Centuries

di Lady Blackfyre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Mietitura (D1 - D4) ***
Capitolo 3: *** La Mietitura (D5 - D8) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

Some legends are told
Some turn to dust or to gold
But you will remember me
Remember me for centuries
And just one mistake
Is all it will take.
We'll go down in history…
Remember me for centuries.

 

 

 

Seduto sul divano, tra i suoi genitori, vide scorrere le immagini sul televisore. D’un tratto vi fu un’interferenza, lo schermo divenne grigio, e la programmazione venne interrotta. Il volto del Presidente Snow lampeggiò sullo schermo, l’aria austera e l’abbigliamento impeccabile come sempre, mentre fissava dritto verso la telecamera.

- Cittadini di Panem, in occasione dell’inizio della nuova edizione dei Giochi annuali, è mio compito annunciarvi le condizioni a cui sottostaranno i partecipanti della quarta edizione della Memoria. È un’edizione storica, questa alla quale ci prepariamo, e porta con sé un evento importante: il centenario dell’inizio dei Giochi. Proprio qui, anni or sono, venne pronunciato il discorso inaugurale della prima edizione dei Giochi… proprio qui, oggi, diamo il via ai centesimi Hunger Games! –

Sentì i suoi genitori irrigidirsi.

La mano di sua madre corse a cercare la sua, intrecciando le dita e stringendole come se volesse aggrapparsi a lui in ogni modo possibile.

Ricambiò la stretta di riflesso.

 

 

Mummified my teenage dreams
No, it's nothing wrong with me
The kids are all wrong,
The stories are off
Heavy metal broke my heart

 

 

 

Il Presidente estrasse la busta contenente le indicazioni per la nuova edizione. Ruppe il sigillo, prendendosi tutto il tempo del mondo, beandosi della sensazione di terrore che sicuramente in quel momento avviluppava i cuori di ogni singolo abitante dei dodici distretti.

Srotolò la pergamena, indugiando per una frazione di secondo sulla telecamera. Poi cominciò a leggere, soffermandosi su ogni singola parola per dare modo a tutti loro di comprendere a pieno la gravità di ciò che stava per avvenire.

- In occasione della quarta edizione della Memoria, per ricordare che anche i più forti tra voi non possono sfuggire alle decisioni di Capitol, i tributi verranno selezionati tra i figli dei vincitori delle precedenti edizioni. –

A Flyn sembrava quasi di sentire i sospiri sollevati di centinaia di famiglie, in ogni Distretto, accompagnati dalle urla frustrate di coloro che avevano sperato di non vedere i loro figli andare incontro allo stesso destino che avevano avuto loro anni fa.

 

 

 

And I can't stop 'til the whole world knows my name
'Cause I was only born inside my dreams
Until you die for me, as long as there is a light, my shadow's over you
'Cause I am the opposite of amnesia
And you're a cherry blossom
You're about to bloom
You look so pretty, but you're gone so soon

 

 

 

Studiò con la coda dell’occhio la reazione dei suoi genitori.

Sua madre aveva gli occhi sbarrati e il volto esangue, tutto in lei gridava terrore assoluto. Suo padre sedeva rigido, fissando lo schermo con aria vacua, la mente lontana decine di chilometri da lì.

Sapeva a cosa stesse pensando, cosa ricordasse con sempre più rinnovato vigore all’inizio di ogni edizione dei Giochi.

Pensava alla sua prima edizione dei Giochi, quella che aveva vinto a soli quattordici anni. Ricordava la vita passata servendo i capricci di Capitol.

Poi la nuova edizione, la terza della Memoria, e la sua ennesima partecipazione.

La morte di Mags, la figura più simile a una madre che avesse mai avuto.

Il terrore di perdere nuovamente Annie e di come lei avrebbe potuto reagire dopo un simile lutto.

La sua stella aveva brillato come non mai dopo aver vinto l’edizione della Memoria.

Finnick Odair, il vincitore che aveva sconfitto tutti gli altri.

E adesso viveva nuovamente nel terrore.

Non per lui, ma per suo figlio.

Perché era vero, i Giochi non finivano mai.

 

 

 

We've been here forever
And here's the frozen proof
I could scream forever
We are the poisoned youth

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Vista la messa in onda della saga su Italia 1, nelle prossime settimane, non ho saputo resistere all’idea di cimentarmi in un’interattiva sul fandom.

Qui sotto trovate le indicazioni per partecipare (insieme alla scheda, ai prestavolto dei miei OC e all’elenco dei Tributi disponibili). Prima di lasciarvi a loro, tuttavia, vorrei fare qualche precisazione circa la trama:

Katniss e Peeta hanno mangiato le bacche e sono morti durante la loro edizione, che si è conclusa senza vincitori. Finnick ha partecipato alla terza edizione della memoria (insieme a tutti gli altri ex vincitori che vi hanno preso parte nel Canon, con la sola differenza che per il Dodici ha partecipato solo Haymitch) ed è colui che l’ha vinta. Si è sposato con Annie subito dopo ed hanno avuto tre figli: Lucas (che ai tempi della storia ha 24 anni), Margareth (soprannominata Mags, che ha 21 anni) e Flyn.

Detto ciò, vi lascio alle ulteriori indicazioni:

- potete partecipare con fino a 3 OC purchè di sesso diverso;

- vi chiederei di dare un’occhiata alle recensioni prima della vostra, così saprete già quali tributi sono stati prenotati;

- sarà richiesta una partecipazione assidua (almeno ogni 3 capitoli) poiché vi verrà chiesto di rispondere alle domande che vi porrò mano a mano che la storia prosegue. Inoltre sarete voi a “sponsorizzare” i vostri OC (vi spiegherò come fare tra qualche capitolo) e a votare chi volete che muoia e chi sopravviva;

- non accetterò prestavolto comparsi nei film della saga;

- le iscrizioni chiuderanno quando avrò ricevuto le prenotazioni per tutti i Tributi, perciò più gente partecipa e prima potrò aggiornare… spargete la voce ;)

- la scheda andrà inviata solo ed esclusivamente tramite messaggio privato con oggetto: “Scheda *Nome OC* – Distretto *numero*”

 

 

Scheda

 

Nome e Cognome:

Soprannome (opzionale):

Età (dai 12 ai 18):

Orientamento sessuale:

Estratto o Volontario (se scegliete di creare dei Volontari vi chiederei di essere originali nella scelta della motivazione):

Aspetto fisico:

Prestavolto:

Carattere:

Famiglia e rapporto con essa:

Arma:

Punto di forza/Tallone di Achille (insomma talenti e debolezze che potrebbero influire sulla sua permanenza all’interno dell’Arena):

Paure/Fobie:

Cosa pensa dei Giochi?

Che comportamento avrà durante la Mietitura?

Amicizie (con che tipo di persona legherebbe):

Inimicizie (da che tipo di persona si terrebbe alla larga):

Relazione sentimentale (single, impegnato, etc. Che tipo di persona potrebbe attirarlo):

Altro:

 

 

 

Tributi

 

Distretto 1: Entrambi i Tributi sono disponibili

Distretto 2: Disponibile solo il Tributo femminile

Distretto 3: Entrambi i Tributi sono disponibili

Distretto 4: Disponibile solo il Tributo femminile

Distretto 5: Entrambi i Tributi sono disponibili

Distretto 6: Entrambi i Tributi sono disponibili

Distretto 7: Disponibile solo il Tributo maschile

Distretto 8: Entrambi i Tributi sono disponibili

Distretto 9: Entrambi i Tributi sono disponibili

Distretto 10: Entrambi i Tributi sono disponibili

Distretto 11: Entrambi i Tributi sono disponibili

Distretto 12: Entrambi i Tributi sono disponibili

 

 

Miei OC

 

Ares Sword| Distretto 2| 18 anni| Eterosessuale.


