Padri e Figli

di Jack83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Padri e Figli ***
Capitolo 2: *** Il difficile mestiere di un padre ***
Capitolo 3: *** Scimmiette e scoiattoline ***



Capitolo 1
*** Padri e Figli ***


Piccola One Shot a sfondo familiare.
Dove un padre si trova a specchiarsi nel suo figlio maggiore che è rientrato tardi a casa.
 
UN FIGLIO UN PADRE
 
C’era calma in una villetta della periferia di Tokyo quando, in soggiorno, apparve di punto in bianco un ragazzo dai lunghi capelli rossi che si guardò attorno e facendo ciò spostò i capelli mettendo così in mostra delle orecchie che erano leggermente diverse rispetto a quelle di un umano.
Infatti, erano leggermente a punta e, se qualcuno fosse stato presente, avrebbe notato che anche gli occhi erano strani: le pupille non erano circolari ma di taglio felino mentre le iridi erano di uno strano color oro.
-Bene- mormorò il ragazzo -nessuno un vista- quindi iniziò a fluttuare per la stanza andando verso la cucina dove, con calma, aprì il frigorifero e prese una bottiglia di succo per poi berne un grosso sorso.
 
Al piano superiore due persone: un uomo dai capelli verdi e una donna dai capelli rossi col ventre pronunciato, stavano dormendo abbracciati.
-Kisshu- disse lei biascicando nel sonno -Yusuke è tornato vai a fare il padre-
L’uomo sospirò -Devo proprio gattina? e poi come hai fatto a sentirlo? –
Lei sbuffò -Ti ricordo che: Ho ancora i miei geni da gatto, sono larga come una balena e ho due caviglie gonfie come quelle di una elefantessa, poi è il tuo turno di sgridarlo. Io ho ripreso Yumeko oggi perché non voleva studiare-
L’altro borbottò qualcosa del tipo -Buon sangue non mente. Qui l’unico bravo è Sosuke- dettò ciò si alzò, prese i pantaloni del pigiama e se l’infilò.
-Sai Ichigo- sussurrò lui -Sei splendida-
-Kisshu- si girò lei guardandolo male -Ci siamo divertiti basta prima-
Lui sbuffò per poi sorridere in maniera strana -Peccato- dettò ciò usci senza fare rumore e scese le scale proprio nel momento in cui il ragazzo stava per salire.
-Yusuke- fece Kisshu guardandolo male -Non ti avevamo detto di rientrare per le undici? –
-Ciao Papà- Il ragazzo guardò il padre intimorito, conscio di essere stato beccato -non mi sono accorto di aver fatto così tardi… Stavo giocando con Shinji e Kayu ad un nuovo videogame…-
Ma smise di inventarsi storie quando vide che il padre stava assottigliando pericolosamente lo sguardo.
-Yusuke non dire stupidaggini i tuoi cugini di sangue sono dei soldatini sugli orari, degni figli del ghiacciolo e della pesciolina. Quindi…- Dettò ciò tirò fuori un sorrisetto diabolico -Chi è la fortunata? –
Il ragazzo arrossì -Non c’è nessuna ragazza- rispose
