Best Intentions, Wrong Ways!

di MusicAddicted
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** AKA Breakfast in bed ***
Capitolo 2: *** AKA Cupid can suck your dick! ***
Capitolo 3: *** AKA ‘I’m not buying it!’ ‘But you’re drinking it!’ ***
Capitolo 4: *** AKA Sense Evil ***
Capitolo 5: *** AKA It was not a fucking date! ***
Capitolo 6: *** AKA JFK ***
Capitolo 7: *** AKA My little purple disaster ***
Capitolo 8: *** AKA I can deal with that ***
Capitolo 9: *** AKA Beyond my purpliest expectation ***
Capitolo 10: *** AKA Drunk Tiger ***
Capitolo 11: *** AKA Such a show ***
Capitolo 12: *** AKA An old friend, not so old, but mostly not so friend ***
Capitolo 13: *** AKA You bought the ticket, take a ride! ***
Capitolo 14: *** AKA SOUPport you ***
Capitolo 15: *** AKA The 12 Days Challenge ***
Capitolo 16: *** AKA Detox ***



Capitolo 1
*** AKA Breakfast in bed ***


Lo so, la domanda che probabilmente vi starete facendo tutti (soprattutto se date un occhio al mio profilo) è …
Ma perché questa continua a sfornare storie nuove se non ha ancora finito quelle che ha già in corso?
Io quella domanda ormai ho smesso di farmela da taaaaaanto tempo.

Sono consapevole che devo aggiornare le mie long e non mancherò di farlo, ma questa scalpitava per uscire, ce l’avevo in testa da qualche settimana dopo aver concluso la shottina di Capodanno… queste due loro versioni fluffose e divertenti (lo so che vi chiederete, ‘WTF? Ma tu che serie hai guardato?’ eppure vi giuro che è così, io in loro due vedo anche questo ^^’, chiamatemi pazza, tanto so già di esserlo)   mi mancavano troppo, troppo, troppo.

Come dicevo nell’introduzione, se volete avere un quadro più chiaro di cosa sia successo e non perdervi qualche riferimento che potrebbe esserci ogni tanto qui, prima, vi suggerisco di leggervi nell’ordine ‘Stupid Mistletoe!’ ‘Stupid Traditions!’ e ‘Stupid New Year!’
se le conoscete già o avete deciso che potete farne a meno… accomodatevi ;)

Disclaimer: Nulla di tutto ciò mi appartiene, solo le idee folli che partorisce la mia mente insana ^^'

questa credo sia la mia prima raccolta di one shots, usciranno senza un necessario ordine cronologico (o forse sì, lo deciderò strada facendo) e potranno avere varie lunghezze, o storielle microscopiche o papiri infiniti, lol, seguirò l’ispirazione del momento.

Cominciamo:


 

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AKA Breakfast in bed

 

Jessica non sa decidere cosa sia più comodo.
Il materasso ergonomico che è in grado anche di memorizzare addirittura la posizione che ha assunto mentre dormiva.
Il morbidissimo guanciale in piuma d’oca dove ha sprofondato il viso.
Il caldo e avvolgente copriletto in ciniglia con intarsi geometrici.

Di quel copriletto Jessica apprezza soprattutto il colore.
Porpora.
Non viola.
Un valido compromesso.

Jessica non si sente ancora pronta per avere addosso quel colore.
Jessica non si sente ancora pronta per avere addosso chi quel colore lo venera così tanto.

 

Stenta ancora a credere che Kevin le abbia fatto allestire una stanza per gli ospiti.

Sono tornati da Londra da tre giorni e appena rientrati a New York lei si è fatta sfuggire che era troppo stanca per rientrare al suo appartamento e Kevin non se l’è fatto ripetere due volte.
L’ha portata a casa sua, ma si è sforzato di concederle i suoi spazi, di non farla sentire in trappola o soffocata in alcun modo.

 

- Non c’è che dire, decisamente diverso da quando mi svegliavo con una sua dannata mano dentro di me - riflette Jessica, mentre si stiracchia. - Che stia cambiando sul serio? Nelle vacanze di Natale è stato impeccabile, ma si sa, sono vacanze, possono durare il tempo di una recita. Questa è la vita reale. Il vero banco di prova. -

Il primo giorno è stato il jet-lag a farla rimanere.
Il secondo giorno il fatto che in un certo senso fosse ancora periodo di vacanze, chi glielo fa fare di rimettersi subito a lavorare?
Il che l’ha portata anche a quel terzo giorno che sta iniziando, a cui probabilmente seguirà un quarto.

- Del resto, se ho accettato di aiutarlo a diventare un uomo migliore, è anche vero che lo devo controllare costantemente, una toccata e fuga da casa mia a casa sua ogni tanto non basterebbe e… cazzo, Jessica, almeno con te stessa potresti essere sincera! La verità è che a te piace stare qui. Ti piace questa casa… e forse non solo la casa. -

 

I due giorni precedenti con Kevin sono stati come quando lui l’aveva sequestrata, ma con una piccola non irrilevante differenza: senza alcun abuso su di lei, di alcun tipo.
E non solo perché lui non abbia più alcun controllo su di lei.

 

Kevin non ha provato in alcun modo a farle delle advance pesanti, ad alzare l’asticella, a cercare di portare la loro relazione a un altro livello.
 

- Un momento. Noi non abbiamo una relazione! -
 

Il pensiero vola al bacio che gli ha dato senza il vischio, a quello sotto il vischio e a quelli sul terrazzo a capodanno. Ce ne sono stati anche in quei due giorni a casa di lui… e senza che necessariamente tutti partissero da lei.
E non c’è stata nessuna opposizione da parte della ragazza.

- I baci non vogliono dire nulla. Quel figlio di puttana sa il fottuto fatto suo quando bacia e io me ne approfitto!- scalcia nervosamente indietro le lenzuola del letto la detective per alzarsi.


Anche perché comincia a sentire un insistente rumore di stoviglie che proviene di sotto, dalla cucina.

“Che diavolo starà combinando il suo staff?” si domanda ad alta voce, mentre si infila un paio di jeans azzurro ghiaccio strappati e una canotta nera.

 

Scendendo le scale viene avvolta da un intenso e irresistibile profumo di cioccolato fondente.
Quando arriva alla cucina si accorge che non è il suo staff la causa di quell’attività frenetica, o almeno non solo lui.

 

Nella cucina c’è solo il cuoco e Kevin stesso, appoggiato al bancone, alle prese con qualcosa che vi è disteso sopra.
Riesce ad essere elegante anche in quel frangente, con una camicia antracite, alla quale evidentemente non deve tener molto, dato che non ci ha nemmeno provato a proteggerla con un grembiule.

 

Alla sua destra c’è una cheescake dai bordi perfetti, una ganache al cioccolato bianco così lucida da potercisi specchiare dentro e sopra delle frutta tagliata alla perfezione e disposta in un modo così pittoresco da sembrare un quadro.

Alla sua sinistra c’è una pallida imitazione di quella cheesecake, che di uguale ha solo la forma, per il resto ha i bordi un po’ discontinui e leggermente bruciacchiati, una ganache fatta a chiazze, un po’ liquida in certi punti e della frutta tagliata un po’ a casaccio, buttata lì senza una precisa idea geometrica.

Tutto sommato, per Jessica anche quella ha un aspetto estremamente invitante, forse la preferisce addirittura a quella fin troppo perfetta.

- Sta sul serio prendendo lezioni di cucina? Questa è nuova! - si stupisce la ragazza, rimanendo appoggiata allo stipite della porta a osservarli, soprattutto a osservare Kevin.

Ha l’espressione concentrata, dato che sta cercando di eseguire tutte le istruzioni che gli dà lo chef.

- Ironico che per una volta sia lui a eseguire i comandi degli altri!- pensa divertita.

“Molto bene, Mr. Killgrave, ora che il cioccolato si è solidificato perfettamente, possiamo procedere. Prendiamo un coltello abbastanza grande e affilato.” prosegue la sua lezione il cuoco, ma c’è qualcosa che sta distraendo il suo allievo.

“Jessica!” si accorge finalmente della sua presenza Kevin, elargendo un sorriso radioso.

In effetti Kevin non fa che sorriderle in quel modo così disinteressato, così riconoscente, quasi come se ancora non ci credesse all'opportunità che lei gli ha concesso. E che lui non vuole affatto sprecare.
Le sorride come quella sera, al molo, prima che lei lo gonfiasse di botte … e lei a quel sorriso non si è ancora abituata.

 

“Non ti ho svegliata, vero?” le domanda, andando verso di lei.
“È quasi mezzogiorno, era anche ora che mi svegliassi.” fa spallucce lei, prendendo da una ciotola un pezzo di mango avanzato e addentandolo.

Offre a Kevin la metà restante e lui accetta, prendendola direttamente in bocca dalle sue dita.
Questo prima che prima che Jessica noti l’espressione severa del cuoco dietro di lui. “Qualcuno qui ha una lezione da riprendere,” ridacchia lei, non resistendo alla tentazione di dargli un veloce bacio dal sapore esotico, prima che lui  riprenda la sua postazione.

 

“Daniel mi sta insegnando a fare i riccioli di cioccolato.” le annuncia tutto fiero lui.

- Al diavolo i riccioli di cioccolato, al diavolo Daniel, ti prenderei qui ora e farei l’amore con te qui sul bancone, Jessica!- si perde nelle sue fantasie, cercando di tenere a freno gli istinti.

E lei gli ha solo dato un bacio innocente.


- Io so fare a malapena una torta che si degni di non bruciare … e lui si lancia già con le decorazioni complicate? - pensa Jessica, sottilmente invidiosa dei suoi successi culinari.

“Bene, Mr. Killgrave, sistemi la lama del coltello all’estremità della placca di cioccolato, come sto facendo io,” gli mostra il cuoco, lavorando alla propria postazione. “Poi tiri il coltello verso di sé, grattando la superficie, per formare i riccioli, la pressione decide lo spessore.”

Kevin ci prova, ma gli escono solo frammenti sparsi di cioccolato, il più lungo non supera i due centimetri scarsi, mentre Daniel riesce a ottenere dei riccioli perfetti, lunghi e attorcigliati.

 

Jessica non riesce a reprimere una risatina e la cosa non sfugge a Killgrave.

- La mia Jessica ci sta guardando, non posso sfigurare… devo mettere fuori gioco Daniel… accidenti a me che mi prendo cuochi giovani, alti atletici e biondi… e comunque lei sta guardando me, non lui. Ha baciato me, non lui. - fa le sue supposizioni l’incantatore, prima di agire.

“Daniel, sei un ottimo cuoco, ma così maldestro e ti tagli facilmente!” riesce a impartire in modo assai subdolo il suo comando.

 

È questione di attimi, prima che, per ovvie ragioni, lo sventurato Daniel sposti il coltello in modo troppo incauto, finendo per praticarsi un taglio piuttosto profondo al pollice destro.

Il povero ragazzo si precipita urlando al lavandino, lasciando il dito sotto l’acqua fredda scrosciante, in cerca di sollievo… e di qualche benda.

 

“Killgrave!” usa il suo tono di ammonimento Jessica, mettendosi le mani sui fianchi e guardandolo truce.

“Cosa? È solo un taglietto a un dito, mica gli ho chiesto di amputarselo!” replica il bel persuasore con fare innocentino. “E poi continua a essere molto più bravo di me, alla lunga questa cosa stanca!”
“Cristo, Kevin, è il tuo cazzo di insegnante, deve essere più bravo di te!” argomenta la detective.

“Anche i più bravi possono commettere errori, sai, sono inconvenienti del mestiere!” fa spallucce lui.
“Oh sì, certo, soprattutto quando c’è uno stronzo che te lo ordina!” sbuffa lei. “Si può sapere comunque perché stai prendendo lezioni?” si incuriosisce.


“Così, non dovrò dipendere sempre dagli altri, non è la prima cosa per diventare un uomo migliore?” replica lui, con un sorriso sghembo, che è capace di attirare tanto gli schiaffi quanto i baci. “E poi metti che un domani voglia portarti la colazione a letto… almeno posso farlo senza coinvolgere alcun intruso.” ammicca verso di lei.
 

“E comunque ti odio... cucini da un paio di ore e fai già meglio di me che ci provo da una vita!” brontola lei, alzando gli occhi al soffitto.

“Non che ci voglia molto ad essere più bravi di te!” si fa beffe di lei Kevin.
“Hey, ti ho sentito!” ringhia lei, stizzita.
“Non l’ho certo detto a bassa voce!” la sfida lui con lo sguardo.

Le ha sempre saputo tenere testa come nessun altro.

“E comunque, se vuoi, Daniel potrebbe dare lezioni anche a te,” le propone Kevin.

- Ma assisterei anch’io, non ti lascerei sola con lui nemmeno per il tempo d'un caffè!- pianifica lui, gelosissimo.

In un primo momento Jessica è allettata, ma poi ci ripensa.

“Non credo sia una buona idea,” scuote la testa. “Mi conosco. Come a te ha preso il nervoso e hai usato i tuoi poteri, io farei lo stesso… te lo immagini il tuo povero cuoco che vola dall’altra parte della cucina perché mi ha assillato troppo insistentemente perché tagliassi le verdure in determinato modo?”  lo fa ridere lei.
“Sì, me lo immagino e saresti un autentico spettacolo.” insiste lui.
“Ma non accadrà.” rimane ferma sulle sue decisioni lei. “Comunque volevo dirti che oggi torno a casa mia…”


Kevin perde ogni voglia di scherzare.

“Oh. Capisco...” mormora cupo, senza nemmeno guardarla in volto, con un’aria da cane bastonato.

 

- Mi piaceva averti qui. Anche solo per guardarti. Anche solo per litigare con te. - pensa sconsolato


“Beh sai, almeno vado a posare il borsone del viaggio, faccio un cambio abiti, magari prendo anche il mio laptop così lavoro un po’ qui.” lo stupisce lei con la sua risposta.

Un sorriso luminoso, colmo di speranza, riaffiora sulle labbra di Kevin.

“Mi stai dicendo…”

 

“Che così posso controllarti meglio, questo ti sto dicendo!” lo anticipa lei, che non vuole dargli troppe aspettative, ma a lui basta così e il sorriso gli rimane.

Jessica va verso le scale, con l’intento di andar di sopra a raccogliere le proprie cose ma poi ci ripensa e torna con passo deciso verso il padrone di casa.

 

“Ah, quasi dimenticavo. Kevin…” mormora lei, avvicinandosi a lui con movimenti sinuosi.

Struscia i seni contro il suo petto, poi si stiracchia pigramente davanti a lui, la bocca morbida e carnosa a un soffio dalla sua.

“Sì…?” boccheggia lui, in evidente difficoltà.


“Se vuoi portarmi la colazione a letto...” sussurra lei, giocando coi suoi capelli castani e sbattendo i suoi grandi occhi da cerbiatta, ma proprio quando lui si sporge un po’ di più per baciarla lei si ritrae. “Prima a letto mi ci devi portare!” lo provoca volutamente lei, prima di andarsene, lasciandolo sedotto, confuso, eppure felice.

- Quella ragazza sarà la mia morte! -

 

TBC
 

E questa probabilmente era pure fra le più serie.
Ho un kink per gli uomini che cucinano XD figurarsi se poi è Killgrave!
Spero che vi sia piaciuta, altrimenti sentitevi liberi di lanciarmi… riccioli di cioccolato, lol
Ho un sacco di idee per questa raccolta, ma non so quanto questo sia un bene per Kevin, Jessica e voi che leggerete XD

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Capitolo 2
*** AKA Cupid can suck your dick! ***


Ma buoooongioono!
Sì, lo so non era previsto che aggiornassi già questa, ma questo è quello che è successo stanotte:
Io: ‘cervello, fammi scrivere il nuovo capitolo di ‘Balance’ ‘
questo è il risultato XDDD

 

Questa shot è dedicata a Nao, per il suo supporto stra iper meraviglioso <3 e perché me l’ha ispirata lei con la sua scorsa recensione. (spero tanto di averti accontentato, tesorina bella!)
 

E grazie infinite a chiunque vorrà leggere il mio ennesimo delirio.


p.s. Tornano anche Trish e Malcolm perché è cosa buona e giusta.
 


 

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AKA Cupid can suck your dick!

 

A riprova del fatto che non c’è alcun cambiamento nella sua normale routine e Jessica deve pienamente sentirsi a proprio agio, Killgrave le ha fatto capire che non intende isolarla in alcun modo.

Jessica lo ha messo subito alla prova e al mattino del quarto giorno della sua permanenza lì ha comunicato a Trish l’indirizzo di quella villa.

Pensava che Killgrave avrebbe avuto da ridire, invece lui, che non ha niente da nascondere, ha fatto preparare un tavolo per loro in disparte fuori in giardino perchè facessero colazione indisturbate.

Del resto quella giornata assolata un po’ insolita per l’inizio di Gennaio lo consente.

Lui se ne è fatto preparare uno a distanza, per concedere alle due ragazze, amiche e sorelle il massimo della privacy.

Jessica ha appena finito di raccontare a Trish il suo Capodanno e i giorni seguenti.

“Insomma, non lo trovi irreale? Io che ti invito qui, nella tana del lupo, come la chiamavi tu, e tu che accetti, come se nulla fosse! E il lupo che nemmeno obietta!” commenta la mora, versandosi del succo di arancia.

“Da quando mi ha fatto visita a casa mia, chiedendomi, bada bene, non ordinandomi, di aiutarlo a prepararti quella sorpresa per Capodanno; non so più come considerarlo quel lupo…” borbotta la bionda, sgranocchiando il muesli nel suo yogurt. “Che poi, ti dirò, ho avuto un Capodanno piuttosto interessante anche io…” si fa prendere dalla sua voglia di confidarsi.

“ ‘Altro tè, Mr. Killgrave?’” esclama all’improvviso Jessica, con una vocina stridula.

“Ti senti bene, Jess?” fa una faccia stranita Trish, ma poi segue il suo sguardo è capisce che è tutta intenta a guardare il tavolo più in lontananza, dove Killgrave è alle prese con qualcuno del suo staff. O meglio qualcuna.

 

“ È quello che scommetto che lei gli sta chiedendo in questo momento, premurosa com’è. Lei è Ingrid, la cameriera di Kevin.” chiarisce la detective.


Anche se è sempre tutto meno chiaro per la speaker.

“Capisco…” borbotta, mentre la cameriera versa davvero altro tè a Kevin, come previsto da Jessica.

“No, tu non capisci. Quella è un concentrato di perfezione, a partire dall’aspetto fisico. Da qui non la puoi vedere bene, ma sappi che ha un corpo da modella, due occhi di zaffiri, avrà a malapena vent’anni… ed è bionda, bionda naturale intendo, una specie di Barbie Svedese.” precisa lei.

 

“Hey, anche io sono bionda naturale!” sbotta indignata Patricia, coprendosi subito dopo con le mani la ricrescita leggermente più scura.

“E chi ha detto niente?” finge di concordare lei.

 

Notando che sembra prestarle nuovamente attenzione, Patricia fa un altro tentativo.

 

“Jess, ho conosciuto un ragazzo… beh, in realtà lo conoscevo già…”

“Ma poi fosse solo una cameriera!” riprende a lamentarsi Jessica, con gli occhi fissi al tavolo in veranda. “Kevin non fa che ripetermi quanto Ingrid gli stiri le camicie alla perfezione,”

“Jess?”

“Che grazie a lei la casa brilla come uno specchio.. e non c’è un granello di polvere nemmeno a cercarlo con la lente di ingrandimento.”

“Jess?”

 

“E poi vogliamo parlare del modo impeccabile con cui apparecchia e sparecchia? Lei è semplicemente perfetta, nonché bellissima, una Barbie Svedese con le attitudini di una fottuta Mary Poppins” continua il suo sproloquio Jessica, sgretolando tra le mani una fetta di pane tostato.

“Jessica!”

“Che c’è?” si gira bruscamente verso la bionda.

“Oh mio dio, ma tu sei gelosa!” capisce lei.

Jessica scoppia a ridere, ringraziando la sua buona stella di non stare bevendo nulla, altrimenti lo avrebbe sputato.

“Cosa?! Oh, ti prego, Trish, non farmi ridere! Se la può anche fottutamente portare a letto quella dannata Barbie Svedese, non me ne frega un cazzo!” sbotta lei.

Se non altro non sta più guardando al tavolo, altrimenti si accorgerebbe che Killgrave non è più lì.

- Tipica reazione di chi non è gelosa affatto, proprio! - riflette Trish, sarcastica. - È evidente che ora come ora non ascolteresti una parola di quello che ti volevo dire, sarà per la prossima volta. -

“E comunque ora devo scappare, ho una riunione per la trasmissione e poi pranzo con mia madre.” si alza lei, salutandola.

Ha quasi raggiunto il cancello che porta alla strada principale, ma proprio lì trova qualcuno ad attenderla.

“Proprio te cercavo!” sogghigna Killgrave.

“Immagino non sia difficile trovare qualcuno in una casa che ormai conosci come le tue tasche.” borbotta lei, non volendogli mostrare quanto sia tesa.

Okay, avrà anche cambiato un po’ opinione su di lui, ma trovarsi sola con Killgrave le mette sempre una certa inquietudine.

“Ho avuto come l’impressione che Jessica guardasse più volte al mio tavolo. Sai, Patsy, potrei chiederti che cosa vi siete dette, carpire ogni più piccolo segreto che ti ha confidato Jessica, magari su di me…” comincia a camminare in circolo attorno a lei lui.

Patricia è tesa come una corda di violino e sa di non potersi opporre a un suo eventuale ordine.

“Ma non lo farò. Non voglio più giocare sporco. Sei libera di andare, non ti tratterrò oltre.” la sorprende non poco lui con la sua decisione.

Per questo, una volta varcato il cancello, la bionda cambia idea e torna sui suoi passi.

“Killgrave!” lo chiama, prima che lui si allontani e il bel persuasore si volta subito verso di lei.

“Proprio perché non hai voluto abusare dei tuoi poteri su di me e hai scelto la via non facile… una cosa te la dico io, di mia spontanea volontà.” gli si avvicina ulteriormente, cogliendolo di sorpresa. “Non perdere le speranze!” gli bisbiglia all’orecchio, prima di andarsene, stavolta per davvero.

Sorridendo fra sé e sé, l’uomo fa ritorno al proprio tavolo, poco importa che Jessica se ne sia già andata.

- Paradossalmente stavolta non usare i miei poteri mi ha portato più cose di quando li uso. - contempla, pensando già alla sua prossima mossa.

Qualcosa che almeno un piccolo utilizzo dei suoi poteri lo richiederà.

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“C-che ti è saltato in mente di chiedermi di portarti qui quello che ho trovato per il caso Grundock?” domanda un Malcolm decisamente molto a disagio, nel salotto della villa di Killgrave con il persuasore che legge un libro, seduto forse troppo distante da loro per sentirli, ma non certo per vederli.

“Mi serviva per andare avanti… e poi lo dovevamo fare questo battesimo del fuoco no? Sei qui da un quarto d’ora ormai e non mi sembra ti sia successo niente.” replica lei, mentre esamina i documenti che le ha portato quello che ormai considera il suo socio, anche se non si azzarda a dirglielo.

“Beh, questo non esclude che qualcosa potrebbe succedere. La prossima volta verrai tu da me… che poi è pur sempre il tuo appartamento!” insiste lui.

“Però ora ho una missione a tempo pieno qui,” alza gli occhi lei. “Non che non mi possa allontanare. Ieri l’ho fatto, ma solo per andare a prendere le mie cose… se mi assentassi più a lungo… sì, dovrò pur testare come reagirebbe Kevin, magari mi dovrei raccomandare che non se la prenda con il suo staff…”

- Oh beh, magari solo con la Barbie Svedese.. no, Jessica, tu rappresenti il bene!- si rimprovera da sola.

Solo il fatto di averla pensata fa comparire la meticolosa e bella fanciulla, che reca un vassoio con il tè delle cinque.

Mentre Malcolm le racconta i punti più salienti delle sue indagini, Jessica sbarra gli occhi, fissa su Kevin e Ingrid.

La biondina si è inchinata verso di lui, che le ha preso il volto fra le mani.
Anche se quello le copre la visuale non le serve certo un indovino per capire cosa sta succedendo.

- La sta baciando! - capisce, spaccando in due la biro che stava usando per prendere appunti.

Attribuendo quella reazione al fatto che non le piaccia qualcosa nel modo in cui ha svolto il suo lavoro, il bel ragazzo Afroamericano cerca qualcosa per poterla distrarre e sa benissimo cosa possa avere più presa su lei.

“Sai, Jessica, oggi no, ma l’ultima volta che ho visto Killgrave lui mi ha dato un comando.”

“Sì lo so, non ti ha fatto più parlare finché non abbiamo cominciato i canti…” risponde lei, un po’ distrattamente, rincuorata nel vedere Ingrid tornare subito alle proprie faccende.

“No, intendo dire che c’è stato un altro episodio, dopo quello tu non lo sai. È successo il giorno dopo Natale, mi sono imbattuto in lui e mi ha dato un comando.”

“Quale?” ha quasi paura di chiedere la detective.

“Mi ha chiesto di andare da Trish.” confessa lui.

“Che bastardo! Questo perché lo sapeva benissimo che stava nascendo del tenero fra voi,” lo sorprende Jessica con la sua risposta. “E scommetto ti avrà anche fatto armare prima di andare da lei.”

“Beh, sì, più o meno,” resta sul vago lui.

 

“Fottuto bastardo, ecco perché poi mi ha fatto allontanare con la scusa dello stupido Capodanno!  Lo sapevo che non stava cambiando, vi avrà fatto ingaggiare una lotta mentre ero via... a proposito... perché non siete feriti? Cioè, ovvio che sono felice che non lo siate, ma se lui vi ha...” si fa più perplessa lei, capendo che qualcosa non torna.

“Jessica, lascia che ti spieghi,  mi ha fatto armare sì, ma di un mazzo di rose, per andare da lei e chiederle di passare Capodanno insieme.” la lascia basita lui con quella rivelazione. “Cosa che avrei voluto fare comunque, ma non avevo il coraggio. Lui mi ha dato quel coraggio. E comunque, sì, una lotta io e Trish l'abbiamo ingaggiata ma... fra le lenzuola del suo letto!” chiarisce ogni cosa una volta per tutte.

“Lui ha… voi due…” mugugna lei, incoerente.

“È quello che stava cercando di dirti Trish stamattina, ma tu sembravi avere la mente altrove… e io comunque ora devo andare, ma la prossima volta passi tu!” si congeda lui, facendo il giro più lungo, qualsiasi cosa pur di non incrociare Killgrave.

È Jessica quella più che determinata ad incrociarlo.

Si muove con passo deciso verso il suo divano, sedendosi accanto a lui e rubando un sorso dalla tazza che ha appoggiato al tavolino.

“Come fai a bere questo schifo? Non è nemmeno corretto col bourbon!” fa una smorfia, facendolo ridere.

“Jess, a cosa devo l’onore di averti qui? Immagino non sia solo per criticare le mie abitudini da buon Inglese.” esordisce lui con tono calmo. “Allora, ti sei divertita oggi coi tuoi amichetti? Poi non dire che io non sia permissivo.” aggiunge, proseguendo la lettura del libro.

“Ho più come l’idea che ti sia divertito più tu con la tua di amichetta!” sbotta lei.

“Non credo di seguirti…” si finge perplesso lui, voltando pagina.

- Dritta, dritta nella mia trappola, mia cara!-

“La tua stupida cameriera, vi ho visti prima, lei ti ha baciato!” lo mette alle strette lei.

“Ci sei davvero cascata!” ridacchia lui, chiudendo il libro, perché ormai le deve concedere tutta l’attenzione possibile.

“Cosa? L’hai baciata, no?” chiede confusa lei.

“Niente affatto, le ho chiesto di controllare se avessi qualcosa nell’occhio, per poi metterle le mani sul volto mentre lo faceva, così da farlo sembrare un bacio!” rivela ogni cosa lui.

Jessica appare sollevata ma poi recupera il suo atteggiamento da dura.

“Beh, non capisco perché tu mi stia dando tutte queste spiegazioni. Sì, okay, ti bacio ogni tanto, ma mica stiamo insieme, ti pare? E soprattutto non me ne frega un accidenti di quello che fai in camera da letto, anche perché… andiamo, avrai avuto i tuoi istinti animaleschi da soddisfare in questi mesi, no?”

“O te o nessun’altra, Jessica.E sai meglio di me che Hope è stata solo un mezzo per arrivare a te.” dichiara serio lui, guardandola fisso negli occhi con una sincerità che la disarma.

“Oh!” è tutto quello che riesce a dire lei.

“Oh beh, e comunque è sbagliato quello che hai fatto oggi!”

“Cosa?! Aver dato quell’ordine innocente alla cameriera? O le mani che ho appoggiato sul suo viso? Oppure…” comincia a perdere la pazienza lui, alzando la voce.

“Aver cercato di ingelosirmi, questo è sbagliato!” sbotta lei.

“Se dici così è perché allora almeno un po’ di me sei gel…”

Kevin non può più parlare, per il semplice motivo che la sua bocca è impegnata in un bacio che Jessica si è presa con irruenza, tirandolo a sé per il colletto della camicia, ora non più così impeccabilmente stirata.

Kevin si concede il lusso di passarle una mano fra i setosi capelli corvini, mentre appoggia l’altra mano sulla sua schiena, tirandola più vicino.

Come quasi in ogni occasione, è la ragazza a interrompere il contatto, dopo un ammontare di tempo non indifferente.

“È che credo di potermi concertare meglio sulla missione di renderti un uomo migliore, se tu non hai intorno distrazioni.” si giustifica lei, con lui che la guarda con un sorrisetto che sa più di quanto voglia dire.

- Evidentemente hai anche il superpotere della negazione!- pondera, divertito.

“Premesso che io ho occhi solo per te e mi piacerebbe che il mio potere avesse nuovamente effetto su di te per poter inculcare questo concetto nella tua graziosa testolina,” la fa sorridere lui. “ Non credo proprio che Ingrid possa essere una distrazione: a lei piace Daniel.”

“Davvero?” chiede intrigata.

“Me lo ha confidato lei.”

“Killgrave…”

“Ho detto confidato? Le ho ordinato di dirmi se ci fosse qualcuno che le piacesse… cosa che poi ho chiesto anche a Daniel e indovina che ha risposto?” la guarda sornione lui.

“Ingrid!” sorride lei, per poi ravvedersi. “Non va comunque bene che tu frughi così indisturbato nella mente delle persone,” lo redarguisce.

- Taci, Jessica, fino quindici minuti fa tu volevi spaccare piatti sulla testa di un’innocente, facendo uno scalpo della sua treccia tirolese! – si fa un esame di coscienza la detective.

“Ma…” protesta lui, mordendosi il labbro superiore.

“Tuttavia, è decisamente meno nocivo di un taglio. Fai progressi.” riconosce lei, facendolo sorridere.

“ È anche il motivo principale per cui non ho licenziato il mio cuoco.” le svela Kevin. “E ho ordinato a entrambi di dichiararsi a vicenda stasera, dopo cena.”

“Kevin!”

“Che c’è? Lo volevano già.” fa spallucce lui.

 

“Un po’ come lo volevano già anche Trish e Malcolm, vero?”

“Te lo ha detto Patsy?” la interroga lui.

“A dire il vero no, ora che ci penso meglio… credo volesse dirmelo, ma non gliene ho data io l’occasione.” resta sul vago lei. “Però Malcolm mi ha raccontato ogni cosa.”

 

“Quel pettegolo chiacchierone, dovrei chiudergli la bocca una volta per tutte!” ringhia lui scocciato.

“No, non lo farai. Non te l’ho rinfacciato come rimprovero, anzi, io trovo sia bellissimo quello che hai fatto.” lo coglie impreparato lei con quell’affermazione.

“Sul serio?” sgrana gli occhi lui, stupito.

 

“Altrochè, hai sempre usato il tuo potere per dividere e porre fine a qualcosa, ora lo stai adoperando per unire e darne un inizio. Sono fiera di te, Kevin. Questa è la strada giusta.” gli sorride lei, mettendogli entrambe le mani sulle spalle, prima di spingersi contro di lui per un piccolo bacetto a stampo sulle labbra.

Kevin non sa se gioire di più per le sue parole o per quel gesto.

“Cupido ti fa una sega!” commenta allegra lei.

 

“Oh beh, si è trattato di casi sporadici… non voglio certo mettermi a fare questo a vita!” borbotta lui.
 

“Lo credo bene. E infatti ho altri progetti per te, ma tempo al tempo.” gli rivela misteriosa lei.

“Okay, ma tornando al presente…” mormora Kevin, guardandola allusivo mentre si sdraia più comodamente sul divano. “Perchè, invece di Cupido, non me la fai tu la se…”

 

L’istante dopo Killgrave si ritrova dolorante con la testa che ha sbattuto sul tappeto dove Jessica lo ha spinto e ora lo domina dall’alto, furente, roteando un pugno in aria con aria minacciosa.

“Porco! Azzardati a finire quella frase e ti ritroverai senza denti!”

 


TBC


Che dite, Jessica dovrebbe smetterla di pensare così male di Killy ogni volta? ;P
È la prima volta che mi cimento con una Jessica gelosa… trovo più plausibile che possa esserlo per un Kevin che sta cercando di migliorarsi per lei piuttosto che di un Killgrave che fa come diavolo gli pare ^^’

Se avete richieste di situazioni particolari in cui li vorreste vedere (io ne sto già progettando parecchie, poveri loro XD) chiedete e , se la mia ispirazione collabora, vi sarà dato ^^’

 

Spero di avervi strappato un sorriso :)

Il prossimo aggiornamento sarà davvero quello di ‘Balance’, a costo di ipnotizzare il mio cervello, lol

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Capitolo 3
*** AKA ‘I’m not buying it!’ ‘But you’re drinking it!’ ***


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AKA ‘I’m not buying it!’ ‘But you’re drinking it!’
 



Alla fine lo ha fatto.
Jessica ha cominciato a testare la capacità di sopportazione di Kevin, in modo graduale.
Lui stesso le ha ripetuto più volte che deve fare come se fosse a casa sua e che ha libertà assoluta.

Dapprima si è allontanata interi pomeriggi, per lavorare ai casi con Malcolm oppure per qualche chiacchiera con Trish… o entrambe le cose, visto che sua sorella sembra vivere in pianta stabile nell’appartamento del suo ex vicino ormai.


E ogni volta che rincasava Kevin l’ha accolta con un sorriso, mai un gesto di stizza, mai una minaccia imposta al suo staff, mai una parola di troppo.

Poi Jessica ha cominciato ad uscire per conto suo la sera e a questo punto Kevin è sembrato già meno ben disposto, ma ha comunque fatto del suo meglio per non farlo vedere.

 

La prima sera ha provato a fidarsi completamente e infatti lei si è assentata giusto il tempo di un drink o due, facendo ritorno nel giro di quaranta minuti.

La seconda sera la sua assenza si è prolungata un po’ di più, ma la guardia che Killgrave ha spedito a controllarla lei l’ha notata prima di subito, senza però dargli un motivo per intervenire.

È solo alla terza sera che Jessica decide di metterlo davvero, ma davvero alla prova, spingendosi oltre il limite, cominciando a dar volutamente spettacolo di sé, in quel pub poco raccomandabile.

Non passa molto tempo prima che le guardie - stavolta il persuasore ne ha mandate due a tenerla d’occhio - riferiscano per telefono al loro  capo che cosa sta accadendo, tanto che quest’ultimo decide che deve intervenire di persona.

 

Arriva giusto in tempo per vedere Jessica decisamente sbronza, innalzare quello che potrebbe benissimo essere il ventesimo bicchiere della serata, mentre intavola una conversazione biascicante con tutti i ragazzi accalcati al bancone.
 

“Ragazziiii, qquesshhto lo offro iiioo, peeeerò brindate con meee: alla mia shituazione del cazzooo!” urla lei scolandosi il bicchiere, tutto in una volta.
 

- Simpatica e carina come il tuo solito, Jess! - alza gli occhi Killgrave, prima di intervenire e farsi largo tra la folla.

“Okay, Signorinella, direi che per stasera ci siamo devastati a sufficienza!” esordisce, parandosi davanti a lei.

Non ha perso tempo a ‘rendersi presentabile’ come direbbe lui, rimanendo coi vestiti che indossava in casa e un lungo cappotto marroncino a coprirlo.
Lei non può avere voce in capitolo, dall’alto della sua modesta felpa grigia, col cappuccio tirato sopra la testa a coprirla.

“Tu chee caazzo ci faai qui? Io vooglio restare un altro po’, mi son fatta deglii amici.” gesticola lei in malo modo, indicando buona parte del bancone.

“Heey!” urla un po’ sorpresa, ma assai poco sgomenta, quando lui la solleva da sotto le braccia dallo sgabello dov’era seduta e se la carica poco elegantemente su una spalla, come un sacco di patate.

“Ti ho detto che la serata finisce qui!” si impunta lui, forte del fatto che lei sia troppo fuori fase per ricorrere ai suoi poteri, che si rivelano essere qualche calcio e pugno dati con molta poca convinzione.


Kevin sta per raggiungere l’uscita, quando due ragazzi alticci, probabilmente fra quelli che erano al bancone, lo avvicinano.
 

“E tu chi saresti? Suo padre, che decide che è arrivato il coprifuoco?’’ lo apostrofa il primo, un trentenne dai capelli lunghi e ricci.
 

 “Già, lasciala qui, ci divertiamo un po’ con lei e poi te la riportiamo sana e salva, paparino premuroso!” dà man forte all'amico il secondo, un coetaneo, biondo coi capelli a spazzola.

“Meeeettimi sshubito gi..” protesta nuovamente Jessica, ma alla fine crolla addormentata sulla sua spalla.

 

Killgrave scruta a fondo i due ragazzi che lo hanno importunato, offeso e hanno mancato di rispetto sia a lui, sia a Jessica.

Uno sguardo maniacale e un sorriso sadico gli si dipingono sul volto, tanto da fare gelare il sangue nelle vene dei due malcapitati, che lo osservano sbiancati.

 

- La mia Principessa è momentaneamente fuori gioco e, ironia della sorte, ci si è messa da sola, - ridacchia lui, continuando a guardarli, spostando lo sguardo da uno all’altro. - Potrei fare qualsiasi cosa, potrei farli uccidere a vicenda a mani nude, potrei dir loro di gettarsi sotto a un treno, potrei spedirli in bagno a ficcare la testa sotto l’acqua scrosciante del lavabo finché non affogano. Potrei. Jessica non lo verrebbe mai a sapere. - fa le sue considerazioni, profondamente tentato di lasciarsi avvolgere da quella sensazione inebriante di avere il controllo assoluto su tutto, che tanto lo intossica, e sprigionare quel potere distruttivo che lo fa sentire come un dio.


I due ragazzi hanno sempre più la sensazione che stia per capitare loro qualcosa di orribile, ma si sentono come paralizzati da quella paura.

 

- Ma ho promesso.- si ravvede all’ultimo secondo il bell’Inglese.

Killgrave chiude gli occhi, prendendo un lungo respiro, prima di riaprirli ed emettere il suo potenzialmente fatale verdetto.


“Tornatevene subito a casa.”

Quattro parole, sufficienti per far sì che i due ragazzi escano coi drink ancora in mano, nemmeno pagati, attirando così su di sé le ire del cassiere che li rincorre sbraitando.

- Se sono fortunato, almeno qualcuno li picchierà! - si accontenta, uscendo e andando verso la macchina, dove l’autista lo aspetta.

 

Quando arrivano a destinazione, è Kevin a occuparsi personalmente di Jessica, a prelevarla dalla macchina, stavolta reggendola fra le sue braccia fino a raggiungere la stanza della ragazza.
La mette a letto, le rimbocca le coperte e l’unico lusso che si concede è quello di posarle un bacio sulla fronte, prima di uscire, spegnere la luce e chiudere la porta.

 

- Quello che è successo stasera con Jessica al locale non deve più ripetersi, io devo fare qualcosa!-

 

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“... e quando mi sono svegliata stamattina, lui se ne era già andato, da chissà quando!” finisce di raccontare ogni cosa Jessica a Trish e Malcolm, il pomeriggio seguente.

I due sono grati al tempismo della ragazza, perché se solo si fosse presentata mezz’ora prima li avrebbe trovati piuttosto indaffarati e molto, molto poco vestiti.

 

“Beh, Jess, come sei libera di uscire tu, a maggior ragione lo può fare lui…sì, okay, non sarà avvenuto nei metodi più ortodossi, ma è il proprietario di quella villa e può fare come gli pare...” cerca di farla ragionare Malcolm.
 

“Non sarai ancora gelosa, vero?” indaga la speaker.

“Eri gelosa di Killgrave?!” sussulta Malcolm esterrefatto.

 

“La gelosia stavolta non c’entra nulla…” agita una mano Jessica, come infastidita, ma questo fa sottintendere che effettivamente gelosa lo fosse.
 

Nessuno dei suoi due amici è così impavido da farglielo notare e preferiscono lasciarla proseguire.

“Sta combinando qualcosa, qualcosa di losco, alle mie spalle.” esterna i suoi dubbi la mora, prima di riprendere a lavorare all’ultimo caso.

 

- Dovrei cominciare a far fare qualcosa anche a lui, per tenerlo più impegnato e sotto la mia supervisione, ma non è il momento di pensarci!-
 

----------------------------
 

Quando finisce il suo lavoro di ricerca per aprirsi una pista, fuori il sole è già tramontato.

“Sarà ora che rientri, domani andremo a cercare i nostri uomini.” decide lei, avviandosi.

Proprio quando è sulla porta si volta in direzione dei suoi due amici.

 

“Ah, per la cronaca, anche se sono meno presente, si dà il caso che questo sia ancora il mio cazzo di ufficio, non il vostro parco giochi del sesso!” li coglie in contropiede la detective, per poi uscire, sbattendo la porta. 


“Dannazione, lo sapevo che non dovevamo farci tentare da quel divano!” alza gli occhi Malcolm.
 

“Però è stato divertente!” ridacchia Trish, baciandolo.

Lei ha ancora addosso i segni di quella passione.

“Ma come avrà fatto a scoprirci?” si domanda la bionda.

 

Forse quei capelli scarmigliati e il succhiotto in prossimità della clavicola destra non sono sfuggiti alla brillante e perspicace detective.

“Magari l’astinenza le ha fatto sviluppare un sesto senso…” ipotizza il ragazzo.

“Perché? Tu credi che lei e Killgrave non…”

Malcolm nemmeno le fa finire la frase, scattando in piedi, allarmato.

“Oh, mio dio, Trish, mi stai dicendo che tu credi di sì?”

 

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Quando Jessica fa ritorno, togliendosi la giacca e gettandola nel primo posto che capita, rimanendo solo con una canotta grigia, trova Killgrave in salotto, intento ad aspettarla.

 

Al contrario di lei, lui è in un doppio petto color grigio ferro, con immancabili sfumature viola nella camicia blu che indossa sotto.

“Jessica, com’è andata la giornata, fatto buone indagini?” l’accoglie affabile.

 

“Potrei chiederti com’è andata la tua, sei sparito tutto il giorno!” replica lei, il tono d’accusa a stento nascosto nella sua voce.

“Ho i miei motivi, e la cosa non ti deve riguardare,” controbatte lui, alzandosi per andare verso la cucina.

Jessica pensa che la sia presa, anche perché non le è sfuggita la nota piccata nell’ultima risposta, ma poi lo vede tornare reggendo una bottiglia.

 

Whisky. Lei lo riconoscerebbe anche da lontano un chilometro.
 

“Diciamo che ieri non è stata fra le serate che più amo ricordare, perciò, perchè non si ripeta più, tieni.” le porge la bottiglia.

“Almeno non è un altro fottuto abito viola!” sbuffa lei, ma la tiene già ben stretta a sé.

“Quello rosso però ti è piaciuto!” puntualizza Kevin, divertito, soprattutto dall’espressione di lei, che non si azzarda a ribattere.


“Tranquilla, non ti chiedo affatto di bercela insieme, anche perché immagino tu possa accettare la compagnia del sottoscritto solo a piccole, piccolissime dosi,” sospira, andando verso le scale. “Buona serata, mia cara.” la sorprende lui con le sue parole, prima di ritirarsi nella propria stanza.

- In effetti, è vero, passiamo pochissimo tempo insieme… paradossalmente lo vedevo di più quando non convivevamo!- riflette lei, aprendo quella bottiglia.

Non prova nemmeno ad annusarla circospetta.

- Sono già qui, a casa sua. Che cazzo di senso avrebbe drogarmi?- pensa, tracannando un sorso, senza nemmeno prendersi la briga di recuperare un bicchiere.

 

- Hey, non è affatto male, decisamente meglio di quella merda che compro al discount!- osserva compiaciuta, continuando a bere.

Killgrave nel frattempo ha fatto il giro del piano di sopra, scendendo dall’altra rampa di scale, silenzioso come un gatto.