 

Flyn Odair| Distretto 4| 17 anni| Bisessuale.

 

Krissa Blackwood| Distretto 7| 17 anni| Bisessuale.

 

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Capitolo 2
*** La Mietitura (D1 - D4) ***


La Mietitura (D1 – D4)

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!

Finalmente eccoci qui con la prima parte della Mietitura. Chiederei a coloro che hanno prenotato gli altri Tributi, e che ancora non mi hanno inviato le schede, di accelerare un pochino i tempi (specialmente coloro che hanno Tributi che appartengono ai Distretti dal 5 all’8 in quanto avrei bisogno di loro entro lunedì).  

 

 

 

 

 

Distretto 1

Ivory Myers| 17 anni| Eterosessuale.

 

 

 

Indossò l’abito che le era stato regalato per l’occasione.

Era di un bel color avorio, candido e adatto a rispecchiare il suo nome. Con quel vestito e le ciocche bionde acconciate in morbide onde, sembrava più che mai una bambola.

Credeva di non essere mai apparsa tanto delicata e innocente agli occhi di qualcuno, considerò distrattamente mentre sua madre finiva di truccarla con sapiente maestria.

- Ecco fatto -, decretò alla fine la madre, - sei perfetta. –

Già, pronta a rimediare agli errori di sua sorella.

Marble era stata bella quanto lei, se non addirittura di più, quando si era offerta volontaria ai Giochi di due anni prima.

Ed ora lei era pronta a prendere il suo posto, a ripercorrere quella stessa strada che l’avrebbe condotta dritta verso Capitol.

Prese un respiro profondo, imponendosi di mantenere il controllo.

- Mamma… -

- Sì, tesoro? –

Accennò con il capo in direzione del suo portagioie.

- Puoi prendermi la collana nel primo scompartimento? –

La donna l’assecondò, fermandosi non appena vide qual era il gioiello a cui faceva riferimento sua figlia.

Era la collana di Marble, quella che aveva tenuto con sé fino alla fine della sua giovane esistenza.

- Tesoro… -

- Mamma -, insistè voltandosi a fissarla in quegli occhi verdi che aveva ereditato a sua volta, - per favore. –

Marble era stata una macchia per la reputazione della famiglia, che aveva prodotto una lunga serie di ex vincitori nel corso dei decenni passati, e l’intero Distretto si era completamente dimenticato della sua esistenza.

Era stata cancellata, come se non fosse mai esistita, ma Ivory si era rifiutata di dimenticarla anche se le era stato ordinato di farlo.

Sua sorella era stata la sua migliore amica, la sua unica confidente, il suo porto sicuro. Aveva pianto tutte le sue lacrime quando era stata uccisa, trafitta dalla spada della ragazza del Due, penultima vittima di quei sanguinosi Giochi.

- Va bene –, cedette alla fine aiutandola a indossarla, - ma cerca di non farla vedere a tuo padre. Lo sai come la pensa. –

Accarezzò lo smeraldo, che nell’intenzione del creatore avrebbe dovuto rappresentare l’occhio del ciondolo a forma di serpente.

- Lo so. –

Ma se lei poteva accettare di assecondarlo, rischiando di morire a sua volta, allora suo padre avrebbe dovuto fare altrettanto nel suo desiderio di avere con sé un pezzo di Marble.

Fece appena in tempo a indossare le scarpe che il bussare di suo padre giunse alle sue orecchie.

Fece capolino sulla soglia della sua stanza, aprendosi in un sorriso carico d’apprezzamento quando la vide.

- Sei splendida. Sei pronta per andare? –

Ivory lasciò vagare il suo sguardo all’interno della camera, domandandosi distrattamente se e quando avrebbe potuto tornare lì.

Era un po’ come una di quelle vergini sacrificali pronte ad andare al macello.

Non c’era nulla che potesse dire o fare, ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.

Scacciò via quel pensiero, sforzandosi di sembrare impassibile, e annuì: - Sì, possiamo andare. –

 

 

 

Jasper Sterling| 18 anni| Eterosessuale.

- Non sei costretto a farlo. –

Jasper finì di sistemare la fine camicia di lino, poi si voltò verso sua sorella minore. Le rivolse un lieve cenno di sorriso, uno di quelli sghembi e imperscrutabili dietro i quali si rifugiava quando non voleva mostrare al resto del mondo ciò che gli passava per la testa.

- Al contrario, sorellina. Sono il membro più grande dell’Accademia, l’ultimo ad avere raggiunto i diciotto anni senza aver messo piede all’interno dell’Arena. Tutti si aspettano che sia io ad offrirmi. –

Jade aggrottò la fronte, tormentando l’orlo del suo abito.

- Chi se ne frega di quello che si aspetta il Distretto? –

Era facile per lei sollevare obiezioni.

Era una ragazza, una di quelle femminili e delicate dal grande talento per la moda e quasi nessuna velleità atletica; nessuno si sarebbe mai aspettato di vederla entrare nell’Arena per rappresentare l’Uno. Anzi, a onor del vero, nessuno avrebbe mai voluto vederla offrirsi come Tributo; non era considerata all’altezza di poter garantire un’esibizione prestigiosa.

Jasper, invece, era tutta un’altra storia.

Aveva un fisico possente, una buona mira, e aveva mostrato fin da subito una certa predisposizione atletica.

I preparatori l’avevano puntato nel momento stesso in cui aveva compiuto quattordici anni, ma avevano atteso pazientemente che diventasse abbastanza grande da poter avere un vantaggio maggiore sugli altri Tributi.

Quella era la sua ultima occasione, rafforzata dall’unicità dell’evento, ed erano mesi che veniva pressato da ogni direzione per offrirsi.

- Lo sai come reagisce il nostro Distretto quando viene deluso, no? –

Cancellato, annientato, relegato nell’ombra alla stessa stregua di un paria. Non ci sarebbe stata più alcuna possibilità né lavorativa né sociale per lui. Tutti l’avrebbero evitato come la peste, marchiato nel modo più infame di tutti: un codardo, un debole, un disonore.

Jade gli si avvicinò, cingendolo con le braccia sottili, e sussurrò: - Ti prego, Jase, non andare. Non lasciarmi. –

Sospirò, allungando una mano ad accarezzarle i folti capelli color cenere.

- Non ti sto lasciando. Tornerò a casa. –

Poi le scoccò un bacio sulla guancia e si districò dalla sua presa, voltandole le spalle e scendendo rapidamente i gradini della scala a chiocciola.

Uscì di casa, certo che i suoi genitori fossero già arrivati alla piazza del Campidoglio, e allungò il passo per raggiungerli.

In lontananza vide i ragazzi e le ragazze del Distretto, intenti a prendere posto, e per un attimo si ritrovò a soffermarsi sulle espressioni rilassate che sfoggiavano. Non c’era motivo di preoccuparsi, non quando al loro posto si sarebbe di certo offerto qualcun altro.

Si mise in fila, registrandosi, e poi raggiunse lo sparuto gruppo di ragazzi della sua età.

