Different Soul - Solitude

di Juliet Leben22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


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Different Soul – Solitude

 

Cap. 1

 

Doversi salutare frettolosamente con un bacio era stata una cosa che gli era pesata sullo stomaco per diverse settimane. La certezza che le sue missive fossero controllate gli impediva di poterle rispondere, di poterle dire di stare tranquilla e che gli mancava. 

Le uniche lettere che riceveva avevano una calligrafia strana che serviva sempre per dargli indicazioni su dove andare, cosa fare, in che luogo ritrovarsi.

L’ultima missiva ricevuta riguardava l’appuntamento. Il posto doveva trovarsi a Diagon Alley, poco vicino a dove gli Weasley dovevano aver aperto il loro negozio di scherzi: I Tiri Vispi Weasley. Come si chiama? Ah sì, Magie Sinister.

L’indomani sarebbe stato il giorno in cui avrebbero preso accordi per un’importante missione e Draco Malfoy non riusciva a non essere terrorizzato. Cosa gli avrebbe chiesto questa volta? Non gli bastava tenerlo sulle spine per un importante annuncio?

 

 

Aveva già tanti pensieri e lo stomaco stretto in una morsa. Ormai era una settimana che mangiava a stento. Hermione gli mancava più che mai, ma sapeva di non poterle scrivere. Era sicuro che fosse in pensiero per lui, però sperava anche che potesse capire.

La risposta gli venne proprio quel giorno a Diagon Alley. Stava per svoltare nella vita adiacente a quella del negozio degli Weasley, ma qualcosa catturò il suo sguardo: Hermione Granger stava entrando con Harry Potter, Ginny Weasley e il fratello nel negozio dei gemelli pel di carota.

L’insegna era davvero accattivante, doveva concederglielo. E lei era bellissima senza divisa. Certo, l’aveva vista al Ballo del Ceppo, a Natale, a Capodanno… ma non smetteva mai di essere bellissima, nonostante avesse solo su jeans, giacca e maglietta.

Diede uno sguardo veloce a sua madre che lo fissava accigliata. 

«Andiamo, Draco?» chiese frettolosamente. 

«Sì madre. Guardavo solo quanto le vie di Diagon Alley si sono sporcate dalla feccia.» 

Narcissa Malfoy annuì. «Purtroppo lo so, Draco. Ma che dobbiamo fare? Almeno possiamo sanare la situazione.»

Rimase a guardarla per un istante, cercando di non farsi vedere da sua madre, che nel frattempo si era girata. «Madre, prima che mi dimentichi… devo prendere ancora un libro per le lezioni.»

«Mi avevi detto che avevi sistemato la questione settimane fa.»

Fece spallucce. «Madre, mancano un mese all’inizio delle lezioni.»

Sospirò. «D’accordo. Io entro, così avviso del nostro arrivo. Fai in fretta.»

«Certamente.»

Attese l’entrata di sua madre e si avviò a pochi metri dal negozio degli Weasley, cercando di non farsi vedere. Sapeva essere silenzioso e poco visibile, quando voleva. Ormai aveva imparato dal migliore.

Prese la bacchetta e fece volare una foglia a terra verso la ragazza. Hermione Granger fissò la foglia roteare intorno a lei e si voltò istintivamente. Vide il ragazzo in un cunicolo che la guardava, sorridendo mellifluo. 

Si guardò attorno, cercando di avvicinarsi a lui senza essere vista. Una volta davanti lui, lei si lanciò tra le sue braccia. «Sono stata male tutta l’estate. Dov’eri? Sei stato male?»

«Ti prego di perdonarmi Granger, ma le mie missive sono controllate. Non potevo proprio condurli da te.»

Si staccò da lui solo per posargli un bacio a fior di labbra, ma quella castità non durò più del necessario e Draco approfondì il contatto, bisognoso. Quel bacio urlava tante cose: “mi sei mancata”, “ho bisogno di te”, “ti voglio”. Ed erano tutte cose che Hermione Granger approvava e condivideva. Anzi, sottoscriveva in una lotta di ansiti e saliva. 

Si distaccò solamente per prendere fiato e lui ne approfittò per accarezzarle dolcemente la guancia. Appoggiò la fronte sulla sua e inspirò profondamente. 

«Ora devo andare piccola Granger. Non vedo l’ora di essere a scuola.»

