My Snowman and Me

di Sabriel Schermann
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Figurine ***
Capitolo 2: *** «Mi sento così solo…» ***
Capitolo 3: *** Zucchero ***
Capitolo 4: *** Corsa ***
Capitolo 5: *** «Sei pallida» ***
Capitolo 6: *** Profumo ***
Capitolo 7: *** Risata ***
Capitolo 8: *** Gennaio ***



Capitolo 1
*** Figurine ***



Prompt: Figurine

 

 

 

 

 

 

Sindy volteggiava nell’aria sotto gli occhi vigili del suo allenatore: sbirciandolo di sottecchi mentre si librava sul ghiaccio, si sentiva avvolgere da una delicata sensazione di protezione, come se lo sguardo dell’uomo fosse il proprio talismano contro la sfortuna e i rischi, in questo caso, di una brutta caduta.
Dopo l’ennesimo salto, la bambina si avvicinò alla recinzione muovendo veloce le lame sul terreno ghiacciato, inclinandole infine in una brusca frenata.
«Jannie, perché per Natale non mi insegni altre figure?¹».
L’uomo le porse la felpa scura invernale con l’emblema della propria nazione.
Poi le sorrise: «Perché sei ancora piccola per poterle eseguire» rispose con pacatezza.
La invitò ad uscire dalla pista, data la tarda ora.
«Allora insegnami delle figurine» rispose la bambina, senza la minima intenzione di tornare a casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Il termine “figura/e” si riferisce agli elementi tecnici del pattinaggio artistico sul ghiaccio: inizialmente, l’esecuzione dei passi base richiedeva di lasciare impressa sul ghiaccio una figura, tracciata dalla lama.
Dal 1990, le figure in questo senso sono state abolite dalle competizioni olimpiche su ghiaccio, ma la definizione “pattinaggio di figura” si è ugualmente introdotta nella lingua italiana dopo le Olimpiadi Invernali di Torino del 2006, dall’inglese figure skating.
Per quanto riguarda il nome Jannie che la bambina utilizza, si tratta della forma femminile neerlandese del nome Jan.
In questo contesto è utilizzato come soprannome.


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Capitolo 2
*** «Mi sento così solo…» ***



Prompt: «Mi sento così solo…»

 

 

 

 

 

 

Dopo il proprio allenamento giornaliero, Sindy si sciacquò il sottile corpicino, per poi infilarsi nelle lenzuola del grande letto a due piazze.
«Sai che non può essere un’abitudine, vero?» le sorrise Jan, imitandola.
«È sabato» gli fece notare la piccola, gettando il capo tra le morbide piume del guanciale, voltandosi verso la parete.
«Certo» asserì l’uomo, consapevole di non poter essere troppo severo con una bambina che aveva vissuto per mesi di stenti in mezzo a una strada.
Per minuti interi nessuno fiatò, ma Jan sapeva che Sindy non stava dormendo.
Si mosse leggermente:
«Mi sento così solo qui…» la provocò con un sorriso.
La bimba non se lo fece ripetere: si volse veloce, tuffandosi tra le ampie braccia dell’uomo, pronte ad accoglierla.
Prima di addormentarsi, pensò di aver finalmente incontrato qualcuno che la potesse amare realmente.
Forse aveva trovato il suo papà.


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Capitolo 3
*** Zucchero ***



Prompt: Zucchero

 

 

 

 

 

 

Quella mattina, Sindy si svegliò di buonumore: l’ultimo giorno dell’anno era sempre un evento speciale.
«Buon compleanno!» esordì la bambina, alzatasi soltanto per rituffarsi nel grande letto, esattamente addosso al festeggiato.
Jan si stropicciò gli occhi, sfiorandole la fronte con un bacio.
«Sei più vecchio oggi» sorrise la piccola, per poi trotterellare verso la cucina.
«Non ti faccio più dormire nel lettone se questo è il modo di svegliarmi» la minacciò scherzosamente l’uomo, seguendola con uno sbadiglio.
Giunto nell’altra stanza, quasi non riuscì a credere ai propri occhi: una torta a forma di pattino da ghiaccio era poggiata sul tavolo.
«L’ho fatta io» lo precedette la bambina con un ampio sorriso.
Jan la prese dolcemente in braccio, pensando che avrebbe dovuto capirlo dalla stramba forma della scarpetta; detestava da sempre la pasta di zucchero, ma gustarla insieme a Sindy le avrebbe sicuramente attribuito un sapore migliore.


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Capitolo 4
*** Corsa ***



Prompt: Corsa

 

 

 

 

 

 

Correva e correva quella piccola bambina: la chioma scura e setosa le scivolava violenta sul volto, il grazioso cappottino scarlatto si impregnava di fatica e gelo a ogni passo di più.
Se i suoi calcoli erano esatti, il mese di settembre non doveva essere ancora terminato; la brezza, però, le ricordava di trovarsi poco lontano dalla costa.
Il vento le penetrava nelle ossa, ma lo sforzo manteneva costante il calore del suo corpo; nell’estenuante corsa verso il bosco, qualcosa le scivolò dalle tasche, ma la piccola non se ne accorse.
Continuò a correre per lunghi mesi, fino a quando un uomo gentile non le porse la mano, portandola a casa con sé.
Si faceva chiamare Jan, ma la sua reale identità era tutt’altra.
Da quel giorno d’inverno, il cappotto scarlatto non le sarebbe servito più.
Le scarpette di vernice, invece, erano ormai completamente consumate.


