Sound of silence

di GiulsOakenshield
(/viewuser.php?uid=989835)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo

PROLOGO


Anna leggeva interessata il nuovo libro che suor Jude le aveva regalato per il suo diciannovesimo compleanno mentre se ne stava seduta sotto l'ombra di un grande faggio vicino allo stagno ,ogni tanto si girava verso lo specchio d'acqua per osservare il guizzo di qualche pesciolino rosso. Il gracchiare delle rane e dei rospi le faceva da sottofondo musicale mentre gli eroi della storia combattevo con forza e coraggio nella sua testa,menavano fendenti , tagliavano teste, colpivano dritti al petto i loro nemici sconfiggendo il male che essi avevano portato nelle belle terre che un tempo erano serene.
Uno scoiattolo sceso dall'albero le si posò sulla spalla e osservò attentamente mentre l'umana sfogliava velocemente le pagine, mangiandosi una alla volta ogni riga che l'autore aveva scritto. Immaginava di poter far parte di quelle avventure, quelle che i personaggi di quelle storie così avvincenti vivevano : sconfiggere draghi, salvare fanciulle in pericolo, uccidere maghi cattivi che stregavano le menti di sovrani, rendendoli ciechi davanti alle condizioni misere dei loro popoli.

Anna era così concentrata sul libro che non si accorse dell'arrivo della sua suora preferita che si mise a osservarla con un'espressione amorevole in volto.
Suor Jude era una bella donna, non si riusciva bene a capire quanti anni avesse in realtà poichè ne dimostrava all'incirca cinquanta, ma ripeteva sempre ad Anna e a chiunque glielo chiedesse, di averne molti di più. Il tipico vestito nero delle suore rendeva la sua figura ancora più minuta di quanto non lo fosse e il velo celava quelli che una volta erano lunghi capelli biondi e che con il tempo erano divenuti grigi con qualche sfumatura bianca qua e là.  Era stata lei a trovare la ragazza diciotto anni prima all'interno di un confessionale ai piedi della statua di Maria. Per fortuna quella sera aveva deciso di andare a pregare nella casa del Signore, chiedendogli misericordia per la vecchia superiora affinchè potesse superare la notte e non morire nonostante la sua veneranda età.
Si era appena avvicinata alla statua della Madonna e aveva fatto per accendere un cero, quando all'improvviso aveva sentito delle urla acute provenire dal confessionale posto accanto alla statua; si era voltata e aprendolo vi aveva trovato al suo interno un infante avvolto nelle coperte che aveva poi portato in convento e cresciuto come fosse sua figlia.
Ogni anno, il giorno del suo compleanno, Anna chiedeva a suor Jude di raccontarle del loro primo incontro e lei le narrava sempre questa storia. Avevano chiamato la bambina Anna, che significa "dono", in quanto era stato un vero e proprio dono per tutte le suore. Questo almeno era quello che avevano pensato in un primo momento. Negli anni, infatti, Anna si era dimostrata un vero e proprio uragano, si arrampicava sugli alberi quando doveva fare il bagno, faceva i capricci per la sua statura, piangeva quando suor Madeleine le tagliava i capelli e tutte le volte che vedeva suor Agnes o Padre Alan scappava via urlando che erano dei mostri.
Ovviamente con il passare del tempo era maturata; quando doveva fare il bagno andava nella sua stanza a lavarsi senza bisogno di correre sugli alberi e aveva fatto un patto con suor Madeleine : avrebbe mangiato tutte le verdure se lei le avesse tagliato i capelli solo di pochi centimetri. L'unica cosa che non era cambiata era il suo terrore per suor Agnes e Padre Alan, non scappava urlando che erano dei mostri, ma se li avvistava si rinchiudeva in camera o correva allo stagno,era come se vedesse in loro un male nascosto agli occhi degli altri.

Suor Jude pose fine ai suoi pensieri sulla ragazza e le si avvicinò sfiorandole i capelli con la mano sottile.
- Anna, è quasi ora di cena..dovresti già esserti lavata e pettinata, oggi festeggiamo il tuo compleanno- la suora si sedette accanto alla giovane e spiò a che punto del libro era arrivata.
- Jude, ho quasi finito, dammi solo un minuto e termino  questo capitolo..- girò la pagina per l'ennesima volta con in volto un'espressione emozionata per l'evolversi della storia.
- Se ti do un altro minuto tu finisci il libro intero! Sei incorreggibile Anna, te l'ho regalato solo stamattina! - la suora cercava di trattenere il sorriso mentre fingeva di sgridare la sua bambina che ormai era diventata adulta.
- Un secondo..- girò l'ultima pagina e rimase di sasso quando si accorse che era l'ultima.
- Ma come..finisce così ?! Loro muoiono e..e basta?- Anna si lasciava spesso coinvolgere dai personaggi dei libri, più che altro per lei era l'unico modo di evadere dalla monotonia del convento : alzati, prega, lavora, prega, mangia, studia, prega, lavora, mangia, prega, studia, prega e dormi. Arrivava sempre a fine giornata che pregava perchè qualche guerriero forte e impavido spuntasse da una roccia o che un drago uscisse dalla grotta della Madonna nel giardino del convento, ma questo purtroppo non era mai accaduto.
-Anna, questa sera a cena ci sarà Padre Alan, comportati bene..- la suora cercò di ammonire la ragazza sapendo delle sue reazioni alla vista dell'uomo.

Anna spalancò gli occhi che si riempirono di paura.
- Suor Jude, te ne prego..tutto ma non Padre Alan! E' cattivo!!- chiuse il libro di scatto e incrociò le gambe.
- Non preoccuparti, non lo vedrai nemmeno, cenerà e se ne tornerà nel suo dormitorio. La tua festa sarà indimenticabile e passerai una bella serata - disse, accarezzando i capelli della sua protetta.

Ma Anna sapeva che quella non sarebbe stata per niente una bella serata, la presenza del prete l'avrebbe terrorizzata così tanto che lo stomaco le si sarebbe chiuso e in ogni caso, passare il suo diciannovesimo compleanno in un convento con delle suore non era proprio quello che si sarebbe potuto definire "passare una bella serata". Lei avrebbe tanto voluto che il bel principe dagli occhi azzurri del libro appena finito uccidesse quell'orrido drago di un prete e la portasse nel suo palazzo, facendole vivere mille avventure come nel libro.
Questo però, dovette ammettere, non si sarebbe mai e poi mai potuto realizzare. Le sue giornate sarebbero trascorse come di consueto in modo noioso e monotono, sarebbe andata a York e lì avrebbe preso i voti per poi tornare nel convento e vivere la sua vita nella monotonia come le altre suore.
Lei credeva in Dio, pregava spesso, partecipava alle messe di tutti i giorni e concordava con il messaggio di Gesù, ma non avrebbe mai potuto sopportare di vivere una vita intera in quel convento. Ciò che veniva predicato era corretto e ne era consapevole, ma a volte l'avidità insita nell'animo umano e i beni materiali a cui l'umanità era stata abituata finivano per corrompere anche le anime più pure, portandole a peccare.

Anna voleva evadere da quella vita, lo voleva davvero, ma sapeva che i suoi sogni di avventura non sarebbero mai divenuti realtà.
..forse..
****

La cena era iniziata come di consueto con una preghiera per ringraziare, dopodichè le suore si erano tutte accomodate. Suor Johanne aveva cucinato tutto il pomeriggio e la bontà che ci metteva nel preparare da mangiare rendeva i suoi piatti ancora più squisiti. Anna mangiò di gusto quello che si trovò davanti e conversò con le suore più giovani con cui era solita sedersi durante i pasti. Tutto stava procedendo in tranquillità e serenità come promesso da suor Jude quel pomeriggio, quasi non si ricordava più che presto sarebbe arrivato Padre Alan.
Quando il prete entrò le chiacchere delle più anziane si fermarono,mentre le giovani continuarono non rendendosi conto di chi aveva fatto il suo ingresso, finchè con un colpo di tosse proveniente dalla figura che stava alla destra del prete anche le giovani smisero di dialogare. Anna non aveva ancora notato i due nuovi arrivati, ma il suo sangue si gelò e senza nemmeno voltarsi capì di chi si trattava. Tutta la serenità e la felicità di qualche minuto prima erano scomparse, quasi come se fossero state lì solo per un saluto e poi fossero fuggite alla vista dei due, la stessa fuga che avrebbe attuato Anna se non fosse stato per la maturità che doveva dimostrare di aver raggiunto.
Si voltò lentamente e incrociò il solito sguardo austero e privo di qualsiasi emozione di suor Agnes che le fece chiudere lo stomaco seduta stante. I suoi occhi continuarono a indagare dietro le suore più anziane fino ad arriare a Padre Alan che la osservava come si osservano i colpevoli di omicidio.
Questi erano gli sguardi che i due rivolgevano sempre ad Anna ogni volta che andavano al convento. Loro provenivano da York e quando andavano nei conventi di periferia pensavano sempre di dover essere serviti come re e regina.

Anna iniziò a sudare freddo, si portò una mano alla fronte per asciugarsi cercando di non dare troppo nell'occhio. Il prete era molto alto e magro, secco come un chiodo e aveva più anni di tutte le suore presenti messe insieme; vestiva sempre con la sua tunica nera e si aspettava che ognuno inchinasse il capo al suo passaggio, proprio come un sovrano. La sua fedele suor Agnes era di poco più bassa di lui, anche lei molto magra e con un rosario di legno che teneva sempre in mano e che usava come monito per chiunque osasse contraddirla. Anna ricordava ancora la punizione che le era stata data dopo che le aveva urlato addosso "mostro" quando aveva cinque anni, portava i segni di quella trasgressione sul palmo della sua mano, che tartassava ogni volta che incontrava lo sguardo della suora, temendo un'altra punizione simile.

I due nuovi arrivati si sedettero uno a capotavola e una al suo fianco, dando con un cenno il permesso di continuare a mangiare agli altri commensali. Anna continuava a sentirsi male, non riusciva a smettere di sudare e una fitta al palmo della mano la costrinse a chiudere gli occhi, errore fatale che la portò ad avere una serie di visioni nelle quali la suora cattiva e il prete si trasformavano in strane creature putride e puzzoleti, con denti auminati e giallognoli e lunghi capelli scuri pieni di fango. Un lampo di fuoco, un occhio senza palpebre, ancora fuoco che sembrava bruciarla davvero. Quando riaprì gli occhi si ritrovò per terra in preda alle convulsioni, con suor Jude che cercava di tenerla ferma trattenendola da dietro.
- Suor Christine, suor Clarisse! Portate subito Anna in camera sua, ora!- la ragazza non aveva mai visto la suora così preoccupata e così imperativa nel dare ordini. Le due suore aiutarono Anna ad alzarsi e la condussero nelle sue stanze, la misero a letto e la coprirono per tenerla al caldo.
Fuori la tempesta infuriava, la calda giornata di sole di quel pomeriggio aveva lasciato il posto a un diluvio pieno di fulmini e tuoni, il vento sembrava voler sradicare gli alberi del giardino. Le suore correvano ovunque per la stanza di Anna con bende bagnate da appoggiarle sulla fronte, la sua vista si stava offuscando come se qualcuno le avesse posto un velo davanti alla faccia. Le visioni orribili di prima ricominciarono, le due orride creature la stavano inseguendo circondate dal fuoco, un enorme figura alle loro spalle si librò nel cielo, un drago rosso che sputava fuoco su una città in fiamme. Ora Anna poteva vederla con chiarezza, gente che veniva carbonizzata dal fuoco che bruciava tutto ciò che trovava sul suo percorso. Lei correva verso una meta indefinita, doveva lasciare al più presto quel posto, non sarebbe più potuta tornare, mai più.
Riaprì gli occhi e le suore erano sparite, il vento faceva sbattere i rami degli alberi contro la finestra della sua camera, il buio interrotto da qualche fulmine la stava terrorizzando. Sentiva ancora le urla delle persone che bruciavano nelle sue visioni e senza accorgersene si ritrovò a piangere. Non capiva quello che le stava succedendo, si sentiva la testa così pesante che pensò di avere la febbre, doveva essere così, si era presa un'insolazione dopo essere stata tutto il pomeriggio sotto al sole cocente.
Vide una figura entrare nella stanza e cercò di metterla a fuoco sperando di trovare lo sguardo amorevole di suor Jude e invece si ritrovò a osservare gli occhi oscuri e vuoti di suor Agnes che sembravano ancora più profondi e privi di vita. Erano entrambi completamente neri e si ricordò dei racconti che suor Jude le propinava quando era una bambina.
Racconti di mostruose creature con gli occhi compleatamente neri, privi di vita, era così che diventavano gli occhi di un essere vivente prima che il diavolo prendesse possesso dei loro corpi e ne facesse demoni, orchi li chiamava suor Jude.
Suor Agnes si avvicinò rapida al letto, fino a raggiungere la ragazza che cercò di scappare ma non riuscì a muoversi .
- Padrone, finalmente possiamo prendere la ragazza! Ha raggiunto l'età necessaria! Dobbiamo portarla dall'Oscuro, lui la vuole!- la voce della donna era divenuta più roca e profonda, come se fosse un uomo a parlare.
Il prete, anch'esso con gli stessi occhi della suora, fece capolino nella stanza e veloce come la suora si avvicinò ad Anna, ponendole una mano sulla fronte.
- Tu, guerriera! Hai condannato il nostro signore a una vita di reclusione all'interno di un corpo non suo, maledetta ! Ora lo libererai e lui assorbirà i tuoi poteri, solo così l'Oscurità potrà finalmente tornare e l'Era degli Orchi avrà inizio!- anche lui aveva assunto la stessa voce roca e profonda della suora. Sembravano entrambi posseduti da un demone oscuro.

- No! Nessuno di voi potrà toccarla! NESSUNO! -
"Suor Jude.." pensò Anna più sollevata, notando la luce proveniente dal corridoio.
Ma quella che entrò nella sua stanza non era la suora che l'aveva cresciuta. Il vestito nero delle suore era sparito, al suo posto vi era una lunga veste bianca splendente. In mano teneva come una candela luminosa, Anna non riusì a vedere cosa fosse poichè la luce che emanava era troppo forte per poter vedere l'oggetto.
-Rtornate nell'ombra da cui siete venuti! Ve lo ordino!- la donna procedeva sicura di sè puntando quella luce contro i due demoni che si coprirono gli occhi e indietreggiarono verso la finestra.
- E chi saresti tu per ordinarci ciò, donna ?!- quello che una volta era il prete si stava lentamente trasformando come nella visione di Anna che spalancò gli occhi.
Aveva finalmente ritrovato la forza di muoversi e non aspettò oltre prima di allontanarsi e nascondersi dietro alla donna della luce, che alla domanda del demone trovò un solo modo in cui rispondere.
Si tolse il velo che ancora le copriva i capelli e un'ondata di argentei capelli ricaddero sulla veste bianca, risplendendo anch'essi di luce.
-No! Non è possibile! Come hai fatto a trovare la ragazza?!- il demone/suor Agnes era molto sopresa di vedere quella che evidentemente non era suor Jude, o almeno non più.
- Sono stata io a consigliarle di rifugiarsi in questo mondo e io stessa le consigliai di rinchiudere la sua anima in una creatura appena nata in modo da nascondere a voi servi del male la sua identità..- la donna avanzava sempre di più verso le due figure che ora erano diventati dei veri e propri mostri che emanavano fetore.
- Il nostro padrone troverà il modo di riportarla a sè e di assorbire il suo potere!-
La donna della luce sorrise per la prima volta da quando aveva abbandonato il ruolo di suor Jude.
- No invece..nascose il suo potere in un luogo in cui nessuno di voi potrà mai arrivare, nemmeno il vostro padrone! Voi siete privi di amore, non potrete mai possedere questo potere! E ora andatevene da questo pianeta e tornate nell'esilio in cui siete stati destinati!- la donna spinse l'oggetto di luce contro di loro come se volesse lanciarglielo e i loro corpi svanirono lentamente come due gelati sotto il sole d'estate.
- Mi dispiace rivelarti tutto solo ora, ma era necessario che la tua memoria tornasse da sola, io non potevo intervenire..- la donna sembrava molto affaticata dalla lotta con i due mostri. Si avvicinò al letto e si appoggiò al materasso osservando Anna nella speranza di vedere qualsiasi genere di sentimento.

-Chi..chi saresti tu? Sono forse morta?- Anna non riusciva a capire come fosse potuto succedere proprio a lei, non riusciva a capire come potesse essere vero tutto quello che aveva visto.
- Io sono Lady Galadriel, un tempo mi chiesi aiuto per una faccenda, ma non temere , la memoria con il tempo tornerà- la donna si alzò dal letto e si avvicinò ad Anna che scattò indietro. Quella che si trovava davanti a lei non era la donna che l'aveva cresciuta, lei non poteva fidarsi anche se la sua luce era così luminosa da attirarla a sè.
-So che ora non sai cosa fare, non capisci come la donna che ti ha cresciuta si è appena trsformata in una sconosciuta, come due persone normalissime possano essersi trasformati in esseri mostruosi..ti prometto che capirai, ma ora dobbiamo andare ! Dobbiamo tornare nel nostro mondo, hai una missione da compiere e una memoria da recuperare e mille altre cose- Anna rimase incantata a fissare la donna che si avvicinò a lei sorridendo in modo dolce, la superò e veloce come un gatto percorse il corridoio portando con sè tutta la sua luce. Anna non riuscì a non seguirla e si incamminò nel corridoio nel convento che sembrava deserto. La tempesta era finita e ora nel cielo si stagliava una grande luna la cui luce non poteva fare concorrenza con la luce emessa dalla donna misteriosa.
Uscirono nel giardino del convento e si avvicinarono alla grotta della Madonna. Anna non riusciva a capire come un convento pieno di suore fino a pochi minuti prima in quel momento risultasse così solitario e silenzioso. Si voltò a guardare la struttura e notò che non era più il vecchio convento di pietra freddo che l'aveva accolta in tutti quegli anni, ma era più che altro un ammasso di rovine antiche.
Guardò la donna con un interrogativo stampato in faccia.
- Era tutto un incantesimo piccola mia, uno dei tuoi ultimi in effetti..- la donna si voltò verso la grotta e avvicinò la sua mano luminosa alla roccia bagnata. Anna notò solo allora che portava al dito l'anello di suor Jude, quell'anello che lei aveva spesso voluto in dono per la sua bellezza e lucentezza ma che la suora le aveva probito di toccare in quanto rappresentava il suo voto a Dio. Ora Anna sapeva che quella che si ritrovava davanti non era una suora, quindi quell'anello doveva essere uno strumento magico o qualcosa di simile.
Si stupì di quello che aveva pensato. Fino a qualche ora prima che una semplice orfanella di diciannove anni che sognava di vivere un'avventura piena di magia ed eroi e in quel momento si ritrovava davanti una creatura magica, davvero magica.
Un vortice luminoso si creò davanti alla mano sospesa in aria della donna che si voltò e sorrise incoraggiante ad Anna.
"Coraggio, non ti succederà nulla" Anna sentì la voce della donna nella testa che la riempì di forza e coraggio e la spinse a entrare nel vortice.
E così capì che i sogni non sempre sono impossibili, non sempre sono irrealizzabili.
Basta crederci fermamente, o forse si è semplicemente destinati a vivere determinate vite. Questo pensava Anna mentre viaggiava tra stelle, pianeti, galassie, universi.
E poi una luce l'avvolse completamente. Pensò di essere morta davvero e di trovarsi in Paradiso. Una gioia immensa la circondò e la invase, se era morta e quello era il paradiso, non poteva essere poi così tanto male.
Non poteva sbagliarsi di più.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo I ***


capitolo 1

CAPITOLO I



Anna riusciva a percepire intorno a sé solo la luce che l'aveva avvolta non appena aveva attraversato il portale che la donna misteriosa aveva creato vicino alla grotta della Madonna. Riusciva a ricordarsi che suor Agnes e Padre Alan avevano cercato di catturarla per portarla da un certo "padrone", ricordava poi che si erano trasformati in mostri e che quella che una volta era suor Jude si era trasformata a sua volta in una donna mai vista, che sprigionava luce e che con un oggetto alquanto strano era riuscita a disintegrare quelle orride creature.

Piano piano, la luce che la circondava offuscandole la vista si affievolì e la ragazza inizò a scorgere un paesaggio che le ricordava molto il giardino del convento, tuttavia la vallata che si stagliava davanti ai suoi occhi sembrava infinita e vi erano alcune cascate in lontananza. Rimase distesa a terra sentendo sotto di sé l'erba morbida e sentendosi leggera come mai prima pensò di essere paralizzata a causa di quello strambo viaggio attraverso stelle e pianeti.
Spostò il suo sguardo alla sua sinistra e notò, vicino a sé, la donna che l'aveva portata in quel luogo che stava sorridendo dopodiché si mise a guardare l'orizzonte.
- Puoi alzarti, non ti succederà nulla amica mia..- "amica" pensò Anna.
"Fino a poco fa era talmente avanti con l'età che poteva essere mia madre e ora sembra una ragazzina " cercò di mettersi a sedere e notò con stupore che i suoi movimenti erano diventati molto più veloci e lo sforzo minimo.
- I tuoi poteri stanno tornando e anche le tue caratteristiche da elfo..- Anna spalancò gli occhi.
"Elfo? Poteri?" e si ricordò che i due mostri in cui si erano trasformati la suora e il prete avevano parlato della sua magia che il loro padrone voleva. Non capì come lei potesse esseretanto speciale considerando che era solo una semplice umana. Si alzò in piedi e si ritrovò molto più bassa in confronto alla donna e notò che tutto il suo corpo era più piccolo rispetto a prima.
- Non capisco..come è possibile tutto questo ?- chiese alla donna, non capendo fino in fondo cosa le stesse accadendo.
- So che può sembrarti assurdo, ma non è un sogno e non sei nemmeno morta..- la donna si mise a guardare Anna negli occhi e la stessa tranquillità e sicurezza che le aveva trasmesso prima di entrare nel portale la riempì ancora una volta.
- Tutto quello che hai vissuto fino ad ora era frutto di un incantesimo, fatto da te anni fa per impedire al Male di impossessarsi dei tuoi poteri e dominare sul nostro mondo. Purtroppo era un incantesimo molto complesso e richiedeva un grande prezzo, in particolare la tua memoria, ecco perché non ricordi nulla di questo mondo né dei suoi abitanti.- si avvicinò di più alla ragazza e le mise una mano sulla spalla.
- Ogni cosa verrà spiegata a tempo debito, per ora se non hai altre domande direi che è meglio avviarci a Imladris, prima che qualche orco ci attacchi.- sospinse leggermente Anna verso il bosco e solo allora l'attenzione della giovane fu catturata da un branco di enormi lupi che correvano molto lontano da loro su e giù per le colline.
- Non badare a loro, non ci vedranno e di sicuro non sono interessanti a noi..segui quel sentiero - la donna le indicò una stradina che portava a un ponte sopra a un fiumiciattolo e si inoltrava nel bosco.
- Fidati di me, presto saremo in un luogo sicuro dove potrai cambiarti - solo allora Anna notò che i vestiti che indossava le stavano fin troppo larghi e alzò un sopracciglio facendo notare la cosa alla donna che sorrise.
- Tutto a suo tempo, Eruannie..- pensò che quell'appellativo significasse qualcosa in qualche lingua misteriosa, ma era l'ultimo dei suoi pensieri considerando che non capiva più niente, non sapeva dove si trovava, non sapeva chi fosse quella donna e non si capacitava di come lei, una semplicissima ragazzina di diciannove anni, potesse avere qualsiasi genere di potere.
Camminarono quasi per due ore su quella stradina all'interno del bosco, gli alberi le circodavano e parevano cantare una melodia che risvegliò qualcosa in Anna, oltre a sentirsi più leggera e più agile nei movimenti, si sentì improvvisamente in sintonia con la vegetazione che la circondava, con ogni scoiattolo che correva sui rami degli alberi osservandola incuriosito, con ogni cervo che avvicinandosi la osservava . Tutti gli animali del bosco corsero nel punto in cui lei e la donna misteriosa si trovavano e pensò che fosse un comportamento molto strano per degli animali comuni.
- Stanno salutando la loro principessa-
- Sono anche una principessa ora? - non riusciva a convincersi che quello che la donna le diceva poteva essere vero ed era fin troppo sospettosa.
- Tuo fratello ti spiegherà le tue origini a breve, siamo arrivate.- si fermò davanti a un ponte che conduceva a una piccola piazzola dove ad attenderle vi era un uomo molto alto dai lunghi capelli neri che Anna notò essere molto simili ai suoi.
- Ben tornata a casa, sorellina..-
Si sentì come se fosse tornata a casa dopo tanto tempo e una gioia immensa la pervase nonostante non riusciva a capire come potesse quella essere casa sua.
- Vi lascio soli, dovrai spiegarle alcune cose e raccontarle ciò che si è persa..-
La donna si incamminò all'interno del palazzo lasciando soli i due fratelli.
- Lady Galadriel dice che non ricordi proprio nulla e da quello che mi ha raccontato in questi anni temo che faticherai molto a credere a tutto ciò che ti sta accadendo.- l'uomo si avvicinò e solo allora Anna notò che dai lunghi capelli, tenuti indietro da una tiara argentata che ricadeva sulla fronte, spuntavano due orecchie appuntite. Per curiosità toccò le sue e si sorprese constatando che erano come quelle del re.
- No, non ti ricordi..vieni con me, beviamo un té e poi potremo parlare - l'uomo si scostò leggermente, permettendo ad Anna di ammirare il palazzo del signore di Imladris.

La ragazza fu come attratta da una qualche forza positiva che le fece muovere le gambe su per delle scale. Era come se il suo corpo conoscesse quel posto e le stesse indicando dove andare, come se in quel luogo ci avesse vissuto per secoli e sapesse già dove si trovava la sala dove re Elrond voleva andare.
Salite le scale vi era un lungo corridoio che si apriva su un prato pieno di fiori, dal quale si poteva vedere tutto il bosco da cui Anna e Galadriel erano arrivate.  La ragazza continuò a camminare per il corridoio finché non si fermò davanti  a una porta chiusa che Elrond aprì, rivelando alla ragazza una stanza da cui si sprigionavano odori di erbe aromatiche.
I due entrarono nella sala che conteneva alti scaffali nei quali riposavano libri polverosi  che probabilmente nessuno toccava da molti anni.
Un caminetto acceso scaldava l'ambiente e rendeva il luogo accogliente. Anna si sedette su una poltrona e osservò Elrond che andava a prendere una teiera sospesa sul fuoco del camino. Versò il contenuto in due tazze e ne porse una alla ragazza che fu subito inebriata dall'aroma della bevanda.
- Questo ti rilasserà e ti aiuterà a ricordare..- disse,  invitandola a bere con un gesto della mano.

Mentre Anna beveva  lo strano intruglio sentiva i muscoli rilassarsi e se possibile farsi ancora più leggeri. Osservò re Elrond il quale assunse un'espressione pensierosa, probabilmente non sapendo da che parte iniziare.
- Immagino che tu sia piena di domande riguardo a quello che ti è accaduto nelle ultime ore, dico bene? - chiese sorseggiando la tisana.
- Vorrei sapere chi pensate che io sia e soprattutto cosa significa che ho dei poteri e anche perché dovrei essere vostra sorella,  se non chiedo troppo..- fissò l'elfo dritto negli occhi chiari e si ritrovò a pensare che erano occhi familiari.
- Bene, credo sia il caso di iniziare spiegandoti di chi sei figlia. Durante la guerra con i Noldor nostra madre Elwing si gettò in mare per evitare di consegnargli il silmaril, una delle tre gemme contenente la luce dei due Alberi di Valinor, Telperion e Laurelin. Mio padre,Eärendil, venne informato che la sua amata era morta per proteggere la gemma. In realtà nostra madre fu salvata da un nano di Nogrod. Ulmo, un Vala, Signore dei Mari e degli Oceani, la trasformò in un uccello dal bianco piumaggio, incastonando nel suo petto il silmaril.
Sotto questa forma animale nostra madre riuscì a ricongiungersi con mio padre, in viaggio verso Valinor, la terra dei Valar. Giunsero così al loro cospetto e li pregarono di aiutare la Terra di Mezzo. I Valar dopo aver accolto questa preghiera, concessero a tutti i mezz'elfi della Terra di Mezzo di poter scegliere individualmente se condividere il destino degli elfi o quello degli uomini. Loro scelsero di essere giudicati come elfi e di trattenersi per sempre in Valinor. Quando mia madre partorì una figlia capì che la sua breve storia con il nano aveva dato frutto  ma, non potendoti tenere con sé, decise di mandarti a Imladris dove hai vissuto con me, tuo fratello.- Elrond conlcuse il suo racconto ma Anna sapeva che c'era dell'altro, doveva esserci. Le sue visioni all'interno del convento la ritraevano in un luogo ben diverso da Imladris.
- I tuoi poteri sono dovuti in parte alla tua discendenza elfica e in parte al fatto che sei nata a Valinor, ecco perché sono poteri di cui l'Oscuro vuole entrare in possesso. Sei molto preziosa per Sauron..non si darà pace finché non avrà ottenuto ciò che desidera.-

"Ecco spiegato tutto quanto.." pensò Anna, non potendo più negare che quelle cose, per quanto ne sapeva lei, potevano essere tutte vere.
- Quindi tu sei..- il suono di un corno in lontananza la bloccò attirando l'attenzione dei due mezz'elfi.
- Devo andare, la mia presenza è richiesta altrove. - l'elfo alzandosi si avviò verso l'uscita, ma poco prima di lasciare sola la ragazza si voltò un'ultima volta a osservarla. Ricordava quando leiaveva lanciato quell'incantesimo prima di andarsene nell'illusione che aveva creato, ricordava che aveva nascosto la sua anima all'interno di un neonato lasciando il suo corpo. Sapeva che era stata una cosa saggia e necessaria affinché nessun servo di Sauron potesse percepirla, ma vedere sua sorella, la bambina che lui aveva visto crescere e che aveva addestrato, senza poterla riconoscere davvero gli procurò una grande tristezza.
- Dopo termineremo la nostra conversazione, te lo prometto Eruannie..- le voltò le spalle e se ne andò, lasciandola da sola.


***

Anna era cresciuta in quel posto o almeno questo era quello che le aveva raccontato l'elfo qualche ora prima. Riconosceva di avere una certa sintonia con Imladris e i suoi abitanti. Trovava elfi in ogni angolo che si inchinavano al suo passaggio e la salutavano chiamandola con quello strano soprannome che Galadriel e re Elrond le avevano dato. Pensò che doveva essere una parola elfica che loro usavano per chiamare la sorella del re.
Si avvicinò a una delle tante panchine vicine al ponte che lei e Galadriel avevano attraversato per giungere a Imladris e vi si sedette ammirando estasiata la bellezza di quel luogo.
"Non deve essere stato malaccio vivere in questo posto.." si ritrovò a pensare, mentre faceva oscillare i piedi beandosi del calore che il sole le concedeva.
Si era cambiata di abiti dopo che un elfo femmina le aveva mostrato le sue stanze, aveva optato per un semplice vestito bianco che le cadeva morbito sul corpo. Osservò le maniche che si allargavano a metà braccio facendola sembrare una nobil donna di York.

Stava osservando pensierosa le cascate che vedeva in lontananza quando il suo udito elfico l'avvisò dell'arrivo imminente di una compagnia di 15 personaggi, 13 di media statura, uno molto grande e uno molto piccolo. Si voltò di scatto e vide delle persone attraversare il ponte correndo, in testa vi era un uomo molto alto con una lunga barba bianca, un cappello grigio a punta e un bastone che teneva saldo in mano.
Si alzò e il panico la riempì. Notò che quando si fermarono davanti a lei l'uomo con il bastone la osservò sorpreso.
- Voi chi siete ? Dove si trova re Elrond ?- chiese togliendosi il cappello.
- Ehm..io sono la sorella del re a quanto pare.. mi chiamo Anna, ma qui tutti mi chiamano Eruannie..- rispose la ragazza, pensando che magari quando faceva parte di quel mondo l'uomo era un suo amico.
- Non è possibile..- una voce nel mezzo del gruppo si fece largo, mentre tutti la fissavano increduli. Vide che uno dei 13 di media statura con una lunga barba bianca e corti capelli del medesimo colore si stava per mettere a piangere, commosso dalle sue parole.
- Ho detto qualcosa di sbagliato ?- chiese, pensando che forse quel soprannome fosse un insulto.
- Tu non sei lei..Eruannie ha lasciato queste terre anni fa, è partita per Valinor senza voltarsi indietro e negando a chiunque l'aiuto che chiedevano.- la voce di poco prima si mosse in prima fila rivelando un uomo con dei lunghi capelli adornati da qualche treccina. Ma la cosa che colpì Anna furono i suoi occhi, due pietre ghiacciate incastonate nel mezzo del suo viso sporco di terra e stanco. Due occhi che intrappolarono lo sguardo della ragazza. Un improvviso mal di testa la colpì, si ricordò che era la stessa sensazione provata la sera prima alla vista della suora e del prete. Dovette chiudere gli occhi per il dolore che provava e cadde a terra picchiando le ginocchia sul freddo pavimento di pietra.

Aprì gli occhi ma davanti a sé non vi erano più i 15 uomini, vi erano solo quegli occhi glaciali.
-Allora? - chiese la stessa voce roca di prima.
- Allora cosa ? - era lei che parlava, ma non sapeva perchè stava dicendo quelle cose. Le parole uscivano senza che lei le pensasse e pianificasse le sue mosse.
L'uomo prese la sua piccola mano nella sua grande e callosa a causa degli allenamenti con la spada.
- Allora vuoi sposarmi, Eruannie..sei mezzo elfo ma l'udito mi sembra quello di un vecchio- gli occhi glaciali di prima trasmettevano felicità e non timore come quelli che aveva visto prima di chiudere gli occhi.
- Thorin, ne abbiamo già parlato..la tua famiglia non approverebbe mai..- la ragazza fissò lo sguardo su Esgaroth, la città di uomini ai piedi della Montagna Solitaria.
- Non mi interessa cosa pensano, sono pronto a scappare insieme a te purché il nostro futuro sia legato per sempre..- sorrise sotto la barba piena di treccine, che la ragazza si mise ad accarezzare.
- E sia allora..- l'uomo la tirò a sé e avvicinò i loro visi, le loro labbra erano a un soffio le une dalle altre. Poi un boato, un lungo ruggito e un vento che fece spezzare gli alberi.
Si bloccarono e si fissarono terrorizzati.
- Il drago..- sussurrò Thorin, la paura aveva preso il posto dell'amore nei suoi occhi. Il fuoco li avvolse e Anna si ritrovò ancora una volta inseguita da quell'occhio senza palpebre che la terrorizzò a morte. Il caldo cocente la circondava e un improvvisa morsa le impedì di muoversi facendole chiudere gli occhi per il dolore.

Quando riaprì gli occhi si ritrovò immobile sul pavimento, con l'uomo vestito di grigio che le teneva una mano sulla fronte. Alzò lo sguardo alla ricerca di quegli occhi di ghiaccio e una volta trovati qualcosa si accese in lei ed era sicura di aver vissuto davvero quello che aveva visto in quella visione. Molti anni prima lei era fidanzata con quel Thorin, sapeva solo questo ma ne era certa.

- Thorin..tu sei Thorin..- sussurrò prima di perdere completamente le forze e svenire.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo II ***


capitolo 2

CAPITOLO II

- Fratello, è giunta questa lettera da Bosco Atro! - una giovane dai lunghi capelli corvini corse verso il re di Imladris sventolando davanti a sé un foglio con inciso lo stemma del reame di re Thranduil.
- Dice che i nani di Erebor hanno trovato una pietra preziosissima nelle profondità della Montagna Solitaria, una certa Arkengemma..che cos'è ?- la ragazza si mise a rileggere la lettera nella speranza di trovare qualche informazione in più sulla pietra.

Il volto di sire Elrond si fece dubbioso e un poco preoccupato.
- E' il cuore della montagna, Eruannie. E' una pietra molto preziosa, ma mi chiedo se..- si alzò di scatto dallo scranno posto accanto al fuoco che scoppiettava e scaldava la stanza.
Mosse pochi passi impercettibili verso uno scaffale pieno di libri e ne afferrò uno iniziando a sfogliarlo.
- Come temevo...su quella gemma vi è una maledizione. Chiunque dovesse entrarne in possesso ne verrà talmente tanto ossessionato da impazzire e bramare qualunque tesoro. - passò alla sorella il libro indicando il paragrafo dove se ne parlava.
- La malattia del Drago..quindi è così ? I nani dovranno subire questa sorte? - la giovane principessa di Imladris si incupì. Da quando il fratello le aveva rivelato le sue vere origini si era molto interessata alla razza Nanica e se ne era per così dire affezionata.
- No. Solo chi ne entra in contatto per un periodo di tempo molto prolungato e immagino che il Re Thror non aspetterà molto a dichiararsi unico degno possessore della gemma. Eruannie, dobbiamo agire prima che la malattia corrompa l'animo del re sotto la Montagna- il re si avvicinò rapido alla sorella e le mise le mani sulle sue piccole spalle.

Era cresciuta molto in quegli anni passati a Imladris, aveva ricevuto i migliori insegnamenti da Glorfindel, era divenuta una delle migliori combattenti presenti sulla Terra di Mezzo e grazie alla magia presente in lei sarebbe potuta diventare imbattibile.
"Un'arma potentissima nel caso ritorni l'Oscurità" pensò il re, sapendo, nel profondo del suo cuore, che finché l'Unico non fosse stato gettato nel Monte Fato, l'ombra di Sauron sarebbe stata in agguato aspettando il momento giusto per tornare ad attaccare.
- Eruannie, devo chiederti una cosa di grande importanza, sto per assegnarti la tua prima missione che dovrai affrontare da sola. - il volto del sovrano si fece molto serio mentre analizzava le due pozze di acqua cristallina che erano gli occhi della sorella.
- Oh si fratellone ! Te ne prego, sono pronta!!- era da anni che la giovane principessa di Imladris attendeva di poter affrontare una missione senza la continua comparsa del suo maestro che le spiegava cosa stava sbagliando.
- La mia speranza è che con questa missione tu possa maturare e lasciarti alle spalle questo tuo atteggiamento infantile, ma temo che il miscuglio di sangue nanico ed elfico abbiano ormai sortito un effetto definitivo. - scherzò re Elrond dandole un buffetto sul braccio.
- Dici così solo perchè tu sei sempre così serioso e non riesci a divertirti come faccio io..- lo canzonò lei con uno sguardo divertito.
- Eruannie, ubriacarsi con i miei figli tutte le sere non è divertirsi, è mancarmi di rispetto per l'ospitalità che ti offro da quelli che ormai sono secoli..- voltò le spalle alla sorella per versare del té in due tazze.
- Domani mattina all'alba partirai alla volta di Erebor, ti fermerai da re Thranduil per portare una lettera in risposta alla sua, Elladan ed Elrohir ti scorteranno fino a Bosco Atro, dopodiché proseguirai da sola. - le disse porgendole la bevanda.
- Non dovresti incontrare pericoli durante il viaggio, ma partirai comunque ben armata, non voglio che qualche brigante ti colga di sorpresa.- le sue parole iniziavano a essere poco comprensibili, come se ci fosse una cupola di vetro tra la ragazza e il fratello.
- Non ti deluderò, farò ciò che mi hai ordinato e terrò d'occhio il re..- adesso anche la sua voce iniziava ad essere ovattata.
- Che i Valar ti proteggano!- il re baciò sulla fronte la sorella e poi tutto si fece sempre più offuscato fino a divenire nero agli occhi di Eruannie.

Anna si svegliò di soprassalto in quello che capì essere il suo letto, la finestra lasciava entrare la luce del giorno a illuminarle il viso. Pensò che tutto quello che le stava capitando fosse completamente assurdo, ma ogni volta che una visione la colpiva, qualche cassetto della sua memoria si apriva e la rendeva certa che ciò che vedeva fosse accaduto veramente molti anni prima, come se una forza a lei sconosciuta cercasse di riemergere dopo anni.
Furono quelle poche certezze che nutriva dentro di sé che la spinsero ad andare da quel Thorin che aveva visto in una delle sue percezioni, voleva capire che cosa ci fosse tra lei e l'uomo e sperava che l'incontro avrebbe causato  qualche altra allucinazione. Aveva dentro di sé come una voragine che ad ogni visione veniva colmata e contemporaneamente la trasformava. Da quando era giunta in quella terra tutto era cambiato, in primo luogo la sua statura : la sua altezza non superava il metro e sessanta e i suoi capelli erano molto più lunghi e lisci.

"Non capisco però come la me del passato sia così totalmente diversa da come sono io in realtà.." pensò giocherellando nervosamente con i suoi capelli mentre aspettava che l'uomo uscisse da quella che le avevano detto essere la sua stanza.
- Desiderate qualcosa, mia signora ?- chiese una voce alle sue spalle.
Quando si voltò si ritrovò davanti il nano con la barba e i capelli color della neve che prima che svenisse si stava commuovendo alla sua vista.
- Oh, Eruannie..- sussurrò semplicemente lui, assumendo un'aria malinconica.
- Salve! Perdonatemi ma non ricordo il vostro nome..- probabilmente anche lui faceva parte della sua vita prima dell'incantesimo, ma questo Anna non poteva saperlo.
- Balin, al vostro servizio..in realtà noi ci conosciamo da molti anni, anche se avevate un aspetto molto diverso quando ve ne andaste..- una lacrima sfuggì al nano che si avvicinò alla ragazza e le prese le mani tra le sue, più grosse e rugose.
- Posso chiedervi cosa è cambiato, mastro nano?- chiese lei sorridendogli gentilmente. Balin riusciva stranamente a infonderle una tranquillità che aveva provato solo con suor Jude o, come la chiamavano in quel posto, Lady Galadriel.
- Beh, i capelli decisamente..ora sono castano ramato, una volta erano corvini e gli occhi, ora sono verdi..ma se ci si mette d'impegno e ci si sofferma su di essi riesco ancora a scorgere la piccola Eruannie che arrivò a Erebor in sella a un fedele puledro e che..-
- Balin! Cosa fai ?!- una voce dietro di loro fece bloccare le parole del vecchio nano che si voltò per guardare il suo signore.
- Thorin..stavo venendo a chiamarti, Gandalf e sire Elrond richiedono la nostra presenza per la lettura della mappa.-
- Molto bene allora, andiamo..- il nano, fiero e altezzoso come sempre, si avviò verso il corridoio aspettandosi che l'amico fidato lo seguisse, ma quello non si mosse.
- Credo che Eruannie voglia parlarti, Thorin..- spiegò dopo che il nano gli ebbe rivolto un'occhiata di rimprovero.
- Non ho nulla di cui parlare con questa straniera, soprattutto non capisco come possa ricordarvi lei..non ha nulla a che vedere con quella donna, ci ha traditi, abbandonati e poi ha avuto ciò che si meritava..una morte orrenda e atroce per mano di un orco..- il re sotto la montagna diede le spalle ai due.
- ..se non sbaglio eri presente anche tu quando il re di queste terre ce lo comunicò, mi chiedo dunque cosa ti spinga a pensare che ora, a distanza di anni, lo stesso che ci diede la triste notizia possa affermare che in realtà non è morta ma è qui..e ora basta con le sciocchezze..- questa volta Balin si allontanò insieme all'amico, rivolgendo un'ultima occhiata alla ragazza, un'occhiata che voleva dire "perdonalo".

Anna era ormai rassegnata all'idea che il nano non le avrebbe più rivolto la parola poichè aveva capito che lui non credeva al racconto di re Elrond.
E lei ? Lei poteva davvero dire di essere convinta di ciò che l'elfo le aveva detto?
Certo, dentro di lei aveva la certezza che le visioni fossero degli avvenimenti accaduti davvero in un tempo passato, ma era davvero lei quella delle visioni? Anche Balin le aveva confessato che era completamente diversa da Eruannie, la fanciulla di cui tutti parlavano. Ma allora perché dentro di lei vi era questo mutamento costante, che la trasformava piano piano in qualcosa che non era Anna, ma che la ragazza sapeva essere parte di lei? Quando aveva rivisto il vecchio nano fuori dalla stanza di Thorin le era venuto l'impulso di abbracciarlo e anche quando aveva visto il re aveva avuto la stessa tentazione, la voglia di un bacio come quello nella sua visione. Ma di baci Anna non ne sapeva nulla, anche se da quello che aveva visto, Eruannie sembrava quasi un'esperta.
Cosa le stava accadendo? Stava completamente mutando e questo la spaventava, ma la rendeva anche molto curiosa di vedere come sarebbe evoluta la sua storia.

Stava ormai camminando da qualche minuto verso una meta non definita, quando si trovò davanti a una fontanella dove due giovani nani si divertivano a fumare dalla loro pipa in compagnia di un omino con grossi piedi pelosi.
Incuriosita Anna si avvicinò ai tre pensando di non essere vista.

- Salve !- esclamò quello a piedi nudi, facendola sussultare.
- Ehm, salve..- rispose lei, rossa di vergogna per essere stata scoperta a spiarli.
- Puoi unirti a noi se vuoi..- le propose quello con i capelli mori, prima di tornare ad aspirare dalla sua pipa.
Anna, facendosi coraggio, andò a sedersi accanto all'omino che, notando lo sguardo che la giovane rivolgeva ai suoi piedi, ridacchiò.
- Sono uno hobbit! Mai visto uno prima d'ora?- la ragazza sorrise e distolse lo sguardo.
- In realtà no..e prima di ieri non avevo nemmeno mai visto un elfo, un nano né tanto meno un orco..- dentro di lei sentì che la compagnia con i tre avrebbe giovato al suo umore, incupito dopo il rifiuto di Thorin di parlare.
- Hai visto un orco?!- esclamarono i due nani sorpresi, smettendo di fumare per un attimo.
- Si, padre Alan e suor Agnes si sono trasformati in due esseri mostruosi che volevano uccidermi, credo..- spiegò lei, notando nei due nani una vena di emozione nel sentir parlare di orchi.
- E vi siete battuta contro di loro ? -
- Kili, non tartassarla di domande, non la conosciamo nemmeno!- lo ammonì il biondo,accennando un inchino verso Anna.
- Io sono Fili a proposito, e lui è il mio fratellino Kili, al vostro servizio..- la ragazza si ritrovò a sorridere dal buffo modo di fare dei ragazzi.
- E io sono Bilbo Baggins, lady..?-
- Anna, solo Anna..anche se qui mi chiamano Eruannie..- si presentò lei.

- Ma voi siete LEI, quindi! - esclamarono i due fratelli, lanciandosi occhiate curiose.
- A quanto pare sì..ma non mi ricordo nulla di quella che dicono essere la mia vita precedente, mi spiace non potervi raccontare nulla di emozionante.- il suo volto si rattristì un poco, in fondo non sapere nulla del suo passato la rendeva poco interessante agli occhi di tutti.
- Nulla di emozionante?! Ma noi sappiamo tutto di voi!!- Kili sembrò molto più eccitato in quel momento di quanto era parso mentre parlava di orchi.
- Allora potrete illuminarmi e raccontarmi voi qualcosa, riguardo al mio passato..-
- Anche io sono molto curioso..- asserì lo hobbit, mettendosi comodo in attesa di un racconto.
- Beh, nostro zio Thorin quando eravamo piccoli ci raccontava sempre questa favola che parlava di una guerriera potentissima, nata da un nano e un elfo femmina e che grazie a questa unione aveva dei poteri da far invidia a Sauron stesso..- iniziò Kili, fermandosi per aspirare del fumo dalla pipa.
" E così questi sono i nipoti di Thorin.." pensò Anna, immaginandosi come sarebbe potuto essere se Eruannie non avesse compiuto l'incantesimo anni prima e che forse lei e Thorin avrebbero potuto anche avere dei figli. Lui le aveva chiesto di sposarlo, secondo la visione che aveva avuto.

- Eruannie visse in mezzo agli elfi di Gran Burrone, per poi essere mandata da suo fratello Elrond in aiuto di Thorin a Erebor. Thror aveva iniziato infatti a maturare una strana malattia dovuta all'Arkengemma, la pietra del re sotto la montagna..- continuò Fili, fermandosi giusto per riprendere fiato, tanto era il trasporto con cui raccontava quella storia.
- In poco tempo la donna entrò a far parte della sua famiglia e conquistò la fiducia di tutti, riuscendo a far breccia nel cuore di nostro zio; questa parte ovviamente ce l'ha raccontata nostra madre..- i fratelli scoppiarono a ridere, e si diedero il cinque, probabilmente entusiasti di aver carpito quell'informazione riguardo a Thorin.

- ..gli anni passavano a Erebor e la magia di Eruannie crebbe a tal punto da riuscire a iniziare a guarire il cuore malato del re, ma quando ce l'aveva quasi fatta, ecco che il drago Smaug giunse a Erebor portando fuoco e morte con sé..fu così che il popolo di Durin fu costretto ad abbandonare la Montagna Solitaria e cercare di riconquistare Moria, caduta nelle mani degli orchi tempo addietro. Fu lì che Eruannie dimostrò la sua più grande arma: poteva far ricorso all'evocazione di alcune creature in grado di distruggere l'esercito degli orchi, questo richiedeva però l'uso di molte forze fisiche che le fecero perdere i sensi, impedendo a Thorin di combattere al meglio di sé, troppo preoccupato per le sorti della sua amata. Il re Thror morì, decapitato da Azog il Profanatore, al quale Thorin mozzò un braccio e costrinse così l'orda degli orchi a ritirarsi. Venuto a conoscenza del potere immenso dell'amata, le chiese di usarlo per riconquistare Erebor e sconfiggere il drago, ma lei rifiutò e la notte stessa, senza dire nulla allo zio, fuggì per tornare dai suoi parenti elfi.
Da quel giorno non si ebbero più notizie di lei, il popolo di Durin fu costretto a lavorare e Thorin stesso dovette sottomettersi alla razza degli Uomini, senza mai dimenticare, senza mai perdonare..- il racconto di Kili si interruppe quando notò una figura che li stava ascoltando da molto.

- E poi? Cosa ne è stato di Eruannie?- chiese curioso lo hobbit, sporgendosi di più verso il nano, nella speranza che potesse concludere la storia.
- Nel ritorno verso casa è stata aggredita da un branco di orchi che l'hanno uccisa, suo fratello re Elrond venne a trovarmi un giorno per comunicarmi l'accaduto, ma poco me ne importò considerato il suo tradimento..- la conclusione che diede Thorin, spuntato improvvisamente alle loro spalle,fece gelare il sangue nelle vene di Anna.
" Adesso capisco perché la odia così tanto..perché MI odia così tanto.." si ritrovò addolorata per come aveva agito, pensò che se le fosse successo in quel momento non avrebbe esitato ad aiutarlo. Dentro di sé sentiva che quello che aveva provato nella visione della proposta di matrimonio era vero, Eruannie amava Thorin con tutta l'anima, ma Anna? Anna sentiva che qualcosa di mai provato si stava muovendo dentro di lei, ma non era sicura di quello che poteva essere.

- E ora lasciateci soli..- sentenziò Thorin, aspettando sui gradini che i nipoti e lo hobbit lo lasciassero in compagnia della mezz'elfa.
Quando tutti se ne furono andati si avvicinò alla giovane e la fissò negli occhi, rimanendo in silenzio per minuti.
- Hai sentito la storia di quello che dovrebbe essere il tuo passato, o almeno una parte..- il nano non staccò gli occhi da quelli di Anna, che si ritrovò a pensare che era abbastanza alto per essere un nano.
- Mi dispiace di aver agito così in passato, davvero. Ma quando ti ho visto per la prima volta ho avuto uno scorcio di quello che è stato il nostro passato, Thorin..- lui sussultò quando Anna pronunciò il suo nome, con la stessa voce che aveva Lei.

Come poteva essere la stessa donna che un tempo aveva amato? Come poteva essere la stessa che un tempo aveva stretto tra le sue braccia e con cui aveva passato le sue notti, la SUA Eruannie che sapeva tenergli testa?
Davanti a lui c'era solo una ragazzina che non aveva visto nulla di quel mondo al di fuori della sua bolla di cristallo e anche se in quegli occhi, così diversi da quelli della sua amata, riusciva a vederla, lui non voleva crederci. Non poteva essere lei.

- Non voglio mai più rivederti, non devi avvicinarti a me o alla mia compagnia, intesi ? Non so cosa ne sarà di te né lo voglio sapere, ma se sei proprio chi dicono tu sia, non voglio che causi ancora del male al mio popolo, hai già fatto abbastanza..- e detto questo voltò le spalle alla ragazza e se ne andò, lasciandola lì a bocca aperta mentre guardava incantata la schiena dell'uomo che si allontanava.

***

Quando rientrò nella sua stanza, Anna trovò sul letto un abito elfico molto bello e un fantastica vasca piena di acqua fumante che aspettava solo lei.
Si spogliò velocemente e tremando per il freddo si fiondò all'interno della tinozza, lasciando che il caldo le sciogliesse i muscoli e che l'acqua le bagnasse i capelli.
Prese fiato e si immerse lasciando che tutto il suo corpo fosse avvolto dal liquido bollente. Nonostante fosse sott'acqua riusciva a sentire lo scrosciare del Bruinen, grazie al suo recente udito elfico, acquisito arrivando in quella terra.
Un'improvvisa sensazione di malessere la invase, sapeva che cosa significava, ormai aveva imparato a riconoscere l'arrivo di una visione. Cercò di uscire dall'acqua ma sentì come una forza spingerla contro il fondo della vasca, impedendole di tornare in superficie. I polmoni iniziarono a bruciare, chiedendo ossigeno. La vista le si annebbiò e non capiva se era per la visione imminente o perché stava affogando.
Mentre si dimenava nel tentativo di riemergere qualcosa l'afferrò per il polso e lei ancora più impaurita si dimenò con più forza. Sentiva il buio farsi strada nella sua mente e vi si abbandonò.

Quando riaprì gli occhi non era più nella vasca della sua stanza ma si trovava nelle acque illuminate di uno stagno, immerso nella vegetazione.
- Non è saggio farsi il bagno nel mezzo della foresta di Bosco Atro, mia Signora..- la voce di uomo la fece sfrecciare fuori dall'acqua, dove si coprì immediatamente con un telo che aveva lasciato lì fuori. Non appena vide lo spione arrosì prepotentemente.
- Legolas, non si addice a un principe spiare una donna mentre si fa il bagno..- lo rimproverò Eruannie, mentre si strizzava i lunghi capelli corvini.
- Potreste voltarvi?- chiese osservando lo sguardo divertito dell'elfo.
- Perdonatemi, principessa , ma mio padre voleva informarvi che la vostra barca per raggiungere Erebor è pronta..se me lo permetterete vorrei accompagnarvi fino alla Montagna e assicurarmi che i Nani vi trattino con riguardo..- il principe di Bosco Atro fu molto sorpreso dal sentirsi sfiorare una delle due spalle dalla mano della ragazza.
Era strano per lui, un elfo molto attento e ben preparato, non riuscire a sentire gli spostamenti della ragazza.
- Se proprio insistete, sarà un piacere avere un pò di compagnia durante il viaggio..per quanto riguarda l'ospitalità dei nani sono sicura che mi accoglieranno nel migliore dei modi..di sicuro non si metteranno a spiarmi mentre mi lavo!- lo rimproverò divertita.
Si ricordava di quando da piccoli giocavano tra quegli alberi.
- Legolas, ti ricordi quando mi hai fatto cadere da quell'albero?- chiese d'un tratto lei, indicando un faggio davanti a loro.
- Finalmente, Eruannie..pensavo non mi avresti più trattato come un tuo amico, è da quando sei arrivata che ti comporti come se volessi mantenere le distanze, usi addirittura un tono formale per parlarmi..- l'elfo si rilassò molto non appena vide un sorriso comparire sul volto dell'amica.
- Ti chiedo perdono, Mellon nin, ma mio fratello mi ha detto di essere il più formale possibile sia con voi che con i nani e di non farmi coinvolgere sentimentalmente. - il principe di Bosco Atro scoppiò a ridere, non poteva credere che la sua amica potesse non farsi coinvolgere in qualcosa, sapeva che non sarebbe riuscita in questo.

I due amici raggiunsero la barca adagiata sulle rive del fiume e vi salirono a bordo prendendo un remo a testa e allontanandosi sul letto del fiume.
Eruannie iniziò a sentire i polmoni bruciare, come se non respirasse da tempo. La vista le si annebbiò e cadde nell'oscurità.
- Maledizione , ragazza! Svegliati!- la voce roca e burbera di un uomo fu la prima cosa che sentì quando tornò alla realtà. Un altro cassetto della sua memoria si era aperto e un altro personaggio, questa volta della sua infanzia, aveva riempito la voragine dei ricordi.

