Savior di littlepink6690 (/viewuser.php?uid=217904)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rest ***
Capitolo 2: *** Really? ***
Capitolo 3: *** Dandelion ***
Capitolo 4: *** Savior ***
Capitolo 5: *** Doesn't matter to you? ***
Capitolo 6: *** Stars ***
Capitolo 7: *** Hit me ***
Capitolo 8: *** Swan? ***
Capitolo 9: *** Black Swan ***
Capitolo 10: *** Wish ***
Capitolo 11: *** Nemesi ***
Capitolo 12: *** Black Curse ***
Capitolo 13: *** It's over ***
Capitolo 14: *** Time ***
Capitolo 15: *** Second Chance ***
Capitolo 1 *** Rest ***
Rest
1
Regina è intenzionata a lanciare il
Sortilegio Oscuro per rovinare il lieto fino di tutti, non solo di Biancaneve e
del Principe Azzurro.
Non le importa che Campanellino le abbia
detto che una persona con un particolare tatuaggio, sarà quella che la porterà
ancora ad amare. Non sa chi sia, non le importa tanto è accecata dalla collera.
Sa di star sognando, sa che non è reale,
anche se conosce bene quel lago. È buio pesto, ma distingue la distesa di acqua
che si muove per un leggero alito di vento. Poi vede qualcosa far capolino, è
un cigno, magnificamente bianco, che avanza verso la riva dove lei è immobile,
un rapido movimento e si illumina, provocando un immenso bagliore, che l’acceca.
“Aww” – Regina si svegliò di colpo portandosi
a sedere nel suo immenso letto, tra le lenzuola in raso. Fa dei rapidi respiri
e poi si alza, fa verso camera di Henry e lui, non c’è.
“Henry dove sei?” – la donna si guarda
intorno spaesata e chiama immediatamente lo sceriffo della città, e poi lo psicologo
che ha in cura il piccolo.
Sa bene di non poter cercare Henry se
non a Storybrooke, e spera con tutta se stessa che non sia messo nei guai. Sente
distintamente il rumore di un motore avvicinarsi e tende l’orecchio. Aspetta
qualche minuto e quando sente un lieve vociare, corre nel vialetto abbracciando
Henry e guardando la donna con cui stava parlando.
“E tu sei?” – chiese guardandola, gli
occhi verdi, i capelli biondi e una giacca di pelle rossa.
“Emma Swan” – disse porgendole la mano,
che Regina non negò di stringere, e provò una strana sensazione al contatto e
al nome della donna.
“È mia madre” – disse Henry non
curandosi dello sguardo scioccato di Regina.
“Oh” – disse togliendo immediatamente la
mano, come scottata.
Emma è la Salvatrice l’ha dimostrato
spezzando il Sortilegio lanciato da Regina. Emma sapeva bene di dover essere
furiosa con Regina, per quanto aveva fatto patire ai suoi genitori, con il
Sortilegio, ad Henry con la storia che fosse pazzo a credere che venissero dal
mondo delle Fiabe, a lei per averle negato di avere una famiglia. Eppure, per
quella donna provava una certa attrazione, dannatamente convinta di sé, sempre
impeccabile con i suoi tailleur firmati. Sapeva che era un’assurdità, primo per
la situazione, in fin dei conti era la matrigna di sua madre, ma anche la madre
di suo figlio. Era parecchio già credere nella magia, ma anche all’assurdità del
piano avuto da Regina. Eppure adesso dovevano trovarla, era in pericolo, due
intrusi a Storybrooke, Greg e Tamara, l’avevano catturata. Doveva trovarla, era
pur sempre la madre di Henry, e Regina stava cambiando. Aveva salvato lei e
Snow da morte certa nella Foresta Incantata, non poteva fare altrimenti.
“Regina” – disse trovandola prima che
Greg la friggesse, sparando a quel macchinario infernale. La bionda corse a
controllare Regina, immobile su quel lettino, legata a subire qualcosa peggio
di una pena di morte. Emma la guardò accarezzandole la fronte,poi slacciò le cinghie e levò gli
elettrodi – “Come hanno fatto?” – disse alludendo al fatto che la donna avesse
la magia.
“Uncino” -disse flebilmente la mora
guardando Emma prima di svenire.
“Dobbiamo portarla in ospedale” – disse David
accorrendo dopo aver perso le tracce dei due intrusi.
“Starà meglio a casa da noi” – disse – “Non
voglio sia di nuovo un bersaglio per quei due” – ammise.
Chissà cosa aveva subito il suo corpo,
sotto le scariche di quella macchina a cui Greg l’aveva collegata. Per quanto Regina
avesse fatto delle cose spregevoli, era pur sempre un essere umano. Emma passava
un panno tiepido sulla sua fronte e sentiva la mora mugugnare, la febbre
evidentemente.
“Emma?” -disse aprendo appena gli occhi,
un dolore insopportabile alla testa.
“Ehi, non sforzarti hai la febbre” -disse
Emma continuando a tamponare la sua fronte.
“Sei come tua madre” – disse flebilmente.
“Perché?” – chiese la bionda.
“Anche lei mi ha accudito anni fa, vero
che non ero io ai suoi occhi” – disse socchiudendo gli occhi – “Non merito la
vostra premura” – Emma la zittì con le dita sulle sue labbra.
“Riposati” – disse guardandola così
fragile. Si chinò e le lasciò un dolce bacio sulle labbra.
“Em-ma” – Regina ad occhi chiusi lo pronunciò
flebilmente, ed Emma sperò che non ricordasse cosa fosse appena successo.
Va
bene, non capisco davvero cosa stia succedendo alla mia vena
scribacchina, ma va che è una bellezza! Ancora una volta, come
dice la mia Alfa:"Vuoi riscrivere Once" e nulla spero che vi possa
interessare, aspetto vostri responsi, insulti e quant'altro!
Ps: la maggiorparte delle volte sono delle manip che mi fanno venire in mente ff! XD
Alla prossima xoxo
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Capitolo 2 *** Really? ***
Really?
2
Regina
era certa di non aver sognato, aveva sentito distintamente quelle labbra
posarsi sulle sue, annusato il suo profumo naturale. Mai avrebbe però discusso
di quanto successo, per tanti motivi e per l’impellenza di salvare Henry.
Durante la permanenza sull’Isola che non c’è, aveva avuto diversi momenti per
parlarle, ma non l’aveva mai fatto. Eppure, sentiva le sensazioni che la
vicinanza di Emma le provocavano, percepiva da parte dell’altra qualcosa, ma
non sapeva cosa.
“Non
hai più cercato quella persona vero?” – disse Campanellino, che era stata
relegata in quell’Isola.
“Ero
accecata dalla collera, adesso non ha più senso” – spiegò.
“Io
sono certa che tu possa avere il tuo lieto fine” – disse la fata.
“Avevo
Henry, ma adesso potrei perderlo”
“Non
perderai tuo figlio” – disse.
Cosa
c’era di peggio di aver visto andare via Henry, il piccolo che aveva cresciuto
per tanto tempo da sola, con Emma? Era sua madre, vero. Però era stanca di
perdere persone a lei care, Daniel, suo padre, Henry, Emma? Aveva cercato di
capire cosa avesse significato quel bacio, le continue sensazioni scaturire
dalla sua vicinanza, ma poi ci aveva rinunciato, per salvare Storybrooke
dall’ennesimo Sortilegio, che gli aveva riportati nella Foresta Incantata.
Tornare
a Storybrooke, scoprire che il Sortilegio di ritorno dalla Foresta Incantata
era stato lanciato da sua madre, per sfuggire a Zelena la sorella di Regina,
aveva fatto per poco impazzire Emma. Diventare sorella all’età di trent’anni
per Emma era stato assurdo, il piccolo Neal sarebbe cresciuto con i suoi
genitori, cosa che a lei non era stata concessa. E così di nuovo il sentimento
di odio verso Regina ritornava a galla, eppure era in allerta per la continua
minaccia di Zelena a sua sorella. Emma sarebbe impazzita prima o poi,
soprattutto dopo il viaggio nel passato della Foresta Incantata. Quando aveva
visto realmente cosa la Regina Cattiva era stata capace di fare nel corso del
suo regno del terrore, e la ricerca della vendetta contro Snow.
A
Storybrooke non si poteva mai stare tranquilli e no! Prima Elsa, poi sua zia
Ingrid, la maledizione degli Specchi infranti e finalmente un po’ di pace? No!
Quelle
che Regina le aveva riferito essere le Regine dell’Oscurità con un escamotage
ben studiato si erano fatte accogliere a Storybrooke. Cosa volevano? Il loro
lieto fine! Beh Emma si ritrovò a pensare che non aveva fatto un gran bel
lavoro. Si era convinta di poterne avere anche uno lei, ma con una persona
irraggiungibile era praticamente impossibile. Poi incombeva su di lei la
possibilità che l’Oscurità che in passato i suoi genitori avevano trasferito ad
un'altra creatura, tornasse. Nel tentativo di salvare Henry minacciato da Crudelia,
uccise la donna imponendo le mani in segno di difesa.
Affinché
i Charming ottenessero di essere redenti, Malefica, volle che Emma ritrovi sua
figlia Lily. Emma conosce bene quel nome, è quello della sua amica di infanzia,
che l’ha messa nei guai più e più volte in passato.
“Sei
certa di fare questo viaggio con me?” – disse Emma guardando Regina, quando
entrò nella sua macchina.
“Te l’ho detto ho bisogno di te” – si
giustificò la mora. Era del tutto lecito chiederle aiuto, lei non era mai stata
fuori da Storybrooke. Emma conosceva la città dove sarebbero andate a salvare
Robin da Zelena. Quando aveva conosciuto Robin, Regina aveva creduto che
potesse essere lui quella persona, che Campanellino le aveva indicato tempo fa.
L’uomo infatti aveva un tatuaggio su un braccio. Dopo il primo approccio con
lui però, Regina sapeva di aver preso un abbaglio, e fu quasi contenta del
ritorno della moglie di Robin: Marion. O meglio Zelena ne aveva preso il posto
quando, Killian ed Emma erano tornati nella Foresta Incantata di un tempo.
“Ehi mi stai ascoltando?” – disse Emma
destandola dai suoi pensieri – “Cosa hai intenzione di fare con tua sorella?” –
chiese per l’ennesima volta.
“Non lo so Emma, pensa a guidare questo
catorcio giallo” – incrociò le braccia al petto.
“Non offendere il mio maggiolino,
Maestà” – la prese in giro.
“Potrei incenerirlo con te dentro” –
disse rivolgendole uno sguardo di sfida.
“Sono capace di tenerti testa” – si
pentì presto di quello che aveva detto e strinse il manubrio tra le mani.
Regina se ne accorse.
“Ehi, non pensarci” – le posò una mano
sulla spalla e cambiò argomento – “Quindi conosci questa Lily”
“Sì eravamo amiche da adolescenti” –
sospirò – “Poi l’ho allontanata”
“Per quale motivo?” – chiese.
“Lei diceva che era il destino ad averci
fatto incontrare, invece era la colpa dei miei genitori” – ammise.
“Non essere così dura con loro, l’hanno
fatto per proteggerti”
“Certo, ma cosa hanno ottenuto? Una
povera ragazza piena di oscurità al posto mio” – la guardò.
“La colpa è mia, Emma” – ammise.
“Tu stai facendo tanto per rimediare”
“Ma l’oscurità è ancora parte di me
Emma, e facile tornarci, ma non permetterò che tu ci caschi” – le rivolse un
sorriso, poi portò lo sguardo sulla strada – “Emma attenta” – disse reggendosi
e la bionda inchiodò prima di investire un lupo comparso sulla strada -
“Abbiamo forato” -disse colpendo con gli stivali la ruota, quando furono scese.
“Ti rovinerai i tuoi amati Louboutin” – disse Emma punzecchiando.
“Swan cammina,
arriviamo a quella stazione di servizio, pensa al caffè” – disse Regina
camminandole accanto.
“Hai visto un
altro lupo?” – disse la mora sedendosi davanti alla bionda.
“No, Lily, è la
cameriera” – spiegò.
“C’è scritto
Starla” – disse Regina.
“Conosco la sua
voglia a forma di stella sul polso” – ammise Emma.
“Vacci a
parlare, forza Swan” – disse bevendo il caffè.
“Che hai
intenzione di fare?” – chiese Regina quando furono fuori dal locale.
“Ha mentito,
quella non è sua figlia e questo il suo indirizzo” – la guardò.
“Avrei dovuto
assumere te come cacciatore” – sorrise.
“Sono il tuo
sceriffo e mi dovrai un aumento, questo è anche a causa tua” – disse Emma
incamminandosi in macchina e Regina rimase di stucco.
Arrivati in
quella che era la casa di Lily, scoprirono a loro spese che aveva mentito su
tante cose, lei sapeva tutto.
“Emma sta
prendendo la macchina” – disse Regina correndo fuori – “C’è la pergamena di
Ingrid”
“Oh ma
davvero?” – disse guardandola.
“Scusami tanto”
“Muoviti
prendiamo quella” – disse la bionda correndo verso una macchina da corsa.
“Ehi, datti una calmata” – disse
fissandola negli occhi e la bionda per un attimo si placò.
“Scusami se voglio impedire a Lily di
uccidere i miei, cosa che a te andrebbe a genio” - disse.
“Emma adesso basta.” – le disse.
“Hai paura che possa cedere
all’Oscurità, Maestà?” – disse voltandosi verso di lei.
“Te l’ho detto non permetterò che
accada” – disse prima di reggersi forte, perché Emma iniziò a guidare molto
velocemente e si piazzò davanti al maggiolone.
“Dove diavolo credi di andare?” – disse
Emma raggiungendo Lily, Regina alle calcagna – “Non ti permetterò di fare del
male alle persone che amo” - disse spintonandola. La donna cadde a pochi passi
da Regina, che attenta a cosa facesse Emma, non si accorse del balzo e di
essere finita tra le braccia di Lily. Questa le mise le braccia al collo, a mo’
di pressa, Regina guardò davanti a sé, Emma con la pistola di ordinanza
puntata.
“Emma” – disse divincolandosi - “Mettila
giù Emma, non pensare a me” – disse Regina, sentendo la stretta – “Se premi
quel grilletto, Gold otterrà quello che vuole da te”
“Avanti Emma ti farò un favore” – disse
– “E tu a me”
“Emma sei meglio di così, sai che ti sta
solo provocando” - Regina la guardò – “Emma”
“Davvero credi che non ti spezzerò il
collo Regina Cattiva?” -sussurrò al suo orecchio.
“Non ho paura, sei solo un draghetto
spaventato” – sussurrò e poi si ritrovò tra le braccia di Emma – “Ehi”
-sorpresa si staccò.
“Davvero?” -disse Lily vedendo la palla
al piede.
Eccoci
qui, nuova settimana, nuovo capitolo! Allora cosa ne pensate? Come
direbbe la mia Alfina:"Nelle stagioni precedenti". Spero che vi stia
piacendo la storia, non siate silenziosi, le vostre opinioni per noi
scrittori sono molto importanti! XD A domani xoxo
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Capitolo 3 *** Dandelion ***
Dandelion
3
“Ci hai pensato
vero?” -disse Regina correndo dietro ad Emma, dopo che furono tornate da New York.
“Di cosa stai
parlando?” – domandò Emma.
“A lasciarmi
morire!” – rispose la mora.
“Dico ma sei
impazzita?” – chiese scioccata la bionda – “Non l’avrei permesso”
Tremotino era
stato liberato dalla sua Oscurità attraverso il cappello, grazie all’aiuto
dell’Apprendista, ma era troppa da contenere ed adesso vagava per Storybrooke
in cerca di qualcosa da offuscare. Emma era appena uscita in strada seguita da
Uncino, che era diventata la persona di cui più si fidava la bionda.
“Cosa succede?”
– chiese Regina, arrivando a sua volta, seguita da Robin.
“Lo sapresti se
non passeggiassi” – sputò Emma.
“Ti va di
litigare Swan?” – chiese la mora guardandola sconcertata, da quando erano
tornate da Lowell, e poi dalla Foresta Incantata del libro di Isaac era sempre
così scontrosa verso di lei e non ne capiva il motivo. Regina ricordava
distintamente le parole che Emma le aveva rivolto, prima che salvassero la
situazione, ma cosa significassero davvero?
“Signore,
l’Oscuro non è più nel corpo del Coccodrillo, dobbiamo capire dove sia” – disse
Hook.
E negli istanti
successivi delle spire di materia oscura, attirarono Regina nel loro turbinio.
“Regina” – disse
Emma guardandola avvolta dall’Oscurità, sollevò le mani.
“Emma” – la mora
la guardò attraverso la nube e si sentì soffocare a causa delle spire di
oscurità che iniziavano ad entrarle nelle narici.
“Mamma” – disse
Henry vedendo Regina lì.
“Allontanatevi”
– disse Emma nel momento in cui gli occhi di Regina divennero neri come la
pece, la bionda scagliò la magia sulle spire. Quelle uscirono dalla mora, che
poté vedere in brevi istanti, il braccio di Emma sollevarsi in alto, brandendo
il pugnale dello Oscuro. Il maglioncino bianco di Emma che si sollevava appena
mostrò un tatuaggio, e Regina sgranò gli occhi.
“Emma no” –disse
Regina guardando la figura bionda che si arrendeva all’Oscurità per contenerla.
Emma la guardò per un lungo istante negli occhi.
“Mamma?” – Henry
guardò sparire sua madre in quella nube, e l’unico rumore: quello del pugnale
cadere a terra. Tutti i presenti videro il nome impresso su, ma fu Regina ad
essere invasa da un senso di confusione. Le tornarono alla mente le immagini
del cigno sognato la notte prima che Henry portasse Emma a Storybrooke, le
parole di Campanellino.
“Una persona con
un particolare tatuaggio, ti porterà di nuovo ad amare e ti salverà
dall’Oscurità”
A Regina in quel
momento fu tutto chiaro, quella persona era Emma, adesso comprendeva le
sensazioni che provava quando le era accanto, tutti quei sogni ricorrenti, su
eventi che la bionda aveva vissuto, e Regina era stata costretta a sognare suo
malgrado. Crollò in ginocchio, trattenendo le lacrime.
