L'amore ai tempi della quarantena

di LazySoul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Costume Rosso e Mr. Tatuaggi ***
Capitolo 2: *** Mi piacciono le banane ***
Capitolo 3: *** Beppy mi ha salvato la vita ***
Capitolo 4: *** A un metro da te ***
Capitolo 5: *** P A R T Y ***
Capitolo 6: *** Anguria e ciliegie ***



Capitolo 1
*** Costume Rosso e Mr. Tatuaggi ***


1. Costume Rosso e Mr. Tatuaggi

 

Samanta si sentì schiacciare contro il materasso. 

Uno stupro?

No, era solo quella pazza di sua sorella che aveva trovato un nuovo modo divertente e alternativo per svegliarla, saltandole addosso.

«Sam, sei viva?», chiese Alessandra, scostandosi leggermente.

«Ma vai a morire male, stronza», rispose pacatamente Samanta, cercando di liberarsi dal peso opprimente della sorella maggiore.

«Anche io ti voglio bene», esclamò Alex, prima di premerle con forza un bacio sulla guancia.

Sam rispose al gesto di affetto con una smorfia e una tentata gomitata, che però colpì l'aria, dato che Alessandra si era già alzata e diretta verso la sua metà di camera: «Forza, sono le otto! Mi avevi detto di svegliarti presto oggi, ricordi?»

«Ricordo, ma non pensavo l'avresti fatto davvero», grugnì la più giovane, cercando con la mano il cellulare sul comodino per controllare le notifiche giunte nella notte. 

Peccato che il telefono non si trovasse sul comodino.

Nel corso della notte, tra giri e calci e altri giri e invocazioni demoniache, il cellulare era andato a finire sotto il cuscino a forma di cuore di High School Musical, che nessuno si ricordava come fosse giunto in quella casa, nello specifico sul letto di Samanta.

La ragazza ci mise qualche secondo a trovarlo, mentre la sorella, ancora in pigiama, alzava le tapparelle per far entrare un po' di luce nella stanza.

«Porco due, dove...? Ah, ecco-... no, il sole no!», Sam si nascose sotto le coperte con il suo adorato cellulare tra le grinfie.

«Io devo fare un paio di videoconferenze, tu fai qualche compito intanto, va bene?»

«Ho fame, devo fare la pipì...», la voce di Sam giunse attutita e poco chiara da sotto le coperte.

«Alzati», le suggerì la sorella, mentre iniziava a togliersi il pigiama.

«Non ho voglia! Grazie per lo spogliarello».

«Ma ti pare, quando vuoi», disse Alex, colpendosi il sedere con una mano.

Alessandra si vestì in pochi veloci gesti, recuperò il computer, dei libri e andò in salotto a studiare.

Una volta sola nella stanza Samanta pensò di tornare a dormire e di ignorare i compiti che avrebbe dovuto fare e le videoconferenze a cui si sarebbe dovuta preparare mentalmente. Non riusciva neanche a contemplare l'idea di abbandonare il caldo tepore del letto, eppure sapeva che doveva farlo.

Con molta calma e molte smorfie si tolse le coperte di dosso, fece partire "Bando" di Anna e ballando a ritmo con la musica iniziò a cambiarsi.

La canzone era iniziata da circa venti secondi quando la porta della camera si spalancò e Alessandra entrò ballando in modo scoordinato, facendo ridere la sorella che a sua volta, in mutande, iniziò a sculettare.

Entrambe erano ignare del fatto che, dall'altra parte del giardino, sul balcone dei vicini, due ragazzi stavano bevendo il caffè e assistendo allo spettacolo offerto dalle due sorelle.

Il più grande, Cole Sprouse, sollevò un sopracciglio e accennò un mezzo sorriso, quello più giovane, Harry Styles, iniziò a ridere, sputando del caffè sulla maglietta dell'amico.

Il primo giorno di quarantena era iniziato in modo a dir poco spettacolare.

 


 

Alessandra era sul punto di addormentarsi mentre l'immagine della professoressa di russo continuava a bloccarsi, durante la videoconferenza.

Lo schermo del cellulare si illuminò, sua sorella le aveva appena mandato una foto su Instagram: un selfie in cui le faceva una boccaccia, la didascalia diceva "Guarda che vedo che ti stai addormentando".

Alex sollevò lo sguardo, osservando la sorella che, seduta dall'altro lato del tavolo in salotto, le stava sorridendo amabilmente, mentre beveva del tè.

Sam stava facendo con molta poca attenzione i compiti di algebra che le erano stati assegnati, non capendo la consegna della maggior parte degli esercizi e intanto si divertiva a disturbare la sorella in tutti i modi possibili. 

Poco prima le aveva lanciato addosso una pallina di carta, che era in realtà un biglietto su cui aveva scritto: "MI ANNOIO", per poi iniziare a ballare di fronte al frigorifero e alla dispensa, mentre cercava qualcosa da mangiare. Aveva da poco catturato nelle sue grinfie la gatta Dexter, chiamata così quando ancora pensavano che fosse maschio, e la stava costringendo a una lunga e minuziosa sessione di coccole. 

Quando la lezione di russo terminò, con immenso piacere di Alessandra, Sam aveva iniziato a inseguire la gatta per casa, pur di non fare i compiti.

«Andiamo in giardino a prendere il sole?», chiese Alex, stiracchiandosi, mentre osservava il cielo terso e il sole alto che illuminava il mondo esterno.

Sam smise immediatamente di rincorrere Dexter e sfoggiò un sorriso a trentadue denti: «Con molto piacere!»

Le due ragazze presero le sdraio che solitamente usavano in spiaggia e si misero nel prato all'inglese, maniacalmente curato dal padre (un agronomo appassionato di botanica).

Erano entrambe in pantaloncini e canotta, munite di crema solare, gelato, occhiali da sole e letture di un certo spessore, "Twilight" e "After".

Presero posto vicino alle aiuole di tulipani, poco distanti dalla siepe (anche quella potata e curata in modo certosino) che separava il loro giardino da quello della casa accanto.

Samanta stava leggendo della struggente storia d'amore tra Edward e Bella con un'espressione a dir poco schifata in volto, mentre Alessandra, si chiedeva come fosse possibile che da una storia simile fosse stato tratto un film.

All'improvviso il silenzio, interrotto ogni tanto dai canti degli uccellini e dal ronzio di qualche ape, venne squarciato dal suono delle prime note di "Leave Out All The Rest" dei Linkin Park, proveniente dal giardino accanto.

Entrambe le ragazze furono grate di quella distrazione, che avrebbe permesso loro di mettere da parte le letture trash, a cui si stavano dedicando per una sorta di masochismo e di ricerca dell'orrido.

Samanta si mise in piedi sulla sdraio per osservare oltre la siepe, anche Alessandra si alzò, ma senza usufruire dei centimetri in più offerti dalla sedia pieghevole, dato che era abbastanza alta da vedere oltre la siepe senza quell'aiuto.

Sam sorrise, osservando la sorella negli occhi: «Siamo alte uguali!», esclamò con un sorriso soddisfatto e appoggiò il gomito sulla testa di Alex.

Alessandra sbuffò divertita, prima di portare l'attenzione al giardino dei vicini dove due ragazzi si stavano inseguendo in costume da bagno.

Uno dei due, quello tatuato, aveva in mano la pompa dell'acqua e stava schizzando l'altro, bagnandogli il torace nudo e il costume rosso fuoco.

Sam era a bocca aperta, mentre Alex faticava a costruire pensieri di senso compiuto.