Anna sapeva che voleva bene a quel Legolas, anche se non sapeva chi fosse.
- Ah finalmente..- sospirò con voce più tranquilla quello che la ragazza riconobbe essere Thorin.
Il nano stava inginocchiato accanto a lei che, rendendosi conto di essere nuda, scattò velocemente in direzione del telo. Quello non era un ricordo, era la realtà ed essere vista nuda dal re dei nani non era proprio il massimo.
- Se sei veramente Eruannie, allora ho già visto tutto..- il nano si rialzò in piedi e guardò fisso la giovane che per la vergogna aveva assunto un colorito rossastro in volto.
- E potresti almeno ringraziare, ti ho salvato la vita, mezz'elfa!- ringhiò poi notando che la fanciulla non si degnava di proferire parola.
- G..grazie, Thorin..- e a quelle parole, il re si voltò e se ne andò, lasciandola sola nella stanza e piena di domande.
" Che diavolo ci faceva nella mia camera?!" pensò Anna, prima di rendersi conto che doveva essere già molto tardi e doveva sbrigarsi per il banchetto di quella sera.


Angolino Autrice :
Salve, approfitto di un piccolo spazietto per ringraziare Quimelle Underwood e ThorinOakenshield che hanno recensito i capitoli precedenti, spero vi sia piaciuto anche questo! E ringrazio anche voi lettori silenziosi :**
Un bacio a tutti e alla prossima!!
Giuli

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo III ***


capitolo 4

Capitolo III

Anna afferrò il vestito blu notte adagiato sul suo letto e lo indossò cercando di incrociare correttamente i lacci del corpetto argento. Sistemò qualche piega dell'abito e si ammirò nello specchio che adornava una parete della stanza, meravigliandosi di come quell'abito così elegante le stesse bene. Legò i capelli in una lunga treccia che fermò con un laccio di stoffa blu e cacciò dietro alle orecchie a punta quelle ciocche ribelli che le scendevano sul viso.
Dandosi un'ultima occhiata fece un sospiro e si diresse fuori dalla stanza, attraversando il corridoio e lasciandosi guidare dalla musica leggiadra degli elfi che la condussero al banchetto di quella sera.

Non appena entrò nella sala notò che i nani e Bilbo occupavano un tavolo tutto per loro, mentre sire Elrond, Thorin e un uomo che parve ad Anna come un mendicante, sedevano a un altro tavolo  parlando di alcune spade trovate in una grotta di Troll.

Anna vide i due fratelli, Fili e Kili, farle segno di sedersi insieme a loro, così si diresse verso i nipoti del re sotto la montagna notando con una punta di piacere che proprio lui la stava osservando, quasi incantato.
D'altro canto Thorin Scudodiquercia non potè non ammirare la bellezza della giovane che gli passò accanto. Il lungo abito scuro metteva in risalto la sua carnagione chiara e i capelli ramati raccolti in una treccia le incorniciavano alla perfezione il viso, un poco rosso per l'imbarazzo di tutti quegli occhi su di sé. Il re si accorse infatti che gli elfi avevano smesso di suonare, incantati dall'arrivo della ragazza, e notò con fastidio che tutti i presenti si erano imbambolati a osservarla.

Anna mosse pochi passi e raggiunse la Compagnia di Thorin. Egli poco prima le aveva ordinato di non avvicinarsi più ai suoi amici e in quel momento lei aveva avuto paura che potesse aggredirla per questo ma poi, mentre si stava preparando, aveva riflettuto sulle parole del nano decidendo di non dar peso alle sue minacce poiché in quanto principessa di Imladris, aveva il diritto di mangiare con chiunque volesse.
- Eruannie! Il cibo elfico non è il massimo, ma qualcosa di commestibile lo abbiamo trovato! - Kili le fece posto tra lui e suo fratello in modo che la ragazza potesse sedersi con loro.
- Tieni, questa la chiamano insalata.. io la chiamo "Trappola verde per chiunque l'assaggi". Magari a te piace..- Fili le passò una ciotola di legno che ospitava un mucchio di insalata verde scondita.
Anna l'osservò storcendo il naso. Non era mai stata un'amante delle verdure e l'insalata era proprio una di quelle che odiava di più.
- No grazie, Fili.. non c'è della carne ? - chiese con lo stomaco che richiedeva di essere sfamato, ricevendo però un'occhiataccia dagli elfi che stavano servendo loro altre verdure.
- No, temo moriremo di fame! - piagnucolò un nano seduto accanto a loro, con una vocettina infantile.
- Lui è Ori, è il più giovane di tutti e ha una certa passione per scrivere poesie..- il più grande dei fratelli presento i due ridacchiando sulle ultime parole, contagiando anche Kili.
- Ragazzi, smettetela di sbeffeggiare il povero Oin! Lui diverrà il più grande scrittore di tutta la Terra di Mezzo!- intervenne un altro nano seduto davanti ad Anna.
- Sono Bofur, a proposito! Al vostro servizio! - il nano aveva un cappello molto buffo, sotto al quale spuntavano due trecce che si dividevano con una strana piega da una parte all'altra della sua testa.
La ragazza gli sorrise e fece un lieve inchino con la testa nella direzione del nuovo amico.
- Io sono Ann.. Eruannie.- decise che ormai, considerando che tutti lì la chiamavano con quel nome, tanto valeva presentarsi direttamente così.

- Non è vero, tu non ti chiami così. - la voce di Thorin alle loro spalle li fece sussultare.
"Ma può sempre saltare fuori dal nulla senza fare il minimo rumore?!" pensò Anna mentre cercava di ricomporsi.
- Ti avevo detto di stare lontana dalla mia Compagnia, e tu cosa fai? Ci fai amicizia! - ruggì poi lui irritato.
"Se fosse un drago ora starebbe sputando fuoco...no, pessimo accostamento " scoppiò in una sonora risata al pensiero e questo fece infuriare ancora di più Thorin, il cui viso si indurì e divenne rosso di rabbia.
- Come osi..- iniziò, alzando una mano pronto a colpirla per l'affronto di averle disubbidito e avergli addirittura riso in faccia.
Anna si alzò di scatto, come percorsa da una scossa di elettricità, e gli afferrò il braccio prima che potesse giungere al suo viso.
- No, tu come osi, razza di ignobile essere! Fino a prova contraria sei tu l'ospite qui, a casa di mio fratello, quindi vedi di portare un po' di rispetto per la sorella del re. Forse in una vita passata sono stata tanto dolce e accondiscendente da permetterti di trattarmi come volevi, purtroppo non ricordo, ma io non sono quella che conoscesti anni fa. Non mi faccio sottomettere così facilmente da qualcuno, tanto meno da un senza corona come te! - tutta la sala era immersa in un silenzio tombale, nessuno osava muovere un muscolo per paura che Anna esplodesse attaccando chiunque osasse frapporsi tra lei e il nano.
- Non siete nessuno voi, NESSUNO! Per impedirmi di stare con chi voglio e quando voglio! E ora lasciateci tornare alla nostra cena, grazie! - parlò chiaramente, senza distogliere lo sguardo da quello di Thorin che la guardò riflettendo sulle sue  parole.
Senza dire nulla si voltò e se ne andò dalla stanza lasciando tutti a bocca aperta.

- Per la barba di Durin! Nessuno era mai riuscito a tenere testa a Thorin Scudodiquercia, figliola! - Balin, il nano con il volto nostalgico e la lunga barba bianca si stupì molto dell'accaduto, affiancando Anna.
- Per un momento ho pensato che scatenassi tutta la tua magia come quella volta nella sala del trono! - il vecchio nano sembrava in procinto di iniziare un racconto, così la ragazza si riaccomodò al suo posto in attesa che un altro stralcio della sua vita passata le venisse raccontato.
Ormai aveva capito che l'unico modo per ricordarsi chi era e riuscire ad aiutare suo fratello contro l'Oscurità erano le visioni o i racconti di altri e lei preferiva di gran lunga questi ultimi.
Balin prese una sedia dietro di sé, mentre gli altri nani e il signor Baggins si posizionarono a cerchio intorno ai due, trepidanti.

- Ebbene, accedde che un giorno, quando Eruannie e Thorin erano già molto intimi, che lei colta da un'improvvisa ondata di gelosia fece gelare tutta la sala del trono. Letteralmente! - il nano sorseggiò della birra elfica contenuta in un boccale di legno.
- Il principe di Erebor era il nano più avvenente, riusciva a stregare i cuori di tutte le giovani che si offrivano di fare qualsiasi cosa per lui. Fu così che un pomeriggio egli chiese a una di loro, ora non rammento il nome, di portargli la pietra più preziosa che fosse riuscita a trovare. Thorin voleva infatti che fosse una donna a sceglierlo in quanto la pietra era un regalo per una donna e lui non sapeva quale potesse essere la più adatta. Quando la ragazza tornò con il diamante lo mostrò al principe, che al colmo della felicità abbracciò la donna che fraintese quel gesto e baciò il caro vecchio Thorin. Nessuno dei due sapeva però che a osservarli vi era l'occhio vigile di Eruannie che saltò subito addosso alla giovane e le intimò di andarsene. Si voltò poi verso l'amato, molto ferita per quello a cui aveva appena assistito, e iniziò a inveire contro di lui, che tentò di spiegarsi. La rabbia di lei era talmente forte che con i suoi poteri gelò tutta la sala del trono.- Anna scoppiò a ridere pensando alla scena e sentendo dentro di sé come un richiamo di quella vita passata. Sapeva che il racconto del nano era sincero, lo sentiva come sentiva che tutto quello che vedeva nelle sue allucinazioni era accaduto realmente.

- Alla fine Thorin si scusò per l'accaduto confessandole che il dono era per lei. Eruannie lo abbracciò e con tutto l'amore che provava in quel momento riuscì a scongelare la sala.- i presenti risero divertiti, mentre Anna era molto pensierosa.
Si chiedeva come aveva potuto amare un uomo così sospettoso e scontroso fino al punto di esserne gelosa.

La cena terminò e tutti si dispersero tra i prati verdi di Imladris. Anna si mise su una panca a osservare le stelle, era sempre stata affascinata da quegli astri e si domandava cosa ci facessero lassù. Si sentiva come loro, immersa in una moltitudine di persone che dicevano di conoscerla ma che lei non riconosceva. Provava sentimenti contrastanti, sentiva che i racconti e le visioni erano veri, parlavano di fatti accaduti realmente tempo prima, ma dall'altra parte lei aveva vissuto una vita più che reale e tutte quelle cose non avevano mai fatto parte di lei.

Dunque qual era la realtà ? A chi doveva dare ascolto, al cuore che le diceva di fidarsi di quelle persone, o alla testa, che le diceva che era tutto falso? Quale delle due era una bugia?

***

Il freddo pungente l'avvolse, sentiva la punta del naso gelata e se lo massaggiò per riattivare la circolazione. Le stelle e la luna le illuminavano il viso candido e si ritrovò a pensare che l'immortalità del cielo era molto simile alla sua. Secoli dopo secoli entrambi avevano visto il succedersi dei regnanti, osservato le guerre che una dopo l'altra avevano afflitto la Terra di Mezzo e assaporato l'odio che si era diffuso ed esteso fino ad autoannientarsi. Qualcuno le appoggiò una pelliccia sulle spalle nel tentativo di scaldarla e le accarezzò la schiena con un gesto fraterno.

Ci erano voluti degli anni per guadagnarsi la fiducia di quel guerriero, come per ottenere quella di Thorin, ma Dwalin, sotto a una corazza di pugnali e armi di ogni genere, aveva un cuore pronto a donare fino all'ultima moneta pur di proteggere chi amava.

Eruannie sorrise all'amico che si accomodò accanto a lei.
- Non sei costretta a fare la guardia, non fai parte dell'esercito - non lo disse per schernirla, come avrebbe fatto anni prima quando era appena arrivata, ma pronunciò quelle parole perché era in pensiero per l'amica. Aveva paura che potesse ammalarsi con quel freddo, soprattutto se si ostinava ad andare in giro di inverno con quelle tuniche elfiche.

- Non importa Dwalin, davvero! Mi fa sentire d'aiuto in qualche modo, invece che una semplice spina nel fianco.- appoggiò la testa sulla spalla del nano, mangiandosi le ultime parole in uno sbadiglio.

- Lo diverrai se non riposi, Eruannie! Sono giorni ormai che non parli con Thorin, non vi fa bene- la giovane era felice nel sentire che l'amico si preoccupava per l'amore del principe, ma proprio non riusciva a sopportarlo in quei giorni. Nella mente dell'amato vi era posto solo per la riconquista di Erebor e nient'altro.
Nessuna carezza le era stata rivolta dopo l'attacco del drago, nessun sorriso, nessun bacio...
Eppure Eruannie sapeva che da qualche parte lei era ancora presente nel cuore di Thorin, solo non voleva essere lei la prima ad abbassare lo scudo di indifferenza che aveva colto i due.

- Ann,dovete risolvere questa cosa! Sono stanco di saltare di qua e di là per stare accanto a entrambi! Maledizione siete fidanzati, va da lui e infilati nel suo letto! Vedrai che poi tutto si risolverà, non riesce a vivere bene senza di te. -

Eruannie osservò la luna piena che illuminava il luogo dove si erano fermati per riposare quella notte.
- Dwalin, lo sto perdendo. Lui vuole che io usi il mio potere per sconfiggere il drago ma...non posso, se dovessi farlo sarei costretta a risvegliare ben altro in quella montagna! Non vi ho raccontato tutto della mia fuga, amico mio. - gli occhi le si riempirono di lacrime al ricordo di ciò che aveva dovuto fare per sfuggire alla furia del drago.
Dwalin assunse uno sguardo preoccupato e le diede un buffetto per spingerla a parlare, ad aprirsi almeno con lui.

Eruannie sospirò e si voltò verso l'amico. Era decisa a raccontargli tutto e sperava in cuor suo che il nano non si spaventasse troppo.

- Dopo che Thorin mi chiese di sposarlo arrivò il drago, ricordi ? Arrivò e lui dovette correre a organizzare la difesa, mentre io mi occupavo di mettere al riparo Thror. Mentre ero nella sala del trono Thror non voleva saperne di lasciare la sua stramaledetta Arkengemma, così lanciai un incantesimo per immobilizzarlo e portarlo fuori da quello che ben presto sarebbe diventato un inferno. - la ragazza si fermò un attimo rabbrividendo a quel ricordo che si riappropriava della sua mente , poi riprese -Il drago riuscì ad arrivare alla stanza dove ci trovavamo e io fui costretta a gettare Thror di peso fuori dalla montagna, dopodiché rimasi sola con la bestia, o così pensavo. Mi parlò, Dwalin! Il drago mi parlò! E disse che conosceva il mio nome e il mio potere; che altri sarebbero stati disposti a dare tutto per avermi. Dovette fermarsi ancora una volta per riprendere fiato .

-Fu lì che notai che sulla sua schiena si ergevano tre figure : due orchi al servizio dell'Oscuro e un uomo, un essere circondato da una terribile aura di negatività. Scesero dalla belva che iniziò a sputare fuoco impedendomi di raggiungere qualsiasi uscita, mi intrappolò, Dwalin. Le fiamme mi bruciavano la pelle, ma con un incantesimo riuscii a creare una bolla d'acqua intorno a me, impedendo che le lingue di fuoco mi ferissero. Fu lì che l'uomo parlò. Si presentò come il servo più umile di Sauron, disse che insieme saremmo riusciti a conquistare il mondo, se avessi voluto sottomettermi all'Oscuro. Ovviamente rifiutai, cosa che a quanto pare lui si aspettava. Mi si avviciniò e, appoggiando una mano sulla bolla d'acqua , iniziò ad assorbire tutti i miei poteri, lasciandomi in fin di vita.

Disse che se non avessi accettato sarei morta, che non avrei potuto fare nulla per fermarli e che se anche fossi riuscita a scappare, mi avrebbero ritrovata e si sarebbero appropriati di tutta la mia magia. Avrebbero scatenato la peggiore delle maledizioni su questa terra, rendendo tutti i suoi abitanti degli schiavi. Così feci ricorso alle poche energie che mi erano rimaste e ricordandomi di una vecchia magia estrassi l'anima dell'uomo, facendo bruciare il suo corpo, per poi rinchiuderla all'interno della prima cosa che trovai lì vicino. - la mezz'elfa assunse uno sguardo impaurito, temendo per come il racconto sarebbe proseguito.

- Non mi dirai che...- iniziò Dwalin, in volto la paura per quello che avrebbe potuto dire.

- Era l'unica cosa magica in cui potercela rinchiudere. L'Arkengemma non ha più la malattia del drago che grava su di lei, bensì qualcosa di molto peggiore. Rinchiusi l'anima di quell'essere nell'Arkenpietra e la gettai nelle profondità di Erebor, confidando che nessuno mai sarebbe tornato lì. I due orchi mi inseguirono insieme a Smaug, cercando di catturarmi per far tornare il loro signore, ma trovai un'uscita tra le rovine e corsi più che potevo, con i vestiti bruciacchiati e il corpo dolorante. Vi trovai pochi giorni dopo e riuscii a recuperare un po' dei miei poteri, evocai l'esercito di pietra in modo da sconfiggere gli orchi e salvarci, ma dopo aver visto cosa sono in grado di fare, Thorin mi diede il tormento. - concluse rannicchiandosi nel suo mantello.

- Lui vuole che tu l'aiuti a recuperare il suo regno, Ann! È il tuo promesso, devi aiutarlo! - la ragazza sbuffò esasperata.

- Allora non hai ascoltato, Dwalin! All'interno della Montagna c'è molto di più di un drago che non potrei comunque sconfiggere! C'è il male in persona racchiuso in una pietra! E anche se dovessimo sconfiggere Smaug, a cosa pensi che darà la massima importanza Thorin? Ovviamente allo stramaledetto gioiello! E cosa dovrei fare mentre il Male si impossessa dell'uomo che amo, dimmi ?!- il nano rimase a bocca aperta non sapendo cosa dirle.

- Senza considerare poi che se quell'essere dovesse essere rimesso in libertà mi porterebbe da Sauron e con i miei poteri distruggerebbero tutto quanto, vuoi questo, amico mio?!-non avrebbe dovuto raccontargli nulla, non avrebbe capito e avrebbe raccontato tutto a Thorin.

No, non lo avrebbe permesso.

Si alzò e corse alla sua tenda, ignorando le urla di Dwalin che la implorava di tornare indietro. Si avventò sul suo zaino e ci ficcò dentro tutto ciò che possedeva per poi buttarselo sulle spalle, afferrò l'arco e una faretra piena di frecce. Quando uscì dalla tenda l'amico l'aveva già raggiunta, bloccandole il passaggio.

- Cosa intendi fare? Vuoi lasciarci tutti, non è così ? - Dwalin non aveva mai pianto e non intendeva versare una sola lacrima, non davanti a lei.
- Lasciami passare, non voglio farti del male, Mellon nin. - ma lui non dava segni di volersi scansare.
- Allora forza, uccidimi! Perché io non ti lascerò andar via, si può trovare una soluzione a tutto, Ann!!- l'afferrò per le spalle e la scosse leggermente.
- No, se dovessero trovarmi mi userebbero come arma di distruzione, devo sparire dalla faccia di questa terra, andarmene, morire se necessario, ma non gli darò mai la possibilità di uccidervi tutti! - estrasse uno dei pugnali che portava sulla schiena e allontanò l'amico avvicinandosi al suo cavallo nero.

- Di a Thorin che mi dispiace, che lo amo, ma non posso...- all'improvviso una folle idea le venne in mente, si ricordò di un incantesimo per passare da un mondo all'altro. Avrebbe richiesto la sua vita, ma avrebbe trovato un modo.

Si voltò verso l'amico per salutarlo un'ultima volta.
- Mi dispiace aver portato tanto male a tutti voi, ti voglio bene, Dwalin. Non dimenticarmi. - e con una lacrima a solcarle il volto lanciò l'incantesimo che le fece più male di tutti. Cancellò la memoria di Dwalin in modo che ogni ricordo bello di lei svanisse dalla sua mente, il giorno dopo si sarebbe ricordato solo che Eruannie era una mezz'elfa che aveva stregato il cuore del suo amico, lo aveva portato alla disperazione tradendoli e fuggendo nella notte. Nei ricordi che lei gli aveva dato, lui la odiava.

Anna si svegliò e si accorse che si era addormentata per sbaglio sulla panchina mentre osservava le stelle. Ora un altro tassello era andato al suo posto, aveva scoperto che un tempo uno dei nani della Compagnia di Thorin era il suo migliore amico e aveva ferito anche lui, ecco perché la guardava sempre con così tanto astio.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Capitolo 4

Capitolo IV



Si alzò dalla panchina fredda come ghiaccio e si strofinò le spalle nel tentativo di scaldarsi.

E così era stata la fidanzata di Thorin Scudodiquercia e la migliore amica di Dwalin, non poteva crederci. Si concesse qualche minuto per osservare la luna luminosa, come quella del sogno fatto poco prima, e poi si incamminò verso la sua stanza quando una figura ben piazzata le bloccò il passaggiò costringendola a fermarsi.

- Mi oscuri la vista, nano. - oltre che i ricordi in lei stava riemergendo il carattere di Eruannie che obliava le buone maniere, a cui era solita attenersi Anna, e tutti gli abitanti di Imladris ne avevano avuto un assaggio quella sera a cena.

- Mi hai mancato di rispetto davanti ai miei compagni e davanti ai dannati elfi ! Come ti sei permessa ?! - sputando queste parole le si era avvicinato pericolosamente, innalzandosi quel poco che la statura gli permetteva.

Solo allora Anna notò che il re dei nani si era sistemato la barba in numerose treccine fermate da ciondoli argentati.

- Cosa c'è, la tua dolce amata si è sempre sottomessa a tutto quello che tu le ordinavi ? O è semplicemente il fatto che in realtà sono io colei che amavi che non ti va giù ? - la mezz'elfa fece un passo avanti, affrontando quei pochi centimetri che li separavano, a testa alta.

Sul volto del nano comparve un accenno di sfida e spinse la ragazza contro alla colonna che si trovava accanto a lei, facendosi così vicino da poter sentire il profumo che emanava la pelle della giovane.

- No, al contrario, quello che mi hai detto stasera non è nulla in confronto a quello che mi dicevi in passato, mezz'elfa. - il viso di Anna si colorò di una tonalità rosata.
Thorin la osservò soddisfatto con un mezzo ghigno.

- Non le assomigli per niente, mai sarebbe arrossita se mi fossi avvicinato così a lei, mi sarebbe saltata addosso senza farselo ripetere. Tornatene da dove sei venuta e poni fine a questa pagliacciata. - si allontanò lasciandola ancora una volta senza parole, con il gelo che si insinuava nelle ossa.

Quando aprì la porta della sua stanza ancora non riusciva ad assimilare le parole che Thorin le aveva rivolto poco prima. Non si capacitava di come, invece della paura quando lui si era avvicinato, lei era riuscita solo a provare una forte voglia di baciarlo. Scacciò quei pensieri dalla testa dirigendosi verso il letto e lasciando cadere a terra il vestito infilandosi sotto le lenzuola solo con una leggera sottoveste.
" Maledetto nano! " pensò poco prima di addormentarsi cullata dal ricordo lontano di un bacio.

La luce l'avvolse e si sentì precipitare nel vuoto mentre l'unica cosa che poteva vedere era il bianco intorno a sé.
" Eruannie, voglio farti un dono " la voce di quella donna in cui si era trasformata suor Jude le penetrò nella testa.

Un'ondata di vento la colpì in viso e varie facce le attraversarono la mente andando a riempire i buchi che intaccavano la sua memoria.

All'improvviso tutti gli anni in convento passarono in secondo piano e finalmente iniziò a ricollegare tutte le visioni che aveva avuto fino ad allora con qualcosa rimasto sepolto per un lungo tempo. I ricordi di quella che era stata una volta l'avvolsero e tornarono al loro posto. Si ricordava della sua vita a Imladris, di come Glorfindel l'aveva istruita a combattere con ogni tipo di arma e che aveva partecipato alla Guerra contro Sauron, l'Oscuro Signore.

Ricordò la nascita dei gemelli Elladan ed Elrohir e 111 anni dopo quella di Arwen e anche il triste addio che diedero a loro madre Celebrìan quando decise di partire verso Valinor.

 La testa le si affollò di immagini che la ritraevano nel reame di Bosco Atro insieme a Legolas, mentre giocavano ad arrampicarsi sugli alberi quando lui era ancora un piccolo elfo, per poi divertirsi a tirare con l'arco quando divennero più grandi.

Si ricordò di quando il fratello le aveva dato il compito di provare a guarire Thror dalla malattia del drago e di quando piena di entusiasmo per una missione tutta per sé era partita da Imladris.

I ricordi si bloccarono lì, per il resto della sua storia doveva fare affidamento alle visioni che aveva avuto in precedenza e ai racconti di chi l'aveva conosciuta, ma una cosa Lady Galadriel le aveva davvero donato.

Ora Anna sapeva di non potersi più chiamare così, il suo nome era Eruannie, lo sapeva con certezza, sapeva la sua storia per intero e si ricordava tutto.

" Accidenti!" pensò svegliandosi di soprassalto mentre la luce del sole irrompeva dalle finestre della sua stanza.
Si alzò in tutta fretta e corse verso quello che sapeva essere la sala della lettura dove suo fratello era solito passare i suoi momenti liberi.

Spalancò la porta con delle lacrime di felicità che minacciavano di bagnarle il volto.
- Fratello! - urlò osservando la sua figura adagiata su una poltrona, intento a leggere chissà che cosa.
- Ann..- sussurrò lui, capendo che qualcosa era di sicuro cambiato e che la ragazza davanti a lui era la sua piccola sorella che si era destata dal suo incantesimo.
Lei gli si gettò tra le braccia mentre il re di Imladris non poté far altro che lasciarsi andare ad un profondo abbraccio.

- Mi sei mancato molto, Elrond ! - il mezz'elfo le passò una mano sulla schiena, appoggiando la testa sulla sua spalla.
- Come hai fatto a ricordarti tutto in una notte sola ? - chiese poi, interrompendo quel tenero momento fraterno.
- Dama Galadriel mi è apparsa in sogno, dopodiché mi sono ricordata tutto anche se i miei ricordi si fermano a prima di partire alla volta di Erebor, poi ho solo alcune visioni a cui affidarmi... - Eruannie sciolse l'abbraccio e si allontanò un poco per osservare meglio il fratello.

- Davvero mi sono innamorata di un nano ? - la principessa di Imladris assunse uno sguardo divertito dall'espressione del re che si alzò e le porse una tazza di té.
- Ti avevo detto di non farti coinvolgere e tu cosa fai ? Ti fidanzi con il principe di Erebor ! Sarebbe anche stata una buona unione se non fosse stato per il drago... - sorseggiarono la bevanda in silenzio. Eruannie osservò il fratellastro cercando di capire cosa si era persa in quegli anni e fece lentamente salire la mano sulla spalla destra dove una volta stava la cicatrice procurata nella guerra contro Sauron.

- Vivi in un nuovo corpo ora, le tue vecchie cicatrici non deturpano più la tua pelle, sorella. - il re le prese le mani tra le sue, un poco più grandi.
- Abbiamo più notizie di lui ? Sappiamo che non se ne è andato, Elrond . - il mezz'elfo si perse un momento negli occhi verdi della sorella e decise di raccontarle quanto il Bianco Consiglio aveva trattato.

- Radagast il Bruno ci ha portato a conoscenza che un oscuro essere si aggira tra le rovine di Dol Guldur. Egli si fa chiamare " Il Negromante" ma non è un semplice stregone da quattro soldi, è qualcosa di più... - si allontanò dalla sorella avvicinandosi a un involucro posto su un tavolo lì vicino.
Quando estrasse l'arma, Eruannie provò un brivido lungo la schiena. Aveva già provato la lama di un Nazgul sulla sua pelle e quella visione le provocò un malessere che non sfuggì al fratello.

- Lo stregone e i suoi servitori si rifugiano a Dol Guldur sotto un incantesimo che li rende invisibili, provare la loro presenza ci sarebbe d'aiuto per la guerra che incomberà presto sulla Terra di Mezzo. Eruannie, sono consapevole  di chiederti molto ma dovresti compiere una missione di vitale importanza. - il re di Imladris poggiò delicatamente una mano sulla spalla della sorella e la osservò con uno sguardo dolce.

- Lo farò, andrò a Dol Guldur e scoverò il Nemico. Non fallirò, fratello! - si alzò e puntò i suoi occhi determinati in quelli del fratello.
- Non subito, partirai con la Compagnia di Thorin e starai con loro per un pezzo del loro viaggio finché non arriverete al limitare di Bosco Atro, poi proseguirai insieme a Gandalf. - si mise in piedi superando di gran lunga la sorella che gli donò uno dei suoi soliti ghigni soddisfatti.
- Ma bene, quindi dovrò passare del tempo con i nani. - Elrond fissò la sorella che con un gesto del capo si congedò per prepararsi alla partenza.

" Fantastico, avrò l'occasione di far abbasare la cresta a quel principino dei miei stivali " pensò Eruannie mentre si dirigeva verso l'armeria dove trovò Glorfindel intento ad affilare la sua spada.
Si bloccò sulla soglia ammirando la maestria del mentore e amico, alzando poi gli occhi al cielo quando notò che l'elfo si specchiava ancora nella lama per vedere se aveva perso la sua lucentezza.

- Glorfindel, sei sempre un elfo da batticuore, puoi smetterla di specchiarti e salutare una vecchia amica? - lui non poté fare a meno di sorridere udendo quella voce e accolse Eruannie tra le braccia quando questa gli ci si fiondò in mezzo.

- Mi sei mancata, piccola peste - le disse spettinandole i capelli che lei si affrettò subito a sistemare.
- Anche tu, amico! Ora però riforniscimi come solo tu sai fare! - e con un gesto indicò l'ampia sala piena di ogni genere di arma.

Il biondo si avvicinò ad un arco con un'impugnatura bianca e una scritta intagliata sopra: " U'osto".
Sorrise porgendola all'amica.
- "Non aver paura", vecchia compagna di battaglie - sussurrò semplicemente lei prendendola tra le mani.

Prese anche una faretra piena di frecce e le passò una spada che riconobbe subito.
"Aeglos" pensò Eruannie estraendola dal fodero e ammirandola in tutta la sua bellezza. Risplendeva di una luce azzurrina che sulla punta diveniva più chiara fino al bianco.

Era un tutt'uno con la mezz'elfa che a suo piacimento poteva farne scaturire spuntoni di ghiaccio che servivano contro i nemici.
Si ricordò di quella volta che per sbaglio aveva fatto conficcare delle frecce di ghiaccio nell'albero preferito di re Thranduil, il quale non ne era stato molto contento.

Sorrise ripensandoci ma si concentrò subito su Glorfindel quando iniziò a passarle svariati pugnali contenuti in un borsone verde che Eruannie osservò interessata.

- E' qui che mettesti tutte le tue armi e i tuoi averi prima di andartene in quel mondo e mi dicesti di conservarli fino al tuo ritorno. - iniziò l'elfo notando che lei aveva uno sguardo interrogativo.

-Ora, con l'avvento del male che si fa strada su questa terra, io te li rendo, Eruannie di Imladris. - e detto questo consegnò alla ragazza il borsone che conteneva ormai solo poche armi e qualcosa di più importante.

Eruannie lo aprì e notò che al suo interno vi era solo una semplice pietra azzurra ben levigata che sembrava avere al suo interno quello che parve alla mezz'elfa come fumo.

- Cos'è ? - chiese rendendosi conto che probabilmente ne era entrata in possesso dopo la sua partenza da Imladris e quindi non poteva ricordarselo.
Glorfindel fece spallucce e oltrepassò l'amica tornando alla sua amata spada.

- Sei arrivata con al collo quella cosa prima di andartene. Dama Galadriel si è assicurata che fosse posta dove tu potessi ritrovarla. - sentendo le parole dell'amico si ricordò di quello che la donna aveva detto ai due orchi che avevano cercato di rapirla sull'altro pianeta.
"..nascose il suo potere in un luogo in cui nessuno di voi potrà mai arrivare, nemmeno il vostro padrone!" quella frase risuonava ancora nella mente di Eruannie, la quale, portandosi una mano all'altezza del cuore, osservava il ciondolo completamente persa nei suoi pensieri.

Strappò un lembo della sottoveste nera e lo intrecciò in modo da formare un cordino dove poter incastrare la pietra, dopodiché se lo mise al collo lasciandolo scivolare fino all'incavo del collo.

- Se questo è tutto vado a prepararmi. - si avvicinò all'amico e gli pose una mano su una spalla in modo fraterno.
- Addio, Glorfindel. Ci rivedremo se questa missione non richiederà la mia vita. - l'elfo si alzò e l'abbracciò come non aveva mai fatto prima.

- Mi sei mancata, Eruannie. Sei mancata a questa Terra e solo ora che sei tornata posso finalmente vedere una speranza, anche se lontana. Salva il popolo di Durin dalla malattia del drago e forse riusciremo a vincere la guerra contro l'Oscuro. - si distaccò dalla giovane e con un lieve movimento del braccio dal petto verso l'esterno la salutò.

Eruannie imitò lo stesso movimento con un sorriso e corse verso le sue stanze per prepararsi.

- Sorella, i nani sono partiti questa notte senza dire nulla! Devi raggiungerli il prima possibile. Hanno lasciato qui anche Gandalf e solo i Valar sanno in quali guai possono cacciarsi quei capoccioni! - la ragazza osservò il fratello con uno sguardo malandrino ed entrò nella sua camera.

Aprì l'ampio armadio rivelando i suoi vecchi abiti. Scartò quelli che indossava in occasioni importanti e afferrò una camicia verde, un mantello e un paio di pantaloni di pelle scuri. Si vestì di tutta fretta infilandosi gli stivali neri, legò il fodero della spada in vita e prese la faretra piena di frecce insieme all'arco, correndo poi fuori dalla stanza.

Una volta raggiunte le stalle vi trovò suo fratello che teneva per le briglie il suo fidato Amdir, uno stallone nero dalla lunga criniera, che nitrì appena la vide.
- Anche io sono contenta di rivederti, amico mio... - avvicinò la fronte a quella dell'animale e gli sussurrò alcune parole in elfico prima di montarvi sopra.
- Addio, fratello .- disse rivolta al re di Imladris, afferrando le redini e dando un piccolo tocco con i talloni nei fianchi del cavallo.

Questo partì al galoppo schizzando fuori dalla Valle, mentre Eruannie osservava il percorso  davanti a sé con uno sguardo di sfida. Era giunta lì con il nome di Anna e se ne andava con il suo vecchio nome, lei era tornata e nulla sarebbe riuscito a riportare il Male sulla SUA terra.

Strinse con una mano il ciondolo, sentendo che vi era qualcosa di magico in esso, spronò Amdir che aumentò l'andatura e sperò che i nani non si fossero allontanati troppo.


***

Eruannie li trovò accampati che il sole era già tramontato. Si stavano sistemando ai piedi delle Montagne Nebbiose e il venticello faceva muovere le foglie degli alberi che li circondavano.

La mezz'elfa vide Bombur intento a cucinare qualcosa di succulento che rilasciava intorno a sé un ottimo profumo.
Eruannie si avvicinò in sella al suo fidato cavallo tenendolo al passo.
- Ma che buon profumino, giusto quello che ci voleva dopo una giornata a cavallo ! - sorrise notando le espressioni impresse sui volti dei presenti.

- Eruannie ! Quale sorpresa! Vieni a sederti, cara . - Balin le indicò un piccolo posto tra lui e suo fratello Dwalin, al quale non era sfuggita l'entrata teatrale della ragazza.
"Sempre la solita sfacciata! " pensò afferrando il suo bagaglio e posizionandolo dove aveva appena indicato il fratello.
- Questo posto è già occupato ! - gracchiò acidamente il nano, con un ghigno di sfida in volto.

Eruannie smontò da cavallo e liberò il suo amico dal peso della sella, lasciandolo pascolare tranquillo. La cavalcata si stava facendo sentire causandole dolori alle gambe e alla schiena.
Capì che quel corpo non era abituato a un tale sforzò e si pentì di non aver cavalcato in tutti quegli anni trascorsi su un altro pianeta.
- Eruannie, vieni qui con noi ! - la voce del giovane Durin arrivò alle sue orecchie appuntite e approfittò subito dell'invito per farsi spazio tra Kili e lo hobbit Bilbo.

- Salve amici, potevate anche aspettarmi ! - disse scherzosamente prendendo la ciotola che le stava porgendo Bofur.
- Noi volevamo venire a salutarti, solo che..- il racconto di Fili si bloccò sul nascere non appena arrivò il capo della Compagnia.

- Cosa diavolo ci fai qui ?! Mi sembrava di essere stato chiaro, dannata mezz'elfa ! Noi non ti vogliamo, non abbiamo tempo per fare da balia a una bambina senza esperienza in guerra ! - il ringhio di Thorin fece rabbrividire il signor Baggins, il quale sembrò rimpicciolire vicino alla ragazza.
- Thorin, la ragazza ha partecipato a molte più guerre di te e questo tu lo sai bene ! - Balin cercò di ammonirlo dopo aver lasciato il posto accanto al fratello e aver raggiunto l'amico con le mani giunte dietro la schiena.
- La grande guerriera la chiamavano, peccato che non ricordi più nulla, tanto meno come si combatte, dico bene ? - il ghigno della vittoria si fece piano piano strada sul suo volto, ma dovette subito abbandonarlo notando che la ragazza sorrideva trionfante.

- In realtà, nano, questa notte sono stata favorita dai Valar e mi è tornata la memoria . - annunciò assaggiando il primo pezzo di coniglio che si ritrovò nel piatto.
- Anche se non ricordo ancora della mia permanenza a Erebor e non ne capisco la ragione, ricordo molto bene ogni mia guerra e devo dire che questa lama ha mietuto molte vittime . - affermò poi, muovendo davanti a sé la sua spada e ammirandone la sinuosità dei movimenti.
- Se vuoi una dimostrazione, Thorin Scudodiquercia, sarò ben lieta di dartela . - i muscoli delle gambe si irrigidirono, pronti a balzare contro la preda che si stagliava davanti a lei.

- Non è il caso ora, Eruannie ! La tua dimostrazione ce la darai alla prima occasione, non temere ! - il nano dalla lunga barba bianca le fece un occhiolino sorridendole.

- E sia ! Stai pure in mezzo a noi quanto vuoi, alla prima occasione in cui ci farai perdere tempo te ne andrai . - il re sotto la Montagna si allontanò sedendosi vicino a Dwalin e prese a mangiare.

- Eruannie, se la tua memoria è tornata allora ti ricorderai sicuramente della guerra contro Sauron, dico bene ? - chiese a un certo punto Kili, osservando la mezz'elfa con una scintilla di curiosità negli occhi.
La ragazza mandò giù l'ultimo pezzo di coniglio e sorrise al nipote di Thorin.

- Ebbene, vi fu un tempo in cui l'Oscuro era al massimo della sua potenza, piccolo Durin . - posò la ciotola a terra e osservò gli altri nani che si fecero più vicini per ascoltarla. Tutti tranne Thorin e Dwalin, ovviamente.
" Stupidi cocciuti " pensò prima di riprendere.

- I suoi servi erano malvagi e privi di ogni scrupolo. Mandava orchi nei villaggi a trucidare uomini, donne e bambini; i Nove viaggiavano a cavallo di oscuri cavalli e invadevano le foreste e i boschi portando con loro morte per qualunque forma di vita incotrassero. Mietevano vittime al loro passaggio lasciando solo l'oscurità. Fu allora che tra uomini ed elfi nacque un'alleanza : tutti dovevano impegnarsi per sconfiggere Sauron e il male che portava, fu allora che dovetti mettere in campo ogni mia abilità. Ero molto inesperta all'epoca, avevo solo 3471 anni ed era ancora una giovane mezz'elfa. - si fermò notando l'espressione esterrefatta dei nani.

- Solo ?! Solo 3471 ?! - esclamò Kili impressionato.
- Loro sono immortali, fratello... - sussurrò Fili, troppo preso dal racconto per impegnarsi in una risposta più corposa.
- Ma allora siete molto anziana ! - la vocetta di Bilbo fece ridacchiare Eruannie che diede una pacca sulla piccola schiena dello hobbit.

- Considerando che sono rinata 19 anni fa in un nuovo corpo in realtà sono poco più che una bambina. Però hai ragione, il mio spirito è molto vecchio, ha ben 6423 anni, mio piccolo amico . - Bilbo rimase a bocca aperta senza saper cosa dire. Il volto gli si colorò di un rosso acceso sentendo il contatto spontaneo della mezz'elfa.

- Ad ogni modo, per fronteggiare Sauron si creò l'ultima alleanza tra Elfi e Uomini e cercammo di contrastarlo in una battaglia che durò a dismisura anche per un elfo. Fu durante quello scontro che mi procurai una delle ferite più lente a guarire di tutta la mia lunga vita. Purtroppo sono in un altro corpo ora e non posso mostrarvela, ma immaginatevi una lama tanto incandescente da sciogliere l'oro. Quello che provai quando la spada del nazgul si abbassò su di me fu un dolore così forte che svenni e quando mi risvegliai la guerra era già finita e Sauron sparito nell'ombra da cui era venuto. - tutti i nani della Compagnia la osservavano immobili senza sapere bene cosa dire. Lei aveva partecipato a una delle guerre più devastanti della Seconda Era ed era sopravvissuta quasi indenne.

- E della tua magia ? - chiese a un tratto Bilbo, risvegliando tutti.
- In quel tempo non possedevo ancora la mia magia, perciò l'Oscuro non si interessò molto a me. - spiegò Eruannie, bevendo un sorso di acqua.
- Pensavo che fossi nata con la magia ! E quando l'hai ottenuta ? Una persona qualsiasi può ottenerla ? - mastro Baggins parve il più curioso di tutti agli occhi di Eruannie che rise notando l'entusiasmo che ci metteva nel porre domande.

- No, mastro hobbit, solo le creature generate dalla magia stessa possono ottenerla se vogliono. Mia madre era un elfa e mio padre un nano , l'unione di queste due razze fu considerata magica e inoltre mia madre rimase a Valinor nel periodo di gravidanza, ecco perché sono favorita dai Valar. - Kili fece saettare il suo sguardo dal secondo piatto di coniglio che stava mangiando fino alla mezz'elfa, spalancando la bocca per lo stupore.
- Tu sei nata a Valinor ?! - esclamò il nano, imperessionato a dismisura dal racconto.

- Certo, sono l'unico essere nato a Valinor a cui è stato concesso di tornare sulla Terra di Mezzo, anche per questo possiedo la magia. Vedete, la magia era presente in me alla nascita ed è accresciuta maggiormente con la possibilità che mi hanno dato i Valar. Dama Galadriel mi spiegò che potevo fare uso dei miei poteri in caso di necessità e che potevo essere una valida alleata in caso di guerra. Purtroppo i miei poteri mi giunsero solo dopo la guerra contro Saruon, altrimenti avrei potuto salvare numerose vite. - la mezz'elfa osservò la terra sotto i suoi piedi con un lieve sorriso triste.

- I miei poteri sono in grado di sconfiggere l'Oscuro venendo in mio aiuto quando ne ho il bisogno. Prevalentemente evoco tutto ciò che riguarda l'acqua o il ghiaccio, ma ora come ora i miei poteri sono nascosti in qualche luogo e non posso utilizzarli.- iniziò a giocherellare con il ciondolo che portava al collo, chiedendosi cosa rappresentasse quella pietra per lei.

- Quindi la magia si può nascondere ? - chiese allora Fili, volendo continuare quel discorso che tanto affascinava lui e il fratello.
- Si, prima di lasciare questo mondo nascosi la mia magia in un oggetto, ma non ho memoria di questo . - sbadigliò contagiando i presenti che si resero conto di quanto avevano fatto tardi quella sera.

- Se avete finito di raccontarvi le favole della buonanotte potete andare a riposarvi, domani all'alba partiremo. - la voce di Thorin ruppe il silenzio che li aveva avvolti.
- Kili, il primo turno è tuo . - concluse poi, voltando nuovamente le spalle alla Compagnia e a Eruannie che lo guardò allontanarsi.

Depositò la faretra con le frecce e l'arco accanto a un albero sotto al quale si sdraiò e si avvolse nel mantello nel tentativo di riscaldarsi il più possibile. Sarebbe stata una notte molto fredda considerando che si trovavano ai piedi delle Montagne Nebbiose, ma quello che più temeva Eruannie era relativo ai giorni che sarebbero venuti. Se Thorin non l'avesse accettata nella Compagnia avrebbe dovuto procedere da sola fino a Dol Guldur. Non possedendo più il dono della magia e non sapendo dove l'aveva nascosta prima di andarsene doveva fare affidamento solo agli insegnamenti di Glorfindel, perciò avrebbe preferito essere affiancata dal Grigio in quell'impresa. Un pizzico di magia sarebbe servito.

Si accucciò sotto al mantello e cercò di farsi cullare dal canto in cui gli alberi si stavano esibendo, finché finalmente riuscì ad addormentarsi.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo V ***


capitolo 5

Capitolo V



Era circondata dall'oscurità e tutto quello che riusciva a vedere era la sua pietra azzurra davanti a lei che oscillava avanti e indietro, impedendole di afferrarla.
Quando finalmente riuscì a prenderla, una fitta alla spalla destra la immobilizzò.

- Ma bene, Eruannie! Così sei tornata a casa e magari pensi anche di riuscire a riacquistare i tuoi poteri in modo da sconfiggere l'Oscuro, non è così? - la voce di quell'uomo la fece rabbrividire, per non parlare della sua risata. Lei sapeva bene chi aveva parlato ma non riusciva a muoversi e afferrare la spada le era impossibile.

- Fai pure, riprenditi i tuoi poteri! Il tuo amato Thorin Scudodiquercia prenderà la pietra dove mi hai rinchiuso e io mi impossesserò di lui! Come ti sentirai allora, Eruannie? Quando colui che ami ti consumerà l'anima rubandoti i poteri? Lo ucciderai o l'amore che provi per lui ti renderà impossibile sconfiggermi? - un'altra risata le fece gelare il sangue e poi l'oscurità e l'uomo sparirono, lasciando il posto alla luce.

- Dannata mezz'elfa! Svegliati! - la voce di Thorin la destò e alzandosi di scatto sbattè la testa contro qualcosa di duro che poi scoprì essere la testa del nano.
Scudodiquercia aveva le mani strette sulle spalle di Eruannie e la stava scuotendo per risvegliarla da quell'incubo.

L'occhio di lei però si soffermò su un piccolo particolare che nessuno aveva mai notato. Dalla giacca del nano usciva un ciondolo azzurro identico a quello che portava lei al collo.
Lo stesso fumo denso aleggiava dentro di essa e attirò l'attenzione di Eruannie che, senza distogliere lo sguardo, continuò a fissare la pietra che oscillava avanti e indietro come nel suo sogno.
Cercò di afferrarla come attratta da essa, ma la mano di Thorin cadde pesante sulla sua interrompendo l'azione.

- Dove l'hai presa? - chiese allora la giovane, sistemandosi nel suo giaciglio improvvisato.
- Non ti interessa! E ora sbrigati o ti lasciamo qui! - solo allora Eruannie si rese conto che la Compagnia era già pronta a partire e scattò in piedi con l'agilità di uno scoiattolo.
Thorin si allontanò mettendosi in marcia con gli altri nani mentre lo hobbit attendeva la mezz'elfa trepidante.

- Quali sono le domande che gravano sul tuo cuore, mastro Baggins? - chiese allora lei, mentre si sistemava e richiamava il suo cavallo.
- Mi chiedevo se i vostri sogni sono premonitori... ovviamente se volete rivelarmelo. - lo hobbit si avvicinò un poco a lei mentre la osservava sellare il cavallo.
- In realtà no, Bilbo. Essi mi rivelano solo le cose che accadono o sono accadute, mi aiutano a ricordare. Sono come degli indovinelli a volte, e questo proprio non riesco a capirlo... - montò a cavallo e osservò lo hobbit dall'alto. Lui non si muoveva e guardava con aria disperata il resto della Compagnia che ormai era lontano.

Eruannie allungò una mano verso di lui che la guardò incredulo. Non sapeva cavalcare e non era nemmeno mai salito su un cavallo. L'altezza lo metteva a disagio, ma accettò comunque facendosi afferrare dalla ragazza la quale lo tirò sulla groppa del suo Amdir che nitrì pronto a partire.
Inizialmente Eruannie lo tenne al passo per farlo abituare alla presenza del mezz'uomo e per far prendere confidenza a Bilbo.

- Io sono molto bravo con gli indovinelli! - esclamò lui a un certo punto, mentre lei era sempre più pensierosa.
- Posso aiutarti, se lo desideri... - sussurrò poi, pensando di aver detto qualcosa di sbagliato.
- Ebbene, nel mio sogno vedo questa pietra che mi oscilla davanti agli occhi e non riesco a prenderla inizialmente, ma quando ci riesco un vecchio nemico mi appare rivelandomi cosa ha in serbo per vendicarsi. - la mezz'elfa sperò di non aver turbato lo hobbit e si voltò un poco cercando di scorgere la sua espressione.

- Quando mi sono svegliata la pietra in questione stava al collo di Thorin, Bilbo. Devo riuscire a prenderla o almeno capire cosa rappresenta per lui... -

" Per noi..." pensò mentre spronava Amdir al galoppo per raggiungere gli altri.
- Probabilmente è una pietra che vi lega, da quello che ho potuto capire una volta eravate molto intimi. E quello che hai sognato è perché hai paura di come possa reagire se cerchi di riavvicinarti. - Bilbo sembrava molto sicuro delle sue parole.
Quello hobbit stupiva sempre di più Eruannie che ogni volta lo osservava con maggior simpatia.

- Non ho ben capito cosa sia successo tra di voi, ma questa avventura potrebbe aiutarvi a chiarirvi. - gli rivolse un piccolo sorriso imbarazzato e poi rimase in silenzio finché non raggiunsero gli altri.
- Ora posso continuare a piedi, grazie Eruannie! - Bilbo accennò a scendere dal cavallo, ma si rese presto conto che era troppo in alto e si immobilizzò.

La ragazza lo aiutò a smontare e gli rivolse un sorriso pieno di gratitudine.
- Grazie, mastro Baggins. - e dicendo ciò superò tutti al trotto fino ad arrivare dove si trovava Thorin.
- Io vado avanti e mi assicuro che non ci siano pericoli. - senza aspettare una risposta dal nano partì al galoppo e risalì il sentiero della montagna.

In lontananza si potevano vedere delle nubi temporalesche in avvicinamento che fecero agitare il cavallo.
- Tranquillo, presto ti lascerò tornare a casa. - sussurrò queste parole all'amico mentre si chinava un poco verso le sue orecchie.
Lo stallone nitrì e si impuntò senza più muovere un passo avanti.
- Sei un fifone, Amdir! Le nuvole sono lontane, non pioverà prima di sera! - ma il cavallo non dava segni di ripensamenti e indietreggiava sempre di più.

- E va bene, ma non fermarti finché non sarai tornato a Imladris! - la mezz'elfa smontò e iniziò a togliere sella e briglie.
- Contento? Ora va, ci rivedremo presto. - poggiò la fronte contro quella dell'amico e gli sussurrò una benedizione in elfico.
Eruannie osservò il suo amico voltarsi e ripercorrere il sentiero al contrario, sentendo le maledizioni in Khuzdul di Dwalin che per poco non finiva giù dalla montagna.

Vegliò sulla corsa del cavallo finché il suo occhio non fu più in grado di vederlo e poi riprese la sua perlustrazione arrampicandosi su per il sentiero che via via si faceva sempre più stretto e tortuoso.
Si fermò appena giunse a una piazzola per aspettare il resto della Compagnia, osservandoli mentre risalivano la montagna.
In testa vi era Thorin che dettava la marcia, fermandosi di tanto in tanto a controllare se tutti fossero dietro di lui. Eruannie non potè non notare il portamento fiero del re anche mentre scalava una montagna.

Quando la raggiunsero il sole era ormai alto in cielo e decisero di fare una sosta per riposarsi e mangiare qualcosa.
Eruannie si appollaiò su una roccia mentre i nani e lo hobbit si rifocillavano.

- Tu non mangi? - le chiese Bofur mentre addentava un panino.
- No, sono in parte un elfo quindi non ho bisgono di mangiare spesso come umani e nani. - rispose lei rivolgendogli un sorriso amichevole.

- Tessssssoroooo, chi è il mio tesssssorooo ?? - un sibilo lontano giunse all'orecchio di Eruannie che estrasse la spada scattando in piedi.
- Non siamo soli... - sussurrò guardandosi intorno per capire da dove proveniva quella voce.
Qualcosa di oscuro si trovava vicino a loro e turbava il suo animo. Eruannie decise che avrebbe vegliato su di loro quella notte, nella speranza di scovare l'essere.

Il cielo si annuvolò velocemente e una leggera pioggerellina iniziò a picchiettare sulle loro teste.
- É meglio muoversi prima che ci colga una tempesta. - sentenziò Thorin, rimettendosi poi in marcia senza voltarsi indietro.
La pioggerellina delicata non ci mise molto a trasformarsi in un temporale con fulmini e tuoni che gli fecero perdere il sentiero.
Camminavano in fila indiana, cercando di stare il più vicino possibile alla parete di roccia.

Eruannie stava davanti a tutti poiché grazie alla sua vista, più sviluppata di quella dei nani, riusciva a vedere meglio nonostante la pioggia cadeva incessante sopra di loro.

- Qualcosa si muove! - urlò cercando di contrastare il rumore della tempesta.
- Cosa?! Chi muore?! - Oin fece scoppiare a ridere Fili e Kili che si guadagnarono un'occhiata severa da loro zio.
- Riesci a vedere cos'è? - le rispose Thorin urlando, i lunghi capelli e la barba appiccicati al viso.

Ma la mezz'elfa riusciva a vedere solo delle ombre davanti a loro.
Tenendo l'arco in pugno, pronta a usarlo se ce ne fosse stato bisogno, scosse la testa e proseguì facendo attenzione a dove metteva i piedi.
- Dobbiamo trovare riparo! Vedi niente? - urlò poi, mentre gli altri erano intenti a recuperare una macchia scura che stava per cadere nel baratro.

"Bilbo" pensò Eruannie preoccupata, ma lo hobbit era stato prontamente afferrato e riportato sul sentiero dai compagni.
La ragazza aguzzò di più la vista e vide un masso volare addosso alla parete sopra di loro, ma non fece in tempo ad avvertire i nani, che questo si spaccò contro la montagna e crollò su di loro che cercarono di ripararsi.

Inizialmente non capì come fosse possibile una cosa del genere, ma poi si ricordò i racconti di suo fratello Elros riguardo alle montagne che si facevano guerra tra loro a causa di qualche battibecco.

- Sono Giganti di Pietra! Non vogliono farci del male, ma se stiamo qui finiremo in mezzo alla loro battaglia! - Eruannie si avvicinò cauta a Thorin che non smise di osservare i suoi movimenti.

- Dobbiamo trovare una grotta, un anfratto qualcosa dove ripararci! Continueremo domani, se non ci fermiamo ora moriremo, Thorin! - il capo della Compagnia annuì e intimò agli altri di proseguire, ma la montagna si spaccò in due dividendo il gruppo.
Eruannie vide la faccia di Thorin farsi sempre più lontana e si rese conto che si dovevano trovare sulle gambe del gigante che si stava alzando.

Afferrò Bilbo e lo spinse contro alla parete per non farlo cadere, mentre notò che gli altri erano riusciti a raggiungere la montagna e li attendevano.
Un gigante colpi quello su cui si trovavano Eruannie e gli altri nani che, perdendo l'equilibrio, andò a scontrarsi con la montagna.

- Nooo! Kili! - l'urlo di Thorin sovrastò i tuoni che ruggivano senza sosta.
Quando il loro gigante si allontanò per continuare la sua lotta il resto della Compagnia raggiunse Eruannie e gli altri e il re potè riabbracciare il nipote.

- Dov'è Bilbo? - la domanda di Bofur fece gelare il sangue nelle vene alla mezz'elfa che sbiancò e iniziò a guardarsi intorno, fino a scorgerlo poco lontano da loro.

