Nella valle dei ricordi

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un cammino senza fine ***
Capitolo 2: *** Il dolce tocco della sua mano ***
Capitolo 3: *** Pensieri, parole... del mio essere ***
Capitolo 4: *** Il tranello del serpente ***
Capitolo 5: *** Condizioni stabili ***
Capitolo 6: *** Lacrime trasparenti ***
Capitolo 7: *** Contro i propri incubi e il proprio passato ***
Capitolo 8: *** Non dimenticherò il tuo tocco mentre la tua luce ti avvolgerà ***



Capitolo 1
*** Un cammino senza fine ***


Giorno uno: il tempo sembra essersi fermato
 
 
Caro diario
Nel mentre mi ritrovo a scrivere lontano dalla mia vera vita vagando in distese di campi dai colori sublimi, ancora non riesco a rendermi conto che la mia esistenza è ancora appesa ad un filo.
Sento alcune voci rimbombare nella mia testa, riuscendo a capire che sono i miei genitori.
Loro non mi hanno mai abbandonato in tutto questo.
Mi rimangono vicino facendo dei gravosi sacrifici mentre i medici fanno di tutto per riportarmi alla vita.
Non riesco a ricordare di quell’incidente e per un anno sono rimasto addormentato in un luogo dove la luce era sparita per sempre.
Adesso che il cammino della mia rinascita è cominciato, dipende tutto da me.
Dalla mia volontà di tornare a vivere e dalla voglia di riabbracciare i miei parenti e i miei amici.
Sono troppo giovane per morire, anche se molta gente muore prima di raggiungere i vent’anni.
Un duro scopo è la vita e molti vengono stroncati proprio nel fiore degli anni.
Non dovrebbe accadere tutto ciò. A nessuno.
Per questo io comincio un cammino che mi porterà verso il risveglio e con la consapevolezza che il viaggio nella mia mente possa essere di monito per tutti coloro che sono ad un passo della morte e non possono fare altro che abbandonarsi al tragico destino.
Anche se è un anno che sono rinchiuso nella mia mente gridando in maniera esasperata senza che nessuno mi possa sentire, la voglia di lottare non mi è mai mancata.
In un mondo in cui il tempo si è fermato e lo spazio sembra non esistere, mi concentro sugli echi dell’aria che il vento sferza verso la mia mente.
Non riesco ancora a capire il motivo del mio ritrovo in questo luogo, anche se immagino non è la prima volta in cui ci metto piede.
Grazie ai miei genitori ho potuto viaggiare molto per il mondo, anche in tenere età.
Ho conosciuto tribù, lingue di ogni tipo e la gentilezza di chi ti ospita e ti fa sentir come se fossi a casa tua.
Nelle loro vite io mi sono sempre sentito a casa, senza fargli mai mancare il mio calore.
Ma adesso, nel guardarmi intorno, non riesco a trovare nessuno che mi possa aiutare.
Anche nei miei sogni o incubi sono abbandonato a me stesso? Ma perché voglio farmi soffrire anche quando sono addormentato? È la mia punizione per essere stato imprudente con una vita che mi ha regalato gioie e dolori? Chi può rispondere alle mie perplessità.
Grido con la forza della disperazione sperando che qualcuno mi possa sentire, ma nessuno mi risponde.
Ho timore che la mia esistenza in questo luogo sconosciuto possa cambiare improvvisamente.
“Oh no. Non voglio essere ancora gettato nel buio. Non potrei mai sopportarlo.”
Ma mentre cammino con la disperazione impressa come un sentimento impossibile da cui sottrarsi, una figura si mostra dinanzi a me.
Sembra animata e non reale, mentre come se fosse mi si avvicina a me per avvolgermi con il suo freddo e con il calore allo stesso momento.
Ma poco dopo la luce di quella figura inanimata si mostra come un angelo azzurro dal viso incantevole dallo sguardo sfuggente e stupendo.
“Forse sono giunto in paradiso?”
Ma sentendo ancora padrone dei miei movimenti e dei miei pensieri, ecco che nella mia mente ricordo una vecchia canzone che avevo ascoltato prima di gettarmi in questo luogo addormentato:

 
 
Umberto Balsamo – L’angelo azzurro
 
 
Con la luce il tuo profilo
Ha un colore indefinito
La tua immagine riflette
Su un discorso che non smette
La chiarezza nei tuoi occhi
Le parole affascinanti
Che si dicono due amanti
Ma davvero siamo noi?
 
 
Se sei tu l'angelo azzurro
Questo azzurro non mi piace
La bellezza non mi dice
Le parole che vorrei
Quanti baci e tradimenti
Lacrimoni e pentimenti
Fan di te una donna sola
Che da sola resterà
 
 
Con il sole e con la pioggia
Ti bagnavi sempre tu
Ero pronto ad asciugarti
Ma non ce la faccio più
 
 
E per chiudere il discorso
Voglio dirti amore mio
Questo è un arrivederci
E non è certo un addio
Sarà facile incontrarsi
Educato salutarsi
Quell'azzurro di sicuro
Non mi incanterà mai più
 
 
Il mio orgoglio è ancora vivo
E non morirà con te
Lascia stare quell'azzurro
Che non è adatto a te
 
 
Se sei tu l'angelo azzurro
Questo azzurro non mi piace
La bellezza non mi dice
Le parole che vorrei
Quanti baci e tradimenti
Lacrimoni e pentimenti
Fan di te una donna sola
Che da sola resterà
 
 
Ma poi improvvisamente inizia a parlarmi, sussurrandomi parole che credevo di non poter mai udire.
“Vieni con me, Giovanni. Ti mostrerò un luogo non molto lontano da qui che la tua immaginazione e i tuoi occhi hanno visto non molto tempo fa’”
“Ma di cosa stai parlando? Io non mi fido.”
“Non ti fidi dell’angelo azzurro? Io sono la tua benedizione e la tua condanna. Sta a te decidere.”
senza capire quelle parole enigmatiche e piene di mistero, mi convinsi che se il mio cammino doveva avere una fine dovevo ascoltare quelle parole.
“Spero soltanto di non pentirmene.”

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Capitolo 2
*** Il dolce tocco della sua mano ***


Mentre vagavamo ancora incessantemente ma con la meta vicina, sentii il respiro di quell’angelo sempre su di me.
< Perché quella donna mi fa sentire così… innamorato? > pensai.
Non so dirlo con certezza, ma la sua presenza mi aveva cambiato.
Ma se fosse un tranello della mia mente? E se davvero questa creatura si potesse rivelare ostile?
Se davvero fosse così, sarei davvero in un grande guaio.
< Accidenti, no0n voglio nemmeno pensarci! Odio la disperazione! Quella creatura… >
“Siamo arrivati, Giovanni. Guarda tu stesso davanti a te.”
Alzando lo sguardo, potei vedere una rocca bellissima su una collina di diversi colori.
Alberi sempreverdi, olivi, colture di grano: questi erano i bei colori che la mia mente osava vedere.
Uno spettacolo stupefacente per un luogo mistico che non riuscivo a capire dove potesse trovare.
Il tutto era contornato da un bellissimo tramonto che rispecchiava immagini molto nitide e davvero bellissime.
Eppure mi convincevo che questo posto l’avevo già visto.. Ma in che frangente?
L’angelo dinanzi a me mi spronava ogni volta nel ricordare, ma io non ci riuscivo.
Il mio stato comatoso e la mia mente contorta mi rendevano impotente, eppure…
“Giovanni, che cosa ti succede?”
“Stavo cercando di pensare… Ma non ho ricordi di questo posto.”
“Sono sicura che se ti sforzerai…”
“Non è necessario. Deve essere uno dei tanti luoghi che ho visitato quando ero molto piccolo, però non posso stupirmi più del dovuto nel rimanere in questo bellissimo borgo. Il mio viaggio sarà molto più lungo del previsto.”
“Giovanni, solo tu deciderai quando il tuo cammino finirà. Dipende dalla tua forza di volontà”
“Ho forza di volontà da vendere… Ma non per questo mi riuscirà a farmi riaprire gli occhi… Che cosa vuoi dire con queste parole, Angelo del mio cammino?”
“Lo dovrai capire da solo” rispose l’angelo squadrandolo con sorriso sincero e quegli occhi di un azzurro scintillante.
“Se non mi sei di nessun aiuto,  puoi benissimo tornare da dove sei venuta.”
“Rimarrò vicino nei tuoi sogni. Perchè è questo quello che vuoi veramente.”
“Cosa ne vuoi sapere dei miei pensieri? Hai poteri talmente inimmaginabili che puoi fare tutto quello che vuoi?”
“Non ho detto questo. I miei poteri sono sufficienti per illuminarti il cammino e tenerti compagnia. È questo il mio unico compito.”
“Certo… E come pensi che io possa fidarmi?”
“Dovrai farlo perché non hai altra scelta” disse infine la donna prima di scomparire dalla mia vista e lasciandomi in un vortice di solitudine che la mia anima soffriva tanto.
“Angelo! No! non te ne andare… Io ho bisogno di te!”