-Come no!?- replico il padre guardandosi le unghie -Non mentire Yu, sono stato un adolescente anche io e tua madre sa bene che razza di…-
-Hentai fossi- terminò la frase l’adolescente
Kisshu lo bruciò con lo sguardo -Allora chi è la fortunata? Da quello che ho potuto notare hai adocchiato la figlia di Shirogane… Spero solo che non abbia lo stesso carattere dell’uccellino o del biondino-
-Vera ha uno splendido carattere- rispose lui arrabbiato ma capendo di essere caduto in trappola.
-Figliolo- fece a quel punto l’altro -Andiamo a sederci-
I due quindi si andarono a sedere i salotto -Sai bene- fece il più grande -come è andata con tua madre-
-Sì, non parlate d’altro quando siete con gli altri- sputo annoiato il figlio
-Bene, ma sai che tua madre sa che hai il mio sangue e quindi ha scoperto cose che alla tua età non dovrebbero essere ancora in tuo possesso-
Yusuke avvampò -Cosa? –
-Certe cose- spiegò lui sorridendogli complice -vanno nascoste meglio soprattutto se ci sono fratellini e sorelline curiose-
-E madri impiccione- borbotto
-Già- fece malinconico il verde -Comunque cerca di non bruciare le tappe con Vera e soprattutto cerca di non fare come ho fatto io-
-Sì papà- rispose annoiato il ragazzo
-Ma soprattutto- fece irritato Kisshu -Cerca di rientrare in orario, sono quasi le due e scommetto che domani dovrò sentire le urla al telefono del biondino assieme a quelle dell’uccellino-
-Dici che scopriranno anche loro che esco con Vera-Chan? – Chiese lui impaurito
-Sì, ed ho come l’impressione che chiederanno di usare le mie armi su tu sai cosa-
Yusuke deglutì impaurito
-Ok, vai a dormire Yu e un’ultima cosa… So che la conosciamo da quando portava il pannolino ma portala a casa per presentarcela-
L’adolescente annui e quindi andò in camera mentre Kisshu si diresse verso la sua camera.
Lì si avvicinò al collo di Ichigo, le scostò leggermente i capelli e le baciò il collo.
-Piantala- mormorò lei -Non ci siamo divertiti abbastanza prima? –
-Vero ma avevo voglia di coccolarti un po’- rispose roco
-Yu?- chiese lei mentre si godeva i baci e le carezze di lui dopo che si era infilato nel letto
-Beh! diciamo che domani dovrai sorbirti Minto più del solito- rispose lui
-Vera? – chiese lei con un sospiro
-Già- ammise il verde
-Sai già cosa ci chiederanno vero? – borbotto la rossa irritata
-Sì, ma non voglio pensarci adesso- rispose Kisshu stringendola di più a se
-Vuoi goderti la tua gattina grassa? – chiese Ichigo sbadigliando
-Sì, voglio godermela proprio… Lei e la piccola in arrivo-
La donna sorrise e si lasciò cullare dall’abbracciò del suo uomo.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il difficile mestiere di un padre ***


