L'ordine della fenice (Rivisitata)

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II. ***
Capitolo 3: *** Capitolo III. ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV. ***
Capitolo 5: *** Capitolo V. ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII. ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII. ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX. ***
Capitolo 10: *** Capitolo X. ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI. ***



Capitolo 1
*** Capitolo I. ***


I tempi si fecero più cupi e tenebrosi: le persone, nel mondo magico, iniziavano a sparire, mentre Voldemort radunava seguaci più velocemente di quanto si immaginasse.
I fratelli Potter, ancora obbligatoriamente rintanati a casa dei Dursley, avevano passato l’estate più buia della loro vita.
Ron ed Hermione mandavano lettere raramente, mentre di Draco nessuna traccia.
Jenny non ci aveva pensato tanto spesso.
Sapeva che la maledizione ci sarebbe stata comunque, ma almeno non avrebbe avuto un legame emotivo con lui.
Sarebbero successe cose brutte e non voleva soffrire doppiamente.
Un po' da egoisti, sì e lei lo sapeva benissimo.
Da quel momento in poi, la sua vita e quella di Harry non sarebbe mai stata la stessa.
Tutto iniziò quel 31 Luglio: le temperature salivano fino ai 35 gradi e mentre zio Vernon non stava lontano dal frigo, zia Petunia stava seduta tutto il giorno davanti alla tv, con il mini ventilatore puntato sulla faccia.
Mentre Harry era fuori a fare una passeggiata, Jenny preparava un muffin per il loro compleanno, con tanto di candelina.
Lo stava nascondendo in un cassetto in camera loro, quando notò che fuori si era fatto nuvoloso tutto d’un tratto.
Si affacciò alla finestra e oltre ad un forte vento, i lati del vetro iniziarono a ghiacciarsi.
Poteva significare una sola cosa: Dissennatori.
Preoccupata per suo fratello, Jenny uscì di casa in fretta e in furia.
Trovò Harry a qualche casa più in là, che portava Dudley su una spalla, insieme alla signora Figg, la loro vicina.
Una vecchietta minuta, con un vestito a pallini.
-Signora Figg?- domandò Jenny, confusa.
-Dissennatori a Little Whinging, ci mancava! Il mondo sta andando allo scatafascio!- esclamò la donna.
-Come fa a sapere dei Dissennatori?- domandò Harry.
-Silente mi ha chiesto di tenerti d’occhio.-
-Silente? Lei conosce Silente?-
-Buon Dio, dopo quello che è successo a quel ragazzo, Diggory, Silente mi ha chiesto ti tenervi d’occhio. Credevi che vi lasciaste vagare liberi?- spiegò la vecchietta.- Credevo foste intelligenti.-
Grasso com’era, Jenny aiutò il fratello a sorreggere Dudley e a portarlo dentro.- Ma cosa è successo?-
-I Dissennatori ci hanno attaccato, mi sono dovuto difendere.-
Usare la magia fuori dalla scuola era vietato fino al raggiungimento dei 17 anni.
Dudley ne era uscito maluccio: continuava a rigettare e il suo sguardo rimaneva fisso per terra.
Ovviamente, i Dursley ne furono furiosi.
-Siete contenti?! Finalmente lo avete rimbambito!- esclamò Vernon.
-Sssh, Vernon, non dire così.- sussurrò Petunia.
-Ma guardalo Petunia! Tuo figlio è diventato un mentecatto!-
Jenny alzò gli occhi al cielo mentre portava un asciugamano ad Harry per pulirsi dalla pioggia.
Fu in quel momento, che dalla finestra giunse un gufo e lasciò per terra una lettera.
Essa prese vita, trasformandosi nel disegno di una bocca femminile.
 
 
-Caro signor Potter. Il Ministero è venuto a conoscenza che, alle 18:23 di questo pomeriggio, lei ha usato un Incanto Patronus alla presenza di un babbano. Alla luce dei fatti, lei è con la presente, espulso, dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.- disse, prima di tornare una normale lettera.
-Giustizia.- commentò Vernon, digrignando i denti.
-Ma ti sei soltanto protetto, non possono farlo!- aggiunse Jenny.
Harry non ne voleva sapere e arrabbiato andò a farsi una doccia.
Jenny poté consolarlo quanto poteva e quando tornò in camera, il ragazzo si ritrovò sua sorella con un muffin in mano, insieme ad una candelina rossa accesa.
Harry sorrise e le andò in contro.- Lo hai fatto tu?-
-Con le mie splendide manine.- rispose lei. -Esprimi un desiderio.-
Egli prese un bel respiro.- Che niente ci separi mai.-
Jenny annuì, con le lacrime agli occhi.- Niente.-
Poi, insieme, soffiarono sulla candelina e si divisero il dolce prima di andare al letto.
Non era tanto la separazione con Draco che faceva fare a Jenny brutti sogni la notte, ma la morte di Cedric.
Quasi ogni sera, Harry la vedeva contorcersi nel letto.
Non che lui non avesse incubi, certo, ma ogni volta, si alzava e si infilava sotto le coperte insieme a lei, abbracciandola da dietro.
Solo in qui momenti, Jenny si sentiva davvero al sicuro.
In quella particolare sera, mentre entrambi cercavano di riprendere sonno, sentirono un rumore provenire dalla porta chiusa.
Videro la serratura girarsi lentamente e la chiave cadere: qualcuno stava forzando la porta.
Si misero in piedi di scatto e afferrarono la bacchetta.
La porta si aprì d’improvviso, mostrando il volto di una giovane ragazza, con vestiti mascolini e capelli viola.
-Puliti questi babbani.- mormorò.
-Tonks, per l’amor del cielo!- esclamò Moody, dietro di lei.
Insieme a loro c’erano altri maghi, probabilmente Auror, tra cui un uomo di colore vestito di blu: Kingsley Shacklebolt, impiegato del Ministero della magia come Arthur.
-Professor Moody, che ci fate qui?- domandò Harry.
-Ti sto salvando.- rispose lui, facendo un occhiolino con l’occhio buono.
Li condusse fuori dalla casa, porgendogli le loro scope.
-La lettera dicevo che ero stato espulso.- continuò Harry.
-Silente ha convinto Caramel ha rimandare la tua espulsione, per mezzo d’udienza al Ministero.- spiegò Kingsley.
Nessuno dei due Potter aveva idea di dove stessero andando, ma seguirono il gruppo per tutta Londra, attraversando quartieri e porti, nel buio della notte.
Giunsero fino ad un lungo palazzo, nel bel mezzo della via di Grimmauld Place, esattamente il numero 12.
Moody batté il suo bastone a terra due volte e d’un tratto il palazzo si allargò di più, creando quindi un’altra casa in più, dal nulla.
Sorpresa, Jenny attraversò il cancelletto ed entrò in una casa con un corridoio stretto.
Alla fine c’era una stanza, dove si sentirono delle voci.
Seduti ad un tavolo c’erano Sirius e Lupin che chiacchieravano di Voldemort.
Jenny avrebbe tanto voluto abbracciare il suo malandrino preferito, ma Molly chiuse la porta.
-Ragazzi, che piacere vedervi!- esclamò la donna, abbracciando i due fratelli. – Per cenare dovrete aspettare la fine della riunione. Secondo piano a sinistra, troverete gli altri.- continuò, indicando le scale.
Harry e Jenny le salirono, notando un imbronciato elfo domestico che continuava a blaterare qualcosa sui Mezzosangue.
Entrati in camera, Hermione corse incontro ad Harry.- Harry! Stai bene?- gli domandò col fiatone. -Mi sono informata, non possono espellerti.-
-Sto bene anche io, comunque.- intervenne Jenny. -Che cos’è questo posto?-
-Il quartier generale dell’Ordine della Fenice: un’organizzazione che hanno creato per combattere Tu sai chi.- spiegò la ragazza.
Nessuno dei due sapeva niente riguardo tutto ciò.- Perché non ci avete detto niente? Tutta l’estate senza uno straccio di notizia.- commentò Harry.
-Silente ci ha fatto promettere di non dirvi niente.- aggiunse Ron.
Jenny incrociò le braccia, leggermente infastidita.- Perché? Insomma, sono io che ho visto il ritorno di Voldemort, io che l’ho affrontato, io che ho visto morire Cedric Diggory.-
Improvvisamente, Fred e George si materializzarono della stanza, facendola sobbalzare.
-Ehi Jenny!- esclamò Fred.
-Ci sembrava di aver sentito la tua voce soave.- continuò George.
-Ma invece di star a parlare qui, volete sentire qualcosa di più interessante?-
I gemelli Weasley avevano raggiunto i 17 anni e quindi potevano usare la magia fuori dalla scuola.
Si affacciarono sulle scale e tramite una loro invenzione, ovvero  orecchie umane collegate da un filo, spiarono quello che stavano dicendo durante la riunione.
Fred fece scivolare l’orecchio destro fino all’ultimo piano, verso la porta del salone.
Jenny sentì chiaramente la voce di Piton.- Piton fa parte dell’ordine.-
In quel momento, apparve Blue, cresciuto da quando Hagrid lo aveva comprato a Diagon Alley e iniziò ad annusare l’orecchio.
-No, Blue,va via!- gli disse Jenny.
Il felino non ascoltò e azzannò l’orecchio, iniziando a giocarci.
-Cattivo Blue!- sospirò la ragazza, quando la porta si aprì.
Fred e George si materializzarono di sotto, spaventando la mamma.
-Non è che perché adesso potete fare magie fuori dalla scuola mi dovete spaventare con ogni piccola cosa!- esclamò, schiaffeggiandogli la spalla.
Non appena vide Sirius, Harry gli andò in contro, abbracciandolo felice.
Lo stesso Jenny, quando scendendo le scale notò Lupin.
Era così contenta di rivederlo, come se nessuno avrebbe potuto capirla quanto lui.
Si misero a tavola insieme alla famiglia Weasley, mentre Molly tagliuzzava un broccolo.
-E’ molto strano: pare che la tua udienza, Harry, avverrà dinanzi a tutto il consiglio.- esordì Artur.
-Non capisco, cos’ha il Ministero della magia contro di me?- domandò il ragazzo.
-Contro di voi.- sussurrò Moody.- Mostrateglielo, tanto prima o poi lo scopriranno.-
Kinglsey passò a Jenny una copia della Gazzetta del Profeta: lei era in prima pagina con una scritta bella grande.- La ragazza che mente?-
-Continuano ad accusare anche Silente.- intervenne Sirius, a capo tavola.- Caramel sta usando tutto il suo potere, compresa la Gazzetta del Profeta, per screditare chi parla del ritorno dell’Oscuro Signore.-
-Perché?-
-Il Ministro crede che Silente voglia la sua carica.- rispose Remus.
-Ma è pazzesco! Nessuno sano di mente crederebbe ad una cosa del genere.- commentò Jenny.
-E’ per questo, infatti. Caramel non ha la mente sana: è stata contorta e deformata dalla paura. Essa fa fare così orribili, Jenny, l’ultima volta che Voldemort è salito al potere, ha quasi distrutto tutto quello che a noi sta più a cuore.- disse Lupin, mentre, accanto a lui, Jenny gli stringeva la mano sotto il tavolo. -Ora è tornato e probabilmente il Ministro farà di tutto per nascondere questa terribile realtà.-
-Secondo noi Voldemort sta dando la caccia a qualcosa.- aggiunse Sirius.- Una cosa che non aveva la prima volta, oltre a reclutare seguaci, come stiamo facendo noi.-
Jenny osservò gli occhi del padrino: si stava trattenendo, come se in realtà non volesse rivelare quello che aveva appena detto.- Intendi tipo un’arma?-
-Ora basta!- esclamò Molly, interrompendo l’uomo prima che potesse rispondere.- Sono soltanto dei ragazzi! Tanto vale ammetterli subito all’ordine, no?!-
-Bene, se Voldemort crea un esercito, voglio combattere!- affermò Jenny, sicura di se.
Di quei tempi, il coraggio era una cosa ben accetta.
Jenny era in prima fila, dopo quello che era successo.
Ciò ancora non la faceva dormire la notte.
E mentre Ron russava, la ragazza sgattaiolò fuori dalla casa.
Passeggiò lungo l’orto con le mani conserte per via della leggera brezza.
Fu in quel momento che si ricordò di quella notte.
I nervi, per un attimo, le fecero male, come se Voldemort la stesse ancora torturando.
Ma, cosa peggiore, stesse torturando anche Draco.
Improvvisamente, qualcuno le mise una mano sulla spalla, facendola sobbalzare.
-Scusa, non volevo spaventarti.- le disse Fred, con un leggero sorriso.
Jenny si accorse di avere una lacrima sulla guancia e se l’asciugò.- Non fa niente.-
-Non riesci a dormire?- le chiese, strofinandosi un braccio per via del freddo.
Jenny scosse la testa, abbassando lo sguardo.- Faccio sempre lo stesso incubo.-
-Io ti credo: ti conosco e non mentiresti su una cosa del genere.- commentò.- Sono dei pazzi a pensare che tu sia una brutta persona.- aggiunse, aggiustandole un capello.
Lei non si definiva proprio così.
Il ragazzo di cui era innamorata la odiava, proprio come tutto il resto del mondo.
Avrebbe voluto passare più tempo con l’anima di Cedric, per chiedergli scusa, per prendersi tutta la colpa.
-Sai, io ero lì e non l’ho fermato.- mormorò, con le labbra tremanti. -Potevo fare qualcosa e non l’ho fatto.- singhiozzò, rannicchiandosi su se stessa.- E adesso lui è morto.-
Fred la strinse a se mentre lei scoppiò a piangere e la tenne lì, fino all’alba, fino a che non smise.
Col passare del tempo, quel dolore sarebbe passato, ma mai si sarebbe dimenticata di Cedric.
Come una cicatrice sul cuore.