 
 
Rimasi lì a crogiolarmi nel dolore nel momento in cui la notte stava facendo spazio alle stelle.
Non avevo nessun bisogno di mangiare, di bere, di riposarmi e di fare altre cose che facevo da vivo.
Ero morto. E in quell’occasione non mi sono mai sentito così disperato prima d’ora.
Ho voluto scrivere tutti i miei pensieri flebili e quei pochi discorsi che avevo iniziato ad instaurare verso quell’angelo di cui ignoravo il suo nome.
Ma la sua visione non sarebbe stata così nitida, perché lei era vera! Oh, sì che era vera.
Poteva essere la fidanzata perfetta di ogni uomo se fossi in vita.
< Chissà s ci sono donne così belle nella realtà > pensai.
Ma perché mi vengono in mente sempre queste strane idee? Ormai non mi interessa più di niente.
Io non voglio fare ricordi che mi ricollegano alla mia vita precedente, perché adesso sono solo. E lo sarò finché non mi risveglierò.
“No, Giovanni. Tu non sei mai solo. Avrai sempre qualcuno che ti rimarrà vicino in ogni frangente. Anche il tuo spirito non conoscerà mai la solitudine.”
Nel vederla ricomparire dinanzi a me, non mi scomposi più del dovuto.
“Sei forse la mia coscienza?”
“In un certo senso sì. Ma voglio solo essere la tua accompagnatrice e protettrice. Con me non corri alcun rischio.”
“Tanto ormai… Peggio di così non può andare, non credi?”
“Forse. Ma di sicuro non permetterò che tu ti perdi ancora nell’oblio dell’oscurità dove sei rimasto nell’ultimo anno di coma. Il tuo risveglio passa da questo cammino. Credo che ormai tu l’abbia capito.”
“Sì. Non sono così sciocco come si può pensare.”
“Scusami tanto. Non volevo darti questa sensazione.”
“Sicuramente sei molto più bella del grillo parlante del racconto di Pinocchio. Se avessi avuto un animale del genere, non so quanto mi avrebbe fatto piacere.”
“Però il grillo parlante ha guidato Pinocchio verso il suo più grande desiderio: diventare un bambino vero.”
“Cosa? non avrei mai creduto che un angelo potesse conoscere tale storia.”
“Anch’io sono molto intelligente come tu non crederai mai, sai? Anche se sono frutto della tua immaginazione.”
“Già… Ma se un giorno di questi io mi risveglierò, tu non sarai più accanto a me.”
“Ecco, rimarrò per sempre accanto a te nello spirito. Basti ricordarti il mio volto e vedrai che sarai assolutamente felice.”
< Infatti lo sono anche adesso > pensò divertito.
“Vedi però di non provarci con me. Io non sono come molte ragazze che hai visto.”
“Oh, certo che no.”
< Che imbarazzo. >
“Sai Giovanni, non avrei mai creduto che tu fossi un ragazzo dalle mille risorse” fece l’angelo stringendomi la mano.
“Come puoi dirlo? Non mi conosci ancora… Sei forse una veggente?”
“Presto mi capirai in tutte le sfaccettature. Adesso però il tuo spirito deve riposare. Domani sarà un nuovo giorno e un passo più vicino al tuo risveglio.”
“Che cosa? tu pensi che io un giorno mi risveglierò? E quando?”
“Te l’ho detto prima: dipende tutto da te e dal tuo cammino che farai.”
“Ma che cosa devo fare? Io non ci capisco niente!”
“Evita di sforzare la tua mente. In questo momento non arriverai a niente.”
“Adeso mi parli pure con le rime?”
“Ahahah non l’ho fatto apposta… Adesso dormi. Anche se il tempo sembra che si sia fermato, questo luogo dinanzi ai tuoi occhi è reale. Ti trovi nel sottile confine tra il tempo e lo spazio, dove tutto sembra reale ma che in realtà trascorrerai sempre il solito giorno. Fino a quando tutto questo non sarà finito.”
Scomparendo ancora dalla mia vista, non riuscii a capire le sue ultime parole.
“Accidenti! Odio tutti questi pensieri che mi annebbiano la mente! Dove sei? Perché te ne sei ancora andata via? Angelo!”
E nel gridare questi ultimi accorgimenti, sentii che il mio spirito aveva bisogno stranamente di riposo, mentre il buio del buio comprimeva il mio cammino.
< Ascoltami nei sogni anche quando non ti parlerò… Guardami anche se avrai gli occhi chiusi… Senti il mio tocco della mano anche se la carne non è reale… Solo così rimarrai vicino a me. >

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Capitolo 3
*** Pensieri, parole... del mio essere ***


Giorno due: Incontri incredibili
 
Caro diario
Il vento che soffiava tra la mia anima sospesa tra cielo e terra mentre le sue carezze confortavano il mio cuore ancora troppo addolorato dalla lontananza della sua vita reale.
“Giovanni… svegliati.”
Il suo sussurro era musica per le mie orecchie.
Non volevo rompere il mio sogno di libertà.
Volevo andare avanti e chiudere gli occhi immerso nel sogno del mio essere.
Ma nel mentre il giovane angelo si stava spazientendo dalla mia insistenza, la riapertura dei miei occhi fu come un sospiro di sollievo.
“Non ti sembra di dormire un po’ troppo?”
“Non pensavo di essere così stanco. Non è colpa mia… Da cosa può essere dato?”
“Dalla tua forza di volontà. Sprechi energie senza accorgertene.”
“Ed è un male?”
“Direi proprio di no, Giovanni. Stai camminando in un sentiero tortuoso. Non devi aver paura di niente.”
“Ma io non ne ho… So che può essere molto strano da dire, ma potrei sentire ancora il tocco della tua mano? Magari facendomi anche una carezza,”
“Va bene, come vuoi tu.”
Molti di voi che leggeranno queste miei righe penseranno questo: ma perché sentire quel tocco di protezione, di coraggio e di amore? Ebbene, quell’angelo è la figura più vicina a tutto quello che posso desiderare.
Assomigliando ad una donna sensuale e bellissima, non potevo sfuggire ai suoi occhi.
Ogni suo movimento era pura estasi per me, ma non potevo distrarmi troppo.
La cruda realtà sarebbe stata davvero imperdonabile se avessi ancora legato con quell’angelo.
“Che cosa senti con il mio tocco?
“Sento una strana magia… Ma non è così astratta. Il conforto è molto importante in questo momento così surreale. Il mio più grande desiderio è svegliarmi, ma senza dimenticare il mio passato e tutto il cammino che ne concerna.”
“Giovanni, non posso prometterti che ti ricorderai tutto questo… Essendo frutto della tua immaginazione, pensieri, parole opere e qualsiasi altra cosa potrebbero finire nel tuo subconscio. È un fatto molto delicato da descrivere, non essendo un angelo psicologico.”
Quella battuta della creatura mi fece un po’ ridere e distendere il mio animo ancora contratto dalla tristezza.
“Sono felice vederti ridere. Il sorriso rilassa l’anima e il cuore.”
“In questo momento non mi sembra di avere un cuore. Mi sento come un morto che cammina.”
“Non devi sentirti così, Giovanni. Tu sei ancora vivo e vegeto. Devi solo trovare la tua strada.”
Ma nel mentre si proseguiva verso quel borgo fantastico e pieno di bellezza, una figura incredibilmente misteriosa si figura dinanzi a me.
“Angelo… angelo, che succede?”
Non avendo ancora saputo il suo nome, richiamare a gran voce quella creatura non serviva a niente.
Quella misteriosa visione era la prova inconfutabile di una nuova prova da superare, e quale prova migliore se non superare sé stesso?
“Com’è possibile che tu sia uguale a me?”
“Perché sono entrato nella tua mente. Io sono il ragazzo in coma, mentre tu sei i miei pensieri e nella mia anima.”
Non riuscendo ancora a capire quello che stavo vedendo, il mio sguardo confuso era tutto un programma.
“Mi farai forse del male?”
“Perchè dovrei farlo? sei solo la mia immaginazione, Giovanni. Noi siamo due cose distinte che si appartengono l’un l’altro. Come se fossimo uniti da pensieri e parole.”
Nel sentire quelle parole che richiamavano all’unione di corpi reali e astratti, Giovanni si ricordò di una seconda canzone: Pensieri e Parole di Lucio Battisti.

