The countdown begins

di maggie_mayhem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Huntington Beach, CA.
[Estate 2008- Casa Baker]


-Mi stai dicendo che lascerai che tua sorella balli mezza nuda davanti a tutta quella folla?- Brian si passò una mano sulla bocca, incredulo.
-Hei, scusate, iuuuu, vorrei ricordarvi che io sono qua!- cantilenando salutai Brian e mio fratello Zac con una mano per palesare la mia presenza, anche se la cosa non sembrava toccarli più di tanto
-Credo sia abbastanza grande per sapere quello che fa Syn-  scoppiò a ridere Zacky , che sembrava più divertito che turbato mentre finiva la sua birra prima di rientrare in casa.

Una volta soli, mi girai verso Brian -Che problema c’è Haner?- mi stava fissando, sentivo il suo sguardo trapassarmi la testa da parte a parte, anche da sotto i suoi inseparabili occhiali neri.
-C’è che non potrò più guardarti in faccia senza ricordarmi del tuo fondoschiena che si muove al ritmo della mia chitarra- eccolo qua, il solito Gates pervertito che non perde occasione per elogiare il suo ego.

Da quando quella mattina la mia cara amica Lizzy mi aveva chiamata - praticamente implorandomi di aiutarla- Brian era diventato un incubo.
Lizzy era la coreografa (nonché una delle mie migliori amiche) delle ragazze che avrebbero ballato durante il live di “Scream”, l’ultima serata del Taste of Chaos per gli Avenged, a Long Beach.
Una delle ragazze si era presa una brutta storta e aveva bisogno di una sostituzione in volata, ma non era riuscita a trovare nessuno in così breve tempo.
-Alex, so di chiederti qualcosa di titanico, ma sono veramente nella merda- in 5 anni mai, dico mai, avevo sentito Lizzy implorare qualcuno –ho due giorni per sistemare questo casino, e so che tu non sei capace a dire di no- la sua voce si rasserenò sfociando in una risata –a parte gli scherzi, è stato Jimmy a indirizzarmi su di te-
-Jimmy? – quel batterista maledetto –nonché suo fidanzato-, me l’avrebbe pagata, erano mesi che continuava a menarmela con le sue frasi da santone tipo: si vive una volta sola, devi goderti la vita, fai qualcosa di pazzo ogni tanto. Certo Sullivan, ballare in reggiseno e mutande mentre registrate il vostro primo dvd live mi sembra un bel modo per abbracciare la via della pazzia.
-non avercela con lui- la sua voce si addolcì – pensa a me piuttosto. Ti lascio il pomeriggio per pensarci! Chiamami quando hai preso una decisione, ma non metterci troppo!! Baci Alex- mi ritrovai a fissare il telefono con in sottofondo ancora il segnale acustico di fine chiamata.
Bene, che diavolo fare adesso?

-Non capisco come faccia tuo fratello ad essere così tranquillo- sembrava che Brian non volesse far decadere l’argomento. Era già alla sua terza sigaretta nell’arco di dieci minuti, direi un record anche per lui.
-il problema è mio fratello o è un problema per te Brian?- cominciava a  starmi sui nervi, anche più del solito.
-se fosse un problema per me, lo faresti lo stesso?- mi guardò dritta negli occhi, buttando fuori il fumo lentamente.

Da quando Zac gli ha proposto di trasferirsi per un po a casa nostra, Brian Haner è diventato una presenza fissa nella mia vita. Non che prima non lo fosse, intendiamoci.
La nostra amicizia va avanti da 7 anni, e da quello che mi ricordo siamo sempre stati così, lui uno stratosferico stronzo egoista che fa di tutto per farsi notare, e io il contrario suo.
All’inizio non capivo cosa trovasse mio fratello in lui, poi un giorno dopo scuola è venuto a casa a suonare con gli altri, e li ho capito tutto.
Musicalmente parlando Synyster Gates è un Dio – non glielo direi in faccia neanche sotto tortura-,  ma a chi non lo conosce davvero, appare proprio così come si vede, uno stronzo menefreghista, altezzoso che non guarda in faccia nessuno. Un tutto so io, tutto faccio io.
Sono arrivata a chiedermi se ha un cuore questo ragazzo, dato il poco tatto che è riuscito a sfoggiare in diverse situazioni.
Però… c’è un però, si.
Ho imparato a conoscere e a distinguere Synyster Gates da Brian Haner.
Non è facile farlo, Brian ti da solo quello che vuole lui, quando lo decide lui. In questi anni ho capito che è così, prendere o lasciare.
Puoi odiarlo, così come ho fatto io, arrivando ad andartene durante le serate con gli amici perché non sopporti più i suoi modi, e ritrovartelo tutta la notte a vagare per tutta la città gridando il tuo nome.
E’ successo anche che facesse a botte per la volgarità di qualcuno.
Abbiamo qualche anno di differenza, ma a volte l’età è davvero solo un numero e nonostante sia lui quello più grande, si comporta come un bambino.
Non è capace ad accettare le critiche, neanche se sono costruttive, perché, insomma, deve sempre avere lui l’ultima parola.
C’è una cosa però che non cambierei mai di lui…sotto questa immagine da duro che si è creato, esiste il vero Brian. In quelle rare volte che si lascia andare potresti stupirti di quanto immensa e travolgente possa essere la sua anima.
Ho passato momenti difficili in questi anni, e lui più di chiunque altro c’è sempre stato, in un modo che non si può spiegare.