“Mamma che
succede” – disse Henry mettendosi davanti a lei – “I tuoi occhi mamma” – vide
crearsi come una patina.
“L’Apprendista
non ha detto nulla a riguardo” – disse Killian guardando la donna – “Lui è
morto, si è preso Emma e la vista di Regina”
“Dobbiamo
trovare Merlino” – disse Henry guardando Regina, che oltre alla mancanza di
vista, era entrata come in catarsi.
“So dove trovare
Emma” – disse lasciandosi aiutare a mettersi in piedi
“Regina devi
avere pazienza” – disse Robin facendosi vicino a lei.
“Robin, pensi
che possa avere pazienza? Devo portarmi dietro mia sorella, e trovare la
Signora Oscura ah e volevo ricordarti che sono cieca” – disse sarcastica.
“Non fare così”
– poi si fece audace e chiese – “Cosa hai visto prima di perdere la vista?”
“Robin, ho visto
la madre di mio figlio afferrata da una cosa più grande di lei, ricordami di
indirizzarle uno schiaffo” – rispose.
“Mamma, basta” –
Henry prese la sua mano.
“Ti ha salvato,
bel modo di ringraziare” – disse Killian.
“Certo che la
ringrazio, ma non doveva sacrificarsi” – rispose, pensando a quello che Emma
aveva fatto, che lo sapesse?
“E’ la
Salvatrice” – disse Henry.
“Era tesoro, tua
madre adesso è l’Oscura” -spiegò Regina.
Sentiva l’aurea
che emanava Emma, e la bionda aveva compreso perché nonostante tutto quello che
Regina aveva fatto passare alla sua famiglia, ne fosse attratta. Era il
destino, la profezia, erano sempre stati lì a fare capolino nelle loro vite.
“Emma?” – Regina
era sola nella sua camera a Camelot, ma sentiva di non esserlo – “Ci sento
ancora” – disse restando come a cercarla alzando le mani.
“Sono qui” –
disse prendendole tra le sue, e portandosele al viso.
“Emma” – disse
muovendo le dita sul suo viso - “Avresti dovuto lasciarmi andare”.
“Sono la Salvatrice”
- disse – “Non potevo lasciarti andare. So tutto Regina” – disse poggiando la
fronte alla sua.
“Cosa sai?” –
chiese. Emma prese le sue dita portandole al tatuaggio sul polso.
“Questo è un
tatuaggio. Un Dente di Leone” – disse Emma.
“Sai della
profezia?” – chiese allontanandosi appena – “Come, non usare la magia oscura
Emma” – disse supplichevole.
“Parte di te era
nell’Oscuro. Non ci è stato bisogno” – sorrise – “Sono la tua Salvatrice”
“Emma, io sono
così confusa e ho paura” – tenne le sue mani nelle proprie.
“Paura di amare
ancora? Non devi averne, Regina” – le accarezzò il viso.
“Perché eri così
arrabbiata con me? Prima di sapere…” – chiese.
“Non lo so,
adesso dovrei esserlo ancora, mi meraviglio che tu non l’abbia capito prima” –
disse.
“E tu se provavi
qualcosa perché non me lo hai detto?” – disse.
“Perché non
capivo, avrei dovuto odiarti, ma più la pensavo così e più ero attratta da te,
ma non volevo” – ammise.
“Che si fa
adesso?” – chiese Regina.
“Credo che in
primis dovremo liberare Merlino, fingere che tu sia la Salvatrice, e tornare a
Storybrooke quanto prima” – spiegò.
“E noi? Insomma,
se questa è davvero la profezia io” – Emma la zittì con le sue labbra. Si
scambiarono un lungo bacio, che sfociò in qualcosa che di certo non si
sarebbero aspettate. Emma distese Regina sull’enorme letto e le tolse uno dei
suoi tanti tailleur firmati – “Em-ma”
“Sono qui” –
disse accarezzandole tutto il corpo.
“Togli qualsiasi
cosa tu abbia addosso, mi fai il solletico” – sorrise Regina tentando in modo
impacciato di non farsi vedere nuda, sentendo di esserlo, aveva fatto tutto
Emma.
“Non devi
vergognarti” – Emma le lasciò una dolce scia di baci sul collo.
“E che non so
come tu mi stia guardando, e arrossisco”
“Ti sto
guardando come si guarda la persona più bella del reame” – sorrise al suo
orecchio – “Che vuoi che ne dica Sidney, sei tu per me” – disse Emma accarezzandole
il viso e imprimendo le labbra sulle sue. Regina le strinse le braccia al collo
e approfondì il bacio. Sentì Emma tra le sue cosce, ormai nuda, e ansimò appena
quando la bionda prese tra le labbra morbide un suo seno.
“Em-ma, tu” – e
sempre per quei pochi ricordi e domande, che l’Oscuro le aveva trasmesso con la
trasformazione, la bionda capì cosa volesse la mora da lei.
“Ti guido io” –
sorrise prendendo una sua mano, portandola sul proprio seno – “Adesso devi solo
scendere dal centro, finché…”
“Finché non
sento calore” – sussultò Regina sulle sue labbra.
“Impari in
fretta” – disse sfiorandole i fianchi, e sentì le dita della mora sfiorarla,
chiuse gli occhi istintivamente e fece la stessa cosa.
La stanza si
riempì di gemiti soffocati, di ansimi profondi, delle loro labbra bramose, dei
nomi sussultati, prima di lasciarsi andare più volte al piacere.
“Em-ma” - la
strinse forte a sé, tremando ancora sotto il suo tocco.
“’Gi-na” – posò
la fronte sulla sua spalla.
Regina aveva
provato qualcosa di davvero intenso, il fatto di non poter vedere Emma, ma di
sentirla aveva triplicato il tutto. Aveva sentito i polpastrelli sfiorarle tutto
il corpo, provocandole tantissimi brividi che la fecero eccitare
all’inverosimile. Aveva percepito la lingua di Emma toccare i suoi punti più
erogeni, aveva accolto le sue dita dentro di sé, con sospiri e ansimi che le
riempirono la gola. La stretta sulle lenzuola del letto, le aveva permesso di
sfogare appena la frustrazione mentre l’orgasmo la raggiungeva. Ed era certa
che Emma, avesse sorriso proprio lì tra le sue cosce, mentre gemeva il suo
nome.
Mentre
rileggevo il capitolo mi sono accorta che fosse corto, quindi l'ho
accorpato al successivo, o sarei stata certo linciata! In sostanza
spero vi sia piaciuto e che continuiate anche se silenziosi a leggere
questa ff! A domani xoxo
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Capitolo 4 *** Savior ***
4Savior
4
“Emma?” – Regina
sentì la mano posarsi leggera sulla sua schiena, ormai riconosceva anche il profumo
della bionda – “Dovresti ballare con Uncino” – disse seria. Robin l’aveva
lasciata tra le braccia dell’altra.
“Come se ti
dispiace” – sorrise anche se l’altra non poteva vederla – “E poi dovresti
vedere come sei bella”
“Emma mi fai
arrossire e poi potrebbe sembrare strano” – ammise Regina.
“Cosa che ballo
con la Salvatrice?” – sussurrò al suo orecchio – “La più bella dama sei tu. A
proposito mi avevi detto di non saper ballare”
“Beh i tuoi genitori
hanno insistito perché imparassi” – ridacchiò.
“Devo per caso
essere gelosa?” – la fece fare una giravolta, continuando a tenerla vicina.
“Em-ma, di tuo
padre?” – sorrise alzando lo sguardo – “Non mi dispiace se sei gelosa però” –
rise – “Quanto vorrei baciarti” – ammise.
“Anche io
vorrei, ma meglio evitare, l’hai detto tu potrebbe sembrare strano” – sorrise
poi si fece seria.
“Che c’è? Ti sei
irrigidita, che succede?” – disse cercando il suo viso con la mano.
“Ho un brutto
presentimento, dovrei restituirti la vista” – disse.
“Piantala di
fare cose affrettate, dobbiamo trovare solo il modo per liberare Merlino e ce
ne torneremo a casa” – disse.
“Come fai?” –
chiese – “Come lo sopporti?”
“Beh,
evidentemente è la mia punizione, sempre così accecata dalla collera” –
sorrise.
“Avrei dovuto
essere più veloce” – disse Emma – “Vedresti ancora”
“Sono certa che
una volta liberato Merlino, potremmo chiedere aiuto per questo” – rispose
indicandosi.
“Posso chiedere
un ballo con la Salvatrice?” – chiese, uno dei cavalieri di Artù, perplessa
Emma, gli concesse di prendere Regina per mano.
“Emma è okay” –
disse Regina sfiorandole una spalla.
Mai detta cosa
più falsa, per poco Regina non venne uccisa da Percival, ma David intervenne
giusto in tempo, Emma impotente non aveva potuto fare nulla per aiutarli.
Quando Emma
liberò Merlino dalla sua prigionia, con l’aiuto di Regina ed Henry, aveva
sentito le forze dell’Oscurità e della Luce invaderle il corpo, quello era troppo
anche per lei.
“Ehi” – disse
Regina sedendosi sul letto occupato da Emma.
“Non c’è bisogno
di preoccuparsi, presto sarà tutto finito, anche se continuo a pensare che Artù
ci continuerà a mettere i bastoni tra le ruote” – discorse.
“Dovresti
riposarti, saranno giorni impegnativi” -disse accarezzandole il viso e la
bionda si godette quel contatto.
Regina aveva
avuto assolutamente ragione, Emma aveva dovuto conoscere molto sulla prima
trasformazione dell’Oscuro, grazie all’aiuto di Merlino. Avrebbe dovuto
attivare la fiamma di Prometeo, per unire Excalibur al pugnale, e liberarsi
dell’Oscurità, ma lo stregone gli aveva detto che doveva essere certa di voler
rinunciare a quel potere. Ma come sempre qualcosa doveva ostacolare gli
avvenimenti, e questa volta era l’alleanza tra Artù e Zelena, Emma poteva dire
che quella donna fosse peggio della Regina Cattiva. I due le avevano dato
l’ultimatum di consegnare il pugnale e la fiamma, o Merlino, sotto il comando
di Excalibur avrebbe ucciso la sua famiglia trattenuta ad alcuni alberi della
Foresta. Emma dovette decidere in fretta o Mary Margaret sarebbe rimasta uccisa
ad opera di un albero. La bionda come aveva fatto Merlino con lei, lo aiutò a
combattere il comando della spada, ma Artù non demordeva, così Killian
liberatosi delle catene, grazie all’uncino, liberò a sua volta Regina, che con
grande sorpresa di Emma, riuscì a maneggiare la spada.
“Maestà non
sapevo che eravate una spadaccina così brava nonostante la vostra condizione” –
la punzecchiò Killian.
“Sono piena di
risorse” – sorrise portandosi una mano sul collo, sentendolo pizzicare.
“Ehi, lascia
fare a me” -disse Emma, ormai Artù e Zelena se l’erano data a gambe.
“Emma” – Regina
non fece in tempo ad impedirle di usare la magia.
“È tutto okay” –
la guardò.
“Andiamo prima
che ritornino” – disse Regina e si avviarono verso il Granny’s.
“David, credo
che insomma, oltre alla cotta di Henry per la dolce donzella, qui ci sia altro
nell’aria” – disse Snow tenendosi al marito.
“Cosa vuoi dire
tesoro?” – chiese il marito non capendo e la donna le indicò solo Emma e Regina
allontanarsi.
“Oh, le farò un
discorsetto” – disse.
“Vuoi che Regina
ti incenerisca?” – e lui scosse la testa – “Sono grandi, per quanto mi faccia
strano”
“Cosa succede?”
– disse Regina sedendosi sul tronco accanto ad Emma.
“Non riesco ad
attivare la fiamma” – rispose.
“Cosa dovresti
fare per riuscirci?” – chiese prendendo le sue mani.
“Ammettere che
c’è più potere nell’amore e non nell’Oscurità” – disse.
“E ti riesce così
difficile farlo?” – chiese la mora.
“Dovrei
ammettere quello che provo per te” – disse ancora.
“E cosa provi
per me?” -la incitò.
“Credo di amarti
da sempre, ma ho paura che non sia così per te” – ammise Emma.
“Chi ti dice che
non provi lo stesso? Chiamalo come vuoi, ma da quando sei entrata nella mia
vita Emma, ho provato delle sensazioni piacevoli. E questo prima di sapere chi
fossi davvero, nonostante fossi la Salvatrice”
“La tua
Salvatrice” – sorrise e Regina le prese lentamente il viso tra le mani, e la
baciò.
“Senti?” – disse
la mora staccandosi.
“La fiamma è
accesa” – sorrise.
“Visto non era
così difficile” – sorrise sulle sue labbra.
Emma ormai
pronta per quella operazione di massima difficoltà, guidata da Merlino, attivò
la fiamma di Prometeo e si apprestò ad unire le lame.
“Love, abbiamo
un problema” – disse Killian guardando Regina accasciarsi al suolo.
“Regina” – la
bionda mollò la presa su ciò che aveva in mano e si inginocchiò davanti a lei.
“Em – ma” –
sussurrò Regina portandosi una mano al collo, il sangue usciva copioso dalla
ferita sporcandole le dita. Emma, rivisse in quel momento la scena di Regina colpita
a morte dal Signore Bianco: provò a curarla con la sua magia.
“Perché non
posso curarla?” – disse tra i denti la bionda, voltandosi verso Merlino.
“Excalibur l’ha
ferita”
“Ma io l’ho
guarita”
“Non basta, tu
sei per metà collegata alla spada” – disse.
“Legherò anche
Regina” – disse.
“Emma sarà
difficile poi abbandonare l’Oscurità” – disse il mago.
“Devo salvarla”
– rispose tra le lacrime, accarezzando il viso della mora madido di sudore, gli
occhi socchiusi e un rantolio sofferto.
“Perché?” –
chiese Killian non capendo la sua reazione.
“Perché sono il
suo vero amore, e la Salvatrice” – disse rivolgendo uno sguardo affranto verso
i presenti – “Mi dispiace” – disse dissolvendosi con Regina. Riapparirono in un
campo, era pieno di fiori e Regina era lì distesa, Emma inginocchiata ancora
accanto a lei, singhiozzando.
“Non farlo
Em-ma” – Regina le rivolse uno sguardo vuoto.
“Non posso non
farlo” – disse passando prima una mano sui suoi occhi.
“Se diventerò
l’Oscura Emma, sai cosa farò” – disse accarezzandole il viso, vedendolo dopo
tanto, ma nel peggiore dei modi. Aveva gli occhi arrossati e le lacrime
scorrevano veloci – “Lasciami andare, non permettere che diventi quello che non
voglio essere più da tanti anni” – sussultò.
“Ti salverò, non
posso lasciarti andare” – disse Emma baciandola con dolcezza- “Ti salverò
sempre”
“Em-ma”
-abbandonò la mano dal suo viso, che cadde sul suo fianco e chiuse gli occhi,
ormai stanca.
Emma allora
decise di trasferire l’Oscurità sulla mora ormai incosciente, apparve la
scritta “Regina Mills” su Excalibur e sparirono entrambe.
Lo
so mi odiate per come è triste la fine di questo capitolo ma
è anche molto bello, non pensate? Man mano che rileggo, assemblo
i capitoli, perchè non vi voglio lasciare con il fiato sospeso,
mi dispiace XD Alla Prossima xoxo
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Capitolo 5 *** Doesn't matter to you? ***
Doesn't matter to you?
5
Quando
riaprirono gli occhi, si trovarono distesi sul pavimento del Granny’s. Regina
si accertò subito se Henry e i bambini stessero bene.
“Roland sei
apposto cucciolo?” – si era molto affezionata al piccolo di Robin.
“Sto bene ‘Gina”
– sorrise tenendo la sua mano – “E tu ci vedi” – la mora sorrise.
“Hai ragione” –
sorrise accarezzandogli i capelli.
Si spalancarono
le porte del Granny’s e Regina subito si mise a protezione dei più piccoli.
“Emma” – disse
sollevando le mani verso di lei – “Cosa è successo?” – l’unica cosa che
ricordavano era di essere arrivati a trovare Emma a Camelot. Ma non quello che
era successo dopo il loro arrivo in quel regno. La mora fu grata di non essere
rimasta cieca anche al ritorno, era certa di aver provato strane sensazioni.
“Niente che non
sia in grado di risolvere” – rispose.
“Lasciati
aiutare mamma” – disse Henry guardandola oltre la spalla di Regina.
“Devo farlo da
sola ragazzino” – disse dissolvendosi.
“Dannazione
Emma” – disse Regina frustrata.
“Merito tuo
Maestà” – disse Killian.
“Tesoro, io non
la farei arrabbiare” – disse Snow guardandoli – “Cosa è successo?” – disse
guardando Regina.
“Non ho ricordo
alcuno, Snow proprio come te, almeno non sei di nuovo incinta” – ridacchiò e si
beccò una gomitata dell’altra donna. Sentirono i vocalizzi di Neal e Regina si
girò a prenderlo in braccio, strano ma vero, dopo Henry e Roland, anche Neal si
era affezionato un sacco alla sua “nonnastra” – “Che ce piccolo principe?” –
chiese mentre gli lasciava un bacio tra i capelli, i Charming la guardarono
come due scemi.
“Parlerò io alla
mamma” – disse Henry vedendo la scena – “Siamo una famiglia e non permetterò
che questa cosa ci divida” – disse convinto.
“Dalle tempo” –
disse Robin guardandolo.
“Non abbiamo
tempo” – ammise Killian – “Chissà cosa ha in mente di fare”
“Cosa vuoi che
abbia in mente di fare Uncino?” – disse spigolosa Regina.
“Per esempio
vendicarsi di te?” -disse e David gli si mise davanti.
“Emma non lo
farebbe mai per chi l’hai presa?” – disse guardandolo male.
