Dai sogni alle stelle

di Valerie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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-Ok, fra 20 minuti siamo in diretta-
Chiara alzò l’archetto delle sue cuffie per allontanarlo momentaneamente dalla bocca.
-Ho la sudarella – disse coprendo il microfono, rivolta a Giorgia, una delle truccatrici accanto a lei.
Il suo sguardo vagò poco lontano, fino a posarsi su una figura maschile, alta e slanciata.
Oliver Phelps, nell’intercettare l’occhiata di Chiara, le sorrise di rimando.
-Respira…sei in apnea! – Georgia le diede una leggera scossa ad un braccio, ben attenta a non farsi notare dall’alter ego di George Weasley.
-Serve una truccatrice per Tom Hiddleston! -la voce di un addetto alle luci richiamò l’attenzione delle due ragazze.
-Beh…che fai? Non vai? – chiese Chiara all’altra.
-Chi? – rispose la bruna dai capelli mossi.
-Tu! –
-Dove? -
-Giorgia, muovi il sedere e vai a vedere cosa serve a Hiddleston, prima di subito! – fece Chiara perentoriamente.
-Va bene, va bene! – si arrese la ragazza -Vado! Ma tu non fare cavolate, respira e SORRIDI! – le disse, discostandosi un poco.
La castana dai capelli lisci stirò le labbra in un sorriso ingessato.
‘Dio, ti prego, fa che non faccia figuracce’, pregò Giorgia alzando gli occhi al cielo, mentre si allontanava dall’amica.
 Ricordava ancora la figura plateale che Chiara aveva fatto solo tre settimane prima.
 Chiara Rossi, produttrice emergente di spettacoli televisivi, era da poco approdata nel mondo del piccolo schermo inglese. Uscita dall’università di Bologna con una laurea magistrale in Cinema, televisione e produzione multimediale, aveva iniziato con dei piccoli lavoretti in Italia, riuscendo ad acquisire sempre più notorietà.
La passione per il suo blog riguardante il mondo di Harry Potter e quello Marvel l’aveva, infine, portata ad essere contattata da dei talent scout di un noto canale inglese per produrre uno spettacolo sulla celebre filmografia del maghetto più famoso del mondo in contrapposizione al Marvel Cinematic Universe. Così si era ritrovata in un piccolo studio di Londra a programmare uno spettacolo di sei puntate intitolato ‘Dai sogni alle Stelle’.
Fu in quell’occasione, qualche settimana prima, che Chiara aveva incontrato per la prima volta Oliver Phelps: la castana, platonicamente innamorata del giovane attore dalla tenera età di 8 anni, alla vista del metro e novantuno del ragazzo, squadrandolo dalla testa ai piedi, si era lasciata sfuggire un sonoro -Oh cazzo! -, prima che il suo cervello potesse filtrare qualsiasi pensiero.
Giorgia, che Chiara aveva conosciuto durante i numerosi tirocini mentre l’altra lavorava come corsista di trucco cinematografico, vide chiaramente Phelps ridere imbarazzato e abbassare lo sguardo sulla punta delle proprie scarpe, mentre l’amica, ormai troppo tardi, si metteva una mano sulla bocca, visibilmente rossa come un peperone.
Guardò un’ultima volta verso la castana, prima di imboccare il lungo corridoio con i camerini, giusto in tempo per vedere Oliver andare verso di lei e Chiara far cadere la cartellina che solo pochi secondi prima teneva fra le mani.
-Ok, meglio non guardare- si disse la bruna, voltandosi sconfortata dall’altra parte.
-Hiddleston è nel camerino 3- fece l’addetto alle luci affiancandola e indicandole la porta della stanza in cui si trovava l’attore.
-Di cosa ha bisogno Mr. Sorriso? – chiese la ragazza con una punta di stizza nella voce.
-Non saprei, ha chiesto una truccatrice e io mi sono limitato a chiamarti- fece lui alzando le spalle.
-Ok, grazie- rispose Giorgia facendo un profondo respiro prima di bussare, fermandosi davanti alla porta.
 
 
-Avanti- la voce bassa di Tom Hiddleston le giunse ovattata.
-Buonasera signor Hiddleston, in cosa posso esserle utile? – chiese gentilmente Giorgia entrando nel camerino; lo trovò seduto su una poltroncina posta nell’angolo a destra della stanza, intento a fissare lo schermo del suo cellulare.
-Oh, buonasera Giorgia, scusami il disturbo- disse alzandosi di scatto e abbandonando il telefono sulla poltrona -Ma ho notato un piccolo herpes all’angolo destro della mia bocca. Si sta arrossando sempre di più e mi disturba che sia così evidente, si può fare qualcosa? – le chiese indicandosi la parte incriminata.
‘Buonasera’, ‘scusami il disturbo’, ‘si può fare qualcosa’.
Tom Hiddleston era la cavalleria fatta persona, mai che avesse avuto un’uscita poco educata nei confronti di qualcuno in quelle settimane in cui aveva condiviso il posto di lavoro con lei.
Educato, galante, intelligente, affascinante, bravo, incredibilmente bello…
Era tutto ciò che Giorgia non avrebbe mai osato sperare di trovare in un uomo. Forse era per questo che lo scherniva agli occhi degli altri: la volpe che non arriva all’uva dice che è acerba.
-Non può essere davvero così perfetto- si ritrovò a dire un giorno a Chiara, durante le prove di una puntata, -Secondo me finge, si è costruito un personaggio- aveva continuato poi.
L’amica allora l’aveva guardata con un sorrisetto malizioso -Ti piace un sacco e ti rode il fegato che un uomo ti faccia perdere così tanto la testa-
Giorgia aveva alzato un sopracciglio stizzita ed inorgoglita -Uno così? Neanche se me lo regalassero. Sai quante corna? – aveva detto alzandosi dalla sedia su cui era seduta.
-Ragazza, non bestemmiare! Comunque, in caso non lo volessi tu, mi farei molto volentieri avanti io! –
La bruna aveva liquidato l’amica con un noncurante ‘Fai pure’ prima di allontanarsi.
-Posso…? - si azzardò a chiedere la truccatrice muovendo un passo verso l’attore.
-Certo! – Tom avanzò in risposta, esponendo il lato del viso interessato.
Un intenso profumo la investì in pieno non appena le si avvicinò un po’ di più. Terre d’Hermes.
Avrebbe riconosciuto quella fragranza fra mille.
La sottile bocca dell’uomo, notò poi lei, presentava intorno all’angolo destro un alone leggermente rossastro.
Era evidente la screpolatura che stava iniziando a tagliare il vertice fra le due labbra.
-Signor Hiddleston…- prese a dire la truccatrice -Oh, per favore, chiamami Tom! – la interruppe lui, senza smettere di porgerle la guancia.
-Ok…Tom…- Giorgia sospirò appena -…non so quanto sia indicato mettere del trucco su questo herpes adesso, temo che possa infiammarsi ancora di più- gli disse discostandosi da lui.
-Come sei scrupolosa! – le disse voltandosi a guardarla.
-È il mio lavoro signor…ehm…Tom- si corresse subito lei.
-Ok, facciamo che per sta sera non lo sei? – le chiese alzando entrambe le sopracciglia speranzoso.
‘Ti ho trovato un difetto, mio caro bell’imbusto!’ esclamò Giorgia dentro di sé ‘Sei terribilmente vanitoso. Un punto per la sottoscritta!’
 
***
-…E SIAMO FUORI ONDA! – esclamò Chiara alla fine della puntata -Bravi tutti! – continuò iniziando un breve applauso, seguita da attori e operatori.
-È stato una bomba! – esclamò il co-produttore Luke Davies, un ragazzo sulla trentina, avvicinandosi alla castana.
-Sei la più giovane promettente in questo campo secondo il mio modestissimo parere – continuò strizzandole l’occhio entusiasta.
-Grazie Luke, il tuo aiuto è fondamentale! – fece lei di rimando.
D’un tratto Luke ammutolì stranamente, guardando oltre la spalla della ragazza -Ok, me ne vado- disse secco.
-Oddio…perché? – Chiara fece per girarsi.
-Non ti muovere, Phelps in arrivo, fai la naturale. Ciao –
‘Notmovrfelsnarrvofalanatralecia’ questo fu quello che le orecchie di Chiara riuscirono a recepire dal sussurro velocissimo che il co-produttore aveva emesso poco prima di dileguarsi.
-Ehi- una voce le giunse da dietro le spalle.
Con ancora un’espressione confusa, Chiara si girò a vedere chi fosse il misterioso interlocutore, benché il suo sorriso ingessato avesse già preso il proprio posto.
Come il suo intuito aveva percepito, un Olvier Phelps le si parava davanti, troneggiante in tutta la sua altezza.
-Ehi- disse lei di rimando, a denti stretti, con tutta la non naturalezza di cui era capace.
-Ho visto lo share, siamo andati benissimo! - le disse il ragazzo, aprendosi in un sorriso decisamente più dolce e rilassato rispetto al suo e infilandosi le mani nelle tasche nel particolare completo color vinaccia che indossava – e che Chiara trovava gli stesse divinamente -.
-Sembrerebbe di sì – disse lei, passandosi imbarazzata una mano fra i lunghi capelli lisci che le incorniciavano il bel viso.
Mentre Oliver continuava a guardarla, Chiara capì che avrebbe dovuto dire qualcosa, ma le fosse venuto in mente cosa!
-Senti…perché non andiamo a bere una birra? – azzardò lui d’un tratto, uscendo da quell’imbarazzante silenzio.
-Cosa? – chiese lei strabuzzando gli occhi incredula.
-Sì- fece Oliver allargando ancora di più il suo sorriso -…magari mi parli, capisci che sono un pirla, normalizzi la cosa e riusciamo ad avere una conversazione normale- la punzecchiò in un modo che Chiara non avrebbe mai immaginato.
La ragazza si passò una mano davanti agli occhi per la vergogna.
-Ok. Voglio sparire – disse tenendo ancora il viso coperto.
-Perché non riesci a spiccicare due parole con il tuo idolo di sempre? – incalzò lui prendendola in giro.
-Signor Phelps, adesso sta facendo il gradasso – gli disse Chiara sorridendo appena, tornando a puntare i propri occhi in quelli del ragazzo.
-Oh! Lo vedi? Sei riuscita a rivolgermi una frase di senso compiuto senza far cadere niente e senza andare in apnea- le fece notare.
-Ok, va bene! Andiamo a bere qualcosa, basta che la smetti di farmi notare tutte queste cose- fece lei tappandosi le orecchie e interrompendo quel lungo momento imbarazzante.
-Saggia idea! – sentenziò lui – Vado a recuperare le mie cose dal camerino e torno –
 