Ciao a tutti
Pensavo di aggiornare le mie long ma l’ispirazione mi ha colpito per questa one shot.
Già mi frullava in testa ma, finalmente, sono riuscito a buttarla giù.
Quello che si andrà a trattare è un argomento un po’ difficile, spero di esserci riuscito.

 
IL DIFFICILE MESTIERE DI UN PADRE
 
Shinji Ikisatashi era sempre stato un ragazzo “particolare” calmo, riflessivo ed amante della letteratura.
Ciò però non significava che fosse poco incline agli sport, anzì, ma preferiva quelli individuali a quelli di squadra, anche se adorava la pallanuoto e la pallacanestro.
Un’altra attività che adorava era la pesca con suo padre, entrambi silenziosi e riservati, era per loro un’attività congegnale per rilassarsi.
Alto, dallo sguardo malinconico ma dolce, con gli occhi di colore grigio, i capelli verdi e delle strane orecchie a punta così com’erano strane le pupille, stranamente feline.
Infatti, queste ultime due caratteristiche, come il colore degli occhi e parte del carattere, erano state ereditate dal padre che era un alieno che anni prima aveva cercato di conquistare la Terra ma finì per innamorarsi della sua futura madre, la guerriera mew mew chiamata Mew Retasu.
 
Ora era seduto su un argine di uno dei canali che attraversavano il suo quartiere ad osservare con fare malinconico il cugino, Yusuke figlio di Ichigo e Kisshu, e la sua fidanzata, Vera, figlia di Ryo e Minto baciarsi.
Il suo osservare però stava dando fastidio ai due che si girarono guardandolo male.
-Ehi Shinji – fece nervoso il cugino -Perché non la pianti guardarci e tiri fuori il rospo? –
-Già- concordò la ragazza affilando lo sguardo -di solito ti tieni ben lontano dalle coppiette come noi-
Lui sospirò -stranamente non fai battutine idiote Vera- replicò Shinji
-Non ne ho voglia ma se vuoi…- replico lei
-No grazie- sentenziò il verde -Ma forse potete darmi una mano –
-Il grande Shinji chiede una mano?! – Chiesero i due fidanzati sbigottiti -Domani piove di sicuro- sghignazzarono poi
Lui guardò male i due così, colto nell’orgoglio, fece per alzarsi e andarsene ma la voce del cugino lo fermò -Cosa succede a casa? – Chiese -Non dirmi che tuo padre ha scoperto che…-
Shinji si fermò e strinse i pugni con rabbia e tristezza -Non lo so ma ho paura che abbia intuito che…-
-Che a te piacciono i ragazzi- concluse sospirando Vera -Beh sai ce ne ha messo di tempo tuo padre per capirlo nonostante sia una delle persone più intelligenti che io conosca-
Yusuke sbuffò guardando la fidanzata -Forse non voleva vederlo-
Lei alzò le spalle in tutta risposta.
-Adesso cosa vuoi fare? Scappare di casa? Sai bene che verrebbe a cercarti-
-Forse se io…-
Vera a sentire quelle parole si avvicinò all’amico non che cugino del fidanzato e gli mollò un sonoro ceffone. -Prova solo a pensare di farti del male e giurò che te ne faccio io! Tu non farai soffrire la zia Retasu! E nemmeno zia Ichigo e zia Purin! Mi hai capito bene! -
Shinji si portò una mano alla parte offesa
-Vera io…- provò a giustificarsi lui -Io non so che fare… Fino a qualche settimana fa andavamo spesso a pescare assieme e a nuotare.
Se avevo qualche problema mi dava una mano ma ora… Ora dice di rivolgermi alla mamma oppure a tuo papà oppure allo zio Kei-
-Chissà come mai non ti ha detto di rivolgerti a mio padre- ridacchio Yusuke
-Forse perché è un’idiota? – sbuffò Vera incrociando le mani al seno e guardandolo male.
Il fidanzato alzò le spalle -Nessuno è perfetto- lei scosse la testa e tornò a guardare l’amico.
-Hai provato a parlarne con la zia? Forse lei può darti una mano? –
-Lei non lo sa- replico mesto -Non voglio che mi scacci anche lei-
Yusuke a quel punto esplose in una fragorosa risata -Zia Retasu che ti caccia fuori di casa!? –
Vera e Shinji lo guardarono sbalorditi -Cuginetto caro ma tu credi veramente che la tua dolcissima mamma, non lo dico con fare cattivo oppure sarcastico questo dolce, possa veramente cacciarti di casa perché ti piacciono i ragazzi? –
La fidanzata ci pensò un momento per poi guardare sconfortata l’amico -Devo dire che ha ragione, prova a parlare con tua madre. Non penso che ti caccerà mai di casa-
Yusuke si sentì rassicurato dalle parole di suo cugino e dell’amica
-Ok, grazie- Detto ciò, saluto i due e si diresse verso casa.
-Speriamo che non faccia cavolate? – sospirò Vera
-Shinji? Fare cavolate? Non le fa da quando ha cinque anni – rispose Yusuke
-Sì, ed era colpa tua che l’avevi istigato a salire su quella pianta senza usare i vostri poteri solo che poi si è spaventato e non riusciva più a scendere né ad usare i poteri. È dovuto intervenire tuo padre per riportarlo giù–
-Lui non doveva mangiarsi l’ultima fetta di torta dello zio Keiichiro- ringhio il fidanzato in tutta risposta ripesando a quel fatto.
Vera guardò in alto sconfortata