«Quelli chi sono?», chiese la sorella minore, chiudendo la bocca, per paura che le entrasse qualche insetto strano e schifoso tra i denti.

«Non ne ho idea», riuscì ad articolare Alex, abbagliata dal sorriso del ragazzo con le dita adornate di anelli.

«Gli chiediamo di abbassare la musica?», chiese Samanta, incantata dalle gocce d'acqua, che percorrevano il corpo del ragazzo più bello che avesse mai visto.

«Boh, a me non dà molto fastidio...», ammise Alessandra.

«Neanche a me, ma sai, per attaccare bottone...», disse Sam, facendo l'occhiolino alla sorella.

Alex scoppiò a ridere. 

«Hey! Potete abbassare la musica!», urlò Samanta, cercando di sovrastare il suono della canzone, ma fallendo miseramente.

Quando il ragazzo tatuato diresse il getto d'acqua su di sé, bagnandosi il corpo, Alessandra sussultò, portandosi una mano a coprire la bocca spalancata: «Sam, penso di essermi innamorata».

La sorella scosse la testa sconsolata: «Ti innamori troppo facilmente, Al».

Samanta aspettò qualche secondo poi, notando che i due ragazzi sembravano proprio non averla sentita, o comunque essere decisi a ignorarla, si diresse verso la cesta dei loro vecchi giocattoli e recuperò un pallone da calcio mezzo sgonfio.

Erano alcuni anni che Samanta non prendeva tra le mani quel pallone, più o meno da quando aveva smesso di giocare a calcio, per dedicarsi anima e corpo al nuoto sincronizzato.

«Cosa pensi di fare?», chiese Alessandra, osservando l'espressione agguerrita sul volto della sorella.

«Attiro la loro attenzione».

L'istante dopo Sam, risalita sulla sdraio, così da avere una buona visuale del giardino accanto, calciò il pallone oltre la siepe.

La ragazza aveva ben in mente l'obiettivo che voleva centrare e, quando la sfera di cuoio si abbatté con forza contro la testa del ragazzo col costume rosso, un sorriso trionfante le comparve sulle labbra: «Sono troppo brava».

La sorella maggiore si portò entrambe le mani tra i capelli: «Ma sei scema?!»

Il tatuato lasciò la pompa dell'acqua a terra per correre dietro al pallone, mentre l'altro ragazzo si voltava verso le due sorelle con un'espressione dolorante in volto.

Sam lo salutò con un ampio sorriso, muovendo la mano in segno di saluto: «Ciao, potreste abbassare cortesemente il volume della musica? Io e mia sorella staremmo leggendo».

Costume Rosso, sembrò alquanto infastidito e, continuando a massaggiarsi la testa, si diresse verso lo stereo, per spegnerlo.

«Grazie», esclamò Sam, allargando ancora di più il suo sorriso: «Io sono Samanta e questa è mia sorella Alessandra».

Costume Rosso fece un cenno del capo: «Sono Cole».

In quel momento il ragazzo tatuato ricomparve da dietro alcuni cespugli con il pallone tra le mani e un sorriso in volto: «Immagino che questo sia vostro, ragazze».

«Direi proprio di sì», disse Sam, felice di aver ottenuto ciò che voleva; il nome di Costume Rosso.

Mr. Tatuaggi lanciò il pallone oltre la siepe, verso le ragazze. 

Alex ne ammirò il fisico snello con gli occhi che le brillavano, prima di recuperare la palla e ringraziare.

Cullate dal silenzio ritrovato, le due ragazze tornarono alle rispettive letture, accompagnate da una vaschetta di gelato alla panna e due cucchiaini.

«Non ce la faccio più a leggere», disse dopo una ventina di minuti Sam, chiudendo con forza il libro che aveva tra le mani: «Ho i neuroni che chiedono pietà».

«A chi lo dici», sospirò Alex, alzandosi in piedi per sistemarsi l'elastico delle mutande, che le stava dando particolarmente fastidio, incastrato com'era in mezzo alle sue chiappe.

In quel momento, gettando una veloce occhiata oltre la siepe, la sorella maggiore incontrò lo sguardo di Mr. Tatuaggi, che fino a pochi secondi prima le stava palesemente fissando il sedere.

Lui ebbe la decenza di imbarazzarsi, prima di distogliere lo sguardo.

Le ragazze rimasero in giardino a chiacchierare e a mangiare gelato per il resto del pomeriggio; Sam raccontava alla sorella maggiore della serie tv che aveva iniziato da poco, Riverdale, parlandole della trama e dei personaggi principali, mentre Alex si chiedeva se avrebbe avuto un'altra occasione per chiedere il nome a Mr. Tatuaggi.

Le due sorelle si ritirano in casa solo intorno alle sei, quando iniziò ad alzarsi un'arietta fresca poco piacevole.




 




Angoletto autrici:

 

Buongiorno!

Come state? Spero che la quarantena non vi stia facendo impazzire troppo.

Come potete notare non mi bastavano le mie altre due storie attive e ho voluto complicarmi ulteriormente la vita iniziandone una terza.

Non vi preoccupate, troverò un modo per portare avanti tutto quanto senza farvi aspettare troppo.

(Spero)

Ora, parliamo di cose serie. 

Cosa ne pensate del capitolo?

Io e mia sorella abbiamo cercato di creare una storia abbastanza leggera e simpatica, fateci sapere se ci siamo riuscite.

Al prossimo capitolo!

Un bacio,

LazySoul 

 

 

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Capitolo 2
*** Mi piacciono le banane ***


2. Mi piacciono le banane


 

Samanta si trovava sdraiata sul tavolo del salotto, di fronte a sé aveva il libro di letteratura, che leggeva svogliatamente, lanciando a intervalli regolari, occhiate al cielo terso fuori dalla finestra. 

Stava aspettando che Alessandra, finisse la video-lezione di russo, così da andare con lei in giardino a godersi il sole sulla pelle e magari sbirciare oltre la siepe, per vedere se qualcuno si trovasse nelle vicinanze.

Dexter salì sul tavolo, sedendosi sul libro di letteratura e guardando la padrona dritto negli occhi, con uno sguardo che pareva annoiato e infastidito.

«Che vuoi? Del cibo?», borbottò la ragazza, sospirando: «Mi impedisci di studiare se rimani lì».

Dexter non si mosse, limitandosi a socchiudere leggermente gli occhi.

La ragazza, infastidita dalla gatta, si sollevò a sedere, incrociando le gambe e le braccia.

«Mannaggia, mi toccherà allora fare pausa merenda, se mi impedisci di studiare», disse con un tono di voce fintamente affranto, scendendo dal tavolo per recuperare, dal cesto della frutta in cucina, una banana.

Non sapeva quanto sarebbe durata ancora la lezione della sorella, così decise di andare da sola in giardino e godersi il caldo sole primaverile.

Fu tentata di prendere la sdraio, ma decise di mettere in pratica le sue abilità da scimmia e arrampicarsi sul vecchio ciliegio che si trovava al centro del prato all'inglese.

Infilò la banana nella tasca posteriore della tuta, così da avere entrambe le mani libere per salire e mettersi comoda sul ramo più robusto.

Aveva sempre amato quella postazione, un po' perché le permetteva di sbirciare la finestra che dava sulla camera che condivideva con la sorella, un po' perché l'aria le sembrava più pura e il cielo più azzurro.

Guardò distrattamente la sorella che stava facendo video-lezione con addosso solo un maglione e un paio di mutande, poi si girò per mettersi più comoda sul ramo, dato che c'era un rametto che le si era conficcato dolorosamente contro il fianco.

