Loving Akatsuki

di CortexiphanAddicted
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1: GRAZIE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2: QUELLA NUOVA ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3: LE STELLE ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 : ME LA PORTO ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5: IN VOLO ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6: ATTACCO ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7: FERITE ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8: CONOSCERSI ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9: BIANCO ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10: BAGNO DI MEZZANOTTE ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11: RISVEGLIO ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12: RAGAZZA ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Se ti si presentasse qualcuno dicendoti che nel tuo futuro perderai famiglia, casa, amici, la tua stessa pubblica immagine in un sol giorno e per colpa delle tue azioni tu non ci crederesti mai, non vorresti crederci.
Se potessi tornare indietro e rifare tutto daccapo sapendo quello che sarebbe successo non sono sicura che accetterei. Ho perso e guadagnato così tanto e sbaglio nel quantificare i sentimenti che provo. Eppure lo sto facendo.
 
Sono… beh… ero un jonin del Villaggio della Foglia, Konoha, casa.
Il mio nome è Yomako Hyuga. Mio padre mi diede questo nome che significa "figlia delle foglie" in onore del villaggio e della nostra nobile stirpe. Non ho alcun sigillo sulla fronte, io e mia sorella maggiore Emiko eravamo, a detta di altri, privilegiate. La mia infanzia è stata spensierata e serena, mi allenavo con Emi quasi ogni giorno, sognavamo di diventare entrambe Hokage e di aiutare Konoha a crescere, a tenere in pace il mondo ninja, insieme. Avrei fatto tutto con lei e lei altrettanto con me. Guardavo a lei come a un esempio da seguire e insieme l’ammiravo e invidiavo. Era tutto ciò che si potesse desiderare, bella, intelligente, combattiva, amorevole. Con il suo byakugan avrebbe sconfitto qualsiasi nemico e io sarei stata a guardare, mentre rendeva orgogliosi tutti noi con il suo coraggio.

Tutto questo è finito quel giorno in cui la pregai di accompagnarmi in missione. Volevo che condividesse con me ancora qualche momento, prima che entrasse a far parte della squadra Anbu e la perdessi ancora in modo diverso. Eventualmente si sarebbe anche sposata e l’idea che non facesse più parte della mia vita, non come era stato in passato, era per me inconcepibile. Cosa darei per tornare indietro e dirle che l’avrei sostenuta in ogni caso e che l’avrei amata sempre.
Fatto sta che invece ero arrabbiata con lei, per la scelta che stava per fare, perché mi avrebbe lasciato sola, di nuovo, come fece nostra madre, non per sua scelta certo ma lo fece, il giorno in cui morì.

I ninja del Villaggio della Nebbia apparvero dal nulla, ma Emiko con la sua prontezza di riflessi e i suoi potentissimi occhi li mise tutti fuori gioco… o quasi. Io a stento mi ero accorta che ci avessero circondato, se solo fossi stata meno stupida e non mi fossi concentrata sui miei pensieri cattivi avrei potuto aiutarla, combattere al suo fianco contro i nemici come quando da bambine tagliavamo con il chakra gli steli dei soffioni in giardino. Invece mia sorella era sola quel giorno, sola come sarò io per sempre.
È bastato un attimo e l’ultima cosa che ho visto prima di perdere conoscenza è stato il viso di Emiko mentre mi urlava di stare attenta e un ninja nascosto su di un albero che mi colpiva con una tecnica simile al capovolgimento spirituale.
Al mio risveglio l’avevo uccisa.
Io… ho ucciso i nemici rimanenti. Al vedere il suo corpo privo di forze, la mia volontà ruppe i vincoli della tecnica di quel maledetto. Emiko lo diceva sempre che con la mia volontà avrei potuto fare qualsiasi cosa e che lei mi avrebbe sorriso vedendo quanto fossi in grado di splendere.

Per il Clan Hyuga l’onore e la famiglia sono tutto. Io avevo distrutto ogni cosa. Cominciò a piovere, mi accasciai accanto al corpo di Emiko e passò un tempo interminabile prima che riuscissi a prenderla tra le braccia. I suoi begli occhi bianchi erano ancora spalancati e glieli chiusi mentre piangevo di dolore. La mia vita non aveva più senso, i nostri sogni di governare assieme, la possibilità di costruire qualcosa, di crearci delle famiglie e di vivere abolendo i tabù del nostro clan… tutto svanì quando non fui in grado di salvarla. Il mio pianto era simile a un urlo, se ancora ci ripenso, resto bloccata in quel momento per sempre, prima che il fango la strappi ancora a me, risucchiandola in un vortice, o facendola sciogliere tra le mie braccia mentre io ancora sto lì a chiedermi come ho potuto abbandonarla quando ne aveva più bisogno.
Di solito a quel punto mi sveglio e realizzo quale sia ora la mia vita.

Non sarei mai potuta tornare al villaggio, con quale coraggio avrei potuto dire a mio padre quello che avevo fatto? Che quello che tutti segretamente pensavano era vero e che sarei stata la rovina del nostro clan? L’unica persona a non pensarlo era morta e a spegnere la sua volontà ero stata io.

Non mi importava più di nulla, corsi via fino a quando le gambe mi cedettero. A quel punto mi accorsi di essere sul picco di un burrone, mi sarebbe bastato cadere e finire tutto. Cadere per sempre, come se stessi volando. Non avrei più sentito dolore nel cuore, né le urla di Emiko nella mia testa. Oppure forse avrei dovuto soffrire e con il kunai ancora sporco del suo sangue mi sarei dovuta pugnalare e unirmi a lei ovunque si trovasse. Sono certa che sarebbe l’unica che mi avrebbe mai perdonato. Ho pensato di fare entrambe le cose, colpirmi alla testa prima di toccare il terreno, sentire la gravità sul mio intero sistema, concentrarmi sul flusso di chakra e scomparire in un’ultima fiamma di potere in un luogo sconosciuto.

L’idea di essere dimenticata non mi era mai sembrata così giusta. Niente volto nella roccia per me, niente legami, niente amore. Solo il nulla, volevo essere ingoiata dal mondo.

Invece prima che qualsiasi mio pensiero potesse divenire atto, una strana creatura apparve dal terreno di fianco a me. Era il tramonto, di un bell’arancione caldo, e il vento faceva ondeggiare dolcemente le cime degli alberi di quella foresta verdeggiante. L’ombra della creatura si estendeva, facendola sembrare gigantesca a mano a mano che fuoriusciva nel terreno. Un uomo diviso a metà, nero e bianco, circondato da delle specie di radici giganti mi guardava sorridendo. “Che splendidi occhi” mi disse con voce roca.

Da quel momento cancellai il mio passato e finsi di non essere mai esistita prima di allora. Se qualcuno mi avesse domandato dei miei ricordi non avrei saputo cosa dire. Io sono il nulla e i miei occhi serviranno il nuovo mondo che ho dinanzi. Divenire un membro dell’Akatsuki, dell’organizzazione Alba, per la me di un tempo sarebbe stato impensabile. Ma ora…

Mi sembra la conseguenza necessaria del mio operato. Come se il mio destino si fosse compiuto: io ero, sono e sarò un’anima dannata, in attesa della prossima missione in cui potrò dimostrare, ancora una volta, che ho fatto bene ad abbandonare il mio passato, da quando ho perso il mio tutto.
È come una preghiera che continuo a ripetermi prima di dormire, che io sono esattamente dove dovrei essere.
Sono passati sei mesi dalla morte di Emiko e da sei mesi io sono un membro dell’organizzazione criminale più ricercata del mondo.
Se mi potessi vedere ora, cara sorella, sapresti quanto soffro nel ripagare rovinando me stessa il debito che ho nei confronti della tua vita.
 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1: GRAZIE ***


-Allora Yomako, come ti stai trovando all’interno dell’organizzazione?- mi chiede Konan, un pomeriggio qualsiasi trascorso a non far niente in una delle tante basi segrete. Il suo tono di voce è tranquillo, ma non saprei dire se il suo sia vero interesse o se in realtà stia pensando a tutt’altro.
-Direi bene- dico, guardando verso il basso al mio mantello. A volte mi perdo nei miei pensieri e dimentico di essere parte di qualcosa. Le nuvole rosse si muovono insieme a me ovunque vada ormai, mi sembra incredibile che ancora qualcuno possa rivolgermi la parola dopo quello che ho fatto. Nessuno sa troppo degli altri qui, altrimenti ci vedremmo l’un l’altro solo come mostri dalle parvenze umane. In effetti è proprio quello che siamo.
-Mi sembri scossa, c’è qualcosa di cui vorresti parlare? Per Pain è importante che tutti i membri si sentano a proprio agio così da svolgere al meglio le proprie missioni-
Io non sarò mai più a mio agio da nessuna parte. Ma poiché sono sei mesi che non rivolgo la parola a nessuno, ascolto e svolgo in silenzio le mansioni, parlare con una ragazza a cui sento di assomigliare intellettivamente mi calma. Non pensavo neanche di essere agitata.
-Non so- dico, visibilmente sorpresa dalla sua domanda -Perché non mi parli un po’ degli altri- le chiedo, in maniera un po’ distratta.
-Ma certo- Konan, seria ma disponibile, si siede accanto a me. Io, come se avessi ora sciolto un voto invisibile, mi tolgo il mantello, incrocio le gambe e poggiando il mio viso sul braccio sinistro le sorrido. -Da chi vuoi iniziare?- mi chiede.

Mi guardo attorno, di solito le nostre basi segrete sono tutte sotterranee, invece stavolta ci siamo appropriati di delle vecchie terme abbandonate. Le vasche sono vuote, e le travi di legno dell’edificio sono rotte in vari punti. Ma è così bello sentire il sole del tramonto sul mio viso e il vento che mi solleva leggermente i capelli.
Inspiro. -Da te- dico. Konan, per la prima volta da quando la conosco, mi sembra sorpresa.

Ho questi momenti, io, quando fingo di dimenticare il mio passato recente e divento la me di un tempo. Con Emiko e gli altri al villaggio scherzavo sempre, mi piaceva essere supponente, mettere a disagio gli altri con le mie parole e solo per prenderli in giro. Di solito passa poco prima che mi intristisca e ritorni a non sorridere, ma per adesso mi sembra di essere tornata quella bambina che ha solo voglia di giocare.

-Da dove vieni?- le chiedo, toccandole il fiore di carta che ha in testa.
Konan scoppia a ridere, divertita dal mio cambiamento brusco dei modi. -Certo che sei proprio strana- esclama ridendo. Io mi imbarazzo leggermente, guardando oltre il cancello di ingresso delle terme, aspettando che finisca di ridere prima di rispondermi. Che situazione imbarazzante.
-Beh- mentre parla sfiora con le dita i miei capelli, giocando con i riccioli castani, io non oso girarmi ma temo che se non la fermerò mi farà una qualche acconciatura. -Io e Pain veniamo dallo stesso luogo, odiamo la guerra e desideriamo più di ogni altra cosa la pace, a costo di perdere tutto, anche noi stessi-
Mi perdo nelle sue parole, cercando di interpretarle, ma è come se mi avesse detto tutto e niente. -Tutto qua?- chiedo all’improvviso, come una bambina annoiata dalle storie di un genitore. Konan sorride -Se vorrai sapere di più dovrai guadagnartelo- Sento che nel frattempo mi sta facendo una piccola treccia nel lato sinistro della testa.
-L’unica altra cosa che conosco di te è la tua abilità nell’arte della carta-
-Penso possa bastare per ora, Yomako- Non insisto, del resto se lei mi domandasse qualcosa sul mio passato non credo risponderei, non saprei neanche come reagire. -Penso mi basti- affermo, annuendo con la testa.
-Chiedi di qualcun altro allora- Ci penso.

Fino ad ora ho conosciuto di persona pochi membri dell’organizzazione: Zetsu mi ha trovata, Pain e Konan mi hanno accolto, Tobi (non credo neanche lo si possa definire un membro, ma ci segue ovunque) ha cercato persino di fare amicizia con me quando si presentò, mi fece ridere. Ma degli altri? Ne ho visto le sagome quando ci siamo riuniti per degli aggiornamenti. Pain ha pensato bene di non affidarmi ancora alcun compagno e concordo con lui. Non credo che in questi mesi avrei potuto reggere a un qualsiasi tipo di team, non stavo bene, non ero lucida. Ma ora ho superato almeno uno stadio del mio dolore e mi sento più tranquilla. C’è sempre, non potrei mai dimenticarlo, ma a volte fingo di non vederlo, persino io ho dei momenti in cui voglio alleggerirmi e fingere di essere qualcosa che non sono più solo per poter prendere aria.