Deglutì. «Significa che non potremo ancora sentirci, vero?»

Scosse la testa. «Mi dispiace, ma devo proteggere te e noi e non sono disposto nemmeno per un istante a prendere in considerazione l’idea di mettere tutto in pericolo.» era tornato serio, come se Malfoy avesse preso il sopravvento. Ma stavolta anche Malfoy desiderava proteggerla. Come se le sue due “personalità” si fossero unite per uno scopo comune.

Gli diede un bacio a fior di labbra. «Sii prudente.»

Ricambiò e guardò intensamente. 

«Lo so, Draco. Ora lo so.» sorrise «Anche io. Sempre.»

 

 

Si trovava nella camera di Blaise Zabini quando aveva deciso di compiere l’ultimo disperato gesto. Erano passate due settimane da quando aveva visto Hermione, ma c’era qualcosa che gli premeva raccontarle. O meglio, non a lei. 

«Fammi capire... tu vuoi scrivere a Ginny Weasley usando il mio nome?»

Annuì. «Sai benissimo che non posso inviare corrispondenza se non a te e Daphne al massimo.»

«Sì, sappi che è arrabbiata con te, a proposito.»

«Buon per lei. C’è forse qualcuno che non sia arrabbiato con me in questo periodo?»

Lo guardò stranito. «Amico… è pur sempre Daphne.»

Compartimentare. Sempre. O lui si sarebbe accorto di lui e dei suoi segreti.

“Certo che è Daphne. Certo che sei tu. Certo che è Lei… certo che è mia madre, certo che è la mia famiglia”, pensò non riuscendo a trattenere un moto di terrore.

«Non vorrai aver deciso di fare la spia... E rivelare tutto a Ginny Weasley?»

Scosse la testa e ridacchiò. «Blaise, no. Le sto solo dando un’informazione che bramava dal secondo anno. Un accordo è un accordo.»

 

La lettera era stata spedita e con esso l’accordo era stato sciolto. Poteva mentire a se stesso, ma quella scelta aveva comportato qualcosa. Un cambiamento, una presa di posizione che fosse.

«È stato mio padre a infilarti il libro nel calderone il secondo anno.» mormorò tra sé e sé mentre era sul letto a rimuginare su quanto stava succedendo.

Si sentiva con le spalle al muro, a corto d’ossigeno e tutto sarebbe peggiorato. Sentiva la solitudine premere sullo stomaco, sul petto e sul cuore. 

Quello era solo l’inizio e lo sapeva.
Ciao a tutti! Eccoci all'ultima parte della serie "Different Soul". Siamo arrivati al primo capitolo di questa parte e spero molto che vi piaccia e che le darete una possibilità!
Come sempre, vi chiedo un parere o un'opinione. 
Grazie!

In particolare, grazie a Claire per la bellissima copertina! 

A presto e un abbraccio, 
Julis

 

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


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Light in the shadows


Cap.2

 

Aveva in mano una piccola lametta. Ricordava ancora la sensazione dell’acciaio sulla pelle calda, una di quelle cose di cui non ti dimentichi difficilmente. Era bastato fare una piccola pressione e spostare la lama da sinistra a destra. Non ci aveva impiegato troppo il liquido rosso a sporcargli la pelle e il tappeto nero del bagno. 

Stava per passare all’altro polso, mentre il dolore si propagandava in tutto il corpo. Nonostante il dolore fisico, avvertiva una sorta di calma, di pace giungere dal rilassamento che quella sensazione di cui aveva solo letto nei libri. Ma il peso sulle sue spalle si stava attenuando, lo poteva percepire in ogni parte del corpo. 

«Dray… Dray che hai combinato? Non lasciarmi per favore… non così ti prego. Come faccio io senza di te?» riconosceva quella voce che stava richiamando nella sua borsetta del dittamo. Una boccetta che aveva sempre con sé, da quando le punizioni dei Malfoy erano diventate più severe. 

«Dìdì… ciao.» mormorò, mentre lei gli strappava di mano la piccola lama «Ti prego Dìdì, non farlo.» la ragazza per tutta risposta gli posò qualche goccia sul taglio. 

Aveva perso tanto sangue e Daphne Greengrass ne aveva le mani pregne. «Quanto sei egoista, Draco Malfoy. Volevi lasciarmi da sola in questa sofferenza? Come ti permetti di abbandonarmi?»