Fu in quel momento che si rese conto della presenza di Mr. Tatuaggi sul balcone della casa accanto, stava sorseggiando del caffè, e sembrava avere lo sguardo concentrato in un punto ben preciso: la finestra della camera da letto, in cui Alessandra, ignara, prendeva appunti di russo.

Senza pensarci due volte Sam estrasse dalla tasca dei pantaloni il cellulare e inviò un messaggio su WhatsApp alla sorella: "Mr. Tatuaggi a ore nove, non riesce a toglierti gli occhi di dosso".

Vedendo che la sorella non aveva degnato di uno sguardo il cellulare, le mandò un altro messaggio: "Non ignorarmi, sto cercando di salvarti da molestie".

Alessandra guardò distrattamente il cellulare, approfittando del fatto che la professoressa di russo avesse momentaneamente interrotto la lezione per rispondere a una telefonata importante.

Quando lesse i messaggi di Sam sentì le guance colorarlesi di un rosso accesso e senza pensarci, voltò immediatamente la testa verso la casa dei vicini. 

Fu fin troppo facile incontrare lo sguardo di Mr. Tatuaggi che, dal balcone oltre il prato e la siepe, la stava osservando.

Sentì il cuore batterle forte nel petto e uno sciame di farfalle imbizzarrite le scombussolò la pancia, mentre si perdeva in quegli occhi fottutamente verdi.

Mr. Tatuaggi si lasciò incantare da quello sguardo magnetico, azzurro e profondo come l'oceano per qualche secondo. Poi si riscosse e, con un'espressione imbarazzata, si rifugiò in casa. 

Alessandra dopo un momento di smarrimento tornò alla sua lezione, ma tutto quello a cui riusciva a pensare erano quegli splendidi occhi verdi che l'avevano incantata.

Samanta intanto aveva assistito alla scena con una faccia schifata, sbuffando un: «Codardo», appena il ragazzo si era allontanato con le gote arrossate. Decise si inviare un altro messaggio alla sorella: "É stato tutto molto eccitante, ma toglimi un dubbio: ora sei incinta?"

Non aspettò la risposta, e con un sorriso trionfale, estrasse dalla tasca la banana, decisa a godersi un po' di relax.

Ebbe giusto il tempo di sbucciare il frutto, che una voce la interruppe: «Vedo che ti piacciono le banane».

Sam voltò il capo verso sinistra, osservando l'espressione maliziosa sul volto di Cole che, con il solito costume rosso, la osservava dal suo giardino, oltre la siepe.

Ignorò il nodo allo stomaco, provocato dalla vista del bel fisico del ragazzo, e ribatté con tono acido: «Vedo che non sei in grado di farti i cazzi tuoi».

Cole in un primo momento sembrò ferito da quelle parole, poi un sorriso apparve sulle sue labbra tentatrici: «Penso che siamo partiti col piede sbagliato», disse, abbagliando Sam con i suoi denti bianchi e perfetti.

Samanta sorrise, con una punta di malignità nello sguardo: «Ti riferisci forse a quando ieri ti ho colpito in testa con una pallonata? A proposito, vedo che non hai avuto una commozione celebrale».

«A cosa potrei riferirmi altrimenti?», disse Cole, portandosi una mano alla testa: «Mi è rimasto un bernoccolo».

Sam fece spallucce, addentato la banana: «Oh, poveretto», disse con tono sarcastico, per poi aggiungere: «Giusto per sapere sei anche tu un maniaco? O solo il tuo amichetto?»

Cole la guardò con un'espressione a dir poco confusa: «Maniaco?», ripeté: «Harry non è un maniaco».

Samanta nascose dietro ad un finto attacco di tosse il sorriso che le si era formato in volto: ora sapeva anche il nome di Mr. Tatuaggi, eccellente.

«Se lo dici tu, io comunque l'ho beccato a spiare mia sorella, che era in mutande», rispose con tono acido Sam, spostando la sua chioma bionda dietro alle spalle.

«Va beh, ma anche io ieri ti ho vista in mutande, questo non fa di me un maniaco», disse Cole, con una scrollata di spalle.

«COME SCUSA??», urlò Samanta, rossa in volto, con il cuore che le batteva forte in petto.

Era sul punto di chiedergli quando fosse avvenuta una cosa simile, ma si ricordò di aver ballato "Bando" in mutande il giorno prima e lo stupore venne sostituito da un'ondata di rabbia: «Se non fossimo in quarantena, avrei già scavalcato la siepe e ti avrei tirato uno schiaffo».

«Non ne dubito», fu la risposta del moro, che sorrideva sotto i baffi.

Samanta si rese conto che, continuando a rimanere lì, non avrebbe potuto avere il suo momento di relax, così finì in fretta la banana e scese dall'albero con un doppio salto mortale all'indietro con doppio avvitamento che manco Simone Biles.

Poi, tenendo ben alta la mano e sculettando, mostrò il dito medio a Cole per tutto il tragitto dal ciliegio fino alla porta di casa.

Una volta entrata si trovò di fronte Dexter che, piantata nel bel mezzo della cucina, la guardava male: «Non ti ci mettere anche tu», le disse Sam, prima di buttarsi sul divano e nascondere la faccia tra i cuscini.

 

❊❊❊



 

Samanta gettò un'occhiata al giardino sottostante, dalla finestra della camera, cercando di non farsi notare dalla sorella che stava bagnando dove il padre aveva, il giorni prima, piantato dei nuovi tulipani e narcisi.

Alessandra sembrava troppo distratta per notare il fatto che Mr. Tatuaggi, aka Harry, la stava osservando da oltre la siepe; anche lui aveva un annaffiatoio tra le mani e sembrava bagnare — dalla prospettiva di Samanta — un pezzetto di semplice prato verde.

Quando Sam si rese conto che probabilmente il ragazzo era in giardino in quel momento solo per attaccare bottone con la sorella maggiore, un ghigno malizioso le distorse i lineamenti.

«Hey!»

Alessandra, sussultò e le cadde di mano l'annaffiatoio, mentre alzava lo sguardo sulla figura sorridente di Mr. Tatuaggi. Il suo cuore iniziò istantaneamente a fare capriole, saltelli, balletti e piccole acrobazie degne di un ginnasta professionista.

«Hey», ricambiò il saluto la ragazza, sorridendo timidamente, mentre si piegava a raccogliere l'annaffiatoio da terra.

«Non volevo spaventarti», aggiunse lui, dispiaciuto, aggrottando appena le sopracciglia.

Sam intanto osservava tutto dalla finestra e si lamentava sotto voce di non avere con sé dei popcorn da sgranocchiare, durante la visione di quella che le sembrava a tutti gli effetti una commedia romantica di Netflix.

«Non ti preoccupare, non è successo niente», lo rassicurò Alex, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Io sono Harry», si presentò il ragazzo, sorridendole ampiamente.

Alessandra ebbe un mini infarto alla vista di quelle fossette adorabilmente perfette e per un secondo si dimenticò il propio nome.

«Lo so», disse, prima di schiarirsi la gola e tornare nel mondo reale: «Volevo dire, io sono Alessandra».

«Lo so».

Rimasero a fissarsi per qualche secondo, occhi verdi che studiavano occhi azzurri, occhi azzurri che si abbassavano per l'imbarazzo.

«Carina la camicia», disse alla fine Alessandra, spezzando il silenzio e trattenendosi dall'aggiungere che senza era ancora più bello.