Yusuke ormai era pochi passi da casa quando intravide il padre che entrava nel piccolo cancello della villa dove abitavano.
Pai lo vide e lo guardò con uno sguardo freddo per poi richiamarlo -Yusuke muoviti che fra poco si cena-
Lui abbassò il capo, accelerò il passo e lo affiancò sulla porta di casa
-Spero che tu abbia già fatto tutti i tuoi compiti e studiato per domani- lo redarguì poi prima di entrare in casa.
-Sì, papà- rispose con un filo di voce
-Bene- rispose semplicemente con durezza Pai che, posata la borsa da lavoro vicino ad un armadietto basso, si mise le ciabatte e andò verso la sala da pranzo dove ad attenderlo c’era il resto della famiglia.
-Porto la mia cartella in camera e arrivo- avvertì Yusuke prima di salire in camera.
Retasu lo guardò triste per poi spostare lo sguardo sul marito con fare corrucciato.
-Cosa c’è? – Chiese lui sentendosi osservato
La moglie scosse la testa -Nulla- rispose per poi andare verso l’altro figlio che stava facendo zapping annoiato alla televisione nel mentre attendeva il resto della famiglia seduto a tavola.
-Kayu metti sul canale del notiziario – chiese gentilmente lei
Il ragazzo si voltò e annuì per poi fare ciò che la madre aveva chiesto.
Yusuke scese proprio nel momento in quel momento e si sedette di fianco al fratello, non proferendo parola per tutta la serata.
 
Quella sera Retasu decise che era il momento di agire.
Era stufa di vedere il marito trattare il figlio come una freddezza che riservava a pochi.
-Perché tratti male Yusuke? Sono settimane che lo fai? – Chiese quella sera a Pai prima che lui si stendesse di fianco a lei.
-Lo tratto male? Non mi sembra- replico lui sorpreso
-Caro- fece lei sospirando -Ti conosco da una vita e ti ho donato il mio cuore quindi saprò bene quando tratti con freddezza qualcuno soprattutto i tuoi figli -
Pai aggrotto le sopracciglia con fare nervoso.
-Sai cos’è? - chiese lui irritato ma senza alzare la voce
-Tuo figlio? – replico lei incrociando le braccia al seno
-E’… come lo chiamate qua? Gay! – Pai rispose livido di rabbia
-Quindi tu stai trattando male tuo figlio solo perché gli piacciono gli uomini? – Retasu osservò sconvolta il marito.
-Solo? Non dirmi che tu lo sapevi? – ribatte lui innervosito anche dalla reazione della moglie
-Certo che lo sapevo, sono sua madre! Certe cose, anche se fanno male, le madri lo intuiscono! – Ribatte la ex mew mew
-Quindi tu non hai niente da obbiettare se lui a certe… tendenze? - Pai la guardò con stupore.
-Io non posso farci niente Pai, è la sua natura non possiamo guarirlo o altro- gli spiegò con calma lei.
-Forse qui ma sul mio pianeta è una cosa senza senso! – ribatte il marito che, per evitare che i figli sentissero che stavano litigando, aveva alzato una barriera.
-Qui è qui Pai! Qui Siamo sulla Terra! Spiegami poi perché sul tuo pianeta è diverso? – Chiese lei quasi urlando
-Perché bisogna fare figli e figlie? Perché la gente muore presto? Perché è aberrante che due donne o due uomini stiano insieme così da non produrre una progenie? –
Retasu sospirò irritata – Forse valeva fino a quando il tuo pianeta natale era una landa desolata e voi dovevate vivere sotto la sua superficie ma adesso? Adesso vivete alla luce della vostra stella e avete un solidissimo sistema in cui la gente non muore più presto.
Non mi racconti di come affrontate le malattie? Di come ormai chi perde un figlio o una figlia presto si conti sulle dita di una mano? O di chi diventa orfano come Kisshu? I casi come il suo sono rarissimi ormai. Dunque, cosa ti spinge a odiare tuo figlio per questo se non una stupida ed inutile usanza che non ha più senso? Non ne razionale e tu di solito ti fai guidare dalla razionalità! –
Pai spalancò gli occhi e apri la bocca -Ma come faccio? Lui non mi darà un nipotino! –
Retasu prese quindi il cuscino del marito e glielo lanciò contro
-Stanotte dormi di sotto! Così ti schiarisci le idee! –
Prima che Pai potesse replicare fu colpito da un Retasu Rush che lo scaraventò fuori dalla camera.
 
