L'attrice

di V@le
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una premessa sull'arte e la vita ***
Capitolo 2: *** Poco più di una comparsa ***
Capitolo 3: *** Voci gemelle ***
Capitolo 4: *** Piccoli passi ***
Capitolo 5: *** Riunioni (stra)ordinarie ***
Capitolo 6: *** L'arrivo e il complotto ***
Capitolo 7: *** Imprevisto ***
Capitolo 8: *** Spintarelle ***
Capitolo 9: *** Onestà ***
Capitolo 10: *** Ritorno ***
Capitolo 11: *** Il dilemma dell'accompagnatore ***
Capitolo 12: *** Quei tre minuti (o poco più) ***
Capitolo 13: *** Carnet delle promesse ***
Capitolo 14: *** Inquietudine ***
Capitolo 15: *** Essere pronti ***
Capitolo 16: *** Rivelazione ***
Capitolo 17: *** Per un buon motivo ***
Capitolo 18: *** Canto di rivalsa ***
Capitolo 19: *** Nella tela del ragno ***
Capitolo 20: *** Frattura ***
Capitolo 21: *** Il bisogno di salvarsi ***
Capitolo 22: *** Guardare avanti ***
Capitolo 23: *** Quando meno te lo aspetti ***
Capitolo 24: *** Tregua ***
Capitolo 25: *** La stessa luna ***
Capitolo 26: *** Gli indizi nell'aria ***
Capitolo 27: *** Salto nel vuoto ***
Capitolo 28: *** Come un albero ***
Capitolo 29: *** Naturalezza ***
Capitolo 30: *** Il momento giusto ***
Capitolo 31: *** Tenere un segreto ***
Capitolo 32: *** Qualcosa da proteggere ***
Capitolo 33: *** In ballo ***
Capitolo 34: *** Déjà Vu ***
Capitolo 35: *** Angoli di trasparenza ***
Capitolo 36: *** Rendersi vulnerabili ***
Capitolo 37: *** La teoria del buco nero ***
Capitolo 38: *** La cerimonia delle chiavi ***
Capitolo 39: *** Vento di mare ***
Capitolo 40: *** Cinque anni dopo ***
Capitolo 41: *** La terapia del sakè ***
Capitolo 42: *** Quale direzione ***
Capitolo 43: *** Diventare adulti ***



Capitolo 1
*** Una premessa sull'arte e la vita ***


UNA PREMESSA SULL'ARTE E LA VITA

Attore. Il mestiere più bello del mondo.
Immergersi in un mondo parallelo, magari verosimile o magari fantascientifico.
Diventare un'altra persona, poter fare qualsiasi cosa che nella vita reale appare stupida o imbarazzante.
Essere autorizzati all'incoerenza. Nessuno ti criticherà mai se su un palco o davanti ad una telecamera ti comporterai diversamente dal solito.
Tutto è lecito, tutto è concesso.
E poi riflettori, audience, applausi...
Chi non vorrebbe essere un attore?

Eppure recitare è come vivere: c'è sempre un mondo in ombra che nessuno vede e che nessuno cerca.
Un attore può avere fama, gloria, soddisfazione... ma la persona dietro la maschera?
Cosa sappiamo di chi, tolti trucco e costumi, ritorna a casa e affronta la vita come tutti noi?
La fragilità di un teatrante è cosa sconosciuta a molti.
Questa storia parla della fragilità di un'attrice, a cui la vita non ha permesso l'incoerenza giustificata ad altri del mestiere.

Il suo nome era Tenten e aveva l'enorme fortuna di recitare in una delle serie televisive più famose di tutto il Giappone:
Naruto


Ed eccomi qua... tornata dopo un'assenza di ben 2/3 anni (a parte qualche occasionale illuminazione) a riprovarci col mio amato personaggio Tenten.
Questa AU (che in realtà potrebbe non esserlo che per metà) mi ronza in testa da quando ancora ero nel pieno della mia attività di autrice di fanfiction e forse potrebbe essere la mia rampa di lancio per riprendere a scrivere regolarmente (anche se non intensamente quanto prima).
Spero di poter portare avanti questo piccolo ma ambizioso progetto, e spero nel sostegno di chiunque passi di qui.

Pubblicherò il primo capitolo ufficiale domani, e cercherò di dilazionare i post dei prossimi in modo da evitare di lasciarvi in sospeso per settimane e da riuscire a conciliare questo con il resto dei miei innumerevoli impegni.

Un bacio a chiunque si ricorda di me e a chi ancora non mi conosce,
la vostra V@le

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Capitolo 2
*** Poco più di una comparsa ***


  POCO PIU' DI UNA COMPARSA

Tenten si considerava poco più di una comparsa e ciò non la disturbava affatto.
Era bello avere uno spazio e altrettanto bello era averne abbastanza poco da non dover prendere la cosa troppo sul serio. Poteva permettersi di affiancare i tecnici, ridere con gli assistenti del regista, conoscere bene tutti gli altri attori del cast - e davvero li conosceva tutti.
No, non poteva decisamente lamentarsi... se non che il mestiere che più amava al mondo portava con sé una delle cose più difficili della vita: amare qualcuno in silenzio.

-Davvero non sei di scena fino al mese prossimo?
Tenten sbuffò divertita alla domanda di una delle sue migliori amiche.
-Sì, Ino. Me l'avrai chiesto una dozzina di volte e lo stesso numero di volte ti ho risposto.
-Pignola- fece lei sistemandosi i capelli davanti allo specchio del camerino -cosa farai tutto questo tempo?
-Come se non avessi già abbastanza da fare, vero?- la raggiunse e parlò al suo riflesso -ho il corso di danza quattro volte a settimana e il Progetto Canto mi occupa praticamente tutti i giorni tranne la domenica...
-Sì, il Progetto Canto...
Assumendo la sua solita espressione da scettica, Ino precedette l'amica verso l'ascensore.
-Sai...
-Ino, per favore, no.
-...mi sono sempre chiesta- continuò lei ignorando la supplica di Tenten -se questo fantomatico Progetto Canto fosse solo un'occasione per alimentare l'ego già smisurato di Neji o una scusa per stare appiccicato a te il più a lungo possibile.
-Ancora riesce a stupirmi quanto tu possa essere cattiva.
-Grazie, cara.
Uscirono dall'ascensore e si diressero verso l'uscita.
-Comunque, seriamente, quando si deciderà quel muso lungo a dichiararsi a te?
-Forse quando tu comincerai a farti gli affari tuoi.
Tenten sorrise all'impertinenza di Shikamaru, col la sua solita aria annoiata e la sigaretta che gli pendeva dalla bocca. E continuò a sorridere constatando che era ancora solo lui a riuscire a zittire Ino per così tanti secondi.
-Il solito maleducato- si riprese quest'ultima col naso all'insù -forza, Choji ci aspetta.
I due s'incamminarono, e così fece Tenten.

-Sono a casa!
-Anch'io- rispose Kurenai dalla cucina.
Tenten la raggiunse fiondandosi sul frigorifero.
-Come sono andate le ultime riprese?
-Bene, anche se Lee ha fatto ripetere una scena circa quattro volte.
-Come al solito- un sorriso malizioso comparse sul viso della donna -e Neji si è innervosito come al solito?
-Nel suo usuale atteggiamento molto stoico, sì.
-E sempre come al solito tu hai riportato la pace nello studio, immagino.
-Spiritosa- Tenten si sedette al tavolo e cominciò a cenare -Asuma starà qui anche stanotte?
-Probabile, perché?- chiese l'altra continuando a sfogliare la sua rivista.
-Perché così so che quando tornerò stasera dovrò filare subito in camera per non rimanere traumatizzata.
-Piccola ingrata impertinente... e io che ti ho pure messo un tetto sulla testa.
Risero entrambe. Tenten era nata in una piccola città a qualche ora da Tokyo e, quando l'avevano presa per la serie televisiva, Kurenai le aveva offerto la sua ospitalità in nome della profonda amicizia che la legava a sua madre. Neanche a dirlo, erano diventate come sorelle.
-A proposito, tua madre ha chiamato. Sembra essere diventata più ansiosa da quando sei tornata per girare lo Shippuden.
La ragazza sospirò.
-Stare a casa per così tanto e poi ripartire non è stato facile neanche per me... ma sinceramente non so se sarei riuscita a rimanere lì.
Kurenai la guardò con tenerezza.
-Lo so- le diede una dolce carezza sulla guancia, per poi cercare di smorciare la tensione creatasi -dov'è che vai stasera?
-Progetto Canto.
-Aaaah giusto... sempre Neji.
-Non cominciare anche tu, Ino ha già dato libero sfogo alle sue opinioni.
-Volevo solo dire che, sapendo quali sono i tuoi sentimenti nei suoi confronti, mi stupisce che tu sia sempre così serena quando stai con lui, pur non avendo nessun riscontro da parte sua.
Tenten si morse nervosamente un labbro, lanciando lo sguardo oltre la finestra.
-Beh... diciamo che gli psicofarmaci che prendevo fino al mese scorso hanno aiutato.
Kurenai si maledisse mentalmente per non aver pensato che quell'argomento potesse venire a galla.
-Scusami.
-Non fa niente- la ragazza sembrò riscuotersi da una trance momentanea e drigerle uno dei suoi più splendidi sorrisi -in fondo ora sto decisamente meglio, e devo ammettere che questo progetto con Neji mi fa star bene.
L'altra sorrise a sua volta intenerita oltre ogni modo.
La sua piccola sorella acquisita era talmente forte nella sua fragilità.



Psicofarmaci e un motivo per cui non voler tornare a casa... Cosa sarà successo alla nostra Tenten?
Potrebbe confondere come AU, visto che non state nella mia testa (per vostra fortuna), ma in questa improbabile ipotesi in cui i personaggi che tanto amiamo siano in realtà impersonati da attori e attrici, non ho voluto cambiare i nomi; sia per una questione di comodità (era impensabile trovare un nome nuovo per ogni personaggio e impossibile per voi orientarvi nella trama) sia perché per me nulla potrebbe scinderli dai loro nomi originali.

Ringrazio per il loro sostegno  Shannattebayo18 e francyXD  e spero di continuare ad averlo.

Alla prossima settimana.

Un bacio,

V@le

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Capitolo 3
*** Voci gemelle ***


VOCI GEMELLE


Il giardino dell'enorme villa era pervaso da una leggera nebbiolina, conferendogli un che di fantastico, di sovrannaturale.
Tenten aveva sempre adorato quell'atmosfera tipicamente invernale che in città poteva trovare solo lì, dove abitava un'altra delle sue migliori amiche.
Si stiracchiò, rabbrividendo per il freddo che le accarezzava il collo e si rimboccò la sciarpa.
Un tè con la sua adorabile Hinata era una delle cose più rilassanti al mondo.
-Ecco- fece la Hyuga porgendole la tazza e sedendole accanto.
-Grazie.
Rimasero per un po' in silenzio, come erano solite fare in quei momenti tutti per loro.
-Come va con Kiba?-  chiese poi Tenten senza preamboli.
Poteva permettersi di essere diretta con lei, era forse l'unica con cui non poteva fare a meno di essere sincera.
-Bene- Hinata prese un lungo sorso prima di continuare, ma le guance le si tinsero fin da subito di un tenero rossore -veramente bene. Credo di non essere mai stata così  felice!
L'altra sorrise. Era talmente contenta per lei: c'era voluto tempo perché i due si decidessero a capire quali fossero i sentimenti dell'altro, e altro tempo perché finalmente si dichiarassero. Ma ora erano insieme e se la stavano godendo. Era questo l'importante.
-Siete davvero una splendida coppia- concluse tirando su le ginocchia e accucciandosi sulla panchina.
La Hyuga la osservò, indecisa se dire o no ciò che le frullava in testa.
Era la Tenten di sempre, la ragazza sorridente che quando si erano conosciute non l'aveva fatta balbettare nel presentarsi, l'amica piena di vita pronta in ogni occasione a ridere con lei, a darle consigli, a consolarla. Eppure...
-Dai, Hinata.
-Cosa?
-Che vuoi dirmi? Dopo tutto questo tempo pensi che non capisca quando ti ronza in mente qualcosa?
L'altra dovette concerdersi un breve sospiro prima di rispondere.
-Sembra... sembri stare meglio. La terapia ti sta facendo bene.
Silenzio.
-Non devi vergognarti di queste cose, Ten: l'importante è che ti faccia ritornare a vivere una vita serena.
-Lo so- bisbigliò appena, chiudendo gli occhi per godersi una folata di vento in pieno viso -e in effetti sto meglio, ma penso ancora che il motivo di tutto ciò sia una stupidaggine colossale.
-Assolutamente no!- ribatté Hinata con decisione.
Era sì dolce, gentile e posata come il suo personaggio nella serie, ma quando si trattava di Tenten tirava fuori una forza stupefacente.
-E' una cosa che ti ha fatto stare male- continuò -quindi non può essere una stupidaggine.
-Dovrò crederti- rispose debolmente l'altra -L'hai detto a qualcuno?
-No, puoi stare tranquilla. Ne ho solo parlato con Kurenai e Asuma che lo sapevano già.
-Neanche a Neji, vero?
Il viso della Hyuga fu invaso dalla tenerezza. Si accostò all'amica e, con fare materno, le fece appoggiare la testa sulla propria spalla.
-Mio fratello verrà a sapere queste cose quando sarai tu a deciderlo.
-Non sembra molto d'accordo.
-Perché?
-Da qualche settimana mi sta chiedendo con parecchia insistenza se c'è qualcosa che dovrebbe sapere.
-Tipo che non si rende conto di avere a portata di mano la ragazza più straordinaria della terra?
Le due si voltarono verso il cancello, da cui avevano sentito provenire la voce, e sorrisero alla vista di Shino.
Tenten fece spazio vicino a sé per farlo sedere.
-Dovresti smetterla di raccontare cavolate in giro.
-Dici? Dovrei proprio?
-Che tu sei la ragazza più straordinaria della terra lo sa tutto il cast di Naruto...- disse Hinata versando un po' di tè anche per il nuovo arrivato.
-...a parte tuo fratello- concluse lui beccandosi una spallata dalla vicina.
-Quindi, mio adorato guastafeste- Tenten cambiò argomento con la sua solita disinvoltura -cosa ci devi dire di così importante per interrompere il nostro tè in giardino?
-Mi scuso per l'intrusione, ma penso che voi due siate pazze a stare fuori con questo freddo. E tu, Ten, rischi di prenderti un bel mal di gola e di dover dare alla tua voce qualche giorno di ferie...
-Non fare il palloso, è una tradizione!
-Comunque-continuò Shino dopo un sospiro -in studio hanno proposto di fare un ritiro con il cast, sto portando la notizia un po' in giro.
-Un ritiro!? E' un secolo che non lo facciamo più!
-In effetti non l'abbiamo mai fatto da quando sono iniziate le riprese dello Shippuden- notò Hinata.
-Lo vogliono fare su una baita in montagna, prima che finisca l'inverno, anche se ancora non ne hanno trovata una disponibile.
Tenten non riusciva a stare ferma dalla gioia. I ritiri del cast erano sempre stati uno spasso e, pensandoci su, poteva anche essere un'occasione per buttarsi qualche brutto pensiero alle spalle.

Neji stava rimettendo attentamente a posto gli spartiti, in attesa della sua compagna di progetto.
Lo stuolo di fan che lo adorava sin da quando avevano cominciato a girare la serie non si sarebbero mai abituate al fatto che i lunghi capelli che aveva sullo schermo in realtà fosse solo una parrucca, e che in realtà aveva una comunissima capigliatura corta... ma quel viso, quell'espressione, quegli occhi: tutto questo rimaneva immutato e lasciava senza fiato non poche ragazze. Ma solo a una rendeva dolce e vissuto ogni respiro.
-Eccomi!- Tenten irruppe nella stanza ansimando leggermente -sono tanto in ritardo?
-I tuoi cinque minuti accademici, niente a cui non sia abituato.
Eh sì, la ragazza doveva ammettere che ogni volta che la guardava negli occhi sentiva il cuore mancarle un battito.
Si tolse il cappotto e cominciò a tirar fuori i suoi spartiti.
-La tua gola come sta?- le chiese lui.
-Bene, perché?
-Ho saputo che oggi hai voluto prendere il tè con Hinata.
Dato il tono che usava, Tenten si preparò mentalmente ad una delle sue solite ramanzine.
-E' pieno inverno, fuori l'aria è gelida: stare un intero pomeriggio in giardino non fa bene alla tua voce.
-Ma quanto esageri...la mia voce sta benissimo e non rinuncerei ai miei tè con tua sorella per nulla al mondo- disse con tono quasi offeso, anche se in realtà avrebbe voluto sorridere all'idea che si potesse preoccupare per lei.
Per qualche momento si sentì solo il rumore degli spartiti.
-Hai sentito che vogliono organizzare un ritiro?- fece infine la ragazza.
-Sì- rispose lui dopo un sospiro -me lo ha urlato Lee al telefono.
Tenten scoppiò a ridere, senza accorgersi che per qualche secondo lo sguardo dell'altro si era fissato su di lei.
-Non vedo l'ora che si faccia.
-Cioè non vedi l'ora di stare in mezzo a confusione, discussioni e pettegolezzi?- disse Neji con tono scettico.
-Antipatico. Vedi sempre le cose negative- la ragazza acquistò un'aria sognante -mangiare tutti insieme, stare davanti al fuoco del camino la sera con una chitarra, dormire nella stessa stanza... chi non adora cose del genere?
-Chi non è come te.
-Non capisco mai se in questi casi mi insulti o cerchi di farmi un complimento.
-Non lo saprai mai- sul viso di Neji comparve l'ombra di un sorriso -forza, dobbiamo cominciare.
-Pronta!

Tenten si svegliò facendo un enorme sbadiglio. Si alzò stiracchiandosi, per poi prepararsi.
Prima ancora di finire di scendere le scale una voce la avvisò che la aspettava una piacevole sorpresa.
-Sei sempre fastidiosamente mattiniero- esordì entrando in cucina.
-E ne sono estremamente fiero!- esclamò Lee andandole incontro per salutarla.
-Ora che sei scesa posso andare- Kurenai raccolse le ultime cose per poi dirigersi verso la porta -buona giornata ragazzi!
-Buona giornata!
-Allora- Lee si sedette per continuare a bere il suo tè -come sta la mia favolosa compagna di squadra?
-Dovreste smetterla di esaltarmi così tanto, tutti quanti.
-Quel che è giusto è giusto. Che hai fatto ieri sera?
-Progetto Canto.
-Neji ti sta proprio tartassando eh?
-Naaah.
-Mi piacerebbe venirvi a sentire, ma lui non vuole... come aveva detto? Distrazioni?
-Lo conosci... e poi non è che ci sia niente di speciale da sentire.
-Ma come?- Lee acquistò l'espressione più ispirata e sincera che potesse avere -Avete le due voci più belle che abbia mai sentito e i vostri duetti sono insuperabili... siete come...- ci pensò un po' sù, poi ebbe un'illuminazione -sì, come voci gemelle!
Tenten rischiò di farsi uscire il latte dal naso.
-Da dove ti è venuta fuori questa?-disse dopo essersi ricomposta.
-Non la pensi così anche tu?
-Sai esattamente cosa penso, Lee. Ed è inutile parlarne.
Il ragazzo la guardò in silenzio, intererito e dispiaciuto insieme. Non riusciva a sopportare di vederla così rassegnata riguardo a quello che sarebbe potuto succedere con lo Hyuga, soprattutto dopo tutto il dolore che aveva patito per quel bastardo del suo ex. Per lui era come una sorella, e nessuno avrebbe dovuto farle del male.
-Hai sentito del ritiro?- chiese Tenten con espressione serena.
-Oh sì! Sarà fantastico farne uno dopo così tanto tempo! Speriamo solo che trovino un posto.
-Già... lo spero tanto anch'io.


Eccoci qua con il 2°/3°(?) capitolo. Non ci credo di essere riuscita a scriverlo senza mai avere un blocco xD Se ho aspettato così tanto per aggiornare è perché i giorni sono solo da 24 ore (altre 12 non sarebbero male).
Spero che vi sia piaciuto e che continuiate/iniziate a seguire la FF.

 Shannattebayo18: Nulla è lasciato al caso ;) . La lunghezza del capitolo varia a seconda del contenuto, ci tengo molto che ogni capitolo sia coerente nello sviluppo della trama. Ormai mi aspetto che seguirai gli aggiornamenti (non dovevi essere la prima a recensire xD). Spero ti sia piaciuto. Ciao!

Un bacio a tutti,
V@le 

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Capitolo 4
*** Piccoli passi ***


PICCOLI PASSI


La caffetteria a pochi metri dallo studio in cui si girava la serie era solitamente abbastanza piena. Attori, tecnici, assistenti, costumisti... chiunque lavorasse a Naruto e non solo passava continuamente di lì, che fosse per abitudine o per comodità. Ma quando una certa compagnia si incontrava lì, bastava ad occupare quasi metà del locale.
-Che vi porto?- chiese titubante la cameriera, pensando a tutta la fatica che avrebbe dovuto fare per servire quella tavolata.
Una serie che le sembrò infinita di ordini la investì, scoraggiandola ancora di più. Grazie al cielo un ragazzo raccolse tutte le ordinazioni e gliele ripeté con calma.
-Possibile che non siete neanche in grado di fare un ordinazione senza fare casino?- brontolò Shikamaru dopo aver finito di dettare.
-Possibile che tu debba essere sempre così antipatico?- gli fece il verso Ino dandogli una spallata affettuosa.
-Ogni volta che veniamo qui gli svuotiamo mezza dispensa- notò Choji, scatenando le risate degli altri.
-Senti chi parla!
-Pensa per te, Naruto!
Mentre i soliti battibecchi riempivano l'attesa della cameriera col vassoio pieno, Tenten si guardò intorno, presa da uno dei suoi soliti momenti di riflessione estemporanea.
Si riteneva talmente fortunata ad avere un gruppo di amici del genere. Si sentiva legata ad ognuno di loro, in un modo o nell'altro, e nell'osservarli non poteva fare a meno di sorridere.
Kiba e Hinata erano vicini, con le mani in una dolce stretta sotto al tavolo. Vicino a loro Shino, che chiacchierava tranquillamente con Lee. Naruto e Choji perseveravano nella loro scherzosa lite e Shikamaru e Ino, inconsapevoli dell'effetto che provocava la vicinanza dell'altro, li guardavano lui rassegnato e lei divertita. Sakura era appoggiata a un Sasuke dall'aria particolarmente annoiata che le cingeva le spalle con un braccio. Infine c'era lui, Neji, con la sua solita espressione impassibile, in cui però a lei sembrava di scorgere qualcosa tendente ad un sorriso. Inaspettatamente la guardò negli occhi, facendola voltare nel modo più disinvolto possibile.
-Davvero abbiamo il posto per il ritiro?
La voce di Naruto la risvegliò dai suoi pensieri.
-L'hanno trovato?- chiese entusiasta.
Hinata annuì sorridendo.
-I miei ci hanno suggerito di andare nella nostra baita in montagna. Certo non basta per tutto il cast, ma per noi andrà più che bene. Anche se non so proprio da chi l'abbiano saputo...
L'ultima considerazione si perse tra le espressioni di contentezza.
-Cercate solo di non demolicerla- fece Neji a braccia conserte, suscitando lamentele e prese in giro dagli altri e uno sguardo complice e divertito tra Lee e Tenten.

-Tempo scaduto.
La ragazza rimise il cellulare e altre poche cose in borsa e si alzò dalla poltrona.
-Grazie mille, dottoressa.
-E' sempre un piacere, Tenten. Sei collaborativa e fai progressi, di questo passo presto non avrai più bisogno di me.
-Non si offenda, ma lo spero tanto- disse sorridendo per poi dirigersi verso la porta.
-Ah, un'ultima cosa- la fece voltare -mi raccomando, rifletti su quel discorso dei cambiamenti. Piccoli passi, qualcosa che ti faccia sentire come... come una persona nuova.
-Ok. Arrivederci.
Uscì dallo studio, pensierosa. Un piccolo passo... un piccolo cambiamento, si ripeteva tra sé, attorcigliandosi con le dita una ciocca di capelli. Il suono di un clacson la riportò coi piedi per terra.
-Ehilà, buongiorno!
-Buongiorno a te, Asuma- rispose lei sorridendo mentre entrava nella sua macchina, che con un rombo ripartì.
-Come è andata la seduta?
-Bene... secondo la terapista sto facendo passi da gigante. Forse tra poco riuscirò a tornare una persona normale.
L'uomo le fece cadere pesantemente la propria mano sulla testa e le scompigliò i capelli.
-Non voglio sentire questi discorsi uscire dalla tua bocca. E poi non posso essere l'agente di una persona normale, no?
-Ai suoi ordini- rispose Tenten a metà tra il rassegnato e il divertito mentre si risistemava -novità?
-Mah, niente di che... hanno chiamato per un paio di concorsi a premi e cose così... ovviamente ho detto di no.
-Ecco perché sei il mio agente.
Asuma rise fragorosamente.
-L'unica cosa interessante che mi hanno accennato è un film stile "Orgoglio o pregiudizio", ma ancora non c'è niente di sicuro. Ho lasciato detto di tenermi informato.
-Ed ecco perché sei il miglior agente del mondo- continuò lei con un gran sorriso -che hai fatto di bello stamattina?
-Ho preso un caffé con Shikamaru Ino e Choji.
-Offrivi tu?
-Ovviamente no. Rischio la bancarotta invitando Choji per colazione.
La ragazza rise di gusto.
-A che punto pensi che siano Ino e Shikamaru?- chiese poi leggermente più seria.
-Non mi sembra che facciano passi avanti... ci vorrebbe qualcosa che li punzecchi un po'.
-Questo è un problema... di solito l'esperta in queste cose è proprio Ino.
-Tu non puoi provare a immedesimarti in lei per un po'?
-Spiritoso...
-Probabilmente a fine stagione ci sarà la solita festa allo studio- fece Asuma dopo un'altra fragorosa risata -potrebbe essere un'occasione.
-E perché non il ritiro? Qualche giorno così a stretto contatto... non dovrebbe favorire questo genere di cose?
L'altro sembrò trovarsi un attimo in difficoltà.
-Ehm, credo che Ino abbia intenzione di pensare ad altro per quei giorni.
Per un momento lampò nella mente di Tenten il pensiero che l'amica stesse escogitando qualcosa riguardo lei e Neji... poi scosse impercettibilmente il capo, dicendosi che era troppo paranoica. Quindi cambiò argomento.
-A quando le nozze con Kurenai?- fece di botto, troncando il sospiro di sollievo dell'altro.
-Sempre diretta tu, eh?
-Quando posso. Lo sai che tengo molto alla sua felicità.
-Certo che lo so.
-Quindi?
Asuma sorrise, guardando dritto davanti a sé.
-Presto.

-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!
-Ino calmati...
-Sì, non è successo niente di grave.
Senza dubbio l'entrata in scena più memorabile che Tenten avesse mai fatto nella lunga serie dei loro pigiama-party.
Ino era sconvolta, con Sakura e Hinata che la affiancavano cercando di farla riprendere.
-Come niente di grave?!- strillò la bionda -Guardatela!
Le due riposarono lo sguardo sull'ultima arrivata. In effetti vederla così all'improvviso con quel caschetto al posto della sua solita lunga chioma castana era strano.
-Insomma- esordì Tenten dopo un momento di silenzio, toccandosi istintivamente i ricci -sto così male?
Sakura fece per dire qualcosa, ma richiuse subito la bocca. Ino non accennava a voler spiccicar parola.
-No, secondo me no.
Tutte si girarono stupite verso Hinata, che continuò tranquillamente:
-E'... così sbarazzino, leggero, così... tuo.
-Sono d'accordo con Hinata- disse Sakura dopo un po' -certo, c'è da abituarsi, ma devo dire che mi piace come ti sta.
A quel punto Tenten si rivolse con lo sguardo a Ino, che sembrava sul punto di cedere.
-E con la serie come farai? Sarà difficile metter sù due pon pon con quella lunghezza.
-Ho già parlato con la nostra hairstylist, sa già come fare.
La bionda fece un enorme sospiro, per poi lasciarsi cadere sul letto.
-Ok, devo ammettere che in effetti ti dona. Però sappi che lo considero un attentato alla femminilità.
-Non capirò mai questa mania di non tagliarsi i capelli- Tenten poté finalmente lasciare il sacco a pelo in un angolo della stanza e rilassarsi.
-Ed è per questo che ancora non ti sei fatta quel gran pezzo di ragazzo che è Neji- rispose Ino col tono di chi la sa lunga e l'indice a mo' di maestrina, beccandosi una cuscinata in pieno viso.
Il clima si era disteso e Tenten sentì di non aver fatto una sciocchezza scegliendo il suo primo piccolo passo. Aveva il presentimento che fosse alle porte una grande svolta, e che avrebbe avuto per qualche motivo a che fare con il ritiro che tanto aspettava.


Sto prendendo il via con questa long, me lo sento :).
In ogni caso, ripeto, non vi aspettate aggiornamenti poco frequenti, questi ritmi per me sono già buoni.

Grazie a Sophie1995 e a Shannattebayo18 (intendevo dire che visto che sei stata la prima a recensire mi aspetterò che recensirai ogni capitolo u.u).

Al prossimo capitolo. Baci,
V@le

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Capitolo 5
*** Riunioni (stra)ordinarie ***


RIUNIONI (STRA)ORDINARIE


-Voglio proprio vedere la faccia di Neji quando ti vedrà.
Tenten roteò gli occhi con uno sbuffo.
-Quanto siete monotoni... mi avete detto tutti la stessa cosa. E poi perché se ne dovrebbe interessare?
-Perché conosciamo tutti la sua fissazione per l'estetica. Potrebbe pensare che per una cantante che deve duettare con lui non sia un look adeguato.
-Look? Lee, per favore... sei inquietante quando usi certi termini...
Il ragazzo rise, lasciandosi cadere sul divano.
-Tè e biscotti pronti!- Gai entrò nel salotto con un vassoio stracolmo -Neji ancora non è arrivato?
-No, ma dovrebbe essere qui a momenti.
-Speriamo che il tè non si raffreddi... Ten, siediti sul divano, prenderai freddo.
La ragazza scosse la testa come una bambina.
-Mi piace stare per terra. E poi ci sono il tappeto e il cuscino, starò benissimo.
-Una vera artista- ribatté ridendo.
-Dai, allora ti faccio compagnia- Lee le si sedette accanto -sennò poi chi lo sente Neji se non c'è posto sul...
Fu interrotto dal campanello.
-Parli del diavolo...- Gai posò il vassoio sul tavolino e andò ad aprire -eccoti qua, finalmente!
-Buonasera a tutti.
Lo Hyuga entrò con le mani in tasca e la sua solita aria di sufficienza, ma si bloccò a un metro dal divano, credendo di non conoscere la ragazza lì sul tappeto a gambe incrociate. Aprì impercettibilmente la bocca per lo stupore quando capì che non era altri che Tenten.
-Accomodati!- lo incitò il padrone di casa col suo solito tono entusiasta.
Cercando di far finta di nulla, si sedette proprio dietro a lei.
-Ehi, Neji, come t...- Lee si interruppe ad una gomitata non esattamente leggera dell'altra sulle costole.
-Mmm?
-Niente, niente...

Ino batté la mano due o tre volte sul tavolo per richiamare l'attenzione e si schiarì la voce.
-Bene, eccoci qui riuniti per parlare della questione Neji-Tenten.
Shikamaru sospirò incrociando le braccia dietro il capo.
-Guarda te se non bisognava mettere sù una simile buffonata...
-Nara, non fare il guastafeste come al solito- ribatté Sakura, benché Sasuke sembrasse concordare con l'altro.
-Cos'è che dobbiamo discutere di preciso?- chiese Naruto grattandosi dietro un orecchio confuso.
-Cosa fare al ritiro per dar loro una piccola spinta- spiegò la Haruno.
-Una spinta per cosa?
Ino si sbatté una mano in fronte.
-Non è possibile...- sussurrò fra sé, per poi rialzare la voce -penso siamo tutti d'accordo che quei due dovrebbero stare insieme, giusto?
Parecchi annuirono.
-La domanda è- fece Choji -si piacciono?
-Beh...- Shino sembrò cercar di misurare le proprie parole -che Tenten provi qualcosa per lui si sa da parecchio.
-Ah, certo, è evidente- gli fece eco Naruto.
-Non è evidente- disse Hinata -o almeno non così tanto da farlo capire a tutti... per noi lo è perché bene o male ce lo ha detto lei.
-Quindi cambia la domanda: Neji potrebbe provare qualcosa per lei?
Silenzio. Nessuno di loro era tanto vicino a lui per averlo potuto intuire, e Hinata era una sorella troppo rispettosa per provare ad infilarsi in certe questioni.
-Bisognerebbe sentire Lee... anche se non possiamo essere sicuri che lui lo sappia.
-Giusto: dov'è?
-Ci sta tenendo impegnati i due piccioncini: stanno a casa di Gai a vedersi le puntate in cui hanno lo scontro con Kisame.
-Quando serve non c'è mai...- sbuffò Naruto ormai preso dalla combutta.
-Ci sta facendo un favore invece. Quei due ci ammazzerebbero se sapessero quello che stiamo facendo- disse Kiba rabbrividendo al pensiero di un Neji infuriato.
Tutti cominciarono a parlare con tutti, sovrapponendosi di continuo.
-Ok, ok, ok- Ino riuscì a recuperare l'attenzione di tutti -non siamo sicuri che a Neji interessi Tenten... ma abbiamo qualche elemento per una supposizione in linea di massima?
Dopo un buon mezzo minuto di silenzio, Nara prese parola.
-Non posso crederci che sto partecipando davvero a questa cosa...- disse più a sé che agli altri, per poi continuare -Tenten è l'unica ragazza, a parte Hinata, con cui Neji ha un vero e proprio rapporto personale. Si potrebbe pensare che è dovuto al fatto che nella serie stanno nello stesso team, ma in realtà anche fuori dalle riprese è la ragazza con cui parla di più e, conoscendo il suo carattere, non è il tipo che fa certe cose per educazione. Ancora, è l'unica persona di tutto il cast con cui ha accettato di cantare anche solo per passare il tempo, per esempio al karaoke o ai ritiri, e l'ha scelta personalmente per quel suo fantomatico Progetto Canto.
Dopo anni insieme, ancora buona parte dei presenti era sconvolta dalla disarmante razionalità che Shikamaru dimostrava quando non era troppo annoiato per prendere parte alla conversazione.
-Potrebbe anche essere che le numerose doti di Tenten gli servano per nutrire il suo narcisismo, ma diciamo che è una delle ipotesi più estreme- rinunciò a continuare, stufo.
-Ok- sentenziò Sakura dopo essersi ripresa -quindi al ritiro che facciamo?

Avevano finito di vedere gli episodi da qualche minuto, ma Tenten si vedeva passare di continuo davanti agli occhi la scena in cui Neji la sorreggeva dopo averla liberata dalla prigione d'acqua... stupida mente.
-Dove sono gli altri stasera?- chiese per distrarsi.
Lee sembrò essere sul punto di strozzarsi.
-Ehi, ma che...
-Niente, niente, sto bene- fece lui dopo qualche pacca sulla schiena da parte di Gai -staranno... in giro... in giro, no?
Sia Tenten che Neji lo guardarono confusi.
-Ma guarda un po' che ora si è fatta!- esclamò Gai cercando di risultare il più convincente possibile.
-Già- la ragazza si alzò e prese la borsa, poco convinta -è ora che torni a casa.
-Anch'io- disse lapidario lo Hyuga imitandola.
Il padrone di casa si affrettò ad aprire la porta.
-E' stato un piacere ragazzi, alla prossima!
I due gli lanciarono un ultimo sguardo sospettoso, per poi andare, sentendo chiudere velocemente dietro di loro.
Lee fece un gran sospiro.
-Ci è mancato poco...
-Ti sei fatto prendere un tantino dal panico.
-Eh già, lo riconosco. Spero solo che i ragazzi siano arrivati a qualcosa...

Neji e Tenten erano davanti al portone del palazzo dove abitava Gai, con lo sguardo rivolto alla finestra del suo appartamento.
-Cosa staranno architettando?- disse infine lui.
-Vorrei tanto saperlo. Spero solo che non c'entri qualcosa Ino.
-Già- concordò vago -come torni a casa?
-Kurenai ha detto di chiamarla quando avevamo finito...- fece lei distrattamente guardando l'orologio, per niente tranquilla al pensiero di doverla aspettare lì, da sola, passata la mezzanotte.
Il ragazzo la scrutò per qualche secondo, per poi distogliere lo sguardo e cercare di sembrare il più indifferente possibile.
-Vuoi un passaggio?
Tenten ci mise un po' a rispondere. Da un lato non voleva essere di disturbo, ma dall'altro... anche il solo stare seduta in silenzio vicino a lui le sembrava una delle cose più belle del mondo.
-Se posso approfittare.
-Allora andiamo, Minoru è già arrivato.
Le indicò una macchina a qualche metro da loro, con il fedele autista di casa Hyuga ad aspettarlo pazientemente al volante.

Erano rimasti in silenzio da quando erano saliti nell'auto.
Anche Minoru, dopo aver salutato entrambi educatamente, aveva taciuto.
Sorprendentemente fu Neji a parlare per primo.
-Come mai?
La ragazza inizialmente non capì.
-Come mai cosa?
-I capelli.
Si era completamente dimenticata del fatto che li avesse potuti notare.
-Ah, sì... avevo bisogno di cambiare...
-Non sembri tanto convinta.
-Oh, no, lo sono. Ma quando tutti avranno smesso di guardarmi come un alieno venuto da Marte lo dimostrerò meglio.
-Mhm. Capisco.
Seguì altro silenzio.
-Comunque non ti stanno affatto male.
Tenten ringraziò il buio di quella strada, che le permise di sorridere di cuore.
Di tutte le persone che glielo avevano detto, solo lui la fece sentire realmente soddisfatta di quel cambiamento. Le venne in mente il ritiro, e continuò a sorridere al pensiero che lo avrebbe avuto accanto per tutto quel tempo.


Ce la vedo proprio Ino a congiurare così contro (o per?) Neji e Tenten :D.
Si avvicina il momento del ritiro, emozionate?
Ovviamente il caschetto di Tenten NON E' come quello di Rock Lee (orrore!), avevo in mente più qualcosa all'altezza del mento, e mi sono sempre immaginata Tenten con i capelli ricci o comunque mossi.
Non so perché aggiorno così presto, stasera ero particolarmente ispirata :).

Sophie1995: Grazie per il tuo voto così generoso! E' iniziata adesso, alla fine manca un po', o chissà se ci sarà.

Shannattebayo18: Grazie per l'incoraggiamento, cara. Tranquilla, il NejiTen arriverà, e penso anche molto presto ;).

Al prossimo capitolo.
Un bacio,
V@le

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Capitolo 6
*** L'arrivo e il complotto ***


L'ARRIVO E IL COMPLOTTO

-Wow!!
-Che carina!
Ino e Sakura erano rimaste imbambolate sulla soglia della baita.
-Se non vi dispiace, ci sarebbe gente coi bagagli che dovrebbe passare- fece scocciato Sasuke dietro di loro.
-Sempre a fare l'antipatico- lo rimbeccò la bionda spostandosi insieme all'altra e facendo entrare il resto della comitiva.
Quando fu il turno di Tenten, anche lei dovette sforzarsi di non bloccarsi sull'uscio. Era proprio come aveva sempre immaginato una baita di montagna. Un grande salone con un camino, la sala da pranzo che sembrava altrettanto capiente e una scalinata di legno davanti a lei. Non contando che si era già innamorata della veranda.
-Forza, uomini, portate su i bagagli- trillò Ino risvegliandola dalla sua meraviglia.
-Senti che capetto- borbottò Naruto, badando bene di non farsi sentire.
-Già- concordò Shikamaru superandolo e seguendo Hinata verso il piano di sopra.
Tenten rise, sistemandosi meglio la chitarra sulla schiena e cercando il proprio bagaglio con una mano.
-Te lo porto io.
Non le dette nemmeno il tempo di rispondere: Neji già era arrivato a metà scalinata con un paio di agili balzi.
Sorrise di nascosto e cominciò a salire.

Dopo una buona mezzora per sistemarsi nella grande stanza al piano superiore in cui avrebbero dormito tutti insieme, si ritrovarono in sala da pranzo per organizzare le giornate del ritiro.
-...e i turni per pasti e pulizie sono fatti- Shino finì di scrivere.
-Bene, quindi domani tutti a sciare!- esclamò Sakura entusiasta.
-Tutti chi? Io non scìo.
Neanche ci si fosse messi d'accordo, tutta la comitiva si voltò stupita verso Tenten.
-Cosa vuol dire che non scìi?
-Non ho mai imparato e comunque non mi piace. Lo sapete che sono l'antisport per eccellenza, no?
Qualcuno si stava seriamente chiedendo se stesse scherzando o meno.
-Ma tu fai danza da una vita!
-La danza non è uno sport, è un'arte- rispose lei prontamente.
-E hai fatto arti marziali!
-Era per la serie... è stato come esercitarsi per recitare.
-Ma cosa pensi di fare per tre giorni qui se non vuoi sciare?- chiese Lee.
-Visiterò il paese e farò qualche passeggiata... tanto non starete a sciare fino a sera, no?
Alla fine tutti sembrarono assentire, più o meno convinti.
Dal canto suo, Neji trovava la cosa piuttosto interessante. Era l'unica persona che in qualche modo riuscisse a stupirlo di continuo.

-Questo complica le cose- sussurrò Ino a Sakura mentre lavavano i piatti.
-Lo so... contavamo sul fatto che andassero insieme sulla funivia così da lasciarli soli, e invece...
-Ma che cos'ha quella ragazza? "Io non scìo". Si sta remando contro senza saperlo.
La bionda si beccò una gomitata.
-Abbassa la voce, se ci sentono è finita.
-Sì, sì lo so.
Lee le raggiunse e cominciò ad asciugare le stoviglie.
-Bel casino, eh?
Le due annuirono.
-Non c'è modo di farli rimanere da soli?
-Sì, ma non è abbastanza- sospirò la Haruno -devono trovarsi in una situazione romantica, si deve creare una certa atmosfera... un giro in paese non fa scattare qualcosa come un ba-
Fu interrotta dalla voce di Tenten proveniente dalla stanza affianco:
-Ragazze, domani sera la funivia resta aperta fino a dopo al tramonto!
Gli occhi di entrambe le ragazze si illuminarono all'improvviso.
-E' perfetto!- urlò Ino, benché si stesse rivolgendo più ai suoi compagni di combutta che all'altra.
Sakura si tolse i guanti sorridente.
-Abbiamo la nostra situazione romantica!
-Dobbiamo fare in modo di dirlo anche agli altri per non avere impicci.
Lee si spaventò un po' di fronte alle espressioni ghignanti delle due, sperando che lo Hyuga non venisse mai a conoscenza di quel complotto.

A mezzanotte passata, la baita sembrava immersa nella suo solita quiete rassicurante.
Neji stava controllando che luci e camino fossero spenti e se la stava prendendo con molta calma, godendo di quella tranquillità gli era mancata finché tutti non erano andati al letto.
Passando dalla cucina, sentì uno spiffero gelido proveniente dalla finestra socchiusa e vi si avvicinò per chiuderla. Ma non lo fece subito.
Una dolce voce impegnata in un canto proveniva dalla veranda, appena percettibile.
Il ragazzo sorrise e, dopo aver chiuso lentamente la finestra, andò a prendere il cappotto.
Come aveva immaginato, trovò Tenten sulla panca vicina all'ingresso che canticchiava con una chitarra in braccio e le guance arrossate per l'aria gelida.
Decise di non farsi notare, rimanendo in ombra, fino alla fine della canzone.
All'ultimo accordo la ragazza sentì un accenno di applauso e lo vide.
-Non mi molli un attimo, eh- scherzò con uno dei suoi migliori sorrisi -quanto sono stata imprecisa stavolta?
-Non sono così cattivo da correggerti anche quando sei in vacanza.
-Sì invece- rispose lei continuando a ridacchiare e ad accarezzare le corde della chitarra.
Neji la osservò in silenzio per qualche secondo.
-Sono secoli che non ti sentivo suonare- esordì poi.
-Sì... in effetti ultimamente l'ho fatto troppo poco. Mi è mancato.
Aveva un'espressione talmente tenera in quel momento, che il ragazzo si sorprese a guardarla come incantato, e badò di riprendersi senza dare troppo nell'occhio.
-Anche se non sono neanche lontanamente comparabile a te che suoni il pianoforte- continuò lei.
-Ovvio.
Entrambi risero. Quei momenti appartenevano solo a loro e Tenten si sentiva in qualche modo privilegiata nel poterlo vedere come non avrebbe potuto nessun altro.
-Ci sono rimasti parecchio male oggi pomeriggio gli altri.
-Lo so... non pensavo che nessuno sapesse che non mi piacciono gli sport, dopo tutto questo tempo che ci conosciamo.
-Sembra strano anche a me. E' una delle prime cose che ho saputo di te.
La mano che fino a quel momento stuzzicava le corde della chitarra si fermò. Davvero si ricordava una cosa del genere? E dopo tutto quel tempo?
Fortunatamente non dovette pensare a cosa rispondere.
-Domattina quindi che fai?
-Ho il turno di pulizie con Choji e Naruto e poi... boh, probabilmente andrò a fare un giro in paese. Immagino che tu scierai tutto il giorno.
-Ci andrò la mattina presto per evitare la confusione- sospirò facendo ridere ancora l'altra -ma poi, se ti va, ti faccio compagnia.
Tenten avrebbe saltellatto per tutta la veranda, ma si limitò a sorridere e a rispondere:
-Mi piacerebbe tanto.



Il momento del ritiro è arrivato! Anche se questo è più un preambolo... la sostanza arriverà a breve e si comincerà a vedere un po' del NejiTen che tanto amiamo (anche se io già lo vedo). Tenten suona la chitarra e Neji il pianoforte, sì u.u me li sono sempre immaginati così; e vi dirò che quando lei canta sulla veranda me la immagino cantare "The only exception" dei Paramore. Nel campo dello sciare ho reso Tenten un po' come me: l'antisport che fa qualcosa di vagamente affine solo se c'è uno scopo ben preciso o è un'arte (non mi odiate per questo)... Ma altrimenti Neji non avrebbe avuto la scusa per offrirle la propria compagnia ;) quindi giudicate voi.

Hazon_Misaki: Tranquilla, prima o poi tutti i nodi verranno al pettine. Dubito sul fatto che una compagnia del genere con a capo Ino non possa fare guai, vedremo xD.

tenny_93: L'idea di vedere il team Gai che si riunisce per rivedere le puntate in cui compaiono insieme... l'ho adorata da subito! Neji è un po' asociale come nel manga, ma credo che se deve avere un legame un minimo più forte con qualcuno è proprio con loro 3... ovviamente più con Tenten che con gli altri :P

Sophie1995: Grazie cara! Il NejiTen arriverà prestissimo, non temere!

Un bacio,
V@le





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Capitolo 7
*** Imprevisto ***


IMPREVISTO


La tavola imbandita per il pranzo era stata completamente assaltata per la grande fame conseguente allo sciare, accompagnata dai commenti su quella prima mattinata sulla neve.
-Cosa hai fatto tu oggi, Ten?- chiese affettuosamente Hinata, che aveva abbandonato Kiba dall'altra parte della tavolata con i ragazzi, proprio per avere un minimo di intimità con la sua amica.
-Neji mi ha accompagnata a fare un giro per il paese... è una cittadina così carina e raccolta, mi è piaciuta proprio.
La Hyuga sorrise intenerita.
-E tuo fratello è un'ottima guida turistica- concluse l'altra mentre rubava un pezzetto di pane a Lee con unabuffa smorfia.
-Sono contenta che tu sia riuscita a passare un po' di tempo con lui- sussurrò l'altra, benché l'oggetto della conversazione fosse abbastanza lontano e troppo impegnato a parlare con Shino per sentirle.
Tenten la invitò a seguirla in cucina con la scusa di dover prendere il dolce.
-Non mi spiego come riesca a stare così serenamente in sua compagnia- fece poi, più rilassata per il fatto di essere sole -di solito non è una tortura essere vicino al ragazzo che ti piace senza sapere se ricambia o meno?
-Magari il tuo incoscio è sicuro che anche lui prova qualcosa per te.
-Hai detto proprio bene: magari!
Cominciarono a tagliare le torte, rimanendo per un po' in silenzio.
-Ino per caso sta architettando qualcosa?
Per fortuna Hinata e la sua proverbiale compostezza non si smossero.
-Perché ti ha dato quest'impressione?
-Mah, non so... in certi momenti ha l'aria di una che sta complottando.
-Beh, speriamo non faccia danni.
-Speriamo!- esclamò Tenten ridendo, mentre l'amica sospirava sollevata che l'argomento fosse caduto così.

-Prego, ragazzi- li accolse gentilmente un impiegato indicando alla comitiva il corridoio che portava all'ingresso della cabina.
Sakura agganciò Ino per un braccio e la trascinò discretamente in fondo al gruppo.
-Siamo sicuri che andrà tutto come previsto?
-Tranquilla, Lee si è messo d'accordo con i responsabili della funivia... saranno solo loro due, sospesi sulla neve, al tramonto. La situazione perfetta!
Shikamaru si voltò verso le due che ridacchiavano e scosse il capo.
Tenten si lanciò dentro la cabina impaziente, sorridendo a Neji che salì subito dopo di lei.
-Mi dispiace, ma c'è un problema con il biglietto.
L'impiegato aveva fermato Lee, bloccando il resto della compagnia.
-Ma che...?
I due non fecero in tempo a scendere: la porta si era chiusa e il loro giro era partito.

-E' fatta!- esclamò trionfante la Yamanaka.
-Speriamo bene...- sospirò Shino che non sembrava per nulla convinto.
Hinata storse appena la bocca.
-Che c'è?- le chiese Kiba -Qualcosa non va?
-Non so... ho un brutto presentimento.

Neji continuava a fissare il gruppo che diventava man mano sempre più piccolo.
-Com'è che li osservi tanto?- chiese l'altra.
-Non sembrano aver intenzione di salire sulla prossima cabina.
Anche lei lo affiancò per vedere.
-In effetti sembra che non siano saliti apposta- constatò pensierosa.
-Che avranno in mente?
Gli occhi castani si spalancarono, per poi essere coperti da una mano.
-Non ci posso credere...
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
-Hai capito perché l'hanno fatto?
-Io e te, da soli, senza via di scampo, al tramonto. Che ti fa venire in mente?
Anche lui comprese.
-Che ragazzini...
-Già...- Tenten sospirò, appoggiandosi alla sbarra di ferro sotto il finestrino -beh, tanto vale godersi lo spettacolo.
Neji la osservò per un po', con i capelli leggermente arruffati per il cappello appena tolto e i riflessi dorati che le tingevano le guance.
Per quanto gli altri volessero fare i cupidi della situazione, non avrebbero mai capito che favore gli avevano fatto lasciandolo solo con l'unica persona all'infuori della sua famiglia di cui gradiva realmente la compagnia.
Ma i suoi pensieri vennero interrotti: all'improvviso, la cabina si fermò di colpo, oscillando quel tanto che bastò per far perdere l'equilibrio alla ragazza; che, nel vano tentativo di non cadere, si aggrappò all'altro trascinandoselo a terra.
-Che diavolo...
-Perché ci siamo fermati?
Neji guardò verso la porta, scorgendo una spia accesa.
-E' andata via la corrente elettrica.
-Accidenti, e adesso?
Solo allora si accorsero che erano in una posizione piuttosto equivoca: il ragazzo era proprio sopra di lei ed i loro nasi non stavano a più di un centimetro di distanza. Si allontanarono all'istante, troppo imbarazzati per scorgere il rossore sulle guance dell'altro.

-Cosa vuol dire che sono rimasti bloccati?
La faccia di Lee stava progressivamente perdendo colore.
-Tranquilli, ragazzi- cercò di rassicurarli l'impiegato -è già successo, siamo attrezzati per queste evenienze.
Molti tirarono un gran sospiro di sollievo.
-Ma il procedimento per far ripartire l'impianto è piuttosto complesso, ci vorrà circa un'ora.
-Beh, ci è andata bene- disse Choji sollevato.
Kiba abbracciò Hinata, che per un momento aveva dato l'impressione di svenire lì per lì.
-Così impari a finirla con questi stupidi complotti- fece Shikamaru a Ino con il suo solito tono di rimprovero.
Lei gli rispose con la linguaccia, per poi guardare la cabina ferma a metà cavo.
Scusami Tenten, pensò, ma sono sicura che ne uscirà qualcosa di buono.

Era passato un quarto d'ora, il sole era ormai tramontato. E Tenten cominciava a sentire piuttosto freddo.
-Dici che ci metteranno parecchio a sbloccare tutto?- chiese, sforzandosi di non battere i denti.
-Un po' ci vorrà. Dobbiamo solo essere pazienti.
-Sei sempre così calmo...
Neji si concesse di sorridere appena, per il semplice fatto che la ragazza non lo stava guardando, e si sedette a terra con la schiena appoggiata ad una parete della cabina. Dopo poco la vide scossa da un brivido particolarmente forte.
-Stai tremando.
-Eh già- rispose lei sorridendo come se non sentisse niente -non sono molto resistente al freddo.
Dopo qualche secondo sentì battere sul pavimento. Si voltò verso di lui e vide che le indicava lo spazio davanti a sé.
-Sul serio?- non riuscì a non dirlo con tono incredulo.
-Non posso mica farti morire congelata- si giustificò lui semplicemente e ripetendo il gesto.
Tenten dovette prendere un bel respiro prima di riuscire a muoversi. Si sfilò il cappotto e, dopo essersi accucciata davanti al petto del ragazzo, se lo sistemò a mo' di coperta.
-Dillo che sei solo preoccupato per la mia voce- scherzò cercando di smorzare la tensione che aveva in corpo.
-Molto cinico come pensiero da parte tua.
-E' l'esperienza che parla.
-Finiscitela di fare la saputella.
Bastarono quelle poche battute a distendere l'atmosfera, per cui quando Neji le circondò la vita con le proprie braccia per coprirsi e coprirla meglio, a entrambi sembrò la cosa più naturale del mondo.
-A proposito... non ti ho mai chiesto perché hai scelto proprio me per il Progetto Canto.
-E' un modo contorto per chiedermelo ora?
-Non è poi così contorto. Dai, perché hai scelto me?
Il ragazzo sembrò ponderare sulla risposta.
-Perché sei l'unica voce che poteva essere adatta.
-In che senso adatta?
-L'unica che si fonde così perfettamente alla mia.
Il viso di Tenten sembrò prendere fuoco, ma volle far finta di niente.
-Tu e la tua fissa della perfezione. La perfezione non esiste.
-Può darsi. O forse basta saperla cogliere.
La ragazza si ritrovò a sorridere, e il sorriso si allargò quando si rese conto che per lui non aveva una voce, ma era una voce. Nessun altro complimento avrebbe potuto avere più effetto su di lei.



Aggiornamento dopo un solo giorno! Wow! Non vi entusiasmate troppo, la serata stranamente libera e la lontanza dei prossimi esami mi hanno aiutato, ma non garantisco che si ripeterà.
Ho immaginato migliaia di volte questa scena *.* spero di averla resa al meglio.

Sophie1995: Carini tutti e due eh? ^ ^

Shannattebayo18: Tranquilla cara, ti perdono ;) e buon compleanno in ritardo! Diciamo che da qui il NejiTen fa il suo debutto ufficiale (almeno per come lo intendo io. (Ps. Sì, contattami in privato)

Un bacio e alla prossima,
V@le





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Capitolo 8
*** Spintarelle ***


SPINTARELLE



Doveva essere passata una buona mezzora. No... probabilmente di più.
Neji sospirò, distogliendo lo sguardo dall'oscurità oltre il vetro per posarlo sul viso così vicino al suo.
Si era addormentata.
Erano bloccati in quella cabina, senza sapere se e quando sarebbero ritornati sulla terra ferma... e lei dormiva.
Aveva un'espressione tranquillissima e rilassata, oltre che incredibilmente tenera.
Non avrebbe mai creduto che qualcuno gli si potesse avvicinare talmente tanto e, soprattutto, che lui l'avrebbe mai permesso.
Ma lei non era qualcuno.
Quando l'aveva incontrata per la prima volta, l'aveva definita come particolarmente irriverente. Conoscendola poco a poco, era diventata particolare. Dopo aver cantato insieme a lei, non poteva che pensarla come speciale.
Non era come le altre, decisamente: in lei c'erano una motivazione e una dedizione a quello che faceva che non aveva mai visto in nessun altro.
Non era neanche come quelle poche ragazze con cui aveva avuto a che fare, in cui non aveva mai investito niente, se non scarsi ritagli del suo tempo.
Non sapeva dire cosa fosse per lui, Tenten.
Era solo sicuro che fosse una persona, la persona, di cui poteva fidarsi e che era realmente al suo livello.
Ma lei avrebbe dovuto fidarsi di lui e dirgli cos'è che l'aveva... sì, gli veniva in mente solo quella parola: spezzata.
I suoi pensieri furono interrotti da un movimento leggermente brusco della cabina, che cominciò a muoversi.
-Mhm...
La ragazza piegò la testa da un lato, facendo scrocchiare il collo e sbadigliando discretamente.
-Che... che succede?
-Credo che sia ritornata la corrente.
-Oh- fece guardandosi intorno spaesata -mi... mi sono addormentata?
-Già.
Tenten si coprì il viso con una mano imbarazzata.
-Caspita... sono stata decisamente di compagnia, eh?
Neji si lasciò sfuggire un mezzo sorriso divertito.
-Poco male... lo sai quanto mi piaccia il silenzio.
-Sì, effettivamente lo so.
Avrebbe voluto restare accoccolata al suo petto all'infinito, a costo di rimanere bloccati in quella cabina per sempre, ma era ora di ritornare alla realtà: si alzò lentamente, stiracchiandosi come un gatto intorpidito dal sonno.
-Quanto saranno delusi quando scopriranno che il loro piano è andato in fumo?- cantilenò rimettendosi la giacca e sorridendo nel sentire che si era appena impregnata del profumo del ragazzo.
-Spero tanto, così imparano a farsi gli affaracci loro- rispose l'altro mettendosi in piedi con la sua solita compostezza.
Rimasero in silenzio, finché non videro che la cabina era quasi tornata a destinazione.
-A ogni modo, sono contenta di aver condiviso quel tramonto con te, Neji- sussurrò Tenten dolcemente.
Lui non rispose, non a parole.
Anch'io.

-Ci dispiace, ci dispiace, ci dispiace, ci dispiace...
Ino e Lee continuavano con quel teatrino di pentimento da quando, tornati a casa tutti insieme, erano rimasti soli con Tenten in cucina.
-Ho capito, ho capito!- esclamò alla fine quest'ultima mentre finiva di tirare fuori la cena da riscaldare -Alla fine non è successo niente di grave.
I due si scambiarono un'occhiata nervosa. Lo sapevano che li aveva perdonati ancora prima di scendere dalla cabina, ma nel suo tono c'era quella nota severa così inconsueta nei suoi discorsi, che non potevano fare di preoccuparsi.
-Ma...
Eccola che arrivava.
-...è una cosa che non dovrà assolutamente ripetersi. Per nessun motivo- la ragazza era davanti a loro, ben diritta, con le braccia conserte: era decisamente amareggiata -ci è voluto tempo e pazienza per avvicinarmi a Neji e non posso rischiare di rovinare tutto perché volete farmi da agenti marimoniali!
Lee si lasciò cadere su una sedia mentre Ino indietreggiò appena, provocando nell'altra un gran sospiro.
-Lo sapete che vi adoro e vi voglio un bene dell'anima- disse con tono più calmo e dolce, appoggiandosi con le mani sulle ginocchia -ma ci sono cose per cui voi non potete fare niente e voler cambiare il mio rapporo con lui è tra queste. Ok?
I due annuirono sommessi, realmente dispiaciuti di quanto avessero effettivamente forzato la cosa.
Tenten, intenerita, sbuffò scherzosamente e spalancò le braccia.
-Sù, abbracciatemi!
Sollevati, la strinsero forte.
Forse non sarebbe passato troppo tempo prima di escogitare qualche altro stratagemma, ma in quel momento volevano solo essere certi che non fosse arrabbiata con loro.

L'ultima giornata sulla neve passò, tra risate, cadute e tranquillità. Quando all'ora di pranzo si sentì suonare alla porta, Tenten scattò così velocemente che gli altri non fecero in tempo neanche ad alzarsi.
-Ragazzi!! Che bello che siete riusciti a venire!
Gaara rispose con il suo solito sorriso misurato, Temari entrò dandole una pacca sulla spalla e Sai salutò con un semplice gesto: l'essere entrato da poco in quella compagnia e il suo carattere giustificavano il suo fare discreto e silenzioso... qualche volta.
Per ultimo entrò Kankuro, che lasciò cadere incurante zaino e sacco a pelo e sollevò da terra la ragazza.
A questa scena Ino storse vistosamente il naso e ritornò a tavola.
E non era la sola a essere infastidita.

Di chi era stata l'idea della discoteca Shikamaru non se lo ricordava, ma si era pentito amaramente di non aver ribattuto al momento di decidere.
La semioscurità del locale e le luci colorate erano seccanti oltre ogni modo.
Buttò svogliatamente lo sguardo sulla pista da ballo, dove le ragazze e qualche coraggioso -o magari pazzo- ragazzo ballavano e ridevano.
Dopo qualche secondo si rese conto di essere rimasto a fissare una persona in particolare: scosse il capo e, infilandosi il cappotto, si diresse fuori per una sigaretta.
-Pausa dal delirio lì dentro?
Tenten gli sbucò affianco un po' ansimante.
-Ci vuole- rispose lui con un mezzo sorriso.
-Concordo. Me ne dai una?
Il ragazzo inarcò un sopracciglio dubbioso.
-Non ho proprio voglia di discutere con Neji sul fatto che ti aiuti a rovinare la tua voce.
-Mi prendo la piena responsabilità della mia richiesta- tese una mano verso di lui, che con un sospiro le passò sigaretta e accendino.
Un buon minuto rimasero in silenzio.
Com'era prevedibile, fu lei a rompere nuovamente il ghiaccio.
-Scommetto che tu non eri d'accordo per la pagliacciata di ieri.
-Già. Ma sai com'è Ino: quando si mette in testa una cosa non c'è modo di farle cambiare idea.
Tenten annuì.
-La adoriamo anche per questo, no?
Per un brevissimo momento Shikamaru trattenne il respiro. Poteva sembrare una normalissima affermazione, ma si sentiva in qualche modo chiamato in causa.
-Ti è capitato di osservarla mentre balla?- continuò l'altra con noncuranza -Sembra risplendere di luce propria. E' veramente bella.
Il ragazzo la guardò stupito, ricevendo come risposta un sorriso tranquillo e consapevole di aver fatto centro.
-Sei in un mare di guai.
Tenten si irrigidì per un nanosecondo, per poi voltarsi ridacchiando nervosamente verso Neji, che continuò:
-Butta immediatamente quella schifezza a terra.
Mentre lei obbediva, il Nara alzò le mani e rientrò velocemente nel locale.
La ragazza sospirò, preparandosi alla ramanzina di turno.
-Bella trovata.
-C...come?
-L'hai stuzzicato quel tanto che bastava, senza esagerare con hanno fatto loro. E la cosa ha avuto effetto. Notevole.
Aveva l'aria di essere un complimento, ma Tenten rimaneva comunque dubbiosa.
-Ma la prossima volta che ti vedo una sigaretta in bocca non la passerai così liscia.
-Lo so, lo so... l'ho fatto solo per avere una scusa per parlare con lui.
-Ci sono altri modi per attaccare bottone.
-Sarà, ma con Shikamaru è quello più efficace- la ragazza si voltò verso la porta aperta dietro di loro -sono... sono fatti per stare insieme. E se non lo capiscono da soli, qualcuno deve pur dar loro una piccola spinta.
In questo genere di cose Neji aveva solitamente molto da ribattere, ma nello sguardo di lei c'erano una convinzione e una tenerezza tali da fargli pensare che affettivamente avesse ragione.
-Torniamo dentro? Sto morendo congelata.
Il ragazzo scosse il capo.
-Dipenderà dal fatto che sei uscita fuori tutta sudata senza cappello?
-Spiritoso...


Finalmente sono riuscita ad aggiornare dopo 10 giorni (vi avevo avvertito che ero impegnata :P).
Piano fallito... ma allora cosa succederà fra Neji e Tenten? E quel è l'accaduto che tanto tormenta la nostra eroina?
(mi sembro la voce fuoricampo delle fiction televisive xD).

Sophie1995: Penso che tutte vorrebbero stare al posto di Tenten... ;)

Shannattebayo18: Il NejiTen è tra noi!! E se andrà tutto secondo i miei piani lo sarà sempre di più :)

Baci,
V@le

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Capitolo 9
*** Onestà ***


ONESTA'


Sai osservava curioso il gruppo che sedeva con lui al tavolo del locale.
Certo, non era totalmente privo di empatia come il suo personaggio della serie, ma aveva sempre avuto qualche difficoltà a comprendere le dinamiche tra persone che conosceva da così poco.
Per questo chiedeva sempre conferme di ciò che pensava a Shino.
-Quindi, se ho ben capito...- si concesse un paio di secondi per formulare al meglio la frase -...Ino e Shikamaru si piacciono, ma ancora non si sono dichiarati... mentre che Shikamaru abbia qualcosa a che fare con Temari è solo una voce che gira da un po'.
-Sì, diciamo che è così.
-Mmm- Sai aveva l'aria di essere abbastanza soddisfatto della sua conclusione -invece Tenten? Ancora non sono riuscito a inquadrarla... chi piace a lei? Sembra essere così legata a più di un ragazzo, compreso te.
Shino sospirò discretamente. Quel tipo sembrava essere più pettegolo di una ragazza.
-E' una ragazza fantastica ed è sempre stata molto affettuosa con le persone a cui tiene, che siano maschi o femmine.
L'altro osservò il suo viso concentrato.
-Sembra che lei ti piaccia- concluse semplicemente, senza alcun segno di malizia. Era una semplice constatazione.
L'Aburame rimase un attimo interdetto, ma si riprese in poco tempo.
-Ammetto che una volta ho pensato a lei in senso romantico, ma di fronte all'evidenza dei suoi sentimenti sono rientrato nelle mie precedenti aspettative.
-Dei suoi sentimenti? Quindi a lei piace qualcuno!
-Oh sì, e da parecchio anche.
Sai assunse un'aria pensierosa, per poi avere una sorta di illuminazione.
-E' Kankuro, giusto?
Shino rischiò di cadere dal divanetto.
-Come scusa? Cosa te lo fa pensare?
-Si sono salutati così calorosamente oggi... adesso mi sembra più che ovvio!
-Oh, per favore, basta con queste considerazioni blasfeme!- esclamò Ino che aveva inteso l'ultima parte del discorso -E' una cosa che non sta né in cielo né in terra!
-Perché?- chiese Sai con reale interesse.
-Kankuro le sbava dietro da quando è cominciato lo Shippuden e questo lo sanno tutti, ma lei si merita di meglio e sta puntando al meglio.
-Cioé?
-Oh santi numi... Neji! Non è ovvio?
-E a lui piace lei?
La ragazza esitò.
-Beh... questo non è ancora una certezza...
-Non lo è affatto- precisò Shino.
-Ma è sicuramente l'unica ragazza con cui ha un rapporto, di qualunque genere esso sia, esclusa sua sorella ovviamente.
-...quindi...- Sai si sentiva abbastanza confuso, ma azzardò un'altra considerazione -è tipo un triangolo amoroso?
-Assolutamente no! Kankuro non ha alcuna speranza con lei e sinceramente non credo che abbia intenzioni propriamente caste e pure. E poi somiglia troppo al suo ex... soffrirebbe e basta.
Il ragazzo osservò l'oggetto della discussione, che rideva con Hinata e Kiba e riceveva qualche occhiata sfuggente da Kankuro.
Troppe informazioni per una serata, decisamente.

Ultimo giro di ricognizione notturno.
Neji era abbastanza stupito che la casa non avesse subito il minimo danno con certa gente come ospiti.
Aprì appena la porta che dava sul salotto: il fuoco si stava per spegnere e due ombre occupavano il divano lì davanti.
Riconobbe le voci di Ino e Shikamaru.
Strano, non si stavano lanciando frecciatine come al solito: chiacchieravano amabilmente, e ridevano.
Si lasciò scappare un mezzo sorriso. Effettivamente aveva pensato, per un po', che quella di Tenten fosse stata un sorta di sottile vendetta; ma vedendoli così, le diede pienamente ragione: non stavano poi così male insieme.
Chiuse silenziosamente la porta e, richiamato da un rumore proveniente dalla cucina, vi si diresse spedito.
-Non ci posso credere...
Tenten si voltò verso di lui.
-Stai davvero pulendo tutto?
-Non possiamo mica lasciare questo posto come un porcile- rispose sorridendo e continuando a strofinare sul piano cottura.
-L'impresa di pulizie arriverà domani pomeriggio, Hinata ve l'aveva detto.
-Che c'entra... almeno un po' d'ordine ci vuole. E poi mettere a posto dopo una serata piacevole mi rilassa.
Il ragazzo sospirò. Era talmente strana.
-Che ne dici di un té?
L'altra storse un attimo la bocca, risultando ai suoi occhi buffa; sembrava riflettere sulla proposta.
-E se fosse una cioccolata calda?

Dalle tazze sul tavolo salivano due sottili linee di vapore, che in qualche modo ben si addicevano al silenzio che era calato.
Neji gettò ancora uno sguardo al viso della ragazza. Sembrava combattuta su una qualche questione.
Non dovette aspettare molto perché il dubbio si risolvesse da sé.
-Neji...
-Sì?
-Lo sai che per me sei una persona importante, vero?
Lui chiuse gli occhi nell'annuire.
-Mi sei stato molto d'aiuto in quest'ultimo periodo e mi hai dimostrato che ti fidi di me. E... è il momento che io ricambi il favore.
Lo Hyuga aprì leggermente la bocca per lo stupore, ma poi si concentrò per concerderle la massima attenzione possibile. Finalmente avrebbe saputo la verità.
Tenten fece un grande sospiro, poi cominciò.
-Penso che tu una volta abbia incontrato il mio ex, quando era ancora poco che ci eravamo messi insieme. Sono stata con lui poco più di un anno, durante il periodo in cui ero tornata dai miei genitori dopo la prima serie. Ero... credevo di essere innamorata di lui, che fosse il ragazzo della mia vita- un sorriso lievemente amaro le comparve sul volto -e all'inzio sembrava davvero tutto rose e fiori: romanticismo, promesse di amore eterno... le classiche cose da primo amore. Poi, dopo tre mesi- sospirò ancora -ho scoperto che faceva uso di eroina.
Neji trattenne il respiro, ma lei non se ne accorse.
-Non mi arrabbiai con lui, affatto. Anzi, nella mia immensa immaturità e stupidità, ero convinta che avrei potuto salvarlo, che la nostra relazione l'avrebbe allontanato da quello schifo. Ma, come puoi immaginare, non fu così. Continuò, diventando sempre più dipendente da quella robaccia, e se provavo a dirgli qualcosa, mi accusava di non essere una buona fidanzata, che era anche colpa mia se per scrollarsi di dosso il nervosismo e i problemi tra noi si bucava. E io... gli credevo.
-Però... alla fine hai trovato la forza di lasciarlo.
Il sorriso amaro si allargò.
-Mi ha lasciata lui. Ed è stata una gran batosta. Mi ero talmente annullata in lui, credevo talmente tanto in quello che c'era tra noi che il fatto di averlo perso mi ha fatto sprofondare in un baratro- un terzo sospiro, il più lungo, il più faticoso -sono caduta in depressione- un lungo, teso silenzio -fortunatamente mia madre si era resa conto che la cosa andava oltre la semplice delusione amorosa e, con mio fratello, mi ha accompagnato da uno psichiatra. Ho iniziato una terapia farmacologica e ho cominciato ad andare da uno psicoterapeuta. Quando sono tornata a Tokyo, sono passata ad altri due professionisti e ho continuato a... a curarmi.
Il ragazzo aveva gli occhi spalancati e il pugno sotto al tavolo talmente stretto da aver fatto sbiancare le nocche.
-Ma ora sto meglio. Ho smesso da un po' con gli psicofarmaci e la psicoterapeuta che mi segue ora dice che sto facendo passi da gigante. Credo che presto starò bene.
Neji Hyuga, l'impassibile, posato e fermo Neji Hyuga non sapeva cosa dire. Non avrebbe mai pensato che le sarebbe potuto capitare qualcosa di così doloroso... non a lei, la ragazza che non aveva mai fatto male ad una mosca e che cercava di farsi sempre in quattro per gli altri.
-Che storia tragica, eh?- anche dopo un racconto del genere, cercava di sdrammatizzare -Scusami se non te l'ho detto prima d'ora, ma mi vergognavo. Cadere in depressione perché lasciata dal proprio ragazzo... il classico cliché da film... Neanche io ho mai sentito una causa più stupida di questa...
-Non lo dire neanche per scherzo.
Tenten si stupì di quella risposta secca.
-Quello che quel... che il tuo ex ti ha fatto... è imperdonabile. Non riesco a capacitarmi che sei riuscita a tenerlo nascosto a tutti per tanto tempo. Devi aver sofferto molto.
-Sì, è così. Ma ho la grande fortuna di essere circondata da persone talmente fantastiche da ricordarmi che la vita è bella.
Eccolo, uno dei suoi sorrisi più meravigliosi. C'era qualche tratto di malinconia, che però rimaneva in ombra rispetto alla luce che aveva negli occhi.
-E tu sei una di quelle persone, Neji.
Dopo qualche secondo, il ragazzo si alzò e, avvicinatosi a lei, le posò una mano sulla spalla.
-Ti ringrazio di essere stata onesta con me. Per qualunque cosa, Ten, potrai considerarmi il tuo amico più fidato.
Il tutto durò un lampo.
La sedia era scivolava via di botto e lo Hyuga si era ritrovato stretto in una delicata morsa.
Era un'abbraccio di gratitudine, di fiducia, di affetto. E ricambiarlo si rivelò più facile di quanto pensasse.
-So che non è il tuo genere di cose... ma io faccio così con le persone a cui tengo.
Neji sorrise contro i suoi capelli.
-Quello che mi preoccupa è che tu sai benissimo che è una cosa che permetterò di fare solo a te.
La ragazza sentiva il viso andarle a fuoco e il cuore battere all'impazzata. Quella era una conferma: pur avendo sempre pensato a lui in modo romantico, molte volte si era chiesta se fosse diventata un'abitudine, più che un sentimento vero e proprio... ma non era così.
Lì, stretta a lui, si stava rendendo conto di esserne veramente innamorata.
L'abbraccio si sciolse piano piano e lei sorrise serena.
-E' ora di andare a letto. Buonanotte... e grazie.
Lo Hyuga rispose e la guardò uscire dalla stanza, non sapendo bene cosa fosse quella strana sensazione allo stomaco.



Ed ecco finalmente svelato il mistero sul passato di Tenten... che tristezza eh? Quando mi ci metto so essere davvero tragica.

Shannattebayo18: Sei rimasta solo tu! Di già! Ma non fa niente... pochi (o unica in questi casi) ma buoni... Beh io non la considero proprio una vendetta: al contrario di Ino Ten ha solo detto due parole a Shikamaru e soprattutto non ha messo i due in pericolo di vita per lo meno xD e comunque ricordiamoci che né Ten né gli altri sanno che tipo di sentimenti prova Neji, mentre per Shika e Ino è molto chiaro per tutti (vedi chiacchierata tra Ten e Asuma in macchina). Il NejiTen regna!!

Un bacio e a presto,
V@le

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Capitolo 10
*** Ritorno ***


RITORNO


La porta d'ingresso della baita venne chiusa con un colpo secco e serrata. I bagagli erano quasi tutti già caricati per la partenza e i ragazzi stavano prendendo posto per il viaggio di ritorno.
-Tenten, qui c'è ancora un posto- Temari si sporse appena per cercarla con lo sguardo.
-Grazie Tem, ma devo finire di caricare i bagagli. Voi partite, c'è posto anche qui.
-Ok- la ragazza si risistemò sul sedile con un sorrisetto ironico e si girò appena verso Kankuro che stava dietro di lei -spiacente, ti è andata male.
Il ragazzo sbuffò, guardando di traverso lo Hyuga che aiutava Tenten a sistemare le ultime cose nel bagagliaio.

Ino si riprese dallo stato di sonnolenza in cui era caduta grazie al moto regolare del pulmino stiracchiandosi appena, ma si bloccò non sentendosi del tutto libera nei movimenti.
Allora si accorse che era appoggiata alla spalla di qualcuno, il cui braccio era posato sul profilo del suo posto e sembrava sul punto di cadere sulla sua schiena.
Si voltò appena e vide che quel qualcuno era Shikamaru.
Il viso le prese fuoco, anche se tirò un piccolo sospiro di sollievo quando si rese conto che aveva gli occhi chiusi.
Sorrise e si riappoggiò piano, in modo da non svegliarlo, non potendo vedere che le gote dell'altro si erano appena tinte di rosso.
Tenten rise silenziosamente, godendosi quel poco che vedeva dal posto davanti a loro.
-A quanto pare sei riuscita nel tuo intento- le sussurrò Neji dal posto accanto.
-Diciamo piuttosto che era inevitabile- rispose lei con un largo sorriso.
-Ci voleva questo ritiro, eh?- Kiba si stiracchiò per poi circondare nuovamente le spalle di Hinata con un braccio e attirarla a sé -Che peccato che sia già finito.
-Già... sono stata benissimo- annuì sconsolata Tenten -e non capita più così spesso di stare tutti insieme.
-Beh, da un certo punto di vista non è proprio un male- azzardò con finta noncuranza Lee.
-Che vuoi dire?
-Kankuro ci sta provando con te, tra l'altro abbastanza spudoratamente direi. Se ne sono accorti tutti.
-Ma andiamo, che dici... è solo un tipo molto estroverso.
-Beh, allora è così estroverso solo con te- fece Kiba.
La ragazza chiamata in causa sbuffò.
-E va bene, anche fosse? Non posso mica non rivolgergli più la parola solo per questo.
-Sì, ma...- Hinata esitò per un attimo -lo sappiamo che tu tendi ad essere molto affettuosa con gli amici, però lui potrebbe... come dire... fraintendere le tue attenzioni.
-Ehi ragazzi, mica ci siamo saltati addosso! Se lui mi dovesse dire esplicitamente che gli piaccio, allora gli spiegherò con tutto il tatto e la calma del mondo che non sono interessata. Finché il problema non si presenta perché arrovellarsi per niente?
-Sei sempre così diplomatica...- disse Lee con tono deluso risistemandosi sul suo sedile.
-E me ne vanto, carissimo!- esclamò lei sorridente mentre riprendeva a osservare il panormana oltre il finestrino.
Neji la fissò per qualche secondo. Non sapeva perché, ma si sentiva in qualche modo sollevato: Kankuro non era adatto a lei e, con quello che aveva passato, avrebbe potuto riaprire delle ferite non ancora del tutto rimarginate...
Per quanto lei potesse apparire risoluta, non si sentiva del tutto tranquillo.
Non avrebbe permesso a nessuno di farla soffrire di nuovo così tanto.

Tornare alla quotidianità si era rivelato parecchio difficile. Contando poi che nella serie il suo personaggio non sarebbe comparso per ben più del mese che doveva essere all'inizio, Tenten si ritrovava spesso a sbuffare sconsolata.
Si portò alle labbra la cannuccia della sua bibita, lanciando uno sguardo furtivo a Neji che era appena entrato nella caffetteria.
Non faceva che pensare a quell'ora in cui erano rimasti chiusi in cabina e alla sua confessione dell'ultima sera. Lo aveva sentito così vicino in quei momenti, ma non riusciva a capire il motivo per cui le aveva concesso tanta confidenza. E, tra tutte le ipotesi che le venivano in mente, che potesse provare qualcosa per lei non riusciva proprio a risultarle credibile.
-Ciao ragazzi- lo Hyuga si sedette proprio di fronte a lei e la guardò per un secondo negli occhi, facendola innervosire.
-Ehi Neji, è vero che hanno stabilito la data della festa di fine stagione?- chiese Lee avvicinandosi.
-Sì, è così. Sarà tra due sabati.
Gli occhi delle ragazze si illuminarono.
-Finalmente! Danze, bei vestiti...- fantasticò subito Ino.
-E soprattutto sentiremo Ten cantare!
A quest'ultima, che fino ad allora aveva seguito solo in parte la conversazione, andò la bibita di traverso e cominciò a tossire.
-Ehi...- fece poi quando riprese a respirare regolarmente -perché per voi è così scontato che canterò alla festa? E poi cos'è tutto questo entusiasmo?
-L'hai sempre fatto, è una specie di tradizione- si giustificò Sakura -ed è da un secolo che vogliamo vedere cosa fate tu e Neji a questo fantomatico Progetto Canto...
-Come se io e lui cantassimo veramente alla festa...- aspettò la conferma dell'altro, che però non arrivò.
Effettivamente il ragazzo non dava nessun segno di smentita.
-Neji...?
Prima di rispondere, l'altro si concesse un sospiro.
-Ebbene sì, mi hanno chiesto se io e te avremmo cantato alla festa e io ho accettato.
Tenten rimase per qualche secondo del tutto immobile, poi lasciò cadere la testa sul tavolo.
-Chiedermelo era così difficile?- borbottò, anche se la sentirono tutti.
-Avresti fatto mille storie, ho evitato di discutere per niente- affermò lo Hyuga semplicemente.
La ragazza sbuffò sonoramente.
-Le giornate dovranno magicamente essere composte da trentasei ore per riuscire a preparare tutto in tempo...
-Ehi, non dimentichi qualcosa?- trillò Ino -Devo aiutarvi a trovare vestiti e accessori vari, mi serve come minimo una giornata e mezzo con tutte voi!
Il modo in cui puntava il dito verso le ragazze presenti era alquanto inquietante.
-Mentre voi continuate a contare i minuti per la festa, io vado a prendere qualcos'altro da bere.
Lee fu bloccato da Tenten.
-No, dai ci vado io... ho bisogno di riflettere un attimo.
Dopo aver chiesto chi voleva cosa, si diresse spedita verso il bancone.
-Perché ho l'impressione che questa cosa della festa potrebbe stressarla?- si disse Shino ad alta voce.
-Perché lei è una perfezionista e questa cosa la stresserà- rispose Hinata dopo un sospiro.
Neji si alzò e senza proferir parola si fece strada tra i tavoli per arrivare anche lui al bancone.

-Cos'è che ti preoccupa?- si sentì dire Tenten dopo aver ordinato.
Stava per rispondere con una battuta, ma si ricordò con chi aveva a che fare e rinunciò.
-Non sono così strabiliante come tutti credono... sono stufa che tutti mi pensino perfetta.
-Hai paura di deludere le loro aspettative?
-Chi non l'avrebbe con delle aspettative così alte?
-Sei brava, Ten.
La ragazza si voltò di scatto verso di lui. L'aveva detto come se fosse stata la cosa più scontata del mondo.
-Hai talento, ci metti l'anima. Che problemi dovresti avere?
Non poteva credere di essere già più tranquilla.
-Beh- fece dopo una pausa -se me lo dice un pignolo come te, dovrò crederci.

Hinata sorrise intenerita quando si rese conto che l'amica sembrava essersi calmata, ma saltò sul posto all'esclamazione di Ino col suo tono di voce eccessivamente alto:
-Quindi sono i ragazzi che devono invitare le ragazze alla festa?!
La giovane Hyuga si morse il labbro: pareva prospettarsi qualche problema.




Capitolo di passaggio... servono anche questi ogni tanto. Scusate il ritardo madornale... (maledetta università)
Si capisce che sono una mosca bianca? xD No?
Vedremo comunque alla festa che succederà... :3

Sophie1995: Fortuna Neji, eh? Già, una brutta storia... ma magari qualcosa la risolleverà un po' ;)

Shannattebayo18: Anche lui ogni tanto sa esserlo... mica è un robot, dopotutto u.u Il bello arriverà di nuovo, credimi!

Dryas: Che piacere leggere una tua recensione! Sono contenta che ti piaccia la cartterizzazione di Neji... e che ti incuriosisca la fic. Spero di risultare all'altezza delle tue aspettative!

Al prossimo capitolo.
Baci, V@le

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Capitolo 11
*** Il dilemma dell'accompagnatore ***


IL DILEMMA DELL'ACCOMPAGNATORE


-Due caffé da portar via, per favore.
Tenten storse il naso quando vide Shino tirar fuori il portafoglio e spingerla indietro con una mano.
-Non ci pensare neanche.
-Tanto pago io comunque- disse lui con un sorriso beffardo mentre passava la banconota al ragazzo dietro il bancone.
Lei sbuffò, ma prese il caffé e uscì sorridendo discretamente.
Camminarono in silenzio finché non raggiunsero il parco e non trovarono una panchina su cui sedersi.
-Ancora non ci credo che stai saltando le prove con Neji... e soprattutto che lui te l'abbia lasciato fare.
-Mica è mio padre, posso fare qualcosa anche senza il suo consenso. E poi sto andando fuori di testa con tutto quello che c'è da preparare... mi serviva proprio un bel caffé con te. Mi rilassa.
Shino rise compostamente.
-Sei l'unica persona al mondo che riesce a rilassarsi col caffé!
Rise anche lei, mentre alzava le gambe e le appoggiava su quelle dell'amico.
-Per quanto riguarda l'accompagnatore invece? Ricevuta qualche proposta?
-No... e non credo che ne riceverò.
-E lo sai perché?
Tenten presagiva già dove volesse andare a parare, ma fece la finta tonta comunque.
-Perché sono convinti che alla fine te lo chiederà Neji.
-E chi glielo spiega che non sarà così?
L'Aburame finì il caffé e buttò il bicchiere con un lancio.
-In effetti anch'io ho i miei dubbi. E' parecchio indecifrabile quel tipo su questo frangente.
-Tu invece? Invitata qualche bella ragazza?
-Sono tutte impegnate o quasi- disse velocemente, cercando di troncare il discorso.
-Dai, non può essere che un ragazzo come te non trovi un'accompagnatrice.
L'altro sembrò esitare qualche secondo prima di parlare.
-Se Neji non vantasse su di te il diritto di priorità te l'avrei chiesto volentieri.
Calò il silenzio.
Tenten, dopo un momento di stupore, piegò le labbra in un sorriso di tenerezza.
-Shino...
-Mmh?
-Io lo sapevo.
-Che vuoi dire?
-Poco dopo che abbiamo iniziato le riprese dello Shippuden. Me ne ne sono accorta che provavi qualcosa per me.
Shino ringraziò di aver preso l'abitudine di portare gli occhiali da sole quasi sempre come il suo personaggio.
-Mi dispiace di non averti detto niente- continuò lei -ma stavo uscendo da un brutto periodo... e ti volevo troppo bene per prenderti in giro. Come te ne voglio ora. E sappi che, se non mi fossi mai innamorata di Neji, sarei stata orgogliosa di essere la tua ragazza.
Lui finalmente la guardò e, alla vista del suo viso così dolce e carico di affetto, non poté fare a meno di sorridere.
-L'ho sempre saputo che sei innamorata di lui. Da quando lo hai conosciuto non hai più visto nessun altro.
-Ti dimentichi che ho avuto un ragazzo, e per parecchio tempo anche. Certo era un bastardo, ma ero comunque convinta di amarlo.
-Appunto, eri convinta. Sappiamo bene tutti e due perché hai deciso di metterti con lui anche se eri comunque innamorata di Neji.
La ragazza lo squadrò con uno sguardo interrogativo.
-Vederlo con quella ragazza ti aveva sconvolto non poco.
Il fatto che si fosse morsa istintivamente il labbro confermava che sapesse bene di cosa stava parlando: incredibilmente, però, si era scordata del tutto di quell'episodio fino ad allora, e glielo disse.
-Davvero non te ne ricordavi?
-No... l'avevo completamente rimosso.
Shino fu colto da un moto di tenerezza e le accarezzò i capelli.
-Scusa. Non ci pensare: ora tu non hai più quello stronzo intorno e Neji è libero come l'aria. C'è ancora una speranza.
L'altra lo guardò indecifrabile per qualche secondo, poi sorrise e gli schioccò un bacio sulla guancia abbracciandolo.
-Come farei senza di te...
-Non farmi rispondere- scherzò lui.
-Promettimi che se a ventisette anni siamo ancora liberi ci sposiamo io e te!
L'Aburame rimase un po' interdetto, ma riuscì a riprendersi abbastanza velocemente.
-Ma come, pensavo che la sua riserva fosse Kankuro!
-E finitevela tutti quanti! Tutte queste storie perché due anni fa ci siamo baciati...
-Ma allora era vero!
-Era la prima volta che bevevo saké... mi sono bastati due bicchieri per ritrovarmi ubriaca e non capirci più niente! Non l'hai mai fatta una stupidaggine tu?
Continuavano entrambi a ridere, senza rendersi conto che qualcuno da lontano li stava osservando.
Calmatisi tutti e due, Tenten fece un piccolo sospiro.
-Comunque io ero seria- disse lentamente -se quello che spero non succederà mai, e credo proprio che sarà così, sei tu l'unica persona con cui starei veramente bene.
Shino sembrò ponderare la cosa seriamente, per poi alzare la mano destra col mignolo teso.
-Ci sto.
-Andata!- esclamò lei suggellando il patto.
-Ciao ragazzi.
Neji si fermò davanti a loro con le mani in tasca e la sua solita aria indifferente.
-Ehilà.
-Non ci posso credere- fece la ragazza con tono scherzoso -proviamo quasi dalla mattina alla sera da dieci giorni e ti incontro anche nel mio giorno libero.
-Sarà un segno che non dovevamo fermarci affatto- rispose lo Hyuga, che sembrava quasi divertito di poter rispondere alle sue battute anche quel pomeriggio.
-O, in generale, il destino.
La battuta di Shino fece calare un silenzio quasi imbarazzante, con sua grande soddisfazione.

Tenten sentì suonare il campanello dalla sua stanza, ma non se ne curò molto. Asuma si faceva vivo a qualsiasi ora del giorno e, qualche volta, anche della notte. Per cui si stupì non poco quando sentì Kurenai gridare:
-Ten, è per te!
Lo stupore crebbe quando sulla soglia trovò Kankuro.
-Ciao- salutò titubante.
-Salve.
-Come mai da queste parti?
-Avrei bisogno di parlarti.
La ragazza guardò d'istinto Kurenai, che le schioccò un'occhiata piena di sottintesi.
-Su, andiamo a fare una passeggiata- disse prendendo cappotto e cappello.

Per quei dieci minuti il ragazzo aveva chiacchierato tranquillamente e Tenten si era tolta dalla testa le paranoie iniziali.
-Vuoi mangiare qualcosa?- le chiese indicando il bar davanti a cui stavano passando.
-No, grazie, a pranzo mi sono strafogata... non riuscirei a mandar giù nemmeno una caramella.
Kankuro rise di gusto.
-E' così divertente stare in tua compagnia.
La risposta fu un tranquillo sorriso.
-A proposito, ti volevo chiedere una cosa.
Accidenti.
-Ho saputo che ancora non hai un accompagnatore per la festa.
Doppio accidenti.
-Ti va di venirci con me?
Tenten concentrò tutta la sua energia nel tentare di rimanere impassibile.
-Beh, Kankuro, è un po' una sorpresa- bugia -ti ringrazio molto per il pensiero, ma non ho intenzione di andare alla festa con qualcuno.
Non notò il velo di delusione sul viso dell'altro, occupata a ringraziare il cielo di aver trovato una risposta così diplomatica.
-Le esibizioni durante la serata mi terranno molto occupata e non mi piace trascurare le persone con cui esco.
Si era resa conto di aver lasciato uno spiraglio, ma lei e i rifiuti netti erano due rette parallele.
-Capisco. Ma...-
-Ma?
-Mi concederai comunque un ballo?
La ragazza ebbe l'istinto di scuotere la testa, ma si trattenne. Non voleva proprio demordere.
-Questo penso di poterlo fare.
-Bene. Dai, ti riaccompagno a casa.

Neji stava concentrando tutta la sua attenzione su di lei, che non poteva però accorgersene, presa com'era a cantare.
Tenten aveva sempre avuto una voce bella e un'estensione incredibile, ma erano bastati non molti mesi per cancellare sbavature e altri impercettibili errori che solo lui e il suo orecchio assoluto potevano individuare. Certo, poteva ancora essere perfezionata, ma avrebbero avuto tempo per quello.
Ciò che però lo stupiva ogni volta era il trasporto con cui cantava. Solo i bravi cantanti potevano permettersi di non pensare alla corretta posizione di corpo e testa per concentrarsi sull'interpretazione, ma quella ragazza non aveva bisogno neanche di quello: si fondeva con la musica ed entrava senza sforzo nelle parole.
Era straordinariamente naturale.
-Ehi, ci sei?
Preso dalle sue riflessioni, non si era reso conto che il brano era finito.
-Scusa, ero sovrappensiero.
-Quindi come è andata?
-Bene.
Tenten sbuffò e cominciò a mettere a posto gli spartiti.
-Non ti sbilanci mai, eh?
-Mai. Piuttosto, come mai hai ritardato oggi?
-Kankuro si è presentato a sorpresa da me per parlarmi.
Lo Hyuga sembrò congelarsi per un secondo, ma lei non se ne accorse.
-Parlarti di cosa?
-Mi ha chiesto di andare alla festa con lui.
-E tu hai rifiutato, giusto?
La ragazza ebbe l'impressione che avesse usato un tono troppo brusco, ma non gli diede molto peso.
-Sì.
-Bene. Avresti troppe distrazioni, la performance ne risentirebbe.
-Lo so, me lo hai già detto. E avrei rifiutato anche se tu non me lo avessi ordinato.
-Io non ti ho ordinato proprio niente.
-Era per dire.
-E perché avresti rifiutato lo stesso?
Ci fu una pausa di silenzio prima che Tenten rispondesse.
-Perché quando speri che sia una persona in particolare a chiedertelo, si spera fino all'ultimo.



Eccoci qua... ci avviciniamo alla festa e saltano fuori i primi impicci.
Chi sarà mai quel qualcuno che spiava Shino e Ten da lontano? Vorrei proprio sapere le vostre ipotesi.

Dryas: Non sai quanta carica mi dai con le tue recensioni... hai saputo apprezzare i piccoli accorgimenti di quello che in generale era più un capitolo di passaggio :). Per i capelli di Neji tranquilla, credo che terrò buona la descrizione iniziale (non mi piace essere troppo precisa, anche voi avete il diritto di spaziare un po' con la fantasia). Che mi dici, chi può essere lo spione misterioso? Grazie per i complimenti, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo.

Shannattebayo18: Ma infatti, sto Kankuro che vuole?! xD NejiTenLee per me è un po' inconcepibile... ma a ognuno il suo! Chi è lo spione? Fammi sapere la tua idea! Ciao cara!

Al prossimo capitolo.
Baci, V@le

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Capitolo 12
*** Quei tre minuti (o poco più) ***


QUEI TRE MINUTI (O POCO PIU')

-Te l'avevo detto che ce l'avremmo fatta!
-Sì, è vero.
-Mai mettere in dubbio le mie competenze in materia, cara!
-Sì, sì, ricevuto, Ino.
Tenten scosse il capo sorridendo. Non ci si poteva mettere contro la sua amica quando si trattava di shopping: aveva detto che avrebbe trovato un vestito per la festa per lei e, per quanto incredibilmente difficili fossero i suoi gusti, ci era riuscita.
-Però adesso ci fermiamo da qualche parte a mangiare... andare per negozi con te è sfiancante.
-Primo: sei tu che sei difficile in fatto di vestiti- cinguettò la bionda facendo dondolare le enormi buste che teneva in mano -secondo: non se ne parla. Domani sera è la gran sera, mangiare fuori pasto è proibito.
-Almeno qualcosa da bere?
-Concesso, ma niente di eccessivamente calorico o gassato.
-Pallosa...- sbuffò, dirigendosi a passo spedito verso il bar del centro commerciale -toh, guarda chi c'è?
Seduti a uno dei tavolini fuori dal locale, trovarono Shikamaru e Choji, l'uno tranquillamente sbracato sulla sedia e l'altro a riempirsi la bocca della massima quantità di gelato possibile.
-Ehilà, ragazzi!- salutò Ino sedendosi senza tanti complimenti con loro.
-Ciao- salutarono entrambi, seppur con diverso entusiasmo.
Tenten si accomodò più compostamente, cercando di non pensare a quanta voglia di gelato avesse.
-Ti ha trascinato per negozi?- chiese svogliatamente Nara con un velo d'ironia.
-E' stata un'impresa... e neanche vuole che mangi qualcosa. E' una dittatrice quando ci si mette.
-Ehi, io sono qui!
-Sì, Ino, lo so... e sai che ti dico? Che il gelato me lo prendo lo stesso, sennò rischio di svenire per strada- fece alzandosi, ignorando le proteste dell'altra.
-Aspettami, Ten, ne prendo un altro!- la seguì Choji con la coppa vuota in mano.
La Yakamana, dopo un attimo di stupore sospirò.
-Razza di ingrata- soffiò con tono ironico.
-Che pretendi- Shikamaru assunse una posizione più composta -non tutti possono riuscire a starti dietro.
-Eh già- annuì la ragazza sorridendo divertita.
In quel momento il ragazzo non poté fare a meno di pensare che avesse un sorriso bellissimo.
-Allora, Shika...tu chi porti di bello alla festa?
-Nessuno per il momento. Tu?
-Neanche.
Il Nara alzò un sopracciglio dubbioso.
-E quanti minuti mancherebbero alla fine del mondo?
-Scemo!- esclamò lei dandogli un pugno sulla spalla non esattamente leggero -come dici tu- si ricompose poi -non è facile trovare qualcuno che mi sta dietro. Gli unici che mi vengono in mente ora come ora siete tu e Cho.
-Vacci con lui.
-Ma dai, non scherzare: è come un fratello, come potrei. E poi metti che abbia adocchiato qualcuna? Non posso rovinargli la piazza.
-Allora vieni con me.
Ino aveva già aperto la bocca per rispondere, ma resasi conto di cosa aveva detto, la richiuse subito.
Shikamaru, dal canto suo, guardava insistentemente alla sua destra, come se il posacenere sul tavolo accanto fosse la cosa più interessante del mondo.
Il silenzio calato tra loro si faceva sempre più lungo e imbarazzante, quando la voce stranamente flebile e insicura della ragazza lo spezzò.
-Volentieri.

Tenten e Choji si batterono le mani in segno di vittoria e tornarono a guardare i due oltre la vetrina del locale.
-E' fatta!
-Finalmente... e fortuna che Ino dovrebbe essere quella esperta in faccende di cuore.
-Per se stessi si è sempre più ciechi che per gli altri. Ma questo è una gran passo- la ragazza sorrise intenerita -Asuma ne sarà felice.
-Speriamo solo che non sprechino la serata di domani.
-Ah, beh, a loro rischio e pericolo!

Tenten prese un grande respiro. E anche l'ultima prova è andata, pensò sistemando gli spartiti.
-Coreografie e altro?- chiese Neji, continuando l'inventario mentale per la sera dopo.
-Tutto a posto, grazie anche a Lee che mi ha dato una mano.
-Bene, direi che è tutto pronto- il ragazzo spense le ultime apparecchiature per poi fermarsi a riflettere un momento -tu come stai?
L'altra si stupì un po' per quella domanda.
-Bene... Voglio dire, sono un po' nervosa per domani, ma passerà anche questa.
-Andrà benissimo.
-Sei sempre così sicuro di tutto...
Neji incrociò le braccia la petto continuando ad osservarla.
-La terapia come sta andando?
-Sempre meglio. La mia psicoterapeuta ha detto che ho ritrovato quasi del tutto il mio equilibrio affettivo e la cosa mi tranquillizza non poco.
-Mi fa piacere.
Tenten gli sorrise e finì di sistemare le ultime cose in borsa
-Senti...- lo Hyuga sembrava un po' titubante -non vorrei che il mio consiglio di non andare con nessuno alla festa sia passato come se tu non dovessi divertirti.
-Perché dovrebbe?
-Potrei avertelo fatto concepire più come un lavoro che come un piacere.
-Non devi preoccuparti di questo, Neji- rispose lei tranquilla -non passeremo tutto il tempo a cantare. E... e anche se fosse, cantare con te è uno dei più grandi piaceri che posso provare.
Era troppo occupata a fissare il pavimento per accorgersi che il ragazzo la stava guardando stupito.
-Tenten, io...
Quel sussurro fu completamente surclassato dall'entrata rumorosa di Asuma nello studio.
-Buonasera, ragazzi! Come procedono queste prove?
-Tutto pronto!- rispose lei sorridente mentre si faceva abbracciare -Domani sera faremo scintille.
-Ci credo ciecamente. D'altronde non può essere altrimenti con la supervisione di Neji.
-Grazie, Asuma- e lo Hyuga stesso non sapeva se lo stesse dicendo per il complimento o per averlo fermato -come mai sei salito?
L'uomo arrossì appena e cominciò a grattarsi dietro la nuca.
-Avrei bisogno di un favore e Tenten mi ha detto che sei tu il più indicato per aiutarmi.
Neji scoccò uno sguardo interrogativo alla ragazza, che gliene restituì uno quasi supplicante.
-E' una cosa importante- spiegò -e solo tu puoi rendere tutto perfetto.

Da dietro il sottile sipario bianco proveniva un frastuono tremendo.
Con un sonoro sbuffo, Neji tornò a definire gli ultimi dettagli con la piccola orchestra che avrebbe accompagnato le esibizioni.
Trovava decisamente seccanti e irritanti quel tipo di occasioni sociali, così caotiche e affollate. Era quello il motivo per cui aveva accettato di cantare con Tenten: in qualche modo l'avrebbe tenuto distante dal caos lì fuori.
Aveva appena finito di controllare col tecnico l'impianto di microfoni e amplificatori, quando sentì un rumore regolare avvicinarsi frettolosamente.
-Sono arrivata! Ti prego, non dirmi che sono in ritardo, ho rischiato di litigare con Ino per metterle fretta e fare tutto in tempo!
Lo Hyuga si girò lentamente e dovette tendere i muscoli del viso per non rimanere a bocca aperta.
Davanti a lui c'era una ragazza con il fiato leggermente corto, avvolta in un semplice abito bianco fino alle ginocchia e una cintura color bronzo antico, che richiamava le scarpe con un modesto tacco. I capelli ondulati erano fermati da un lato e il viso truccato nella giusta misura.
Tenten si era trasformata. Non era mai sembrata così donna come in quel momento.
-Caspita- la sentì esclamare sorpresa -stai benissimo!
-Sì... cioè, grazie- si ricompose lui -devi cominciare a scaldarti.
-Ho già fatto tutti gli esercizi per la voce in macchina, mi manca solo un minimo di stretching per ballare e sono pronta. Sono stata brava, eh?
Il ragazzo non poté fare a meno di incantarsi di nuovo nel vederla così allegra e entusiasta. E quello che gli dava più fastidio era che non capiva perché.
-Bene. Tra dieci minuti cominciamo.

I primi furono pezzi solisti, applauditi fragorosamente dal pubblico, o pezzi corali in cui i cantati scendevano tra i tavoli e facevano ballare anche gli spettatori.
Poi venne il momento più atteso: il primo duetto della serata.
Tenten si posizionò in cima agli scalini che collegavano il palco alla platea e, nel buio, fece un profondo respiro.
Era giunto il momento che tanto aspettava: benché ci fossero decine e decine di persone, quel momento apparteneva solo a loro. Era molto più intimo di qualsiasi amicizia, più intimo di quell'ora rinchiusi nella cabina della funivia, più intimo della sua confessione in cucina a notte fonda. Era il momento in cui non avrebbe avuto affatto bisogno di recitare, perché le parole della canzone erano le sue. In quei tre minuti o poco più era libera di mostrarsi come era: innamorata, di Neji Hyuga. E nessuno avrebbe potuto dirle niente.
Il sorriso sul suo viso si allargò ancora quando il ragazzo dall'altra parte del grande salone cominciò a cantare illuminato dall'occhio di bue che lo seguiva, guardandola come aveva sempre sognato di essere guardata. E fu con una naturalezza disarmante, che per gli spettatori non era altro che eccezionale talento, che rispose tirando fuori la sua splendida voce.

I petti di entrambi si alzavano e abbassavano velocemente. Le fronti sudavano sotto i riflettori. Le mani tremavano in quella stretta delicata.
L'esibizione perfetta.
Neji non poteva essere più soddisfatto, eppure quando la musica sfumò lentamente notò qualcosa di strano nel viso di Tenten.
Era pallida. Troppo pallida. E i suoi occhi erano leggermente spalancati, come se le fosse mancato tutto ad un tratto il respiro.
Nei ringraziamenti al pubblico sembrò riacquistare la sua sicurezza e allegria, ma ormai sapeva bene che era la momentanea facciata della dissimulazione.
Fece un cenno a Shino, che da dietro le quinte si precipitò alla tastiera e si accordò con i musicisti per quello che sarebbe stato un pezzo improvvisato al momento.
Trascinò la ragazza fuori scena e la afferrò per le spalle.
-Tenten? Che c'è, che succede?- sussurrò con tono quasi spaventato.
Rabbrividì quando la vide alzare lo sguardo vacuo e terrorizzato.
-Lui è qui...
-Chi? Chi è qui?
La ragazza deglutì sonoramente, cominciando a tremare nella stretta dello Hyuga.
-Katashi.
-Kat... ma lui...
-Il mio ex. Katashi è qui.


Scusatemi ma vado di fretta, risponderò alle recensioni direttamente sotto nei prossimi giorni.
Per il duetto metteteci quello che più vi piace per Neji e Ten, io sinceramente pensavo a "We've got tonite" che hanno rifatto su Glee (4x14).
Spero che questo capitolo bello lunghetto vi soddisfi!

Baci, V@le


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Capitolo 13
*** Carnet delle promesse ***


CARNET DELLE PROMESSE
                                                                                               


La ragazza deglutì sonoramente, cominciando a tremare nella stretta dello Hyuga.
-Katashi.
-Kat... ma lui...
-Il mio ex. Katashi è qui.
Il ragazzo per qualche secondo rimase immobile; poi mollò la presa.
-Vai subito nel camerino.
-N..nel camerino? Per..
-Vai e basta- sbottò gelido.
Tenten sussultò, per poi obbedire.

Shino spalancò la porta, trovando l'amica appoggiata ad una parete con la testa bassa e lo sguardo vacuo.
-Ten!- si precipitò ad abbracciarla.
-Shino...- sussurrò lei, ricambiando la stretta più forte che poté.
-Neji mi ha detto tutto... come ti senti?
Sentì solo qualche suono sconnesso. Non riusciva neanche a parlare.
-Non ti preoccupare- continuò allora lui -Neji ha chiamato Hinata: io, lei e Kiba terremo occupata la scena finché sarà necessario.
-Grazie- riuscì solo a dire lei, principalmente concentrata nel trattenere le lacrime.
Il rumore di  passi che si avvicinavano li fecero separare.
-Torna dietro le quinte, per favore- disse lo Hyuga con tono piatto al ragazzo.
-Va bene. Mi raccomando.
L'Aburame le accarezzò una guancia, per poi congedarsi e permettere all'altro di chiudere la porta del camerino.
-Siediti.
La ragazza obbedì, tesa come non mai. Lui si sedette di fronte a lei.
-Abbiamo un quarto d'ora. Devi calmarti, Tenten.
-Come faccio a calmarmi?! Quello mi ha rovinato la vita...
-Appartiene al passato, lo hai superato.
-Credevo di averlo superato... finché non l'ho visto lì seduto, a guardarmi come se potesse ancora farmi fare tutto quello che vuole... mesi e mesi di terapia e di sofferenza buttati al vento...
-No, non è così. Non puoi essere così debole da farti condizionare dal semplice fatto che lui è presente, devi affrontare la cosa a testa alta.
-La fai facile tu.
-E' facile: ti calmi e ritorni sul palco, comportandoti come se lui non avesse alcun potere su di te.
-Ma come posso farcela!?- urlò Tenten sull'orlo del pianto -Come posso cantare sapendo che non posso sfuggirgli?!
-Non è con lui che devi cantare!
La ragazza sbarrò gli occhi confusa. Aveva forse sentito Neji gridare?
-Devi cantare con me- fece ridimensionando il proprio tono di voce, per poi prenderle una mano -è me che dovrai guardare, è con me che dovrai comunicare, con me e nessun altro. E non permetterò a un qualunque bastardo tossico di entrare nel mio spazio.
Tenten rimaneva ancora in silenzio, ma non più per la paura: non lo aveva mai sentito parlare in quel modo, e sicuramente non a lei.
-Come tutte quelle persone che stanno alla festa e ti vogliono bene non permetteranno che lui possa farti alcunché. Lo spettacolo deve continuare.
Dopo qualche momento, arrivò la risposta.
-Va bene.

Ci era riuscita. Aveva cantato ogni duetto nella scaletta con Neji ed era riuscita a dimenticarsi, almeno durante la performance, che Katashi era in quella sala.
Non solo si era immersa di nuovo nell'atmosfera che caratterizzava quei momenti, ma si era lasciata andare ancora di più a causa di quello che era successo nel camerino.
Neji aveva perso il suo proverbiale autocontrollo per lei: aveva urlato. Non l'aveva mai sentito urlare prima d'ora, pur conoscendolo ormai da qualche anno. Le aveva preso la mano, facendole percepire tutto il sostegno di cui poteva avere bisogno. Tutto questo, come se avesse voluto proteggerla a tutti i costi.
Non era riuscita a pensare a nient'altro mentre cantava guardandolo negli occhi: aveva fatto timidamente capolino la speranza che lui potesse davvero provare qualcosa.
Ma in quel momento, inchinandosi agli applausi, era ritornata coi piedi per terra.
Per Neji quel tipo d'esibizione era qualcosa che doveva arrivare alla perfezione, senza se e senza ma, e tutto ciò che le aveva detto era scaturito dalla preoccupazione che non andasse come previsto.
Per questo, quando finalmente furono di nuovo dietro le quinte, lo trattenne per un braccio.
-Che c'è?- chiese lui.
-Scusami tanto, Neji.
Lo Hyuga si stupì non poco.
-So quanto sia importante per te che le tue esibizioni siano perfette, qualunque cosa succeda, e ho rischiato di mandare tutto all'aria. Spero che vorrai perdonarmi.
Non gli diede neanche il tempo di rispondere: si diresse subito verso la loro platea, che veniva in quel momento sgomberata per potervi ballare.
Pronta o non pronta, avrebbe affrontato la realtà.

-Sei stata splendida!
Ino le saltò quasi addosso, con alle sue spalle Shikamaru che scuoteva  il capo sorridente.
-Davvero, siamo rimaste senza fiato- concordò Sakura allacciata al braccio di Sasuke -tu e Neji che cantate insieme siete qualcosa di strabiliante! Mi avete ricordato quelle coppie da romanzo tipo Romeo e Giulietta...
-Grazie ragazze, ma non dovreste esagerare così tanto.
-Smettila di fare la modesta!- replicò la bionda, particolarmente allegra quella sera -Vieni a ballare?
In quel momento Tenten scorse Katashi dirigersi verso di lei.
-Voi andate... appena posso vi raggiungo.
Appena si furono dileguati tutti, se lo ritrovò davanti.
-Ciao Ten- e subito il ragazzo si abbassò per baciarla su una guancia.
-Ciao- rispose lei secca scansandolo -che ci fai qui?
-Come mai così brusca? Pensavo ti facesse piacere rivedermi.
Lei sospirò, cercando di rilassarsi il più possibile, e incrociò le braccia al petto.
-Al momento mi sei indifferente. Solo non capisco come mai sei qui a Tokyo.
-Avevo... degli affari di cui occuparmi.
-Posso immaginare che tipo di affari.
Il tono sicuro e lo sguardo deciso della ragazza lo avevano stupito non poco, ma ritrovò presto il suo sorriso vagamente malefico.
-Mi concedi un ballo?
Tenten sentì ogni muscolo del proprio corpo tendersi tanto da dover concentrarsi per non tremare. Stava già cercando ogni scusa possibile o immaginabile, quando una mano le piombò sulla spalla.
-Mi dispiace, ma la qui presente ha già promesso di ballare con me!- esclamò Lee appiccicandosi più del solito al suo fianco.
-E anche con me- comparve anche Shino.
-Beh...- fece Katashi un po' titubante -posso sempre aspettare.
-Potrebbe essere un problema. Mi pare che l'abbia promesso anche a Choji...
-Già, e poi non sappiamo se c'è anche qualcun altro... Ten, chi te l'ha chiesto?
-Beh...- la ragazza era piuttosto confusa, ma cercò di controllarsi -Kankuro mi ha...
-Ah ecco! Accidenti, credo proprio che la signorina qui presente sia impegnata per tutti i balli. Mi dispiace amico, la prossima volta sarai più fortunato.
Il forestiero, dopo qualche secondo, abbassò il capo, quasi in segno di sconfitta.
-Capisco. Aspetterò comunque, nel caso qualcuno desse forfait all'ultimo- e s'allontanò.
In pochi secondi Tenten si ritrovò in mezzo alla pista a ballare con Lee senza sapere come ci fosse arrivata.
-Voi siete pazzi...
-Noi ti vogliamo bene- le fece eco l'altro -e quel tizio dovrebbe tenere a mente che per la serie abbiamo fatto tutti arti marziali.
La ragazza sorrise, non sapendo come poter esprimere la propria gratitudine.

Era l'ultimo lento della serata e Tenten era veramente felice di condividerlo con qualcuno come Shino.
-Come vi è venuto in mente di fare una cosa del genere?
-A volte due teste sono meglio di una, anche se una delle due è di Lee.
Lei rise, ormai completamente tranquilla, appoggiando il mento alla sua spalla.
-Non pensavo di poter stare così bene con Katashi intorno...
-Ti meriti di stare bene. Invece- cambiò argomento lui -che è successo con Neji nel camerino?
-Ha urlato.
Shino dovette distanziarsi un momento per poterla guardare in faccia e controllare che non stesse scherzando.
-Lui ha urlato?
Tenten annuì silenziosamente.
-Come diavolo hai fatto a farlo urlare? Neji Hyuga non perde il controllo di fronte a niente...
-Di fronte a me, a quanto pare, sì. Sì è arrabbiato perché non volevo ritornare in scena.
Il ragazzo sospirò, riavvicinandosela.
-Far perdere le staffe proprio a lui... cara mia, potrebbe essere davvero destino per voi due.

La musica sfumò lentamente e Tenten si stava dirigendo al banco delle bevande, sollevata che l'ultimo ballo fosse passato.
Non fece in tempo a versarsi un goccio di acqua, però, che incominciò subito un'altra canzone. E altrettanto velocemente Katashi l'aveva affiancata.
-Penso che sia arrivato il mio turno.
Alla ragazza parve di cogliere una leggera nota di perfidia nella sua voce.
-Allora?- insistè l'altro -Che fai così imbambolata?
La testa le si era completamente svuotata e avvertì per la seconda volta in quella sera un'orribile sensazione di panico invaderle ogni parte del corpo.
Stava pensando che sarebbe veramente crollata lì, davanti a lui, quando una voce che non era quella di Katashi attirò la sua attenzione.
-Sei pronta?
Si voltò e trovò Neji, con le mani in tasca e la sua solita espressione imperturbabile.
-P..pronta per cosa?
-Che razza di domanda è?- chiese lo Hyuga inarcando un sopracciglio -Mi hai promesso un ballo, non ricordi?
Mentre Tenten raccoglieva con parecchia difficoltà le idee, Katashi fece un passo in avanti.
-Credo proprio che dovrai rinunciare, questo ballo è mio.
-Non penso- rispose l'altro tranquillo -ha detto che avrebbe ballato con me e così sarà. Una promessa è una promessa- e stese la mano verso di lei.
In quel momento tutto scomparve: anche Katashi non era altro che una presenza trascurabile. C'erano solo Neji e quella mano che la aspettava.
La ragazza sorrise e gli porse la sua.
-Una promessa è una promessa- e si lasciò condurre in pista.

-Non ci posso credere!- esclamò Ino dritta sulla sedia.
-Cosa?- chiese Shikamaru con il solito tono annoiato.
-Neji e Tenten... che ballano un lento! Quanto sono carini... l'ho sempre detto che sono fatti per stare insieme.
Choji annuì continuando ad infilarsi in bocca una cucchiaiata di gelato dietro l'altra; cosa che stranamente attirò l'attenzione del Nara.
Dopo un breve e silenzioso ragionamento, gli comparve sul volto un sorrisetto divertito.
-Di' un po', Cho, tu e Tenten vi siete goduti il gelato ieri?
Il ragazzo si bloccò di colpo, come congelato, per poi iniziare a ridacchiare nervosamente.
-Come pensavo- concluse Shikamaru.
-Tenten aveva previsto che avresti capito tutto.
-Ehi, cosa vorrebbe dire? Spiegate anche a me!- chiese la ragazza spostando continuamente lo sguardo da uno all'altro.
-Lui e la tua amichetta ieri sera ci hanno lasciato soli al bar di proposito, così che io potessi invitarti alla festa.
L'Akimichi si era già curvato su se stesso con il cucchiaio sollevato a mo' di scudo, preparato ad una delle sfuriate epiche di Ino.
Che non arrivò.
-Quell'imbrogliona...- sul viso della bionda comparve un sorriso -E brava. Fortuna che dovrei essere io quella esperta in faccende di cuore!
Choji osservò prima stupito, poi soddisfatto lei scoppiare a ridere appoggiando il capo sulla spalla di Shikamaru, e lui circondarle il collo con un braccio e darle un bacio sulla tempia.

Tenten era consapevole di avere le guance tinte di rosso da quando Neji le aveva stretto la mano, ma l'essere così vicini sicuramente non era la migliore delle strategie per sfiammarle.
-Perché lo hai fatto?- gli chiese, da un lato per distrarsi, dall'altro perché lo voleva sapere.
-E io che mi aspettavo un "grazie".
-Avevi detto che lo dovevo affrontare e quella sarebbe stata un'occasione per farlo.
Il ragazzo sospirò.
-Sono stato duro con te prima. Avevi bisogno di essere spronata, questo lo devi ammettere, ma... non posso sapere cosa hai passato e potrei aver esagerato nei modi. Scusami.
Lei sorrise contro la sua spalla.
-Beh, se la cosa ti può tirar sù di morale, essere l'unica persona ad averti sentito urlare mi dà una certa soddisfazione.
Neji sbuffò, facendola ridere.
-Sarà che sei l'unica persona che riesce a farmi perdere le staffe.
-E ne sono molto fiera!
Ed ecco che tutto quello che era successo quella sera si oscurò: sembrava di esser tornati all'inizio della festa, con una Tenten allegra e ironica.
In quel momento lo Hyuga avrebbe voluto dirle che era più forte di quanto pensasse.
-Posso chiederti una cosa?- chiese invece.
-Dimmi.
-Chi è il ragazzo che speravi ti invitasse per stasera?
La ragazza spalancò appena la bocca, con l'infida idea di spifferare tutto in testa. Era il momento giusto? Era pronta a vedere la sua reazione? Ma con tutto quello che era successo...
-Mi dispiace, Neji.
-Mhm?
-Ti considero un vero amico e sono disposta a confidarti di tutto...
-Ma?
-... ma questo proprio non posso dirtelo.
Lo Hyuga non avrebbe mai ammesso con nessuno che quel rifiuto gli avesse dato un certo fastidio.
-Non ancora, per lo meno.
Silenzio, poi...
-Sai di esserti rovinata con le tue mani?
La ragazza fece le spallucce sorridendo. Sarebbe venuto tutto fuori comunque, un giorno o l'altro.
-Sì, ma ora non importa.
Tanto valeva godersi il momento.



