La famiglia Uchiha

di Dolceninfa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il funerale ***
Capitolo 3: *** Il giorno più brutto della sua vita ***
Capitolo 4: *** Pelle ***
Capitolo 5: *** Il momento giusto ***
Capitolo 6: *** Prime volte ***
Capitolo 7: *** La cena ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c’è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l’interno di un’anima.
(Victor Hugo)

 

 

Caos. Nella sua testa, in quel locale. Le dita pallide ed affusolate strinsero il bicchierino, riempito di quel liquido ambrato che in molti bramano nei momenti di disperazione o anche solo per un po' di brio. Chinò il capo all'indietro, versando tutto il contenuto nella cavità orale. A quell'invasione sentiva le pareti della gola bruciargli, eppure ancora non bastava.

-Ohi Sas'ke, vacci piano. Non vorrei doverti portare in braccio- Si lamentò Suigetsu, l'amico con cui era giunto in quel locale.

-Tsk...

Non commentò oltre. Si apprestò ad afferrare un altro bicchierino, già preparato come su sua richiesta e a ripetere l'esatta azione di prima. Scosse un po' il capo questa volta. Quell'ulteriore ondata alcolica stava sortendo maggiore effetto su di lui. Vide il compagno sollevare le mani, in un moto di incredulità e esasperazione, allontanandosi, scuotendo il capo per la mancanza di considerazione nel suo avvertimento. Il suono della musica prese a rimbombare nelle sue orecchie, nel suo petto, persino nei ricordi, mentre le luci psichedeliche servivano a confondergli ancora di più le idee. Era là solo da una mezz'ora e già si era pentito di aver acconsentito a quella follia. Era un trentenne oramai, non più un ragazzino, un rispettabile dirigente e per giunta un padre, non poteva lasciarsi andare a simili leggerezze.

E' solo una sera, che male può farmi? Si ribellò la mente, come se una parte di sé provasse a combattere la sua indole severa e rigida. Piegò la testa, poggiandola sul palmo della mano, mentre le dita prendevano a giocare con i suoi capelli. Si sentiva così vulnerabile, così debole mentre fissava il bancone su cui erano posati i bicchierini ormai vuoti.

Forse ho esagerato. Si rese conto da sé di iniziare a non avere più controllo. E proprio per quella vulnerabilità, alcuni ricordi che solitamente era capace di scacciare, subentrarono prepotentemente nella sua mente e fu incapace di ignorarli.

 

“Suo padre lo fissava disgustato. Quell'espressione non gliel'aveva mai vista sul volto. Non che fosse il suo figlio preferito. Sapeva che in confronto ad Itachi valeva meno di niente, ma, nonostante questo, era pur sempre stato fiero dei suoi successi. Eppure in quel momento lo guardava come si osserva qualcosa che fa schifo.

-Tra tutte le delusioni che potevi darmi, questa decisamente supera i miei peggiori incubi. Un maledetto frocio. Dio, se tua madre ti vedesse...- si era bloccato a quelle parole, scuotendo il capo, mentre quell'aria di disgusto non abbandonò mai i suoi occhi – Forse è meglio così, la morte le ha risparmiato questo orrore. Sparisci dalla mia vista. Tu non sei mio figlio-

Lo aveva cacciato di casa, lo aveva ripudiato. E quello sguardo, quell'espressione, sarebbe stato il suo ultimo ricordo”

 

Il rumore sordo di un bicchierino contro il bancone lo fece lievemente sobbalzare, mentre tolse la mano dalla fronte e si ridestò da quel ricordo. Una donna gli stava porgendo un altro cicchetto.

-Tieni bello, questo giro lo offre la casa. Hai l'aria di uno che ne ha bisogno- gli disse solamente, allontanandosi per servire altri. Non era riuscito nemmeno a ringraziarla. Si scompigliò i capelli leggermente sudati, mentre avvertiva chiaramente che l'alcool stava facendo effetto su di lui. Bevve senza nemmeno rifletterci quell'altro bicchiere, sbattendolo forse con troppa foga sul bancone. Qualcuno lo urtò per sbaglio, preso dall'euforia che si respira in quei locali. Si guardò attorno. Gente che ballava, gente che si strusciava tra di loro a ritmo di musica, scorse persino qualcuno che sniffava qualche sostanza seduto ai divanetti e provò istantaneamente la sensazione che gli mancasse l'aria. Quel giorno suo padre era morto. Ed il suo ultimo ricordo risaliva a dieci anni prima, quando aveva scoperto il suo orientamento sessuale. Si mosse come un automa, mentre scansava uomini e donne, che altrimenti gli sarebbero finiti addosso.

Che cosa ci faccio io qui? Si domandò, mentre respinse le avance di qualcuno che non riuscì nemmeno a vedere. L'unica cosa che voleva al momento era trovare Suigetsu ed andarsene, ma considerando la calca e la sua poca lucidità, gli sembrava improvvisamente molto difficile.

Ho bisogno d'aria. Seguendo quella necessità, finì nel primo bagno, intenzionato a bagnarsi la faccia per provare a riacquistare un minimo di contegno e controllo.

-Ti senti bene?- la domanda giunse quasi lontana, eppure la persona che l'aveva pronunciata era piuttosto vicina a lui. L'acqua lo stava rinfrescando, tuttavia non era sufficiente perchè potesse ritenersi soddisfatto. Annuì distrattamente, senza ancora degnare di uno sguardo il suo interlocutore.

-Non mi sembra così, sai- Era quasi infastidito da quella preoccupazione per lui. Non era da lui agire così, farsi vedere in quel modo. Ed il fatto che qualcuno potesse appunto averlo visto e magari riconoscerlo in futuro, lo stava irritando. Aveva una reputazione da difendere e quel concetto non sarebbe mai stato sradicato dalla sua mente, neppure se avesse bevuto una fabbrica intera di alcolici. Si voltò frettolosamente, l'espressione del viso pungente, quando finalmente i suoi occhi neri incontrarono quelli dell'uomo accanto a lui. E si bloccò, come se avesse perso la parola. Nemmeno il cielo nelle sue giornate migliori aveva un azzurro così bello ed intenso. Si sentì offuscare i sensi e il suo stato di ebbrezza non era per nulla di aiuto. Traballò un attimo e si dovette tenere al lavandino per mantenere l'equilibrio. Tutto quello sbandamento che dentro di lui sembrò eterno, in realtà era durato una manciata di secondi.

-Sei troppo pallido, non dirmi che stai per svenire- l'uomo sembrava fin troppo accalorato in quella preoccupazione, che lo stava realmente mandando in tilt. L'attimo di offuscamento svanì e tornò irritato come prima di guardarlo

-Per chi mi hai preso? Per una femminuccia? - chiese, innervosendosi

-No macchè. E' solo che hai un colorito così chiaro...- si difese quello

-E' la mia carnagione, razza di un dobe- lo offese. Scorse quello ad aggrottare le sopracciglia. Provò a muoversi, ma era davvero troppo per lui.

Perchè la stanza sta girando? Si domandò confuso. L'altro sembrò accorgersi del suo stato pietoso e si limitò ad indurire la mascella.

-Non ti spacco la faccia, solo perchè sei palesemente ubriaco- sentì un braccio, piuttosto muscoloso, sostenerlo: un'intrusione nel suo spazio personale che lui non aveva chiesto -ti porto fuori, hai chiaramente bisogno di aria- lo informò, senza aspettare che fosse d'accordo. Sasuke rimase spiazzato da quella presa di posizione. Non gli era mai capitato che qualcuno agisse di testa sua in quel modo, con lui. Solitamente erano tutti troppo spaventati per anche solo provarci. L'unico che si prendeva qualche libertà era Suigetsu, ma quello era un altro caso. Un caso disperato, ovviamente. Eppure non ebbe la forza di controbattere e capì che era meglio assecondare la decisione di quell'individuo con gli occhi di cielo e si lasciò portare verso la prima uscita. Non fece molto caso a dove si trovasse, si rese conto di essere fuori da quel locale solo quando la musica divenne ovattata, più bassa e l'aria fredda di novembre iniziò a pungergli il viso. Si trovava in un vicolo piuttosto buio, arricchito solo da alcuni scatoloni messi in pila e pronti per essere smaltiti come rifiuti. Si poggiò contro il muro, sfruttando quella barriera come riparo da chiunque fosse uscito come lui. Era chiaramente finito in una degli sbocchi secondari del locale, cosa che evinse quando capì che non era chiaramente l'entrata principale, data la desolazione del luogo. Prese a respirare profondamente, sperando che l'aria fresca bastasse a ripristinare la sua lucidità. Gli occhi di pece cercarono e trovarono colui che lo aveva aiutato. Non che ci volle molto a cercarlo. Era di fronte, tutto preso nell'osservarlo. Quello si fece più vicino, intento a constatare la sua condizione fisica e mentale, ma oltre alla preoccupazione, Sasuke lesse in quell'azzurro limpido dei suoi occhi anche altro. Non era difficile per lui capirlo. L'individuo che si era prestato in suo soccorso lo stava mangiando con gli occhi.

-Vuoi che ti porti un secchio? Hai bisogno di rimettere?- gli domandò, avanzando ancora di un passo. Sasuke allungò un braccio, passando la mano dietro al collo dell'uomo e lo avvicinò a sé. Non rispose alla sua domanda. Gli rivolse semplicemente un ghigno di seduzione, per poi andare a infrangere quella barriera invisibile che li divideva con le sue labbra. Il bacio era freddo, cozzò forse troppo violentemente contro l'altro, eppure nel momento in cui iniziarono ad assaporarsi, il suo corpo si accese. Non gli era mai successo di buttarsi così con uno sconosciuto. Ma nel momento in cui aveva incatenato gli occhi ai suoi, sentiva di volerlo. Le mani si mossero abilmente, mentre iniziò a slacciargli i pantaloni. Così poco lucido, così confuso, così completamente perso nell'istinto animale che aveva preso possesso del suo corpo, si trovò, senza rendersene nemmeno, con la fronte poggiata sulla schiena dell'uomo, mentre il suo corpo era scosso dai tremiti che seguono l'orgasmo. Uscì da lui, passandosi una mano sulla fronte sudata, ansimando ancora smarrito nella sua mente appannata e caotica. Anche il biondo era sudato ed affannato come lui, notò, mentre si riabbottonò i jeans. Sentì distintamente le sostanze alcoliche risalire e premere prepotentemente per essere espulse dal suo corpo, ma combatté con la sua volontà per impedirlo. Non avrebbe vomitato in uno squallido locale, come un ragazzino. Nemmeno si degnò di salutare la sua sveltina. Rientrò di tutta fretta, catapultandosi nuovamente in quella baraonda, spintonando e facendosi strada nella calca. La chioma argentata dell'amico saltò presto ai suoi occhi. Da quanto notava, si stava dando da fare con una rossa, ma la cosa lo lasciò indifferente. Lo prese per un braccio, tirandolo via in malo modo, mentre continuava a camminare.

-Ehi..Sei impazzito? Aspetta...devo...insomma che ti prende?- con uno strattone si liberò della sua presa -che cazzo fai? Non hai visto che ero impegnato?- domandò furioso

-Devo tornare a casa-

-E chiamati un fottuto taxi-

-Ho i miei effetti personali nella tua macchina-

Suigetsu si passò una mano tra i capelli, esasperato. Gli lanciò un'occhiata indispettita – Quanto diamine hai bevuto, si può sapere?-

Sorrise, per nulla divertito. Se persino un idiota come Suigetsu se ne era reso conto, doveva essere conciato proprio male. Quello scosse il capo, lanciò un'occhiata quasi malinconica verso la direzione in cui si trovava con la ragazza di prima e poi lasciò insieme a lui il locale.

Arrivati all'auto, si accasciò sul sedile del passeggero, facendosi forza per dominare il senso di nausea che come un'onda, stava per abbattersi su di lui e fuoriuscire. Era morto suo padre e lui si era ubriacato come un liceale scapestrato. Era morto suo padre e aveva fatto sesso con uno sconosciuto in una discoteca. Suigetsu prese una curva nel modo peggiore che potesse fare in quel momento. Dalle urla quasi femminee che fuoriuscirono dalla sua bocca, era chiaro che Sasuke non ce l'aveva fatta. Era morto suo padre e aveva appena vomitato nella macchina del suo amico.

 

 

 

 

Buonasera a tutti!

Mi presento. Mi chiamo Giulia e sono un'appassionata della saga Naruto. Ho seguito l'anime ed il manga e sto proseguendo anche con Boruto. Per questo ho deciso di cimentarmi finalmente nella stesura di una mia storia. E' la prima volta che scrivo una fanfic, per cui siate clementi. Ma se avete dei consigli, non trattenetevi. So che crescere significa anche ricevere delle critiche. Quindi in caso io le meriti, sarò felice di riceverle. Come per i complimenti, ovviamente!

Questa storia avrà solo due pov. Al momento è così che ho intenzione di portarla avanti. Dal titolo ovviamente è chiaro che mi concentrerò sugli Uchiha, perchè sento che questa famiglia possa dirci molto e talvolta la vedo troppo in secondo piano.

Spero vi piaccia il mio stile e la mia idea.

Alla prossima!!

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Capitolo 2
*** Il funerale ***


Poggiò la fronte contro il vetro della doccia, mentre le gocce calde continuavano ad infrangersi sulla sua pallida schiena. Si sentiva uno schifo. La testa gli pulsava al ritmo dei suoi battiti irregolari, mentre gli occhi continuavano a protestare contro la testardaggine di volerli tenere aperti. Avrebbe volentieri dormito un altro po', se solo non fosse per lui inconcepibile rimanere a letto oltre le nove di mattina, anche se era domenica e poteva riposare.

Ho un dannato bisogno di caffè. Si voltò, lasciando che adesso fossero il suo volto ed il suo petto i destinatari di quell'acqua tiepida, così rinvigorente. Confuse immagini giunsero alla sua mente, riguardanti la sera prima. Una smorfia infastidita distorse il suo viso perfetto, mentre ripensava ai disastri che aveva combinato. Aveva vomitato nell'auto di Suigetsu e, come se non bastasse, aveva anche fatto sesso con uno sconosciuto.

Kami, che diamine mi è preso, si chiese, mentre massaggiava la chioma nera per spargere lo shampoo su tutto il cuoio capelluto. Continuò a sciacquarsi, sperando ingenuamente che quel gesto potesse cancellare le azioni commesse la sera precedente. Mai nella sua vita era stato così sconsiderato, neppure nei peggiori anni della sua adolescenza. Sbattè di nuovo la fronte contro il vetro. Aveva fatto sesso non protetto con chissà chi. Non sapeva neppure il suo nome e, oltre questo, vi era il rischio che potesse contrarre una malattia venerea. Lui, il primo dei rigidi, il più attento estimatore della pulizia, dell'ordine e della sicurezza, era crollato proprio sui suoi principi più saldi. Che esempio avrebbe potuto dare alla figlia, se il primo ad essere così superficiale era stato proprio lui?

Chiuse il rubinetto, avvolgendosi l'asciugamano in vita e prendendone un altro per frizionarsi i capelli. Non importava quanto tempo sarebbe stato sotto la doccia, quella serata ormai non l'avrebbe potuta cancellare. Ma ora che aveva riacquistato il controllo – che mai più perderò – poteva di certo agire in maniera corretta.

Asciugatosi e rivestitosi, si diresse verso la cucina della sua villa bifamiliare, per nulla sorpreso di trovarvi, intenta a trangugiare la sua colazione, Sakura Haruno, la madre di sua figlia.

Quella lo fissava incuriosita, inclinando il capo e con un che di divertito.

-Dovresti ringraziare che Sarada dormisse, altrimenti le avresti fornito uno spettacolo davvero unico. Chi l'avrebbe mai detto che Sasuke Uchiha, potesse ridursi in quel modo- sghignazzò, chiaramente senza nessuna intenzione di risparmiarlo dalle prese in giro.

Sospirò, dirigendosi verso la macchinetta del caffè, limitandosi a fare spallucce, mentre vedeva la tazzina riempirsi di quel liquido caldo, che tanto bramava.

-Mi devi dei soldi, li ho prestati a Suigetsu per il taxi. E ha anche lasciato le chiavi della sua macchina. Ha detto che la rivuole pulita. Si può sapere che hai combinato? - continuò a chiedere, stuzzicandolo. Era chiaro che sapesse benissimo cosa avesse combinato, ma era anche cristallino che la cosa la divertiva alquanto. Almeno non sapeva che altro avesse fatto, o meglio non ancora. La guardò distrattamente, mentre portava la tazzina alle labbra. Sakura era un medico di grande importanza per Konoha. Ed era l'unica di cui si fidava abbastanza da chiederle un favore.

-Sei noiosa- replicò lui a quel sorrisetto di scherno.

Il modo migliore per cominciare, se hai bisogno di un favore. Digrignò i denti a quel richiamo della sua coscienza. Eppure quella non sembrava infastidita dal suo commento, chiaramente avvezza alle manifestazioni fredde che poteva esibire. Gli porse una pillola, sorridendogli con un fare quasi materno.

