Studente gentiluomo

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quel tocco di mano... ***
Capitolo 2: *** Ripetizioni ***
Capitolo 3: *** Prima interrogazione ***
Capitolo 4: *** La colpa degli uomini ***
Capitolo 5: *** Confronti ***
Capitolo 6: *** Vacanze di natale ***
Capitolo 7: *** Faccia a faccia tra donna e donna ***
Capitolo 8: *** Un segreto in pericolo ***
Capitolo 9: *** Tradito dal migliore amico ***
Capitolo 10: *** Vortice di sentimenti: quale trionferà ***



Capitolo 1
*** Quel tocco di mano... ***


Il primo giorno di scuola era sempre un incognita per tutti.
Vincenzo aveva solo diciassette anni e tutta una vita per pensare a quello che avrebbe fatto nella vita.
Gli sarebbe molto piaci9uto entrare in marina ma in quell’anno si sarebbe concentrato al quarto anno dell’istituto tecnico della sua città.
Aveva passato le sue vacanze estive lontano dai suoi amici e rivederli in quello strano primo giorno di scuola, rendeva il ritorno dei gli studenti un momento memorabile.
< Ciao, Vincenzo! > gridò uno dei suoi tanti amici andando incontro ad abbracciarlo.
< Ehi Francesco, come te la passi? >
< Molto bene. Anche se il ritorno a scuola è traumatico per tutti. >
< Parla per te. Non avevo più voglia di rimanere in vacanza con i miei genitori. Tu e questa città mi siete davvero mancati. >
< E’ molto bello sentirtelo dire, Vincenzo. Ma tra qualche anno avrai la possibilità di andare in giro da solo. Magari io e te faremo strage di cuori… Ah proposito, sei riuscito a fidanzarti o ad andare con qualche ragazza in questi tre mesi? >
< Purtroppo no. Nel villaggio turistico dove alloggiavo l’età media delle persone era di 65 anni. >
< Ahahah una vera sfortuna, amico > rispose Francesco divertito < Io invece me la sono spassata alla grande. Magari più tardi ti faccio vedere alcune foto che ho scattato alle mie conquiste. >
< Ti piace molto pavoneggiarti, non è così? >
< Forse… Ma stare insieme ad una donna, mi ha cambiato molto. >
< E hai9 avuto la possibilità di fare sesso? >
< Purtroppo no. Le mie avventure erano molto brevi e non ho avuto l’occasione per legare un rapporto che sarebbe sfociato in vero e proprio amore. Mi sono solo messo con alcune ragazzine e tutte vergini. Lo sai che la loro prima volta deve essere speciale. >
< Lo deve essere anche per noi due. O sbaglio? >
< Forse sì… Ma non aspetterò di fare sesso dopo i miei diciotto anni. Voglio farlo molto prima. >
< Non affrettare il tuo destino. Presto avrai il tuo momento. >
< Vorrei sapere quando. >
Mentre i due vecchi amici passeggiavano nei corridoi della loro scuola immersa in giovani studenti di età compresa tra i 14 e i 18 anni, Vincenzo vide che era rimasto tutto uguale.
Giovani ragazzi che cercano di conoscersi l’un l’altro e nuove facce timide che rimangono nascosti nelle loro classi per paura di fare la figura dello stupido il primo giorno di scuola.
Ma da lì ad alcuni mesi anche loro sarebbero cambiati, proprio come aveva fatto quel ragazzo di 17 anni ai tempi di quando ne aveva 14.
Ora i suoi sogni e i suoi pensieri erano molto differenti dal suo primo giorno delle superiori e anche se non aveva bisogno di fare nuove conoscenze, un incontro improvviso gli avrebbe cambiato la vita.
Mentre si stava recando nella sua classe insieme al suo amico Francesco, andò addosso inavvertitamente ad una giovane donna che stava passando proprio in quei corridoi.
Scusandosi immediatamente per come gli era andata addosso, Vincenzo fece subito il gentiluomo raccogliendo tutti quei fogli sparsi per il corridoio.
< Mi dispiace. Davvero. Non so dove avevo la testa. Io… >
Appena lo sguardo di Vincenzo andò ad incrociarsi con quello della donna, il suo cuore mancò un battito.
La stava fissando come se avesse visto un fantasma, oppure come se avesse adocchiato un angelo sceso dal cielo.
< Ecco a lei. >
< Ti ringrazio > rispose la donna con sorriso sincero < Sai dirmi dove posso trovare la 4 A? >
< Certo. È la mia classe > replicai davvero entusiasta.
< Davvero? Mi potresti fare da guida? >
< Certo. Mi segua pure. >
Nel mentre ci stavamo incamminando in quei corridoi che si stavano svuotando dopo il suono del rientro in classe, il mio nervosismo insieme a quella donna era davvero palpabile.
< Comunque sono la professoressa Canini, insegnante di storia. >
< Vincenzo Alfieri. >
< Piacere di conoscerti, Vincenzo. >
< Altrettanto, professoressa. >
In quell’istante Vincenzo gli avrebbe volentieri confessato che era la più bella donna che aveva mai visto in tutta la sua vita.
Circa 1 m e 80 cm, capelli bruni e lunghi e quegli occhi azzurri che era come se si riflettesse il mare.
“Non vorrei pensarlo, ma credo di essermi…”
< Certo che questa scuola è grandissima > fece la donna ridestandomi dai miei pensieri.
< All’inizio può essere così. Ma poi ci si fa l’abitudine. Con tutti gli studenti che la frequentano, sembrerà davvero molto piccola. >
< Non ho avuto ancora la possibilità di parlare con gli altri docenti, ma sono sicura che mi parleranno molto di questa scuola. >
< Sì. Di solito sono dei grandi chiacchieroni. Non per altro noi studenti sbadigliamo quasi sempre durante le loro lezioni. >
< Non è una cosa carina da dire ad una docente e che da questo momento sarà la tua nuova professoressa. >
< Sono sicuro che con lei sarà molto diverso > risposi con sorriso.
Il suo sguardo e la sua bellezza erano davvero contagiosi.
Avrebbe voluto assaporare ogni suo tocco e quel profumo di rose che i suoi vestiti inebriavano la mente del giovane studente.
Ma non era consigliabile sbavargli proprio dinanzi ai suoi occhi. In fondo era ancora il primo giorno di scuola.
< Eccoci arrivati > fece il ragazzo con finto entusiasmo.
< Grazie ancora per la tua guida. >
< Di niente. Se vuole dopo la scuola posso farle fare qualche giro panoramico dell’edificio. Sempre che lei non abbia altri impegni. >
S’eppur all’inizio non era del tutto d’accordo con l’idea del ragazzo, alla fine la nuova professoressa di storia accettò con grande gentilezza.
< A parte conoscere i miei nuovi colleghi, non ho altro da fare. >
< Bene. Allora ci vediamo a mezzogiorno e mezzo davanti alla sala professori? >
< Certo. Nessun problema. >
< Ottimo. >
Facendo segno al ragazzo di entrare per prima, il tocco della sua mano andò a sfiorare quello della professoressa, emanando in lui pensieri davvero fuori dal normale.
“Vorrei poterla sfiorare ancora” pensò il ragazzo inebriato.
< Vincenzo, va tutto bene? >
Vedendo che stava sognando ad occhi aperti, il ragazzo si ricompose subito mentre non si era accorto che aveva aperto la porta della sua aula.
I suoi compagni lo fissavano con sguardo divertito, mentre il suo amico Francesco gli faceva segno di andare accanto a lui in fondo alla classe.
“Bene. Sono felice di aver fatto subito la figura dello scemo.”
Mentre la professoressa Canini stava dando inizio alle presentazioni con un monologo noioso, Francesco gli domandò perché ci aveva messo molto ad entrare in classe.
< Ti ho lasciato in compagnia della bella professoressa e credevo che… >
< Sono passato dal bagno. >
< Spero non a fumare. Non possiamo farci beccare il primo giorno. >
< Non lo faremo. Non ti preoccupare. >
< Tornando a parlare della nuova professoressa, hai visto che gran pezzo di donna. Sarebbe un grande colpo portarsela a letto. >
< Smettila di fare pensieri erotici il primo giorno di scuola, Francesco. Sei disgustoso. >
< Spero che in questi tre mesi tu non sia diventato gay, altrimenti dovrò rivalutarti, amico. >
< No. mi piacciono ancora le donne. >
< Lo spero tanto > disse infine Francesco squadrando il suo amico prima di concentrarsi sulle parole della nuova professoressa.

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Capitolo 2
*** Ripetizioni ***


Le 12:25.
Pochi minuti e Vincenzo l’avrebbe ancora rivista.
Non aveva intenzione di spingersi oltre, ma credeva che assicurarsi la fiducia di una professoressa potesse essere un’esperienza nuova per lui.
Mentre il professore di scienze stava per concludere la lezione, Francesco lo ridestò dai suoi pensieri domandandogli se avrebbero potuto pranzare insieme.
< Magari un’altra volta, Francesco. Devo andare subito a casa. >
< Davvero? Ti aspetta tua madre? >
< Sì. Devo andare a fare alcune commissioni con lei. >
< Capisco. Allora ci vediamo domani. >
< Sì, Francesco. >
Al suono della campanella, Vincenzo balzò dalla sua postazione per raggiungere immediatamente la sala professori.
Francesco, che aveva notato quel cambiamento repentino e improvviso, intravide negli occhi del suo amico che gli stava nascondendo qualcosa.
Infatti pensava che Vincenzo non era molto adatto a tener ei segreti, portandolo a farsi scoprire tutte le volte che ci aveva provato.
Ma quel momento era diverso e Francesco non aveva il tempo per indagare.
Una volta giunto dinanzi alla porta della sala dei professori, Vincenzo dovette imbattersi con il suo professore di matematica.
< Vincenzo, cosa ci fai qui? >
< Buongiorno, Professor Tripoli. Bella giornata, non trova? >
< Spero per te che siano molto migliori riaspetto all’anno scorso. Tre mesi fa ti ho graziato non rimandandoti, ma quest’anno se non ti metti sotto con lo studio, sarai certamente rimandato nella mia materia. Sono stato chiaro? >
< Professore, perché non capisce che la sua materia può essere davvero molto difficoltosa? >
< Allora vedi di prestare attenzione. Altrimenti ti consiglio un po’ di ripetizioni. Spero che in questi mesi tu non ti sia arrugginito, altrimenti per studiare il mio programma di quest’anno, dovrai ripassare quello dello scorso anno. E sarebbe un mucchio di roba per te. >
< Vedrò di fare il possibile e impegnarmi. >
< Lo spero… Allora, cosa ci fai qui? >
< Io? Niente. Sono solo venuto a salutarla. Tutto qui. >
< Certo… Non so cos’hai in mente, ma di sicuro non mi piacciono le tue bugie. >
< Ma io veramente… >
< Ti tengo d’occhio, Francesco. Non scordartelo. >
Dopo che il professore di matematica del ragazzo lasciò la stanza, Vincenzo tirò un sospiro di sollievo che sapeva di liberazione.
“Ci è davvero mancato poco.”
Solo la presenza della sua professoressa di storia potevano risollevargli il morale.
< Eccomi qui. Sono pronta > disse la giovane donna con tono sincero.
< Bene. Possiamo andare. >
 
 
Dopo che gli aveva fatto vedere lacune aule, la segreteria, l’aula magna e perfino la palestra, Vincenzo e la sua professoressa parlarono di alcune lacune durante i suoi studi passati.
< In storia non sono mai andato bene l’anno scorso a causa di un professore misogino che sapeva tutto lui. E per quanto riguarda la matematica, quella non l’ho mai capita.
Spero che con la sua materia possa essere tutto diverso. >
< Lo sarà, Francesco. Ti aiuterò in ogni momento in cui ne avrai bisogno? >
< Sul serio? Sarebbe disposta a… >
< Magari potresti venire qualche ora durante la settimana a casa mia. Così posso capire dove sei arrivato con il programma dell’anno scorso. >
< Stupendo. Sarebbe un’ottima idea. >
< Perfetto. Allora puoi venire quando vuoi. Basta che tu me lo faccia sapere un giorno prima. >
< Se per lei non è un problema mi piacerebbe venire domani. Oggi non posso perché devo andare a fare alcune spese con mia madre, ma domani ho il pomeriggio tutto libero. >
< Stupendo. Domani va benissimo. >
Mentre Vincenzo stava facendo di tutto per mantenere la sua eccitazione, il suo sguardo voglioso non passò inosservato alla bella professoressa.
< Grazie ancora per quello che lei sta facendo per me, professoressa Canini. >
< Quando non siamo in classe puoi chiamarmi Michela. Professoressa mi fa’ sentire così… vecchia. >
< Ahahah davvero? Ma è la sua professione. >
< Lo so. Ma in questo momento sto parlando in maniera amichevole con il primo studente che ho davvero conosciuto. >
< E gli altri miei compagni? Come ti sembrano, Michela? >
< Ancora non lo so. Ma il tuo amico Francesco non ha smesso di sbavarmi dietro per tutta la mia lezione. Crede che mi abbia guardato anche il sedere? >
Sentendo quella domanda, il mio imbarazzo fu molto chiaro.
< Ecco, io… non vorrei buttarmi a capofitto su questo argomento. >
< Certo che no. So che ti può imbarazzare molto. >
< Infatti. Ma devi capire che Francesco non è un cattivo ragazzo. Ha solo gli ormoni a mille. >
< Un amante delle ragazze? >
< Forse anche troppo. Non fa altro che parlarmi delle sue avventure passate. Vorrei farlo anch’io, ma non ho mai l’argomento adatto che potrebbe interessargli. Quindi mi limito ad ascoltarlo. >
< E’ un vero peccato che un giovane ragazzo come te non abbia con sé una giovane fidanzata. >
< Forse perché non ho ancora trovato quella giusta. >
< Sono convinta che con il tuo sorriso contagioso, riuscirai a spezzare molti cuori. >
< Ma io non voglio far soffrire nessuno! > protestò Vincenzo sorridente.
< Lo so. Ma ti dovrai guardare bene le spalle da loro. Noi donne sappiamo essere molto stronze quando vogliamo. >
< Ti prego di non farmici pensare… E comunque, lei mi pare molto differente rispetto alle altre ragazze che ho conosciuto… Insomma, per ora nessuna di loro si era mai azzardata a parlarmi per così tanto senza mai fuggire. >
< Da quello che posso intravedere, tu non hai molta fiducia in te stesso, Vincenzo… Forse io posso aiutarti anche con questo. >
< E’ anche una psicologa oltre che una professoressa di storia? >
< Faccio del mio meglio > rispose la donna senza mai perdere il suo sorriso < Adesso devo andare. Ci vediamo domani a casa mia, allora. Questo è il mio indirizzo. >
< Ok. Grazie ancora per tutto quello che stai facendo per me, Michela. >
< Non deludermi, Vincenzo. Penso di poter credere molto in te. >
Dicendo quelle parole che avevano un sentore di tristezza, Vincenzo stropicciò il foglietto con l’indirizzo della donna mentre le sue mani continuavano a sudare.
Domani sarebbe stata il suo momento di verità.
Aveva già capito che Michela era un’ottima persona fuori la scuola e avrebbe fatto di tutto per conoscerla meglio.
Anche fare cose che si sarebbe potuto pentire.
 