Dal capitolo scorso ho cominciato a rispondere alle recensioni dal form apposito e continuerò così.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento :)

Baci,
V@le

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Capitolo 14
*** Inquietudine ***


INQUIETUDINE



-Perché non ci hai detto niente?
Una Ino spaventosamente seria aveva braccato Tenten alla fine dell'ultimo ballo, affiancata da Hinata e Sakura.
-Stai tranquilla.
-Non sto tranquilla proprio per niente! Quel bastardo del tuo ex è qui a rovinarti la festa e l'abbiamo saputo neanche cinque minuti fa'... potevamo starti vicino!
-Deve essere stato terribile- continuò la Haruno, con espressione preoccupata.
-E' tutto a posto, ragazze. Ho chiesto io di non farvi sapere niente, esclusa Hinata a cui è stato detto prima che potessi accorgermene.
-Perché?- sbottò la Yamanaka con le mani sui fianchi.
-Perché...- la ragazza respirò profondamente chiudendo gli occhi -perché era la vostra serata. Specialmente per te e Shikamaru. E' la vostra serata e dovete godervela fino in fondo.
-Ma...-
-Io sto bene.
Si stupirono della serenità che emanava Tenten in quel momento.
-Starò bene- continuò tranquilla -i ragazzi mi hanno aiutato e ho avuto il tempo di pensare. Katashi non conta più niente.
La Hyuga aggrottò la fronte dubbiosa.
-Come non conta più niente? Dopo tutto quello che ti ha fatto passare...
L'altra si guardò un attimo intorno.
-Sono innamorata di Neji- disse poi semplicemente -sono sempre stata innamorata di lui. Anche quando stavo con Katashi, in fondo al mio cuore c'è sempre stato lui. Non è Katashi che può farmi del male. Non più.
In un secondo si ritrovò stretta nell'abbraccio di Sakura e Hinata.
-Se quel pezzo di uno Hyuga ti farà soffrire, giuro che lo uccido con le mie stesse mani- dichiarò la bionda prima di unirsi a loro.
Sciolto l'abbraccio, quest'ultima acquistò un'espressione decisamente maliziosa.
-Allora... del lento con lui che ci dici?
Tenten sospirò.
-Ciao Ino- la liquidò vedendo con soddisfazione che Sakura l'aveva già afferrata per un braccio per trascinarla via.
-Non pensare di sfuggirmi, abbiamo davanti a noi innumerevoli pigiama party per parlarne...
-Sì, ciao Ino- ripeté, per poi rivolgere la sua attenzione a Hinata.
La mora le prese dolcemeente la mano tra le sue.
-Sono felice che tu sia finalmente tranquilla. Te lo meriti.
-Grazie. Ma ora tu dovresti ritornare da Kiba e goderti il resto della festa.
-Agli ordini- e con un bacio sulla guancia, si congedò, consapevole che l'amica stava veramente bene.

Per fortuna il corridoio del guardaroba era deserto.
Tenten cercò di rilassare il più possibile le spalle, sentendosi lo sguardo pesante di Katashi addosso.
Ripensò a come avesse rischiato di essere linciato vivo quando le aveva chiesto di parlare da soli, alla sua determinazione nell'affermare che andava bene e allo sguardo di Neji che le aveva infuso il coraggio necessario per muovere il primo passo.
Quest'ultima immagine le diede la forza di guardarlo finalmente negli occhi.
-Potresti dirmi cosa vuoi realmente da me?- chiese senza il minimo segno di tremore nella voce.
-Voglio che ritorniamo insieme.
Dovette trattenersi dal dargli uno schiaffo.
-Ti ho pensato parecchio in questi mesi- continuò lui -e mi sono reso conto che mi mancavi. Così sono venuto a riprenderti.
-Certo. E ovviamente ti aspettavi che ti cadessi tra le braccia come se non fosse successo niente.
-Avanti, Ten, stavamo così bene insieme...
Il suo tentativo di abbracciarla fu prontamente bloccato.
-Non azzardarti a chiamarmi così e soprattutto a toccarmi. Sei stato tu a lasciarmi, ricordi?
-Sì, è vero, ed è stato un errore.
-Un errore a cui non si può riparare. Non tornerò mai con te.
Un guizzo di tetra luce illuminò per un secondo lo sguardo del ragazzo.
-Chi è?
-Di cosa parli?
-Era qualcuno di quelli con cui hai ballato? Quello con gli occhiali da sole? O quello snob con gli occhi strani?
-Non ti riguarda. Quel che importa è che non mi interessi più, in nessun senso. La mia vita va benissimo così com'è, senza di te.
-Attenta.
Con una mossa veloce le afferrò il polso, stringendolo più di quanto sarebbe bastato.
-Mi stai facendo male...
Katashi sorrise malignamente.
-Non avresti dovuto dimenticarti di quanto sono geloso.
-Lasciami o mi metto ad urlare.
-Non ne avrai il coraggio. Non ne hai mai avuto in questi casi.
L'ansia cominciava a  montare in petto alla ragazza, quando una voce familiare le arrivò all'orecchio.
-Tenten.
Asuma si avvicinò ai due apparentemente tranquillo, ma con uno sguardo pungente.
-Va tutto bene qua?
-Certo- sibilò il ragazzo mollando la presa -ma stavamo parlando, quindi se puoi levarti dai pie..-
-Dovete parlare?- chiese l'uomo a Tenten ignorando i modi poco garbati del ragazzo.
-Non ho più niente da dirgli.
-Perfetto, allora puoi accompagnarmi a fumare una sigaretta.
-Con vero piacere- e, accettando il braccio che le porgeva Asuma, si lasciò condurre via, sollevata come non mai.

Hinata sospirò, contenta di essere riuscita a tranquillizzare tutti e a convincerli ad andare a casa. Per lei e Kiba era stata una bella fatica trattenerli dal raggiungere Katashi e assalirlo in massa.
-Come mai quella faccia preoccupata?- le chiese l'Inuzuka col suo tono sempre premuroso nei suoi confronti.
-Non sono poi tanto preoccupata, Asuma si è assicurato che Katashi sia andato via... è che...- accarezzò lo spesso tessuto blu che teneva tra le braccia -...si è scordata il cappotto.
In quel momento li raggiunse Neji, neutrale e composto.
-Dammelo, glielo darò io.
La ragazza lo guardò in silenzio, per poi porgergli il capo e vederlo lasciare l'atrio.
Sapeva dove si trovava Tenten e questo la tranquillizzava enormemente.

Lo Hyuga seguì la musica proveniente dalla palestra dello stabile, sorridendo soddisfatto quando la trovò lì dentro.
Si era tolta le scarpe e ballava, fissandosi all'enorme specchio e con una tale concentrazione da non cogliere nient'altro che la sua figura che si muoveva e la musica che la guidava.
Sul suo viso non c'era il minimo segno di tensione e non sapeva se fosse un bene o un male.
Quando la vide fermarsi, applaudì brevemente, attirando la sua attenzione.
-Ehi...- sussurrò lei sorpresa -come sapevi che ero qui?
-Sei l'unica persona che conosco che può rintanarsi da qualche parte a ballare dopo averlo fatto per un'intera serata.
Tenten si lasciò scappare una breve risata, chinandosi per prendere la bottiglia d'acqua lì vicino.
-Più che ballare lo chiamerei movimento scenico- bevve un sorso, poi continuò -ballare veramente è quello che ho fatto fino ad ora.
-Avevi bisogno di sfogarti.
-Mi sento tranquilla ora, ma... sì, ho avuto l'impulso di scaricarmi dopo questa bella serata.
-Immagino.
La guardò sedersi a terra e infilarsi le scarpe, sentendosi stranamente inquieto.
-Che c'è?- le chiese lei.
-Credi che... quello lì ti lascerà veramente in pace?
I grandi occhi castani si spalancarono per un secondo, per poi abbassarsi verso il parquet.
-Non lo so. Lo spero. Anche se mi sento molto più ottimista di come dovrei, dopo una serata del genere...
-Merito di chi avresti voluto che ti invitasse alla festa?
Tenten sorrise a capo chino.
-Credo proprio di sì.
-Prima o poi scoprirò chi è.
-Se deciderò di fartelo scoprire.
-Sei strana.
La vide aggrottare appena la fronte.
-E quale sarebbe la novità? E' da quando ho memoria che me lo dicono.
-Sei aperta ed estroversa con tutti- continuò lui -ma riesci comunque a tenere alcuni aspetti di te nascosti.
La risata cristallina della ragazza rimbombò nella sala, mentre lei si alzava.
-Povero Neji... deve essere una cosa che ti secca parecchio, eh?
-Devi stare molto meglio per avere il coraggio di prendermi in giro.
La sentì ridere ancora e la cosa lo rendeva inspiegabilmente sereno.
-Questo è tuo- disse porgendole il cappotto -e credo che sia ora di tornare a casa.
-Hai ragione. E' solo che...
-Cosa?
Tenten indossò velocemente il cappotto, per poi rispondere.
-Ho insistito perché Asuma e Kurenai tornassero a casa senza aspettarmi. Per cui... mi accompagneresti a casa?
Quando lo vide avvicinarsi in quel modo, con le mani all'altezza del suo viso, pensò seriamente di essere sul punto di svenire.
Ma ritornò alla realtà quando lo Hyuga le sistemò semplicemente il colletto del cappotto.
-Con piacere.
Le porse il braccio, lei vi si appoggiò, ed uscirono così, sereni ed inquieti al tempo stesso.




Lo so, vi ho fatto aspettare un'eternità prima di aggiornare... perdono :(
Spero che non mi abbandoniate per questa pausa così lunga... per favoreeee :3
Alla prossima. Baci,
V@le

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Capitolo 15
*** Essere pronti ***


ESSERE PRONTI


-Non potevi scegliere un altro giorno per trascinarmi a una fiera di... di cos'è che è?
Tenten sbuffò, non potendo fare a meno di muovere freneticamente la gamba.
-Fiori, Kurenai. Dai, mi avevi promesso di accompagnarmici da almeno due settimane...
-Sì, è vero- la donna sospirò, col lo sguardo oltre il finestrino del taxi -è solo che Asuma sembra esserci rimasto così male di non poter stare insieme oggi.
-Avete tanto tempo per stare insieme. Gli passerà.
Kurenai si voltò verso di lei, per poi rivolgerle un sorriso scettico.
-Negli ultimi tempi si comporta in modo strano. Come se... come se non fosse più convinto di noi due.
-Ma che dici, se non ha occhi che per te.
-Sarà...
La ragazza in quel momento provò un forte senso di tenerezza, ma non si azzardò a dire niente. Avrebbe potuto tradirsi facilmente.

Era stata una cosa incredibile. Tanto incredibile da lasciarla senza parole.
Tutte le persone a cui teneva di più al mondo erano lì davanti a lei, sorridenti e ansimanti, che si disponevano ai due lati della strada di periferia in cui erano.
Il cuore di Kurenai fece una capriola quando vide comparire e avanzare verso di lei Asuma, affiancato da Tenten da un lato e Neji che continuava a cantare nel microfono dall'altro.
Si coprì il viso con le mani quando vide l'amore della sua vita inginocchiarsi e invitarla ad avvicinarsi a lui, per poi farle la proposta che ogni donna aspetta.
Esplose un fragoroso applauso al suo sì.
Le uniche persone che non partecipavano al caos generale erano Tenten, che guardava i novelli fidanzati con un'espressione carica di affetto e tenerezza, e Neji, che non riusciva a fare a meno di fissare il suo volto.

-Congratulazioni, caro amico mio!
Gai riusciva a essere imbarazzante anche fuori dal set della serie: si era commosso più di tutte le donne presenti.
-Grazie, grazie...- balbettò poco convinto Asuma cercando di liberarsi dall'abbraccio.
-Siamo così contenti per voi!- rincarò Lee nel suo solito modo esagerato.
-Siete molto gentili, ma ora basta, eh?
Tenten assisteva alla scena a qualche metro di distanza.
-E' andata bene- affermò Hinata affiancandola.
-Sì, per fortuna sì.
-Sei stata straordinaria nell'organizzare tutto questo... te ne rendi conto, vero?
-Che vuoi che sia... e comunque se lo meritano tutto.
Sorrise quando la coppia felice si diresse verso di lei dopo gli interminabili complimenti dei presenti.
-Dietro tutto questo non potevi che esserci tu!- Kurenai l'abbracciò affettuosamente -Grazie, piccola mia.
-E' stato un piacere. Questa proposta di matrimonio doveva essere incredibile e così è stato. E ora che stanno andando via tutti potete finalmente festeggiare tranquilli.
-Oh, sarebbe bello, se non fosse che entrambe le nostre case sembrano due piazze per quante persone ci passano a ogni minuto.
-Di questo non dovete preoccuparvi: ho preparato casa nostra perché non abbiate rompiscatole in giro e possiate godervi la serata.
-Ten...
-Io andrò a dormire da Hinata, così eviterò di essere traumatizzata per l'ennesima volta e di disturbarvi.
La donna non poté fare a meno di abbracciarla un'altra volta, ancora più forte di prima.
-Grazie, Ten- disse Asuma scompigliandole al suo solito modo i capelli.
-Come già detto, è stato un piacere. Ora sbrigatevi a sparire prima che ricomincino a farvi gli auguri uno per uno.
Mentre i due seguivano il suo consiglio, anche lei si avviò verso la macchina dell'amica, contenta di quella serata tranquilla che l'aspettava.

Il giardino di casa Hyuga era estremamente rilassante anche di sera.
Tenten mando giù un sorso di tè, godendo della brezza gelida che le sbatteva sulle guance.
-Grazie per l'ospitalità, Hinata.
-Di niente. Adoro quando rimani a dormire con me. Non abbiamo più molte occasioni per chiacchierare solo noi due.
-Già... ma per fortuna arrivano notti come quella che sta per venire in cui nessuno può disturbarci.
Per una buffa coincidenza il cellulare di Tenten cominciò a squillare.
-Caspita che tempismo...
La Hyuga rise.
-Tranquilla, rispondi pure. Io intanto vado a prendere una coperta.
Mentre si allontanava, l'altra si portò il cellulare all'orecchio.
-Ehi, Shino.
-'Sera Ten. Ancora complimenti per oggi, è andata alla grande.
-Finiscila di fare il ruffiano.
-Dove sei?
-A casa di Hinata, resto qui a dormire. Perché?
-Volevo solo assicurarmi che non fossi sola.
-Non fare tutte queste storie... ci siamo solo presi un piccolo spavento, nulla di più.
-Io non me la sento di prenderla così alla leggera, Ten... e se fosse come ho pensato?
-Ci porremo il problema quando sarà ora. L'importante è che non parli con nessuno di queste tue teorie.
-Ricevuto. Buona serata allora.
-Anche a te, Shino.
-E ricordati che ti voglio bene.
La ragazza sorrise.
-Te ne voglo anch'io. Ciao.
Rimise il cellulare in tasca, con la strana sensazione di essere osservata da qualcuno.
Ma quando, guardandosi attorno, vide solo Hinata che tornava con una grande coperta in braccio, scosse le spalle e le sorrise.

Gli occhi si aprirono lentamente, andando a posarsi sull'orologio.
Le 4 e un quarto del mattino.
Tenten si mise a sedere grattandosi la nuca, sentendo il sonno scomparire di colpo per lasciare il posto ad una sete tremenda.
Si alzò sbuffando e, preso il golfino, si diresse verso la cucina.
Senza dubbio potervi trovare una certa persona intenta ad aprire vari sportelli era l'ultima cosa che avrebbe potuto pensare.
-Neji?
In risposta al richiamo lui si voltò, facendo trapelare un debole senso di sorpresa alla sua vista.
-Hai l'abitudine di vagare di notte proprio dappertutto.
-Così mi fai sembrare un'ospite terribile...- si avvicinò lentamente -avevo sete e Hinata mi ha sempre detto che non sarebbe stato un problema venire qui.
-Infatti non lo è. Cosa vuoi?
-Quello che vuoi tu- all'espressione interrogativa del ragazzo si rese conto dell'ambiguità della frase appena detta -cioè, voglio dire... quello che prendi tu va benissimo.
-Ok.
L'acqua per il tè fu messa a bollire e i due si sedettero.
-Sei soddisfatta di come è riuscita la proposta di matrimonio di Asuma?
-Sì, molto... e ancora grazie per averci aiutato.
-Non ero poi così indispensabile...
-Scherzi? Una sterile voce registrata al posto della tua? Sarebbe stata tutta un'altra cosa.
Lo Hyuga sospirò per nascondere un sorriso.
-In questo caso, allora, sono contento di aver dato una mano. Anche se il grosso del lavoro l'avete fatto tu e Shino da quanto ho capito.
-Sì, è vero, ma per fortuna è il tipo di persona che per questo genere di cose non ti fa perdere tempo e si impegna al massimo.
Sentirono l'acqua bollire e lei si alzò prontamente per preparare le tazze. Il ragazzo non pensò minimamente al fatto che avrebbe potuto farla scottare quando parlò.
-Tu gli piaci molto.
Tenten si voltò lentamente verso di lui senza preoccuparsi di mostrarsi stupita.
-Eh?
-Shino. Prova qualcosa per te.
Ci volle qualche momento perché riuscisse a versare l'acqua nelle tazze.
-Sì, lo sapevo. E ti dirò- disse continuando a preparare -mi è dispiaciuto veramente di non averlo potuto ricambiare quando me ne sono accorta.
Non poteva vedere che gli occhi dell'altro si erano spalancati.
-Sono sicura che sarebbe stato il fidanzato ideale. Ma gli voglio troppo bene, non potevo prenderlo in giro.
-Quando te ne sei accorta?
-Poco dopo l'inizio delle riprese.
-Dopo quello che è successo con Katashi effettivamente non eri ancora pronta per questo genere di cose.
-Già.
Due tazze fumanti vennero poste sul tavolo ed entrambi cominciarono a bere in silenzio.
-Ora invece?
Tenten cominciava a sentire una sorta di nervosismo percorrerle la schiena. Cosa aveva Neji quella sera, con tutte quelle domande che le stava facendo?
-Ora cosa?
-Ti senti pronta ad avere una relazione?
-Non si è mai sicuri di esserlo. Anche perché sennò- si portò la tazza alle labbra sorridendo -che gusto ci sarebbe?
E mentre sorseggiava il suo tè, soddisfatta di averlo zittito, l'altro la osservava.
C'erano troppe ombre, troppa confusione.
E Neji Hyuga odiava sentirsi confuso.



Eccoci qua di nuovo :) So che sto facendo passare molto tempo tra un aggiornamento e l'altro, ma ho avuto delle settimane strapiene. Per fortuna da ora le cose dovrebbero alleggerirsi, per cui gli aggiornamenti dovrebbero ritornare ad un ritmo accettabile.
Per la proposta di matrimonio, è fortemente consigliato guardare questo VIDEO, visto che è proprio così che la immagino (con l'unica differenza che è Neji a cantare).

Un bacio a chi continua a seguirmi e (non) recensisce.
Un saluto dalla vostra V@le

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Capitolo 16
*** Rivelazione ***


L'attrice
RIVELAZIONI



-Ah, cavolo… non credevo bruciasse così tanto…
Tenten si torse in modo da guardare l’ampia escoriazione che aveva sul fianco, ma il movimento le diede fastidio quanto il disinfettante applicato appena prima.
-Dovresti muoverti il meno possibile, anche se credo che ti darà noia per un bel po’- Kurenai buttò gli ultimi batuffoli di cotone usati per la medicazione e prese le garze per coprire la ferita.
Shino se ne stava appoggiato al muro con le braccia conserte e il capo chino. Tenten era certa di non averlo mai visto scuotere la testa per così tanto tempo di seguito.
-Rilassati, Shino, è solo un graffio… passerà pres- si interruppe  a causa di una nuova ondata di bruciore.
-Solo un graffio? Ten, ti rendi conto di quello che hai rischiato?! È un miracolo che non ti sia spaccata la testa!- rispose lui con forte disappunto e un tono di voce inusualmente alto per la sua persona.
La ragazza sbuffò sonoramente per non dare importanza a quell’affermazione, ma quasi immediatamente le sembrò di rivedere quella motocicletta puntarla mentre attraversava la strada, mancarla giusto per un soffio e sfrecciare via, mentre lei cadeva rovinosamente sull’asfalto. Per poco non aveva sbattuto la testa sull’angolo del marciapiede.
-Te l’avevo detto che c’era qualcosa che non andava, fin da dopo la festa di fine stagione- riprese Shino -è un gioco pericoloso.
Tenten avrebbe voluto ribattere, ma non poteva negare l’evidenza: quella era proprio la motocicletta di Katashi, l’avrebbe riconosciuta tra mille. Aveva provato ad ignorare le telefonate e le lettere anonime; si era anche data della paranoica tutte le volte che si sentiva osservata o seguita per strada. Fare finta di non essere stata quasi investita, però, era effettivamente impossibile.
-Ha ragione, tesoro- intervenne Kurenai, finito di bendarle il fianco -oggi sei stata fortunata, ma non possiamo sperare sempre nella buona sorte. Dovremmo andare alla polizia.
Tenten sospirò, si alzò e si diresse alla finestra, cercando di non far trasparire quanto male sentisse per la ferita. Lasciò riposare lo sguardo sulla distesa di tetti e palazzi davanti a lei, prima di rispondere.
-Sarebbe inutile. È un po’ che spaccia sostanze e ancora non l’hanno beccato… Katashi è troppo furbo, negherà tutto e non ci saranno abbastanza prove per far intervenire la polizia.
Shino aprì la bocca per ribattere che bisognava comunque fare un tentativo, ma si bloccò. Non aveva esperienza di cose del genere, non poteva sapere quanto effettivamente fosse pericoloso quel tipo, né quanto facilmente potesse far sparire le sue tracce. Tenten lo conosceva sicuramente meglio di lui e aveva retto la sua presenza tossica per molti mesi. Questo, però, non voleva dire che dovesse continuare a rischiare…
-Se non vuoi denunciarlo, lo capisco- Kurenai dette voce anche ai suoi pensieri -ma non possiamo permettere che succeda di nuovo. Credo che non dovresti più uscire da sola.
-Ma come faccio? Non posso mica pretendere che tu e Asuma mi accompagniate ovunque, avete una vita anche voi.
-Quando non potranno ci sarò io- Shino le si avvicinò posandole una mano sulla spalla -e sono sicuro che anche Lee sarà contento di aiutare. Poi, se dovessimo trovarci in difficoltà, possiamo sempre provare a chiedere a Neji...
-No!- la ragazza si svincolò dall’amichevole stretta scuotendo il capo.
-Perché no?- chiese Kurenai stupita -Vi siete avvicinati molto negli ultimi tempi e lui sa come sono andate le cose con Katashi… Qual è il problema?
-Non ho intenzione di dirgli nulla, non c’è bisogno che sia coinvolto.
Shino la squadrò un attimo prima di parlare.
-Quindi sei davvero convinta che quando si accorgerà della ferita non vorrà sapere com’è successo?
-Basterà dire che sono caduta.
-Sai com’è fatto, Ten, ti farà un interrogatorio bello e buono. Se poi scoprirà che c’entra Katashi e che tu non glielo hai detto, sarà ancora peggio.
La ragazza si sentì presa in contropiede. Sì, aveva ragione.

Si sentiva una terribile dissonanza nell’aria, benché appena percettibile.
Neji non si accorse neanche che stava stropicciando appena gli spartiti che teneva in mano, tanto era concentrato nel capire cosa ci fosse di strano in Tenten quel giorno. In prima battuta l’esecuzione era pulita e precisa, ma trapelava una sorta di fatica che di solito non c’era.
-Basta, fermati- disse fermando la musica.
La ragazza lo guardò con aria interrogativa. Non l’aveva mai interrotta durante una canzone, neanche ai primissimi incontri del Progetto Canto.
-C’è qualcosa che non va?
-Questo lo dovresti dire tu a me- Neji si pose davanti a lei, incrociando le braccia e puntandole addosso il suo sguardo penetrante -ti stai sforzando per mantenere il livello di esecuzione alto, cosa che non hai mai avuto bisogno di fare. Perché?
Tenten si sentì improvvisamente invadere da una sensazione di forte disagio. Era arrivato il momento di spifferare tutto e ciò le provocava una forte inquietudine. Una parte di lei avrebbe voluto non dirgli nulla e, se ne avesse parlato con la sua psicoterapeuta, quest’ultima le avrebbe sicuramente chiesto per quale motivo. Ci aveva riflettuto fin dalla discussione con Shino e Kurenai del giorno precedente, ma non era riuscita a darsi una risposta.
Sospirò senza rendersene conto, prima di acquistare un’aria il più possibile serena.
-Temo che sia a causa di questa- si girò di fianco e si scoprì la porzione di pelle fasciata, suscitando una rara espressione di stupore nello Hyuga -a quanto pare anche un paio di graffi possono diventare dolorosi se lavori di diaframma.
-Che… cosa ti è capitato?
-Ieri ho avuto un piccolo incidente…- accidenti, perché era così difficile -sono caduta per strada per schivare una motocicletta che mi ha quasi investito…
Il ragazzo stava scuotendo quasi impercettibilmente la testa, facendole pensare di non dire altro. Ma no, Shino aveva ragione, se l’avesse scoperto poi sarebbe stato molto peggio.
-...e, a meno che non abbia bisogno di un paio di occhiali, si trattava sicuramente della moto di Katashi.
Seguì un lungo momento di silenzio, durante il quale Tenten non fu in grado di decifrare l’espressione di lui.
-Ne sei certa? Era proprio Katashi?
-Chi la guidava indossava il casco, ma riconoscerei quella moto fra mille… ci sono salita più volte di quanto vorrei ricordare.
Neji fece qualche passo per la stanza, pensieroso.
-E può essere stato un gesto intenzionale?
-Probabile.
Il ragazzo si era voltato verso l’altra di scatto, allarmato dalla disinvoltura con cui aveva parlato.
-Ma che senso avrebbe?- chiese poi, più a se stesso che a lei -Presentarsi alla festa e poi fare una cosa del genere più di un mese dopo?
Tenten si morse istintivamente il labbro inferiore, non immaginando che Neji lo avrebbe notato.
-C’è qualcos’altro?- al silenzio della ragazza, incalzò -Tenten, che altro è successo?
Ci volle un po’ di tempo perché riuscisse a parlare.
-Non possiamo esserne certi, ma nelle ultime settimane ho ricevuto lettere e chiamate anonime e qualche volta, mentre ero per strada, mi è capitato di sentirmi osservata- non aveva il coraggio di guardare Neji in viso -Shino è sicuro che dietro a tutto questo ci sia Katashi, così ha convinto Kurenai, Asuma e Lee a fare a turno insieme a lui per accompagnarmi quando devo uscire- sospirò, portandosi una mano alle tempie e massaggiandosele -neanche fossi una bambina di cinque anni…
Il ragazzo continuò a guardarla in silenzio. Non poteva credere che Tenten stesse prendendo una situazione del genere così alla leggera.
-Credo che Shino abbia ragione- dichiarò infine.
La ragazza rimase allora in attesa, come a sperare che Neji concludesse la frase con la proposta di unirsi agli altri nell’accompagnarla. Speranza vana.
I suoi pensieri di delusione furono interrotti da un bussare alla porta.
-Avanti.
Sull’uscio comparve Gaara, che entrò salutando con la sua solita compostezza. In linea con il suo personaggio della serie, aveva addosso un’aurea di indecifrabilità; tuttavia si era sempre dimostrato estremamente educato e cortese con chiunque e -chi l’avrebbe mai detto- ci si conversava molto più facilmente di quanto si potesse pensare. In realtà, spesso era molto più facile chiacchierare con lui che non con lo Hyuga.
-Ciao!- ricambiò Tenten con un tono forse un po’ troppo entusiasta, probabilmente dato dalla gratitudine di aver smorzato la tensione -A che dobbiamo il piacere?
-Neji mi ha concesso di disturbarvi durante le prove per una proposta di collaborazione.
Il rapporto tra Gaara e lo Hyuga era straordinariamente confidenziale, considerati entrambi i loro caratteri.
-Oh, allora esco un attimo, così potete parlare tranquilli- Tenten fece per prendere le sue cose.
-In realtà la proposta riguarda te.
Sia lei che Neji guardarono Gaara stupiti, chi più chi meno evidentemente.
-Me?
-Sì- il ragazzo si sedette -hai presente il gruppo musicale di cui faccio parte, con Temari e Kankuro?
Tenten annuì. Era anche andata a sentirlo e, ogni volta, si era profusa in complimenti per come lui suonava la chitarra elettrica, Temari il basso e Kankuro la batteria. Sperimentavano qualsiasi tipo di musica, in base all’idea del momento.
-Stiamo cominciando a lavorare sul repertorio degli Evanescence- continuò Gaara.
-Sul serio? È fantastico, io li adoro!
-Sono contento di sentirtelo dire, in effetti. Ci manca la voce solista femminile e Temari ha suggerito che fossi tu- fece una pausa, durante la quale Tenten ebbe il tempo di aprire appena la bocca dallo stupore -se Neji ci concederà di prenderti in prestito, ovviamente.
-In prestito?- ribatté derisoria la ragazza rivolgendosi allo Hyuga -Da quando sono stata declassata a libro?
-E così è di questo che si tratta- disse Neji ignorando la battuta.
-Sì, che ne pensi?- chiese Gaara persistendo nella sua espressione imperturbabile.
La risposta arrivò dopo qualche attimo di silenzio.
-Non credo di avere obiezioni.
Tenten non sapeva se mettersi a ridere o arrabbiarsi. Da quando in qua bisognava chiedergli il permesso per qualcosa che la riguardava?
Lo sguardo dello Hyuga si fece ad un tratto più duro.
-Spero solo che Kankuro sia in grado di mantenere un atteggiamento vagamente professionale e di tenere le mani a posto.
Se si fosse trattato di qualcun altro tra i suoi amici, Tenten l’avrebbe preso sicuramente a schiaffi. Fece comunque molta fatica a controllare il suo tono di voce. Non poteva credere alle sue orecchie.
-Spero che tu stia scherzando…
-Mi sento di assicurare che Kankuro si comporterà come situazione richiede- intervenne tempestivamente Gaara, senza cambiare il suo tono di voce, bloccando sul nascere la disputa.
Sembrava davvero uno dei pochi a sapere come prendere lo Hyuga.
-Mai avuto nessun dubbio in merito- affermò la ragazza con più calma, sorridendo poi al suo interlocutore -accetto molto volentieri. Sono sicura che ci divertiremo.
Così cominciarono a scambiarsi qualche informazione iniziale, sotto lo sguardo infastidito di Neji, che si era messo un po’ in disparte. Che Tenten cominciasse a passare del tempo con Kankuro era una prospettiva che non gli piaceva affatto. E gli piaceva ancor meno non capire perché tale pensiero lo disturbasse tanto.

Venerdì sera. Solito locale vicino agli studi. Solita confusione nel prendere le ordinazioni di un certo tavolo.
-Prima o poi ci bandiranno da questo posto- disse Shino scuotendo il capo.
-Non credo, siamo qui tanto spesso che senza di noi andrebbero in bancarotta- replicò Choji gioviale, ricevendo una pacca di approvazione da Naruto che gli sedeva accanto.
Il gruppo era piuttosto ridotto rispetto al solito, ma la presenza straordinaria di Gaara, Kankuro e Temari compensavano parte delle assenze. Gaara avrebbe approfittato della serata per accordarsi con Tenten sulle prove del tributo, sotto la supervisione attenta di Neji perché esse non interferissero con il Progetto Canto.
-Quindi Tenten canterà nel vostro gruppo?- chiese Sai con sincero interesse.
-Esatto! Sono contentissima che abbia accettato- esclamò Temari facendo l’occhiolino alla ragazza chiamata in causa.
-Bella scelta gli Evanescence- intervenne Shino -sono davvero impaziente di sentirvi suonare.
-Saranno solo cover o farete un tributo vero e proprio, con costumi ed il resto?- domandò Naruto.
-È una questione di cui non abbiamo ancora discusso- rispose Gaara -aspettavamo di trovare la voce solista per decidere tutti insieme.
-Questo vuol dire che...- Lee osservò per qualche istante la ragazza accanto a lui, prima di continuare -se decidete di adottare anche dei costumi di scena, vuol dire che Tenten andrà in scena con trucco marcato e corsetti in stile gotico, come la cantante degli Evanescence?
L’oggetto della discussione si sentì per un momento squadrata da tutta la compagnia, come se ognuno provasse a immaginarsela vestita in quel modo.
-Io voto sì!- Temari era conosciuta da tutti come un tipo senza peli sulla lingua -Saresti molto sensuale, sicuramente ci aiuteresti ad attirare un bel po’ di pubblico maschile!
Con tale affermazione si beccò un’occhiataccia simultaneamente da Kankuro e da Neji, ma nessuno vi badò, essendo tutti concentrati su Tenten che era arrossita di colpo.
-Meno male che non c’è Ino, ci sguazza in questo tipo di discorsi.
-Già, Ino… Stasera usciva da sola con Shikamaru, giusto?
Choji confermò la notizia, fornendo informazioni non richieste sul loro appuntamento con il vivo entusiasmo di chi ha aspettato un evento del genere per molto tempo. Nel frattempo, Tenten rivolgeva sorridente un silenzioso “grazie” a Shino per aver dirottato il discorso così abilmente.
-Ora che ci faccio caso, tutte le coppie stasera sono assenti- notò Lee.
-Beh, ogni tanto avranno il diritto di fare i fidanzatini, loro che possono- asserì Temari.
-Come se non si potesse stare bene senza essere fidanzato- commentò Naruto.
-Non ti piacerebbe avere una ragazza, Naruto?- chiese Sai con fare ingenuo.
-Al momento non ne sento alcun bisogno.
-Quando incontrerai la persona giusta, cambierai idea, Naruto- Tenten sorrideva teneramente nel dirlo, attirando l’attenzione di un paio di sguardi.
Cominciò una viva discussione in merito. Il fatto che non fossero presenti coppie permise a tutti di esprimersi più liberamente di quanto avrebbero osato in caso contrario. Tenten partecipava animatamente da forte sostenitrice dell’anima gemella e, considerata la storia con Katashi, chi la conosceva bene si stupì della serenità con cui ne parlava.
-E tu che ne pensi, Neji?
Alla domanda di Sai calò il gelo: nessuno degli altri presenti avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo così apertamente. Tenten si rese presto conto di star trattenendo il respiro.
Lo Hyuga inizialmente rimase in silenzio. Quando parlò, da parte della comitiva c’era assoluta attenzione.
-Non ho la presunzione di stabilire che l’anima gemella non esista per nessuno. Il modo di concepire lo stare con qualcuno è una questione molto soggettiva, posso rispondere solo per me.
-E cioè?- la semplicità con cui Sai si rivolgeva allo Hyuga era sconcertante per tutti.
Sul viso di Neji si contrasse impercettibilmente il muscolo della mascella, a fronte dell’ingenua invadenza che stava subendo.
-Non credo sarò mai interessato ad avere una relazione sentimentale.
La maggior parte dei presenti dovette sforzarsi per non voltarsi istantaneamente verso Tenten, che a quella dichiarazione aveva colpito involontariamente il suo bicchiere, rovesciandone l’intero contenuto sul tavolo. Si mise subito a raccogliere il liquido con dei fazzolettini, ringraziando il cielo di quel diversivo, soprattutto quando sentì il ragazzo continuare.
-Per la posizione della mia famiglia ci si aspetta che il primogenito contragga un matrimonio d’interesse ad un certo punto, ma è mia intenzione ignorare tale aspettativa. Si provvede da soli al proprio benessere, chi lo cerca al di fuori di sé evidentemente tenta di colmare qualche mancanza che non è consapevole di avere.
-Beh, che dire- fece Shino con tono ironico -una prospettiva decisamente progressista…
-No, ma… Neji, sul serio?- Lee si sporse sul tavolo verso di lui -Davvero escludi qualsiasi possibilità che esista una ragazza di cui innamorarti? Sul serio? Pensaci bene, magari la conosci g...
-Lee, smettila- lo fermò Tenten, stupendo tutti tranne Neji -ha esposto il suo punto di vista e, come tutti noi, ha diritto di non subire un interrogatorio perché qualcuno non è d’accordo con lui. Allora- cambiò tono, alzandosi -è evidente che da maldestra quale sono, mi devo andare a prendere qualcos’altro da bere. Volete qualcosa?
Ringraziò mentalmente Shino che si offrì di aiutarla, dato che avrebbe ricordato ben poco delle ordinazioni richieste con la confusione che aveva in testa.
-Stai bene?- le chiese Shino una volta al bancone.
Tenten fece un respiro profondo.
-Non ne ho idea… Voglio dire… Ho sempre pensato di non avere molte possibilità con lui, ma sentire che non contempla nessun tipo di relazione sentimentale nella sua vita… Wow, un bello schiaffo in faccia- sospirò -Smetterò mai di sperarci, un giorno?
-Sinceramente a volte mi stupisce quanto riesce a essere idiota senza averne la minima consapevolezza.
-Shino!
-Ed ecco che lo difendi. Non mi sarei aspettato niente di meno- si voltò verso il loro tavolo, appoggiandosi coi gomiti al bancone -Sai, comincio seriamente a pensare che non ti meriti.
-Oppure sono io a non essere all’altezza della sua posizione- rispose la ragazza col tono incrinato d’amarezza.
Shino volse lo sguardo verso di lei, per poi posare la propria mano sulla sua e accarezzarla.
-Chiunque ti conosca bene sarebbe fiero di averti con sé. L’opinione di uno che non vede al di là del suo naso è decisamente trascurabile.
Tenten sbuffò sorridendo.
-Beh, si è accorto che ti piacevo. Deve avere una sorta di attenzione molto selettiva.
-Ah, davvero? Dovremmo sfruttarla per punirlo un pochino…
-E cosa proponi? Sentiamo.
-Tutte quelle prove che ti aspettano con Kankuro… io approfitterei dell’enorme fastidio che gli provoca vederlo provarci con te come un pesce lesso.
-Non essere cattivo!- il tono leggero che stava acquistando la conversazione le rinfrancava un po’ l’anima -E poi perché dovrebbe infastidirlo? Se nessuna ragazza è degna di lui, non può provare gelosia o cose simili.
Shino scosse il capo sorridendo. Tenten era capace di un’attenzione straordinaria per i sentimenti delle persone a lei care, ma allo stesso tempo era totalmente cieca per le cose che la riguardavano direttamente.
-Fidati, lo fulmina con lo sguardo ogni volta che qualcuno allude al fatto che tu gli piaccia, e ogni volta che gli rivolgi la parola. Se non fossi così maledettamente buona, dovresti flirtare con Kankuro il tempo necessario a provocare in lui una qualche reazione vagamente umana.
Nel giro di un secondo il ragazzo si ritrovò stretto nell’abbraccio dell’amica, che ricambiò volentieri.
-Sarò ripetitiva, ma non mi importa. Come farei senza di te?

Lee colse l’abbraccio tra Tenten e Shino con uno sguardo veloce, sollevato al pensiero che la ragazza appariva tranquilla. Non bastava tutto quello che stava succedendo con Katashi, aveva dovuto anche sentire il ragazzo di cui era innamorata affermare che non voleva avere nessun tipo di relazione. Per fortuna era una ragazza forte.

La comitiva si riversò in strada dopo aver pagato, cominciando a salutarsi.
-Ci vediamo alle prove, allora, Tenten.
-Certo, ragazzi, non vedo l’ora!
-Hai bisogno di un passaggio a casa?
Alla proposta di Kankuro, lo Hyuga si avvicinò in un lampo.
-Non è necessario- asserì secco.
-Credo di essere ancora in grado di rispondere da sola, Neji- fece Tenten con tono velatamente ironico, suscitando in Kankuro un sorriso di soddisfazione -grazie per il pensiero, ma non ne ho bisogno- continuò cordiale.
Nell’osservare la scena, Shino dovette trattenere il riso.
-Pronta ad incamminarti, Ten?- chiese poi.
-Sì, possiamo andare.
-Io ho l’auto che mi aspetta, se volete evitare di camminare.
Entrambi rivolsero a Neji uno sguardo stupito.
Tenten, benché si sforzasse di apparire tranquilla, si sentiva estremamente combattuta. Fino a poco tempo prima si sarebbe catapultata nell’auto senza pensarci due volte, ma dopo la rivelazione di quella sera non sapeva più cosa pensare o cosa provare. Aveva senso alimentare le proprie speranze avendo la consapevolezza che lui semplicemente non cercava e non voleva l’amore? Era una domanda importante, una domanda enorme, forse senza risposta. Ma, per quella sera, scelse di proteggersi come poteva.
-No, grazie, sento proprio il bisogno di fare una bella passeggiata- rispose semplicemente.
Salutò e s’incamminò appoggiandosi al braccio di Shino, talmente immersa nei suoi pensieri da non poter cogliere neanche di sfuggita l’ombra di delusione che passò sul volto di Neji.
Lo Hyuga li osservò allontanarsi per un po’, prima di dirigersi verso l’auto. Era stato seccante essere chiamato ad intervenire in quella stupida discussione sull’anima gemella, soprattutto perché conosceva già le reazioni alle sue opinioni in merito. Il fatto che Tenten avesse fermato lo sproloquio di Lee e dimostrato rispetto per il suo modo di pensare lo aveva alleggerito, confermando che quella ragazza era senza dubbio molto più sagace e lungimirante della maggior parte della loro cerchia d’amici. Tuttavia aveva avuto l’impressione che fosse irrequieta quando l’aveva vista andare verso il bancone. Pensò all’abbraccio con Shino che aveva intravisto, e agli sguardi che Kankuro si ostinava a lanciarle. Entrambi i pensieri gli suscitarono un forte senso di fastidio, benché non avesse mai considerato l’Aburame in termini negativi. Si preoccupava per quella ragazza più di quanto avrebbe voluto.

 



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Capitolo 17
*** Per un buon motivo ***


L'attrice
PER UN BUON MOTIVO


Una miriade di poster colorati, cartoni delle uova appese ironicamente alle pareti, dischi in vinile incorniciati. Tenten osservò con meraviglia la sala prove allestita nella dependance di casa Sabaku, non potendo fare a meno di pensare che fosse decisamente più allegra e confortevole della stanza in cui provava con Neji.
Accidenti, no.
Si era ripromessa di pensare a lui il meno possibile da quella sera al locale, in cui lo Hyuga aveva tranquillamente esposto la completa inutilità di una relazione sentimentale nella sua vita. Riflettendoci, la ragazza non aveva avuto tanto successo nel perseguire tale proposito.
-Posa pure le tue cose qui- Temari la risvegliò dal turbine dei suoi pensieri indicandole un divano alla parete -hai voglia di qualcosa da bere? Una bibita o un caffè?
-Non dico mai di no ad un caffè- le rispose sorridente.
Eh sì, sicuramente si sarebbe divertita molto di più nelle prove con loro: il cominciare sorseggiando una bevanda calda e facendo due chiacchiere in leggerezza forniva una prospettiva fantastica di come sarebbe stata quella collaborazione.
-Ben arrivata Tenten- Gaara entrò, seguito da una ragazza castana poco più giovane di loro -Ti ricordi di Matsuri?
Ovviamente sì. Lei si ricordava tutti i membri del cast della serie. Da subito Matsuri le era sembrata una persona molto amabile e trasparente, ma aveva avuto poche occasioni per conoscerla meglio.
-Certo che sì!- Tenten si avvicinò subito per stringerle calorosamente la mano -Due occhi così dolci non si dimenticano facilmente!
Matsuri arrossì evidentemente, ma senza mostrare troppo imbarazzo, mentre ricambiava la stretta.
-Da qualche settimana si è unita a noi- spiegò Gaara, mentre preparava l’amplificatore -suona la tastiera e il mixer per lei non ha segreti. È anche merito suo se possiamo lavorare a questo tributo.
-Sempre il solito esagerato- commentò Matsuri con semplicità.
Tuttavia Tenten si accorse benissimo che aveva ancora le gote tinte di rosso e, perdipiù, colse nel suo sguardo una luce che conosceva fin troppo bene. Ed ecco che pensava di nuovo a Neji.
Accidenti.

La dolce brezza primaverile accarezzava la distesa verde che circondava casa Haruno, mentre un caldo sole pomeridiano batteva sulle teste di quattro ragazze intente a godersi stuzzichini e limonata.
-Oh, finalmente, ci voleva proprio un momento tutto per noi!- esclamò Sakura sistemandosi sulla sedia in modo da esporre ogni centimetro possibile di pelle ai raggi solari.
-In effetti sembra passata un’eternità dall’ultima volta che ci siamo viste da sole- concordò Hinata mentre giocherellava con i suoi lunghi capelli corvini.
Tenten si stampò sulla faccia un sorriso beffardo prima di parlare:
-Certo, se l’organizzatrice delle nostre riunioni non fosse così impegnata ad uscire con un certo Nara, avremmo potuto vederci più spesso!
Era totalmente preparata a ricevere il ventaglio di Ino in testa: ne valeva la pena se poteva finalmente prenderla in giro!
-Molto spiritosa! Come se voi non foste altrettanto impegnate: è servita una congiunzione astrale per trovare un giorno in cui foste tutte libere.
Risero di cuore, pensando simultaneamente che sì, si erano proprio mancate.
-Di certo non deve dispiacerti poi tanto passare del tempo con Shikamaru, se ancora non vi siete mandati a quel paese- constatò Sakura.
-In realtà stiamo discutendo ancora più di prima- Ino lo disse sorridendo, cedendo ad un po’ di tenerezza nel tono di voce -non avrei mai creduto che mi piacesse così tanto litigare con qualcuno.
Tenten sentì il cuore gonfiarsi di fierezza: era talmente contenta per loro due. Era come osservare un meraviglioso destino arrivare finalmente a compimento.
-In ogni caso avere un ragazzo è molto più impegnativo di quanto pensassi- continuò la bionda dopo una lunga sorsata -tutto il tempo libero che avevo è svanito nel nulla. Ma voi capite bene di che sto parlando.
Calò un silenzio imbarazzante, in cui tutte e tre volsero lo sguardo a Tenten.
-Oh, diamine… Scusami, non volevo essere indelicata…
-Non fa niente Ino, tranquilla- la rassicurò la ragazza, pur con lo sguardo abbattuto.
Hinata si lasciò sfuggire un lungo sospiro.
-Non ci posso credere che Neji abbia detto una cosa del genere- fece Sakura scuotendo appena il capo, per poi rivolgersi alla Hyuga -l’avevi mai sentito fare un discorso del genere?
-Mio fratello è molto riservato anche in casa. Qualche volta, in mia presenza, aveva criticato l’aspettativa di un matrimonio con qualcuno di buona famiglia solo per tradizione, ma nella mia ingenuità avevo automaticamente dedotto che si sarebbe sposato per amore…
-Per quello è necessario un presupposto fondamentale, ossia che lui sia capace di amare.
Una frase del genere se la sarebbero aspettata tutti dalla Yamanaka. Per questo le ragazze non riuscirono a credere alle loro orecchie quando sentirono pronunciarla da Tenten.
-Non è da te essere così pessimista, Ten…- Hinata le accarezzò dolcemente la spalla -Non devi pensare al peggio, magari gli serve solo un po’ di tempo per capire.
-Grazie per l’incoraggiamento, tesoro, ma non credo proprio. Non siamo in un romanzo: Neji non si sveglierà una bella mattina rendendosi conto di aver avuto la donna della sua vita sempre davanti agli occhi. E poi, sicuramente, non sarei io quella donna… In fondo sono solo una comparsa in una serie televisiva…
-Ten, tu sei molto più di questo- disse con trasporto Ino accarezzandole la nuca -e lui è un completo idiota a non accorgersene. Senza offesa, Hinata.
-Nessuna offesa.
Tenten apprezzava moltissimo il sostegno delle sue amiche e avrebbe voluto sentirsi davvero meglio, solo per sdebitarsi. Il problema era che non ci riusciva proprio.
-Parlando invece di persone intelligenti, novità su qualche nostro amico?- domandò Ino con la sua solita voce squillante.
-Non che io sappia- rispose Sakura -anche se, l’ultima volta che ho visto Lee, mi è sembrato un po’ giù.
Tenten fu lieta di poter sostituire alla preoccupazione per se stessa quella per un’altra persona. Aveva visto spesso Lee ultimamente, soprattutto per via dell’accordo preso con Shino di non lasciarla mai uscire da sola. Effettivamente da qualche giorno era taciturno e distratto, con la fronte segnata da una ruga di inquietudine che non si addiceva alla sua indole gioviale e chiacchierona.
-È un po’ di tempo che lo vedo cupo- dette voce ai suoi pensieri -devo scoprire che cos’ha…
Tirò fuori il cellulare per controllare l’agenda, facendosi sfuggire un grugnito di disappunto vedendo che aveva a malapena il tempo di dormire.
-Che problema c’è?
-Non ho un buco neanche a pagarlo oro… se solo non avessi il Progetto Canto domani sera…
-Non andarci.
Hinata l’aveva detto con la sua solita pacatezza, ma aveva comunque lasciato a bocca aperta le sue amiche.
-”Non andarci”? Sei matta? Neji la farà a fettine!- esclamò Ino.
-Invece ha ragione- disse Tenten -Non ho mai mancato un incontro da quando è iniziato, e questa è una cosa importante. Neji se ne farà una ragione.

Ciao Neji.
Scusami se ti avviso all’ultimo momento, ma domani non posso esserci. Lee ha qualcosa che non va, ha bisogno che gli stia vicino.
Buona serata,
Tenten.
Lo Hyuga, in prima battuta, si chiese se quel messaggio fosse uno scherzo. Ma no, alla seconda lettura era chiaro che fosse serio. Si sentì innervosire: non sopportava le persone che non rispettavano gli impegni presi e Tenten lo sapeva molto bene.
Indugiò per qualche istante, poi rilesse il messaggio una terza volta, lasciandosi scappare un sospiro. Lo faceva per aiutare Lee. L’aveva vista tante volte rinunciare a qualcosa per aiutare un amico: in fondo, la rispettava anche per questo.
Eppure non riusciva a spiegarsi quella sensazione spiacevole che sentiva montargli dentro, così simile alla delusione.

Lee e Tenten erano più uniti che mai fin dall’inizio della serie. Certo, quando erano in mezzo ad altre persone la personalità eccentrica ed esplosiva di lui risultava a volte imbarazzante, costringendo lei a riportarlo ad un livello di interazione umana socialmente accettabile. Da soli, invece, erano stati sempre molto bene e si confidavano tutto… di solito, per lo meno.
La ragazza era seriamente preoccupata per l’evidente inquietudine che mostrava. Per fortuna, il conoscerlo da così tanto tempo le aveva insegnato come farsi dire ogni cosa: cibo da asporto al fiume.
-Devi essere diventata matta per dare buca a Neji…
-Non sei il primo a dirmelo, comincio a pensare che c’è stato davvero un tempo in cui ero sana di mente…
-Scema!
Tenten rise allegramente.
-Dopotutto non ha alcuna autorità su di me: se penso che sia più importante cenare con te, piuttosto che passare un’ora e mezza a cantare per qualcuno che si interessa solo di se stesso, dovrà farsene una ragione.
-Non ti avevo mai sentito parlare così duramente di Neji… ti ha proprio destabilizzato quello che ha detto.
-Magari invece è un bene che l’abbia fatto. Per quel che ne so, potrei risparmiarmi anni di vane speranze. Ma ora basta- fece lei -il nostro tempo prezioso non va sprecato. Come stai?
-Direi come al solito.
-Lee, guardami.
Il ragazzo si voltò verso di Tenten, rimanendo intrappolato nel suo sguardo comprensivo e rassicurante.
-Siamo amici da anni. Conosco a memoria tutte le sfumature possibili e immaginabili del tuo umore: sei preoccupato. E odio vederti così. Dimmi cosa c’è che non va.
Lee ritornò a guardare davanti a sé, come a cercare le parole da usare nell’acqua che scorreva placida. Si infilò una mano tra i capelli, per poi strofinarsi gli occhi stanchi.
-Mio nonno è arrivato in città.
-Tuo nonno?
-Sì, il padre di mia madre. Da anni vive negli Stati Uniti, dove ha tutti i suoi affari, ma preoccupato da alcune… questioni familiari… ha deciso di stabilirsi per qualche settimana a Tokyo per risolverle.
Tenten storse appena la bocca, leggendo nel tono dell’amico la presenza di qualcosa di poco chiaro.
-Che tipo di questioni familiari sarebbero?
-Mio nonno non approva il mio...stile di vita, diciamo… e vuole assicurarsi che mi allinei di più al suo.
-Cosa dovrebbe essere sbagliato nella tua vita? Essere un attore non mi sembra tutto questo grande scandalo…
-Non è quello che faccio, è quello che sono.
La ragazza cominciava ad intuire dove voleva andare a parare, ma doveva essere lui a dirglielo.
-Perché, cosa sei?
Lee sospirò pensantemente.
-Io… io sono… sono omosessuale- finita la frase, si ritrovò a trattenere il respiro.
Osservandolo, Tenten capì immediatamente che era una delle prime persone a cui lo stava ammettendo.
-E il problema sarebbe…?
Il ragazzo si voltò di scatto verso l’amica, profondamente stupefatto. Il viso di lei era rilassato, senza nessun segno di sorpresa o perplessità.
-Ma come… perché tu non… dovresti essere…
-Cosa? Sconvolta? Disgustata?- rispose la ragazza con un’espressione buffa -E perché mai?
-Non sembri affatto sorpresa… come se lo sapessi già.
Tenten fece una smorfia pensierosa, come a soppesare le parole.
-Lo immaginavo. Insomma, devi ammettere che la tua predilezione per la tutina verde che devi indossare nella serie non è esattamente un segnale di virilità dirompente…
Riuscì a farlo ridere. Riusciva sempre a farlo ridere, anche quando lui non lo credeva possibile.
-...ma non cambia quello che sei, ossia una persona buona e un amico meraviglioso.
Lee le rivolse un sorriso di profonda gratitudine. Era sempre molto difficile parlare apertamente di quell’aspetto di sé, a volte terrificante. Pensandoci, però, non si sarebbe mai aspettato da lei una reazione diversa da quella straordinaria e completa accoglienza di qualunque parte di sé. Le prese affettuosamente la mano.
-Se qui c’è un’amica meravigliosa, quella sei tu.
-Beh, non saprei… per arrivare al tuo livello dovrei farti rimanere bloccato nella cabina di una funivia con un bel ragazzo!
Scoppiarono a ridere entrambi. Anche se in quel momento Tenten si maledisse per aver rievocato l’immagine di Neji che la faceva dormire appoggiata al suo petto.
-Stagione sbagliata!
-Senza dubbio.
Le risate scemarono.
-Capisco che un uomo anziano come tuo nonno faccia fatica ad accettare che tu sia gay, ma non capisco perché questo ti preoccupi così tanto.
-Non sono preoccupato per me, ma per la mia famiglia. L’attività di mio padre un anno fa’ ha rischiato di chiudere e mio nonno si è offerto di coprire le spese. Da allora è grazie a lui che sbarchiamo il lunario. Ho provato a convincere i miei genitori a usare il mio compenso per la serie, ma non c’è stato verso: vogliono che versi tutto in un fondo che possa usare da adulto. Il problema è che mio nonno così ha colto l’occasione per aumentare il controllo sulla nostra famiglia- Lee si coprì per qualche momento il volto con le mani, strofinandosi vigorosamente il viso -Per lui l’omosessualità è un abominio, inaccettabile per una famiglia di buona reputazione. Se in queste settimane non gli dimostro di aver cambiato rotta, ha minacciato di togliere ogni sostentamento ai miei.
Una delicata folata di vento accolse gli ultimi stralci di quella confessione, cullando il silenzio calato subito dopo.
-Oh, Lee…- Tenten gli si avvicinò alle spalle, abbracciandolo da dietro -è una cosa terribile… Deve essere un peso tremendo da portare…
-Non so cosa fare, Ten… I miei insistono nel dire che non devo rinunciare a quello che sono, ma non posso permettere che vadano in rovina…
La ragazza era profondamente triste per il suo amico. Non poteva credere che si potesse arrivare a tanto per eliminare quello che non piace del mondo. Continuò a tenerlo stretto, mentre il suo cervello si arrovellava nel tentativo di individuare una via d’uscita da quella situazione.
-Immagino che dirgli semplicemente che c’è stato un fraintendimento e non sei gay non possa funzionare.
-Ovviamente no, ci ho già provato. Ha dei dipendenti che si occupano di spionaggio industriale: mi ha fatto capire senza troppi giri di parole che, finché resterà in Giappone, non si farà scrupoli a farmi seguire per verificare se quello che gli dico è vero.
-Caspita… Come minimo faranno amicizia con Katashi se si ritroveranno a seguirci tutti e due.
Il debole tentativo di smorzare la tensione fallì. Ma poi Tenten sentì sorgere un’idea.
-E se ti trovassi una ragazza?
-Se è un’altra battuta, Ten, non è divertente.
-No, intendo dire: se trovassi qualcuna disposta a fingersi la tua ragazza finché tuo nonno non riparte?
Lee si girò per poterla guardare in viso e controllare se stesse scherzando. No, era decisamente seria.
-Pensaci: una ragazza di facciata, che esca con te e che frequenti un po’ la casa dei tuoi, per far intendere che è una cosa che potrebbe ufficializzarsi in futuro… Conosciamo una valanga di attrici, non sarà difficile trovarne una!
Il ragazzo cominciò a pensare seriamente a quella proposta. Avrebbe potuto funzionare?
-Forse… forse vale la pena tentare…
Nella testa di Lee partì un flusso intenso di pensieri, alla ricerca di tutti i possibili intoppi che avrebbe potuto incontrare.
-Non credo sia prudente chiederlo a qualcuno che conosco poco… Deve essere una persona con cui sono in confidenza, altrimenti il nonno potrebbe diventare dubbioso nel vedere un rapporto forzato o distaccato.
-Quindi un’amica.
-Sì… e ovviamente non deve essere impegnata, sennò i dipendenti di mio nonno scoprirebbero tutto subito.
Tenten passò mentalmente in rassegna tutte le ragazze con cui  Lee era in amicizia. Accidenti, tutte quelle che le venivano in mente avevano un ragazzo.
-Hai amicizie femminili al di fuori della serie?
-Nessuna abbastanza vicina…- il ragazzo si fece riprendere dallo sconforto -ti ringrazio per il tentativo, Ten, ma credo sia impossibile… anche se probabilmente era l’idea più valida…
La ragazza lo osservò, sentendo il proprio cuore stringersi. Non potevano arrendersi così, doveva aiutarlo, in un modo o nell’altro. Prese un respiro profondo, dandosi un’ultima possibilità di rinunciare all’idea folle che aveva in mente.
-Lo farò io.
Per un momento Lee pensò di avere delle allucinazioni uditive.
-Come hai detto?
-Lo farò io. Sarò la tua ragazza di facciata.

Tenten non aveva permesso obiezioni nell’immediato. Lee avrebbe dovuto rifletterci fino alla mattina seguente: ne avrebbero ridiscusso a colazione prima delle riprese.
Non poteva credere di vederla così serena nel sorseggiare il suo caffè.
-Non posso lasciartelo fare.
-Non essere ridicolo. Perché non dovrei farlo?
-Ti rendi conto che dovremo mentire a tutti i nostri amici per settimane? Che dovremo mentire a Neji per settimane!
La ragazza gli lanciò uno sguardo deciso e severo, per poi avvicinarglisi con la sedia.
-Per un buon motivo, Lee. Mentiremo solo per qualche settimana, e per un buon motivo. Quando sarà tutto finito spiegheremo come sono andate le cose e capiranno. Per quanto riguarda Neji- anticipò Lee, che stava aprendo la bocca per obiettare nuovamente -quello che vale per gli altri vale anche per lui, non è speciale.
-È speciale per te.
Tenten sospirò, per poi mandare giù un altro sorso di caffè.
-Sto seriamente pensando che dovrei lasciar perdere, Lee. Non so… ho la sensazione che, se era destino che succedesse qualcosa, sarebbe già avvenuto. L’unica storia che ho avuto mi ha procurato una depressione e mesi di terapia: non voglio stare di nuovo male nell’attesa di qualcosa che non capiterà mai.
Lee la osservò, pensando che avrebbe voluto avere dei poteri magici per far aprire gli occhi allo Hyuga e aiutarlo a rendersi di conto di quello che si stava perdendo. Chiunque sarebbe stato grato dell’affetto che era capace di donare Tenten.
-Ok, quindi come ci regoliamo, fidanzata?
-Oh, finalmente ti sei arreso! Allora… Dovremo farla apparire come una cosa un minimo graduale…
-Già. Possiamo cominciare stando sempre vicini quando usciamo con gli altri.
-Sì. Tra due settimane debuttiamo col tributo degli Evanescence… potremmo ufficializzare le cose quella sera, ci saranno sicuramente tutti, o quasi.
-Ok. E potresti venire un paio di volte a casa mia, in modo da presentarti a mio nonno. Credo anche che dovrei accompagnarti più spesso io quando esci…
-Mi sembra logico.
-E per quanto riguarda le effusioni in pubblico?
Tenten non poté evitare di farsi andare il caffè di traverso.
-Cavolo, hai ragione…- bevve un sorso d’acqua -per quanto possiamo pretendere di essere riservati sotto quel punto di vista, tuo nonno potrebbe insospettirsi…
-Non voglio costringerti a fare niente che non vuoi.
-Lo so, Lee. Beh, direi che l’unica soluzione è arrivare al massimo al bacio a stampo, niente lingua.
Il ragazzo si lasciò sfuggire una smorfia di disgusto al pensiero, facendo scoppiare a ridere l’amica.
-Oh, molto lusinghiero da parte tua!
-Non volevo offenderti!- si scusò subito lui -Sono certo che i ragazzi che hai baciato lo hanno apprezzato molto.
-Beh, dato l’interesse di Kankuro, probabilmente hai ragione!
-Oddio, non oso immaginare la sua faccia quando lo saprà!
Continuarono a ridere, non accorgendosi che qualcuno si era avvicinato al loro tavolo.
-Quando saprà che cosa?
A Tenten si gelò il sangue nelle vene quando sentì la voce dello Hyuga alle sue spalle. Per fortuna non poteva vederla direttamente in viso.
-Non si usa più dare il buongiorno?- intervenne prontamente Lee con disinvoltura, permettendo alla ragazza di riprendersi.
Neji sospirò scuotendo il capo, borbottando un ‘buongiorno’ a mezza bocca mentre si sedeva al loro tavolo.
-Beh, sembra che la qui presente abbia saltato le prove per un buon motivo- disse poi rivolgendosi a Lee -Sembri essere molto più tranquillo rispetto all’ultima volta che ti ho visto.
La ragazza tese i muscoli del viso per non lasciar trapelare stupore: quindi si era accorto anche lui che c’era qualcosa che non andava. Probabilmente era per questo motivo che non aveva cercato di persuaderla a non saltare le prove.
-Sì, direi che l’aiuto di Ten si è rivelato provvidenziale.
-Come sempre, del resto.
Tenten non aveva mai dovuto far ricorso a tutte le sue doti di attrice come in quel momento. Per caso Neji le aveva appena fatto un complimento? E senza essere ironico?
-Quindi stavate parlando del tributo del gruppo di Gaara?- continuò lo Hyuga.
-Sì, esattamente- riuscì finalmente lei a rispondere.
-Come stanno andando le prove?
-Per me molto bene, sono dei musicisti veramente bravi e Gaara è davvero un maestro quando si tratta di musica.
-Sì, ha un vero e proprio talento naturale. Anche se immagino non sia facile gestire quelle due teste calde…
-Era da tempo che non ti sentivo elargire questi tuoi complimenti così delicati- lo prese in giro Lee.
-Kankuro e Temari non saranno proprio l’espressione massima della disciplina, ma è molto divertente suonare con loro. Mi hanno fatto sentire subito la benvenuta.
-Non fatico a crederci.
La leggera punta di fastidio che aveva permeato il tono di Neji lasciava facilmente intuire che si riferiva in particolare a Kankuro.
In quel momento Tenten pensò di essere stufa di tutte le insinuazioni che quel ragazzo faceva in proposito, dando per scontato che non avrebbe reagito. Magari, cominciando a rispondere a tono, avrebbe smesso anche di idealizzarlo.
-Ritira gli artigli, signorino Hyuga.
Entrambi i ragazzi la guardarono sorpresi. Non si era mai rivolta a lui in quel modo.
-Ormai è chiaro- continuò la ragazza tranquillamente -piaccio a Kankuro e a te la cosa non va a genio. Beh, notizia flash: ho un cervello in grado di pensare e non sono impegnata con nessuno. Se un giorno dovessi decidere di avere una storia con Kankuro o chiunque altro ragazzo, nessuno avrebbe voce in capitolo a parte me.
Sostenne lo sguardo destabilizzato di Neji con meno sforzo di quanto avrebbe osato sperare. Lo osservò portarsi una mano davanti alla bocca, come per riflettere su quello che aveva appena ascoltato e decidere come rispondere.
-Mi sembra legittimo.
La pausa che seguì la sentenza fece credere a Tenten di aver avuto la meglio.
-Ma, se e quando accadrà, mi auguro che prenderai quella decisione con prudenza, dati i tuoi trascorsi. Quando ci si fa trascinare dai sentimenti, non sempre riusciamo a guardare le cose con razionalità.
La ragazza dovette prendersi del tempo per scegliere con cura le parole da usare nella sua risposta.
-Apprezzo che tu mi abbia offerto il tuo punto di vista…
Lee si scopriva sempre più interdetto nell’osservare la piega che stava prendendo la conversazione. La sua amica non parlava mai in modo così formale, con nessuno. Persino quando si rivolgeva a una figura d’autorità, riusciva a risultare rispettosa senza rinunciare a frasi semplici e sentite.
-...ma spero che tu comprenderai il mio, anche se potrebbe non essere facile.
-Che sarebbe?
Tenten prese un respiro profondo.
-Non so quanto possa essere utile un consiglio sulle relazioni sentimentali dato da qualcuno certo che non ne avrà mai- ecco fatto, l’aveva detto. Tanto valeva concludere -è come chiedere come si usano le ali ad un pesce. Tutta la razionalità del mondo è inutile se non sai cosa si prova a essere pazzamente innamorati di una persona.
Un silenzio imbarazzante calò sul gruppo. Lee non sapeva se approvare più ammirazione per Tenten o più paura di come avrebbe reagito Neji.
-A quanto pare stai imparando a dire quello che pensi davvero senza peli sulla lingua- fu il commento dello Hyuga alla fine -era ora.
La ragazza sapeva che, in un modo o nell’altro, avrebbe voluto avere l’ultima parola. Gliela lasciò. Per quel giorno aveva avuto la sua personale vittoria, anche se non la faceva sentire meglio. In realtà non sapeva se si sarebbe mai sentita meglio.
-Direi che è ora di andare, o si farà tardi- fece alzandosi e precedendo gli altri due.
Si diressero verso gli studi in silenzio.
Neji pensò a quello che le aveva detto Tenten per tutto il tragitto. Stranamente, si era sentito turbato da quelle parole. Inoltre, chissà perché, aveva la sensazione che non avrebbero avuto quell’effetto se a dirgliele fosse stato chiunque altro.

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Capitolo 18
*** Canto di rivalsa ***


L'attrice
CANTO DI RIVALSA


-È permesso?
-Vieni pure.
Tenten aprì completamente la porta su cui si era affacciata ed entrò nella sala. Al debutto del tributo mancavano ormai pochi giorni e Gaara le aveva chiesto di vedersi mezz'ora prima delle prove col gruppo per discutere di alcuni accorgimenti sull’esecuzione delle canzoni.
Si misero subito al lavoro. Non fu necessario troppo tempo: la ragazza trovava i suoi suggerimenti molto stimolanti e lui accoglieva le sue proposte con creatività.
-Ho appena fatto del tè, ne gradisci una tazza?
-Molto volentieri.
Si spostarono appena fuori dalla dependance, in giardino.
-Sono soddisfatto di come stiamo lavorando. Credo che il debutto andrà bene.
-Ne sono certa!- esclamò sorridente Tenten.
-E devo dire che hai decisamente superato le mie aspettative. Ti ho sentito cantare molte volte, ma non avrei mai pensato che fossi così duttile. Non è facile muoversi così bene tra stili e generi diversi.
-Sei molto gentile. Ma credo che questa capacità sia dovuta al martellante e perfezionista Neji Hyuga e al suo Progetto Canto.
Un’ombra di malinconia le oscurò il viso, ma solo per un secondo.
-Probabilmente lui ne è più che convinto- disse Gaara sorseggiando il suo tè -ma non basta una bella voce come punto di partenza per sviluppare questo genere di capacità. Devi averla dentro allo stato grezzo.
Tenten si era ritrovata più volte, nel corso delle prove, ad ascoltare affascinata il modo del ragazzo di parlare della musica. Trasmetteva una forte passione.
-Spero che con gli altri ti stia trovando bene.
-Certamente! Mi diverto un sacco con tutti voi- rispose la ragazza con entusiasmo -e devo dire che Matsuri è stata una vera e propria scoperta. È bravissima.
-Sì, è vero.
-Come è entrata a far parte del gruppo?
-All’inizio veniva solo ai concerti, ci aveva sentito parlare delle nostre serate durante le riprese. Poi una sera ci ritrovammo senza tastierista. Il caso ha voluto che Matsuri, proprio quella volta, si è unita a noi per cena prima del concerto e, avendo saputo del problema, si offrì di sostituirlo. Non eravamo molto convinti della cosa, ma non c’era tempo per cercare un sostituto. Fu così che nel giro di un’ora e mezza ci sbalordì tutti quanti.
Tenten ascoltava con sincero interesse. Erano quel tipo di eventi della vita che somigliavano in tutto e per tutto alla trama di un film, tanto erano poetici e fatali.
-Capirai che, dopo averla sentita suonare con pochissima difficoltà dei pezzi che non aveva mai provato, non me la sono fatta più sfuggire.
-Decisamente comprensibile. Mi piace molto, mi dà l’impressione di essere una ragazza davvero dolce.
-Lo è.
Tenten si lasciò sfuggire un sorriso di tenerezza. Non era vicino a Gaara come a Shino o Lee, non poteva dire di conoscerlo bene, ma aveva la sensazione che quell’ultima affermazione fosse in qualche maniera una piccola confidenza.
-Perdonami l’impertinenza, ma mi colpisce il modo in cui parli di lei.
Sul viso del ragazzo comparve un sorriso enigmatico.
-Facciamo così: tu non fai domande su Matsuri, io non faccio domande su Neji.
Tenten rimase sbalordita. Era consapevole che le voci sulla sua cotta per lo Hyuga si fossero diffuse più di quanto avrebbe voluto, ma il tono di voce di Gaara le trasmetteva una comprensione del suo stato d’animo molto più profonda di quella che poteva permettere un banale pettegolezzo.
-D’accordo. Spero solo che le risposte riguardo Matsuri siamo migliori di quelle che riguardano Neji.
Il ragazzo le lanciò uno sguardo penetrante, per poi ritornare a concentrarsi sul tè.
-Ci sono risposte che sono semplicemente acerbe: bisogna dare loro il tempo di maturare.

Sera del debutto. Mentre i musicisti erano nei camerini del locale, dedicati agli ultimi preparativi, un sostanzioso gruppo ingannava l’attesa bevendo qualcosa.
-Non vedo l’ora che cominci- esclamò Hinata -Chissà se Tenten è nervosa…
-Non è mai nervosa quando deve cantare- rispose Shino -per lei è naturale come respirare.
-Almeno non dovremo sorbirci delle ballate melense…- Shikamaru si beccò una gomitata da Ino.
-Sono troppo curiosa di vedere i costumi di scena!- la bionda non stava nella pelle -Tenten è stata insopportabilmente misteriosa al riguardo.
-Un senso delle priorità sconvolgente- arrivò a Nara la seconda gomitata.
Neji se ne stava in disparte, deciso ad assistere all’esibizione senza farsi distrarre dalle inutili chiacchiere degli altri. O forse aveva solo bisogno di riuscire a concentrarsi sui suoi pensieri. Quando Gaara gli aveva chiesto se poteva coinvolgere nel progetto Tenten, si era sentito quasi fiero di poter dimostrare a qualcun altro cosa era riuscito a ottenere in tanti mesi di lavoro. Ma ora che era lì, aveva l’impressione che la sua opera più importante le fosse stata rubata.

-Ecco qua, finalmente sono pronta- Tenten si appuntò l’ultima forcina, per poi voltarsi verso le compagne di camerino -come vi sembra?
-Sei perfetta!- sentenziò Temari -Spero solo che Kankuro trattenga la bava quando ti vedrà…
-Sei proprio perfida- le rimandò Matsuri -comunque sì, sei un incanto.
-Ok- la ragazza ritornò a osservarsi allo specchio -spero solo di non essere eccessiva…
-È uno spettacolo, Ten: non ci sono eccessi quando si è su un palco.
-Se lo dici tu.
Uscirono dal camerino per raggiungere i ragazzi: prima di cominciare avrebbero scattato qualche foto per le locandine dei concerti successivi.

Lee si rendeva conto di essere meno chiacchierone del solito, ma in qualche modo si sentiva nervoso. Tenten aveva già incontrato suo nonno e aveva fatto un’ottima impressione anche ad un burbero pretenzioso come lui. Durante le uscite in gruppo avevano fatto in modo di stare sempre vicini e la ragazza era sicura di aver visto delle occhiate maliziose da parte di qualche amico. Stava procedendo tutto come avevano progettato.
Eppure la prospettiva di annunciare a tutti, a fine concerto, che si erano messi insieme lo rendeva inquieto, soprattutto perché anche Neji era presente. Il loro rapporto si era evoluto molto nel corso del tempo: avevano imparato ad apprezzarsi e rispettarsi a vicenda, anche se lo Hyuga sarebbe rimasto sempre un mistero per molti versi. Non si sentiva affatto a suo agio nel dovergli mentire e si sentiva ancora peggio nel dover spingere Tenten a mentirgli. Quando la questione si sarebbe risolta, gli avrebbe spiegato ogni cosa, per filo e per segno.
Il suo sguardo si posò su un viso familiare, bloccando il suo flusso di pensieri. No, non poteva essere… non quella sera.
-Shino- lo tirò per un braccio -Shino, guarda quel tipo, non è…?
-Diamine. Che diavolo ci fa lui qui?
Katashi era seduto da solo a un tavolo, con quella stessa aria strafottente con cui si era presentato alla festa di fine stagione.
-Credo sia la conferma che sta seguendo Tenten…
-Dovremmo sbatterlo fuori all’istante.
-Non mi sembra una buona idea- Shikamaru comparse alle loro spalle. Aveva notato il loro confabulare e non ci aveva messo molto a capire quale potesse essere il problema -il concerto comincerà a momenti e scateneremmo una gran baraonda che servirà solo a rovinare la serata. Tenten non lo vorrebbe.
-Ma non possiamo mica aspettare che quel verme faccia qualche idiozia senza muovere un dito!- ribatté Lee accorato.
-Finché Tenten è sul palco, è al sicuro. Non credo sia così stupido da creare scompiglio mentre stanno suonando- Nara diede una palla di rassicurazione sulle spalle di entrambi -lo terremo d’occhio fino a fine concerto, e solo allora lo convinceremo ad andarsene, ok?
Dopo un po’ di resistenza, Shino e Lee acconsentirono.
-Bene. Spargiamo la voce con gli altri: più occhi avrà addosso, meno danni farà.
Cominciarono ad avvisare ogni membro della comitiva. Fu Hinata a prendersi l’incarico di parlare con suo fratello.
-Neji…- aspettò che si voltasse verso di lei -in sala c’è Katashi, l’ex di Tenten.
Lo Hyuga gettò uno sguardo fugace all’ospite indesiderato.
-Sì, lo so. È arrivato circa venti minuti fa’.
La sorella lo guardò stupita, per poi riprendersi.
-Shikamaru suggerisce di tenerlo tutti d’occhio fino a fine concerto, per evitare che faccia qualcosa di male a Tenten…
-Ci deve solo provare- si lasciò sfuggire, stupendosi lui stesso di quello che aveva detto e del tono velatamente minaccioso che aveva usato.

Le luci si spensero, permettendo ai musicisti di prendere posto sul palco.
-Ci siamo ragazzi- Gaara dispensò un paio di pacche sulle spalle, per poi avvicinarsi a Tenten -segui il tuo istinto, fai quello che ti senti. Noi ti verremo dietro.
-Ricevuto- rispose lei sorridendo nel buio.
Sentiva che era un’esperienza totalmente nuova rispetto alle altre volte. Un nuovo modo di cantare, un nuovo modo di stare in scena. Non vedeva l’ora: era pronta.
Un faro illuminò dal fondo del palco i profili dei musicisti, che dettero inizio alla prima canzone.
La comitiva di amici si avvicinò di più al palco, a parte Neji che rimase a ridosso del bancone. Osservarono la loro amica cominciare a cantare di spalle, rimanendo per tutta la prima strofa un profilo scuro avvolto dalla luce artificiale. Inconfondibilmente Tenten: poteva sfoggiare il più bel costume di scena del mondo, ma la prima cosa che teneva a mettere in mostra era l’unica che contava veramente per lei, cioè il canto. E riusciva sempre in questo intento.
Al primo ritornello le luci invasero il palco e lei si voltò. Se non avessero riconosciuto la sua voce, l’avrebbero presa per un’altra persona.
I capelli erano intrecciati e raccolti solo da un lato, mentre dall’altro scendevano morbidi boccoli. Gli occhi erano abbracciati da un trucco scuro e marcato. Il busto era avvolto da un corsetto nero ricamato, che lasciava le bianche spalle scoperte. Una gonna asimmetrica in tartan nero e rosso faceva da cornice alle gambe intrappolate in calze a rete e stivali al ginocchio in stile gotico. Un grosso ciondolo a forma di croce celtica le cadeva sul petto, a filo dell’orlo superiore del corsetto
Shino si ritrovò a deglutire, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso.
-Oh mio dio- fece Ino col suo tono squillante -dopo anni di tentativi a convincerla, finalmente si è vestita in modo sexy! Potrei rischiare di commuovermi.
Lee e Hinata si voltarono istintivamente verso Neji, senza essersi messi d’accordo, curiosi di vederne la reazione.
Il suo viso rimaneva impassibile, tranne che per lo sguardo. Entrambi, benché per conto proprio, si convinsero di scorgere una scintilla di ammirazione nei suoi occhi.
-Non mi sarei mai aspettata che stesse così bene- constatò Sakura -e mostra una grande sicurezza.
-Io non mi sarei mai aspettato che sapesse muoversi in maniera così sensuale- le fece eco Lee, facendo voltare tutti verso di lui, compreso Neji. Ma nessuno riuscì a commentare.
Era stato parecchio imbarazzante pronunciare quella frase, ma avrebbe perorato la loro causa. In realtà lo stava pensando davvero, mentre la osservava esibirsi. Non era né volgare né eccessiva, ma ogni suo movimento sembrava emanare una femminilità che Tenten non aveva mai ostentato. Ovviamente in lui non c’era la minima traccia di interesse o malizia, era solo un dato di fatto. Stava diventando una meravigliosa donna e non era affatto sorpreso che Shino o Kankuro ne fossero affascinati. Testardo di uno Hyuga…

Tenten approfittò del finale strumentale per bere un sorso d’acqua. Mancava ancora una canzone e quasi le dispiaceva che fosse l’ultima. Sentiva che stava buttando fuori un sacco di energia negativa, si sentiva leggerissima. Ritornò davanti all’asta del microfono e gettò uno sguardo tra il pubblico. Dovette tornare sullo stesso punto più volte per accertarsi di non avere le allucinazioni: Katashi.
Aveva avuto il coraggio di presentarsi lì? Dio, com’era stufa… Doveva inventarsi un modo per fargli capire che doveva finirla coi suoi giochetti e che lei non aveva paura di lui.
Un’idea le lampò in mente. Prima che ricominciassero a suonare, si avvicinò a Matsuri, che aveva sotto mano anche i comandi dei microfoni.
-Riesci ad ampliare il campo del mio microfono?- le sussurrò.
-Credo di sì, perché?
-Devo fare un salto in platea.
Matsuri la guardò dubbiosa, ma la accontentò. Aspettò il suo cenno per iniziare a suonare.
-Don't cry to me, if you loved me
You would be here with me
You want me, come find me
Make up your mind…

Neji cercò di tracciare la linea della direzione dello sguardo di Tenten, fino ad arrivare ad un tavolo poco distante dal palco. L’aveva visto.
Si era accorta che Katashi era presente e non appariva affatto turbata. Anzi: aveva acquisito un’aria estremamente risoluta e spesso lo guardava direttamente, come se la canzone stesse parlando proprio di lui e della loro storia.
Si ritrovò a pensare che quella fosse la persona più fragile e, allo stesso tempo, più forte che avesse mai conosciuto. Per ogni debolezza che si accorgeva di avere, trovava un modo di affrontarla e spesso superarla, evitando il più possibile di dover chiedere aiuto ad altri. Più la conosceva e più l’ammirava, ma c’era qualcosa di enigmatico in lei che lo rendeva diffidente ed inquieto.
Al secondo ritornello ritornò a concentrarsi su Tenten, che stava stranamente scendendo i gradini antistanti il palco. Riuscì a cogliere le espressioni confuse dei musicisti: non sembrava una cosa in programma. Lo stupore crebbe quando vide la ragazza dirigersi proprio verso Katashi e camminare lentamente intorno al suo tavolo.
-You never call me when you're sober
You only want it 'cause it's over, oh...
it's over!
Cantò quell’ultima frase posizionandosi davanti a Katashi, abbassandosi leggermente per porre i loro visi allo stesso livello ed accompagnando le parole ‘è finita’ con un gesto semplice ed eloquente. Per poi ritornare verso il palco.
Anche gli altri erano rimasti sbalorditi da quella scena. Quando però superarono il momento di disorientamento, fecero partire un boato di approvazione.
Tenten non poteva trovare modo più efficace ed ironico per ottenere la sua rivalsa.

Tenten presentò a turno tutti i musicisti a conclusione del concerto, con un sorriso che sentiva provenirle dal cuore. D’ora in poi quell’individuo meschino non avrebbe più avuto potere su di lei. Finalmente si sentiva libera, ed era una sensazione meravigliosa.
Gaara prese parola al microfono.
-Infine, la nostra straordinaria voce solista: Tenten Kinomoto.
Gli applausi sembravano non finire più. Dopo più e più inchini, si ritirarono nei camerini come da accordi.
-Molto bene, ragazzi- si complimentò Gaara con tutti.
Kankuro e Temari si sedettero, come ad aspettare un qualche lungo discorso.
-Parleremo degli aspetti tecnici alle prossime prove, adesso andate a godervi la gloria.
-Sì!- esclamò Temari soddisfatta, per poi dare una pacca sulla spalla a tutti e correre verso il bar, dove l’attendeva la sua comitiva.
-Ne approfitto anch’io, prima che Gaara cambi idea- Kankuro si rivolse a Tenten -complimenti, sei stata davvero bravissima.
-Grazie. Sei stato forte anche tu- rispose lei sinceramente, ignorando di proposito che il suo interlocutore avesse fatto cadere lo sguardo sul suo petto prima di andarsene.
-Non posso che essere d’accordo sulla tua bravura- riprese parola Gaara -non potevamo trovare persona migliore per questa parte. Anche se, devo ammetterlo, quando ti ho suggerito di seguire il tuo istinto non mi aspettavo che la prendessi così alla lettera…
-Scusami, so che è stata una bella improvvisata- fece Tenten morsicandosi il labbro -ma avevo davvero bisogno di farlo.
-Non c’è bisogno di scusarsi: scenicamente è stato molto d’impatto e assolutamente in linea con lo stile che ci siamo dati. Stento a credere, però, che sarà replicabile.
-Già- rispose lei con un’alzata di spalle -vado a darmi una sistemata, fuori dal palco mi sentirei un po’ troppo eccentrica.
-Ti posso aspettare, se vuoi- propose Matsuri con sincera disponibilità.
-Ma no, non ti preoccupare. Andate pure, vi raggiungo tra qualche minuto
Gaara le lanciò uno sguardo quasi interrogativo, ma solo per un secondo.
-Vieni Matsuri, andiamo a bere qualcosa.
Tenten li osservò allontanarsi, pensando che sì, potevano essere proprio una bella coppia.
Si avvicinò poi allo specchio, studiandosi. Chissà cosa aveva pensato Neji quando l’aveva vista così agghindata…
Scosse la testa con le mani premute sulle tempie. Perché doveva pensare sempre a lui?! E comunque probabilmente non aveva notato alcuna differenza.
Si sciolse i capelli e li smosse un po’, si tolse il rossetto, si sfilò le calze a rete rimanendo con dei semplici collant velati e si infilò una camicia nera sopra il corsetto.
Quando raggiunse la porta che portava alla sala principale del locale, si bloccò e sbirciò fuori cercando di non farsi notare. Vide i suoi amici complimentarsi con gli altri musicisti e lo Hyuga parlare fitto con Gaara. Katashi sembrava essersene andato.
Si ritrasse dall’uscio, appoggiandosi con la schiena al muro. Se pensava a quello che aveva fatto durante l’ultima canzone, si stava rendendo conto che la prima persona con cui avrebbe voluto commentare l’accaduto era Neji. Avrebbe voluto sapere se l’avesse ritenuta una mossa stupida o un’impresa coraggiosa. Avrebbe voluto sentirsi dire che si era accorto da subito della presenza di Katashi e che non l’aveva perso d’occhio un secondo, in modo da intervenire se si fosse mosso contro di lei.
Il proposito di disinnamorarsi di lui sembrava un progetto irrealizzabile.
Prese dei respiri profondi, imponendosi di scuotersi dal quel flusso di pensieri. La serata non era ancora finita, c’era ancora una cosa da fare. E, anche se non era affatto dell’umore, non poteva abbandonare Lee.

-Ecco la donna del giorno!- esclamò Shino quando vide la ragazza apparire.
Tenten chinò il capo imbarazzata nell’essere accolta dai loro applausi eccessivamente vigorosi, per poi lasciarsi abbracciare dall’Aburame.
-Sei stata strepitosa, in tutto quello che hai fatto.
-Grazie Shino.
-Sono io che devo ringraziarti per esserti coperta prima di raggiungerci- le sussurrò all’orecchio -non so se sarei riuscito a rimanere padrone di me con tutta quella pelle scoperta.
La ragazza rise mentre scioglieva l’abbraccio.
-Lo prenderò come un complimento.
-Ecco, brava.
Tenten sentì la voce di Lee che le urlava apprezzamenti vari a qualche metro di distanza. Gli sorrise e gli corse incontro, gettandoglisi letteralmente in braccio.
-Meravigliosa, meravigliosa- continuò lui mentre la faceva girare.
Era stata una mossa pianificata, ma probabilmente lo avrebbero fatto anche senza dover fingere di stare insieme.
Salutò tutti gli altri e, anche per sfuggire ad ulteriori complimenti, si diresse verso il bancone per prendere da bere.
-Una gassosa, per favore.
-Con mezzo limone, se possibile.
Quando Tenten si voltò per capire chi avesse completato la sua ordinazione, vide Neji sedersi accanto a lei.
-Dopo una serata passata a cantare, ti darà sollievo alla gola- spiegò lui appoggiando i gomiti al bancone e facendo la sua ordinazione.
-Se lo dici tu, dovrò fidarmi.
Rimasero per qualche istante in silenzio, benché intorno a loro ci fosse molta confusione.
-Hai già fatto un rapporto dettagliato a Gaara riguardo all’esibizione?
-Sono più prevedibile di quanto creda.
-Solo un po’.
-È stato notevole. Non poteva essere altrimenti con Gaara che organizzava il tutto. Certo, la cantante prende delle iniziative particolari.
Tenten si lasciò sfuggire un sospiro.
-Pensi che abbia fatto una stupidaggine bella e buona, ho indovinato?
-Penso che tu abbia colto l’occasione di risolvere una questione personale e fare spettacolo allo stesso tempo. Con un ottimo risultato.
La ragazza non poté fare a meno di sorridere.
-Hai preso Katashi talmente in contropiede che se n’è andato appena finita la canzone. Non credo si aspettasse che lo affrontassi così apertamente.
-Già. Ma è stata una sensazione fantastica dirgli quelle cose in faccia. È come se finalmente fossi riuscita a scrollarmelo di dosso.
-Sono contento per te.
Tenten si voltò verso di lui per guardarlo in viso. Sembrava davvero sincero.
-Grazie. Lo sono anch’io- seguì un momento di leggero imbarazzo, che provò a sopprimere -Allora, mi devo aspettare anch’io un rapporto dettagliato sulla mia esibizione oppure servirà una relazione scritta per elencare tutti i miei errori grossolani?
-A rischio di sembrarti presuntuoso- fu il preambolo di lui -il repertorio degli Evanescence non presenta lo stesso grado di difficoltà dei brani che proviamo insieme. Direi che sotto la guida di Gaara te la sei cavata egregiamente.
-Oh, Neji- la ragazza di mise la mano al petto in modo drammatico -non posso credere a quello che hai appena detto: sono commossa!
-Continua a sfottere e vedrai…- le rispose lui a tono.
Furono richiamati dagli altri, che proponevano di spostarsi in un locale dove non ci fosse la musica a così alto volume.

La comitiva attorno al tavolo non riusciva a smettere di parlare del concerto e, soprattutto, della spettacolare rivalsa di Tenten su Katashi.
-È stata una cosa incredibile, Ten.
-L’hai davvero fronteggiato con stile.
La ragazza ascoltava solo a metà. Cercava di capire quale potesse essere il momento giusto per fare l’annuncio e Lee stava facendo lo stesso.
-Mi auguro solo che, dopo stasera, abbia capito che deve lasciarti in pace- disse Kiba, seguito da un cenno di approvazione di Hinata.
-Beh, c’è da dire che è un tipo testardo- notò Choji -ma, dopo stasera, penso sia chiaro che non ha più nessuna possibilità di tornare insieme a lei.
-Sicuramente sarà l’unico a potersi vantare di aver ricevuto un rifiuto-serenata.
La battuta di Nara provocò l’ilarità generale.
Forse era questo il momento.
-Nel caso non gli fosse bastato, credo che da stasera avrà un motivo in più per lasciar perdere.
Lee aveva colto l’occasione molto più prontamente di lei.
-E cioè?- chiese Ino con curiosità.
Tenten e il suo compagno di combutta si scambiarono uno sguardo d’intesa, per poi rivolgersi nuovamente al resto del gruppo.
-Ecco, io e Lee…- si sentì bloccata. Cavolo, non pensava che sarebbe stato così difficile.
Fortunatamente l’amico le venne in soccorso.
-Io e Tenten stiamo insieme- tagliò corto circondandole le spalle con un braccio.
Calò immediatamente il silenzio, che ad un tratto fu interrotto da una risata di Ino.
-Ok, ho capito- disse poi -è uno scherzo. Ci state prendendo in giro!
Nessun altro però rise.
-No, Ino, non è uno scherzo- rispose Tenten lentamente, prendendo la mano libera di Lee con la sua.
Tutti, chi più chi meno, erano talmente sorpresi da non riuscire a parlare. Finché Naruto cambiò goffamente discorso, poiché a disagio in quel silenzio, riuscendo piano piano a coinvolgere Choji e Sasuke e ad attirare l’attenzione di altri.
Tenten non sapeva se essere sollevata o disturbata dalla reazione che avevano suscitato. Nel tempo che seguì  vide Shino e Hinata osservarla sottecchi; non ebbe il coraggio di guardare Neji.

Giunsero al portone della casa di Kurenai.
-Grazie per avermi accompagnato, Lee.
-Sono io che non riuscirò mai a smettere di ringraziarti, Ten- il ragazzo l’abbracciò affettuosamente -so che è stato difficile.
-E pensare che dopo il concerto ero riuscita finalmente ad avere una conversazione civile con Neji… non sono più riuscita a guardarlo, non so come farò al Progetto Canto.
Lee la fissò dispiaciuto.
-Se vuoi tirarti indietro, lo capisco, davvero.
-No…- la ragazza gli strinse dolcemente il braccio -no, Lee, non ne ho intenzione. Scusami per lo sfogo, è stata una serata intensa.
-Già, lo è stata. Buonanotte, allora.
-Buonanotte.
Di una cosa era sicura Tenten, mentre saliva le scale: avrebbe faticato parecchio a prender sonno.




Credits
Canzone citata nei dialoghi: "Call me when you’re sober" - Evanescence.







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Capitolo 19
*** Nella tela del ragno ***


L'attrice
NELLA TELA DEL RAGNO



Neji sentì delle voci e delle risate avvicinarsi oltre la porta. Dopo qualche secondo vide Tenten entrare, accompagnata da Lee.
-Ciao!- lo salutarono entrambi, ricevendo un cenno come risposta.
Lo Hyuga sentì il bisogno di voltarsi da un’altra parte quando li vide abbracciarsi prima che Lee se ne andasse.
La ragazza appoggiò le sue cose, per poi avvicinarsi al compagno di prove.
-Se ti abbiamo messo in imbarazzo, la prossima volta posso salutarlo fuori.
-Non essere ridicola. Se mi mettessero in imbarazzo queste cose…
-...probabilmente non usciresti più con noi- concluse lei cantilenante, riferendosi a tutto il gruppo di amici.
Il ragazzo cominciò a mettere ordine tra gli spartiti, in silenzio. Tenten gli si avvicinò, aiutandolo. Ormai sapeva a memoria ogni sua fissazione su come andassero suddivisi e sistemati.
-Sicuro che vada tutto bene?- gli chiese dopo qualche minuto, mentre combatteva con una spillatrice bloccata.
-Come mai questa domanda?
-Beh, ad essere sincera, mi stupisce che ancora tu non ti sia espresso su me e Lee. Non sei mai stato avaro di opinioni quando si tratta di noi due.
-Sì, ma- le tolse di mano la spillatrice per provare a sbloccarla lui -qualcuno mi ha fatto notare che non sono la persona più indicata ad esprimere pareri su certe cose.
La ragazza stentava a credere alle sue orecchie.
-Non mi dire che ti sei offeso per quella vecchia discussione…- inizialmente non ottenne risposta -Oh, avanti, Neji, sul serio?
Lo Hyuga riuscì a sbloccare la spillatrice, con un colpo anche troppo energico.
-Se devo essere onesto, trovo un po’ presuntuoso da parte tua pensare che, siccome ho fatto la scelta di non stare con nessuno, io possa essere privo di sentimenti o empatia.
Tenten lo guardò meravigliata: non stava parlando con il suo solito tono impassibile e neutrale. C’era uno sprazzo di fastidio e indignazione nella sua voce. Tuttavia quello che la colpì di più fu il contenuto di quell’ultima frase.
-Neji- pronunciò il suo nome lentamente e con delicatezza -tu sei davvero convinto che innamorarsi di qualcuno sia una scelta?
Lo Hyuga si voltò di scatto verso di lei, confuso da quella domanda.
-Certo che è una scelta.
La ragazza scosse leggermente il capo.
-Oh, fidati, non lo è. Non sarebbe tutto così maledettamente complicato se ci fosse la possibilità di scegliere- l’altro non sembrava afferrare il punto, perciò cercò di spiegarsi meglio -Quando ti innamori puoi scegliere di farti avanti, e se sei fortunato l’altro ti corrisponde; puoi scegliere di non esporti e aspettare, e sperare che passi… e se sei fortunato i sentimenti svaniscono piano piano. Ma il problema rimane a monte: non puoi scegliere una persona da un catalogo o tra i tuoi amici e dire ‘bene, ho deciso, mi innamorerò di questo qui’. Si incontra qualcuno e… non sai neanche come o perché, ma un giorno ti rendi conto di esserne innamorato- lo stava guardando direttamente in viso, senza forzature, spontaneamente -e, credimi, puoi provarle tutte per togliertelo dalla testa. Saresti disposta anche a farti bucare il cranio, se avessi la certezza di non provare più niente per lui. Ma poi realizzi che è tutto inutile, non c’è modo di dimenticarlo.
Sì, sapeva benissimo che praticamente gli stava raccontando la storia dei suoi sentimenti. Sapeva anche, tuttavia, che non avrebbe mai capito che stava parlando proprio di lui. Si lasciò sfuggire un lungo sospiro, abbassando lo sguardo.
-Fidati- ripeté -sarebbe molto più facile se innamorarsi fosse una scelta, ma non lo è.
Il ragazzo la osservò, riflettendo su quello che aveva appena ascoltato.
-Quindi stai dicendo che non hai scelto di innamorarti di Lee.
-Come non ho scelto di non innamorarmi di Katashi; come non ho scelto di innamorarmi di…- riuscì a bloccarsi appena in tempo -È una questione di fortuna, non di scelte. Quindi, il mio modesto parere è che tu credi di aver scelto di non avere relazione semplicemente perché ancora non hai avuto la fortuna di innamorarti.
Si presero entrambi un po’ di tempo senza parole. Lei per quietare la forte emozione che aveva provato nel condividere quei pensieri. Lui per metabolizzare tutto quello che aveva ascoltato e capire che effetto stesse facendo su di lui.
-Da quello che hai hai detto, innamorarsi sembra più una sfortuna- disse istintivamente.
-Oh sì- rispose lei sorridendo rassegnata -il più delle volte è così che la si percepisce. Ma poi, sai, arrivano dei momenti in cui sei con quella persona, che non ha la minima idea di quello che provi per lui, e vivi delle sensazioni così straordinarie, da riempirti il cuore- senza rendersene conto, aveva in viso un’aria sognante e nostalgica -Credo di aver vissuto i momenti più felici e romantici della mia vita con un ragazzo che non ha mai saputo che ero innamorata di lui.
-Povero Lee.
Tenten guardò Neji con sguardo interrogativo.
-Non credo riuscirà ad essere mai all’altezza di quel ragazzo nella tua testa.
-Oh, beh…- rispose lei più tranquilla di quanto il suo interlocutore si aspettasse -Si dice che l’amore più puro sia quello non corrisposto. Ma credo anch’io che nessuno sarà mai alla sua altezza, tanto l’ho idealizzato.
-Perché non hai mai provato a esporti con quel ragazzo?
Tenten si prese il tempo per pensare alla risposta, mentre si appoggiava al tavolo accanto al ragazzo.
-La paura di perderlo come amico ha prevalso sul desiderio di sapere se mi corrispondesse.
-Un tuo amico… quindi potrei conoscerlo.
-Bel tentativo, ma non posso proprio dirti chi è.
Nella mente di Neji riaffiorò il ricordo di una conversazione simile, scambiata durante un lento.
-È il ragazzo che speravi ti invitasse alla festa.
-Già.
-Ok, non vuoi dirmi chi è, ma puoi dirmi almeno se lo conosco.
La ragazza sospirò, per poi sorridere.
-Probabilmente sì, ma meno di quanto pensi. Allora, la canzone di oggi?

Lee e Tenten stavano passando il pomeriggio al fiume, da soli. Era bello prendersi una pausa dal dover ostentare la loro falsa relazione. Non era tanto il tenersi per mano o abbracciarsi, quanto l’avere a mente che dovevano sembrare fidanzati, pensiero molto più stancante di quanto potessero prevedere due settimane prima, quando l’avevano detto a tutti.
-Non che abbia chissà quale fretta, ma si sa quando tuo nonno ritornerà negli Stati Uniti?
-Sembra che abbia prenotato il volo tra una settimana.
-Ci sono novità rispetto all’attività di tuo padre?
-Sì… pare che il nonno si sia convinto che tra me e te ci sia qualcosa di serio. Ieri sera ho sentito che parlava coi miei di un prossimo trasferimento di denaro, dato che finalmente ho messo la testa a posto.
-Oh, Lee, che bella notizia!- la ragazza si girò per guardarlo meglio in faccia -Non sembri molto sollevato…
-No, no lo sono… è che non so di preciso quando potremo finire questa farsa…
-Non devi preoccuparti. Da parte mia possiamo continuare per tutto il tempo necessario.
-Ti ringrazio, ma non è per questo che vorrei finirla… è che ho conosciuto un tipo…
Tenten reagì con grande entusiasmo.
-Lee, ma è fantastico! E ti piace?
-Molto…
Le raccontò che l'aveva conosciuto in un negozio di articoli sportivi, faceva il commesso lì.
-Non posso neanche provare a mandargli dei messaggi o delle mail, ho il terrore che il nonno li possa intercettare.
-Vedrai che presto si sistemerà tutto- lo rassicurò la ragazza abbracciandolo -io tifo per te.
-Sei la migliore, Ten.

Kurenai continuava a sfogliare il calendario, sbuffando sonoramente. Asuma e Tenten lo trovavano esilarante e si beccarono varie occhiatacce.
-Niente, non c’è una data buona in cui tutti i nostri amici e familiari non abbiano qualcosa da fare… Credo che se ne parlerà ad anno nuovo.
-Oh, andiamo, non è possibile- Asuma la sovrastò da dietro per guardare il calendario -Perché dovremmo aspettare tanto per sposarci?
-Perché voglio che il matrimonio sia in estate o massimo inizio autunno e quest’anno non è fattibile.
-Per i preparativi? E a che servono? Troviamo un celebrante e una sala e facciamolo con i testimoni e basta.
-Scordatelo, mi hai fatto aspettare talmente tanto per la proposta che ora affonderai in ore e ore di noiosi appuntamenti e preventivi.
Tenten si divertiva da morire durante le loro discussioni. Se pensava ad un futuro da donna sposata, sperava vivamente di avere un rapporto come il loro: anche quando litigavano, più o meno furiosamente, era assolutamente palese che si amassero più di qualsiasi altra cosa al mondo.
-Oh, prima che mi dimentichi, Ten- Asuma colse l’occasione per sottrarsi alla discussione -mi hanno chiamato per un lavoro per te.
-Ah sì? Dimmi tutto!
-Si tratta di una serie televisiva, basata su un libro ispirato da “Orgoglio e pregiudizio”, ora non mi ricordo il titolo preciso…- cercò nel portafoglio gli appunti che aveva preso -le riprese dovrebbero cominciare in autunno e finire in tarda primavera.
-Wow, un sacco di tempo…
-Sì, ma i produttori di Naruto mi hanno confermato che il team Gai non comparirà più per molti mesi nella serie dopo l’estate, non dovresti avere intoppi contrattuali. L’unica cosa che mi hanno chiesto di riferirti è che si dovrà andare all’estero per girare.
Tenten fece mente locale. Non sarebbe stato facile stare lontano da tutti i suoi cari per tanti mesi… ma, d’altra parte, era da quando aveva cominciato a recitare in Naruto che sognava di partecipare a una produzione a tema Jane Austen. E in Giappone non c’erano troppe occasioni del genere.
-Voglio fare il provino- affermò risoluta -prima di preoccuparmi se spostarmi o no, conviene capire se otterrò la parte, giusto?
-Assolutamente- assentì Kurenai -e poi un periodo sabbatico ha sempre dei vantaggi. Una volta che tu e Lee potrete finalmente finire questa recita, ti farà bene cambiare ambiente, se ce ne sarà l’opportunità. Hai troppo potenzialità per rimanere ancorata a Tokyo come comparsa.
-Guarda, se esistesse un ruolo da Elizabeth Bennet non protagonista, pagherei per interpretarlo.
-Mph- sbruffò la donna -non capirò mai questo tuo antiprotagonismo. Speriamo almeno che ci sia un bel Mr. Darcy ad aspettarti.

Tenten buttò un’occhiata all’orologio. Le tre e mezzo del pomeriggio. Accidenti, avrebbe fatto tardi…
Cercò di sistemarsi i capelli alla meno peggio e si infilò le scarpe, facendo mente locale . Doveva andare a restituire un vestito per conto di Kurenai, passare a prendere dei dischi da un suo conoscente e poi volare a casa di Choji, che aveva organizzato una serata per tutta la comitiva approfittando del fatto che i suoi genitori fossero fuori Tokyo per il finesettimana. Sì, avrebbe fatto sicuramente tardi.

-Non ci credo che abbia avuto il coraggio di spendere così tanto per un vestito…
-Ti sei scelto una futura moglie dai gusti costosi, che vuoi farci.
Tenten consegnò i soldi del vestito ad Asuma, che mentre li metteva via dovette rispondere al telefono.
-Pronto… Kurenai. Ma che… perché sei così agitata?... Oh, accidenti, di nuovo… Ok, ok, arrivo appena posso…
-Che è successo?
-Si è otturato di nuovo lo scarico della doccia e Kurenai non se n’è accorta… il bagno è allagato.
La ragazza sospirò.
-È la solita distratta. Vai pure, finisco i giri da sola.
-Non dire sciocchezze, adesso chiamo Lee o Shino per farti venire a prendere.
-Non essere ridicolo- con una mano bloccò la sua che stava per digitare i numeri sul cellulare -da quando l’ho affrontato al concerto, Katashi non si è più fatto vivo: niente telefonate o messaggi anonimi. Tra l’altro rischio di fare un ritardo pazzesco se devo aspettare qualcuno che mi accompagni. Per una volta cosa vuoi che succeda?
Asuma la guardò pensoso. In effetti non poteva passare tutta la vita a dover essere accompagnata per andare da qualche parte…
-Ok, va bene. Ma sii prudente!
-Signorsì!- rispose lei scherzosamente, per poi abbracciarlo e avviarsi verso la tappa successiva.
Era una calda giornata di sole e Tenten ne godeva appieno. Non si ricordava quand’era stata l’ultima volta che si era fatta una passeggiata da sola: le era mancato davvero tanto.
Tirò fuori dalla borsa il cellulare per controllare che non vi fossero nuovi messaggi: se le avessero chiesto di rimediare qualcosa per la festa all’ultimo minuto, non ci sarebbe riuscita neanche con il teletrasporto.
Fu quasi investita da un ragazzino che andava in skateboard. Ridendo, si infilò in modo automatico il cellulare nella tasca posteriore dei jeans. Le erano mancate persino queste cose.
Poi, d’un tratto, si sentì strattonare ed essere spinta dentro un cubicolo. Fece appena in tempo a voltarsi e a intravedere Katashi chiudere un portellone: il furgone stava già partendo.

Aveva già le vesciche alle mani per tutti i colpi che aveva dato alle pareti del furgone e per i vani tentativi di aprire il portellone. La gola cominciava a farle male per quanto aveva urlato sperando che qualcuno la sentisse. Cominciava a sentire l’aria consumata pesarle nei polmoni.
Doveva essere passata almeno mezz’ora da quando l’avevano sbattuta lì dentro. Il cellulare non aveva segnale. Cominciava davvero ad agitarsi.
Il furgone frenò di colpo, facendole sbattere la testa. D’un tratto fu investita dalla luce in piena faccia e istintivamente chiuse gli occhi. Non fece in tempo a riaprirli che sentì qualcosa di appiccicoso aderire alle proprie labbra; subito dopo le stavano legando le mani dietro la schiena.
-Mi hai fatto attendere un bel po’ di tempo per trovarti senza guardia del corpo, eh?- Katashi finì di stringere il nodo, per poi guardare in volto la ragazza con un sorriso beffardo.
Le mise una felpa addosso, tirandole il cappuccio sopra la testa, per poi farla scendere dal mezzo. Accidenti, così nessuno si sarebbe accorto che era legata e con del nastro adesivo sulla bocca.
Katashi batté un paio di colpi sul portellone dopo averlo chiuso, facendo ripartire il furgone.
-Adesso fai la brava e non fare mosse stupide, sai che sono una persona agile.
Tenten provò a scuotere le spalle, ma il ragazzo gliele teneva saldamente. La condusse verso l’entrata di un locale commerciale che appariva sfitto. Lo sguardo di lei schizzava in ogni angolo della strada, nella speranza di trovare qualcosa o qualcuno che le permettesse di scappare. Quando fu spinta dentro il locale, era riuscita solo a notare un negozio di articoli sportivi dall’altra parte della strada, il cui nome le era stranamente familiare.
Katashi la condusse sul retro e sciolse il nodo, solo per legarla a una scaffalatura impolverata. La spinse su una sedia e le strappò il nastro adesivo dalla bocca.
-Tu, brutto tossico bastardo…
-Uh, quante brutte parole da una ragazza così carina- le si sedette di fronte.
-Cosa pensi di ottenere con questa sceneggiata? Mi sembra un po’ troppo per la semplice pretesa di rimetterci insieme.
-Spavalda e intelligente. Chissà come mai ho deciso di lasciarti…- le accarezzò il volto, e lei si scansò prontamente.
-Tu non sei altrettanto intelligente. In questo momento dovrei essere ad una festa e, quando non mi vedranno arrivare, capiranno subito che ci sei tu di mezzo e avvertiranno la polizia.
-Oh, ma come siamo fiduciosi- si stravaccò sulla sedia, estremamente sicuro di sé -anche fosse, la polizia ci metterà un bel pezzo prima di trovarci. Tuttavia- si sporse nuovamente verso di lei, facendola indietreggiare -ho bisogno di un po’ di tempo da solo con te, guadagnare qualche ora non guasterebbe. Perciò tu ora manderai un bel messaggio a uno di questi amici che ti aspetta alla festa e troverai una scusa per cui non puoi andare. E non pensare di lanciare un SOS, prima di inviare il messaggio dovrò leggerlo.
La ragazza era furiosa con se stessa: primo, per aver davvero avuto una storia con un soggetto del genere; secondo, per aver abbassato la guardia ed essersi ostinata a voler stare in giro da sola. Si era cacciata in un bel guaio e doveva trovare un modo per tirarsene fuori.
-Dov’è il tuo cellulare?
-Nella tasca posteriore dei jeans.
-Di bene in meglio- si chinò su di lei e fu di una lentezza esasperante nel prendere l’apparecchio. Glielo mise in mano.
Tenten guardò lo schermo, cercando di non farsi prendere dal panico. Scrisse poi il messaggio di getto e fece cenno di aver finito. Il ragazzo lesse e scoppiò in una breve risata di scherno.
-Accidenti, le cose cambiano, eh? Invialo.
Selezionò il destinatario quasi senza pensare e premette il comando, sperando che avrebbero capito.

Erano ormai arrivati tutti. Choji aveva provveduto ad un buffet da fare invidia a un matrimonio e, tra una chiacchiera e l’altra, qualcuno già lo aveva assaltato.
-Strano che Tenten non sia ancora arrivata- notò Hinata guardandosi intorno.
-Aveva delle commissioni da fare- Shino bevve un sorso di limonata -mi ha avvisato stamattina che probabilmente avrebbe tardato un po’.
Lee sembrava dubbioso.
-Non so, è comunque strano per lei… tutte le volte che avvisa che potrebbe ritardare in realtà corre come una matta e arriva quasi sempre in orario.
Neji, che stava seguendo solo distrattamente quella conversazione, sentì il cellulare vibrare. Un messaggio di Tenten. Perché scrivere a lui piuttosto che a Lee?
Aprì il messaggio.
Scusate, ma mi ha bloccata in palestra, quella davanti al negozio dove Lee ha visto una cosa che gli piace molto.
Non so quando riuscirò a liberarmi, rischia davvero di andare per le lunghe…

Lo Hyuga aggrottò le sopracciglia e attirò l’attenzione di Lee afferrandolo per un braccio.
-Leggi.
-Palestra? Ten in palestra? Ma che assurdità è questa?
-Chi la doveva accompagnare qui alla festa?
Shino aveva sentito la conversazione e già stava digitando un numero di telefono.
-Pronto, Asuma… in effetti, sì. La dovevi accompagnare tu qui oggi?... Che cosa?... No, non è ancora arrivata. Razza di incosciente… Ok, ti tengo aggiornato- chiuse la chiamata -Asuma è dovuto rientrare da Kurenai per un problema domestico e Tenten ha insistito che la lasciasse sola senza farci chiamare.
Neji cominciò a formulare un’ipotesi che non gli piaceva affatto.
-Credo che ci sia lo zampino di Katashi…
Si misero tutti e tre a rileggere il messaggio per capire cosa volesse dire.
-”...mi ha bloccata...” si riferirà a lui- ragionò a voce alta Shino -non la terrà mica chiusa da qualche parte?
-Lee, riesci a capire di che negozio parla?- Neji ignorò l’osservazione dell’Aburame, come a non voler neanche prendere in considerazione l’idea.
Il ragazzo dovette riflettere un po’, ma poi ebbe un’illuminazione.
-Forse sì. È un negozio di articoli sportivi non molto lontano. Ma davanti non c’è una palestra, c’è solo un vecchio locale commerciale in disuso da mesi…
In un lampo ai tre ragazzi sembrò tutto chiaro.
Spiegarono la situazione il più velocemente possibile solo a Kiba e Hinata, chiedendo che fossero loro a informare gli altri. Si dileguarono subito dopo.



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Capitolo 20
*** Frattura ***


L'attrice
FRATTURA



Katashi rientrò nella stanza dopo essersi assentato pochi minuti, con una busta di carta in mano.
Tenten tentò di nascondere i polsi, escoriati nel vano tentativo di sciogliere la corda che la teneva legata alla sedia. Il suo cellulare era su un vecchio tavolino alla parete opposta, impossibile da raggiungere. Non aveva mai squillato… Le venne il dubbio che il suo SOS non fosse stato recepito.
-Allora tesoro, credo sia ora di mangiare qualcosa- il ragazzo aprì la busta che teneva in mano, mentre inspirava in modo scattoso. Ne tirò fuori un panino che avvicinò alla sua bocca.
Lei si voltò da una parte, come chiaro segno di rifiuto.
-Sicura di non avere fame? Se mi ricordo bene, quando hai una festa a pranzo ti tieni più leggera di quanto dovresti.
Tenten aggrottò la fronte, disgustata al pensiero che potesse conoscere certe cose di lei. Gli gettò un’occhiata severa, notando residui bianchi sulle sue narici.
-Vedo che hai fatto un salto di qualità. Cocaina, immagino.
-Tokyo offre infinite possibilità- buttò da una parte la busta col panino, per poi sedersi di fronte a lei -ora, tesoro, parliamo di noi.
-Non vedo cosa ci possa essere da dire.
Katashi si lasciò sfuggire una risata di scherno, per poi prenderle il mento in mano, costringendola a guardarlo in viso.
-Lasciarti è stato un errore. Nessun’altra mi ha mai accudito come hai fatto tu. E pensare che- la mano scivolò lentamente dal mento, tracciando il profilo del collo e mirando al centro del petto -non ho neanche aspettato di conoscerti fino in fondo.
La ragazza si scostò con forza.
-Non osare toccarmi.
Un’altra risata di scherno, mentre si alzava e prendeva una bottiglia di gin dal borsone che aveva portato con sé.
-Non ti ricordavo così aggressiva. Mi piace, è eccitante- dette un lungo sorso, senza smettere di tenere lo sguardo fisso su di lei -e utile al nostro scopo, per di più.
-Che sarebbe?
-Ottima domanda. Vedi, sono solo pochi mesi che sono entrato nel giro di Tokyo, la mia quota di mercato è ancora in via di definizione…- passeggiava tranquillamente avanti e indietro per la stanza, sorseggiando dalla bottiglia -Quando sono venuto a quella stupida festa a vedere che combinavi, mi sono dato un’occhiata intorno. Tutta quella gente che lavora nel campo della televisione... Ho pensato subito che potevo ricavarne un doppio guadagno: riappropriarmi di te e ricavare una nuova e numerosa clientela.
-Vorresti usarmi come corriere per la tua schifosa droga?- chiese la ragazza incredula -Sei completamente pazzo se credi che lo farò.
-Fidati, la stai prendendo dalla prospettiva sbagliata- le si accovacciò di fronte -dalle nostre parti ero il migliore, ma se riesco a scalare i vertici qui a Tokyo avrò tutto quello che si possa desiderare: soldi, potere… tutto. E lo potrai avere anche tu! Non reciterai più in quella stupida serie, potrai diventare la stella di uno spettacolo o non dover lavorare mai più in vita tua.
-Per fortuna stai dimostrando che non mi conosci affatto- sibilò lei con tono velenoso -preferirei finire per strada come una barbona che vivere una vita del genere con te.
-Datti una calmata, piccola- sussurrò lui con tono velatamente minaccioso, avvicinando il viso a un centimetro da suo -Potrei cominciare a considerarti offensiva.
Si beccò uno sputo in faccia come risposta.
Tenten osservò la rabbia emergere gradualmente sul suo volto, come al rallentatore, per poi sentire d’improvviso un colpo sordo e un dolore lancinante.
-Non giocare col fuoco, tesoro.
Seguì un secondo colpo, sempre sulla parte inferiore del viso. L’anello che indossava aveva provocato una spaccatura sul labbro inferiore.
-Questa è una piccola anticipazione di cosa significherà mancarmi di rispetto in futuro- il ragazzo si ripulì dalla saliva con un fazzoletto, per poi afferrarla per i capelli all’altezza della nuca -Non ti sto offrendo una scelta, cara. D’ora in poi starai con me. Comincia a fartene una ragione.
Lasciò la presa, riattaccandosi alla bottiglia.
Tenten sentiva il cuore batterle all’impazzata dalla paura. S’impegnò a regolarizzare il respiro, in modo da calmarsi e provare a riflettere. Davvero lo poteva fare? Poteva costringerla a stare con lui finché ne avesse avuto voglia? No, si rispose mentalmente, non avrebbe potuto riuscirci. Era circondata da persone che le volevano bene: l’avrebbero cercata e alla fine l’avrebbero trovata. Magari avrebbe dovuto aspettare un giorno, o forse un mese, ma alla fine l’avrebbero trovata. La compagna di uno spacciatore non poteva rimanere inosservata per sempre…
Fu risvegliata dai suoi pensieri dal rumore della bottiglia vuota che era stata lasciata cadere a terra.
-Mi hai fatto innervosire- affermò Katashi, strofinandosi istintivamente il naso -per colpa tua, devo andare di là a rilassarmi di nuovo. Ci vediamo tra poco.
Scomparve al di là della porta che dava sulla sala principale del locale, da cui erano passati per entrare.
La ragazza abbandonò il capo contro la parete dietro di lei. Dopo qualche respiro profondo, sentì gli occhi inumidirsi. Trattenne le lacrime con tutte le sue forze.

Non sapeva dire quanto tempo fosse passato… dieci minuti? Venti? Forse anche di più…
Si sentiva stanca e debole. Non beveva una goccia d’acqua da quando era uscita di casa con Asuma, lo stomaco si contraeva dalla fame da almeno un’ora, sentiva il bisogno di respirare aria fresca. Le era sfuggita una sola lacrima che, ironia della sorte, era scivolata fino alla spaccatura sul labbro, facendole avvertire un leggero bruciore.
In questo stato, quando sentì dei gran rumori provenire dalla sala accanto, pensò seriamente di avere delle allucinazioni. Lo stesso valse per il suono distante di una sirena della polizia.
La porta di accesso alla stanza si spalancò di colpo, sbattendo sulla vecchia scaffalatura e provocandole un sussulto.
-Ten!
La ragazza fece appena in tempo ad aprire gli occhi, che si ritrovò Lee che la stava abbracciando e Shino che le slegava le mani.
-Ragazzi, siete arrivati… Cominciavo a pensare di dover rimanere qui tutta la notte…
-Non lo dire neanche per scherzo- l’Aburame la prese da una parte per la mano e dall’altra per la schiena, aiutandola ad alzarsi.
Le girò la testa appena fu in piedi, così Lee la resse dall’altro fianco.
-Meno male che sei riuscita a mandare quel messaggio. Quando Neji ce l’ha fatto leggere…
-Neji?- la ragazza li guardò entrambi confusa -Ho mandato il messaggio a Neji?
I ragazzi le restituirono uno sguardo stupito, che fece da conferma.
-L’importante è che l’abbiamo ricevuto. Per fortuna Lee ha capito subito di che negozio stavi parlando. Abbiamo chiamato la polizia e ci siamo appostati qui fuori ad aspettarla. Poco prima che arrivasse, quell’idiota è uscito a fumarsi una sigaretta… Neji gli si è lanciato contro e l’ha bloccato a terra prima che potessimo fermarlo.
Si erano avvicinati lentamente alla porta, quando sull’uscio comparve lo Hyuga che si ripuliva le maniche dallo sporco del marciapiede. Si bloccò nel trovarsi davanti la ragazza.
-Lo hanno ammanettato; lo stanno portando alla stazione di polizia- disse dopo un po’ con tono neutrale.
Tenten non riuscì a trattenersi. Si sganciò dalla presa degli amici, fece due passi e lo abbracciò, affondando il volto contro la sua spalla. Niente ansia, niente lacrime. Dopo quelle ore che le erano sembrate durare un’eternità, finalmente respirare era di nuovo facile.
Neji, colto assolutamente di sorpresa, ci mise un po’ per ricambiare il gesto.
Alzò lo sguardo verso gli altri due ragazzi, che avevano il sollievo dipinto in viso. Lee non sembrava disapprovare affatto.