Lo hobbit era sospeso nel vuoto e riusciva a tenersi alla roccia solo grazie alle sue piccole manine.
Eruannie fece un balzo su una sporgenza sotto di loro e riuscì ad afferrarlo prima che potesse cadere.

- Ti ho preso, piccoletto! - disse sorridendogli e cercando di infondergli un po' di coraggio.
Una volta che lo hobbit fu al sicuro insieme agli altri cercò di issarsi ma la roccia sotto di lei si sgretolò e perse l'appoggio dei piedi.
Sarebbe caduta nel vuoto se qualcuno non l'avesse afferrata per un braccio riportandola sul sentiero.

- Grazie... - borbottò rivolta a Thorin mentre questo le rivolgeva uno strano sorriso che sparì subito.
- Credevo lo avessimo perso ... - Dwalin osservava il mezz'uomo, ancora incredulo per ciò che gli era accaduto.
- Lui si è perso da quando ha lasciato casa! Non c'è posto per lui tra noi... - Thorin sputò quelle parole addosso a Bilbo che fece un passo indietro credendo che lo avrebbe aggredito.

Dopodiché si allontanò seguito da Dwalin in cerca di un rifugio per la notte e presto imitato da tutti gli altri nani.
- Non ti preoccupare, Bilbo. Lui è così, fa il duro. In realtà gli servi in questa impresa tanto quanto gli serve ognuno di noi! - Eruannie cercò di confortare lo hobbit che le sorrise tristemente e si allontanò, lasciandola sola con Fili e Kili.
- Alllllora... - cominciò Kili con un sorriso malandrino.
- Che hai da guardare, nano? - chiese lei sospettosa di quell'atteggiamento.
- Cos'era quello scambio di sguardi profondi con lo zio? - Fili le si era avvicinato così repentinamente che la fece sussultare.
- È forse un ritorno di fiamma? - continuò Kili avvicinandosi di più a lei.
- Non so cosa stiate blaterando, voi due! - sibilò Eruannie, cercando di seguire gli altri.
- Oh certo, certo! E noi siamo due orchi! Avanti Ann! La regina di Erebor deve essere sincera con i suoi nipotini adorati! - i due fratelli le si appiccicarono alle gambe come due poppanti facendola ridacchiare.
- Voi siete malati! Mai e poi mai ci sarà ancora qualcosa tra me e vostro zio! - Fili e Kili si rialzarono e si allontanarono nella direzione che avevano preso tutti, continuando a guardarla come due bambini.
- Noi attenderemo, Ann! E quando avremo vinto la nostra scommessa dovrai pagare pegno! - Eruannie spalancò gli occhi.
- Quale scommessa?! Ehi, ragazzi! Aspettatemi!! Quale scommessa?! - entrò nella caverna urlando e inciampando in una delle gambe dei due giovani Durin.

Si sarebbe spiaccicata al suo se prima non fosse finita addosso a Thorin, inginocchiato per prepararsi il suo giaciglio per la notte. Eruannie gli piombò addosso facendo cadere entrambi al suolo e salvandosi la faccia solo perché era atterrata su Scudodiquercia.
I loro visi non erano mai stati così vicini, almeno per quello che poteva ricordare Eruannie.

Thorin si perse per un momento a osservare i suoi occhi verdi come lo smeraldo più prezioso.
Ripensò a quando erano così felici a Erebor, senza draghi a occupargli la mente o Orchi sulle loro tracce.
Si ricordò quando aveva congelato la sala del trono perché pensava che la stesse tradendo e si rese conto che doveva amarlo davvero tanto all'epoca.
Ma poi tutti quei bei ricordi scomparvero lasciando posto solo all'amarezza di essere stato tradito e abbandonato dalla unica donna che abbia mai amato.

La scostò facendola scivolare sulla roccia e gettandole un'occhiata di rimprovero per poi rivolgersi ai nipoti.
- Smettetela di fare i bambini! Queste montagne pullulano di Goblin e ci manca solo che ci scoprano. - si avvicinò a Gloìn che stava per accendere un fuoco.
- No, niente fuochi qui dentro. Riposatevi, all'alba ripartiamo! - Balin gli si avvicinò preoccupato.
- Dovevamo aspettare tra le montagne l'arrivo di Gandalf, questo era il piano. - affermò calmo e piatto, mettendosi le mani sui fianchi come un genitore che riprende il figlio.

- I piani cambiano. Ora riposatevi e non fate rumore. - dicendo ciò si gettò sul suo giaciglio e si addormentò.
I nani rimasero in silenzio. Thorin era stato molto duro con Bilbo poco prima e sembrava che la tensione non fosse ancora finita.
Eruannie si avvicinò a Balin che preparava il suo letto improvvisato.
- Balin, sento che non siamo al sicuro qui... - gli sussurrò lei, guardandosi intorno facendo saettare i suoi occhi in ogni dove.
- Sciocchezze, ragazza! Sei in mezzo a tredici nani, più al sicuro di così! - il vecchio nano ridacchiò e si sistemò coprendosi.
- Dormi, è stata una giornata faticosa. - e dopo averle rivolto un occhiolino si addormentò.
Il russare dei nani le fece capire che tutti se ne erano già andati nel mondo dei sogni, tranne Bofur che si apprestava a fare la guardia.
- Bofur, amico mio, faccio io il primo turno. - disse sorridendogli e posandogli una mano sulla spalla.
Il nano era di poco più basso di lei, così si dovette chinare un poco.
- Non riesco a dormire, tranquillo. - il nano, stravolto dalla giornata pesante, le sorrise e si diresse al suo giaciglio dove si addormentò poco dopo.

***

La pioggia infuriava fuori dalla caverna e la voce sibilante che Eruannie aveva sentito quel pomeriggio la torturava.
" Il mio tessssorooo, tutto mio! Solo mio... " ripensando ai sibili di quell'essere le venne la pelle d'oca. Si strinse nel mantello zuppo di acqua e si sfregò le braccia.

" Dannata me! Dovevo portarmi un cambio, maledizione! " pensò mentre muoveva i piedi per non farli ghiacciare.
Un movimento vicino a lei la fece saettare dove si trovava l'intruso, puntandogli un pugnale alla gola.
- Non ti conviene muoverti, essere! - gli sibilò a un palmo dalla faccia, ma presto si accorse che era il povero Bilbo, fin troppo impaurito per muoversi.

- Bilbo, cosa stai facendo? - chiese notando che lo hobbit aveva in spalla lo zaino pieno dei suoi averi ed era pronto per andarsene.
- E così te ne vai, ti capisco ma la strada è pericolosa e sta diluviando. - la mezz'elfa aiutò l'amico a rimettersi in piedi e si mise ad osservarlo nel tentativo di capire cosa passasse per la testa del mezz'uomo.
- Thorin ha ragione, io non sono uno di voi e mai lo sarò. Mi manca casa mia e non posso aiutarvi in questa missione, vi sarei solo di intralcio. - Eruannie capiva come poteva sentirsi dato che più volte si era sentita così anche lei.
- Bilbo, io ti capisco, davvero! Ma questa non è una buona ragione per andarsene! Thorin mi odia più di quanto possa odiare te, eppure io rimango qui. Dobbiamo dimostrargli che... - ma fu interrotta dalla luce proveniente dalla spadina dello hobbit.
- Bilbo, cos'è quella cosa? - chiese sporgendosi verso l'arma per analizzarla meglio. Lo hobbit la estrasse un poco dal fodero e sospirò rassegnato.

- Goblin ... - sussurrò osservando spaventato l'amica, mentre il corpo di Thorin scattò in piedi urlando a tutti di svegliarsi.
- Che succede?! - urlò Ori con la sua vocetta infantile, mentre tutti gli altri nani non capivano cosa stesse accadendo.
In poco tempo la terra sotto i loro piedi mancò e caddero tutti in un condotto che li portò sempre più all'interno della montagna.

- Eruannie! - ruggì la voce di Thorin alle spalle della ragazza.
- E adesso cosa vuoi, razza di orco spelacchiato?! - sibilò lei mentre cercava di girarsi per guardarlo in faccia.
- Levati da lì o quando atterreremo ti schiaccerò! - le urlò allungando un braccio nel tentativo di spostarla.
Ma ormai era troppo tardi, atterrarono uno dopo l'altro su un piccolo ponte di legno nel cuore della montagna e Scudodiquercia spiaccicò Eruannie al suolo.

- Ti avevo detto di levarti! - le gridò contro, mentre la osservava dall'alto.
- Oh beh, ma fai pure con comodo! Io non sono schiacciata, tranquillo! - la mezz'elfa cercò di ironizzare sulla situazione notando che il nano era a cavalcioni su di lei senza accennare un minimo movimento.

Eruannie lo afferrò per le spalle e, dandosi una spinta con i piedi, rotolò di lato riuscendo a invertire le posizioni.
- Ora sono io che domino, nano! - lo schernì con un sorrisetto malizioso in volto mentre notava un lieve rossore sulle sue guance.
- Ragazzi, mi dispiace interrompere il vostro rituale di accoppiamento, ma abbiamo compagnia! - la frase di Kili fece scattare i due guerrieri in piedi mentre imbracciavano le armi, ma i goblin furono più veloci e iniziarono a compattarli uno contro l'altro in modo da rendere vano ogni tentativo di ribellione.

Eruannie afferrò un pugnale che teneva nello stivale e lo conficcò nell'occhio di un goblin che cadde nel vuoto urlando.
Un altro mostriciattolo le si avvicinò per bloccarla, ma lei con grazia e agilità lo colpì con una freccia in fronte, per poi procedere fino ad esaurire tutte le frecce.

- Brava, e ora che si fa? - le urlò Fili, cercando di liberarsi da quattro goblin.
- Sono troppi! Non possiamo sconfiggerli tutti! - Eruannie allungò un pugnale a Ori che cercò di ferire qualche mostro, ma più ne abbattevano più ne arrivavano.
Nel trambusto non si erano resi conto che i goblin li stavano trascinando verso un alto scranno di ossa intrecciate tra loro, sopra al quale un grasso e fetido goblin si dimenava impaziente.

- Chi è stato così sfrontato da entrare armato nel mio regno?! Spie? Ladri? Assassini? - la voce stridula e raccapricciante del goblin seduto sul trono fece rabbrividire Eruannie che si strinse al primo che aveva di fianco: Thorin.
Il goblin che la teneva per un braccio si fece largo e si presentò al cospetto dell'orco.

- Nani, vostra Malevolenza! - squittì quello, sperando in una buona reazione del suo padrone.
- Nani?!? E quello cos'è? - chiese scendendo dallo scranno e avvicinandosi pericolosamente a Eruannie.
- Non è niente di tuo interesse, feccia! - Kili e Fili si fecero avanti coprendo Eruannie che imprecò per la stupidità dei due fratelli.
- Beh non state lì impalati! Perquisiteli! Ogni fessura, ogni crepa! - il tentativo dei due Durin di proteggere la compagna andò in frantumi quando i goblin iniziarono a gettare a terra tutte le loro armi.
Eruannie fu spogliata di ogni pugnale e il suo arco fu spezzato.
- No! - urlò quando un goblin cercò di prenderle la spada.

- No? Come osi dire di no! Non sei nelle condizioni per decidere qualcosa, ragazza! - il re dei goblin le si avvicinò scansando i compagni che si dimenarono nel tentativo di proteggerla.
- Ma guarda! Questa spada non mi è nuova! - gracchiò la fetida creatura, mentre esaminava la spada della mezz'elfa.
- Questa apparteneva alla guerriera di Imladris, come la chiamavano? Ah già, Eruannie! Sei forse tu? - l'orco le sventolò la spada davanti alla faccia e attese una sua risposta.
- Potrebbe darsi... - sussurrò semplicemente lei. Un goblin le afferrò i capelli tirandole indietro la testa ed esponendo la gola al re.
- Potrei ucciderti per la tua insolenza, ragazza! Ma non lo farò... portate qui il Maciullatore! Portate qui lo Spezzaossa! - sentendo quel nome tutti i goblin iniziarono a sghignazzare di gioia e a esultare.
- Aspetta! - fu allora che Thorin si fece largo tra i suoi compagni e si mise davanti a Eruannie, ancora bloccata dal goblin che le diede un calcio e la fece inginocchiare.
- Bene bene! Guarda chi c'è! Thorin, figlio di Thrai, figlio di Thror! Re Sotto la Montagna! - il re dei goblin si inchinò schernendo il nano.
- Oh! Dimenticavo, non ce l'hai una montagna e non sei un re! Il che fa di te un nessuno in realtà! - lo sguardo di Thorin si indurì e divenne freddo come il ghiaccio.
 - Conosco qualcuno che pagherebbe un bel prezzo per la tua testa! Solo quella, nient'altro attaccato! Tu sai di chi sto parlando, un vecchio nemico tuo! - Eruannie rabbrividì.

Sentiva che stava per succedere qualcosa di veramente brutto e lei era lì, inerme sotto le grinfie di un goblin putrido.
- Un orco pallido, a cavallo di un bianco mannaro! - la mezz'elfa capì di chi parlava e spalancò gli occhi per la paura.
- No! - urlò, prima che il goblin che la teneva prigioniera le tirasse un pugno alla base del collo per farla tacere.
- Inivia un messaggio all'orco Pallido! Digli che ho trovato il suo premio! - concluse il comando rivolto a un piccolo goblin che schizzò subito via a contattare il nemico.

I goblin saltarono addosso ai membri della Compagnia che cercavano invano di liberarsi, finché qualcuno non fece cadere al suolo la spada di Thorin, Orcrist, che uscì dal fodero e fece indietreggiare tutti i nemici.
- Conosco quella lama! È la Fendiorchi! Uccideteli! Uccideteli tutti! - il re dei goblin indietreggiò inorridito fino al suo scranno e osservò i suoi sudditi che stavano per uccidere i nani.
Eruannie cercò di liberarsi ma mentre un goblin la teneva ferma un altro le si avvicinò puntandole un pugnale al collo.
- Morirai! - sibilò questo, guardandola con occhi maligni.

Un lampo di luce azzurrina accecò tutti e i goblin furono spazzati via, mentre una figura appuntita si avvicinava a loro.
- Imbracciate le armi! Combattete! - la voce di Gandalf rincuorò Eruannie e tutti gli altri che, dopo aver scansato i corpi dei goblin, afferrarono le loro armi e iniziarono a menare fendenti colpendo i mostriciattoli che cercavano di attaccarli.
- Forza Ori! - Eruannie afferrò il giovane nano e gli mise in mano una piccola ascia, in modo che potesse difendersi.

Mentre combattevano seguirono Gandalf lungo il ponte e scaraventarono giù qualsiasi bestia si trovassero davanti. Lo stregone fece cadere un masso dall'alto in modo che facendolo rotolare avrebbero ucciso più goblin e riuscirono ad arrivare a un ponte non lontano dall'uscita della grotta. Si trovavano nel mezzo quando il re dei Goblin saltò fuori bloccando il passaggio alla Compagnia.

- Pensavi di sfuggirmi, eh? - si protese verso Gandalf con la sua clava nella speranza di schiacciarlo, ma questi schivò il colpo.
- Cosa intendi fare adesso, stregone? - il mago sembrò pensarci un attimo mentre rivolgeva al goblin uno sguardo di disgusto.
Si rialzò e gli diede un colpo di bastone nell'occhio, facendogli perdere l'equilibrio. Poi, prima che il goblin potesse riprendersi, gli tagliò la pancia con la lama della sua spada e aspettò che il mostro si accasciasse prima di tagliargli anche la gola.
Continuando a combattere con i mostri riuscirono a a seminare il resto della nidiata e a raggiungere l'uscita, situata nelle profondità della città dei goblin.

- Gandalf! - l'urlo di Kili attirò l'attenzione dello stregone e di Eruannie che, alzando lo sguardo, videro una marea di goblin scendere su di loro pronti allo scontro.
- La luce del sole ci salverà, presto! - l'Istari guidò la compagnia fuori dalla montagna, verso un'enorme distesa di erba che assorbiva la luce del giorno, la stessa che li inglobò una volta usciti.

Erano esausti e provati dalla nottata e si godettero il silenzio delle prime luci dell'alba.


Angolino umile dell'autrice di questa storiella :

 Salve gente ! Scusate il ritardo ( deheheheh)
Penso che fino ad aprile/maggio sarò costretta a pubblicare un capitolo solo a settimana, non prometto nulla per la prossima perché ho la simulazione di terza prova e tutto dipenderà da se avrò tempo o no!

Ringrazio la fantastica Lucri, alias ThorinOakenshield, spero ti sia piaciuto questo quinto capitolo ;)

E ovviamente ringrazio anche Quimelle Underwood, spero di non aver tralasciato errori come mio solito, in caso so che non mancherai di farmelo notare e quindi ti ringrazio ;))

Grazie anche a  lady anya blu Cullen, Odette Kahwamura e Fefyna che hanno messo questa folle storia tra le preferite/ seguite, grazie molte! :)

Infine, ma non meno importante (insomma, sei comunque la mia Sis) vorrei ringraziare la fantastica Shiner che ho notato che mi segue nonostante io abbia cambiato nome e sia mancata da questo mondo per ben due anni e mezzo!
Mi sei mancata sis e spero che questa storia ti piaccia come le mie care vecchie storielle di anni fa! Spero di non aver perso la mano xD

( o mio dio ho mess x D... si lo faccio ancora, all'alba dei 20 anni )

Un beso a tutti !

Giuls

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Capitolo 6

CAPITOLO VI

 

Stavano correndo il più veloce possibile verso gli alberi in modo che la luce del giorno li avvolgesse e impedisse ai goblin di attaccarli. Il fine udito di Eruannie la fece bloccare e rimanere in ascolto di tutti i rumori che in quel momento la circondavano. Qualcosa si stava muovendo ai piedi della montagna e si stava avvicinando a loro, qualcosa di grosso e chiassoso.

- Svelti! Muoviamoci e allontaniamoci da qui prima che gli orchi ci raggiungano con l'arrivo della notte! - Gandalf incalzò la Compagnia allungando il suo bastone verso Eruannie, ancora persa ad ascoltare il silenzio della foresta.

Ricominciarono a correre nel mezzo degli alberi ancora radi per poi inoltrarsi sempre di più, fino ad arrivare a uno spiazzo circolare dove si gettarono a terra esausti. La lotta con i goblin e la corsa che ne era seguita li aveva prosciugati di ogni energia.
- Fili, Kili, Ori, Nori, Dori... - lo stregone iniziò a contare i membri della Compagnia per assicurarsi che ci fossero tutti e che nessuno fosse rimasto indietro.
- Dov'è Bilbo ? - sussurrò improvvisamente Eruannie, notando l'assenza dell'amico.

- Dove avete lasciato il mio scassinatore, nani sprovveduti ?! - da sotto il cappello a punta si riusciva a intravedere la preoccupazione che si faceva lentamente strada sul volto dello stregone.

- Maledizione, mezz'elfa ! Il tuo unico compito era quello di tenere d'occhio lo hobbit e non sei nemmeno riuscita in questo! - la voce di Thorin giunse alle orecchie di Eruannie come uno schiaffo.
- Non mi è mai stato assegnato questo compito, ma mi affligge molto che lo hobbit si sia perso... - lei sapeva che il piccolo mezz'uomo non era un grande combattente e se qualche orco lo avesse trovato sarebbe andato incontro a morte certa, ma non voleva ancora perdere le speranze.

- Andiamocene ora o non arriveremo in tempo per il dì di Durin! - Dwalin affiancò l'amico mettendogli una mano sulla spalla e attirando l'attenzione su di sè.

- No! - esclamarono Gandalf ed Eruannie, scambiandosi poi un'occhiata soddisfatta per il sostegno reciproco.

- Non lascerò il mio scassinatore da solo in questa foresta, lo attenderemo! - Fili e Kili non se lo fecero ripetere due volte e si gettarono a terra esausti.

- Svegliateci quando arriva Bilbo. - farfugliò il moro, ormai vicino al regno dei sogni.
- Farò il primo turno di guardia, voi riposatevi. - Eruannie impugnò il suo arco e si appollaiò sul ramo più basso di un albero vicino allo spiazzo.
- No, bambina mia. - Balin si avvicinò alla mezz'elfa e le indicò un piccolo giaciglio vicino a un albero.
- Hai fatto tu l'ultimo turno prima di cadere nella città degli orchi, devi riposare o sarai un peso per la compagnia. - quella frase non voleva essere un insulto o un modo per ferire la sua persona, bensì era il modo che il nano dalla barba bianca aveva per preoccuparsi della sua vecchia amica.
La mezz'elfa scese dal ramo e scambiò un'occhiata con il nano più anziano della Compagnia prima di andare a sistemarsi nel giaciglio indicatole da Balin.
- Kili, fammi spazio! - sbottò Fili a un tratto, mentre il fratello si scioglieva a terra occupando anche la parte dell'altro.
- Dannato zuccone! - il biondo dovette spingerlo contro all'albero vicino facendosi aiutare da Eruannie. Il fratello era davvero esausto e non ne voleva sapere di svegliarsi.

Quando ebbero finito di sistemare il nipote di Scudodiquercia si poterono finalmente godere un meritato riposo, ma i pensieri di Eruannie erano tutti rivolti al povero Bilbo.
“Chissà dove si sarà cacciato quel mezz’uomo…” chiuse gli occhi e cercò una posizione comoda per dormire. La solita sensazione che precedeva una visione la colse e sperò solo che durante quella visione non ci fosse un’incursione degli orchi.

Nel momento in cui riaprì gli occhi si ritrovò adagiata in un letto a baldacchino con tende porpora e lenzuola di seta che le solleticavano la pelle. Si rese conto di essere nuda ma non provava vergogna, solo un grande senso di gioia. La notte prima Thorin era andato a trovarla nelle sue stanze, si erano baciati a lungo e non avevano impiegato molto a raggiungere il letto e a concedersi l’un l’altra.

Era stata una serata perfetta, lei ricordava di come lui l’aveva spogliata lentamente e di come lei aveva ridacchiato mentre le mordeva il lobo dell’orecchio. Si erano abbracciati e lui si era gettato in lei, con tanta foga che l’aveva fatta gemere. Erano scoppiati a ridere pensando che qualcuno potesse averli sentiti. Eruannie si girò su un fianco e ammirò il nano che dormiva beato a pancia in giù nel suo letto, un braccio sul suo fianco come per impedirle di andarsene. Con un dito sottile iniziò a tracciare il profilo del viso di Thorin, le sue guance arrossate e con una leggera peluria, le sue labbra sottili, quelle labbra! Si avvicinò furtivamente e vi depositò un bacio, poi un altro e un altro ancora.

-      Sarebbe bello svegliarsi così tutte le mattine…- con il braccio che teneva ancora intorno al fianco della mezz’elfa la tirò a sé e la baciò con fervore, insinuandosi nella sua bocca e tirandola più vicino. Erano mesi che andavano avanti con quegli incontri notturni, ma fino ad allora non si erano mai concessi il lusso di dormire insieme per paura che qualcuno li scoprisse.

-          Mmm principe Thorin, sei già pronto per un altro round?- si era staccata con pigrizia da quel bacio passionale e ora guardava il suo amante con occhi bramosi.

-          A quanto pare non sono l’unico…- sospirò a un soffio da lei, portandosi di nuovo alla sua bocca e ricominciando a baciarla con trasporto. Eruannie sapeva che prima o poi qualcuno li avrebbe sorpresi e che il re non ne sarebbe stato contento; aveva altri piani per il principe, alleanze da stringere e a Thorin non era permesso sposarsi per amore, ma solo per questioni di affari.

-          Ti amo, Thorin.- disse decisa osservando gli occhi glaciali del nano. Non poteva credere di averlo detto ad alta voce, lei, Eruannie, la mezz’elfa dal cuore impenetrabile, lei che rispondeva sempre con irriverenza agli uomini che cercavano di mostrarsi superiori a lei, si era sciolta come neve al sole dopo pochi mesi passati in compagnia del nano.

-    Ti amo anch’io, Ann.- e ricominciarono da dove si erano interrotti, le mani bramose scendevano in posti proibiti e non accennavano a fermarsi. Thorin si posizionò sopra di lei e spostò le labbra sul suo collo, scendendo verso la spalla sinistra e proseguendo verso il seno.

-   Eruannie..- sospirò tornando a baciarle le labbra.

-     Eruannie, svegliati, è il tuo turno…- quando riaprì gli occhi non era più tra le braccia di Thorin, non si stavano più baciando e solo in quel momento si rese conto di quanto lo aveva amato, di come i sentimenti in quella visione erano così veri e potenti e le lacrime iniziarono a invaderle il viso.

Thorin si ergeva sopra di lei e la osservava incuriosito, non pensava che svegliandola avrebbe generato una reazione del genere. Si abbassò leggermente per poter parlare senza che gli altri lo sentissero.

-      Ti ho solo svegliata…- ovviamente non poteva sapere quello che passava per la testa della giovane, che cullata ancora dalla passione della visione afferrò il nano per le spalle e lo tirò a sé, prima abbracciandolo e poi baciandolo.

Thorin, che in un primo momento non rispose per la sorpresa, la strinse e iniziò a ricambiare il bacio sdraiandosi sopra di lei e tenendole ferma la testa con una mano, come se avesse paura di perderla.
Le stelle sopra di loro illuminavano la notte, uniche testimoni del loro ricongiungimento.

-  Aspetta, cosa fai? – il nano bloccò la mano di Eruannie che era scesa verso le sue brache nel tentativo di slacciarle.

-  Mi ricordo…- singhiozzò lei, ricominciando a baciarlo e a litigare con i lacci dei pantaloni.

-   La prima volta che ci siamo detti che ci amavamo, mi ricordo delle notti passate insieme e mi ricordo di come facevamo questo…- continuò nel suo vano tentativo di spogliare Thorin ma il nano la bloccò ancora. Ululati in lontananza, urla e luci che si fecero strada nel buio della notte.

- L’Orco Pallido…- sussurrò lei con un groppo di paura che le bloccava il fiato. Si alzarono di scatto e iniziarono a urlare per svegliare i compagni, dovevano muoversi o li avrebbero colti di sorpresa.

-          Fili, Kili, svegliatevi! – urlò il nano, correndo alla sua postazione e svegliando tutti gli altri.

Presero le armi e iniziarono a correre nel folto del bosco, in cerca di una via di salvezza. Quando finalmente gli alberi iniziarono a diradarsi si ritrovarono su un dirupo, le scelte erano due: suicidarsi combattendo o suicidarsi buttandosi di sotto.

Nel giro di pochi minuti si ritrovarono circondati dai lupi cavalcati da orrendi orchi. Eruannie sguainò la spada e li osservò con disprezzo “razza di guasta feste, sul più bello dovevate interrompermi, eh?!”. Lanciò una rapida occhiata ai suoi compagni, ancora intontiti e leggermente confusi. Doveva pensare alla svelta, prima che gli orchi attaccassero. Alle loro spalle si stagliavano tre abeti abbastanza alti perché i mannari non li raggiungessero.

-          Gandalf, falli arrampicare su questi alberi, presto! Io li distraggo e poi vi raggiungo…- lo stregone non se lo fece ripetere e iniziò a far salire i nani sugli alberi, sperando che la giovane non facesse idiozie.

-          Sapete, farvi un bagno ogni tanto non sarebbe male, potreste uccidermi con la vostra puzza! – Eruannie guardò il nemico con disprezzo e uccise il primo orco che osò attaccarla, erano tanti ma sperava di dare qualche chance ai suoi compagni.

-          Sali, presto! – l’ordine di Thorin la fece sorridere ma non si fermò, voleva che si mettesse al sicuro in cima a uno di quegli alberi prima che Azog lo provocasse e la sete di vendetta non lo pervadesse.

-          Vai prima tu, io sono più agile di te nell’arrampicarmi sugli alberi…- spinse il nano verso il sempreverde e si posizionò davanti a lui aspettando l’attacco di qualche altro orco, ma il Profanatore si fece strada in mezzo alla folla, un ghigno stampato in faccia.

-          Vedo che ti dona il braccio nuovo – l’orco osservò la mezz’elfa che si frapponeva fra lui e il nano.

-          Ah, Eruannie! E così le voci sono vere, la fattucchiera di Imladris è tornata. Il tuo amato Scudodiquercia non ti ha ancora ringraziata come si deve per il tuo tradimento? – la donna lo osservò con disgusto e sputò nella sua direzione in segno di sfida. Il ghigno sparì dalla faccia dell’orco che fece un rapido movimento del capo e un suo servitore attaccò Eruannie. La giovane parò tutti i colpi della creatura e alla fine lo infilzò con la spada, scaraventandolo di lato. Più orchi iniziarono ad attaccarla e i suoi amici dall’alto degli alberi lanciavano pigne infuocate per aiutarla. Con la coda dell’occhio vide Thorin su un pino che cercava di raggiungerla e Dwalin che lo tratteneva insieme a Balin. Sapevano che tenere il loro re lontano dall’Orco era di vitale importanza, se fosse morto combattendo Azog prima di riconquistare la Montagna Solitaria tutte le speranze sarebbero morte con lui.

Abbatté l’ennesimo orchetto da quattro soldi che si era scagliata contro di lei e si passò una mano sulla fronte per togliere il sudore.

Era esausta ma sapeva che a Gandalf sarebbe venuto in mente qualcosa di più intelligente che non fosse salire su degli alberi e dare fuoco a delle pigne in mezzo a un bosco.

-          Gandalf! Non voglio morire arrostita, pensa a qualcosa mentre tengo occupato questo imbecille! – sperò solo che lo stregone non si fosse dato fuoco mentre appiccava l’incendio.

L’Orco Pallido si avvicinò lentamente a lei e la guardò con disprezzo.

-          Scudodiquercia è così codardo da far combattere te al posto suo? Se è questo ciò che vuole lo accontenterò, un riscaldamento prima del vero combattimento è sempre utile…- il ghigno tornò sul volto dell’orco. Eruannie non riuscì più a contenere la rabbia, si ricordò di quando aveva decapitato il suo caro vecchio amico, di quando il suo esercito aveva quasi distrutto il loro e la voglia di porre fine alla vita di quell’essere disgustoso la inghiottì. Si gettò su di lui con la spada alzata, ma l’orco parò tutti i suoi colpi finché non riuscì a graffiargli una guancia.

 Il tempo si fermò. Azog le bloccò il braccio con cui teneva la spada e lo strinse tanto forte che la ragazza dovette lasciar cadere la spada al suolo per il dolore. La guardò con astio negli occhi e le inflisse un colpo al viso, talmente potente che la testa di Eruannie si piegò dall’altra parte, sputando sangue dalla bocca.

-          Tutto qui? – sapeva che provocarlo non le avrebbe giovato, ma se così facendo fosse riuscita a concedere più tempo ai suoi compagni lo avrebbe fatto volentieri.

-          No! Lasciala stare! – Kili sembrava non resistere più a quella macabra scena, voleva intervenire ma lo stregone lo bloccava sul ramo.

Azog la prese per la testa e le tirò un pungo nello stomaco che la fece piegare e con un ultimo colpo in faccia la fece volare ai piedi dell’albero.

Prima di svenire Eruannie vide una figura correre contro il profanatore e sentì delle braccia avvolgerla, decise che poteva concedersi qualche minuto per riposare gli occhi e svenne.

-          Thorin! – i gemiti dei due amanti riempivano la stanza, le loro figure danzavano nel letto del principe. Poi l’oscurità li avvolse ed Eruannie si ritrovò immersa nel buio, sola.

-          Sciocca ragazzina, pensavi di poter affrontare da sola l’Orco Pallido? Allora non sei così intelligente come si dice…- ancora quella voce, la voce di quell’uomo che aveva cercato di prosciugarle i poteri le riempì ancora una volta la testa. Non sapeva chi fosse, sapeva solo che era pericoloso e il fatto che potesse entrarle nella mente la faceva inorridire.

-          Dimmi chi sei e perché riesci a parlarmi in questo modo, te lo ordino! – più che un ordine quella frase sembrò una supplica. Sentiva il dolore della lotta con Azog farsi strada in lei e si ritrovò a pensare che forse i suoi amici erano riusciti a fuggire dal mostro.

-          Tu ordini a me? – la risata dello sconosciuto rimbombò nella testa di Eruannie che si portò le mani alle tempie e iniziò a piangere.

-          Ti prego basta, cosa vuoi da me? – la risata cessò e il silenzio calò di nuovo nella sua mente.

-          Oh, lo scoprirai, mia cara! Lo scoprirai molto presto! – e di nuovo l’oscurità l’avvolse.

 Angolino autrice:

Dehehehe non pensavo che passasse un anno dall'ultima pubblicazione! ^__^ '''

Perdonatemi, comunque ora ci sono, non so quale sarà la frequenza con cui pubblicherò considerando che sono nel pieno della sessione estiva, ma mi impegno a essere più presente sulla scena :D

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII

CAPITOLO VII

Eruannie sentiva tutto il corpo indolenzito, ma doveva alzarsi e aiutare i suoi amici. Sentiva il rumore della battaglia intorno a sé, l'odore di bruciato penetrò nelle sue narici, Gandalf doveva aver incendiato tutto il bosco.

Aprì gli occhi e cercò di vedere qualcosa in quel caos che si era creato. Il fumo le fece lacrimare gli occhi e tossì quando le invase i polmoni. Spostò lo sguardo sulla battaglia e si ritrovò davanti una scena raccapricciante: un orco si stava avvicinando minaccioso a Thorin, che giaceva svenuto a terra poco lontano da lei. Dopo la sua breve lotta con l’orco, il nano era sceso dal pino e l’aveva difesa, prima che chiunque potesse darle il colpo di grazia.

Eruannie si alzò a fatica, aveva un braccio in fiamme, sentiva il dolore che si irradiava fino alla spalla. Aveva paura che se l’avesse mossa si sarebbe sgretolata, quindi la tenne con l’altra mano. La testa le pulsava e lo stomaco sembrava sul punto di voler riversare tutto il suo contenuto, ma cercò di reprimere tutto quello che provava, non sarebbe stata di grande aiuto mezza morta. Si sporse per prendere la spada, caduta quando Azog l’aveva lanciata lontano, e si avvicinò zoppicando a Thorin. L’Orco Pallido stava dicendo qualcosa al nano, ma non riusciva a sentirlo. Forse con la caduta aveva perso l’udito elfico, non volle indagare a riguardo. 

Una piccola figura si fece strada tra gli orchi, era così piccolo che nessuno vi prestò attenzione. Bilbo si lanciò addosso all’orco, impedendogli di decapitare Thorin, e conficcandogli quello stuzzicadenti che aveva come spada nel petto. Eruannie sgranò gli occhi, aveva appena visto un mezz’uomo, che fino a qualche ora prima aveva paura anche della sua stessa ombra, che uccideva un ferocissimo orco. Lo hobbit si girò verso Azog, menando fendenti a caso nell’aria che li separava. Quello stupido si sarebbe fatto ammazzare. Eruannie raccolse tutte le forze che le rimanevano in corpo e si scagliò contro gli orchi, pronti ad attaccare Bilbo.

<> gli urlò, parandosi davanti a lui e respingendo quanti più orchi poteva. I nani l’avevano raggiunta e la stavano aiutando a  difendere il loro re. Azog spronò il suo mannaro verso Eruannie, guardandola con disgusto.

<< Non vuoi saperne di morire, donna!>> le gridò nella lingua nera di Mordor, mentre il lupo albino spalancava le fauci.

Eruannie scartò a destra, impedendo al mannaro di azzannarla, ma altri due orchi le furono addosso, si liberò di loro con una certa fatica, soprattutto dovuta al fatto che il braccio della spada era andato e doveva fare affidamento al sinistro, quindi una doppia fatica.

Afferrò Bilbo e lo spinse verso il pino, che si era sradicato e pendeva giù dal dirupo. Un mannaro saltò nella sua direzione prima che potesse individuarlo, ma fu subito sbalzato nel fuoco che ormai invadeva la radura. Un grido acuto ruppe il caos della battaglia, Gwaihir era venuto in loro soccorso. Eruannie sorrise in direzione del Re delle aquile e tornò a concentrarsi sullo scontro.

Con un fendente scacciò un mannaro che stava per cenare con il corpo Thorin e fece cenno a un’altra aquila di prenderlo. L’animale lo afferrò tra le ampie zampe, facendo attenzione a non ferirlo con gli artigli, poi volò via. La mezz’elfa si occupò dei mannari che circondavano i giovani Durin, mettendo al sicuro i nipoti di Thorin.

<< Andate con loro!>> ordinò ai nani, indicando le aquile che li stavano aiutando in quella battaglia, disperdendo gli orchi e caricandosi i nani sulle schiene.

Si guardò intorno per controllare che fossero tutti al sicuro, era rimasto solo Gandalf sull’estremità dell’albero. Il mago le fece cenno di andare con lui, Eruannie non se lo fece ripetere due volte e si fiondò verso l’amico grigio. Era quasi arrivata sulla punta del pino, Gandalf le sorrise e si tuffò nel vuoto, per poi ricadere con eleganza sul dorso di Gwaihir. Eruannie lo imitò, ma quando si ritrovò sospesa in aria, qualcuno la colpì così forte alla schiena da farle uscire tutta l'aria che aveva nei polmoni. La mezz'elfa andò oltre il punto in cui Gwaihir la stava aspettando. Sentì Azog ridere di gusto alle sue spalle, mentre i nani e Gandalf gridavano nella sua direzione. Stava precipitando nel nulla, acquistando sempre più velocità mentre cadeva. 

Cercò di gridare qualcosa, ma la sua voce si perse nel vento. L'aria le frustava i capelli contro il volto e lei roteava, sempre più giù,  ascoltando le grida delle aquile che cercavano di andare contro la gravità, ma erano state colte di sorpresa e nemmeno loro potevano fare molto contro la forza del vento. Eruannie smise di lottare contro il suo destino, era inutile. Aveva fatto quello che doveva, aveva salvato Thorin e i suoi amici, il suo compito sulla Terra di Mezzo era finito, poteva finalmente riposare dopo tutti quegli anni di battaglie e ferite.

Il suo pensiero andò al re dei nani, sperò con tutto il suo cuore che non riuscisse in nessun modo a trovare l’Arkengemma e si abbandonò alla sensazione di vuoto. Aspettò di sentire l’impatto con il suolo, si era sempre chiesta cosa si provava a morire e presto lo avrebbe scoperto. Ma non si schiantò mai.

***

La luce l’avvolse. Non era più sospesa nel vuoto, era immersa nel nulla. Pensò che fosse stato tutto un sogno, che in realtà era al convento e si era sognata tutto. Eruannie si tastò la nuca, per capire se il dolore che avvertiva era dovuto davvero alla lotta contro l’Orco Pallido o se era un semplice mal di testa.

Si sentiva leggera, come se il suo corpo fosse fatto di fumo. Si toccò le braccia, per essere sicura che non fosse diventata un fantasma.

Era sdraiata al suolo ed era circondata da luce bianca, che sembrava essere l’unica cosa presente in quel posto oltre a lei. Si alzò lentamente, indolenzita dalla battaglia. Si rese conto di essere completamente nuda, ma poco importava considerando che era sola. Non sentiva freddo, né caldo. Sembrava fosse stata chiusa all’interno di una teca di vetro, come una principessa delle fiabe.

“Valar, dove mi trovo?” il suo cuore iniziava ed essere turbato da mille pensieri e dubbi. Era morta? Stava dormendo? Aveva la febbre alta? Cosa diavolo stava succedendo? Poi, una voce dolce e materna le giunse alle orecchie. Era la voce di Dama Galadriel che le riempì il cuore di speranza.

<< Mia piccola Eruannie, il fato sembra essere dalla tua parte. Ti è stata concessa una seconda possibilità su questa terra. Non sprecarla!>> e così come era arrivata, la voce se ne andò, lasciando sola la mezz’elfa ancora una volta.

La luce si affievolì a poco a poco, lasciando posto alle tenebre. Eruannie si sentì improvvisamente stanca, come se un macigno le pesasse sulle spalle. Si accasciò a terra, avvicinando le ginocchia al petto e chiudendo gli occhi.

Quando li riaprì, si ritrovò in mezzo a una radura, molto simile a quella dove aveva affrontato Azog, ma era giorno e il sole si insinuava tra le fronde degli alberi che la circondavano. Fece un respiro profondo, beandosi di quando l’aria entrava e usciva dai polmoni, come se non fosse stata in grado di respirare per giorni. Riusciva a percepire tutti i rumori della foresta, il suono del vento tra le foglie secche ai piedi dei grandi faggi, lo scrosciare le fiume ai piedi della montagna, i pigolii degli uccellini nei loro nidi, in attesa della madre. Sollevò un braccio per controllare che non fosse ancora nuda come poco prima. Una veste bianca la ricopriva come se fosse stata intessuta per percorrere le curve del suo corpo. Si alzò e si guardò intorno, cercando tracce della Compagnia, ma trovò solo i residui dei pini bruciati da Gandalf e qualche orco morto. Il suo animo si alleggerì non trovando neanche un cadavere dei suoi amici. Sospirò e cercò di pensare con lucidità alla prossima mossa da compiere. Suo fratello Elrond le aveva ordinato di dirigersi verso Bosco Atro dopo aver superato le Montagne Nebbiose e così avrebbe fatto. Armandosi di buona volontà cercò di ricordare da che parte sarebbe dovuta andare per raggiungere la corte di Thranduil. Socchiuse gli occhi e si lasciò guidare dal suo istinto elfico, nella speranza che fosse la via corretta.

<< Un dono, per la principessa elfica…>> sussurrò una voce nel vento. Eruannie fece un ghigno, non era una principessa e nemmeno elfica, se non per metà, ma le faceva piacere che qualcuno la considerasse tale. Dovette però sgranare gli occhi quando un magnifico destriero bianco le si avvicinò, nitrendo una volta davanti a lei. Era un Mearas, un principe dei cavalli, si diceva che apparissero solo alle persone degne. Si inchinò ad Eruannie, consentendole di montargli in groppa, non senza qualche perplessità della ragazza. Non si era mai considerata degna di vedere un Mearas, figuriamoci montarne uno. Quando si fu posizionata in groppa al destriero si aggrappò alla sua lunga criniera, morbida e splendida. Si allungò quel poco da consentirle una parola di ringraziamento alle orecchie del cavallo, che nitrì di rimando e si mise al galoppo verso est.

I Mearas non erano solo splendide creature da osservare, erano cavalli maestosi e possenti, in grado di percorrere incredibili distanze nella metà del tempo del più veloce dei destrieri. Eruannie avrebbe preferito di gran lunga dei pantaloni per una cavalcata, la veste bianca con cui si era risvegliata con le consentiva di mantenere una posizione molto comoda. Ombromanto non si fermò nemmeno per riposare quella notte, continuò la sua cavalcata fino al confine con la foresta di Bosco Atro.

<< Ti ringrazio amico mio>> gli sussurrò Eruannie, una volta smontata dal Principe dei cavalli. Accostò la sua fronte a quella dell’animale per qualche secondo.

<< Non dimenticherò quanto hai fatto per me>> e con riluttanza si congedò dal destriero, dirigendosi verso la foresta, che sembrava tormentata da un grande male. La bellezza del bosco di Thranduil aveva lasciato il posto all’oscurità. I maestosi alberi su cui si arrampicava da piccola con Legolas erano stati sostituiti da tronchi secchi e marci. I raggi del sole non penetravano più nel folto della boscaglia e le tenebre si erano impossessati dei sentieri.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Capitolo VIII

CAPITOLO VIII

Oscure creature zampettavano all’interno di Bosco Atro, Eruannie riusciva a percepirne la malvagità. I suoi occhi correvano da una parte all’altra della foresta, controllando che le ombre non si facessero troppo vicine. 

Le sembrava di camminare da giorni all’interno di quell’intricato regno di ragnatele e tenebre. Sentiva che le sue forze sarebbero venute meno da un momento all’altro e inoltre era senza armi, un altro fantastico "dono" dei Valar.

“Se pensano che io possa difendermi con la forza di una veste bianca si sbagliano di grosso” pensò, esasperata dalla camminata. Evidentemente i Valar non avevano pensato di donarle anche un po’ di equilibrio dato che le bastò mettere un piede in un punto sbagliato per farle fare un piccolo capitombolo. Rotolò tra le radici di diversi alberi e la terra umida le si appiccicò addosso.

<< Fantastico, ora sembra che mi sono rotolata nel fango!>> urlò alla foresta, come se potesse risponderle. Si rialzò strappando la lunga veste per consentirle di camminare senza inciampare ulteriormente nei suoi passi. Mosse un piede ma il corpo non lo seguì e si ritrovò appesa a testa in giù, in una trappola che le fece alzare la gonna.

<< Ma davvero?! Tu mi vuoi uccidere! Adesso che altro, un esercito di bestie assassine?!>> incrociò le braccia al petto, non curandosi troppo del fatto che era sporca come se fosse appena uscita da una battaglia e che penzolava da un ramo di un albero.

Un forte rumore di rami che si spezzano raggiunse le sue orecchie.

<< Stai scherzando…>> ammutolì non appena sentì altri rumori nel mezzo della foresta.

<< Vai prima tu!>> una voce nel mezzo della foresta le fece tendere l'udito.

<< Chi ha parlato?>> urlò all'oscurità da cui provenivano i rumori.

<< No! Restate dove siete! >> una vocetta più acuta si rivolse a qualcuno all'interno del bosco.

<< Maledizione!>> esclamò, per poi cercare di issarsi e afferrare la corda che la teneva bloccata. Cercò di districarla con le mani e con le unghie, ma anche quello fu inutile. I rumori si fecero sempre più vicini e una massa di voci profonde si unirono alle due precedenti, alzando insulti e imprecazioni.

<< Un aiutino?>> chiese guardando verso l’alto, nella speranza che i Valar potessero sentirla. Non sapeva chi si stesse avvicinando, ma con tutto il casino che stavano facendo avrebbero sicuramente attirato le creature del bosco e purtroppo non erano tutte gentili.

Ma in quel momento gli dei avevano altro per la testa e ignorarono Eruannie. La guerriera si issò sul ramo con tutta la forza che aveva in corpo e cercò qualsiasi cosa potesse aiutarla a liberarsi. Trovò una piccola pietra lievemente appuntita e sperò potesse bastare come lama improvvisata. Iniziò a picchiare sulla corda e cercare di romperla. Le ci vollero una decina di minuti, ma finalmente riuscì a liberarsi.

<< Che scherzo spassoso...>> sussurrò più a se stessa che ad altri. Si mise in ascolto delle voci e si rese conto che stavano procedendo sempre di più nel folto della foresta. 

<< Avanti, issate Bombur su quella lettiga!>> la voce di Thorin arrivò alle orecchie di Eruannie che si mise subito sull'attenti.

<< Thorin >> disse in un soffio, prima di gettarsi nel folto della foresta. La lieve luce del giorno che illuminava un minimo Bosco Atro aveva lasciato posto alle tenebre più nere ed Eruannie dovette fare affidamento a quel poco che riusciva ancora a scorgere nell'oscurità della notte. Le voci e i rumori dei nani cessarono, lasciando posto agli scricchiolii tra gli alberi. Eruanni ricordava di aver corso tra quelle fronde insieme al principe Legolas molti anni prima, conosceva a memoria ogni centimetro di quella foresta, ma negli anni qualcosa l'aveva cambiata e ora non riusciva più a orientarsi.

<< Maledetti nani!>> imprecò in Khuzdul, mentre socchiudeva gli occhi per concentrarsi più a fondo sui rumori che avvertiva in lontananza. Un forte boato di alberi spezzati e un gridolino le giunsero alle orecchie e la guerriera scattò in direzione di esso. Si ritrovò nel mezzo di un nido di ragni giganti e pensò che fosse assurdo che Thranduil lasciasse vagare quelle creature per il suo reame. Si fermò sul ramo di un albero per ponderare sulla mossa successiva. Vide dei bozzoli di ragnatele che pendevano dal nido, come dei salami appesi in una dispensa, sperò con tutta se stessa che fossero delle prede e non involucri pieni della progenie di quelle creature ripugnanti. Un brivido le corse lungo la schiena e si voltò appena in tempo per individuare un grosso ragno che si dirigeva nella sua direzione. Aveva la pietra ancora con sé, ma non sarebbe mai bastata per affrontare un branco di ragni giganti. Si issò sul ramo più vicino con appeso uno dei bozzoli e decise di rischiare la sorte: se fossero state larve di ragno avrebbe cacciato un urlo talmente forte che anche la corte di Thranduil avrebbe sentito, se fossero state prede avrebbe salvato la vita di qualcuno.  Con la pietra della fortuna nella mano della spada iniziò ad incidere lungo il bozzolo e si sbarazzò delle ragnatele, quello che vi trovò oltre le fece venire un tuffo al cuore. Kili penzolava mezzo addormentato dal ramo, come se fosse stato sotto un potente incantesimo del sonno. 

<< Avanti, Durin! Svegliati!>> squittì verso il nipote di Thorin, che dal canto suo si lamentò come un poppante che non vuole alzarsi dal letto la mattina.

<< No, mamma...ancora qualche minuto...>> sbuffò oltre i baffi scuri, facendo sogghignare Eruannie come una sorella maggiore molto dispettosa. Tappò il naso e la bocca del nano, aspettando che si destasse da quell'incantesimo. Il nipote di Thorin si svegliò annaspando e dibattendosi e non appena incontrò gli occhi di Eruannie si bloccò, assumendo l'espressione di chi ha appena visto un fantasma. La guerriera gli sorrise e gli fece segno di non parlare, liberandolo dalla presa da soffocatrice seriale. Con un gesto della mano gli fece segno rivolta a tutti gli altri bozzoli intorno a loro: dovevano liberare i loro compagni, le spiegazioni avrebbero atteso.

Kili le allungò un pugnale e insieme iniziarono a muoversi sui rami degli alberi, silenziosi come ombre, incuranti del fatto che qualcuno dall'alto li stava osservando. Un gigantesco ragno peloso e raccapricciante era appostato proprio sopra alle loro teste, allungò una zampa per afferrare Eruannie che litigava con le ragnatele per liberare Bofur. Uno stridio di lamento avvertì la guerriera del pericolo incombente e si voltò giusto in tempo per vedere il piccolo Bilbo che abbatteva la creatura. Lo hobbit si bloccò vedendola e inarcò le sopracciglia, aprendo di poco la bocca come per dire qualcosa. Eruannie intercettò il suo sguardo e lo pregò mentalmente di non fare rumore, dovevano cogliere i ragni alla sprovvista o sarebbe stata la loro fine. Il mezz'uomo l'aiutò a liberare tutti i loro compagni, dividendosi il compito con Kili. Eruannie, che era la più agile dei tre, saltava sui rami tagliando le ragnatele che tenevano ancorati i bozzoli al nido, lasciandoli poi cadere sulle ampie ragnatele sottostanti in modo che attutissero la caduta. Bilbo, il più silenzioso e il più piccolo, si occupava di controllare che non arrivassero altri ragni, mentre Kili liberava gli altri nani e li risvegliava.

<< Undici, dodici>> la guerriera arrivò all'ultimo bozzolo e ringraziò che Gandalf non avesse chiamato un'armata di nani per quella missione. Quando incise l'ultima ragnatela si accovacciò al ramo che la stava ospitando e, con un profondo sospiro, fece una capriola all'indietro, lasciandosi cadere tra rami e ragnatele, atterrando esattamente in mezzo ai nani, intenti a ripulirsi e a imbracciare le armi.

<< Ben trovati, amici miei! >> disse non appena fu a terra, attirando su di sé le occhiate sconvolte dei nani, in particolare quella del loro re.

<< Vi sono mancata?>> chiese osservandoli e inarcando un sopracciglio, divertita dalle loro espressioni. Ridacchiò e si voltò verso Thorin.

<< Le spiegazioni verranno a tempo debito, avete perso il sentiero e se non ci sbrighiamo quegli esseri che vi hanno intrappolato verranno a risquotere il loro premio!>> si rivolse al re dei nani con quanta più enfasi possibile, ma lui era perso a contemplare la sua figura e nella sua testa sfrecciavano mille domande e insulti per avergli fatto credere che fosse morta, per la seconda volta!

<< Tu...tu sei...>> iniziò il figlio di Thráin, puntando i suoi occhi glaciali in quelli di lei.

<< Sì, sono viva e no, non sono un fantasma. Ora muoviamoci!>> si voltò verso Kili e gli lanciò il pugnale che le aveva prestato.

<< Preferisco le frecce, dammi l'arco>> il nano non se lo fece ripetere, erano tutti troppo sconvolti dalla sua visione per protestare, così l'assecondarono. Che fosse un fantasma o un'allucinazione della foresta li aveva comunque aiutati nella trappola dei ragni. Gettò la faretra di Kili in spalla e impugnò l'arco, non era maneggevole come il suo ma per una caccia alle bestiole oscure poteva bastare. 

<< Seguitemi!>> ordinò ai compagni, iniziando a correre verso quella che sperò essere la direzione corretta. Il sole doveva essere sorto, una tenue luce si insinuò tra i rami delle grandi querce, illuminando un poco il cammino.

Eruannie percepì dei movimenti alle loro spalle, tante piccole zampe che correvano da tutte le direzioni. Erano circondati e l'unica soluzione era combattere contro il loro nemico peloso. 

<< In posizione, figli di Durin! Ci attaccheranno cercando di stringerci nel centro, dobbiamo impedirgli di accerchiarci completamente!>> si voltò e guardò i suoi compagni, ancora increduli ma pronti a combattere.

<< Sono io e sono viva, ora combattete>> disse loro con più dolcezza dell'ordine precedente. 

I ragni piovvero addosso alla Compagnia come frecce scagliate da un esercito di orchi. In mezzo a quel caos di fendenti e tentativi da parte delle creature di sopraffarli, la guerriera non udì l'arrivo di un secondo pericolo per i nani. Stava combattendo schiena contro schiena al fianco di Dwalin, come avevano già fatto in precedenza. Pensò che fosse triste che il nano non potesse ricordarsi di tutti i bei momenti che avevano passato insieme.

"Distrutto il male dentro ad Erebor ti restituirò i ricordi, caro amico" conficcò una freccia tra gli occhi di un ragno, parando poi con l'arco il tentativo di una creatura di azzannarla. L'urlo di battaglia di Thorin la distrasse quel poco che servì a una bestia per afferrarla per un piede. La alzò sopra alla sua testa e la sbalzò contro a un albero, facendole emettere un suono di dolore indescrivibile. Il ragno era a un soffio da lei, fece scoccare le tenaglie che aveva al posto della bocca e si lanciò in avanti, pronto a mangiare la sua preda, ma una freccia gli si conficcò tra le fauci prima che potesse provarci. Eruannie inarcò il capo di lato, quella freccia non era dei nani. Alzò lo sguardò e si accorse che delle figure molto più aggraziate dei nani stavano attaccando i ragni.

Si alzò e pensò a disfarsi delle creature che incontrava sul suo cammino verso il re dei nani.

<< Thorin, non ti piacerà ma...>> la sua frase fu interrotta dalla sagoma di un elfo biondo che si faceva sempre più vicina a loro, puntando contro il volto di Thorin la sua freccia. Eruannie si piazzò davanti al nano con estrema agilità, rimanendo impassibile quando la punta della freccia le arrivò a un soffio dal viso. Il principe di Bosco Atro non aveva più il suo tipico sorriso sereno ad adornargli la faccia, bensì li guardava con aria torva, ponderando se scoccare la freccia o meno.

<< Non pensare che non voglia uccidere i tuoi compagni nani, donna>> sputò fuori, rendendo i suoi occhi due fessure blu impenetrabili.

<< Non siamo tuoi nemici, Legolas>> parlò in elfico, per sottolineare il concetto. Depose l'arco e alzò le mani in segno di resa, sperando che al vecchio amico fosse rimasto un po' di buon senso. L'elfo sembrò pensarci qualche secondo, quando vide che anche i nani avevano deposto le loro armi, ormai circondati dai suoi soldati, abbassò l'arco. 

<< Chi sei?>> chiese poi, rendendo impossibile ai nani la comprensione di quel dialogo.

<< Non mi riconosci? Eppure una volta i tuoi occhi non erano che per me, Legolas Verdefoglia>> Eruannie mosse un passo verso l'amico, tenendo sempre le mani aperte davanti a sé.

<< Sono Eruannie, figlia di Elwing, signora di Imladris e amica di lunga data di tuo padre Thranduil>> la guerriera puntò i suoi occhi in quelli dell'elfo, aspettando e pregando i Valar che le credesse. La risposta non tardò ad arrivare, Legolas sollevò di nuovo l'arco, puntandoglielo contro.