Chiara ruotò su sé stessa quel che bastava per dare le spalle alla direzione che Oliver aveva appena preso.
-OHMIODIOLOSAPEVO! - Giorgia quasi non urlò ad un palmo dal suo naso, tanto che la ragazza saltò palesemente dallo spavento.
-No, dico, ma sei scema? – la rimproverò la castana portandosi una mano sul cuore.
La bruna prese l’amica per un braccio e la portò in un angolo più appartato dello studio.
-Cazzo! Ti ha appena chiesto di uscire?! – a stento riusciva a modulare il tono della voce.
-Shh! Che ti urli?! – Chiara si portò minacciosamente un dito davanti alle labbra, intimando alla sua fidata truccatrice di abbassare la voce.
-Ti ha appena chiesto di uscire? – ripeté allora lei in un sussurro appena udibile e con parole più scandite.
Chiara la guardò perplessa assottigliando gli occhi -Ho capito, non c’è bisogno di ripetere la domanda! E comunque la sai già la risposta! –
-Certo che la so! Ho origliato tutto! Se non torni incinta di quel ragazzo, domani, giuro che ti disconosco e ti radio dall’albo delle amiche! –
Chiara si coprì di nuovo il volto con entrambe le mani -Io penso di morire- disse tornando a guardare Giorgia.
-Ok…ok- la bruna si schiarì la voce e riprese contegno -Facciamo il punto della situazione – disse alzando il pollice della mano destra -Uno, Oliver Phelps ti ha appena chiesto di andare a bere qualcosa insieme, sfottendoti quel tanto che basta per rompere il ghiaccio e per metterti a tuo agio. Due, stai morendo dall’imbarazzo e dall’emozione. Tre, ti godrai la serata, perché il ragazzo mi sembra davvero un tipo a posto e affidabile. Quattro, stavo scherzando, non tornare davvero incinta domani – 
Chiara sorrise sincera e abbracciò di slancio l’amica.
-Ok, adesso vai, che il tuo cavaliere di vinaccia vestito ti sta cercando – Giorgia indicò con un gesto del capo l’uomo in questione appena rientrato nello studio.
La castana fece per girarsi ma poi tornò a guardare la ragazza che aveva vicino -Maaa…che voleva Tom Hiddleston prima? – le chiese con fare curioso.
-Problemi con un antiestetico herpes- fu la risposta che diede la bruna con tono di sufficienza.
-Beh, fattelo mischiare sto herpes, no...? –
-Chiara Rossi, se ne vada immediatamente, prima che le faccio fare una brutta fine – l’ammonì la ragazza, voltandola e spingendola in direzione di Oliver.
-Ti aggiorno – le disse semplicemente l’amica allontanandosi e lanciandole un bacio con la mano.
 
-Dove vuoi andare? – chiese Oliver a Chiara mentre le apriva lo sportello per farla salire in macchina.
-In realtà non conosco molti posti qui a Londra, d’altronde mi sono trasferita da poco- disse lei prendendo posto sul sedile.
-Allora ti porto io in un locale. Ti fideresti dei miei gusti? – continuò, salendo anche lui in auto.
-Sì, credo di potermi fidare – rispose lei e quasi subito le venne in mente la fantastica scena fra Aladdin e Jasmine sul tappeto volante.
Beh, si sentiva così un po’ anche lei, mentre sfrecciavano veloci nel traffico della movida londinese di un finesettimana qualunque, leggera, libera e felice, come non le capitava ormai da tempo.
 
***
-Giorgia, lascio a te le chiavi? – chiese Luke alla ragazza uscendo insieme dallo studio – Ho visto Chiara allontanarsi con Phelps e non mi sembrava il caso di disturbarla –
-Perché non puoi tenerle tu? – fece lei incuriosita. Di solito erano produttore e co-produttore ad essere i custodi delle chiavi dello studio, un po’ come Hagrid lo era delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts.
-Domani non ci sarò per le prove, accompagno mia moglie a fare l’ultima ecografia- le rispose con un brillio particolare negli occhi.
-Oh, mamma! Il giorno del parto si avvicina! – esclamò Giorgia entusiasta, allargando la bocca in un sorriso.
-Già- rispose Devies, - Fra una settimana finisce il tempo – concluse passandosi una mano fra i capelli.
-Ti dispiace chiudere tu? Io correrei a casa da Jenny – le disse poi allungandole le chiavi della saracinesca.
-Non preoccuparti, corri dalla tua bella, paparino caro – fece la ragazza prendendo il mazzo di chiavi.
Si salutarono con un gesto della mano, poi Luke si affrettò a raggiungere la sua auto.
La bruna si voltò con le spalle verso la strada, accucciandosi per chiudere la saracinesca a chiave.
Con la sola fioca luce del lampione faceva fatica a centrare la serratura del gancio.
-Aspetta! – una voce la fece sussultare visibilmente.
Si girò di scatto per vedere chi fosse.
Un Tom Hiddleston affannato per la corsa si dirigeva a grandi falcate verso di lei. Inutile dire che le lunghe gambe gli permisero di accorciare la distanza fra loro in men che non si dica.
‘Oh, ti prego…lui no’ imprecò fra sé Giorgia rialzandosi dalla sua posizione.
-Aspetta…oh dimenticato il portafogli in camerino- disse infine l’uomo cercando di riprendere fiato.
Dei ciuffi di capelli di un chiaro castano, tendente al rosso, gli ricadevano disordinati davanti agli occhi azzurri e limpidi.
La ragazza rimase a guardarlo un secondo di troppo per i suoi stessi gusti, prima di aprire bocca e parlare.
-Scusa, mi stai mentalmente maledicendo, lo so…- disse lui sorridendo e addolcendo lo sguardo.
Era vero. Certo che lo stava maledicendo. Come poteva essere così incredibilmente affascinante? Come osava ostentare tanta bellezza e sex appeal di fronte a lei?
Quella era istigazione all’innamoramento e tentato ‘favoreggiamento’ di dipendenza nei suoi confronti.
-Ti apro…non c’è problema- disse semplicemente scostando lo sguardo dal suo viso e abbassandosi per alzare di nuovo la saracinesca.
-Lascia, faccio io- la rimbeccò lui, spostandola leggermente e prendendo il suo posto.
Giorgia accese le luci dei corridoi ed aspettò sulla porta che l’attore prendesse le sue cose, per poi uscire di nuovo.
Come Tom la vide provare a mettersi in punta di piedi per afferrare le maniglie della saracinesca, la sovrastò totalmente dall’alto del suo metro e ottantotto per afferrarle lui stesso.
Una cantilena continua di ‘voglio morire’ si ripeteva insistentemente nella testa della giovane trentenne.
Non si capacitava di come, alla sua età, potesse vivere emozioni così intense, neanche avesse ancora 14 anni e fosse nel pieno di una crisi ormonale.
Che poi non era solo una questione fisica. L’innamoramento platonico della maggior parte delle donne verte su un’interpretazione del tutto personale del carattere di un uomo, e Giorgia non era stata immune da questa massima esistenziale.
Avrebbe tenuto Tom Hiddleston volentieri il più lontano possibile da sé, perché lo sapeva, sapeva che avrebbe finito stupidamente per innamorarsi di una semplice illusione.
Non era poi una cosa così difficile cadere in un cliché del genere con uno come lui.
Non poteva, né tantomeno voleva, ficcarsi in quella situazione idiota, in cui avrebbe sicuramente finito per stare male.
Era inammissibile tanta ingenuità.
-Grazie, mi hai salvato! – le disse lui d’un tratto.
-Figurati, per così poco…- rispose lei, cercando di stare sulle sue.
-Senza patente dubito che sarei potuto tornare a casa…a proposito, la mia macchina è di là – Tom indicò la strada a destra da cui era venuto poco prima -La tua? – le chiese poi.
Giorgia sbatté un paio di volte le palpebre. Lei non aveva una macchina lì a Londra, di solito tornava con Chiara dopo il lavoro, ma quella sera si sarebbe arrangiata con i mezzi.
-Io vado di là- disse semplicemente indicando dalla parte opposta.
Tom cercò di convincerla a farsi accompagnare per la distanza che la separava dalla macchina che lui credeva avesse, ma la ragazza rifiutò gentilmente ogni tentativo di sorta.
Allora si salutarono davanti allo studio e si separarono.
Ad ogni passo che la separava dall’uomo, Giorgia sentiva di riuscire a riprendere il controllo della propria fisicità e della propria sanità mentale. Tom Hiddleston le scombussolava l’intero sistema nervoso.
 