«Grazie», disse lui, abbassando lo sguardo sulla camicia rosa chiaro su cui erano raffigurate delle fette di anguria.

«Volevo chiederti scusa per prima», aggiunse lui, rosso in volto: «Di solito non spio le ragazze, il fatto è che quando ho posato gli occhi su di te non sono riuscito a staccarli subito».

«É stato piuttosto inquietante e imbarazzante», ammise Alex, inorridendo quando si rese conto di aver continuato a bagnare con l'annaffiatoio lo stesso punto per almeno cinque minuti, ignorando il resto dell'aiuola.

«Mi dispiace tanto», disse Harry, osservando con gli occhi verdi pieni di rimorso il volto di Alessandra.

La ragazza non aveva scampo, tutto quello che poté fare fu chiudere la bocca per evitare di sbavare e annuire: «Ti perdono».

Samanta intanto, dall'alto della sua postazione, avrebbe voluto fare come Sebastian ne "La Sirenetta" e iniziare a dirigere un piccolo coro di rane, pettirossi e libellule per incitare entrambi a baciarsi e basta. 

«Cosa fai nel tempo libero?», chiese lui, nel disperato tentativo di tenere viva la conversazione.

«Leggo, scrivo, mangio... ogni tanto faccio yoga. Tu?»

«Anche io mangio», disse Harry, gli occhi che sembravano brillargli dall'entusiasmo: «E scrivo canzoni».

«Wow!», esclamò Alex: «Che tipo di canzoni?»

«Magari un giorno te le farò ascoltare», disse lui, facendole l'occhiolino: «Tu cosa scrivi invece?»

«Oh, niente di che, fanfiction su Wattpad», disse Alessandra, facendo spallucce.

«Fanfiction su cosa?», chiese lui, interessato.

«Harry Potter», ammise Alex, timidamente: «Shippo Dramione».

Mr. Tatuaggi sorrise ampiamente: «Anche io».

Samanta, annoiata dalla loro conversazione spostò lo sguardo e casualmente notò Cole sul proprio balcone che, come lei, stava osservando la scena dei due innamoratini in giardino.

«Devo rientrare a studiare», disse Alessandra, un'espressione dispiaciuta in volto.

«Oh, va bene, ci vediamo presto», disse Harry, facendole un gesto di saluto con la mano.

«Lo spero», si lasciò sfuggire Alex, rossa in volto.

«Oh, lo spero anche io», ammise Harry, rimanendo a fissarla con uno sguardo da pesce lesso, mentre la ragazza rientrava in casa.

Sam dalla finestra alzò gli occhi al cielo, esasperata.

 

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Angoletto autrici:
 

Hello!
Eccoci alla fine del secondo capitolo di questa storia, cosa ne pensate per il momento?

Troppo trash? Troppo poco trash?

Speriamo di essere riuscite a strapparvi almeno un sorriso 😊

(Per chi non l'avesse colto: la camicia con sopra disegnate delle fette di anguria di Harry è un riferimento neanche troppo velato a Watermelon Sugar)

Al prossimo capitolo!

Un bacio,

LazySoul

 

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Capitolo 3
*** Beppy mi ha salvato la vita ***


3. Beppy mi ha salvato la vita



Alessandra entrò in camera canticchiando, ignorando la sorella, la quale stava cercando di auto convincersi che in realtà non era affatto necessario che si alzasse dal letto quella mattina.

«Carote, carote, solo carote. Le regalo a mio nipote diventano banconote...»

«Satana abbi pietà di me e priva mia sorella della voce, grazie», borbottò Sam, coprendosi il volto con il cuscino a forma di cuore di High School Musical.

«Ma quanto siamo simpatiche oggi!», disse con tono sarcastico Alex, posando sulla sua scrivania alcuni libri: «Perché sei ancora a letto? Non hai lezione oggi?»

«Sì, ma più tardi», disse Samanta, sollevandosi di mala voglia a sedere: «Da quanto sei sveglia?»

«Poco», disse Alessandra, scrollando le spalle, poi si guardò intorno, spaesata per qualche secondo: «Mi sono dimenticata perché sono venuta di qua».

«Probabilmente per dare fastidio a me», le suggerì Sam, sollevando gli occhi al cielo.

Alex sorrise: «Oltre a quello, intendo!»

Sam le fece una boccaccia, dimostrando grande maturità.

Rimasero in silenzio per qualche secondo poi Alessandra sospirò e si diresse verso la porta: «Va beh, vado. Torno se mi viene in mente cosa volevo fare».

Sam ebbe giusto il tempo di canticchiare a sua volta la canzone "Carote", che la sorella le aveva ormai messo in testa, quando la porta della camera si spalancò di nuovo e una sorridente ed entusiasta Alessandra fece nuovamente il suo ingresso in camera.

«Ecco cosa volevo dirti! Volevo parlarti del mio sogno di questa notte!»

Sam alzò gli occhi al cielo; sapeva che non c'era modo di fermare la sorella, così le fece cenno col capo di raccontare.

Samanta aveva inizialmente pensato di non prestare attenzione a ogni singola parola che usciva dalle labbra della sorella, ma le fu alquanto difficile una volta che captò due parole specifiche: Giuseppe Conte.

Tutta l'attenzione di Sam all'improvviso era diretta al racconto di Alex.

«Questa notte ho sognato di assistere a un omicidio e i loschi figuri che l'avevano compiuto volevano uccidermi, in quanto unico testimone delle loro malefatte. Fuggendo, finisco in un ascensore e appena le porte si chiudono dietro di me, mi rendo conto dell'unico altro occupante dell'ascensore: Giuseppe Conte, in giacca e cravatta, che mi sorride. Lo supplico di aiutarmi e lui, con un coraggio che neanche James Bond, estrae una pistola dalla tasca dei pantaloni e mi accompagna verso l'uscita dell'edificio in cui ci troviamo. Solo che ci rendiamo conto che i loschi figuri mi hanno individuata, allora Beppy inizia a sparare, facendomi scudo col suo corpo. Mi becco una pallottola in una gamba, ma poteva andarmi molto peggio... Beppy mi ha salvato la vita questa notte».

Sam, con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, rimase inizialmente senza parole, poi scoppiò a ridere, rotolando nel letto.

«Tu sei fuori di testa», riuscì a dire Samanta, tra una risata e l'altra.

«Lo so», disse Alex, non prendendo quello che doveva essere un insulto, come tale: «Io vado a bagnare i tulipani in giardino, vieni anche tu?»

Sam ci pensò qualche secondo, poi afferrò dal comodino la sua lettura a dir poco impegnativa, "New Moon", e annuì: «Dammi un attimo e arrivo».

Quando Samanta raggiunse Alessandra, quest'ultima era rossa come un pomodoro, mentre salutava Harry, che, da oltre la siepe, le stava facendo l'occhiolino.

«Hey piccioncini!», esclamò Sam, sedendosi sulla sdraio: «Fate come se non ci fossi», disse, aprendo il libro di fronte a sé per coprire la visuale di sua sorella e Harry, che flirtavano a colpi di sorrisi, sguardi infuocati e paroline dolci.

Senza farsi notare, la sorella minore, estrasse dalla tasca dei pantaloncini una GoPro e iniziò a filmare l'incontro a dir poco imbarazzante, che si stava svolgendo di fronte a lei.

Era talmente distratta dalle riprese, che si rese conto con qualche secondo di ritardo che, nel giardino dei vicini, c'era Cole, in mutande, che stava stendendo dei panni.

Sia il libro, che la GoPro le caddero per terra, mentre rimaneva a bocca aperta.

