Miraculous Reverse

di AkaNagashima
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


INTRODUZIONE: 


2011

« Ricordati, Marinette, devi sempre proteggere i Miraculous. »
Una bambina dai grandi occhi azzurri guardava sua madre come se l'avesse vista per la prima volta. Cambiava vestiario Sabine Cheng, quando c'era bisogno di Ladybug e Chat Noir per sconfiggere il male.

« Mamma, che cosa sono i Miraculous? »

La donna sorrise dolcemente alla bambina mostrandole quella scatola che, agli occhi di Marinette, era sempre sembrato un portagioie. Per metà ci aveva preso, in fondo, perchè quel contenitore così antiquato conteneva tanti gioielli diversi. Orecchini, bracciali, spille e così via, ma..

« Perchè qui ne manca uno..? » domandò confusa, indicando lo spazio vuoto accanto al posto riservato agli orecchini che portava la madre.

La donna sospirò affranta, abbassando lo sguardo su quel punto, poi tornò a dare attenzioni alla figlia, ancora incuriosita e pronta ad ascoltare la madre. Sabine si trovò costretta a raccontare tutta la storia alla figlia, perchè l'anello del gatto nero era nelle mani della famiglia Agreste.

« Vedi, piccola mia, il mio compagno è Chat Noir, e mi aiuta a sconfiggere il male. E' un uomo coraggioso, seppur freddo, ed è sempre stato un ottimo alleato, ma.. » cominciò a spiegare. « Ormai il vecchio Papillon è stato sconfitto ed il Miraculous ritrovato, quindi non ci sarà più bisogno degli eroi.. ma lui non l'ha accettato.
Devi sempre proteggere i Miraculous, piccola mia. Tu sarai la nuova Ladybug. Dovesse succedermi qualcosa, dovessi fallire, devi riprendere il Miraculous del gatto nero, Marinette. »

La piccola guardò la madre, sbattendo gli occhi ripetutamente, confusa da quelle parole, persino spaventata. Perchè sua madre aveva detto che le sarebbe successo qualcosa? E perchè quei Miraculous erano così importanti? Perchè l'amico della madre non aveva accettato che il cattivo fosse stato sconfitto? Tante domande galleggiavano nella mente della minore, che però annuì, sorridendo alla donna che le accarezzò dolcemente i capelli blu come i propri.




Parigi 2017

Una giovane ragazza guardava con sguardo spento la propria madre addormentata da mesi, ormai. Sabine Cheng era caduta in un profondo sonno, comunemente chiamato coma, da cui difficilmente si sarebbe risvegliata grazie alla medicina, seppur in costante evoluzione. Marinette andava a trovarla ogni giorno, speranzosa che la donna aprisse improvvisamente gli occhi e le sorridesse, come quando da bambina andava a svegliarla la Domenica mattina per poter usufruire di qualche attenzione in più.
La toccava delicatamente, come per paura di infastidirla, e tratteneva le lacrime. Ci provava davvero, provava una tristezza ed un'angoscia impossibile da definire, e la sua mente tornava a quel maledetto giorno di sei mesi fa, quando la donna era tornata dalla sua ultima battaglia, le aveva spiegato tutto faticando persino a parlare, e successivamente aveva chiuso gli occhi, addormentandosi senza dire una parola.
Si voltò, puntando adesso lo sguardo azzurro sulla superficie di una scatola marrone, dalla forma esagonale, su di essa traspariva un simbolo cinese che faceva captare immediatamente l'importanza di quella che, ad occhi sconosciuti, poteva sembrare un portagioie.
I Miraculous esistevano, così come i Kwami, e la ragazzina ci era nata e cresciuta in mezzo, figlia della vecchia Ladybug.
Marinette Dupain-Cheng aveva 16 anni, frequentava le superiori, e davanti ad un occhio esterno, la sua vita era normale, con una vita normale, ma aveva un segreto che andava ben oltre l'immaginazione. Di giorno adolescente piena di sogni e speranze, nel momento opportuno diventava una supereroina. Nessuno conosceva il segreto della famiglia Cheng, avvolto nel mistero e caratterizzato dalla presenza dei gioielli Miraculous, che possedevano varie forme e colori, da cui scaturiva un Kwami che possedeva una forma ed un potere diverso. La coccinella era la creazione, il gatto nero la distruzione, due dei gioielli più potenti della Miracle Box.
Avrebbe lottato per lei, per la sua famiglia, e con l'aiuto dei Miraculous della creazione e della distruzione, Sabine Cheng sarebbe tornata sana e salva, sua madre si sarebbe risvegliata.



[ . . . ]



2011

« Ricordati, Adrien, devi sempre proteggere questo Miraculous. »

Gli occhi verdi del bambino si puntarono sull'anello che il padre gli stava mostrando, in una giornata di neve, fredda come il ghiaccio, mentre la famiglia intera si trovava all'interno dell'enorme villa, al caldo.
Gabriel Agreste era un uomo tutto d'un pezzo, che non ammetteva mai di apprezzare qualcosa o qualcuno, ma bastava uno sguardo, ed al volo riusciva a capirlo solo sua moglie, che sorrideva teneramente ad entrambi, seduta sulla solita poltrona davanti al camino acceso, unica fonte di calore nell'intera stanza.

« Che cos'è un Miraculous? »

« E' un oggetto magico, figliolo. Un oggetto che ti da enormi poteri, e questo è il Miraculous del gatto nero. » spiegò in breve l'uomo, contento di aver attratto l'attenzione del figlio. « Con esso diventerai il prossimo Chat Noir. »

Adrien sbattè nuovamente gli occhi, prendendo l'anello tra le mani ed indossandolo, da esso ne uscì una figura nera dalla forma felina. Il bambino rimase perplesso, poi sorrise davanti a quello che disse di chiamarsi Plagg, il Kwami della distruzione, amante del formaggio.

« Devi sapere che mi venne donato dal Maestro Fu, il guardiano della Miracle Box, che purtroppo è venuto a mancare di recente ed ha lasciato il comando ad una nuova guardiana, la mia compagna di avventure Ladybug. » continuò a spiegare Gabriel. « Ma il cattivo Papillon è stato sconfitto, ritrovando il Miraculous della farfalla e.. Ladybug si è montata la testa, dicendo che non aveva più bisogno di Chat Noir, rivolendo indietro l'anello.
Plagg fa parte della famiglia Agreste, figliolo.
Adesso è tuo. Dovesse succedermi qualcosa, dovrai proteggerlo con tutte le tue forze, anche se si dovesse presentare una nuova Ladybug.
Chiaro? »

« Te lo prometto, papà! »



Parigi 2017 

Adrien Agreste viveva una vita perfetta, in una famiglia perfetta, con dei genitori perfetti in una cittadina perfetta che era Parigi. Suo padre era un famoso stilista di un noto marchio, sua madre era la donna più dolce e gentile che conosceva, ma dietro tutta questa perfezione vi era un segreto.
Non gli mancava niente, lo sapeva. Frequentava la scuola superiore che apprezzava, circondato da dei compagni meravigliosi ed il suo gruppo di amici era il migliore che potesse pensare di ottenere, dove all'interno vi era persino l'amore della sua vita, nonchè la sua migliore amica: Marinette.
Ma il segreto della sua famiglia gravava sulle sue spalle. Di giorno era un ragazzo normale, con una vita normale, ma all'occasione giusta sarebbe diventato Chat Noir per proteggere Parigi ed il Miraculous da Ladybug.
Aveva fatto una promessa, e voleva mantenerla, suo padre ci teneva molto. Plagg faceva parte della sua famiglia, veniva trattato col massimo rispetto, e poteva dire che fosse diventato uno dei suoi amici più intimi. Doveva proteggerlo dalle grinfie della nuova guardiana e di chiunque ne avesse fatto le veci, perchè nessuno poteva prendersi l'anello senza una spiegazione consona.
Sorrise soddisfatto prima di uscire dalla stanza e dirigersi a scuola, aveva una vita piena di impegni, principalmente come modello dello stesso marchio di moda del padre, studiava il cinese e praticava scherma. 
L'unico scoglio da superare era la propria timidezza, perchè desiderava dichiararsi a Marinette, prima o poi. La ragazza che aveva sempre amato di nascosto, nonostante il suo silenzio prolungato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Parigi 1996

« Sabine Cheng, sarai la nuova Ladybug. »

« La nuova.. che cosa? »

Il Maestro Fu sorrise alla ragazza, poco più che adolescente, mentre fissava la scatola che gli aveva donato senza tante cerimonie, come se avesse appena fatto un regalo ad una nipote che non vedeva da tanto tempo.

« M-Maestro Fu, io non capisco! »

« Apri la scatola. »

La giovane fece come gli era stato detto. All'interno vi si trovavano due semplici orecchini, da cui fuoriuscì una sfera rossa, luminosa, che la lasciò senza fiato. Da questa palla si materializzò una creatura fluttuante rossa a macchie nere.

« Sono Tikki, il Kwami del Miraculous della coccinella! »

« I-Io sono Sabine.. »

« Piacere di conoscerti! »

L'uomo anziano sorrise davanti alla situazione, dopo tutti quegli anni non si era ancora abituato all'inizio di tutto, ma non aveva intenzione di rimanere silente, la ragazza non avrebbe capito altrimenti.

« Bene, adesso indossa gli orecchini e dì la frase.. »

« TIKKI SPOTS ON! »



Parigi 2017

« Nooro, dark wings rise! »

Un bagliore viola avvolse completamente la ragazza, in poco tempo Marinette venne sostituita da Lady Papillon, nel suo bel vestito violaceo. Tikki guardava preoccupata la faccenda, non ancora convinta che quello fosse il modo adatto di reagire per riprendere Plagg e riportarlo da loro. Ma la ragazza sembrava troppo propensa ad ascoltare solo se stessa, perchè il suo obbiettivo era riavere tutti i Miraculous ed aiutare la vecchia Ladybug.

« Marinette.. » la chiamò la piccola Kwami rossa. « Io credo che.. sei sicura che sia una cosa giusta? »

« Ne abbiamo già parlato, Tikki, non ho intenzione di tornare indietro. Nè ora, nè mai. »

Prese un profondo respiro, cercando per la città un'emozione che fosse negativa, una persona che stesse piangendo, o semplicemente delusa, arrabbiata. Poi la captò improvvisamente, sorridendo contenta.
Non voleva fare del male a nessuno, ma doveva attirare l'attenzione di Chat Noir, doveva conoscere il proprio nemico. Aveva atteso ben sei mesi prima di mettersi in testa di farlo, perchè ne era spaventata, non sapeva cos'avrebbe incontrato, ma adesso doveva fare qualcosa o sua madre non sarebbe sopravvissuta ancora.
L'Akuma volò dalla finestra, andando a cercare questa persona. Una giovane giornalista era appena stata rifiutata per l'ennesima volta, e stava piangendo sommessamente, da sola nella propria camera. La farfalla nera la raggiunse, ed appena si installò nel foglio che aveva tra le mani, potè parlarle.

« Ciao, Cèline, sono Lady Papillon. Ti chiedo di fare qualcosa per me.. » cominciò a dire, guardando avanti a sè, la forma della farfalla sul volto faceva in modo di vedere attraverso gli occhi altrui. « Sei una giornalista meravigliosa, ma non sei stata apprezzata a dovere, ti chiedo quindi di usare questo tuo dono per trovare Chat Noir. Ho solo bisogno di vedere chi è. »

« Con molto piacere, Lady Papillon. »

Marinette sospirò, in attesa, avendo creato la sua prima creatura akumatizzata. Non le piaceva affatto fare una cosa simile, sfruttare i sentimenti negativi delle persone era qualcosa di veramente disgustoso, ma se doveva trovare Chat Noir senza attaccare direttamente, in qualche modo doveva muoversi, giusto?



[ . . . ]



Parigi 1996

« Gabriel Agreste, benvenuto nel mondo dei Miraculous. »

Il biondo guardò con sufficienza l'anziano che gli stava allungando una specie di scatola. Non sapeva bene cosa contenesse e non si fidava molto di quel tipo, soprattutto perchè era uno sconosciuto. Alzò un sopracciglio, continuando a fissarlo, mentre l'uomo gli sorrideva mesto, come se aspettasse solo lui.