-Per il mal di testa- specificò e lui annuì. Afferrò la medicina che l'altra gli offriva, studiandola nei suoi verdi occhi. Non vi era più scherno adesso, solo una sincera premura. Erano legati in maniera indissolubile. Non si erano mai sposati, ma questo non aveva fatto alcuna differenza per lui. L'amava, ma in modo differente. Come si ama la propria famiglia. Andare a letto con lei non era stato un errore, perchè da quell'atto era nata Sarada. Eppure non le aveva mai potuto dare ciò che Sakura a quei tempi voleva. Lui lo sapeva. Lei lo capì. E nonostante tutto erano diventati una famiglia. Aveva fatto costruire quella villa proprio pensando a questo. Al piano terra vi era la cucina, il salotto, la stanza ricreativa, un bagno ed il giardino, mentre il primo piano era diviso a metà: la parte sinistra spettava a Sasuke, quella destra a Sakura e Sarada, il tutto diviso da un corridoio. Ognuno aveva la propria privacy, la propria vita, ma questo non avrebbe mai influenzato la serenità della figlia. Sarada non viveva bene la separazione dei suoi genitori. Doversi spostare continuamente tra una casa ed un'altra, era solo fonte di stress che avrebbe potuto compromettere la sua vita scolastica, per cui erano giunti a quella soluzione. Uniti, ma separati. Mangiavano insieme, trascorrevano le attività ricreative insieme, ma dormivano in posti distinti, così, chi voleva portare qualcuno, non aveva alcuna intromissione ed alcun disturbo. Tutto programmato e pensato dalla sua mente calcolatrice e ben organizzata, almeno fino a prima di quella sera.

-Ho bisogno di un favore- ruppe quel silenzio con la voce un po' roca, dopo aver mandato giù la pillola. La donna spalancò gli occhi di poco, forse sorpresa da quell'uscita, ma poi l'espressione si fece minacciosa

-Io non la porto a lavare. Non ho idea di che schifo sia là dentro, ma se persino Suigetsu non ne voleva sapere, non mi includerai in questo – mise le mani avanti, probabilmente aspettandosi una richiesta piuttosto servile. Scosse il capo, facendo ondeggiare qualche ciuffo nero sulla fronte.

-Non si tratta di questo – spiegò subito, portandosi una mano alla fronte, sospirando. Non era facile per lui ammettere quella debolezza. -Ecco, potrei aver fatto qualcosa di poco considerevole- ammise

-Sasuke dovrai essere più specifico di così, anche vomitare nell'auto del tuo amico è poco considerevole- rivide quell'espressione divertita sul volto della donna. Non glielo avrebbe fatto dimenticare così facilmente.

-Devi promettermi che non lo saprà nessuno- la fulminò con lo sguardo – Sakura sono serio- aggiunse, al che quella incrociò le braccia al petto, imbronciando l'espressione del volto, per poi stringere un pugno ed abbatterlo proprio sul suo addome. Si era contenuta, eppure avvertì lo stesso il colpo. Quella donna aveva una forza spropositata.

-Ma per chi mi hai preso, shannaro! Siamo una famiglia. E' ovvio che ti prendo in giro, ma puoi fidarti di me – quelle ultime parole uscirono con un tono più dolce, al che lui annuì nuovamente, nonostante si massaggiasse la parte lesa.

-Ho bisogno...ecco...- si voltò, fuggendo dall'espressione curiosa della donna, poggiando le mani sul ripiano della cucina, abbassando il capo. Non aveva il coraggio di guardarla – necessito di un test. Di un controllo per le malattie veneree – non riuscì a non sbirciare con la coda dell'occhio la faccia della sua interlocutrice dai capelli rosa, tinti dopo l'ennesima delusione d'amore, sembravano quasi essere schizzati a quella rivelazione, mentre gli occhi le erano usciti fuori dalle orbite. Lo indicava come se fosse un mostro

-Non ci posso credere...tu...proprio tu...- Sakura tremava completamente e non capiva se fosse spaventata o si stesse trattenendo dal ridere, ma quando la vide tenersi la pancia ed esplodere in una risata, talmente rumorosa da far vibrare i vetri, capì quale fosse delle alternative.

Sospirò, incapace anche solo di replicare, se non un mesto e sconfitto

-Allora? Mi aiuterai? Ho bisogno di discrezione-

Sentì il palmo di quella sulla sua spalla, mentre ancora rideva con le lacrime agli occhi

-Tra tutti i favori...aaah se solo sapessero – ridacchiò – certo, ti aiuterò. Doveva essere davvero speciale, per averti fatto perdere così il controllo – riflettè quella. Lui deglutì. Quasi neppure se lo ricordava. Era sicuro che avesse due occhi azzurri magnetici ed un fisico tonico, ma i dettagli del suo viso apparivano sfocati, confusi, a causa dell'alcol che aveva bevuto. Eppure era certo che, se lo avesse visto, lo avrebbe riconosciuto.

-Però forse è più semplice se mi dici chi sia. Potrei ricercare le sue informazioni cliniche, chissà che non abbia già effettuato degli esami – propose lei, forse volendogli evitare l'attesa.

Scosse il capo – No, preferisco essere controllato. Non voglio rischiare adesso – strinse i pugni, digrignando i denti, anche perchè non voleva dover confessare che non aveva la minima idea di chi fosse. Sentiva sotto le nocche il freddo del mobile su cui aveva poggiato le mani. Era talmente teso che dai muscoli si intravedevano le vene. Sentì Sakura sospirare, mentre l'ilarità si spense.

-A dire il vero sono quasi sollevata – gli sorrise, mentre lui la guardò stralunato.

-Sei impazzita?- le chiese, senza mezzi termini.

Quella non abbandonò il sorriso. - Non è sano come vivi, Sasuke. Sempre rigido, sempre vigile, come se non potessi concederti nessun divertimento. Come se fossi il detentore del peso del mondo- sentì le mani delicate della donna massaggiargli i muscoli – Le tue spalle non sono così forti per sostenere tutte le responsabilità di cui ti fai carico- soggiunse. Poi sospirò – Oggi pomeriggio c'è il funerale di tuo padre. So che non è un evento piacevole, ma è giusto che tu ci vada. Devi perdonarlo, Sasuke. Altrimenti ti perseguiterà e non sarai capace di andare avanti – gli diede quel consiglio, insieme ad alcune pacche amorevoli.

-Per come la pensava lui, non ero io a dover perdonare- ribattè velenoso

-Sai che non era più così. Lui stava camb...- la zittì con lo sguardo, come se non volesse udire altro

-Cambiano sempre troppo tardi-

La cucina si era caricata di tensione. Quell'elettricità muta che poteva scaricarsi od esplodere, svanì così rapidamente come era giunta, al rumore sordo di un corpo che sbattè contro lo stipite della porta.

-Ahi...- fece la voce di una ragazzina ancora assonnata -Avete visto i miei occhiali?- Sarada interruppe qualsiasi altro discorso in merito, stropicciandosi gli occhi ed avanzando alla cieca. Sorrise alla vista della figlia, una figura minuta e graziosa, lasciando che fosse Sakura ad aiutarla, mentre il suo sguardo finì sulle chiavi di Suigetsu. Era il momento di risolvere almeno uno dei casini che aveva combinato.

*

*

*

Spinse con l'indice gli occhiali, che a poco a poco stavano scivolando. Era la prima volta che partecipava ad un funerale, dato che sua nonna era morta, quando lei era troppo piccola perchè potesse ricordare. Doveva avere 5 anni l'ultima volta che aveva visto Fugaku Uchiha, quindi era come se non lo avesse mai conosciuto, e dalle facce inespressive in quel luogo, sembrava che non fosse nemmeno la sola. Non era un'esperta di morte, ma pensava che in quel caso qualcuno dovesse piangere. Eppure in quella stanza piena di uomini e donne, vestiti talmente bene da fare invidia ai party più esclusivi, non ve n'era neanche uno che avesse gli occhi lucidi. Nella sua indagine, dopo aver afferrato un bicchiere di succo, offerto per rinfresco, captò qualche discorso che nulla aveva a che fare con la perdita di un caro. Si parlava di soldi, eredità, gestione aziendale, conti e numeri, tutte cose su cui sapeva già destreggiarsi, ma che le sembravano così fuori luogo in quel momento. Possibile che non ci fosse nessuno colpito da quella perdita? Adocchiò suo padre, intento a discorrere con qualcuno che lei non conosceva. Era teso, lo leggeva nella sua espressione, però nemmeno lui sembrava dispiaciuto. Se capovolgeva i ruoli ed immaginava di perdere lei suo padre, non avrebbe saputo come affrontare la sua vita, tanto lo amava. Quindi, come era concepibile, che suo padre fosse indifferente a quella morte?

Si distanziò da quelle persone, continuando però a studiarle. Lo sguardo finì su Itachi Uchiha. Era stato lui a parlare durante la cerimonia. Un discorso breve, come se non avesse chissà quanto da dire. Aveva ormai capito che quello non era un vero funerale, ma più una riunione amministrativa. Eppure ora che lo vedeva meglio, qualcosa di diverso negli occhi neri come i suoi, vi era. Lo zio sembrava esausto, cosa che solo un'attenta osservatrice avrebbe potuto notare. Gli Uchiha erano molto abili a mascherare le loro emozioni, apparendo quasi indifferenti a tutto. E quando Itachi si congedò da uno degli ospiti, decise di seguirlo in maniera discreta, ancora incerta se fosse opportuno o meno rivolgere a lui le sue incertezze. Lo trovò nel suo studio. La porta era socchiusa, ma riuscì comunque a sbirciare ciò che stesse facendo. Beveva qualcosa che chiaramente non era il succo che lei aveva ingurgitato, e, come se si fosse accorto di essere spiato, le rivolse un'occhiata indurita, che avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque. Lei sobbalzò, ma l'espressione di Itachi si distese, quando la riconobbe. Così entro nella stanza, un po' vergognosa per essere stata scoperta.

-Deve essere alquanto noioso per te stare qui- le rivolse quella frase con un tono abbastanza dolce, non sembrava neppure irritato di essere stato seguito

Lei scosse il capo -Zio, il nonno era una persona cattiva?- domandò

Itachi non si scompose a quella domanda. Finì la bevanda che si era versato, andando a poggiare il bicchiere su un carrellino, dove vi scorse anche una bottiglia di vetro riempita fino a metà, di quel liquido ambrato che aveva appena bevuto.

-Ha compiuto delle azioni non piacevoli, ma no, non era cattivo – le rispose. Lei ipotizzò a cosa si potesse riferire. Era a conoscenza della lite tra suo padre e suo nonno, ma era sicura che non fosse l'unica azione non piacevole a cui lo zio potesse pensare. Si sforzò per richiamare alla mente un qualche ricordo del nonno, ma ogni immagine appariva nebulosa e distante. Tutto ciò che sapeva era che, da quando c'era stata quella lite, lei non aveva più trascorso alcun momento con Fugaku Uchiha né aveva più messo piede nella sua villa, fino a quel momento.

-E allora perchè nessuno piange? - gli chiese e si sentì ad un tratto sul punto di piangere lei. Si morse il labbro inferiore, trattenendo le lacrime che volevano fuoriuscire dai suoi occhi. Non lo aveva praticamente conosciuto davvero, ma era pur sempre suo nonno. E le sembrava così crudele che nessuno lo piangesse, che nemmeno i suoi figli sentissero un pizzico di tristezza per la sua dipartita, per quanti sbagli potesse aver fatto. Itachi si piegò, sollevandole il mento con le dita

-Non sempre il dolore si esprime con il pianto, Sarada. Ci sono persone che soffrono in silenzio, ma questo non significa che, se non riesci a vederlo, non stiano male – le spiegò con un fare dolce e rassicurante – Di solito, chi si lascia andare, preferisce non avere testimoni, soprattutto in questi ambienti – aggiunse con un occhiolino e quella capì che si riferiva a se stesso e a lei che lo aveva spiato. Le guance si tinsero di un rosato dovuto all'imbarazzo, ma poi avvertì l'indice ed il medio dell'uomo toccarle dolcemente la fronte -Ma a te è concesso piangere, se vuoi. Sarà il nostro segreto- lei quindi annuì e non si sentì più in difetto nel lasciare che le lacrime le rigassero il volto.

Prima di ritornare nel salone, si sciacquò la faccia, non volendo lasciare residui di quell'infantile cedimento, dovuto alle sue aspettative, più che ad una reale sofferenza. Lasciò lo studio dello zio a passi lenti e studiati, non era proprio entusiasta di rivedere quelle facce estranee, quando venne fermata da un uomo munito di registratore

-Tu devi essere Sarada Uchiha. Come vivi la morte di tuo nonno? - era stata colta così alla sprovvista, che non sapeva nemmeno che rispondere, quando solitamente la battuta tagliente era un suo punto di forza.

-Se importuna ancora mia figlia, la faccio scortare fuori – lo minacciò una voce che non aveva alcuna inflessione incerta. Il padre si frappose tra lei e quel giornalista, causando evidentemente paura nell'ultimo che si allontanò, scusandosi. Sasuke aspettò fino a quando quello non abbandonò la sua visuale, per poi rivolgersi a lei.

-Itachi mi ha detto dove eri. Mi stavo preoccupando. Stai bene? - il tono con cui le parlò era anni luce differente da quello usato con l'uomo di prima. Sasuke Uchiha era un uomo d'un pezzo, ma con la figlia sapeva sciogliersi.

Annuì – Papà non capisco che siano venute a fare tutte queste persone, se nessuno è interessato al nonno -

Vide il padre sospirare, per poi carezzarle la nuca -Non farti questi problemi adesso. La realtà in cui io e tuo zio viviamo, non ha spazio per l'affetto e i sentimenti umani. Però tu non devi pensarci-

-Ma è un funerale- protestò lei.

-E' un mondo senza scrupoli, Sarada- la guardò intensamente

-A te dispiace che il nonno sia morto?- domandò a bruciapelo, ricambiando quello sguardo intenso. Chiunque, anche a distanza, non avrebbe avuto dubbi sul fatto che fossero padre e figlia.

-Certo- ammise, dopo diverso tempo trascorso in silenzio e lei non ebbe alcuna incertezza sulla verià di quell'ammissione. E la scoperta la fece sentire quasi sollevata. Alla fine qualcuno che avesse voluto bene a suo nonno c'era ed era tutto ciò che le serviva sapere.

 

In memory of Fugaku Uchiha...

 

Here I am again in this mean old town
And you're so far away from me
And where are you when the sun goes down
You're so far away from me

You're so far away from me

So far I just can't see
You're so far away from me
You're so far away from me, all right

 

So far away, Dire Straits

 

 

 

 

 

Angolo Autrice-Risposte ai commenti

Ciao a tutti!!!

Grazie innanzi tutto per aver letto il primo capitolo. Leggendo alcuni commenti, mi sono resa conto che avrei dovuto specificare il modus scrivendi che ho scelto, ma prima appunto le risposte.

 

Ryanforever: Ti ringrazio per aver fatto particolare attenzione alla grammatica. Non ho una beta, per cui nessuno mi aiuta in questo. Da questo capitolo avrai ben notato chi è l'altro pov. Spero che la trama continui ad incuriosirti!

 

Frangilois: Ciao! I tuoi appunti sono più che giusti. Ho volutamente tenuto un po' la situazione confusa, perchè il mio intento era creare un prologo immedesimandomi nello stato mentale di Sasuke che in quel momento era brillo. Ovviamente ogni cosa verrà spiegata capitolo per capitolo. Diciamo che Fugaku lo ha cacciato da casa sua, la casa dove Sasuke era cresciuto, ma più che questo, il senso è che lo ha ripudiato come figlio. Stessa cosa per la lemon. Ho voluto evidenziare cosa ha recepito Sasuke da ubriaco, ma ovviamente in seguito sarà più descrittiva, sperando di non aver problemi di rating :)

 

Grazie per seguire la mia storia a:

1 - amaimon666 
2 - april88 
3 - essenze92
4 - LadyTsuky 

 

Per qualsiasi altra domanda o curiosità sulla storia o i capitoli, sono bel lieta di rispondere!

Alla prossima!!

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Capitolo 3
*** Il giorno più brutto della sua vita ***


Strinse i pugni, fino a far impallidire le nocche. Era rimasta imbambolata davanti a quell'elenco per almeno cinque minuti. Il risultato degli esami del primo trimestre era finalmente stato pubblicato, essendo giunti al 23 dicembre, ed il suo nome non era al primo posto. Qualcuno la urtò e dall'impatto gli occhiali le finirono a terra.

-S.s.sarada, tutto bene? - balbettò la sua amica Sumire, alquanto agitata per quanto successo e per l'espressione che aveva assunto, non appena aveva notato la sua posizione in quella classifica di istituto. Lei si piegò, particolarmente nervosa. Senza gli occhiali non vedeva bene, per cui non avrebbe potuto nemmeno scorgere il colpevole di quel gesto. Si voltò inviperita, dopo che li ebbe sistemati nuovamente sul volto, nonostante la crepa sulla lente. Un ragazzo biondo sorrideva imbarazzato, grattandosi la nuca, incerto sul da farsi.

-Scusami Sarada chan...quell'idiota di Inojin mi ha spinto-

Lei sembrò ignorare le sue scuse, puntandogli un dito contro – Tu!- era chiaramente un'accusa. Chiuse la mano a pugno, sforzandosi di non dare sfogo alla rabbia che provava, perchè sentiva che altrimenti lo avrebbe colpito.