***
-Mi piacerebbe venire in Italia- disse Oliver a Chiara, facendo roteare il ghiaccio del suo Mojito nel bicchiere.
-Quando deciderai di passare per la mia terra, fammelo sapere- gli disse la ragazza -Ti farò assaggiare il vino di produzione della mia famiglia, altro che Mojito- incalzò indicando il drink che Phelps teneva nella mano destra.
-Producete vino? – le chiese alzando le sopracciglia stupito.
-Dolcetto del Monferrato- rispose con orgoglio Chiara – È un vino molto noto in Piemonte e Liguria ma poco conosciuto altrove, sebbene possa vantare un glorioso passato- concluse portandosi il calice di vino rosso che aveva ordinato alle labbra.
-Talentuosa produttrice televisiva, produttrice di vino…noto che sei una persona molto creativa, Chiara Rossi-
Le sorrise, di un sorriso spontaneo e genuino. Uno di quelli che Chiara amava ammirare nelle foto che di lui aveva nascoste nella galleria del cellulare. Solo qualche mese prima non avrebbe mai pensato di potersi ritrovare in quella situazione, eppure, ora che davvero ci stava dentro, quasi le sembrava naturale.
Tre settimane erano trascorse in fretta e, quasi ogni giorno, aveva condiviso del tempo con Oliver.
Aveva potuto appurare quanto fosse gentile e umile. Si erano scambiati quattro chiacchiere fra una prova e l’altra, ma lei aveva sempre finito per fare qualche gaffe che l’aveva messa in imbarazzo.
Eppure, Phelps non aveva mai smesso di tentare di avvicinarla.
-Non voglio alimentare illusioni, ma inizio seriamente a credere che questo ragazzo ti chiederà di uscire- le aveva detto Giorgia un pomeriggio, dopo la quarta occhiata che l’attore le aveva rivolto di sottecchi.
Non l’avrebbe mai detto, ma l’amica aveva colto nel segno.
Chiacchierarono molto e risero altrettanto. L’attore la prese in giro per tutti gli atteggiamenti impacciati che lei aveva avuto nei suoi confronti e che lui aveva comunque notato.
-Ti gratti il naso- le disse ad un certo punto.
-Cosa? – fece lei confusa.
-Ti gratti il naso quando sei nervosa- glielo disse scostando lo sguardo dai suoi occhi al bicchiere ormai vuoto che aveva davanti. Imbarazzato, consapevole di aver involontariamente confessato di averla guardata più del dovuto, si toccò il lobo di un orecchio.
Chiara faceva fatica a credere fino in fondo al sottinteso che quelle parole portavano con sé.
-A te diventano le orecchie rosse quando ti vergogni di qualcosa- fece lei ricambiandolo con la stessa moneta -Un po’ come adesso- aggiunse poi.
 
-Signor Phelps, la ringrazio per la piacevole serata- esordì Chiara scendendo dalla macchina che l’attore aveva parcheggiato vicino alla sua, nei pressi dello studio.
-Sono io a doverla ringraziare milady per la dolce e cortese compagnia- le rispose accennando un inchino con il capo e avvicinandosi a lei.
Lui prese a guardarla con più intensità, mentre lei faceva fatica a contenere i battiti del proprio cuore.
‘Non tornare davvero incinta domani’
Le parole che Giorgia le aveva rivolto solo qualche ora prima le riaffiorarono alla mente all’improvviso.
Deglutì l’eccesso di saliva che le si era formata in bocca, al solo pensiero di vedere le labbra del ragazzo avvicinarsi alle sue.
-Chiara…- pronunciò il suo nome con quella cadenza inglese che tanto le piaceva.
-Sì…? –
-Volevo chiederti…- ad ogni parola le sue orecchie diventavano di una tonalità più scura di rosso -…sabato sera ci sarà una cena per una raccolta fondi a favore di un’organizzazione benefica…mi chiedevo se ti andasse di venire. Insomma, io sarò un po’ indaffarato, però potresti estendere l’invito anche a Giorgia se per te non è un problema-
La bocca della ragazza si sciolse in un ampio sorriso.
Le avrebbe potuto benissimo chiedere di passare il resto della serata insieme, ma aveva deciso di non farlo. Non era stato affatto superficiale.
Alto, bello, umile, sensibile e rispettoso.
Il suo cuore aveva deliberato. Voleva lui e nessun’altro.
-Sarò ben felice di proporre a Giorgia l’invito alla cena, sono sicura che anche lei accetterà volentieri-
Il ragazzo allargò le spalle, come libero di poter respirare di nuovo.
-Bene! – affermò con un sospiro – Allora ci vediamo domani! –
-Ci vediamo domani- confermò lei con un cenno d’assenso del capo.
 
***
-Io non posso reggere alla presenza di tutti quegli attori affascinanti- le disse Giorgia, una volta che, rientrata a casa, l’aveva messa al corrente della cena a cui Oliver le aveva invitate.
-Ti stai lamentando sul serio di questa cosa? – le chiese scioccata Chiara.
-Sì! Mi sento a disagio! Mio Dio, rivoglio i tipi anonimi di sempre- fece la bruna con fare esasperato.
-Hiddleston non ci sarà- le disse l’amica con un sorriso obliquo e malizioso -Se è questo quello che ti preoccupa – aggiunse alzando il mento in segno di sfida.
Amava punzecchiarla in quel modo, sapeva di avere ragione e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farle sputare il rospo.
-Io non mi preoccupo proprio di niente- fece risentita l’altra.
-Comunque me lo segno- le disse Chiara.
-Cosa? –
-Che preferisci i tipi anonimi. La prossima volta che Marco ti scrive, non osare dire una parola- la rimbeccò puntandole il dito contro.
L’altra non disse nulla, limitandosi a guardare i calzini antiscivolo a forma di orsetto che portava ai piedi.
-Che hai combinato? – le chiese indagatrice, trovando sospetto il suo improvviso silenzio.
La bruna continuò a non rispondere, fino a che lei non le si parò davanti con fare minaccioso.
-Non dirmi che gli hai scritto tu?!-
Non potendo più fuggire all’evidenza, Giorgia si trovò costretta a vuotare il sacco.
-Sì! Maledetta me! Gli ho scritto! – ammise facendo sprofondare il viso in uno dei cuscini del divano su cui era seduta.
Non narreremo la lista di insulti che Chiara le riservò.
Marco era un ragazzo con cui Giorgia si era frequentata per diverso tempo, fino a che lui, di punto in bianco, non era sparito senza darle nessuna motivazione. Solo dopo diverse settimane, la ragazza riuscì a tirargli fuori che lui non avesse la benché minima intenzione di impegnarsi seriamente.
Eppure, ciclicamente, questo tipo tornava da lei, per poi sparire di nuovo.
-Ma perché? – le chiese Chiara sedendole accanto.
L’amica fece un profondo respiro -Non lo so…forse per noia- disse piegando la testa di lato -Non mi importa niente di lui, non mi fa stare neanche più male il suo ricordo. Lo so è stata una cretinata. Tu non c’eri, io ero sola con i miei pensieri tormentati, avevo il cellulare a portata di mano e il danno era fatto-
-Sei pessima- le disse l’amica picchiandole una mano sulla fronte.
-Hai ragione- ammise sconfortata la ragazza.