<< Cosa siete, oltre a essere una bugiarda ovviamente>> il principe di Bosco Atro non apparve credere alle parole della vecchia amica e chi poteva dargli torto? Infondo quella davanti a lui non assomigliava per niente alla guerriera che aveva conosciuto un tempo ed Eruannie non poteva provare davvero chi fosse, le sue armi erano andate perdute quando era caduta per mano di Azog, quanto alla parola dei nani sarebbe stata inutile.

<< Legatela, forse in una cella deciderà di collaborare e si renderà conto dell'inutilità dei nani>> l'elfo si rivolse ai suoi soldati che non se lo fecero ripetere due volte, poi la superò e si rivolse a Thorin.

<< Ah è così che tratti i vecchi amici, Legolas?!>> non vide il volto del principe, ma sapeva benissimo che aveva alzato gli occhi al cielo. Una guardia le si avvicinò e le legò i polsi, per poi proseguire perquisendo e legando anche i suoi compagni. 

<< Legolas, fammi una qualsiasi domanda e io ti risponderò, mettimi alla prova!>> lo implorò, avvicinandosi alla schiena dell'elfo che aveva appena dato del ladro a Thorin, requisendogli Orcrist. 

<< Questa imbavagliatela, parla troppo>> ordinò lui ai soldati, dandole semplicemente le spalle e proseguendo con la perquisizione dei nani.

<< Legolas Thranduilion! Giuro sulla mia spada che appena mi libero ti rifaccio il sedere a suon di...>> un soldato le coprì la bocca con un pezzo di stoffa impedendole di finire la frase. Eruannie si dimenò, scalciando e imprecando in elfico contro il uso vecchio amico, ma non servì a nulla. Li condussero alla corte di re Thranduil e li imprigionarono nelle segrete, luogo che Eruannie non aveva mai visitato nonostante gli anni trascorsi nel Reame Boscoso. Li divisero in modo che nessuno di loro condividesse la cella con gli altri, tattica astuta per evitare che potessero organizzare un piano di fuga. 

<< Ora è il momento delle spiegazioni, Ann...>> era stato Balin a parlare, dall'oscurità della sua cella. Il nano aveva ragione, doveva spiegare loro come aveva fatto a tornare dalla morte.

<< Già, come sei sopravvissuta alla caduta?>> la voce di Kili le scaldò il cuore, ma era quella di Thorin che voleva sentire. Troppe volte il fato li aveva separati, ma altrettante li aveva riuniti.

<< La verità è che non sono sopravvissuta, Kili>> sussurrò stremata la guerriera, scivolando sul pavimento di pietra della sua cella.

<< I Valar hanno deciso di offrirmi una seconda opportunità sulla Terra di Mezzo, credo che abbiamo in serbo per me molto più di quello che possiamo immaginare>> concluse la mezz'elfa, avvicinando le ginocchia al petto nel tentativo di scaldarsi.

Un rumore di chiavi fece zittire i nani, che si misero subito sull'attenti. Legolas sfilò tra le loro celle e andò dritto da Eruannie, scrutando la sua figura con un'espressione pensierosa in volto.

<< Non crucciarti, Leg. Sono davvero io...in un corpo diverso, come puoi vedere>> si alzò e si avvicinò alle sbarre della cella, fissando l'elfo dritto negli occhi color del cielo. Legolas era uno degli elfi più belli che Eruannie avesse avuto il privilegio di incontrare, neanche Glorfindel, l'elfo più bello e aggraziato di Imladris, poteva concorrere con il principe di Bosco Atro. Nonostante il cuore della guerriera fosse già stato preso, stravolto, spezzato e ricomposto dal re dei nani, Eruannie non poté fare a meno di constatare quello che la sua mente le rammentava: Legolas era bello. Sorrise al vecchio amico e allungò una mano per sfiorargli il volto, ma l'elfo si scostò.

<< Non vengo per fare conversazione, ladra>> le porse un pacchetto di stoffa e se ne andò. Il cuore di Eruannie fece un salto e poi tornò al suo posto. Legolas era stato il suo migliore amico da quando Thranduil lo affidò a lei per il suo addestramento. Sapeva bene che lui nutriva molto più della semplice devozione per la propria maestra d'armi, ma il re non avrebbe mai permesso al proprio figlio di mescolarsi con una creatura come lei: mezzo elfo e mezzo nano, pur essendo di stirpe reale e l'immortale più forte sulla Terra di Mezzo. Così i due erano rimasti semplici amici, erano rimasti in contatto quando lei era partita alla volta di Erebor e lui aveva pianto di dolore quando gli era giunta voce della sua morte, giurando a se stesso che non avrebbe mai più provato quel tipo di sentimento nei confronti di nessun altro essere vivente. Quella che aveva trovato nella foresta non era Eruannie, solo una bugiarda che voleva far cedere le sue difese da tempo ben consolidate.

Il principe si voltò un'ultima volta a guardare la compagna dei nani, chiedendosi se forse il suo cuore non stesse sbagliando nei confronti della guerriera, poi se ne andò silenzioso così come era arrivato. Sentì che le guardie stavano tornando nelle segrete e si affrettò ad aprire il pacchetto, trovando al suo interno indumenti di fattura elfica.

Non erano abiti degni della corte di Thranduil, ma l'avrebbero coperta di più della semplice veste che le avevano donato i Valar quando era tornata in vita. Approfittando della solitudine della cella, si spogliò e indossò la casacca verde e i pantaloni di velluto neri, che infilò negli stivaletti.

<< Finito con lo spogliarello?>> la voce di Thorin giunse alle sue orecchie facendola sorridere e arrossire lievemente.

"Oh andiamo! Sembri una scolaretta, Ann!" pensò voltandosi verso il re dei nani. Lo avevano rinchiuso nella cella davanti alla sua e poté finalmente bearsi degli occhi color del ghiaccio del nano. 

<< Ti hanno offerto un accordo?>> chiese la voce di Balin, c'era della speranza nella sua frase, ma sia lui che Eruannie sapevano bene che non sarebbe stato Thorin Scudodiquercia a scendere a patti con gli elfi, soprattutto non con re Thranduil.

<< Certo che hanno offerto un accordo...>> sospirò lui, tastando le sbarre come per cercare una falla nella creazione della sua cella. 

<< Dimmi che hai accettato>> supplicò Eruannie, sporgendosi dalle sbarre e guardando il suo re, che assunse uno sguardo beffardo e altezzoso.

"Degno di un figlio di Durin" pensò la guerriera, mentre si permetteva di indugiare nei suoi occhi.

<< Gli ho detto che Ishkh khakfe andu null!>> urlò il re di Erebor, guardandosi intorno nella speranza che tutti gli elfi nei paraggi potessero sentirlo. Eruannie fece roteare gli occhi per poi tornare a guardare Thorin.

<< Il solito caprone maleducato!>> sbottò guardandolo con aria di rimprovero, sguardo che fu subito ricambiato da una faccia non molto amichevole di Thorin. 

<< Sì e non ho paura a ripeterlo, Thorin! Ti amo, ma sei un caprone quando si tratta di fare accordi, soprattutto con gli elfi!>> le parole le uscirono così naturali che non si rese nemmeno conto di quello che aveva appena detto. Il re dei nani aveva la bocca così spalancata per la sorpresa che la barba quasi gli toccava terra.

<< Oh per favore, ho detto solo la verità...>> si difese lei, accovacciandosi a terra e incrociando le braccia al petto. 

<< Figliola, calmiamo gli animi e collaboriamo per uscire da qui...>> la voce serena e pacata di Balin la raggiunse, calmandole i nervi.

<< ...se non sbaglio, tu sei stata ospite di re Thranduil per molti anni, dico bene?>> continuò il nano, facendo su e giù nella cella e facendo lavorare i neuroni per escogitare un piano.

<< Sì, ma non ho mai visto le segrete. Ehi, che fine ha fatto Bilbo?!>> si alzò di scatto e passò in rassegna le celle, nella speranza di scorgere il piccolo amico. 

<< Eccomi!>> lo hobbit sbucò dal nulla, letteralmente. Solo allora Eruannie si rese conto che qualcosa era cambiato nel mezz'uomo, se quando lo aveva incontrato a Imladris era circondato da un'aura di pace e serenità, ora un'ombra sembrava aleggiare intorno all'amico.

Lo hobbit aveva con sé un mazzo di chiavi e con agilità e scaltrezza liberò i suoi compagni. Kili e Fili si corsero incontro e si abbracciarono. Eruannie si chiese cosa avrebbero fatto se mai si fossero dovuti separare quei due. Thorin le si avvicinò e lei pensò subito che le avrebbe fatto una ramanzina per averle dato del caprone poco prima. Invece la sorprese, l'abbracciò di slancio, incurante dei nani che li circondavano.

<< Pensavo di averti persa un'altra volta, Ann...>> le sussurrò all'orecchio, facendola rabbrividire di gioia mista al desiderio di saltargli addoso. Dovette resistere a quel pensiero e concentrarsi sulla fuga. Si allontanò leggermente dal petto del nano per guardarlo negli occhi.

<< Tornerò sempre da te>> disse semplicemente, per poi staccarsi da lui controvoglia. Bilbo li condusse alle cantine dove spesso Eruannie si era ubriacata insieme a Legolas. Sorrise al ricordo delle gare di bevute che faceva con l'amico, sembravano così lontani quei ricordi, come dissolti nel fumo del tempo. Le guardie si erano addormentate per il troppo vino ingurgitato e la guerriera li invidiò leggermente, erano così spensierati da potersi permettere di alzare il gomito.

Bilbo convinse i nani a infilarsi nei barili di vino vuoti, posizionati su una piattaforma che consentiva alla corrente del fiume di portarli a valle dove sarebbero stati prelevati dal chiattaiolo.

<< Bilbo, i barili sono quattordici, noi siamo quindici!>> protestò Eruannie, aiutando il piccolo Ori a infilarsi in un barile. Sentì una presa ferma sul braccio, Thorin la stava trascinando alla testa dei barili. Non servirono parole per farle capire l'idea del nano e con agilità saltò nel barile in alto, allungando poi una mano per aiutare il re dei nani. Era da tempo che non stavano così vicini ed era ovvio che entrambi avevano desiderato quel momento a lungo, non capitava spesso di poter stare così lontani dagli occhi degli altri compagni. Bilbo consigliò a tutti di prendere un bel respiro e tirò la leva che consentì a tutti i barili di scivolare nella botola. Thorin strinse Eruannie a sé, non che lo spazio a disposizione fosse sufficiente per stare lontani. 

Poi una sensazione di nausea la invase e un forte mal di testa la fece piegare. 

<< Pensi davvero di poter ricostruire una vita con Scudodiquercia? Pensi che possa salvarsi dalla malattia del Drago? >>

Una risata inquietante circondò Eruannie, che rabbrividì riconoscendo lo stregone che aveva intrappolato nell'Arkengemma. 

<< Vuoi un assaggio della mia forza? Forse così ti convincerai che la mia è la parte vincente da cui stare!>> al termine di queste parole, un dolore penetrante trapassò il corpo di Eruannie come una spada incandescente, facendole assumere una posizione per niente naturale. La guerriera urlò di dolore e sentì i suoi compagni lamentarsi con Thorin per farla tacere o li avrebbero scoperti.

<< Che succede?>> la voce lontana di Thorin la raggiunse in quella landa di ombre e oscurità. Ma lo stregone la teneva incatenata nella sua illusione, colpendola più e più volte con la sua magia nera. 

Eruannie si ritrovò circondata dal fuoco infernale dello stregone, che le tolse l'aria. Fruste di fuoco la colpirono al volto e alla schiena, facendola rotolare per terra. 

<< Ne hai avuto abbastanza? Cederai al potere dell'Oscuro?>> la voce dello stregone la richiamò, mentre la sua mente cercava disperatamente di scappare da quella visione. 

<< Io non mi unirò mai né a te né al tuo padrone, razza di sozzura!>> urlò la guerriera, ruggendo come un drago. Lo stregone assunse un ghigno divertito e fece scoccare una frusta di fuoco contro il suo addome, facendola piegare per il dolore. Sapeva che era tutto nella sua testa, doveva trovare il modo per fuggire da quell'inferno.

<< E sia! I Valar non ti concederanno un'altra possibilità, ti ucciderò e questa volta sarà per sempre!>> un'altra frusta di fuoco si abbattè su Eruannie, poi il buio l'avvolse.

Angolino autrice:

Perdonate l'intrusione, ma dato che è da tanto che non aggiornavo la storia volevo solo ringraziare chi la sta seguendo nonostante il tempo passato! Spero stiate tutti bene, comunque sto approfittando del tempo che ho a disposizione ora per procedere e concludere questa avventura! Inizio ad informarvi che ho intenzione di scrivere un seguito, che ho già in cantiere se vorrete continuare a seguire le avventure di Eruannie!

Vi auguro una buona settimana, un bacione!

Giuls

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Capitolo IX

CAPITOLO IX

Sentiva il suo corpo bruciare, il dolore penetrava fino alle ossa e le toglieva il respiro. Aveva paura a muovere qualsiasi muscolo, temeva che il fuoco sarebbe penetrato più in profondità, fino a consumarla completamente. Annaspava alla ricerca di ossigeno, ma tutto quello che ottenne furono fitte ancora più dolenti che fecero uscire un suono straziante dalla sua bocca. Lo stregone ci aveva dato dentro con la sua magia del fuoco e lei si pentì amaramente di non sapere come tirare fuori la sua di magia dal ciondolo di Thorin. Un altro lamento le uscì dalla bocca, mentre qualcuno le posizionava una pezza fresca in fronte. Era come essere immersi nella lava e tirati fuori poco prima che questa sciogliesse la carne, tutto in una sadica danza infinita. Non ricordava di aver mai sperimentato un dolore tanto forte e intenso, nemmeno quando la lama dello Stregone di Angmar l’aveva trafitta nella guerra contro Sauron.

Delle forti braccia la tennero schiacciata al terreno, mentre qualcuno le versava addosso una sostanza oleosa che fece bruciare ancora più velocemente il suo corpo.

“No! Cosa fate?” voleva urlare alle persone che la circondavano, ma non riusciva a emettere altri suoni se non i versi di lamento che le uscivano di tanto in tanto dalla bocca.

<< Sei sicuro che questa cosa sia necessaria?>> chiese la persona che la stava tenendo ferma, con un accenno di preoccupazione nella voce.

<< Sicuro, Thorin. Ci metterà qualche ora ad agire, dobbiamo lasciarla riposare e aspettare>> rispose un’altra voce che Eruannie conosceva.

“Oin” pensò sorridendo tra sé, mentre le fiamme la mangiavano dentro.

Un altro urlo le uscì dalla bocca prima che potesse fermarlo.

<< Non hai qualcosa per il dolore?>> più che una richiesta ad Eruannie suonò come un ordine e infatti pochi secondi dopo qualcuno le versò qualcosa di tiepido in bocca, aiutandola a deglutirlo. Ringraziò mentalmente chiunque le avesse dato l’intruglio che diede risultati poco dopo, facendola cadere in un sonno senza sogni.

Thorin si concesse qualche secondo prima di alzarsi e allontanarsi dal corpo della guerriera. Si avvicinò a Balin e insieme concordarono che fosse meglio spostarsi prima che gli elfi si accorgessero della loro fuga, anche se entrambi erano sicuri che fossero già sulle loro tracce. Fili e Kili costruirono una lettiga per trasportare Eruannie e la fecero distendere su di essa.

<< State attenti>> il re dei nani si rivolse ai nipoti, lanciando uno sguardo severo ai due.

<< La zietta è al sicuro, tranquillo>> ironizzò Kili, causando la risata sguaiata del fratello.

<< Volete attirare su di noi i dannati elfi?!>> tuonò Dwalin, guardandosi intorno guardingo. I due fratelli si guardarono trattenendo a stento una risata, quando una voce alle loro spalle li fece pietrificare.

<< Non muovetevi>> sussurrò semplicemente l’uomo. Puntava una freccia direttamente alla nuca del giovane Durin, facendo saettare lo sguardo su tutti i componenti della Compagnia.

<< Via via, signore! Non stiamo facendo nulla di male!>> Balin si fece strada tra i nani e si posizionò davanti all’uomo, pronto a contrattare.

<< Cosa ci fate in queste terre?>> continuò lo sconosciuto, abbassando l’arco.

<< Stiamo facendo visita ai nostri parenti sui Colli Ferrosi>> Balin era un ottimo attore, ma l’uomo era fin troppo sospettoso per lasciarsi incantare. Iniziò a recuperare i barili che avevano usato per la fuga e li caricò sulla sua chiatta. Il lampo di un’idea balenò sul volto del nano dalla barba bianca, che si avvicinò all’imbarcazione.

<< Sono sicuro che avrai delle bocche da sfamare che ti attendono a casa, quanti figli hai?>> chiese mettendosi le mani nelle tasche della casacca. Il barcaiolo continuò nel suo lavoro mentre rispondeva alle domande di Balin e trovava un accordo. L’uomo avrebbe trasportato i nani sul fiume fino ad Esgaroth, lì avrebbe dato loro armi e cibo e le loro strade si sarebbero divise.

<< E come pensate di fare a trasportare lei, sentiamo?>> chiese fissando Balin, mentre con la testa indicava Eruannie. La soluzione non tardò ad arrivare.

<< Ha sembianze umane, potreste fingere che sia una vostra parente, che ne dite?>> propose la vocetta astuta di Bilbo, concentrando su di sé lo sguardo di tredici nani stanchi e dell’uomo sospettoso.

<< Potrei, ma faranno domande…questo vi costerà un extra>> concluse il chiattaiolo, aiutando i nani a posizionare la guerriera ai piedi del timone.

L’uomo fece salire i nani che iniziarono a mettere insieme il pagamento richiesto dal barcaiolo, mentre Thorin vegliava su Eruannie.

La guerriera scottava per la febbre ed era scossa da violenti brividi. Il nano si sporse dalla chiatta e bagnò un pezzo di stoffa, per poi posarglielo sulla fronte, tamponando il volto della mezz’elfa.

<< Un grande malanimo sembra tormentarla>> Balin si avvicinò all’amico, accomodandosi al suo fianco e contemplando anche lui il viso della guerriera.

<< Credo che il suo ritorno le sia costato la sanità mentale>> proseguì Thorin, senza distogliere lo sguardo da Eruannie. Con la mano libera afferrò una di quelle fini di lei, riscoprendo solo allora quanto erano piccole e morbide in confronto alle sue.

<< La osservo da quando l’abbiamo ritrovata a Imladris, sembra che la sua mente la intrappoli in alcune visioni e solo i Valar sanno su cosa>> portò una mano della mezz’elfa alla bocca, facendo scorrere il dorso lungo le labbra e solleticandola con la sua barba. La nebbia li avvolse, erano sempre più vicini ad Esgaroth, sempre più vicini alla Montagna Solitaria.

<< Manca un giorno al Di’ di Durin, se non dovesse svegliarsi dovremo lasciarla indietro>> osservò Balin, guardando le rughe erano comparse sulla fronte dell’amico. Thorin si limitò ad annuire, non distogliendo lo sguardo da Eruannie.

Aveva perdonato la guerriera e, nonostante le sembianze non fossero quelle della SUA Eruannie, aveva imparato ad amarla di nuovo, apprezzando la sua forza e il suo coraggio, di cui aveva avuto prova nello scontro con Azog.

<< Ci siamo, datemi il denaro, presto!>> il barcaiolo, che Bilbo scoprì chiamarsi Bard, fece nascondere i nani nelle botti e traghettò la chiatta fino a un piccolo porto.

Eruannie si agitò nell’angolo dove l’avevano lasciata, il fuoco sembrava diminuire la sua morsa ma la teneva incatenata a terra. Un lamento le sfuggì dalla bocca e si dimenò nel sonno, preda degli incubi causati dalla fine dell’effetto dell’intruglio di Oin. Le fiamme la circondavano e le impedivano di muoversi.

“Se solo sapessi come liberare la mia magia!” pensò afferrando il ciondolo di Thorin.

“Forse…” tirò con forza il ciondolo, strappando la cordicella di cuoio che lo teneva al suo collo. Osservò il fumo all’interno della pietra blu e percepì una voce in una lingua antica che sembrava vorticare intorno a lei.

“La principessa di Valinor si desterà dal suo sonno” si guardò intorno facendo saettare gli occhi verdi in ogni direzione, nel tentativo di individuare il proprietario della voce.

“L’avversario attenderà il suo ritorno, pronto a scatenare la sua ira sul mondo. Ma la guerriera avrà un’arma a lui sconosciuta, da questa dipenderà l’impresa e la sua riuscita” quella che inizialmente era una flebile luce nel mezzo del ciondolo si fece sempre più grande e abbagliante.

“Rinunciare al suo tesoro dovrà se la speranza sulla Terra di Mezzo riportare vorrà” dovette chiudere gli occhi per non rimanere acciecata. Quando li riaprì si ritrovò sdraiata su una chiatta, circondata da botti piene di pesce. Si alzò di scatto e si ritrovò accanto a un uomo, le sue vesti lo facevano sembrare un semplice barcaiolo, ma il suo portamento rivelava la sua appartenenza a una stirpe regale. Eruannie e l’uomo si osservarono per qualche istante, poi l’uomo parlò.

<< Avevo paura che mandassi in malora il piano con le tue urla>> sussurrò lui, cercando di non farsi sentire dalle guardie che pattugliavano le mura della città. Eruannie aggrottò la fronte e si sporse verso l’uomo.

<< Chi sei e dove mi trovo, parla in fretta!>> ordinò con fierezza, mentre con una mano cercava una qualsiasi arma che potesse usare per difendersi dal suo rapitore.

<< Siediti e reggimi il gioco, io sono tuo zio Bard e mi stai aiutando a portare questo pesce>> l’uomo fissò dritto davanti a sé, erano quasi arrivati al punto di controllo della città.

<< Dove sono i miei compagni?>> sibilò la guerriera, guardandosi intorno disorientata.

<< Shhh, siamo qui, reggi il gioco dell’uomo!>> la vocetta di Bilbo fece capolino da uno dei barili di pesce, cosa che fece alzare un sopracciglio ad Eruannie.

<< Sei uno stregone? Li hai trasformati in pesci?!?>> sbottò saltando più vicino all’uomo, senza notare quello che stava succedendo sotto ai suoi piedi.

<< Vi sto aiutando ad entrare nella città di Esgaroth e ti dispiacerebbe smetterla di ghiacciarmi la chiatta?>> la faccia di Eruannie fece trasparire tutta la sua incomprensione, si osservò i piedi e notò che aveva lasciato delle lastre di ghiaccio al suo passaggio.

<< I miei poteri…>> sussurrò scuotendo la testa.

<< Sì tutto molto bello, ora taci e lascia parlare me>> Bard la zittì e si sporse verso la postazione di guardia. Eruannie sbuffò e si lasciò cadere sul pavimento della chiatta, osservando le sue mani. Qualcuno doveva averle fatto una medicazione improvvisata, era ricoperta da stracci di stoffa impregnata di un unguento contro le bruciature. Il bendaggio copriva dalle braccia fino al torace, avvolgendola come una mummia.

“Le fruste di fuoco…quell’essere mi ha causato ferite vere” ripensò al dannato stregone che la tormentava con le visioni e lo maledisse in nanico antico.

<< Buongiorno Percy>> l’uomo salutò il doganiere e tirò fuori un foglio di carta dalla sua giacca malandata.

<< Niente da dichiarare?>> chiese il guardiano, afferrando il pezzo di carta che Bard gli offriva.

<< Niente, se non la voglia di tornare a casa>> il chiattaiolo si lasciò sfuggire un veloce sorriso in direzione del conoscente.

<< Ben detto, ecco a te Bard, tutto in ordine…>> l’uomo stava per riconsegnargli il suo permesso quando un terzo uomo si intromise, strappandoglielo dalle mani.

<< Non così in fretta! Se ben ricordo, Bard, tu hai il permesso di trasportare barili vuoti, non pieni di pesce!>> il nuovo ometto fece accapponare la pelle ad Eruannie, che assunse un’espressione di disgusto alla vista del viscido leccapiedi che si era frapposto tra loro e la destinazione.

<< Oh andiamo! Lo vedo con i miei occhi che questa città sta morendo di fame, cosa ti cambia se Bard decide di portare del pesce per sfamarla?>> Eruannie scattò verso l’omino, talmente sudicio che se gli avesse strizzato i capelli sarebbe colato olio. Il viscido omuncolo la osservò, passandosi la lingua sulle labbra.

<< E questa chi sarebbe, un nuovo passatempo, Bard? Dovresti essere disponibile a condividere!>> anche la voce sembrava intrisa dal viscidume dell’uomo ed Eruannie arretrò cercando di contenere la rabbia che sentiva montarle dentro, con i poteri era tornata anche la costante ira.

<< È mia nipote, ti prego di scusare la sua lingua impertinente, la sorella di mio cugino di terzo grado da parte di madre l’ha affidata a me per farle imparare le buone maniere a suon di lavoro>> Bard si frappose tra lei e l’omuncolo, cercando di calmare le acque.

<< Versate il pesce in acqua>> ordinò poi l’uomo, ghignando sotto i baffi irti e facendo per andarsene.

<< Se lo fai, dovrai rispondere al popolo affamato che verrà a bussare alla porta del governatore!>> esclamò Bard, mentre i soldati dell’uomo si facevano strada tra i barili e iniziavano a versarne il contenuto nel lago.

L’uomo si bloccò, sempre dando le spalle a Bard e alla guerriera, che si scambiarono una rapida occhiata.

<< Fermi!>> tuonò poi, dopo quelli che parvero secondi interminabili. I soldati si fermarono e rimisero i barili al loro posto, per poi lasciare la barca. Eruannie non poté fare a meno di notare la stizza dipinta sul volto dell’omuncolo, che si dileguò tra le guardie. Bard tirò un sospiro di sollievo e tornò al timone, Eruannie lo seguì accoccolandosi su una cassa vicina.

<< Chi diavolo era quel verme? Per poco non lo congelavo!>> la guerriera creò un bicchiere di cristallo con la mente e lo riempì di acqua, sorseggiando soddisfatta. Non era per niente arrugginita, era come se la magia non l’avesse mai abbandonata.

<< Quello era Alfrid, il tirapiedi del Goverantore>> rispose Bard, virando a destra e dirigendo la barca al porto della città. Eruannie emise un grugnito di disgusto, offrendo un bicchiere all’uomo che accettò.

<< Cosa siete voi? Una strega?>> chiese lui, osservando l’acqua al suo interno.

<< È acqua, tranquillo>> disse rivolgendogli un sorriso e facendo sparire il suo bicchiere ormai vuoto.

<< E no, non sono una strega. Sono una mezz’elfa, mezzo elfo e mezzo nano, sono nata a Valinor e per questo i Valar mi hanno fatto dono di alcuni poteri. So fare diversi incantesimi, ma se non li tengo a bada rischio di scatenare la mia forza senza controllo, come poco fa con il ghiaccio>> spiegò lei, alzandosi una volta raggiunto il porto. Con un calcio rovesciò i barili che ospitavano i suoi compagni e aiutò Bilbo a liberarsi dei pesci.

<< Grazie, vedo che stai meglio>> il piccolo mezz’uomo sorrise alla guerriera che ricambiò il gesto e annuì.

<< Sì, a quanto pare devo ringraziare te se questi degenerati non mi hanno abbandonata sulle sponde del fiume>> Eruannie rise e scompigliò i capelli dello hobbit, aiutandolo poi a scendere dalla chiatta.

<< Sono contento che stai bene, Ann>> le disse il mezz’uomo sottovoce, mentre la guerriera lo seguiva a terra.

<< Benvenuti ad Esgaroth>> disse Bard, dopo aver consegnato il pesce a uno degli abitanti della città.

“Esgaroth” pensò Eruannie, mentre si sforzava di trattenere una lacrima. Erano passati anni da quando aveva messo piede l’ultima volta nella città sul lago. Erano sempre più vicino ad Erebor e poteva percepire l’entusiasmo nel cuore dei suoi compagni, ma il suo era irrequieto. La mezz’elfa temeva lo stregone intrappolato all’interno della Montagna, ma si i suoi pensieri furono interrotti dalla figura di Thorin che si stagliò davanti a lei.

<< Stai bene>> sussurrò il nano, scrutando con minuziosità i suoi occhi. In quel corpo la mezz’elfa era nettamente più alta di lui, non così tanto da impedirle di abbracciarlo con forza.

<< Non provare a lasciarmi mai più, è un ordine>> sussurrò lui mentre la stringeva a sé, assaporando il profumo dei suoi capelli.

<< E non darmi mai più del caprone!>> borbottò quando si sciolsero dall’abbraccio, lasciando trasparire un leggero sorriso sotto alla barba scura.

<< Andiamo, presto! Veloci prima che le guardie vi vedano>> Bard gli fece strada fra i viottoli sospesi sull’acqua. Quando arrivarono sotto casa dell’uomo, guidò i nani in un condotto per accedere alla casa senza essere visti, mentre la mezz’elfa fu lasciata libera di entrare in casa per la porta principale.

<< Ormai tutti in città sapranno che ospito mia nipote>> le aveva detto Bard, dopo averle indicato le scale. Eruannie bussò dolcemente alla porta e l’allegro faccino di una bimba fece capolino, seguita dalla sorella maggiore e dal fratello.

<< Salve, sono Eruannie! Sono…ehm, amica di vostro padre>> la frase della mezz’elfa sembrava più una domanda che un’affermazione, come per chiedere ai ragazzi se potesse essere credibile come bugia. I tre sorrisero e la tirarono dentro, chiudendo la porta alle sue spalle.

<< Dov’è papà? >> la più piccola la sprofondò di domande, mentre la più grande recuperava una tazza di tè caldo.

<< Arriva e…ehm, ci sono altri amici con lui>> la guerriera osservò la casa di Bard con curiosità. Era una sistemazione modesta, la città di Esgaroth era stata colta dalla povertà dopo l’attacco di Smaug e i suoi abitanti erano costretti a vivere in catapecchie di fortuna sul lago, mentre il loro Governatore se ne stava al caldo in un sontuoso palazzo con tutte le ricchezze della città. Eruannie si sentì in colpa per loro, avevano così poco ed erano disposti a condividerlo con degli sconosciuti.

Bard entrò pochi minuti dopo, comandando i figli a bacchetta. La più grande, Sigrid, prese le coperte e i vestiti per i nani, mentre Bain, il secondogenito, si occupò di aiutare i nani ad accedere alla casa dal loro passaggio segreto, il bagno. Infine Tilda, la più piccola, preparò i loro giacigli.

<< Non puzzavate così tanto da quando abbiamo fatto quella spedizione contro gli orchi delle paludi>> Eruannie si tappò il naso, ridendo e prendendo in giro i nani. Fili e Kili si precipitarono da lei, agitandosi come cani bagnati e ricoprendola dell’acqua fognaria. La guerriera lanciò loro uno sguardo di rimprovero, sogghignando al pensiero di quello che avrebbe potuto fare per vendicarsi.

<< Eruannie!>> tuonò Thorin, facendo bloccare la mano della mezz’elfa che già si stava muovendo per scagliare l’incantesimo.

<< Nani…>> sospirò semplicemente lei, tornando al suo tè.

<< Avevi promesso di darci delle armi, dove sono?>> continuò il re sotto la Montagna, rivolgendosi a Bard, visibilmente sorpreso.

<< Thorin, è appena tornato a casa dalla sua famiglia, lascialo…>> la guerriera fu interrotta dalla voce imperativa del nano.

<< Il Di’ di Durin è domani, non possiamo attendere oltre>> fulminò la mezz’elfa con un’occhiata e tornò a concentrarsi sull’uomo.

<< Hai avuto i nostri soldi, ora dacci le armi>> Bard annuì e gli fece segno di aspettare, poi se ne andò oltre la porta di casa.

<< Potevi almeno lasciargli salutare i suoi figli, ci sta ospitando!>> sbraitò la guerriera non appena la figura dell’uomo non fu più visibile.

<< Lo abbiamo pagato, ce lo deve e poi non ho intenzione di perdere ancora del tempo, l’Arkengemma è lì incustodita sotto le zampacce di quel drago>> gli occhi di Thorin si illuminarono mentre nominava la stramaledetta pietra e questo per Eruannie fu troppo.

<< Tu e la dannatissima Arkengemma! Non riesci a pensare ad altro?!>> era ben consapevole del fatto che stesse facendo una sceneggiata davanti a tutti, ma nessuno poteva sapere meglio di lei cosa si celasse al suo interno.

<< Cosa stai insinuando?>> gli occhi del nano si fecero sottili e se avesse potuto avrebbe scagliato frecce di fuoco contro di lei.

<< Oh no, ecco che ci siamo…>> borbottò Balin, accomodandosi su una seggiola e aspettando che si scatenasse la tempesta.

<< Mastro hobbit, stai per assistere a uno degli epici battibecchi tra i due innamorati laggiù>> Bilbo lanciava occhiate che andavano da Thorin, con lo sguardo severo e i nervi a fior di pelle, a Eruannie, con un diavolo per capello, per poi sorprendersi dei volti divertiti dei nani.

<< Tu non hai intrapreso questa missione per riconquistare la Montagna per il tuo popolo, l’hai intrapresa per impossessarti del suo tesoro e in particolare di quell’orrenda pietra!>> Eruannie si era fatta pericolosamente vicina al nano e l’osservava dalla sua altezza.

<< Quell’oro è della mia famiglia, non di un drago sputafuoco!>> la figura di Thorin sembrò farsi più grande di quanto non era in realtà.

<< Tu metteresti a repentaglio la vita di tutti i tuoi compagni per uno stupido tesoro?! Allora sei uno sciocco, non un re!>> si voltò dando le spalle al nano, le mani strette a pugno per impedire di lanciare scaglie di ghiaccio.  

<< Puah, prendetevi una stanza…>> sbottò Dwalin, voltandosi dall’altra parte e iniziando a cambiarsi con i vestiti offerti loro da Sifrid.  

<< Ecco>> Bard era tornato e aveva con sé un insieme di ferraglia vecchia di anni e pressoché inutile contro a un drago sputafuoco. I nani ed Eruannie lo guardarono con una faccia perplessa, incapaci di decifrare se l’uomo li stesse prendendo in giro o facesse sul serio.

<< Bard, tu consideri queste armi?>> la voce della guerriera fece un acuto alla fine della frase, stava per perdere le staffe. Tra il litigio con Thorin e quell’assurdità di Bard la sua calma stava andando a farsi benedire.

<< È tutto quello che ho>> Bard parve dispiaciuto, ma non aveva nient’altro che quello e cercò di spiegare ai nani l’utilità di quelle armi, anche se Eruannie aveva già deciso che erano inutili. Si voltò verso Sifrid e le diede indietro la coperta e la tazza contenente il tè. Se anche Gandalf aveva deciso di lasciare la Compagnia preferendo un’altra missione, come le aveva pazientemente spiegato Dori nelle segrete di Bosco Atro, perché lei non poteva prendersi una pausa da quei nani maledetti?

<< Vi ringrazio per l’ospitalità, ma devo andare a fare un giro per schiarirmi la mente o rischio di uccidere qualcuno>> mosse un passo verso la porta, ma qualcuno la fermò. Bilbo la guardava con faccia implorante.

<< Non lasciarmi solo con loro, sento che faranno qualcosa di stupido>> lo hobbit sussurrò queste parole nella speranza che nessuno dei membri della Compagnia potesse udirle.

<< Certo che faranno qualcosa di stupido, sono nani!>> si voltò e lasciò la casa, tirando la porta dietro di sé. Aveva bisogno di aria fresca e di solitudine per riflettere su quello che era successo. Aveva incontrato Legolas dopo tanto tempo, il suo migliore amico nemmeno l’aveva riconosciuta, l’aveva sbattuta in prigione come si fa con un comune ladro. Aveva riacquistato i suoi poteri e ne era felice, ma con essi sapeva che il rischio di dover affrontare lo stregone all’interno della montagna si faceva sempre più reale. Non avrebbe permesso a Thorin di avvicinarsi alla pietra, ma come poteva fare?

Doveva elaborare un piano e alla svelta, o il Di’ di Durin sarebbe arrivato e lei non avrebbe potuto impedire allo stregone di impossessarsi del nano.

Era arrivata a una piccola sporgenza sul lago e da lì poteva scorgere la Montagna Solitaria, bellissima come la ricordava. Tanti ricordi affollarono la mente di Eruannie in quel momento, ricordi felice ad Erebor insieme a Thorin e Dwalin. Questa distrazione le costò un colpo alla base della testa da un aggressore che non si sarebbe mai aspettata. Cadde sulle ginocchia inveendo contro il nuovo nemico e prima che lei potesse girarsi e difendersi lui le aveva già immobilizzato le mani dietro alla schiena.

<< Si può sapere cosa vuoi da me?!>> sibiliò con tutta la rabbia che aveva in corpo. Un forte profumo di muschio ed erba bagnata le giunse alle narici facendole assumere un sorriso nervoso.

<< Sei serio?>> gli sbraitò addosso mentre lui si adoperava a legarle i polsi con una certa maestria. Non pensava che dopo tutti quegli anni, dopo tutte quelle guerre, dopo essere morta e rinata si sarebbe fatta mettere nel sacco da uno come lui. Evidentemente doveva imparare a non sottovalutare gli amici oltre che i nemici. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Capitolo X

CAPITOLO X

<< Non potevi chiedermi di parlare come fanno le persone normali, Laeg?>> chiese in Sindarin, un po’ scocciata dai modi poco delicati del vecchio amico. Lui inarcò un sopracciglio e la fissò intensamente. Legolas le aveva legato le mani dietro alla schiena con maestria, l’aveva bendata e l’aveva portata in una radura. Eruannie riusciva ancora a percepire i suoni della città, non dovevano essere molto lontani da Esgaroth.

<< Solo una persona mi chiamava così, ma è morta molto tempo fa…>> c’era tristezza e rabbia nella voce dell’elfo e la guerriera non poté fare a meno di mordersi un labbro. Legolas era stato per lei uno dei migliori amici che aveva mai avuto, sempre pronto a cacciarsi nei guai pur di seguirla nelle sue avventure tra gli alberi del Reame Boscoso. La mezz’elfa sospirò e cercò di muovere i polsi in modo da allentare le corde, ma riuscì solo a procurarsi dei segni rossi per lo sfregamento. L’elfo le si avvicinò e si accovacciò per poter osservare la guerriera più da vicino, scrutando il volto e cercando di capire se stesse mentendo o meno.

<< Chi sei tu?>> le chiese semplicemente lui, assottigliando lo sguardo e rimanendo bloccato a fissare i suoi occhi. Non avevano nulla della sua migliore amica, ma non capiva come quella creatura che si era ritrovato tra i piedi potesse sapere di quel nomignolo.

<< Mi sembrava di avertelo già detto, principino. Sono Eruannie di Imladris e sono tua amica, Laeg>> l’elfo sbuffò e si rialzò, massaggiandosi le tempie. Eruannie approfittò del momento di distrazione del principe per creare una piccola fiammella, che le sgorgò dall’indice di una mano, per bruciare le corde con cui l’elfo l’aveva immobilizzata. Lo guardava con aria torva, come poteva non riconoscerla davvero? Thorin e tutti gli altri erano riusciti a scorgere in lei la vecchia guerriera di Imladris, perché il suo amico no?

<< E va bene>> il principe ruppe il momento di silenzio che si era creato, si voltò verso di lei e puntò gli occhi nei suoi. Eruannie parve sorpresa da quella reazione e bloccò la magia.

<< Qual è il mio colore preferito?>> iniziò lui acquattandosi a terra e incrociando le gambe.

<< Verde>>

<< Questa era facile…>> la mezz’elfa lo squadrò e annuì pensierosa.

<< Non un semplice verde, il verde che assumono le foglie del grande albero fuori dalla tua stanza in primavera, quando sono scosse dal vento tiepido e illuminate dai primi raggi caldi del sole. Quello è il tuo colore preferito>> concluse lei soddisfatta, osservando con attenzione le espressioni che si andavano dipingendo sul volto del principe.

Quell’interrogatorio andò avanti a lungo, il buio della notte li avvolse e l’elfo si alzò, sistemandosi le vesti e riflettendo se liberare o meno la guerriera. Aveva risposto giusto a tutte le sue domande, conosceva anche i segreti più nascosti dell’elfo, anche quello che non aveva mai raccontato ad anima viva, a nessuno fuorché ad Eruannie.

<< Come posso fidarmi? Potresti essere al servizio delle creature che l’attaccarono e averle estorto ogni informazione su di noi>> il principe di Bosco Atro si lisciò i lunghi capelli biondi e pensò di aver detto la cosa più idiota di tutta la sua vita immortale.

<< Laeg, sono stata la tua confidente più fidata, la tua migliore amica e forse a un certo punto anche qualcosa di più, come puoi non riconoscermi?>> si sentiva ferita, quando Thorin si rifiutava di credere in lei le aveva fatto male ma lei gli aveva spezzato il cuore molto tempo prima quindi era comprensibile. Ma non essere creduta da Legolas, il suo migliore amico, l’elfo con cui aveva vissuto per quasi mille anni, con cui aveva condiviso gioie e sofferenze, colui che aveva pianto tra le sue braccia quando la madre morì ad Angmar. Con lui aveva così tanti ricordi da poterci scrivere un libro, perché non poteva accettare la realtà?

Un movimento nel bosco li fece bloccare e i due si misero in ascolto. Si trattava di un manipolo di orchi che si stava recando a tutta velocità verso la città vicina ed Eruannie sapeva benissimo a chi davano la caccia. Creò una fiammella con la mente e bruciò rapidamente la corda, liberandosi da quell’impiccio una volta per tutte.

<< Mi duole vedere che non riesci a credermi nonostante io ti abbia raccontato praticamente tutto, forse un giorno capirai>> la guerriera si alzò di scatto massaggiandosi i polsi finalmente liberi. Legolas le rivolse un’occhiata di puro stupore, non capacitandosi di come si era liberata. Eruannie parve leggere nel pensiero dell’elfo e gli mostrò una piccola fiammella sul palmo della sua mano. Fece uno sbuffo sorpassandolo e dirigendosi ai limiti della radura dove Legolas l’aveva portata. Da lì poteva scorgere Esgaroth e individuò il gruppetto di orchi su dei tetti, quasi verso il centro della città.

“Oh no” pensò spalancando gli occhi, che ormai guizzavano da tutte le parti cercando di capire se erano solo quelli o ce ne fossero altri nascosti. Senza pensarci due volte si gettò a capofitto verso la cittadina. Mentre correva con il vento tra i capelli sentì un rumore di zoccoli proprio dietro di lei che si faceva sempre più vicino. Sorrise beffarda e si voltò giusto in tempo per afferrare con una mano la criniera del destriero bianco e con un agile balzo vi montò sopra.

<< Ti sei ricreduto?>> lanciò una rapida occhiata all’elfo dietro di lei che sogghignò.

<< No, ma non rinuncerei mai una caccia a quella feccia>> Eruannie roteò gli occhi girandosi verso la città. Gli orchi erano quasi arrivati alla casa dell’uomo che aveva ospitato lei e i nani.

<< Cocciuto come un nano, sei sicuro di essere un elfo?>> sputò fuori lei, mentre con la mente creava una spada di ghiaccio. La sua schiena batteva contro il petto del principe e i suoi capelli gli solleticavano il mento e le guance. Una strana sensazione si fece strada in lui, colpendolo come un tornado. Non aveva mai provato nulla del genere se non con la sua vecchia amica che, una volta intuiti i sentimenti del principe, non aveva tardato a chiarire che non ci sarebbe mai stato nulla.

Erano ormai a poche centinaia di metri dalla casa quando la guerriera fece un balzo saltando su una pila di casse poste al di fuori di un’abitazione, per poi darsi una seconda spinta e atterrare sul tetto in pietra. Perse di vista l’elfo, ma la sua priorità era quella di individuare gli orchi e fermarli prima che potessero attaccare i suoi amici o fare del male agli abitanti della città. Un urlo fece rizzare le orecchie a Eruannie che si gettò a capofitto nella sua direzione. Saltando di tetto in tetto riuscì a intravedere una manciata di orchi che avevano appena fatto irruzione nella casa di Bard.

<< No>> sussurrò in un soffio, mentre iniziava a far mulinare la sua spada. Arrivata all’ultima casa fece un balzo seguito da una capriola ed atterrò esattamente davanti all’ingresso del domicilio di Bard, ormai sfondato. Le figlie dell’uomo si erano nascoste sotto a un tavolo, utilizzando come unica arma delle padelle, il ragazzo li stava affrontando da solo con in mano la spada del padre. Sul volto della guerriera si dipinse un’espressione di disgusto nei confronti della feccia che aveva invaso la casa. Con un colpo della spada abbatté l’orco che stava attaccando Bain, mentre con un calcio fece piegare in due un secondo assalitore che stava terrorizzando le ragazze. Fece una giravolta e decapitò l’orco che stava per aggredirla alle spalle, voltandosi giusto in tempo per finire quello che aveva messo al tappeto.

<< I nani, dove sono andati?>> sbottò Eruannie, prendendo il giovane uomo per le spalle. Era stato coraggioso ad affrontare i nemici, ma era troppo piccolo per non rimanerne scosso. Tremava dalla paura e dalla tensione dello scontro. La mezz’elfa lo fece sedere su una sedia e aiutò le sue sorelle ad uscire dal loro nascondiglio.

<< Dov’è Bard?>> ma il ragazzo non rispose, continuò a guardare davanti a sé lasciando cadere la spada del padre.

<< Ha inseguito i nani quando hanno fatto irruzione nell’armeria!>> Tilda, la piccola Tilda, le rispose puntando i suoi occhietti in quelli della guerriera, che le sorrise incoraggiandola a proseguire.

<< Dopo che te ne sei andata hanno deciso di rubare delle armi, così nostro padre li ha inseguiti urlandogli dietro di una profezia, ma non hanno fatto ritorno>> continuò la bambina, facendo saettare lo sguardo prima verso la sorella e poi verso la guerriera. Una profezia degli uomini. La mezz’elfa si bloccò per un millesimo di secondo, pensando a tutte le profezie degli uomini che si ricordava, ma nemmeno una aveva a che fare con i nani. I grugniti di alcuni orchi al di fuori della casa la destarono dai suoi pensieri.

<< Restate qui, barricatevi dentro e non aprite per nessun motivo!>> Eruannie afferrò la spada di Bard che giaceva a terra e la diede a Sigrid.

<< Se tuo fratello non si riprede, difendili entrambi>> sussurrò alla giovane, che guardò l’arma con aria interrogativa.

“Ovvio che questa razza non insegni a entrambi i sessi l’arte della scherma, tipico degli umani sottovalutare le capacità delle donne!” pensò stizzita la guerriera, mentre si congedava dai suoi piccoli amici con un cenno del capo.

Quando uscì dall’abitazione vide Legolas alle prese con un grosso orco che sembrava dare del filo da torcere all’elfo. Il principe tentò un affondo con la spada requisita a Thorin, ma l’orco la imprigionò nella sua stretta ferrea, lanciando poi uno sguardo compiaciuto all’elfo. Lo afferrò per la collottola e gli tirò una testata talmente forte che per poco non gli spaccò quel bel testolino biondo.

<< No!>> urlò Eruannie, un ruggito che le uscì dalla gola e si propagò per tutta Esgaroth. Corse dall’amico e fece comparire degli spuntoni di ghiaccio sotto ai piedi dell’orco, impedendogli di procedere a infliggere il colpo di grazia all’elfo. La guerriera si frappose tra i due e sferrò un colpo con la sua spada, facendo partire frecce di fuoco dalla mano libera. Quell’immonda creatura sembrava avere la pelle fatta di acciaio, ogni colpo che Eruannie riusciva a infliggergli gli provocava un semplice graffio, nonostante ci mettesse tutta la sua forza.

Era sfinita. Le braccia le dolevano, era da troppo tempo che non combatteva così a lungo e le ferite che le aveva inferto lo stregone durante l’ultima visione le causavano ancora un leggero intorpidimento, senza parlare del fatto che stesse usando tutte le forze che aveva in corpo per richiamare la sua magia. Così come aveva fatto con la spada di Legolas, agguantò quella di Eruannie e ghignò beffardo.

<< Non puoi sconfiggermi, elfo femmina!>> l’orco le rivolse quelle parole con tono sprezzante e sganciando un fetido sputo nella sua direzione.

<< Ma io non sono un elfo>> sibilò di rimando lei, facendo una piroetta per evitare colpo della sua ascia. Con un gesto della mano fece uscire delle schegge di ghiaccio dai palmi, dirigendole dritte negli occhi dell’orco. Acciecato e rabbioso, il mostro iniziò ad agitare l’arma davanti a sé nel tentativo di colpire Eruannie.

<< Tornate nel buco da cui sei venuto, essere!>> la guerriera fece cessare la pioggia di schegge e lanciò un’occhiata all’acqua del lago. L’ombra di un sorriso le attraversò il volto mentre alzava le mani in aria, agitandole con movimenti leggeri e a lei molto famigliari.

<< Puzzi, non hai voglia di fare un bel bagnetto?>> chiese guadagnandosi un’occhiata sinistra dell’orco che partì subito alla carica. L’avrebbe sicuramente schiacciata contro alla casa alle loro spalle, me Eruannie era astuta. Mosse le mani un’ultima volta e un getto di acqua inondò l’orco, avvolgendolo e imprigionandolo al suo interno. Spalancò gli occhi per la sorpresa e si portò le mani alla gola, soffrendo l’assenza di ossigeno in quella prigione di acqua.

<< Laeg, devi correre ad avvertire Thorin e gli altri, sicuramente ci sarà una seconda ondata di orchi!>> urlò all’elfo alle sue spalle, che si era alzato ormai da tempo e osservava meravigliato lo scontro.

<< Io…>> sussurrò lui, sul punto di chiedere perdono per non essersi accorto fin da subito che quella era davvero la sua migliore amica tornata dalla morte.

<< Va’!>> gli ringhiò senza distogliere lo sguardo dall’orco, mentre questo iniziava a dare i primi segni di annegamento. La testa le pulsava, il petto si muoveva su e giù per l’aumento dei suoi respiri. Stava affogando un nemico ma sembrava essere lei quella che necessitava di più ossigeno.

Sentì la battaglia che Legolas combatteva nel suo cuore: non l’aveva riconosciuta, l’aveva trattata come una ladra e una traditrice, l’aveva colpita e l’aveva legata, aveva dubitato di lei fino all’ultimo ma di fronte alla sua magia la sua corazza fatta di testardaggine e dolore per la sua perdita era crollata. Era davvero lei ed era tornata, poteva finalmente riabbracciarla dopo tutto quel tempo, raccontarle di tutto quello che era successo da quando si erano lasciati prima che lei partisse per Erebor.

<< Se non fai quello che ti ho detto faccio infilzare due frecce ghiacciate sul tuo bel sederino reale, ora vai!>>.

“Sì, è decisamente lei” si disse l’elfo, mentre con un sorriso complice si gettava a capofitto nella direzione dove i suoi occhi avevano individuato nuovi orchetti.

La guerriera sentì il principe allontanarsi di corsa e si concentrò sull’orco che teneva prigioniero nella bolla di acqua.

Poi un incredibile mal di testa la fece piegare, lasciando andare un poco la presa sulla prigione liquida.

<< No…non ora>> sussurrò tenendosi il capo con una mano, mentre con l’altra cercava di mantenere la magia che stava compiendo. Un occhio di fuoco si fece strada nella sua mente, scrutando ogni suo pensiero e causandole un dolore mai provato. Trattenne un grido disperato che per poco non le uscì dalla bocca, lasciando andare del tutto la presa sull’orco. Pensò che dopo tutto quel tempo in immersione doveva essere già bello che morto e non se ne preoccupò. Si concentrò invece sulle visioni che si stavano facendo strada in lei: l’occhio che mai dorme la stava osservando nel profondo dell’anima, cogliendo anche il più piccolo segreto.

<< Eruannie la guerriera, ti sei indebolita, sciocca ragazzina!>> la voce forte e penetrante dell’Oscuro le inondò la mente, mentre le sue budella si torcevano al solo sentirla.

<< Sauron!>> gridò lei, fuori di sé dalla rabbia e dal dolore. Come poteva essere ancora vivo, ancora in circolazione dopo tutto quel tempo? Cosa c’entrava lui con la Compagnia di Thorin?

<< Tutte le tue domande avranno presto risposta, mezz’elfa!>> annunciò il signore di Mordor, prima di lasciarla sola con le sue tenebre.

***

Quando riaprì gli occhi si ritrovò nella camera di Thorin a Erebor. Lui era intento a intrecciarsi delle ciocche dei lunghi capelli corvini, stando appollaiato su uno sgabello vicino a un caminetto.

Eruannie sorrise a quella vista e si avvicinò per aiutarlo. Il nano indossava dei pantaloni di velluto neri e una pesante vestaglia abbellita da ricami degni dell’erede al trono sotto la Montagna.

<< Spero non ci abbia sentito nessuno la scorsa notte…>> esordì lei a un tratto, afferrando una ciocca del suo amante che, per tutta risposta, fece un semplice ghigno osservando la guerriera di sottecchi.

<< Se qualcuno ci ha sentiti non è di certo per colpa mia, Ann>> proseguì il nano, mentre aveva deciso di abbandonare il lavoro sui suoi capelli per concentrarsi su qualcosa di più produttivo, come far correre le sue dita lungo lo scollo della camicia da notte di Eruannie.

La mezz’elfa arrossì leggermente a quelle parole e alzò gli occhi al cielo.

<< Non è colpa mia se mi fai quell’effetto, Thorin>> concluse lei, fermando poi la piccola treccina che aveva creato con un fermaglio argentato adornato da delle scanalature fini che formavano come dei rami sottili. Il nano bloccò la mano della guerriera quando si avvicinò al suo volto per raccogliere un’altra ciocca da intrecciare.

Ne osservò il palmo, sembravano così piccole e delicate tra le sue, grandi e callose, ma Thorin sapeva benissimo che sarebbe stato meglio trovarsi davanti a un troll di montagna, piuttosto che trovarsi davanti alla compagna armata. Si portò la mano alla bocca e assaporò ogni singolo secondo di quel contatto. Intrecciò le dita con quelle della guerriera che in quel momento sembrò sul punto di svenire. Eruannie era la combattente più forte che avesse mai incontrato, avrebbe potuto scontrarsi con un esercito di orchi da sola, ma appena lui la toccava si metteva a fare le fusa come un felino disteso al sole.

Con l’altra mano attirò la mezz’elfa più vicina, facendola sedere a cavalcioni su di lui, stringendo la sua schiena in modo da avvicinarla sempre di più. Eruannie si perse a contemplare dall’alto della sua nuova posizione il volto del nano, così perfetto e così fiero. Sospirò e, liberata la mano che fino ad allora era rimasta intrappolata nella presa di Thorin, avvicinò i loro volti e depositò un leggero bacio sulle labbra del nano. L’erede al trono la strinse, posizionando le sue mani sui fianchi di lei e iniziando ad assecondare il movimento del suo bacino contro di lui. Si osservarono per un istante ed Eruannie poté bearsi degli occhi di ghiaccio del suo amante. Lui fece correre una mano sulla sua coscia, sempre più su, mentre lei si avvicinò ancora di più con un leggero e sinuoso balzo. Tornarono a baciarsi, questa volta con più passione e con più trasporto. Il nano si sollevò tenendola in braccio e procedendo verso il letto, meta che non avrebbero mai raggiunto. Eruannie saltò giù dal futuro re dei nani e lo spinse a terra, liberandosi dei suoi pantaloni e gettandoli oltre le loro spalle. Montò sopra al nano e fece ondeggiare il bacino, mentre lui seguiva il suo ritmo tenendola per i fianchi e guardando ammaliato i suoi occhi che lo scrutavano dall’alto. La guerriera posizionò le mani sul petto del nano e aumentò un poco il ritmo, avvicinandosi a un orecchio dell’amante e leccandone i bordi, per poi soffermarsi a mordicchiarne il lobo.

<< Tu sei mio…>> disse in un soffio, tra un gemito e l’altro. Iniziò a depositare dei piccoli baci incandescenti lungo la mascella adornata di barba del nano, che socchiuse gli occhi e represse a stento un gemito.

<<…e io sono tua>> concluse poi lei, guardandolo dritto negli occhi e non riuscendo più a trattenersi. Sprigionò tutta la sua estasi inarcando la schiena all’indietro e facendo uscire dalla sua bocca un suono gutturale di piacere. Il nano alzò il busto, tenendo una mano su un suo fianco e portando l’altra dietro alla testa di Eruannie, costringendola a guardarlo.