Pai dovette andarsi ad asciugare in bagno e a prendere in uno sgabuzzino una coperta prima di potersi stendere sul divano della casa.
Era insolito che gli succedesse ma adesso era lì, steso sul divano, a rimuginare sulle parole di Retasu.
Soprattutto sulle parole riguardanti la razionalità.
Si stava comportando in maniera razionale con Yusuke? Si chiese ad un certo punto osservando il soffitto? Oppure si stava facendo guidare da stupidi preconcetti e vecchie usanze?
Ci penso ancora un attimo e poi si ricordò di un suo viaggio di lavoro in America con Ryo dove aveva visto alcune coppie che per lui erano contro natura.
Avevano dei bambini che sembravano felici, erano anche loro felici quindi in qualche maniera potevano procreare.
“Come?” Si chiese.
Prese un respiro, si alzò e andò a prendere la sua valigetta da dove trasse il tablet da lavoro.
Lo accese e fece una veloce ricerca... Cosa che lo portò a sospirare innervosito per la sua stupidità e per quella del suo popolo.
Ora però doveva aggiustare le cose con Yusuke.
Doveva parlarci a quattr’occhi senza orecchie indiscrete introno e lui sapeva bene come poteva fare.
 
La mattina successiva non fece colazione e andò subito al lavoro, così da sbrigare le faccende in sospeso velocemente.
Andò da Ryo e gli disse che non doveva essere disturbato quella domenica, giorno di solito dedicato da loro due ai loro progetti extra-lavoro.
Lui osservò il suo ex nemico divenuto collega ed amico in maniera strana, quasi mai chiedeva di rimandare i loro lavori extra.
-Perché? – Chiese lui
-Devo sistemare delle faccende in famiglia- fu la risposta senza giri di parole dell’altro.
Ryo alzò un sopracciglio ma decise di non approfondire, conosceva la ritrosia dell’alieno a parlare del suo privato.
-Ok amico non ti preoccupare- gli rispose
Avuto questo via libera torno a casa con un obbiettivo in mente: Yusuke ed il suo affetto.
Perché, benché fosse una cosa irrazionale, l’affetto e l’amore dei suoi figli e di sua moglie lo faceva stare bene ed era una cosa che sentiva di provare anche lui verso di loro.
 
-Mamma? - Yusuke aveva preso coraggio e aveva deciso di vuotare il sacco con la madre.
-Dimmi Yu – rispose Retasu staccandosi un attimo dal suo nuovo libro che stava scrivendo.
Il ragazzo prese un respiro -Sono gay – mormorò lui a bassa voce.
Retasu si alzò dalla sedia e l’abbracciò -Lo so Yu, non mi importa chi ami ma solo che tu sia felice-
Yusuke iniziò a piangere tra le braccia della madre -Ma papà…-
Retasu lo strinse di più a sé -Tuo padre deve solo assestarsi e farsene una ragione.
Vedrai quando lo capirà si aggiusterà tutto –
Detto ciò, l’allontano un po’ da sé -C’è qualche ragazzo che ti piace? -
Lui scosse la testa -Per ora no, spero di trovare qualcuno quando andrò all’università –
La verde annuì e gli sorrise dolce.
-Ora vai a studiare che, anche se sei bravo, non devi perdere il ritmo-
Yusuke si sentì rinfrancato dalle parole della madre e andò nella sua stanza.
 