-Nè Sarada chan, siamo entrambi al primo posto. Hai visto?- Boruto le indicò la classifica, illudendosi che quel risultato potesse farle tornare il buon umore. La ragazza invece si sentì umiliata che lui avesse indicato proprio quell'elenco in quel momento.

-E' incredibile. Sei al primo posto- commentò Inojin, amico del biondo, ignorando lo stato d'animo dell'Uchiha. Come aveva fatto quell'idiota ad avere il suo stesso risultato? E soprattutto perchè il suo nome veniva prima del suo? Non riusciva a tollerare di vedere Boruto Uzumaki una riga sopra la sua. Doveva esserci un errore. Tutti i suoi sforzi in quel momento le sembravano vani. Anche se aveva raggiunto il punteggio più alto, anche se comunque era al primo posto, condivideva il gradino del podio con Boruto e per giunta il suo nome era stato scritto per prima. In quel modo sembrava quasi che lui l'avesse superata.

-Per un attimo ho creduto che Boruto avesse preso più di te- la voce neutra di Mistuki la ridestò da quell'immobilità. Quella fu la goccia che la fece traboccare.

-Baka, mi hai rotto gli occhiali!- si rivolse al ragazzo biondo, che ancora stava ridacchiando incredulo, per quel risultato vicino ai suoi amici. Quello spalancò gli occhi sorpreso, notando la piccola crepa sulla lente, forse un po' offeso, però piuttosto che ribattere, mostrò un'espressione dispiaciuta.

-Mi spiace...non l'ho fatto apposta. Te li ripago ovviamente- l'aria costernata di Boruto lo faceva apparire quasi un cagnolino.

-Tsk. Non ho bisogno dei tuoi soldi- si voltò verso la direzione della sua classe – Andiamo, Sumire-

-Ohi, non mi dai nemmeno un bacio?- si lamentò Mitsuki, essendo stato praticamente ignorato, provando a richiamare la sua attenzione, trattenendo un lembo del suo maglione. Lei fissò il suo ragazzo. Piuttosto alto per un giovane di quindici anni, carnagione pallida e capelli albini, questione di genetica le aveva spiegato. Una bellezza delicata la sua. Non gli rispose, si era troppo infastidita per quella sua mancanza di tatto nel constatare la sua palese sconfitta e con uno strattone si allontanò.

-Sarada...va tutto bene?- domandò con voce dolce e un po' spaventata Sumire, che aveva preso a seguirla senza fare alcuna storia

-Devo parlare con Shino sensei. C'è chiaramente un errore in quell'elenco- le spiegò

-Intendi nel punteggio?- chiese quella, che non aveva certo fatto caso alla sottigliezza su cui lei invece si era impuntata.

-Nell'ordine. Uchiha viene prima di Uzumaki, ma comunque quel baka è stato messo prima di me!- Sumire a quel punto tacque. La conosceva abbastanza da capire che era furiosa. E l'oggetto della sua ricerca si trovava ancora dietro la cattedra, anche se le lezioni erano già finite.

-Shino sensei, posso disturbarla un attimo?- fece la ragazza, perfettamente composta ed educata, prima di entrare

-Ma certo Sarada, vieni pure- le rispose quello accomodante – Sarai fiera di te suppongo. Un ottimo risultato, ma non mi aspettavo nulla di meno da te-

Lei improvvisò un tenue sorriso, anche se non era dell'umore. - A tal proposito, credo ci sia un errore nell'elenco-

-Mh? Un errore? Di cosa parli?-

-Nell'ordine di classifica. Boruto risulta una riga prima di me- spiegò senza alcun imbarazzo. L'uomo sorrise quasi divertito – Oh si una sciocchezza. Il sistema era stato impostato per errore in ordine alfabetico, partendo dal nome. Poi lo hanno corretto, ma si sono dimenticati di aggiustare la prima posizione. Ma non cambia nulla, siete sempre i primi della scuola -

Dall'espressione dell'uomo era chiaro che pensava di rassicurarla, eppure lei sentiva una rabbia ribollire dentro. Le dava fastidio che quel casinista e combina guai fosse anche tanto in gamba. Così capace da eguagliare la sua preparazione. E addirittura da risultare sopra di lei. Era un'umiliazione a cui non riusciva più a mostrare indifferenza.

-Ma certo...una sciocchezza. Mi scusi se l'ho disturbata-

Quello agitò una mano, piuttosto sereno -macchè disturbo, Sarada. Fai buone vacanze e ricordati di studiare- si raccomandò

Lei piegò il capo in un educato saluto – Buon Natale, sensei-

All'augurio ricambiato, lasciò la classe con gli occhi lucidi, i pugni ancora stretti e una Sumire agitata che le correva dietro. Eppure ignorò chiunque, persino la sua amica, intenta a lasciare la scuola.

Il tragitto dall'istituto privato di Konoha a casa era piuttosto breve. Il padre aveva fatto costruire quella villa, tenendo anche conto della comodità di avere tutto a portata di mano. Entrò dentro casa, sbattendo la porta tanto era agitata e furiosa. Respirava affannosamente, mentre gli occhiali si erano appannati un po' per lo sbalzo dal freddo di dicembre al caldo dell'interno della villa, un po' perchè aveva iniziato a lacrimare.

-Ehi Sarada...non vorrai far crollare questa villa, vero? Mi hai fatto prendere un colpo – la rimproverò la madre, che rimase spiazzata quando la vide -Sarada? - la interrogò con una nota di preoccupazione

-Quell'idiota mi ha rotto gli occhiali! - esclamò furente, singhiozzando un po' per la rabbia un po' per il pianto. Sakura sollevò le sopracciglia, facendo sbucare qualche ruga sulla fronte. Conosceva abbastanza sua figlia da sapere, che non era per gli occhiali che stava così e lei ritenne più che opportuno confidare alla madre la realtà della sua situazione. Oltre l'umiliazione della classifica e gli occhiali rotti, aveva trattato malissimo il suo ragazzo e la sua amica Sumire. Per la quindicenne Sarada Uchiha era decisamente il giorno peggiore della sua vita.

*

*

*

Aveva interrotto la conversazione telefonica con Sakura ormai da diverso tempo. Il lavoro si era protratto per più ore di quanto sperasse, ma finalmente aveva concluso. Passò le dita tra i capelli, sbuffando. Quando era più giovane, credeva che non ci fosse quasi nulla di più complicato che dirigere un'attività. In quel momento capì che essere un dirigente padre di un'adolescente era decisamente più complicato. Sapere che sua figlia si era ridotta alle lacrime per una stupida posizione in una classifica quasi inutile per il suo futuro concreto, lo ridusse a mettere in dubbio la sua capacità come padre. Ma Sakura era stata piuttosto tranquilla nel suo punto di vista. Ormai la loro figlia era entrata in pieno nell'età adolescenziale, dove anche un piccolo evento può essere tramutato in un cataclisma.

Almeno piange perchè vuole essere la migliore e non per un ragazzo. Annuì alla voce coscienziosa della sua mente, risollevandosi quasi subito con quella constatazione. Rientrò in casa, dopo aver parcheggiato la macchina, una Audi A4, dirigendosi subito verso la camera della figlia. Vide Sarada intenta nello studio ed un tenero sorriso ruppe la maschera algida che era solito portare.

-Puoi anche riposare in questi giorni. Domani è la Vigilia e da quanto ho saputo, meriti di trascorrerla, senza pensare allo studio. - le disse, catturando la sua attenzione.

-Preferisco anticipare. Mamma mi ha promesso di portarmi in montagna dopo Natale e non voglio dover studiare in vacanza-

-Ah già è vero...me ne aveva parlato- replicò, accorgendosi di essersi momentaneamente dimenticato di quel particolare – Va bene allora continua, però non esagerare – si raccomandò.

Stava per lasciare la stanza, quando la voce della figlia lo richiamò

-Papà...tu ecco...non sei deluso da me, vero?- La guardò sorpreso, mentre la ragazza teneva lo sguardo basso. Si avvicinò e le picchiettò con delicatezza la fronte, usando l'indice ed il medio. Quello era il gesto d'affetto degli Uchiha. Come loro dimostravano di amarsi. Era persino più intenso di un bacio, almeno nella loro famiglia.

-Non potrei mai esserlo. Non hai nulla da dimostrarmi- semplici parole, quasi prive di qualsivoglia inclinazione, ma che fecero sorridere Sarada in maniera sincera – Vedo che stai usando i tuoi vecchi occhiali. Dopo Natale andremo a comprare quelli nuovi – le promise

-Il ragazzo che mi ha urtato, si era offerto di ripagarmeli. Tuttavia ero così furiosa che ho rifiutato- ammise.

-Si è scusato?- domandò, osservandola come se fosse sotto interrogatorio. Si era innervosito alla parola “urtato”.

Sarada annuì – Non l'ha fatto di proposito, era sinceramente dispiaciuto- La fissò per qualche tempo ancora, poi sembrò accettare che fosse la verità.

-E' ciò che conta. Ora ti lascio studiare-

-Papà...tu ed il nonno, avete mai provato a ricongiungervi?- domandò all'improvviso lei. Spalancò gli occhi per quella domanda a bruciapelo. Non che ne fosse stupito. Sapeva che prima o poi lei avrebbe voluto sapere di più. Sospirò – Rimandiamo questo discorso a quando sarai più matura - le scompigliò i capelli neri, teneramente, ed infine si diresse verso la sua stanza per cambiarsi. Si tolse la giacca, lasciò il cellulare sul mobile e proprio in quel momento ricevette un messaggio.

Suigetsu: Jugo ed io andremo nuovamente in quel locale. Ci vuoi raggiungere?

Ignorò quella comunicazione. Non aveva alcuna intenzione di tornare in quella discoteca. Se l'era vista davvero brutta per la sua sconsideratezza e per fortuna era stato graziato. Era stato un incubo per lui attendere i risultati delle analisi, ma stava bene e di certo non avrebbe tentato di nuovo la sorte. Non che dovesse per forza fare sesso con sconosciuti, però non si sentiva a suo agio nel pensare a quel locale, forse anche perchè in un certo senso voleva tornarci.

Ho voglia di rivederlo.

Si bloccò mentre indossava il cambio d'abiti più comodi per stare in casa. Non pensava quasi mai a quell'uomo, eppure talvolta si chiedeva se tornando nella discoteca, l'avrebbe rivisto. E ciò che lo irritava, era che lui sperava di incontrarlo. Ed era proprio per questo che non sarebbe andato.

Scese al piano terra, dirigendosi verso la cucina, intento a preparare qualcosa di buono per sé e la figlia e vi trovò Sakura in abito da sera.

-Non dovevi uscire?- le chiese

-Pensi che indossi questo vestito per cenare con te?- lo provocò divertita, indicando il tubino nero che aveva coperto con un caldo cappotto – Ino è in ritardo- gli spiegò, al che lui alzò gli occhi al cielo.

-Sakura...sai come la penso...- non disse molto, dall'espressione scocciata della donna, era certo che lei lo sapesse bene

-Io ed Ino non discutiamo di affari, men che meno dei tuoi. E poi, per chi mi hai preso? Non sono facile da raggirare- rimbeccò sulla sua tacita accusa

-Non ho mai detto che tu lo sia, ma sai per chi lavora il marito di Ino...-non proseguì oltre. Quella era una conversazione fatta e rifatta, e di certo non voleva rovinare l'umore all'amica né rovinarselo.

La vide annuire -Non parleremo mai del tuo lavoro. Fidati- lo rassicurò -Ah, Suigetsu vuole che gli rispondi e mi ha chiesto di convincerti ad andare in quel locale- cambiò discorso repentinamente.

Sasuke prese delle fettine di pollo ed iniziò ad arrostirle sulla piastra – E perchè mai dovresti farlo?- replicò lui indifferente

-Non sei curioso di rivedere quel tipo?- lo punzecchio la donna

Scrollò le spalle, fingendo disinteresse.

-Ovviamente non è detto che ci sia, ma considerando che oggi c'è la serata speciale prima del Natale, vi sono più possibilità di incontrarlo- disse maliziosa – E poi cosa c'è di male nel distrarsi un po'. Chiama Itachi e chiedigli di fare compagnia a Sarada, fin quando non torno. Hai bisogno di divertirti. Da quando è morto tuo padre, non fai che lavorare e lavorare, soprattutto ora che stai per ereditare la quota di tuo padre insieme a tuo fratello. Quando verrà notificato il testamento e tutto sarà ufficiale, allora sì che sarai così oberato di lavoro, da non avere neppure il tempo per dire la parola discoteca- le parole fuoriuscirono dalle labbra ricoperte di rossetto di Sakura e, per quanto la volesse ignorare, non potè negare che aveva fatto centro.

Basterà non bere, si disse per convincersi O al massimo bere solo un bicchiere, si corresse

-E va bene. Oh Kami. Te l'ho mai detto che sei noiosa?- si rivolse alla madre di sua figlia che saltellò verso di lui, stampandogli un bacio vittorioso sulla guancia, che sarebbe stato costretto a lavarsi a causa del rossetto.

-Suigetsu non ti verrà a prendere. Ha ancora paura per la sua auto e come biasimarlo. Li raggiungerai là quando vorrai-

Sollevò un sopracciglio, irritato – Avevi già deciso tutto eh?-

-Non bere troppo e usa il preservativo. A domani, Sasuke kun- lo sfotté un poco e il moro non potè che sorridere sfinito. D'altronde un po' di distrazione non gli avrebbe potuto fare male.

 

Fece esattamente come consigliato. Chiamò il fratello e lasciò Sarada alla sua compagnia. Non che la figlia necessitasse di un babysitter, ma saperla con qualcuno di fidato, lo rendeva più tranquillo. Lasciò l'auto al parcheggio custodito, cedendo, all'uomo al posto di controllo, la quota richiesta. Mise piede in quel locale, liberandosi per prima cosa del cappotto ingombrante. Non era certo di voler cercare Suigetsu e Jugo. Anzi, non appena iniziò ad abituarsi alla musica e alle luci, era assolutamente sicuro di non voler perdere tempo con nessuno. Era smanioso di rivederlo e, dato che ormai era giunto fin lì, tanto valeva dedicarsi esclusivamente a quella ricerca. Sondò la pista, dove nessun biondino rievocò in lui alcuna sensazione familiare. Adocchiò Suigetsu, nuovamente in compagnia di una donna dai capelli rossi, ma proseguì oltre, fermandosi verso il bancone quel tanto che bastava a sondare anche quella zona. Poi, fingendo di lasciarsi coinvolgere dalla musica, esaminò pure la zona del privè, caratterizzata dai divanetti, ma del biondo dagli occhi di cielo nemmeno l'ombra. Dunque proseguì verso il bagno, attendendo il vario via vai, ma anche quella prova fu un buco nell'acqua. Quindi si guardò attorno. Sasuke aveva deciso di indossare un completo casual: camicia sportiva e jeans aderenti, legandosi i capelli in un codino basso. Era ben conscio di risaltare rispetto alla maggioranza dei presenti e ne trovò la conferma sugli sguardi interessati di diverse donne ed uomini. Avrebbe potuto approcciarne un altro, tuttavia non si era spinto così oltre solo per pomiciare con uno qualunque. Lui ne voleva uno in particolare. Così, nel frattempo che si guardava attorno, gli cadde l'occhio verso il breve corridoio dove era situata l'uscita laterale, quella in cui l'uomo lo aveva portato la prima volta, per fargli prendere aria. Come se ne fosse attratto, iniziò a muovere i passi per raggiungere quella destinazione. Era lì lì per spingere il maniglione ed aprire la porta, quando una voce da dietro lo raggiunge.

-Ehi, questa zona è accessibile solo al personale della discoteca, non sai leggere?- il tono era alquanto aggressivo e si senti punto sul vivo. Un altro scivolone per il grande Sasuke Uchiha. Non si era reso conto di essersi inoltrato in una zona in cui effettivamente non gli era permesso stare. Tuttavia quel tono lo aveva infastidito. Si voltò, deciso a dargli una risposta pungente, quando il respiro gli si fermò in gola e così anche ciò che avrebbe voluto dire. Di fronte a lui si ergeva proprio il soggetto dei suoi desideri ed ora che era sobrio, poteva ben vederlo attentamente. L'uomo alto e ben piazzato, lo fissava con i suoi occhi azzurri, incuriosito. I capelli biondi erano lievemente scompigliati, la pelle leggermente abbronzata, le labbra carnose socchiuse e la camicia aperta sul colletto, gli scendeva un po' sgualcita. C'era qualcosa di familiare in quell'aspetto, ma non vi badò molto, riconducendolo al ricordo della sua sveltina.

-Sei tu...-sussurrò l'altro, dando quindi conferma che era stato riconosciuto. Il tono del biondo gli provocò una contrazione nel basso ventre. I loro occhi si incatenarono nuovamente – Per te posso fare un'eccezione- gli sorrise seducente, avanzando verso di lui che invece era rimasto di stucco, incredulo di essere realmente riuscito ad incontrarlo. Eppure fece un passo indietro, trovandosi di schiena contro la porta. Il biondo poggiò le mani ai lati, intrappolandolo sia nella posizione che nello sguardo. Lesse la direzione dei suoi occhi, che portavano alle sue labbra e capì che voleva baciarlo. Quello spinse il maniglione con le mani ed una ventata fredda lo colpì all'istante sulla schiena. Negli occhi color cielo, Sasuke, vi trovò il desiderio di replicare il loro primo incontro.