 

Dal muro dove si è appoggiato può riuscire a vederla, senza essere visto, restando in penombra.
La osserva bere.

E sogghigna fra sé e sé.

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“Allora, com’è andata?” domanda Jessica a Malcolm il pomeriggio seguente, quando si incontrano a metà strada.

“Ho più di dieci motivi per dubitare di quello che mi ha detto il tizio che ho interrogato.” espone la sua visione dei fatti il l’aitante AfroAmericano.

“Lo stesso io. Se lo seguiamo ci porterà dritti da quel dannato truccatore di appalti.” decide la detective.

“Okay, capo, posso occuparmene io.” si offre il ragazzo e Jessica non obietta più di tanto, ha imparato a riconoscere di che pasta sia fatto.

Però obietta sul fatto che lui la stia fissando sconcertato.


“Che hai da guardarmi così?” si mette sulla difensiva lei.

“Niente è che… hai un aspetto più riposato, un colorito più sano, niente occhiaie…” osserva lui, come solo un aspirante detective può fare.

“In effetti sì, devo dire che stanotte ho dormito proprio bene e anche il fegato mi dà un po’ più di tregua…” riconosce la ragazza.

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Anche quella sera, tornando, Kevin le porta una bottiglia e così le altre sere a susseguirsi. Non solo whisky, a volte è scotch, altre vodka o un particolare tipo di birra.
Un drink più buono dell’altro.
E ogni volta Jessica apprezza sempre di più quei regali da parte sua.

 

Tanto che una sera, in un primo momento ha preso l’ennesima bottiglia donata dal lui, salendo in camera, ma poi ci ha ripensato.

- Almeno una ce la possiamo bere insieme, una serata con lui non mi ucciderà… - decide, avviandosi quatta, quatta verso le scale, scendendole in silenzio.

La verità è che lei gli vuole fare una sorpresa, ma si accorge che lui sta parlando con qualcuno al cellulare e sembra piuttosto assorto.

 

“Jessica non sospetta nulla, e deve continuare ad essere così. State facendo un’ottimo lavoro.” lo sente dire, restando ben nascosta.

- Altro che condividere con lui la bottiglia, gliela spaccherei in testa! Quel bastardo sta combinando qualcosa, qualcosa di grosso, devo saperne di più!- fa ritorno nella sua camera, infervorata dalla determinazione.

 

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“Ne sei sicura?” le chiede Trish il mattino seguente, dopo che Jessica è passata a trovarla alla redazione di ‘Trish Talk’ , attendendo che si prendesse una pausa.
 

“Sì, quello stronzo con me fa solo la recita, ma la verità è che è già tornato alle sue vecchie abitudini, ha soggiogato qualcuno perché lavori per lui, dio solo sa a cosa!”

“Non ti resta che scoprirlo,” la incita la sorella, per poi osservarla meglio. “Jess, ma le tue occhaie…”

 

“Sono scomparse? Ho un aspetto più sano? Dormo meglio? Mi sento in forma smagliante? Sì, cazzo, sì, va avanti da giorni, non lo so… probabilmente è quello che succede quando smetti di bere roba scadente e passi a quella di alta classe!” taglia corto lei. “Peggio per Killgrave, perchè mi avrà contro di lui al pieno delle mie capacità.” spergiura.

------------------------------------

E Jessica è di parola.

Torna alla villa in tarda mattinata, sollevata di vedere che Killgrave sia ancora a casa.


E quando, dopo pranzo, lui esce, Jessica è già sulle sue tracce, senza perdere di vista quella Jaguar blu dove lui è a bordo, saltando di tetto in tetto fino a vederla terminare la sua corsa.
 

Jessica non si sentiva così lucida e poco affaticata da anni ed è un gioco da ragazzi per lei saltar giù dal tetto dell’ennesimo edificio e atterrare in un vicolo adiacente a dove è ferma la vettura.

 

Senza farsi scoprire, segue Killgrave fino a quello che ha tutta l’aria di essere un laboratorio.

Un laboratorio lei può associarlo solo e soltanto a una cosa.

- Sta andando avanti con quei fottuti esperimenti, nonostante il padre defunto… dovrà aver trovato un altro scienziato brillante… ma per cosa? Che livelli vuole raggiungere? - si tormenta lei, mentre lo vede uscire pochi minuti dopo.

Potrebbe addentrarsi nel laboratorio per scoprire qualcosa di più, ma lei ha come la sensazione che lui si sia cautelato con qualche videocamera nascosta e qualcuno dei suoi scagnozzi a fare la guardia.

Meglio non rischiare e poi quel che ha visto è sufficiente.

 

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Jessica riesce a rientrare prima di lui e quando lui arriva è lei che si fa trovare in salotto, fingendo di sfogliare una rivista.

E lei non lo accoglie mai.

“Jessica, ma che piacevole sorpres…”

 

“Zitto, meriteresti che ti iniettassi una dose di Sufentanil così grande da metterti KO fino al 2020!” lo aggredisce lei, solo verbalmente, per sua fortuna.

“Ma cos..?” la guarda confuso Kevin, ma lei non si fa incantare.

“Ho scoperto tutto!” viene subito al sodo lei, gettando la rivista dall’altra parte del divano e alzandosi.

 

La detective però non capisce perché lui ora più che preoccupato sembri… deluso?
 

“Uff, ma come hai fatto? Era praticamente identico…” borbotta.
 

“Di cosa stai parlando?” si acciglia lei

Tu di cosa stai parlando?” la scruta lui.

“Ti ho seguito, oggi, al laboratorio, quelle povere persone che hai schiavizzato!”

Lui a stento trattiene una risata.

 

“Ooh, schiavizzato? Ma davvero? Quegli scienziati li pago profumatamente ed è vero che stanno lavorando sodo, ma stavolta le pause fisiologiche ho imparato a concederle!” puntualizza, offeso.
 

“Davvero vorresti farmi credere che sei diventato un buon imprenditore, attento alla salute dei suoi dipendenti?” lo sbeffeggia lei, con tono sarcastico.
 

“Sei libera di andare a chiederlo a loro personalmente, cara la mia ficcanaso!” rimbrotta lui.

“Facile, dopo che tu avrai giocato a campo minato con le loro menti per farmi rispondere chissà cosa! No, caro il mio damerino, questa non me la bevo!”

“Ma la stai già bevendo!” si decide a rivelarle una volta per tutte lui. “Da ormai due settimane vai avanti a berla.”

 

Jessica cerca di rimettere insieme i pezzi, ma lui le facilita le cose.

“Tutti gli alcolici che ti ho portato… avevano lo stesso identico sapore, ti davano la stessa sensazione di stordimento, eppure… indovina un po’? Dentro non avevano nemmeno un goccio d’alcool!”

 

“Ma cosa? Ecco perché mi sentivo così bene…” comincia a capire lei, sentendo l’impellente bisogno di sedersi, prima che le gambe le cedano.
 

E anche lui la raggiunge subito sul divano, poco distante da lei.
 

“Quindi.. è a questo che stanno lavorando quegli scienziati?” chiede conferma lei.
 

“Sì e il prossimo passo era arrivare a replicare il vino da tavola… perché ci vai giù pesante anche con quello!” la fa sorridere lui. “Ma se non ti sta più bene, okay… torna pure ad avvelenarti!” alza le mani lui, scuotendo la testa. “Ora però te la faccio io una domanda, tu cosa pensavi che stessi facendo là dentro?” la mette alle strette.

Jessica vorrebbe sprofondare in una voragine, ma non le rimane che confessare.

“Io ero convinta stessi riprendendo gli esperimenti…” risponde, senza nemmeno guardarlo negli occhi.

 

Però lo fa quando Kevin scoppia a ridere.

“Gli esperimenti, Jess? Sul serio? Quei maledetti esperimenti dolorosi come l’Inferno? E perché mai dovrei farlo? Ho te, qui con me. Di tua spontanea volontà. Cosa potrei mai volere di più?” gongola il persuasore.

Jessica lo guarda scettica, con un’allusione più che evidente.

 

“Oh, ma quello chissà mai che arrivi col tempo.” ridacchia lui.

“Illuso!” lo sbeffeggia la detective.

“Preferisco definirmi un inguaribile ottimista!” controbatte lui.

“E comunque sono davvero molto colpita da quello che hai fatto.” riconosce lei. “Colpita e anche molto incazzata!” sbotta.

“Come, scusa? E perché?” si stranisce lui.

“E me lo chiedi anche? Non mi stai facendo assumere alcol da due settimane!” ringhia lei.

“Ma se nemmeno te ne eri accorta!” le rinfaccia lui, irritato.

 

“Ma lo so ora… e la cosa non mi sta affatto bene!” protesta lei, ma ha trovato pane per i suoi denti.

“Se io ho intrapreso il sentiero della redenzione, allora non lascerò tornare te su quello dell’autodistruzione!” si impunta Kevin.

“Il solito esagerato! Non è una cazzo di autodistruzione, io ho bisogno delle mie serate alcoliche. Almeno cinque a settimana!”

 

“Due!” negozia lui.

“Tre!” rilancia lei.

 

“Solo a patto che una di questa tre serate la posso passare con te.” le dà scacco matto.

“Andata.” acconsente lei, stringendogli la mano per suggellare quel patto.

Non gli dirà mai di quella sera che voleva condividere con lui una delle bottiglie.

Lui fa per alzarsi dal divano e andarsene, del resto ancora lei non gli ha dato modo nemmeno di levarsi il cappotto.

Però Jessica sente il bisogno di dirgli ancora qualcosa e lo rimette a sedere, con un gesto fin troppo gentile per i suoi standard.

“Kevin, c’è una cosa che devi sapere. Quella sera, quando sei venuto a prendermi al locale… io ho solo fatto finta di addormentarmi.” gli rivela.

Lui la guarda sconvolto.

 

“Quando c’erano quegli idioti…”


“Sì, ho sentito tutto.” conferma lei. “Non c’era nessuno che ti sorvegliasse, avevi campo libero per fare qualsiasi cosa… o almeno te l’ho fatto credere.”
 

“Oh no, dopo quello che hanno detto su di te, Jessica, vedere che io non ho fatto nulla per punirli davvero, per difendere il tuo onore, chissà cos’avrai pensato…”

Jessica mette fine alle sue paranoie scivolando più vicina a lui, posando le mani sulle sue guance scolpite e dandogli un bacio piuttosto prolungato e approfondito.

 

“Non ci arrivi proprio eh?” sorride lei, a un centimetro dal suo viso. “Non aver provato a fare l’eroe in un modo che sarebbe stato totalmente sbagliato… questo ti ha reso davvero un eroe.” mormora lei, lasciandolo basito, prima di alzarsi, per andare verso le scale.

“Ah, Kevin…” si gira verso di lui un’ultima volta.
“Sì?” la guarda lui.

“Ogni tanto passa ancora a darmi il bacio della buonanotte,” ammicca lei, facendolo sorridere intenerito. “Ma nient’altro oltre a quello!” precisa, prima di salire.

 

Anche se sono bene o male le tre e mezza del pomeriggio, Kevin sente il bisogno di brindare, con alcol, alcol vero.


- Tanto io non ho quell’insulsa regola delle tre serate!-

TBC


C’è tanto da dire su questa one shot… a partire dal titolo, gli Inglesi non hanno la nostra stessa espressione ‘io non me la bevo’ per dire che non credono a qualcosa, loro dicono ‘io non me la compro!’ a spero di aver reso bene comunque il gioco di parole.

Doveva essere più corta e anche più comica di così, ma qualche settimana fa ho fatto uno di quei giochini stupidi su FB incentrato su cosa fa o non fa uno dei due in una coppia e c’era la domanda su chi va  a prendere l’altro quando è troppo sbronzo? E questo è il risultato, scusate ma non ho resistito, l’immagine di Killgrave che ‘salva’ Jessica stile ‘Guardia del corpo’ era troppo invitante <3
 

Vabbè che ho preso ispirazione per una shottina (prima o poi la vedrete) pure guardando un pacchetto di caramelle… sono senza speranza XD
 

L’immagine di Killy che guarda Jess mentre beve esiste davvero e la potete trovare fra quelle utilizzate per la cover.

C’è invece un’altra immagine dove lui ha effetivamente quel cappotto marroncino e lei la felpa grigia col cappuccio alzato… ma per quanti sforzi faccia non mi capacito da quale episodio sia tratto… urgerà un altro rewatch prima o poi ^^’


LOL si direbbe che a darci dentro qui siano solo Trish e Malcolm, eppure fidatevi se vi dico che ‘questi’ Jessica e Kevin sono più in avvicinamento di ‘quelli’ della serie rossa che trombano come ricci (passatemi il termine ^^’ ) … chissà mai che prima o poi non se la meritino anche loro un’alzatina del rating ;P

intanto spero che vi sia piaciuto e vi abbia anche un po’ divertito ^^ 

 

In effetti è caaanon che Killgrave non voglia che Jessica si devasti bevendo… mentre lei che lo chiama di continuo Kevin è un mio kink <3
 

alla prossima… se non mi spunta prima un’altra idea, teoricamente dovreste vedere la prima missione di Kevin… potete già cominciare a ridere!

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Capitolo 4
*** AKA Sense Evil ***


Buonasera/notte fonda
Se pensavate che fosse folle l’altra one shot, allora questa la dovreste saltare a piè pari, LOL

 

Per chi invece si vorrà addentrare, chiedo scusa per la lunghezza ^^’

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AKA Sense Evil

 

Kevin sa che non dovrebbe farlo.
Sono solo le otto del mattino ed è ben consapevole di quanto Jessica sia poco mattiniera, a meno che non sia per delle indagini.

 

- Beh, però in un certo senso questa cosa ha a che fare con le sue indagini… - rimugina il bel persuasore, mentre percorre il corridoio che può condurlo solo in una direzione.
 

Kevin sa che non dovrebbe farlo.
Si è sforzato tanto di dare a Jessica i suoi spazi, le ha concesso una stanza tutta per sé e adesso vorrebbe violare così la sua privacy?

- Ma è per una buona causa… okay, è anche per vederla fuori dai soliti contesti!- si fa una breve analisi di coscienza, lui che ne ha una così selettiva, prima di premere l’interruttore.

 

Evidentemente Kevin deve avere più di una stella fortunata o Jessica deve avere un sonno molto pesante, perchè nemmeno la porta che si apre e la luce elettrica che invade violentemente la stanza, altrimenti immersa nel buio, sembrano disturbare minimamente il sonno della detective.
 

Nonostante la stagione invernale, nel corso della notte deve essersi liberata delle lenzuola e del copriletto, che ha scalciato via in malo modo e ora giace supina sul materasso, con addosso solo una canotta grigia e degli slippini in coordinato. Il volto, pur se con gli occhi chiusi, è reclinato verso la porta e quindi verso di lui, una gamba è piegata, l’altra estesa ad occupare quanto più spazio possibile, così come le braccia distese.
 

Kevin sa che non dovrebbe farlo.
Non dovrebbe restare lì a guardarla imbambolato, rubandole quello squarcio di intimità di cui lui non dovrebbe fare parte.

Ma per lui è un tale spettacolo.


Dopo un ultimo sguardo, si decide a svegliarla una volta per tutte, ma sceglie il più azzardato dei modi per farlo.
Si china verso di lei, a un soffio dalla sua bocca.

 

“Sorgi e splendi, Principessa!” mormora, senza resistere alla tentazione di baciarla, un bacio casto e dolce, come quello che un Principe darebbe alla sua Bella Addormentata.

 

La Bella Addormentata in questione in un primo momento sorride e approfondisce il bacio, forse perchè ancora non completamente sveglia, ma poi sembra ricordarsi dell’attuale situazione e Kevin finisce scaraventato all’altro lato della stanza, fortunatamente per lui, atterra sulla morbida moquette, nonostante l’impatto non sia dei più gentili.

 

“Ti ho dato il permesso per i baci della buonanotte ma non abbiamo detto un cazzo su quelli del buongiorno!” sbotta lei, prima di coprirsi istintivamente con il lenzuolo “E smettila, di guardarmi, fottuto pervertito!”

“Ouch! Oh, ti prego, scandalizzarti per così poco, con tutte le volte che ti ho vista nuda? Conosco la mappa dei tuoi nei a memoria!” ridacchia lui, rialzandosi, un po’ dolorante nella parte del fondoschiena.

 

“E se li unisci con una penna esce la scritta ‘Vaffanculo!’” ribatte lei, mostrandogli il terzo dito, ma si libera del lenzuolo, perché in fondo sa che lui ha ragione.

“La solita, dolce Jess!” commenta sarcastico, lui, ma tuttavia ne è divertito.

“Ė che non sono più abituata a svegliarmi con te davanti…” spiega lei, con tono un po’ più calmo.

- Perché cazzo mi sto giustificando con lui, adesso?- si chiede confusa, ma questo non le impedisce di continuare.

“A parte capodanno, non succedeva da…” lascia la frase a metà, non volendo farsi assalire da quei ricordi che la opprimono.

 

Se per lei sono una croce, per Killgrave sono solo una delizia.
 

“Oh, me li ricordo bene i nostri risvegli, ma facevamo molto più di questo. Tanto per cominciare ero sotto le lenzuola con te, molto meno vestito di così…” mormora lui, con voce roca. “Se vuoi ti rinfresco la memoria.” aggiunge, allentandosi la cravatta.
 

“Provaci e mi faccio una collana con le tue budella!” ringhia la bella detective.

“Qualcuno non ha ancora preso il suo caffè oggi!” ridacchia Kevin. “Andiamo, guastafeste, non rovinare sempre tutto, ti ho fatto un regalo!”

 

“Io ho un po’ paura dei tuoi regali… l’ultima volta c’era un cadavere nel mio letto.” borbotta Jessica, mordendosi il labbro preoccupata.
 

In realtà sa che i suoi due ultimi regali sono un vestito stratosferico e un viaggio a Londra, entrambi da lei molto apprezzati, ma Jessica in quel momento vuole solo farlo sentire in colpa, per quanto futile sia, conoscendo il soggetto.

“Non era certo lui il mio regalo, semmai un ostacolo sul tragitto, che andava eliminato.” fa spallucce lui. “E comunque non le faccio più certe cose, ricordi? Strada della redenzione, blah, blah, blah.” borbotta lui, un po’ piccato. “Fa’ colazione e poi raggiungimi in salotto.” aggiunge, andandosene.


La colazione ha su di lei l’effetto sperato e quando lo raggiunge in salotto Killgrave la trova di umore molto più affabile.


“Allora, questo regalo?” esclama lei, allungando la mano con aspettativa.

“Oh no, non è il genere di regalo che posso darti così,” sogghigna lui enigmatico. “E poi prima serve questo.” aggiunge, estraendo dalla tasca della sua giacca blu una benda di raso nero.

Allunga le braccia, con l‘intento di avvolgerle gli occhi con quella, ma lei afferra i suoi polsi, guardandolo truce.

 

“Se hai in mente qualche gioco erotico, te lo puoi anche scordare!” ringhia.
 

L’umore post colazione è stato davvero passeggero.
 

“Mia cara, mi lusinga che tu sia così fissata  sul pensiero di fare cose sconce con me. Cos’è, hai un desiderio latente?” ride lui, approfittando della sua momentanea confusione per liberarsi i polsi. “Voglio solo bendarti, per portarti alla stanza dove c’è il tuo regalo. E, te lo giuro, in quella stanza non ci sarà un letto, né un qualche accessorio non adatto a un pubblico di minori.” chiarisce lui. “Quando imparerai a fidarti di me?”

“Mai!” è la mordente risposta di Jessica, ma almeno si fa bendare, così come si fa guidare per i corridoi, fino a raggiungere la destinazione.

Sente Kevin girare la chiave di una porta e aprirla.
Sente anche le sue mani delicate che le tolgono la benda.

 

“Ta-dan!” canterella lui. “Sono riuscito a ultimare gli ultimi ritocchi nel giro di qualche giorno. Dicevi che volevi lavorare da me, ora potrai farlo indisturbata.”
 

Ė una stanza isolata dal resto della casa, con al centro una scrivania in pino massello che all’angolo forma una curva. C’è già una di quelle lampade pieghevoli ed estensibili, un block notes, un elenco telefonico, un cordless, ma c’è ovviamente spazio anche per il suo laptop e molto altro.
 

Dietro, realizzati nello stesso legno, ci sono scaffali con archivi da riempire, un armadietto con sopra una macchinetta per il caffè e un termos.
Sopra il muro un quadro astratto, giusto per dare quel tocco in più e sulla parete opposta c’è appeso un tiro a segno con le freccette, l’ideale per scaricare lo stress.

Completano l’arredo una piccola cassettiera con le ruote, una poltrona in pelle chiara, anch’essa con le ruote e al muro a lato un armadietto con vetrinetta, l’ideale per riporre dell'alcool, finto o reale che sia. Dall’altro lato della stanza, un comodo divanetto in pelle, color panna.


Kevin ha sempre avuto un certo spiccato gusto.

“E quando hai bisogno di schiarirti un po’ le idee, la porta dietro la scrivania dà direttamente sul giardino,” le spiega lui, mentre la detective è ancora impegnata a guardarsi attorno in ogni angolo.

“Kevin, è… bellissimo. Davvero, grazie.” mormora lei, davvero sorpresa.

“Tanto bello da darmi un bacio?” tenta la fortuna l’incantatore, allungandosi verso di lei.

“Ora non esageriamo!” protesta l’investigatrice, pizzicandogli le labbra fra due dita, prima di lasciarlo andare.

 

“Hai visto? Nemmeno un accessorio viola!” la fa ridere lui.


“Beh, se ti fanno sentire più a tuo agio, uno o due te li concedo, potrebbe diventare anche la tua stanza, sai?”


Ora è lei a sorprenderlo.
 

“Vuoi dire che…”

“Quelle chiacchierate sul balcone a Capodanno non le abbiamo fatte tanto per… ti avrei rimesso nella condizione di fare del bene, ricordi? Io credo che quel momento sia arrivato.” decide lei, sedendosi sulla poltrona, per testarne la comodità

“Riprenderemo a lavorare assieme allora? Il ritorno del duo dinamico fenomenale!” si accende di entusiasmo lui, sedendosi sulla scrivania, dalla parte della curva con le gambe penzoloni. “Preparerò termos di caffè, così potremo stare svegli tutta la notte a fare ipotesi, con le foto attaccate a una parete, quelle foto che andrai a scattare tu di nascosto .. o magari lo insegnerai anche a me. E poi su quelle foto scriveremo cose, prenderemo appunti di date, fatti…”

 

“Non starai esagerando un po’ troppo?” interrompe i suoi sogni a occhi aperti Jessica, appoggiando i gomiti alla scrivania per guardarlo meglio.

“Perché, non è così che funziona? Ho visto ‘Broadchurch’ un paio di volte, lo so che è così che funziona.” insiste lui.


Jessica per tutta risposta ride.

 

“Ammetto che se non altro è divertente lo show delle tue manie di grandezza. Magari può funzionare così, ma non per me e te, non subito almeno.” gli chiarisce. “Ti darò dei casi da svolgere da solo, cose piuttosto semplici, e ne dovrai risolvere almeno una dozzina, prima di arrivare a quelli che richiedono le foto sulla parete.”


“Ci sto!” sogghigna lui. “Allora cosa mi dai? Un altro pazzo che tiene ostaggio qualcuno? Una rapina da sventare? Un piromane da cogliere sul fatto? Un attacco di terroristi da bloccare per tempo? Un..”

Jessica si dà la spinta con la poltrona per alzarsi.


“Facciamo che provo subito il sentiero per schiarirmi le idee, solo che vado fino al cancello, lo salto e sarò di ritorno quando avrò l’idea giusta. Qualcosa di davvero adatto a te.” lo avvisa lei, prima di uscire.

“Uh! Questo però mi piace di meno…” borbotta lui, rimasto solo, senza fare comunque alcunchè per fermarla o farla fermare.

 

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Jessica suona alla porta e, prima di aprirle, Trish si accerta che sia lei dal videocitofono. Se non altro, l’ultima visita di Killgrave le ha insegnato la prudenza.

“Ciao Trish, ti disturbo?” le entra in casa Jessica, senza troppi convenevoli.


“Da quando la cosa per te è diventata un problema?” la sfotte un po’ la sorella.


Del resto, il bon ton non è mai stata una caratteristica distintiva della detective.

“Comunque no, tranquilla, sto solo raccogliendo materiale per la prossima puntata,” le spiega, indicandole riviste e pile di fogli sul tavolo. “Che succede?”

“Lo sai perchè sono in questa forma così smagliante? Perchè non tocco più un solo goccio di alcol da almeno due settimane!” esordisce la mora, accomodandosi su una sedia, con molta poca grazia.

“Ma cosa dici? Se praticamente bevi ogni sera!” controbatte l’altra, prendendo posto di fronte a lei.

“Oh sì, certo, l’alcol che mi portava Killgrave che, indovina un po’? In realtà non era alcol, me l’ha solo fatto credere, assoldando un team di scienziati che sanno il fatto loro. Ma non come in quel bunker invivibile, quando voleva che lavorassero letteralmente senza sosta al suo potenziamento. Questi sono felici, tranquilli e pagati… un po’ come tutto il suo staff a casa.”

“Jessica…”

“E stamattina, in camera mia, lui mi ha baciata… e io come una cretina ho pure ricambiato, prima di rimetterlo al suo posto!” continua a raccontare la mora, senza farsi interrompere.

- Uhmm, se si scandalizza così tanto per un bacio, allora ha ragione Malcolm, quei due non hanno ancora fatto sesso!- deduce la bionda.

“Mi stai dicendo che non vi baciate mai?” le domanda, un po’ dubbiosa.

“Questo non c’entra! Decido io quando e come baciarlo, e le poche volte che lascio l’iniziativa a lui non è certo nella mia camera da letto! Così diventa tutto troppo intimo!” borbotta l’altra.

“Hai paura che lo diventi?” indaga Trish.

“Io… io.. non lo so! Cazzo, Trish, lo vuoi sapere cos’altro ha fatto? Ha fatto allestire una stanza per farmi avere uno studio dove lavorare… ma non come quando mi ha portato nella mia vecchia casa, stile Barbie Incubo … questa è stata una cosa carina. Lui continua a fare un sacco di cose carine e io…”

“Ti stai innam…”

 

“Non provare a finire quella fottuta frase!” sbotta Jessica. “Intendevo dire che non posso abbassare la guardia. Gli ho detto che inizierà a fare delle indagini, cose di poco conto, pochissimo, ma ancora non so cosa. So solo che voglio umiliarlo!” si confida la sorella.
 

“Dopo che lui si è mostrato tanto premuroso?” la scruta perplessa Trish.

“Poche settimane in cui è gentile e carino non possono cancellare con un colpo di spugna mesi e mesi in cui è stato uno stronzo egoista!” rimbrotta Jessica.

“Non li cancellano, ma qualcosa la cambiano…” la legge come un libro aperto l’altra.

 

- Quasi cambio programma e nella prossima puntata metto come argomento ‘Da conviventi ad amanti, quant’è breve il passo?’ - fa le sue considerazioni, conscia anche del fatto che Jessica la sua trasmissione nemmeno l'ascolta, ma poi si ricorda che invece Killgrave potrebbe farlo.

 

“Quel qualcosa deve restare lì dov’è. Non cerchiamo più di ucciderci l’un l’altra, questo mi sembra già un ottimo traguardo.” fa spallucce Jessica, alzandosi e incamminandosi verso l’uscita.

 

“Avvisami se ti viene qualche idea per un’indagine blanda!” la saluta, andandosene.

Mentre percorre quel viale alberato pieno di case lussuose in quel quartiere dabbene, da lontano avvista una faccia amica.

“Malcolm, che ci fai qui? Stavi andando da Trish?” gli va incontro lei, stupendosi quando lo vede con in mano un mucchietto di volantini.

 

“L’idea era quella, ma ho incrociato per strada una signora disperata, perchè ha perso il suo gatto da tre giorni e allora le sto dando una mano a mettere in giro gli avvisi.” spiega lui. “L’ultima volta che l’ho fatto è stato per una causa persa, ma stavolta dovrebbe esserci più speranza.” borbotta assalito da ricordi poco piacevoli.

 

Jessica prende uno di quei volantini e lo osserva con vivido interesse.

- Caro il mio Killgrave, ecco la tua indagine! - stabilisce con un sorrisetto malvagio.

“Malcolm, sei un genio!” gli dà una pacca sulla spalla lei, prima di correre via, lasciandolo interdetto.
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“Tu stai scherzando!” sbotta Killgrave, quando lei gli affida quella missione.
 

“Mai stata più seria.” incrocia le braccia al petto Jessica.

Sono in salotto, attendendo che sia ora di pranzo, ma a lui è decisamente passato l’appetito.

 

“Sei sicura che questa… cosa sia un gatto?” domanda lui, fissando il volantino dove uno splendido esemplare di Sphynx Cat fa la sua figura.
 

Certo, la pelle nuda color sabbia, così raggrinzita, gli occhi di un azzurro così chiaro da sembrare innaturali e l’espressione non proprio amichevole rendono quell’animale domestico un po’ inquietante.
 

“Certo che è un gatto, anche fra i più pregiati!” annuisce lei.
 

“Mi fa impressione solo a guardarlo!” mugugna il persuasore, posando il volantino sul tavolo poggiapiedi.

 

“Credi che non lo sappia?” lo guarda furbescamente la detective.

“I miei poteri nemmeno funzionano sugli animali!” protesta lui.

“E credi che non lo sappia?” sogghigna lei, con aria di sfida. “Non esiste strada per la redenzione che non sia in salita. O accetti quest’indagine o faccio le valigie e a diventare un uomo migliore ci provi solo con le tue forze!”
 

“Mi stai dando un ultimatum?” si acciglia lui.
 

“Lo chiamerei più mettere di fronte a una scelta ponderata.” fa spallucce lei.
 

“Chi controlla chi adesso?” le rinfaccia Killgrave, scuro in volto.

 

“Almeno assaggi un po’ della tua stessa medicina, bastardo!” lo guarda torva lei.


La verità è che Jessica si sta divertendo un mondo.

“E va bene. Troverò quel gattaccio demoniaco e lo riporterò a quella vecchia!” si arrende Kevin, ringhiando il suo disappunto.

 

“Questo è lo spirito giusto!” lo incita Jessica. 

 

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La detective credeva che Killgrave avesse accettato solo per farla contenta, ma senza mettersi granchè di impegno, e invece deve ricredersi perché, dopo pranzo, si rifugia proprio nello studio che le ha mostrato, arricchendolo con un elemento in più: un grosso blocco di carta che poggia su un cavalletto.
 

Ed è lì che da almeno una buona mezz’oretta, lui sta facendo tutte le sue supposizioni, segnandole con un pennarello.

 

Per essere più libero nei movimenti si è tolto giacca e cravatta, rimanendo solo con una camicia color melanzana


“Ricapitolando, hai detto che è una razza costosa, giusto, Jess?”
 

“Altroché, può anche superare i mille dollari, sai?”

 

“Per l’Inferno maledetto! Mille dollari per quel… coso?” la guarda esterrefatto Kevin.
 

“La gente ha gusti strani.” alza gli occhi lei.


“Dicevo, visto che vale così tanto, qualcuno potrebbe averlo rubato, per rivenderlo.” prosegue, indicando la parola ‘furto’ sul foglio. “Ma quello è anche un quartiere di lusso e, si sa, chi vive lì, vedi Patsy, è pieno di soldi. Magari questa signora non ha figli, tantomeno nipoti e quindi potrebbe essere l’unico affetto che le rimane, quindi perché limitarti a un furtarello di pochi spiccioli, quando potresti chiedere un ben più sostanzioso riscatto?”

Stavolta la parola che scrive è ‘rapimento.’

“Avrebbe senso.” approva Jessica, sottilmente divertita nel vederlo così coinvolto.

- Ha pure un’aria così sexy… no, non è vero, Jessica!- si ammonisce da sola, ma non smette di osservarlo.

“Però non sappiamo che tipo sia la Signora Brettford, magari potrebbe essersi fatta dei nemici e qualcuno potrebbe essersela presa con il suo gatto solo per fargliela pagare per qualche motivo.” aggiunge lui, scrivendo ‘dispetto’. “E poi, c’è l’opzione che preferirei non prendere in considerazione, ma così come accade con i gatti neri, qualcuno potrebbe non aver molto in simpatia quel tipo di gatto, decidendo di toglierlo di mezzo.” borbotta scrivendo quasi controvoglia la parola ‘omicidio’.


“Speriamo si tratti di una delle prima tre.” mugola Jessica.
 

“Non mi resta che andare in quel quartiere e interrogare un po’ di persone.”

Prende giacca, cravatta e il volantino con sé ed esce da lì, senza nemmeno aspettare una risposta di Jessica.

 

- Ho creato un mostro!- pensa sbalordita lei, indecisa o no se seguirlo.
 

La sua indecisione dura davvero poco, prima che prenda la giacca, la sciarpa e anche il suo taser, se necessario. E lei si augura che non lo sia.


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Quando hai un potere come quello di Killgrave non ci vuole molto a rendere la gente decisamente collaborativa.

 

- Io faccio sempre un sacco di fatica a farmi dire le cose dalla gente! - sbuffa lei, mentre lo segue da lontano.

Proseguendo per la strada, Killgrave arriva anche a un giardinetto pubblico, dove tre adolescenti, fra i sedici e i diciotto anni sono seduti mollemente sulle altalene.

Si avvicina a loro, tenendo ben in vista il volantino.

 

“Se sapete qualcosa su questo gatto, ditemela.” ordina, senza troppi giri di parole.


Sarà almeno la ventesima volta che ripete quella frase e finora ci sono solo stati buchi nell’acqua.

 

“Ce l’abbiamo noi.” rispondono i tre in coro, come in trance.


Un ghigno soddisfatto si dipinge sulle labbra di Killgrave.

 

“Portatemi da lui e auguratevi per voi che lui stia bene.”


E così fanno. Fortunatamente casa di uno dei tre non dista molto da lì, non ci sono i genitori ed è per questo che i tre hanno scelto di nasconderlo lì. Scendono delle scale che conducono al giardino, dove finalmente Killgrave avvista il povero micio, decisamente spaventato e poco contento.
 

Appostata su un albero nelle vicinanze, Jessica sta osservando tutto.

L’animale appare molto diverso da com’è in foto.

 

“Che cosa gli avete fatto?” domanda sgomento Killgrave, osservando i pezzi di parrucca e ritargli di peluche che i tre hanno applicato sull’animale, usando del nastro biadesivo.

“Quella vecchia befana ci ha sequestrato il pallone l’ultima volta che abbiamo giocato vicino al suo giardino e la palla è finita dentro… noi le abbiamo sequestrato quel suo orrendo gattaccio, siamo pari!” rivela il più piccolo del gruppo.

“E poi così è molto più bello, somiglia di più a un gatto normale!” commenta il più grande.

 

Killgrave respira a fondo prima di parlare.

 

“È evidente che dovete pagare per ciò che avete fatto, non posso far finta di nulla, meritate una lezione.” annuncia.
 

Jessica estrae il taser, pronta a saltare dall’albero all’istante.

 

“Visto che voi avete insistito per mettergli addosso tutto quel pelo, trovo adeguato sottoporvi all’esatto opposto.” medita lui.


Jessica ripone nuovamente il taser in tasca.


“In fondo all’altra strada c’è un negozio, comprate un rasoio elettrico e rasatevi i capelli a zero… e dopo dimenticate la nostra conversazione.” impartisce loro, osservandoli andare via.

 

Killgrave prova ad avvicinarsi al micio, ma da come soffia  e miagola innervosito, cambia subito idea.

 

Armeggia un po’ col cellulare, fino a trovare quello che fa al caso suo, nel raggio d’azione che fa al caso suo.

Digita il numero e attende.

 

PetSmart, buonasera,” lo saluta una voce cordiale dall’altra parte.
“C’è un gatto che avrebbe bisogno di un bel bagno per rimuovere delle cose che gli sono state attaccate da dei teppisti. Voi fate prelievo degli animali a domicilio?”

Sa già quale risposta aspettarsi.

“No mi spiace signore.”

Tuttavia, uno come lui ha mille risorse.

“Beh, ora lo fate. Venite subito a prendere questo gatto, poi vi dirò dove riportarmelo.”


“Certo signore, ci comunichi la via e veniamo subito da lei.”


Jessica è soddisfatta da ciò che ha visto e rientra a casa, prima che lo faccia lui.

 

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“... e ora aspetto solo che me lo riportino, rimesso a nuovo.” finisce di raccontarle tutte le sue vicissitudini Kevin, mentre lui e Jessica guardano distrattamente la tv, seduti sul divano.

“Che dire? Non sei affatto male come apprendista detective!” ridacchia lei.

 

“Non vuoi nemmeno sapere cos’ho fatto a quei ragazzi, quale sia stata la mia atroce punizione?” la guarda sospettoso lui.
 

“Confido solo che tu li abbia lasciati vivi, per il resto… mi fido e, qualsiasi cosa fosse, se lo meritavano!” taglia corto lei. “Piuttosto, perché farti consegnare quel gatto qui? Non era meglio dar loro l’indirizzo della signora Brettford?”

 

“E perdermi così la generosa ricompensa di cui parla nel volantino? Col cavolo!” ribatte lui.

 

“Ma se per te i soldi non sono nemmeno un problema?” gli fa notare lei.

“Non è un buon motivo per rinunciare a un guadagno facile!” insiste lui.

 

“Non hai tutti i torti…” riconosce la mora.
 

“E poi, facile un accidenti! Me la sono sudata quella ricompensa!”
 

“E va bene, va bene, hai ragione. Glielo porterai tu e farai la tua bella figura.”


“E infatti ho comprato questo proprio per l’occasione!” dice, mostrandole un trasportino che aveva riposto dietro il divano.

 

“Comprato?” si mette le mani sui fianchi lei, guardandolo scettica.

“Comprato, fatto regalare… non stare sempre a sottilizzare!” fa spallucce lui, con aria innocente. “E comunque è così rincuorante che tu non mi abbia tenuto d’occhio, che ti sia fidata di me…”

 

Jessica non dice niente e preferisce guardare altrove.

 

- Forse dovrei cominciare sul serio a fidarmi di lui, almeno un pò... -


“Ah, dimenticavo, Jessica?”
 

“Sì?” gli rivolge di nuovo lo sguardo.

“Eri meravigliosa su quell’albero oggi.” le dà scacco matto lui, facendola diventare paonazza.

 

Stanno per mettersi a discutere a riguardo, quando suonano alla porta.
 

- Salvata dal campanello. Letteralmente. - rimugina lei.


Si tratta del ragazzo del centro toelettatura, che - ovviamente, a titolo di omaggio, come gli è stato suggerito da qualcuno - riporta il gatto in condizioni perfette.

Lo tiene fra le braccia, placido e tranquillo, ma non appena lo posa sulla soglia e se ne va, il felino comincia ad agitarsi nuovamente.

Per prima cosa salta addosso a Kevin, in spalla, con un agile balzo, ma il persuasore, che non se lo aspettava, comincia a scuotersi per cacciarlo via.

Pessima mossa, perchè il micio sceglie di saldare la sua presa conficcandogli le unghie nella pelle, attraverso la camicia, prima di saltare sull’altra spalla, ripetendo il procedimento, con una zampa posteriore che fa scaturire altri dolorosi artigli che gli graffiano diagonalmente il petto.

 

“Jessicaaaaaaah!” urla lui e lei accorre, scoppiando a ridere.
 

“Non è divertente!” sbotta Kevin.

 

“Mi permetto di dissentire!” continua a sghignazzare lei, ancora di più quando il gatto salta sulla testa di Killgrave, lasciandogli anche qualche graffio sulla fronte, prima di darsi uno slancio e saltare su una mensola.

“Bestiaccia ingrata, dopo tutto quello che ho fatto per te!” sbotta Kevin.

“Dici a lui o a me?” fa la spiritosa Jessica, però non riesce a farlo ridere. “E dài, Kevin, non è la fine del mondo,” sdrammatizza, avvicinandosi a lui. “Un bacino e passa la bua?” propone, cominciando a baciargli la fronte e la parte di petto lasciata scoperta dalla camicia strappata in quel punto.

 

E il buon umore gli torna all’istante.

“Mi ha graffiato anche qui.”  la informa, indicandosi il cavallo dei pantaloni.

“Porco!” sbotta lei.

“No, gatto!”  le strappa un sorriso lui, per poi cambiare tattica. “Sai sono abbastanza sicuro che quella bestiaccia demoniaca mi abbia graffiato anche qui…” dice, toccandosi le labbra.

Jessica si avvicina maggiormente “Eh sì, mi pare di vedere un bel graffio evidente,” lo accontenta, baciandolo in modo tenero e paziente.

“Ora però abbiamo un gatto di cui occuparci,” si separa, andando verso la mensola.

“Comunque è normale che prima con te abbia fatto così, non lo sai che gli animali percepiscono il Male?” lo punzecchia, mentre afferra il micio, mettendogli le mani sotto le zampe anteriori e facendo leva, sollevandolo.

Non appena lo tira vicino a sé, il gatto soffia ancora più di prima, dandole una zampata sulla faccia e dimenandosi finchè scivola via dalle sue braccia.

“Signorina Jones, a quanto pare temo che non sia un esempio di virtù neppure tu!”ridacchia Kevin. “Un bacino e passa la bua?” la provoca, ma lei, per la seconda volta quel giorno, gli mostra il terzo dito.

Il micio si accuccia in un angolo e, con passi molto lenti e silenziosi, Killgrave gli si avvicina nuovamente, posando a breve distanza il trasportino, aperto.

“Dài, gattino, da bravo, va’ lì dentro, è un posto bellissimo…” prova, con voce melliflua, ma il gatto nemmeno lo considera, cominciando a lavarsi nel suo angolo.

“Te l’ho detto, io non posso usare il mio potere sugli animali.” ribadisce lui.

“Ma io sì!” ribatte Jessica, in procinto di avvicinarsi al gatto, ma Killgrave la tira per un braccio.

“No, Jessica, non è una buona idea, quel gatto dobbiamo restituirlo vivo.”

“Oh sì.. ma certo, ti stavo solo mettendo alla prova.” fa finta di niente lei.

Con un gioco di squadra, tanta pazienza che nemmeno sapevano di possedere e, per una volta, capacità soltanto umane, Jessica e Kevin riescono finalmente a spingere il micio dentro al trasportino.

Ė sera inoltrata quando tornano in quel quartiere benestante, non lontano dalla Fifth Avenue, andando all’indirizzo indicato sul volantino.

C’è un grande cancello bianco, da cui si può intravvedere un giardino maestoso.

“Cazzo!” esclama Jessica, prima di suonare al videocitofono.

“Sì?” domanda una voce con tono acido.

“Buonasera Signora Brettford, siamo qui per il volantino, abbiamo trovato il suo gatto.” annuncia Jessica, mentre Killgrave fa bella mostra del trasportino.

“Oh, benedetti figliuoli, entrate, entrate!” apre subito loro l’anziana signora, addolcendosi.
 

I due percorrono il viale ciottolato che divide il giardino, osservando il gazebo, il dondolo, la fontana e la piccola piscina.

Quando arrivano alla villa di lusso, con le pareti di un tenue giallo crema, la signora è già fuori dalla porta, pronta ad andare loro incontro. Nonostante i suoi settant’anni, pare difendersi bene dagli attacchi del tempo, con una figura ancora esile ed elegante, accentuata dai capelli bianchissimi, raccolti in una crocchia.

“Oh, il mio Fluffy, mi sei mancato così tanto!” apre il trasportino e prende il micio fra le sue braccia.

“Fluffy?!” ripete stranito Killgrave. “Ma se quella bestia di Satana è priva di peli e poi non ha per niente l’aria mansueta o tenera…” si blocca, perchè deve ricredersi quando vede il micio fare un sacco di fusa e coccole alla sua padrona ritrovata.

“Signora, noi il suo gatto glielo abbiamo riportato…” le fa notare Jessica.

“Avete ragione, cari, non mi dimentico della ricompensa.” sorride la signora, mettendo mano al suo portafogli. “Ecco qua!” consegna una banconota da dieci dollari a Jessica.

“Sa, io credo che si sia confusa. In realtà lei vuole darcene cinquanta, a testa!” interviene il persuasore.

“Ma certamente, che sbadata!” scuote la testa la signora, riprendendo il portafogli.

“Killgrave!” lo riprende Jessica, stizzita.

“Lei continui a contare i soldi e non ci ascolti.” si raccomanda con la signora l’incantatore, prima di volgere lo sguardo alla detective.

“Oh, per favore, Jessica, non mi dirai che sto derubando una povera vecchina. Ma l’hai vista la casa in cui vive?” dice a sua discolpa.

“L‘ho vista sì, cazzo. Per questo che volevo dirti.. cinquanta dollari? Ma come minimo chiediamone duecento a questa spilorcia!” lo diverte lei con la sua risposta.

Inutile dire che lui è più che felice di accontentarla.

Soddisfatti e con le tasche piene, i due lasciano la villa.