-Quel tizio che parla di continuo e sempre di una strana religione, che tipo è?- strizzo gli occhi mentre richiamo alla mente la sagoma multicolore che ho visto più di una settimana fa.
-Hidan, strano cominciare da lui- dice Konan, facendosi più seria. La guardo, il suo viso a quest’ora del giorno mi sembra così delicato, gli occhi arancioni concentrati a farmi chissà cosa in testa, i capelli blu perfettamente in ordine e quel piercing al di sotto delle labbra. Ha l’aria di essere una che si è fatta da sola, sapendo cosa era importante e come sopravvivere. Niente sicurezza di una casa o di genitori, glielo leggo negli occhi. Eppure eccola, una giovane donna capace di tenere testa e anzi sostenere dei mostri come noi.
-Lui non sta molto bene, credimi. È un ninja traditore del Villaggio delle Calde Primavere e predica la religione del dio Jashin, cui sacrifica con una strana tecnica di sangue le sue vittime. È un immortale, ma può sentire dolore. Può sembrare simpatico a prima vista, ma c’è un motivo se il suo unico compagno è Kakuzu-

Mi chiedo cosa Konan pensi di me se ha descritto Hidan, che a prima vista avevo giudicato persino di bell’aspetto, come un assassino pazzo e fanatico.
-Cominciamo bene- dico sottovoce. Konan è divertita dalla mia ignoranza e continua con il suo racconto.
-Vediamo, poi abbiamo Kakuzu, ninja traditore del villaggio della Cascata-
-Quello ossessionato dal denaro?-
-Esattamente, stai attenta anche a lui, è molto irascibile- si ferma.
-Stai attenta a tutti, ci sarà un motivo se si trovano qui, no?- aggiunge.
-Allora dovresti aver paura anche di me, non mi conosci, potrei essere peggio di tutti-
Konan si gira per guardarmi negli occhi, è strano il modo con cui cerca di empatizzare con me. -Io… non so come dirlo Yomako ma… ti capisco. Mi sembra di aver provato un dolore simile al tuo-
Silenzio, Konan ritorna a giocare con i miei riccioli.
-Tobi lo hai conosciuto, sembra simpatico, no? Poi chi altro c’è, vediamo… Kisame Hoshigaki-
-Del villaggio della Nebbia- dico, con voce ferma. Ho sviluppato un’avversione recondita per quel luogo e i suoi abitanti, solo pronunciare il nome mi fa venir voglia di vomitare.
-Sì, è un ex membro degli Spadaccini della Nebbia, sembra apposto, meno esaltato degli altri almeno- aggiunge Konan.
-E poi c’è Itachi Uchiha- continuo -da Konoha. Quello che ha fatto al suo clan è…- mi fermo. Stavo per dire imperdonabile. La farsa della me contenta che faceva quattro chiacchere con una ragazza più grande finisce se ripenso al mio villaggio e a quel ragazzo.
-Lo conoscevi?- mi chiede Konan. 

Tutti lo conoscono, tutti saprebbero raccontare le atrocità che ha commesso. Ma ora come ora chi sono io per giudicare? Chissà, magari avrà anche avuto le sue ragioni per sterminare amici e genitori. Nelle nostre riunioni è sempre silenzioso, non scherza mai. Magari quello che ha fatto lo corrode dall’interno come succede a me. O magari siamo solo entrambi assassini senza rimorsi.
-No, mai visto di persona- -Senza di me non avresti saputo proprio niente allora- Konan si alza, ponendomisi di fronte, aggiustando il suo capolavoro portando qualche ciocca dalla mia schiena alle spalle. -Sei euforica- dico -Che c’è, gli altri non si fanno fare le trecce ai capelli?-
-Kakuzu starebbe benissimo dopo una seduta con me- dice seria. Entrambe scoppiamo a ridere e il nostro eco si disperde per le vasche vuote e tra le travi sconnesse. È il crepuscolo ormai.

Konan guarda verso l’orizzonte. -Staranno arrivando-
-Chi?- chiedo.
-Gli ultimi membri di cui non ti ho parlato: Sasori della Sabbia Rossa, un marionettista, ex-ninja del Villaggio della Sabbia-
-Lui sì che è inquietante-
-In realtà è relativamente tranquillo, odia aspettare e si spazientisce facilmente, ma se lo lasci in pace anche lui farà lo stesso. E poi c’è Deidara, del villaggio della Roccia, avrà la tua età-
-Lui sembra normale… non che gli altri non lo siano, sembra solo ecco…- Mi sembrava la persona più interessante lì in mezzo, durante le nostre riunioni il suo continuo parlare della sua arte o del suo odio per Orochimaru, non so… me lo facevano sembrare vivo, simile a me. Tutti gli altri sembrano spenti o hanno qualche strana ossessione, ma lui… sentirlo parlare della sua arte, anche a distanza e attraverso una barriera, mi faceva sentire qualcosa. A lui sarò sembrata noiosa, piatta e silenziosa. Non so neanche perché sto facendo questi pensieri.

-Un mio coetaneo- concludo. Konan è visibilmente divertita dalla mia goffaggine. -Tra poco lo conoscerai, poi dimmi ancora se ti sembra apposto- se ne va, lasciandomi sola, il mondo che si fa buio e con una nuova acconciatura. Entrando in uno spogliatoio polveroso e pericolante mi guardo in uno degli specchi e per la prima volta da quando Emiko non esiste mi guardo e non provo disgusto.
-Grazie Konan- dico, osservando il mio riflesso.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2: QUELLA NUOVA ***


-Non ho capito perché hai voluto camminare, ci abbiamo messo secoli così per arrivare- Deidara è a dir poco spazientito, Sasori non gli ha permesso di utilizzare una delle sue creazioni volanti per raggiungere la base e finalmente riposare. Essere un artista è stancante, a volte, ma non meno piacevole.

-Smettila di lamentarti, ci siamo- dice Sasori, con voce profonda e insinuante. Se non fossero entrambi artisti e non passassero il tempo a parlare del loro modo di intendere l’arte, persino Deidara si concentrerebbe troppo sull’aspetto del compagno, ricordandosi quanto possa essere ripugnante. Incredibile che un artista così capace per quanto opposto a lui possa avere così poco senso estetico.

Deidara sbuffa portandosi le mani dietro la testa, e guarda davanti a sé, poco distante, il cancello arrugginito della base segreta delle terme. -Cambiando discorso, chi troviamo qua, hm?-
-Perché ti interessa?- chiede Sasori, guardando con sguardo glaciale il biondo. -Mi sembra normale che io voglia scambiare quattro chiacchiere con qualcuno che non sia tu, no? O far vedere a qualcuno a cui possa interessare una dimostrazione della mia arte-
-A nessuno importa della tua arte, Deidara, forse solo a Tobi. Vallo a chiamare, così giocate insieme-
Deidara inquadra nella mente la parola “giocare”. Brutta arrogante testa di legno.
-Ma come ti permetti? Chi ti credi di essere? Io non vengo di certo a insultare i tuoi giocattoli legnosi, perché tu allora dovresti giudicare la mia bellissima arte impressa nell’argilla, hm??-
Sasori sente solo “giocattoli” e riferito alle sue opere. Piccolo impertinente.
-Tu morirai giovane, Deidara- dice Sasori, nella maniera più perentoria possibile.
-Non mi importa un fico secco di quello che pensi, Sasori- afferma Deidara, con l’aria più indisponente che potrebbe avere.

-Deidara Senpai!!!- si sente poco distante da loro. Tobi corre verso i due, arrivando ai loro piedi visibilmente affannato. -Finalmente siete arrivati, vi aspettavamo molto prima-
-Ci siamo mossi con più circospezione, questa zona è troppo scoperta, non capisco perché continuiamo a usare questa base- dice Sasori, senza prestare attenzione all’uomo mascherato.
-Beh perché è facilmente raggiungibile da chi ne conosce la posizione, e poi non ci staremo per molto. Venite, è quasi ora di cena, ci staranno aspettando- Tobi fa per avviarsi, strofinandosi le mani -Che fame che ho-
-Chi altro c’è?- chiede Deidara.
Tobi si gira sopreso, si prende il mento con la mano destra e comincia a contare sulle dita. -Allora siamo Tobi, Konan, Deidara, Sasori e quella nuova-
Deidara si spazientisce -Un nuovo membro e non ne sai neanche il nome? Tu non hai rispetto per l’organizzazione!-
Tobi si gratta la testa -Ma perché voi lo sapete, Senpai?-
Deidara dà un pugno in testa al sottoposto -Ma se io l’ho vista a stento tre volte e non di persona, oltretutto è un membro da pochissimo, che pensi, che siamo amici da una vita??-
-Non è un membro- li interrompe Sasori -non ancora, è come Tobi, in prova-
Tobi si meraviglia -Quindi c’è davvero per me possibilità di entrare a far parte dell’organizzazione?- chiede contento.
-Hm!- dice Deidara, infastidito, guardando dall’altra parte. 
Pensa alla ragazza nuova e si chiede come sia, nelle riunioni non parla mai… e che potrebbe dire, del resto? Hidan parla per sei, per il resto si discute di missioni. Non sa perché, ma sente di doverle come minimo dare il benvenuto, del resto lui sa com’è essere il nuovo arrivato e doversi guadagnare il rispetto degli altri.

-Beh allora che stiamo aspettando? Le ragazze hanno cucinato, andiamo!- Tobi corre via, ridacchiando.
Deidara si passa una mano tra i capelli, guardando il cielo stellato. La base delle terme è di certo la più panoramica. Riprendono a camminare.

-Tu…- chiede Deidara -che ne pensi della nuova?-
Sasori continua a guardare davanti a sé. -Yomako. Sembra sia una che non perde tempo e svolge le missioni al meglio. Sembrano tutti così quelli della Foglia, prendono sul serio gli ordini, al contrario di te-
Deidara gli lancia un’occhiataccia, ma non ha voglia di litigare, del resto anche lui ha fame. -Yomako- dice, guardando il cielo. -È un bel nome- Deidara sorride. Qualcuno di nuovo a cui poter mostrare la propria arte.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3: LE STELLE ***


Ormai è sera, un vento caldo e avvolgente mi solleva mantello e capelli. Inspiro e socchiudo gli occhi, quando guardo le stelle mi perdo nei colori del cielo. Sono sul tetto di una delle torrette delle terme. Dopo aver aiutato Konan a preparare il fuoco e con esso il pesce pescato da Tobi, lei stessa mi ha proposto di andarmi a riposare, prima che arrivassero gli altri.

Mi tocco con entrambe le mani la nuova acconciatura che mi ha fatto Konan: due trecce per lato convogliate in un piccolo bun, qualche treccina sparsa qua e là, il resto dei ricci sciolti fino alla vita. Era da tanto che non chiacchieravo con qualcuno così a lungo, sono stata bene. Allungo una mano verso il cielo, alzandomi leggermente.
-Ehi Emiko, come va?- di sicuro è la stella più luminosa del firmamento. Chiudo la mano in un pugno, la stringo forte, stringendo i denti. Mi ristendo, mentre comincio a piangere. Darei via la mia anima pur di farla rivivere anche solo un momento.
Vorrei urlare, ma i nostri ospiti mi sentirebbero. Vorrei rompere qualcosa, ma mi sembra di aver già distrutto abbastanza. Le lacrime rigano le mie guance e non c’è modo di fermarle, sono silenziose ma inesorabili. Lascio stare, mi rilasso e mi lascio andare. Abbandono le braccia sui fianchi, guardo intensamente le stelle prima di chiudere gli occhi. Se non mi fermo, potrei bagnare tutto il mantello.

In una specie di dormiveglia, mi sembra di vedere Emiko. 
È seduta di fronte a uno specchio e si sta pettinando mentre canticchia qualcosa. Passavamo ore a cantare insieme, prima. I suoi bei capelli castani le circondano il viso, scivolando lungo la schiena. Li avrei osservati per sempre, dicevo che sembravano di una bambola. Emiko ride, deve aver visto la mia faccia sorpresa, continua a canticchiare. -Sei bellissima- le dico, piangendo. 
Emiko posa la spazzola, guardandomi attraverso lo specchio. -Oh lo ero- afferma guardando in basso. 
Cambia sguardo in un secondo, fissandomi fredda. -E guarda cosa mi hai fatto- dice, sussurrando alle mie spalle. I suoi bei capelli sporchi di sangue scivolano sulle mie spalle.

-È prontoooo!!- urla Tobi, rivolgendosi al tetto dove mi trovo io. -Arrivo- dico secca, ancora intorpidita ma con il cuore che mi batte così forte da farmi male. Era da un po’ che non facevo un sogno che la riguardasse, di solito dimentico le mie visioni. Adesso ho di nuovo paura a chiudere gli occhi, non penso che dormirò stanotte.

Mi asciugo il viso e con una serie di salti arrivo sul terreno, con le gambe piegate. Respiro profondamente prima di rialzarmi. In una delle vasche vuote vedo il fuoco che avevo preparato e attorno ad esso i miei nuovi compagni. Konan sta servendo il pesce a Sasori (che dal vivo è mille volte più inquietante) mentre Tobi fa una specie di balletto e canticchia qualcosa sul quanto abbia fame. Manca solo il ragazzo della Roccia.

-Tu sei… Yomako, giusto- mi giro di scatto, dietro di me c’è Deidara che mi sorride, non l’ho sentito arrivare. I miei sensi ninja fanno pena. 
-Sì, e tu sei… Deidara- -In persona- dice indicandosi.
È molto più bello di quanto mi aspettassi, lunghi capelli biondi di cui una parte raccolti in una coda, occhi azzurri e vivaci. Dal suo corpo traspare quella vitalità che avevo percepito attraverso la sua sagoma arcobaleno, nelle riunioni. Quasi non mi accorgo che abbia delle bocche sulle proprie mani… quasi. È comunque stranissimo, ma è il membro meno inquietante dell’Akatsuki.

-Volevo darti il benvenuto, novellina. So cosa significhi essere l’ultimo arrivato e se ti farai guidare con un paio di consigli potresti arrivare al nostro livello anche prima del previsto-
Che razza di arrogante, ma almeno sta cercando di essere gentile.
-Ti ringrazio, Deidara, ma credo di essere apposto, per ora- Deidara cambia espressione, infastidito dalla mia reazione. 
Mi sorpassa, con la braccia dietro la testa. Guardo il cielo e all’improvviso senza pensarci gli afferro il braccio, tirandolo verso di me -Guarda!-

Una stella cadente luminosissima si estende davanti ai nostri occhi, dura più di cinque secondi, non ne avevo mai vista una così. Amavo le stelle, prima, esprimevo tutta una serie di desideri quando io, Emiko e i nostri amici ci stendevamo sui prati di Konoha a guardarle. Ora mi sento stupida, non ha senso desiderare, lei è morta.