 

 

 

Angolo autrice-Risposte ai commenti

Ciao a tutti!!!

La storia procede con i suoi passi, cerco di essere precisa e di mettere nero su bianco l'effetto introspettivo che i protagonisti subiscono con gli eventi.

Sarada è un'adolescente e sto davvero provando difficoltà a rendere il suo mutamento, anche perchè ho superato la fase adolescenziale da un po' ormai XD

 

ryanforever : Grazie davvero per la tua attenzione nella lettura, anche se provo a leggere e rileggere talvolta capita di saltare qualche erroruccio. Faccio il possibile per rendere i personaggi più coerenti con l'anime, ma ovviamente alcuni eventi non li avranno mai vissuti e quindi per forza la caratterizzazione è differente.

 

Ci tengo molto a ringraziare chi segue la mia storia:

1 - amaimon666 
2 - april88 
3 - essenze92 
4 - LadyTsuky 
5 - soniacrivellaro 
 

Ed un bacio a chi l'ha messa tra i preferiti:

1 - lodo_love

 

Grazie di cuore!!

Fatemi sapere che ne pensate del capitolo e alla prossima!!

 

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Capitolo 4
*** Pelle ***


La schiena cozzò contro il muro freddo, mentre l'uomo si era avventato sulle sue labbra. Era una notte fredda, ma le vampate di calore dovute all'eccitazione gli impedirono di avvertirlo. Le mani chiare stringevano i capelli color oro, mentre i denti affondavano nella carne morbida delle labbra, spinto da quel desiderio, quasi animalesco, che lo stava dominando.

-Sei selvaggio- ansimò l'altro vicino al suo orecchio. Sentì i denti di quello stringere il lobo e delle scosse di piacere, raggiunsero il suo membro, provocandogli un fremito che servì a farglielo indurire ancora di più. Iniziava a dolergli, così costretto nei jeans attillati.

-Non così- si ritrovò a gemere, mentre il biondo iniziò a baciare il suo collo, succhiando lievemente in alcuni punti strategici

-Non ti piace?- sussurrò fin troppo seducente quello a fior di labbra, addentando un po' di pelle sul collo e facendolo rabbrividire per quanto lo stava facendo godere

-Non qui- provò a ribellarsi davvero in maniera scarsa, sentendo anche un pizzico di vergogna per il suo essere così arrendevole. Era Sasuke Uchiha, colui che deteneva il controllo su ogni cosa, non una debole e patetica persona, pronta a scodinzolare per un po' di carne. E' solo che quella carne era davvero fin troppo invitante e capace, al punto da lasciarlo senza parole. Il biondo si staccò da lui, fissandolo con i suoi occhi chiari e magnetici. Il suo sguardo famelico, quella distanza, era quasi insopportabile, così provvide subito a colmarla, andando a posare nuovamente le labbra su quelle dell'altro. Questo bacio fu diverso. Più calmo, studiato, alternando qualche piccolo morso ad un lieve gioco di lingua. Nonostante quello fosse ben capace, pure Sasuke ci sapeva fare e dai versi coinvolgenti dell'altro, ebbe conferma che quel piccolo scambio di effusioni fosse ben gradito. Adesso fu il biondo ad interrompere quel contatto, lasciandolo ansimante e sempre più voglioso.

-Vieni con me- Gli prese la mano, riportandolo nel locale, dove la musica riprese a rimbombargli nello sterno. Si lasciò condurre senza obiettare. La sua guida aprì un'altra porta, prendendo a salire delle scale. Se fosse stato più cauto, forse non l'avrebbe seguito. D'altronde non lo conosceva, sarebbe potuto essere chiunque. Ma Sasuke vedeva solo il tonico didietro che risaltava anche con i pantaloni e le sue spalle muscolose, per cui deglutì e non oppose alcuna resistenza. Finì in quello che poteva essere un ufficio, molto disordinato per i suoi gusti, ma ciò che catturò la sua attenzione era l'ampio divano posto al lato della stanza. Si leccò il labbro inferiore, comprendendo il perchè fosse finito lì.

-Va bene qui?- gli chiese con un che di divertito e seducente allo stesso momento.

-E' perfetto- replicò. Gli occhi di Sasuke indugiarono sull'abbronzatura dorata e sui capelli biondi, una combinazione che gli provocò una lieve stretta al livello del petto, ma era troppo distratto per accorgersene. Si avventò nuovamente sulle sue labbra. Un bacio così forte che, se si fosse spinto solo un po' oltre, l'avrebbe fatto sanguinare.

Lo voglio. Il desiderio pulsava dentro di lui. Lo voleva così tanto, da sentirsi bruciare dentro. La camicia venne via, mentre le agili dita dell'altro liberarono il suo membro indurito e dolente dall'oppressione dei pantaloni. Si adagiò di schiena sul divano, venendo raggiunto dall'altro che si posizionò sopra di lui. Entrambi indossavano solo la biancheria, entrambi si guardavano e si desideravano. Così vicino, Sasuke potè sentire il calore del respiro del biondo agitargli i capelli. La mano diafana scivolò tra i fili dorati dell'uomo ed in quel momento, preso tra l'eccitazione e l'attesa del piacere, avvertì che tale vicinanza era proprio qualcosa che gli mancava da troppo tempo. Le labbra del biondo si chiusero attorno ad uno dei capezzoli e il moro avvertì i brividi propagarsi dietro la schiena.

-Sei molto sensibile- emise in un flebile mormorio accompagnato da respiri profondi, che provocò in lui un'ulteriore scossa di piacere -Dimmi cosa vuoi – gli ordinò, interrompendo quelle attenzioni, per guardarlo in maniera sensuale

Sasuke si morse il labbro in difficoltà. Solitamente era lui a condurre, era lui a dettare le regole, quel capovolgimento di posizione ed autorità lo destabilizzò. Tuttavia si sentiva anche vittima del profondo desiderio per l'altro. Da predatore era diventato una preda. Una preda che però non aveva alcuna intenzione di fuggire.

-Ti voglio- confessò con voce rotta dagli spasimi di piacere. Vide le dita abbronzate dell'uomo posarsi gentilmente sulla sua guancia, carezzandogli la pelle in un moto quasi dolce. Sebbene non concedesse mai simili smancerie durante un amplesso, quel gesto così fuori contesto, così inaspettato, non venne rifiutato. Si ritrovò a socchiudere gli occhi, mentre il contatto con le sue dita fece ardere la sua pelle.

Sasuke non dovette aspettare molto prima che il suo desiderio venisse esaudito. Il corpo dell'uomo era premuto contro il suo, la lingua di quello trovò la sua in uno slancio che lo lasciò incapace di formulare qualsiasi pensiero. Gemette quando i fianchi si frizionarono contro i suoi, provocandogli scintille di piacere ad ogni contatto. Si baciarono a lungo, le lingue in lotta per il dominio, mentre le dita del biondo si fecero strada lungo il suo corpo, fino a giocare con il bordo dell'intimo, stuzzicandolo. Dita calde, un enorme contrasto rispetto alla sua pelle così fredda, che però quello era stato in grado di riscaldare con i suoi baci e il suo contatto. Il modo in cui la mano dell'uomo stava giocando sul suo ventre gli fece inarcare la schiena, dando mostra di volere di più. La sua intimità era talmente dura, talmente pronta, che sarebbe potuto venire semplicemente con poche carezze. Si sentiva decisamente sul punto di esplodere. Non aveva neppure idea di quanto tempo fosse trascorso in quei preliminari, ma sentiva fosse decisamente troppo.

La suoneria del cellulare ruppe quel momento così intenso tra di loro. Il viso del biondo si deformò in una smorfia di fastidio, mentre ancora stava ansimando. Sasuke notò dal suo sguardo che rispondere al telefono era l'ultima cosa che volesse fare, eppure lo fece.

-Che vuoi?- il tono era piuttosto brusco, mentre ancora era posizionato su di lui, come se non avesse intenzione di lasciarlo andare. Vide quel fastidio accrescersi sul viso abbronzato dell'altro ed in quel momento si sollevò, mettendosi in piedi. Il moro avvertì subito freddo in mancanza del corpo tonico e caldo che fino a prima aveva su di lui – Va bene, arrivo – Era stata una chiamata breve. Si mise a sedere, osservando il biondo che cominciò a rivestirsi. Mentre si abbottonava la camicia, si sporse nuovamente verso di lui -Un piccolo imprevisto, non ci metterò molto- gli disse con tono seducente – Aspettami- aggiunse con una intonazione che sapeva di ordine. Le loro labbra si incontrarono di nuovo, fin quando quello interruppe definitivamente ogni forma di contatto, lasciandolo da solo.

Sasuke si stese nuovamente su quel divano, passandosi una mano tra i capelli neri. Era leggermente sudato e dolorosamente eccitato. La sua erezione pulsava ancora, ma più il tempo passava, più iniziò a rendersi conto di quanto quella situazione fosse assurda e quella interruzione lo irritasse. Dovevano essere trascorsi solo pochi minuti, quando decise di rivestirsi.

Al diavolo tutto, pensò nervoso, maledicendo chiunque li avesse interrotti, ma di certo lui non sarebbe rimasto là ad attendere. Aveva il suo orgoglio e non aveva apprezzato quel tono di comando usato verso di lui. Era lui che dava ordini, non quello che li eseguiva.

Nel momento in cui lasciò quella discoteca, avrebbe volentieri imprecato. Si era dimenticato ancora una volta di domandargli il nome. Così preso nelle sue considerazioni, non notò quegli occhi cielo seguirlo con lo sguardo, fin quando Sasuke entrò nella sua vettura e sparì, dirigendosi verso casa.

 

I due giorni di Natale volarono tra pranzo in famiglia, spettacolo al teatro e serate gioco, così Sasuke si trovò al 26 dicembre ad osservare la figlia che partiva per la montagna con una valigia più grande di lei.

-Non dare troppa confidenza agli sconosciuti, non andare su percorsi troppo ripidi o pericolosi, non separarti da tua madre, non accettare nessuna bevanda o alcun tipo di favore o qualsiasi cosa ti venga offerta- fece l'elenco di raccomandazioni, che le ripeteva ogni volta che la figlia partiva per la montagna. Sarada si sistemò gli occhiali nuovi, sorridendogli divertita -C'è qualcosa che posso fare, papà?- domandò innocentemente

-Divertirti, ma in modo saggio- le rispose lui un po' ammorbidito. Una pacca sulla spalla richiamò la sua attenzione

-Non temere. Se qualcuno la infastidisce, ci penso io a fargliene pentire- Sakura intervenne, mostrandosi sicura di sé e lui, conoscendo le capacità della donna, non dubitò nemmeno un attimo delle sue parole. E così lasciò che le due donne di quella casa andassero via, rimanendo completamente da solo. Avrebbe voluto andare con loro, ma le responsabilità lavorative non glielo permettevano.

Dopo pranzo prese la decisione di andare in ufficio. Aveva una riunione importante in programma dopo le feste, quindi portarsi avanti con il lavoro poteva solo essere d'aiuto. Si ritrovò a costeggiare il parco situato di fronte al palazzo che ospita la sua compagnia. Amava passeggiare un po' su quel lato, forse perchè gli sembrava quasi un oasi di pace a contrasto con il suo frenetico lavoro. La società di suo padre, l'Uchiha Spa, si occupava di telecomunicazioni, digitale e tecnologie. Un colosso per il Paese del Fuoco. Nonostante suo padre non avesse voluto più avere nulla a che fare con lui, non si era mai permesso di impedirgli di lavorare, anche perchè Sasuke ed Itachi insieme erano forse i migliori dirigenti e soci che l'azienda avesse mai visto. Ed ora che Fugaku Uchiha era morto, si sarebbero visti accollare la gestione di tutti i franchising situati nei vari paesi, il che avrebbe triplicato la loro mole di lavoro. Superò alcune delle panchine presenti nel parco, pronto ad attraversare la strada, per raggiungere la guardia situata all'ingresso dell'edificio, quando si bloccò. Poco distante dalla panchina che stava affiancando, appoggiato ad un albero, intento ad aspirare una boccata di fumo da una sigaretta che aveva stretto tra le labbra, vi era l'uomo dagli occhi cielo. Deglutì, guardandolo. Portava un cappotto color cammello lungo e aperto sul davanti, lasciando intravedere un maglioncino e dei jeans attillati. Una figura slanciata e ben proporzionata. Una pelle abbronzata a cui era inspiegabilmente attratto. Rispetto alla sua figura perfetta, al suo pallore nobiliare, quell'uomo stonava, ma era una stonatura che rendeva il tutto ancora più intrigante. Dentro di sé sentì agitarsi un lieve fermento ed insieme ad esso la sensazione che il biondo fosse lì per attendere lui. Gli era bastato posare gli occhi di pece su di lui per provare un incipit di eccitazione. Con la sigaretta tra le labbra, bruciò con pochi passi la distanza che li separava.

-Te ne sei andato l'altra sera...- lo fissava in un tono d'accusa

-Mi sei sembrato piuttosto occupato, non ho voluto interferire- replicò asciutto ed indifferente.

-Non ci ho messo molto, è stato proprio un peccato- fece un tiro, vedendo la punta della sigaretta accendersi di rosso e ricevendo degli sbuffi di fumo che lo infastidirono

-Se devi fumare quella schifezza, allontanati da me, dobe- disse pungente. Bravo così, si complimentò, avendo riacquistato l'autocontrollo e il dominio di sé necessario a trattare quell'uomo come farebbe con tutti. Quello lasciò cadere il mozzicone, che calpestò con il piede, mentre sulle labbra si disegnò un sorrisino provocatorio e alquanto divertito

-Se fossi in te, non insulterei così facilmente chi non conosco-

Sasuke assottigliò gli occhi. Era abbastanza esperto da percepire la minaccia nel suo tono. Il biondo scoppiò a ridere, dandogli uno spintone divertito e scompigliandosi i fili biondi in un fare giocoso.

-Ah ci sei cascato, teme!- lo prese in giro, ma lui non ci badò. La minaccia gli era sembrata fin troppo reale, per fingere che fosse uno scherzo.

Non stava scherzando, concluse sicuro, ma non mostrò alcuna inflessione sul viso che potesse lasciar credere altrimenti.

-Ci vediamo allora- l'uomo sollevò la mandritta, mostrandogli il palmo in un saluto caloroso

-Aspetta!- lo fermò – Non so il tuo nome- si ricordò questa volta

-Chiedimelo stanotte, Sas'ke- di nuovo quello sguardo da predatore che lo fece sentire una preda. Quando la sagoma del biondo sparì dalla sua visuale, si rese conto che lo aveva chiamato per nome.

Che diavolo è appena accaduto? Di una cosa però era sicuro. Quella sera non sarebbe andato in discoteca.

*

*

*

-Sarada rallenta!!- la voce della madre riecheggiò distante, ma era già troppo tardi. Non aveva la minima idea di come potesse rallentare. Sentiva di stare per perdere l'equilibrio e la cosa peggiore si manifestò poco avanti. Qualcuno nella sua traiettoria.

-Per favore spostaaaatiii....aiutoooo..ahhhhhhhh!- lo schianto fu inevitabile, ma quasi indolore. Cozzò rovinosamente contro la persona che si era interposta nella sua ripida scivolata, catapultandosi addosso. Il petto quasi le faceva male per quanto era profondo e frettoloso il respiro. Ed inspirare aria gelata, come quella di montagna, aveva un che di negativo per chi non era abituato

-Ti ho fatto male?- chiese subito al povero malcapitato, cercando di rialzarsi per liberare quello dal peso che era dettato dal suo corpo.

-Ohi ohi...credo di stare per morire...-si lamentò l'altro. Subito la ragazza si morse il labbro, riconoscendo quella voce.

-Boruto?- domandò sorpresa -Che ci fai qui?- gli chiese

-Eeeh? Sarada? - con uno scatto sorpreso quello si mise a sedere, avvicinando il viso pericolosamente al suo. Spalancò gli occhi quando vide il volto del giovane a due passi dal suo e, come se il destino avesse deciso di farsi due risate, il peggio accadde. Qualcuno la urtò e quell'urtò finì per farla sporgere in avanti. Le loro labbra si incontrarono per un attimo, ma sufficiente perchè avvertisse la morbidezza in quelle del compagno. Il suo viso si colorò di un rosso pomodoro, reagendo istantaneamente a quell'evento. Colpì Boruto con un pugno, allontanandolo da sé

-Bakaaaaa!- gli gridò, addossandogli una responsabilità che il ragazzo non aveva. Per come era imbottito, quel pugno nemmeno lo sentì. Lo vide guardarla imbambolato. Nei suoi occhi vi era quasi shock per ciò che era appena avvenuto. Sarada si portò il viso tra le mani, disperandosi. Non poteva aver davvero appena baciato quell'idiota, il responsabile della sua umiliazione più grande e colui che le aveva scheggiato gli occhiali.