“Allora Fluffy aveva ragione!” non resiste alla tentazione di punzecchiarla Kevin, per il suo comportamento decisamente non virtuoso.

Jessica si limita a scrollare le spalle.

“Sono una super eroina, mica una santa!”
 

TBC

Vi dico solo che dovevo metterci anche la loro prima serata alcolica insieme, ma poi mi sono accorta di quanto fosse già chilometrico… sono un caso senza speranza! XD Quindi la vedrete nel prossimo… forse.

Di tutta questa serie leggerina credo che questa sia la mia one shot preferita (perchè mi ostino a chiamarle one shot dato che non è una raccolta e sono tutti capitoli concatenati fra loro? vabbè), ma forse l’ho detto anche della precedente ^^’ … tornando a questa, sono gattara fino al midollo, quindi va da sé che ami anche gli Sphynx Cat, a suo modo sono bellissimi anche loro e tanto teneri, infatti è stato difficile trovare un'immagine per Fluffy (ah nel caso ve lo chiedeste, ha la doppia connotazione di soffice (quindi qualcosa con tanto pelo) e tenero, dolce… per quello Killy è così confuso quando lo sente chiamare così) che non fosse cucciolosa, finchè ho trovato questa, LOL
 

sphynx

Ovviamente il massimo del maltrattamento a cui potessi arrivare è stata quella bravata… niente che un po’ d’acqua non riesca a levare… certo che povero micetto, i bagnetti per la maggior parte di loro sono un trauma ^^’

Vi è piaciuto Killy in versione investigatore? a me un sacco <3  Ma pure come design d’interni non scherza, visto che signor studio/ufficio ha tirato fuori a Jessica?
Io lo immagino così

studio
 

La citazione a ‘Broadchurch’ non potevo non farla… fingiamo che sia solo un attore che gli somiglia un po’, ecco ^^’ avviso già che ci sarà una par condicio anche per la cara Jess, devo solo decidere quando...
 

Nel caso non vi convinca la poca moralità di Jessica, nell’episodio 1x12 ‘AKA Take a bloody number’ mentre indaga in un locale accetta una mazzetta, come se niente fosse XD io la amo <3

Quanto a Killgrave, ce lo vedo un sacco fare tutto il restio a fare qualcosa, per poi buttarcisi a capofitto, un po’ come nell’1x8 ‘AKA WWJD?’ Jessica lo porta in ‘missione’ con sé e lui ha un sacco da ridire, poi invece ci prende gusto e lo vuole rifare… io lo amo <3

 

Spero che vi abbia divertito leggerla anche solo un decimo di quanto ha divertito me scriverla.


E dopo tutto questo fluff super fluffoso, per chi vorrà seguirmi l’appuntamento ve lo darò in un’atmosfera che è l’esatto opposto … brrr.

A presto <3 notte notte.

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Capitolo 5
*** AKA It was not a fucking date! ***


Buonanotte,
lo so che lo dico sempre ma… questo capitolo non era previsto, o meglio , un po’ sì, ma mi aspettavo di scrivere tutt’altra cosa, che a quanto pare finirà nel prossimo.

Comincio seriamente a pensare che Killgrave in realtà sia nascosto da qualche parte e mi comandii di scrivere queste cose.

Ah, si sono ritagliati moooolto spazio anche Trish e Malcolm, spero che la cosa non vi dispiaccia <3

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AKA It was not a fucking date!

Sulla strada di casa, Jessica adocchia un pub, per lo più frequentato da ventenni ed è lì che le viene un’idea.

“Serata alcolica insieme?” propone.

“Come, prego?” domanda Kevin, colto alla sprovvista.

 

“Mi hai capito bene, sai che ne avremo una a settimana, tanto vale che sia questa sera: possiamo spendere parte di questo bel gruzzoletto, la notte è ancora giovane e non ho nessuna voglia di andare a letto.” argomenta lei.

“Oh beh, dipende cosa intendi per andare a letto…” ammicca sornione lui, ma lei gli pizzica le labbra, tirandole leggermente.

“Killgrave, non rovinare quella che tutto sommato finora sembra essere una bella serata.” gli dà quel saggio consiglio, lasciandolo andare.

 

“Okay per la serata alcolica insieme, solo che pensavo ne avremmo passata una più tranquilla, a casa…” borbotta lui.

“Ti piacerebbe! E invece no, caro il mio sociopatico, devi imparare a stare fra la gente. E ti dirò di più, non solo ora entreremo lì dentro, ma tu non userai nemmeno il tuo potere.” gli lancia come sfida e lui accetta con un cenno del capo, seguendola dentro quel locale.

Peccato che le aspettative siano molto diverse dalla realtà.

Dieci minuti dopo stanno già uscendo, con una Jessica di pessimo umore.

“Ti avevo detto di non usare il tuo potere!” sbotta lei.

 

“Ho dovuto farlo, se tu hai usato il tuo per sollevare e sbattere al muro un ragazzino che ti ha solo chiamato ‘Signora’!” riepiloga Kevin.

“Era già il quarto, dopo soli cinque minuti lì dentro, cazzo!” si giustifica Jessica. “Non sono mica così più vecchia di loro!”

“Dieci anni, se non di più, non sono pochi...”

“Sappi che ti stai addentrando in un campo minato!” lo mette in guardia Jessica, pungolandogli il petto con un dito.

“Lo sai che per me sei una bambina,” le sorride ammaliato lui, rubandole un bacio inaspettato.

“Almeno quel moccioso è convinto sia stato uno scherzo dei suoi amici con l’aiuto di una stuntman professionista!” si giustifica Killgrave.

“Sì, in fondo… hai fatto bene.” riconosce Jessica, che deve ancora un po’ riprendersi. “Basta che ci allontaniamo da questo posto di merda pieno di sfigati, brufolosi e irrispettosi.”

“Se ti va di fare quattro passi, lungo il molo, vicino alla mia precedente casa, c’è un posto più adatto a noi.” la consiglia lui e lei si fida.

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“Ohh andiamo, e quello lo chiami bere?” lo sbeffeggia Jessica quando, circa tre quarti d’ora dopo, seduti a un tavolo di un lounge bar molto più raffinato e soprattutto frequentato da gente più in linea con la loro età, Kevin si mostra restio mentre lei fa per versargli il terzo bicchiere di whisky.

Di un’ottima annata. Inutile dire che lei è già al quinto e che si è fatta lasciare direttamente la bottiglia dal cameriere.

“Di che cazzo hai paura, di abbassare la guardia? Non scapperò, sono a casa tua per volontà mia…” gli spiega lei, finendo di riempire i loro bicchieri “Non c’è niente che dovresti temere di confidarmi, già lo so da un pezzo che mi ‘ami’,” posa la bottiglia lei, per piegare due volte gli indici e i medi con il resto delle dita chiuse. 

“Devi proprio dirlo con le virgolette?” le fa pesare lui, offeso nel suo amor proprio.

“Hai ragione, scusa. Nel tuo modo contorto e malato... so che mi ami sinceramente.” lo stupisce lei con la sua risposta, ancora di più quando gli accarezza il viso. 

“E comunque, niente, non lo distinguo più da quello fasullo!” fa una smorfia lei, quasi arrabbiata bevendo il suo bicchiere.

“Allora, se nemmeno fa più differenza, perché devi ostinarti a farti devastare da quello vero?” rimbrotta lui.

“Non ci provare. Io ho bisogno di devastarmi seriamente.” tira la bottiglia vicino a sé lei.

La serata procede piuttosto piacevolmente, Kevin è concentrato solo su Jessica, quindi ignora totalmente gli avventori di quel lounge bar, mentre lei si versa il decimo bicchiere.

“Me lo spieghi che senso ha tenerti lontana dall’alcol se poi tu in una sera ti bevi il quantitativo che hai evitato per due settimane?” borbotta Kevin.

“Il solito esagerato! Questo è a malapena una parvenza di sbronza leggera per me. Non potrei mai allontanarmi dall’alcool, accontentati di avermi notevolmente ridotto il quantitativo che ho abitualmente in corpo.” ribatte lei, svuotando velocemente il suo shot.

“La considero già una vittoria importante.” sorride lui.

“Allora festeggiamo!” gli versa quello che ormai è il quinto bicchiere mentre lei finisce il poco che resta direttamente dalla bottiglia.

“Jessss, io credo di aver bevuto a sufficienza…” protesta lui, cominciando ad aver qualche difficoltà ad articolare bene le parole. 

“Andiamo, non fare storie, al massimo mi confesserai un tuo scabroso segreto, tipo che il viola in realtà ti fa schifo e vorresti vestirti sempre giallo limone!” lo fa ridere lei.

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Quando fanno ritorno a casa, verso l’una di notte, Kevin ha ancora lucidità mentale a sufficienza per aprire la porta, infilando la chiave giusta nella serratura al primo colpo.

“Quanto mi era mancata questa sensazione di sentirmi uno schifo,” esulta Jessica, un po’ sbronza, ma non quanto avrebbe voluto. “Ora però voglio dormire fino al 2030.” sbadiglia, subito dopo.

“Mi manchereshti trooppo…” biascica Kevin, decisamente alticcio. “Troviamo come compromesssso che domani ti faccioo svegliare a mezzosgiorno?”

 

“Andata!” approva lei, mentre si dirigono alle scale.

“Jesshica, lo sciai che staaaasera il nostro è shtato un ap…” prova a farle notare lui, prima che le loro strade si dividano, ma lei ha i riflessi ancora pronti abbastanza da zittirlo con l’indice sulla sua bocca.

“Ssshh! Chiudi il becco e non t’azzardare a rovinare una notte pressoché perfetta!” mormora lei, mentre percorrono il corridoio che porta alla sua  camera da letto. “Ti concedo pure di darmi il bacio della buonanotte.” lo informa lei e, sbronzo o meno che sia, Kevin non si lascia certo sfuggire quell’occasione, posando le labbra sulla fronte con un leggero schiocco.

“Buonanotte Jeessh!” la saluta sulla soglia, avviandosi alla sua stanza.

- Non ha ragione lui, non è stato un appuntamento, cazzo!- è quello che continua a ripetersi lei, finchè il sonno non finisce per sopraffarla.

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“Non è stato un appuntamento, cazzo!” è quello che ripete il pomeriggio seguente, sdraiata su un divano.

No, non ha iniziato alcuna seduta di terapia, semplicemente è a casa di Trish.

“Io temo che un po’ lo sia stato!” dice la sua Malcolm, intento a sistemare il lavandino della cucina.

“Non accetto pareri da gente in mutande!” replica Jessica.

“Ho solo tolto la maglietta!” si difende lui.

“Perché?” si stranisce Jessica.

“Mio ragazzo, mie regole, è così un bel vedere!” approva Trish, lanciandogli uno sguardo carico di desiderio. “Cos’è, sei forse invidiosa? Vorresti che Killgrave sistemasse il tuo di lavandino?” provoca la sorella subito dopo.

“Perché cazzo ci vedo un doppio senso a sfondo sessuale?” si agita la mora.

“Perché c’è un cazzo di doppio senso a sfondo sessuale!” puntualizza la bionda.

“Perchè trovo questo discorso così eccitante?” si domanda perplesso Malcolm.

“Zitto tu, torna a lavorare … e mostrami di più quel tuo bel culetto!” comanda la speaker, leccandosi le labbra.

“Anche no, grazie, potreste giocare all’idraulico infoiato e la casalinga annoiata quando sarò uscita da qui? È un’immagine che vorrei dimenticare, cazzo!” protesta Jessica, ma questo la fa ragionare su qualcosa.

- Dimenticare…oh, cazzo!-

“Tornando a noi, Jess, raccontami meglio la serata di ieri, siete andati a sbronzarvi, okay. Ma… ci sono stati baci?” indaga Trish, sedendosi di fianco a lei per affrontarla meglio.

“Beh… l’ho baciato quando il gatto lo ha graffiato, per consolarlo un po’...”

“Aspetta, quale gatto?” si acciglia la bionda.

“Uh, non te l’ho detto? Lunga storia, comunque, Malcolm, quella befana spilorcia della Signora Brettford non ha più bisogno di aiuto!” urla Jess, per farsi sentire dal ragazzo, impegnato sotto il lavabo, che mugola un assenso.

“Poi l’ho baciato sulla via per il pub, anche perché prima eravamo stati in un postaccio e lui, tutto sommato, ha fatto una cosa giusta… e poi mi ha baciata, ma mi ha colto alla sprovvista. Poi l’ho baciato al primo bicchiere di whisky, ma sai… alcool vero dopo due settimane? Avrei baciato chiunque, cazzo!” si giustifica lei.

“Uhmm…” si limita a esternare le sue perplessità la sorella.

“E poi l’ho baciato mentre tornavamo a casa… o mi ha baciato lui, chi se lo ricorda? Abbiamo fatto il pieno entrambi!” ridacchia lei. “E poi, prima di salutarci, mi sono fatta dare il bacio della buonanotte, sulla fronte.”

“Accidenti, Jess, così è pure peggio!” borbotta Trish. “È qualcosa di … tenero. Tu non sei mai tenera!”

“Oh, cazzo!” si dispera la mora, seppellendosi la testa sotto un cuscino.

“Devi affrontare la realtà. Quello di ieri è stato a tutti gli effetti un appuntamento.” sentenzia la speaker.

Jessica riemerge da sotto il cuscino.

“Come fai a dirmelo così tranquillamente? Perchè non mi aggredisci, dicendo che sto sbagliando tutto e sto perdendo la ragione?” la affronta lei.

“Perché forse non stai sbagliando niente. Lo so che stiamo parlando di un soggetto pericolosissimo come Killgrave, che ti ha reso la vita un inferno, ma è anche vero che ha visto la morte in faccia, gliel’hai fatta vedere tu … e questo può cambiare profondamente una persona. Sì, okay, magari c’è qualche piccolo scivolone ogni tanto, al suo potere non sa rinunciare del tutto, ma è innegabile che lui si stia davvero sforzando tanto per cambiare e che non ha più fatto un vero e proprio passo falso.” argomenta pazientemente Trish.

- ‘Redenzione per amore, è davvero possibile?’ Potrebbe essere l’argomento perfetto per la mia prossima puntata!- trama la bella speaker.

“Quindi non sono l’essere più deplorevole della Terra se trovo così poco orribile baciarlo?” cerca ulteriori conferme Jessica.

“Non lo saresti, nemmeno se te ne innam…”

 

“ALT! Ti prego, un problema alla volta! Ho già fin troppi casini così” la ferma in tempo la detective, alzandosi e avviandosi all’uscita.



“Sei davvero convinta di quello che hai detto a Jessica?” rimbrotta Malcolm, che ha ascoltato tutto.

“Beh, sì. Killgrave può anche aver cercato di uccidermi, due volte, a dire il vero, ma… diamogliene atto che non ci sia mai riuscito!” sdrammatizza lei, ma poi si fa più seria. “Se io sto dando una possibilità alla reincarnazione del Male Puro che è mia madre, perché mai Jessica non dovrebbe concederla a lui?”

“Sperando che lui non se ne approfitti…” borbotta Malcolm.

“Non credo che lo farà, l’ho visto profondamente cambiato, ci sono state più occasioni in cui avrebbe potuto davvero approfittare del suo potere e non lo ha fatto. Quanto a te… ti ha solo spinto a metterti con me, come faccio a non essergli grata?” aggiunge, chinandosi, in modo che le sia possibile baciarlo.

“Ammetto che avevo bisogno di un po’ di fiducia in me stesso… voglio dire, guarda me e guarda te, così bella, in gamba e indipendente, circondata da tutto quello star system… e quando mai ti saresti accorta di me?”

“Vieni qui, star system!” lo tira a sé Trish ridendo, prima di baciarlo a fondo.

“Questa casalinga annoiata aspetta l’idraulico infoiato in camera da letto… e, mi raccomando, presentati con gli arnesi giusti!” ammicca lei, avviandosi con fare sensuale dove indicato.



Quando torna alla villa, la prima cosa che fa Jessica è andare in cerca di Killgrave.
In effetti non lo ha visto nemmeno quando si è svegliata.
Non lo trova per tutta la casa, il suo staff le comunica che non solo non è uscito, ma non ha nemmeno lasciato la propria stanza ancora.

È da quando gli ha fatto l’improvvisata il giorno di Natale che Jessica non entra più nella sua camera da letto.
È ora di tornarci. Ecco perché percorre il corridoio che separa le loro stanze e non si fa intimorire, né dalla porta chiusa, né dalle luci spente.

“Kevin, dobbiamo parlare!” entra irruente, spalancando quella porta che per fortuna non è chiusa a chiave e accendendo le luci.

Kevin mugugna il suo disappunto, voltandosi a pancia in sotto e seppellendosi la testa sotto il piumone… viola, ovviamente.

“Spegni la lucee.. e spegniti anche tu..” si lamenta da sotto le lenzuola.

Per tutta risposta, Jessica gliele strattona, sollevata nel constatare che indossi un pigiama, di un'elegante seta color indaco.

“Qualcuno sta facendo amicizia con l’hangover eh?” ridacchia lei, abbassando però il volume della voce, per un qualche senso di pietà, ma la luce rimane accesa.

“Io non voglio mai più bere!” spergiura lui, che si sente perforare la testa da un martello pneumatico.

“Tanto lo so già che ti ritroverò puntuale fra sette giorni alla nostra prossima serata alcolica!” ribatte sicura lei, sedendosi sul letto.

A fatica, l’uomo si volta verso di lei, sforzandosi di aprire gli occhi.

“Tu… avrai bevuto, non lo so… quattro volte tanto quello che ho bevuto io… e guardati, sei un fiore… com’è possibile?” le rivolge la parola, a metà fra un complimento e una protesta, mentre si regge la testa con le mani, perché gli sembra che la stanza gli giri intorno vorticosamente.

“Super forza uguale super resistenza ai postumi delle sbronze!”spiega trionfante lei. “Hai voluto il tuo prezioso controllo mentale? Chiedi a qualcuno che si prenda il mal di testa al posto tuo, ma non credo funzionerà.” lo sbeffeggia, prima di andarsene.

Jessica è di ritorno circa venti minuti dopo, dopo aver setacciato la cucina in cerca di ciò che le serviva.

La luce è rimasta accesa, come se in qualche modo lui ci sperasse di rivederla.

La ragazza entra reggendo un vassoio, che gli posa sul grembo.

“Banane, mangiale per il potassio. Miele, così fai il pieno di fruttosio, aiuta a mettere KO l’alcool che hai ancora in circolo. Succo d’ananas, per le vitamine. E fra mezz’ora vengo a controllare se hai preso tutto.” dice, avviandosi alla soglia.

“Grazie, Jess,” mormora lui. “Ma se tu non hai questi problemi, allora come... “

“Sai quante sbornie ho fatto passare a Trish?” lo fa sorridere lei. “E se quello non funziona, ti aspetta un bagno nel wasabi… ma spero di non dover arrivare a tanto!”

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I primi rimedi di Jessica si sono rivelati più che efficaci e il mattino dopo lei lo ritrova più in forma che mai, quando scende a fare colazione, vestito di tutto punto.

“Che volevi dirmi ieri?” le chiede, prendendo posto accanto a lei, che sta caricando il suo piatto con ogni tipo di pietanza a disposizione, mentre lui si limita a delle fette di pane tostato e del succo d’arancia.

“Ah, allora te lo ricordi che volevo parlarti di qualcosa,” bofonchia Jessica, fra una cucchiaiata di yogurt e l’altra. “Non trovi strano che Trish non si sia più ricordata nulla né di quando le hai chiesto di portarmi al centro commerciale e di farmi quelle foto, nè il giorno prima, dopo che l’hai avvicinata in radio?” le fa notare lei, versandosi altra frutta fresca.

“In effetti sì, è strano…” riflette lui, addentando un croissant.

“Già, voglio dire, okay, puoi anche averle chiesto di dimenticarlo… ma tipo dopo ventiquattro, quarantottotto… non lo so, fossero anche novantasei fottutissime ore… ormai dovrebbe ricordare. Sono passate delle cazzo di settimane intere ormai!” comincia ad agitarsi lei.

“Hai ragione… forse la durata del mio potere si è estesa?” si fa pensieroso Kevin.

“In effetti, tu mi hai parlato dei tuoi miglioramenti quella sera al locale, prima di scagliarmi contro Luke…” rimugina lei.

“Perché vuoi farmi andare di traverso la colazione nominandomi quello scimmione?” ringhia lui.

“Perché mi serve per capire, citrullo!” ribatte lei. “Il punto è, cos’è successo dopo l’ultima iniezione? Un comando normale che dai ha la solita durata… il discorso pare che cambi quando chiedi a qualcuno di dimenticare… lo hai fatto con qualcun altro, di recente?” lo interroga.

“No, credo che l’ultima sia stata proprio Patsy.” ammette lui. “Nemmeno al tossico ho mai chiesto nulla del genere.”

“Allora dobbiamo fare luce su questa cosa, Kevin!” lo trascina via dal tavolo, dandogli solo il tempo di portarsi via il croissant e una delle fette di pane.

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“Trish, apri sono io, se c’è anche Malcolm è pure meglio!” la esorta Jessica, parlandole dal videocitofono. “C’è anche Kevin e ci serve fare un piccolo test.” aggiunge, perchè non vuole coglierla di sorpresa.

Con una rapidità che la lascia piuttosto allibita, Trish apre loro la porta.

“Che genere di test?” si incuriosisce.

“Io non ne voglio sapere niente!” piagnucola Malcolm, nascosto dietro il divano.

“È questo l’uomo impavido, pronto a proteggerti, che ho contribuito a mettere al tuo fianco?” alza gli occhi Kevin.

“Hey, io sono molto impavido… ma ti preferisco a novanta metri di distanza!” protesta Malcolm, sempre da dietro il divano.

“Abbi il coraggio delle tue azioni e vieni qui, ti assicuro che non ti faccio niente.” insiste Killgrave e al ragazzo non rimane scelta.

“Hey! Non azzardarti a comandare il mio ragazzo!” ringhia Trish.

“Suvvia, quello non è nemmeno un comando, semmai gli sta evitando di coprirsi di ridicolo.” dice la sua Jessica.

Non si sofferma nemmeno a pensare che sta prendendo le difese di Killgrave.

“Hai parlato di un test. Spara, di che si tratta?” torna sull’argomento la bionda.

“I comandi di Killgrave che riguardano la memoria cominciano ad essere un po’ troppo anomali… tipo quello che ha dato a te, Trish, ti rendi conto che non lo hai più ricordato?”

“Oh, cazzo, Jess, hai ragione!” si allarma lei, prima che Malcolm la stringa a sé.

“Non temere, tesoro, non gli permetterò più di farti alcunchè!” ritrova il suo innato coraggio, affrontando con lo sguardo il persuasore.

“Oh bene, significa che allora ti candidi tu? Perché a me non fa alcuna differenza, sai.” sogghigna Killgrave.

“Ca-candidarmi per cosa?” deglituisce pesantemente il ragazzo AfroAmericano.

“Tagliamo corto, serve qualcuno al quale far dimenticare qualcosa, da testare poi nel tempo.” spiega Jessica. “Lo farei io, ma… oh, sì, è vero, c’è quel piccolissimo problema che Killgrave non mi controlla più!” fa spallucce. “Potremmo chiederlo a qualcuno del suo staff, però preferirei fosse uno di voi due, che ormai con questo genere di cose avete a che fare da un bel po’.” cerca di convincerli.

“Trish, ti amo e tutto quanto, lo sai, però…” borbotta Malcolm.

“E va bene, va bene, che sarà mai? Lo faccio io!” si offre Trish. “Ma non vi azzardate a farmi dimenticare qualche appuntamento di lavoro, ho un’agenda fitta!” li mette in guardia.

“Niente del genere, sarà più semplice di quello che credi.” le promette Killgrave. “Dovrai dimenticare qualcosa che ancora non sai.”

“In effetti sono contenta ti sia candidata tu, con te è più facile,” commenta Jessica. “Te lo ricordi quando avevi vent’anni? Alan McGown, il tuo fidanzatino di allora, ci ho dato dentro con lui una volta, sul retro del tuo locale preferito.” le spiattella quel segreto.

“Sei una grandissima stronza, Jess, come hai potuto?” sbotta inviperita Trish.

“Kevin…” chiama i rinforzi la mora.

“Patsy, dimentica quello che Jessica ti ha appena rivelato.” ordina, per poi rivolgersi a Malcolm. “E non sia mai che tu glielo possa rivelare, quindi dimenticalo anche tu!” aggiunge per sicurezza.

“In effetti dovevamo testare entrambi. Così sapremo se il caso anomalo è solo Trish… oppure è una cosa generale.” rivela Jessica, scambiandosi uno sguardo complice con Kevin.

“Allora, questo test? Lo cominciamo o no?” è la risposta che ricevono dalla speaker.

“A dire il vero, lo abbiamo già finito.” rivela Jessica. “Ci rivediamo fra qualche giorno, per vedere come va. Grazie per la vostra collaborazione.” si congeda con Kevin, uscendo da quella casa.


“Quella cosa che le hai detto… beh, la vorrei dimenticare anch’io!” brontola Kevin, corroso dalla gelosia, mentre sono per strada.

“Ma che vuoi? Nemmeno mi conoscevi ancora!” replica acida Jessica, prima di rincarare la dose. “E se pensi che quella con te sia la mia prima convivenza con un ragazzo, sei solo un povero illuso!”

TBC

Jessica sta cominciando a cedere e Kevin ancora non lo sa ;)

 

Il Killy brillo me lo ricordavo già coi TenTENNANTi che fosse divertente da scrivere, ma quello in preda all’hangover lo è ancora di più XD

A suo modo, Jessica gli ha dato pure un po’ di hurt/comfort, no?

Lo avrete capito che è un mio kink enorme quello di poter far manipolare la memoria a Kevin a suo piacimento? 3 strade diverse in tre fic diverse , lol, forse la dark è l’unica in cui non glielo faccio fare, LOL

Chiedo scusa se non sono andata avanti con le ‘missioni ‘ di Kevin, ma.. l’ho già detto che non era un capitolo previsto?


chiedo scusa anche per Trish e Malcolm che a un certo punto sembravano usciti da un porno di qualità scadente (sentivo in sottofondo il saxofono, lol) ... hanno fatto tutto loro ^^'

Ad ogni modo, spero vi sia piaciuto ^^
 

‘Notte, è parecchio tardi XD

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Capitolo 6
*** AKA JFK ***


Warning: Fluff Ma di quello pesante, quello che vi si avvinghia addosso e poi non ve lo scollate più… di quello che poi il Dentista gongolerà presentandovi la parcella a causa di tutta la zuccherosità.

Potresti imbattervi in Killy che è peggio dei bimbi che assumono troppi zuccheri, Jessica che ha la pazienza di una santa, freccette, caramelle, missioni varie ed eventuali e giochi di parole ben mirati in un capitolo che pensavo sarebbe stato brevissimo XD… sicuri di voler proseguire? ^^’

Io vi ho avvisato eh, poi non dite di no XD

biww-cover



AKA JFK
 

“E quindi ora che facciamo?” domanda Kevin, una volta rientrati in casa.

“Cos’è questo usare il plurale come se implicasse che dobbiamo fare qualcosa insieme?” puntualizza Jessica, scorbutica. “Io ho le mie indagini da portare avanti, tu fa’ quello che vuoi!”

“Per verificare gli effetti dei miei comandi sulla memoria dovrò attendere almeno quattro giorni … cosa posso fare prima di allora?” protesta lui.

“Beh, che io sappia oggi dovrebbero dare la partita di rugby della tua squadra preferita…” cerca di catturare il suo interesse Jessica, mentre si reca al suo studio e lui la segue.

“No, non mi va!”

“Baseball, allora!” rilancia lei.

 

“No, nessuno sport, né cose da guardare alla TV. Ho bisogno di più dinamicità.” puntualizza lui.

“Perché non ti fai dare altre lezioni di cucina da Daniel allora?” propone Jessica, sedendosi alla scrivania e accendendo il laptop.

“Non ne ho voglia!” borbotta lui, sedendosi sulla scrivania.

“Magari puoi farti insegnare da Ingrid a stirare le camicie in quel modo così impeccabilmente perfetto… no, aspetta, non voglio io!” ringhia lei, facendolo ridere.

Che lei e Daniel siano ormai una coppia felice non le fa comunque entrare nelle sue grazie quella Barbie Svedese.


“Fa’ un’improvvisata a Trish, così ti fai intervistare come fenomeno da baraccone, no? Magari testi se il tuo potere funziona anche per radio? Con il telefono dell’ospedale avevi dato del tuo meglio… o del tuo peggio!” borbotta lei al ricordo.

Killgrave sorride, ma fa segno di no con la testa.

“Shopping per arricchire il tuo guardaroba?” fa un altro tentativo Jessica, cominciando a spazientirsi.

“Naaah, il mio è già abbastanza ricco, però, aspetta… vuoi che facciamo shopping per il tuo?”

“Scordatelo, non tornerò mai ad essere la tua bambolina radiocomandata!” sfuria lei. “E poi intendevo attività che comportassero il fatto che ti allontani tu.  Io devo lavorare!” mette in chiaro lei.

‘“Ma io mi annoio!” manifesta il suo disappunto Kevin, sbuffando.

“Dannazione, è vero che tu non smetti mai di avere dieci fottuti anni!” sbotta lei, reggendosi la testa fra le mani.

Kevin si alza dalla scrivania, fa rapidamente il giro e raggiunge Jessica, fissando lo schermo con lei.

“Posso aiutare te con le tue indagini!”

E no, la sua non è una domanda.

 

Jessica tira più a sé il laptop, lanciando un’occhiataccia al persuasore.

“Col cazzo! Questa è roba seria, casi che richiedono anni e anni di mestiere, un sacco di ragionamenti, elucubrazioni mentali … tu sei a livello ‘patetico dilettante’!” asserisce lei, acida.

“Allora dammi di nuovo una missione adatta al mio livello,” la esorta lui.

“Con quella del gatto non mi sembra avessi fatto salti di gioia!” lo scruta stranita lei.

“All’inizio ma poi, tutto quel lavoro di pensiero, gli interrogatori, le ricerche, la risoluzione del caso… mi è piaciuto, lo voglio rifare.” argomenta Killgrave. “Se non vuoi che impieghi il mio potere in cose malvagie, mostrami tu la via in cui lo dovrei incanalare.”

“Non saprei che altro farti fare, così, su due piedi…” si fa pensierosa lei.

“Allora esco e me lo creo io un problema, così poi lo risolvo!” decide lui, come illuminato.

La mano di Jessica lo afferra saldamente per la giacca, prima che si possa allontanare.

“Fermo lì, terremoto su due gambe, dammi almeno venti minuti così il tuo bel daffare te lo trovo!” si arrende lei, recuperando il suo laptop, ma stavolta per tutt’altro tipo di ricerca, mentre l’incantatore la osserva con un sorriso compiaciuto.

“Però.. non guardare!” gira completamente il monitor verso di lei. “Hai voluto mettere le freccette nello studio? Ecco, giocaci, mentre io ti cerco qualcosa di adatto,” suggerisce come compromesso e stavolta riesce a convincerlo, sforzandosi di non deriderlo per la sua pessima mira.

Circa venti minuti dopo, Jessica gli presenta la lista dei casi per tenerlo occupato, con tutte le informazioni base.

“Una lite da sedare in un quartiere… gioco da ragazzi, una bici rubata.. beh questo porterà a un po’ di interrogatori, mi piace… e.. una vecchietta alla quale far attraversare la strada, se ne trovo una? Ma l’ultima non è nemmeno un’indagine!” borbotta Kevin, leggendo la lista.

“È comunque una buona azione, male non ti fa di certo!” ribatte Jessica, mentre  raccoglie le freccette che hanno mancato il bersaglio e si sono conficcate nel pannello… tutte quante, per la cronaca.

“È un gioco davvero difficile .. ed ero a una distanza considerevole…” mugugna il persuasore in sua difesa.

Per tutta risposta, Jessica prende una sola freccetta, va alla scrivania, ossia il punto più distante possibile, e la lancia decisa, conficcandola nel centro preciso del bersaglio.

“Oh sì, è davvero difficilissimo!” si diverte a umiliarlo, prima che lui se ne vada, con la lista in mano e la coda fra le gambe.

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È il tramonto quando Kevin fa ritorno e trova Jessica esattamente dove l’ha lasciata.

“Scommetto che non hai nemmeno mangiato,” commenta lui e il suo è un tono di rimprovero.

“Ecco il mio pranzo!” replica lei, alzando un pacchetto di skittles. “Sono ottime col whisky, beh… pure questo qui fasullo!” fa spallucce, indicando la bottiglia.

Lui non ci prova nemmeno a ribattere, ormai la conosce.

- Almeno non è alcool vero!- si rincuora.

“Almeno è stato un pomeriggio produttivo?” le domanda lui, sedendosi sulla scrivania.

Dev’essere uno dei suoi posti preferiti.

“Altrochè, sono a tanto così dal risolvere un caso, uno di quelli seri!” lo informa lei, indicando una distanza minuscola fra il pollice e l’indice, mentre sgranocchia un paio di caramelle. “E ho ricevuto anche una nuova richiesta.”

“Buon per te,” sorride lui, agguantando il pacchetto di caramelle colorate.

Jessica lo osserva mentre lui estrae solo le caramelle viola, disponendole sulla scrivania.

“Cazzo, Killgrave, tu sei fissato forte, fatti curare!” alza gli occhi lei.

Lui si alza e lascia lo studio, senza dire una parola, ma è di ritorno circa una decina di minuti più tardi, agitando un sacchetto di pasticche nere di liquirizia.

Ne estrae una, raccoglie anche una caramellina viola dalla scrivania e le mette in bocca a Jessica, che istintivamente dischiude le labbra.

“Non trovi anche tu che stiano benissimo insieme?” le chiede, facendo altrettanto.

Suo malgrado, Jessica si ritrova ad annuire, quel mix è davvero esplosivo.

“E comunque, son solo stupidissime caramelle, non facciamone un affare di stato!” bercia lei.

Questo prima che Kevin si allunghi verso di lei rapido e le rubi un bacio inaspettato.

Proprio quando Jessica è sul punto di approfondire, Kevin si allontana, vittorioso.

“Hai ragione, mia cara, io ho un sapore molto più dolce.” sorride sornione lui, mentre lei deve ancora riprendersi.

- Anche questo è dannatamente vero!- riconosce la detective, prima di cambiare argomento.

“Sul serio hai già concluso tutte le cose che ti avevo dato da fare?”

“Lite da sedare? Oh per favore!” risponde lui, con aria da spaccone. “La bici rubata? Sì, lì, te lo concedo, mi ci è voluto un po’ più tempo, ma il proprietario del negozio vicino al luogo del furto è stato molto collaborativo a mostrarmi le videocamere di sorveglianza e poi trovare qualcuno che conoscesse il colpevole è stato più facile che respirare,” continua lui. “Forse la cosa più complicata di tutte è stata la vecchia da aiutare ad attraversare la strada, non ne trovavo, perciò sono andato all’ospizio più vicino, ho invitato una di loro a seguirmi e le ho fatto attraversare la Fifth Avenue, poi me ne sono andato.” 

“Che cosa?! Hai lasciato davvero una povera vecchina, probabilmente affetta da Alzheimer abbandonata sulla strada più trafficata di New York?” ricapitola Jessica, allibita.

“Beh, non era quello che mi hai chiesto?” fa spallucce lui con nonchalance.

“Killgrave, ricordami di attenermi solo alle missioni da darti e di non chiederti mai più alcuna buona azione disinteressata!” si stringe le tempie con una mano lei.

“Pessima buona azione a parte, è comunque un risultato notevole. Saliamo un pochino di livello, ti va?” gli propone dopo qualche istante di silenzio.

“Nel senso che devo salire sopra qualcosa per risolvere i casi che mi affiderai, tipo tirare giù uno stupido gatto da un albero?” si insospettisce lui, non gradendo quella prospettiva.

Jessica ridacchia.

“Niente felini o animali di alcun tipo stavolta, promesso.”

“Allora che intendi?” la interroga lui.

“Questo pomeriggio mi ha telefonato una madre preoccupata che il figlio tredicenne stia frequentando brutte compagnie…”

“A tredici anni? Molto probabile!” annuisce lui.

“Non interrompere! Dicevo, a casa di quella donna spariscono in continuazione gioielli e cose preziose dalla sua camera da letto. La donna è convinta che il figlio si droghi e venda quella roba per procurarsi la dose.” finisce di spiegargli lei.

“E quindi io che dovrei fare? Trovare il mocciosetto e indurlo a disintossicarsi? Se anche lo facessi durerebbe una manciata di giorni…”

“Punto primo, non lo sappiamo ancora se effettivamente ha bisogno di comprarsi le dosi. Punto secondo, scopri perché si comporta in quel modo, questo ti chiedo.” chiarisce lei.

“Perchè con te sarebbe un po’ evasivo, mentre con me proverebbe un inspiegabile desiderio di dirmi la verità, non è così?” ridacchia lui.

“Esatto, pallone gonfiato che non sei altro! Hai un potere terrificante, ma che può anche rivelarsi utile, se usato nel modo giusto, quindi datti da fare!” replica Jessica, fornendogli tutte le informazioni a riguardo.

L’adolescente in questione si trova a Turtle Bay, sulla Quarantottesima, facilmente raggiungibile, anche senza mezzi.

“Oggi direi che hai fatto pure fin troppo, ma domani… che dici, ci andiamo a fare un giretto da quelle parti?” suggerisce lei.

Il volto di Kevin si illumina di entusiasmo.

“Significa che verrai anche tu con me?”

Jessica si alza dalla scrivania, andando verso di lui.

“Ebbene sì, ti controllerò, non perché non mi fidi, ma perché mi piace vederti in azione…” gli confessa, prima di dargli una pacca di apprezzamento sul sedere “Sei sexy quando lo fai!” ammicca, prima di andarsene e lasciare Kevin allibito.

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ll pomeriggio seguente una detective e il suo più che volenteroso assistente si incamminano per i viali alberati di quel quartiere, prima di raggiungere il giusto appartamento.
La madre è già stata informata e li aspetta in salotto.

“Buongiorno, grazie ancora per aver accettato la mia richiesta, Cale è appena tornato da scuola, è in camera sua, potete andare.” li informa la signora, una donna di mezz’età, con gli occhi accerchiati da occhiaie che comprovano il suo costante stato di apprensione per il figlio.

“Ciao, Cale, possiamo disturbarti?” si mostra il più affabile possibile Jessica, aprendo la porta della sua stanza che fortunatamente non è chiusa a chiave.

Un adolescente alto e mingherlino, dai riccioli castani e dagli occhi color nocciola, nascosti dalle lenti un po’ spesse degli occhiali li squadra sospettoso.

“E voi chi siete?”

“Perchè rubi a tua madre? Ti droghi e ti servono per le dosi? Dicci subito la verità!” taglia corto Killgrave.

“Mi ricattano.” confessa subito il ragazzino, sorprendendosi da solo.

Lui aveva giurato che non ne avrebbe mai fatto parola con nessuno.

“Chi ti ricatta? Perché? Come? Raccontaci tutto.”

“Ci sono dei bulli a scuola… loro mi hanno visto baciare Simon, nessuno sa che sono gay... quindi sto comprando il loro silenzio, a qualsiasi prezzo.” confessa lui.

Se lo avesse detto a Jessica potrebbe essere stata una scusa qualsiasi campata in aria per salvare le apparenze, ma era stato Killgrave a fare quelle domande.
Quella era la verità assoluta.

“Oh beh, se non altro tua madre sarà molto più sollevata quando saprà come stanno le cose.” commenta Jessica. “Senza dirle proprio tutto, intendo, solo che dei bulli che ti ricattano, per un altro motivo che ci inventeremo. Il resto glielo dirai tu un giorno, quando e se ti sentirai pronto.” chiarisce lei, con fare complice.

“Non potete dirle una cosa del genere! Non mi farebbe più uscire di casa, starebbe troppo in pena per me…” si allarma il ragazzino.

“Non solo glielo diremo, ma risolveremo questo problema una volta per tutte. Quei bulli la pagheranno con la loro stessa moneta,” decide l’incantatore, sorprendendo Jessica.

In fondo lei gli ha solo chiesto di scoprire la verità.

“Scommetto che ti assillano ogni giorno, non è così, Cale?” prosegue lui.

“Ogni giorno, all’ora dell’intervallo…” lo informa l'adolescente.

“Bene. Domani non ci faremo cogliere impreparati!” ammicca l’uomo verso il ragazzino. “Ce l’hai un cellulare?”

“Sì , stranamente quello non me lo hanno ancora portato via.”

“Non si azzarderanno a importunarti più, quando avrò finito con loro, tu tieniti solo pronto per catturare il momento.” lo istruisce l’incantatore.

“Cos’hai in mente, Killgrave?” lo scruta sospettosa Jessica.

“Perché non vieni ad assistere anche tu?” le propone Kevin.

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Il giorno dopo, puntuali come un orologio svizzero, i tre bulli isolano Cale in un angolo deserto dell’ampio cortile.

Quello che non si aspettano è che li raggiunga un elegante e aitante uomo sui quarant’anni, dall’espressione di ghiaccio.

“Cos’è, Cale, ti sei portato appresso tuo padre? Questo non cambierà proprio niente, posso prendere a pugni quel damerino come niente, ci vuole molto più di uno sguardo per spaventarmi!” se la ride il primo bullo, il più massiccio dei tre.

“Lui non è mio padre,” specifica Cale. “Ma per voi saranno guai!”

“Bene, abbiamo cinque minuti prima che l’intervallo finisca.” sentenzia Killgrave, con un perfido ghigno. “Vediamo di fare una cosa rapida.”

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“Hai fatto abbassare loro i pantaloni e li hai fatti posare in atteggiamenti intimi mentre Cale riprendeva tutto?” riepiloga Jessica, che ha assistito a tutto, rimanendo nascosta, mentre si allontanano dalla scuola. 

“Un segreto scabroso si combatte con un altro segreto scabroso, poco importa che sia fasullo, sono le foto e i video a parlare!” replica Killgrave, tutto tronfio.

“Ė una cosa abbastanza bastarda da essere nel tuo stile… io l’avrei risolta con una bella scazzottata!” borbotta lei.

“A ognuno il suo stile , mia cara.” la fa sorridere lui. “E ora andiamo a riscuotere il pagamento per il caso risolto.”

“Della serie ‘soldi che spenderemo la settimana prossima per la nostra serata alcolica’?” ammicca Jessica.

Non glielo dirà mai, ma ormai ci ha preso gusto.

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A sette giorni esatti dall’ultima visita che i due hanno fatto a Trish, Jessica e Kevin lo reputano un tempo sufficientemente lungo per andare a testare gli effetti del loro esperimento.

“C’è anche Malcolm?” le chiede Jessica, non appena la sorella le apre la porta.

“Perchè dovrebbe esserci? Non è che viviamo in costante simbiosi. Okay, sì, siamo una coppia, ma gli spazi personali sono di un’importanza vitale e …” comincia la sua filippica Trish.

“Allora?” insiste la mora.

“E va bene, è a letto che sta dormendo.” si decide a confessare la bionda. “Motivo per cui dovreste abbassare la voce.”

“Non vedo perché, visto che ci serve anche lui.” controbatte Killgrave, alzando la voce di proposito. “Malcolm, svegliati e vieni subito qui!” ordina, ma poi fa le sue considerazioni. “Prima vestiti, però!” aggiunge, per maggior sicurezza.

Nel giro di pochi minuti, Malcolm li raggiunge in sala, in condizioni presentabili.

“Che c’è, volete ancora cavie per i vostri esperimenti?” borbotta il ragazzo di colore, stringendo Trish a sé con fare protettivo.

“No, grazie, siamo ancora fermi al primo.” fa spallucce Jessica. “Allora, Trish, ti sei ricordata quella cosa che ti ho detto?”

“Che cosa mi hai detto? Era importante? Era per una tua indagine? Era per il mio lavoro?” si agita la speaker.

 

“Okay, non te la ricordi.” deduce lei. “E tu, Malcolm?”

“Eh?” la guarda lui con un’espressione ancora mezza addormentata che le basta come risposta.

“Ah, quindi settimana scorsa mi hai fatto dimenticare qualcosa!” fa mente locale Trish. “Ecco qual era il vostro esperimento. Beh, Jessica Campbell Jones, io non amo che si giochi con la mia mente, quindi restituiscimi subito quel ricordo o ti giuro che…” si inalbera Trish.

“Patsy, dimentica che Jessica ti ha detto che ti sei dimenticata quella cosa che ti ha detto e poi ti ho fatto dimenticare.”  interviene per tempo Killgrave, tranquillizzandola all’istante. “E lo stesso tu!” aggiunge, guardando Malcolm.

“Eh?” lo guarda confuso nuovamente l’ex vicino di Jessica.

“Accidenti, dirlo è stato peggio di uno scioglilingua.” bisbiglia Kevin a Jessica, divertendola, mentre si recano all’uscita.

“Ma come, ve ne andate di già?” domanda perplessa Trish.