 
 
Che ne sai di un bambino che rubava
E soltanto nel buio giocava?
E del sole che trafigge i solai, che ne sai?
 
 
E di un mondo tutto chiuso in una via?
E di un cinema di periferia?
Che ne sai della nostra ferrovia, che ne sai?
 
 
Conosci me, la mia lealtà
Tu sai che oggi morirei per onestà
Conosci me, il nome mio
Tu sola sai se è vero o no che credo in Dio
 
 
Che ne sai tu di un campo di grano
Poesia di un amore profano
La paura d'esser preso per mano, che ne sai?
 
 
L'amore mio (che ne sai di un ragazzo perbene?)
È roccia ormai (che mostrava tutte quante le sue pene?)
E sfida il tempo e sfida il vento e tu lo sai (la mia sincerità per rubare la sua verginità)
Sì tu lo sai (che ne sai?)
 
 
Davanti a me c'è un'altra vita
La nostra è già finita
E nuove notti e nuovi giorni
Cara, vai o torni con me?


 
Davanti a te ci sono io
(Dammi forza mio Dio) Ho un altro uomo
(Chiedo adesso perdono)
E nuove notti e nuovi giorni
Cara, non odiarmi se puoi
 
 
Conosci me (che ne sai di un viaggio in Inghilterra?)
Quel che darei (che ne sai di un amore israelita?)
Perché negli altri ritrovassi gli occhi miei (di due occhi sbarrati che mi han detto bugiardo è finita)
Che ne sai di un ragazzo che ti amava?
Che parlava e niente sapeva?
Eppur quel che diceva chissà perché, chissà?
Adesso è verità (sì tu lo sai)


 
Davanti a me c'è un'altra vita
La nostra è già finita
E nuove notti e nuovi giorni
Cara, vai o torni con me?


 
Davanti a te ci sono io
(Dammi forza mio Dio) Ho un altro uomo
(Chiedo adesso perdono)
E nuove notti e nuovi giorni
Cara, non odiarmi se puoi
 
 
Sentimenti di parole che non potevano essere contrastanti in quel momento.
Pensieri che si facevano più insistenti nel poteri riunire in un solo animo.
“La mia vita non può essere finita in questo modo, giusto?”
“No, Giovanni. La tua vita è appena iniziata.”

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Capitolo 4
*** Il tranello del serpente ***