-Sarada, stai bene? Ti sei fatta male?- vide la madre raggiungerla ed aiutarla a sollevarsi, per poi tastarla, assicurandosi che non vi fosse nulla di rotto. Gli occhi verdi ed attenti si posarono quindi sul povero malcapitato – Oh Boruto, sei tu? Niente di rotto spero- si raccomandò la donna, avendo assistito all'urto tra i due

-Naaa...non sono così fragile, Sakura san- scherzò il ragazzo, riacquistando lucidità. Osservò di sottecchi la madre ed il giovane, sorpresa che i due si conoscessero. Un'altra donna si aggiunse al gruppo, accompagnata da una bambina carina e parecchio timida, che lei scoprì essere la madre di Boruto. Si guardò attorno, notando come avessero attirato l'attenzione di tutti. La mano finì sulla sua fronte sudata, nonostante il gelo dell'aria di montagna e si ritrovò a scuotere il capo. Sarebbe volentieri sprofondata per la vergogna.

Non seppe nemmeno come era successo, che si trovò nel suo chalet di montagna a cenare insieme alla famiglia del suo più acerrimo nemico. La madre di Boruto, Hinata Hyuga, sembrava una persona deliziosa e così anche la piccola Himiwari. L'unica persona che non le piaceva in quel quadretto era proprio il suddetto giovane. Non spiccicò parola durante la cena, presa come sempre a studiare chi la circondava, fin quando, non appena la bambina si addormentò, le due madri decisero che era il momento per discorsi da adulti e bevande da adulti, per cui spedirono i due ragazzi nella camera di Sarada e lei si ritrovò improvvisamente impacciata e si accorse di sudare freddo. Nemmeno Mitsuki era mai entrato nella sua camera, anche se quella non poteva essere propriamente definita tale. La stanza dello chalet di montagna di sua madre veniva usata poche volte, solo durante le vacanze, però era comunque un evento per un'adolescente. Un ragazzo in camera e non il suo fidanzato. Per quanto Sarada fosse una giovane sicura di sé, indipendente e forte, nascondeva quel lato fragile che le fanciulle possiedono quando si tratta di relazioni, soprattutto con coloro del sesso opposto.

Boruto osservava la camera quasi disinvolto, grattandosi il capo – Hai una bella camera, Sarada chan. Non ho mai visto tanti libri nemmeno nella mia casa – ridacchiò, forse pensando che potesse in qualche modo farle piacere. Invece la ragazza avvertì la vena sulla fronte pulsare pericolosamente. Era davvero possibile che lui avesse preso il massimo dei punteggi? Lo vide inciampare sul bordo del tappeto, finendo rovinosamente a terra, per poi rialzarsi imbarazzato. Abbassò il capo, portando l'indice sull'asticella degli occhiali per sollevarli. Non una parola pronunciò a quello spettacolo patetico, ma l'altro colse il suo gesto.

-Sono davvero dispiaciuto per gli occhiali, sono nuovi quelli vero? Avrei voluto che mi avessi permesso di ripagarti- questa volta il tono serio del ragazzo la colse di sorpresa. Lo squadrò nei suoi occhi celesti e non seppe come rispondere. Quell'immagine di determinazione cozzava con il solito combina guai che era.

-Non era necessario. Non l'hai fatto di proposito- si giustificò, mascherando il vero motivo con quella banale spiegazione.

-Non importa. Avrei però voluto poter rimediare- lo vide stringere il pugno. Da quando Boruto era diventato così...adulto? Si ritrovò inconsciamente a fissarlo. Alto, occhi chiari e labbra carnose. Più scuro di lei di carnagione ed anche rispetto a sua madre, cosa che la portò a pensare che dovesse somigliare al padre, dato che Hinata e Himiwari erano entrambe esili di corporatura, avevano i capelli così neri da assumere riflessi blu alla luce ed una pelle pallida quasi quanto la sua. Era un bel ragazzo, non poteva negarlo, vista anche la popolarità che riscuoteva tra le ragazze del suo istituto. Ed era proprio quella considerazione a farla sbattere in faccia alla realtà. Si trovava in camera da sola con un ragazzo attraente e quel pensiero la portò ad imbarazzarsi. Le candide guance si tinsero di rosa all'altezza delle gote. Doveva trovare un modo per non pensarci, per non esserne così consapevole. Anche perchè, ammettere che stava arrossendo per Boruto Uzumaki, sarebbe stato davvero troppo da sopportare.

-E tuo padre non c'è?- provò ad intavolare una conversazione, proponendo un argomento che li facesse parlare, ma si accorse subito dalla reazione del giovane, che forse quell'argomento non era tra i più graditi. Notò Boruto stringere i pugni in maniera veemente ed abbassare il capo, mentre lo sguardo, seppure rivolto in qualche modo al suo letto, era distante anni luce da quella stanza.

-Mio padre è sempre tanto impegnato- si limitò a rispondere in un tono gelido, che neppure lei era in grado di replicare. Grazie alla sua abilità di osservatrice, le fu palese comprendere che non dovesse esserci un rapporto spensierato tra il ragazzo ed il padre e non sapeva per quale motivo, ma le dispiaceva vederlo così. E così, conscia di cosa potesse distrarlo, anche grazie alle informazioni che Mitsuki le forniva di sé e dei suoi amici, capì che talvolta bisognava sacrificarsi per il prossimo.

-Ti va una partita a shinobi bout?*- gli chiese, nonostante lei detestasse quel gioco e lo ritenesse un passatempo per bambini. Osservò subito l'espressione di Boruto cambiare. Gli occhi si illuminarono ed annuì pieno di gioia. Così Sarada sospirò e si apprestò a trascorrere il resto del suo tempo in un odioso gioco a cui vinse continuamente, sotto l'incredulità del ragazzo. Non poteva negare che non era stato completamente negativo proporre quel passatempo.

 

 

 

Angolo autrice-Risposte ai commenti

*shinobi bout= un gioco di carte che spesso viene mostrato nell'anime di Boruto

ryanforever: si, decisamente in piena adolescenza. Grazie mille per il tuo supporto!! In questo capitolo ho voluto sviluppare un po' di più il rapporto tra Sasuke e Naruto, ma ce ne saranno delle belle anche per Sarada!

 

Soniacrivellaro: Grazie mille per i complimenti e sono felicissima di averti incuriosito!! Spero che questa evoluzione nel capitolo ti sia piaciuta!

 

Ciao a tutte. In questo capitolo ci sono dei passi in avanti per entrambi i protagonisti. Spero vi sia piaciuto l'incontro tra Naruto e Sasuke, diciamo che li immagino come due calamite che si attraggono e non riescono a separarsi. Successivamente ne vedremo delle belle. Attendo come sempre vostri pareri, che mi fanno migliorare. E se volete, date un'occhiata al mio nuovo progetto: Bring me to life!

Ora passo a ringraziare chi segue la mia storia:

1 - amaimon666 
2 - april88 
3 - essenze92 
4 - LadyTsuky 
5 - Rain25 
6 - soniacrivellaro 
7 - _sckarlett_ 

 

E chi l'ha messa tra le preferite:

1 - giorgiafra2509
2 - lodo_love 
3 - nuvola1981 

 

Grazie mille davvero e alla prossima!

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Capitolo 5
*** Il momento giusto ***


Era l'ultimo giorno di vacanza. Il giorno dopo sarebbe tornata a Konoha, pronta a riprendere la solita routine. In quel momento stava riponendo gli scii nello spogliatoio, non le andava più di sciare. Nonostante la caduta rovinosa che le era costata un bacio, non era male in quello sport. Chiuse il giubbotto fin sul collo, protetta dal gelo di quelle temperature, e si apprestò ad uscire. Il ragazzo era già lì ad attenderla. Dal loro scontro era trascorsa già una settimana ed avevano vissuto quella vacanza praticamente insieme. Aveva iniziato a scorgere in lui dettagli che non le dispiacevano. Boruto non era realmente l'idiota che lei credeva. Si era trovata a dover ammettere che il suo intuito non era male. Se lei era più una donna di cultura, Boruto aveva quella spinta logica che lo portava a giungere alla conclusione, anche se non sapeva bene come procedere. Aver dovuto riconoscere la sua intelligenza non fu però una umiliazione. Per qualche strano motivo, ne fu felice. Aveva notato dei lati nuovi in lui. Certo, era pur sempre un casinista e combina guai, ma non era affatto stupido, anche se non glielo avrebbe mai confessato. E quella considerazione le provocò un sorriso, mentre a passi svelti lo raggiungeva.

-Hai finito?- le domandò lui, appena la notò. La ragazza annuì. Inclinò il capo, scorgendo un certo imbarazzo nell'espressione del biondo. I suoi occhi celesti non ne volevano sapere di guardarla. Il che la portò ad interrogarsi sulla faccenda. Cosa lo rendeva così nervoso?

-Sai...mi domandavo...dato che domani parti...vorresti venire con me sulla funivia?- le propose. Sarada non se lo aspettava. Lo sguardo raggiunse proprio l'oggetto in questione e per qualche secondo si immaginò insieme al ragazzo, intenti nell'ammirare il paesaggio dall'alto. Quel pensiero la fece arrossire. Una parte di lei voleva andarci, ma non per la funivia, voleva andarci con lui. L'altra parte invece le portò alla mente la figura di Mitsuki, il suo fidanzato. Era la prima volta che la sua immagine si frapponeva tra lei e Boruto, per cui la giovane Uchiha capì che tra loro due stava accadendo un “nonsapevacosa” di sbagliato. Sarada aveva ereditato qualcosa da entrambi i genitori. Se dalla madre aveva preso la sua forza d'animo e fisica, l'amore per lo studio, la sua gentilezza e fragilità, dal padre aveva ereditato l'inespressività, l'aspetto fisico, la tendenza alla solitudine e la sua correttezza. Ed era quest'ultima qualità ad imporsi. Sentiva non fosse corretto. Aveva preso un impegno con Mitsuki, era il suo fidanzato, ma anche il miglior amico di Boruto. Era sbagliato sotto tutti i punti di vista. Eppure avevano trascorso una settimana insieme durante quella vacanza. Ma mai come in quel momento si era sentita così vicina a lui. Perchè lei voleva trascorrere quel momento romantico con Boruto, come poteva esserlo ammirare il paesaggio al tramonto dalla funivia. Ma romanticismo ed amicizia sono due cose separate.

-No, preferisco tornare allo chalet. Non voglio stancarmi troppo prima della partenza- rispose. Vide negli occhi del giovane la delusione. Era così semplice da leggere, differentemente da lei. Ma, nonostante ci fosse rimasto male, quello sorrise, ancora un po' imbarazzato.

-Si capisco. Allora ci vediamo prima che tu parta, Sarada chan-

Lo osservò andare via, sospirando. Rimase sola a fissare quella funivia, amareggiata per aver rinunciato. Non sapeva che le stava prendendo. Non era nemmeno riuscita a dire a Mitsuki del bacio con Boruto. Si era convinta che fosse per la distanza. Era una conversazione che andava fatta di persona, anche se comunque era stato un incidente. Però sempre quella parte che avrebbe voluto salire sulla funivia con Boruto, le suggeriva che non fosse la verità completa. Si sfiorò le labbra, mentre riportava alla mente l'episodio in questione. Aveva avvertito la morbidezza di quel bacio, anche se era stato per pochi attimi. Emise uno sbuffò rassegnato, creando una nuvola di condensa. C'era qualcosa che le sfuggiva in tutta quella faccenda, ma per quanto intelligente, non riusciva a venirne a capo.

La serata era volata. Sua madre aveva raggiunto alcuni amici del posto, lasciandola sola nello chalet. Lei aveva deciso di trascorrere qualche minuto sul dondolo situato sul portico dello chalet. Le sarebbe mancata la tranquillità di quel luogo. Il naso e le guance si erano arrossate dal freddo, nonostante fosse avvolta in una calda coperta.

-Ti congelerai qui fuori- la voce di Boruto raggiunse le sue orecchie. Si voltò, osservando sorpresa il giovane che la raggiungeva -Tua madre voleva assicurarsi che stessi bene- le spiegò, rispondendo alla sua tacita domanda.

-Mia madre si preoccupa per nulla- replicò lei

-Sicura di non preferire il caldo del camino?-domandò il ragazzo

-Non ho freddo- mentì, cercando di mettere a tacere i brividi

-Non mi sembra, sai?- ribattè lui, piegandosi per raggiungere la sua stessa altezza. La mano calda di Boruto finì sulla sua guancia -Ecco, sei gelata- confermò il suo dubbio e Sarada in quel momento non seppe più per cosa stesse rabbrividendo, per il freddo o quel contatto inaspettato. Il rossore aumentò -Sei completamente rossa, rischi di prenderti un malanno-

Quello fu un colpo basso per lei. Il fatto che lui si fosse accorto del suo colorito, la fece sprofondare dalla vergogna. Il contatto venne interrotto, mentre Sarada non sapeva nemmeno come reagire.

-Si, va bene, entro in casa, basta che te ne vai- sputò velenosamente. Aveva bisogno che lui fosse lontano da lei. Era come se non riuscisse a ragionare lucidamente. Boruto sembrava ferito e quella realizzazione, la colpì più del voluto. Si sentì tremendamente in colpa.

-Sei arrabbiata con me?- chiese il biondo, non sapendo per quale motivo si fosse meritato una simile frase.

-Perchè dovrei darti tutta questa importanza?- fece di rimando lei, esperta nel gelare le persone. Nemmeno la temperatura di quella sera poteva raggiungere quel tipo di freddezza. Era sul serio la degna figlia di suo padre. Il rimorso però stava crescendo velocemente in lei, perchè il ragazzo non meritava quel trattamento. Vide gli occhi chiari e feriti di Boruto indurirsi. Sorrise amaramente verso di lei, annuendo e lasciandola sola come desiderato. Rientrò in casa, sentendosi veramente male. Mitsuki riapparve nella sua mente. Portò le mani alla faccia e si accasciò sul letto. Che le stava succedendo?

Il giorno dopo Boruto non si presentò per salutarla. Se lo era aspettato, d'altronde era ciò che voleva, ma comunque ci rimase male, anche se non lo dette a vedere.

Quel viaggio di ritorno fu di poche parole. Le dispiaceva rientrare, ma era felice di rivedere suo padre. Sentì il tocco della madre sulla sua guancia, poco prima di arrivare.

-Stava dormendo, altrimenti sarebbe venuto- le disse dal nulla, ma non aveva bisogno di soggetti per capire a chi si stesse riferendo. Gli occhi verde smeraldo della donna vedevano più di quanto le parole potessero spiegare. Lei fece spallucce, fingendo indifferenza. Però quelle parole le portarono un barlume di serenità maggiore e il viaggio si concluse con meno tensione.

*

*

*

I cinque uomini seduti a quel tavolo si guardavano in silenzio. Quattro di loro erano pressoché simili. Stesso colore di capelli, stessa bellezza algida, stesso sguardo gelido, stessa carnagione pallida. Potevano essere tranquillamente dei modelli, tanto erano perfetti. Nessuno avrebbe mai potuto mettere in dubbio il legame di sangue che li accomunava. Il quinto invece, con i suoi capelli color platino e la sua espressione furbetta, stonava in quel quadretto.

-Quindi se consideriamo le quote della società, Itachi e Sasuke possiedono adesso ciascuno il 30% delle azioni, mentre Shisui e Obito il 20%. Siete fottutamente ricchi- concluse Suigetsu nel suo ruolo di avvocato, al che Sasuke portò una mano sulla fronte, tanto era sfrontato l'amico.

-Grazie per la tua elegante opinione- commentò rassegnato. Era abituato alle uscite un po' fuori contesto del giovane, così come i suoi familiari. Quello raccolse i fogli e li sistemò nella sua cartellina.

-Figurati, ti aspetto nel tuo ufficio- si congedò, lasciando che quella riunione proseguisse senza di lui.

La sala piombò nuovamente nel silenzio. Obito si versò da bere, seguito da Shisui. Nè lui od Itachi lo imitarono.

-E' una bella rogna- commentò il primo -Siamo rimasti in quattro e abbiamo più responsabilità di quelle che possiamo permetterci. Il tuo vecchio non mi era simpatico, ma sapeva il fatto suo – si stava rivolgendo ad Itachi, che invece appariva troppo serio, persino per lui.

-Qualcosa ti turba?- chiese Sasuke al fratello

-Danzo Shimura. C'è stato un tentativo di hackeraggio, nulla di eccezionale. Ma è la seconda volta che qualcuno prova a rubare i nostri dati. Non ho la certezza sia lui, ma lo sospetto-

Sasuke sospirò -E' chiaro sia lui. Non può batterci sulle vendite e allora prova a fregarci- strinse i pugni. Quell'uomo non gli era mai piaciuto.