<< Sempre…>> rispose lui con la voce profonda affannata, mentre con un movimento del bacino invertiva le loro posizioni.

<<…e per sempre>> diede un’ultima spinta chiudendo gli occhi ed emettendo un gemito che alla guerriera parve quasi un ruggito. Si lasciò cadere di lato sulla nuda pietra ed Eruannie si accoccolò al suo petto, cullata dai respiri del nano che si fecero via via più regolari. Thorin iniziò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli, mentre lei disegnava piccoli cerchiolini sul suo torace. Si sentiva appagata e amata e mai avrebbe voluto lasciare quel posto.

Angolino autrice:

Buonsalve a tutti! Vorrei ringraziare tutti quelli che seguono ancora questa storia nonostante il tempo passato, ad esempio ThorinOakenshield che non mi ha ancora maledetta per la mia assenza ;) E ovviamente ringrazio anche chi ha iniziato a seguire questa avventura in questi giorni!

Volevo solo fare un piccolo appuntino sul soprannome che Eruannie usa con Legolas: Laeg. Il nome di Legolas nella lingua degli elfi silvani è Laeca-lass, che in Sindarin si traduce con Laeg-golas, ovvero Legolas. Mi sembrava carino data la profonda amicizia tra i due dargli questo soprannome, nonostante si legga nello stesso modo del solito "Leg"...

Un bacione,

Giuls

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Capitolo XI

CAPITOLO XI


Thorin non capiva per quale motivo la dannata mezz’elfa non si facesse trovare. Quando erano stati sorpresi a rubare nell’armeria della città le guardie li avevano portati al cospetto del Governatore perché li giudicasse come con tutti i ladri. Dopo una lunga trattativa erano arrivati alla conclusione che, in cambio di armi, vestiti e cibo, i nani avrebbero concesso alla città di Esgaroth una parte del tesoro di Thror. Il Governatore li aveva ospitati nella sua dimora per quella notte, con la promessa di un lauto premio una volta riconquistata la Montagna. Thorin tirò un’ultima boccata di fumo dalla sua lunga pipa e si coricò, voltando le spalle ai suoi compagni e ritrovandosi a fissare il muro.

Quello che avevano avuto nel pomeriggio era stato un semplice battibecco, nulla di più. Negli anni trascorsi ad Erebor avevano avuto liti assai peggiori, per non parlare di quando gelò la sala del trono per la sua gelosia infondata. Thorin sorrise al ricordo di quel giorno, era successo molti anni prima quando i loro cuori erano ancora spensierati e l’ombra del drago non era calata su di essi.

Un tonfo sul tetto del palazzo lo distolse dai suoi pensieri e si mise in ascolto. Poteva essere un semplice uccello notturno, ma poteva altresì essere il principio di un attacco. Gli elfi potevano averli individuati e li stavano tenendo sotto scacco, oppure Bard li aveva avvertiti dopo che aveva cercato invano di fermare la loro missione. Dopo il secondo tonfo sul tetto, Thorin fece correre la mano verso l’elsa della nuova spada che il governatore gli aveva donato. L’aveva riposta al lato del suo giaciglio proprio per non farsi cogliere impreparato in una situazione simile.

<< Fili, Kili>> sussurrò il re dei nani, tirando un calcio a uno dei nipoti per dare più enfasi al richiamo.

Un terzo tonfo, che questa volta fece crollare il tetto, fece scattare tutti i nani sull’attenti. Un orco trafitto da una freccia si schiantò sul pavimento del salone dove erano riuniti i nani.

<< Orchi!>> tuonò Thorin, iniziando ad impartire ordini in Khuzdul rivolto ai suoi compagni. Un secondo orco morto atterrò sul pavimento e il nano si avvicinò all’apertura che si era creata sul soffitto. Le stelle illuminavano il cielo quella notte e una lieve brezza entrò dal buco nel tetto, facendo vibrare le barbe e i capelli dei nani.

Thorin afferrò la freccia che aveva trafitto uno dei due orchi e l’analizzò. Un misto di sconcerto e sorpresa si fece strada sul suo volto.

<< I dannati elfi di Bosco Atro!>> ululò rivolto verso al cielo stellato, sapendo che chiunque si fosse attardato lì sopra avrebbe sentito. Dopo uno sguardo dello zio, Kili incoccò una freccia e la puntò verso il pertugio, pronto a farla scoccare non appena il loro visitatore si fosse palesato.

<< Vengo in pace, nano>> la voce del figlio di Thranduil giunse alle orecchie dei nani e Kili tentennò, scambiandosi un’occhiata con il fratello che gli fece cenno di abbassare l’arma.

Legolas si calò dall’apertura che aveva creato e atterrò perfettamente sul pavimento, senza che un solo capello uscisse dalla sua acconciatura da elfo.

<< Vengo per conto di Eruannie di Imladris>> si rivolse a Thorin, il cui viso divenne pallido come se avesse appena visto un fantasma.

<< Dov’è?>> chiese semplicemente lui, senza far trasparire la sorpresa e l’angoscia che lo attanagliavano. Se la guerriera aveva mandato l’elfo al posto suo qualcosa non andava.

<< Sta tenendo a bada Bolg, la progenie di quell’essere oscuro che è Azog>> spiegò pazientemente Legolas, sistemando il suo fedele arco sulla schiena.

<< Dobbiamo muoverci, ha usato molto magia e temo per lei>> l’elfo si era spiegato a sufficienza, non appena Thorin udì la parola “magia” capì di dover andare da lei di volata. Ricordava quanta energia avesse usato nella guerra contro gli orchi di Moria, all’epoca aveva richiamato dei soldati di pietra dalla terra ma quello sforzo le era costato due giorni di riposo forzato a letto.

<< Fammi strada>> rispose imperativo rivolgendosi al principe con un cenno del capo.

Legolas li condusse dove aveva lasciato l’amica, ma al suo posto trovarono solo una piccola pozza di sangue rappreso che imbrattava le lastre di legno al di fuori di una casa.

Gli abitanti di Esgaroth si erano ovviamente accorti dell’incursione degli orchi e avevano pensato bene di barricarsi nelle loro abitazioni. Dopotutto erano solo pescatori e artigiani, nessuno di loro aveva mai sfiorato un’arma e gli orchi avrebbero fatto solo festa con i loro corpi. Ora però osservavano la scena dalle piccole fessure che avevano lasciato alle finestre.

<< Dov’è lei?!>> ringhiò Thorin, allungandosi verso l’elfo e puntandogli la spada alla gola. Legolas non si era lasciato scappare il movimento di Thorin e aveva già incoccato una freccia che puntava al volto del nano. Il suo sguardo si fece sottile e saettò su ogni nano, controllando che non facessero un passo.

La tensione era palpabile. Se i nani avessero attaccato per primi, l’elfo avrebbe sicuramente scoccato la freccia contro al loro re e addio Montagna Solitaria. Se Thorin avesse anche solo scheggiato un’unghia del principe, d’altro canto, si sarebbe aggiudicato una guerra contro Thranduil e chissà quale altro signore elfico.

<< L’ha presa Bard!>> una voce stridula si intromise nello scontro. Era una vecchietta che stava osservando la scena dall’interno della sua casa. Balin mise una mano sulla spalla del suo amico e re, infondendogli quanta più calma fosse possibile.

<< Andiamo, ragazzo…>> il nano si voltò e diede l’ordine a tutti i suoi compagni di ritornare al palazzo del governatore e riposare, l’indomani sarebbe stata una giornata carica di fatiche ed emozioni. Congedò tutti tranne i suoi nipoti e Dwalin, il suo amico fidato. Sapeva che odiava Eruannie, ma avrebbe fatto di tutto per il suo re. Lesti come lepri corsero in direzione della casa del barcaiolo, non curanti del fatto che Legolas li stesse seguendo.

Fecero le scale a due a due e iniziarono a battere forti colpi alla porta del chiattaiolo. Thorin si ritrovò a guardare Bard dal basso della sua statura nanica, mentre l’uomo tendeva il suo arco nella direzione del re e dei suoi compagni.

<< Non passerete oltre. Ho ospitato la vostra compagna per l’aiuto che ha dato ai miei figli, ma a voi non devo più nulla.>> sentenziò scrutando le espressioni che si dipinsero sui loro volti. Erano furiosi, Thorin con il suo sguardo avrebbe potuto incenerire chiunque, anche Smaug in persona se solo se lo fosse trovato davanti.

<< Cosa mi garantisce che non la state tenendo in ostaggio?>> tuonò il Re visibilmente adirato, ma l’uomo non mosse un solo passo.

<< Per questa volta dovrai fidarti della mia parola, così come il mio popolo si è fidato della tua>> sentenziò Bard, chiudendo la porta davanti a dei nani alquanto innervositi e pronti a buttare giù la porta a calci. Sentì le imprecazioni in Khuzdul dei visitatori rimasti fuori e sorrise beffardo. La guerriera aveva salvato la vita ai suoi figli e per questo le sarebbe sempre stato grato, ma con i nani aveva chiuso.

Eruannie si agitò leggermente nel suo stato di dormiveglia e Sifrid si apprestò a tamponarle la fronte con un panno umido. All’esterno i nani sembravano essere sul punto di organizzare un’irruzione nella casa dell’uomo, quando una voce li fermò.

<< Abbiamo un problema più grosso>> Legolas li osservava mentre se ne stava appollaiato con eleganza sulla grondaia dell’abitazione di Bard. Thorin lo guardò torvo, non capendo a cosa si stesse riferendo.

<< Il corpo di Bolg è sparito. O Eruannie ha trovato un modo per incenerirlo, oppure quella feccia è riuscita a scappare>> saltò giù dal suo trespolo improvvisato e si confrontò direttamente con il nano.

<< Se è scappato sarà andato ad avvertire quella sozzura di Azog e presto torneranno con un esercito molto più grande di quello che il tuo cervello nanico possa immaginare>> l’elfo si lisciò una ciocca di capelli e assunse un sguardo pensieroso.

<< Mio padre potrebbe ripudiarmi per quello che sto per dire, ma dovete raggiungere la Montagna>> Thorin non poté credere alle sue orecchie. Da quando gli elfi davano la loro benedizione a una loro impresa? Il nano lo osservò con un sorriso beffardo dipinto sul volto.

<< E dimmi, quale vantaggio ne avresti tu?>> come se avesse potuto leggere i suoi pensieri, Legolas aveva la risposta già pronta.

<< La Montagna ha una posizione strategica, se Azog dovesse attaccare non si limiterà solo a voi nani, ma attaccherebbe anche Esgaroth per poi estendersi verso il mio regno. Quindi sì, ho degli interessi anche io verso la Montagna>> si voltò a osservare i compagni di Thorin, soppesando bene quelle che sarebbero state le sue prossime parole.

<< Non mi interessa il vostro oro, né i gioielli che mio padre asserisce essere suoi, non voglio che la guerra giunga nel mio reame>> e, detto questo, scese velocemente le scale per dirigersi verso il suo destriero.

<< Dove stai andando allora?>> la lingua acida di Dwalin non riuscì a trattenersi e attese la risposta del principino mettendosi le mani sui fianchi e assumendo il suo tipico sguardo di sfida.

<< Non è ovvio? Individuo Bolg e cerco di concedervi più tempo e Thorin?>> chiese tranquillamente rivolgendosi al nano, da cui ottenne un semplice grugnito.

<< Dovrete lasciare indietro Eruannie, è troppo debole e si farebbe uccidere da Smaug per proteggervi>> detto questo diede un semplice strattone alle briglie facendo partire il cavallo al galoppo, sfrecciando per le vie di Esgaroth.

<< Maledetto elfo!>> imprecò il re dei nani, tirando un pugno al corrimano in legno marcio e spaccandolo in due.

***

I nani si erano rassegnati al piano dell’elfo, erano partiti di prima mattina con il suono delle trombe di Pontelagolungo ad accompagnarli fino ai confini della città. Remarono per circa un’ora finché non arrivarono ad un attracco, lasciarono lì le barche donate loro dal Governatore e si incamminarono verso la Montagna, così bella e troneggiante nella vastità incontaminata che la circondava.

Camminarono per circa tre ore con il venticello leggero che gli scompigliava i capelli, mentre Thorin non faceva altro che pensare alla Pietra del Re, cosa avrebbe significato tenerla in mano e quello che avrebbe potuto fare con il potere di Re dei 7 clan.

Bilbo non faticò a comprendere che Eruannie aveva ragione. Quella stramaledetta pietra stava stregando il suo amico ancora prima che giungesse all’interno di Erebor. Questa cosa lo metteva assai a disagio, Thorin cambiava ad ogni passo che facevano verso la Montagna e lo Hobbit ne era spaventato. Passava sempre più tempo per conto suo, le battute dei nipoti e degli amici che fino a poco tempo prima erano riuscite a renderlo quantomeno di buon umore, sembravano non giungere nemmeno alle sue orecchie.

Verso mezzodì si fermarono ai piedi di un piccolo incamminamento che li avrebbe portati vicini a Dale, la città degli uomini distrutta da Smaug. Bombur preparò un pranzo degno di tale nome e si riposarono un poco prima di rimettersi in marci verso la Montagna. Quando furono in cima al piccolo percorso in pietra si fermarono ad ammirare la vastità che li circondava e Bilbo notò che l’erba e qualsiasi cosa attorno a loro aveva uno strano colore grigiastro, per niente simile a quello dei racconti che i nani gli propinavano quando chiedeva loro di raccontargli della Montagna Solitaria. Storse il naso e un odore acre e penetrante gli giunse alle narici, mentre lo hobbit lanciava un’occhiata dubbiosa verso l’amico Balin.

<< Questa, amico mio>> esordì il nano con un sospiro malinconico, mentre anche lui si perdeva a osservare la distesa dove una volta si esercitava con Thorin e Dwalin.

<< È la Desolazione di Smaug>> terminò con un mezzo sorriso stanco, procedendo poi nel suo cammino. Bilbo rimase fermo ad osservarla per qualche istante ancora e pensò a come doveva essere stata un tempo, cercando di immaginarsi una fiorente città di uomini, il profumo del pane appena sfornato e le grida dei bambini che correvano felici per le strade. Le feste che venivano fatte e i canti che dalla città giungevano fino all’interno della Montagna. Si immaginò Eruannie che correva spensierata per i prati verdi rincorsa da un giovane Thorin felice per una giornata di sole.

Fili e Kili lo raggiunsero, dandogli una piccola pacca di incoraggiamento sulla spalla.

<< Secondo voi come sta?>> chiese ai giovani Durin, riprendendo la marcia aiutato dal suo piccolo bastone da scampagnata.

<< Smaug?>> Kili alzò un sopracciglio e lanciò uno sguardo al fratello che fece roteare gli occhi.

<< La zietta sta bene, mastro hobbit. Una che tiene testa a nostro zio Thorin non si fa abbattere da così poco>> il biondo rispose ai dubbi di Bilbo lanciando uno sguardo divertito verso il fratello.

Proseguirono in silenzio finché non giunsero alla Montagna, ognuno con i propri pensieri a divorargli la mente. Arrivarono che era pomeriggio inoltrato e si divisero i compiti per trovare l’entrata segreta.

Bombur, Balin e Bifur sarebbero rimasti all’accampamento di fortuna che avevano messo su e avrebbero pensato a mandargli un segnale nel caso individuassero movimenti sospetti. Thorin, i due nipoti e Bilbo si sarebbero inoltrati il più vicino possibile per controllare che non ci fosse un passaggio nascosto nei dintorni di quella che una volta era l’entrata principale di Erebor. Oin, Bofur e Dwalin presero il fianco destro della Montagna, mentre Gloin, Dori, Nori e il giovane Ori presero il sinistro.

Ogni gruppo cercò e ricercò con perizia ogni anfratto, ogni singola roccia che gli capitasse a tiro ma non servì a nulla. Si ritrovarono davanti alla Montagna dopo ore di ricerche, stanchi e consumati da quella giornata.

<< Cosa facciamo ora?>> Balin rivolse quella domanda dalla sua postazione, mentre cercava di decifrare il volto di Thorin che si crucciava per trovare una soluzione a quell’inghippo. L’illuminazione non tardò ad arrivare, il piccolo Bilbo sottrasse la mappa che giaceva tra le mani forzute di Thorin, il quale grugnì di sorpresa. Lo hobbit rivolse la mappa verso la Montagna e si perse nei suoi ragionamenti, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto un “ma certo” o un “questo sarebbe là”. Dopo minuti che parvero ore di contemplazione della Montagna, Bilbo urlò contento con un risolino.

<< Là!>> indicò ai compagni, che fecero correre lo sguardo verso le statue indicate da Bilbo. Erano quasi invisibili e sicuramente ben nascoste, ma lo hobbit era riuscito a vederle e ora anche i nani potevano scorgerle. I nani di Erebor erano stati furbi, le scale non potevano essere individuate se non si sapeva dove posizionare lo sguardo con esattezza. Con trepidazione iniziarono a scalare la Montagna percorrendo quei gradini di roccia, ognuno dei nani con una propria speranza nel cuore ma tutti che condividevano la gioia di tornare nella dimora dei propri padri.

Giunsero in cima che era ormai il crepuscolo e ognuno di loro si impegnò a cercare l’entrata segreta, con ben poco successo. Il Di’ di Durin passò veloce come era arrivato, lasciando nel cuore dei nani la consapevolezza di aver attraversato tutto quel male per nulla. Così, con un enorme peso sul cuore e un’infinita stanchezza nell’anima, a poco a poco abbandonarono la cima per tornare a terra, tutti tranne uno.

***

Un tocco leggero la fece destare dal suo sonno, mentre una leggera fragranza di pino e muschio le solleticava le narici.

<< Legolas>> sussurrò semplicemente lei, beandosi del tocco dell’amico. L’elfo pronunciò qualche parola nella sua lingua e subito la guerriera si sentì meglio.

<< Quanto ho dormito?>> chiese mentre si stiracchiava come un gatto al sole. Sentì l’amico accovacciarsi al suolo e farsi più vicino a lei.

 << Hai affrontato Bolg la scorsa notte, la tua magia ha quasi prosciugato le tue energie, pensavo avessi imparato a gestirla in modo che ciò non si verificasse>> la guerriera sorrise per il tono di rimprovero che aveva l’elfo e si perse per qualche secondo ad osservare il suo viso, così vicino e illuminato dal sole. La mezz’Elfa si bloccò sul dettaglio dei raggi che entravano dalla finestra.

<< Che ore sono?>> assottigliò lo sguardo impedendo all’elfo di mentirle.

<< Mezzodì>> Legolas assunse uno sguardo colpevole e passò una mano tra i capelli della guerriera, cercando di tranquillizzarla. Lei si divincolò e scostò le coperte, aveva bisogno di armi e di qualche protezione almeno per il torace. Agguantò gli stivali ai piedi del letto dove l’avevano lasciata riposare tutto quel tempo e si maledisse. Se Thorin avesse trovato l’Arkengemma prima che lei estrapolasse lo spirito dello stregone sarebbe stata la fine per tutti loro. L’elfo la osservava e inarcò un sopracciglio quando vide il terrore farsi strada sul viso della sua amica.

<< Perdonami, non ti ho riconosciuta>> ammise più a se stesso che alla mezz’Elfa, ma i pensieri della guerriera andavano ben oltre Legolas.

<< Ora lo hai fatto, è questo che importa. Legolas…>> lasciò che quel nome cadesse nel vuoto. Poteva fidarsi e rivelargli quello che sapeva sulla pietra? Avrebbe cercato di fermarla? La sera prima per un semplice incantesimo aveva perso le forze, non sapeva se per purificare il gioiello avrebbe dovuto fare ricorso a tutto quello che aveva, compresa la sua vita.

Sospirò e uscì dalla casa dell’uomo, lasciando che i raggi del sole le illuminassero i capelli ramati. Si chiese se i suoi compagni fossero già riusciti a entrare nella Montagna, se Thorin avesse già trovato l’Arkengemma, ma la paura di quell’immagine non poteva bloccarla o sarebbe stata completamente inutile. Scacciò quei pensieri e si diresse verso la casa del Governatore. Mentre era rimasta in quello stato di dormiveglia aveva captato una conversazione tra Bard e suo figlio Bain, mentre l’uomo spiegava al ragazzo della grande ospitalità che il primo cittadino aveva dimostrato nei confronti dei nani solo per un compenso una volta riconquistata la Montagna. Non degnò le guardie di uno sguardo, se avessero provato a fermarla avrebbe reagito sprigionando tutta la magia che in quel momento stava invadendo il suo corpo. Non riusciva a controllarla come voleva quando era popolata da forti emozioni e in quel momento sprizzava rabbia da tutti i pori. Sentiva Legolas che le correva appresso cercando di fermarla invano, era ormai davanti alla porta del palazzo e la fece saltare in aria con un gesto della mano, lasciando i soldati che la sorvegliavano leggermente perplessi.

Eruannie non vi fece caso e continuò nella sua ricerca, trovando il Governatore intento a pesare una grossa borsa piena di monete d’oro. La mezz’Elfa gli lanciò uno sguardo disgustato, trovando al suo fianco quell’esserino viscido che aveva fermato Bard al punto di controllo.

<< Alfrid>> disse lei secca, prima di rivolgersi direttamente al primo cittadino. Aveva l’aria di essere un uomo che si curasse ben poco della sua salute, così come del suo aspetto del resto. Eurannie storse il naso per il puzzo di morte che l’uomo emanava, doveva avere qualche ferita purulenta da qualche parte, ma scacciò quell’immagine dalla sua mente.

<< Quando sono partiti i nani?>> ringhiò la guerriera, incrociando le braccia al petto e mantenendosi ritta nella sua posizione, i capelli che fluttuavano leggermente per il vento che entrava dalla finestra aperta alla sua sinistra. Notò che Alfrid stava per parlare al posto del Governatore, forse per cacciarla, ma non aveva tempo da perdere con lui.

<< Taci, viscida creatura>> sibilò, muovendo la mano destra e incollando le labbra dell’uomo, che le lanciò uno sguardo di sorpresa per poi iniziare ad emettere suoni incomprensibili di lamento.

<< Parla in fretta!>> il Governatore fece un piccolo balzo sulla sedia, ancora sorpreso per la condizione di Alfrid. Si asciugò la fronte imperlata da un sottile strato di sudore e deglutì cercando di dimostrare un po’ di stabilità mentale.

<< A…all’alba, mia signora>> sussurrò con la voce incrinata dalla paura. Eruannie sogghignò, non che incutere timore a un essere così infimo fosse la giusta prova che le serviva, ma sapeva che la gente poteva temerla ancora se voleva.

<< Mi servono armi, ORA!>> tuonò sbattendo i pugni sul tavolo del Governatore e facendo saltare in giro tutte le monete che vi aveva posto sopra.

<< Mi aspetto una barca pronta a trasportarmi dall’altra parte del lago entro 20 minuti>> ringhiò mentre si allontanava dalla stanza, fermandosi poco prima di uscire.

<< Oh e ovviamente un cavallo, non ho intenzione di tardare di un altro minuto>> terminò volgendo ai due uomini un ultimo sguardo intimidatorio. Mentre se ne andava dando loro le spalle fece un movimento con la mano e liberò Alfrid dall’incantesimo, si sarebbe pentita di aver ridato la voce a quell’uomo, ma doveva sbrigarsi e arrivare alla Montagna prima di sera.

Trovò Legolas fuori dal palazzo che aiutava le guardie a sistemare il portone. Sorrise alla vista dell’amica, la quale ricambiò con uno sguardo inviperito.

L’elfo le si avvicinò e la fermò, trattenendola per un polso e costringendola a girarsi a guardarlo.

<< Devo andare, Laeg. I miei amici sono in grave pericolo>> si divincolò dalla presa del principe e si diresse verso l’armeria, ma l’elfo fu più rapido.

<< Mi dispiace che siano partiti senza di te, ma c’è una minaccia più grande del drago ora>> la mezz’elfa si bloccò e tese le orecchie per ascoltare quello che l’amico aveva da rivelarle.

<< Ho seguito Bolg fino ai confini di Esgaroth, poi si è unito a un gruppo di orchi che portavano un marchio che entrambi conosciamo bene>> la guerriera si voltò spalancando gli occhi per la sorpresa.

<< Gundabad?>> sussurrò in un sospiro, osservando l’elfo che annuiva con la mascella serrata.

La mezz’Elfa fece un cenno con il capo e tornò a camminare verso l’armeria, questa volta con ancora più rabbia in corpo. Non avrebbe permesso a Bolg e ai suoi orchi di avvicinarsi alla Montagna, ma prima doveva trovare la maledetta pietra.

<< Vai Legolas, avverti tuo padre della guerra imminente, probabilmente acconsentirà a mettere da parte il suo orgoglio ferito per dare la caccia a degli orchi puzzolenti>> il principe la seguì e la osservò mentre si preparava per raggiungere i nani.

<< Vieni con me>> disse sorprendendola, mentre un soldato l’aiutava a indossare la cotta di maglia e le fissava alcune protezioni.

<< Non posso, devo impedire a Thorin di toccare la maledetta pietra. Quel caprone di un nano dovrà starmi a sentire>> si volse verso l’elfo e appoggiò una mano sulla sua spalla, scrutandolo nei suoi occhi azzurri.

<< Ascoltami, Laeg. Se tu riesci a convincere Thranduil a mettere da parte l’orgoglio e io riesco a convincere a Thorin a fare lo stesso, forse riusciremo a sconfiggere questo nemico insieme>> portò la mano dalla spalla alla guancia dell’amico.

<< Mellon-nin, cin garna glennhi>> sussurrò avvicinando le sue labbra alla guancia di Legolas e depositandovi un leggero bacio.

L’elfo indugiò un poco, indeciso su cosa fare. Il suo cuore si era spezzato quando aveva saputo della sua morte molti anni prima e quando l’aveva finalmente ritrovata il fato continuava ad allontanarli. Sapeva bene che lei non avrebbe mai provato i suoi stessi sentimenti, il suo cuore era stato donato a un altro, ma il principe di Bosco Atro non riusciva a ripudiare quello che lei gli faceva provare. Nonostante i gesti della guerriera fossero prettamente fraterni e senza alcuna sfumatura di romanticismo, l’elfo si perse comunque nei suoi occhi e l’attirò a sé.

Lei sussultò leggermente per la sorpresa, ma si lasciò andare a quell’abbraccio. Gli era mancato, ma ora non era il momento per i sentimentalismi, così si ritrasse veloce con il disappunto dell’elfo ricominciando a prepararsi.

<< Im Rinn>> con un cenno del capo il principe si congedò, schizzando via tra la folla che si stava riversando tra le vie di Esgaroth. La mezz’Elfa scosse la testa scacciando i pensieri che l’avevano affollata poco prima mentre lui la stringeva. Doveva concentrarsi sulla missione e salvare Thorin, non farsi distrarre da quelle sciocchezze.

Una volta pronta un soldato l’accompagnò all’imbarcazione che l’attendeva al porto di Erebor, sopra di essa un magnifico stallone baio che scalpitava. Si fece spiegare velocemente come utilizzare la chiatta che le avevano prestato, purtroppo le ultime barche le avevano date ai nani quella mattina.

Nessuna folla accorse per salutarla mentre abbandonava la cittadina, ma intravide Bard e i suoi figli vicino alla sponda più a nord. Tilda in braccio al padre che agitava le manine nella sua direzione, mentre Sigrid e Bain si concessero dei saluti più composti. Sorrise ai suoi amici umani per poi tornare a concentrarsi sulla missione. Doveva arrivare alla Montagna prima che il Di’ di Durin volgesse al suo termine e fermare quei nani cocciuti.

 

 

Conversazione in Sindarin tra Legolas ed Eruannie:

E: Amico mio, vai ora

L: Tornerò

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Capitolo XII

CAPITOLO XII

Quando Eruannie giunse a Dale il sole era già tramontato da un pezzo, non era riuscita ad arrivare in tempo. Maledisse il Governatore per averle dato quella chiatta da quattro soldi che aveva rallentato il suo viaggio. 

A poche leghe dalla città si era accorta del legno marcio dietro alla prua, il quale non ci aveva messo molto a cedere e a imbarcare acqua. Così la guerriera si era dovuta fermare su una riva e aggiustare il danno con quello che aveva trovato. Aveva deciso di non sprecare la magia per cose futili, doveva essere all’apice della sua forza per quando si sarebbe scontrata con lo stregone che riposava indisturbato nella Montagna.

Si soffermò ad ammirare la Desolazione di Smaug e molti ricordi le vennero alla mente. Le scappatelle notturne insieme a Thorin e Dwalin, le serate al chiaro di luna mentre tutto il mondo taceva, le feste che davano sulla piana nelle notti d’estate, quando Dale ed Erebor erano al massimo del loro splendore. Sorrise al ricordo di un giovane Thorin che le porgeva un piccolo giglio appena colto proprio in quei prati. Erano passati così tanti anni ed erano successe così tante cose da quei ricordi felici, ma questi svanirono dalla sua mente veloci come erano arrivati.

Decise di tagliare passando attraverso la città bruciata da Smaug, perdendosi in quella distruzione gratuita fornita dal drago anni prima. Si inoltrò tra le stradine piene di corpi carbonizzati, cercando di trattenere i conati che le stringevano lo stomaco ogni volta che con una folata di vento le giungeva l'odore di morte alle narici. Per rispetto ai caduti teneva il cavallo al passo, lasciando uscire dalla sua bocca qualche preghiera ai Valar per quelle povere anime, morte per la cupidigia di Thror verso il suo tesoro. Ricordava che Thranduil, Re degli elfi di Bosco Atro e padre di Legolas, aveva provato a mettere in guardia il nonno di Thorin sulla possibilità che un tale tesoro attirasse un drago sputafuoco, ma il Re Sotto la Montagna era testardo e non gli aveva dato retta. Anche Eruannie aveva provato in tutti i modi a convincerlo, aiutata da Thorin, ma a nulla erano valse le loro parole. Così il drago era arrivato e aveva devastato non solo Erebor, ma anche la città degli uomini ai piedi della Montagna.

"Quante vite troncate per l'avidità di un singolo nano" pensò la mezz'Elfa, con il cuore stretto in una morsa. Nel profondo sapeva che quella distruzione era stata anche colpa sua, suo fratello Elrond l'aveva mandata da Thror per aiutarlo a contrastare la Malattia del Drago e lei non era stata capace nemmeno di fare quello. Pensò che forse si era lasciata distrarre dai sentimenti per Thorin, che la sua parte nanica l'aveva condotta a distogliere l'attenzione dalla missione e per questo molte vite umane e naniche erano state strappate dal drago. Non si sarebbe permessa mai più una distrazione del genere, neanche se i suoi sentimenti per Thorin erano ancora forti. Il suo sguardo guizzò su un piccola mucchio di cadaveri inceneriti, ai piedi della pila vi era una bambola di pezza, ormai irriconoscibile. Smontò dal destriero e la raccolse, pulendola dalla cenere, per poi stringerla al petto. Il vento fece ondeggiare i suoi lunghi capelli ramati, mentre una lacrima silenziosa si fece strada, venendo prontamente cacciata indietro. Era inutile piangere sul latte versato, ma poteva ancora fermare lo stregone e distruggere Smaug prima che incenerisse i suoi amici. Con un gesto della mano fece apparire una bisaccia e vi ripose la bambola. L'avrebbe tenuta come monito, come promessa a non farsi più dominare dai sentimenti per il nano e concentrarsi sulla missione. Rimontò in sella al cavallo scuro e si posizionò la sacca a tracolla, spronando poi lo stallone verso la sua destinazione.

Aveva trovato le tracce dei suoi compagni che si dovevano essere accampati ai piedi della Montagna, il fuoco era ormai spento. Eruannie smontò dallo stallone e lo lasciò libero di pascolare, mentre lei si avvicinò alle braci constatando che erano ancora calde e una piccola fiammella bruciava silenziosa nel mezzo dei legni bruciati. Non erano andati via da molto dunque, dovevano essere ancora nei paraggi. Si guardò intorno cercandoli con gli occhi verdi che saettavano in direzione di ogni minimo suono prodotto dagli animali notturni. Un rumore alle sue spalle la fece voltare di scatto, ma si accorse presto che era un semplice volatile che si dava da fare con i vermi nel terreno. Si girò di nuovo verso la Montagna e aguzzò la vista, non dandosi pena per l’uccello dietro di sé, il quale prese a svolazzarle sopra la testa per poi dirigersi proprio verso Erebor. Eruannie lo osservò incuriosita e vide che andava sempre più in alto fino a raggiungere una sporgenza nella nuda roccia della Montagna Solitaria. Delle grida di giubilo arrivarono proprio dal punto in cui il tordo si posò e la guerriera ebbe l’illuminazione che le serviva. Sorrise beffarda e, dopo aver intimato al cavallo di tornare a casa, si fece strada tra le macerie della vecchia porta del regno di Erebor, rimasta bloccata dopo l’arrivo del drago. Scovò con fatica la scalinata che portava alla porta segreta, doveva sbrigarsi prima che quei dannati nani entrassero nella Montagna. Ogni gradino che faceva era un passo verso la Compagnia di Thorin e dentro di sé sentì la rabbia e la collera montarle dentro. Stava andando troppo piano, doveva muoversi. Aumentò quindi il ritmo, rischiando di sfracellarsi al suolo più volte mentre scalava e si ripromise che mai più avrebbe fatto una cavolata del genere.

<< Mastro hobbit, qui entri in gioco tu>> la voce di Thorin le giunse lontana, come ovattata.

“E così sei finalmente tornata da me!” lo stregone si insinuò nella sua mente come un tuono durante una tempesta, facendole perdere la presa sulla roccia.

Cercò di erigere un muro mentale tra lei e il suo nemico, se il tentativo del servo di Sauron era scaraventarla giù ci stava riuscendo alla perfezione. Riacquistò l’equilibrio perso e proseguì nella salita, mentre il vento notturno le frustava il volto scompigliandole i capelli.

<< Dovete dirmi com’è fatta, non l’ho mai vista>> la vocetta di Bilbo spezzò il silenzio, facendo venire i brividi sulla schiena di Eruannie. Non sapeva cosa sarebbe successo se a prendere l’Arkengemma fosse stato Bilbo e non Thorin, non poteva sapere se lo stregone si sarebbe comunque impossessato del suo corpo.

<< Bilbo!>> cercò di urlare la mezz’Elfa, con la gola secca e la paura che le torceva lo stomaco. Ma la voce le uscì incrinandosi, le mancava il fiato per la scalata fatta in quel modo forsennato.

Quando una delle sue mani si posizionò sull’ultimo gradino il piccolo hobbit stava giusto entrando nel pertugio nella Montagna insieme a Balin.

<< NO!>> esclamò mentre si sollevava con la sola forza delle braccia, facendo voltare tutti quanti i suoi compagni.

<< Eruannie!>> Dori e Nori furono rapidi e le offrirono una mano per alzarsi, mentre gli altri la osservavano felici del suo arrivo.

<< Ce l’hai fatta>> tuonò la voce di Thorin che si avvicinò rapido alla guerriera, per poi abbracciarla con forza. Si perse ad osservare il suo volto illuminato dalla luna, controllando che fosse tutto al suo posto.

Eruannie si divincolò dalla presa, lasciando esterrefatto il nano che spalancò gli occhi per la sorpresa.

<< Bilbo non può entrare, il drago lo divorerà!>> sbottò lei avvicinandosi alla porta segreta.

<< È l’unico di noi a non essere mai stato fiutato da Smaug, è al sicuro Ann>> fu Oin a pronunciare quella frase, provocando una risata isterica alla guerriera.

<< Non appena avrà fiutato un odore diverso dal suo oro si renderà conto della sua presenza e allora chi lo fermerà? Il fazzoletto in pizzo del signor Baggins?>> era irata e nervosa, doveva entrare e porre fine a quella follia, lo hobbit non doveva morire per loro.

<< Non credo>> sentenziò alla fine, con una punta di ironia nella voce. Thorin si fece scuro in volto e l’afferrò per un braccio, posizionandosi davanti a lei e impedendo al resto della Compagnia di vederli con chiarezza.

<< Perché non vuoi che il mezz’uomo entri lì dentro?>> il nano strinse di più la presa sulla mezz’Elfa, generando sul suo volto un’espressione di fastidio che nessuno poté intercettare per la mancanza di luce. Thorin era stato molto felice di vederla sana e salva, ma da quando erano giunti ad Esgaroth aveva iniziato ad avere uno strano interesse per la SUA Arkengemma e questa cosa lo infastidiva a dismisura. 

<< Sputa il rospo, ragazza!>> il tono di Thorin era duro, come quando ancora non si era convinto che Eruannie fosse davvero la sua amata. La felicità provata poco prima non appena l'aveva vista, aveva lasciato posto all'ira che divampava impetuosa nel suo sguardo. Lo guardò con disappunto, sottraendo il suo braccio alla presa del nano che era diventata sempre più ferrea. Quello non era il suo Thorin, la Malattia del Drago si era già insinuata in lui nonostante non fosse ancora entrato in contatto con l’oro.

<< Ascoltati, maledizione! Questo posto ti sta facendo impazzire!>> urlò furiosa, quella conversazione era inutile e le faceva perdere tempo prezioso che avrebbe dovuto impiegare a distruggere lo stregone.

<< Come osi parlare così al tuo re?!>> se possibile il nano si fece ancora più scuro in volto, facendo quasi tremare i compagni che assistevano impietriti alla scena.

<< Zio…>> Kili si avvicinò al parente nel tentativo di farlo ragionare, ma le sue buone intenzioni furono interrotte da un suono che avrebbe fatto rizzare i capelli a chiunque. Thorin aveva appena colpito Eruannie, facendole voltare il capo dall’altra parte. Prima di rigirarsi e affrontare il suo nuovo problema, la guerriera asciugò una piccola lacrima che le era scappata. Dovevano portarlo via prima che facesse cose ancora più folli, come gettare qualcuno giù dalla Montagna.

<< Tu non sei il mio re>> rispose semplicemente lei, assottigliando lo sguardo e trafiggendo con esso il nano, il quale si era reso conto troppo tardi di quello che aveva fatto. La guerriera si voltò senza degnare nessuno di loro e si addentrò nella Montagna tramite il passaggio segreto. Si perse per qualche secondo ad ammirare le pareti di Erebor, dopo tutti quegli anni era ritornata nel posto che l’aveva accolta, che l’aveva fatta innamorare delle tradizioni naniche e dove aveva trovato l’amore.

Il tanfo di drago le giunse alle narici facendole storcere il naso. Svoltato il primo angolo che si ritrovò davanti andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, contro qualcuno che non vedeva l’ora di uscire da quel posto. Era Balin che si sfregava le mani per il nervoso e che spalancò la bocca alla vista dell’amica.

<< Non dire una parola, mastro nano, vado a recuperare Bilbo>> gli disse prima di sorpassarlo. Non lo avrebbe trattato così freddamente in un’altra circostanza, ma Thorin l’aveva appena colpita e ferita nel profondo. Non che lo schiaffo le avesse fatto male, quanto il gesto in sé che non era per niente da lui. Doveva recuperare l’Arkengemma e purificarla, poi avrebbe pensato al drago e infine al nano cocciuto.

Quando arrivò alla sala del trono una piccola scossa la costrinse ad aggrapparsi a una parete per non cadere. Smaug si era risvegliato.

***

Eruannie stava perlustrando la sala del trono, ma di Bilbo e Smaug nemmeno l’ombra, solo il fetore di drago che le aleggiava intorno testimoniava che fino a poco prima il lucertolone era stato effettivamente lì. Un'altra lieve scossa le fece quasi perdere l’equilibrio, che lo hobbit e la creatura si fossero spostati in un’altra stanza? La guerriera aveva già vagato in lungo e in largo, ma dell’Arkengemma nemmeno l’ombra. Decise di dirigersi nella sala del tesoro, forse i due erano lì e sarebbe riuscita a scovare la maledetta pietra. I corridoi erano come li ricordava lei, ma pieni di polvere e cenere con qualche scheletro che giaceva immobile qua e là, in un’eterna pace. Prese il corridoio che conduceva alla sua nuova destinazione e una forte ondata di calore l’avvolse, facendole estrarre istintivamente la spada dal fodero, come se questo potesse in qualche modo aiutarla contro un drago. Scosse la testa dandosi della stupida fifona e si addentrò nella sala. Guardando quella stanza dall’ingresso in alto sembrava di osservare un’enorme distesa di oro, c’era solo quello che si espandeva per tutta la sua larghezza, neanche un piccolo foro era privo di monete d’oro o gioielli. Era già stata lì una volta molti anni prima e le aveva fatto lo stesso effetto, era completamente sbalordita dalla sua vastità e dalla sua lucentezza. Ma lei era lì per un altro scopo, trovare la dannata pietra. Fece un passo in avanti e quasi scivolò su una moneta d’oro, facendo crollare una piccola pila di altre monetine e provocando un suono che si propagò per tutta la sala. Eruannie si maledisse per la sua parte maldestra dovuta al corpo umano in cui era rinchiusa, quando un vociare attirò la sua attenzione e si mise in ascolto, sorprendendosi di quello che le sue orecchie le fecero sentire. Bilbo stava parlando con il drago, lo stava elogiando cercando di farselo quasi amico. Ma a un drago non sfugge nulla, Smaug aveva capito fin da subito le intenzioni dello hobbit che si era ritrovato davanti.

<< Sono quasi tentato di fartela prendere>> sbuffò fuori il lucertolone, mentre il suo sguardo schizzava dallo hobbit a un oggetto che Eruannie non riuscì a scorgere, ma percepì più che mai l’oscurità dell’Arkengemma.

<< Solo per vedere Scudodiquercia soffrire, vedere come lo distrugge>> la guerriera si tuffò in un cumolo di oro, facendosi più vicina ai due. L’Arkengemma non poteva portare Thorin alla pazzia, lei aveva imprigionato uno stregone al suo interno e l’oscurità che la governava era stata spazzata via da un altro tipo di malvagità, il drago lo sapeva, era presente. Ma allora perché dire quelle cose a Bilbo?

<< Vedere come corrompe il suo cuore e lo conduce alla pazzia!>> la mezz’Elfa si addentrò di più, avvicinandosi a Bilbo. Era ormai giunta dietro alla colonna che la separava dal mezz’uomo, ma non poteva farsi individuare dal drago. Scivolò sotto a quello che una volta doveva essere un ponte, ma che con tutte quelle monete d’oro era diventato un semplice palchetto di pietra.

<< Ma non penso lo farò. Questo piccolo giochetto finisce qui>> la guerriera strisciò più in fretta che poté, fino al limite del suo nascondiglio dove poteva ben distinguere i lineamenti di Bilbo, nonostante il drago si frapponesse ancora tra loro.

<< Quindi dimmi, ladro. Come scegli di morire?>> nel momento esatto in cui la bestia si allungava verso lo hobbit con le fauci spalancate, questo scomparve nel nulla.

“No” Eruannie sgranò gli occhi, che il drago se lo fosse mangiato intero? Ma il piccolo hobbit era risoluto e comparve poco dopo accanto alla guerriera, intimandole di fare silenzio. Lei annuì e insieme si dileguarono giusto in tempo, Smaug era inferocito per aver perso di vista il ladruncolo e dopo aver lanciato un urlo di rabbia aveva iniziato a sputare fuoco in tutte le direzioni, inondando la sala del tesoro.

I due compagni salirono le scale il più in fretta possibile, verso l’uscita segreta. Arrivati su un piccolo pianerottolo, il quale collegava la sala del tesoro con la sala del trono e l’uscita, trovarono Thorin ad aspettarli.

<< L’avete trovata?>> sbraitò lui, mentre la mezz’Elfa aiutava il povero hobbit a salire gli ultimi scalini.

<< Sta arrivando il drago, andiamo!>> la guerriera spronò il nano, senza ottenere risultati. Scudodiquercia se ne stava immobile davanti all’apertura che li avrebbe condotti alla salvezza.

<< Thorin, dobbiamo muoverci!>> Eruannie fece per avvicinarsi all’uscita ma il nano le puntò la spada al centro del petto.

<< L’Arkengemma!>> disse imperativo, puntando i suoi occhi prima in quelli di lei e poi in quelli di Bilbo, incutendo nel secondo un certo timore.

<< Dobbiamo andarcene>> protestò lo hobbit, avvicinandosi a sua volta all’uscita ma venendo bloccato dalla spada del nano, che ora teneva puntava contro di lui.

<< Thorin…>> implorò il mezz’uomo indietreggiando, le mani alzate e tremanti. La guerriera si frappose tra i due, lasciando che il nano continuasse a minacciare lei e non più lo hobbit. Lei poteva sopportarlo, poteva persuaderlo magari, poteva anche lasciarsi trafiggere, ma mai avrebbe lasciato che uccidesse Bilbo.

<< Thorin>> sussurrò con fermezza, gli occhi puntati nei suoi così glaciali e che in quel momento la stavano fulminando. 

"No...questo non sei tu" si ritrovò a pensare, mentre teneva le mani poggiate sulle spalle dello hobbit dietro di lei. Non aveva protetto gli abitanti di Erebor e di Dale anni prima, ma non avrebbe più permesso a qualcun altro di morire per le loro battaglie.

Un movimento nella sala del tesoro attirò la sua attenzione e fece segno al nano di guardare dietro di lui. Il drago si stava avvicinando e Thorin concentrò la sua ira sul bestione. Lo hobbit fece un sospiro di sollievo ed Eruannie gli avvolse le spalle con un braccio, accovacciandosi per guardarlo negli occhi.

<< Stai bene?>> il mezz’uomo aveva una lacrimuccia che gli sfuggì bagnandogli una guancia. Non era per il drago, certo Smaug lo aveva terrorizzato, ma era stato Thorin a ferirlo nell’animo, proprio come aveva fatto con lei poco prima di entrare nella Montagna. La guerriera asciugò gli occhi dello hobbit con la manica della sua casacca e si rialzò per controllare il drago. I loro compagni gli furono vicini, posizionandosi davanti al loro re e pronti a dare la vita per difenderlo. Smaug si avvicinò a loro con aria minacciosa, prima di urlare qualcosa e sputare fuoco contro i suoi avversari.

<< Per di qua!>> urlò Eruannie, sovrastando le grida e il trambusto causato dal drago. Si tuffarono in un piccolo angolo pieno di monete che attutirono la loro caduta e si rifugiarono all’interno di una stanza che la guerriera riconobbe come l’anticamera della sala del Tesoro, dove una volta i nani controllavano i gioielli prodotti prima che questi entrassero a far parte della Grande Tesoreria. Contò i nani uno ad uno mentre questi sfilavano davanti a lei, quando Thorin varcò la soglia avvolto dalle fiamme il suo cuore mancò un battito. Stava impazzendo ma era pur sempre il suo Thorin. Prima che potesse fare qualcosa, il nano prese a rotolarsi per terra e, una volta liberato dal soprabito che andava a fuoco, si rialzò come se non fosse successo nulla per fare poi strada ai suoi compagni.

Eruannie seguì il gruppo voltandosi di tanto in tanto per controllare che il fuoco del drago non li raggiungesse. Thorin li condusse a una piccola sporgenza per cercare di individuare i movimenti di Smaug ed elaborare un piano di fuga. Della bestia nemmeno l’ombra, ma la mezz’Elfa non abbassò la guardia.

<< È troppo furbo, ci starà sorvegliando di nascosto>> suggerì rivolta a Thorin, mentre il nano annuiva leggermente senza distogliere lo sguardo dalle sale sotto di loro.

<< Andiamo nella guardina a ovest, forse lì c’è una via di fuga>> propose il re dei nani, mentre la Compagnia acconsentiva a quel piano. Forse da lì sarebbero riusciti a scappare e avvertire Esgaroth in tempo.

<< È troppo in alto, non ci arriveremo mai!>> Balin cercò di far cambiare idea al re, ma la decisione era ormai stata presa. Dovevano tentare e quella era la loro unica possibilità, dato che l’ala del passaggio segreto era sorvegliata dal drago.

Corsero lungo il piccolo ponticello che si ritrovarono davanti, cercando di produrre meno rumore possibile. Erano quasi a metà strada quando ai piedi di Bilbo cadde qualcosa che ruppe il silenzio che si era creato. Una moneta giaceva sotto di lui, il quale iniziò a perquisire i propri abiti per individuarne delle altre. Ma un fruscio sopra le loro teste gli fece intuire che non era sua la colpa di tale suono, bensì del drago che passava a qualche metro sopra di loro per ispezionare la sala. Tutti i membri della Compagnia lo osservarono con timore, mentre in punta di piedi proseguivano guidati da Thorin. Una volta superato l’ostacolo del drago corsero in direzione della loro unica via di fuga, ma la trovarono sbarrata e una coltre di corpi carbonizzati la invadeva.

Eruannie cadde in ginocchio vicino al corpo di un bambino. Le fiamme di Smaug non avevano risparmiato nessuno, aveva estirpato la vita di ciascuno dei loro famigliari. Sentì la voce di Balin ma non vi prestò ascolto, era intenta a osservare ogni singolo volto cercando di riconoscerne qualcuno, ma il fuoco aveva reso impossibile quel compito.

<< No…>> la voce forte e possente di Thorin sembrava essere tornata pura dopo l’incontro con il drago, come se la follia fosse sparita dal suo cuore.

<< Io non morirò in questo modo, acquattato e arrancando per respirare>> Eruannie condusse il suo sguardo verso il volto del nano, mentre se ne stava ancora inginocchiata ai piedi di quella pila di cadaveri.

<< Andremo alle fucine!>> si ergeva in piedi in mezzo ai compagni e cercava sui loro volti l’approvazione.

<< Lui ci vedrà, certo come la morte!>> Dwalin per la prima volta dovette dissentire e discostarsi dal piano dell’amico.

<< No se ci dividiamo>> quel piano stava prendendo una piega sempre più suicida, ma la mezz’Elfa era ancora troppo addolorata per rispondere con qualcosa di pungente. Si era sempre chiesta come fossero morti i suoi conoscenti, se il drago li avesse semplicemente divorati o se li avesse bruciati. Ora aveva scoperto la verità, mentre lei giocava a fare la maga da quattro soldi con uno stregone pazzo quasi quanto quel maledetto drago, i suoi amici erano morti soffocati dal fumo. Una morte lenta e per niente dignitosa, i loro cadaveri abbandonati alle mercé della bestia.

<< Thorin…non ce la faremo mai>> Balin era d’accordo con il fratello, il drago li avrebbe intercettati e li avrebbe fatti fuori in un batter d’occhio.

<< Qualcuno di noi potrebbe…>> Fili appoggiò lo zio con aria pensierosa, mentre Kili annuiva sempre più convinto.

<< Sì, conduciamolo alle fucine!>> concordò il giovane Durin, spalleggiando Thorin e guardando i suoi compagni nel tentativo di infondere loro la stessa speranza che sembrava invadere il suo cuore.

<< Uccideremo il drago>> concluse Thorin, Eruannie sembrò riprendersi in quel momento, invasa da una forza potente che le riattivò la muscolatura. Annuì in direzione del nano e mise una mano sulla spalla di Ori e una su quella di Gloin, trasmettendo loro un po’ di coraggio.

<< Se la cosa finirà tra le fiamme, allora bruceremo tutti insieme>> dicendo ciò, il re dei nani fermò il suo sguardo su quello di Eruannie che sorrise beffarda, voltando un palmo della mano verso l’alto.

<< Cosa credete che provi un drago quando viene colpito da una freccia di ghiaccio?>> la guerriera fece uscire una scheggia ghiacciata dal palmo della mano, ridacchiando delle facce sorprese ma estasiate dei nani.

 

***

Legolas cavalcava da giorni verso nord, viaggiando con la luce e riposando con il favore delle tenebre. Era ormai ai piedi delle Montagne Nebbiose quando spronò il suo cavallo verso il Monte Gundabad, sperando di non trovare quello che si aspettava.

In effetti fu così, trovò molto peggio. Lasciò il suo fidato destriero nascosto da una timida boscaglia per poi incamminarsi sulle collinette che circondavano il monte. Si appostò dietro a una roccia e lì cercò di spiare le mosse del nemico. Riuscì a intravedere un grande fermento provenire dalla Torre di Gundabad e attese nel suo nascondiglio.

Un forte boato ai piedi del Monte attirò la sua attenzione, si sporse oltre il masso e dovette strizzare gli occhi più volte per realizzare che quello davanti ai suoi occhi era reale: degli enormi vermi sbucarono fuori dal terreno, sgretolando roccia e inghiottendo terra, lasciando dei grossi buchi da cui sarebbe potuto passare un esercito intero. Legolas si puntellò sulla roccia con i piedi, per evitare di cadere di sotto. Uno stridio sopra di lui lo fece arretrare e si scontrò con la parete di pietra alle sue spalle. Scrutò nel cielo e notò con suo disappunto che quel verso striminzito proveniva da dei grossi pipistrelli, fedeli all’Oscuro. Poi il suono di un corno degli orchi lo avvisò che i nemici stavano per avanzare e lì lo vide: un esercito talmente potente e grande da devastare tutta Esgaroth in meno di un battito di ciglia. Doveva correre a sud e avvertire quanta più gente possibile dell’attacco imminente. Ridiscese la collina su cui aveva avvistato tutto quel male e rimontò in sella al suo destriero, con la speranza di fare in tempo. Non sarebbe riuscito ad allertare sia suo padre che Eruannie, ma doveva scegliere alla svelta o sarebbe stata la fine per tutti loro. Così spronò il destriero che partì al galoppo in direzione di casa, sempre che Thranduil concedesse ai suoi soldati di marciare su Erebor al fine di difendere uomini e nani, invece che intraprendere una guerra con questi ultimi.

Angolino Autrice:

Buonsalve a tutti! Come sempre spero stiate tutti bene! Siamo finalmente arrivati al momento tanto atteso dell'ingresso nella Montagna! Tra Thorin ed Eruannie le cose non sembrano essere rose e fiori, la guerriera sta iniziando a capire che il suo nano preferito è ormai sotto il giogo della Malattia del Drago. Chissà se ritrovando l'Arkengemma e purificandola dallo spirito dello Stregone riuscirà a salvare la sua anima...

Spero vi sia piaciuto! Sarebbe bello sapere cosa ne pensate ogni tanto, ma mi accontento di vedere che c'è ancora qualcuno che segue questa storia :)

Baci,

Giuls

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


Capitolo XIII

CAPITOLO XIII

Salve oscurità, mia vecchia amica

sono venuto a parlarti nuovamente

perché una visione che fa dolcemente rabbrividire

ha lasciato i suoi semi mentre dormivo

e la visione che è stata piantata nel mio cervello

ancora persiste

nel suono del silenzio

 

Il piano di Thorin sembrava funzionare. Mentre Smaug era concentrato ad attaccare uno dei gruppetti in cui si erano divisi, gli altri potevano sgattaiolare verso le fucine. Eruannie si era ritrovata assegnata al gruppo di Ori, Dori e Bilbo, il quale sembrava ancora leggermente scosso dal repentino cambio di umore di Thorin. 
La guerriera aveva notato il suo turbamento e si ritrovò a pensare che fosse lo stesso che aleggiava anche sul proprio cuore. Scosse impercettibilmente la chioma ramata scacciando quel pensiero, ci sarebbe stato il tempo per discuterne ma prima dovevano liberarsi del drago. Eruannie, che guidava il gruppo, fece segno ai suoi compagni di arrestarsi dietro a una colonna mentre lei perlustrava la strada davanti a loro. Il drago era distante di pochi metri, intento ad attaccare il gruppo di Dwalin, Balin e Nori. A un gesto della sua mano, i nani la sorpassarono proseguendo verso le fucine, il fiato corto per la tensione e la paura di rimanere arrostiti. Con qualche ammaccatura riuscirono ad arrivare a destinazione, ma le fucine erano state ferme per troppi anni, inutilizzate senza la guida dei nani.

<< Il piano non funzionerà, queste fornaci sono spente da troppo tempo!>> Dwalin fece capolino con il suo gruppo, mentre anche il resto della Compagnia li raggiungeva.

<< Mio fratello ha ragione, Thorin. Non possediamo un fuoco tanto grande da poterle accendere!>> il nano si mise al fianco dell’amico, gli occhi puntati nei suoi nel tentativo di fargli capire che era una pazzia.

<< Non ce l’abbiamo?>> il ruggito di Smaug si era fatto sempre più vicino, la sua furia sarebbe stata immensa.