“Per la Signora
Oscura” – rispose ovvio.
Regina aprì la
porta con affisso su il numero 108, ritrovandosi Emma, o meglio la Signora
Oscura, davanti. Doveva ammettere che quel look un po’ le donava, la sua
benedetta mania per le cose in pelle era irremovibile anche in quel caso. I
capelli un po’ la inquietavano, la faceva sembrare troppo seria, a tratti più vecchia
della sua età. Sapeva del suo arrivo, per due semplici motivi, Regina aveva
sognato di nuovo un cigno, stavolta nero e poi perché avevano fatto irruzione
nella sua casa nuova. E quello che avevano trovato aveva scioccato Henry.
“Non azzardarti
ad avvicinarti a mio figlio” – e anche Regina
“E’ anche mio
figlio” – disse roteando su sé stessa – “Lasciamelo vedere”
“Oh no Swan, non
dopo questo” – disse mostrandole l’acchiappa sogni.
“Come hai
osato?” – disse finendole a due palmi dal suo viso.
“Tu, come hai
potuto?” – disse la mora sostenendo il suo sguardo.
“Era necessario”
-disse Emma.
“Non ci provare,
non sul cuore di mio figlio” – disse puntandole il dito contro – “Cosa altro
hai fatto? Hai usato anche i cuori di qualcun altro come punta spilli Swan?” –
disse.
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“Niente che non
possa risolvere” -rispose.
“Oh credo che
questo sarà difficile da risolvere” – disse Regina maneggiando l’acchiappa
sogni ed Emma le afferrò il polso con la mano. E l’attirò verso di sé – “Cosa
diamine pensi di fare Swan?” – la fissò e poi abbassò lo sguardo verso le loro
mani – “Mi fai male” - sibilò tra i denti.
“Lascia stare”
-l’Oscura la mollò e si allontanò – “Digli che mi dispiace” – disse chiudendo
gli occhi. Se solo Regina avesse saputo davvero quello che era successo. Emma
era stata costretta a cancellarle i ricordi in maniera frastagliata, per farle
dimenticare perché Emma l’aveva salvata sul serio.
“Em-ma” – Regina
nel vederla di spalle, ebbe come il sentore che stesse calando la maschera.
“Non farlo, non
ne ho bisogno adesso” – disse voltandosi di scatto, Regina afferrò la porta.
“Addio miss
Swan” – disse sbattendo la porta.
“Dove diamine
sei Swan?” – disse Regina entrando in casa sua, era furiosa con l’Oscura. Oh,
se lo era, la mora non aveva ricordato nulla di Camelot, ma in compenso aveva
visto quel tatuaggio.
“In qualità di
sindaco dovresti sapere che in una nuova casa, ci si aspetta di essere invitati
e si porta una bottiglia di vino” – disse Emma apparendole alle spalle.
“Dobbiamo
parlare” – disse agitandosi sul posto, portandosi le mani sui fianchi.
“O possiamo
imbottigliare la tua rabbia e berci quella” – disse sarcastica Emma chiudendo
la porta – “Di cosa?” – chiese andandole di fronte.
“Di questo,
benedetta stupida” -disse prendendole il polso sinistro. Emma divincolò la
presa.
“Non so di cosa
tu stia parlando” – disse dandole le spalle, come dannazione aveva fatto a
ricordare. Non poteva aver scoperto anche il suo capanno.
“Da quando lo
sai?” – disse Regina cauta.
“Da quella sera”
– rispose l’Oscura senza voltarsi.
“Come?”
“Che importanza
ha? Mi hai nascosto la profezia” – disse.
“Non vedo come
potesse interessarti, Swan” – disse.
“Oh piantala, ti
usciva davvero bene Emma, dopo” -oddio che stava facendo, così avrebbe
complicato tutto. Regina non doveva sapere che erano, che erano state insieme
in quel senso.
“Dopo cosa
Swan?” – la incitò facendo un passo verso di lei.
“Lascia stare” –
disse frustrata. Sentiva il suo dannato profumo, strinse i pugni, non poteva,
l’altra non avrebbe acconsentito, adesso era tutto più complicato, che a
Camelot.
“Em-ma” – disse
Regina raggiungendola e voltandola verso di sé – “Dimmi cosa è successo a
Camelot, ridammi i miei ricordi, posso aiutarti”
“Oh no non puoi”
-disse sostenendo il suo sguardo.
“Non ha
importanza per te?” – chiese sollevando il suo polso.
“Certo che ne
ha” – sospirò – “Ma non serviva, sentivo già qualcosa per te” – disse.
“Allora fidati
di me” – disse prendendo le sue mani.
“Perché tutto ad
un tratto tutto questo slancio?” – sibilò.
“Beh perché” –
disse abbassando lo sguardo – “Avevo perso le speranze e invece tu sei sempre
stata qui, e mi hai salvata e io voglio salvare te” – sollevò di nuovo gli
occhi su di lei – “Em-ma”
“Non puoi” –
rispose – “Non dovresti neanche fraternizzare con il nemico” – disse.
“Tu non sei il
nemico” – sorrise sulle sue labbra – “Sei la mia Salvatrice”
“Non ora e non a
Camelot”
“Troveremo la
soluzione, noi lo facciamo sempre” -sfiorò le sue labbra. Emma si avventò
letteralmente su di lei, appiattendola su una colonna. Il bacio era bisognoso,
veloce a tratti aggressivo. L’Oscura strappò letteralmente i bottoni della
camicetta nera di Regina, e fissò il suo seno avvolto nel pizzo nero.
“Che meraviglia”
– sorrise accarezzandole il petto, poi le sfiorò il collo. Ed un flash
l’accolse alla sprovvista.
“Emma lasciami
andare. Ti prego, non cedere all’Oscurità, non per me” – Regina respira ormai a
fatica e sussultava di tento in tanto.
“Non posso
lasciarti andare, sono la tua Salvatrice”
“Emma ehi?” –
disse accarezzandole il viso – “Parla con me”
“Non posso
Regina, credimi se lo potessi fare” – la guardò.
“Allora non
parlare” – prese il suo viso tra le mani e la baciò dolcemente – “Ti ho detto
quanto sei sexy?”
“Regina” –
sospirò - “Meglio di Tremotino?” – ridacchiò.
“Sta zitta e
baciami” – disse la mora riportando le sue mani sul proprio addome. L’Oscura
non se lo fece dire due volte e prese a baciarla con passione, appiattendola
più volte al muro, mentre le loro lingue lottavano tra loro per spuntarla
sull’altra senza successo – “No” -Regina fermò lo schioccare di dita
dell’altra – "Portami in camera tua” – sussurrò sulle sue labbra,
mordicchiandole. Emma si staccò quel poco per intrecciare le dita di Regina
alle sue e iniziò a salire le scale seguita dalla mora. Raggiunsero la seconda
rampa e arrivarono in camera da letto dell’Oscura. La mora si guardò intorno,
c’era profumo di pulito, e le lenzuola erano certo di raso.
“Stenditi” –
disse Emma mentre la portava davanti a sé e al letto.
“Niente cose
strane Em” – su interrotta per la caduta libera contro il materasso.
“Non ne ho
bisogno” – disse finendole tra le cosce.
“Non smetterai
mai con queste giacche di pelle” – disse allungando il collo affinché Emma
avesse lo spazio necessario.
“E tu con questi
tailleur?” – chiese l’altra aiutandola a sfilarle la giacca e la camicia, quasi
a pezzi.
“Ti
dispiacciono?” – disse guardando come gli occhi di Emma viaggiassero ad
ammirare occhi, labbra e seno.
“Ovvio che no,
ma le gonne sono più pratiche” – sorrise la bionda, scostandole il reggiseno e
baciandone un capezzolo con lentezza. Regina portò una mano sulla nuca di Emma.
“Scioglili” –
sorrise Regina sperando che non fosse una richiesta strana.
“Prima
spogliami” – sorniona la bionda la guardò e Regina afferrò il bavero della sua
giacca e poi fece scendere la cerniera. Emma non aveva nulla sotto quella
giacchetta in pelle nera, e alla mora piacque ciò che vide. Vedere Regina
guardarla, era molto bello, la prima volta l’aveva cercata bisognosa a causa
della perdita della vista, ma adesso i suoi occhi vedevano l’Oscura, era Regina
a non doversi fidare di lei.
“Torna da me
Em-ma” – disse accarezzandole il viso e poi le diede un bacio. La mora
indossava ancora il pantalone, che finì presto assieme a tutti gli altri
indumenti, uno sopra l’altro a cascata. Emma si portò su un fianco difronte a
Regina, ed iniziò a passare le dita su tutto il suo corpo, senza toccare punti
in particolari. L’altra avvicinò il viso al suo, mentre una mano scorreva
sull’addome scolpito dell’ex salvatrice, la vide chiudere gli occhi e
sussultare – “Voglio che mi guardi” – sussurrò sulle sue labbra e l’Oscura aprì
gli occhi nel momento in cui, Regina scese tra le sue cosce, immergendone una
mano tra esse. Emma si morse le labbra rossastre guardandola e portò una mano
sui glutei alti della mora, massaggiandoli piano. Le sfiorò un fianco e poi
anche la sua mano finì tra le cosce della regina, che sussultò chiudendo gli
occhi e poggiando la fronte alla sua – “Em-ma”
“Insieme” –
sussurrò Emma mentre lentamente la penetrava con un dito, all’uscita ne
aggiunse un altro, mentre sentiva il piacere salire, e la mano di Regina farle
la stessa cosa a specchio. Quando i fianchi di Regina iniziarono a scattare
verso le dita dell’Oscura, la bionda, con grande maestria, portò la mano libera
su i suoi glutei tenendola ferma.
“Em-ma, voglio
sentirti di più” – la mora aveva già toccato i punti sensibili di Emma, come se
sapesse già come muoversi. L’Oscura avrebbe detto “memoria muscolare”.
“Così?” –
approfondì la ricerca con un colpo di bacino, Regina boccheggiò per alcuni
momenti e afferrò con le labbra quelle dell’altra, trattenendo in quel bacio
parte della frustrazione dell’orgasmo che arrivava lento, ma piacevole nel loro
basso ventre.
“Oh sì, Em-ma,
sono vicina” – disse puntellando la lingua dell'altra con la sua.
“Si sei vicina,
vieni con me” – disse poggiando la fronte a quella dell’altra e gemettero
assieme con le labbra a pochi centimetri, i loro nomi.
“Em-ma /’Gi-na” –
e si lasciarono andare al piacere.
Con
questo capitolo riesco a farmi perdonare? Attendo trepidante le vostre
opinioni, o qualsiasi cosa vogliate rivolgermi! Non siate timidi su!
Alla prossima xoxo
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Capitolo 6 *** Stars ***
Stars
6
“Mamma dovresti
venire” – disse Henry guardando Emma, mentre erano al molo e guardavano il
mare.
“Ragazzino, so
che lo vorresti, ma sarebbe complicato” – sorrise appena – “Solo tu, mi vedi
ancora come la Salvatrice, ma gli altri hanno paura di me” – ammise.
“La mamma ha
paura di te?” – disse rivolgendole lo sguardo.
“Non credo, tua
mamma non ha mai paura di nulla” -sorrise.
“Vieni per lei”
– disse ed Emma avvampò, si voltò di scatto.
“Mamma?” – disse
guardandola allontanarsi appena.
“Vedremo Henry”
– disse dissolvendosi.
“Ehi?” – Snow
distolse Regina dai suoi pensieri –“Non essere amareggiata”
“Figurati se lo sono”
– disse la mora voltandosi e giocherellando con Neal in braccio all’altra
donna.
“Sono certa che
fosse stata un'altra situazione sarebbe venuta” – disse.
“Il fatto che la
situazione centri con qualcosa che mi riguarda la disturba?” – disse sarcastica.
“Regina sai che
non è così, avete superato la fase della guerra tra madri no?” – chiese. Alla
fine, non doveva prendersela così tanto, lei ed Emma erano agli occhi degli
altri solo le madri di Henry, niente più. Regina però sapeva cosa fosse davvero
Emma per lei, e dannazione l’avrebbe voluta lì, nonostante chi fosse diventata.
“Mi hanno
lasciato questo per te” – disse Granny apparendo alle spalle di Snow, porgendo
una bustina a Regina. Neal fu più veloce e l’afferrò giocandoci, le due more
scoppiarono a ridere, e la donna più grande delicatamente, dandogli dei bacini
sulle mani paffute, riuscì a farsela ridare.
“Che c’è
scritto?” – chiese Snow.
Avrei
voluto esserci, ma non voglio metterti nei guai! In fondo stai fraternizzando
con il nemico. Però se vuoi, raggiungimi a casa mia -S
“Un biglietto di
auguri” – sorrise mettendoselo nella tasca della giacca – “Oddio ma questo
principino, è tutto sporco di rossetto” – rise Regina e Neal le si sporse
verso, per essere preso in braccio.
Quando Regina
arrivò a casa di Emma, era molto tardi, non aveva mai avuto una festa di
compleanno così allegra, Henry aveva fatto una cosa molto dolce per lei. Regina
trovò la porta aperta, per un attimo ebbe paura che fosse successo qualcosa.
Scostò il legno e trovò un bigliettino per terra, accovacciandosi
elegantemente, lo raccolse e lesse.
Se
ti fa piacere guardare un po’ le stelle, ti aspetto in terrazza -S
Regina allora
percorse le scale, che qualche sera prima avevano condotto loro due in camera
da letto di Emma, mentre adesso ci passava oltre ed apriva la porta all’ultimo
piano.
“Em-ma?” – disse
entrando, e vide tutto sistemato. Un tavolino con una candela, due bicchieri
pieni di sidro di mele, lo poteva sentire, anche un dolce? Poi c’era come un
giaciglio a mo’ di baldacchino e alcuni veli a coprire le travi. Alla mora si
riempì il cuore, di una sensazione che non provava da troppo tempo.
“Buon
compleanno, Maestà” – disse apparendole alle spalle, Regina quasi sussultò portandosi
una mano al petto – “Per voi” – sorrise Emma lasciandole una rosa tra le mani.
“Em-ma” – la
guardò nel suo abito da Oscura – “Speravo venissi” – non sapeva cosa dire era
sorpresa e confusa.
“Non potevo ma
adesso sono qui” – Emma riusciva a calare la sua maschera solo con Henry e con
lei. La raggiunse con una falcata con i due bicchieri di sidro e le si parò
davanti, lasciandole un dolce bacio sulle labbra.
“Hai preparato
tutto per me?” – Regina prese il bicchiere che la bionda le offrì.
“Per farmi
perdonare dell’assenza, ma non significa nulla” – la guardò - “So che non vuoi
fraternizzare più con il nemico”. Regina si allontanò per ammirare il paesaggio
da quel punto della città, accarezzando il bordo del bicchiere con un dito.
“Se tu mi
permettessi di aiutarti” – sospirò.
“Non ne ho
bisogno Regina, credimi” -disse posizionandosi dietro di lei e le avvolse la
vita con le braccia.
“Em-ma” – disse
tentando di voltarsi, senza successo. La bionda scostò i suoi capelli castani sulla
spalla destra e impresse le sue labbra sul collo dell’altra.
“Rilassati” –
sorrise – “Non hai un desiderio da esprimere, oggi?” – sussurrò sulla sua
pelle, accarezzandole l’addome.
“Mostrarti a me
come sei davvero, sarebbe un bel regalo” – disse portando le mani sulle sue,
dopo aver poggiato il bicchiere sul davanzale, accanto alla rosa voltandosi
nell’abbraccio e intrecciando le loro dita.
“Come mamma mi
ha fatto?” – ridacchiò la bionda guardandola.
“Non ancora” –
sorrise sulle sue labbra – “Ma dico sul serio”.
Così Emma mosse
il polso, e Regina la rivide come la prima volta che si erano conosciute,
giacchetta rossa di pelle, canotta bianca, un paio di blue jeans, e gli
immancabili stivali.
“Ciao” – sorrise
Emma, e Regina quasi si sciolse a quella faccia così buffa.
“Ciao” – sorrise
la mora attirandola a sé per un bacio dolce all’inizio e poi sempre più intenso,
impresse le dita tra i capelli mossi di Emma – “Mi sei mancata” – sorrise.
“Sono sempre io”
– disse ovvia e la scrutò.
“Lo so, ma a
tratti sei diversa e io beh non voglio fraternizzare con il nemico” – disse
sarcastica.
“Ottimo
escamotage” – disse Emma sulle sue labbra.
Regina ed Emma
ormai nude su quel giaciglio, che a differenza di quello che aveva supposto la
mora, l’altra aveva realizzato con le sue mani, si guardavano in un modo tutto
loro. Che vuoi che si dica avevano fatto almeno dieci minuti di preliminari,
baci lenti e appassionati, poi intensi e battaglieri, e adesso Emma, si
apprestava a dare il suo regalo a Regina. Baciò i suoi seni pieni, ambrati e
sodi, passando la lingua su tutti i punti: il capezzolo, l’areola e le aveva
toccati in maniera così leggera, che Regina pensò non lo stesse neanche
facendo. Iniziò ad imprimere dei baci pesanti sul suo addome, sentendo la schiena
della mora inarcarsi, l’Oscura vedeva il labbro di Regina tra le labbra, il suo
ansimare piano, e il gemito che uscì dalla sua bocca, appena le sue labbra
finirono sul clitoride della mora, le lasciarono una scarica alla schiena. Emma
si sarebbe dedicata solamente a lei, si sarebbe compiaciuta lo stesso vedendo
la donna sotto di sé godere come non mai. Abbandonò di malavoglia quella gemma
regale, accarezzò e baciò l’interno coscia di Regina, che quasi gemette
frustrata, ogni volta la bionda arrivava vicino al punto più sensibile e
tornava indietro. La mora sorrise a quel giochetto, la stava eccitando
terribilmente, così portò le mani al suo seno e chiuse gli occhi ansimando
piano. Gli occhi di Emma si fissarono su quell’immagine e le labbra si posarono
sulla sua apertura, Regina tremò del suo stesso provocala e portò una mano tra
i suoi capelli.