 
Pedalando in bicicletta verso la sua abitazione, Vincenzo vide che la giovane professoressa abitava in un condominio poco fuori città.
Suonando il citofono, la donna rispose subito.
< Sali pure. Sono al secondo piano. >
Mentre Vincenzo si sentiva come se gli potesse mancare il fiato, il suo cuore invece continuava a battere all’impazzata.
“Ci siamo.”
Mentre la professoressa lo stava aspettando sulla porta, un velo di entusiasmo si illuminò negli occhi della donna.
< Sono felice di constatare che sei arrivato puntuale > mormorò la donna con il suo solito sorriso contagioso < Molti studenti non possono dire lo stesso. >
< Mi sembrava il minimo dopo il suo invito. >
< Ti prego, Vincenzo. Niente preamboli quando siamo fuori da scuola. Come mi devi chiamare? >
< Michela. E non ti devo dare del lei. >
< Bene… Spero che per te non sia un problema. >
< No, certo che no. >
Dopo che lo aveva fatto accomodare in salotto, Michela gli domandò se poteva offrirgli qualcosa.
< Un bicchiere d’acqua. Dopo una lunga pedalata è quello che ci vuole. >
< Davvero? Ma tu dove stai? >
< A circa venti chilometri da qui. In un paesino sperduto tra le montagne di questo paese. >
< Capisco… Bene, mi vuoi dire dove siete arrivati tu e il tuo vecchio professore nel programma dell’anno scorso. >
< All’unità d’Italia. Mi ricordo come ci ha fatto due palle per la spiegazione. >
Senza rendersi conto di come aveva parlato, Vincenzo si scusò immediatamente.
< Non ti preoccupare. Conosco molto bene il tuo vecchio professore. È stato docente all’università dove io avevo studiato. >
< Davvero? Non l’avrei mai detto. >
< Già. Talvolta il mondo è davvero piccolo, non credi? >
< Forse anche troppo. >
Mentre Vincenzo non riusciva a staccare gli occhi di dosso da lei, Michela iniziava a spiegare con tale naturalezza che il ragazzo la considerò disarmante.
Sentire parlare lei era come un vortice di emozioni che arrivavano dritti al cuore e al suo cervello.
Essendo ancora una donna giovane, sapeva davvero colpire uno studente con le sue parole.
Oppure quel turbinio che Vincenzo sentiva dentro di sé era un amore che stava sbocciando a sua insaputa?
Solo con il tempo l’avrebbe davvero capito.
 
 
Dopo che si erano presi una pausa dopo uno ripasso di due ore, Vincenzo non poté trattenersi nel sapere di più sulla sua professoressa.
< Allora Michela, come sei capitata in questa piccola cittadina a nord della Toscana? >
< Ecco, ancora non riesco a spiegarmelo… Insomma, sono originaria delle Marche e precisamente di Ascoli Piceno. Ma l’amore di questa ragione mi ha portato a trasferirmi più di venti anni fa’ e a studiare all’università di Pisa.
Dopo anni passati sui banchi di scuola facendo molti master, sono riuscita a coronare il mio sogno d’amore di diventare una professoressa a tutti gli effetti.
Certo, i primi anni non erano stai affatto facili per me a causa della precarietà e di non riuscire a trovare una scuola dove rimanere più di un anno.
Spero che molto presto riuscirò ad avere un contratto a tempo indeterminato in modo che mi possa trasferire per sempre in un solito posto. La vita nomade non fa’ più per me. >
< Comprendo i tuoi desideri, Michela. Anch’io ti auguro il meglio. Te lo meriti. >
< Ti ringrazio. Sei davvero gentile. >
Adesso per Vincenzo era venuto il momento di sapere se aveva un fidanzato oppure no e se aveva in corso qualche altro legame sentimentale.
< Tu cosa mi racconti? >
< Non c’è molto da dire sul mio conto > cominciò a dire il ragazzo < HO diciassette anni, vivo ancora con i miei genitori e ho un amico che non si fa nessuna premura nel sottolineare una bella donna. Ecco, questa è la mia attuale esistenza. >
< Ahahah davvero interessante > rispose la donna divertita.
< So che non dovrei domandartelo, ma non hai nessuno accanto a te in cui possa rimanerti accanto nei momenti difficili? Insomma, trasferirsi in una nuova città potrebbe essere sempre un problema, ma se lo fai in compagnia di un fidanzato o… >
< Non ho nessun legame sentimentale se è questo che volevi sapere, Vincenzo > mormorò la donna mordendosi il labbro < Con i mei spostamenti non posso permettermelo. >
< Ma forse in un futuro… >
< Ti prego, Vincenzo. Non voglio parlare di questo. Scusa. >
Vedendo il suo sorriso spento e la sua tristezza prendere il sopravvento, Vincenzo si scusò per essere stato così curioso.
< Non ti preoccupare. Mi fa molto piacere parlare con te. >
< Anche per me. >
Spostando il suo sguardo verso l’orologio, Vincenzo vide che erano le sei passate.
< Accidenti, devo andare a casa! >
Riprendendo le poche cose che aveva portato, Michela non comprendeva il motivo di tanta fretta.
< Ho promesso a mia madre che l’avrei aiutata in casa e devo essere di ritorno prima delle sette, altrimenti chi la sente? >
< Vuoi che ti accompagni? Con la mia auto facciamo molto prima. >
< No, ti ringrazio. Ho la mia bicicletta e non posso lasciarla qui… Magari se tornerò qui da te per nuove ripetizioni, potremmo organizzarci diversamente. >
< Certo. Mi sembra un’ottima idea. >
< Splendido. Grazie ancora per tutto, Michela. >
< Grazie a te per essere venuto. Ci rivediamo a scuola > disse infine la donna prima di richiudere la porta d’ingresso e tirare un sospiro profondo mentre non faceva altro che pensare a quel ragazzo.

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Capitolo 3
*** Prima interrogazione ***


Non sapeva come descriverlo, ma Vincenzo si sentiva molto bene in quel periodo in cui la scuola era iniziata.
Nei primi compiti e nelle prime interrogazioni era andato molto bene, sorprendendo i suoi vecchi professori che solo un anno prima cercavano di spronarlo per studiare di più.
Forse il giovane studente aveva capito che non si poteva più scherzare? Che davvero rischiava di bocciare o di essere rimandato se non si applicava un minimo? Solo il tempo glielo avrebbe detto.
I primi complimenti vennero dal suo professore di matematica Tripoli, che vedendolo risolvere un’equazione molto complessa, rimase sbigottito quando capì che l’aveva risolta al primo colpo e senza essere aiutato.
< Ah Vincenzo? Posso parlarti un attimo? > gli domandò il professore prima che il ragazzo potesse uscire dall’aula per fare la ricreazione.
< E’ successo qualcosa, professore? >
< Sinceramente sono molto stupito del tuo impegno in queste settimane e vorrei capire da cosa potrebbe essere dato. >
Fissando l’uomo con sguardo confuso, Vincenzo non avrebbe mai confessato che era tutto grazie alla nuova professoressa di storia.
< So che può essere molto ambiguo da parte mia, ma forse potrei usare la tua situazione a vantaggio di altri studenti che in questo momento sono in difficoltà. Ho alcune classi di quinta superiore e quest’anno dovranno dare l’esame di stato. Posso usufruire di un consiglio da parte tua? >
Ma il ragazzo, s’eppur all’inizio era colpito dai complimenti del professore di matematica, presto si ricredette immediatamente.
< Professore, se non la conoscessi, direi che lei non crede in me. >
< Prego? >
< Voglio dire che oltre a lei, ho sorpreso tutti gli altri docenti che insegnano in questa classe e nemmeno loro si spiegano il mio balzante miglioramento… Quindi vorrei domandarle io una cosa? davvero le pecore nere sono così irrimediabilmente segnati ai vostri occhi? Non credete che anche loro hanno bisogno di essere compresi invece che venire colpiti da un insensato stupore? Che cosa mi dice? >
< Dico semplicemente che gli studenti proprio come te, sono assolutamente capaci di cose che non crederebbero possibili. Basterebbe applicarsi, proprio come stai facendo tu. >
< Allora dica questo agli altri studenti: di applicarsi di più… Ora, se mi vuole scusare, dovrei ripassare per l’interrogazione di storia. Voglio mantenere un buon andamento anche in quella materia. >
< Ma certo, fai pure. >
Ma prima che potesse raggiungere i suoi compagni per alcuni consigli sulla materia, il professor Tripoli gli confessò di essere molto colpito dalla sua crescita.
< La ringrazio molto, professore. Spero di non deluderla nel corso di quest’anno scolastico. >
 
 
Sentendo chiamare il suo nome, Vincenzo andò dritto alla cattedra vicino proprio alla sua amata professoressa.
Fissandola con sguardo illibato e pieno di piacere, ci teneva molto a fare bella figura dinanzi a lei e a tutta la classe.
Ma doveva tenere freno al suo desiderio di non pensare a lei in un altro ambito, altrimenti la sua insufficienza sarebbe stata assicurata.
< Allora Vincenzo, vuoi spiegare a me e alla classe la situazione economica dell’Italia di fine ‘800? >
Rispondendo spedito alla sua domanda, Vincenzo parlò per più di venti minuti, minimizzando ogni movimento sociale, economico e politico della giovane I0talia.
La professoressa Canini, per quanto rimase colpita da ogni sua parola, non poteva ancora credere che un giovane ragazzo di diciassette anni potesse essere così preparato leggendo in classe e studiando a casa, venendo a conoscenza che fino all’anno scorso, Vincenzo non era molto portato per la storia.
< Ottimo, non c’è che dire > rispose entusiasta la professoressa < Vorrei darti il massimo dei voti, sai? Ma purtroppo non mi hai spiegato chi erano coloro che avevano diritto di voto. >
< Ah… ha ragione. >
< Saresti da un nove sul registro, ma visto il tuo grande impegno cambio idea e ti do’ un bel dieci. >
< Dice sul serio?! >
< Certo. Te lo meriti tutto. >
Mentre un forte grido di felicità si levo nella sua bocca mentre tutta la classe lo stava applaudendo, Vincenzo non si era mai sentito così prima d’ora.
Avrebbe voluto abbracciare la sua professoressa per ringraziarla, ma soprattutto per far capire tutto il suo amore che aveva per lei.
Attendendo la fine della lezione mentre si stava gongolando ancora dalla contentezza, Vincenzo non mancò ancora di ringraziare la giovane docente.
< Non devi continuare a ringraziarmi, Vincenzo. È grazie a te se hai fatto un’interrogazione a dir poco eccellente. Se tu fossi stato all’università a dare un esame del genere, avresti ottenuto la lode. >
< Forse è grazie a lei se riesco a farmi piacere la storia. >
< Vorrei dire la scuola in generale. Tutti i tuoi docenti sono molto colpiti da tuo balzo in avanti, soprattutto il tuo professore di matematica. >
< Già, lui… me ne ha già parlato > rispose il ragazzo senza cogliere il minimo interesse.
< Sono davvero tutti contenti. Ed io per prima. >
< Sono contento… Però avrei bisogno del suo aiuto per le spiegazioni dei fatti accaduti prima della grande guerra. Non riesco a capire alcuni meccanismi che portano a tale conflitto. Non è che lei… >
< Vincenzo, se non ti conoscessi direi che vuoi tornare a casa mia. >
< Ecco, io… >
Imbarazzato per le conclusioni della donna, Vincenzo distolse lo sguardo da lei per concentrarsi sulla stanza vuota.
< Adesso è meglio che vai a casa, altrimenti rischi di perdere il pullman. >
< Professoressa Canini? >
< Dimmi, Vincenzo. >
< So che posso darle da pensare su alcune cose che tra docente e studente minorenne non dovrebbe accadere, ma deve sapere che io sono molto colpito da lei. in tutto e per tutto. >
Rimasta interdetta da quelle parole che alla fine si sarebbe prima o poi immaginata, replicò con il suo solito sorriso sincero, senza dire niente al riguardo.
< Professoressa, vorrei che mi dicesse qualcosa al riguardo. Non vorrei perdere il suo rispetto per questo. >
< Non hai nessun motivo per perderlo, Vincenzo. >
< Ne è davvero sicura? >
< Ascoltami, Vincenzo: vuoi venire a casa mia per nuove ripetizioni? Ti aspetto lunedì pomeriggio alla solita ora. Oltre che a parlare dei problemi prima del primo conflitto mondiale, ti devo dire alcune cose che riguardano la mia vita privata e sentimentale. >
< Davvero? Ma è successo qualcosa? >
< No. adesso va tutto bene… Però non voglio parlartene ora. L’argomento è molto lungo e complicato. >
< Certo, nessun problema. >
Fissando un’ultima volta quella graziosa donna, intravedeva nel suo stato d’animo un passato oscuro quanto burrascoso.
< Professoressa, se posso fare qualcosa per lei… >
< Hai già fatto fin troppo, Vincenzo. Sono davvero molto orgogliosa di te e per averti conosciuto. Sei un ragazzo speciale. >
E dopo che gli aveva dato una carezza così fugace che fece interdire il giovane ragazzo, Vincenzo dovette immediatamente rinvenirsi se non voleva rimanere a scuola.
< Il pullman! >

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Capitolo 4
*** La colpa degli uomini ***


Il week – end lontano dai doveri e con il pensieri fisso di una domenica rinchiuso in casa a guardare le sue serie tv preferite, avevano fatto capire a Vincenzo quanto potesse mancargli quella donna.
Non aveva niente per mettersi in contatto con lei, solo la possibilità di rivederla domani pomeriggio.
sapevo che il lunedì era il suo giorno libero e la scuola sarebbe stata molto diversa senza di lei.
Voleva continuare ad impegnarsi per far felice i suoi professori e la sua famiglia, ma non voleva nemmeno dare troppe speranze su di lui.
In fondo era sempre il solito ragazzo di sempre che aveva i suoi sogni e i suoi scopi e in quel momento avevano il nome di Michela Canini, la più bella donna di cui si poteva innamorare.
Anche se molto probabilmente lei non se ne accorgeva, Vincenzo  profondamente cambiato in tutte le sue abitudini.
Mangiava molto meno, era molto più attento alle cose che gli giravano intorno e aveva sempre una parola da dire su qualsiasi cosa.
In poche parole era sempre presente, anche se la sua maggiore intenzione era verso di lei, non riuscendo a scordarsi quel suo sguardo sempre sorridente che contraddistingueva il suo bel carattere.
Ma davvero alla fine tutto sarebbe cambiato? Che il sogno di un giorno con lei…
“Adesso devo finirla. Il mio imbarazzo non deve durare per sempre. E’ inammissibile a lunga durata… E’ il momento di concentrarsi su altro.”
 