«Didì, ti prego. Sono stanco. Non ce la faccio più.» una lacrima gli scese sulla guancia. 

In pochi istanti le ferite si rimarginarono e Daphne Greengrass gli prese la mano, intrecciando le dita con le sue. Stava piangendo silenziosamente, chinata. Aveva appoggiato la fronte alla sua mano. 

«Didì, no… per favore non piangere.»

«E se ti avessi perso?» singhiozzò, come se solo in quel momento avesse realizzato quello che sarebbe potuto succede, come se la nebbia della rabbia si fosse dissipata e ora vedesse il quadro completo. «Cos’è successo? Cosa ti ha fatto dire “basta”?»

Deglutì, sfilando la mano dalla sua presa. «Volevano che diventassi uomo.»

Daphne si tirò su con il busto e si asciugò le lacrime. «Infine siamo giunti anche a questo. Bene, significa che a breve verrà richiesto anche a me.»

«Hai ancora un anno. Goditelo.» sussurrò, stringendola a sé.

Scosse la testa. «No, Dray. Non voglio uno sconosciuto. Se deve succedere, deve accadere con qualcuno di cui mi fido ciecamente, che mi vuole talmente bene da…»

«Didì non posso farti questo.»

«In qualche modo noi ci ameremo per sempre, no? Anche se sarò solo un affetto profondo. Più di te non ci sarà nessuno che mi vorrà così bene.»

La strinse a sé. «Oh Dìdì... ne sei sicura?»

«Ne sono certa. Però Dray… fai che sia speciale. Pieno di rose e cose così.»

Draco Malfoy ridacchiò. «Sarà perfetto Didì. Te lo prometto.»

 
 

«Oh, siamo sentimentali, Draco?» la sua voce era colma di disprezzo.

Non era riuscito a tenerlo fuori. Aveva messo sottochiave lei, ma aveva messo in pericolo Daphne ed era tutto ciò che non avrebbe mai voluto. Il loro rapporto era così speciale, così unico che non era mai stato in grado di spiegarlo a nessuno. Nemmeno a Blaise. 

Le pressioni cominciarono a diventare più forti. La testa sembrava dovesse scoppiargli da un momento all’altro. 

«È una purosangue?» domandò. Il suo alito sapeva di qualcosa che non avrebbe saputo ben definire. Morte, tomba, cimitero, terra, freddo. 

Annuì. «Certamente, mio Signore», mormorò, con difficoltà.

«Molto bene. Anche di questo dovremo parlare dopo che avrai concluso la missione.»

«D-di cosa, mio Signore?»

Ridacchiò, facendogli gelare il sangue. «Alla fine di tutto ti siederai alla mia destra, Draco. Farai ciò che tuo padre non è stato in grado di fare… servirmi con lealtà.»

Deglutì. «Mio Signore, mio padre vi è fedele…»

«Oh, Draco. Ancora devi comprendere chi ti sta accanto. Tuo padre può essermi fedele, ma non sarà mai grande. Non quanto tu potresti essere.»

Cercò di sollevarsi da terra, piegando un ginocchio su cui far leva, ma il Signore Oscuro mosse velocemente le mani e Draco si ritrovò nuovamente a terra, con il fiato corto e dolori in tutto il corpo.

«Non diremo a nessuno del tuo momento di debolezza. Ai seguaci non piace quando il loro capo si mostri debole», sibilò, quasi il suo respiro non fosse naturale, «ma questo non significa che approvi certe cose. Il suicidio è per deboli, per codardi, per millantatori… per i mezzosangue. E tu devi essere onorato del nome che porti e del sangue che ti scorre nelle vene. Sei un purosangue, non esserne ingrato. Pochi di noi sono così fortunati e privilegiati da poter vivere meritevolmente e comandare. Tu vuoi comandare o essere comandato, giovane Malfoy?»

Inspirò. La guancia a contatto con il pavimento freddo lo faceva pronunciare suoni diversi sa solito. «Comandare, mio Signore», disse quasi bofonchiando.  

«Ben fatto. Oggi era la prima lezione e stiamo facendo progressi. L’intensità aumenterà. Cerca di prepararti o i nostri segreti saranno smascherati prima del tempo.»

Lo lasciò a terra, ansimante e dolorante.

Doveva avvertire Blaise, doveva informare Daphne. Ma l’unica cosa che riuscì a fare, fu lasciar cadere le palpebre e abbandonarsi alla stanchezza e al dolore.