Ah si, non è finita qua, è anche un pervertito il guitar hero qui.

 

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Casa Baker,
qualche mese prima.


Vi ho già detto che è un maniaco?

-La colazioneee!!-
Qualcuno gridò dal piano di sotto.
Aprì gli occhi, o almeno tentai…mi sembrava di essermi appena addormentata, ma la luce filtrava con tutta la sua potenza dalla finestra.
Notai qualcosa di strano vicino al letto, strizzai gli occhi per mettere a fuoco e capii che non era qualcosa, ma qualcuno.
Mio fratello Zac era in piedi con il suo cellulare puntato sulla mia faccia. La cosa che mi stupì subito è che Vee difficilmente si alza così presto la mattina, cioè, neanche le cannonate servono a destarlo quando fa tardi la sera, e soffrendo d’insonnia riesce a prendere sonno solo la mattina tardi.
E invece eccolo qua, vivo e vegean...vegeto, con i suoi occhi verdi precisi ai miei che mi fissa come se fossi un fenomeno da baraccone di settima annata, come le cose strane che piacciono a lui.
-Zacky che diavolo stai facendo? Ma che ore sono? E leva quell’aggeggio dalla mia faccia- girai la testa e allungai il braccio per prendere la sveglia, ma mi accorsi che qualcosa mi bloccava i movimenti.
Guardai di nuovo mio fratello che adesso non riusciva più a trattenere le lacrime dal ridere.
–Credimi Alex, mi ringrazierai per aver immortalato questo momento, perché è una cosa che se la racconti in giro nessuno ci crederebbe, cioè non ci sto credendo neanche io che la sto vedendo in diretta-
-Zac ma che diavo…- le parole mi morirono in gola. Una volta seguito lo sguardo di Zac, capii il significato di quel discorso. Accanto a me c’era qualcuno.

Brian Haner.
Il chitarrista della band di mio fratello.
La persona che odiavo di più al mondo, anche più di Jenny Stuart, che in quinta elementare mi tagliò di netto la mia bellissima e lunghissima treccia perché era più lunga della sua.

-Oh no…no no no no no, Oddio-
Guardai prima lui, poi mio fratello poi ancora Brian.
Abbassai ancora di più il mio sguardo fino a scendere sulla mia pancia sotto la coperta.
La mano di quel maniaco era appoggiata sopra l’elastico dei miei slip. Guardai inorridita mio fratello e schizzai fuori dal letto in una frazione di secondo, mentre Haner sembrò non essersi accorto di niente.
-3…2…1…- mio fratello cominciò ad indietreggiare senza mai lasciare il cellulare che stava riprendendo quel momento da oscar ( e la miglior interpretazione come attore non protagonista va a –rullo di rullante- Synyster fuckin Gates per non essersi accorto di quello che gli sta per capitare!).
Tirai prima un cuscino a Zac e poi, con il fiato corto, guardai Brian.
Stava li, in mutande e a gambe all’aria a pancia in giù, del tutto pacificamente rilassato.

-HO DETTO: COLAZIO…-  Jimmy si era appena affacciato alla porta quando le parole gli si gelarono in gola.
Bloccò a mezz’aria il mestolo che stava brandendo a mo di direttore d’orchestra e si fermò a pochi passi da mio fratello. Se anche Jimbo era a casa nostra la serata dei ragazzi doveva essere stata piuttosto lunga.
Lo fissammo tutti, e lui a sua volta interrogativo fissò noi. A un primo sguardo quella situazione parve divertirlo, fino a che non realizzò che Haner era nel mio letto, in mutande.
Guardò entrambi con una smorfia, poi puntando il mestolo contro il sedere di Brian diede un bel colpo a quelle regali natiche d’acciaio. E quando dico un bel colpo, intendo proprio un bel colpo, cioè, Jimmy è un batterista con i controcazzi, ho visto e sentito come batte sulle pelli durante i concerti e per una millesima frazione di secondo mi sono anche dispiaciuta per Gates.
 –se l’hai sfiorata con un solo dito userò il tuo sangue per farcire la tua colazione, rivestiti…SUBITO!- ora, guarda te se a proteggere il mio onore ci deve pensare Jimbo e non mio fratello, che oltretutto si sta godendo la scena ridendo senza riprendere fiato. Alla fine è così che è successo, ognuno dei ragazzi della band è diventato un po una sorta di fratello acquisito nel corso di questi anni.
Ovviamente tutti tranne Synyster Gates. C'era da chiederlo?
 