« I che cosa? Mi scusi signore, ma non la capisco. »

« Prendi la scatola e capirai, coraggio. »

Gabriel sospirò, afferrando la scatola come gli era stato consigliato, ed aprendola. Un anello argentato. Davvero un bel gioiello, sì. Ma cosa doveva farsene? Non fece in tempo a domandarlo che da esso ne uscì una bolla verde, e successivamente si materializzò una figura volante a forma di gatto nero, con due enormi occhi verdi.
Dire che fosse sconvolto era poco.

« Io sono Plagg, il Kwami della distruzione! »

« Il.. che cosa? » domandò nuovamente. « Io sono.. Gabriel Agreste. »

« Bene, adesso che avete fatto le presentazioni, devo dirti un'altra cosa. » li interruppè l'anziano. « Sarai il nuovo Chat Noir. Ti trasformerai nell'eroe della distruzione ed aiuterai Ladybug a sconfiggere il male. »

« Signore, mi scusi, ma si sente bene? »

« Indossa l'anello, avanti, e pronuncia la frase.. »

« PLAGG, CLAWS IN! »

 
 
Parigi 2017

Non era riuscito nemmeno quel giorno. Non sapeva come mai fosse così complicato doversi dichiarare ad una persona che si conosceva da una vita. Lui e Marinette erano cresciuti insieme, le loro famiglie si conoscevano da sempre, eppure non riusciva a dirle che per lei provava più di una semplice amicizia. Che fosse paura di un rifiuto, non lo sapeva. O meglio, non ne era sicuro.
Erano passati anni da quando suo padre gli aveva raccontato dei Miraculous. Lui era cresciuto in compagnia di Plagg fin da quando era un bambino, e tutt'ora ci aveva a che fare indossando costantemente l'anello. Eppure di questa Ladybug, o chi ne faceva le veci, non c'era mai stata traccia. Cominciava a domandarsi se non fosse solo una leggenda, magari che suo padre aveva deciso di raccontargli quando era piccolo, come una fiaba.

« Plagg, ho bisogno di uscire un po'. » ammise al proprio Kwami, che svolazzava con un pezzo di camembert tra le zampe.

« Proprio adesso? »

« Dai, prendiamo un po' di aria. » annunciò nuovamente il giovane. « Plagg, claws in! »

Chat Noir prese un profondo respiro prima di uscire dalla finestra della propria camera e farsi una passeggiata notturna sui tetti. Sarebbe tornato a casa tra pochi minuti ed avrebbe premiato il suo amico con dell'ottimo formaggio. Che poi sembrava assurdo, un gatto che amava il formaggio..
 Sospirò soddisfatto, saltando da un tetto all'altro, sotto alla luce della luna che veniva riflessa dal materiale in lattice nero del costume. Sembrava tutto tranquillo, in verità, tutto calmo come sempre, e la Torre Eiffel era luminosa in mezzo a quel buio.
Ma qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la sua attenzione.
C'era una figura, davanti a lui, che lo osservava compiaciuta e sembrava prendere degli appunti al riguardo. Non sembrava minimamente umana, anzi..

« Chi sei!? »

« Oh, tranquillo micetto, devo solo carpire qualche informazione, non ti farò niente! »

« Qualche informazione.. per chi? »



[ . . . ]



Marinette osservava tutto attraverso gli occhi della nuova pedina che aveva dovuto creare, osservando ogni spostamento, ogni zona, ma di Chat Noir nemmeno l'ombra. Forse non ci sarebbe stato un nuovo supereroe della distruzione, in fondo. Se l'e collega di sua madre avesse messo via l'anello, non ci sarebbe stato alcun motivo per..

« Chi sei!? »

« Oh, tranquillo micetto, devo solo carpire qualche informazione, non ti farò niente! »


« Qualche informazione.. per chi? »

La ragazza tornò con lo sguardo attento, trovandosi davanti un ragazzo biondo, dagli occhi verdi, con addosso una tuta nera in lattice, due orecchie feline sulla testa, che sembrava decisamente infastidito dalla presenza della ragazza akumizzata.

« Non preoccuparti per questo, devo solo dare un'occhiata e me ne andrò. » continuò la pedina, facendo ascoltare la ragazza. « Mia signora, sta vedendo? »

Marinette rimase zitta, fissando quella figura oscura, avvolta dalla luce della luna. Aveva lo sguardo serio, in posizione di attacco, ma non si muoveva. Aspettava qualcosa, qualsiasi cosa, e la giovane ne rimase improvvisamente folgorata, tanto che le guance si colorirono di un leggero porpora. Era bellissimo.

« Mia signora, mi sente!? »

« S-Sì, sto vedendo. » riuscì finalmente a dire. « Sei il nuovo Chat Noir!? »

Parlava attraverso la bocca e la voce altrui. Vide che il ragazzo rimase perplesso, guardando la figura oscura che sembrava prima parlare da sola e poi che qualcun altro parlasse attraverso lei.

« Chi vuole saperlo? »

« Questo non è importante. » continuò. « Sei il nuovo Chat Noir, dunque? »

Se l'ex collega della madre aveva più o meno l'età della donna, quello era sicuramente un nuovo eroe, doveva avere su per giù la sua età.

« E' importante per me, allora.. chi vuole saperlo!? »

Marinette si morse nervosamente le labbra. Non doveva pensare a quanto fosse bello ed aitante il ragazzo, perchè aveva una missione da compiere. Maledizione!

« Ladybug! »

Ci fu silenzio, Tikki le si parò davanti scuotendo nervosamente la testa. Se il vecchio Chat Noir avesse scoperto che Ladybug era ancora in circolazione, sarebbe stato un disastro. Ma Marinette avrebbe combattuto come l'eroina della creazione contro colui della distruzione, e doveva saperlo. Non sarebbe tornata Lady Papillon, per adesso.

« Ladybug!? Quindi esisti davvero. »

« Certo che esisto! »  annunciò, adesso offesa. « E sappi che il Miraculous del gatto nero sarà nuovamente mio. Non avete alcun diritto di tenerlo voi, solo la guardiana può tenere tutti i Miraculous. »

« Questo Miraculous fa parte della mia famiglia, adesso. Non lo riavrai facilmente, Ladybug! »

« Staremo a vedere, Chaton. A presto! »

Marinette fece ritirare la ragazza akumizzata, facendola tornare dov'era, nella propria camera. Una volta rientrata, ritirò l'akuma nero che uscì dalla finestra che venne però distrutto a metà percorso da un cataclisma di passaggio da parte di Chat Noir che l'aveva seguita. La giovane dai capelli blue digrignò i denti e chiuse ogni contatto con l'esterno, per ora, detrasformandosi.

« Marinette.. » la richiamò Tikki, mentre anche Nooro le svolazzava intorno, preoccupato. « Non avresti dovuto dirgli subito che eri Ladybug. Adesso ti darà la caccia! »

La giovane sorrise dolcemente ai due Kwami, scuotendo il capo. Se voleva che Chat Noir si facesse maggiormente vivo, doveva mettergli la pulce nell'orecchio per farlo muovere, in qualche modo. Adesso avrebbe cominciato a cercarla, e la battaglia dei Miraculous avrebbe avuto inizio.

« Ci siamo, mamma.. » sussurrò, senza rispondere alle due creature magiche. « Il Miraculous del gatto nero sarà di nuovo nostro, Plagg tornerà da noi, e lo farai anche tu. »

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Parigi 1996

Sabine Cheng era di origini cinesi. Suo padre era emigrato dalla Cina una volta cresciuto, insieme alla moglie, traferendosi così in Francia. La giovane era nata e cresciuta a Parigi, conoscendo però ogni leggenda delle proprie origini ed imparando le arti marziali dal padre, per questo da Ladybug era così brava col corpo a corpo. Come ogni persona propensa a questa disciplina, era cresciuta con la classica calma e saggezza di chi combatte, prodigandosi sempre per il bene altrui. Questo aveva visto in lei il Maestro Fu scegliendola come la prossima Ladybug, avendo anche già in mente di lasciare la Miracle Box a lei stessa una volta pronta, ma era ancora presto. Aveva sempre avuto una passione per la pasticceria francese, e quando conobbe Tom Dupain – che proveniva da una famiglia di fornai – non potè che esserne felice. Era un uomo gentile, seppur veramente alto a differenza sua, che mostrava sempre un sorriso timido e cordiale, anche se parlava decisamente poco proprio a causa della sua timidezza. Ma questa è un’altra storia.
Passava così le proprie giornate, saltando dalla scuola al combattimento, con in mezzo le ore di studio sui libri scolastici. Sabine era sempre stata una ragazza attenta e volenterosa, non diceva mai di no, ed una combattente eccezionale. Voleva solo il meglio per gli altri, senza mai pensare a sé, ed il suo pensiero era sempre stato sul bene della popolazione parigina, quella che doveva proteggere insieme a Chat Noir come eroina.

Ladybug sconfigge il male, sempre.


Parigi 2017.

Non avrebbe dovuto, ma continuava a pensarci. Quegli occhi verdi, così intensi, quel fisico asciutto, quell’espressione seria, di una persona che vuole capire, ma al tempo stesso provava paura. Ne aveva anche lei, perché si sentiva così piccola al confronto di una missione così complicata. Doveva avere la sua età, forse qualche anno di più, e per un attimo gli balenò alla mente che fosse qualcuno che conosceva.. ma chi poteva essere? Pensierosa come non mai, dopo aver salutato sua madre, se ne andò a scuola. Tikki sempre nella propria borsetta, perché non poteva separarsi dal Kwami della coccinella, non adesso che era la nuova Ladybug, anche se ancora non aveva avuto il piacere di trasformarsi.
Nonostante le difficoltà scolastiche, a Marinette piaceva andare a scuola. Il suo gruppo di amicizie era composto da Alya, Nino ed Adrien. Voleva bene a tutti loro, ovviamente Alya era la sua migliore amica, mentre Adrien.. un amico d’infanzia che apprezzava molto. Un modello talentuoso ed un ragazzo gentile, sempre col sorriso. Conosceva la famiglia Agreste da anni, fin da quando era piccola, perché Sabine e Gabriel si conoscevano da molto ed erano amici di conseguenza.
Sospirò, avrebbe dovuto smettere di pensarci, ma non ci riusciva. Doveva trovare una tecnica adatta, un modo per convincerlo senza attaccare, perché per prima cosa non voleva far del male a qualcuno, a meno che non fosse strettamente necessario, ma al tempo stesso si trovava costretta a farlo.

« Marinette! » si sentì chiamare alle spalle, facendola sobbalzare. « Sei ancora addormentata, per caso? »

La ragazza sorrise nel voltarsi indietro e trovando Alya, sorridente come sempre, la sua figura la tirava su. Nemmeno con lei avrebbe potuto aprirsi del tutto, anche se sapeva che lei avrebbe mantenuto quel segreto, infatti spesso si tratteneva dal rivelare troppo.

« Buongiorno. » salutò infine. « Stavo.. ecco.. solo pensando. »

« Tua madre, vero? » domandò, mentre la sua espressione cambiava da felice a triste.

La sua migliore amica sapeva che Sabine Cheng era in coma da mesi, ma ovviamente la giovane non aveva spiegato la storia dei Miraculous, perché questi dovevano restare segreti. Si era inventata che fosse caduta dalle scale, picchiando la testa, ed un trauma cranico aveva portato a questo, facendola addormentare. Era ovviamente intubata e le sue condizioni erano costantemente monitorate in casa Dupain-Cheng.

« Già.. non è cambiato molto, ma vorrei che si svegliasse. »

Strinse nervosamente il pugno, tutta la sua buona volontà nel cercare di parlare civilmente con Chat Noir si dissolse, diventando solo voglia di fargli del male e così prendere l’anello con la forza. Ma no, Ladybug non lavorava così, lei sconfiggeva il male e non ne creava di conseguenza.
Ancora pensava ad un nuovo piano di attacco, ma l’unica cosa che vedeva davanti a sé era una difficoltà fuori dalla sua portata e.. due grossi occhi verdi che la guardavano intensamente. Basta pensarci, Marinette!
Prese un profondo respiro, tentando di tornare serena almeno gli occhi altrui, ed insieme entrarono nell’edificio.