Il mio sguardo da sognante diventa disincantato e ritorno alla realtà. Mi accorgo che Deidara è praticamente dietro la mia spalla destra, sorride leggermente mentre guarda il cielo. Rispetto a me è più alto, sento il suo respiro e guardo l’occhio non coperto dai capelli biondi che luccica al vedere questo spettacolo. È un sognatore anche lui?

-S…scusa- dico, distanziandomi leggermente -Non so cosa mi sia preso-
Deidara sorride, dolcemente -Penso tu abbia visto qualcosa di bello e volessi condividerlo con qualcuno-
Lo guardo, aspettando che uno dei due distolga lo sguardo, invece Deidara continua a guardarmi.

-Andiamo a mangiare?- chiede, come se fosse la domanda più naturale del mondo e tutta la situazione non fosse al limite dell’irreale.
Con una delle sue mani da cui fuoriesce una lingua mi fa strada. -Dopo di te-

Nel breve percorso dall’angolo al falò, ripenso a quello che è successo. I nostri corpi così vicini, il suo respiro, il suo sguardo. Tutto di lui mi ha fatto sentire viva, mi ha fatto sentire il peso di carne, ossa e muscoli. Se prima il mio cuore batteva all’impazzata terrorizzato, in quel momento lo faceva facendomi provare un piacere più… interno.
Non lo so, sono confusa. So solo che se dovessi guardarlo di nuovo o se avessi la possibilità di toccarlo, potrei provare quel piacere che mi ha fatto dimenticare di esistere, ricordandomi della mia esistenza.

-Deidara Senpai, Yomako! Ce ne avete messo di tempo, che c’è, per caso stavate guardando insieme le stel…-
-Sta zitto, Tobi!- dice Deidara, colpendolo in testa.

Rido. Per un’intera sera con un pasto succulento, un fuoco caldo e i discorsi dei miei nuovi compagni, mi scordo per un po’ del mio passato. E dopo averci pensato ininterrottamente per sei mesi, da sola, è stato bello perdersi nei pensieri di qualcun altro per una sera.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 : ME LA PORTO ***


Dopo la strana ma divertente cena siamo andati tutti a letto. 
Io e Deidara ci siamo lanciati un ultimo sguardo prima di entrare negli spogliatoi dei rispettivi sessi. Tobi lo stava infastidendo con la sua esuberanza, come sempre, e Sasori aveva problemi a entrare dalla porta data la sua stazza. 
Arrabbiato per questi due motivi, quando si è girato a guardarmi mi è sembrato molto più rilassato. Gli ho sorriso e si è rigirato. In tal modo non saprò se mi ha ignorato, se stava pensando ad altro o se ha sorriso a sua volta. Mi piace pensare che sia la terza opzione.

La notte non riesco a dormire e non come avevo calcolato per quel mio strano sogno, ma per colpa di Deidara. Mi rigiro nel mio sacco a pelo ripensando ai suoi occhi mentre guardavano il cielo. -Sei carina- mi dice Konan, vedendo che sono agitata -Allora ti piace Deidara?-
Non riesco a ricordare il momento in cui Konan è diventata la mia confidente. -È così evidente?- chiedo, arrossendo. Konan spalanca gli occhi -Ma io stavo scherzando, pensavo avresti negato. Allora ti piace davvero e dopo averlo conosciuto da meno di tre ore?-
-Lo so, sono stupida- dico, affondando la testa nel cuscino. Fuori si sente il rumore del vento caldo e di una leggera pioggia che picchietta sul terreno. -No, per niente- dice Konan, sottovoce. -Mi sembra anche normale, siete simili voi due-
Da che avevo chiuso gli occhi li riapro, girandomi verso di lei -In che senso?-
-Entrambi avete voglia di andare avanti, sempre-

Mi addormento con queste parole in testa. Sogno di essere sul tetto della torretta, come era successo poco tempo prima. Qualcuno mi sta raggiungendo e si siede accanto a me. Io non distolgo lo sguardo dal cielo violaceo, ma immagino sia Emiko. Vorrà chiedermi come faccio a sorridere ancora dopo quello che le ho fatto. Chiudo gli occhi, giro il volto e li riapro, ma accanto a me c’è Deidara.

-Ma allora ti piace proprio il cielo, hai una fissa per le stelle o cosa?- mi chiede. 
Io mi avvicino, stringendogli una mano, con le labbra al suo orecchio. Mi permetto di farlo perché so di stare sognando. -Ho un po’ una fissa per te al momento- gli sussurro. 
Mi sto per allontanare, ma una sua mano mi blocca la vita. Avvicino il mio volto al suo, ci guardiamo a vicenda come se fossimo la cosa più bella che abbiamo mai visto. Con l’altra mano mi prende il viso, cominciando ad accarezzarmi una guancia. Chiudo gli occhi.

-Buongiorno ragazze! Dormito bene??- la voce di Tobi mi sveglia, portandomi via il sogno più piacevole che abbia mai fatto. 
Scatto in piedi solo perché ho ancora voglia di vedere Deidara, prima che ci dividano di nuovo. Stavolta non faccio alcuna acconciatura, lascio completamente sciolti i miei lunghi capelli ricci. Mi guardo allo specchio, oggi non so perché ma mi sento bella. 
Prendo tutte le mie cose (che non sono molte) e le infilo nelle tasche dei pantaloni. Per ultimo il coprifronte della Foglia, inciso dal mio tradimento. Oggi ho deciso di non indossarlo. Esco dallo spogliatoio dicendo a Konan che andavo a passeggiare.

E per una volta è vero, di solito le racconto qualche bugia solo per andarmi a nascondere da qualche parte a pensare a Emiko e al mio passato. E invece stamattina ho deciso di godermi il mondo che si sveglia. È l’alba e cammino per il sentiero che porta al cancello, mettendo un piede dietro l’altro su di un muretto, come se fossi un’acrobata.

-Sei di buon umore oggi, Yomako?- Mi chiede Tobi, divertito, camminando al mio stesso modo sul muretto parallelo. -Direi di sì Tobi- gli dico sorridendo. 
Tobi è un po’ stupido, ma simpatico e buono in fin dei conti. -Mi sa che diventeremo compagni io e te, sai?- gli dico, avvicinandomi a lui. 
Anche se indossa una maschera sento che è sorpreso. -Come?- -Beh sì, poiché siamo entrambi in prova andremo in missione assieme d’ora in poi- Tobi ridacchia -Io non ne sarei sicuro, sarebbe bello far parte del tuo team e imparare da te Yomako, ma credo che Pain abbia altri piani per noi-

La maschera che indossa mi rende difficile capire quali siano le sue vere intenzioni e sentimenti. Per un momento mi inquieta pensare al viso al di sotto di essa. Ma poi mi ricordo che è solo Tobi.

-Hai ragione- dico -Io non so niente. Volevo solo dire che sarebbe bello, ora come ora, avere un compagno di squadra, anche solo per parlare- Tobi sembra contento -Sarebbe bello far squadra con te Yomako!- Gli sorrido. 
Entrambi ci sediamo, Tobi tira fuori dalle tasche due caramelle e me ne offre una. Insieme ci godiamo il sorgere completo del sole, il cinguettio degli uccelli, le nuvole veloci che corrono nel cielo. 
Oggi l’azzurro limpido si incontra con il verde intenso della valle. Sì, mi sento stranamente positiva. Sempre sul punto di crollare e di ricordare “lei”, ma per ora positiva.

-Buongiorno Sasori!- urla Tobi. Il marionettista gobbuto e inquietante si avvicina a noi, seguito da Konan. -Manca Deidara- dice glaciale -Odio aspettare-. 
-Eccomi. Ci sono- urla Deidara dallo spogliatoio maschile. Esce sbadigliando, con i capelli sciolti, credo siano più lunghi dei miei, il mantello sbottonato. Mentre si aggiusta riesco a vedere per un attimo cosa porti nascosto sull’occhio sinistro, una specie di dispositivo. 
Sono diventata curiosa su di lui, lo osservo mentre si chiude il mantello e lega i capelli nella sua coda distintiva. A quel punto mi guarda, capendo che non stavo ascoltando per niente il discorso di Sasori, e ridacchia. Io arrossisco leggermente, distogliendo lo sguardo.

-Ridere mentre spiego, Deidara, è un grande segno di mancanza di rispetto, oltre che di maleducazione- sibila Sasori, visibilmente arrabbiato. -Ah, sta tranquillo, sto sentendo- sbuffa Deidara, chiudendo gli occhi. Noto divertita che anche le sue mani sbadigliano.

-Torneremo alla base 4 dove ci riuniremo con gli altri seguendo percorsi diversi: io per la valle, Konan dal lato del mare e Tobi nella foresta. Deidara tu porterai quella nuova con te in volo, fermandoti se noti qualcosa di strano e avvertendoci se necessario-
“Quella nuova”? Penso io. Il tono di Sasori è così supponente.
Deidara alza le spalle. -Va bene, me la porto-
“Me la porto” ma che sono, un cane?
-Fino ad ora non ho avuto problemi a muovermi da sola- dico -Perché questa volta dovrebbe essere diverso?-
-Perché sono io a gestire la missione questa volta. Perciò non contraddirmi e fa ciò che ti dice chi è più esperto di te- dice Sasori, squadrandomi. Starà pensando con tutta la sua supponenza che sono una bambina ingenua e capricciosa.
-Sarà una buona occasione per spiegarti la mia arte, Yoko- dice Deidara, grattandosi una guancia con l’indice.

“Yoko”? Solo Emiko mi chiamava così, da dove viene tutta questa confidenza? Non voglio fare la melodrammatica, in fin dei conti.
-E sia- dico -alzando le spalle. -Non volevo indisporla, Sasori- il fatto che non mi metta al suo stesso livello gli procura piacere, tanto che persino la sua voce mi sembra addolcita.

-Siamo d’accordo allora, Deidara portala tu. Ci rivediamo alla base tra tre giorni- Sasori si incammina, lento ma deciso.
-Buon viaggio Yomako- mi dice Konan sorridendo. Se non fosse per il troppo sole, avrei giurato che mi avesse fatto l’occhiolino.
-A presto Yomako, buon volo Deidara Senpai! Magari in questo modo avrete altro tempo per poter guardare le stel-
-TOBI!- urla Deidara -Vuoi stare zitto una buona volta!- dice, arrossendo.

Tobi scappa via e Deidara si calma, le mani sui fianchi, un leggero vento solleva i capelli di entrambi.
-Allora- si gira -Prima volta che voli?-

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5: IN VOLO ***


-Seguimi- dice Deidara. Sembra quasi un ordine. Seguo senza fare storie, il suo tono arrogante mi manda in bestia, ma cerco di non farlo notare. Devo resistere, devo stare con lui per tre giorni, meglio non inimicarselo. Se ancora ripenso al sogno che ho fatto su di lui, arrossisco per la mia stupidità: Deidara è completamente diverso nella realtà.
-Allora, hai mai avuto l’onore di assistere alla mia arte?- dice, con una mano sul fianco. È fin troppo sicuro di sé.

-Direi di no- dico io, incrociando le braccia. Deidara sorride, poi allunga la mano destra in una delle borse che porta ai fianchi. Sento la sua mano masticare, Deidara la tira fuori col pugno chiuso. Quando la riapre un piccolo uccello d’argilla si erge.

Non potrei neanche descrivere quanto questa situazione sia irreale. Mi avvicino per vedere meglio, l’uccelletto è rifinito in ogni dettaglio e ha una faccia simpatica, sembra quasi vivo. Devo essere sembrata piacevolmente sorpresa perché Deidara mi sorride, contento.

-E adesso la parte migliore- dice, lanciando la creatura che aveva in mano e facendola diventare più grande di noi. Mi avvicino stupefatta, per la prima volta l’idea di volare mi sembra così fattibile e a portata di mano.

Al villaggio della Foglia, quando guardavo tutti gli uccelli che potevano volare liberi e andare ovunque volessero quando pareva loro, insieme li amavo e invidiavo. La notte pregavo che mi spuntassero le ali, così da poter volare per sempre assieme a loro. Era molto tempo fa.

Accarezzo il collo dell’uccello. -È bellissimo- dico, persa nel contemplarlo. -Ma è sicur-
Deidara mi prende in braccio, posizionandomi (anzi direi quasi lanciandomi) sul dorso della sua creazione. Stesa come sono, completamente indifesa, cerco di urlargli qualcosa. Ma lui balza subito su e ci alziamo in volo. Non sentire più il terreno sotto i piedi e prendere quota così velocemente mi spaventa in un modo che non avrei immaginato. Afferro l’argilla che ho di fronte, chiudendo gli occhi. Deidara ride di me.

Quando li riapro vedo il mondo sotto di noi, siamo a una grande altezza, ma è bellissimo. La mia paura diventa stupore e da lì soddisfazione. Ho realizzato il sogno di quando ero bambina… grazie a lui
.
Sorrido come non facevo da mesi, come se non potessi fermarmi. È una giornata bellissima e il vento mi accarezza la pelle. Vedo sotto di noi uno stormo di uccelli che vola alla nostra velocità, potrei quasi toccarli. Mi metto seduta al centro, chiudo gli occhi e allungo le braccia lateralmente, non mi importa se Deidara penserà che sono strana.