Non ce ne erano molti al Distretto, tra i figli degli ex Vincitori, e la maggior parte di loro o aveva già partecipato oppure era troppo imbranata per poter essere candidata. Li conosceva di vista tutti, perciò accettò con un mezzo sorriso le pacche cameratesche che riceveva mentre il consueto video del Presidente veniva proiettato.

Sentì i mormorii farsi più vivaci quando la Capitolina del loro Distretto, una donna dagli sgargianti capelli rosa shocking, si avvicinava all’urna femminile.

Ne estrasse un nome, scandendolo con la sua voce acuta: - Candy Rogers! –

Era una compagna di classe di sua sorella, una ragazzina dai capelli castani e gli occhioni azzurri, che sorrise tiepidamente quando una mano svettò in aria.

- Mi offro Volontaria! –

Jasper conosceva anche lei, l’aveva vista nella classe accanto alla sua diverse volte e altrettante nelle palestre dell’Accademia.

La vide avanzare verso il palco, eterea nel suo abito candido e nelle sue sembianze delicate, e inerpicarsi sulla scaletta di legno.

Si sistemò accanto alla Capitolina, dipingendosi sulle labbra un sorriso privo di qualsiasi reale calore, presentandosi: - Ivory Myers. –

La Capitolina squittì, battendo le mani deliziata, e poi si diresse verso l’urna maschile.

- Il Tributo maschile è… Jasper Sterling! –

Un silenzio incredulo si fece largo tra i ragazzi.

Non capitava quasi mai che venisse sorteggiato il Tributo indicato dai preparatori dell’Accademia.

Sembrava quasi fosse un segno del destino.

Jasper si fece avanti, notando come le telecamere catturassero la mancanza di volontari pronti a rimpiazzarlo, e prese posto accanto ad Ivory.

- Un bell’applauso per questi giovani! –

 

 

*

Distretto 2

 

 

Luna Florens| 18 anni| Eterosessuale

 

 

 

Luna continuò a prepararsi, sforzandosi d’ignorare il tremito delle sue dita mentre finivano di chiudere l’abito che avrebbe indossato per la Mietitura. Aveva cercato di evitare quel momento il più possibile e per tutti quegli anni c’era anche riuscita. Tuttavia, quando un paio di settimane prima i suoi genitori le avevano chiesto di parlare, aveva subodorato che c’era qualcosa di affatto piacevole in agguato.

E aveva avuto ragione.

Né Flavinius né Elenia, il primo ex vincitore e la seconda preparatrice dell’Accademia, avevano visto di buon occhio il suo netto rifiuto a prendere parte ai Giochi nelle edizioni precedenti.

Adesso, le avevano detto, non aveva altra scelta se non quella di offrirsi per l’edizione più prestigiosa di tutte. Quando lei aveva provato a ribattere, le sue proteste erano state tacitate dalla più sconvolgente e inaspettata delle minacce.

O prendeva parte agli Hunger Games, portando onore alla famiglia, oppure sarebbe stata spedita a lavorare nelle miniere; era il lavoro più degradante per un membro del Due, specialmente per una che come lei aveva già ben chiaro quali fossero le sue ambizioni. Voleva coltivare la sua passione per la moda e aprire un negozio d’abbigliamento. Era un’idea che i suoi genitori trovavano ridicola, giudicandola frivola e adatta alle femminucce del Distretto Uno, ma sapeva che sei lei avesse partecipato ai Giochi loro le avrebbero dato una mano ad aprirlo al suo ritorno.

Era un po’ il prezzo per la conquista dell’agognata indipendenza e la realizzazione del suo futuro.

Almeno all’inizio. Ora era semplicemente l’unica alternativa possibile alle miniere. Così aveva accettato, odiando ogni singolo istante delle settimane seguenti, e quella mattina si era svegliata con una fastidiosa nausea. Tuttavia aveva fatto del suo meglio per prepararsi in modo consono all’evento, presentandosi al meglio, e il riflesso che lo specchio le rimandava diceva che c’era riuscita eccome.

Sentì bussare alla porta, un tocco più gentile di quello paterno, e poi vide sua madre fare la sua comparsa.

- Dobbiamo andare, manca poco. –

- Sono pronta – mormorò di rimando, seguendola lungo le scale.

Era sull’ultimo gradino quando la presa della madre si chiuse sul suo polso, trattenendola.

- Luna, mi raccomando, non deluderci. –

Solo quello, nessuna raccomandazione né sostegno, non che Luna si aspettasse qualcos’altro da lei.

Così replicò semplicemente: - Non lo farò. –

 

 

 

Ares Sword| 18 anni| Eterosessuale

 

 

 

Ares si fece largo, lanciando occhiatacce da una parte e dall’altra della folla di coetanei, disperdendo in fretta tutti quelli che impedivano loro di raggiungere i rispettivi blocchi d’appartenenza. Dietro di lui venivano sua sorella e suo fratello, Enio e Cratos, entrambi vagamente nervosi per la Mietitura.

Si fermò a pochi passi dalla linea che divideva il gruppo dei ragazzi da quello delle ragazze. Poi si voltò a guardare la sorella.

Enio teneva i lunghi capelli castano scuro legati in una lunga treccia, si mordeva le labbra e aveva gli occhi grigi sgranati come quelli di un animale colpito dai fari. Aveva solo tredici anni, troppo pochi per pensare di entrare nell’Arena, e tutto in lei tradiva la paura di una possibile estrazione.

- Qualcuna si offrirà nel caso in cui venissi estratta. Anche se la probabilità che esca proprio tu è davvero molto bassa -, la assicurò chinandosi a guardarla dritta negli occhi, - perciò raggiungi le tue compagne e ricordati di respirare. Andrà tutto bene. –

Enio tentennò, poi si alzò in punta di piedi e gli gettò le braccia al collo.

Se il padre avesse visto una scena del genere sarebbe andato su tutte le furie. Perse li aveva cresciuti insegnando loro che la paura era un sentimento da dimenticare; meglio un figlio morto che un vigliacco, ribadiva loro in continuazione, quando impartiva lezioni con la sua ferrea disciplina.

Non era un uomo facile, Perse Sword, e tutto il Distretto lo sapeva. Si diceva che usasse il pugno di ferro con i figli e con la moglie, ma nessuno aveva mai osato pronunciare ad alta voce la parola violenza o abusi. Si diceva anche che Ares fosse quello che più di ogni altro aveva assaggiato la sua furia, frapponendosi spesso tra lui e il resto della famiglia, ma anche di questo nessuno parlava.

Si dicevano tante cose, tra un pettegolezzo e l’altro, ma mai nessuno aveva mosso un dito.

Se facevi finta che tutto andasse bene, che la normalità albergasse nella vita perfetta delle famiglie degli ex vincitori, dopo un po’ si finiva per crederci.

Ares strinse a sua volta la sorella, rifilandole una ruvida carezza sul capo prima di lasciarla andare, poi tornò indietro insieme al fratello.

Cratos aveva quindici anni, di lì a qualche mese ne avrebbe compiuti sedici, e stava crescendo a vista d’occhio. Guardava ad Ares come a un modello, un padre che gli sarebbe piaciuto avere, e l’idea di poterlo perdere lo distruggeva. Tuttavia reggeva il colpo meglio di Enio, almeno all’apparenza, perciò non disse nulla quando Ares lo prese da parte.

Sapeva già cosa gli avrebbe detto, lo aveva capito dal modo in cui si era allenato incessantemente negli ultimi mesi.