“Sai com’è volevamo solo fare un salto a salutarvi, devo abituare questo sociopatico dell’accidenti a socializzare un po’!” si giustifica Jessica, prima che se ne vadano.

“Appurato che i miei comandi sulla memoria non hanno più un limite di durata!” commenta orgoglioso Killgrave sulla via del ritorno.

“Proprio quello che ti serviva vero? Ancora più potere!” alza gli occhi lei. “A volte mi chiedo se non abbia funzionato anche con te stesso!”

“Che intendi dire?” si acciglia lui.

“Come fai a dormire la notte sapendo le cose orribili che hai fatto? Ė evidente che te le devi essere dimenticate.” ipotizza lei.

“Le ricordo una ad una… solo che non le trovo così orribili!” fa spallucce lui, dando ancora una volta prova di quanto la sua coscienza sia selettiva.

“La cameriera a Mykonos che ha sbagliato a stirarti una camicia? Tu le hai fatto stirare il braccio!” gli ricorda lei, ancora angosciata.

“E da lì in poi non ha sbagliato più!” puntualizza lui.

“Il cameriere a Parigi che secondo te mi guardava troppo insistentemente? Gli hai fatto usare il detersivo per piatti come se fosse un collirio!”

“Oh sì, mi sembra ancora di sentire le sue grida!” sogghigna lui.

“Hai fatto abbandonare un bambino a suo padre, in mezzo a una strada, solo perchè a te serviva un cazzo di autista!” gli ricorda lei. “Io non c’ero stavolta, ma appena me lo hanno raccontato non ho dubitato un istante che ne saresti stato capacissimo!” lo guarda con sdegno lei.

“Se era come il mio di padre, a quel bambino ho fatto solo un favore!” ribatte Killgrave.

“Non è che se tu hai avuto una famiglia di merda automaticamente la devono avere tutti, loro erano felici e tu li hai distrutti.” lo mette di fronte alla realtà dei fatti Jessica.

Come accade davvero di rado, Kevin non sa come rispondere.

“Mi dispiace per quello che ti è successo da piccolo, dico sul serio, ma questo non ti autorizza a rovinare le vite altrui.” aggiunge lei.

“Posso trovarlo, posso aggiustare le cose, posso far dimenticare a tutti tutto quello che è successo, visto che ormai abbiamo scoperto che non ci sono scadenze a quel mio tipo di comando.” le fa notare lui. “Posso ripristinare una perfetta famiglia felice, visto che, a quanto pare, ne esistono.”

Jessica lo guarda stupita.

“Davvero lo faresti?” gli domanda.

- La sua coscienza selettiva dà un qualche segno di vita?- si domanda.

“Sì, anche se non è una missione che mi affidi tu per guadagnarmi la bacheca… “

 

“E sei già a quota sette casi risolti, ammetto di averti sottovalutato.” gli sorride lei.

“Questo invece è un extra, io non ci guadagnerò nulla, ma sento che almeno ci devo provare.”

Jessica lo abbraccia commossa, incurante che siano ancora per strada, in mezzo ai passanti, ma soprattutto incurante che un gesto del genere lei non dovrebbe proprio compierlo.

Non gliene importerebbe nulla nemmeno se li vedesse la Hogarth o l’Ispettore Costa.

“Kevin, è bellissimo sentirti parlare così. Io non lo so se la tua è solo una cazzo di recita, ma se così fosse, continua la messinscena, perché anche solo l’idea  che tu possa cambiare davvero così tanto è troppo bella per disilludermi.” mormora, stretta a lui.

“Nessuna recita, Jessica, sei tu a rendermi un uomo migliore.” spergiura lui, accarezzandole i capelli senza limitarsi a fare nient’altro per non rovinare il momento.

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La promessa di Kevin è diventata una questione di principio per lui e assieme all’aiuto di Jessica scoprono che la moglie della sua vittima si è rifugiata con il figlio a Chicago ed è lì che sono diretti.

Jessica non si è dimostrata granché integerrima quando Kevin ha detto all’hostess che la loro era la milionesima prenotazione e quindi avrebbero viaggiato gratis.

Ora si trovano al terminal indicato, in attesa del loro volo.

Kevin è tutto concentrato a guardare qualcosa e seguendo il suo sguardo Jessica capisce che è l’insegna dell’aeroporto, riportata su un cartellone.

“Si può sapere che cosa ci trovi di così affascinante?” gli chiede, anche per rompere quel silenzio.

“JFK. J. F. K. Sembra quasi un segno del destino, non trovi?” sorride lui. “E visto che San Valentino si avvicina, magari potrei farlo estendere in ‘Jessica fancies Killgrave’ e lasciarlo esposto tutto il giorno,” suggerisce con un sorriso da schiaffi. “Va altrettanto bene per ‘Jones fancies Kevin.’ se preferisci” aggiunge compiaciuto.

“Io non preferisco un cazzo! Te lo sogni di fare una cosa del genere!” bercia lei.

“Forse è meglio ‘Jessica fucked Killgrave’?” le propone come sfacciata variante.

“Possiamo rivalutare ‘Jessica fancies Kevin ’?” scende a compromessi lei, prima di rifletterci meglio. “Anzi, no, meglio ancora, ‘Jessica fought Killgrave’, molto più appropriato!”

“‘Jessica followed Killgrave’?” rilancia lui.

“Perché è stata obbligata!” precisa lei. “Che poi… se proprio vogliamo, non era nemmeno così necessario. Lo avrei anche fatto da me.”

“Cosa…” ha quasi paura di chiederle lui.

“Oh, andiamo, idiota, non ti sei accorto che ti sorridevo da molto prima che tu mi ordinassi di farlo? Devi avere grossi problemi di autostima se hai pensato di dover ricorrere ai tuoi poteri per chiedermi di uscire con te.” prosegue lei, come se nulla fosse.

“Ma…” incespica lui.

“Ovvio, la magia si sarebbe spezzata non appena tu ti fossi comportato come lo stronzo spietato che eri a quel tempo; il che significa cinque minuti più tardi e poi sì che avresti dovuto usare i tuoi poteri per tenermi lì con te.” rivela lei.

Kevin intanto riflette sulle cose che, consapevole o meno, Jessica gli ha appena rivelato.

- Io le sono piaciuto fin da subito. Non mi considera più uno stronzo spietato. -

“Perché non ‘Jessica fooled Killgrave’? Sai, quella cosa della cena Cinese…” riprende quel gioco innocente fra loro lei.

Dalla faccia che le fa lui la detective capisce che il persuasore è ancora piuttosto  irascibile a riguardo.

“Okay, una cosa più innocua tipo ‘Jessica fed Killgrave’?” corre ai ripari.

“Con quello che di solito cucini tu? Ė più indicato ‘Jessica finished Killgrave’!” si diverte a punzecchiarla lui.

“Che bastardo ingrato! Ti meriteresti un ‘Jessica forsakes Killgrave’!” sbotta lei.

“Oh ti prego, ci sono zero probabilità che possa accadere, le stesse di ‘Jessica forgets Killgrave’, nemmeno se io avessi ancora il controllo su di te e te lo ordinassi!” controbatte lui.

Questo prima che si faccia più taciturno, interrompendo quel gioco.

“Che c’è?” gli domanda Jessica dopo un po’.

“Ci sarà mai un ‘Jessica forgives Killgrave’?” le domanda incerto.

Jessica non ha nemmeno una risposta da dare a se stessa, tanto meno a lui.

“Vieni, Kevin, andiamo a imbarcarci.” è l’unica cosa che gli dice, alzandosi dalla sedia.

- Almeno non ha detto un secco ‘No, mai!’- si rincuora lui, seguendola.


TBC

 

Ehmm mi perdonate per tutta questa dolciosità stra dolciosa? ^^’
Lo so, magari possono sembrare OOC ma nella mia testa sembrano funzionare benissimo ^^’
Probabilmente è la mia testa ad avere problemi, ma qui sfondiamo una porta aperta. XD

Spedite tanto amore a quella povera vecchietta bloccata sulla Fifth Avenue, mi sta a cuore <3 XD

Mai come il Malcolm appena sveglio che connette poco o nulla <3 XD

L’aneddoto del cameriere Francese lo si trova anche in ‘Incontri TenTennanti’ (il crossover a 4 mani sui personaggi più famosi di David Tennant e David stesso, che potete trovare qui https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3906327&i=1  ) , ma è comunque un’invenzione mia e mi piaceva troppo (oltre a trovarlo extra canon) per non riutilizzarlo ^^’

Quanto alla parte finale, sorry, non c’era verso di rendere quegli acronimi in Italiano, quindi vi lascio un glossario con la traduzione:

Jessica fancies Killgrave’ : a Jessica piace Killgrave

Jones fancies Kevin’ : Alla Jones piace Kevin

‘Jessica fucked Killgrave’: Jessica si è scopata Killgrave

Jessica fought Killgrave’ : Jessica ha combattuto Killgrave

“‘Jessica followed Killgrave’ : Jessica ha seguito Killgrave

Jessica fooled Killgrave’ : Jessica ha ingannato Killgrave

Jessica fed Killgrave’ : Jessica ha dato da mangiare a Killgrave

Jessica finished Killgrave’ : Jessica ha fatto fuori Killgrave

Jessica forsakes Killgrave’ : Jessica abbandona Killgrave

Jessica forgets Killgrave’ : Jessica si dimentica di Killgrave

Jessica forgives Killgrave’ : Jessica perdona Killgrave
 

Alla scena del loro primo incontro, nella serie, Jessica sorrideva appena ha visto Killy e questo molto prima che glielo dicesse lui di farlo #changemymind

Spero vi sia piaciuto, ma liberi di sventolarmi tutte le bandiere arancioni che volete. ^^’

Lo so che non c’entra una cippa col Natale, anzi, c’entra quasi più con san Valentino ahah, ma gli auguri di Buone Feste ve li faccio lo stesso! <3

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Capitolo 7
*** AKA My little purple disaster ***


“Questa storia partecipa alla Challenge del superfluo indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”

Prompt utilizzati: 12 Tappeto macchiato 34 Detersivo alla lavanda

Beh alla fine forse sono riuscita nel mio intento di fare una raccolta, perché udite udite, questa shottina (una delle più comiche che abbia mai scritto con questi due, io vi metto in guardia) non segue più l’ordine cronologico ma è una specie di spin off del precedente, con un missing moment prima che vadano all’aeroporto.




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AKA My little purple disaster

Dopo tutte quelle settimane, ormai è più di un mese, che Jessica è lì fissa a casa di Killgrave, la detective ha capito soprattutto una cosa: lui va estremamente fiero del tappeto orientale che ha in salotto.

Ricorda ancora quando lui le ha fatto fare un tour approfondito dell’intera villa e in quella stanza si sono soffermati per un tempo che lei ha giudicato fin troppo prolungato.

“Proviene dalla città Iraniana di Nain, sai? L’eccellenza in termine di raffinatezza nell’artigianato persiano,” le ha detto la prima volta, chinandosi per accarezzare con mano il tessuto pregiato. “È prodotto con una lana di qualità superiore rispetto alla media, presenta anche intarsi in seta soprattutto quelli riguardanti i disegni di cui è composto.”

La prima volta Jessica ha preferito ascoltarlo, rimanendo zitta.

“Nella città di Nain la produzione iniziò molto tardi, pressapoco a inizio anni ‘30, questo significa che ne sono stati prodotti molti pochi esemplari e ancora meno sono stati esportati,” le ha spiegato Kevin, raggiungendola in salotto un pomeriggio, mentre lei guardava distrattamente una televendita di coltelli, forse immaginando di poterli usare su di lui.

“E da quando in qua sei questo gran esperto di tappeti?”

Stavolta non ce l’ha fatta a rimanere in silenzio.

“Mia cara, ancora mi conosci così poco?” ha ridacchiato Kevin, scivolando più vicino a lei, sul divano. “Si dà il caso che io sia un grande estimatore di tutto ciò che è bellissimo ed elegante,” ha mormorato, accarezzandole la guancia con il polpastrello del suo indice, senza che lei si ritrasse al suo tocco, stranamente. “Ovvio che per la seconda qualità tu sei l’eccezione che conferma la regola!” ha aggiunto subito dopo.

“Invece quando si tratta di essere uno stronzo testa di cazzo tu sei sempre l'emblema vivente!” ha sbottato lei, andandosene.

 

La terza volta Jessica si è recata in salotto per godere del camino acceso, in una giornata particolarmente fredda di inizio Gennaio.

Lui probabilmente deve aver avuto la sua stessa idea ed è così che hanno finito per incrociarsi, scaldarsi allo stesso fuoco e guardare lo stesso tappeto al centro di quella stanza.

 

“Sai, Jessica, la qualità di un tappeto Nain è determinata dal numero di ‘La’ del tappeto: infatti la parola ‘La’ nella loro lingua vuol dire ‘strato’.” ha intavolato nuovamente il discorso lui. “I tappeti possono variare da 4 a 12 La, questo ne ha 6, non è affatto male come risultato. Un Nain 6 La ha tre fili in ogni frangia, con una densità di nodi di circa 850.000-1.000.000 nodi per metro quadrato!” l’ha informata, entusiasta.

“Quelli che farei alla tua lingua per impedirti di blaterare ancora su questo fottutissimo tappeto!” ha sbottato Jessica, sempre più convinta che quella sia una nuova forma di tortura escogitata dal sadico persuasore per darle ancora il tormento, ora che non la può più controllare.

“Sai che ti dico, Jess? Fuori ci sono meno dieci gradi ma è nulla confronto al tuo atteggiamento gelido!” ha rimbrottato lui offeso, prendendo il suo cappotto di cachemire per uscire, sotto gli occhi divertiti della ragazza.

 

Mancano solo due giorni alla partenza concordata per la missione che consiste nel riavvicinare una delle ex vittime di Killgrave alla propria famiglia.
Jessica ne ha approfittato per lavorare un po’ alle indagini che ha ancora in corso, questo dopo aver affidato a Kevin un caso di tutto rispetto stavolta.

Ora la detective se ne sta sdraiata sul divano, armeggiando col suo cellulare, cercando di rintracciare dove si possa nascondere un rapinatore e con lui trovare anche la refurtiva.

Sono passate da poco le tre del pomeriggio, ma questo non le impedisce di scolarsi una bottiglia di Amarone di Valpolicella , senza nemmeno utilizzare un bicchiere.

Killgrave non ha poi tutti i torti con le sue frecciatine riguardo l’eleganza della ragazza.

È una delle sue giornate alcoliche, ma ha optato per qualcosa di meno devastante di un superalcolico, tutto sommato sta facendo dei progressi.

Lo sguardo le cade sul tappeto sottostante, quel bellissimo tappeto avorio, con disegni geometrici e floreali.

“‘E, Jessica, non mi crederai ma ogni nodo di questo tappeto è fatto a mano, il che lo porta ad avere un valore di oltre quattordici mila dollari!’” fa il verso a Killgrave, mentre guarda con astio l’oggetto che tanto rende orgoglioso l’incantatore.

“Quattordici mila bigliettoni per questo cazzo di strofinaccio un po’ cresciuto?!” borbotta ad alta voce, scettica, bevendo di nuovo. “Bah, la gente non sa proprio come cazzo spendere i soldi; o beh, non che lui li spenda davvero e se lo fa non sono esattamente soldi suoi!”

Dopo l’ennesima ampia sorsata che la porta ad arrivare a metà del contenuto, posa la bottiglia sul tavolino e continua la sua attività.

Ha la geniale idea di fare una triangolazione degli ultimi avvistamenti di quel malvivente e questo la porta a una brillante deduzione.

“Ma certo! Ho capito dove ti nascondi, brutto figlio di puttana!” si esalta lei, ma nel farlo dà un involontario calcio alla gamba del tavolino, con una forza sufficiente a farlo tremare.

Purtroppo fra i suoi poteri Jessica non ha la supervelocità e non riesce ad afferrare in tempo quella bottiglia di vino che inesorabilmente cade dal tavolino.

L’impatto sulla lana tanto morbida quanto pregiata evita alla bottiglia di frantumarsi, ma non di riversare completamente o quasi il suo contenuto.

Jessica è quasi sotto shock.

“Cazzo, cazzo, cazzo, no, cazzo, che cazzo ho combinato?” scatta in piedi, cominciando a girare avanti e indietro attorno al tappeto.

Raccoglie la preziosa bottiglia anche se ormai serve a ben poco, mentre osserva quella macchia violacea allargarsi impunemente sotto i suoi occhi, profanando la purezza di quell’avorio.

- Cazzo, Jessica, complimenti, hai versato un vino pregiatissimo che arriva dall’Italia e costa circa duemila dollari a bottiglia su un raro tappeto orientale che ne vale almeno quattordici mila, la cosa è quasi ironica!-
 

Infatti, a discapito della situazione, Jessica comincia a ridere, ma è più una risata isterica.
 

- Andiamo, non è successo nulla, puoi rimediare!- cerca di restare positiva, spostando divani, tavolino e mobili circostanti.

Va a prendere degli strofinacci in cucina ma quando prova a tamponare l’enorme macchia peggiora solo le cose, con le fibre che ormai si sono impregnate dell’odore del vino.

“Oh, merda, merda, merda!” ha un crollo di nervi Jessica, tale da attirare anche Ingrid nel salotto.

“Che succed… Oh Mein Gott!”

Lo spavento della cameriera è tale da far trasparire le sue origini svedesi-tedesche. “Cos’ha combinato, Frauline Jones? Herr Killgrave andrà su tutte le furie!”

“Oh, mille grazie, Barbie Mente-Brillante, da sola non ci ero proprio arrivata!” alza gli occhi la detective.

“Possiamo portarlo in lavanderia, no,  non c’è tempo, possiamo chiamare una lavanderia a domicilio, no, non accetterebbero, possiamo…” va nel panico più totale la cameriera, ma Jessica è accanto a lei in un istante, con la sua mano che preme in un punto preciso dell’esile collo della bionda.

“Fammi un favore, Barbie, Mille-Idee-Inutili, chiudi quel cazzo di becco!” borbotta Jessica, attendendo che la giovane le svenga fra le braccia.

La richiude nel guardaroba, augurandosi che resti priva di sensi per un tempo sufficientemente lungo.

 

“Sono una cazzo di idiota, prima dovevo chiederle dove tiene i detersivi!” si maledice la detective, decidendo di fare da sé.

Jessica girovaga un po’ per la villa fino a trovare una sorta di ripostiglio che fa al caso suo.

Agguanta un detersivo alla lavanda, certa che compiacerà qualcuno di sua conoscenza e torna in salotto per darsi da fare.

Non è un gran mistero che Jessica per le faccende domestiche non ci sia granchè portata e non si prende nemmeno la briga di leggere le istruzioni, ma versa direttamente il denso e vischioso liquido detergente a diretto contatto del tessuto, senza nemmeno diluirlo.

Risultato? Se non altro pone rimedio all’odore del vino, dato che ora il tappeto emana un buonissimo e avvolgente profumo di lavanda, però la reazione con la macchia precedente senza il corretto trattamento crea una miriade di sfumature che vanno dal viola più scuro al glicine più tenue.

Quando Jessica, con un’altra delle sue pensate si ricorda che nel ripostiglio c’è anche un’aspirapolvere e la usa nel tentativo di asciugare un po’ il tappeto finisce per far stingere il colore anche su quelle poche parti che miracolosamente erano ancora rimaste intatte.

Anche passarci sopra due asciugacapelli in contemporanea non migliora le cose.

 

“Jessica, hai visto Ingrid? Non la trovo da nessuna parte…” la coglie di sorpresa Daniel, che, a differenza di quella che ormai è la sua fidanzata, è molto meno formale con lei.

“Ma… oh, accidenti, Jessica, cos’hai...”

A Jessica non rimane che una sola cosa da fare.

----------------------------------------

Quando, dopo il tramonto, Killgrave fa ritorno trova Jessica ad attenderlo direttamente nell’atrio.

“Tutto bene, com’è andato il caso?” si mostra affabile e pure piuttosto servizievole lei, prendendogli il cappotto.

Questo perché non vuole che lui apra il guardaroba, trovandoci dentro la sua cameriera e il suo cuoco tramortiti.

“Meravigliosamente, mia cara!” le sorride lui, compiaciuto da quel suo atteggiamento così insolito. “I tuoi sospetti erano fondati, in quella missione di protezione testimoni uno dei poliziotti incaricati era corrotto e, come puoi ben immaginare, ci ho messo davvero poco a farlo confessare!” le spiega trionfante.

“Se ci hai messo così poco, come mai sei tornato solo adesso?” si acciglia lei, anche se in cuor suo gli è grata che lo abbia fatto. 

“Perché dopo avermi visto all’opera il detective Costa ha pensato bene di chiedere il mio aiuto per degli interrogatori che aveva in sospeso, con degli ossi duri che non parlavano… ooh lì si che mi sono sentito un sacco come in una puntata di Broadchurch!” ridacchia Kevin. “E Costa è stato così soddisfatto del mio lavoro che non la finiva più di farmi i complimenti… complimenti spontanei, capisci? Non perché io gli ordinassi ‘Dimmi che sono stato bravo.’!” chiarisce lui, col sorriso che non lo abbandona.

Ha un entusiasmo tale e quale a quello di un bambino, il che lo rende in qualche modo tenero, ma Jessica non ha tempo per la tenerezza.

“Uh, voglio che mi racconti ogni dettaglio, però andiamo a parlarne sul terrazzo,” prova a spronarlo.

“Dopo che mi hai già tolto il cappotto? E con un freddo tale che manca poco che nevichi?” le fa notare Killgrave.

“Allora andiamo in cucina, sarai affamato, non la vuoi una fetta di torta?” decide lei, trascinandolo con sé, per il semplice motivo che per arrivare alla cucina non deve passare dal salotto.

“Fatta da te? No, grazie!”

“Scemo, intendo da Daniel, ne ha fatta una oggi pomeriggio.” replica lei, aprendo il frigo a due ante.

“Buono a sapersi… e comunque no, tra poco si cena.”

“Ecco, a proposito della cena… stasera ci conviene rivolgerci a un delivery… oppure, ecco, perché non mi porti fuori, in uno di quei ristoranti che ti piacciono tanto?” azzarda lei.

Qualsiasi cosa pur di tenerlo lontano dal salotto.

Killgrave sgrana gli occhi così tanto che potrebbero uscirgli dalle orbite.

“Jessica, sicura di sentirti bene? Magari hai la febbre,” si preoccupa lui, posando le labbra sulla fronte, che però sente fredda.

“Sto benissimo, la verità è che… ho detto a Daniel di prendersi un giorno libero, così non avremo interruzioni.”

“Interruzioni per cosa?” la guarda Kevin, sempre più spaesato, ancora di più quando lei prende l’iniziativa e lo spinge contro il tavolo, avvinghiandosi a lui.

“Per la ricompensa che voglio darti perchè oggi sei stato davvero bravo!” si inventa una scusa che, se non è credibile, di sicuro da lui è più che ben accetta.


Lo bacia, aspettando che lui risponda al bacio, e non ci vuole molto prima che Kevin si scuota dal torpore iniziale, che giochi avido con la sua lingua, che le cinga i fianchi in modo possessivo, che strusciando il bacino contro il suo le faccia sentire quanto la cosa gli sta piacendo.

Che la cosa stia piacendo a lei invece non ha alcuna importanza, Jessica non perde nemmeno tempo a chiederselo.


Qualsiasi cosa per tenerlo lontano dal salotto.

Con sua grande sorpresa, è Kevin il primo a interrompere il bacio, separandosi da lei.

“Mia cara, aspettami qui, queste sono occasioni che vanno festeggiate a dovere, ho proprio la bottiglia di vino adatto.” lascia la stanza prima che lei abbia anche solo il tempo di replicare.

E poi si ricorda che per arrivare alla cantina bisogna passare dal salotto.

“Oh, merda!”

Prova a rincorrerlo ma ormai è troppo tardi.

Kevin ha già raggiunto il salotto, ha visto divani e mobili spostati e ne ha già notato anche la ragione.

“Il mio tappeto!” esclama, attonito. “Cos’è.. cos’è successo?”

“Giuro che non l’ho fatto apposta. Si è rovesciata la bottiglia di Amarone che stavo bevendo … e cercando di pulirlo col detersivo alla lavanda ho solo peggiorato le cose!” confessa la verità nuda e cruda lei, preparandosi al peggio. “Ti prego, non te la prendere con il tuo staff, tra l’altro non è vero che Daniel ha preso il giorno libero, l’ho tramortito assieme a Ingrid perché si stavano impicciando troppo,” gli dà ulteriori informazioni. “Se serve giuro che te li rifaccio io a mano quegli stramaledetti 850.000 nodi, ma…”

Jessica non può più parlare perché Kevin la sta baciando, con ancora più trasporto di prima, se possibile, reggendole il volto con le mani a coppa.

“Non sono arrabbiato Jessica, semmai lo adoro, è ancora più bello di prima!” le rivela, quando si separano.

“Mi prendi per il culo?” bercia lei, confusa.

“E perché dovrei? Inoltre, mi può far solo piacere che parte dell’alcol con cui ti volevi danneggiare se la sia bevuta il tappeto,” ridacchia lui. “E poi, guardalo. È semplicemente meraviglioso: è viola alla vista, odora di viola, con tutta quella lavanda… secondo me è viola anche al tatto… potremmo sdraiarci sopra e proseguire quello che stavamo facendo così bene…” mormora lui, a un soffio dalla sue labbra, il desiderio che arde nei suoi grandi occhi scuri.

“Quello che stavamo facendo prima era un mio puro tentativo di distrarti, nient’altro!” puntualizza acida lei. “Quindi chiudi il becco o giuro che finisci in lavatrice assieme al tuo fottutissimo tappeto, annegando nel tuo amato detersivo alla lavanda, a sessanta gradi!”

Per tutta risposta, lui le mette il broncio.

“No, non è vero, scherzavo.” gli riporta il sorriso lei. “Vi separerei e per te userei un lavaggio delicato,” precisa con tono più soft, dandogli un bacetto veloce.

“Non in una lavatrice, però ho pur sempre una grande vasca da bagno con idromassaggio e potremmo…”

“Nei tuoi sogni, Kevin!” fa per allontanarsi lei, ma lui ha ancora una carta da giocarsi.

“Non così in fretta. Tentativo di distrazione o no, prima hai parlato di una cena fuori… il cuoco me lo hai messo fuori gioco, un’altra volta,” sottolinea lui, ricordando cos’è successo a Natale. “A chiamare un delivery non ci penso nemmeno. Insomma… almeno questo me lo devi, mio piccolo disastro viola!”

Considerando che sarebbe potuta andare molto peggio, Jessica valuta quella soluzione come il minore dei mali.

“E va bene, usciremo a cena.” acconsente lei.

“E ti farai comprare un vestito adatto!” rincara la dose lui.

Jessica è consapevole che fra gli indumenti che si è portata non ce ne sia nemmeno uno minimamente adatto ai ristoranti che di solito piacciono a Killgrave.

“D’accordo, a patto che sia io a poter scegliere il colore, di viola oggi ne ho già visto fin troppo!”

“Mi sembra giusto, mio piccolo disastro viola,” sorride lui.

“Un’altra cosa,” si sente in dovere di precisare Jessica. “Non mi chiamare mai più così!”


--

TBC

Che dire? Ormai ho dei miei headcanon personali:

- fra Jessica e Ingrid non corre buon sangue, a prescindere da gelosie o presunte tali (vado particolarmente fiera dei nomignoli che lei le affibbia!)
- Jessica: faccende di casa = Jessica: cucinare … il che significa epic fail!
- A un certo punto mi è uscito un Killgrave che suonava un po’ come Alberto Angela… ma se poi pensate che il caro David spesso e volentieri presta la voce a molti documentari… vedete che torna tutto?
- Sorry l’easter egg di Broadchurch andava ripetuto, non ho resistito… ma poi , mannaggia agli autori (che poi sono autrici, tutte femmine!), un Killy redento in una seconda e terza stagione quanto utile sarebbe stato?
- Reazione stizzita di Jessica o no, credo proprio che Kevin non smetterà affatto di chiamarla così XD

Io mi sono divertita un mondo a scriverla, spero anche voi a leggerla.

p.s. ma quanto è super bello il mio nuovo avatar by roemesquita on devian Art? <3 

Ah quasi dimenticavo, quel tappeto e tutte le informazioni relative esisstono sul serio, ringrazio questo sito https://carpetavenue.it/oriental-carpets-nain-6-la-258x303-van203440?gclid=EAIaIQobChMIlejx6aOy7gIVE2gYCh2mmgdnEAYYBCABEgLLv_D_BwE

che è stato un toccasana e ringrazio EcateC non solo perché sopporta tutti i miei scleri J/K ma anche perché è stata partecipe della mia ansia di sbagliare a cliccare e diventare la ‘fortunata’ proprietaria di un tappeto che vale un anno di stipendio XDD

 

alla prossima … se tanto mi da tanto riguarderà JJ e... la TARDIS! ;P


Buonanotte <3

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Capitolo 8
*** AKA I can deal with that ***


Buonasera,
non ho più parole per ringraziarvi per il vostro meraviglioso supporto (prima o poi, fosse anche il 2023 arrivo a rispondere a tutti) <3

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AKA I can deal with that
 



“Spero non ti dispiaccia se ho convinto le hostess che viaggiavamo in prima classe.” mormora Killgrave, mentre prendono posto sull’aereo.

“Niente mocciosi pestiferi che urlano o piangono, un sacco di spazio a disposizione e niente gente molesta attorno, oh beh… a parte te?” lo punzecchia Jessica, ma lui sorride e basta. “Sì, tutto sommato, direi che posso farmene una ragione.”

Proprio in quel momento arriva verso di loro una hostess che regge un vassoio con due flute di champagne.

“Gradite, Signori?” sorride loro cordiale.

“Puoi scommetterci!” afferra la sua flute dal vassoio Jessica, senza troppe cerimonie.

“Molto volentieri, grazie.” le sorride affabile Kevin, impartendo alla detective ruspante una lezione di buone maniere.

“Sì, posso farmene decisamente una ragione.” ribadisce lei, osservando le bollicine con aria soddisfatta.

“Un brindisi?” le propone Kevin.

“A cosa?”

“Allo sistemare le cose.” innalza la sua flute lui.

“Mi piace.” approva lei, scontrando le flute, prima di bere.

Di lì a breve seguono le istruzioni di routine sui comportamenti da adottare in ogni situazione.

“Tranne questa piccola libertà della prima classe che ti sei preso, perché approvo anche io, gradirei che la smettessi di ricorrere ai tuoi poteri.” detta le regole la super eroina, mentre sono in fase di decollo. “Pertanto sì, puoi rivolgerti al servizio bar, come farebbe chiunque, ma, no, non puoi chiedere cose fuori dal menù; sì, puoi chiedere informazioni sul volo, ma no, non lo puoi dirottare!”
 

“Perché lo dovrei dirottare, se è già diretto a Chicago?”

“Per fare prima e arrivare diretti a James Ave senza passare dall’aeroporto e poi prendere un taxi, tu ne saresti capace.” argomenta lei, scrutandolo con aria diffidente.

“Non ci avevo pensato, che idee che mi dai, mia cara!” replica lui, cominciando ad accarezzarsi il mento con fare pensieroso. “Beh, se avessero un giardino abbastanza grande…”

“Killgrave, no!”

“Scherzavo.” la tranquillizza lui. “Io invece non ti pongo alcun limite, sai.? Se vuoi che più tardi ci chiudiamo in bagno per darci da fare ad alta quota non hai che da chiedere.”

“Se non la pianti di dire cazzate giuro che ti strappo la cintura di sicurezza e la uso per tapparti quella cazzo di bocca!” ringhia lei, ma il decollo le impone di stare ferma e tranquilla.

“Guarda che tutte queste continue minacce ti possono stancare, ma se ti  addormenti sulla mia spalla io non mi lamento di certo!” le sorride Kevin, tra l’irriverente e l’accomodante.

Jessica si trova spiazzata da quel suo cambio di obiettivi, ora decisamente più casti e quasi… romantici?
Tuttavia, recupera subito la sua aria combattiva.

“Sono solo due dannate ore di volo, sarò più sveglia che mai, non temere!”

“Peccato.” fa spallucce lui, prima che gli venga in mente qualcosa. “Non mi hai ancora detto come hai saputo di quel tizio che ho usato come autista…”

“Se te la vuoi prendere con la Hogarth fa’ pure, però non arrabbiarti con Trish,” mette le mani avanti lei.

“E perché dovrei farlo?” si acciglia il persuasore.

“Ricordi quella puntata di ‘Trish Talk’… poco carina nei tuoi confronti? Che domande, ovvio che la ricordi, così come quella dopo con le scuse che ti son piaciute tanto… ecco, diciamo che Trish ha scatenato un fenomeno virale, hanno cominciato a farsi vive persone che sostenevano di aver avuto a che fare con te.”

“Interessante.” replica lui, intrigato.

“Uh! Mi fa piacere tu la prenda così bene. Fatto sta che la Hogarth ha avuto la bella idea di raccoglierli nel suo studio e farmeli esaminare, quindi vedi? Principalmente la colpa è sua!”

“Va’ avanti,” la sprona lui

“Così ho iniziato ad ascoltarli tutti, c’era anche chi sosteneva di averti visto emergere dalle acque con occhi rossi brillanti o che fossi Cinese!” lo fa ridere lei. “Però c’era anche chi era serio a riguardo, l’ho capito da certe cose che dicevano, da come lo dicevano, che avevano incrociato la tua strada.”

“E fra questi c’era il mio autista…”

“No, ho avuto la bella idea di creare un gruppo di ascolto fra quelli che si erano presentati che mi avevano convinto, è alla prima di queste serate che si è aggiunto anche lui, ho capito subito che non era un perditempo ed è lui che con un dettaglio mi ha fatto arrivare a Malcolm… cosa che poi mi ha fatto arrivare a te, il resto della storia lo sai.”

“Oh sì, il mio collo se la ricorda benissimo!” borbotta lui, fingendo di massaggiarlo.

Jessica valuta se sia il caso o meno di dirgli che è a quelle serate che è riuscita a rintracciare la madre di Kevin, ma alla fine decide che non è il caso di riportare alla mente del persuasore ricordi dolorosi.

- È solo perchè mi serve che sia di buon umore per mettersi al lavoro… non certo perché mi importi qualcosa di lui!- si convince la bella detective.

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Killgrave alla fine si è comportato a modo e quel volo è stato normale il più possibile, con gran compiacimento di Jessica.

Il taxi li porta a destinazione, con Kevin che provvede a pagarlo regolarmente, aggiungendogli una mancia perché resti lì ad aspettarli.

“Niente giochino del tassametro che segna zero? Sono sempre più sbalordita.” commenta Jessica, mentre percorrono il vialetto in mezzo al prato che conduce a una villetta dalle pareti giallo crema.

“So comportarmi come un cittadino qualunque, all’occorrenza… questo non significa certo che mi piaccia farlo.” brontola lui, prima di suonare al campanello.

Devono attendere un po’ ma poi apre loro la porta una donna mulatta sui trent’anni, piuttosto avvenente, nonostante le vistose occhiaie, i capelli scuri e ricci raccolti in un'acconciatura frettolosa e l’aria un po’ stressata.

“Sì? Cosa desiderate?” chiede loro, nascondendo meglio nella tasca del grembiule quella che sembra una macchinina.

 

“La Signora Clay?” chiede per conferma Jessica.

L’interpellata fa una smorfia di disapprovazione.

“Oh, per favore, non voglio più sentire quel nome nemmeno per sbaglio, ora sono la fiera, divorziata Signora Bumper” la corregge lei, lasciandoli entrare. “Siete qui per prendere le ultime cose del mio ex marito?”

“Non esattamente.” replica Kevin, che ancora non ha parlato.

“Temo di non capire, allora,” aggrotta le ciglia la donna.

Proprio in quel momento si sente un bambino gridare isterico dal piano di sopra, mentre lancia cose, forse i suoi giocattoli, contro al muro.

“Avery, amore, la mamma arriva adesso!” lo rassicura la donna, dal piano di sotto.

“Bene, Jessica, se ti serviva un’ulteriore prova, riconoscerei le grida di quel bambino pestifero fra mille.” bisbiglia alla detective il persuasore.

“Le mie ricerche non sbagliano mai.” gli bisbiglia lei in risposta.

“Non mi avete ancora detto chi siete voi due e perché siete qui!” comincia ad agitarsi la padrona di casa.

Nel frattempo il bambino, che non può avere più di sette anni è sceso dalle scale e ha tirato il suo elicottero giocattolo verso Killgrave, mancandolo di poco.

La detective e il persuasore alzano simultaneamente lo sguardo verso di lui.

“È lui, mamma, era lui con papà. È il Signore Cattivo!” grida il bambino, indicando Killgrave alla mamma. “È lui che ha fatto diventare cattivo papà.”

La madre prende in braccio il figlio agitato e lancia un’occhiata di fuoco a Killgrave e Jessica.

“Uscite subito da casa mia o chiamo la polizia!” tuona, furente.

Killgrave scambia uno sguardo con Jessica, che annuisce.

“Lei non vuole cacciarci via.” la persuade Kevin.

“Io non voglio cacciarvi via.” ripete come un’automa la padrona di casa.

Nel frattempo il bambino continua a gridare isterico.

Killgrave sa già cosa fare.

“Signora Bumper, lei resti tranquilla.” dice con tono pacato verso la donna, che posa placida il bambino su una sedia lì vicino. “Tu, Avery, sta’ lì, zitto e fermo e non fare altro che non sia respirare!” gli impone e il bambino non può che obbedire.

“Andamo a metterci comodi, Signora Bumper, dovremmo parlare un po’” le annuncia Jessica, andando verso il divano

“Lei sa di aver preso una decisione avventata, Signora Bumper.” prosegue Killgrave, prendendo posto accanto alla detective, mentre la madre del bambino si siede di fronte a loro.

“Io ho preso una decisione avventata.” riconosce lei.

“Signora Bumper, parliamoci chiaro, suo figlio è una peste senza precedenti. Lo abbandonerebbe mai?” interviene Jessica.

“No! Certo che no! Che razza di domande sono queste?” si scandalizza la donna.

“Bene, ora però sarà lui a farle la stessa domanda.” le annuncia Jessica e Killgrave ha già capito dove voglia andare a parare.

“Signora Bumper, risponda con sincerità, quando è ingestibile e la fa disperare, ha mai pensato di abbandonare suo figlio?”

“Sì.” risponde di riflesso la donna, tappandosi la bocca in lacrime, pochi secondi dopo. “Oh mio, dio! Non è possibile, io amo Avery con tutta me stessa!”

“E nessuno lo mette in dubbio questo, ma, vede? Sono normalissime pulsioni che anche il più mite fra gli esseri umani può avere, nella frazione di un momento.” riprende il discorso Jessica, sporgendosi più vicino alla donna, ancora in shock. “Ora poniamo caso che lei incontri un essere spregevole, un Signore Cattivo, come diceva suo figlio prima, qualcuno che ha il potere di far portare questo desiderio latente a compimento, qualcuno che può darle un ordine che lei eseguirà senza possibilità di ribellarsi. Si ritroverebbe ad abbandonare il sangue del suo sangue, con una minuscola parte di lei che sa che vorrebbe farlo.”

La Signora Bumper, sempre in lacrime, guarda prima Jessica e poi Kevin.

“Mio dio, ma allora… Alexander…”

“Sì, il suo ex-marito è stato una delle tante vittime di Killgrave, l’uomo che vede qui con me. Ma sa che le dico? Che se quel giorno ci fosse stata lei alla guida di quella macchina il risultato sarebbe stato il medesimo, con la differenza che ora sarebbe lei quella esclusa dalla famiglia, vista come un mostro senza cuore, accusata di un crimine orribile.”

“Perché ha portato in casa mia un uomo così terrificante?” si rivolge a Jessica la donna, tremando sia per i singhiozzi, ma soprattutto per la paura.

“Perché se mi fossi presentata da sola, sarebbe stata solo la parola di una detective contro la sua, senza uno straccio di prova. Io la prova vivente me la sono portata appresso, l’ha visto lei stessa quello che può fare. Ora crede a quello che è realmente successo?”

“S-sì, ci credo…”

“Bene. Perché questo Signore-ora-un-po’-meno-Cattivo sta cercando di imparare dai suoi errori e ricucire i pezzi di ciò che ha rotto, almeno là dove è ancora possibile.” le spiega Jessica.

 

“Proprio così. Ora che conosce la verità, riuscirà a perdonare suo ex-marito?” le domanda Kevin, senza ricorrere al suo potere.

“Sì, certo che sì, l’ho appena fatto, ma ormai è troppo tardi. Gli ho detto di non cercarci più, di sparire dalle nostre vite e lui… l’ha fatto.” si dispera lei.
 

“A questo penseremo noi. Ora sarà meglio andare.” si alza Jessica e così fa anche Killgrave.

“Sarà meglio che interrompa il comando che ho dato a suo figlio.” gli si avvicina il persuasore.

“No, aspetti… voglio dire, se non gli dice niente, quanto resta così tranquillo?” si azzarda a chiedere la madre.

“Oh beh, di sicuro tre giorni… però prima di regalarle tutta questa quiete, mi lasci correggere un paio di cose.” decide lui. “Avery, mangia quando devi mangiare, dormi quando devi dormire, usa il bagno quando ne hai bisogno, ma per il resto resta in silenzio, fa’ il bravo bambino e non far disperare i tuoi genitori.” gli parla con tono mite Killgrave. “Ecco, ora è a posto.” informa la donna prima che lui e Jessica escano.

“In effetti è vero, da come avevi imposto quel comando, quel povero bambino avrebbe rischiato di morire di fame…” borbotta Jessica. “Non è da te tutta questa umanità, Signore Cattivo.”

“Potresti evitare di chiamarmi così?” alza gli occhi Kevin, mentre tornano al taxi.

“Scordatelo, è troppo divertente!” si diverte a punzecchiarlo lei, ma poi quando meno se lo aspetta, gli prende la mano. “Sei stato bravo, lì dentro. Sono fiera di te.” aggiunge, guardandolo seria.

“Ho solo un’ottima insegnante.” le sorride lui, mentre il taxi li riporta in aeroporto.

“Ora viene la parte difficile.” gli preannuncia Jessica.

“Non era questa la parte difficile?” si stranisce lui.
 

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Jessica spinge il portone di quel locale dove era solito trovarsi il gruppo di ascolto, dove al tavolo adibito trova solo il Signor Clay, distinto ed elegante come lo ricordava.

“Sei puntuale.” gli riconosce lei.

“Nella e-mail che mi hai mandato dicevi alle 22:00” ribatte l’uomo. “Non so nemmeno perché ho accettato di riprendere la terapia di gruppo. Gli altri quando arrivano?” borbotta guardandosi in giro.

“Temo di non essere stata del tutto sincera con te. Gli altri non verranno.” lo informa lei, mandando l’SMS ‘Ora puoi entrare.’ a chi di dovere.

“Ah no? Farai solo incontri singoli? Questa è una novità…” risponde lui, paralizzandosi quando  vede aprirsi la porta, con il suo incubo peggiore che fa il suo ingresso indisturbato.

“Jessica, sei impazzita? Perché lui è qui? Fa parte della terapia?”

“Non c’è nessuna cazzo di terapia, mi serviva trovare un modo per farti venire qui.”

“Quindi è una trappola, cosa sei? La sua complice? Ora controlla di nuovo anche te?” ringhia l’uomo, in procinto di alzarsi e fuggire.

“Magari!” ridacchia Killgrave, guadagnandosi un’occhiata al vetriolo da Jessica. “No, non la controllo e non ho intenzione di controllare nemmeno te, ad eccezione di due comandi fondamentali: resta seduto e ascoltami senza interrompere.”

L’uomo AfroAmericano fa come gli è stato detto e l’Inglese prende posto di fronte a lui al tavolo di quel pub per lui così rudimentale.

“Diciamo che… ti devo delle scuse.” esordisce lui.

Il Signor Clay non può interromperlo e si limita solo a sgranare gli occhi incredulo.

“Oh, non credere che sia facile per me, in genere non mi scuso mai, ma… qualcuno mi ha fatto capire che dovrei farlo, almeno con chi posso,” guarda fugace Jessica, che si lascia sfuggire un mezzo sorriso. “Scusami per averti fatto abbandonare tuo figlio, mi dispiace, avrei dovuto semplicemente dirgli di starsene zitto e tranquillo.”

Seduta vicino al Signor Clay, Jessica allunga un piede da sotto il tavolo per tirargli un calcio sullo stinco.

“Ouch! No okay, non sarei mai dovuto salire sulla tua auto e renderti il mio autista personale. Mi dispiace.” si corregge Killgrave, compiacendola. “Ecco, ora, se vuoi, puoi parlare e muoverti.”

“Lo sai cosa accidenti me ne faccio delle tue dannate scuse? Mi hai rovinato la vita!” sbotta l’uomo, ma da come lo guarda glaciale il persuasore si azzittisce all’istante.