Dovettero passare un paio d’ore al commissariato per rilasciare la deposizione di Tenten e farla visitare da un medico per refertare le conseguenze dei colpi di Katashi e aspettare istruzioni rispetto alle successive convocazioni.
La ragazza aveva tentato più volte di convincere i ragazzi a tornare alla festa, rassicurandoli che avrebbe chiamato Asuma per farsi venire a prendere. Nessuno dei tre si mosse da lì.
Quando finalmente vennero congedati, Shino insistette perché tornasse anche lei a casa di Choji. Tutti gli altri erano preoccupati e volevano assicurarsi che fosse sana e salva. In più, sapeva perfettamente che le avrebbe fatto bene stare in compagnia per un po’: in quel momento aveva bisogno di non sentirsi sola.

Hinata le aveva gettato le braccia al collo appena l’aveva vista entrare. Sakura e Ino la seguirono a ruota e l’accompagnarono a sedersi.
Venne travolta da una serie infinita di “Stai bene?”, “Che cosa ti ha fatto?”, “Che razza di bastardo!”.
-Ragazzi, fatela respirare, non fatele venire più ansia di quella che potrebbe aver già- Shikamaru si fece strada tra gli altri senza tanti complimenti, porgendo a Tenten un bicchiere d’acqua.
-Grazie- disse lei, cominciando a bere subito -Choji, per caso è avanzato qualcosa da mangiare?
Il padrone di casa fu ben felice di portarle un vassoio pieno degli avanzi della serata. Nella preoccupazione di sapere cosa era capitato a Tenten, la maggior parte dei presenti aveva passato il tempo a mangiare e bere di continuo, ma tutti avevano concordato di lasciare qualcosa nel caso lei e i ragazzi fossero tornati.
La ragazza cominciò a mangiare comunque lentamente e a piccoli bocconi. Sentiva ancora lo stomaco sconquassato.
Shino si sedette accanto a lei e ne seguì l’esempio. In fondo anche lui aveva saltato la cena.
Dopo qualche minuto, tra una chiacchiera e un morso, Tenten si guardò intorno, notando che mancava qualcuno all’appello.
-Dove sono finiti Lee e Neji?
-Non lo so- l’Aburame si voltò in direzione della porta che dava sul giardino -pensavo stessero entrando dietro di me. Devono essere rimasti fuori.
In quel momento, come in virtù di un qualche tacito accordo, calò il silenzio. Il che permise di udire delle voci al di là della porta.
I toni sembravano alzarsi gradualmente.
Tenten si alzò e si avvicinò. Capì che erano Neji e Lee e la conversazione appariva concitata. Si fermò solo quando fu praticamente appoggiata al legno, concentrata a capire cosa stessero dicendo.
-...è incredibile. Sembra che tu non ti renda conto di quello che ha rischiato. E neanche lei. Quell’incosciente…- il tono dello Hyuga era molto duro.
-Certo che me ne rendo conto, Neji. E lei? C’era lei legata alla sedia come un cane, penso che preferirebbe di gran lunga non potersene rendere conto- la voce di Lee, per quanto cercasse di non farsi mettere i piedi in testa, sembrava più ragionevole e ponderata.
-Sei il suo ragazzo, diamine, dovresti accertarti che non esca da sola ogni singola volta!
-Se non avesse provato a uscire da sola oggi, ci avrebbe provato un’altra volta e magari sarebbe andato tutto bene. È stanca di dover essere sempre scortata, la fa sentire un peso per gli altri! Dovresti conoscerla ormai.
-Ha rischiato di finire molto male! Devi smetterla di incoraggiarla nei suoi capricci…
Tenten non riusciva a stare lì zitta. Fece per aprire la porta, ma Shino la bloccò prendendola per una spalla.
-Lascia stare.
-... se contiamo poi come ti sta trattando…
L’ultima frase di Neji fu la goccia che fece traboccare il vaso. In un istante uscì, richiuse la porta alle sue spalle e comparve al fianco di Lee.
-Vai dentro- gli disse posandogli con fare rassicurante la mano sulla schiena.
-No, Ten, non è il caso di parlare con lui adesso. Ne hai già passate abbastanza per oggi.
La ragazza gli si parò davanti, stringendogli affettuosamente le spalle.
-È con me che ce l’ha. Tu non c’entri e non devi essere messo in mezzo. Vai dentro e sta tranquillo.
Il suo tono era talmente deciso e allo stesso tempo placido, che Lee si convinse. Prima di rientrare, però, l’abbracciò e la baciò sulla tempia, sperando che quel gesto le desse forza. Rientrò nella sala, trovando tutti gli altri immobili e taciturni, come in attesa. Si sedette con loro, aderendo a quel patto tacito. Era chiaro che tutti attendevano di udire cosa sarebbe successo di fuori. Non perché volessero invadere le privacy altrui: se Neji e Tenten stavano per scontrarsi, si trattava di qualcosa che avrebbe inciso su tutto il gruppo. Persino Shikamaru, che in questi casi aveva ben da ridire, non aprì bocca.

Era da minuti che durava quel silenzio. Si guardavano negli occhi, con severità reciproca.
Com’era prevedibile, fu Tenten la prima a parlare.
-Trovo molto ingiusto che tu te la prenda con Lee. Sei una persona abbastanza diretta e corretta da affrontare l’oggetto della tua disapprovazione senza intermediari- fece una pausa, senza smettere di sostenere il suo sguardo -sei arrabbiato con me: forza, sputa il rospo.
Il ragazzo prese un profondo respiro prima di rispondere.
-Ti sei messa volontariamente a rischio, senza avere la certezza che Katashi avesse smesso di seguirti e molestarti. Sei finita legata in un negozio abbandonato, dove tra l’altro la polizia ha trovato chili di sostanze stupefacenti. Ti sei fatta picchiare. E hai costretto altre persone, tra cui il tuo ragazzo, a intervenire, mettendo a rischio anche loro- il suo tono era tagliente e raggelante, da ogni parola trasudava biasimo -Devi smetterla di fingere di non voler coinvolgere gli altri, per poi costringerli a intervenire quando potrebbe essere troppo tardi. Non sono io a mettere le persone in mezzo, qui.
-Già, è stato proprio un gran divertimento venire rapita da un tossico e sentirsi dire che ti costringerà a essere la sua donna- replicò lei con evidente sarcasmo -per non parlare di quanto ho trovato spassoso vedere entrare degli amici per liberarmi al posto della polizia. Eh sì, grasse risate- cambiò tono -Secondo te, se mi aveste chiamato dicendomi “intanto veniamo noi, poi magari nel frattempo arriva la polizia”, sarei stata d’accordo? Ovviamente no!
-Non provare a fare la vittima con me.
-Oh, certo, scusa. Dimenticavo che se qualcuno non ti dà ragione, è perché sta facendo la vittima- non gli dette il tempo di replicare -Vuoi sapere perché non volevo essere scortata dappertutto?! Perché avevo saputo che Katashi era anche uno spacciatore e con conoscenze tutt’altro che innocue, e preferivo rischiare da sola piuttosto che mettere in pericolo le persone a cui voglio bene.
-E quindi è logico mandare un messaggio a chiunque per essere salvata- stavolta era Neji a parlare con sarcasmo.
-Non l’ho mandato per essere tratta in salvo da un drago come una principessa! Katashi mi ha chiesto di avvisarvi che avrei ritardato per non farmi cercare ed era l’unico modo per far capire dove mi aveva portato. Ho inserito il primo destinatario tra voi che è capitato sul telefono.
Di quest’ultima parte non era certa. Quando aveva capito di aver mandato il messaggio a lui, si era chiesta se fosse stato davvero un caso, o se il suo subconscio voleva che fosse Neji il primo a saperlo.
-Ma perché mandarlo al primo nome che ti capita, se il tuo ragazzo è Lee?!
Ad un tratto lampò nella mente di Tenten un pensiero, in grado di dipanare la matassa ingarbugliata che era diventata quella discussione. Nella sua voce lo stupore fu evidente.
-La questione non è che io sia stata rapita…- un movimento quasi impercettibile nel viso dello Hyuga andava confermando la sua ipotesi -C’è qualcosa su me e Lee che ti disturba…
Inizialmente non ottenne risposta.
-Avanti- lo provocò -si esprima, o massimo conoscitore dell’animo umano. Cos’è che ti dà tanta noia?
-Tu sai benissimo cosa c’è che non va, non provare a fare la finta tonta- fece lui, irritato.
-No, Neji, io non so leggere nel pensiero. Non ho la minima idea di quali fantasie costruisci nella tua testa.
-Tu vuoi provocarmi…
-Se è l’unico modo per farti sputare il rospo, sì.
Ci fu un momento di silenzio carico di tensione.
-Bene- il ragazzo incrociò le braccia al petto, con lo sguardo carico di aggressività -A te non importa un bel niente di Lee.
Tenten rimase esterrefatta.
-Ma che… che idiozia è questa?
-Non gli dai più attenzioni adesso di quanto non facessi quando eravate solo amici. Stasera hai chiesto aiuto ad un altro e non a lui…
-Quello che stai dicendo è assolutamente ridicolo.
-...e- la sovrastò con la voce, come a non perdonare l’interruzione -e sei ancora innamorata di qualcun altro.
La ragazza si sentì gelare dentro.
-Me lo hai detto proprio tu- continuò lui -sei innamorata di qualcuno a cui Lee non sarà mai paragonabile, tanto l’hai idealizzato. Ma, nel concreto, stai prendendo in giro un bravo ragazzo che crede che tu voglia stare insieme a lui, anche se non è vero.
Tenten si portò una mano alla fronte, scuotendo il capo.
-Non sai di cosa stai parlando. Non ne ha idea.
-So benissimo di cosa sto parlando. Sto parlando di una ragazza che, a dispetto delle apparenze, si sta dimostrando egoista, inaffidabile, incostante, incoerente, bugiarda- la lista sembrava non dover finire mai - e assolutamente indifferente ai danni che può causare alle persone che le stanno intorno. E se non la smetti di prendere in giro Lee, finirai anche per diventare una… una…
-... una puttana.
La ragazza aveva concluso per lui la frase con tono sconfitto. Tornò a guardarlo negli occhi, percependo tutto il disprezzo di cui erano carichi. Non avrebbe mai creduto che Neji potesse pensarla così… che potesse considerarla una delle persone più orribili sulla faccia della terra. Non seppe perché, ma si chiese tra sé e sé come avrebbe potuto reagire il suo interlocutore se gli avesse detto che il ragazzo di cui era innamorata era proprio lui. Una domanda che non avrebbe mai avuto risposta.
-Ok- disse nel mezzo di un sospiro, mentre sentiva una stretta al cuore farsi sempre più oppressiva -è così che la pensi, quindi.
Si diresse verso un muretto di pietra e vi sedette sopra. Ogni fibra del suo essere era concentrata nel non mostrare nulla se non una modesta rassegnazione. Avrebbe detto solo poche altre parole, o avrebbe rischiato di crollare.
-Direi che, dopo questa conversazione, abbiamo chiuso.

Il gruppo vide Neji entrare furioso, raccogliere le sue cose e andarsene, passando per un’altra uscita. Quando scomparve, sembrava che avessero tutti trattenuto il respiro in contemporanea.
Avevano sentito ogni cosa, ognuno di loro. Eppure qualcuno si chiedeva se quella discussione avesse davvero avuto luogo, tanto era incredulo. Si scambiarono delle occhiate cariche di significato. Un po’ alla volta si alzarono lentamente, dirigendosi senza parlare verso il giardino. La videro seduta sul muretto, a capo chino, con lo sguardo perso nel vuoto e l’espressione di chi ha voglia di non pensare più per molto tempo.
Alcuni pensarono che, quando erano stati in difficoltà, Tenten era sempre stata quella pronta a consolarli e rassicurarli, mentre lei non sembrava averne mai bisogno.
Rimasero a osservarla a distanza per qualche momento, come se dovessero decidere come soccorrere un animale ferito. Poi partirono in sincronia, come se fosse stata una coreografia studiata.
Hinata si sedette di fronte a lei, Shino e Lee presero posto uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Mano a mano ognuno trovò la propria postazione. Prima di assestarsi, l’ultimo movimento fu di Shikamaru: si avvicinò, le porse una sigaretta e, quando l’ebbe infilata tra le labbra, gliela accese.
Restarono così, immobili e in silenzio, ad ascoltare i rumori della sera, mentre la sigaretta veniva lentamente consumata.
-Sarei dovuto intervenire- disse Lee accarezzandole i capelli, mentre lei spegneva a terra la sigaretta -se gli avessi spiegato…
-Non sarebbe servito- sussurrò la ragazza, riuscendo comunque a risultare secca.
-Spiegato cosa?- chiese Hinata, mentre accarezzava dolcemente una gamba dell’amica.
-Niente- troncò ancora Tenten.
-No, Ten, è ora di dirlo- non aspettò un’altra replica, si rivolse a tutti -la storia fra lei è me è solo una montatura. Ha finto di essere la mia ragazza per evitare che mio nonno togliesse il sostentamento alla mia famiglia, facendoci andare in rovina.
Raccontò dell’avversione del familiare per il suo orientamento sessuale e di come l’amica si fosse offerta di aiutarlo, non permettendo obiezioni.
-Ora è tutto chiaro- commentò Hinata con lo sguardo rivolto a Shino, che annuì leggermente.
Tenten a quelle parole si rese conto che la Hyuga e l’Aburame non si erano mai bevuti del tutto la bugia della storia con Lee; che la conoscevano così bene da capire che qualcosa non quadrava, continuando comunque a fidarsi di lei senza giudicarla. Cosa che Neji non era stato in grado di fare.
-Tesoro, c’è qualcosa che possiamo fare perché tu possa stare meglio? Qualsiasi cosa?- le chiese dolcemente Ino.
-Credo che sia ora di andare- rispose lei distrattamente.
Shino e Lee si alzarono con lei, comunicandole senza parole che l’avrebbero accompagnata.
-Choji, scusa se ti ho rovinato la serata. Non volevo, davvero.
-Non dirlo neanche per scherzo, Ten.
La ragazza gli rivolse un sorriso grato e cominciò ad avviarsi lentamente all’uscita.
-Grazie per la sigaretta, Shikamaru- disse quando passò davanti a Nara.
-Nessun problema. L’ho fatto per dispetto a Hyuga- asserì con un’alzata di spalle.

Camminavano da circa dieci minuti.
-Lee, tu va a casa. Non è stata una serata facile neanche per te- disse d’un tratto Tenten.
-Non ci pensare neanche, non ti lascio.
-Non preoccuparti. L’importante per me è che tu non ti senta ferito da quello che ti ha detto Neji e che non pensi sia colpa tua se abbiamo litigato.
-Ma no, certo che no! Vedrai che, quando gli spiegherò come sono andate le cose, si sistemerà tutto.
-Allora vai a casa e riposa- insistette lei ignorando volutamente la sua ultima affermazione -Ti prego, fallo per me.
Dopo un lungo sospiro, Lee annuì.
-Per te va bene, Shino?
-Certo, non preoccuparti, non la mollo finché non è a casa.
L’abbracciò e si avviò.
Quando ebbe girato l’angolo, Tenten si sentì libera di mostrarsi come realmente si sentiva. Si coprì il viso con entrambi le mani, sentendo il respiro che accelerava.
-Ten, tranquilla, ci sono io- Shino le circondò le spalle con un braccio -Su, andiamo a casa.
-Ti prego, no. Non posso, non riesco adesso.
-Ok, ok- sussurrò lui cercando di tranquillizzarla -dimmi dove vuoi andare.
-Portami in un posto dove posso urlare.
Il ragazzo rimase un po’ interdetto da quella richiesta, ma quasi subito cominciò a pensare a dove potessero andare. Se Tenten diceva di averne bisogno, era così.
-Ho trovato. Andiamo.
Mentre s’incamminavano, Shino telefonò a Kurenai per raccontarle quello che era successo da quando erano ritornati a casa di Choji, e per avvisarla dei loro spostamenti. Ricevette pieno appoggio e disponibilità.

Gli studi televisivi facevano uno strano effetto di notte. O almeno così avrebbe pensato Tenten, se si fosse trattato di una qualsiasi altra notte. Shino aveva convinto il custode a farli entrare e ora la stava conducendo nella sala doppiaggio e sonoro. Era una stanza completamente insonorizzata, circondata da altri locali deserti.
Si fermarono al centro della sala e rimasero per un po’ in silenzio. La ragazza cominciò a respirare profondamente, lasciando i pensieri liberi di scorrere. Mano a mano il respiro si fece più accelerato e rarefatto, il petto cominciò ad alzarsi e abbassarsi velocemente, le lacrime poterono cominciare a scorrere libere sulle guance.
Si lasciò cadere in ginocchio, abbandonando il busto in avanti.
Shino osservò angosciato il pianto diventare sempre più rumoroso, finché dovette inginocchiarsi accanto  a lei e abbracciarla dal fianco. A quel punto, lo fece.
Tenten urlò. Urlò a pieni polmoni, con tanta forza da sentire le corde vocali iniziare a bruciare.
Anni. Aveva passato anni ad ammirare Neji, ad avvicinarlo con cautela e rispetto, a mostrarsi il più possibile onesta e trasparente, a dover prendere costantemente le misure perché la confidenza non si confondesse con l’invadenza.
Tutto inutile, completamente inutile.
La considerava una persona orribile. E Neji Hyuga, una volta emessa la sentenza, raramente la ritrattava.
Stettero lì per un’ora, prima che Tenten accettasse di andare finalmente a casa.
Kurenai e Asuma erano ancora svegli, pronti ad accoglierla.
-Povera piccola mia- sussurrò dolcemente la donna mentre la accarezzava.
Aveva chiesto di mettersi subito al letto.
-Che serata terribile deve essere stata- commentò Asuma scuro in volto -grazie, Shino, per esserti preso cura di lei.
-Non c’è bisogno di ringraziarmi. Sono contento di averla aiutata, se davvero ci sono riuscito.
-Nessuno la conosce meglio di te e Lee per queste cose- Kurenai diede un’ultima carezza alla ragazza, prima di alzarsi dal letto -credo che le farebbe bene se tu ti fermassi a dormire qui con lei, non si sentirebbe sola…
Shino fu un po’ imbarazzato dalla proposta.
-Non credete che possa essere sconveniente?
La coppia sorrise scuotendo la testa.
-Non siamo il genere di persone che si preoccupano di cosa possa essere sconveniente. La questione è se te la senti o no.
Il ragazzo capì che loro erano a conoscenza di quelli che erano stati i suoi sentimenti per Tenten. Ma non lo fecero sentire a disagio per questo.
-Se devo essere sincero- mentre parlava, guardava la ragazza -da un po’ non riesco più a pensare a lei in quel senso. Non riesco a non rispettare i suoi sentimenti per Neji, anche se lui non se li merita affatto. Averla come amica è abbastanza per me- tornò a guardare Kurenai -mi fermo volentieri.
Gli rimediarono dei vestiti per dormire e si congedarono.
La mattina seguente Tenten dormì fino a tardi, vegliata a turni da tutti e tre.
Quando aprì gli occhi, trovò Shino seduto sul bordo del suo letto, con una tazza di caffè in mano.
-Buongiorno- borbottò con la voce ancora impastata dal sonno.
-Buongiorno a te.
Si tirò su a sedere e cominciò a sorseggiare il caffè.
-Sei stato qui tutto la notte.
-Come sei prevenuta. Potrei essere tornato stamattina presto.
-Allora mi dovrei preoccupare di aver trovato un ragazzo nel mio letto alle 5 del mattino.
Shino rise, lei no.
-Grazie per essere rimasto con me. Devo esserti sembrata una pazza ieri notte.
-Penso sia solo un’altra affascinante sfumatura della tua personalità eccentrica. Ora vestiti, vieni a pranzo fuori con me, Hinata e Kiba.
-Ma Hinata la domenica è sempre a pranzo con la sua famiglia. È una specie di obbligo o tradizione.
-Al telefono mi è sembrata piuttosto risoluta in merito. Non sprecherei un evento del genere, se fossi in te.
La ragazza sorrise. Ma non era il suo solito sorriso.
-No, direi che non posso rifiutare.
-Bene.
Shino la osservò per qualche istante, poi la abbracciò.
-Si sistemerà tutto. Starai bene- le sussurrò con tono dolce -Faremo di tutto per farti stare di nuovo bene.
Tenten ricambiò la stretta, ma sul viso aveva un’espressione tutt’altro che sollevata o rasserenata. In quel momento riusciva a pensare solo a due cose: primo, doveva prendere al più presto appuntamento con la sua psicoterapeuta; secondo, doveva assolutamente vincere quel provino e sparire da Tokyo appena possibile.





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Capitolo 21
*** Il bisogno di salvarsi ***


L'attrice
IL BISOGNO DI SALVARSI



-Bene, signorina, può bastare. Venga a sedersi.
Tenten interruppe l’esecuzione e si avvicinò al tavolo, dove i tre responsabili del casting finivano di prendere appunti. L’uomo seduto al centro posò la penna e si rivolse alla ragazza.
-Ora le faremo qualche domanda rispetto alla sua motivazione nel partecipare alla nostra produzione.
Seguirono alcuni quesiti a cui Tenten rispose con tranquillità e prontezza.
-Nella sua domanda di iscrizione al casting ha espressamente indicato di voler concorrere per il ruolo di Elizabeth Bennet- prese poi parola la donna seduta a sinistra -Questa produzione sarà una trasposizione del romanzo “Il diario di Mr. Darcy”. Lo conosce?
-Sì, l’ho letto tre o quattro volte.
-Bene. Quindi sa che, trattandosi della storia di “Orgoglio e pregiudizio” raccontata dal punto di vista di Mr. Darcy, la parte di Elizabeth è molto ridotta rispetto al romanzo originale. Sarà presente in molte meno scene rispetto al protagonista e ai personaggi che gli ruotano attorno. Come considera la questione?
La ragazza si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
-Come avrete visto dalla mia domanda, nella serie in cui sto recitando ho una parte molto piccola, oserei dire quasi insignificante. Tuttavia sono sempre stata molto soddisfatta del mio ruolo. Credo che i ruoli di sfondo richiedano un grado di difficoltà qualitativamente diverso rispetto a quelli da protagonista, ma non minore: se un personaggio secondario deve interagire comunque con il protagonista, anche indirettamente, ciò richiede in ogni caso una profonda conoscenza del proprio personaggio e la necessità di armonizzarsi a tutti gli altri. In una storyline la presenza di un ruolo secondario ha un motivo ben preciso, per quanto più o meno importante: compito dell’attore è costruire la propria interpretazione intorno a quel motivo. Per quanto mi riguarda personalmente, non mi sono mai sentita a mio agio all’idea di fare la protagonista… mi diverto molto di più da comparsa, di solito.
Seguì il silenzio. Gli esaminatori avevano l’espressione di chi non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere.
-Ok- riprese l’uomo al centro -un’ultima domanda. Questa sarà una produzione internazionale e, a giudicare dal suo inglese, non avrà nessun tipo di problema. Le riprese saranno a Toronto e richiederanno numerosi mesi di lavoro. Per lei è un problema doversi spostare per il tempo che sarà richiesto?
Tenten sospirò.
-Sinceramente non vedo l’ora di partire. Non sono mai uscita dal Giappone da quando ero molto piccola. Arriverei anche fino a Katmandu, se mi desse l’opportunità di stare via per un po’.

La risposta sarebbe arrivata nel giro di un paio di settimane, avevano detto. Non avrebbe saputo dire come fosse andato il provino, non ne aveva più fatti dopo essere stata scritturata per Naruto. Alzò lo sguardo mentre usciva dall’edificio e trovò Lee ad aspettarla.
-Guarda un po’ chi c’è. Asuma ha fatto la spia?
-Già, non è molto difficile da convincere.
Si incamminarono insieme.
-Allora, com’è andata?
-Sinceramente non ne ho idea. Ma spero tanto che mi prendano. Tu che mi racconti?- non le andava di parlare di una sua eventuale partenza e permanenza per mesi all’estero.
-Ti porto buone notizie.
-Oh, bene, spara!
-La prima notizia è che finalmente possiamo lasciarci.
Tenten non resistette a prenderlo in giro.
-E me lo dici così, su due piedi? Come puoi essere così crudele??- dopo aver suscitato la sua risata, continuò -Tuo nonno ha finito di farti seguire dai suoi scagnozzi?
-Meglio: sembra che siano venuti a galla alcuni suoi affari non propriamente legali. Ieri l’hanno formalmente arrestato per frode e appropriazione indebita. Le due società che dirigeva sono passate in mano al figlio, mio zio, che tra l’altro è riuscito finalmente a mettere le mani sui conti di famiglia: ha costituito un fondo per l’attività di mio padre, con i soldi che spettavano a mia madre da molto tempo. La cosa più bella, però, è che mi ha voluto sentire per telefono e mi ha rassicurato che nulla di quello che potrei fare o essere inciderà sulla destinazione del fondo.
La ragazza lo guardò profondamente sollevata.
-Sono davvero felice per te, Lee. Dopo questo, non potrò mai pentirmi di aver finto di essere la tua ragazza.
-Il che ci porta alla seconda notizia.
Per qualche motivo, Tenten sentiva che non le sarebbe piaciuto quello che le avrebbe detto.
-Ieri sera, appena dopo aver saputo tutto questo, sono andato da Neji per parlargli- con un cenno bloccò l’amica, prima che potesse ribattere -Gli ho spiegato tutto, per filo e per segno: quanto sei stata disponibile nell’aiutarmi, i motivi per cui non l’abbiamo potuto dire a nessuno… ogni cosa. Era davvero sorpreso, non se lo sarebbe mai aspettato. Magari ci vorrà un po’ di tempo per fargli metabolizzare la cosa, ma vedrai che presto vi chiarirete.
-No, Lee, non succederà- disse lei in modo secco.
-Perché no? È un ragazzo intelligente, capirà che ha esagerato e ti chiederà scusa.
-Non voglio le sue scuse. Se è così intelligente, non avrebbe senso per lui riallacciare i rapporti con persona che considera così orribile.
-Ten, era arrabbiato! Le persone dicono cose che non pensano, quando sono arrabbiate.
-No, Lee. Le persone, quando sono arrabbiate, dicono proprio quello che pensano davvero. Un’opinione del genere non esce fuori dal nulla dopo anni di conoscenza. È evidente ormai che, in fondo, l’ha sempre pensata così.
Il ragazzo la fissò, sconfortato.
-Avanti… Non ci credo che ne sei davvero convinta.
-Sì invece. Shino e Hinata mi conoscono e hanno capito subito che c’era qualcosa di strano nel nostro metterci insieme, me l’hanno confermato loro stessi. Ma, invece di fare deduzioni e ipotesi, si sono detti che qualunque cosa ci fosse sotto, sicuramente lo facevo per un buon motivo. Si sono fidati di me comunque, senza sapere che stesse succedendo. Come sono sicura avresti fatto anche tu e come farei io con tutti voi.
Lee si sentiva profondamente dispiaciuto per lei. Era ferita e si stava chiudendo. Era passata ormai una settimana dalla fatidica sera. Era dovuta ritornare dalla polizia un paio di volte, ma fortunatamente non sarebbe più stata convocata: le prove contro Katashi erano abbastanza da evitarle lo stress del processo. Aveva ripreso da subito la sua routine, ma sia lui che gli altri vedevano benissimo che non era più lei, non del tutto. Si sforzava di mostrarsi serena e allegra, ma i suoi sorrisi non erano più spontanei e sinceramente gioviali come prima. Sembrava aleggiarle sulla testa una persistente aura di malinconia.
In silenzio le circondò le spalle con un braccio, prendendo il ritmo dei suoi passi. Intanto pensò che sì, prima o poi, Neji si sarebbe pentito di aver superato il limite con lei.

Tenten bevve un sorso d’acqua dalla bottiglia che portava sempre con lei, per poi asciugarsi il viso dalle lacrime appena versate.
La psicoterapeuta era seduta di fronte a lei, attendendo pazientemente che la ragazza di riprendesse. Dopo qualche minuto, prese parola.
-La sofferenza che stai provando mi arriva in modo molto forte e incisivo. Sento che per te è una dura prova da affrontare in questo momento- fece una pausa -ma ti sento anche molto più in contatto con le tue emozioni, appari maggiormente in grado di indagarle ed estrapolarne il significato. Hai molti più strumenti rispetto a quando ci siamo conosciute. Questo non vuol dire che magicamente non soffrirai più per questo conflitto con Neji, ma hai i mezzi per gestirlo e focalizzare le energie anche su altro.
Tenten le lanciò uno sguardo interrogativo.
-Credo sia il momento per te di cominciare a pensare al futuro, di individuare degli obiettivi e iniziare a perseguirli. Tu stessa hai parlato della carriera di attrice come di qualcosa che non ti vedi continuare per tutta la vita. Devi scegliere cosa vuoi fare da grande.
La ragazza provò a rifletterci e si rese conto di aver sempre vissuto alla giornata. Non aveva mai seriamente pensato a cosa dedicarsi nella sua vita da adulta, aspettandosi che prima o poi le sarebbe capitato qualcosa che glielo avrebbe fatto capire.
-Non ho la minima idea di come poterlo fare…- ammise a voce alta -non ci ho mai ragionato seriamente.
-L’importante è iniziare a pensarci. In città c’è un mio collega che si occupa di orientamento. Se sei d’accordo, ti fisserò un appuntamento con lui: basteranno due o tre incontri al massimo, poi potrai continuare da sola.
-Crede che in questo momento ne sia in grado?- chiese Tenten con tono insicuro.
-Assolutamente. Il vivere giorno per giorno è importante e, per te, molto funzionale di solito. Ma in un periodo come questo ti sta risultando faticoso affrontare la quotidianità in tal modo. Cominciare ad avere una progettualità, degli obiettivi a cui puntare, può aiutare più di quanto pensi. Hai fatto un provino per una nuova serie: questo è già un obiettivo che va al di là del qui ed ora, che ti fa sentire di avere una via di fuga. E ti ricordi cosa ci siamo dette della fuga.
La ragazza parlò come se stesse citando a memoria una poesia.
-Talvolta la fuga è vigliaccheria, ma di solito è il modo migliore che conosciamo in un dato momento per salvarci. E a volte abbiamo bisogno di salvarci.

Dopo la furiosa discussione con Neji, ovviamente il Progetto Canto fu interrotto, lasciando a Tenten un sacco di tempo libero che ora dedicava agli amici o a stare da sola.
Quel pomeriggio, dopo quella che era sembrata un’eternità, era riuscita finalmente a fare un’uscita da sola con Kurenai, riprendendo una vecchia tradizione: il giro in libreria.
-Che buon profumo- la ragazza inspirò a pieni polmoni: adorava l’odore della carta stampata.
-È mancato anche a me.
Si diressero al reparto ‘classici europei’. Avrebbero potuto passare un’intera giornata a scorrere uno a uno i titoli di quella sezione, tra una chiacchiera e l’altra.
-Il colloquio di orientamento com’è andato?
-È stato sorprendente. Ero molto scettica all’inizio, ma una volta uscita da lì mi è sembrato tutto perfettamente chiaro. Cioè, non proprio… ma ho capito in che direzione cercare. Credo che dopo il prossimo incontro saprò davvero cosa voglio provare a fare nella vita.
-Sono molto contenta di sentirtelo dire. Oh, guarda qui: l’antologia completa della Austen! Magari c’è anche il libro su cui si basa la serie che farai…- Kurenai cominciò a cercare sullo scaffale.
-Non portarmi sfortuna, non so ancora se mi daranno la parte.
-Come vuoi, ma io ho un buon presentimento in merito.
-Tieniti anche quello per te. Comunque ce l’ho io, se volessi legger- si interruppe, sentendo il cellulare suonare. Accidenti, si era scordata di togliere la suoneria. Rispose in tutta fretta a bassa voce.
-Pronto?... Ciao, Gai, dimmi…- ragazza spalancò all’improvviso gli occhi, attirando l’attenzione dell’altra -...ma ora come sta?... Arrivo immediatamente- chiuse la chiamata e si rivolse a Kurenai con tono spaventato -Lee è in ospedale. Per favore, portami subito lì.

Si fece lasciare al volo davanti all’entrata dell’ospedale. Camminò il più velocemente possibile, forzandosi di resistere alla tentazione di correre. Quando finalmente raggiunse la sala d’attesa, scorse Gai in piedi, visibilmente preoccupato.
-Eccomi, come sta?
-Non lo so, i suoi genitori sono stati appena chiamati dal medico per essere aggiornati.
Lo vide guardare oltre la sua spalla e si voltò, ritrovandosi Neji a un metro di distanza da lei. Per un istante si guardarono negli occhi, entrambi in modo indecifrabile, poi rivolsero tutta la loro attenzione a Gai.
-Cos'è successo?- lo Hyuga arrivò subito al dunque.
-Lee stava uscendo da quel negozio di articoli sportivi… sapete, ci sta andando quasi tutti i giorni per vedere quel commesso… un gruppo di ragazzi l’ha colto di sorpresa e l’ha trascinato in un vicolo. L’hanno percosso senza pietà, ricoprendolo di insulti omofobi… probabilmente l’avevano notato nel negozio. Si sono fermati solo quando un negoziante dei dintorni li ha minacciati di chiamare la polizia e sono scappati.
-Povero Lee… che bastardi- si lasciò scappare Tenten, visibilmente disgustata.
-Sono riusciti a prenderli?
-Il negoziante è riuscito a fornire solo qualche descrizione…
In quel momento arrivarono i genitori di Lee. Avevano un aspetto terribile.
-Allora?- chiese Gai.
-Ha riportato molti danni, tra cui un trauma cranico.
Alle parole della madre tutti e tre trattennero il respiro.
-Ma il medico dice che è fuori pericolo- continuò il padre -dovrà rimanere ricoverato per qualche giorno, nel caso dovessero esserci delle emorragie interne, in modo da intervenire tempestivamente.
Seguirono dei gran respiri di sollievo.
-Ma lui come sta?- chiese Tenten accorata, temendo che fossero ben altre le ferite che facevano provare dolore all’amico.
-Ora sta riposando, tra un controllo e una medicazione… ma quando è arrivato qui era molto agitato e spaventato… continuava a chiedere perché l’avessero fatto- la madre ebbe un momento di forte fragilità e la ragazza non poté fare a meno di affiancarla e cominciare ad accarezzarle la schiena con fare rassicurante.
-Di cosa avete bisogno?- chiese a entrambi senza interrompere il movimento della mano -Vi possiamo portare da mangiare, o un caffé, qualsiasi cosa…
-Assolutamente- confermò Gai.
-Sarebbe di aiuto se qualcuno di voi potesse fare compagnia a lei- il padre di Lee indicò la moglie -mentre io passo a casa a prendere un po’ di cose.
-Certamente- assentì Tenten.
-Mi permetta di accompagnarla a casa e aiutarla- si propose Neji.
L’offerta venne accettata con gratitudine.

Erano già passate un paio d’ore. Il padre e Neji ancora dovevano tornare. Tenten era ancora seduta a fianco della madre di Lee, continuando a rassicurarla come poteva. Gai era dovuto andare via, promettendo di chiedere aggiornamenti a cadenza regolare.
-Signora, avete bisogno di aiuto per i prossimi giorni? C’è qualcosa che vi preoccupa?
-Sei molto cara… Purtroppo l’attività di mio marito non può essere tralasciata, in questo periodo anch’io devo aiutarlo per mezza giornata. Non so come faremo, non vogliamo lasciare Lee da solo…
-Signora, se lei e suo marito siete d’accordo, posso restare io a fare compagnia a Lee quando voi non potete.
-Oh, no, non posso chiederti anche questo…
-Ma certo che può. Lo faccio con piacere e anche per il mio egoismo, non sopporterei non poter vedere con i miei occhi come sta.
-Cara ragazza. Ci hai già aiutato così tanto. Sono contenta che mio figlio abbia un’amica come te.
Cominciarono a mettersi d’accordo sui turni da fare i giorni seguenti.

Tenten arrivò in ospedale la mattina molto presto, col thermos colmo di caffè fino all’orlo e due libri, nel caso Lee avesse riposato la maggior parte del tempo. Il giorno prima non era riuscita a vederlo. Sperava solo che non fosse troppo giù di morale.
Quando entrò nella camera d’ospedale, si bloccò sull’uscio, vedendo Neji dall’altro lato della stanza.
-Vieni pure, Tenten- la madre di Lee sbucò da dietro la porta -alla fine anche lui ha chiesto a mio marito di poterci dare il cambio qui in ospedale.
La ragazza si dovette mordere la lingua per non commentare.
-Ci rende molto più tranquilli sapere che, nel caso si svegliasse, ci siate voi due.
Davanti a un’affermazione del genere, non poté che arrendersi e ripromettersi di rimanere in silenzio per tutto il tempo in cui Lee non fosse stato sveglio.
Salutarono entrambi educatamente i genitori e si sedettero ai lati opposti del letto, senza produrre alcun suono, concentrati solo sul ragazzo dormiente davanti a loro.
Lo videro svegliarsi lentamente qualche ora più tardi. Lee spostò lo sguardo da uno all’altra parecchie volte, come se pensasse di avere un’allucinazione in corso.
-Ehi- lo salutò dolcemente Tenten prendendogli una mano -ben svegliato.
-Ciao… non mi aspettavo di trovarvi qui…- si sentiva che parlava con fatica, probabilmente per la debolezza.
-Ci hai fatto prendere un bello spavento, baka.
Alla frase dello Hyuga un mezzo sorriso si sforzò di comparire.
-Mi dispiace…- Lee assunse un’espressione assente: come se in quel momento stessero riaffiorando i ricordi precedenti al ricovero. Il volto gli si incupì gradualmente.
La ragazza aumentò la pressione della propria stretta sulla sua mano.
-Come stai?- gli chiese con tono grave.
-Direi che se mi guardi si capisce abbastanza…
-No, Lee- agganciò il proprio sguardo al suo -voglio sapere come ti senti.
Sulle prime non rispose. Semplicemente gli si inumidorono gli occhi. Poi parlò.
-Mi guardavano con così tanta rabbia e disgusto…
Udire quella voce rotta strinse il cuore a entrambi i ragazzi.
-... come se dovessi essere cancellato dalla faccia della terra. E forse non hanno tutti i torti.
-Ma che dici?- Tenten mantenne un tono di voce il più delicato possibile -non c’è assolutamente nulla di sbagliato in te. Nulla!
-Semmai è chi ti ha ridotto così che ha qualcosa che non va- la rinforzò Neji.
-Certo, come no…
-Lee, hai un sacco di persone vicine che ti apprezzano proprio per come sei- continuò lei.
-Solo perché non sapevano davvero chi ero. Finora è andato tutto bene perché ho sempre nascosto la verità. Infatti, appena è saltata fuori, ecco quello che succede…
Appariva inconsolabile. E totalmente refrattario a qualsiasi obiezione gli venisse posta.
-Non è stata colpa tua se sei stato aggredito.
Le parole dello Hyuga provocarono un moto di irritazione in Tenten: la pensava così per lui, ma non per lei. Scacciò subito via quel pensiero.
-La mia famiglia ha rischiato di andare in rovina per colpa mia. Voi due avete litigato per colpa mia…
Chiamati in causa, non poterono fare a meno di scambiarsi un’occhiata.
-...nel mio bisogno di farmi vedere per come sono davvero, causo solo dei danni agli altri.
Avrebbero voluto entrambi controbattere con mille motivazioni diverse, ma in qualche modo sentivano che non sarebbe servito a nulla.
La ragazza si avvicinò di più e cominciò ad accarezzargli delicatamente la testa, continuando a stringergli la mano. Capiva benissimo cosa stava provando e provò una forte angoscia a pensare che, solo l’estate precedente, anche lei era apparsa alla sua famiglia così terribilmente rassegnata e con un senso di colpa tanto immenso da lacerarti dentro. E Lee era l’ultima persona al mondo a meritarsi di sentirsi in quel modo.

Per quattro giorni si ripropose la stessa scena. Tenten e Neji erano lì, ogni mattina, a vegliare sul loro amico, entrambi tenendo in grembo un libro che raramente cambiava pagina.
Lee fisicamente si stava riprendendo bene, ma il suo stato mentale non accennava a migliorare, anzi. Di rado parlava o rispondeva; la maggior parte del tempo stava ad occhi chiusi, che dormisse o che fosse sveglio, con la stessa espressione depressa costantemente dipinta in viso.
Mentre lo Hyuga gli faceva compagnia nel suo silenzio, Tenten faticava a restare zitta così a lungo: alternava dolci frasi di rassicurazione a lunghi racconti e discorsi su qualsiasi genere di argomento. Solo una settimana prima, Lee l’avrebbe presa in giro dicendole che sembrava un’enciclopedia con la bocca; ma ora non era neanche certa che la sentisse.
Anche quel giorno arrivò la madre del ragazzo a dare loro il cambio. Aveva il volto scavato dalla preoccupazione: anche lei si rendeva conto che le ferite psicologiche erano molto più profonde di quelle fisiche.
-Qualche novità dai dottori?- chiese lo Hyuga, una volta che furono tutti fuori dalla stanza.
-Dicono che, se non ci sono complicanze per altri due giorni, può venire a casa.
Doveva essere una bella notizia, ma nessuno dei presenti riuscì a gioirne.
-Grazie ancora, ragazzi, per quello che state facendo per mio figlio. Vorrei solo che si rendesse conto che in tanti lo amano, qualunque sia la persona di cui si potrebbe innamorare- la donna cercò di bloccare sul nascere un moto di pianto.
La ragazza l’affiancò subito, accarezzandole la schiena.
-Signora, vuole che rientri un attimo io, finché non si riprende?
-No, grazie cara- la madre di Lee si strofinò vigorosamente il viso -a domani, ragazzi.
La salutarono e restarono per un po’ a guardare in silenzio la porta che si era chiusa alle spalle.
-Ha pienamente ragione- si disse Tenten ad alta voce -ci sono tante persone che gli vogliono bene, indipendentemente dal fatto che sia omosessuale.
-Già- le fece eco Neji -il suo personaggio della serie ha un gruppo di fan sostanzioso, nonostante non sia l’emblema della virilità. Non sarebbe così se lui non facesse trasparire se stesso quando recita.
A differenza degli ultimi tempi, la ragazza non pensò a tutte le cose che potessero essere criticabili nell’enunciato dell’altro, bensì si concentrò sui contenuti.
-I fan… certo… - sussurrò, per poi rivolgersi allo Hyuga, seppur con enorme sforzo -dobbiamo fare qualcosa. Io ho un’idea. E senza di te non ha senso realizzarla.

Uscirono dall’ufficio del direttore dell’ospedale. Tenten, con i nervi saldi fino a quel momento, si abbandonò a un sospiro di sollievo. Per poi dirigersi verso l’uscita, attaccandosi subito al telefono. Neji la seguiva, assolutamente stupefatto da quello che era successo da quando avevano salutato la madre di Lee.
Nel giro di quaranta minuti quella ragazza aveva avuto un’idea folle, gliela aveva esposta senza dargli il tempo di pronunciare una singola parola, aveva chiesto di parlare col direttore e, nonostante le fossero state presentate tutte le regole che dovevano essere rispettate e tutte le difficoltà che sarebbero emerse, lei le aveva smantellate una per una a suon di soluzioni assolutamente razionali e fattibili.
Continuò a fissarla, camminando poco più dietro di lei. Quando Lee si era presentato a casa sua e gli aveva spiegato che avevano solo fatto finta di stare insieme e per quale motivo, lo aveva ascoltato con pazienza; tuttavia non sentiva di poter ancora cambiare la propria opinione su Tenten così facilmente. Nei giorni seguenti, però, era stato ossessionato da quella rivelazione. Si era sempre ritenuto un acuto osservatore, in grado di cogliere ogni menzogna in una manciata di minuti. Questa volta, invece, sembrava aver sbagliato alla grande. Di tutti gli appellativi che le aveva rivolto quella sera, al momento sentiva di non potergliene affibbiare neanche uno.
-Allora, siamo d’accordo?- gli chiese la ragazza dopo aver chiuso già la seconda chiamata appena usciti dall’ospedale.
-Siamo d’accordo.
Non lo salutò. Si voltò e, in meno di dieci secondi, era di nuovo al telefono con qualcuno.
Solo quando ebbe svoltato l’angolo, Neji si accorse che non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso da quando le aveva dato le spalle. O forse anche da prima.

Erano quasi le undici e trenta.
Quel pomeriggio, Lee sarebbe stato dimesso. Neji e Tenten al suo risveglio si erano fatti trovare lì, come tutte le mattine precedenti.
-Oggi torni a casa. Starai meglio a casa tua, vedrai- gli disse con la sua usuale delicatezza la ragazza, seduta a un lato del suo letto.
-Da un letto a un altro- commentò debolmente Lee -non farà molta differenza.
-Devi smetterla di punirti, tu non hai nessuna colpa.E sono in molti a pensarla così.
-Sì, come no…
Tenten lanciò uno sguardo a Neji, che stava guardando in strada dalla finestra aperta. Si voltò verso di lei e le fece un cenno: erano pronti.
La ragazza allora prese il cellulare, digitò un numero e appoggiò l’apparecchio sul comodino.
Dopo pochi istanti, Lee non poté fare a meno di voltarsi verso la finestra: lo Hyuga aveva cominciato a cantare; accanto a lui sentì Tenten tracciare la melodia di una canzone con dei delicati vocalizzi.
Si sentì disorientato: era preparato ai tentativi di conversazione, ma sicuramente non a questo.
-...And the tears come streaming down your face
When you lose something you can't replace
When you love someone, but it goes to waste
Could it be worse?
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you…
D’un tratto sentì un altro suono comparire come dal nulla. Si voltò verso la ragazza e vide che aveva cominciato ad accompagnare Neji con la chitarra. Non si era neanche accorto che l’avesse portata.
-And high up above or down below
When you're too in love to let it go
But if you never try you'll never know
Just what you're worth
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you…
E ancora altri suoni si aggiunsero, seppur in lontananza. Era come se una band stesse suonando appena fuori dall’ospedale.
Incoraggiati dal suo sguardo stupito e incuriosito, i due ragazzi lo aiutarono a tirarsi su, lo sostennero nell’atto di alzarsi e lo accompagnarono con calma alla finestra.
Ci mise un po’ a focalizzare, ma più si rendeva conto di cosa aveva davanti, più il viso si abbandonava ad una autentica meraviglia.
Oltre la rete che delimitava il perimetro dell’ospedale, una distesa infinita di persone emise un boato appena lo videro affacciarsi.
Riconobbe i suoi amici in prima linea e il gruppo di Gaara che stava suonando sul rimorchio scoperto di un camion. Ma non aveva idea di chi fossero la maggior parte dei presenti. Vide cartelli e lenzuola gigantesche su erano scritte frasi di ammirazione e incoraggiamento.
Sentì gli occhi diventargli lucidi e, immediatamente dopo, le lacrime colargli fino al mento. Percepì la vicinanza di Tenten da un lato e la mano di Neji stretta alla sua spalla dall’altro.
Quando cominciava a pensare che niente di più sbalorditivo poteva ancora accadere, la folla cominciò a cantare:
-Tears stream down your face
When you lose something you cannot replace
Tears stream down your face and I
Tears stream down your face
I promise you I will learn from my mistakes
Tears stream down your face and I…
Dopo essere rimasti in silenzio, a godersi lo spettacolo del loro amico che ritrovava a poco a poco un po’ di speranza, Neji e Tenten si unirono alla folla:
-Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you.
Un enorme applauso rimbombò per tutta la strada, accompagnato da urla di incitamento e incoraggiamento.
-Alcuni di loro ti conoscono bene, Lee, mentre altri solo perché reciti in Naruto- disse la ragazza accanto a lui -ma hanno tutti una cosa in comune: ti ammirano e ti accettano incondizionatamente. E questo perché, a prescindere dall’orientamento sessuale, tu rimani sempre quel ragazzo gioviale e gentile di cui è impossibile non essere alleati.
Non riuscì a rispondere. Non aveva più parole: solo gratitudine e commozione.

Fu come una specie di miracolo. Solo mezz'ora prima Lee era solo un’ombra di se stesso, sepolto tra le lenzuola del letto d’ospedale. Ora, invece, era davvero tornato: era come se dovesse recuperare tutte le risate che si era negato negli ultimi giorni nel giro di un quarto d’ora. Tenten non poteva essere più felice di poter condividere quelle risate, sotto lo sguardo rasserenato dello Hyuga.
-Non ci credo che avete messo in piedi una cosa del genere! E nel giro di due giorni!
Si era fatto raccontare tutto sul flashmob che aveva appena avuto luogo.
-E qui in ospedale non hanno fatto obiezioni?
-Tenten sa essere molto persuasiva- rispose brevemente Neji.
La risposta della ragazza fu una linguaccia e l’occhiolino.
Lee l’attirò a sé stringendola, recuperando i molti abbracci che aveva rifiutato.
-Sei sempre la migliore Ten. A volte penso che tu sia una specie di strega.
-Ehi! Ma che modi!- protestò lei scherzosamente.
-Se fossi stato etero, credo che mi sarei perdutamente innamorato di te anch’io.
La ragazza riprese il suo posto sulla sedia.
-Lee, non c’è nessuno perdutamente innamorato di me, non mettere strane voci in giro!
Bussarono alla porta.
-Dulcis in fundo…- sussurrò la ragazza appena prima che entrassero i genitori di Lee.
Si illuminarono non appena videro il viso sorridente del figlio.
-Bentornato tra noi, tesoro- la madre corse ad abbracciarlo.
-Grazie mamma…
Il padre tossì vistosamente per attirare l’attenzione.
-Una persona ha chiesto di passare a salutarti, posso farla entrare?
-Certo!
Non avrebbe risposto con tanta tranquillità se avesse potuto prevedere chi avrebbe fatto il suo ingresso nella stanza. Quando il famoso commesso del negozio di articoli sportivi comparve nella sua visuale, prima spalancò la bocca con stupore, poi arrossì.
-Credo che cominciamo ad essere di troppo- Tenten si caricò in spalla la chitarra -chiamami quando vuoi e, se hai bisogno, mi precipito da te.
Lo baciò sulla tempia e gli fece l’occhiolino, prima di uscire dalla stanza seguita da Neji.
Appena usciti, si concessero contemporaneamente un sospiro di soddisfazione.
-Ce l’hai fatta- le riconobbe il ragazzo con tono sincero.
-Ce l’abbiamo fatta, tutti insieme- stava parlando in modo freddo e distaccato, cominciando a percorrere il corridoio -l’importante è che Lee d’ora in poi stia bene.
Lo Hyuga s’incamminò dietro di lei, confuso dal repentino cambiamento di umore. Nei giorni precedenti si era rivolta a lui sempre in modo molto conciso e neutrale, ma aveva pensato che fosse concentrata totalmente sull’organizzazione del flashmob e non avesse tempo per i convenevoli. Appena formulato tale pensiero, si rese conto che non sarebbe stato da lei. Ricordava molto bene quando aveva organizzato la proposta di matrimonio di Asuma: nonostante avesse un gran da fare, era sempre estremamente gentile e cordiale. Fare due più due fu facile: era ancora arrabbiata per la loro discussione.
-Tenten, credo che dovremmo parlarne.
-Io credo di no- rispose lei senza neanche voltarsi, continuando a camminare.
-Ten…- la prese per un braccio, riuscendo a farla fermare.
Con un gesto brusco però lei si libero dalla sua stretta.
-Solo gli amici mi chiamano così.
-Lasciami spiegare…
-Ti sei già spiegato a sufficienza- il tono della ragazza era estremamente duro -mi sono sforzata a comportarmi da persona amichevole semplicemente per Lee, perché tra le tante colpe che si addossava c’era anche la litigata tra noi due e volevo tentare di togliergli almeno quel peso. E questo è tutto.
Riprese a camminare, seppur più lentamente di prima.
-Non è da te comportarti così.
Si bloccò e, dopo qualche istante di immobilità, si voltò verso Neji e si riavvicinò di un paio di passi. Quel tanto che bastava per farsi sentire senza dover alzare il tono di voce.
-Hai dimostrato molto chiaramente che non mi conosci affatto. Quindi, per favore, risparmiami le tue sentenze.
Lo guardava negli occhi e al ragazzo sembrò di cogliere nel suo sguardo un’emozione totalmente diversa da quella che stava esprimendo a parole.
-Non sono indistruttibile, Neji. Questa volta ho rischiato di farmi male sul serio. Devo proteggermi, in un modo o nell’altro.
Riuscì finalmente ad andarsene, sotto l’espressione incredula del ragazzo, che all’improvviso capì la portata delle conseguenze delle sue parole. Probabilmente sarebbe stato ancora più atterrito, se l’avesse vista cominciare a piangere silenziosamente poco dopo essersi congedata.
Quando Tenten fu all’aria aperta, prese dei respiri profondi e pensò a dove nascondersi finché non si fosse calmata abbastanza da poter raggiungere gli altri e raccontare quanto stava meglio Lee. Individuò un bar adiacente all’ospedale e vi si precipitò dentro. Si sedette ad un tavolo a ridosso del bancone, aspettando il caffè che aveva ordinato. Si asciugò lentamente le lacrime dal volto, pensando alla telefonata che aveva ricevuto il giorno precedente.
Un paio di mesi, disse fra sé, solo un paio di mesi.
Le sembrava un tempo infinito, ma in qualche modo sarebbero passati. E poi, finalmente, a Toronto avrebbe potuto leccarsi le ferite e ricominciare in qualche modo.



Credits
Canzone citata: "Fix you" - Coldplay





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Capitolo 22
*** Guardare avanti ***


L'attrice
GUARDARE AVANTI



Sullo schermo del computer lampeggiò la notifica di videochiamata. Tenten, dopo aver bevuto un altro sorso di caffè, si infilò le cuffiette, isolandosi dal baccano del locale.
-Ciao Annika!- salutò, avvicinandosi il microfono degli auricolari alla bocca per non urlare.
-Ciao tesoro!- sul display era comparsa una ragazza dai lineamenti occidentali, con piercing a naso e bocca e dei capelli rosso acceso -Come stai? Che racconti?
-È un periodo un po’ così, passerà- tagliò corto -tu piuttosto? Hai insistito tanto per vederci in videochiamata. Ci deve essere qualcosa sotto, se ti conosco.
Annika assunse l’espressione di chi è stato appena preso in castagna.
-Hai presente Elias?
-Elias il ragazzo che quella sera ci aveva provato spudoratamente con te e che tu avevi snobbato beatamente? Quell’Elias con cui sei andata poi a convivere nel giro di due mesi e di cui ti dici innamorata alla follia?
-Che spiritosa! Sì, proprio lui. Indovina un po’? Ci sposiamo!
Tenten cercò di farsi vedere contenta per lei, ma c’era qualcosa che stonava… La rossa la scrutò, dubbiosa.
-Deve essere proprio un periodaccio… Sono mesi che mi scrivi che avremmo finito per sposarci.
-Già, lo so, mi dispiace. Ma credimi se ti dico che sono davvero contenta per voi.
-Tranquilla. L’importante è che, quando verrai al matrimonio, ti sia ripresa.
-Come, scusa?
-Eh sì, sei invitata. Giugno del prossimo anno, qui a Berlino. Non voglio sentire obiezioni, a costo di pagarti io il biglietto aereo.
La ragazza non sapeva che dire. Si erano conosciute proprio a Berlino loro due, quando ci era stata in vacanza da sola dopo la gran batosta avuta da Katashi, prima di dover ricominciare le riprese. Erano entrate subito in sintonia, anche se Annika era qualche anno più grande. Si erano tenute costantemente in contatto.
-Allora? Verrai?
-Devo farmi due conti, ma- fece una pausa -sì, se non ci saranno imprevisti vengo con piacere.
Sentì un urlo di entusiasmo trafiggerle le orecchie, prima che Annika cominciasse a bombardarla di dettagli riguardo il matrimonio.
-Non vedo l’ora di rivederti, tesoro.
-Anch’io. Ci sentiamo presto.
Mentre metteva fine alla videochiamata, Tenten tirò un lungo sospiro. Berlino. Sua madre l’aveva convinta a fare quel viaggio con molta fatica, ma dieci giorni in quella città l’avevano totalmente rigenerata. Non aveva mai camminato tanto e dormito poco come in quella città. Aveva esplorato ogni museo e sito storico che le venisse nominato. Aveva conosciuto Annika solo al suo secondo giorno lì, ma poi l’aveva seguita ogni singola sera alla scoperta di qualche evento o locale particolare. Quella città le era rimasta nel cuore, forse perché in realtà le aveva permesso di depositare gradualmente pezzi di sofferenza, facendola ripartire con l’animo più leggero.
Se mesi di riprese in Canada non fossero stati sufficienti e si fosse sentita ancora persa, tornare a Berlino le avrebbe permesso di ritrovarsi. Come l’ultima volta.

-Alla prossima serata dovremmo fare qualche cambiamento in scaletta.
-Sì, lo credo anch’io. Dovremmo posizionare i due duetti più distanti.
Mentre i musicisti discutevano, Tenten sorseggiava la sua bibita con sguardo assente. Finché non venne chiamata in causa.
-Tu sei d’accordo?- le chiese Temari, risvegliandola dal suo stato di trance.
-Come, scusa?
-Sicura di stare bene?- Kankuro la guardava un po’ stranito.
-Sì, sì… è che dovrei dirvi una cosa.
Tutti, Gaara in primis, le rivolsero completa attenzione.
La ragazza pensò velocemente a come impostare il discorso.
-So che avevamo programmato di andare avanti col tributo fino a dicembre, ma…- aveva sempre una brutta sensazione quando aveva paura di poter deludere qualcuno -ma mi hanno preso per una produzione internazionale di una serie. Le riprese cominceranno a ottobre a Toronto…
Lasciò la frase in sospeso, non sapendo come continuare.
-Wow, Ten, complimenti!- esclamò Temari -Toronto! Che fortuna, io non ho mai viaggiato così lontano.
-Grazie, ma… come farete negli ultimi due mesi? Se volete posso aiutarvi a trovare una sostituta…
-Non ce ne sarà bisogno- la rassicurò placido Gaara, con un sorriso discreto -dal debutto abbiamo ricevuto più richieste di quante ne avevamo previste. Portandolo alle lunghe, rischieremmo di perdere in qualità d’esecuzione per via della ripetitività. E credo che tutti siano d’accordo nell’affermare che nessuna sostituta sarebbe alla tua altezza.
Gli altri annuirono sinceramente.
-Ci hai abituati troppo bene- continuò il ragazzo, avvicinandosi a lei e appoggiandole una mano sulla spalla -è una grande opportunità quella che ti aspetta, devi essere orgogliosa di essere stata ingaggiata.
Tenten gli sorrise, grata. Non si sarebbe aspettata così tanto sostegno da parte loro.
-Forza, cominciamo le prove.
Mentre ognuno prendeva posto, Matsuri si avvicinò a Tenten.
-Dopo le prove prendiamo qualcosa da bere insieme? Se sei libera, ovvio- sussurrò la prima.
-Con molto piacere.

Alla fine delle prove, vista l’ora, le due ragazze concordarono nel convertire la sosta in un bar in una vera e propria cena.
Matsuri le aveva fatto mille domande sulla serie prima che arrivassero le loro ordinazioni.
-Caspita, non avete ancora iniziato a girare e già non vedo l’ora di vederlo. Adoro “Orgoglio e pregiudizio”.
-Davvero?- chiese Tenten -Qui in Giappone Jane Austen non è molto conosciuta, devi essere una lettrice accanita.
-Più che altro sono appassionata di letteratura romantica. Evito i romanzetti contemporanei, ma sono assolutamente pazza dei classici europei che parlano di una storia d’amore, anche della più tragica. Per fortuna “Orgoglio e pregiudizio” finisce bene.
-Già. Un lieto fine, anche se fittizio, è sempre piacevole da pensare.
Matsuri la guardò pensosa per qualche istante, indecisa se parlare o meno.
-Mi dispiace molto per quello che è successo con Hyuga- le disse infine -ho sentito che avete avuto una discussione davvero accesa.
-Sì. Beh… è andata così- rispose Tenten con un’alzata di spalle e un sorriso amareggiato.
-Ammetto che, durante le riprese della nostra serie, il rapporto tra di voi mi aveva incuriosito molto. La maggior parte delle persone sembra molto intimorita da lui, mentre tu l’hai sempre trattato in modo informale e confidenziale. E lui stranamente, te lo faceva fare… Pensa, ad un certo punto ero arrivata a paragonarvi, nella mia testa, a Mr. Darcy e Elizabeth Bennet.
Tenten rimase spiazzata da quel paragone. Non ci aveva mai pensato, neanche per sbaglio… Quell’immagine le mise addosso una sensazione molto strana.
-Oh, accidenti, scusami- sentì esclamare l’altra -sono stata davvero inopportuna a parlare di lui…
-Non fa niente, Matsuri. Davvero- la rassicurò -abbiamo degli amici in comune, non posso pretendere che nessuno lo nomini mai. Piuttosto, posso farti io una domanda un po’ personale?
Al cenno di assenso, apparentemente per nulla sospettoso, continuò.
-Che tipo di rapporto c’è tra te e Gaara?
Matsuri avvampò di colpo.
-Beh, immagino possa definirlo una specie di collega, tra la serie e il gruppo… Anche se, rispetto alla musica, lo considero un po’ come un mentore- senza rendersene conto, lo sguardo le si era addolcito-non ho mai visto nulla di straordinario nel mio modo di  suonare, ma da quando sono entrata nel gruppo… non so, sotto la sua guida sento che posso dare un contributo assolutamente mio.
Tenten provava una grande tenerezza nell’ascoltarla e, allo stesso tempo, una morsa di nostalgia attanagliargli il cuore.
-Ti sembrerà strano, ma comprendo in pieno come ti senti- appoggiò il mento a una mano -Proprio per questo mi è un po’ difficile pensare che Gaara sia per te un semplice mentore.
Beccata.
Matsuri boccheggiò, imbarazzata, per poi abbassare lo sguardo.
-Anche fosse, non credo che si accorgerebbe mai di una come me- risollevò gli occhi, cercando di non far trapelare il suo sconforto, con scarso successo -ma mi ritengo fortunata nel poter passare del tempo con lui.
Tenten sospirò profondamente. Accidenti, avrebbe detto di avere davanti la se stessa di pochi mesi prima. Percepiva l’istinto di metterla in guardia: inizialmente ci si crede in grado di rimanere in pura contemplazione del proprio oggetto d’amore, ma poi il sentimento ti scava dentro e diventa sempre più difficile.
Si riscosse da quel flusso di pensieri. Gaara non era Neji. Non doveva finire per forza come era stato con lo Hyuga.
-Mai mettere limiti alla provvidenza- le disse con dolce fermezza.

-Non ci credo che se ne andrà per mesi e mesi- fece lamentosa Ino -ha già una serie dove recitare, perché andare in un altro continente per farne un’altra?
-È sempre stato il suo sogno interpretare quel ruolo- spiegò Hinata, comunque con un velo di tristezza -e poi, credo che in questo momento senta il bisogno prendere le distanze.
-E sappiamo benissimo da chi- aggiunse Shino.
Erano in attesa dell’inizio del tributo. Non se ne erano persi uno, specialmente da quando Tenten aveva passato quella serata orrenda.
Lee si accorse che nel locale era appena arrivato Neji e lo fece notare agli altri.
-Che ci fa lui qui?- sentenziò Ino con una punta di veleno.
-Vorrà tenere tutto sotto controllo, come al solito- rispose Shino secco.
-A cuccia, tutti quanti- li richiamò all’ordine Nara -è una questione tra loro due. E conosciamo abbastanza bene Tenten da sapere che non vorrebbe schieramenti di alcun genere.
Lo Hyuga si era fermato vicino al bancone, non accennando a raggiungerli.
-Vieni, Lee, andiamo a fargli un po’ di compagnia.
Il ragazzo seguì Shikamaru senza esitazione.
Pochi minuti dopo il gruppo fece il suo ingresso sul palco.
Quella sera Tenten era avvolta in un morbido vestito bianco, stretto in vita da un bustino in pelle. Le spalle rimanevano completamente scoperte, mentre le maniche fluttuavano ad ogni suo movimento. I capelli erano sciolti, adornati solo da alcuni fiori bianchi. Sarebbe parsa una ninfa dei boschi, se gli occhi non fossero stati incorniciati da un trucco scuro benché sfumato.
La musica riempì la sala e, in pochi minuti, tutti furono tristemente catturati dalla cantante del gruppo. I testi degli Evanescence non erano esattamente famosi per la loro positività e allegria, certo, ma l’interpretazione di Tenten sembrava portare quelle parole di angoscia e sofferenza alla loro massima espressione.
Nell’ascoltarla, Neji non poteva fare a meno di ripensare alle ultime parole che gli aveva rivolto.
Non sono indistruttibile… Devo proteggermi…
In quel momento, ciò che sentiva attraverso quella voce era il richiamo di qualcuno che stava per frantumarsi in mille pezzi, stremato dal tentativo disperato di tenere tutto insieme a tutti i costi. Non l’aveva mai sentita cantare così. Era totalmente affascinato da quell’interpretazione, ma allo stesso tempo estremamente turbato.
Qual era la sorgente di quelle emozioni così dirompenti? Davvero poteva essere la loro discussione la causa per cui rischiava di… spezzarsi di nuovo? Il problema era che una parte di lui sentiva che era proprio così. Quella stessa parte di lui che non sopportava di pensare che Tenten potesse soffrire tanto come stava esprimendo in quel momento. Eppure, se si fosse trattato di qualsiasi altra persona, non gliene sarebbe importato assolutamente niente.
Il fatto era che non si trattava di una persona qualsiasi. Ne aveva avuto la conferma nell’avere ceduto a quella discussione furiosa. Lui non litigava, lui non urlava mai con nessuno: si limitava ad esprimere la sua disapprovazione o il suo disappunto, senza permettere che nulla scalfisse la sua serenità. Ma con lei non ci riusciva, non più.
-Caspita… è angosciante, non trovate?- sentì commentare Lee, che era vicino a lui.
-Già- rispose Shikamaru -ad un tratto sento quasi la mancata delle ballate melense che canta di solito…
Neji ritornò a guardare la ragazza sul palco. Era stata sempre straordinaria nell’interpretare i brani che eseguiva, come se stesse davvero dicendo quelle parole a qualcuno, con il cuore in mano. Gli venne in mente la sera in cui aveva affrontato Katashi così apertamente, per mezzo di una canzone, con una sicurezza e un’intensità affascinanti. In quell’occasione e anche adesso, aveva l’impressione che non stesse interpretando o recitando… come se le emozioni che cantava fossero proprio le sue, vissute e sofferte nel profondo. S’impedì di chiedersi se Tenten facesse la stessa cosa anche quando cantava con lui: era un’ipotesi che lo turbava troppo.
Deviò l’attenzione del proprio pensiero sul suo prossimo futuro. Il nuovo ingaggio che lo aspettava di lì a poche settimane lo avrebbe allontanato per un po’ da tutto. E magari avrebbe ritrovato la sua serenità, col tempo.

Finito il concerto, il gruppo si ritrovò in camerino. Tra i commenti su com’era andata, Tenten notò che Matsuri era silenziosa e un po’ pallida.
-Ehi, tutto bene?- le chiese avvicinandosi.
-Sì, sì, ho solo un forte mal di testa e mi sento un po’ spossata… mi capita quando è troppo caldo- si sedette, rischiando di perdere un attimo l’equilibrio.
-Credo che dovresti andare a casa- affermò Tenten passandole una bottiglietta d’acqua.
-Sì, lo credo anch’io- anche Gaara le si era avvicinato -appena te la senti, ti accompagno.
La ragazza alzò lo sguardo su di lui, stupita.
-Ma no- si affrettò a dire poi -ci sono da caricare tutti gli strumenti sul furgone. Il tempo di riposarmi un po’ e…
-Non dire sciocchezze- la fermò il ragazzo tranquillo.
-Sono sicura che, se chiedo a qualche ragazzo lì fuori di darci una mano, ci aiuteranno senza problemi- rinforzò Tenten, rivolgendole un’occhiata d’intesa, che fece arrossire leggermente Matsuri.
Aiutò Gaara ad accompagnarla all’uscita sul retro, si augurò che fosse l’occasione buona per far scattare qualcosa, e si andò a cambiare.

-Ma no, perché ti sei cambiata? Eri stupenda con quel vestito…
-Ino, se fosse per te andrei sempre in giro con un vestito da sera o un costume di scena.
-Se fosse per me ci andremmo in giro tutti e sempre!
Lo scambio suscitò ilarità nel resto della comitiva.
-Data la piega che sta prendendo la conversazione, credo che andrò a fumarmi una sigaretta- annunciò Shikamaru.
-Se non ti dispiace, ti faccio compagnia.
Nara fu stupito dalla proposta di Tenten, ma solo per un secondo. Con un’alzata di spalle e un cenno, la invitò a seguirlo. Certo, una volta arrivati fuori, non si aspettava che lei tirasse fuori un astuccio e si facesse lì per lì una sigaretta, di quelle che ci si rolla da soli.
-Se avessi previsto di mandarti sulla cattiva strada, non te ne avrei mai offerta una quella sera.
La ragazza si fece scappare una risata, prima infilarsi la sigaretta in bocca e accenderla.
-Non ti attribuire meriti che non hai- disse poi -avevo cominciato a sfumacchiare qualche tempo prima di cominciare le riprese per lo Shippuden. Solo una ogni tanto.
Restarono qualche minuto in silenzio.
-Come sta andando con Ino?
Nara fece un mezzo sorriso. Non gli piaceva parlare di cose del genere con chi non fosse Asuma o Choji, ma in fondo quella ragazza gli aveva sempre ispirato fiducia.
-Beh, è Ino. È capace di cambiare umore almeno quattro volte in un’ora, non può resistere un giorno senza spettegolare su qualcuno ed è una grandissima ficcanaso. Ma, come mi ha fatto notare qualcuno qualche tempo fa, la adoriamo anche per questo.
L’assenza di un commento da parte di Tenten gli permise di continuare.
-La adoro anche per questo.
A quel punto la ragazza si lasciò scappare un gran sorriso di soddisfazione.
-Sembra che, per il momento, non abbiamo provocato danni.
-”Abbiamo”? Intendi tu e Choji?
-E Asuma. E in qualche modo anche Kurenai, credo.
Nella sua grande intelligenza e razionalità, Nara ripescò nella sua memoria tanti piccoli episodi in cui erano state fatte allusioni a fidanzati per lui o per Ino o momenti in cui, stranamente, si ritrovavano da soli.
-Non sapete quante volte ci è capitato di parlare del fatto che vi piacevate da impazzire senza saperlo. Ed è stata dura convincere Kurenai a non mettere a punto piani assurdi, tipo quello della funivia al ritiro.
Shikamaru non sapeva come commentare. Doveva tuttavia  riconoscere, col senno di poi, che si erano dimostrati tutti estremamente rispettosi nel non forzare le cose, limitandosi al massimo a creare delle finestre di opportunità.
-Beh. Immagino che dovrei ringraziarvi.
-Risparmia i grazie per chi se li merita.
Dettero insieme l’ultimo tiro di sigaretta, per poi spegnerle nel posacenere accanto all’entrata.
-Comunque complimenti per la serie a Toronto. Sarai sicuramente all’altezza delle aspettative.
-Grazie. Per fortuna è un ruolo secondario, le aspettative non saranno granché alte.
-A Ino mancherai molto.
Tenten assunse un’espressione malinconica.
-Anche lei mi mancherà. Mi mancherete tutti. Ma è una cosa che ho davvero bisogno di fare.
Nara non commentò, ma il suo sguardo diceva che comprendeva perfettamente.
-La terrai d’occhio anche per me?- chiese riferendosi a Ino -Mi avviserai se ci sarà qualcosa che non va?
Il ragazzo sorrise, per poi tirare fuori di nuovo il pacchetto di sigarette ed estrarne due.
-Parola di scout- confermò, mentre gliene porgeva una e si sistemava l’altra in bocca.
Fumarono la seconda sigaretta in assoluto silenzio, ma completamente a loro agio.

L’estate era ormai alle spalle. Mancava una settimana alla partenza di Tenten e nella sua comitiva sembrava facessero a gara per vederla il più possibile. Quel giorno il vincitore era Shino.
Stavano passeggiando in un parco, col solito caffè in mano, diretti alla loro solita panchina.
-Così il tributo del gruppo di Gaara è ufficialmente concluso.
-Sì, un po’ prima del previsto, a causa della mia partenza.
-Sinceramente non mi dispiace più di tanto. Nelle ultime serate sentirti cantare è stato davvero…
-Stancante?
-... angosciante.
La ragazza abbassò lo sguardo a quella parola.
-È stato quasi come rivederti ogni volta in quella sala agli studi, dopo quella tremenda serata.
Tenten si sentì ancora peggio. Gli aveva riversato addosso troppe cose.
-Shino, mi dispiace tanto.
-Ma figurati, se volevo evitarlo bastava non venire a sentirvi.
-No, intendo per tutto. Tutto quello che hai dovuto fare per me.
Il ragazzo si sedette sulla panchina e si tolse gli occhiali da sole, dirigendole uno sguardo interrogativo.
-Sinceramente, non ti seguo.
Tenten prese posto accanto a lui.
-Ti sei sorbito tutte le mie lagne su Neji,  hai dovuto accompagnarmi dappertutto a causa di Katashi…
-...Ten, quello te l’ho proposto io!
-... mi sei venuto a cercare quando quel bastardo mi ha sequestrato e, quel che è peggio, ti ho costretto a starmi vicino nella mia disperazione isterica. Senza tenere minimamente in conto i tuoi sentimenti.
-I miei sentimenti? Ma Ten…
-Non mi hai mai detto che la cotta per me ti fosse passata o no, e io non me ne sono mai preoccupata. Mi sento davvero… un mostro. Mi dispiace davvero.
L’Aburame non era sicuro di aver sentito bene, in prima battuta. Ma lo stupore durò molto poco. La bontà di quella ragazza non si smentiva mai.
-Ascoltami bene, Ten. Tutto quello che hai appena detto, io non lo avrei fatto se non avessi voluto- sospirò, per poi prenderle una mano -Ammetto che all’inizio ti stavo vicino perché speravo che ad un certo punto avresti smesso di spasimare per Neji e ti saresti accorta di essere follemente innamorata di me- gli sfuggì un principio di risata a quel pensiero -ma più ti osservavo, più capivo che non mi avresti mai pensato in quel modo. Il bello è che, quando me ne sono accorto, non ero deluso e disperato come mi sarei aspettato. Ma la vera rivelazione è arrivata proprio la sera in cui mi hai chiesto di portarti in un posto per urlare.
Tenten lo ascoltava con attenzione, assolutamente rapita.
-Ho visto davvero tanta sofferenza quella sera in te. Riflettendoci, però, ho capito che tale sofferenza non poteva che provenire da un sentimento così autentico e profondo da renderla comunque… preziosa. Io non ho mai provato nulla del genere per te. Se mi innamorerò mai di qualcuno, spero di farlo così. Magari soffrendo un po’ meno.
Riuscì a suscitarle una risata, che però mutò subito dopo in un sorriso triste.
-In realtà non lo augurerei a nessuno, se devo essere sincera. Specie a te.
-È anche questo che ti rende la persona straordinaria che sei, Ten. Tu vuoi sempre il bene di chiunque ti sia caro. Persino quello di Neji.
La ragazza cercò di ribattere, ma non fece in tempo.
-Lo so che, quando siamo andati via da casa di Choji, hai mandato via Lee perché avevi paura che, vedendoti in quello stato, non sarebbe riuscito a rimanere amico di Neji.
Tenten era sempre più stupefatta. In quel caso aveva agito d’istinto, senza pensare. Ma quando ci aveva ragionato su, era proprio quella la spiegazione che si era data.
-Spero solo di riuscire a dimenticarlo con la lontananza.
-Il tempo ti saprà dare una risposta. Magari, quando tornerai, lui si sarà reso conto di aver sbagliato e ti chiederà scusa.
-Sì, come no. Al massimo si sarà dimenticato quello che mi ha detto e farà finta di niente.
-Non ne sono poi così convinto- Shino riuscì a suscitare nella ragazza un’occhiata curiosa -Alle serate del tributo c’era sempre anche lui e qualche volta l’ho osservato. Sembrava in qualche modo turbato.
-Probabilmente stava pensando a quanto si è abbassata la qualità della mia performance da quando non mi comanda più a bacchetta nel suo Progetto Canto...
-No, Ten- la contraddisse lui con sicurezza -Conosciamo tutti la ‘faccia da critica’ di Neji: rimane sempre in qualche modo impassibile quando giudica qualcosa o qualcuno. No, era proprio inquieto, quasi disorientato, e credo che per lui sia qualcosa di nuovo. Se davvero è così, farà molta fatica a dimenticarsi di quello che è successo con te.
Tenten si sentiva molto confusa. Voleva che le illusioni e la sofferenza la abbandonassero, ma nelle parole dell’amico non riusciva a non vedere un barlume di speranza: forse nell'imperturbabilità dello Hyuga si era davvero aperta una crepa…
Scosse energicamente la testa, scacciando quell’idea dalla mente. No, nessun passo indietro: si era ripromessa di guardare solo avanti.
-Aspettiamo che il tempo dia questa risposta- disse infine, per poi rivolgersi a Shino -mi mancheranno tanto queste contorte chiacchierate con te.
Il ragazzo le sorrise, per poi avvicinarsi e abbracciarla con forza.
-Mi mancherai davvero, davvero tanto- continuò lei in un sussurro.
-Mi sembra quasi un addio. Hai intenzione di tornare prima o poi, vero?
Entrambi risero, rimanendo abbracciati.
-Mi mancherai tanto anche tu.

I bagagli erano pronti. La mattina dopo sarebbe partita.
Tenten era in camera sua, impegnata a controllare il contenuto di alcuni scatoloni che Kurenai le avrebbe spedito più avanti. Il fatto di avere un ruolo secondario nella serie le avrebbe lasciato più tempo libero rispetto ad altri attori e, grazie ai colloqui di orientamento, sapeva perfettamente come impiegarlo: avrebbe studiato per gli esami di ammissione alle facoltà di Psicologia e Scienze Umane di Tokyo e per conseguire il titolo di insegnante di danza. Secondo lo psicologo che aveva incontrato, perseguire quei due obiettivi le avrebbe permesso di avere più opportunità nel futuro. Poi in corso d’opera avrebbe capito da sola quale strada imboccare.
Si lasciò cadere sul letto, con lo sguardo che ancora vagava in ricognizione. Sembrava essere tutto a posto. Notò poi un foglio di carta che spuntava da sotto la scrivania. Si alzò e lo raccolse, sentendo il cuore stringersi appena scorse cosa conteneva.
Era lo spartito di una canzone del Progetto Canto. L’ultimo duetto arrangiato da Neji, su cui non avevano fatto in tempo a lavorare.
Lesse il titolo, cercando di ignorare il tremore della mano che reggeva il foglio.
Listen to your heart.
Sbuffò appena, pensando che lo Hyuga aveva fatto una scelta molto sdolcinata per com’erano i suoi gusti.
Non seppe perché, ma sentì l’istinto di mettere quello spartito in valigia. Senza rendersene conto aveva già aperto la zip, quando si bloccò.
No, nessun passo indietro.
All’improvviso la voce di Kurenai l’avvisò che la cena era pronta. Sospirò e, nell’avviarsi verso la sala da pranzo, lasciò cadere il foglio senza badare a dove sarebbe finito.
Guardare solo avanti.






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Capitolo 23
*** Quando meno te lo aspetti ***


L'attrice
QUANDO MENO TE LO ASPETTI



Quella mattina, oltre a Kurenai e Asuma, c’erano anche Shino e Lee ad accompagnarla in aeroporto. Avevano insistito con gran vigore e Tenten non ce l’aveva fatta a dire di no, anche se ciò avrebbe reso la partenza molto più difficile.
-Che vuol dire che non torni neanche per Natale?
-La produzione mi paga i viaggi solo a inizio e fine riprese, Lee. Non mi posso permettere altri due voli intercontinentali… tra l’altro a fine riprese andrò direttamente a Berlino per il matrimonio, sono già fuori budget col volo dalla Germania a qui.
-Accidenti, che peccato.
La scortarono prima a fare il check-in, poi fino all’imbocco dei controlli di sicurezza. Quando se li ritrovò tutti di fronte, le prese una stretta allo stomaco.
-E così, eccoci qua- fu Asuma il primo a rompere il ghiaccio -tra qualche ora sarai ufficialmente una star internazionale.
-Credo che, per definirmi una star internazionale, bisogna prima aspettare che la serie venga distribuita- lo corresse Tenten.
-Che ci vuoi fare, sono un agente molto ottimista.
Fu il primo a ricevere l’abbraccio di saluto, poi fu il turno di Kurenai.
-Appena ti sarai sistemata, ti mando tutte le tue cose. In bocca al lupo tesoro, sarai meravigliosa.
La ragazza si godette quella stretta da parte della sua sorella maggiore acquisita fino in fondo. Quando si avvicinò a Shino e Lee, entrambi le misero una mano sulle spalle.
-In bocca al lupo, Ten.
-Abbi cura di te.
Tenten li ringraziò, cercando di non far trapelare commozione nella voce. Poi prese un bel respiro, si sistemò meglio lo zaino sulla spalla e si voltò, avviandosi lentamente.
Non riuscì a fare più di cinque passi: si girò nuovamente verso i ragazzi, li raggiunse di corsa e li abbraccio tutti e due insieme, trattenendo a fatica le lacrime. Erano due dei suoi pilastri: rendersi conto all’improvviso che non avrebbe potuto più vederli quasi tutti i giorni le provocava una grande tristezza.
Shino e Lee ricambiarono con piacere la stretta.
-Mi mancherete tanto- stavolta non poteva evitare che la voce fosse rotta dal pianto.
-Anche tu, Ten.
-Se hai bisogno, fatti sentire- fece l’Aburame dopo averle dato un bacio amichevole sulla tempia.
Ci volle qualche minuto e qualche battuta a smorzare la tensione, prima che riuscisse a staccarsi e ad incamminarsi davvero verso i controlli. La videro voltarsi almeno un altro paio di volte.
I due ragazzi si avviarono verso l’uscita. Asuma e Kurenai li seguivano a distanza di un paio di metri.
-Forse abbiamo sbagliato a non avvisarla- sussurrò la donna, per evitare che la sentissero -potrebbe rimanerci molto male…
-Io credo di no- rispose il fidanzato, circondandole le spalle con un braccio -se glielo avessimo detto, avrebbe passato tutto il viaggio angosciata. Ed è un viaggio lungo. Quando lo scoprirà, almeno avrà avuto il tempo di riprendersi dal jet lag.
-Mmm- Kurenai rimaneva dubbiosa -spero solo che si mettano a posto le cose…
-Ce ne sarà la possibilità, per lo meno. Un cambio di contesto molte volte è una mano santa.
-Ma tu non riesci proprio a non essere ottimista?
Asuma scoppiò in una fragorosa risata, che finì per coinvolgere anche lei.

Tenten aveva dormito come mai nella sua vita. Il viaggio era stato davvero stancante, fisicamente ed emotivamente. Ma, una volta sveglia, si sentì piena di energia e aspettative positive. Si preparò canticchiando, cosa che non faceva da molto tempo, avviandosi poi all’appuntamento che aveva con uno dei responsabili del cast.
Si trattava di una donna giovanile e cordiale, che cominciò a mostrarle l’edificio in cui sarebbe stata fino alla fine delle riprese. Appena arrivata, le aveva dato l’idea di uno di quei villaggi vacanze che aveva visto in qualche vecchio film americano, anche se la maggior parte delle vie di collegamento tra i locali era al coperto. Lo stabile era poco lontano da un piccolo lago artificiale e circondato dal verde. Non vedeva l’ora di avere l’occasione di esplorare quel parco.
-La produzione ha scelto di affittare questa struttura per tutti gli attori, dato che provenite tutti da fuori- cominciò a spiegare l’addetta -Ci sono tutti i servizi indispensabili: mensa, caffetteria, lavanderia. Nell’ala est c’è la sala congressi, dove avverranno le letture del copione e le prove dei balli storici, una sala musica e una sala da ballo con parquet. Nell’ala ovest c’è la sala comune e una sala computer, a vostra disposizione. Questi- le porse un foglio -sono i contatti che potrebbero servirti. Tutto chiaro, finora?
-Sì, chiarissimo.
Continuavano a camminare per i corridoi.
-Sai, quando ho letto sulla tua scheda che provieni dal Giappone, sono rimasta stupita. I tratti del tuo viso non sono così marcatamente orientali. Credo che con i costumi di scena potresti tranquillamente passare per una ragazza d’origine europea.
-Una rassicurazione per tutti quegli spettatori che potrebbero inorridire alla vista di una Elizabeth giapponese- commentò Tenten con leggerezza.
-Assolutamente- le rispose l’altra sorridendo -Avevamo lo stesso dubbio per l’attore di Mr. Darcy, ma anche il suo viso è talmente particolare da potersi camuffare tranquillamente.
Nella ragazza montò un po’ di curiosità: chissà com’era il Mr. Darcy che avevano ingaggiato. Magari era uno di quei bellocci ai suoi primi esordi a Hollywood… o un giovane di talento scovato da qualche parte, stile poeta maledetto. La voce della donna che cominciava a esporre il programma dei primi giorni la risvegliò dalle sue fantasie.
-Appena avremo finito, incontrerai il nostro insegnante di dizione per valutare la padronanza della lingua e dell’accento e programmarne il perfezionamento per quando gireremo, anche se, devo dire, tu sembri cavartela già bene.
-Un po’ di lavoro di lima non guasterà in ogni caso.
-Oggi pomeriggio alle 15:00 andrai dalla sarta per prendere le tue misure, poi alle 15:30 dagli addetti a trucco e acconciatura. Il resto della giornata è libero. Domattina alle 10:00 il regista incontrerà tutto il cast per presentare il metodo di lavoro, così potrai conoscere anche gli altri attori. Per qualunque dubbio o problema che non si risolva con i contatti che ti ho fornito, puoi rivolgerti a me, il mio numero è in fondo alla lista. Domande?
-Sì, in effetti sì. In questi mesi approfitterò delle volte in cui non sono di scena per studiare, devo conseguire il titolo abilitante all’insegnamento della danza. Volevo sapere se c’è uno spazio che è possibile usare, anche in momenti assurdi della giornata…
-Sì, mi ricordo che la collega che si è interfacciata con te quando ti abbiamo ingaggiato mi ha accennato qualcosa… Dunque- cominciò a cercare tra i suoi appunti -ecco, sì: c’è la sala da ballo nell'ala est, che useremo al massimo per provare i balli storici con poche coppie, quelle che verranno riprese da vicino. Per il resto dovrebbe rimanere spesso libera. Comunicheremo a chi gestisce la sala- indicò il nome sulla lista che aveva dato a Tenten -che abbiamo concordato con te l’uso della sala quando ne hai bisogno. Potrebbe richiederti una programmazione anticipata…
-Non è un problema. Grazie mille!
-Non c’è di che. Andiamo avanti.

Era tardo pomeriggio e finalmente era riuscita a raggiungere il lago. Si guardò intorno, godendosi il profumo dell’erba. Non poteva credere che un posto con così tanto verde fosse appena ai confini di una grande città. Scosse le spalle, riuscendo a scrollarsi di dosso la sensazione di essere osservata che aveva avuto uscendo dallo stabile. Doveva essere uno strascico del periodo in cui Katashi la seguiva. Chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare dal vento. Stava per cominciare qualcosa di totalmente nuovo, solo con le sue forze, senza condizionamenti. Nessuno la conosceva, nessuno poteva giudicarla. Questi pensieri le dettero un senso di forte libertà. Cosa poteva mai andare storto?

Il giorno seguente si era svegliata molto presto, aveva fatto colazione nella caffetteria quasi deserta e si era diretta subito al lago, con in mano il romanzo su cui si basava la serie per cui avrebbe recitato. Si era riproposta di leggerlo prima di cominciare le riprese, per prendere un po’ di ispirazione. Dati i precedenti, avrebbe potuto finirlo entro sera.
Trovò un fusto d’albero a cui appoggiarsi, si mise comoda e iniziò la lettura.
Passò una mezz’ora di pace assoluta. Neanche se la ricordava l’ultima volta in cui aveva avuto il tempo di fare una cosa del genere.
Ad un certo punto notò una persona passeggiare sulla riva del lago. Dopo un fugace sguardo ritornò a concentrarsi sul libro. In quel momento non aveva voglia di socializzare, ne avrebbe avuta l’occasione durante la riunione del cast. Dopo poco tempo, però, avvertì una strana sensazione. Come se fosse presente qualcuno che conosceva molto bene. Ma era impossibile… le uniche persone che conosceva fuori dal Giappone erano tutte a Berlino, a parte suo fratello che viveva in Italia e che sicuramente non aveva il tempo di fare una scappatella a Toronto. Alzò di nuovo lo sguardo, vedendo che la persona intravista poco prima si era fermata a qualche metro da lei, sempre sulla sponda del lago. Era di spalle, sembrava un ragazzo. Sentì quella strana sensazione crescere nello stomaco, diventando sgradevole.
Sentì il bisogno di allontanarsi. Dunque si alzò e cominciò lentamente a tornare verso lo stabile con passo felpato, per non attirare l’attenzione. Dopo pochi metri una forte folata di vento la colse di sorpresa, facendole cadere il libro alle spalle. Quando si voltò di nuovo in direzione del lago e si accovacciò per raccoglierlo, fece l’errore di alzare lo sguardo, rimanendo bloccata.
Il ragazzo aveva raggiunto l’albero e, alla sua vista, si era come congelato anche lui.
Tenten cominciò a strizzare e a strofinarsi gli occhi. Era un’allucinazione. Doveva essere un’allucinazione. Ritornò a guardare davanti a sé. Era ancora lì.
Neji Hyuga era lì.
La ragazza ritornò lentamente in piedi, non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso.
Neji, a Toronto, in una struttura totalmente dedicata al cast di una serie. Come diamine era possibile?
Lui, tra l’altro, non appariva altrettanto stupito.
Tenten si era riproposta di non rivolgergli più la parola da quel giorno all’ospedale. Ma non riuscì a trattenersi.
-Tu che ci fai qui?
La risposta era abbastanza banale, ma ci mise un po’ ad arrivare.
-Mi hanno ingaggiato per la serie.
Il tono della sua voce appariva diverso dal solito, ma la ragazza non avrebbe saputo dire come.
Si fissarono in silenzio, per quanto tempo non l’avrebbero saputo dire. Finché Tenten non tirò un lungo sospiro di esasperazione.
-Fantastico…- borbottò sarcasticamente, per poi incamminarsi verso la sua stanza.
Neji la osservò allontanarsi. Non si aspettava certo una reazione diversa. Lui stesso aveva scoperto solo il giorno prima che c’era anche lei in quella serie, avendola intravista uscire nel parco. Ritornò a guardare il lago. Aveva rimuginato tutta la notte sul fatto di trovarsi entrambi lì, sul gelo che c’era in quel periodo tra loro, sulle strane sensazioni che sentiva da quando avevano litigato. Non riusciva a venire a capo di quella trama ingarbugliata. Ma ora aveva a disposizione mesi per capire cosa c’era in Tenten che lo scuoteva tanto dentro.

La sala congressi era gremita. Le sedie erano state disposte lungo il muro a due file, permettendo a persone informali come Tenten di sedersi a terra. Si era presentata velocemente ai suoi vicini, ma aveva evitato di mettersi a chiacchierare con qualcuno: era ancora scioccata per l’incontro al lago. Sembrava un crudelissimo scherzo del destino. Vagò con lo sguardo per la sala, vedendo Neji in piedi, accostato alla parete, nel suo classico atteggiamento da osservatore.
Il regista che chiedeva silenzio per prendere parola attirò la sua attenzione. Dette il benvenuto a tutti con calore e spiegò che per lui e i suoi collaboratori era importante che nel gruppo di attori si creasse da subito affiatamento.
-Dopo questo momento vi incontrerò a gruppi o singolarmente per tutta la giornata, per parlare di come impostare il lavoro sul personaggio, e vi verrà consegnato il copione definitivo con la programmazione mensile di letture, prove e riprese.
Poi cominciò a invitare i personaggi principali ad alzarsi e presentarsi. Tenten riuscì a dimenticare per un momento le sue preoccupazioni. Le piaceva la prospettiva con cui volevano lavorare, percepiva un clima accogliente e stimolante.
-E ora tocca alla nostra protagonista femminile. Nella nostra produzione il suo ruolo è minore, ma tutti quelli che conoscono il romanzo della Austen sanno che questa trama non potrebbe esistere senza di lei. Date il benvenuto alla nostra Elizabeth Bennet.
La ragazza si alzò e raggiunse il regista al centro della sala, con il suo usuale sorriso cordiale. Venne invitata a presentarsi.
-Buongiorno a tutti. Mi chiamo Tenten, vengo da Giappone. Sono entusiasta di poter partecipare a questa produzione e, date le grandi aspettative che ci sono sul mio personaggio, sono molto sollevata di essere poco più di una comparsa- le sue ultime parole suscitano l’ilarità generale -non vedo l’ora di lavorare con tutti voi.
Stava per incamminarsi verso il suo posto, quando il regista la bloccò, chiedendole di restare lì, per poi chiamare all’appello Mr. Darcy.
Pochi secondi dopo, a Tenten sembrò che il tempo si fermasse. Il protagonista della serie li aveva raggiunti e lei non poteva credere ai suoi occhi.
Neji sarebbe stato Mr. Darcy.
-Per pura coincidenza e per nostra fortuna- il regista continuava a parlare -questi due giovani attori hanno già lavorato insieme in Giappone, per cui ci aspettiamo da subito una perfetta sintonia tra loro.
Tenten si sentì interpellata, per cui sorrise forzatamente e borbottò un -Certo…- prima di raggiungere un posto libero vicino all’uscita.
Nel giro di un quarto d’ora venne comunicato a ognuno il proprio appuntamento col regista. Così la ragazza poté finalmente allontanarsi.

Odiava fare la parte della misantropa, ma non se la sentiva proprio di essere costretta a chiacchierare durante il pranzo. Perciò in mensa aveva chiesto se poteva chiedere il pasto d’asporto e aveva cercato un posto all’aperto dove poter mangiare tranquilla, e riflettere. Trovò una panchina e cominciò a ingurgitare i bocconi lentamente, con lo sguardo assente.
Dopo dieci minuti e la fame che veniva sempre meno, Tenten sentì qualcuno alle sue spalle.
-Una Elizabeth decisamente solitaria.
Era un uomo sulla sessantina, dall’aspetto che poteva apparire burbero, ma con una qualche dolcezza negli occhi.
-Elizabeth è abile nelle interazioni sociali, ma anche incline alla solitudine quando ha delle preoccupazioni.
Alla risposta della ragazza l’uomo sorrise divertito.
-Sembri proprio la Miss Bennet giusta. Piacere- le offrì la mano -sarei tuo padre.
-Piacere mio, Mr. Bennet- gli strinse la mano e lo invitò a sedersi accanto a lei.
-Nostalgia di casa?
Tenten abbassò per un istante lo sguardo.
-Sì, una cosa del genere…
-Beh, dato che sei una cultrice della solitudine, la supererai presto.
-Cultrice della solitudine… Mi piace come suona.
Si presentarono con le loro vere identità e cominciarono a conversare. Mr. Bennet era originario dell’Inghilterra e aveva partecipato a molte produzioni della BBC, fatto che suscitò in Tenten ammirazione e una serie infinita di domande.
-Ora purtroppo devo congedarmi, mi aspetta una lunga ora con il regista e Mrs. Bennet.
La ragazza era affascinata da quel linguaggio vagamente formale costantemente condito di ironia. Le sembrava proprio di avere il capofamiglia del romanzo davanti.
-A presto, allora.
Quando rimase sola, buttò via i contenitori del pranzo e ritornò sulla panchina a rollarsi una sigaretta. Si sedette sullo schienale di legno e l’accese, ritornando pensierosa, come se dovesse risolvere un rompicapo.
Quando, qualche minuto più tardi, vide Neji avvicinarsi, si sentiva più padrona di se stessa, anche se non poteva negare di percepire comunque una sgradevole sensazione allo stomaco.
-È strano vederti così solitaria.
Tenten non sapeva che rispondere. Anche questo era strano.
-Non avevo idea che ci saresti stata anche tu- continuò lui, con tono neutro -mi reputo abbastanza intelligente da rispettare la volontà di qualcuno di evitarmi.
La ragazza si voltò finalmente a guardarlo, mentre il fumo le scivolava fuori dalla bocca semichiusa. Lo Hyuga si ritrovò a fissarle labbra, distogliendo poi lo sguardo appena se ne rese conto.
-Lo so, Neji. Non è nella tua natura scomodarti tanto per qualcuno che non sia la tua famiglia- non lo disse con tono derisorio, bensì molto seriamente -e, anche se mi stupisco del tuo interesse per una serie del genere, non posso certo impedirti di scegliere dove lavorare- fece un altro tiro di sigaretta, ipnotizzando di nuovo il suo interlocutore quando espirò, senza accorgersene -per quanto giovani, siamo professionisti, e ci comporteremo come tali. Abbiamo entrambi la capacità di convivere civilmente senza dover fingere di essere amici.
Il ragazzo sentì una stretta allo stomaco alle sue ultime parole. Odiava non capire cosa gli stava succedendo.
-Sì, immagino di sì- si limitò a commentare.
Cominciò a incamminarsi verso l’interno dello stabile, ma poi si fermò e si voltò.
-Buona fortuna. Anche se non credo ne avrai bisogno.
Tenten aprì leggermente la bocca per lo stupore dovuto a quell’augurio, guardandolo allontanarsi.
Era tutto così maledettamente strano.


Ciao Ten, come sono andati i primi giorni?
Shino

Ehi, come sta andando? Com’è Toronto? Fatti sentire.
Lee

Ohi, arrivata? Tutto bene durante il viaggio? Voglio sapere al più presto com’è il tuo Mr. Darcy.
Ino

Tesoro, stai bene? Ho saputo solo oggi che il nuovo lavoro di Neji è nella stessa serie che farai tu. Spero non ti faccia abbattere. Pensa a realizzare il tuo sogno e a diventare una meravigliosa Elizabeth.
Un abbraccio, Hinata

Cara, spero che i primi giorni siano andati bene. Ho finito di chiudere gli scatoloni in camera tua, aspetto il tuo ok per spedirteli. Qualunque cosa succeda, ricordati che sei una ragazza forte e che puoi affrontare qualsiasi cosa. Noi siamo sempre qui per te.
Kurenai

Tenten lesse quei messaggi al buio, nel suo letto. Non aveva la minima voglia di rispondere e, per questo, quasi non si riconosceva più. Abbandonò il capo sul cuscino. Mesi e mesi di riprese, costretta a vedere Neji quasi tutti i giorni. Come sarebbe mai riuscita a toglierselo dalla testa? E pensare che, appena una stagione prima, l’averlo come suo Mr.Darcy l’avrebbe fatta scoppiare dalla gioia.
Si battè vigorosamente le mani sul viso, scuotendo il capo.
No, pensarlo in quel modo non l’avrebbe aiutata di certo. Riportò il suo sguardo al cellulare. Avrebbe risposto almeno a Kurenai, dato che doveva anche inviarle il resto delle sue cose.

Ciao, Kurenai.
Finora è andato tutto bene, a parte il fatto che mi sono ritrovata qui Neji. Interpreterà lui Mr. Darcy. La mia solita fortuna…
So che avevo detto di lasciarla a casa tua, ma potresti spedirmi anche la chitarra insieme a tutto il resto?
Dai un forte abbraccio ad Asuma e ringrazialo ancora da parte mia per avermi dato questa opportunità.
Baci, Ten


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Capitolo 24
*** Tregua ***


L'attrice
TREGUA



Neji uscì dalla stanza dove aveva appena terminato una lunga lettura del copione col regista e si avviò verso la sala congressi, dove stavano avendo luogo le prove dei balli storici.
Doveva ammettere di essere sorpreso dalla naturalezza con cui si stava avvicinando al personaggio. Mr. Darcy era più simile a lui di quanto pensasse: riservatezza, valori, conoscenza delle convenzioni sociali e di come muoversi al loro interno. Anche il suo rapporto con la sorella minore aveva molte affinità, nonostante Hinata ora fosse molto più indipendente e sicura di sé tra le persone. Gli venne in mente che sua sorella aveva sempre dato il merito di questa apertura a Tenten: quella ragazza era talmente abile nel mettere gli altri a proprio agio da riuscire, nel giro di poco tempo, a convincerti che in te c’era del buono e che non dovevi avere paura di mostrarlo.
Sulla scia di questi pensieri, quando entrò nella sala, fu automatico cercare con lo sguardo Tenten fra la folla di attori presenti. Non fu difficile. In quel momento non c’era musica e la ragazza stava spiegando ad un gruppetto di attori com’erano i passi e gli incroci richiesti dal ballo.
Lo Hyuga si fermò a ridosso di una parete, appoggiando su una sedia le sue cose.
-Ecco, sì, proprio così- la sentì incoraggiare il Mr. Bingley di turno -te l’ho detto, è meno difficile di quello che sembra.
Notò l’insegnante di balli storici osservarla con stupore e un po’ d’ammirazione. Probabilmente non si aspettava un’Elizabeth così esperta nella danza e nel suo insegnamento.
-Ok, ok, penso di esserci anch’io- confermò Kitty dopo aver riprovato la sequenza.
-Visto? Non dovete scoraggiarvi. In epoca Regency era richiesto a tutti di saper ballare, quindi i passi dovevano essere abbastanza fattibili anche per chi era totalmente negato.
Non era proprio sicuro che quello fosse un fatto storico, ma il messaggio insito era evidente. Quella ragazza sapeva sempre cosa dire e qual era il momento giusto per dirlo.
I lavori erano cominciati da un mese e mezzo e Neji si era ritrovato molto spesso a osservare Tenten, non riuscendo a non pensare a tutte le sue qualità. In qualche modo gli sembrava di guardarla davvero per la prima volta.
-La nostra Elizabeth è davvero una forza della natura- asserì Mr. Bennet, avvicinandosi a lui.
-Sì, lo è sempre stata.
Chiunque conoscesse lo Hyuga si sarebbe stupito non poco di sentirlo rispondere così onestamente. Il fatto era che quell’uomo era riuscito a conquistare la sua confidenza con i propri modi raffinati e brillanti. Ovviamente non l’avrebbe mai ammesso con nessuna delle sue conoscenze.
-È un tipo veramente affascinante- continuò Mr. Bennet -Molto allegra e gioviale, ma allo stesso tempo molto matura per la sua età. Non mi sorprende affatto che l’abbiano scelta, nonostante il personaggio sia più grande di lei. Quello che mi stupisce, invece, è che tu sei l’unico che già conosceva e il solo a cui non rivolge quasi mai la parola.
Neji sulle prime non rispose, continuando a tenere lo sguardo su Tenten mentre la musica ripartiva e si ricominciava a provare il ballo.
-La scorsa estate abbiamo avuto una brutta discussione. Mi ero lasciato ingannare dalle apparenze e me la sono presa con lei. Quando è venuta a galla la verità e ho capito che mi ero sbagliato, ho provato a parlarle. Si è rifiutata di ascoltarmi. Penso sia ancora arrabbiata.
-Non sembra il tipo di persona che se la prende per equivoci del genere.
-Diciamo che, nel momento di rabbia, sono stato un po’ eccessivo. Le ho detto delle cose su di lei che non pensavo davvero.
Mr. Bennet annuì lentamente, comprendendo.
-Non penseremmo mai di causare certi danni con delle semplici parole- commentò con pacatezza -ma, se ho imparato qualcosa sulle persone in questi sessant’anni, mi sento di affermare questo: doveva tenere moltissimo all’opinione che hai di lei, se ha sentito il bisogno di chiudersi così nei tuoi confronti.
Neji analizzò la frase appena ascoltata, continuando a tenere lo sguardo fisso sull’oggetto della conversazione. Certo che teneva alla sua opinione, glielo aveva dimostrato più volte. Per esempio, quando gli aveva raccontato di tutta la storia con Katashi: aveva esitato per molto tempo perché temeva che la giudicasse male, glielo aveva anche detto esplicitamente.
L’uomo al suo fianco continuò:
-Credo che la questione principale, ora, sia come ti senti tu nell’essere ignorato da lei.
Caspita, ogni sua affermazione era come un affondo di scherma. Già, come si sentiva? Erano mesi ormai che se lo chiedeva.
-Prima di litigare, passavamo parecchio tempo insieme. Nella serie a Tokyo interpretavamo personaggi che erano quasi sempre nelle stesse scene e, nell’ultimo anno, le avevo chiesto di lavorare insieme a delle canzoni. È straordinariamente dotata come cantante- fece una pausa, mentre vedeva Tenten scoppiare a ridere durante la danza -Credo fossimo diventati buoni amici.
-Credi?
-Già… Non so, ho sempre percepito la presenza di un qualcosa di ‘non detto’ tra noi.
Mr. Bennet concentrò la sua attenzione sullo sguardo del ragazzo, per poi passare alla ragazza. Assunse l’espressione di chi comincia a comprendere, ma lo Hyuga non se ne accorse.
-Ma ora… ora sento che c’è qualcosa fuori posto, da quando non parliamo più.
-Credo che la versione ufficiale di questa sensazione si chiami ‘sentirne la mancanza’.
Il ragazzo staccò lo sguardo da Tenten per guardare il suo interlocutore, come se avesse sentito una parola in una qualche lingua aliena.
-Mancanza?
-Sì, ti manca.
Neji ritornò per l’ennesima volta a posare gli occhi su di lei. Era questo? Sentiva la sua mancanza? Si ritrovò a pensare d’un tratto che sì, aveva senso. Anzi, non poteva essere altrimenti. Chi non avrebbe sentito la mancanza di una persona come lei?
-Sai, dovresti chiederle scusa- consigliò Mr. Bennet, come se fosse in grado di leggergli nella mente.
-Non vedo come, non vuole avere più niente a che fare con me.
-No, io non credo. Se l’hai turbata così tanto, vuol dire che per lei sei una persona importante. Difficilmente le persone di cui non ci importa nulla riescono a ferirci.
Lo Hyuga sospirò.
-Cosa consigli di fare?
-Aspettare il momento in cui sarà pronta ad ascoltarti. Te lo farà capire lei, quando arriverà. Nel frattempo, guardarsi un po’ dentro rispetto a cosa proviamo è sempre un ottimo passatempo.
Quell’uomo lo sbalordiva sempre di più, ma doveva ammettere che era l’unico che riusciva a sbrogliare la sua matassa di emozioni e pensieri.
L’ingresso del regista nella sala attirò l’attenzione di tutti i presenti.
-Bene, vedo che ci state dando dentro, bravi. Scusate l’interruzione, ma ho bisogno di osservare i nostri due protagonisti danzare da soli per impostare la sequenza del ballo di Netherfield. Mr. Darcy ed Elizabeth al centro, prego.
Entrambi si fecero avanti. Avevano studiato il ballo separatamente, poiché Neji aveva un’agenda d’impegni molto fitta, incompatibile fino a quel momento con quella di Tenten.
-So che non siete ancora riusciti a provarla insieme, ma non preoccupatevi troppo. Per stavolta lasciamo perdere il dialogo, provate solo a interpretare le emozioni della scena e vediamo come funzionano i movimenti.
Annuirono, per poi posizionarsi uno di fronte all’altra. La piccola orchestra cominciò a suonare e s’inchinarono, come da copione. Quella danza doveva essere un continuo gioco di sguardi e la situazione tra di loro non rendeva la cosa semplice.
Cominciarono a muoversi, alternando momenti in cui si guardavano negli occhi ad altri in cui rivolgevano la vista altrove. Neji cercava di concentrarsi sull’interpretazione della scena, ma lo stava trovando estremamente difficile. Si stava rendendo conto di non aver mai osservato con attenzione gli occhi di Tenten: erano talmente profondi da rischiare di perdercisi dentro, ma contemporaneamente vi si poteva notare un guizzo di luce, un qualcosa che li rendeva caldi e vivaci. L’espressione della ragazza interruppe il suo flusso di pensieri. Stava… trattenendo una risata? Aveva le guance tirate nello sforzo di non distendere le labbra e uno sguardo arguto e ironico. Proprio come ci si aspettava da Elizabeth in quel momento. Ma la cosa più straordinaria era che, in realtà, sembrava semplicemente se stessa. L’aveva vista innumerevoli volte con quell’espressione in viso, prima di quell’estate. Gli era mancata anche quella.
Sulla linea del copione, la ragazza assunse un atteggiamento più serio e indagatore man mano che il ballo andava avanti. Era proprio una brava attrice.
La musica giunse alla sua conclusione e, mentre s’inchinavano nuovamente, lo Hyuga si scoprì dispiaciuto che quel momento fosse finito.
Furono subito travolti dal fragore di un applauso.
-Fantastici, fantastici- il regista di avvicinò a loro -Siete riusciti a creare proprio il tipo di tensione che volevamo vedere qui. Tenetela bene a mente.
Fecero entrambi un breve cenno col capo, per poi allontanarsi in direzioni diverse. La ragazza fu sommersa di complimenti da parte delle altre attrici, mentre Neji riprese posto accanto a Mr. Bennet, il quale aspettò che la musica riprendesse prima di parlare.
-Prima hai accennato al fatto che cantavate insieme, o sbaglio?
-No, non sbagli. La produzione della nostra serie a Tokyo ci ha chiesto parecchie volte di esibirci ad eventi organizzati da loro.
L’uomo schioccò la lingua sonoramente.
-Sarei proprio curioso di sentirvi, sai?
-Come mai?- il ragazzo sentiva che stava per udire l’ennesima rivelazione.
-Non so se ve ne siete accorti, ma mentre ballavate tutti i presenti vi guardavano in austero silenzio, persino il regista: nel vostro gioco di sguardi c’era tanta intenzionalità che sembrava ci fosse elettricità nell’aria. Se siete capaci di creare un’atmosfera del genere senza pronunciare una sola parola, mi chiedo che succeda quando cantate insieme.
Appunto.
No, non avrebbe potuto accorgersi di niente e di nessuno: era totalmente concentrato su Tenten. Esattamente come durante i loro duetti. Quando era solo con lei, non c’era nulla che lo potesse distrarre. Se ne rendeva conto solo in quel momento.

Si era già alla metà di dicembre. Come prevedibile, le temperature erano decisamente basse. Mr. Bennet tuttavia non si lasciava spaventare da un po’ di freddo e stava facendo la sua solita passeggiata al termine della giornata di lavoro. Si stava riavvicinando al perimetro dello stabile, quando udì una melodia suonata al pianoforte. Sorrise: Neji aveva di nuovo lasciato aperta la finestra della sala musica mentre si esercitava; a quanto pareva per lui era molto peggio l’aria consumata piuttosto che il freddo.
Continuò per la sua strada, notando una figura accovacciata sotto la finestra aperta. Si portò più vicino, riconoscendo Tenten, che se ne stava appoggiata a muro con una bevanda calda in mano e lo sguardo vacuo di chi sta ascoltando una musica che ti arriva al cuore.
Appena la ragazza si accorse di lui, gli sorrise in segno di saluto, per poi portarsi l’indice davanti alla bocca.
In tutta risposta lui annuì ampiamente, guardandola con benevolenza, riprendendo subito la sua passeggiata. Quella fra i due era una faccenda davvero interessante..

La struttura che ospitava il cast si era quasi svuotata: al giorno 24 di dicembre erano rimaste pochissime persone, tra cui Neji e Tenten. Mr. Bennet era volato a New York, dove avrebbe passato quei pochi giorni di festa insieme alla famiglia che lo raggiungeva dall’Inghilterra.
Tenten aveva dedicato tutta la giornata della vigilia ad una serie infinita di videochiamate per fare gli auguri a tutti i suoi amici in Giappone. Per il giorno successivo si era fatta il suo programma: poltrire a letto finché ne avrebbe avuto voglia, prendere alla mensa il pranzo da asporto, mangiare al lago e passare il pomeriggio a suonare la chitarra.
Il telefono della camera squillò mentre stava mettendo in ordine gli appunti di psicologia. Andò a rispondere sovrappensiero, continuando a controllare le pagine.
-Pronto?
-Buonasera, signorina, qui è il front office. Le passo una chiamata esterna.
-Certo, faccia pure.
Dopo una breve pausa, sentì il fastidioso suono di avvenuto collegamento.
-Buonasera, Tenten.
Alla ragazza caddero gli appunti di mano per la sorpresa.
-Signora Hyuga!... Buonasera…
-Mi auguro tu stia bene.
-Sì, certo. Lei e il signor Hyuga come state?
-Molto bene, ti ringrazio. Siamo venuti a trovare Neji per Natale, resteremo a Toronto fino al 26 dicembre. Hinata ci ha detto che saresti rimasta da sola all’alloggio del cast per tutte le feste, per cui vorremmo invitarti a pranzare con noi domani.
Tenten si sentì presa in contropiede. Per quanto volesse evitare Neji, non poteva rifiutare l’invito dei genitori di una delle sue migliori amiche.
-La ringrazio molto, signora Hyuga. Verrò con piacere- rispose cercando di sembrare il più convinta possibile.
-Bene, ne sono molto felice. Neji questa sera si ferma a dormire con noi in hotel, possiamo mandare una macchina a prenderti.
-Oh no, signora Hyuga, non è necessario. Mi fornisca pure l’indirizzo dell’appuntamento, mi organizzerò coi mezzi.
Si appuntò i riferimenti e salutò educatamente. Quando mise giù la cornetta, fece un profondo sospiro.
Programma di Natale in solitaria saltato.

Quella mattina il clima era meno rigido di quanto si aspettasse. Scese dall’autobus, guardandosi un po’ intorno prima di individuare la strada giusta. Nel passare davanti alle vetrine, Tenten ad un certo punto non poté evitare di fermarsi e specchiarsi un momento, controllando che almeno i capelli fossero un minimo ordinati. Ci aveva messo mezz’ora a capire cosa indossare, lei che di solito era pronta in cinque minuti: gli Hyuga erano soliti frequentare posti di gran classe e temeva di essere inadeguata. Sbuffò al riflesso della sua immagine e riprese a camminare.
La aspettavano fuori dal ristorante, che come previsto dava l’idea di essere un posto sfarzoso.
-Buongiorno, signori Hyuga, e auguri sinceri di buon Natale- disse subito, maledicendosi mentalmente per la bizzarra scelta di parole.
-Grazie, Tenten, e altrettanto.
Sorridevano affabili. Di solito a casa loro si era sentita sempre a suo agio, ma in quella situazione si sentiva particolarmente nervosa. Rivolse un sorriso forzato a Neji a mo’ di saluto, che lui ricambiò più o meno allo stesso modo.
-Vogliamo entrare?

Il disagio aumentava, ma la ragazza cercò di sfruttare tutte le sue doti di attrice per mascherarlo. Quel ristorante la faceva sentire una vera e propria barbona. Non era il suo genere, decisamente.
-Allora, Tenten- non poteva negare che la signora Hyuga le si rivolgeva sempre con un tono molto gentile -hai cominciato a pensare al futuro? Stai valutando l’iscrizione all’università?
-Sì, in effetti sì- bene, un argomento su cui era sicuramente preparata -mi sto preparando per gli esami di ammissione alle facoltà di Psicologia e Scienze Umane, e sto studiando per conseguire l’abilitazione all’insegnamento per la danza. La produzione mi ha concesso l’uso di una piccola sala da ballo vicino agli alloggi e mi esercito lì.
-Impressionante, stai lavorando su un doppio binario.
-Sì. Ho effettuato dei colloqui di orientamento e mi è stato fatto notare che è difficile scegliere un ambito lavorativo quando si è così giovani, perciò mi è stato consigliato di provare più strade. Così, quando mi renderò conto di cosa vorrò davvero fare, avrò più possibilità.
-Molto lungimirante, devo dire- commentò il signor Hyuga -forse è bene che anche Hinata faccia quei colloqui, quando sarà ora di pensare al futuro.
Tenten pensò che, se la sua amica fosse stata presente, si sarebbe sentita più tranquilla. Ma era stata invitata a passare le vacanze sulla neve con la famiglia di Kiba.
-Neji, d’altro canto, è sempre stato molto sicuro riguardo al suo futuro da musicista professionista- continuò il signor Hyuga -mi auguro solo che percorra la sua strada con impegno, senza farsi trascinare in sperimentazioni finanziariamente pericolose.
Il ragazzo, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare in silenzio tra un boccone e l’altro, posò in modo brusco le posate sul piatto, attirando l’attenzione di Tenten. Qualcosa dell’affermazione del padre lo aveva profondamente infastidito: lo capì immediatamente dalla curvatura dell’angolo sinistro della bocca.
-Ritengo improbabile che Neji sia imprudente- disse istintivamente, suscitando un’espressione sorpresa in tutti e tre i commensali -È estremamente competente in ambito musicale, ne ha dato prova più volte quando la produzione di Naruto gli ha affidato la cura artistica degli eventi che promuoveva.
Senza dubbio, il più sbalordito era il ragazzo. Non si aspettava di essere difeso proprio dalla persona che si rifiutava di parlargli da mesi.
-Ti credo sulla parola- rispose il signor Hyuga -tuttavia si trattava di eventi di modesta rilevanza. L’importante, in ogni caso, è che non si lasci influenzare da esempi poco raccomandabili.
La ragazza si accorse subito che Neji stava stringendo più del necessario le posate che aveva in mano.
-Ritengo improbabile anche questo- accidenti, non riusciva a frenare la lingua -L’ho visto molte volte lavorare sulla musica: è assolutamente consapevole di quali sono le sue capacità e quali i suoi obiettivi, oltre a possedere una conoscenza impressionante del mercato musicale. Per quanto riguarda l’essere influenzabile, poi: vorrei proprio vederla la persona capace di influenzarlo, sarebbe un evento sensazionale.
Seguì un momento di silenzio, durante il quale Tenten ricominciò a mangiare la sua portata, cercando dissimulare l’imbarazzo di essere stata così sfacciata nell’esprimere la propria opinione. Non vide lo sguardo di gratitudine che le rivolse brevemente il ragazzo.
-Beh, Neji- disse infine il signor Hyuga -Devo dire che ti ha fatto un’ottima pubblicità, se è riuscita ad essere imparziale.
-Credo di poter garantire per la sua imparzialità, al momento- fu la risposta pacata del figlio.
La signora Hyuga rivolse uno sguardo benevolo a entrambi, per poi cambiare abilmente argomento di conversazione.

Tenten aveva insistito con molto garbo nel rientrare agli alloggi subito dopo pranzo, da sola, permettendo alla famiglia di godersi il resto del pomeriggio fra loro. Seppur consapevole che lo voleva evitare, a Neji dispiacque vederla andar via così presto.
Il ragazzo rientrò agli alloggi verso le sette di sera, dirigendosi direttamente alla sua stanza. Era sovrappensiero quando aprì la porta, ma vi posò accidentalmente gli occhi, accorgendosi che c’era attaccato un biglietto. Era scritto in giapponese.
Se non temi il freddo, mi trovi al lago.
Un sorriso sorse, senza permesso, sulle sue labbra.