-Dobbiamo essere più severi con i controlli- propose Shisui -Non possiamo permetterci alcun cedimento. Vostro padre sapeva tenerlo a bada ed ora che non c'è più, penserà di avere vittoria facile-

-Un errore per lui, ovviamente. Chiaro che non conosca gli Uchiha, per quanto provi ad esserlo- replicò Obito freddamente, per poi ridere senza divertimento -Non che io ci trovi chissà che vantaggio nel nostro cognome- Una verità amara che tutti loro condividevano -Ma siamo Uchiha e non possiamo farci prendere per idioti dal primo che capita-

-Ma Danzo non è il primo che capita. Non riconoscere la sua capacità, ci porta solo in svantaggio- ribattè lui

-La sua capacità sta anche nell'accerchiarsi delle persone giuste. Se dobbiamo essere vigili, dobbiamo anche evitare di frequentare chiunque abbia a che fare con lui-

Sasuke si stava innervosendo. Sapeva bene dove Obito volesse andare a parare.

-L'amicizia tra Sakura ed Ino non ha nulla a che vedere con Danzo- replicò

-Ha tutto a che vedere con Danzo. Sai lavora per lui. Ed è il marito della Yamanaka. E per quanto sono sicuro che la tua...qualsiasi cosa sia... ci creda nell'amicizia di quella donna, tu non puoi essere così ingenuo-

Sasuke sorvolò sul modo in cui aveva appellato Sakura. Obito nei suoi 44 anni di vita non si era mostrato molto incline a simpatizzare con la sua sessualità, per quanto non lo avesse neppure trattato diversamente per questo.

-Sakura è una delle donne più capaci che io conosca. Non è facile da raggirare. Se Ino avesse altre mire, lei se ne accorgerebbe- proseguì senza mutare il tono. Non poteva farsi prendere dalle emozioni, non quando tra loro vi era una battaglia di controllo e dominio. Doveva mostrare di essere superiore.

-Shimura non potrebbe ottenere nulla da Sakura, anche se volesse usare la moglie di Sai come spia- intervenne Itachi, la cui autorità era tale, che nessuno poteva mai mettere in discussione le sue parole -Dobbiamo però migliorare il sistema informatico e non abbassare mai la guardia. Per il resto, l'anno si è concluso in modo decisamente grandioso per noi. Sembra che la morte di un Uchiha abbia portato profitti- concluse, alzandosi. Quel gesto decretava la riunione conclusa. Sasuke si ritrovò a sospirare. Sapeva che per Itachi era difficile, forse persino più di lui. Era sempre stato il figlio preferito, soprattutto dopo che lui aveva disonorato la famiglia.

-Raggiungo Suigetsu in ufficio, ceniamo insieme stasera?- propose al fratello, che accettò con un sorriso.

Lasciò la sala, raggiungendo appunto l'amico che si era beatamente accomodato sulla sua poltrona. Lo fulminò con lo sguardo e quello saltò su come se qualcuno gli avesse appena punto il sedere.

-Mi volevo assicurare fosse comoda- ridacchiò

-Dovevi dirmi qualcosa?-

-Ti va un'uscita a quattro?- propose quello.

Sasuke corrugò la fronte -ovvero?-

-Sto organizzando un'uscita con la tipa rossa della discoteca. Qualcosa senza impegno-

-E dovrei reggerti il gioco, sorbendomi un'oca che non mi interessa? Non se ne parla- liquidò l'invito

-Ma che pensi? Porterà il cugino, credo-

-Credi?- lo studiò

-Eddai, Sasuke. Un'uscita tra amici. Un bicchiere in un locale, nulla di troppo-

-Dovrebbero esserci gli amici, per definirla tale- commentò asciutto

-Aahh...sei insopportabile a volte. Diciamo che me la devi- insistette Suigetsu

-Come, prego?- il tono divenne sottile. Per chi lo conosceva bene, era chiaro che era meglio evitare di farlo incazzare. E quando assumeva quel tono, si era molto vicini a quel limite.

-Il vomito ricordi?-

-Quante altre volte userai quella storia? Ti ho fatto lavare la macchina e ti ho ridato i soldi del taxi- spiegò, stufo

-Ma io ti ho comunque portato a casa, nonostante avessi già rimesso. E ti ho trasportato di peso fino al tuo letto!-

Si massaggiò le tempie. In quel momento stava combattendo con il desiderio di picchiarlo seduta stante.

-Va bene. Facciamo questa uscita. Ma ti avverto, questa è l'ultima volta che usi quella scusa. Fallo un'altra volta e nessuno ti salverà da avere l'impronta della mia scarpa sul tuo fondo-schiena. E sparisci adesso, che devo lavorare-

Suigetsu non se lo fece ripetere due volte e lasciò lo studio tutto felice, anche perchè sfidare la sorte con un Uchiha poteva essere letale.

Appena rimasto solo, Sasuke sbuffò. Non si sentiva di molta compagnia, tuttavia si trattava di un'innocua uscita: che male poteva fargli concedersi una bevuta con qualcuno?

 

Il resto della giornata proseguì senza intoppo alcuno. La cena in famiglia andò bene e si ritrovò in compagnia di Suigetsu e la rossa di nome Karin in un battito di ciglio.

-Devi perdonare mio cugino- si scusò la ragazza, considerando che la persona mancante era in ritardo -E' un terribile imbranato- la giovane sembrava costernata. Sasuke scrollò le spalle, non dando peso a quel ritardo. Odiava le persone che non rispettavano gli orari, ma non poteva neppure essere sempre intransigente.

Ricevette una pacca sulla spalla e si voltò -Scusate il ritardo, qualche problema con la macchina- l'altra persona mancante era l'uomo dagli occhi cielo. Sasuke stentava a crederci.

-Suigetsu, Sasuke, vi presento mio cugino Naruto-

-Naruto Uzumaki per servirvi, dattebayo!- sembrava un'altra persona ai suoi occhi. Lo esaminò stupito: chi era veramente quel ragazzo? Il giovane spensierato ed allegro che si era appena presentato o il predatore sicuro di sé e dominatore di quelle sere?

-Vieni con me- lo prese per un braccio e lo portò via sotto lo sguardo incredulo dei due. Sicuramente a Suigetsu non sarebbe dispiaciuto rimanere da solo con Karin, ma per lui era arrivato il tempo di conoscere quell'uomo e non poteva farsi sfuggire l'occasione appena fornitagli. Era decisamente il momento giusto.

 

 

Angolo Autrice – Risposte ai commenti

Ciao a tutti e ancora grazie grazie grazie perchè siete sempre di più a seguire la mia storia e mi fa tanto piacere.

Soniacrivellaro : piano piano ci saranno più informazioni sulla natura del rapporto tra Boruto e Naruto. Sono contenta che il bacio tra i due ti abbia divertito, ammetto che anche io ridacchiavo quando scrivevo!

Ryanforever : si cerco sempre di mantenere intatti alcuni tratti dei personaggi. Per Sasuke è il suo orgoglio. Anche se l'attrazione per Naruto è quasi incontrollabile. Ci saranno delle evoluzioni nei prossimi capitoli, ma non ti anticipo nulla!

 

Questo è un capitolo diciamo di transito, anche perchè è stata messa tanta carne al fuoco e aggiungerne altra porterebbe indigestione. Però non significa che sia poco importante. C'è molto su cui ragionare, soprattutto nei termini di indizi sui vari spunti su cui si svilupperà la storia.

Spero vi sia piaciuto e vi risulti gradevole.

Finalmente Sasuke ha un nome!!!

Attendo vostri pareri, come sempre.

E ora passo a ringraziare chi segue la mia storia:

1 - amaimon666 
2 - april88 
3 - essenze92 
4 - krikka86 
5 - LadyTsuky 
6 - Rain25 
7 - soniacrivellaro 
8 - _sckarlett_

 

E grazie a chi l'ha messa tra le preferite:

1 - essenze92 
2 - giorgiafra2509 
3 - lodo_love 
4 - nuvola1981 
5 - Selosogni 
6 - Simo94 

 

Grazie davvero!

Alla prossima!

 

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Capitolo 6
*** Prime volte ***


-Naruto Uzumaki...perchè il tuo nome mi suona familiare? - domandò, girando il volante per prendere una curva, mentre si dirigeva a casa del biondo, l'uomo con cui aveva fatto sesso non protetto una volta.

-Beh perchè in un certo senso lo è – spiegò spensierato l'altro, posando un piede sul cruscotto

-Togli quel piede da là, se non lo vuoi ritrovare amputato- lo minacciò di scatto, adocchiando quel gesto – e rimettiti le scarpe, è disgustoso-

Quello rise, ma fece come detto. Era intelligente abbastanza da non giocare con il fuoco. - Non sembravo così disgustoso le altre volte- replicò, riferendosi chiaramente ai loro precedenti incontri.

-Ero ubriaco- si difese, concedendo una mezza verità

-Non odoravi di alcol l'ultima volta-

Digrignò i denti, come si suol dire “colpito ed affondato”. Accidenti. Quel tipo riusciva a prevalere su di lui, come nessuno. Qual è il suo potere? Fermatosi al semaforo, lo osservò di sottecchi. E' dannatamente bello. La sincerità del suo pensiero lo sconvolse. Naruto non era il primo uomo bello con cui si era trovato ad approcciarsi, ma il primo a metterlo in difficoltà.

-Non rispondi più?- quello sorrise vittorioso

-Tsk. Avevo solo bisogno di un po' di sfogo, mettiamola così-

-Hai appena ammesso che volevi usarmi?- Naruto si portò le mani al petto -Ferisci i miei sentimenti, Sas'ke-

Non lo prese minimamente sul serio -Dimmi quando devo girare- gli chiese, poi proseguì -Quindi, spiegati. Quando ti avrei già conosciuto?- tornò alla domanda iniziale

-Dopo quella insegna, gira a sinistra- indicò la direzione -E...non ricordi davvero?- chiese, fattosi serio

-Ho un vago presentimento di averti già visto in passato...-ammise -ma nulla di specifico. Qui vero?- chiese, riferendosi al palazzo. Quello annuì, pensieroso.

-Wow- Naruto sembrava genuinamente sorpreso – Questo decisamente mi ferisce- Sasuke parcheggiò e si voltò a guardarlo. Sorrideva, ma in quel sorriso notò una nota stonata.

Se l'è presa davvero?

-Il viaggio a Suna non ti dice nulla?- chiese quindi il biondo, dopo un silenzio alquanto imbarazzante.

Sasuke fissò davanti a sé, come a richiamare alla memoria ciò di cui l'altro stesse parlando.

-Suna?- inclinò il capo -Aspetta, ma di quanto tempo fa stiamo parlando? Sono stato a Suna diverse volte...-spiegò

-Diciamo...quando avevi circa 18 anni...-

Spalancò gli occhi in realizzazione -Ti riferisci al viaggio di istruzione dell'ultimo anno di liceo? Tu eri il ragazzo della scuola pubblica!- esclamò ricordandosi

-E' così che mi hai etichettato?- incrociò le braccia

-Beh è vero, frequentavi la scuola pubblica- si difese lui, notando che il tono di Naruto sembrava un po' aggressivo.

-Tipico di voi snob- aprì la portiera dell'auto e così Sasuke lo seguì. Il palazzo era piuttosto distante dal centro, più in zona periferica, una sistemazione alquanto modesta per i suoi gusti. Naruto gli fece strada conducendolo in quello che era un semplice appartamento. Nulla di eclatante, ma neppure troppo misero. Quello che si manifestava dinnanzi ai suoi occhi era un bilocale, arredato in stile classico e tenuto in modo decisamente disordinato per i suoi gusti.

-Vivi solo?- si ritrovò a chiedere, poggiando la giacca sull'appendiabiti.

Naurto annuì -Qualche volta mio figlio viene a farmi visita-

-Hai un figlio?- domandò.

Il biondo lo fissò sorridente -Ti sembra così assurdo?-

-Chi dei due è il bambino?- fece un accenno di sorriso alla sua battuta. Naruto gli sembrava diverso dal seducente ammaliatore della discoteca. Aveva un lato infantile che non gli dispiaceva.

-Oh teme...sei troppo insolente per i miei gusti!- replicò l'uomo, avanzando verso di lui ed intrappolandolo al muro in una barriera creata dalle sue braccia -L'altra sera eri più mansueto- la voce di Naruto divenne più bassa e seducente, bastevole a risvegliare l'eccitazione sopita.

Sasuke si sentì punto sul vivo, anche perchè riusciva a scorgere la verità nelle sue parole. Lo allontanò da sé -Per cui ci siamo conosciuti in quel viaggio- cambiò discorso, riprendendo l'argomento di cui stavano parlando.

-Conosciuti in maniera approfondita- specificò il biondo, sfoderando uno dei suoi sorrisi che gli provocarono una pulsione al membro

-Abbiamo fatto...- non proseguì oltre, poiché mentre ne parlava, iniziò a ricordare qualcosa. Portò una mano sul capo, districandosi i capelli tra le dita -Avevo esagerato un po' durante quel viaggio...tra alcolici ed il resto...lo avevo completamente rimosso-

-Alla fine hai ricordato- Naruto aveva un sorriso sornione sul volto

-E' per questo che conoscevi il mio nome- dedusse lui -Potevi dirlo subito, per un attimo ho creduto che fossi uno stalker- aggiunse con il consueto tono piatto ed inespressivo, cercando di risultare per quegli occhi così belli un mistero.

Lo vide agitare le mani in avanti un po' imbarazzato -Non sono così disperato. Credevo ti ricordassi di me- spiegò Naruto

-Per cui l'incontro di oggi era tutto organizzato?-

L'Uzumaki scosse la testa -Non proprio. Mia cugina aveva realmente bisogno di un favore, tuttavia ho accettato solo quando ho saputo che eri tu l'altro. Di solito non partecipo a queste uscite- rivelò al che si trovò ad annuire. Gli credeva, anche perchè di certo non aveva bisogno di un appuntamento organizzato per trovare qualcuno con cui stare.

-Vuoi una birra?- gli propose il biondo, dirigendosi verso la cucina.

Sasuke rifiutò, prendendolo a seguire per la casa.

-Già, non mi sembri tipo da birra. Cosa ti posso offrire allora?- Naruto lo fissava e sembrava affamato. Quello sguardo arrivò dritto al cavallo dei pantaloni. Se quello non era un invito, sarebbe divenuto decisamente incapace nel leggere le persone. Così lo colse. Smise di pensare e spinse le sue labbra contro quelle seducenti del biondo. E Naruto ricambiò, sentendo la sua morbidezza carezzarlo in un bacio che fu più dolce di tutti quelli che riusciva a ricordare. Poteva sentire la lingua dell'Uzumaki scorrergli sulle labbra, che prontamente schiuse andandogli incontro con la sua. Socchiuse gli occhi, mentre il cuore iniziava a battere frenetico in quel duello di umori ed emozioni. Sasuke lasciò che la mano vagasse sul corpo del biondo, avvertendo sotto il tocco la tonicità dei suoi muscoli. Interruppe il bacio, rimanendo per qualche secondo a fissare gli occhi azzurri dell'uomo, così ipnotici, così magnetici. Naruto gli prese la mano e lo condusse verso la camera da letto. Si ritrovò di schiena sul materasso, mentre l'altro incombeva su di lui. Le labbra si incontrarono di nuovo, mentre le mani erano impegnate a liberare l'Uzumaki dal peso dei suoi vestiti. L'uomo rimase a petto nudo e si sentì fremere a quella vista. Si staccò dalle sue labbra per andare a posare dei baci umidi e passionali sul collo, dove prese a succhiare in punti strategici. Naruto piegò meglio il capo, lasciandogli più accesso, evidentemente gradendo quelle attenzioni. Si ritrovò a leccare la pelle, succhiare, mordicchiare, spinto dalla bramosia di lasciare dei segni su quell'epidermide abbronzata.

-I tuoi...vestiti...- ansimò l'Uzumaki, riferendosi al fatto che lui indossasse ancora il maglioncino. Il biondo provvide subito a quell'ingombro ed entrambi adesso erano nudi dalla cintola in su. Ripresero ad osservarsi, famelici, in quella pausa che li accendeva di maggiore desiderio. Sasuke sollevò una mano tra i capelli del biondo, aggrappandosi alle ciocche color oro e tirando la sua testa all'indietro, spostando le sue labbra su quelle di Naruto approfondendo il bacio, mentre con l'altra mano gli sfiorò il petto, carezzandolo. Lo sentì gemere al suo tocco e internamente sorrise. Gli piaceva avere il controllo su di lui, gli piaceva dettare il ritmo di quelle effusioni. Stava vivendo così tante nuove sensazioni con lui che non riusciva nemmeno a comprenderle. La stretta dei pantaloni iniziò a fargli male, tanto era eccitato. Sentiva il bisogno fisico di liberarsene, perchè altrimenti era convinto che si sarebbe spezzato, tanto premeva per fuoriuscire. Come se l'altro avesse intuito, infilò la mano sotto i suoi pantaloni, sfiorandogli il membro dolorante. Trattenne il respiro, perdendo lucidità a quel tocco. Si ritrovò ad inarcare la schiena, chiedendo con il corpo di più. Naruto non se lo fece ripetere due volte e con agilità gli sbottonò i pantaloni, mettendo fine allo strazio di costrizione a cui la sua mascolinità era soggetta. Il suo pene svettava orgoglioso e duro, proiettandosi verso l'uomo da cui era irrimediabilmente attratto.