 

 

 

Le valigie erano pronte. Il bastone da passeggio che suo padre gli aveva regalato qualche giorno prima per i suoi allenamenti era appoggiato sulla ringhiera del letto. 

Si sedette a prendere fiato, come se stesse correndo una maratona anche rimanendo fermo: mantenere il controllo sulla propria mente e celarla costantemente da tentativi di lettura era davvero difficile. Ma non poteva permettere a nessuno di sapere della sua storia con Hermione, di quello che stavano passando, che li univa.

Inspirò profondamente, stanco. Si sentì pervaso da un bisogno di riposare enorme, ma non dovette ignorarlo non appena udì qualcuno bussare.

«Draco, sei pronto?»

«Sì, madre. Entrate pure.»

Narcissa Malfoy entrò, come sempre impeccabile nel suo completo nero e argento. Sembrava una donna di altri tempi, con un’eleganza pazzesca. Per la prima volta, Draco guardò sua madre con occhi diversi, distanti, quasi freddi. 

«Siete incantevole, madre.»

Narcissa accennò un sorriso, ma non disse nulla. Avrebbe voluto abbracciarlo ma gli posò solamente una mano sulla spalla. «Dobbiamo andare.»

Draco accennò un sorriso, ma non riuscì a sussultare al tocco di sua madre. Cercò di rimanere impassibile, mentre il dolore alla schiena e alle articolazioni si faceva sentire. 

«Andiamo, non voglio fare tardi», superò sua madre con un passo lesto e veloce. Chiamò velocemente i suoi elfi domestici, ordinandogli di portare i suoi bagagli davanti al caminetto in salotto. Avrebbe usato la metropolvere, poco importava cosa dicessero i suoi.

 

 
 

Sembrava che tutto il suo mondo si stesse cospargendo di una coltre polverosa e scusa. Sia su di lui, sia sui suoi sentimenti, quando si voltò, poco prima di salire sugli scalini del treno. Sentì una risata alle sue spalle e per un istante percepì la luce filtrare attraverso quello strato soffocante. Quel suono si faceva spazio dentro di lui, come se fosse in grado di scacciare il dolore, la stanchezza, lo sconforto, il terrore.

Fu allora che lei si voltò. Solo allora comprese quanto gli fosse mancata veramente. Avrebbe voluto stringerla a sé. Mimò con le labbra “bagno” e lei annuì. 

Salirono entrambi sul treno, in vagoni diversi e attesero entrambi che tutti ebbero preso posto. Blaise e Daphne erano al suo fianco. Avrebbe voluto dir loro tutto, ma era giusto che anche lei sapesse e sentisse, per quanto la volesse tenere al sicuro. Doveva sapere cosa aveva fatto Daphne per salvarlo e doveva sapere che se lui non ce l’avesse fatta, se lui… allora avrebbero dovuto badare l’una all’altra.

Perché lui prima o poi avrebbe ceduto.

«Venite, andiamo a fare un giro.»

Daphne e Blaise si guardarono, straniti. In genere c’erano tradizioni, ricorrenze ormai da sei anni, ma quell’anno qualcosa era cambiato e ormai lo sapevano entrambi, per quanto facesse male.

Si spostarono senza fiatare, con alle spalle Astoria che continuava a chiedere se potesse seguirli, ma nessuna risposta venne mai data alla purosangue. 

Superarono alcuni vagoni, giungendo finalmente al bagno. 

Bussò e Hermione urlò: «occupato».

«Sono io.»

Aprì immediatamente e quasi lo trascinò dentro, tirandolo per la mano, incurante dei sorrisi della coppia alle loro spalle.

«Sono qui.»

Lo strinse forte e lui ricambiò. «Mi sei mancato tanto.»

Le sollevò il mento e la baciò. «A me sono mancate tante cose», sussurrò, facendola sorridere.

Si voltò verso i suoi amici, che nel frattempo avevano chiuso la porta. Si stava stretti in quello spazio ridotto, ma era meglio di niente.

«Non era mia intenzione non proteggervi, voglio che lo sappiate che ho fatto tutto il possibile.»

Hermione chinò la testa. «Cosa intendi?»

Prese un respiro profondo, prendendo per mano Daphne che lo fissò colpita. «Dray...»