Angolo autrice:
Ciao a tutti e benvenuti in questa mini-long dai toni sclerotici!
Dovete sapere che qualche giorno fa io e Wall_hellsong abbiamo scoperto che Tom Hiddleston si è fidanzato con Zawe Ashton, l'attrice che ha interpretato con lui Betrayal, già da un anno e due mesi, mentre Oliver Phelps, alias George Weasley, è sposato con una tipa bionda da cinque anni!
Potete ben immaginare che trauma sia stato. Eravamo convinte fossero fidanzati con noi!
Quindi, per supplire a questi durissimi colpi che la vita ci ha inferto, abbiamo deciso di riprenderci i nostri uomini, almeno su carta XD
Vi chiedo scusa per le baggianate, i toni ilari e anche un po' superficiali, ma questa storia è nata così, in semplicità, con lo scopo di divertirci e anche un po' riscattarci.
Vi abbraccio,
_Val_

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


I giorni che separavano Chiara e Giorgia dalla cena a cui erano state invitate passarono in fretta, fra prove e dirette, il tempo scandito sembrava esaurirsi in un soffio.
-Ma vi siete scambiati i numeri di telefono? – chiese la bruna alla produttrice passandole accanto durante una diretta e alludendo all’attore che solo qualche sera prima l’aveva invitata a bere qualcosa.
La castana sembrò pensarci su più del dovuto.
-Non vi siete scambiati i numeri di cellulare?!- la truccatrice mise su un’espressione così scioccata che Luke, poco lontano, si avvicinò per chiedere se fosse successo qualcosa di grave.
Il numero non era stato scambiato, ma ci volle poco perché Oliver, con la scusa della cena di beneficenza, le chiedesse il suo. Giorgia non mancò di elogiare il fine corteggiamento che il ragazzo aveva intrapreso.
-Non mi sta corteggiando! -  disse Chiara chiudendo la cartellina che teneva in mano con uno schiocco.
-Sì, così come io non sto evitando To…- la bruna si fermò prima di terminare la frase.
-Quindi è vero che lo stai evitando! – fece la castana puntandole il dito contro.
Giorgia si voltò di scatto dandole le spalle -Non sto evitando proprio nessuno- fece in modo evasivo tentando di abbandonare il campo di battaglia.
-Giorgia Torti, trona subito qui! – fece Chiara, andandole dietro, destreggiandosi fra le decine di cavi sparsi sul pavimento.
-Io non lo evito, semplicemente lui non esiste- le disse la bruna, fermandosi a guardarla e scandendo per bene le parole.
-Scusa chi lo sta truccando questi giorni? – le chiese l’amica incuriosita.
-Kate- fu la semplice risposta dell’altra che riprese a camminare verso i camerini con il solo obiettivo di scrollarsi Chiara di dosso.
-Puoi fidarti della tua emotività- la castana pronunciò quelle parole con tutto l’affetto di cui era capace.
Giorgia rallentò il passo, guardò l’amica e tornò verso di lei.
-Mi sento sempre quella ragazzina immatura d’un tempo- le disse in un filo di voce, -Non è tanto lui il problema. Temo di scoprire di essere rimasta quell’ingenua che tutti hanno sempre criticato, quell’infantile adolescente che si innamora con niente e che vive di illusioni-
-Non lo sei affatto- controbatté la castana -Datti la possibilità di dimostrarti che sei cresciuta. Sei una donna, le cui crisi ormonali sono pienamente giustificate in presenza di quella sottospecie di Adone che si aggira nei paraggi- concluse con un’espressione del viso che sottolineava l’ovvietà della cosa.
La truccatrice non poté non ridere a quell’affermazione -Ok, le crisi ormonali saranno anche giustificate, ma a me quell’uomo piace così tanto che se gli sto vicino i miei due poveri neuroni perdono la cognizione del reale. Mi conosco, lo so che va a finire che mi innamoro. Questo è un sicuro palo in faccia, voglio solo tutelarmi-
-Ok- fece Chiara sconfitta -Tu sai ciò che è meglio per te-
Giorgia annuì decisa.
-Puoi sempre buttarti su Chris Evans- fu l’ultima considerazione della castana.
 
***

Il taxi che Oliver mandò a prendere Chiara e Giorgia lasciò le ragazze davanti al lussuosissimo hotel in cui si sarebbe tenuta la cena di beneficenza.
Un omone alto, vestito in giacca e cravatta e con un auricolare all’orecchio si avvicinò a loro chiedendo nome e cognome, guardò poi sulla lista e fece cenno ad un altro energumeno di accompagnarle all’interno.
Chiara non faceva altro che grattarsi nervosamente la punta del naso, mentre Giorgia lisciava di continuo il tessuto del vestito che aveva comprato solo poche ore prima.
Avevano entrambe svuotato i loro armadi di tutti gli indumenti che contenevano. Avevano seminato vestiti per tutto il pavimento del loro appartamento. Alla fine, avevano convenuto di non possedere niente che potesse essere adatto all’occasione e, in una corsa contro il tempo, erano uscite a comprare qualcosa che potesse andare bene.
Chiara aveva trovato un fantastico vestito con taglio stile impero, scollo a cuore che le metteva in risalto il seno, vita fasciata e gonna morbida, lunga fino alle caviglie, di un singolare color rosso bordeaux, mentre Giorgia aveva optato per un vestito di pizzo nero, stile sirena e uno scollo stretto e profondo fin sotto la linea del seno.
-Tanto non si nota nulla- le aveva detto la castana vedendola uscire dal camerino con addosso l’abito, incitandola a scegliere quel modello, secondo lei particolarmente adatto alla forma del suo fisico.
-Tanto non c’è nulla da notare- aveva controbattuto l’altra in un’autoironia pungente.
Entrando nella hall dell’albergo non poterono non accorgersi della presenza di alcune fra le persone più popolari al mondo. Videro Hugh Jackman e sua moglie Deborra-Lee Furness, che Giorgia definiva da sempre la donna più fortunata del mondo, Chris Hemswort era in posa con sua moglie Elsa Pataky per una foto e, poco più in là, Chris Evans era impegnato in una fitta conversazione con il fratello dell’attore che tutt’ora impersona Thor nella cinematografia Marvel, Liam Hemsworth.
-Oh, mio Dio, quello è Robert Pattinson! – esclamò Giorgia puntando il dito oltre la spalla dell’amica. Chiara quasi non le staccò una falange.
-Non indicare! – la ammonì stringendole la mano quasi fino a farle male.
-Ahi! Lo sai che secondo i canoni di Leonardo Da Vinci, Pattinson è l’uomo più bello del mondo? Per lui l’estetica era una questione di geometria - aveva controbattuto spiegandosi la bruna.
-I calcoli matematici di Da Vinci non ci eviteranno una figuraccia- aveva tagliato corto l’altra.
Rimasero qualche secondo immobili nella loro posizione, un po’ imbarazzate e incerte sul da farsi.
-Chiara! Giorgia! – la voce di Oliver le raggiunse da poco lontano.
-Siete arrivate! – il volto illuminato da un’espressione felice, le labbra stirate in un ampio sorriso, le braccia aperte pronte ad un abbraccio mentre si avvicinava a loro.
Chiara non poté evitare di sentire un piacevole tepore irradiarsi dal centro del suo petto al resto del corpo, nel momento in cui il ragazzo aveva posato gli occhi insistentemente su di lei, intenti ad ammirare la sua bellezza decorata da quel vestito che valorizzava le sue forme.
Improvvisamente, Giorgia si rese conto di essere di troppo.
-Oliver, c’è un bagno? – chiese studiando un modo per lasciarli qualche minuto da soli.
-Sì…in fondo a destra – le rispose distrattamente, senza staccare gli occhi dalla sua amica.
Chiara aveva ormai l’indice che in loop toccava la punta del naso, per poi andare a sistemarsi una ciocca di capelli già di per sé ferma dietro ad un orecchio.
La bruna non poté fare a meno di sorridere nel notare che anche l’attore fosse molto emozionato.
Si allontanò verso la direzione che Oliver le aveva indicato con la speranza che potesse seriamente nascere qualcosa fra quei due. Lui, almeno fino a quel momento, si era dimostrato un ragazzo dolce, rispettoso, serio e realmente interessato. Non aveva sbagliato una mossa.
Fece per abbassare la maniglia della porta dell’antibagno quando qualcun altro, dall’intero, la aprì di scatto.
Un improvviso gelo si impossessò del suo corpo, immobilizzandole il sorriso appena spuntato in una smorfia quasi di paura.
-Oh…ciao! – un Tom Hiddleston in un divino completo blu firmato Gucci la salutava stupito.
Se solo non avesse dato l’idea della pazza, Giorgia avrebbe iniziato ad urlargli un esasperato ed isterico ‘che cavolo ci fai tu qui?’.
L’unico motivo per cui aveva accettato quell’invito risiedeva nel fatto che Chiara le avesse giurato e spergiurato che la controparte reale dell’ambiguo dio degli inganni non avrebbe presenziato alla cena quella sera.
Quindi, perché diavolo lui era lì?
‘Vi prego terminazioni nervose, non abbandonatemi proprio adesso’ si disse fra sé, cercando di riprendere il controllo dei suoi muscoli facciali.
-Ciao…– ricambiò il saluto poco convinta.
-Che sorpresa trovarti qui- continuò lui, squadrandola da capo a piedi.
-Già…sono con Chiara. Ci ha invitate Oliver- disse in modo impacciato, gesticolando nervosamente e scostando continuamente gli occhi da quelli dell’uomo.
-Ah, beh, fantastico! Io avrei dovuto essere altrove- le spiegò lui -Ma l’altro impegno è saltato, quindi…eccomi qui! -
‘Davvero fantastico’ le fece eco la sua voce nella testa.
Come avrebbe potuto dileguarsi senza dare nell’occhio e, soprattutto, senza incorrere nell’ira funesta della sua amica?
-Se mi permettessi, dovrei andare in…- disse solamente, indicando la porta del bagno.
-Oh, certo, scusami. Ci vediamo dopo- si limitò a risponderle, lasciandole la porta aperta e facendole spazio per passare.
Giorgia chinò appena il capo in segno di ringraziamento e poi proseguì verso la sua destinazione, incurante della lunga occhiata che l’attore dai magnetici occhi chiari rivolse alla sua schiena scoperta dal vestito di pizzo nero.
 