-Sei uno spettacolo, Sas'ke- la voce roca del biondo arrivò direttamente sul membro che si contrasse -Non so quanto riuscirò a trattenermi ancora- aggiunse e dallo sguardo notò che non stava scherzando. Come lui, Naruto stava per perdere il controllo. Ma era davvero necessario mantenerlo, se ciò che provavano era così bello e intenso? Lo tirò a sé, attraendolo in un bacio duro, selvaggio. Avvertì il gonfiore tra i jeans del biondo sfregare con il suo membro coperto solo dai boxer ed il respiro si fece profondo e veloce per quel contatto. Lo voleva. Subito.

-Non ho il lubrificante- disse tra gemiti ed affanno. Lo vide sporgersi verso il cassetto del mobiletto accanto al letto. Lo udì trafficare con qualche oggettino, per poi mostrare il lubrificante tra le dita. Dallo sguardo animalesco di Naruto, Sasuke capì che quel giorno era il suo turno stare sotto. E non si lamentò. Lui bramava sopra ogni cosa avvertire la durezza del biondo dentro di lui e quel pensiero contribuì ad eccitarlo ancora di più. Adesso tutti i vestiti sparirono nell'urgenza di porre fine a quella sfrenata passione. Ripresero a baciarsi ed avvertì chiaramente un dito stimolargli la stretta entrata. Gemette e a quello ne aggiunse un altro e poi un altro ancora, finchè sicuro di averlo sollecitato abbastanza tolse le dita e lo penetrò. Sasuke spalancò gli occhi incredulo. In tutti i suoi 35 anni di vita non aveva mai provato simili sensazioni. Si sentiva posseduto, si sentiva completo. Sembrava così giusto, così perfetto e più Naruto si muoveva in lui, più lui ne voleva ancora e ancora. Quando era chiaro che entrambi stessero sul punto di venire, il biondo strinse la sua asta tra le mani, massaggiandola con intensità e lui si trovò a gridare di puro piacere, mentre il suo seme si riversava sul torace dell'Uzumaki.

Naruto crollò esausto sul suo corpo, non appena le ondate dell'orgasmo si esaurirono. La fronte era sudata, il respiro tardava a volersi acquietare. Si rese conto che, per la prima volta, stava bene. Davvero bene. E sorrise.

-Kami Sas'ke. Sei dannatamente bello, ma se sorridi così diventi illegale- scherzò Naruto, mentre lo fissava incantato. Lui si ritrovò ad arrossire, cosa inusuale per lui. Non arrossiva mai, ma a quanto pare Naruto Uzumaki era entrato nella sua vita per fargli vivere numerose prime volte. Si stesero di lato sul letto, iniziando a guardarsi. Occhi neri contro occhi azzurri. Si ritrovò nuovamente calamitato verso di lui e dopo minuti spesi nel assaporarsi in quel bacio, capirono di essere pronti per un secondo round.

 

Sasuke fissò il soffitto, esausto. Era rimasto immobile per almeno una mezz'ora, mentre Naruto, considerando il suo respiro regolare, si era addormentato. Si voltò per dargli un'ultima occhiata. I capelli biondi erano schiacciati sul volto, lisci e sudati, ma l'espressione angelica dell'uomo lo intenerì. Sembrava così indifeso. Tuttavia si accorse dall'orario che era decisamente tardi. Fece appello al suo autocontrollo e si alzò dal letto, pronto a vestirsi e lasciare la villa. Lo osservò un'ultima volta e, dopo avergli lasciato un bigliettino con il suo numero, fece ritorno a casa, dove la prima cosa che fece fu andare sotto la doccia.

*

*

*

Le lezioni erano infine riprese. Aveva rivisto Boruto dopo circa una settimana senza alcuna notizia. Il senso di colpa che aveva provato si era fatto nuovamente forte in lei, non appena lo aveva visto giungere in classe. Non si erano neppure salutati e lui non l'aveva degnata di uno sguardo, cosa che pensò stesse facendo volontariamente.

-Sarada...dobbiamo parlare- la voce neutra di Mitsuki la riscosse dai suoi pensieri. La lezione era finita e non se n'era nemmeno accorta. Era la prima volta che non prestava attenzione in classe. Sollevò lo sguardo su di lui e vi lesse un leggero fastidio. Aggrottò le sopracciglia sospettosa. Mitsuki non era facile da leggere, a volte era persino più inscrutabile di lei, però quell'espressione era chiaramente scocciata per qualcosa e una sensazione di incertezza si fece strada in lei. Raccolse i libri, sistemandoli nello zaino ed annuì, mettendo sul viso la sua maschera di tranquillità, come a voler fingere che andasse tutto bene. L'allarme era scattato nella sua mente, pronto ad avvisarla che qualcosa stava per succedere, quindi provò a ripensare a tutto ciò che potesse essere successo e il nome Boruto era l'unica cosa che le veniva in mente.

-Perchè non mi hai detto che hai trascorso le vacanza con Boruto?- la domanda giunse senza che lei ne fosse sorpresa.

Sarada fece spallucce -Non pensavo fosse qualcosa di importante- rispose sempre mantenendo un'aria quasi distaccata dal discorso

-Non pensavi fosse importante avvisare il tuo fidanzato che avresti trascorso sette giorni con un altro ragazzo?- replicò quello, sbattendo le palpebre incredulo.

-Non sapevo che ci sarebbe stato- ribattè lei

-Ma appena lo hai saputo, avresti dovuto dirmelo-

-Avrei dovuto?- assottigliò lo sguardo, non le piaceva quella scelta di parole

-L'ho saputo da Boruto e ho fatto la figura del fesso, poiché io, il tuo fidanzato, non ne avevo la minima idea-

-Ah quindi sei arrabbiato per aver fatto la figura del fesso con i tuoi amici- dedusse lei, aggiustandosi gli occhiali, mentre analizzava quella conversazione.

-E' tutto concatenato, Sarada. C'è mancanza di comunicazione tra noi. Che rapporto si può costruire senza nemmeno le basi più elementari?- provò a farsi capire, al che lei scrollò le spalle. Mitsuki sospirò -Questo non va- indicò se stesso e lei -Siamo troppo simili per stare insieme come fidanzati. E nessuno dei due ne è appagato. E' meglio se rimaniamo amici-

Sarada spalancò gli occhi -Mi stai lasciando?- il tono le uscì troppo rotto per quello che realmente provava. Non era la realizzazione della rottura con Mitsuki a turbarla, ma che lui la stesse in qualche modo rifiutando. Non ne era abituata e decisamente era rimasta colpita.

-Non c'è sintonia tra noi, lo sai anche tu. Però mi piaci come persona, per cui non voglio perderti- Mitsuki le fece un tenue sorriso. Lei deglutì. Non avrebbe dovuto sentirsi triste? Piangere? Eppure non era così, anzi, in una parte dentro di lei, la stessa parte che aveva desiderato andare sulla funivia con Boruto, sentiva una sensazione di sollievo, come se si fosse appena liberata di un peso. Ma lei non vedeva così quel ragazzo. Per quanto non fosse forse coinvolta, come avrebbe dovuto esserlo, Mitsuki non era stato un peso per lei. Le era stato vicino in diverse occasioni, altrimenti non avrebbe nemmeno mai considerato l'idea di accettare la sua proposta.

-Amici. Sembra fantastico- ricambiò anche lei con un sorriso tenue e poi i due si separarono. Non ebbe nemmeno il tempo di fare un respiro liberatorio, che venne subito affiancata dalle sue uniche amiche. Il crunch delle patatine che vengono tritate tra i denti le dette quasi una forza maggiore.

Chocho e Sumire la guardavano preoccupate, come se lei dovesse essere sul punto di rompersi.

-Che sono quelle facce?- chiese lei, intuendo però già il motivo

-N.non volevamo origliare...eravamo poco distanti- si giustificò Sumire

-Quindi ti ha scaricata. Ho sempre pensato mi guardasse troppo spesso, per essere innocuo- disse Chocho. Sarada sospirò e si mise in cammino, seguita dalle due ragazze che le vennero dietro, chiaramente abituate a quel suo modo di fare dispotico e autoritario.

-Non sono turbata, un po' me l'aspettavo. Tra me e Mitsuki non c'è alcuna scintilla-

-Scintilla?- replicò Chocho

-Si sai...l'ho letto in un romanzo...quando incontri gli occhi del tuo fidanzato, il cuore prende a palpitare-

-P.palpitare?- balbettò Sumire, quasi sul punto di sprofondare dalla vergogna

-Come sei matura, Sarada chan- fece Chocho, sgranocchiando altre patate -Quindi non c'erano palpitazioni con Mitsuki?-

Sarada si fermò. A dire il vero in quel momento una palpitazione la provò, ma i suoi occhi stavano seguendo la sagoma atletica di un certo biondino a cui era stata troppo vicina in quei tempi. Boruto stava palleggiando con alcuni suoi amici nel cortile della scuola, non troppo lontano da dove loro si erano fermate a parlare.

-E' lui che ti fa palpitare?- Sgranò gli occhi, mentre il volto pallido si colorò di imbarazzo. Chocho sorrise, capendo di aver colto nel segno. -Pensavo lo odiassi- affermò, afferrando un'altra manciata di patatine dalla busta.

-Non lo odio- confessò, sentendosi le guance andare a fuoco. Sumire le sorrise in modo dolce, mentre Chocho sembrava divertirsi per quella situazione.

-Ehi cicciona, passaci la palla- Inojin interruppe quel momento tra di loro

-Ripetilo ancora e te la faccio ingoiare- lo minacciò l'amica

-Perchè non fai un po' di movimento, anziché mangiare sempre quelle schifezze- rimbeccò l'altro

-Perchè non ti fai gli affari tuoi, anziché rompere?-

Sarada sospirò. Era abituata a quel botta e risposta tra Chocho e Inojin. Una parte di lei si era sempre chiesta se in realtà i due facessero così, perchè si piacevano segretamente. Decise di lasciarli alle loro reciproche offese, prendendo la palla e dirigendosi verso il gruppo che ancora attendeva. Quella era un'occasione che non poteva rifiutare.

-Tieni- la porse a Boruto, forse ancora un po' in difficoltà, dopo come si erano salutati. Lui finalmente posò lo sguardo su di lei, anche se non sembrava in alcun modo volerle parlare.

-Grazie- fu la risposta sbrigativa con cui la liquidò. Le aveva dato nuovamente le spalle, il che la rese alquanto frustrata.

-Boruto!- lo richiamò, non accorgendosi di aver decisamente urlato. Notò subito infatti che la sua tonalità era stata di gran lunga superiore a quella che voleva. Nuovamente si sentì in imbarazzo, soprattutto quando quello fece il gesto plateale di coprirsi le orecchie, sottolineando il suo aver gridato.

-Mi spacchi i timpani così- protestò -Che c'è?- chiese poi, guardandola ancora.

Sarada avvertiva nel petto il cuore che batteva in maniera irregolare. Stava per svenire? Era un principio di influenza?

-Io...ecco...mi dispiace per l'altra volta- si morse il labbro inferiore e poi si dileguò, non attendendo alcuna replica da lui. Ancora una volta scappò, intenta a cercare un nome a quello che si stava agitando dentro di lei.

 

Angolo Autrice-risposte ai commenti

Ben trovati a tutti e buona festa della liberazione. In questo capitolo ci sono un po' di prime volte per papà e figlia e finalmente abbia suggellato una specie di legame tra Sasuke e Naruto.

 

Ryanforever : Si hai decisamente ragione. Ora Sasuke sarà molto grato a Suigetsu XD E Sarada è proprio la degna figlia di suo padre, ma anche di sua madre!

 

Soniacrivellaro : grazie per i complimenti. Sarada ha quel qualcosa che la rende simile a suo padre ma anche a Sakura. E Suigetsu non riesco ad immaginarmelo diverso da un idiota :D

 

Infine voglio ringraziare, come sempre, chi segue la mia storia

1 - amaimon666 
2 - april88 
3 - essenze92 
4 - Hanubis_7 
5 - krikka86 
6 - LadyTsuky 
7 - Rain25 
8 - soniacrivellaro 
9 - _sckarlett_ 

 

E chi l'ha messa tra le preferite

1 - essenze92 
2 - giorgiafra2509 
3 - lodo_love 
4 - nuvola1981 
5 - Selosogni 
6 - Simo94

 

Alla prossima!

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Capitolo 7
*** La cena ***


Il suono dei tasti cliccati era l'unica melodia nella stanza. Sasuke guardava lo schermo del pc con aria seria, quasi contrita, mentre completava quella mail importante sui dati di fine settimana. L'attività lavorativa stava richiedendo uno sforzo maggiore. Era persino arrivato al punto di considerare l'idea che avessero bisogno di un aiuto, cosa che però nessuno di loro voleva ammettere ad alta voce. Gli Uchiha erano diffidenti, quindi molto difficilmente avrebbero permesso l'ingresso di un estraneo ai piani alti. Il trillo del suo cellulare lo destò da quei pensieri.

Naruto: Ho voglia di vederti.

Si leccò il labbro inferiore instantaneamente, quando lo sguardo si posò su quelle lettere.

Mi manca. La sua coscienza non sapeva mentire. Non lo vedeva da pochi giorni, ma ne sentiva già la mancanza ed un pò lo infastidiva quell'attaccamento a lui. Non poteva affezionarsi in così poco tempo.

Sasuke: Anche io.

Non si sbilanciò molto, eppure non se l'era nemmeno sentita di ignorare quel messaggio. Non voleva ammettere che gli avesse fatto piacere ricevere notizie di Naruto, ma neppure fingere che la sua presenza gli fosse indifferente. E come se lo avesse evocato, il cellulare prese a squillare annunciando l'arrivo di una chiamata. Solitamente non rispondeva al telefonino durante le ore di lavoro. Se c'era un'emergenza, Sakura o Sarada sapevano di doverlo contattare in ufficio e solo per loro si rendeva reperibile. Quindi si trovò a compiere un'eccezione quando premette sul tasto di ricezione.

-Dobe sto lavorando- la voce era asciutta, tentando a tutti i costi di mascherare l'emozione di risentirlo

-Ehm teme...sono fuori al tuo ufficio. La tua segretaria dice che non può disturbarti, ma volevo solo salutarti- se lo immaginava imbarazzato, probabilmente a scompigliarsi i fili dorati.

-Sei dove?- chiese un pò alterato nel tono, la bocca che diveniva asciutta. Deglutì. Naruto era fuori al suo ufficio.

-Dietro la tua porta, non vorrei chiamassero la sicurezza. Eddai, fammi entrare. Solo qualche minuto-

Sasuke si alzò di scatto, non appena quello menzionò la sicurezza. Nonostante una parte di lui, quella malvagia, avrebbe quasi quasi voluto godersi la scena, l'altra, quella possessiva, provava fastidio nell'idea di vedere il suo Naruto portato via come un delinquente. Spense la chiamata, dirigendosi verso la porta con ampie falcate. Quasi la spalancò e si accorse che realmente il biondo era là per lui con una faccia da ebete, forse per il modo brusco in cui aveva interrotto la comunicazione.

-Entra, dobe- ordinò senza alcun preambolo. Lo vide quasi scodinzolare verso di lui, come un cagnolino a cui il padrone ha appena donato un osso. Richiuse la porta alle spalle e lo fulminò con lo sguardo -Ti sembra normale presentarti sul mio posto di lavoro?-

-Eddai...che sarà mai...non sarà la prima volta che un amico ti viene a trovare, no?- lo disse con tranquillità, come se effettivamente non ci fosse nulla di male. Ma per lui era davvero la prima volta. Le uniche persone che andavano a trovarlo in ufficio facevano parte della sua famiglia, oltre Suigetsu. Però quest'ultimo era anche l'avvocato della compagnia, per cui non lo si poteva definire solamente un amico. Naruto sembrò indovinare la risposta, perchè spalancò i suoi occhi azzurri di sincera sorpresa -Sono la prima persona che ti viene a trovare?-

-Taci. Solitamente non permetto ad estranei di presentarsi qui. Solo la famiglia e gli appuntamenti di lavoro-

-Ouch. Sei sempre così freddo, Sas'ke- quello accusò il colpo e subito si pentì di averlo definito estraneo.

-Che ci fai qua?- cambiò discorso

-Te l'ho detto, volevo vederti- si giustificò un pò meno baldanzoso. Sasuke allora si avvicinò e bruciò la distanza, stampandogli un bacio sulle labbra. Comunicare le sue emozioni gli risultava difficile, non era abituato ad esprimersi a parole o rivelare i sentimenti. Era cresciuto con l'idea che le dimostrazioni valevano di più delle mere parole. E a Naruto sembrò bastare quel suo modo per fargli capire che realmente non lo considerava un estraneo, perchè rispose al bacio e lo sentì sorridere a fior di labbra.

-Mi pare tu sia felice di avermi qui- lo stuzzicò il biondo, alludendo alla sua erezione che si era risvegliata solo per un bacio. A Sasuke nacque un sorriso spontaneo. Si ritrovò a scuotere il capo, però addolcito.

-Ti sarei grato se andassi via. La tua presenza qui mi impedisce di lavorare- gli rispose

-Dovrei sentirmi onorato?- lo provocò

-Pensa quello che...-si bloccò. La porta venne aperta e sulla soglia comparve Itachi che chiaramente non si aspettava di trovare il fratello in compagnia di un altro uomo ad un palmo di distanza da lui. Sasuke si allontanò di scatto da Naruto e quel gesto fu rivelatore su chi fosse l'uomo agli occhi del maggiore degli Uchiha.