[ . . . ]




Parigi 1996

Gabriel Agreste proveniva da una famiglia benestante, puramente parigina. Cresciuto nella completa freddezza, oltre che nell’agio, era diventato altrettanto freddo e calcolatore. Aveva da sempre un’innata dote nella scherma, molto propenso ad usare la spada, portato nella disciplina aggrazziata. Non sorrideva facilmente, era sempre immerso nei libri, oppure a creare modellini sui fogli, perché il sogno del ragazzo era diventare stilista. Non esternava mai il suo sogno alla famiglia, avendo paura di essere considerato frivolo e senza veramente spina dorsale, di conseguenza solo Sabine ed Emilie conoscevano questa sua passione. Erano sue amiche, formavano un piccolo gruppo. Le due ragazze erano sempre sorridenti ed amichevoli, lui si chiudeva sempre in un guscio di silenzio, non sapendo come socializzare. Sabine Cheng portava sempre dei dolci per entrambi, le piaceva cucinare, e loro amavano la sua cucina. Aveva conosciuto Emilie durante la scuola, come compagna di classe sua e di Sabine. Da subito aveva provato interesse per la ragazza, essendo completamente diversa da lui, così solare e gentile.
Non aveva tempo per pensare a lei, in realtà, essendo diventato da poco Chat Noir e, insieme a Ladybug sconfiggevano il male. Le giornate di Gabriel Agreste erano sempre state tutte uguali prima che arrivasse il Maestro Fu a consegnargli il Miraculous e così fare la conoscenza di Plagg. La sua vita aveva preso una nuova svolta, si sentiva così libero ed utile da perdere la cognizione della realtà.
Perché Chat Noir, col suo cataclisma, sconfiggeva il male.
 

Parigi 2017

« Sono decisamente preoccupato. » borbottò Adrien, mentre si preparava per andare a scuola. « C’è davvero una nuova Ladybug, ed io non ho idea di come comportarmi. Dovrei prima parlarne con papà.. »

Plagg lo osservava, svolazzante, ed ammetteva di aver sudato freddo davanti a quella ragazza akumatizzata. Tornando indietro coi ricordi alle battaglie contro Papillon e le sue akumatizzazioni. Ricordandosi la prima volta che Gabrile lo aveva indossato, tenendolo libero di girovagare per la casa come se niente fosse, stando ovviamente attento ai genitori in giro.

« Ha detto di essere Ladybug, giusto? » domandò successivamente al Kwami. « Dici che è la stessa? La Ladybug che combattè contro mio padre? »

Plagg non rispose, scuotendo il capo, sentendosi improvvisamente in colpa. Era combattuto il piccolo Kwami, perché sapeva che se la guardiana aveva mandato una nuova Ladybug, era solo per il suo bene. Il male era stato sconfitto da tempo, anche se ci erano voluti anni per mettere al tappeto Papillon e riprendere la spilla della farfalla, quindi non c’erano più bisogno degli eroi al momento. Ma Gabriel non aveva accettato quella decisione da parte della collega ed amica, pensando fosse solo un modo per liberarsi di lui come eroe. Sabine aveva solo risposto agli attacchi del collega, non volendo attaccarlo di conseguenza, ma ebbe la peggio e..
Questi ricordi dolorosi furono interrotti dall’improvvisa uscita del ragazzo dalla propria stanza diretto al piano di sotto. L’unica persona con cui ne poteva parlare era proprio suo padre, perché come ex Chat Noir poteva avere qualche consiglio da dargli. Aveva distrutto un’akuma col cataclisma per pura fortuna, ma battersi contro un altro eroe era decisamente diverso.

« Padre. » lo chiamò, trovandolo seduto con sua madre a fare colazione. « Devo parlarti. »

L’uomo volse lo sguardo sul figlio. Chiunque si sarebbe sentito in soggezione, costantemente giudicato, ma non la famiglia Agreste, e nemmeno Sabine Cheng stessa. Non c’erano bisogno di parole, Adrien sapeva già che il padre lo stesse ascoltando.

« Ieri ho incontrato Ladybug. » sussurrò. « Non proprio direttamente. Ha usato un’altra persona per trovarmi e spiarmi, credo fosse attraverso la spilla della farfalla. »

« Che cosa ti ha detto? »

« Che l’anello fa parte della loro famiglia e verranno a riprenderselo. »

«Maledetta.. » sussurrò arrabbiato l’uomo, stringendo il pugno. « Alla fine la nuova Ladybug si è fatta vedere, eh..? Bene. »

Adrien sbattè le palpebre perplesso, come faceva a sapere che fosse la nuova e non la vecchia Ladybug? Ma suo padre era saggio, di conseguenza doveva sapere tutto, quindi smise di domandarselo immediatamente, annuendo alle sue parole.

« Devi trovarla, Adrien, o farti trovare. Devi sconfiggerla e vincere per me, per tua madre e per Plagg stesso. » annunciò perentorio, afferrando il figlio per le spalle. « Lui fa parte della famiglia Agreste, ricordatelo. »

Era spaventato, doveva ammetterlo, ma avrebbe fatto come richiesto. La battaglia dei Miraculous sarebbe continuata nelle generazioni future. Non desiderava far del male a nessuno, ma per tenere al sicuro Plagg e l’intera famiglia, il giovane era pronto a sfoderare gli artigli.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3


Parigi 1996

Una giovane Sabine stava sistemando i libri di scuola all’interno del proprio zaino. Ancora non poteva crederci, lei era una supereroina che combatteva il male.. Ma chi era esattamente questo male di cui aveva parlato il Maestro Fu? Le aveva spiegato che la spilla della farfalla era scomparso, perso improvvisamente, e non aveva idea di che fine avesse fatto. Dai suoi racconti aveva capito che fosse uno dei Miraculous negativi della Miracle Box, perché con esso chiunque avrebbe potuto dare vita ad un esercito di pedine, chiunque avesse avuto l’idea malvagia di attaccare e conquistare.
Era preoccupata, in realtà. Sarebbe stata capace di proteggere Parigi?

« Sabine? » la richiamò a sé Tikki, osservandola. « Qualcosa ti preoccupa? »

Voltò lo sguardo verso la nuova amica fluttuante, e sorrise tristemente, abbassando subito dopo lo sguardo. Doveva parlargliene? Probabilmente era l’unica con cui si sarebbe potuta sfogare in quel frangente, non poteva rivelare a nessuno la propria identità, o sarebbe stato un guaio.
Ricordava le parole del Maestro: « Se qualcuno dovesse scoprire la tua identità sareste entrambi in pericolo. Ricordati, Sabine, non devi rivelare a nessuno chi sei davvero. »
Quindi non poteva certamente raccontarlo ai propri genitori, prima di tutto l’avrebbero presa per pazza.

«Oh Tikki.. »
sussurrò, aprendo le mani a coppa per farla sedere su di esse. « Non sono sicura di farcela.. e se fallisco? E se non fossi capace? E se.. »

« Io so solo una cosa, Sabine. Se il guardiano ti ha scelta, significa che ti ha osservata ed ha capito che sei tu la sola ed unica Ladybug. Tutti sbagliamo, all’inizio, ma fa parte del gioco, no? »

Sorrise, avvicinandola al viso e dandole un lieve bacio sulla fronte dove si trovava una pallina nera. Tikki ridacchiò contenta di ricevere certe attenzioni, e la lasciò stare. Tutto sembrava così tranquillo e perfetto, adesso, perché Sabine Cheng ci avrebbe provato davvero. Era solo una ragazzina, ma niente e nessuno poteva più fermarla
.



Parigi 2017

Fortunatamente la mattinata era volata, Marinette era decisamente stanca di arrovellarsi il cervello, e poteva attaccare Chat Noir solo la sera, perché era convinta che lui la stesse aspettando. Il nuovo eroe era sicuramente mosso dal precedente, quindi entrambi combattevano per tenersi il Miraculous della distruzione, e per lei sarebbe stato complicato non potendo chiedere aiuto a sua madre.
Sabine Cheng sembrava non migliorare, ma nemmeno peggiorare. Alla ragazza andava bene così, per adesso, ma doveva assolutamente unire i due Miraculous così da farla riprendere e tornare in piedi. Non sarebbe diventata nuovamente Ladybug anche una volta sveglia, aveva già deciso di posare i Miraculous da una parte, ma non era quello l’importante.
Sospirò affranta uscendo dall’edificio scolastico e trovandosi davanti Luka Couffaine.
Anche lui era un suo amico intimo, per cui provava un affetto indescrivibile. Fratello maggiore di Juleka, che si trovava nella sua stessa classe, aveva cominciato da poco ad esibirsi in giro per la Francia con la propria chitarra, essendo un musicista talentuoso. Sapendo questo aveva chiesto direttamente alla ragazza di confezionargli degli abiti, e spesso si trovavano da soli in camera della ragazza a studiarne i dettagli, e lui faceva da manichino personale. Si era completamente dimenticata che quel giorno avrebbero dovuto collaborare per un nuovo vestito, che idiota.

« Luka, è tanto che aspetti? » domandò, andandogli incontro.

« Oh no, non preoccuparti. Sono appena arrivato! »

Viaggiava perennemente con la bicicletta, come sua sorella minore, e quando dovevano collaborare le dava sempre un passaggio a casa, infatti teneva con sé due caschi, non si poteva mai sapere. Marinette gli sorrise dolcemente, come avrebbe fatto con tutti in una determinata occasione, ed afferrò volentieri il casco.
Sperava che concentrarsi su qualcosa di diverso avrebbe cancellato la sua continua ansia per quella sera.

« Marinette, già te ne vai!? » le urlò Alya dalla cima delle scale. « Sei sempre di fretta, ragazza. »

« Mi dispiace, Alya. Mi ero dimenticata che dovevo aiutare Luka! » annunciò, sorridendo imbarazzata.

L’espressione dell’amica cambiò da scocciata a maliziosa. Continuò così anche mentre si salutavano e Marinette scomparve insieme a Luka. Sapeva, o meglio aveva capito, che Luka Couffaine provava qualcosa per la sua migliore amica, e doveva ammettere che un ragazzo come quello non le avrebbe fatto certamente male, ma c’era anche qualcun altro che mirava alla ragazza..



[ . . . ]



Parigi 1996

« Fammi capire, dunque.. tu leggi costantemente o disegni? » domandò il Kwami nero, guardandolo perplesso. « Nient’altro? »

Il nuovo Chat Noir, Gabriel Agreste, alzò lo sguardo, osservando la creatura fluttuante con una nota di fastidio per essere stato interrotto. Non capiva perché quel coso dovesse seguirlo ovunque e parlare costantemente, lui apprezzava decisamente il silenzio, ma con lui sembrava essere una richiesta inopportuna.

« E cosa dovrei fare, quindi? »

« Non saprei, qualsiasi cosa! Andiamo, hai 16 anni e te ne stai sempre a leggere o disegnare modellini. » borbottò. « Dovresti pensare a divertirti, ragazzo. Non hai qualche amichetta da frequentare? »

Amichetta? Perché un Kwami avrebbe dovuto insegnargli la sua vita adolescenziale, magari consigliargli di andare fuori a divertirsi con qualche ragazza. Aveva capito che quelle creature avevano 2000 anni di vita alle spalle, ma che dovesse incitarlo a fare determinate cose faceva già ridere così.

« Oh, per l’amor del cielo! »


« La ragazzina che hai salutato prima, non è male. »

« Parli di Emilie..? » domandò, e Plagg notò subito un leggero cambiamento nel modo di fare del padrone. « Ma no.. è solo un’amica. »

« Già, ed io sono il Kwami del drago. »

Gabriel storse il naso davanti a quella battuta decisamente sarcastica, e decise di ignorarlo bellamente. Emilie era.. tutto e niente. La trovava meravigliosa, gentile col prossimo, sorridente. Al contrario di lui sapeva essere altruista, mentre Gabriel era sempre freddo e calcolatore, s’infastidiva facilmente.

« Oppure c’è sempre l’altra tua amica, quella coi capelli blue. »

« Sabine? Lei è un’amica d’infanzia, niente di cui allarmarsi. » precisò, eppure era l’unica con cui si sentisse a proprio agio nel parlare.