“Em-ma” – la
bionda sapeva che quel suo richiamo, fosse l’esigenza della sua regina di
qualcosa di più, e lei non la deluse. Passò la lingua su tutta la sua apertura
e poi arrivata dove necessitava, si immerse prepotente in lei, spingendo finché
poté. I fianchi della mora scattarono verso quella bocca affamata, la schiena
si inarcò e quella sensazione iniziò a stuzzicarla lì in basso. I suoni
gutturali che uscirono dalla sua gola, furono una dolce melodia alle orecchie
della Salvatrice. Esattamente nel momento in cui Emma toccò il punto massimo e
Regina aprì gli occhi verso il cielo, vide in due modi diversi le stelle lì in
alto, gemette il nome di Emma, con ogni fibra del suo corpo.
Ehm
penso che il capitolo, totalmente frutto di un sogno e del mio
compleanno di mezzo, si commenti da solo! Però io sono curiosa
di quello che pensate voi! Attendo qui, insulti, minacce, parole carine
per questa storiella! Alla prossima xoxo
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Capitolo 7 *** Hit me ***
Hit me
7
Emma era certa
che se mai Regina avesse scoperto il suo capanno, sarebbe stata sul piede di
guerra per molto tempo. Non voleva il suo aiuto, perché voleva tenerla il più
possibile lontana dalla verità e sicura da sé stessa. L’aveva salvata
dall’Oscurità, l’aveva oscurata, le stava mentendo, affinché non scoprisse di
essere a sua volta l’Oscura.
Emma aveva a
mente le parole che Regina aveva pronunciato prima di abbandonarsi al suo
destino, sapeva cosa sarebbe successo.
Per un momento presa
dalla sfiducia e dal senso di inadeguatezza, dato dal fatto che non fosse più
la Salvatrice ma la Signora Oscura, nel suo piano insensato, aveva accelerato
la gravidanza di Zelena e pensato di trasferire tutta l’Oscurità in lei.
“Dov’è?” – disse
Regina entrando in casa di Emma, ormai certa di trovare chi cercasse.
“Sis ciao” –
disse sorridendo.
“Togliti quel
sorriso dalla faccia che cosa hai intenzione di fare?” – disse guardandola.
“Io non ho
intenzione di fare nulla, tranne vendicarmi della tua Signora Oscura” – disse muovendo
una boccetta di liquido scuro, Regina lo conosceva bene.
“Come dannazione
hai fatto?” -disse Emma entrando in casa, Regina provò ad avvisarla del
pericolo, ma Zelena fu più rapida e le lanciò la fialetta contro.
“Zelena” –
Regina esasperata, vide Emma bloccarsi sul posto - “Cosa vuoi fare? Ucciderla?”
– chiese.
“Oh no, sis, ci
penserai da sola” – disse mostrandole l’acchiappa sogni.
“Cosa
significa?” – il suo sguardo passò da uno all’altro delle donne presenti.
“Guarda, non
volevi avere tutti i tuoi ricordi? Io me ne sarei risparmiato qualcuno, se
avessi saputo” – Emma digrignò i denti.
“Avevo fatto
bene a pensare a te come contenitore” – sibilò la bionda.
“Emma” – Regina
quasi lo urlò – “Dimmi cosa hai fatto!”
“L’hai sentita
no? Voleva portarmi via dalla mia piccola Robin” – disse guardando sua sorella.
“Dimmi che non è
vero Emma” – disse ancora con lo sguardo sospeso tra l’Oscura e l’acchiappa
sogni.
“Ti deluderà la
risposta” – disse arcigna Zelena. Dato che la bionda non rispondeva, Regina
afferrò il manufatto dalle mani della sorella e ci guardò dentro.
“Em-ma?” – lente
e calde lacrime scesero sulle sue guance.
“Regina, mi
dispiace, volevo salvarti prima che lo scoprissi” – sospirò Emma.
“A spese di mia
sorella e della piccola?” – disse a denti stretti ricacciando le lacrime – “A
spese mie?” – disse muovendo il polso per riapparire come la Regina Cattiva.
“Regina, no” –
disse la bionda guardandola.
“Troppo tardi
Swan” – alzò il braccio e scaraventò entrambe le donne, per poi sparire.
“Contenta ora?”
– disse Emma afferrando Zelena al collo.
“Non saprei” –
la guardò.
“Distruggerà
tutti, ed è colpa tua” – disse strattonandola.
“Colpa mia? Tu
l’hai trasformata e la colpa sarebbe mia?” -disse – “Non eri più la Salvatrice.
Non lo sarai più quando sapranno cosa volessi farmi”
“Non l’avrei
fatto” – sospirò – “Robin non merita di passare quello che io o Henry abbiamo
passato”
“Chi è la tua
cavia adesso?” – chiese fronteggiandola.
“Io” – disse
abbassando il viso – “Devo trovarla” – svanì.
Come era
appurato, Regina, quella cattiva, era già in procinto di distruggere tutti
coloro che paratevisi dinanzi, durante l’ascesa della sua parte oscura, le
avevano messo i bastoni tra ruote in passato: i Charming, Emma, Zelena e
Tremotino.
Ormai a conoscenza
del potere di Excalibur invocò tutti gli Oscuri, e condannò le anime dei suoi
nemici all’Oltretomba.
“Regina, non
farlo” – disse Emma arrivando di tutta fretta presso il lago.
“Troppo tardi
Swan” – disse brandendo la spada, la presenza dei passati Oscuri e Nimue, la
prima in assoluta, grande e perduto amore di Merlino.
“Lasciami
risolvere” – continuò la bionda.
“Adesso basta” –
disse Nimue avvolgendo il collo di Emma in una stretta immaginaria.
“Regina,
lasciami salvarti” – l’Oscura bionda sapeva quanto la mora fosse furiosa per
quello che le aveva fatto. La guardò per minuti interminabili, Regina rivisse
davanti ai suoi occhi tutti i momenti con Emma, dei ricordi dell’acchiappa
sogni, il destino di loro due assieme. La sua Salvatrice, aveva fatto tutto
quello per lei, perché non cedesse all’Oscurità, furiosa per star mandando
all’aria quello che per amore Emma aveva fatto per lei, di voltò verso Nimue
intimandole di smetterla.
“Non la
ucciderai” – prese Excalibur ed attirò la forza oscura attraverso le sue
maledette spire – “Lo farò io”
“Regina” – disse
Emma guardandola alzando le mani. Regina la raggiunse con alcuni veloci passi.
“Prendi la
spada” – disse guardandola negli occhi affranti – “Colpiscimi”
“Regina” – la
bionda era distrutta solo al pensiero, gli occhi colmi di lacrime.
“Fallo Swan,
sappiamo sia la soluzione” – le aveva ormai passato la spada.
“Io non posso,
devo salvarti” – disse tra le lacrime, la sensazione di qualcuno in arrivo.
“Em-ma lascia
che lo faccia io, lascia che io sia la tua Salvatrice” – disse tentando di
ricacciare le lacrime, senza successo – “Ti amo”
Emma in un
impeto, le afferrò la nuca e impresse le sue labbra umide su quelle della donna.
Sentirò entrambe le gocce salate delle loro lacrime mischiarsi tra le loro
bocche.
“Ti amo anche
io” – disse Emma, prima di scambiare un lungo sguardo alla donna che avrebbe
colpito a morte. Emma caricò il colpo, e con uno scatto colpì Regina dal basso
verso l’altro, la mora si resse alle spalle dell’altra sentendo la lama
invaderle la carne. Quando poi estrasse Excalibur, si infranse e la ex Oscura
tornò Emma, Regina sorrise prima di chiudere gli occhi e cascare tra le braccia
dell’ amata. La ferita di Excalibur di nuovo lì sul suo collo, si erano dette
già tutto e l’ex Regina Cattiva aveva salvato la sua ex nemica.
“Emma” – il grido
di Snow alle sue spalle, fece cadere ancora più profondamente la bionda nello
sconforto di aver fallito.
“Non sono
riuscita a salvarla” – disse tenendo la donna tra le sue braccia. La baciò
sulle labbra sperando come di poterla risvegliare e lì la madre vide, il
paragone tra lei e David, capì o meglio ricordò cosa fosse successo tra le due
donne da Camelot.
“Tesoro” – disse
prendendola tra le sue braccia e tenendo una mano sul petto di Regina.
“Love” – Killian
arrivò di corsa seguito da Robin e Henry. David era rimasto a guardare sua
moglie e sua figlia devastata.
“Mamma” – Henry
rimase di sasso.
“Portatelo via”
– disse Emma straziata dal dolore, che suo figlio vedesse Regina in quello
stato. David nel mentre aveva chiamato un’ambulanza. Alcuni attimi dopo, Regina
veniva issata sulla barella, Emma ancora attacca alla sua mano, in uno stato di
apatia - “No, Regina” – disse abbandonandola e vedendo il suo viso per
un’ultima volta, prima del telo scuro.
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Capitolo 8 *** Swan? ***
8 Swan
8
Emma
Swan era il nome sul pugnale dell’Oscuro, che assieme a quello di
Regina Mills, aveva ornato Excalibur. Sarebbero state legate per
sempre, se la mora non si fosse sacrificata. Eppure, prima di quel
giorno, era stata Emma a salvare gli altri, inclusa Regina,
perché la profezia diceva così.
Adesso
davanti a quella lapide, dopo la funzione, Emma era completamente
devastata, mai si sarebbe aspettata di dover seppellire l’altra
madre di suo figlio. Si erano fatte la guerra appena arrivata a
Storybrooke, ma con il tempo erano giunte ad un compromesso, ad un
equilibrio, fino alla scoperta dei loro sentimenti, da quello che
davvero le legava, il loro lieto fine? Adesso dov’era? Cosa ne
era stato della profezia? Sapeva che qualcosa non quadrava, non poteva
essere così.
“Credi che stia bene?” – chiese Henry avvicinatosi a lei.
“Spero di sì” – disse ricacciando indietro le lacrime.
“Ti arrendi così? Non sei la Salvatrice?”
“Non ho potuto salvarla” – disse.
“Non hai potuto o non hai voluto?” -disse accigliato.
“Henry come ti viene in mente?” – era sconcertata dalle sue parole.
“Alla fine eri l’Oscura potevi fare come ti pareva” – disse.
“Non avrei mai fatto del male a Regina, Henry” – rispose.
“Ah no, ne avevi occasione e motivo”
“Io
amavo tua madre” – disse lasciandosi sfuggire le lacrime,
ma non crollò come avrebbe certamente fatto se fosse stata sola.
“Da quando?” – il ragazzo sembrò del tuo tranquillo.
“Da
sempre? Siamo destinate a stare insieme, una specie di profezia”
– più diceva quelle cose al ragazzo, più il suo
cuore si stringeva in una morsa asfissiante.
“Non
puoi arrenderti allora, ti ricordi la promessa dell’operazione
mangusta?” – disse Henry ed Emma annuì ricordando il
sorriso splendido di Regina in quel momento.
“Credo che sia un po’ più complicato di così, ragazzino” – disse.
“Il nonno sarà sicuramente a conoscenza di un modo”
“Dovevo saperlo” – disse Emma apparendo nel mezzo del negozio del Signor Gold.
“Signorina Swan” – disse l’uomo rimettendo il pugnale sottochiave.
“Brutto
verme, hai riacquisito il tuo potere a spese di Regina, non mi sarebbe
dispiaciuto se ti avesse annientato” – disse tra i denti.
“Residui di Oscurità?” – sorrise l’uomo.
“Togliti
quel sorrisetto, e dimmi come raggiungere Regina! Io ero certa di aver
fallito, ma è stata colpa tua quindi adesso mi aiuterai”
“Perché così tanto slancio?” – chiese incuriosito.
“Non sono affari tuoi”
Oltretomba,
l’unica di cui aveva memoria era quella del suo cartone animato
preferito. Mai si sarebbe sognata in vita sua di arrivare lì, ma
per una giusta causa, non si sarebbe mai tirata indietro.
L’avevano seguita i suoi genitori, Henry, Uncino e Robin.
Dovevano trovare Regina quanto prima, ma non fu cosa facile per tante
vecchie conoscenze con bisogni impellenti di rivalsa. Solo quando
pensavano di essere allo sbando senza possibilità di riuscita
nella missione, Hercules, li aiutò a liberare la sua bella
Megara e scoprire dove fosse Regina.
L’operazione
nel mondo dell’Oltretomba, era scoprire quale fosse la questione
irrisolta del defunto, sapevano già che avrebbero calpestato
molti piedi, ma a loro non importava, fare del bene durante il percorso
non era un problema.
Regina
era la priorità, l’avrebbero trovata a qualsiasi costo,
sperando di non dover affrontare il padrone dell’Oltretomba. Era
lui ad orchestrare tutto quello che gli eroi dovettero affrontare, per
abbandonare quel limbo.
Emma
sa che Regina è vicina e che presto potrà ricongiungersi
con lei, sperando che non debba vederla andare via, conosciuta la sua
questione in sospeso.
“Non
ho intenzione di andare da nessuna parte” – disse Regina
stringendo a sé Emma ed Henry, quando la ritrovarono. Nulla li
avrebbe fermati, neanche i loro nomi sulle lapidi che Ade aveva
costretto Regina ad incidere. La donna dopo la liberazione dalla
prigionia aveva dovuto fare i conti con sue vecchie conoscenze, e
proprio una di loro, sua madre Cora, l’avrebbe aiutata con
Zelena. Sì, perché Ade aveva creato l’Oltretomba a
somiglianza di Storybrooke per lusingare Zelena, e convincerla a
tornare al regno dei vivi con il bacio del vero amore.
La
minaccia a questo furono Tremotino e Peter Pan, che la rapirono per
ricattare Ade per recidere un vecchio contratto tra lui e il Signore
Oscuro.
“Non mi fido di Ade” – disse Regina mentre camminava accanto ad Emma.
“Neanche io, ma sembra sincero con Zelena”.
Poteva
essere sincero con Zelena ma a loro aveva tirato un bel pacco,
l’Ambrosia che avrebbe dovuto liberare Regina per poter tornare
con Emma a Storybrooke era stata estirpata da Ade.
“Emma
devi andare” – disse poggiando la fronte alla sua –
“Mi dispiace davvero tanto” -sorrise con le lacrime che
minacciavano di uscire – “Mi redimerò almeno con i
poverini che ho mandato qui” – le accarezzò il viso,
una maschera di dolore.
“Perché non sono riuscita a salvarti?” – disse stringendo le mani sulle sue spalle.
“Doveva
andare così, tesoro mio” – disse dandole un dolce
bacio sulle labbra – “Ti amo tanto non dimenticarlo”
– sorrise chiudendo gli occhi e tenendo Emma stretta a sé
– “Di a tua mamma che mi dispiace per tutto e spupazza Neal
da parte mia” - Emma sorrise.
“Gli mancherai” – poi la guardò negli occhi – “Mi mancherai”
“Mi
mancherai anche tu! Va adesso” – Emma riprese
l’ascensore e tenne la mano di Regina finché poté,
entrambe con gli occhi colmi di lacrime e il cuore un tumulo di cenere.
“Ti
ho perso due volte per colpa altrui, Regina! Come diamine faccio ad
andare avanti adesso? Non voglio avere un altro lieto fine che non sia
tu!” – disse Emma, ancora difronte la lapide di Regina nel
cimitero di Storybrooke.
“Swan?”
– Regina un attimo prima era impegnata in una conversazione con
il dio dell’Olimpo e il momento dopo vedeva la figura
singhiozzante di Emma. La bionda si voltò verso di lei, e
crollò sulle ginocchia, cosa che non aveva fatto in presenza di
Henry – “Ehi, sono qui” – disse Regina
correndole accanto.
“Pensavo di averti perso” – la baciò con le lacrime che le scorrevano sulle guance.
“Zeus
mi ha concesso di tornare da te” – sorrise –
“Adesso andiamo a fermare quello …”
“Non eri la regina raffinata?” – sorrise Emma mettendosi in piedi.
“Lo
sono ancora, ma quando mi fanno innervosire” – disse
accarezzandole le lacrime via dal viso – “E toccano i miei
amori potrei diventare più rude”
“Zelena,
ti prego non dargli ascolto, per favore” – disse Regina era
entrata sola nel municipio, per riprendersi sua nipote e far rinsavire
Zelena, da continuare a farsi prendere in giro da Ade.
“Non
ascoltarla Zelena, lei vuole che non ti prendi tutto quello che
è tuo” – Ade voleva aizzare le due sorelle una
contro l’altra.
“Regina?” – Emma entrò di impeto nella stanza, ma la mora la bloccò con la magia.
“Zelena, lui non ti ama, io sono certa che una persona migliore la troverai”
“Ti
vuole solo far desistere” – disse ancora il dio –
“Uccidila, ottieni quello che né l’Oscurità
né la morte sono riusciti a fare”
“Zelena
io credo in te” – Emma guardò il tutto immobile, non
poteva guardare Regina morire una seconda volta, non senza fare nulla.
Vide Regina mimarle un “Ti amo”, poi quando chiuse gli
occhi pronta al suo destino, Emma iniziò a piangere. Zelena
però con sua grande sorpresa piantonò Ade con il
cristallo, fine della storia.
Qualche tempo dopo
“A
cosa stai pensando?” – disse Emma quando furono sole, dopo
aver sventato una catastrofe, iniziata con Tremotino e finita con Henry
che voleva cancellare la magia dalla faccia della terra. Le si sedette
accanto sul terrazzino di casa di Neal e guardò le luci e le
poche stelle.
“Dicono che se si esprime un desiderio solitamente si avvera” – la guardò a braccia conserte.
“Cosa hai desiderato?” – chiese Emma accarezzandole le braccia.
“Di essere liberata dalla mia parte cattiva” – rispose.
“Regina tu non sei più lei”
“Ma
è ancora dentro di me, se non fosse stato per questo,
l’Oscurità non mi avrebbe attaccato, tu non ti saresti
dovuta sacrificare…” – la bionda la zittì con
due dita sulle labbra.