“E comunque, non siamo qui solo perché lui ti doveva delle scuse.” spiega Jessica. “Che tu mi creda o no, Killgrave ha cercato di riaggiustare le cose e io credo abbia avuto un discreto successo.”

“Sei andato da Wendy e Avery? Che cosa hai fatto? Jessica, tu sei qui per dirmi che lo hai fermato in tempo, vero?” si allarma il Signor Clay, teso come una corda di violino.

“Kevin, non dovevi togliergli quel comando, è evidente che lui non ascolta!” alza gli occhi Jessica, rivolta solo al persuasore, come se l’altro non fosse lì, ma sta solo fingendo, perché poi sposta nuovamente lo sguardo verso il Signor Clay. “No, non sono arrivata in tempo, per il semplice fatto che ero già lì. Io stessa sono andata a casa della tua ex-moglie con lui.” specifica lei.

“Allora sei davvero la sua complice!” l’accusa l’uomo.

“Hey, tu, bada a come parli, ho ribaltato tavoli per molto meno!” lo mette in guardia Jessica, alzandosi. “Semmai è il contrario, è lui il mio complice. Gli sto insegnando a essere migliore, lo sto portando a un utilizzo più benefico dei suoi poteri, gli sto dando una seconda chance, quella che la tua ex moglie ha deciso di dare a te.” lo informa.

Il Signor Clay li osserva sbigottito.

“Mi-mi state dicendo che Wendy mi ha perdonato?”

“Sì, ma non perché glielo ho ordinato, non durerebbe che tre giorni altrimenti. Io e Jessica le abbiamo aperto gli occhi, l’abbiamo aiutata a capire cosa ti è successo, a causa mia, le abbiamo fatto vedere le cose dal tuo punto di vista. Questa è una cosa che avrà effetto sempre.” precisa Kevin.

“Già, quindi perché non ti riprendi in mano la tua vita e corri dalla tua famiglia? Ora vivono qui.” gli allunga un pezzo di carta Jessica, con scritto l’indirizzo.

L’uomo non perde tempo e si alza, uscendo dal locale.

“Ma come? Se ne va via così, come se nulla fosse? Almeno un ‘grazie’ lo poteva dire!” sbuffa Killgrave.

“Tu rimarrai comunque il suo peggior incubo, semmai poteva ringraziare me!” borbotta lei, indispettita. “Beh, Kevin, stai avendo un assaggio di cosa significa fare l’eroe: tu ti fai uno sbattimento assurdo e a nessuno frega un cazzo!” lo fa ridere lei.

“Se arriva in tempo a casa potrà godersi la versione silenziosa di quel demone di suo figlio per almeno due giorni!” la fa ridere lui, alzandosi dal tavolo. “Ora ce ne possiamo andare a casa anche noi?”

 

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Considerando i due voli affrontati e il confronto avuto quella sera, Kevin è piuttosto provato e vorrebbe solo andarsene a dormire, ma Jessica sembra pensarla diversamente.

“Non la vuoi prima la tua ricompensa?”

“Avevamo detto che questo non contava come caso risolto, vuoi aggiungermi lo stesso la X e portarmi a quota otto?” le domanda speranzoso lui.

Per tutta risposta, Jessica ridacchia.

“Ci sono vari tipi di ricompensa, scommetti che questa ti piacerà anche di più?” lo stuzzica lei. “Va’ nel bagno di camera tua e aspettami lì.”

Ovviamente Kevin fa come gli è stato detto e nel giro di un quarto d’ora Jessica lo raggiunge con addosso pantaloncini e una canotta neri.

Lui invece si è limitato solo a togliersi giacca e scarpe.

Jessica si avvicina alla vasca, aprendo il rubinetto dell’acqua calda, per poi avanzare verso di lui. Comincia a sbottonargli la camicia, finché arriva all’ultimo bottone e gliela sfila.

Kevin preferisce non dire nulla, lasciandola fare, ma è alquanto stupito quando la vede abbassargli anche i pantaloni, per poi pensare ai suoi boxer.

Jessica sembra notare il suo senso di smarrimento.

“Oh, andiamo, ti scandalizzi per così poco? Con tutte le volte che ti ho visto nudo!” sdrammatizza lei. “‘Conosco la mappa dei tuoi nei a memoria.’” gli fa il verso.

Kevin sembra riguadagnare un po’ della sua consueta spavalderia.

“Ma se unisci i miei con una penna esce la scritta ‘Jessica, ti amo.’” le sorride suadente, scostandole i capelli dal viso.

“Che nei sdolcinati!” finge di lamentarsi lei, prima di baciarlo.

La vasca si è riempita a sufficienza e Jessica lo fa accomodare, andando verso la porta.

“Ma come? Pensavo facessimo il bagno insieme!” si imbroncia lui.

“Ti piacerebbe! Non è quella la tua ricompensa,” lo informa lei. “Ti aspetto di là, quando hai finito.”


Quando Kevin la raggiunge in camera, avvolto nell’accapatoio, trova sul letto un telo che prima non c’era, le luci soffuse e delle candele profumate alla lavanda accese agli angoli.

Jessica lo aspetta seduta sul letto, con in mano una bottiglietta che non riesce a identificare.

“Levati l'accappatoio e sdraiati a pancia in giù.” lo istruisce e lui non se lo fa ripetere.

Jessica gli sale a cavalcioni, sedendosi sulle sue natiche. Si versa un po’ di olio alla lavanda e all’arancia sulle mani, per farlo scaldare a sufficienza e poi comincia quel massaggio sensuale e rilassante, partendo dalle spalle e dal collo.

Li massaggia energicamente, ma non troppo, allentandogli tutta la tensione.

“Oh dio, Jessica, così mi porti in Paradiso.” mormora lui, mentre le mani della ragazza scendono verso la schiena.

“Me lo ricordo come mi guardavi a Natale, col tacchino. Diciamo che oggi te lo sei meritato, ma non ci fare troppo l’abitudine.” prosegue lei, massaggiandogli i fianchi.

“Se è questo il premio, devo fare cose buone più spesso.” mormora lui, contento, ancora di più, quando lei si sposta, per massaggiargli anche i glutei e la parte interna di cosce e gambe.

“Non lo dovresti fare per il premio, ma suppongo sia ancora troppo presto perché tu capisca questo!” commenta lei, aspettando che lui si volti.

Si inginocchia dietro di lui, facendogli appoggiare la testa sul suo grembo e gli accarezza i pettorali, cospargendoli di quell'olio profumato.

“Poi dopo io lo posso fare a te, vero?” azzarda lui.

“Ma nemmeno per idea, cazzo! Fatti bastare questo, perché non ci sarà altro.” lo disillude lei, proseguendo il massaggio sulla fossetta che ha vicino all’ombelico.

“Credo che posso farmene una ragione.” mormora compiaciuto. 

“Però il tizio, quello giovane, belloccio, al quale hai portato via la giacca che ti piaceva… lui non si riprenderà mai!” lo fa ridere lei, una volta terminato il massaggio.

Dopo qualche ulteriore momento di relax, Kevin indossa nuovamente l’accappatoio.

Jessica, con sua grande sorpresa, anziché tornare in camera sua, si sdraia dall’altra parte del materasso.

“Kevin, è vero che tra noi le cose stanno cambiando. Che tu stai cambiando. Lo so che tu vorresti altro da me… ma, non ce la faccio, non sono ancora pronta per quello. Spero tu non te la prenda.” bofonchia lei, temendo una sua brusca reazione.

Kevin la sorprende non poco quando scoppia a ridere.

“Vuoi scherzare?” scivola più vicino a lei, poggiando un gomito sul materasso, con la mano a pugno che gli regge la tempia. “L’anno scorso non mi era nemmeno concesso sfiorarti una mano e… guardaci ora,” le sorride, allungandosi per un tenero bacio che lei non gli nega.

“E poi ero serio quella notte al porto. Ti ho detto che avrei aspettato tutto il tempo necessario finché tu avresti capito di provare quello che provo io, E continuerò ad aspettare.” le sorride.

“Bene, perché mi piace il ritmo a cui stiamo andando.” mormora Jessica, prima che si accoccoli con la testa sul suo petto.

“Posso farmene una ragione.” risponde Kevin, mentre le accarezza i capelli fino a che entrambi non si addormentano.

 

TBC

Un minuto di silenzio per il tizio elegantone e la sua giacca perduta.
Nella puntata 1x4 ‘AKA 99 Friends’ poi ha una battuta fenomenale, in italiano è tipo ‘lo so che non è come uccidere la propria famiglia, però… era firmata!’

Insomma, io lo amo XD (se fossi un OC mi shipperei con lui ecco XD)

Scherzi a parte, voglio un bene infinito a tutte le mie J/K ma questa è proprio speciale per me, la chiamo ‘la mia piccola isola felice’ dove mi concedo di far succedere qualsiasi cosa, anche al limite dell’OOC, perché comunque le basi per farlo accadere ho provato a gettarle e ora me ne godo i frutti ^^’

Se volete smettere di seguirla perché le cose vi sembrano troppo forzate lo capirò… ma secondo me Kevin a questo giro il premio se lo meritava tutto e Jessica qualcosina comincia a provarlo già da qualche capitolo, un passetto in avanti mi sembrava doveroso.

Se invece non avete storto il naso e vi va di proseguire, sempre che non mi venga in mente altro, il prossimo capitolo dovrebbe riprendere toni più allegri e comici e Trish e Malcolm torneranno a far la loro comparsa.

Per il momento dal Signore Cattivo, dalla sua complice e da me è tutto ^^

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Capitolo 9
*** AKA Beyond my purpliest expectation ***


“Questa storia partecipa alla ‘Challenge di Pasqua’ indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”

 

Prompt utilizzati:
15 "Perché la cucina sta andando a fuoco?" "Volevo prepararti un pranzo degno di Pasqua…"
31 Scrivere una minaccia su un uovo
28 "Stai veramente preferendo il cioccolato a me?" "Il cioccolato è dolce." 




 

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AKA Beyond my purpliest expectation 

Se qualcuno chiedesse a Killgrave come stiano andando le cose fra lui e Jessica, lui non saprebbe rispondere.
Avrebbe detto: ‘Oltre le mie più rosee aspettative’.
O forse no, conoscendolo, è più probabile che avrebbe detto: ‘Oltre le mie più violee aspettative’.


Questo subito dopo la loro missione a Chicago, quella famiglia che lui stesso, dopo averla distrutta, ha provveduto a riunire.
Quella notte insieme, fosse anche solo per dormire uno vicino all’altra, la conserva fra i suoi ricordi più preziosi.
Per non parlare della mattina seguente, quando, aprendo gli occhi, ha trovato Jessica ancora lì con lui, che dormiva, e memore di una promessa che si erano fatti l’ha lasciata riposare, andando in cucina.

Ha fatto ritorno circa un’ora dopo, trovandola sveglia e un po’ confusa.
Le si è avvicinato sorridente, reggendo un vassoio con pancake, uova strapazzate, caffè e succo di frutta e un piccolo vaso con una rosa.
Viola, ovviamente.


“E questo?” gli ha chiesto lei, stiracchiandosi e stropicciandosi gli occhi.

“Se ben ricordi, qualcuno di molto sexy mi aveva detto ‘Se vuoi portarmi la colazione a letto, prima a letto mi ci devi portare.’ Eccoti qui, nel mio letto, quindi…”

“Aspetta, mi stai dicendo che hai fatto tutto tu?” gli ha chiesto lei, colpita, afferrando un pancake.

“Già, mia cara, vedi? Sto cercando di fare a meno degli altri il più poss…”

Il bacio con cui l’ha interrotto lei è stato anche più dolce dello sciroppo d’acero che hanno aggiunto a quei pancake successivamente.

Anche la settimana successiva è trascorsa piacevolmente, con Jessica che non è sembrata affatto restia a passare del tempo con lui, gli ha sfoderato più di un sorriso e non è stata parsimoniosa nemmeno coi baci.

È nell’ultimo mese che le cose sembrano essere drasticamente cambiate.
Jessica sembra evitarlo, si assenta con sempre maggior frequenza e non vuole che lui la affianchi.

In un primo momento Killgrave ha pensato si potesse trattare di un caso particolarmente impegnativo, dove però né lei, né l’Ispettore Costa volessero il suo aiuto, cosa che lo ha contrariato un po’.

 

Tuttavia, a lungo andare, il persuasore ha ipotizzato che potesse trattarsi di qualcosa di diverso di un caso.

Gli è venuto il sospetto che Jessica non gradisse più la sua compagnia, semplicemente.
Se ne è chiesto il motivo, non ha fatto alcun passo falso.
Non è andato a importunare nemmeno Trish o Malcolm a riguardo, perché sa che Jessica in qualche modo prima o poi l'avrebbe scoperto e non avrebbe gradito.
Anche con il suo staff si sta comportando in modo encomiabile, tende a concedere loro più tempo libero, questo una volta che hanno portato a termine le loro mansioni, ovvio.

Quindi Killgrave non riesce proprio a capire dove stia sbagliando.


In una di queste giornate, passeggiando per il corridoio si imbatte in Ingrid, che sta rassettando proprio la stanza di Jessica.

“Se vuoi lo puoi fare anche dopo, Ingrid, perché non approfitti di questa bella giornata per uscire un po’ con Daniel?” le propone il suo datore di lavoro, che stranamente si sente piuttosto generoso.


Danke, Herr Killgrave, lo farei, se solo potessi!” risponde lei, piuttosto seccata, cosa che le fa tradire le sue origini nordiche, poi sembra ricordarsi con chi stia parlando. “Mi scusi, Signore, voglio dire, Lei è fin troppo gentile con noi, ma nell’ultimo mese Daniel lo vedo solo quando è in cucina per Lei. Anche stamattina è andato via quasi all’alba, ma se lui crede di poter fare come gli pare si sbaglia di grosso!” borbotta lei, tornando alle sue faccende.

Killgrave ha già sentito fin troppo.


A quanto pare Daniel continua ad assentarsi spesso, fuori dal suo orario di lavoro.
Nell’ultimo mese.
Proprio come sta facendo Jessica.

 

-Quei due stanno uscendo insieme! Altro che retta via, a cosa porta se lei mi tradisce così impunemente? Non che stiamo effettivamente insieme, ma qualcosa c’è e lei non aveva alcun diritto di rovinarlo. Non stavolta, non me lo merito.- riflette, sempre più furente.

- Piccola ingrata, fa’ pure i tuoi sporchi comodi, ma la mia vendetta arriverà, quando meno te lo aspetti. - pianifica lui, rientrando nella sua camera. -Se Daniel con quelle mani ti ha accarezzato vorrà dire che quella mano se la taglierà, la cucinerà e te la servirà per cena… la cena di Pasqua, mi sembra il momento perfetto. È pittoresco e non manca molto. E come dessert… lo farò dissanguare, con la mano che gli resta utilizzabile, davanti ai tuoi occhi, Jessica. La sua morte ricadrà su di te. Quanto a Ingrid, lei ha solo da guadagnarci a perdere un fidanzato così fedifrago. Sì, questa sarà la vendetta perfetta. - si crogiola lui, nelle sue terrificanti macchinazioni.

Del resto non c’è cosa più pericolosa di un cuore spezzato.

Nei restanti giorni prima di quell’evento, la situazione sembra essersi ribaltata: nei pochi momenti che passano insieme è Kevin quello scostante, che si dimostra piuttosto freddo e rimane sulle sue, tanto che è Jessica a chiedersi se ci sia qualcosa che non va.

-Sarà di malumore per le mie continue assenze, ma non importa, a Pasqua capirà tutto!- si rincuora lei.

 

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La Domenica di Pasqua finalmente arriva.

Jessica si precipita nella stanza di Kevin, impaziente di svegliarlo.

Potrebbe essere un dejavù di ciò che è accaduto a Natale, se non fosse per due dettagli.
Il primo è che non sono le sette di mattina, ma le dieci, quindi il suo non vuole essere un brusco risveglio, tutt’altro.
A Natale l’intento di Jessica era stato regalargli una giornata da incubo, nel corso di quella Pasqua invece lo vuole solo premiare.

“Sveglia, dormiglione!” mormora lei, scuotendolo gentilmente.


Basta questo a fargli aprire gli occhi.


“Jessica?” esclama confuso.

“Lo so, in queste ultime settimane sono stata piuttosto assente, ma ci tenevo a far bella figura con te oggi, quindi ho lavorato sodo. Ho visto come ti stai comportando da quando siamo tornati da Londra, quello che stai facendo, come lo stai facendo… e tutto questo merita un premio.” gli sorride lei, mentre lui si alza.

 

“Non sto parlando di aggiungere una X ai tuoi casi risolti, anzi, scusami, non ti ho nemmeno dato modo di continuare. E non sto parlando nemmeno di altri massaggi. C’è un’espressione italiana che spiega quello che voglio fare stavolta: ‘Voglio prenderti per la gola’.”
 

Istintivamente Kevin si porta le mani sulla sua gola, per proteggersi, indietreggiando da lei.

- Oh no, non so come ma deve aver scoperto qual è il mio piano e ora vuole uccidermi!- teme il peggio lui, non capendo perché lei stia ridendo.

“Lo so che può sembrare ambiguo, ma significa semplicemente che voglio far leva sulla tua golosità, voglio stupirti con un pranzo che adorerai.” chiarisce lei.


Lui la guarda ancora più sconvolto.


“Sì, hai capito bene, Jessica Campbell Jones si è rimessa ai fornelli, ma questa volta sa il fatto suo!” lo informa la ragazza. “Diciamo che… ti ho un po’ ‘rubato’ Daniel e mi sono fatta dare delle lezioni in privato, nel mio appartamento, non potevo certo farlo qui, tu avresti scoperto tutto e volevo fosse una sorpresa.”
 

Kevin sente il bisogno di sedersi nuovamente sul letto, dopo quella notizia.

“No, no, no…” borbotta come un mantra, reggendosi la testa fra le mani.


Jessica lo guarda confusa.

“Non c’è bisogno di fare così, cazzo, ti ho detto che sono migliorata sensibilmente rispetto a Natale!” mugugna lei offesa, mentre prende posto accanto a lui.

 

“Non è questo, Jessica. Io… io ho travisato tutto, ho pensato cose pessime su di te!” la guarda serio lui, quasi con le lacrime agli occhi.
 

Ogni tanto la parte più sensibile di Kevin affiora e questo è uno di quei momenti.


“Beh, con tutte le volte che l’ho pensato io di te!” sdrammatizza lei, ridacchiando, ma lo vede ancora in evidente stato di crisi.

“Kevin… me lo dici che c’è?” lo affronta, seria e preoccupata.

Per tutta risposta lui le prende le mani, cosa che la coglie di sorpresa. 


“Jessica, pensavo che tu e Daniel… che voi due… e non hai idea delle cose orribili che stavo per fare.” confessa lui, angosciato.


“Oh!” esclama la detective, ma stranamente non toglie le mani dalle sue. “Ma non le hai fatte… giusto?” domanda, titubante.


“No, ma se non lo avessi capito in tempo… Jessica, ti prego, prometti che non mi lascerai, senza di te precipiterei nel baratro. Ero a tanto così dal tornare alle mie vecchie abitudini… e non voglio, non mi piace.”

Jessica stavolta si libera della sua presa, ma solo per abbracciarlo.

 

“Non ti ci farò tornare più in quel baratro. Ora non pensarci, non è successo niente, ti sei fermato in tempo, hai capito i tuoi errori e questa non è una cosa da poco.” lo rincuora, prima di alzarsi.

“Io ora torno in cucina, tu vestiti, ma quando mi raggiungi non voglio più vedere quella faccia. Oggi è un giorno di festa, comportati da tale!” gli impone lei, andandosene.


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Circa mezz’ora dopo, rimesso a nuovo, nell’animo, con le parole di Jessica, e nell’aspetto, in un completo blu scuro con camicia a righe blu e viola, Kevin scende le scale.


Com’è facile intuire, Jessica ha mandato via dalla cucina Daniel, per occuparsi lei di ogni cosa e il cuoco ne ha approfittato per dedicare le sue attenzioni a Ingrid.

 

"Perché la cucina sta andando a fuoco?" esordisce il persuasore, attirato da un po’ di fumo che esce dal forno.

"Volevo prepararti un pranzo degno di Pasqua…" borbotta lei, desolata, infilandosi un guantone e recuperando la pirofila.

 

“Certo però che… hai un radar o che cosa? Stava andando tutto a meraviglia e sei arrivato solo quando ho avuto questo piccolo intoppo!” aggiunge, un po’ scontrosa. “Volevo farti le patate in salsa di menta… ma a quanto pare ora mi rimane solo il pesto di menta…” sbuffa lei. “Non è giusto, giuro che quando c’era Daniel ho provato a farle, almeno una dozzina di volte, senza che lui facesse un solo passaggio… e mi venivano bene!”

“Jessica, ti credo, apprezzo la tua buona volontà e a parte questo.. devo dire che si sente un profumino delizioso!” le sorride lui.

 

“E vorrei ben vedere, ti sto preparando la pasta all’amatriciana, ho sbollentato i pomodori, passato il guanciale in padella, devo solo mettere a cuocere i bucatini e grattugiare il pecorino.”

A Kevin si illuminano gli occhi.

“Mi hai davvero preparato il mio piatto preferito?”

“Sì e sarà a regola d’arte. Lo sapevi che, grazie ai suoi nonni, Daniel per un quarto è Italiano? E mi ha indicato prodotti di prima qualità, c’è un Eataly a Manhattan, ho preso tutto lì.” spiega lei, con aria fiera.

 

- Altro che fargli tagliare una mano, io a Daniel darò un aumento di stipendio!- si appunta mentalmente il persuasore.


“È stato lui a spiegarmi quella buffa espressione Italiana. Il contorno sarebbe stato l’unica cosa delle tue tradizioni, invece ci dovrai rinunciare.”

“Al diavolo le tradizioni, Jess, io non potrei essere più felice di così!” sorride lui, tirandola a sé per le spalle per darle un breve ma intenso bacio. “E per dolce cosa c’è?” cerca di curiosare lui, ma lei lo respinge.

“Quello è una sorpresa, ora fila via, ti chiamo io quando è pronto,” decide, cacciandolo dalla cucina.

 

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Quando Jessica porta i piatti in sala da pranzo, con Kevin che la attende, il persuasore è stupefatto, non solo per il piatto che gli si presenta davanti agli occhi che alla vista e all’olfatto ricorda perfettamente una pasta all’amatriciana, quanto per l’abbigliamento di Jessica.

 

Si  è andata a cambiare i consueti jeans e T-shirt, optando per un vestito color verde smeraldo, longette, con scollo alto dritto e delle maniche corte con dei fiori ricamati a uncinetto.
 

Per la cronaca, è il vestito che Kevin le ha comprato prima che uscissero a cena insieme, dopo l’episodio del tappeto stinto.

 

Le è sembrato adatto anche a quell’occasione.

“Jessica, sei…”


“Una visione, blah, blah, blah. Sì, afferrato il concetto, ma ora mettiti a mangiare che se ti azzardi a farlo freddare ti cambio i connotati!” ringhia lei, facendolo ridere. “A me di solito questo piatto fa schifo, ma visto che l’ho preparato io…”

Lui le sorride annuendo e cominciano a mangiare.

“Jessica, è… paradisiaco!” commenta lui a bocca piena, una cosa che stona non poco col suo solito bon ton, ma che Jessica sembra apprezzare molto.

 

“Beh sì, sono stata fottutamente brava!” approva lei, soddisfatta, prendendo un’ampia forchettata.

“Sai, un po’ sono contento che tu abbia carbonizzato il contorno,” commenta lui, finendo il piatto di pasta in pochi minuti.

“E perchè scusa?”

“Un po’ devi rimanere sempre il mio piccolo disastro viola!”

“Avevamo detto che non mi avresti mai più chiamato così!” gli rinfaccia Jessica.

 

“Non è esatto, tu hai espresso questa richiesta ma io non ho mai detto che ti avrei accontentata!” controbatte caparbio lui.

Quando lei serve il dolce, Kevin osserva ammirato il tortino al cacao monoporzione nel suo piatto, prima di romperlo con la forchetta e accorgersi che dentro ha un cuore morbido e cremoso di cioccolato.

 

La stessa cosa si ripete anche nel piatto della detective.

“Jessica, sono sempre più ammirato.”

 

“È sempre una ricetta italiana, non è nemmeno così semplice da realizzare.”


“Fortuna del principiante?” la punzecchia Kevin, prima di deliziarsi con l’assaggio.


“Fortuna del principiante un cazzo!” replica lei, piccata. “Nel corso di questo mese avrò fatto almeno quarantacinque stra dannati tortini e sono bruciati almeno quaranta volte! Questa volta non si dovevano azzardare!”

“È stato un pranzo memorabile, mia cara, dico davvero. Non sembri più nemmeno la stessa persona che era in cucina a Natale,” le sorride lui.

“Già, ma non ti illudere che questo significhi che io abbia imparato a cucinare. So fare unicamente questi due piatti e non so quanto a lungo me ne ricorderò,” puntualizza lei, sparecchiando, una volta che hanno finito.

 

“Me lo farò bastare.” le urla lui in lontananza.


Quando torna in sala da pranzo, Jessica regge fra le mani un grosso ovale, avvolto in una carta variopinta.

“E quello cos’è?” si sorprende lui.

“Un’altra tradizione Italiana, nonché il mio piano B nel caso il tortino fosse uscito una merda,” spiega lei, scartandolo e scoprendo un uovo di cioccolato fondente. “E l’ho fatto personalizzare apposta per te.”

Kevin osserva con interesse sia quel dolce così particolare, sia i caratteri viola arzigogolati, che su quel cioccolato così scuro da sembrare nero risaltano a meraviglia, leggendo ad alta voce la frase che vanno a comporre.

 

“‘Se non righi dritto, farai la sua stessa fine’?” la guarda intrigato lui. “Cioè? Coprirai di cioccolato anche me?”

“Cazzo, no, intendo che ti faccio a pezzi, così!” dà una dimostrazione pratica della sua minaccia Jessica, spaccando l’uovo in più parti con un pugno deciso.

 

Kevin non dice nulla, limitandosi ad agguantare un pezzetto di cioccolato e concentrandosi sul suo ottimo sapore.
 

“Minacciarmi usando uno strano dolce…” borbotta lui.

 

“Beh, sono o non sono unica nel mio genere?” si avvicina a lui la detective per un bacio che però lui le nega, continuando a mangiare.

 

"Stai veramente preferendo il cioccolato a me?" si imbroncia lei, ma lui continua a ignorarla, offeso.


"Il cioccolato è dolce." mugugna, senza nemmeno guardarla.

“Un’altra cosa che non sai di questo dolce è che notoriamente all’interno del suo involucro ha anche una sorpresa,” cattura la sua attenzione Jessica.

Seguendo il suo consiglio, Kevin estrae un sacchettino dal fondo dell’uovo, osservando perplesso il contenuto.

 

“Ma questa è…” mormora, guardando la chiavetta usb gialla, identica a quella che conteneva i filmati degli esperimenti dei suoi genitori.

“Non sai che fatica per trovarne una uguale, volevo creare un po’ d’effetto, però, fidati, il contenuto sarà molto diverso.” lo rassicura lei. “Vogliamo guardarlo insieme?” gli propone.

Si spostano in sala, Kevin prende il suo laptop e Jessica inserisce la chiavetta.

 

Partono una serie di immagini, dalle foto e dai video di Kevin a Natale coi bambini, alle foto da turisti a Londra, con qualche scatto che Jessica gli ha rubato senza che lui si accorgesse.
 

“Ma…”
 

“Dài, continua a guardare,” lo sprona lei.

Seguono alcune immagini di lui alle prese col gatto che era riuscito a trovare.

 

“Beh, quel momento andava immortalato,” dice in sua difesa lei, “Così come questo,” continua, cliccando e mostrandogli foto che ha scattato di lui alle prese con la sua sbornia.
 

“Jess, in che modo questo dovrebbe essere un bel regalo?” protesta lui.


“Tu continua a guardare,” gli fa l’occhiolino lei. “E comunque, l’intento è ricordarti quanto le cose fra noi sono cambiate da quando hai promesso di essere un uomo migliore.”
 

Kevin continua a scorrere le foto e arriva a quelle che non aveva mai visto, di loro due all’aeroporto JFK, prima di partire per Chicago.
Osserva rapito quegli scatti che ritraggono lui e Jessica in sintonia così perfetta.

“Ma queste chi…” le domanda.

“Pensi che Trish sia una fotografa sopraffina e discreta solo al tuo servizio?” lo stupisce lei con la sua risposta.

“Mi sta sempre più simpatica quella ragazza,” ridacchia lui.

 

“Oh, credo l’adorerai ulteriormente quando vedrai cos’altro mi ha aiutato a realizzare,” gli anticipa lei, con aria furbetta.
 

Killgrave ringrazia la sua buona stella di essere già seduto, perché le foto che seguono sono qualcosa di davvero inaspettato.

Davanti ai suoi occhi si palesa una serie di foto erotiche, ma mai volgari, di Jessica con addosso solo un perizoma di pizzo viola, sdraiata sul tappeto tanto caro a Killgrave.

 

Le foto giocano con la sensualità e il vedo non vedo, nascondendo o mostrando solo in parte in seni, mentre, nelle varie pose, Jessica ammicca seducente verso l’obiettivo.

“Per l’inferno maledetto, Jessica!” annaspa Kevin, piacevolmente sconvolto.
 

“Che dici, sono argomentazioni sufficienti per continuare a restare sulla retta via?” gli domanda retorica lei.

Killgrave la tira a sé per un bacio mozzafiato,

“Altrochè, diventerò il più buono fra i buoni!” le promette, quando si separa da lei.

“Era quello che volevo sentire. Che dici? Niente male come Pasqua, no?”

“Oh, mia cara, è andata ben oltre le mie più violee aspettative!” le sorride lui.

“Bene,” si alza dal divano lei. “Perché l’anno prossimo lo voglio io un uovo personalizzato da te!”

TBC


Jessica che fa già progetti così in là nel tempo… la stiamo perdendo, vero? XD 


Ho un po’ di cose da dire su questo capitolo o shottina, non so mai come chiamarli…

Benedette ricerche, io pensavo che l’uovo di Pasqua fosse conosciuto a livello mondiale e invece no, in America, ma pure nel Regno Unito, hanno tradizioni differenti… quindi viva Daniel e le sue origini Italiane che mi hanno permesso di realizzare questa fluffosa follia ^^
E speditegli taaaaaanto amore, visto che ha rischiato davvero grosso e nemmeno lo sa!

Quanto a Ingrid, sono solidale con Jess, non la sopporto, è un po’ come se ci si fosse infilata a tradimento in questo sequel … però mi diverte che quando si innervosisce comincia a parlare un po’ Tedesco (okay, quel poco che so farle dire XD)

A Manhattan esiste davvero un Eataly.

Considerato quanto Jessica ami provocare, non fatico a immaginarla capace di fare un servizio fotografico così … infuocato ;P


e questo è il vestito di Jess <3
https://ibb.co/QFrZGFy

Mi scuso per questo capitolo non previsto, ma non ho resistito alla Challenge Pasquale, così come non ho resistito ad abbondare col fluff.
La prossima volta (forse) ci sarà il capitolo (folle e delirante) che avevo intenzione di scrivere ^^’

Liberi di dirmi quello che volete, ma intanto una cosa ve la dico io:

BUONA PASQUA!!!!

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Capitolo 10
*** AKA Drunk Tiger ***


biww-cover

AKA: Drunk tiger
 

“Trish, da brava, te l’ho detto quando ti ho invitato da me che però avrei avuto parecchio da fare,” protesta Malcolm, seduto alla sua scrivania, tutto intento a studiare un caso, esaminando i fogli nella cartella uno a uno.

Difficile però mantenere la concentrazione se poi la sua ragazza inizia a fargli i grattini sulla nuca, uno dei suoi punti più sensibili.

“Trish…” la ammonisce lui nuovamente, “Devo capire che strategia attuare, quali sospetti interrogare prima…”

“Interroga me, posso essere io la tua sospetta,” gli si para davanti lei, con movenze feline, cominciando a slacciarsi i bottoni sul davanti del vestitino a rombi colorati che indossa. “Se fai le domande giuste, puoi estorcermi la verità… nuda e cruda.”

Dicendolo l’avvenente speaker lascia cadere l’abitino a terra, rivelando all’amato che sotto non indossa nient’altro.

Ecco la sorpresa che aveva in serbo per lui.

Davanti a quello spettacolo, la buona volontà del solerte detective aiutante va a farsi friggere, con lui che si alza dalla scrivania e famelico solleva Trish fra le sue braccia, portandola sul divano.

“Ho idea che farò un lunghissimo interrogatorio a questa sospetta così sexy!” la guarda con finta aria minacciosa lui, prima di baciarla.

“Non è che per caso hai in dotazione anche un paio di manette?” ridacchia la bionda, solleticata da un’idea maliziosa.

“Avrei dovuto fare l’aiutante di Costa per quello, non di Jessica… però posso sempre comprarne un paio di peluche per la prossima volta…” ammicca lui, sovrastandola, mentre lei fa scivolare le mani sotto la sua T-shirt attillata.

 

“Stavo o non stavo per condurre un interrogatorio? Allora, cara la mia indiziata, rispondi senza mentire,” mormora lui, chinandosi a baciarle il collo. “Quanto a lungo hai ancora intenzione di attendere prima di togliermi tutti i vestiti?”

Trish gli lancia uno sguardo carico di promesse, prima di armeggiare con i bottoni dei suoi jeans, impaziente.

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“Pare proprio che il lungo braccio della legge abbia fatto il suo corso!” commenta maliziosa una soddisfattissima Trish, rivestendosi, circa un’ora dopo.

Anche Malcolm fa lo stesso, per poterla accompagnare alla porta.

“Vieni a disturbarmi più spesso, tesoro, e la prossima volta porta delle manette,” la saluta lui con un ultimo bacio, aprendo la porta.

Proprio in quel momento le porte dell’ascensore si aprono e ai due sembra di vedervi all’interno un uomo elegante.

Sono certi che si tratti di una svista, ma quando l’uomo esce dalle porte hanno la definitiva conferma che si tratti proprio di Killgrave.

Forse non lo hanno riconosciuto subito perché una volta tanto non ha nessun indumento viola, ma ha optato per un completo nero, con una camicia bianca che crea contrasto e una cravatta nera.

Trish e Malcolm fanno la sola cosa che abbia senso: lei rientra nell’appartamento del suo ragazzo e lui chiude tempestivo la porta, a doppia mandata.

“Forse non ci ha visti.” le dice Malcolm.

“Io temo di aver incrociato il suo sguardo…” borbotta lei.

“Magari non è qui per noi.” si augura Malcolm.

Trish lo guarda scettica.

“Mia sorella ormai da mesi vive in pianta stabile da lui, è ovvio che stia cercando te, o me… o entrambi. E quel che è peggio è che tu non hai una stanza insonorizzata!”

“Forse se ci chiudiamo fortissimo le orecchie…” mugola Malcolm, facendolo mentre lo dice e Trish lo imita.

“Apritemi!” urla Killgrave dall’altra parte… e non c’è orecchio tappato che possa resistergli.

Sia Malcolm, sia Trish si precipitano a girare la chiave.

“Se sopravviviamo a questo, mi trasferisco da te,” le sussurra Malcolm, prima di aprire.

 

“Così come tempo fa io ho aiutato voi, voi dovete aiutare me a conquistare Jessica, e non lo dico come un comando,” sentenzia Killgrave, varcando la soglia senza troppi preamboli.

“Dobbiamo aiutarti a conquistare Jessica.” ripetono con voce unanime e monotona i due innamorati.

“Okay, può darsi che mi sia sfuggito come comando!” borbotta il persuasore fra sé e sé, alzando gli occhi.

“E comunque non è vero che non vuoi ricorrere ai comandi, ci hai ordinato di aprire la porta.” sottolinea Malcolm.

“Quello è perchè non amo essere lasciato da parte e voi due siete piuttosto maleducati,” protesta lui, prima di porre rimedio ai suoi pasticci. “Ad ogni modo, dimenticate la mia richiesta di aiutarmi a conquistare Jessica.”

“Si può sapere perché sei qui?” gli chiede Trish, a riprova che il suo comando annulla-comando è andato a buon fine.

“Perché gradirei molto se voi mi deste qualche consiglio su come conquistare Jessica.” riformula Killgrave, in procinto di andarsi a sedere su quel divano un po’ sfatto.

“No, stiamo alla mia scrivania, è più professionale!” lo ferma in tempo Malcolm, memore di quello che ci hanno appena combinato su quel divano.

“Perché mai dovresti rivolgerti a noi? Ai tuoi occhi dovremmo essere insulsi, banali essere umani senza uno straccio di potere, no?” riprende il discorso Malcolm, dopo che tutti si son seduti alla scrivania.

“Non avrei potuto dirlo meglio io stesso, ma siete anche gli amici di Jessica, gli unici che ha. Una specie di sorella e un dipendente che in realtà le rallenta solo le indagini.” espone le sue opinioni senza filtri Kevin.


“Hey!” si stizziscono gli altri due in perfetta sincronia.

“Io sono sorella di Jessica a tutti gli effetti, non lo sarò di sangue, ma in tutto il resto sì.” puntualizza la speaker.

“E io non rallento un accidenti di niente, Jess più volte si è congratulata per la mia arguzia!” ci tiene a precisare Malcolm.

Per la seconda volta da quando è lì, Killgrave alza gli occhi.

“Okay, d’accordo, come dite voi, fatto sta che siete i suoi due unici amici. Dà del sociopatico a me, ma non mi sembra che lei sia esattamente Presidentessa del Club dell’Amicizia!”

Malcolm si lascia sfuggire una risatina.

“Jessica ha ragione: un po’ sei divertente!” gli riconosce.

Killgrave pare illuminarsi.

“Jessica mi trova divertente!”

“Zitto, Malcolm, non devi dare queste informazioni al nemico!” gli dà una gomitata nel costato Trish.

“Disse quella che una volta mi ha consigliato di non perdere le speranze con Jessica,” le ricorda Killgrave. “E comunque avevi ragione!” sfodera un sorriso a trentadue denti.

 

“Chi è che non doveva coalizzarsi col nemico?” la rimprovera Malcolm. “Come quando hai detto a Jessica che non c’è nulla di male se le piace baciarlo!”

Se prima era contento, dopo quell’informazione Killgrave va completamente in estasi.

“Malcolm!” ringhia Trish, fulminandolo con gli occhi. “E dire che non sei nemmeno sotto il suo controllo, sei proprio così idiota di tuo!”


“Ma allora, se è come dite voi, perché lei fatica tanto a lasciarsi andare con me?”

Non è chiaro se Kevin lo stia domandando a loro o a se stesso.

“Non saprei, ma abuso fisico e psichico, disturbo post traumatico e scia di morti innocenti che ti sei lasciato alle spalle sono le prime ragioni che mi vengono in mente!” lo affronta Trish, stando ben attenta a come gli si rivolge.

“Ma poi sono cambiato, sto cambiando, voglio cambiare!” argomenta lui.

“Ed ecco perchè Jessica non ti odia più come prima, o forse non ti odia più e basta.” ammette la speaker. “Volevi consigli su come conquistarla, non è così? Beh, sii gentile con lei, tanto per cominciare!”

“Per l’inferno maledetto, io sono gentilissimo!” sbotta Kevin, rovesciando fogli, lampada e tablet dalla scrivania di Malcolm, in un impeto d’ira.

“Oh sì, gentilissimo, lo vedo!” replica sarcastico l’aiutante detective.

“Voglio dire, non le impongo niente e non solo perchè non posso, non le metto alcuna pressione, lascio che sia quasi sempre lei a darmi un bacio e le pochissime volte che prendo io l’iniziativa sono perfettamente consapevole che sia a mio rischio e pericolo.” si calma lui, alzandosi per raccogliere quel che ha fatto cadere.

“Qualche occhio nero?” indaga Trish.

“Finora no… ma una volta ha minacciato di rompermi tutti i denti, ma è colpa mia, stavo andando troppo oltre.”

“Non avrei mai pensato di sentire la frase: ‘ è colpa mia’ dalla bocca di Killgrave un giorno!” commenta Malcolm, esterrefatto.

“Ve l’ho detto che sono cambiato.” ribatte il persuasore.

“Tu, vedi di non provocarlo,” si raccomanda Trish col fidanzato. “Tu invece, Killgrave, dicci un po’, come vanno ultimamente le cose con Jessica?”

“Non sono mai andate meglio. Tanto per cominciare abbiamo una serata alcolica a settimana da passare insieme, ve lo ha detto?”

“Ci ha raccontato solo della prima, non sapevo che la cosa si ripetesse…” borbotta Trish.

“Invece è così, solo che ovviamente non posso reggere i suoi stessi quantitativi di alcol, ci ho provato una volta e ancora me lo ricordo quell’ hangover micidiale…” brontola lui. “E oltre a questo, mi affida dei casi minori da risolvere e le sto dando un sacco di soddisfazioni, sapete? E lei continua a lanciarmi chiari segnali, voglio dire…, accetta di uscire a cena con me, mi ha fatto un massaggio sensuale, abbiamo dormito insieme… intendo proprio dormito. Ha cucinato per me e lo ha fatto pure bene… e le foto osè che mi ha regalato?”

“Foto osè? Non è che sei riuscito a controllarla di nuovo?” si insospettisce Malcolm.

“No, non la controlla, è stata Jessica a chiedermi di scattargliele.” gli confessa Trish.

Malcolm è ancora più sconvolto.

“Non è che stai controllando entrambe?”

“Zitto! Io non sto più controllando nessuno!” sbotta Killgrave, prima di accorgersi che un ordine lo ha impartito. “Scusami, Patsy, ora lo faccio parlare di nuovo.”

 

“No, aspetta, lascialo così per un po’, forse è meglio!” gli propone la speaker, facendolo sorridere.
 

Un po’ meno divertito è Malcolm, che la guarda come se si sentisse tradito.

“Okay, è evidente che non sei indifferente a Jessica, ma lei non si fida ancora… serve quel passo in più.”

“Farei qualsiasi cosa per lei!” spergiura Kevin.

“Sorprendila.” lo consiglia la speaker. “Sì, credo che questa sia la strada giusta. Fa’ qualcosa che lei non si aspetterebbe mai da te...”

Malcolm si limita ad annuire con un cenno del capo.

“Sorprendere Jess…” si fa pensieroso Kevin, alzandosi.

“Non dimentichi niente?” lo blocca Trish prima che lui esca dalla porta.

“Ah già, Tossico, ora puoi riprendere a parlare!”

“Non sono più un tossico!” rivendica Malcolm, furente, mentre Kevin è già sul corridoio, tutto assorto nei propri pensieri.

- Qualcosa che stupisca Jess. Ci vorrà un po’, ma ho capito cosa fare.-

 

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Ingrid si sta intrattenendo in cucina con Daniel, mentre lui pensa alla cena da preparare, ma si affacciano verso il salotto quando sentono rientrare il padrone di casa.

“Bentornato, Mr. Kill…” lo salutano in coro, ma non riescono a finire la frase, impegnati a soffocare una risata.

“Bene, temo che incontrerete lo stesso infelice destino del mio autista, della mia guardia del corpo e del giardiniere: non azzardatevi a dire una sola parola!” ringhia Killgrave, azzittendoli.

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All’incirca un’ora dopo, quando ormai è sera, rientra anche Jessica e Kevin scende dalle scale per accoglierla.


Jessica scuote la testa e si stropiccia più volte gli occhi.

-Cazzo, sto lavorando troppo e ora ho pure le traveggole! Devo ridurre lo stress.-

“Dimmi che ami i miei capelli,” le va incontro lui, dandole modo di avere una visuale più nitida di quei capelli che ora sono tinti di viola, con striature nere.

-Oh cazzo, allora è vero!- intuisce la detective, prima di scoppiare a ridergli in faccia.

“Col cazzo che te lo dico, che  ti è saltato in mente? Sembri una tigre ubriaca!” controbatte lei, continuando a ridere.

Kevin sbuffa, sollevandosi il ciuffo dalla doppia striatura.

“Patsy e il Tossico mi hanno dato il consiglio sbagliato!” ringhia.

“A parte che non è più un tossico!” gli fa notare Jessica.

“Per me lo sarà sempre!” insiste l’altro.

“Ok, sorvoliamo!” alza gli occhi lei. “Anzi no, non sorvoliamo un cazzo! Sei andato da loro? Li hai comandati, schizoide? Perché? Se hai fatto loro qualcosa, ti giuro che io…” lo aggredisce lei, ma solo verbalmente

“Non ho comandato nessuno, ho fatto solo una visita di cortesia … premurandomi giusto che mi aprissero la porta!” spiega lui, con aria innocentina. “E ho chiesto loro qualche consiglio, chiesto, non forzato.”

Jessica sembra credergli.

“Dubito che, qualsiasi cosa tu abbia chiesto a Trish e Malcolm, la loro risposta sia stata: ‘Tingiti i capelli di viola e nero.’!” commenta subito dopo.