L’unico modo per sfuggire al controllo del padre, per permettere a tutta la famiglia di vivere con dignità e onore lontani dalla violenza di Perse, era essere certo di guadagnare quanto bastava per poterli mantenere. Nessuno al Distretto lo avrebbe aiutato, rischiando di attirare le ire dell’ex vincitore, perciò la strada per fare tanti soldi nel minor tempo possibile era una sola: vincere i Giochi.

- Devi proteggere mamma ed Enio. Sei pronto a farlo? –

Cratos si limitò a scrutarlo negli occhi grigi, annuendo risolutamente, mentre la voce del Presidente risuonava durante la messa in onda del video.

- Sì, lo farò. –

Ares lo tirò a sé, stringendolo in un breve abbraccio virile, e gli rifilò una pacca sulla spalla: - Bene, da oggi contano su di te. –

- Ares… -

- Sì? –

- Cerca di non farti ammazzare… okay? –

Gli scompigliò le ciocche castane. – Fila dai tuoi compagni, piccoletto, e lascia che di questo mi preoccupi io. –

Cratos annuì, raggiungendo gli amici, proprio mentre la Capitolina annunciava il nome della ragazza.

Era una sedicenne, che fece per avanzare verso il palco, ma venne bloccata da una voce che si levò dall’ultima fila.

Era una delle diciottenni del Distretto e aveva lunghi capelli scuri, che incorniciavano un volto attraente.

Si fece avanti, raggiungendo la Capitolina, e si limitò a proferire il suo nome: - Luna Florens. –

Se la Capitolina si era aspettata che Luna dicesse qualcosa, magari professasse il suo desiderio di rendere onore al Distretto, rimase disattesa perché la ragazza non pronunciò una singola parola.

Così, alquanto perplessa, la donna si diresse all’urna maschile.

Infilò una mano all’interno e indugiò per qualche istante, alla ricerca del foglietto prescelto. Fu allora che Ares si fece avanti, deciso a offrirsi prima di chiunque altro, e alzò un braccio muscoloso e tatuato a mezz’aria.

- Mi offro Volontario! –

Questa volta la Capitolina non parve affatto contrariata dal suo comportamento, anzi cominciò a sciorinare una serie di commenti del tutto inutili su quanto fosse bello avere un giovane così coraggioso e pronto a difendere l’onore del Distretto.

Ares non aveva mai sentito tante idiozie tutte in una volta sola, pensò mentre saliva la rampa che lo condusse sul palco, ma una volta tanto tenne i commenti sarcastici per sé.

Si limitò a fermarsi davanti al microfono, presentandosi: - Ares Sword. –

Poi si accostò alla sua compagna di Distretto.

La vide rivolgergli un sorriso lieve, incerto, al quale si ritrovò a rispondere a sua volta. A quanto sembrava nemmeno lei era la classica Favorita affamata di gloria, considerò, e forse sarebbe potuta anche essere una persona con cui avrebbe potuto andare d’accordo.

 

 

 

*

 

 

 

Distretto 3

 

 

 

Allison Frost| 17 anni| Bisessuale

 

 

 

Allison avanzò lungo il sentiero in ciottolato, diretta verso il desk delle registrazioni in vista dell’inizio della Mietitura, consapevole delle occhiate sdegnose che attirava il suo passaggio. Fino ad un anno prima nessuno l’avrebbe mai guardata in quel modo, lei che con il suo bell’aspetto e i suoi modi aveva conquistato ogni singolo abitante del Tre, ma le cose erano irrimediabilmente cambiate.

La bella orfana, che tante lacrime aveva strappato ai suoi concittadini quando era rimasta da sola, era ormai alla stessa stregua di un paria da quando la sua relazione con una dei Pacificatori era venuta allo scoperto. La sua dolce metà era stata punita per tradimento, venendo giustiziata in pubblica piazza, e lei era stata marchiata con l’infame nomea di traditrice e familiarizzatrice con gli scagnozzi di Capitol.

Nessuno avrebbe pianto lacrime per lei, se fosse stata estratta, di questo era ben consapevole.

E per un folle attimo, mentre l’ago le penetrava la pelle e una goccia di sangue cadeva sul lettore elettronico, si ritrovò a pensare che non le importava poi così tanto. Ormai era sola, non c’era più nessuno al mondo che tenesse a lei o che fosse disposto a starle vicino, perciò che senso aveva continuare a cercare di tornare alla vita prima di tutto quel disastro?

Sospirò, avvicinandosi al blocco delle ragazze del suo anno, ignorando le risatine e i commenti salaci di alcune delle sue compagne di scuola. Non valeva nemmeno la pena di stare ad ascoltare quelle vipere. Checché ne dicessero i suoi concittadini, la sua relazione non era stata motivata da questioni futili e materiali o dalla volontà di ottenere favori e privilegi; si era semplicemente innamorata, così come avevano fatto centinaia di migliaia di persone prima di lei, e la sua unica colpa era stata quella di aver scelto un membro dei Pacificatori.  

Rimase composta, lasciando che i suoi pensieri si perdessero mentre vedeva scorrere le immagini del filmato spedito dal Presidente Snow.

 

 

 

Edwyn London| Distretto 3| 16 anni| Bisessuale

 

 

 

Il cervello di Edwyn stava macinando probabilità, percentuali e numeri vari a una velocità folle, del tutto incurante delle parole che venivano proclamate dal video messaggio. Del resto ormai lo conosceva a memoria e, di volta in volta, lo trovava sempre più assurdo e grottesco.

Il Distretto Tre aveva cinque ex vincitori, dei quali solo tre avevano dei figli maschi in età da Giochi.

La probabilità che venisse estratto era altissima, molto più di quanto non fosse mai stata nelle edizioni precedenti, considerò serrando i pugni lungo i fianchi e imponendosi di mantenere il respiro regolare. Ci mancava soltanto che si lasciasse prendere da una delle sue crisi d’asma, poi sì che sarebbe stato nei guai.

- Cari concittadini, procediamo all’estrazione della ragazza che rappresenterà il Distretto in questa gloriosa edizione della memoria! –

C’erano solo due scelte possibili: Minerva Brown e Allison Frost.

Minerva era una ragazza di quindici anni, dall’incredibile QI e l’indole tendenzialmente introversa. Tutti al Tre sostenevano che un genio come il suo si fosse riscontrato nell’ultimo periodo solo nel celeberrimo Beetee Latier.

Allison aveva diciassette anni, la reputazione macchiata da un’onta terribile, e viveva ormai ai margini della società del Tre.

Non c’era alcun dubbio su chi tutti sperassero che venisse estratta.

- Allison Frost, fatti avanti! –

A Edwyn parve quasi di sentire l’intero Distretto sospirare sollevato. Qualcosa d’inaccettabile, pensò di riflesso, perché ai suoi occhi quella povera ragazza non aveva fatto assolutamente nulla di male. Che colpa ne aveva se amava uno dei Pacificatori? Non si poteva scegliere chi amare e di certo…

Il filo dei suoi pensieri venne interrotto dalla voce acuta della Capitolina, che teneva stretto tra le mani il foglietto con il nome del Tributo maschile.

Maledizione, sospirò, si era distratto un’altra volta. Sua madre lo diceva sempre che tendeva a perdere di concentrazione.

- Ha chiamato te -, gli sussurrò Andrew Forbes dandogli di gomito, - mi dispiace. –

Lui.