L’angelo si era dissolto come una nuvola d’aria bianca.
Non avrei mai pensato di ritrovarmi da solo, in questa stravagante avventura.
Anche se lei mi ha promesso che non mi avrebbe mai abbandonato e che il suo spirito rimaneva sempre accanto a me se solo io volessi, non mi sentivo ancora al sicuro.
Dopo che la mia figura reale si era accasciata dinanzi a me crollando in un sonno profondo, mi aveva ricordato che non avevo tempo di indugiare e avrei dovuto comprendere il signi9ficato di questo borgo.
Una volta entrato all’interno di esso, la felicità e la spensieratezza dei contadini mi avevano fatto ricordare che la vita è un dono da non sprecare mai, soprattutto facendo le cose più stupide.
Purtroppo l’avevo capito troppo tardi e la mia missione di riconquistare me stesso si faceva sempre più intrigata.
Immergendomi nelle vie cittadine di quel luogo maestoso, non sapevo se d0ovevo farmi aiutare da qualcuno.
La gente del posto mi fissava con sguardo allibito e confuso, mentre io non facevo altro che guardarmi intorno.
Ma come avrebbero fatto ad aiutarmi se solo avessi voluto? Che cosa mai potevo dirgli? Che dovevo risvegliarmi dal coma e che tutta questa gente non era reale?
< No. non ho intenzione di fare brutte figure. >
Avanzando all’interno della città contemplando la gente al lavoro, fu attirato da una locanda che mi aveva procurato un senso di fame e di sete.
Anche se ero uno spirito sperduto, non riuscivo a fare a meno dei miei piaceri primari di quando ero in vita, il che era tutto molto strano.
< In verità non sono davvero morto come continuo a pensare… In fondo sono solo addormentato. Ma come posso avere fame e sete quando si dorme? Accidenti! Odio farmi tutte queste domande! >
Ma i miei pensieri furono interrotti da un giovane locandiere dalla barba molto lunga che si avvicinò a me con fare curioso.
“Buongiorno, giovane ragazzo. Non ti ho mai visto in questo luogo.”
“E’ la prima volta che giungo qui.”
“Allora ti do’ il benvenuto a Montalcino, il borgo dove il cibo e il vino non mancano mai. Posso offrirti qualcosa dalle nostre terre?”
Sentendo il nome del paese, Giovanni si ricordò di esserci stato in tenera età.
“Ho sentito che qui fate dell’ottimo vino d’annata. Lo potrei assaggiare?”
“Ma certamente.”
Portandogli il miglior vino dell’anno, Giovanni si sentì stranamente ricostituito.
“Per bacco, ragazzo! Non ho mai visto nessuno bere con tanta fugacità.”
“Avevo sete.”
“Questo era assolutamente chiaro… Vi porto qualcosa da mangiare.”
Essendo quasi mezzogiorno, saltai la colazione prima di mangiare dell’ottimo pollo allevato proprio in quelle terre.
“Ragazzo, posso sapere cosa ti porta qui?”
“Sarebbe troppo complicato da spiegare. E poi sarebbe una storia molto lunga” risposi senza fronzoli.
“Ho tutto il tempo per starvi a sentire fino a quando voglio. Sono il padrone di questa locanda molto frequentata: il mio nome è Gianni.”
“Piacere di conoscervi, Gianni. Il mio nome è Giovanni.”
“Giovanni senza terra? Ahahah stavo solo scherzando.”
< Non ho capito minimamente questa stupida battuta > risposi con sorriso tirato.
“Forse non avete tutti i torti… Da molti mesi non ho una dimora fissa, di conseguenza sono un ragazzo senza terra. Anche se credo che il vostro soprannome non sia legato alò re inglese.”
“No. la mia era solo una battuta alquanto… fuori luogo.”
< Meno male ci pensa da solo. >
“Tornando a noi, davvero non vuoi raccontarmi la tua storia?”
“Viaggio in molti luoghi di tutta la penisola italiana. Sono giunto qui per caso, ricordandomi solo adesso di esserci stato con mio padre mercante quando ero molto piccolo.”
“Ed hai per caso mangiato o dormito nella mia locanda? Ormai porto avanti questa baracca da una vita.”
“Non credo. Ero molto piccolo e alcune cose non riesco a ricordarle.”
Inventando una storia di sana pianta, non avrei mai creduto che Gianni ci potesse credere.
Ma perché quell’uomo vuole proprio sapere della mia esistenza.
“Dopo aver camminato incessantemente credo che tu abbia bisogno di un po’ di riposo.”
“Mi sono riposato abbastanza. Credo che me ne andrò per scoprire altri posti di questi bellissimi luoghi.”
“Non rimani qui? Almeno fino a domani mattina. Montalcino è un bellissimo borgo da visitare da cima a fondo. Chiese, case e soprattutto la fortezza del nostro paesino va assolutamente visitata.”
“Non sono venuto qui per una gita di piacere. Ho altre missioni da portare a termine.”
“E cosa…”
“Non domandatemelo. Non potrei rispondere… Mi dispiace per voi, ma vi siete imbattuto in un ragazzo solitario.”
“Certo. Capisco che non vi possiate fidare di me.”
“Oh, non prendetela sul personale. Non ho niente contro di voi.”
“Sarà…”
Improvvisamente, quando mi alzai per uscire dalla locanda, vidi che a malapena rimanevo in piedi.
“Giovanni, cosa vi sta succedendo?”
“Non lo so. Non mi reggo…”
Crollando come un sacco di patate dinanzi a tutta quella gente, Gianni mi caricò sulle sue spalle per portarmi in uno dei letti della sua locanda.
Non riuscendo a capire com’era potuto succedere, inizialmente diedi la colpa al vino e ad aver mangiato troppo velocemente.
“Giovanni, non conoscendovi ancora bene, direi che il vino delle nostre vigne non lo reggete affatto” fece l’uomo con tono divertito “Oppure non avete ancora l’età per bere.”
“Sono abbastanza grande per badare e me stesso e bere quanto voglio. Non ho più i genitori che mi controllano ogni minuto” ribattei adirato.
“Scusate. Non volevo essere inopportuno. Stavo solo cercando di capire il motivo della vostra breve sbronza.”
< Più che sbronza, sembra che qualcuno mi abbia voluto drogare con qualche sostanza… >
“Avete forse bisogno di qualcosa?”
“No. credo che rimarrò nella vostra stanza a riposarmi un po’. Anche se mi sono solo svegliato qualche ora fa’, mi sento molto stanco.”
“Rimanete tutto il tempo che volete. non può che farmi piacere la vostra presenza.”
“Davvero? E ditemi, che cosa ci trovate d’interessante in me?”
“La voglia di scoprire di più sulla vostra vita. Sono sicuro che se ci conosceremo meglio, potremmo parlare delle vostre avventure.”
< Non ci giurate. Io non rimarrò qui molto a lungo. >
“Certo… Ci vediamo più tardi quando vi avrò pagato per tale disturbo.”
“Quando volete voi, Giovanni.”
Una volta rimasto solo all’interno di quella stanza, mi stavo ancora domandando che fine potesse aver fatto il mio angelo custode, visto che erano passate molte ore da quando l’avevo visto l’ultima volta.
Sentendo una strana fitta al petto, decisi di distendermi sperando che il dolore si fosse alleviato.
< Non credevo che quel pollo e quel vino potessero essermi tanto indigesti. Anche se continuo ad avere lo stesso pensiero che qualcuno mi abbia drogato… E se davvero fosse così, perché l’avrebbe fatto? Ho forse un nemico che vuole rendermi la missione impossibile? Ma dico io: non ha nient’altro da fare? >
Chiudendo gli occhi per alcuni minuti, immaginavo la mia vita una volta che mi sarei risvegliato.
Vedevo la mia vita ricominciare da capo mentre i miei genitori mi viziavano senza che mi potessero far mancare qualcosa.
Ma avendo vent’anni, riuscivo bene a badare a me stesso.
Ero convinto di avere un lavoro, anche se non ricordavo quale.
La mia vita passata era tutta sfuocata e la voglia e la curiosità nel ricercarla sarebbe stata inevitabile.
Ma prima di guardare al mio possibile futuro, dovevo guardarmi da una minaccia molto più grande.
Mentre il vino stava scorrendo nelle mie vene, un senso di mal di testa colpì il mio spirito.
< Devo soffrire anche quando sto immaginando tutto questo? Certo che la mia esistenza deve essere travagliata in tutti i modi… Anche se in questo caso non dovrei sottolinearla in questo modo visto che sto dormendo. >
Chiudendo gli occhi per far riposare il suo spirito, non riuscii a comprendere il motivo che poteva celarsi dietro tale gentilezza.
Facendo finta di addormentarmi, sentii alcuni passi avvicinarsi a me con l’intenzione di farmi del male.
Avevo un’ombra addosso e la situazione sarebbe stata tragica se non avessi riaperti gli occhi.
Fortuna volle che il mio angelo custode riuscì a fermarlo in tempo attaccandolo da dietro le spalle.
“Ma che diavolo…”
“Maledetta! E voi chi siete?!” tuonò il locandiere.
“Colei che protegge questo ragazzo dalla vostra malvagità, avido serpente di Satana.”
“Dannazione! Ero quasi riuscito ad ucciderlo nel sonno!”
“Andatevene immediatamente o sarete costretto ad assaporare la mia forza.”
“Non posso andarmene. Vi trovate nella mia locanda… Siete voi che farete una brutta fine.”
“Non se riusciamo a scappare.”
Gettandomi dalla finestra della mia camera, fui molto fortunato a constatare che eravamo al primo piano, di conseguenza la caduta non fu poi così rovinosa.
Scappando a gambe levate per la paura di venire inseguito, riuscii a nascondermi all’interno della fortezza di Montalcino mentre l’angelo custode non mi aveva perso per un istante.
“Sarei riuscito a sconfiggerlo da solo” ribattei risentito “In fondo avevo capito che qualcuno voleva farmi del male.”
“Scusami se sono sparita improvvisamente. Ma questa era una prova che dovevi superare da solo… Ma quando ho visto che la situazione si stava mettendo molto male per te, ho deciso di intervenire.”
“Grazie per avermi fatto sentire in pericolo di vita… Ormai credo di esserci abituato.”
“Ti prometto che la prossima volta…”
“Non fare promesse che non puoi mantenere, angelo. In fondo hai ragione a dirmi che questo è il mio cammino e che devo superare alcune prove. Non ce l’ho con te… Ma gradirei che tu non mi faccia sentire come una nullità”
“In verità non ho mai pensato questo. E mi dispiace che tu… Lasciamo perdere. Non sono tornata da te per litigare.”
“Allora puoi tornare benissimo da dove vieni. Come vedi, ho tutta la situazione sotto controllo.”
Non riuscivo a perdonare il motivo della sua sparizione, anche perché era la seconda volta che accadeva.
Non volevo esser preso in giro perché sapevo bene che lei non era reale.
Ed è per questo che prima me la toglievo di mezzo, meglio è.
“Se è questo che vuoi, io non posso far altro che acconsentire a tale richiesta. Addio.”
Sparendo in unna nuvola bianca, non potei pensare che mi sarei pentito di tale scelta e che la visione che mi faceva sperare in un futuro migliore, era assolutamente necessaria per farmi sentire felice e a mio agio in ogni situazione.

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Capitolo 5
*** Condizioni stabili ***


Mani attaccate al corpo in attesa che un giorno potessero muoversi da sole, internato in quel letto che sembrava prendere la mia forma.
Sentivo sempre il calore incessante di mia madre che non riusciva a staccarsi da me.
Percepivo le sue lacrime che incondizionatamente scendevano dal suo flebile viso pieno di disperazione.
Non avrei mai voluto che mia madre potesse arrivare a vedere questo, perchè non si meritava tali sofferenze.
Lei, come mio padre, non mi avevano mai fatto mancare nulla… Ed io, come un’egoista, avevo sottratto a loro la felicità e la serenità di vivere.
“Non voglio che mi guardiate con quegli occhi tristi… Ma d’altronde, non posso biasimarvi. Spero un giorno di poter tornare da voi e di riunire una volta per tutte la nostra famiglia.”
Questo era il mio breve pensiero mentre mi trovavo ancora immerso nel mio cammino, in compagnia di quell’angelo che aveva ripromesso di non lasciarmi mai più.
 