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Capitolo 2
*** Capitolo II. ***


Il giorno seguente, Arthur accompagnò Harry e Jenny all’udienza al Ministero.
Attraversarono Londra tramite la metro: mezzo che il mago trovava alquanto curioso, essendo affascinato da mondo babbano.
Giunsero in una vietta poco affollata, dove c’era soltanto una cabina telefonica.
-Non ho mai utilizzato l’ingresso per visitatori.-
Entrarono tutti e tre in quello spazio stretto e Arthur inserì una moneta.
Di scatto, la cabina scese sotto terra, come un ascensore.
Si ritrovarono in una grande piazza: il pavimento era di tegole nere lucide e c’era qualsiasi tipo di creatura.
All’angolo, un uomo vendeva copie della Gazzetta del Profeta dove si accusava Silente di essere perfino pazzo e pericoloso.
Chi lavorava al Ministero, usava altri mezzi per arrivarci, tra cui anche la metropolvere, utilizzata al secondo anno dai fratelli Potter per raggiungere Diagon Alley.
Al centro della piazza, oltre ad un enorme foto di Caramel, c’era un’ampia fontana con statue d’oro.
Fatto qualche metro, presero un ascensore che andava in tutte le direzioni, in compagnia di Kinglsey e altri impiegati.
Infine, raggiunsero il loro piano.
L’ufficio Misteri.
Nell’attraversare il lungo corridoio che portava all’aula, i tre incrociarono il Ministro della magia che confabulava con Lucius Malfoy.
Purtroppo, anche egli lavoratore al ministero.
Jenny gli lanciò un’occhiataccia e poi si fermarono alla porta della stanza.
-Ricordate, durante l’udienza parlate solo quando siete interpellati e state calmi.- gli disse Arthur. -Non avete fatto niente di sbagliato. Come dicono i babbani: la verità salterà fuori!-
Ad Arthur non fu consentito entrare e i fratelli Potter si ritrovarono nella stessa aula del ricordo con Barty Crouch Junior, soltanto che Harry era l’imputato.
Stava al centro, seduto su una poltrona e circondato per metà dai signori e le signore del consiglio, mentre Cornelius sedeva su un piano più alto e Jenny su una delle tribune dietro il fratello.
-Udienza disciplinare del 12 agosto, per violazione della magia minorile. Imputato: Harry James Potter.- esordì il ministro.
-Testimone per la difesa!- intervenne Silente, apparendo all’improvviso.- Albus Percival Wulfric Bryan Silente.-
Jenny sorrise ampiamente sia per il nome buffo, sia per il fatto che avrebbe protetto suo fratello.
-Le accuse?- chiese egli.
-Le accuse sono le seguenti: egli ha consapevolmente e in piena conoscenza delle regole, prodotto un Incanto Patronus alla presenza di un babbano.- rispose Cornelius. -Lei nega di aver prodotto suddetto Patronus?-
-No, ma…-
-Era consapevole che le è proibito usare la magia fuori dalla scuola fino al compimento di 17 anni?-
-Sì, ma l’ho fatto a causa dei Dissennatori!-
Dopo aver fatto questa affermazione, intorno a lui si creò brusio.
-Astuto, veramente astuto.- commentò il ministro. -II babbani non possono vedere i Dissennatori vero? Decisamente opportuno.-
-Non sto mentendo, erano in due e se non avessi fatto niente…-
Caramel lo interruppe per l’ennesima volta e a Jenny iniziò a dare fastidio.- Sono spiacente di interrompere quella che sarebbe stata sicuramente una storia avvincente. Ma siccome lei non possiede nessun testimone che potrebbe provare tale avvenimento…-
Questa volta fu Silente ad interromperlo.- Mi perdoni Ministro, ma si dà il caso, che possiamo.-
In aula si presentò la signora Figg, la loro vicina di casa e fedele a Silente.
Non sembrava molto convinta di quello che stava facendo, come se si sentisse in soggezione.
-Prego, descriva l’aggressione. Che aspetto avevano?-
-Beh, uno era molto grasso e l’altro molto magro.-
Jenny roteò gli occhi: dopotutto era solo un’anziana.
-Non i ragazzi, i Dissennatori.- puntualizzò Caramel.
-Oh, giusto, giusto. Grossi, con il mantello. Poi, tutto è diventato freddo, come se tutta la felicità fosse sparita dal mondo.- continuò la donna.
-Suvvia, i Dissennatori non se ne vanno in giro in un sobborgo babbano e per caso incrociano un mago!-
-Penso che nessuno di noi crea che i Dissennatori fossero lì per caso, Ministro.- intervenne Albus.
Una donna dalla giuria si schiarì la voce: una signora con dei boccoli accuratamente fatti e l’ombretto rosa.- Forse posso averla fraintesa, professore. I Dissennatori sono sotto il controllo del Ministero della magia. Tuttavia, mi è sembrato di capire che lei stesse insinuando che il Ministero ha ordinato di attaccare questo ragazzo.-
-Sarebbe perturbante da pensare, signora sotto segretario e sono sicuro che il ministro vorrà fare delle accurate indagini sul perché i Dissennatori fossero a piede libero. Sta di fatto, c’è qualcuno che potrebbe celarsi dietro gli attacchi. - le rispose Silente, avvicinandosi all’uomo.- Cornelius, ti imploro di sentire ragione: la prova che l’Oscuro Signore è tornato è incontrovertibile!-
Cornelius strinse i denti e si fece paonazzo.- Lui non è tornato!- bofonchiò.
Jenny avrebbe tanto voluto alzarsi e fargli vedere le cicatrici che aveva sul braccio.
Nel frattempo, Silente sospirò.- Per la faccenda di Harry Potter, la legge è chiara: la magia può essere usata davanti ad un babbano solo in caso di vita o di morte.-
-Le leggi posso cambiare, Silente.-
-Ma certo! E’ ordinario indire una tale udienza solo per magia minorile?- domandò Silente, aprendo le braccia in segno di impazienza.
-Che cosa vuol dire?- sussurrò Harry a sua sorella.
Jenny aveva intuito tutto.- Non sei qui per essere giudicato, Harry. Vogliono solo infangarci ancora di più.-
-Chi a favore di una condanna?- domandò il Ministro, alzando la mano insieme ad una ventina dei 50 sotto segretari.- Chi contrari?-
La maggioranza alzò la mano per l’innocenza di Harry.
-Assolto da tutte le accuse.- dichiarò il Ministro, battendo il martelletto.
Grazie a Silente, Harry era salvo, ma non ne voleva sapere di fermarsi per i ringraziamenti.
***
Il mattino dopo, Moody e Kinglsey, accompagnarono i ragazzi verso l’espresso per Hogwarts.
Mentre attraversarono la stazione, i due fratelli notarono un cane nero camminargli a fianco.
-Felpato!- esclamò Moody, rimanendo discreto. -Manderai a monte l’operazione!-
Harry e Jenny lo seguirono nel magazzino delle pulizie e lui tornò umano.
Non poteva farsi vedere in giro, era ancora un ricercato.
-Sei pazzo? Se qualcuno ti vedesse!- esclamò Jenny, controllando che fuori non ci fosse nessuno.
-Beh, cos’è la vita senza qualche rischio?- commentò lui, estraendo qualcosa dalla sua pelliccia nera.- E poi, dovevo darvi questa.-
Si trattava di una foto di tanto tempo prima: c’erano Silente, la famiglia Potter, i Paciock, Moody e i Malandrini al completo.
-L’ordine della fenice originale.-
Jenny notò subito, accanto alla mamma, una persona che non si sarebbe aspettata di vedere.- Ma quella è Narcissa Malfoy!-
-Già, Narcissa Black, prima di diventare Narcissa Malfoy. Venne accusata di cospirare contro Voldemort e decise di abbandonare.- spiegò Sirius.
-Siete tutti così giovani.- aggiunse Harry.
-Beh, ora tocca a voi.-
 

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Capitolo 3
*** Capitolo III. ***


Per tutta la durata del viaggio, Jenny si chiese cosa avrebbe fatto quando avrebbe rivisto Draco.
Lui l’avrebbe almeno salutata?
Forse no.                                
Ed era meglio che non lo facesse neanche lei.
Parlando del diavolo…….
Draco scese dal treno proprio mentre Harry, Ron, Hermione e Jenny si dirigevano alle carrozze.
-Ehi, estate da dimenticare, immagino.- disse ad Harry, stringendogli la mano nel suo abito nero.- Mio padre lavora al Ministero, avrei potuto farti aiutare, se non avesse tentato di uccidermi due volte.- continuò, sarcasticamente.
-Deve essere orribile per tua madre.- intervenne Hermione.
-Ogni tanto sono sull’orlo di mollarsi, ma mio padre la ama, Mangiamorte o non Mangiamorte.- rispose Draco, abbassando leggermente lo sguardo, probabilmente per non incrociare quello di Jenny.
Il ragazzo prese l’ultimo posto di una carrozza, mentre agli altri toccò aspettarne un’altra.
Jenny non si stupiva che non l’avesse nemmeno salutata.
-Ciao ragazzi.- giunse Neville, con una piantina in mano.
-Ciao Neville, cos’è?- gli domandò la ragazza: possedeva una piccola pianta con foglie verdi dalla quale crescevano minuscole palline bianche.
-Questa è una pianta di vischio, sai, quella degli innamorati.-
Jenny lo guardò non capendo.
-Si dice che quando è presente questa pianta, due persone si debbano baciare, anche se è solo una leggenda.- spiegò egli.
Per lei, l’unico essere vivente che probabilmente le avrebbe baciata, di quei tempi, era Blue.
Sentì poi arrivare una carrozza alle sue spalle e la vide trainata da una curiosa creatura che non aveva mai visto.
Era talmente magro che gli si vedevano le ossa, la sua pelle era marrone scuro e i suoi occhi bianchi.
-Cos’è che traina la carrozza?- chiese sorpresa, scoprendo che essa aveva anche delle ali.
-Niente sta trainando la carrozza Jenny, si traina da sola, come sempre.- rispose Hermione.
A bordo c’era già una ragazza che stava leggendo un giornalino al contrario.
-Non sei pazza.- le disse, abbassando il libricino e sorridendole.- Li vedo anche io: sei sana quanto me.-
Si trattava della bionda Luna Lovegood, presa sempre in giro per via della sua stranezza, tanto da darle un nomignolo.
-Ragazzi lei è Lunatica Lov- disse Hermione, prima di accorgersi che stava per dire il suo nomignolo.- Luna Lovegood.-
Ella continuò a sorridere come sorride un assassino prima di uccidere la sua vittima.- Spero ci sia del budino.-
Quando si sedettero al banchetto, Jenny notò che alcuni compagni di Grifondoro, tra cui Seamus e Dean, si tennero a debita distanza da lei e in più la guardavano male.
Probabilmente ciò che c’era scritto sulla Gazzetta del Profeta aveva condizionato il loro pensiero su di lei.
Come tutti gli anni, Silente si alzò per il suo discorso.- Buonasera ragazzi: due avvenimenti nel corpo insegnati.- annunciò egli. -Il nostro caro Rubeus Hagrid è in congedo temporaneo. Diamo un caloroso benvenuto alla nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure: Dolores Umbridge.-
Jenny notò che era la stessa donna in rosa che era presente all’udienza di Harry.- Era all’udienza, lavora per Caramel.- affermò.
Prima che il preside potesse continuare a parlare, la Umbridge lo interruppe schiarendosi la voce in quel modo fastidioso che non piaceva a Jenny.
Calò il silenzio mentre la donna si incamminò vicino a Silente, vestita di una gonna rosa, un cappellino rosa e un altrettanta borsetta dello stesso colore.
-Grazie signor preside, per le sue ottime parole di benvenuto. E’ meraviglioso guardare le vostre deliziose faccine felici che mi sorridono. Sono sicura che diventeremo tutti degli ottimi amici.- disse lei.
-Garantito.- commentarono Fred e George.
-II Ministero della magia vuole solo portare una brezza nuova in questa scuola storica. Sebbene ogni preside abbia portato con se qualcosa, in questi anni, il progresso per amore del progresso deve essere scoraggiato. Preserviamo ciò che deve essere preservato, perfezioniamo ciò che deve essere perfezionato e sfrontiamo pratiche che dovrebbero essere proibite.- continuò, sorridendo.
Harry applaudì insieme agli altri, ma non aveva capitò gran che.
-Un mucchio di fesserie.- aggiunse Ron.
-Che vuol dire?- chiese Harry.
-Che il Ministero si intromette negli affari di Hogwarts.-
Quando i fratelli Potter arrivarono al dormitorio, tutti iniziarono a fissarli.
Seamus leggeva ancora la Gazzetta del Profeta e squadrava Jenny dalla testa ai piedi.
-Dean, Seamus, fatte buone vacanze?- domandò Harry.
-Migliori di quelle di Seamus.- rispose Dean.
-Mia madre non voleva che tornassi, quest’anno.- intervenne Seamus.- Per colpa di tua sorella. Sulla Gazzetta si dicono tante cose su di voi e anche su Silente.-
-Ti conviene leggerlo come la tua stupida mamma, magari capiresti qualcosa.- aggiunse Harry, acidamente.
-Non parlare così di mia mamma!-
-Me la prendo con chiunque dia a mia sorella della bugiarda!-
-Harry, basta.- gli sussurrò lei, tirandolo per i mantello. -Lasciali stare.-
Con una rabbia che Jenny non aveva mai visto prima, Harry salì le scale del dormitorio.
-Stai bene?- gli chiese Jenny.
-Benissimo.- rispose lui, col fiatone.
-Seamus è solo partito con la testa, presto tutto si calmerà.-
-Ho detto che sto benissimo!- esclamò l’altro, a denti stretti.
Aveva decisamente bisogno di rimanere solo, così decise di non disturbalo ulteriormente e se ne andò a dormire.
***
Il giorno dopo, ci sarebbe stata la prima lezione con la professoressa Umbridge.
Jenny si sedette accanto a suo fratello, mentre al banco a fianco c’erano Draco e Pansy.
Quando la professoressa entrò, con la bacchetta scrisse alla lavagna.- Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari, G.U.F.O. noti come gufo.- disse, raggiungendo la cattedra con un sorriso che raramente si toglieva dalle labbra.- Studiate accuratamente e sarete premiati, mancate di farlo e le conseguenze possono essere severe. In passato, l’insegnamento di questa materia è stato preoccupatamente discontinuo, ma vi farà piacere sapere che d’ora in poi, affronterete un corso ben strutturato e approvato dal Ministero della magia.- aggiunse, distribuendo dei nuovi volumi a tutti.
Hermione notò un particolare, sfogliandolo.- Qui non si accenna all’uso di incantesimi.-
-Usare incantesimi?- esclamò la donna, come se avesse detto una parola impronunciabile.- Non capisco perché dovreste fare uso di incantesimi.-
-Non useremo la magia?- domandò Ron, confuso.
-Voi apprenderete incantesimi in modo sicuro e privo di rischi.-
-Ma a che serve? Se verremo attaccati non sarà privo di rischi.- intervenne Harry.
Tutto d’un tratto, il sorriso della Umbridge scomparve.- Gli studenti alzano la mano quando vogliono parlare nella mia classe.- commentò, con un tono più duro.- E’ opinione del Ministero che delle lezioni teoriche sono più che sufficienti per affrontare gli esami che, poi, è tutto ciò che la scuola richiede.-
-E come potrebbe la teoria aiutarci a quello che c’è là fuori?- intervenne Jenny.
-Non c’è nulla là fuori.- affermò la donna.- Chi là immagina di aggredire ragazzini come siete voi?-
-Non lo so, magari, Lord Voldemort.- rispose Harry.
Il resto della classe creò brusio perché aveva pronunciato il nome.
-Statemi bene a sentire: girano voci che un certo mago oscuro è tornato in circolazione. Questa è una bugia.-
-Non è una bugia!- esclamò ancora Harry.
-Punizione signor Potter!-gridò l’altra, con i nervi che quasi le uscivano fuori dal collo.
-Secondo lei Cedric Diggory è morto per caso?!- puntualizzò Jenny, venendo in aiuto del fratello.
-Cedric Diggory è morto per un tragico incidente.- rispose la donna.
-No! Voldemort l’ha ucciso e lei lo sa!- continuò Harry.
-Basta!- urlò la Umbridge, per poi tentare di ricomporsi.- Ci vediamo nel mio ufficio, signor Potter.-
Jenny non era tanto arrabbiata per la Umbridge, ormai aveva capito che tipo di donna fosse, ma per Draco che, conoscendo i fatti, non aveva detto una parola.
Inoltre, non la degnava nemmeno di uno sguardo.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV. ***