Si era distratto e la Capitolina aveva estratto proprio lui.

Era una situazione a dir poco grottesca, considerò mentre le sue gambe si muovevano in avanti quasi fosse un automa, e se fosse capitato a qualcun altro probabilmente sarebbe anche riuscito a vedere l’ironia della situazione.

Tuttavia in quel momento l’unica cosa che il suo cervello elaborava chiaramente era una: le sue probabilità erano oltremodo scarse.

 

 

 

*

 

 

 

Distretto 4

 

 

 

Noelle Vermillion| 18 anni| Eterosessuale

 

 

 

Noelle si tormentò nervosamente una lunga ciocca di capelli castano chiaro, attorcigliandola attorno alle dita per poi lasciarla nuovamente andare. Stava andando incontro al suo destino, uno che a lungo aveva rifuggito e che solo alla fine si era rassegnata ad abbracciare. Dopotutto essere la figlia di un ex vincitore, specialmente uno come Max Vermillion, le aveva offerto una vita di privilegi e benestare che in moltissimi le avevano invidiato. Con esse era giunta anche una popolarità non indifferente, ma al contempo la necessità di mantenere alta la reputazione della famiglia e di scendere a compromessi pur di assecondare i desideri paterni.

A Max non era infatti bastato che anni prima il suo primogenito, Shade, avesse vinto i Giochi. No, era fermamente convinto che anche Noelle dovesse dimostrare di non essere un disonore o uno spreco di tempo per la sua famiglia.

Dal canto suo, Noelle si era sempre categoricamente rifiutata, ma un’edizione della memoria era quanto di più unico potesse esserci e sapeva già che suo padre non le avrebbe permesso di farla franca se fosse rimasta nell’ombra anche quell’anno.

Doveva offrirsi e doveva vincere, se non altro per cancellare quell’espressione insofferente dal volto di suo fratello e quella sdegnosa che suo padre le rivolgeva ogni volta che riteneva che le sue aspettative fossero state disattese.

Quel giorno sarebbe cambiato tutto, decise uscendo dalla porta di casa e dirigendosi verso la piazza.

Con la coda dell’occhio, vide che dall’altro lato del villaggio dei Vincitori anche la famiglia Odair stava facendo altrettanto. Si soffermò appena sul volto di Flyn, l’unico della sua famiglia ad essere ancora in età da Giochi, e dal modo corrucciato che aveva ne dedusse che non sarebbe stato di certo un volontario.

Non che qualcuno gli avesse messo pressioni a riguardo, di questo Noelle era certa, perché gli Odair non avevano mai spinto nessuno dei loro primi due figli ad offrirsi, troppo scossi da tutto ciò che Capitol aveva fatto loro.

Provò una lieve invidia a quel pensiero, all’idea di una famiglia pronta ad accettare i suoi figli per quello che erano senza alcun pregiudizio. La scacciò in fretta, continuando a camminare, perché non era certo quello il momento di fantasticare su come sarebbe potuta andare la sua vita se fosse nata da genitori diversi.

Raggiunse il Campidoglio, registrandosi e unendosi alle sue compagne. Attese febbrilmente che il discorso giungesse al termine e, prima ancora che la Capitolina potesse avvicinarsi all’urna femminile, fece svettare in alto il braccio.

- Mi offro Volontaria! –

La donna la invitò a raggiungerla sul palco e, nel farlo, Noelle si sforzò d’indossare quell’espressione risoluta e determinata che aveva visto sfoggiare da tutti gli altri tributi volontari che avevano partecipato ai Giochi nel corso degli anni. Si fermò davanti al microfono, pronunciando chiaramente il suo nome: - Noelle Vermillion. –

Poi prese posto al centro del palco e attese pazientemente che la Capitolina procedesse alla mietitura del suo compagno, sforzandosi di non incrociare nemmeno per sbaglio lo sguardo di suo padre. Era infatti certa che, guardandolo, quella maschera che aveva creato si sarebbe sgretolata in mille pezzi.

 

 

 

Flyn Odair| 17 anni| Bisessuale

 

 

 

Il fatto che Noelle si fosse offerta come volontaria non lo spiazzò tanto quanto altri dei suoi compagni. Era vero che la ragazza non aveva mai mostrato un sincero interesse per i Giochi, ma i suoi genitori gli avevano raccontato quanto bastava di Max Vermillion da sapere che non le avrebbe mai permesso di lasciarsi sfuggire un’occasione come quella. Non faceva un segreto del fatto che gli dispiacesse per lei.

Noelle non era male, una volta che si evitava di soffermarsi sulla facciata che mostrava pubblicamente e ci si concentrava sui piccoli dettagli che lasciava trasparire, e Flyn doveva ammettere di essere sinceramente colpito dalla singolarità del suo modo d’agire. Aveva dimostrato una grande tempra già solo riuscendo a vivere per tutti quegli anni in compagnia di una famiglia come la sua, considerò, perciò doveva esserci molto più in lei di quanto in realtà non apparisse.

La voce della Capitolina interruppe il flusso dei suoi pensieri.

Parlava lentamente, come se si stesse aspettando di vedere qualche ragazzo offrirsi in modo tempestivo come aveva fatto Noelle; ma quando fu chiaro a tutti che nessuno si sarebbe offerto, ebbe un cambio d’andamento repentino e velocizzò l’ingresso della sua mano all’interno dell’urna.

Scelse il primo foglietto che incontrò le sue lunghe unghie laccate di verde acido. Lo srotolò teatralmente, avvicinandosi al microfono, e asserì: - Flyn Odair! –

L’urlo di sua madre, nel palchetto riservato agli ex vincitori, lo spinse a voltarsi nella sua direzione. La vide portarsi le mani tra i capelli, il volto rigato dalle lacrime, mentre urlava con quanto fiato aveva nei polmoni. I suoi fratelli la sorressero, scortandola via dal palco, mentre suo padre rimase al suo posto.

Anche lui aveva il volto segnato dal dolore e dalla preoccupazione, ma lo fissava come se volesse infondergli la sua vicinanza in quel momento spaventoso. Così ricambiò il suo sguardo, poi si fece largo tra i suoi compagni e marciò dritto verso il palco. Lo fece guardando dritto davanti a sé, mentre le urla di sua madre gli giungevano ovattate a causa della lontananza.

Si sistemò accanto a Noelle, sforzandosi di mettere da parte quella morsa allo stomaco e la sensazione di essere prossimo a svenire da un momento all’altro; ammiccò all’indirizzo della telecamera, che si soffermava per offrire un primo piano dei due tributi del Quattro, poi cercò la mano di Noelle e la strinse, intrecciando le dita alle sue.

La sentì irrigidirsi appena, ma non interruppe il contatto. Fece svettare le loro mani giunte verso l’alto, continuando a sorridere, riscuotendo l’applauso caloroso dei loro concittadini. Se proprio dovevano andare incontro alla morte allora tanto valeva cercare di catturare l’attenzione e il favore di possibili sponsor fin dal principio.

 

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Capitolo 3
*** La Mietitura (D5 - D8) ***


La Mietitura (D5 – D8)

 

 

 

 

Buongiorno a tutti!

Prima di lasciarvi alla nuova Mietitura, chiederei a coloro che ancora non hanno inviato le schede di farlo entro domani; mi riferisco in particolare ai creatori dei seguenti Tributi:

- la ragazza del 9;

- il ragazzo del 10;

- il ragazzo del 12.