« Quindi non sei preoccupato della nuova questione supereroe? »

« Io, preoccupato? Assolutamente no. Non vedo l’ora di potermi trasformare e darle di santa ragione. »




Parigi 2017

Non era riuscito a seguire molto la lezione. Era preoccupato, invero, per la questione Miraculous, perché quella sera avrebbe dovuto cercare ed affrontare Ladybug in un faccia a faccia per la prima volta. Ma c’era dell’altro, e quell’ulteriore preoccupazione si chiamava Marinette Dupain-Cheng, la sua amica d’infanzia che gli sedeva alle spalle durante le lezioni. Sembrava persa in un mondo tutto suo e riusciva ad immedesimarsi sulla sua preoccupazione costante in merito a sua madre, ancora addormentata in quel coma profondo. Non aveva idea di come avrebbe reagito lui davanti ad una situazione del genere, e sperava di non trovarcisi mai..
Inoltre aveva ben speravo di trovare un momento adatto, ma soprattutto il coraggio, per dichiararsi alla sua amica. Oltre alla propria timidezza, Adrien doveva fare i conti con qualcosa di più grande, perché proteggere un Miraculous non era decisamente facile per un ragazzo della sua età. Aveva solo 16 anni.
La campanella finalmente suonò, ma quando si voltò per parlarle, Marinette era già scomparsa chissà dove. Nemmeno Alya lo sapeva di preciso, perché la ragazza era stata abbastanza veloce da sparire completamente agli occhi di tutti.
Sospirò affranto, deciso ad alzarsi per cercare almeno di raggiungerla per come poteva, ma venne fermato dalla professoressa che desiderava scambiare due chiacchiere con lui.
Dopo qualche minuto riuscì finalmente a districarsi dalla situazione e correre alla porta d’uscita dell’edificio scolastico, ma la giornata non era decisamente dalla sua parte, perché Marinette stava già andando via in sella ad una bici salutata da un’Alya decisamente maliziosa.

« Che diamine.. e Marinette? »

« Se n’è appena andata in sella alla bici di Luka, dovevano lavorare insieme. »

Luka? Quel Luka!? Digrignò i denti per un attimo, poi la sua improvvisa furia si spense così com’era cominciata dal niente. Luka Couffaine era interessato alla sua Marinette? E lei? Lo ricambiava? Se fosse successo sarebbe stato un colpo troppo grande per lui.
Non dovette fare altro che abbassare la testa e salire sulla macchina che l’avrebbe accompagnato a scherma.



[ . . . ]



Passarono tutta la giornata dietro al modello ed alle stoffe che dovevano utilizzare. I colori che più si addicevano alla serata del ragazzo ed al suo aspetto. Luka aveva i capelli neri con dei riflessi blu, quindi era bene concentrarsi su questi colori, oppure cercarne di completamente diversi. Fortunatamente, come aveva ben sperato in precedenza, questo suo concentrarsi su altro l’aveva aiutata a non pensare a quella sera. Girava intorno al ragazzo per prendere le misura, per controllare che tornasse tutto, mentre Luka restava tranquillo ed immobile, sorridente come al solito.

« Dimmi un po’, Marinette.. » parlò improvvisamente. « C’è qualcosa che ti turba? »

Era già la seconda persona che glielo domandava, quella mattina. Era così facile leggerla? Sospirò, fermandosi ed abbassando le braccia. Guardava a terra, adesso. Non voleva pensarci, eppure le persone facevano di tutto per farla tornare a quei pensieri su cui non voleva restare per troppo tempo. Voleva fare ciò che doveva, adesso.. alla questione Miraculous avrebbe pensato successivamente.
Luka capì immediatamente che non avrebbe dovuto domandare e si voltò completamente verso di lei, prendendole le mani che ancora trattenevano il metro giallo da sarta e portandole al petto.

« Sai che con me puoi parlare di tutto, vero? »

La ragazza sbattè le palpebre, adesso decisamente imbarazzata, oltre che onorata certo. Sapeva che con Luka poteva essere se stessa, ma nemmeno a lui poteva raccontare della faccenda di quei gioielli, perché era un segreto di famiglia, e come tale doveva rimanere. Tutti conoscevano Chat Noir e Ladybug, a Parigi, perché per anni avevano protetto la città, ed improvvisamente erano scomparsi insieme a Papillon ed avevano smesso di parlarne. Era troppo presto per farli tornare sulla bocca di tutti.

« Lo so, Luka. » confermò sorridendogli. « Ti ringrazio.. »

Il moro le sorrise e fece qualcosa che Marinette si aspettava ancora meno. In poco tempo la distanza tra loro si dimezzò, fino a scomparire, e le labbra del moro erano sulle proprie in un leggero bacio a stampo. Non rispose, perché non aveva intenzione di farlo, ma nemmeno lo cacciò per paura di ferirlo. Lei voleva bene a Luka, ma per lui provava solo una profonda amicizia ed una profonda ammirazione.
Fino a quel momento non avrebbe mai creduto di essere baciata da qualcuno che conosceva, ma senza nemmeno rendersene conto la sua mente volò su Chat Noir e su quel suo sguardo enigmatico, ed il cuore prese a galoppare.
La consapevolezza di quel pensiero la sconvolse e la rese maggiormente vulnerabile, tanto che successivamente a quel bacio, dai suoi occhi caddero calde lacrime di preoccupazione che Luka fraintese immediatamente.

« M-Marinette.. » la chiamò, preoccupato. « Mi dispiace, non credevo che.. »

Dal momento di sconforto non riuscì nemmeno a rispondere al povero ragazzo che era rimasto di sasso davanti a quel pianto improvviso, mentre Marinette aveva lasciato la presa sul metro da sarta ed era crollata a terra, con le mani aperte davanti agli occhi inondati di lacrime. Faceva male. Ma non il bacio di Luka, bensì quella improvvisa consapevolezza, il suo cuore batteva all’impazzata per il suo nemico e faceva maledettamente male. Sua madre non poteva nemmeno aiutarla dandole qualche consiglio, e dubitava che i Kwami potessero capirla. Era completamente sola ed aveva solo 16 anni, un’età in cui avrebbe voluto solo sentirsi libera.
Luka se ne andò.
Marinette non si accorse di niente finchè Tikki non uscì allo scoperto nel tentativo di calmarla. Era inconsolabile, completamente andata, e la piccola Kwami era altrettanto disperata non sapendo come consolare una persona che aveva appena scoperto di provare il sentimento sbagliato nei confronti di colui che doveva odiare e disprezzare.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

Parigi 1996

La battaglia era decisamente giunta al termine. Avevano sconfitto la loro prima akumatizzazione e si erano conosciuti. Ladybug e Chat Noir formavano una bella squadra. Si sorridevano soddisfatti mentre si davano il pugno della vittoria, euforici per aver vinto. Lei era felice perché ce l’aveva fatta, nonostante le proprie paure.

« MIRACULOUS LADYBUG! »

Dopo aver urlato quelle parole e lanciato l’oggetto del Lucky Charm, le coccinelle arrivarono mettendo apposto tutto ciò che il mostro aveva distrutto della loro città, mentre i loro gioielli suonavano per lo scadere del tempo.

« Complimenti, per essere la prima volta non sei affatto male. »

« Vorresti forse dirmi che tu sei un veterano, Chat? »

Ridacchiarono entrambi, sentendosi improvvisamente affiatati, come se si conoscessero da una vita. Guardarono la città un’ultima volta, la loro meravigliosa Parigi, che loro avrebbero sempre protetto.
Un altro suono dagli orecchini e Ladybug si rese conto che doveva ritirarsi immediatamente, prima di ritrasformarsi. Chat Noir non doveva sapere chi c’era sotto la maschera dell’eroina.

« So che non dovrei.. » cominciò a dire il gatto nero, facendola fermare. « Ma sono davvero curioso di sapere chi tu sia.. »

« Chat, sai che non possiamo. »

« Lo so ma.. facciamoci una promessa. » continuò il ragazzo, voltandosi verso di lei. « Quando il male sarà sconfitto definitivamente, e non ci sarà nessun altro pericolo, diremo le nostre vere identità l’uno all’altra. »

Sabine guardò la mano allungata del collega. Ci pensò su un momento, non convinta. Ma il Maestro Fu l’aveva messa in guardia per il male in sé, quindi se questo spariva completamente..
­­
« Va bene. Promesso, Chaton!

 


Parigi 2017

Ci volle del tempo prima di riprendersi completamente. Era talmente sconvolta per tutto che non riusciva nemmeno a rialzarsi, e suo padre non aiutava di certo. Tom Dupain era un fornaio, come suo padre e suo nonno prima di lui. Per quanto fosse un uomo imponente e dolce, non aveva idea di come aiutare la figlia e la moglie, adesso addormentata a causa di un potere più grande di lui, e Marinette non poteva chiedergli un consiglio sulla situazione. Già dall’inizio aveva chiesto alla figlia di lasciar perdere, perché se avesse perso anche lei non avrebbe saputo come fare. La ragazza capiva il punto di vista del genitore, ma non lo condivideva, ed aveva preso tempo in quei mesi per pensare.
Tom non aveva accettato la sua scelta, ma era rimasto silente in un angolo, sapeva che, come sua madre, non si sarebbe tirata indietro ancora per molto.
Marinette fissava la Miracle Box. Ormai era sera inoltrata, era il momento di muoversi, ma sembrava aver perso improvvisamente il coraggio. Tikki, accanto a lei, osservava silente, avendo paura di dire qualcosa che potesse scatenare un’altra reazione. La ragazza sospirò, trovando il coraggio nei meandri della propria mente, anche se il cuore continuava a battere e si sentiva come strozzare da una forza invisibile.

«TIKKI, SPOTS ON! »

Un bagliore rosso l’avvolse completamente, illuminando l’intera stanza, ed una volta guardatosi allo specchio vide Ladybug. Un costume rosso a pois nere, una maschera sugli occhi, dei nastri rossi ai capelli ed uno yo-yo, la sua arma. Sabine gliel’aveva spiegato, lo yo-yo era l’arma di Ladybug e con essa sconfiggeva le akuma, o i sentimostro che facevano parte della spilla del pavone, imprigionandole all’interno e poi liberandole una volta pure.
Si spostò sul balcone, all’esterno, guardandosi intorno. Doveva cercare Chat Noir e parlargli, convincerlo che era la sua famiglia ad essere nel torto, i Cheng volevano solo riavere i Miraculous, e non avevano alcun diritto di trattenere Plagg.

« Sicura di essere pronta, Marinette? » domandò il Kwami attraverso l’orecchino. « Dovrai usare un tono perentorio.. »

« No, non credo di esserlo.. ma se continuassi a rimandare, non lo sarò mai. »

Afferrò lo yo-yo, facendolo roteare al fianco destro e lo lanciò, aggrappandosi a qualcosa per darsi lo slancio. Saltare da un palazzo all’altro con esso indicava il volo della coccinella, e lei adesso era la nuova Ladybug che sconfigge il male, ma non c’era nessun supercattivo da sconfiggere, solo un ragazzo che non capiva l’importanza della loro causa.



[ . . . ]



Parigi 1996

Era stato bellissimo potersi trasformare e diventare così Chat Noir. Lui e la sua collega erano un portento, erano bravissimi insieme, coordinati perfettamente, come se avessero collaborato da sempre. Ladybug era davvero bella e coraggiosa, e lui era elettrizzato di poter collaborare con lei. Poi la forza del cataclisma era qualcosa di assolutamente sensazionale.
Gabriel tornò a casa che era su di giri. Lui e Ladybug avevano fatto una promessa: quando il male sarebbe stato sconfitto, avrebbero detto che erano davvero. E lui era maledettamente curioso di conoscere la persona che si trovava sotto la maschera della coccinella.

« Frena l’emozione, ragazzo. » mormorò Plagg, una volta che si fu detrasformato. « Non avete idea di quando tutto finirà, ci potrebbero volere degli anni. »


« Al momento non è importante. » confermò Gabriel. « Io e Ladybug saremo una coppia perfetta, sconfiggeremo il male a Parigi, lo so. Lo sento. »

Consegnò al proprio Kwami un pezzo di Camembert che divorò volentieri per riprendersi dalla battaglia. Plagg era un amante incallito del formaggio, c’era poco da fare, e Gabriel era ben contento di dargliene il più possibile. Ma ancora pensava alla battaglia, a quel cataclisma che aveva distrutto l’oggetto liberando l’akuma che vi era all’interno, e poi Ladybug che sconfiggeva il male. Prese un profondo respiro, calmandosi il più possibile, e si tirò indietro i capelli biondi, tornando il ragazzo serio e freddo di sempre.
Sogghignò. Lui e Ladybug sarebbero stati i più bravi supereroi mai esistiti, fino alla fine dei tempi.