Era ufficiale: Cole stava palesemente cercando di attentare alla sua salute mentale.

Avrebbe voluto essere abbastanza veloce da recuperare da terra le due cose che le erano cadute, prima che il vicino notasse l'effetto che aveva su di lei il suo corpo quasi nudo. 

Sfortunatamente non ci riuscì.

«Ti piace quello che vedi, Sam?», chiese con tono arrogante il ragazzo, mettendo in mostra i suoi denti bianchi e perfetti: «Tu mi hai fatto lo spettacolino l'altro giorno, ora tocca a me».

Samanta arrossì, ma nascose il suo turbamento dietro al libro che stava leggendo: «Se proprio devi», disse, fingendosi schifata.

«Oooh! Stai leggendo "New Moon"?», chiese Cole, mostrando vivo interesse.

«Sì, e allora?», chiese con tono acido Sam, sistemandosi nuovamente sulla sdraio.

«Ti piace?»

«Perché ti interessa?»

«Così, per fare conversazione», ammise il ragazzo, scrollando le spalle.

«E se io non volessi fare conversazione, dal momento che starei cercando di leggere?», chiese Sam, indispettita.

«Antipatica», disse lui, con un sorriso in volto.

«Stronzo», ribatté Samanta, con un ghignato malefico sulla labbra.

«Sei team Edward o team Jacob?», cambiò all'improvviso discorso lui, lasciandola perplessa per qualche secondo.

«Ancora non lo so. Perché t'interessa?»

«Io sono team Edward, insomma, rispetto a Jacob, il vampiro le offre molto di più», disse Cole, incrociando le braccia al petto.

«Cosa? Amore?», chiese Sam, sollevando le sopracciglia, incuriosita.

«No, sciocchina, l'immortalità!»

Samanta abbassò il libro, e osservò il modo compiaciuto in cui Cole stava sorridendo in quel momento.

«Perché sei in mutande?», chiese lei alla fine, senza riuscire a controllare la propria curiosità.

«Ho messo a lavare i vestiti e sono rimasto con solo queste mutande pulite».

«Sei serio?», domandò Sam, come se quel ben di Dio messo in mostra in modo così sfoggiato non le causasse nessun effetto.

«Sfortunatamente sì», disse Cole, facendo spallucce: «Meglio per te, no?»

«Per me?»

Sam spostò brevemente lo sguardo alla sua sinistra, dove Alessandra e Harry sembrava stessero avendo un'intensa conversazione a proposito di angurie, fragole e limoni.

«Sì, almeno hai qualcosa da ammirare», disse con tono arrogante, facendole l'occhiolino.

«E perché ti dovrei ammirare? Ho visto ragazzi più belli», ribatté Samanta, usato il tono di voce più bitchy che aveva nel suo repertorio.

«Ah, quindi mi consideri bello. Buono a sapersi», disse lui, lasciandola senza parole.

Sam alzò il naso al cielo e con aria superiore tornò a nascondersi dietro al libro.

Intanto i due piccioncini continuavano a tubare vicino alla siepe.

«Non vedo l'ora che sia estate per mangiare l'anguria», disse Harry con voce roca e sexy.

«Magari potremmo mangiarla insieme», propose Alex, rossa in volto.

«Mi piacerebbe molto», ammise il ragazzo, addentando una fragola ben matura.

Alessandra e Harry rimasero a guardarsi negli occhi a distanza, persi entrambi in pensieri poco casti.

In quel momento si sentì un forte tuono e nuvole scure e minacciose coprirono il cielo, che era stato terso fino a pochi secondi prima.

Quando iniziò a piovere, tutti corsero verso le rispettive case, tranne Cole, che dovette prima raccogliere i panni che aveva appena finito di stendere.

 

***

Buonasera popolo di EFP!

Eccoci qua alla fine del terzo capitolo di questa storia piuttosto nonsense e senza troppe pretese.

Speriamo che abbiate tempo e voglia di farci sapere cosa pensate del capitolo e del bellissimo sogno di Alessandra (che io, LazySoul aka Lisa, ho fatto davvero qualche giorno fa e ne ho riso un sacco)!

Per chi fosse interessato può seguirmi su Instagram (il nome dell'account è lazysoul_EFP) per essere informato su tutti gli aggiornamenti e magari partecipare ai miei sondaggi o altre cose belle e simpy.

Un bacio,

LazySoul e Laura

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Capitolo 4
*** A un metro da te ***


4. A un metro da te


 

ATTENZIONE: durante la stesura del capitolo mia sorella era particolarmente arrabbiata, motivo per cui sono presenti numerose parolacce.
Io ho provato a moderare, ma ho fallito miseramente.

Buona lettura!




 

«'Sta stronza!», urlò Samanta, inveendo contro lo schermo del computer che aveva davanti: «Certo! Diamo a chi non se lo merita il voto più alto! Ma vaffanculo!»

Alex entrò in quel momento in salotto, osservando con aria interrogativa la sorella: «Cos'è successo?»

Gli occhi iniettati di sangue di Sam si posarono sullo sguardo curioso di Alessandra e per qualche secondo la sorella maggiore temette per la sua vita.

«È successo che quella stronza di una prof del cazzo che mi ritrovo non sa fare il suo lavoro, perché non ha mai detto che i si nello spartito erano si bemolle e quindi ho preso nove invece che dieci!», urlò Samanta, colpendo con forza il tavolo con il pugno chiuso. Si fece male, ma non lo diede a vedere e continuò: «Quanto la odio! E non solo lei, anche quella perfettina della mia compagna che ha osato prendere nove e mezzo! Ti rendi conto?! Mezzo punto in più di me!»

Alex avrebbe voluto avere un calmante, mentre si avvicinava alla belva feroce che stava urlando fuori di sé dalla rabbia. Sfortunatamente Alessandra non era munita di droghe pesanti e dovette pensare a qualcosa di alternativo, che avrebbe potuto calmare la sorella.

«Ho passato una settimana a prepararmi per questa interrogazione e prendo nove? Io questa cosa non la accetto! Io la denuncio! Anzi le denuncio entrambe per danni morali!», disse Sam, alzandosi talmente in fretta da far cadere a terra la sedia su cui era seduta.

Dexter soffiò terrorizzata e si allontanò innervosita.

«Che ne dici di andare a fare una passeggiata?», chiese Alex, alzando lentamente entrambe le mani al cielo, per far capire alla sorella di non essere una minaccia.

«UNA PASSEGGIATA?! Io ho bisogno di uccidere qualcuno in questo momento!»

Alex deglutì, spaventata; rendendosi conto di essere l'unico essere umano pericolosamente vicino alla sorella.

Non voleva morire. Era troppo giovane per morire! E poi ancora non aveva avuto l'occasione di baciare Mr. Tatuaggi! 

«Hai ragione», cercò di essere accondiscendente Alessandra, usando un tono di voce calmo e pacato per non aizzare ulteriormente Sam: «Preferisci andare a correre? Magari potrebbe aiutarti a sbollire la rabbia».

Samanta aprì bocca, pronta a urlare ancora, ma la richiuse poco dopo, pensierosa.

«Forse hai ragione, vado a mettermi i pantaloni da corsa», disse alla fine Sam, scomparendo in camera.

Alex tirò un sospiro di sollievo e guardò Dexter, che sembrava altrettanto felice che Samanta si fosse momentaneamente calmata.

Nell'arco di una decina di minuti erano entrambe in tenuta sportiva, anche se Alessandra aveva detto chiaramente di non aver intenzione di correre, ma di volersi godere una tranquilla passeggiata.