-Sapevo che avresti apprezzato la mia arte- dice lui, fermo, in piedi, così sicuro delle sue capacità e di se stesso. 
Cerco di alzarmi in piedi e per un attimo perdo l’equilibrio. -Attenta!- dice Deidara, prendendo la mia mano. Mi attira a sé, cingendomi con l’altra mano la vita. Entrambi guardiamo giù. -Non ti vengo a recuperare se cadi, capito?- mi dice lui, lasciandomi andare. -Va bene, sto attenta, rilassati- dico io, risedendomi con aria spazientita. Subito si spazientisce anche lui.

L’essergli stata così vicina, di nuovo, in una situazione come questa che mai avrei immaginato, mi causa brividi per tutta la schiena. Ero così vicina al suo collo che se avessi voluto avrei potuto baciarlo. Arrossisco. Mi auguro che Deidara, tra le tante abilità che ha, non possa leggere nel pensiero.

-E un’altra cosa, perché sei stata così accomodante con Sasori? Non farti mettere i piedi in testa da quel vecchietto noioso. “Non volevo indisporla, Sasori”, tsk-
Mi sta facendo il verso? 
Mi rialzo in piedi, più concentrata a rispondergli che a mantenere l’equilibrio. -Non so chi credi di essere ma penso di poter gestire da sola le mie relazioni con gli altri membri- dico, convinta.
-Con questo atteggiamento ci arriverai ad essere un membro?- vuole chiaramente litigare.

-Deidara, ho fatto qualcosa per infastidirti? Non mi sembra- -Mica me la sto prendendo con te? Se non l’avessi capito sono io quello dalla tua parte!- dice, girandosi verso di me, arrabbiato.

Strano che lo sia, mi ha appena detto una cosa molto bella. Resto senza parole, ma improvvisamente sento qualcosa. -Fermati Deidara- dico -Che c’è? Vuoi già una pausa- -No, fermo, c’è qualcuno- Il nostro volo rallenta.

-Byakugan- dico, i vasi sanguigni sulle mie tempie si dilatano e ora riesco a vedere chiaramente l’ambiente circostante. Corro con lo sguardo nella foresta sottostante, papà lo diceva che ero bravissima nel rintracciare i nemici… allora perché non mi ha aiutato questo, quel giorno?

-Sotto di noi, poco distante, dieci… no, aspetta dodici nemici. Sono ninja della…- mi fermo.
-Chi sono?- insiste Deidara. -Della Nebbia- dico io, deglutendo. -Manca poco a che li raggiungiamo- aggiungo, prima di annullare la mia tecnica.
-Ce ne occupiamo noi allora, così gli altri non avranno problemi. Sei pronta?- mi chiede Deidara. -Ehi… tutto bene?- mi guarda, preoccupato. Sto tremando. -Cosa? Sì, sì ce la faccio- dico, rimettendomi seduta.

Non sto per niente bene, ho un problema con i ninja della Nebbia da quel giorno, e fino ad ora non ne avevo mai incontrati altri. So che sembra stupido, ma pensavo non ne avrei incontrato mai più nessuno, escluso Kisame.

Deidara mi lascia sul terreno -Io arriverò dall’alto e li sorprenderò con la mia arte, tu cerca di farne fuori il più possibile senza farti scoprire… Yoko mi stai ascoltando?- Io respiro a fatica, come in preda a un attacco di panico. Mi appoggio a un albero, tossisco, chiudo gli occhi. Deidara scende dall’uccello, mi si avvicina poggiando una mano sulla mia spalla. -Ehi, te la senti?- mi chiede.

Io mi sento… incredibilmente stupida a mostrarmi così debole dinanzi a qualcun altro. Sono sempre così inutile nelle situazioni di emergenza. -Tranquillo dico- richiamo il Byakugan e riapro gli occhi -Me ne occupo io-

Deidara mi lascia andare -D’accordo allora, attieniti al piano, non fare di testa tua. Io arrivo presto, il tempo di preparare una sorpresa per i nostri nuovi amici- mi guarda, divertito ma preoccupato.
-A tra poco- dico io, prima di correre via.

Sto bene, sto bene, sto bene, mi ripeto.

Ma in questo momento non sono lucida come non lo ero quel giorno, e lo so.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6: ATTACCO ***


Raggiungo i ninja della Nebbia e, silenziosa, mi posiziono su di un albero. 
Si sono accampati e due di loro per lato fanno la guardia alle uniche due entrate possibili. 
Non si aspettano che qualcuno arrivi dall’alto. Impugno il kunai, tremando. 
“Calma” penso, “non sono diversi dalle ultime venti persone che hai ucciso, che differenza ha che coprifronte indossano? Sei irrazionale in questo momento, basta”. 
Ma i miei pensieri non mi tranquillizzano affatto.

Uno dei due di guardia si allontana, probabilmente per fare pipì. Io lo sorprendo alla spalle e gli taglio la gola. 
Il suo corpo, più pesante del mio, mi cade addosso e io lo trasporto fino a un cespuglio.

“Ne hai ucciso uno” penso, ora sarà più semplice.
Ritorno sull’albero e aspetto. L’altro, dopo un po’, capisce che qualcosa non va e cerca il suo compagno. Io lo seguo. 
Quando raggiunge il cespuglio con il cadavere nascosto mi avvento su di lui, ma il ninja, accortosi della mia presenza, si gira poco prima, bloccandomi all’albero. 
Con il gomito mi tiene per la gola, mentre con l’altra mano blocca il mio polso fino a quando non lascio andare il kunai. Non respiro, guardo verso l’alto, vedo il tetto verde dell’intreccio dei rami offuscato. Con la mano libera cerco di colpirlo in qualche modo, ma scansa i miei colpi, ha totale potere su di me.

-Non sapevo che assumessero bambini all’Akatsuki, bambini incapaci per di più. Ti sei divertita a far fuori il mio compagno?- 
La stazza dell’uomo che mi solleva di molti centimetri dal terreno mi sovrasta quanto l’intensità del suo chakra. 
-Pensi di poter morire così facilmente, oh non se ne parla- 
Mi lascia andare, io riprendo fiato, tossendo sul terreno. 
L’uomo mi lega l’intero corpo con non so quale tecnica acquatica, mi carica sulle spalle e mi porta all’accampamento.

Io mi sento così impotente e stupida. Come ho potuto essere così avventata, meriterei di morire. Merito di morire per mano di questi uomini, sarei dovuta morire sei mesi fa. Ora che ci penso non sarei mai dovuta nascere, Emiko avrebbe la sua vita ora. Sono certa che avrebbe vissuto di più se io non fossi mai esistita.

-Guardate chi ho trovato!- urla il ninja della Nebbia. -Un membro dell’Akatsuki… piccolo piccolo- tutti ridono. 
L’uomo mi scaraventa a terra. Gli altri ninja si avvicinano, i loro coprifronte luccicano al sole. Me lo merito, mi merito tutto questo. Comincio a piangere, silenziosamente.

-Ha ucciso Giichi, io dico che questa stronza deve pagare- dice un uomo dai capelli blu corti. 
-E se la vendessimo, dovrà valere qualcosa, no?- dice un ragazzo più giovane di me, con lunghi capelli verdi. 
Chiudo gli occhi, mi estranio dalla realtà. Mi sembra giusto che degli uomini sconosciuti e aggressivi mi picchino, vendano o uccidano. 
È la giusta punizione, ho fatto del male a tantissime persone, ho ucciso Emiko. Voglio pagare prima di essere libera.

-Io dico- dice l’uomo che mi ha catturata -che prima dobbiamo un po’ vendicarci. L’Akatsuki ha commesso crimini indicibili, rifacciamoci su questo scarto umano e poi…- si abbassa, accarezzandomi una guancia -è anche bella per essere una ragazzina, divertiamoci un po’ con lei, prima che sia tutto finito- mi guarda, sorridendo malignamente. 
-Non varrà niente- continua -non ne ho mai sentito parlare, o non è nessuno o è una nuova. In entrambi i casi sarebbe inutile tenerla in vita-

Improvvisamente mi dà un calcio, forte, nelle costole. Io tossisco, contorcendomi dal dolore. Ne dà un altro, ancora uno, poi un ultimo più forte, sputo sangue sul terreno.

-Non c’è gusto- dice un altro -non ti si oppone neanche e poi è troppo giovane, uccidila e basta, vendica Giichi-
-Ma il miglior modo per vendicarlo- dice il ragazzino con i capelli verdi -non è forse facendo soffrire questa piccoletta?- 

Vorrei essere sorda, vorrei non dover sentire i loro insulti, fa male, tutto. L’uomo che ce l’ha con me mi tira un pugno sul viso, mentre mi solleva dal terreno. 
-Dovrei prima picchiarti tante volte quante sono state le vittime della tua organizzazione, ma poi cosa ne rimarrebbe di te, per dopo?-  
Io sospiro e dico sottovoce -Mi… fai schifo-
-Come?- fa lui -Ah adesso mi diventi combattiva? Sarà più divertente- mi risbatte sul terreno. 
-Mi si spezza il cuore a dover rompere un così bel visino- Io, ancora legata dalla sua tecnica lo guardo con odio -Fottiti- gli dico, sputando ancora sangue. 
L’uomo sorride, alzando la gamba pronto a colpirmi ancora. Io chiudo gli occhi, penso a quanto dolore proverò a livello fisico e mentale, prima di poterla finalmente finire.

Quando li riapro, un bagliore improvviso illumina il volto dell’uomo e riesco a vedere il terrore nei suoi occhi anche se sono ai suoi piedi. 
Tutti noi veniamo sbalzati via e io sbatto contro un albero, urlando. Mentre cerco di rimettermi seduta, vedo intorno a me cosa stia succedendo. 
Deidara in volo lancia tutta una serie di bombe che colpiscono i ninja della Nebbia uno dopo l’altro. Nell’arco di venti secondi, li ha uccisi tutti, tutti meno uno.

-Io vi odio!- urla l’uomo che mi ha catturato 
-La mia famiglia è morta per colpa dell’Akatsuki, meritate di morire tutti!- dice, correndo verso di me con un kunai in ciascuna mano. 
Ma Deidara dall’alto gli fa entrare una bomba d’argilla nella gola. L’uomo esplode e di lui non resta più nulla. 
Come non sarebbe rimasto niente di me se Deidara non fosse intervenuto. Mi raggiunge, e con un kunai taglia le corde d’acqua che ancora avevo attorno al corpo. Sta tremando.

-Che ti hanno fatto?- dice, stringendo i denti -Fammi vedere- mi sbottona il mantello, toccandomi sterno e torace. -Non è niente di grave- dico io. 
Deidara chiude gli occhi, stringendo i pugni -Sì, invece- Io mi giro a guardare ciò che il mio compagno ha fatto. I cadaveri dei nemici bruciano ancora e tutto il verde della zona è stato spazzato via. Una luce più calda di quella del sole avvolge l’intera zona.
-Dei- dico, tirandolo per un braccio -La tua arte è bellissima- gli sorrido.

Deidara è al limite, glielo leggo negli occhi, non so di cosa, però. 
-Ho capito che qualcosa non andava, ma non riuscivo a scendere, e poi quando ho visto quello che ti facevano, quando ho sentito quello che dicevano, avrei voluto far esplodere tutti. Ma eri troppo vicina, non volevo farti del male. Ho dovuto aspettare il momento giusto… mi dispiace- dice lui, abbattuto.

-Mi hai salvata- gli dico -hai fatto tutto benissimo, sono io a essere stata un’incapace- -Non dire così- -Ma è vero, c’è un motivo se i ninja della Nebbia mi fanno questo effetto, non sono una schiappa così sempre- dico ridendo. 
Deidara, serissimo, mi prende in braccio, sollevandomi delicatamente. -Ci andiamo a nascondere in una base segreta intermedia, hai bisogno di riposare- Annuisco. 
-E d’ora in poi agiamo insieme, niente colpi di testa, chiaro?- Annuisco.

Deidara mi poggia sul volatile d’argilla. -Appoggiati a me- dice e io mi appoggio su di lui, schiena contro schiena. 
Riprendiamo il volo, lasciandoci dietro il fumo delle bombe e l’odore dei cadaveri. Fluttuiamo nel sole di mezzogiorno e per un attimo dimentico il dolore.

Entrambi seduti, spalla a spalla, sento che da agitato com’era diventa molto più tranquillo. 
Gli prendo la mano destra, quella con l’anello e gliela stringo forte. Lui stringe a sua volta la mia.

-Non ti capiterà mai più una cosa simile, capito?- dice, con voce strozzata. 
Io chiudo gli occhi, sento che sto per addormentarmi. 
-Capito- sussurro.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7: FERITE ***


Mi sveglio di soprassalto, dolorante, in un letto. 
Mi trovo in una specie di caverna, le luci sono fioche, sul comodino di fianco a me c’è una borraccia con dell’acqua. 
Ai piedi del letto, seduto su una sedia ma quasi sdraiato sul letto c’è Deidara. 
È adorabile mentre dorme, sembra un bambino. Sta russando leggermente, deve essere sfinito e comunque ha lasciato il letto tutto per me. 
Mi tocco la testa, gira, me l’ha fasciata. Alzo la coperta, indosso una canotta e una tuta, sento che il mio corpo è pieno di lividi.

Mi tocco il torace, sollevando la canotta noto che è stato fasciato. 
Mi imbarazzo per il fatto che mentre fossi incosciente Deidara mi abbia toccato, ma non ce n’è motivo. 
Si è preso cura di me, in un modo che credo nessuno abbia mai eguagliato. Certo nessuno mi aveva mai picchiato così tanto senza che io opponessi resistenza, le mie condizioni sono penose solo a livello teorico. Nel pratico mi riprenderò molto presto, credo.