Tenten era sotto l’albero dove stava leggendo la prima volta che si erano incontrati lì. Aveva steso una coperta sul prato, su cui era appoggiata una lanterna elettrica. Appoggiata al fusto, con uno scialle di lana sulle spalle, accarezzava le corde della chitarra con delicatezza. Come quando avevano parlato sulla veranda della baita durante il ritiro.
Neji la raggiunse, trovandosi accolto da uno sguardo meno ostile del solito. Aveva due bicchieri termici di cartone in mano e gliene porse uno, prima di sedersi anche lui.
-Grazie- disse Tenten, appoggiando la chitarra sulla sua custodia.
Dette subito un sorso.
-Caspita, dove l’hai trovato un caffè così buono con la caffetteria chiusa?
-Sembra che nel suo ufficio il custode abbia a disposizione una macchina professionale.
Seguì un lungo e denso silenzio, durante il quale la ragazza si limitò a offrirgli una coperta.
L’atmosfera in cui era immerso il lago era quasi surreale. Una leggera foschia confondeva il confine tra l’acqua e i boschi che si stagliavano oltre. Un qualche rapace segnalava ad intermittenza la sua presenza.
-Ti ringrazio per quello che hai detto oggi a mio padre- disse Neji pacatamente.
Tenten gli rivolse uno sguardo che sembrò scavarlo dentro.
-Non c’è di che. Molte volte è difficile difendersi dalle allusioni.
Aveva capito subito che c’era stato qualcosa di ‘non detto’ in quella conversazione. Non poteva immaginare di cosa si trattasse, ma aveva dimostrato una prontezza ed una delicatezza estrema nel capovolgere la conversazione. Il ragazzo sentì di dover ricambiare, in qualche modo. Raccolse coraggio guardando per le qualche istante il lago, così placido e cheto.
-La persona che mio padre teme mi influenzi è mio zio, suo fratello minore- sentiva di provare molta fatica a pronunciare quelle parole, ma allo stesso tempo qualcosa lo spingeva a continuare -Era un musicista, suonava il violoncello. È stato lui a iniziarmi alla musica. Da molto piccola, Hinata ha avuto dei problemi di salute che tennero i miei genitori molto occupati: quindi venivo spesso affidato a lui. Negli anni successivi cominciò a frequentare un gruppo di artisti progressisti, investendoci tempo, soldi e affetti; ebbe una relazione con una donna di quella cerchia. Purtroppo, dopo quattro anni di investimenti, capì di essere stato coinvolto in una truffa e cercò di affrontare i responsabili per uscirne: si scatenò una rissa. Lui pensò di esserne uscito quasi illeso, quando in realtà aveva in atto una forte emorragia interna. Quando se ne accorsero era troppo tardi, non ci fu niente da fare.
Continuò a tenere lo sguardo fisso sul lago, sentendosi momentaneamente paralizzato dai ricordi.
Tenten aveva ascoltato in silenzio e sembrò capire che ne serviva altro ancora in quel momento.
Passarono minuti, senza che nessuna voce umana irrompesse. Poi la ragazza scelse un modo alternativo di parlare: riprese la chitarra in grembo e cominciò a suonare.
Era una melodia dolce e malinconica, di quelle che, facendoti attraversare la tristezza, ti donavano una sorta di pace dell’anima. Neji non avrebbe saputo dire per quanto tempo ci fu solo musica nell’aria, ma sentiva che era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento.
Solo quando Tenten vibrò l’accordo finale e posò lo strumento, riappropriandosi del suo caffè, il ragazzo si voltò a guardarla.
-Mi dispiace- esordì, guadagnandosi da parte di lei uno sguardo stupito -mi dispiace davvero per quello che ti ho detto quest’estate. Non ho pensato sul serio quelle cose di te, anzi, credo che tu sia l’esatto opposto di tutti gli epiteti che ti ho attribuito. Ero accecato dalla rabbia di non sapere come stavano realmente le cose e… ma questo non ha importanza. So di essere stato detestabile e arrogante, e me ne dispiace sinceramente.
La ragazza lo osservò con sguardo indecifrabile per qualche istante, poi diresse gli occhi in direzione del lago, assumendo un’espressione pensosa. Dopo aver mandato giù un sorso di caffè si accese una sigaretta. Aspettò di aver espirato il fumo del primo tiro prima di parlare.
-Apprezzo le tue scuse, Neji- pausa -e le accetto. Spero tu capisca che avrò bisogno di un po’ di tempo prima di ritornare ad avere una certa confidenza.
Lo Hyuga sentì come se qualcosa dentro diventasse più leggero.
-Lo capisco. Ma se c’è la possibilità che le cose tornino come prima, sono disposto ad aspettare.
Il viso di Tenten si adombrò di un sorriso a metà tra la rassegnazione e la comprensione.
-Le cose non potranno mai tornare come prima.
Il ragazzo sentì montare dentro una sensazione d’inquietudine, che però si chetò quando la ragazza continuò:
-Non potranno, perché prima della litigata il nostro rapporto era confidenziale, ma sbilanciato: io ti ho raccontato delle cose molto personali, mentre tu non ti sei mai esposto. Cosa che, invece, hai fatto poco fa’. Adesso siamo pari. Magari le cose andranno meglio di prima.
Ormai avrebbe dovuto essere abituato al fatto che lei fosse in grado di stupirlo di continuo. Invece no. Era sbalordito, per l’ennesima volta.
-Per me è ora di rientrare- Tenten spense la sigaretta e rimise la chitarra nella custodia, per poi alzarsi e incamminarsi.
-Perché ora?
Alla domanda di Neji si fermò e si voltò, capendo immediatamente che si riferiva al fatto che lei gli avesse parlato.
-Il giorno di Natale si fermano tutte le guerre- fu la sua risposta -Buon Natale, Neji.
La guardò allontanarsi, sempre più meravigliato.
-Buon Natale, Tenten.



N.d.A:
I membri del cast della serie sono saranno sempre chiamati col nome del loro personaggio, per semplificare ed evitare confusione.


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Capitolo 25
*** La stessa luna ***


L'attrice
LA STESSA LUNA



Erano appena terminate le riprese del ballo di Netherfield. Decine di attori e attrici in costume poterono finalmente rilassarsi, affollando l’angolo ristoro alla ricerca di acqua e tramezzini.
Neji sentì il bisogno di allargarsi il colletto della casacca, mentre si faceva largo verso l’uscita, bisognoso di un po’ d’aria.
Quando fu fuori, trovò Mr. Bennet seduto su una panchina. Lo raggiunse e gli si sedette accanto.
-Aria consumata?- si sentì chiedere con tono ironico.
-Già.
-Beh, l’atmosfera si era addensata parecchio durante la scena del ballo tra Mr. Darcy ed Elizabeth.
Il pensiero del ragazzo recuperò subito la memoria di quel momento, con le emozioni che l’avevano accompagnato. Quella danza con Tenten, nonostante il dialogo previsto dal copione, gli aveva sollecitato una strana sensazione. Si era dovuto imporre di non concentrarsi sul suo sguardo, altrimenti vi si sarebbe perso come la prima volta. Ma non era bastato: ad ogni occasione in cui le loro mani si erano prese, come da coreografia, aveva sentito lo stomaco contrarsi. Poteva affermare di aver comunque garantito una buona qualità interpretativa, ma mal tollerava quando le cose sfuggivano al suo controllo, soprattutto se non ne capiva il motivo.
-Avete parlato, poi?- chiese Mr. Bennet risvegliandolo dai suoi pensieri.
-Sì. Il giorno di Natale. Sono riuscito a farle le mie scuse e lei le accettate.
-Bene. Mi fa piacere- l’uomo lo osservò più attentamente -Ma tu non sembri granché soddisfatto…
-No, lo sono- Neji indugiò per un attimo -Si tratta di altro. È come se… come se la percepissi in modo diverso. Quando sono in sua compagnia ho delle strane sensazioni, che non riesco a interpretare.
Mr. Bennet soppresse una risata in sorriso.
-Credo che, raggiunto l’obiettivo delle scuse, sia ora di concentrarsi sull’altro, ragazzo.
-Che sarebbe?
-Guardarsi dentro. Di solito siamo convinti di conoscere noi stessi molto bene, poi però proviamo qualcosa che non sappiamo definire ed ecco, ci si ritrova a mettere in discussione persino quelli che potrebbero essere i nostri capisaldi.
Quel discorso fece provare allo Hyuga ansia. Rimettersi in discussione, lui?
-Perché dovrei mettere in discussione me stesso? È assurdo pensare di doverlo fare solo per dare un nome a una sensazione o per accontentare qualcuno.
In quel momento videro Tenten uscire dallo studio, ancora nei panni di Elizabeth, che sorseggiava dell’acqua mentre teneva sotto braccio il copione. Rimaneva distante qualche buon metro dalla panchina; abbastanza, comunque, da non poter udire la conversazione.
Mentre Neji la osservava stiracchiarsi come un gatto, sentì Mr. Bennet riprendere a parlare.
-Eppure lo hai già fatto.
Il ragazzo spalancò leggermente gli occhi, senza però voltarsi.
-Quando le hai fatto le tue scuse, hai messo in discussione la parte di te che avevi tirato fuori durante la discussione della scorsa estate. Non te ne sei reso conto perché è stato un processo lento e graduale, ma è ciò che è successo. Queste sensazioni che ti confondono diventeranno chiare quando capirai quale altra parte di te devi mettere sul piatto.
Lo Hyuga elaborò quelle parole nella sua mente con attenzione, riflettendo su come lo aveva fatto sentire poterle finalmente chiedere scusa. La risposta era: bene. La possibilità di ritornare ad avvicinarsi a Tenten lo faceva stare bene. E mentre la vedeva leggere il copione e farsi sfuggire un principio di risata, pensò che forse valeva la pena fare un altro sforzo per capire cosa gli covava dentro.

La sera del 31 dicembre era stata organizzata una festa di Capodanno appositamente per il cast della serie, a Toronto. Tra i pochi rinunciatari, c’era Tenten, che aveva preferito cenare alla buona, con del cibo ordinato a domicilio, nella sua stanza. Sentiva di avere la testa troppo piena per stare in mezzo alla gente.
Era contenta di aver accettato le scuse di Neji, ma era anche consapevole che questo rendeva estremamente più complicato raggiungere il suo obiettivo: disinnamorarsi di lui. Mantenere il proposito era stato facile finché era stata convinta che lui la disprezzasse; ma da quella sera avvertiva, paradossalmente, che avrebbero potuto avvicinarsi più di prima.
Lì, nel suo letto, si avvicinò le ginocchia al petto, appoggiandovi la fronte. Aveva paura. Tanta paura di illudersi e di rischiare di farsi ancora più male dell’ultima volta. In quel momento avrebbe avuto tanto bisogno di una parola di conforto da parte di Kurenai, di una battuta affettuosa di Asuma, di un abbraccio da Shino. A quell’ora probabilmente stavano dormendo, dopo aver festeggiato fino a tardi il Capodanno. Se avesse potuto, avrebbe persino chiamato la sua terapeuta, pur di avere un qualche stimolo che le mettesse in ordine i pensieri…
Alzò il capo di scatto, ricordandosi che negli scatoloni che le aveva mandato Kurenai aveva messo anche un quaderno: vi erano scritte alcune riflessioni a caldo dopo le ultime sedute. Lo aveva portato nella speranza di ritrovare un po’ di coraggio e buon senso, quando ne avesse sentito la necessità.
Si alzò e cominciò a cercarlo. Alla ricognizione del secondo scatolone, però, qualcosa interruppe la sua ricerca. Con la mano aveva toccato un foglio di carta e la cosa le sembrò strana. Era ossessiva nel tenere gli appunti in ordine, non avrebbe mai lasciato qualcosa in giro in quel modo.
Lo tirò fuori e, nel guardarlo, rimase col fiato sospeso. Era lo spartito che aveva trovato sotto la scrivania la sera prima di partire. Credeva di averlo lasciato a casa… Probabilmente Kurenai aveva pensato che fosse caduto a terra per sbaglio e lo aveva infilato dentro lo scatolone.
Ritornò a sedersi sul letto, con lo sguardo fisso sul titolo. Un’altra volta.
Listen to your hearth.
Durante una delle sedute dell’estate passata, la terapeuta le aveva detto che concentrarsi su degli obiettivi per il futuro l’avrebbe aiutata a sopportare quel momento difficile, dato che il vivere alla giornata non stava funzionando. Si rese conto che, tra quegli obiettivi, aveva messo anche l’allontanamento da Neji. Probabilmente perché aveva creduto che non l’avrebbe più visto per molto tempo.
Si perse per qualche minuto nella lettura dello spartito, riuscendo in certi punti ad immaginare come avrebbe cantato lei e come avrebbe cantato lo Hyuga. Posò poi il foglio sul copriletto e si avvicinò alla finestra.
Cominciò a dubitare del fatto che forzarsi a disinnamorarsi di Neji fosse la cosa giusta da fare. Per quel che ne sapeva, nello sforzo avrebbe potuto ottenere il contrario. Forse avrebbe dovuto ricominciare ad affidarsi all’istinto, a fare quello che sentiva naturale. Forse il sentimento per lui alla fine sarebbe svanito da solo, permettendo loro di diventare veri amici. O forse…
Non riuscì a permettersi di figurare un’ipotesi che riteneva assolutamente improbabile nella sua mente.
Pensò piuttosto che quel momento, quel posto, quella situazione fossero ideali per concedersi ciò che non si era mai sentita libera di fare: farsi conoscere da capo. Come se quella mezzanotte fosse il punto zero. Ormai lo Hyuga sapeva ogni cosa: la storia e la persecuzione di Katashi, il suo malessere, il motivo del finto fidanzamento con Lee… Tutto il resto l’avrebbe riscoperto con gradualità e con più onestà e autenticità da parte di lei.
L’esserne innamorata, poi… avrebbe affrontato quel problema quando avrebbe avvertito che era giunto il momento.
Prese un respiro profondo, rilassando le spalle, con gli occhi che scorgevano appena la luna tra le nubi.
-Buon anno nuovo, Neji.

La finestra era aperta. I pensieri gli avevano affollato talmente tanto la mente, che ad un certo punto aveva avuto la sensazione che consumassero l’aria della stanza.
Meglio il freddo, piuttosto che aria consumata.
Neji si appoggiò coi gomiti allo stretto davanzale, fissando lo sguardo sulla porzione di luna che sfuggiva alla presa delle nuvole.
Guardarsi dentro… Cercare quella parte di lui da mettere in discussione… Sembrava un vicolo cieco. Si era sempre ritenuto una persona riflessiva, ma da quando aveva cominciato quel lavoro, gli era sorto il dubbio che non avesse mai pensato realmente in vita sua. Incredibile quante cose si potessero comprendere quando la razionalità non era più il metodo privilegiato di valutazione.
Il suo pensiero si volse a Tenten. Si chiese cosa stava facendo in quel momento e qual era la sua opinione di lui, dopo aver ricevuto le sue scuse. Si ritrovò a sperare che fosse cambiata, che fosse migliorata.
Non gli era mai importato che qualcuno, a parte i suoi genitori, avesse una buona opinione di lui. Ora, addirittura, sperava di ottenere la sua stima.
Un bel rompicapo, per lui.
Si chiese, solo per un secondo, come si sarebbe comportato Mr. Darcy in quella situazione. Liquidò immediatamente quel pensiero, ritenendolo sciocco.
Tornò però a pensare a lei, ancora.
-Buon anno nuovo, Tenten.

Il sole di quella giornata di metà gennaio era insolitamente brillante, per essere in pieno inverno. Ciò andava a favore delle riprese, che quel giorno erano programmate in esterno, sul set del villaggio di Meryton. Le scene furono completate appena in tempo, prima che la luce cominciasse ad affievolirsi.
Tenten chiacchierava distrattamente con le sue sorelle di set, mentre osservava Neji che, ancora in sella al cavallo per la sequenza appena girata, parlava col regista. Accidenti, era addirittura capace di cavalcare. Questo non se lo sarebbe mai aspettato.
Lo Hyuga concluse la conversazione e incitò il cavallo per condurlo dagli addetti. Fece pochi metri, prima che l’animale s’imbizzarisse all’improvviso. Nonostante il grande sforzo di mantenersi in sella, fu disarcionato e cadde a terra.

Quando Neji riprese conoscenza, aprì gli occhi a fatica ed ebbe l’istinto di sollevare la schiena per mettersi seduto. Pessima idea: la testa gli cominciò a girare spaventosamente.
-Ehi, piano… piano…
Percepì una stretta delicata sulle spalle che lo riportarono a sdraiarsi. Poco dopo udì una voce maschile. Una volta che riuscì ad aprire di nuovo gli occhi, riconobbe la figura di un medico che, con l’aiuto di un’infermiera, lo ricondusse lentamente in posizione eretta e lo visitò.
-Ha sbattuto la testa cadendo da cavallo. Non ci sono lesioni esterne e parametri e riflessi per ora sono nella norma. Tuttavia la terremo in osservazione fino a domattina per sicurezza. Ora le daremo qualcosa per il dolore alla testa e potrà riposare.
Il ragazzo annuì stancamente e ritornò a stendersi, addormentandosi nel giro di pochi minuti.
Si risvegliò un paio di ore dopo. La luce della corsia d’ospedale ora era meno fastidiosa. Memore del tremendo capogiro avuto la volta precedente, fece forza sui gomiti per mettersi a sedere il più lentamente possibile.
-Serve una mano?
Quando Neji volse lo sguardo a lato del letto, vide Tenten che, senza attendere la sua risposta, si avvicinò per sistemare i cuscini in modo che potesse appoggiarsi con la schiena e la testa.
-Tu… che ci fai qui?
-Hai preso una bella botta in testa- fece lei, ignorando completamente la sua domanda -ci siamo presi tutti un bello spavento. Per fortuna non sembra niente di grave. Mi sono permessa di avvisare i tuoi genitori, l’ho rassicurati che secondo il medico stai bene. Credo che comunque lo contatteranno personalmente per avere informazioni.
La ragazza riprese posto sulla sedia accanto al letto.
Lo Hyuga si strofinò gli occhi con una mano.
-Da quanto sei qui?
-Il tempo di cambiarmi in una delle auto della produzione e mi sono fatta accompagnare. Sarebbe stato strano vedere girovagare per l’ospedale una vestita in stile Regency, no?
Riuscì a strappare un debole sorriso al ragazzo, che non si sentiva però abbastanza lucido da sostenere una conversazione.
-Scusami, ma sento ancora un cerchio alla testa…
-Ahia, questo è un problema. Hanno detto che almeno per altre due ore non possono darti altri antidolorifici- seguì una pausa, dopodiché la ragazza schioccò la lingua -ok, proviamo.
Avvicinò di più la sua sedia al letto. Sollevò le mani, ma poi indugiò.
-C’è questa cosa che potrebbe darti un poco di sollievo, se riesco a farla. Però devo toccarti. Ti sta bene?
Il ragazzo annuì leggermente. Allora Tenten tirò fuori dalla borsa una bottiglietta d’acqua e la usò per bagnarsi appena i palmi. Mise la mano sinistra dietro al suo collo, mentre il pollice destro si posizionava sul palmo di lui. Iniziò con entrambi a esercitare leggere pressioni e brevi movimenti.
Neji sentì la freschezza dell’acqua sulla nuca. Dopo qualche minuto, i muscoli del viso contratti per il fastidio cominciarono a distendersi.
La ragazza, dopo un quarto d’ora circa, ritirò delicatamente entrambe le mani, tornando al suo posto.
-Meglio?- chiese quasi in un sussurro.
-Incredibilmente...sì. Dove l’hai imparato?
-Da piccola soffrivo spesso di emicrania. I miei non volevano esagerare con i medicinali, così mia madre ogni volta mi massaggiava così. E ogni volta stavo meglio. Anche se in realtà ho sempre pensato che fosse un effetto placebo.
Sorrideva, mentre lo diceva, e a Neji parve di sentirsi ancora meglio nel guardarla.
-Non ti ho sentito mai parlare dei tuoi genitori. Credo di averti sentita nominare una volta tua madre, ma per il resto…
-In realtà, ora che mi ci fai pensare, non ne parlo molto spesso in generale.
-Non avete un buon rapporto?
Tenten scosse leggermente la testa: persino dopo una botta in testa era curioso fino al midollo.
-No, abbiamo un ottimo rapporto, ma non l’ho mai vissuto come un vero e proprio legame genitori-figlia. Probabilmente è dovuto al fatto di essere stata adottata.
Il ragazzo spalancò appena gli occhi.
-Adottata?
In risposta lei annuì.
-Perché non me l’hai mai detto?
Tutti i freni inibitori erano disattivati. Voleva solo sapere.
-Perché non me l’hai mai chiesto- rispose Tenten con estrema semplicità ed un'alzata di spalle -È che non la ritengo un’informazione rilevante. Sono stata adottata che ero molto piccola da un orfanotrofio in Italia, ma non ho nessun ricordo di quel periodo. Sono molto affezionata ai miei, ma non quanto lo si è ai genitori, credo. Infatti ho sofferto poco la lontananza da quando abbiamo cominciato a girare Naruto. So che loro sono sempre lì per me, in ogni caso. Nessun trauma su quel frangente, quindi, e ho la conferma della terapeuta su questo.
Aveva raccontato tutto questo con serenità. Non dava proprio l’idea di qualcosa che volesse nascondere a tutti i costi.
-Grazie per avermelo detto, comunque.
-Per la verità io faccio affidamento sul tuo stato confusionale perché tu dimentichi tutto entro domattina, sai?
Riuscì a farlo ridere discretamente, anche se gli sfuggì qualche colpo di tosse a causa della gola secca. Gli porse velocemente un bicchiere d’acqua.
-Davvero, perché sei qui?- le chiese dopo aver bevuto.
La ragazza gli rivolse uno sguardo stupito.
-È una domanda seria?
-Sì.
La risposta arrivò dopo un lungo sospiro incredulo.
-Siamo in Canada, sono l’unica persona che conosci da tanto tempo. Chi altro doveva venire?- fece una pausa, poi continuò -Io e te siamo stati in ospedale per Lee. Ora io sono qui per te. È così che facciamo noi: quando uno dei tre ha bisogno, gli altri ci sono.
Neji non seppe se era riuscito a trattenere l’espressione di meraviglia che si sentiva prorompere in viso.
-Sì, immagino di sì. Diciamo che non me lo aspettavo, con i nostri trascorsi.
-La difficoltà di qualcuno richiede una tregua, come a Natale.
-Sarà. Potrei comunque pensare che stai cominciando a perdonarmi.
-Questa è decisamente una frase da stato confusionale, detta da te.
Risero insieme. E Neji sentì che era vero: stava cominciando a riavvicinarsi.
-Mi sa che conviene darci una calmata, o le infermiere verranno a sgridarmi perché non ti lascio riposare.
-Peccato, perché ascoltarti parlare è l’unico modo per distrarmi dal mal di testa.
-Il problema è che non riesci a resistere alla tentazione di rispondermi. Forse esiste una via di mezzo- la ragazza infilò la mano in borsa, tirandone fuori un libro -Posso leggerti qualcosa.
-Basta che non sia un qualche melenso romanzo rosa…
-Da quando in qua parli come Nara?- gli suscitò un’altra discreta risata -Allora, signor intellettuale… “Notre Dame de Paris” è abbastanza complicato per lei?
Lo Hyuga fissò la copertina del libro, stupito.
-È uno dei miei romanzi occidentali preferiti- rispose con tono pacato, seppur con una punta di meraviglia.
Tenten gli rivolse uno sguardo indecifrabile, per poi cedere ad un sorriso misurato.
-È anche tra i miei preferiti.
Aprì il libro e cominciò a leggere. Neji appoggiò del tutto il capo al cuscino e chiuse gli occhi, facendosi cullare dalla sua voce.
La ragazza lesse per poco più di un’ora, prima di accorgersi che si era addormentato. Rimise il libro in borsa e si tirò un ginocchio al petto, appoggiandovi il mento. Si era presa davvero un bello spavento, quando l’aveva visto cadere.

Quando Neji riaprì nuovamente gli occhi, non sapeva bene che ora fosse. Il suo letto era circondato da tende a scorrimento, che gli impedivano di individuare una finestra da cui valutare quanto buio fosse. La luce diffusa della corsia era stata sostituita da quella blu, decisamente più tenue, di una lampada a muro vicino alla testata del letto. Mosse il capo con prudenza nell’esplorare lo spazio, volendo evitare altre fitte lancinanti alla testa. Ma, in realtà, si sentiva decisamente meglio.
Sollevò un po’ di più la schiena, facendo leva sulle braccia, e si sgranchì collo e spalle, sentendoli indolenziti. Subito dopo cercò Tenten con lo sguardo e non ci volle molto. Era appoggiata a lato del letto, all’altezza del suo fianco; la testa era adagiata sulle braccia incrociate, che le facevano da cuscino. Il viso, voltato nella sua direzione, era sereno e placido. Si era addormentata.
Il ragazzo in quel momento si sentì finalmente libero di poterla osservare senza interferenze. Aveva un respiro leggero nel sonno, come quella volta che erano rimasti bloccati in funivia. I tratti del volto privo di trucco, su cui non si era mai concentrato davvero, erano tanto delicati quanto definiti. I capelli le erano ricresciuti un po’ da quando li aveva tagliati l’inverno precedente, arrivando all’altezza delle spalle. Alcuni ricci ricadevano ribelli su una guancia.
All’immagine che gli si poneva davanti aggiunse il ricordo della profondità dei suoi occhi, ora nascosti, e la dolcezza del sorriso che gli aveva rivolto più volte qualche ora prima.
In quell’istante pensò che Tenten fosse bellissima. E si chiese perché non se ne fosse mai accorto prima.
L’aveva vista in mille occasioni diverse, dalle feste di fine stagione della produzione di Naruto alle serate del tributo agli Evanescence, ma solo ora quel pensiero sembrava poter prendere piede a pieno titolo nella sua mente.
E fu come una reazione a catena. La ricordò in parecchie di quelle occasioni e, ad ogni fotogramma che compariva nella sua memoria, si chiedeva come aveva potuto non pensare che fosse bella. Perché con qualsiasi trucco, acconciatura o vestito, alla fine quello che risaltava era lei, con i suoi occhi vivaci e il suo sorriso spensierato.
Era come ipnotizzato, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. D’istinto, mosse la mano verso il suo viso e le scostò le ciocche dalle guance, portandole dietro il suo orecchio.
Nel gesto le dita gli formicolarono, quasi come se gli avesse trasmesso elettricità; allo stesso tempo, sentì una strana sensazione di calore al volto. Infine, l’ormai conosciuta stretta allo stomaco dette conclusione a quel momento.
Cercò di interpretare quello che gli era appena successo, ma aveva solo una gran confusione in testa. Forse era ancora provato da quella giornata e aveva bisogno di riposo.
Il caos dentro, però, non sembrava essere d’accordo. Passò molto tempo ancora sveglio e vigile, prima di cedere di nuovo alla tentazione di sfiorare il volto di Tenten, giustificandosi con l’alibi della stanchezza.

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Capitolo 26
*** Gli indizi nell'aria ***


L'attrice
GLI INDIZI NELL’ARIA



Il regista fu molto sollevato di vedere Neji dimesso e in buona salute il giorno dopo l’incidente. La programmazione fortunatamente non aveva subito ritardi: già il pomeriggio ebbero luogo le prove della scena da girare l’indomani.
-E qui- disse il regista dopo aver descritto come si figurava la ripresa -Elizabeth si esibisce al piano. Come sta andando Tenten?- chiese rivolgendosi al maestro che seguiva la parte della musica.
Lo Hyuga si ritrovò stupito a quella domanda. Non aveva proprio pensato al fatto che Elizabeth suonasse più volte nel corso della sceneggiatura e che, quindi, Tenten avrebbe dovuto suonare.
Il maestro rispose:
-Come sai le avevamo proposto di fare semplicemente finta di suonare, dato che avremmo potuto camuffare la cosa con l’inquadratura, ma è stata irremovibile, ha voluto provare a tutti i costi. Dopo mesi di lezione, direi che è pronta rispetto alla performance imprecisa che si richiede al personaggio di Elizabeth. Per quanto riguarda il canto, invece, è fin troppo impeccabile: abbiamo lavorato insieme sul modo di farla apparire inesperta, ma piacevole.
La ragazza annuiva a quelle parole come conferma.
-Benissimo- determinò il regista -andiamo avanti.
Neji riportò lo sguardo sul copione, approfittando di un’ulteriore digressione sul clima che doveva assumere la scena per riflettere. Tenten era incredibile: non solo stava studiando per gli esami di ammissione e danza, ma aveva anche insistito per imparare a suonare il piano per interpretare nel modo migliore possibile il suo personaggio. Le lanciò un’occhiata: era accovacciata sulla sedia, con lo sguardo fisso sul copione, mentre si tormentava con le dita una ciocca di capelli. Ebbe un flash della notte precedente, quando le aveva sistemato un ciuffo dietro l’orecchio, e si sentì avvampare.
Per fortuna da copione toccava a lui, così poté concentrarsi su altro.

Quando il giorno dopo ebbero luogo le riprese e Tenten si mise al piano, lo Hyuga si ritrovò ad osservarla con ammirazione. Ormai stava capitando sempre più spesso.
Stava comprendendo come Mr. Darcy reagisse all’esibizione di Elizabeth, ma non grazie al suo lavoro sul proprio personaggio. L’esecuzione allo strumento era evidentemente imperfetta, ma la sua voce cristallina, così familiare per lui, riempiva piacevolmente l’aria, nonostante lo sforzo di non essere impeccabile. L’espressività dei suoi occhi era impressionante.
Pensò che gli mancava ascoltarla cantare. Si ricordava ancora la prima volta che l’aveva sentita: tutta la comitiva di Naruto si era ritrovata per una serata al karaoke e lui era andato solo per tenere d’occhio Hinata. Dopo varie esibizioni, molte delle quali aveva giudicato decisamente imbarazzanti, Tenten era salita sulla pedana sotto l’incessante richiesta di Lee. Quando Neji aveva udito le prime note della canzone da lei scelta, aveva pensato che fosse completamente pazza: era un brano estremamente complesso, tratto da un musical di Broadway che non era molto conosciuto lì in Giappone. Si aspettava un disastro dissacrante. Ma quella ragazza aveva invece intonato il brano con sorprendente agilità e una presenza scenica pari a quella di un professionista. Certo, c’era qualche sbavatura, ma per essere una dilettante, in meno di tre minuti, aveva dimostrato di avere uno straordinario talento.
-Stop!- il regista si complimentò con la ragazza, per poi rivolgersi a lui -Benissimo anche tu, Neji. Hai reso perfettamente l’idea di flusso di pensieri in corso, pur mantenendo un’espressione che sulle prime può apparire indecifrabile.
-Bene…- sussurrò, rendendosi conto che davvero si era perso tra ricordi e considerazioni, ignorando completamente che stavano riprendendo anche lui.
Quando dettero l’annuncio che per quel giorno avevano finito, si affrettò alla ricerca di una bottiglia d’acqua. Si accostò ad una parete, strofinandosi gli occhi. In quel momento anche Tenten si stava avvicinando al tavolo delle bevande, affiancata dalle sue sorelle di set.
-Ci vuole proprio un bell’aperitivo adesso- stava dicendo una di quest’ultime -vieni con noi in caffetteria, Tenten?
-Grazie per l’invito, ma ho bisogno di un po’ di tranquillità. Credo che andrò al lago a leggere.
-Wow, che gran divertimento…- commentò un’altra Bennet -La smetterai di fare la brava ragazza, prima o poi?
-Non posso promettervi niente- fu la diplomatica risposta, prima che se ne andasse sotto lo sguardo dello Hyuga.

Quando Tenten raggiunse il suo albero, con la coperta sotto braccio e un libro in mano, si stupì non poco di trovare lì Neji. Aveva un bicchiere termico in mano, come a Natale, e si voltò appena sentì i suoi passi. La ragazza si sforzò di prendere la cosa alla leggera.
-Non mi dire che sei riuscito a corrompere di nuovo il custode per farti dare il suo caffè- disse scherzosamente mentre stendeva la coperta vicino al fusto dell’albero.
-Stavolta ti dovrai accontentare di quello della caffetteria, temo- rispose lui con l’accenno di un sorriso, mentre gli porgeva la bevanda.
Tenten la prese e si sedette con la schiena contro il tronco, invintandolo con un cenno ad accomodarsi sulla porzione di coperta libera.
-Se mi porterai ancora un altro caffè, comincerò a sentirmi in debito- continuò a scherzare, per poi parlare più seriamente -Devi dirmi qualcosa?
-In effetti, sì- l’istinto lo portava a tenere lo sguardo basso -Volevo ringraziarti per la tua compagnia in ospedale. L’ho apprezzato molto.
La ragazza sorrise.
-Ne sono felice. Nessuno dovrebbe restare solo in un letto d’ospedale, per quanto fuori pericolo.
-Probabilmente non era affatto necessario portarmi fin lì. Sarebbe bastato farmi visitare dal medico incaricato dalla produzione.
Vide Tenten mordersi il labbro.
-Può darsi e, in effetti, qualcuno della troupe lo aveva proposto… Ma io ho insistito perché chiamassero i soccorsi.
Lo Hyuga la guardò perplesso.
-Per quale motivo?
La ragazza si strinse nelle spalle prima di rispondere.
-Non mi sembrava il caso che, per un errore di valutazione, la famiglia Hyuga rischiasse di perdere un altro musicista.
Neji si sentì il respiro mancare, anche se solo per un istante. In un momento, che sicuramente era stato caratterizzato dalla confusione e forse un po’ di panico, come quello della sua caduta, Tenten aveva pensato a quello che le aveva raccontato di suo zio e si era preoccupata che non sottovalutassero il danno.
-Starai pensando che sono la solita invadente, immagino.
-No- l’espressione del suo viso si addolcì -anzi, sembra che debba esserti grato due volte.
La ragazza si lasciò scappare un piccolo sospiro di sollievo, per poi prendere un sorso di caffè.
-Beh, quello del custode è più buono, ma apprezzo il gesto- si aprì il libro in grembo -ancora ‘Notre Dame de Paris’. Vuoi che continui la lettura ad alta voce?
Neji non avrebbe potuto pensare a niente di meglio da fare in quel momento, se non ascoltarla leggere.
-Volentieri.
-Ok- cercò la pagina a cui si era fermata la notte prima in ospedale -ma sappi che stavolta mi offendo se ti addormenti di nuovo.
-Molto spiritosa- le rispose lui a tono, non riuscendo a trattenere un sorriso.
Tenten cominciò con lo stesso tono caldo ed espressivo con cui aveva letto in ospedale e Neji la ascoltò con lo sguardo rivolto al lago.

Era diventato una sorta di appuntamento fisso. Nei momenti in cui entrambi non erano impegnati, sebbene fossero davvero pochi, si ritrovavano al lago a leggere ad alta voce quel romanzo, a turno. Per la fine di febbraio l’avevano finito e cominciarono a parlare dello spettacolo musicale che ne avevano tratto in Europa. Tant’è che un giorno decisero di andare insieme in sala musica, poiché Tenten era curiosa di sentire le musiche composte per quell’opera.
Stavano parlando tranquillamente quando, aperta la porta della stanza, si zittirono di punto in bianco. Sul divanetto addossato alla parete opposta c’erano nientemeno che Mr. Wickam ed Anne de Bourgh che si scambiavano effusioni non molto caste.
Neji era oltremodo scioccato e imbarazzato. Tenten dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere, un po’ per la scena, un po’ per la reazione del ragazzo. Sarebbe dovuta intervenire lei.
Simulò un forte colpo di tosse, che segnalò alla coppia di non essere più soli.
-Scusate ragazzi, lungi da me volervi disturbare- disse modulando a stento l’ironia nella voce -ma avremmo bisogno della sala, se non vi dispiace.
I due non sembrarono troppo imbarazzati nel salutarli e lasciare la stanza.
Finalmente la ragazza poté ridere.
-Che accoppiata bizzarra- commentò una volta che riuscì a smettere -Certo, Wickam è decisamente rimasto nel personaggio.
Entrarono e si accostarono al piano. Il ragazzo ancora non pronunciava parola.
-Caspita- fece Tenten incredula -Sembra che tu non abbia mai visto due ragazzi baciarsi! E dire che Naruto è una serie piena di adolescenti con gli ormoni in subbuglio.
-Non è che mi dispiaccia evitarmi certi spettacoli…
-Beh, devi avere il dono del teletrasporto. C’era un periodo in cui, ovunque ti girassi, trovavi Sakura e Sasuke a pomiciare. Ad un certo punto era diventata una specie di gara a chi li vedesse più volte. Ci ho vinto un pranzo.
-Trovo assolutamente inappropriato dare spettacolo in quel modo.
La ragazza scosse la testa sorridendo.
-Era l’esatto tipo di commento che mi aspettavo da te. Ma non puoi negare che tutti abbiamo degli istinti di quel tipo. Uno può decidere di non avere relazioni stabili, ma non vuol dire che sia fatto di pietra.
Lo Hyuga si sentì chiamato in causa da quell’affermazione. Ne avevano già parlato una volta del fatto che lui avesse scelto di non avere storie con nessuno e si ricordava perfettamente qual era stata l’opinione della ragazza in merito. Secondo lei non aveva ancora avuto la fortuna di innamorarsi…
Sentì il bisogno di deviare il discorso.
-Non è un buon motivo per ostentare cose del genere. È irrispettoso nei confronti degli altri e della coppia stessa.
-Su questo sono d’accordo. Anche perché sarebbe stato decisamente strano dover fingere fino a quel punto con Lee.
L’aveva detto con leggerezza, ma in realtà aveva attaccato uno dei punti vivi della loro lite estiva.
Neji prese posto sulla panca del pianoforte, scoprendo la tastiera.
-È stato generoso da parte tua prestarti a essere la sua ragazza per aiutarlo.
Tenten si sentì sollevata da quell’affermazione.
-Ti ringrazio. Anche se, in realtà, sono stata io a proporglielo. Ero l’unica amica single che avesse e lui era davvero disperato. Si sentiva tutta la responsabilità dei problemi della sua famiglia addosso.
Il ragazzo annuì leggermente.
-Ho apprezzato che Lee sia venuto a spiegarmi come stavano le cose appena si è risolto tutto. Capisco che dirmelo prima poteva rivelarsi problematico.
-Già- la ragazza si sedette sulla stessa panca, all’estremità -Era molto preoccupato di dovertelo tenere nascosto. Tiene molto alla sua amicizia.
-E io alla sua.
Dopo un momento di silenzio, Neji cominciò a suonare le canzoni per cui erano andati lì.

Invano ho lottato. Non è servito. I miei sentimenti non possono essere repressi. Dovete permettermi di dirvi con quanto ardore vi ammiri e vi ami.
[...]
Alleviate i miei timori, placate la mia ansia. Ditemi, Elizabeth, che sarete mia moglie.*
Erano passate due settimane da quando era stata girata la scena della prima dichiarazione di Mr. Darcy a Hunsford. Erano bastati pochi ciak per completarla. Il regista era molto soddisfatto di come fosse stato reso un momento tanto fondamentale della trama. E, come è naturale che sia, a quella erano seguite altre prove e riprese.
Ma Neji non riusciva a smettere di pensarci. Di pensare a quella scena, alle parole che aveva pronunciato, a lui che le rivolgeva a Tenten.
All’inizio di quella giornata si sentiva sicuro della propria concentrazione e preparazione; non si era più lasciato distrarre mentre stava lavorando, come quella volta in cui Elizabeth suonava il piano. Ma poi era arrivato quello scambio di battute e aveva dovuto ripetere quelle parole tre volte, a causa degli interventi della regia.
La prima volta le aveva enunciate concentrandosi sull’intenzione che voleva conferire loro, ma nel guardare la ragazza negli occhi, ad un certo punto, aveva sentito la mente svuotarsi.
La seconda volta aveva sentito lo stomaco contrarsi nel parlare.
La terza volta, mentre le pronunciava, un’ondata di calore gli si era irradiata nel petto, paralizzandogli per un istante i polmoni.
E, come se tutto ciò non fosse stato abbastanza, udire Tenten proferire il rifiuto di Elizabeth gli aveva suscitato la sensazione più spiacevole che avesse mai provato da che aveva memoria.
Nel corso di quei mesi a Toronto si era ritrovato più volte stupito dalla confusione che quella ragazza gli causava in testa, ma mai in vita sua si era sentito tanto in preda a emozioni così indecifrabili. Cosa diamine significava?
Quel giorno, al termine della giornata di lavoro, si stava dirigendo verso la sala musica nella speranza che suonare un po’ lo aiutasse a razionalizzare, o per lo meno a tranquillizzarsi. Si bloccò poco prima di arrivarci, attirato dalla musica classica che usciva dalla sala da ballo, davanti a cui stava per passare. Riconobbe la melodia del Don Chisciotte di Ludwig Minkus e non poté trattenersi dal raggiungere la porta e sbirciare dentro.
Eccola, la causa di tutti i suoi grattacapi.
Tenten stava eseguendo un assolo di balletto classico brioso e allegro. Muovendosi agilmente sulle punte, dava l’impressione che stesse danzando su una nuvola, tanto appariva leggera. Il suo sguardo era concentrato sul proprio riflesso che volteggiava sullo specchio a tutta parete al lato opposto dell’entrata.
La osservò terminare il pezzo, avvicinarsi allo specchio e asciugarsi il sudore che le colava sul collo, mentre cercava di regolarizzare il respiro.
A Neji tornò in mente la notte in ospedale e l’immagine della ragazza addormentata al suo fianco. Come allora, la guardava e non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse bella. Persino così, sudata, con la coda mezza sfatta per il movimento e una maglia consunta e deformata. Non aveva mai rimirato nessuno come gli stava capitando con lei.
Si ritrasse dalla porta, abbandonando la schiena alla parete. Ripensò a quelle parole.
Dovete permettermi di dirvi con quanto ardore vi ammiri e vi ami.*
Quello che aveva provato durante la scena, era come se…
La consapevolezza arrivò come un fulmine, che quasi lo fece sussultare.
...come se le stesse davvero dicendo che era innamorato di lei.
Improvvisamente l’aria intorno a lui diventò opprimente, consumata. Dovette andare fuori. Camminò fino al lago con passo spedito, tirando respiri avidi e profondi. Quando fu sulla sponda, lasciò che il suo sguardo si perdesse nel panorama, permettendo così anche al turbine dei suoi pensieri di placarsi lentamente.
Ciò gli consentì di riflettere con calma.
Aveva sempre pensato a se stesso come una persona che non aveva bisogno di nessuno, in grado di provvedere alla propria felicità autonomamente. Ma si era mai sentito felice sul serio? Com’era sentirsi felici?
Ripensò a suo zio, a come lo vedeva quando era nel pieno della sua carriera artistica: in quel periodo, con un lavoro e una donna che amava, gli era sembrato l’uomo più felice della terra. Dalla sua morte, non l’aveva più ricordato così. Non se l’era permesso, nella convinzione di rischiare di fare la sua stessa fine. In quel momento, però, quella paura gli sembrava davvero sciocca.
Chiuse gli occhi per svuotare la mente. Ciò che ottenne furono dei flash, frammenti di ricordi che gli si presentarono come brevi sequenze di fotogrammi: due persone bloccate nella cabina di una funivia, abbracciati per scaldarsi; che parlavano nella cucina di una baita, a notte fonda; che cantavano ad una festa; che ballavano un lento…
In tutti quei momenti era stato incredibilmente vicino a Tenten e ora aveva la sensazione di aver sprecato quella vicinanza.
Era disorientato. Non si era mai sentito così prima.
-Aria consumata?
Mr. Bennet aveva un talento speciale per comparire dal nulla nelle occasioni più inopportune. O forse più opportune.
-Sì… qualcosa del genere…
L’uomo gli concesse un po’ di silenzio, prima di parlare.
-Sai, questo tuo soffrire così l’aria consumata è molto bizzarro. Non sembri accusarlo ogni volta che sei al chiuso per molto tempo.
Forse prese in considerazione quell’affermazione per mettere in pausa il cervello. O forse perché il suo inconscio sentiva di doverlo fare. Se ci rifletteva, aveva cominciato a non sopportare l’aria consumata l’estate precedente: inizialmente aveva dato la responsabilità al caldo, poi lì a Toronto aveva pensato che i locali non fossero aerati in modo adeguato, o che fosse colpa della presenza di troppe persone nello stesso posto.
-Magari esiste un qualche fattore che, quando presente, non ti fa avere quella sensazione di aria consumata.
La risposta arrivò prima che potesse formulare nella sua testa la domanda.
-Tenten…- si lasciò sfuggire in un sussurro -Non mi capita mai quando sono in un posto chiuso con Tenten.
Mr. Bennet sorrise discreto.
-Sembra che tu sia riuscito a guardarti finalmente dentro.
Neji si voltò verso di lui stupito.
-Tu te ne eri accorto?
-Più o meno. Sai, quando ti ho conosciuto sono rimasto sbalordito da quanto assomigliavi nel carattere e nei modi a Mr. Darcy. Ci sono voluti solo un paio di mesi per capire che Tenten era la tua Elizabeth.
-Se era così evidente, perché io me ne rendo conto solo adesso?
-Mr. Darcy comprende davvero il sentimento che prova per Miss Bennet solo dopo essere stato rifiutato. Questo perché con quel rifiuto mette in discussione tutto quello che lui credeva sacrosanto e giusto. Lo costringe a fare un lungo e complesso lavoro su di sé, che però gli permette di capire cos’è davvero importante e cosa lo può rendere realmente felice.
Neji si sentì sovraccarico, ma più passavano i minuti, più trovava le parole dell’uomo assolutamente logiche e veritiere.
-Per rispondere alla tua domanda, credo che avessi bisogno di conoscerti un po’ di più, prima di renderti conto di cosa significa per te quella ragazza.
Innamorato di Tenten.
Sembrava assurdo e, allo stesso tempo, la cosa più naturale del mondo.
Aveva sentito per anni i loro amici ripetere continuamente che chiunque sarebbe stato estremamente fortunato a stare con lei. Era una delle persone con cui si trovava di più a suo agio. L’aveva scelta per cantare con lui… La musica era da sempre la cosa più importante della sua vita e aveva scelto lei per condividerla. A tal pensiero gli sembrò assurdo aver capito così tardi che ruolo avesse Tenten nella sua vita.
-E adesso come funziona?- chiese con lo sguardo fisso sul lago.
Non aveva idea di quale fosse il passo successivo in una situazione del genere.
-Come ha funzionato per Mr. Darcy, direi. Le stai vicino e cerchi di capire cosa prova lei al riguardo.
Neji si lasciò sfuggire un mezzo sorriso di incredulità. Chi l’avrebbe mai detto che i suoi dubbi potessero risolversi semplicemente chiedendosi che cosa avrebbe fatto Mr. Darcy?





*Citazioni da: "Il diario di Mr. Darcy" -  Amanda Grange

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Capitolo 27
*** Salto nel vuoto ***


L'attrice
SALTO NEL VUOTO



Era da poco tramontato il sole e un sostanzioso gruppo del cast aveva organizzato un falò nei pressi del lago. Non era ancora aprile, ma la serata era priva di vento e tendenzialmente mite.
Neji se ne stava un po’ in disparte, come era solito fare, con un bicchiere di punch caldo in mano. Rimaneva in ombra rispetto alla luce proiettata dal fuoco e dalle varie lanterne elettriche sparse intorno e ciò non gli dispiaceva affatto: poteva guardare Tenten senza essere visto.
Sulle prime, quando era stato invitato a quel falò, aveva avuto intenzione di rifiutare. Non era il suo genere di cose. Ma poi Tenten gli aveva chiesto se ci sarebbe stato anche lui e aveva risposto sì senza rendersene conto.
La ragazza stava suonando la chitarra, spensierata e sorridente, con i riflessi delle fiamme che le danzavano addosso. Nella confusione di quegli ultimi mesi rispetto a quello che provava, non aveva notato il cambiamento che c’era stato in lei: nei primi tempi a Toronto sembrava come spenta, priva di quell’energia che l’aveva sempre caratterizzata, sebbene cercasse di mostrarsi positiva e serena. Non avrebbe saputo dire cosa fosse cambiato, ma ora era tornata ad essere la vecchia Tenten. No, anzi, c’era anche qualcosa in più. In certi momenti sembrava illuminarsi.
Neji sospirò nell’ombra. Era tutto così nuovo. Ma non riusciva a pensare in nessun modo che fosse sbagliato.
Ebbe l’impressione che Tenten gli rivolgesse lo sguardo un paio di volte mentre suonava e cantava. Non sapeva dire più cosa fosse reale e cosa no, quando riguardava lei.

Qualche freddoloso era ritornato allo stabile. Lo Hyuga si era allontanato solo per recuperare delle bevande calde che non fossero necessariamente alcoliche e, ritornando, trovò un gruppetto più ristretto che chiacchierava godendosi le ultime ondate di calore del fuoco. Il punch doveva aver fatto effetto, dato che la conversazione in atto verteva sulle varie avventure amorose, e non solo, dei presenti.
-Tenten, sei rimasta in silenzio tutto il tempo- notò Miss Bingley -non crederai di poterci sfuggire così. Avanti, vogliamo sapere: primo bacio e prima volta.
La ragazza tentò di opporsi scherzosamente, ma poi cedette, con grande sorpresa e curiosità di Neji.
-Ok, ok, ve lo dico. Ma non pensate che ci sia qualcosa di scandaloso da ascoltare.
-Questo fallo giudicare a noi: forza, primo bacio?
Tenten sospirò sorridendo, prima di rispondere.
-A tredici anni, gioco della bottiglia. Lui adesso è uno dei miei migliori amici.
Lo Hyuga aguzzò l’udito. Stava per caso parlando di…
-Sì, certo, migliore amico- commentò ironicamente il colonnello Fitzwilliam.
-Fate pure gli scettici, ma non c’è niente di più- continuò la ragazza con tranquillità -c’è stato, per la verità, un periodo in cui aveva una cotta per me, ma prima di partire mi ha assicurato che gli è passata.
Sì, proprio come pensava. Si trattava di Shino.
-E la prima volta, invece?- incalzò Miss Bingley.
-Non pervenuta- rispose la ragazza con un’alzata di spalle.
Per una qualche fortunata dinamica gli altri, nel commentare, finirono per parlare d’altro. Come se Tenten fosse riuscita all’improvviso a diventare invisibile per loro. Neji la vide lanciargli uno sguardo divertito, alzare gli occhi al cielo e muoversi per raggiungerlo.
-Ero convinta che crescendo si maturasse un po’ rispetto a certi discorsi. Persino Ino non parla di cose del genere da almeno un paio d’anni.
-Ma sicuramente ti ha allenata nel rispondere con nonchalance a certe domande- ribatté lui porgendole la sua bevanda calda.
-Senza dubbio. Grazie.
S’incamminarono verso la sponda del lago, allontanandosi dal gruppo.
Si godettero per un po’ la quiete della sera.
-E così a Shino è passata- esordì Neji.
-A quanto pare. Spero solo che mi abbia detto la verità.
-Che motivo avrebbe avuto per mentire? Sapeva che saresti partita, semmai sarebbe stato il momento buono per provare ad insistere.
-Già, può darsi. Allora- il tono di lei divenne beffardo -nessun commento da parte tua sul fatto che mi abbia dato il primo bacio?
-Sicura di voler sapere la mia opinione?
-Beh, se siamo riusciti a fare pace dopo la furiosa litigata dell’estate scorsa, credo di riuscire a sopportare qualsiasi cosa mi dirai- la ragazza parlava con espressione serena e tono leggero -avanti, sputa il rospo.
-Devo dire che, da un certo punto di vista, sono sollevato. Sarebbe stato molto peggio se fosse stato Kankuro.
-Povero Kankuro, non lo sopportate proprio, tutti quanti.
-Probabilmente concordiamo tutti che non è il tipo giusto per te.
-E sentiamo, quale sarebbe il tipo giusto per me?
Il ragazzo a quella domanda si sentì avvampare. Per fortuna la lanterna elettrica che avevano con loro non lo illuminava abbastanza.
Tenten non incalzò, pensando che l’altro volesse evitare di sembrare troppo presuntuoso.
-C’è ancora?- si sentì poi chiedere.
-Chi?
-Il ragazzo di cui sei innamorata- solo in quel momento Neji si era ricordato che la ragazza gli aveva parlato più volte di quella persona misteriosa sempre presente nei suoi pensieri -C’è ancora?
In viso le comparve un sorriso rassegnato, mentre si sedeva sulla sponda del lago.
-Ti ricordi quando abbiamo discusso dell’essere innamorati? Ti ricordi cosa ti dissi?
Lo Hyuga rievocò quella conversazione nella sua mente, mentre prendeva posto accanto a lei.
-Direi di sì. Sembrava quasi una lezione.
La ragazza ridacchiò.
-Tra le tante cose, ti ho detto che è molto difficile levarsi la persona di cui sei innamorato dalla testa. Devo ammettere che nell’ultimo periodo ho provato con tutte le mie forze a disinnamorarmi, ma pare una causa persa. Ero convinta che partendo me lo sarei lasciato alle spalle, ma sembra che, qualsiasi tipo di distanza provi a mettere, non basti.
Neji sentì un macigno sul petto nell’ascoltare quelle parole. Che possibilità avrebbe mai avuto lui, considerando come l’aveva trattata, se Tenten provava ancora quei sentimenti?
-E hai intenzione di continuare a essere sua amica, nonostante tutto?
-Credo di sì.
-Come fai? Come riesci a rimanergli amica nonostante quello che provi?- il ragazzo sembrava chiederlo più a se stesso che a lei.
-Da un parte, probabilmente, aspetto che accada un qualche miracolo e che si scopra anche lui innamorato di me; dall’altra, mi piace troppo il modo in cui mi fa sentire quando siamo insieme.
Lo Hyuga sulle prime fu stupito da quella risposta, ma poi pensò che aveva perfettamente senso. Non sarebbe riuscito a rinunciare alla sua compagnia, nonostante quello che provava. Si rese conto all’improvviso che l’altra lo stava osservando concentrata.
-Perché mi stai fissando?
-Scusa- fece lei distogliendo lo sguardo -è che sembra ci sia qualcosa di diverso in te… Oppure un bicchiere di punch per me è già troppo.
Il ragazzo non rispose, osservandola a sua volta più discretamente. Tenten tirò fuori una sigaretta e se l’accese.
-Quando saranno finite le riprese tornerai in Giappone?
-Sì, immagino di sì. Perché, tu no?
Tenten scosse il capo.
-Una mia amica si sposa a Berlino. Andrò direttamente lì e ci starò per un po’, prima di rientrare.
-Un po’, quanto?
-Di preciso non lo so. Non ho ancora preso il volo di ritorno.
Quindi, una volta finito il lavoro a Toronto, non l’avrebbe più vista per chissà quanto. Si sentì dispiaciuto, anche se mancava ancora un mese e mezzo.
-Quando deciderai la data di ritorno?
-Non lo so di preciso… Sto aspettando delle risposte- fece una pausa, per poi voltarsi verso il ragazzo -Sono contenta che abbiamo fatto pace.
Una ciocca di capelli le finì davanti agli occhi. Neji si mosse prima che potesse pensare di trattenersi: la intercettò, portandogliela dietro l’orecchio, accarezzandole appena il viso.
-Anch’io- rispose nel frattempo.
Si fissarono per un lungo momento negli occhi, per poi dirigere entrambi lo sguardo verso il lago. Rimasero in silenzio finché non fu ora di rientrare, ma nessuno dei due lo percepì come un silenzio di tensione o imbarazzo: per quanto il significato fosse indecifrabile, ci si trovavano perfettamente a loro agio.

La sala computer per fortuna era deserta e Tenten ne era sollevata. Indossò le cuffie e regolò la posizione del microfono, facendo partire la videochiamata. Sorrise quando vide comparire sul monitor Asuma e Kurenai.
-Ciao tesoro! Che bello vederti!
-Anch’io sono contentissima di vedervi!
-Come stanno andando le riprese?- chiese Asuma curioso.
-Tutto bene, sicuramente riusciremo a rispettare i tempi. Quasi mi dispiace che manchi così poco.
-Non vorrai rimanere bloccata in Canada per sempre!- fece Kurenai -Ti ricordo che a fine luglio devi essere qui a farmi da testimone!
-Signorsì, signora!
Sentì nelle orecchie la fragorosa risata di Asuma, seguita da un grugnito per la gomitata appena presa.
-Comunque, Ten- Kurenai assunse un’espressione intenerita -è davvero bello vederti così serena. Anche al telefono è un po’ ti sentiamo allegra e tranquilla. Sembra che quel brutto periodo sia proprio passato.
-Sì, immagino di sì- rispose la ragazza, sorridendo pensierosa -anche se mi sento ancora più confusa di prima.
-Neji?- chiese Asuma senza tanti preamboli -Non dicevi che si stava comportando in modo più cordiale, ultimamente?
-Sì, ma c’è qualcosa di strano in lui… Se non l’avessi sentito affermare con le mie orecchie che non vuole avere relazioni, oserei dire che sembra avere una cotta per qualcuno.
-Beh, da come ci hai raccontato, vi siete avvicinati ancora più di prima della lite- affermò Kurenai -E magari ha davvero una cotta. Sei sicura che non potrebbe averla per te?
Tenten sospirò profondamente.
-E se mi stessi immaginando tutto? Se il suo comportarsi in questo modo fosse solo una mia fantasia perché è quel che desidero?
-Questa è una domanda legittima, tesoro, ma forse è arrivato il momento di forzare un po’ le cose…
La ragazza non era sicura di voler sapere cosa intendesse.
-Cosa vorrebbe dire?- chiese comunque.
-Un piccolo salto nel vuoto- continuò la donna -Devi gettare l’amo, senza essere del tutto esplicita, e vedere se lui abbocca.
-Kurenai, non parlare di lui come se fosse un pesce…
-Concentrati sul concetto, Ten- intervenne Asuma -Se l’occasione si presenta, prova a coglierla per fargli intuire qualcosa… Se starai attenta, non rischi neanche di comprometterti troppo.
Tenten si morse il labbro, combattuta.
-E se io avessi paura?
La coppia sul monitor le rivolse un paio di sguardi accoglienti e comprensivi.
-È normale, tesoro. Soprattutto dopo quello che hai passato. Ma, se da una parte c’è la probabilità che vada male, dall’altra c’è anche quella che vada bene.
-Devi pensare che forse ti meriti delle risposte su Neji.
La frase di Asuma le rimbombò in testa. Forse se lo meritava…
-E se non ne avessi il coraggio?
-Tu?- ribatté l’uomo -Quella che ha fatto una serenata-rifiuto a Katashi durante un concerto?
-Sei sempre stata una ragazza coraggiosa, tesoro. Ce la farai, segui il tuo istinto.
Tenten si sentì commuovere. La loro fiducia il lei le riempiva il cuore.
-Vi adoro, sapete- disse dolcemente -e mi mancate tanto.
-Anche tu, Ten. Abbi fede, vedrai che il gioco varrà la candela.
Passarono a parlare del loro matrimonio. Quando la videochiamata si concluse, Tenten si diresse direttamente in camera, data l’ora tarda.
Prese la chitarra e cominciò a strimpellare a caso. Le balenò in mente la sera del falò e il gesto di Neji quando si erano ritrovati da soli: nell’istante in cui aveva sentito la mano del ragazzo sfiorarle il viso, aveva sentito il cuore minacciare di scoppiarle in petto. Non aveva mai provato un’emozione così dirompente, sebbene avesse avuto la fortuna di stargli molto più vicino di così. Aveva percepito una tale dolcezza in quel movimento, che a pensarci si sentiva ancora investire di calore.
Ma non riusciva a permettersi di sfiorare l’idea che Neji potesse essersi innamorato di lei. No, probabilmente aveva frainteso tutto. Cosa ci avrebbe trovato in lei?
Lasciò cadere lo sguardo sul comodino, dove era posato lo spartito. Erano due mesi che, prima di andare a dormire, lo fissava e leggeva, pensando ogni volta quanto le mancasse cantare con lui. Lo prese e se lo posizionò davanti, cominciando a suonarlo e a canticchiarci sopra.
Quante canzoni come quella erano andate sprecate in quei mesi.

Al pomeriggio di un venerdì, Mr. Bennet aveva invitato Neji e Tenten a prendere un tè con lui. Occupavano un tavolino all’esterno della caffetteria e la ragazza era riuscita a vincere la sua battaglia, prendendo il caffè anziché il tè.
-E io che pensavo che anche i giapponesi fossero affezionati alla tradizione del tè…
-Tenten non è affatto assimilabile ad una qualche categoria, temo- commentò Neji.
La ragazza, in tutta risposta, fece una linguaccia divertita.
-Allora, padre- disse poi con tono melodrammatico -pronto a concedermi in moglie?
-Non sarò mai pronto- rispose lui a tono -In realtà non vedo l’ora che arrivi quella scena, è decisamente la mia preferita.
-Di tutto il romanzo? Davvero?- chiese Tenten un po’ incredula.
-Assolutamente sì. E la tua? Qual è?
Neji ebbe come l’impressione che Mr. Bennet volesse sondare il terreno per lui, anche se non aveva ancora capito come.
-Non è una scena, è un passaggio della narrazione del diario. Non so neanche se la inseriranno nella serie. È la prima frase del romanzo che mi è rimasta impressa- si schiarì appena la voce, pronta a citare a memoria -Mi sono accorto che sua zia continuava a spostare lo sguardo da me a Elizabeth, ma non ho dissimulato la mia ammirazione per la nipote. Che lo sappia. Vorrei che tutto il mondo lo sapesse. Sono innamorato di Elizabeth Bennet.*
Mr. Bennet accennò appena un applauso alla citazione, mentre Neji cercava di non far trasparire alcuna reazione, a fatica.
-Devo dire che l’hai enunciata con gran trasporto. Cos’è che ti ha colpito tanto di una frase del genere?
Sì, confermò lo Hyuga nella sua testa, quell’uomo voleva decisamente sondare il terreno per lui. Ma doveva ammettere che era piuttosto cauto nel farlo.
-Credo sia il culmine della consapevolezza che raggiunge Darcy rispetto ai sentimenti per Elizabeth: si scopre ad amarla talmente tanto da esserne fiero e disposto a dimostrarlo al mondo. È il tipo di amore che tutti meriterebbero, quello di un compagno che è orgoglioso di essere innamorato di te.
-Senti, senti- Mr. Bennet era sinceramente impressionato da quell’analisi -Davvero interessante. D’altronde sembri sapere molto bene di cosa stai parlando.
-In che senso?- chiese Tenten, portando la tazza alle labbra per dare un sorso.
-Ti sei espressa come farebbe una persona innamorata orgogliosa di esserlo. E chi è il fortunato?
Simultaneamente, a entrambi i ragazzi andò di traverso ciò che stavano bevendo.
-Certo che sei un bel ficcanaso- disse Tenten quando smise di tossire.
-Solo su questioni abbastanza intriganti. Ovviamente non pretendo che tu mi risponda, ma ci ho provato.
Neji scosse la testa, incredulo a causa della sfacciataggine di quell’uomo. A vederlo, la ragazza trattenne una risata.
-Buon pomeriggio ragazzi.
Bingley si avvicinò al loro tavolo. Tutti e tre ricambiarono il saluto.
-Domani sera organizziamo una specie di karaoke qui in caffetteria, sto spargendo un po’ la voce.
-Una specie?- chiese Tenten -Quante specie di karaoke esistono?
-Charlotte ha proposto una variazione che fanno nella sua città, chiamata crashers’ karaoke: c’è la solita persona che sceglie la canzone e inizia a cantare, ma poi chiunque può salire sul palco e cantarla insieme a chi l’ha scelta. Ci è sembrata un’idea divertente.
-Soprattutto perché le reazioni di chi non gradisce le interferenze mentre canta saranno esilaranti- commentò Mr. Bennet.
-Sì, anche per quello sarà divertente- convenne Bingley ridacchiando -bene, io il mio dovere l’ho fatto, ci vediamo domani sera se venite.
Lo guardarono allontanarsi.
-Ti sentiremo cantare, padre?- chiese scherzosamente la ragazza.
-Dubito che lo vogliate davvero. Piuttosto sono curioso di sentire Neji, da quel che ho capito è davvero bravo.
-Lo confermo, è un cantante eccezionale.
Tenten si guadagnò dallo Hyuga uno sguardo di stupore e gratitudine allo stesso tempo. Ogni volta che la sentiva parlare bene di lui, era come una boccata d’aria fresca.
-Si può dire lo stesso di te- ricambiò, cercando di non scomporsi.
La ragazza arrossì leggermente, cercando di comunicare con l’espressione del suo viso che trovava il complimento esagerato.
-Allora mi auguro di sentirvi entrambi, insieme magari.
Si voltarono tutti e due verso Mr. Bennet, stavolta arrossendo in contemporanea.
Il loro tè si concluse in un clima di leggero e costante imbarazzo.

La serata karaoke si stava dimostrando un gran successo. Quasi tutto il cast e gran parte della troupe affollavano la caffetteria e c’erano già state parecchie esibizioni esilaranti sulla pedana che faceva da palco.
Neji se ne stava seduto ad un tavolo con Mr. Bennet, che ogni tanto riproponeva l’inutile tentativo di convincerlo a cantare qualcosa.
Era migliorato in molte cose, ma l’idea che, mentre cantasse, qualcuno irrompesse sul palco provando a starnazzare qualche ritornello non riusciva proprio a sopportarla.
Tenten era stata per un po’ in mezzo alla mischia a intonare con le sorelle Bennet qualche canzone, ma poi si era defilata per uscire un attimo all’aperto. Si sentiva inquieta, come se dovesse succedere qualcosa. Si accese una sigaretta e cominciò a camminare lentamente avanti e indietro. Ogni tanto gettava un’occhiata oltre le portefinestre, nella direzione dello Hyuga. Se fosse stata la classica serata di karaoke della loro comitiva, avrebbero avuto già tre o quattro duetti alle spalle. Ma di solito era Neji a proporle le canzoni, cosa che non sembrava avere intenzione di fare quella sera. E lei sicuramente non aveva il coraggio di domandarglielo...
All’improvviso le ritornò in mente l’ultima videochiamata con Asuma e Kurenai.
Un piccolo salto nel vuoto.
Forse non era necessario chiederglielo direttamente. Dopotutto, era un karaoke dove chi voleva si poteva imbucare nella canzone…
Buttò la sigaretta senza finirla, tanto sentiva la frenesia che l’idea appena avuta le infondeva. Rientrò alla ricerca di un po’ d’acqua. Dopo aver bevuto raggiunse il mixer per fare la sua richiesta. Se aveva fortuna, solo una persona avrebbe potuto raggiungerla sul palco.
Messa in lista, non rimaneva che attendere, raccogliendo tutto il coraggio che aveva per il suo imminente salto nel vuoto.

-Oh, finalmente!- esclamò Mr. Bennet quando vide Tenten salire sulla pedana e posizionarsi davanti a uno dei due microfoni -Pensavo che non si sarebbe mai decisa.
Neji osservò la ragazza fare un cenno per comunicare che era pronta. Quando la musica iniziò, la bocca gli si spalancò automaticamente: conosceva quella canzone. Aveva arrangiato un duetto su quella canzone. Un duetto per loro due.

Tenten sentiva ogni parte del suo corpo vibrare dal nervosismo. I suoi occhi erano puntati nell’aria, come se la folla non ci fosse. Approfittò dell’ultimo tratto strumentale per prendere un respiro profondo e prepararsi al salto.
-I know there's something in the wake of your smile
I get a notion from the look in your eyes, yeah
You've built a love but that love falls apart
Your little piece of heaven turns too dark**
I presenti furono immediatamente rapiti dalla sua voce, come del resto succedeva ogni volta. Ogni chiacchiericcio si era interrotto.
-Listen to your heart
When he's calling for you
Listen to your heart
There's nothing else you can do
I don't know where you're going
And I don't know why
But listen to your heart
Before you tell him goodbye**
La ragazza non aveva il coraggio di cercare tra la folla il volto di Neji. Cominciava a pensare che era stato assurdo aspettarsi una reazione in quella situazione, davanti a tutti, quando una voce la fece girare verso il secondo microfono.
-Sometimes you wonder if this fight is worthwhile
The precious moments are all lost in the tide, yeah...**
Lui era lì, sulla pedana, accanto a lei. Aveva risposto all’appello. Riprese a cantare sulla sua scia, sentendo il cuore battere così veloce da rischiare di mandarla fuori tempo.
Fu come un incantesimo che li riportava indietro, in un’altra dimensione. L’impaccio e l’imbarazzo che li avevano accompagnati nell’ultimo periodo era svanito, lasciando il posto alla naturalezza che ben conoscevano, arricchita da qualcosa di nuovo che non erano in grado di identificare.
La folla era sempre più incantata. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di unirsi a loro, che non avevano più smesso di guardarsi negli occhi da quando il ragazzo l’aveva raggiunta.
Quando giunsero all’apice del brano, l’impeto del momento li indusse a prendersi per mano. Da lì, fu come se fossero due magneti.
-I don't know where you're going
And I don't know why
But listen to your heart
Before you tell him goodbye**
Esplose l’applauso, ma Tenten e Neji all’inizio non lo sentirono. I loro nasi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, il contatto visivo non accennava ad allentarsi, le mani erano ancora strette.
Poi, all’improvviso, la loro bolla si ruppe: udirono il frastuono della sala, che li portò istintivamente a indietreggiare. Scesero dalla pedana, entrambi come in trance, frastornati dal momento appena vissuto.
Tenten fu inglobata dalle sorelle Bennet, che la inondarono di complimenti e domande.
Neji si diresse immediatamente all’esterno, bisognoso di aria fresca. Mr. Bennet gli concesse qualche minuto prima di raggiungerlo con dell’acqua da offrirgli.
Il ragazzo si scolò mezza bottiglia in un colpo solo, ma non bastò per sedare quella sensazione di arsura che l’aveva colpito non appena aveva lasciato la presa sulla mano di lei.
-Non ho mai visto nulla del genere- esordì l’uomo con tono di profonda ammirazione -siete stati davvero incredibili.
Lo Hyuga rimase in silenzio, come se non avesse udito una sola parola a causa del turbine che aveva dentro.
-Sembri davvero sconvolto, ragazzo, sicuro di stare bene?
-Come posso stare bene?- sbottò, schiacciando la bottiglia che aveva in mano -Dopo aver vissuto un momento del genere, come posso stare bene, sapendo che lei è innamorata di un altro?!
Fortunatamente lì fuori non c’era nessuno a parte loro due, altrimenti Neji si sarebbe pentito della sua reazione appena riacquistata un po’ di lucidità.
-Un altro?- il tono di Mr. Bennet era intriso di stupore, ma non per il motivo che il ragazzo poteva immaginare.
-Me lo ha detto lei stessa, già da tempo. Sono mesi che è innamorata di un suo amico. Ne abbiamo parlato anche la sera del falò.
-E tu sai di chi si tratta?
-No, non ha mai voluto dirmelo.
Sul volto dell’uomo comparve l’espressione di chi aveva compreso ogni cosa.
-Quindi lei ti ha detto che è innamorata di qualcuno con cui ha un rapporto d’amicizia- ponderò a voce alta -Toglimi una curiosità: ha mai precisato che quella persona non fossi proprio tu?
Fu come un fulmine a ciel sereno.
Neji scavò precipitosamente nella sua memoria, cercando di recuperare qualche ricordo al riguardo. Passò in rassegna ogni momento in cui avevano parlato di quella persona. Tenten non aveva mai detto esplicitamente che non si trattava di lui e, quando aveva provato a forzare la mano per scoprire la sua identità, lei era sempre riuscita ad evitare di rispondere.
-Credo che andrò nella mia stanza- sussurrò, per poi avviarsi.
Mr. Bennet lo osservò allontanarsi. Si prospettava una nottata faticosa per quel ragazzo, ma era certo che se la sarebbe cavata.




Credits
*Citazione da: “Il diario di Mr. Darcy” - Amanda Grange
**Canzone citata: “Listen to your hearth” - Lea Michele & Jonathan Groff (Glee version)






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Capitolo 28
*** Come un albero ***


L'attrice
COME UN ALBERO




Tenten era riuscita a dormire poco o niente quella notte, ma non si sentiva stanca, anzi: era costantemente attraversata da scariche di energia incontrollabili, che non riusciva a canalizzare o far defluire. Uscì dalla sua stanza all’alba, con lo zaino in spalla. Non aveva idea di cosa fare, ma avvertiva che aveva bisogno di muoversi, di camminare.
Si diresse verso una stazione di servizio dove, da come le avevano detto, c’era una tavola calda che faceva il miglior caffè della zona. Lì avrebbe poi preso l’autobus che, ripassando davanti agli alloggi, l’avrebbe portata dall’altra parte del bosco che dava sul lago.

La notte di Neji non era stata meno insonne. Si era addormentato, dopo una valanga di pensieri e domande, alle quattro del mattino per risvegliarsi già alle sette. Nonostante avesse tenuto la finestra spalancata tutta la notte, l’aria in quella stanza gli sembrava irrespirabile. Doveva uscire, muoversi, respirare aria fresca. I suoi piedi lo portarono alla fermata dell’autobus, che non arrivò prima di mezz’ora.
Vi montò sopra con un balzo, salutò distrattamente il conducente e si diresse verso il fondo. Quando alzò lo sguardo per scegliere un posto, si bloccò. Seduta in penultima fila, con lo sguardo oltre il finestrino, c’era Tenten. Dovette sentirsi osservata, perché dopo pochi istanti si voltò e lo vide.
Sentirono la tensione crescere spaventosamente finché, all’improvviso, fu spezzata.
Tenten scoppiò a ridere. Non sapeva perché, ma non riusciva a trattenersi. Finì per coinvolgere anche Neji, che prese posto dietro di lei. Quando le risa scemarono, si guardarono con una tranquillità assolutamente inspiegabile.
-Anche tu hai pensato che fosse la giornata ideale per una gita fuori porta?-chiese lei.
-Più che altro per una passeggiata nel bosco- ammise lui -ho bisogno un posto con aria pulita.
-L’aria nella tua stanza doveva essere terribilmente consumata.
Il ragazzo la guardò stupito.
-Cosa te lo fa pensare?
-Giriamo Naruto al chiuso da anni: ad ogni pausa tu andavi sempre fuori. E nella sala del Progetto Canto era un freddo terribile, tenevi sempre la finestra aperta.
Lo conosceva meglio di quanto si conoscesse lui. Quando faceva quelle cose, non le aveva mai associate all’aria consumata.

-Ok, non vuoi dirmi chi è, ma puoi dirmi almeno se lo conosco.
La ragazza sospirò, per poi sorridere.
-Probabilmente sì, ma meno di quanto pensi. Allora, la canzone di oggi?

-La passeggiata nel bosco è un’attività irrevocabilmente solitaria, oppure posso farti compagnia?
-Sei la benvenuta.
-Ok. Potremmo prendere qualcosa per pranzo prima di incamminarci e mangiare da qualche parte in mezzo agli alberi, che ne dici?
-Ottima idea.
Senza dirselo, era come se avessero stipulato un accordo: tutti i dubbi e le preoccupazioni sarebbero stati messi da parte e quel giorno ci sarebbero stati solo loro, così com’erano.

Era una giornata mite, con poco vento.
A metà mattinata si erano già inoltrati nel bosco. Camminavano uno affianco all’altra, con passo moderato, e semplicemente chiacchieravano. Non avevano smesso da quando erano scoppiati a ridere sull’autobus. Saltavano da un argomento all’altro: musica, spettacolo, le famiglie, gli amici…
-Come fai a conoscere qualcuno che si sposa a Berlino?- chiese Neji ad un certo punto.
-Grazie ad una vacanza forzata.
-Forzata?
-Sì. L’estate in cui sono caduta in depressione a causa di Katashi, mia madre ha insistito perché andassi via per un po’ prima di ritornare a Tokyo per la serie. Una sua ex compagna di università vive a Berlino e le ha chiesto di ospitarmi per una decina di giorni. Ero molto restia all’inizio, ma poi mi sono innamorata di quella città; ho anche pensato di restarci per sempre- raccontò con un’espressione nostalgica, ma molto tenera -Ho incontrato Annika quasi subito ed eravamo uscite insieme quando ha conosciuto il suo futuro sposo. Non mi perderei il loro matrimonio per nulla al mondo e non vedo l’ora di essere di nuovo a Berlino.
Il ragazzo sorrise nell’osservarla.
-Ho sempre trovato incredibile il modo in cui riesci ad entrare subito in confidenza con chiunque.
-Intendi dire che è incredibile quanto riesca a essere invadente fin da subito?
-Al contrario: la cosa sbalorditiva è che non lo sei affatto. In realtà ti ho sempre invidiato un po’ per la facilità con cui ti relazioni con le persone.
Tenten si stupì per un secondo.
-Beh, non è facile con tutti. Mi ricordo che tu eri stato abbastanza faticoso da avvicinare. Durante le prime riprese mi aspettavo che ad un certo punto mi dicessi di lasciarti in pace e levarmi dai piedi.
-Ammetto di averlo pensato un paio di volte, sì.
La ragazza rise, per nulla offesa.
-Ma a quanto pare, quando entri nella vita di qualcuno, non riesci più a uscirne- continuò lui -Neanche quando è per il tuo bene. È stato necessario fare arrestare Katashi perché ti lasciasse finalmente in pace.
-Se ripenso a quando mi ha rapita mi sento così stupida...- disse lei con lo sguardo sconfortato -Ingenuamente mi ero convinta che mi avesse finalmente lasciato in pace.
-Lo pensavamo tutti, dopo il concerto. Probabilmente anch’io non avrei sopportato di dover essere accompagnato ovunque. Sono stato ingiusto quella sera a darti dell’irresponsabile.
-Forse, ma io sono stata ingiusta a coinvolgerti. Nell’ansia del momento non mi ero resa conto di aver inviato a te quel messaggio…
-Probabilmente sarei venuto lo stesso. Lee non sarebbe riuscito a tenermelo nascosto. E devo ammettere che mi ha dato una gran soddisfazione buttare a terra quel bastardo.
Tenten sorrise a quella frase. Da come lo conosceva, non era affatto un tipo rissoso.
Davanti a loro si aprì una radura, sul cui manto erboso piovevano raggi di luce che si erano fatti spazio tra le chiome degli alberi. Si concessero un momento per ammirare l’ambiente.
-Direi che il bosco ci sta dicendo che è l’ora di una pausa- sentenziò la ragazza, facendo qualche passo -e sinceramente mi sta prendendo una gran fame.
-Che pranzo sia allora.
Si sedettero al centro dello spiazzo e cominciarono a mangiare. Al termine del pasto Tenten tirò fuori dalla zaino un thermos pieno di caffè, suscitando incredulità e un sorriso nel ragazzo.
-Qualcuno potrebbe pensare che hai una dipendenza da caffeina, sai?
-Tutti siamo dipendenti da qualcosa nella vita- rispose lei prendendo un sorso -il trucco è scegliersi la dipendenza meno dannosa.
-Vedo che studiare psicologia sta dando i suoi frutti- notò Neji ironico.
-Sì, credo proprio che impazzirò a breve a forza di leggere quella roba.
Messo a posto il thermos, tirò fuori una sigaretta.
-Ancora non ti sei pronunciato su queste- lo provocò mentre se l’accendeva -sono mesi che aspetto una tua sfuriata al riguardo.
Lo Hyuga si lasciò sfuggire uno sbuffo ironico.
-Ho visto quanto spesso fumi. Per quanto non possa definirsi assolutamente salutare, il tuo uso è così sporadico che può essere trascurabile.
-Quindi mi stai dando il tuo permesso?- continuò lei con un sorriso beffardo.
-Non hai bisogno del mio permesso. Credi che non sappia che continueresti a farlo in ogni caso?
-Beccata!- si arrese la ragazza.
Dopo aver finito la sigaretta, lasciò cadere la schiena sul prato, stiracchiandosi come un gatto.
Neji non riuscì a staccarle gli occhi di dosso, finché non si decise a distendersi accanto a lei.
-Che pace…- la sentì sussurrare.
-Già.
-Allora? È abbastanza pulita qui l’aria?
Il ragazzo si ripeté quella domanda nella sua mente. Se chiudeva gli occhi, poteva quasi immaginare gli alberi liberare l’ossigeno e diffonderlo in quello spazio. Ma non bastava quello a rendere l’aria così leggera. Respirare non era mai stato così facile e piacevole.
-La migliore che abbia mai sentito.
Tenten avvertì del calore montarle in petto a quelle parole. Si godette la sensazione, inspirando profondamente, per poi girarsi su un fianco nella direzione del ragazzo.
-Come sei finito a fare il protagonista di questa serie?
-In che senso?- chiese lui, ancora con gli occhi chiusi.
-Non avrei mai detto che scegliessi di recitare in una serie di genere romantico. Sono curiosa di sapere perché hai deciso di farlo.
-Il mio agente aveva saputo del lavoro da un suo collega, da come mi ha detto. Quando me lo ha proposto ero molto scettico, ma lui ha insistito dicendo che partecipare da protagonista ad una produzione internazionale, di qualunque genere essa fosse, mi avrebbe aiutato a farmi conoscere all’estero e aperto altre porte. Ho letto la sceneggiatura e poi il romanzo, e ho pensato che non avrei dovuto faticare troppo nell’interpretare il personaggio di Darcy.
-Già, vi assomigliate molto…
Neji a quel commento aprì gli occhi, per poi voltare il capo verso di lei.
-Più di quanto pensavo- ammise -Quando sono partito, però, non mi sentivo a mio agio nell’aver lasciato così in sospeso il conflitto tra di noi. Certo, non mi aspettavo proprio di ritrovarti qui nella parte di Elizabeth.
-Come io non mi aspettavo sicuramente te- la voce di Tenten si fece più flebile -Quando ho accettato la parte, l’idea di dover andare oltreoceano mi sollevava… mi permetteva di prendere le distanze da te.

-C’è ancora?- si sentì poi chiedere.
-Chi?
-Il ragazzo di cui sei innamorata- solo in quel momento Neji si era ricordato che la ragazza gli aveva parlato più volte di quella persona misteriosa sempre presente nei suoi pensieri -C’è ancora?
[...]
-Devo ammettere che nell’ultimo periodo ho provato con tutte le mie forze a disinnamorarmi, ma pare una causa persa. Ero convinta che partendo me lo sarei lasciato alle spalle, ma sembra che, qualsiasi tipo di distanza provi a mettere, non basti.

-Ma evidentemente il mio piano è fallito- concluse la ragazza sorridendo sinceramente.
Non dava l’impressione di esserne dispiaciuta.
-Mi dispiace davvero tanto per il modo in cui ti ho trattata- disse con gli occhi rivolti verso l’alto.
-Ti sei già scusato, Neji.
-Lo so, ma non mi sembra abbastanza. Non sopporto l’idea di averti fatto stare male.
Il leggero frusciare delle foglie sembrò rimbombare nella radura per qualche istante.
Poi lo Hyuga sentì una stretta leggera circondargli il braccio, portandolo a volgere nuovamente lo sguardo all’altra.
-Siamo esseri umani, capita di far soffrire altre persone senza volerlo. L’importante è uscirne migliori di quanto fossimo prima. E, a costo di sembrare presuntuosa, io sento che tu ci sei riuscito.
Il ragazzo si sentì profondamente grato per le parole che aveva appena udito. Pensò, poi, a quanto fosse stato cieco nel non notare la sua bellezza interiore.
-Se sei tu a dirlo, posso provare a crederci.
-Bene. Allora basta sensi di colpa, ok?
-Ok.
Tenten allargò il sorriso, per poi sistemarsi sull’erba e chiudere gli occhi. Non era sua intenzione addormentarsi, ma lo fece senza avere il tempo di accorgersene. Neji non ne fu affatto disturbato. La osservò per molto tempo, cedendo nuovamente alla tentazione di portarle la solita ciocca ribelle dietro l’orecchio. Nel ritrarre il braccio, la sua mano incontrò quella della ragazza. Seguì l’istinto e la prese nella sua delicatamente, cercando di non svegliarla. Sentì il cuore mancargli un battito quando la avvertì ricambiare la stretta nel sonno.
Non passò molto tempo prima che si addormentasse anche lui, con la mente sgombra come non mai.

Si svegliarono un paio d’ore più tardi, quasi contemporaneamente.
-Che bella dormita…- biascicò Tenten mentre si metteva a sedere e si stiracchiava -anche se mi vergogno un po’ ad addormentarmi così facilmente in tua presenza…
-Non è un problema- rispose Neji strofinandosi gli occhi -È servito anche a me. Stanotte ho dormito pochissimo…
-Anche tu?
Il ragazzo si voltò verso di lei stupito, ricevendo lo stesso tipo di sguardo. Entrambi sentirono che l’argomento della canzone della sera precedente stava per saltare fuori.
-Riprendiamo la passeggiata?- chiese la ragazza con più enfasi di quanto fosse necessario.
-Sì, ottima idea.
Ripresero il sentiero che li avrebbe condotti al lago del parco degli alloggi. Ora camminavano in silenzio, distanziandosi e riavvicinandosi, talvolta facendo slalom tra gli alberi. In questa strana danza, si lanciavano a vicenda sguardi timorosi e imbarazzati, distogliendo gli occhi se questi si incontravano.
Inaspettatamente, non fu Tenten a spezzare quel silenzio.
-Mi è mancato molto cantare insieme- esordì Neji, senza guardarla.
La ragazza abbassò il capo mentre sorrideva.
-Anche a me, più di quanto immagini- rispose quasi in un sussurro -non ero sicura che saresti salito su quella pedana, ieri.
-Io mi sono stupito che avessi ancora quello spartito.
-Effettivamente l’intenzione era di lasciarlo a casa, ma uno scherzo del destino me lo ha fatto arrivare qui.
-Per fortuna.
Tenten si voltò verso di lui, sospendendo per qualche secondo il movimento delle gambe.
-Ieri sera è stato…- cominciò a dire, titubante rispetto alle parole da usare.
-...diverso da qualsiasi altra volta- completò lui, agganciando i suoi occhi a quelli di lei.
-Sì…
Passarono ai lati opposti di un grande fusto d’albero, perdendosi di vista. Quando lo superarono, si ritrovarono uno di fronte all’altra. I piedi di entrambi sembravano inchiodati al suolo.
La ragazza si appoggiò di fianco al legno rugoso, quasi come alla ricerca di un sostegno.
-Per me è stato davvero diverso- disse lui posando un braccio allo stesso tronco -ma tu sei stata la stessa di sempre. Da quando cantiamo insieme, tu interpreti ogni brano come se veramente quelle parole siano le tue, come se quelle emozioni siano le tue. Mi sono sempre chiesto come tu faccia a recitare in quel modo…
-Non sono sicura che sia un complimento- Tenten fece un piccolo passo in avanti, tenendo il capo basso -ma in ogni caso sarebbe immeritato- alle parole successive, alzò lo sguardo verso di lui -perché io, con te, non ho mai avuto bisogno di recitare.
Neji, per un lasso di tempo per lui indefinibile, sentì il suo battito rimbombargli accelerato nelle orecchie. Non ebbe il tempo di formulare un solo pensiero.
-Ecco qua, l’ho detto- sussurrò la ragazza, voltandosi in modo da appoggiare la schiena al fusto, guardando dritto davanti a sé -Dopotutto te lo avevo promesso, in qualche modo, di dirti chi fosse la persona di cui ero innamorata- un sorriso rassegnato le comparve in viso -Ma immagino che non ti saresti mai aspettato di essere proprio tu.
Il ragazzo si distanziò di un paio di passi, passandosi con energia una mano sul volto, come a volersi assicurare che quello che stava succedendo fosse reale.
-Sì, mi aspettavo una reazione del genere…- provò a ironizzare lei, senza molta convinzione -Non è mia intenzione metterti in difficoltà. È solo che penso sia il momento di scoprire tutte le carte, da parte mia. E, ovviamente, ti puoi prendere tutto il tempo che vuoi per capire come questa cosa modifica la nostra amicizia, capisco che potrebbe diventare difficile…
-Stai zitta un attimo.
Tenten si bloccò subito, presa di sorpresa. Vide le spalle del ragazzo alzarsi e abbassarsi lentamente, come a dover ritrovare la padronanza di sé. Poi lui si voltò e le si avvicinò adagio, fermandosi solo a un palmo da lei. Il suo sguardo era indecifrabile.
-Non prenderti gioco di me- sussurrò con un tono quasi supplichevole, che l’altra non si aspettava di certo.
-Non lo farei mai- rispose lei.
-Come posso essere io?
Non riusciva a crederci, gli sembrava troppo surreale. Perché lei, così straordinaria, avrebbe dovuto provare qualcosa per lui?
Vide Tenten guardarlo come se le avesse posto la domanda più insensata del mondo.
-Come potresti non essere tu?
Neji pensò di non avere mai sentito parole più belle in tutta la sua vita.
La ragazza aveva le gote tinte di rosso. Abbassò lo sguardo.
-Dopo tanto tempo e tanti tentativi inutili di dimenticarti, non credo che potrebbe esserci nessun altro. Non è stata una scelta. Qualcuno una volta ha scritto: “L’amore è come un albero: germina da sé…”
-”...getta profondamente le sue radici in tutta la nostra vita, e continua spesso a verdeggiare sopra un cuore in rovina*”.
Pronunciare quelle parole insieme fu come cantare un duetto.
Una leggera folata di vento li attraversò, scompigliando i capelli di lei. Una mano andò a scostarglieli dal volto, portandoli dietro l’orecchio. Da lì, invece di allontanarsi, le dita si posarono sulla guancia, esercitando quel poco di pressione necessaria perché Tenten alzasse di nuovo lo sguardo.
-Ho bisogno di sentirtelo dire un’altra volta- si sentì bisbigliare, mentre si perdeva in quegli occhi innaturali -oppure non riuscirò a crederci.
La ragazza deglutì. Si sentiva come ipnotizzata.
-Sei tu la persona di cui sono innamorata, Neji.
Se dapprima il tempo sembrava andare al rallentatore, in quel momento parve acquistare la velocità di una saetta.
Erano anni che Tenten sognava quel bacio, ma mai avrebbe osato sperare che superasse così le sue fantasie. Le sue braccia, inizialmente abbandonate lungo i fianchi, si aggrapparono alla schiena del ragazzo, alla ricerca della conferma che non se lo stesse immaginando. A quel gesto, Neji l’attirò ancora di più a sé.
Non seppero quanto durò quel bacio. Quando le labbra si separarono a riprendere fiato, i corpi rimasero intrecciati in un abbraccio che nulla aveva a che fare con l’amicizia.
Ci volle parecchio perché la meravigliosa confusione che si era impadronita delle loro menti scemasse in favore di un minimo di lucidità.
-Perdonami, ma ho bisogno di capire- riuscì a finalmente a dire Tenten, con gli occhi che sorridevano e la fronte nascosta nell'incavo del suo collo -ero rimasta alla versione per cui non volevi relazioni sentimentali.
-Qualcuno una volta mi ha detto che ne ero convinto semplicemente perché non avevo ancora avuto la fortuna di innamorarmi- ribatté lui non riuscendo a smettere di accarezzarle i capelli.

Erano giunti finalmente al lago. Al lato opposto, in lontananza, si vedeva la sagoma dell’edificio dove alloggiavano.
Si sedettero sulla sponda. L’imbarazzo era del tutto svanito, lasciando il posto ad una inebriante sensazione di leggerezza. Tenten era appoggiata al petto di Neji, come quella sera sulla funivia.
-Credo che quando mi sveglierò domani, penserò che sia stato tutto un sogno. Mi dovrai dare un pizzicotto ogni volta che mi vedrai.
-Non ti conviene istigarmi- rispose lui facendola ridere -Non riesco a capacitarmi di non essermi accorto di niente per tanto tempo. Che poi quant’è di preciso?
La ragazza indugiò un po’ prima di rispondere.
-Non è che me ne sia accorta subito di avere una cotta per te… Ci conoscevamo più o meno da quattro mesi…
-Come? Ma se sei stata con Katashi due anni fa’...
-Quella con lui era una relazione malata. Ero convinta di amarlo, ma non era un sentimento sano. In realtà in quel periodo mi capitava di pensare a te comunque.
Si sentì stringere più forte.
Il sole stava tramontando. Avrebbero dovuto raggiungere gli alloggi, prima che facesse buio, anche se sarebbero rimasti volentieri lì tutta la notte.

Avevano raggiunto le loro rispettive stanze per darsi una rinfrescata, per poi ritrovarsi in sala musica con la cena d’asporto e la speranza che nessun altro avesse voglia di suonare.
-Allora, Hyuga- cominciò scherzosamente Tenten tra un boccone e l’altro -dimmi quali sono le regole del gioco.
-Di quali regole parli?
-Rispetto a questa cosa tra noi in rapporto al mondo. Devo capire quanto vuoi essere riservato in merito.
-Questa cosa?- ripeté lui con tono derisorio -Modo originale per chiamarla.
-Oh, mi hai capito, avanti.
Neji finì di masticare il boccone, guardandola divertito.
-Alla fine delle riprese manca solo un mese, direi che è inutile dire alcunché qui.
-Ok.
-Forse l’unico a cui dovrò dirlo è Mr. Bennet.
-Come? Cos’è, devi chiedere la sua benedizione?- ridacchiò la ragazza.
-Più che altro è giusto che sappia com’è finita la storia…
Ricevette uno sguardo interrogativo, che lo spinse a spiegare.
-Diciamo che è stato una specie di grillo parlante rispetto ai miei sentimenti per te in questi mesi.
-Sul serio? Wow… in effetti ha un che di coscienza invadente…
-Decisamente. Ma devo ammettere che senza di lui starei ancora a chiedermi cosa sta succedendo.
-Può servire a tutti una piccola spintarella. Persino per Asuma e Kurenai abbiamo dovuto barare un po’ all’inizio, e loro sono la coppia più solida che conosca.
-Stai dicendo sul serio?
Tenten annuì.
-Kurenai è testarda, all’inizio si rifiutava di uscire con lui. Ma guardali adesso, stanno per sposarsi!
-Prima o poi farai qualche danno…
-Mi auguro di no, sto ancora aspettando gli sviluppi delle mie ultime vittime.
-Che sarebbero?
La ragazza si morse la lingua, aspettandosi un imminente sguardo di disapprovazione.
-Gaara e Matsuri.
Che non arrivò.
Neji scosse il capo incredulo.
-Che c’è?
-Ho sentito per telefono Gaara qualche giorno fa’ e mi ha raccontato che aveva invitato Matsuri a uscire.
Tenten non poté trattenere un gesto di vittoria.
-Lo sapevo che gli piaceva. Sono così contenta per lei!
Il ragazzo la osservò sorridendo. Accidenti, ci azzeccava sempre su quel genere di cose.
Quando ebbero finito di mangiare, si alzò e le prese una mano per tirarla su dal divanetto.
-Ora è il momento di imparare a suonare il piano sul serio- le disse mentre la conduceva sulla panca davanti allo strumento.
-Ehi! Mi sono impegnata molto, mi hanno fatto anche i complimenti!- ribatté lei con una buffa smorfia in viso, mentre si sedeva.
-Che sarebbero stati meritati se Elizabeth avesse dovuto suonare la chitarra- prese posto accanto a lei -se te lo avessi insegnato io, avresti dovuto sforzarti davvero per sembrare mediocre.
-Dopo una settimana avrei pregato in ginocchio di suonare per finta- notò l’espressione appena contrariata dell’altro -Non offenderti, ma sei un insegnante esageratamente esigente.
Lo Hyuga pensò che probabilmente avrebbero discusso spesso, ma la prospettiva non lo scoraggiava affatto.
-Solo con le persone che valgono lo sforzo.
Riuscì a farla arrossire.
-Ok, maestro, da dove cominciamo?
Quella giornata si concluse così, con quattro mani sulla tastiera di un piano e qualche bacio rubato tra una nota e l’altra.



Credits
*Citazione da: “Notre Dame de Paris” - Victor Hugo
 







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Capitolo 29
*** Naturalezza ***


L'attrice
NATURALEZZA




-Stop!
Tenten e Neji si voltarono verso il regista, che li stava raggiungendo.
-Benissimo, ragazzi, con la seconda dichiarazione abbiamo finito. Adesso facciamo una ripresa panoramica di Darcy ed Elizabeth che passeggiano e poi per oggi siete liberi. Cominciamo subito?
I due annuirono compostamente, ascoltarono le poche indicazioni e iniziarono a camminare, aspettando di udire in lontananza l’annuncio ‘azione’ prima di parlare.
-Devo dire che sei stato piuttosto convincente- lo canzonò lei prendendolo a braccetto, come da copione.
-Piuttosto convincente? Devi aver idealizzato parecchio questo Darcy nella tua testa.
-Indubbiamente. Quasi quanto il ragazzo per cui Lee non sarebbe mai stato all’altezza.
-Quante volte mi rinfaccerai ancora la storia di Lee?
-Ma se ho appena cominciato!
Neji osservò la ragazza ridere. Non avrebbe mai permesso a nessuno di prendersi gioco così di lui, se non a Tenten.
-Se penso che tra due settimane bisognerà ripartire, mi sembra di aver sprecato un sacco di tempo…- la sentì dire.
-Che vuoi dire?
-Non so se avrò altre occasioni per tornare qui in Canada. Tra le riprese e lo studio, non ho fatto la turista neanche un po’.
-Per le cascate del Niagara basta una giornata da qui. Potremmo andare domenica prossima, non siamo di scena nessuno dei due.
Alla ragazza si illuminarono gli occhi.
-Davvero?
-Certo.
-Cominci davvero a sorprendermi, Hyuga- lo canzonò ancora, trattenendo a fatica l’istinto di abbracciarlo.
Anche se ne era innamorata da molto tempo, non aveva mai provato ad immaginarsi come sarebbe stato stare insieme a lui. Probabilmente perché non lo credeva possibile. Ma ora, ogni giorno, il ragazzo diceva o faceva qualcosa che la stupiva. A volte pensava davvero di darsi un pizzicotto, per assicurarsi che non si trattasse di un sogno.

-Ma quindi quando torni?
-Vi ho già detto che non lo so ancora. Quando prenoto il volo vi avviso tutti, promesso!
Sul monitor Tenten vide le sue amiche decisamente deluse dalla risposta. Alzò gli occhi al cielo, per poi notare Neji all’ingresso della sala computer.
-Però sembri essere molto più serena di quando sei partita- la voce di Hinata uscì dalle casse, facendo capire al ragazzo che era il caso di non entrare nella visuale della webcam.
-Fare questa serie deve esserti piaciuto molto- fece Sakura.
-Macché serie- intervenne Ino -confessa: hai trovato un bel ragazzo tra gli attori! Su, avanti!
Tenten scosse la testa enigmatica, dovendo sforzarsi di non lanciare un’occhiata a Neji, che era appena dietro lo schermo.
-Magari sei fuori strada- suggerì la Haruno cercando di smorzarla.
-Ovvio che no! Non ce la sta raccontando giusta- continuò la Yamanaka -conosco quello sguardo. Magari ha anche perso la verginità e non ce lo vuole dire!
-Ino!- la rimproverò subito l’accusata, diventando rossa -Sei matta! Non ho le cuffie, potrebbe entrare qualcuno e sentirti!
-Figurati! Non c’è mai nessuno quando ci chiami…
-Immagino che ora tu debba andare- intervenne con compostezza Hinata in soccorso dell’amica -in bocca al lupo per le ultime riprese. Fammi sapere quando arrivi a Berlino!
-Certo. Un abbraccio a tutte e salutate i ragazzi!
La videochiamata terminò sulle proteste di Ino ancora in corso d’opera.
Tenten sospirò affondando il viso nelle mani.
-Tua sorella è la mia salvezza- disse prima che lui potesse commentare.
-Buon sangue non mente.
Si avviarono verso il lago, per una passeggiata.
-Quindi avevi detto la verità- affermò dopo un po’ lo Hyuga.
-Di che parli?
-Della sera del falò, quando hai detto di non aver avuto nessuna prima volta.
La ragazza si stupì un po’ che avesse tirato fuori quell’argomento, ma non si sentì in imbarazzo nel rispondere.
-Certo che ho detto la verità. Non vedo il motivo di vergognarsi di una cosa del genere. Perché?
L’altro indugiò un attimo.
-Non prenderla come una provocazione o un’offesa, ma pensavo che con Katashi… sai, avendo conosciuto il tipo…
-Oh, ok. Sì, effettivamente capisco perché puoi averlo pensato- Tenten parlava con molta tranquillità, non era un argomento che pareva pesarle -Ma, per fortuna, non mi sono fatta irretire fino a quel punto.
Raggiunsero la sponda del lago e cominciarono a percorrerla per allontanarsi sempre di più dagli alloggi e da occhi indiscreti.
-È stato uno dei motivi per cui mi ha lasciato- continuò Tenten dopo qualche momento di silenzio -Perché stare con qualcuno che non gli dava tutto quello che voleva? Inutile dire che col senno di poi sono stata molto contenta di non aver ceduto.
Trovarono uno spazio celato da qualche albero.
-Sarebbe stata una brutta ferita da curare, quella- commentò lui, scrutandola.
-Oh sì. Per me è una cosa molto importante, credo davvero che debba succedere solo per amore. Le volte che con Katashi ci ero andata vicina, sentivo in corpo la sensazione di dovermi allontanare da lui. Dovevo capire da lì che qualcosa non andava: il nostro corpo ha sempre ragione, se sappiamo ascoltarlo.
Neji si sedette con la schiena contro un fusto d’albero, invitandola ad appoggiarsi a lui. Non se lo fece ripetere due volte. Quando fu tra le sue braccia, ricevette un bacio sulla tempia.
-Grazie per avermelo detto.
-Non devi ringraziarmi: ormai sono costretta a dirti tutto- ribatté lei con tono ironico, sistemandosi meglio sul suo petto.
-Questa parte mi piace.
Tenten sorrise a quel commento. Chiuse gli occhi, godendosi quella meravigliosa sensazione di sicurezza e protezione. Le era capitato solo un’altra volta di sentirsi così.
-Non vedo l’ora di rivedere Berlino- sussurrò quasi senza accorgersene.
Neji si rese conto in quel momento che, una volta finite le riprese, lui sarebbe tornato in Giappone mentre lei volava in Europa, senza una data di ritorno prefissata. Tale pensiero lo turbò e non poco. In fondo l’aveva appena trovata: pensare di averla lontana per un tempo indefinito gli dava la sensazione di rischiare di perderla.

-Che meraviglia!
La ragazza aveva l’espressione sbalordita di una bambina. Si sporse un po’ per guardare meglio l’enorme cascata d’acqua, bagnandosi ancora di più nonostante l’impermeabile.
-Sono davvero imponenti- disse poi voltandosi verso Neji -Hai avuto davvero una bella idea.
Il ragazzo le sorrise discretamente. Era bella persino così, avvolta in un involucro di plastica e con i capelli appiccicati sul viso. Aspettò che finisse di guardarsi intorno, per poi affiancarla sulla via che riportava all’asciutto e al punto panoramico in cima alle cascate.
-È davvero poetico che una delle cascate si chiami ‘velo da sposa’*- Tenten si tolse l’impermeabile e si scosse i capelli, quasi inzuppati -O magari lo dico perché quest’anno ho ben due matrimoni… Ehi, tutto a posto?
-Come?
-Non che tu sia un gran chiacchierone, ma sembri pensieroso. Tutto bene?
-Sì, sì...- si riscosse il ragazzo, senza però cambiare espressione -stavo solo pensando al fatto che tra un settimana partirai per Berlino.
La ragazza si sentì toccata su un nervo scoperto.
-Già. In realtà ho cominciato a informarmi sui voli per tornare subito dopo il matrimonio di Annika, ma in quelle date sono troppo costosi per me…
Neji vide il turbamento sul suo volto e fu spinto a cercare le parole giuste con cui esprimersi.
-Mi sono fatto un’idea al riguardo.
Tenten cominciò a sentirsi agitata: immaginò che le avrebbe detto che sarebbe stato meglio prendersi una pausa fino al suo ritorno, o che le avrebbe chiesto di non andare in Europa se voleva rimanere insieme a lui.
-Che sarebbe?- la domanda le morì in gola, che le si era seccata all’improvviso.
Il ragazzo la condusse per un braccio fuori dal flusso di turisti che passavano.
-Venire con te.
Sicuramente non avrebbe mai potuto immaginarsi quella risposta.
-Come, scusa?
-Non sarò di scena in Naruto fino a settembre ed è un bel pezzo che non mi prendo una vacanza- per quanto mantenesse un certo contegno, sembrava a disagio -Sempre che tu non senta il bisogno di andarci da sola, nel qual caso capirei perfettamente…
S’interruppe nel vedere l’espressione che gli stava rivolgendo la ragazza, che dallo stupore era passata alla tenerezza. Tenten lo baciò sulle labbra prima che potesse rendersene conto.
-Probabilmente non dovrei essere così entusiasta di bruciare le tappe- disse poi, non riuscendo a trattenere il sorriso -hai proprio una brutta influenza su di me, Hyuga.
Era incredibile come fosse capace di far svanire ogni sensazione di disagio o imbarazzo che Neji provava da quando stavano insieme. Non sapeva bene come muoversi in certe questioni da coppia, ma lei non glielo aveva mai fatto pesare. Si stupiva ogni giorno un po’ di più di quanto lo faceva stare bene.
Le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro, per poi prenderle la mano e incamminarsi verso il punto panoramico.

La caffetteria conteneva a fatica la folla composta da cast, troupe e qualcuno della produzione, riunitisi a festeggiare la fine delle riprese della serie. Proprio per questo motivo Neji, Tenten e Mr. Bennet si erano piazzati su uno dei tavolini all’esterno, al riparo da musica ad alto volume e confusione.
-Tu e la tua famiglia avete qualche programma per l’estate?- chiese la ragazza all’ormai ex padre di scena.
-Passiamo sempre il mese di luglio in Cornovaglia. Quest’anno con mia moglie festeggeremo anche quarant’anni di matrimonio.
-Che meraviglia!- esclamò Tenten con trasporto -Ho sempre voluto chiederti come vi siete conosciuti. Eravate molto giovani?
-Abbastanza. Io avevo diciassette anni e lei quindici, andavamo nella stessa scuola. Mi è piaciuta da subito, ma ci ho messo due anni prima di riuscire a confessarglielo.
-E lei?
-Lei mi disse che aveva avuto una cotta per me da ancora prima che ci presentassimo, ma che ormai le era passata. Ho passato l’anno successivo a corteggiarla. Mi prende sempre in giro dicendo che mi ha sposato per sfinimento.
-Wow… quarant’anni…- commentò la ragazza dopo una breve risata -con tutte le storie che si sentono in giro sembra incredibile che possano esserci matrimoni così duraturi. Qual è il segreto?
Mr. Bennet sorrise a quella domanda, come se l’avesse già sentita un milione di volte.
-Non c’è una regola universale. Molto banalmente, devi trovare la persona giusta. Ma scopri se è quella giusta solo col tempo. Anche se devo dire che, osservando altre coppie, sono abbastanza bravo nel capire quali funzionano e quali no.
-Allora hai lo stesso vizio di Tenten- intervenne Neji, nascondendo un sorriso beffardo nel dare un sorso alla sua bibita.
-Direi che possiamo anche chiamarlo talento- ribatté la ragazza cercando con lo sguardo l’appoggio di Mr. Bennet.
-Assolutamente. Bene ragazzi, per me è l’ora di ritirarmi, domani dovrò alzarmi presto per finire i bagagli- si alzò con movenza teatrale -È stato davvero interessante conoscervi, e un privilegio sentirvi finalmente cantare insieme.
Tenten non poté trattenersi dal rispondere a tono.
-E per me è stato un vero piacere essere concessa in sposa da voi- disse abbracciandolo -Odio gli addii, perciò adesso vado a prendere ancora da bere e mi risparmio il momento in cui ci saluti da lontano.
Si diresse verso l’interno della caffetteria, voltandosi un paio di volte con fare melodrammatico.
A quel punto Neji si alzò e si avvicinò all’altro.
-Ti auguro un buon rientro a casa- cominciò in modo formale -e ti ringrazio per le chiacchierate e i tuoi consigli. Specie per quelli non richiesti.
-Non c’è di che, ragazzo- rispose Mr. Bennet dandogli una pacca misurata sulla spalla -sarebbe stato crudele da parte mia non provare a farti aprire gli occhi. Con mia moglie all’inizio ho sprecato tempo prezioso per non essermi reso conto subito di piacerle.
-Era così evidente?
-All’inizio no, devo essere sincero. Ho cominciato a esserne sicuro a dicembre. Stavo facendo la mia solita passeggiata e ti sentivo suonare il piano da fuori, quando ho beccato Tenten accucciata sotto la finestra ad ascoltarti. E ancora non avevate fatto pace.
Lo Hyuga aprì appena la bocca per lo stupore. Non se lo sarebbe mai aspettato, ma sentì una bella sensazione prendergli lo stomaco.
-Bene, è davvero ora di salutarsi- Mr. Bennet strinse con calore la mano al ragazzo -In bocca al lupo per il futuro, a tutti e due. Hai il mio indirizzo, se avessi ancora bisogno di un grillo parlante.
-Certo. Grazie ancora- rispose Neji con un sorriso misurato e sincero.
Quando l’altro scomparve dalla sua visuale, Tenten apparve alle sue spalle.
-Mi sa che ho fatto bene a lasciarvi salutare da soli- affermò porgendogli un bicchiere.
Il ragazzo scosse la testa incredulo, prendendo la bevanda.
-Avete proprio lo stesso vizio.
-È bello avere qualcuno con cui condividere il peso del talento- fece lei con un’ironica alzata di spalle.
Un sacco di persone dall’interno della caffetteria avrebbero potuto vederli, ma Neji non riuscì a trattenersi: l’attirò a sé e la baciò.
Una volta tornati a Tokyo, ci sarebbe stata la seccatura di dover dire a tutti i loro amici che stavano insieme. Bisognava approfittare del fatto di essere circondati da sconosciuti o quasi, a cui non dover rendere conto di nulla.
-Direi che abbiamo salutato tutti quelli che dovevamo salutare, giusto?- chiese Tenten.
-Sì, perché?
-C’è un posto migliore dove concludere la serata.

Il lago era placido e il parco circostante completamente deserto. Tenten aveva steso la coperta sul prato e spento la lanterna appena prima di sdraiarsi accanto a Neji.
Il cielo era terso e, nonostante le luci degli alloggi, si vedevano le stelle.
-Sì, è decisamente un posto migliore- concordò il ragazzo, godendosi la tranquillità della notte.
Stettero per un po’ in silenzio.
-Mi mancherà l’odore di questo posto- sussurrò la ragazza, prima di sentirsi prendere la mano e percepire un bacio sul dorso -ma non vedo l’ora di arrivare a Berlino. Mi ci vorrà una giornata intera per riprendermi dal volo, ma poi si andrà avanti a ritmo serrato.
-A ritmo serrato?
-Sì. Ci sono tante cose che voglio rivedere ed altre che ancora non ho visto. Ci sarà da camminare parecchio.
-Credo di poter stare al passo.
La ragazza sorrise nel buio, per poi girarsi sul fianco.
-Temo dovrai avere molta pazienza con me: divento un po’ maniaca del controllo quando faccio la turista.
-Questa sì che sarà una cosa interessante da vedere- rispose lui, voltandosi sul fianco a sua volta -non riesco proprio a immaginarti in quel modo.
-È un lato di me stessa che salta fuori di rado, per fortuna.
Restarono in ascolto del vento per qualche minuto, mentre le mani si sfioravano. Neji notò l’espressione pensierosa della ragazza.
-Che c’è?
Tenten sospirò.
-È solo una sciocchezza.
-Dilla lo stesso.
Esitò, distogliendo lo sguardo.
-A volte mi capita di pensare che, quando lascerò Toronto, mi renderò conto all’improvviso di essermi immaginata tutto. Lo so che è una paura stupida, ma…
-Non lo è- la interruppe lui con tono rassicurante, rafforzando la presa della sua mano.
Tanto bastò a tranquillizzarla.

-...Sì, abbiamo appena superato i controlli di sicurezza… no, nessun problema.
Tenten si vide comparire davanti agli occhi una tazza fumante di caffè, mentre stava al telefono. Ringraziò col labiale Neji, che prese posto accanto a lei.
-Adesso aggiorno Margot con tutti gli orari. Tu l’hai sentita?... Oh, accidenti, mi spiace… Ah ok… Niente, mi toccherà trovare un ostello o qualcosa del genere… Sì, sì, tranquilla. Saluta papà. Un abbraccio.
-Era tua madre?
-Sì- la ragazza dette un lungo sorso -e fortuna che l’ho chiamata: la sua amica, che mi doveva ospitare anche stavolta, è dovuta partire perché sua madre non sta bene. Adesso mi toccherà cercare un posto dove dormire.
-L’appartamento della società di mio padre ha due camere- propose Neji con una semplicità disarmante.
-Non posso accettare… I tuoi potrebbero non essere d’accordo.
-Figurati, in realtà mia madre voleva che te lo chiedessi da subito. Temeva che finissi a dormire in qualche bettola.
Tenten si lasciò sfuggire una breve risata.
-Beh, immagino che sarebbe sciocco da parte mia rifiutare, visto che non saprei dove andare- ammise poi, prendendo un altro sorso di caffè.
-Scelta saggia- si limitò a rispondere il ragazzo, mentre ricontrollava i documenti di viaggio.
-A meno che non sia solo uno stratagemma per avere l’occasione di rimanere soli e attentare alla mia virtù.
Nessuna reazione: Neji ormai sembrava totalmente impermeabile alle sue prese in giro.
-Hai decisamente bisogno di disintossicarti dal ruolo di Elizabeth Bennet- affermò invece, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso.
La ragazza scoppiò di nuovo a ridere. Una piccola parte di lei tendeva a preoccuparsi di come stessero andando velocemente le cose tra loro: sembrava tutto troppo bello per essere vero. O forse quella era la ricompensa per aver atteso e perseverato. Di una cosa, comunque, era certa: non avrebbe mai pensato che potesse essere così facile e naturale stare con Neji.




*Le Cascate del Niagara consistono in un complesso di 3 cascate distinte: le Horseshoe Falls (a ferro di cavallo), le American Falls (sul lato americano) e le Bridal Veil Falls (a velo da sposa). Fonte: Wikipedia.

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Capitolo 30
*** Il momento giusto ***


L'attrice
IL MOMENTO GIUSTO




Neji si svegliò a causa della luce solare che, filtrando dalla finestra, gli batteva in pieno viso. La sera prima era talmente stanco da essersi dimenticato di chiudere le imposte. Non avrebbe mai immaginato che Tenten fosse così inarrestabile quando si trattava di turismo: avevano passato i due giorni precedenti costantemente in movimento, saltando da un quartiere all’altro.
Mentre andava ad aprire la finestra, sentì una voce provenire dalla zona giorno. Incredibile: anche quella mattina stava canticchiando.
Quando la raggiunse, la trovò con indosso una maglia lunga e sformata che usava come pigiama a prepare tè e caffè.
-Buongiorno!- lo salutò sorridente.
-Buongiorno. Non mi aspettavo che fossi sempre così attiva la mattina presto.
-I giorni scorsi era l’eccitazione di essere di nuovo a Berlino- spiegò versando le bevande nelle tazze -Oggi, invece, non è propriamente presto… Sono già le dieci.
Il ragazzo guardò l’orologio alla parete, incredulo: accidenti, erano davvero le dieci.
-Pensavo di reggere ancora i ritmi di due anni fa’- continuò Tenten avvicinandosi per porgergli il tè -ma oggi non ho proprio sentito la sveglia. Forse è il caso di darmi una calmata, o arriverò al matrimonio di Annika con una faccia spaventosa.
-Dubito che sarebbe possibile- ribatté lui prima di baciarla.
La ragazza non poté fare a meno di sorridere per quel complimento velato.
-Allora, le tappe di oggi?- chiese il ragazzo cominciando a sorseggiare il tè.
-Volevo andare a Potsdam, ma serve una giornata intera- nel parlare Tenten si mise a sedere con un balzo sull’isola della cucina -perciò direi di andare a vedere il duomo: è meraviglioso. Piuttosto, sei sicuro che non c’è qualcosa che vuoi visitare tu? Un museo o un posto che ti ha incuriosito?
-Anche fosse, tu l’avresti già messo in programma senza darmi il tempo di pronunciare una parola.
La ragazza rise e accavallò le gambe, facendo accidentalmente scivolare l’orlo della maglia e scoprendo le cosce.
Non se ne rese conto, ma Neji sì. E si ritrovò a deglutire, mentre una sensazione strana gli montava dentro.
-Credo sia ora di prepararsi- disse andando a posare la tazza nel lavandino.
-Ok…- Tenten fu stupita da quella reazione scattosa -Tutto bene?
-Sì, certo- affermò secco lui, dirigendosi nella sua stanza senza guardarla.
La ragazza finì di bere il suo caffè perplessa. L’aveva per caso visto arrossire?

-È impressionante.
-Sì, lo è.
Neji sollevò la macchina fotografica, catturando un’altra immagine di quella distesa di murales che adornavano l’East Side Gallery. In qualche modo cominciava a capire perché Tenten fosse tanto affascinata da quella città: era ormai passata una settimana e non c’era stato giorno in cui non avesse visto qualcosa di estremamente insolito o interessante.
-Non avevo idea che avessi l’hobby della fotografia.
-Da quando ho dodici anni- il ragazzo riappoggiò la macchina al petto -Ultimamente non ho avuto molto tempo da dedicarci. Ho sempre approfittato dei viaggi che facevo con la mia famiglia, ma negli ultimi due anni non ne abbiamo più fatti.
-Trovo che ti si addica- affermò Tenten mentre guardava i graffiti davanti a cui stavano passando -Cerchi sempre di capire la realtà osservando in silenzio: è un po’ come fare una fotografia, no?
Lo Hyuga non rispose, ma sorrise a quelle parole. Non lo dava a vedere, ma quella ragazza era in grado di analizzare e comprendere ciò che la circondava molto meglio di quanto sapesse fare lui. In qualche modo, gli stava insegnando qualcosa.
-Oh, quello è uno dei miei preferiti!
La vide precederlo di qualche metro per fermarsi davanti al ritratto di uno scorcio urbano, grigio e freddo. Quando Tenten si accucciò a terra, notò che da un tubo usciva come arcobaleno liquido. Improvvisamente quel pezzo di muro sembrò acquistare un’altra luce. Alzò di nuovo la macchina fotografica e catturò l’immagine del viso di lei che leggeva messaggi lasciati da sconosciuti sull’onda a sette colori.

-Eccoci, siamo arrivati.
Lo Hyuga lesse l’insegna: Cafe Sibylle.
-È un bar.
-È uno degli emblemi della cultura della DDR- lo corresse Tenten -ma mi interessa di più chi lo gestisce.
Entrarono e la ragazza individuò subito la persona che cercava. Poco più tardi si ritrovarono sul tetto del grande palazzone di cui faceva parte il locale.
Non era programmato, ma il sole stava per tramontare.
Tenten si avvicinò al parapetto, cominciando a raccontare.
-Una delle sere in cui ero uscita con Annika era la Notte Bianca dei Musei: mostre ed eventi in tutta la città. Lei ha insistito per passare qui al Sibylle: il gestore ha raccontato la storia del locale e della zona, per poi portarci tutti quassù.
Neji scrutò il panorama. Per quanto sembrasse non ci fosse nulla di speciale, percepiva che in qualche modo per la ragazza fosse un posto importante.
-Saremo stati almeno una trentina di persone quella sera, ma ricordo che c’è stato uno spazio temporale in cui sentivo di esserci solo io, nel buio, a guardare le luci indistinte della città- continuò lei -Credo sia successo proprio in quel momento, qui.
-Che cosa?
Tenten prese un respiro profondo.
-Capire che potevo stare di nuovo bene, se mi prendevo cura di me- silenzio -È stata una specie di epifania.
Il ragazzo fu sollevato di scorgere sul suo volto quel sorriso sereno. Stava davvero bene. E sentiva che questo faceva stare bene lui. Si accostò alla sua schiena e la abbracciò, affondando il naso tra i suoi capelli. Era inebriato dal suo profumo. A volte avrebbe voluto non staccarsi mai da lei.
-Fra tutti i posti che abbiamo visto finora, questo sta diventando il mio preferito- bisbigliò.
La ragazza si spinse ancora di più contro il petto di lui, come a chiedergli di stringerla più forte.
-Sono d’accordo.