“Rifarei
ognuna delle cose che ho fatto per salvarti” – disse
baciandola dolcemente. Un lieve tossire le distolse.
“Scusate” – disse Snow apparendo dalla porta.
“Snow” - disse frustrata – “Origli anche adesso?
“Non
l’ho fatto apposta e poi avrei la soluzione per il tuo
problema” – le mostrò una siringa – “Per
caso ho parlato al dottor Jekyll di questo”
“La bocca chiusa mai?” – alzò gli occhi al cielo.
“Io
sarò qui, con Emma, non ti lascio sola, l’ho vista nascere
adesso sono qui per sconfiggerla assieme a te” – disse Snow
e Regina acconsentì all’iniezione del siero.
Okay mi odiate ancora per il capitolo precedente? Spero di no, dai le ho riunite! A domani per l'aggiornamento xoxo
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Capitolo 9 *** Black Swan ***
9Black Swan
9
Dopo
la separazione di Regina dalla sua parte oscura, e la sua distruzione,
gli eroi rientrarono a Storybrooke che era passata nelle mani di Hyde,
un uomo che aveva stretto un patto con Tremotino.
Arrivare
ad incastrarlo non fu difficile, grazie all’aiuto della sua parte
opposta, ma per catturarlo serviva che Emma lo stordisse con un
aggeggio creato da Jekyll. In quel momento quando l’uomo
minaccioso attaccò Regina, prendendola per il collo la bionda
non riuscì ad intervenire.
“Em-ma”
– la voce della mora sottile e quali impercepibile. Sentiva la
presa sul suo collo, provando a tenere le mani su quella pressa, se
Emma non si fosse mossa, Hyde l’avrebbe uccisa. La bionda aveva
una mano tremante all’inverosimile e una visione nella sua mente
che la stava immobilizzando – “Em-ma” – questa
volta il grido della mora, riportò indietro Emma che
colpì Hyde atterrandolo. Regina si rialzò tenendosi le
mani al collo.
Emma
dopo aver fatto alcune scoperte a riguardo cosa le stesse succedendo
decise di restare sola a casa sua. L’impotenza di non poter
salvare Regina in quel momento, o di non essere capace di proteggere la
sua famiglia in futuro la destabilizzavano. Appena uscita dalla doccia
sentì dei passi.
“Regina?” – poteva essere lei solamente, testona del fatto che si sentisse di nuovo tagliata fuori.
“Meglio”
– rispose la figura accanto al letto, meravigliosa
nell’abito blu scollato sulla schiena. Emma non poteva credere ai
suoi occhi, per un attimo pensò che Regina volesse distrarla
– “Dovresti distrarti Salvatrice” – disse e la
bionda capì che la donna era in realtà la parte oscura
della donna che amava, provò a sollevare la mano per colpirla,
ma il tremore fu presto lì – “Sta tranquilla cara,
non voglio attaccarti” – la raggiunse a piccoli passi.
“Non” – Emma non riusciva a muoversi.
“Non
dovrai far altro che obbedire a me” – entrò con una
mano nel petto di Emma, che poté sentire il battito del suo
cuore accelerare. La regina lo estrasse senza battere ciglio e
sussurrò – “Scopami” – Emma provò
ad opporsi, ma quella donna era così tanto Regina negli sguardi,
ma tutto l’opposto nell’animo. La mora le afferrò il
viso con una mano e costrinse l’altra a baciarla –
“Mi sei mancata” – sussurrò sulle sue labbra
ed Emma non poté far altro che obbedire al suo volere.
La
voltò di scatto di spalle e posò baci caldi sul suo collo
e sulla parte scoperta delle spalle. La Regina ansimò quando
Emma l’afferrò con un braccio sotto il seno afferrandone
uno con la mano e l’altra tra le sue cosce, nonostante il vestito
attillato. Chiuse gli occhi abbandonandosi al corpo dell’altra,
poggiando la testa sulla sua spalla. La bionda non si trattenne oltre e
le sfilò prepotente il vestito di dosso, e si apprestò a
mordicchiarla ovunque, stringendo le mani nei punti dove sapeva avrebbe
colpito bene. Fu la regina stessa a costringere una mano tra le sue
cosce e la bionda non attese a penetrarla in maniera veloce e profonda.
La mora doveva ammettere che la bionda ci aveva sempre saputo fare, era
migliorata quando era stata l’Oscura, e non negava che essere
presa da dietro e servita con quelle mani esperte, la faceva
letteralmente impazzire. Regina l’aveva privata di questo,
perché sapeva che dopo quel momento, Emma sarebbe tornata dalla
sua parte buona. Quando raggiunse l’orgasmo, non aspettò
ulteriormente e svanì nella sua nuvola viola. Emma si
sentì impaurita da quello che aveva appena fatto e rivestitasi,
dato il suo essere ancora in asciugamano e andò da
Granny’s.
Quando
Regina vide Emma entrare in quella maniera nel locale, era certa fosse
successo qualcosa, si scambiarono un rapido sguardo. Regina
lasciò un piccolo Neal assonnato tra le braccia di sua mamma e
si allontanarono dagli altri. La donna più grande aveva capito
che Emma aveva qualcosa che non andava, era farsi violenza, il fatto di
non costringerla a parlarle.
“Lei è qui” – disse guardando l’espressione di Regina.
“Chi?” – chiese non capendo a cosa si riferisse.
“La tua parte oscura”
“Non
è possibile, ti ha fatto del male?” – disse
premurosa e la mano di Emma tremò, e a Regina non sfuggì.
“Sono
stata con lei” – disse abbassando lo sguardo –
“In quel senso” – quelle parole furono per Regina una
fitta, che si aggiunse ad una delle tante –“Non ha
significato nulla” – disse guardandola.
“No?
Hai immerso le dita in un'altra e non ha significato nulla?”
– disse con le lacrime che pungevano gli angoli degli occhi. Come
aveva potuto? Emma estrasse il cuore che aveva custodito nel taschino
interno della sua giacca rossa.
“Lei
aveva questo” – disse mettendolo tra le mani di Regina. Le
lacrime che aveva trattenuto caddero calde sulle sue guance.
“Em-ma”
– guardò il suo cuore e poi passò una mano sul suo
viso – “Mi dispiace tanto” – lo diceva prima
per il dolore che si provava quando il cuore ti veniva strappato dal
petto, lei l’aveva sperimentato nella Foresta Incantata di Isaac,
quando Biancaneve aveva tenuto la mano nel suo petto, e aveva sentito
quel dolore fastidioso. E poi perché la sua parte oscura se la
fosse presa con lei, per un torto subito.
“Puoi?”
– Emma era come apatica. Regina guardò il suo cuore, in
alcuni punti di un nero appena accennato, e prese la sua mano
portandola al suo petto.
“Adesso
guardami Em” – disse e solo quando gli occhi verdi
incontrarono i suoi nocciola, la mora spinse il cuore nel petto della
sua amata – “Come ti senti?” – disse prima di
essere appiattita con il corpo sul jukebox, e sentire le labbra di Emma
bisognose di un bacio – “Decisamente bene” –
sorrise sulle sue guardandola dolcemente.
“Andiamo a casa da te” – disse poggiando la fronte su quella della mora.
“E gli altri?” – chiese Regina guardandola.
“Non si accorgeranno della nostra assenza” – prese la via delle scale del retro.
“Ehi”
– Regina baciò la spalla scoperta di Emma, che da momenti
interminabili fissava il soffitto – “A cosa pensi?”
– disse accoccolata nuda tra le sue braccia. Aveva compreso
quella sera che mai Emma avrebbe amato altra donna, se non lei, dato il
suo cuore colmo l’amore.
“Dovrei dividermi anche io dalla mia parte oscura” – disse flebilmente.
“Non è niente a confronto con la mia” – disse voltandole il viso verso di sé.
“Credimi
dopo aver pensato ad uccidere Zelena e privare Robin di sua madre,
l’Oscurità ha alzato la staffetta” – ammise.
“Credi che sia quello il motivo dei tuoi tremori?” – chiese accarezzandole l’addome.
“Può
essere” – rispose premunendosi di non dirle che sapeva che
quei tremori erano dovuti anche alle sue visioni, che sarebbero rimaste
tali, ma l’Oracolo le aveva detto che gli eventi durante il
percorso potevano cambiare.
“Chiederò a Jekyll di creare altro siero per te” – disse baciandola teneramente.
L’equilibrio
mentale della famiglia fu messo a dura prova a causa della Regina
Cattiva che aveva dato un ultimatum ai Charming affinché
consegnassero i loro cuori. La donna affranta per quanto aveva perso,
incolpava i due di averle dato la speranza del lieto fine con Emma,
loro l’avevano generata, ma adesso non poteva più averla
per colpa di Regina, si sarebbe occupata anche di lei a tempo debito.
“Ci
sarà qualcosa qui che possa fermare quella donna” –
disse Emma vagando per la cripta Mills come un animale in gabbia.
“Emma non potevo sapere avrebbe distrutto il virgulto” – sospirò.
“Non è colpa di nessuno, vorrei solo eliminarla” – disse mostrando la mano tremante.
“Ehi”
– la raggiunse prendendola nelle sue – “Sarà
pronto a breve il siero” – la costrinse a sedersi su una
cassa panca.
“Non mi racconterai una storia vero?” – disse guardandola.
“Potrei,
ma sono io la cattiva in quella storia” – le sorrise
– “Se i tuoi genitori non avessero fatto di tutto, non
saresti la mia Salvatrice, e ignora la Regina Cattiva. Ce l’ha
con me”
“Non è l’unico pericolo” – disse Emma senza rendersene conto.
“Che
vuoi dire?” – chiese ma il bip del suo telefono la fece
desistere dal continuare – “Il siero è pronto”
– disse dopo aver letto il messaggio e lo fece apparire tra le
sue mani. Ed Emma le fece riapparire al lago.
“Perché qui?” – chiese incuriosita.
“Magari
potrebbe diventare solo un cigno nero” – sorrise e il
processo di separazione fu meno doloroso rispetto a quello di Regina.
Emma vide la sua parte oscura trasformarsi esattamente in quello che
aveva desiderato.
Okay
che dire, devo ringraziare la mia Alfina, che mi da sempre i consigli
migliori quando mi viene il blocco! Quindi ringraziatela! Detto questo,
proprio in questo momento mi sto dedicando alla scrittura del prossimo
capitolo, alimentato dal sogno fatto! Alla prossima xoxo
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Capitolo 10 *** Wish ***
10Wish
10
I nostri eroi
stavano sopportando quasi incolumi la maledizione del sonno sui Charming, la
minaccia della Regina Cattiva che era sempre un passo avanti ad Emma e Regina.
Tant’è che le intrappolò anche nel Reame oltre lo specchio, per fortuna Henry
aveva capito anche grazie ad un Uncino sospettoso, che la donna che gli stava
dando consigli era in realtà la parte oscura di sua madre.
Regina sapeva da
diverso tempo che per sconfiggere la sua parte oscura doveva morire, ma Emma
non glielo avrebbe mai permesso, era certa avrebbero trovato una soluzione. Era
un’altra sfida che dovevano superare per ottenere il loro lieto fine. Anche se
Emma era certa che non l’avrebbe potuto dare a Regina, e questo era in
contrasto con quella profezia famosa che le univa. Non aveva affrontato tutto
quello che avevano superato per vederla andar via di nuovo. Per un attimo aveva
desiderato non essere la Salvatrice. Mai fatta pensata più assurda quando la
Regina Cattiva la spedì nel Regno del Desiderio.
“Non posso
svegliare Snow, non sapendo dove quella serpe ha mandato mia figlia” – disse
David agitandosi per casa Charming.
“Cosa ha detto
esattamente?” – chiese Regina guardandolo.
“Vuoi che te la
imiti?” – disse Killian – “Non sai sempre cosa pensa?”
“Come
potrebbe
muovere le sue pedine” – sorrise – “Forse so
come fare” – li guardò – “Voi
cercate altro nel frattempo” – dopo diverse pressioni e la
constatazione che i
tremori di Emma non fossero cessati dopo la separazione dal lato
oscuro; la
bionda aveva confessato che erano dovuti a delle visioni. In queste
vedeva la sua
fine per mano di una figura incappucciata. Regina in quell’attimo
mentre le parole
di Emma uscivano forzate dalla sua bocca, capì che ancora una
volta si stava
minando la sua felicità e quella della bionda.
“Apple Martini,
raffinata” – disse Regina entrando, nell’ufficio del sindaco.
“Tu hai perso un
po’ il tocco, da quando stai con la Salvatrice” – disse portandosi il bicchiere
alle labbra.
“Dimmi dove
l’hai mandata” – disse sbattendo i palmi sulla scrivania.
“Ecco alludevo a
questo” – mosse la mano – “E’ così bello tediare i Charming”
“Pensi di
tenerci lontane?” – la guardò incrociando le braccia.
“Come se mi
importasse qualcosa di voi” – disse.
“Intanto te la
sei...” – disse puntandole il dito contro.
“Scopata? Puoi dirlo, devo ammettere
che mi mancava sentirla, è così eccitante” – la sfidò - “Sai che si è
innamorata anche di me”.
“L’hai
costretta, Emma non lo avrebbe mai fatto diversamente” – rispose. Poi guardò
Aladdin, e gli comandò di farsi mandare nello stesso posto di Emma.
Quando Regina
aprì gli occhi, fu certa di trovarsi nella Foresta Incantata, ne ebbe la
conferma quando incontrò i nani, che scapparono a gambe elevate.
“Dove diamine
sono finita?” – chiese continuando a camminare incurante del pericolo che
incombeva e trovandosi davanti una statua dei Charming – “Sul serio?” – lesse
l’epigrafe e trasalì. Continuando a camminare poi sentì un dolce canto, appena
sussurrato tra le labbra e si voltò in quella direzione – “Emma?” – oh si
poteva essere solo lei. La guardò per lunghi momenti, era così bella, Regina
non si era mai soffermata così tanto a guardarla come in quel momento. Indossava
un abito bianco e una mantella abbinata, una leggera treccia, impediva ai
capelli di caderle sulla fronte e aveva un leggero strato di rossetto sulle
labbra. Al richiamo la bionda sollevò il viso sulla mora ed indietreggiò.
“Voi” – disse
nascondendosi dietro un albero. Regina ne rimase turbata, la sua Emma non si
sarebbe mai comportata come stava facendo la donna che aveva di fronte – “Siete
la Regina Cattiva” – disse con voce tremante.
“No, ehi sono
solo Regina, non mi riconosci?” – provò ancora, chissà cosa ne aveva fatto la
sua parte oscura della sua Salvatrice. E le fu chiaro, l’aveva resa una
semplice principessa, il suo compito sarebbe stato più complesso di così – “No
avere paura di me, Em” – disse provando ad avvicinarsi. Doveva inventarsi
qualcosa per riportare la bionda nella loro realtà.
“Non
avvicinatevi, cosa volete fare?” – disse Emma abbandonando il cestino di fiori,
quando Regina in uno slancio, prese il viso di Emma tra le mani e impresse le
sue labbra su di lei. Non successe nulla.
“Sta lontana da
nostra figlia” – dissero dei Charming invecchiati.
“Oh ma davvero?”
– le puntavano una spada e un arco contro – “Vi farà piacere sapere che io ed
Emma stiamo insieme”
“E’ un modo per
ferirci ancora? Ti abbiamo già sconfitta lo faremo ancora”
“Em-ma torna da
me” – disse prima di dissolversi nella sua nuvola.
Sotto
suggerimento di Tremotino, tenuto prigioniero nelle segrete reali, Regina capì
che per riportare Emma da lei, avrebbe dovuto farsi vedere, come l’aveva conosciuta
all’inizio: la Regina Cattiva e così la impersonò; fece il suo
ingresso ad effetto alla cerimonia di investitura di Henry a cavaliere e rapì i
Charming.
“Non l’avrai
mai” – disse David intrappolato in catene.
“Perché mia
figlia dovrebbe amare un donna come te?” -chiese Snow.
“E’ la profezia”
-rispose Regina.
“Maestà” – Emma
l’aveva raggiunta nel suo castello diroccato.
“Em-ma” – la
guardò non era la sua Emma, e se l’avesse persa per sempre? Non poteva
crederci, non così – “Ti prego non costringermi a farlo” – disse supplichevole
con i cuori dei Charming in mano.
“Non farete
proprio nulla” – disse Henry entrando nella stanza e pronto a scagliare la sua
spada contro Regina, la stessa che la bionda, non appena risvegliatasi ricordò
essere quella del suo supplizio.
“Dormite” –
sussurrò ai cuori dei suoi “suoceri” – “Sei tornata?” – chiese rimettendoli al
loro posto.
“Sì, grazie” –
la guardò.
“Figurati,
grazie a te” – disse guardando Henry.
“Starà bene” –
rispose – “Adesso andiamo dobbiamo trovare un modo per lasciare la Foresta
Incantata”
“Avrei un
accordo con Tremotino” – disse increspandolo le labbra.
“Sei seria? Non
c’è da fidarsi”
“Lo so, ma era
l’unico alleato” – disse, Emma sorrise e le prese la mano.
“Sai oggi è il
mio compleanno” – ridacchiò e Regina rise.
“Buon compleanno
principessa! Vuoi per caso un regalo?” – la abbracciò dolcemente
“Baciami e
basta” – sorrise e Regina non si tirò indietro – “Per quando tu sia sexy in
questi abiti preferivo il lupetto nero”
“Presto
accontentata” -Regina mosse la mano e indossò nuovamente il cappottino nero - “Andiamo”
Quando
arrivarono al lago dove dovevano incontrare Tremotino, l’uomo non si fece
trovare.
“Maledetto
folletto” – disse frustrata – “Avevi ragione”
“Ho sempre
ragione, e stanno arrivando i cavalieri” – Emma prese la mano agguantata di
Regina e corsero per nascondersi – “Sta diventando un abitudine”
“Oh sta zitta
Swan” -disse Regina voltandole la faccia di lato, in modo giocoso. Ad Emma
venne l’idea di raggiungere Pinocchio, guardando i tronchi sulla spiaggia.