-Cristo…che cazzo succede?- per poco non rotolò giù dal letto. Massaggiandosi le chiappe dolorati guardò prima me, poi loro e poi ancora me.
-Che diavolo ci fai in camera mia? Nel mio letto?- lo stavo fissando con le braccia incrociate al petto.
-Io….- si girò nuovamente verso Zacky che si stava asciugando le lacrime –Oh, no amico, non guardare me, ieri ti abbiamo lasciato in quel locale e siamo tornati a casa, mentre tu ci hai detto che volevi rimanere ancora un po- ridendo chiuse il telefono, quel filmatino non meritava un epilogo di sangue come si stava preannunciando.

-Sentite io non mi ricordo niente di ieri- il suo sguardo indagatore si fermò su di me guardandomi dall’alto in basso. Sentivo i miei lunghi capelli corvini appiccicati alla schiena per il sudore, non osavo immaginare la mia faccia come poteva essere ridotta, la sera pima non mi ero neanche struccata talmente ero stanca dopo il turno di lavoro.
 –Aspetta…abbiamo fatto sesso?-
-Cos…Come…NO- dissi indignata.
-Ok, ok, il divertimento è finito, questi sono affari vostri-  Zacky prese Jimmy per un braccio e lo trascinò fuori, per poi riaffacciarsi –sicuri che non avete fatto sesso?- ridendo scansò per un pelo il secondo cuscino che gli tirai, per poi sparire davvero.
- noi non abbiamo fatto…sesso. E’ Haner, potrei mai aver fatto sesso con lui?!?- gridai in corridoio, le parole mi uscirono di bocca tutte insieme, gridando più a me stessa che a mio fratello. Era ovvio che non avevamo fatto niente.
-tecnicamente non conosco nessuna che abbia dormito con Gates e non sia stata con lui- gridò Johnny, quel maledetto nano da giardino, riusciva a sentire tutto anche dal bagno in fondo al corridoio.
-JOHNNY NOI NON ABBIAMO FATTO SESSO, e poi avete dormito tutti con lui, quindi tutti VOI avete fatto sesso con luiii- mi sentivo come il personaggio di un cartone giapponese, completamente rossa dalla rabbia, ansimante, con i nervi a fior di pelle disegnati sulla testa.
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente -Brian vuoi dirmi qualcosa?- cercai di mantenere la calma mentre rovistavo nell’armadio alla ricerca di un paio di braghe.
– te lo giuro Alex…Ricordo di essere andato in quel locale con i ragazzi, di essermi scolato un paio di bicchieri-
Pausa.
 –ok, forse più di un paio. Ma ti giurò che tutto quello che ricordo dopo è veramente confuso. Mi ricordo di essere arrivato a casa, di essere entrato in camera, di essermi spogliato e poi zero-
-Tra tutte le stanze che ci sono in questo corridoio dovevi imboccare proprio la mia?-
-Pensavo fosse la mia, alla fine sono vicine. E dato che abbiamo appurato che non  ancora successo niente, che ne dici di tornare qua?- quel maledetto se la rideva di gusto mentre con la faccia sorniona accarezzava la parte di letto che fino a poco tempo fa occupavo io.
-FUORI DA QUI- indicai la porte mentre la rabbia cominciava a trasformarsi in vergogna.
-Ok, ok- si stirò sbadigliando -sicura?- il suo sguardo mi fece arrossire ancora di più se era possibile,
-Gates- mi avvicinai -dai sempre per scontato che tutte ti cadano ai piedi. Non credere che basti avere questi - indicai i suoi coloratissimi tatuaggi - o questo- indicai il suo fisico - sai, a volte alle ragazze piace anche questo- tirai un pizzicotto alla sua testa per poi scendere con il dito sul suo petto,seguita dal suo sguardo - e ancora di più qualcosa che dovrebbe stare qua- mi fermai sul suo cuore.
Mi fissò interdetto e il suo volto diventò un misto di emozioni. Era uno di quei momenti, uno dei nostri momenti.
-tu sei convinta che io non ne abbia uno, vero?- nel suo sguardo interrogativo lessi una nota di sofferenza. Fu solo un momento.
-Brian...- cominciai, prima di essere interrotta dalla sua mano sulla mia. -che diamine stai facendo?- lo guardai impietrita.
-riesci a stare zitta per 5 secondi?- portò la mia mano sul suo petto, proprio dove c'era il suo cuore. -lo senti- la sua non era una domanda.
Sotto il mio palmo sentivo un ritmo martellante, come la musica che componeva con le note sulla sua chitarra, troppo veloce. Avevo paura ad ammettere cosa mi stesse facendo ascoltare, anche se in fondo un po lo sapevo già.
-cosa mi stai dicendo Brian?- lo guardai alzando un sopracciglio curvando un angolo della bocca cercando di rimanere indifferente alla bomba che avrebbe potuto sganciare, proprio li, lontani da tutto e da tutti. Qualcosa che era sempre stato nell'aria, ma alla quale nessuno dei due aveva voluto dar voce.
-credo tu lo sappia Alex...- il suo sguardo inchiodato al mio. Lasciai cadere la mia mano lungo il mio fianco indietreggiando. 


 

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