-Sasuke, perdonami, non sapevo tu fossi in compagnia- Itachi non si scompose. Richiuse la porta alle spalle ed avanzò verso i due con passo sicuro. Tese la mano verso Naruto, mettendo sul viso la sua migliore espressione cortese -Itachi Uchiha, fratello maggiore di Sasuke- si presentò, professionale, ma anche cordiale

-Naruto Uzumaki...ehm...un amico...?- il biondo lanciò un'occhiata a Sasuke, indeciso su come definirsi ed il moro avrebbe volentieri voluto sotterrarsi. Conosceva bene Itachi da sapere che in quel momento l'altro era sotto esame e lui gli aveva rivelato più informazioni di quelle che avrebbe voluto. Però Itachi era dannatamente bravo nel non far scorgere il suo atto di indagine.

-Hai bisogno di qualcosa?- intervenne lui, rivolgendosi al fratello

-Volevo parlarti di alcuni documenti...questioni di lavoro- spiegò quello non proseguendo oltre, chiaro che la questione non prevedesse la presenza di un'altra persona.

-Allora tolgo il disturbo- si intromise Naruto, sorridendo.

Disturbo. Come stonava quella parola riferita a lui. Sasuke si rese conto che non lo avrebbe mai considerato tale.

-Naruto ti va di cenare con noi stasera?-

A Sasuke si seccò la gola. Osservò Itachi come se fosse un fantasma. Aveva realmente chiesto ciò che aveva sentito? Dalla sorpresa negli occhi di Naruto capì che non se lo era sognato. Ma poi vide gli occhi azzurri accendersi di gioia e allora gli sembrò la proposta più giusta da fare.

-Mi piacerebbe se venissi- si accodò quindi al fratello, recuperando la parola

Naruto portò la mano a grattarsi il capo -Sarebbe fantastico, ma mi sono appena ricordato che stasera è il mio turno stare con la piccola peste- spiegò -Passo già poco tempo con lui, se gli dò buca, potrebbe seriamente odiarmi- aggiunse

-Oh non sapevo avessi un figlio, ma puoi portarlo, se vuoi- Itachi non si scompose, al che Naruto non fece più alcuna resistenza

-Ci sarò- Lo sguardo azzurro finì su di lui e Sasuke si sentì più felice di quanto avrebbe creduto.

-Ti invio l'indirizzo più tardi- gli promise

-A più tardi allora- disse, salutandoli entrambi e lasciando la stanza.

Adesso Sasuke era rimasto solo sotto lo sguardo indagatore di Itachi.

-Quindi, cosa volevi dirmi?- chiese, portando l'argomento su questioni lavorative.

-Potremmo finanziare un film- disse l'altro, accantonando quanto successo prima.

-Un film?- Sasuke sembrava ancora più sorpreso della proposta di invitare Naruto a cena.

-Ne abbiamo i fondi. Nostro padre ci stava già pensando prima di morire. Secondo lui ci avrebbe portato ad un gradino più alto. Se entriamo nell'industria cinematografica, le azioni triplicherebbero-

-Ma anche la mole di lavoro, nii san*- lo appellò in modo affettuoso. Itachi fece un sorriso ammorbidito – Facciamo già fatica ora a sostenere il ritmo e non ti nego che ho pensato dovessimo assumere qualcuno-

-Non possiamo farci affiancare da qualcuno che non è della famiglia- intervenne il maggiore

-Lo so, ma siamo oberati di lavoro. Se dovessimo fare pure questo passo, ci ritroveremmo a dover installare una camera da letto, perchè non usciremmo più da questo palazzo- spiegò e Sasuke vide il fratello aggrottare le sopracciglia.

-C'è ancora qualche Uchiha che potrebbe aiutare- disse d'un tratto Itachi

-A chi pensi?- domandò Sasuke che non riusciva a capire a cosa si riferisse il fratello

-Sarada-

Sasuke si trovò a spalancare gli occhi- Non se ne parla. E' poco più di una bambina e voglio che rimanga tale almeno per i prossimi tre anni-

-E' la prima del suo corso. Ed ogni volta che le propongo un argomento su statistiche ed economia aziendale, ragiona esattamente come noi. E' capace ed è di famiglia-

-Ha la scuola, i suoi studi-

-Sarebbe part time. Non toglierebbe tempo alla scuola od i suoi studi. Apprende in fretta e questo sarà il suo futuro un giorno-

Sasuke si massaggiò le tempie -Devo prima parlarne con Sakura ed essere sicuro che la cosa possa interessare a Sarada-

-Le interessa, ne abbiamo già parlato- lo informò

Sasuke sospirò -Rimane allora sapere l'opinione della madre. Non posso prendere decisioni da solo-

Itachi annuì -Concordo. Ma ti assicuro che non influirà sul suo rendimento, nè sulla sua età. Sarà un'occasione per fare esperienza e si aggiunge al cv-

-Tornando alla proposta, non avresti lanciato la bomba, senza avere anche in mente il film- Sasuke riprese il comando della conversazione, al che Itachi annuì

-Si tratta di un artista emergente. Nome d'arte Deidara. E' conosciuto per le sue sculture, ma da poco ha iniziato anche a dedicarsi al cinema. Potrebbe essere il suo capolavoro e il nostro lancio. Dagli un'occhiata- il maggiore Uchiha mise una pila di fogli sulla scrivania -Non ti attardare troppo, abbiamo una cena a cui presiedere – lo vide chiaramente sorridere, facendogli quell'unica battuta.

-A dopo- tagliò corto lui, non volendo imbarazzarsi di fronte al fratello.

 

La giornata lavorativa finì prima di quanto avesse sperato. Aveva informato Naruto di dove si trovasse la sua villa e aveva avvertito Sakura della presenza di ospiti per quella sera. Non l'avrebbe mai ammesso, ma si sentiva entusiasta all'idea di quella cena. Era come dare inizio a qualcosa e si sentiva pronto per quel passo, anche se non ne avevano mai parlato.

Si è presentato sul luogo di lavoro, non lo fai se non hai intenzioni serie. La sua voce interna esprimeva i suoi pensieri e quel concetto lo faceva sentire più tranquillo.

Quando il campanello della porta suonò, si sentì come un ragazzino al primo appuntamento.

Datti una calmata, sei un uomo. Si ammonì da solo e, ricomponendosi, andò ad aprire con la sua espressione severa e gelida di sempre. Sasuke aveva deciso di indossare un completo elegante: pantaloni neri e camicia bianca senza cravatta. Stesso ed identico outfit lo aveva scelto Itachi, il che rendeva veramente difficile distinguere i due. Non erano gemelli, ma ci andavano vicino. Sakura invece aveva optato per un tubino verde, semplice ma elegante. L'unica a differenziarsi in quella famiglia era Sarada che con un semplice jeans ed un maglioncino era più simile ad una persona normale.

Ciò che si trovò davanti il minore degli Uchiha furono due individui di sesso maschile che sembravano la stessa persona nella versione giovane e adulta. Il figlio di Naruto era la fotocopia del padre. Il ricordo dell'Uzumaki a quel viaggio di Suna era tornato più chiaro da quando ne avevano parlato e il ragazzino era esattamente come lui rimembrava fosse il padre a quel tempo. Forse giusto lievemente più giovane, ma la sorpresa fu grande. Il ragazzo aveva un'espressione imbronciata sul volto, mentre l'adulto sorrideva gioioso. Entrambi indossavano dei jeans ed una felpa, decisamente un contrasto enorme con l'eleganza che si respirava in quella casa.

-Sas'ke...spero non siamo in ritardo...- esordì Naruto, mostrando una bottiglia di vino come presente per quell'invito.

-Non dovevi- disse subito, prendendo il dono e spostandosi per farli passare

-Ti presento mio figlio -il biondo mise una mano abbronzata sul capo altrettanto biondo del figlio -Boruto Uzumaki- Il ragazzino sembrava alquanto scocciato

-Papà mi scompigli i capelli, smettila- reagì Boruto infastidito

Sasuke si sentiva quasi di troppo tra quei due. Il tono del ragazzo lo aveva destabilizzato. Sarada non si era mai rivolta a lui così, quindi capì che tra padre e figlio non dovesse correre una buona aria.

-Venite, vi presento gli altri- fece da Cicerone, conducendoli verso la sala dove avrebbero cenato e dove il resto dei presenti attendeva.

-Boruto?!?- la voce sconvolta e sorpresa di Sarada lo incuriosì. Sua figlia non si scomponeva mai, era la prima volta che la vedeva così in difficoltà.

Sta arrossendo. La sua coscienza notò quel rossore, cosa che mise in moto il suo radar indagatore.

-Sarada chan...Sakura san...non avevo idea che fosse la vostra casa...-anche il Naruto in miniatura sembrava sorpreso ed imbarazzato quanto la figlia. Interrogò Sakura con gli occhi, ma la donna stava abbracciando il suo ospite adulto.

-Naruto, che bello vederti! Non avevo idea fossi tu l'ospite di Sasuke-

-Ma quindi vi conoscete tutti qui?- domandò lui esasperato.

-Io e Naruto abbiamo frequentato lo stesso istituto da ragazzi- spiegò Sakura -Siamo cresciuti insieme-

Osservò la figlia per cercare una risposta a quel rossore, ma dato che Sarada aveva deciso di chiudersi in un silenzio tombale, a cui non riusciva a trovare motivazione, fu sempre la donna dai capelli rosa a svelare il mistero -Boruto e Sarada sono nella stessa classe-

-Ma guarda un pò che coincidenza- intervenne Itachi che fino a quel momento era rimasto in disparte -E tu e Naruto come vi siete conosciuti?- aggiunse, facendolo deglutire

-Ci siamo conosciuti una sera nel mio club- fu Naruto a prendere parola.

Sasuke vide Sakura sgranare gli occhi verdi e mimare un "è lui", che gli bastò a comprendere l'intuizione esatta della donna.

-Beh che dite, ci mettiamo a tavola?- fu Sakura a proporre quella soluzione, intervenendo per salvarlo dalla momentanea immobilità dovuta alle troppe informazioni che avrebbe dovuto processare. E così la cena iniziò.

*

*

*

Sarada non era stata molto entusiasta all'idea di cenare con degli sconosciuti. Aveva saputo solo che un amico di suo padre, non Suigetsu, sarebbe venuto con il figlio e la madre le era apparsa fin troppo esaltata per quello. Non le era stato difficile capire che chiaramente la parola amico era stata usata con leggerezza. Era al corrente dell'orientamento sessuale del padre e tutto ciò che desiderava, era la sua felicità, ma mai in alcun momento avrebbe mai potuto pensare che si sarebbe trattato del padre di Boruto.

Era seduta tra sua madre e Boruto. La vicinanza a lui la metteva in agitazione. Non era riuscita a spicciare parola da quando lo aveva visto. Aveva avvertito solo il suo cuore battere come se avesse corso per chilometri e le guance avvampare. Odiava quelle risposte del suo corpo, che non riusciva a controllare, la facevano sentire quasi debole.

-Naruto era un terribile combinaguai- la madre rise, mentre raccontava episodi sulla sua adolescenza. Doveva ammettere che il padre di Boruto le sembrava molto simpatico e, dagli aneddoti che stava ascoltando, somigliava incredibilmente al figlio -Una volta lo hanno sorpreso a colorare la statua del fondatore dell'istituto. Però ciò che faceva più ridere, erano i suoi tentativi di fuga, finivano tutti in maniera tragica- la sentì ridere e così anche lo zio, mentre suo padre le pareva più sconvolto

-Suvvia Sakura chan, non tradirmi così- fu il flebile lamento dell'uomo, anche se agli occhi di Sarada anche lui sembrava divertito

-Certo che vi conoscete davvero bene- disse Itachi con disinvoltura

-A quei tempi avevo una cotta terribile per lei. Me la sarò portata da quando andavamo alle elementari- ridacchiò, ma Sarada avvertì un cambio nell'atmosfera e proveniva da suo padre. Forse aveva capito male. Se a Naruto piaceva sua madre, allora non doveva essere intimo con il padre. Oppure era comunque così? Si sentì in confusione. D'altronde la sua stessa esistenza era la prova che non esistono certezze o solo bianco e solo nero.

-Quindi possiedi quel club?- si intromise Itachi, forse per rompere quel mutamento dell'atmosfera

Naruto annuì -Ne sono il titolare, ma non è l'unica cosa di cui mi occupo, sono anche un personal trainer- spiegò quello

-Per caso lavori nella palestra degli Hyuuga?- domandò lo zio

-Si si, sono proprio io- fece il biondo

-Ecco, ero convinto di averti già visto-

Sarada si estraniò da quel botta e risposta, concentrandosi sul dolce. Di tanto in tanto lanciava qualche occhiata a Boruto ed un paio di volte i loro occhi si erano persino incrociati, facendola sobbalzare ed imbarazzare. Non aveva avuto una vera conversazione con lui dopo quel giorno. Si erano limitati a salutarsi. Lei aveva provato a scusarsi, però non avrebbe mai implorato perdono. Sapeva di essersi comportata male, ma se Boruto non voleva accettare le sue scuse, non poteva farci niente. Il suo passo lo aveva compiuto.

-Sarada, perchè non porti Boruto nell'altra stanza? Vedete un film, giocate...c'è il rischio che vi annoiate con noi...- propose la madre che la incitava con gli occhi ad approfittare di quell'occasione. Lei sospirò e si alzò da tavola, facendo solo un cenno al biondo per essere seguita.

Il primo piano della villa disponeva di una stanza ricreativa dove avevano un pò di tutto. Da giochi di società ai film, anche un tavolo da biliardo.

-Vuoi giocare?- indicò la struttura e il biondo sembrava sorpreso

-Ehm...non proprio, magari la prossima volta- rifiutò, anche se le sembrava tentato -Vorrei parlarti- confessò quello, andandosi a sedere sul divano -Mitsuki mi ha detto che avete rotto- iniziò, al che lei preferì di gran lunga tornare con gli adulti, per quanto si sentiva a disagio.

-Mh mh- annuì, senza dare chissà che soddisfazione

-Stai bene?- le chiese lui e dallo sguardo che le rivolse, lesse preoccupazione

-Si...nulla di eclatante- minimizzò lei

-Non devi mentire, se vuoi parlare, ti ascolto -

Sarada sollevò lo sguardo su di lui e vi lesse onestà. Arrivò a perdersi in quegli occhi così sinceri, al punto da sentirsi ridicola per aver tenuto così le distanze.

-Davvero, sto bene. Io e Mitsuki non avevamo quella connessione speciale che si richiede. Però ci siamo lasciati in buoni rapporti, ci tengo comunque a lui. E' un bravo ragazzo- disse e si stupì di quanto le parole venissero fuori facilmente

Boruto sorrise -Si è davvero in gamba-

-Anche tu lo sei- si ritrovò a dire spontaneamente e lo vide arrossire. Le venne quasi da ridere per quella reazione. Era possibile che Boruto si sentisse come lei in sua compagnia?

-Avrei dovuto venire sulla funivia- ammise ancora, sentendosi in vena di confessioni. Avvertiva chiaramente che era inutile mentire o nascondersi, perchè alla fine la verità giungeva sempre a galla, come era successo con Mitsuki, ed il rapporto con Boruto era importante per rovinarlo ancora.

-Mi sarebbe davvero piaciuto andarci con te- confessò lui guardando a terra. Nel momento successivo la stanza divenne silenziosa. I due si scrutavano senza dire una parola. Sarada stava cercando di capire a cosa pensasse Boruto e Boruto sembrava indeciso se prendere una qualche iniziativa. A cavarli dall'impiccio ci pensò Sasuke con un colpo di tosse. Sarada sobbalzò dallo spavento e avvertì chiaramente gli occhiali scivolarle verso la punta del naso. Con l'indice li riportò sopra.

-Sarada, i nostri ospiti stanno andando via-

-Davvero?- chiese Boruto, sentendosi chiamato in causa

-Avete scuola domani- risposte composto l'Uchiha, al che il ragazzo tornò a guardare sconfitto la giovane fanciulla

-A domani allora Sarada chan-

Tra saluti e proposte di replicare, l'inquilino più giovane di quella famiglia provò dentro di sè la sensazione che qualcosa stava mutando in lei. E dallo sguardo del padre ebbe l'impressione che non era l'unica ad averlo notato.

E fu così che la cena terminò.

 

*nii-san: fratellone.

 

Angolo autrice-Risposte ai commenti

 

Ben trovati!! Scusate il ritardo, ma gli impegni mi hanno tenuta lontano dal pc, soprattutto dopo la prima iniziale ripresa.

Ryanforever : Le dinamiche degli adolescenti sono le più difficili per me, perchè al momento ragiono in maniera troppo adulta, quindi devo basare le scelte di Sarada su ciò che una ragazzina farebbe. Spero di essere credibile! E grazie come sempre delle tue correzioni.

Soniacrivellaro : presto ci saranno nuove evoluzioni, diciamo che Sasuke questa volta è stato preso in contropiede ed un pò mi diverto a vederlo in difficoltà.

 

Grazie come sempre a tutti! Spero che vi piaccia anche questo capitolo!

 

 

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