Decisero di andare al piccolo lago vicino casa, dove conoscevano un sentiero che faceva il giro completo dello specchio d'acqua.

Fin da subito Sam distanziò la sorella, iniziando a correre decisa, mentre Alex si godeva le strade quasi completamente deserte e si teneva a distanza da chiunque incrociasse.

La mascherina che copriva la bocca e il naso della sorella maggiore era particolarmente fastidiosa, ma la ragazza cercò di resistere.

Decise di toglierla solo quando giunse al sentiero, che era deserto e camminare a bocca e naso scoperti non costituiva quindi alcun tipo di minaccia per la sua salute o quella degli altri.

Stava osservando la calma placida del lago di fronte a sé, quando sentì una voce familiare alle sue spalle: «Al, sei tu?»

Ancora prima di voltarsi verso il suo interlocutore, Alessandra sapeva chi era stato a parlare e il suo cuore iniziò a fare assurde capriole nel suo petto: «Hey, ciao».

Quando i suoi occhi azzurri incontrarono quelli verdi di Harry a un paio di metri da sé, la ragazza si sentì sciogliere.

Indossò nuovamente la mascherina e il suo vicino di casa fece lo stesso.

«Anche tu qua per una passeggiata?», chiese Harry, gli occhi che esprimevano perfettamente la sua felicità per aver incontrato la ragazza per cui provava forti sentimenti.

«Sì», ammise Alex, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

«Ti va di passeggiare insieme?», le chiese lui, speranzoso.

Alessandra annuì entusiasta e presero a camminare lungo il sentiero, mantenendo le distanze di sicurezza. Iniziarono a parlare del più e del meno, mentre continuavano a lanciarsi occhiate veloci colme di desiderio e affetto.

Samanta intanto, poco più avanti rispetto alla sorella, riprendeva fiato, camminando lungo il sentiero con le mani sui fianchi e la gola secca.

Aveva esagerato nella corsa ed era certa di essersi stirata qualche muscolo della gamba destra, per questo zoppicava leggermente e malediceva se stessa e la propria esuberanza.

Era da un po' che non faceva una simile attività fisica e avrebbe dovuto immaginare di non essere più allenata come un tempo.

In quel momento si ricordò della fontana di acqua potabile pochi metri più avanti e usò le sue ultime forze per raggiungerla.

La sete le passò quando vide, seduto alla panchina accanto alla fontana, il suo ex, l'Innominabile, Colui-Che-Non-Poteva-Essere-Nominato.

La loro storia in realtà era durata quattro giorni ed era finita quando Samanta aveva lasciato il proprio ragazzo perché si era stancata di lui.

Peccato che lui avesse deciso poco tempo dopo la loro definitiva separazione di mettersi con Claudia, la ragazza che Sam odiava profondamente, anche se non avrebbe saputo dire cosa di Claudia le desse tanto fastidio. La sua bellezza? La sua intelligenza? Il fatto che quel giorno avesse preso mezzo punto in più di lei all'interrogazione? O il fatto che fosse sempre l'alunna che i professori preferivano?

Samanta ignorò la presenza dell'Innominabile, Colui-Che-Non-Poteva-Essere-Nominato, e del suo gruppetto di amici, che non stavano rispettando la distanza di sicurezza, e si abbassò per bere alla fontana.

«Hey, bel culetto», disse l'Innominabile, riferendosi palesemente a Sam.

La ragazza prese in considerazione l'idea di urlargli contro, mentre si asciugava la bocca dopo aver bevuto, ma il fatto di doversela vedere da sola con un gruppo di ragazzi stupidi la fece desistere.

«Cosa hai detto?», chiese la voce di Cole alle spalle di Samanta, facendola voltare stupita verso di lui.

Sam pensò due cose in quel momento: la prima fu che non si era aspettata di esser difesa dal suo insopportabile vicino di casa che, se doveva essere sincera, non aveva sentito arrivare; e la seconda fu che avrebbe dovuto comprare una maglietta per Cole, non era possibile che ogni volta che lo incontrava fosse sempre a torso nudo.

«Amico, stai nel tuo, non sono cazzi tuoi», disse l'Innominabile, alzandosi dalla panchina, per intimorire col suo metro e ottanta scarso e i suoi ottanta chili il nuovo arrivato.

«Senti, modera i toni. Non sai con chi hai a che fare», ribatté Cole, passandosi una mano sulla fronte per asciugarsi dal sudore che gli imperlava la pelle. 

«Ma chi ti credi di essere?!», urlò l'Innominabile, muovendosi come un gorilla intento a difendere il proprio territorio.

«Uno che tra poco ti spacca la faccia, se non la smetti!», rincarò la dose Cole; teso oltre ogni limite.

«Cole! Cosa sta succedendo?», chiese Harry, avvicinandosi per impedire al coinquilino di fare qualcosa di avventato, mentre Alex prendeva la sorella per il braccio e la allontanava dalla zona calda.

Grazie all'intervento di Harry, le cose sembrarono calmarsi in poco tempo.

Sam era triste di non aver potuto assistere al pestaggio in diretta dell'Innominato, mentre Alex guardava Harry con gli occhi dell'amore: «Treat people with kindness», disse in un sussurro, ammirata.

Cole chiese subito a Sam se stesse bene e la ragazza annuì: «Sì, grazie. Ero in grado di difendermi anche da sola, ma ho apprezzato il gesto. Ho solo un domanda».

Il vicino di casa la guardò in attesa, con un sopracciglio sollevato.

«Possiedi delle magliette?»

Harry scoppiò a ridere, mentre riprendeva a camminare a un metro di distanza da Alex, lungo il sentiero che costeggiava il lago.

Cole fece una smorfia: «Qualcuno ha lavato tutte le mie magliette bianche con il mio costume rosso».

Sam guardò in direzione di Harry, che pochi passi più avanti rispetto a lei e Cole stava flirtando con la sorella maggiore: quei due non avevano proprio un minimo di contegno!

«Quel qualcuno sono io», aggiunse Cole, arrossendo lievemente.

Sam scoppiò a ridere: «E allora? Indossare una maglietta rosa non è mica la fine del mondo!», esclamò, trattandosi a mala pena, dal colpire il ragazzo sul braccio, mentre diceva quelle parole.

«Dici?», chiese Cole, pensieroso: «Comunque non capisco perché ti lamenti tanto; pensavo di piacerti mezzo nudo».

Samanta per nascondere l'imbarazzo, iniziò a correre, ignorando il dolore ai muscoli della gamba destra: «Pensavi male!», esclamò, superando la sorella e Mr. Tatuaggi.


 

***
Angoletto autrici:

 

Buongiorno popolo di EFP!

Scusate l'attesa, speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di farci sapere la vostra opinione!

Mia sorella ha davvero subito un'ingiustizia durante un'interrogazione ieri e viviamo davvero vicino un laghetto, anche se Cole e Harry ancora non si sono trasferiti nelle vicinanze.

Per chi fosse interessato, ricordo che mi può trovare su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp

Al prossimo capitolo!

Un bacio,

LazySoul 

 

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Capitolo 5
*** P A R T Y ***


5. P A R T Y


 

«Organizziamo una festa», disse Cole, sorridendo entusiasta.

«Non si può, cretino», gli fece notare Sam, mentre prendeva il sole nel suo giardino.

Il ragazzo stava invece palleggiando nel suo cortile. Ovviamente senza maglietta.