Parigi 2017

Il silenzio prolungato di Adrien preoccupava Plagg come mai era successo. Abituato al silenzio freddo di Gabriel, non avrebbe dovuto darci peso, ma il suo nuovo padrone era molto più solare e chiacchierone del padre, molto più somigliante alla madre stessa, tanto che quel suo mutismo improvviso lo fece rabbrividire.
Adrien, dal canto suo, era silenzioso per una questione di pensieri. Pensava costantemente, tra la preoccupazione che provava nel battersi contro Ladybug, che neanche conosceva, e la figura di Marinette che  si allontanava insieme a Luka su quella bicicletta. Provava rabbia, delusione, un’emozione che sua madre si divertiva a chiamare ‘mal d’amore’. Era innamorato della sua migliore amica ma non aveva ancora trovato il coraggio, e se non si fosse mosso a breve, probabilmente qualcuno l’avrebbe portata via da lui. E quel qualcuno poteva essere Luka Couffaine.

« Ragazzo? »

« PLAG, CLAWS IN! »

Il bagliore verde lo avvolse sostituendolo con Chat Noir. Uscì dalla finestra come suo solito cominciando a saltare da un tetto all’altro, guardandosi intorno alla ricerca della coccinella. Dovevano battersi? Era probabile. Ma lui desiderava davvero combattere? No, non avrebbe voluto, ma se questo avesse portato alla vittoria e così all’ottenere il Miraculous del gatto nero, allora si sarebbe battuto.
Ladybug si sarebbe davvero fatta vedere? L’avrebbe trovata? O meglio.. sarebbe uscita a cercarlo di conseguenza o avrebbe usato un altro suo trucco come ieri? Se così fosse stata, Chat sapeva di avere a che fare con una vigliacca che parlava tanto ma non mostrava un bel niente.
Stava per arrendersi, ormai, quando improvvisamente davanti a lui si fermò una figura rossa. Eccola, Ladybug, la sua nemica.




[ . . . ]



Frenarono entrambi nello stesso momento. Adesso si trovavano l’uno davanti all’altra, immobili, in attesa di un attacco o di altro. L’eroina maculata non aveva intenzione di attaccarlo, e sperava non lo facesse nemmeno il gatto. Prese un profondo respiro, rilassando i muscoli per come riusciva e si avvicinò di qualche passo.

« Chat Noir, ho bisogno di parlarti. »

« Parlarmi? » domandò. « Siamo davvero qui per questo, Ladybug? »

La giovane prese un profondo respiro, tentando di calmare le emozioni. Marinette scalpitava sotto a quel costume da coccinella, mentre pensava a tutto ciò che aveva provato da quel giorno di sei mesi fa, quando sua madre Sabine aveva chiuso gli occhi a causa di quella stupida guerra.
« Se perdessi anche te, non saprei come fare. »
Questo aveva detto suo padre, ma dal canto suo anche Chat Noir aveva mille dubbi nella mente. Lo stesso eroe nero meditava se fosse opportuno o meno farla parlare, o battersi immediatamente. Sua madre gli aveva sempre insegnato di far parlare gli altri prima di concludere.

« E sia, parla! » continuò il gatto. « Ti ascolto. »

« Questa guerra è assurda, Chat. » cominciò, parlando in modo genuino e schietto. « I vecchi eroi litigano per via del Miraculous mancante. Ti prego, Chat Noir. Restituiscimelo e finirà tutto, la tua famiglia non può tenerlo. La vera guardiana è la vecchia Ladybug, e adesso non ci sono più cattivi da combattere. »

Il gatto rimase silente, osservandola ed ascoltando la disperazione nella sua voce. Ma suo padre aveva detto che la vecchia Ladybug voleva prendersi il Miraculous perché pensava che Chat Noir non servisse più. Così aveva detto suo padre, perché avrebbe dovuto mentire?

« Pensi davvero che creda a questa storia? » domandò sogghignando, alzando il braccio davanti a sé. « La vecchia Ladybug si era montata la testa e voleva a tutti i costi i Miraculous per sé. Questo anello è della mia famiglia, del vecchio Chat Noir, non avete alcun diritto.. CATACLISMA! »

« A-Aspetta Chat! »

Non ebbe il tempo per dirgli altro che si scansò prima di essere presa in pieno dal cataclisma che gli voleva lanciare. Era un novellino quanto lei, non aveva ancora la mira adatta, ma quell’attacco era molto pericoloso. Chat Noir andò a schiantare l’attacco contro ad un camino, ma si voltò di nuovo preparando il bastone.
Ladybug non potè fare altro che armarsi di yo-yo per scansarlo o peggio, avrebbe dovuto usare il Lucky Charm? Sicuramente per riparare tutto sarebbe stato richiesto, ma non voleva attaccarlo, maledizione.

« Chat Noir.. »

« Zitta! » sbottò, correndole incontro con il bastone per attaccarla di nuovo, ma scansò. « Sei brava a scansare, Bagaboo. Ma quanto ancora sarà abbastanza? »

Bagaboo, come si permetteva!? L’attaccava ed usava certi nomignoli. Pensava di poterle dare tutta questa confidenza. Era talmente presa da questo stupido pensiero che venne finalmente colpita dal bastone, trovandosi a volare dall’altra parte, trovandosi a terra. Provò un improvviso dolore alla schiena. No, adesso basta.

« LUCKY CHARM! »

Uno spruzzino pieno di acqua? Per farsene cosa? Doveva forse annaffiare le piante in un momento così drammatico? Ma ebbe la risposta che cercava quando Chat cercò di attaccarla di nuovo e lei cominciò a bagnarlo con l’oggetto per pura difesa, e disperazione. Ma era così ovvio: i gatti odiano l’acqua. Sorrise vittoriosa, ma non avrebbe potuto continuare a bagnarlo per tenerlo lontano, no?

« Ah, che gentile bagnarmi con l’acqua.. avevo proprio bisogno di un bagno, anche se non era esattamente come pensavo. »

« Potrei dire la stessa cosa, mi hai lanciato un cataclisma da subito, non sei affatto un gentiluomo. »

Chat Noir ridacchiò, ma il suono dell’anello lo portò alla realtà, per quel giorno doveva ritirarsi immediatamente, prima che si detrasformasse. Sospirò, rialzandosi e mettendo via il bastone, quella guerra sarebbe continuata per un po’, ormai era ovvio.

« Beh, Bagaboo, per stasera abbiamo finito. » annunciò. « E’ stato un bell’allenamento, au revoir. »

Le fece l’occhiolino e se ne andò, lasciandola da sola, con quello spruzzino in mano e rossa in volto. Cos’era appena successo? Perché le aveva fatto l’occhiolino? Inghiottì nervosamente, coprendosi la faccia con la mano libera, ma il suono dell’orecchino le fece capire che il tempo stava scadendo inesorabile.
Lanciò il Miraculous Ladybug e tornò tutto normale, poi si ritirò, e stava peggio di prima. Il suo cuore aveva ripreso a battere all’impazzata.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Parigi 1997

Questo nemico era pericoloso più che mai. Papillon stava creando mostri continuamente usando le akuma, lei e Chat Noir erano veramente stanchi, per non dire distrutti. Non avevano idea del perché desiderasse i Miraculous, ma non avevano intenzione di consegnarglielo.
Un’altra giornata carica di emozioni, di combattimenti, ma Ladybug frenò davanti alla nuova akumatizzazione, restando a bocca aperta.

« EMILIE? »

« Ladybug. »

Perché Emilie? Perché una delle sue amiche più importanti? Che cos’era successo per farla akumatizzare. L’eroina si inumidì le labbra, attendendo Chat Noir per ottenere aiuto. Non sapeva come fare, come comportarsi, Emilie era una sua amica, le voleva davvero bene e conosceva la sua cotta per Gabriel. Che fosse quello ad aver causato tutto quello? Cos’aveva fatto Gabriel, stavolta, con la sua freddezza?

« Emilie ti prego, calmati. » tentò l’eroina, sorridendole. « Possiamo parlarne e sistemare tutto. »

« Calmarmi? Non sono mai stata meglio! » annunciò ridendo. « Troverò Gabriel Agreste e gliela farò pagare. »

Pagare?
Pensa Ladybug, PENSA!
Ricordò improvvisamente: Emilie aveva chiesto a Gabriel di parlare in separata sede di qualcosa, poi aveva visto la ragazza andarsene piangendo. Il ragazzo non aveva detto niente al riguardo, tornando ad essere il solito di sempre, e Sabine aveva smesso di pensarci.
Che idiota. Avrebbe dovuto seguirla in anticipo.
Adesso doveva battersi contro la sua migliore amica usando i poteri di Ladybug per deakumatizzarla, e non se la sentiva minimamente.



Parigi 2017

Doveva liberarsi immediatamente di quei sentimenti o sarebbe finita male. Ladybug era di nuovo pronta per affrontare il gatto, ma non riusciva a smettere di pensare a mille cose. Era andata a trovare sua madre, nella speranza che se anche addormentata, potesse dare un segno, ma niente. Dalla bocca di Sabine Cheng non era uscito niente se non il proprio respiro addormentato.
Luka non le rivolgeva la parola, non l’aveva ancora visto, e si sentiva così stupida per aver reagito in quel modo. Doveva combattere contro colui che, ormai, aveva capito di ‘amare’, anche se quel sentimento era ancora piccolo e senza forma. Non voleva comunque fargli del male e vederlo soffrire, in cuor suo sperava in ben altro.
Poi era successo altro.
Adrien aveva deciso di aggiungere altro peso sulle spalle della povera ragazza, dichiarandole il suo amore. Era stato così imbarazzante che avrebbe voluto cancellare tutto. Le aveva detto che per lei provava più di una semplice amicizia, ma lei aveva risposto che lo vedeva come un fratello, e che sarebbe stato assurdo poter pensare di stare insieme.
Non avrebbe voluto vedere quello sguardo affranto, i suoi occhi verdi si erano completamente spenti, soprattutto quando gli aveva detto che provava quei sentimenti per qualcun altro. E quel qualcun altro era un suo nemico: Chat Noir.
Che eroina da strapazzo era. Si andava ad innamorare del suo stesso nemico come una ragazzina qualunque, e non poteva dirlo a nessuno. Idiota.

« Marinette, non essere così dura con te stessa. » rispose Tikki. « Al cuor non si comanda, giusto? Guarda Adrien. »

Annuì, comunque delusa da se stessa e da quello che provava. Combatteva per una causa importante, e non voleva che passasse altro tempo dal risveglio di sua madre, Sabine Cheng doveva tornare.


[ . . . ]


Dal canto suo, Tikki aveva deciso di muoversi per conto proprio. Sapeva che Plagg era dalla famiglia Agreste, di conseguenza sapeva anche che il nuovo Chat Noir doveva essere per forza lo stesso Adrien. La piccola Kwami aveva captato la presenza del gatto nero durante le ore scolastiche della padrona, ed era molto vicino a lei, tanto da riuscire persino a vederlo.
Lo aveva visto svolazzare in giro, quando nessuno poteva vederlo, ed aveva trovato la mensa scolastica dove c’era sempre del formaggio incustodito. Nonostante i millenni non era ancora cambiato.
Quel giorno lo aveva trovato lì ad ingozzarsi come se niente fosse, e quando si era trovato davanti la sua amica millenaria, l’aveva immediatamente abbracciata.

« Oh zuccherino, che bello vederti! »

« Plagg, hai idea del guaio che ne è venuto fuori? » domandò diretta la coccinella. « Tu stai lasciando credere ad Adrien che la nostra guardiana è davvero una pazza che si è montata la testa e volesse toglierti alla loro famiglia. Perché!? »

Plagg la guardò attentamente, poi sospirò. Sapeva che Tikki aveva ragione: lui non era un prigioniero, non era tenuto con la forza, perché sapeva tutta la verità. Aveva visto cos’era successo in precedenza, aveva vissuto completamente la situazione, ed aveva visto Gabriel mangiarsi le mani nel rimorso, per poi nascondere tutto dietro alla propria facciata fredda, allenando il figlio per diventare il nuovo Chat Noir.

« Dimmi un po’, Tikki. Se ti venisse chiesto riusciresti ad abbandonare la famiglia che ti ama? » domandò. « Perché io non ci riesco. Tante volte ho pensato di dire tutto al ragazzo, ma poi lo vedevo così contento in mia compagnia che.. non ci sono riuscito. »

« Oh, Plagg. Io ti capisco, ma.. » cominciò. « Noi siamo dei Kwami, e dobbiamo prima di tutto pensare alla salvezza dell’intero universo, non possiamo permetterci certi comportamenti egoisti. Ti prego, amico mio. Pensaci.. »

Si sorrisero e tornarono dai propri padroni prima che la campanella suonasse. Tikki aveva ragione, probabilmente era meglio se si fosse messo l’anima in pace ed avesse raccontato la verità ad Adrien prima che anche i nuovi supereroi si distruggessero a vicenda.