<< Non pensavo sarebbe stato così facile metterti nel sacco!>> Thorin si era fatto largo tra i compagni e si teneva a un paio di colonne per potersi sporgere e guardare giù, verso il drago.

<< Sei diventato lento e grasso nel tuo rimbambimento>> Erannie inarcò un sopracciglio, se stava cercando di prendere il posto d’onore nella lista nera di Smaug ci stava riuscendo benissimo.

<< Lumacone…>> quello era stato l’insulto decisivo, il drago riversò tutta la sua furia in una potentissima ondata di fuoco che si sparse verso le fornaci, mentre i nani si mettevano al riparo dietro alle colonne. Thorin afferrò Eruannie per la vita e la spinse contro a una parete portante, mentre il fuoco divampava vicino a loro. La guerriera si perse ad ammirare gli occhi profondi del nano, era da tempo che non la guardava in quel modo e si ritrovò a pensare che forse c’era una speranza. Lui le rivolse un rapido sorriso, prima di girarsi e controllare se il piano aveva funzionato. Una ad una, le fucine si accesero con un lampo, divorando tutte le ragnatele e la polvere che le otturava.

Il Re dei nani iniziò ad impartire ordini a tutti i compagni, mentre il drago cercava di liberarsi dalla grata che lo imprigionava.

Bombur corse a mettere in funzione i soffietti, con la voce del re alle calcagna. Thorin inviò Bilbo sopra una sporgenza, intimandogli di tirare la leva al suo segnale.

<< Balin! Sei ancora in grado di produrre un esplosivo?>> la voce di Eruannie sovrastò il rumore prodotto dal drago e dalle fucine di nuovo in attività. Il nano non distolse lo sguardo dalla bestia che cercava in tutti i modi di accedere al loro piano, mentre le grate robuste lo tenevano a bada.

<< Sì, mi ci vorrà solo un secondino! Andiamo!>> il nano, aiutato da Ori, Dori, Nori e Bofur volò verso la stanza dedicata alla creazione di armi esplosive.

La guerriera poteva sentire gli ordini urlati da Balin, mentre una folle idea le passò per la testa. Prese la rincorsa e saltò su una fornace, iniziando a muovere abilmente le mani per formare una serie di lance ghiacciate con la mente che iniziarono a fluttuarle accanto.

<< Ora!>> sentì gridare Thorin, probabilmente rivolto a Bilbo dato che dopo poco una cascata di acqua sgorgò prepotentemente da alcune bocche d’oro, andando a colpire il drago dritto sul punto in cui si formava il fuoco. La bestia barcollò andando a sbattere contro alcune fucine, come un pesce che si dibatte una volta estratto dal fiume. Con quella mossa Thorin aveva rimesso in funzione tutti i macchinari necessari per produrre oro liquefatto.

Smaug si lanciò verso Thorin, mentre dall’alto i nani cercavano di rallentarlo con gli esplosivi di Balin. Dwalin aveva attivato le bocche che consentivano all’oro liquefatto di unirsi in un lungo fiume per poi sfociare nella Galleria dei Re. Thror aveva fatto costruire un’enorme raffigurazione di Durin per rendere omaggio al loro antenato, Eruannie aveva sempre trovato che fosse una cosa futile e sciocca sprecare tutto quell’oro per una statua, ma in quel momento ringraziò mentalmente la pazzia del re. Doveva dare tempo ai suoi amici per finire la trappola, così con un movimento delle mani fece abbattere un paio di lance di ghiaccio contro il dorso di Smaug.

<< Chi osa colpirmi?!>> si voltò di scatto ritrovandosi faccia a faccia con la mezz’Elfa, pronta con il suo esercito di armi.

<< TU! L’Oscuro mi aveva assicurato che si sarebbe occupato di te!>> la guerriera chiuse le mani a pugno lasciando distesi indice e medio da entrambe e iniziando a disegnare dei cerchi in aria, facendo roteare le armi sospese al suo fianco.

<< Non importa, non importa! Ci penserò io a farti cambiare idea!>> prima che la bestia potesse avvicinarsi ancora, Eruannie spostò le braccia davanti a sé facendo partire le lance contro il drago che ringhiò per la sorpresa. Non poteva ucciderlo come se avesse usato una freccia nera, ma lo avrebbe sicuramente rallentato. La bestia fece saettare la grande coda contro la struttura dove si trovava la guerriera, provocando un terremoto sulla stessa e fecendo perdere l’equilibrio alla mezz’Elfa. Cadde a faccia in giù sulla dura pietra, provocandosi un piccolo taglio sul mento.

<< Non puoi sconfiggermi, stupida! Il mio padrone ti vuole viva, quindi non ti ucciderò. Questo però non mi impedirà di farti molto male!>> spalancò le fauci e sputò un’ondata di fuoco che avrebbe sciolto in un colpo solo anche il più resistente dei metalli. Il respiro dei nani si fermò per un minuto interminabile, la tensione era palpabile. Quando il fuoco si consumò, Eruannie stava ancora in piedi davanti al drago con i vestiti mezzi bruciati e qualche evidente bruciatura, la pelle esposta annerita di fuliggine e sul volto uno sguardo duro.

<< Ti sei arrugginito a furia di poltrire sotto a questa Montagna, vecchio mio!>> urlò rivolta a Smaug, i pugni serrati e le braccia lasciate lungo i fianchi. Con la coda dell’occhio vide che i nani stavano finendo di allestire la loro trappola per il drago e decise di dare loro ancora un po’ di tempo.

Voltò i palmi verso l’alto e concentrò tutte le sue energie sulla vita che scorreva nella Montagna stessa, fino a raggiungere le più piccole particelle contenute in essa. Dalle pareti delle fucine iniziarono a zampillare alcuni getti argentei e altri più scuri che si univano in una danza sinuosa e si raccoglievano circondando la guerriera. I nani, così meravigliati da quanto stava accadendo sotto ai loro occhi, non si accorsero subito che la loro compagna non poggiava più i piedi per terra ma era sollevata di qualche centimetro dalla pietra. Bilbo spalancò la bocca per l’ammirazione e non vide dove stava mettendo i piedi, inciampando in uno sgabello che cadde a terra generando un forte boato. Smaug si voltò verso di lui socchiudendo gli occhi per individuare la sua preda.

<< Occhi a me, drago!>> la voce della guerriera attirarono di nuovo la sua attenzione su quello che stava accadendo a pochi passi da lui. I flussi si erano intensificati sempre di più, andando a ricoprire la figura della mezz’Elfa come un’armatura, rendendola molto più grande del normale.

Smaug osservava incantato quella trasformazione, tutto quel potere contenuto in una persona sola. Finita quella pagliacciata avrebbe dovuto avvisare il suo padrone di tanta potenza, ne sarebbe stato sicuramente felice e lo avrebbe premiato una volta che lui gli avesse portato la guerriera.

“Fermati, mezz’Elfa! Tutto questo potere ti ucciderà!” la voce dello stregone si insinuò nella sua mente facendole assumere un ghigno.

“Non è forse quello il tuo scopo?” rispose stizzita, continuando nella sua magia suicida.

“Tu non sai nulla!” la guerriera si concentrò ed eresse un muro attorno alla sua mente, in modo da bloccare lo stregone.

I nani e il drago osservarono la scena davanti a loro. Eruannie era scomparsa sotto a tutti quegli strati di roccia e Mithril, lasciando il posto a un gigante pronto all’attacco. I suoi compagni avevano completato la loro trappola e ora aspettavano solo che Eruannie conducesse da loro il drago. La nuova guerriera di roccia fece partire un pugno tanto potente da poter spaccare in due una montagna, scontrandosi con il duro della corazza di Smaug. Il drago emise un sibilo di dolore e fastidio, mentre meditava su come sconfiggere la sua avversaria. L’altro braccio della guerriera partì all’attacco, afferrando Smaug per il collo e spingendolo indietro verso la trappola. La bestia si dimenò e affondò i denti nel braccio roccioso che iniziò a sgretolarsi lentamente. Quella magia richiedeva un’energia incredibile per Eruannie e a poco a poco si stava esaurendo. La bestia iniziò a sbattere le ali permettendo al suo corpo di librarsi in aria, mentre con le zampe posteriori agguantò il corpo della guerriera e, con un rapido gesto, la spedì contro la parete opposta facendole sfondare il muro di roccia. Nella corazza della mezz’Elfa si fece strada una crepa profonda, pronta a rompersi se avesse ricevuto un ulteriore colpo.

<< Credevate di potermi ingannare? Siete venuti da Ponte Lagolungo!>> il drago era atterrato alle spalle della mezz’Elfa e si dibatteva da una parte all’altra della sala, con fare indignato.

<< Questo è uno squallido complotto ordito da questi luridi nani e quei miserabili uomini del lago!>> Bilbo era giunto in soccorso della mezz’Elfa, approfittando dei grandi stendardi a terra per trovare un nascondiglio.

<< Quei piagnucolosi codardi, con i loro lunghi archi e le frecce nere! Forse è il momento che io faccia loro una visita!>> il drago diede le spalle alla guerriera e allo hobbit, dirigendosi dalla parte opposta.

<< Ma non è colpa loro! Fermo!>> ancora una volta, Bilbo dimostrò di avere più coraggio che buon senso e si scagliò all’inseguimento del drago.

<< Non puoi andare a Ponte Lagolungo!>> Smaug si voltò adirato in direzione dello hobbit, assottigliando lo sguardo mentre lo osservava.

<< Oh tu tieni a loro, non è vero?>> il mezz’uomo si fermò a pochi passi dal muso del bestione, il respiro mozzato dalla tensione di fronteggiare un tale nemico.

<< Bene! Allora puoi guardarli morire!>> sentenziò la bestia, iniziando a camminare più velocemente pronto a spiccare il volo.

<< QUI!>> la voce di Thorin bloccò la sua spedizione punitiva nei confronti degli abitanti di Esgaroth.

<< Inutile, stupido verme…>> il nano non ci sarebbe andato leggero con gli insulti, doveva attirare la sua attenzione su di sé.

<< Tu!>> un profondo suono gutturale proruppe dalle fauci del drago, mentre si voltava lentamente verso Thorin. Lo scovò che si ergeva sopra a un ammasso di roccia informe. Di Eruannie nemmeno l’ombra, ma ci avrebbe pensato dopo a quella dannatissima mezz’Elfa.

<< Adesso mi riprendo quello che tu hai rubato!>> peccato non ci fosse nessuno a osservare quella scena oltre ai due interlocutori, sarebbe stato un bel racconto per i posteri.

<< Ma tu non ti riprenderai niente da me, nano!>> lo hobbit approfittò di quel momento per cercare di recuperare la mezz’Elfa, che giaceva inerme tra le macerie della corazza di pietra che aveva creato.

“Andiamo!” pensò sollevando pezzi di gran lunga più grossi dei suoi piedi. Fili e Kili lo affiancarono, cercando di fare meno rumore possibile mentre lo zio teneva impegnato il drago.

<< Io ho annientato i tuoi guerrieri tempo fa! Io ho instillato il terrore nel cuore degli uomini! Io sono il Re Sotto la Montagna!>> Smaug si arrampicò sulla pila di pietre dove si stagliava Thorin, in tutto il suo splendore di reale sovrano.

<< Questo non è il tuo regno! È il territorio dei nani, l’oro dei nani!>> i compagni che non stavano aiutando a ritrovare il corpo di Eruannie si misero in fila uno dietro l’altro, pronti al segnale del loro re. La grande catena di ferro tra le mani tozze, bastava una parola di Thorin e avrebbero tirato con forza per liberare la statua.

<< E avremo la nostra vendetta! Ora!>> al segnale del re, i nani iniziarono a tirare con tutta la loro forza, sprigionando la statua d’oro dinanzi al volto stupefatto del drago. Smaug rimase abbagliato da quella visione, così tanto oro da poter costruire un palazzo. Spalancò la bocca per la meraviglia e i suoi occhi saettarono da una parte all’altra della statua, rimanendo però tristemente sorpreso quando questa iniziò a liquefarsi. Il drago arretrò di qualche passo, ma un’ondata di oro lo colpì e lo costrinse ad accasciarsi al suolo, sommerso dal tesoro. Thorin sorrise estasiato, aveva sconfitto Smaug e vendicato i suoi parenti e amici.

Un silenzio sinistro invase la Galleria dei Re, tutti i nani trattennero il fiato, mentre anche i soccorritori di Eruannie avevano bloccato le loro ricerche. Il letto d’oro sotto il quale giaceva il rettile si mosse leggermente, per poi sprigionarsi mentre il drago emergeva da quel mare prezioso.

<< Vendetta?!>> urlò agonizzante, mentre con gli artigli posteriori si reggeva ai lati della sala.

<< Vendetta?!>> un secondo ruggito fece tremare le pareti, mentre i nani si riunivano in una formazione compatta, pronti a un eventuale attacco.

<< Ve la faccio vedere io la vendetta!>> e, con un balzo un po’ appesantito da tutte quelle tonnellate d’oro, spiccò il volo scontrandosi contro l’enorme entrata che da anni era rimasta bloccata dalle rocce, creando così un’apertura verso la vallata che circondava Erebor. I nani lo seguirono all’esterno, sperando di attirare su loro stessi la furia del drago, in modo che non si scagliasse sugli uomini della città. Ma quello si librò alto nel cielo scuro della notte, compiendo un elegante avvitamento che gli consentì di liberarsi dall’oro che ne ricopriva il manto. Poi, come il rombo di un tuono estivo, si diresse verso Esgaroth emettendo un suono gutturale di battaglia.

Smaug il terribile avrebbe devastato tutti quella notte.

 

***

 

Thorin lanciò l’ennesima pietra contro alla parete di roccia, mentre un urlo di esasperazione gli proruppe dalla gola. Era ormai l’alba, avevano visto il drago distruggere Esgaroth dall’altra parte del lago, mentre a turno scavavano sotto alle macerie alla ricerca di Eruannie. Bilbo aveva giurato di aver visto una freccia colpire la bestia, prima che questa si allontanasse dalla città in fiamme e cadesse senza vita nel Lago.

<< Magari è fuggita mentre non guardavamo>> ipotizzò Kili, sollevando la carriola piena di massi e Mithril. Fili stava facendo ritorno insieme a Bilbo e a Dwalin, sui loro volti un’espressione di rassegnazione. Il suo migliore amico scosse il capo mentre si attardava a discutere qualcosa con il fratello.

<< Non è morta!>> urlò più a se stesso che ai compagni, dando poi ordine a Nori, Bofur e Gloin di perlustrare ancora un’altra volta. Andavano avanti così da quando Smaug aveva lasciato la Montagna, un gruppo frugava tra le macerie e un gruppo la cercava per Erebor, come se fosse facile perlustrare tutto il regno alla ricerca di una mezz’Elfa.

Ormai la speranza stava per abbandonare il cuore del Re dei nani, quando la vocetta di Ori giunse alle sue orecchie, facendo riaccendere quella fiamma che lo stava tenendo in piedi dopo la battaglia con il drago.

Il giovane nano stava indicando un punto oltre la Galleria dei Re da cui proveniva un sono flebile, che in pochi riuscirono ad udire. Corsero tutti in quella direzione, lasciandosi guidare da quel ritmico ticchettio. A mano a mano che si avvicinavano riuscirono ad intuire che si trattava di una pietra che batteva contro a una parete cava. Una volta arrivati alle fucine, trovarono un altro ammasso di macerie contro a una colonna incrinata dal peso di Smaug, il quale vi si era appoggiato poco prima di inseguire la guerriera di pietra. Sotto a quella pila di sassi, una mano batteva con una pietra contro al pavimento, richiamando la loro attenzione. Thorin spalancò gli occhi e si gettò verso il tumulo, iniziando a inveire in Khuzdul e a scavare per liberare la mezz’Elfa. Gli altri nani si unirono a lui, chi preparava una lettiga di fortuna con le carriole, chi la chiamava per chiederle come si sentisse.

<< Siamo qui, Ann. Ti tireremo fuori da lì!>> disse il piccolo Bilbo, afferrando la mano della guerriera e stringendola tra le sue più piccole. Dopo pochi ma intensi minuti, riuscirono a liberarle il volto, consentendole di prendere una grande bocca d’aria. La respirazione era affannosa e gli atti erano molto rapidi e ravvicinati l’uno all’altro.

<< Ann, mi senti? Sono Oin! Devi rallentare i respiri o andrai in iperventilazione e sverrai, ascolta la mia voce!>> il nano si abbassò verso la mezz’Elfa e cercò con lo sguardo un qualsiasi oggetto che potesse aiutarlo. Gli altri compagni continuarono a liberare il corpo della guerriera, mentre Thorin corse a reggerle la testa, togliendole i capelli dal volto. Lei lo guardò dritto negli occhi, come per assicurarsi che fosse reale e non un sogno.

<< Sono io, sono qui>> disse semplicemente lui, prima di urlare un altro ordine in Khuzdul ai suoi compagni.

“Mi dispiace” avrebbe voluto dirgli, mentre il petto le si alzava e abbassava con un ritmo per niente rassicurante. Il nano strinse una mano sui suoi vestiti mentre la guardava impotente con i suoi occhi glaciali. La sua ossessione per l’Arkengemma aveva oscurato i suoi sentimenti, ma vedendola in quello stato la sua parte razionale aveva preso il sopravvento. La guerriera cercava di parlare, di comunicargli un ammonimento riguardo alla pietra e allo stregone, ma quello che usciva dalla sua bocca era un misto di rantolii e gemiti di dolore. Il suo corpo era stato completamente liberato dal peso delle pietre, che dovevano aver causato delle ferite interne invisibili ad occhio nudo. Oltre a questo la guerriera aveva consumato un quantitativo di energia tale per mantenere quell’incantesimo, che era un miracolo che fosse ancora viva.

<< Mi dispiace, Ann. Non avrei dovuto…io…>> per la prima volta in tutti quegli anni il re dei nani si lasciò scappare una lacrima che cadde sul volto della guerriera, che cercò di sorridergli per non rattristarlo.

“Va tutto bene” pensò mentre con una mano cercava di raggiungere il volto di Thorin, ma le forze la stavano abbandonando rapidamente. I nani si riunirono intorno ai due, le mani giunte e gli sguardi bassi a fissare le punte dei loro stivali. Bilbo le stava ancora tenendo una mano, quando sentì la vita abbandonare il corpo dell’amica. Eruannie la mezz’Elfa era morta, gli occhi ancora che fissavano quelli del nano erano ora così inespressivi da far gelare il sangue nel corpo di un orco. Thorin si allungò depositandole un bacio umido di lacrime sulle labbra sporche di polvere e fuligine, mentre qualcuno cercava di allontanarlo dal corpo della guerriera. Lui si divincolò da quella stretta che tentava di portargli via la sua amata, perché sì battibeccavano e si sarebbero volentieri tirati delle testate, ma lui l’amava. Aveva imparato ad amarla anni prima, quando lei era riuscita a fare breccia nel suo cuore e poi aveva imparato ad amarla ancora quando si era ripresentata a lui in quel corpo così diverso da quello che ricordava.

<< Lei tornerà! Ha detto che tornerà sempre da me, lasciatemi!>> i nani decisero di lasciargli un momento per realizzare quello che era effettivamente accaduto. Bilbo era titubante sull’abbandonare il corpo dell’amica, ma Fili e Kili lo alzarono praticamente di peso e si allontanarono di qualche metro, stringendosi in un abbraccio per placare quel dolore che attanagliava anche i loro cuori.

Dwalin chiuse gli occhi della guerriera con un movimento della mano che poggiò subito dopo su una spalla dell’amico, cercando di infondergli un po’ di conforto. Thorin avvicinò la sua fronte a quella della guerriera, socchiudendo gli occhi e sussurrando una preghiera in Khuzdul, dondolandosi leggermente nel tentativo di cullarla.

***

Una strana luce l’avvolse, un tepore dolce la circondò, mentre spalancava gli occhi e cercava di far entrare più aria nei polmoni. Era morta, ancora. Si chiese quanto ancora dovesse andare avanti quel gioco sadico a cui i Valar la costringevano, sacrificava la sua vita per qualcuno e loro continuavano a riportarla indietro. Questa volta era leggermente infastidita dalla cosa, era pronta a morire e a lasciare tutto e tutti, ma sapeva per certo che quella visione era il preludio a un’altra resurrezione.

<< Cos’è, siamo a Pasqua?>> urlò al vuoto che la circondava, ricordandosi della religione che aveva studiato nel convento di suor Jude, la suora in cui Lady Galadriel si era trasformata e che l’aveva cresciuta quando aveva deciso di trasferire la sua anima nel corpo di una mortale.

<< Il tuo spirito è immortale, Eruannie la guerriera. Sei nata a Valinor e questo ti concede la grazia, finché il tuo fato non si sarà compiuto continuerai a ritornare alla vita>> la guerriera fece roteare gli occhi infastidita. Non poteva nemmeno morire in pace?

<< Beh mi sembra alquanto sadica come cosa, non posso rinunciare a questo privilegio?>> si alzò a sedere e si guardò intorno anche se già era conscia del fatto che non avrebbe mai scoperto la provenienza della voce.

<< Ascolta, ragazza! Sauron non si arrenderà finché non avrà conquistato i tuoi poteri, che tu lo voglia o meno>> la mezz’Elfa annuì, cercando di trovare una soluzione a quella situazione che le stava dando leggermente sui nervi. Era pronta a morire, aveva detto addio a tutti e i Valar glielo impedivano ancora una volta.

<< Rinuncio alla mia parte nanica!>> esclamò, facendo risuonare la sua voce nell’immensità dell’infinito.

<< Rinuncio alla parte da cui provengono i miei poteri!>> chiunque stesse comunicando con lei doveva essere rimasto sorpreso dall’iniziativa della guerriera, perché ammutolì per qualche minuto.

<< E sia, da oggi sarai un elfo in tutto e per tutto, ti priveremo dei poteri e se mai dovessi morire un’altra volta…>>

<< Sarà per sempre, grazie della magnanimità>> nella sua voce c’era sarcasmo, ma l’interlocutore non vi diede peso.

<< Ora va, Eruannie la guerriera. Salva la Terra di Mezzo>> piano piano, la luce che la circondava si affievolì, lasciando spazio all’oscurità.

Angolino Autrice

Salve a tutti! Vorrei puntualizzare alcune cose, spero di non disturbare la vostra lettura!

Dunque, come si può notare già dall'inizio del capitolo ho voluto introdurre la prima strofa della magnifica canzone che ha ispirato questa Long, ovvero "Sound of Silence" di Simon & Garfunkel. Il testo intero credo rappresenti molto bene la storia e, considerando che sta per giungere al termine, mi sembrava bello usare una strofa per ogni capitolo da qui fino alla fine, spero vi abbia fatto piacere questa micro-deviazione dalla stesura tradizionale che avevo adottato fino ad ora!

Per quanto riguarda il capitolo in sé, il fatto di essere riportata in vita per la trilionesima volta mi ricordava molto Goku che muore mille volte e viene riportato indietro dalle sfere del Drago. Considerando che la nostra Eruannie ha vissuto per un periodo sulla Terra per sfuggire da Sauron e in particolare è cresciuta in un convento, mi sembrava carino ricordare questo aspetto della sua vita, spero non abbia offeso nessuno.

Infine come sempre ringrazio molto tutti coloro che continuano a seguire questa storia.

Un bacione,

Giuls

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Capitolo XIV

CAPITOLO XIV

In sogni inquieti camminavo da solo

In strette strade di ciottoli

Sotto l'alone di un lampione stradale

Ho alzato il bavero per il freddo e l'umidità

Quando i miei occhi vennero accecati dal bagliore di una luce al neon

Che ha squarciato la notte

E ha toccato il suono del silenzio

 

L’avevano adagiata in una stanza nell’ala ovest, i vestiti laceri e bruciati ancora appiccicati al suo corpo che sembrava così fragile senza un’arma tra le mani. Teneva ancora la bisaccia a tracolla che conteneva una semplice bambola di pezza bruciata, si erano chiesti cosa rappresentasse per la guerriera e avevano convenuto che sarebbe stato irrispettoso portargliela via. I capelli sciolti le incorniciavano il volto che Thorin stesso aveva pulito con un panno inumidito. Ci erano voluti Dwalin, Nori ed entrambi i suoi nipoti per riuscire a strapparlo dal cadavere di Eruannie, ma alla fine il dolore aveva preso il sopravvento e si era arreso. Aveva lasciato che la portassero in una camera affinché la preparassero per il funerale. Non ci sarebbero state trombe né lunghi discorsi strappalacrime, solo un semplice canto nanico che l’accompagnasse nel viaggio che la sua anima stava affrontando. Quello che non sapevano però, era che invece di andare avanti, così come avrebbe di gran lunga preferito, stava ritornando indietro ancora una volta per aiutarli nella guerra che si preannunciava. Bilbo era solo nella stanza con il cadavere dell’amica, era seduto in un angolo e giocherellava con una pietra che Thorin aveva trovato vicino al giaciglio di Smaug. Era un oggetto inutile a dirla tutta, non era preziosa, né tanto meno di bell’aspetto ed era alquanto ingombrante. Sembrava quasi un gigante uovo un po’ deforme, fatto di pietra grezza senza nessun gioiello che lo impreziosisse, ma Thorin aveva trovato che rappresentasse la guerriera, forte e solida, impossibile da penetrare. Così aveva deciso che l’avrebbe seppellita con lei, in modo che riposasse con il suo spirito.

<< Se non fosse per te, io non sarei qui, sai?>> chiese al corpo privo di vita della guerriera, tirando su con il naso ed emettendo un debole versetto che doveva essere una risata morta sul nascere.

<< Sarei tornato a casa Baggins innumerevoli volte durante questa avventura, ma la tua forza e il tuo coraggio mi hanno fatto rimanere. Non potevo lasciare sola un’amica, dopotutto>> sollevò lo sguardo dalla pietra e lo puntò sul volto di Eruannie, così pacifico in quel sonno infinito.

<< Poi ho iniziato a capire la motivazione che spingeva questa Compagnia e ho capito che nonostante più volte mi venisse voglia di tirare una testata a qualcuno di loro, valeva veramente la pena aiutarli>> il mezz’uomo si alzò e si avvicinò alla guerriera, accovacciandosi accanto al suo corpo.

<< Ti sono grato per avermi dato l’opportunità di conoscerti e di conoscere loro, di conoscere il mondo fuori da casa Baggins>> le rivolse un ultimo sorriso prima di depositare la pietra tra le sue mani, come era di consuetudine fare con le armi o gli oggetti preziosi.

Con un peso incredibile nel cuore si allontanò da lei, uscendo poi dalla stanza. Sul volto della guerriera iniziarono a crearsi delle crepe che si espansero per tutto il corpo. Come se fosse fatta di porcellana e qualcuno l’avesse appena gettata a terra, la pelle iniziò a dissolversi come polvere al vento, lasciando il posto a un’altra creatura.

Uno stridio aveva fatto bloccare lo hobbit sulla soglia, mentre una serie di lamenti giungevano alle sue orecchie.

<< Maledizione, riuscirò a morire una buona volta?!>> la voce di una donna gli fece spalancare gli occhi e si voltò di scatto. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma riuscì ad emettere solo un versetto di sorpresa.

<< Oh ma allora è davvero Pasqua!>> ironizzò vedendo la faccia spaesata di Bilbo, che non comprese appieno quella frase.

<< Ma tu sei…>>

<< Morta e tornata in vita…ancora. Sì, i Valar hanno un pessimo senso dell’umorismo se ti interessa saperlo!>> la sagoma di un’Elfa si fece sempre più vicina allo hobbit, che indietreggiò spaventato.

<< Lei era…>> indicò balbettando il punto dove giaceva poco prima Eruannie, mentre la sconosciuta lo guardava con un sopracciglio alzato.

<<…e tu sei…>> lo hobbit alzò lo stesso dito verso la nuova arrivata, scuotendo il capo come per negare quello che aveva appena visto.

<< Bilbo, sono io!>> il mezz’uomo si avvicinò all’estranea con fare titubante, senza sapersi dare una buona spiegazione per ciò che era successo. Davanti a lui si ergeva un elfo femmina dai lineamenti delicati, era molto più alta di lui e di sicuro avrebbe superato un nano, anche se alto come Thorin. Aveva lunghi capelli corvini a incorniciarle il volto nobile, mentre due orecchie a punta spuntavano ai lati della testa. Gli occhi blu con cui lo guardava sembravano divertiti dalla sua espressione stupefatta.

<< Per Gimil Khazâd sigin tarûg!>> Balin, che passava di lì per caso, si imbatté nella giovane che gli rivolse un sorriso incoraggiante.

<< Ann?!>> esclamò con le lacrime agli occhi, avvicinandosi alla guerriera che si rese presto conto di un cambiamento drastico. Solo allora Bilbo si accorse della pietra che l’elfo femmina teneva tra le mani, era esattamente quella che poco prima lui stesso aveva posizionato sul ventre dell’amica.

<< Balin, sei basso!>> il nano si arrestò e fece correre lo sguardo sull’Elfa che si ritrovava davanti. C’era sicuramente qualcosa di diverso, era la solita Eruannie, la stessa che era giunta ad Erebor molti anni prima, ma le sue orecchie avevano la tipica forma di quelle elfiche ed era notevolmente più alta, ma nonostante questo era ancora lei. Non abitava più un corpo umano, aveva abbandonato quell’involucro e come una falena era uscita dal bozzolo per risplendere ulteriormente in quella nuova forma.

<< Non dire sciocchezze, sei tu che sei più alta>> il vecchio amico le si avvicinò sciogliendosi in un abbraccio consentito solo dal fatto che l’Elfa si era inchinata leggermente. Si toccò le orecchie e notò con sorpresa che i Valar le avevano ridato il suo vecchio corpo, estromettendo sia la parte nanica che quella magica che la rendevano unica.

<< Balin, devo trovare l’Arkengemma>> sul volto del nano si fece strada un’ombra triste che la guerriera individuò subito. Con un’occhiata invitò l’amico a rivelarle tutto, mentre deponeva la pietra che teneva tra le mani nella sua bisaccia.

<< Dopo la tua morte, il re ha smesso di mangiare, di dormire. Non ricordo l’ultima volta che ha parlato con qualcuno di noi, si è chiuso nella sala del Tesoro alla ricerca della dannata pietra. Non la lascia mai, se non per venire ogni tanto a vegliare su di te, mia cara>> la voce di Balin era spezzata da un pianto che il nano cercava di trattenere, ma con scarso successo. L’Elfa asciugò una lacrima che solcava il viso dell’amico e puntò i suoi occhi in quelli del nano, tenendo una mano sulla sua spalla come per infondere un po’ di conforto.

<< Dobbiamo trovarla prima di lui o lo stregone rinchiuso al suo interno farà molto peggio>> lo hobbit si era fatto più vicino ai due per ascoltare la conversazione.

<< Se lui la trovasse, se Thorin entrasse in possesso dell’Arkengemma, cambierebbe qualcosa?>> chiese titubante, torcendosi un pezzetto del soprabito.

<< Stregone?>> la domanda di Balin venne accantonata con un semplice gesto della mano di Eruannie, come se volesse sminuire la cosa.

<< Balin?>> Bilbo richiamò la sua attenzione al quesito, mentre batteva un piede peloso sulla pietra con fare nervoso.

<< No, ormai il re ha perso la ragione per quella dannata pietra!>> la discussione fu interrotta dall’arrivo di Fili e Kili, che si bloccarono vedendo l’Elfa in piedi e viva.

<< Fratello, gli elfi sono riusciti ad entrare!>> Kili afferrò il braccio del biondo, mentre entrambi fissavano la guerriera con la bocca spalancata.

<< Com’è possibile? E perché voi due ve ne state lì impalati a parlarci come se nulla fosse?!>> Fili fece spostare il fratello dietro di sé con fare protettivo, mentre lanciava occhiate nervose al nano e allo hobbit davanti a loro.

<< Mi sembrava di essere stata chiara quando a Bosco Atro vi dissi che avevo la pellaccia dura!>> rivolse ai giovani Durin un sorriso abbagliante e per poco il moro non svenne. Poteva cambiare aspetto quante volte voleva, ma quella sfacciataggine l’avrebbero riconosciuta ovunque.

<< Tu non hai la pellaccia, tu sei fatta di Mithril zietta!>> Eruannie alzò gli occhi al cielo alle parole di Fili, per poi sciogliersi in un sorriso dolce.

<< Perché correvate, figlioli?>> il nano più anziano si era voltato completamente nella loro direzione e attendeva una risposta che arrivò non appena i due si furono ripresi. In effetti non era la prima volta che Eruannie ritornava dal regno dei morti, una volta che ci si faceva l’abitudine era quasi una cosa divertente.

<< È arrivato un esercito a Dale, Bard sta cavalcando fino alla porta per chiedere quanto lo zio aveva concordato con il Governatore!>> iniziò Kili, avvicinandosi ai tre, il sudore che gli imperlava la fronte.

<< Quale esercito?>> chiese Eruannie aggrottando la fronte, le mani sui fianchi e le orecchie pronte a captare qualsiasi forma di minaccia.

<< Oh giusto, tu facevi la finta morta. Gli uomini hanno ucciso il drago>> Balin si voltò per osservare l’espressione della guerriera che, come previsto, aveva aggrottato la fronte.

<< Già, poi si sono insediati a Dale dopo che lui aveva devastato Esgaroth>> Eruannie spalancò la bocca pronta a dire qualcosa, ma il nano la precedette.

<< Thorin ci ha fatto creare una muraglia contro la porta principale in modo che nessuno possa entrare. Vuole difendere il tesoro, dice lui>> Balin le parve molto abbattuto per quella decisione. Il re dei nani aveva dato la parola al Governatore che avrebbe condiviso le ricchezze di Erebor una volta riconquistata, a quanto pareva la sua ossessione per l’Arkengemma lo aveva portato a diffidare di chiunque.

<< È la sua ossessione per la stramaledetta pietra, gli sta facendo perdere la testa!>> Kili si ritrovò d’accordo con il fratello e anche Balin dovette ammettere che non c’era altra spiegazione. Bilbo alle loro spalle sembrava leggermente agitato, si fece avanti ma prima che potesse parlare la guerriera si era già incamminata verso la porta principale.

<< Venite con me a sentire cosa vogliono gli uomini o no?>> chiese mentre procedeva verso quella che sarebbe stata la trattativa più inconcludente di tutte le trattative a cui aveva assistito.

Come previsto, Bard era giunto su un cavallo e stava disquisendo con Thorin, il quale non sembrava propenso a voler cedere una singola moneta del suo tesoro nonostante la parola data. Tutti i nani erano riuniti dietro al loro re, in attesa che arrivasse a una conclusione con l’uomo.

<< Vattene! O voleranno le frecce!>> Eruannie era tentata di andare dritta da Thorin e tirargli una testata. Aveva appena rifiutato di pagare il debito che avevano con gli uomini e oltre tutto un esercito di elfi sostava sulle mura di Dale, pronto ad attaccarli nell’immediato. Senza considerare che, se Legolas avesse avuto ragione, un esercito molto più grande di orchi sarebbe giunto alle loro porte a breve.

L’uomo se ne andò adirato, galoppando verso la città e portandosi dietro quella sconfitta che sarebbe costata la vita di molte persone innocenti.

<< Sei proprio un caprone>> la voce della guerriera interruppe il silenzio che si era creato e tutti si voltarono nella sua direzione. Per un attimo i loro volti increduli fecero trasparire la sorpresa, ma la risata del loro re fu quello che fece rizzare i capelli sulle loro nuche e le barbe sulle loro guance.

<< Sapevo che saresti tornata da me! Lo sapevo!>> la risata e la voce di un folle, pensò Eruannie mentre scendeva i gradini che l’avrebbero portata faccia a faccia con il nano. Notò che indossava la corona di suo nonno e si era vestito di tutto punto, con un soprabito pregiato degno di un re, ma che non gli si addiceva per niente.

<< Mi servi, Eruannie! Devi eliminare i miei nemici, usa la stessa magia che hai usato contro Smaug!>> gli occhi di Thorin erano scavati dalla privazione di sonno e cibo, stava dando di matto proprio davanti ai suoi compagni e questa volta i gesti erano superflui per dimostrare la follia che dilagava nel suo animo.

<< Non lo farei mai contro persone innocenti e lo sai bene. Oltretutto ho perso i miei poteri>> spiegò pazientemente lei, incrociando le braccia al petto e osservando il nano dall’alto della sua nuova statura. Non aveva dimostrato un minimo accenno di gioia per il semplice fatto che era tornata, tutto quello che gli interessava era salvare il suo oro.

<< Menti! Ti hanno comprata, non è così? Io posso darti di più, dimmi quello che vuoi e lo avrai!>> il nano si avvicinò rapidamente a lei e l’afferrò per i polsi, scuotendola con forza.

<< Non farei quello che mi stai chiedendo nemmeno se avessi ancora i miei poteri, Thorin! E una volta non ti saresti nemmeno permesso di chiedermelo! Hai bisogno di allontanarti da questo posto, non vedi come ti sta riducendo? Ti fa male…>> l’Elfa si liberò dalla sua presa e fece un passo indietro, sfuggendo a un successivo tentativo del re di afferrarla ancora una volta.

<< Sì deve essere così…>> iniziò lui spostando il suo sguardo per terra, come se vi potesse trovare le risposte a tutte le sue domande.

<< Ti hanno comprata, sei una spia al loro servizio! Cacciatela, cacciatela via!>> ordinò guardando i suoi compagni, mentre faceva saettare lo sguardo su ognuno di loro.

<< Posso andarmene da sola se è quello che vuoi>> affermò lei, mentre un altro piccolo pezzo del suo cuore si frantumava. Da quando erano giunti in prossimità di Erebor aveva iniziato a perderlo, la malattia che aveva afflitto suo nonno e poi suo padre era riuscita a impossessarsi anche della sua anima. Non sarebbe mai riuscita a farlo ragionare e a convincerlo ad allearsi con gli elfi, invece che combatterli.

<< Ma ti avverto, se dovessi toccare l’Arkengemma l’esercito degli elfi sarà l’ultima cosa di cui preoccuparsi>> l’Elfa si allontanò, mentre tutti i loro compagni li guardavano perplessi e senza parole. E che cosa avrebbero mai potuto dire di fronte ad una scena del genere?

<< Ma certo, la volevi per te! Volevi portarmi via il mio tesssoro?>> Eruannie si bloccò e si voltò ad osservarlo, un’ombra oscura scese su di lui. Non riusciva a vederlo in quello stato, meglio morto, pensò tra sé e sé.

<< Ti ascolti quando parli? Sai a chi assomigli? Beh quella persona non ha fatto una bella fine…>> gli rammentò lei, riferendosi esplicitamente a Thror che era completamente impazzito con il pensiero dell’Arkengemma e del suo tesoro ancora inculcato nella mente.

<< Come ti permetti!>> Thorin le si scagliò contro, ma i riflessi di Eruannie erano molto più fini ora che aveva rinunciato alla parte nanica. Lo scansò con un semplice gesto della mano, lasciando che cadesse inciampando nei suoi stessi passi.

<< Non ti reggi nemmeno in piedi, non so con quale coraggio pensi di affrontare una battaglia con un esercito di elfi!>> si allontanò dal re dei nani e si diresse all’uscita, mentre il venticello che entrava dall’apertura in alto le solleticava il volto.

Si voltò un’ultima volta a guardare i suoi compagni, Kili e Fili che cercavano di aiutare lo zio a rialzarsi mentre questi li respingeva in malo modo. Bilbo e gli altri la guardavano desolati, affranti e anche un po’ impauriti, sapevano che aveva perfettamente ragione ma non avrebbero mai tradito il loro re, lei lo capiva benissimo. Il suo sguardo si fermò sul piccolo hobbit a cui rivolse un rapido occhiolino, sapeva esattamente cosa portava con sé e sperò che il mezz’uomo facesse la scelta più saggia.

Avvertì che qualcuno la stava osservando dall’altura creata per impedire all’esercito elfico di invadere la Montagna Solitaria. Salì rapidamente i gradini e si ritrovò davanti Dwalin, cosa che la soprese molto.

<< Vuoi fermarmi?>> chiese l’Elfa, mentre si dirigeva verso una sporgenza da cui pendeva una fune.

<< No, così come non ti ho fermata dopo la Battaglia di Azanulbizar>> la guerriera si bloccò, in quell’occasione aveva eliminato dalla memoria del nano tutti i ricordi felici che la riguardavano, inducendolo ad odiarla. Non poteva ricordarsi di aver cercato di fermarla, non aveva sciolto l’incantesimo prima di morire.

<< Quando…quando sei morta o quello che ti è successo, ho avuto come un lampo nella mia mente. Ho visto una serie di immagini che mi ero completamente dimenticato e, ogni volta che mi coricavo, un pezzo dopo l’altro mi sono tornati i ricordi. Rammento tutto, Ann…come quella notte d’estate in cui hai perso alla gara di bevute e ti abbiamo dovuta riportare in stanza in braccio>> l’Elfa era sbalordita, forse rinunciando alla sua parte nanica e ai suoi poteri ogni incantesimo che aveva fatto in precedenza si era dissolto. Sorrise verso il suo caro amico e gli mise una mano su una spalla, chinandosi un poco per parlargli faccia a faccia.

<< Ho dovuto farlo, puoi perdonarmi?>> chiese con un sorriso, mentre il nano afferrava con fermezza la sua mano e annuiva ricambiando il sorriso.

<< Ma promettimi che mi aiuterai con quello…>> con un cenno del capo indicò Thorin all’amica, mentre questa armeggiava con la fune che aveva tra le mani fissandola a una colonna.

<< Io non posso più fare nulla per aiutarlo, nessuno di noi può. Spetta a lui ritrovare se stesso, Dwalin>> tirò con forza per controllare che il nodo fatto non si sciogliesse. Il nano annuì, dandole una pacca di incoraggiamento sulla schiena.

<< Spero di non incontrarti sul campo di battaglia, Ann>> la guerriera scavalcò la muraglia, puntellandosi con i piedi e reggendosi con la fune.

<< Anche io lo spero…per te!>> rivolse un sorriso malandrino al nano che emise una risata che ad Eruannie era mancata molto.

<< Devi promettermi che cercherai di farlo ragionare, un esercito di orchi guidati da Azog e Bolg sta marciando su Erebor. Se non accettate le richieste degli uomini e degli elfi e non vi alleate con loro, sarà la fine per la stirpe di Durin>> disse secca, lanciando un ultimo sguardo negli occhi dell’amico ritrovato. Iniziò a calarsi e il nano la salutò con cenno del capo, poi si voltò per tornare dai suoi compagni.

<< Oh, Dwalin?>> la voce dell’amica attirò nuovamente l’attenzione del nano nella sua direzione, un sopracciglio alzato come a domandarle cosa volesse.

<< Ho vinto io la gara del bere e mi ricordo perfettamente che eri tu quello che accompagnammo in camera in braccio!>> il nano scoppiò in una fragorosa risata facendo vibrare i fermagli che racchiudevano le treccine nella sua barba. Eruannie gli lanciò un ultimo sorriso e si calò verso il ponte che un tempo consentiva l’accesso ad Erebor. Non era molto distante dalla costruzione quando Thorin diede l’ordine di abbatterlo, facendo sollevare polvere e macerie.

Eruannie non lo poteva sapere, ma quella sarebbe stata l’ultima volta che stava così vicino all’amore della sua vita.

 

***

 

Quando arrivò nella città di Dale il caos regnava sovrano e l’Elfa non poté fare a meno di notare la devastazione che aveva portato Smaug. C’erano feriti sparsi ovunque nella città, donne che cercavano i loro figli o viceversa, i soldati dovevano essere morti tutti nello scontro contro il drago perché Eruannie non riuscì a vederne nemmeno uno. Si rese conto che tutto quel dolore lo aveva provocato anche lei, quando insieme ai suoi compagni avevano risvegliato il drago e il popolo di Esgaroth aveva pagato il prezzo più alto, proprio come era accaduto a Dale. Si maledisse, aveva promesso a se stessa che avrebbe impedito una cosa del genere, ma aveva fallito. Ancora.

Cercò Bard con lo sguardo, ma l’unica cosa che riuscì a vedere furono donne che scattavano da una parte all’altra per portare cibo o bende ai feriti.

<< No, no e ancora NO! Non vogliamo altre bocche da sfamare qui!>> una voce irritante giunse alle sue orecchie. Alfrid Leccasputo se ne stava tutto ingobbito sopra una scalinata in pietra a pochi metri da lei e la guardava con disappunto.

<< Dov’è Bard?>> chiese ignorando il viscido uomo del lago, mentre si faceva sempre più vicina a lui e si preparò a riservargli una delle sue occhiate intimidatorie.

<< Chi siete voi?>> il sudicio leccapiedi del Governatore scese lentamente i gradini, arrivando davanti all’Elfa. Nonostante fosse più in alto di lei, riusciva comunque ad apparire un vile omuncolo.

<< Questo non vi riguarda, ditemi dove si trova…>>

<< Oh ma allora non volete proprio capirlo! Non vogliamo mendicanti qui, cappello a punta!>> l’attenzione di Alfrid fu catturata da qualcuno oltre le spalle della guerriera. Eruannie si voltò nella direzione in cui puntava Leccasputo e sgranò gli occhi.

Un vecchio dalla lunga barba grigia e modeste vesti del medesimo colore si faceva strada tra la folla appoggiandosi al suo bastone. La guerriera sorrise e gli andò incontro, lasciando l’uomo leggermente sconvolto.

<< Mithrandir!>> il richiamo di Eruannie fu talmente acuto che persino i nani rinchiusi nella Montagna avrebbero potuto sentirla. Era dalla battaglia con gli orchi ai piedi delle Montagne Nebbiose che non vedeva il vecchio stregone, da allora ne aveva passate di cotte e di crude e, a giudicare da una prima occhiata all’Istari, anche lui non doveva essersela passata molto bene.

<< Pensavo ti fossi preso una vacanza…>> disse provocando una profonda risata dell’amico, che la raggiunse e le pose una mano su una spalla, studiandola per qualche minuto. Era tornata ad essere la solita vecchia Eruannie che conobbe ad Imladris in una delle sue visite a re Elrond. Notò che era diventata più alta, il viso si era assottigliato e le orecchie si erano appuntite un po’ di più, ma gli occhi blu e i capelli corvini che la caratterizzavano erano tornati quelli di un tempo.

<< Sai che non mi piace stare inattivo per troppo tempo, rallenta la mente e appesantisce il corpo!>> lo stregone le regalò uno dei suoi sorrisi intensi, prima di rivolgersi all’uomo che lo aveva chiamato “mendicante”.

<< Chi è che comanda qui?>> chiese indispettito, mai dare fastidio a uno stregone come Gandalf.

<< Chi è a chiederlo?>> la voce di Bard fece voltare Eruannie di scatto. La guerriera sorrise all’uomo e stava per chiedergli dei ragazzi, quando realizzò che lui non avrebbe mai potuto riconoscerla. L’uomo del lago l’aveva vista nell’involucro in cui era andata ad abitare anni prima per depistare Sauron, non avrebbe mai creduto alle sue parole. Così decise di tenere quella rivelazione per dopo, quando avrebbe avuto il modo e il tempo di spiegare all’uomo ciò che era successo nella Montagna.

Gandalf annuì in direzione del nuovo arrivato, avvicinandosi mentre Eruannie lo seguiva gettando occhiate nervose agli elfi che aveva notato sostare qua e là lungo i camminamenti della città.

<< Io sono Gandalf il Grigio e che io sia dannato se non verrò ascoltato ora! Porto notizie da Dol Guldur!>> gli occhi dell’uomo indugiarono sul vecchio stregone, ma qualcosa nel suo cuore gli suggerì che poteva fidarsi di lui.

<< Venite con me>> disse semplicemente, lanciando un’occhiata all’Istari e a Eruannie. Si voltò e iniziò a camminare in direzione di una tenda sorvegliata da quattro elfi armati. Questi, una volta che i tre giunsero all’ingresso della tenda, incrociarono le loro lance bloccando il passaggio.

<< Dobbiamo parlare con il Re…>> la frase dell’uomo fu interrotta dalla voce profonda e impaziente di Gandalf, che si fece largo e si parò davanti agli elfi.

<< Mithrandir!>> uno degli elfi si aprì in un grande sorriso alla vista dello stregone e ritirò subito la sua lancia, lasciando passare il gruppetto.

La tenda era abbastanza grande da ospitare un piccolo tavolino sul quale erano adagiati dei calici di cristallo e alcune caraffe di vino, insieme ad un cesto di frutta. In un angolo sostava una meravigliosa armatura da guerra, appesa al suo piedistallo. Eruannie notò che era di fattura elfica, così come i drappeggi che adornavano una parete della tenda. Ma la cosa che più sorprese la guerriera fu la creatura che sostava scomposta su uno scranno infondo al padiglione. Silenzioso e infastidito dalla loro presenza, vi era un elfo in vesti argentee che scrutava i loro movimenti. I capelli biondi sciolti sulle spalle, mentre una corona di oro bianco intrecciato era stata delicatamente appoggiata sulla capigliatura.

<< Ma bene, ecco che la pecorella smarrita ritorna all’ovile!>> Re Thranduil osservava la guerriera dall’alto del suo regale trono. Eurannie dovette ammettere che non era bello e ricercato quanto quello che adornava la sala reale di Bosco Atro, ma l’elfo non si sarebbe mai accontentato di una semplice sedia.

Il re degli elfi era stato suo compagno di battaglie un tempo, prima ancora che Legolas nascesse. Non erano mai stati grandi amici, ma erano legati dall’affetto che entrambi provavano per la Regina. Così, quando il piccolo erede di Bosco Atro era stato in grado di reggere una lama, il Re aveva chiesto espressamente che fosse lei a istruirlo all’arte della guerra. Thranduil aveva visto la maestria con cui la guerriera si muoveva in battaglia, lei stessa l’aveva appresa dal guerriero Glorfindel in persona. L’unica cosa che faceva storcere il naso al Re era il suo sangue misto, ma doveva solo allenare il figlio, non sposarlo, quindi sarebbe stata un’ottima maestra.

Durante la guerra contro il Grande Stregone di Angmar, i sovrani e la guerriera erano scesi in battaglia insieme alla loro gente. Mentre Thranduil combatteva con coraggio menando fendenti micidiali ai suoi nemici, la Regina fu attaccata da un gruppo di orchi troppo numeroso perché riuscisse a fronteggiarli da sola. A nulla erano valsi i tentativi della guerriera e del Re di raggiungerla e così l’unico vero amore di Thranduil si spense tra le braccia del sovrano. Da quel giorno il Re si era chiuso in se stesso escludendo chiunque dalla sua vita, compreso il figlio e la guerriera. Il giorno in cui Thranduil la rispedì a Imladris si sentì particolarmente triste a lasciare il giovane principe, Legolas aveva iniziato a nutrire per lei più del semplice affetto di un allievo verso la propria maestra e questo al Re non andava bene per niente.  

<< Mi hai appena paragonata ad una bestia, Thranduil?>> la guerriera fermò il treno dei ricordi prima che potesse tradire una qualsiasi emozione. Sul voltò dell’elfo si fece strada una smorfia di disappunto, nessuno si rivolgeva a lui chiamandolo direttamente per nome da tempo immemore, e questo generò in lui un miscuglio di emozioni diverse.

<< Vedo che sei cambiata molto dall’ultima volta che ci siamo visti>> il Re sorvolò sull’insolenza della guerriera, era affascinato dal potere che poteva sprigionare ma mai avrebbe fatto trasparire questo pensiero.

<< Ho rinunciato alla mia parte nanica perdendo i miei poteri…>> quest’informazione sorprese molto il sovrano di Bosco Atro, ma la voce di Gandalf interruppe qualsiasi conversazione il Re avesse in mente di intraprendere.

<< Non siamo qui per discutere di questo, mio re>> lo stregone si fece avanti, alzando un sopracciglio in direzione dell’elfo. Thranduil emise un verso di assenso, non distogliendo lo sguardo dagli occhi color tempesta della guerriera. Non appena il Re fece un cenno con il capo, lo stregone iniziò a parlare.

<< Accantonate i vostri irrisori rancori contro i nani, la guerra è in arrivo!>> Bard scambiò una rapida occhiata con la guerriera. Qualcosa in quell’Elfa gli ricordava tremendamente qualcuno, si chiese chi fosse la straniera dagli abiti sgualciti, ma in quel momento lo stregone stava esponendo affari assai più interessanti di un elfo femmina attacca brighe.

<< Una grande minaccia incombe su di noi, le fogne di Dol Guldur sono state svuotate!>> a Eruannie non sfuggì l’occhiata annoiata che Thranduil lanciò a Bard non appena udì le parole dello stregone, quasi come se quella conversazione per lui non avesse chissà quale grande importanza, come se lo divertisse.

<< Correte tutti un pericolo mortale!>> il re degli elfi spalancò gli occhi ed emise un sospiro, quelle erano per lui semplici sciocchezze che lo stregone gli stava propinando solo per salvare la pellaccia ai suoi amici nani, non si sarebbe fatto infarcire da quelle vuote minacce.

<< Ma di che stai parlando?>> Bard guardava i due senza comprendere a cosa Gandalf facesse riferimento. Thranduil si alzò scocciato dal suo trono improvvisato e si diresse verso il tavolo al centro della tenda.

<< Vedo che non sai nulla degli stregoni…>> il Re afferrò una brocca di vino e iniziò a versarne il contenuto in due calici di cristallo.

<< Sono come dei tuoni di inverno con un vento tempestoso>> l’uomo fece scorrere lo sguardo dall’elfo allo stregone, mentre la guerriera fece roteare gli occhi e si puntellò i pugni sui fianchi.

<< Rimbombano da distante ingigantendo l’allarme>> l’elfo passò un calice a Bard e tenne l’altro per sé, guadagnandosi un’occhiataccia dalla guerriera.

“Il solito vecchio tirchio!” pensò con disappunto, mentre incrociava le braccia al petto e spalleggiava Gandalf.

<< Ma talvolta, una tempesta è solo una tempesta>> concluse Thranduil, mettendosi a sorseggiare il vino pregiato mentre lo stregone cercava di dosare la sua rabbia.

<< Non questa volta! Armate di orchi sono in movimento, questi sono combattenti e sono preparati alla guerra!>> Eruannie mise una mano sulla spalla dell’amico, nel tentativo di farlo calmare.

“Testardo come al solito, vedo…” la guerriera sapeva che qualcosa di oscuro si era messo in moto a Dol Guldur. Aveva promesso a suo fratello che ci sarebbe andata, ma l’incontro con i nani a Bosco Atro aveva stravolto i suoi piani. Doveva chiedere aiuto al Re Thranduil e andare ad indagare sulle voci che da tempo giravano, voci su un esercito di orchi guidati da Azog. Ovviamente senza l’appoggio di Legolas sarebbe stato tutto inutile e, dato che l’amico aveva preso la testardaggine dal padre rifiutandosi di crederle, era stata costretta a proseguire con la Compagnia di Thorin.

<< Il Nemico ha raccolto tutta la sua forza!>> notò con rammarico che Gandalf continuava a portare avanti quell’inutile tentativo di convincere il Re.

<< Perché mostrare le sue carte ora?>> il tono annoiato di Thranduil fece innervosire anche Eruannie, che assottigliò lo sguardo e si preparò ad attaccarlo verbalmente.

<< Perché lo abbiamo obbligato>> rispose semplicemente lo stregone, dando una rapida occhiata alla guerriera in piedi accanto a lui e facendo un rapido occhiolino. L’Elfa sorrise in risposta a quel gesto e tornò a incenerire con lo sguardo il Re.

<< Sì, li abbiamo obbligati proseguendo con la nostra missione verso Erebor. Azog doveva ucciderli, ma credo di avergli rovinato i piani…>> Eruannie si intromise pensierosa, senza il suo aiuto e il pronto intervento di Bilbo, Thorin ci avrebbe lasciato le penne quella notte. E a proposito di penne, anche l’aiuto delle aquile era stato fondamentale.

<< Thorin e la Compagnia non sarebbero mai dovuti giungere vivi, il padrone che comanda l’Orco vuole il controllo della Montagna>> Bard aggrottò la fronte e si fece avanti, non capiva cosa ci trovassero di così invitante gli orchi nella Montagna Solitaria.

Gandalf emise uno sbuffo e indicò con il capo l’uscita della tenda. Eruannie uscì per prima, intuendo le mosse dello stregone e facendo strada agli altri tre. Sorpassò un gruppetto di elfi e si diresse verso una delle parti distrutte della città che dava esattamente sulla Montagna.

