Simon Pegg, l'anello e la chiave.

di yolima90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una grande festa si avvicina ***
Capitolo 2: *** Chiacchiere tra vecchie conoscenze ***
Capitolo 3: *** Il grande giorno. ***



Capitolo 1
*** Una grande festa si avvicina ***


La famiglia Pegg era una delle dieci famiglie, al mondo, più importanti. Nel settecento erano stati grandi esploratori, bottanici, filantropi, illuministi. Nell'ottocento la famiglia aveva fatto il grande passo: dall'Inghilterra si erano imbarcati per l'America. Una volta giunti non aveva dovuto faticare molto per essere notati dall'aristocrazia americana. Liam Pegg divenne nel giro di poco tempo un famoso allevatore di cavalli. Nel novecento, all'alba della prima guerra mondiale, i Pegg costruirono molti ospedali da campo nella vecchia e cara Europa e diedero ospitalità, nella loro residenza di campagna, a molti bambini che scappavano dalla guerra. Durante la seconda guerra mondiale alcuni Pegg combatterono con onore in battaglia, aiutando non solo il proprio paese ma anche quello degli altri, dando una grossa mano alla resistenza italiana. Si dice che fu proprio la Signorina Lisa Pegg, di anni venti, che nella sua casa a Milano stampava documenti falsi per aiutare gli ebrei a fuggire dalla crudeltà nazista. Di giorno giocava a fare la donna di mondo e di notte vestiva i panni da partigiana.