 
 
-Avete atteso tanto per l’arrivo del taxi? – chiese Oliver a Chiara, prendendo posto ad uno dei tavoli rotondi presenti nella sala.
Chiara vide diversi segnaposti poggiati sulle tovaglie bianche. Nell’arrivare al tavolo loro assegnato, non poté non notare, su quello a fianco, una targhetta con su scritto ‘Tom Hiddleston’.
Quasi non le venne un colpo. Giorgia sarebbe andata in panne e probabilmente l’avrebbe uccisa.
-Cosa, scusami? – chiese rivolta all’attore, consapevole di essersi distratta.
-Chiedevo…avete attesto molto per l’arrivo del taxi? – ripeté lui.
-Oh, no. No, no, forse il taxi ha atteso molto noi- rispose la ragazza, cercando di scansare l’immagine di Giorgia versione Hulk che le si era formata nella testa.
-Beh, l’attesa è la giusta preparazione per la meraviglia che si aspetta (1) – Oliver pronunciò quelle parole con una tale convinzione e trasporto che Chiara non poté non accusare di nuovo quel caratteristico tepore invaderle ogni fibra del corpo.
Era lei la meraviglia in questione? Poteva davvero credere che fosse così?
Qualcosa nel suo cuore risuonò familiare, come un rumore di passi conosciuto eppure nuovo, come una presenza che si affaccia per la prima volta nella vita di qualcuno, ma per cui si prova nostalgia da sempre.
Qualcuno interruppe quel momento molto intenso richiamando l’attenzione dell’attore verso un altro tavolo.
-Puoi scusarmi? – le chiese prima di alzarsi dal suo posto.
-Certo, fai pure- gli rispose sorridendo.
-Torno presto-
 
Prima che Oliver potesse tornare al tavolo, una Giorgia visibilmente scossa fece il suo ingresso nella grande sala che, piano piano, andava riempiendosi di ospiti.
La bruna prese posto accanto all’amica senza fare un fiato.
Stettero qualche secondo in silenzio prima che la castana prendesse parola -Ti giuro che non lo sapevo- disse all’altra in tono di scuse, conscia del fatto che quella rigidità fosse dovuta ad un solo motivo plausibile.
-Sì, lo so- disse seccamente -Mi ha detto che l’altro impegno che aveva è saltato, e che all’ultimo momento ha deciso di venire qui- continuò guardando un punto fisso davanti a sé.
-Oh…senti! – fece d’un tratto nel dialetto romano che era solita usare nei momenti di maggiore tensione, ma che evitava come poteva, non trovandolo adatto alla raffinata cultura inglese -Sai che c’è? - disse ridestandosi dallo stato catatonico in cui era caduta -Chi se ne importa! Non posso davvero ridurmi a un vegetale perché quell’uomo è nei paraggi! –
Chiara rimase stupita dall’improvvisa reazione dell’amica, ma fu ben felice di assecondare quel nuovo slancio motivazionale.
-Brava! Così ti voglio- le disse.
-Adesso manca solo il vino- fece decisa la bruna, guardandosi intorno alla ricerca di un cameriere.
-Ok, però non ti ubriacare- si raccomandò -Abbiamo una reputazione da difendere-
-In realtà tu hai una reputazione da difendere, io no- la corresse l’altra, sbattendo le lunghe ciglia e scoprendo i denti in un sorriso malizioso.
Chiara si portò una mano alla fronte. Quell’espressione non presagiva nulla di buono.
 
***

Dopo una lunga serie di portate, di cui le ragazze mangiarono a malapena qualcosa, fu il momento dei balli.
-Ti va di ballare? – chiese Oliver a Chiara porgendole la mano destra.
La ragazza si girò verso l’amica -Ti dispiace? -le chiese.
-Figurati! – fu l’immediata risposta di Giorgia che, non appena i due lasciarono il tavolo, si riempì il calice di vino quasi fino a metà, giusto per non dare troppo nell’occhio.
La band assoldata per la serata intonava le note di una canzone che Chiara non conosceva, mentre Oliver la accompagnava in pista, dove già altri avevano preso a ballare.
-Come se la cava con i balli, signorina Rossi? – le chiese il ragazzo ponendosi di fronte a lei.
-Se parliamo di balli su canzoni pop, potrei cavarmela egregiamente- rispose lei ammiccando appena.
-Con i lenti invece? – incalzò lui di nuovo.
-Non credo di aver mai ballato un lento- confessò la castana.
-Vorrà dire che mi prenderò la briga di insegnarle qualche passo- disse l’attore, prendendola per la vita.
-Ma questo non è un lento…- cercò di spiegare la ragazza, ma lui non sembrò ascoltarla minimamente.
In tutta risposta, avvicinandola a sé, Oliver prese a canticchiarle all’orecchio una canzone che Chiara sapeva di aver già sentito.
- You're in my arms and all the world is calm. The music playing on for only two, so close together and when I'm with you, so close to feeling alive…- (2)
Come cullata e avvolta da quella dolce melodia, la ragazza si lasciò andare alle braccia dell’uomo che aveva di fronte.
Così vicini.
Non osava dire nulla, Oliver, mentre continuava a guardare quella ragazza che aveva conosciuto solo un mese prima.
La trovava bella, piena di creatività e inventiva. Aveva poi quel temperamento tipico di chi sa e vuole mettersi in gioco.
Aveva chiuso la sua unica e vera relazione importante da quasi due anni, ma dopo quella storia gli era risultato difficile cominciare una nuova frequentazione.
Quando aveva visto Chiara, però, la sua spontanea reazione nel vederlo, era rimasto subito colpito, sia dalla sua bellezza che da quella naturale propensione nel saper convivere con la parte più buffa di sé. L’aveva poi vista concentrata sul lavoro, fantasiosa, capace di dare quel tocco in più a qualcosa che altrimenti sarebbe risultata obsoleta.
Sentiva la mano destra di Chiara delicatamente poggiata sul suo petto, mentre la sinistra la stringeva nella sua, accompagnandola nei movimenti di quel lento che suonava solo per loro.
 