Ripenso a quello che è successo, all’uomo che ce l’aveva con me, a come sia morto, a Deidara che mi porta in braccio, alla sua schiena, alle sue parole. 
Mi imbarazzo di nuovo, ma in un modo che mi riscalda il cuore: mi ha salvato la vita. 
E ora eccolo lì, mentre dorme indifeso, le sue mani con entrambe le lingue che fuoriescono ogni tanto sembrano sbuffare. Non era obbligato a farlo, non mi conosce, avrebbe potuto lasciarmi morire, nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.

Mi guardo ancora intorno, le pareti sono spoglie, l’entrata è unica e lontana. 
C’è un armadio poco distante, probabilmente con il necessario per sopravvivere per un po’. 
I nostri mantelli sono appesi a un appendiabiti, vicini tra loro. Il mio è completamente rovinato, ormai, eppure l’ha appeso lo stesso, non l’ha buttato via, voleva che fossi io a scegliere cosa farne, forse.

Mi sporgo per cercare di prendere la borraccia e allo stesso tempo non svegliare Deidara, ma una fitta di dolore e la colpisco, facendola cadere. 
Deidara alza la testa immediatamente, ma è intorpidito e sbatte le palpebre più di una volta, la bocca semiaperta in un’espressione a vedersi buffa. 
Quando realizza anche lui cosa sia successo balza in piedi. -Sei sveglia!- dice, indicandomi. 
-Eh già- dico io sorridendo, prima di contrarre la faccia in un’altra espressione di dolore, toccandomi lo sterno. 
Deidara mi si avvicina e delicatamente tocca anche lui nello stesso punto mentre con l’altra mano mi sorregge dal collo. -Shh, tranquilla, sono lividi, niente di rotto. Fanno male, ma passeranno- Mi appoggia allo schienale del letto.

-Quanto ho dormito?- -Da ieri pomeriggio, è mattina- -Che disastro… gli altri hanno avuto problemi per colpa mia?- 
Deidara si arrabbia e non ne capisco il motivo -No- dice -ma preoccupati più per te stessa che per gli altri, si può sapere che cosa ti è preso?- 
Io abbasso lo sguardo, come una bambina che sta per ricevere una ramanzina, non ho intenzione di protestare o negare… per ora.

-Sei stata inaffidabile! Avevi detto di poterla gestire, di stare bene, invece guarda cosa ti sei fatta. Perché non hai reagito? Hai sentito e visto cosa stavano per farti e non ti è bastato per controbattere? E se non fossi arrivato in tempo? Sasori dice che io sono irresponsabile ma tu… ieri mi hai battuto alla grande. Non sentivi il dolore, non volevi fargliela pagare? Perché non ti muovevi e hai lasciato che ti facessero questo!- 
Deidara urla quando è arrabbiato. 
-Scusa- sussurro. -No! Non scusarti con me, scusati con te stessa per esserti minimizzata così tanto, come se valessi meno di niente. Come se le parole di quegli idioti valessero più dei tuoi pensieri. Perché gliel’hai lasciato fare??- 
-Perché volevo morire!- urlo anche io. 
Deidara si ferma, tutta la sua rabbia svanisce in un attimo.

Sento che sto per piangere e mi giro dall’altro lato. -Non sto bene, Deidara. Ho una ferita in testa che non posso curare e quegli uomini hanno innescato in me qualcosa. Volevo morire, forse lo voglio ancora anche se adesso non sembra. Non puoi salvarmi da questo-. 
Deidara prende la mia mano tra le sue, stringendola in maniera delicata ma forte, una delle sue lingue mi lecca anche un po’.

-Non dire mai più che vuoi farla finita, non davanti a me. Tu hai così tanto potenziale e non è giusto che te ne possa andare senza motivo, per mano di degli idioti oltretutto. Non succederà, non lo permetterò-

-Io non ho potenziale- dico, stringendo forte le sue mani -Io non sono niente, non merito neanche di stare all’interno dell’Akatsuki, non servo a nessuno- 
-Servi a me, ok? Vivi- dice lui sottovoce, come fosse un suo pensiero e io non l’avessi sentito.

Io lo guardo, senza mantello riesco a vedere le forme del suo corpo e lui è magro e atletico. Ha tolto il dispositivo sull’occhio sinistro ma lo tiene comunque chiuso, strizzandolo. 
L’altro guarda la mia mano, mentre mi accarezza leggermente le dita. Starà pensando che sono troppo debole per poter andare avanti, che sono una cosa da proteggere e da portarsi dietro, da trascinare.

-Tu vali troppo perché io possa lasciarti fare questo- dice serio. -Perciò almeno per i restanti due giorni qui tu non farai più nulla di stupido, d’accordo?- mi guarda e in quel suo occhio leggo la sua preoccupazione, vera, non come molte cose finte di questo mondo. 
La bocca semiaperta, i capelli sciolti e scompigliati. Si è occupato di me senza pensare a nient’altro e ora aspetta che io gli risponda.

-Te lo prometto- affermo, scivolando nel lettino. -Bene- risponde -…bene- mi lascia la mano, appoggiandola sul letto. 
Dovevo aspettarmi che Deidara fosse così delicato, lui capace di creare creature così dettagliate e rifinite, ma allo stesso tempo pronto a farle saltare in aria, rendendo ciò che era potenza in un atto di magnificenza di fuoco.

Mi appoggio lateralmente sul cuscino, mentre Deidara va verso l’appendiabiti. Lui, che sembra così concentrato solo su se stesso, non solo mi ha salvata e curata, ma mi ha fatto anche promettere che non farò altro per mettermi in pericolo.

-Fino ad ora ho tralasciato i miei obblighi per colpa tua- dice, indossando il mantello -è ora di andare a sorvegliare la zona, torno tra mezz’ora, tu riposa-. 
Mi sta dicendo che da ieri non mi ha mai lasciato sola? 
-Il posto è sicuro ma se dovesse succedere qualcosa, trova il modo di farmelo capire-. 
Si avvia, con passo deciso, pronuncia una tecnica per aprire un varco e la luce del sole entra lenta ma forte illuminando l’intera caverna.

-Deidara!- urlo io e lui di spalle, gira solo il volto. 
-Grazie, per avermi salvata- dico. 
Lui sorride e se ne va. La porta della caverna si richiude, mi ristendo a letto, con la faccia rivolta verso il comodino.

Sopra di esso, vicino a una piccola lampada, noto ciò che prima non avevo visto: un uccelletto d’argilla rivolto verso di me. 
Non so se sia un modo per tenermi sotto controllo in qualche modo o se me l’abbia fatto come regalo. 
Mi sporgo per prenderlo tra le mani, noto che su entrambi i lati ha intagliati una serie di fiori di ciliegio.

Mi riaddormento, sorridendo.

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8: CONOSCERSI ***


Prima di riaddormentarmi, ripenso a ciò che mi ha detto. 
Questo ragazzo, a cui io mi sento legata anche se non ne conosco storia o radici, tiene a me e io, nonostante lui non conosca niente del mio passato, tengo a lui. 
Strano come consideri me stessa e gli altri in base a ciò che abbiamo fatto finora. 
Dovrei cancellare ciò che è stato e vivere il presente, definendo me stessa in base alle scelte che farò e non da quelle sbagliate che ho fatto. 
“Deidara è meraviglioso” penso, e socchiudo gli occhi, rivedendo il suo viso nella mia mente.

Lui sì che è una persona speciale che merita di vivere. Lui ha senso, perfettamente. La sua vita… vale tantissimo.

Quando mi risveglio, Deidara mi sta cambiando le bende sul torace. 
È insieme imbarazzato ma concentrato, non vuole svegliarmi ma vuole finire quello che sta facendo prima che possa sorprenderlo e rendermi conto che sono semi-nuda. 
-Finisco io- dico, facendolo sobbalzare. 
Deidara mi guarda, arrossisce, si gira dall’altro lato e mi tenda la benda. -Finisci tu allora, hm- mi dice, alzandosi.

Mentre mi fascio con un po’ di difficoltà (ma non voglio dargli altri pensieri, preferisco prendermi cura di me da sola, ora che ci riesco) penso a quanto il contatto sia diventato scontato per noi due. 
Non abbiamo bisogno di parole, basta prenderci la mano per sentire come stiamo. 
E ho ancora bisogno di sentire questo contatto, per quanto sia imbarazzante ammetterlo. 
Forse avrei dovuto far finta di dormire e lasciare che mi fasciasse lui, ma… con lui non voglio fingere. 
Sto fingendo da sei mesi, con Deidara voglio essere sincera, voglio essere me stessa.

-Tieni, mangia Yoko- mi porge un panino. 
Ancora con questo soprannome? Tutto bene, anche io ne ho uno per lui. 
-Grazie, Dei- dico. 
Lui si imbarazza un po’, ma guarda dall’altro lato masticando e il silenzio viene sostituito dal rumore dei nostri morsi. 
Lo guardo, seduto sulla sedia, mentre ciondola con le gambe, mangiando di gusto. Ho voglia di conoscerlo davvero tanto.

-Sentono il sapore, le tue mani?- Deidara mi guarda come se si aspettasse che fossi muta -Eh?- 
-Se adesso prendessero un morso dal tuo panino, ne sentiresti il gusto?- Chiedo, genuinamente curiosa. 
-Ah quindi ti importa un po’ di me- dice lui, appoggiandosi allo schienale e accavallando le gambe, traendo soddisfazione dal mio avvicinamento a lui. 
-È una domanda parecchio strana da fare a qualcuno, sai, ragazza della Foglia?- 
Quando è arrogante e si avvantaggia della situazione mi dà sui nervi, vorrei saltargli addosso e fargli capire chi comanda… dio l’ho pensato davvero?

-Curiosità- dico, come se fossi offesa -Se non vuoi parlarne non ti obbligo mica- Riprendiamo a mangiare. 
-Sento tutto- dice lui, mostrandomi una mano sorridente, la lingua che fuoriesce. 
Io sorrido soddisfatta -So una cosa in più di te, ora- affermo. 
-Non mi sembra giusto- dice lui -dimmi qualcosa di te in cambio- 
Perché trasforma tutto in una gara? 
-Cosa vuoi sapere?- chiedo rivolgendomi a lui, mettendomi seduta sul letto. 
Lui ci pensa -Il Byakugan, come funziona?- 
Lo guardo interdetta e divertita -Che c’è? Pianifichi di battermi in uno scontro?- -Curiosità- dice lui, sorridendo diabolico. 
Non so se dargli un pugno o baciarlo, sbalzo da uno stato all’altro con velocità impressionante. 
Mi fa effetto, davvero tanto.

-Posso vedere qualsiasi cosa in un raggio molto grande, posso individuare fonti di chakra, posso vedere il sistema interno di qualsiasi individuo e uccidere qualcuno con pochi colpi ben assestati- dico, toccandogli il petto con il palmo, simulando un mio colpo. 
Indugio più a lungo del normale prima di ritrarre la mano e lui, notando il mio imbarazzo, come al solito se ne avvantaggia. 
-Ammettilo- dice, sorridendo. 
-Cosa?- chiedo. 
-Che ti piaccio- dice lui avvicinandosi al letto con la sedia. 
-Ti credi fin troppo- dico io, dando un morso al panino. -Ah davvero?- dice lui -Quindi non ti farebbe alcun effetto se io adesso facessi questo- 
Si avvicina, lento come un felino che sta cacciando, facendomi arretrare fino allo schienale del letto. 
Con una mano su una mia gamba me la sposta così da far spazio alle sue ginocchia, che ora sono così vicine all’interno delle mie cosce. 
Poggia l’altra mano sul muro, avvicinandosi al mio volto, sorridendo. 
Io non riesco a reagire perché a stento credo che la situazione sia reale. 
La sua mano dalla gamba passa al mio viso e prendendomi il mento tra pollice e indice resta così, fermo. 
Io sono in completa balia delle sue azioni, non so cosa fare, respiro a intermittenza. 
Lui allunga le dita e raccoglie un po’ di salsa del panino che stavo mangiando che mi era rimasta sul lato della bocca. 
Si ritira sulla sedia velocemente, leccando in un sol gesto le sue dita. 
-Avevo ragione o no?- dice, come un bambino che abbia vinto una scommessa.

Io sono sconvolta, non ho ancora elaborato ciò che è successo. 
-Ma che fai?!- sbraito tutto un tratto. 
Deidara ride, di gusto. -Dimostro una tesi- dice, leccandosi ancora le dita. 
Non c’è nulla di più che desideri al momento che fargliela pagare, ma devo aspettare la situazione propizia, così da farlo impazzire per bene.

-Tocca a te- continua lui -Io ho appena chiesto e ottenuto la mia risposta- Deidara riprende a mangiare come se non fosse successo niente. 
Io sento ancora l’odore della sua pelle e le sue gambe tra le mie mentre parlo.