Pai decise di tornare a casa con un vaso di ortensie* per chiedere scusa a Retasu.
Entro in casa, depose il vaso e la sua valigetta, quando Yusuke scese dalle scale.
Il ragazzo vide il padre e abbassò il capo tristemente.
Pai all’inizio lo guardò con rabbia ma poi prese un respiro e si sforzò di sorridere, con pessimi risultati.
-Yusuke- fece lui con una certa autorità -domenica mi va di andare a pescare, vieni con me? –
Il figlio lo guardò interdetto, erano settimane che non ci andavano e adesso saltava fuori con quella domanda?
Ci pensò un attimo -Se ti fa piacere papà- rispose poi imbarazzato
-Ok domenica ci svegliamo presto e andiamo a pescare- rispose Pai secco riprendendosi il vaso di ortensie.
Si diresse quindi verso la cucina dove vide Retasu intenta a cucinare.
-Scusa- disse semplicemente lui per farsi notare.
-Hai capito quanto sei idiota a volte? – Chiese lei senza voltarsi
Pai alzò gli occhi al soffitto, ben conscio che era ancora arrabbiata con lei
-Sì- ammise lui -Per questo voglio fare ammenda- dettò ciò posò sul tavolo il vaso e si allontanò leggermente.
Retasu a quel puntò si voltò, vide la pianta e sorrise.
-Ma non basta lo sai- fece poi dopo averne annusato il profumo, guardandolo alzando un sopracciglio.
-Lo so- sospirò lui -Con Yu vedrò di parlarci domenica, lo porto a pescare-
Retasu annui sorridendogli dolcemente -Bravo-
 
Quella domenica Pai e Yusuke caricarono la macchina in silenzio, per non svegliare il vicinato e i loro famigliari.
Il viaggio non sembrò diverso dal prologo solo fatto di domande a cui, a turno, i due rispondevano a monosillabi oppure grugniti ma questi ultimi erano prerogativa del più grande dei due.
La loro meta era un piccolo laghetto di montagna che, per fortuna loro, era poco conosciuto ma con molti pesci.
I due, appena arrivati, prepararono le canne e le esce varie.
Scelsero quelle che secondo loro potevano dare maggiori garanzie di successo ed iniziarono dunque la loro battuta.
Era comunque tornato il silenzio tra loro due, silenzio rotto solo da rumore dei mulinelli che si muovevano oppure del lancio e del successivo tonfo dell’esca nell’acqua.
Yusuke si chiedeva cosa facesse lì, perché il padre l’avesse invitato a pescare, cosa voleva dirgli… Aveva una paura matta.
Quando senti la voce profonda di Pai rompere quel muro
-Yu ho intuito la tua natura- disse guardando li lago
-Papà io…- Pigolo lui
-Ma forse non sai cosa mi ha spinto ad agire così- cercò di spiegarsi lui sempre guardando il lago con un fare serio
-Cosa? – Chiese il figlio
-Il mio passato o meglio il mio mondo – iniziò lui -Come ben sai io non sono umano, sono di un altro pianeta, sono un alieno per intenderci ma qui sta il problema.
Sai bene come era la vita sul pianeta natale mio e dei tuoi zii…-
Yusuke annui -Eravate allo stremo e dunque avete deciso di seguire il vostro signor deep blue nel tentativo di conquista della Terra che era anche il vostro pianeta d’origine in antichità-  
Pai annui anche lui -Già e qui abbiamo incontrato tua madre e le tue zie… Ma non volevo parlare di questo- Sospirò -Ma di ciò che mi ha spinto a trattarti male…-
Ma il tirare di un pesce gli impedì di continuare
-Vuoi una mano papà- Chiese Yusuke ma Pai scosse la testa -Vai tranquillo figliolo- dettò ciò riuscì a prendere il pesce e a metterlo nella retina.
-Dobbiamo prenderne ancora tre così la mamma stasera li cucinerà- sentenziò poi chi l’aveva pescato
L’altro sorrise lievemente annuendo
-Vedi- riprese il discorso Pai appena lanciata una nuova esca -Sul mio pianeta cose del genere fino a poco tempo fa erano impensabili, cioè pescare in un lago assieme al proprio figlio eravamo sempre all’erta, nascosti in cunicoli sotterranei, con la paura che ci crollassero addosso portandoci via i nostri affetti-
-Come successo allo zio Kisshu? – chiese triste Yu
-Sì- rispose il padre -perciò certe tendenze sono mal viste dalla mia gente e in parte anche dagli umani.
Non portano frutti ma questo è stupido… Solo che migliaia di anni di una certa idea non si possono cancellare di punto in bianco… -
Yusuke abbassò il capo -Cosa vuoi dire papà? –
Pai a quel punto ritirò l’esca, posò la canna e andò ad abbracciare il figlio
-Voglio dire che dovrò lavorarci su ma tu sei mio figlio e devo accettarti per ciò che sei.
Non posso fare come i miei compatrioti che condannavano a morte persone come te.
Non posso nemmeno guarirti perché non è una malattia ma posso solo starti vicino ed appoggiarti in ciò che farai in futuro. –
Yusuke spalancò gli occhi e si strinse a lui -Grazie papà-
Ma il momento durò poco si accorsero che la sua canna stava tirando.
-Forza papà che così ce ne mancano due- lo incitò
-Tua madre sarà soddisfatta di noi. – Gli replico il padre sorridendogli
 