Durante il loro ultimo anno ad Hogwarts, i gemelli Weasley avevano aperto una piccola attività.
Fred notò Jenny seduta sul divano, a ripassare Pozioni, con una faccia piuttosto sconsolata.
Le si avvicinò con una scatola arancione che sopra aveva disegnata una W.
-Sai, se non vuoi partecipare alle lezioni o ti annoiano, queste fanno a caso tuo.- le disse, porgendole una caramella di gomma glitterata.- Pastiglie che ti fano star male: pustole, febbre, tutto ciò che serve.-
Jenny ridacchiò appena per la sua filastrocca.- Era fatta apposta questa presentazione?-
-No, l’ho inventata sul momento.- rispose lui, arrossendo. -E’ questo che vorremmo fare sai, una volta finita la scuola. Anche se di soldi non ce ne sono molti.-
-Potete prendere la mia vincita del torneo, non me ne faccio niente, davvero.-
Fred sgranò gli occhi scioccato.- Davvero?!-
-Certo, è tutta vostra.-
-Fantastico!- esclamò l’altro, saltellando via per dirlo al fratello.
A quel punto giunse Harry e con un sospiro si sedette accanto a lei: era appena tornato dalla punizione della Umbridge.
-Tutto bene?- gli chiese, guardandolo dalla testa ai piedi.
Lui annuì senza parlare e si mise a ripassare.
In quel momento però, Jenny notò sulla mano sinistra del fratello una strana cicatrice.
-Che cos’hai alla mano?-
-Niente.- borbottò l’altro, ignorandola.
La ragazza gli afferrò la mano: era una lunga cicatrice di una strana ferita.
Che fosse stata la Umbridge?
-Devi dirlo a Silente.-
-Silente ha già abbastanza grane a cui pensare e poi non voglio dare soddisfazioni alla Umbridge.- affermò lui.
-Dannazione Harry, quella donna ti ha torturato?-
-Non capisci.-
Negli ultimi tempi era molto strano, continuamente furioso, ma sua sorella capiva bene il perché.
-Non capisco? Sono tua sorella, Harry.- continuò, guardandolo negli occhi.
L’altro annuì, grattandosi la nuca.- Hai ragione, scusa.-
Jenny lo abbracciò e poi si diresse decisa verso l’ufficio della professoressa McGranitt.
Anche lei, sotto sotto, era arrabbiata, solo che non lo dava a vedere per peggiorare le cose.
Al contrario di Harry, Jenny non avrebbe risposto delle sue azioni.
Avrebbe preso a pugni la Umbridge se il suo buon senso non glielo avesse impedito.
Mentre camminava per il corridoio, vide Pansy e Draco ridacchiare con un libro.
Il sangue le ribollì nelle vene: come poteva ridere in circostanze come quelle?
Per di più, Pansy l’aveva sempre fatta ingelosire.
I piedi camminarono da soli verso di loro.
-Posso parlarti?- gli chiese, incrociando le braccia.
Draco alzò lo sguardo verso di lei.- Non abbiamo niente da dirci.-
-Invece sì.- rispose lei, guardando Pansy.- Ti dispiace?-
La ragazza se ne andò imbarazzata.
Draco sospirò e si alzò: era diventato più alto, ma il profumo misti vaniglia/lavanda impregnava ancora i vestiti. -Che cosa vuoi?-
-Senti, io lo capisco che non vuoi esporti tanto per via della tua famiglia.- esordì Jenny.
-Già, è esattamente così, ci sei arrivata, ogni tanto sai essere intelligente.- disse lui, voltandole le spalle.
La ragazza lo seguì e lo afferrò per il mantello.- E’ tuo amico! Se non vuoi farlo per me, farlo almeno per lui!- esclamò Jenny. -Tutti mi danno della bugiarda perché nessuno sa che c’era un testimone con me, che ha visto tutto, che ha visto Voldemort.-
Draco alzò gli occhi al cielo.- Io non ti devo niente, Jenny. Non stiamo più insieme, cosa che hai deciso tu senza interpellarmi, quindi, io non ho più niente a che fare con te, chiaro?-
Jenny si trattenne dal piangere, sentendo chiaramente un nodo in gola.- Prima di essere il mio fidanzato, eri mio amico.-
-Io non volevo essere tuo amico.- affermò, con tono duro.- Solo che tu eri troppo cieca per capirlo.- sussurrò, andandosene via.
Lo lasciò andare, non sapeva più che dire.
Jenny trovò la McGranitt per le scale del piano terra, a discutere con la Umbridge.
Sembrava che non solo Harry avesse ricevuto la stessa orribile punizione e la capo di Grifondoro ne era venuta a conoscenza.
-Mi scusi, ma lei che cosa sta insinuando?- le domandò la donna vestita in rosa, mentre salivano gli scalini.
-Sto solo dicendo, che quando si tratta dei miei studenti, lei si attenga ai metodi che fornisce già la scuola.- rispose la Mcgranitt, mentre tutti si avvicinarono a sentire.
-Perciò deduco che lei stia offendendo le pratiche del Ministero della magia e perciò dello stesso Ministro, Minerva.- ribatté l’altra, salendo uno scalino in più, probabilmente per sentirsi più grande.
-Niente affatto, Dolores.- aggiunse Minerva, facendo la stessa cosa.- Solo i suoi metodi medievali.-
-Sono stata molto tollerante, ma ciò che io assolutamente non condivido, è la slealtà.- commentò, pensando che Minerva stesse tradendo il Ministero.
Allora la McGranitt serrò la bocca, come se avrebbe voluto dire altro, ma non ne valeva la pena, non con quella donna.
-Le cose ad Hogwarts sono peggiori di quanto pensassi. Il Ministero provvederà il più presto possibile.-
***
E fu così che il Ministro della magia nominò la Umbridge come inquisitore di Hogwarts.
Ovvero, si ritrovò ad essere uno scalino sotto il preside nella gerarchia scolastica.
Se ne andava in giro, controllando che tutto nel castello fosse a norma.
Faceva sì che gli studenti, soprattutto del sesso opposto, stessero almeno ad un metro l’uno dall’altro.
Che indossassero correttamente la divisa.
Si mise perfino ad interrogare tutti gli insegnanti, tra cui la professoressa Cooman e Piton.
-Lei aspirava alla cattedra di Difesa  contro le arti oscure, esatto?- domandò a Piton, nel corso della lezione.
Anche l’uomo sembrava abbastanza infastidito dalla sua presenza.- Sì.-
-Ma non ci è mai riuscito?-
-Ovviamente.- rispose l’altro, con tono seccato.
Quando la donna se ne andò, Jenny diede una pacca al professore.- Non ti preoccupare Sev, sei bravo in quello che fai.-
Piton la guardò con aria pienamente disinteressata.- Grazie signorina Potter, ora sì che mi sento molto meglio.-
Gazza continuava ad appendere teche di nuove regole alla parete accanto alla porta della sala grande, fin che non la riempì quasi a pieno.
Una mattina, Jenny ed Harry videro una folla di ragazzi accalcarsi in cortile.
La ragazza fermò Fred per ottenere spiegazioni.- Che succede?-
-Si tratta della professoressa Cooman.- rispose lui, seguendo la marmaglia.
La donna se ne stava rannicchiata, seduta sul suo baule, piagnucolando, mentre Gazza le portava fuori tutte le sue cose.
La Umbridge l’aveva licenziata.
-Per 16 anni ho vissuto e insegnato qui, lei non può farmi questo.- singhiozzò, ma la Umbridge rimaneva di pietra.
-Si dà il caso, che posso.- disse l’altra, alzando orgogliosamente un sopracciglio.
La McGranitt intervenne, cercando di consolare la Cooman.
-Vuole dire qualcosa, Minerva?-
-Oh, ci sarebbero tante cose che vorrei dire.- commentò l’altra, rossa in viso dalla rabbia.
Fu in quel momento che le porte si aprirono.
Silente, evidentemente arrabbiato, ma si conteneva, andò verso le donne.- Professoressa McGranitt, posso chiederle di scortare di nuovo Sibilla dentro.-
-Oh, grazie Albus, grazie.- balbettò la Cooman, stringendogli le mani e tornando nel castello.
-Silente, posso ricordarle?- continuò la Umbridge. -Che secondo il provvedimento didattico del Ministero….-
-Lei ha il diritto di licenziare i miei insegnanti.- la interruppe il preside.- Tuttavia, non ha il potere di bandirli dal castello. Quel potere aspetta ancora al preside.-
La dona cercò di rimanere calma, ma si vedeva che ne era rimasta turbata.- Per ora.- affermò.
Nel frattempo che tutti gli studenti se ne andarono, Jenny iniziò a pensare che le cose sarebbero solo che peggiorate.
La Umbridge avrebbe ottenuto più potere da un Ministro della magia che si rifiutava di vedere la verità, non credendo alle parole di una strega di 15 anni.
Alla fine, non c’erano molte prove.
Jenny rimase a fissare la fontana, quando sentì una presenza non tanto lontano da se.
Anche Draco era rimasto immobile.
E fu nel silenzio, se non fosse stato per via del rumore dell’acqua che scendeva, che i due voltarono lo sguardo l’uno verso l’altro.
-Hai ancora intenzione di rimanere in silenzio?- gli chiese Jenny.
Draco non disse niente, abbassò lo sguardo, come se si vergognasse e se ne andò.
Tornata al dormitorio, trovò Harry davanti alla radio.
Cornelius continuava a gettare fango su Sirius, attirando sempre più a se i fan della Gazzetta del Profeta.
-Laida, malvagia, vecchia gargoyle!- esclamò Hermione, sbuffando.- La Umbridge non ci sta insegnando come difenderci. Ci farà uccidere tutti perché non sa accettare la verità.-
Jenny si sedette accanto al fuoco, ripensando a Draco.- O perché qualcun altro non ha il coraggio di dirla, la verità.- borbottò, tra se e se.
D’un tratto, fuori iniziò a piovere e tuonare.
-Se lei si rifiuta di insegnarci, dobbiamo trovare qualcuno che lo faccia.- affermò l’amica.
In quel momento, Jenny si sentì in soggezione, quando i suoi amici, compreso suo fratello, la fissarono.
-Che c’è?-
 

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Capitolo 5
*** Capitolo V. ***