Era arrivato il giorno del matrimonio. Neji aveva appena finito di vestirsi e stava parlando al telefono con Gaara in soggiorno. Quando Tenten uscì dalla sua camera, inizialmente rimase concentrato sulla conversazione, ma quando le lanciò uno sguardo per capire se fosse già pronta, il suo interlocutore dovette richiamarlo più volte per accertarsi che non fosse caduta la linea.
-Sì, ci sono. Scusa, mi sono distratto… Sì, poi ti farò sapere… Grazie, ciao.
Quando tornò a guardarla, si stava mettendo gli orecchini davanti allo specchio vicino all’entrata. Riconobbe lo stesso corsetto del primo tributo agli Evanescence, abbinato ad una lunga gonna verde petrolio. La vide sistemarsi i capelli, raccolti di lato, e controllarsi il trucco.
-Ti saluta Gaara- le disse, cercando di distrarsi dai pensieri poco casti che gli stavano attraversando la mente.
-Grazie. Novità su lui e Matsuri?- chiese lei mentre controllava le tasche della sua giacca.
-Fanno coppia fissa.
-Fantastico! Non vedo l’ora di farmi raccontare tutto da Matsuri.
Ad un tratto il ragazzo notò un gesto che lo infastidì non poco.
-Che cosa pensi di fare?- chiese secco.
Tenten gli rivolse uno sguardo confuso.
-Di che parli?
-Tiralo fuori subito.
La ragazza sbuffò incredula.
-Sul serio? Non ho tasche se non porto la giacca, è per comodità.
Neji tese la mano aperta verso di lei, sottolineando di non accettare obiezioni.
Dopo un altro sonoro sbuffo, Tenten tirò fuori dalla cavità tra i seni una scatoletta di metallo stretta e lunga e gliela diede.
-Quante storie per un paio di sigarette e un accendino…
-Non sono le sigarette a disturbarmi- ribatté lui mentre si infilava la scatoletta in tasca.
-Aspetta…- sul viso di lei comparve un sorriso malizioso -sei geloso?
L’altro non rispose e guardò altrove, evidentemente colto nel vivo. Un bacio sulla guancia lo colse di sorpresa.
-Ci ho sempre un po’ sperato- confessò lei mentre si infilava la giacca -Pronto?
Lo Hyuga annuì, dopo aver scosso il capo incredulo.

La chiesa sconsacrata dove si sarebbe svolto il tutto era addobbata in modo semplice, ma originale. Gli invitati stavano già prendendo posto per assistere al rito. Lo sposo aveva appena finito di salutare un folto gruppo di amici quando scorse Tenten avvicinarsi.
-Ehi, guarda un po’ chi ce l’ha fatta!- esclamò con enfasi.
-Ciao Elias!- rispose lei abbracciandolo brevemente -Allora, emozionato?
-Non ti immagini quanto, non sto nella pelle- notò il ragazzo dietro di lei -Chi è il tuo accompagnatore?
Neji si fece avanti e si presentò, stringendogli la mano.
-È un piacere averti qui- fece Elias cordiale -ora scusatemi, ma devo mettermi in posizione. Fatemi  gli auguri!
Lo osservarono allontanarsi, avviandosi verso una panca laterale per cercare dei posti liberi.
-Sembra un bravo ragazzo- commentò lo Hyuga.
-Sì, lo è. Appena l’ho conosciuto mi ha ricordato un po’ Asuma- rispose lei mettendosi a sedere -mi ha ispirato fiducia da subito. Annika, invece, lo ha fatto penare all’inizio.
-Un po’ come Kurenai- notò lui imitandola.
-Già, è vero.
Nel giro di pochi minuti fu annunciato l’arrivo della sposa. Un duo di musicisti cominciò a suonare e Annika comparve, con i suoi capelli rosso acceso e un abito stretto con maniche lunghe in pizzo.
Nel vederla Tenten sorrise di contentezza, senza accorgersi della commozione che le stava montando dentro. Era il primo matrimonio a cui partecipava e già le sembrava tutto meraviglioso.
-È stupenda- sussurrò.
-Sembra molto felice- fu il commento di Neji.
-Già.
La ragazza trattenne le lacrime di commozione per tutto il rito, anche se dovette sforzarsi particolarmente durante lo scambio delle promesse. Non si rese conto che lo Hyuga, per metà del tempo, aveva preferito guardare il suo viso piuttosto che gli sposi.

-Finalmente eccoti qua!
Annika, appena si era liberata dalla folla di amici e parenti che l’avevano circondata per fare le proprie congratulazioni agli sposi, aveva cercato con lo sguardo Tenten e le era corsa incontro, stringendola subito in un abbraccio quasi soffocante.
-La mia piccola stella!
-Tesoro, così non respiro- soffiò la ragazza mentre rideva -Congratulazioni di cuore!
-Grazie cara!- finalmente la mollò, volgendosi verso il ragazzo appena dietro di lei -E lui? È davvero Neji?
-Sì, è lui.
-Finalmente ti conosco- disse Annika mentre gli stringeva la mano -alla sua prima volta qui a Berlino Ten non ha fatto altro che parlare di te…
-Annika!- la riprese l’altra arrossendo di colpo.
-Oh, andiamo, se siete qui insieme è un buon segno!
Neji sorrise appena, senza imbarazzo.
-Piacere di conoscerti, e congratulazioni.
-Grazie! Anche se già mi sono persa lo sposo… Ah, eccolo lì. Ci vediamo dopo- salutò raggiungendo Elias, che stava ricevendo altri auguri.
Tenten scosse la testa sorridendo.
-È incorreggibile. È peggio di un tornado.
-Sembra persino più incontrollabile di Ino.
-Oh, sì, lo è.
Andarono a prendere da bere, per poi posizionarsi al limite della sala e osservare la folla davanti a loro. Sembrava di essere ad un festival alternativo: tutte le sottoculture possibili e immaginabili sembravano riunite lì per quel matrimonio.
-E io che credevo che a Tokyo se ne vedessero già di tutti i colori…
-Qui a Berlino è normale vedere tanti stili diversi. Certo, è strano che Annika ed Elias siano riusciti a riunirli proprio tutti.
-Li trovo comunque eccessivi- sentenziò Neji sorseggiando dal suo bicchiere.
-Già. Mi fanno venire in mente i costumi di scena per il tributo agli Evanescence. Anche se devo ammettere che mi è piaciuto indossarli sul palco.
-Tanto da mettertene un pezzo anche stasera.
Tenten si voltò stupita verso il ragazzo.
-Come fai a ricordartene?
-Non credo che riuscirò mai a scordare com’eri vestita quella sera, come parecchi altri ragazzi.
-Non intendevo essere così vistosa in quel senso- rispose lei cogliendo l’allusione -contando poi che subito dopo ho annunciato una falsa relazione con un omosessuale…
-Dovresti indossare un sacco della spazzatura per non essere vistosa in quel senso.
La ragazza si sentì arrossire, mentre allo stesso tempo cercava di trattenere una risata, guadagnandosi un’occhiata di traverso dallo Hyuga.
-Scusa- si affrettò a dire -ma è il complimento più contorto che abbia mai sentito.
Il ragazzo scosse la testa.
-È incredibile…
-Cosa?
-Non ti senti mai in imbarazzo.
-Ma se sono appena arrossita come un peperone!- vedendo persistere la serietà dell’altro, Tenten mise da parte il tono ironico -Lo so che sono sensazioni che possono mandare in confusione, ma non vuol dire che siano sbagliate.
Neji la fissò negli occhi per qualche istante, in silenzio. Assurdo come sapesse sempre qual era la cosa giusta da dire per tranquillizzarlo.
-Come fai a sapere così tanto sulle relazioni dopo essere stata con uno come Katashi?
-La psicoterapia è servita anche a questo: prendere quello che c’è stato con lui e capire come avrebbe dovuto essere per vivere qualcosa di autentico. E, per quanto imbarazzante stia diventando- abbassò il capo e volse lo sguardo altrove -sento che quello che c’è tra noi è autentico. E per questo…
-...non può essere sbagliato.
Il ragazzo le portò la solita ciocca di capelli dietro l’orecchio, per poi afferarla alla nuca e baciarla. Presi dal momento, si separarono solo quando sentirono annunciare a gran voce che il buffet era aperto.

Gli invitati stavano richiedendo un discorso agli sposi con tale entusiasmo e perseveranza, che i due alla fine si convinsero a prendere il microfono in mano. Dopo vari ringraziamenti, prese parola Elias.
-In molti questa sera mi avete chiesto come ci siamo conosciuti, perciò ho deciso di raccontarvi tutta la storia- dopo un applauso di incoraggiamento continuò -La prima volta che ho visto questa splendida donna è stato in un locale, durante un concerto. Mi ha stregato subito e, con il sostegno di un paio di birre, ho cercato subito di attaccare bottone. Qualcuno magari si stupirà nel sentire che, appena le ho rivolto la parola, si è voltata e se n’è andata via. Così ho passato tutta la sera ad ammirarla da lontano. Avevo abbandonato ogni speranza e me ne stavo andando, quando vengo fermato all’uscita da una ragazza che stava lì fuori a fumare.
In quel momento la sposa fece un gesto d’intesa verso Tenten, che sorrise divertita.
-Neanche si presenta e mi fa: “Annika ti piace”. Secca e diretta. Quando le rispondo di sì e che farei di tutto per ottenere un appuntamento con lei, mi dice di trovarmi il pomeriggio seguente al Sony Center. Ovviamente mi presentai, ma non mi sarei mai aspettato che, durante una visita al Museo del Cinema e della Televisione, quella ragazza avrebbe trovato una scusa per lasciarci soli e farmi ottenere il primo appuntamento con la mia meravigliosa moglie.
Dopo un lungo e scenografico bacio, Annika prese il microfono.
-Chi mi conosce sa quanto sono testarda e che, se una persona non mi va a genio subito, non le rivolgerò mai la parola. Per fortuna, in questo caso, mi sono sbagliata. E non me ne sarei mai accorta se una fantastica persona in trasferta dal Giappone non mi avesse costretto a conoscere Elias. Perciò, gente, in alto i calici: questo brindisi è per la nostra amica Tenten.
Quest’ultima avrebbe voluto sotterrarsi per l’imbarazzo, mentre si alzava un boato di approvazione.

-Era proprio necessaria tutta quella scena?
-Oh, la nostra stellina modesta!- la canzonò la sposa abbracciandola -Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.
-Non mi avrebbe mai dato una possibilità se non fosse stato per te- la rinforzò Elias, per poi rivolgersi a Neji -Ma è sempre così umile?
-Sempre- rispose lui con fermezza.
-Però devo dire che ancora non mi spiego perché non hai pensato che fosse un criminale o uno stalker quella sera- disse Annika.
-Che delicatezza, cara.
Tenten rise allo scambio di battute, per poi rispondere.
-Beh, quando lo fermai fuori dal locale, pronunciò una frase che un criminale o uno stalker non direbbero mai.
-Che sarebbe?
-Testualmente: “io quella ragazza un giorno me la sposo”. È bastato osservare la sua espressione  mentre lo diceva per fargli passare l’esame.
A quelle parole il viso di Annika si addolcì. Dopo l’ennesimo bacio al suo sposo, trascinò Tenten all’uscita di emergenza più vicina per fumarsi una sigaretta insieme. Elias colse l’occasione per invitare Neji a bere qualcosa insieme.
-Tenten sembra stare molto meglio rispetto all’ultima volta che l’ho vista. Certo, immagino che in due anni si abbia parecchio tempo per riprendersi.
-Non sono mancati i momenti difficili, ma lei ha una forza interiore straordinaria- ribatté lo Hyuga.
Lo sposo osservò la sua espressione mentre parlava, e sorrise.
-Si vede che ci tieni molto a lei- le sue parole suscitarono un sussulto appena percettibile nell’altro -è molto che state insieme?
-In realtà poco più di un mese.
-Ma dai. A guardarvi, sembrate conoscervi da tutta una vita.
Il ragazzo cercò con lo sguardo Tenten, che rideva appena fuori dall’uscita.
-In un certo senso è così.
Elias ebbe la perspicacia per capire che chi aveva davanti si era aperto più di quanto fosse solito fare con uno sconosciuto e cominciò a fargli domande su argomenti più neutrali come il pianoforte e le serie televisive.

-È davvero un gran pezzo di ragazzo, Ten! Bel colpo!
-Parlerai in questo modo anche a novant'anni?
-Anche a centoventi, se ci arrivassi.
Si scatenò l’ennesima risata.
-È bello vederti così serena, sai?- disse poi Annika più seriamente -A quanto pare questo Neji ti fa stare proprio bene.
-Ancora qualche volta penso di essermi immaginata tutto. E poi ho l’impressione che stiamo bruciando un po’ le tappe… Non sono neanche due mesi che stiamo insieme e già facciamo una vacanza dormendo nello stesso appartamento.
-Come al solito ci ragioni troppo- sentenziò la sposa -Vi conoscete da anni, siete stati amici. Tante cose che si scoprono durante una relazione voi le sapete già. E non credere che non abbia notato la vostra pomiciata pre-buffet: tra voi c’è una chimica assurda. Non mi stupirei affatto se aveste già fatto sesso.
Tenten arrossì, ma in realtà non poteva fare a meno di essere onesta con lei.
-Non ancora, anche se comincia ad esserci parecchia tensione nell’aria…
Annika acquistò un’espressione intenerita e abbracciò l’amica.
-Tesoro, non c’è ragione di preoccuparsi. Non stare a darti pensiero se accadrà troppo presto o troppo tardi. Quando sarà il momento lo capirete e sarà giusto così.
La ragazza fu grata di quella rassicurazione.
-Grazie, avevo bisogno di sentirmelo dire.
-Quando vuoi, stella. Ma ora devo riscuotere il mio regalo di nozze- la prese per mano e la condusse verso la postazione del mixer -sono proprio curiosa di sapere che canzone hai scelto!
-In realtà credo che farò un cambio di programma dell’ultimo minuto- disse Tenten cercando con lo sguardo Neji.

Il duetto fu molto apprezzato dagli sposi, che si profusero in complimenti quando dovettero salutarsi. Sulla linea della metro per ritornare all’appartamento, un gruppo di musicisti di strada allietavano il rientro del sabato sera di una folla di giovani.
-Questo- spiegò sorridente Tenten mentre si aggrappava al palo del mezzo -è un altro degli innumerevoli motivi per cui adoro questa città.
-Devo ammettere che anche questa è una cosa nuova- Neji si posizionò di fronte a lei.
Ascoltarono per un po’ la musica.
-È stato davvero un bel matrimonio.
-Sì. Gli sposi sono decisamente delle persone originali- l’affermazione del ragazzo provocò nell’altra una risata -e sembrano volerti un gran bene.
-Sì, e io ne voglio a loro. Anche se probabilmente è strano stringere un rapporto così confidenziale con qualcuno che non si vede mai.
-Non per te- il tono che usò era molto dolce -tu riesci a farti voler bene da chiunque ti conosca.
-Stai esagerando…
-Lo sai che non è vero.
Tenten sorrise, per poi appoggiarsi al suo petto. Un secondo dopo sentì un bacio in fronte e una mano accarezzarle i capelli.
L’applauso ai musicisti di strada li fece voltare verso di loro.
-Vorrei avere qualche soldo da lasciargli…- sussurrò la ragazza, scavando nelle tasche della giacca senza trovare nulla.
Quando alzò lo sguardo, Neji le stava porgendo una moneta. La accettò con un gran sorriso e andò subito a lasciarla al gruppo, per poi ritornare al suo posto.
-Più penso di conoscerti, più mi stupisci- gli disse con sincera ammirazione.
-In positivo, mi auguro.
-Assolutamente.
Continuarono a guardarsi negli occhi fino a fine tragitto.
Quando risalirono le scale della stazione della metro, li sorprese la pioggia.

Appena entrarono nell’appartamento, Tenten recuperò subito degli asciugamani.
-Un acquazzone in piena regola…- commentò Neji togliendosi la giacca zuppa.
-Già, chi se lo aspettava- replicò lei facendo lo stesso e asciugandosi la parte superiore del busto alla buona -preparo subito qualcosa di caldo.
Mise a bollire l’acqua per il tè, cominciando a tamponarsi i capelli. Vide che anche quelli del ragazzo gocciolavano.
-Su, siediti.
Cominciò a strofinargli l’asciugamano sul capo.
-Dovresti toglierti quei vestiti bagnati, o prenderai un malanno- disse lui.
-Bel tentativo, Hyuga- lo prese in giro, passandogli una mano tra i capelli per controllare che fossero un po’ meno umidi -e comunque lo stesso vale per te.
-Dico sul serio- ribatté Neji prendendole i fianchi.
In quel momento il rumore secco del bollitore che si spegneva automaticamente rimbombò come uno sparo.
Era come se si fossero ipnotizzati a vicenda. Le loro labbra si avvicinarono lentamente. Mentre i loro respiri si facevano più corti, Tenten si ritrovò a cavalcioni sul ragazzo. I vestiti caddero a terra, uno a uno. L’imbarazzo era rimasto fuori dalla porta e, sulla scia di tutto quello che avevano provato sin da quella passeggiata nel bosco, ogni movimento nasceva con un’estrema naturalezza.

La luce grigia di una giornata piovosa filtrava dalla finestra, senza risultare fastidiosa.
Tenten si svegliò con la sensazione di non aver mai dormito così bene in vita sua. Si stiracchiò contro il cuscino, ricordandosi di non essere nella sua camera. E di non essere sola. Neji era già sveglio, chissà da quanto.
-Buongiorno…- lo salutò con la voce impastata e gli occhi che non ne volevano sapere di restare aperti -perché il tuo letto è più comodo del mio?
Il ragazzo sorrise senza rispondere, attirandola a sé prendendola per la vita e baciandola prima sulla fronte e poi sulle labbra.
-Stai bene?- le chiese invece, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Come potrei non stare bene?- ribatté lei accoccolandosi al suo petto -Adesso capisco perché Asuma e Kurenai lo fanno di continuo.
Scoppiarono tutti e due a ridere.
-Sembra che pioverà tutto il giorno- notò lui guardando fuori dalla finestra.
-Io non ho alcuna fretta di alzarmi da questo letto- affermò Tenten, sistemando meglio la testa sul cuscino -in fondo abbiamo ancora una settimana piena per fare i turisti.
-Non è un’idea del tutto malvagia.
Lo Hyuga scomparve oltre la porta per qualche minuto. Tornò con il té per sé e il caffè per lei. La ragazza si tirò su a sedere, arrotolandosi le maniche della camicia presa in prestito per la notte. Neji le si sedette accanto e le porse la tazza, per poi circondarle le spalle con un braccio.
-Sarà difficile tornare alla quotidianità- sussurrò Tenten dopo qualche attimo di silenzio.
-E sarà seccante da morire sentire i commenti di tutti gli altri sul fatto che stiamo insieme.
-Non dobbiamo dirlo per forza subito.
Il ragazzo la guardò stupito.
-Che c’è?- ribatté lei -Quanto sarà mai difficile tenerlo nascosto per un po’? Io sono brava a mantenere i segreti.
-Non ti dispiacerebbe?
-Perché dovrebbe? Certo, Asuma e Kurenai lo sanno già… e mi sentirei un po’ a disagio a nasconderlo a Hinata, Shino e Lee- prese un lungo sorso di caffè -però non voglio neanche mettere a disagio te. Per cui deciderai tu quando metterlo in piazza. Io non pronuncerò una sola sillaba senza un tuo cenno.
Sembrava molto sicura e tranquilla rispetto a quello che stava dicendo.
-Ok, va bene- assentì lui con ton grato.
Le tazze vuote vennero posate sul comodino e la ragazza ne approfittò accoccolarsi meglio a lui, sovrapponendo le proprie gambe alle sue. Neji la rimirò per un po’, con quei capelli leggermente arruffati e la camicia troppo grande che le lasciava scoperta una spalla.
-Sei bellissima- le sussurrò all’orecchio, facendola arrossire -e stanotte è stato stupendo.
Tenten sorrise, inclinando il collo nel ricevervi leggeri baci.
-La prima o la seconda volta?- chiese provocatoria, avvertendo i sensi cominciare ad annebbiarsi.
-Aspetterei di vedere come va la terza- soffiò lui, portandola a sdraiarsi di nuovo.











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Capitolo 31
*** Tenere un segreto ***


L'attrice
TENERE UN SEGRETO




Era l’ultimo giorno a Berlino. Il cielo era nuvoloso, come a fare compagnia al dispiacere di Tenten di dover lasciare di nuovo quella città. Fin dalla mattina avevano semplicemente passeggiato.
-Eppure ero sicura che fosse qui…- la ragazza passava in rassegna con lo sguardo tutte le vetrine davanti a cui stavano camminando.
-Potrebbe essere chiuso.
-No, non è possibile. Probabilmente mi ricordo il numero civico sbagliato…
Dieci metri più in là, finalmente, vide quello che cercava.
-Lo sapevo!
Neji la seguì all’interno di quello che in prima battuta sembrava un semplice negozio di bigiotteria etnica. In realtà bastava soffermarsi su qualche pezzo in esposizione per capire che si trattava di lavori d’artigianato.
Tenten cominciò a cercare tra le vetrine.
-Eccola. A Kurenai piacerà un sacco.
-Perché prenderle il regalo di nozze qui? Potevi trovare qualcosa anche in Giappone.
-Ho visto questa collana la prima volta che sono venuta a Berlino. Da quando Kurenai si è fidanzata ho pensato a mille idee diverse, ma niente da fare: deve essere questa- cercò di attirare l’attenzione del commesso.
-Non mi è chiara la logica, ma se lo dici tu.
-Non ti capita di fare molti regali, eh?
-No, in effetti no.
Il commesso si avvicinò e, incredibilmente, riconobbe Tenten. Mentre prendeva la collana per incartarla, la invitò a seguirlo al bancone, dove erano esposti alcuni anelli, indicandogliene uno.
-Non ci posso credere, è ancora qui…
Si chinò a osservare un anello d’oro, con una corniola di dimensioni modeste come pietra.
Lo Hyuga si avvicinò, incuriosito.
-È la prima volta che ti vedo dare attenzione ad un gioiello.
-Già, di solito non mi interessano. Ma… non so, mi ha colpito da quando l’ho visto l’altra volta. Mi sono costruita un po’ la fantasia che mi stia aspettando, per qualche motivo- si riscosse dalla sua aria sognante -Ma, più realisticamente, non me lo posso permettere. Perciò mi tocca aspettare di diventare ricca, cosa alquanto improbabile.
La ragazza pagò la collana e si diresse verso l’uscita, non prima di aver dato un ultimo sguardo all’anello.

Tenten dormiva profondamente, con la schiena mezza scoperta che si alzava e abbassava impercettibilmente. Neji cessò di guardarla per cercare il bicchiere d’acqua sul comodino e bere. Ritornò a sdraiarsi, strofinandosi gli occhi.
L’indomani sarebbero ripartiti e tornati alla vita di sempre, circondati dalle persone di sempre. Lì, al buio, si concesse di chiedersi se sarebbe cambiato qualcosa tra loro. Si erano riconciliati e riavvicinati a Toronto; la loro storia era cominciata in Canada e continuata durante una vacanza in Europa, alloggiando nello stesso appartamento e, negli ultimi giorni, dormendo nello stesso letto. Cosa avrebbe significato tornare in Giappone? Si sarebbero percepiti allo stesso modo? O si sarebbero sentiti più distanti, distratti dalla quotidianità e dagli impegni?
-Ehi…
Il sussurro della ragazza richiamò il suo sguardo.
-Scusa, ho fatto rumore?
-Qualcosa del genere- rispose con la voce impastata e gli occhi chiusi -sento come un ronzio provocato dai pensieri di qualcuno che si preoccupa…
Lo Hyuga scosse il capo incredulo, senza riuscire a trattenere un sorriso.
-...e comunque quando sei sveglio non riesci a tenere le gambe ferme- continuò lei, girandosi lentamente su un fianco -stai bene? Hai bisogno di parlare?
-Sto bene- la rassicurò -torna pure a dormire.
-Senza offesa, ma grazie- biascicò lei tornando ad abbracciare il cuscino.
Il ragazzo le si avvicinò e la baciò sulle labbra. Osservò un impercettibile accenno di sorriso comparire sul volto di Tenten e, prima di rendersene conto, prese sonno.

Fu strano per tutti e due rimettere piede sul suolo giapponese. Seguirono il flusso di persone verso l’uscita con passo cadenzato, in silenzio, scambiandosi qualche sguardo.
Quando scorsero Asuma e Kurenai nell’area ‘Arrivi’, il ritorno alla quotidianità risuonò in loro, accompagnato però da una piacevole sensazione di familiarità.
Tenten corse loro incontro sorridente, lasciandosi abbracciare.
-Che bello riaverti qui, tesoro!- esclamò la donna stringendola forte -Sembra sia passato un secolo!
-Quant’è vero!- rispose la ragazza mentre si sentiva scompigliare i capelli.
-Hai un aspetto meraviglioso, ragazzina. Ti fa bene viaggiare- Asuma si rivolse al ragazzo che li aveva raggiunti -Neji, bentornato anche a te.
-Grazie. È un piacere vedervi.
Kurenai lasciò finalmente andare Tenten.
-Abbiamo sentito i tuoi per sapere come tornavi a casa e ci hanno detto che avresti preso un taxi. Perché non lasci che ti accompagnamo? Se non altro sarai in compagnia.
Lo Hyuga, dopo un istante di stupore, accettò volentieri.
-Ma prima- intervenne Asuma infilandosi una sigaretta in bocca -che ne dite di fermarci a mangiare un boccone? Ormai è ora di cena: riposerete meglio a stomaco pieno.

Si era creato fin da subito un clima rilassato e familiare. Asuma e Kurenai facevano sembrare il fatto che stessero insieme come qualcosa di assolutamente normale e naturale. Parlarono molto della serie che avevano girato a Toronto.
-Non ti ringrazierò mai abbastanza, Asuma, per avermi trovato quel lavoro- ribadì Tenten.
-Io non ho fatto praticamente nulla, sei tu che hai passato il provino. E sono sicuro che anche Neji sarà stato eccezionale.
-Ho fatto la mia parte- commentò semplicemente lo Hyuga -Certo, trovare lì qualcuno con cui avevo già lavorato lo ha reso sicuramente più facile. È stata davvero una sorpresa incontrarci lì.
Kurenai tossì sonoramente, lasciando la ragazza perplessa. Conosceva molto bene i suoi colpi di tosse intenzionali: lo faceva ogni volta che voleva che qualcuno sputasse il rospo.
-Cara, dovresti bere un po’ d’acqua- la incoraggiò il compagno con ostentata noncuranza.
-Avevi promesso che glielo avresti detto.
-Ma che fretta c’è, stiamo così bene ora…
-Asuma!
A quel tono non ci si poteva opporre.
I due ragazzi li guardavano entrambi dubbiosi, non capendo dove volessero andare a parare.
-Ok- si arrese l’uomo -Ho una piccola confessione da fare.
Tenten e Neji si sporsero leggermente verso di lui, sentendosi in qualche modo chiamati in causa.
-Quando mi hanno parlato della produzione e tu- indicò con un cenno del capo la ragazza -hai subito deciso di presentarti al provino, ho contattato l’agente di Neji e gli ho suggerito di prendere in considerazione la parte del protagonista.
-È stato prima che litigaste- precisò Kurenai -aspettavamo gli esiti dei provini per dire che entrambi avreste recitato in quella serie, ma con la tensione che c’era tra voi non ci sembrava una buona idea.
-E, se devo esser sincero, speravo che un contesto neutrale potesse aiutare a riappacificarvi.
I due ragazzi inizialmente rimasero in silenzio, con delle espressioni indecifrabili in volto. La prima a parlare, ovviamente, fu Tenten.
-Che cosa assurda…- si limitò a commentare scuotendo il capo.
-Mi rendo conto che è stato un comportamento al limite dell’invadenza e vi chiedo scusa. Ma devo ammettere che, dato il risultato, faccio un po’ fatica a pentirmene del tutto.
Gli interessati si scambiarono uno sguardo.
-Beh- Neji prese finalmente parola -tutto considerato, immagino che dovrei ringraziarti.
Il viso di Asuma si distese.
-Bene, ora va meglio- sentenziò Kurenai soddisfatta, per poi cambiare argomento -Spero che riuscirai a riposare bene, Ten: domani sera Hinata ha organizzato una festicciola in giardino con tutti i vostri amici per darvi il bentornato.
-Non vedo l’ora!- esclamò la ragazza.
-Noi, ovviamente, non abbiamo accennato a nessuno del fatto che state insieme- aggiunse Asuma -abbiamo pensato che voleste decidere voi quando e come dirlo.
-Sì, in effetti sì- confermò lo Hyuga.
-Beh, non sarà facile- commentò Kurenai, rivolgendosi in particolare a Tenten -lo sai che per questo genere di cose Shino ha una specie di radar, ti conosce troppo bene.
-Sì, lo so…
-Dovrete fare attenzione se intendete tenervelo ancora un po’ per voi.
Quel discorso dette da pensare ad entrambi i ragazzi sulla strada verso casa. Quando arrivarono a villa Hyuga, i loro accompagnatori li lasciarono da soli appena scaricati i bagagli.
-Il fatto di doverlo tenere nascosto ti preoccupa?- chiese il ragazzo.
-Certo, non sarà facile… ma abbiamo un accordo: nessuno dei due dice nulla finché tu non decidi che è il momento. Kurenai però ha ragione: dovremo starci attenti- Tenten sospirò -Immagino di dover sperare che saltino fuori un bel po’ di incontri del Progetto Canto a recupero dei mesi persi.
Neji sorrise, sistemandole la solita ciocca dietro l’orecchio.
-Puoi contarci.
Si scambiarono un bacio, per poi rimanere abbracciati.
-Da domani cambieranno molte cose- sussurrò lui contro i suoi capelli.
-Può darsi- rispose lei, allontanandosi per guardarlo negli occhi -ma chissà, potrebbero anche cambiare in meglio.
Cominciò a dirigersi verso l’auto, ma si voltò a metà strada.
-Magari sarà anche più divertente- disse sorridendo.
Il ragazzo la seguì con lo sguardo finché non salì in macchina, per poi sorridere a sua volta vedendo che aveva aperto il finestrino e si era sporta per salutarlo ancora.

Tenten pensò che villa Hyuga sembrava totalmente diversa rispetto alla sera precedente. Erano solo le cinque del pomeriggio, ma non aveva potuto resistere all’idea di stare un po’ da sola con Hinata prima di vedere tutti gli altri. Sentiva il bisogno di riabituarsi alla sua vecchia vita.
Quando la sua migliore amica le apparve davanti, si ricordò di quanto le fosse mancata. Si abbracciarono prima ancora di pronunciare una qualsiasi parola.
-Sembra passata un’eternità!
-Davvero!
La padrona di casa la condusse al giardino sul retro, dove erano già stati allestiti tavoli e sedute.
-Non mi dire che hai già fatto tutto. Sono venuta prima anche per dare una mano.
-Lo so, lo so. Vedrai che ci sarà qualcosa da fare, anche se non te ne dovresti preoccupare.
Il loro tè speciale era già pronto, perciò si sedettero godendosi il sole di giugno.
-Non hai detto a nessuno che venivo prima, vero?
-Certo che no, voglio averti tutta per me- rispose Hinata con la sua usuale dolcezza -anche se non posso garantire che qualcuno non faccia un’improvvisata.
-Allora godiamocela finché possiamo!
Come si aspettava, l’amica le pose un’infinità di domande sulla serie. Si distrasse solo un attimo quando le arrivarono un paio di messaggi.
-Tutto ok?- chiese Tenten.
-Sì, sono solo delle conferme per stasera. Verranno anche Gaara e gli altri, sai. Ci sarà anche Matsuri.
-Oh, che bello. Non vedo l’ora di rivedere anche lei.
-Sembra una ragazza molto carina, mi piacerebbe conoscerla meglio. Ho invitato Gaara perché so che è un buon amico di mio fratello, ma ovviamente non potevo non estendere l’invito anche a Kankuro e Temari. Ci divertiremo tutti insieme. Comunque Neji arriverà un po’ più tardi, aveva delle commissioni da sbrigare…
Tenten le lanciò uno sguardo perplesso.
-Hinata, io non ti ho chiesto dove fosse Neji.
La ragazza rimase a bocca aperta, come colta in castagna.
-Lui ti ha detto qualcosa?
La Hyuga indugiò un po’, per poi vuotare il sacco.
-Oggi a pranzo l’ha detto a tutta la famiglia…
-A tutt… cosa? L’ha detto ai tuoi genitori?
-Sì, ma non devi preoccuparti, l’hanno presa bene.
-Oh mio dio…- Tenten si coprì il viso con le mani per l’imbarazzo.
-Voleva aspettare che me lo dicessi tu, sapeva che ci tenevi, ma essendo sua sorella si sentiva in dovere di farmelo sapere…
Seguì un momento di silenzio, durante il quale Tenten si accese una sigaretta.
-È naturale- disse infine -che abbia voluto dirtelo lui. Certo, anch’io non avrei resistito molto nel tenere il segreto con te.
Hinata finalmente poté mostrare il suo totale entusiasmo.
-Sono così contenta per te!- esclamò abbracciandola -E te lo devo proprio dire: sei radiosa, tutta un’altra persona da quando sei partita. Si vede che sei felice.
L’altra in risposta sorrise.
-Non posso negarlo, non sono mai stata così bene.
-E comunque Neji mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno, quindi puoi stare tranquilla.
Tenten non poté fare a meno di scuotere la testa.
-Puoi dirlo a Kiba.
-No, mio fratello non vorrebbe…
-Kiba è bravo a tenere i segreti, noi lo sappiamo bene. Non voglio che vi nascondiate le cose, voi vi dite sempre tutto. Stai tranquilla, affronterò io l’ira di Neji se lo dovesse scoprire.
Come sempre, Hinata si sentì rassicurata.
Quando mancava mezz'ora all’orario di ritrovo, cominciarono a portare fuori cibo e bevande. Stavano sistemando uno dei tavoli quando qualcuno si presentò in anticipo.
-Lo sapevo che saresti stata già qui.
Tenten si ritrovò stretta nell’abbraccio di Shino in meno di un secondo.
-Mi sei mancato troppo!
-Mai quanto tu a me- ribatté il ragazzo senza allentare la stretta -non ti azzardare più a sparire per tutto questo tempo.
-Parola di scout.
Quando si furono separati, Shino la squadrò da capo a piedi.
-Hai un aspetto magnifico. Anche se…
-Cosa?
-Hai qualcosa di diverso.
La ragazza gli rivolse uno sguardo perplesso.
-Diverso come?
-Non lo so- l’Aburame rimase pensieroso per un po’, poi scrollò le spalle -tanto prima o poi lo capirò. Allora, vi serve una mano?
Si diressero tutti e tre in casa a prendere il resto; nel frattempo Tenten lanciò a Hinata uno sguardo sollevato.

-Eccoti!
-Era ora!
Tenten si ritrovò assalita da Ino e Sakura, contemporaneamente. Quasi non la facevano respirare.
-Anche voi mi siete mancate, ragazze, ma non ho mica rischiato di morire! Shikamaru, Choji, Sasuke- salutò ancora stretta in quella morsa d’affetto.
La sommersero subito di domande, ma riuscì abbastanza facilmente dirottare il discorso sulle loro novità. Mentre le ascoltava vide arrivare Gaara e Matsuri, che si tenevano per mano. Li salutò da lontano, sperando di riuscire a parlarci più tardi, magari senza troppe persone intorno.
Poco più tardi qualcuno fece il suo ingresso rumoroso in giardino.
-Dove sei? Fatti vedere, avanti!
Tenten era già scoppiata a ridere. Appena Lee la individuò, la raggiunse e la sollevò da terra.
-La mia finta fidanzata preferita!
Quando la riposò a terra, la sottrasse a Ino e Sakura per andare a prendere da bere.
-Era ora che tornassi- disse lui, circondandole le spalle con un braccio -ancora un mese e sarei venuto a riprenderti personalmente.
-Anche tu mi sei mancato, Lee. Tantissimo.
-Sappi che sei prenotata per una cena al fiume il prima possibile, voglio che mi racconti ogni cosa.
-Cosa ci sarà mai di così interessante? Tutti che volete chissà quali resoconti.
-Ti piace proprio fare la misteriosa, eh?- lo sguardo del ragazzo fu attirato da Neji, appena arrivato, che si era diretto subito a salutare Gaara -Comunque sono contento che avete fatto pace. Almeno sei riuscita a vivere le riprese serenamente.
-Ne sono contenta anch’io- affermò lei sorridendo -Allora, hai qualche novità? Magari sul commesso di quel negozio?
Lee scosse appena il capo.
-Alla fine non è andata. Avevamo ben poche cose in comune.
-Oh, mi dispiace…
-Non preoccuparti. In fondo funziona così, no? Si conosce gente e si prova. In questo momento l’importante è che stia bene con me stesso.
-Sono molto felice di sentirtelo dire. Vedrai che incontrerai un ragazzo straordinario, prima o poi.
Il ragazzo le prese una mano e gliela baciò affettuosamente.
-Sai- iniziò poi -forse io e te dovremmo uscire e andare a caccia di ragazzi insieme. Magari mi porti fortuna.
Tenten si sentì andare la bibita di traverso e cominciò a tossire, un po’ per le parole di Lee, un po’ perché Neji si era avvicinato proprio in quel momento e aveva sicuramento sentito.
Mentre i due ragazzi si salutavano, fu tratta in salvo da Shino con la scusa di dover recuperare in casa della musica che aveva portato.
-Non ti danno un attimo di respiro, eh?
-Un po’ me lo aspettavo e, ad essere sincera, mi fa piacere. Sento di dover recuperare mesi e mesi con tutti voi.
-E dovrai farlo, sia chiaro- ribatté lui facendola ridere -ma ora devi dirmi che succede.
Tenten si sentì raggelare. Accidenti, aveva davvero un radar. Non restava che provare a fare la finta tonta.
-Riguardo a cosa?
-Ten, ti conosco. Mi fa piacere che tu e Neji abbiate fatto pace, ma so che questo manda in fumo il tuo progetto di togliertelo dalla testa. Hai passato anni a spasimare per lui relegata al ruolo di amica e ci sei stata male. Per favore, se c’è qualcosa che non va, dimmelo. Lo sai che puoi dirmi tutto.
La ragazza sospirò, sentendosi messa all’angolo. Si appoggiò ad una parete del salottino dov’erano entrati, cercando di ostentare noncuranza.
-Credimi, Shino, non c’è niente che non va, anzi…
-C’è qualcosa che non mi stai dicendo. Tu mi dici sempre tutto.
Aveva ragione: non riusciva a tenere un segreto con lui. Tenten si guardò intorno per assicurarsi che nessuno stesso entrando.
-Ok- chiuse istintivamente gli occhi nel parlare -io e Neji stiamo insieme.
Seguì un lungo momento di silenzio, tanto che la ragazza aprì un solo occhio per sbirciare la reazione dell’amico. Che, dopo essersi fatto cogliere dalla sorpresa, sorrise incredulo.
-Stai dicendo sul serio?
-Sì.
Shino si appoggiò alla parete accanto a lei, togliendosi gli occhiali da sole.
-Tu e Neji state insieme- ricapitolò ad alta voce.
-Sì.
-Da quanto tempo?
-Un paio di mesi…
Il ragazzo annuì, come se avesse appena collegato delle informazioni fino ad allora poco comprensibili.
-Ora mi spiego perché all’improvviso sembravi la persona più felice della terra durante le nostre telefonate.
-Avrei voluto dirtelo prima, ma non mi piaceva l’idea di farlo al telefono… Poi non so quando Neji si sentirà pronto a renderlo pubblico, non voglio mettergli fretta.
-Ti tratta bene?
Tenten si voltò verso di lui, un po’ stupita da quella domanda.
-Sì… anzi, meglio di quanto immaginassi.
Shino si avvicinò e l’abbracciò, gesto che la ragazza apprezzò molto.
-Ok- disse lui -Penso che sia cosciente che, se prova a farti soffrire, scatenerà l’ira di parecchie persone, tra cui la mia.
Quando l’abbraccio si sciolse, la prese per le spalle.
-Sono felice per te, Ten. Puoi stare tranquilla, non dirò niente finché non sarete voi a farlo- la invitò con un cenno a ritornare in giardino.
-Grazie, Shino.
-Non c’è di che. E poi sarà divertente starti appiccicato per far ingelosire Hyuga con la scusa di non sapere niente.
La ragazza non poté non ridere.
-Certo che sei proprio tremendo.
-Avrò il diritto di divertirmi un po’, ogni tanto. Aspettati dimostrazioni di affetto a sorpresa quando siamo nella sua visuale.
Nel rimettersi gli occhiali da sole, vide che l’oggetto della conversazione aveva appena lanciato loro uno sguardo.
-Mi auguro solo di non dover sedare una rissa- ribatté Tenten ironica dirigendosi verso il tavolo delle vivande.
Fu davvero contenta quando trovò al suo fianco Matsuri.
-Ehi, ciao!- la salutò con un abbraccio.
-Che bello vederti finalmente- rispose la ragazza, cominciando a servirsi -come stai?
-Molto bene, grazie. Tu, piuttosto! Un uccellino mi ha detto che è successo qualcosa di bello in mia assenza.
Matsuri arrossì leggermente, lanciando uno sguardo a Gaara che, dall’altra parte del giardino, stava parlando con Neji.
-Eh già- ribatté stringendosi nelle spalle -non avrei mai creduto che una come me potesse piacergli.
-Che assurdità. Io avevo sentito delle buone vibrazioni mentre lavoravamo al tributo. Sono davvero contenta per voi.
-Grazie, Ten. Spero che nei prossimi giorni troveremo un momento per vederci: ho tante domande sulla serie che hai girato.
Tenten cercò con gli occhi Hinata che, quando incrociò il suo sguardo, annuì appena.
-Io e Hinata ogni tanto ci vediamo qui a casa sua per un tè e due chiacchiere. Ti andrebbe di venire la prossima volta?
Matsuri fu entusiasta di accettare quell’invito.

Dopo parecchio tempo passato a chiacchierare a gruppetti, la comitiva si riunì a sedere tutta insieme con coperte, cuscini e sedie. Tenten era stata costretta da Shino e Lee a prendere posto in mezzo a loro. Sì, penso la ragazza guardandosi attorno, le era proprio mancato tutto questo. La voce squillante di Ino che parlava di una festa organizzata da chissà chi la spinse a rivolgerle attenzione.
-Quindi stiamo parlando di un ballo?- chiese Temari, non molto convinta.
-Sì, più o meno lo stile è quello- confermò Sakura.
-La produzione di Naruto non organizzerà feste prima che sia autunno- insistette la Yamanaka -ed è tanto tempo che non facciamo qualcosa di divertente tutti insieme.
-In fondo potrebbe essere divertente- la rinforzò Choji.
Qualcuno sembrava ancora dubbioso e Tenten si sentì in dovere di intervenire.
-Ma sì, dai, sono curiosa di vedere come sarà questo ballo. È una vita che non ho l’occasione di ballare: io ci vengo.
Come era successo in molte altre occasioni, il suo essere ben disposta piano piano trascinò un po’ tutti. Ino fece un gesto di vittoria, ringraziando con un cenno l’amica.
-Non ci sarà mica la solfa del dover invitare le ragazze o cose simili?- domandò Naruto.
-No, niente del genere- rispose Sakura.
-Che peccato- intervenne Shino, con un tono evidentemente ironico, rivolgendosi a Tenten -e io che volevo invitarti.
La ragazza dovette sforzarsi di sembrare il più tranquilla possibile e, soprattutto, di non guardare Neji.
-Molto spiritoso… Forse dovremmo cominciare a controllare che tu beva solo analcolici d’ora in poi.
Il suo commento scatenò l’ilarità generale. Quando qualcuno cambiò discorso, si alzò per andare in bagno.
-Non esagerare- bisbigliò a Shino prima di avviarsi.

Quando Tenten uscì dal bagno, trovò nel corridoio Neji che parlava al telefono. Quando la vide avvicinarsi, concluse la conversazione e mise a posto la cornetta, invitandola poi a entrare in una stanza adiacente, le cui finestre non davano sul giardino posteriore.
-Fa uno strano effetto essere di nuovo in mezzo a tutti gli altri- esordì lui chiudendosi la porta alle spalle.
-Già, davvero strano.
Non resistettero a lungo: si avvicinarono e si baciarono, come se fossero stati lontani per un mese piuttosto che per una giornata.
-All’improvviso mi sembra che ci siano troppe persone a questa festa- sussurrò lei, rimanendo ancora un po’ con la fronte appoggiata al suo mento.
-Già. Immagino la fatica che stai facendo nel non dire niente.
-Sì- la ragazza si allontanò, facendo qualche passo senza una direzione precisa -abbastanza. Anche se con Hinata qualcuno mi ha risparmiato la fatica di mentire.
-Le avevo chiesto di non dirti niente…
-Sarà tua sorella, ma è anche la mia migliore amica: ci è voluto un nanosecondo a scoprirlo. Capisco comunque quanto sarebbe stato difficile per te tenerla all’oscuro.
-Beh, sembra che tu sia stata più brava di me a tenere la bocca chiusa.
Il silenzio di Tenten sembrò contraddire quell’affermazione.
-Ten?
-L’ho detto a Shino- ammise lei tutto d’un fiato -mi dispiace, quel ragazzo ha davvero un radar quando non gli dico qualcosa…
Lo Hyuga scosse il capo.
-Ora capisco perché aveva quei comportamenti così eccessivi stasera. Spero almeno che si stia divertendo.
-Non ti ha infastidito?- chiese la ragazza stupita.
-Certo che mi ha infastidito- riconobbe lui, seppur con tono pacato -ma sapere che lo ha fatto apposta, per qualche motivo, mi tranquillizza. E, visto che ci siamo- prese un respiro prima di continuare -l’ho detto anche a Gaara.
Tenten gli rivolse un’espressione sbalordita.
-Caspita, non avevo idea che potessi avere la lingua più lunga della mia…- lo prese in giro.
-Pensavo sul serio che fosse il caso di aspettare per dirlo a chiunque al di fuori della mia famiglia. Ero determinato a non dirlo, ma tra me e Gaara c’è un rapporto troppo profondo: non ho potuto non renderlo partecipe di una cosa così importante.
La ragazza sorrise, intenerita da quelle parole.
-Direi che è una motivazione inattaccabile- affermò con tono dolce -ora è meglio che torni fuori, prima che qualcuno venga a cercarmi.
Si riavvicinò a lui per un bacio di saluto.
-Progetto Canto?
-Domani pomeriggio alle sei- le rispose Neji, seguendola con lo sguardo mentre usciva dalla stanza.
Rimase lì, concendendole un po’ di vantaggio per non destare sospetti. Nonostante avessero ceduto con delle persone a loro care, erano riusciti a fare finta di niente per tutta la sera. Eppure non si sentiva a suo agio. Se ne era reso conto cinque minuti dopo essere arrivato in quel giardino. Era orgoglioso di stare con Tenten e, in realtà, in cuor suo desiderava che tutti lo sapessero.






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Capitolo 32
*** Qualcosa da proteggere ***


L'attrice
QUALCOSA DA PROTEGGERE




Tenten aprì la porta della sala prove con attenzione, cercando di non disturbare. Sorrise nel rivedere il gruppo suonare dopo tanto tempo. Rimase in ascolto finché non finirono.
Temari e Kankuro la salutarono velocemente.
-Siete sempre più bravi- disse con sincerità quando Gaara la raggiunse.
-Ti ringrazio.
-Non ti dispiace se rapisco Matsuri per un pomeriggio, spero.
-No, affatto- rispose lui rivolgendo lo sguardo alla ragazza che stava mettendo a posto i cavi -l’anno scorso si è affezionata molto a te, le sei mancata durante questi mesi.
-Per me è stato lo stesso. E sono stata molto contenta di sapere di voi due.
Il ragazzo sorrise.
-Beh, sembra che le risposte siano giunte a maturazione per entrambi. Non credo di aver mai visto Neji così impaziente di dirmi qualcosa.
Tenten si lasciò sfuggire un principio di risata, faticando a immaginarsi lo Hyuga in quel modo.
-Eccomi, sono pronta.
Matsuri abbracciò subito l’amica, per poi rivolgersi a Gaara.
-Ci sentiamo per stasera.
-Certo- il ragazzo la baciò teneramente sulla tempia -divertitevi.
Tenten aspettò di uscire da casa Sabaku prima di parlare.
-Accidenti, siete così carini insieme!
L’altra rise.
-Vorrei poter dire la stessa cosa di te e Neji, ma alla festa in giardino siete stati lontani tutto il tempo…
La ragazza scosse appena la testa, con noncuranza.
-Gaara mi ha detto che per ora volete tenerlo per voi- si affrettò a precisare Matsuri -però, non so… Mi sembra così strano.
-Lo so, ma è tutto nuovo per lui. Devo rispettare i suoi tempi.
-Sei davvero una persona paziente. Non so se io sarei capace di fare altrettanto.
-Non è faticoso come potrebbe sembrare- rispose Tenten con un’alzata di spalle -mi dispiace solo che Lee ancora non lo sappia, spero di poterglielo dire presto.
Matsuri la osservò come se non riuscisse a decifrarla.
-Sei decisamente la persona più strana che conosca- affermò infine.
-Grazie- ribatté con un sorriso l’altra, per poi prenderla a braccetto -ma ora, finché non raggiungiamo Hinata, devi raccontarmi tutto su te e Gaara.

La stanza del Progetto Canto era sempre la stessa e, stranamente, anche Neji e Tenten si sentivano come al solito. Semplicemente l’aria sembrava più leggera e trasparente, come se ogni cosa fosse al suo posto.
-Pare passata appena una settimana dall’ultima volta che abbiamo provato qui dentro- disse la ragazza dopo un’ora di canto quasi ininterrotto -com’è possibile?
-Non ne ho idea- rispose l’altro riponendo gli spartiti.
-Ah, prima che mi dimentichi: Kurenai e Asuma vorrebbero che noi ragazzi cantassimo qualcosa durante il ricevimento di nozze. Ti vogliono una sera a cena per parlarne.
-Perché io? Perché non Kiba o Shino?
-Hai sempre organizzato la parte musicale degli eventi della serie, per loro è come avere un professionista che costa un semplice invito al matrimonio.
-Non so se sentirmi offeso o lusingato- commentò Neji con tono ironico, sedendosi.
-Nel dubbio opterei per il lusingato- ribatté lei prendendo posto sulle sue ginocchia.
Il ragazzo le circondò subito la vita con le braccia.
-Fammi sapere il giorno della cena e ci sarò.
-Bene! Spero che tra i loro impegni e il ballo non si vada troppo in là, o non avremo tempo per preparare tutto.
-Quanto tempo dovrai perdere dietro a Ino per scegliere un vestito per il ballo?
-Per fortuna Shikamaru la tiene abbastanza impegnata. E poi sono in grado di decidere da sola come vestirmi. Tu pensi di venire?
Neji fu stupito dalla domanda.
-Perché me lo chiedi come se ti aspettassi che non venga?
-È un ballo, non sei mai andato matto per questo genere di cose. Non sei obbligato a venirci solo perché io ci vado. Tra l’altro dovremmo stare ancora a distanza di sicurezza, non passeremmo neanche la serata insieme.
-Credi di sapere sempre tutto, eh?
-Dimostrami che non è così- lo sfidò Tenten tranquillamente, alzandosi e stiracchiandosi davanti alla finestra.
-Come vuoi- lo Hyuga incrociò le braccia -se non ricordo male, all’ultima festa della produzione di Naruto speravi che un certo ragazzo ti invitasse.
La ragazza si bloccò per un secondo, non capendo dove volesse andare a parare.
-Il ballo potrebbe essere l’occasione giusta per recuperare quell’invito.
Tenten si voltò verso di lui incredula.
-Stai dicendo sul serio?
-Ho l’aria di uno che sta scherzando?
-E come pensi di farmi da accompagnatore senza far capire a nessuno che stiamo insieme?
-In nessun modo. Lo capiranno e basta.
La piega che stava prendendo quella conversazione cominciava a confonderla. La ragazza si passò una mano tra i capelli e si posizionò davanti al ragazzo.
-Non sono sicura di aver capito: stai dicendo di andare al ballo insieme e lasciare che gli altri si accorgano da soli che stiamo insieme…
-Sì- fu la risposta assolutamente pacata di lui.
-Quindi hai deciso di rendere pubblica la nostra relazione.
-Sì.
Tenten dovette ricapitolare ancora una volta tutto nella sua testa, prima di crederci.
-Ok…- non poté evitare un tono sbalordito.
Neji sorrise, per poi prenderle le mani e avvicinarsela.
-Pensavi che avrei preteso di tenerlo nascosto per sempre?
-Sinceramente non mi ero ancora posta il problema- ammise lei ritornando a sedersi sulle sue gambe.
-Davvero?
-Sei il mio ragazzo- rispose con un’alzata di spalle -l’ho aspettato per tanto tempo. Che gli altri lo sappiano non è una priorità per me.
Lo Hyuga le accarezzò il viso, portandole una ciocca dietro l’orecchio.
-Beh, lo è diventata per me.
La ragazza sorrise dolcemente, abbassandosi su di lui per baciarlo.
-Allora è deciso- disse poi -ma ho una condizione da porre.
-Cioè?
-Prima del ballo dobbiamo dirlo a Lee. Non è giusto che lo venga a sapere in quel modo.
Neji annuì.
-Sì, hai ragione.

Tre giorni dopo avevano appuntamento per cena al fiume con Lee. Circondati da una distesa di scatole di cibo d’asporto, alla luce del sole estivo che si attardava a calare, chiacchierarono come non facevano da molto tempo tutti insieme.
-Non so come ho fatto a sopravvivere tutti questi mesi senza di te- affermò Tenten dopo l’ennesima fragorosa risata.
-Così impari a sparire oltreoceano- ribatté l’amico sorridente -Devo dire che è proprio bello vedere che siete tornati in buoni rapporti. L’estate scorsa c’era talmente tanta tensione tra voi che si poteva quasi tagliare l’aria con un coltello.
-Siamo coscienti che non è stata una situazione facile per te- gli rimandò Neji con tono sentito.
-Per certi versi sì, ma in realtà quando ero in ospedale avete messo da parte i rancori per starmi vicino- Lee produsse un lungo sospiro al pensiero di quell’evento -Non vi ho mai veramente ringraziato per quello che avete fatto.
-Abbiamo solo passato qualche mattina in ospedale a farti compagnia, non c’è niente di straordinario in questo- fu la risposta di Tenten.
-Non sono d’accordo, ma io mi riferivo al flashmob- fece una pausa, durante la quale gli altri due si scambiarono un’occhiata -Essere pestato da quei ragazzi mi aveva fatto sentire davvero… sbagliato. Ho capito solo dopo che in realtà mi portavo dentro quella sensazione da quando mi ero reso conto di essere omosessuale.
La ragazza gli prese una mano con la stessa tenerezza di quando lo aveva assistito.
-Non vi ringrazierò mai abbastanza per avermi dimostrato che vado bene così come sono- continuò Lee con fermezza ed emozione nella voce.
Seguì un denso momento di silenzio.
-Quando uno di noi ha bisogno, gli altri ci sono- fu il commento di Neji  -è così che facciamo.
Tenten, nell’udire quelle parole, gli volse lo sguardo per un istante sorridendo.
-Peccato solo che non sia andata con quel commesso- disse poi, alleggerendo il tono della conversazione -sembrava davvero carino.
-Già, ma inutile piangere sul latte versato. Adesso basta parlare di me: dovete raccontarmi tutto della serie. Giuro che quando mi hanno detto che vi avevano ingaggiato entrambi non potevo crederci. Siete capitati nelle stesse scene?
-Sì, abbastanza spesso- rispose Tenten leggermente titubante -Certo, Neji era il protagonista, quindi era praticamente in ogni scena.
-Sul serio?- Lee si voltò stupito verso l’amico, continuando a rivolgersi a lei -Ma il protagonista non doveva essere il tuo innamorato o una cosa simile?
-Sì, esatto.
-Come hai fatto a reggere una parte del genere?
Quella domanda gli sfuggì così, di getto. Si rese conto un secondo dopo aver parlato che lo Hyuga era presente.
-All’inizio non è stato facile, è vero- la ragazza, nel rispondere, lanciava fugaci occhiate a Neji -ma poi è andata meglio di quanto pensassi.
L’amico la guardò sbalordito.
-Perché stai parlando di questa cosa così tranquillamente anche se non siamo soli?
Il suo tentativo di essere il più criptico possibile fu decisamente fallimentare.
Tenten si lasciò sfuggire un principio di risata, per poi chiedere aiuto con lo sguardo all’altro.
-Perché so di cosa state parlando- intervenne prontamente Neji.
-Gliel’hai detto?- continuò a rivolgersi alla ragazza.
-Sì, Lee, gliel’ho detto.
-E…?- lo sguardo del ragazzo si spostò varie volte da uno all’altra.
Fu lo Hyuga a prendere finalmente l’iniziativa, cercando e stringendo la mano di lei nella sua.
Si aspettavano una reazione decisamente esagerata, conoscendo l’amico. Che, infatti, si fiondò ad abbracciare entrambi. Neji dovette dare un paio di colpi di tosse perché Lee mollasse finalmente la presa.
-Vi giuro che non ho parole.
-Potrebbe anche non essere un male- ribatté Tenten ironica, recuperando il proprio bicchiere.
-Dopo quella lite spaventosa temevo che non sareste più riusciti ad essere amici- il tono era cambiato completamente, facendosi più serio seppur sereno -chi l’avrebbe detto che sareste arrivati addirittura a stare insieme. Finalmente, aggiungerei.
Lee non poté trattenersi dal trascinare la ragazza in un abbraccio affettuoso.
-Immagino che di andare a rimorchiare ragazzi insieme non se ne parli.
-Immagini bene- confermò lo Hyuga con un sorriso misurato.
-Peccato, sarebbe stato divertente- ribatté provocatoria Tenten mentre l’abbraccio si scioglieva.
-In quanti lo sappiamo?
-Pochi, per ora: solo gli amici più stretti.
-Ok, potete contare sulla mia discrezione.
Un telefono squillò fastidiosamente.
-Oh, scusate, è Kurenai- disse Tenten nel guardare lo schermo dell’apparecchio -deve essere un’emergenza da preparativi nuziali.
Si alzò e si allontanò per prendere la chiamata.
Lee aspettò qualche istante prima di rivolgersi all’amico.
-Ce ne hai messo di tempo, eh?
Qualche anno prima Neji non avrebbe mai permesso neanche a lui di parlargli così. Ma ormai la loro amicizia era radicata e l’onestà reciproca era diventata più importante della riservatezza.
-Sì. Parecchio, a quanto pare- rispose con gli occhi fissi sulla ragazza che parlava al telefono qualche metro in là.
-Ormai non ha più importanza. Adesso capisco perché appariva così radiosa quando l’ho rivista a casa tua. È sempre stata un tipo allegro, ma ora sembra la persona più felice della terra.
Lo Hyuga prese un lungo sorso d’acqua.
-In molti penseranno che ho sprecato un sacco di tempo.
-Forse, ma Ten sicuramente no. Dice sempre che certe cose accadono quando è il momento giusto. Credo fosse questo il motivo per cui si arrabbiò così tanto quando vi abbiamo fatto finire bloccati in quella funivia, al ritiro. Non hai idea di che strigliata ci ha dato.
Quelle parole provocarono nell’altro un accenno di risata.
-Tu come ci stai, in questa storia?- chiese Lee, con tono sinceramente interessato.
-Straordinariamente bene.
Neji osservò l’amico annuire sorridendo.
-Sono davvero felice per voi. Certo, siete solo all’inizio, ma ho un buon presentimento.
La ragazza si riavvicinò mentre concludeva la chiamata.
-...Sì, sarò puntualissima, promesso. Ciao- si sedette agguantando un’altra porzione di cena -Allora, Lee, ci sono da organizzare un po’ di cose per il matrimonio.
-Dimmi tutto.
Finirono di cenare in un clima di meravigliosa tranquillità. Neji si sentiva talmente a suo agio da avvicinarsi Tenten e farla appoggiare al proprio petto davanti all’amico. Forse non sarebbe stato così terribile farlo sapere a tutti.

-Ti ho già detto che non se ne parla neanche per sogno!
-Ma dai, non vedo dove sia il problema.
-Non vedi…? Te l'ho ripetuto più volte qual è il problema! Ma mi ascolti quando parlo?
La proverbiale impassibilità di Neji era messa a dura prova da quella scena: Kurenai e Asuma stavano litigando da almeno un buon quarto d'ora. Ad essere più precisi, lei si stava sgolando, mentre lui rispondeva con una tranquillità che evidentemente la faceva infuriare ancora di più.
Il ragazzo si voltò a guardare Tenten, seduta accanto a lui con un'espressione che faceva trapelare tutta la sua esasperazione.
-Questi… scambi di opinione… capitano molto spesso?
-Di continuo- rispose l'altra sbuffando -e al matrimonio manca ancora un mese… non oso immaginare quando mancherà appena una settimana.
I futuri sposi saltavano da un argomento all'altro, senza permettere allo Hyuga di trovare un filo logico che li collegasse in qualche modo.
-E questa sarebbe la coppia più solida che conosci?- sussurrò sarcastico, nonostante ci fossero poche probabilità che i due lo sentissero.
La ragazza sospirò sonoramente prima di rispondere.
-Beh, se dopo anni di discussioni stanno arrivando a sposarsi, sono la dimostrazione che c'è una speranza per qualsiasi coppia. Ma ora basta- sentenziò lanciando uno sguardo all'orologio alla parete.
Neji la vide prendere un sorso d'acqua, per poi infilarsi due dita in bocca e fischiare. Il suono acuto riuscì ad attirare l'attenzione dei due adulti.
-Direi che per oggi avete discusso abbastanza- decretò Tenten col tono di una mamma che mette fine a una scaramuccia tra fratellini, guadagnandosi un'occhiata offesa da parte di Kurenai.
-Ma non hai sentito che proposte assurde sta facendo?- ripartì alla carica la donna indicando Asuma, che si stava dirigendo oltre la portafinestra della piccola terrazza dell'appartamento per fumare.
-Vi avevamo semplicemente chiesto se volevate un genere musicale in particolare durante il ricevimento…- il commento di Tenten sembrava rivolto più a sé stessa che a loro -Ok, ricapitoliamo le proposte sensate: tra una portata e l'altra del pranzo canteremo noi ragazzi; finito il pranzo, suonerà il gruppo di Gaara fino al taglio della torta. Poi ancora noi e infine il deejay per ballare fino a fine ricevimento. Può andare?
I futuri sposi annuirono.
-Bene. Avete delle richieste precise da farci?- prima che Kurenai partisse alla carica con qualche argomento della discussione precedente, la ragazza si affrettò a specificare -per esempio una canzone in particolare? O preferenze di chi di noi canti cosa?
-Tu sai già cosa voglio che tu canti, Ten- rispose la donna subito.
-Allora dovrai ridimensionare le tue aspettative: se ti dessi retta canterei solo io per tutto il ricevimento e, sinceramente, speravo di rilassarmi e divertirmi un po' anch'io a questo matrimonio.
-Ok, ok, sceglierò i pezzi di cui non posso fare a meno…
Neji, dal canto suo, non era troppo dispiaciuto di non prendere parte alla conversazione. La sua naturale inclinazione ad assumere il ruolo di osservatore gli stava permettendo di conoscere un lato di Tenten che fino a quel momento aveva notato poco: la fermezza che stava dimostrando nella sua opera di mediazione era ammirevole. Nessuno l'avrebbe mai descritta come il tipo di persona che si imponeva per carattere, ma quando si trattava di persone a lei care non si faceva certo mettere i piedi in testa.
-Il primo ballo, tesoro- fu la frase di Asuma che riportò lo Hyuga a seguire la conversazione.
-Ah, giusto!- Kurenai batté le mani col volto illuminato -Vorremmo che voi due cantaste un duetto per il nostro primo ballo!
-Certo, non c'è problema- rispose Neji tranquillamente -avete già in mente la canzone?
-Assolutamente sì!- trillò la donna entusiasta.
-Kurenai ha in mente quella canzone da prima di conoscere Asuma- specificò Tenten con tono derisorio -quando ancora raccontava a tutti che non si sarebbe sposata neanche sotto tortura.
-Piccola ingrata!- la futura sposa le piombò addosso cingendole il collo con un braccio per tormentarle le guance con la mano libera.
Asuma rise sonoramente mentre si accendeva un'altra sigaretta.
-Saremo persi, ragazzina- disse poi -quando non ti avremo più in casa con noi.

-Per fortuna ci si sposa una volta sola- Tenten emise l'ennesimo sospiro della serata -quei due a volte sono peggio dei bambini dell'asilo.
Finita la contrattazione, lei e Neji erano usciti a fare una passeggiata, data anche l'alta probabilità che i futuri sposi facessero pace a modo loro.
-Dove andranno a vivere dopo il matrimonio?
-Hanno trovato una villetta non molto lontano da qui.
-E tu resterai in quell'appartamento?
-No, l'affitto è troppo caro per me. Mi hanno trovato un bilocale nei dintorni, mentre ero ancora a Toronto.
-Allora resterete comunque vicini.
-Non abbastanza da essere chiamata ogni volta che litigano, mi auguro.
Neji osservò la sua espressione, per poi circondarle le spalle con un braccio e avvicinarla a sé.
-Sentiranno molto la tua mancanza.
Gli occhi di Tenten si velarono di una punta di malinconia mista a dolcezza.
-Lo stesso vale per me.
Sorrise quando sentì il ragazzo baciarle piano la tempia. Camminarono per un po' in silenzio.
-Tu che ne pensi di tutti i duetti che ci hanno chiesto di fare?- esordì ad un certo punto lei, con espressione pensosa.
-Sono più di quelli che mi aspettavo- ammise lui -ma, d'altra parte, siamo più che allenati. Perché, cos'è che non ti convince?
Tenten si morse il labbro, come se dovesse decidere se rispondere o no.
-Mi prenderai per una sciocca…- mormorò poi.
-Se non parli, probabilmente sì.
Dopo una smorfia, la ragazza prese coraggio.
-È che, sai, dopo il karaoke di Toronto… potrà sembrarti una stupidaggine…
Neji attese con pazienza che si spiegasse, osservandola in volto: la sua espressione comunicava insicurezza, ma anche la volontà di essere il più onesta possibile. Era la stessa espressione di quando gli aveva rivelato di essere innamorata di lui.
-...da quella volta sento che cantare con te è qualcosa di molto… come dire, intimo.
Lo Hyuga lasciò trapelare nel suo viso un po' di stupore a quelle parole.
-So che l'abbiamo fatto un sacco di volte davanti a parecchie persone, ma ora è… diverso. È una cosa nostra e avverto il bisogno di proteggerla. Almeno un po'.
Tenten continuò a guardare davanti a sé, assorta come se stesse continuando quel discorso nella sua testa.
Neji lasciò che il suo sguardo indugiasse ancora qualche momento sul viso di lei, prima di distoglierlo. Capiva molto bene quel ragionamento, semplicemente perché era il suo modo di pensare le cose a cui teneva di più. Riflettendoci bene, non era poi così stupito dal suo discorso: quella ragazza appariva sì aperta e senza timore di manifestare il proprio affetto in pubblico, ma non lo faceva in modo indiscriminato. Sapeva esattamente con chi poteva prendersi delle libertà e con chi invece essere più cauta. Se si consideravano poi temi come il suo essere stata adottata o la sua relazione con Katashi, Tenten era stata molto selettiva nella scelta dei propri confidenti. Era senza dubbio una persona che si interrogava sul valore delle cose e che sapeva valutarne l'importanza per se stessa e per gli altri.
Solo per questo tipo di persone lo Hyuga riusciva a provare una fiducia quasi incondizionata.
-Stai cercando un modo carino per dirmi che sono effettivamente una stupida?- chiese lei con tono scherzoso, ridestandolo dai suoi pensieri.
-Tu sei tutto fuorché una stupida, anche se a volte fingi di esserlo a fin di bene- rispose lui sorridendo appena -ma capisco cosa intendi dire e sono d'accordo con te.
Tenten gli sorrise sollevata a sua volta.
-Parlando di soluzioni pratiche- continuò il ragazzo -so che comunque ti dispiacerebbe negare a Kurenai e Asuma quello che hanno chiesto proprio il giorno delle loro nozze, per cui dovremo trovare un altro modo per esporci nella giusta misura.
-Per esempio?
-Per esempio…- Neji sembrò cercare la risposta sulla strada che stavano percorrendo, fermando il suo sguardo sul lampione davanti a loro -per esempio giocare sulle luci.
La ragazza, dopo un momento di incertezza, capì.
-Giusto. Possiamo fare in modo che le luci vengano abbassate durante i duetti, almeno durante i nostri.
-I nostri? A chi altro stai pensando?
-Beh, probabilmente Kiba e Hinata ne faranno un paio. E poi, conoscendo i miei, non mi stupirei se stessero già provando qualcosa da cantare al ricevimento…
I recettori dell'area della curiosità nella testa dello Hyuga si attivarono immediatamente.
-I tuoi? I tuoi genitori verranno al matrimonio?
-Non se lo perderebbero per nulla al mondo. Kurenai è una grande amica di mia madre da anni, è per questo che si offerta di ospitarmi quando mi hanno scritturato per Naruto.
-Quindi finalmente conoscerò i tuoi genitori.
Tenten lo fissò per qualche istante interdetta.
-Sei serio?
-Sì, perché?
-Perché di solito non si ha tutta questa premura di conoscere i genitori della propria ragazza.
-Non mi interessa cosa sono soliti fare gli altri, lo dovresti sapere- rispose lui tranquillamente, per poi lanciarle un'occhiata indagatrice -qual è il punto?
Tenten sospirò profondamente.
-Il punto è che loro sono… esageratamente esuberanti, diciamo.
-Non potranno essere peggio di Gai e Lee insieme.
-Gai e Lee sono dei principianti, a confronto.
Neji avrebbe potuto tirare avanti quel botta e risposta ancora per un po', ma preferì fermarsi. Ai suoi occhi Tenten era la persona più competente che conoscesse in fatto di rapporti umani: proprio per questo tendeva a dimenticare che neanche lei era immune dalle insicurezze e ansie che comportavano le relazioni con gli altri.
-Preferiresti che durante il matrimonio mantenessi le distanze da loro?
La ragazza sembrò considerare l'idea per qualche momento, ma poi scosse il capo.
-No, credo sia inutile rimandare l'inevitabile. Spero solo che non ti spaventino con la loro irruenza, anche se- inclinò la testa quel tanto che le permetteva di avere una buona visuale del volto di lui -sembri non avere paura di niente.
-Questa sì che è una stupidaggine- nel rispondere, lo Hyuga mantenne un'espressione impassibile -tutti hanno paura di qualcosa e io non faccio certo eccezione.
-Meno male- commentò Tenten irriverente -non riuscirei ad andare d'accordo con una persona senza paure.

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Capitolo 33
*** In ballo ***


L'attrice
IN BALLO


Era tutto il pomeriggio che Tenten e Lee erano rinchiusi in una sala della scuola di danza che frequentavano a provare. Neji, come da accordi, li stava raggiungendo per capire a che punto erano i preparativi per il matrimonio di Asuma e Kurenai, poi avrebbero raggiunto alcuni della comitiva al solito locale di fronte agli studi.
Quando lo Hyuga arrivò nella sala prove, trovò i due impegnati in una variazione classica: si accostò alla parete, osservandoli nell'attesa che finissero. Li conosceva da anni, era presente quando decisero di frequentare la stessa scuola di danza, ma non li aveva visti mai ballare insieme, tralasciando quelle poche volte che si erano esibiti alle feste della produzione. Avevano un'ottima intesa. Erano talmente sincronizzati che sembravano muoversi come una persona sola. Non c'era da stupirsi se l'estate precedente non si fosse accorto che fingevano di stare insieme: la loro sintonia era così evidente che, per un attimo, Neji si sentì rassicurato dal fatto che l'amico fosse omosessuale.
-Ehi, sei arrivato!
Erano talmente concentrati che si accorsero solo al termine del pezzo che fosse lì. Prima di avvicinarsi a lui si armarono di acqua e asciugamani.
-Pensavo che doveste lavorare sui numeri del matrimonio.
-Lo abbiamo fatto- replicò Lee mentre si asciugava il viso.
-Ci siamo già visti ieri, oggi sono bastate un paio d'ore e abbiamo imbastito tutto. Per cui abbiamo approfittato per prepararci all'esame di abilitazione- continuò Tenten mentre si slacciava le punte. Poi si rivolse all'amico -comunque sei proprio in forma, eh! Ti sarai spaccato la schiena negli ultimi mesi per arrivare a questo livello.
-Per raggiungere il tuo di livello dovevo lavorare sodo!
-Di che stai blaterando? Sono anche rimasta ferma un mese e mezzo, mi è venuto il fiatone prima di quanto avrebbe dovuto- la ragazza si sventolava energicamente il viso con una mano, senza trovare sollievo -questo caldo mi ucciderà… vado a farmi una doccia, sono un bagno di sudore.
Scomparve oltre la porta.
-Accidenti- esordì Lee dopo qualche attimo di silenzio -sarà che non la vedevo ballare da quasi un anno, ma è incredibile quanto sia migliorata esercitandosi da sola.
-Sei migliorato molto anche tu.
-Ti ringrazio, mi sono impegnato molto negli ultimi tempi. Tuttavia non sarò mai bravo come lei- nel parlare il ragazzo riordinava la sala e spegneva le apparecchiature -ha talmente tanto talento! Se ci penso, ad essere sincero, mi prende un po' di rabbia…
-Che abbia talento?- chiese lo Hyuga perplesso. L'amico non sembrava parlare con invidia.
-Ma no, ovvio che no. Mi riferisco al fatto che è abbastanza brava da trovare lavoro a Broadway, o Hollywood, o in Europa, se solo lo volesse. E invece si ostina a rimanere qui, dove non avrà mai le stesse opportunità.
-Ma se quando era a Toronto non facevi altro che chiederle quando sarebbe tornata.
Lee scoppiò a ridere prima di rispondere.
-E puoi darmi torto? Chi vorrebbe averla così distante?- prima di continuare la sua espressione divenne più seria -Se davvero decidesse di fare il grande salto ed andare a lavorare all'estero non sarei un buon amico se non la supportassi. Ma quella testona non ha intenzione di muoversi da Tokyo.
Neji ponderò le parole appena ascoltate. Sicuramente Tenten non gli era mai sembrato un tipo ambizioso, ma per carattere non poteva fare a meno di essere d'accordo con Lee: era un peccato che non investisse sui suoi talenti. A meno che lei non fosse certa di voler intraprendere un altro tipo di carriera. Chissà quale…
-Beh- l'altro interruppe il suo flusso di pensieri -non resta che goderci la sua presenza.
-Sei maturato molto.
Il ragazzo si stupì non poco di quel complimento da parte dello Hyuga. Ne faceva di rado e, proprio per questo, avevano un gran valore.
-Sì, immagino di sì- rispose lentamente, per poi soffermarsi sul proprio riflesso su una porzione dell'ampia specchiera che occupava un'intera parete della sala -forse, una volta che cominci ad accettarti così come sei, è inevitabile maturare. Anche se è un percorso tutt'altro che facile e indolore.
-Già- concordò l'altro sospirando, mentre gli ritornavano in mente i momenti di totale confusione che aveva vissuto a Toronto riguardo i suoi sentimenti per Tenten.
Si misero a parlare delle esibizioni per il matrimonio. Tutto sembrava a buon punto.
-Tenten mi ha detto che domani al ballo uscirete allo scoperto- disse Lee mentre si avvicinavano all'uscita dello stabile.
Neji si limitò ad annuire.
-Bene. È decisamente ora che tu la tolga dalla piazza.
-E questo cosa vorrebbe dire?
-Non è evidente?- lo Hyuga sembrava davvero non capire e Lee era sinceramente stupito della cosa -Tenten non è mai stata più bella di adesso e ci sono stati dei ragazzi a cui è piaciuta in passato. Finché verrà considerata libera ci sarà sicuramente qualcuno che si prenderà una cotta per lei.
-Direi che è un problema loro, visto che di fatto è occupata.
-Sì e no. Probabilmente tu non ci hai mai fatto caso perché non davi peso a cose del genere, ma certi ragazzi possono essere molto insistenti quando puntano qualcuna… e, perdonami la franchezza, ma conoscendoti, se qualcuno dovesse ronzare intorno a Ten, la cosa ti irriterebbe parecchio.
Neji pensò che non aveva tutti i torti: quando Kankuro aveva fatto intendere che lei gli piaceva si era sentito molto più che irritato, pur non ritenendosi coinvolto in alcun modo.
-Se temi che domani mi tiri indietro, non ce n'è motivo.
-Oh beh, me lo auguro!
Tenten comparve alle loro spalle.
-Lo sapete che esistono argomenti molto più interessanti di me di cui parlare quando non ci sono?
-Bene, mi vado a cambiare anch'io così possiamo andare- annunciò Lee ignorando la sua domanda e scomparendo negli spogliatoi.
La ragazza sospirò, per poi avvicinarsi a Neji e baciarlo sulle labbra come saluto.
-Ha di nuovo blaterato a proposito di fantomatici spasimanti che mi aspetterebbero dietro ogni angolo?- domandò con tono scettico.
-Non è così irrealistico come vuoi fare credere- la provocò lui.
Ottenne in risposta una smorfia.
-Comunque scherzavo. Se pensi di aver bisogno di più tempo prima di farlo sapere a tutti, per me non c'è problema.
-Me lo stai ripetendo così spesso che potrei cominciare ad offendermi- le sistemo la solita ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi far scivolare la mano sulla sua nuca ed avvicinarsela con gentilezza -vedrai, andrà bene.

Mancava qualcuno all'appello, ma i presenti costituivano comunque un bel gruppetto. Tenten e Neji stavano parlando con Gaara e Matsuri dei pezzi da suonare al matrimonio; vicino a loro, Kiba e Shino discutevano un po' delle nozze e un po' di altro. Lee e Choji aspettavano da mangiare nel tavolo accanto, chiacchierando amabilmente con Naruto e Sai.
Tenten, nonostante fosse concentrata sull'argomento, non poteva fare a meno di soffermarsi ad ammirare il modo protettivo in cui Gaara circondava con un braccio le spalle di Matsuri: era come se i loro corpi fossero fatti per incastrarsi perfettamente. A quel pensiero si domandò come potevano apparire lei e Neji dall'esterno: tutti l'avevano sempre sostenuta riguardo i suoi sentimenti per lui, ma chissà se, ora che stavano insieme, sarebbero sembrati una coppia ben assortita o no. Da una parte le sembrò un'idea molto stupida, ma dall'altra lei aveva sempre dato peso a questo aspetto nelle coppie che conosceva.
La voce di Choji la riportò alla realtà.
-Vieni Ten, è arrivato da mangiare!
-Oh, finalmente! Ho una fame tremenda- esclamò prendendo posto al tavolo a fianco all'Akimichi.
-Sicura di voler mangiare tutta quella roba col ballo che è proprio domani?- chiese Sai con la sua ingenuità disarmante -Non rischi di non entrare nel vestito?
Naruto stava trattenendo a stento una risata per l'ennesima domanda inopportuna posta dall'amico; il quale, per sua fortuna, non aveva davanti Ino o Sakura.
-Non c'è vestito al mondo che mi faccia rinunciare ad un hamburger- sentenziò lei -piuttosto che stare a digiuno vado al ballo in tuta.
-Grande Tenten, è così che si parla- Choji batté il cinque alla ragazza con tono gioviale.
-Sei stato fortunato, Sai- fece Naruto -dai, andiamo a prendere da bere.
Poco dopo di loro si alzò anche Lee, richiamato dallo Hyuga.
-Allora Cho, che mi racconti di bello? Come stai?
-Benone! Sono riuscito a concludere il primo anno di università alla grande, considerando che ho avuto parecchie riprese nella serie.
-Che bella notizia, complimenti!
-Grazie!
-E dei nostri amici che mi dici? Ino e Shikamaru hanno fatto i bravi in mia assenza?- chiese scherzosamente lei, suscitando nel ragazzo una gran risata.
-Sembrano stare molto bene- riprese poi -ad essere sincero, all'inizio temevo che mi mettessero un po' da parte quando si sono messi insieme, ma invece tra noi non è cambiato quasi nulla.
-Ma figurati, Cho, non se lo sognerebbero neanche!
-Me lo auguro- il tono del ragazzo divenne un po' più serio -Devo ammettere che ultimamente sono un po' impensierito per Shikamaru, sembra che il matrimonio di Asuma lo stia stressando.
-In che senso?- Tenten dubitava fortemente che Nara avesse acconsentito a sobbarcarsi dell'organizzazione di più di quanto riuscisse a gestire.
Choji si guardò intorno per accertarsi che nessun altro potesse essere a portata di sussurro.
-Sai che Shikamaru ha sempre detto che non crede nel matrimonio… per via dei suoi genitori, ovvio.
La ragazza annuì leggermente. I genitori di Nara si erano separati in malo modo e lui ne era rimasto segnato.
-Con l'avvicinarsi delle nozze di Asuma e Kurenai qualcuno ha cominciato a fare battute su chi sarà il prossimo a sposarsi e cose simili- continuò l'altro a voce bassa -e lui ha cominciato a dare segni di nervosismo.
-Che idea ti sei fatto?
-Penso che abbia paura che salti fuori l'argomento con Ino. Lei è super entusiasta per il matrimonio, e con noi è capitato che fantasticasse sul giorno in cui verrà il suo turno.
Tenten rifletté per qualche istante.
-Sì, Ino ha sempre detto che sogna di sposarsi… ma questo non vuol dire che pretenderà una promessa di matrimonio ora.
-Più che altro credo che Shikamaru tema l'ultimatum: cioè che, se finiscono a parlarne, Ino pretenda che lui cambi idea.
-E lui sa che non cambierà idea.
-Esatto.
-Poverino, ci credo che si sente stressato… e tu non sei riuscito a rassicurarlo?
-Ci ho provato, ma non penso di aver avuto un gran successo.
La ragazza sospirò, pensierosa.
-Ascolta, non so se potrebbe effettivamente essere d'aiuto, ma se Shikamaru sente il bisogno di un altro punto di vista può parlare con me.
-Dici?
-Conosco Ino da tanto tempo, forse più di voi su questi aspetti. Magari confrontarsi con me lo aiuterà a razionalizzare la cosa.
-Beh, non c'è nulla che gli piaccia di più che razionalizzare- ammise Choji dopo aver divorato l'ultimo boccone -grazie, Ten. Se capiterà l'occasione, glielo dirò.
-Figurati. Stanno così bene insieme, sarebbe un peccato che si sfasci tutto per qualcosa che al momento non li riguarda.
-Sono totalmente d'accordo con te. Che dici, ordiniamo un po' di gelato?
-Assolutamente sì, è una vita che non lo mangio.

Shino osservò Tenten ridere e scherzare con Choji, per poi lanciare uno sguardo di traverso a Neji.
-Bisogna aggiungere all'ordine due bibite per Gaara e Lee- gli disse Kiba raggiungendolo al bancone -ehi, cos'è quello sguardo truce?
-Di che stai parlando?- chiese l'Aburame con tono neutrale, toccandosi gli occhiali istintivamente -Non mi vedi neanche gli occhi.
-Ci conosciamo da talmente tanto tempo che posso indicare ogni muscolo che si contrae sul tuo viso quando guardi male qualcuno. Con chi ce l'hai?- l'Inuzuka cercò di seguire la traiettoria disegnata precedentemente dagli occhi dell'amico -Non credo che tu abbia motivi per avercela con con Gaara o Matsuri e hai appena parlato molto tranquillamente con Lee. Per cui, rimane solo Neji.
-Wow, abbiamo un detective in erba qui.
-Che problemi hai con lui? Finalmente si è accorto di Tenten e stanno insieme. Non sei contento per lei?
Shino sbuffò, stupendo parecchio l'amico.
-Non sarai mica ancora cotto di lei?
-No, lo sai bene, mi è passata tanto tempo fa'- sbottò l'Aburame.
-E allora perché sembra che tu voglia incenerire Hyuga con uno sguardo?
Il ragazzo ci mise un po' a rispondere.
-La farà stare di nuovo male.
-Non lo puoi sapere con certezza.
-Dici? Non ti ricordi come l'aveva ridotta la scorsa estate?
-Sì è trattato di un equivoco. Appena lui ha saputo da Lee la verità, ha provato a scusarsi con Tenten.
-Da quando in qua lo difendi?
-Ehi, ma si può sapere che ti prende? Non sembri neanche tu.
Shino ignorò del tutto il commento dell'amico.
-Io e Tenten siamo migliori amici da anni. Quando si tratta di Neji, lei non riesce ad essere obiettiva; non considera le cose con lucidità. È mio dovere proteggerla.
-Non credi che, dopo tutto quello che ha passato, sia in grado di difendersi da sola?
-Dato che si è messa insieme a lui dopo quello che è successo la scorsa estate, no: io non credo.
Kiba sapeva che l'altro aveva messo fine a quella conversazione con il tono secco che aveva usato. L'avrebbero conclusa in ogni caso, visto che Tenten si stava avvicinando a loro.
-Forse dovevo evitare il gelato- disse quando li raggiunse, tenendosi la pancia -sento che sto per scoppiare.
-Non lo sai che, se ti metti a tavola con Choji, ti porta sulla cattiva strada?- scherzò l'Inuzuka.
-Ma è così divertente mangiare con lui!- rispose la ragazza -Allora, parlavate di qualcosa di interessante?
-Solo di quanto ci sei mancata- rispose Shino scompigliandole i capelli, per poi avvicinarsela e abbracciarla.
-Che argomento di conversazione noioso- commentò lei, incontrando una certa resistenza nel tentativo di sciogliere l'abbraccio -ovvio che anche voi mi siete mancati, ma non ho mica intenzione di scappare di nuovo… Shino, vuoi restare così tutta la sera?
-Non basterebbe per recuperare tutti gli abbracci mancati degli ultimi mesi- l'Aburame la liberò, lasciandole un braccio intorno alle spalle -novità sull'addio al celibato?
-Devo parlarne con Shikamaru. Credo che abbia già un paio di idee in mente.
-E per Kurenai? Già pensato a qualcosa?- chiese Kiba.
-Cose da donne, non vi impicciate- ribatté la ragazza con espressione maliziosa.
-Agli ordini- Shino prese il vassoio carico di bicchieri da portare ai loro tavoli, mentre il ragazzo dietro al bancone li informava che mancavano ancora un paio di ordinazioni da preparare.
-Vai pure, aspetto io- si offrì l'Inuzuka.
L'amico annuì e si avviò, mentre Tenten rimase a fargli compagnia.
-Dove l'hai lasciata Hinata stasera?
-Doveva accompagnare la madre ad una serata di beneficenza.
-Oh, è vero, me lo aveva accennato… Non la invidio affatto, non sopporto quel genere di eventi.
-Per fortuna a lei non dispiace. Ce la portano da quando era piccola, ormai si è abituata.
-Certo che ormai sei un esperto della famiglia Hyuga- constatò la ragazza, suscitando un principio di risata nell'altro -sembri sempre molto a tuo agio quando hai a che fare con loro. Io l'ultima volta che li ho visti è stato a Natale quando ancora io e Neji non ci parlavamo, e non mi sono mai sentita inadeguata come in quell'occasione.
-Strano, non hai mai avuto problemi prima a rapportarti con loro, da che mi ricordo.
-Sì, ma come migliore amica di Hinata non è che dovessi averci granché a che fare.
Kiba schioccò la lingua con espressione divertita.
-Pensi che il problema sia che ora tu sei fidanzata con il loro primogenito?
-Molto spiritoso…- rispose lei dandogli un leggero pugno sulla spalla.
-Beh, in realtà non è un ragionamento così assurdo. Con me sono sempre stati estremamente gentili, ma io sono il ragazzo di Hinata. In una famiglia come la loro è possibile che sul primogenito ci siano delle aspettative più alte…
-Decisamente più alte- concordò ad alta voce Tenten, ricordandosi di come il signor Hyuga avesse parlato di Neji a quel pranzo a Toronto.
-Ok. E con questo? Per caso non ti senti alla loro altezza?- domandò ironico il ragazzo.
-Sarei tanto curiosa di conoscere qualcuno che lo sia.
-Oh, andiamo! È assurdo che io non sia intimidito da loro e tu sì! Ad essere onesto, mi ha sempre messo molta più soggezione Neji che i suoi genitori.
-Me lo ricordo bene.
-Quello che intendo è che, se Neji ti ritiene alla sua altezza, importa davvero che lo pensino anche i suoi?
Tenten sospirò lentamente, appoggiandosi con i gomiti al bancone.
-Immagino che lo scoprirò solo col tempo- si voltò verso l'Inuzuka e sorrise -Hinata si è proprio trovata un ragazzo coi fiocchi.
L'altro sorrise a sua volta a quel complimento.
-Tra voi tutto bene?- chiese lei.
-Sì, direi di sì. A volte mi preoccupa il fatto che vada tutto così liscio.
-E perché dovresti? Dove sta scritto che tutte le storie d'amore debbano attraversare delle catastrofi?
-Mi piace come ragioni- il ragazzo si morse le labbra pensoso, per poi abbassare lo sguardo -se ti faccio una domanda, posso contare su una risposta senza sarcasmo e senza giudizio delle tue?
-Certamente. Mi piacciono le domande complicate: su, spara.
-È molto ingenuo e infantile da parte mia pensare che, nel nostro gruppo, il prossimo matrimonio potrebbe essere il nostro?
Tenten sentì una forte sensazione di dolcezza pervaderla. Era ovvio che Kiba non parlasse dell'immediato futuro, ma chiaramente cominciava a delineare un progetto di vita ben definito, di cui Hinata non poteva che fare parte.
-A Toronto- cominciò a raccontare -nella serie, la parte di mio padre era interpretata da un brillante attore inglese sessantenne. Lui ha incontrato sua moglie giovanissimo e si sono sposati a vent'anni. Quest'estate festeggeranno il quarantesimo anniversario di matrimonio. Ma il bello è che, se avesse potuto tornare indietro, si sarebbe sposato ancora prima- fece una pausa -sicuramente ogni coppia è a sé, ma forse ci lasciamo condizionare troppo dall'esterno. Solo perché al giorno d'oggi ci si sposa sempre più tardi, non vuol dire che chi si sposa giovane vedrà per forza il proprio matrimonio fallire.
Dopo un momento di silenzio, l'Inuzuka rise silenziosamente, per poi replicare:
-Allora non mi stai prendendo per pazzo.
-Assolutamente no. Ho sempre tifato per voi due e continuerò fino alla morte.

Al tavolo avevano finito di discutere delle imminenti nozze ed erano passati ad argomenti quotidiani. Neji approfittò del fatto che Gaara stesse chiacchierando con Sai e Naruto per osservare Tenten e Kiba, i quali erano ancora al bancone. Dalle loro espressioni deduceva che stessero parlando di qualcosa di importante, ma in ogni caso positivo.
Quando l'Inuzuka aveva cominciato ad uscire con sua sorella, non ne era stato esattamente entusiasta: lo considerava uno come tanti, certamente non all'altezza di uscire con Hinata. Tuttavia, sin dall'inizio, quando aveva provato ad esprimere le proprie obiezioni in merito, Tenten - chi altri, dopotutto, sarebbe riuscito a tenergli testa - era stata sempre lì a prendere le difese di Kiba e a ricordargli che solo Hinata poteva decidere per se stessa. Successivamente lo Hyuga aveva smesso di occuparsi di loro, dal momento che il ragazzo sembrava trattare sua sorella con rispetto. Inoltre i loro genitori approvavano, per cui si era convinto che, dopotutto, poteva anche andare bene così.
Ora, nell'osservarli, rimise in gioco le sue opinioni. Da quando aveva fatto pace con Tenten, a Natale, aveva gradualmente cominciato a tenere sempre più in alta considerazione il parere di lei sulle persone: esso era sempre frutto di una riflessione ponderata e priva di pregiudizio che si costruiva nel tempo. Se la ragazza si era sempre fidata di Kiba, aveva senza dubbio le sue ragioni.

-Andiamo, Ten, scendi!
-Solo se metti via la macchina fotografica.
-Ma dai, tutte queste storie per una foto.
-Non sono una liceale di una commedia americana che sta andando al ballo della scuola!
Kurenai scosse il capo con disappunto, mentre teneva lo sguardo fisso sulle scale che portavano alla camera di Tenten.
-Ti stai comportando come una bambina, facciamo questa benedetta foto e basta! Per una volta che sei vestita elegante…
-Ho detto di no.
Niente, doveva ricorrere al gioco sporco.
-La sposa ti ordina di scendere e metterti in posa per una foto, adesso!
La donna sghignazzò silenziosamente nel non sentire ribattere all'istante.
-Sai che tra poco meno di tre settimane questa scusa non funzionerà più, vero?- sbottò la ragazza, ancora fuori dalla visuale.
-È per questo che ne approfitto finché posso. Avanti, voglio una posa come si deve.
Dopo un sonoro sbuffo, si udirono un paio di tacchi battere sui gradini. Con un balzo Tenten comparve in fondo alla scalinata e cominciò a scimmiottare le modelle delle riviste che leggeva Kurenai in modo decisamente eccessivo.
-Se non te la finisci, giuro che ti tengo in casa a fare foto fino a domani. Dai, fai la seria per un secondo!
-Ok, ok…
La ragazza si arrese ed assunse una posa semplice e composta, sforzandosi di produrre un sorriso naturale.
-Bellissima!- trillò Kurenai -Visto? È stato così tremendo?
Tenten stava pensando a come ribattere mentre cercava con lo sguardo la sua borsa, quando si accorse che seduto al tavolo c'era Neji, con una mano davanti alla bocca nel povero tentativo di camuffare un'espressione evidentemente derisoria.
-Maledetta imbrogliona! Perché non mi hai detto che era già arrivato!
La donna rideva a crepapelle nel riporre al sicuro la macchina fotografica.
-Non ho potuto resistere, è stato troppo divertente! Dovevi vedere la tua faccia!
La ragazza serrò le labbra nel tentativo di darsi un contegno, per poi guardare lo Hyuga. Aveva già in mente la frecciatina da lanciargli, ma osservandolo bene si trattenne: i tratti del suo viso disegnavano quel tipo di espressione che si assume appena prima di scoppiare a ridere. Poche volte l'aveva visto così disteso.
-Direi che è ora di andare.
Quando entrambi ebbero attraversato la porta d'ingresso, Tenten si rivolse a Kurenai.
-Non credo sia una mossa furba prendersi gioco di chi sta organizzando il proprio addio al nubilato, sai. Io starei attenta se fossi in te.
Detto ciò, si chiuse l'uscio alle spalle, soddisfatta della sua uscita ad effetto.
L'espressione sul volto di Neji non era ancora cambiata.
-Lieta che lo spettacolo sia stato di suo gradimento- sentenziò ironica mentre si incamminava verso l'ascensore.
Il ragazzo la seguì senza ribattere.
Il luogo dove si teneva il ballo distava circa una mezz'ora a piedi; l'aria fresca e delicata di quella serata estiva rendevano la passeggiata una prospettiva piacevole.
Per qualche minuto rimasero in silenzio. Tenten indossava un semplice abito bianco, molto leggero, ornato solo da una cintura. I capelli erano raccolti solo da un lato, contenuti da un fermaglio dorato a forma di foglia; il resto dei suoi ricci, ormai arrivati all'altezza delle scapole, ogni tanto veniva sollevato da un vento per nulla fastidioso. Nel rimirarla con discrezione, Neji non poteva fare a meno di pensare che non era la prima volta che la vedeva vestita così; tuttavia non riusciva proprio a ricordarsi di quale volta fosse.
-Pronto per la serata?- si sentì chiedere.
-Certo. Per curiosità, anche stavolta il tuo carnet di ballo si esaurirà senza che tu te ne renda conto? Non dovrò mica chiederti già da ora di riservarmi i primi due balli.
-Ci hai preso proprio gusto a prendermi in giro, eh, Hyuga?
La ragazza rimirò il volto sereno dell'altro: era talmente bello vederlo così rilassato e aperto.
-Comunque apprezzo il riferimento ad Orgoglio e pregiudizio, ma mi accontenterò di passare una serata tranquilla in compagnia senza il rischio di un'incursione di Katashi.
Ora sì che se lo ricordava: lei indossava esattamente quel vestito alla festa di fine stagione durante la quale quel delinquente del suo ex si era presentato. Anche allora, nel vederla, era rimasto colpito dalla sua bellezza; semplicemente in quell'occasione non si era concesso di dare  importanza alla cosa.
-Almeno finché non avrà luogo il processo dovrei poter stare tranquilla…
Quella frase detta a mezza voce attirò subito l'attenzione dello Hyuga.
-Ancora non l'hanno processato? Pensavo che l'avessero già fatto mentre eravamo a Toronto.
Tenten scosse appena il capo prima di rispondere.
-Stamattina mi ha chiamato il procuratore per aggiornarmi e comunicarmi la data ufficiale.  Durante le indagini hanno trovato degli ostacoli e hanno dovuto rimandare per ottenere prove sufficienti da presentare.
-Altre prove? Dopo quello che ti ha fatto?
-Proprio per questo mi ha chiamato il procuratore- la ragazza si fermò, abbassando il capo -l' avvocato di Katashi ha messo in dubbio la credibilità della mia deposizione. Mi hanno chiesto di presentarmi come testimone.
Anche Neji cessò di camminare, con lo sguardo incredulo fisso su di lei.
-Il processo inizierà domani- continuò a spiegare Tenten -io dovrei testimoniare la prossima settimana e, se va tutto liscio, ci dovrebbe essere la sentenza prima del matrimonio.
Seguì un denso momento di silenzio, durante il quale il ragazzo non le staccò gli occhi di dosso.
-Tu vuoi andare a testimoniare- disse poi lentamente, lasciando trapelare stupore nel suo tono di voce.
La ragazza alzò finalmente lo sguardo verso di lui e i suoi occhi confermarono senza bisogno di parole.
-Asuma e Kurenai lo sanno?
-Non gliene ho ancora parlato- ammise lei calma -avevo bisogno di riflettere su questa cosa da sola e loro non avrebbero fatto altro che tentare di dissuadermi. Ci ho ragionato con i miei genitori, oggi pomeriggio al telefono. A parte loro, sei il primo a saperlo.
Lo Hyuga tentò di rielaborare quelle informazioni nel miglior modo possibile, nonostante gli sembrasse tutto assurdo. Alla fine, dopo un sospiro appena accennato, parlò.
-Spiegami.
Tenten gli lanciò un'occhiata confusa.
-Come?
-Spiegami perché per te è importante testimoniare al processo.
La ragazza rimase sbalordita per qualche istante. Era preparata al fatto che cercasse di convincerla a non farlo, e anche all'eventualità che le gridasse in faccia che era una sciocca solo per aver pensato di acconsentire. Non si sarebbe aspettata da nessuno dei suoi amici, né tantomeno da lui, la disponibilità ad ascoltare le sue ragioni.
-Va bene- prese un bel respiro e ricominciò a camminare, imitata dall'altro -sento che, per chiudere definitivamente la questione, lo devo affrontare. Ogni volta che pensavo di essermelo lasciato alle spalle, è ricomparso. Devo essere lì e fare la mia parte perché sia messo nelle condizioni di non fare più male a nessuno.
Seguì il silenzio, in cui rimbombavano i passi cadenzati di entrambi.
Neji d'un tratto si fermò.
-Ok- scandì.
Tenten si voltò verso di lui, bloccandosi sul posto.
-Capisco le tue motivazioni- continuò il ragazzo -e nessuno può sapere meglio di te come gestire questa cosa.
Sul viso di lei comparve un sorriso.
-Grazie, Neji. Significa molto per me che tu abbia capito.
Ricambiando il sorriso, lo Hyuga le si avvicinò.
-Vorrei accompagnarti. Mi sentirei più tranquillo. Posso accompagnarti al processo?
Non riuscì a cogliere l'espressione del volto di Tenten, poiché nel giro di pochi secondi si ritrovò la sua fronte premuta contro il proprio petto e le sue braccia che lo circondavano.
-Sì, ti prego- sussurrò lei.
-Bene- rispose l'altro accarezzandole i capelli -su, andiamo. Gli altri ci stanno aspettando.

Davanti all'ingresso dello stabile trovarono ad aspettarli Hinata, Kiba, Shino e Lee.
Tenten si fiondò ad abbracciare l'amica, che non vedeva da almeno una settimana.
-Tesoro mio, finalmente! Stasera sei uno splendore! Dico bene, Kiba?
-Non potrei essere più d'accordo- rispose l'Inuzuka.
-Anche tu non scherzi, comunque- intervenne Lee reclamando il suo saluto.
Per ultimo abbracciò Shino, che ci mise un po' a liberarla dalla sua stretta.
Lo sguardo di Neji si assottigliò appena, pensieroso. La sera precedente aveva avuto l'impressione che l'Aburame gli avesse lanciato delle occhiate strane e, ora, sembrava quasi che volesse provocarlo con quell'abbraccio prolungato. Ma, d'altro canto, gli era già capitato di interpretare male dei segnali: decise di lasciar perdere. Si trattava di uno dei migliori amici della sua ragazza; non era il caso di alzare un polverone per delle impressioni sbagliate.
-Cominciamo ad entrare noi intanto?- propose Lee -Magari qualcuno è già arrivato.
Si avviarono. Seguendo la segnaletica predisposta per l'evento, sbucarono su un grande cortile all'aria aperta. Su un lato del perimetro erano disposti dei lunghi banchi con cibo e bevande, mentre su quello opposto c'erano parecchi tavoli a cui potersi sedere. In fondo, la postazione del dj che a breve avrebbe fatto partire la festa.
Insieme a loro stavano entrando parecchie altre persone. Dopo poco scorsero ad un tavolo Naruto, Sai, Sasuke e Sakura e si unirono a loro, occupando anche il tavolo a fianco per gli amici che ancora dovevano arrivare. Così cominciò la serata, con qualche chiacchiera in tranquillità.

Ino, Shikamaru e Choji li raggiunsero proprio quando il dj annunciò l'apertura delle danze. Le ragazze si fiondarono subito in mezzo alla mischia a ballare insieme a Lee e Naruto.
-Per lo meno siamo all'aperto- sbuffò Nara accendendosi una sigaretta, per poi rivolgersi alla sua destra -e tu che potevi risparmiarti questo supplizio sei venuto comunque. Questa me la devi spiegare, Hyuga.
-E toglierti tutto il divertimento di scoprirlo da solo?
-Ehi, hai appena fatto una battuta. L'aria di Toronto deve avere poteri sovrannaturali.
Choji li raggiunse con un piatto colmo di stuzzichini.
-Amici, quello sì che è un buffet come si deve!- esclamò suscitando l'ilarità generale.
Dopo qualche minuto, l'attenzione della tavolata fu attirata da due ragazzi a un paio di metri, i quali parlavano a voce decisamente alta.
-Avevi ragione, qui c'è proprio un bell'assortimento stasera.
-Te l'avevo detto! Ehi guarda un po' là: quella ragazza sì che sa muoversi.
-Chi, la brunetta col vestito bianco?
-Non, intendevo la biondina, però anche l'altra non è male.
Shikamaru e Neji cercarono con lo sguardo Ino e Tenten. Riuscirono ad individuarle ed anche a notare che stavano ballando in modo un po' troppo sensuale per i loro gusti.
-Come le viene in mente di ballare in quel modo- sibilò Nara, stringendo le labbra talmente tanto da schiacciare il filtro della sigaretta che stava fumando.
-Ma dai- intervenne Choji tranquillo -Ino e Tenten hanno sempre fatto così quando ascoltano certi tipi di musica. Non hai mai avuto nulla da ridire.
-Beh, adesso sì.
Lo Hyuga, dal canto suo, era altrettanto infastidito, ma preferì non scomporsi.
Poco dopo videro le ragazze incamminarsi verso di loro. Ino li raggiunse più velocemente, ma si trovò all'improvviso davanti uno dei due tipi.
-Gira al largo, don Giovanni- Shikamaru non gli aveva dato il tempo di pronunciare mezza parola.
Ma se questo abbandonò il campo subito, il suo amico era più che mai deciso a fare un tentativo. Lo videro bloccare Tenten al limite della massa danzante e dire qualcosa che non riuscirono a sentire a causa della musica e della distanza. In risposta, la ragazza cominciò a muovere le mani, compiendo dei gesti apparentemente senza senso. Il ragazzo desistette nel giro di trenta secondi e lei poté finalmente raggiungerli.
-Ten, mi stupisco di te- sentenziò Ino con un sorriso ironico -fare finta di essere sordomuta usando la lingua dei segni, che colpo basso…
-Era il modo più veloce per togliermelo dai piedi.
-Da quando in qua sai la lingua dei segni?- chiese Choji.
-Ma infatti non la so: conosco solo due frasi: "andiamo in giardino a guardare i fiori" e "sono costipato, ho bisogno del lassativo"- spiegò la ragazza ripetendo i gesti -per fortuna bastano per scoraggiare qualunque farfallone si avvicini.
Tenten annunciò poi che sarebbe andata a prendere da bere e Neji si alzò per accompagnarla.
-Allora, sono stata brava?
-È un bene che ti sappia difendere da sola, mi rifiuto di sprecare le mie energie con tipi del genere.
-Mi sembra giusto.
Raggiunsero il banco delle bevande e ordinarono da bere all'addetto. Nell'attesa, quest'ultimo si rivolse loro titubante.
-Scusate… per caso voi siete Neji Hyuga e Tenten Kinomoto, della serie "Naruto"?
-Sì, siamo noi- rispose tranquillamente Tenten.
Era un ragazzo alto e magrolino con gli occhiali, tutto sommato un tipo carino.
-Perdonate l'impertinenza, ma se permettete vorrei complimentarmi con voi per il flashmob che avete organizzato la scorsa estate per Rock Lee, e ringraziarvi.
-Ringranziarci di cosa?- chiese Neji.
-Quello che è capitato a Rock Lee è tremendo, ma purtroppo molto frequente tra le persone come lui e me- spiegò il ragazzo, continuando a preparare le loro bevande -è stato importante per me vedere che ci sono delle persone disposte a sostenere la dignità di tutti.
-Quindi sei venuto al flashmob.
-Sì, certo. Rock Lee è il mio personaggio preferito della serie, mi sembrava il minimo essere presente.
La ragazza lo osservò in silenzio per qualche istante prima di parlare.
-Stasera è qui anche lui. Ti farebbe piacere conoscerlo?
-Oh, no, non voglio seccare nessuno.
-Non essere sciocco, gli farà piacere. Come ti chiami?
-Tadashi.
-Ok, Tadashi. Più tardi torno a presentartelo.
-Beh, che dire, grazie mille!
Il ragazzo porse loro i bicchieri e si affrettò a prendere le altre ordinazioni.
-Ancora con la fissa di formare le coppie?- chiese Neji una volta che si furono allontanati abbastanza dal banco.
-Primo: io non formo proprio niente, al limite aiuto a far sì che accada l'inevitabile- Tenten accompagnò alla risposta un movimento teatrale del braccio -secondo: credo che farebbe bene a Lee conoscere altre persone che condividono il suo orientamento sessuale. Nonostante sia molto più tranquillo al riguardo, ho l'impressione che a volte si senta solo.
-Sì, devo dire hai ragione.
-Come sempre, del resto- ribatté lei col naso all'insù.
-Non esagerare- fece lui pizzicandole un fianco per dispetto.
Erano in un equilibrio un po' paradossale tra l'essere consapevoli di dover uscire allo scoperto come coppia e l'essere talmente occupati a vivere il momento da dimenticarsene. Probabilmente, per loro, era il modo migliore di affrontare la cosa.

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Capitolo 34
*** Déjà Vu ***


L'attrice
DÉJÀ VU


Ino stava cercando di concentrarsi sulla conversazione con Choji e Sakura. Davvero, ce la stava mettendo tutta, ma non ci riusciva. Non poteva fare a meno di buttare ogni tanto uno sguardo al tavolo accanto a loro. Kiba, Hinata, Tenten e Neji stavano semplicemente chiacchierando tutti insieme, ma c'era qualcosa che non quadrava. Da come si comportavano, sembrava che Neji e Tenten non avessero mai avuto la lite dell'estate precedente. Le loro sedie erano praticamente attaccate… ma forse le avevano trovate in quel modo e non avevano avuto voglia di spostarle. Lo Hyuga effettivamente sembrava di ottimo umore, non l'aveva mai visto così… ma, accidenti, non lo conosceva abbastanza per poterne dedurre qualcosa. In quel momento desiderò avere il cervello del suo ragazzo e poter capire tutto in un lampo.
-Ino? Ino! Ma dove hai la testa?- Sakura le schioccò le dita a due centimetri dal viso per attirare la sua attenzione.
-Sì, scusa… dicevi?
-Parlavamo delle prossime riprese… ma cosa stavi guardando?
-Quei due non me la raccontano giusta.
La Haruno e Choji si sporsero oltre la sua spalla.
-Beh, effettivamente sembrano essere più affiatati- affermò la prima.
-Meglio così, no?- fu il commento dell'Akimichi.
La Yamanaka sbuffò sonoramente.
-Odio non vederci chiaro in questo genere di cose…
-E io che pensavo che ti volessi divertire stasera- intervenne Shikamaru, che fino ad allora era rimasto in silenzio -con tutto quel ragionare ti verranno le rughe prematuramente.
Choji assunse immediatamente un'espressione terrorizzata al pensiero della reazione rabbiosa che si prospettava.
-Sì, come ti pare- rispose invece distrattamente Ino.
-Ok, a mali estremi…- sussurrò tra sé e sé Nara, alzandosi fiaccamente e avvicinandosi alla ragazza -forza, andiamo a ballare.
La bionda a quel punto strabuzzò gli occhi e guardò il ragazzo sbalordita.
-Come scusa? Da quando in qua tu balli?
-Non farti pregare- la prese per un braccio, aiutandola ad alzarsi.
-Sicuro di non aver alzato troppo il gomito?- il tono di lei cominciò a diventare beffardo, mentre gli occhi le brillavano di contentezza -Siete tutti testimoni che non sono io a trascinarlo a ballare!
-Andiamo, seccatura- la trascinò lui per la vita in mezzo alla folla.

-Da come ho capito è una struttura immensa, con un grande giardino molto curato- Tenten stava descrivendo il posto dove avrebbe avuto luogo il ricevimento del matrimonio.
-Caspita! Non vedo l'ora di vederlo- commentò Hinata davvero entusiasta.
-Sono contenta che dormiremo tutti lì- continuò l'altra -sarà bello svegliarsi e ritrovarsi insieme a goderci la giornata dopo.
-Stai dando per scontato che riusciremo a svegliarci tutti- intervenne Kiba -il doposbronza può essere difficile.
-Ma alcuni di noi non hanno neanche l'età per bere ancora- fu l'ingenua risposta di Hinata.
L'Inuzuka e Tenten produssero contemporaneamente un'esclamazione di tenerezza.
-Mi dimentico sempre che tu non hai mai provato a bere alcolici.
-Perché, tu sì?- chiese Neji alla ragazza.
-Solo un paio di volte.
-Nel corso degli ultimi anni abbiamo provato un po' tutti. Certo, poche volte, ma abbastanza da capire il tipo di sbornia di ognuno.
-Per esempio?- domandò Hinata, che stranamente non era mai stata presente in quelle occasioni.
-Per esempio io e Kiba siamo da sbornia allegra: non la più di smettiamo di ridere.
-Invece Naruto, Sasuke e Sakura hanno la sbornia triste- continuò l'Inuzuka -uno spettacolo penoso, da allora cerchiamo di non farli più bere.
-Poi ci sono Shino, Sai e Shikamaru che hanno la sbornia filosofeggiante: cominciano a predicare sul senso della vita eccetera.
-Infine, Ino e Choji con la sbornia comatosa: quando si ubriacano si addormentano e non c'è modo di svegliarli. L'unica volta che è capitato con Cho abbiamo dovuto chiamare Asuma per aiutarci a spostarlo.
Tenten buttò un occhio sulla pista da ballo, sorridendo subito dopo.
-Guarda un po', Shikamaru non se la cava affatto male come ballerino.
Anche gli altri tre si voltarono verso Nara.
-Questo mi ricorda una cosa importante- disse Kiba con fare quasi criptico.
-Cioè?- gli chiese Hinata.
-Che è ora di ballare anche per noi. Su, andiamo.
La Hyuga sorrise entusiasta mentre il ragazzo la prendeva per mano e la conduceva in pista.
Gli altri rimasero per un po' in silenzio, finché Tenten non lo ruppe.
-Ammettilo, non è così male.
Neji capì subito che stava parlando di Kiba, ma si limitò a rispondere con l'accenno di un sorriso.
Osservarono per un po' i loro amici sparsi per il cortile.
-Sbaglio, o nessuno ha notato niente?- chiese la ragazza sorseggiando la sua bibita.
-Se qualcuno lo ha fatto, lo sta nascondendo molto bene.
-Cavolo, siamo così pessimi in pubblico come coppia?- domandò lei ridendo.
-Magari non siamo il tipo di coppia che sta appiccicata tutto il tempo.
-Beh, almeno in privato ce la caviamo bene.
-Molto bene- lo Hyuga accostò il viso all'orecchio di lei, sussurrando -soprattutto quando siamo in un letto.
Tenten si sentì avvampare.
-Maledetto…- sibilò poi -mi sembra passato un secolo.
Non facevano l'amore dalla vacanza a Berlino ed entrambi cercavano di scaricare la tensione stuzzicandosi a vicenda. Il che, in realtà, la faceva crescere.
-Non starai esagerando?- ribatté lui canzonatorio.
La ragazza inspirò profondamente nel tentativo di quietare l'agitazione che le scombussolava il ventre. Ci stava prendendo troppo gusto a provocarla sull'argomento e la tentazione di ricambiare con la stessa moneta era troppo forte.
-Considerando che sono ad un passo dal saltarti addosso- sussurrò lentamente -non credo di essere poi così esagerata.
Neji, preso in contropiede, fece fatica a mantenere il suo proverbiale autocontrollo.
-Sei tremenda.
-Hai cominciato tu!- rispose lei scoppiando a ridere.
Lo Hyuga la guardò senza rispondere, godendosi la sua espressione spensierata. Che gli altri lo sapessero o meno, adorava come lui e Tenten stavano insieme: il loro modo di scherzare, di parlare, di discutere, di affrontare argomenti importanti. Fino ad allora non si era mai ritrovato a pensare di comportarsi diversamente dal solito, o a desiderare che lei cambiasse il proprio comportamento nei suoi confronti. E tutto ciò era meravigliosamente rassicurante.
-Beh, credo sia il momento di una tregua- esordì, non potendo trattenersi dall'accarezzarle i capelli.
-Se lo dici tu- rispose lei leggermente provocatoria -dovrai trovare un modo efficace per distrarmi.
Neji si alzò in piedi con calma.
-Non so, un ballo potrebbe fare al caso tuo?- domandò tendendole una mano.
Tenten, a quella scena, non poté fare a meno di ricordare l'unica altra volta in cui l'aveva invitata a ballare. Sorrise, intenerita, e gli porse la mano nell'alzarsi.
-Ottimo diversivo, Hyuga.
Si diressero verso la pista da ballo, lasciando le punte delle dita svogliatamente intrecciate.

Ino si stava godendo il ballo con Shikamaru più di qualsiasi altra cosa al mondo. Aveva sempre adorato ballare, ma di solito si accontentava di farlo con le ragazze, dato che i suoi due migliori amici maschi non si erano mai fatti convincere a muovere un passo in sua compagnia. Per quanto riguardava i ragazzi in generale, non le era mai interessato provarci: benché all'apparenza risultasse sicura di sé e, a volte, provocante, non era proprio il tipo di ragazza che flirtava con chiunque gli capitasse a tiro. Inoltre, a differenza del suo personaggio della serie che smaniava per Sasuke, nessuno l'aveva mai sentita dichiarare che le piacesse una persona in particolare. Shikamaru non l'aveva certo colpita subito, al contrario: benché fossero andati d'accordo fin dal loro primo incontro, nella sua testa l'aveva collocato nella categoria "Amici e basta". Tuttavia, col passare del tempo, si era ritrovata ad ammirare le piccole stranezze del ragazzo, ad emozionarsi quando tra loro c'era contatto fisico, ad entusiasmarsi quando sapeva che si sarebbero visti. Tutto ciò era corredato, però, dal pensiero che Nara non l'avrebbe mai vista come qualcosa di più di un'amica e che, probabilmente, era tutto il contrario del suo tipo ideale. Perciò aveva sempre concentrato le sue energie sull'amicizia tra loro più che in un tentativo poco promettente di scoprire i suoi sentimenti per lei.
L'invito alla festa di fine stagione dell'anno precedente era stato un fulmine a ciel sereno, ma nulla l'aveva stupita più di Shikamaru che, mentre stavano andando alla festa, le confessava nel modo più contorto e impacciato che avesse mai visto che lei le piaceva, e non come semplice amica.
Tuttavia lo doveva ammettere: non si sarebbe mai sognata di arrivare a ballare con lui.
-Comunque sei un imbroglione- esordì la ragazza mentre la musica, fino ad allora movimentata, rallentava per introdurre un lento.
-Mh?- fece Nara mentre se la avvicinava.
-Hai sempre detto di non saper ballare- spiegò Ino appoggiando una mano alla spalla del ragazzo.
-Ho sempre detto che non ballo, non di non esserne capace.
-Accidenti, se dovessi diventare un avvocato faresti una strage. Almeno mi dirai come mai stasera mi hai concesso un tale onore?
-Per la tua fissazione su Hyuga e Tenten stavi dimenticando di divertirti.
-Io mi stavo dimenticando di divertirmi? Detto da te che odi questo tipo di eventi?
-Appunto- rispose il ragazzo -ci vengo perché so che tu ti ci diverti. Se non lo fai, vanifichi i miei sforzi.
Uno dei motivi per cui Ino riusciva a stare con lui era il suo essere l'unica in grado di cogliere una manifestazione d'affetto in quella che a chiunque altro poteva sembrare una semplice polemica; a parte Choji e Asuma, ovviamente.
-Beh, in questo caso, grazie Shika- sussurrò con tono dolce, per poi baciarlo a fior di labbra -e comunque la mia fissazione ha i suoi motivi di esistere. C'è una strana atmosfera tra loro e mi fa impazzire non capire cos'è.
-Magari non è necessario che tu lo capisca. Sono fatti loro o no?
-Certo, ma io lo devo capire lo stesso, altrimenti come posso essere una buona amica per Ten?
Nara assunse un'espressione stupita, cosa che non capitava spesso.
-Ten è stata dietro a Hyuga per anni- continuò Ino con lo sguardo perso oltre la spalla del ragazzo -l'estate scorsa è stata molto male per la lite con lui. Lo so che se ci fosse qualcosa di importante me lo direbbe, ma se dovesse aver bisogno di me ancora prima di confidarsi, come posso aiutarla sul serio se non capisco cosa sta succedendo adesso?
Shikamaru la osservò con espressione indecifrabile, per poi lasciarsi sfuggire qualcosa a metà tra uno sbuffo e un principio di risata.
-Che c'è? Che ho detto di strano?- chiese Ino confusa e, a dirla tutta, anche un po' infastidita da quella reazione.
-C'è che, a volte, mi dimentico quanto sai voler bene alle persone che hai vicino.
-Ehi, eccoli lì- fece lei all'improvviso sporgendosi da un lato.
Nara avrebbe potuto rimanere offeso da come Ino avesse completamente ignorato una delle poche osservazioni gentili che uscivano dalla sua bocca, ma la conosceva fin troppo bene: ogni volta che qualcuno le faceva un complimento, lei faceva finta di non aver sentito e volgeva la sua attenzione a qualcos'altro di apparentemente molto più interessante.
-Sembra che si stiano tenendo per mano- continuò la Yamanaka, alzandosi sulle punte per vedere meglio tra la folla -ma potrebbero farlo solo per non perdersi in mezzo alla gente… Accidenti, Hyuga, sbilanciati un minimo!
All'improvviso si sentì trascinare in basso. Dopo averla baciata, Shikamaru la aiutò a tornare in posizione eretta.
-Ok, ok… farò i conti con quei due più tardi.
Ino posizionò le braccia sulle spalle del ragazzo, ritornando a godersi il loro ballo.