 
Come ogni giovane uomo di cui si poteva rispettare, Vincenzo riusciva ad essere puntuale ad ogni singolo appuntamento, suscitando sempre sorprese e interesse.
Bussando alla porta dell’abitazione di Michela dopo aver suonato al citofono, Vincenzo si domandava come sarebbe andata quella giornata.
“Io e lei nel suo appartamento soli. Chissà la gente cosa avrebbe pensato… Di sicuro i miei guai sarebbero solo all’inizio.”
Mentre Vincenzo attendeva un tempo infinito, il suo nervosismo si leggeva nei suoi piccoli occhi a fessura.
Il buio di una scala di un palazzo che sembrava il luogo per un film degli orrori e la sua preoccupazione per la sua professoressa.
Ma alla fine i suoi pensieri lascivi da studente misterioso e intrigante dovettero farsi da parte.
< Scusami per l’attesa > rispose la donna con tono flebile < Dovevo finire di prepararmi. >
< Mi dispiace. Credevo di essere… >
< Sei puntuale come al solito. E questo è un grande pregio da parte tua. >
Facendolo accomodare, la curiosità del giovane studente era sempre più palpabile.
Accomodandosi sul divano facendo capire alla sua professoressa dove avrebbero iniziato, la tristezza della donna non poteva più nascondersi.
< Michela, mi dispiace davvero vederti così triste. Sono troppo abituato a vederti felice. Per non parlare del tuo bel sorriso contagioso. Perché ad un tratto sembra sparito per sempre? >
< Perché quello che ti sto per raccontare ti ferirà molto. Sempre che tu tenga davvero a me. >
“Oh cavolo…”
< Michela, anche se io sono un semplice studente minorenne, farei qualsiasi cosa per te. davvero. >
< Per questo mi spaventa molto la cosa. >
Alzandosi dal suo divano, Michela passeggiava nervosamente per il suo piccolo salotto.
< Tu non sai che effetto possono farmi gli uomini… Loro mi guardano con gli occhi pieni di piacere con la speranza di portarmi a letto. Ma quando gli faccio capire che non hanno nessuna speranza, la loro sottile violenza sprigiona in loro atti che non avrei mai pensato potessero esistere. E questo è quello che è successo agli ultimi miei due uomini: credevo di essermene innamorata, ma poi ho scoperto che erano solo due individui molto violenti. >
< Ti hanno fatto del male questi tipi? >
< No… ma me ne volevano fare. Il loro rapporto è durato abbastanza per farmi capire che potevo avere un futuro molto diverso e inusuale da quello che ho adesso.
Anche se non sembra, ho sempre sognato di avere una famiglia.
Bambini che correvano in tutta la casa e non in uno squallido appartamento e avere un marito che mi sarebbe rimasto accanto in tutti i miei momenti di difficoltà.
La mia visione di vita era questa, fino a quando non ho capito che il mio destino era di rimanere sola.
Non avevo più nessuna intenzione di venire offesa o addirittura picchiata. Non potevo più sopportarlo. >
< Quindi ti hanno fatto del male. Voglio subito i loro nomi e… >
< NO, Vincenzo. Tu non farai un bel niente. Anche perché sono in una città diversa da questa e non potranno mai trovarmi. Stai tranquillo. >
< Grazie dell’assicurazione, ma non mi fido. >
< Scusa una cosa: mi vuoi forse far capire che tu farai a botte con uomini alti 1 m e 90 cm e palestrati? Non credo che sopravvivresti. >
< Forse no. Ma il mio metro e 75 cm può riservare molte sorprese. >
< Su questo hai assolutamente ragione. >
Mentre la sua calma stava diventando reale, anche Vincenzo aveva ricominciato a sorridere.
< Adeso non voglio più parlare delle mie vite fallite. Quando i miei genitori sono venuti a sapere che stavo solo con uomini violenti, mi hanno detto che il problema ero solo io.
Ero io che non ero perfetta per loro e hanno avuto il coraggio di dirmi che non ero più la stessa.
Capisci quanto mi potevo sentire ferita? >
Una giovane donna come lei abbandonata a sé stessa da tutti.
Nessuno si meriterebbe un simile futuro, nemmeno la peggior persona del mondo.
In quel momento non potevo far altro che replicare se non con un abbraccio.
Sorprendendo la mia professoressa piena di sentimenti, riuscivo a sentire completamente il suo calore e il suo amore inespresso.
< Scusami. Forse non avrei dovuto… >
< Non scusarti. Anzi, sono molto contenta di avere almeno qualcuno dalla mia parte. >
< Come ho detto prima, farei qualsiasi cosa per te. >
< Vincenzo, ti prego: non dirmi così. Sai che io e te… >
< Anche se siamo molto diversi, non vuol dire che possiamo essere… >
Ma la frase a cui Vincenzo aveva pensato, venne interrotta da un pensiero proibito.
Il giovane ragazzo che seduceva con tutte le sue forze l’unica donna di cui si era davvero invaghito, facendo di tutto per tenere all’oscuro tale segreto.
< Vincenzo, cosa volevi dirmi? Che cosa sono io per te? >
< Ecco, io… non so se il mio pensiero potrebbe piacerti. >
< Prova a convincermi. >
Mentre Michela attendeva la sua risposta, Vincenzo si avvicinò a lei piano piano e chiuse i suoi occhi.
Ogni singolo centimetro diventava un passo verso il suo sogno. Fino a quando…
< Vincenzo, non farai quello che sto pensando, spero. >
< Michela, io… >
< Ti ringrazio per la tua vicinanza, ma io e te… non possiamo. Apparteniamo a due mondi troppo diversi. Tu sei un semplice studente, mentre io una professoressa piena di problemi sentimentali. Come faremo a durare? È impossibile. Senza dimenticare che tu sei minorenne. >
Non sapendo cosa dire, i sogni di Vincenzo si frantumarono in pochissimi secondi.
Aveva visto una vita diversa in quel momento, il tutto insieme a lei.
Ma adesso si era incrinato e molto probabilmente non si sarebbe mai più ricucito un rapporto nato da un profondo scambio di sguardi.
< Vincenzo. Dimmi qualcosa, ti prego. >
< Hai già detto tutto tu, Michela. Io sono uno studente, mentre tu… >
Non riuscendo a sopportare tale situazione, il ragazzo pensò bene di lasciare subito l’abitazione della donna per tornare a casa.
< E la nostra lezione di storia? >
< Se la dimentichi, professoressa. Non ho più un motivo per rimanere qui. >
< Mi stai forse dicendo che il tuo scopo era di… non ci posso credere. >
< Mi dispiace che lei pensa che i miei sogni sono così… disturbanti nei suoi confronti. Il mio cuore si era invaghito di lei e non ho potuto far altro che seguilo. Ma non avrei mai pensato che mi avesse portato all’illusione. >
< Hai fatto presto a riprenderti le distanze, Vincenzo. Mi duole sapere questo, ma alla fine è meglio per tutti e due. >
< Di cosa hai paura, Michela? Hai timore che qualcuno possa scoprire un amore così giusto? Tu hai bisogno di qualcuno che ti stia accanto in momenti difficili e per ora sono l’unico ragazzoche è in grado di capirti davvero. >
< Solo perché ora sai alcuni miei segreti non vuol dire che riuscirai davvro a capirmi… Che cosa vedi in me, adesso? >
< Vedo una bellissima e graziosa donna che sta facendo di tutto per rovinare un momento incredibile che può cambiare per sempre il nostro futuro… Davvero lo vuoi anche tu^ vuoi cacciarmi? Se è davvero così, non ho più nessun modo di rimanere qui. Studierò storia da solo, proprio come ho fatto in tutti questi miei anni scolastici. >
Uscendo dalla sua casa senza nemmeno voltarsi per salutarla, Vincenzo voleva scappare da quell’appartamento e quella vita che non gli sarebbe potuto appartenere.
Ma il destino a volte gioca in maniera molto avversa.
Controllando la sua bicicletta, il ragazzo vide che aveva la catena rotta.
“Splendido. Adesso come torno a casa?”
Tornando verso l’appartamento della sua professoressa con la coda tra le gambe, senza degnarla di uno sguardo gli domandò se poteva dargli uno strappo a casa.
< Solo se studieremo insieme. Anche se sarà per un’ultima volta. >
Non riuscendo e non potendo dire di no, Vincenzo accettò riluttante.
< Entra pure… sconsiderato. >
 
 
Durante il percorso in macchina, Vincenzo non disse nemmeno una parola.
Si limitò a guardare fuori il buio dal finestrino, mentre la sua professoressa era impegnata a guidare.
Una volta giunti dinanzi al suo vilaetto, il ragazzo non poté che ringraziarla.
< MI ha salvato la vita, professoressa. E forse sarà l’ultima volta che accadrà. >
< L’ho fatto con piacere, Vincenzo > rispose la donna ritornando ad avere quel suo sorriso che pensava di aver perso < Almeno ci ho guadagnato una ripetizione con te. >
< A proposito delle nostre ripetizioni, credo di doverle dare qualcosa in cambio… >
< Stai scherzando, spero. L’ho fatto con piacere. >
< Insisto. Il suo tempo è molto più importante che farmi ripetizioni gratis. >
< MI ha fatto molto bene la tua compagnia. Ed io non posso che esserne felice… Però ti prego di non darmi del lei. >
< Dovrò farlo quando torneremo a scuola. Chissà quale scandalo un alunno da del tu ad un docente. Molti si farebbero delle domande e non dobbiamo spostare la nostra attenzione su di noi. >
< Quindi hai deciso di non vedermi più oltre l’orario scolastico? Magari potremmo vederci per altre lezioni di storia. Anche se non ne avresti bisogno, sono molto felice di insegnare ad un giovane ragazzo promettente come te, Vincenzo. >
Il givane studente sarebbe rimasto tutta la notte ad ascoltare i complimenti che quella donna aveva rivolto solo a lui.
Si sentiva desiderato, anche se in un modo che non credeva possibile.
< MI dispiace Michela, ma come hai detto tu, è meglio per tutti noi. >
Non se ne voleva andare da quella macchina.
Non avrebbe mai voluto cancellare quel momento molto significativo., ben sapendo il destino avverso operare a favore di lui.
< Al diavolo le nostre distanze >
Prendendolo per un e trascinandolo nella sua auto, Michela incollò le sue labbra in quelle di Vincenzo, scambiandosi un bacio appassionato che durò svariati minuti.
Il tutto era accaduto all’improvviso, mentre alla fine della giornata le colpe degli uomini non furono così lontano come pensava Vincenzo, riuscendo ad esaudire la brama di assaporare il suo tocco e il suo sapore in quel vortice di emozioni che si scatenavano nella sua mente.