Ora dopo quasi settantacinque anni i Pegg restavano una famiglia molto influente e di una certa importanza e fu per questo che quando Albert Pegg ,figlio di Lana e Charles Pegg, annunciò che presto ci sarebbe stato una festa per celebrare i suoi sessant'anni, l'intera Hoville si mise in agitazione.
La gente ne incominciò a parlarne in ogni angolo della città. Vennero avvisati i giornali e le radio locali. La vita bizzarra e avventurosa di Albert Pegg ritornò ad essere l'argomento principale in tutta Hoville. Non c'era persona che non ne parlasse.
Il primo a congratularsi con lui per la bellissima idea di festeggiare il suo compleanno invitando tutta la città, fu Bob Higgins.
Bob Higgins era il proprietario del pub " I tre scudi" che si affacciava sulla via principale. Non c'era uomo, più di lui, che non considerasse il signor Albert Pegg un vero gentiluomo in tutto per tutto.  I due erano cresciuti insieme, avevano condiviso gli stessi giochi quando erano stati bambini e anche se provenivano da famiglie molto diverse, si volevano un gran bene. Bob Higgins era stato il primo a ricevere l'invito dalle mani di Albert Pegg e questo lo aveva fatto piangere come un neonato. Adesso che anche lui, come il caro amico di una vita, stava invecchiando e iniziava a sentire la fatica del lavoro che li gravava sulle spalle, la sua figlia più piccola, Judith, avrebbe preso in mano il pub. Albert aveva aggiunto anche che la festa che avrebbe dato non era solo per lui ma anche per il suo vecchio amico di giochi. Solo dio sapeva quanto Bob si meritava una festa coi fiocchi per il suo pensionamento. E questo aveva fatto di nuovo piangere il vecchio Bob. 
« Il Signor Albert Pegg è un vero gentiluomo. » ripeteva a chiunque lo stesse ad ascoltare « E anche il suo nipote, Simon. Un bravo ragazzo, davvero»
Simon era il nipote di Albert. I genitori di Simon erano studiosi e spesso erano via  per questo lo lasciavano dallo zio per lunghi o brevi periodi. 
« Ho sentito che quel Simon Pegg è un ragazzo assai vivace» disse il vecchio Tom Kent, seduto al bancone. Bob Higgins pensò che tutti i ragazzi dell'età di Simon e della sua Judith fossero vivaci. La verità era che Simon era stato adottato e non era un vero Pegg per i bravi cittadini di Hoville.
« Anche noi, alla loro età, eravamo vivaci» disse Bob strizzando l'occhio al vecchio Tom che sorrise prima di sollevare il suo boccale di birra e portarselo alla bocca.
« Ho sentito dire che il ragazzo proviene da una famiglia povera di San Francisco» disse qualcuno in fondo alla stanza.
« Sua madre biologica non faceva la prostituta a New York?» disse qualcun'altro.
Bob Higgins stanco di queste calunnie, disse:« Poco importa. Simon è un bravo ragazzo. E il suo passato non ci deve interessare. » e con questo fece terminare ogni cattivo pensiero che alleggiava sulle teste dei presenti.
La primavera era appena sbocciata ed era il più bel aprile che ci si potesse augurare. Qualche giorno dopo si sparse la notizia che ci sarebbero stati i fuochi d'artificio alla grande festa organizzata da Albert Pegg e questo fece agitare i bambini che scalpitavano perché il giorno della festa arrivasse subito. Il tempo passava e il grande giorno si avvicinava. Uno strano camion colorato e dalla scritta strana, sul cofano, arrivò a casa Pegg. I vicini si affacciarono dalle finestre per vedere cosa stava succedendo. Il camion, enorme, era guidato da una donna dai capelli colorati e da un largo sorriso che a solo a guardarla ti innamoravi all'istante.  Un gruppo di bambini incuriositi seguirono il camion su per la salita di villa Pegg mentre il cancello alle loro spalle si chiudeva piano piano. Qualche bambino disse che quel camion stava portando i fuochi d'artificio, altri invece dissero di no, il grosso camion stava solo portando dolciumi, e una giraffa. Indovinarono quasi tutti. Il grosso camion portava fuochi d'artificio, e dolciumi ma nessuna giraffa dal collo lungo uscì da esso. I bambini aiutarono la strana donna dai capelli colorati a scaricare i tanti pacchetti davanti alla porta di ingresso,  uno di loro fece una domanda alla quale la donna rispose con un sorriso. Il cancello si riaprì una seconda volta ed entrò un secondo camion più grosso di quello che c'era già. Alla guida c'era un uomo dall'aria burbera. Parcheggiò a pochi metri da villa Pegg e quando scese i bambini presenti spalancarono la bocca. Era il grande mago! Come si chiamava? Rufus qualcosa. 
Rufus qualcosa dopo un cenno di saluto con la collega di camion, iniziò a scaricare anche lui minuscoli pacchetti e l'attenzione dei più piccini fu catturata da un grosso pacco tutto infiocchettato.  Cosa c'era lì dentro? Altri fuochi d'artificio? Un elefante? O tanti piccoli pezzi che messi insieme avrebbe fatto un enorme ruota panoramica?
Quando l'uomo dall'aria burbera ebbe finito di scaricare con l'aiuto dei bambini ecco che la porta di ingresso si spalancò e Albert Pegg sorrise ai presenti.
« E' una bella giornata per stare in mezzo agli adulti, correte a giocare e state tranquilli che resterete a bocca aperta alla festa.»
Quindi sparì in casa con l'uomo che si faceva chiamare Rufus qualcosa e la ragazza dai capelli colorati e la porta si chiuse dietro di loro mentre il cancello si riapriva per la terza e ultima volta.
I piccoli fissarono la porta invano per un bel po' di tempo e convinti che il giorno della festa fosse ancora così lontano, se ne andarono di malavoglia. 

 

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Capitolo 2
*** Chiacchiere tra vecchie conoscenze ***