***

Giorgia appurò che Chiara sarebbe finita sulle riviste di gossip molto presto, riempiendo una seconda volta il suo calice di vino.
Fece per portarlo alla bocca, quando qualcuno le ostruì la visuale mettendosi seduto accanto a lei.
-Se continui così finirai per non riuscire a ballare con nessuno. Al massimo barcollerai-
Nell’esatto momento in cui Tom le si era seduto vicino, più che bere un solo calice, avrebbe voluto attaccarsi all’intera bottiglia -Sottovaluti la tempra di noi ragazze italiane- rispose in tono di sfida.
-Se la metti così…dovremmo vedere come te la cavi con i super acolici- disse l’attore sostenendo il suo sguardo.
Giorgia notò che aveva accorciato i capelli, mentre aveva lasciato crescere una barba rada sulla mascella affilata.
Aveva il collo teso, la testa leggermente inclinata verso destra e uno sorrisino sghembo.
-Quindi non balli? – le chiese l’uomo cambiando discorso.
-No, barcollerei…- rispose facendogli eco.
Tom alzò un sopracciglio. Trovava curiosa quella ragazza. L’aveva vista abbandonarsi a battute e risate con i suoi colleghi, a comportamenti briosi e gioviali con tutti, mentre con lui diventava improvvisamente chiusa e riservata.
-Andiamo- le disse d’un tratto alzandosi in piedi.
La ragazza deglutì a fatica il sorso di vino che aveva appena mandato giù.
-Non ballo, dico sul serio – affermò con decisione.
-Non ti porto a ballare, ti porto a fare due passi all’aria aperta- continuò porgendole la mano -Non sarai ubriaca, ma hai comunque bevuto qualche calice di troppo-
Giorgia lo guardò biecamente. Che ne sapeva lui?
Si alzò senza prendere la sua mano, orgogliosa com’era non gliel’avrebbe data vinta così facilmente.
Fece qualche passo, giusto per constatare che no, non aveva davvero bisogno di aiuto per camminare dritta.
Tom la guidò verso un ampio giardino interno, costellato di divanetti e poltroncine in vimini, posti sotto a dei graziosissimi gazebi azzurri.
La ragazza constatò che non v’era nessun’altro all’infuori di loro due, tutti troppo impegnati nelle danze per starsene lì fuori.
Sedette su una poltrona, mentre l’uomo prendeva posto davanti a lei.
Come c’era finita in quella situazione?
Ah sì, il vino!
Quale brillante idea l’aveva colta! Lei che, dopo due calici, diventa la bocca della verità.
Ricordava ancora quando, dopo aver mischiato vino bianco e vino rosso ad una festa, aveva confessato davanti ad un tipo e a tutta la sua comitiva di amici che al liceo era stata innamorata di lui. Quale immensa figura.
-Ecco il Whisky, signore- un cameriere li aveva raggiunti fin lì poggiando, sul tavolino che li divideva, un vassoio con due bicchieri colmi di due dita del liquido ambrato.
-Grazie- fece l’uomo.
-Quando li hai ordinati? – chiese Giorgia stupita, non aveva fatto caso a nulla uscendo.
-È bastato un cenno con il capo sala- le disse semplicemente.
-Ma poi, non mi stavi rimproverando poco fa per aver bevuto qualche calice di troppo? -
-Si deve salire di gradazione nell’assumere alcol, altrimenti ci si ubriaca- le spiegò prendendo il suo bicchiere dal vassoio.
-Questa è una leggenda- rispose la bruna, prendendo anche lei il suo.
-Ahi…questo mi pone in una situazione di svantaggio- disse Tom facendo schioccare la lingua -Ho esaurito le scuse- alzò le spalle mettendo su un sorriso fintamente imbarazzato.
-Signor Hiddleston, vuole per caso farmi ubriacare davvero? – gli chiese lei punzecchiandolo divertita.
L’uomo notò con piacere che la ragazza iniziasse a sbottonarsi un po’. La guardò meglio in quel momento.
Non era appariscente, tutt’altro. Bassina di statura, capello corto, a volte lasciato mosso, a volte lisciato con la piega. Poche forme, fatta eccezione per i glutei, messi in risalto da quel vestito a sirena e dalla punta della scollatura posteriore che arrivava proprio alla base della schiena. La scollatura anteriore lasciava intravedere lo spazio fra i seni per nulla prosperosi, non risultando volgare, anzi…
Non era appariscente, eppure era riuscita a mettere in allerta il suo istinto da predatore.
-Ci sta pensando troppo sir…- continuò lei -Potrei iniziare a pensare male-
-L’alcol ti fa questo effetto eh? – le chiese d’un tratto -Non ti fa filtrare quello che dici- disse portandosi il bicchiere di Whisky alle labbra e bagnandole appena, senza smettere si scrutarla.
-Lo fa un po’ a tutti…in vino Veritas- spiegò Giorgia con fare sapiente.
-Non ci sarebbe gusto- le rispose poi -…a prendersi una donna così-
La guardò intensamente, tanto da farla rabbrividire. Se fosse stata una di quelle persone che arrossiscono dall’imbarazzo, sarebbe diventata certamente rossa come un peperone.
Cercò di sostenere il suo sguardo, ma era pronta ad esplodere da un momento all’altro. Era oltremodo affascinante e lui lo sapeva. Sapeva dosare e usare ogni sguardo, ogni gesto, persino il tono della voce, con il preciso intento di irretire l’attenzione di una donna.
-Non sarebbe comunque il mio caso- disse infine.
-E quale sarebbe il suo caso? – incalzò lui dandosi un’aria da gentleman, senza sforzarsi troppo, sprigionando eleganza da ogni singolo poro.
 Ecco, quello era tutto ciò lei che avrebbe voluto evitare: iniziare una partita troppo rischiosa da giocare.
Convinta di essere al sicuro allontanandosi da lui, Giorgia aveva invece sortito l’effetto contrario. L’uomo aveva iniziato a chiedersi come mai, invece di girargli intorno come una zanzara, lo evitasse, quasi lo fuggisse.
La curiosità si era trasformata dapprima in orgoglio ed infine in sfida.
 -Di certo non quello per uno come lei- era stato il suo di orgoglio a parlare allora.
Aveva firmato la sua condanna, lo sapeva. Non si aizza un segugio; non gli si fa vedere la preda per poi portargliela via da sotto il naso, ma lei non aveva la benché minima intenzione di essere una fra tante.
La suoneria del cellulare di Giorgia proveniente dalla sua borsa ridestò entrambi dai loro pensieri.
Un messaggio di Chiara.
Sto andando via con Oliver. Non aspettarmi sta notte. Non mi uccidere domani. Ti voglio bene.
Le ci volle tutto l’autocontrollo di cui era capace per non dare segni di isterismo davanti a Tom Hiddleston.
Se solo avesse avuto Chiara fra le mani l’avrebbe spellata viva. L’avrebbe anche compresa, ma solo dopo averla uccisa.
Fece un profondo respiro prima di rimettere a posto il cellulare nella mini-borsetta che si era portata dietro.
-Qualcosa non va? – le chiese l’uomo notando l’espressione nervosa sul suo viso.
-No, dovrò solo cercare un taxi per tornare a casa più tardi- lo disse d’impulso, senza pensare, un po’ risentita.
L’attore non chiese che fine avesse fatto l’amica con cui era venuta, il messaggio doveva arrivare da lei.
-Ti accompagno io, non è un problema- disse.
Giorgia strabuzzò gli occhi.
-Ne prendiamo un altro? – chiese, invece di rispondere, facendo tintinnare il ghiaccio rimasto nel bicchiere vuoto.
 
***

Scese lentamente dalla macchina del ragazzo, tesa e anche un po’ impacciata. Aveva mandato un messaggio a Giorgia avvisandola che non sarebbe tornata a casa, ma non sapeva, in realtà, come si sarebbero messe le cose. Oliver l’aveva portata via dalla festa. Alla sua richiesta ‘Ti va se ce ne andiamo?’, aveva risposto subito con un sì.
Aveva guidato per circa una quindicina di minuti e poi si era fermato davanti a Hyde Park, le aveva aperto la portiera e le aveva porto una mano.
Entrando nel parco, non aveva smesso di tenere strette le dita di Chiara fra le sue.
-Adoro questo posto- disse la ragazza, osservando le foglie rosse sul sentiero illuminate dalle luci dei lampioni e i riflessi tremolanti delle lampadine nell’acqua del lago Serpentine.
-È uno dei miei posti preferiti- concordò Oliver, perdendosi con lo sguardo nel verde tutto intorno -…e questo è il mio albero- aggiunse avvicinandosi ad un grosso salice piangente, le cui folte fronde toccavano fino a terra.
Tirò Chiara con sé, mentre con la mano libera si faceva spazio fra i rami e le foglie che sembravano cadere a pioggia verso il terreno, fino ad arrivare a toccare il tronco dell’albero.
Era una sorta di piccola oasi quella, nascosta agli occhi dei più, coperta dalle fronde tutte intorno.
Arrivato lì, si poggiò con la schiena contro la corteccia ruvida del salice, accompagnando il corpo della ragazza fino a farlo aderire con il proprio.
Inutili sembravano le parole, intenti com’erano a guardarsi negli occhi, scrutarsi, come a cercare un cenno d’assenso vicendevole per quello che stava per succedere.
Il ragazzo portò le braccia della castana ad allacciargli la vita, mentre lui le scostava una ciocca dispettosa di capelli da davanti agli occhi.
-Mi piaci, Chiara Rossi- le disse d’un tratto.
-Meno male- rise lei -Perché anche tu mi piaci- aggiunse.
Il sorriso che spuntò sul viso di Oliver venne accompagnato da un lento e dolce bacio sulle labbra della ragazza.
Era reale? Chiara se lo stava chiedendo da giorni. Quel contatto, così spontaneo, sincero, caldo, morbido, sembrava affermare di sì.
Il bacio, dapprima delicato, prese presto un ritmo più vivace. Le mani del ragazzo finirono sul viso e fra i capelli castani di lei, mentre quelle di Chiara andavano ad aggrapparsi alla sua camicia bianca, sbottonando la giacca scura che portava sopra.
Un leggero soffio di vento fece muovere inquiete le foglie tutte intorno, quasi ad emulare i corpi tesi e scattanti dei due ragazzi che esse stesse celavano al resto del mondo.
Le labbra di Oliver scesero fino all’incavo del collo della ragazza, lasciando una scia calda lungo tutto il tragitto, strappandole un sospiro sommesso.
Anche la sua mano destra si mosse, scendendo fino alla vita e poi più giù. Un tocco delicato, rispettoso, in attesa di un consenso. La castana fece aderire di più i loro corpi, autorizzando il ragazzo a fare ciò che le chiedeva.
La mano di lui si strinse delicatamente intorno al tessuto che copriva la sua coscia, alzandola appena e portandola all’altezza del suo fianco.
Chiara buttò la testa all’indietro, travolta da quella piacevole sensazione.
Con un colpo di reni, Oliver invertì le loro posizioni, facendo aderire la schiena della ragazza contro la corteccia dell’albero.
Tornò a baciarle le labbra, mentre, iniziava a premere maggiormente il proprio bacino contro quello di lei.
La castana prese a passargli una mano fra i corti capelli bruni, indugiando spesso sulla nuca, sul collo, fino ad arrivare al petto ampio e muscoloso, iniziando a liberare i primi bottoni della camicia.
L’altra mano di Oliver aveva iniziato a vagare sulla vita stretta della ragazza, per poi salire a soffermarsi sul bordo della scollatura del vestito che indossava.
I polpastrelli sfioravano appena la sua pelle non coperta dal tessuto mentre la bocca li raggiungeva a solleticare la sensibilità di quella zona.
Un altro alto sospiro da parte di Chiara lo invitò a liberare i suoi seni dal corsetto, ritenuto ormai di impedimento.
Con la mano libera la accarezzava, mentre con la bocca la baciava su ogni centimetro di pelle ormai nuda.
Lo scontrarsi dei loro bacini era diventato sempre più ritmato ed esigente, tanto che la castana dovette aiutare il ragazzo a liberarsi dalla cinta dei pantaloni.
Oliver si fermò a guardarla. Era ancora ansimante, spettinata, gli occhi come due pietre d’ambra fusa.
-Vorrei darti l’inizio di una storia come meriti- le disse soffiandole sulle labbra.
-Questo è l’inizio di una storia? – gli chiese lei costringendolo a guardarla nuovamente negli occhi.
-Sì- le rispose senza esitazione.
-Allora è tutto quello che voglio- fece riprendendo a baciarlo con nuovo ed intenso trasporto.
Un bacio, un altro ancora, la saliva sulla pelle, le mani che le stringevano i seni, il vestito lasciato scivolare giù.