Nel caso in cui queste schede non mi giungano rimetterò a disposizione i Tributi per coloro che ne volessero creare un altro (o per eventuali nuovi arrivati che volessero provare a partecipare).

 

 

 

Distretto 5

 

 

 

Beatrix Moore| 18 anni| Eterosessuale


 

 

 

La ragazza dell’Uno alzò la spada insanguinata, gettando la testa all’indietro e liberando un grido che era un mix di esultazione e sollievo. Anche lei era coperta di sangue, quello fuoriuscito dalla ferita alla gola che aveva inferto al ragazzo del Nove, e appariva terribile come una qualche divinità della morte.

- Sei ancora lì davanti? Manca pochissimo all’inizio della Mietitura, finirai con l’arrivare in ritardo. –

Beatrix finì quasi con il sobbalzare quando la voce di suo fratello la raggiunse. Spense il video registratore, alzandosi dal pavimento sul quale si era raggomitolata, e si rassettò l’abito.

- Avevo un dubbio e dovevo chiarirlo. –

Adam scosse il capo, incredulo, mentre la gemella gli si affiancava e si avviava verso l’uscita di casa insieme a lui.

- Credo che tu sia la prima ragazza che guarda ogni singola edizione degli ultimi vent’anni prima della Mietitura. –

- Devo essere preparata e avere un’idea precisa di ogni singola strategia che si è rivelata vincente all’interno dell’Arena potrà tornarmi utile -, replicò ravviandosi le onde rosse, - Almeno saprò cosa fare e cosa non fare. –

I figli dei vincitori del Cinque erano pochi, perciò le probabilità non erano decisamente in loro favore; Beatrix non era tanto sciocca da pensare che il fato l’avrebbe graziata, così aveva passato ogni singolo giorno dall’annuncio del Presidente Snow a perfezionare il suo allenamento con arco e frecce e a studiare una possibile strategia. Aveva notato che la maggior parte dei suoi ex compagni di Distretto aveva optato per il nascondersi e lo sfruttare la propria agilità e le competenze teoriche accumulate.

Forse era per questo che, quando si era arrivati a uno scontro, avevano quasi sempre finito con il soccombere.

Lei aveva deciso d’imparare ad usare in modo abbastanza buono almeno un’arma e l’arco si era rivelato la scelta migliore. Non era pesante come una spada o un’altra grossa arma da taglio, inoltre era più facile aggiustare la mira con lui che con qualsiasi altra arma da lancio. A ciò aveva affiancato un’attenta analisi delle principali erbe e piante commestibili e di quelle che erano velenose.

Aveva una pessima sensazione per quell’edizione, perciò tanto valeva essere preparata al meglio delle sue possibilità; l’unica cosa che sperava era che non venisse estratto Adam. Lui sì che, immerso nei libri com’era, avrebbe avuto serie difficoltà ad adattarsi a un ambiente come l’Arena.

Uscirono di casa, camminando l’una al fianco dell’altro, e si separarono solo quando arrivarono in prossimità del banchetto di registrazione.

- Andrà tutto bene – le disse Adam.

Lui sì che era sempre positivo, quasi stolto nella sua continua ricerca della visione migliore della vita. Però non se la sentiva d’infrangere le sue aspettative in quel modo.

- Sì. –

Lo abbracciò, poi ognuno si unì al proprio gruppo.

 

 

 

Harry Michaelson| 15 anni| Eterosessuale

 

 

 

Harry si sistemò accanto a Joe, mentre il filmato proiettava le immagini della distruzione che era seguita dopo la rivolta dei Distretti, un secolo prima. Guardare certe immagini gli faceva sempre effetto, specialmente ora che si trovava a essere un possibile tributo.

- Sei preoccupato? –

Annuì appena all’indirizzo di Joe.

Non erano molti gli ex vincitori del loro Distretto e ancor meno quelli che avevano figli. Perciò le probabilità di essere estratto aumentavano esponenzialmente. E se non fosse stato lui allora avrebbe potuto essere suo fratello.

Oppure Joe.

Insomma, comunque si mettessero le cose c’era una possibilità molto alta che la situazione andasse a suo discapito.

Vide la Capitolina estrarre il biglietto con il nome del Tributo femminile. C’era almeno qualcosa di positivo in quell’edizione: non avrebbe dovuto fremere, pregando che la sua ragazza non venisse estratta. Jannet non era figlia di un ex vincitore, perciò almeno quell’anno sarebbe stata al sicuro.

- Il Tributo femminile è Beatrix Moore! –

Si fece avanti una ragazza di diciotto anni, dai lunghi capelli rossi e l’andatura di chi per certi versi si aspettava di essere estratta.

Era un po’ rigida mentre camminava verso il palco e si sistemava accanto alla Capitolina e il volto era pallido, ma a parte quello manteneva il controllo.

Sentì l’urlo frustrato del fratello della ragazza. Non aveva molta confidenza con i Moore, ma Adam era il migliore amico di suo fratello Daniel e sapeva che i due gemelli erano incredibilmente legati e che Beatrix era una ragazza leale e protettiva, che di certo non meritava l’Arena.

- Passiamo ora al Tributo maschile… Harry Michaelson! –

S’irrigidì, rendendosi conto di quello che significavano quelle parole. Sarebbe entrato nell’Arena, avrebbe lasciato il Distretto con la consapevolezza che forse non sarebbe mai tornato e che non avrebbe mai più visto la sua famiglia.

Si voltò verso il palchetto degli ex vincitori, incontrando lo sguardo provato dei suoi genitori, e poi si voltò dietro di lui.

Suo fratello Daniel, a un paio di file di distanza, incrociò il suo sguardo.

Gli rivolse un’occhiata triste, preoccupata, che era certo riflettesse chiaramente le sue emozioni.

Abbracciò Joe e si sforzò d’ignorare i singhiozzi che provenivano da Jannet mentre passava davanti a lei e saliva sul palco.

Sentì il cuore martellargli all’impazzata nel petto mentre si sistemava accanto a Beatrix. La vide allungare una mano verso di lui, cercando la sua e stringendola come se volesse infondergli vicinanza e coraggio.

Fu un gesto che apprezzò, così la strinse a sua volta.

 

 

 

*

 

 

 

Distretto 6

 

 

 

Madeleine Bronson| 17 anni| Eterosessuale

 

 

 

Madeleine sobbalzò leggermente quando il camioncino dei Pacificatori prese una buca. Era stata arrestata una settimana prima che il Presidente Snow proclamasse le modalità della nuova edizione della memoria, per spaccio di morfamina, e le era stata offerta una scelta a dir poco irripetibile. Almeno così le era stato detto, pensò arricciando il naso contrariata, e tutto perché era figlia di una ex vincitrice. E nemmeno una che si fosse distinta per chissà quale merito, visto che era rimasta nascosta per quasi tutto il tempo e aveva vinto avvelenando le provviste degli ultimi tributi rimasti. Sua madre, Jeanine, era morta sei anni prima, uccisa da un’overdose di morfamina. Da allora Madeleine aveva imparato a badare a se stessa. Era finita con il gravitare attorno alle persone più sbagliate alle quali una ragazza adolescente potesse avvicinarsi e ciò l’aveva fatta precipitare nella spirale dello spaccio di sostanze stupefacenti. Era andata avanti per anni, ma alla fine i Pacificatori del Distretto avevano arrestato tutta la rete di spaccio.