A casa Pegg, Albert, Rufus e Sally sedevano in soggiorno davanti alla finestra spalancata sulla piscina con il trampolino. Una grossa quercia si sporgeva, con i rami, verso la finestra. Su di essa vi era una piccola famiglia di scoiattoli che ogni tanto si affacciavano dalla loro tana per vedere se ci fosse qualcuno nei paraggi. Sally pensò che quella quercia avesse tanto da dire e si promise di andarci a scambiare due parole prima di andare via.
« Vedo che hai messo su un orticello niente male, vecchio mio» disse Rufus che di cognome faceva Kepler.
« Si» rispose Albert mentre con le mani cercava nelle tasche la sua pipa, amava fumare la pipa in presenza di amici « L'ho fatto insieme al giovane Simon. Ci sa fare il ragazzo, sai? Vedi lì? Vicino alla piscina? Ecco ancora qualche settimana e vedrai dei bei pomodorini spuntare da quella pianta. All'inizio ero incerto se mettere su un orto ma poi Simon mi ha fatto cambiare idea e così...»
« Ho letto da qualche parte che lavorare all'orto fa bene al cuore. Ti rilassa. » disse Sally.
« Si, dev'essere così...» disse Albert non prima di aver acceso la sua pipa in legno.
« Quindi...hai deciso di andare avanti con il tuo programma. O forse hai cambiato idea? » chiese Rufus.
« Rufus, non ho assolutamente cambiato idea. È giunto il momento che io mi ritiri. Per quarant'anni sono stato un Pegg in tutto per tutto, mi sono comportato come un vero Pegg e spero di aver portato lustro alla famiglia con le mie azioni. »
« Oh quello stanne certo, qui ti amano immensamente. »
Albert fece un verso stizzito e disse:« Quello che amano sono i miei soldi e il passato della mia famiglia, nient'altro...»
Rufus non aggiunse altro, Albert Pegg aveva deciso di ritirarsi a vita in qualche parte del mondo a lui sconosciuto. Era inutile parlarne ancora, Albert era un tipo testardo e non sempre cambiava idea. Così decise che forse parlare d'altro avrebbe fatto bene a tutti. Stava per aprire bocca quando vide l'anello sull'anulare di Albert. Era un anello come tanti altri, semplice, rotondo, liscio, se non avesse saputo cos'era veramente avrebbe pensato che Albert fosse fresco di matrimonio. In tutti quegli anni lo aveva sempre avuto lui? Questo spiegava alcune cose, per esempio la sua giovinezza così fresca come se avesse dieci anni meno e quella luce in fondo agli occhi, solo un'altra volta aveva visto quella luce in fondo agli occhi ed era successo trent'anni fa, in un uomo che credeva amico.
Lanciò un'occhiata a Sally con la speranza che la ragazza lo vedesse, ma no, lei e Albert erano troppo occupati a parlare della festa imminente per accorgersi della sua occhiata. Rufus si chiese se il vecchio amico di una vita avesse anche la chiave se fosse stato così era in grosso pericolo.
Attese che Sally andasse via prima di rivolgersi all'amico con un tono amichevole. Non voleva assolutamente farlo arrabbiare anche perché quando Albert s'infuriava diventava pericoloso.
« Non ho potuto fare a meno di notare che hai un anello all'anulare, mi devi dire qualcosa che non so, Al? »
Al chiuse la porta e si girò verso l'amico
« Oh si! L'ho trovato molto tempo fa ed allora è mio. »
Una luce pericolosa brillò negli occhi di Albert Pegg ma durò solo pochi istanti.
« Se non sono troppo maleducato, posso chiederti dove? »
Albert guardò l'anello e disse:« In un bosco. Ero in uno dei miei viaggi, avevo appena lasciato Monaco di Baviera ed ero appena arrivato nella Foresta Nera, ad un certo punto sentì una voce. Mi stava chiamando. Lo sai che sono un tipo curioso e un amante delle cose strane, così, forse inconsciamente, la seguì e su un sasso trovai lui, l'anello. Mi stava aspettando. »
Lo sguardo penetrante di Rufus scrutò attentamente il volto di Al. Di colpo il cinguettio degli uccelli e il ronzare delle api smisero di esistere. La luce calda del sole sparì e al suo posto venne rimpiazzata da una nuvola grigia passeggera. Un vento gelido entrò dalla finestra spalancata in soggiorno.
« E perché non me ne hai mai parlato? Pensavo che noi due fossimo amici...»
« Oh Rufus, noi siamo amici! Forse me lo sono dimenticato, lo sai che ho mille cose da pensare e poi ora c'è la festa da organizzare. Non sei arrabbiato, vero? »
« No, Albert, no. Ma questo anello, che porti, è pericoloso...ricordi cosa diceva tuo padre? Mai fidarsi di un oggetto che parla, porta solo guai. »
« Oh mio padre! Per favore non mi parlare di lui! Era un codardo! Se non ci fossi stato io a prendere il suo posto ora il nome dei Pegg sarebbe dentro a un sacchetto dell'immondizia e allora ciao a tutto questo. »
« Posso farti un ultima domanda? L'anello non è mai da solo...c'è sempre una chiave, è minuscola, sembra una chiave per la cassetta della posta... »
Albert si portò istintivamente la mano sulla tasca posteriore e Rufus seppe la verità.
« Certo! » esclamò.
Rufus avrebbe voluto continuare la conversazione sulla chiave e sull'anello ma Albert no. Con estrema gentilezza lo invitò a lasciare casa, inventandosi un impegno dell'ultimo minuto. Rufus risalì sul suo camion e fece retromarcia. Albert non sapeva che pericolo stava correndo ad avere tenuto per tutto questo tempo l'anello e la chiave. Decise che avrebbe fatto delle ricerche giunto a casa e nel frattempo sperò con tutto il suo cuore che nessuno venisse a sapere di Albert Pegg. E non era una cosa facile.