 
Dopo che mi ero pentito di averla offesa, l’angelo tornò da me dimenticando immediatamente tutto quello che era successo.
C’eravamo ripromessi che la nostra unione sarebbe stata indissolubile e che io non avrei mai fatti più pensieri negativi.
“Non so ancora il tuo nome, angelo.”
Girandosi verso di me per guardare il mio sguardo pieno di curiosità, la creatura si limitò a farmi un sorriso sincero.
“Perché non vuoi rispondermi?”
“E perché ti dovrebbe importare del mio nome?”
< Odio quando si risponde con un’altra domanda. >
“Mi sei entrata nel cuore, angelo. È normale che io tenga a te.”
“Sono felice che nella tua mente sia rimasta la giusta bontà verso il prossimo… E comunque gli angeli non hanno un nome. Almeno non quelli meno importanti.”
“Che sciocchezza. Tu stai mentendo.”
“Perché dovrei farlo?”
“Non lo so. Forse perché non vuoi che si sappia il tuo passato o magari quello che ri prima che tu diventassi una creatura celeste.”
“Da quello che so, io sono sempre rimasto un angelo” ribatté adirata la creatura.
“Va bene, non parliamone più… Però mi sarebbe piaciuto chiamarti con un nome di persona invece che semplicemente angelo.”
“Ma io non sono una persona, Giovanni. Sono uno spirito celeste.”
“Allora secondo te come dovrei chiamarti?”
“Se ti può far star bene, chiamami Ambra.”
“Ambra? Ma è un nome di persona.”
“Lo so. È quello che vuoi, no?”
Guardandola con sguardo allibito e confuso, non riuscivo a capire perché si comportava in una maniera così irascibile.
“Temo che Montalcino non è più un luogo sicuro se in giro c’è quel dannato serpente che vuole ucciderti. Sarebbe meglio che tu decidessi di cambiare città.”
“E come potrei farlo? Con la forza della mente?”
“Esatto. Mai sentito dire che volere è potere? E tu hai il potere dei tuoi pensieri.”
Ma pensandoci bene, non volevo andarmene via da quel posto che mi ricordava la mia infanzia e i momenti felici con la mia famiglia.
“Magari potrei far sparire quell’uomo che ha cercato di aggredirmi… Anche se mi piacerebbe capire perché tu lo chiami serpente.”
“Perché dentro la sua anima maledetta ho visto il serpente che ha tratto in inganno Adamo ed Eva e che sono stati cacciati dall’Eden, dando inizio così al peccato.”
“Certo. Doveva pur esserci qualche collegamento con la bibbia…”
“Non per altro sono un angelo, Giovanni.”
“Un angelo di nome Ambra” ribattei sorridente “Devo dire che quel nome mi piace molto. Ambra l’angelo. Suona bene, non trovi?”
“Se lo dici tu… Cambiando argomento, tu credi in Dio, Giovanni?”
Nel sentire quella domanda, decisi che la migliore risposta era credere ad un Dio superiore che operava in maniera misteriosa.
“Non sono un grande religioso e uomo di chiesa come lo è mio nonno materno. Ma sicuramente posso credere in un Dio che vige sulle nostre vite. Come un guardiano.”
La risposta, per quanto strana potesse essere, lasciò interdetto il giovane angelo.
“Ma sì, perché no? mi piace la tua risposta.”
“E comunque, tornando al mio spostamento in un’altra città, potrei desiderare di far sparire quell’uomo maledetto così che potremmo rimanere qui a Montalcino tutto il tempo necessario.”
“Potresti farlo. Ma non so se succederà.”
“Oppure potrebbe aver imparato la lezione e non farmi più del male. In fondo lui non può contare su un angelo protettore come me visto che da come me l’hai descritto, potrebbe provenire dall’inferno.”
“Però, da giovane uomo cristiano che sei, credi nell’inferno e nel paradiso?”
“Quando la smetterai di farmi domande inopportune che sarebbe difficile per chiunque rispondere.”
“Giovanni, non ti preoccupare. Non sono qui per giudicarti.”
“Lo immagino… Però in questo momento non so cosa credere. Sono sospeso tra la vita e la morte e il mio corpo è addormentato su un letto d’ospedale. Credi che la tua domanda sia molto inerente al caso?”
Senza volerlo, avevo risposto ancora male all’angelo.
Con sguardo rammaricato e ferito, gli chiesi immediatamente scusa guardandola dritto negli occhi.
“I tuoi occhi azzurri sono davvero imperscrutabili e misteriosi. Non ho mai visto un colore così intenso e acceso.”
“Se fossi una donna umana ti saresti innamorato di me?”
“Adesso mi vuoi fare imbarazzare?”
“Sei un ragazzo molto dolce, Giovanni. Anche se giustamente la tua rabbia e il tuo nervosismo sono palpabili… Ma dovremmo parlare di qualcosa in questo tuo cammino.”
“Sicuramente… Però preferirei conoscere realmente quale potrebbe essere la mia missione, invece di parlare di queste cose futili.”
“Ti annoio così tanto? Voglio ricordarti che se ti risveglierai, non ci rivedremo più. Quindi perchè perdere tempo rimanendo in silenzio?”
“Tempo? E io che credevo che il tempo non potesse esistere.”
“Nella tua testa no, ma nella realtà sì.”
“Secondo me il tempo è una percezione troppo complicata che una mente come me non potrebbe mai capire.”
“Forse perché non ti sforzi… Ma come diresti tu adesso, non è un tuo problema.”
“Brava. Sono contento che tu abbia capito.”
E nel mentre proseguivamo all’interno della città come se fossimo una coppia d’innamorati, il sapere che cosa realmente rappresentava l’angelo nel suo passato, stava diventando per me una questione davvero importante.

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Capitolo 6
*** Lacrime trasparenti ***