“Dovremmo
nasconderci qui per un po’” – chiese Emma al suo amico.
“Sicura che non
ti stia manovrando con il tuo cuore?”
“Ti assicuro che
il mio cuore batte per lei, non a comando” – Regina arrossì, era la prima volta
che Emma era così slanciata nell’esprimere i suoi sentimenti davanti a
qualcuno.
“Saremo al
sicuro?” – chiese Regina quando furono sole.
“Non è il
castello ma possiamo dormire assieme” – sorrise Emma.
“Non riuscirei a
riposare, sono preoccupata” – la guardò ed Emma la strinse in un abbraccio
dolce.
“Possiamo fare altro”
– disse baciandola a fior di labbra.
“Emma non qui, dio
sarebbe imbarazzante” – la bionda insonorizzò la stanza con il movimento del
polso – “Che fai?”
“Devo scartare
il mio regalo di compleanno” – disse sfilandole delicatamente il cappotto.
“E quale
sarebbe?” – disse ad occhi chiusi.
“Tu” – la bionda
la strinse in un abbraccio sensuale, tanto che la mora credette di perdere il
contatto con il suolo. Emma la scartò esattamente come un pacco regalo: portò
le mani ai bordi del lupetto nero, che abbracciava il seno di Regina in maniera
impeccabile, tirandolo via. La mora sfilò gli stivali a spillo, mentre l’altra
le sbottonava e calava la gonna, Regina sussultò quando le mani di Emma
iniziarono a sfiorarle le gambe, denudandola dei collant.
“Voltati” – disse
la mora, iniziando a togliere la pesante mantella dalle spalle dell’altra. Poi
le lasciò lunghi baci sulle spella scoperte – “Mai avrei sognato di farlo nella
Foresta Incantata”
“C’è sempre una
prima volta con te” – disse Emma godendosi le mani di Regina su i suoi fianchi
stretti nel corpetto. La mora si prese momenti interminabili per slacciare il
corpetto dell’altra e sfilarle il vestito, meravigliandosi dell’essenza di
reggiseno. Emma si voltò coprendosi il seno con un braccio per il pudore
proprio di una principessa – “piace quello che vede Maestà?” – sorrise.
“Em-ma” – la
abbracciò sensualmente prima di giacere sdraiate sul letto.
“Sei il regalo
più bello” – sorrise accarezzandole i capelli corti, che trovava adorabili per
come le contornavano il viso.
“Quanti
complimenti” – sorrise appena imbarazzata.
“Non te ne
faccio mai abbastanza amore mio” – disse Emma sfiorandole le labbra.
“Perché qui?” –
la guardò scostando i suoi capelli biondi dal viso.
“Non so, avevo
desiderato di non essere la Salvatrice”
“Perché?” –
chiese Regina con gli occhi pieni di lacrime – “Non volevi stare con me?”
“Altroché,
vorrei stare solo con te, non pensando all’impellenza che possa perderti, ti
amo troppo Regina” – la mora nascose il viso sul suo collo.
“Anch’io non
voglio perderti, Emma ti amo” – disse sollevando il viso e baciandola
lentamente.
Regina aveva un
conto in sospeso con il regalo di compleanno. Così si dedicò alla sua amata
esclusivamente per il presente da donarle. Se avesse potuto, Regina avrebbe
baciato ogni centimetro di pelle del corpo di Emma. Si soffermò per minuti
interminabili sulle sue labbra e nella danza dolce con la lingua dell’altra.
Poi aveva dato piacere ai suoi seni sodi, massaggiandoli, godendosi i sussulti
e i sospiri di Emma, che ad occhi chiusi si beava di quello che Regina le stava
facendo provare. Il naso della mora, sfiorò assieme alle sue labbra il tragitto
che dal suo seno la portarono tra le sue cosce, e nel momento in cui la lingua
della regina sfiorò il clitoride di Emma, entrambe gemettero. Regina assaporò
quel sapore che era tutto della sua Salvatrice ed iniziò a muovere la lingua
nei modi più piacevoli possibili, riempiendosi ben presto degli umori della
bionda, che più volte gemette il suo nome inarcando la schiena.
La Salvatrice lascio
una Regina dolcemente addormenta a letto. Lei avrebbe aiutato Pinocchio nella
ricerca dall’albero magico per creare il portale. Emma dall’incontro con
Pinocchio e con la creazione del portale nell’albero magico, che tanti anni
prima l’aveva portata nel mondo reale, capì che era destinata a compiere l’atto
di sacrificarsi per la sua famiglia, per il bene superiore. Ed un incontro
inaspettato le ricordò inverosimilmente qualcosa del passato.
Well,
ritenevo giusto restituire il regalo fatto da Emma a Regina, facendo
l'esatto contrario! Spero vi piaccia come sta proseguendo la storia!
Alla prossima xoxo
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Capitolo 11 *** Nemesi ***
11Nemesi
11
Una volta
tornate a Storybrooke assieme, Emma si trova a dover affrontare quello che è il
suo destino ovvero la figura incappucciata.
“Chi sei? Cosa
vuoi da me?” – chiese era sola in strada.
“Sono Gideon e
sono qui per ucciderti” – rispose.
“Sei cresciuto
in fretta, eri in fasce neanche qualche giorno fa” – disse spazientita.
Iniziarono
a
scontrarsi colpendo le lame delle spade tra loro, finché il
ragazzo non la
disarmò, dissolvendo la spada. Ben presto arrivarono Henry,
Killian, Robin, suo
padre e Regina – “State lontani” –
intimò loro, la mano lievemente tremante, ma
ci pensò Gideon a bloccarli, assieme ai suoi genitori
sopraggiunti poco dopo. Incontrò per un attimo lo sguardo di
Regina. Il
suo viso era una maschera di impotenza e vide i suoi occhi farsi
lucidi, non si
sarebbe fatta eliminare da un ragazzino. Così lo scagliò
con la magia contro
l’asfalto e cadendo la spada del nemico si frantumò al
suolo. Emma corse
incontro all’uomo atterrato e prese una scheggia.
“Signorina Swan,
è mio figlio” – disse Tremotino. Emma lo lasciò andare letteralmente via.
“Emma” – Regina
le corse incontro gettandole le braccia al collo.
“Ehi sto bene” –
disse accarezzandole le spalle e godendosi il suo profumo.
“Ce l’hai fatta
mamma” – Henry sorrise.
“Non ancora
ragazzino, sappiamo che i cattivi non si arrendono mai.
Così come la
Regina Cattiva che da un ultimatum a Regina, si dovranno incontrare, la strega
ha dalla sua parte le cesoie del destino e la penna sottratta ad Henry.
“Pensavo non
venissi più” – disse – “La fidanzatina non ti lasciava andare?” – la mora in
quel momento si rese conto di non aver detto addio ad Emma, ma sapeva che
qualsiasi cosa fosse successa, la Salvatrice avrebbe superato anche quello.
“Fa la finita” –
disse guardando la donna davanti a sé e non obiettando a che l’altra tagliasse
il loro legame.
“Adesso possiamo
farla finita” – disse lasciando cadere le cesoie ed evocando una spada. Si
scontrarono, lo stridere delle lame che si toccava, i fendenti andati a vuoto,
e le spinte e gli sguardi di sfida non mancarono – “Non ti perdonerò mai per
avermi privata di Emma”
“Dovevo farlo.
Dovevo mantenere la mia famiglia al sicuro” – disse.
“Credi davvero
che a loro importerà dopo che ti avrò uccisa?” – chiese prima di fendere ma
senza risultato, Regina era ancora abbastanza allenata.
“Questo non
succederà” – disse atterrandola al muro con la magia. Poi estrasse il suo cuore
dal petto e lo guardò oscurato dalle pessime azioni.
“Che stai
facendo?” – Regina guardò per alcuni istanti interminabili la sua nemesi e i
vetri infranti per terra. Ricordò quello sguardo, quando con l’aiuto di suo
padre, credeva di aver trovato un modo per stanare Biancaneve, la persona che
lei credeva di odiare. Ma il dardo incantato le rivelò essere lei stessa la
persona che più odiava.
“Smetto di
odiare me stessa, e ti accetto come parte di me” – sorrise guardando l’altra
donna ed estrasse il proprio cuore dal petto. Equilibrò oscurità e amore, e
riposizionò il muscolo al suo posto – “Adesso fa lo stesso” – la incitò.
“Credi che starà
bene?” – chiese Henry.
“Sì, spero di
si” – sorrise.
“Dove credi che
sia andata?” – chiese ancora il ragazzino.
“Io ne avrei un
idea” – disse Emma che da poco gli aveva raggiunti, la mora la guardò non
capendo – “Ricordi la mia nemesi?” – e lì Regina annuì.
Foresta
Incantata…
La Regina
Cattiva riapparve nei pressi di un lago, si avvicinò alla riva e scorse
qualcosa muoversi leggiadro sulla superficie d’ acqua e venirle incontro. Vide
un battito di ali e una luce quasi accecante.
“Vi aspettavo
Maestà” – disse la figura bionda davanti a sé.
“Swan” – sorrise
la donna porgendosi verso di lei.
“E’ sempre una
profezia” – sorrise abbracciandola sensualmente e baciandola con trasporto.
La maledizione
dei Charming è finalmente spezzata, perché ogni cittadino di Storybrooke grazie
alle parole di Regina, acconsentì a prendere un po’ del sonno, per annullare la
magia.
La cosa peggiore
è l’incombenza del sortilegio che la Fata Nera, vuole lanciare su Storybrooke.
“Davvero credi
che non possa sconfiggerla?” – chiese Zelena a sua sorella.
“Non ci andrai
da sola” – disse rivolgendole uno sguardo di rimprovero.
“Sono più
potente di te” – rispose a tono.
“Ehi, basta
così” – disse Emma intervenendo.
Regina scopre da
Belle, avendola trovata a giocare con Robin, che la sorella ha in mente di
andare da sola alla miniera come richiesto dalla Fata Nera. Dopo uno scontro
verbale le due donne furono raggiunte dalla Fata Nera, che aizzata contro di
lei la strega di Oz, le fa colpire intenzionalmente i cristalli, che
permetteranno l’inizio della battaglia finale.
Regina capisce
in quel momento che questa volta davvero non potrà salvare Emma. In un momento
di estremo sacrificio, Zelena decise di rinunciare ai suoi poteri,
incanalandoli nel Cuore Scarlatto. Fa promettere a Regina e ad Emma, che se
dovesse succederle qualcosa si prenderanno cura di Robin.
“Certo, è della
famiglia” – disse Emma guardando Regina.
Nella cripta
Mills, Zelena abbandonò il suo potere nell’artefatto.
Per sconfiggere
la Fata Nera prima che potesse lanciare il sortilegio, Emma e Regina dovettero
dividersi. La mora dovette occuparsi della nuova condizione di Zelena,
chiedendole di portare con se Robin e Henry, dopo aver imparato a guidare.
“Non voglio che
Henry sia nei paraggi quando inizierà la battaglia finale. Non ho intenzione di
lasciare Emma affrontare il suo destino non da sola, non senza combattere” –
disse ricacciando indietro le lacrime.
“Regina” – la
sorella la guardò con una mano sulla spalla.
“Non posso
perderla, non voglio perderla” – disse asciugandosi il viso con le dita.
Regina assieme
ai Charming e al fidato Uncino, riuscirono a trovare parte della bacchetta che
Turchina aveva usato per esiliare la Fata. Nel momento in cui i quattro stanno
bisticciando sul fatto se Regina sia o meno lei, appare Fiona.
“Senza la Salvatrice
non potete usarla, quindi datela a me” – disse allungando una mano.
“Ah ah, questa è
la mia città e le regole le faccio io” – disse Regina sfidandola senza remore –
“Se la vuoi dovrai combattermi”
“Oh non vedevo
l’ora di poter ambire ad uccidere una regina” -rise.
“E io di
uccidere una fata” – rispose a tono Regina, proiettandole fuori dal Granny’s.
“Regina” –
preoccupata Snow uscì dal locale.
“State indietro,
ci penso io” – disse guardandoli, non avrebbe permesso che i genitori di Emma
fossero colpiti.
“Sarà breve ed
indolore” – disse la Fata scagliandole una mano contro, nonostante il colpo
Regina atterò elegantemente in ginocchio, strisciando le scarpe al suolo. Prima
che la nemica potesse colpirla di nuovo una macchina in corsa travolse la Fata,
Zelena aveva preso il bersaglio.
Quando poi
Regina raggiunse il negozio di Gold, si apprestò ad aiutare Emma, che sembrava
essersi appena svegliata.
“Stai bene?” –
la guardò accarezzandole il viso.
“Credo” – disse
Emma strizzando gli occhi e massaggiandosi il collo.
“Quindi
Tremotino è il Salvatore?” – disse Regina appendendo il cappotto nell’armadio
di Emma.
“Sì assurdo
vero?” – disse prendendola tra le sue braccia – “Questa storia è davvero finita
eh”
“Direi di sì” –
sorrise Regina poggiando la fronte a quella di Emma – “Avremo il nostro lieto
fine questa volta che dici?” – la bionda annuì.
Chissà
se questo finale di capitolo ve lo aspettavate, è venuto fuori
così senza pensarci troppo! E nulla cosa succederà
adesso? Alla prossima xoxo
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Capitolo 12 *** Black Curse ***
12BlackCurse
12
Tremotino però
non cambiava mai, Salvatore o meno, era sempre attratto dall’Oscurità, e infatti
nonostante tutto quello che Emma aveva creduto fosse finito, stava solo per avere
luogo. La sua battaglia finale!
“Non le
permetterò di portarti via da me” – disse Regina quando la bionda le disse che
la Fata le aveva fatto visita.
“Lancerà la
maledizione Regina, devo affrontarla prima che lo faccia” – disse Emma.
“Io e Zelena
troveremo un modo per fermare la maledizione, dovesse essere l’ultima cosa che
faccio”
Con l’aiuto di
Zelena, Regina riuscì ad isolare parte della maledizione che interessava il tempo,
congelandolo, ma Tremotino alleato di sua madre, immobilizzò tutti lasciando
ampio spazio alla Fata.
Emma avrebbe
consegnato il suo cuore alla Fata, affinché lasciasse vivere la sua famiglia,
non le importava se la donna l’avrebbe uccisa, doveva farlo. Quando giunse al
municipio, dove nello studio di Regina, la Fata teneva la sua famiglia
immobilizzata, l’unica cosa che Emma pensò in quel momento, fu baciare
dolcemente la sua regina.
“Mi dispiace” – sorrise
accarezzandole il viso – “Non posso lasciarvi morire” – poi si rivolse alla
Fata e le disse di fare ciò che doveva. Il dolore provato nel sentire strapparsi
il cuore fece mancare il respiro alla Salvatrice, che si accasciò in ginocchio.
Henry le fu subito accanto e con la canzone che Emma, aveva sempre tenuto nel
suo registratore di bambina, riuscì a spezzare l’incantesimo.
“Em-ma!” –
Regina le corse incontro, abbracciandola stretta, il battito del cuore della
bionda era accelerato, era viva – “Stai bene?” – sorrise staccandosi e
accarezzandole il viso, l’altra annuì
“Ancora per poco
Salvatrice” – disse Fiona – “La mia maledizione sta arrivando” – si dissolse.
“Love” – disse Killian
guardando fuori dalla finestra.
“Emma” – Regina tenne
le mani di Henry e dell’altra.
“Qualsiasi cosa
dovesse succedere, vinceremo noi” – disse premendo le labbra sulle sue.
Foresta Incantata
“Emma?” – Regina
spalancò gli occhi e seppe fin da subito dove quella maledetta pazza li aveva
spediti, non tutti ma quasi: nella Foresta Incantata. Nello specchio videro
cosa Fiona stesse facendo a Emma e Henry – “La strozzerei volentieri” – disse muovendo
le mani.
“Maestà,
troveremo una soluzione” – disse Hook.
“Killian con
tutto il rispetto, ma questo è compito mio, ho la magia” -tutti i reami stavano
scomparendo man mano e nel limbo, quante più persone furono condotte lì.
“Mamma, andiamo
non crederai sul serio che quello che siamo vivendo sia vero” – chiese Henry guardandola,
mentre camminavano in strada – “Qui hai assorbito l’Oscurità per salvare mia
madre Regina” – disse ancora.
“Fiona è tua
madre, ragazzino, cosa dici?
“Mamma è tutto
falso” – la portò nel punto in cui Emma aveva salvato Regina – “Proprio qui”
Emma ebbe alcuni
flash veloci. C’era questa donna dagli occhi nocciola, avvolta da spire di
materia non indentificata, il suo tatuaggio sembrò pizzicarle. La voce di
quella donna che le intimava di lasciarla andare distesa su un manto floreale.
“Mamma? Cosa è
successo?” – chiese il ragazzo guardandola. Era sicuro avesse visto qualcosa.
“Non ci credo
che tutte le mie scorte siano finite” – disse Regina.
“Sis, qui non ci
sono” - disse sentendo dei rumori.
“Scopriamo chi c’è”
– disse accendendo una palla di fuoco.
“Chi c’è in casa
mia?” – disse Queenie entrando nella stanza.
“Tu? – disse Zelena.
“Non eri nel
Regno del desiderio?” – chiese la mora.
“Beh avevi
dimenticato che lì avevi rapito la principessa Emma, adesso pensano che io l’abbia
tramutata nella Black Swan” – disse mettendo le mani ai fianchi.
“Tu e l’altra
Emma” – Zelena strizzò un sorriso – “Attratte proprio dalle bionde eh”
“Spero non
uccidiate nessuno”.
Qualcuno avrebbe
annientato loro però, il Credo di Emma stava cedendo, Fiona stava minando la
sua salute, facendole credere che Henry sarebbe stato sempre in pericolo con il
libro delle fiabe, la bionda doveva dunque distruggerlo e lo fece.