Quella sera Pai, dopo che la famiglia aveva mangiato il pesce pescato da lui e Yusuke, entrò in camera guardando la moglie con soddisfazione
-Ti sei chiarito con Yusuke? – Chiese lei staccandosi un attimo dalle bozze che stava correggendo.
-Sì Retasu, sarà un percorso lungo rimettere a posto le cose ma tutto si sistemerà. Avrei una domanda da farti però-
Lei lo guardò con curiosità e lo invitò a parlare
-So che tu sembri un po’ invidiosa di Ichigo e mi chiedevo se volessi provare a fare una bambina. –
Retasu spalancò la bocca -Ma Pai vuoi veramente rifare tutto il percorso che abbiamo fatto con Yu e Kayu? –
Lui annuì -Perché no? –
Lei arrossì come le prime volte in cui uscivano assieme ed entrambi, molto pudici, arrossivano solamente allo sfiorarsi.
-Pai sei sicuro? – Chiese ancora lei
-Non ti farei mai una domanda del genere se non ne fossi pienamente sicuro- rispose lui con una serietà disarmante
Retasu posò le bozze sopra il comodino e si scostò la vestaglia leggera che indossava.
-Pai Ikisatashi il suo piano è accettato-

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Capitolo 3
*** Scimmiette e scoiattoline ***


 

SCOIATTOLINE E SCIMMIETTE

 

Yukina Fong era una ragazza dai capelli castano chiari legati con due code ai lati della testa.
Figlia di Purin e Taruto aveva ereditato meno tratti alieni degli altri figli delle ex mew mew e alieni, il colorito pallido e le orecchie più affusolate e a punta, ma molto più dalla madre.

Era molto matura per la sua età, dodici anni, dato che era la più grande di quattro tra fratelli e sorelle.

Per questo le capitava spesso di fare da babysitter ai cugini più piccoli quando i suoi zii dovevano fare delle commissioni oppure dovevano uscire a cena.
Questi favori, per sua fortuna, le veniva ripagati non solo con affetto e stima ma anche con un po’ di soldi che lei in parte spendeva in fumetti o uscite con le amiche oppure metteva da parte per gli studi.