«Lo so che non si può. Possiamo mettere della musica, io e Harry rimaniamo da questa parte della siepe, tu e tua sorella state dalla vostra parte della siepe. Voi avete le vostre cose da bere, noi le nostre e ci divertiamo!»

Samanta si sollevò abbastanza dalla sdraio per guardare il ragazzo: «Mi sembra una scemata».

Cole sorrise e il cuore di Sam rischiò di fermarsi per sempre a quella vista divina: «Possiamo comunque provarci».

Poco distanti da loro, Harry e Alex stavano parlando animatamente di quanto fossero schifosamente gentili o qualcosa di simile che Samanta non riusciva a sentire, perché si stavano premurando di tenere un tono di voce abbastanza basso da non essere uditi.

«Non so», disse alla fine la ragazza, tornando a posare lo sguardo su Cole.

«Daaai», cercò di convincerla lui, sbarrando gli occhi verde smeraldo e atteggiando le labbra ad una piccola smorfietta, certo di persuaderla.

Sam avrebbe voluto resistere a quella vista, ma Cole era così tenero e bello e gli addominali e...

«No», disse Samanta, tornando a prendere il sole e ad ignorare il ragazzo.

«Peccato, mi sarebbe piaciuto giocare a "Non ho mai"», commentò Cole, facendo spallucce.

«Quello è un gioco da bambini delle medie», gli fece notare Sam, con una smorfia schifata in volto.

«Vero, ma non smette mai di essere divertente, soprattutto quando si è ubriachi», disse Cole, smettendo di palleggiare per guardare la vicina di casa.

La ragazza appena sentì la parola "ubriachi", alzò subito lo sguardo: «Aspetta, non avevo capito che ci saremmo ubriacati», disse Sam, pensando seriamente alla proposta del vicino di casa: «Ok, allora, si può fare».

«Non pensavo fossi un'alcolizzata».

«Non sono un'alcolizzata, infatti; sono un'amante dell'alcol».

«E che differenza c'è?», chiese Cole, sollevando un sopracciglio, confuso.

«Nessuna, ma suona meglio», disse Sam, facendo scoppiare a ridere il ragazzo.

Alex intanto stava ignorando la distanza di sicurezza e invece di stare a un metro e mezzo da Harry, stava a meno di novanta centimetri da lui.

«Hai mai letto Murakami?», le chiese lui, gli occhi verdi così luminosi da sembrare alieni.

«No, volevo leggere "1Q84", ma poi in una recensione su YouTube, Ilenia Zodiaco ha detto che non ne valeva la pena, quindi ho desistito», ammise la ragazza, gli occhi azzurri che non riuscivano a staccarsi da quelli verdi di lui.

«Ti presto "Norwegian Wood", se vuoi», disse lui, sorridendo: «Così poi possiamo parlarne».

«Sarebbe bellissimo...»

«Hey piccioncini!», urlò Sam da pochi metri di distanza, attirando facilmente la loro attenzione: «Facciamo festa, festa alcolica, ovviamente!»

Alessandra sorrise: «Mi piacciono le feste».

«Anche a me», disse Harry.

I due ragazzi si guardarono, colpiti da quell'ulteriore prova del loro amore e della profonda connessione mentale tra di loro.

Samanta rischiò di vomitare e borbottò, schifata: «E pensare che ancora non ho bevuto alcol!»

La ragazza poi non perse tempo ed entrò in casa a cercare nel mobiletto degli alcolici del padre qualche bottiglia interessante.

Quando tornò con una bottiglia di vodka all'amarena, una di limoncello e una birra, Cole la guardò confuso: «Vuoi iniziare a bere ora?»

«Perché no?», disse Sam, facendo spallucce, mentre avvicinava la sdraio alla siepe.

Dopo aver aperto la vodka all'amarena ed essersi servita due dita di superalcolico in un bicchiere in vetro, lanciò un'occhiata scocciata a Cole: «La musica?»

Il ragazzo scoppiò a ridere e corse in casa a recuperare le casse e lo stereo, che in pochi minuti sistemò in giardino.

Pochi secondi dopo si diffuse "Savage" di Megan Thee Stallion e Samanta sorrise soddisfatta, iniziando a bere la vodka all'amarena, che le bruciava la gola, ma a lei non importava.

Alex iniziò a bere la birra, mentre Harry provava ad aprire con un cavatappi difettoso una bottiglia di vino rosso.

«Giochiamo a "Io non ho mai"?», propose Cole, portando un tavolo vicino alla siepe, così da potercisi sedere sopra e avere una comoda visuale di Samanta che prendeva il sole e si ubriacava. Cole non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma cominciava a provare qualcosa per quella ragazza tanto scorbutica e diretta. 

«Io non ho mai letto "Norwegian Wood"», disse Alex, osservando furbescamente Harry, che con un sospiro bevve un sorso di vino.

«Io non ho mai spiato ragazze poco vestite ballare in camera loro», disse Sam, osservando con soddisfazione sia Cole che Harry bere un sorso di vino.

«Io non ho mai lanciato un pallone in testa a qualcuno», ribatté Cole, facendo bere un sorso di vodka a una scocciata Samanta.

«Io non ho mai letto "After"», disse Harry, osservando con un pizzico di soddisfazione Alessandra bere un sorso di birra.

I ragazzi continuarono a punzecchiarsi in questo modo molto maturo a lungo, tanto che finirono con l'ubriacarsi tutti.

Alessandra era talmente ubriaca da non riuscire a costruire frasi di senso compiuto, cosa che dimostrò quando, invece che dire "I piccioni non mi hanno mai cagato addosso", disse: «Io non ho mai cagato su un piccone».

Inutile dire che quella frase fece scoppiare a ridere tutti quanti, Alex compresa.

«Deficiente, nessuno l'ha mai fatto!», esclamò Sam, immaginandosi, con una smorfia in volto, la scena.

«Ho sbagliato volevo dire il contrario», disse Alessandra. La verità era che, oltre all'alcol, aveva un problema di concentrazione quando Harry si trovava così vicino a lei, ma quello non era il caso di ammetterlo ad alta voce.

Samanta bevve un sorso di Vodka all'amarena, con un'espressione schifata in volto, al ricordo di quel piccione, che tempo prima, aveva pensato bene di usarla come gabinetto: «Non augurerei un'umiliazione simile nemmeno al mio peggior nemico».

Fu in quel momento che la ragazza si distrasse per l'ennesima volta nell'arco della giornata ad osservare il petto nudo di Cole. Ancora non sapeva se il ragazzo fosse davvero senza magliette, oppure lo facesse per provocarla. In qualsiasi caso a lei non importava, era fin troppo felice di poter godere di una vista simile.

«Io non ho mai fissato insistentemente gli addominali di nessuno», disse Cole, lanciando un'occhiata esplicita a Samanta.

Alex e Sam bevvero un sorso, quest'ultima senza distogliere lo sguardo dal petto del ragazzo.




 

***

Buon salve popolo di EFP!

Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di farci sapere la vostra opinione al riguardo!

(Mia sorella è stata davvero vittima di bullismo da parte di un piccione e io ho davvero letto "After", la fanfiction originale che si trova ancora su Wattpad, ho i brividi solo a ricordare tutto quel concentrato di trash).

Un bacio,

LazySoul 

 
 

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Capitolo 6
*** Anguria e ciliegie ***


6. Anguria e ciliegie

La festa prese una piega interessante quando Sam diede il via a una gara di rutti a dir poco epica.