Hermione si era messa in testa di voler che Jenny insegnasse tutti gli incantesimi di Difesa che conosceva.
Jenny non sapeva poi tanto di più quanto Hermione, aveva solo letto qualche libro e rubato dei consigli da Lupin.
Sembrava non avere scelta, perché l’amica la costrinse a venire al villaggio di Hogsmade, per incontrare alcuni dei loro amici.
-Chi vorrebbe me come insegnante? Sono una bugiarda, ricordate?- domandò nervosa.
-Beh, non puoi essere peggio di faccia da rospo.- commentò Ron, riferendosi alla Umbridge.
Jenny si ritrovò una taverna mezza abbandonata, seduta davanti ad un gruppo di persone, tra cui Luna, i gemelli Weasley, Dean, Neville e Ginny.
Dopo un imbarazzante silenzio, Hermione si alzò.- Salve, sapete tutti perché siamo qui. Ci serve un nuovo insegnante, uno vero.-
-Perché?- domandò Dean.
-Perché Tu sai chi è tornato, salame.- rispose Ron.
-Così dice lei.-
-Così dice Silente.-
-Silente dice così perché lei lo dice, il punto è, dove sono le prove? Se potesse dirci di più su come Diggory sia stato ucciso.-
Jenny non aveva intenzione di nominare Cedric: non voleva sentire di nuovo quel pesante nodo in gola.
-Sentite, non sono qui per parlare di Diggory, perciò, se volevate ascoltare solo questo, potete anche andarvene.- aggiunse lei.
-E’ vero che sai produttore un Incanto Patronus?- chiese Luna.
Prima che Jenny potesse rispondere, si aprì la porta e qualcuno parlò al suo posto.
-Sì.-  le rispose Draco, entrando timidamente.- Gliel’ho insegnato io.-
Jenny non si sarebbe mai aspettata di vederlo.
Hermione, in qualche modo, lo aveva convinto a venire.
-Accidenti Jenny, non ne sapevo niente!- esclamò Dean, sorpreso.
Poi, Draco prese una sedia e si sedette vicino a Ron, nell’angolino. -Al secondo anno, lei e suo fratello sono venuti a salvarmi da un Basilisco. Al terzo anno, Jenny ha combattuto contro 100 Dissennatori tutti in una volta e lo scorso anno ha duellato con Voi Sapete chi in persona.- raccontò, trovando la forza di guardarla negli occhi.- Io lo so, io c’ero.-
Tra i ragazzi si creò brusio, erano tutti meravigliati.
-Avrei dovuto dirlo prima, mi dispiace.- mormorò successivamente, senza toglierle gli occhi di dosso.
Jenny non voleva passare come un’eroina, perché se lo fosse stata, Cedric sarebbe ancora vivo.- Comunque, non so cosa stiate pensando ascoltando tutte queste cose, ma in questi casi, non è come a scuola. A scuola, se sbagli, puoi sempre riprovare. Ma lì fuori no, non sapete com’è.- continuò e gli occhi le si riempirono di lacrime.- Quando sei lì e guardi un amico morire, non sapete com’è.-
-Hai ragione Jenny, non lo sappiamo. Per questo abbiamo bisogno di voi, di tutti e due.-  disse Hermione, riferendosi a lei e Draco.
Voleva che entrambi insegnassero come difendersi.
-Io sono d’accordo, se lei lo è.- rispose lui.
Jenny incrociò i suoi occhi azzurri e notò della piena sincerità in lui.
Avrebbe voluto, in realtà, che Draco le rimanesse alla larga.
Lo stava mettendo in pericolo più del dovuto, ma sembrava che a lui non importasse.
Allora la ragazza fece cenno di sì con la testa, anche se un po' titubante, anche se spaventata dal fatto che potessero accadere cose orribili.
-E’ tornato davvero?- intervenne Dean, con aria preoccupata.
Harry, Jenny e Draco annuirono all’unisono e fu in quel momento che le persone iniziarono a crederle.
Formarono un gruppo, chiamato Esercito di Silente, che si sarebbe visto giornalmente per delle lezioni di magia.
Tutti misero la loro firma su un foglio di carta e da quel giorno in poi, iniziarono a trasgredire qualsiasi regola.
Mentre tornavano ai rispettivi dormitori, Harry, Jenny, Draco, Neville, Hermione e Ron si organizzarono sui preparativi.
-Ognuno di noi si deve far venire in mente un posto dove allenarci che la Umbridge non scopra.- disse Draco.
-La Stamberga Castellante?- chiese Jenny.
-Troppo piccola.-
-La foresta proibita?- propose Hermione.
-Non ci pensare neanche.- commentò Ron, avendo avuto spiacevoli incontri nel bosco.
-Ragazzi.- intervenne Neville, timidamente. -  Forse io conosco un posto.-
Il ragazzo li condusse fino al corridoio del settimo piano e dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno nei paraggi, si soffermò davanti ad un muro.
Ad un certo punto, esso si trasformò in una porta nera che si aprì a loro.
Entrando, videro che si trattava di un’ampia stanza con un caminetto e con le pareti fatte di specchi sporchi.
-Wow Neville, hai trovato la stanza delle Necessità.- osservò Hermione.- Appare soltanto a chi ne ha veramente bisogno e ha sempre ogni cosa che serve a chi la cerca.-
-Perciò diciamo che avevi bisogno del bagno.- aggiunse Ron.
-Delicato Ronald.- commentò l’altra. -Ma sì, il concetto è questo.-
Jenny ne era piuttosto entusiasta, finalmente le cose si sarebbero rivoluzionate e avrebbero fatto come dicevano loro.
Al diavolo la Umbridge.
-E’ perfetta!-
***
L’indomani, Jenny si diresse con la borsa piena di libri nel bosco, per studiare cosa insegnare per primo ai suoi allievi.
Si sentiva un po' come Lupin.
Mentre proseguiva tra gli alberi, notò di nuovo quelle strane creature che trainavano le carrozze.
Ci si avvicinò e vide Draco dargli da mangiare: da una sacca prese una mela e la tirò ad un cucciolo.
-Ciao.- gli disse, avvicinandosi timidamente. Non aveva ancora capito che rapporto avessero.- Che cosa sono?-
-Si chiamano Thestral.- rispose Draco.- La gente li evita perché sono un po' diversi. Hagrid mi ha chiesto di accudirli, questa estate.-
-Perché li vediamo solo noi due?-
La conversazione fu così fluida che per un attimo si dimenticarono di essersi ignorati per quasi metà anno.
-Possono essere visti solo da chi ha visto la morte.-
Allora Jenny capì: aveva assistito alla morte di Cedric.- Quindi tu hai visto qualcuno morire?-
Draco annuì, con tristezza.- Mio zio. Prima che mia zia, Bellatrix, venisse imprigionata ad Azkaban, ha versato del veleno nel bicchiere di suo marito, per ottenere tutti i suoi beni.-
Jenny non si immaginava come si potesse fare una cosa del genere.
-Avevo 4 anni.- aggiunse lui, tirando un pezzo di carne ad un Thestral. -Sai, mi dispiace molto per come mi sono comportato. Credevo che trattandoti in quel modo, avrebbe fatto meno male.-
In realtà, la ragazza pensava che meritasse di essere trattata in quel modo.
Era stata troppo egoista con lui.
E fu nel guardarlo ancora, che Jenny si accorse che i propri sentimenti non se ne erano mai andati.
Però non voleva fare passi falsi: era tutto cambiato e forse niente sarebbe potuto tornare come prima.
Si limitò a porgergli la mano con simpatia.- Tregua?-
Draco sorrise divertito e gliela strinse.- Tregua.-

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Capitolo 6
*** Capitolo VI. ***


Mentre la Umbridge, non solo aveva organizzato una squadra di inquisizione che per suo conto andava in giro a scovare chi trasgredisse le regole, ma aveva anche emanato che tutte le organizzazioni erano sciolte, Jenny e Draco si vedevano giornalmente per mettersi d’accordo su cosa insegnare al gruppo.
L’Esercito di Silente si vedeva nella Stanza delle Necessità almeno tre volte alla settimana.
-Gli schiantesimi sono molto utili quando vuoi colpire qualcuno che proprio non sopporti.- disse Draco, posizionandosi davanti a Jenny.
-Non uccidono, ma possono stordire temporaneamente. Vi facciamo vedere.- continuò Jenny.
Il piccolo Colin alzò la mano.- Ma così non vi farete del male a vicenda?-
Entrambi rimasero spiazzati.
-C-Come fai a saperlo?- domandò Draco.
Solo Harry, Ron ed Hermione sapevano della loro maledizione, ma Jenny conosceva qualcuno che probabilmente non aveva tenuto la bocca chiusa.
La ragazza guardò male Ron, che si fece piccolo piccolo.
-Ehm, io l’ho detto solo a Fred e George.- disse egli.
-Solo a Neville.- risposero insieme i due gemelli.
-E io a tutti gli altri.- balbettò l’altro, grattandosi la nuca.
-D’accordo ragazzi, questa cosa non deve uscire da qui, chiaro?- ordinò Draco, mettendosi a qualche metro da Jenny con in mano a bacchetta.- Ora, metticela tutta baby.-
Quasi sicuramente Draco non si era accorto di averla chiamata così, come in passato.
Un piccolo gesto che le fece capire che forse le cose si stavano sistemando.
-Stuperficium!- esclamò Jenny, facendo volare Draco quasi dentro il camino.
Il ragazzo si rialzò col fiatone.- Perfetto, avete capito? Ron, Hermione, tocca a voi.-
I due si sistemarono al loro posto.
-Due galeoni su Ron.- sussurrò George al fratello.
-Ci sto.-
Però, non appena Hermione si fu messa in posizione, lanciò l’incantesimo verso Ron, che venne scaraventato via.
Hermione scoppiò a ridere insieme alle altre ragazze che si complimentarono.
-L’ho lasciata fare, è da gentiluomini no?- commentò Ron, mentre George pagava il fratello.
-Certo Ron.- gli disse Draco sorridendo, dandogli una palla sulla spalla.- Allora Jenny, vuoi volare?-
-Oh sì.- rispose lei, entusiasta.
Tutti li guardarono straniti.
-Per questo incantesimo, dovete ricordarvi di mantenere ben saldo il contatto visivo.-  spiegò Draco.- Levicorpus.-
Lentamente, seguendo il movimento della bacchetta del ragazzo, Jenny iniziò a lievitare in aria.
-Sta tranquilla, non ti faccio cadere.- le mormorò, continuando a guardarla.
Guardare di nuovo quegli occhi azzurri che incrociavano i propri, faceva davvero sentire Jenny per aria.
Col passare delle settimane, si allenavano sempre di più, anche se il povero Neville non riusciva in un semplice Expelliarmus e nel mentre la Umbridge aveva iniziato perfino ad interrogare studente per studente.
La Stanza delle Necessità svaniva ogni volta che veniva usata e nemmeno Gazza l’aveva mai trovata.
Un giorno, mentre la raggiungevano, Jenny affiancò Draco.- Ehi, ti ho portato una cosa.- gli disse, estraendo dalla borsa la foto datole da Sirius.
-Chi sono?-
-L’Ordine della Fenice: un’organizzazione che hanno creato tempo fa contro Tu sai chi.- spiegò lei.
Draco aguzzò la vista e vide Narcissa accanto a Lily Potter.- Ma quella è mia madre!-
-Io credo che fossero amiche.-
-Non me ne ha mai parlato.-
Jenny ripensò a quello che le aveva detto Sirius.- Forse non poteva.-
L’attaccarono ad uno dei tanti specchi, dove qualcuno aveva anche messo la foto di Cedric.
Come se tutto quello lo stessero facendo anche per lui.
E fu proprio quel giorno, prima delle vacanze di Natale, che Neville riuscì a togliere la bacchetta a Ginny.
Neanche lui aveva ben capito come avesse fatto, ma tutti si complimentarono con lui.
-Grandissimo Neville, sapevo che ce l’avresti fatta!- esclamò Draco.
-Tutto merito tuo amico, grazie!- gli disse Neville, stringendogli la mano.
Jenny vedeva chiaramente la soddisfazione negli occhi di Draco.
-Bene, le lezioni finiscono qui, noi non ci rivedremo prima della fine delle vacanze.- annunciò egli. – Ma complimenti a tutti, ottimo, ottimo lavoro.-
Draco non si aspettava che tutti iniziassero ad applaudirlo.
-Complimenti amico.- gli sussurrò Ron, dandogli una pacca.
-Grazie.- rispose lui, avvicinandosi allo specchio dove c’erano le foto per riprendere la borsa.
Tra studenti si augurarono buon Natale, ma Jenny notava che qualcosa turbava Draco.
Salutò tutti e poi gli andò in contro, ma venne fermata dai gemelli Weasley.
-Ehi Jenny, volevamo ringraziarti per averci donato la vincita del torneo.- le disse Fred.
-Vedrai, verrà su qualcosa di fantastico!- continuò George.
Jenny gli sorrise.- Non c’è di che ragazzi, Buon Natale.-
Finalmente soli, Jenny prese la cartella e se la mise in spalla, affiancando il ragazzo che guardava la foto di Cedric.
-Sai, mi domando se ci avrebbe insegnato lui. Era molto più bravo di noi, probabilmente.- commentò Draco, riferendosi a Cedric.
-Ti stai sminuendo?-
L’altro sospirò, alzando le spalle.- Jenny, ho solo letto qualche libro e tutti mi ringraziano come se avessi cambiato le loro vite. Quando sono l’ultima persona della quale si dovrebbero fidare.-
-Solo perché tuo padre è un Mangiamorte?-
Draco abbassò lo sguardo.- Come fai a sapere che un giorno non diventerò come lui?-
-Al contrario di me, sei una persona buona.-
-Io non ti giudico per avermi lasciato, Jenny, vorrei solo che me ne avessi parlato.- commentò lui, trovandosi faccia a faccia con lei.
-Lo so, ho sbagliato e mi dispiace.- rispose Jenny, questa volta abbassando lei la testa.
-Il punto è.- continuò Draco, alzandole il mento con due dita.- E’ svanito tutto?-
Solo al tocco di due semplici dita, la pelle di Jenny rabbrividì.
Non era molto brava a dire le bugie, soprattutto a qualcuno a cui teneva.
Scosse appena la nuca, tremando.
A quel punto, entrambi videro una piccola fogliolina cadere dal sopra le loro teste.
Guardarono in alto e videro che si era formata una piccola pianta di vischio.
-Vischio.- sussurrò Jenny, ricordandola invasata da Neville.
Dato che il destino gli stava dicendo di farlo, Draco porse la testa verso di lei e la baciò prima delicatamente sulle labbra, poi con passione, impedendo quasi a tutti e due di respirare.
Jenny capì quanto le era mancato tutto ciò e della scemenza che aveva fatto a lasciarlo.
Però i dubbi non se ne sarebbero mai andati, o forse era il fato che voleva farli stare insieme, nonostante fosse pericoloso.
Draco si staccò, ma tenne la fronte poggiata alla sua per guardarla.
-Mi potrai mai perdonare?- gli chiese lei.
-Non lo so.- sussurrò Draco, prima di uscire.
Forse niente sarebbe tornato come prima.
O forse, era tutto rimasto come un anno prima, solo che nessuno dei due se ne accorgeva.
***
Quella stessa sera, Jenny fece uno dei suoi incubi.
Questa volta però, non sognò Cedric, ma Voldemort che le parlava della profezia.
Se l’avessero trovata e distrutta, sarebbe tutto finito.
Ma se invece avesse mentito?
Se invece sarebbe successo qualcosa di brutto?
Non ci si poteva fidare di lui.
Jenny venne improvvisamente svegliata dalla professoressa McGranitt che aveva una lanterna in mano.- Jenny, seguimi subito.-
Senza sapere cosa fosse successo, Jenny seguì Minerva nell’ufficio di Silente.
C’erano Harry, Ron, Ginny e i gemelli, mentre Silente parlava con un quadro.
Suo fratello era tutto sudato e piuttosto sconvolto.
-Harry, che succede?- gli chiese, preoccupata.
-Ho fatto un sogno, i-io, il signor Weasley….- balbettò col fiatone, rivolgendo lo sguardo a Silente.- Signore, mi spiega….-
Ma il preside sembrò ignorarlo, mentre cercava in tutti i modi di capire cosa fosse successo ad Arthur.
-Mi guardi!- gridò Harry, d’un tratto.
Jenny non lo aveva mai visto così.
-Cosa mi sta succedendo?-
Albus non gli rispose e a quel punto arrivò anche Piton.- Mi ha fatto chiamare, signore?-
-Severus, sì, temo che non possiamo aspettare. O saremo tutti vulnerabili.- disse Silente.
Egli condusse i due fratelli nell’aula di Pozioni e fece sedere Harry.
-Severus, mi puoi spiegare?- gli domandò Jenny, ansiosa.
-Pare che ci sia un collegamento tra la mente dell’oscuro signore e quella di tuo fratello. Se ora lui sia consapevole di tale collegamento, al momento, non è chiaro.- rispose il professore, estraendo la bacchetta.- Prega che lui sia nell’ignoranza.-
-Vuol dire che se lo venisse a sapere, potrebbe leggere nella mia mente?- intervenne Harry.
-Leggerla, controllarla, sconvolgerla. In passato, egli traeva piacere nell’invadere la mente delle sue vittime, creando visioni destinate a torturarli fino alla pazzia. Solo dopo aver estratto l’ultimo, docile ricordo, quando loro chiedevano pietà, allora lui finalmente, li uccideva.-
-Come fai a sapere tutte queste cose? Lui l’ha fatto con te?- gli sussurrò Jenny, ricordandosi che Piton era un ex Mangiamorte.
Ma lui la ignorò.- Usata correttamente, l’Occlumanzia può farti da scudo contro ogni accesso e influenza. In queste lezioni, io tenterò di entrare nella tua mente, tu cercherai di resistermi.- continuò, puntandogli la bacchetta contro.- Leggilliment!-
Jenny non aveva idea di cosa ci fosse nella mente del fratello, ma dato che ultimamente era sempre arrabbiato, probabilmente non ricordi molto felici.
Aveva letto in qualche libro dell’Occlumanzia: una tecnica che impara al mago come impedire di accedere ai ricordi chi ci vorrebbe ficcare il naso.
Finalmente capì perché non era mai riuscita a capire bene i pensieri di Piton, perché lui non accennasse a qualsiasi tipo di emozione.
Lui era abile in quell’ambito.