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Capitolo 5
*** «Sei pallida» ***



Prompt: «Sei pallido/a».

 

 

 

 

 

«Che succede, Sin? Sei pallida» osservò Jan notando il viso smorto della bambina, solitamente di un brillante color caramello.
«Sei sicura di sentirti bene?»
Sindy fissò le proprie iridi nelle sue e l’uomo poté scorgere chiaramente un velo di terrore in esse.
«Lavare la bambola in lavatrice non è stata una buona idea, Jannie» mormorò la piccola con un filo di voce.
Una figura dalle sembianze umane campeggiava tra le sue mani: i colori del vestito non parevano alterati, ma il viso aveva decisamente qualcosa che non andava.
«Dove sono finiti gli occhi?» sbraitò l’uomo non appena Sindy rivolse l’ammasso di stoffa nella sua direzione.
Il volto era divenuto un’enorme sfera color carne, contornata da qualche sbiadito filo dorato.
«La lavatrice li avrà mangiati» rise la bambina, abbandonando a terra il fantoccio, saltellando allegra verso la cucina.


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Capitolo 6
*** Profumo ***



Prompt: Profumo

 

 

 

 

 

 

Dopo dieci anni vissuti in quell’abitazione, Sindy riusciva ancora a rammentare le prime impressioni che ebbe non appena ci mise piede all’interno.
La casa di Jan pareva troppo grande per una persona sola, troppo isolata per qualcuno che fino a poco tempo prima aveva sfoggiato una medaglia olimpica, come la bambina scoprì in seguito.
C’era qualcosa, però, che aveva colpito Sindy fin da subito più di tutto il resto: l’aria era costantemente pervasa da un’essenza particolare, un aroma di casa, una fragranza di bontà.
L’odore della dimora di Jan era qualcosa che Sindy non mancava mai di ritrovare ogni qualvolta ne oltrepassasse la soglia.
L’accoglienza di un uomo di buon cuore doveva odorare proprio così, come pane appena sfornato; un effluvio di nido in cui sentirsi al sicuro.
Un profumo che Sindy avrebbe ricollegato per sempre all’uomo che l’aveva scelta.


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Capitolo 7
*** Risata ***



Prompt: Risata

 

 

 

 

 

 

Per qualche strana ragione, Sindy faticava a concentrarsi.
I piedi le dolevano particolarmente, i muscoli dei polpacci tremavano per lo sforzo.
Imparare a pattinare non era semplice, ma la bambina aveva intuito subito quanto scivolare all’indietro lo fosse ancora meno; affranta, uscì dalla pista, abbandonando le membra sulla panca di legno più vicina.
«Togliti i pattini» le ordinò Jan in tono cordiale, infilando a sua volta i propri. La bambina non capì, ma non esitò ad obbedirgli; il suo allenatore aveva sempre delle buone idee.
Poi lo vide entrare in pista, sollevandola di peso e poggiandole i piedini sulla superficie scura delle proprie scarpette.
«Si fa così, vedi?» asserì, cominciando a scivolare al contrario, mantenendole lo stretto torace avvinghiato a sé.
Quando raggiunsero l’altro capo della pista, Sindy ebbe un fremito al contatto della sua pelle, fasciata solo da un sottile strato di stoffa, con la superficie ghiacciata.
Improvvisamente, la piccola esplose in una genuina risata: «ancora, ancora!» saltellò, dimenticandosi, per un istante, di trovarsi ancora in pista.
Jan, in fondo, possedeva un grande talento: riusciva, in qualche modo, a fare sempre apparire ogni cosa più semplice.


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Capitolo 8
*** Gennaio ***



Prompt: Gennaio

 

 

 

 

 

 

Gennaio era sicuramente uno dei suoi mesi preferiti, per ovvie ragioni: specialmente durante i giorni di festa, Sindy poteva scorrazzare liberamente per la pista di pattinaggio, senza che nessun’altra altrettanto competitiva danzatrice la disturbasse.
Tuttavia, quel giorno Jan decise di trascorrerlo diversamente: il suo compleanno era passato ormai da due settimane, ma la neve sarebbe rimasta incollata al suolo per ben più tempo.
La bimba si precipitò nell’ampio giardino, tuffandosi nella distesa bianca che tanto amava, ridendo sguaiatamente alla vista della grande palla di neve che l’uomo stringeva in una mano, pronto a colpirla.
Sindy non l’avrebbe mai ammesso ma, se non fosse stato per la neve e per il ghiaccio, il primo mese dell’anno sarebbe stato uno dei peggiori: mancavano ancora più di trecento giorni per celebrare nuovamente il suo papà.
Tuttavia, il gelo che penetrava veemente nelle ossa, le ricordò di gioire dinanzi alla bellezza che quel mese poteva offrire: tempo dopo, lo avrebbe ricordato per ben altre ragioni.


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