La scelta che le avevano offerto era una: offrirsi come volontaria per l’edizione della memoria, vincere e vedere commutata la sua pena, oppure essere processata e condannata. In un caso o nell’altro avrebbe incontrato la morte, ma almeno nell’Arena aveva qualche possibilità di riuscire a sopravvivere, contrariamente a un eventuale processo farsa.

Aveva accettato e così adesso si trovava in viaggio verso la piazza del Campidoglio.

Quando il furgone si fermò venne fatta scendere e condotta dritta verso la fila delle ragazze di diciassette anni.

Il Pacificatore le tolse le manette e si chinò a sussurrarle all’orecchio: - Prova a giocarci qualche scherzo e ti sparo un colpo in testa, chiaro? –

- Cristallino. –

Lo degnò appena di un’occhiata, prima di tornare a osservare il video di Snow.

Le immagini passavano davanti ai suoi occhi, vuote e prive di significato, e quando il video si fermò si ritrovò a scoprirsi sorprendentemente pervasa dall’adrenalina. Supponeva che fosse quello che provavano i condannati a morte mentre prendevano coscienza dell’ineluttabilità del loro fato.

- Il tributo femminile è… Millicent Strong! –

La ragazzina che si fece avanti aveva dodici anni, gli occhioni azzurri erano sgranati ed era chiaramente prossima all’iperventilazione.

Si fece avanti, alzando una mano, consapevole degli sguardi dei Pacificatori su di lei.

- Mi offro volontaria! –

 

 

 

Elias Runer| 17 anni| Eterosessuale

 

 

 

Elias non conosceva personalmente la ragazza che si era offerta, ma aveva sentito diverse storie circolare su di lei all’interno del Distretto. Si diceva che fosse una spacciatrice di morfamina, che avesse scelto la strada del crimine più per divertimento che per reale necessità, e che fosse stata arrestata poco prima. Il fatto che avesse scelto l’Arena invece che il processo, e che nel farlo avesse salvato la vita a una ragazzina innocente, scatenò una reazione mai vista prima durante una Mietitura del Sei. Gli applausi erano unanimi e la piccola sorteggiata si fece avanti al suo passaggio, trattenendola per una manica e abbracciandola riconoscente.

Si ritrovò anche lui ad applaudire, poiché malgrado non avesse mai avuto nulla a che fare con lei ne sapeva abbastanza da apprezzare quel suo lato ribelle e sfrontato. Poi la voce della Capitolina interruppe l’acclamazione generale, dando modo alla ragazza di presentarsi.

- Madeleine Bronson – disse soltanto, guardando dritto verso la telecamera con aria indolente.

- Molto bene! Adesso vediamo chi accompagnerà la nostra bella Madeleine nell’Arena… - rovistò alla ricerca del biglietto incriminato, apparentemente incurante dei respiri trattenuti e dell’immensa tensione che si respirava tra le fila dei ragazzi del Distretto.

Elias ne seguì ogni movimento, fissando quei foglietti nella speranza che non venisse estratto quello contenente il suo nome.

- Elias Runer! –

Nessuno questa volta alzò la mano per offrirsi.

Dopotutto non c’erano volontari al Sei da più di un decennio e di sicuro Madeleine aveva rotto quella storica tradizione più per proprio interesse che per altruismo.

Sondò appena la folla, trovando conferma alle sue parole.

Toccava a lui, non c’erano altre alternative.

Così prese un respiro profondo e si fece avanti

Suo padre gli aveva spiegato come funzionavano le cose durante i Giochi e come ragionavano gli abitanti di Capitol. Ogni sua mossa o reazione sarebbe stata attentamente studiata ed etichettata in un senso o nell’altro. Camminò a testa alta, deciso a dare la migliore prima impressione possibile.

Salì sul palco, sistemandosi accanto a Madeleine, stando attento a non far trapelare alcuna emozione.

- I vostri Tributi, Distretto Sei! –

 

 

 

*

 

 

 

Distretto 7

 

 

 

Krissa Blackwood| 17 anni| Bisessuale

 

 

 

Krissa allontanò il lenzuolo di scatto, svegliando il ragazzo che dormiva raggomitolato al suo fianco. Lanciò un’occhiata all’orologio nell’angolo e imprecò sonoramente.

- Che c’è? – bofonchiò Jordan, soffocando uno sbadiglio.

- Manca mezz’ora alla mia condanna a morte, ecco cosa c’è – replicò seccamente, afferrando il primo abito che le capitò sotto mano e dirigendosi verso il bagno.

Si vestì in fretta e furia, rendendosi presentabile come meglio poteva, e quando uscì dal bagno trovò Jordan ancora lì ad attenderla. Si erano frequentati saltuariamente nel corso dell’ultimo mese, ma non c’era assolutamente nulla di serio tra di loro e si era premurata di farglielo presente fin dall’inizio. Eppure sembrava che lui avesse seriamente finito con l’affezionarsi a lei, tanto da rischiare di farsi beccare lì da suo padre. E nessuno sano di mente avrebbe mai rischiato di scatenare l’ira di Edward Blackwood.

- Non so bene cosa dire – ammise Jordan, trascinando nervosamente un piede contro il pavimento.

- Non c’è nulla da dire. Sono l’unica ragazza del Distretto Sette che sia figlia di un ex vincitore. Sapevo che sarei entrata in quella maledetta Arena nel momento stesso in cui Snow ha fatto l’annuncio. –

Probabilmente il commento le uscì più acido di quanto avrebbe voluto, perché il ragazzo si rabbuiò. Così corse ai ripari, dopotutto non era certo colpa sua se si ritrovava in quel casino.

- Scusa. –

- Krissa Blackwood che chiede scusa? Questo sì che è un evento che non avrei mai creduto di vedere in vita mia. –

Accennò un lieve sorriso ironico: - Considerato che potrei essere morta di qui a una settimana, direi che era tempo che ci fosse una prima volta. –

- Krissa… -

Non c’era bisogno che le dicesse nulla, sapeva che sperava di vederla tornare al Distretto. Però in quel momento non voleva sentirselo dire, non voleva cullarsi nell’illusione che tutto potesse andare bene. Era pragmatica per natura, non avrebbe smesso di esserlo solo perché andava incontro alla morte.

- Esci dalla finestra che dà sul retro, mio padre non riuscirà a vederti se passi per il sentiero nel bosco. –

Poi gli voltò le spalle e uscì dalla sua camera, raggiungendo il padre che l’attendeva in salone.

Edward la trattenne prima che varcassero la soglia di casa e l’attirò a sé.

Non era un tipo da abbracci ed esternazioni affettuose, ma le voleva bene e Krissa lo sapeva; quella volta però sembrava che fosse pronto a lasciarle intravedere ogni suo pensiero più fragile ed emotivo.

- Ti voglio bene, scricciolo. –

Lo strinse a sua volta.

- Te ne voglio anche io, papà. –

 

 

 

Ezra Lawson| 17 anni| Eterosessuale

 

 

 

Ezra s’incamminò verso il sentiero che conduceva alla piazza del Campidoglio, camminando accanto a suo fratello Cormack e all’amico William. Nessuno di loro parlava, ben sapendo che non c’erano parole adatte in un momento come quello che precedeva la Mietitura. Non serviva dire che tutto sarebbe andato bene né che il prescelto sarebbe tornato a casa, perché erano abbastanza svegli e realisti da sapere perfettamente che molti dei figli degli ex vincitori non avevano mai preso in mano un’arma. Specialmente lui e Cormack, che in quanto figli del sindaco non avevano mai avuto alcun bisogno di imparare a difendersi o a procacciarsi del cibo né avevano mai lavorato nelle falegnamerie del Sette. Se fossero stati scelti avrebbero dovuto imparare tutto nell’arco di una settimana, praticamente una missione quasi impossibile.