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Capitolo 7
*** Capitolo VII. ***


Fortunatamente, al signor Weasley non era successo niente di grave.
Ne era uscito con qualche graffio e un braccio fasciato.
Come quasi tutti gli anni, Harry, Jenny ed Hermione passarono il Natale a casa Weasley.
Molly spinse la carrozzina del marito a capo tavola e versò del ponch a tutti.
Si trovavano alla Tana, a Grimmuld Place.
-Al signor Harry Potter.- esordì l’uomo, alzando in alto il bicchiere.- Senza la quale non sarei qui.-
-A Harry.- ripeterono all’unisono, mentre Jenny batté il calice contro quello del fratello.
-Ti va di raccontarmi cosa hai visto?- gli chiese, sedendosi accanto a lui.
-Ero in una stanza, al Ministero, circondato da palle di cristallo e ho visto un serpente attaccare il signor Weasley.- raccontò Harry, ancora tremante da quel sogno.
Doveva esser stato un incubo molto brutto: Jenny gli prese la mano e la strinse.- Sta tranquillo, lui sta bene ora.-
L’altro annuì e sorrise appena, baciandole la guancia.- Buon Natale, ti voglio bene.-
Mentre entrambi salirono in camera, si soffermarono al secondo piano, dove un elfo domestico dal naso lungo e imbronciato, continuava a blaterare offese verso i Mezzosangue, nel frattempo che puliva il pavimento di una particolare stanza.
-Kreacher, basta con questo tuo blaterare!- intervenne Sirius.
-Certo, signore, Kreacher vive per servire la nobile casata dei Black.- disse l’altro, uscendo.
-Dovete scusarlo, non è ma stato molto simpatico, nemmeno con me quando ero piccolo.- continuò lui.
Jenny allora intuì che lui aveva vissuto in quella stessa casa.- Sei cresciuto qui?-
-Sì, questa era la casa dei miei genitori, data a Silente come quartier generale dell’ordine.-
Harry e Jenny si guardarono intorno e notarono che sul muro, sopra la carta da parati, era stato disegnato un albero genealogico.
C’erano anche Narcissa e le sue due sorelle, Bellatrix e Andromeda.
Solo che il volto di quest’ultima era stato bruciato.
-Mia madre ha fatto questo quando sono scappato.- disse Sirius, indicando il suo volto, anch’esso bruciato.
-Dove sei andato?- domandò Harry.
-Da vostro padre: ero sempre il benvenuto a casa dei Potter.- rispose egli, spostando lo sguardo sulla ragazza.- Vedo così tanto di lui in te, Jenny. Tranne per i capelli, hai…-
Jenny sapeva cosa stesse per dire.- I capelli di mia madre.-
-Sirius, quando ho visto il signor Weasley aggredito, non stavo solo guardando, io ero il serpente.- spiegò l’altro. -Questo legame, tra me e Voldemort……E se il motivo della sua esistenza è perché sto diventando sempre più come lui? Mi sento così arrabbiato, continuamente.  Se dopo tutto quello che ho passato, ci fosse qualcosa di storto dentro di me, se stessi diventando cattivo?-
Sua sorella pensò immediatamente che Harry fosse una delle persone più buone al mondo.-  Harry, io non credo che esistano persone buone o Mangiamorte. Sono dell’idea che è solo importante da che parte scegliamo di agire.-
-Esatto.- aggiunse Sirius, prendendogli il viso tra le mani.- Tu non sei una persona cattiva, sei una persona buonissima, alla quale sono successe cose cattive.-
A quel punto Hermione bussò allo stipite della porta.- Ragazzi, è ora di andare.-
-Vedrete, una volta finito tutto saremo una vera famiglia.- affermò Sirius, abbracciando i due fratelli.
Sia per Jenny che per Harry quello fu uno dei Natali più belli: finalmente sentivano di avere una casa.
Sperarono che rimanesse così per sempre.
***
Scesa dell’espresso per Hogwarts, Jenny si mise a chiacchierare con Fred: molto presente ultimamente nella sua vita.
Ad un certo punto, Draco, Harry, Ron ed Hermione le corsero in contro.
-Hagrid è tornato.- le disse Draco.
Tutti e 5 non esitarono ad andare verso la sua capanna.
Come tutte le volte, il gigante gli offrì del tè, ma Jenny notò subito le ferite che aveva sul viso.
Sembrava che avesse lottato con qualcuno e per diminuire il gonfiore, ci mise una bistecca fredda.
-Che cosa ti è successo?- domandò Draco.
-D’accordo, ma non dovete dirlo a nessuno.- gli sussurrò Hagrid.- Silente mi ha mandato a parlamentare con i giganti.-
-I giganti?!- esclamò Ron, mentre tutti gli fecero sssh.
-Ho cercato di convincerli ad unirsi alla causa, ma non ero l’unico che voleva farseli amici.-
-I Mangiamorte.- dedusse Harry.
Hagrid annuì.-  Volevano persuaderli a seguire Tu sai chi.-
-E ci sono riusciti?-
-Gli ho dato il messaggio di Silente: qualcuno si ricordava che lui era stato gentile con loro, immagino.- spiegò l’altro.
A quel punto, fuori si alzò un grande vento: il cielo si era fatto nuvoloso e si sentivano dei tuoni in lontananza.
Quella brutta aria fece accapponare la pelle di Draco. -Sta cambiando là fuori.- commentò, affacciandosi ad una delle finestre.
-Già, proprio come l’ultima volta.- affermò Hagrid.- Arriva una tempesta Draco, faremo meglio a stare pronti quando arriverà.-
***
Fu proprio il giorno dopo che venne data la scioccante notizia che un gruppo di Mangiamorte era stato liberato da Azkaban.
Mentre Jenny e Draco scendevano per la colazione, discussero sulle prossime lezioni per l’Esercito.
-Io credo che siano pronti per il Patronus.- affermò Jenny.
-Hai ragione.- annuì Draco.
-Beh, almeno adesso andiamo un po' più d’accordo.- commentò lei, sorridendogli.
Quando entrarono nella sala grande, notarono che c’era un’aria un po' tetra.
Prima che si sedettero, Seamus venne in contro a Jenny.- Ciao Jenny, volevo chiederti scusa per quello che ti ho detto. Insomma, quello che cerco di dirti è che: io ti credo.-
La ragazza non capì il motivo per la quale le stesse dicendo ciò, fin che Ron non le passò la Gazzetta del Profeta.
Entrambi si sedettero vicino a Neville e Draco sgranò gli occhi quando lesse che una donna in particolare era fuggita da Azkaban.
-Oh Mio Dio, è mia zia.- balbettò sconcertato.
Non solo lui lo era.
Voltò lo sguardo accanto a se e vide Neville con gli occhi fissi sulla tazza.- Neville, stai bene?-
-14 anni fa, una Mangiamorte di nome Bellatrix Lestrange, usò la maledizione Cruciatus sui miei genitori. Li torturò per ottenere risposte, ma loro non cedettero mai.- spiegò egli.
-Oh Neville, mi dispiace tanto.-
-Sono molto fiero di essere figlio loro. Ma non credo di essere pronto a farlo sapere a tutti.-
Draco ricordò la foto dell’Ordine della Fenice, dove c’era anche sua madre.- Loro saranno fieri di noi, Nevillle, è una promessa.-