-Ho come la sensazione di un déjà vu- fu il commento di Tenten quando sentì la mano di Neji posarsi sulla sua schiena e avvicinarla a sé.
Lui sorrise discretamente, mentre cominciavano a muoversi sulla musica.
-Non ti avrei mai creduto capace di una cosa del genere- continuò la ragazza, pensando ancora a come, la sera della festa di fine stagione, lui fosse sbucato dal nulla per sottrarla dalle grinfie di Katashi -soprattutto dopo la bella strigliata che mi avevi dato nei camerini.
-Non esagerare, l'intenzione era quella di spronarti.
-Lo so bene. E comunque il ballo con te è stato il momento più bello di tutta la serata- disse lei piano e dolcemente, accostando la fronte alla gota dello Hyuga.
Quest'ultimo chiuse per qualche momento gli occhi. Sentiva la mano della ragazza appoggiata sulla spalla: era come se si stesse aggrappando a lui, ma senza pesargli. Anche lui ritornò con la mente a quel lento: ricordava benissimo la conversazione che avevano avuto, ma null'altro. A differenza della notte in ospedale a Toronto, delle riprese del ballo di Netherfield e di tutti gli altri piccoli momenti in cui il contatto fisico con lei o uno scambio di sguardi gli aveva suscitato una tempesta dentro, in quel lontano momento dell'anno precedente non aveva fatto attenzione a come lo faceva sentire starle vicino. Ci era voluta una lite spaventosa come quella avvenuta tra loro per scuoterlo.

-In molti penseranno che ho sprecato un sacco di tempo.
-Forse, ma Ten sicuramente no. Dice sempre che certe cose accadono quando è il momento giusto.

Fu proprio mentre ricordava quello scambio con Lee che, riaprendo gli occhi, vide l'amico chiacchierare allegramente con Tadashi.
-A quanto pare la tua intuizione era corretta.
Tenten alzò il capo e guardò nella direzione verso cui era girato, sorridendo immediatamente.
-Ieri sera vi siete fatti una bella chiacchierata dopo le nostre prove- disse poi -per caso Lee aveva saggezza da dispensare riguardo al nostro uscire allo scoperto?
-Se ricordo bene, mi ha detto che dovevo sbrigarmi a "toglierti dal mercato".
-Detta così, sembro un elettrodomestico con un difetto di fabbrica. Chissà perché si è messo in testa quest'idea assurda che ho la schiera di ammiratori davanti casa.
-Non ha del tutto torto. Basta pensare a Kankuro o a Shino.
-Che sono due. Vogliamo parlare del tuo fan club? È così numeroso che potrebbe popolare un'intera città.
-Lo sai benissimo che non ho mai dato attenzione alle ragazze in generale.
-Beh, a una sì.
Lo Hyuga la guardò perplesso. Non aveva idea di chi stesse parlando.
-Me lo ricordo molto bene: i tuoi avevano organizzato una serata di beneficenza a casa vostra, verso la fine della prima serie, e Hinata mi aveva invitato. Hai parlato tutta la sera con la stessa ragazza: bionda, occhi azzurri, molto posata.
Neji scavò velocemente nella propria memoria.
-Era solo la figlia di amici di famiglia- ricordò -studia al conservatorio anche lei. Abbiamo semplicemente parlato di musica e degli esami. Non c'era nessun tipo di interesse.
-Da parte tua, forse. Era palese che pendesse dalle tue labbra.
-Che sciocchezza…
-Ah no, fidati. Vi ho osservato parecchio quella sera e ho anche intercettato qualche commento malizioso di alcune persone in proposito. D'altra parte, è il tipo di ragazza che probabilmente i tuoi si aspettavano che frequentassi.
A Neji parve di percepire una nota di amarezza in quell'ultima frase. Per di più, Tenten stava evitando di incrociare il suo sguardo.
-Può anche darsi. E con questo?
-Sai che delusione quando invece hanno saputo che sei finito con me.
Aveva provato a dirlo in tono ironico, ma si capiva benissimo che in realtà non stava scherzando.
Lo Hyuga la osservò per un po' in silenzio prima di rispondere.
-Non vedo perché dovrebbero esserne delusi. Ti conoscono da parecchio tempo e non ti avrebbero mai fatto frequentare Hinata se non fossero convinti che sei una brava persona.
-Certo, ma forse per il loro primogenito essere semplicemente una brava persona non è abbastanza. Non per una famiglia come la vostra, almeno.
Il ragazzo rimase momentaneamente senza parole. Gli stava dicendo che non pensava di essere alla sua altezza? O a quella della sua famiglia? Assurdo, considerando che, a Toronto, ricordava molto bene di aver avuto lui stesso la sensazione di non essere all'altezza di lei, in certi momenti.
-Non capisco perché ti sminuisci in questo modo. E i miei non hanno mai avuto da ridire sul tuo conto, né prima né dopo che ci mettessimo insieme.
-Lo so bene, sono sempre stati molto cortesi con me, soprattutto tua madre. Ma ho osservato parecchio la vostra famiglia in questi anni, sai? Il vostro stile di vita, le vostre abitudini, le tradizioni, i tipi di persone che frequentate… Quando Hinata mi invitava a eventi come quella serata di beneficenza, ho sempre accettato perché adoro stare in sua compagnia, oltre al fatto che lei a volte si sentiva insicura su come porsi in quelle occasioni e cercavo di darle supporto; ma sono consapevole di essere il tipo di persona che non c'entra proprio niente con quel genere di ambiente. Non ricordi che disastro sono stata a quel pranzo di Natale? Se ci ripenso a come sono stata sfacciata nel rispondere a tuo padre…
-Quello che mi ricordo è che hai preso le mie difese, nonostante ancora non avessimo fatto pace.
-Non è questo il punto. Voi siete una delle famiglie più importanti di Tokyo e io una ragazza comune.
-Tu una ragazza comune? Dici sul serio?
Neji era sempre più sbalordito da quella conversazione.
-Perché credi che in "Naruto" e la serie che abbiamo girato a Toronto io sia poco più di una comparsa? Le persone ordinarie fanno le comparse.
-Ten- pronunciò il suo nome con tono profondo e carico d'intenzione -tu sei tutto fuorché ordinaria. E se credi di non avere niente a che spartire con l'ambiente che frequentano i miei genitori, va bene così: per me non è importante. Quello che conta è ciò che penso io e ciò che pensi tu.
Tenten si limitò a sorridere accondiscendente, mentre il ragazzo continuava a riflettere per capire da dove avesse origine quel discorso paradossale. Poi, all'improvviso, un'ipotesi gli attraversò la mente.
-È per questo che mi hai proposto di non dire niente a nessuno finché non me la sarei sentita io?- la vide trattenere per un secondo il respiro e capì di aver colto nel segno -Hai suggerito di aspettare perché pensi che io mi vergogni di farmi vedere con te?
La ragazza distolse lo sguardo. Avrebbe voluto avere una risposta pronta per deviare il discorso; in ogni caso, con lui non avrebbe funzionato.
Lo Hyuga smise di muoversi sulla musica, afferrandola per le spalle con fermezza.
-È così?
Tenten prese un respiro profondo, mantenendo lo sguardo basso.
-Non sarebbe la prima volta.
Katashi. Ancora.
-Vieni, cerchiamo un posto tranquillo.
La prese saldamente per mano e la trascinò via dalla folla, verso l'interno dell'edificio. Percorse il corridoio guardandosi intorno, finché non individuò una porta a cui era appeso un cartello con su scritto "ufficio da assegnare". La trovò aperta ed entrarono, ritrovandosi in una stanza spoglia, arredata solamente da una scrivania e una libreria, entrambe vuote.
Neji si chiuse l'uscio alle spalle e ritornò a guardarla, senza aver ancora lasciato la presa sulla sua mano. Cercò le parole giuste per introdurre l'argomento, ma si rese presto conto che non c'era modo di renderlo meno spiacevole.
-Katashi- cominciò a dire piano -si vergognava di farsi vedere con te?
Tenten scivolò via dalla sua presa e fece qualche passo per la stanza.
-Non uscivamo mai con nessuno- iniziò a raccontare in un sussurro -passavamo la maggior parte del tempo da soli, nel garage di casa sua. Se ci incrociavamo per strada e lui era con i suoi amici, faceva finta di non conoscermi.
Lo Hyuga in volto rimase impassibile, ma non poté trattenersi da stringere i pugni dalla rabbia. Incredibile come, nonostante fosse lontano e sotto processo, quel mentecatto riuscisse ancora a rovinare serate come quella.
-Io non sono Katashi.
La ragazza si voltò verso di lui con espressione mortificata.
-Certo che no!- esclamò subito, per poi riprendere con tono più basso -Tu sei mille volte migliore di lui. È…- si morse il labbro -è questo che mi atterrisce. Se lui si vergognava di me, perché tu non dovresti?
Fu Neji questa volta a prendere a camminare lentamente per la stanza, mentre lei rimaneva immobile, come se le avessero incollato i piedi al pavimento. Passò un buon minuto di assoluto silenzio, prima che lui si fermasse.
-La sera dopo il nostro ritorno a Toronto, durante la festa a casa mia… Io non avevo intenzione di parlare a nessuno di noi due, nemmeno a Gaara. Ma poi, quando ho cominciato a chiacchierare con lui, non sono riuscito a trattenermi- fece una pausa, tornando a guardarla -e dal momento in cui l'ho detto a lui, ho avuto la sensazione che qualcosa fosse fuori posto nel tenerlo segreto. Non intendo dire- si affrettò ad aggiungere -che renderlo di pubblico dominio non mi innervosisca in qualche modo, sono fatto così, lo riconosco. Ma ti posso assicurare una cosa.
Prima di continuare, si riavvicinò a lei, che lo ascoltava a capo chino, e le sollevò delicatamente il mento con due dita perché potesse guardarla negli occhi.
-Da quando ci conosciamo, non mi sono mai vergognato o sentito a disagio per la tua presenza, e non comincerò di certo ora- le sistemò con cura una ciocca di capelli dietro l'orecchio -solo un pazzo potrebbe vergognarsi di averti vicino.
Col senno di poi, Tenten avrebbe sicuramente sorriso al pensiero di un discorso così lungo da parte dello Hyuga e del proprio silenzio, quando di solito succedeva il contrario. Ma in quel momento percepì chiaramente gli occhi diventarle lucidi ed il cuore gonfiarsi di gratitudine.
Neji si abbassò verso di lei e la baciò prima sulle labbra e poi in fronte, per poi continuare.
-Non ha più senso tenerlo nascosto. Che lo sappia. Vorrei che tutto il mondo lo sapesse. Sono innamorato di Elizabeth Bennet.*
La ragazza spalancò gli occhi per la meraviglia a quelle parole, citate da lei in un lontano pomeriggio a Toronto mentre prendevano il tè con Mr. Bennet. Per lei quelle parole avevano un preciso significato, che aveva condiviso proprio quella volta, quando ancora era ignara del fatto che i suoi sentimenti fossero ricambiati. Era talmente sbalordita da chiedersi se aveva sentito davvero quelle parole.
-Cosa… che cosa hai detto?- borbottò a fatica, mentre sentiva il respiro divenire più corto e una minuscola lacrima scivolarle sulla gota.
Neji sorrise e accostò le labbra all'orecchio di lei per ripetere quella frase.
Non fece in tempo a godersi la reazione sul suo viso: si ritrovò d'un tratto spinto contro una parete, mentre Tenten lo stava baciando con un'intenzionalità che faceva intuire come ciò che le aveva detto l'aveva rassicurata e rasserenata. Poco più tardi fu lei a ritrovarsi con la schiena al muro e la bocca ancora incollata a quella di lui.
Non riuscivano a fermarsi e non si sarebbero fermati.

Ino stava aspettando Tenten al varco. Era sparita all'improvviso dalla pista da ballo da almeno venti minuti, ma la bionda non se ne sarebbe curata più di tanto, se Sakura non l'avesse raggiunta qualche istante prima giurando di aver visto la loro amica entrare nello stabile trascinata per mano da Neji.
-Cascasse il mondo, stavolta deve vuotare il sacco- sentenziò la Yamanaka impaziente, mentre si guardava continuamente intorno battendo il piede ritmicamente.
-Non la rintontire di parole appena arriva come fai di solito- la supplicò la Haruno, dubitando di aver fatto bene a parlare -magari ce lo dirà lei direttamente.
Ino in risposta mugugnò scettica.
Shikamaru, seduto con Choji e Naruto poco distanti da loro, sperava vivamente di non essere coinvolto nella conversazione. Ma non poté fare a meno di voltarsi insieme a tutti gli altri vedendo lo Hyuga fare ritorno nel cortile e dirigersi verso i loro tavoli.
Era solo, per cui le ragazze distolsero subito lo sguardo deluse. A Nara, invece, non sfuggì il suo gesto di raddrizzarsi il colletto della camicia e lisciarsi la stoffa sul petto. Alzò un sopracciglio, con una leggera vena d'interesse a cui preferì non dare voce.
-Vado a prendere da bere, voi volete qualcosa?
Il gruppetto a quella frase fissò Neji esterrefatto: sebbene fosse una domanda decisamente banale, nessuno di loro se la sarebbe mai aspettata da lui.
Lo Hyuga colse benissimo lo spirito di quelle occhiate, ma in quel momento semplicemente non gliene importava niente. Non ottenendo risposta, si diresse al banco delle bevande da solo. Trovò Lee che chiacchierava ancora con Tadashi.
-Ehilà!- lo salutò l'amico allegramente -Come procede la serata?
-Molto bene- rispose sforzandosi di mantenere un tono neutrale -e la tua?
-Mi sto proprio divertendo!- ribatté Lee sfoderando un gran sorriso -Ma dov'è Ten? Mi aveva promesso di fare un paio di balli insieme.
-È andata alla toilette, tornerà a momenti.
-Perfetto!

Cinque minuti più tardi Tenten ricomparve. Ino le si parò davanti, più determinata che mai.
-Allora, vi state divertendo?
-Ten, adesso tu…
La Yamanaka si bloccò nell'osservare l'amica in volto: aveva le guance arrossate e la pelle lucida; l'occhio esperto della bionda riconobbe i segni di sbavature di trucco cancellate dall'acqua. Eppure non l'aveva mai vista così bella.
-Cosa?- si sentì chiedere con tono limpido.
Nel frattempo Sakura si era avvicinata a loro, pronta ad intervenire in caso di reazioni esagerate
-...casa mia.
-Casa tua, cosa?
Ino riuscì a uscire da quella sorta di trance e tornare spigliata.
-Uno dei prossimi giorni venite tutte a dormire a casa mia, è un secolo che non lo facciamo!
-Certo! Non vedo l'ora!- esclamò Tenten sorridendo, poi si volse verso il tavolo -Shikamaru, sigaretta lontano dal casino? Così parliamo dell'addio al celibato.
-Non me lo faccio ripetere due volte- Nara si alzò, tirando fuori in un secondo il pacchetto dalla tasca.
Nel passare vicino alla sua ragazza, le diede un buffetto in testa.
-Fai la brava finché non ci sono.
La Yamanaka rispose con uno sbuffo divertito e li osservò allontanarsi.
-Sembravi pronta all'attacco- esordì Sakura dopo un po' -perché ti sei fermata? Muori dalla voglia che ti confessi cosa sta succedendo.
-Non c'è più bisogno che me lo dica- rispose Ino con una tranquillità che di solito non le apparteneva -è chiarissimo.
-Mh?
-Da quando ci conosciamo, non l'ho mai vista così felice come poco fa'- il volto della bionda era invaso dalla tenerezza -finalmente sta con Neji, e ci sta alla grande.

-Sì, mi sembra proprio una bella idea. Sicuramente Asuma non se lo aspetterà mai.
-Bene, allora possiamo andare avanti con i preparativi.
Tenten e Shikamaru si erano fatti carico dell'organizzazione degli addii al nubilato e al celibato per Kurenai e Asuma. Era facilissimo per loro collaborare e questo sicuramente facilitava parecchio il lavoro.
Shikamaru tirò fuori dal pacchetto la seconda sigaretta di fila, per poi tenderlo verso la ragazza.
-No, grazie, una per ora è abbastanza.
Dopo qualche secondo di silenzio, Nara parlò.
-Ho sentito che domani inizierà il processo a Katashi.
-Da chi lo hai sentito?
-Mio zio lavora in procura. Pensi di andarci?
-Non domani, ma dovrò. Mi hanno chiesto di testimoniare contro di lui.
Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo.
-Asuma e Kurenai lo sanno?
-Non ancora. È una cosa fresca, mi hanno chiamato stamattina. Faranno una bella scenata quando glielo dirò.
-Non c'è dubbio- concordò l'altro -ma se hai deciso di andare, avrai le tue buone ragioni.
La ragazza gli rispose con un sorriso di gratitudine per la solidarietà dimostrata.
Shikamaru si aspettava da un momento all'altro una qualche domanda su come stava andando tra lui e Ino, ma Tenten non fiatò. Che strano.
In effetti, a guardarla, sembrava avere la testa fra le nuvole.
-E così- esordì con tono tranquillo -Tu e Hyuga, eh?
-Già- rispose semplicemente lei dopo essersi riscossa dai suoi pensieri -anche se tutto ha ancora un che di surreale.
-Sì, ho ben presente la sensazione- Nara tirò l'ultima boccata di fumo e spense la sigaretta nel posacenere accanto a loro -strano che Ino ancora non sia partita alla carica. È stata dubbiosa tutta la sera, ma penso che ormai abbia capito.
-Probabilmente sapere che riuscirà a farmi sputare il rospo tra qualche giorno a casa sua la tiene quieta. Sarà un'impressione, ma sembra essere diventata molto più paziente da quando state insieme.
-Ancora non pretendo di riuscire a fare miracoli.
Tenten ridacchiò alla battuta.
-Mai dire mai.

Il resto della serata trascorse tranquillamente, tra altre chiacchiere ed altri balli.
Quando Neji tornò a casa dopo aver accompagnato Tenten, la mezzanotte era passata da un pezzo. Entrò in camera cominciando a slacciarsi i bottoni della camicia, impaziente di potersi mettere a letto, ma nel momento in cui si richiuse l'uscio alle spalle notò una busta marrone appoggiata alla parete. La prese e se la rigirò tra le mani, con espressione circospetta, avvicinandosi alla sua scrivania. Quando finalmente si decise ad aprirla, trovò all'interno una seconda busta e un foglio piegato. Si sedette e aprì il biglietto.

Ciao Neji.
Hinata mi ha sempre raccontato che i compleanni non ti hanno mai entusiasmato particolarmente e che non sei solito festeggiare, per cui spero mi perdonerai se ho chiesto a tua sorella di lasciarti questa busta in camera.
Ti ho comprato questo regalo in po' di tempo fa', in realtà: la prima volta che sono stata a Berlino. Ma non ho mai trovato l'occasione giusta per dartelo, fino ad ora.
Non sarà nulla di particolarmente ricercato o raffinato, ma per me racchiude certamente il fascino che la storia conferisce ad un oggetto che riesce a sopravviverle. Spero che lo possa cogliere anche tu.
Tanti auguri di buon compleanno.
Tenten

Neji guardò istintivamente il calendario che teneva sulla scrivania. 3 luglio. In quei giorni non si era minimamente reso conto che si stava avvicinando il suo compleanno. In effetti, era vero che non ci teneva particolarmente a festeggiare; al massimo chiedeva come regalo ai suoi genitori un biglietto per un concerto di musica classica e Hinata si limitava a preparare ogni hanno una torta da mangiare in famiglia.
D'altra parte, era perfettamente nello stile di Tenten fare una cosa del genere. Aprì la seconda busta sorridendo al pensiero. Si ritrovò tra le mani uno spartito ingiallito, ma scritto in modo molto curato. Riconobbe la partitura al volo, era uno dei pezzi che aveva eseguito più spesso negli ultimi anni. Quando il suo sguardo intercettò un piccolo cartoncino caduto dalla busta, gli si spalancò la bocca per lo stupore: quel piccolo foglietto era un certificato di autenticità. Aveva in mano uno spartito scritto due secoli prima. Lo appoggiò delicatamente sulla scrivania e continuò a fissarlo estasiato: non aveva mai avuto uno spartito così antico a portata di mano, anzi, proprio suo.
Sospirò di soddisfazione, aprendo il primo cassetto della scrivania e tirandone fuori una foto senza cornice, che ritraeva una ragazza accovacciata davanti ad un murales.
Quella serata non avrebbe potuto concludersi in modo migliore.











*Citazione da Il diario di Mr. Darcy di Amanda Grange.
Riferimento al capitolo 27 "Salto nel vuoto".

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Capitolo 35
*** Angoli di trasparenza ***


L'attrice
ANGOLI DI TRASPARENZA



Tenten, dopo aver salutato i signori Yamanaka, oltrepassò la porta che dava sul piccolo giardino sul retro della casa, rimanendo da subito meravigliosamente stupita. Almeno una decina di lenzuola colorate appese a dei fili da bucato andavano a formare un piccolo e accogliente rifugio, con dei cuscini sparsi sul prato curato e lanterne le cui tenui luci ancora impallidivano nel chiarore della serata estiva.
Ino, che stava sistemando spuntini e bibite, si voltò sentendo i suoi passi e l'accolse con un gran sorriso.
-Ben arrivata!
-Ino, tutto questo è spettacolare- l'ospite continuava a guardarsi intorno -hai proprio un dono per queste cose.
Non per niente era la Yamanaka a essere incaricata della scelta degli allestimenti per il matrimonio di Asuma e Kurenai. Aveva un gusto impareggiabile.
-Devo dire che questa volta non mi è venuto affatto male- rispose la bionda svicolando abilmente dal complimento -peccato che Sakura e Hinata non riescano a venire stasera.
-Come non vengono?
-Hinata ha l'ennesima cena di beneficenza coi genitori, sai bene che d'estate ne ha un'infinità. E Sakura ha la festa di compleanno della cugina. Perciò- si avvicinò all'amica e le circondò le spalle con un braccio -siamo io e te stasera!
Tenten sorrise ampiamente, abbracciandola.
-Che bello! Sono secoli che non stiamo sole io e te.
-Già. Vieni, accomodati e godiamoci la serata.
Si stravaccarono beatamente tra i cuscini e, tra un sorso e una patatina, cominciarono a chiacchierare. Non ci volle molto perché venisse fuori l'argomento 'Neji Hyuga' e Tenten cominciò a raccontare tutta la storia: come se lo era ritrovato davanti a Toronto e subito dopo aveva scoperto che avrebbe interpretato Mr. Darcy; come si era vista costretta a stare a pranzo con i suoi genitori il giorno di Natale, per poi fare pace con Neji quella sera; la notte passata in ospedale; i loro incontri per leggere insieme; la sera del falò; il karaoke; il giorno della passeggiata del bosco. Raccontò con una costante nota di incredulità nella voce, come se non fosse completamente certa che tutto ciò fosse successo realmente.
E Ino ascoltò. Attentamente e con partecipazione. Niente gridolini esultanti, nessun commento malizioso, nessuna battuta ironica. Ascoltò concentrata, limitandosi a sorridere per la tenerezza in alcuni momenti, o ad alzare le sopracciglia per lo stupore in altri.
-È…- esordì quando l'amica terminò il racconto -è meraviglioso, Ten. È davvero meraviglioso. E non parlo solo del fatto che adesso state insieme, ma anche del percorso per arrivarci. Sembra la trama di un romanzo e, sia chiaro, te lo meriti tutto.
-Grazie tesoro- rispose l'altra, per poi sospirare -però, sai… a ripensarci, ho sempre la sensazione che ad un certo punto mi sveglierò e mi renderò conto di essermi sognata tutto; oppure, ancora peggio, che…
-...che da un momento all'altro vada tutto in mille pezzi senza poter fare niente- la Yamanaka concluse per lei la frase -sì, capisco bene cosa intendi. E vogliamo parlare di quei fantastici momenti in cui pensi che, di punto in bianco, il tuo ragazzo si renderà conto che non sei poi così speciale e deciderà di mollarti?- lo disse con ironia, anche se c'era poco da ridere.
Tenten guardò sbalordita l'amica, per poi esclamare:
-Grazie al cielo! Allora non sono pazza o paranoica a pensare queste cose!
-Se così fosse, saremmo in due! Ho provato a sfogarmi con Sakura e Hinata, ma è come se parlassimo due lingue diverse… per loro sono preoccupazioni assurde.
-È tremendo non sentirsi alla loro altezza, eh?
-Altroché.
Si sdraiarono in direzioni opposte, con le teste una accanto all'altra, e per qualche momento guardarono il cielo scurirsi in silenzio.
-Ino.
-Mh?
-A parte le paranoie, tutto bene con Shikamaru?
La bionda sorrise istintivamente.
-Credo di sì.
-Credi?
-Beh, da parte mia sì. Non posso rispondere per lui.
-Raccontami qualcosa di voi- chiese Tenten con voce accogliente e dolce.
-Qualcosa di noi… allora…- Ino si toccò la punta del naso. Era il suo gesto di quando cercava una risposta o rifletteva, per quanto bizzarro -oh, sì- le sfuggì una risata -sai quando mi prende quel brutto virus intestinale?
-Sì, una volta l'anno, sempre al cambio di stagione tra inverno e primavera. Ti riduce ad uno straccio tutte le volte.
-Esatto. Dunque, quest'anno l'ho preso davvero forte: una cosa disgustosa, sembrava di essere sul set del film 'L'Esorcista'. Non riuscivo a tenere nello stomaco neanche una mollica di pane. Ovviamente non volevo che Shika mi vedesse o immaginasse mentre vomitavo in ogni angolo del bagno, quindi l'ho chiamato e gli ho detto che avevo un'influenza molto tosta e che per una settimana sarei stata chiusa dentro casa. Beh, si è presentato dopo due giorni in camera mia con del brodo di pollo fumante.
-Oh mio Dio, ma l'odore ti fa vomitare anche quando stai bene!
-Esatto- la Yamanaka si coprì il viso con le mani -neanche mezzo secondo ed ero piegata sul cestino della spazzatura, rantolando di buttare quella roba nel bagno subito- scoppiò a ridere -dovevi vedere la sua faccia! È stato scontroso per almeno due settimane, e non perché non avevo apprezzato il brodo, ma perché gli avevo detto una cosa per un'altra. E il giorno dopo si è presentato con un ghiacciolo al limone.
Tenten sorrise intenerita.
-Mi dà l'idea di essere un fidanzato molto premuroso.
-Lo è. Senti questa: a novembre la demenza di mio nonno si è acuita, come succede quasi tutti gli anni, probabilmente per l'anniversario della morte di mia nonna. Con i miei al lavoro, c'ero solo io che potevo tenerlo d'occhio di pomeriggio e durante i weekend, per cui mi si prospettava un bel mese di clausura. E Shika che ha fatto? Ogni volta che era libero è venuto a giocare a shoji col nonno.
-Ma tuo nonno non sopporta nessuno!
-Già, ma guarda caso, Shika gli sta super simpatico. Ad un certo punto sono anche stata un po' gelosa, era più gentile con lui che con me. Al punto di concedergli la mia mano- Ino scoppiò a ridere di nuovo, per poi imitare la voce del nonno -"Nipote, che sia chiaro, se mai ti dovrai sposare, dovrà essere con questo ragazzo qui". Shika è stato molto bravo a fare finta di niente: ti immagini se avesse cominciato ad elencare tutti i motivi per cui è contrario al matrimonio? Aiuto! L'ho scampata bella!
Tenten rise con lei, anche se non poté fare a meno di pensare alla conversazione avuta qualche giorno prima con Choji. In realtà, però, l'amica sembrava parlare della cosa con molta leggerezza, e non l'avrebbe fatto se fosse stata in qualche modo preoccupata.
-Se questo non è amore…- commentò poi -ve le siete già dette? Le parole magiche?
-Sì- la bionda sospirò al pensiero -a maggio. Ci credi che è stato lui a dirlo per primo?- si tirò su a sedere e si stiracchiò -Sono rimasta lì come una beota senza sapere cosa rispondere. Sai, non volevo dirlo solo perché me l'aveva detto lui, volevo sentirle quelle parole. Anche in questo caso lui ha capito perfettamente e ha aspettato che fossi pronta. È fastidiosamente perfetto come fidanzato.
Nel pronunciare quell'ultima frase, aveva un sorriso radioso e le guance tinte di rosso.
-Hyuga invece? Non me lo immagino a fare il fidanzatino premuroso… Com'è? Il solito ghiacciolo?
-Non è così freddo come lo descrivete tutti. Con chi è in confidenza sa essere molto gentile. Certo, con me è più affettuoso di quanto avrei mai osato sperare. Semplicemente non è un tipo melenso.
-Oh no, per carità. Meglio ghiacciolo che melenso- sentenziò Ino solenne -comunque sei sempre stata l'unica ragazza a sapere come prenderlo, forse anche meglio di Hinata. Sapevo che quella storia del non volere relazioni sentimentali non sarebbe durata a lungo.
-Tesoro, tu sei intuitiva su molte cose, ma nessuno poteva prevedere che cambiasse idea di punto in bianco- disse Tenten mentre si metteva seduta per bere.
-Come prego? Lasci che le esponga le prove a carico.
-Ino, ma che…
-Shh!- la zittì acquistando l'espressione da sensei che usava quando doveva dispensare perle di saggezza -reperto A: karaoke. Ha cominciato a cantare alle nostre serate karaoke solo per farlo con te.
L'altra scosse la testa divertita, approfittando per agguantare qualche salatino.
-Reperto B: progetto canto. Ore e ore solo con te. Non aggiungo altro. Reperto C: all'ultimo ritiro che abbiamo fatto, appena arrivati ti ha portato le valigie di sopra.
-È stata solo una gentilezza…
La Yamanaka la zittì di nuovo agitandole una mano davanti.
-Reperto D: il lento alla festa di fine stagione. Col cavolo che si sarebbe fatto coinvolgere nel piano contro Katashi se non avesse riguardato te…
-Ino, quanti reperti hai ancora?- la prese in giro Tenten.
-Uhm… con Sakura ne avevamo contati almeno una quindicina… Ma il punto è che potevi essere solo tu, e basta.
-Sì, certo- fu la scettica risposta -Semplicemente non ha incontrato qualcuno migliore di me.
-Ehi, non eri tu quella che diceva che non si sceglie di chi innamorarsi? E ti vorrei anche ricordare che- la bionda cominciò a tenere il conto con le dita -reciti da anni in una delle serie TV più seguite del Giappone; sei una ballerina straordinaria che tra poco diventerà anche insegnante; hai una voce meravigliosa; tra poco sarai ammessa all'università; hai appena partecipato ad una produzione internazionale. E tra tutto questo sei stata anche perseguitata e sequestrata da un criminale, senza perdere la tua giovialità e il tuo ottimismo. Se Hyuga osa anche solo pensare che possa esserci una ragazza migliore di te, si tratterà di un alieno.
-Come sei dolce. Anche se dalla tua descrizione sembro semplicemente una persona che vuole strafare.
Ino roteò gli occhi.
-La solita modesta.
Tenten sorrise, cominciando a prepararsi una sigaretta.
-Me ne fai una?
-Ino Yamanaka. Da quando in qua tu fumi?- le domandò dopo un silenzio sbalordito, facendone comunque una per lei.
-Non sono diventata una fumatrice. Penso ancora che sia il vizio più idiota e costoso al mondo. Ma- s'interruppe per farsi accendere la sigaretta -ho scoperto che in una particolare occasione ci sta proprio.
-E sarebbe?
La bionda si chinò verso l'amica per poter parlare a bassa voce.
-Dopo il sesso.
Tenten non riuscì a evitare di scoppiare a ridere, ma l'altra non ne fu offesa.
-Beh- ripresasi dalla risata accese la sua sigaretta -Shikamaru deve essere molto bravo se alla fine hai bisogno di fumare.
-Oh, altroché!- annuì Ino energicamente -E di te e Hyuga che mi dici?
La ragazza si irrigidì.
-Oh, avanti, non credere che non abbia capito cosa avete combinato durante il ballo. Riconosco benissimo l'espressione da 'sesso incredibile con il ragazzo che amo'. Oh, non ti preoccupare, non se n'è accorto nessuno a parte me e Shikamaru- si affrettò a rassicurarla, mentre stappava l'unico paio di birre che aveva recuperato per la serata -allora? Anche lui è bravo?
-Oh, sì- dette subito un bel sorso -a volte sento che lo farei di continuo. Comincio a pensare di essere malata.
-Oh, beh, anch'io. Ma credo che sia una malattia che condividiamo con parecchia gente.
Scoppiarono entrambe a ridere.
-Meno male che ci sei tu, Ino. Non potrei mai fare discorsi del genere con Hinata, soprattutto su suo fratello.
-Né io con Sakura. Accidenti, quella ragazza non riesce neanche a pronunciare la parola 'sesso' senza farsi venire una sincope.
-Allora direi di brindare al nostro angolo dei pensieri proibiti!- esclamò Tenten alzando la propria bottiglia.
-All'angolo dei pensieri proibiti!- rispose Ino con entusiasmo, imitandola.
In quel momento, entrambe pensarono a quanto si sentissero fortunate ad aver trovato un'amica come quella che avevano di fronte. Ino aveva qualcuno che non solo non si sentiva a disagio a causa della sua esuberanza, ma che la apprezzava e la condivideva. Tenten, invece, aveva una confidente a cui poter rivelare qualunque pensiero, per quanto assurdo o scabroso, senza sentirsi giudicata ma persino compresa. Sakura e Hinata erano rispettivamente le loro migliori amiche: volevano loro un bene dell'anima e le consideravano insostituibili; ma nell'amicizia tra loro potevano depositare ed esorcizzare le paure più profonde e le convinzioni più strane, forti della certezza che l'altra ci sarebbe sempre stata. Non c'erano tabù, non c'era pregiudizio.
-Ci pensi mai?- esordì Ino dal nulla.
-A che cosa?
-Al 'per sempre felici e contenti'. Adesso che stai con Neji, ci pensi mai?
Tenten finì di scolarsi la birra pensando alla risposta.
-Effettivamente tutta questa atmosfera nuziale potrebbe fare effetto in questo senso, ma… no, direi di no.
La Yamanaka tossì a causa di un sorso andato di traverso.
-Non penserai mica che vi lascerete?
-No, non intendevo questo. È che pensare al futuro mi mette ansia, lo sai. Vivo sempre alla giornata. È un miracolo che mi sia decisa a iscrivermi all'università.
-Giusto, la teoria del buco nero.
Solo Ino e Kurenai conoscevano la teoria del buco nero di Tenten: se provava a pensare ad un futuro lontano, a dei progetti a lungo termine, veniva subito presa dal panico e la mente le si svuotava. Si ritrovava, di punto in bianco, incapace di produrre una qualsiasi ipotesi o immagine sul domani. Vuoto, solo vuoto. E non era una bella sensazione.
-E comunque probabilmente è una fortuna per Neji che io sia fatta così: i maschi sono così terrorizzati dalle prospettive a lungo termine, di solito.
-Beh, se io fossi in Hyuga, ti avrei già messo l'anello di fidanzamento al dito- la birra cominciava a fare effetto alla bionda -non troverà mai nessun'altra in grado di sopportarlo e amarlo come fai tu.
-Se lo dici tu… sono abbastanza sicura che sarò fuori pericolo per molto tempo.
-Perché? Pure lui è contrario al matrimonio?
-Fino all'anno scorso non prendeva neanche minimamente in considerazione di poter avere una ragazza. Dubito che si sia creato già un opinione sul matrimonio.
-Mh- mugugnò Ino poco convinta.
-E tu, invece?
-Io…- sospirò profondamente, puntando lo sguardo in alto, come a cercare ispirazione nelle poche nuvole presenti quella sera -Se provo a pensare a come sarà la mia vita tra cinque anni, Shika c'è. Voglio dire, non riesco ad immaginare che non ci sia. Mi spiego?
-Sì, direi di sì.
-Anche sapendo che non vorrà mai sposarsi, è lì con me comunque. E allora ho cominciato a pensare che, magari, non mi importerà di sposarmi se lui sarà con me lo stesso. È un ragionamento assurdo?
Tenten le lanciò uno sguardo carico di tenerezza e la abbracciò affettuosamente.
-Tesoro mio. Cosa ci può essere di assurdo nel mettere al primo posto il vostro stare bene?
Ino ricambiò la stretta, grata.

Il giardino di casa Hyuga nel tardo pomeriggio consentiva di trovare un minimo di sollievo dall'afa di quelle giornate, per cui era stato scelto come luogo di ritrovo per continuare con i preparativi degli addii al celibato e al nubilato e del matrimonio.
Tenten stava leggendo ad alta voce una lista che sembrava non potersi esaurire.
-La scaletta c'è… abbiamo sentito i responsabili della villa per i tempi tecnici del pranzo…- borbottava spuntando mano a mano che procedeva con l'elenco.
-Il barman che cercavi per l'addio al nubilato?- chiese Lee.
-Trovato stamattina, per il rotto della cuffia. Abbiamo la lista della strumentazione che serve a noi e al gruppo di Gaara per il ricevimento?
-Sì, è pronta- rispose Kiba.
-E Gaara si è offerto di trasportare tutto lui col furgone- specificò Shino.
-Perfetto, qualcosa che va per il verso giusto finalmente- commentò la ragazza con una punta di esasperazione nella voce.
Continuò a leggere, attribuendosi la maggior parte delle incombenze in automatico, sotto gli sguardi preoccupati di Hinata e Neji.
-Ten, di questo passo ti uscirà il fumo dalle orecchie- la interruppe Lee -hai bisogno di prenderti una pausa. Andiamo a cena tutti insieme e facciamoci una passeggiata.
-Sarebbe fantastico, ma non posso. Tra massimo un'ora devo essere a casa per aiutare Kurenai e Asuma con la disposizione dei tavoli, o rischiano di ammazzarsi. E poi devo andare avanti con gli scatoloni per il trasloco.
-Hai davvero bisogno di una pausa- rincarò la dose Shino -non succede niente se ritardi di un'oretta.
-Già rischio seriamente di fare le due di notte…- neanche a farlo apposta, s'interruppe per un grande sbadiglio.
-Non puoi permetterti di arrivare a domattina stanca- intervenne Neji -devi riposarti.
-Sì, sì, lo so…
-Ehi, cosa c'è domani?- chiese Kiba curioso.
Tenten s'irrigidì solo per un secondo, per poi lanciare uno sguardo furtivo allo Hyuga. Shino, dal canto suo, cominciava a sentire puzza di bruciato.
-Allora?- insistette Lee -Che c'è domani?
-Il processo a Katashi- buttò fuori tutto d'un fiato la ragazza -domani devo testimoniare contro lui.
Quei giorni erano talmente frenetici che non aveva davvero trovato un momento tranquillo per informare i suoi amici della faccenda.
Il silenzio che era seguito alla rivelazione fu spezzato da una risata decisamente amara.
-Non è uno scherzo divertente, Ten-  l'Aburame, nel constatare che l'amica non accennava a confermare la sua interpretazione, si abbassò appena gli occhiali da sole -perché è uno scherzo, giusto?
-No, non lo è. Mi hanno chiamato la settimana scorsa.
Shino si alzò in piedi scattoso, ribaltando la sua sedia.
Kiba e Hinata si lanciarono un'occhiata preoccupata: l'avevano visto poche volte in quello stato e sapevano bene che non si prospettava nulla di buono.
-Che cazzo vuol dire che vai a testimoniare?- domandò l'Aburame chiaramente furioso -Ti è andato in pappa il cervello?
Neji stava per intervenire, ma la mano della sorella sul suo braccio lo fece desistere.
-È l'unico modo per chiudere definitivamente questa storia- Tenten stava cercando di rimanere il più calma possibile: si aspettava una reazione del genere, anche se non così irruenta.
-Oh certo, l'unico modo! È assurdo che tu sia così masochista senza rendertene conto! Basterà un'occhiata truce di quel criminale per farti perdere l'uso della parola e procurarti un altro bel trauma.
-Shino, ti assicuro che ci ho pensato bene…
-Visto la conclusione idiota a cui sei arrivata, non si direbbe- il ragazzo cominciò ad allontanarsi.
-Come, scusa?- Tenten si alzò e lo seguì con un'espressione molto meno diplomatica -Ehi, adesso ti fermi e mi spieghi che cavolo vuol dire!
Alla fine lo raggiunse, riuscendo a fermarlo. Erano troppo distanti perché gli altri sentissero qualcosa di più dell'eco dei toni alti che stava prendendo la conversazione.
Kiba e Hinata si scambiarono un'occhiata d'intesa e si alzarono, avvicinandosi ai due, cauti ma decisi.
Rimasero seduti al loro posto solo Lee e Neji, che assistevano alla scena come se stessero guardando un film muto.
-Accidenti- esordì il primo ad un certo punto -non ci credo che stanno litigando, pensavo fosse impossibile.
-Beh, Shino ha reagito in modo esagerato, e senza lasciare che Ten finisse di spiegargli le proprie ragioni- sentenziò asciutto lo Hyuga. Si era ripromesso di intromettersi il meno possibile nel rapporto tra lei e l'Aburame, ma era decisamente irritato da come la stava trattando.
-Io non sarei così duro nei suoi confronti. Per lui non deve essere facile.
-Cosa? Che Ten prenda decisioni sulla sua vita senza interpellarlo?
Lee sospirò prima di rispondere.
-Ha sentito molto la sua mancanza in questi mesi e, da quando è tornata, l'ha vista poche volte e sempre in compagnia; erano abituati a uscire da soli tutte le settimane fino all'anno scorso. E poi è particolarmente sensibile all'argomento Katashi: era veramente spaventato quando mi ha chiesto di aiutarlo a fare in modo che Ten non uscisse più da sola dopo l'episodio della moto. L'avresti visto anche tu, se lei non avesse insistito per non coinvolgerti.
Neji si voltò di scatto verso l'amico.
-Coinvolgermi?
-Sì. Shino le aveva proposto di chiedere anche a te di accompagnarla, ma Ten ovviamente non avrebbe sopportato di apparire piccola e indifesa davanti a te. In realtà non ne voleva proprio sapere, neanche con noi. Ma Shino si è sempre sentito in dovere di proteggerla e, in qualche modo, l'ha convinta. Non deve essere facile per lui ora che il ruolo di protettore spetta a te.
Lo Hyuga tornò a guardare i protagonisti della loro conversazione, che continuavano a discutere in modo acceso, con Kiba e Hinata che sembrano mettere in atto tentativi inutili di placare gli animi. Osservandoli, si rendeva conto di quanto poco sapesse delle dinamiche tra quei quattro. Aveva sempre saputo che Shino e Tenten avessero un forte legame, ma non immaginava fino a che punto. E sua sorella con l'Inuzuka: si erano mossi come se sapessero esattamente come comportarsi in quella situazione. Si ricordò che, il giorno successivo alla spaventosa lite tra lui e Tenten, Hinata aveva saltato il tradizionale pranzo domenicale in famiglia per mangiare fuori con lei e gli altri due. Erano davvero molto uniti.
Ritornò a concentrarsi su quello che stava accadendo, appena in tempo per vedere Shino prendere la via del cancello per andarsene e Kiba seguirlo dopo aver detto qualcosa alle ragazze; queste ultime si scambiarono alcune frasi, per poi riavvicinarsi a loro.
-È assurdo… Non mi ha lasciato neanche spiegare…- Tenten era più nervosa che mai. Si sedette pesantemente e afferrò in modo brusco la sua borsa, tirandone fuori una sigaretta.
-È solo arrabbiato- tentò di rassicurarla Hinata riprendendo il suo posto -vedrai che si calmerà e riuscirete a parlarne con più tranquillità.
L'altra rispose con un sospiro sonoro ed esasperato, strofinandosi gli occhi stanca.
-Mi ha rinfacciato che non ho tempo da dedicargli… Come se mi divertissi a correre dappertutto come una pazza dormendo quattro ore a notte, senza riuscire a godermi una serata con gli amici.
-Lo sappiamo- la Hyuga le accarezzò un braccio -in fondo, lo sa anche lui che ti dispiace non poterci dedicare il tempo che vorresti.
Lee si avvicinò all'amica e l'abbracciò da dietro.
-Vedrai che sistemerete tutto, non preoccuparti. Piuttosto, come ti senti per domani? Io al posto tuo mi sentirei parecchio nervoso.
-Lo sono- confermò Tenten -voglio solo che passi in fretta per non doverci pensare più.
-Ma certo. E Neji ha ragione, devi riposare- il ragazzo si allungò sopra la spalla dell'amica per guardare la lista sul tavolo -facciamo che ci penso io a controllare le tracce audio che ci servono per le esibizioni al ricevimento. E alle prove delle coreografie di dopodomani puoi non venire, sei l'ultima persona che ha bisogno di provare più del dovuto.
-Ma no, Lee, non è necessario…
-Non dire sciocchezze.
-E io posso andare a ritirare le fedi e gli abiti per la cerimonia- intervenne Hinata -Chiederò a Ino e Sakura di aiutarmi a controllare che sia tutto come deve essere.
-Così oggi puoi aiutare Asuma e Kurenai con la disposizione dei tavoli e rimandare gli scatoloni ai prossimi giorni- concluse Lee.
Tenten respirò profondamente.
-Grazie, ragazzi. Siete la mia salvezza.
-Beh, è il minimo, con tutte le volte che tu sei stata la nostra.

Ogni cosa in quell'enorme stanza appariva estremamente fredda. Forse perché era tutto bianco: tavoli, sedie, pareti. Troppo bianco. Tenten guardò il piccolo microfono che aveva davanti, per poi spostare lentamente gli occhi verso il banco dell'imputato. Katashi era lì, con quell'espressione strafottente di chi pensa che la farà comunque franca. Il suo viso fu attraversato da una scintilla di soddisfazione quando la vide osservarlo.
La ragazza concentrò tutte le sue energie nel rimanere impassibile, mentre la sua attenzione venne richiamata dalla voce del procuratore che cominciava a porle le domande. Iniziò a rispondere, sollevata di riuscire a mantenere un tono conciso, chiaro e sicuro. Persino quando la parola passò alla difesa, che provò da subito a metterla in difficoltà. Un paio di volte ebbe paura di cedere alle provocazioni dell'avvocato, ma ebbe anche la prontezza di impedirsi di guardare con disprezzo Katashi, per direzionare invece il suo sguardo verso Neji, seduto in prima fila nella sezione riservata al pubblico con gli occhi fissi su di lei come fari nella notte. Le bastava questo per sentirsi in grado di affrontare qualsiasi cosa.
Fu costretta a parlare della depressione, degli psicofarmaci, della terapia. Forte di ciò che stava studiando per gli esami di ammissione all'università, riuscì ad esprimersi senza farsi trascinare da tutte le emozioni negative che riaffioravano con i ricordi.
Quando la corte la congedò, si sentì incatenata alla sedia, ma solo per qualche istante. Alzandosi in piedi, tutto divenne incredibilmente leggero.

Usciti dal tribunale, Tenten aveva pregato Neji di andare in un qualunque posto dove potersi stendere su un prato. Trovarono un parco sulla via di casa. La ragazza si precipitò all'ombra di un grande albero, si liberò delle scarpe e si sciolse i capelli, per poi lasciarsi cadere quasi a peso morto sull'erba. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, godendosi la brezza leggera di quella giornata stranamente meno afosa del solito.
Neji la raggiunse con calma, sorridendo nell'osservarla in volto: vederla così rilassata ripagava tutta la preoccupazione che gli aveva attanagliato lo stomaco durante la sua testimonianza. Le domande del procuratore, nonostante Tenten fosse stata preparata, erano state numerose e impegnative, ma l'avvocato di Katashi aveva dato il meglio - o forse era più corretto dire il peggio - di sé: ogni suo quesito aveva mirato a metterla in cattiva luce. La ragazza, tuttavia, era apparsa imperturbabile per la quasi totalità del tempo.
Mentre le si sedeva accanto, lei si stiracchiò energicamente.
-Quasi non ci credo- disse poi, riaprendo gli occhi -finalmente è finita.
-Manca la sentenza- precisò lui -ma non capisco come potrebbero assolverlo dopo quello che hai raccontato.
-Adesso non me ne importa un accidente, sto troppo bene!- esclamò Tenten sorridendo.
-Te lo meriti: sei stata eccezionale lì dentro.
La ragazza si voltò stupita verso Neji. Non era ancora abituata a quei complimenti così espliciti da parte sua.
-Hai mantenuto una calma e un controllo invidiabili. Non so come hai fatto. Dubito che in una situazione simile sarei riuscito a fare altrettanto.
-Beh, non credo: ho provato a fare come fai tu.
Stavolta fu lo Hyuga a stupirsi.
-Sei sempre così controllato e indecifrabile. Mi sembrava una buona strategia da adottare per oggi.
Il ragazzo scosse impercettibilmente il capo: ecco che atteggiamenti come quelli, che la maggior parte delle volte erano apparsi detestabili per la gran parte delle loro conoscenze, venivano trasformati in positivo.
Si sdraiò accanto a lei, che si appoggiò subito al suo petto.
-Grazie per esserci stato, oggi.
-Non c'è di che- rispose lui accarezzandole i capelli.
Si lasciarono cullare per un po' dal silenzio circostante, disturbato a tratti dai suoni del traffico in lontananza.
-Perché vuoi fare tutto da sola?- chiese poi di punto in bianco lui, non spostando lo sguardo dai rami che ondeggiavano impercettibilmente sopra di loro.
-Mi piace che le cose siano fatte bene. E poi, dai, alla fine ieri ho ceduto su qualcosa- rispose la ragazza continuando a tenere gli occhi chiusi -tu più di chiunque altro dovresti capire.
-Non parlo dei preparativi del matrimonio. Lee mi ha detto che Shino voleva chiedere anche a me di accompagnarti quando dovevi uscire, dopo che quel pazzo ti ha quasi investito. Ma tu non hai voluto. Perché?
-Quella boccaccia larga…
-Ten, rispondimi.
A malincuore, Tenten sollevò il capo dal suo petto per guardarlo negli occhi.
-Perché ero sicura che avresti detto di no. Avrei evitato volentieri anche la loro, di scorta, ma quando ci si mettono sono testardi come muli.
-Per quale motivo avrei dovuto dire di no?
-Per quale motivo avresti dovuto dirmi di sì?
Ecco, in quel momento gli sembrò di tornare a uno dei loro confronti prima della lite e di Toronto. Era sempre stata così abile nel rispondergli e nel dire solo quello che voleva: uno degli aspetti di lei che lo aveva sempre affascinato, ancora prima di poterla pensare in senso romantico.
-Ok, eravamo amici- continuò la ragazza -ma il nostro rapporto non era così profondo da pensare di poterti avere a disposizione ogni volta che dovevo uscire di casa per qualche motivo. E, ad essere sincera, anche se me lo aspettavo, non mi sarebbe piaciuto sentirti rispondere di no. Sono quel genere di cose che uccidono le speranze romantiche- rotolò di lato, si mise seduta e riprese a stiracchiarsi -tipo scoprire che il ragazzo di cui sei innamorata non è interessato a nessun tipo di relazione sentimentale.
L'aveva detto col sorriso sulle labbra e un tono ironico trapuntato comunque di una nota di dolcezza.
-Insomma- riprese dopo qualche istante -questioni con cui tu non hai mai avuto a che fare.
-Tipo scoprire di provare dei forti sentimenti per una ragazza che ti ha parlato più volte di un amico di cui è innamorata?
-Ma eri tu!
-Ma io non lo sapevo- rispose lui serafico.
Tenten gli lanciò uno sguardo sulle prime indecifrabile.
-E sentiamo, come lo avresti scoperto?- non ottenendo risposta, gli si avvicinò a carponi -Dai, raccontami.
-Non ho alcuna intenzione di alimentare la tua ossessione per 'Orgoglio e pregiudizio'- sentenziò lo Hyuga mantenendo gli occhi chiusi.
-Ha a che fare con 'Orgoglio e pregiudizio'? Dirmi questo non è il miglior modo per scoraggiarmi, sai?
Il ragazzo non accennava a darle soddisfazione.
-Bene, allora non mi resta che tirare a indovinare- Tenten puntellò le mani poco dietro la schiena, stese le gambe e alzò la testa, come a cercare ispirazione nel cielo -dunque… se ha a che fare con 'Orgoglio e pregiudizio', deve avere a che fare con un qualche episodio particolare del romanzo che è stato ripreso nella serie…
Neji aprì appena un occhio per sbirciare l'espressione assorta della ragazza. La sera precedente, nonostante le rassicurazioni di Hinata e Lee, era rimasta molto abbattuta dalla discussione con Shino. Vederle gli occhi illuminati dalla curiosità era un sollievo.
-...Quale potrebbe essere? Mmh… magari il ballo a Netherfield… ma no, quando l'abbiamo girato avevamo appena fatto pace, troppo presto…
-Troppo presto in base a cosa?
-... Sicuramente non può essere stato durante la scena di Maryton- continuò lei ignorando la domanda -visto che sei stato disarcionato da cavallo, e men che meno quando ho suonato il piano. Probabilmente avresti voluto tenere le orecchie tappate per tutto il tempo…
-Ho sentito di peggio.
-... l'incontro a Pemberley, magari? Nah, è stato troppo a ridosso del karaoke, è successo prima… e il ritorno a Netherfield dopo… Cosa rimane?- ad un tratto le sfuggì una risata incredula -Sì, come no!
-Cosa?
-A rigor di logica rimane solo la dichiarazione ad Hunsford, ma sarebbe assurdo che tu ti sia accorto di provare qualcosa per me per quella scena!
Lo Hyuga la osservò ridere ancora per un po', aspettandosi una domanda diretta che non arrivò mai. Tutto il rocambolesco ragionamento ad alta voce era stato fatto più per gioco che per avere una risposta.
-Perché sei così convinta che ci sia stato un evento scatenante? Un sentimento non potrebbe crescere gradualmente nel tempo?
-Certo. Anzi, secondo me tutti i sentimenti molto profondi crescono e si rafforzano poco a poco. Ma c'è sempre un momento.
Neji sollevò appena un sopracciglio con sguardo interrogativo.
-Il momento in cui arriva la consapevolezza di quello che provi. È qualcosa di improvviso: un attimo prima non te ne rendi conto, e un attimo dopo ti chiedi come hai fatto a non accorgertene subito. C'è sempre quel momento.
Il ragazzo si rizzò a sedere, scrutandola curioso.
-Anche per te?
-Ovvio. Anzi, ne ho avuti ben due.
-Due? Nel senso, come se ti fossi innamorata due volte?
-Esatto- rispose lei semplicemente, scrollando appena le spalle.
-Uno dei due riguarda Katashi?
-Dio mio, no!- esclamò subito, rabbrividendo vistosamente -Non mi è capitato niente del genere con lui. Ad un certo punto mi ero convinta di amarlo, come fosse un dato di fatto. Ma non ho mai avuto quella specie di illuminazione divina in cui la scoperta, per quanto sconvolgente, ti rende inspiegabilmente felice.
Neji, nell'udire quell'ultima frase, pensò che non c'era modo migliore di descrivere l'istante in cui si era reso conto di provare qualcosa per lei.
-E quindi di chi altro parliamo?
Tenten lo osservò e scosse appena il capo, sorridendo.
-Sempre di te- decise di cominciare a spiegarsi subito, certa che la curiosità dell'altro sarebbe uscita fuori a breve -la prima volta è stato pochi mesi dopo aver iniziato a girare 'Naruto'. Era la prima volta che Hinata mi invitava a dormire a casa vostra. Stavo raggiungendo lei in cucina per aiutarla a portare in camera il tè coi biscotti, quando ti ho sentito suonare il piano e mi sono nascosta dietro la porta socchiusa per ascoltarti. E lì c'è stato quel momento.
-Per avermi sentito suonare il piano?
-Per averti sentito suonare il piano, che fino a quella sera consideravo lo strumento più noioso e snob della terra: appena mi sono fermata ad ascoltarti, ho pensato che quello fosse il suono più bello del mondo; e non ho più cambiato idea.
Tenten aveva lo sguardo fisso davanti a sé, mentre parlava con tranquillità di quelle cose che, al tempo, erano state come una tempesta interna per lei.
-La seconda è stata durante il nostro lento alla festa di fine stagione- riprese poi -da un po' di tempo mi stavo chiedendo se fossi convinta di provare qualcosa per te più per abitudine che in modo autentico, ma durante quel ballo ho avuto la conferma che era tutto maledettamente vero.
Il ragazzo la ascoltava con lo sguardo incollato sul suo volto, rapito dalla limpidità con cui aveva parlato di cose così personali e delicate. Quando lei, a conclusione del suo discorso, gli rivolse l'ennesimo sorriso, non poté fare altro che ricambiare.
-Allora, Hyuga, la tua curiosità è soddisfatta?
-È davvero così facile per te?
La ragazza assunse all'istante un'espressione interrogativa.
-Cosa?
-Essere così trasparente rispetto a quello che provi.
Prima di poter rispondere, Tenten ebbe bisogno di riflettere per qualche secondo.
-A volte, con poche persone. E non è poi così facile- si scosse i capelli con una mano, le cui dita si fermarono a giocare con una ciocca -ma tu richiedi trasparenza. È il modo in cui comunichi con le persone. Così, anche se non è sempre facile, cerco di essere trasparente con te.
Mentre la ragazza tornava a guardare davanti a sé, godendosi la brezza che le accarezzava il volto, Neji continuava ad aver lo sguardo fisso su di lei, mentre nella sua testa sembravano affollarsi troppi pensieri per poterli mettere in ordine. All'improvviso, uno di essi sembrò prendere il sopravvento sugli altri.
Cosa ci fai tu con uno come me?
Benché non avesse mai negato di poter avere dei limiti e dei difetti, nel complesso lo Hyuga aveva sempre avuto un'alta opinione di sé. Perciò, quando quel pensiero gli lampò nella mente, si chiese da dove potesse venire.

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Capitolo 36
*** Rendersi vulnerabili ***


L'attrice
RENDERSI VULNERABILI


-Eccoci qua, siamo arrivati.
-Bene, quindi mi potete togliere la benda dagli occhi adesso.
-E chi l'ha detto che la potevi togliere una volta arrivati?
-Andiamo, Shikamaru, non esagerare!
-Dannazione, Cho, potevi anche reggermi il gioco!
Asuma scoppiò in una delle sue iconiche risate, prima di togliersi la benda e guardare che diamine avessero architettato per il suo addio al celibato. Si ritrovò nel giardino di una vecchia casa di campagna, già occupato da tutti i suoi amici di genere maschile, con due grosse griglie avviate per un lauto pranzo a base di carne e tavoli preparati per giocare a poker. Il festeggiato pensò di aver fatto più che bene ad affidare l'organizzazione dell'evento a Shikamaru: se l'avesse chiesto a Kakashi o Jiraiya si sarebbe ritrovato sicuramente in un qualche locale a luci rosse, rischiando il linciaggio da parte di Kurenai; preferì non provare neanche a immaginare dove sarebbe finito se ad organizzare fosse stato Gai.
-Fantastico, Shikamaru!- si complimentò dando al ragazzo una pacca talmente forte da farlo sbilanciare in avanti.
-Aspetterei la fine della partita a poker per ringraziarmi- ribatté Nara, che comunque sorrideva, soddisfatto che Asuma apprezzasse.
-Ehi, guardate un po' chi è arrivato?- tuonò Jiraiya con un bicchiere già a metà in mano -Uomo morto che cammina!
Da scapolone incallito, non stupì nessuno con quella battuta.
Sarutobi si buttò nella mischia facendo finta di niente, salutando a destra e a manca e reclamando il pranzo anche se erano appena le undici e mezza.
-Chissà come sta andando la festa alle ragazze- si chiese Choji ad alta voce.
-So che avevano in programma di partire molto presto- intervenne Kiba.
-Ma qualcuno di voi è riuscito a scoprire cosa faranno oggi?- chiese Sasuke, rivolgendosi più che altro a chi fra loro aveva la ragazza all'addio al nubilato.
Kiba e Neji si limitarono a scuotere il capo.
-Che vuoi che facciano?- rispose invece Naruto -Le solite cose da donne, no?
-Che sarebbero?- domandò Sai.
-Ehm… che ne so… truccarsi? Andare al centro benessere?
-Strano che tu non abbia una ragazza, eh?
-Ah, sta zitto, Shino!
-Come noi non abbiamo detto a loro cosa abbiamo organizzato per oggi, loro hanno fatto altrettanto con noi- tagliò corto Nara, accendendosi una sigaretta -io e Tenten siamo d'accordo che ce lo racconteremo stasera, a cose fatte.
-Beh, direi che è ora di smettere di blaterare e cominciare la festa!- esclamò Lee entusiasta, sollevando il consenso generale.

Dopo un silenzio tombale che sembrava durare da una vita, il rumore di proiettili che fendevano l'aria riportò a regime l'attenzione generale.
-Ahia! Caspita, fa veramente male!- esclamò Anko venendo allo scoperto, con una mano sulla macchia di vernice rossa al centro del petto.
-Avanti, non fare la mammoletta!- ribatté Kurenai, sbucando da dietro un albero col fucile in spalla e un gran sorriso in viso per la vittoria.
-Non rispondo per le rime solo perché sei la festeggiata.
Tutte le altre partecipanti si palesarono, mostrando i segni colorati dei colpi ricevuti durante la partita di paintball.
-Complimenti- disse Tsunade -tu e la tua banda di ragazzine siete state inarrestabili.
Tenten, Ino, Sakura e Hinata, comparse alle spalle di Kurenai, sorrisero soddisfatte.
-Dovremmo farlo più spesso- esordì la Yamanaka -è il modo perfetto per scaricare la rabbia, con tutte le volte che i ragazzi ci fanno infuriare.
-Andresti in rovina se dovessi giocare ogni volta che Shikamaru ti fa arrabbiare.
-Ah, sta zitta, Sakura!
-Questa sì che è una generazione di donne che non si fa prendere in giro- commentò Shizune -poveri maschietti.
Kurenai si voltò verso Tenten.
-Allora, tesoro? Cosa c'è in programma dopo questa fantastica mattinata?
-Ovviamente adesso si mangia- rispose lei -poi ci riavviciniamo alla città e facciamo un po' di 'cose da donne' al tuo centro benessere preferito prima del gran finale di stasera. Non sia mai che Asuma pensi di stare per sposare una donna violenta: dobbiamo fare finta che sei anche un po' femmina.
La battuta scatenò l'ilarità generale e una piccola rappresaglia affettuosa da parte della futura sposa. Infine si avviarono tutte agli spogliatoi.
-Bel lavoro, Ten- si complimentò Hinata.
-Sì, hai avuto delle ottime idee per oggi- si aggiunse Sakura -chissà i ragazzi che stanno facendo.
-Per fortuna Asuma non è tipo da spogliarelliste, sennò avrei ridotto Shikamaru a brandelli.
-Mi sa che servono un po' di 'cose da donne' anche a te- la canzonò Tenten, guadagnandosi uno spintone dalla Yamanaka.
Effettivamente era molto soddisfatta di come aveva organizzato la giornata. Si augurava solo che Neji riuscisse a divertirsi almeno un po' insieme agli altri.

-Ti stai annoiando?
Lee aveva raggiunto Neji, che a fine pranzo si era posizionato un po' in disparte.
-Non è il mio genere di cose, ma non sono io il festeggiato. E comunque sono sollevato che non siamo finiti in un qualche squallido locale a luci rosse.
-Condivido in pieno.
Rimasero un po' in silenzio, osservando gli uomini più grandi sistemarsi al tavolo per iniziare la gran partita di poker e cominciare a fare battute sul fatto che la libertà di Asuma fosse finita, che il matrimonio fosse una prigione per innocenti, eccetera.
-Incoraggianti…- borbottò lo Hyuga.
-Per fortuna Asuma non fatica a fare orecchie da mercante.
Il festeggiato rispondeva alle provocazioni con una fragorosa risata dopo l'altra.
-Deve essere molto rassicurante- esordì Lee.
-Cosa?
-Sapere di aver trovato il compagno o la compagna della propria vita. Guardalo- indicò con un cenno il festeggiato -nonostante tutto quello che gli stanno dicendo sembra l'uomo più felice della terra. Non l'ho visto mai dubitare neanche per un secondo del suo rapporto con Kurenai. Come diavolo fa la gente a saltare tutta la vita da una relazione all'altra senza affidarsi mai completamente a qualcuno?
-Ne parli come se si potesse essere felici solo avendo un partner. Non è un po' riduttivo?
-Per me no. Lo vedo ogni giorno con i miei genitori: spesso hanno rischiato di fallire con la loro attività, non si concedono mai grandi svaghi, si accontentano di vivere un po' il quartiere dove abitiamo. Ma ti giuro che quando si rivolgono l'uno all'altra, sono la felicità e la pienezza personificate. L'amore è tutto.
Ad ascoltarlo, a Neji sembrò di sentire parlare la sua ragazza.
-Per qualcuno sarà così- commentò diplomatico -Se fossi stato etero, pensi ti saresti innamorato di qualcuno che conosci?
-Oh sì- rispose convinto Lee, come se si fosse già posto quella domanda molte volte -non ho dubbi: sarebbe stata Tenten.
Lo Hyuga non sapeva come prendere quella rivelazione. A rigor di logica non avrebbe dovuto stupirlo più di tanto, ma non poteva negare di aver percepito un brivido di fastidio scuotergli lo stomaco.
-In realtà- continuò l'altro -c'è stato un periodo in cui pensavo che cominciasse a piacermi, durante la prima serie: mi sono trovato davanti questa ragazza così allegra, spigliata, amichevole, per niente civettuola, bravissima a fare sentire le persone comprese e a proprio agio. Sulla carta per me era la fidanzata ideale. Ovviamente, anche da etero, non avrei avuto speranze: chi avrebbe potuto mai competere con il magnifico Neji Hyuga?
-L'hai sempre saputo tu, eh?
-Che le piacevi? Sì, me lo ha confidato parecchi anni fa', anche se non ce n'era alcun bisogno.
-Mh?
-Lei ci teneva moltissimo a non far trasparire nulla dei sentimenti che provava, probabilmente soprattutto per non metterti in imbarazzo. Ma noi tre abbiamo passato molto tempo insieme per la serie e qualche sguardo adorante se l'è fatto sfuggire. Io, ovviamente, non ti ho detto niente- si affrettò ad aggiungere -mi ucciderebbe se sapesse che te l'ho raccontato.
Neji abbozzò un mezzo sorriso.
-Tranquillo- dopo qualche attimo di riflessione, riprese -mi sembra assurdo, comunque, che abbia perseverato nei suoi sentimenti pur conoscendomi così bene.
Vide Lee lanciargli uno sguardo perplesso, come se non fosse sicuro di capire cosa intendesse. Non era ancora abituato alla grande confidenza che gli stava concedendo da quando era tornato dall'estero e forse questo contribuiva alla confusione.
-So di essere un tipo difficile con cui avere a che fare- affermò con tono neutrale -e non mi sono mai sforzato per compiacere gli altri, anzi. Sono abbastanza sicuro che, per molto tempo, la maggior parte della nostra comitiva ha ritenuto che fossi un tipo sgradevole. Non il fidanzato ideale, in ogni caso.
Benché si sforzasse di rimanere imperturbabile, gli costava una gran fatica condividere quei pensieri che, da qualche giorno, vagavano fastidiosi nella sua mente. Perciò, quando vide l'amico trattenere un principio di risata, naturalmente ne fu irritato.
-Scusa- spiegò subito Lee -è che mi è venuto in mente come avrebbe commentato Tenten se ti avesse sentito.
-Cioè?
-Ti avrebbe chiesto se piuttosto eri tu a voler risultare sgradevole agli altri, per tenerli a distanza.
Sì, era il tipo di cosa che poteva uscire dalle sue labbra.
-La sua perspicacia a volte è terrificante.
Lee rise, prima di replicare.
-Sacrosanta verità! Ha una tale capacità di leggere le persone… Anche se, forse, dal suo punto di vista non è tutto questo gran guadagno: se intuisci così tanto degli altri, ti senti sempre obbligato a tenere conto dei loro sentimenti. Magari le farebbe bene, una volta tanto, fare la finta tonta e lasciarsi andare, fregandosene del rischio di ferire qualcuno.
In quel momento Shino passò davanti a loro, diretto a prendere da bere. Lo Hyuga avrebbe potuto giurare di aver ricevuto da lui un'occhiata tutt'altro che amichevole.
-Mi sa che è ancora arrabbiato per la storia del processo- sussurrò Lee con la fronte aggrottata.
-Forse dovrei provare a parlargli. Tenten è già abbastanza sotto pressione, non le serve avere il peso di una lite sulle spalle.
L'altro preferì non commentare. Aveva il presentimento che non fosse una buona idea, ma non aveva obiezioni concrete da porre.
L'attenzione di entrambi fu catturata dai giocatori che, anche grazie al sakè, stavano diventando parecchio rumorosi.
-Maledetto!- esclamò Jiraiya all'ennesima vincita di Asuma -Ma non si diceva 'fortunato al gioco, sfortunato in amore'?
-Beh, quando la fortuna gira…
-Già. Una fortuna sfacciata. Chi l'avrebbe mai detto che saresti riuscito ad addomesticare Kurenai fino a convincerla a sposarti?
I ragazzi più giovani che erano intorno al tavolo ad osservare la partita furono un po' disturbati dal verbo usato da Jiraiya.
-Non ci badare- intervenne prontamente Gai, che manteneva il suo buonumore nonostante avesse già perso tutto -è solo invidioso! Kurenai sembrava inarrivabile quando l'abbiamo conosciuta. Hai compiuto un'impresa!
-In effetti ci chiediamo ancora come hai fatto- Kakashi rilanciò con nonchalance -sbandierava ai quattro venti che non si sarebbe mai sposata.
-Lascio- Iruka abbandonò le carte sul tavolo, per poi dire la sua -puoi essere convinto quanto vuoi di non volerti sposare, ma se incontri la persona giusta non c'è santo che tenga. Anzi, finisci per sposarla per non fartela soffiare.
-Ma sentitelo! Sposato da neanche tre anni e già dispensa consigli.
-Tsk! Una firma su un pezzo di carta e un anello al dito- sbottò Shikamaru, l'unico tra i più giovani a giocare -che invenzione stupida.
-Questo ragazzo sì che ha capito com'è che funziona!- esclamò Jiraiya.
-Già così cinico alla sua età, che peccato!- si lamentò invece Gai.
Asuma scoccò un'occhiata furtiva a Nara. Conosceva bene le sue idee sul matrimonio e da dove provenivano; proprio per questo apprezzava il suo sostegno incondizionato. Tuttavia, aveva intuito senza bisogno di domande esplicite la preoccupazione rispetto al suo rapporto con Ino e i discorsi che avevano intavolato durante il gioco non lo aiutavano certo a rasserenarsi.
-Salto questo turno- si alzò ignorando le proteste degli altri -Shikamaru, mi avevi parlato di una bottiglia speciale per l'occasione. Andiamola a prendere. Il sakè scadente di Jiraiya non lo aiuta con il poker.
-Ehi, come ti permetti!
Ridendo fragorosamente, si fece guidare dal ragazzo verso la casa.

-Ah, ci voleva proprio!- esclamò Tsunade appoggiandosi al bordo della piscina di acqua termale con i gomiti.
-Le tue ragazze ci sanno proprio fare- Anko fu l'ultima a immergersi -anche il pranzo è stato spettacolare.
-Credo che quello sia stato una dritta di Choji- rispose Kurenai sorridente.
-Ma dove sono quelle quattro, a proposito?- chiese Shizune.
-Hanno detto che devono finire di preparare qualcosa… In realtà sospetto che ci vogliano lasciare un momento tra donne mature.
-Donna matura a chi?- replicò Tsunade offesa.
-Sempre così suscettibile…- borbottò Anko scuotendo il capo, per poi rivolgersi alla festeggiata -ma dimmi un po', sono vere le chiacchiere che si sentono in giro?
-Quali chiacchiere?
-Che Tenten si è messa con Neji Hyuga. È vero?
-Ha fatto presto a spargersi la voce… L'hanno reso ufficiale da poco.
-Accidenti, l'unica che sembrava avere un po' di sale in zucca ha ceduto alla fine- commentò sconsolata Tsunade.
-Oh, andiamo, secondo me sono una bella coppia- ribatté Shizune -alle feste della produzione sono sempre sembrati così in sintonia.
Kurenai ascoltò le amiche senza intervenire. La novità di Neji e Tenten stava facendo scalpore quanto l'annuncio di anni prima che lei e Asuma stavano insieme. Si augurò che fosse di buon auspicio.

Shino stava recuperando gli ultimi salatini rimasti da portare fuori con tutta la calma possibile: finché ci fosse stato da bere, nessuno si sarebbe lamentato. In più, voleva sfuggire alle incessanti occhiate di Kiba dovute al suo malumore, che riusciva a nascondere a tutti, ma non a lui. Perciò, quando sentì dei passi alle sue spalle, pensò che l'Inuzuka l'avesse raggiunto nella cucina per fargli la predica.
-Possiamo evitare?- chiese senza voltarsi.
-Preferirei di no.
Il ragazzo s'irrigidì all'istante, per poi voltarsi lentamente verso Neji.
-Credevo fosse qualcuno altro. Che c'è, hanno finito il sakè?
-No. Possiamo parlare?
-Non capisco di cosa dovremmo parlare- Shino finì di raccogliere le ultime cose e cominciò a dirigersi verso l'esterno.
-Di Tenten. C'è rimasta molto male per la discussione dell'altro giorno. Dovresti darle l'occasione di spiegarti le sue ragioni per quanto riguarda il processo. Sono sicuro che se l'ascolterai vi chiarirete.
L'Aburame si bloccò sul posto.
-Sei sicuro?- si era ripromesso di ignorarlo, ma non riuscì a trattenersi, e si voltò verso di lui -Ti sei accorto di lei dopo secoli e adesso pretendi di essere sicuro di tutto quello che la riguarda?
-Mi sono sforzato di ascoltare le sue motivazioni e le ho trovate sensate. Mi stupisce che tu non abbia fatto lo stesso: sei sempre stato un buon amico per lei.
-Sì, io lo sono stato e lo sono tutt'ora, io.
Neji stava affrontando il discorso con la sua proverbiale compostezza, ma ciò non significava che non percepisse tutta l'ostilità dell'altro.
-Se ti riferisci alla lite della scorsa estate, non posso darti torto. In quell'occasione sono stato un pessimo amico. Ma io e Tenten ci siamo chiariti su questo punto e, se lei lo ha superato, dovresti farlo anche tu.
-Certo, ovvio- ribatté Shino sarcastico -in fondo cos'ha comportato per te quella lite? Non vi siete rivolti la parola per qualche mese e poi: puff, tutto come prima. Anzi, ti sei magicamente accorto che era degna della tua attenzione. Invece non hai la minima idea di cosa ha dovuto passare Tenten, non fingere di saperne qualcosa.
-So bene che è stato un periodo duro.
-Tu non sai un accidente!- sbottò, nonostante fino a quel momento si fosse sforzato a mantenere un tono controllato, che tuttavia recuperò in breve -Lascia che ti racconti com'è proseguita la serata della lite dopo la tua teatrale uscita di scena.
Lo Hyuga sentì i muscoli del viso contrarsi. Aveva il presentimento che stava per ascoltare qualcosa di molto spiacevole.
-Tenten è rimasta immobile per almeno dieci minuti, completamente atterrita. Vedendola in quello stato, Lee ha spiegato a tutti la storia della finta fidanzata, anche se lei ha provato a impedirglielo. Poi io e Lee  ci siamo offerti di accompagnarla, ma Ten ha fatto in modo di spedire Lee a casa: non voleva essere vista da lui in quello stato per evitare che si arrabbiasse con te- dopo uno sbuffo sprezzante, continuò -Una volta che siamo rimasti soli, sai cosa mi ha chiesto? Di portarla in un posto dove potesse urlare. Io l'ho accontentata e lei ha urlato. Sì- si affrettò a confermare cogliendo il lampo di stupore attraversare il volto di Neji -ha urlato per così tanto tempo e così forte che ero convinto le sarebbe andata via la voce. Ti assicuro che, se fossi stato lì al mio posto, non avresti più neanche avuto il coraggio di sfiorarla con lo sguardo, sapendo di essere stato la causa di una reazione del genere.
Nessuno dei loro amici probabilmente aveva mai sentito parlare Shino con un tono tanto velenoso e risentito.
Lo Hyuga, dal canto suo, era pietrificato. Durante il racconto, non aveva potuto evitare di immaginare Tenten urlare con tutto il fiato che aveva in corpo e quell'immagine l'aveva raggelato. Perché sì, era stata colpa sua. Il fatto che avessero fatto pace, il loro stare insieme ora e tutto quello che di buono era venuto dopo, apparivano qualcosa di sfocato e sfuggente in quell'istante, mentre la sofferenza che le aveva causato gli rimbombava nella mente.
-Giusto per essere chiari e concludere il discorso- riprese l'Aburame, soddisfatto dell'effetto avuto sull'altro -Ti chiedo di non immischiarti più nel rapporto tra me e Ten. E sappi che, quando la farai stare di merda la prossima volta, ci sarò io a raccogliere i cocci, come sempre.
Appena finito di parlare, lasciò la stanza. A Neji ci volle un po' di tempo per riprendere padronanza di sé e fare altrettanto.
Dopo qualche minuto, la porta della cantina che dava sulla cucina di aprì e ne uscirono Shikamaru e Asuma.
-Accidenti…- commentò il primo, una volta assicuratosi che la stanza fosse vuota -da Shino non me lo aspettavo proprio.
-Mh- si limitò a rispondere l'altro, pensieroso: per quanto comprendesse la preoccupazione dell'Aburame per Tenten, aveva trovato quello sfogo decisamente esagerato. Se aveva inquadrato lo Hyuga bene come pensava, quella discussione lo aveva lasciato tutt'altro che indifferente.

Un paio d'ore dopo, Tenten e Shikamaru si ritrovarono in una vecchia palestra di un quartiere diventato poco a poco quasi completamente commerciale, per preparare la fase finale dei festeggiamenti prima dell'arrivo dei futuri sposi.
In poco meno di un'ora era tutto pronto e i due si dedicarono con calma all'allestimento di un piccolo angolo in cui sistemarono le fotografie istantanee fatte durante la giornata da Sakura e Choji, perché Asuma e Kurenai potessero avere uno scorcio dei festeggiamenti dell'altro.
-Paintball?- chiese Shikamaru osservando le foto che stava posizionando Tenten.
-Già. Kurenai ha sempre voluto provarlo.
-Ci mancava solo che Ino imparasse a sparare…
-Buonasera!
Entrambi si voltarono verso il ragazzo appena entrato.
-Ciao, Tadashi! Benvenuto!- l'accolse calorosamente la ragazza -Grazie per aver dato disponibilità così all'ultimo momento, col barman che ci ha mollato su due piedi non avremmo saputo come fare.
-Figurati, un lavoro in più mi può fare solo comodo! Dove mi sistemo?
-La tua postazione è laggiù, vai pure.
Nara nel frattempo aveva finito gli ultimi ritocchi.
-Bene. Direi che è tutto pronto. Sigaretta?
-Assolutamente sì.
Uscirono all'esterno e Tenten non poté fare a meno di pensare che l'altro appariva parecchio irrequieto. Si impose di stare zitta, data la forte tentazione di indagare. Dovette nascondere un sospiro di sollievo quando fu il ragazzo ad introdurre l'argomento.
-So che Choji ti ha parlato.
Con lui non serviva a nulla fare la finta tonta e chiedere a cosa si riferisse di preciso.
-Sì.
-È tutto il giorno che sento battute o grandi lezioni di vita sul matrimonio. E sono sempre più convinto della mia idea, anche se immagino tu e gli altri la possiate trovare estrema o cinica.
Vide Tenten spalancare la bocca, ma non per le ragioni che credeva lui.
-Shikamaru, io non ho alcun diritto di giudicare le tue idee. Come nessun altro.
-Vuoi farmi credere che non ti dispiace per Ino?
La ragazza mosse le labbra per rispondere, ma si bloccò. Non sapeva se era la strategia giusta per affrontare il discorso.
-Che stavi per dire?- chiese subito il ragazzo con tono impaziente.
Dovette insistere ancora perché parlasse.
-Dovrebbe dispiacere a me o dispiace a te, per Ino?- domandò infine cauta.
Nara sentì la propria gola chiudersi a quelle parole. Accidenti, Choji aveva ragione. Altro che i soliti luoghi comuni: Tenten era davvero capace di ribaltare i punti di vista.
-Non mi aspetto una risposta- si affrettò a precisare lei -so che questa faccenda ti preoccupa, ma il fatto è che possiamo fare tutte le ipotesi del mondo su come Ino si senta riguardo alla tua idea sul matrimonio… ma, in realtà, è probabile che neanche lei lo sappia di preciso.
-Sono anni che descrive i dettagli del giorno del suo matrimonio.
-Esattamente: il giorno. Ino ha sempre fantasticato sulla festa, come fanno tutte. Ma io non l'ho mai sentita parlare dell'essere sposata, cioè del dopo.
Shikamaru era basito. Aveva ragione: la sua ragazza non aveva mai accennato a scenari ipotetici in cui ci fosse di mezzo un marito o dei figli. Anzi, sembrava che per lei l'importante fosse avere lui e Choji vicini, anche a quarant'anni da lì.
-Ho… detto per caso una stupidaggine?- chiese Tenten titubante.
-No. Accidenti, no- rispose Nara, accendendosi la seconda sigaretta di fila.
-Comunque io, al posto tuo, proverei a parlarne con Ino. Le dispiacerebbe sapere che sei stato in pensiero così a lungo senza confrontarti con lei.
-Sì, hai ragione- concordò lui, ora visibilmente alleggerito -maledizione, sei brava sai.
La ragazza si strinse nelle spalle, minimizzando il complimento.
-Cerco solo di dare una mano.
-Beh, il giorno in cui ne avrai bisogno tu, fammi un fischio.
-Sarà fatto.
-Gli altri arriveranno a momenti- Shikamaru spense la sigaretta e si diresse verso l'interno, ma appena prima di varcare la soglia si voltò verso la ragazza, che stava controllando il cellulare -Tenten.
-Sì?
-Appena ne hai la possibilità parla con Neji. Ne avrà bisogno.
Scomparve subito dopo nell'edificio, senza lasciarle il tempo di chiedere delucidazioni.
Cavolo, che caspita era successo?

-Sorpresa!
Asuma e Kurenai si tolsero la benda dagli occhi per la seconda volta nella giornata, ritrovandosi uno di fronte all'altra nella vecchia palestra addobbata a festa, con tutti i loro amici intorno in tenuta da notte.
-Ma che…?
-Idea di Ino!- esclamò Tenten sorridente, indicando l'amica.
-Beh, vi avevamo sentito dire che vi sembrava assurda la tradizione di festeggiare gli addii al celibato e al nubilato separati- spiegò la bionda -così concludere la giornata in un mega pigiama party con karaoke tutti insieme ci è sembrata l'idea vincente.
I festeggiati abbracciarono raggianti le due ragazze e Shikamaru, spiegandosi perché li avessero fatti cambiare d'abito poco prima.
Mentre la festa prendeva il via, Tenten cercò con lo sguardo Neji tra la folla che cominciava a sparpagliarsi per la sala, intercettando il volto di Shino, su cui però sorvolò. Individuò lo Hyuga accostato ad una parete, vicino a Kakashi. Avvicinandosi, vide chiaramente - o almeno lei la coglieva sempre - la tensione appena percettibile dei muscoli del volto del ragazzo, che nel rispondere all'interlocutore si limitava a monosillabi e cenni del capo. La ragazza sospirò e lo raggiunse.
-Ciao Kakashi!- salutò tranquilla.
-Ehi, Tenten, complimenti per l'organizzazione!
-Ti ringrazio. Neji, verresti ad aiutarmi? Ci sono alcune cose da sistemare.
-Sì, certo- rispose lui, cercando di apparire calmo come sempre.
La seguì fuori e, quando si rese conto che si stavano allontanando dalla palestra, si chiese che diamine dovessero fare. Fin dal pomeriggio si sentiva la testa dilatata e pesante, come se tutti i pensieri che si accavallavano nella sua mente fossero troppi e troppo ingombranti. Dopo aver svoltato l'angolo, la ragazza si fermò e lui la imitò, guardandosi attorno e vedendo solo una panchina. La strada era quasi deserta, dato che i negozi erano chiusi da almeno mezzora.
-Che devo fare?
-Sederti- Tenten indicò con un cenno del capo la panchina.
-Come?
-Siediti, per favore.
Lo fece, quasi automaticamente, vedendo l'ombra dell'altra prendere posto accanto a lui.
-Cosa è successo?
Si voltò di scatto verso di lei.
-Come fai a sapere…?
-Quindi qualcosa è successo. Cosa?
Neji tornò a guardare davanti a sé. Sentiva la confusione aumentare.
-Ho parlato con Shino.
Tenten strinse di riflesso i bordi della panchina a cui aveva le mani appoggiate. Si obbligò a rimanere in silenzio, temendo che l'altro si bloccasse e non finisse il racconto.
-L'ho cercato io. Volevo farlo ragionare riguardo il processo. Non è stato molto collaborativo- si fermò per qualche istante -in soldoni, mi detto che non ti conosco bene come credo e…
-E…?
Lo Hyuga inclinò il capo in modo da nascondere il più possibile il proprio volto alla ragazza.
-E mi ha raccontato quello che hai fatto la sera che abbiamo litigato.
Accidenti, Shino.
-Mi ha fatto capire chiaramente che mi ritiene capace di farti stare male ancora, allo stesso modo, se non peggio.
Tenten non poté trattenersi dall'affondare il viso tra le mani, incredula. Che diamine gli aveva preso, a Shino?
-Mi dispiace molto, Neji. Evidentemente è ancora molto arrabbiato con me, ma non aveva il diritto di vomitarti tutto addosso in questo modo. Sono mortificata.
-Vuole proteggerti, come ha sempre fatto. Lui.
Tanto bastò alla ragazza per fare due più due.
-Ehi- sussurrò dolcemente -Neji, guardami.
Non accennò a muoversi.
-È vero, Shino mi conosce molto bene, per certi aspetti. Ma lui non è nella mia testa- fece una pausa sperando in una qualche reazione, che non arrivò -non nego di aver sofferto in quell'occasione, ma sono successe tante cose da quella sera. Io ho lavorato su me stessa, tu hai lavorato su te stesso…- si spostò, accovacciandosi davanti a lui, impedendogli di nascondersi ancora al suo sguardo -Ti stai chiedendo se davvero potresti farmi soffrire ancora? Beh, è possibile.
Lo Hyuga serrò la mascella.
-Come è possibile che io faccia soffrire te.
Finalmente la guardò negli occhi. Tenten sorrise appena, per poi continuare.
-Può succedere quando vuoi molto bene a qualcuno. Difficilmente ci fa star male chi ci è indifferente.
Fu inevitabile per il ragazzo ricordare che qualcuno gli aveva già detto una cosa del genere.
-Il punto è che io ho fatto i conti con me stessa e ho deciso che vale la pena rischiare di stare ancora male, se questo vuol dire poter stare con te. E questo Shino non può saperlo, né capirlo, per il momento- sollevò una mano e la posò sulla sua guancia, confortata dal fatto che non distogliesse ancora lo sguardo dal proprio -mi sono spiegata?
Quando Neji le afferrò la mano che teneva sul suo volto e la fece scivolare sulle sue labbra per baciarla, seppe che le sue parole stavano cominciando ad avere l'effetto sperato.
-Dai, torniamo dentro- disse alzandosi, senza mollare la presa, e sorridendogli rassicurante.
Il ragazzo si alzò lentamente, prendendo un gran respiro, e si incamminò con lei.
-Lo so, è terrificante- esordì Tenten dopo qualche momento di silenzio.
-Cosa?
-Rendersi vulnerabili.
Accidenti, sembrava leggergli nel pensiero.
-Ma, da come dice qualcuno, solo con le persone con cui ti rendi vulnerabile conquisti la libertà di essere te stesso.
-E chi è a dirlo?
-Mia madre. Aiuto, deve avermi fatto il lavaggio del cervello, con le sue maledette perle di saggezza da psichiatra… Fai finta che non ho fiatato.
-È inutile.
-Cosa è inutile?
-Provare a scoraggiarmi nel voler conoscere i tuoi genitori.
-Sto solo cercando di farti capire che ti conviene stare in loro compagnia il meno possibile. Sarebbero capaci di fare il lavaggio del cervello anche a te.
-Vedremo- rispose il ragazzo con l'accenno di un sorriso.
Tenten fece una smorfia di disappunto, ma in realtà sentiva ogni muscolo del suo viso fremere di serenità. Quel botta e risposta significava che Neji si stava tranquillizzando. Era felice di essere riuscita a rassicurarlo.
-Ah, giusto- fece poi con tono strafottente -non esiste anima vivente in grado di fare il lavaggio del cervello al magnifico Neji Hyuga!
-Spiritosa- ribatté lui, mentre la ragazza scoppiava a ridere, incantandolo come spesso accadeva.
Si fermarono a qualche metro dall'entrata. A giudicare dalla musica ovattata e dai boati - probabilmente dei brindisi molto rumorosi - la festa era iniziata.
-Meglio?
Neji se la avvicinò con gentilezza, premendo le labbra contro la sua fronte.
-Sì, meglio- il ragazzo lanciò uno sguardo fugace alla porta -dobbiamo rientrare per forza, eh?
-Sì, dobbiamo- rispose lei con altrettanto poco entusiasmo -ma credo che possiamo ritardare per una decina di minuti.
Lo Hyuga non se lo fece ripetere due volte e la trascinò fuori dalla visuale di chiunque, per qualsiasi motivo, potesse uscire dallo stabile.

Kurenai era al settimo cielo, al fianco di Asuma che sembrava ormai avere il braccio incollato al suo fianco. Era la migliore festa di addio al nubilato di tutti i tempi e solo quei meravigliosi ragazzi avrebbero potuto organizzare tutto in modo così perfetto.
-È normale che voglia molto più bene a dei ragazzini che ai miei coetanei?- chiese al compagno dopo aver finito di chiacchierare con un'amica.
-Beh, sono delle persone speciali, penso sia impossibile resistere.
La donna annuì, volgendo lo sguardo a Ino e Tenten, le quali avevano inaugurato il karaoke con dei brani che probabilmente i loro ragazzi avrebbero considerato troppo sensuali, ma che, essendo richieste della sposa, erano in pratica obbligatori. Non che quelle due non si stessero divertendo, anzi.
-Shikamaru si è tranquillizzato un po'?
Asuma annuì, lanciando uno sguardo al ragazzo, visibilmente più sereno.
-Sembra che Choji gli abbia consigliato di parlarne con Tenten. E lei ha fatto una delle sue magie, a quanto pare.
-Quella ragazza è meravigliosa- Kurenai sentì gli occhi divenirle lucidi -è triste pensare che non abiteremo più insieme. Un po' mi sembra di abbandonarla.
-Già, ma se la caverà. Soprattutto se smetterà di essere troppo buona.
Asuma spostò lo sguardo su Neji, che come suo solito se ne stava in disparte. Sì, anche lui era più tranquillo. Evidentemente Tenten aveva già avuto modo di rassicurarlo. Shino gli era sempre piaciuto come persona, ma quel pomeriggio aveva giocato davvero sporco e si era arrogato il diritto di parlare per conto dell'amica, cosa che a lei avrebbe dato sicuramente molto fastidio.
Dopotutto, errare è umano, si diceva. Forse l'Aburame avrebbe imparato qualcosa da questa situazione.

-Ti diverti, Hyuga?
Neji vide Shikamaru avvicinarsi e porgergli una birra, che lui accettò di buon grado.
-È una bella festa- rispose neutrale.
Nara si appoggiò alla parete accanto a lui, sorseggiando dalla sua bottiglia.
-Ti prego, dimmi che non sono solo io a pensare di dover rinchiudere la mia ragazza da qualche parte, purché smetta di ballare in quel modo- disse ironico, indicando con un cenno Ino e Tenten.
-Io, nel dubbio, le farei mettere anche un burka- rispose l'altro.
-Finalmente, qualcuno che mi capisce!- Shikamaru tirò un lungo sorso - Te le ricordi quando abbiamo iniziato a girare 'Naruto'? Che avevano dodici o tredici anni… si diceva che la madre di Ino l'aveva fatta provinare per la serie per iniziarla alla carriera di idol, e che Tenten era una disagiata scappata di casa perché era andata ad abitare con Kurenai senza alcun legame di parentela.
Neji si era completamente dimenticato di quei pettegolezzi. Ma, d'altro canto, anche allora badava più al suo giudizio che alle chiacchiere.
-Invece guardale adesso… ci credi che Ino è stata ammessa ad ingegneria biomedica?
Eh sì, quella era una sorpresa.
-E pensare- continuò Nara tirando fuori una sigaretta e sistemandola dietro l'orecchio -che qualche anno fa' ero deciso a non avere niente a che fare con qualsiasi esemplare di femmina. Mi pare di aver capito che anche tu la pensavi più o meno così.
-Già. Come se fosse qualcosa che si può controllare.
-Esatto, che fregatura.
Entrambi videro le due ragazze scendere finalmente dalla pedana e si fecero sfuggire quasi in contemporanea un piccolo sospiro di sollievo.
-Beh, dobbiamo ammetterlo però- Shikamaru si scolò il fondo della bottiglia e sollevò la schiena dalla parete -ce ne sono capitate due buone.
-Indubbiamente.
Lo Hyuga osservò l'altro dirigersi verso Ino e Choji, mentre Tenten si fermava a chiacchierare con Tadashi all'angolo bar. Colse lo sguardo di lei cercarlo e, una volta individuato, sorridergli raggiante.

-È stata davvero una sorpresa, Ino! Ma quanto hai provato?- chiese Choji con espressione autenticamente colpita.
La Yamanaka ballava da anni come passatempo, ma non aveva mai cantato se non in gruppo, al karaoke, rigorosamente a squarciagola. Quella sera, invece, era stata quasi al livello di Tenten.
-Era un po' che volevo provare, ma non pensavo di essere abbastanza brava- spiegò la ragazza giocando con la treccia che le cadeva sulla spalla -ma Ten si è intestardita. Mentre era a Toronto, ha insistito che cominciassi a provare  con Kiba e Shino e, alla fine, sembra essere uscito fuori qualcosa di decente. Per il matrimonio dovrò essere ancora più brava!
-Vedrai, farai un figurone!- la incoraggiò l'amico con un sorriso da orecchio a orecchio.
-Cho, sei troppo dolce!- Ino si lanciò ad abbracciarlo, come d'altronde faceva sempre.
-Ehi, e me la fate così sotto al naso?- intervenne Shikamaru raggiungendoli, ironico.
-Mi dispiace, Shika, ma il mio unico vero amore può essere solo lui!- scherzò la bionda appiccicandosi ancora di più all'Akimichi, ma solo per qualche secondo.
-Ma tu lo sapevi che avrebbe cantato?
-No, ma almeno adesso capisco perché passava tanto tempo con Kiba e Shino e che non me ne dovevo preoccupare.
-Sia chiaro, Nara, non accetto critiche sulla mia performance! Sono troppo soddisfatta, non mi guastare l'umore!
Choji si defilò in perfetto stile ninja per assaltare il buffet ed evitare la discussione che sembrava incombere.
-Posso almeno dire che mi infastidisce vederti far risvegliare l'ormone di tutti i maschi presenti?
-No, non puoi!
Shikamaru si voltò con un grugnito, ma quasi subito sentì il peso della ragazza piombarle sulla schiena e le sue braccia circondargli le spalle.
-Non puoi- gli sussurrò Ino all'orecchio -perché la performance, in questo senso, mirava a risvegliare solo il tuo di ormone.
-Beh, se la metti così- rispose lui portandosela al fianco e circondando le sue spalle con un braccio -sei stata a dir poco eccezionale.
-Ne sono ben consapevole!
A quell'esclamazione, Shikamaru le voltò il viso verso il proprio e la baciò d'impulso.
-Credo sia ora di fumarci una sigaretta- sentenziò poi cominciando a trascinarla verso l'uscita.
-Così, nel bel mezzo della festa?
Non che la Yamanaka avesse intenzione di opporsi.
-Se l'hanno fatto Hyuga e Tenten al ballo, noi possiamo farlo stasera- tagliò corto lui, beandosi della risata cristallina di lei.

La festa stava avendo un grande successo e tutti sembravano godersela.
Lee era rimasto piacevolmente sorpreso dalla presenza di Tadashi e, ogni volta che andava a prendere da bere, si tratteneva per un bel pezzo a chiacchierare.
-Tu come li vedi?- chiese Tenten a Choji.
I due se ne stavano comodi in un angolo a mangiare.
-Perché lo chiedi a me?
-Perché tu hai buon occhio!
-Sì, non posso negarlo. Dunque- concentrò la sua attenzione sui due ragazzi, continuando a sgranocchiare dei grissini -mmh… effettivamente… oh sì, non c'è dubbio- annuì energicamente sotto lo sguardo divertito dell'altra, che aveva l'impressione di affiancare un guru -direi proprio che è cotto.
-Dici? Bho, a me sembra di vederlo come al solito…
-Non Lee, l'altro! Com'è che si chiama?
-Tadashi?
-Sì, Tadashi! Secondo me è cotto! Mentre Lee non dà segnali particolari. Anche se io non lo conosco bene come te.
-È questo il punto, tu riesci a essere più imparziale.
Choji si strinse nelle spalle accogliendo con piacere il complimento, per poi prendere dal tavolo dietro di loro un vassoio senza neanche alzarsi.
-Tramezzini?
-Sì, grazie.
-Sai, sento che questa estate sarà un punto di svolta per noi.
-In che senso?
-Beh, stiamo tutti cominciando l'università o il lavoro. Già nei mesi scorsi abbiamo fatto fatica a trovarci tutti insieme spesso come facevamo prima, e diventerà sempre più difficile.
Tenten lo ascoltò con attenzione, riflettendo su quello che diceva. Per quasi nessuno di loro la carriera di attore era un obiettivo per la vita adulta: ognuno stava scoprendo e seguendo i propri interessi e le proprie passioni e ciò li avrebbe portati inevitabilmente ad allontanarsi.
-Stiamo crescendo tutti. Che bello, vero? Essersi conosciuti da ragazzini ed aver vissuto tutti insieme questi anni- continuò il ragazzo sinceramente ottimista -è una bella coincidenza che ci sia questo matrimonio per permetterci di festeggiare tutti insieme!
-Sono assolutamente d'accordo con te. Anche se ci vorrebbe un momento tutto per noi: il ricevimento rischia di essere un po' dispersivo…
-Giusto. Penserò a qualcosa!
Tenten sorrise. Choji era proprio un ragazzo d'oro: non c'era da stupirsi che Ino lo adorasse.

-Discorso! Discorso! Discorso!
Nonostante tutte le proteste e tutti i tentativi di defilarsi che Tenten aveva messo in atto durante la serata - anzi, durante tutto il periodo dei preparativi al matrimonio - all'ormai terrificante invocazione "È la sposa che lo vuole", dovette salire sulla pedana e prendere il microfono per fare il suo spontaneo brindisi con discorso ai futuri sposi. Aveva anche provato a scappare dalla sala, ma Shikamaru e Choji l'avevano bloccata e letteralmente trascinata, decisamente motivati dal fatto che se non l'avesse fatto lei, avrebbero rischiato di doverlo fare loro.
-Kurenai, sul serio?- tentò nuovamente parlando nel microfono -E se facessi qualcos'altro, tipo pulirvi casa nuova? Sarebbe molto più utile.
Il responso negativo non arrivò solo dagli sposi, ma anche dalla maggior parte dei presenti.
-Discorso, adesso! E che sia bello!- fu la sentenza finale di Kurenai.
-Ok, ok…- la ragazza scosse il capo sconfitta, per poi fare mente locale.
In realtà c'erano molte cose che avrebbe voluto dire ad Asuma e Kurenai su quanto fosse felice per loro e quanto volesse loro bene, ma pensava di esprimerle in una lettera o comunque in una situazione un po' più intima, senza una folla lì ad ascoltarla.
Dopo un sospiro bello profondo, cominciò.
-Allora, eccoci qui. Scommetto che molti in questa sala, qualche anno fa', non si sarebbero mai aspettati di arrivare a vedere questi due soggetti in procinto di salire all'altare.
In effetti si videro parecchie teste annuire.
-E sappiamo tutti che anche Kurenai non se lo aspettava minimamente. Invece, Asuma, è come se l'avesse sempre saputo. Beato lui.
Partì una risata generale.
-Sono solo una ragazzina, quindi sicuramente non posso dare grandi lezioni sul matrimonio o sul rapporto di coppia. Quello che posso fare, in realtà, è dirvi cosa mi hanno insegnato Asuma e Kurenai sull'amore in tutti questi anni in cui ho avuto il privilegio di vederli da vicino.
Gli ultimi strascichi di risata scemarono, lasciando il posto ad un'attenzione sempre più alta.
-Da loro ho imparato che ogni coppia ha il suo modo speciale di comunicare, e che può funzionare anche quando lei urla e lui le risponde come se stesse leggendo le previsioni del tempo, rischiando la morte per strangolamento. Che essere una coppia significa doversi impegnare ogni singolo giorno, ma non sentirne affatto il peso. Che due persone che si amano, prima di tutto, si stimano e rispettano profondamente. Che è assurdo pensare di dover cambiare per amore, perché altrimenti non saremmo più la persona di cui l'altro si è innamorato. Che capiamo di aver incontrato l'uomo giusto o la donna giusta quando ci rendiamo conto che stiamo diventando persone migliori, perché lui o lei si meritano il meglio che possiamo offrire. Quindi, dato che ve la cavate alla grande da sempre, quello che posso fare è dirvi che vi voglio bene e che vi auguro tutta la felicità possibile e immaginabile.
Tenten si fermò, sperando di aver parlato a sufficienza, visto che non le veniva in mente nient'altro da dire. Nel riflettere, non badò al fatto che Kurenai stava per scoppiare a piangere dalla commozione, Asuma aveva il volto invaso dalla tenerezza e, più in generale, quasi tutti la guardavano con gli occhi spalancati.
-E niente…- disse infine la ragazza con tono leggero -direi che è tutto qui.
Scese dalla pedana e sussultò quando partì un applauso. Un secondo dopo era stretta nella morsa dell'abbraccio di Kurenai, con Asuma che le scompigliava i capelli affettuosamente.
-Anche noi ti vogliamo bene, tesoro- disse la donna dolcemente.

Tenten ringraziò mentalmente Naruto e Jiraiya che avevano ridato il via al karaoke, attirando l'attenzione e i commenti di parecchie persone che fino ad un attimo prima la stavano sommergendo di complimenti. Scorse Neji allontanarsi dalla postazione bar e si diresse verso di lui.
-Birra o caffè?- le chiese porgendole entrambe le opzioni.
-Direi prima la birra e poi il caffè- rispose lei agguantando tutto.
Trovarono un angolo di parete in ombra nel quale nascondersi. Quando lo Hyuga aprì bocca per parlare, fu bloccato.
-Se stai per dire qualcosa sul discorso, per favore, risparmiamelo- supplicò lei.
-Come vuoi- acconsentì lui, sorridendo della forte allergia ai complimenti della ragazza.
-Sul serio? Devi essere stanco per rinunciare a fare commenti.
-C'è tempo per quelli.
Si appoggiò al muro, attirando poi la schiena di Tenten al proprio petto. Le baciò delicatamente una tempia, sentendo il suo corpo rilassarsi su di lui.
-Non hai ancora fatto pace con Shino.
-No- rispose lei semplicemente -ci vorrà un po' di tempo. Devo solo avere pazienza.
Osservarono in silenzio, per un po', i loro amici ballare, cantare e ridere. L'atmosfera era festosa e leggera.
-Non ti ho spaventato, vero?
Neji aggrottò la fronte, perplesso per la domanda della ragazza.
-Che intendi?
-Con tutto quel discorso sull'amore- raccontò tutta la vicenda delle preoccupazioni di Shikamaru su Ino e il matrimonio -non hai paura che io pretenda chissà quale dichiarazione, vero?
Il ragazzo sorrise appena a quelle parole. Sapere che anche Tenten aveva delle insicurezze paradossalmente lo tranquillizzava.
-In realtà a volte ho l'impressione che ti aspetti troppo poco da me.
-Perché, che tipo di aspettative dovrei avere?- lo percepì alzare leggermente le spalle contro la sua schiena -Non mi stai dando niente di meno di ciò di cui ho bisogno, anzi.
Si sentì stringere forte, come se Neji volesse assicurarsi che fosse davvero lì con lui e che non andasse via. Era una delle sensazioni più belle che avesse provato in vita sua.
-Restiamo così ancora un po'?- chiese in un sussurro che aveva una leggera sfumatura di supplica.
-Tutto il tempo che vorrai.
La dolcezza di quelle parole avvolse Tenten, facendola sentire protetta e al sicuro come mai prima.

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Capitolo 37
*** La teoria del buco nero ***


L'attrice
LA TEORIA DEL BUCO NERO


Mancavano tre giorni al matrimonio. Shino era a buon punto con tutti i compiti che gli spettavano e aveva approfittato di quella giornata ventilata per fare una passeggiata, da solo, come faceva spesso. Quel giorno, tuttavia, essere solo era terribilmente fastidioso.
Si fermò ad una panchina, quella che di solito occupava con Tenten per le loro chiacchiere con un buon caffè in mano, e sentì il suo umore peggiorare. Se ci fosse stata anche lei, avrebbero parlato con entusiasmo dell'imminente matrimonio, di come si sarebbero divertiti insieme, dell'ora giusta per cominciare a bere, dei balli in cui scatenarsi. Invece eccoli che non si rivolgevano la parola.
Loro due non avevano mai litigato. I rispettivi caratteri erano così ragionevoli e simili che, in qualunque discussione, arrivavano immancabilmente ad un punto d'incontro. Quando avevano iniziato le riprese di 'Naruto', Shino non avrebbe mai pensato di trovare un'amica come Tenten: dopo pochi mesi di conoscenza avevano raggiunto una rara sintonia. Potevano chiacchierare di qualsiasi argomento, dal più stupido al più complesso e filosofico. Erano in grado di leggere con uno sguardo l'espressione del viso dell'altro. Si volevano bene, nel senso più pieno e profondo della parola. Lui non voleva altro che il suo bene, ma apparentemente qualcosa era andato storto, la settimana precedente. Sicuramente non essere stato il primo a cui la ragazza avesse parlato del processo non era stato d'aiuto. Shino era - voleva - essere sempre tra i primi a sapere cosa le succedeva. Ma ora c'era Hyuga.
Dannazione.
-Ehi, amico!
L'Aburame si ritrovò davanti Kiba e Hinata.
-Ciao, ragazzi.
-Come stai?- chiese Hinata.
Qualunque tentativo di apparire tranquillo sarebbe stato vano di fronte a quei due. Si limitò a rispondere con un sonoro sbuffo.
Li osservò prendere posto accanto a lui sulla panchina, senza proferir parola per qualche minuto.
-Hai saputo?- esordì poi Kiba, tirando fuori dalla tasca il cellulare -Ieri c'è stata la sentenza di Katashi: colpevole di tutte le accuse- gli porse l'apparecchio, sul cui schermo era aperto un articolo di un giornale online -dicono che secondo la procura la testimonianza di Tenten è stata decisiva. Ovviamente non l'hanno nominata, ma si capisce che parla di lei.
Shino scorse velocemente l'articolo, con la fronte aggrottata e la mascella rigida.
-Bene- commentò seccamente restituendo il cellulare all'amico -quindi? Siete venuti a dirmi che avevo torto?
I due si scambiarono un'occhiata preoccupata.
-Siamo qui per vedere come stai- rispose poi Hinata con dolcezza -devi sentire molto la mancanza di Ten.
L'Aburame scrollò le spalle senza cambiare espressione.
-Da quando sta con Neji, intendo- continuò l'altra, lasciandolo di stucco.
-Che sciocchezza- ribatté subito dopo, col nervosismo di chi è stato punto sul vivo.
-È comprensibile che tu ti senta messo da parte, ora che stanno insieme- intervenne Kiba -e so bene che non è una sensazione piacevole.
-Che ne vuoi sapere tu…
-Come, scusa? Ti ricordo che nell'ultimo anno di riprese della prima serie eri talmente in simbiosi con Tenten da non filarmi di striscio per mesi: io, il tuo migliore amico- l'Inuzuka aveva parlato con tono velatamente ironico, senza ombra di risentimento.
Shino, dal canto suo, rimase stupito da quelle parole. Non se ne era mai reso conto.
-In più, lei e Neji sono una coppia: è normale che all'inizio si passi meno tempo con gli amici. L'avresti notato quando io e Hinata ci siamo messi insieme, se non ci fosse sempre stata Tenten a uscire con te.
L'Aburame si strofinò con energia la fronte. In qualche modo era irritante che Kiba fosse più ragionevole di lui.
Nel silenzio che seguì, gli altri due lo osservarono. Entrambi avevano la sensazione che non stessero affrontando il nocciolo della questione.
-Shino…- iniziò Hinata con cautela -c'è qualcos'altro che ti infastidisce, vero?
Il ragazzo sospirò. Magari era meglio buttare tutto fuori e lasciare che gli altri pensassero che fosse una persona frustrata ed egoista. Almeno si sarebbe sfogato.
-Hyuga non se la merita. Non dopo quello che le ha fatto passare- disse con tono duro -Non ho mai visto nessuno stare male come lei quella notte. E io non sono riuscito a fare niente per impedirlo.
Kiba e Hinata assunsero contemporaneamente l'espressione di chi aveva finalmente compreso qual era il punto.
-Sarebbe bello se potessimo fare in modo che chi amiamo non debba soffrire mai- la ragazza posò una mano sulla spalla dell'amico -ma è inverosimile. E poi conosciamo bene Ten: vive tutte le emozioni in maniera amplificata. È fatta così.
-Ma scommetto che le dispiacerebbe parecchio sapere che ti sei sentito così impotente- continuò l'Inuzuka.
-Lo so bene. Prima di partire per il Canada si è scusata di avermi riversato addosso tutto. Ma non mi importa di quello, mi importa che non debba più sentirsi così.
-Lo capiamo, ma nessuno può evitare che succeda, nemmeno tu!
-Quello che puoi fare è starle vicino come quella notte. Sono pronta a scommettere che Ten non avrebbe potuto desiderare altro che il sostegno che le hai dato tu, in quel momento.
Shino si strofinò gli occhi, provato da tutti i pensieri che aveva in testa.
-Devo parlarle, vero?
-Sicuramente Ten non aspetta altro- annuì Hinata sorridente.

La sala dove si sarebbe tenuto il ricevimento di nozze era immensa. La maggior parte dei ragazzi erano lì dall'ora di pranzo a preparare allestimenti e apparecchiature per l'indomani. Kurenai e Asuma si sarebbero sposati formalmente quel pomeriggio con rito shintoista con i soli parenti, dato che le loro famiglie erano particolarmente attaccate alle tradizioni. Per cena avrebbero raggiunto la villa per mangiare con gli amici più stretti. Per il giorno successivo - che per i futuri sposi era il vero e proprio giorno del matrimonio, affettivamente parlando - era stato preparato un rito simbolico, a cui sarebbe seguito un ricevimento coi fiocchi.
-Ino, vieni a controllare questi fiori? Sembrano rovinati.
-Fa vedere- la Yamanaka raggiunse Choji -no, si è solo scombinata la composizione durante il trasporto, ci penso io.
Accanto a loro passarono Gaara e Neji, che trasportavano amplificatori e mixer verso la pedana che avrebbe fatto da palcoscenico il giorno dopo.
-Grazie per essere arrivato fin qui per portare tutta la strumentazione, anche se devi tornare verso la città stasera- disse lo Hyuga dopo essersi scaricato dal peso.
-Figurati. Certo, non è vicinissimo, ma c'è Matsuri a farmi compagnia. Almeno così sono sicuro che tutto rimanga intatto e funzionante. Sbaglio, o Tenten ancora non è arrivata?
-Doveva aspettare che i suoi genitori le portassero alcune cose nel nuovo appartamento. Verrà con loro appena avrà finito.
-I suoi genitori vengono al matrimonio?
-Sì, la madre è un'amica di vecchia data di Kurenai.
-E anche i tuoi verranno.
-Sì, esatto.
Gaara inclinò appena il capo nell'osservare l'amico.
-Immagino che il fatto che le vostre famiglie si incontreranno non ti innervosisca affatto.
-Perché dovrebbe?
-Di solito, quando succede, vuol dire che una storia sta diventando molto seria.
Il ragazzo parlò con tono neutrale, senza alcuna nota d'ironia nella voce: sapeva bene quanto Neji fosse estraneo al galateo delle coppie.
-Lo sai che non mi interessa cosa sono soliti fare gli altri- rispose lo Hyuga, mentre controllava l'accordatura del pianoforte -ma, sicuramente, quello che c'è tra me e Ten non è uno scherzo, né un passatempo.
-Lieto di sentirtelo dire.
Entrambi i ragazzi si voltarono nella direzione da cui erano arrivate quelle parole. Era Shino.
-Possiamo parlare?
Gaara osservò l'amico irrigidirsi per un istante, per poi annuire brevemente.
-Stavo comunque per andare, abbiamo finito di trasportare tutto. A domani, ragazzi.
Sabaku si congedò con un lieve cenno della mano.
Piombò un silenzio scomodo, che sembrava rendere ovattato qualsiasi rumore nascesse intorno a loro. Poi l'Aburame si tolse gli occhiali da sole.
-Ti chiedo scusa per quello che ti ho detto lo scorso sabato- disse guardandolo negli occhi -mi rendo conto che tendo a essere eccessivamente protettivo con Tenten. Ma questo non giustifica il fatto che me la sia presa con te.
Neji sostenne ancora per qualche istante il suo sguardo, per poi posarlo su pianoforte.
-Le cose che hai detto avevano un fondo di verità, altrimenti non mi avrebbero scosso- con le mani in tasca, si avvicinò di un paio di passi -so che conosci Tenten molto bene, sicuramente più di me per certi aspetti, al momento. E ammetto che, in qualche modo, mi disturba. Ma io ci tengo a lei, e sapere che può contare su un'amicizia come la tua è confortante. Non è mia intenzione allontanarla dalle persone che le vogliono bene.
L'Aburame non si aspettava certo una reazione del genere, anche se l'altro aveva parlato con la sua solita compostezza.
-Comunque, visto che ne stiamo parlando- continuò lo Hyuga -preferirei che in futuro, se capiteranno altre discussioni tra voi, ti rivolgessi a Tenten con modalità più consone. Sa difendersi da sola e molto bene, ma non tollererò che qualcuno le si rivolga ancora in quel modo.
Non aveva usato un tono minaccioso o aggressivo, non sarebbe stato da lui. Tuttavia il suo sguardo comunicava tutta la serietà delle sue parole.
-Mi sembra giusto- Shino si rimise gli occhiali.
-Hai già parlato con lei?
-Non ancora.
-Allora fallo presto. Avresti dovuto parlare prima con lei che con me.
Detto ciò, Neji si diresse verso Lee per aiutarlo a controllare la scaletta dei numeri.
L'Aburame scosse leggermente il capo, ancora stupito dalla conversazione appena avuta. Per quanto fosse scettico rispetto alla loro relazione, le sue risposte lo avevano convinto.
Dopo aver chiesto se qualcuno avesse bisogno di una mano, dato il responso negativo, si diresse all'ingresso della villa ad aspettare Tenten.
Dopo un quarto d'ora la vide arrivare con i suoi genitori. Sorrise a vederli battibeccare scherzosamente.
-Guarda chi c'è. Shino, giusto?
Il ragazzo li salutò educatamente e fu sollevato di vedere l'amica restare, invece di entrare nella villa con loro.
-Ciao, Ten- le disse con un tono che si preparava a scusarsi.
Gli diede appena il tempo di sospirare, prima di abbracciarlo.
-Mi sei mancato.
-Anche tu- le rispose dopo un momento di smarrimento, ricambiando la stretta -mi dispiace.
-È tutto ok.
Quando sciolsero l'abbraccio, vide Tenten sorridergli rassicurante.
-Andiamo a fare una passeggiata. Avrai bisogno di una pausa dai preparativi.
Si incamminarono verso il giardino che circondava la villa.
-Ho parlato anche con Neji poco fa'. Durante l'addio al celibato sono stato un po' brutale con lui.
-Sì, me lo ha detto- disse lei con espressione serena -lo hai scosso parecchio, ma sono riuscita a tranquillizzarlo.
-Tu sei capace di tranquillizzare chiunque. Comunque mi sono scusato e lui sembra averlo apprezzato.
-Bene, mi fa piacere- lo prese a braccetto, appoggiando il capo alla sua spalla -Mi dispiace di averti trascurato da quando sono tornata.
-Hai avuto una marea di cose da fare.
-Sì, ma mi dispiace lo stesso. Sei importante per me.
-Ehi, non starai mica per morire?
-Scemo!- rispose lei colpendolo debolmente -So che le cose saranno diverse adesso che sto con Neji, ma voglio che tu sappia che ci sarò sempre per te, quando ne avrai bisogno.
-Lo stesso vale per me- Shino accennò il gesto di circondarle le spalle con il braccio, ma si trattenne -anche se Neji sembra essere molto sul pezzo. Ho l'impressione che, se qualcuno osasse toccarti, lo farebbe a fettine.
La ragazza rise di cuore.
-Sì, potrebbe.
-È giusto così. Probabilmente io mi comporterei allo stesso modo.
Continuarono a passeggiare e chiacchierare, riprendendo poco a poco la vecchia confidenza che caratterizzava la loro amicizia.

-Direi che siamo a buon punto.
-Sì. Sono contento che siamo riusciti a preparare tutto senza Tenten, si meritava una pausa- replicò Lee, mentre accompagnava Neji all'esterno a prendere un po' d'aria fresca.
Appena varcarono la soglia che dava sul giardino, lo sguardo del primo fu attirato da due persone che stavano attraversando il prato.
-Sono i genitori di Ten. Ehi, signori Kinomoto!
La coppia si voltò nella loro direzione e, riconosciuto l'amico della figlia, si avvicinarono sorridenti.
-È un piacere rivederti, Lee!- salutò la donna.
-Ma non ti azzardare più a chiamarci in quel modo, mi fai sentire vecchio!- esclamò l'uomo con fare scherzoso.
-Ma tu sei vecchio.
-Anche tu!
-Ma tu di più.
Mentre Lee rideva allo scambio di frecciatine tra i due, lo Hyuga li osservava. Lui era un uomo di media statura, brizzolato, con il viso squadrato e gli occhiali. La moglie, poco più alta grazie ai tacchi, era una donna molto affascinante, con i capelli corti di un grigio cangiante. Il ragazzo pensò che non assomigliavano affatto alla figlia, anche se non ce ne sarebbe stato il motivo, dato che l'avevano adottata. Di primo impatto avevano un aspetto bonario, ma c'era un qualcosa di indecifrabile nelle loro espressioni. La voce dell'amico lo risvegliò dalle sue riflessioni.
-A quanto pare spetta a me l'onore di presentarvi Neji Hyuga- fece indicandolo.
-Oh, finalmente possiamo associare un volto a questo nome!- esclamò la donna.
-Piacere di conoscervi, signori Kinomoto- disse Neji inclinando leggermente il capo in segno di rispetto.
-È un piacere anche per noi, ma ti prego, chiamami Yori.
-E chiama me Izanagi- le fece eco il marito -Stavamo andando a prendere qualcosa da bere al chiosco qui vicino, volete unirvi a noi?
-Mi piacerebbe, ma ho promesso a Tenten che avremmo controllato insieme le misure della pedana per le coreografie appena fosse arrivata- spiegò Lee.
-Io vengo con piacere- rispose invece l'altro, provocando stupore nell'amico.
-Benissimo, andiamo allora.