-Non lo so- dico io -Che ne dici di una serie di domande veloci- dico, ancora imbarazzata per ciò che è appena successo e che lui sembra aver già dimenticato. 
-Sto ascoltando- fa lui, mettendosi seduto sul letto di fronte a me, incrociando le gambe e guardandomi dritto negli occhi. 
-Ma alle domande che fai a me devi rispondere anche tu- -Ci sto-. 
Comincio a pensare, lui mi guarda come si guarderebbe un pollo arrosto che gira, ho attirato la sua attenzione. 
Una dopo l’altra rispondiamo velocemente:

-Compleanno?- chiedo -5 Maggio, tu?- -22 febbraio-

-Cibo preferito?- continuo -Bakudan- -Ramen-

-Hobby?- -Far esplodere la mia arte- -Disegnare-

-Colore preferito?- -Bianco- -Blu-

-Modello di vita?- -Me stesso- -Mia sorella-

-Sogno nel cassetto?- -Diventare arte- -Innamorarmi-

Entrambi ci mutiamo all’improvviso, prima di ridere insieme. 
-Ok è stato stupido, lo ammetto- dico io, alzando le mani. -Invece ho imparato qualcosa in più su di te- Deidara si gratta la testa, un po’ imbarazzato -è stato divertente- 
Ecco la mia occasione!

-Potrebbe essere anche qualcosa di più- dico, con voce accattivante. 
Deidara da divertito diventa confuso -Eh?- 
Io mi avvicino a lui, prendendo una ciocca dei suoi capelli e spostandogliela dietro l’orecchio. 
Con l’altra mano gli accarezzo il petto, stringendo la maglia e attirandolo a me. 
Nonostante mi faccia male il torace lo tirò verso di me finché non sono in grado di sussurrargli all’orecchio con la voce più carismatica che possa avere 
-Ammettilo che ti piaccio-. 
Poi lo spingo indietro, rimettendomi seduta contro lo schienale. 
Riprendo il panino e mangio con gusto. 
Deidara da sconcertato ritorna a sorridere diabolicamente -Devo dedurre che ti piace giocare?- chiede. 
-Non so di cosa tu stia parlando- faccio io, fingendomi distratta. Deidara ride.

-Ho imparato tantissime cose stasera- dice -tra le quali una importante- 
-E sarebbe?- chiedo, alzando un sopracciglio. 
-Che sei più simile a me di quanto credi- dice Deidara, sciogliendosi i capelli e aprendo entrambi gli occhi.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9: BIANCO ***



Gli occhi di Deidara sono di un azzurro penetrante, come di un cielo perfetto, di uno specchio d’acqua limpido, di una montagna ghiacciata. 
Potrei perdermici dentro e senza che lui debba fare nulla. 
Attraverso di essi traspare tutta la sua intelligenza e arguzia, tutto il suo carisma. 
Mi sembra di vedere tutte le esplosioni che ha causato nella sua vita e con esse il grande piacere procuratogli. 
Per questo sembra sempre soddisfatto e contento. 
Lui sta vivendo la migliore versione di se stesso e non vorrebbe essere da nessuna altra parte che qui, nell’Akatsuki. 
E se con me è a suo agio, devo dedurre che anche passare del tempo in questa caverna gli faccia piacere, senza rimpiangere di avermi portata con sé in volo, ieri.

Mi afferro le gambe, ciocche dei miei capelli scivolano sulle mie braccia. 
Appoggio la testa sulle mie ginocchia, continuando a osservarlo. 
Lui se ne rende conto, chiude gli occhi e fa un sorrisetto compiaciuto. 
-Che facciamo, ora?- chiedo. 
-Che vuoi fare? Si dorme- dice lui, come un vecchio papà brontolone.
-Ma ho dormito tutto il giorno- faccio io -Voglio fare qualcosa di divertente, ora- lo guardo come se aspettassi una sua idea. 
-Tipo?- chiede, sbadigliando. 
Io prendo tra le mani l’uccelletto di argilla che mi aveva lasciato prima, accarezzandone i lati, quelli con i fiori di ciliegio. -Fammi pensare- indugio io. 
Deidara è contento che abbia apprezzato il suo dono. -Allora ti è piaciuto?- mi chiede, indicando l’esserino che ho tra le mani. 
-Molto- dico io -ha vegliato su di me, mentre stavo male- -Allora ha fatto il suo dovere- Deidara si porta le mani dietro la testa, sorridendo leggermente. 
Io penso che sia l’amico più amorevole che abbia mai avuto. 
Vorrei dimostrargli quanto gli sia grata in altro modo, ma non so se anche lui stia pensando in questo momento a quanto vorrei che ci baciassimo.

-Potremmo farlo esplodere, domani- propone lui -se ti va- Io annuisco -Ma certo- sorrido. 
Lui arrossisce, amo questi momenti in cui si lascia andare con me. 
-Va bene, domani facciamo qualcosa che ho proposto io, stasera facciamo tutto quello che vuoi tu, spara- Deidara cerca sempre di anticipare i miei desideri. 
-Andiamo a fare un bagno a mare!- dico io, come se avessi avuto l’idea del secolo. 
Deidara sbianca -Eh?- 
-Sì, pensa a come deve essere bello adesso, nessuno che ci disturbi, l’acqua calda, il riflesso della luna tra le onde. Il mare sarà anche tranquillo, piatto, non si sente neanche un filo di vento- 
Deidara si lascia convincere. -Va bene, te lo concedo, visto e considerato che senza di me non sapresti neanche come arrivarci. Te la senti? Ce la fai?- 
-Sì, grazie, grazie, grazie!- dico io sovreccitata. 
Mi alzo dal letto e lui immediatamente si alza dalla sedia, non capendo cosa stia succedendo. 
Io l’abbraccio come se mi avesse fatto il regalo più bello del mondo, mettendogli le mie braccia attorno al suo collo. 
Lui resta interdetto per un attimo, poi mi abbraccia anche lui. 
Io, scalza sulle punte, vengo sorretta dalla sua forza. 
Entrambi non vogliamo staccarci, perché altrimenti l’avremmo già fatto.

Deidara, lentamente, porta le sue mani alla mia vita, cingendomi con mano ferma. 
Io percepisco il cambiamento e ritorno a una posizione normale, guardandolo. 
Le mie mani passano dal suo collo al suo petto, stringendo delicatamente la maglia che sta indossando. 
Non siamo mai stati così vicini, basterebbe un movimento e finalmente potrei sentire il sapore delle sue labbra, respirare il suo respiro, potremmo accarezzarci guancia e guancia. 
-Hai… degli occhi bellissimi- dice lui, come se stesse contemplando una delle sue opere d’arte. 
È dolce e sovraeccitato al tempo stesso -Sembra che abbiano dato origine al mondo. Il bianco è l’unione di tutti i colori, tu sei… arte- 
Arrossisco senza poterlo nascondere, non voglio allontanarmi, non voglio smettere di sentire il suo petto che respira con tranquillità, il battito del suo cuore che è solo leggermente accelerato, le sue mani attorno al mio corpo che accarezzano i miei fianchi. 
Sono imbarazzata come non mai, ma voglio sentire ancora le sue parole. 
-Tu, sei bellissimo- dico io -e intelligente… e artistico, e mi hai fatto stare così bene anche se ti conosco da po- 
Deidara mi bacia, interrompendo l’elogio che di lui stavo facendo. 
Ha chiuso gli occhi e anche io lo faccio. 
Porta le mani dalla vita al mio viso, accarezzandomi le guance mentre il nostro bacio diventa più profondo. 
Io sento come se fosse la migliore cosa che mi sia mai capitata, stringo più forte le mani contro il suo petto. 
Il nostro bacio da calmo diventa più agitato, con le nostre teste che si muovono e incastrano come un puzzle.

I nostri corpi si avvicinano l’uno all’altro e per la prima volta nella mia vita provo repulsione per il fatto che siamo vestiti. 
Vorrei sentirlo, completamente. 
Non riesco a saziarmi, ne voglio sempre di più. 
Non avevo mai baciato nessuno prima d’ora ma se dovessi descrivere il modo in cui Deidara lo sta facendo, direi che è il baciatore migliore dell’universo. 
Le nostre mani non riescono a stare ferme e, lentamente ma con costanza, cambiano spesso posizione. 
Non riusciamo a smettere, per tutta la caverna si sentono i rumori emessi dalle nostre bocche e i nostri respiri affannati. 
Ci sembra che baciarci sia l’unica occupazione possibile, ora. 
Deidara, preso com’è dalla foga, quasi mi solleva dal pavimento.

A quel punto veniamo fermati da un elemento esterno non calcolato. 
Mi distacco leggermente, con sul viso un misto di espressione tra piacere intenso e dolore lancinante. 
-Lo sterno- dico in un sospiro. 
Deidara, che fino ad ora aveva avuto gli occhi chiusi, li apre subito, facendomi ricordare tutta la loro bellezza. -Scusa- dice -è colpa mia- 
-No, no scusa tu- entrambi abbiamo un tono che supera la dolcezza. 
Deidara mi fa indietreggiare, mentre ancora mi stringe a sé, fino al letto, per poi poggiarmi delicatamente su di esso. 
Staccandosi da me, porta una mano al mio viso, e mi accarezza, fermandola sulla mia guancia. 
Io la prendo a mia volta, e senza staccarla dal mio volto le do un piccolo bacio. 
La cosa assurda è che la mano a sua volta mi stampa un bacio sulla guancia. 
Rido, anche Deidara ride.

Dopo tutta la tensione tra noi che c’è stata in questi giorni, ora so che l’interesse che io avevo per lui viene ricambiato e una scossa di piacere si diffonde per tutto il mio corpo. 
Vorrei riprendere a baciarlo all’istante, ma mica possiamo fare davvero questo tutta la notte? 
Deidara si siede accanto a me, mentre io porto le nostre mani unite dal mio viso al grembo. 
Accarezzo il suo palmo, mentre entrambi guardiamo in basso. Poi mi giro verso di lui e con entrambe le mani gli tolgo il coprifronte, poggiandolo sul letto. 
Gli bacio la fronte, respirando l’odore della sua pelle, più volte. 
Lui aspetta che io abbia finito per poter invece baciarmi il collo, mentre io gli accarezzo la nuca, sussurrandogli quanto mi stia piacendo. 
Siamo molto più lenti rispetto a prima, come se volessimo che anche il mondo si fermasse attorno a noi.

Deidara all’improvviso si distacca, stampandomi un ultimo bacio sulla guancia. 
Si alza dal letto, va verso l’appendiabiti e prende i nostri mantelli. 
-Li useremo per asciugarci dopo il bagno- dice. 
Poi spegne la candela all’interno della lampada. 
È buio, ma riesco a sentire la sua presenza, mi mette il suo mantello, non il mio rovinato, sulle spalle, apre il varco per andare all’esterno. 
La luce di una luna piena ci investe, illuminandoci mille volte più che non le luci nella caverna. 

Deidara prepara uno dei suoi mezzi di trasporto, un uccello che somiglia più a un’aquila stavolta. 
Io ancora sto guardando la luna, respiro lentamente anche se nella testa ho mille pensieri. 
Se non l’avessi abbracciato, la serata forse sarebbe finita in maniera diversa, in una maniera molto meno soddisfacente. 
O magari doveva succedere ugualmente. 
Fatto sta che ora sono qui, non sto sognando. Ho baciato a lungo e passionalmente Deidara, ed è stato lui a iniziare. 
Sorrido, sono… felice.

Deidara già sul volatile mi porge una mano per aiutarmi a salire. 
Sta indossando il mio mantello stracciato e mi domando se abbia freddo.

Ha aspettato che finissi di avere i miei pensieri, prima di chiamarmi. 
-Tu hai un grande animo artistico- mi dice, mentre appoggio la mia testa sulle sue gambe incrociate. 

Ci alziamo in volo, per tutto il tragitto nessuno dei due dice nulla, ma entrambi a tratti ci guardiamo, a tratti ci accarezziamo parti del corpo a vicenda. 
Io riposo, riprendo fiato sia dalla ferita che dalla foga di Deidara. 
Quando arriveremo alla spiaggia voglio fargli capire quanto sia importante per me averlo conosciuto.

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10: BAGNO DI MEZZANOTTE ***


Mettere i piedi nella sabbia bianca è soddisfacente. 
È tiepida, soffice, leggera. 
Le onde del mare ondeggiano leggermente, tutto intorno è silenzio. 
Guardo il cielo stellato che si riflette nell’oceano, sento un vento caldo che mi solleva mantello e capelli. 
Deidara, dopo aver riposto il nostro mezzo di trasporto, mi abbraccia da dietro, un po’ stanco. 
Le sue mani sono unite sul mio grembo, la sua testa poggiata sulla mia spalla. 
Io con una mano gli accarezzo il collo, l’altra l’appoggio sulle sue mani. 
-C’era un cielo stellato limpido come questo, la notte che ci siamo conosciuti- dico, guardando in alto, contenta e sognante. 
-Era solo due giorni fa- dice lui, prendendo poi a baciarmi il collo. 
-Sembra impossibile… che siamo diventati… così intimi… da allora- dice lui tra un bacio e l’altro. 
Io assecondo le sue labbra con il mio corpo, godo delle sue attenzioni.