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII. ***


E come continuavano le lezioni dell’Esercito di Silente, continuavano anche quelle di Occlumanzia con Piton.
Sembrava, però, che Harry non riuscisse ancora a nascondere i propri pensieri.
Piton riuscì a vedere il Natale passato con Sirius e i momenti d’affetto.
Se Voldemort avesse potuto vederli, molto probabilmente li avrebbe usati contro di lui.
-Potrei vomitare.- commentò Piton.
-E’ una cosa privata.- aggiunse Harry, ormai stanco e sudato.
-Non per me, non per l’oscuro signore.- continuò il professore.- Concentrati Potter, applicati!-
-Ci stiamo da ore!- intervenne Jenny, sempre presente in quei casi.- Se potesse riposare.-
-L’oscuro signore non si riposa!- esclamò Severus, seccato. -Tu e Black siete uguali: due ragazzini sentimentali, sempre a frignare su quanto la vita sia stata ingiusta con voi. Beh, non lo avrai notato, ma la vita non è giusta! Il tuo beato padre lo sapeva ed infatti, frequentemente, contribuiva a questo!-
-Non dica una parola contro mio padre!- sfuriò Jenny, piuttosto infastidita, stavolta, dal comportamento insensibile di Piton.
-Tuo padre era un maiale!- ribatté Severus, pronto a puntare di nuovo la bacchetta verso Harry.- Legilliment!-
Questa volta, Jenny si intromise tra i due.- Protego!-
La ragazza riuscì a vedere dei ricordi di Piton di quando era giovane e frequentava la scuola.
Se ne stava rannicchiato da una parte, fin che James, Sirius e Lupin non se la presero con lui, prendendolo in giro e deridendolo.
Chiamandolo con il soprannome di Mocciosus.
Jenny non si sarebbe mai aspettata di vedere suo padre comportarsi in modo così immaturo e sciocco.
Probabilmente quella era una delle cause del perché Severus era introverso e se la prendeva sempre con i Potter.
-Basta!- urlò l’uomo, facendo uscire Jenny dalla sua testa. -Le vostre lezioni sono finite.- borbottò poi, indicandogli la porta.- Fuori.-
Lei lo guardò dispiaciuta.- Sev, io non mi immaginavo che..-
-Ho detto fuori!-
Ripetuto una seconda volta, i due fratelli se ne andarono, ma Jenny si ripromise che avrebbe voluto saperne di più.
***
Nel pomeriggio, Jenny raggiunse i compagni nella Stanza delle Necessità, ma quando si guardò intorno, non vide Draco.
-Qualcuno ha visto Draco?-
-Pansy blaterava, a pranzo, che era stato convocato dalla Umbridge.- rispose Hermione.
Era ovvio che avesse preso di mira lui: l’unico Serpeverde in mezzo ad una marmaglia di Grifondoro e Corvonero.
Le lezioni dovevano continuare: così Jenny prese un bel respiro e cercò di scacciare via la preoccupazione.
-Fate che sia il ricordo più bello che avete.- spiegò Jenny, girando attorno agli studenti che cercavano di produrre un Patronus.- Permettetegli di colmarvi. Un Patronus completo è il più difficile da produrre, ma piccoli scudi possono essere in grado di proteggervi da svariati nemici.-
Proprio in quel momento, dalla bacchetta di Ginny, uscì un luminoso cavallo che prese a correre per tutta la stanza.
-Fantastico Ginny!-
Fu anche quando un dolce coniglietto, prodotto da Luna, iniziò a saltellare in giro, che Jenny sentì qualcosa di strano alla mano.
Il dorso iniziò a bruciarle e quando Harry le venne in contro, capì cosa stava succedendo.
Apparve una scritta infuocata: Non devo dire bugie.
Proprio come aveva fatto con Harry e con chissà quanti altri studenti, la Umbridge aveva obbligato Draco a dirle la verità sulla loro organizzazione.
Improvvisamente, i muri presero a tremare e uno specchio si ruppe in mille pezzi, lasciando scoperto un buco tra le mattonelle.
Jenny e Fred si avvicinarono e ci guardarono all’interno, vedendo chiaramente la Umbridge.
-Porrò fine a questa storia.- disse lei, puntando la bacchetta contro di loro.- Bombarda Maximus!-
Fred le fece scudo col proprio corpo quando il muro esplose completamente, creando un enorme buco nella stanza.
Era la Umbridge insieme alla Squadra d’inquisizione: tutto rigorosamente Serpeverde.
Uno di loro, teneva Draco per il mantello, con la mano che gli sanguinava.
Era stato costretto a dire la verità.
-Prendeteli!- ordinò la donna.
Non ci mise molto a chiamare Cornelius e alcuni Auror, tra cui Kingsley, per denunciare ciò che aveva appena scoperto.
Harry, Jenny e Draco vennero portati nell’ufficio del preside: dopotutto, sulla pergamena con tutte le firme, c’era scritto Esercito di Silente.
-Vede Ministero? Esercito di Silente, la prova di quello che credevamo fin dall’inizio: con lo scopo di prendere il controllo del Ministero.- raccontò la donna.
-Lui non c’entra niente, sono stata io!- intervenne Jenny, non voleva che lui si prendesse la colpa.
-Vediamo entrambi Ministro, che sulla pergamena c’è scritto Esercito di Silente, non di Potter.- intervenne il preside.- Ho incaricato loro di formare questa organizzazione e io solo ne sono il responsabile.-
-Molto bene, con la Gazzetta del Profeta dovremo farcela per l’edizione serale: vi scorteremo ad Azkaban, Silente.- affermò il Ministro.
-Ah, temevo che saremo arrivati a questo punto.- continuò Silente, indietreggiando verso la sua scrivania, vicino a Fanny. -Credo che tu non abbia considerato il fatto che io, come si dice, opponga resistenza.-
Cornelius lo guardò furioso e con la bocca serrata.- Prendetelo!-
Albus guardò i tre ragazzi e gli fece un occhiolino, prima che la fenice volasse sopra di lui e unendo le sue zampe con quelle del suo proprietario, entrambi scomparvero in una cortina di fumo.
Nessuno capiva cosa fosse successo, ma compresero che Silente era appena fuggito.
-Beh Ministro, non può negare che Silente abbia stile.- commentò Kingsley.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX. ***


Il giorno successivo, la Umbridge sostituì definitivamente Albus come preside di Hogwarts.
Fece riunire tutti i membri dell’Esercito di Silente nella sala grande, trasformandola in un aula scolastica con piccoli banchetti uno dietro l’altro.
Diede una speciale penna ad ognuno di loro, comandando di scrivere, sul foglio fronte retro: Sono un traditore.
Le sue piume non avevano inchiostro e non appena si scriveva la prima frase, essa rimaneva impressa nella pelle della mano.
Quando Draco, seduto davanti a Jenny, ebbe finito, controllò che la Umbridge non stesse guardando e si voltò dietro.- Hai finito?- le sussurrò.
-Quasi.- rispose lei, accucciata sul tavolo con la mano sinistra sotto che stringeva in pugno, dolorante.
Il ragazzo, di nascosto, strinse la mano alla sua e per un attimo sembrò fare meno male.
-Mi dispiace.- continuò Draco, guardandola negli occhi.
Jenny alzò lo sguardo su di lui, capendo che era veramente triste.- Anche a me.- mormorò, accarezzandogli dolcemente la mano.
Una volta terminata la punizione, passeggiarono per il cortile insieme ad Harry, Ron ed Hermione.
-Avete fatto quello che potevate, nessuno può sfuggire a quella megera.- commentò Ron.
-Neanche Silente se l’aspettava.- intervenne Hermione. -Se la colpa è di qualcuno, è la nostra che vi abbiamo spinto a questo.-
-Però io ho accettato.- affermò Jenny.- Mi sono impegnata tanto per aiutare e il risultato è che ho peggiorato le cose.-
Fu a quel punto che sentirono qualcuno chiamarli da poco più in là.
Hagrid voleva che li seguisse nella foresta oscura, senza dire il perché.
Mentre attraversarono il bosco, videro un gruppo di centauri correre via arrabbiati.
-Non ho mai visto i centauri così furiosi. Se il Ministero riduce ancora i loro territori, si ritroverà con una bella rivolta tra i piedi!- esclamò Hagrid.
-Hagrid, perché tutto questo mistero? Che succede?- domandò Hermione.
-Vedete, ora che Silente è andato via, mi metteranno alla porta da un giorno all’altro e non potevo andarmene senza parlare a qualcuno di lui.-
Fu a quel punto, che da dietro una corteccia, spuntò un enorme gigante grassottello, sporco, con un naso da porcellino e dei capelli corti.
Maldestramente andò contro i 5, quasi calpestandoli, ma poi si bloccò per via di una corda che era stata legata dalla sua caviglia fino ad un albero.
-Non potevo abbandonarlo, capite? Lui è il mio fratellastro, Grop.- spiegò Hagrid.
Egli cercò qualcosa nel mucchio di rottami che aveva vicino e consegnò ad Hermione un manubrio di una bicicletta.
-Credo che tu abbia un ammiratore.- commentò Jenny.
Grop suonò il campanello di un altro manubrio e dopo stette ad aspettare che lo facesse anche lei.
Allora timidamente, Hermione fece lo stesso e il gigante sorrise ampiamente.
-Ci pensa da solo al cibo e al resto, è la compagnia che gli servirà quando me ne andrò.- continuò Hagrid, riferendosi poi a Draco.- So che ti ho già chiesto di occuparti dei Thestral….-
-Non fa niente, è okay, lo faremo.- affermò Draco.
-Io sono l’unica famiglia che gli rimane.-
***
A proposito di famiglia, Jenny non si era ancora tolta una pulce nell’orecchio.
Quella sera, raggiunse l’ufficio di Piton: doveva sapere a tutti i costi cosa gli era successo quando ancora frequentava la scuola come allievo.
Era vero che James Potter era un bullo?
Bussò all’aula di Pozioni e quando lui le disse di entrare, si lasciò chiudere la porta alle spalle.
L’uomo era impegnato a correggere dei compiti e non se lo sognava di alzare lo sguardo.- Sono desolato signorina Potter, ma come puoi vedere, sono occupato.- le disse, intingendo la piuma nell’inchiostro.
Jenny era sicura che quel passato da adolescente tormentasse Piton, ma voleva, in qualsiasi modo, sapere cosa fosse successo. -Fammi vedere.- gli disse, sperando capisse a cosa si riferiva.
Severus fece un leggero sospiro.- Non vorrai osare perder punti.-
Non le importavano dei punti, non si sarebbe mossa da lì.- Fammi vedere.- ripeté, questa volta scandendo bene le parole.
Allora Piton la guardò con quei occhi neri e penetranti.- Molto bene.- continuò, avvicinandosi a lei.- Ma non sarò responsabile di quello che vedrai.-
-Correrò il rischio.-
Jenny puntò la bacchetta verso di lui e si preparò.-Leggiliment!-
Entrò letteralmente nel suo passato, vedendo in prima persona, come James spintonava Piton apposta, facendogli cadere tutti i libri.
Come con un incantesimo, lo sollevava in aria e davanti a tutti, gli abbassava le mutande.
E infine, come lo picchiava selvaggiamente nei bagni.
Quello fu troppo.
Jenny abbassò l’arma: le sembrava di sentire l’intera angoscia che aveva provato Piton.
-Visto abbastanza?- le chiese lui, con tono fermo.
La ragazza non sapeva cosa pensare: suo padre era da sempre stato definito un eroe.
Ma forse era anche qualcos’altro.
E da quel momento in poi, Jenny capì molte cose.- E’ per questo motivo che odi mio fratello? Perché ogni giorno ti sembra di rivedere lui.-
Piton tornò tranquillamente a fare quello che stava facendo prima che lei entrasse, come se nulla fosse successo.- Sei fuori strada, signorina Potter, James Potter non è più nei miei pensieri ormai, non lui.- spiegò Piton.- Ora, tornatene al tuo dormitorio.-
A quel tempo, Jenny non capì cosa volesse dire e si limitò a tornare in camera.
Uscendo nel corridoio, vide su una panchina, Fred e George che consolavano un povero ragazzo del primo anno con la cicatrice sulla mano ancora dolorante.
-Sta tranquillo, prima o poi il dolore se ne va e sparisce tutto.- gli stava dicendo Fred.
A quel punto arrivò la Umbridge, impegnata nel suo controllo serale. -Come ho già detto a suo fratello, signorina Potter, i bambini cattivi meritano di essere puniti.- le disse, con un ghigno divertito al lato della bocca.
Jenny avrebbe tanto voluto darle un pugno, ma avrebbe solo aggravato la sua situazione.
-Sai George, ho sempre pensato che la nostra esistenza vada oltre il rendimento scolastico.- commentò Fred.
-Fred.- aggiunse il gemello.- Pensavo esattamente la stessa cosa.-
 