Dopo appena dieci minuti in loro compagnia, Neji dovette concordare con ciò che gli aveva detto Tenten: i suoi genitori erano decisamente esuberanti. D'altra parte, lui aveva anni di esperienza della compagnia di Lee e Gai, per cui non si sentì impreparato nell'interfacciarsi con loro: rispose a tutte le loro domande su di sé con molta tranquillità. Tra l'altro, non gli avevano chiesto nulla di eccessivamente personale.
-Accidenti, Kurenai si sposa- Yori sospirò -Se penso a quando, dodici anni fa', si è presentata al colloquio per farmi da assistente, sembra essere accaduto ieri.
-Assistente?- chiese lo Hyuga curioso.
-Sì. Da anni gestisco dei progetti di ricerca per conto dell'università, ma al tempo avevo ancora uno studio privato come psichiatra e mi serviva una mano per riuscire a far coesistere le due attività. Kurenai aveva bisogno di lavorare ed è stata molto brava, contando che spesso e volentieri le è toccato anche badare a Tenten per aiutarmi a fare fronte a tutti gli impegni. Ricordi- la donna si rivolse al marito -come stravedeva per lei? Era entusiasta quando doveva farle da babysitter.
-L'ha adorata dal primo momento- confermò Izanagi annuendo -d'altronde ha sempre avuto il superpotere di farsi adorare da tutti gli adulti, fin da piccola. Come saremmo arrivati ad adottarla, altrimenti?
-Quanti anni aveva quando l'avete adottata?- domandò Neji.
La donna gli lanciò uno sguardo sagace.
-Non ti ha mai raccontato niente dell'adozione, eh? Tipico di lei, non ne parla mai con nessuno- dette un sorso alla sua bibita, prima di continuare -Per motivi di ricerca sono stata per sei mesi in Italia: sai, laggiù c'è stata una grande riforma psichiatrica, e sono andata a studiare i metodi di lavoro dei vari ospedali e servizi. Eravamo sposati da poco e Izanagi è venuto con me. Dopo circa un mese dal nostro arrivo, una mia collega ci ha portato a visitare un istituto per orfani gestito da suore dove faceva volontariato. Stavamo prendendo il tè in giardino e i bambini giocavano intorno a noi. Ad un certo punto ci si è avvicinata questa adorabile bambina di appena un anno e mezzo- Yori ridacchiò brevemente al ricordo -si è piantata di fronte a noi, come se si aspettasse che la salutassimo.
-E che le dicessimo che era una bambina bellissima- aggiunse Izanagi mentre estraeva una foto dal portafoglio, per poi porgerla a Neji.
Riconobbe subito gli occhi castani, che apparivano enormi in quel visino. Indossava un vestitino leggero e un cappellino di paglia con un nastro giallo, che teneva con entrambe le mani.
-Appena le abbiamo cominciato a parlare, si è messa a ballare, anche se non c'era musica- continuò a raccontare Yori -subito dopo è arrivato Nobuyuki, suo fratello, che cercò di portarla via mentre le diceva che non dovevano disturbare gli ospiti. Assurdo per un bambino di appena quattro anni.
Tenten aveva parlato poco allo Hyuga di suo fratello. Sapeva solo che erano stati adottati insieme e che, dopo aver finito le superiori in Giappone, aveva preferito tornare in Italia per frequentare l'università e aveva trovato lì lavoro e una compagna.
-Sono fratelli di sangue?- chiese il ragazzo.
-Impossibile dirlo con certezza- rispose Izanagi -l'unica cosa di cui fossero sicuri all'istituto era l'origine giapponese della madre, sia per uno che per l'altra. Però entrambi sono stati affidati alle suore con un nome già stabilito e la richiesta di non sostituirlo con nomi italiani, per cui non è da escludere.
-Non basterebbe un esame del DNA?
-Sì, ma entrambi non l'hanno mai voluto fare. Si sono sempre comportati come fratello e sorella e hanno ribadito più volte che non avevano bisogno di una conferma o una smentita.
-Fatto sta- riprese la donna -che ci siamo innamorati perdutamente di tutti e due. La sera stessa, in albergo, abbiamo deciso che li avremmo adottati. Ci auguriamo solo di aver dato loro le migliori opportunità possibili. Per Nobuyuki è stato molto facile inserirsi qui in Giappone, ma Tenten ha fatto molta più fatica.
Neji non si aspettava l'ultima rivelazione. Tenten che faceva fatica ad inserirsi in un contesto nuovo? Non riusciva a immaginarsela.
Yori evidentemente colse lo stupore nell'espressione del ragazzo, poiché cominciò subito a spiegarsi.
-Finché ha vissuto con noi, non è riuscita a fare amicizia con i suoi coetanei. Gli altri bambini tendevano a escluderla. All'inizio pensavamo che dipendesse dal fatto che fosse orfana, ma non si trattava solo di quello. Fin da piccolissima è stata il tipo di bambina che si fa notare: allegra, sorridente, molto socievole ed estremamente espressiva. Ogni adulto cadeva ai suoi piedi e agli altri bambini questo non piaceva. Così si ritrovava sempre con noi e i nostri amici, oppure con i compagni di Nobuyuki. Non ti dico il sollievo che abbiamo provato quando abbiamo saputo di tutte le amicizie che ha stretto grazie a 'Naruto'.
-Ammetto che faccio molta fatica a immaginare Tenten in quel modo- commentò Neji -è sempre sembrato così facile per lei stringere nuove amicizie.
-Evidentemente doveva incontrare le persone giuste- disse Izanagi con un'alzata di spalle.
-Da un lato, probabilmente sì- ribatté Yori -dall'altro, credo che abbia soppresso alcune parti di sé per farsi accettare più facilmente.
-In che senso?
-Tanto per cominciare, è di una modestia imbarazzante, considerando tutte le doti che possiede. E poi si fa sempre in quattro per gli altri, trascurando se stessa e i propri bisogni, il più delle volte. Non è propriamente un atteggiamento salutare.
-Tipico discorso da psichiatra- ironizzò l'altro, indicando la moglie col pollice -l'importante è che ora degli amici ce l'ha, no?
-E le vogliono tutti un gran bene- intervenne lo Hyuga con tono sentito.
-Non ne dubito- rispose lei al ragazzo, per poi rivolgersi al marito -e certo che è importante, Iza. Ma non è giusto che si limiti in questo modo. Come se non bastasse la sua assurda teoria del buco nero a complicarle la vita.
-Teoria del buco nero?
Yori si bloccò per un momento alla domanda di Neji, come se dovesse decidere se spiegarsi o meno.
-Insomma, non vi posso lasciare da soli neanche per cinque minuti!
Tenten comparve alle spalle del ragazzo, con le mani piantate sui fianchi.
-Ehi, tesoro!- esclamò il padre nel maldestro tentativo di fare finta di niente.
La ragazza sospirò sonoramente, per poi prendere posto al loro tavolo.
-Ti chiedo scusa per tutte le domande imbarazzanti che ti hanno fatto, e per tutti i racconti che ti sei dovuto sorbire- disse allo Hyuga con tono esasperato.
-Non ce n'è motivo.
Quando vide lo sguardo che le stava rivolgendo, così indagatore, Tenten cominciò a temere che i suoi genitori avessero rivelato qualcosa che sarebbe stato meglio tacere.
-Cosa prendi da bere, cara?- trillò Yori con un sorriso dissimulatore.
-Sto bene così. Nobuyuki? L'avete sentito ultimamente? Io non ho avuto un minuto libero…
-Sta benone- rispose Izanagi -ad agosto verrà a trovarci con Mina.
-Era ora! Sono tre anni che non torna.
-Già, e finalmente vedremo Mina dal vivo!- Yori sospirò -Quei due finiranno per sposarsi, me lo sento.
-Mamma…
-Che c'è? Tuo fratello non porterebbe mai a casa nostra una ragazza qualunque. Quando li osserverai di persona sarai d'accordo con me.
Tenten sbuffò talmente forte da sollevarsi una ciocca di capelli. Neji, nel guardarla, sorrise discretamente: aveva descritto quello con i suoi genitori come un rapporto anomalo per quel tipo di legame, ma sicuramente era un bel rapporto, in cui lei stava bene.
-Ehi- si sentì chiamare da Izanagi -perché non vieni anche tu con Tenten ad agosto? Sarai curioso di vedere dove è cresciuta.
Il ragazzo fu preso in contropiede da quella proposta. Lo avevano appena conosciuto, cosa li spingeva a fare un invito del genere? Che lui fosse il ragazzo della figlia non gli sembrava una valida motivazione.
-Papà!- esclamò la ragazza con tono di rimprovero.
-Certo, perché no?- commentò Yori  battendo le mani entusiasta.
-Non devi sentirti affatto obbligato ad accettare- si affrettò a precisare Tenten con espressione mortificata.
Lo Hyuga sospirò impercettibilmente, prima di rispondere.
-Vi ringrazio per l'invito. Ci penserò su.
La ragazza decise che era il momento di sottrarlo dalle grinfie dei suoi con la scusa che si stava avvicinando l'ora di cena.

Erano tutti nella sala ristorante in attesa degli sposi, a parte qualche ritardatario. Neji si era separato da Tenten per andare a cambiarsi, senza aver detto una parola da quando si erano allontanati dai suoi genitori, e non l'aveva più visto. Cominciava a preoccuparsi che quei due l'avessero messo davvero a disagio.
-Ok, ragazzi, ho appena sentito Asuma al telefono- annunciò Shikamaru entrando nella stanza -sono in ritardo, non saranno qui prima di mezz'ora.
-Oh, accidenti!- commentarono Naruto e Choji insieme, entrambi parecchio affamati.
-C'era da aspettarselo- disse Ino -si saranno fermati a chiacchierare coi parenti.
Nel brusio alzatosi all'annuncio del ritardo, Hinata si voltò verso l'amica, aggrottando leggermente la fronte alla sua espressione pensierosa.
-Tutto bene, Ten?
La ragazza si riscosse e le sorrise, senza molta convinzione.
-Sì, certo. Stavo solo pensando che non ho ancora preso le misure della pedana per le coreografie e le esibizioni. Povero Lee, avevo insistito così tanto perché lo facessimo prima di cena e alla fine non ho avuto tempo. Sarà meglio che vada intanto che aspettiamo Asuma e Kurenai- si alzò e cominciò ad avviarsi.
-Ok, andiamo!- intervenne Lee che, sentendo il proprio nome, si era messo in ascolto.
-Ma no, non preoccuparti. Hai faticato tutto il pomeriggio. Sta' qui e rilassati, non ci metterò molto.
Lee non fece in tempo a ribattere e Hinata a chiedere cosa la preoccupasse.

Quando entrò nel salone del ricevimento, sorrise alla vista delle decorazioni preparate nel pomeriggio. Ino aveva davvero il tocco magico.
Individuò la pedana e ci salì sopra. Dopo averla misurata a passi in lungo e in largo, cominciò ad accennare qualche coreografia.
-Non dovresti essere a cena?
Neji sbucò da un angolo in ombra del salone.
-Se è per questo, anche tu- rispose lei dopo un istante di sorpresa, senza smettere di muoversi.
-Stavo per andare. Dovevo solo controllare gli strumenti e l'accordatura del pianoforte. Tu invece, perché non sei di là?
-Asuma e Kurenai sono in ritardo di mezz'ora.
Tenten continuò ad accennare passi e movimenti, tenendo lo sguardo fisso sui suoi piedi.
-Sei stato molto silenzioso dopo l'incontro con mamma e papà.
-Sì, è vero. Pensavo a quello che mi hanno raccontato. Sono un bel po' di informazioni da elaborare.
-Scommetto che non sono stati zitti neanche per un secondo. Ti hanno raccontato dell'adozione, immagino. Adorano raccontare quella storia.
-Sì- il ragazzo si avvicinò di qualche passo -e della tua del tutto insospettabile difficoltà a fare amicizia da piccola.
Vide comparire sul viso di lei un sorriso ironico.
-Quei due chiacchieroni…- borbottò, facendo una piccola giravolta su se stessa.
-E hanno nominato una certa teoria del buco nero.
Tenten si fermò di colpo, con le spalle rivolte all'altro. Si morse il labbro, maledicendo la lingua lunga dei suoi genitori.
-Di che si tratta?- incalzò lo Hyuga.
-Come mai ti interessa tanto?
-Da come ne parlava tua madre, sembra essere qualcosa che ritiene dannoso per te.
La ragazza, per qualche istante, considerò la possibilità di evitare di rispondere. Non era qualcosa di cui andava fiera, anzi, a volte ne era stata angosciata. Ma no, non riusciva a negare a Neji delle risposte. Per quanto faticoso, doveva provare a spiegarsi.
-La teoria del buco nero…- si voltò e si mise a sedere per terra, con le ginocchia raccolte contro il petto -è semplicemente un nome ad effetto che ho dato alla mia totale incapacità di pensare al futuro, per farla apparire meno spaventosa. Da che ho memoria, non sono mai riuscita a pensare a dei progetti a lungo termine, o a fare delle semplici fantasie su come potrebbe essere la mia vita un giorno. Non sono in grado di sostenere cose del genere: quando provo a pensarci, mi prende il panico. Come se fosse inutile immaginare qualcosa di bello che potrebbe accadere, perché succederà sicuramente una disgrazia che lo impedirà. O almeno, la sensazione è quella.
Neji, che fino a quel momento aveva ascoltato con attenzione, le si avvicinò adagio.
-È per questo che nessuno mi ha mai sentito parlare di che lavoro vorrei fare da adulta, o del fatto di volere o meno una famiglia, o discorsi del genere- continuò lei, continuando a fissare il pavimento -il futuro, lo percepisco tutto come…
-...un grande buco nero.
Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia.
-Tuttavia, questo non ti ha impedito di fare tutto quello che hai fatto finora.
A quelle parole, alzò istintivamente lo sguardo, ritrovandosi lo Hyuga accovacciato di fronte a lei, che le porgeva una mano per rialzarsi.
-Questo è vero- accettò il suo sostegno e si tirò su -ma rimango una persona senza ambizioni o aspirazioni.
-Non credo che sia del tutto vero. Non mi hai detto, a Toronto, che avevi sempre sognato di poter partecipare a una produzione che avesse a che fare con 'Orgoglio e pregiudizio'?
-Sì, certo, ma pensavo fosse una cosa impossibile. Quando ho saputo che ne avrei avuto l'occasione, era già attuale in qualche modo. E comunque si tratta di una piccola cosa, in confronto a scegliersi una carriera o decidere se mettere su famiglia un giorno.
-A volte i grandi cambiamenti partono proprio da piccole cose.
Tenten lo guardò sbalordita.
-Beh, Hyuga- esordì dopo qualche secondo sorridendo -quando ti ci metti, sai essere molto rassicurante.
-Certo, non sono ancora al tuo livello, ma sto imparando- le rispose lui, restituendole il sorriso.
Con la mano ancora stretta nella sua, la condusse verso il pianoforte. Entrambi si sedettero sulla panca; il ragazzo scoprì la tastiera e cominciò a suonare una melodia accennata.
-Forse la tua teoria vale anche per me, in parte- disse dopo un po', con lo sguardo fisso sui tasti -ci ho riflettuto ultimamente. Credo che la mia fermezza nel non volere relazioni sentimentali sia dovuta alla morte di mio zio. Mio padre ha sempre pensato che la sua compagna fosse responsabile di quello che è successo e che, se fosse stato da solo, sarebbe ancora con noi. Devo aver assorbito questa sua convinzione. Mio zio non sarebbe mai stato d'accordo con un'idea del genere.
Tenten lo ascoltò meravigliata. Le aveva parlato di suo zio solo a Natale, quando si erano riappacificati, e molto in generale. Che Neji volesse condividere con lei delle cose così personali le sembrava un enorme regalo.
-Gli volevi molto bene- sussurrò intenerita.
-Sì. Era difficile non volergliene. Aveva un carattere decisamente diverso da quello di mio padre: era molto espansivo e sempre di buon umore. In casa sua c'era sempre musica, a tutte le ore del giorno. E amava molto la sua compagna, quanto amava la musica. Mi diceva sempre che non avrebbe potuto vivere senza averle entrambe nella propria vita. Ma, dopo la sua morte…- le sue mani si bloccarono per qualche secondo, per poi ricominciare a suonare -non so, devo aver mantenuto un legame con la musica perché era qualcosa che avevo sperimentato direttamente. Invece, non ho potuto più immaginare un coinvolgimento sentimentale per me. Quindi, ho anch'io il mio buco nero, no?
Nonostante la gravità di quelle parole, la ragazza sentì un'ondata di sollievo irradiarle il petto. Pensò che a entrambi spesso era capitato di essere guardati con ammirazione, per motivi diversi; i lati più oscuri di loro stessi erano ben nascosti e probabilmente quella ammirazione si sarebbe incrinata, se fossero venuti a galla. Incredibile come invece, nel rivelarli l'uno all'altra, essi sembrassero accrescere reciprocamente la loro stima e comprensione.
Le scappò una breve risata, che attirò lo sguardo dell'altro.
-Certo che siamo una bella coppia di disadattati- disse con tono un po' rassegnato e un po' divertito.
Lo Hyuga non poté evitare di farsi sfuggire a sua volta un principio di risata.
-Forse è per questo che possiamo considerarci artisti- disse poi -senza le emozioni negative non ci sarebbe la spinta alla creatività e qualsiasi cosa provassimo a fare, sarebbe priva di profondità. Non ne varrebbe la pena.
-Un po' come in amore- rispose l'altra sovrappensiero, sulla scia di quel ragionamento, con lo sguardo fisso sul pianoforte -se non ci fossero alti e bassi, sarebbe tutto piatto. Magari più tranquillo e meno impegnativo, ma così ci si perde il meglio.
-Beh, l'esperta in materia sei tu- replicò il ragazzo.
-No, non è vero. Mi piace pensare di esserlo, ma non lo sono.
Neji smise di suonare per guardarla.
-Dopo Katashi, mi sembra chiaro che non ho capito proprio un bel niente dell'amore. Dell'innamoramento, forse sì, ma l'amore è un'altra cosa. Anche se non so cosa, di preciso.
Tenten concluse con una delle sue buffe e dolci smorfie, che non poté che suscitare nell'altro un sorriso.
-Perciò siamo insieme anche in questo: nel non sapere.
-A quanto pare, sì- la ragazza sospirò, per poi posare la fronte sulla sua spalla -è un'idea confortante.
Lo Hyuga sorrise ancora nel guardarla, per poi ricominciare a suonare. Appena iniziò a cantare su quella melodia, Tenten sollevò la testa, avvertendo una dolce sensazione di familiarità avvolgerla. Smise di pensare e di rimuginare, godendosi prima la voce dell'altro, per poi aggiungere la propria, sentendo l'aria intorno a loro divenire sempre più leggera. Non avevano mai improvvisato così, dal nulla, ma ad entrambi parve naturale come se non avessero fatto altro fino a quel momento. E quando il testo di quella canzone* li portò a pronunciare per tre volte le parole ti amo, entrambi seppero che se lo stavano dicendo per davvero, tutte e tre le volte.

La cena era stata allegra e festosa. Asuma e Kurenai non potevano essere più contenti di condividere quella serata con la loro cerchia ristretta. Per di più, i coniugi Kinomoto avevano decisamente animato l'atmosfera, affascinando e divertendo l'intera tavolata. Tenten era abituata alla loro capacità di ammaliare chiunque avessero intorno, ma non poté fare a meno di abbandonarsi alle risate come gli altri. Era troppo felice per riuscire a produrre le espressioni esasperate che i suoi le suscitavano di solito. Tuttavia non poté fare a meno di coprirsi il viso con le mani quando vide sua madre alzarsi battendo sul bicchiere con una posata, guadagnandosi un'occhiata ironica da parte di Neji.
-Dunque- esordì Yori scostandosi con eleganza un ciuffo di capelli dalla fronte -La mia cara Kurenai mi ha chiesto di dire due parole e, ovviamente, ogni desiderio della sposa è un ordine.
-Lo faresti anche se non te l'avesse chiesto- commentò il marito sghignazzando.
-Sta zitto, Iza!- in quel rimprovero, chissà come, quella donna riusciva comunque a essere posata.
Cominciò a raccontare aneddoti vari sulla sua amicizia con Kurenai, suscitando di tanto in tanto risate e cenni di approvazione. Tenten presto perse il filo: a parte il fatto di aver già ascoltato quelle storie più e più volte, non riusciva a smettere di pensare a quel duetto improvvisato. Era stato un momento talmente intenso che ancora sentiva lo stomaco sconquassato e l'impulso di sorridere. Non poteva credere che si fossero scambiati davvero quelle parole, e che lei potesse sentirsi ancora più felice di quando, qualche mese prima nel bosco, aveva scoperto che Neji ricambiava i suoi sentimenti. Le piombò in mente il ricordo di quando l'aveva incontrato per la prima volta. Si era presentato ai suoi occhi come un enigma: un ragazzino troppo distaccato e serio per non avere neanche tredici anni, dallo sguardo altezzoso e sfuggente, che parlava il meno possibile e solo se non poteva evitarlo. Quella prima impressione l'aveva agitata, ricordandole il rifiuto dei coetanei di cui era stata vittima fino a poco tempo prima. Tuttavia, l'istinto le diceva che non era tutto lì, in quel che appariva in quel momento, e Yori le aveva sempre detto di fare attenzione al suo istinto. Così, aveva cominciato a osservarlo, senza tentare nessun approccio, sperando di capirlo un po' di più. L'atteggiamento dello Hyuga era rimasto lo stesso per molto tempo, ma nel frattempo Tenten aveva sostituito poco a poco la paura del rifiuto con la curiosità di comprendere quello strano ragazzino. Per certi versi, l'aveva presa come una sfida. Ma, negli anni, dovette accettare di aver scoperto molto poco: giusto ciò che le permetteva di potergli stare intorno senza infastidirlo. Certo, a quel primo incontro non avrebbe mai pensato che sarebbe finita per innamorarsi di lui, pur - di fatto - conoscendolo appena. Non c'era mai stato nulla di logico o razionale in quei sentimenti: non aveva mai saputo spiegare perché fosse innamorata di lui. Lo era e basta, con il suo istinto che gridava che fosse giusto così. Aveva cominciato a conoscerlo sul serio, nei pregi e nei difetti, durante il Progetto Canto, vivendo quei sentimenti in silenzio e gioendo semplicemente della sua vicinanza. Mai avrebbe pensato di sentirsi così piena e serena come in quel momento.
Un fragoroso applauso la riportò coi piedi per terra e si affrettò a battere le mani.
-Tua mamma è una forza!- si sentì dire da Sakura.
-Già…
Sperava vivamente che sua madre non le chiedesse nulla del suo discorso, visto che se l'era perso quasi tutto.
-Buonanotte, gente. Domani è il grande giorno!- esclamò Asuma mentre si alzava dalla tavola, sancendo di fatto la conclusione della serata.
-Forza, sposa, subito al letto!- trillò Ino -È l'ora del sonno di bellezza, il trucco di Sakura non può fare miracoli.
-Agli ordini!- rispose Kurenai avvicinandosi a Tenten, per poi abbracciarla da dietro -Buonanotte, tesoro. Riposa anche tu, mi raccomando.
-Certo. Buonanotte.
Qualcuno era già uscito dal salone, qualcuno si attardava a chiacchierare.
-Sei stanca?- le chiese Neji in un sussurro.
-No, per niente.
-Passeggiata?
Tenten annuì sorridente. Dopo aver dato la buonanotte ai suoi genitori, si diressero verso il giardino tenendosi per mano. Furono accolti da una brezza leggera e rinfrescante, che portava con sé il profumo dell'erba. La ragazza inspirò a fondo, per poi appoggiarsi con la guancia sulla spalla dell'altro. Lo Hyuga sorrise a quel gesto, rafforzando la stretta della sua mano e ripensando a quello che aveva detto Yori durante il suo discorso a cena.

-... non scegliamo di chi innamorarci. Ma, quando si diventa una coppia, ci viene restituita la possibilità di scegliere: scegliere quella stessa persona, ogni giorno. L'amore è questo. Diciamo le parole 'ti amo' quando troviamo il coraggio di impegnarci a scegliere quella persona ancora e ancora, nonostante tutto, perché averla accanto vale tutte le fatiche della scelta...

Senza dubbio, le donne della famiglia Kinomoto avevano il dono di sapere come usare le parole. E quelle parole, in particolare, avevano rafforzato il senso di quello che era successo al pianoforte, prima della cena.
Si inoltrano nella zona più in ombra del giardino, godendo di quella tranquillità surreale e della meravigliosa sensazione che tutto fosse esattamente come doveva essere.





*"Hello" di Lionel Richie - versione cantata da Lea Michele e Jonathan Groff


Angolo dell'autrice
Eccoci qua, dopo vari aggiornamenti spot negli anni, ad andare avanti per questa storia.
La spinta a portarla avanti è forte e spero di riuscire, un giorno o l'altro, a concluderla come vorrei.
Sarà difficile che chi seguiva questa ff all'inizio lo faccia ancora (in fondo, sono passati quasi 10 anni), ma vedere che i nuovi capitoli vengono letti, anche se solo da una decina di persone, è bellissimo per me. Spero solo di non aver deluso le vostre aspettative, andando avanti con la trama, e di non deluderle in futuro.

Ringrazio di cuore Metropolvere e tenny_93, che con le loro recensioni (la prima nel 2020 e la seconda quest'anno) mi hanno stupita e fatto sorridere: è stato come ritrovare dei vecchi amici dopo tanto tempo, ricordando il bell'universo che c'era un tempo su efp, quando ero ancora parecchio attiva.

Sperando che questa lettura sia gradevole e una piacevole evasione dalla quotidianità, chiunque voi siate, vi abbraccio forte.

Al prossimo capitolo (speriamo!)

V@le

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Capitolo 38
*** La cerimonia delle chiavi ***


L'attrice
LA CERIMONIA DELLE CHIAVI


Il chiarore dell'alba invadeva poco a poco il giardino che circondava la villa, come una carezza data per destare dal sonno con gentilezza. Tenten inspirò a fondo il profumo di fiori ed erba appena annaffiata, varcando l'ingresso e stringendosi nel golfino leggero. Adorava l'aria fresca delle mattinate d'estate. Si mosse alla ricerca di una panchina. Quando ne individuò una, sorrise scuotendo appena il capo.
-Non sarai mica nervoso?- chiese amabilmente, facendo voltare Asuma verso di lei.
-Ehi, ragazzina!- la salutò lui -Vieni, accomodati.
Si godettero per un po' il silenzio. Ad un certo punto Tenten si sentì osservata.
-Perché mi stai fissando?
Sarutobi rise prima di rispondere.
-Perché, ragazzina, non ti ho mai visto così felice.
-Oh, finiscila!- ribatté lei, non riuscendo comunque a fare a meno di sorridere.
-Non te ne devi mica vergognare, sai- Asuma tirò fuori il pacchetto di sigarette -avanti, fammi compagnia.
-Come ti senti?
-Straordinariamente bene. Sarà una giornata fantastica.
-Sì, credo proprio di sì.
-Soprattutto grazie a voi ragazzi, ovviamente.
-Ve lo meritate.
Asuma le diede una pacca misurata sulla schiena.
-Visto che sei qui, approfittiamo per parlare delle offerte di lavoro che mi sono arrivate per te.
-Il giorno del tuo matrimonio? Certo che no.
-Ten, alcuni vogliono una risposta a breve e non avremo tempo dopo oggi per parlarne: prima noi andremo in viaggio di nozze, poi tu andrai a trovare i tuoi. Sai che non mi piace discutere di queste cose al telefono.
-Ok- sospirò la ragazza -in fondo, meglio adesso che durante i festeggiamenti. Dunque?
-Allora, al di là di qualche offerta locale, le cose più urgenti sono altre produzioni internazionali. Sembra che il regista della serie di Toronto ti abbia raccomandato a dei suoi colleghi negli Stati Uniti.
Tenten alzò le sopracciglia piacevolmente sorpresa.
-È stato gentile da parte sua. Gli scriverò per ringraziarlo e spiegare perché rifiuterò, mi sembra il minimo.
-Rifiutare? Senza neanche capire di che si tratta? Uno di quei progetti potrebbe essere la tua grande occasione!
-Per cosa?- ribatté lei con un'alzata di spalle -Non ho mai pensato ad una carriera da attrice, per di più all'estero. Sto bene qui, comincerò l'università e abbiamo ancora parecchi anni di 'Naruto' davanti. Girare a Toronto è stata una bellissima esperienza, ma non sento il bisogno di ripeterla. Non devo più scappare da nessuno.
-Spero vivamente che il tuo rifiuto non sia dovuto alla paura di non essere all'altezza. Perché è chiaro che tu lo sia, per qualsiasi cosa ti chiedessero di fare: recitare, ballare, cantare…
-A parte il fatto che negli Stati Uniti ci saranno migliaia di persone più brave di me in tutto… Devo scoprire qual è la mia strada, e devo farlo qui in Giappone.
Gli occhi dell'altro la scrutarono indagatori.
-E Neji in tutto questo non c'entra niente, giusto?
Tenten evitò di incrociare il suo sguardo, mordendosi il labbro.
-Che diamine- disse dopo un po' con tono sconfitto ed allo stesso tempo spazientito -certo che c'entra Neji. Ma non mi sto tarpando le ali per lui: non ho mai sognato di avere una carriera internazionale per poi rinunciarci a causa sua. Visto che non ho certezza del mio futuro, perché non posso cercarla avendo la certezza che lui adesso c'è?
Asuma rise sommessamente.
-Il tuo ragionamento non fa una piega, ragazzina- sentenziò scompigliandole i capelli -declinerò tutte le offerte, allora- dette poi di sfuggita un'occhiata all'orologio -beh, credo sia ora della colazione. Si staranno svegliando tutti.
-Già!- esclamò la ragazza balzando in piedi -A più tardi, allora! Vado ad aiutare perché la tua sposa sia più bella che mai!
-Lo sarà senza dubbio!- rispose l'altro, seguendola con lo sguardo mentre si dirigeva verso le camere.

Quando Tenten bussò alla porta della camera dove Kurenai si sarebbe preparata, udì distintamente Sakura e Ino battibeccare.
Hinata aprì la porta, con il suo sguardo compostamente divertito.
-Il buongiorno si vede dal mattino- scherzò indietreggiando per farla entrare.
-A quanto pare. Ehi, voi due! Sono certa che Kurenai stia apprezzando questo teatrino- si chinò sulla sposa per salutarla con un bacio sulla guancia -ma che è successo stavolta?
-È successo che la signorina qui presente mi ha fatto ritardare sulla tabella di marcia- spiegò la Haruno con voce infastidita -ci ha messo un'eternità a controllare l'allestimento per la cerimonia e adesso devo truccare tutte in fretta e furia. E, tra l'altro, si è fatta una doccia lunga una vita dopo essere tornata in stanza che puzzava di fumo di sigaretta.
Incredibilmente, invece di rispondere per le rime, la Yamanaka sogghignò con aria soddisfatta. Cosa che fece scoppiare a ridere Tenten.
-Cosa c'è di divertente?!- sbottò Sakura, continuando a truccare gli occhi della bionda.
-No, niente… Ma riconosco che è molto piacevole fumarsi una sigaretta di prima mattina.
Il sorriso di Ino si allargò, confermando l'intuizione dell'altra. La Haruno sbuffò sonoramente, mentre la Hyuga si chiedeva se stessero parlando davvero di sigarette.
Tenten appese il suo vestito e cominciò a cercare forcine e lacca per cominciare a sistemarsi i capelli. D'un tratto, ebbe l'impressione di essere osservata con insistenza, perciò si voltò verso le altre. Effettivamente la stavano guardando e, per di più, abbastanza sorprese.
-Che c'è? Ho qualcosa nei capelli? O dietro la schiena?- chiese cominciando a toccarsi perplessa.
-Ten, tu stavi canticchiando- le rispose Kurenai con tono stupito. Era sempre stata una ragazza allegra, ma in anni di convivenza non l'aveva mai sentita canticchiare di mattina.
-Che? Ma che dici? Cominci ad avere le allucinazioni per lo stress?
-Ha ragione- intervenne con compostezza Hinata -stavi proprio canticchiando, Ten.
La ragazza restituì alle altre quattro uno sguardo confuso. Forse era lei ad essere stressata.
-Ok, fatemi dare un'occhiata- Ino si alzò e si avvicinò all'amica, come un medico pronto a fare una diagnosi.
Le scrutò il viso con attenzione per un po'. All'improvviso indietreggiò con un sorriso beffardo, facendo sussultare l'altra.
-Quindi?- chiese Sakura impaziente.
-Ora è tutto chiaro- Ino si pose dietro all'indagata, agguantando le sue spalle -Qui abbiamo la faccia di qualcuno che ha appena detto le parole magiche!
Tenten arrossì violentemente, mentre le altre cominciarono a congratularsi rumorosamente.
-Non la fate tanto lunga! In fondo per voi non è niente di nuovo…
-Ma per te sì! E poi non hai sentito il discorso sull'amore di tua madre ieri sera?- le rispose Kurenai.
La ragazza, presa in contropiede, alzò gli occhi verso il soffitto con fare indifferente.
-Io… potrei non aver ascoltato…- sul suo volto passò l'ombra di un'espressione colpevole.
-Come?
-Era appena successo, mi sono distratta- tagliò corto, riprendendo ad occuparsi dei suoi capelli.
Le amiche la osservarono sorridendo. Tenten odiava essere così al centro dell'attenzione, lo sapevano bene. In più, non avrebbe sopportato di distogliere l'attenzione dagli sposi quel giorno. Con un rapido scambio di sguardi, decisero di lasciar perdere e tornare a prepararsi.
-Vuoi una mano?
Il riflesso di Hinata comparve accanto al suo nello specchio.
-Sì, per favore. Sai bene che non sono molto brava con le acconciature.
-Ci penso io- rispose la Hyuga con un sorriso rassicurante.
Ma, prima di mettersi all'opera, la abbracciò con tenerezza. Era così contenta per lei.

Mancava ormai meno di un'ora alla cerimonia, che si sarebbe tenuta nel giardino della villa.
-Ino è stata bravissima anche qui con gli addobbi!- esclamò Choji guardandosi intorno, per poi rivolgersi a Shikamaru -Siamo sicuri che non diventerà una wedding planner piuttosto che un ingegnere biomedico?
Nara sbuffò: ci mancava solo che avesse a che fare coi matrimoni per lavoro. Nell'ultima settimana la sua ragazza era stata impegnatissima con le prove delle esibizioni per il ricevimento di nozze e si erano a malapena visti. L'aveva raggiunta quella mattina presto, mentre aiutava ad allestire, proprio per poterle finalmente parlare delle sue preoccupazioni, come Choji e Tenten gli avevano consigliato. Purtroppo - o per fortuna - dal momento in cui la Yamanaka aveva distolto finalmente l'attenzione da fiori e tulle per rivolgerla a lui, avevano finito per parlare d'altro, o meglio per non parlare affatto. Quando poi era ritornata a sistemare gli ultimi dettagli, era così di buon umore che Shikamaru non aveva avuto il cuore di piombarle addosso con un argomento così serio.
-Ehi, Nara, eccoti qui!- esclamò Naruto raggiungendoli con gli altri al seguito -Dov'eri finito stamattina? Siamo venuti a svegliarti per fare colazione insieme!
-Passeggiata mattutina- rispose secco, accendendosi una sigaretta.
-Tu? E da quando sei mattutino tu?- commentò Sasuke scettico.
Nara si limitò ad un'alzata di spalle.
-Anche Neji si è svegliato prestissimo per sistemare l'impianto sonoro qui fuori- intervenne Lee mentre si stirava le maniche della camicia -vi siete incontrati?
Dannazione. Shikamaru realizzò in quel momento che c'era anche lo Hyuga quella mattina e che li aveva visti sicuramente allontanarsi verso la zona più discreta del grande giardino. Sbuffò mentalmente. Non aveva voglia di sentire le battutine idiote dei suoi amici sull'incontro ravvicinato avuto con Ino. Che, tra l'altro, era stato fantastico.
-Credo di averlo visto di sfuggita mentre passeggiava- sentì dire a Neji.
Tirò un impercettibile sospiro di sollievo. Lo Hyuga era impassibile come al solito, ma Nara avrebbe potuto giurare di averlo visto lanciargli uno sguardo decisamente eloquente, seppur della durata di pochi secondi. Era come se tra loro si fosse creata una sorta di tacita alleanza atta a proteggere la rispettiva privacy riguardo i loro rapporti con le ragazze.
L'arrivo dello sposo distolse l'attenzione del gruppo, permettendo a Shikamaru di accostarsi all'altro.
-Grazie, Hyuga- sussurrò.
-Dovevo ricambiare il favore- rispose lui con una quasi impercettibile alzata di spalle, facendo capire a Nara che si stava riferendo al ballo.

Hinata, Ino e Sakura avevano preso la via del giardino, mentre Tenten aiutava la sposa a sistemare gli ultimi dettagli.
-Kurenai- le disse in un sospiro, mentre indietreggiava per vederla meglio -sei davvero più bella che mai.
La donna le sorrise, voltandosi verso lo specchio per rimirarsi in quell'elegante abito bianco fumo, aderente e stretto in fondo, con la scollatura a collo alto in pizzo. L'acconciatura raccolta in cui si intravedevano i suoi ricci naturali coronava il tutto.
-Grazie, tesoro. Accidenti, non ci credo che ci siamo già. Anche se formalmente ci siamo sposati ieri, sento davvero che comincerà tutto oggi.
-Ripensamenti?- chiese la ragazza con tono cauto e accogliente.
-Incredibilmente, no.
-Allora direi che sei pronta.
Tenten la abbracciò forte.
-Ho sentito che la sposa è pronta- Yori entrò nella stanza con un gran sorriso -Kurenai, sei una sposa meravigliosa. Allora, facciamo questa pazzia?

Gli invitati stavano cominciando a prendere posto sulle sedie, disposte a cerchi concentrici intorno ad un piccolo gazebo in ferro decorato da fiori e rampicanti, dove avrebbero preso posto gli sposi con i testimoni.
Neji e Hinata erano andati ad accogliere i loro genitori e li avevano accompagnati ad accomodarsi. Mentre la maggior parte dei ragazzi chiacchierava tranquillamente, Ino vagava tra le sedie sistemando nastri e raddrizzando fiocchi con precisione maniacale.
-Ehi, non avevi già sistemato tutto stamattina presto?
La Yamanaka era appena montata sul gazebo  quando la voce di Shikamaru la fece voltare.
-Sì, ma sembra che basti un alito di vento per scombinare tutto- rispose riprendendo a trafficare con un rampicante.
Nara roteò gli occhi.
-Forza, scendi da quel trespolo e vieni qui.
-Non è un trespolo! È un gazebo.
-Non me ne frega un accidente di come si chiama, vieni qui.
La ragazza sbuffò e lo raggiunse, non riuscendo a trattenersi dal continuare a cercare cose fuori posto. Shikamaru le circondò le spalle con un braccio.
-Hai lavorato duramente e con ottimi risultati, è il momento di rilassarti.
-Lo so. Credo… Uffa, è il matrimonio di Asuma, voglio che sia tutto perfetto.
-Asuma è talmente felice di sposare Kurenai che lo farebbe anche in una discarica.
Ino non poté trattenere un'espressione leggermente disgustata.
-Sì… Ne sarebbe capace, vero?- assentì, per poi ridere, suscitando un sorriso soddisfatto nell'altro.
Lo osservò per qualche secondo, prima di parlare.
-Sei stato davvero bravo con Asuma- allo sguardo interrogativo del ragazzo, si spiegò -in tutta questa faccenda del matrimonio, intendo. Tu non ci credi, ma non hai mai smesso di sostenerlo fin dalla proposta. Non è una cosa da tutti.
Shikamaru arrossì lievemente a quel complimento: non solo per l'ammirazione che gli aveva trasmesso, ma per il senso di colpa di non averle ancora parlato. Ino doveva aver colto qualcosa nell'espressione del suo volto, dato che lo abbracciò e gli sussurrò all'orecchio:
-Anche per te è il momento di rilassarti, sai. E non preoccuparti- si allontanò per poterlo guardare in viso -ti prometto che quando ci sarà il lancio del bouquet mi posizionerò fuori traiettoria!
Lo aveva detto con tono scherzoso e un sorriso divertito, senza nessun cenno di rimprovero o risentimento nella voce.
Nara non poté replicare, poiché l'avvicinarsi di Tenten, affiancata dal padre, annunciava di fatto che la sposa stesse arrivando. Ciò attivò immediatamente tutti i presenti. Chi si era perso in chiacchiere prese posto. Asuma si posizionò sotto il gazebo, sistemandosi la giacca e reclamando Nara al suo fianco. Quest'ultimo lo raggiunse, lanciando un ultimo sguardo a Ino, che stava sorridendo allo sposo incoraggiante.
Neji prese posto in prima fila, come il resto dei ragazzi, osservando Tenten che si avvicinava salutando le persone che incrociava mano a mano. Per il matrimonio di Annika l'aveva vista entusiasta, ma quel giorno appariva intensamente emozionata. Lo raggiunse e si posizionò al suo fianco. Lo salutò, sorridendo radiosa.
-Buongiorno a te- rispose lui quasi in un sussurro.
La ragazza volse lo sguardo verso il punto da dove sarebbe arrivata la sposa, mentre quello di lui indugiò ancora per qualche attimo sul suo viso.
-Siamo pronti- disse lei -possiamo cominciare.
Appena iniziarono a cantare, Kurenai comparve dall'ingresso della villa. Mentre la quasi totalità dei presenti avevano gli occhi fissi sulla sposa, Tenten e Ino guardavano il viso di Asuma, trasfigurato dalla gioia. Più di una volta tra loro avevano parlato di quanto si potesse capire dall'espressione dello sposo all'arrivo dell'amata all'altare ed entrambe ebbero la conferma di avere ragione.
Quando Kurenai arrivò finalmente al gazebo, Tenten la affiancò e la cerimonia ebbe inizio. Dopo il discorso introduttivo del celebrante, un amico comune di vecchia data, gli sposi si scambiarono le loro promesse. Tanta era la gioia e la commozione che trasmettevano con le loro parole, che parecchie ragazze presto dovettero ricorrere ad un fazzoletto e qualche ragazzo si ritrovò con gli occhi lucidi sforzandosi di nasconderlo il più possibile. Tenten non riuscì a trattenere un forte singhiozzo, che suscitò nei festeggiati tenerezza e simpatia. Mano a mano che la cerimonia andava avanti, la felicità di entrambi sembrava aumentare sempre più, al punto di diventare quasi incontenibile e trasformarsi in battute e risate al momento dello scambio degli anelli. Al bacio finale, gli invitati si scatenarono in un applauso fragoroso.

Dopo aver ricevuto gli auguri da tutti gli invitati, Asuma e Kurenai si assentarono per le foto di rito. La maggior parte dei presenti si avviò nella zona del giardino allestita per un breve aperitivo in attesa del banchetto.
-Credi sia una cosa normale?- chiese Naruto a Sasuke indicando Ino e Tenten.
-Non saprei… da un certo punto di vista è quasi inquietante.
Le due ragazze ancora non riuscivano a fermare le lacrime di commozione, nonostante la cerimonia si fosse conclusa da almeno mezz'ora. Allo stesso tempo ridevano ampiamente della cosa, provando ad asciugarsi il viso senza rovinare il trucco.
-Sicure di stare bene?- chiese Choji, stupito quanto gli altri da quella scena così contraddittoria.
-Ma sì!- esclamò Ino continuando a tamponarsi le guance con un fazzoletto -Tutte lacrime di gioia! Certo sarebbe ora di smettere…
-Pensa a qualcosa di terrificante o disgustoso- le suggerì l'amica mentre raccoglieva con il dorso della mano le lacrime scivolate sotto il mento -e poi dillo anche a me.
Non riuscirono a fare altro che scoppiare a ridere nel misero tentativo di distrarsi. Nel giro di dieci minuti riuscirono finalmente a calmarsi.
-Lo sapete di essere strane, vero?- disse Shikamaru ancora alquanto allibito dalla scena appena vista.
-Certo- rispose la Yamanaka riponendo il fazzoletto -è parte del nostro fascino, no? Accidenti, sto morendo di sete. Andiamo a prendere da bere?
La proposta raccolse il consenso generale e il gruppo di ragazzi cominciò ad avviarsi.
-Tu non vieni?- chiese Hinata a Tenten, vedendo che non accennava a seguirli.
-Tra poco. Voi andate- rispose l'altra con un sorriso tranquillo.
La Hyuga annuì, per poi incamminarsi insieme a Kiba.
Quando finalmente rimase sola, la ragazza ritornò nelle vicinanze del gazebo, sedendosi su una delle sedie in prima fila, guardandosi distrattamente intorno.
E così il momento era arrivato: la sua convivenza con Kurenai era ufficialmente finita. Cominciò a fare dei respiri profondi, sentendo tristezza e gratitudine fondersi insieme all'aria e gonfiarle il petto. Era immensamente felice per lei e per Asuma, ma non poteva negare che la prospettiva di vivere da sola la deprimeva un po'. Nei momenti difficili, tornare a casa e sapere che ci sarebbe stata lei ad ascoltarla e confortarla era rassicurante. In qualche modo era stata la sua famiglia da quando avevano cominciato a girare la serie.
Tenten sospirò. A quanto pareva, anche per lei era arrivato il momento di diventare adulta ed imparare a cavarsela da sola. Chissà se ce l'avrebbe fatta. Si poteva diventare adulti senza avere progetti per il futuro? Una voce nella sua testa le diceva che no, non ci sarebbe riuscita se non si fosse sbloccata. Forse, allora, il suo destino era rimanere un'eterna ragazzina che viveva alla giornata. Da un certo punto di vista, avrebbe potuto semplificare le cose: nessuna delusione dovuta a speranze disattese, nessun rimettere in discussione carriera o relazioni perché diverse da quello che aveva programmato… e si sarebbe sicuramente risparmiata tutti quei drammi con Neji su chi voleva sposarsi e chi no, chi voleva figli e chi no, eccetera. Sì, sarebbe stato tutto più facile.
Sbuffò sonoramente. Lei amava le cose complicate: sarebbe mai stata veramente felice con tutta quella fastidiosa semplicità?
Dei passi che si avvicinavano la riscossero dai suoi pensieri. Neji prese posto accanto a lei, porgendole da bere.
-Finalmente hai il viso asciutto.
-Giuro che non piango sempre così tanto- rispose la ragazza con una delle sue buffe smorfie, prendendo il bicchiere.
-È stata una bella cerimonia.
-Meravigliosa.
Per qualche istante si godettero la quiete in silenzio, tenendosi per mano.
-Sai, spesso mi chiedo cosa si prova- esordì d'un tratto Tenten con lo sguardo perso davanti a sé -Voglio dire, come ci si sente ad avere dei desideri e dei progetti sul futuro, come sposarsi o fare una certa carriera- si voltò verso Neji -Cosa si prova?
-Perché lo chiedi a me?
-Beh, tu vuoi fare il musicista. È un progetto ben preciso.
Lo Hyuga sembrò riflettere per qualche secondo.
-È difficile da spiegare.
La ragazza, per un solo attimo, parve delusa dall'assenza di una risposta.
-Prima o poi ne avrai qualcuno anche tu.
Tenten si alzò e fece qualche passo, con le mani dietro la schiena che reggevano svogliatamente il bicchiere.
-Chissà, forse…- indugiò ancora per un po' su quel pensiero a testa bassa, per poi voltarsi verso l'altro -scusa. Qualche volta vorrei poter spegnere il cervello.
-Non devi scusarti. È una cosa che ti preoccupa, è giusto che ne parli.
-Sì, ma non oggi- la ragazza scosse le spalle, come a volersi scrollare di dosso quella malinconia velata -siamo ad una festa, è ora di divertirsi!
Prese un lungo sorso e gli tese una mano, indossando uno dei suoi sorrisi migliori.
Neji si alzò, trattenendola di fronte a sé.
-Che c'è?
La scrutò in viso, prima di parlare.
-Sei la persona più complicata che conosca.
Tenten non poté trattenere un principio di risata: solo lui era capace di far suonare quelle parole come un complimento. O forse era lei a percepirle come tali.
-Grazie- rispose a bassa voce, abbracciandolo.
Dopo un bacio, si avviarono per raggiungere gli altri.

-Sembrano davvero felici- disse Hinata osservando gli sposi, che stavano facendo un brindisi ad un tavolo poco distante da quello dov'era seduta con gli altri.
-Già- concordò Kiba, sporgendosi dalla sedia per vederli meglio -è stata una bella cerimonia.
-Molto personale- fu il commento di Shino mentre si versava da bere.
Delle risate fragorose attirarono l'attenzione dei tre, che voltandosi videro i genitori di Tenten tenere banco ad una tavolata occupata da alcuni attori della serie.
-Certo che sono particolari, quei due- disse l'Inuzuka.
-Sono molto carismatici, soprattutto Yori- gli fece eco l'Aburame -non deve essere facile averli come genitori.
-Ma, forse, per Tenten è stata una fortuna che avessero un carattere del genere- intervenne Hinata -si sentono tante storie su ragazzi adottati che hanno vite difficili, invece lei è cresciuta così bene…
-Sicuramente anche lei ha avuto da sempre il carattere giusto per fronteggiarli. Per fronteggiare chiunque, in realtà.
-A parte i tuoi genitori- precisò Kiba riferendosi agli Hyuga, che rispetto a loro si trovavano dall'altra parte della sala.
La ragazza lo guardò perplessa.
-I miei genitori? Ma Tenten si è sempre dimostrata a suo agio con loro.
-Perché c'eri di mezzo tu- ribatté l'altro -immaginati la situazione dello scorso Natale a Toronto: Tenten che si ritrova a pranzo con il ragazzo con cui ha furiosamente litigato e i suoi genitori, senza la tua presenza. Non fatico a credere che fosse a disagio.
-E poi, adesso che sta con Neji, sentirà ancora più pressione- disse Shino -credo sia normale voler fare una buona impressione sui genitori del proprio partner.
Hinata sospirò, cercando con lo sguardo l'amica. La trovò vicino alla pedana che chiacchierava con Temari e Matsuri. Le ritornò in mente il giorno in cui il fratello aveva annunciato alla famiglia che lui e Tenten stavano insieme. Lì per lì i suoi genitori si erano limitati ad accogliere la notizia con garbo, facendo giusto qualche commento di circostanza sul fatto che si trattasse di una ragazza seria e assennata. Ricordava molto bene, tuttavia, di aver origliato una conversazione tra loro sul pranzo di Natale più tardi, quando Neji non era in casa e lei stava preparando il rinfresco per la festa di bentornato nella stanza accanto.

-... Devo ammettere che è stata una sorpresa. A Natale sembrava che i rapporti tra loro fossero un po' freddi.
-Deve essere stata una tua impressione- dal rumore di sottofondo, Hinata intuì che suo padre stava sfogliando un giornale -o, comunque, non si direbbe dal modo in cui ha parlato a favore di Neji. Quella ragazza è molto abile nel conversare.
-Sì, lo dice sempre anche nostra figlia. È sempre stata un'ottima amica per lei.
-Senza dubbio è il tipo di persona che non si fa intimidire e questa è una buona qualità. Per di più, da quello che ha detto rispetto alle competenze musicali di Neji, sembra una ragazza pratica, con i piedi per terra.
-Intendi dire che non lo porterà sulla cattiva strada?- la signora Hyuga fece una pausa, prima di continuare -Neji non è tuo fratello. Anzi, temo che negli anni si sia isolato, proprio per la paura di finire come lui. Che Tenten voglia stargli vicino e che lui la accetti mi sembra un'ottima cosa.

Un applauso la riscosse. La sua migliore amica stava salendo sulla pedana per cantare uno dei suoi assoli. Cominciò a battere le mani anche lei. Aveva sempre pensato che ci fosse qualcosa di magico nel modo in cui cantava.

Persino i signori Kinomoto smisero di intrattenere gli invitati di turno per ascoltare la figlia. Guidato da chissà quale impulso, Neji si avvicinò a loro. Ci misero un po' ad accorgersi della sua presenza.
-Da come ho capito- esordì dopo un po' Yori -è merito tuo se è diventata così brava.
-È un talento naturale. L'ho semplicemente aiutata a perfezionarsi- rispose lo Hyuga.
-È davvero eccezionale- commentò Izanagi -e pensare che con noi non ha mai cantato.
-Mai?
A quanto pareva, anche quel giorno il ragazzo avrebbe udito qualche rivelazione su Tenten.
La donna scosse il capo, tenendo lo sguardo sulla figlia.
-Lei era una bambina che ballava, sempre e dovunque, ma cantare… al massimo canticchiava in casa, niente di che. Spesso la portavano con noi quando andavamo al karaoke, ma non ha mai voluto provare. Sicuramente conosceva un sacco di canzoni: è sempre stata appassionata di musical e non dubito che conoscesse tutti i brani a memoria. A saperlo, avremmo insistito un po' di più. Sembra che adesso adori cantare.
Yori tacque, continuando a guardare sua figlia quasi incantata. Dopo qualche istante riprese a parlare, forse più a se stessa che a Neji o al marito.
-Da genitore ti domandi sempre se hai fatto abbastanza per rendere i tuoi figli felici. Da genitore di bambini adottati speri di essere riuscito a dare loro una vita normale, non appesantita da traumi e brutti ricordi- sospirò profondamente -Lei e Nobuyuki, invece, sembrano semplicemente destinati a essere persone fantastiche.
-Siamo stati fortunati- commentò Izanagi, circondando le spalle della moglie con un braccio.
Lo Hyuga sorrise con estrema discrezione a quella scena. Per quanto dirompenti fossero i loro caratteri, quei due sembravano delle brave persone ed apprezzava che condividessero così apertamente il passato di Tenten con lui. Erano chiaramente molto intelligenti e perfettamente in grado di dire quanto ritenevano opportuno senza sconfinare troppo nel privato. Nonostante la loro irriverenza, non li aveva mai percepiti come invadenti.
-Se l'offerta è ancora valida, accompagnerò Tenten quando verrà a trovarvi in agosto.
I coniugi Kinomoto si voltarono verso di lui, sorridendo con una compostezza che, in tutta sincerità, non si aspettava.
-Sarai il benvenuto- rispose Izanagi.

Il gruppo di Gaara aveva appena iniziato a suonare. Ino, reduce da venti minuti ininterrotti di esibizione di gruppo, si diresse al suo tavolo dove l'aspettavano Choji e Shikamaru.
Il primo la accolse con un applauso entusiasta, a cui lei rispose con un inchino scherzoso.
-Te la sei cavata alla grande, ragazza!
-Grazie, Cho! Anche se esibirsi dopo gli assoli di Tenten è una specie di suicidio… ma mi sono divertita!
Si lasciò cadere elegantemente sulla sedia, agguantando il proprio bicchiere.
-Mi sento sfinita, non so come fa Ten a passare intere serate così!
-Sarà stato l'addestramento stile educazione siberiana dello Hyuga- rispose Nara ironico, beccandosi un leggero calcio sullo stinco.
Dopo una risata, Choji si sentì chiamare da Kiba e Naruto e si alzò per raggiungerli. La Yamanaka si accomodò sulle ginocchia del suo ragazzo senza tanti complimenti.
-Sei stata brava- si sentì sussurrare all'orecchio.
-Sul serio?
-Sul serio.
La ragazza sorrise imbarazzata, prima di chinarsi per baciarlo.
-Shika.
-Mh?
-Mi dovevi parlare di qualcosa stamattina?
Il ragazzo fu preso in contropiede da quella domanda. Ma tanto valeva cogliere la palla al balzo.
-Ho avuto un po' di pensieri per la testa, negli ultimi tempi. In particolare riguardo al fatto che io non credo nel matrimonio e tu sì.
Ino acquistò un'espressione seria e concentrata.
-Temevo che l'argomento saltasse fuori e che avremmo litigato di brutto- continuò lui -dato che io non cambierò mai idea su questo. Choji e Tenten mi hanno aiutato a ragionarci un po' sopra, ma non ti nascondo che la cosa mi preoccupa tutt'ora.
La Yamanaka, dopo aver ascoltato attentamente, si voltò verso la folla danzante di invitati. Inizialmente Shikamaru pensò si fosse girata per nascondere un principio di pianto, non potendo vedere il suo sguardo pensoso.
-Ammetto di averci riflettuto anch'io- la ragazza si girò di nuovo, ma senza guardarlo direttamente in volto -mi sono chiesta quanto fosse importante per me l'idea di sposarmi, un giorno l'altro, e la risposta che mi sono data è che… che non lo so.
Nara la osservò sbalordito assumere un'espressione quasi buffa.
-La realtà è che io non so che cosa voglia dire il matrimonio, forse sono troppo giovane e immatura per capirlo e per capire se è una cosa adatta a me. Perciò, spiacente- puntò l'indice sulla fronte del ragazzo e la spinse indietro -dovrai sopportarmi ancora qualche anno prima di litigare in proposito. E non è neanche detto che ti dia la soddisfazione di litigare, sai?
Shikamaru scosse leggermente il capo.
-Da quando sei diventata così ragionevole?
-Non mi preoccuperei se fossi in te, probabilmente è una cosa temporanea- scherzò lei -certo, sarebbe stata una litigata epica. E se fossimo riusciti a superarla, il sesso della pace sarebbe stato da urlo…
La sua divagazione burlesca fu interrotta da un bacio.
-Lo sai che ti amo, seccatura?- bisbigliò lui rimanendo con la fronte appoggiata a quella di lei.
Ino sorrise, lo baciò ancora e lo abbracciò.
Ritornarono entrambi a guardare gli invitati ballare.
-Certo, sarà un peccato non avere la festa. Tutto sommato c'è una bella atmosfera- commentò il ragazzo.
-Che problema c'è: la facciamo lo stesso senza sposarci. Metto un bel vestito e facciamo baldoria fino all'alba.
-Potrebbe essere un buon compromesso- lo sguardo di Shikamaru cadde su un angolo all'estremità della pista da ballo -perché Tenten è circondata da bambini?
Anche Ino cercò con gli occhi l'amica e la vide ballare con un mezza dozzina di marmocchi.
-Ha sempre adorato i bambini.
-Lei di che idea è? Su matrimonio e figli, intendo.
La Yamanaka continuò a guardarla con espressione vagamente apprensiva.
-Non ce l'ha, un'idea. Pensare al futuro le mette ansia, da sempre. È come…- sospiro -come se non si concedesse di desiderare cose così importanti, come se non le meritasse. Mi fa saltare i nervi, anche se non posso farglielo capire.
-Quella ragazza è decisamente bizzarra.
Nara non fu poi così stupito di beccarsi una gomitata sulle costole.

Tenten ricondusse i bambini dai loro genitori, un po' dispiaciuta che quel ballo di gruppo fosse finito. Si sentiva sempre spensierata in compagnia dei piccoli.
Una delle madri si avvicinò a reclamare il proprio figlio, con una neonata in braccio.
-Ma ciao, principessa!- esclamò la ragazza, sorridendo a quegli occhioni scuri, cominciando a fare una smorfia dopo l'altra.
-Ci sai proprio fare con i bambini!- disse la donna, mentre la osservava divertita -La vuoi tenere in braccio?
Tenten non si aspettava quell'offerta, ma accettò con un'alzata di spalle e la prese.
-Beh, le piaci!
La bambina, dopo averle scrutato il viso, si era abbandonata sulla sua spalla in una versione primordiale di un abbraccio.
Aveva un odore così buono. La strinse con delicatezza, cullandola. Le era capitato altre volte di tenere in braccio dei bambini, sebbene un po' più grandi, eppure questa volta c'era qualcosa di diverso. Corrugò impercettibilmente la fronte: stava… sentendo le farfalle nello stomaco? Quando la bambina si sollevò dalla sua spalla per guardarla di nuovo in viso, ebbe la strana sensazione di avere come uno spillo freddo in testa. Non era doloroso, ma decisamente inconsueto.
Quando la donna riprese in braccio la neonata e si allontanò, continuò a fissarla, come pietrificata. Sentì i muscoli facciali muoversi autonomamente, come se dovessero dare forma a tutte le emozioni esistenti nel giro di un minuto. Riprese a fatica il controllo di sé e cominciò a camminare.
-Ehi, ragazzina! Ti stai divertendo?
Davanti a lei comparvero gli sposi.
-Mi daresti una sigaretta?- chiese brusca.
Asuma la accontentò senza commentare e la vide dirigersi frettolosamente verso l'esterno.
-Ci dobbiamo preoccupare?- chiese a Kurenai.
-Non l'ho mai vista con quell'espressione in viso. Vado io.
La donna si avviò con calma verso il giardino. Ci mise un po' a trovarla: si era rifugiata in un angolo parzialmente nascosto da cespugli. Era di schiena e poteva chiaramente vedere le sue spalle alzarsi e abbassarsi ad un ritmo più veloce del normale. Si avvicinò cauta.
-Tesoro. Stai bene?
Tenten si voltò verso di lei, con la sigaretta accesa in mano e il volto rigato di lacrime, ma incredibilmente senza ombra di tristezza. Kurenai non avrebbe saputo definire l'emozione che stava vedendo in lei. E anche la ragazza sembrava parecchio confusa, da come sollevò le braccia con aria sconfitta. La raggiunse e le strinse affettuosamente le spalle.
-Ten, cos'è successo? Se è un pianto di gioia, hai già dato abbastanza durante la cerimonia, mi pare.
-Io… io non… è una sensazione così…- la ragazza lasciò cadere la sigaretta e si aggrappò ai polsi di Kurenai -sembra così… assurdo…
-Sai che puoi dirmi qualunque cosa, tesoro.
Dopo un infinito respiro profondo, la guardò negli occhi.
-Io credo… credo di volere dei figli.
Con quelle parole esplose sul suo volto un sorriso incredulo. La donna la attirò a sé e la strinse dolcemente, accarezzandole il capo.
-È meraviglioso, Ten. È assolutamente meraviglioso.
-È così strano. E assurdo. E terrificante. E bello…
Kurenai si allontanò per guardarla negli occhi, appoggiandole le mani sulle guance.
-Sì, è proprio così.
Tenten sospirò, per poi cominciare ad asciugarsi le lacrime.
-Devo darmi una calmata prima di rientrare, o Neji si insospettirà e mi farà un interrogatorio bello e buono.
-Mi dispiace dirtelo, ma si accorgerà che c'è qualcosa di strano dalla tua faccia. Che poi, che ci sarebbe di male?
-Ci siamo appena detti ti amo, non posso dirgli che ho appena scoperto di volere dei figli, gli verrà un colpo!
-Oh, questi uomini fragili!- cantilenò la sposa aiutandola a cancellare i segni di pianto -Certo, voi due avreste dei bimbi bellissimi…
-Kurenai!
La donna rise di cuore.
-Pensa, è il giorno del tuo matrimonio e ti sei dovuta sorbire questa scena madre…
La ragazza sentì la mano dell'altra accarezzarle la guancia.
-Tesoro, credimi: non potevi farmi un regalo di nozze più bello.
Si abbracciarono di nuovo, rimanendo strette finché Tenten non ebbe ripreso il controllo del proprio respiro. Quando rientrarono in sala, Yori andò loro incontro. Stava per dire qualcosa, ma poi si bloccò nel vedere l'espressione della figlia.
-Va tutto benissimo- la anticipò Kurenai, tenendo il braccio ancorato alla schiena della ragazza.
-Ok- la donna mantenne un'espressione perplessa, ma evidentemente decise di sorvolare -beh, vi stavo cercando perché è arrivato il momento.
-Finalmente!- esclamò Tenten battendo le mani con entusiasmo -Non vedo l'ora!
-Io vado a preparare la stanza- continuò Yori -tu, piccola, vai a chiamare i ragazzi- si rivolse poi alla sposa -aspetto te e Asuma di sopra.
La ragazza si incamminò subito tra la folla, mentre sua madre usciva dal salone per dirigersi al piano superiore.
-Kurenai?
La donna si voltò, trovandosi davanti Neji. Aveva un'espressione molto seria, quasi preoccupata.
-Tenten sta bene?- le chiese senza mezzi termini -L'ho vista andare fuori e mi è sembrata agitata. Tu l'hai seguita. Sta bene?
Prima di rispondere, gli rivolse un sorriso rassicurante.
-Non c'è ragione di preoccuparsi, anzi: sembra che il buco nero cominci a restringersi.
Lo Hyuga non era sicuro di aver sentito bene, o di capire che cosa intendesse, ma stranamente la preoccupazione era svanita all'istante, sostituita dalla curiosità. Non fece in tempo a chiedere spiegazioni.
-Ehi, sei ancora qui?- Izanagi si avvicinò a loro, rivolgendosi alla sposa -È ora che tu e Asuma andiate di sopra, a breve daremo inizio alla cerimonia delle chiavi.
-Sì, hai ragione. Vado subito a cercare Asuma.
Mentre la donna si allontanava, Neji si voltò verso il signor Kinomoto.
-Cerimonia delle chiavi? Non ne ho mai sentito parlare…
L'uomo ridacchiò amabilmente.
-Tenten non ti ha detto niente, eh? In questo è come sua madre: tiene un segreto come se ne andasse della sicurezza nazionale. Vieni, magari per te sarà interessante da vedere.

Presa dall'entusiasmo, Tenten si era lanciata alla ricerca dei prescelti per la cerimonia delle chiavi con foga. Presto, però, le venne in mente che sarebbe stato meglio dare qualche minuto di vantaggio alla madre e agli sposi, in modo da poter preparare tutto. Si fermò, facendo vagare lo sguardo per la sala allo scopo di individuare chi cercava. Quando posò gli occhi sui genitori del suo ragazzo, le scappò un sospiro strozzato. Ancora non li aveva salutati e si sentiva tremendamente irrispettosa per questo. Si mosse subito per rimediare.
-Salve, signori Hyuga.
-Ciao, Tenten- rispose cordialmente la donna a nome di entrambi -finalmente riusciamo a salutarti, sei stata sempre in movimento.
-Già, dovete scusarmi. È una giornata molto impegnativa, non solo per me.
-Non c'è ragione di scusarsi. E complimenti per le tue esibizioni: i nostri figli non esagerano quando ti descrivono come una cantante molto dotata.
La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata.
-È tutto merito del perfezionismo di Neji- tagliò corto -di Hinata, invece? Che ne pensate?
Si pentì della sua sfacciataggine due secondi dopo aver parlato. Sicuramente avrebbe potuto arrivare a chiederlo meno direttamente.
-Non l'avevamo mai sentita cantare. È stata una piacevole sorpresa, non immaginavamo che fosse così brava. Giusto, caro?- la signora Hyuga si rivolse al marito, che fino ad allora aveva seguito la conversazione in silenzio.
-Si è dimostrata molto sicura di sé, sono sinceramente colpito. E, da come racconta Hinata, sei stata tu ad aiutarla nel conquistare quella sicurezza.
-Potrei aver contribuito in minima parte. Credo che la maggior parte del merito sia da attribuire a Kiba. Quando chi ci vuole bene ci crede capaci, si finisce per convincersene.
I signori Hyuga non nascosero la loro sorpresa a quelle parole. Tenten avrebbe voluto mordersi la lingua: evidentemente non era in grado di sostenere una conversazione senza lasciarsi sfuggire le sue idee supponenti; non con loro, per lo meno.
-Beh- non le restava che tentare la fuga da quell'imbarazzo -perdonatemi, ma l'ennesimo impegno della giornata mi reclama. È stato un piacere vedervi.
-Anche per noi, cara. Buon proseguimento- la signora Hyuga si lasciò sfuggire una risata composta una volta che la ragazza si fu allontanata -È davvero una persona adorabile, e molto modesta.
-Troppo modesta- le fece eco il signor Hyuga -da come ne parlano tutti, potrebbe puntare davvero ad una carriera artistica degna di questo nome, anche all'estero. Non capisco perché scelga di rimanere in Giappone.
-Effettivamente suona strano, ma non possiamo sapere quali siano i suoi progetti e le sue priorità. Una cosa, però, è certa: era tanto tempo che non vedevo Neji così sereno.
-Non posso darti torto. Nelle ultime settimane so che è andato a rendere omaggio a mio fratello più volte. Sembra aver fatto pace con quella storia.
Il signor Hyuga sentì la mano della moglie stringere la propria.
-Forse ora riuscirai a farci pace anche tu.

Izanagi si apprestò a spiegare a Neji la cerimonia delle chiavi, mentre salivano al primo piano.
-Si tratta di qualcosa di piuttosto recente, a differenza di quanto potrebbe sembrare dal nome. In passato si viveva in contesti comunitari, dove le famiglie si aiutavano e sostenevano reciprocamente. Le case erano fondamentalmente aperte alla comunità di cui si era parte. Con l'industrializzazione e lo sviluppo delle città tutto ciò è diventato sempre più raro, in alcune zone è praticamente scomparso. Circa una trentina di anni fa', nella speranza di recuperare un po' di quello spirito comunitario, qualcuno ideò questa cerimonia: nel giorno del matrimonio, la coppia di sposi si ritaglia un momento privato con gli amici più stretti, quelli per cui la loro casa sarà sempre aperta, e consegna loro una copia delle chiavi della propria dimora. Nel tempo è diventata anche un'occasione per dimostrare stima e affetto alle persone che si scelgono. Non ne hai mai sentito parlare perché, di fatto, la conosce solo chi vi ha partecipato: di solito chi sceglie di farla ha ricevuto una chiave da un'altra coppia. Io e Yori l'abbiamo ricevuta da dei nostri vecchi amici e Kurenai l'ha ricevuta da noi.
Arrivati al piano superiore, Izanagi si diresse verso la prima porta che incontrarono. In quel momento Yori spuntò fuori proprio da lì.
-Ehilà, Neji. Sei venuto a goderti lo spettacolo?
-Sembrava curioso di conoscere la cerimonia.
-Beh, è qualcosa che non si vede tutti i giorni. Asuma e Kurenai sono già dentro, è tutto pronto. Mancano solo i prescelti, ormai Tenten dovrebbe averli chiamati tutti.
Mentre i coniugi Kinomoto continuavano a chiacchierare della cerimonia, lo Hyuga ritornò a pensare a quello che aveva detto Kurenai. Sembrava qualcosa di positivo, ma finché non avesse visto Tenten e non si fosse assicurato che stesse bene, non sarebbe riuscito a tranquillizzarsi.
Pochi minuti più tardi la ragazza comparve sulla cima delle scale, seguita da Kiba, Hinata, Shino, Choji, Shikamaru e Ino. Avevano tutti e sei un'espressione piuttosto perplessa e confusa: probabilmente si stavano chiedendo di cosa si trattasse. Tuttavia Neji si concentrò sul volto della capofila , stupendosi per l'ennesima volta.
Tenten doveva avere infiniti gradi di felicità: non credeva potesse essere più radiosa della sera precedente e invece eccola lì, che sembrava il ritratto della gioia. Qualunque cosa fosse successa, era qualcosa di bello. Stranamente, non sentiva il bisogno di sapere cosa fosse accaduto: se davvero aveva a che fare con la teoria del buco nero, forse era giusto che la ragazza potesse tenerselo per sé finché avesse voluto. In fondo, si era aperta con lui più di quanto avesse mai creduto - sperato - e per quel momento tanto gli bastava. La vide posizionarsi davanti alla porta, visibilmente trepidante.
-Ragazzi- esordì sorridente -è un onore per me darvi il benvenuto alla cerimonia delle chiavi di Asuma e Kurenai. Gli sposi vi aspettano in questa stanza. Entrerete uno alla volta. Choji- aprì la porta e si fece da parte -tu sei il primo.
L'Akimichi, che appariva il più tranquillo di tutto il gruppetto, entrò.
-Ci dobbiamo preoccupare?- chiese ironicamente Kiba, cercando di smorzare la tensione.
Yori e Izanagi risero discretamente.
In seguito scese un silenzio quasi religioso. Quando Choji uscì dopo qualche minuto, visibilmente commosso, la signora Kinomoto tirò fuori da dietro la schiena una scatola di fazzoletti, porgendogliela con espressione comprensiva. Gli altri ragazzi lo guardarono stralunati.
-Kiba. Tocca a te.
L'Inuzuka prese un bel respiro e andò.
-Cho, ma che succede lì dentro?- chiese Ino.
-Non voglio rovinarvi la sorpresa- rispose l'altro dopo essersi ricomposto.
I coniugi Kinomoto indietreggiarono un poco, per poter parlare tra loro senza farsi sentire. Neji, che si era posizionato in disparte, riusciva comunque a cogliere i loro sussurri.
-Devo ammettere- cominciò Izanagi -che quando Asuma e Kurenai ci hanno detto che avrebbero chiamato dei ragazzi per la cerimonia, ero un po' perplesso. Ma, effettivamente, dopo tutti i racconti di Tenten e dopo averli visti in queste due giornate, capisco. Sembrano davvero molto legati a loro.
-Credo che si sentano un po' mentori nei loro confronti- replicò la moglie -ma è anche vero che non sono come gli altri ragazzi della loro età. Fondamentalmente lavorano nella serie da quando hanno iniziato le medie, il che deve averli responsabilizzati. E, da come racconta nostra figlia, ognuno di loro ha qualcosa che lo rende speciale.
-Questo perché nostra figlia vede sempre il buono delle persone. Anche dove non ce n'è.
Yori sospirò sonoramente, ma senza farsi notare dal gruppo che vedeva ritornare Kiba ed entrare Ino.
-Doveva sentirsi così fragile e sola quando ha deciso di frequentare Katashi…- si strofinò le dita contro la fronte -ancora non posso credere di non essermi accorta di nulla. Tutto quello che ha passato…
-Sei sua madre, non una veggente- il marito le pose con fare rassicurante una mano sulla spalla -hai avuto la prontezza di spingerla a farsi aiutare quando ne aveva bisogno. Quante volte hai parlato di pazienti dell'ospedale diventati cronici perché non si era riusciti ad intervenire in tempo? Guardala adesso, sembra non essere mai stata bene come in questo momento.
-Sì, hai ragione. Però non posso fare a meno di pensare che, se Nobuyuki fosse stato ancora con noi, non sarebbe successo.
-Se Nobuyuki fosse stato qui, Tenten non avrebbe avuto un ragazzo fino alla pensione.
La battuta del marito la fece rilassare.
-Sì, probabilmente hai ragione. Anche se non credo che lei sia accondiscendente con lui come una volta.
-Sarà divertente vederli battibeccare il mese prossimo.
Dopo Ino, venne il turno di Hinata. Poi Shikamaru e, infine, Shino. Le ragazze erano riapparse nel corridoio con le guance rigate di lacrime; Nara aveva mostrato una forte irrequietezza, atta a nascondere la commozione; Shino si era tolto gli occhiali per strofinarsi vigorosamente le palpebre.
Tenten aspettò che si ricomponesse, prima di parlare.
-Dichiaro ufficialmente conclusa questa cerimonia delle chiavi- annunciò con semplicità, lanciando uno sguardo soddisfatto ai genitori.
-È stato un agguato bello e buono- sbottò Ino che ancora si stava asciugando le lacrime, con Choji affianco a lei che le accarezzava la schiena -Appena escono da lì dentro, mi sentono!
L'amica rise, andando ad abbracciare Hinata, che come l'altra era ancora commossa.
-Immaginavano una reazione del genere. Infatti non usciranno finché non sarete tutti di sotto.
-Infami e calcolatori- soffiò Shikamaru, non riuscendo a trattenere un sorriso.
Tutti e sei tornarono verso il salone del ricevimento. Al segno del via libera, gli sposi uscirono dalla stanza.
-Soddisfatti?- chiese Yori.
-È stato molto emozionante- assentì Kurenai -e le loro facce? Impagabili.
-Bene, ci fa molto piacere. Direi che ora- Izanagi lanciò un'occhiata alla moglie, che annuì -possiamo salutarvi senza esserci persi nulla di importante.
-Andate di già?- chiese Asuma -Aspettate almeno il taglio della torta!
-Dobbiamo essere a Manazuru entro sera.
Dopo aver salutato gli sposi, che tornarono subito dagli altri invitati, i coniugi Kinomoto si volsero verso la figlia.
-Ciao, piccola- disse dolcemente Yori abbracciandola -sei stata fantastica in questo matrimonio. E sentirti cantare…- indietreggiò per posarle le mani sulle guance -una meraviglia, davvero.
-Grazie, mamma.
-È bellissimo vederti così felice, tesoro- fu il turno di Izanagi di stringerla a sé -non vediamo l'ora di averti con noi il mese prossimo.
-Anch'io non vedo l'ora. Ciao papà.
L'uomo le diede un buffetto sulla gota, per poi girarsi verso lo Hyuga, rimasto in silenzio ad osservare fino a quel momento.
-È stato un piacere conoscerti, Neji. E complimenti anche a te per le tue esibizioni.
-Grazie, è stato un piacere anche per me- rispose il ragazzo cordiale, stringendogli la mano.
-Ti aspettiamo ad agosto!- disse Yori salutandolo con un cenno del capo prendendo il marito a braccetto, per poi sparire lungo la scalinata.
Tenten ci mise un po' a capire l'ultima frase.
-Agosto? Che vuol dire?
-Che ho accettato l'invito dei tuoi genitori per agosto.
Lo fissò per qualche secondo a bocca aperta.
-Oh, beh- fece poi con un'alzata di spalle -io ti ho avvertito. A tuo rischio e pericolo.
Neji le circondò le spalle e l'attirò a sé con un sorriso ironico.
-Hinata era molto emozionata quando è uscita da quella stanza. Cosa è successo lì dentro?
-Asuma e Kurenai avranno spiegato perché li considerano una parte importante della loro vita. Com'è giusto che sia, non l'hanno detto a nessun altro.
-È un rituale interessante, da come l'ha descritto tuo padre. È bello che si tramandi di cerimonia in cerimonia, senza diventare una moda.
-Sono d'accordo.
Il ragazzo la osservò in volto, così serena e luminosa.
-Sei bellissima.
Il sorriso di Tenten si allargò a quel sussurro, mentre le gote si infiammavano dall'imbarazzo. Si sentiva così fortunata da temere che tutto quello che aveva non fosse reale. Decise di mettere da parte quella preoccupazione e godersi il resto della giornata.

Tutti concordavano tacitamente che era stata una festa di matrimonio fantastica. Dopo il taglio della torta, la maggior parte degli invitati si erano scatenati sulla pista da ballo per parecchio tempo. Prima che la serata si concludesse ufficialmente, Choji riuscì a riunire tutti i ragazzi del suo gruppo per proporre di andare a vedere l'alba il giorno successivo su una collina poco distante da lì. Tutti accettarono e, dopo un ultimo brindisi con gli sposi, andarono a dormire per potersi alzare presto senza traumi.

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Capitolo 39
*** Vento di mare ***


L'attrice
VENTO DI MARE


-Ehi, chi mi passa un panino?
-Qui mancano i bicchieri.
-Chi ha la spremuta?
Partendo al buio dalla villa, erano quasi tutti molto assonnati e silenziosi. Una volta arrivati, l'aria fredda della notte e quel genio di Choji che si era accordato con la cucina della villa per avere pronta la colazione al sacco avevano fatto in modo di svegliare tutti. In poco più di dieci minuti erano diventati rumorosi quanto alle loro serate di gruppo al locale.
-Sai, mi passi il tè? Diamine, fa un freddo insopportabile…- Ino si strinse nella propria felpa aspettando il thermos con la mano tesa.
-Ma dai, non esagerare!- ribatté Tenten -Fosse per me, dovrebbe esserci questa temperatura per tutta l'estate!
-Ma poi non potremmo più chiamarla estate! Che ragionamenti…
Le varie coperte erano disposte sul pendio della collina come isole, abbastanza vicine per poter comunicare senza urlare e allo stesso tempo abbastanza distanti da garantire la riservatezza di un discorso bisbigliato. Sai, Sakura, Sasuke e Naruto condividevano la coperta più grande in basso. Salendo si trovavano Shikamaru, Ino e Choji, spalla a spalla. Poco più in là Kiba e Hinata e, dietro di loro, Shino e Tenten. Nella zona più in alto chiudevano le fila del gruppo Neji e Lee da un lato e Gaara e Matsuri dall'altro. Temari e Kankuro avevano dovuto ritornare in città la sera precedente per altri impegni.
Nonostante il buio, smorzato appena dal chiarore che precede il sorgere del sole, lo Hyuga ogni tanto lanciava un'occhiata a Shino e Tenten, che ridevano e scherzavano come un tempo.
-Sono contento che abbiano fatto pace- sentì dire Lee -ed è stato molto maturo da parte tua dirle di stare vicino a lui durante l'alba.
-È giusto così. Io ho tanto tempo per stare con Ten. E lei ci tiene a vivere questo momento tutti insieme, come amici.

-Ancora caffè? Ne hai appena bevuto un bicchiere enorme! Resterai sveglia fino a dopodomani- esclamò l'Aburame osservando l'amica vuotare il thermos che aveva in mano.
-Figurati, potrei addormentarmi anche tra cinque minuti… non mi fa più effetto.
-Perché ormai sei assuefatta.
-Sì, come ti pare- lo liquidò sorridente Tenten accendendosi una sigaretta, puntando lo sguardo sull'orizzonte.
Un bagliore annunciò l'arrivo del sole. Il cielo cominciò a schiarirsi poco a poco.
-Sai cosa mi hanno detto Asuma e Kurenai ieri, alla cerimonia delle chiavi?
Tenten aspettò qualche istante prima di rispondere.
-No. Non mi hanno anticipato di cosa vi avrebbero parlato.
Shino annuì leggermente.
-Hanno cominciato ricordando la notte in cui sono rimasto con te dopo la lite con Neji. Mi hanno detto che sono rimasti molto colpiti da come ti sono stato vicino, e…
-E..?
-... e mi hanno domandato se riesco a prendermi cura di me stesso allo stesso modo.
La ragazza non commentò. Era chiaramente uno di quei momenti in cui l'amico non le chiedeva consigli, bensì ascolto.
-Perché, secondo loro, merito la stessa attenzione che dedico a te e agli altri in generale.
Shino sentì una presa gentile sulla propria spalla.
-Devo dire di essere pienamente d'accordo con loro.
Le sorrise, stringendo per qualche secondo quella mano amica con la sua.
-Asuma e Kurenai sono bravissimi a farti credere di essere una bella persona.
-Sì, è vero- concordò lei.
-È lo stesso tipo di dono che hai anche tu.
Tenten sospirò.
-È facile quando hai davvero davanti una bella persona, come lo sei tu.
L'Aburame si fece sfuggire un principio di risata, contaminata da una nota di incredulità. Dopo aver lasciato riposare lo sguardo sull'enorme palla di fuoco che si alzava sull'orizzonte, lo volse verso la ragazza.
-Strano che nessuna di voi ragazze sia stata contagiata dalla febbre nuziale. Mi aspettavo chissà quali rivelazioni sulle aspettative per il vostro grande giorno.
-In effetti anch'io pensavo che Hinata e Sakura si sarebbero un po' sbottonate sull'argomento…- ammise pensierosa Tenten -forse sono stata troppo occupata per accorgermene. Per quanto riguarda me e Ino, il matrimonio è un po' un argomento tabù.
-Ma come, niente nozze all'orizzonte con Hyuga?- il ragazzo fece ben attenzione a tenere un tono di voce basso.
-Scemo!- ribatté l'altra dandogli una spallata.
-A parte gli scherzi, non hai mai pensato di sposarti?
-No, non ci ho mai pensato- rispose tenendo gli occhi sul sole, che si faceva sempre più grande -è una cosa che sento ancora troppo lontana.
-Ammetto che la cosa mi stupisce. Ti ho sempre immaginato come il genere di ragazza che vuole sposarsi.
-Sul serio? E perché mai?
-Perché sei il tipo di persona che, se vuole bene a qualcuno, gli rimane fedele fino alla morte. Con il tuo carattere, poi, saresti la moglie ideale: sei sempre pronta al compromesso, senza però farti mettere i piedi in testa.
-Semmai deciderò di sposarmi, allora, manderò il mio futuro marito da te per le referenze!
Tenten aveva sentito il bisogno di buttarla sullo scherzo. L'amico non poteva sapere quanto quel tipo di discorso le potesse mettere ansia.
-Secondo me, Neji queste cose le sai benissimo.
-Ehi, non ti sembra di correre un po' troppo con la fantasia? In fondo stiamo insieme da pochissimo e, realisticamente, non sappiamo come saremo messi tra, che so, cinque anni…
-Certo, nessuno di noi può metterci la mano sul fuoco che starete ancora insieme tra cinque, dieci o cinquant'anni. Però la possibilità c'è. Perché, l'idea non ti piace?
Che domanda enorme e complessa le aveva fatto, senza rendersene minimamente conto!
Entrambi furono distratti da un battibecco scherzoso, ma dai toni alti, tra Ino e Sakura. Con grande sollievo di Tenten.
-Dai- la incitò poi Shino con un paio di pacche affettuose sulla spalla -torna dal tuo ragazzo.
-Mi fa piacere stare qui con te, che credi!
-Lo so, ma gli equilibri sono cambiati ed è giusto così. Tra l'altro, sembra che qualche tempo fa' abbia trascurato un amico senza accorgermene e devo recuperare- spiegò, indicando con un cenno del capo Kiba, poco più avanti di loro.
-Ok, ricevuto.
Si abbracciarono forte, ma brevemente, per poi dividersi.
-Sono stata esiliata- disse scherzosamente Tenten avvicinandosi a Lee e Neji -chiedo asilo!
L'amico rise, facendole segno di avvicinarsi, mentre lo Hyuga le faceva spazio davanti a sé, perché si potesse appoggiare a lui. Rimasero in silenzio finché il sole non si separò dalla linea dell'orizzonte.
Qualcuno cominciò ad alzarsi e stiracchiarsi lentamente. Presto le coperte vennero liberate e piegate, più o meno frettolosamente. Per quanto avessero cercato di riposare dopo la festa, molti dei ragazzi sentivano di avere ancora parecchio sonno arretrato.
-Rimaniamo ancora un po'?- chiese Tenten a Neji, che annuì in risposta -Lee, resti con noi?
-Sicuri di non voler stare da soli?
-Non essere sciocco- ribatté lo Hyuga.
Salutarono il resto della comitiva, che si incamminò sulla via del ritorno. Gaara e Matsuri si trattennero una decina di minuti a chiacchierare, prima di andare.
-E anche il matrimonio è fatto- sospirò Lee -adesso ci dovremo rimettere sotto per l'esame di abilitazione di danza.
-Già- rispose la ragazza, strofinandosi gli occhi -non posso pensare di dovermi allenare con il caldo di agosto… spero almeno che ne varrà la pena.
-Sarebbero dei pazzi a non promuoverti. E la direttrice della nostra scuola ti ucciderebbe, visto che conta su di te per tenere già un corso da ottobre.
Tenten ridacchiò, scuotendo leggermente il capo per quel complimento a suo parere esagerato.
-Ti ha già detto che corso ti farà seguire?
-Il propedeutico, con i bambini più piccoli.
-Allora sarai perfetta, sei così brava con i bambini! Anche se non so come farai a gestire un intero gruppo di piccoletti che saltano e urlano da tutte parti…
-Stai dicendo che i bambini ti spaventano?- chiese Neji con un sorriso canzonatorio.
-Sono pronto a scommettere che un'orda di poppanti intimidirebbe persino te- ribatté Lee alzando un sopracciglio con la faccia di chi la sa lunga -invece Ten è geneticamente programmata per occuparsene.
-Non ti sembra leggermente maschilista come affermazione?- intervenne lei, indecisa se offendersi o meno.
-Ma no, non perché sei una donna- si affrettò l'altro a specificare -intendevo dire che hai un talento naturale per stare con i bambini. Ti ho visto ieri quando ballavi con quei marmocchi, sembravi il pifferaio magico.
-Sei sempre il solito esagerato…
-Sei tu che sei troppo modesta, come al solito. Che c'è di male nell'ammettere che ci sai fare coi bambini? Scommetto che sarai una mamma fantastica, un giorno…
-Lee!
La ragazza, rossa come un pomodoro, si coprì il viso con le mani. Neji, dal canto suo, lo guardava leggermente scioccato. Il loro amico non si rendeva minimamente conto delle implicazioni delle sue parole, contando che loro due stavano insieme da appena qualche mese. Sembrava di essere tornati all'inizio della serie, quando Lee esordiva con affermazioni decisamente imbarazzanti senza capire di essere totalmente fuori luogo. Proprio per questo, probabilmente, finirono per scoppiare a ridere tutti e tre.
-In fondo è rassicurante che certe cose non cambino mai- disse Tenten una volta riuscita a calmarsi.
-Io continuo a pensare che sia il mondo a non essere pronto per la mia onestà disarmante- replicò Lee col naso all'insù.
-Disarmante è decisamente un aggettivo appropriato- commentò Neji seccamente, suonando comunque meno giudicante di quanto sembrasse anni addietro.
La ragazza dovette soffocare una risata, come spesso era stata costretta a fare in passato.
-Ragazzi- Lee stavolta usò un tono molto più serio -ho bisogno di chiedervi un favore.
Gli altri due si prepararono all'ascolto.
-Si tratta di Tadashi, il barman del ballo. Mi ha chiesto di uscire…
-Come amici, oppure…?- chiese lo Hyuga.
-Oppure. Credo di piacergli.
Il ragazzo guardò l'amica, aspettandosi uno dei suoi commenti illuminanti che, però, non arrivò. In compenso, aveva un'espressione vagamente colpevole.
-Tu lo sapevi?!
-Era solo una supposizione- si giustificò subito lei -condivisa da Choji, tra l'altro.
-Choji?- domandò Neji, chiedendosi cosa avesse a che fare con quella faccenda.
-È lui la vera autorità in materia di faccende di cuore nel gruppo. Di solito non sbaglia mai. Ma, tornando a noi: qual è il problema?
Lee sospirò.
-È che non sono sicuro che anche lui mi piaccia. Il fatto che mi abbia detto di essere un mio fan per la serie mi confonde: non vorrei scambiare il sentirmi lusingato con un interesse vero e proprio. Però, in sua compagnia sto bene…
-Allora tanto vale provare, no?- lo rinforzò Tenten con un sorriso rassicurante.
-Qual è il favore che ti serve?- le fece eco Neji.
-Sì, giusto: mi sarebbe d'aiuto che la prima volta usciste con noi. Siete i miei migliori amici, se ci sarete mi sentirò più a mio agio e magari eviterò di combinare qualche disastro. In più, sarebbe la prima volta che frequento qualcuno sul serio.
-Lee- si sentì chiamare dolcemente dall'amica, che gli porse la mano per stringere la sua -va bene essere nervosi, è normale. Dopo qualche uscita con lui avrai le idee più chiare. E ovvio che verremo, no?- Tenten si voltò verso lo Hyuga, ricevendo conferma con un cenno del capo.
-Ok, grazie ragazzi- rispose con tono sentito l'altro.
Tornarono a godersi il panorama, ormai completamente illuminato dalla luce del giorno.

Il rumore del treno che sfrecciava sulle rotaie era, in qualche modo, rilassante. O almeno doveva esserlo per Tenten, dato che dopo appena un quarto d'ora di viaggio si era addormentata con il capo appoggiato alla spalla di Neji, a cui la cosa non dispiaceva affatto. Si meritava un po' di riposo: nelle ultime settimane non si era fermata un secondo. Anche dopo il matrimonio, aveva continuato ad allenarsi e studiare come una forsennata, preoccupata di aver trascurato la preparazione agli esami. Non dava mai a vedere di essere sfinita con gli altri, ma la sera inevitabilmente crollava come una bambina.
Il treno si fermò all'ennesima stazione con una frenata più brusca rispetto alle precedenti, svegliando la ragazza.
-Siamo già arrivati?- chiese ancora con gli occhi chiusi, non potendo trattenere uno sbadiglio.
-No. Manca ancora almeno una mezz'ora.
Tenten mugugnò strofinandosi gli occhi.
-Puoi dormire un altro po', se ne hai bisogno.
-No- inarcò appena la schiena, facendo scrocchiare il collo -basta dormire, o quando arriveremo sarò talmente intontita da non riuscire a camminare dritta.
Lo Hyuga, con un sorriso accennato, la osservò ritornare ad appoggiarsi a lui, tenendo gli occhi aperti seppur ancora appesantiti dal sonno.
-Ti farà bene riposarti un po' questi giorni.
-Se i miei si comporteranno abbastanza bene da permettermelo. Forse con Nobuyuki che arriva domani saranno abbastanza distratti da smettere di assillarti.
Il ragazzo rise brevemente.
-I tuoi genitori non sono stati assillanti con me.
-Non ancora. E ti avverto, sono dei pessimi ospiti. Con la scusa del 'fai come se fossi a casa tua' ho visto visitatori spendere venti minuti buoni solo per trovare un bicchiere in quella bolgia che mamma ha il coraggio di chiamare cucina.
-Sei proprio convinta che io vada trattato coi guanti, eh?
Tenten abbassò lo sguardo imbarazzata. Non voleva di certo dargli dello snob - non l'aveva mai fatto, anche quando forse ne avrebbe avuto motivo - ma era piuttosto sicura che fosse abituato a formalità che i signori Kinomoto ignoravano più o meno consapevolmente.
-Non devi preoccuparti- continuò lui con voce rassicurante -dovresti conoscere abbastanza la mia franchezza da sapere che, se dovessi sentirmi a disagio, lo dirò senza tanti giri di parole.
La ragazza sospirò appena di sollievo a quelle parole, per poi acquistare un cipiglio canzonatorio.
-Giusto, mi dimentico sempre che non sei soggetto alle normali convenzioni sociali che prevedono una quota minima di soggezione nei confronti dei genitori della propria ragazza.
Sobbalzò al solletico provocato da un pizzico sul proprio fianco. Ormai Neji aveva imparato come vendicarsi quando lo prendeva in giro.
-Sembra che, in realtà, mi debba preoccupare più di tuo fratello che dei tuoi genitori- rispose poi lui, ricordando la conversazione origliata durante la cerimonia delle chiavi.
Tenten scoppiò a ridere.
-Cosa c'è di divertente?
-Scusa, mi è solo venuto in mente che Kiba ha detto una cosa del genere su di voi.
-Vuoi dire che io gli metto soggezione?- chiese inarcando un sopracciglio.
-Devi ammettere che, quando sei di cattivo umore, appari leggermente terrificante. Credo che qualche volta tu gli abbia fatto proprio paura. Come a tanti altri.
Probabilmente lo Hyuga si sarebbe offeso se quelle parole fossero state pronunciate da chiunque altro. Invece lei aveva usato quel suo tono leggero e totalmente privo di giudizio che trasmetteva accoglienza a prescindere dal contenuto.
-Ma non a te- constatò con una vena vagamente provocatoria.
L'altra si limitò a rispondere con un'espressione beffarda.
-Non sei mai sembrata intimidita da me. Come pochi altri.
-Perché, volevi intimidire le persone intenzionalmente?
Neji scosse leggermente il capo a quell'abile tentativo di deviare la conversazione.
-Non hai mai preso le distanze da me, di qualunque umore fossi, e allo stesso tempo non sei mai stata invadente.
-La strategia della presenza consapevole- enunciò lei con lo sguardo rivolto in alto, come stesse citando una teoria tra le tante che stava studiando.
-La cosa?
-Strategia della presenza consapevole- ripeté -Visto che avevo problemi a relazionarmi con i miei coetanei, prima di trasferirmi a Tokyo mamma mi spiegò questo metodo, nel caso mi fossi trovata di fronte a qualche atteggiamento strano senza sapere come comportarmi. Quando ho conosciuto Hinata, Shino, Lee e tutti gli altri, mi sono trovata bene da subito, ma devo dire che con te è stato utile.
-E in cosa consisterebbe?
-Beh, molto banalmente nell'essere presente, ma con un atteggiamento neutrale e aperto all'ascolto, senza farsi prendere dalla foga di dover fare o dire necessariamente qualcosa. Potrai pensare che sia una sciocchezza, ma non è facile come sembra.
-Sembra…- lo Hyuga ci mise un po' a cercare la parola giusta -... estenuante.
-Ma no!- ribatté lei con leggerezza -Richiede un po' di energie, ma niente di che. Quando ne vale la pena, non ti pesa.
Il ragazzo le rivolse uno sguardo penetrante e indecifrabile, per poi girarsi verso il finestrino. Tenten lo osservò in tralice. Stava cercando di essere il più aperta possibile con lui e, paradossalmente, ciò sembrava metterlo in difficoltà, a volte.
-Forse ho preso la faccenda dell'essere trasparente un po' troppo alla lettera- buttò lì, sperando in una qualche reazione -qualcosa che ho detto ti ha disturbato?
Neji si voltò verso di lei di scatto.
-No, certo che no- ritornò a guardare oltre il vetro, sospirando impercettibilmente -Durante tutti questi anni devo essere stato così… faticoso
Dopo qualche attimo di silenzio, sentì la dolce carezza di un bacio sulla guancia.
-No, non lo sei stato- la sentì sussurrare mentre appoggiava la fronte dove poco prima aveva posato le labbra -sei il tipo di persona che ha bisogno di tempo per fare avvicinare gli altri, tutto qui. E va bene, non c'è niente di sbagliato in questo.
Il ragazzo chiuse gli occhi, sentendosi quasi cullare da quella rassicurazione. Quando li riaprì, scostò appena il capo dalla fronte di lei per poterla guardare.
-A volte ancora me lo chiedo- bisbigliò, forse più a se stesso che a lei.
-Che cosa?
-Come posso essere io*?
Tenten sorrise dolcemente, prendendogli una mano tra le sue.
-La risposta continua ad essere la stessa.
Le afferrò il mento e se l'avvicinò per baciarla.
Solo Tenten riusciva a metterlo di fronte al fatto che anche lui, come tutti, potesse essere fragile. E solo lei era in grado di fargli pensare che quella fragilità non era qualcosa di cui vergognarsi, bensì qualcosa di prezioso.

Quando Neji scese dalla macchina di Izanagi, si fermò ad osservare casa Kinomoto. Era una villetta modesta, piuttosto isolata, di due piani. Sul lato sinistro c'era un cancelletto che probabilmente dava accesso ad un giardino.
-Lo so: non ha niente a che vedere con villa Hyuga- disse Tenten affiancandolo, mentre si caricava la chitarra in spalla -ma è casa.
-Trovo che ti si addica- rispose lui, voltandosi per prendere il suo borsone.
Izanagi li condusse all'interno. Appena entrarono, udirono una risata fragorosa.
-Papà, perché mamma ride da sola?- chiese la ragazza con la faccia di chi non si aspetta nulla di buono.
-Lasciate pure qui i bagagli, li porteremo su più tardi- rispose il padre, ignorando completamente la domanda della figlia, con un gran sorriso stampato sul volto.
Tenten si avvicinò circospetta all'entrata del soggiorno, seguita dagli altri due. Quando finalmente si affacciò nella stanza, sorrise sbalordita e corse incontro ad un ragazzo, saltandogli letteralmente in braccio. Era alto, dai capelli castani leggermente lunghi e gli occhi dello stesso colore di quelli di Tenten. Yori continuò a ridere a quella scena, con uno sguardo evidentemente intenerito.
-Nobuyuki ha voluto farci una sorpresa arrivando ieri sera- spiegò Izanagi avvicinandosi con Neji.
Quest'ultimo salutò con un cenno del capo la padrona di casa, per poi affrettarsi ad osservare fratello e sorella. Nobuyuki aveva riportato l'altra con i piedi per terra e le bisbigliava qualcosa tenendo le loro fronti a contatto, mentre le mani le abbracciavano i lati del viso. Quando finalmente li vide l'una a fianco dell'altro, notò come i tratti dei loro volti fossero piuttosto diversi; tuttavia, c'era qualcosa nello sguardo di entrambi che sembrava identico.
-Mina!- Tenten tese le braccia verso una ragazza dai lineamenti inconfondibilmente occidentali, incorniciati da una chioma liscia e ramata -Sono così contenta di vederti finalmente di persona!
-La cosa è assolutamente reciproca- rispose Mina lasciandosi abbracciare senza tante cerimonie.
Tenten si affrettò a presentare a entrambi Neji, che ricambiò le strette di mano con la sua proverbiale compostezza. Nobuyuki sembrava assolutamente tranquillo: nessuna occhiata intimidatoria, né sorrisetti di sfida direzionati al ragazzo della sorella. Che strano.

Quella prima sera la cena era stata organizzata in giardino. Benché il mare distasse una buona ventina di minuti da lì, il vento portava loro una manciata d'aria salmastra.
-Sei proprio stato una canaglia ad arrivare prima senza dircelo- si lamentò Tenten servendosi un po' di verdure -volevo farti trovare uno dei tuoi dolci preferiti come sorpresa al vostro arrivo, e invece come al solito smonti tutto.
-Vuoi farmi credere che adesso sai cucinare?- la prese in giro il fratello, intercettando il tovagliolo appallottolato che gli era stato tirato per ripicca.
-Rimarresti stupito, sai?- Yori prese le difese della figlia -quando ha avuto la pausa dalla serie ha cucinato spesso per noi; penso sia stato l'unico periodo, da quando siamo sposati, in cui abbiamo avuto un'alimentazione salutare.
Tenten lanciò uno sguardo spudorato e vittorioso al fratello.
-Allora uno di questi giorni dovrai deliziarci con i tuoi manicaretti, pulce!- ribatté Nobuyuki canzonatorio.
-Sarà un vero piacere!- rispose l'altra a tono.
Mina, che fino a quel momento aveva osservato divertita la scena, cominciò a fare qualche domanda a Neji sulla sua famiglia e i suoi interessi. Presto il resto della tavolata venne coinvolta nella conversazione. Tenten si ritrovò a pensare che, quella sera, lo Hyuga era particolarmente loquace. A dirla tutta, non lo aveva mai visto conversare così tranquillamente e così a lungo con qualcuno; per di più, sembrava assolutamente naturale nel farlo.
-Ragazzi- Izanagi richiamò l'attenzione generale stappando una bottiglia -questo è un vino speciale, lo teniamo da parte da un bel pezzo per un'occasione come questa. A me i bicchieri, non sono ammessi astemi in questa casa!
Nonostante l'avvertimento, Mina coprì il suo calice perché rimanesse vuoto.
-Oh, andiamo, almeno un goccetto!
-Ti ringrazio, Iza, ma non posso- spiegò la ragazza sorridente.
-Come sarebbe a dire non puoi?
Nobuyuki venne in soccorso della compagna, circondandole le spalle.
-Non può perché è incinta. Sì, avremo un bambino!
Il resto della famiglia Kinomoto esplose in esclamazioni di gioia e abbracci, mentre Neji si limitò a delle semplici congratulazioni.
-Pulce! Non starai mica piangendo?
-Ah, non rompere, Nobu!- sbottò Tenten, asciugandosi le lacrime dopo aver abbracciato entrambi -Dal matrimonio di Kurenai sono un disastro, mi commuovo per qualsiasi cosa. Ma questa notizia merita lacrime di gioia!
Lo Hyuga osservò la sua ragazza, notando che aveva la stessa espressione di quando aveva dato inizio alla cerimonia delle chiavi.
-Sapete già il sesso?
-È un po' presto per dirlo con certezza, ma il medico all'ultimo controllo sembrava abbastanza sicuro che fosse femmina.
-Una femmina, che meraviglia!- esclamò Yori congiungendo le mani.
-Già. Anche se so già che da adolescente mi farà passare le pene dell'inferno- si lamentò scherzosamente il futuro padre, sorseggiando il vino.
-Ma che dici! Guarda tua sorella- ribatté Izanagi -È stata un'adolescente esemplare!
-Semplicemente perché abitavo da un'altra parte- intervenne Tenten -Io concordo con Nobu, le adolescenti sono tremende! I ragazzi che recitano nella serie con noi mi hanno raccontato delle cose… da fare venire i brividi!
-Quindi, se un giorno toccherà a te- le si rivolse Mina -spererai nel maschietto.
-Oh, sì, senza dubbio! Che almeno il primo sia maschio!
La ragazza si sentì gelare un secondo dopo aver pronunciato quelle parole. Come aveva potuto essere così stupida? Farsi sfuggire un'affermazione del genere davanti ai suoi, ma soprattutto davanti a Neji! Non ebbe il coraggio di voltarsi verso di lui per vedere la sua faccia. Sperò vivamente, invece, che in tutta quella confusione non avesse collegato quelle parole alla sua teoria del buco nero.
-Beh, io sono contentissima che sarà una femminuccia- disse Mina catturando l'attenzione generale -e la tempesteremo talmente tanto di racconti e foto della sua cara zia che, alla fine, non potrà fare a meno di diventare una persona eccezionale come lei!
Tenten le rivolse uno sguardo carico di gratitudine, cercando di ritrovare un ritmo respiratorio regolare mentre riprendeva il suo posto vicino allo Hyuga. Presto si fece coinvolgere dalle chiacchiere e sentì il nervosismo abbandonarla gradualmente.

Per il pomeriggio successivo i signori Kinomoto avevano consigliato alla gioventù di farsi una passeggiata al punto panoramico di Manazuru, all'estremità della penisola. L'odore del mare penetrava nelle narici, potente e rigenerante.
-È esattamente come me lo ricordavo- disse Nobuyuki guardandosi intorno -i nostri genitori ci portavano qui almeno una volta al mese, tutti i mesi dell'anno. Te lo ricordi, pulce?
-Come dimenticarlo? Con me l'hanno fatto anche quando sono tornata temporaneamente da Tokyo.
-E hai deciso di tornarci? Anche dopo aver rivisto questo posto? Non so davvero come fai a vivere in quella metropoli… Sei un tipo da spazi aperti, tu.
-Cosa sono, una gazzella? Guarda che a Tokyo esistono i parchi, e tanti quartieri sono assolutamente tranquilli e vivibili.
Il fratello fece una smorfia poco convinta, mentre Mina ridacchiava al suo fianco. Dopo una curva, il sentiero si dispiegò in un rettilineo.
-Ehi, pulce, scommetto che sono ancora in grado di batterti nella corsa.
-Oh, davvero?- replicò Tenten -Stai sfidando qualcuno che ha passato le ultime settimane ad allenarsi tutti i giorni. Sicuro di volerlo fare?
-Al mio tre.
Fratello e sorella si misero in posizione e, al via di lui, scattarono.
Mina e Neji li guardavano sorridendo, mantenendo un passo più cadenzato.
-Le è mancata terribilmente- disse lei -e, ora che l'ho incontrata di persona, capisco perché. Quella ragazza sembra emanare gioia. È sempre così?
-Quasi sempre- rispose Neji.
-Beh, è un'ottima media.
Il ragazzo la vide rallentare il passo.
-Hai bisogno di fermarti?
-Non è una brutta idea- rispose lei, dirigendosi verso la panchina più vicina -non sono mai stata una grande camminatrice, figurati ora che ho una bimba che mi succhia tutte le energie- si sedette -Se vuoi raggiungerli, vai pure. Posso aspettare senza problemi.
Lo Hyuga scosse il capo.
-Non mi dispiace tenerti compagnia. E poi credo che sia giusto lasciarli un po' da soli, non si vedono da tanto.
-Sì, sono d'accordo.
Si voltarono a guardarli di nuovo. Non avevano visto chi fosse arrivato per primo in fondo al rettilineo. I due si erano accostati al parapetto che dava sul mare e chiacchieravano.
-Da quanto tempo state insieme?- chiese Neji, prendendo posto accanto a Mina.
-Circa tre anni. Ci siamo conosciuti poco dopo il suo ritorno in Italia e siamo stati per un po' amici- le sfuggì un principio di risata -già a quel tempo sentivo che non saremmo riusciti a rimanere solo amici a lungo. Nobu è sempre stato così carismatico e attraente, senza rendersene conto. All'università c'era uno stuolo di ragazze che avrebbero dato qualsiasi cosa per mettersi con lui, nonostante il suo italiano fosse terribile all'inizio. Io ero l'unica a conoscere il giapponese, avendo vissuto ad Osaka fino a undici anni, perciò ero avvantaggiata. A dirla tutta, per me lui all'inizio era solo un'occasione per rispolverare il giapponese e guadagnare qualche soldo: gli davo ripetizioni di lingua italiana.
Si fermò, per poi guardare il ragazzo.
-Scusami, mi sto prendendo tutta questa confidenza con te, senza preoccuparmi di metterti a disagio.
-Non c'è problema- la rassicurò Neji con tono neutrale.
Mina gli sorrise, sollevata, per poi tornare a guardare Nobuyuki.
-Essere la compagna di uno come Nobu è strano. All'inizio sembrava un tipo rumoroso, superficiale, sempre pronto ad assecondare gli altri. E, a volte, appare ancora così. Ma, in realtà, è dotato di una profondità disarmante. Anche nella situazione più critica, lui ha sempre la cosa giusta da dire. Devo ammettere che talvolta mi fa sentire un po' sprovveduta…
-... ma, allo stesso tempo, ti fa sentire totalmente accolto. Come se fosse assurdo non accettarti per quello che sei e che provi.
-Esattamente!- esclamò Mina stupita -Ne deduco che la sorella è fatta della stessa pasta- sospirò, accarezzandosi la pancia appena visibile -questa bambina avrà un papà eccezionale.

-Visto? Ho vinto io!- esclamò sorridente Tenten appoggiandosi al parapetto di schiena.
-Devi aver barato, non c'è altra spiegazione- rispose il fratello provocatorio, affiancandola con lo sguardo verso il mare.
Si beccò una linguaccia.
Entrambi si ripresero dal momentaneo fiatone, inspirando l'aria salmastra.
-Mina sembra fantastica- esordì la ragazza -mi trasmette tanta tenerezza… Credo che sarà una brava mamma.
-Sarà una mamma strepitosa- precisò Nobuyuki, lanciando alla compagna uno sguardo ammirato, per poi voltarsi verso la sorella -Neji, invece?
-Neji cosa?
-Beh, state insieme da pochi mesi, e già ieri parlavi di un primogenito maschio…
-Scemo!- ribatté l'altra dandogli una gomitata -Sono cose che si dicono…
-... disse quella con la teoria del buco nero.
-Mamma te l'ha detto?
-Le è sfuggito, sì. E per fortuna, visto che tu non me ne hai mai parlato.
-Perché non è importante.
-Sì che lo è, pulce. E se davvero stai cominciando a pensare di volere dei figli, al posto tuo mi chiederei cosa ha provocato un cambiamento del genere.
-Anche tu ora ti metti a fare lo psichiatra in vacanza? Come mamma?
-Sai benissimo che non sono uno psichiatra e che potrei offendermi, ma adesso non cambiare discorso.
Tenten sbuffò sonoramente.
-Che vuoi sapere?- chiese con tono vagamente esasperato.
-Credi che sia stato Neji a innescare la cosa?
-No… non so, forse… Non mi sono messa ad analizzare la cosa, Nobu. Non è necessario analizzare tutto quello che ci succede, nella vita.
Nobuyuki la scrutò in viso.
-Sì, è vero. Solo non capisco perché ti rende così nervosa parlarne.
La ragazza sospirò, voltandosi anche lei verso il mare.
-Mi sento come se stessi camminando sulle uova, rispetto ad argomenti come il volere figli.
-È comprensibile, sono cose nuove per te.
-No. Non solo- diede un'occhiata sfuggente a allo Hyuga, come ad assicurarsi che fosse abbastanza lontano da non udirli -Neji fino a poco tempo fa' non era intenzionato ad avere relazioni sentimentali. Nel senso che non ne voleva proprio.
-Cosa? Dici sul serio? Ma da che pianeta viene?
-Nobu!
-Ok, ok, scusa. È che non avevo mai sentito una cosa del genere.
-Già. Fatto sta che ora stiamo insieme, che è già una specie di miracolo… Non posso dirgli che ho appena scoperto di volere dei figli in futuro, scapperebbe a gambe levate…
Fu un po' disturbata nel sentire il fratello ridere.
-Non sai quanto mi ricordi me con Mina. Quando ci siamo conosciuti diceva di non volere figli prima dei trent'anni, perché prima voleva costruirsi una carriera nelle relazioni internazionali. Quando mi ha detto che era incinta, ho temuto che volesse abortire, per poi lasciarmi. E invece sembra non veda l'ora di diventare mamma.
Tenten non poté fare a meno di sorridere.
-Comunque capisco il tuo ragionamento. Ma sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, come faccio io con te- la vide annuire -avanti, sfogati ora che puoi! Se vuoi che il primo sia maschio, vuol dire che speri di averne più di uno.
La ragazza sembrò cercare la risposta nelle onde.
-Ovviamente è solo un'idea vaga, ma se provo a pensarci… sì, mi piacerebbe averne più di uno. Anche tre o quattro.
-Tre o quattro? Caspita. Vuoi ritrovarti circondata- commentò Nobuyuki ridendo -effettivamente, però, non faccio fatica ad immaginarti con tutti quei bambini.
In automatico lo sguardo del ragazzo si diresse verso Neji, movimento che non sfuggì alla sorella.
-Che ne pensi?- chiese quest'ultima.
-Penso, come sempre, che nessun uomo ti meriterà mai- con quelle parole si guadagnò una spallata -Ok, ok- lo osservò per un po' in silenzio, prima di continuare -devo dire che, per come me lo descrivevi, non sembra così freddo e impassibile. Certo, non è un chiacchierone, ma neanche un asociale scorbutico. Ieri a cena è stato piuttosto piacevole.
-Di quello mi sono stupita anch'io. Avevo paura che mamma e papà l'avrebbero scioccato, invece sembrava perfettamente a suo agio.
-Sono molto bravi a fare sentire le persone ben accette. Se presi a piccole dosi, ovviamente.
Risero entrambi.
-Mamma mi ha raccontato che ti ha appoggiata da subito, quando volevi testimoniare contro di lui.
-Sì, è così.
Nobuyuki prese un respiro profondo.
-Secondo te, ti merita?
-Cos'è, una domanda a trabocchetto?
-Rispondi.
Il ragazzo aveva usato un tono tutt'altro che autoritario.
Tenten abbassò lo sguardo.
-Non me lo sono mai chiesto. Piuttosto, mi domando se me lo merito io.
-Addirittura…
-È la persona migliore che conosca.
Lo aveva detto con una sicurezza tale da risultare incontestabile. Nobuyuki sorrise e l'attirò al proprio petto.
-Spero sia chiaro che, se ti farà stare male, rimpiangerà di essere nato.
-Sei così poco originale…
-Taci, pulce.

Quella parete del soggiorno era letteralmente coperta di foto. Neji avrebbe dovuto raggiungere gli altri nel giardino, ma la sua curiosità l'aveva bloccato lì, a studiarle. Tenten era quasi dappertutto, in età diverse. Le più recenti, probabilmente, erano state inviate da Kurenai. C'era già una foto del matrimonio di poche settimane prima, che la ritraeva mentre cantava.
-Non è mai in posa, l'hai notato?
Nobuyuki comparve alle sue spalle e lo affiancò.
-Ha sempre odiato mettersi in posa per le foto, sin da piccola. Mamma e papà dovevano scattarle a tradimento.
-Non mi stupisce affatto.
Anche lo sguardo dell'altro cadde sulla foto del matrimonio.
-E così è una brava cantante.
-Molto più che brava.
-In un certo senso me lo immaginavo: era così fissata con i musical. Mi ricordo che, a sei anni, mi disse che doveva trovare un fidanzato per cantare con lui, come facevano i nostri genitori al karaoke- rise al ricordo -dovrai aiutarmi a convincerla a cantare per noi almeno una volta, prima di salutarci.
-Non sarà un problema.
Lo Hyuga si sentì addosso lo sguardo di Nobuyuki, ma cercò di non curarsene.
-Neji.
-Sì?
-Grazie per essere stato vicino a mia sorella in tutta la questione di Katashi. Io non sono riuscito a starle accanto come avrei dovuto, ma è importante per me sapere che non era sola.
-Non sono stato l'unico. I nostri amici le sono stati tutti vicini.
-L'ho saputo. Ma ho saputo anche che, quando Katashi l'aveva fatta sparire, sei andato a cercarla nonostante fossi davvero arrabbiato con lei.
Neji finalmente si voltò verso l'altro. Manteneva la sua espressione impassibile, anche se negli occhi aveva un guizzo di stupore.
-Tenten ha bisogno di questo: una presenza stabile, a cui potersi affidare, sempre e nonostante tutto.
-Avrai anche saputo che quella sera abbiamo litigato così malamente da rivolgerci a stento la parola per mesi.
-Oh, sì- confermò Nobuyuki ridacchiando senza cattiveria -mi ha chiamato la sera seguente. Era così arrabbiata…
Il ragazzo si chiese cosa ci trovasse di così divertente, sentendo la mascella irrigidirsi per l'irritazione.
-Ten non si arrabbia mai, sai? Letteralmente. Quella è stata l'unica volta che l'ho vista arrabbiata- incurante della sorpresa che aveva suscitato nello Hyuga, si avvicinò alla finestra per poter sbirciare nel giardino -la rabbia è un'emozione importante e che lei non la esprimesse mai era una cosa che mi preoccupava. Grazie a te, ci è riuscita. Evidentemente, sei l'unico che riesce a scuoterla dentro.
Neji sospirò.
-Mi aspettavo una qualche predica da fratello maggiore- tornò a guardare le foto alla parete -ma non di questo genere.
-Sarebbe stato divertente, in effetti. Ma c'è sempre tempo per quello.
Nobuyuki si congedò con un sorriso e si diresse verso il giardino. Lo Hyuga lo seguì con la coda dell'occhio. Si sentiva come se fosse appena stato sottoposto ad un esame, nonostante il tono tranquillo dell'altro. Gli bastò ritornare a guardare le fotografie per scrollarsi quella sensazione di dosso. Nonostante non fosse mai in posa, in ogni singolo scatto Tenten sorrideva, più o meno ampiamente.

Mina, affaticata dal caldo, si riposava su una sdraio all'ombra di un albero, piacevolmente intrattenuta da Tenten.
-Accidenti, odio l'idea di essere una zia a distanza…
-Ti prometto che sarai la prima che la vedrà dopo il parto. E poi verrai a trovarci prima o poi, no?
-Ho dato quasi fondo ai miei risparmi quest'anno per Berlino… ci metterò un bel po' a racimolare abbastanza per il volo senza rimanere al verde…
-Problema che non esisterebbe se accettassi di farti pagare il biglietto aereo da noi- si intromise Yori, mentre finiva di preparare una merenda lì vicino.
-Mamma, non ricominciare…
-Ti ammiro molto- intervenne Mina -magari fossi riuscita io ad essere così indipendente alla tua età!
La ragazza lanciò uno sguardo vittorioso alla madre.
-Senti, signorina indipendente: vammi a prendere i tovaglioli, che mi sono rimasti dentro.
Tenten si diresse verso la casa, incrociando il fratello che usciva. Lo seguì con lo sguardo raggiungere la compagna e salutarla affettuosamente, per poi baciarle la pancia. Non riuscì a trattenersi dal sorridere a quella scena. Sentì le farfalle nello stomaco, come al matrimonio, e improvvisamente le comparve in mente l'immagine di lei e Neji al loro posto. Scosse la testa energicamente, pensando che la cosa le stava decisamente sfuggendo di mano, e si voltò per dirigersi in cucina, andando a sbattere contro una spalla.
-Ehi, tutto a posto?- le chiese lo Hyuga con sguardo vagamente divertito.
-Sì, certo. Avevo solo la testa tra le nuvole- rispose lei riprendendo a camminare e inciampando sulla soglia della porta.

Nel bel mezzo dell'ultima notte prima della partenza da Mazanuru, Neji si svegliò, accorgendosi subito che il posto accanto a lui nel letto era vuoto. Si mise a sedere guardandosi intorno nel buio, fino a distinguere una sagoma alla finestra aperta.
-Ten.
La ragazza si voltò.
-Scusami… Ti ha infastidito la corrente?
-No, no…
Si alzò e la raggiunse, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Sto bene- lo anticipò lei, mostrando un'espressione serena -mi sono svegliata perché avevo sete e mi è passato il sonno.
-Allora non ti capita solo nelle case degli altri.
Tenten rise a bassa voce.
-Ho voglia di uscire un attimo in giardino- disse poi -vieni con me? Stiamo poco, poi torniamo a letto.
Lo Hyuga annuì. Ormai il sonno era passato anche a lui.
Quando si ritrovarono all'esterno, furono investiti da un vento fresco, piuttosto forte eppure in qualche modo delicato. La ragazza fece qualche passo, per poi fermarsi e spalancare le braccia. Sentì Neji avvicinarsi alle sue spalle con passo cadenzato, ma restò ancora per un po' a occhi chiusi, prima di voltarsi.
-Adoro questo tipo di vento- disse, tenendosi con una mano i capelli che tendevano a finirle in viso -sembra quasi che riesca a portare via tutte le preoccupazioni.
Lo Hyuga l'aveva osservata con espressione serena e velatamente ammirata. La stava conoscendo sempre più a fondo, in tanti aspetti che - ne era abbastanza sicuro - erano sconosciuti a gran parte dei suoi amici, e più la scopriva, più gli piaceva. Di solito non succedeva l'opposto?
Quando la vide accostarsi al suo petto, cingendogli il torace con le braccia, non poté evitare di sorridere. Mentre percepiva la stretta rafforzarsi, provò a concentrarsi anche lui su quella brezza insistente. Effettivamente, c'era qualcosa di tranquillizzante in quel vento.
-Grazie di essere venuto qui con me- sussurrò Tenten contro il suo petto -se sei sopravvissuto ad una settimana intera con i miei e mio fratello senza scappare a gambe levate, non farai fatica a sopportare tutte le mie stranezze.
Neji scosse leggermente il capo. La forzò con gentilezza ad alzare lo sguardo per baciarla.
-È assurdamente facile amare le tue stranezze.
Quelle parole, bisbigliate all'orecchio come un segreto, furono per Tenten l'ennesimo regalo. Il buco nero si restringeva poco a poco, discretamente, senza far rumore. Ancora non se ne rendeva conto, ma pensare al futuro già non le faceva più così paura.