***

Entrambi scossi da forti brividi, sudati e accaldati, si resero conto di quanto in realtà iniziasse ad essere umido e freddo tutto intorno a loro.
Oliver scivolò accanto alla ragazza, portandosi la sua testa al petto e baciandole la bocca arrossata e gonfia.
Allungando una mano prese la sua giacca e gliela pose sulle spalle.
-Domani avremo mal di gola- constatò lei stringendosi al corpo caldo del ragazzo.
-Sarò felice di avere il mal di gola- disse lui sorridendole -Ma forse è meglio se andiamo a casa- continuò.
-Andiamo a casa? – chiese lei.
-Sì, tu vieni a casa con me- confermò lui per poi darle un ulteriore bacio a fior di labbra.
 
 
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  1. Citazione di uno dei versi usciti dalla penna di Gio Evan, in https://www.facebook.com/gioevanofficial/posts/1515471191957613?__xts__[0]=68.ARASh7tt3YiRbgrka93UDnfq89dBqHfL95fP8qZOYiNSlv_ZL4oqAQj10C0NTKrIsebDhemu3IuwrPBdS80VgDsFbqrLe187q7Qx-7HxJJzbqv14pt8dn-HNo1iFZYsXutCYjBD3UmfVS15Joa0zrSN3I9MP8N8YSFU9DKN67-CEZBwEYMWBgWvOOqX1NnX2Wa1vNh9fK4NvCWRlSNJbt3MGJe79rNYP5e9jQx-gpRgBaqc3F3PbEubP7aDZkv3EpCYCWBUEk0u3wE2nVK00OZHDSuZ615ccqemT35qQGVxNXhpormh9asOfVZ_f7dMGR5MUcphXgOmCR_kC&__tn__=H-R
  2. ‘So close’ dal film ‘Come d’incanto’
 
Angolo dell’autrice:
Ta daaan! Eccoci con un nuovo capitolo.
Ci tengo a precisare che, OVVIAMENTE, i caratteri di Oliver Phelps e di Tom Hiddleston sono frutto della mia interpretazione.
Come potete vedere ho dovuto mettere il raiting rosso, per via della piega che ha preso la storia >.>
Non me ne pento neanche un po’ ad essere sincera.
Conto di far finire il tutto con i prossimi due capitoli, purtroppo non posso permettermi di più per via della sessione estiva, quindi capitemi e compatitemi! T.T
Questo capitolo lo dedico alla mia dolcissima Wall_Hellsong. Spero tu abbia apprezzato <3
Fatemi sapere che ne pensate!
Vi saluto e vi abbraccio fortissimissmo!
Buonanotte,
_Val_

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il cinguettare insistente di un uccellino poggiato sul davanzale della finestra costrinse Giorgia ad aprire gli occhi. Un sottile fascio di luce penetrava dalle tende scure tirate davanti ai vetri e un mal di testa lancinante le impediva di distendere per bene le palpebre e di mettere a fuoco l’ambiente intorno a lei, ma qualcosa, le era chiaro, non andava: quella non era la sua stanza!
-Oh, cavolo…- esclamò fra sé, cercando di tirarsi a sedere. Un brutto capogiro la costrinse a non fare ulteriori bruschi movimenti. Si trovava in un letto ampio, coperta da delle lenzuola di un grigio scuro e, si accorse nel panico più totale, aveva addosso solo una camicia bianca grande il doppio di lei.
Cercò di sforzarsi il più possibile di ricordare cosa fosse successo la sera prima, portando le mani alle tempie nell’intento di coadiuvare il lavoro dei suoi neuroni.
Ricordava di aver bevuto un paio di bicchieri di Whiskey in compagnia di Tom, ma poi tutto iniziava ad essere confuso e annebbiato.
Il cuore nel petto le martellava prepotentemente. Fece un respiro profondo e si guardò intorno alla ricerca dei suoi vestiti e della sua borsa. Decise di alzarsi piano e di aprire le tende per far entrare più luce, nella penombra le risultava più difficile trovare le sue cose.
La stanza era perfettamente in ordine, fatta eccezione del letto sfatto. I mobili presenti erano in stile moderno, sui colori del bianco e del nero, in finitura lucida. Di fianco al grande armadio a sei ante vi era un piccolo pouf su cui, poggiata, Giorgia riconobbe la sua borsetta. Prese con fare nervoso il cellulare dal suo interno, la batteria stava per morire, e aveva almeno 8 chiamate senza risposte, tutte da Chiara.
Guardò l’ora, erano le 11.00 passate.
Si mise una mano nei capelli e richiamò l’amica, pronta ad una ramanzina coi fiocchi.
-Ma dove sei finita? - la voce di Chiara era carica di preoccupazione.
-Vorrei tanto dirtelo, ma in realtà non lo so neanche io- rispose lei lasciandosi cadere sul bordo del letto.
-Ti sei ubriacata e non ti ricordi niente? – la preoccupazione aveva lasciato posto all’incredulità.
-Chiara, ti prego, è stato un risveglio traumatico, sono da sola in una camera da letto, con indosso una camicia bianca che non è chiaramente la mia, non trovo i miei vestiti e non so se ho dormito o meno con un uomo! Quindi, ti supplico, abbi pietà di me! –
-Mi auguro almeno che non sia Tom, perché se sei a casa sua e non ti ricordi che ci sei stata a letto, è tutto completamente inutile! –
-Adesso scappo dalla finestra- Giorgia convenne che era meglio rischiare la vita calandosi giù da non sapeva bene quale piano di un palazzo, più che aprire la porta che la separava dalla terribile verità.
-Adesso ti rivesti e esci da quella stanza- la ammonì l’amica dall’altra parte del telefono.
-Non ho i miei vestiti! Non sono in questa stanza! – fece esasperata lei.
-Allora esci con la camicia. Hai le gambe depilate? Altrimenti cerchi un qualsiasi pantalone e lo indossi-
-Santo cielo, certo che ho le gambe depilate, avevo un vestito con uno spacco raso inguine ieri! -
-Oh, giusto…-
Toc. Toc.
-Hanno bussato alla porta? - chiese Giorgia a Chiara in un sussurro.
-E lo chiedi a me? Che ne posso sapere io, sono da tutt’altra parte! Vai a vedere chi è! –
-Voglio morire, ripetutamente-
-Ci sentiamo dopo, sperando tu non sia finita nelle spire di un maniaco! –
-Sei sempre di aiuto! Addio! -
Giorgia riattaccò il telefono e lo ripose nella borsa, mentre qualcuno, dall’altra parte della porta bussò di nuovo con tocchi leggermente più decisi.
La ragazza fece il giro del letto e, prima di rispondere con un incerto ‘avanti’, si diede una veloce occhiata alle gambe, giusto per assicurarsi di non avere ospiti indesiderati in vista.
-È permesso? - all’udire quella voce, tutti i peggiori scenari della ragazza, e con essi Tom Hiddleston, presero forma dietro quella maledetta porta.
Istintivamente, Giorgia prese ad abbassarsi il più possibile i lembi della camicia che arrivavano a coprire a malapena l’intimo che indossava.
-Vedo che sei in piedi- constatò l’uomo, vedendola sveglia, ma abbassando immediatamente lo sguardo imbarazzato.
-A quanto pare…- fu l’altrettanto impacciata risposta di lei.
-Prima di qualsiasi cosa, ti ho portato questi- le disse l’uomo porgendole una t-shirt e un paio di pantaloncini, evitando accuratamente di guardarla direttamente -Sono miei, di qualche anno fa, non ti staranno perfettamente, ma saranno sempre meglio di quella – concluse indicando la sua camicia.
-Io…grazie- biascicò la ragazza prendendo i vestiti.
-Ti aspetto di là- le disse infine lui sparendo dietro la porta.
 