Il giorno dopo, gli alunni si riunirono di nuovo nella sala grande, per gli esami dei G.U.F.O.
Mancava qualche settimana alla fine dell’anno: Harry aveva la mente altrove, Ron non aveva idea di dove cominciare ed Hermione, come sempre, scriveva come una macchina.
La Umbridge se ne stava seduta alla cattedra, a bere il tè, nel su abitino rosa pastello.
Come una regina sta sul suo nuovo trono.
Ad un certo punto, si sentirono dei rumori provenire dalla porta chiusa.
Divennero forti boati e così la nuova preside fu costretta ad andare a vedere cosa stesse succedendo.
Quando spalancò le porte, di scatto, Fred e George volarono all’interno della stanza, lanciando fuochi d’artificio in aria e facendo sparpagliare tutti i fogli.
Con le loro magie, crearono giochi di fuoco e di luce, ribellandosi una volta per tutte alla Umbridge.
-Quando sei pronto tu, fratello!- esclamò George, con in mano quella che sembrava dinamite.
Rimasero tutti col fiato sospeso, quando in cielo si creò un enorme drago di fuoco, caratterizzato con occhi e zanne.
Esso volò verso la donna e la inghiottì, sporcandola tutta di cenere e facendo esplodere anche le teche con le sue pesanti regole.
Successivamente, Fred e George schizzarono in cortile, con gli altri che li seguivano.
Infine, ci furono fuochi d’artificiò sopra al castello, che insieme formavano una colorata lettera W.
Jenny applaudì e urlò entusiasta che avesse contribuito in qualche modo alla loro attività.
-Ora o mai più!- gridò George a Fred.
A quel punto, Fred volò giù e piantati i piedi a terra, corse verso Jenny e con un unico, deciso gesto, la baciò sulle labbra, facendola rimanere sorpresa.
La ragazza era così tanto scioccata che rimase immobile.
Fred esultò, come avesse conquistato un premio e poi tornò sulla scopa.
Jenny non sapeva esattamente cosa dire.
Si voltò verso il fratello e lo vide a terra, con lo sguardo nel vuoto.
Stava succedendo qualcosa.
-Harry, tutto bene?- gli domandò, inginocchiandosi davanti a lui.
Harry la guardò tremante.- Sirius.-
***
-Voldemort lo tiene in ostaggio! E’ la stessa porta che sogno da mesi, solo che non mi ricordavo dove l’avessi già vista! E’ nell’Ufficio Misteri!- spiegò Harry, salendo le scale col fiatone, seguito da Hermione, Ron, Jenny e Draco.
-Harry, aspetta!- intervenne Hermione. -E se lui te lo stesse facendo vedere apposta? E se fosse tutta una falsa perché cerca di arrivare a te?-
-Beh, cosa dovrei fare, lasciarlo morire? Hermione lui è tutto ciò che ci rimane della nostra famiglia.- ribatté l’altro.
-E uno dei pochi decenti della mia.- aggiunse Draco.
-Useremo il camino dell’ufficio della Umbridge.- continuò Harry, aprendo la porta della stanza con un incantesimo.- Avvertite l’Ordine se potete.-
Harry aveva intenzione di andare da solo.
-Quando lo capirai? Siamo coinvolti anche noi!- esclamò Draco, sospirando.
-Certo che lo siete!- borbottò la Umbridge, dietro di loro.
Loro 5 insieme a Neville e Luna erano stati colti in fragrante.
La donna spinse Harry su una sedia, mentre la squadra di inquisizione teneva gli altri con le bacchette puntate al collo.
-Stava andando da Silente, non è vero?- gli domandò la Umbridge.
-No.-
-Bugiardo!- esclamò lei, dandogli un veloce schiaffo.
Jenny tentò di dimenarsi: non sopportava più vedere suo fratello trattato così da quella vecchia megera.
Solo che Goyle, che la teneva, era molto più alto e robusto di lei.
A quel punto giunse Piton: aveva lo sguardo di chi non capiva cosa stesse succedendo.
-Mi ha fatto chiamare?-
-Sì, Piton, ha portato il Veritaserium?-
-Ha sfortunatamente terminato tutte le mie scorte, l’ultimo con il signor Malfoy.- rispose Severus.
Quindi non solo Draco era stato costretto ad utilizzare una di quelle orribili penne, ma era anche stato vittima del siero della verità.
Se Sirius era davvero in pericolo, stavano solo perdendo tempo: Jenny doveva fare qualcosa.
La Umbridge non conosceva il linguaggio dell’Ordine della Fenice, nonostante si vantasse di essere il capo di tutto.
-Ha preso Felpato!- esclamò Jenny, verso il professore.- Ha preso Felpato nel posto in cui è nascosto.-
-Di cosa sta parlando Piton?- chiese la donna, infastidita dal non sapere.
Jenny sperò solo che Severus non le rivelasse tutto: si fidava di lui.
-Non ne ho idea.- rispose l’altro, prima di andarsene.
Il piano aveva funzionato: forse Piton avrebbe chiamato l’Ordine.
-Non mi lascia altra scelta.- continuò la Umbridge.- La maledizione Cruciatus le scioglierà la lingua.-
Jenny aveva già visto Draco torturato in quel modo, non voleva vedere anche suo fratello.- Ma è illegale.-
-Se Cornelius non lo saprà, non ne soffrirà.- ribatté lei, ma si vedeva che la mano sulla bacchetta le tremava.
-Diglielo Harry!- intervenne Draco.
-Cosa?!-
-Se non glielo dici tu, allora glielo dico io.-
-Dirmi che cosa?!-
-Dove si trova l’arma segreta di Albus Silente.-
Jenny non capiva cosa si fosse inventato, ma almeno aveva impedito che gli facesse del male.
Draco convinse la preside che la suddetta arma si trovasse nella foresta proibita.
Così, Harry e Draco si addentrarono nel bosco, con la donna che rigorosamente gli teneva la bacchetta puntata alle spalle.
-Dista ancora molto?- domandò lei, evitando qualche ragnatela.
-Doveva stare dove nessuno la trovasse per caso.- continuò Draco, recitando.
Harry gli si avvicinò.- Che stai facendo?- mormorò, confuso.
-Improvviso.- sussurrò Draco, fin che non giunsero ad un albero in particolare, che aveva legata una corda spezzata.
Allora Harry capì: voleva portarla da Grop, ma lui era riuscito a scappare.
A quel punto, Draco non seppe più cosa inventarsi.
-Allora? Non esiste, non è vero?- intervenne la Umbridge, sbuffando.- Volevate prendervi gioco di me? Io li odio i bambini!-
Improvvisamente, davanti a loro, su una collina, si presentò un gruppo di centauri.
Hagrid aveva ragione: non erano poi tanto felici di vedere qualcuno proveniente dal Ministero.
-Non hai motivo di stare qui centauro! Sono faccende del Ministero!- gli disse la donna.
L’animale non l’ascoltò e per risposta le lanciò una freccia.
-Protego!- esclamò Dolores, proteggendosi con un incantesimo.- Come osi!? Sudicio animale! Incarceratus!-
Dalla sua arma spuntò una corda che si strinse attorno al collo del centauro facendolo soffocare.
Draco si buttò a terra, cercando di liberarlo.- La smetta! La prego la smetta!-
-Ora basta!- urlò l’altra.- Pretendo che ci sia ordine!-
Fu in quel momento che arrivò il gigante Grop e con entrambi le mani l’afferrò.
Ella cercò di liberarsi, gridando e dimenandosi.- La prego signor Malfoy, mi aiuti, dica che non voglio fare del male!- piagnucolò con voce rotta, per via della stretta del gigante.
Draco aveva intenzione di non fare un bel niente.- Mi dispiace professoressa, ma io non devo dire bugie.-
Lasciando la donna in balia di Grop e dei centauri, Harry e Draco tornarono al castello per liberare i loro amici.
Quando raggiunsero il cortile però, li videro corrergli incontro.
-Come vi siete liberati?- domandò Harry, sorpreso.
-Pasticche vomitose dei gemelli, non bella come scena.- ridacchiò Jenny.
-Gli ho detto che avevo fame. Mi hanno mandato a quel paese e se le sono mangiate loro.- spiegò Ron.
-E’ stato veramente furbo.- commentò Hermione.
-Ogni tanto capita.-
-Allora, andiamo a Londra?- intervenne Neville.
Harry e Jenny si fulminarono con lo sguardo: si trattava di Voldemort e non volevano metterli in pericolo.
-Forse è meglio che proseguiamo da soli, ragazzi.- rispose lei.
-L’Esercito di Silente doveva fare qualcosa di concreto.- continuò Draco.- Non eravamo solo io e te, Jenny, eravamo tutti noi. O erano solo parole per voi?-
Draco aveva ragione: l’unione, dopotutto, fa la forza.
Harry fu d’accordo e annuì.- Bene, come ci arriviamo a Londra?-
Draco fece un ghigno divertito.- Ho un’idea.-
***
In groppa ai Thestral, il gruppo rimasto dell’Esercito di Silente volò fino a Londra.
Quelle creature erano minute, ma veloci, li portarono fino al Ministero.
Come l’ultima volta in cui ci erano stati con il signor Weasley, Harry e Jenny presero l’ascensore, fino all’Ufficio Misteri.
La porta che Harry sognava, si trovava in un altro corridoio, vicino però all’aula della sua udienza.
Girata la maniglia, si ritrovarono in un enorme stanza buia.
Dovettero accendere le luci sulle bacchette e stare pronti nel caso un nemico si facesse vedere.
Si trattava di una camera con un centinaio di scaffali.
Sopra di esse, accuratamente etichettate, una fila o più di palle di cristallo.
-Jenny, ti rendi conti di che stanza è questa?- mormorò Draco.
Egli credeva che, tra tutte quelle, ci sarebbe potuto anche essere la loro profezia.
Harry proseguì velocemente in avanti, illuminando la strada e fermandosi in un punto preciso.- Lui dovrebbe essere qui.- disse, ma non c’era nessuno.
Forse Hermione aveva ragione: era stata tutta una falsa.
Incuriosita, Jenny osservò tutti gli scaffali, fin che al suo orecchio non giunse una vocina.
Proveniva da sinistra, dallo scaffale numero n°108.
Essa ripeteva chiaramente il testo della loro maledizione.
-La senti anche tu?- chiese a Draco, osservando una sfera.
-Sì.- rispose l’altro e con la mano tremante, la prese dal ripiano.
-Harry, qui c’è scritto il tuo nome.- intervenne Neville, indicandogli un ripiano in particolare.
Jenny afferrò la sfera e se la mise nella tasca del giacchetto, per poi avvicinarsi al fratello.
Si trattava di un’altra profezia, questa volta, raccontata da una donna.
Colui che ha il potere di sconfiggere l’Oscuro Signore si avvicina.
L’Oscuro Signore lo designerà come sue eguale, ma egli avrà un potere che l’Oscuro Signore non conosce.
Nessuno dei due può vivere, se l’altro sopravvive.
I fratelli Potter non ebbero tempo di capire di cosa parlasse, perché un Mangiamorte, con una maschera a forma di teschio sul volto, si avvicinò a loro dall’oscurità.
-Sai, dovresti imparare a distinguere la differenza tra sogno…..- disse egli, togliendosi poi la maschera, scoprendosi essere Lucius Malfoy.- E realtà.-
Ancora una volta indignato dal comportamento del padre, Draco si mise in prima fila e gli puntò la bacchetta contro.- Dovevo aspettarmelo.-
Lucius lo ignorò: voleva una cosa soltanto.- Hai visto solo quello che l’Oscuro Signore voleva che vedessi: adesso, dammi la profezia.-
Era a quello che Sirius si riferiva, l’arma che voleva Voldemort.
-Provi solo a toccarci e io la rompo.- rispose Harry, con tono fermo.
Qualcuno ridacchiò nell’ombra.- Lui sa come si gioca.- commentò Bellatrix Lestrange, venendo fuori dal buio con i suoi denti marci, i ricci neri scompigliati e un vestito grigio scuro.- Piccino, piccino, piccolo, Potter.-
Neville la riconobbe subito.- Bellatrix Lestrange.-
-Nevillle Paciock dico bene?- continuò l’altra, sfacciatamente.- Come vanno mamma e papà?-
-Bene, stanno per essere vendicati!- esclamò l’altro, alzandole l’arma contro.
-Ora stiamo tutti calmi.- intervenne Lucius.- Draco, abbassa la bacchetta.-
-No.- mormorò il figlio, con uno sguardo accigliato.- Sono così stanco di sembrare quello debole.-
-Noi vogliamo soltanto quella profezia.-
-Perché Voldemort voleva che io la venisse a prendere?- domandò Harry.
-Osi pronunciare il suo nome?! Tu, lurido Mezzosangue!- urlacchiò Bellatrix.
-Va tutto bene, è sol un ragazzo curioso. Le profezie possono ritirarle solo le persone per la quale sono state fatte. Il che è una fortuna per te, in realtà. Non ti sei mai chiesto qual era il motivo del legame tra te e l’Oscuro Signore? Perché non fu in grado di ucciderti quando eri solo un neonato? Non vuoi conoscere il significato della tua cicatrice? Tutte le risposte sono lì, nella tua mano.- spiegò Malfoy.
Intanto, altri Mangiamorte li stavano accerchiando, più o meno uno per ognuno di loro.
-Ho aspettato 14 anni..- continuò Harry.- Direi che posso aspettare ancora…Adesso!-
Al segnale di Harry, tutti gli altri colpirono i Mangiamorte con uno schiantesimo e corsero verso la porta mentre venivano inseguiti.
Però, quando Jenny girò la maniglia, non trovarono il pavimento, ma il vuoto.
Caddero giù per metri e metri.
-Arresto momentum!- gridò Hermione, facendoli atterrare tutti con dolcezza.
Jenny si tastò le tasche, controllando che la sfera fosse tutta intera.
Anche Harry teneva stretta in mano la sua.
Non sapevano dove si trovassero: al centro di una collinetta, c’era un’arcata vuota.
Anche se Jenny giurò di sentire delle voci provenire da lì.
Ad un certo punto, sentirono dei rumori provenire dall’alto.
-Tutti dietro di me!- ordinò Harry.
Gli altri si misero dietro le sue spalle, con la bacchetta puntata in alto.
Improvvisamente, una nube nera li pervase tutti quanti.
Harry e Draco si accucciarono per terra, proteggendosi con le braccia e chiudendo gli occhi.
Quando il caos finì, si alzarono e si guardarono attorno.
I Mangiamorte avevano preso in ostaggio tutti i loro amici.