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Capitolo 5
*** Confronti ***


Quella sera che poteva essere il momento adatto del suo addio sentimentale della sua professoressa, per Vincenzo era il momento della rinascita per una vita che non sarebbe stata più la stessa.
Il giovane studente non avrebbe mai voluto abbandonare l’auto della sua nuova amata, ma alla fine il loro percorso doveva riprendere in un momento più adatto.
< Dopo questo bacio > fece la donna con voce rotta < Pensi che potremmo rivederci ancora? >
< Dico che sarebbe un’ottima idea > rispose fiero delle sue parole Vincenzo < Mi stai rendendo davvero felice. E per me è l’unica cosa che conta. >
< Vincenzo, questo bacio significa molto per me. Potrebbe essere l’inizio della mia nuova vita… Ma non voglio affrettare i tempi. Solo con il corso dei mesi potremmo davvero capire chi siamo. Se qualcuno scoprisse del nostro rapporto… >
< Non lo scoprirà nessuno. Promesso. >
< Allora forse è meglio che tu torni a casa. I tuoi genitori si potrebbero fare un sacco di domande al riguardo. >
< Ma loro non devono sapere… >
< Allora vedi di non essere troppo… innaturale. Sii te stesso e non pensare troppo a me. >
< Credo che sarà impossibile, sai? >
Continuando a mordersi il labbro, Michela si voleva pentire delle parole che aveva appena detto.
< Voglio rimanere con te. per tutto il tempo necessario. >
< Davvero? Dopo non penserai che ci verremo a noia? >
< Credo che sarà impossibile, Vincenzo. Almeno per me. >
Dopo averla baciata una seconda volta, alla fine Vincenzo dovette lasciarla tornare a casa.
< E’ stato bello oggi. Tutto quanto. >
< Anche il racconto del mio maledetto passato? >
< Certo. Perché solo oggi ho capito che ho bisogno di starti vicino. >
< E anch’io ho bisogno di te > rispose Michela toccando la mano del ragazzo.
< I tuoi tocchi e i tuoi baci sono davvero… magici. Non credo di riuscire a farne a meno. >
< Dovrai farlo oggi. Ci rincontreremo nel momento necessario. Promesso. >
< Va bene. Però voglio dirti che mi manchi di già. Io… >
< Adesso basta fare i sentimentali, Vincenzo. Altrimenti non ci lasceremo più. >
< Michela, io… >
Mentre il giovane ragazzo non se la sentiva di lasciare la sua nuova amata, ci pensò una donna di mezza età ad interromperlo.
< Vincenzo, cosa ci fai qui? >
< Io? Ecco… La mia professoressa di storia ha deciso di accompagnarmi dopo che ero andato da lei per alcune ripetizioni. Poi la sfortuna ha voluto che mi si è rotta la catena della bicicletta. Ed ora eccomi qui di ritorno. >
< La tua professoressa è stata davvero gentile, non c’è che dire. >
Evitando che si potessero presentare, alla fine Vincenzo salutò la donna in maniera lasciva prima di rientrare in casa con sua madre.
Lo sguardo innamorato che si leggeva sul suo volto, non passò inosservato a sua madre che, mai come gli altri, conosceva bene suo figlio.
< Vincenzo, hai bisogno di dirmi qualcosa? >
< No, mamma. Che cosa ti dovrei dire? >
< Non lo so. Non mi hai nemmeno presentato la tua professoressa di storia. >
< Aveva fretta. potrei rincontrarla al ricevimento generale dei professori tra un paio di mesi. >
< Non vuoi parlarmene tu? >
< Perché dovrei farlo? >
< Perché secondo me la conosci molto bene… Ho visto come vi stavate guardando e parlando. Anzi, credo che vi siete parlati per più di venti minuti. >
Pensando di essere già stato scoperto, Vincenzo assunse un’espressione pallida e piena di sorpresa.
< Non mi fraintendere, Vincenzo. Non ti ho spiato del tutto… Dovevo preparare la cena e la mia attenzione si doveva spostare sui fornelli. >
Tirando subito dopo un lieve sospiro di sollievo, Vincenzo gli disse che era solo un’ottima insegnante.
< Quest’anno sarà diverso. Quella donna crede davvero in me e sono sicuro che non avrò problemi nella sua materia. >
< Gradirei sapere che non avrai problemi nemmeno con le altre materie. >
< Mamma, anche se non sembra, mi sto impegnando molto. >
< Allora non vedo l’ora di vedere le tue pagelle. >
< Dovrai aspettare ancora un po’ visto che siamo a fine ottobre. >
< Aspetterò. On grande impazienza. >
< Adesso, se vuoi scusarmi, vado a cambiarmi per la cena. >
< Vai pure. Tanto dobbiamo aspettare tuo padre. >
Una volta essersi rinchiuso in camera sua, Vincenzo non si era mai sentito sul punto di dire una verità sconcertante.
Il rapporto con quella donna era solo all’inizio e i continui segreti non avrebbero fatto altro che rendere la loro relazione molto pericolosa.
 
 
Di ritorno a scuola, Francesco di fiondò sul suo amico Vincenzo per capire il motivo del suo distaccamento da lui.
< E’ da molto tempo che non usciamo insieme e mi stavo domandando perché sei così impegnato. >
< Scusa Francesco, ma in questo periodo ho studiato molto. Non per altro i nostri professori sono contenti di me… Lo credevi possibile? >
< No, sinceramente no… Ma adesso sto pensando che avrei voluto il vecchio Vincenzo che un tempo era un vero amico. >
< Ma io sono sempre tuo amico! > protestò il ragazzo.
< No, non è vero. In queste settimane ti vedo molto distaccato. E non dirmi che è colpa dello studio perché non ci credo… Che cosa ti sta succedendo? >
Non volendo confessare quello che provava per la sua professoressa, Vincenzo gli rispose di lasciarlo in pace.
< Bene. Se non vuoi parlare con me per sfogarti, con chi lo farai? >
< Con nessuno! Perché non ne ho bisogno. >
< Perfetto. Allora cavatela da sola. Visto che non hai più bisogno di me. >
Pentendosi delle parole che aveva appena detto, Vincenzo cercò di scusarsi subito. >
< Vattene, Vincenzo. Lasciami in pace > disse infine il suo amico di rientrare in classe.
In quei momenti che sembrava andare tutto molto velocemente, Vincenzo era riuscito a conquistare la sua amante proibita, ma aveva allo stesso tempo perso il suo migliore amico.
Una situazione molto ambigua e incredibile che l’avrebbe gettato sempre di più in un amore passionale che fino a qualche settimana fa’ credeva impossibile.

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Capitolo 6
*** Vacanze di natale ***


L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale era molto più strana e ambigua del solito.
Anche se erano passate settimane, Vincenzo non era riuscito a fare pace con il suo unico e migliore amico.
Non gli perdonava il fatto che non gli volesse confessare il suo tremendo segreto, facendogli intendere che tra loro due mancava la più totale fiducia.
Le donne potevano andare e venire in una vita di un uomo, ma gli amici veri dovevano restare per sempre.
Ma questo Vincenzo ancora non lo sapeva.
Arrivati a fine settimana, fu la professoressa Canini a dare l’ultimo saluto ai suoi studenti prima dell’avvento del nuovo anno e come ogni volta, Vincenzo pendeva sempre dalle sue labbra.
Ma i suoi pensieri furono interrotti dal suo della campanella che significava vacanze di natale.
Anche se era dicembre, il calore della stanza era molto più caldo di quello che poteva credere il giovane studente, e una volta che rimase solo insieme alla donna, non perse il momento di fargli gli auguri di buon Natale con un bacio lascivo.
< Vincenzo! Ma sei impazzito?! Potrebbero vederci. >
< Stai tranquilla, Michela. Non c’è più nessuno. >
< A scuola sono la Signora Canini. Ricordi? >
< Va bene, mi scusi. >
Lasciando stare il suo sguardo serio, Michela domandò al ragazzo che cosa avrebbe fatto in queste due settimane.
< Ah, non lo so. Magari studierò, starò con la famiglia e l’ultimo dell’anno… Non avendo più Francesco come mio unico amico, credo che rimarrò a casa quel giorno. >
< Mi dispiace. Ma tra voi due non c’è più speranza? >
< Ancora non lo so… Ma sta di fatto, che non ha mai più voluto parlargli. Anche se cercavo di riallacciare il rapporto, lui vuole assolutamente sapere che cosa nascondo. >
< Oh mio Dio… Sospetta di noi? >
< No, non credo. Almeno lo spero… >
< Vincenzo, lo sai che cosa può succedere… >
< Michela, non ti devi preoccupare. È tutto sotto controllo. >
Mentre il silenzio più enigmatico regnava in tutta la classe, Vincenzo si appoggiò sulle ginocchia della sua insegnante per baciarla ancor di più con passione.
< Vincenzo, so che non riesci a resistermi… >
< Nemmeno tu, vedo. >
< Sono molti giorni che non abbiamo avuto la possibilità di rivederci, ma siamo stati molto impegnati. La fine del quadrimestre è sempre molto impegnativo per noi docenti e voi studenti. >
< Già… Ma adesso che il quadrimestre è finito, possiamo concentrarci su di noi. >
< Non credo che sia una buona idea. Non vorrai mica che i tuoi genitori possano sospettare qualcosa come il tuo amico. >
< Adesso smettila di fare la paranoica, Michela. Ti prego. >
< E tu smetti di stressarmi, Vincenzo. Se ti ho detto che non possiamo vederci, vuol dire che non dobbiamo. >
Assumendo un’espressione seria e molto ride, il ragazzo ci rimase molto male a quelle dichiarazioni.
< Vincenzo, mi dispiace. Dopo che torneremo dalle vacanze di Natale, potremmo vederci quando vuoi. Ma adesso non è possibile. >
< Ma perché? >
< Perché no! non ti devo spiegare altro. >
Alzandosi dalla sua cattedra dove si era seduta, Michela sarebbe volentieri fuggita dal suo nuovo “fidanzato”.
< Michela, mi dici cosa ti sta succedendo? >
< Vincenzo, è da molto tempo che sto pensando che stiamo sbagliando tutto. Insomma, tu hai 17 anni mentre io ne ho… >
< Siamo nell’età giusta per amarci. E non m’importa se io sono minorenne. Tra un paio di mesi potrò fare quello che voglio e… >
< I 18 anni non sono poi così importanti come si crede. È solo un’età come le altre. Ti ci vorranno molti anni per crescere mentalmente. >
< Allora vorrà dire che crescerò molto velocemente. Rimanendo vicino a te. >
< Vincenzo, ti prego… >
< Se non ti conoscessi, penserei che vuoi sbarazzarti di me. >
< Ho solo bisogno di riflettere sulla nostra relazione. Tutto qua. >
< Non hai avuto tempo di farlo in queste settimane quando sei a casa da sola? >
Distogliendo lo sguardo dal ragazzo, Michela chiuse gli occhi per cercare di dimenticare tutto.
< Grazie per avermi ricordato quanto posso essere sola in questo mondo. >
< Ma tu non lo sei, Michela. >
< Invece voglio esserlo! E non ho bisogno di te per capirlo! >
Vedendo l’astio e la rabbia che sprigionava dalla sua bocca, Vincenzo pensò che era meglio lasciarla stare.
< Va bene, fai come vuoi. Se hai bisogno di me sai dove trovarmi > disse infine il ragazzo lasciando la sua insegnante in preda ad un pianto disperato.
 
 
La prima settimana delle vacanze di Natale trascorsero molto lentamente in casa di Vincenzo.
Dopo aver trascorso la vigilia di natale con i suoi genitori, natale con i nonni materni e Santo Stefano con i nonni paterni, ecco che il giovane ragazzo non aveva ancora deciso che cosa fare l’ultimo dell’anno.
< Perché non inviti Francesco qui a casa? Magari potreste festeggiare l’ultimo dell’anno insieme. >
< Mamma, ti ho già spiegato che io e Francesco non ci parliamo da molte settimane. >
< Già. E non mi hai ancora detto il perché. >
< Non c’è molto da dire sulla nostra relazione d’amicizia. Lui è fatto così. Punto e basta. >
< Molto strano, non trovi? >
< Strano o no, questa sera rimarrò qui da solo in casa a vedermi qualche film tutto solo. Tu e papà andate pure a divertirvi. Ne avete bisogno. Non uscite quasi mai da soli nel corso dell’anno. >
< Vincenzo, a noi dispiace lasciarti da solo. Davvero. Forse se vuoi… >
< Non chiedetemi di venire con voi. Sarebbe troppo imbarazzante. >
< Tesoro, cosa stai facendo? Andiamo? > domandò il padre di Vincenzo con tono insistente.
< Va bene, io c’ho provato… Ti troviamo alzato al nostro ritorno? >
< Dipende a che ora avete intenzione di tornare. Ma credo che mi sarò già addormentato. >
< Capito, buona serata, tesoro. >
< Anche a voi > disse infine il ragazzo prima di riscaldare la cena che sua madre gli aveva preparato qualche ora fa’.
 