Alla fine della giornata, non riuscivo a staccare gli occhi di dosso da Ambra.
La giovane creatura, che era rimasta in disparte per non assorbirsi i miei occhi indagatori, era assolutamente consapevole che prima o poi avrebbe dovuto spiegare la sua storia.
Non era una sorta di obbligo, ma un qualcosa da poter confessare a me che gli avevo promesso di rendere questo viaggio indimenticabili.
E’ certo che non dipendeva solo dalla mia volontà ma anche dalla mia testa e dai miei ricordi.
Se tutto questo doveva pur finire, sarei riuscito un giorno a ricordare?
Una situazione molto delicata a cui non volevo riflettere.
Volevo solo vivere alla giornata, trascorrendo quella sorta di tempo incessante che sembrava non passare mai.
Eppure quella giornata trascorsa a Montalcino tra le bancarelle e la gente sorridente mi avevano fatto capire che il luogo in sé per sé era davvero sicuro e che lì avrei trovato la luce della mia rinascita (non sapendo però come e quando si sarebbe potuta manifestare).
Vedendo il mio angelo custode completamente assopita nei suoi pensieri, non potevo che assaporare quel tocco caloroso che le sue mani davano alla mia anima ogni volta che mi avvicinavo a lei.
Non so se questo era veramente amore, ma sicuramente un sentimento e un emozione che albergava dentro di me.
Non essendo bravo nella prole, decisi che erano i miei occhi a raccontare.
Fortunatamente posso dire che le nottate nel paesino senese non erano molto fredde, decidendo così di dormire ancora all’aria aperta.
“Ambra, tu non riesci a sentire il freddo?”
“No. non percepisco questi sentori. Possiamo dire che la temperatura del mio corpo è mite.”
“Una grande fortuna. A differenza di te però, io ho sempre quasi caldo. Ma purtroppo non si può dire lo stesso quando si dorme all’aria aperta.”
“Avresti preferito dormire al coperto? Magari siamo sempre in tempo per cercare una locanda che ci possa ospitare.”
“Dormire all’aperto per me va benissimo. È una sensazione che non ho mai provato quando ero vivo. Una bella prima volta da condividere con te.”
Facendogli piacere le mie parole, Ambra però non si scompose più di tanto, rimanendo a vegliare su quel fuocherello che era riuscita ad accendere.
“Le tue abilità mi sorprendono molto. Non avrei mai pensato che un angelo potesse accendere il fuoco.”
“Ebbene, come hai potuto capire, io non sono sempre stato un angelo. Ho una vita passata proprio come la tua.”
Vedendo tutta la tristezza affiorare nel suo sguardo, non cercai di insistere sulla sua storia che alla fine si sarebbe apprestata a raccontarmi.
“Va tutto bene. Queste lacrime trasparenti non hanno un gran significato.”
“Anche gli angeli piangono come gli esseri umani?”
“Come gli esseri umani e come gli animali. Anche loro hanno dei sentimenti, sai?”
“Certo. Hai ragione… Ma se davvero questa cosa ti fa stare male non devi…”
“Non ti preoccupare. Come ti ho appena detto, sto bene.”
Rimanendo in religioso silenzio in attesa che potesse incominciare a raccontare, quella sera mite e calda non era mai stata così piacevole prima d’ora.
Le mie pene sembravano essere alleviate non solo alla compagnia dell’angelo, ma anche da tutto quello che mi circondava intorno.
Sembrava di essermi immerso in una terra fantastica come quella degli hobbit (chi ha letto o guardato il film de Il Signore degli Anelli sa a cosa mi riferisco.)
Tutte quelle case e quei prati verdeggianti e la popolazione che brinda e mangia a volontà.
Qui non si assaporava il malcontento o la tristezza: questo era un luogo assai felice.
Solo adesso comprendevo il motivo per cui i miei genitori mi hanno fatto conoscere questa bellissima terra.
Anche in quel momento difficile, non potevo dimenticarmi di loro.
Di quanto potevano starmi vicino anche se non riuscivo a vederli, ma incredibilmente riuscivo a sentirli.
Volevo rassicurargli che andava tutto bene e anche se ero solo lì con il mio corpo spento e addormentato, riuscivo a captare le loro più profonde emozioni.
So che mi volevano bene e questa era l’unica cosa che contava oltre al mio risveglio.
“Senti il tocco placido di quelle mani calde dei tuoi parenti più stretti, vero Giovanni?”
“Lo riesci anche a percepire tu, Ambra?”
“Diciamo che intravedo i tuoi sentimenti. Non riesco però a leggerti la mente.”
“Non credo che troveresti qualcosa d’interessante.”
“Perché? Ti definisci un tipo noioso?”
“Dico solo che quello che vedi basta e avanza. Non occorre leggere la mia mente per capirmi. Tu ci riesci così come fai.”
Nel mentre Ambra non riusciva a perdere il suo sorriso, si ricordò del momento in cui la vita gli era stata strappata a causa di un grave incidente mentre stava scalando il Monte Bianco in Valle d’Aosta.
“Era una bellissima giornata e la neve giaceva tranquilla su quella montagna innevata che per me era un sogno raggiungere.
Mi piaceva sentirmi libera e onnipotente nella vetta più alta d’Italia.
Una sensazione inebriante divisa solo da alcuni metri.
Il mio compagno Luca aveva acconsentito a questa salita non essendo ancora dei bravi alpinisti.
Ma in tutto questo sapevo che sarebbe andato tutto bene perché la felicità e il desiderio non possono essere contrastati.
Nel mentre ci apprestavamo a salire fino in cima, quello che temi possa accadere era successo veramente.
La neve, rimasta attaccata alla montagna fino ad un minuto prima della tragedia, viene giù come se fosse mandata dal cielo per colpire tutti i miei sogni e la mia esistenza, spazzandola via in pochi istanti.
Con lo sguardo perso nel vuoto e la vita che mi aveva abbandonato, il mio compagno Luca era riuscito miracolosamente a sopravvivere.
Dopo alcuni giorni in ospedale, viene dimesso con la notizia che purtroppo io non ce l’avevo fatta.
La sua disperazione fu talmente grave che era impossibile che io me ne potessi andare in quel modo.
Non avevo mai pensato ad un simile addio, soprattutto nel fior fiore dei miei anni.
Avevo futuro e speranze dinanzi a me… ma che in un solo istante mi era stato portato via dal mio destino e da quel momento sciagurato.
Non avrei mai immaginato che il mio dolore potesse essere incommensurabile, mentre la mia anima da essere umana quale ero, venivo trasformato in un angelo protettore atto a difendere uomini o donne che sotto il sottile destino ce li potevano inchiodare alla morte o riportarli in vita.
Non ho mai visto un essere così tanto splendente prima d’ora, ma so di sicuro che c’è un posto migliore oltre la vita… Ma che certe volte non siamo mai pronti ad affrontare tale trapassato e tale destino.”
Sentendo la storia della sua perdita, non potevo immaginare tutta la sua sofferenza dentro di lei.
Era ancora visibilmente distrutta e io non potevo fare niente.
Quello che riuscii a vedere nei suoi occhi erano lacrime pronte a contemplare un dolore come ho appena detto, ancora molto forte e vivo.
Non potei fare altro che stargli il più vicino possibile, promettendogli che si sarebbe risvegliato grazie anche al suo aiuto.
“Ti prometto che non ti dimenticherò. Potesse costarmi la mia stessa vita. Io non vorrò farlo.”
E nel dire ciò, sentii il suo corpo sprofondare dentro di me chiudendosi come un abbraccio che aveva assolutamente bisogno di calore e affetto.
< Va tutto bene adesso, Ambra. Ci proteggeremo a vicenda… e alla fine, combatteremo i nostri ostacoli e le nostre paure. Te lo prometto. >

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Capitolo 7
*** Contro i propri incubi e il proprio passato ***