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Capitolo 10
*** Capitolo X. ***


Bellatrix teneva stretto Neville, invece, Lucius, stringeva i capelli rossi di Jenny tra la mano.
Draco avrebbe voluto colpirlo, ma aveva paura di prendere Jenny.- Non azzardarti a torcerle un solo capello.-
Allora era vero.
Non si era tutto spento, se Draco parlava così.
Ma probabilmente, in quel momento, nessuno dei due sapeva se ci sarebbe stato un dopo, per parlarne.
-Credevate veramente, insomma, siete così ingenui da credere che, dei bambini, avrebbero avuto qualche possibilità, contro di noi?- disse Lucius, porgendo ad Harry la mano libera.- Ora, dammi la profezia, o guarda i tuoi amici e tua sorella, morire.-
-Non uccideresti tuo figlio.- intervenne Jenny, dimenandosi.
-Vuoi scommettere?- replicò l’altro.
Harry non aveva altra scelta, così consegnò la sfera nelle mani di Lucius.
Con un sorrisetto soddisfatto, il Mangiamorte lasciò andare Jenny.
Stava per chiamare Voldemort, quando una luce bianca gli accecò il viso.
Era Sirius.
-Togli le tue sudici mani dai miei figliocci.- gli disse, prima di dargli un pugno.
Successivamente, si materializzarono tutti gli Auror dell’Ordine della Fenice.
Liberarono tutti i ragazzi e mentre combattevano tra loro, Harry, Draco e Jenny si nascosero dietro l’arcata.
La ragazza sapeva benissimo chi li aveva chiamati.- Grazie, Sev.-
Draco fece capolino e vide Sirius combattere con un Mangiamorte, ma Lucius lo stava per attaccare alla schiena.
Perciò il ragazzo intervenne e duellò al suo fianco.
Jenny osservò come era molto più abile del padre.
-Expelliarmus!- esclamò Draco, lasciandolo disarmato. Lucius sgranò gli occhi, meravigliato. Draco, invece, fece un sorrisetto divertito.- Sorpreso?- continuò, prima di colpirlo con uno schiantesimo e farlo volare via.
Intanto, Harry si unì al fianco di Sirius e lo aiutò.
-Bel colpo James!- commentò egli.
Harry si sentì più forte di prima una volta che il suo padrino lo ebbe chiamato così e aveva tutta l’intenzione di dargli una mano.
Anche Jenny si commosse e stringendo la bacchetta, si mise alla sinistra di Sirius.
Ma in quell’istante, proprio nella direzione di Harry, Bellatrix Lestrange puntò la sua bacchetta.- Avada Kedavra!-
Sirius si intromise, cercando di proteggerlo e il lampo di luce verde colpì il suo braccio.
L’uomo ebbe il tempo di guardare i fratelli Potter negli occhi e poi, scomparve nell’arcata.
E così se ne andò via l’ultima speranza di essere una vera famiglia.
Anche l’ultima briciola, cadde insieme a lui.
Mentre Harry gridava e urlava, stretto da Lupin, Jenny rimase immobile, con gli occhi lucidi.
Draco le venne in contro, prendendole il viso fra le mani.- Jenny, mi dispiace tanto.- le sussurrò.
Jenny si voltò, con una lacrima che le scendeva lungo la guancia, verso la Mangiamorte che, con sorriso soddisfatto, scappava verso la piazza: aveva ucciso il suo stesso cugino.
In quel momento, avrebbe voluto metterle le mani al collo e stringere fin che non l’avesse sentita respirare più, fin che quel ghigno soddisfatto non le si sarebbe tolto completamente dal volto.
-Jenny, lo so cosa stai pensando, ma è pericoloso, lascia stare.- le disse Draco, ma Jenny non stava evidentemente ascoltando.
Di scatto la rincorse e così anche suo fratello, dietro di lei.
Le andarono dietro, ritrovandosi vicino all’enorme fontana nella piazza deserta.
-Ho ucciso Sirius Black!- canticchiava ridendo Bellatrix.
-Crucio!- esclamò Harry, colpendola e facendola cadere a terra.
Entrambi le si misero davanti, con le bacchette puntate, con l’intento, probabilmente, di ucciderla.
Qualcosa però fermò Jenny.
Vide apparire Voldemort al fianco di Harry, sussurrandogli all’orecchio come un serpente persuasivo.- Fallo Harry: lo ha ucciso, se lo merita. Conosci l’incanto.-
-Harry, no.- gli disse Jenny, mentre una goccia di sudore cadeva sulla fronte del fratello.
Egli si voltò verso Voldemort e tentò di colpirlo, ma con un unico gesto, egli lo disarmò.
Jenny non ci pensò due volte a stringere il braccio di Harry, per cercare di proteggerlo da lui.
In quello stesso momento però, da uno dei tanti camini, comparve Silente.
-Sciocco da parte tua venire qui, stanotte, Tom.- gli disse egli.- Gli Auror staranno per arrivare.-
-Per quel momento me ne sarò già andato.- ribatté Voldemort.- E tu sarai morto.-
Entrambi estrassero le loro particolari bacchette che immediatamente vennero a contatto, proprio come l’anno prima tra lui e Jenny.
Nel frattempo che i due fratelli si nascosero dietro una colonna, Bellatrix fuggì via.
Successivamente, mentre le mattonelle esplosero per via dello scontro, Voldemort creò una palla di fuoco che prese la forma di un serpente gigante.
Silente però, con la sua bacchetta, fece un unico cenno e sembrò tagliare la gola dell’animale, spegnendolo.
Di seguito, Albus utilizzò l’acqua della fontana e ci intrappolò dentro il suo nemico.
Voldemort cadde a terra e una volta liberatosi dell’acqua, la trasformò in vetri affilati, dirigendo la scia proprio verso il suo avversario.
Dietro Silente, Jenny ed Harry si accucciarono a terra, coprendosi il viso.
Anche l’altro mago chiuse gli occhi, ma con la sua arma, tramutò i vetri in semplice sabbia.
Il ghigno soddisfatto sulla bocca di Voldemort scomparve, quando capì che non c’era verso di vincere quell’epico incontro.
Silente era troppo forte.
Subito dopo, egli scomparve tra la polvere.
Jenny credeva che fosse finita, fin che suo fratello fece un singhiozzo e si accasciò a terra.
La ragazza si inginocchiò davanti a lui, non capendo cosa stesse succedendo.
Harry iniziò a contorcersi come impossessato e i suoi occhi divennero da verdi a bianchi.- Tu hai perso vecchio mio.- disse, con voce rauca, diversa dal normale.- Così debole, così vulnerabile.-
Sembrava proprio che Voldemort fosse entrato dentro di lui.
Era quello il momento in cui Harry avrebbe dovuto impedirgli di entrare nella propria mentre, come gli aveva insegnato Piton.
Solo che Voldemort era più forte di quanto pensasse.
Jenny gli strinse la mano.- Harry, non conta quanto siete simili, ma quanto non lo siete.- gli mormorò.
Nei pensieri di Harry c’erano solo ricordi brutti, ma non appena sentì il tatto di sua sorella, si ricordò delle volte in cui si erano abbracciati, detti che si volevano bene, spento le candeline insieme.
-Tu sei il debole.- continuò Harry, come se stesse parlando con il suo attuale carceriere.- E non conoscerai mai l’amore o l’amicizia. E mi dispiace per te.-
Jenny sorrise.- Sì, così Harry.-
Fu proprio in quell’attimo, che Voldemort uscì da lui, con sguardo quasi disgustato.- Sei uno sciocco, Harry Potter e perderai, ogni cosa.-
Jenny scosse la testa, con fare deciso.- Non me, mai.- affermò.
L’altro tentò di toccare il ragazzo, ma la sua mano fu respinta, come se si fosse bruciato.
In quello stesso momento, gli Auror e il Ministro della Magia cominciarono ad apparire nella piazza.
Finalmente Cornelius poté vedere Voldemort prima che egli scappasse.
Gli si aprirono gli occhi, una volta per tutte.- E’ tornato.-
 

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Capitolo 11
*** Capitolo XI. ***


Già dal giorno dopo, la Gazzetta del Profeta porgeva le sue scuse sia a Silente che i fratelli Potter.
La carica del Ministro venne messa a serio rischio, la Umbridge venne cacciata via e Albus tornò ad essere il preside di Hogwarts.
Harry era rimasto in infermeria alcuni giorni, per riprendersi completamente.
Jenny fece i bagagli e poi lo andò a trovare.
Aveva qualche cerotto in faccia e una valanga di fiori sul comodino.
-Il vantaggio di essere Harry Potter.- commentò lei, osservando i vasi.
Harry ridacchiò appena e le prese la mano.- Non ce l’avrei mai fatta senza di te.-
-Certo che no!- esclamò lei, fingendosi poco modesta. Però tornò subito seria.- Te l’ho detto: non ti liberi facilmente di me.-
-La profezia ha detto che Nessuno dei due non può vivere se l’altro sopravvive. Vuol dire che uno dei due dovrà uccidere l’altro, alla fine.-
-Temo di sì, ma sta tranquillo, non sei solo.-
L’altro annuì e le porse il mignoletto.- Insieme.-
Jenny lo strinse al suo.- Insieme.- gli rispose, baciandogli la guancia.
Era stato come un bel sogno e adesso si erano risvegliati, solo loro due, come sempre.
Dopotutto, l’uno aveva l’altro.
E questo bastava.
Successivamente, Jenny volle andare a trovare Piton e ringraziarlo per aver salvato la situazione: se non fosse stato per lui, chissà cosa sarebbe successo.
Bussò all’aula di Pozioni, notando che anche lui stava preparando le valigie.
-Non dovresti essere a pranzo, signorina Potter?- le disse lui, ignorando, come al solito, il suo sguardo.
-Sono venuta per ringraziarti e chiederti scusa se ti sono sembrata invadente.- spiegò Jenny, abbassando la testa, timidamente.
-Se questo è tutto, sono impegnato, signorina Potter.- continuò l’altro, chiudendo il suo baule.
A Jenny iniziò a darle fastidio che usasse solo quel nome.- Mi chiamo Jenny, comunque, che non vuol dire essere solo una Potter.- ribatté, ma vedendo che non c’era il segno di alcuna risposta, sospirò e fece per andarsene.
-Sono addolorato per la tua perdita.- sussurrò Piton, come se sperasse che lei non lo sentisse, ma lo aveva sentito forte e chiaro.
Era la prima volta che le diceva qualcosa di carino.
Dalla morte di Sirius, Jenny era alla ricerca disperata di un po' d’affetto.
Senza pensarci, gli andò in contro e lo abbracciò da dietro, tollerando per qualche secondo il suo odore di vecchio.
Inizialmente Severus fu sorpreso, poi si abituò, come ci si abitua ad una ferita che pian piano fa meno male.
Prima che Piton togliesse punti alla casa, Jenny se ne andò con un sorriso soddisfatto e contento.
Nel corridoio, incrociò Luna, che stava appendendo ai muri dei fogli.
-Ciao Luna, che fai?-
-Oh ciao Jenny, ho scoperto che tutte le mie cose sono misteriosamente sparite: qualcuno le prende e me le nasconde.- spiegò la ragazza.
-Ma è orribile.- commentò Jenny.- Vuoi che ti dia una mano?-
-No, grazie.- rispose lei, dandole una pacca sulla spalla con un sorriso.- Ti sono vicina per il tuo padrino, Jenny.-
-Grazie Luna.-
Jenny capì di essere circondata da amici che si fidavano di lei e le erano rimasti accanto nei momenti più bui.
Proprio in quel momento, Jenny vide sfrecciare Fred per strada e gli corse dietro.- Fred, aspetta!- esclamò: voleva spiegazioni riguardo quell’inaspettato bacio. -E’ stato fantastico quello che avete fatto tu e tuo fratello, ma, volevo parlarti di quel…-
Fred la interruppe.- So cosa stai per dirmi Jenny, mi dispiace. Credevo di riuscire a fare breccia nel tuo cuore e non avevo capito che fosse già impegnato.-
Fortunatamente Fred aveva capito tutto senza che gli fosse spiegato: Jenny si era risparmiata un’imbarazzante discussione.
Arrossì e annuì.- Già.-
Al ragazzo fece quasi tenerezza.- L’ho visto andare sulla torre di astronomia, se ti interessa.-
Prima che fosse troppo tardi, prima che l’anno scolastico finisse e tre mesi li separassero, Jenny salì le scale del settimo piano e raggiunse Draco sulla torretta dove si vedeva tutta Hogwarts.
Si affacciò alla ringhiera, affiancandolo, mentre un leggero vento le scompigliò i capelli.- Non mi abituerò mai a questa vista.-
-Ho visto di meglio.- commentò Draco, riferendosi inevitabilmente a lei.
Jenny scoppiò a ridere, divenendo rossa sulle guance.- Mio Dio, è la cosa più sdolcinata che tu abbia mai detto!-
Draco rise con lei, ma ripensando a ciò che era successo il giorno prima, il sorriso scomparve.- Hanno preso mio padre. Lo rinchiuderanno ad Azkaban molto probabilmente.- Jenny stava per dire qualcosa, ma lui la bloccò.- No, non mi dispiace. Se lo merita.-
Estrasse la sfera dalla tasca del mantello e ancora una volta le voci risuonarono nella testa di tutti e due.
-Io non so se il nostro sia amore puro e ho una certa paura nel rischiare.- aggiunse Jenny.
-Hai ragione: forse dovremmo aspettare.- ribatté Draco.- Dobbiamo nasconderla.-
Decisero di recarsi nella stanza delle necessità che, dopo il fatto della Umbridge, era stata chiusa agli studenti e riempita di robaccia fino alla cima.
Draco trovò un contenitore quadrato in pelle, con una chiusura a bottone.
La inserì dentro e la poggiò su un tavolo polveroso, coprendolo, per sicurezza, con un fazzoletto di cotone azzurro.
-Credi che smetteranno mai le voci?- domandò Jenny.
-Sì, io non le sento già più.- rispose Draco.- Prova a chiudere gli occhi.- le sussurrò, mettendosi davanti a lei.
Lei serrò le palpebre e fece un bel respiro: di fatti, udì solo il silenzio. -Sta tranquilla, rimarranno qui.- le sussurrò, prima di prenderle il mento fra le mani e baciarla dolcemente sulle labbra.
Jenny gli prese il viso fra le mani e assaporò quel bacio più che poteva.
-Anche questo può rimanere qui, se vuoi.- mormorò l’altro.
Successivamente, Jenny aprì gli occhi e lui era sparito.
Forse era meglio così.
Lasciarsi con un passionale bacio, come puntini di sospensione.
 
CONTINUA….
 

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