Lei e Alessandra erano abituate a gare simili, a volte cercavano anche di parlarsi tramite rutti, e se fossero state sobrie non avrebbero mai avuto il coraggio di mostrare quella loro dote nascosta ai ragazzi che le guardavano stupiti oltre la siepe.

Ma l'assunzione di alcol le aveva private di ogni freno inibitore e finirono con coinvolgere facilmente i vicini di casa a partecipare a quell'assurda gara.

Alessandra, che aveva bevuto molta birra, era quella che aveva il maggior concentrato di aria nello stomaco e stava vincendo la sfida, peccato che Sam non potesse nemmeno lontanamente pensare di permettere alla sorella di vincere e s'impegnò il doppio per produrre rutti di un certo livello.

Harry e Cole temettero un possibile terremoto all'udire tutte quelle vibrazioni, ma per fortuna sia la loro casa, che quella delle ragazze, rimasero in piedi.

Quando Sam vinse la gara, applaudirono tutti.

«Dove hai preso quell'anguria?», chiese Alex a Harry, guardandolo male, mentre il ragazzo mangiava con gusto una fetta del suddetto frutto.

«Ne vuoi un po'?», le chiese Harry, sollevando le sopracciglia con fare ammiccante.

«Ovvio!», esclamò Alessandra, sporgendosi dalla siepe per farsi porgere una fetta di anguria.

La ragazza era talmente ubriaca da essersi dimenticata della distanza di sicurezza che avrebbe dovuto mantenere e, dato che Harry ci stava mettendo troppo (a parer suo) a tagliarle una fetta di anguria, Alex scavalcò, con un'agilità che da una ragazza ubriaca quanto lei non ci si sarebbe mai aspettati, la siepe, finendo nel prato dei vicini.

«Non dovresti starmi così vicina», le fece notare Harry, faticando a nascondere il desiderio che oscurava e appesantiva i suoi occhi verdi.

La ragazza afferrò dalle mani del vicino di casa la fetta di anguria, ne prese un morso, gustandosi la freschezza della polpa a contatto con le sue papille gustative e, senza pensarci gettò le braccia intorno al collo di Harry.

«Posso baciarti?», gli chiese, biascicando appena per colpa dell'alcol che aveva ancora in corpo.

Harry, che in fondo era anche lui ubriaco, non ebbe la forza di allontanarla e di farla tornare in sé. Tutto quello che poté fare fu dire: «Sì», per poi far scontrare le loro bocche, dove il sapore dell'alcol si mescolava a quello dolce dell'anguria.

«Watermelon Sugar», sussurrò in estasi la ragazza.

Entrambi ignorarono la presenza di Cole e Sam poco distanti, che di sicuro stavano assistendo alla scena. Alex e Harry erano troppo presi a limonare come se non ci fosse un domani. Erano giorni e giorni che desideravano baciarsi, avevano accumulato talmente tanto desiderio e tensione sessuale che entrambi erano allo stremo delle forze. 

Quel lungo bacio fece sentire entrambi bene.

Cole era talmente schifato dalla vista, che a sua volta scavalcò la siepe, così da lasciare un po' di privacy ai due piccioncini, che avevano cominciato a palparsi senza ritegno.

«Ho voglia di ciliegie», disse Cole, osservando i frutti che pendevano dall'albero, poco distante da dove Sam era ancora sdraiata a prendere il sole.

La ragazza non perse tempo e senza dire niente si avvicinò al ciliegio e iniziò ad arrampicarsi.

Solitamente era molto agile, quasi quanto una scimmia, soprattutto quando saliva su quell'albero, che conosceva come le sue tasche, ma, rallentata dall'alcol, finì col mettere un piede in fallo e cadere.

Per fortuna Cole la salvò e le impedì di farsi troppo male, facendole da cuscino e attutendo la caduta.

I due ragazzi, sdraiati a terra, in un primo momento risero dell'accaduto, guardandosi negli occhi.

«Stai bene?», chiese Cole, sollevandosi a sedere per osservare lo stato in cui si trovava la ragazza.

Sam annuì, sedendosi a sua volta: «Penso di sì».

Samanta non sapeva spiegarsi la strana sensazione che provava in quel momento, come se non riuscisse a rimanere sveglia e avesse difficoltà a riconoscere la realtà in cui si trovava.

«Sam?», la chiamò Cole, posando una mano sulla sua guancia, per spostarle il capo in modo da far incontrare i loro sguardi.

C'erano molte cose che il ragazzo avrebbe voluto dire in quel frangente, alcune romantiche, altre sdolcinate, altre ancora più serie, ma si trovò senza parole di fronte alla bellezza acqua e sapone di Samanta, la ragazza che lo aveva fatto impazzire per giorni, la ragazza che non riusciva a togliersi dalla mente.

Cole e Sam rimasero a guardarsi per lunghi istanti.

La ragazza continuava a non capire quella strana sensazione che provava, il ragazzo si chiedeva come avrebbe potuto confidarle i propri sentimenti senza spaventarla.

Poi Cole cancellò gli ultimi, miseri, centimetri tra di loro, baciando Samanta con infinita dolcezza e passione.

«Sam! Sam!», la chiamò Alessandra, insistentemente.

La ragazza cercò di rimanere concentrata sul bacio; non voleva che la sorella maggiore le rovinasse quel momento a dir poco magico. Affondò le dita tra i capelli di Cole, saggiandone la morbidezza, sentendo chiaramente il profumo della sua pelle e il sapore della sua bocca.

«Sai di amarena», disse lui, prima di tornare a baciarla con maggiore esuberanza.

«Sam! Sam!», continuò Alessandra, da oltre la siepe: «Sam!»

Quando Sam aprì gli occhi, tutto quello che riusciva a pensare era che avrebbe voluto uccidere sua sorella, a mani nude.

«Che vuoi?», le chiese scontrosa, voltandosi verso di lei, rimanendo per qualche istante accecata dal sole.

«Non hai lezione questa mattina? Sono già le otto».

Sam si rese conto solo in quel momento di essere a letto.

Strano, ricordava chiaramente Cole e il bacio e...

«Ma la festa è finita?», chiese alla sorella, aggrottando la fronte.

Alessandra, si avvicinò al letto della sorella, posandole una mano sulla fronte: «Non sembri avere la febbre», constatò a mezza voce: «Di che festa parli?»

Sam allontanò scocciata la mano di Alex e la guardò male: «Come che festa? Quella con Harry e Cole».

«Harry Styles e Cole Sprouse?», chiese Alessandra, osservando la sorella con aria confusa.

«Sì, Mr. Tatuaggi e Costume Rosso, i nostri vicini di casa!», esclamò Samanta, sollevando le mani al cielo, scocciata; odiava profondamente quando la sorella maggiore faceva la finta tonta per darle fastidio.

«Temo di essermi persa», disse Alex, aggrottando la fronte: «Da quando abbiamo Harry Styles e Cole Sprouse come vicini di casa? Ma poi cosa ci farebbero precisamente sperduti nel nord Italia quei due? Cole ancora ancora è nato in Italia, posso capire, ma Harry? Perché dovrebbe trasferirsi qua?»

La verità lasciò Samanta senza parole.

Aveva sognato tutto.

«Vaffanculo!», esclamò Sam.

 

***

Buongiorno popolo di EFP!

Buona Festa della Repubblica! 

Questo era l'ultimo capitolo.

Grazie per aver seguito queste pazze vicende, aver commentato e apprezzato la storia ❤️

Speriamo che il plot twist finale vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di lasciarci qualche commento (mi raccomando, niente insulti).

Un bacio,

LazySoul

 
 

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