Giorno tre: La mente gioca brutti scherzi
 
 
Caro diario
Non volevo riaprire gli occhi perché mi sentivo appagato incredibilmente dopo la rinnovata vicinanza di Ambra.
La sua vicinanza mi aveva fatto sentire come se fossi stato gettato in un bellissimo sogno.
Ma allora perché sentivo così freddo?
Non avevo il coraggio di guardarmi intorno perché sapevo che prima o poi tutto questo sarebbe scomparso.
Ma allora che fare?
Lasciai correre il vento sferzante che colpiva la mia fronte, attendendo che fosse proprio Ambra a toccarmi.
Purtroppo la situazione stava diventando insopportabile e sentivo qualcosa che invadeva il mio corpo.
Era qualcosa di molt0o freddo che si scioglieva al calore.
Ma cosa stava succedendo?
Spalancando gli occhi incredulo, vidi che non eravamo più a Montalcino, ma su una cima di una montagna a morire di freddo.
< Perché ci troviamo in questo luogo? Io non ho mai desiderato… >
Mentre mi fiondavo nei miei pensieri, vidi Ambra intenta a fissare la montagna con fare di sfida.
“Ambra, che cosa volevi fare?”
“Ho desiderato ardentemente ritrovarmi qui dinanzi al Monte Bianco: il luogo dove tutto è finito.”
La sua sfida sembrava che richiamasse un dolore che non poteva essere colmato.
Come credeva di riuscire a superare il suo trauma?
Il suo spirito non sarebbe minimamente stato intaccato, ma perché farlo? per una questione di principio?
Rimanendo immobile a fissare la sua camminata verso la pazzia, vidi una forza di volontà superiore che non avevo mai visto prima.
A piedi nudi, e senza un minimo supporto, Ambra risaliva come se niente fosse sotto il mio sguardo attonito.
Affrontava il pericolo da morente, ma per lei non faceva nessuna differenza.
Ogni passo sapeva di libertà e la sua missione sarebbe stata compiuta.
Ha interrotto il suo destino proprio nel punto in cui mi stavo trovando.
Sentivo il suo corpo freddo e il sangue in mezzo a quella neve candida.
Ma perché mi sentivo così mal per lei?
Sapere che era morta in maniera così disastrosa mi rendeva molto arrabbiato.
Perché è dovuto accadere tutto questo? E perché proprio a lei?
Nessuno si merita una fine del genere, tantomeno una con il cuore puro come Ambra.
Rasentavo ogni singolo centimetro di quella montagna mentre Ambra incredibilmente ad un passo dal cielo.
Anche se la neve cadeva giù fitta come se fossimo stati in mezzo ad una tempesta di neve, sentivo i raggi solari molto vicino al mio spirito, mentre mi credevo fortunato di non sentire tutto quel freddo lacerare il mio spirito.
Mi sentivo come una creatura soprannaturale e indistruttibile, mentre folti grida risuonavano alle mie orecchie.
Finalmente Ambra ce l’aveva fatta: era riuscita ad arrivare in cima alla montagna.
Non mi ero mai sentito così fiero di lei prima d’ora e nel vederla così soddisfatta riempiva il mio spirito di forza di volontà.
Lei era riuscita nel suo intento ma non riuscivo a capire una cosa: perché dovevo assistere alla sua vittoria contro una morte che l’aveva strappata alla vita troppo presto?
Certo, in fondo ero molto felice che io potessi aver assistito al tuo trionfo, ma perchè proprio io?
Forse teneva davvero a me e non aveva il coraggio di confessarmi il tutto.
Sarei stato molto felice di sapere questo, ma non avevo il tempo di ascoltare il mio ego superiore.
In fondo, ero solo uno spirito in mezzo ad una linea sottile.
Mentre lo sguardo dinanzi a me si faceva sempre più nitido, passai dal freddo del Monte Bianco, fino all’estate di quella maledetta giornata in cui non avrei più rivisto la luce.
Ero sulla battigia del mare mentre fissavo il tramonto oltre l’orizzonte.
Riconobbi subito quel momento: il momento della mia fine e della mia possibile rinascita. Che cosa avrei potuto fare?
Ormai era successo e non avrei mai potuto cambiare il mio destino.
“Non avevi il coraggio di dirmi come sei caduto in coma, giusto?” mi domandò Ambra riscuotendomi dai miei pensieri “Adesso hai potuto vedere come ho sfidato la montagna della mia morte. E soprattutto devo farti le mi congratulazioni per avermi fatto ricordare il mio nome di quando ero viva: Ambra”
“Che cosa?”
“Quando hai iniziato a chiamarmi con quel nome sembrava che la mia felicità non avesse confine. Non potevo continuare a vivere nella tristezza e il modo in cui i miei pensieri si erano focalizzati sul Monte Bianco rendevano la mia prova assolutamente necessaria da affrontare.
Ho voluto portare te perché dovevi vedere con i tuoi stessi occhi. Non sono la tipica creatura che ha manie di grandezza e superiorità, ma devi capire come davvero ci si può sentire liberi.”
“Ambra, mi hai fatto capire sentimenti che nella mia mente ancora non conoscevo appieno. Sono davvero fiero di te e della tua riuscita.”
“Ti ringrazio… Anche se sembra tutto inutile perché io sono morta, sono davvero felice per tale riuscita… Ma parlando di tutt’altro, ho voluto riassaporare il sapore del mare mentre il mio spirito veniva levigato dal tocco della sabbia. Anche adesso, non mi sono mai sentita così viva. Mi9 dispiace tanto che questa spiaggia e questo mare ti facciano ricordare il peggio di te.”
“Ho superato quel momento nell’anno del mio oblio, quando sì che credevo che il tempo e lo spazio si erano definitivamente fermati… Ora invece sembra che sia tornato tutto a scorrere. Forse sono vicino alla rinascita?”
“Per quanto possa essere felice dei tuoi passi in avanti, sono convinta che la tua forza di volontà riuscirà ad avere la meglio. Assapora questo suono delle onde e il furore di un vento che accarezza l’invisibile. Che cosa provi?”
Ascoltando tutti questi suoni che credevo aver dimenticato per sempre, sapevo di essere giunto molto vicino alla mia metà.
Ma la cosa che non riuscivo a capire era perché fosse successo tutto così improvvisamente.
Perché non poteva succedere prima o addirittura dopo? Perché proprio adesso?
La situazione in cui mi trovavo non riuscivo a spiegarmela.
Nessuno riusciva a comprendere quando il mio sonno sarebbe finito e insieme alle mie incomprensioni, arrivavano incertezze.
Ma presto tutto quel cammino sarebbe finito, incominciando con un altro modo di vivere molto familiare.

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Capitolo 8
*** Non dimenticherò il tuo tocco mentre la tua luce ti avvolgerà ***


Non volevo più andarmene da quel posto.
Non sapevo bene il perché, ma tutte quelle luci in attesa della sera mi facevano sentire uno spirito libero senza che potesse essere intrappolato nella sua testa.
Il vento che continuava a sferzarmi il viso sulla battigia del mare era tutto reale.
Non mi ero mai sentito così bene in vita mia, anzi credo che non potesse esistere un momento così magico e inusuale.
Ma perché provavo tutti quei sentimenti in quel luogo che ricordava la mia rovina?
Lottavo per amore contro uno stupido bullo prima che venissi spintonato e la mia testa batté violentemente sullo spigolo di un tavolino.
Era successo tutto molto velocemente.
Io che parlavo amorevolmente con quella ragazza di cui ignoro ancora il nome e che improvvisamente uno dei miei peggiori nemici mi viene incontro strattonandomi con forza.
Le parole erano molto forti e confuse e cercavo di difendermi il più possibile.
La ragazza dietro di me invece sembrava molto divertita.
Riuscivo a vederlo con la coda dell’occhio.
Era tutta una messa in scena? Insomma, quella ragazza voleva davvero che io e quel ragazzino della mia stessa età ci picchiassimo a vicenda? Ma dove può arrivare la stupidità umana?
Dovevo andarmene e tutto questo non sarebbe mai successo, ne sono sicuro.
Invece con orgoglio e senza giudizio sono rimasto per affrontarlo e per far valere che non ero un codardo.
Ma la mia stupidità e la mia ignoranza si sarebbero rivoltati contro di me mentre tutta quella gente si era ammassata per guardare il nostro incontro.
Incitavano il mio nemico (ricordo che si chiamava Claudio) ed io che mi sentivo molto solo.
Non m’interessava tutto ciò.
Ero consapevole delle mie capacità e lui non mi avrebbe sopraffatto, mi dicevo.
Ma invece, dopo che ero riuscito a metterlo al tappeto per alcuni minuti, Claudio si rialzò con grande scatto e mi spintonò malamente.
La caduta fu così rovinosa che battei violentemente la testa e subito dopo quel buio.
Riuscivo ancora a sentire delle voci che rimbombavano nella mia testa, capendo che erano quei ragazzini senza cervello spaventati che cercavano di chiedere aiuto.
Fu il barista che mantenne il sangue freddo e chiamò subito un’ambulanza.
Fui portato d’urgenza in ospedale e non mi ricordo se mi avevano operato oppure no.
Da quel momento era incominciato il mio oblio e solo un anno dopo sono riuscito a sentire la speranza che inebriava la mia mente.
Il cammino che si è susseguito l’ho già descritto in questo diario mentale che ho voluto scrivere per raccontare questi fatti.
E solo dopo tre giorni da quando ho avuto la possibilità di rivedere la luce, finalmente la mia situazione sarebbe divenuta realtà: forse era giunto il momento di svegliarmi.
Per troppo tempo sono rimasto inerme, ma alla fine ho saputo anche lottare, grazie anche all’intervento del mio angelo custode.
Sì, colei che non mi ha mai abbandonato e mi ha fatto sentire vivo quando sentivo la mia anima morire e scomparire sempre di più.
Ma grazie alla visione di quel male e alla luce che in fondo non mi aveva mai abbandonato, il mio sogno di ricominciare a vivere si stava realizzando.
Non so ancora come descrivere quel fatto, anche perché credo che quel momento si sia realizzato in poco tempo.
Quel tempo che credevo essersi fermato per sempre, invece continuava incessante a scorrere nella mia mente.
Mentre la luce si faceva davvero accecante, mi voltai in tutte le direzione per rivedere Ambra.
< Perché non riuscivo a vederla? Perché anche adesso deve scomparire? Ambra, torna da me. >
Ma lei era lì, sotto forma di uno spirito che si stava dissolvendo.
Da angelo protettore si era trasformato in fantasma.
Non riuscivo a capire il motivo, ma la sua bellezza rimaneva immutata.
Questo ricordava il film che ho visto molti anni fa’: Ghost – Fantasma.
Ricordo quando i due protagonisti si salutano un’ultima volta prima che il suo amato si ricongiunge in paradiso dopo aver compiuto la sua missione personale.
Mi rivedo in lui in quel momento (anche se non sono bello e affascinate come Patrick Swayze) che saluta la sua amata prima di ricongiungersi in un altro mondo.
Però perché sono proprio io ad andarmene? Doveva essere lei… lei doveva salire al cielo mentre io rimanevo su quella terra.
Ma come poi capii, eravamo in un universo alternativo nato tutto dalla mia mente contorta.
“Ambra, credo che sia il momento che io vada…”
Vidi ancora quelle lacrime trasparenti che mi straziavano il cuore e mi facevano sentire come se un pezzo del mio cuore mancasse all’appello.
Ma il mio cuore e il mio amore sarebbe rimasto composto di quei momenti che come gli avevo promesso, non avrei mai dimenticato.
< Non dipende da te ma dai tuoi pensieri > mi aveva detto.
Non m’importava lo stesso: il vero amore non poteva essere dimenticato, anche se non era niente di reale.
Fissando i suoi occhi languidi e pieni di tristezza, sentii un’ultima volta il suo tocco mentre la mia strada si faceva sempre più luminosa.
“Vai, Giovanni. La tua nuova vita ti aspetta.”
“Ma io… non voglio lasciarti…”
“LO so. Ma non puoi tornare indietro adesso che sei giunto alla tua meta. Hai saputo tenermi compagnia in questi momenti che ai miei occhi sono sembrati un’eternità. Non potrò mai dimenticarti e sarò il tuo angelo custode anche quando sarai in vita.”
Forse allora in questo modo non sarei mai riuscito a dimenticarla.
Lei aveva promesso di starmi accanto, anche se non sarei riuscito a vederla.
< Davvero snervante. >
Ma in quel momento avevo un ultimo desiderio: sentire il suo tocco, ma con le sue labbra.
Fissando i suoi occhi pieni di piacere, non servì domandarglielo.
Lei si avvicinò a me stringendomi ancora una volta e in quell’istante sentii un calore inimmaginabile invadermi lo stomaco.
Non erano le cosiddette farfalle nello stomaco, ma un calore soffocante e inebriante che mi aveva preso dai capelli fino ai piedi: quel calore si chiamava amore e in quel momento non mi ero mai sentito così vivo.
“Ti amo, Ambra.”
“Ti amo anch’io, Giovanni. Addio.”
Quell’ultima parola che non avrei mai voluto sentir dire, ma che alla fine è sfuggita dalle sue labbra.
La parola addio faceva sempre male in ogni frangente, ma quella disperazione fu colmata da due parole molto forti e coincise: ti amo.
Non avrei mai immaginato di potermi innamorare di un angelo protettore che in quella mia vita parallela era più reale che mai.
Attraversando quel bagliore di luce, sentii la mi anima risucchiarsi in un vortice talmente forte che quando spalancai gli occhi vidi la realtà: mi ero finalmente svegliato.