[ . . . ]



Parigi 1997

Aveva sentito un enorme boato provenire dalla Torre Eiffel. Affacciandosi dalla finestra della propria camera notò immediatamente che qualcosa stava succedendo e doveva intervenire immediatamente. Trasformatosi in Chat Noir arrivò immediatamente a destinazione, notando che Ladybug stava prendendo tempo per come riusciva.
Non capì immediatamente il motivo, ma quando alzò lo sguardo contro il nuovo nemico, impallidì: Emillie era stata akumizzata.

« Non ti mettere in mezzo, Ladybug! » annunciò. « Lasciami fare ciò che devo ed andrà tutto bene. »

Chat Noir guardava la situazione con orrore, ricordando cos’era successo quella stessa mattina e provando rabbia per se stesso. Quanto avrebbe voluto essere più umano, a volte, e provare ad essere empatico com’erano Sabine ed Emilie stessa.

« Chat Noir, finalmente sei qui! Dammi una mano, dobbiamo trovare l’akuma prima dello scadere del tempo. »

Strinse il pugno e digrignò i denti. Avrebbe salvato Emilie ed ogni costo, lo avrebbe fatto, e successivamente si sarebbe scusato con lei, a costo di impazzire per aiutarla. Era solo colpa sua e della sua arroganza se la sua migliore amica era stata presa da Papillon, e lui non poteva fare altro che salvarla, in qualche modo.



Parigi 2017

La delusione che provava si poteva tagliare col coltello. Adrien era stato distrutto da delle semplici parole: sono innamorata di qualcun altro. Marinette, la sua migliore amica, la ragazza che amava, era presa da un altro. E lui sapeva benissimo chi era: Luka Couffaine. Già li vedeva, felici e contenti, mano nella mano.
Magari Marinette aveva raccontato ciò che aveva fatto e quel ragazzo si era preso gioco di lui. La rabbia e la delusione erano talmente alte che avrebbe voluto distruggere tutto.

« Adrien, ho bisogno di parlarti. » mormorò Plagg, anche se non era ancora sicuro.

« Non adesso, Plagg. Abbiamo una missione da compiere. »

« Ma.. Adrien.. »

« PLAGG, CLAWS IN! »

Chat Noir correva come un pazzo sui tetti di Parigi, rabbioso come non mai, voleva solo far finire quella situazione e rispedire Ladybug da dov’era venuta. Una cosa era certa: non si sarebbe mai più esposto così tanto, se doveva soffrire in quel modo. Digrignò i denti, fermandosi di botto.

« Ladybug, dove sei!? » urlò nella notte, indifferente se qualcuno l’avesse sentito.

« Non hai motivo di urlare, sono qui. »

Una macchia rossa uscì allo scoperto, due occhi azzurri – come i suoi – lo guardarono con un cipiglio di superiorità che infastidirono maggiormente l’eroe. Schioccò le dita, preparando il bastone, e sogghignando.

« Stasera sarà il momento della verità, Bagaboo. » spiegò il ragazzo. « Assaggerai un mio cataclisma e questa volta vincerò io. »

« Ma davvero? » domandò lei, sorridendogli. « Solo se riuscirai a prendermi, Chaton! »

Qualcosa non andava in lui e Ladybug se n’era accorta, sembrava arrabbiato ed infastidito. Sembrava fuori di sé, come se qualcuno lo avesse punzecchiato in precedenza. Che fosse deluso per qualcosa? Non gliel’avrebbe chiesto, sapeva che non avrebbe risposto.
Lottarono per un tempo indefinito, e si concluse come sempre. Stanchi ed affaticati, coi poteri agli sgoccioli, nessuno aveva vinto un bel niente, in compenso Chat Noir aveva sfogato tutta la propria ira e si sentiva decisamente meglio.
Ladybug prese un profondo respiro, stanca come non mai, e guardò il gattino. Sapeva di aver deciso di non chiedere, ma era troppo curiosa..

« Dovevi essere particolarmente nervoso.. Qualcosa non va? »

« Credi davvero che lo racconterei alla mia nemica numero uno? » ridacchiò Chat, sospirando poco dopo. « Comunque adesso sto meglio, mi sono sfogato. »

« Tu dici? » domandò, notando i muri distrutti dal cataclisma. « Non me n’ero decisamente accorta, Chaton. »

« Perché non osservi abbastanza, Bagaboo. E’ ovvio tu sia abbagliata dalla mia bellezza. » commentò, alzandosi pronto per tornarsene a casa. « Alla prossima! »

Non diede minimamente il tempo alla ragazza di rispondergli per le rime che se n’era già andato, e lei era sprofondata nell’imbarazzo più totale. Lanciò il Miraculous Ladybug e rientrò di conseguenza, la sua infatuazione era decisamente aumentata.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Parigi 2000

Era stata una lotta ardua. Ladybug era davvero stanca, ormai la lotta contro Papillon durava da ben quattro anni, e la situazione non sembrava cambiare. Continuava a chiedere i Miraculous, senza mai spiegare che cosa volesse farsene e, soprattutto, dove avesse trovato la spilla della farfalla.
Il Maestro Fu venne rapito e fatto ostaggio, se in cambio non avessero dato entrambi i gioielli, sarebbe sicuramente morto. L’uomo, che ormai aveva una certa età, aveva da sempre indossato il Miraculous della tartaruga, trasformandosi e tentando come possibile di difendersi.
Nonostante i piani ingegnosi che aveva sempre avuto, stavolta persino la coccinella era con le spalle al muro. Non importava quanto ci pensasse e quanto Chat Noir tentasse di spingerla con le parole incoraggianti, Sabine non aveva idee.
Il guardiano, trovandosi alle strette, diede vita ad una decisione drastica che l’asciò tutti esterrefatti: decise di rinunciare al suo ruolo nominando Ladybug come nuova guardiana dei Miraculous, distruggendo così i sogni di gloria del cattivo e diventando completamente inutile ai suoi scopi.
Fu questo schiaffo che fece abbassare la guardia all’uomo, che venne finalmente sconfitto e la spilla tornò dove doveva stare, all’interno della Miracle Box.
Tutto si era concluso, Ladybug aveva nuovamente sconfitto il male, l’uomo dietro la maschera viola venne consegnato a chi di dovere, ma il vecchio guardiano perse completamente la memoria. Adesso Sabine aveva sulle spalle qualcosa di ben più grande che essere solo un’eroina di Parigi..

« Tikki, sposts off! »

« S-Sabine..? »
« Mi conosci? »



Parigi 2017

I giorni passavano senza riuscire a raggiungere un bel niente. Chat Noir non voleva collaborare ed era sempre più distruttivo, aveva bisogno di aiuto. Sua madre non poteva aiutarla, e sicuramente non poteva chiedere aiuto a suo padre, giusto? Adrien non voleva rivolgerle la parola, la guardava e poi abbassava lo sguardo subito dopo, e lei continuava a sentirsi un mostro per averlo rifiutato in quel modo.
Si stava allontanando sempre più da lei, ed era spaventata, Adrien era il suo migliore amico. Ma non aveva tempo di pensare a lui ed ai suoi problemi di cuore, in ballo c’era di peggio: la vita di Sabine Cheng. Convincere il gatto sembrava molto più difficile di quanto pensasse.

« Oh Tikki, sono disperata, non so cosa fare. »

« Marinette calmati e pensa attentamente.. » mormorò la piccola Kwami, volando verso la Miracle Box. « Pensa a chi potresti chiedere aiuto, ma ricorda: una volta utilizzato dovrai metterlo al suo posto. »

La ragazza si avvicinò al portagioie. Essa possedeva mille cassetti diversi, tutti nascosti, e vi erano molti più Miraculous di quanti si potesse immaginare. In alto, dove in mezzo si trovava lo scompartimento dell’anello e degli orecchini, c’erano altri cinque Miraculous: la volpe, l’ape, la farfalla, il pavone e la tartaruga.
Il suo sguardo si posò sulla collana della volpe, e le venne in mente immediatamente a chi poteva chiedere supporto. Sorrise, di nuovo euforica, afferrando la suddetta collana e richiudendo la Miracle Box. Si trasformò in breve tempo ed andò a cercare la persona di cui più si fidava: Alya Césaire.
La giovane dai capelli castani si trovava a casa, fuori dal balcone a guardare l’esterno annoiata come non mai, Ladybug la trovò proprio in quella posizione, sospirante. Era già calato il sole, a breve lei e Chat Noir si sarebbero incontrati per dare la solita battaglia.

« Alya. »

« Sì? » domandò, guardandosi intorno e notando la sua presenza. « E tu chi saresti? »

« Piacere di conoscerti, sono Ladybug. »

« Ladybug..? Ma sono anni che non esiste più. »

« Perché fortunatamente il male è stato sconfitto parecchio tempo fa.. » precisò. « Ascoltami, Alya, ho bisogno del tuo aiuto. Non è un cattivo, ma il mio collega Chat Noir è impazzito ed ha rubato il Miraculous. »

« E cosa posso fare io!? »

« Ti dono il Miraculous della volpe, una volta finito di utilizzare dovrai rendermelo. »

Alya prese immediatamente la collana, indossandola. Da essa ne scaturì una bolla arancione e Trixx uscì allo scoperto, sorridendole contenta e salutandola, presentandosi.

« TRIXX, LET’S POUNCE! »



[ . . . ]



Parigi 2000

Chat Noir era felice, ma al tempo stesso deluso da tutto questo. La battaglia era finita, e se la spilla era tornata al suo posto, significava che al momento non c’erano più cattivi da sconfiggere, giusto? Diede una breve occhiata a Ladybug, che adesso teneva tra le mani la nuova Miracle Box: lei era diventata la guardiana.
Era felice, ma al tempo stesso spaventato. Cosa sarebbe successo, adesso?
Si spremeva le meningi con quelle mille domande a cui non riusciva a dare una risposta, quando Ladybug si detrasformò improvvisamente, davanti ai suoi occhi increduli.
Se la conosceva?

« Plagg, claws out! »

« Gabriel!?»

« Sorpresa. »

Accanto al ragazzo svolazzo una figura nera a forma di gatto, così come accanto a Sabine stessa vi era Tikki, completamente rossa e pois nere. Incredibile, erano sempre stati loro. Non poteva crederci. Certo, in effetti avrebbe dovuto capirlo, il modo di fare era sempre stato quello, così come i capelli blue.
La ragazza cominciò a ridere, abbracciandolo di slancio, e per la prima volta Gabriel Agreste non la scacciò.



Parigi 2017

Non era ancora passata. L’adolescenza era un’età complicata, e quando qualcuno ha il coraggio di rifiutarti – chiunque esso sia – viene legata al dito come se fosse stata una dichiarazione di guerra. Ed era questo che accadeva nel cuore del povero Adrien, ancora deluso per il rifiuto di Marinette e per la sua incapacità a parlare come prima.
Aveva parlato nuovamente con suo padre della questione Ladybug, e di conseguenza veniva ulteriormente spinto dal genitore a combattere, perché secondo Gabriel era più vicino alla vittoria di quanto pensasse. Ma oltre al danno arriva sempre la beffa..
Plagg tentava ancora di parlare con Adrien della situazione, ovvero la storia dei Miraculous, mentre il padre lo spingeva a combattere contro la loro nemica ed al tempo stesso a lasciarsi indietro la sua cotta per Marinette.

« Siete completamente diversi, figliolo. » continuò il genitore, sorridendogli. « Capisco i tuoi sentimenti, siete cresciuti insieme, ma è proprio per questo che dovresti lasciar perdere. »

Per Adrien suo padre era la sola voce della coscienza, col suo continuo desiderio di accontentarlo e renderlo fiero di lui, decise che probabilmente aveva ragione. Era stata una sciocchezza voler rincorrere una persona che conosceva da una vita, il loro rapporto si sarebbe solo deteriorato se trasformato in amore.
Chat Noir era nuovamente tornato sui tetti. Aveva un appuntamento da onorare, il solito ormai da qualche settimana, probabilmente era già passato più di un mese, e doveva riuscire a battere Ladybug a tutti i costi.