Raggiunsero i banchetti e si registrarono sempre in religioso silenzio, poi si unirono al resto dei ragazzi.

Sul palco, sistemata accanto alla Capitolina, c’era già il loro Tributo femminile. Con il trucco scuro, gli abiti attillati, i tatuaggi in bella vista e lo sguardo duro c’era da riconoscere che Krissa Blackwood faceva davvero paura in quel momento. Sembrava quasi una Favorita e forse avrebbe davvero potuto cavarsela all’interno dell’Arena, visto che non era certo un segreto il fatto che suo padre l’avesse cresciuta pronta a tutto.

Cormack gli si avvicinò, dandogli di gomito.

- Credi che lei abbia possibilità di sopravvivere? –

La studiò un’altra manciata di secondi, poi annuì.

- Sì, credo che Krissa possa farcela. –

- Di sicuro non invidio chi dovrà ritrovarsela davanti all’interno dell’Arena – aggiunse William.

Ezra aveva sentimenti contrastanti al riguardo.

Da un certo punto di vista condivideva l’opinione dell’amico, ma la sua parte razionale gli diceva che un’alleanza con una compagna di Distretto così in gamba sarebbe potuta giocare a vantaggio del tributo maschile… chiunque fosse stato selezionato.

La Capitolina fece proiettare il video e, al termine di quest’ultimo, si avvicinò al microfono.

- Come tutti voi saprete, il Distretto Sette ha una sola figlia di ex vincitori. Pertanto sarà Krissa Blackwood il tributo femminile del Sette. Passiamo quindi senza indugio all’estrazione del tributo maschile. –

Si avvicinò all’urna, barcollando leggermente su quei tacchi vertiginosi. Afferrò il primo foglietto che le capitò sotto mano e annunciò: - Il tributo maschile è… Ezra Lawson! –

Fu allora che il suo mondo crollò.

Lo sentì andare in pezzi chiaramente mentre in lui si faceva strada la consapevolezza di essere totalmente, irrimediabilmente, fregato.

Attese di riuscire a ricomporsi prima di farsi avanti.

Doveva mostrarsi risoluto, capace di affrontare l’Arena, e concentrarsi sul pensiero che se non altro a essere stato estratto non era stato Cormack. Un’amara consolazione, ma almeno il suo fratellino sarebbe stato salvo.

Salì sul palco e prese posto accanto a Krissa, che continuava a fissare dritto davanti a sé come se volesse uccidere tutti con la sola forza del suo solo sguardo. Cercò d’imitarla, mostrandosi duro e fiero, mentre la telecamera faceva loro un primo piano.

 

 

 

*

 

 

 

Distretto 8

 

 

 

Kayla Rosewood| 15 anni| Eterosessuale

 

 

 

Kayla abbracciò i suoi genitori prima di dirigersi verso il banco delle registrazioni. Aveva salutato il suo ragazzo, Mike, pochi minuti prima e da allora non aveva smesso un attimo di sperare che quello non fosse un addio. Dopotutto non era l’unica figlia di ex vincitori, c’erano altre due ragazze, e forse non sarebbe stata proprio lei quella estratta. Tuttavia, mentre si univa al resto delle sue coetanee, non potè fare a meno di sentire brividi correrle per tutto il corpo.

Era paura quella, realizzò sorpresa, una sensazione che non aveva mai provato con quell’impeto in tutta la sua giovane vita.

La sentì crescere in lei mentre il filmato giungeva rapidamente al termine e ancor più mentre la Capitolina si dirigeva verso l’urna.

Lasciò vagare lo sguardo attorno a sé, notando che entrambe le altre due ragazze dovevano avere la sua stessa espressione terrorizzata. Una di loro le rivolse uno sguardo di rimando, come una muta conferma che ciò che passava loro per la testa fosse lo stesso.

Sentì il cuore batterle all’impazzata, quasi volesse uscirle dal petto, mentre la Capitolina apriva la pergamena e portava il microfono alle labbra.

- Il tributo femminile per la quarta edizione della memoria è… Kayla Rosewood! –

Sentì le ragazze accanto a lei sospirare sollevate e le vide abbracciarsi.

Una parte del suo cervello si rifiutava di accettare ciò che era appena avvenuto, di ammettere di essere lei la prescelta. Vide che uno dei Pacificatori si stava avvicinando a lei, così riuscì finalmente a convincere il suo corpo a muoversi.

Era terrorizzata, certo, ma non avrebbe mai permesso che tutta Capitol la vedesse venire trascinata sul palco come un sacco di patate.

Si mosse, camminando incerta, mentre sentiva le gambe farsi sempre più di gelatina mano a mano che saliva i gradini e prendeva posto.

Si sforzò di continuare a respirare e di tenere sotto controllo i battiti del suo cuore ormai impazzito.

Non poteva permettersi di svenire, doveva mantenere la calma.

E pensare che c’era chi lo considerava un onore, realizzò incredula, e che l’avrebbe ritenuta fortunata per essere stata scelta per quei Giochi.

 

 

 

Xavier Leghias| 17 anni| Eterosessuale

 

 

 

Xavier osservò la ragazza estratta mentre se ne stava lì, in piedi sul palco, intenta a cercare di mantenere la calma. Sapeva per esperienza quanto potesse essere difficile, perché era esattamente quello che stava cercando di fare anche lui.

Aveva salutato Suzanne la sera prima, rassicurandola che non gli sarebbe accaduto nulla di male, ma in quel preciso istante cominciava a dubitare della veridicità della sua promessa. Era stato facile illudersi che non fosse proprio lui a dover entrare nell’Arena, ma adesso che la Capitolina si dirigeva verso l’urna doveva riconoscere che ogni oncia di speranza lo stava lentamente abbandonando.

Si voltò verso il resto dei ragazzi che attendevano, come lui, di conoscere quale sarebbe stato il loro fato. Vide espressioni tese, mascelle serrate, mani che venivano tormentate nervosamente e persino qualche sguardo già sconfitto. Non voleva neanche immaginare come dovesse apparire lui ai loro occhi. Contava solo come avrebbe dovuto apparire se la sorte fosse stata contro di lui.

- Il Tributo maschile è… Xavier Leghias! –

Ed eccola lì, la sua condanna, pronunciata con la più stucchevole delle voci femminili che avesse mai udito in tutta la sua vita.

Coraggio.

Sarebbe durata solo pochi minuti, poi sarebbe stato lontano dalle telecamere e avrebbe potuto lasciarsi andare.

Sii coraggioso, puoi farcela, devi solo salire su quel maledetto palco senza crollare.

Si mosse lentamente in avanti, incamminandosi verso la donna che l’aspettava sorridendo.

Vide Suzanne portarsi le mani tra i capelli, le guance rigate dalle lacrime che scorrevano copiose mentre cercava di oltrepassare il cordone di Pacificatori che separava i due gruppi, e la sentì gridare il suo nome con tutto il fiato che aveva in gola. Le rivolse un ultimo sguardo, carico di sentimenti ed emozioni inespresse, poi continuò la sua marcia.

 

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