-Che impressione ti ho fatto, la prima volta?- chiedo, guardandolo dolcemente. 
Lui ferma i suoi baci, ci pensa, mi risponde 
-Mi sono sentito da subito stranamente unito a te- mi accarezza un fianco -Come se ci fossimo conosciuti in un’altra vita e rincontrati qui- continua, sbottonandomi il mantello. 
Lentamente anche io faccio lo stesso con lui. 
Mentre ci spogliamo a vicenda non diciamo nulla, ci scambiamo qualche sguardo complice ogni tanto. 
Lui mi abbassa i pantaloni, io gli tolgo la maglia, rivelando al di sotto di essa quella che sembra un’enorme cicatrice vicino al cuore. 
La tocco, la massa di pelle trema. 
Deidara ride, -E’ un’altra bocca- dice -Ti fa impressione?- 
Io mi piego leggermente e la bacio, sentendo il suo cuore che batte più velocemente. 
Anche lui mi spoglia, alzando la maglia leva delicatamente le bende attorno al petto. 
-Fanno ancora male?- chiede, insieme preoccupato e rilassato. 
Scuoto la testa -Se ci sei tu a curarmi- dico -non sentirò mai più dolore-. 
Guardo la sua mano destra, all’indice c’è il suo anello. -Toglimelo- mi dice e io obbedisco. 
Lo poggio delicatamente accanto alle altre nostre cose. -Un giorno ne avrai uno tutto tuo- afferma Deidara. 
-Ma gli anelli sono solo dieci, dobbiamo aspettare che qualcuno muoia o se ne vada- replico io. 
-Domani ti parlerò di chi a mio parere possiamo fare a meno tra i nostri compagni, ma non stasera- Deidara mi prende per mano, stringendomela. 
Siamo entrambi nudi.

Avanziamo lentamente verso il mare, mano nella mano, lasciando che le onde tocchino i nostri piedi. 
Entrambi ci rilassiamo, l'acqua è calda. 
Deidara mi supera, andando avanti nel mare fino a quando l’acqua non gli arriva alla vita. 
Senza nulla addosso, i capelli sciolti, entrambi gli occhi che mi guardano e la luna che gli illumina il viso: mi sembra la visione primordiale più bella e riempitiva che abbia mai visto. 
Mi tende la mano, io cammino, lentamente, vedendo i suoi occhi indugiare sulle mie forme. 
Quando lo raggiungo mi bacia, avvicinandomi al suo corpo completamente, come se ci volessimo fondere. 
Sento tutto di lui, ora, mi sembra persino di ascoltare i suoi pensieri. 
Mentre ci baciamo, in questa notte magica e perfetta, tutta l’oscurità che c’era nel mio cuore svanisce e non ricordo più di avere un passato. 
Deidara mi fa perdere nel presente, i suoi baci mi distraggono da qualsiasi altra cosa che non sia lui, i suoi occhi mi fanno sprofondare nel terreno mentre stiamo volando, il suo corpo così vicino ormai è diventato mio, come il mio è suo. 
Non ho più alcun desiderio di morte, se significherebbe doverlo perdere e non sentire più il suono della sua risata o le sue frasi supponenti. 
Ora come ora, voglio stare con lui per sempre.

Ci stendiamo in mare, l’acqua bagna i capelli di entrambi, ora siamo immersi fino alle spalle. 
Deidara mi bacia il collo, il seno, le labbra. 
Io sono sopraffatta dal suo amore, mai avrei pensato di provare emozioni simili in tutta la mia vita. 
Avevo sempre sperato nel vero amore, ma in fondo al cuore non pensavo potesse esistere davvero. 
Sciocchezze inventate per tirare avanti. 
Invece quello che ho ora, questo mi fa sentire davvero stupida. 
Il fatto che avessi quasi rinunciato al mio sogno. 
Deidara è la dimostrazione vivente che l’amore e l’arte esistono e sono eterne, per quanto fugaci. 
Sono grata di essere arrivata a questo punto della mia vita… ma poi mi pento subito di averlo pensato. 
Piango silenziosamente e i nostri baci per un po’ si bagnano di lacrime salate.

Deidara si ferma -Cosa c’è?- mi chiede preoccupato -Ho esagerato, ti fa male da qualche parte?- 
-No- dico io -ho solo…- non riesco a parlare. 
Deidara mi prende il viso tra le mani -Dimmi cosa ti tormenta- chiede e nei suoi occhi leggo una volontà sincera di comprendermi. 
Ha evitato che mi uccidessero, mi ha fatto promettere di non suicidarmi. 
Ora vuole sapere le ragioni che mi hanno spinto verso quel baratro di disperazione. 
Dopo alcuni momenti di silenzio, riesco a parlare, ma non senza piangere e per questo ho bisogno di fermarmi ogni tanto. 

-Io amavo mia sorella, era la persona migliore che conoscessi. Facevo tutto con lei, capisci? Io… non esistevo senza di lei- 
Deidara asciuga con il dorso della mano parte delle lacrime che continuano comunque a scivolare sul mio viso 
-Un giorno noi siamo andate in missione e dei ninja della Nebbia ci hanno attaccate. 
Io sono stata colpita con non so quale tecnica, non ero cosciente…- sto tremando, Deidara mi guarda in preda a un dolore empatico 
-Io…io…- piango rumorosamente, Deidara mi abbraccia, facendo in modo che il mio mento si appoggi alla sua spalla. 
Mi stringe per darmi la forza e il coraggio di dire quello che ho fatto, si avvolge attorno a me, come se volesse risucchiare il dolore che ho nel cuore e farlo esplodere in qualche luogo lontano, distruggendo un intero paese. 
-Io l’ho uccisa- quasi urlo, stringendomi nelle sue braccia, piangendo come mai avevo fatto prima, perché un conto è soffrire da soli, un altro è dover spiegare a qualcuno le ragioni del tuo dolore. 
-Io non ti merito- dico -Non merito di averti, non merito la felicità che mi stai offrendo, non è giusto, dovrei essere morta io quel giorno, non Emiko!- 
Deidara mi bacia, lasciandomi sorpresa. 
Spalanco gli occhi, investita dal piacere che mi provoca, sensazione che era stata sovrastata dal dolore fino a un momento fa e ora ecco di nuovo quest’ultimo inabissato dal suo amore. 
È una continua lotta tra sofferenza e piacere nel mio cuore, non credo di meritare nulla eppure lo desidero, sento di star commettendo un peccato imperdonabile eppure non riesco a lasciarlo andare. 
Poi noto che Deidara sta… piangendo.

D’improvviso smetto di piangere, mi perdo di nuovo nell’unione delle nostre bocche, in quel puzzle di cuori e sentimenti che siamo noi quando ci amiamo. 
Ormai non sono più sola e non posso riversare il dolore che provo su chi tiene a me, non è giusto, non lo farò. 
Vedere Deidara piangere mi spezza il cuore, con lui voglio sorridere e vivere, non soffrire e morire. 
Devo superare quello che è successo, perché ora c’è un’anima che ha bisogno di me e di cui io ho bisogno. 
Ci stacchiamo dal bacio, Deidara respira affannosamente, io gli asciugo le lacrime con entrambe le mani. 
-Non soffrire per me, io non soffrirò più, per te- gli dico. 
E per la prima volta nella mia vita sono sincera come mai sono stata. 
Mi sembra la verità più legittima e la scelta più sensata mai fatta. 
-Tu conti Yoko- dice Deidara -E se starai con me io ti farò dimenticare tutto, sarai la Musa per la mia arte, uccideremo qualunque ninja della Nebbia che osi anche solo guardarti male; ti prometto che con me non saprai più neanche cos’è il dolore, io ti coprirò d’amore, insieme mostreremo al mondo la nostra arte- 
Mi scosta una ciocca dal viso, guardandomi negli occhi come mai prima d’ora, come se ci volesse affogare dentro. 
Io lo guardo allo stesso modo. 
-Io ti amo- mi dice, con un sorriso che supera la definizione di felicità. 
-Anche io ti amo- dico, sorridendo come fosse la prima volta. 
Il bacio che segue credo sia il più bello che ci siamo mai dati finora.

Mentre gli parlavo del mio passato, non ci eravamo accorti che la luna fosse stata coperta da nuvole grigie, sempre più dense e numerose. 
Il cielo assumeva un altro aspetto mentre le mie lacrime si confondevano nel mare. 
E quando ci siamo detti che ci amiamo una pioggia calda ci ha investiti, lavandoci delle nostre colpe, facendoci rinascere nell’intensità dei nostri baci. 
Quel momento è durato per poco, ma è stato meraviglioso. 
Poi siamo scappati via, ridendo, tutto il dolore che avevamo nel petto svanito e trasposto nella parete al di sopra di noi. 
Riusciamo a stento a tornare in tempo alla caverna, prima che una vera e propria tempesta inizi.

All’interno, sovraeccitati e liberi, ci asciughiamo con dei teli trovati nell’armadio. 
Ci spettiniamo i capelli a vicenda, ridendo l’uno dell’altro. 
Poi indossiamo dei vestiti asciutti, io una felpa nera, lui pantaloncini e una maglietta. 
Ci stendiamo nel lettino, uno di fronte all’altro, e parliamo di progetti futuri e di storielle insensate ma divertenti. 
Quando ci stiamo per addormentare, Deidara mi cinge da dietro, facendomi aderire al suo corpo, mi stampa un bacio sulla spalla scoperta e io sui suoi occhi ormai addormentati. 
In tutto questo saranno le cinque del mattino ma non importa, dormiremo. 
E da domani vivremo.

È stata la più bella notte della mia vita.

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11: RISVEGLIO ***


Verso l’una del pomeriggio del giorno successivo (di cui in realtà ha fatto parte la notte che abbiamo vissuto) svegliarmi tra le braccia di Deidara mi sembra la cosa più naturale del mondo. 
Mi sollevo appoggiandomi allo schienale del letto, anche se provo ancora un po’ di dolore fisico, scelgo di non pensarci. 
Deidara dorme a pancia sotto, gli sollevo la testa e gliela metto sulla mia pancia, mi piace l’idea che possa usarmi come cuscino. 
Gli accarezzo i capelli, mentre canticchio sottovoce una canzoncina. 
Sono felice. 
Se penso a come sto ora, credo di non aver mai provato una sensazione simile, la notte passata con lui, i nostri corpi, le sue parole… tutto mi sembra un sogno, ora. 
Ma basta guardare il capellone che sonnecchia sulla mia pancia per ricordarmi che invece è tutto vero.

-Dei- gli sussurro, con dolcezza. 
Strano che mi sia svegliata prima io, di solito sono una dormigliona. 
Ma da quando conosco Deidara svegliarmi ha acquisito un senso, per cui non ho bisogno di dormire tanto, immaginando sogni infiniti, oscuri o irrealizzabili. 
Per una volta preferisco la realtà al sogno. Una realtà bellissima.

Gli prendo una delle mani, dando un paio di baci sul dorso, nessuna reazione. 
Gli bacio la fronte, ricevo un suono indefinito in cambio. Sonno pesante, vedo. 
Comincio a fare un paio di treccine con i suoi lunghi capelli lisci. 
Lui non ha nessun problema di nodi, passo le dita attraverso i suoi capelli come fossero di seta. 
Mi rimetto stesa, lui ancora sonnecchia, alla sua stessa altezza. 
Comincio a baciargli il collo, lasciando che i miei riccioli gli vadano sul viso. 
Lui smette di respirare in maniera costante, si è svegliato? 
Prima che mi possa alzare per controllare, velocemente mi fa cadere sul letto a pancia all’aria, e stavolta è lui a trovarsi sopra di me. 
Sorride come fosse sveglio da ore e avesse architettato tutto da allora. 
-Buongiorno- dice, baciandomi mentre mi blocca le braccia. 
La sensazione dell’uomo che ha cercato di uccidermi impedendomi di muovermi è totalmente diversa da questo gioco consensuale di baci e sussurri. 
Ho sempre pensato che fossero le sensazioni negative a superare quelle positive, invece mi sbagliavo. 
Se vissuti con intensità, come se potessi toccarli, i ricordi piacevoli possono battere qualsiasi cosa.

Mi lascia andare le braccia, permettendomi in tal modo di aggrapparmi al suo collo e alla sua schiena, mentre intreccio le mie gambe attorno alla sua vita. 
Lui mi solleva, sostenendomi il bacino con le sue mani. 
Perché baciare Deidara sembra l’unica cosa sensata da fare, ora? Come se non avessimo impegni.

-Dei, farei questo tutto il giorno, ma dobbiamo andare, gli ordini sono ordini- dico, tra un bacio e l’altro. 
-Lo so- fa lui -meno male che d’ora in poi ci sarai tu- e quando mi dice cose così non fa che alimentare la mia voglia di lui.

Prepariamo tutte le nostre cose, rimettiamo in ordine, usciamo dalla grotta e un po’ sono triste nel dover abbandonare il luogo in cui abbiamo iniziato ad amarci. 
Non importa, lo terrò nei miei ricordi, creeremo altri luoghi altrettanto importanti. 
Fa strano a entrambi vederci alla luce del giorno, come se fosse la prima volta con cui, Sole testimone, ci guardiamo con occhi diversi. 
-Muoviamoci, Sasori avrà sicuramente da dire qualcosa sul perché non siamo ancora arrivati- sbuffa Deidara. 
-Non hai nient’altro da fare, prima che andiamo?- 
Deidara ci pensa, poi mi si avvicina, mettendo una mano attorno alle mie spalle e avvicinando il mio viso al suo. 
Io tiro fuori l’uccelletto con i fiori di ciliegio intagliati e glielo piazzo davanti al viso. -Voglio che sia uno spettacolo degno di te- dico, sorridendo.

Deidara è emozionato, prende l’uccelletto, riflette, il suo occhio (quello non coperto dal dispositivo) si muove freneticamente. 
-Trovato!- dice. Mi prende per la vita e con un balzo siamo sul volatile d’argilla, in volo. 
Non potrei mai stancarmi di questo mezzo di trasporto, camminare mi sembra così obsoleto, correre stancante. 
Stesa a pancia in giù, mentre mi sorreggo la testa e faccio dondolare le gambe guardo la terra sotto di me, veloce, che corre. 
Tantissimi colori, tantissima natura e penso “com’è bello il mondo”. 
-Chiudi gli occhi- urla Deidara -Stiamo per arrivare- io mi metto a pancia all’aria, con le mani sullo stomaco, guardo il cielo azzurro e le sue nuvole bianche, chiudo gli occhi. 
Anche oggi c’è un bellissimo vento. 
È il mio elemento e mi accompagna sempre.