 
Non avendo mai pensato a ritrovarsi in una situazione del genere, Vincenzo non aveva assolutamente nessuna voglia di deprimersi e guardare un film.
Aveva pensato bene di finire i suoi ultimi compiti, prima di passare gli ultimi sei giorni di vacanza in completa solitudine e spensieratezza.
Ma il suono del campanello lo fece desistere dai suoi pensieri.
Credendo che fosse sua madre di ritorno a casa, Vincenzo fu molto restio ad aprire.
< Mamma, si può sapere che cosa fai ancora qui? >
Ma quando vide che si trattava della sua professoressa di storia, Vincenzo rimase sbigottito.
< Ciao, Vincenzo. Aspettavi forse qualcun altro? >
< io? Veramente no… Scusami. Pensavo che fosse mia madre. >
< Invece sono io. Sei felice? >
< Direi più che altro… sorpreso. >
Rimanendo immobile alla porta fissando la giovane donna, toccò a lei domandargli se poteva entrare. >
< Oh, certo. Vieni pure. >
Facendo gli onori di casa, gli domandò se aveva già cenato.
< Sì, ho mangiato qualcosa prima di uscire di casa e venire da te. >
< Splendido… Allora, cosa farai questa sera? È l’ultimo dell’anno. Pensavo che ti saresti andata a divertire. >
< E con chi, scusa? a parte di docenti scolastici, io non conosco nessuno in questa città. E sinceramente, preferisco rimanere nel mio mondo di solitudine. >
< Non dire così, Michela. >
< Perché non dovrei? Ho passato la metà di queste feste a casa da sola, senza ricevere una minima telefonata dai miei genitori o dai miei parenti. Ho pensato che ormai dopo che me ne sono andata dalla loro vita, avranno pensato bene di dimenticarmi. Che gran bella famiglia, non trovi? >
< Forse loro non comprendono il motivo della tua fuga. >
< E non dovranno farlo, Vincenzo. Nessuno deve sapere che cosa mi è successo con gli uomini che ho avuto, intesi? Non voglio dare altri dispiaceri alla mia famiglia e ai miei parenti. >
< Tranquilla. Come ti ho promesso, manterrò sempre la bocca chiusa. Croce sul cuore. >
< Non si fanno più promesse del genere > ribatté divertita la donna.
< E perché? Almeno sono sincero. >
< So che lo sei. >
Mentre i loro sguardi non facevano altro che incontrarsi, Vincenzo si dispiacque molto nel sapere che Michela si sentiva più sola che mani.
< Non ti preoccupare. È colpa mia se ho deciso di restare da sola. >
< Comunque ti è andata molto meglio di me: giornate intere in compagnia dei miei parenti. Un vero strazio. >
< Non sminuire la tua famiglia. Magari ti vogliono molto più bene di quanto vogliono farti credere. >
< Lo so. Ma non è colpa mia se preferisco rimanere nella mia casa senza che qualcuno mi possa rompere le scatole. >
< Tu sei figlio unico, vero Vincenzo? >
< Assolutamente sì. E ne vado fiero. >
< Chi non ne andrebbe fiero? Io al contrario tuo però, avrei preferito avere una sorella con cui potermi confidare. Ma anche un fratello non sarebbe stato male. Invece i miei genitori mi hanno amato solo me, fino a quando non ho deciso di traslocare in Toscana senza dargli una valida ragione. >
< Ma io credevo che loro sapessero… >
< Che io me ne sia andata per studiare? Potevo farlo anche nella mia città, non trovi? Ma non ho voluto dare nessuna ragione al riguardo e ancora oggi non hanno il coraggio di perdonarmi. E come biasimarli? In fondo non ho fatto altro che dargli dei dispiaceri. Mi illudo sempre di ricevere una loro telefonata almeno nel giorno di Natale, ma niente: ormai sono sola e abbandonata a sé stessa. >
< Michela, adesso smettila. Non dire così… Ci sono qua io a confortarti. >
Stringendo a sé quella donna che non riusciva a trovare la pace e l’amore necessario, sentì le sue lacrime rigargli il viso e il suo cuore battere all’impazzata.
< Non so cosa farei senza di te, Vincenzo. Sei l’unico che riesca davvero a capirmi. >
< Felice di saperlo… M sai quanto mi faccia soffrire vederti in questo stato. >
< Mi dispiace, ma non posso farci niente. >
Cercando di confortarla baciandola con passione, alla fine Michela confessò il suo vero amore a Vincenzo dopo quell’attimo di debolezza.
< Voglio fare l’amore con te, Vincenzo. Adesso. >
Sbalordito da quella dichiarazione, Vincenzo non si sentiva ancora pronto in quel momento.
Rimanendo a fissarlo sbigottito, Michela capì di essere stata inappropriata in quel momento.
< Scusami. Forse non sei ancora pronto… >
< Cosa? Certo che sì. È solo che… non me l’aspettavo. >
Mentre Michela fissava il ragazzo con sguardo pieno di piacere, Vincenzo non si sarebbe mai sentita così vicino a lei in quel momento.
Il suo nervosismo era palpabile e la voglia di crescere e di diventare uomo andava ben oltre il desiderio.
< Allora Vincenzo, dove vorresti farlo? Sul divano? In camera? >
< Ecco… credo che il letto di camera sia abbastanza spazioso. >
< Allora vuoi condurmi nel tuo mondo? >
< Forse volevi dire il nostro mondo. >
Mentre Vincenzo non smetteva di baciarla, si spogliò così veloce che il suo imbarazzo sembrava sparito per qualche secondo.
< Ora tocca a me. >
Michela, senza distogliere il suo sguardo, si era tolta in pochi istanti, scarpe, pantaloni… e la sua camicetta.
< Vuoi che sia io a toglierti il reggiseno e le mutandine? >
< Tu rilassati e guardami. >
Adesso Vincenzo la vedeva nuda e sola per lui.
Mentre veniva spinto sul suo letto, Vincenzo sentiva salire il nervosismo e l’adrenalina.
< Non credi che dovrei usare il preservativo? >
< No, non serve > rispose lei con tono che gli si spezzava in gola < Adesso rilassati e fai fare tutto a me. >
Mentre rimaneva a cavalcioni su di lui, Michela sfilò le mutande al suo giovane amante mentre sentiva la sua erezione accrescere sempre di più.
Per cercarlo di farlo stare tranquillo, Michela lo continuò a riempire di baci fino a quando il loro momento di sesso iniziò molto lentamente e appassionatamente.
Coccolandosi tutta la notte mentre il rumore dei fuochi d’artificio dell’ultimo anno ricoprivano l’aria, Vincenzo riuscì ad esaudire il suo più grande desiderio: amare una donna e fargli provare sensazioni che solo fino a poco tempo fa’ erano solo sogni nella sua mente.
Non gli avrebbe ancora detto di amarla, ma sicuramente il loro rapporto si sarebbe rafforzato sempre di più, fino a quando il destino li avrebbe messo alla prova.

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Capitolo 7
*** Faccia a faccia tra donna e donna ***


Quando Vincenzo riaprì gli occhi, il sole inondava il suo viso nel primo giorno dell’anno.
In quel momento non si sarebbe mai voluto svegliare, soprattutto dopo la notte passata con la sua amante.
La sua prima volta era stata davvero speciale, proprio come aveva pensato lui.
Si rigirava nel letto senza mia svegliarsi da quel sonno, ma quando vide che la giovane donna non era più accanto a lui, Vincenzo evitò di gridare il suo nome.
Si guardò attorno mentre la sua vista annebbiata doveva ancora essere focalizzata.
Barcollava come se la notte prima si fosse ubriacato, ma il suo unico elisir era l’amore.
Un amore che voleva scoprire ancora nei suoi bassi fondi, ancora tentato da quella donna.
Una donna che non avrebbe mai dimenticato in tutta la sua vita.
Guardò ovunque nella sua stanza per vedere se la sua amata avesse lasciato qualche biglietto o qualche indizio, e alla fine riuscì a trovarlo:
 
 
Quando ti sveglierai, non mi troverai accanto a te.
Ho passato una bellissima serata indimenticabile all’insegna dell’amore che da troppo tempo avevo dimenticato.
Ci rivedremo all’inizio delle lezioni, io intanto non farò altro che pensarti.
Con affetto.
Michela

 
 
Vincenzo, colpito da quelle poche parole, fu molto entusiasta di scoprire che la sua amata la pensava alla sua stessa maniera.
I due avevano legato in maniera indissolubile, anche se i problemi erano dietro l’angolo.
Andando in cucina a fare colazione, non avrebbe mai creduto di incontrare sua madre alle nove del mattino del primo dell’anno.
< Buongiorno, Vincenzo. >
< Mamma > fece sorpreso il ragazzo < Che cosa ci fai già in piedi? Stanotte non ti ho sentito rientrare. >
< Io e tuo padre siamo rientrati verso le due e stanchi morti ci siamo subito addormentati nel nostro letto. >
< Com’è andata la vostra serata?>
< Molto divertente. Rivedere vecchi amici fa sempre uno strano effetto… Mentre tu cosa mi racconti? >
< Ho guardato due o tre film prima di addormentarmi come un angioletto. E se vuoi proprio saperlo, non ho nemmeno sentito il rumore dei fuochi d’artificio. >
< Pensa un po’. Avevi il sonno molto pesante, stanotte. >
< Eh, già… >
< Però mi stavo domandando se non fossi stato tu stanotte ad alzarti e ad andare in cucina. Forse i miei sospetti si potrebbero spostare verso la porta d’ingresso. Lo sai che l’ho trovata aperta? >
< Che cosa? com’è possibile? >
< Io e tuo padre non potremmo essere mai stati, anche perché non eravamo così ubriachi come puoi pensare. Avevamo bevuto qualche bicchiere di spumante, ma nient’altro… Eppure penso che ieri sera non puoi essere stato solo. >
< Non ho nemmeno toccato la cena, mamma > cercò di dire il ragazzo cambiando argomento < Chi potrebbe esserci stato con me? >
< Non lo so. Dimmelo tu. >
Fissando la paranoia di sua madre, Vincenzo ripetè ancora che ieri sera era stato per tutto il tempo da solo.
< Vincenzo, non c’è niente di male se ieri sera hai invitato un amico o… un’amica. >
< Mamma, che cosa vuoi insinuare? Pensi davvero che io… >
Mentre la voce gli si ruppe in gola, Vincenzo desiderò di non parlare di un argomneto che sarebbe sfociato nell’imbarazzo.
< Puoi parlar econ tua madre. È l’unica persona di questo mondo di cui davvero puoi fidarti. >
< Lo so. >
< Ma allora perché non vuoi farti aiutare? >
< Perché non ne ho bisogno, mamma! Ti dico che va tutto bene. >
Prendendo il latte in frigo, Vincenzo andò nel salotto accanto la cucina per non venire in nessun modo disturbato.
< Vincenzo, se c’è qualche problema che vuoi risolvere con me, sappi che sarò sempre presente per te. sono tua madre. Non dimenticarlo. >
< Non lo farò > disse infine il ragazzo tornando alla sua colazione.
 
 
Una volta rientrato a scuola, Vincenzo non avrebbe mai potuto credere che la giornata avrebbe preso delle strade assai molto ambigue e differenti.
Per prima cosa il giovane studente dovette affrontare il suo ex amico Francesco, ancora dispiaciuto per com’era finita tra loro due.
< Vincenzo, posso parlarti? > gli domandò il ragazzo.
< Certo. Facciamo due passi. >
Mentre Francesco non riusciva a guardare negli occhi il suo vecchio amico, gli disse subito che gli dispiaceva per cos’era successo tra loro due.
< Non devo giudicarti se vuoi avere dei segreti, ma certe volte mi piacerebbe sapere cosa ti salta nella testa. Io voglio solo aiutarti, amico. E mi ha ferito molto sapere che non ti potevi fidare di me. >
< Francesco, io mi sono sempre fidato di te. E’ solo che la questione era talmente delicata che riguardava solo ed esclusivamente la mia famiglia. I miei genitori erano sul punto di divorziare e non potevo raccontare fatti così delicati. So che tu eri il mio migliore amico, ma non me la sono sentita lo stesso. >
Dopo aver inventato tale storia, Vincenzo non si era minimamente dispiaciuto nel cercare di poter riallacciare i rapporti con il suo amico in ogni modo.
< Mi dispiace davvero tanto. Ed io che ti ho abbandonato a te stesso… Mi sento davvero un’idiota. >
< Non ti preoccupare. Ormai è acqua passata. >
Dandogli una pacca sulla spalla in segno d’amicizia, Francesco gli chiese se tra loro due andava tutto bene dopo essersi chiariti.
< Certo che sì, amico. >
Dopo che si dettero anche la mano in segno dell’ennesima prova della loro amicizia ritrovata, Francesco gli domandò come aveva passato le sue vacanze di Natale.
< Sono sempre rimasto a casa e ho studiato. Tu? >
< Stessa cosa per me. Non sono nemmeno uscito per l’ultimo dell’anno. >
< Nemmeno io… Ma forse potremmo recuperare il tempo perso stasera. Ci facciamo una pizza e guardiamo un film? >
< Buona idea, Vincenzo. Ma ti dispiace se facciamo a casa tua? A casa mia c’è mia sorella che vuole dare una festa con alcuni suoi amici che non sopporto. >
< Nessun problema. >
< Grazie, Vincenzo. Sei un vero amico. >
 
 
Mentre la professoressa Canini era impegnata a correggere alcuni compiti scolastici, la segretaria dell’istituto gli disse che c’era un genitore che voleva assolutamente parlare con lei.
< Ma non è ancora cominciato il ricevimento del secondo quadrimestre > protestò la donna < Sa dirmi di chi si tratta? >
< Non ha voluto dirmi il suo nome. Però mi ha detto che lei la conosce. >
Incuriosita da tale mistero, alla fine la professoressa Canini accettò di vederla.
< La faccia accomodare qui in sala professori. >
< D’accordo. >
Appena la giovane donna vide che era la madre di Vincenzo, un barlume di sorpresa si illuminò nei suoi occhi.
< Signora… >
< Tarassi. Non so se si ricorda di me ma sono la madre di Vincenzo, un alunno che lei conosce molto bene. >
Pensando che stesse alludendo ad altro, la professoressa Canini cercò di mantenere una calma apparente.
< Certo che lo conosco. È uno dei migliori alunni che ho quest0anno. >
< La cosa non mi sorprende affatto. Non fa altro che studiare e dedicarsi in ogni modo alla scuola, talvolta dimenticando di avere altro da pensare nella vita. Ei ha fatto un ottimo lavoro con mio figlio. >
< Oh, Signora Tarassi. Le assicuro che è tutto grazie a suo figlio. Io, e gli altri docenti, facciamo solo il nostro lavoro per cui siamo pagati. È lui che ci mette l’anima. >
< Ma vorrei sapere quale è stata la miccia a farlo cambiare in maniera improvvisa. Quest’estate non ha mai aperto un libro e adesso è un vero studente modello. Una madre avrebbe molto da pensare su questo. >
Cercando di sviare l’argomento, Michela gli domandò dove volesse andare a parare.
< Non lo so. Me lo dica lei… Mi sto domandando il motivo di come Vincenzo passi alcuni suoi pomeriggi a casa sua. Gli insegna altre materie oltre che alla sua? >
< No. le volte che Vincenzo è venuto a casa mia era solo per un ripasso generale della storia e perché volevo prepararlo ad argomenti molto delicati sul programma presentato nel suo anno scolastico. >
< Capisco… Solo questo? Nient’altro? >
< Signora Tarassi, secondo me lei si sta facendo troppe domande, insomma, che cosa potrei fare insieme a suo figlio se non fargli amare la storia come la amo io? >
< Magari potrebbe aiutarlo a vedere una vita in maniera diversa. Le sue conoscenze vanno ben oltre alle sue. >
< Che cosa sta insinuando? >
< La avverto di una cosa: stia lontana da mio figlio. >
Non riuscendo a credere a quello che aveva udito, Michela era quasi consapevole che la donna stava sospettando ben oltre quello che lei e Vincenzo avevano fatto.
< Se suo figlio mi chiederà sempre il suo aiuto, non potrò mai rifiutarmi. >
< Invece dovrà farlo. Dai suoi voti, Vincenzo può benissimo studiare anche da solo. >
< Bene. Perché non glielo dice lei a suo figlio come deve comportarsi con chi lo aiuta con tutte le sue forze. > rispose sarcastica la donna.
< LO farò. E come tutte le altre volte, lui mi ascolterà. Vedrà mio figlio solo in classe… E s verrò a scoprire che vi vedete ancora anche oltre l’orario scolastico, farò di tutto perché questo non accada. >
< Le sue minacce sono totalmente fuori luogo, signora. Non so perché ce l’ha con me, ma stia certa che non starò ferma senza combattere. Io sono solo una semplice e umile professoressa di storia. >
< Magari può ingannare i suoi colleghi e mio figlio, ma sicuramente non sortirà lo stesso effetto su di me. Stia lontana da mio figlio definitivamente. Non glielo dirò una seconda volta > disse fine la madre di Vincenzo prima di lasciare l’istituto in preda ad una rabbia nascosta e da sospetti molto evidenti che avevano ferita la giovane amante di suo figlio. >