*Riferimento al capitolo 28 "Come un albero"

Angolo dell'autrice
Ciao a tutt*!
Siamo arrivati alla fine di un ciclo, in un certo senso, con questa storia. Volendo, potrebbe dirsi conclusa qui; tuttavia, in mente ho ancora alcune vicende da raccontare, che magari potrebbero sembrare superflue e fare l'effetto di "allungare il brodo". Il fatto è che personalmente, in tutti i libri, film, fanfiction lette negli anni, sono sempre stata curiosa cosa ci fosse dopo: dopo il primo bacio, o la prima notte insieme, o dopo aver superato ostacoli più o meno grandi. La storia di Neji e Tenten in questa ff ancora non si è esaurita per me, quindi proverò a portarla ancora avanti e vedremo quale sarà il risultato.

Ringrazio ancora e ancora i lettori che seguono questa storia. Inutile dire che la speranza di ricevere un qualche commento c'è sempre, ma sapere che qualcuno continua a leggerla è già di per sé una vittoria.

Nella prima parte di questo capitolo c'è un piccolo omaggio a
eleonor89 e alla sua ff "100 motivi e più... perché Choji sa", che ho riletto e riscoperto con immenso piacere, insieme a tante altre ff ShikaIno e NejiTen presenti qui su efp. Perché lo penso anch'io: Choji sa, sempre più di tutti gli altri!

Un abbraccio e buon resto dell'estate!

V@le

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Capitolo 40
*** Cinque anni dopo ***


L'attrice
CINQUE ANNI DOPO



Tenten ripose con cura i costumi di scena, scuotendosi svogliatamente i capelli. Mentre raccoglieva le ultime cose nella borsa, lanciò un'occhiata alla sua immagine riflessa. Da quando aveva cominciato a girare 'Naruto', quello era sempre stato il suo specchio, ovviamente condiviso con Sakura, Ino e Hinata. Lo sguardo si posò su una parrucca adagiata sul suo supporto, dello stesso colore dei propri capelli, acconciata in due chignon. Le labbra si distesero in un sorriso nostalgico.
La serie era ormai agli sgoccioli. Negli ultimi cinque anni le riprese erano andate avanti a ritmo serrato, senza pause, mettendo in difficoltà parecchi tra gli attori principali che nel frattempo avevano iniziato l'università. Lei stessa, insieme ad altri, non aveva potuto evitare di rimandare più volte gli esami, ritardando il conseguimento della laurea di un anno. La produzione si era data altri tre mesi per concludere lo 'Shippuden' con il cinquecentesimo episodio.
Sarebbe stata molto dura chiudere quel capitolo della sua vita. Con gli occhi fissi su quei ridicoli ponpon, ridacchiò tra sé al pensiero che era stata una sua idea presentarsi al provino con i capelli raccolti in quel modo; idea che, stranamente, alla produzione era piaciuta, rendendo quella l'acconciatura iconica del suo personaggio. Personaggio con cui, in qualche modo, sentiva di condividere parecchie caratteristiche. Forse perché se lo era un po' costruito da sé. Il fatto che il suo fosse l'unico tra i ruoli principali a non avere un cognome l'aveva fatta riflettere spesso: era stata adottata, quindi ad onor del vero anche lei era nata senza cognome.
Tenten si riscosse da tali pensieri scuotendo il capo, per poi dirigersi verso l'uscita. Non c'era ragione di farsi prendere dalla malinconia: negli ultimi anni si era dedicata a tante cose oltre alla serie. Gli studi, nonostante il rallentamento, stavano andando bene e da tre anni era entrata a pieno titolo nel corpo docenti della sua scuola di danza. Quell'incarico, tuttavia, non le permetteva di integrare a sufficienza le sue entrate perché potesse affrontare i costi dell'università, per cui si era vista costretta a chiedere ad Asuma di trovarle dei lavoretti estemporanei in qualche programma televisivo. Ancora non sapeva in che direzione la stesse portando tutto questo e tendeva ad ignorare bellamente la questione. Stava bene. Vedeva la sua psicoterapeuta solo un paio di volte all'anno ormai, giusto per controllare che non ci fossero questioni spinose da affrontare. La sua comitiva non si riuniva molto spesso, ma soprattutto durante l'estate riuscivano ad organizzare qualche serata tutti insieme come ai vecchi tempi. Per il resto, si accontentava di vedere gli amici più stretti quando si presentava l'occasione, come in quel giorno.
Quando girò l'angolo, vide Kiba e Shino aspettarla davanti al locale dove avrebbero pranzato.
-Ehilà! Sarò mica in ritardo?
-No, tranquilla, siamo arrivati adesso- la rassicurò l'Aburame abbracciandola velocemente.
Si accomodarono e ordinarono.
-Allora- esordì la ragazza -a che dobbiamo questa convocazione?
-Già- rincarò Shino togliendosi gli occhiali da sole per guardare l'amico negli occhi -c'è indubbiamente qualcosa di grosso in ballo.
L'Inuzuka ridacchiò grattandosi la nuca, per poi prendere un respiro profondo. Lo conoscevano proprio bene.
-Qualcosa in ballo c'è. Volete la versione corta o quella lunga?
-Stupiscici- rispose Shino.
-Bene- prima di continuare squadrò entrambi -Chiederò a Hinata di sposarmi.
La loro reazione era esattamente quella che si aspettava: erano assolutamente entusiasti.
-Che meraviglia! Non vedo l'ora di vedere la faccia di Hinata dopo la proposta!
-Hai già in mente qualcosa?
-Ci sto ragionando, ma conto sul vostro aiuto per rendere tutto perfetto.
I due annuirono. Entrambi erano molto emozionati all'idea, dato l'affetto che legava loro quattro.
-Hai già chiesto il permesso?- chiese poi Shino.
-Il permesso?- intervenne Tenten con tono scettico -Abbiamo per caso viaggiato indietro nel tempo di qualche secolo e non me ne sono accorta?
-La famiglia di Hinata ha una certa posizione, per me è decisamente plausibile che bisogni chiedere il consenso del padre. Ma poi, scusa, perché ti stupisci tanto? Stai con Neji, ormai li conosci bene.
Kiba si affrettò ad intervenire.
-Shino ha ragione. Intendo parlare con i suoi genitori. Ma, prima ancora- volse lo sguardo alla ragazza -devo chiedere il permesso a Neji.
Tenten sbuffò incredula.
-Adesso stiamo rasentando il ridicolo. Non mi spiego come, nel ventunesimo secolo, sia ancora necessario fare una cosa del genere.
-È una questione di rispetto, Ten- ribatté l'Aburame.
-E di fiducia- continuò l'Inuzuka -Hinata è molto legata alla sua famiglia e rispetta profondamente suo fratello. Se lui non approvasse, non potrebbe affrontare il matrimonio con serenità.
La ragazza sospirò, alzando appena le mani in segno di resa.
-Argomentazioni inattaccabili- ammise -ma faccio ancora fatica a considerarla una cosa logica.
Kiba ridacchiò, per poi chiedere ad entrambi di mantenere il segreto finché non avesse parlato con gli Hyuga.

Tenten era china su tre libri aperti sul tavolo della cucina del suo appartamento, scribacchiando degli appunti su un quaderno. Si strofinò gli occhi affaticati, mentre sentiva la porta d'ingresso aprirsi.
-Stai ancora studiando?- le chiese Neji togliendosi la giacca.
-Già… questo programma sembra infinito… Scusa, ma che ore sono?- guardò l'orologio appeso alla parete, senza aspettare la risposta dell'altro -accidenti, così tardi?! E mi sono anche scordata di fare la spesa…
Lo Hyuga aprì il frigorifero per prendere dell'acqua.
-Sì, direi proprio di sì- commentò di fronte alla desolazione degli scaffali dell'elettrodomestico -per curiosità, con cosa pensavi di cenare?
-Ho una scorta invidiabile di cereali- ribatté lei con una buffa smorfia.
Il ragazzo scosse appena il capo, sorridendo.
Con la coda dell'occhio Tenten lo vide dirigersi verso la finestra e chiamare per ordinare qualcosa a domicilio. Ridacchiò discretamente: non era la prima volta che la salvava dal digiuno involontario.
Tornò a guardare i libri davanti a sé, piuttosto demoralizzata. Aveva almeno un altro capitolo per volume da leggere, secondo la sua tabella di marcia.
-La cena arriverà tra quaranta minuti, hai ancora un po' di tempo per studiare- si sentì tirare gentilmente i capelli perché inclinasse la testa all'indietro, incontrando lo sguardo di Neji -ma poi chiudi tutto, hai bisogno di mangiare e di riposare.
-Signorsì!- esclamò mentre le posava un leggero bacio sulla fronte.
Lo Hyuga la guardò riprendere la lettura accomodandosi sul divano. Ormai era abituato alle sue sessioni di studio tardive, anzi: come in tante altre cose, adorava condividere quei momenti di silenzio con lei. Aveva la libertà di osservarla con calma, cogliendo le sue smorfie di fronte ad una frase più complicata del necessario, la sua postura accovacciata in cui solo lei poteva trovarsi comoda, il suo vezzo di tormentarsi i capelli quando pensava a come riassumere al meglio un concetto o una teoria. Erano passati cinque anni, giorno più o giorno meno, da quando si erano dichiarati in un bosco ai confini di Toronto ed era ancora totalmente affascinato dalla ragazza - donna, ormai, in realtà - che aveva davanti. Stare insieme a lei era la cosa più naturale del mondo, senza che si fosse mai sentito costretto a cambiare qualcosa di lui. Certo, aveva gradualmente acquistato una mentalità più aperta ed aveva imparato ad apprezzare maggiormente la compagnia degli altri; tuttavia il suo carattere e i suoi modi erano rimasti gli stessi, e per Tenten sembrava andare bene così. Con lei, sentiva di avere davvero la libertà di essere se stesso.
Quando arrivò la cena, la ragazza liberò immediatamente il tavolo: lo stomaco gorgogliava da un buon quarto d'ora. Sistemarono le sedie per poter mangiare fianco a fianco, come facevano sempre quando erano soli, e cominciarono.
-Neji.
-Mh?
-Tu che hai una famiglia tradizionalista…
Il ragazzo assottigliò lo sguardo nella sua direzione.
-Di solito non è una bella premessa.
-Fammi finire- Tenten prese un sorso d'acqua prima di continuare -cosa ne pensi del fatto di chiedere il permesso al padre prima di sposare la figlia?
Lo Hyuga si prese il tempo di un boccone prima di rispondere.
-Per alcune famiglie è importante, è una dimostrazione di rispetto.
-O una dimostrazione di proprietà? Che guarda caso riguarda solo le donne.
L'affermazione provocatoria di lei suscitò nell'altro un'espressione vagamente divertita.
-In passato probabilmente era così, ma ora credo abbia un altro tipo di significato, relativo al rapporto tra padre e figlia.
-Forse. Ma allora perché si chiede prima al padre che alla diretta interessata?- chiese lei mentre si alzava a cercare il sale.
-Se non ricordo male, Mr. Darcy l'ha chiesto prima a Elizabeth che a suo padre.
-Semplicemente perché, se avesse fatto il contrario, Mr. Bennet gli avrebbe riso in faccia e gli sarebbe passata la voglia.
Neji non poté fare a meno di scoppiare a ridere a quell'immagine. Ricordare le riprese della serie che avevano girato a Toronto lo metteva sempre di buon umore.
-E comunque ancora non mi hai detto che ne pensi tu- incalzò la ragazza riprendendo il suo posto.
-Ok, ok… Penso che, se si trattasse di mia figlia, apprezzerei che mi venga chiesto il permesso.
Seguì un momento di silenzio. Tenten era a bocca piena e stava masticando molto lentamente. Non a caso, secondo lui. Per quanto fossero stati sempre molto onesti e trasparenti tra loro, non avevano mai parlato seriamente di figli o convivenza o matrimonio. Se uno di quegli argomenti saltava fuori, lei cambiava abilmente discorso. Lui, da parte sua, non aveva mai incalzato per delle risposte. Non sapeva esattamente cosa intendesse Kurenai quando al suo matrimonio gli aveva detto che il buco nero si stava restringendo, anche se si era azzardato a formulare qualche ipotesi nella sua mente. Ma no, non riusciva a pensare di poterla costringere a prendere delle decisioni in merito e, per qualche motivo, questo inibiva anche lui.
-Ma senti- ribatté lei ironica dopo aver mandato giù il boccone -Quindi hai una figlia illegittima nascosta da qualche parte? Buono a sapersi!
-Spiritosa.
Tenten sorrise beffarda.
-Chi è che si sposa?
A quella domanda la ragazza si irrigidì, fortunatamente mentre Neji era impegnato a svuotare un contenitore nel proprio piatto.
-Come?- chiese, cercando di sembrare il più tranquilla possibile.
-Immagino che l'argomento sia uscito fuori con qualcuno che vuole sposarsi.
-Un mio compagno di corso- rispose secca, grata di aver trovato subito una bugia convincente.
Cominciò a sparecchiare prima ancora di finire di masticare, una brutta abitudine acquisita durante i periodi in cui aveva a malapena il tempo di mangiare, della quale non riusciva a disfarsi.
-Oggi durante le riprese ho sentito che vogliono organizzare una grande festa per la fine della serie a settembre.
-Sì, me lo hanno accennato- Neji portò il suo piatto al lavello, permettendole di cominciare a lavare le poche cose che avevano usato.
-Sarà così strano. Mi sembra ieri se penso a quando abbiamo cominciato…
Lasciò in sospeso la frase, finendo di asciugare l'ultimo piatto.
-Ci chiederanno di esibirci alla festa finale?- chiese poi, dirigendosi verso il divano.
-Probabile. Dopotutto l'abbiamo sempre fatto.
Lo Hyuga si sedette, permettendo a Tenten di sdraiarsi e appoggiare il capo sulle sue ginocchia.
-Sarà un bel modo di salutarci tutti- la ragazza chiuse gli occhi, respirando a fondo per rilassarsi -tra quanto torni a casa?
-Credo di poter restare ancora un'ora o poco più.
Neji la osservò sorridere, approfittando di quella posizione per giocherellare con i suoi capelli. Gli impegni di entrambi non rendevano facile passare insieme il tempo che avrebbero voluto. Proprio per questo motivo aveva ricevuto una copia delle chiavi di quell'appartamento: quando rimanevano loro solo piccoli ritagli delle rispettive giornate, si ritrovavano lì, come quella sera. Certo, sarebbe stato molto più facile se fossero andati ad abitare insieme…
Lo Hyuga si sentì irrigidire mentalmente a quel pensiero. Era un'idea da prendere seriamente in considerazione? Forse no; non per il momento, per lo meno. Il suo agente gli aveva accennato che sarebbe potuta esserci una grossa opportunità per la sua carriera di musicista, finita la serie, e che a giorni gli avrebbe comunicato i dettagli. Una volta saputo di cosa si trattasse, avrebbe riflettuto sul resto.
Volse nuovamente l'attenzione alla ragazza: aveva ceduto alla stanchezza e si era addormentata. Sorrise, pienamente come faceva solo in sua presenza, per nulla infastidito. Avrebbe potuto guardare per ore la sua Tenten dormire serena come in quel momento.

L'immagine riflessa nello specchio non la soddisfaceva del tutto. Kurenai si girò di fianco per l'ennesima volta, fissando con espressione afflitta la zona della pancia, messa in risalto dal tubino blu che indossava.
-Non tornerà mai come prima- si lamentò passando sopra quell'area con la mano.
-Che sciocchezze, stai benissimo.
Asuma la raggiunse, guardandola attraverso la superficie riflettente mentre si sistemava il colletto della camicia.
-Lo dici solo perché sei mio marito- sentenziò lei sbuffando.
-E proprio per questo dovresti crederci- l'abbracciò da dietro sorridendo -ci sono donne che ucciderebbero per avere un fisico come il tuo dopo aver avuto una gravidanza.
-Mh…- fu la risposta distratta della moglie, che continuava a rigirarsi davanti allo specchio alla ricerca di difetti nonostante l'abbraccio.
-Su, andiamo.
Nello scendere verso il salotto, sentirono l'eco di risate risalire le scale. Entrambi sorrisero ancora prima di raggiungere la stanza, dove tre giovani erano seduti per terra a giocare con la loro bambina.
-Grazie, zia Ino!- cinguettò la piccola mentre la bionda finiva di acconciarle i capelli scuri in due trecce -Mi stanno bene, zio Shika?
-Sei splendida- rispose il ragazzo.
Mirai, alla tenera età di tre anni e mezzo, poteva vantarsi di essere l'unica persona a cui Nara faceva dei complimenti in modo così aperto.
-Posso farti i capelli, zio Shika?
Le due ragazze scoppiarono a ridere davanti alla sua faccia impietrita.
-Tesoro, mi spiace, ma zio Shika non fa toccare i suoi capelli a nessuno, lo sai?- cinguettò la Yamanaka accarezzandole la punta del nasino.
L'espressione affranta della bambina mortificò Nara vistosamente.
-Puoi giocare con i miei- intervenne Tenten liberando la sua chioma dall'elastico.
Mirai lanciò un gridolino entusiasta, arrampicandosi sul divano per posizionarsi alle sue spalle. Mugugnò qualcosa sul fatto che quei capelli non erano lunghi quanto quelli di Ino, ma poi si mise all'opera, con la lingua che spuntava sull'angolo della bocca per concentrarsi.
-Grazie per farci da babysitter, Ten- disse Kurenai mentre sistemava la sua borsa -mi sembra una vita che non stiamo un po' da soli.
-Lo dici come se stessi facendo un sacrificio- replicò la ragazza -adoro stare con questa bestiolina! Vi ho detto un milione di volte che mi potete chiamare quando volete.
-Beh, devi ammettere che la tua agenda è piuttosto carica- disse Asuma -e sotto tua richiesta.
-Finché non riuscirò a campare d'aria, mi servirà lo sporco e vile denaro- il tono cantilenante di Tenten suscitò ilarità nella bambina, che nel frattempo aveva deciso di sfasciare i vari codini fatti fino a quel momento e darsi ai fermagli colorati.
-E allora perché non vuoi farti pagare quando ci tieni Mirai?
-Non lo dire neanche per scherzo.
Kurenai sospirò a quella risposta. Era così cocciuta, quando ci si metteva.
-Per noi è ora di andare- Shikamaru si alzò e porse la mano a Ino perché facesse altrettanto -Choji ci sta aspettando.
-Grazie per essere passati- Asuma li accompagnò alla porta, sorridendo alla vista della figlia che abbandonava la sua opera d'arte per andarli a salutare.
Ino scoppiò in una delle sue risate cristalline, abbassandosi per abbracciarla.
-Ciao, tesoro. È stato bellissimo giocare con te!
-Ciao! Ciao, zio Shika!
Nara le scompigliò affettuosamente i capelli.
-La prossima volta portiamo anche zio Cho a trovarti, promesso.
-Sì!!!- Mirai saltellò sul posto entusiasta.
Distratta dal saluto, fece segno al padre di essere presa in braccio. Fu accontentata immediatamente.
-Quei due sono proprio dei tesori con lei- sospirò Kurenai, recuperando la sua giacca.
Tenten sorrise intenerita, liberandosi i capelli dai fermagli.
-Ce la vedi Ino mamma?- chiese poi dirigendosi verso la cucina per apparecchiare.
-Mah, ha sempre detto che i bambini la spaventano…
-Mirai non la spaventa.
-Questo è vero- ammise la donna -ma un conto è giocare con un bimbo ogni tanto e un conto è essere madre.
-Anche questo è vero. Ma, non so, io riesco a immaginarmela. Sarebbe la classica mamma iperprotettiva con i maschietti e sempre a litigare con le femminucce.
Asuma rise fragorosamente a quell'immagine. Lo interruppe il campanello.
-Deve essere Neji- stampò un bacio sulla tempia della bambina -ciao bestiolina, mamma e papà tornano presto.
-Fai la brava con la zia Ten e con Neji- anche Kurenai la baciò, prima che i suoi piedini toccassero di nuovo terra.
La coppia si diresse verso la porta, facendo entrare lo Hyuga.
-Fammi il favore- sussurrò la donna dopo averlo salutato, porgendogli un paio di banconote -infilali nel portafoglio di quella testona appena puoi.
-Sarà fatto- rispose lui mettendoseli in tasca.
Trovò Tenten in cucina a servire la cena a Mirai, già armata di forchetta e bavaglino.
-Grazie per essere venuto a farmi compagnia- finito di riempire quello della bambina, si dedicò ai loro piatti -ma non ti dovevi sentire obbligato, sai?
-Me lo dici tutte le volte- il ragazzo si sedette a tavola per non intralciare i movimenti dell'altra -credi che sia allergico ai bambini?
-Spiritoso- una volta portate in tavola le bevande, lo raggiunse e lo salutò con un bacio -Ciao.
-Ciao. Ciao, Mirai.
La bambina mugugnò un saluto con la bocca piena, agitando la sua forchetta in aria. Tenten si affrettò a fermarla prima che spargesse rimasugli di carota ovunque.
-Su, bestiolina, continua a mangiare- la incitò affettuosamente, accarezzandole la testa, per poi rivolgersi allo Hyuga -come è andata oggi?
-Bene. Oggi pomeriggio Kiba mi ha chiesto di vederci con una certa premura.
La vide chiaramente spalancare gli occhi, anche se solo per un secondo.
-Ah sì?
Il ragazzo scosse il capo con un sorriso beffardo.
-Non fare finta di non saperne niente.
Tenten sbuffò con aria vagamente colpevole.
-Ti ha chiesto il permesso di sposare Hinata?
-Mi ha chiesto se li avrei appoggiati- la corresse lui.
-E…?
Neji si concesse un lungo sorso d'acqua, godendo dell'attesa negli occhi dell'altra.
-Ovvio che li appoggerò. Kiba ha fatto un discorso piuttosto convincente. Stasera ne parlerà con mio padre.
La ragazza finalmente poté esternare il suo entusiasmo.
-Sono così contenta per loro!- esclamò, voltandosi verso la bambina per servirle ancora un po' di riso -Hai sentito, bestiolina? Zio Kiba e zia Hinata si sposeranno!
La piccola agitò i pugnetti in alto, sorridente.
-Ancora non capisco perché la chiami in quel modo…
-Che modo? Bestiolina, intendi? Ce la chiamano anche Asuma e Kurenai. E poi- strinse gentilmente il nasino di Mirai tra due dita, con una smorfia volutamente esagerata in viso -è quello che sei, una buffa e adorabile bestiolina!
-Sì sì!- rispose la bambina annuendo energicamente.
Neji continuò a mangiare, osservando Tenten interagire con Mirai, ritrovandosi in qualche modo affascinato. Non era la prima volta che le teneva compagnia mentre faceva da babysitter alla piccola Sarutobi, ma ultimamente la percepiva in un modo nuovo. Quando si occupava della bambina, era estremamente spensierata e spontanea; ogni suo gesto e ogni sua parola apparivano naturali. In quelle circostanze, brillava di una bellezza del tutto inedita.
Finito il pasto e lavati i piatti, Tenten portò Mirai a dormire. Raggiunse Neji nel salotto dopo un quarto d'ora.
-È crollata- disse abbandonandosi sul divano accanto a lui -la cena con Gaara e Matsuri è la settimana prossima, giusto?
-Sì. Hanno proposto un paio di posti dove mangiare.
-Ristoranti, intendi? Ma no, facciamo a casa mia, cucino io.
-Non hai neanche il tempo di fare la spesa, perché ti dovresti prendere un impegno del genere?
-Perché mangiare fuori costa e già lo faccio più spesso di quanto dovrei. Riuscirò ad organizzarmi per preparare tutto come si deve.
Lo Hyuga scosse leggermente il capo.
-Quanto sei testarda… Se mi lasciassi pagare anche per te, non dovresti porti il problema.
-Già ci pensi tu tutte le volte che ordiniamo da asporto perché ho il frigo vuoto- ribatté lei tormentandosi una ciocca dei propri capelli -e poi sono almeno quattro mesi che propongo loro una cena a casa mia.
Una delle tante cose che Neji aveva scoperto riguardo Tenten era quanto il denaro fosse un argomento spinoso. Da quando aveva cominciato a girare 'Naruto', aveva sempre insistito con Kurenai per contribuire alle spese. Da quando viveva da sola, si era addossata tutte le incombenze, nonostante le ripetute offerte dei suoi genitori di aiutarla. In più occasioni l'aveva sorpresa china sul quaderno dove teneva i conti con un'espressione concentrata e, a volte, preoccupata. Ammirava questo suo lato, ma non poteva negare che, in alcuni frangenti, la trovasse esagerata e troppo orgogliosa.
-Ok- sospirò arrendevole -dirò a Gaara che staremo da te.
-Bene.
La ragazza sorrise, prendendogli un braccio e mettendoselo intorno alle spalle. Si accoccolò contro il suo fianco, chiudendo gli occhi al tocco delle sue labbra sulla propria tempia.

Il rapporto di amicizia con Gaara e Matsuri in quegli anni era diventato sempre più profondo. Lui aveva intrapreso la carriera di produttore musicale in una casa discografica di dimensioni modeste, risultando in breve molto apprezzato per il suo incontestabile talento, e lei l'aveva seguito come tecnico di registrazione dopo un paio di corsi professionali. Avevano chiesto più volte a Neji e Tenten di fare qualche sessione di registrazione sperimentale per affinare le loro capacità nel campo e, inutile dirlo, loro avevano accettato sempre con piacere.
-È tutto buonissimo, Ten- si complimentò Matsuri mentre si concedeva ancora un po' di verdure -ma dove lo trovi il tempo di cucinare con tutto quello che hai da fare?
-Infatti non riesco quasi mai… vivo di insalatone e cibo d'asporto. Se non fosse per Neji, salterei la metà dei pasti.
Lo Hyuga annuì leggermente, mentre continuava a gustare il proprio piatto. Il risultato finale era stato ottimo, ma non aveva esitato a farle la ramanzina di turno quando Tenten gli aveva confessato di aver cucinato fino alle due di notte il giorno precedente. Non che servisse ad alcunché: quando si trattava di fare qualcosa per i suoi amici, quella ragazza semplicemente non aveva il senso della misura.
-Hai un sacco di foto alle pareti- disse Gaara con aperta curiosità, alzandosi per guardarle da vicino.
-Vizio di famiglia- spiegò la padrona di casa -i miei hanno interi muri ricoperti solo di fotografie.
-E sono quasi tutte paesaggi o scorci urbani.
C'erano infatti solo pochi scatti che ritraevano delle persone.
-Che città è questa?- chiese il ragazzo indicando una serie di tre foto.
-Berlino- rispose Neji in modo automatico.
-Le ha fatte lui- precisò Tenten con un sorriso stampato in volto -e le stampe sono dei suoi regali.
-Ora che ci penso, me lo avevi accennato che avevi l'hobby della fotografia- Gaara continuò a far scorrere lo sguardo da uno scatto all'altro -sono molto belle. Le sviluppi in modo tradizionale?
Lo Hyuga si limitò ad annuire.
-Ha costruito una camera oscura nella sua stanza- sottolineò Tenten con enfasi.
-Ho solo riadattato la cabina armadio, niente di eccezionale.
-Se non fosse che è quasi più grande della mia camera da letto.
Gli ospiti sorrisero a quel battibecco dai toni leggeri.
Anche Matsuri si alzò da tavola, attirata da una fotografia appesa vicino alla finestra.
-Sembra un posto bellissimo- commentò a mezza voce, osservando lo scatto.
-Sbaglio o è la baita dove abbiamo fatto il ritiro?- chiese Gaara affiancandola.
-Sì, esatto.
Lo sguardo di Neji andò in automatico al viso di Tenten, il quale - come si aspettava - era stato istantaneamente invaso dalla tenerezza a quei ricordi. Quel posto le era rimasto nel cuore, non solo perché di fatto vi aveva avuto luogo l'ultimo ritiro con tutti i loro amici: i primi momenti di intimità e vicinanza con lo Hyuga erano legati a quel posto. Quando ci tornavano insieme, di solito almeno una volta all'anno, ritrovava sempre l'atmosfera di quegli istanti.
-Peccato che non ci fossi anche tu- disse a Matsuri, tormentandosi  una ciocca di capelli -è un paese così carino, e la baita è meravigliosa.
Ci fu un momento di silenzio in cui, mentre gli ospiti e la padrona di casa tornavano ad ammirare la foto, Neji fece rimbalzare il proprio sguardo da uno all'altra, riflettendo.
-Potremmo andarci tutti insieme quest'estate- tutti si voltarono verso di lui, che continuò -verso la fine di luglio dovremmo riuscire ad organizzare almeno un weekend, se voi due non avrete da lavorare.
La proposta fu ben accolta e Tenten non avrebbe potuto essere più entusiasta all'idea di condividere con loro un finesettimana, dopo cene fugaci e pomeriggi in sala di registrazione dove avevano ben poco tempo per chiacchierare.




Angolo dell'autrice

Capitolo di passaggio, piuttosto faticoso da scrivere, come vedete dal ritardo dell'aggiornamento... Sto mettendo in fila le idee per i prossimi sviluppi, spero di poterle concretizzare come vorrei.

Grazie a
tenny_93 che, apparendo ogni tanto con una recensione, mi dà la carica per proseguire questa storia.
Grazie a tutti i lettori non recensori, perché sì.

Un abbraccio,

V@le

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Capitolo 41
*** La terapia del sakè ***


L'attrice
LA TERAPIA DEL SAKÈ


Kiba conosceva Hinata molto bene. O, comunque, abbastanza da sapere che, se le avesse chiesto di sposarlo davanti ad una marea di persone, sarebbe stata capace di svenire. Perciò aveva pensato di farle la fatidica domanda da solo, per poi raggiungere i loro genitori e i loro amici e festeggiare insieme nel giardino di Villa Hyuga, complice il bel tempo di quel giugno. Aveva passato tre settimane a girare brevi video dove ogni loro amico dedicava qualche parola alla ragazza, più un'ulteriore settimana per montare il tutto. Shino e Tenten si erano offerti di occuparsi della festa, permettendogli di preparare ogni dettaglio della proposta come desiderava.
Ed ora il momento era arrivato. Erano nel salotto di casa sua, dove tante volte avevano chiacchierato o visto un film con la famiglia Inuzuka. Hinata era già sul divano, con tè e biscotti pronti sul tavolo, aspettandosi di vedere uno dei soliti drammi storici che amavano guardare insieme.
-Vieni a sederti, il tuo tè comincia a raffreddarsi.
Kiba sorrise, intenerito dalla premura che impregnava la sua voce.
-Arrivo subito. Devo solo controllare un paio di cose in cucina- si chinò per baciarle una guancia dall'altro lato del divano -tu intanto fai partire il film, il disco è già dentro. Spengo le luci.
La Hyuga annuì, totalmente ignara di ciò che l'aspettava. L'Inuzuka raggiunse la porta della cucina e, una volta oltrepassata, la socchiuse in modo da poter sbirciare il viso della ragazza.

Il giardino di Villa Hyuga brulicava di persone pronte ad accogliere Kiba e Hinata al loro arrivo.
Shino, dopo un buon quarto d'ora di gioco con Mirai, la riconsegnò ai suoi genitori osservando in lontananza Tenten parlare con i signori Hyuga e Neji. Questi ultimi si diressero verso l'entrata principale attraverso l'interno della casa, mentre la ragazza lo raggiunse ruotando le spalle come a cercare di sciogliere i muscoli. Faceva sempre così dopo una situazione in cui si sentiva a disagio.
-Ancora ti senti in soggezione con loro, eh?- la prese in giro quando fu abbastanza vicina.
Tenten sbuffò, confermando la sua affermazione.
-Dovrebbero arrivare tra poco- lo informò poi, dando una veloce occhiata all'orologio al suo polso.
L'Aburame annuì.
-Kiba e Hinata si sposeranno- commentò con un sospiro -Se ci penso mi sembra qualcosa di surreale.
-Stanno insieme da più di sei anni, prima o poi ci dovevano arrivare.
Shino cercò di trattenere il sorriso beffardo che gli stava apparendo in volto, senza molto successo.
-Un ragionamento che non fa una piega. A quando le nozze con Hyuga?
La ragazza gli scoccò uno sguardo infastidito.
-Dimmi la verità, è in corso una scommessa?- all'alzarsi del sopracciglio dell'altro continuò -Nelle ultime tre settimane mi hanno fatto la stessa domanda Sakura, Naruto, Temari e perfino Sai. Che c'è sul piatto? Una cena?
Il ragazzo ridacchiò, sistemandosi gli occhiali da sole sul naso.
-Nessuna scommessa, anche se è un'idea niente male- si beccò un pugno sul braccio, cosa che comunque non lo scoraggiò -Hai appena detto che dopo tanti anni insieme è un passo normale.
-Per loro due.
-Per chiunque, Ten.
-Che sciocchezza! Sakura e Sasuke stanno insieme da una vita e ancora non si sposano.
-Ma convivono da due anni- puntualizzò l'Aburame -e Ino e Shikamaru da tre.
-Ino e Shikamaru condividono l'appartamento con Choji, non mi sembra esattamente una convivenza da coppia.
Shino scosse il capo incredulo.
-Avete intenzione di continuare così tutta la vita? Ognuno a casa sua con occasionali incursioni di Neji del tuo appartamento?
-Anche fosse? Non vedo come siano affari vostri.
L'argomento era ancora così delicato per lei, che negli anni aveva cominciato a rispondere in modo molto secco a certi commenti. Un po' come avrebbe fatto Neji.
-Sì, forse hai ragione- rispose il ragazzo dopo qualche secondo -ma io continuo ad essere del parere che tu sei un tipo da matrimonio e, prima o poi, lo vorrai.
-Un tipo da matrimonio?- ribatté lei con tono scettico -Solo perché abbiamo fatto quel patto dello sposarci a ventisette anni se fossimo stati ancora single?
Shino ridacchiò a quel ricordo. Un tempo ci aveva quasi sperato, ma erano cambiate tante cose da allora.
-Lo sei e basta. Com'è la storia? Lui fa il difficile sulla questione?
-Non è lui- sbottò l'altra d'impulso, risultando più dura di quanto avrebbe voluto -sono io.
-Tu?- chiese l'altro visibilmente stupito -Cioè, tu non…
-Chiudiamo qui il discorso, per favore- lo interruppe -siamo ad una festa, non roviniamo l'atmosfera.
Tenten si allontanò, dirigendosi verso Asuma e Kurenai.
-Sei riuscito a cavarle fuori qualcosa?
Ino comparve alle spalle del ragazzo con Mirai in braccio, impegnata a giocare con la sua lunga coda bionda.
-Solo che è lei a fare la difficile. Non so se crederle.
La ragazza sospirò.
-Puoi, puoi. Accidenti, speravo che dopo tutto questo tempo si sarebbe sbloccata un po'. Ma se non si è sbottonata neanche con te…
L'Aburame scrollò le spalle. Le affermazioni dell'altra non gli erano del tutto chiare, ma aveva la sensazione di sapere quanto doveva.
-Come procede la convivenza?- chiese, spinto dal bisogno di cambiare argomento.
-Molto bene- rispose Ino distrattamente, mentre aveva lo sguardo ancora fisso sull'amica -per fortuna c'è Choji, o io e Shikamaru non saremmo durati una settimana nella stessa casa. Temo proprio che dovremo costringerlo ad abitare con noi per sempre.
Il ragazzo rise, notando poi un certo trambusto intorno a loro.
-Devono essere arrivati.
Kiba e Hinata comparvero sulla soglia della villa che dava sul giardino, seguiti dalle rispettive famiglie che li avevano accolti al loro arrivo. Furono salutati da applausi e auguri espressi a gran voce. Tra abbracci e pacche sulle spalle, la Hyuga ci mise un po' a trovare e raggiungere Tenten, che si era posizionata al limite della folla, in fondo al giardino, com'era solita fare in situazioni del genere. La abbracciò forte, per un momento infinito.
-Deduco che tu abbia detto sì. Congratulazioni, tesoro.
-Grazie, Ten. Oh, non puoi immaginare quanto sono felice!
-Te lo meriti!- esclamò sempre a bassa voce, accarezzandole affettuosamente i capelli.
Hinata sciolse l'abbraccio, affrettandosi ad asciugare l'ennesima lacrima della giornata, e prese le mani dell'amica tra le sue.
-Quello che hai detto nel video, Ten… ti sono così grata per quelle parole.
-Ho semplicemente detto la verità, ossia che sei la migliore amica che qualcuno possa desiderare.
-Mai quanto te- le accarezzò i dorsi delle mani con i pollici -te lo meriti anche tu, sai?
-Non ci provare a deviare l'attenzione sugli altri. Oggi la festeggiata sei tu!
Tenten le pose un braccio dietro la schiena e la condusse a prendere da bere. Lei e Shino dettero il via ad una serie di brindisi rumorosi e scherzosi, ricevendo un supporto più che adeguato da Lee e Naruto.
Neji osservava la scena in disparte, con un sorriso appena accennato. Era davvero contento per sua sorella, anche se non riusciva a godersi del tutto l'atmosfera festosa. La notizia ricevuta quella mattina continuava a ronzargli in testa e non c'era modo di metterla da parte nemmeno per qualche ora. Come l'avrebbe presa Tenten? Non riusciva proprio ad immaginarselo. In cinque anni non avevano mai dovuto affrontare un cambiamento del genere.
L'oggetto dei suoi pensieri lo raggiunse, sorridente come sempre, con un bicchiere stranamente ancora colmo in mano.
-Quanti brindisi hai fatto esattamente?- le chiese con tono beffardo per mascherare la sua preoccupazione.
-Quelli che servivano. E non mi sono scolata un bicchiere ogni volta, se è questo che pensi.
-Dovrò crederti sulla parola.
Tenten rise allegramente, affiancandolo.
-Kiba ha detto che è andato tutto esattamente come voleva. Sono contenta- prese un sorso, per poi sorridere con espressione intenerita -Hinata mi ha chiesto di farle da testimone.
-A chi altri avrebbe potuto chiederlo?
La ragazza rispose con un'alzata di spalle, ma dal suo viso di capiva benissimo che quella richiesta l'aveva emozionata.
Lo Hyuga lasciò riposare il suo sguardo sulla sua espressione per qualche attimo.
-Pensavo di fermarmi a dormire da te oggi- disse poi.
-Ok- rispose lei con semplicità -non credo che ci metterò molto ad aiutare a mettere a posto qui.
-Non ti devi sentire obbligata a dare una mano, lo sai, vero?
-Certo, ma lo faccio lo stesso. Sai che mi piace riordinare dopo occasioni del genere.
-Sì, lo so- sospirò lui, tornando a guardare distrattamente gli altri presenti.

Mezzanotte era ormai passata da un pezzo. La camera da letto era illuminata solo dalla luce debole della lampada sul comodino. Neji era seduto sul letto, con la schiena appoggiata al muro e gli occhi fissi sul cielo scuro al di là della finestra. Nonostante fosse estate, di notte il clima era ancora piuttosto fresco.
Tenten tornò dalla cucina con il tè per entrambi, vestita solo della camicia di lui. Gli porse la tazza prima di accomodarsi anche lei, soffiando lievemente per raffreddare la bevanda.
-Allora?
Lo Hyuga sussultò appena, ridestandosi dalle sue riflessioni.
-Allora cosa?
-Ho la sensazione che mi devi dire qualcosa. Allora? Di che si tratta?
Incredibile quanto lo conoscesse bene. O, forse, era più incredibile che lui non avesse considerato l'idea che lei potesse intuire qualcosa. Si prese il tempo di pensare a come dirlo, con quali parole, ma nulla sembrava poter migliorare il succo del discorso. La ragazza aspettava pazientemente, sorseggiando il suo tè: era sempre stata in grado di rispettare i suoi tempi.
-Stamattina mi ha chiamato il mio agente- si impose di guardarla negli occhi. Non avrebbe fatto il codardo -l'Orchestra Sinfonica di Tokyo ha selezionato quaranta musicisti emergenti che prenderanno parte ad un tour mondiale il prossimo inverno. Hanno scelto me come pianista.
Tenten strabuzzò gli occhi, per poi posare la sua tazza sul comodino.
-Neji, ma è… è una notizia meravigliosa!- esclamò sorridente -Accidenti, l'Orchestra Sinfonica di Tokyo! Ma perché non ne sembri contento? È meno prestigiosa di quanto sembra?
Il ragazzo scosse appena il capo.
-Hai capito che si tratta di un tour mondiale? Dovrò stare fuori sei mesi, da dicembre a maggio. In più dovremo passare tutto il mese di ottobre ad Osaka per le prove.
La ragazza inclinò il capo con aria confusa.
-So cosa si intende per tour mondiale, cosa credi. E poi non vedo dov'è il problema, per settembre 'Naruto' sarà sicuramente concluso.
Lo Hyuga si alzò scattoso, sbattendo la propria tazza sul comodino più bruscamente di quanto intendesse. Fece un paio di passi, massaggiandosi la nuca con entrambe le mani.
-Tutto qui?
Tenten non era sicura di come ribattere a quel tono risentito.
-È tutto quello che hai da dire alla notizia che non ci vedremo per sette mesi?
A tale domanda seguì un vuoto che gli parve infinito, almeno finché non si sentì avvolgere il torace nudo da due braccia.
-Allora è questo il problema- sussurrò lei appoggiando la fronte alla sua schiena.
-Non per te, a quanto pare- il suo tono di voce risultò più secco di quanto si aspettasse.
Percepì un sospiro sulla pelle tra le scapole.
-Neji.
Nonostante il nervosismo, le sue spalle si rilassarono all'istante nel sentirle pronunciare il suo nome.
-Pensi davvero che faccia i salti di gioia all'idea di non poterti vedere per tutto quel tempo?
No, certo che no, pensò lui.
-Ma è tutta la vita che aspetti un'occasione del genere. Sono anni che lavori per questo. E io non posso fare a meno di essere fiera di te- Tenten mollò la presa su di lui e si lasciò cadere seduta sul bordo del letto.
-In fondo parliamo di qualche mese.
Lo Hyuga si voltò lentamente verso di lei, osservandola per qualche istante in silenzio.
-Sì, questo è vero.
La ragazza sospirò leggermente di sollievo.
-Forse ti aspettavi che reagissi in modo diverso? Pensavi che mi sarei arrabbiata o che ti avrei chiesto di non accettare?
-Sinceramente… non lo so- rispose avvicinandosi lentamente.
Si inginocchiò davanti a lei, afferrandole delicatamente i fianchi.
-Mi dispiace di essere stato così brusco, prima.
-Non fa niente- lo rassicurò sorridente -a dirla tutta, non mi aspettavo che una cosa del genere ti mettesse in difficoltà.
Neji le circondò la vita con le braccia, appoggiando il capo al suo petto.
-Non mi piace l'idea di non poterti vedere quando voglio- bisbigliò, mentre l'altra gli accarezzava delicatamente i capelli -e ancora di meno non sapere dove ci porterà stare lontani per tutto quel tempo.
A quelle ultime parole, la mano di Tenten si bloccò.
-Non potremo saperlo finché non ci arriviamo- ribatté titubante dopo qualche secondo.
Gli avrebbe chiesto cosa fosse esattamente a preoccuparlo, se non avesse sentito lo stomaco contrarsi a causa della spiacevole sensazione di panico che le faceva compagnia da ormai molti anni. Neji non le aveva mai fatto pressione per costringerla a pensare al futuro in termini di progetti concreti, ma ora sembrava si stesse aprendo uno spiraglio in quella direzione. E lei non si sentiva ancora in grado di affrontare il suo buco nero.
-Sì, ha un senso- lo sentì dire.
Lo Hyuga si allontanò appena, alzando lo sguardo verso di lei. La sua mano andò a sistemarle la ciocca di capelli che le nascondeva parte del viso dietro l'orecchio, suscitandole un sorriso.
-Hai detto di essere fiera di me.
-Sì, l'ho detto. Che c'è di strano?
Il ragazzo scosse appena il capo, per poi alzarsi e recuperare il suo tè.
-Nessuno me l'ha mai detto, a parte Hinata, una volta.
Tenten alzò un sopracciglio sorpresa.
-Nessuno? Neanche i tuoi genitori? Ma si vede lontano un miglio che sono più che orgogliosi di te!
-Non me l'hanno mai detto in maniera così esplicita.
La ragazza si spinse indietro, in modo da appoggiare la schiena al muro e poter distendere le gambe sul letto.
-Mi stupisce di più che sia stata Hinata a dirtelo in modo così diretto. In ogni caso, lei ti ha sempre ammirato molto. Strano che te l'abbia detto una volta sola. Sarà stata un'occasione speciale.
Neji sorrise contro il bordo della tazza, senza guardarla.
-È stato quando ho annunciato che stavamo insieme, dopo essere tornati da Berlino.
La bocca di Tenten si spalancò per lo stupore. Ridacchiò piano, iniziando a giocherellare con i propri capelli.
-Hinata, Hinata…- sussurrò scuotendo il capo -certo che siete dei bei tipi, voi Hyuga.
-Da che pulpito- ribatté l'altro mentre si sedeva al suo fianco.
-Sentilo come risponde a tono! Un tempo non eri così sfrontato.
-Sembra che tu abbia proprio una brutta influenza su di me.
La risata cristallina di lei riempì la stanza.
-Sì, sembra proprio di sì.
Stettero un po' in silenzio, a guardarsi semplicemente negli occhi.
-Sarai eccezionale.
Quelle parole sembrarono rimbombare tra le mura della camera. Per anni lo Hyuga era stato abituato a pensare di essere sufficiente a sé stesso e a credersi capace di fare qualsiasi cosa. Ma quella fiducia incondizionata che gli stava dimostrando Tenten… in qualche modo lo nutriva.

-Oh, la nostra piccola Hinata si sposa!
-Ino, abbassa la voce! Mica lo deve sapere tutto il bar!
-Quanto sei pallosa, Sakura. Possibile che devi sempre uccidere così l'entusiasmo?
La Hyuga e Tenten ridacchiarono: era un po' che non assistevano a uno di quegli scambi di opinioni.
-Comunque- riprese la Haruno -non vedo l'ora che arrivi il matrimonio! Dopo Kurenai e Asuma non si è sposato più nessuno che conosciamo.
-E faremo bene a godercelo- continuò la Yamanaka girando distrattamente la cannuccia nel suo bicchiere -dato che Hinata sarà quasi sicuramente l'unica di noi a sposarsi.
-Ma che dici? Io sono pronta a scommettere quello che volete che Neji e Tenten saranno i prossimi.
La bionda lanciò uno sguardo preoccupato all'amica nominata, che tuttavia sembrava fronteggiare bene quella provocazione.
-Scusa, perché dovrei essere io la prossima e non tu?
-Io e Sasuke siamo entrambi figli di divorziati, non ci pensiamo neanche.
-Bella scusa- commentò Ino.
-Senti da che pulpito- ribatté Sakura -hai sempre detto di volerti sposare e da un momento all'altro cambi idea perché Nara si dice contrario al matrimonio.
-E quindi? Se non ti vuoi sposare tu perché dovrei farlo io?
-A cuccia, ragazze- le richiamò Tenten -siamo qui per festeggiare Hinata o sbaglio?
Le due assentirono borbottando. Chiacchierarono per un po', fantasticando sui dettagli delle future nozze. Hinata era radiosa dalla gioia e le sue amiche erano più che contente di vederla così. La Yamanaka, tuttavia, non poté fare a meno di notare la malinconia che compariva a tratti, quasi impercettibilmente, nello sguardo di Tenten. Quest'ultima, quando il tempo della rimpatriata fu scaduto, annunciò candidamente che sarebbe rimasta lì ancora un po'.
-Sicura di non volere un passaggio?- chiese Hinata, premurosa come al solito.
-No, davvero, non vi preoccupate. Tra l'altro ho il frigo vuoto di nuovo, prenderò qualcosa da mangiare qui.
La salutarono e si avviarono verso l'uscita.
-In che direzione andate?
-Io faccio una telefonata, voi avviatevi tranquille.
Una volta che Sakura e Hinata ebbero svoltato l'angolo, Ino prese il cellulare.
-... Sì? Che c'è?
La ragazza roteò gli occhi. Possibile che Shikamaru non fosse in grado di rispondere al telefono come una persona normale?
-Ascolta, Shika, non torno oggi per cena.
-Prolungate la bevuta tra ragazze?
-Più o meno. Ten vuole rimanere al bar- scoccò un'occhiata oltre la vetrina del locale, vedendo l'amica metter mano ad una seconda birra -e non credo sia un bene lasciarla sola. Penso abbia bisogno di parlare.
-Ok, tutto chiaro.
-Se non avete voglia di ordinare da asporto o a domicilio, in congelatore c'è un bel po' di roba pronta. Poi domani passo a fare la spesa e…
-Credo proprio che potremo sopravvivere per una sera, sai?
-Sì, sì, va bene. Non mi aspettate alzati, potrebbe essere una cosa lunga- non seguì risposta; guardò un attimo lo schermo per controllare che non fosse caduta la linea -ehi, ci sei ancora?
-Quando volete andare a casa, chiamami. Vi vengo a prendere io.
-Shika, ti ho appena detto che non so che ora faremo…
-A qualunque ora, mi chiami e basta. Sono stato chiaro?
Ino sospirò, sorridendo.
-Trasparente. A più tardi.
Dopo il mugugno di saluto del ragazzo, chiuse la chiamata e tornò dentro. Trovò l'amica con lo sguardo perso nel vuoto e la mano agganciata alla bottiglia.
-Non si beve mai da soli, tesoro- riprese il suo posto, proprio davanti all'altra, e alzò la mano per attirare l'attenzione del cameriere.
-Chi ti dice che avevo intenzione di bere?
-Non prendermi in giro, cara. Allora, di quanta birra hai bisogno prima di sputare il rospo?
Tenten abbassò il capo sconfitta, passandosi nervosamente le mani tra i capelli.
-Le altre hanno notato qualcosa?
-Le altre non sanno che un argomento come il matrimonio per te è terrificante. Cos'è successo? Hyuga ha minacciato di sposarti?
Riuscì a farla ridere.
-No, no…- dopo un lungo sorso, le raccontò del tour mondiale e della mezza discussione che avevano avuto.
-Certo che siete proprio due imbranati quando vi ci mettete- commentò la Yamanaka dopo aver ascoltato -tutte queste storie solo perché non siete stati in grado di dirvi che sentirete la mancanza dell'altro.
-Sarebbe bello se fosse così semplice- Tenten alzò la mano per chiedere la terza birra.
-Allora cos'è che ti preoccupa?
L'altra si morse il labbro prima di rispondere.
-Ha detto che non gli piace non sapere che ne sarà di noi due stando così lontani.
-Mi sembra una cosa normale.
-Sta cominciando a chiedersi quale sarà il nostro futuro. Lo conosco, presto pretenderà delle risposte. E io non sarò in grado di dargliele.
Ino si morse le guance dall'interno, toccandosi la punta del naso con un dito. Sorseggiò il suo cocktail prima di parlare.
-Forse è ora che cominci a pensarci, Ten, a quelle risposte.
Alle parole dell'amica impallidì, spalancando gli occhi come se avesse visto un fantasma. Deglutì sonoramente prima di rispondere.
-Non ne sono capace, Ino, non ce la faccio.
-Ci hai almeno provato? Di recente, intendo? L'ultimo volta che abbiamo parlato del buco nero è stato cinque anni fa', possibile che non è cambiato niente?
Tenten si strofinò gli occhi vigorosamente.
-In realtà, qualcosa è cambiato.
La Yamanaka si sporse verso di lei di colpo, facendola sussultare.
-Al matrimonio di Asuma e Kurenai mi sono resa conto di…
-Di???
-... di volere dei figli. Ma è l'unica cosa su cui mi sono sbloccata- si affrettò a specificare.
-E ti sembra poco? Come hai fatto? Magari puoi riprovare a fare nello stesso modo.
-Io non ho fatto niente, Ino! Semplicemente, ad un certo punto, l'ho capito. Non ho idea di come sia successo.
La bionda lasciò cadere la fronte sul tavolo con fare teatrale. Quando si tirò su, acquistò un'espressione risoluta.
-La situazione richiede qualcosa di più forte.
Intercettò al volo un cameriere, chiedendo una bottiglia di sakè e due bicchieri. Li riempì con nonchalance e ne allungò uno all'amica.
-È davvero necessario?
-Sì, lo è.
La conversazione si spostò temporaneamente su argomenti meno spinosi, come i ricordi delle serate alcoliche passate agli annali nella loro comitiva.
-Ti ricordo che il tuo ragazzo ti ha fatto lavare i piatti per due settimane l'ultima volta che hai esagerato col sakè- al terzo bicchiere, la voce di Tenten cominciava ad incespicare.
-Perché credi che abbia insistito per comprare una lavastoviglie?- replicò la bionda -Comunque stiamo andando fuori tema. Dobbiamo trovare una soluzione al tuo problema!
-Non credo esista…
-Shhh!- la zittì agitandole una mano davanti al viso, per poi posizionare l'indice sulla punta del naso -accidenti, perché non ho il cervello di Shikamaru quando serve…
-Non credo sia tutto questo guadagno… a volte penso che la vita sarebbe molto più facile se fossi stupida… ahi!
Ino le aveva appena battuto il palmo sulla fronte.
-Non dire scempiage… simpiaggi… non dire cose stupide, insomma!- le riempì il bicchiere -Forza, manda giù!
Tenten obbedì dopo un sospiro, imitata immediatamente dall'altra.
-Ok. C'è solo un modo per uscirne. Devo pensare come Shika- sentenziò la bionda estremamente seria.
L'altra si incollò una mano davanti alla bocca per soffocare le risa.
-Scema, dico seriamente!- esclamò la Yamanaka scendendo dallo sgabello, perdendo per un secondo l'equilibrio sui suoi tacchi -Allora, com'è che faceva nella serie?- borbottò tra sé e sé.
Sì accovacciò sulle gambe e pose entrambe le mani di fronte a sé, un po' titubante nel trovare la posizione giusta delle dita, concentrandosi quanto le permetteva l'alcol in circolo per imitare la posa che assumeva Nara in 'Naruto' quando doveva trovare una strategia per affrontare una battaglia o una missione.
Tenten cominciò a ridere, quasi accasciata sul tavolo, cercando di trattenere le lacrime incombenti. Il sakè stava decisamente facendo effetto. Non seppe resistere alla tentazione e le fece una foto col cellulare.
-Shikamaru ti ucciderà quando gliela farò vedere- disse senza riuscire a smettere di ridere.
Ino, stranamente, non si scompose e rimase ad occhi chiusi ancora qualche secondo. All'improvviso, scattò in piedi con una scintilla nello sguardo, facendo sussultare l'amica.
-Se hai capito che vuoi avere dei figli, vuol dire anche che li vuoi con qualcuno!- cominciò con tono quasi saccente -Non penserai mica di poterti riprodurre da sola come i draghi di Komoto!
Tenten si stava ancora asciugando le lacrime da risata.
-Quindi?
-Quindi, se sei in grado di immaginarti con dei figli, puoi immaginarti anche chi è il padre di questi figli!
-Non vedo quale sia la logica, Ino- il sorriso le si era quasi congelato sul volto -No, non ci riesco.
Stavolta fu lei a versarsi da bere, senza sollecitazioni.
-Approfitta del sakè che hai in circolo, provaci adesso!- incalzò la bionda rimettendosi a sedere.
-Ti dico che non ci riesco- fu la risposta secca.
-Beh, allora dovrai impegnarti a provarci finché non ci riuscirai. Che ne so, comincia a meditare, o chiedi alla tua psicologa… Ma quello che studi è davvero così inutile da non aiutarti a risolvere la cosa?
-Hh… può darsi- soffiò Tenten contro il bordo del bicchiere. Eh già, studiare psicologia non era affatto d'aiuto in quella situazione.
-Magari- riprese la Yamanaka con un tono un po' più comprensivo -con tutto quello che hai passato, ti sei autoconvinta che non ce la fai e ti metti i bastoni tra le ruote da sola. Magari, se trovi il coraggio di spingerti oltre il limite, sarà meglio di quanto pensi.
L'altra la fissò per qualche istante in silenzio, prendendo davvero in considerazione le sue parole. Le labbra le si distesero in un sorriso.
-Beh, sembra che alla fine tu sia riuscita a immedesimarti in Shikamaru.
-Oh, ma questo non era Shikamaru- Ino alzò le spalle e affondò la mano nella ciotola di patatine sul tavolo, portandosene un pugno alla bocca svogliatamente -questo era Choji.



Angolo dell'autrice


Ed ecco qui, finalmente un altro capitolo. Faticoso all'inizio, ma mi sono divertita molto a scrivere l'ultima parte (anche se probabilmente non l'ho reso come avrei voluto...).
Come il precedente, è un capitolo di passaggio: corto, ma necessario per porre le basi dei prossimi avvenimenti importanti. Ce la sto mettendo tutta per non arenarmi e portare questa storia avanti.

Grazie, cari lettori, per continuare a seguire questa storia, anche se in pochi.

Un abbraccio,

V@le












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Capitolo 42
*** Quale direzione ***


L'attrice
QUALE DIREZIONE


Il sole era già alto, ma non fastidiosamente martellante come in città. La baita aveva sempre un impatto meraviglioso, con le montagne che le facevano da sfondo e la quiete circostante. Tenten non poté fare a meno di fermarsi a rimirarla, come d'altronde capitava ogni volta, sorridendo ai bei ricordi che riaffioravano nella sua mente.
-È sempre la stessa- le sussurrò Neji passandole la chitarra dal portabagagli.
-Già. Grazie al cielo.
La tenerezza che impregnava la sua voce le fece guadagnare un bacio sulla tempia e un sorriso misurato da parte dello Hyuga, che la precedette per guidare Gaara e Matsuri all'interno e mostrar loro la stanza dove avrebbero dormito. Quando tornò al piano inferiore, le finestre erano già tutte spalancate. Tenten stava togliendo i teli dai mobili, piegandoli e riponendoli velocemente. Si muoveva con naturalezza, come se quella fosse stata casa sua. E a Neji quell'immagine non dispiaceva affatto.
-Il salone è a posto- annunciò la ragazza battendo le mani una contro l'altra per scuotere via la polvere -vado in cucina.
-Io penso alla sala da pranzo.
Quando Gaara e Matsuri li raggiunsero, concordarono che era arrivato il momento di mangiare. Non ci volle molto per rimediare un pasto alla buona.
-Oggi pomeriggio vado a fare la spesa in paese. Vieni con me, Matsuri? Ci si arriva tranquillamente a piedi.
-Volentieri!
-Devo ammettere che fa un'impressione diversa rispetto a quando siamo venuti per il ritiro- disse Gaara guardandosi intorno -quella volta sembrava molto più…
-Rumorosa e caotica?- intervenne Neji con tono vagamente critico.
-Oh, avanti!- esclamò Tenten dandogli una leggera spallata -È stato così bello stare qui tutti insieme! Pagherei per poterlo rivivere anche una volta sola.
-Certo- ribatté lui sarcastico -chi non vorrebbe rimanere bloccato nella cabina di una funivia più di una volta…
-Come?- intervenne Matsuri -Siete rimasti bloccati su una funivia?
La risata dell'altra stupì non poco la ragazza.
-Già. Ino e Lee si erano messi in testa di fare i cupidi della situazione e hanno fatto in modo di far salire solo noi due nella cabina.
-Peccato che proprio quando eravamo a metà del percorso ci sia stata un'interruzione di corrente- continuò lo Hyuga con una leggera nota di fastidio nella voce -siamo rimasti bloccati lassù per almeno un'ora.
Mentre Gaara scuoteva leggermente il capo con un sorriso divertito, Matsuri sembrava alquanto sconvolta.
-Assurdo… Non ci posso pensare. Soffro di vertigini, mi sarebbe venuto un infarto al vostro posto!
Tenten rise nuovamente. Nulla di quel ricordo la infastidiva o le faceva desiderare che non fosse mai successo. Era stato un momento prezioso, per lei, che le suscitava un'infinita tenerezza al pensarci.
-Non ho mai avuto così tanto freddo come quella volta- disse, omettendo volutamente che le era stato offerto un modo decisamente piacevole per scaldarsi -ma non posso negare che quel tramonto è stato meraviglioso.
Neji sorrise discretamente contro il bordo del bicchiere.
-Questa storia non me l'avevi mai raccontata- puntualizzò Gaara lanciando all'amico uno sguardo ironico -cosa ti ha trattenuto dallo strangolarli uno per uno?
-La situazione non meritava un tale spreco di energia.
Tenten ripeté la frase a mezza voce, tenendosi il mento.
-Secondo voi dovrei offendermi?- chiese, scoppiando a ridere immediatamente dopo.
Finirono di pranzare, scambiandosi idee su come sfruttare il weekend.

Matsuri, sulla via per il paese, continuava a guardarsi intorno meravigliata.
-È davvero bellissimo qui. Credo sia un posto perfetto per sciare.
-Non posso parlare per esperienza diretta, ma credo di sì. La famiglia di Neji viene a sciare qui da sempre- rispose Tenten.
Per un po' si godettero il panorama, in silenzio.
-Sai, qualche giorno fa' ho rivisto la serie che avete girato a Toronto.
-Ancora? Ma non sei stufa?
-Scherzi?! La adoro, è la migliore a tema 'Orgoglio e pregiudizio' dopo quella della BBC del 1995.
-Secondo me stai leggermente esagerando.
Matsuri scosse lievemente il capo.
-Ho recuperato tutte le trasposizioni possibili, praticamente ho imparato l'inglese solo per poterle capire. La vostra è fatta con molta cura. E come hai interpretato il tuo personaggio, poi!
-Tesoro, ero poco più di una comparsa. Non è stata questa grande interpretazione.
-Non ti rendi giustizia- continuò la ragazza, estremamente convinta -Per quanto la serie fosse incentrata su Mr. Darcy, Elizabeth rimane un personaggio fondamentale della storia, e tu sei stata una perfetta Elizabeth Bennet.
Stavolta fu Tenten a scuotere il capo, con la sua tipica espressione di quando, a suo parere, la esaltavano molto più del dovuto.
-Sei molto dolce, ma non merito un tale elogio. Ti assicuro che la parte non ha richiesto tutto questo grande sforzo.
-Perché ti viene naturale! Secondo me dovresti seriamente pensare di continuare a fare l'attrice: hai una tale profondità di sentimenti da poterti immedesimare in qualsiasi personaggio tu voglia!
Tenten sentì lo stomaco indurirsi e divenire pesante, come se si fosse trasformato improvvisamente in un blocco di marmo. Era grata all'amica per quei complimenti, ovviamente: non poteva sapere cosa le scatenava dentro il discorso della carriera. Come se il pensiero di Neji che voleva delle risposte sul loro futuro non fosse già abbastanza ansiogeno.
-Ok, ok, fai pure finta di niente- commentò Matsuri a seguito del silenzio che era calato -ciò non mi impedirà di rivedere la serie ogni volta che voglio. Oh, aspetta, non credo proprio ogni volta che voglio, per come saranno le cose…
-Che intendi? C'è qualche novità?
Il viso della ragazza venne invaso da una tenerezza gioiosa, che le imporporava leggermente le guance.
-Io e Gaara andremo a vivere insieme.

-Dopo la fine delle riprese di 'Naruto' cominceremo a cercare casa- spiegò Sabaku poco prima di riprendere a sorseggiare il suo tè.
Neji rimase immobile per qualche secondo a fissarlo, come a doversi dare il tempo di elaborare la notizia.
-Sono contento per te- rispose atono, appoggiandosi alla balaustra della veranda, con lo sguardo perso nel nulla.
Non notò neanche l'occhiata penetrante che gli stava rivolgendo l'amico.
-Non si direbbe.
A quelle parole si voltò. Gaara non aveva usato un tono risentito, ma era chiaro che aveva colto la sua inquietudine in qualche modo. Sospirando, tornò a guardare un punto indefinito del panorama.
-Come l'hai capito che volevi fare un passo del genere con Matsuri?
Sabaku si ritrovò stupito da quella domanda, nonostante la comunicazione tra loro fosse sempre stata estremamente chiara e diretta.
-Non è facile da spiegare. Ad essere onesto, non credevo neanche che saremmo durati così tanto, all'inizio. Lavoravamo insieme, poi lei è entrata nella band… non pensavo fosse positivo stare sempre così a stretto contatto. Ma siamo andati avanti e tutto è sempre stato molto spontaneo. Compresa la decisione di andare a vivere insieme.
Lo Hyuga ascoltò, senza nessuna reazione o risposta.
-Stai cominciando a farti delle idee su te e Tenten?
-È complicato- si fermò per qualche istante, cercando le parole per esprimersi -Per lei pensare al futuro è… estremamente difficile. Ha una sorta di blocco, che le crea molta difficoltà. Finora non ho mai sentito bisogno di farle pressione, ma adesso, col tour mondiale alle porte…
Non seppe come continuare. Non che a Gaara servisse necessariamente altro per capire.
-Ti stai chiedendo in che direzione andate.
-Sì- sospiro -credo di sì.
-Il che è perfettamente normale. Sono sicuro che Tenten ti direbbe lo stesso.
-Io no. È un tasto più delicato di quanto immagini.
Gaara si prese qualche istante per riflettere.
-Se senti il bisogno di affrontare l'argomento, dovresti farlo- disse infine -È evidente che la questione ti preoccupa. Ignorarlo rischia di avere ripercussioni sulla vostra relazione, a maggior ragione con una separazione alle porte.
Alla parola separazione gli occhi di Neji si spalancarono vistosamente, anche se tutto il resto del suo corpo non si spostò di un millimetro.
-Parlavo del fatto che sarete distanti per molto tempo- precisò l'altro, nonostante il senso letterale del termine fosse abbastanza chiaro.
La cosa, tuttavia, non sembrò tranquillizzarlo.
Sabaku diede fondo al suo tè con calma, per poi riporre la tazza sul tavolo della veranda. Con le mani in tasca, lo affiancò, appoggiandosi alla balaustra di spalle.
-Proviamo ad affrontare la cosa da una prospettiva diversa- disse guardando dritto davanti a sé -pensa all'estate prima di partire per Toronto. Tu e Tenten eravate arrivati ad avere una certa confidenza come amici, ma sentivi che qualcosa vi teneva in stallo; come se il rapporto tra voi non potesse più progredire. Me lo dissi tu, ricordi?
Neji annuì brevemente.
-Poi avete litigato e vi siete allontanati, parecchio. Vi siete ritrovati a Toronto, vi siete riavvicinati e alla fine vi siete messi insieme.
Lo Hyuga sospirò sonoramente. Ripensare alla loro furiosa lite non gli sembrava propriamente d'aiuto. Se non si fosse trattato di Gaara, avrebbe sicuramente troncato il discorso.
-Quella lite è stato un momento di crisi, che però ha permesso al vostro rapporto di evolvere. Forse vi state preparando ad un altro passo in avanti.
A quelle parole Neji non poté trattenere un sorriso, seppur appena accennato.
-È il tipo di ragionamento che farebbe lei.
Si scostò dalla balaustra con lentezza per andare a sedersi sulla panca, appoggiando stancamente la testa alla parete.
-È tutto così maledettamente complicato- sussurrò, benché perfettamente udibile -e incerto.
-Credo sia uno degli aspetti più caratteristici e seccanti dell'essere adulti- ribatté Gaara con disarmante semplicità -ma non tutto è necessariamente incerto.
Allo sguardo interrogativo dello Hyuga, continuò.
-Tenten stravede per te da sempre. Dovevi sentirla, quando lavoravamo al tributo degli Evanescence: "Neji mi ha spiegato che…", "di solito con Neji la impostiamo così…", "non è come la farebbe lui…". Credo che Kankuro abbia rischiato di spaccare a metà le bacchette della batteria almeno un paio di volte, dal nervosismo.
Lo Hyuga non riuscì a trattenere un ghigno di soddisfazione a quell'ultima frase.
-È sempre stata molto abile a mostrare solo quello che riteneva opportuno, ma per un buon osservatore non è poi così difficile beccarla con la guardia abbassata- riprese Sabaku -ho visto il modo in cui ti guardava: come se fossi la persona migliore sulla faccia della terra.
Inutile dire che un'affermazione del genere non poteva lasciarlo indifferente. Tuttavia lo stupore trapelava appena dal suo sguardo.
-Ti guarda ancora così. Per quanto si possa sentire in difficoltà, farà del suo meglio per affrontare la cosa, se tu le chiederai di farlo.
Neji si massaggiò energeticamente la fronte con il palmo della mano. Si fidava ciecamente dell'opinione di Gaara: nel corso della loro amicizia, quelle rare volte in cui aveva sentito il bisogno di confrontarsi con qualcuno, aveva imparato che da lui poteva sempre aspettarsi delle risposte ponderate e autentiche. Tuttavia, se da un lato le sue parole lo avevano rassicurato, dall'altro non voleva prendere sotto gamba la questione.
Delle risate che si avvicinavano richiamarono l'attenzione di entrambi: le ragazze stavano rientrando con la spesa. Gaara andò loro incontro per aiutarle, anche se in fondo non avevano poi chissà quanta roba. Mentre lui e Matsuri si dirigevano in cucina, Tenten, rimasta a mani vuote, si fermò in veranda a recuperare le tazze da tè.
-A Matsuri è piaciuto molto il paese. Non che avessi dubbi in merito, non riesco ad immaginare che non possa piacere a qualcuno- si fermò quando colse il sorriso dell'altro -cosa? Ho detto qualcosa di buffo?
Lo Hyuga scosse impercettibilmente il capo prima di rispondere.
-Ami davvero questo posto.
La ragazza ridacchiò dolcemente, sedendosi accanto a lui.
-Come potrei non amarlo. Ho tanti bei ricordi legati a questi luoghi- continuò con tono giocoso -compresa l'avventura della funivia.
Riuscì a strappargli una breve risata, mentre con un braccio le circondava le spalle.
-Non ho mai detto che per me fosse un ricordo spiacevole. Anche se ancora non mi sentivo coinvolto, ero perfettamente a mio agio.
-Ma hai avuto comunque l'impulso di strangolare Lee.
-Oh, assolutamente sì. Fino a farlo diventare blu.
Tenten scoppiò a ridere gioiosamente. Lo baciò sulla guancia prima di alzarsi.
-Vado in cucina. Il proprietario del negozio di alimentari mi ha regalato di nuovo un sacco di frutta: provo a farci una torta.
-Arrivo.

Passarono la maggior parte del pomeriggio a parlare di musica, servendosi alla bisogna del pianoforte della baita e della chitarra di Tenten.
-Quanti pezzi hai composto finora?- chiese Gaara ad un certo punto, rivolgendosi a Neji.
-Una decina, ma alcuni sono ancora incompleti.
-E ancora non l'hai fatti sentire a nessuno?
-No.
-Neanche a te?- domandò Matsuri all'amica.
Quest'ultima scosse il capo, mantenendo un'espressione serena in viso.
-In un certo senso mi sembra una cosa normale- commentò -per un artista si tratta di qualcosa di molto personale e intimo. Ci sono tante cose che teniamo per noi e che condividiamo con fatica o dopo molto tempo. Perché dovrebbe essere diverso?
Lo Hyuga sorrise con gli occhi. Non avrebbe potuto spiegarlo meglio.
-E poi non è che possa essere granché d'aiuto. Non ho la competenza per giudicare una composizione musicale- continuò la ragazza mentre accarezzava distrattamente le corde della chitarra.
-Una composizione non si giudica mica solo dal punto di vista tecnico- ribatté Gaara -ma capisco cosa intendi. Sono già cominciati i preparativi per la festa finale di 'Naruto'?
-Stiamo cominciando ad impostare la cosa- rispose Tenten con un sorriso entusiasta.
-In realtà sta facendo tutto lei- precisò Neji -non che la cosa mi dispiaccia.
-Non sarei così tranquilla al tuo posto. Se combino qualche casino, la responsabilità dell'evento è sempre tua.
-Ne dubito fortemente.
Dopo uno sguardo di gratitudine, Tenten cominciò a spiegare cosa avesse in mente per le esibizioni. Voleva proporre la maggior parte dei numeri a Shino, Hinata e Kiba, che erano sempre stati all'altezza delle aspettative in tutte le feste passate, e coinvolgere di più Lee e Ino. In testa le ronzava anche l'idea di preparare un pezzo con tutto il cast principale della serie, che corrispondeva praticamente alla loro vecchia comitiva più i Sabaku. Sapeva che non sarebbe stato facile convincere tutti, ma confidava nelle sue doti persuasive.
-Cosa c'è di divertente?- chiese a Matsuri, che ad un certo punto aveva cominciato a ridacchiare.
-Scusa, ma è una mia impressione o stai facendo in modo che tu ti esibisca il meno possibile?
Tenten aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse immediatamente, storcendola in una buffa smorfia.
-Beccata- infierì lo Hyuga sottovoce.
Era la stessa cosa che le aveva fatto notare lui quando gli aveva esposto le sue idee.
-Ok, anche fosse?- riuscì finalmente a ribattere la ragazza -Gli altri sono bravissimi ed è giusto che abbiano la loro parte di ribalta. È un evento per festeggiare la serie, deve essere una cosa un minimo democratica. Mi avranno sentito cantare un milione di volte, si saranno anche stufati- fece una pausa, facendo scorrere lo sguardo sulle espressioni un po' scettiche e un po' divertite -Comunque sarebbe bello che anche il vostro gruppo faccia qualche pezzo.
-È un po' che non suoniamo insieme, ma perché no- rispose Gaara -credo che a Kankuro e Temari farà piacere. A patto che tu accetti di cantare un paio di canzoni con noi.
Tenten assottigliò lo sguardo, sentendosi presa in contropiede. Ma non poteva dire di no a quella richiesta, si era divertita troppo con loro durante il tributo.

Erano ormai le due di notte. Sulla baita era calata una quiete rassicurante, disturbata a malapena dai rumori della natura circostante. Dopo ore ed ore di chiacchiere, Gaara e Matsuri erano andati a dormire. Neji, dopo aver controllato che tutte le finestre fossero chiuse, si diresse in cucina, l'unica stanza ancora illuminata, sapendo bene che scena aspettarsi. Si fermò sulla soglia, appoggiandosi allo stipite della porta con le mani in tasca, godendosi per qualche attimo la scena in silenzio.
Tenten aveva appena finito di asciugare i piatti e cominciò a pulire il piano cottura. Aveva un'espressione serena e rilassata, come quella notte durante il ritiro. La vide scostarsi dal viso una ciocca di capelli con il polso e ruotare le spalle per scioglierle, prima di sciacquare la spugna nel lavello e dedicarsi a quello.
Si decise a raggiungerla, seppur con passo cadenzato. Le circondò la vita con le braccia e le diede un bacio a lato del capo.
-Ehi- lo salutò lei, senza fermarsi.
Poteva percepire il sorriso nella sua voce.
-Sei stanca?
-Per niente. L'aria di montagna è davvero rigenerante come dicono.
Lo Hyuga sorrise contro i suoi capelli.
-Avevi bisogno di staccare un po'. Non hai quasi avuto tempo di respirare negli ultimi mesi.
-Probabile. Peccato sia solo per un finesettimana. Dovrò aspettare l'estate prossima per fare una vacanza degna di questo nome.
-Nobuyuki e Mina hanno deciso la data del matrimonio?
-Non ancora, ma dovrebbero farcela sapere a giorni. Sicuramente sarà dopo il matrimonio di Kiba e Hinata, per fortuna: ho la sensazione che avrò un bel da fare per i preparativi- strizzò la spugna per riporla, per poi voltarsi leggermente verso di lui -Tè?
-Certo.
Qualche minuto dopo erano entrambi seduti, con delle tazze fumanti in mano. Lo Hyuga ebbe lo sguardo fisso sul vapore che si alzava impercettibilmente davanti a lui per qualche secondo. Tenten lo osservava con la coda dell'occhio, accettando quel silenzio sceso così all'improvviso; non poté evitare di passarsi nervosamente una mano tra i capelli. Tuttavia il gesto passò pressoché inosservato all'altro.
-Ten- il ragazzo sospirò più marcatamente di quanto intendesse -ho bisogno di affrontare la questione.
A quelle parole le mani di lei si serrarono intorno alla tazza, ma fu l'unico movimento percettibile.
-Ok- rispose, dopo aver sospirato lievemente a sua volta -d'altronde, questa stanza è sempre stata un buon posto per parlare.
Entrambi ritornarono con la mente, per un solo istante, alla notte in cui lei gli aveva confidato la storia di Katashi.
-Ti ascolto.
Il tono di voce dolce e accogliente che l'aveva contraddistinta tante volte sembrò lasciare una scia di conforto nell'aria. Ciò gli diede la forza di proseguire.
-Cosa succede quando una coppia si ritrova a doversi separare per molto tempo?
Tenten sentì le labbra schiudersi per lo stupore. Non si aspettava certo una domanda del genere per introdurre l'argomento.
-Oh… ahm…- si lasciò sfuggire, fissando lo sguardo sul suo tè mentre rifletteva -vediamo… Credo che dipenda da quanto si starà distanti e per quanto tempo, e dalla coppia stessa, come reagisce alla distanza…- alzò lo sguardo verso il soffitto, mordendosi il labbro senza accorgersene -se non si è troppo lontani si prova a raggiungersi quando si può, anche se si tratta di una soluzione temporanea, non si può andare avanti così per sempre. Alla fine c'è chi sopravvive e si ricongiunge, e chi non ce la fa e si lascia. Poi c'è anche chi non se la sente di provare e rompe subito.
Il silenzio che calò parve di piombo. Persino sollevare le tazze per bere sembrava più difficile di quanto avrebbe dovuto essere.
-La durata del tour…- Tenten cominciò a torturarsi una ciocca di capelli -si tratta effettivamente di sei mesi più quello di prova, o potrebbe prolungarsi?
-È improbabile. Tuttavia- Neji fece una pausa, come a cercare le parole giuste -il mio agente mi ha detto chiaramente che il tour potrebbe aprire altre porte. Nel senso che potrei ricevere delle offerte di lavoro all'estero.
La ragazza rimase completamente immobile per alcuni istanti, per poi coprirsi il viso con entrambi le mani, scuotendo leggermente il capo.
-Certo… che stupida a non averci pensato…- scoprì il volto, rivelando un sorriso disilluso -è ovvio che possano esserci opportunità del genere. E quale musicista non vorrebbe lavorare in Europa, o negli Stati Uniti…
Lo Hyuga allontanò da sé la tazza, ancora colma. Sentiva di non essere in grado di mandare giù neanche una goccia.
-Non so ancora cosa farei se ricevessi delle offerte. Credo che sarò in grado di deciderlo solo alla fine del tour. Ma ho bisogno di sapere in che direzione stiamo andando noi due.
-Neji…- la fatica traspariva senza filtri dal suo viso -ti assicuro che io vorrei davvero essere in grado di darti una risposta in questo momento, ma non posso… non ce l'ho…
-Sì, lo so- rispose lui con tono velatamente rassegnato, senza guardarla.
Dopo un respiro profondo, Tenten continuò.
-... ma mi impegnerò a trovarla- vedendolo voltarsi finalmente verso di lei, si sentì incoraggiata a continuare -ci sto pensando già da qualche giorno… Tornerò in terapia per affrontare tutta questa faccenda del buco nero. Non sarà facile e credo che richiederà del tempo, ma ci proverò.
Il suo corpo fremeva d'irrequietezza. Quell'idea non la faceva sentire affatto a suo agio, anzi. Si alzò e raggiunse la finestra con passo frenetico, sperando che la vista del buio al di là del vetro la tranquillizzasse in qualche modo.
-L'unica cosa che posso dire con certezza, in tutta onestà- provò con tutta sé stessa a controllare il tremolio nella propria voce, ma non era sicura di esserci riuscita -è che, per me, lasciarci non è un'opzione.
Se qualcuno glielo avesse chiesto, non avrebbe saputo spiegare perché non trovasse il coraggio di voltarsi per vedere la sua reazione. Sentiva i piedi incollati al pavimento e il proprio respiro minacciare di diventare affannoso. Dopo un tempo che le parve infinito, sentì una mano afferrarle gentilmente la spalla ed esercitare una leggera pressione per invitarla a voltarsi. Quando lo fece, trovò Neji davanti a lei. La stava guardando dritta negli occhi, con quel suo sguardo talmente intenso e profondo da perdercisi dentro. Sentì la sua mano afferrarle la nuca con delicatezza e spingerla in avanti per poter posare le labbra sulla sua fronte. A quel contatto, Tenten percepì ogni singola cellula del suo corpo rilassarsi all'istante.
-Neanche per me è un'opzione- le sussurrò, prima di farle alzare lo sguardo -capisco che sarà dura, ma è importante per me sapere che proverai a lavorarci su.
La ragazza annuì, aggrappandosi con le mani alla schiena di lui. Sentì i suoi occhi squadrare ogni centimetro del suo viso, ma la cosa non la infastidì affatto: ogni volta che lo faceva, era come se l'accarezzasse col pensiero. Quando Neji si chinò per baciarla, desiderò con tutta sé stessa che il tempo si fermasse in quel preciso momento. Nei mesi successivi avrebbe dovuto affrontare i suoi scheletri nell'armadio e non si sentiva pronta, per niente. Solo lui le dava la forza di pensare di potercela fare.
Ma, quando sarebbe partito, dove avrebbe trovato quella forza?




Angolo dell'autrice

Finalmente un altro capitolo. Dal prossimo in poi dovrei essere un po' più ispirata, anche se gli impegni di tutti i giorni non renderanno facile aggiornare in tempi brevi.
Come sempre, grazie a tutti i lettori che continuano a seguirmi.

Un abbraccio,

V@le








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Capitolo 43
*** Diventare adulti ***


L'attrice
DIVENTARE ADULTI


Lee era seduto a terra, ansimante. Per quante volte si asciugasse la fronte, il sudore continuava a grondare lungo il suo volto. Prese un altro lungo sorso d'acqua, per poi ritornare con lo sguardo alla ragazza che continuava a provare e riprovare la stessa coreografia, tornando indietro ogni volta sulla traccia della musica attraverso il telecomando. La cosa cominciava a farsi snervante.
-Ten- la chiamò con una vena di esasperazione nella voce -Non è il caso di fermarsi per oggi? Siamo qui da almeno cinque ore…
-Vai pure, continuo da sola- rispose lei senza neanche guardarlo.
-È da quaranta minuti che stai su questa coreografia, cambiandola ogni volta. Andava bene anche prima! È per la festa di 'Naruto', mica per uno spettacolo al Lincoln Center…
Il ragazzo si interruppe quando l'amica si bloccò ad una combinazione di passi non riuscita, grugnì di nervosismo e calciò via la bottiglia d'acqua che aveva vicino a sé. Scuotendo il capo, si alzò per raggiungerla. Si era buttata a terra.
-Si può sapere che ti prende ultimamente?- le chiese buttandole l'asciugamano dritto in faccia -non sei mai stata così ossessiva con le coreografie. E questo- le prese il telecomando dalla mano per appoggiarlo a debita distanza -meglio farlo sparire, data la fine che hai fatto fare a quella bottiglia.
Tenten sbuffò sonoramente mentre tirava su la schiena, strofinandosi svogliatamente l'asciugamano in faccia.
Lee la osservò per qualche istante in silenzio, per poi sedersi accanto a lei.
-Manca ancora un mese alla festa e, tra l'altro, le esibizioni sono quasi tutte già imbastite, mancano solo un po' di prove. Perché sei così di malumore?
La ragazza si strofinò energicamente le mani contro il viso.
-Non lo so- rispose cupa -mi sembra che non funzioni niente di quello che faccio.
-Sei seria? Ten, non hai mai creato delle coreografie belle come queste! A dirti la verità, sono quasi sprecate per la festa di una serie televisiva.
-Sì, certo…
Il ragazzo inclinò il capo, lanciandole uno sguardo preoccupato.
-Non deve essere un periodo facile per te- nonostante l'assenza di reazioni da parte dell'altra, continuò -la serie che finisce, Neji che parte subito dopo…
Tenten scrollò scattosamente le spalle, come se un brivido le avesse percorso la schiena. No che non era un periodo facile, anzi. Aveva vissuto momenti decisamente peggiori, come la depressione e la lite con Neji, ma mai si era sentita così suscettibile e fragile.
Lee le circondò le spalle con un braccio e appoggiò la propria testa alla sua, con fare fraterno.
-So che ti dispiace che sia arrivata la fine della serie. Ma non crederai mica che ci perderemo tutti di vista così, di punto in bianco!
La ragazza sospirò, chiedendosi da quando l'amico era diventato così perspicace.
-Andranno tutti avanti con le loro vite. Com'è normale che sia.
-Questo non implica il non vedersi più. Lo sai che basta mandare un messaggio a Naruto e lui in un nanosecondo organizza una rimpatriata.
-Lui organizza serate alcoliche, non rimpatriate.
-Ok, ok. Servono anche quelle, ogni tanto.
-Lee, tu sei astemio!
-Dettagli.
Fu sollevato di vederla sorridere, anche se per poco.
-Anche se diventerà molto difficile incontrarsi tutti insieme, tu non ti libererai così facilmente di me. Quando Neji sarà via, ti starò così appiccicato da farti venire un esaurimento nervoso.
Finalmente Tenten rise. Non era completamente serena, ma sicuramente meno cupa.
-Non credo che Tadashi ne sarà contento- commentò poi, con un sopracciglio alzato.
-Tadashi mi chiede di continuo di invitarti a uscire con noi. Gli piace che tu gli dia sempre ragione quando discutiamo di qualcosa.
-Non gli dò sempre ragione!- ribatté lei, mettendo il broncio -Solo quando ce l'ha. Se poi ce l'ha spesso non è colpa mia.
-Ecco perché non ti chiedo mai di uscire con noi!
Risero entrambi. Lee si posizionò di fronte a lei e le appoggiò una mano sul capo.
-Per tutto il tempo in cui Neji sarà via, io e te usciamo insieme almeno una volta a settimana, ok?
Tenten scosse leggermente il capo, con espressione intenerita.
-Lee, non c'è bisogno…
-Credi che per me sia una punizione? Sei la mia migliore amica e ho intenzione di farti rimanere tale per ancora molto tempo. Perciò- tese la mano -affare fatto?
La ragazza gli strinse la mano sorridendo, per poi fiondarsi ad abbracciarlo. Mentre lo stringeva, il sorriso si dissolse all'istante.
Non voleva farlo preoccupare e, allo stesso tempo, non voleva ascoltare altre rassicurazioni. Qualsiasi parola le rivolgesse per farla stare meglio, se la sentiva scivolare addosso.

-Più alto! Più alto!
-Ancora più in alto? Vuoi spiccare il volo?
-Sì! Volo!
Kurenai rise allegramente sorseggiando il suo cappuccino, godendosi l'entusiasmo della figlia che veniva spinta sull'altalena da Tenten.
Dopo qualche minuto Mirai chiese di scendere, lanciandosi verso la vasca di sabbia, mentre la ragazza raggiungeva la mamma sulla panchina.
-Era un secolo che non venivi con noi al parco. Sinceramente non pensavo ne avessi il tempo, hai sempre da fare.
-Lee mi ha dato buca per le prove. Dice che sto diventando troppo ossessiva.
-Bello sapere di essere un ripiego- ribatté la donna beffarda, beccandosi una leggera spinta sulla spalla.
Osservò l'altra recuperare il suo caffè e fissare lo sguardo verso Mirai. Non sembrava, però, guardare davvero la bambina.
-Come sta andando la terapia?- chiese cautamente, a bassa voce.
Tenten aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo. Kurenai la conosceva troppo bene, si sarebbe accorta subito se le avesse rifilato una balla. Dopo un profondo sospiro, parlò.
-Non sta andando per niente bene- fece una lunga pausa, senza scostare lo sguardo dal vuoto che stava fissando -ho fatto tre sedute finora e, ogni volta, ho avuto un attacco di panico.
La donna rimase impassibile, ma nella sua testa lo stupore prese piede in fretta.
-Non avevo mai avuto attacchi di panico. Né dopo la rottura con Katashi, né dopo la lite con Neji. È… è una sensazione orribile.
Kurenai prese un altro lungo sorso.
-Si vede che state scavando in profondità.
-Forse troppo- la ragazza aggrottò la fronte -adesso la terapista mi vuole vedere due volte a settimana- si massaggiò energicamente la nuca, come se tutto il peso del buco nero gravasse in quel punto -io… non so se ce la faccio, ad affrontare questa cosa. Mi ero illusa che bastasse fare il primo passo, e poi sarebbe stato tutto più facile. Non mi sono mai sentita così impotente.
La donna cominciò ad accarezzarle affettuosamente i capelli, come faceva tanti anni prima per rassicurarla.
-Mi dispiace molto, tesoro. Immagino che anche Neji non sia tranquillo a vederti così…
Tenten si morse nervosamente il labbro, abbassando il capo.
-Lui non ne sa niente.
-Come?
-Non gli ho detto degli attacchi di panico. Era così soddisfatto e sollevato quando ho deciso di affrontare tutta questa faccenda. Non riesco a dirglielo.
-Ma avrà intuito qualcosa. Mi risulta difficile credere che non si sia accorto di niente.
-Sì- rispose fiaccamente -ma io cerco di mostrarmi il meno preoccupata possibile e lui non fa troppe domande sulla terapia, probabilmente perché sa che per me è molto faticoso.
Kurenai sospirò sonoramente. Negli ultimi anni si era talmente abituata a vederla serena e spensierata, che ora le si stringeva il cuore. In quell'istante, le sembrava un topolino spaventato in trappola.
-E se per adesso lasciassi perdere? Magari non è il momento giusto e hai bisogno di aspettare ancora un po'.
Tenten appoggiò i gomiti sulle proprie ginocchia e pose le mani ai lati del capo, come a reggerlo.
-Non posso- disse scuotendo il capo, con la voce incrinata dall'agitazione -Neji si aspetta delle risposte. Non l'ha detto esplicitamente, ma credo le voglia prima di partire per il tour mondiale. Se non continuo a provarci, rischio di perderlo.
Chiuse gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro. Quasi sussultò quando sentì una mano posarsi con delicatezza sulla sua schiena.
-Tesoro- Kurenai parlò piano e dolcemente -anche se ora ti sembra impossibile, vedrai che ne verrai fuori. Sei una delle persone più forti che conosca: troverai il modo, anche prima di quanto pensi.
Mirai che correva loro incontro impedì a Tenten di rispondere. La bambina le stampò un bacio sulla guancia, suscitandole un sorriso di tenerezza, per poi tendere le manine alla madre per farsi prendere in braccio.
-Posso farti una domanda?- chiese la donna dopo aver accarezzato la figlia.
La ragazza annuì, tenendo gli occhi fissi su Mirai.
-Quali sarebbero le risposte di Neji?- allo sguardo interrogativo dell'altra, continuò -Hai detto che lui vuole sapere in che direzione state andando e per questo vuole delle risposte da te. Lui che idee ha?
Tenten rimase abbastanza spiazzata da quella domanda. Presa com'era dalla sua teoria del buco nero, non se l'era mai posta.
-Non lo so… Credo che, se ne ha qualcuna, si trattenga per non mettermi pressione.
-Ok. Giusto per sottolineare che non è tutto sulle tue spalle. Siete una coppia, il futuro si decide insieme.
Kurenai con quell'ultima frase lasciò cadere l'argomento, dedicandosi a Mirai e alla sua richiesta di coccole. L'altra le osservò distrattamente, mentre rifletteva. Strano che non si fosse mai chiesta cosa volesse Neji. Per di più, trovava piuttosto difficile immaginarselo. Cosa avrebbe potuto desiderare un ragazzo che, un tempo, non voleva relazioni sentimentali?
Nel seguire quel ragionamento, seppur inconcludente, non si rese conto che il peso che le gravava da giorni e giorni in petto stava diminuendo. Quel tanto che bastava per riprendere fiato e permetterle di andare avanti.

Mentre la traccia veniva riprodotta, nella sala di registrazione non volava una mosca. Gaara e Matsuri erano seduti compostamente, in ascolto. Neji era appoggiato alla parete, a braccia incrociate. Tenten, appollaiata su uno sgabello, rigirava lentamente una penna tra le dita, le labbra tese come a trattenere un sorriso non ancora giustificato.
Quando la traccia arrivò a conclusione, Matsuri fermò con un gesto automatico la riproduzione.
-Direi che, dal punto di vista tecnico, non rimane più niente da fare. Un buon risultato, no?- chiese al suo ragazzo prima di cominciare a battere le dita sulla tastiera che aveva di fronte.
-Decisamente niente male- assentì Gaara, voltandosi verso Tenten -non avrei mai creduto che riuscissi davvero a convincere tutti a registrare insieme la canzone, e invece ecco qua. Se la sono cavata piuttosto bene.
La ragazza finalmente sorrise, scrollando le spalle.
-Sono ancora convinta che sarebbe stato più bello cantare tutti dal vivo, ma è stato un buon compromesso. Kiba si occuperà di montare le riprese che abbiamo fatto durante le registrazioni. Sarà divertente vedere il video proiettato durante la festa.
-È incredibile che tu sia riuscita a convincere un cameraman della serie a riprendere mentre registravamo, gratis. Ma come fai?- domandò Matsuri realmente stupita, mentre salvava e trasferiva la traccia su un disco esterno.
-Le sue doti persuasive sono ben note- intervenne Neji con un sorriso misurato.
Tenten tirò fuori la lingua ammiccando, per poi alzarsi e stiracchiarsi.
-Certo che hai talento per organizzare cose del genere- esordì Gaara -Questo, il flashmob per Rock Lee… e so che ancora si parla della proposta di matrimonio di Asuma.
La ragazza fece spallucce, con espressione noncurante.
-Niente di che- minimizzò tranquillamente.
-Che sciocchezza- ribatté Matsuri voltandosi verso l'amica -sono cose importanti invece! Prima o poi qualcuno le farà per te e te ne renderai conto.
-Per carità! Se venite a sapere che qualcuno ha in mente una cosa del genere, ditegli di lasciar perdere immediatamente!
Allo sguardo confuso e stupito che seguì, intervenne nuovamente Neji.
-Odia stare al centro dell'attenzione.
-Ora si spiegano parecchie cose- fu il commento divertito di Sabaku -Bene. Direi che qui abbiamo finito. Ti chiamerò per provare con Temari e Kankuro, penso che una serata ci basterà.
-Certo, quando volete- rispose Tenten prendendo le sue cose.
-Non questo weekend- precisò lo Hyuga -siamo fuori.

-Campeggio.
Le chiome degli alberi facevano trapelare appena la luce del sole che si apprestava a tramontare di lì a poco. La temperatura era sensibilmente più bassa di quella della città. Tenten fece qualche passo senza meta nella radura, lanciando una breve occhiata a Neji che stava finendo di fissare la tenda al terreno.
-Campeggio- ripeté, senza riuscire a contenere lo scetticismo -mi hai portata a fare campeggio.
Il ragazzo non rispose, anche se sul suo viso era apparsa un'espressione vagamente divertita. Cosa che, in qualche modo, la indispettiva.
-E io che pensavo che avere un ragazzo ricco e snob mi avrebbe risparmiato cose come il campeggio.
Un lampo di soddisfazione le illuminò gli occhi quando l'altro si voltò a quella provocazione.
-Non dirmi che ti intimidisce passare una notte nel bosco. Ci abbiamo passato un'intera giornata a Toronto.
-Questo perché sapevo che la notte avrei dormito in un letto vero- lo osservò preparare della legna poco distante da lei -comunque, da quando sai montare una tenda? E, soprattutto: non vorrai farmi credere che sai davvero accendere un fuoco?
Lo Hyuga rise discretamente.
-È un po' che non lo faccio, ma il modo dovrebbe essere sempre quello.
Quando la fiamma attecchì, si era già all'imbrunire. Cominciarono a cenare, seduti su un grosso tronco d'albero.
-Mio zio mi portava in campeggio quando era ancora vivo- spiegò lui dopo qualche boccone in silenzio -mio padre non è il tipo.
Tenten roteò gli occhi, soffocando un piccolo sbuffo con un sorso d'acqua: non poteva certo continuare a lamentarsi dopo aver scoperto che c'era di mezzo suo zio.
-Più mi racconti di lui, più penso che mi sarebbe piaciuto conoscerlo- disse quasi sottovoce.
Neji la guardò per un istante con la coda dell'occhio.
-Credo che sareste andati molto d'accordo. Avrebbe adorato la tua allegria. In alcuni momenti sareste stati insopportabili insieme.
La ragazza scoppiò a ridere di cuore. Udire quel suono fu un sollievo per lo Hyuga: era da un po' che non lo sentiva.
-Sono pronta a scommettere che sarebbe molto orgoglioso di te per il tour mondiale.
La dolcezza di cui era impregnata la sua voce fu quasi come una carezza per lui.
-Mi piace pensarlo- ammise in un sussurro, con lo sguardo fisso sul fuoco.
Tenten sorrise, per poi stringersi nella felpa ed allungare le mani verso il calore delle fiamme.
-Ok, lo ammetto- esordì dopo un po' -non è poi così male, esclusa la parte in cui si dorme per terra al freddo.
-Non dobbiamo dormire per forza.
-Hyuga!
Neji ridacchiò discretamente mentre si prendeva un pugno sulla spalla.
-È un periodo impegnativo- disse acquistando un tono più serio -tra la fine della serie, la festa, i preparativi per il tour. E io parto fra tre settimane. Ho pensato che ci meritassimo un momento solo per noi, distanti da qualsiasi interferenza possibile.
Sentì il braccio di lei agganciarsi al suo.
-Sono d'accordo- bisbigliò la ragazza appoggiando il capo alla sua spalla.
Chiacchierarono per ore, alimentando di tanto in tanto il fuoco; come a dover compensare tutti i mesi in cui, di lì a poco, sarebbero dovuti star lontani. A notte fonda si spostarono nella tenda, con una fioca luce a tenere loro compagnia.
-E in Europa? In quali città suonerete?
-Non le ricordo tutte… sicuramente Parigi, Londra e Berlino.
All'ultima parola il volto della ragazza si illuminò visibilmente, nonostante la quasi totale oscurità.
-Che invidia… Quanto vorrei poterci tornare.
-Ci sei stata già due volte.
-E allora? Ci tornerei ogni anno, se potessi. Quando mi perdo, è il posto dove riesco sempre a ritrovarmi.
Neji non dovette chiedere delucidazioni su quell'affermazione. Sapeva perfettamente che significato avesse per lei quella città.
-Vuoi che ti porti qualcosa da Berlino?
-Un pezzo di muro?- Tenten ridacchiò alla propria battuta, per poi acquistare un'espressione pensierosa -In realtà, c'è qualcosa che mi piacerebbe avere.
-Che sarebbe?
-Una foto. E non solo da Berlino. Mi piacerebbe avere una foto da ogni città in cui andrai.
-È una strategia per farmi riprendere l'hobby della fotografia?- chiese lui, inarcando un sopracciglio.
-Che ci sarebbe di male? E poi, quale occasione migliore? Non potrai stare sei mesi chiuso tra quattro pareti a suonare il piano. Le tue foto sono così belle…
-Non credi di essere un po' di parte?
-Lo sono senza dubbio!
Lo Hyuga sorrise, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte. La sensazione di leggerezza che provava in quel momento era così familiare: era stata una costante negli ultimi anni, con lei. Dubitava di poterla ritrovare altrove.
Quando la vide tremare, scosse impercettibilmente il capo.
-Tieni- disse passandole una felpa -sapevo che non ti saresti vestita abbastanza pesante.
Tenten sbuffò sonoramente mentre si infilava frettolosamente l'indumento.
-Sei tu che non hai voluto dirmi dove saremmo andati quando te l'ho chiesto- puntualizzò stringendosi nelle spalle.
Neji la invitò con un gesto della mano a sdraiarsi, per poi coprire entrambi con una coperta. Mentre lei si accoccolava al suo petto, la sua mano cominciò a giocare distrattamente con i ricci castani.
-Starai bene?- esordì in un sussurro dopo un lungo momento di silenzio.
La ragazza inclinò il capo per poterlo guardare in viso. Non incontrò lo sguardo di lui, fisso su un punto indefinito oltre la sua testa.
-Credo di sì- rispose lentamente -anche se non sarà facile come lo è stato finora- appoggiò nuovamente la fronte nell'incavo del suo collo -mi mancherai così tanto…
Sì sentì stringere con forza e lei si abbandonò completamente a quella stretta. Dire quelle parole ad alta voce era stato tutt'altro che semplice: con esse l'imminente partenza dello Hyuga diventava qualcosa di spaventosamente concreto.
-Vorrei poter venire con te…- continuò bisbigliando -voglio dire, so che non è possibile, ma in questo preciso istante vorrei poter venire con te.
Neji la allontanò quel tanto da permettergli di afferrare la sua nuca e baciarla. Anche se era stato attento a non farglielo capire, aveva notato chiaramente la fatica e la difficoltà che gravavano su Tenten a causa del percorso che stava affrontando in terapia; tuttavia non le aveva mai chiesto nulla, convinto che sarebbe stata lei ad esporsi se qualcosa fosse andato storto. Quella confidenza bisbigliata, per qualche motivo, gli fece pensare che quel lavoro sofferto non fosse stato del tutto vano.
Il bacio divenne più profondo e passionale e lui si ritrovò sopra di lei. Appena prima che i sensi si annebbiassero completamente, avvicinò le labbra al suo orecchio per sussurrarle:
-Mi mancherai anche tu.

Dall'altra parte del sipario proveniva un brusio piuttosto marcato, che a breve si sarebbe attenuato.
Neji, dopo due parole con Gaara, attraversò il palco da un'estremità all'altra, passando davanti a Shino, Kiba e Lee che chiacchieravano al centro. Dietro le quinte verso cui era diretto, le ragazze stavano indossando i microfoni ad archetto.
-Ah! Caspita, ma è freddo!- esclamò Ino mentre le veniva infilata la piccola cassa tra la schiena e l'orlo del vestito.
-Accidenti, mi sono scordata di scaldartelo- ribatté sarcastica Tenten mentre controllava che fosse ben fissato.
-Spiritosa!- sbottò la Yamanaka allontanandosi.
La ragazza rise, posizionandosi di schiena davanti a Hinata per farsi aiutare a mettere il suo.
-Mi raccomando, incastralo bene, altrimenti rischia di volare via alla prima piroetta.
-Certo, non preoccuparti- la rassicurò l'amica, che posizionò il tutto in breve, per poi raggiungere gli altri al centro del palco.
Lo Hyuga osservò Tenten stiracchiarsi per sciogliere braccia e spalle. Aveva raccolto i capelli in due chignon, in ricordo del proprio personaggio, ma posizionati in basso, con delle ciocche ondulate ad incorniciarle il viso. Una sorta di versione più elegante della kunoichi della serie.
-Nervosa?
-Scherzi? Neanche me la ricordo l'ultima volta che sono stata nervosa prima di una festa della produzione- rispose lei ruotando lentamente il collo -accidenti: sbaglio, o detto ad alta voce suona un po' presuntuoso?
-Non detto da te.
La ragazza sbuffò scherzosamente, per poi rivolgere lo sguardo agli altri, che ridevano e scherzavano qualche metro più in là.
-Non riesco a credere che è l'ultima volta che ci esibiremo tutti insieme. Voglio una macchina del tempo.
Neji accennò un sorriso, ponendosi al suo fianco.
-Anche loro non sembrano affatto nervosi.
-Già. Questa volta non c'è stato bisogno di rassicurare nessuno. Avranno capito di essere bravi.
-O tutte le tue rassicurazioni degli ultimi anni bastano anche per stasera.
Tenten aggrottò la fronte.
-Questo vuol dire che non hanno più bisogno di me. Non sono sicura che l'idea mi piaccia.
Lo Hyuga le pose un veloce bacio sulla tempia.
-Ne dubito fortemente- disse, suscitando un'espressione di lieve sollievo nell'altra -Forza, è ora di cominciare.
Raggiunsero il resto del gruppo. Dopo essersi augurati buona fortuna a vicenda, ognuno andò a posizionarsi dietro le quinte. Gli ultimi a muoversi furono Kiba, Hinata, Shino e Tenten, che si concessero il tempo di un abbraccio di gruppo. Insieme a Neji, erano stati loro quattro ad esibirsi fin dalla prima festa della produzione: quella sera si chiudeva un cerchio.

Le esibizioni avevano riscosso l'usuale successo, ma il video della canzone che il cast principale aveva registrato stupì positivamente parecchie persone, compreso qualcuno dei ragazzi che vi avevano preso parte.
A chiusura della parte più formale della festa, uno dei maggiori rappresentanti della casa di produzione salì sul palco a tenere il suo discorso di saluto. Gli attori lo conoscevano bene, data la sua presenza piuttosto frequente durante le riprese; aveva selezionato personalmente i personaggi principali e, benché a volte fosse stato parecchio esigente e pressante, tutti lo consideravano decisamente bravo nel suo lavoro. Iniziò con il breve resoconto di come era nata l'idea di 'Naruto', per poi cominciare a fare i ringraziamenti di rito ai maggiori finanziatori del progetto.
-Mi fa piacere che sia lui a fare il discorso conclusivo- commentò a bassa voce Lee, per poi guardarsi intorno -dov'è finita Tenten?
-Era andata a complimentarsi con Kiba per il montaggio del video- rispose Neji, lanciando uno sguardo al tavolo dove sedeva l'Inuzuka con Shino e sua sorella -ma ora è sparita.
-Dici che l'ha fatto apposta? Forse per lei ascoltare un discorso del genere è dura, contando quanto le dispiace che la serie sia finita.
Lo Hyuga non rispose subito. Era convinto che la ragazza avrebbe considerato una forte mancanza di rispetto essere deliberatamente assente durante quel discorso; d'altra parte, sapeva bene che l'amico aveva ragione: quello era un momento più difficile di quanto lei stessa volesse ammettere.
-Non è da escludere.
Entrambi riportarono la loro attenzione al palco. Il produttore aveva cominciato a tessere le lodi dei grandi attori della scena giapponese che avevano accettato di partecipare alla serie.
-Siamo stati molto fortunati ad avere con noi personalità di tale calibro. Tuttavia, prima di concludere, non posso dimenticare il nostro protagonista e tutto il giovane cast principale.
Invitò i ragazzi ad alzarsi ed avanzare di qualche passo, chiamandoli a gruppi: Team 7, Team 8, Team 10, Team Gai, Team Suna.
-Erano tutti studenti delle medie quando sono stati ingaggiati per la serie. Per noi è stata una scommessa puntare su degli attori così giovani ed inesperti, ma credo di poter affermare a nome di tutta la produzione che, giunti al termine dello 'Shippuden', questa scommessa l'abbiamo decisamente vinta.
Partì un applauso di assenso generale, a cui i ragazzi risposero con sorrisi di gratitudine e imbarazzo.
-Li abbiamo visti crescere- continuò il produttore -abbiamo chiesto loro di mettersi alla prova come ci si sarebbe aspettato da attori professionisti, senza esserne mai rimasti delusi. Anche se non tutti hanno intenzione di proseguire con questo tipo di carriera, hanno sempre portato sul set il massimo del loro impegno, senza mai risparmiarsi.
Alcuni, come Naruto, Hinata e Lee, erano visibilmente commossi da quelle parole, mentre altri si limitavano ad esprimere gratitudine con lo sguardo.
-Quindi, per dimostrare a questi giovani la nostra stima, abbiamo preparato una piccola sorpresa a loro dedicata.
L'uomo sollecitò un ulteriore applauso, spostandosi ad un'estremità del palco, sul quale calò il buio. Pochi secondi dopo, partì una traccia musicale.
Se il gruppo di ragazzi condivideva pienamente lo stupore per un'iniziativa del genere da parte della produzione, esso non poté fare altro che aumentare quando riconobbero distintamente la voce di Tenten cominciare a cantare. Dopo la prima strofa la luce tornò sul palco rendendola visibile mentre si avvicinava lentamente al proscenio, col suo usuale e rassicurante sorriso.
Neji e Lee si scambiarono un'occhiata d'intesa: nonostante la sorpresa, entrambi sentivano che in fondo avrebbero dovuto aspettarselo da lei; probabilmente non erano i soli a pensarlo.
Dopo il primo ritornello, la ragazza scese gli scalini che portavano in platea e, a partire da Naruto, passò davanti a ognuno dei ragazzi, continuando a cantare. Le parole di augurio e affetto che componevano il testo della canzone arrivarono a ciascuno di loro attraverso il suo sguardo.
Shikamaru cercò istintivamente con gli occhi Asuma e Kurenai, poco dietro di lui, riconoscendo nei loro volti l'espressione di chi sapeva già cosa sarebbe successo; sbuffò in un mezzo sorriso, scuotendo il capo. Hinata non poté evitare di cominciare a piangere quando l'amica le accarezzò affettuosamente il viso nel rivolgersi a lei, mentre Ino e Sakura avevano gli occhi lucidi e le bocche serrate per trattenere le lacrime. Lee, assolutamente incurante del fatto che Tenten era nel bel mezzo di un'esibizione, per quanto sentita, l'abbracciò con trasporto.
Fu Neji l'ultimo a cui passò davanti prima di tornare lentamente sul palco. La ragazza aveva mantenuto per tutto il tempo la disinvoltura e la naturalezza che l'avevano sempre contraddistinta quando cantava, ma di fronte a lui, solo per un secondo, la sua sicurezza aveva rischiato di incrinarsi. Lo Hyuga ne ebbe la conferma quando, di nuovo sul proscenio, Tenten si voltò verso la platea per concludere il brano con l'ultimo verso: nonostante l'espressione sorridente, nel suo sguardo riconobbe una scintilla di commozione.
Durante l'applauso che seguì, il produttore raggiunse la ragazza e le strinse la mano per ringraziarla, per poi dichiarare ufficialmente conclusa la parte formale della serata e dare il via alle danze. Subito dopo, Tenten era sparita dietro le quinte.

Lee bussò piano alla porta del camerino, ma non attese risposta per entrare. La fronte gli si aggrottò dalla tenerezza quando vide la sua migliore amica appoggiata ad una parete mentre si asciugava il viso.
-Oh, diamine!- esclamò lei quando si accorse della sua presenza -Non ci si può neanche commuovere in pace?
Il ragazzo la raggiunse e l'abbracciò, ridacchiando quando la sentì sbuffare sopra la sua spalla. La conosceva abbastanza da sapere che non avrebbe tollerato nessuna parola di conforto in quel momento. Quando si separarono, Tenten si accorse che sull'uscio c'era anche Neji. Lee li lasciò presto soli.
-Gli altri aspettavano che li raggiungessi per ringraziarti.
La ragazza scosse leggermente il capo, recuperando un fazzoletto per ricominciare ad asciugarsi il viso.
-Me lo immaginavo. Per questo non l'ho fatto. Non c'è nulla per cui ringraziarmi: è stata davvero la produzione ad avere l'idea, io mi sono limitata a scegliere la canzone e a cantarla.
-Sappiamo entrambi che non è del tutto vero.
Tenten si bloccò per un istante a quelle parole, per poi abbassare lo sguardo, rigirandosi il pezzo di stoffa macchiato di mascara tra le dita.
-Sarei sicuramente scoppiata a piangere- ammise a mezza voce -una reazione eccessivamente melodrammatica, non credi?
Lo Hyuga sospirò lievemente nell'osservarla. Spesso - troppo spesso, forse - si dimenticava di quanto potesse essere fragile. Si avvicinò con passo cadenzato, ponendosi al suo fianco.
-In fondo, siamo ancora nel pieno della festa. Non succede niente se ti prendi un'altra decina di minuti.
La vide alzare gli occhi verso di lui, con un sorriso appena accennato di gratitudine.
-Non devi restare con me per forza.
-E sprecare una buona scusa per stare lontano dalla confusione lì fuori?- ribatté Neji, prendendo la sua mano nella propria.
Il principio di risata che le increspò le labbra fu il segnale che stava cominciando a tranquillizzarsi. Tenten abbandonò il capo sulla spalla di lui, con lo sguardo perso davanti a sé.
-Voglio una macchina del tempo.
A quel sussurro, a malapena udibile, lo Hyuga rafforzò la stretta della sua mano. Aveva sperato di vederla meno abbattuta di così, benché non fosse verosimile, conoscendola. Avrebbe voluto poter partire avendo la certezza che sarebbe stata bene. Un privilegio che, a quanto pareva, non gli spettava.

-Dai, forza, vieni a ballare!
-Lee, non abbiamo fatto altro per la maggior parte delle esibizioni.
-E con questo?
Tenten scosse il capo sorridendo.
-Ok, ma più tardi. Ora voglio prendermi da bere.
-Ti prendo in parola!- esclamò il ragazzo lanciandosi sulla pista da ballo.
Una volta agguantato un bicchiere, Tenten fece qualche passo alla ricerca di una buona postazione per osservare le persone intorno a lei. Vide Asuma e Kurenai chiacchierare allegramente con Kakashi e Gai. Qualche metro più in là, i fratelli Hyuga parlavano con Gaara e Matsuri. Lee aveva raggiunto Naruto, Sakura e Ino proprio nel mezzo della mischia e, poco distante da loro…
La ragazza strizzò per un istante gli occhi, come ad assicurarsi di aver visto bene: Shino stava ballando con Karin. La rossa era decisamente diversa nell'aspetto dal suo personaggio della serie: niente occhiali, orecchie trapuntate da numerosi orecchini, piercing a naso e sopracciglio sinistro, un paio di grandi tatuaggi su entrambe le braccia. Più li osservava, più a Tenten sembrava evidente che i due stessero flirtando.
-Chi l'avrebbe mai detto, eh?- sentì commentare Sasuke alle sue spalle.
-Già- rispose, senza distogliere lo sguardo dalla coppia -anche se a Shino sono sempre piaciute le ragazze un po' alternative. Ma devo ammettere che pensavo non si fossero mai rivolti la parola.
-Escono insieme da un paio di mesi.
Non c'era da stupirsi che l'Uchiha fosse così ben informato su Karin: aveva girato con lei, Suigetsu e Jugo parecchie scene dello Shippuden e, come spesso accade tra attori, si era creata una certa confidenza.
-Oh, allora è lei la ragazza misteriosa di cui parlava Kiba- la ragazza inclinò di lato il capo, assottigliando appena lo sguardo -non mi dispiacciono affatto insieme, devo dire.
Dopo qualche secondo di silenzio, in cui ognuno prese un sorso del proprio drink, Sasuke riprese parola.
-Lei è una tipa piuttosto territoriale, sai.
Tenten stavolta si voltò verso di lui, stupita.
-Dal tono che hai usato sembra quasi che non mi sopporti. Ho capito male?
L'altro ci mise un po' a rispondere, mantenendo il proprio sguardo fisso su un punto indefinito.
-All'inizio della serata, parlando delle vostre esibizioni, ha detto con parecchia enfasi di sperare vivamente che non ci aspettasse l'ennesimo 'show di Tenten'.
Era parecchio tempo che la ragazza non rimaneva così stupefatta da una conversazione.
-Ok… wow- commentò con una leggera nota di ilare incredulità nella voce -devo starle decisamente antipatica.
-Decisamente, sì.
Sicuramente Sasuke non si aspettava che l'altra scoppiasse a ridere.
-Beh, immagino che sia più che normale. Era un bel po' che non mi capitava di stare antipatica a qualcuno.
-E non ti importa? Lo sanno tutti che tu e Shino siete molto attaccati l'uno all'altro. Karin non è molto entusiasta all'idea.
Tenten sospirò, tornando ad osservarli.
-Se si piacciono e decidono di fare sul serio, è giusto che mi metta da parte. Non dobbiamo stare per forza appiccicati per continuare ad essere amici.
La conversazione si spostò presto sulle prospettive di carriera dell'Uchiha, che aveva già ricevuto delle offerte per un paio di film d'azione. Quando poi lui si allontanò per raggiungere Sakura, Tenten si ritrovò affiancata da qualcun altro.
-Non lo trovo giusto.
La ragazza scosse leggermente il capo, senza rispondere.
-Siete amici da una vita, non trovo giusto che debba metterti da parte perché Karin fa la gelosa- rincarò Kiba -soprattutto ora che Neji parte.
-Io invece sì- ribatté lei semplicemente -non vedi come si sta divertendo? Sembra piacerle sul serio.
L'Inuzuka sbuffò sonoramente.
-Anche fosse, non si voltano le spalle agli amici. Tu non l'hai fatto quando ti sei messa con Neji.
-Questo perché Neji si è dimostrato assurdamente comprensivo riguardo la mia amicizia con Shino. Non era scontato. E, comunque, da quando sto con Neji, il nostro rapporto è un po' cambiato; com'è normale che sia.
Kiba scosse il capo, per poi grattarsi la nuca.
-Sei fastidiosamente matura, sai?
Tenten ridacchiò a quelle parole.
-Ormai siamo adulti, bisogna almeno sforzarsi di esserlo.
-Già- assentì controvoglia l'altro, per poi dirigersi a prendere da bere -ma posso dire che essere adulti qualche volta fa schifo?
Non si aspettava una risposta e presto fu coinvolto da Choji e Sai nella loro conversazione.
La ragazza sorrise appena a quella battuta, tornando a guardare distrattamente la folla. Credeva sul serio in quello che aveva detto a Sasuke e Kiba, ma non poteva negare la spiacevole sensazione di pesantezza che le gravava sullo stomaco al pensiero di dover prendere le distanze da Shino. Il suo sguardo si posò su Neji che, dall'altra parte della sala, stava ora parlando con il regista, probabilmente dell'imminente tour mondiale.
Tenten deglutì, percependo le labbra tremarle appena.
-Sì- bisbigliò tra sé e sé -essere adulti qualche volta fa proprio schifo.



Angolo dell'autrice


Con un ritardo pazzesco, ecco finalmente l'aggiornamento. Ribadisco, ce la sto mettendo tutta per non abbandonare questa storia, ma la quotidianità di questo periodo non mi aiuta particolarmente.

Chi segue questa ff avrà ormai notato la mia ossessi... ehm,
passione per Glee e le sue versioni di molte canzoni. In questo capitolo, la canzone che il cast di Naruto ha registrato è, nella mia testa, "I lived" dei One Republic (immaginata un po' in stile  del videoclip "We are the world" di USA for Africa), mentre la canzone che Tenten canta su commissione dellla produzione è, sempre nella mia testa, "Here's to us" di Halestorm (che nella versione Glee ha un testo meno colorito). Vi consiglio di dare un'occhiata ai testi di entrambe le canzoni, li ho trovati super adatti all'atmosfera che volevo creare. Che poi ci sia riuscita, è un altro paio di maniche.
Che ci volete fare, sono nata come writer di song-fic: è un'abitudine dura a morire!

Nel prossimo capitolo, che spero di pubblicare in tempi per lo meno accettabili, introdurrò un tema delicato che mi sta molto a cuore. Mi auguro di riuscire nell'intento. Fatemi un in bocca al lupo mentale!

Ringrazio tantissimo tenny_93, che con le sue recensioni a sorpresa mi carica a molla e mi motiva a continuare a dispetto di tutte le difficoltà e gli impegni.
Grazie a voi lettori che ancora seguite questa storia. Spero sempre di non deludervi.

Alla prossima,

V@le



 























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