Regina guardava
l’incombenza di quell’ammasso nuvoloso, avvicinarsi prepotente verso il suo
castello. Non poteva pensare che Emma non credesse più a tutto quello, che non
ricordasse quello che c’era tra loro, pensare ad Henry affrontare tutta quella
situazione da solo, le spezzava il cuore. Si era messo in mente di affrontare
la strega da solo, l’avevano appreso dallo specchio incantato.
“Maestà,
dovreste far funzionare questo” – disse Hook porgendole il fagiolo magico che
aveva recuperato assieme a David.
“Il fatto che
Emma non creda più sta facendo scomparire tutta la magia” – disse Regina guardando
il fagiolo aggrinzito.
“Riuscirai a
farlo funzionare” – disse Queenie.
“Che fai?” –
disse Regina guardando la sua altra parte.
“Contrasterò questa
cosa e avrete il tempo di scendere in cortile”
“Morirai” –
disse guardandola.
“Henry è anche
mio figlio, dovrà avere almeno una di noi, va” – disse mentre Regina, affranta
per quanto stava accadendo, la guardò con le lacrime prossime a scendere sulle
sue guance.
“Tutti al
centro, state uniti” – Regina doveva far funzionare quel benedetto fagiolo o
non sapeva cosa sarebbe successo. La nuvola ormai stava spazzando tutto via,
esattamente un attimo prima della fine si fermò, lasciandoli su un tumolo di
pietra – “Cosa è successo?”
“Emma” – Snow guardò
la mora accanto a lei – “E’ tornata”
Dopo quelli che
sembrarono momenti interminabili qualcosa di potente li attraversò e sparirono
in una nuvola di fumo.
Lo stesso fascio
attraversò tutta Storybrooke colpendo anche Emma, che all’istante ricordò tutto.
Poi la figura di Gideon le chiarì come dovessero andare le cose, Henry lo mise
fuori gioco con un colpo di estintore alla testa, non tramortendolo ma avendo
la possibilità di intrappolarlo nel municipio.
Il duello in
strada, come quello che Emma aveva visto nelle sue visioni stava per compiersi,
e l’unica cosa a cui la Salvatrice riuscì a pensare: se avrebbe rivisto i suoi
e Regina prima di combattere fino all’ultimo sangue.
“Henry tesoro mi
dispiace aver dubitato di te” – disse prendendo una sua mano mentre l’altra
brandiva la spada.
“Mamma era la
maledizione, sono felice che sia finita” – le sorrise il ragazzo.
“Anche noi” –
Emma sentì la voce di sua madre e corse ad abbracciare i suoi genitori, poi
guardò Regina stringere Henry, si scambiarono un lungo sguardo.
“Gideon ti
ucciderà a tutti i costi, mamma” – disse il ragazzo guardando sua madre.
“È una trappola!
Se Gideon uccide Emma, la luce verrà distrutta, ma se Emma lo ucciderà, si
macchierà di oscurità e vincerà questa!” disse la mora.
“Regina ha
ragione, è una trappola e l’Oscurità vincerà in ogni caso”
“Ehi non ti sto
dicendo di arrenderti, Emma” – disse guardandola – “Sai che c’è una terza
possibilità” -la mora la prese da parte facendo alcuni passi lontano dagli
altri, tenendole la mano libera dalla spada – “Io e te ci odiavamo”
“Regina” – disse
Emma guardandola.
“Sai che è così,
ce le siamo date anche di santa ragione, ti ricordi?” – fece un mezzo sorriso –
“Ma tu hai trovato il terzo modo e adesso ci amiamo no?” – la guardò mordendosi
un labbro – “La mia altra metà si è sacrificata per tutti noi nella Foresta Incantata”
– strinse la sua mano.
“Mi stai
parlando di speranza?”
“Mi hai
insegnato una cosa in tutti questi anni, prima di sapere cosa davvero ci
legasse, non ti sei mai arresa con me, Em” – disse attirandola a sé, per un
abbraccio – “Torna da me” – disse poggiando la fronte sulla sua.
Lo scontro tra
Gideon ed Emma riempì la strada principale di Storybrooke di colpi di spada e
di intreccio di lame. L’impotenza di Regina in quel momento era alle stelle,
non sapeva cosa il suo discorso avesse sortito in Emma, ma sperò che non
facesse una sciocchezza. E proprio mentre guardava le due figure contrastarsi,
vide la bionda abbandonare la spada con la quale si stava difendendo. Una
stretta al cuore le fece perdere il respiro, Henry accanto a lei si strinse
alla madre.
“Pensavo avresti
salvato entrambi, mi dispiace Emma” – Gideon la guardò per qualche istante,
mentre la Salvatrice perdeva il suo sguardo oltre le spalle del ragazzo, la sua
famiglia. I suoi genitori abbracciati e rammaricati di non essere riusciti a
fare di più, i suoi amici: Hook, Hood e Zelena. E il motivo perché il suo cuore
era colmo d’amore: Henry e Regina. Non avrebbe mai ringraziato abbastanza il
ragazzino per averla riportata dalla sua famiglia. Regina che in quel momento
era una maschera di sofferenza, era la persona che meno si sarebbe aspettata di
amare, anche senza la profezia, loro due erano sempre state qualcosa una per l’altra.
Gideon caricò il colpo passandola con la spada, destinata ad ucciderla. Regina
sprofondò nello sconforto più totale, poté risentire a sua volta, la sensazione
della lama che premeva in profondità nella carne, lo stesso dolore che doveva
provare adesso Emma, che fu invasa di una luce bianca intensa, prima di
accasciarsi al suolo.
“Mamma” – Henry sfuggì
alla stretta di Regina, correndo verso la sua altra madre – “Ti voglio bene” –
disse calandosi a darle un bacio sulla fronte, e come era successo altre volte
lì a Storybrooke una forza si sprigionò a quel gesto, risvegliando Emma.
“Ti
voglio bene
anche io ragazzino” – disse la bionda alzandosi e
abbracciandolo forte. Poi
afferrò Regina dal bavero della giacca e l’attirò
in un bacio tenendole il viso tra le mani. Regina si staccò
un po’ imbarazzata, Emma era così spontanea.
“Sei tornata da
me” – sorrise poggiando la fronte sulla sua e guardandola negli occhi.
“Si Maestà” –
sorrise regalandole un altro dolce bacio.
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Capitolo 13 *** It's over ***
13It's over
13
Henry era
insofferente da qualche tempo e la cosa preoccupava al quanto le sue madri.
“Non puoi
tenerlo qui, Emma” – disse Regina guardandola – “Devi lasciargli vivere la sua
vita”
“Mi sono persa
tante cose con lui, non sono felice se va via” – disse agitandosi sulla seduta
del Granny’s.
“Lui non è
felice di restare qui” – disse ovvia.
“Signore” –
disse Hook interrompendo.
“Adesso origli
anche tu pirata?” – disse spazientita Regina.
“Avrei una
soluzione al vostro problema” – posò una boccettina sul tavolo – “Se mai Henry
dovesse essere in difficoltà dovrà usare solo questa e potremo raggiungerlo”
“Spero solo che
mio figlio non si cacci nei guai”
“Ehi è anche mio
figlio e non potremmo mai lasciare che affronti qualcosa di grosso da solo” –
rispose stizzita Regina.
“L’hai detto tu
deve affrontare la sua vita, quindi non mi metterò in mezzo” – la guardò.
Qualche anno
dopo, Foresta Magica
Quando davvero
Henry ebbe bisogno di loro, li richiamò attraverso la bottiglietta che Hook gli
aveva regalato, poco prima che Genoveffa, lo sfilettasse, Regina e Uncino
apparirono alle sue spalle, stordendo i presenti.
“Ehi ragazzino”
– disse Uncino liberandolo - “Bello rivederti” – lo abbracciò.
“Mamma” –
sorrise guardandola e corse ad abbracciarla. Regina si lasciò avvolgere dalle
braccia possenti del suo bambino, che adesso era cresciuto, inalando il suo
profumo.
“Oddio sei così
cresciuto” – disse accarezzandogli il viso.
“Mi sei mancata”
– disse abbracciandola ancora.
“Signori
dovremmo davvero andare” – incalzò Hook.
“Ma Emma, dov’è
la mamma?” – chiese guardandoli.
“È impegnata con
alcuni draghetti iperattivi” – disse Regina e Henry ridacchiò incamminandosi
fuori.
“Che fai?” –
chiese Hook - “Sai che se tornasse a casa, sistemereste le cose”
“Non ti
azzardare a dirgli niente, lui vuole fare quello per cui è stato scelto qui, e
non impedirò a mio figlio di fare ciò che desidera”
“Dare il lieto
fine a tutti?” – disse ancora il pirata.
“È stata una
nostra scelta, Henry non c’entra nulla, fine della storia”
“Allora? Come
sta la mamma, perché non siete venute assieme?” – alla domanda di Henry, Regina
restò qualche minuto a fissare il calderone davanti a sé. Quando qualche anno
prima Emma le aveva rivolto quelle parole, la mora pensava che scherzasse.
Invece era proprio quello che aveva fatto, lasciando la mora nel più totale
sconforto, non sapeva come reagire, infatti se Henry sarebbe voluto restare
nella Foresta Magica, lei gli sarebbe stato accanto, per proteggerlo come
sempre.
Emma era
scoppiata come una bomba ad orologeria, quando Hook le aveva detto che Henry
era stato catturato. Sapeva che se fosse rimasto a Storybrooke non sarebbe
successo, no ma Regina voleva che il figlio fosse libero di fare quello che
voleva, e adesso era in pericolo.
“Te lo avevo
detto” – disse guardando la donna.
“Aye, penso che
non sia nulla di complicato da affrontare Emma andremo e risolveremo, non c’è
bisogno di scaldarsi” – Hook cercò di calmare la tensione.
“Sì meglio che
andiate” – guardò Regina – “Mi dispiace” – la mora restò per lunghi istanti
stordita da quelle parole, davvero era intenzionata a non aiutare il loro
ragazzo?
“È finita” -disse
d’impulso. Regina era consapevole fosse la soluzione migliore, Emma era stata
così scontrosa con lei negli ultimi tempi, sempre arrabbiata per aver mandato
Henry per la sua strada, perché lo voleva con sé, e adesso? Lasciava che si
occupasse del loro ragazzo da sola? Bene…
Regina e Hook
erano andati a recuperare Henry, era certa che ci sarebbero riusciti, allora
perché era così insofferente? Ripensò alle ultime parole che Regina le aveva
rivolto, prima di voltarsi e sparire nel portale. Cosa era successo? Emma era
certa che non era quello che si aspettava dalla relazione con Regina, forse la
odiava di nuovo per averla tenuta lontano dal suo ragazzo? Era irritata del
fatto che non avesse trovato il coraggio di una nuova avventura, da affrontare
come Salvatrice, dopo tanti anni? La sua inquietudine però era lì vigile a
ricordarle che non fosse la Salvatrice solo della Foresta Incantata ma anche
della donna che adesso aveva lasciato andare da sola a salvare il loro ragazzo.
Quando Emma si decise ad attraversare quel portale, non appena oltrepassò
quella linea, si ritrovò in quella che doveva essere la Foresta Magica e
qualcosa che non si aspettava si parò davanti ai suoi occhi: una maledizione
oscura!
Capitolo
breve di passaggio, solo per immergervi in quello che sarà il
prossimo! No spoiler, spero però che possa piacervi! Alla
prossima xoxo
|
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Capitolo 14 *** Time ***
14Time
14
Riaprì gli occhi
e si alzò di scatto a sedere. Giaceva in un letto tra lenzuola che profumavano
di pulito, sentiva in lontananza lo scrosciare dell’acqua, si guardò intorno e
vide alcune foto sui mobili.
“Tesoro oh sei
sveglia” – l’uomo era avvolto solo con un asciugamano in vita, mostrando il suo
petto muscoloso – “Laila, ehi” – si avvicinò a lei abbracciandola dolcemente
–“Stai bene?”
“Si Robin sto
bene” – rispose la donna bionda abbracciando suo marito.
A Seattle tutti
erano convinti di trascorrere una vita normale, chi guidava un taxi per
mantenersi, chi andava a prendere sua figlia al balletto, prima di attaccare il
turno con lo street food, chi era in procinto di acquistare un intero quartiere
e chi distrattamente lucidava i bicchieri nel suo locale.
“Roni a che
pensi? Sei così fra le nuvole” – disse la donna guardando la sua socia in
affari.
“Non ho dormito
molto stanotte, Kelly tutto qui” – rispose.
“L’incubo
ricorrente?” – chiese poggiandosi al bancone.
“Sì” – rispose
anche se non aveva mai detto all’altra in cosa consistesse.
“Dovresti farti
prescrivere qualcosa per dormire meglio” – sorrise – “O smettere di bere, Roni”
– disse levandole il bicchiere anche troppo lucidato dalle mani.
“Lasciami vivere
la mia vita” – rispose brusca.
“Se questo lo
chiami vivere” – la guardò.
“Andiamo a
ballare stasera, dai un po’ di baldoria ho bisogno di non pensare a nulla” –
disse la mora.
“Tu non pensi
mai a nulla” – la guardò – “Non posso devo aiutare mia figlia”
Roni alla fine
rinunciò all’uscita, restando al locale, e fu allora che la serata prese una
piega interessante. Una donna bionda entrò nel suo pub e si sedette al bancone
senza troppe cerimonie.
“Qualcosa di
forte” – disse quasi accasciandosi sul piano.
“Brutta
giornata?” – chiese versandole dello scotch.
“Hai presente
quando ti svegli e ti pare che nulla sia come te lo ricordavi?” – chiese
alzando lo sguardo su di lei.
“Potrei averlo
provato” – annuì.
Dopo qualche
bicchiere la donna bionda aveva cominciato a parlare con la barista come se la
conoscesse da tempo, Roni era abituata ad interagire con i suoi clienti, ma
quella donna aveva un qualcosa di famigliare.
“Sei davvero
molto bella” – disse ad un tratto, e la mora rimase a fissarla per qualche
minuto. Mai nessuna donna le aveva fatto un complimento, almeno che ricordasse.
Poi la bionda portò una mano sulla sua, e una serie di scosse le attraversarono
con quel contatto, e fu tutto così veloce, da non potersi fermare. Roni la spinse
su uno dei divanetti del locale ormai deserto, e si fiondò sull’altra donna,
baciandola. La bionda accolse talmente bene quell’intraprendenza che aprì le
gambe per accogliere il bacino della donna sopra di lei.
“Non so neanche il tuo nome” – sorrisi la mora
staccandosi appena.
“Laila” – disse
l’altra guardandola negli occhi e stringendola dalle spalle verso di lei.
“Roni” – disse
prendendole il viso tra le mani e si calò per un bacio calmo, diverso dal
precedente. La bionda sotto di lei, approfondì senza problemi il bacio,
rendendolo più vivace e una sensazione piacevole invase il basso ventre della
barista. Si spogliarono dei loro abiti e prima che se ne potessero rendere
conto, si stavano donando piacere a vicenda. Roni era seduta al divanetto e
Laila le era a cavalcioni sulle gambe, un braccio intorno alle sue spalle
mentre l’altra mano muoveva le dita tra le cosce della donna sotto di lei.
“Non ti fermare”
– ansimò la mora sulle sue labbra.
“Non farlo
neanche tu” – inarcò appena la schiena, quando sentì ormai il piacere iniziare
ad invaderla.
Si rivestirono
poco dopo e Roni abbassò il viso su Laila.
“E questo?” –
disse sollevandole il braccio.
“E’ un dente di
leone” – disse l’altra toccandosi il tatuaggio.
“Intendevo
questo” – disse prendendole la mano per poi abbandonarla.
“Si beh sono
sposata” – la guardò come se fosse normale.
“Non voglio
guai, va non voglio che qualcuno venga a spaccarmi il locale”
Laila prese la
sua giacca rossa e uscì dalla porta.
Si risvegliò, la
faccia schiacciata sul cuscino e un mal di testa atroce. Si mise a sedere e si
guardò intorno spaesata, doveva aver bevuto anche quella sera dopo il lavoro.
“Sei in ritardo,
di nuovo” – disse la donna vedendola entrare nel locale.
“Kelly non
strillare, sono qui adesso” – disse andando dietro al bancone.
“Dovresti
smetterla di bere, signorina” – la minacciò con il dito – “O ti toglieranno la
licenza”
“Oh ma andiamo”
Quando il locale
è pieno, Laila si diverte a gironzolare tra i tavoli, per scambiare qualche
chiacchiera con i clienti abituali. Quella sera però i suoi occhi incontrano la
figura di una donna mora, indossa una camicetta di raso blu navy, giocherella
con un bicchiere vuoto.
“Basta chiedere
per riempirlo” – disse avvicinandosi e prendendolo dalle sue mani. Quando la
donna privata del bicchiere alza il viso verso di lei, la donna si perde ad
osservare la cicatrice che contorna il suo labbro superiore e notò i suoi occhi
lucidi – “Sta bene?” – chiese un attimo preoccupata.
“Si può
riempirmelo?” – disse senza sollevare il viso dal tavolo.
“Certo, torno
subito” – Laila si allontanò ma con la coda dell’occhio continuò a guardare la
donna dalla quale si era appena allontanata.
“Non importunare
le clienti Laila, per favore” – disse Kelly notando il suo guardo.
“Veramente non
la stavo importunando, vorrei capire perché sembra che abbia pianto” – disse
alla collega.
“Eccoci qui” –
disse posando il bicchiere sul tavolo e dei fazzolettini.
“Si vede così
tanto?” – alzò lo sguardo sul suo viso.
“Non tanto, ma
dovresti togliere un po’ di mascara” – sorrise – “Noi baristi siamo come gli
psicologi, se vuoi parlare sono lì dietro il bancone” – si allontanò.
“Pronta a
raccontarmi la tua storia?” – Laila sorrise, certa che le avrebbe detto il suo
nome.
“Roni” – disse
mentre si sedeva al bancone, porgendole la mano, che la bionda strinse. Un
tocco che durò dei minuti interminabili – “Che c’è?