« Ben arrivato, Chaton. » lo salutò l’eroina maculata. «Ti stavamo aspettando. »

L’eroe felino si ritrovò ben due eroine. Ladybug ed un’altra arancione che sembrava una.. volpe? Sbattè le palpebre perplesso, poi incrociò le braccia e sorrise divertito.

« Hai dovuto chiedere aiuto per battermi, Bagaboo? »

« Non sarebbe successo se mi fossi stato a sentire, Chaton. » spiegò in breve. « Ti presento Rena Rouge. »

« Davvero molto carina, complimenti. » obbiettò. « Ma è l’ora di cominciare il nostro solito giochetto! »

Rena Rouge fu molto di aiuto, e stavolta quello stanco e sconfitto era Chat Noir stesso, che seduto a terra riprendeva fiato. Purtroppo nemmeno in questo caso era riuscita a riprendersi l’anello o a convincere il gatto a consegnarglielo senza farla troppo lunga.

« Ti piace vincere facile, Bagaboo. Due contro uno. »

« Te la sei andata a cercare, Chaton. Ti avevo avvertito, in fondo.. adesso rendimi il Miraculous. »

« No, non ti renderò mai Plagg. » obbiettò l’eroe, alzandosi di scatto. « Preparati, Ladybug, perché presto verrai sconfitta dal sottoscritto e la vendetta del vecchio Chat Noir sarà compiuta! »

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Parigi 2017

Era stanca di dover combattere per qualcosa di così assurdo. Stanca di dover picchiare la testa contro un muro che non voleva rompersi in nessun modo, e non vedeva via d’uscita. Diciassette anni a farsi la guerra per qualcosa di così effimero, un odio che veniva dal profondo e che difficilmente si sarebbe tolto di mezzo. Riprendeva fiato Ladybug, ormai adulta, ormai moglie e madre di una bellissima ragazza. E guardava davanti a sé il proprio collega, altrettanto adulto, che non voleva collaborare per egoismo. Puro e semplice egoismo!

« Gabriel, ti prego! » annunciò la donna, guardandolo. « Lo sai che ho ragione. Lo sai!»

«No Sabine, tu non capisci. Tu non riesci a capire quanto io odi questa situazione, quanto io voglia Plagg con me. » continuò, guardandola di conseguenza in cagnesco. « Io sono il legittimo Chat Noir! »

« Sai che non dobbiamo usare i Miraculous per i nostri comodi, Gabriel. Ti prometto che ti renderò l’anello quando tornerà una minaccia, ma adesso deve tornare nella Miracle Box! »

« Zitta.. ZITTA! » sbottò, incanalando tutta l’energia della distruzione. « CATACLISMA! »

Non potè scansarsi in tempo, la povera Sabine, che crollò insieme alle macerie e causa di un cataclisma più potente del solito. Picchiò improvvisamente la testa perdendo inevitabilmente i sensi, e tutto divenne buio.
Quando riaprì gli occhi era ormai sera, e tutto intorno a lei era silente. Si era detrasformata, e Tikki le era rimasta accanto, vegliando sulla guardiana. Le faceva male la testa, si sentiva così stanca. Sospirò affranta, cercando di rialzarsi e trasformandosi nuovamente in Ladybug per poter raggiungere casa e poter finalmente dormire.
Marinette e Tom le andarono incontro preoccupati perché non stava rientrando. Sabine respirava a fatica, aveva così sonno. L’uomo la prese in braccio portandola in camera loro e mettendola a letto, seguiti dalla ragazza in lacrime, ormai sedicenne.

« M-Mamma.. che ti è successo? »

« Piccola mia, scoltami.. » la richiamò, richiamando a sé le poche energie che le rimanevano. « Non sono riuscita a.. riprenderlo. Devi combattere per la Miracle Box, tesoro. Tu.. Tu sarai la nuova Ladybug e riprenderai Plagg. »

« Cosa? No, mamma.. che stai dicendo? Tu sei Ladybug e sconfiggerai il male. »

« Ho tanto sonno, Marinette.. ricordi? Me l’hai promesso. » sussurrò, chiudendo lentamente gli occhi. « Mi fido di te, bambina mia.. tu ce la farai.. »

Sabine Cheng chiuse definitivamente gli occhi, addormentandosi. Solo il Miraculous della coccinella e del gatto nero, uniti in uno, potevano svegliarla.



Parigi 2017

Adrien era totalmente distante da lei. Come eroina stava miseramente fallendo, e come civile forse era persino peggio. Aveva discusso con suo padre, perché si era stancato di vederla costantemente stanca e provata dalle battaglie notturne contro Chat Noir, mentre i Kwami la spingevano a riprendere Plagg ad ogni costo, e sua madre stava sempre peggio.
Si sentiva un giocattolo, tirato da due bambini litiganti che lo volevano per divertirsi nello stesso momento. Ed avrebbe davvero voluto parlare con Adrien, per sistemare, ma non sapeva cosa dirgli e come sistemare tutto. Inoltre il suo amore per Chat Noir era solo aumentato.
Le loro battaglie cominciavano ad essere un piacere, per lei, perché così poteva vederlo ed averci a che fare. Si sentiva orribile. E quel che era peggio aveva chiesto aiuto persino ad Alya, facendola diventare Rena Rouge.

« Che debba arrendermi? »

« Marinette, so che è dura, ma siamo vicine alla meta. »

« Come fai a dirlo, Tikki? » domandò, cominciando a piangere. « Siamo sempre al punto di partenza, non stiamo andando da nessuna parte.. sono mesi che combatto contro di lui, mesi. Non ricordo nemmeno quanto tempo sia passato di preciso. »

« Non piangere, Sabine non vorrebbe vederti così.. » sussurrò il kwami, accarezzandole la guancia. « Ho parlato con Plagg. »

« Tu hai fatto cosa!? Tikki, cos’aspettavi a dirmelo!? Quando? »

« In realtà un po’ di tempo fa.. l’ho trovato che girovagava per la scuola e mi ci sono fermata a parlare. Si è convinto di dire tutta la verità a Chat Noir. La vera verità, Marinette. » spiegò la coccinella, contenta. « Quindi chissà, a breve potrebbe anche succedere qualcosa di interessante, non trovi? »

La giovane teneva tra le mani il piccolo kwami rosso pensando attentamente. Plagg era nell’anello quando sua madre era stata battuta dall’ex Chat Noir, lui sicuramente aveva visto tutto. E se spiegava la realtà all’eroe presente, forse qualcosa di buono sarebbe potuto accadere.
Diede un breve sguardo a sua madre addormentata, sospirando pesantemente e sorridendo, nonostante sulle guance avesse ancora delle lacrime. Sì, forse poteva succedere qualcosa, no?
Quella sera lo avrebbe aspettato di nuovo ed avrebbe ritentato un approccio più civile, parlandogli ancora una volta, altrimenti si sarebbe arresa completamente ed avrebbe seguito il desiderio di suo padre. Aveva ragione, dovevano andare avanti, in qualche modo.



[ . . . ]



Parigi 2017

Odio.
Rabbia.
Disperazione.
Lei voleva portarglielo via, ma lui era ancora Chat Noir, era ancora utile. Era il legittimo proprietario, era suo. Suo e di nessun altro. Perché non capiva? Perché voleva prenderglielo? Perché!?

« CATACLISMA! »

Un enorme boato e tutto crollò, così come Sabine che non era riuscita a scansare quell’attacco così potente. Solo successivamente aver compiuto quell’azione si rese conto di cosa davvero aveva fatto, annebbiato dalla rabbia nei confronti dell’ex collega. Si affacciò su quel dirupo, cercando di vedere qualcosa, poi decise di scendere e controllare fisicamente. Tremava, impaurito di aver compiuto qualcosa di cui si sarebbe pentito per tutta la vita. Poi la vide, da lontano, Sabine si era detrasformata e giaceva inerme, sembrava morta.
Spalancò gli occhi, coprendosi la bocca con una mano.
L’aveva davvero uccisa?

« Sabine..? »

Tentò di avvicinarlesi lentamente, ma dei passi vicini lo riscossero da quel momento di panico e lo fecero scappare. Se l’avessero trovato in quella situazione sarebbe sicuramente stato incolpato della morte di Ladybug. Corse, Chat Noir, tornando immediatamente a casa e chiudendosi la porta alle spalle.
Adrien, suo figlio di 16 anni, lo guardava perplesso mentre si detrasformava. Probabilmente si stava domandando perché suo padre tremasse così tanto.

« Padre, qualcosa non va? »

« Ascoltami attentamente. » mormorò, avvicinandoglisi con uno sguardo preoccupante. « Ti avevo promesso che il Miraculous sarebbe stato tuo e così sarà, da adesso in poi. »

Quand’era piccolo gliel’aveva mostrato e fatto indossare, facendogli conoscere Plagg, poi l’aveva ripreso per continuare la battaglia contro Ladybug. Ma adesso era terrorizzato, perché aveva fatto qualcosa di peggiore. Aveva ucciso la sua ex collega. Doveva lavarsene le mani, doveva scaricare la colpa..

« Sarai tu a sconfiggere Ladybug, vecchia o nuova che sia, e proteggere Plagg. »

Il ragazzo annuì, non sapendo cosa il padre avesse davvero combinato e quale fardello avesse posato sulla schiena del povero ragazzo. In tutto questo Plagg aveva visto.



Parigi 2017

« Ragazzo. »

Adrien si voltò a guardare Plagg, che gli svolazzava accanto. Notò immediatamente che qualcosa non andava, perché non stringeva un pezzo di Camembert tra le zampe e sembrava propenso a dirgli qualcosa di importante. Il kwami nero gli si avvicinò, toccandogli la guancia con la zampa, e sorrise tristemente.

« Plagg, che succede? »

« So che questo periodo è pessimo, Adrien.. ma ho bisogno davvero di raccontarti una cosa. »

« Di cosa stai parlando..? »

« Ladybug ha ragione. » precisò. « Tuo padre ti ha mentito, il vecchio Chat Noir non ha voluto rendere il Miraculous perché credeva fosse suo e che la sua ex collega volesse portarglielo via ma è questo il lavoro dei guardiani. Una volta concluso il lavoro dei supereroi, i Miraculous devono tornare nella Miracle Box. Solo successivamente, in caso di necessità, saranno richiamati. Oppure ci saranno altri eroi. »

Plagg si voltò verso il proprio padroncino, vedendolo con gli occhi spalancati e le lacrime pronte a scendere. Se Ladybug aveva ragione, significava che doveva rendere l’anello della distruzione, quindi avrebbe dovuto dire addio al suo kwami, che per lui era diventato un amico importante.
Prese un profondo respiro, tentando di trattenesi.

« Ti prego, Plagg, raccontami com’è andata.. »



[ . . . ]



Chat Noir e Ladybug s’incontrarono dove sempre. Ormai quel luogo sembrava predisposto solo per loro. Entrambi sembravano stanchi ed annoiati. Entrambi volevano arrendersi, perché entrambi ritenevano ormai inutile quella guerra.

« Io devo parlarti. » dissero all’unisono, guardandosi.

« Scusami, prima tu. »

« No, direi prima le signore. »

L’eroina prese un profondo respiro, alzando lo sguardo su quello che era stato il suo nemico fino a quel momento, adesso più propensa che mai a tentare di essere amichevole con lui e, forse, fare breccia nella sua coscienza. Sicuramente ne possedeva una.

« La vecchia Ladybug, che è anche la guardiana, è mia madre. » cominciò a dire. « Mi sono presa carico di questa situazione perché lei è impossibilitata a farlo, in quanto a causa della battaglia è rimasta ferita e adesso giace addormentata in un letto da ben oltre sei mesi.
Non avevo intenzione di attaccarti dall’inizio, ma non mi hai lasciato scelta. »

Tutto tacque, almeno per il momento, non volava una mosca. Ladybug ebbe il terrore che l’eroe nero se ne andasse così com’era arrivato e finisse così, senza niente da concludere, con un fallimento totale alle spalle. Ma ecco che Chat Noir le sorrise tristemente, annuendo e togliendosi l’anello.
La trasformazione si sciolse di conseguenza, e sotto la maschera del gatto nero un Adrien triste la osservava. Ladybug rimase senza parole, il cuore le si bloccò per un attimo, poi riprese a galoppare nel petto. L’anello era sempre stato dagli Agreste.