«Sapete, questa bellissima biondina qui che finge di essere stupida e ingenua mi ha salvato la vita.»

«Dray, no.»

«Purtroppo devo.»

«Cosa significa?» chiese Hermione. 

Cominciò dall’inizio, da quando qualcosa era stato distrutto, da quando lui non era più riuscito a sopportare quelle regole e quelle imposizioni. 

Hermione aveva pianto, avvicinandosi a Blaise che, per quanto ci provasse, non riusciva a non trattenere quella stupida lacrime che gli stava rigando il volto.

«Noi siamo stati insieme. La nostra prima volta.»

Daphne sorrise, mentre piangeva. «C’erano anche le rose e le orchidee.»

«E abbiamo pianto.»

«Sia prima che dopo», mormorò Draco, stringendo a sé la sua migliore amica, «Ve lo sto raccontando, sebbene avessi promesso anche a te», guardò Daphne, «che non avremmo più parlato.»

«Perché?» domandò la ragazza dai capelli biondi.

«Perché mi ha letto nella mente. Non sono riuscito a nasconderti. Però a te sì, ti ho protetta», guardò Hermione come se fosse la cosa più importante in quella stanza. Lei ricambiò il sorriso.

«So che è tanto da mandare giù. Quest’anno non potrete più leggermi nella mente. Solo se io ve lo concederò. E quando sarà, saprete che sarà veramente importante. Ma ora dobbiamo proteggere Daphne. Io non lo so cosa ti faranno. È solo colpa mia.»

Scosse la testa. «Non è grave, ho delle guardie del corpo assurde.»

«Anche io!» esclamò Hermione.

«Voglio proteggerti anche io. Hai salvato Draco, io posso solo ricambiare in questo modo.»

E per la prima volta, Daphne Greengrass ed Hermione Granger si sentirono più vicine che mai.

Draco sorrise e fece un cenno veloce al suo migliore amico che annuì. Ne avrebbero parlato poi, da soli. C’erano tante cose da dire. Non tutte belle, ma bisognava ascoltarle. 

«Ora, se non vi dispiace, vorrei occuparmi della mia ragazza.»

Daphne e Blaise gli sorrisero velocemente e uscirono dal bagno. 

«Quindi ti ricordi ancora di me, eh» ammiccò la ragazza, nonostante avesse ancora le lacrime agli occhi.

«Granger, io non mi dimentico mai di te. Non potrei mai.»

La baciò e ci mise tutto l’amore che aveva, tutta quanta la mancanza che aveva avvertito in quei mesi separati. 

«Ti amo ancora, Granger, se è questo di cui hai paura.»

Le brillarono gli occhi e lo strinse a sé. «Anche tu mi manchi in tanti altri modi», mormorò, prima di mettergli le braccia al collo e baciarlo appassionatamente.

«Non ti facevo così esplicita, piccola micia», ammiccò.

«Oh, se non vuoi…» 

Ridacchiò. «Granger, credimi, non ci sarà mai un giorno in cui non avrò voglia di te» si chinò su di lei, quasi famelico. Insinuò una gamba tra le sue. Indossava una gonna lunga fin sopra al ginocchio e una canottiera con una scollatura tonda. La giacca rossa però le dava quel tocco in più di audacia e di eleganza. 

Le sue mani corsero subito sotto la canottiera. Sentiva il bisogno di toccare la sua pelle. Le accarezzò la schiena con la punta delle dita, facendole venire i brividi su tutta l’epidermide. Arrivò all’apertura del reggiseno e glielo slacciò con un gesto veloce: le sue mani furono subito sui suoi seni. Glieli strinse e lei ansimò. 

«Ehi micia, sssh» le si avvicinò all’orecchiò «Piano micia, o ci sentiranno tutti…» 

Per Salazar, sapeva benissimo che effetto le faceva la sua voce soffiata in quel moto, quei sussurri che mal celavano il suo desiderio per lei. 

«Draco…»

«Non mi trattengo se fai così, Granger…» 

«Ti prego… di non farlo.» 


 

Hi guys!
Eccoci al secondo capitolo di "Solitude". 

Abbiamo scoperto qualcosa di nuovo su Draco e dovranno parlarne, certo, ma non dopo che non si vedono da così tanto. 
Spero che questo capitolo possa piacervi! E come sempre, fatemelo sapere :)

Grazie, 
Un abbraccio,
Julis

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