“Nulla solo” –
allontanò la mano la mano.
“Solo che?” –
chiese la mora.
“Hai un aria
famigliare tutto qui” – sorrise.
“Abbordi sempre
così?” – ridacchiò.
“Cosa? Io no non
ti sto abbordando” – alzò gli occhi al cielo – “Ti lascio godere il tuo scotch”
“Credo che possa
bastare non credi?” – Laila si avvicinò di nuovo alla donna, togliendole il bicchiere.
Di tutta risposta l’altra l’afferrò per i bordi della giacca e se la portò vicina.
La bionda chiuse gli occhi a quel contatto così ravvicinato e le portò una mano
sul viso in automatico.
“Ti importa
davvero qualcosa, o vuoi solo portarmi a letto?” – chiese.
“Mi preoccupo
sempre per i miei clienti speciali” – sorrise.
“Sono un cliente
speciale?” – sorrise ad occhi chiusi.
“Oh sì molto
speciale” – disse premendo le labbra contro le sue e poco dopo erano
avvinghiate nel locale ormai chiuso. Lo fecero letteralmente sul pavimento,
senza alcuna remora. Subito dopo aver finito, Laila si accorse della fede al
suo anulare e chiuse gli occhi affranta.
“Dobbiamo
smetterla Laila, davvero” – disse provando a staccarsi ma senza successo dalla
donna che le si era avvinghiata addosso, non appena avevano varcato la soglia
di casa.
“Oh sta zitta
Roni” – disse catturando le sue labbra in un bacio focoso.
“Ti ho mai detto
quanto amo questa camicetta?” – sorrise. La bionda le sfilò la casacca e si
fermò a sfiorare i suoi seni e poi toccò lo spazio tra essi.
“E questo quando
l’hai fatto?” – chiese passando i polpastrelli sullo spazio tra i seni, guardando
quel tatuaggio.
“Una mattina,
dopo averlo sognato la notte prima” – disse sorridendo e godendosi i tocchi
delle dita dell’altra. Sentirono scattare la serratura e si guardarono
spaesate.
“Tesoro sono a
casa, prendo il borsone e vado” – disse in lontananza.
“Certo Rogers” –
la mora pregò con una mano sulla bocca della bionda e con gli occhi di non
fiatare.
“Adesso basta” –
era il grido sofferto che uscì dalle labbra di Laila quando riaprì gli occhi
ancora una volta.
“Aye, che
succede? Stai male?” – chiese l’uomo uscendo dal bagno.
“Malissimo” –
disse guardandolo e scostando le coperte.
“Non cercarmi
Killian, per favore” – disse rivestendosi di un lupetto nero e un paio di
jeans.
“Cosa significa,
Laila, dove vai? E quasi notte” – disse prendendola per un braccio,
preoccupato.
“Non attacca, so
che non è questo il mio posto” – disse divincolandosi.
Adesso Laila
sapeva cosa volesse in realtà, tutti quei risvegli, tutti quei segnali, quegli
indizi, la riportavano sempre ad una persona Roni. Perché quella donna
continuava ad entrarle nei pensieri? Sotto la pelle, nelle viscere? Chi era in
realtà Roni? Era furiosa con sé stessa, credeva di star impazzendo, credeva che
non ce l’avrebbe fatta a sopportare ancora altri di quei risvegli. Chi diamine
le stava facendo quello, e poi cosa significavano tutte quelle immagini, nei
suoi sogni? Lei con una donna uguale a Roni, ma con un vestito che sembrava
uscito per Halloween? O immagini di lei, colorito cadaverico, abbigliamento
attillato in pelle nera e sempre una donna somigliante a Roni, in atteggiamenti
molto intimi? Voleva solo dimenticare tutto quello, voleva non doversi
risvegliare ancora una volta e rivivere una vita che non fosse sua. Avrebbe
bevuto, e sperando che il mattino seguente non ricordasse più nulla neanche il
suo nome.
Nonostante
l’alcool, sapeva che Roni doveva aver significato qualcosa nella sua vita
passata, non riusciva a scordarsi di lei, nei 7 mesi passati a fare le amanti,
più e più volte avevano detto che avrebbero smesso, ma non ci erano mai
riuscite, finché Laila non le aveva chiesto di lasciare Robin per stare
finalmente con lei. La donna sosteneva di amarlo, nonostante sapeva non le
desse quello di cui aveva bisogno.
“Che ci fai qui?”
– disse la mora sedendosi al bancone.
“Tu cosa ci fai
qui, Roni” – la guardò con lo sguardo assente.
“Laila, avevi
detto che non ci saresti ricascata” - la guardò rammaricata.
“Non importa
quanto io provi a ricacciare l’idea di noi due assieme, Roni! Io ti penso
sempre, ti desidero, non riesco a stare lontana da te” – la guardò – “Non so
perché ma io ho bisogno di te come l’aria” – la fissò e la mora poté solo
abbracciarla da dietro, in modo dolce e poggiare la fronte alla sua testa.
“Ti amo Laila,
ma non rinuncerò al mio matrimonio” – disse allontanandosi.
“Ti amo anche
io” – disse chiudendo gli occhi e riapertili si ritrovò in una foresta.
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“Benvenuta, ti
ricordi di me?” – disse la donna dai capelli biondi boccoloni.
“Dove sono?”
-chiese stordita.
“Sei nella
Foresta Incantata, Emma” – disse guardandola.
“Mi hai
scambiata per qualcun'altra” – disse alzando il passo per allontanarsi.
“Oh no sei tu,
prova a pensarci, da dove vieni?” – chiese.
“Da Seattle”
“Sai dove sei
nata?” – chiese.
“I miei genitori
mi hanno abbandonata in fasce, non lasciando niente tranne una copertina”
“Ricordi il nome
che era cucito su?”
“Laila ovvio”
“Ti sbagli” –
fece apparire la copertina mostrandogliela.
“Come hai
fatto?” – disse strabuzzando gli occhi.
“È magia Emma” –
sorrise dandole la copertina tra le mani e la donna ebbe un impatto di immagini
che sfilarono davanti ai suoi occhi. Quella che pensava essere una semplice
donna apparsa nella sua vita dal nulla era la donna che aveva odiato e amato,
dal primo giorno che l’aveva vista.
“Regina” – disse
guardando la donna davanti a sé – “Campanellino”
“Bentornata
Salvatrice” – sorrise.
“Il bacio del
vero amore?” – disse sapendo di aver rovinato tutto ed essere arrivata tardi.
“Sì ma lei dovrà
sapere chi sei, devi restituirle gli indizi” – disse - “Ammettere cosa davvero
vuoi con lei”
“Il lieto fine”
– rispose.
“Devi essere
definitiva questa volta, come dice la profezia” – disse.
“La profezia
diceva che incontrerai una persona con un particolare tatuaggio che ti salverà
dall’oscurità e ti concederà di amare ancora”
“Ma ogni amore
che si rispetti, ha un lieto fine” – Emma non capiva cosa significasse – “In
cuor tuo sai cosa vuoi davvero da Regina” – la bionda chiuse gli occhi e
riapparì nel bar accanto a lei, la sua regina.
“Sposami” –
disse voltandosi di scatto verso di lei.
“Sei impazzita?”
– Roni la guardò confusa.
“Lo so che è
quello che vuoi anche tu” – disse prendendo le sue mani.
“Laila, non dire
sciocchezze, sono già sposata”
“Non è il tuo
lieto fine, però! Io lo sono, lo sono sempre stata” – disse mostrandole il
tatuaggio del dente di leone – “Pensaci perché tutte quelle cose che ci
ricordavano e ci legavano?”
“Non so di cosa
tu sia parlando” -la guardò allarmata.
“Regina, i tatuaggi,
la camicetta blu, la tua fissa per le mele, la mia macchina gialla, ti prego
dimmi che te lo ricordi: Henry nostro figlio”
“Sei
completamente ubriaca” – disse scattando in piedi giù dallo sgabello.
“Regina,
chiamami con il mio nome” – la guardò – “Guardami e dimmi come mi chiamo” –
disse afferrandole le mani e poggiando la fronte sulla sua, ma Roni le afferrò
i polsi e rimase come scottata, per qualche secondo spalancò gli occhi.
“Em-ma?”
“Sì, amore mio,
e se avessi fatto prima questo passo non avrei minato tutto quello che stavo
per perdere” – disse guardandola e inginocchiandosi fece apparire una
scatoletta di velluto rosso – “Regina Mills, vuoi diventare mia moglie?
La donna rimase
interdetta per qualche momento, poi annuì solamente, era frastornata, idee
confuse, ma il cuore leggero. La bionda l’afferrò dal bavero della giacca e
premette le labbra sulle sue. E come Emma sapeva sarebbe successo, si sprigionò
una forza d’impatto e furono trasportate lontane da quel locale, nella Foresta
Magica.
“Pensavo non
saresti più tornata da me” – disse Regina guardandola quando si riaprirono i
suoi occhi.
“Tornerò sempre
da te Maestà” – sorrise abbracciandola teneramente.
“Ci hai salvati
di nuovo” – disse una voce alle spalle di Emma.
“Henry?” – disse
guardandolo e andandogli incontro – “Sei un uomo ormai”
“E tu nonna
mamma” – disse abbracciandola.
“Cosa?” – Emma si
staccò, vide una donna e una piccola bambina.
“Qui scorreva
più velocemente il tempo” – disse Regina prendendo la piccola per mano e
portandola dalla bionda – “Lucy ti presento nonna Emma” – sorrise.
“Ho sentito
tanto parlare di te, Emma Swan” – sorrise la bambina.
“Credo che avrò
bisogno di uno shot” – sorrise.
“Non credo tu
possa, Love” – disse Killian arrivando poco dopo e le disse di guardarsi.
“Dal bacio del
vero amore e dal desiderio insito nei cuori di entrambe si genererà vita nuova”
– disse Henry.
“Il nostro nuovo
inizio, Regina”
“Si Emma” –
disse abbracciandola e tenendo la mano sul suo addome.
“Ti amo” –
pronunciarono insieme quelle parole e si guardarono in quel modo tutto loro.
Okay
forse mi piace troppo scrivere cose strane, però ammettetelo che
è stato bello leggerlo! L'idea del loop temporale è
venuto alla mia alfa Nahil Cassidy, grazie socia mi hai fatto sentire
Nora West-Allen! XD Vi aspetto all'Epilogo! Alla prossima xoxo
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Capitolo 15 *** Second Chance ***
15SecondChance
Epilogo
Quando
Emma dette alla luce la piccola Hope, Regina forse per la prima volta
si fece prendere dall’emozione e svenne in sala parto. La mora
mise in conto che da quel giorno in poi sarebbe stata oggetto dei
risolini della bionda per diverso tempo, ma non ne fece una tragedia.
Regina
assieme alla sua Salvatrice avevano sventato ancora una volta una
maledizione oscura. Un’idea della mora portò inoltre a
riunire tutti i reami a Storybrooke dove tutto era iniziato, dove la
Regina aveva ripreso ad amare.
“Credete verrà?” – chiese Emma guardando i suoi genitori.
“Certo che verrà” – sorrise Snow- “Ho mandato i due Henry a prenderla”
“Mamma ma è braccare questo” -Emma si meravigliò di sua madre.
“Non sarebbe mai scappata” – rise David guardando Neal al suo fianco.
“Ma adesso come la devo chiamare Regina?” – chiese un attimo spaesato.
“Arriva” – disse Zelena raggiungendoli e sistemandosi dietro di loro, accanto a Robin.
Regina
percorse la navata nell’abito che aveva scelto e guardò
emozionata Emma nel suo abito bianco. Era bellissima, ma ancor di
più i suoi occhi che facevano trasparire sempre quanto amore
provasse nei confronti dell’altra. La Salvatrice offrì la
mano alla sua futura sposa e l’aiutò a salire i pochi
scalini del baldacchino.
“Guardati” – Emma si morse le labbra per non far cadere le lacrime minacciose agli angoli dei suoi occhi.
“Grazie” – sorrise Regina tenendo ancora stretta la sua mano.
“Se
siete pronte altezze” – disse il cerimoniere –
“Potete fare le vostre promesse” - Emma lasciò
iniziare l’altra.
“Per anzianità” – la bionda ridacchiò appena e la mora si appuntò di punirla per quello.
“Emma
Swan, questo nome è stato la mia spina nel fianco per tanto da
quando sei arrivata a Storybrooke. Inaspettatamente però quando
ho iniziato a conoscerti, ho capito che quella spina me l’ero
meritata, perché ero legata a te. Si sa in amore un po’
bisogna soffrire e noi ne abbiamo affrontate tante di sfide in questi
anni, insieme o separate, siamo sempre tornate una dall’altra
amore mio” – sorrise ormai con gli occhi pieni di lacrime
– “Quindi Emma, io prometto di continuare ad essere la
donna che continuerà a farsi salvare da te”
“Regina
Mills, ho capito quanto davvero fossi importante per me quando per poco
non ti ho perso, sulla strada principale di Storybrooke. Non sapevo
cosa ci legasse davvero, l’ho scoperto quella notte, ma in cuor
mio ero già legata a te, perché è vero che ci
siamo odiate, per chi fosse davvero la madre di nostro figlio, ma
abbiamo trovato il terzo modo. Ed è lì in braccio ad
Henry che ci guarda, provando a capire chi sono tutte queste persone,
sono la nostra famiglia. Sappi Hope” – Emma sorrise
guardando la piccola che le rivolse lo sguardo, sentendosi chiamare.
Regina le fece un cennò con la mano per salutarla dolcemente, la
piccola sgambettò tra le braccia dell’adulto Henry –
“Che mai abbastanza ringrazierò il tuo fratellone per
avermi trovata e riportata nel posto dal quale provengo, e di avermi
fatto incontrare vostra madre Regina. Prometto di continuare a salvarti
sempre, finché ci sarà concesso” – disse
stringendole le mani.
“Per
i poteri conferitemi, vi dichiaro legate per sempre” –
disse muovendo una corda dorata tra le loro mani – “Potete
baciarvi”
Emma
rimase stupida che fu Regina a prendere l’iniziativa e baciarla
con trasporto, lei che non aveva mai amato le effusioni in pubblico.
“Sono
davvero contento per voi” – disse il loro Henry ormai
adulto, abbracciando le sue mamme – “Siete così
belle”
“Ehi
non te le coccolare troppo” – disse Neal abbracciando prima
Regina, che gli lasciò un bacio tra i capelli e poi sua sorella
Emma.
“Anche
tu sei cresciuto fratellino” – Emma lo tenne per qualche
momento stretto e Regina gli accarezzò i capelli.
“Mi fa ancora così strano” – sorrise Snow abbracciando la sua matrigna.
“A
me non più siamo una famiglia allargata” – sorrise
David, baciando sulle guance sia Regina sia Emma – “Sia
chiaro che voglio ballare con entrambe”
“David
qui non abbiamo finito” – disse tirandolo verso il
baldacchino – “Un attimo di attenzione” –
guardò Regina ed estrasse una corona da uno scrigno –
“Venite” – sorrise, quello era il loro regalo di
matrimonio, per le due donne. Regina non staccò la mano da
quella di Emma, mentre venivano proclamate Regina Buona e Principessa
Salvatrice, di tutti i Reami Uniti.
“Posso
avere l’onore di ballare con la Regina?” – disse
Robin prendendo la mano di Regina appoggiata sulla spalla di Emma, la
bionda fece una piccola riverenza e si allontanò.
“Robin, è così bello vederti” – sorrise.
“Mi hai visto ad intervalli, durante il sortilegio no?” – ridacchiò.
“Beh sì, ma non ho ricordi nitidi, meglio non credi?” -chiese.
“Non
vuoi pensare di aver tradito Emma lo capisco” – sorrise
– “Sono felicissimo per voi! Ve lo meritate” –
le fece fare una giravolta e la riconsegnò a sua moglie.
“Ciao mia Regina” -sorrise Emma una volta tra le pareti della loro camera da letto.
“Principessa” – sorrise baciandola dolcemente.
“Sia
chiaro se mi chiami ancora Swan non mi dispiace, con gli appellativi
credo di sentirmi vecchia” -la guardò.
“Non infierire Swan” – disse accigliata.
“Perdoni la mia insolenza Maestà” – disse guardandola.
“Possiamo solo recuperare il tempo perduto amore mio?” – sorrise guardandola.
“Non
è del tutto perduto, io ti sentivo sempre mia anche se eri
Roni” - la baciò – “Credi che potrei chiedere
un regalino di matrimonio?”
“Tipo?” -chiese
“Tipo
con i capelli ricci sei molto sexy, e i foulard ti danno un tocco da
cattiva ragazza” - disse abbracciandola sensualmente.
“Tu
sei una cattiva ragazza” – disse muovendo il polso e i suoi
capelli furono ricci ed Emma era la sua Salvatrice in jeans e giubbetto
rosso. La spinse sul letto e la baciò con trasporto.
“Il tatuaggio” – disse Emma passandoci le dita su, sentendo il tratto appena rialzato.
“L’ho
fatto per tenerti con me, anche se non eri con me” – disse
intrecciando le loro mani e rivolgendole uno sguardo pieno
d’amore.
“Adesso sarò con te sempre” – baciò la sua mano sinistra.
Regina
seppe in quel momento, che stava vivendo la notte più bella, da
quando aveva saputo di amare Emma Swan, il suo lieto fine, nuovo
inizio, seconda possibilità.
The End
Stavo
dimenticando di lasciare le note d'autrice. Spero davvero che questa
storia vi sia piaciuta, io amo scrivere SwanQueen, mi piacciono troppo
assieme. E mi sono commossa scrivendo questo epilogo, sono molto
sentimentale, sarà l'età. In ogni caso ringrazio tutti
quelli che hanno letto, preferito e/o seguito anche se in silenzio
questa storia! Un abbraccio virtuale alla mia alfa, sempre pronta a
riportarmi sulla retta via, quando mi perdo! Alla prossima xoxo
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