« Tu sei.. »

« Mi dispiace per tutto, Bagaboo. » mormorò, facendo un breve inchino. « Mi scuso anche da parte di mio padre per ciò che ha fatto, ma ti prego di capirlo. Voleva molto bene a Plagg, e glielo vuole tutt’ora. Lui mi ha raccontato tutto e.. ho deciso di rendertelo senza più combattere. La mia famiglia è nel torto. »

Le si avvicinò lentamente posandole l’anello sul palmo della mano, senza mai smettere di guardarla negli occhi. Adrien era così triste, che il cuore della giovane venne chiuso in una morsa. Avrebbe voluto dirgli che lei era Marinette, che si era innamorata della sua controparte da eroe, quindi che di conseguenza amava anche lui, ma rimase zitta e riprese solo a far scorrere le lacrime.

« M-Mi dispiace così tanto. » ammise la coccinella, riprendendo a piangere. « Mi dispiace! »

Lo abbracciò di slancio, tenendo l’anello chiuso nel pugno dov’era stato precedentemente posato, e pianse insieme al ragazzo su quei tetti, prima di riportarlo a casa.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Parigi 2017

Ancora non ci credeva, ma era così. Ottenendo il Miraculous della distruzione, unito alla creazione, Sabine Cheng riuscì a risvegliarsi. Dopo più di sei mesi addormentata, l’ex Ladybug e la guardiana della Miracle Box, era riuscita a riprendere conoscenza, fortuna volle che l’unione dei due gioielli non interruppe l’equilibrio del mondo intero.
Marinette crollò. Tra tutta la tensione che aveva provato e tutto quel potere sulle spalle, non riuscì a resistere, trovandosi completamente senza energie e prendendosi un bel febbrone che durò per almeno qualche giorno.
Il pensiero che Adrien non si fosse fatto sentire anche in quel caso, le fece male. Avrebbe voluto scusarsi con lui per tutto ciò che avevano dovuto provare, e anche a sua madre per essersi innamorata del proprio nemico, anche se costui, alla fine, si era mostrato come il ragazzo che in precedenza le si era dichiarato apertamente.
La situazione sembrava in bilico, ed entrambi pensavano all’altro senza saperlo. Lei perché si sentiva in colpa essendosi innamorata della sua versione eroica, ed avrebbe voluto farglielo sapere, urlarlo al mondo intero che sì amava Chat Noir, ma di conseguenza amava Adrien Agreste.
E fu un ceffone, per lei, rendersi conto che in realtà non era assolutamente vero quello che gli aveva detto durante il rifiuto. Non lo vedeva come un fratello, o almeno non più così, perché ormai erano entrambi ragazzi, due adolescenti che scoprivano cosa significasse amare una persona, e faceva una paura del diavolo.
La ragazza si rendeva conto di dover nuovamente ringraziare Adrien per aver deciso di collaborare, e lo pensava ogni volta che vedeva sua madre sorriderle e farle una carezza sulla fronte calda a causa della febbre. Aveva deciso di non diventare più Ladybug, e così anche Sabine stessa, a meno che non ci fosse stato un caso di pericolo in cui non se ne poteva fare a meno. In tutto questo, Marinette provava sensi di colpa nei confronti del proprio migliore amico. Erano vari, tutti per motivi diversi. Lo aveva respinto, aveva combattuto contro di lui e adesso gli aveva portato via uno dei suoi amici più cari.
Mettendosi nei suoi panni provava una tristezza indescrivibile.

« Mamma, tu sapevi che erano loro? »

« Certo che lo sapevo. Io e Gabriel scoprimmo le nostre identità dopo la sconfitta di Papillon, perché il pericolo era finalmente scomparso, e prima che lui perdesse la ragione. Voleva sconfiggermi ad ogni costo e difendere la propria idea.. già. » spiegò la donna. « Non provo rancore per lui, era il mio migliore amico e gli voglio ancora bene, nonostante tutto. »

La donna notava come sua figlia teneva lo sguardo basso, non avendo intenzione di guardarla. Poteva capire il suo stato d’animo, i suoi pensieri, tutto quanto. Fu scelta lei stessa a 16 anni dal vecchio guardiano, e lei aveva scelto Marinette, ed era stata bravissima.

« Sei rimasta male scoprendo che Chat Noir era Adrien, vero? »

La giovane annuì, sospirando. Non provava sentimenti negativi contro sua madre, perché era veramente felice che fosse viva e stesse bene, anche se aveva dovuto usare entrambi i Miraculous e crollare a terra per il troppo potere, lo aveva fatto volentieri. Voleva davvero salvarla. Ma una domanda girava costantemente nella sua testa.. una domanda a cui solo la donna poteva rispondere.

« Perché non me l’hai detto? »

« Perché non possiamo rivelare le identità altrui, tesoro. Le nostre devono restare segrete quando c’è un pericolo, come nel caso di Papillon.. tuo padre venne a saperlo per caso entrando in camera mentre mi trasformavo. » spiegò Sabine, abbracciando la ragazza. « Inoltre, l’avresti comunque combattuto sapendo che era lui? »

« Adrien proteggeva il Miraculous solo perché suo padre glielo aveva chiesto, aveva promesso, esattamente come avevo fatto io con te.. » continuò la giovane. « Non penso se lo sarebbe tenuto.. nonostante… oh mamma, mi sento così in colpa! »

Marinette scoppiò nuovamente a piangere, ma stavolta fu un pianto senza freni e a dirotto, carico di dolore. Non voleva che Adrien soffrisse ancora, che sentisse la mancanza di Plagg. Se l’avessero obbligata ad abbandonare Tikki avrebbe sofferto tantissimo, quindi riusciva a mettersi sullo stesso piano emotivo del ragazzo.

« Piccola mia, non piangere. »

Sorrideva, Sabine, vedendo quanto sua figlia fosse umana in quel momento, ed era così orgogliosa di lei. Aprì la Miracle Box davanti ad una Marinette confusa ed in lacrime e le fece un breve occhiolino.

« Io direi di ringraziarlo a dovere, no? »



[ . . . ]



Parigi 2017

In parallelo a ciò che la propria amica stava vivendo, senza che lui ne fosse informato, Adrien pensava a tutto ciò che era successo ed alle bugie che gli erano state dette dal padre stesso. Provava molta rabbia, ed era rimasto a pensare, combattuto tra la voglia di reagire e l’assenza di Plagg nello spazio circostante. Non aveva idea di come approcciarsi, ma aveva bisogno di farlo, e dopo due giorni dall’ultimo ‘scontro’ , seppur amichevole, tra lui e Ladybug, decise di muoversi. Suo padre l’aveva preso in giro per tutti quegli anni, facendogli credere che l’ex eroina fosse solo una donna che si sentiva al di sopra di tutti, che si fosse montata la testa, e che avesse preteso da parte dell’ex collega di rinunciare al proprio Miraculous per qualche motivo ignoto.
Non poteva accettarlo. Non da lui.

« Ho reso il Miraculous alla legittima proprietaria di mia spontanea volontà. »

« Tu hai fatto cosa? » domandò l’uomo e nella stanza si creò il gelo. « Spero tu abbia una giusta motivazione per aver fatto questa stupidaggine, Adrien. »

« Mi hai presto in giro. Mi hai sempre preso in giro. » continuò, rabbioso. « Mi hai fatto credere che Ladybug fosse una persona egoista e ti avesse tradito. L’hai quasi uccisa, te ne sei lavato le mani ed hai fatto da scarica barile con me.. TUO FIGLIO. »

« Adrien. »

« Mi hai raggirato e sfruttato. » continuò. « Non ti perdonerò mai, padre. Puoi anche smettere di rivolgermi la parola a causa del tuo orgoglio, non m’interessa. Ho chiuso con questa storia. »

Adrien si sentiva completamente distrutto.
Oltre a tutto questo aveva saputo da Alya che Marinette era a letto con la febbre. Aveva pensato e ripensato se andare a trovarla, ma dopo tutto quello che aveva passato, non se l’era minimamente sentita, lasciando effettivamente perdere e restando dov’era, a casa propria, tutto per il disagio e l’imbarazzo che provava verso la propria famiglia.
L’assenza di Plagg si sentiva eccome, sembrava un macigno sopra al suo corpo, schiacciandolo, ed il petto faceva un male tremendo. Si sentiva in colpa per lui e per lei, si sentiva in colpa per qualcosa che aveva fatto suo padre e per cui lui non c’entrava poi così tanto. Si era fatto abbindolare, ma se un uomo dice al figlio di combattere, perché è giusto, il ragazzo lo fa senza farsi troppe domande.
Fuori dalla sua finestra ormai era calata la notte, a quell’ora si sarebbe trasformato ed avrebbe raggiunto Ladybug per la loro solita lotta notturna, da una parte gli mancava quei momenti, perché si sentiva invincibile e libero come mai prima di all’ora.

« Adrien. »

Il ragazzo si voltò a quel richiamo vedendo che dalla finestra era atterrata una coccinella che gli sorrideva dolcemente. Sbattè le palpebre un paio di volte, non credendo a ciò che vedeva. Non era finita qualche giorno fa? Perché lei era lì?

« L-Ladybug? Che succede? » domandò, perplesso. « Mi sono dimenticato qualcosa..? »

« Oh no, amico mio. Io mi sono dimenticata qualcosa. »

Amico? Da quando erano diventati amici? Avevano lottato per settimane, tirandosi ogni frecciatina possibile, e adesso lo chiamava amico? Inoltre suo padre aveva ucciso quasi ucciso una persona per il proprio egoismo, lavandosene subito dopo le mani, e lui da bravo figlio aveva fatto di tutto per accontentarlo.. chissà cosa sarebbe successo se avessero continuato. Se anche lui avesse fatto una mossa di troppo, sarebbe sicuramente morto nei sensi di colpa che l’avrebbero divorato per intero. Fortunatamente non era andata così.

« Che cosa..? »

« Tikki, spots off! »

Un bagliore rosso l’avvolse per qualche secondo, Ladybug venne sostituita da Marinette, davanti agli occhi esterrefatti di un Adrien maggiormente confuso. In effetti, pensandoci bene, quella era la stessa espressione che Ladybug aveva mostrato quando Chat Noir era tornato ad essere solo il biondo che conosceva nella vita civile.

« M-Marinette, tu sei.. »

« L’ex Ladybug è mia madre, esatto. » rispose ridacchiando ed avvicinandoglisi. « Mi ha spiegato tutto, sapeva che il nuovo Chat Noir eri tu, anche se ovviamente non ha avuto modo di dirmelo in tempo, inoltre non possiamo rivelare le identità altrui. Non prova rancore per te, come non ne provo io. Entrambe abbiamo capito la situazione, perché identica alla nostra. Inoltre.. mi ha detto di dirti che questo è tuo. »

Adesso era tutto più chiaro. Ecco perché suo padre aveva tentato, attraverso dei consigli, di allontanarlo da Marinette senza spiegazione. Lui sapeva sicuramente che era la figlia della vecchia Ladybug, ed aveva sfruttato questa consapevolezza per raggirarlo maggiormente.
Aveva attaccato per settimane la ragazza che amava. Ovviamente non sapeva ci fosse lei sotto la maschera, ma quel pensiero non lo tirava poi molto su, consapevole di averla messa in pericolo e di aver fatto l’orecchio da mercante. Il senso di colpa e la rabbia aumentavano di pari passo in conseguenza a quei pensieri che vorticavano nella mente del sedicenne.
Abbassando lo sguardo notò che sul palmo aperto della ragazza si trovava un anello argentato che il ragazzo riconobbe subito. Lo osservò per qualche secondo, poi rialzò lo sguardo e la giovane ancora gli sorrideva. Lo poteva prendere davvero?
Una volta indossato, Plagg tornò a svolazzargli intorno. La rabbia che fino a quel momento aveva provato scemò così com’era arrivata, bastava un sorriso della ragazza per farlo sentire di nuovo bene. Era quella la forza dell’amore?

« Marinette, grazie.. »

« No, grazie a te, Chaton. »

Risero insieme, tenendosi le mani, dandosi un lieve bacio sulle labbra ed abbracciandosi.
La guerra si era finalmente conclusa, le incomprensioni erano state risolte, i Miraculous avevano di nuovo la loro guardiana, il peso sulle spalle giovanili era scemata, ed un nuovo amore era nato così, d’incanto. Una maschera può nascondere il volto delle persone, ma non le loro vere emozioni.
Non c’era bisogno di dichiarazioni complicate ed imbarazzanti, i loro sguardi avevano parlato senza l’uso delle parole.
Ed alla fine era vero: Ladybug e Chat Noir sconfiggono sempre il male.

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