“Sono i nostri colori…” mormora lui, ma lei rimane impassibile.

“Hai ragione, non mi hanno consigliato cosa fare di preciso, ma mi hanno detto che dovevo soprenderti in qualche modo. Ma con te non funziona niente,” le rivela lui, imbronciato, prima di tornare in camera sua, un po’ avvilito.

Ed è sempre in quella camera che sente bussare alla porta dopo una decina di minuti.

Preferisce ignorare, finchè chi è dall’altra parte non si palesa.

“O apri questa cazzo di porta o la butto giù, sai che posso!” lo minaccia Jessica.

Sorridendo fra sé e sé, Kevin va ad aprirle.

“Sei abbastanza riconoscibile già solo per il fatto che, a parte me, sei l’unica in questa casa che può ancora parlare.” la informa, prima che si seggano sul letto.

“In effetti la casa mi sembrava un po’ silenziosa del solito, immagino tu non voglia che nessuno rida quando ti guarda,”

“Già, e per andare sul sicuro non voglio proprio che esprimano un’opinione in merito, avranno tre giorni di tempo per abituarsi, mentre tu, a quanto pare, sei libera di prenderti gioco di me quanto vuoi…” sospira insoddisfatto.

“Sai che ti dico? Ho avuto una giornata da schifo, Hogarth mi ha stressato più del solito, il caso a cui sto lavorando con Malcolm è a un punto morto... ma tu mi hai risollevato l’umore, mi serviva una risata, quindi grazie!” gli accarezza il viso e poi anche i capelli bicolore.

Kevin alza lo sguardo verso di lei, quasi incredulo.

“Lo sai che in fondo non sono poi così male?” confessa Jessica e lui le sorride, capendo che forse può essere un altro momento propizio.

Ancora una volta prende l’iniziativa a suo rischio pericolo, posando entrambe le mani sul viso di Jessica, prima di unire la propria bocca alla sua.

Fortunatamente per lui, Jessica non solo si fa baciare, ma risponde anche in modo piuttosto partecipe, smettendo solo quando si accorge che da seduti che erano ora su quel letto ci sono sdraiati, lei sopra di lui.


“Anche questo mi ha migliorato la giornata.” ammicca lei verso di lui, tornando a sedersi.

Kevin le sorride, imitando il suo esempio.

“Dài, coraggio, prometto che non userò il taser, ma dimmi le cose atroci che avrai fatto al povero parrucchiere quando ha finito con te,” lo sprona a parlare lei, sapendo già che non gradirà le sue risposte. “Vediamo se indovino, gli avrai fatto cavare gli occhi, oppure lo avrai convinto a mettere il phon dentro il lavabo pieno d'acqua oppure..’

“Niente del genere. E non ho nemmeno cancellato la memoria a nessuno... ho solo alterato un po' i loro ricordi.” la coglie di sorpresa lui.

“Un po’ quanto?” indaga la detective.

“Credono di avere avuto lì Elton John, oppure Lady Gaga, non ricordo… ma insomma, qualcuno eccentrico abbastanza da fare una cosa del genere!’ la fa ridere lui.

“Io non ero là a controllarti, potevi fare qualsiasi cosa... e invece non hai fatto del male a nessuno. Queste son le cose che mi sorprendono!” gli spiega lei, baciandolo un’altra volta. “Questo mi fa continuare a vedere l’uomo migliore che puoi riuscire ad essere, che hai già iniziato ad essere.”

“Per te, Jessica.” mormora lui, spostandole una ciocca dal viso.

“Dovresti cominciare a farlo anche per te, Kevin.” ribatte lei seria, alzandosi dal letto.

“Però ti rendi conto anche tu che finchè non scarica il colore e avrai questi capelli non potrò più assegnarti alcun caso. Sei fermo a sette da un po’ .. .” gli ricorda lei, prima di lasciare la stanza.
 

---------------------------------------------

La sera seguente sembra una replica della precedente, con Jessica che bussa nuovamente alla porta di Killgrave, solo che regge dietro la schiena qualcosa che non gli vuole mostrare, non subito almeno.

“Sta diventando una piacevolissima routine, mia cara.” le sorride suadente lui, aprendo la porta.

“Non ti fare strane idee, volevo solo comunicarti grandi notizie: nonostante quei vistosi capelli, a quanto pare avrai occasione di salire a otto casi risolti, se ti dimostrerai all’altezza.” lo punzecchia lei.

“Sarò all’altezza di qualsiasi cosa, di che si tratta?” si incuriosisce il persuasore.

“Indovina un pò? Oggi in agenzia è venuta a chiedere aiuto una Drag Queen che è stata aggredita e derubata al Lips Midtown East, dove lavora. Purtroppo lei non è riuscita a vedere il suo aggressore, che potrebbe tornare. Quel figlio di puttana potrebbe essere uno stalker ossessionato da lei, oppure qualcuno dei colleghi… e io ho accettato di aiutarla. Solo che mi serve un infiltrato, qualcuno che possa agire in quel locale dall’interno…” lo guarda sorniona.

Kevin capisce tutto.

“Cosa?! NO, non ci pensare nemmeno!” sbotta, stizzito.

Per Jessica è il momento di rivelare ciò che fino a quel momento ha sapientemente nascosto.

“Ci sto già pensando!” sogghigna lei, calandogli la parrucca di lunghi e ondulati capelli viola sulla testa.

“Pensavo di aver toccato il fondo a Natale , con quel costume e i mocciosi!” protesta lui, cercando di levarsela, ma lei glielo vieta, bloccandogli le mani.

“Povero ingenuotto, quello è stato solo l’inizio. La Redenzione è un percorso doloroso, che richiede molti sacrifici.” ridacchia  perfida lei.


“Ho già ottenuto un provino per te al Lips Midtown East, ti aspettano domani a mezzanotte. Quando ho detto che saresti dovuto essere all’altezza della missione, intendevo anche le scarpe tacco dodici con le quali ti presenterai allo staff!” lo informa lei, senza nemmeno provare a celare il suo sadico divertimento.

“Non stai dicendo sul serio, Jess, non puoi…” borbotta Kevin.


“Mai stata più fottutamente seria. Coraggio,  Violet, Miss Purple, Scarlet o in qualunque altro modo tu voglia chiamarti, rendimi fiera di te!” lo incentiva lei. “Guarda il lato positivo, puoi anche non usarla la parrucca, con quei capelli non darai certo nell’occhio in un ambiente del genere!” lo sbeffeggia lei, andandosene.
 

Rimasto solo, Kevin si osserva allo specchio, sistemandosi meglio la parrucca sulla testa.

“Coraggio, Miss Purple, abbiamo un lavoro da fare!”


TBC

Ve lo aspettavate qualcosa di così folle?
Ormai vi dovreste essere fatti un’idea della mia molto labile sanità mentale XD

a mio discapito posso incolpare anche questo:

funny-hair

 

e

purplehair1

 

Piaciuta la situazione porno kitch di serie C in cui Trish e Malcolm tendono a finire con una naturalezza che mi sconcerta? XD

Confesso che mi mancavano, non si vedevano da un po’ di capitoli ;P

quanto al finale di questo (spero vi abbia divertito), lascio decidere a voi: vorreste vedere questa degradante missione del povero Killy o passo oltre, lascio alla vostra immaginazione e a lui  (ma pure a me) lascio ancora un po’ di dignità? XD

Besos a chi passerà di qui, alla prossima <3

Buonanotte, che è tardino e fra una manciata di ore ho la sveglia del primo turno ^^’

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Capitolo 11
*** AKA Such a show ***


 

Warning: questo piccolo wall/pseudo cover che ho creato per questo capitolo rappresenta ciò che andrete a leggere.

cover-aka-such-a-show

Siete DAVVERO sicuri di volervi addentrare in un livello così
alto di follia e disagio? XD
Se sì, siete i benvenuti XD

biww-cover


AKA: Such a show




“Buongiorno, mia cara, dormito bene?” la accoglie Kevin, non appena il mattino seguente vede Jessica scendere le scale.

Se ne sta seduto tranquillo sul divano, domandandosi cos’abbia tanto da guardarlo lei.

In realtà lo sa benissimo.

“I tuoi capelli…” borbotta Jessica, additando ai suoi capelli di un normalissimo castano scuro.

“Notevole, vero? È bastato solo un semplice shampoo, il colore ha scaricato del tutto e sono tornati al loro originario splendore,” le sorride lui. “Puoi ricominciare ad affidarmi casi più ordinari, annulla pure quell’appuntamento al Lips…”

Jessica continua a guardarlo diffidente, mentre gli si avvicina, prima che la sua espressione sfoci in un sorriso.


“Non avrai nulla in contrario allora, se li accarezzo un po’, vero?” gli chiede con finta innocenza.


“Uh? N-no, Jess, non credo sia una buona idea…” sobbalza lui, spingendosi indietro il più possibile, quasi al punto da cadere dalla sponda del divano, ma con un agile scatto Jessica è già sopra di lui, la sua mano che afferra la consistenza un po’ troppo plasticosa dei suoi capelli.

“Mi credi davvero così stupida, Kevin?” ringhia lei, strattonandogli via quella che è solo una parrucca, prima di fargliela a brandelli, spargendo capelli finti ovunque.

A Killgrave e ai suoi capelli ancora gloriosamente viola e neri non rimane che uscire allo scoperto.

“Hai usato una tale violenza, Jess, che non posso che chiedermi… e se fossero stati davvero i miei capelli?” borbotta lui, scioccato.

“Oh per favore, sono una detective, quelle ciocche viola che spuntavano dall’attaccatura si vedevano da lontano un miglio!”

“Stai dicendo che sapevi quello che facevi e che non mi avresti mai fatto del male fisico volutamente perché ci tieni a me?” mormora lui, avvicinandosi per un bacio che però lei gli nega, alzandosi repentina dal divano.


“Cazzo, no! Sto dicendo che non servono tutte queste patetiche messinscena per farmelo capire. Non vuoi occuparti della Drag Queen aggredita? Va benissimo, non sei costretto.” lo informa lei.

I ruoli si sono invertiti fra loro ed ora è Killgrave che la scruta scettico.


“Oh sì, certo, come quando non volevo occuparmi del gatto scomparso e tu hai minacciato di andartene…” brontola lui, incrociando le braccia.

“Mi vedi forse andare in camera mia a fare le valigie? No, non mi muovo da qui, qualsiasi cosa tu scelga di fare.” assicura lei.

Lui sorride, quasi incredulo.


“Ma.. allora…”


“Ma sappi anche che rimarrai fermo a sette casi, non ti affiderò mai più nient’altro, né riterrò valido qualsiasi cosa mi dovessi proporre tu in autonomia…” sciorina tutte quelle preziose informazioni lei, con aria di sfida. “Sai cosa significa questo? Niente bacheca, niente foto dei sospettati da appendere, niente casi da risolvere insieme.” gli prospetta.

“Io non voglio rimanere fermo a sette casi! Voglio quella bacheca e quello a cui porta più di qualsiasi altra cosa!” spergiura lui.

Jessica ridacchia, senza poter resistere alla tentazione di provocarlo un po’.

“Davvero? Più di qualsiasi altra?” ammicca sensuale verso di lui.

“Sai che non amo quando ridi di me e dei miei sentimenti, Jessica!” la zittisce lui, serio.

“Okay, ma tornando alla bacheca… se la vuoi sai quello che devi fare!” riporta l’attenzione sull’argomento principale lei.

“Ma non è giusto, sei solo una sporca ricattatrice!” abbaia lui.

“Ah-ah, piano con le parole, preferisco ‘abile negoziatrice’!” miagola lei, con fare mellifluo.

“E va bene, va bene, mi occuperò di quella dannatissima Drag Queen, farò quel dannatissimo provino in quel dannatissimo locale!” si arrende lui.

“Questo volevo sentire!” approva Jessica.

“E ti dirò di più, Jess,” continua Killgrave. “Quel provino lo supererò, senza ricorrere ai miei poteri, semplicemente perché sarò fa-vo-lo-sa!” dichiara, sicuro di sé.

Jessica ne è doppiamente sorpresa: è sempre stata lei a imporgli di non usare i suoi poteri o limitarne l’uso solo laddove necessario, ma un’iniziativa del genere non era mai partita da lui medesimo, prima d’ora.

- Sta davvero cambiando. Per il meglio.- riflette la detective, allontanandosi.

Quando circa un’ora dopo torna in salotto, lo ritrova sempre sul divano, intento a guardare la TV.

“Quindi è così che intendi superare il provino?” lo interrompe lei, parandoglisi davanti.

“Certo, mia cara, parto dall’atteggiamento e, sai, non trovando validi esempi di femminilità in questa casa…”

Jessica lo guarda come se lo volesse incenerire.

“Oh sì, certo, hai ragione, ti chiedo scusa,” si ravvede Killgrave. “C’è sempre Ingrid, potrei chiedere a lei!”

Jessica si ricorda di quanto, per ripicca verso un tizio che la stava scocciando, gli ha fatto credere di avere gli occhi laser come altro super potere.
Se quella non fosse una bugia, di Killgrave non resterebbe che un cumulo di ceneri.

“Ecco, bravo, Kevin, allora valli a chiedere a lei i massaggi e le foto osè… anzi no, devi solo fottutamente  provarci!” ringhia, divertendolo ulteriormente.

“Dubito che la poverina possa essermi d’aiuto, intenta come sarà a pulire il macello che hai combinato facendo a brandelli quella mia parrucca, quando sarebbe bastato semplicemente togliermela. Immagino non sia stato affatto premeditato, dico bene, Jessica?”

“Beh, le dai uno stipendio generoso, mi sembra giusto che se lo guadagni!” fa spallucce lei, strappandogli l’ennesima risatina, nonostante lui non stacchi lo sguardo dalla TV.

“Si può sapere cosa c’è di così interessante?”

“Si chiama ‘Don’t trust the bitch in Apartment 23 ‘ e praticamente c’è questa ragazza che è una stronza totale e rende la vita di chiunque un inferno… mi ricorda tanto te, ma lei si veste decisamente meglio!”

Jessica prima lancia l’ennesima occhiata di fuoco a Killgrave e poi una neutrale verso lo schermo, dove vede l’avvenente morettina modaiola indicata vestita con abiti provenienti da prestigiose boutique.

“Capisci ora il mio interesse? Questa attrice ti somiglia molto, ma ha la mia eleganza, è un’astuta manipolatrice e ha la mania del controllo. La sto prendendo a esempio, grazie a lei sarò una Drag Queen perfetta!” le spiega lui.

Jessica finge di annuire con interesse, ma poi quando meno  lui se lo aspetta, gli ruba il telecomando dalla mano e spegne la TV.

“Hey!” si lamenta lui.

“Non è certo dall’atteggiamento che devi partire, ma dai vestiti,” lo sprona lei. “Ho fatto delle ricerche, c’è un negozio che fa al caso nostro, è a circa mezz’ora di camminata dal mio ufficio, il tuo autista può portarci da me, ne approfitto per prendere alcune cose, e da lì possiamo anche andarci a piedi,” propone lei.

“‘Possiamo’? Significa che verrai anche tu?” si accende di entusiasmo Kevin.

“Perdermi un tale spettacolo? Col cazzo! Oggi esisti solo tu e non ti perderò d’occhio un istante.” dichiara lei. “Pensa, mi vestirò pure un minimo elegante per accompagnarti. Tu innanzitutto dovresti raderti, per il resto puoi vestirti come ieri, ma anziché i pantaloni classici ti consiglio dei più pratici jeans.”

“Jeans?” ripete schifato Kevin.

- Non mi sto già umiliando abbastanza per te, Jessica?-


“Proprio così, jeans. Lo avrai pur messo un paio di blue jeans nella tua pomposa vita. Quando passiamo da me posso controllare se Luke ne ha lasciati un paio, anche se credo che ti andrebbero piuttosto larghini…” lo punzecchia lei.

“Piuttosto che avere addosso qualcosa di quel gorilla buzzurro del tuo ex, li chiederei a Daniel, più o meno abbiamo la stessa taglia. E comunque, sì, ce l’ho un paio di dannatissimi jeans!” ringhia Kevin, salendo le scale per andarsi a cambiare.

- Gelosia, funziona sempre!- sorride soddisfatta Jessica, prima di seguire il suo esempio.

 

Quando si ritrovano in salotto entrambi constatano che l’altro è stato di parola: Kevin, col volto fresco di rasatura, indossa davvero dei blue jeans con la camicia bianca e la giacca nera che aveva il giorno prima, mentre Jessica ha optato per un abitino smanicato longette, nero, elegante e minimal che lui nemmeno sapeva che lei possedesse.

“Direi che possiamo andare,” la esorta lui.

“Non ancora,” protesta lei, andando in cerca di qualcosa.

Fa ritorno qualche minuto dopo, dandogli un bicchiere di uno dei suoi Bourbon preferiti.

“Jessica, sono le dieci e trenta di mattina!” le fa notare Kevin, perplesso.

 

“Lo so, ma, tu che non hai una stupida regola dell’alcol, fallo, servirà a prepararti meglio a ciò che ti aspetta.” spiega lei, prima di calargli nuovamente sulla testa la parrucca viola che è andata a recuperare.

“E questa?” la guarda truce lui, prima di bere.

“Questa la terrai su fin da ora, è bene che entri nel personaggio!” decide lei, perfida. “Di’ un po’, ora non ti sembra più così tremendo quel maglione Natalizio che ti avevo fatto indossare!”

“Credimi, è molto meglio che io non mi esprima a riguardo." ringhia Kevin, finendo di bere. “Piuttosto mi compiaccio che il mio staff sia ancora sotto il silenzio che ho loro imposto.”

“Buon per te, ora sì che possiamo andare.”

“Dimmi, Jessie, la camminata fino al negozio la dovrò fare sui tacchi 12?”

“No, tranquillo, non sono cattiva fino a questo punto.” lo fa sentire sollevato lei con la sua risposta. “I tacchi li troveremo al Michael Salem Boutique e lì i tacchi 12 saranno quelli più bassi!” sogghigna spietata.


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Quando arrivano davanti alla boutique, Kevin è così titubante a entrare che Jessica si accerta che lui varchi la soglia con uno spintone.


“E tu chi sei, meraviglia?” lo accoglie una delle commesse transgender, una mulatta, alta circa un metro e novanta con una lunga distesa di capelli biondi e un make up decisamente eccessivo.

Accorre anche un’altra commessa, un’altra stangona, con una parrucca di lunghi riccioli rosso fuoco, la pelle ambrata e unghie lunghissime, laccate di rosso rubino.

“Ragazze, vi presento Miss Purple, ora lo vedete come piccola Principessa, ma voglio che facciate di lui una Regina!” le incita Jessica, incurante delle occhiatacce che le sta lanciando Kevin. “E proporrei di cominciare subito dalle scarpe.”

Le commesse non se lo fanno ripetere e portano quasi di peso Killgrave a sedersi su uno dei loro comodi divani grigio antracite.

Jessica preferisce un ruolo più attivo, gironzolando per il negozio alla ricerca di qualcosa che possa catturare il suo interesse.


“Comincerei con queste,” fa ritorno da Kevin con delle scarpe decoltè glicine, dal tacco decisamente non timido.

Kevin borbotta qualcosa fra sé e sé mentre le prova, sorprendendosi per la facilità con cui i suoi piedi denudati calzano quelle scarpe così eccentriche.

“Beh, non ti piacciono? Te le ho trovate pure del tuo colore preferito.” commenta Jessica, che si sta divertendo un mondo. “Ora alzati, prova a fare qualche passo.”

Killgrave obbedisce e a fatica rimane in equilibrio, per poi muovere qualche prudente passo, prima di capire che è meno difficile di quel che sembra.


“Ho visto anche degli stivali di vernice con le zeppe viola e un paio fucsia, ricoperti di glitter, con i lacci. Sai che ti farò provare anche quelli, vero?”

“Oh, per l’amor del cielo, ho bisogno di più alcool per arrivare a fine giornata!” alza gli occhi Killgrave, facendo un cenno a una delle commesse. “Hey, tu, rossa, posso avere una flute di spumante?”

“Mi spiace, tesoro, non siamo quel tipo di negozio, niente bollicine qui!”

“Beh, tesoro, non è certo un mio problema. Trovami una flute di spumante e portamela, facciamo anche due.”

“Ma certo, provvedo subito,” annuisce la commessa, lasciando il negozio sotto gli occhi esterrefatti della collega.

“Killgrave!” lo rimprovera Jessica.

“Ho detto che non avrei usato il mio potere per superare il provino, non abbiamo deciso nulla riguardo le commesse!” spiega innocentemente lui. “E comunque, prima che tu me lo chieda, anche la seconda flute è per me. Hai già esaurito le tue giornate alcoliche questa settimana e di certo non meriti nessuna eccezione alla regola!”

“Chi se ne fotte dell’alcol, neanche con la più micidiale delle sbronze mi divertirei come adesso!” gli ride in faccia lei, spudorata. “E siamo solo alle scarpe, pensa quando arriveremo ai vestiti, ti ci vorrà una bella ceretta per aver gambe levigatissime,” gli preannuncia lei.

“Co-cosa?” per poco non cade da quei tacchi vertiginosi Kevin.

“Scherzavo,” gli sorride innocentemente Jessica. “Il rasoio andrà benissimo. Non sono così cattiva!”

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Killgrave ha perso il conto dei tubini, delle gonne, degli abiti aderenti, dei body, delle pailette, delle piume di struzzo, delle borchie che ha dovuto indossare, per non parlare di tutti i pacchiani ed eccentrici accessori, ma alla fine, fra una risata e l’altra la sua terribile carnefice sembra aver trovato l’outfit adatto per farlo presentare al provino.

Jessica si alza dal divanetto per andare verso Killgrave, fargli la panoramica a trecentosessanta gradi, girandogli attorno e ammirando anche il suo riflesso allo specchio.


Kevin indossa un abito lungo stile Jessica Rabbit, che lo veste come una seconda pelle, disegnandogli forme che dubitava di avere, lo spacco vertiginoso che mette in mostra la gamba, ora perfettamente depilata in ogni suo punto, ai piedi gli stivaletti fucsia, glitterati con la zeppa, che ha trovato più comodi delle prime decoltè che ha provato.

Del resto quel colore acceso ben si sposa con le sfumature che vanno dal viola melanzana al blu notte all’ indaco di quel tessuto così lucido da ricordare il lattex.
L’abito è composto da due spalline che sorreggono un reggiseno fin troppo imbottito, c’è anche un minimal punto luce ad attirare maggior attenzione sul decoltè.

Completano l’opera quella parrucca viola che ormai è un’estensione di Kevin e un diadema di Swarovski, degno di una regina.

Le ragazze non hanno tralasciato nemmeno il make-up, che si compone di rossetto rosso corallo, fard, cipria, un ombretto color terra bruciata e mascara. Le unghie sono laccate di un bel rosso scuro intenso, ma come compromesso Kevin ha ottenuto che non gliene venissero applicate di finte.

“Ma guardati, sei una vera Regina!” approva la detective, mentre Killgrave è intento a valutare quale metodo di suicidio sarebbe il più istantaneo.


Questo prima che qualcosa appeso a una gruccia catturi la sua attenzione.


“Ecco come potresti vestirti da supereroina!” le consiglia, indicandole ciò che ha visto: una tutina intera viola orchidea, brillantinata, smanicata, dolcevita, con un’ampia apertura sullo stomaco e una sul decoltè, la schiena lasciata scollata, corredata di guanti fino al gomito e stivali morbidi lunghi fino alla coscia dello stesso identico colore.

“Che cazzo dici? Non uscirei mai in pubblico conciata così. Sembrerei una escort, o una che va a una festa di capodanno… o entrambe le cose!” denigra quella proposta lei.

“Hai detto che non la metteresti mai in pubblico, ma.. in privato per me, se facessi qualcosa di moolto meritevole?” tenta la fortuna Kevin.

-Se ho ottenuto un massaggio sensuale posso ottenere anche questo, è solo questione di tempo!- si carica di ottimismo il persuasore.

“Basta con le cazzate , eravamo qui per trovare qualcosa a te e lo abbiamo fatto. Ora vado in cassa a pagare, perché per un tale spettacolo sono più che disposta a metterci dei soldi miei, poi usciamo di qui, mangiamo qualcosa e poi nel pomeriggio prepariamo il tuo numero!” gli pianifica il resto della giornata.


“Quando dici ‘usciamo da qui e mangiamo qualcosa’... intendi che debba farlo conciato così?” le domanda Killgrave, col più puro terrore negli occhi.

Jessica si diverte a tenerlo un po’ sulla corda, ma poi si decide a rispondere.

 

“No, tranquillo, non sono cattiva fino a questo punto, vatti pure a cambiare e a dare una ripulita, tanto so come replicare quel make-up. Puoi anche levare la parrucca.” gli concede lei, con suo enorme sollievo.

Con un sorriso riconoscente, Kevin con un movimento oscillante fa rotta verso il primo camerino disponibile, mentre Jessica va sì alla cassa a pagare, solo che lo fa a modo suo.

“Metti tutto sul conto di Trish Walker.” dice alla prima delle commesse che li hanno serviti.

 

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“Non sono mai stato tanto felice di indossare dei jeans,” ammette Kevin, mentre, usciti da un ristorante sulla quarantaseiesima attendono che l’autista di Killgrave li riporti a casa.

 

“Goditi quella sensazione finché dura, perché appena siamo a casa ti rimetti in quegli abiti. Che canti bene me lo hai già dimostrato a Natale, e visto che hai già il look da Jessica Rabbit tanto vale scegliere ‘Why don’t you do right?’ come tuo cavallo di battaglia. Ricordo di averti visto guardare ‘Chi ha incastrato Roger Rabbit?’ , anche più di una volta, quando mi avevi rapita.” decide la bella detective.

“Tutto questo è un incubo, solo un incubo. Poi mi sveglierò e mi renderò conto che in realtà sono ancora in giro per il mondo con te, che ne so, magari a Roma, in quell’attico con vista sul Colosseo, te lo ricordi? E poi  faremo dell’amore dolce, dolce…”


“Semmai sarebbe un fottuto abuso dolce, dolce e no, grazie, sto bene dove sto. Il tuo incubo vivente continua!” lo disillude lei.

 

- In tutto questo, non ti sei accorta, Jessie, ma hai chiamato dove vivi con me ora ‘casa’. Tanto incubo non può essere.- sorride lui fra sé e sé, mentre la lussuosa auto si palesa all’orizzonte.


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“Insomma, dovrebbe piacerti, no? Hai visto quanto viola fra gli arredi?” lo punzecchia Jessica, mentre si aggirano al locale prestabilito verso le undici e mezza di sera.
 

“Non farmi dire niente, Jessica!” gli ringhia Killgrave, che però vestito e truccato così non può scomporsi più di tanto.

 

“Beh, carina sei carina, bambola,” approva il proprietario del locale, con un lungo fischio di apprezzamento. “Vediamo che sai fare!”
 

Proprio come aveva promesso a Jessica, Kevin si dimostra così convincente che diventa parte del cast senza che faccia uso dei suoi poteri.

 

Jessica si complimenta con lui, mentre il proprietario lo porta a conoscere le altre ragazze, cinque, per la precisione.

 

“Lei è Miss Purple, da domani lavorerà con voi, trattamela bene.” le lascia sole il titolare.


“Alzi la mano chi è stata aggredita di recente,” non si perde in convenevoli Killgrave e ad alzare la mano è quella più alta, dalla pelle nivea, messa ancora più in contrasto dai capelli neri con un'acconciatura stile Amy Winehouse.

“Okay. Voi altre, andate a farvi un giro. Io e questa panterona dobbiamo parlare.” ottiene di restare solo con lei Killgrave.


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La prima sera è servita solo a sondare il terreno, nella seconda ha potuto ripetere il suo numero davanti al pubblco pagante, dove figura anche Jessica, fra le prime file.

Non si sarebbe mai persa un tale spettacolo.

“Sbaglio o ci stai prendendo un certo gusto, Miss Purple?” lo raggiunge lei, dietro le quinte, a fine show della terza sera.

 

“Non potresti sbagliarti di più, voglio solo che questo incubo finisca al più presto!” digrigna i denti Kevin. “Tra l’altro, il manager ha detto che domani vuole vedermi con un altro look, qualcosa di biondo…” si lamenta, schifato.

 

“Non mi perderò nemmeno quello. E le indagini come vanno?”


“Ho parlato con Phoenix, la vittima, e da quello che mi ha detto sto già elaborando una mia teoria, ma prima mi servono ulteriori prove. L’aggressore non credo si sia visto nelle file in questi giorni, ma ho come il sospetto che tornerà domani. Sta mancando da troppo e Phoenix sta riacquisendo più sicurezza, ” la informa lui. “Ma ora, ti prego, torniamocene a casa che mi devo pure studiare il nuovo numero!”
 

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La sera dopo, Jessica è la prima a far partire gli applausi a scena aperta mentre Miss Purple è sul palco, nelle vesti di assistente di una specie di mago alieno, su uno sfondo che richiama qualche pianeta sperduto nello spazio.


Ha una bionda parrucca boccolosa, una canotta nera e una cortissima gonnellina nera a pieghe che gli lascia un po’ l’ombelico scoperto, decoltè con tacco a spillo in coordinato e l’espressione di chi non si sta divertendo affatto, per quando si impegni a mantenere i suoi gesti il più femminili possibile e rispetti i tempi comici delle poche ma fondamentali battute che ha.

 

Nel frattempo ciò non gli impedisce di controllare il pubblico e accorgersi di qualcosa di rilevante.

Ha ancora gli abiti da scena, quando, terminato il suo numero, si aggira per i corridoi, intercettando il presunto aggressore, piuttosto nerboruto.

 

“Fermo, non muoverti e non gridare,” gli si avvicina. “Sei tu che hai derubato e spaventato la Drag Queen Phoneix, non è così? Dimmelo!”
 

L’interpellato annuisce.

“Perchè lo hai fatto? Raccontami tutto e non omettere nessun particolare.”


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“Che significa che hai già risolto il caso?” si stupisce Jessica, quando ne parlano a colazione il giorno dopo.

 

“Significa quello che hai sentito. Ieri sera, quando siamo tornati, ero troppo stanco per parlare, ma ora te lo posso dire: durante il mio numero, le luci del palco mi permettevano di vedere bene l’area laterale del pubblico, dove c’era un tizio che stava al telefono in modo rapido, ma continuo, come se stesse prendendo degli ordini e poi guardava verso l’uscita in modo frenetico. Fortuna vuole che sia uscito in concomitanza con la fine del mio numero, e mentre tu sei rimasta a vedere anche le altre Drag, io l’ho rintracciato e gli ho fatto confessare tutto.” le racconta, versandosi altro caffè.
 

“Prendeva ordini da chi?” si incuriosisce lei, optando per una spremuta d’arancia.

“Era come sospettavo io. Non c’entrava il fan stalker o il ladruncolo da quattro soldi, nemmeno un club rivale. La matrice di tutto è stata amorosa: l’energumeno era al servizio del proprietario di un altro locale di Drag Queen,”

“Vedi che allora è un boicottaggio da parte della concorrenza?” lo interrompe lei.

“A un’analisi superficiale potrebbe sembrare così, ma se ti dicessi che il proprietario di quel locale altri non è che l’ex fidanzato di Phoenix?” la sorprende lui. “Voleva che Phoenix  tornasse a lavorare nel suo locale ed ecco perché le ha messo alle costole il finto aggressore, che doveva solo spaventarla un po’. Pensava che se si fosse resa conto che quello non fosse un ambiente sicuro, se ne sarebbe andata, così lui poi le avrebbe richiesto di rimettersi insieme.”

“Quindi Phoenix si sarà rifiutata e lo avrà mandato a quel paese!” deduce Jessica, che detesta ogni tipo di costrizione.


“No, Jess, la Drag si è commossa per il suo gesto e ha accettato di tornare da lui, in cambio di un anello al dito. Vedi? Ci sono persone in grado di capire l’amore disperato!” tira acqua al proprio mulino Kevin.


“Semmai io sono disperata perché ho il tuo amore!” gli fa una linguaccia lei, prima di concedergli almeno un bacetto veloce.

Del resto, Kevin se lo merita.

“Tutto è bene ciò che finisce bene!” commenta lei.

 

“Oh beh, non direi che per il Lips le cose siano finite così bene: nel giro di una sola sera ha perso due delle sue punte di diamante: Phoenix e … me!” sorride baldanzoso Kevin.


“E bravo il mio aspirante detective, hai risolto questo caso nel giro di quattro giorni, sali ufficialmente a quota otto.” gli conferma lei, con un altro bacio, stavolta più prolungato e partecipe. “E comunque non dovevi arrivare alla soluzione così velocemente.” si lamenta, quando si separa.

“E perché?” si acciglia lui.


“Tanto per cominciare, ora dovrai davvero startene buono finchè quella tinta non scarica,” gli ricorda lei. “Ma soprattutto è perché Miss Purple mi mancherà un sacco!”


TBC

C’è chi per addormentarsi conta le pecore, io conto i modi che, se Killy fosse ancora vivo da qualche parte e venisse a sapere di questa storia, userebbe per torturarmi.

Allora, vi è piaciuta Miss Purple? Voi non avete idea delle risate che mi son fatta a plottare e poi scrivere questo capitolo che, per la cronaca, non era nemmeno previsto che esistesse XD

 

Ah, la tutina che Killgrave indica a Jessica al negozio altro non è che quella che la concorrente della Grecia indossava agli Eurovision di quest’anno, io ho pensato J/K appena l’ho vista XDDD

E l’easter egg che ho inserito (chi l’ha notato) è una sitcom strepitosa che dove la cara Krysten era protagonista, con la sua tremenda e meravigliosa Chloe <3 … l’ho detto che avrei controbilanciato quello con Broadchurch XD

Vi lascio, liberi di.... tirarmi ortaggi (freschi possibilmente, che mi ci faccio una bella insalata estiva leggerina ahah)


Alla prossima, che, per chi la segue credo sarà ‘Walk in my shoes!’ ;)

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Capitolo 12
*** AKA An old friend, not so old, but mostly not so friend ***


Ehmm, che dire, non so se sia più grave che non aggiornassi questa storia da Luglio… o che sia tornata con un capitolo così chilometrico… riuscirete ad arrivare fino in fondo?

Succedono talmente tante cose che dovevo condensarle in un bannerino *O*

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AKA An old friend, not so old, but mostly not so friend

 

Quella mattina di primavera inoltrata, nonostante la bella giornata di sole che invoglia a uscire, Jessica se ne sta nel suo studio, intenta a raccogliere materiale per un caso.

Un leggero bussare la desta dalle sue attività.

 

“Sì?” domanda quasi controvoglia, dondolandosi sulla poltrona. “Comunque è aperto!” invita ad entrare.

 

La porta si spalanca lentamente e Jessica mette subito a fuoco le bionde treccine tirolesi di Ingrid.

 

"Fraulein Jessica, Herr Killgrave desidera vederla, può andare da lui?”


“Cos’è? Te lo ha ordinato e se non lo faccio tu devi picchiarti col battipanni?” domanda la detective, studiandola a fondo.

 

- Non che mi dispiacerebbe come spettacolo a cui assistere. Tanto la fermerei in tempo.. forse.-

 

“Uh? Nein, nulla del genere. Lui sapeva che dovevo passare qui a pulire, quindi mi ha solo chiesto se potevo fargli da portavoce.” replica tranquilla la domestica, prendendo un detergente dal carrellino che ha lasciato in corridoio.

 

“Beh, no, non andrò da lui.” dichiara perentoria Jessica, pronta a studiarne le conseguenze.

 

“Peccato,” fa spallucce Ingrid, spruzzando il detergente su una delle vetrinette e cominciando a pulire.
 

- Niente percosse col battipanni, niente detergente che si spruzza in gola.. nessun tentativo di buttarsi dalla finestra.. allora non c’è davvero alcun comando dietro quella richiesta!- deduce Jessica.

 

“No, okay, era solo un test. Andrò da lui, dove lo trovo?” le domanda subito dopo.


“Lui sta in camera sua.” la informa la giovane domestica, continuando a pulire come nulla fosse.

 

- Ma certo, in queste settimane è stato tutto fin troppo quieto, dei bacetti sporadici non gli bastano più…- riflette Jessica, mentre sale le scale. - L’ultima volta che sono stata nella sua stanza gli ho fatto quel massaggio e poi ho dormito con lui. Forse vuole una di queste cose. O entrambe. O qualcosa di più del semplice dormire…- continua ad assillarsi di domande mentre è già nel corridoio che porta alla fatidica stanza. - E io? Sono pronta a dargli qualcosa di più? In questi mesi sono cambiate così tante cose, lui per primo è cambiato così tanto…-
 

La detective prende un gran respiro, prima di abbassare la maniglia di quella porta che scopre già aperta.


-Non è nudo. Non è a letto. Anzi, non è proprio nella stanza.- analizza la situazione, prima di sentire un leggero scroscio d’acqua provenire dal bagno adiacente ed è lì che si dirige.

 

“Kevin?” lo chiama, prima di vederlo in un completo malva ma senza giacca, con la camicia blu arrotolata sulle maniche e  la testa china sulla vasca, impegnato a sciacquare bene la testa col doccino.

 

“Oh, meno male che sei venuta, così lo constati coi tuoi occhi. Vedi, Jess? Quel poco che rimaneva del colore sta scaricando un’ultima volta, ormai sono tornato castano,” le dice a testa in giù, finendo di risciacquare lo shampoo rimanente. “Ci tenevo a fartelo vedere coi capelli bagnati, visto che quando sono asciutti tendi a non credermi,” le strappa un sorriso, memore dell’ultima volta che ha provato a fregarla con una parrucca.
 

“Sì, lo vedo. Bentornato alla normalità.” mugugna lei.

 

La verità è che è così colpita dall’innocenza dei suoi propositi che quasi vorrebbe stringerlo a sé e baciarlo, ma maschera tutto con un’alzata di spalle.

 

“Puoi tornare ad affidarmi dei casi. Sono rimasto fermo a otto fin troppo a lungo,” prosegue lui, frizionando i capelli con una salvietta davanti allo specchio.

 

“Vedremo. Ultimamente sta succedendo poco o nulla nei dintorni, io stessa ho risolto quasi tutti i casi che avevo, sono vicina anche a risolvere l’ultimo e sto attendendo nuove richieste,” lo informa lei.

 

Killgrave si sorprende quando la vede prendere l’asciugacapelli dall’armadietto.

 

“Davvero vuoi restare qui ad aiutarmi?” le chiede mentre si pettina i capelli bagnati.

 

Jessica replica l'alzata di spalle precedente.

 

“Tanto ho lo studio invaso al momento!”

 

“Si chiamano ‘pulizie’, Jess!” puntualizza lui.

 

"Preferisco chiamarle ‘scocciature’,” controbatte lei. “Quindi ora siediti e vedi di non rompere.” continua, prima di accendere il phon.

 

Mentre lo asciuga nei vari punti, partendo dalla nuca, le mani di Jessica scorrono fra i capelli di Kevin con più dolcezza di quanto non voglia ammettere.

 

E il bel persuasore potrebbe abituarsi facilmente a tutto questo.

 

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“Non è possibile che non stia succedendo nulla, sei tu che lo fai per dispetto e non vuoi affidarmi altre missioni!” borbotta Kevin, circa una settimana dopo, quando Maggio ormai sta finendo e ancora non si è palesata nessuna novità.

 

“Io per prima sono senza casi, figurati se te lo faccio per dispetto!” replica Jessica, mentre sono intenti a far colazione. “Voglio dire, sì, certo che te lo farei come dispetto, ma solo se te lo meritassi e non è questo il caso. In queste settimane sei stato davvero ineccepibile.” gli riconosce.

 

Ovviamente, lui coglie la palla al balzo.

“Così ineccepibile che mi vuoi dare un bacio?” le domanda, addentando una croccante fetta di pane tostato con burro e marmellata.

 

Jessica si alza da tavola con un movimento brusco, tanto da far temere a Kevin di aver detto qualcosa di troppo, poi si accorge che lei sta solo facendo il giro del tavolo per arrivare a lui e prima che se ne possa rendere conto lei gli è già seduta in grembo, con le dita intrecciate dietro la sua nuca per tirarlo più a sé nel corso del bacio profondo che gli sta dando.

 

“Sì, ma solo perché sai di ciliegia!” si lecca le labbra soddisfatta lei, lasciandolo un po’ basito, ma di certo felice.


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“E dài, Jessie..”
 

“Ti ho detto di no!”

 

Le motivazioni che li spingono a discutere sono le stesse del giorno prima, cambia però lo scenario: è pomeriggio e si trovano in salotto, lei rannicchiata sul divano, lui disteso sul suo amato tappeto viola, con i gomiti sprofondati nel morbido tessuto e le mani a sorreggergli il mento.


“Tanto non hai niente da fare nemmeno tu. Mi sembra tanto semplice: esco di qui, chiedo a gente a caso di fare cose e poi noi risolviamo la situazione.” torna alla carica lui.
 

“NO!” sbotta Jessica.

 

“Cos’è, non ti piace la gente a caso? E se lo chiedessi a Ingrid di mettersi nei guai?”

Jessica contempla, anche se solo per un momento, l’interessante prospettiva di quella fin troppo perfetta domestica che si ritrova dietro le sbarre per un qualsiasi crimine che nemmeno ha volutamente commesso.

 

“Guarda che era solo un tranello, cara la mia virtuosa detective, e tu ci sei cascata in pieno!” ridacchia lui.
 

“Guarda che ti avrei detto no, comunque. Bene, buon per te che stai dimostrando di provare una sorta di affetto umano per qualcuno che non sia io, ma questo non rende meno disdicevole mettere in mezzo degli innocenti per soddisfare un tuo capriccio!” gli fa la morale lei.

 

“Ma quale affetto umano? Il mio è puro interesse personale, Ingrid è una domestica fantastica, dove la trovo una migliore di lei?” sminuisce lui, facendo spallucce.

Stavolta è Jessica che vuole tendergli una trappola.

 

“Ah, okay, quindi mi stai dicendo che se Ingrid fosse incinta, la sbatteresti fuori da qui senza pensarci due volte?”

“Sai qualcosa che io non so? Ingrid e Daniel aspettano un bambino?” le domanda Kevin e l’entusiasmo acceso con cui lo fa non è certo quello di un datore di lavoro irritato dalla notizia.

 

Jessica si alza dal divano per andare verso di lui.
 

“Stavolta ero io a metterti alla prova. No, non c’è nessuna dolce attesa all’orizzonte,” lo informa lei, inginocchiandosi sul tappeto, per sporgersi verso di lui. “Ma non c’è nulla di sbagliato nel provare un po’ di affetto umano verso qualcuno, anzi!” gli sorride, prima di baciarlo.

Il coinvolgimento fra loro è tale che nel giro di pochi minuti su quel tappeto Jessica ci si ritrova sdraiata, con Kevin che la sovrasta, impegnato a baciarle il collo in un modo che la sta facendo impazzire.

 

“E comunque, nessuna forzatura degli eventi,” riesce a recuperare il controllo di sé sufficiente a separarsi da lui e rialzarsi. “Se non succede nulla che richiede un'indagine, ce ne stiamo entrambi tranquilli ad aspettare.” decide.

“Non posso dare nemmeno una mano al Detective Costa?” azzarda Killgrave.

“Per quanto ne so è un periodo stranamente tranquillo anche per la polizia. Accetta le cose come stanno e godiamoci un po’ di quiete.” replica lei, anche se è la prima ad annoiarsi nell’attesa.


“Ma com’è possibile che questa città che solitamente è un inferno vivente si sia data una calmata proprio adesso?” borbotta lui. “Allora, trasferiamoci noi, Jess, andiamo, che ne so, a Chicago, lì di sicuro ci sarà qualcosa da fare.” le strappa un sorriso lui.


“Le trasferte arrivano coi casi da bacheca, mi spiace, niente da fare. E se ben ricordi, l’unica volta che siamo andati a Chicago non era per un caso.” puntualizza lei.
 

“E va bene, va bene. Posso almeno far attraversare la strada ad altre vecchiette? Giuro che stavolta ne aspetto una che abbia davvero bisogno!” la fa ridere un’altra volta lui.
 

“Facciamo così. Usciamo, quindi vatti a preparare. Andremo in un bar e, se scoppia una rissa, tu la puoi sedare e te lo conto come caso risolto.” trova un compromesso lei.


Lui si alza subito dal tappeto, precipitandosi verso le scale.

 

“Oh sì, mi piace!”

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“Sul serio, Jessica?” ringhia Killgrave, mentre sono seduti al tavolo, in attesa delle loro ordinazioni.
 

“Non ho mai specificato di che bar si sarebbe trattato.” argomenta a sua discolpa Jessica, che in realtà si sta divertendo un sacco.

 

“Io ero convinto mi avresti portato in una delle bettole che sei solita frequentare tu a Hell’s Kitchen, non certo qui nell’Upper East Side in questo posto così per bene, dove la cosa più provocatoria che possa accadere è presentarsi con la camicia abbottonata in modo sbagliato!” prosegue il persuasore, nella sua filippica.
 