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Capitolo 8
*** Un segreto in pericolo ***


Tornando in classe, la professoressa di storia non era più la stessa.
Si distraeva ad ogni commento dei ragazzi e non riusciva a concentrarsi e a spiegare come voleva.
Vincenzo, preoccupato per la sua condizione, gli domandò davanti a tutti se stava bene.
< Scusate un momento. >
Intravedendo nei suoi occhi che stava nascondendo qualcosa di molto grave, Vincenzo decise di seguirla mentre tutti gli altri suoi compagni si guardavano a vicenda.
Ma no Francesco, rimasto il solito sospettoso e per nulla sorpreso dalla condizione della giovane donna.
Raggiungendo la sua amata prima che potesse andare in bagno, Vincenzo si mostrò molto preoccupato.
< Michela, che cosa succede? >
< Ti prego, Vincenzo. Non qui davanti a tutti. >
< Ma non c’è nessuno tra i corridoi. Nemmeno il bidello. >
< Lo so. Ma qualcuno potrebbe vederci lo stesso. Non hai ancora imparato niente in tutti questi mesi? >
Ascoltando la sua irascibilità e la sua rabbia, Vincenzo arrivò a conclusione che qualcuno la stava ricattando.
< Qualcuno ha scoperto di noi? >
< Cosa? >
< Michela, parlami chiaro: qualcuno ti ha minacciato? >
Facendo un respiro profondo, la donna confessò solo il nome di sua madre.
< Non so se è arrivata a vere conclusioni, ma credo che sospetti che noi due… >
< E’ venuta oggi a parlarti? >
< Sì, e non è stata per niente gentile. >
< Che cosa ti ha detto? >
< MI ha minacciato che se ci fossimo rivisti fuori oltre l’orario scolastico, me l’avrebbe fatta pagare. >
Piangendo a sua volta dopo quelle dichiarazioni, Michela aveva molta paura di cacciarsi in grossi guai.
< Vincenzo, che cosa facciamo? Se tua madre o qualcun altro sospetta di noi… >
< Non succederà, te lo prometto > rispose seccante il giovane ragazzo < Penserò io a mia madre. Non deve intromettersi in affari che non gli riguardano. >
< Ti prego. Non menzionarmi. >
< Ti terrò all’oscuro di tutto… Però adesso la devi smettere di piangere, mi hai capito? Torna in classe a finire la lezione, altrimenti i miei compagni avranno molto da dire sulla tua “strana” assenza. >
< Sì, hai ragione. >
Ma prima che i giovani amanti potessero tornare in classe, Michela non poté trattenersi nel baciarlo appassionatamente.
Quel bacio che poteva essere importante come tutti gli altri presto sarebbe diventata la sua più grande colpa a causa di occhi guardinghi che non avrebbe mai tenuto nascosto tale segreto.
 
 
Tornando a casa, Vincenzo attese impazientemente il ritorno di sua madre per parlare di quello che aveva fatto stamattina.
Non doveva più permettersi di minacciare un suo docente, soprattutto se si trattava della sua donna.
Le ore passavano e il giovane ragazzo passeggiava avanti e indietro per tutta la stanza, fino a quando non la vide aprire la porta con la spesa in mano.
< Ciao, Vincenzo. Mio daresti una mano a mettere apposto le cose? >
< Sicuro. >
Finendo il lavoro il prima possibile, Vincenzo ordinò a sua madre di accomodarsi sul divano.
< Non ora, tesoro. Devo preparare la cena. >
< La preparerai più tardi, mamma. Adesso ho bisogno di parlarti urgentemente. >
Fissando lo sguardo guardingo di suo figlio, la donna non sembrò minimamente preoccupata.
< Stamattina ti ho intravisto nei corridoi mentre ti apprestavi a pralre con la mia professoressa di storia > mormorò il ragazzo cercando di fare finta di nulla < Allora, che cosa ti ha detto su di me? >
< Niente in particolare. Mi ha solo detto che sei un ottimo ragazzo e che ti impegni molto più dei tuoi compagni. >
< Non ti ha detto altro? >
< E’ stato un colloquio molto veloce visto che mi ero dimenticata di prendere l’appuntamento. >
< Già… Il tuo colloquio con lei è stato improvvisato e rapido, vero? Soprattutto sapendo che non è ancora tempo per parlare con i professori visto che siamo appena all’inizio del secondo quadrimestre. >
< Vincenzo, non riesco a capirti… >
< Allora cercherò di essere più chiaro: cos’hai detto alla mia professoressa di storia? >
< Te l’ho appena detto quello che… >
< Non sfidare la mia pazienza, mamma. Non ti conviene. >
Mentre la rabbia diventava sempre più tremenda, Vincenzo stava facendo uno sforzo immane per mantenere tutto il suo autocontrollo.
< Vincenzo, non so cosa tu vuoi sapere… >
< L’hai minacciata? >
< Che cosa? >
< Rispondi alla mia domanda senza farmene altre. >
< Certo che no. perché avrei dovuto? >
< Non lo so, mamma. Dimmelo tu. >
< Non la conosco nemmeno! Solo oggi l’ho vista per la prima volta. >
< Bugiarda. L’hai vista quando mi ha accompagnato a casa qualche mese fa’. E forse è stato quel momento a scatenare la tua inspiegabile gelosia. >
Fissando gli occhi di sua madre, l’espressione della donna divenne sempre più malefica.
< Hai parlato con lei, vero? >
< Era distrutta quando è entrata in classe. Da lì ho capito che gli era successo qualcosa. >
< Che ragazzo premuroso. E cosa gli hai detto? O meglio, cosa avete fatto insieme? >
< Mamma, lei è la mia professoressa… >
< Mi piacerebbe pensare questo, ma non riesco a crederti. Si vede bene che tra voi due c’è del tenero. L’ho capito la prima volta che vi ho visti nella sua auto. >
< E hai pensato bene di separarci, vero? >
< Quindi quello che ho sospettato fin dall’inizio è tutto vero > rispose la donna visibilmente sorpresa < Quindi tu e lei… >
< Sei ridicola, mamma. Credi davvero che io possa provare qualcosa per una professoressa delle scuole superiori? Insomma, sono ancora minorenne. >
< Per questo ho fatto in modo che voi non possiate più vedervi oltre l’orario scolastico. Per tenervi il più lontano possibile. >
< Mossa stupida e sbagliata, mamma… Anzi, sai cosa ti dico? Andrò da lei per alcune ripetizioni di storia. E tu non potrai fare niente per fermarmi. >
Sfidando l’ira di sua madre, Vincenzo non aveva ancora capito che si stava mettendo in un sacco di guai.
< Se esci da quella porta, non ti azzardare mai più a ritornare > gridò adirata la donna < Non posso credere mio figlio che va a letto con quella donna. >
< Io non ci sono andato a letto! >
< Tu menti! >
< Ma perché non mi fai vivere la mia vita?! >
< Perché tu e lei non siete fatti per stare insieme, cazzo Vincenzo, lei è la tua professoressa. >
< Tu non riesci a capire i miei sentimenti, mamma. E questo mi dispiace. >
Avvicinandosi a lui con sguardo ferito, sua madre gli confessò che suo figlio era tutto per lei e che avrebbe voluto solo il meglio.
< La devi dimenticare, Vincenzo. Lei non farà altro che farti soffrire. >
< Non è così, mamma. Lei… >
< Ti prego. Non parlarmi d’amore. >
< Continui a non capire. >
< Ascoltami bene: vuoi studiare la storia? Molto bene. Ma dovrai farlo da solo e in camera tua nel momento in cui io preparerò la cena. E se ti azzardi ad uscire di casa per andare a casa sua, ti giuro che chiamo la polizia. Mi hai sentito? >
Mentre i suoi occhi si stavano gonfiando di lacrime, Vincenzo non poteva credere al comportamento di sua madre.
< Non avrei mai creduto che tu fossi caduta così in basso, mamma > disse infine il ragazzo prima di rinchiudersi in camera sua e piangere in completa solitudine.
 
 
Il giorno dopo, Vincenzo trovò la giovane professoressa intenta a correggere i compiti di un’altra classe nella sala dei professori.
Deciso a raccontargli tutto, il giovane ragazzo gli dichiarò ancora il suo amore.
< Com’è andata la conversazione tra tua madre? >
< Lei sa tutto. >
Fissando il ragazzo con sguardo allibito, il nervosismo della donna divenne sempre più palpabile. >
< Oh no, Vincenzo! Adesso siamo in guai seri! >
< Non ti agitare. Non è ancora detta l’ultima parola > cercò di rassicurarla Vincenzo < Lei non parlerà mai. Per il mio bene. Non vuole gettarci in uno scandalo. >
< Certo, fino quando non verrà a scoprire che tu ed io ci rivedremo fuori scuola. >
< Ascoltami bene, Michela: per un po’ sarebbe meglio non vederci più. Poi quando la situazione si sarà sistemata, continueremo la nostra relazione come abbiamo fatto finora. >
< E per quanto tempo? Una settimana? Un mese? Vincenzo, non possiamo andare avanti così. È troppo snervante. >
< Aspetta almeno finché non abbia compiuto 18 anni. Da quel momento sarà tutto diverso tra noi due. Sarò maggiorenne e nessuno potrà dire il contrario. Ma intanto… >
Ma nel mentre Vincenzo continuava a rassicurare la professoressa, il preside della scuola accompagnato da un poliziotto e dall’amico del ragazzo, irruppero nella sala professori con sguardo molto serio.
< Signorina Canini, io e questo poliziotto dovremmo farle alcune domande. Potrebbe seguirci? >
Mentre adesso sembrava tutto molto chiaro, la professoressa di storia non ci mise molto a capire che il loro segreto era stato incredibilmente svelato.
< Dove devo seguirvi? >
< Venga nel mio ufficio, signorina > rispose il preside < Da sola. >
Fissando gli occhi seri e allo stesso momento preoccupato, Vincenzo non riusciva a capire cosa potesse entrarci in quella storia il suo amico.
Ma dopo attente riflessioni, capì che la sua spiata gli era constato il rapporto con la sua amata professoressa, scaturendo la rottura del loro rapporto.

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Capitolo 9
*** Tradito dal migliore amico ***