 
 
Mia madre e mio padre furono allibiti quando mi videro sveglio.
Non riuscirono a trattenere la contentezza che quasi svennerotutti e due.
I miei genitori gridarono il miracolo, richiamando subito i medici che lavoravano in quell’ospedale.
Il dottore non faceva altro che farmi un sacco di domande, mentre io non riuscivo a ricordare niente di quello che era successo.
Volevo provare a riaddormentarmi per capire se era tutto vero: e con mia grande sorpresa, potei constatare che la mia vita non sarebbe stata così dannatamente bella e impressionante da vivere.
 
 
Sotto gli occhi guardinghi dei miei genitori, dopo alcuni giorni avevo bisogno di ricamminare.
Rimanere intrappolato in un letto d’ospedale per più di un anno non faceva sicuramente bene alla mia circolazione, ai miei muscoli e alle mie ossa.
Quindi quale idea migliore che fare una passeggiata al parco vicino all’ospedale.
Pregai i miei genitori di lasciarmi da solo perchè avevo una faccenda da portare avanti che non poteva più tardare.
Non sapevo descriverla, ma sicuramente quella giornata di sole avrebbe riservato ancora molte sorprese.
Mentre i miei genitori mi facevano un sacco di domande senza che potessero ricevere le dovute risposte, io riuscii ad allontanarmi con il loro consenso e mi diressi verso una panchina nel mezzo del parco.
Incredibilmente, riuscii a riconoscere quei contorni che ancora adesso non avevo mai dimenticato.
La sottile linea che mi separava dalla vita alla morte era più reale che mai con quella visione.
Pensai alle parole della colonna sonora del film in cui in un primo momento mi ero ritrovato nel protagonista Patrick Swayze. E quelle parole, non furono più azzeccate del mio breve momento passato:
 
 
Oh, amore mio, amore mio
Oh, my love, my darling



Ho fame del tuo tocco
I've hungered for your touch



Un tempo lungo e solitario
A long, lonely time



Il tempo passa così lentamente
Time goes by so slowly



E il tempo può fare così tanto
And time can do so much



Sei ancora mio?
Are you still mine?



Ho bisogno del tuo amore
I need your love



Ho bisogno del tuo amore
I need your love



Dio dammi un po 'del tuo amore
God speed your love to me
Flusso di fiumi solitari
Lonely rivers flow
Al mare, al mare
To the sea, to the sea



Alle braccia aperte del mare
To the open arms of the sea



Sospiri fiumi solitari
Lonely rivers sigh
"Aspettami, aspettami"
"Wait for me, wait for me"



Torno a casa, aspettami
I'll be coming home, wait for me
Oh, amore mio, amore mio
Oh, my love, my darling



Ho fame, per il tuo tocco
I've hungered, for your touch



Un tempo lungo e solitario
A long, lonely time



Il tempo passa così lentamente
Time goes by so slowly



E il tempo può fare così tanto
And time can do so much



Sei ancora mio?
Are you still mine?



Ho bisogno del tuo amore
I need your love



Ho bisogno del tuo amore
I need your love



Dio dammi un po 'del tuo amore
God speed your love to me
 
 
Dovevo farlo adesso senza più indugiare, sperando che non potesse succedere l’irreparabile.
“Ciao” mi limitai a dire con tono acceso mentre la giovane ragazza si girò verso di me squadrandomi con un sorriso sincero.
“Ciao.”
< Mi ha risposto. Incredibile. Allora forse vuole parlare con me… >
“Posso sedermi accanto a te? tutte le altre panchine sono occupate.”
“Ma certo”
Facendomi spazio, fui molto estasiato dai suoi occhi azzurri e dal suo corpo perfetto mentre stava leggendo…
“Bellissimo il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien. Stai leggendo il terzo, giusto? Il ritorno del Re.”
“Sì. Ho visto i film e mi sono ripromessa che prima o poi avrei letto anche i libri. E solo dopo averli letti capisco che sono ancora più incredibili nei film.”
“Sì. Ci sono un sacco di dettagli che i film non sottolineano… Ed è normale, altrimenti sarebbero durate troppe ore.”
“Ahahah è vero.”
Mentre continuavo a fissarla con sguardo sincero e pieno di piacere, desideravo più di qualsiasi altra cosa conoscerla meglio.
“Sai, mi ricordi una persona che ho incontrato in uno dei miei viaggi… Li era proprio come te: bellissima.”
“Grazie. Anche tu mi ricordi una persona che ho incontrato in un passato molto recente” rispose lei facendomi l’occhiolino.
“Spero che abbia lasciato in te un bel ricordo.”
“Sicuramente.”
Anche se in quel momento non c’eravamo presentati, mi piaceva ricordare quella misteriosa ragazza come Ambra, il mio angelo custode in carne ed ossa.
Lei era veramente uguale a lei, non c’era dubbio.
“MI piacerebbe conoscerti meglio, se vuoi, ti va di fare una passeggiata?”
“Certo. Mister uomo sconosciuto sorridente.”
Una battuta che mi fece molto ridere, soprattutto in quel frangente che mi aveva donato la serenità giusta.
Non mollai gli occhi di dosso da lei, mentre incredibilmente riuscii a sentire il tocco della sua mano mentre toccava la mia.
< Sì… è proprio lei… è la mia Ambra. >
Non volevo risvegliarmi da quel sogno così lucido e reale.
Era incredibile come avevo legato con quella persona ed era sensazionale il fatto che il suo magnetismo e la figura che mostrava ogni emozione e sentimento più forte di ogni barriera, sarebbe diventata la metà della mia vita che tanto mi era mancata fino a quel momento.

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