“Non a caso questo è uno dei posti preferiti di Trish.”

“La cosa non mi sorprende,” alza gli occhi Killgrave. “Come ti aspetti che possa scoppiare una rissa in un posto che si chiama The Pony Bar? Per l’inferno maledetto, credo di aver visto anche dei tavoli di famiglie coi bambini!”


Stanno ormai per finire i loro drink, quando è proprio uno di quei bambini che va verso di loro.

 

“Hey, io so chi sei!” esclama il piccoletto, indicando Jessica.


Kevin nel mentre lo sta fissando attentamente, con gli occhi ridotti a due fessure.
Non è la prima volta che vede quel bambino.

 

“Quella super forte, super brava che aiuta sempre la gente a risolvere i problemi?” gongola Jessica, con aria un po’ spaccona.
 

“Jess, temo che lui sia un vecchio amico, non così vecchio, ma soprattutto non così amico.” la tira a sé Kevin, per parlarle all’orecchio.

“Cosa? No. Sei quella che aveva portato al parco l’aiutante di Babbo Natale!”

Forse ha solo i capelli castani un po’ più pettinati dell’ultima volta che lo hanno visto, ma finalmente anche Jessica fa le giuste associazioni e riconosce nel loro giovanissimo interlocutore il pestifero bambino al parco il giorno di Natale.

 

“Se ben ricordo, non eri stato molto contento quando hai incontrato l’aiutante di Babbo Natale,” riprende il discorso Jessica.

 

“Beh, certo, è una schiappa a portare i regali, ma forse in una cosa può aiutarmi,”

 

“Di che aiuto avresti bisogno?” si decide a rivolgergli la parola Killgrave.

 

“Ieri ho perso il mio cagnolino, Buck!” racconta il bimbo prima di scoppiare a piangere. “E mi manca tantissimo, è il mio cagnolino, gli voglio bene e lui deve stare con me!”

“Piangere non serve a niente, smetti subito.” gli impone Killgrave, asettico, e il bambino ovviamente obbedisce.

Jessica da una parte vorrebbe prenderlo a calci, ma dall’altra capisce che, a suo modo, il persuasore sta impartendo una lezione di vita a quel bambino.

 

Prende un tovagliolo dal distributore del bar, fruga fra le tasche della sua giacca in cerca di una biro e poi allunga il tutto verso il bambino.


“Sapresti farci un disegno del tuo cagnolino?” gli domanda la detective.

Il bambino si mette all’angolo del tavolo e comincia a disegnare con un tratto piuttosto deciso un cerchio, due più piccoli per fare gli occhi, uno ancora più piccolo per il naso, una linea per la bocca con un semicerchio che esce da un lato per simboleggiare la lingua e due triangoli che rappresentano le orecchie.

“Ecco, più o meno Buck è così.” espone fiero la sua opera d’arte ai due adulti.

“Bene, Picasso, non sarà affatto difficile trovare il tuo cane!” commenta sarcastico Kevin.


Jessica deve mordersi la lingua per non ridere.
 

“Oh sì, questo è decisamente un lavoro per l’aiutante di Babbo Natale!” decide lei, guadagnandosi un’occhiataccia dal persuasore.

 

“Vi ricordo che siamo quasi a Giugno, temo che gli aiutanti di Babbo Natale in questo periodo dell’anno non siano operativi.” puntualizza Kevin.
 

“Io sono certa che una piccola eccezione quell’aiutante la farà.” insiste Jessica.


“Io invece sono certo che i tuoi calci lui se li ricordi ancora benissimo!” commenta Kevin, rivolto al bambino, che lo guarda con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.


“Ma tu come lo sai?”


“Io e l’aiutante di Babbo Natale siamo molto amici e quando arriva qui in città mi racconta sempre tutto.”

“Allora se è tuo amico lo puoi chiamare!” insiste il bambino.

 

“David! Ma quante volte te l’ho detto che non devi allontanarti senza dirmelo!” lo rimprovera la madre, sopraggiungendo. “E poi non devi parlare con gli sconosciuti.” gli raccomanda, prima di volgere lo sguardo a quel tavolo. “Scusatelo, vi ha dato fastid… oooh, ma noi ci conosciamo!” sorride, riconoscendo di chi si tratta.

“Già. Piccolo il mondo, eh, Signora?” fa un cenno con la mano Jessica.

“David, da bravo, torna al tavolo che la mamma arriva subito.” dice al figlio che stranamente non obietta.

 

“Dovete perdonarlo, è più pestifero del solito, ma è anche da capire, ha perso…”

“Il suo cane, sì lo sappiamo, ce lo ha detto.” l’anticipa Kevin.

“E le dirò di più signora. Forse lei non lo sa ma io sono una detective e sono anche dannatamente brava. David riavrà il suo cane prima di riuscire a fare lo spelling del suo nome!” le assicura lei.

 

“Ohh, lo fareste così felice e io non baderò a spese nel ricompensarvi.” sorride loro la donna. “E ora che la vedo senza il costume di Babbo Natale… beh, ribadisco ancora di più quanto voi due siate una coppia bellissima!”

Se Kevin sta gongolando, Jessica è di tutt’altro avviso.

“Oh, la prego, non mi faccia pentire di volerla aiutare.” alza gli occhi. “Quanto al costume di Babbo Natale, fa parte dell’indagine, sa, è una promessa fra suo figlio e il mio… partner, di lavoro, intendo!”

 

La signora approfitta del tovagliolo e della penna che sono già sul tavolo e scrive loro l’indirizzo.
 

“Potete iniziare quando più preferite.” li invita.

“Saremo da lei domattina.” la congeda Jessica, facendola tornare dal figlio.

 

“Non eri seria, vero, Jess?” mormora Kevin.


“Sul fatto che tu sia il mio partner? Cazzo, no, era una balla per rabbonire Mrs Agenzia-Cuori-Solitari!” brontola lei.
 

“Sul fatto del costume…” precisa lui, un po’ offeso.
 

“Beh, David ha chiesto l’aiuto dell’aiutante di Babbo Natale, non vorrai deludere le innocenti aspettative di un bambino, no?”

“Jessica, no!”

“Non eri tu che morivi dalla voglia di avere un caso? Eccolo, e parteciperò anche io, cosa vuoi di più?”

 

“Sì, lo so, però…” mugugna lui, ben lontano dall’essere convinto.

 

“Sai perché ho detto a Mrs. Fayan,” argomenta Jessica, leggendo che sul tovagliolino oltre all’indirizzo le ha scritto anche il nome. “Che da lei saremmo andati domattina? Perchè almeno ho tutto il resto di questa giornata per convincerti.” svela lei, finendo il suo Americano.

“Non credo che mi convincerai mai,” controbatte Kevin, sorseggiando quel che resta del suo Daiquiri.

“So essere anche più persuasiva di te, se voglio.” lo sfida lei, scivolando più vicina a lui, la mano che si insinua all’interno della giacca. “E so anche quali tasti premere,” sussurra, a un soffio delle sue labbra, prima di dargli un bacio che mischi i due sapori alcolici, per lo più Campari e Rum.


“Ottimo bacio, mia cara, ma no, non mi hai convinto!” commenta lui, divertito.

 

“Oh, ma la mia tattica non era certo questa, pensavo di farti qualcosa che in passato ti era piaciuto parecchio.” ammicca lei.
 

Kevin ha un chiaro ricordo delle mani di Jessica che massaggiano il suo corpo nudo, cosparso di olio profumato e la guarda pieno di aspettative.

 

“Ti cucinerò di nuovo la Pasta all’Amatriciana, me lo ricordo ancora come si fa!” deraglia totalmente le sue aspettative lei.

“Oh.” mugugna lui, un po’ deluso. “Voglio dire… è fantastico, ma pensavo…”

 

“Lo so bene cosa pensavi, scordatelo! E comunque non è solo la pasta in sé… mi vestirò bene, come l’altra volta e dopo cena possiamo anche guardare un film che lascio scegliere a te.”

Jessica gli ha appena proposto né più né meno che un appuntamento e questo per lui vale più di cento massaggi.

“A che ora pensavi di andare da Mrs Fayan domani?” si arrende lui con grande gioia della detective.

“Non prima delle dieci, ahh, sapevo che ti avrei convinto!” esulta lei. “Paghiamo il conto e torniamo a casa.”

‘Casa’.
La naturalezza con la quale Jessica lo ha detto quasi commuove Kevin.

 

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“Buongiorno, mia cara,” le sorride gioioso Kevin, il mattino dopo, quando la vede scendere a colazione.

“Vedi di fare una colazione veloce, perché  poi ho una sorpresa per te,” prende posto al tavolo Jessica.

“Beh, sì, la giornata di ieri è andata molto bene, per non parlare della serata, ma ora vuoi pure farmi dei regali?” gongola il persuasore.

 

“Non fasciarti la testa, ieri sera è stata come una delle nostre serate alcoliche, solo senza alcol… e in casa,” sminuisce lei, con un gesto annoiato della mano.

 

“Però il film ti è piaciuto.”

“Quando hai detto che era un vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino ho temuto il peggio invece dai, è stato piuttosto divertente vedere tutta quella gente stramba in taxi,” ammette lei. “E comunque, non sai ancora che regalo è. L’ho lasciato in camera tua, sul letto.”

Kevin si affretta a finire la sua colazione e quando sale in camera Jessica non perde occasione di seguirlo.

 

Sul letto fa bella mostra di sé un costume da Babbo Natale, però viola.

Kevin non sa nemmeno se esser contento o disperato.

“Ma come…”

“Era una cosa che avevo già in programma per il prossimo Natale, ma a quanto pare anticiperemo i tempi,” ridacchia lei, uscendo per farlo cambiare.


“Però, oserei dire che sei quasi sexy!” fa un fischio di approvazione lei, appena Kevin esce dalla stanza col costume addosso. “Direi che possiamo andare.”
 

“Cosa? Devo uscire di casa conciato così? Non posso cambiarmi una volta arrivati là?” si sgomenta lui.
 

“E rischiare che David ti veda? Certo che no, non distruggeremo la magia!” controbatte spietata lei.

 

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“Bene, se hai finito di imporre a chiunque ha incrociato la nostra strada di dimenticare quello che hanno visto… ci decidiamo a suonare il campanello?” borbotta Jessica, una volta raggiunta la 79th 27 East dell’Upper Side.


La padrona di casa va subito ad aprire.
Certo, potrebbe farlo qualcuno del suo staff, ma lei ci tiene personalmente.

 

“Benvenuti e, oh, beh… David continuava a dire che gli avrebbe fatto visita l’aiutante di Babbo Natale,” commenta Mrs Fayan, cercando di nascondere quanto la cosa la diverta.


“Aiutante di Babbo Natale, lo sapevo che saresti arrivato!” lo accoglie entusiasta il bambino, correndogli incontro. “Ma… sei un po’ diverso dall’ultima volta…”

“L’altra volta degli elfi dispettosi mi avevano nascosto il mio vero costume, che è questo, quindi ero di cattivo umore, forse è per quello che ho lavorato così male, ma stavolta non ti deluderò.” si mostra piuttosto convincente Killgrave, senza dover nemmeno ricorrere a un comando. “Ora da bravo, io e Jessica, la mia amica detective dobbiamo parlare con tutto lo staff che lavora qui, può aiutarci a trovare Buck, mi puoi portare da loro?”

 

Il bambino non se lo fa ripetere e li porta subito da una delle domestiche, la prima da interrogare.

 

“Quindi sono la tua amica?” ridacchia Jessica, mentre lo segue.

 

“Non dire niente, Jess, è già una situazione abbastanza difficile.”

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“Pensavo che tu vivessi nel lusso, ma non avevo ancora conosciuto i Fayan, con i loro due cuochi, le tre domestiche, il maggiordomo, i due chauffeur e i tre giardinieri." riassume Jessica, circa un’ora dopo, stremata da tutte quelle interviste.

 

Lei e Kevin si sono presi un break lontani da tutti nel terrazzo della villa ed è proprio il persuasore a esporre le sue conclusioni.


“Proprio dei giardinieri volevo parlarti. Neil, il più anziano dei tre, non hai notato anche tu quei segni che aveva sulle mani? Diceva che si era punto con le spine del roseto, ma a me sembravano più…”

 

“Morsi di cane?” lo anticipa lei.

 

“Già.. il prurito al naso, la congiuntivite, i continui starnuti, ho fatto qualche ricerca col mio telefono e sono tutti sintomi riconducibili a …” prosegue Kevin.

“L’allergia al pelo dei cani!” conclude Jessica.


La loro complicità è tale da completarsi le frasi a vicenda.


“Proprio così, mia cara. Solo che mi sfugge il motivo, se è allergico perché rapirlo? Sì, okay, è un chihuahua, ma quanto potrà valere al massimo? Mille dollari? Perché rischiare la galera per una cifra così esigua?” si domanda il persuasore.

Jessica per tutta risposta ridacchia.

 

“Per quanto sia fiera delle tue deduzioni, è ancora chiaro perché la detective sia io e tu l’apprendista: devi imparare a guardarti attorno con più attenzione: le hai viste le foto di Buck che c’erano in casa? Quel cane ha al collo un collare di diamanti che probabilmente vale un anno di stipendi!” gli svela l’arcano lei.


“Oooh, ora ha senso, per una cifra così si è ben disposti a sopportare una leggera allergia.” commenta lui, intrigato. “Hai sentito che prima Neil ha chiesto a Mrs Fayan un permesso per lavorare solo  mezza giornata? Stacca alle 12:30 e ora sono le 12:20…”

“Sappiamo già cosa fare.”

“Certo, ora lo raggiungo e gli ordino di portarmi a casa sua.”

“Naaah, e togliermi così tutto il divertimento?” disapprova Jessica. “Lascia fare qualcosa anche a me e poi ci troviamo all’indirizzo che ti farò avere.”

“Okay, ma almeno quando ti raggiungo posso farlo senza questo ridicolo costume?” cerca di negoziare con lei Kevin.


“Concesso.” si sente magnanima la detective.

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Jessica non ha perso di vista un solo secondo Neil, appena ha lasciato la villa dei Fayan, e quando si è messo in auto lei ha saltato di tetto in tetto, aiutata anche dai numerosi semafori rossi che hanno rallentato la corsa del giardiniere, fino a raggiungere la destinazione.
Baxter Streets, una strada dei Five Points, uno degli storici quartieri più poveri di Manhattan.

- Cominciano a spiegarsi molte cose.- riflette Jessica, mandando un messaggio a Killgrave, che circa mezz’ora dopo la raggiunge, vestito con uno dei suoi amati completi di alta sartoria.


“Sbaglio o non sei sceso da un taxi?” lo guarda accigliata lei.

 

“Non c’era tempo per aspettare un taxi, ho solo fatto fare una piccola deviazione di percorso a un uomo che si è così gentilmente offerto di darmi un passaggio.” replica lui con finta innocenza.

“Offerto, sì, certo. E io sono Biancaneve!”

“Un po’ le somigli. Non che io ricordi di lei che prendeva a pugni i sette nani, ma…” le strappa un sorriso lui.

 

“Dai, Principe Azzurro, anzi, Viola, anzi no, mela avvelenata della mia vita, muoviamoci, ti ho aspettato  prima di farlo, perché so che ti piace.” taglia corto lei, prima di forzare aperto il cancello con un colpo deciso, per poi fare la stessa cosa al portone del condominio.


“Oh sì, non mi stanco mai di vederti all’’opera,” la guarda rapito Kevin.


“Lui è al secondo piano,” lo istruisce Jessica e, nel caso avessero ancora dei dubbi, dall’interno in fondo al corridoio si sente l’abbaiare stridulo e gracchiante, tipico di un chihuahua.

Kevin e Jessica si scambiano uno sguardo d’intesa.


“Da bravo, non voglio farti male, lasciami solo prendere il collare, poi ti riporto da David,” fa un ennesimo tentativo Neil, in preda agli starnuti, col cagnolino che ringhia il suo profondo disappunto, digrignando i denti.

 

Questo prima che l’uomo senta qualcuno forzare la porta aperta e poi una voce.


“Allontanati subito da quel cane e non aggredirci in alcun modo.” gli ordina Killgrave.
 

Voltandosi, Neil nelle due persone che si sono introdotte in casa sua riconosce il tizio vestito da un Babbo Natale un po’ anomalo, ora decisamente più elegante e la detective, che hanno fatto visita alla villa al mattino.

“Dovevo immaginarlo che mi avreste scoperto…, davvero, io il cane lo avrei riportato al piccolo David, volevo solo prendere il suo collare,” si giustifica l’uomo, in preda al panico.

“Ma è comunque un furto. E poi, rubare ai tuoi datori di lavoro, non ti vergogni?” lo denigra Jessica

 

“Dicci perchè lo hai fatto.” gli impone Killgrave.

 

“Proprio perché li conosco, ho scelto di derubare loro, di collari come questo loro se ne possono comprare a dozzine… avevo bisogno di soldi e in fretta…” spiega l’uomo, sempre più disperato.


“Perché hai bisogno di tutti quei soldi? Dicci la verità,” insiste il persuasore.

"Michael, mio figlio, il mio unico figlio, poco più grande di David, ha bisogno di un’operazione urgente al cuore, un’operazione costosissima, di ventidue mila dollari, con quel collare e i risparmi di una vita posso raggiungere la somma necessaria… il Dottore ha detto che se non si opera entro un mese…” scoppia a piangere l’uomo, inginocchiandosi a terra. “Vi prego, fatemi prima salvare mio figlio, poi mi farò portare in prigione, so che quello che ho fatto è orribile.” continua a piangere.


Kevin incrocia le braccia al petto, guardando la sua amata.

“Che cosa farebbe Jessica?”

Una frase che sembra riportarli entrambi indietro nel tempo, anche se ora le cose sono cambiate davvero tanto.

 

“Jessica dovrebbe fare il suo dovere di detective: trovare i colpevoli e assicurarli alla giustizia,” borbotta lei, anche se è la prima a esserne poco convinta. “Che cosa farebbe Killgrave?”

 

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Stavolta, per raggiungere la destinazione Killgrave ha chiamato un taxi vero, ma Jessica si stupisce quando scopre che la destinazione è l’ospedale, anziché la stazione di polizia.
E non un ospedale qualunque.

Anche Neil si guarda attorno senza capire.

 

“Cos’è quella faccia, mia cara?” le domanda Kevin, mentre tutti e tre entrano.


“E me lo chiedi anche? L’ultima volta che sono stata qui sono uscita con un bisturi conficcato nella coscia!” sbotta lei.

“Oh, andiamo, Jessie, tu vivi troppo ancorata al passato!” fa spallucce lui, andando verso la reception. “Fammi parlare con il primario.” ordina all’addetta allo sportello.

 

“Non hai voluto dirmi niente e non ho ancora capito cosa tu abbia in mente, ma sappi che se è qualcosa di violento non resterò a guardare.” lo mette in guardia Jessica e lui annuisce tranquillo.

Il Primario non tarda ad arrivare e Jessica lascia libero il persuasore di fare la sua mossa.


“Vedi la persona qui con me?” esordisce, indicando Neil, che ancora non capisce cosa stia succedendo.

“Sì, ma cosa vuole da me?” sbotta il Primario, un uomo anziano, piuttosto scorbutico.

 

“Il Signor Neil Teneen non è in possesso di un’assicurazione sanitaria,” lo informa Killgrave, con l’interpellato che guarda il Primario desolato.


“Allora c’è ben poco che posso fare,” bercia il Primario, sempre più irritato, in procinto di andare via, ma Killgrave non gliene dà modo.

“Ma a te di questo dettaglio non importa e vuoi comunque offrire a al signor Teneen un’operazione cardiochirurgica per il suo figlio di nove anni, senza mai chiedere al signor Neil risarcimenti futuri” lo istruisce.

“Certo, fornirò l’operazione gratuitamente, quando lui preferisce.” si mostra più che accomodante il Primario, con il giardiniere che non crede alle proprie orecchie, nonostante lui stesso abbia provato gli effetti del potere di Killgrave su di sé.

“Che dici, Neil, la settimana prossima può andare bene? Se i Fayan non ti danno un permesso, ci parlo io con loro.” si offre Killgrave.


“Uh! N-no, solitamente mi danno permessi senza grossi problemi e s-sì, la prossima settimana sarebbe perfetto!” gongola di gioia e riconoscenza il signor Neil.

“Ottimo e siccome il mio potere non durerà una settimana, almeno non credo, ora andiamo tutti a firmare delle carte, così non ci saranno problemi.” si cautela il furbo persuasore.

Mentre le due parti sono impegnate nella stesura dei documenti, Jessica si avvicina a Killgrave.


“Non puoi essere la stessa persona che faceva ficcare le cesoie in gola alle persone!” borbotta fra l’incredulo e l’ammirato.

“Oh, andiamo, come se lo facessi quotidianamente! Si è trattato di un singolo episodio e perché tu mi avevi messo un po’ troppa pressione addosso!”

 

“Non provare a dar la colpa a me, stronzo!”

“Davvero vogliamo farci ancora la guerra, Jess?” addolcisce il tono e lo sguardo lui.


“Io per lo più cercavo di farti un complimento, più o meno.” fa spallucce lei, sorpresa quando lui le prende le mani fra le sue.


“Non me la dimentico la seconda chance che mi hai dato, che ci hai dato e non la voglio sprecare.” la guarda serio come non mai.

“Non la stai sprecando.” asserisce lei, fredda, ma colpita, liberandosi della presa. 


Neil, che ha finito di firmare le carte per l’intervento, torna verso di loro.
 

“Io non so bene chi siate voi due, né esattamente cosa siano queste capacità speciali che avete, ma una cosa la so per certo: siete due persone meravigliose. Grazie, a tutti e due, con tutta la mia anima. Non dimenticherò mai quello che avete fatto per me.”

Jessica ricambia con un cenno del capo, ma per lo più è impegnata a osservare l’espressione sorpresa e contenta di Killgrave, che è ancora troppo poco abituato a ricevere gratificazioni dalle persone normali senza che sia lui a comandarli.

 

E questo non la lascia indifferente.


“Pronto a riportare Buck al piccolo David?” gli domanda, una volta usciti dall’ospedale. “Ovvio che dovrai farlo indossando quel costume.” gli anticipa, senza dargli nemmeno il tempo di replicare.

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“Buck, Buuuck, sei tornato da me!” urla felice David, prendendo in braccio il suo cagnolino scondinzolante, che facendo bella mostra del suo prezioso collare ancora addosso, gli lecca tutta la faccia. “Aiutante di Babbo Natale, lo sapevo che ci saresti riuscito, sei il più fantastico di tutti!” lo ringrazia, abbracciandogli una gamba.


Abbracci stavolta, non calci.

“Grazie anche a te, Jessica, che sei la sua amica.” aggiunge il bambino, rivolto a Jessica, che gli sorride, mentre è intenta a esporre a Mrs Fayan come sono andate le cose.

 

“Il colpevole era un ladruncolo di quartiere che aveva già delle aggravanti e adesso è stato affidato a un carcere minorile,” si inventa una versione credibile Jessica.
 

“Siete stati bravissimi e così veloci! E poi guardate David, è così felice.” mormora Mrs Fayan, quasi commossa. “Vediamo se posso sdebitarmi in qualche modo.” prosegue, consegnando a Jessica un assegno del valore di duemila dollari.
 

“Oh, santissima mer…” esclama Jessica quando vede l’importo ma poi si ricorda che c’è un bambino lì con loro e si ravvede in tempo. “Meraviglia di ricompensa!” sorride, agitando l’assegno anche in direzione di Killgrave, prima di riporlo nella tasca della propria giacca.
 

Mrs Fayan prende in disparte Killgrave, per ringraziare anche lui.

“Andiamo, a me può dirlo, avete convolato a giuste nozze, Lei e la bella detective Jones?”

“Non ancora, Mrs Fayan, ma le prometto che se mai dovesse accadere, lei sarà fra gli invitati,” le sorride gongolante il persuasore.

“Perché c’è un Babbo Natale a casa mia?” borbotta Mr Fayan, rientrando dal lavoro.


“Oh, Jackson, amore,” gli va incontro la moglie, baciandolo. “David ha chiesto un aiuto molto speciale ed è servito perché Buck è tornato! Poi ti racconterò tutto con calma.” lo informa, mentre lui guarda meglio chi ha di fronte, beh chi dei due può riconoscere.

 

“Jessica?” domanda stranito.


“Tizio trendy?” lo guarda ancor più stupita Jessica, riconoscendo uno dei membri del gruppo di sostegno formato dalle vittime di Killgrave.
 

Anche Killgrave sembra ricordarsi di lui, soprattutto per com’è vestito.
 

“Lo ribadisco. Proprio piccolo il mondo. Sarà meglio che ora ce ne andiamo.” decide Jessica.


“Oh-oh-Oh, Mr Fayan, chissà mai che Babbo Natale non le porti una giacca Zegna che stavolta non darà a un perfetto sconosciuto, solo perché lui glielo chiede!” camuffa un po’ la voce Kevin, prima di varcare la porta, assieme a Jessica.

In tutto questo, Jackson ha percepito un chiaro accento Inglese, ma soprattutto ripensa a quello che gli è stato detto.

“Naaahhh, naahhhh, naaaaaaaaaaah!” continua a scuotere la testa, in preda a uno sgomento misto a scetticismo.

 

------------------------------------------- 

 

“La faccia del tizio Trendy non me la dimenticherò mai!” ride Jessica, mentre lei e Kevin passeggiano per strada e lui si è già rimesso i vestiti che più lo fanno sentire a proprio agio, appallottolando il costume nel borsone di Jessica.
 

Tutto a un tratto lei però si fa più seria.

“Sei stato bravo oggi, Kevin. Sei stato davvero, davvero bravo.” lo encomia, con un bacetto veloce. “Così bravo che il caso che hai risolto fa per tre, quindi, complimenti, Mr. A-Un-solo-Passo-Dalla-Bacheca!”


Kevin le mostra il più acceso dei sorrisi.
 

“Davvero?”

“Te lo sei proprio meritato.” approva lei.

“Allora, scusami un momento…” mormora lui, recandosi nel bar che hanno da poco sorpassato, dove è di ritorno nel giro di pochi minuti, tenendo in una mano una bottiglia di ottimo Bourbon e nell’altra un bicchiere già riempito, che tende verso di lei, con un sorrisetto da schiaffi, irresistibile.

 

“La cosa va festeggiata come si deve, Jess, tanto che sono disposto a chiudere un occhio sulla tua regola alcolica.”

 

Jessica gli sorride e non solo per l’alcool.

 

--
 

TBC

 

Non ho davvero idea di come mi sia uscito questo capitolo, ma so solo che l’ho adorato scrivere dall’inizio alla fine, quindi spero che anche a voi piaccia leggerlo.

 

Lo avevo già anticipato in ‘Stupid Traditions’ e lo dichiaro fermamente anche qui Mrs Fayan è la mia versione self-inserted nella storia, insomma, avete visto quanto li shippa? XD
E poi, visto il mio folle amore per Tizio-Della-Giacca (che davvero ho scoperto che si chiama Jackson, ma il cognome l’ho inventato) , doveva essere per forza mio marito, mwhahah.

 

Sono aperta a qualsiasi critica, anche se volete lanciarmi addosso  dei cocktail XD

alla prossima, chissà che altre cose folli mi suggeriranno questi due ;)

 


 

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Capitolo 13
*** AKA You bought the ticket, take a ride! ***


Questo capitolo partecipa alla Fast Challenge: Treni de ‘Il Giardino di EFP’

Prompt Utilizzati:
2. Treno in partenza
6. “Adoro quando prende velocità”
14. “Niente snack su questo treno.”
18. Bacio prima di partire.
24. Rincorrere il treno o chi c’è sopra.
35. Biglietto smarrito.


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bannerino creato per l’occasione:


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AKA You bought the ticket, take a ride!



 

“Mr. Killgrave, Jessica, il pranzo è servito.” li chiama Daniel dal soggiorno, per poi andare a prendere le pietanze da servire in tavola.

Kevin è seduto in salotto, quindi deve fare poca strada, è Jessica che invece si precipita fuori dal suo studio e il rumore dei suoi passi mentre corre rimbomba per la casa.


“Oh, finalmente, morivo di fame!” si siede a tavola la detective, senza troppi convenevoli, sollevando la cloche.


Un succulento piatto di costolette d’agnello marinate alle erbe fa la sua bella figura, con un impiattamento degno di uno chef stellato.
Non che a Jessica dell’estetica importi qualcosa, semmai è Kevin ad apprezzarla.

“Daniel, sei una benedizione in questa casa!” fa gongolare il cuoco Jessica, prima di apprestarsi a mangiare.

Sta per afferrare l’osso, ma poi vede Kevin usare le posate e a malincuore prova a seguire il suo esempio.

“Oh, per l’inferno maledetto, Jessica, sembra che tu stia subendo chissà quale tortura!” borbotta Kevin, mentre taglia la carne. “Se proprio devi… fallo!” le concede, anche se è una stilettata al bon ton che tanto ama.
Il punto è che ama molto di più Jessica.

Jessica lascia subito cadere le posate sul tavolo con un tonfo sordo.

“Grazie!” sorride, felice come una bimba, afferrando l’osso della prima costoletta e addentando la morbida carne saporita. “Ora sì che me la sto gustando davvero.” bofonchia, soddisfatta.

Sta per godersi anche la terza e ultima costina che ha nel piatto, meditando già di chiedere un bis o in alternativa rubarne una a Kevin, quando Ingrid fa il suo ingresso in sala da pranzo.

 “Fraulein Jessica, qualcuno richiede i suoi servigi.” annuncia la domestica.

“Mi hanno cercato al telefono?” domanda Jessica. “E comunque la domenica non accetto nessun caso nuovo.”

“Mia cara, guarda che oggi è giovedì.” le fa notare Kevin.

“Ma le costolette sono un pranzo da domenica, non da giovedì! Daniel mi manda in confusione.” borbotta lei.

“Dipendesse da te, mangeremmo tutti i giorni hamburger,” alza gli occhi Kevin.

“E dipendesse da te, mangeremmo tutti i giorni pasta Amatriciana, per lo più cucinata da me!” controbatte la detective, prima di rivolgersi a Ingrid. “Fingiamo comunque che sia domenica e dì a chiunque fosse al telefono di richiamare lunedì.”

“Non è al telefono, è qui fuori.” la informa Ingrid.

“Com’è possibile, mi stalkerano? Non c’è scritto questo indirizzo nel mio biglietto da visita!” si allarma Jessica, temendo per lo più una brusca reazione di Killgrave che non gradisce estranei a casa sua.

“Non si tratta di nessun estraneo, è Fraulein Patricia, sua sorella.” svela l’arcano la cameriera.

“Ma non potevi dirlo subito? Falla entrare,” la sprona Jessica e Ingrid non se lo fa ripetere.

“Mi dispiace interrompere il vostro  tête-à-tête,” esordisce Trish, raggiungendoli.

“Guarda che non c’è nessun fottuto tête-à-tête fra me e lui, né nulla di anche solo lontanamente romantico!” si affretta a precisare la detective, ma viene solo accolta dall’espressione scettica della sorella.

“Già, Jessica non mi ha nemmeno ancora baciato oggi.” precisa Kevin, offeso nel suo ego.

“Beh, sta’ pur certo che Jessica non ti bacerà tutto il giorno!” gli anticipa la mora, acida. “Ma non stare lì in piedi, Trish, accomodati, ti faccio portare un piatto.”

“No, ti ringrazio, non riuscirei comunque a mangiare niente, sono troppo preoccupata e ho lo stomaco chiuso.” si morde le labbra la bionda.

Osservandola meglio, Jessica nota l’aspetto un po’ emaciato e le occhiaie di chi non dorme da almeno due giorni.

“Che succede, Trish? Problemi sul lavoro?” indaga Jessica, ma l’altra scuote la testa.

“Magari non ti danno il permesso di far l’editoriale che vorresti? Sai che potrei far cambiare idea ai tuoi capi molto facilmente…” si offre Killgrave.

“Sono abbastanza determinata da imporre le mie idee da sola, quindi grazie, ma no grazie!” replica la speaker.

“Hai un fan un po’ invadente? Uno stalker che ti infastidisce?” ritenta Jessica.

“Malcolm.” si decide a confessare Trish.

“Malcolm è il tuo stalker invadente?” si stranisce l’altra.

“Beh, Patsy, invitarlo a dormire nel tuo letto più e più volte potrebbe averlo inteso come segnale equivoco… ma del resto mandare messaggi contrastanti dev’essere una cosa di famiglia.” commenta Kevin, ammiccando verso Jessica, che preferisce far finta di niente.

“Volete smetterla, tutti e due? Intendo dire che è Malcolm, il mio ragazzo Malcolm, la causa della mia preoccupazione sempre più crescente!” precisa la speaker, un po’ scorbutica.

 

“Ma se praticamente convivete!” la guarda perplessa la detective.

“Non nelle ultime settimane, ci vediamo a stento e anche quelle poche volte che è con me non sembra davvero presente, come se pensasse ad altro.” mugugna Trish. “Io… io credo che abbia un’altra e che mi stia tradendo.”

Jessica deve fare uno sforzo tremendo per non scoppiare a riderle in faccia.

“Malcolm che ti tradisce? Ma non dire cazzate!”

“Non lo vedo da tre giorni, potrebbe essere ovunque, con chiunque!” insiste sua sorella. “E poi, scusa, non è quello che dici tu il novanta per cento delle volte a chi ti ingaggia per indagare sul proprio compagno scomparso?”

“Beh sì, ma il dieci per cento delle volte l’obiettivo delle mie ricerche o è coinvolto in un brutto giro o è già morto!”

“Cazzo, Jess, è questo il tuo modo di sollevarmi il morale?”


“Ma che c’entra, scusa? Tu mica sei una mia cliente!”
 

“Beh, sto per diventarlo. Sono venuta qui per ingaggiarti, voglio che tu tenga d’occhio Malcolm e che poi tu abbia il coraggio di dirmi la verità, qualsiasi essa sia.”

“Jess sarà molto felice di indagare sul Tossico per te, Patsy, e poi io ho proprio bisogno di un dodicesimo caso da risolvere per arrivare alla bacheca.” sorride Kevin, mentre Trish lo guarda senza capire.


“Scusa un attimo, quand’è che avrei accettato? E soprattutto perché dovrei tirarmi appresso anche te?” lo guarda storto Jessica.
 

“E dài, Jess, quale migliore occasione per insegnarmi l’arte del pedinamento? Un buon aspirante detective deve avere anche quello nel suo curriculum.”

“Sinceramente non so se della tua frase mi stupisce più ‘aspirante detective’ o ‘buon’.” borbotta Trish, strappando un sorriso alla sorella e un’occhiataccia a Kevin.

“Diglielo, Jess!” la sprona lui con un tono lamentoso, come un bambino offeso.

“Trish, devi sapere che Killgrave sta lavorando sodo da mesi per diventare il mio assistente e devo ammettere che è più bravo di quanto immaginassi; ma quel che è più importante è che sta facendo un uso corretto dei suoi poteri.” lo accontenta Jessica, regalandogli un mezzo sorriso.


“Questo solo perché ho un’ottima insegnante,” le sorride svenevole Kevin.

“E poi avete pure il coraggio di dirmi che non ho interrotto nulla di romantico?” alza gli occhi Trish. “E comunque, Jess, io ero rimasta al fatto che volevi assegnargli solo casi di poco conto per umiliarlo…”

“Jess!”

Di nuovo quel tono lamentoso.

“Ha davvero importanza come e perché sia iniziato tutto? Non conta forse di più tutto il bene che hai fatto fino ad oggi?” controbatte la detective.

“Appunto, sai quanto bene in più farebbe rassicurare la tua cara sorellina? Patsy, consideralo già fatto.”

“Grazie mille per aver risolto il mio problema, siete stati velocissimi!” si prodiga in ringraziamenti fin troppo entusiasti Trish.

“Maledetto significato letterale!” impreca Killgrave.

“Per quanto sarei tentata di lasciar andare via mia sorella con questa convinzione che abbiamo già risolto il caso… riaggiusta tutto e dille che sì, accettiamo.” si arrende Jessica e lui obbedisce, felice per quella decisione.

“Ma sappi che non ti renderò affatto le cose facili: hai voluto la bicicletta? E  mo’ pedala!” mette in guardia Killgrave, non appena Trish si congeda.

“Sono pronto a tutto, mia cara. E poi se mi piacessero le cose semplici non mi sarei innamorato di te.” mormora lui.

“Visto che sei già così dolce, mi prenderò pure la tua porzione di dessert!” gli rinfaccia lei, anche e soprattutto per cambiare argomento.

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“Sono quasi le dieci e ti suggerirei di coricarti a un’ora piuttosto ragionevole,” commenta Jessica quella sera, raggiungendo Kevin che sta passeggiando in giardino.

“Io pensavo che stamattina con Patsy stessi solo scherzando, per fare un po’ la dura davanti a lei e invece… veramente non mi hai baciato per tutto il giorno.” si imbroncia lui. “Davvero hai intenzione di mandarmi a dormire così insoddisfatto?”

Jessica per tutta risposta gli si avvicina sinuosa.

“Oh, Kevin,” mormora dolcemente, appoggiando le mani sulle sue spalle, la sua bocca a un soffio da quella del persuasore.

Questo prima che lei lo sollevi di peso e con una mira calcolata lo faccia atterrare sulla morbida chaise longue qualche metro distante da lì.

“Devi imparare a non essere sempre così ottimista.” sogghigna compiaciuta, rientrando in casa.

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“Hai dieci minuti per lavarti, vestirti e farti trovare all’uscita, il taxi sarà qui a momenti!” irrompe Jessica nella stanza di Kevin facendolo sussultare.

Ancora un po’ fuori fase, si mette a sedere sul letto, guardando la radiosveglia sul comodino.

“Mio dio, Jessica, ma sono le quattro del mattino… è legale svegliare qualcuno… a quest’ora?” protesta fra gli sbadigli.

“Quale parte di ‘non ti renderò le cose facili’ non era chiara? Muoviti, pelandrone, non c’è tempo da perdere. Ti aspetto giù.”

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Sul far delle cinque di mattina, Jessica e Kevin sono appostati nascosti dietro a delle macchine alla 485 West 46th Street di Hell’s Kitchen.

“Prima ancora del pedinamento ci sono gli appostamenti, è bene che familiarizzi anche con questa fase,” lo istruisce Jessica, mentre Kevin fatica a tenere gli occhi aperti. “Per prima cosa devi avere molta pazienza, ma in questo non posso farti da mentore.” sbuffa lei, facendolo ridere.

Dal suo borsone a tracolla la detective estrae qualcosa di fondamentale.
“Caffè, litri di caffè, per tenerci svegli. Questo a te, il mio è corretto… e non rompere perché questa settimana ho ancora un bonus serata alcolica, facciamo che lo faccio diventare una mattina.” puntualizza lei, rigirandosi fra le mani la sua borraccia termica nera, ma Kevin è tutto intento a osservare quella viola che lei gli ha consegnato.

“Mi hai comprato una borraccia. Una viola.” gongola, spostando lo sguardo da Jessica alla borraccia, ripetutamente.

“Beh sì, ieri pomeriggio sono uscita, l’ho vista in un negozio e ho pensato sarebbe stata indicata per te, per motivarti un po’ di più… ma ora non farne un affare di stato!” risponde sbrigativa lei.

“Prima quel maglione inguardabile, poi quel costume di Santa Clause eccessivo. Questa è la prima volta che mi regali qualcosa che mi piace, Jess, permettimi di farne un affare di stato!” gongola lui.

“Bene, allora bevi il tuo caffè e non rompere.” fa spallucce lei, bevendo il proprio. “E poi vedi di non perdere mai di vista l’obiettivo. Questo ti sarà utile,” prosegue, allungandogli un binocolo. 

Kevin prova a usarlo, mettendo a fuoco l’ingresso del condominio di Jessica.

“Non è viola e soprattutto non è un regalo, è più un kit di dotazione per ogni aspirante detective.” ci tiene a precisare lei.

“E cos’altro prevede il kit?” domanda il persuasore, divertito.


“Un biglietto della metro pronto da utilizzare, se il soggetto dovesse muoversi, perchè, fidati, Malcolm non è certo tipo da taxi.”

Il resto è solo questione di attesa, un’attesa più o meno lunga, dato che richiede quasi un’ora.
Ed è proprio Kevin ad accorgersi che sta succedendo qualcosa, mentre Jessica sembra essersi assopita per qualche secondo.

“Chloe, ci siamo!” la chiama, facendole riaprire gli occhi giusto in tempo per scorgere Malcolm lasciare l’edificio.

“Lascialo proseguire, lo seguiremo a debita distanza, tanto sono pronta a scommettere che stia andando alla metro.” lo istruisce a bassa voce, lasciando che il suo ex vicino di appartamento abbia un certo margine. “Come cazzo mi hai chiamato prima?” gli chiede subito dopo.

“Beh, ricordi quella serie che ho visto dove c’era quella bellissima ragazza che ti assomiglia ma è più elegante? Si chiama così e ho pensato che sentirmi fare il tuo nome avrebbe potuto insospettire Malcolm,” si giustifica il persuasore.

“Uhm, stai diventando fin troppo bravo,” borbotta lei, compiacendolo, per poi decidere che Malcolm sia già a debita distanza. “Muoviti, Alec, seguiamolo.”

“Uh?” la guarda confuso lui, mentre si incamminano, senza farsi scoprire.

“Beh, tu non lo vuoi un nome di copertura se dovesse servire? Stavo facendo una prova e ho pensato a quel poliziesco che ti piace tanto.” lo fa sorridere lei.

“Sai, credo che sia la prima volta che salgo su una metro,” borbotta Kevin, che ha anche provato l’entusiasmante esperienza di convalidare quell’abbonamento giornaliero. “Sono abituato a Land Rover, Porsche,BMW, Mercedes…”

“Benvenuto nella vita vera, Super Dandy!” gli rinfaccia lei, riesumando un nomignolo che gli aveva precedentemente affibiato.

Tuttavia, Jessica perde ogni voglia di scherzare quando Malcolm scende.

Brownsville. Non mi piace, cazzo, non mi piace per niente.”

“In effetti non ha la reputazione di essere un gran bel quartiere,” capisce a cosa lei alluda Kevin, mentre seguono Malcolm senza dare nell’occhio.

Basta un quarto d’ora di camminata perché lui arrivi a una struttura dall’aspetto un po’ decadente, dove qualcuno lo sta aspettando fuori.

Jessica e Kevin si sono appostati al muretto all’angolo, in modo da riuscire a sentire i loro discorsi.

“Sei in ritardo.” si lamenta il losco figuro.

“I mezzi pubblici non sono mai una certezza.” controbatte Malcolm. “Allora, hai ancora quel lavoro per me?”

“Sì, ma ti dovrai sporcare le mani.”

“Non è mai stato un problema.” si sfrega il naso Malcolm.

Jessica traffica di nuovo col suo borsone.

“Svelto, tieni, cerca di fare delle foto decenti… considerando tutte quelle che mi hai scattato in giro per il mondo, dovresti aver la mano ferma.” giudica lei, affidandogli la sua preziosa Nikon.

“E tu dove vai?” la guarda stranito Kevin.

“Cerco di capirci qualcosa.” risponde prima di darsi lo slancio e muoversi dalla scala antincendio.

Kevin riesce a scattare un paio di foto prima che Malcom entri nell’edificio fatiscente col tizio misterioso al seguito.

“Niente, è tutto oscurato o coperto da teloni, non sono riuscita a vedere nulla, sentivo solo rumori di trapani o qualcosa del genere…” gli fa il report Jessica, di ritorno una decina di minuti dopo.

“Queste son le foto, se zoommi la seconda il tizio si vede abbastanza nitido, magari manda la foto a Costa, così controlla se ha dei precedenti,” le consiglia lui, consegnandole la macchina fotografica.

“Ottimo lavoro e gran suggerimento,” si complimenta lei. “Per quel che ne sappiamo, Malcolm potrebbe star lavorando a un tunnel che porta al caveau di qualche banca o far sparire un cadavere o chissà che altro!” si agita lei.

“Aspettiamo che esca, magari farà altri movimenti,” commenta Kevin. “Non è che nel borsone hai messo qualcuno dei giochi di società che mi avevi chiesto?” la fa ridere.

“Quando si fanno gli appostamenti bisogna rimanere vigili e concentrati. Già mi vedo Malcolm che se ne va indisturbato mentre tu ed io litighiamo su chi ha fatto più punti a Scarabeo o cose simili!”

Quando però passa più di un’ora e mezza Jessica quasi un po’ si pente di non aver pensato a quell’alternativa e invidia sottilmente il libro che invece si è portato appresso Kevin.

“Me lo fai leggere un po’ con te?” chiede annoiata, avendo deciso di non usare nemmeno il cellulare per risparmiare batteria.

“Tsk, tsk, non sia mai che tu non rimanga vigile e concentrata!” è la sagace risposta del persuasore, che continua a leggere.