Lo stregone la indicò con il suo bastone e spiegò loro che non era preziosa solo per il tesoro ma anche per la posizione strategica in cui si trovava.

<< Quella è la porta per reclamare le terre di Angmar, al Nord>> la guerriera annuì. Tutto iniziava ad avere senso. Sauron stava manovrando il suo burattino Azog per impedire a Thorin di reclamare la Montagna, in modo tale da impadronirsene lui stesso e avere dalla sua parte anche Smaug. Il Nemico però aveva sottovalutato la caparbietà dei nani e la forza degli uomini. Bard aveva sconfitto il drago e Thorin era riuscito a riconquistare Erebor, se fosse scoppiata una guerra tra nani ed elfi avrebbero solo fatto il gioco del Nemico.

<< Queste armate di cui parli, Mithrandir>> il Re attirò l’attenzione su di sé, mentre Eruannie emise un sibilo innervosita.

<< Dove sono?>> la guerriera si spazientì, era stata zitta e aveva lasciato parlare Gandalf, ma Thranduil non riusciva a vedere oltre al suo bisogno di dimostrare ai nani la loro forza.

<< Oh, ma andiamo!>> esordì stizzita, le braccia conserte al petto e lo sguardo di chi è pronto a una discussione assai animata.

<< Sei testardo proprio come uno di loro, Thranduil! Non riesci a vedere oltre al tuo desiderio di cosa, far vedere chi ha l’esercito più grosso? Vendicarti per un paio di gemme?>> l’elfo la incenerì con lo sguardo ma lei non vi diede retta e continuò con la sua arringa.

<< Stiamo parlando della Terra di Mezzo, maledizione! Della vita di migliaia di persone innocenti che pagherà per la tua testa vuota!>> si avvicinò pericolosamente al re come nessun altro avrebbe mai osato fare, sfidandolo con lo sguardo a controbattere.

<< Ma sì, infondo tu sei disposto a tutto pur di ottenere quello che vuoi, anche andare contro il buon senso>> la guerriera lanciò un’ultima occhiata penetrante all’elfo, per poi superarlo e dirigersi verso una meta indefinita. Sentì che qualcuno la seguiva ma aveva la necessità di sbollire tutta la rabbia e la frustrazione che solo Thranduil o Thorin riuscivano a farle provare. Erano nemici giurati, due razze completamente diverse, ma così cocciuti e testardi in egual modo.

Si allontanò da tutta quella gentaglia e si rintanò su quella che una volta doveva essere una torre di guardia. Le pareti erano crollate tutte, lasciando solo il pavimento in pietra e molta polvere.

<< Thranduil è un caprone tanto quanto Thorin!>> esordì l’Elfa, sentendo la presenza dello stregone vicino a lei.

<< Cosa ti ha portato da questa parte dello schieramento?>> chiese lo stregone dubbioso, mentre frugava alla ricerca di qualcosa nei suoi indumenti che si rivelò essere la sua pipa.

<< Thorin è completamente impazzito, Gandalf. Una strana malattia sembra ottenebrare il suo giudizio, si comporta in modo strano da quando siamo giunti a Pontelagolungo>> la guerriera osservò i movimenti di Gandalf e si maledisse per non avere più i suoi poteri e far comparire a sua volta una pipa.

<< Non è l’unico ad aver subito un cambiamento, vedo>> asserì lo stregone, lanciando ad Eruannie uno sguardo eloquente. L’Elfa gli sorrise in risposta e gli raccontò prima del suo risveglio ai piedi delle Montagne Nebbiose, di come i Valar avevano deciso di graziarla dopo la caduta dal dirupo. Gli raccontò di aver ritrovato la Compagnia a Bosco Atro dove Legolas non l’aveva riconosciuta. Di aver avuto poi uno spiacevole incontro mentale con lo stregone che aveva imprigionato anni prima e di come i Valar le avevano ridato i suoi poteri. Accettò la pipa dello stregone e tirò una lunga boccata, lasciando che l’Erba Pipa le invadesse i polmoni prima proseguire nel suo racconto. Gli spiegò di come, una volta arrivata alla Montagna dopo lo scontro con gli orchi a Pontelagolungo, aveva trovato Thorin molto cambiato. Lui l’aveva aggredita quando aveva dimostrato interesse verso l’Arkengemma. Disse allo stregone di aver temuto per la vita del povero Bilbo quando Thorin l’aveva minacciato, ma Gandalf la rassicurò spiegandole che il piccolo hobbit era pieno di sorprese e che si sarebbe saputo difendere in ogni caso. Poi arrivò la parte che Eruannie ricordava meno e con meno precisione, si ricordava di aver fatto ricorso a una magia antica evocando un guerriero di pietra che l’aveva inglobata per sconfiggere Smaug, ma non aveva funzionato ed era rimasta seppellita da un cumulo di macerie e quando l’avevano ritrovata era ormai troppo tardi.

<< Ero pronta a sacrificarmi per tutti loro, Gandalf. Ma ancora una volta i Valar mi hanno riportata indietro, per quale motivo?>> l’Elfa rivolse al vecchio uno sguardo interrogativo, come se si aspettasse che lui potesse rivelarle ogni cosa.

<< Spesso ci viene concesso più tempo su questa terra per portare a compimento ciò che il fato ha in serbo per noi. Tu, Eruannie, hai ancora molto da fare per la Terra di Mezzo>> spiegò saggiamente l’Istari, regalando un sorriso all’Elfa.

<< Comunque ho rinunciato ai miei poteri e alla mia parte nanica, spezzando tutti gli incantesimi che avevo compiuto in precedenza>> Eruannie concluse il suo racconto e prese un’altra boccata dalla pipa dello stregone, prima di restituirgliela.

<< Ritengo sia stata una scelta saggia, la magia deve essere usata con criterio e tu sei sempre stata troppo avventata>> la guerriera dovette ammettere che lo stregone aveva ragione, ma mentre l’amico continuava il suo discorso la sua mente si perse per un attimo tra le parole che aveva pronunciato lei stessa poco prima.

“Spezzando tutti gli incantesimi che avevo compiuto in precedenza” lo sguardo perso nel vuoto mentre pensava e ripensava a questa frase e a cosa volesse veramente dire. Non solo aveva annullato l’incantesimo nei confronti di Dwalin, ma anche altro.

<< Gandalf>> lo interruppe afferrandogli una manica della veste grigia con cui era solito andare in giro. Lo stregone la guardò con uno sguardo sorpreso, cercando di decifrare quali timori si stessero facendo strada nel cuore della guerriera.

<< Abbiamo un problema>> disse puntando i suoi occhi di nuovo blu in quelli dello stregone con un mezzo sorriso storto sulle labbra. Non sapeva se la cosa fosse un bene oppure un male, ma forse non doveva più temere lo spirito che giaceva nell’Arkengemma.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


Capitolo XV

CAPITOLO XV

 

E nella nuda luce vedevo

Diecimila persone, forse più

Persone che dicevano senza parlare

Persone che sentivano senza ascoltare

Persone che scrivevano canzoni

Che le voci non condivisero mai

E nessuno osava

Disturbare il suono del silenzio

 

Lo stregone passeggiava avanti e indietro sulla torre di guardia distrutta, con la pipa che fumava in una mano mentre rifletteva su quanto la guerriera gli aveva appena rivelato. Erano ore che l’Istari si era chiuso nel suo mutismo, accennando solo ogni tanto qualche piccolo verso sommesso, segno che stava cercando una risposta. Eruannie lo seguiva con lo sguardo, le gambe incrociate e le braccia appoggiate su di esse, mentre le mani chiuse a pugno sostenevano il suo mento.

<< E allora?>> chiese spazientita, ricevendo solo un rapido sguardo privo di qualsivoglia indizio riguardo ciò che passava per la mente dello stregone.

Quello le rivolse un’occhiata fugace lasciandosi sfuggire uno sbuffo e poi tornò a riflettere su quanto gli aveva raccontato, rimanendo nel suo mutismo. Eurannie alzò gli occhi al cielo e imprecò in Khuzdul, era esasperata da tutto quel silenzio, lei non era mai stata molto brava a non intraprendere una conversazione per più di dieci minuti e Gandalf la stava spazientendo. Ormai la notte era calata sopra di loro e le stelle brillavano luminose nel cielo, accanto alla loro madre Luna che splendeva alta in quella distesa di vernice nera.

<< Mithrandir, mia signora!>> la testa di Bard fece capolino dalle scale della torre, facendo scattare Eruannie sull’attenti.

<< Re Thranduil richiede la vostra presenza>> disse dopo aver attirato l’attenzione dei due su di sé. Lo stregone lanciò un’occhiata all’Elfa, una di quelle che egli riservava solo ai momenti in cui pensava sarebbe andato tutto a rotoli. E infatti fu così, il re degli elfi li aveva convocati per sapere da che parte dello schieramento sarebbero stati una volta iniziata la battaglia. Eruannie alzò gli occhi al cielo, come poteva essere così stupido quel dannatissimo elfo? Perché non voleva dar retta a Gandalf? Si ritrovò a pensare che forse se ci fosse stato Legolas lo avrebbe fatto ragionare e sperò con tutto il suo cuore che il vecchio amico potesse fare ritorno dalla sua spedizione prima che il padre facesse sciocchezze.

<< Da quando il mio consiglio conta così poco?>> chiese Gandalf indispettito e furente, mentre avvicinava la sua lunga pipa fumante alla bocca.

<< Cosa credi che io cerchi di fare?!>> sbottò verso l’elfo, seduto comodamente sul suo trono che Eruannie aveva soprannominato “da viaggio”.

<< Credo che tu cerchi di salvare i tuoi amici nani e io ammiro la tua lealtà verso di loro, ma questo non mi dissuade dal mio percorso>> la guerriera storse la bocca in una smorfia di disapprovazione quando sentì la risposta del Re.

“Testardo come un caprone, proprio come Thorin” pensò iniziando a percorrere la tenda a grandi passi.

Un movimento la fece bloccare, Thranduil si era alzato e si stava avvicinando leggiadro verso lo stregone.

<< Tu hai dato inizio alla cosa Mithrandir…>> sussurrò rivolto a Gandalf, mentre lanciava un’occhiata di sottecchi alla guerriera che lo fissava con astio.

<<…mi perdonerai se la finisco io>> la guerriera rimase a bocca aperta, facendo correre il suo sguardo da Gandalf, incredulo tanto quanto lei, a Thranduil che dava ordini ai suoi soldati di scoccare frecce contro ogni cosa si muovesse sulla Montagna.

<< I nani hanno esaurito il tempo>> sussurrò tra sé e sé l’elfo, mentre il suo sguardo si perdeva nell’oscurità della notte. Finalmente avrebbe riconquistato le gemme che gli erano state sottratte, quelle pietre così preziose che da tempo immemore avevano popolato i suoi sogni.

<< Non glielo possiamo permettere, Gandalf!>> lo stregone sembrò pensarci un attimo, poi uscì dalla tenda e seguì Bard. I due iniziarono a discutere sul fatto che l’arciere fosse o meno d’accordo sulla decisione presa, mentre la guerriera alzò gli occhi al cielo.

<< Uomini!>> sbottò Eruannie, stanca di quei continui battibecchi e intimorita dal poderoso esercito che Azog e Bolg avevano messo insieme. Sarebbe stata la fine di tutti loro se quegli zucconi non avessero messo da parte le loro pretese sulla Montagna e non si fossero alleati per combattere gli orchi.

Gandalf e Bard stavano ancora discutendo, quando l’udito sopraffino di Eruannie le fece captare un movimento furtivo nell’accampamento. Istintivamente la sua mano si andò a posare sul pomo della sua spada, mentre le sue gambe la portarono alle spalle del nuovo ospite inatteso. La guerriera piegò la testa di lato quando riconobbe il piccolo hobbit e l’accenno si un sorriso affiorò sul suo volto.

<< Questo non li fermerà!>> Bilbo si intromise nella conversazione tra i due uomini, lasciando Gandalf assai sorpreso dal suo intervento.

<< Pensate che i nani si arrenderanno? No di certo, combatteranno fino alla morte per difendere ciò che è loro!>> come Eruannie aveva previsto, Thorin non si sarebbe piegato alle pretese di un elfo, nemmeno se questo fosse stato armato fino ai denti.

<< Bilbo Baggins!>> la vociona tonante di Gandalf fece sorridere lo hobbit, che sembrò notare lo stregone solo in quel momento. Eruannie si inginocchiò e abbracciò di slancio il mezz’uomo, che si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa.

<< Cosa ci fai qui?>> chiese la guerriera mentre l’amico si voltava per ricambiare il gesto. Lui le sorrise timidamente e le mostrò un fagotto.

<< Devo dare una cosa a Re Thranduil>> disse semplicemente, facendo scorrere lo sguardo da lei a Gandalf. Lo stregone annuì e gli fece strada nella tenda dell’elfo.

Quando vi rientrarono, il Re stava per godersi un bicchiere di vino proveniente direttamente dalle cantine di Bosco Atro. Gandalf presentò lo hobbit all’elfo, che lo osservò incuriosito.

<< S-sì, devo chiedervi scusa per aver rubato le chiavi delle celle da sotto il naso delle vostre guardie>> iniziò il mezz’uomo leggermente intimorito dalla figura che si era ritrovato davanti.

<< Ah! E così sei stato tu a liberare i nani!>> il volto del Re non parve adirato, ma quasi divertito dalla cosa. A vederlo nessuno avrebbe mai pensato potesse essere tanto coraggioso…o tanto stupido. Bilbo sembrò pensarci un po’ su, mentre si dondolava avanti e indietro sui talloni pelosi.

<< S-sì, mi dispiace>> disse infine, per poi prendere una grande boccata d’aria e avvicinarsi al tavolo dinanzi al trono “da viaggio” di re Thranduil.

<< Sono venuto a darvi questo>> estrasse il fagotto mostrato poco prima ad Eruannie e lo adagiò sul piano di legno, scoprendo poi il suo contenuto. Sui volti dei presenti si disegnarono una serie di espressioni diverse tra loro. Il pensiero di Eruannie andò subito a quello che Thorin avrebbe potuto fare al povero Bilbo una volta scoperto il suo tradimento. Si affrettò a raggiungere lo hobbit e posò una mano sulla sua piccola spalla, stringendo delicatamente.

Thranduil, molto meno interessato alle sorti del mezz’uomo, si alzò dal suo scranno con gli occhi puntati sulla gemma.

<< Il cuore della Montagna>> disse con voce sognante, mantenendo lo sguardo fisso sull’Arkengemma. Gandalf aggirò il tavolo, anche lui fissava la pietra, ma non con bramosia bensì con timore. Si chiese come aveva fatto a portare loro quel tesoro senza farsi scoprire da Thorin.

<< Il gioiello del Re>> continuò Thranduil, avvicinandosi alla pietra con occhi sognanti. Nella sua mente c’era spazio solo per le gemme di Lasgaren, ma la vista dell’Arkengemma era comunque cosa gradita.

<< E vale il riscatto di un Re. Come mai è tuo diritto donarlo?>> Bard si era avvicinato alla pietra a sua volta, rivolgendosi allo hobbit che annuiva leggermente.

<< È la mia quattordicesima parte del tesoro>> spiegò semplicemente loro, dondolandosi leggermente sui talloni e incrociando le mani dietro alla schiena.

<< Bilbo…>> sussurrò Eruannie impercettibilmente, forse solo Thranduil avrebbe potuto sentirla. Sapeva quanto era costato allo hobbit quel gesto, lei stessa si sarebbe sentita una traditrice pur con un buon motivo.

<< Perché questo gesto? Non ci devi alcuna lealtà…>> l’arciere sembrava molto più interessato alle motivazioni dello hobbit che alla pietra in sé. Anche l’attenzione del Re degli elfi si spostò sul mezz’uomo, il quale si sentì leggermente in imbarazzo.

<< Non lo sto facendo per voi>> nonostante la tensione che provava nel suo animo, quella frase gli uscì perfettamente lineare e priva di balbettii. Thranduil inarcò un sopracciglio, mai aveva avuto a che fare con gli hobbit e questo qui lo incuriosiva molto, soprattutto per i suoi modi di fare.

<< So che i nani possono essere ostinati e capoccioni…>> Eruannie emise un verso di assenso alla parola “capoccioni” e a qualcuno parve anche di sentirla sussurrare “come caproni”. Ma Bilbo continuò la sua spiegazione.

<<…e difficili. Sono sospettosi e riservati, hanno le maniere peggiori che si possano immaginare>> la guerriera e Gandalf si scambiarono un’occhiata e sorrisero a quell’affermazione. Bilbo non li stava accusando né insultando, li stava ammirando come solo un individuo che è stato a contatto con loro potrebbe mai fare e con la semplicità propria che solo un hobbit come lui poteva possedere.

<< Ma sono anche coraggiosi e gentili…>> probabilmente il re degli elfi avrebbe avuto qualche obiezione su questi due ultimi aggettivi, ma lasciò proseguire lo hobbit.

<<…e leali fin troppo>> sul volto del mezz’uomo comparve un’ombra triste, ripensava a tutta la fiducia che la Compagnia di Thorin aveva riposto in lui e a come li aveva ripagati, con il tradimento.

<< Mi sono affezionato a loro e voglio salvarli se posso>> concluse con grinta, risvegliando Eruannie dal suo silenzio durato fin troppo.

<< Ha ragione, Thorin tiene a questa pietra più di ogni altra…più della famiglia>> aggiunse tristemente, ripensando poi ai loro scontri e dibattiti relativi alla pietra.

<< In cambio della sua restituzione potrebbe darvi ciò che vi spetta>> Bilbo annuì, era quello il motivo per cui aveva consegnato loro la gemma, uno dei tanti per lo meno.

<< Sì, non dovrà esserci alcuna guerra!>> concordò Gandalf, le mani incrociate al petto e lo sguardo rivolto all’elfo.

Anche Bard cercò lo sguardo di Thranduil e lo incontrò, annuendo leggermente e congedando poi i suoi ospiti. L’indomani Scudodiquercia si sarebbe arreso o avrebbe assaggiato la lama elfica che tanto criticava.

Eruannie accompagnò Bilbo alla torre di guardia distrutta dove quel pomeriggio aveva parlato con Gandalf, avrebbero dormito lì, lontani dagli elfi e dagli uomini, dovevano riposare e il chiacchiericcio non avrebbe di certo aiutato. Gandalf si assentò comunicando loro di avere delle questioni da risolvere, ricevendo un’occhiata dubbiosa da parte della guerriera. Eruannie si fece dare un paio di coperte di lana da una donna che stava distribuendo generi di prima necessità e fece strada allo hobbit.

<< Ecco, non è molto ma ce lo faremo bastare per una notte>> disse al piccolo amico, porgendogli la coperta e un pezzo di pane con dell’acqua. Lo hobbit accettò e si sistemò in un cantuccio, coprendosi le gambe stanche e iniziando a spiluccare qualche briciola.

<< Tu non mangi?>> Eruannie scosse la testa facendo cadere qualche ciocca scura davanti al viso.

<< No, Bilbo. Sono un elfo al cento per cento ora, non ho bisogno di mangiare spesso come prima>> spiegò pazientemente, per poi stendersi sulla sua coperta. Avrebbe avuto bisogno di un bel bagno dopo tutto quel trambusto con il drago, ma l’unica cosa che era riuscita a reperire erano dei vecchi indumenti da un’anziana vedova che distribuiva i vestiti del marito defunto. Le erano andati più che bene, considerando che dopo lo scontro con Smaug aveva addosso degli stracci più che degli abiti. Si era quindi accontentata di indossare una casacca marrone scuro con dei pantaloni neri, liberandosi dei suoi vecchi indumenti.

Sospirò pensando a quanto sarebbe stato bello immergersi nelle calde acque della sorgente di Imladris, ma doveva concentrarsi su quella che l’attendeva l’indomani: Thranduil avrebbe mosso guerra contro Thorin se il nano non avesse acconsentito a restituirgli le gemme di Lasgaren. Si voltò verso Bilbo e gli sorrise nel buio della notte.

<< Ora dormi, domani sarà una giornata importante per la storia della Terra di Mezzo>> sentì lo hobbit sospirare e chiuse gli occhi, cadendo poi in un sonno senza sogni.

 

***

 

Gandalf si muoveva furtivo tra le tende dell’accampamento, aveva seminato le guardie che Thranduil aveva mandato a pedinarlo e ora stava per introdursi proprio nel padiglione del Re.

<< Nessuno può accedere senza il permesso del mio Signore Thranduil>> uno degli elfi di guardia lo bloccò, facendolo indietreggiare. Sul volto dello stregone comparì una smorfia contrariata e sfoderò i suoi occhi da mago innocente.

<< Non vi fidate di un Istari? Io sto dalla vostra parte, voglio fare un semplice incantesimo di protezione sul gioiello affinché nessuno lo rubi>> spiegò battendo il bastone a terra. Non appena toccò il suolo, sul volto delle guardie comparve un sorriso vacuo.

<< Sì, vuole proteggere la pietra>> dissero in coro, lasciando passare lo stregone che non se lo fece ripetere due volte. Si chiuse i tendaggi alle spalle e si avvicinò velocemente alla teca dove era custodita la gemma.

L’aprì e la posizionò sul tavolo, scrutandola dall’alto mentre meditava su cosa fare. Prese un profondo respiro e puntò la parte superiore del bastone contro la pietra, socchiudendo gli occhi e recitando parole antiche.

Nella sua mente rivisse la vita del gioiello, da quando fu trovata e data a Thror fino a quando il drago attaccò la Montagna. Vide Eruannie lottare contro Smaug e contro una figura non ben definita sul suo dorso. Era uno stregone molto potente che diede del filo da torcere alla guerriera, ma questa riuscì comunque a intrappolare la sua anima all’interno dell’Arkengemma, l’unico oggetto magico nelle vicinanze. Vide Eruannie abbandonare Erebor, stremata dall’incantesimo e inseguita da una serie di fiamme lanciate dal drago.

L’Arkengemma cadde tra le zampe di Smaug che vi alitò sopra. Un vortice scuro prese a crearsi sopra alla pietra, rivelando la vera forma dello stregone. Gandalf iniziò ad avvertire una strana malvagità provenire da quell’essere, emanava Oscurità pura. L’individuo si complimentò con il drago.

<< Molto bene, la ragazza ci ha creduto. Dobbiamo solo attendere che le mie previsioni si realizzino. Quando il nipote di Thror tornerà a reclamare la Montagna, la sua ossessione per l’Arkengemma lo divorerà lentamente, mentre la guerriera tenterà in tutti i modi di sottrargliela per purificarla>> una risata profonda e raccapricciante uscì dalla creatura e si propagò per tutta Erebor, rimbombando nella mente di Gandalf.

<< L’amore, quella mera illusione porta a compiere gesti che mai ci aspetteremmo!>> il drago rise insieme al suo Padrone, agitando la lunga coda uncinata.

<< La guerriera e il suo amante si distruggeranno a vicenda, fino alla morte. Quando lei lo avrà distrutto non avrà un altro luogo dove rifugiarsi e verrà dritta da me!>> l’Istari percepì la crudeltà di quelle parole come se potesse toccarla con mano. Non sapeva cosa l’individuo avesse in mente, ma di sicuro ignorava che i suoi piani erano andati in fumo.

Poi un dolore lancinante alla testa fece oscurare tutto e Gandalf vide solo buio intorno a sé, ma nell’oscurità vi era una fiamma che divampava e al suo centro vi era Sauron. L’Oscuro Signore di Mordor lo scrutava dal grande Occhio.

 

***

 

Stava dormendo da poco quando un rumore la svegliò. Bilbo parlava nel sonno, stava discutendo con qualcuno riguardo a un set di posate d’argento. La guerriera sorrise e si alzò, non avrebbe ripreso sonno e i sensi di colpa la tormentavano. Si avvicinò al mezz’uomo e gli coprì un piede che doveva essere sfuggito alla coperta, poi si avvicinò al muretto della torre e si perse ad osservare Erebor al chiaro di luna. Era così bella, così possente, eppure un senso di inquietudine le tormentava l’animo. Avevano un piano per far arrendere Thorin, ma lei sapeva bene quanto potesse essere cocciuto e se non avesse accettato l’alleanza con elfi e uomini il Nemico avrebbe avuto la meglio su tutti. Una forte sensazione di nausea le fece socchiudere gli occhi, avvertì che qualcosa non andava. Un insonne malanimo si muoveva tra le tende dell’accampamento e sentiva che avrebbe portato a qualcosa di non buono. Si mosse velocemente lasciando che le sue gambe la guidassero, fino a ritrovarsi di fronte alla tenda di Thranduil. I soldati di guardia avevano degli sguardi inespressivi sui loro volti e non sembrarono nemmeno vederla quando si introdusse all’interno. Non si sarebbe mai immaginata di trovarvi Gandalf, intento ad effettuare un incantesimo complesso sull’Arkengemma. Eruannie era titubante, non sapeva di che magia si trattasse e se lo avesse interrotto, avrebbe potuto compromettere la vita dell’Istari stesso. Così attese finché la flebile luce del suo bastone non smise di pulsare e lo stregone non si staccò dalla gemma, emettendo un gemito di dolore. Eruannie si mosse veloce e con eleganza afferrò l’amico prima che cadesse a terra, sostenendolo con una mano sulla schiena e una sulla fronte.

<< Gandalf!>> lo stregone si riprese non appena udì il suo nome e puntò gli occhi azzurri in quelli dell’Elfa, sorridendole debolmente.

<< Era tutto un trucco>> la guerriera aggrottò la fronte non capendo di cosa stesse parlando lo stregone. Gandalf socchiuse gli occhi per un breve momento, prima di raccontarle tutto quello che aveva scoperto dall’Arkengemma.

 

***

 

<< È un bel salto da qui>> la vocetta di Bilbo giunse alle sue orecchie facendola sorridere mentre il buio della notte lasciava pigramente il posto a una debole luce in lontananza.

<< Non dovresti dormire?>> chiese senza voltarsi, aveva avvertito che lo hobbit stava lasciando il suo giaciglio per raggiungerla. Lo aiutò a sedersi accanto a lei e stettero in silenzio per un po’ a guardare la Montagna, cullati dal soffio leggero del vento.

<< Penso che Thorin ti perdonerà una volta saputa la verità sullo stregone>> le parole di Bilbo la fecero sorridere, ma non era felice bensì sentiva una tristezza profonda nel suo cuore.

<< Non c’è nessuno stregone, Bilbo. O almeno, non c’è più>> lo hobbit, che non aveva capito esattamente di cosa si trattasse, aveva portato l’Arkengemma all’accampamento anche per quel motivo. Aveva intuito che l’Elfa nascondeva una verità oscura sulla pietra e il suo intuito da scassinatore aveva fatto centro. Quando si era risvegliata aveva accennato a uno stregone contenuto nella gemma e che Thorin non avrebbe dovuto toccarla, così gliel’aveva portata prima che il suo amico lo scoprisse. Sperava di prendere due piccioni con una fava, ma la rivelazione di Eruannie lo fece ricredere.

<< Che intendi dire?>> chiese sorpreso, concentrando la sua attenzione sui lineamenti fini dell’Elfa. Questa si perse per un attimo a contemplare la Montagna Solitaria, poi si voltò verso lo hobbit e gli rivolse un sorriso triste.

<< Dopo aver rinunciato ai miei poteri tutti gli incantesimi che ho fatto nella mia lunga vita si sono spezzati. Così, quando hai portato qui l’Arkengemma, Gandalf ha voluto verificare se anche l’anima dello stregone che avevo imprigionato era stata liberata dall’incantesimo>> si fermò a prendere una lunga boccata d’aria prima di proseguire. Bilbo l’ascoltava accigliato, non ci capiva granché di magie e incantesimi, ma la sua sete di curiosità andava ben oltre.

<< Era tutto un trucco, Bilbo>> disse tristemente, iniziando a torturarsi una ciocca di capelli.

<< Lo stregone con cui mi confrontai anni fa non altri che Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor. Lasciò la pietra non appena io misi piede fuori dalla Montagna. Il suo piano era quello di mettere Thorin e me l’uno contro l’altra, voleva che mi schierassi dalla sua parte per controllare il mio potere>> lo hobbit annuì debolmente, i tasselli si stavano collegando tutti tra loro. Sauron aveva pilotato tutto fin dall’inizio, prevedendo che lei si sarebbe fiondata alla ricerca dell’Arkengemma per salvare l’anima del nano, ma non aveva previsto che qualcun altro la trovasse per primo. Il mezz’uomo afferrò una mano della guerriera, attirando la sua attenzione e strappandole un debole sorriso. Stava per rivolgerle qualche parola di conforto, quando il corno degli elfi li richiamò alla realtà. Era l’alba e Thranduil stava radunando il suo esercito ai piedi della Montagna.

Nel giro di un’ora i soldati di Bosco Atro si erano schierati fuori dall’entrata di Erebor, guidati dal loro Re e da Bard con i suoi uomini. Gandalf si era unito a loro nel tentativo di farli ragionare, ma i nani hanno la testa dura come la roccia che amano con così tanta intensità. Eruannie e Bilbo si infiltrarono tra le fila di soldati, rimanendo nascosti agli occhi dei loro vecchi Compagni.

<< Provo a farlo ragionare, forse mi darà ancora ascolto>> suggerì lo hobbit, lo sguardo fisso sul Re dei nani che si ergeva al di sopra delle mura improvvisate che aveva fatto creare. Si erano vestiti per la guerra ed erano tutti schierati accanto al loro Re, in attesa di un suo comando.

<< Sì, ma stai attento!>> quando si voltò per dire quelle parole al mezz’uomo, quello era già sparito, lasciando Eruannie molto sorpresa.

“Quel piccoletto sta combinando qualcosa, prima della fine dovrò fargli sputare il rospo” sapeva infatti che era praticamente impossibile sparire sotto il naso di un elfo, soprattutto se ben attento come lei.

Si mosse rapida e spedita, fino a scorgere Thranduil, in sella al suo megacero, e Bard che si avventuravano fin sotto alla muraglia di macerie. Il suo sguardo guizzò su Thorin che, nel giro di pochi secondi, incoccò una freccia e la scagliò ai piedi della cavalcatura di Thranduil. Lo sguardo di disprezzo che questo mandò al nano fu solo una fugace ombra sul suo volto, che lasciò presto spazio ad uno sguardo di sfida. L’esercito di elfi si apprestò ad incoccare una serie di frecce con una velocità e una maestria da fare invidia a qualsiasi nemico. I nani, che fino a poco prima stavano esultando e inneggiando al loro re, si zittirono nascondendosi dietro alle mura, lasciando solo Thorin a fronteggiare i nemici. Eruannie scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, maledicendo la testardaggine dei suoi compagni.

A un cenno della mano di Thranduil, gli elfi riposero le frecce nelle loro faretre, rapidi così come le avevano estratte.

<< Siamo venuti a dirvi che il pagamento del vostro debito è stato offerto e accettato>> lo sguardo di Thorin si assottigliò a queste parole, non capiva dove l’elfo volesse andare a parare.

<< Quale pagamento? Io non vi ho dato nulla! Non avete nulla>> Thranduil e Bard si scambiarono un’occhiata fugace e, dopo averci riflettuto qualche secondo, l’uomo estrasse l’Arkengemma dalla sua giacca, innalzandola sopra la sua testa affinché i nani potessero vederla.

<< Ladri!>> l’urlo di Kili raggiunse le orecchie di Eruannie, che era ormai sempre più vicina ai loro interlocutori.

<< Come avete ottenuto il cimelio della nostra casata? Quella pietra appartiene al Re!>> il giovane Durin aveva lo sguardo contratto in una smorfia, un misto di preoccupazione e indignazione si fece strada sul suo volto.

<< E il Re può averla, con la nostra benevolenza! Ma prima deve onorare la sua parola>> Bard lanciò in aria la pietra per poi riafferrarla e riporla al sicuro nella sua giacca.

Il volto di Thorin si ingrigì, lasciando trasparire la sua follia per la gemma. Eruannie si rabbuiò, ormai lo aveva perso. Il nano che aveva conosciuto e di cui si era innamorata non c’era più, un estraneo aveva preso possesso del suo corpo e lo governava.

<< L’Arkengemma è in questa Montagna! È un trucco!>> il delirio di Thorin fu interrotto dall’arrivo di una piccola figura sulle mura accanto ai nani.

<< No-n non è un trucco, la gemma è vera>> alle orecchie della guerriera giunse la vocetta acuta dello hobbit e dovette chiudere gli occhi per un attimo prima di concentrarsi sulla scena. Thorin l’avrebbe ucciso. Se quello era il suo modo di farlo ragionare, aveva sbagliato di grosso.

<< Gliel’ho data io>> proseguì il piccoletto, guadagnandosi un’occhiata fulminante da parte del Re dei Nani. Una figura a cavallo passò accanto ad Eruannie e le allungò una mano. La guerriera lo guardò sorpresa per poi ritrovarsi a sorridere. Accettò il passaggio che le veniva offerto e si issò sulla cavalcatura bianca del principe di Bosco Atro, intrecciando le mani al suo petto e sbirciando sopra la sua spalla sinistra.

“Ma cosa fai, Bilbo!” pensò l’Elfa, mentre il cavallo procedeva fino ad affiancare il megacero di Thranduil. Questo lanciò un’occhiata fugace al figlio, il quale non si premurò troppo della collera presente negli occhi del padre e ricambiò con un cenno del capo in segno di saluto.

<< Tu…>> iniziò Thorin con una strana intonazione. Sembrava sorpreso, ma Eruannie sapeva bene che non appena lo stupore avesse lasciato posto alla rabbia, per Bilbo non ci sarebbe stata via di fuga. Con la coda dell’occhio vide Bard lanciare uno sguardo supplichevole a Thranduil, come a chiedergli di intervenire e salvare il mezz’uomo. La guerriera strinse la stoffa della casacca di Legolas e questo intuì subito i suoi pensieri. La sua mano andò ad accarezzare la piuma di una delle sue frecce, mentre con l’altra portava l’arco davanti a sé.

<< Era la mia quattordicesima parte>> lo hobbit cercò di giustificarsi con la semplicità che lo contraddistingueva. Eruannie in cuor suo sapeva di ammirare quel coraggio e quella sincerità, ma in quel momento non era il caso di intentare una discussione con quel nano.

<< Tu mi deruberesti?>> Thorin assottigliò lo sguardo e si sporse più vicino al povero Bilbo, che fece un piccolo passo all’indietro ridacchiando.

“Ma è completamente ammattito?! Cosa fa, cerca di ragionare con un folle?!” Eruannie non riusciva più a controllarsi, non avrebbe mai voluto fare del male a Thorin, ma se avesse torto anche solo un capello a Bilbo sarebbe stata pronta a subire la collera dei nani.

<< Sono disposto a lasciare che sia la mia unica pretesa>> la guerriera sentì i muscoli di Legolas irrigidirsi quando Thorin si fece più vicino allo hobbit e non poté fare a meno di fare lo stesso.

<< La tua unica pretesa…>> un sorriso folle si fece strada sul volto di Thorin, un sorriso che Eruannie conosceva molto bene.

<< È la malattia del Drago…>> sussurrò vicino all’orecchio di Legolas, mentre questo annuiva impercettibilmente.

<< Suo nonno Thror aveva la stessa espressione>> l’Elfa scosse il capo facendo oscillare i capelli corvini che le ricadevano composti sulla schiena.

“Oh Thorin, come siamo arrivati a questo?” pensò con un macigno sul suo cuore. Intanto il nano aveva dato in escandescenze, ordinando a Fili di gettare il mezz’uomo giù dalla Montagna. La guerriera spalancò gli occhi e afferrò una freccia dalla faretra di Legolas, rubandogli l’arco dalle mani e alzandosi sulla groppa della cavalcatura, pronta a scoccarla contro Thorin, contro il nano che amava da più di cent’anni.

Una lacrima tentennò sul bordo di un occhio, ma Eruannie la riacciò indietro, concentrandosi sul bersaglio. Non l’avrebbe ucciso, ma avrebbe creato un diversivo per lasciar scappare Bilbo.

<< Se non ti piace il mio scassinatore, ti prego di non danneggiarlo!>> la voce di Gandalf le fece allentare l’arco. Indugiò, mentre Legolas si era girato completamente verso di lei e la teneva per i polpacci, infondendole una strana serenità. Eruannie non si mosse, rimase a guardare la scena dalla sua posizione, la freccia ancora incoccata e pronta ad essere scoccata verso il Re di Erebor che, nel frattempo, stava procedendo all’esecuzione di Bilbo di sua mano.

<< Restituiscilo a me! Non stai facendo di sicuro una splendida figura come Re Sotto la Montagna, dico bene?>> la guerriera pensò che se il tentativo dello stregone era quello di far penzolare Bilbo giù dai bastioni di Erebor, ci stava riuscendo alla perfezione.

<< Thorin…ti prego>> quelle parole le uscirono di getto, attirando su di sé non solo l’attenzione del nano, ma anche di tutti i presenti. Le lacrime iniziarono a solcare le sue guance, mentre il vento freddo le rese ancora più pungenti del dovuto. Non si sarebbe mai permessa di piangere davanti a tutte quelle persone, soprattutto mentre tendeva un arco contro la persona che amava, supplicandola di lasciare andare un povero hobbit. Ma ormai Eruannie aveva perso tutto, Thorin era stato divorato completamente dalla malattia che aveva corroso il cuore del nonno anni prima, lasciando solo un involucro manovrato da un pazzo.

Thorin allentò la presa su Bilbo, mentre Fili e Kili lo sottraevano alle grinfie dello zio, affidandolo poi a Bofur che gli indicò un punto sicuro da cui calarsi.

Eruannie lanciò un ultimo sguardo a Thorin, lo aveva ormai perso per sempre ma forse sarebbe riuscita a convincerlo ad abbandonare la collera del momento e concentrarsi sull’esercito in arrivo.

Legolas strinse la presa sui suoi polpacci e scambiò un’occhiata con l’Elfa, ma la loro attenzione fu attirata dalla sagoma del corpicino di Bilbo che penzolava attaccato a una fune. La corda con cui si era calato si stava spezzando, lasciando il mezz’uomo sospeso in attesa di una caduta di almeno dieci metri, che per lui avrebbe rappresentato la fine. Senza bisogno di parlare, Eruannie fece un piccolo balzo atterrando sulla groppa del destriero, mentre Legolas si voltava abilmente prendendo il controllo delle redini.

Mentre Bard cercava di negoziare un accordo, l’Arkengemma per la parte di tesoro pattuita in modo da ricostruire Esgaroth, i due elfi galoppavano in direzione di Bilbo, la cui corda era ormai consumata del tutto.

<< Oh mannaggia>> sussurrò prima di cadere nel vuoto. Eruannie fu più rapida, si sporse dal destriero tenendosi ancorata con le gambe ai fianchi di Legolas, che la tratteneva per la casacca impedendole di cadere, mentre l’Elfa allungava le braccia verso il mezz’uomo, afferrandolo poco prima che si sfracellasse al suolo. Lo hobbit emise un urletto sorpreso e si aggrappò con tutta la forza che aveva alla guerriera, sorridendole riconoscente.

<< Ti ho preso, piccoletto!>> lo rassicurò, risistemandosi con grazia dietro a Legolas, il quale fece voltare il cavallo per ritornare al loro posto accanto al Re degli elfi.

<< Vi ammazzo! Lo giuro, vi ammazzo tutti!>> le urla di Thorin riecheggiarono per tutta la vallata, mentre il cuore di Eruannie si stringeva in una morsa ferrea. Non riusciva a vederlo in quelle condizioni, le si spezzava il cuore ogni minuto che passava in presenza di quell’ombra dell’uomo che aveva amato.

<< Il tuo ragionamento non vale niente, ho sentito abbastanza!>> Thranduil diede l’ordine ai suoi soldati di prepararsi all’attacco, ma la mano di Legolas lo fermò dall’estrarre lui stesso la sua arma.

<< Ada>> disse semplicemente l’elfo, concentrando il suo sguardo su quello del padre, che si incrinò in una leggera smorfia. Tutte le volte che guardava suo figlio negli occhi, non riusciva a non rivedervi la sua amata moglie e il suo cuore si incupiva ogni volta.

<< Sono stato a Gundabad, presto un esercito di orchi sarà qui! Dobbiamo concentrare le nostre forze per arrestarli>> la supplica di Legolas purtroppo non servì a nulla, l’elfo era determinato come non mai a impossessarsi delle gemme di Lasgaren, tenute in ostaggio dai nani fino ad allora.

<< Non mi pare di vedere un esercito di orchi, ora>> puntualizzò il re, voltandosi poi verso i suoi soldati pronti ad attaccare. Eruannie non aveva intenzione di starsene con le mani in mano, Legolas avrebbe cercato di far ragionare Thranduil, ma lei doveva provarci con Thorin. Smontò da cavallo, facendo cenno a Bilbo di reggersi all’elfo e si diresse verso l’entrata di Erebor con le mani alzate.

<< Thorin, ti supplico! Deponi le armi e apri le porte!>> lo pregò Eruannie, cadendo in ginocchio di fronte alla muraglia di macerie.

<< Questo tesoro sarà la tua rovina!>> Gandalf l’aveva raggiunta e le posò una mano sulla spalla come incoraggiamento. Puntando gli occhi sui nani di fronte a loro, attesero una risposta del loro Re in silenzio, lasciando il rumore del vento a riempire quella desolazione.

<< Dacci la tua risposta! Avrai pace o guerra?>> lo incalzò Bard, uno sguardo truce in volto. Nemmeno lui avrebbe voluto una battaglia, ma se il nano non avesse ceduto subito era certo che gli elfi sarebbero entrati con la forza. Il nano si girò verso di loro nel momento esatto in cui un grosso corvo si posò sul parapetto davanti a lui.

<< Avrò guerra>> le parole di Thorin furono un sussurro, ma Eruannie e gli altri elfi le udirono perfettamente, così come udirono il rombo in lontananza di un grosso plotone in avvicinamento.

Dáin Piediferro era arrivato e portava con sé un esercito degno di Durin.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


Capitolo XVI

CAPITOLO XVI

 

"Pazzi", dissi, "Voi non sapete

Il silenzio, come un cancro, cresce

Ascoltate le mie parole, che potrebbero insegnarvi

Prendete le mie braccia, cosicché io possa raggiungervi”

Ma le mie parole caddero come fossero silenziose gocce di pioggia

E riecheggiarono

Nei pozzi del silenzio

 

Eruannie alzò gli occhi al cielo, mentre dalle mura di Erebor i nani innalzarono grida di gioia alla vista dell’esercito dei Colli Ferrosi. Dáin non rientrava di certo nella lista dei nani che le stavano simpatici, era scorbutico e rozzo e più di una volta aveva cercato di allungare le sue zampacce quando lei era ospite ti Thror. Ovviamente non ci aveva messo molto a farlo tornare al suo posto, ma gli anni non lo avevano di sicuro ammorbidito quando si parlava di azzuffarsi. Si alzò rapidamente e affiancò Gandalf mentre questo si dirigeva verso Thranduil. L’elfo non si era fatto attendere e aveva già dato l’ordine al suo esercito di cambiare bersaglio, mentre un’orda di nani inferociti in groppa a grosse capre di montagna li teneva sotto scacco. In sella al suo megacero, il Re di Bosco Atro impartiva ordini nella sua lingua e si preparava ad affrontare Dáin, spalleggiato da Bard.

Il nano si era fatto strada in groppa al suo facocero da guerra e aveva iniziato a sfoderare il suo lessico non proprio garbato. Gli uomini di Bard, che erano per lo più pescatori e artigiani, tremavano dinanzi al cugino di Thorin. Eruannie lanciò un’occhiata alle loro armi: forconi, picche costruite con degli scarti di qualche strumento per la pesca. Non sarebbero sopravvissuti un secondo contro un esercito di nani, figuriamoci contro un esercito di orchi di Gundabad.

Quando Dáin parlò loro, questi furono così presi dalla paura da indietreggiare fino nascondersi dietro alle truppe di Thranduil, nonostante il loro capitano gli intimasse di non abbandonare le loro postazioni.

<< Dáin!>> la voce di Eruannie risuonò nel mezzo dei lamenti degli uomini e delle donne di Bard, mentre l’Elfa si faceva strada tra la gente seguita a ruota da Gandalf.

<< Eruannie di Imladris e Gandalf il Grigio!>> il nano li salutò con un cenno del capo e gli consigliò di far ritirare le truppe elfiche o ci avrebbe pensato lui.

<< Dáin, ascoltami! Un esercito di orchi sta per incombere su di noi, schierati insieme agli elfi Silvani e respingiamo il nemico, insieme!>> la guerriera sapeva bene che se non aveva ottenuto nulla da Thorin, da suo cugino avrebbe ottenuto ancor meno, ma doveva provarci.

<< Eruannie ha ragione, un esercito è in arrivo! Ritira la tua armata!>> il nano scosse la testa, facendo tintinnare le campanelline che adornavano la sua barba rossa.

<< Non mi ritirerò mai davanti a un elfo, tanto meno d’innanzi a questo folletto dei boschi!>>

“Ahia” pensò la guerriera, lanciando una rapida occhiata all’espressione furente di Thranduil. Ora qualsiasi tentativo di far ragionare elfi e nani non sarebbe servito a nulla.

Eruannie non stava più ascoltando Dáin, il quale aveva iniziato a vaneggiare su come avrebbe spaccato la testa di Thranduil se non si fosse ritirato, bensì rifletteva velocemente su come avrebbe potuto tenere a bada l’armata di orchi che si avvicinava a loro ogni minuto che passava.

Distolse lo sguardo dal nano e si posizionò tra il megacero di Thranduil e il cavallo bianco di Legolas, allungando una mano verso l’amico. Notò con suo disappunto che lo hobbit aveva lasciato la cavalcatura e si chiese dove si fosse cacciato quel piccoletto. Legolas l’aiutò ad issarsi e la guerriera si posizionò dietro al principe, avvicinando le sue labbra a un orecchio per comunicargli il suo piano.

<< Andiamo a Dale, possiamo organizzare una resistenza con chi è in grado di combattere. Forse riusciamo a respingere gli orchi>> l’elfo annuì e lanciò uno sguardo verso suo padre, intento a suggerire a Bard di ritirarsi.

<< Dov’è Bilbo?>> chiese poi la guerriera, mentre Legolas spronava il cavallo in direzione della città.

<< Un attimo prima era dietro di me e un attimo dopo non c’era più, non so che magia egli possegga ma non è un buon segno sparire nel nulla>> l’Elfa dovette dare ragione all’amico, anche lei avvertiva un male serpeggiare intorno allo hobbit, ma non ci aveva dato molto peso fino a quel momento considerando che esso poteva derivare dall’Arkengemma.

I due elfi si lasciarono la battaglia alle spalle e si prepararono ad affrontare la vera guerra. Eruannie strinse le braccia intorno alla vita di Legolas e captò una strana sensazione farsi strada nel corpo dell’amico.

<< Non farti venire in mente strane idee, Laeg>> lo ammonì la guerriera, con l’ombra di un sorriso a incresparle il bel volto.

Quando arrivarono a Dale, le urla della battaglia dietro di loro li raggiunse. Gli elfi avevano scoccato le loro frecce e queste erano state spezzate da una strana macchina prima che potessero abbattersi sui nani. Eruannie si voltò verso la popolazione che li aveva raggiunti alle porte della città e notò le molte domande sui loro volti. Intercettò i figli di Bard e gli fece segno di avvicinarsi.

<< Ragazzi, ho bisogno che mi aiutiate a organizzare la difesa della città>> mentre pronunciava quelle parole, Bard arrivò a cavallo con i suoi uomini. Thranduil doveva averli rimandati indietro, sarebbe stato sciocco fargli rischiare la vita per combattere contro Dáin. L’uomo si avvicinò al galoppo verso l’Elfa e la studiò, perché erano tornati alla città quei due?

<< Bard, devi ascoltarmi! Nani ed elfi si equivalgono in quanto a testardaggine, ma voi uomini dovete prepararvi a difendere Dale, un esercito di orchi sta…>> l’uomo alzò una mano interrompendola, mentre scendeva dal suo destriero e lo lasciava libero di gironzolare. L’Elfa alzò un sopracciglio, mentre l’uccisore di draghi le poggiava una mano su una spalla.

<< Ti credo, mia signora>> disse semplicemente lui, con un debole sorriso in volto ma gli occhi pieni di terrore. La guerriera ricambiò il gesto e iniziò a illustrare a tutta la popolazione il suo piano per contrastare l’attacco degli orchi. I feriti e chi non poteva combattere si sarebbero dovuti rifugiare in un posto sicuro.

<< La vecchia chiesa>> propose Bard, inviando i suoi figli a indicare la via alle persone designate.

<< Per tutti quelli che possono brandire un’arma e hanno ancora nel loro cuore la forza di lottare contro il Male, ci divideremo in due gruppi>> continuò l’Elfa, chinandosi e utilizzando un rametto per disegnare il piano sulla terra umida e piena di cenere.

<< Il primo gruppo si dirigerà verso la porta a ovest, in modo da bloccare l’accesso agli orchi>> Bard annuì e il popolo con lui, non ne capivano molto di guerra e strategie, ma dovevano fidarsi o sarebbero periti tutti.

<< Bard, io guiderò questo primo gruppo. Ci servono quanti più uomini in grado di combattere, mentre tu andrai con il secondo gruppo e vi disporrete su tutto il secondo piano della città. Porta con te arcieri e chiunque sia in grado di usare un arco>> si rivolse all’uomo e subito questi iniziò a dividere la popolazione nei due gruppi decisi dalla guerriera.

<< Laeg, tu sei l’arciere più bravo che io abbia mai conosciuto, va con loro>> i due elfi si scambiarono un’occhiata e la guerriera gli rivolse un sorriso di incoraggiamento.

<< Non ti lascio sola>> si impuntò il principe, scrutando con i suoi occhi di ghiaccio quelli blu dell’Elfa. Sapeva bene che nell’amica era cambiato qualcosa, non riusciva più ad avvertire la sua magia e se non ci fosse stata quella a proteggerla non voleva nemmeno pensare a cosa le sarebbe potuto capitare se l’armata l’avesse sopraffatta.

<< Ti ricordo che ho molti più anni di te, principino. E ho combattuto in molte più battaglie>> l’elfo lo sapeva bene, ma non volle demordere.

<< Qual è stato il prezzo per tornare nel tuo vecchio corpo e rinunciare alla tua parte mortale?>> questa domanda lasciò la guerriera leggermente sorpresa e distolse lo sguardo da quello dell’amico.

<< Non è il momento di discutere di questo, vai con Bard ora!>> ordinò con voce ferma, mentre si rialzava e si dirigeva verso il suo gruppo. Bard le allungò una spada, dato che la sua era stata persa nella battaglia contro Smaug. La rigirò per valutarne il peso e la maneggevolezza, non era una lama elfica ma poteva bastare. Con un cenno si congedò dai due, per poi dirigersi verso la porta a ovest con i suoi “soldati”.

 

***

 

Il vento soffiava forte, portando con sé un odore di morte e distruzione. Mentre nani ed elfi si facevano la guerra, l’esercito di Gundabad era sbucato fuori dal sottosuolo grazie all’intervento di alcuni Mangiaterra. Gli orchi seguivano gli ordini di qualcuno che sostava su a Colle Corvo, Eruannie non riusciva a vederlo ma poteva percepirne il puzzo trasportato dal vento. Digrignò i denti abbattendo un altro orco, aveva perso il conto di quanti ne aveva già ammazzati, più ne facevano fuori e più questi aumentavano. Lanciò un’occhiata verso i suoi uomini, stremati dall’attacco subito. Il piano doveva essere quello di bloccare quanti più orchi possibili in modo da non fargli prendere la città, ma erano veramente troppi e lei non aveva dei soldati con sé, ma dei semplici pescatori. Vide un troll corazzato che stava per abbattersi contro le mura della città e ordinò ai suoi uomini di ritirarsi, lei avrebbe coperto loro le spalle. Legolas e Bard stavano facendo del loro meglio, ma anche loro non avevano degli arcieri esperti tra le loro fila. Eruannie alzò lo sguardo verso il secondo livello e intercettò la figura sinuosa dell’elfo che scoccava un’infinità di frecce contro il nemico.

Doveva riuscire a concedere più tempo possibile ai suoi uomini e si maledisse per aver rinunciato alla sua magia. Individuò una serie di casse vuote impilate contro le mura, prese la rincorsa e le utilizzò per darsi la spinta fino ad atterrarvi sopra. Il troll era ormai vicino, circondato da altri mille orchetti pronti a invadere Dale. Trasse un respiro profondo e si gettò verso l’essere con la spada alzata. Una volta arrivata in prossimità della bestia calò la lama, penetrando alla base del collo e facendolo piegare all’indietro per il dolore. Il troll aveva già iniziato la carica e finì per schiantarsi contro le mura, permettendo a tutti gli orchi di invadere la città. Eruannie imprecò in Khuzdul e iniziò a mulinare la sua lama, ferendo i nemici e decapitandoli in una danza sinuosa. Con la coda dell’occhio vide una figura elegante in groppa a un grande cervo, sorrise e iniziò a farsi strada verso Thranduil. Il re degli elfi continuava a mietere vittime lungo il suo cammino verso la città. Si piegava con grazia sulla sua cavalcatura e menava fendenti con le due spade elfiche che teneva tra le mani, mantenendo un equilibrio ultraterreno sul megacero.

Eruannie arrivò in prossimità del ponte di Dale, mentre Thranduil era sempre più vicino a lei. Fece un balzo aggraziato e atterrò sulla testa di un orco, dandosi una spinta riuscì a cadere leggiadra sul dorso dell’animale, dando le spalle all’elfo.

<< Pensavo fossi fuggita dalla guerra>> sibilò il re, mentre con due rapidi fendenti decapitava degli orchi. L’Elfa sorrise, consapevole che lui non potesse vederla in volto.

<< Quando mai mi lascio scappare l’opportunità di mandare al creatore qualche orco, Thranduil?>> ribatté lei, staccando di netto la testa alle creature che si avvicinavano al posteriore del megacero.

Con la grazia dei Valar dalla loro parte, riuscirono ad entrare a Dale continuando ad abbattere nemici. Ma erano troppi, senza l’aiuto di altri soldati sarebbero stati sopraffatti.

<< Gli uomini di Bard sono al secondo livello della città, Laeg è con loro>> lo avvertì l’Elfa, mentre infilzava un orco che aveva cercato di saltare e colpirla a tradimento. Thranduil disse qualcosa al megacero e questo aumentò la velocità, trafiggendo con le grandi corna i nemici che gli si paravano dinanzi.

Eruannie riusciva a percepire il cuore del Re che tamburellava all’impazzata. Era in pensiero per Legolas, ma non lo avrebbe mai ammesso a nessuno.

<< Cín réd will n- tríw>> disse facendo correre la mano libera a un braccio di Thranduil, infondendogli quanta più serenità fosse possibile.

<< Ho golwen o cin>> rispose il re, sorridendo e spronando ancora il megacero. Arrivarono a una piazzola e si sorpresero di trovarvi uno schieramento di orchi ad attenderli. I nemici scagliarono una serie di frecce che perforarono il corpo dell’enorme cervo di Thranduil, facendolo impennare e poi cadere al suolo morto. Eruannie era furibonda, quell’animale era uno degli ultimi ricordi della Regina e sapeva benissimo quanto il Re ci tenesse. Mentre l’elfo faceva una semplice capriola per poi risollevarsi, la guerriera puntò i piedi sul dorso del megacero e si diede una spinta che le fece fare un grande balzo, quando fu in aria si esibì in una capriola in modo da atterrare perfettamente davanti a Thranduil. Puntò i suoi in quelli grigi dell’elfo e gli sorrise con una luce di divertimento negli occhi, venendo ricambiata dal Re. Avevano combattuto insieme numerose volte e ognuno conosceva le mosse dell’altra. L’Elfa si abbassò permettendo all’altro di staccare la testa di due orchi, per poi scivolare al lato dell’elfo e ritrovandosi alle sue spalle, ancora schiena contro schiena. Iniziarono la loro danza contro i nemici, muovendosi sinuosamente ed effettuando alcune piroette per caricare meglio i colpi.

In breve gli orchi giacevano a terra privi di vita, mentre i due elfi si guardavano ansanti e provati dalla battaglia. Il volto di Thranduil era schizzato dal sangue di quella feccia, mentre le mani e i vestiti di Eruannie grondavano di sangue nero. Uno stridio a Nord li fece voltare verso Colle Corvo. Uno stormo di pipistrelli giganti volava rapido in direzione dell’altura, mentre quattro figure a cavallo di quattro montoni si facevano strada abbattendo gli orchi che presidiavano la fortezza.