 
 ***
 
 
-Vuoi un caffè? - le chiese vedendola entrare in sala da pranzo e indicandole la tazzina fumante già pronta sul tavolino a cui lui era seduto.
-Sì, credo di averne davvero bisogno- rispose lei prendendo posto di fronte a Tom.
-Ho anche un’aspirina, se ti serve, ma prima cerca di mangiare qualcosa-
L’uomo la vide fare un profondo respiro, teso e nervoso, mentre iniziava a girare il cucchiaino nel caffè che nessuno dei due aveva zuccherato.
-Ti ho accompagnata a casa, ieri sera – esordì d’un tratto, deciso a fornirle la spiegazione che, gli era chiaro, tanto aveva bisogno di ascoltare -Una volta lì ti sei resa conto che non avevi le chiavi, Chiara era irraggiungibile, hai vomitato sul pianerottolo, sporcandoti il vestito, ti ho portata qui, e di certo non potevo farti rimanere con addosso quell’abito, ti ho aiutato a sbottonarlo e poi ti ho semplicemente passato la mia camicia per dormire, tutt’al più posso aver sistemato qualche bottone nell’asola giusta- disse sorridendo a chissà quale ricordo di quella scena che, Giorgia sapeva, doveva essere qualcosa di mortalmente imbarazzante.
-È anche peggio di quello che avevo immaginato- disse lei, più a sé stessa che rivolta verso Tom, nel figurarsi mentre dava di stomaco davanti agli occhi del bell’attore.
-Beh, adesso sono curioso di sapere cosa tu abbia immaginato- incalzò lui, avvicinandosi e poggiando i gomiti sul tavolo. Il sopracciglio alzato e il sorriso che scopriva i denti bianchi lo poneva in un assetto scherzoso e provocatorio.
Giorgia sentì di essere finita dalla padella alla brace, ma tant’era assurda quella situazione e tanto si sentiva tesa, che alla fine decise di vuotare il sacco, senza giochi o giri di parole.
-Beh…Sai cosa posso aver pensato a risvegliarmi seminuda nel tuo letto- rispose puntando gli occhi sul vorticare ormai lento del caffè nella tazzina.
L’uomo la guardò serio, il sorriso ammiccante aveva lasciato il posto ad un’espressione meno ilare.
-Eri ubriaca, completamente, non avrei mai potuto approfittarne – il tono ora era basso, il viso cupo.
Il pensiero che quella ragazza potesse seriamente pensare una cosa tanto meschina di lui lo colpì profondamente.
-Scusami, non volevo essere offensiva- si sbrigò a rimediare lei -Né tantomeno asserire che sei uno che si approfitta di una situazione del genere, semplicemente pensavo che avessimo perso il controllo in due, che magari anche tu avessi bevuto. Io non volevo…oh santo cielo…ok, forse è meglio che ora vada a casa- disse alzandosi dalla sedia -Sapevo che non ne sarebbe venuto nulla di buono da questa situazione-
-Quale situazione? - le chiese Tom, ancora seduto.
-Ho il brutto difetto di non saper gestire la tensione e tenermi le cose dentro non fa che aumentarla; quindi, adesso ti dirò ciò che penso e poi me ne pentirò amaramente per il resto dei miei giorni: io non volevo averti attorno, non ti voglio attorno, tu sei un maledetto magnete per me. Quando ci sei tu, faccio fatica a concentrarmi, mi sento inquieta, sembro una ragazzina di quattordici anni alle prese con la prima cotta, e non voglio essere così ridicola! Ho cercato di sminuirti, di pensare decine di cose brutte su di te, ho cercato difetti che finalmente allontanassero il mio pensiero dalla tua persona, ma maledizione, sei così perfetto! -
-Non sono affatto perfetto…- la interruppe.
-Ecco, lo vedi! Sei anche umile! Io sono disperata- disse lasciandosi cadere nuovamente sulla sedia.
Tom non poté fare a meno di sorridere a quel lungo monologo.
-Non azzardarti a ridere di me- lo ammonì lei prima che l’uomo potesse dire qualsiasi cosa -La verità è che sono ridicola, tutto questo è ridicolo e adesso voglio solo sparire dalla faccia della terra. Davvero, te lo chiedo per favore, da adesso in poi ti sarei molto grata se tu facessi finta di non vedermi, mi eviterebbe l’imbarazzo e il disagio di condividere gli stessi spazi-
-Posso parlare? – chiese lui alzando un dito.
Giorgia annuì col capo e abbassò le spalle, in attesa di parole spiacevoli.
-Non rido di te, sorrido, perché sei buffa, ma buffa in modo piacevole. La tua dichiarazione…- a quella parola la ragazza avvampò in viso -…è davvero una delle più singolari che io abbia mai ricevuto. Normalmente le donne non amano scoprirsi in questo modo, preferiscono che sia l’uomo a dichiararsi, ma tu non hai badato a questi giochi di ruolo...-
-Per il semplice fatto che io non credo di concorrere per la conquista- Giorgia lo interruppe prima che potesse concludere il discorso -Se pensassi davvero che ci sia un’opportunità che tu ed io…sì, insomma, hai capito…non mi sarei comportata in questo modo, non avrei mai detto queste cose e avrei usato tutte quelle strategie che normalmente si usano in una situazione di corteggiamento…anche io amo essere conquistata- puntualizzò.
-Tu credi di essere fuori dai giochi? - le chiese d’un tratto lui, iniziando a capire dove fosse il problema di fondo -Tu credi di non piacermi! Ecco qual è il punto! E questo ha fatto sì che tu, per evitare la delusione, ti tenessi sempre ad un passo di distanza da me! – era stupito quanto incredulo, mentre arrivava a quella conclusione. -Ogni giorno, in studio, ho sperato di passare del tempo con te, mi incuriosivi. Sono rimasto di sasso quando una sera ho trovato Kate al tuo posto, nel camerino. Ieri, quando ti ho vista alla cena, ero sinceramente e piacevolmente sorpreso. Eri incantevole. Volevo parlarti, ma scambiare due chiacchiere con te, ad un certo punto, è stato come duellare, te ne stavi sempre sulla difensiva, come se io fossi una minaccia-
Giorgia rimase in silenzio, intenta a soppesare ogni singola parola.
Non era chiaramente possibile che quell’uomo le avesse detto di volerla conoscere più a fondo. Se avesse solo voluto portarla a letto si sarebbe sentita più sollevata. Non si sentiva minimamente in grado, all’altezza, o in qualsivoglia modo, di sostenere quella situazione. Il suo cervello si rifiutava categoricamente di asserire che Tom Hiddleston le aveva appena proposto di frequentarsi.              
-Senti- disse lui di fronte a quel lungo tacere -Mi rendo conto che questo non è proprio il migliore degli esordi, ma possiamo rimediare: resettiamo tutto. Ricominciamo da capo e archiviamo questa parentesi così rocambolesca. Possiamo comportarci da persone normali da oggi in poi-
Giorgia sorrise al sentire quelle parole, era davvero cortese da parte sua includersi fra le persone anormali. Si rendeva perfettamente conto che l’unica ad essere decisamente sopra le righe fosse lei. Le sue insicurezze la stavano facendo delirare, ed era davvero notevole il fatto che lui non se la fosse data a gambe prima di subito.
-Si può fare- rispose semplicemente. Valeva la pena rischiare, dopotutto.
 
 
 
 ***
 
 
 
-Non arrabbiarti! Se non fosse stato per me, adesso non avresti una proposta di frequentazione da parte di uno degli uomini più wow dell’intero globo terracqueo! Ti stai seriamente lamentando di questo? –
Giorgia guardò bieca Chiara, l’unico motivo per cui non l’aveva ancora strozzata era che sarebbe finita in carcere per il resto dei suoi giorni e, forse, perché le voleva ancora un po’ bene.
-Ti salvi solo perché ti voglio bene- esternò la mora, evitandole accuratamente la parte dell’omicidio.
-In ogni caso- continuò rivolgendole un sorriso sincero -Sono felice per come stiano andando le cose con Oliver-
L’altra arrossì imbarazzata -Io ancora non riesco a crederci. Svegliarmi stamattina fra le sue braccia è stato incredibile. Sento ancora il suo profumo sulla mia pelle-
-Come siete stomachevolmente dolci. Mi farete venire il diabete-
-Oh, ma stai zitta! Voglio vedere te fra qualche tempo! -
-No! Non si fanno pronostici. Non ne parleremo, se non strettamente necessario. Mi viene ansia solo a pensarci! -
-Tesoro…- le disse Chiara divenendo d’un tratto seria -Avremo, prima o poi, a soffrire per qualcuno, non potrai tenere il tuo cuore al sicuro per l’eternità, e se non è questa la volta buona per mettersi in gioco e rischiare, non so davvero quale altra occasione potrà essere quella giusta. Voglio dire…-
-Sì, lui è Tom Hiddleston – la interruppe ridendo l’altra -Mi era chiaro-
-Esatto! Vai sorella, il mondo è tuo! –
 
 
 
***

 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
Ciao a tutti, miei carissimi lettori! Mi scuso per l’immenso ritardo nell’aggiornare anche questa storia, ma questo lungo periodo di pandemia è stato per me molto duro, spero ora che le cose si facciano più serene e che io riesca ad essere più tranquilla.
Spero voi stiate tutti bene!
Vi abbraccio fortissimo e al prossimo capitolo!
Vostra,
_Val_

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