 

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Capitolo 3
*** Il grande giorno. ***


Una bella mattina, i cittadini di Hoville si svegliarono e quello che trovarono fuori dalla porta era da togliere il fiato. Finalmente era arrivato il giorno del compleanno di Albert Pegg.
Per le strade di tutta la città si respirava un'aria di festa. Le case, i palazzi, i negozi, erano stati ricoperti di striscioni e palloncini. Uomini vestiti di rosso e giallo camminavano per le strade regalando a ciascuna persona un pacchetto di pop corn insieme a un biglietto che ricordava a tutti che la festa avrebbe avuto inizio solo alle cinque del pomeriggio e sarebbe durata per tutta la notte fino all'alba del giorno dopo.
Ai bambini che si aggiravano, impazienti, intorno alla Villa Pegg, furono regalati dolciumi e palloncini ma non solo, li fu data la possibilità di vedere il backstage della festa. Il dietro le quinte. Per l'occasione, Albert aveva portato nel suo enorme giardino ( grande quando due campi da tennis) alcuni pony, un elefante, scimmie ballerine, una vasca enorme contenente dei pesci rossi, una ruota panoramica e una pista da ghiaccio. In città vennero accesi i lampioni a una certa ora e musica classica venne diffusa in tutte le vie. Sembrava un film della Disney. Alle cinque in punto e due secondi, Albert Pegg, sul tetto di casa sua diede via alle danze.
Quando il padrone di casa ebbe ricevuto tutti gli ospiti, si dedicò ai pasti. Nel menù vi erano scritti tre antipasti a base di carne e pesce, quattro primi, quattro secondi e cinque dolci. Albert Pegg aveva chiamato le migliori aziende vinicole in tutta la California e si era fatto mandare, dell'ottimo vino dall'Italia per i palati più fini. La gente mangiava e ballava, sembrava che non sapessero fare altro. I bambini correvano e gridavano di gioia quando i primi fuochi d'artificio esplosero nel cielo.
Alle undici venne organizzato un cinema all'aperto e fu proiettato Star Wars, Indiana Jones e Jurassic Park.
E finalmente arrivò il discorso di Albert, alle due di notte quando la gente iniziava a sentirsi stanca e i piedi gridavano pietà. Non avrebbe fatto un lungo discorso, ma solo alcune parole di ringraziamento e di com'era stato bello vivere a Hoville per tutti quegli anni. Fu un bel discorso di addio, Albert non disse veramente che stava per partire, non voleva che lo si venisse a sapere. Qualcuno dei presenti si asciugò ripetutamente gli occhi con un tovagliolo e quando Albert Pegg giunse alla fine del suo discorso finì per applaudire più forte degli altri.
Poi la festa riprese e Albert Pegg poté sparire tra la folla senza che nessuno se ne accorgesse.


 

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