< Voglio essere presente anch’io al suo interrogatorio > fece Vincenzo con tono rude e insistente.
< Non è un’ottima idea, Vincenzo. >
< Signor Preside, io… >
< Non mi costringere a darti una sospensione. Hai già causato fin troppi danni, non ti pare? La signorina Canini può sopportare un interrogatorio anche senza di te. adesso rimanga qui fino a che non abbiamo finito, d’accordo? >
Non riuscendo a convincere il preside, alla fine Vincenzo rimase in compagnia del suo ormai definitivo ex amico per cercare di controllare la sua rabbia.
< Perché l’hai fatto, Francesco? Perché hai detto al Preside di noi due? >
< Vincenzo, io non volevo… >
< Hai rovinato la mia vita e di quella povera donna. Non senti i sensi di colpa invadere la tua mente? Per quale gusto ti sei spinto fino a qui? >
< Perché io… non so con certezza… >
< Tu mi hai tradito, Francesco. Hai tradito per sempre la nostra amicizia… Quando solo ieri ho pensato che la nostra amicizia fosse così speciale, solo ora capisco che non è così. Mi hai voltato le spalle senza sapere il perché… Avevi forse paura di perder il nostro rapporto? Eri forse geloso? >
< Non lo so! > sbraitò il ragazzo cominciando a piangere < Forse è perché avevo timore che il mio migliore amico non potesse essere più lo stesso dopo quella relazione. Ti stava consumando dentro e subito l’ho capito quando ti ho visto. >
< Ma tu che cazzo ne vuoi sapere?! Accidenti! >
Mentre la rabbia del giovane amante diventava sempre più incredibilmente disperata, avrebbe volentieri preso a pugni il suo amico.
Ma pensava anche che i suoi problemi erano abbastanza per oggi.
< Vincenzo, la tua relazione con una donna più grande di 23 anni ti avrbebe portato solo guai. Insomma, per quanto tempo pensavate di andare avanti? >
< Per tutto il tempo che ci potevamo amare. Forse anche per sempre. >
< Smettila, Vincenzo. Rovineresti la tua vita per un legame sentimentale con una donna molto più matura di te? >
< Quello che volevo fare in futuro non erano affari tuoi! > rispose il ragazzo piantandolo duramente al muro < Adesso vedi di riflettere su quello che hai fatto e vedrai che capirai di aver sbagliato tutto fin dal principio. >
Ma Francesco, per quanto cinico potesse essere, non avrebbe mai cambiato idea al riguardo.
< L’avrei comunque rifatto. Giusto per salvare l’anima di un mio carissimo amico. >
< Allora ascoltami bene, Francesco: non posso prenderti a pugni perché andrei in torto, ma sappia che questo ragazzo non vuole più sapere niente di te. per me sei morto. Mi hai sentito? Morto! >
E continuando a gridare senza il minimo timore di venire scoperto dai suoi compagni o da altri docenti, immaginava che il miglior modo di sfogarsi era raccontare la sua versione dei fatti.
Ma non potendo in nessun modo aiutare la sua dolce amata, rimase fuori dalla porta ascoltando la conversazione tra lei, il preside e il poliziotto.
< Signora Canini, lei sa che questa condotta le porterà un sacco di guai, vero? >
< Sì. Ne ero consapevole fin dall’inizio > rispose la donna con voce rotta.
< Potrebbe anche rischiare  di essere accusata su violenze su minori, oltre che a perdere definitivamente il suo lavoro… Ma visto la situazione in cui si trova la scuola, non abbiamo il tempo di trovare una supplente che possa rimpiazzarla, anche se siamo a gennaio.
Di conseguenza la mia idea sarà che lei continui ad insegnare fino alla fine dell’anno scolastico, senza considerare di essere all’esame di stato per aiutare i suoi  studenti dell’ultimo anno. >
< Quindi non mi licenzia? e non andrò in prigione? >
< No… Ma sa meglio di me che dovrà mettere fine al rapporto con il giovane Vincenzo. Anche se sarà la sua professoressa fino alla fine dell’anno, non dovrà in nessun modo rivedervi all’infuori dell’anno scolastico, altrimenti scatterà subito la denuncia e la sua posizione sarà definitivamente compromessa. >
< Certo… Capisco perfettamente. >
Vedendo tutto il dispiacere nei suoi occhi, il preside della scuola cercò di rassicurarla in tutto e per tutto.
< Forse certe volte posso essere un uomo senza cuore, ma io capisco la sua situazione sentimentale. Anch’io qualche anno fa’ mi stavo innamorando di uno studente mentre ero insegnante di matematica in un altro istituto. Ma prima che potessimo venire scoperti, dopo il nostro primo bacio abbiamo deciso di rompere tutto prima che la nostra situazione diventasse irrimediabile e surreale. >
< E lei? Come l’ha presa? >
< Ha capito tutto. E dopo alcuni mesi di sofferenza, si è finalmente fidanzata. E da quello che so, credo che tra pochi mesi si sposerà proprio con quel ragazzo. Una storia con un degno lieto fine, non trova? >
< Sì. La sua ex alunna è stata molto fortunata. >
< E lo sarà anche lei, professoressa Canini. Però deve ascoltare le mie parole. Sono stato chiaro? >
< Certo. Sicuramente. >
Mentre il preside stava accompagnando il poliziotto all’uscito dell’istituto, prima dovette imbattersi con il giovane e irriverente Vincenzo.
< Tra poco parleremo io e te, Vincenzo. Ma adesso… >
< Che cosa gli avete fatto? L’avete torturata senza perdono? >
< Agente, lei sa dove… >
< Vado da solo. Spero che la faccenda si possa risolvere. >
< Lo spero anch’io, agente. Arrivederci. >
Dopo che il poliziotto uscì da scuola, il preside ripetè le stesse parole che aveva detto alla donna.
< Preside, so che può non esser convenzionale, ma io amo quella donna. La amo alla follia. >
< Vincenzo, tu sei un giovane e caro ragazzo > cominciò a dire il Preside con tono calmo < Insomma, hai tutta la vita davanti a te. potrai benissimo trovare un’altra donna. Ma stavolta che non abbia tutta questa differenza d’età. >
< Presto sarò maggiorenne e si dovrà ricredere su queste parole. Io staro insieme a Michela Canini. Che le piaccia oppure no. >
< Perché vuoi continuare a farla soffrire in questo modo? >
< Perché lei ama me! E non ci sarà niente e nessuno che potrà dividerci. >
Esasperato dall’insistenza del ragazzo, alla fine il Preside gli disse di andare a parlare con lei.
< Prova a parlargli. Vedrai che cambierai presto idea… Ma dopo tutto questo, pretendo che la situazione torni immediatamente alla normalità. >
< Credo che ciò sarà impossibile perché Francesco non riesce a tenere un segreto nemmeno se volesse. >
< Lo farà, altrimenti mi vedrò costretto a prendere seri provvedimenti nei suoi confronti. Nessuno crederà alla vostra storia. >
< Come fa ad esserne così sicuro? >
< Tu lasciami parlare con il tuo amico e vedrai. >
< Lui non è mio amico. Non più. >
< Mi dispiace che sia finita così, Vincenzo. Un’amicizia non dovrebbe finire in questo modo. >
< Già… ma è successo. >
< Nel mentre parlerò con Francesco, ti rimani in compagnia della Professoressa Canini. Ma solo per pochi minuti, intesi? >
< Rimarrò con lei tutto il tempo necessario > rispose con tono dure Vincenzo < E lei non potrà fare niente per impedire ciò. >
< Vincenzo, non credi di dover smettere di fare il duro? Cerca di essere un semplice ragazzo. Non ti chiedo altro. >
Dando una pacca sulla spalla come segno d’incoraggiamento al giovane ragazzo, alla fine Vincenzo entrò nella stanza del preside mentre vedeva la sua amata piangere disperatamente.
Cercando di consolarla, pensò di darle un bacio sul collo come a lei piaceva tanto.
< Smettila, Vincenzo. Non è più il momento per effusioni d’amore tra noi due. >
< Mi dispiace che sia successo questo > rispose Vincenzo con tono rammaricato.
< LO so. Ma non devi pensare che sia colpa tua. >
< Invece lo è… >
< No! sono io che ti ho trascinato in questa storia. >
< E sono io che volevo entrarci a tutti i costi… Michela, sai meglio di me che non c’è niente e nessuno che potrà dividerci. Magari per qualche mese non ci vedremo molto spesso, ma quando avrò compiuto 18 anni sarà l’alba delle vacanze estive e sarà tutto diverso. >
< Vincenzo, quando capirai che io e te siamo incompatibili? >
< Michela, non è così… >
< Sono stata licenziata ma il Preside mi ha fatto il favore di insegnare fino all’ultimo giorno in questa scuola, anche se non potrò prendere parte all’esame di stato insieme ai miei studenti. Coloro che avevo aiutato fin dall’inizio, non potranno averlo in futuro. Ed è tutto per colpa mia… Ma sai la cosa che mi spaventa quando tra cinque mesi avrò concluso il mio insegnamento? Che la voce sul mio conto si sarà già sparsa in tutti gli istituti della regione o peggio ancora in tutta la nazione. Non troverò mai più lavoro come insegnante. E secondo te cosa farò? Io avevo pensato di fare l’agente immobiliare. Credo di poter essere abbastanza convincente nel vendere case. Ma dovrò vedere se queste agenzie saranno disposte ad assumere una poco di buono come me. >
< Michela, ti prego. Non dire così… >
< E’ stato bello finché è durata, Vincenzo. Ma adesso è giunta l’ora che io e te ci separiamo definitivamente. Anche se continuerò ad essere la tua insegnante di storia per alcuni mesi, non andremo oltre il nostro rapporto. >
< Michela, tu non puoi lasciarmi… >
< Smettila, Vincenzo. Non rendere le cose ancora più difficili di quelle che sono. Io non dimenticherò mai il passato e i momenti trascorsi insieme a te, e sarebbe saggio che io e te guardiamo definitivamente avanti, senza mia più voltarsi. Non possiamo permetterci di soffrire ancora. >
< Quindi dovremmo pensare ai nostri momenti d’0amore passati come luoghi irrifugiabili dove non potremmo mai tornare indietro? >
< Sì, esatto. E non provare mai a venire a casa mia. Se hai bisogno di fare ripetizioni di storia o in altre materie, posso contattare alcuni miei amici dell’università. Saranno contenti di aiutarti. >
In tutte quelle parole che sapevano d’addio, Vincenzo non poté trattenere il suo pianto e la sua disapprovazione.
Anche se continuava ad amarla alla follia, era stato lui il principale distruttore della carriera scolastica della sua amata e non se lo sarebbe mai perdonato.
Ma in fondo non tutto era perduto.
Sapere che la giovane donna era determinata a cercare un nuovo lavoro e iniziare un nuovo futuro, gli faceva credere che sarebbe stata bene, anche se non avrebbe mai sopportato la loro definitiva lontananza.
Il tempo avrebbe guarito tutte le ferite, aveva pensato Vincenzo per qualche istante.
Ma per quanto il passato potesse essere bello e distruttivo allo stesso tempo, niente e nessuno l’avrebbe potuto cancellare.
< Posso almeno stringerti e baciarti un’ultima volta? >
< Non credo che sia una buona idea, Vincenzo. Come ho detto prima, basta soffrire… E adesso è giunta l’ora che io e te andiamo nelle rispettive classi. Tu ad imparare ed io ad insegnare. >
senza degnarlo più di uno sguardo, la professoressa Canini quel giorno fece qualsiasi cosa per nascondere il suo dolore e la sua frustrazione, anche se alcune lacrime continuavano a gonfiargli gli occhi, senza che i suoi alunni potessero non notarla.
E per quanto riguarda Vincenzo, ricevette la promessa dal suo preside che Francesco non avrebbe mai parlato di quella storia, pena l’espulsione.
Tornando in classe però, invece di ascoltare la lezione di matematica, si gettò all’interno dei suoi sogni per pensare a lei… Almeno in quei luoghi nessuno l’avrebbe mai trovato e i suoi piccoli segreti sarebbero stati per sempre al sicuro.

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Capitolo 10
*** Vortice di sentimenti: quale trionferà ***


5 mesi dopo
Giungo non era mai stato così freddo in quell’ultima settimana di scuola.
Mentre tutti gli alunni del liceo tecnico parlavano di cosa avessero fatto in vacanza in quei mesi lontano da scuola, molti di loro progettavano un futuro lontano per sempre da quella scuola.
Altri avrebbero lavorato durante i mesi estivi, altri si sarebbero preparati per andare all’università e altri sarebbero stati in via di depressione mentre l’amore della loro vita non sarebbe mai più stato reale.
Nell’ultimo punto c’era solo un ragazzo che provava tutto questo.
Vincenzo fissava i suoi compagni e gli altri ragazzi della scuola con odio, frustrazione, rabbia e molte altre emozioni negative.
Perché loro erano felici e lui no.
Perché loro potevamo e lui no.
L’unica cosa bella che aveva gli era stata sottratta malamente, anche se il preside gli era rimasto molto vicino in tutti questi mesi.
Vincenzo, per quanto non avesse più niente per vivere, si era impegnato ogni mese per riuscire a conquistare un’ottima media e avere sempre voti più alti.
Tutti i professori erano soddisfatti per lui, soprattutto la sua professoressa di storia.
Anche se il lor sguardo continuava ad essere magnetico, non riuscivano ad andare oltre.
Non potevano ancora rovinare le loro vite perché non l’avrebbero ancora sopportato.
Quando la giovane donna insegnava nella sua classe era quasi impossibile mantenere viva la concentrazione, ma faceva di tutto per nascondere i suoi veri sentimenti.
Paura, repressione, gioia, felicità e intorno il buio oscuro e il timore di rimanere sola.
In fondo la giovane Michela lo era davvero e niente questa volta l’avrebbe potuta aiutare.
Vincenzo, per quanto guardava gli altri alunni andare a divertirsi in una piccola festa nell’ultimo giorno organizzata da alcuni ragazzi dell’ultimo anno.
Ma la tristezza di Vincenzo non poteva essere dimenticata, anche se erano sole poche ore.
Preferiva rimanere sull’uscio della porta a fissare la sua ex amante prendere le sue ultime cose mentre il suo dispiacere era dipinto nei suoi occhi.
Prima di poterla rivedere quell’ultima volta, in tutto il tempo passato lontano avrebbe voluto andarla a trovare a casa sua.
Voleva dirgli quanto l’amava e che non riusciva a rimanere lontana da lei.
I suoi sentimenti erano così forti che si potevano essere incontrollabili.
La situazione era davvero surreale e il giovane ragazzo non avrebbe mai pensato di trovarsi in quella situazione.
 
 
Inizio flashback:


Vincenzo era davanti casa sua bussando ripetutamente alla sua porta.
La sua impazienza era molto sottile ed evidente e la sua repressione stava diventando come un veleno mortale.
Quando alla fine la donna si decise ad aprire, la sorpresa dei due divenne sempre più palpabile.
Dopo essersi fissati per alcuni minuti, Vincenzo iniziò a salutarla con un flebile ciao.
< Non possiamo vederci, Vincenzo. Vattene subito via da qui. >
Ma nel mentre la donna gli stava per sbattere la porta in faccia, l’insistenza di Vincenzo aveva avuto la meglio.
< Volevo solo vedere come stai. Nient’altro. >
< Tutto bene. Come puoi ben vedere… >
< Posso entrare pochi minuti? Voglio solo parlarti. Niente baci o sesso. Promesso. >
Sapendo che non c’era nessun modo per fargli cambiare idea, Michela si vede costretta ad accettare.
< Se mi stai domandando se voglio qualcosa, ti dico già che sono apposto così > tagliò corto il ragazzo < Adesso puoi sederti? >
Evitando di guardarlo dritto negli occhi, Michela pretendeva che il ragazzo potesse arrivare subito al punto così che poi se ne sarebbe andato.
< Qualcuno sa che sei qui? > cominciò a domandare la donna.
< No. nessuno. >
< Ne sei sicuro? Per caso qualcuno ti ha spiato? >
< No. stavolta sono sicuro. >
< Molto bene. Come puoi ben vedere, io sto bene… Per quanto riguarda te… >
< Io invece sto uno schifo > confessò il ragazzo < Insomma, rimanere lontano da te è troppo snervante e doloroso da parte mia. Io ti amo, Michela. E non posso sopportare che tu ed io… >
< Domani sarà il mio ultimo giorno di scuola. Vorrei che tu non me lo rovinassi. >
< Non lo farei mai. >
< Lo spero. Ho finito di fare la figura della stupida davanti agli occhi dei miei alunni e dei miei docenti. Credi che in tutto questo tempo loro non abbiamo sparlato di me e di te solo per il piacere di farcio del male? Le persone sanno essere molto crudeli in tutto questo. >
< E tu cos’hai pensato? >
< Cosa volevi che facessi? Che li prendessi tutti a pugni? >
< Assolutamente no. io e te non siamo due tipi violenti. >
< Esatto… Li ho ignorati. Anche se in certe giornate è stato molto difficile. >
< Al contrario tu però, se avessi davvero sorpreso qualcuno a parlare di me o di te, mi sarei sicuramente vendicato. Non so se li avrei picchiati, ma sicuramente gliel’avrei fatta pagare. >
< Le tue fantasie sono irrefrenabili quando vuoi, Vincenzo. >
< Sto continuando a vivere un sogno, Michela. Anche se il mio sogno mi è stato tolto con la forza… Ma rinchiuso nella mia mente, io continuo a viverlo ancora… E tu? >
< Io cosa? >
< Tu non hai un sogno? >
< Sai quale era il mio sogno, Vincenzo: insegnare per tutta la mia vita. Ma dopo quello che è successo tra noi, non sarà più possibile. Ci hanno rovinato… Ma tu sei ancora giovane e la tua vita può cambiare in goni momento. Per me voltare pagina sarà molto difficile. >
< Non tutti ti sbatteranno le porte in faccia. Ne sono convinto. >
< Davvero? E dove prendi tutta questa convinzione? >
< Nessuno potrà mai rifiutare i tuoi occhi celesti come il mare. Nessuno si sognerebbe mai di farti soffrire ancora. >
< IO non e sarei così sicura, Vincenzo. Ho sofferto in passato e posso soffrire anche in futuro. >
< Allora vorrà dire che sarò lì a difenderti > rispose divertito il ragazzo.
< No, Vincenzo. Tu non ci sarai… Non farai più parte della mia vita perché io non vivrò mai più in questa città. >
< Hai intenzione di tornare dai tuoi genitori? >
< Forse sì, ma non c’ho ancora pensato… Voglio provare a trovare un nuovo lavoro in questa città di cui mi sono innamorata. Ma se ciò non dovesse accadere, vorrà dire che tenterò altre strade. >
< Lucca può essere una bella città come hai detto tu… Peccato che molte persone che vi ci abitano abbiano una mente bigotta e molto ristretta. >
< Vincenzo, ti assicuro che anche in altre città sarebbe successo la stessa cosa tra noi. tu sei ancora minorenne, mentre io… >
< Ancora solo per pochi giorni. Il 20 giugno compirò 18 anni e… apriti cielo. Farò la miglior festa del mondo. Insieme a te. >
< Oh, no no no. non credo proprio. >
< Michela, ti prego. Non posso festeggiare il mio compleanno senza di te. >
< Vuoi dare atto a coloro che vogliono e volevano distruggerci qualcos’altro per cui parlare? Perché vuoi far sapere che tu ed io… >
< Perché come ti ho detto prima, io ti amo. E devono saperlo tutti. >
< NO! non è possibile Vincenzo! > gridò esasperata la donna < E adesso smettiamola di parlare di noi. ti prego. >
Vedendo che altre lacrime gli stavano gonfiando gli occhi, Vincenzo si avvicinò a lei per accarezzarla anche se per l’ultima volta.
< Non voglio che tu mi veda così, Vincenzo > mormorò la donna con voce rotta.
< Vuoi davvero che me ne vada? >
Senza attendere una riposta esaustiva, Michela continuò a farsi toccare con quelle sue dolci e delicate mani che fino a qualche mese fa’ continuava a baciare con passione nell’unico momento di vero amore in cui si sono uniti.
Non avrebbero mai dimenticato il loro capodanno insieme, nemmeno se avessero voluto.
Mentre Vincenzo si era improvvisamente staccata da lei dicendogli che non sopportava più vederla soffrire, Michela gli rispose di fermarsi subito.
Mentre il ragazzo era in piedi dinanzi alla porta, la giovane donna non gli mollava gli occhi di dosso su di lui.
In quel momento Vincenzo non aveva mai intravisto tutta quella bellezza e il potere dei suoi occhi, essendo sempre nascosto da un velo di tristezza.
Ma quello che adesso Vincenzo stava vedendo, erano occhi pieni di piacere e di erotismo.
Camminando con passo talmente lento ed estenuante, Vincenzo non sarebbe mai creduto a quello che stava facendo.
Mentre faceva quei piccoli passi, Michela si apprestava a sbottonarsi la sua camicetta, mentre le sue forme diventavano sempre più chiare.
Appena arrivò all’ultimo bottone, un senso di eccitazione pervase il giovane ragazzo.
< Dimmi, Vincenzo. Che cosa vedi? Il tuo desiderio di guardarmi va ben oltre ogni cosa? >
Mentre tutto quello che aveva intorno a lei stava scomparendo (pensieri passati e futuri erano stati inghiottiti da un presente forte e coinciso), Vincenzo cercò di mantenere tutta la calma possibile per evitare di saltargli addosso.
< Ti guardo, Michela… e vedo una bellissima donna di cui non potrò mai dimenticare.
Sei come la Venere al momento della rinascita.
Sei come una rosa rossa che sta sbocciando.
Sei come il concetto di amore che nessuno riesce ad identificare con occhi sinceri.
Ma tu per me sei l’unica personificazione di una Dea  che renderà questo momento incancellabile nella mia mente. >
< Del resto come tutti gli altri momenti insieme, vero Vincenzo? >
< Forse… Ma questa volta è diverso. L’unico modo per contemplarti è rimanere senza parole… Ma per evitare di soffrire ancora, sarà meglio che io me ne vada. Perché alla fine di tutto voglio ricordarti così: bella e sensuale come nessun’altra che conoscerò in questa vita. >


Fine flashback


< Vincenzo? > fece la donna cercando di riscuoterlo dai suoi pensieri < Vincenzo, ci sei? >
< Professoressa Canini… >
< Che cosa ci fai qui? Perché non sei con i tuoi amici? >
< Perché dopo tutto quello che p successo tra di noi, ho capito di non avere amici. E l’unico che avevo, mi ha tradito impunemente. Senza contare che ci ha rovinato la vita. >
< Ormai tutto questo è passato, Vincenzo. E dobbiamo cercare di andare avanti? >
< E lei crede che sia così facile? >
< Non possiamo continuare a deprimerci per tutta la nostra esistenza. La vita è fin troppo breve… So che tu hai molti meno anni di me e che dovrai fare ancora tanta esperienza, ma devi capire che non è assolutamente possibile continuare ad essere tristi. Quindi voltiamo pagina e… >
< Ho afferrato il messaggio > rispose il ragazzo con tono fermo < Cos’ha pensato di fare dopo la scuola? >
< Non lo so. Non ho ancora trovato un degno lavoro, ma grazie ai miei risparmi riuscirò a sopravvivere per alcuni mesi. >
< E se per caso lei… >
< Non dovessi trovare nessun lavoro? ancora non lo so. Spero che nessuno mi possa sbattere in faccia tutte le porte di ogni lavoro di questa città. Sarebbe troppo frustrante. >
< Lo sai cos’ho sognato in questo momento? Che grazie ai suoi occhi celesti, nessuno si permetterà di sbatterle la porta in faccia. Sarebbe da folli. >
< Già. È quello che penso anch’io… E dimmi adesso, cos’altro c’era nel tuo sogno che riguarda me e te? >
Senza rispondere alla sua domanda direttamente, Vincenzo preferì fargli una domanda molto inconsueta e personale.
< Non lo so, Michela. Purtroppo qualcuno ha interrotto i miei pensieri richiamandomi all’attenzione. >
< Eri lì a fisarmi come uno sciocco e ho pensato di risvegliarti. Scusa. >
< Davvero mi crede uno sciocco? >
< Non esattamente… Forse allora dovevo usare l’appellativo lunatico. >
< Sì, avrebbe dovuto… Ma non si preoccupi, professoressa. >
< Bene. Almeno non ci saluteremo in maniera… astia. >
< Non era nei miei pensieri… Però prima vorrei farle una domanda? >
< Ora che cosa vuoi sapere. Vincenzo? >
< Quale è stato il suo più grande sogno? O forse, quale potrebbe essere se non si è ancora realizzato? >
Rimanendo interdetta alcuni secondi prima di rispondere alla domanda, Michela fece un respiro profondo.
< Non è obbligata a rispondermi. Ma ci terrei molto che lei lo facesse. >
< Che cosa pensi che riguarda? >
< Non lo so. >
< Desideri ardentemente saperlo? >
< Da un lato sì, ma dall’altro… La prego professoressa, non tergiversi. È abbastanza imbarazzante che io abbia fatto questa domanda. >
< Allora non avresti dovuto farmela. >
< Sono troppo curioso… La prego professoressa, risponda. >
< IL mio più grande sogno realizzato è aver trovato un uomo che sia riuscito davvero a capirmi. E quell’uomo, s’eppur adesso è ancora un ragazzo, sei proprio tu. >
Colpito da tali parole, un sorriso sincero si dipinse sul volto di Vincenzo.
< Sei soddisfatto della risposta? >
< Molto. >
< Bene… Adesso tocca a te darmi una risposta sul tuo più grande sogno. >
< D’accordo. Ma credo che sarà troppo scontato se rispondo che sei stata tu il mio sogno, Michela. E lo sarai per sempre. >
< No, Vincenzo. Non sei per niente scontato. >
Mentre i loro sguardi si facevano più magnetici, Vincenzo e la sua professoressa furono sorpresi nel vedere tutti i ragazzi rientrare nelle loro classi a testa china.
< Preside, ma cos’è successo? >
< Avevo espresso il desiderio di non fare gavettoni o distruggere le cose scolastiche, ma alcuni di loro non sono stati del mio avviso. E per questi ultimi venti minuti, tutti gli alunni rimarranno in classe > rispose l’uomo con tono fermo < Mi dispiace ragazzi, ma così capirete che in futuro dovrete comportarvi in maniera molto diversa… Se non ci rivediamo, buone vacanze a tutti. >
Mentre il silenzio era sceso su tutta la classe di Vincenzo, il giovane ragazzo distolse dopo alcuni minuti lo sguardo dalla donna per tornare al suo posto.
Non avendo il tempo necessario per una breve lezione di storia, la professoressa Michela Canini decise di fare un discorso coinvolgente a quella classe che per nove mesi li aveva accompagnata in quel difficoltoso anno scolastico.
< Ragazzi miei, non c’è molto tempo per dire e sapere da ognuno di voi quale sarebbe il vostro grande sogno o desiderio da intraprendere in un futuro prossimo.
Ma quello che dovete sapere che fuori da quest’aula ci saranno persone che faranno di tutto per rovinare la vostra esistenza e mettervi i bastoni tra le ruote.
Ma non dovete assolutamente permettere che ciò accada.
Nessuno deve provare a distrugger ei vostri sogni,. Perché per voi sono la cosa più importante che avete.
Più della vostra anima gemella. Più della vostra famiglia e più del vostro lavoro.
Con i pensieri e i nostri sogni possiamo essere liberi lontano da tutto e da tutti.
Un luogo magico dove è permesso solo a noi entrarci, facendo rimanere fuori chi vogliamo.
Ma possiamo anche decidere di fare entrare chi vogliamo: la mamma, il fidanzato o la fidanzata… Perché da quello che so, solo queste due figure possono essere importanti davvero per noi.
Ma per quanto riguarda me, l’unica mia figura importante è stato un giovane ragazzo che ha saputo cambiarmi per quello che ero: una sognatrice e timida professoressa che stava solo facendo il suo lavoro.
In tutti questi mesi non mi sono mai resa conto di quanto potessi cambiare, e alla fine l’ho capito.
Io sono stata assolutamente felice di insegnare ad una classe di sognatori come voi e desidererei che non dimenticaste mai le mie parole perché la libertà è tutto per noi.
E se non possiamo essere liberi nella vita reale, lo possiamo essere nei sogni: il luogo magico degli intoccabili nostri nemici. >
Mentre quel discorso iniziato da quella donna giovane, forte ed energica non si sarebbe mai perso nei ricordi, per Vincenzo era venuto il momento di inseguire il suo sogno più grande.
Lottando contro tutto e tutti e uscendo dal suo nascondiglio in modo che la sua felicità potesse essere davvero reale.
Mancavano solo cinque minuti alla fine dell’ultima ora di quel sabato e dell’intero anno scolastico e il giovane Vincenzo non avrebbe avuto altre possibilità per agire se non in quel momento.
Alzandosi di scatto mentre gli sguardi della classe erano tutti per lui, Vincenzo si avvicinò alla professoressa che era seduta sulla cattedra.
Il modo in cui si guardarono in quel momento era chiaro a tutti gli alunni presenti: loro si amavano e si sarebbero amati anche in futuro, esaudendo definitivamente il loro desiderio.
Mentre Vincenzo appoggiò le labbra su quelle sorprendenti della sua professoressa, un forte applauso si riversò in tutta la stanza.
Gli alunni di tutta la classe richiamarono l’attenzione di tutti gli altri studenti rinchiusi nelle loro aule insieme ad altri docenti, soffocando con le grida di gioia e di felicità il suono della campanella.
Mentre il sorriso si era dipinto sul viso dei due giovani amanti, Vincenzo prese in braccio con sé quella donna che non avrebbe mai dovuto e voluto dimenticare, per cominciare  un futuro insieme sopra quelle grida di gioia che riscossero un enorme successo.
Sotto tutti gli occhi pieni d’incredulità, il preside della scuola quella volta non fece niente per contrastare il loro amore, mentre un sorriso sincero si dipinse sul suo volto e sul finire di una storia d’amore e di tremende vicissitudini che il loro legame si sarebbe per sempre rinforzato, rendendolo sotto lo sguardi di tutti inossidabile e indistruttibile.
< Tu sei pazzo, Vincenzo Tarassi. >
< Pazzo di te, Michela Canini > replicò sorridente il ragazzo una volta raggiu8nto il cortile della scuola < Ti amo e ti amerò per sempre. >
< Anch’io ti amo. Per tutta la vita sempre insieme a te. >

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