Jessica deve combattere la noia solo un’altra decina abbondante di minuti, prima di vedere uscire Malcolm.

“Eccolo, vediamo dove va adesso,” mormora, osservandolo col binocolo. “Ma… si è cambiato, prima aveva una t-shirt rossa, ora una bianca… cos’ha può aver fatto di tanto incriminante da sbarazzarsi della maglietta che aveva? Forse l’ha imbrattata di sangue?”

“Seguiamolo, forse avremo le risposte.” commenta Kevin, che ha imparato a mantenere la giusta distanza di sicurezza.

Il viaggio in metro stavolta li conduce alla stazione di Pennsylvania.

“Oh, merda, è salito sul treno per Port Washington, che parte fra dieci minuti, non abbiamo molto tempo.” impreca Jessica, precipitandosi a una biglietteria elettronica, dove fa ritorno cinque minuti dopo con due biglietti di seconda classe.

Kevin regge il suo come se lui fosse Superman e lei gli avesse appena dato un pezzo di criptonite.

“Seconda classe?!” si lagna indignato.

"Muovi quel tuo culo snob e non rompere, il treno sta per partire!" Impone lei e a lui non resta che obbedire. "Lui è salito verso metà carrozza, dovremmo ritrovarlo facilmente."

"Già, quei capelli sono uno scempio ma se non altro utili a riconoscerlo!" le strappa un sorriso Kevin.

"Visto che stiamo per avvicinarci oltre a cambiarci i nomi suggerirei anche di cambiare parlata, io d'ora in poi parlerò in questo modo ed eviterò ogni tipo di parolaccia,ihih," gli spiega Jessica assumendo un tono squillante, un pò da ochetta. "Tu non ce la fai proprio a sopprimere il tuo fortissimo accento, vero?"

"Oh beh, dopo tutte quelle puntate del poliziesco, vuoi che parli Scozzese? Posso farlo l'accento Scozzese."

"Sarebbe perfetto, tesorino. " ribatte melliflua lei, con un'altra risatina, mentre individuano l'obiettivo delle loro ricerche, prendendo posto tre file dietro di lui.

“No, non ci credo, dimmi che non lo stai facendo davvero,” borbotta Jessica, quando vede Kevin estrarre la sua pochette viola e usarla come coprisedile.

“Almeno mi siedo su qualcosa che mi piace, l’opzione era sedermi in braccio a te, bambola!” replica lui, in perfetto accento Scozzese.

-Che snob del cazzo!- è quello che vorrebbe rispondergli Jessica, ma si ricorda il ruolo che deve ricoprire.

“Come sei previdente, tesorino!” ridacchia, con la voce quasi in falsetto, sedendosi di fianco.

È solo questione di pochi minuti prima che il treno parta.

Jessica si gode un po ' il viaggio, soprattutto quando il treno comincia a macinare chilometri su chilometri.

"Adoro quando prende velocità. " sorride.

Il tono può anche essere artefatto, ma nel contenuto è sincera.

"Cosa provi quando salti?" le chiede di punto in bianco Kevin, sottovoce, per non farsi sentire.

In passato il suo interesse a riguardo verteva più su quali fossero i limiti della ragazza, più volte l'aveva testata senza curarsi se lei fosse d'accordo o meno.

Ma quali fossero le sue sensazioni non gliel'aveva mai chiesto.

È questo a stupirla.

"È un pò come questo treno: via, via prendo velocità anche io e mi lascio alle spalle ogni pensiero o preoccupazione, in quei pochi ma preziosi istanti sono libera," spiega lei, col suo tono normale, ma con l'accorgimento di farlo sottovoce. "Non mi riferisco a quando lo faccio perché devo inseguire qualcuno o devo scappare...o quando è uno stronzo a ordinarmelo, fino quasi allo sfinimento, " rivanga il passato lei e la coscienza selettiva di Killgrave sembra far capolino, facendolo guardare a terra senza dir una parola. "Parlo di quando lo voglio fare io, per me, per staccare da tutto, per toccare le nuvole o le stelle, per trovare un minimo di aspetto positivo a tutto lo schifo che mi è successo." conclude, con la voce un pò rotta.

"Oh, Chloe, vieni qui, ragazza mia," parla con accento Scozzese Kevin, tirandola a sé.

Lei non si divincola perché in fondo di quell'abbraccio ne ha bisogno.

Se è vero che è poco abituata a quando Kevin mostra le proprie fragilità lo è ancora meno a mostrare le sue.

"Grazie, Alec, tesorino. " ricorre nuovamente alla sua 'voce da indagine ' lei, separandosi.

"Peccato che l'unica volta che hai saltato trasportando anche me io ero svenuto."

"E tu come lo sai?" si sbalordisce lei, tanto da parlare col suo tono normale, per di più ad alta voce.

-Jessica?!- sobbalza Malcolm, in procinto di girarsi.

Jessica però non si fa cogliere impreparata.

"Ooh, vieni qui Alec!" torna a parlare artefatta, baciando Kevin in modo che lei rimanga di spalle e le sue mani gli coprano parte del volto.

Ovviamente Kevin non ci prova nemmeno a protestare,semmai fa di tutto per approfondire quel bacio, senza che trovi molta resistenza.

Sentendola parlare così, sentendo quei nomi diversi, ma soprattutto vedendo cosa quella coppia stia facendo e tutto il trasporto che ci stanno mettendo, Malcolm analizza nuovamente la situazione.

- Oh, andiamo, quante ragazze coi capelli neri esistono? Milioni. E quanti uomini eleganti? Un'infinità. Non sono loro. NON possono essere loro!- si rigira tranquillizzato.

“Si è voltato, pericolo scampato.” le sussurra all’orecchio Kevin, separandosi da lei.

Jessica lo guarda quasi divertita.

“Che c’è?” inclina la testa lui, confuso.

Stavolta è lei che gli bisbiglia all’orecchio.

“Dalla posizione in cui eravamo, solo tu potevi vedere Malcolm. Avresti potuto avvisarmi che si era girato in qualsiasi momento, ti avrei potuto baciare più a lungo e invece… mi hai detto la verità.” gli fa notare lei.

“È una cosa da eroe tutta questa sincerità?” mugola lui.

“Non necessariamente, però ti fa onore.” gli accarezza il viso lei.

Il viaggio prosegue fra le varie fermate. Malcolm rimane a bordo e così fanno anche Jessica e Kevin.

Dalla sua borsa provvidenziale, la detective estrae un pacchetto di patatine.

“Ci voleva!” bofonchia soddisfatta, cominciando a mangiarle.

“Me ne dai qualcuna?” si fa contagiare dal suo languorino Kevin, ma rimane a bocca asciutta.

“Come tu prima hai condiviso il tuo libro?” scocca la sua frecciatina lei, allontanando il sacchetto dalla sua portata.

“Niente snack su questo treno!” viene raggelata dalla voce gracchiante del controllore che sembra essersi materializzato dal nulla.

Killgrave fissa per qualche secondo il controllore e Jessica aspetta fiduciosa il suo intervento.

“La mia ragazza non lo sapeva, mi scuso io per lei e pongo subito rimedio.” provvede il persuasore, strappandole di mano il sacchetto di patatine per gettarlo tra i rifiuti.

“Passi per questa volta, ma fate più attenzione!” ringhia il controllore, andandosene.

“Certo che sei un gran bastardo!” impreca lei, a bassa voce.

“Sbaglio o Chloe non doveva dire parolacce?” la punzecchia lui, allo stesso modo.

“Fidati che è al cento per cento solo un’incazzatissima Jessica a parlare!”

“E comunque, tsk, tsk, mia cara, mi sorprendi, tu per prima dovresti spronarmi a usare il mio potere il meno possibile!”

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Il treno giunge a Port Washington in perfetto orario.

Malcolm scende dal treno e Kevin e Jessica non lo perdono di vista, finché dopo una breve passeggiata arriva a destinazione, davanti a quella che deve essere una delle gioiellerie più prestigiose.

Jessica scatta delle foto di lui che entra.

“Dannazione!” impreca, tirando un pugno al muretto dietro dove si sono nascosti, facendo sgretolare l’angolo di un mattone.

“Che c’è?”

“So che Trish per un loro mesiversario gli ha regalato una collana d’oro. Scommetto che la sta impegnando per procurarsi un’altra dose, forse i soldi dei lavoretti precedenti non gli sono bastati,” ringhia lei. “Ma quando esce di lì mi sente!”

“Jess, no! E la copertura?”

“Fanculo la copertura! Abbiamo raccolto informazioni a sufficienza.”

 

Circa un quarto d’ora dopo, quando un Malcolm piuttosto soddisfatto esce dalla gioielleria si ritrova sollevato e spinto contro a un muro dalla forza di un uragano.
Un uragano di nome Jessica.

“Non ti permetterò di rovinarti la vita!” sbotta lei, facendogli sbattere la nuca contro il muro, per enfatizzare il concetto.

“Jess?! Allora sul treno eri tu… e non eri sola!” capisce lui, cercando di guardarsi attorno, prima che anche Killgrave esca allo scoperto.

“Sei stato il mio primo pedinamento, Tossico!” gongola lui.

“Non sono più un Tossico!” precisa Malcolm, con fervore. “Quanto al resto, Trish non avrà il carattere più docile del mondo, ma non sto rovinando la mia vita, semmai voglio darle un senso.”

Jessica allenta la presa su di lui, in preda alla confusione.

“Ma come? Cosa… cosa sei entrato a fare in quella gioielleria?”

Per tutta risposta, Malcolm estrae il suo cellulare, mostrando delle foto specifiche.

“Lo vedi? Non è stupendo? Sotto una certa luce ricorda le sfumature che assumono a volte gli occhi di Trish,” spiega, indicando orgoglioso le foto di uno splendido anello in oro giallo con un’acquamarina incastonata. “Ho convinto la commessa a tenermelo da parte, ogni volta che posso vengo a versare una rata. Sto anche facendo qualche lavoro extra di falegnameria, come.. ti ricordi quando quel poliziotto psycho ha fatto quella sparatoria in casa tua? Chi ti ha rimesso tutto a posto?” continua lui, mentre Jessica vorrebbe solo che si aprisse una voragine e la inghiottisse.

Ancora di più quando arriva la domanda che più teme.

“Piuttosto, voi due… che ci fate qui? Mi stavate seguendo?” si acciglia Malcolm.

“Io… noi… lei…” incespica Jessica.

“Sì, ex Tossico, ti stavamo seguendo… perchè io ho chiesto a Jessica di darmi una lezione di pedinamento e lei ha scelto di partire da un soggetto familiare… te.” la salva in corner Killgrave.

“Proprio così. Ne hai imparate di cose direi, no, Kevin?” sta al gioco lei. “E grazie a te per esserti prestato, Malcolm, anche se non lo sapevi. Certo, avrei potuto fargli pedinare Trish, ma c’è poco brivido nell’andare negli studi radiofonici o a qualche pranzo d’affari, tu sei stato più fantasioso.”

“L’importante è che non diciate nulla a Trish, voglio che sia una sorpresa. Quando avrò pagato anche l’ultima rata dell’anello, la porterò a cena nel suo ristorante preferito e..” sogna ad occhi aperti il futuro sposo.

“Tranquillo, il tuo segreto è al sicuro.” garantisce la detective.

“Un momento… non è che poi se impara tutto lui mi ruba il lavoro?” si adombra Malcolm, guardando storto Killgrave.

“Tu sei il mio socio, lui è il mio apprendista, a lui non do nemmeno uno stipendio,” semplifica lei.

“Buono a sapersi. Ora farò ritorno a casa e gradirei che la smetteste di seguirmi. Mi è bastato quello che ho visto nel viaggio di andata. Jessica, vogliamo parlare di come hai baciato Killgrave?” la guarda sconvolto Malcolm.

“Non c’è niente che non farei per non far saltare una copertura!” fa spallucce lei, cercando di non dar troppo peso alla cosa.

“Vorrà dire che Jess e io ci godremo un po’ Port Washington, in attesa di prendere il treno di ritorno più tardi.” decide per tutti Killgrave, mentre Malcolm si allontana.

“Ma sì, una passeggiata possiamo anche farcela, magari anche pranzare qui, tanto i biglietti del ritorno non hanno un orario fisso.” approva Jessica.

“Quali biglietti?” fa il finto tonto lui.

“Quelli che ti ho affidato prima.”

“Oh, che sbadato, mi saranno scivolati dalla tasca della giacca mentre seguivamo l’ex Tossico!” finge di rammaricarsi lui.

“Killgrave!” lo rimprovera lei.

“Ma posso sempre parlare con il controllore e convincerlo che abbiamo biglietti da prima classe: sedili spaziosi, giornali, aria condizionata regolabile, per non parlare del cibo e delle bevande inclusi, immaginaci a sorseggiare champagne, un po’ come quando abbiamo preso l’aereo.”

“Ma non dovevo spronarti a usare il tuo potere il meno possibile?”

“Beh, non quando può essere a vantaggio di più persone…”

“Tipo?” lo scruta lei, con le mani sui fianchi.

“Te… e me.” replica innocentemente lui, strappandole un sorriso.

“Andata! In questo caso non c’è pericolo che incrociamo la strada con Malcolm, tanto vale che il treno lo andiamo a prendere subito.” suggerisce lei. 

“Per quanto mi sarebbe piaciuto fare questa gita di mezza giornata con te qui… okay.” acconsente lui, seguendola. “Almeno me lo dai un bacio prima di partire?”

“Scordatelo, ne hai già avuto uno prima!” puntualizza lei.

“Ma quelli erano Alec e Chloe,” le fa notare lui, con un sorriso da schiaffi. “Noi possiamo fare meglio di quei due dilettanti.” mormora, scostandole una ciocca dal viso.

“Mostriamo loro come si fa!” lo tira a sé lei per un bacio che ha tutte le intenzioni di voler durare a lungo, anche a rischio di perdere quel treno.

TBC

Vi sono piaciuti Alec e Chloe? XD
Ovviamente, hanno fatto tutto quei due e io ormai lascio loro carta bianca o viola e nera che sia!

Non mi importa se possono sembrare OOC, amo far vivere loro tutte queste situazioni e nella mia mente quei due funzionano perfettamente così ^^’

E sono contenta di esser tornata a scrivere anche di Trish e Malcolm, li adoro <3

Momento autoreferenzialità: quando Jessica chiama Killy ‘Super Dandy’ è un riferimento all'omonima one shot/missing moment che ho scritto per il Flufftober, così come quando parlano dei giochi di società e un accenno a un altro missing moment che si chiama ‘AKA Come Quando Fuori Piove’ ;)

Ringrazio di vero cuore la Fast Challenge: Treni , del Giardino di EFP, per essere stata così ispirante, questo capitolo altrimenti non credo sarebbe mai nato.
E posso dirvi che porterà a conseguenze, che vi aspettano nel prossimo capitolo ;)

Liberi di dirmi quel che più vi aggrada.

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Capitolo 14
*** AKA SOUPport you ***




Buongiorno!
Della serie ‘Ogni tanto ritornano’... Come anticipavo già questa è una raccolta di shot che sì, a volte hanno un preciso ordine cronologico, ma non sempre, come stavolta. Quindi, per chi fosse in pari, lasciamo Malcolm al punto a cui eravamo arrivati e facciamo un balzo indietro, con una serie di missng moment pensati per la Challenge bimestrale Giugno/Luglio: #200summerprompts del gruppo Facebook Non solo Sherlock - Multifandom.

come riferimento temporale direi che ben si collocano dopo gli eventi di ‘AKA Beyond my purpliest expectations’

questa è la prima shot , con i prompt ‘Minestra’, ‘Cranio’ e ‘Non importa’.

E questo è quello che ho (o meglio, loro due hanno) combinato:



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AKA SOUPport you


Jessica ha lavorato sodo tutto il giorno, una di quelle missioni alle quali Killgrave ancora non è pronto per prendervi parte.
Al mattino ha fatto degli appostamenti, mangiando un sandwich al volo.
Il pomeriggio lo ha passato nel suo studio a fare ricerche e analizzare se nelle foto scattate ci fosse qualche elemento utile.
E Kevin non ha esitato a tenerle compagnia, ancora più insolito che lei non abbia rifiutato.
In questo aspetto del suo lavoro, inoltre,  il persuasore, nonché apprendista detective, si è rivelato più utile di quanto lei pensasse e ha scovato un dettaglio di importanza non trascurabile che darà sicuramente una svolta alle sue indagini.

Fatto sta che coi ritmi frenetici che ha avuto tutto il giorno, al di là di un tè coi biscottini alla quale l’ha invitata a prendere parte il bell’Inglese, con una certa insistenza, con Jessica che si è tenuta alla larga da quella brodaglia bollente che su di lei non esercita la benché minima attrattiva, onorando però il cabaret di pasticcini; lei non ha toccato cibo da tutto il giorno e sta morendo di fame.

Per quello che le venti in punto che ogni giorno scandiscono il metodico e meticoloso inizio della cena in quella casa sono l’orario che più brama e quando il pendolo del soggiorno le annuncia addirittura precede Kevin, che la raggiunge di lì a breve.

- Chissà che bella abbuffata di carne, magari con patate al forno, se non addirittura fritte… - si pregusta la bella detective, ma rimane parecchio delusa appena alza la cloche.

“Ma è una minestra!” borbotta, arricciando il naso.

“Beh, mia cara, non si può mangiare tutti i giorni hamburger o carne in generale,” trova come valida argomentazione Kevin.

“Ma è una minestra!” ripete lei, tra il contrariato e lo sconfortato.

“Ricca di vitamine e tanti nutrienti…” rilancia il persuasore, portandosi la prima densa cucchiaiata alla bocca.

“Ma è una fottuta minestra!”

“A dire il vero, è una velouté’ di zucca, porri, topinambur e zenzero.” precisa Kevin.

“È una fottuta minestra fottutamente frullata!” ringhia lei.

“E va bene, è una minestra, ma non ti alzerai da qui finché non l’avrai mangiata.” si impone lui.

“Guarda che Daniel qualche modo di dire Italiano lo ha insegnato anche a me. ‘Cos’è? Se non mangio questa minestra salterò dalla finestra? Per me è un giochetto , ma sarebbe un giochetto per chiunque, visto che siamo al primo piano. Consideralo già fatto.”

Il tempo di dirlo e Jessica si è già alzata, andando in direzione della grande porta finestra che conduce al balcone, prima di sentirsi tirata per un braccio.

“Nessun detto. Nessuna finestra da saltare. Nessuna minestra da evitare.” le spiega Killgrave, col tono più accomodante che riesce a trovare, ottenendo che lei lo segua di nuovo al tavolo

“Jess, andiamo, da brava, almeno assaggiala…”

“Hai un bel cranio…” commenta Jessica, guardandolo in un modo che un po’ lo inquieta.

“Uh, è un tuo modo strano di farmi delle advance?” cerca di apparire disinvolto lui.

“No, intendo dire che è un così bel cranio, sarebbe un vero peccato se qualcuno te lo aprisse in due, magari con un cucchiaio.” specifica Jessica, prendendo in mano il cucchiaio mentre lo dice.

E il suo sguardo minaccioso continua a non promettere nulla di buono.

Killgrave deglutisce pesantemente.

“Direi che il messaggio è lapalissiano.” borbotta.

“Il messaggio è: ‘Non mi fare pressioni’. Se non voglio mangiare questa sbobba, non la mangerò.” chiarisce lei, perentoria.

“Ok, non ti farò più pressioni. Passerò direttamente ai ricatti.”

“Tipo?”

“Se non mangi quella minestra… niente più baci dal sottoscritto.”

Jessica gli rivolge il suo migliore sguardo alla ‘Bitch, please.’ 

“Non è un ricatto, è un sogno.”

“Oh sì, certo. Vogliamo parlare del bacio di stamattina, prima che te ne andassi? Me la ricordo la tua espressione soddisfatta.” controbatte lui, sornione mentre sorseggia del vino rosso.

“Pensa quello che ti pare,” lo schiaffeggia lei sulla guancia, ma in modo quasi tenero. “Ma c’è da dire che mi aspettavo qualcosa di più drastico”

“Uh?”

“Voglio dire… col potere che hai potevi portare qui Malcolm o Trish e minacciare di fargli fare qualsiasi cosa, oppure, potevi far puntare a Daniel un coltello contro se stesso, fargli amputare una mano…”

“O prendermela con Ingrid…” aggiunge lui.

“Sto elencando i ricatti, non i desider.. voglio dire, ma certo, anche la povera Ingrid…” si tradisce Jessica, facendolo sorridere. “Questo però è segno di un miglioramento continuo da parte tua e io credo che la cosa vada premiata.” si alza nuovamente dalla sedia, ma stavolta è per fare il giro del tavolo, raggiungerlo e dargli un bacio veloce, ma significativo.

“Ed ecco quella stessa espressione che avevi stamattina.” gongola lui, ancora più divertito quando un terzo dito alzato è l’unica risposta che riceve dalla supereroina.

“Più che i ricatti, forse con te servono gli incentivi.” decide lui.

“Ti ascolto…”

“Se mangi quella minestra avrai una doppia porzione di gelato.”

“C’è il gelato?” si illumina lei.

“Sì, fatto da Daniel, con quelle sue mani preziose che temevi io gli facessi tagliare se non mangiavi la minestra,” le rinfaccia lui, anche se appare divertito. “E potrai anche averlo con una spruzzata di whisky.”

“Non potevi dirlo subito?” inforca il cucchiaio lei, ma stavolta per immergerlo nella velluttata, prima di soffiare e mandar giù.

“Kevin, la sai una cosa?”

“Cosa?”

“È pure buona.” ammette lei, continuando a mangiare, di gusto.

“Jess, io ti amo, lo sai, ma a volte non è facile sopportarti, anzi, in questo caso, zupportarti!”

“Ah, ah, molto divertente.” alza gli occhi lei. “E comunque, Au contraire, mon catastrophe, è una velouté, non una zuppa.”

“Non importa, era comunque attinente. Piuttosto, dov’è che hai imparato così bene il Francese?” le chiede lui, con uno sguardo ammirato.

“Se dormi con il cane poi prendi le pulci!” taglia corto Jessica.

“Sorvolerò sul fatto che mi hai paragonato a un cane, pulcioso, per giunta. Però, sul  fatto di dormire insieme, potremmo di nuovo…”

“Killgrave, tu azzardati a finire quella cazzo di frase e giuro che trasformo te in una velouté!” 


TBC

Non mi aspetto che al di fuori di uno scambio qualcuno mi commenti, sarò già felice se vedo qualche visualizzazione…
Ad ogni modo, io mi sono divertita un botto a scriverla, ma io con loro mi diverto sempre <3
Tutte le altre long son in stand by perchè ho un po’ di blocco (e sono principalmente concentrata su altro al momento) , ma non temete, ne uscirò, sempre che a qualcuno importi ^^’

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Capitolo 15
*** AKA The 12 Days Challenge ***


Questa fic si colloca pco prima gli eventi di 'AKA You bought the ticket, take the ride' ed è nata grazie alla Reverse Challenge del Gruppo FB 'Non Solo Sherlock'

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AKA The 12 Days Challenge

 


"Tesoro, non hai idea di che puntata sia stata oggi," esordisce Trish, rientrando dal lavoro.

Trova Malcolm intento a sminuzzare verdure, con una  precisione maniacale, in vista della cena che sta preparando, come fra i due è consuetudine.

E lo sta facendo rigorosamente a  torso nudo, perché sa quanto la sua ragazza apprezzi quella visione.

Infatti, a passi impazienti, Trish si avvicina, abbracciandolo da dietro, con le sue mani che navigano avide su quella vellutata pelle color caffelatte.

"Me la sono persa, dolcezza, ora mi vedi in questa sexy versione casalinga, ma devi sapere che sono stato impegnato tutto il giorno in un appostamento per un'indagine con tua sorella..." ci tiene a precisare lui, reclinando la testa quanto basta a darle un bacio.

"Uhmm, eri così sexy anche in quel frangente?" si acciglia lei.

"Certo che no, gelosona, certi spettacoli li riservo solo a te!" sorride lui, intensificando il bacio. "Mi stavi dicendo della trasmissione?"

"Oh, sì, giusto. Era incentrata sugli ultimi q trend e ce n'è uno che ha riscosso molto successo, si chiama 'La sfida dei 12 giorni'."

"E sarebbe?"

"Beh, lo dice il nome stesso: ci si propone delle sfide, per dodici giorni, senza che ci sia niente in palio, per mettersi alla prova, per il solo gusto di provarci.."

"Interessante; ma devono essere solo sfide atletiche o..."

"No, no, può essere qualsiasi cosa. Ti va di provare? Ognuno sceglie la sfida per l'altro!" gli suggerisce lei, la cui prima sfida personale è riuscire a togliergli le mani di dosso, cosa che a fatica le riesce.

"Sai che non mi tiro mai indietro davanti alle sfide."

"Ottimo. Allora facciamo così,  ciascuno crea una lista per l'altro, le mettiamo in una busta, ce le scambiamo e ciascuno guarda una riga per volta, a partire da oggi." lo istruisce lei, prendendo l'occorrente dalla sua borsa.

"Uh sì, mi piace," approva lui, prendendo carta e penna.

- Basta solo che una delle sfide non sia farti la proposta, perché per quelllo, amore mio, ho già un piano ben preciso e non intendo modificarne una virgola.- pondera lui, sorridendo all'idea.

Finiscono di scrivere più o meno in contemporanea, imbustano le liste e se le scambiano.

"Pronto, allora? Sbirciamo la prima richiesta?" sogghigna intrigata la speaker.

Il suo ragazzo annuisce e quando leggono rimangono piacevolmente stupiti.

"Fa l'amore sopra il piano cottura." legge ad alta voce Trish. "Non ci credo, abbiamo scritto la stessa cosa!"

"Le grandi menti pensano uguale, amore." Le sorride suadente Malcolm, alzandosi dal tavolo

"Soprattutto quelle arrapate." ridacchia lei, mentre lui le sta sbottonando la camicetta.

"Quindi...saltiamo la cena?" Mormora lui, togliendo ogni cosa dal piano cottura.

"Puoi sempre mangiare dopo...su di me." trova un sensuale compromesso lei, prima che lui la sollevi fra le sue braccia, mettendola a sedere sul piano cottura, prima di incastrare perfettamente le gambe fra le sue.

Entrambi indossano ancora i pantaloni ma è solo un'esigua questione di tempo.

"Un momento. Tu intendevi il piano cottura...non acceso, vero?" Si accerta lui, ben attento a non attivare i fornelli a induzione.

Trish per tutta risposta ride, prima di avvolgergli le braccia attorno al collo e tirarlo più a sè.

"Siamo innamorati, Mal, mica masochisti!"

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“‘Fammi  un massaggio quando torno dal lavoro stasera’” legge Malcolm, la mattina dopo. “Intrigante, piacevole e tutto, ma spero non siano tutte a sfondo sessuale le richieste, perchè se no diventa un po’ ripetitivo…”

“Ti stai davvero lamentando?” replica scettica lei, prima di leggere la sua sfida. “Di certo non lo è la tua: ‘Cucina tu, stasera’!” borbotta indignata.

“Certo, una sfida è una sfida, quindi non aspettarti che i mi accontenti di un qualche surgelato tipo Maccheroni Cheese o di un catering … nossignora, dovrai usare quelle tue belle e candide manine per tagliare, sminuzzare, impanare, rosolare o qualsiasi cosa tu decida da fare, come io poi userò le mie per rilassarti a dovere dopo tutte le fatiche!” è il suo sottile ricatto, che Trish non può che accettare.

“Sono solo contenta di non esserci andata leggera nemmeno io, lo vedrai nei prossimi giorni!”

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Il terzo giorno scoprono di essere nuovamente più o meno sulla stessa lunghezza d’onda.

“‘Pianta una felce in giardino…’” legge Malcolm.

“Ti ho già preso io tutto l'occorrente, ma fallo rigorosamente senza maglietta e quando io posso vederti, quindi, adesso, prima che vada al lavoro, e… mi raccomando, suda tantissimo!” specifica Trish, vogliosa.

“Bene, tu invece leggi cosa voglio da te…”

“‘Indossa delle decoltè tacco 12’ … ma lo faccio spesso…” commenta lei, un po’ confusa.

“C’è un’altra riga, amore… leggila.” sogghigna furbetto lui.

“‘... e nient’altro.’ Ohhhh, stasera ti accontenterò, ora andiamo a farti sudare fuori!” ridacchia lei, maliziosa, baciandolo.

 

---------------

Al settimo giorno iniziano le prime difficoltà di quelle sfide.

“ ‘Ottieni il pomeriggio libero per passarlo con me?’ Malcolm, non puoi dire sul serio, oggi ho un’intervista con un personaggio importantissimo!” lo guarda sconcertata la speaker.

 

“Beh, la rimanderai, trova tu il modo. Piuttosto cosa dovrei dire io? ‘Ottieni mille dollari da qualcuno?’” le rinfaccia il suo ragazzo.
 

“Te l’ho detto che sarei andata giù pesante e poi così almeno, sempre che tu ci riesca,sapremo come impiegarli nel pomeriggio libero.”


“Ah, perché tu sei così sicura di riuscirci?” la provoca lui.
 

“Non mi sottovalutare, sono piena di risorse, amore.”

“Anche io!” ottiene l’ultima parola Malcolm, uscendo e sbattendo la porta.

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“Avevi detto che era un’emergenza!” protesta Jessica convocata a casa di Trish all’incirca un’ora dopo, le braccia incrociate, gli anfibi rigorosamente sul tavolo della cucina, mentre si dondola con la sedia.

Sì, anche se è giugno inoltrato la ragazza non ha mai badato più di tanto al suo vestiario.

“Ma è un’emergenza!” insiste la sorella.

“NO! Questa è solo una cazzata colossale, un capriccio infantile fra te e Malcolm e io non intendo farvi parte!”

“Ma devi! Ho già provato a chiedere il pomeriggio libero ai miei capi e mi hanno riso in faccia, non posso perdere questa sfida, se Malcolm riesce nella sua… ti pregoooo!”

 In un attimo a Jessica sembra di aver ancora davanti la Trish tredicenne che implorava aiuto, spergiurando di non volerne. La differenza è che questa manifesta di volerne, eccome.

“Trish, ti rendi conto di quanto sia patetico?”

La speaker capisce che deve adottare tutta un’altra strategia.

“Hai ragione, che stupida, mi sto rivolgendo alla persona sbagliata, alla fine è di un’opera di persuasione che ho bisogno…”

L’esca abbocca all’amo all’istante.

“Non una parola di più. Portami alla redazione e ti dimostrerò che anche io posso essere cazzutamente persuasiva!”

*************************** (Contemporaneamente)

Quello che Trish non può sapere è che c’è un motivo se Malcolm si è allontanato così di fretta e ha dovuto appostarsi per circa un’ora prima di ottenere quello che voleva: l’uscita in giardino della fidata domestica di una certa villa per poterla approcciare.

“Herr Killgrave, spero di non disturbarla, ma è desiderato là fuori.”

La curiosità del bel persuasore ha la meglio sulla prudenza che dovrebbe adottare.

“Tu qui?! E per di più tenendo in mano una busta? Che senso di déjà vu,” ridacchia Killgrave. “Eppure non mi sembra di averti chiesto nulla.”

 

“Sono io che vorrei una mano da te, stavolta…” lo informa Malcolm, senza iscepsicarsi nemmeno una volta.
 

“Se fossi io a chiedertelo con quelle esatte parole, tu finiresti amputato, lo sai?” controbatte spiritoso il persuasore, per poi guardarlo glaciale. “E, sentiamo, perché mai io dovrei aiutare te?”

Perché io non dimentico.” non si fa cogliere impreparato Malcolm.

“Uh?”
“Poco dopo Pasqua, quando sei venuto da Trish e me a chiederci consigli su come comportarti con Jessica… beh, noi ti abbiamo aiutato.”

Killgrave incrocia le braccia all’altezza del petto, rivolgendogli la più scettica delle occhiate

“Ricordo anche io molto bene, caro il mio Tossico. Patsy mi ha dato il consiglio... e lasciamo stare poi cosa mi ha portato a fare!” alza gli occhi lui. “Tu sei rimasto zitto.”

“Perché mi avevi azzittito tu!” non si perde d’animo l’altro. “Allora, vedila così, io sono quello che ti ha rivelato che a Jessica piace baciarti!”

“Dammi quella dannata busta e spiegami cosa ti serve che io faccia!”

 

---------

“Quest’ultima settimana è stata piuttosto insolita, non trovi anche tu, Jess?” intavola il discorso Kevin, con tono casuale, a cena con Jessica.

Alla detective non serve una sola parola di più.

“La sfida dei 12 giorni! Sono venuti anche da te?” si accende il suo interesse.

“Da me il Tossico… due volte… quindi deduco che la tua sorellina si sia rivolta a te?”

“Sì, due volte anche lei, per l’ultima mi son dovuta trascinare dietro anche Ingrid perchè io dovevo sollevare una moto, Trish mettersi davanti come se fosse lei a farlo e poi serviva qualcuno che scattasse la foto!” sorride lei al ricordo.

“Perchè Photoshop era troppo banale come soluzione da adottare!” ironizza Kevin. “Io sono addirittura arrivato a smuovere lo star system…”

********************* (Contemporaneamente)

Trish e Malcolm concludono soddisfatti la dodicesima sfida, che si è rivelata per entrambi fare l’amore, ciascuno nella posizione preferita dell’altro.
 

“Beh, sono stati giorni intensi, soprattutto adesso!” ridacchia maliziosa lei, accoccolandosi all’amato.
 

“Devo ammettere di averti sottovalutata, quando ti ho sfidato a sollevare una moto non ho specificato quale, potevi anche ricorrere a un modellino e invece…” commenta lui.
 

“Beh, sai, dopo tutti i miei duri allenamenti, i risultati si vedono! E che dire di te? Quando ti ho sfidato a condurre una trasmissione sportiva per un’ora, non avrei mai pensato che si saresti riuscito…”

“Oh beh, sai, ho ritrovato un bracciale a un giornalista sportivo e mi doveva un favore…” fa spallucce lui.

“Malcom?”

“Sì?”

“Tu non hai chiesto nessun… ehmm.. nessun super aiuto, vero?”

“Assolutamente no. Ho fatto tutto da me. E tu?”

“Anche io, orgogliosa come sono poi, ti pare che mi faccia aiutare?”

Segue qualche minuto di silenzio.

“Trish?”

“Sì?”

“Siamo bugiardi da far schifo!” scoppia a ridere Malcolm, contagiandola.

------------------------------

“Però, Jessy, stavo pensando… la potremmo fare anche noi quella sfida dei 12 giorni…” le propone Killgrave, l’indomani, mentre fanno colazione fuori.

“A parte che per noi sarebbe troppo facile...” disapprova la detective. “E poi sto con te, questa è già una sfida continua!”

Kevin per poco non cade dalla sedia.

“Ha.. hai davvero appena detto che tu stai…”

“Intendo che sto qui, confinata a sorvegliarti, brutto idiota!” si affretta a precisare lei, che però è stranamente arrossita.

“Brutto?” si imbroncia lui, avvicinandosi a lei che non resiste e intrappola quel labbro incurvato in un bacio, nemmeno troppo breve.

“E va bene, solo idiota,” rettifica lei, separandosi. “Ma se non la smetti di gongolare giuro che ti faccio fare la sfida delle dodici vertebre rotte!”

TBC

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Capitolo 16
*** AKA Detox ***


Questa one shot partecipa alla challenge ‘Kiss the frog’ del gruppo @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB

In quanto rospo, la sfida è che dev’essere qualcosa scritto di getto, senza pensarci troppo, senza editarlo, badare troppo ai dettagli ecc, lasciarlo quasi in stato embrionale.
E siccome quello che è uscito devo dire che non mi dispiace … eccolo qui

Setting: settembre 2016. Nel mio headcanon, non finirò mai di dirlo, il compleanno di Killy cade il 10 09, perchè ho scoperto che è la giornale mondiale di prevenzione al Suicidio… esiste qualcosa di più indicato per lui?

Buona (anzi, cattiva, è un rospo dopotutto ahah) lettura!


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AKA Detox


“Domani è il tuo compleanno.” esordisce Jessica.

“Devo tipo sentirmi in colpa? Lo hai detto con un tono…” la scruta Killgrave, temendo per la propria incolumità.

“No è che, uff.. ora mi tocca fare qualcosa, anche le rovine della vita meritano di essere festeggiate nel loro giorno!”

“E il regalo posso sceglierlo io?” si esalta il persuasore, il suo sguardo colmo di aspettative, la sua mente che già gli proietta prospettive degne del miglior cinema d’autore erotico.

“Certo che no… dipendesse da te diventerei il tuo Body Sushi!"

“Naaaah, non credo,” la stupisce lui con la sua risposta, forse minando anche un po’ l’ego della bella detective. “Non mi piace il sushi, lo sai!”

L’ego è salvo, ma questo la porta a un’altra conclusione.

“Eeeew, fissato psicopatico che non sei altro, il Body Amatriciana non esiste, levatelo dalla testa! A me fa schifo anche solo pensarci!” fa un’espressione schifata lei.

“Ah, mi stai quindi dicendo che il Body Sushi invece ti sarebbe piaciuto?” la mette in difficoltà lui.

“Se non la pianti di dire cazzate domani ti ritrovi con una torta al Sufentanil!” sbotta lei. “Però ho trovato, ora so cosa regalarti!”

“C’entra il Sufentanil?” la guarda terrorizzato lui.

“No, tranquillo!” alza gli occhi lei, alzandosi dal divano, dal quale nessuno sta davvero seguendo il film che sta passando in TV. “Però, Kevin,  ti consiglio di andare a coricarti presto.”

“Jessy, ora comincio ad aver paura…”

“E fai bene!” sogghigna lei, lasciandolo solo e irrequieto.

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“Per l'inferno maledetto! Questo non è affatto un regalo!” sbotta Kevin, seguendo Jessica che gli fa strada mentre guarda una mappa.

“E invece sì, brontolone, ti ho regalato un bel detox da tutte le comodità della vita quotidiana, damerino che non sei altro!” replica lei, mentre si inerpicano per una salita un po’ impervia.

“Mi hai svegliato all’alba, mi hai fatto vestire sportivo, con una felpa, mi hai fatto trovare delle scarpe da trekking, porto sulle spalle uno zaino… mi hai fatto prendere un treno, un altro. In seconda classe!” fa un escalation di tutte le cose che lo hanno schifato profondamente.

“Prima cosa, è una stra dannata felpa viola, almeno apprezza quello. E seconda… risparmiati il fiato per la salita!”

“Almeno sai per certo dove stiamo andando?” le domanda, guardando il fitto bosco che si fa sempre più vicino.

“Certo che sì, ho un orientamente migliore di una Giovane Marmotta! Vedrai che il Camping non dista molto.”

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“Giovane Marmotta, me lo spieghi dove accidenti siamo? Sono quaranta minuti che camminiamo e non si vede l’ombra di un campeggio!”

Silenzio dall’altra parte.

“Jessica?”

“Oops.” è l’unica risposta che gli giunge.

“Che significa ‘Oops’?”

“Significa che forse, e dico forse potrei aver girato la mappa al contrario e siamo esattamente dalla parte opposta di dove dovremmo essere!”

“Tipo che ci siamo persi?”

“Eh sì, un po’...” replica lei a denti stretti.

Silenzio.

Kevin prende un gran respiro.

“JEEEEEEEESSSSSICAAAAAAAAAAAAHHHH!”

Questo fa migrare via, con largo anticipo, terrorizzati, tutte le specie di uccelli appollaiati sui rami della fittissima radura in cui si trovano.

“Quante storie, ci sono solo un po’ di alberi in più, ma è pur sempre un campeggio. Ora monto la tenda e vedrai che andrà tutto meglio.”

Killgrave la lascia fare e nel giro di qualche minuto hanno una tenda, nella quale lei lo invita ad entrare.

“Ecco, ora ti puoi disperare meglio: ci siamo persi, è vero.”

“E me lo dici così?” si allarma lui, portandosi le mani sulle guance.

“Te lo potrei anche cantare come se fossimo in un musical, ma non credo che cambierebbe le cose!”

“Jessica, ma ti rendo conto? Ci hai portato nel mezzo di nulla, i cellulari non prendono e io non posso ordinare niente a un accidenti di nessuno perché l’unica persona nel raggio di chilometri sei tu… cara la mia Giovane Marmotta col peggior senso dell’orientamento che si sia mai visto!”

“Appunto, che ti dicevo io? Detox. Niente comandi per oggi. E poi, come la fai tragica…” sbuffa lei, che non ama in generale esser messa sotto pressione, men che meno da lui.
“Oh, tu dici? Moriremo qui, dimenticati da tutti, abbandonati nel nulla, senza nulla da mangiare…”

“Hai finito?”

“Forse.”

“Allora, tanto per cominciare, Trish sa cos’avevo in mente, sa dove volevo portarti e, se non ci vede tornare domani, di sicuro mobiliterà una squadra intera che setaccerà ogni centimetro quadrato di zona per trovarci. Va meglio, ora?”

“Un po’...” borbotta lui.

“Bene… quanto al morire di fame… cosa credi abbia messo nel tuo zaino?” solleva un sopracciglio la bella detective, con l’aria di chi sa.

Kevin apre impaziente il suo zaino ma poi la guarda un po’ deluso.

“Panini?”

“Dì la verità, ora lo rimpiangi il Body Sushi, eh?”

“Jessica…” usa il suo tono di avvertimento lui.

“Beh, fino a un minuto fa l’alternativa per te era rosicchiare un ramo o mangiare bacche sconosciute… potresti dimostrare un po’ di gratitudine!” replica lei, distribuendone uno a entrambi.

“Hai ragione,” annuisce lui, prendendone un morso. “Hey, non è pure male!” sorride, soddisfatto.

“Il tuo chef non si smentisce mai!” approva lei, mentre mangiano.


“E comunque c’è un’altra sorpresa…” sorride lei sorniona a fine pasto.

“Davvero?” si accende d’entusiasmo lui.

“Tu avevi il tuo zaino, io il mio..” spiega Jessica, estraendo una borsa termica nella quale si è conservata benissimo qualcosa che fa esultare di gioia Kevin.

Ogni tanto riemerge il bambino di dieci anni che è in lui.

“La torta al cioccolato!”

“Già, ho chiesto a Daniel di farne una piccola, per noi due. Perché senza torta che compleanno è?” sorride lei, prendendo anche una bottiglia di spumante. “E non mi rompere i coglioni con la regola dell’alcol oggi perché un brindisi ci vuole!” continua, stappandolo.

“Buon compleanno, Kevin!” scontra i loro bicchieri, dandogli un piccolo, ma intenso bacio.

“Abbiamo panini e torta anche per stasera, direi che in fondo non è così male.” sorride lui, pulendole con il pollice la bocca di lei, sporca di cioccolato, questo prima di baciarla un’altra volta, più lunga e intensa.

Il bel persuasore sfida la sua fortuna e l’abbraccia da dietro, mettendosi a sedere con lei, che si appoggia comoda contro il suo petto.

“Sai credo che che stasera, al tramonto dal bosco vedremo un panorama che a new York ci scordiamo.” mormora lui, stringendola a sé.

“Un tramonto che ci saremmo sognati anche dal campeggio, no?” lo guarda con aria furbetta lei.

Kevin si lascia sfuggire una piccola risatina baciandola di nuovo.

“Alla fine hai sempre ragione te.”

Passano qualche minuto in silenzio, ma quei silenzi belli, dove non serve fare niente perché ci si sente già a proprio agio.

“Jessica?”

“Mm?” mormora lei, che quasi si sta addormentando, da quanto è rilassata fra le sue braccia.

“Se stanotte viene a farci visita un orso, tu mi difenderai, vero?”

“Okay che sono super forte… ma un orso?” si volta a guardarlo lei, scontrandosi con due occhioni da cucciolo bastonato.

“E va bene… ri difenderò da un orso… anche se spero non venga a farci visita!”

“Grazie, mia cara.”

“Kevin?”

“Sì?”

“Se stanotte farà freddo… mi scalderai tu?”

“È un regalo nel regalo?” sogghigna lui.

“Non farti illusioni, porco! Non intendevo quello! Basterà il calore pelle contro pelle.. Ma senza fare nient’altro…”

“Proprio nient’altro?” si imbroncia lui.

“Uhmm, diciamo che se farai il bravo, sarò io a scaldare un po’ te.” lo provoca lei, davvero molto esplicita.

“Quindi, se sono fortunato… strapperai un’altra bottiglia di champagne.. usando qualcos’altro oltre che le mani?” la punzecchia lui, sfoggiando il più sexy dei suoi sorrisi.

“Se non la smetti credo che preferirò trascorrere la serata insieme all’orso!”

“No, ti prego, resta qui. Farò il bravo, prometto, lasciamo che le cose proseguano al ritmo che preferisci tu.”

Il sorriso che gli regala lei non necessita di altre parole.

“Jessica?”
“Sì?”

“Perdiamoci più spesso, io e te.”

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FINE

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