Deidara mi prende in braccio, scendendo con un salto dalla sua creazione. 
Mi deposita sul terreno, mi dà un bacio sulla guancia e poi scompare. 
-Non aprirli fino a quando non te lo dico- e io lo sto a sentire, pronta per la sua sorpresa. 
Passa qualche minuto -Ehm… Deidara?- 
-Sì, sì, ci sono, un attimo- è carino quando è indaffarato. 
Improvvisamente lo sento dietro di me -Pronto. Puoi aprire gli occhi- 
Li apro e mi ritrovo in un bellissimo frutteto di ciliegi in fiore, sfumature di un rosa intenso si estendono attorno a me, mi guardo con meraviglia intorno come una bambina. 
-Bellissimo!- dico. 
-E ora arriva la parte migliore… Katsu!- 
Tutta una serie di bombe esplodono a una discreta distanza da noi. 
Come se stessero ballando, tutti gli alberi fanno un movimento leggiadro, come se i loro rami fossero braccia e tutti insieme stessero facendo lo stesso gesto di una danza segreta. 
Migliaia di petali rosa cadono volteggiando sul terreno attorno e su di noi. È uno spettacolo stupendo. 
-L’arte è un’esplosione!- urla, alzando le braccia, poi mi guarda. 
Entrambi stiamo sorridendo, beatamente. 
Mi porge una mano, avvicinandomi alla sua vita di scatto, come gli piace fare. 
-Contenta?- chiede -Moltissimo! Solo tu sei in grado di fare cose simili, sei un vero artista!- gli dico. 
Deidara arrossisce, i petali di ciliegio ci sommergeranno se non ce ne andiamo.

Sembra che cadano dal cielo, trasportati dal vento. 
Rimangono impigliati nei nostri capelli e vestiti, con delicatezza. 
Se ne sente il profumo, intenso, gentile, come fossimo diventati fiori e alberi anche noi. 
Sembra un mondo così diverso da quello a cui sono abituata, come se non esistesse la violenza. 
Siamo in paradiso? Siamo eterei? Le mani di Deidara sui miei fianchi mi fanno capire che è reale, che sto vivendo come avrei voluto la mia vita. 
Vedere la pioggia di petali di ciliegio, causata da e con il mio biondino, mi fa ringraziare di essere nata. 
Il suolo da marrone è divenuto rosa. Stringo la mano a Deidara e lo tiro per terra, ridendo. 
Per un po’ restiamo lì a muovere braccia e gambe, stesi, ricavando forme di angeli dalle nostre figure. 
Siamo entrambi assassini, entrambi abbiamo fatto delle scelte sbagliate, entrambi ricaviamo piacere da noi stessi quando a detta del mondo dovremmo solo soffrire; ma siamo felici. 
E conta solo questo ora.

Deidara è ancora steso, guarda il cielo, mentre allunga una mano per raccogliere gli ultimi petali, sorridendo dolcemente. 
Io mi avvicino al suo viso, dall’alto, così da ritrovarmi a testa in giù rispetto a lui. 
-Sei in grado di creare momenti meravigliosi- gli dico, in un sussurro. 
La danza degli alberi è stata silenziosa, perciò anche io cerco di esserlo. 
Innamorarmi era proprio come me lo immaginavo: semplice. 
E con lui ho realizzato il mio sogno, ora dovrò trovarmene un altro, ma con Deidara al mio fianco so che riuscirò a realizzare qualunque altra cosa io voglia. 
-Farò sempre tutto il possibile per te- dice Deidara, chiudendo gli occhi. 

Invertita rispetto a lui, gli bacio la fronte, indugiando, per poi passare alle labbra. 
Non ne avrò mai abbastanza di baciarlo, è più forte di me. 
Perché quando lo bacio, mi si riempie tutto, testa, cuore, stomaco. 
Se mi tocca, le gambe mi tremano. 
Se prende il controllo della situazione, accarezzandomi il viso come sta facendo ora, facendomi stendere sul pavimento e posizionandosi sopra di me, mi fa desiderare che questo momento non finisca mai. 
Ma tutto deve finire, se durasse per sempre e fosse scontato, perderebbe la sua bellezza. 
Con Deidara posso vivere il presente a pieno, perché so che presto ci saranno altri momenti simili a questo, se non più belli. 
Se ripenso a tutto quello che abbiamo fatto finora, credo che non sarò mai più triste. 
Mi ha regalato, con il suo amore, ricordi vividi e intensi. 

Deidara smette di baciarmi, mi guarda come se volesse fare un disegno del mio corpo tra fiori di ciliegio. 
Io noto con piacere che si è sciolto tutte le treccine che gli avevo fatto a caso tra i capelli, lasciandone solo una, nascosta, vicino al collo. 
Mi vuole portare con sé e tenermi segreta, come se il nostro amore fosse qualcosa di piccolo e da proteggere. 
Gliela tocco, sorridendo, per poi accarezzargli il collo. 

Deidara si alza, tendendomi la mano per aiutarmi. 
Poi raccoglie un fiore integro da un albero e me lo posiziona tra i capelli. -Questo colore ti sta benissimo- dice. 
Io gli do un bacio sulla guancia per avermi fatto l’ennesimo regalo. 

Insieme torniamo a volare.

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12: RAGAZZA ***


Yomako e Deidara sono in volo, diretti alla base, come concordato con Sasori tre giorni prima. 
Deidara è concentrato nello squadrare il territorio, cercando di rimediare a tutto il tempo che non ha passato a fare la guardia. 
Ogni tanto si gira a guardarla, lei si diverte ed è felice volando. 
Il vento le fa ondeggiare i lunghi capelli castani, respira beatamente, come se solo a questa altezza si sentisse a proprio agio. 
Ogni tanto lo guarda e Deidara le sorride, o si gira imbarazzato, non vorrebbe che le sembrasse strano che lui la fissi troppo a lungo. 
Ma lo vorrebbe fare sempre.

Deidara guarda il cielo azzurro sopra di sé, socchiude gli occhi e sorride. 
In poco tempo ha trovato un’anima così compatibile e nell’Akatsuki per di più! 
Non si sarebbe mai aspettato di trovare il modo di realizzare la sua arte e l’amore in una sola volta. 
Pensa che sia il momento migliore della sua vita, un arco di tempo colmo di significato ma infinitesimale rispetto a un’intera esistenza. 
Ed è per questo che è ancora più bello. 
La ama, e sente che fintanto che sono vivi potranno esprimere il loro senso artistico al massimo. 
Anche baciarla è un’arte, sentire il suo corpo così vicino da poterlo assorbire. 
Lei è arte.

Deidara ripensa a tutto il dolore che Yoko ha condiviso con lui e stringe i pugni ripensando a quanto ha sofferto. 
Avrebbe dovuto far ingoiare le sue bombe d’argilla a tutti quei ninja della Nebbia, nessuno escluso. 
Guardarli implodere dall’interno lo avrebbe calmato molto di più. 
Per la prima volta Deidara tiene a qualcuno, e pretende dal destino che non gli venga fatto del male. 
“La proteggerò io” pensa, mentre la guarda spensierata. 
È fiero di sé per averle tolto l’oscurità che aveva nel cuore e l’unica cosa che ha dovuto fare è stato essere sincero con se stesso, e con i sentimenti che provava. 
Non immaginava che aprirsi a qualcuno come hanno fatto loro sarebbe stato così semplice. 
Ma il loro amore è così: sincero, profondo e alla mano. 
È bastato allungarne una per poterla baciare. 
Vorrebbe farlo ancora e ancora e ancora.

-Yoko- dice Deidara girandosi -Sì?- chiede lei -Siamo vicini- afferma il ninja traditore. 
Lei si avvicina a lui, abbracciandolo da dietro, avvolgendolo con le sue mani e appoggiando la testa sulla sua schiena. 
-Ho capito a cosa ti serve quell’affare che hai sull’occhio- Dice, soddisfatta. 
-Bene, a cosa serve il mio affare?- 
-Lo alleni per vedere su lunga distanza, o sbaglio?- 
Deidara si dimentica di quanto la sua ragazza sia, oltre che bellissima, anche estremamente intelligente. 
Aspetta… ragazza? 
In effetti non ne hanno mai parlato, ma per Deidara è scontato. 
Loro stanno insieme, condividono qualsiasi pensiero, è così importante chiederle un’inutile conferma? 
Deidara arrossisce. -Sei acuta, hm- dice -ma non serve solo a questo- 
Deidara si gira, mettendole un braccio intorno alla vita, mentre con l’altra mano stringe le dita delicate della compagna. 
-Anche di questo volevo parlarti- dice Deidara, stranamente agitato. 
-Ora che arriveremo alla base incontrerai tutti gli altri, e credimi se ti dico che la maggior parte sono solo degli esaltati senza alcun gusto per l’arte. Io ho allenato il mio occhio sinistro in modo da vedere oltre i miseri sotterfugi di Itachi Uchiha, e stai pur certa Yoko che batterò quel musone, facendogli capire quale sia la vera migliore forma di arte!- 
Yomako guarda Deidara, completamente persa nelle sue parole. 
-Sono certa che dimostrerai a tutti quanto vali, Dei- 
Il cuore del biondo batte ancora più velocemente, un sorriso spontaneo gli fa arricciare le labbra, lei sa esattamente come farlo stare bene. 
-Non che siano tutti come lui, Sasori è un artista e come tale va rispettato, Konan e Pain non mi hanno mai infastidito e Zetsu è simpatico in fin dei conti. Chi devi assolutamente evitare invece sono quell’Uchiha e Hidan, quei due sono pazzi ognuno a modo loro. Degli altri non mi importa, comportati come meglio credi- 
-Il fatto che tu mi stia dando una serie di ordini è un modo carino per dire che ci tieni a me e non vuoi che frequenti gente pericolosa?- 
Yomako sorride, avvicinando il suo volto alla guancia di Deidara. 
-Tranquillo, non avrò neanche il tempo di guardarli se ci sei tu nel mio campo visivo- 
Il cuore di Deidara sta per esplodere, questa ragazza sa come farlo impazzire, in senso buono.

-Yoko io vorrei stare sempre con te!- sbraita all’improvviso, imbarazzandosi subito dopo per quello che ha detto. 
È impulsivo e passionale, quando sente qualcosa lo deve dire, anche se sembra stupido. 
Yomako ride -Quando dici così- dice -dopo vorrei saltarti addosso- 
A Deidara luccicano gli occhi -Puoi ben dirlo, dato che sei la mia ragazza- di nuovo si vergogna di aver detto una cosa tanto stupida. 
Yomako gli stringe la mano, guardandolo intensamente mentre sorride. 
-Puoi urlarlo al mondo intero se vuoi, come io ricorderò nel cuore che sei il mio ragazzo- 
Deidara ride, la solleva dalla vita, mentre Yomako lancia un breve urlo, non se l’aspettava. 
La bacia, tenendola dalla vita, lei muove le mani disordinatamente tra i suoi capelli biondi, lui la stringe di più a sé, come se volesse strapparle i vestiti di dosso da un momento all’altro.

-Non ne ho mai abbastanza di te- gli sussurra lei all’orecchio. 
-Penso che baciarti sia tra le mie forme d’arte preferite- replica lui nella stessa maniera, facendole tremare il collo. 

“Lei è così piccola” pensa Deidara “ma così forte, potrebbe bruciare il mondo intero se volesse, ma è troppo buona per farlo”. 
Deidara continua a baciarla, come se sentisse che, una volta alla base, smetteranno di essere soli. 
Effettivamente Zetsu si mette a osservare di nascosto chiunque e dire a Tobi che non può entrare da una parte equivale per lui a un “disturba quando vuoi”. 
“Lei è mia” pensa lui “nessun altro deve neanche osare guardarla”. 
Si staccano dal bacio, Deidara guarda in lontananza, tra poco la quiete sentimentale che stanno vivendo incontrerà il terreno, la dura realtà, altre missioni, altre uccisioni, altri incarichi e persone che potrebbero ferirla. 
Lui non vuole questo per lei, Yomako non dovrebbe fare nulla nella vita se non essere ammirata da lui. 
Ma si rende conto che non potrà mai essere così, cercherà ugualmente di dimostrarle il suo amore allora, nonostante tutto e tutti. 
Basterà baciarla di continuo per ricordarle che lui c’è.

-Tutto bene Deidara? Sei preoccupato del mio incontro con gli altri?- Yomako, lo guarda, sbattendo più volte le ciglia. 
-Ma no, piacerai a tutti- 
“Basta che nessuno osi provarci con te”, pensa. 
-Non ne sarei sicura, ma ci proverò. Per me l’importante è piacere a te, il resto non conta- 
Deidara la guarda, ripensando al suo volto tra i fiori di ciliegio, al suo corpo prima che entrasse tra le onde del mare, al suo viso addormentato, allo sguardo sognante mentre guardava le stelle. 
-E a me tu piaci tantissimo- dice Deidara, sorridendo dolcemente.

Si gira, pronto a planare. Stavolta la base è nascosta vicino a una cascata. 
Con un movimento delle mani scopre l’apertura, infilandosi velocemente all’interno. 
Percorrono ancora un corridoio in volo. -Un’altra base sotterranea- sbuffa Yoko. 
-Nelle terme c’era molta più luce- dicono all’unisono, si guardano, ridono.

“Come sono stato fortunato” pensa Deidara “a trovarla”.

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