<< Thorin…>> sussurrò l’Elfa, gli occhi spalancati per il terrore. Il nano sprizzava grinta e rabbia da tutti i pori, i capelli che fluttuavano nell’aria e la spada alzata dinanzi a sé, mietendo vittime sul suo cammino.

Era convinta che non sarebbe mai sceso in battaglia, che si sarebbe rifugiato nella Montagna finché suo cugino non avesse distrutto i loro nemici. Ma si era sbagliata, dovette ricredersi poiché il nano che andava incontro al comandante di quell’esercito di dannati era il suo Thorin, l’amore della sua vita che si era finalmente destato da quel torpore in cui era caduto.

Sorrise alla vista di Fili, Kili e Dwalin che seguivano il loro re, pronti a proteggerlo e a combattere al suo fianco un’ultima volta. Ma il sorriso scomparve dal suo volto quando iniziò a sentire una nausea incontrollabile farsi strada, segno che lo stregone stava per parlarle.

Non potete vincere, i mannari di Dol Guldur e gli orchi di Gundabad stanno già banchettando sui resti dei tuoi alleati” la voce di Sauron penetrò nella sua mente, facendole male. Si piegò dal dolore ma riuscì a trattenere l’urlo che stava per farsi scappare. Cadde in ginocchio accanto a Thraduil che la osservò sorpreso, senza capire cosa fare.

Guarda, stupida! Quelli della tua razza sono stati massacrati dal mio esercito, cosa pensi di poter fare per fermarli?” queste invasioni nella sua mente dovevano finire, aveva perso i suoi poteri ormai, che altro voleva quel folle?

“A meno che…” pensò che se Sauron cercava ancora di portarla dalla sua porte, forse non era al corrente del suo patto con i Valar. Un ghigno si fece strada sul suo volto e spalancò gli occhi, cacciando l’immagine dell’Oscuro dalla sua testa.

Stai facendo tutto questo per me, non è vero?” nella sua mente si fece strada l’immagine di un grande occhio infuocato e al centro di esso si ergeva Sauron stesso. Quello che Eruannie si ritrovò a osservare non era per niente il Signore Oscuro che si era aspettata. Il Signore di Mordor si presentò a lei nelle vesti di un uomo alto, dai lineamenti fini e dai penetranti occhi scuri come i suoi capelli. Vestiva abiti neri che coprivano la sua figura e teneva le mani dietro la schiena, mentre un ghigno inquietante si faceva strada sul suo volto.

Non mi avrai mai, piuttosto la morte!” sentì la risata del Signore di Mordor e un brivido le corse lungo la schiena, mentre Sauron le fece intravedere un altro esercito di orchi che si apprestava a colpirli da Nord, approfittando della nebbia che incombeva su Colle Corvo.

Oh ma l’avrai, non temere” e con quest’ultima minaccia la lasciò al dolore per aver perso tutte quelle vite. Elfi, nani, uomini, tutti morti per il capriccio di un Nemico comune. In quel momento Eruannie capì che quella non sarebbe stata l’ultima battaglia contro Sauron, percepì che una guerra più grande si stava avvicinando e che loro erano solo delle piccole pedine in un vasto mondo. Fece correre lo sguardo verso Thranduil e lo individuò, in volto la paura e la tristezza per la perdita di tutti i suoi soldati, della sua gente. Aveva riposto le spade nei foderi, la resistenza di Bard e di Legolas doveva aver funzionato perché non si sentivano più le urla dal secondo livello, solo un debole cozzare di lame.

<< Ann!>> la voce dell’elfo la raggiunse, mentre si alzava a fatica aiutata dal re degli elfi.

<< Li abbiamo sconfitti, ma arriverà un’altra ondata>> gli comunicò la guerriera. Sapeva infatti che non sarebbe finita lì, la visione di Sauron era stata chiara. Si voltò verso Colle Corvo, i quattro nani non si vedevano più e si chiese se avessero già raggiunto la cima.

L’elfo raggiunse la guerriera accompagnato da Gandalf e da Bilbo, si chiese quando quei due fossero arrivati a Dale, ma si concentrò sullo stregone.

<< Gandalf, devo raggiungere Thorin e avvertirlo. Un esercito è in arrivo da Nord!>> sul volto dell’Istari si fece strada una smorfia e annuì. Stava per partire in direzione dei nani ma una mano sul suo braccio la fermò. Il suo sguardo salì fino a incontrare gli occhi di Legolas, che la fissavano in una supplica silenziosa.

<< Non andare, non puoi farcela da sola contro un esercito di orchi di Gundabad>> rivolse un sorriso dolce al suo amico e si liberò gentilmente della mano che le impediva di proseguire.

<< Tutto questo è per colpa mia, io devo rimediare>> disse semplicemente prima di voltarsi e iniziare a correre verso Colle Corvo.

Non aveva fatto molta strada quando si sentì sollevare da due mani conosciute. In qualche modo sapeva che l’avrebbe seguita, ma non avrebbe mai avuto il cuore di chiedergli di correre quel rischio per dei nani. Si diede una piccola spinta e si accomodò dietro a Legolas, mentre questo spronava il suo bianco destriero al galoppo verso il Nemico. Si tenne al petto dell’elfo assecondando i movimenti dell’animale sotto di loro e cercò di individuare i nani scrutando l’altura dinanzi a loro. Lo stridio di uno stormo di pipistrelli giunse alle loro orecchie, facendo voltare Legolas nella loro direzione. Lanciò un’occhiata alla guerriera dietro di lui e un sorriso furbetto si fece strada sul suo viso.

<< Cosa?>> domandò lei non capendo il motivo di quel gesto, ma quando vide lo stormo capì le intenzioni del principe.

<< Oh no, Laeg non penserai davvero di…>> non fece in tempo a terminare la frase che l’amico si era già dato una spinta verso l’alto afferrando le zampe di un grosso pipistrello. La guerriera guardò l’elfo che veniva trasportato in volo verso Colle Corvo, mentre lei afferrava qualche ciuffo di criniera e spronava ancora il cavallo con dolci parole elfiche di incoraggiamento. Il destriero non se lo fece ripetere due volte e aumentò l’andatura, mentre il vento freddo si infrangeva su di loro.

 

***

Quando arrivò a Colle Corvo una grande nebbia sembrava avvolgerlo, mentre il silenzio regnava sovrano in quella desolazione di freddo e ghiaccio. Aveva lasciato il cavallo libero di ritornare a Dale, dove sarebbe stato sicuramente più al sicuro. Cercando di fare meno rumore possibile sfoderò la spada e si infilò in un cunicolo scavato nella pietra. Doveva trovarsi all’interno di una delle torri di guardia di Colle Corvo, usata molti anni prima come punto di osservazione strategico sia per Dale che per Erebor. Aguzzò la vista e affinò l’udito nella speranza di cogliere anche il minimo movimento, ma sembrava deserta e abbandonata. Pensò che forse i nani si trovavano nella torre successiva e si sporse dalla balconata infondo al corridoio in cui si trovava. Riusciva a vedere solo una grande distesa di ghiaccio, sotto la quale doveva scorrere un fiumiciattolo. Un rombo al piano superiore le fece gelare il sangue nelle vene, mentre una luce arancione iniziava a farsi avanti, fino a rivelare la presenza di Azog e non era solo.

L’Orco Pallido era accompagnato da un manipolo di orchi e trascinava Fili per i capelli, fino al bordo della torre. Eruannie sentì la voce di Thorin dall’altra parte del fiume ghiacciato, ma non riuscì a vederlo.

Sentiva i lamenti e i tentativi del giovane Durin di liberarsi dalla presa del suo aguzzino, ma furono tutti vani. Azog si rivolse a Thorin nella lingua oscura di Mordor, lingua che Eruannie aveva appreso nel corso della sua lunga vita, anche se in quel momento avrebbe preferito ignorarla.

<< Prima muore questo>> disse alzando Fili fino a farlo ciondolare nel baratro che lo separava dal suolo.

<< Poi il fratello e infine morirai tu, Thorin Scudodiquercia>> la guerriera si girò e cercò un modo per raggiungere Azog prima che potesse fare del male a Fili, ma era troppo tardi. Sentì l’urlo di disperazione del nano che cercava di convincere gli altri a scappare e poi un tonfo al piano sotto di lei.

“No, Fee” pensò mentre il suo cuore perdeva un battito. No, doveva aver sentito male. Fili non era morto, qualcuno doveva aver trafitto Azog, magari Legolas con una delle sue frecce, il tonfo che aveva sentito era il corpo dell’orco che si schiantava al suolo. Udì il verso furioso di Kili, doveva trovarsi al piano sotto il suo e se lo conosceva bene era certa che si sarebbe gettato ad affrontare l’orco senza pensarci due volte. Doveva fermarlo, un esercito stava avanzando contro di loro e li avrebbe colti di sorpresa. Era tutta una trappola, dovevano tornare indietro. Iniziò a correre in direzione del nano più giovane, facendosi strada tra la sozzura di orchi che le si parava davanti ogni passo che faceva. L’esercito di Gundabad doveva essere arrivato e come aveva potuto vedere dalla visione di Sauron erano fin troppi.

Quando arrivò allo spiazzo sotto la torre vide il giovane Durin che affrontava con coraggio e con forza il figlio di Azog. La rabbia l’avvolse, quella feccia non ne aveva avuto abbastanza dal loro scontro ad Esgaroth?

Si gettò contro di lui puntandogli la spada alla gola e permettendo a Kili di liberarsi dalla sua presa mortale. Il nano sorrise in direzione dell’Elfa e si rialzò, giusto in tempo per vedersi la guerriera scagliata addosso come se non pesasse niente.

<< Pushdug!>> urlò irato l’orco, mentre si preparava a sferrare un fendente con la sua ascia sudicia. La guerriera fu più rapida, alzò la spada e parò l’attacco, facendo leva sul braccio libero per alzarsi e fronteggiare il gigante. Pur essendo un elfo a tutti gli effetti, sembrava essere comunque in svantaggio contro la progenie di Azog. Non riusciva per niente a fare breccia nella sua armatura e più che attaccarlo cercava di difendersi. L'orco la ferì all'addome con un fendente poderoso, ma lei non vi badò e continuò a contrastarlo.

Il nano alle sue spalle l’affiancò, ma anche unendo le loro forze non riuscirono a contrastarlo. Bolg diede una spinta a Kili e lo fece sbattere contro alla parete dietro di lui, mentre con la mano libera afferrava Eruannie alla gola alzandola da terra. La guerriera assottigliò lo sguardo e ringhiò di rabbia verso il suo nemico, prima di assestargli un calcio al ginocchio facendolo piegare. Questo fece infuriare ancora di più Bolg che la scaraventò contro a una parete della torre. Alzò la sua mazza appuntita sopra di sé e si preparò a trafiggerla, ma Kili si parò davanti a lui attirando la sua attenzione. Ingaggiò una lotta contro il gigante che riuscì a immobilizzarlo, l’arma pronta per infliggergli il colpo di grazia. Eruannie scattò in piedi e tentò in tutti i modi di bloccarlo, trattenendolo per il manico della mazza da guerra, ma Bolg si liberò facilmente di lei facendola cadere ai suoi piedi e intrappolandola sotto il peso di uno di essi. Mentre l’Elfa cercava invano di liberarsi da quella morsa, vide l’orco calare l’arma sul petto di Kili. Un altro pezzo del suo cuore si strappò, le mancava il fiato e non sapeva dire con certezza se fosse dovuto al peso del gigante o al dolore di vedere morire un altro amico. Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre il nano le mandava un ultimo sguardo carico di disperazione. L’orco ghignò e lasciò cadere a terra il corpo privo di vita del suo nemico, concentrandosi sull’Elfa. La guerriera fu percorsa da una scarica di adrenalina che le diede la forza di liberarsi, torse il piede dell’orco che allentò la presa e questo le permise di sgusciare da quella trappola mortale. Si gettò con rabbia contro di lui e iniziò a sferrare una serie di pugni, arrivando a farsi sanguinare le nocche. Con una mano corse ad afferrare la spada ma trovò il fodero vuoto al suo fianco.

Con la coda dell’occhio vide che l’arma giaceva a terra, troppo lontana per raggiungerla. Caricò l’orco con tutta la forza che le era rimasta, ma questo riuscì ad afferrarla per la collottola e a gettarla ancora una volta contro la parete di pietra. Ormai era priva di forze, troppo stanca per combattere e con la testa che le doleva. Bolg si avvicinò alla sua preda passandosi la lingua sulle labbra, avrebbe mangiato carne di elfo quel giorno. Un sibilo sopra di loro attirò la sua attenzione, mentre un calcio poderoso gli fece inarcare la testa all’indietro.

Eruannie mise a fuoco il nuovo arrivato e vide Legolas atterrare a pochi passi da lei, brandendo Orcrist e preparandosi ad attaccare l’orco con una serie di movimenti fluidi.

“Esibizionista” pensò l’Elfa, mentre strisciava verso il corpo inerme di Kili, afferrando la sua spada che il nano teneva ancora in pugno. Doveva trovare Thorin, doveva aiutarlo prima che Azog uccidesse anche lui. Ma prima dovevano liberarsi di quel mostro che si trovavano davanti, Bolg doveva pagare per le vite strappate. Si alzò e con un urlo di rabbia si gettò contro l’orco, iniziando una danza insieme a Legolas fatta di fendenti e piroette per schivare i suoi attacchi. Quando l’elfo veniva respinto, la guerriera andava all’attacco e viceversa, finché Eruannie riuscì a trovare il suo punto debole. Mentre Legolas gli teneva le braccia bloccate dietro la schiena, la guerriera si diede uno slancio facendo leva su una delle gambe dell’orco, e sferrò il colpo finale che lo decapitò. Quella non era stata una mossa molto leale, ma lui aveva ucciso Kili e presto quella sozzura di suo padre lo avrebbe raggiunto.

Legolas lasciò cadere nel vuoto il corpo senza vita di Bolg per poi concentrarsi su Eruannie. Era ferita in più punti, le mani erano coperte del suo sangue e di quello degli orchi. I vestiti erano ormai diventati una grande macchia nera e numerosi graffi si potevano intravedere sul volto dell’Elfa.

Non ti è bastata tutta questa morte? Ne vuoi ancora?” la voce di Sauron invase la sua mente, mentre un conato di vomito la fece piegare fino a inginocchiarsi. Legolas la raggiunse e le afferrò le spalle, scuotendola dolcemente e chiedendole se si sentisse male, ma la voce dell’elfo non poteva raggiungerla in quel momento.

Se proprio insisti…dov’è il caro Thorin?” sul volto dell’Elfa si dipinse un’espressione di pura paura, mentre si aggrappava alla casacca del principe di Bosco Atro e cercava di alzarsi, mentre questo la strinse in un abbraccio fraintendendo i suoi gesti.

<< Stai ferma, Bolg o qualche orco deve averti ferita>> l’elfo stava sussurrando, ma lei lo sentiva bene. Cosa stava dicendo? Non era ferita, stava benissimo e doveva raggiungere Thorin prima che Azog portasse via anche lui.

Si divincolò dalla sua presa e iniziò a correre verso i rumori della battaglia. Riusciva a sentire il respiro di Thorin, affannato per le ferite e per la stanchezza, ma non lo vedeva per via della nebbia ancora fitta. Raggiunse una piccola sporgenza e lo vide, il volto illuminato dai raggi del sole al tramonto, lo sguardo fisso sulla lastra di ghiaccio sotto di sé. Eruannie non capì subito che cosa stesse osservando, ma cosa le importava? Era vivo, era lì a pochi passi e se si fosse messa a correre lo avrebbe raggiunto. Sul volto del nano non vi erano più la follia e la rabbia di quando erano nella Montagna, era tornato il suo amato Thorin di sempre. Sorrise, seppur tristemente. Avevano perso molti amici e alleati, per non parlare dei giovani Fili e Kili, avrebbero pianto le loro morti e solo i Valar potevano sapere se Thorin si sarebbe mai perdonato per aver condotto alla morte i suoi nipoti. Ma quel momento di serenità svanì dopo pochi secondi, quando una lama trapassò il ghiaccio sotto i piedi di Thorin e penetrò nello stivale del nano fino a sbucare dall’altra parte. Il re dei nani gridò di dolore e di sorpresa, mentre il ghiaccio si rompeva rivelando il corpo fradicio di Azog. Thorin cadde all’indietro e picchiò la schiena sulla lastra gelata, mentre il suo nemico sferrava colpi micidiali che lui tentava di parare. Eruannie provò a muoversi per andare in aiuto del nano, ma qualcosa la teneva bloccata. Quando abbassò lo sguardo trovò le braccia di Legolas serrate al suo petto. Cercò di divincolarsi, ma l’elfo era più forte e in più non era stato pestato a sangue da Bolg.

<< Lasciami!>> urlò l’Elfa con rabbia, tentando di liberarsi dalla presa del principe. Vide Thorin bloccare un ultimo fendente diretto al suo cuore, la lama del Profanatore era a un soffio dal petto del nano e a dividerli vi era solo la spada di quest’ultimo. Eruannie pestò un piede a Legolas e gli assestò una gomitata nello stomaco, riuscendo finalmente nell’impresa. Fece pochi passi verso Thorin, ma quando lo vide togliere la spada che gli permetteva di rimanere in vita si bloccò, così come il suo cuore. Azog trafisse con ferocia il nano che emise un lamento straziante, mentre sul volto di Eruannie si fece strada un dolore mai provato. Urlò nella direzione dei due spalancando gli occhi e distraendo momentaneamente l’Orco Pallido che si voltò verso di lei. Thorin ne approfittò per trafiggerlo a sua volta e, voltandolo sulla schiena e sovrastandolo, affondò ancora di più la lama fino a sentire che oltrepassava anche la lastra di ghiaccio sotto di loro.

Eruannie ritrovò le forze e iniziò a correre verso il nano, che si era lasciato cadere sul bordo del fiume ghiacciato. L’Elfa si inginocchiò al suo fianco e gli alzò la testa, portandosela in grembo. Le lacrime iniziarono a uscire come non mai, bagnando anche il volto del re dei nani che le sorrise debolmente, mentre con una mano guantata cercava di asciugargliele.

<< Sei tornata da me…>> disse in un sussurro, con gli occhi azzurri che cercavano di memorizzare ogni singolo particolare. Lei annuì e iniziò a premere sulla ferita inferta da Azog, maledicendosi per aver rinunciato ai suoi poteri. Avrebbe potuto salvarlo, avrebbe potuto guarirlo.

<< Sempre>> dichiarò con fermezza lei, tirando su con il naso e avvicinando le loro labbra.

<< E per sempre>> concluse lui quando si furono separati, lanciando un ultimo sguardo alla Montagna Solitaria davanti a loro. Eruannie iniziò a piangere in silenzio, la vita aveva abbandonato il corpo di Thorin. Lui l’aveva lasciata da sola, l’aveva abbandonata. Il sempre e per sempre non le pareva poi così eterno ora. Lanciò un urlo di dolore che fece rabbrividire chiunque, avrebbe fatto paura anche a Sauron se lo avesse udito. Iniziò a scuotere il corpo del nano e ripetere frasi sconnesse nel tentativo di riportarlo da lei.

<< Devi tornare!>> continuava ad urlare, scossa da singhiozzi e tremolii, mentre qualcuno le cingeva le spalle. Non voleva lasciarlo, loro erano destinati a stare insieme altrimenti per quale motivo i Valar l’avevano portata indietro tutte quelle volte? Perché farle vivere quella vita per poi portarle via l’uomo che amava?

Legolas cercò di issarla per allontanarla dal corpo del nano, ma lei si divincolò ringhiandogli contro.

<< Stai lontano da noi, elfo!>> gli sibilò ad un centimetro dal volto, lasciandolo perplesso. Poteva capire il suo dolore, anche lui avrebbe provato lo stesso se l’avesse vista morire davanti ai suoi occhi.

Non seppe dire quanto tempo rimase abbracciata al nano, forse passarono minuti, forse ore oppure giorni, non le importava. Voleva essere lasciata lì al freddo, a morire congelata per poterlo raggiungere. Il dolore che provava sovrastava qualsiasi altra emozione, odiava Legolas per averle impedito di correre da lui e odiava se stessa per non essere stata in grado di proteggere chi amava. A un certo punto qualcuno andò da lei, ma non riusciva né a vedere né a sentire chi o cosa le stessero dicendo. Non sentì nemmeno che il corpo di Thorin le veniva sottratto, si acquattò semplicemente contro il ghiaccio fissando un punto indefinito all’orizzonte. Cosa avrebbe fatto senza di lui? Non era più niente senza Thorin, non avrebbe più avuto alcun senso vivere senza di lui. Una grandissima voragine si era creata nel suo petto, il suo cuore era stato strappato via nel momento stesso in cui Azog aveva trapassato quello del nano. Voleva morire, perché nessuno voleva capirla e lasciarla lì? Si sentì sollevare da due braccia forti e istintivamente si voltò a guardare il nuovo arrivato, scontrandosi con due occhi azzurri e per un attimo le sembrò di vedere il volto di Thorin. Il suo viso si illuminò, poco prima di rendersi conto che in realtà si trattava di Legolas e si rabbuiò un’altra volta, perdendosi a osservare il nulla.

La portò sulla stessa sporgenza dove i nani si erano radunati e la fece sedere con la schiena contro alla parete ghiacciata della fortezza. I singhiozzi dei membri della Compagnia arrivarono alle orecchie dell’Elfa come ovattati.

L’elfo le scostò qualche ciocca dal viso, mentre la sua mano indugiò su una guancia della guerriera e la lasciò lì per qualche istante. Gli occhi dell’Elfa guizzarono verso i suoi, facendolo sussultare leggermente, mentre anche lei faceva correre una mano verso la sua. Strinse la sua presa e si alzò, fronteggiandolo e fulminandolo con lo sguardo.

<< È tutta colpa tua, principino dei miei stivali!>> la voce era rotta dal dolore che provava, un male talmente profondo da sgretolarla piano piano dall’interno.

<< Non dovevi impedirmi di salvarlo, ora pagherai insieme a me il prezzo di questa tua azione per il resto delle nostre vite dannate>> furono le ultime parole che rivolse all’elfo, prima di voltarsi e trascinarsi verso il corpo senza vita di Thorin.

Balin l’abbracciò in silenzio, il corpo scosso da singhiozzi e lamenti. Solo i suoi compagni potevano capire il dolore che lei stessa stava provando. Si inginocchiò e accolse tra le braccia il piccolo Bilbo in lacrime, passando una mano sulla schiena dello hobbit in segno di conforto, come se qualcosa potesse fargli trovare pace in quel momento. Ad uno ad uno, i nani andarono da lei piangendo e abbracciandola, mentre lei si lasciava scappare qualche lacrima silenziosa. Dáin arrivò con qualcuno dei suoi soldati e prepararono delle lettighe per trasportare i cadaveri dei tre Durin fino ad Erebor.

Eruannie non disse una parola per tutto il tragitto e, una volta entrati nella Montagna, si dileguò silenziosamente dirigendosi verso quelle che una volta erano state le sue stanze. Chiuse la porta alle sue spalle e non la riaprì più. Vani furono i tentativi di Bilbo, di Balin e di Dwalin per convincerla a mangiare o a uscire, si stava lasciando morire lentamente e a lei andava bene così.

Dopotutto, una parte di lei era morta quel giorno a Colle Corvo.

 

 

E: tuo figlio se la caverà

T: lo hai addestrato tu

B: Letame!

Angolo autrice:

Salve, so che molti mi odieranno per la triste fine dei nostri amati nani, I'm sorry.

Ammetto di aver pianto io stessa mentre scrivevo sia questo che i prossimi capitoli che verranno, ma nella mia mente malata credo che quando una storia o un film ti fanno provare davvero le emozioni dei personaggi vuol dire che sono ben fatti. La mia speranza è quella di aver trasmesso anche a voi le stesse emozioni, fatemi sapere!

Baci,

Giuls

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo XVII ***


Capitolo XVII

CAPITOLO XVII

 

E la gente si inginocchiava e pregava

Al Dio neon che avevano creato

E l'insegna lampeggiò il suo avvertimento

Nelle parole che stava formando

E l'insegna diceva,

"Le parole dei profeti sono scritte nei muri della metropolitana

E nei caseggiati "

E sussurrò nel suono del silenzio...

 

 

Erano giorni ormai che l’Elfa non si faceva vedere e che non mangiava nulla. I nani e Bilbo erano preoccupati, anche Gandalf non era riuscito a convincerla ad uscire. Lo stregone quel giorno si armò di buona volontà e si costrinse ad affrontare la guerriera.

Bussò con il bastone contro la porta delle stanze di Eruannie. Dopo aver portato i feretri dei tre nani, Dáin si era dato da fare come nuovo Re Sotto la Montagna e aveva iniziato i lavori di ricostruzione di Erebor. Le macerie erano state spostate, i cadaveri bruciati dei loro parenti avevano ricevuto una degna sepoltura e le varie sale e stanze pulite. La Montagna Solitaria stava ritornando piano piano al suo antico splendore, ma la morte dei tre Durin era stata una grave perdita per tutti loro e la gioia per aver riconquistato il Regno veniva eclissata dal dolore.

Gandalf si schiarì la voce non ricevendo nessuna risposta da parte della guerriera.

<< Se non apri immediatamente mi costringi a buttarla giù con la forza e sai che sono capace di farlo, signorinella>> dei deboli rumori si avvicinarono alla porta, che fu spalancata con non poca difficoltà. Lo stregone inclinò il capo di lato osservando la figura esile che si ritrovava davanti. Il volto di Eruannie era sciupato, pur essendo una creatura eterea la vita in lei si stava spegnendo. Gandalf fece una smorfia e allungò le braccia verso la guerriera, attirandola a sé in un abbraccio che sapeva di casa. Dopo giorni di chiusura totale verso il mondo, Eruannie si lasciò andare ad un pianto liberatorio, soffocando i gemiti di dolore nelle vesti vecchie e sgualcite dello stregone. Gandalf rimase in silenzio, le diede delle piccole pacche sulla schiena e le carezzò i capelli, sentendo lui stesso quel dolore che attanagliava il cuore dell’Elfa. Non vi erano parole per descrivere quanto provava. Lo stregone la tenne stretta per quelli che parvero minuti interminabili, mentre dei forti singhiozzi scuotevano il corpo della guerriera.

<< Stanno per essere celebrati i funerali, Ann. So che a loro tutti farebbe piacere se tu ci fossi>> sussurrò lo stregone dopo qualche istante, mentre la guerriera annuiva sulla sua spalla. Fece un cenno con il capo e Bilbo sgusciò da dietro una colonna insieme a Dwalin. Lo hobbit tirò leggermente la casacca di Eruannie, notando con disappunto che non si era cambiata dalla battaglia. L’Elfa si voltò verso l’amico e gli rivolse un debole sorriso, mentre questo la prendeva per mano e la riaccompagnava nella sua stanza seguito da Dwalin.

<< Non abbiamo intenzione di farti noi il bagno come due sguattere, quindi datti da fare e renditi presentabile>> la guerriera sapeva che non voleva essere duro con lei, ma era il suo modo per spronarla a darsi una sistemata. Mentre l’Elfa spariva nel salone del bagno, lo hobbit e il nano si misero all’opera per rassettare la sua camera. I due fecero portare dell’acqua e la guerriera la mise a scaldare su un caminetto che accese prontamente Dwalin. Nessuno parlò nell’attesa e quando l’acqua raggiunse la temperatura giusta il nano andò a versarla nella vasca, lasciando poi sola l’Elfa. Di fronte a quella tinozza fumante prese un bel respiro, per poi cominciare a togliersi quei vestiti ormai logori e impregnati di sangue nero di orco. Si calò nell’acqua fumante e lasciò che il caldo le sciogliesse i muscoli e le riscaldasse le ossa. Quel tepore la cullò e lasciò che delle calde lacrime si confondessero con l’acqua, mentre si dava da fare per rimuovere i segni della battaglia dal suo corpo per poi dedicarsi a districare i lunghi capelli corvini. Lo scontro con Bolg le aveva procurato non poche ferite, ma non se ne era mai preoccupata fino a quel momento. La spalla della spada le doleva, doveva essersela storta. Aveva un graffio profondo sullo zigomo sinistro che le fece stringere le labbra quando vi passò sopra una mano. Quando lavò i capelli ritrovò un grumo di sangue rappreso, segno che doveva essersi già rimarginato il taglio provocato dall’impatto contro la roccia. Ringraziò tanto l’Orco che l’aveva ridotta in quello stato, se avesse fatto un buon lavoro non sarebbe lì ad arrovellarsi nei sensi di colpa. La ferita al fianco era quella più grave di tutte, era abbastanza profonda da farle perdere ancora sangue, ma non abbastanza da farla morire dissanguata.

<< Non me ne va bene una…>> sospirò abbattuta, mentre un debole sorriso sarcastico le spuntava sul viso stanco. Sfregò la sua pelle in più punti in modo da eliminare ogni traccia della battaglia, soffermandosi sui palmi delle mani. Li osservò per qualche istante, studiandoli a fondo e chiedendosi se avrebbe potuto salvare la vita a Thorin e ai suoi nipoti se non avesse rinunciato alla magia. Dopo quella che le parve un’eternità, scoppiò in un pianto disperato, nascondendo il viso tra le mani e scivolando nella vasca fino a lasciare che l’acqua le coprisse il mento.

Quando l’acqua si fu raffreddata, uscì dalla vasca e si tamponò con dei teli che trovò in un cassetto. Si stupì nel vedere che si erano mantenuti bene nonostante tutti gli anni passati. Si avvolse nel panno e si diresse nella camera dove trovò il nano e lo hobbit che arrossirono fino alla punta dei capelli.

<< Per Durin, uscite di qui!>> li fulminò con lo sguardo e indicò loro la porta della stanza, mentre quelli si dileguavano.

<< Dite a Gandalf che so ancora vestirmi da sola, razza di zucconi!>> chiuse la porta con un tonfo e sentì lo stregone ridacchiare dall’altra parte. Si fece portare delle bende e iniziò a medicare le proprie ferite, assicurandosi di nascondere con cura quella sulla nuca. Oin le portò alcuni fili e un ago per mettere alcuni punti sull’incisione al fianco, prima di bendarla accuratamente. Quando fu di nuovo sola, aprì il grosso armadio impolverato e afferrò il primo vestito nero che le capitò a tiro. Lo indossò e iniziò a intrecciarsi i capelli come era tipico della cultura nanica, mentre abbandonava il suo corpo sul materasso del grande letto. Aprì un cassettino e vi trovò al suo interno alcuni fermagli d’argento. Li applicò ai lati della testa, in modo da fissare le treccine che stava creando. Ripensò alla scena di poco prima con Dwalin e Bilbo e la trovò molto buffa. Senza rendersene conto iniziò a ridere sempre più forte, più la risata aumentava più si rendeva conto di quanto fosse inappropriata per la situazione e rideva ancora di più. Calde lacrime iniziarono a solcarle il volto e in breve quella risata si tramutò in un pianto straziante. Dwalin le fu accanto senza che si accorgesse che qualcuno aveva aperto la porta. Qualcuno le allungò una bottiglia con un intruglio e lo deglutì rapida, sentendo subito dopo una piacevole sensazione invaderla. Quei sentimenti contrastanti si erano affievoliti, ma non erano scomparsi. Dwalin proseguì il lavoro da lei iniziato e, in poco tempo, si ritrovò la testa piena di treccine ordinate, fissate da fermagli argentei. Bilbo allungò una mano e l’aiutò ad alzarsi, prima di dirigersi in silenzio alla cerimonia di sepoltura.

La sala era illuminata da fiaccole e candele, mentre tutto il popolo di Durin osservava le salme dei tre guerrieri. Avevano adagiato i nipoti uno accanto all’altro, mettendo Thorin al centro. Tra le sue mani splendeva l’Arkengemma, la maledetta pietra che lo aveva portato alla pazzia. Eruannie distolse lo sguardo dal gioiello e iniziò a camminare insieme a Bilbo, fermandosi prima da Kili e depositando un bacio sulla sua fronte, mentre recitava una preghiera per la sua anima. Poi fu il turno di Fili e ripeté lo stesso rito, mentre un grosso macigno le gravava sul cuore. Come potevano essere morti davvero? Come aveva fatto a perderli tutti e tre?

Infine, fu il turno di Thorin e lì tutti ebbero il timore che non si sarebbe mai più staccata dal suo corpo come a Colle Corvo. Ma ormai sapeva che l’aveva abbandonata, che l’amore della sua vita aveva lasciato quelle terre. Si perse a contemplare lo sguardo sereno del nano, scostandogli un capello che gli copriva il volto. Appoggiò la fronte a quella del nano e sorrise debolmente, fece correre una mano al ciondolo che lui le aveva regalato anni prima e, con un colpo secco, lo staccò dal collo e lo infilò all’interno della giacca del nano.

<< Sempre>> sussurrò, prima di avvicinare le sue labbra a quelle ormai prive di vita di lui.

<< E per sempre>> terminò dopo essersi staccata, lanciando un ultimo sguardo al nano. Pensò che qualunque vita le avrebbe riservato il futuro, sarebbe stata una vita vuota e priva di senso.

Si allontanò da Thorin e raggiunse gli altri nani, mentre le trombe di Dale risuonavano in tutta la vallata per rendere omaggio non solo ai figli di Durin, ma anche a tutte le persone che avevano dato la loro vita per respingere il Male. Uomini, nani ed elfi avevano combattuto insieme e insieme aveva vinto, ma a quale prezzo?

Eruannie rimase nella sala anche quando questa si fu svuotata del tutto, lo sguardo fisso davanti a sé perso ad osservare il nulla. Un rumore alle sue spalle le fece capire che non era più sola.

Senza voltarsi salutò il nuovo arrivato con un cenno del capo e Gandalf si accomodò accanto a lei, offrendole la sua pipa dopo aver tirato qualche boccata.

<< Grazie>> sussurrò lei accettando volentieri e aspirando a fondo, lasciando che il fumo le invadesse i polmoni e le rilassasse le membra.

<< Non sei mai stata così silenziosa, ragazza>> esordì l’Istari con voce profonda, mentre osservava le candele e i ceri che andavano via via spegnendosi e consumandosi. La guerriera gli restituì la pipa dopo aver aspirato un’ultima volta.

<< L’ho perso, Gandalf…>> replicò semplicemente lei, mentre con una mano giocherellava con il bordo del vestito.

<< Tu non lo hai perso, mia cara>> Eruannie era troppo stanca per stare ai giochi criptici dello stregone, ma sapeva che ovunque si fosse rintanata lui l’avrebbe seguita, così si limitò ad inarcare un sopracciglio in attesa di una delucidazione.

<< Lui sarà sempre con te, qui dentro>> lo stregone indicò il petto della guerriera con la punta della pipa, sorridendole tristemente.

<< Il sempre e per sempre non esiste, Gandalf. Ha smesso di esistere quando il cuore di Thorin ha smesso di battere>> sentenziò l’Elfa, riprendendosi la pipa e tirando un’altra boccata. Lo stregone ridacchiò e circondò la guerriera con un braccio.

<< Una cosa non può smettere di esistere solo perché tu non ci credi più, Thorin sarà sempre con te. In ogni decisione che tu prenderai, in ogni pensiero che farai, ogni volta che dovrai attraversare un fuoco e in ogni guerra che combatterai, lui sarà con te>> l’Elfa alzò gli occhi al cielo e aspirò l’Erba Pipa a lungo.

<< Non puoi rinchiuderti in te stessa, Sauron è vivo e si sta riorganizzando. Avremo bisogno del tuo aiuto, prima della fine>> la guerriera ridacchio tristemente mentre si lisciava i lunghi capelli corvini.

<< Cosa potrà mai fare una vecchia Elfa senza poteri come me?>> chiese inarcando un sopracciglio e restituendo la pipa all’Istari.

<< Sai, ho scoperto che anche la più piccola creatura può essere in grado di cambiare le sorti di una battaglia>> le rivolse un occhiolino prima di alzarsi e lasciarla con ai suoi pensieri.

La sua attenzione fu catturata da alcuni passi leggeri e da un profumo inconfondibile. Sorrise tristemente in direzione di Thranduil e fece un cenno del capo in segno di rispetto. Il sovrano elfico allungò una mano nella sua direzione, aiutandola ad alzarsi.

<< Mi dispiace per la tua perdita, Ann>> sentenziò mentre i suoi occhi coglievano ogni particolare del dolore che regnava in quelli dell’Elfa.

<< So che puoi capirmi, Thranduil. Lui era l’amore della mia vita e se sono destinata a provare questo sentimento per il resto della mia vita eterna ti prego di porvi fine ora, questo…questo è peggio della morte stessa>> il re compì un atto del tutto inaspettato, l’afferrò per i polsi e l’attirò a sé, stringendola come un padre con la propria figlia.

<< Non posso prometterti che sparirà, avrai per sempre con te questo dolore. Ma posso assicurarti che si affievolirà, con il tempo. Certi giorni farà più male, altri meno>> perlomeno era stato onesto nei suoi confronti, la guerriera sapeva che lui era l’unico a capire appieno quello che provava in quel momento.

<< Mio figlio…>> Eruannie alzò gli occhi al cielo e si staccò da quell’abbraccio, era pur sempre Thranduil e in qualche modo avrebbe sempre trovato il modo di rovinare un momento come quello.

<< Non ho intenzione di parlare di Legolas il giorno del funerale di Thorin. È anche colpa sua se è morto, ti prego di non proseguire>> il re degli elfi annuì semplicemente, prima di congedarsi dalla vecchia amica.

 

***

 

Nei mesi successivi alla Battaglia delle Cinque Armate, così l’avevano chiamata i racconta storie, Eruannie aveva aiutato il popolo di Erebor a ricostruire il loro Regno, mentre i nani avevano finalmente fatto ritorno dai Monti Azzurri. Aveva pianto insieme a Dìs e con lei aveva fatto visita ogni giorno alle lapidi dei loro amati. Gloìn le aveva presentato sua moglie e suo figlio Gimli, un giovane nano di appena una sessantina di anni che assomigliava molto al suo papà. Era un nanetto curioso e il piccolo Gimli le aveva chiesto di raccontargli come avevano fatto a sconfiggere gli orchi cattivi. Eruannie gli aveva pazientemente narrato tutta la vicenda, inserendo qualche colpo di scena cruento che sembrava piacere molto al nano.

Le settimane erano trascorse veloci ed era giunto il momento di lasciare Erebor e fare ritorno ad Imladris, da suo fratello e dai suoi nipoti.

Si congedò dai suoi compagni con i dovuti rispetti, consolando il piccolo Gimli che non voleva lasciarla partire.

<< Ci rivedremo, mio caro. Verrò a trovarvi non appena mi sarà possibile>> ma in cuor suo sapeva che il dolore di ritornare sarebbe stato troppo grande per lei, troppi ricordi erano racchiusi in quella Montagna.

Il giovane Ori arrivò da loro di corsa con una sacca tra le mani, si affrettò a porgere il bagaglio alla guerriera e balbettò qualcosa sul fatto che potesse servirle nel viaggio di ritorno, diventando improvvisamente rosso in volto.

L’Elfa sorrise e lui distolse lo sguardo, improvvisamente attirato dalla punta dei suoi piedi. Salutò i nani uno ad uno, attardandosi con Balin e Dwalin. Si inginocchiò per guardarli meglio negli occhi e sorrise a entrambi.

<< Ve la caverete, ve la siete sempre cavata>> cercò di consolarli invano, mentre al più anziano iniziavano ad affiorare le prime lacrime.

<< Ci mancherai, ragazza>> sbuffò fuori Dwalin, mentre si avvicinava alla vecchia amica e faceva combaciare le loro fronti.

<< Non dimenticare la tua parte nanica, Ann>> l’Elfa afferrò le mani dell’amico e se le portò alle labbra, sussurrando una frase in Sindarin che il nano non capì. Sorrise beffarda e si allontanò dai suoi amici, salendo poi in sella a un cavallo gentilmente offerto da Bard, il nuovo Signore di Dale.

Salutò i suoi compagni un’ultima volta, prima di girarsi e affrontare il lungo viaggio che li attendeva. Gandalf voleva fermarsi da Thranduil sulla via del ritorno e rassicurò Eruannie che non vi avrebbero trovato il principe. Il Re degli Elfi lo aveva mandato in missione al Nord e l’Elfa non chiese ulteriori spiegazioni, lasciando morire lì la conversazione. Il piano di Gandalf era quello di passare per Bosco Atro per poi dirigersi verso le Montagne Nebbiose, da lì prendere il Caradhras e attraversare le Terre Selvagge fino a Imladris. Eruannie aveva insistito per riaccompagnare Bilbo fino alla Contea, quindi si sarebbero fermati giusto il necessario per riposarsi e ristorare qualche giorno nella Casa di Elrond. Eruannie si ritrovò a pensare che non si sarebbe mai immaginata di tornare a casa a mani vuote e con una voragine nel petto. Era contenta che i nani avessero riconquistato Erebor e che il piccolo Bilbo potesse far ritorno a casa Baggins, ma a lei cosa era rimasto se non un grande vuoto dentro?

Lo hobbit l’affiancò sul suo pony e si mise a studiare gli strani segni che aveva Eruannie sulla mano destra. Erano rune naniche impresse sulla pelle che si allungavano fino all’avambraccio.

La guerriera sorrise dell’espressione dubbiosa dello hobbit e gli spiegò che erano tatuaggi, Dwalin glieli aveva fatti qualche giorno prima rompendo la tradizione dei nani per cui nessun’altra razza poteva imprimere sulla propria pelle quei simboli. Il mezz’uomo le chiese il significato di quelle rune, ma lei rise dolcemente e gli spiegò che era una promessa a Thorin e che non avrebbe mai potuto rivelare a nessuno la traduzione di quelle rune. Sapeva bene che Gandalf o qualunque nano avrebbe potuto capirne il senso, ma conoscevano la cultura nanica e avrebbero avuto rispetto di quel tatuaggio.

Thranduil li accolse con un sorriso smagliante quando arrivarono nel Reame Boscoso. Eruannie non riuscì a spiegarsi se la sua gioia fosse dovuta al fatto che le gemme di Lasgaren erano finalmente ritornate a lui o se si era semplicemente fatto una tirata con della buona Erba Pipa, sta di fatto che fu contenta di non vedere nemmeno l’ombra di Legolas durante la loro permanenza.

Quando arrivò il momento di congedarsi al limitare di Bosco Atro, Thranduil fece una cosa alquanto inaspettata. Donò ad Eruannie una piccola pietra del suo tesoro, l’aveva fatta incastonare in un semplice anello d’oro bianco e risplendeva di pura luce stellare.

<< Thranduil sei sicuro…>> ma il Re la zittì con un’occhiataccia, prima di sciogliersi in un piccolo sorriso.

<< Lei avrebbe voluto così>> spiegò con un movimento della mano, come se a lui non costasse nulla quel semplice gesto. Ma la guerriera sapeva bene quanto gli costasse separarsi da una di quelle gemme, erano appartenute alla Regina e rappresentavano per lui la cosa più vicina a un ricordo della donna che aveva amato.

<< Legolas ti ama e ti amerà per sempre, Ann. Non puoi odiarlo per aver cercato di proteggerti>> sussurrò Thranduil prima che fossero troppo lontani per poterlo udire, ma la voce giunse ovviamente solo alle orecchie fini di Eruannie. Lanciò un ultimo sguardo all’elfo e lo salutò con un cenno del capo, venendo ricambiata con un gesto della mano in segno di addio.

Il viaggio verso Imladris durò un mese e mezzo, ripercorsero le loro tappe a ritroso e ogni volta era una stilettata nel cuore di Eruannie. Ogni posto le ricordava Thorin e i suoi nipoti, anche quando i ricordi erano tristi o bui come quelli delle Montagne Nebbiose, sentiva un vuoto dentro ripensando alle battute dei giovani Durin o a qualche battibecco con Thorin. La notte, quando pensava che nessuno la sentisse, piangeva silenziosamente ripercorrendo con un dito le rune della sua promessa.

Una volta giunti a Gran Burrone, Elrond cercò di estorcerle qualche parola, ma nemmeno Elrohir ed Elladan riuscirono a farla ridere come una volta. Quando si trovavano a bere insieme si concedeva qualche battuta o qualche risata, ma subito dopo la tristezza si faceva di nuovo strada in lei.

Il soggiorno nella Casa di Elrond riuscì a curare in parte le ferite del suo animo, riuscì a trovare un po’ di pace dopo tutto quel tormento. Ma quando si coricava la notte, i sensi di colpa e la voragine nel suo petto tornavano a tormentarla, facendole avere incubi ogni volta più tremendi dai quali si svegliava urlando. Qualche volta sognava di poter riabbracciare Thorin, ma dopo poco Azog lo trafiggeva lasciandolo sanguinante ai suoi piedi. Altre volte sognava che Sauron in persona lo torturava con le arti magiche per poi ucciderlo. Era stanca di continuare a vivere quell’inferno, così una volta cercò di togliersi la vita ma Arwen la trovò in tempo. Elrond curò le ferite sui suoi polsi e qualche settimana dopo partì insieme a Gandalf e a Bilbo per la Contea, verso la casa di quest’ultimo. Si congedò dallo hobbit che si lasciò sfuggire alcune lacrime, ma lo rassicurò che sarebbe andata a trovarlo così come aveva fatto con i nani. Anche in quell’occasione mentì, sapeva bene cos’avrebbe fatto una volta tornata a Imladris e non ci sarebbe stata Arwen a fermarla, sarebbe stata più astuta dell’ultima volta.

Ma quando ritornò a casa trovò la luce in persona ad attenderla. Dama Galadriel l’aveva aspettata e l’accolse con un sorriso materno. Per la prima volta dopo più di un anno, Eruannie sembrò ritornare la piccola Anna che aveva lasciato il convento e si gettò tra le braccia di quella che per vent’anni era stata Suor Jude. L’Elfa passò una mano sui capelli corvini della sua “bambina” e si fece raccontare quanto era successo nella sua avventura. Era da molto tempo che non si apriva così con qualcuno, ma Galadriel era stata la sua più fidata amica, colei che l’aveva seguita in quel mondo così lontano per proteggerla e che l’aveva cresciuta come una figlia quando aveva deciso di trasferire la sua anima nel corpo di una neonata.

<< Sono così stanca, Gal…>> l’Elfa sorrise a sentire quel soprannome e prese le mani dell’amica tra le sue, voltando i polsi verso l’alto e inarcando un sopracciglio alla vista dei segni che si era procurata. Eruannie si sottrasse a quella presa e si coprì le braccia con le maniche della casacca blu.

<< So cosa volevi fare una volta tornata a casa, ma ci sono metodi meno cruenti e più efficaci>> spiegò sapientemente la dama di Lothlorìen, mentre porgeva una piccola ampolla all’Elfa.

<< Cosa dovrei farci?>> chiese la guerriera girandosela tra le mani e studiandone il contenuto.

<< Questa è una pozione creata dalle acque di Bosco Atro e del mio Specchio>> Eruannie spalancò gli occhi a quella rivelazione. Aveva letto che era possibile creare una cosa del genere per cadere in un sonno simile alla morte, privo di sogni.

<< Spero che con questo tu possa trovare la pace che vai cercando e risanare finalmente le ferite del tuo cuore>> la guerriera scosse la testa senza distogliere lo sguardo dalla boccetta.

<< Non capisco, perché non lasciarmi semplicemente morire se comunque in parte lo sarò?>> fissò gli occhi blu in quelli grigi della dama, la quale le rivolse un sorriso caldo e dolce.

<< Perché noi avremo bisogno di te, quando l’Oscuro scenderà in guerra un’ultima volta>> la guerriera annuì leggermente e ripose la boccetta nella sua sacca a tracolla. La dama osservò quel bagaglio e piegò la testa di lato, aspettandosi una spiegazione.

<< Oh, me l’ha data uno dei miei amici nani. Mi ha detto che ci avrei trovato del materiale per il viaggio di ritorno>> disse aprendola e rivelando il suo contenuto alla dama della luce.

Estrasse i disegni di Ori, il quale l’aveva ritratta in molte occasioni senza essere scoperto, e una bizzarra pietra verde grande abbastanza da richiedere che fosse presa con entrambe le mani. Era semplice, con delle sfumature che si facevano man mano più scure fino ad arrivare al nero. Aveva una strana forma ovale un po’ ristretta verso l’alto.

Galadriel spalancò gli occhi e fece correre lo sguardo dalla pietra all’Elfa davanti a lei.

<< Ann, sai cosa stai tenendo tra le mani?>> chiese sorpresa all’amica, facendo un piccolo passo indietro.

La guerriera annuì con un debole sorriso sulle labbra. La prima volta che l’aveva vista aveva pensato di esserselo immaginato, ma quando aveva trovato la pietra nella sacca durante il viaggio di ritorno aveva posto alcune domande a Gandalf e aveva concluso di non averlo sognato.

<< È un uovo di drago, Gal. Mithrandir mi ha spiegato tutto sul loro allevamento, solitamente vengono cresciuti dai Signori Oscuri che li allevano affinché il loro unico pensiero sia l’oro e la distruzione, ma se cresciuti nel modo corretto possono rivelarsi addirittura affettuosi>> Galadriel continuava a fissare la guerriera con gli occhi sbarrati, mentre un pensiero si fece strada dentro di lei. Forse, anche senza i suoi poteri e la sua magia, la guerriera avrebbe potuto far pendere l’ago della bilancia dalla loro parte.

<< Gandalf dice che le uova si schiudono quando il loro padrone ne ha veramente bisogno ed evidentemente io non ne necessito ora>> concluse aggrottando la fronte e riponendo l’uovo nella sua sacca con fare protettivo. La dama davanti a lei le sorrise e si volse verso il Bruinen che scorreva silenzioso in quella giornata di autunno.

<< Devi riposare la tua anima per la guerra che giungerà, dovrai essere forte se vorremo sconfiggere l’Oscuro>> Eruannie la raggiunse e intrecciò una mano alla sua, poggiando la testa sulla sua spalla.

<< Sono pronta a morire per la Terra di Mezzo>> dichiarò, mentre il sole tramontava su quella giornata interminabile.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Epilogo ***


Epilogo

EPILOGO

 

La guerriera camminava sicura e spedita nel bosco di Imladris. I suoi piedi nudi venivano solleticati dai ciuffi d’erba mentre il vento faceva cadere le foglie autunnali dagli alberi.

Era un pomeriggio soleggiato di fine ottobre ed Eruannie indossava un vestito blu come la notte, le maniche si aprivano in corrispondenza della piega del gomito e lasciavano intravedere le rune naniche tatuate sul braccio destro.

Elrond e i suoi figli la seguivano. Mentre i gemelli non lasciavano trasparire nessuna emozione, ad Arwen scapparono alcune lacrime silenziose. Arrivarono in prossimità di una grotta e vi si addentrarono, la guerriera ammise di averla trovata durante una delle sue passeggiate nel bosco. Le era piaciuta così tanto che aveva impegnato tutti gli elfi di Imladris per creare una cripta al suo interno. Erano mesi infatti che aveva comunicato alla sua famiglia il desiderio di riposare in pace, aveva spiegato loro della pozione di Galadriel e del Sonno Eterno.

Suo fratello Elrond non era stato molto felice di quella decisione, le aveva proposto di partire per Valinor se non trovava conforto nella sua Casa, ma salpare per le Terre Immortali non le avrebbe portato mai la pace che desiderava. Se fosse stato per lei, l’avrebbe fatta finita con rapidità e grazia, ma Galadriel e Gandalf le avevano spiegato quanto fosse importante avere la sua forza di guerriera dalla parte del Bene, soprattutto da quando Sauron si era mostrato loro lasciando intuire che non era scomparso come tutti pensavano.

Scesero i gradini con eleganza senza proferire una parola, finché non si ritrovarono in un lungo corridoio di pietra illuminato da alcune torce. Sul fondo della cripta, circondato da candele e fiori profumati, vi era un altare modellato sulla roccia della grotta e, sopra di questo, era adagiata una teca in cristallo fatta su misura per l’ospite che avrebbe contenuto.

I quattro elfi sfilarono in silenzio finché non vi arrivarono davanti, lasciando che Eruannie si voltasse verso di loro per salutarli.

<< Questo non è un addio, miei cari. Tornerò da voi quando l’Oscurità tenterà di riappropriarsi di queste terre>> dicendo queste parole si avvicinò ai gemelli e prese la mano di ciascuno di loro, guardandoli con i suoi occhi blu.

<< Non preoccupatevi, le nostre feste al chiaro di luna non finiscono qui!>> cercò di rallegrarli, ma i due si scambiarono solo una rapida occhiata con un cenno di sorriso. Si rivolse poi ad Arwen. Sua nipote le somigliava molto, avevano gli stessi capelli mori leggermente mossi e lo stesso viso sottile.

<< Non provare pena per me, nipote mia>> e, dopo averle depositato un tenero bacio sulla fronte, i gemelli l’aiutarono a coricarsi all’interno della teca di cristallo. Elrond le mise tra le mani l’uovo di drago e indugiò qualche istante con l’ampolla di Galadriel in pugno.

<< Sei sicura?>> l’Elfa alzò gli occhi al cielo e afferrò la boccetta, lanciando un ultimo sguardo ai suoi nipoti.

<< Mi raccomando, fratello>> fece una breve pausa per bere il contenuto dell’ampolla tutto d’uno fiato.

<< Mi risveglierai solo quando sarà strettamente necessario farlo>> concluse adagiando il capo sul morbido cuscino di piume. Uno strano tepore l’avvolse, mentre il battito del suo cuore rallentava e le palpebre si facevano sempre più pesanti. Fu come addormentarsi, ma tutto il dolore che provava e la grande voragine che aveva nel petto scomparvero lentamente, portandosi via tutto quanto.

Eruannie la guerriera di Imladris era caduta nel Sonno Eterno e solo suo fratello Elrond avrebbe potuto svegliarla grazie all’antidoto donatogli da Galadriel in persona. Aveva promesso alla sorella che l’avrebbe svegliata quando la Terra di Mezzo avesse avuto bisogno di lei per combattere contro il Male, sapeva bene che se avesse utilizzato l’antidoto prima del dovuto lei gliel’avrebbe fatta pagare e non aveva nessuna intenzione di vedere la sua sorellina tirare fuori gli artigli.

La osservarono per qualche istante e controllarono che non fosse morta davvero. Poi, così come erano giunti, se ne andarono in silenzio.

Elrohir ed Elladan partirono qualche giorno dopo verso Nord, per unirsi ai Raminghi che controllavano le Terre Selvagge. Arwen rimase con suo padre e divenne la maestra di armi di Elessar, sostituendo la zia.

Non passava giorno senza che i due elfi andassero a trovare la guerriera nella sua cripta, mentre le stagioni si susseguivano. Passarono mesi, i mesi divennero anni e per quasi un secolo Eruannie riposò nella sua teca di cristallo, mentre il Sonno Eterno guariva le sue ferite e rimarginava il vuoto che si era creato in lei.

Erano passati settantacinque anni da quando aveva detto addio alla sorella, in quegli anni le voci sul ritorno dell’Oscuro Signore si erano sparse in tutte le terre e a tutti i popoli liberi. Era giunto il momento di risvegliare la sorella dal suo torpore durato fin troppo.



Angolo autrice:

Ebbene sì, eccoci giunti al termine di questa avventura durata per ben 4 anni! Ancora non ci credo di averla finita!

Ma vi avverto, sono in arrivo nuove avventure per la cara vecchia Ann! Spero che continuerete a seguirci!

Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno iniziato con noi (Annie e me, ovviamente...per il momento non soffro ancora del DBP...forse...) questo viaggio!

Chi l'ha messa tra le preferite:

caffeina3 
- lady anya blu Cullen
- Lucson89
- Odette Kahwamura 
- S h i n e r 
- Thorin78 

Chi l'ha messa tra le ricordate:

- anna_official
- Aralinn 
- piccina_inLove

Chi l'ha messa tra le seguite:

 - Elfosnape
- michela30 
- Quimelle Underwood 
- Shaara_2
- ThorinOakenshield


In particolare vorrei ringraziare ThorinOakenshield, Thorin78 e Quimelle Underwood che hanno lasciato qualche recensione nel corso della storia. Grazie mille per i consigli, gli incoraggiamenti e le belle parole!
E un grandissimo grazie anche a tutti voi che avete seguito questa storia fino alla fine! Spero di "rivedervi" nel seguito!

Baci,
Giuls

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3601135