Ora eccola entrare, ancora vestita nella classica uniforme marinaresca delle scuole giapponesi, in casa di Ichigo e Kisshu sbattendo la porta e andandosi a sedere, decisamente nervosa, sul divano di casa sotto gli occhi perplessi della rossa, intenta ad allattare al seno l’ultima arrivata Lilly, e del marito, seduto al tavolo della sala intento a lavorare.

-Come si permette quello scemunito a trattarmi così! Sono pur sempre la capoclasse! –

-Tutto bene?- Chiese a quel punto Ichigo che passo la neonata a Kisshu che la mise sulla spalla per farle fare il ruttino

-No!- esplose la ragazza alzandosi di scatto -Oggi è arrivato un nuovo studente a scuola ed io, da buona capoclasse, ho provato subito a rompere il ghiaccio ma lui mi ha respinto con un: Guarda che mi fai ombra scimmietta! -

I due adulti si guardarono un attimo e guardarono al nipote con fare indagatorio

-Ma tu, cos’hai combinato per farti affibbiare un tale nomignolo? – Chiese Ichigo andatasi a sedere vicino a lei

-Sono solo andata a recuperare un attrezzo che il club di atletica si era dimenticato di andare a recuperare, ieri hanno fatto le prove del lancio col giavellotto e uno dei ragazzi l’ha lanciato con troppa veemenza ed è finito in mezzo ai rami di un albero-

-A te, quindi, visto che sei una delle ultime iscritte a quel club, hanno imposto di andarlo a recuperare pima dell’inizio delle lezioni-

-Già- sibilo lei -L’ho preso e, probabilmente, mi ha visto mentre salivo su quell’albero-

-Te l’ho sempre detto che sei una scoiattolina ma… il ragazzo è carino?-

Yukina alla domanda dello zio, che sorrideva maligno dopo aver rimesso Lilly nel box, arrossì.

-Non è male… passabile… Capelli neri, occhi scuri… Sembra il tipico giapponese-

Lo descrisse arrossendo leggermente

-E tu sei entrata in modalità Taruto per così poco? Solo perché un ragazzino normalissimo che ti ha chiamato, senza saperlo, col nomignolo di tua madre-

Chiese ancora fulmineo il verde, facendo notare alla nipote che non aveva il suo solito carattere gioviale e pieno di allegria ma quello scorbutico e permaloso del padre da giovane, andandosi a sedere vicino a Ichigo che sorrideva come gatto interessato.

-Sì… No… Boh… Poi non sono entrata in modalità Taruto- sbraitò lei

-A no!- fece ridacchiando la zia a braccia conserte -Ci manca solo che mi chiami ziaccia e siamo in piena modalità Taruto-

Lei guardò male i due zii borbottando qualcosa di strano.

-Guarda, personalmente è meglio che domani parli con i tuoi- le consigliò Ichigo alzandosi

-Già potresti scoprire delle analogie interessanti- concluse Kisshu che, alzatosi, andò a prendere la figlia più piccola per poi lanciarle un sorrisetto sardonico.

-Stasera ti affidiamo solo Sosuke e Yumeko. Lilly la portiamo con noi –

-Ok! Devo preparare qualcosa di cena? Devo aiutarli a studiare?- chiese risoluta la nipote

Kisshu sospirò lanciando uno sguardo a Ichigo che contrasse il viso in una smorfia

-Sì- rispose lo zio -Aiuta Yumeko è brava ma non si applica-

Proprio in quel momento i figli mezzani di Ichigo e Kisshu entrarono in casa, lanciandosi ad abbracciare la loro cugina.

-Stasera facciamo un po’ di gioccoleroia! Va bene? – proposero alla baby-sitter i due monelli sotto lo sguardo in parte divertito e in parte spaventato dei loro genitori.

 

Il giorno dopo, per fortuna senza aver provocato danni con i suoi giochi di abilità, Yukina si preparò per la giornata di scuola.
Scese in cucina dove trovò la madre, ai fornelli, e il padre, intento a preparare la tavola.

-Buongiorno- fece lei mettendosi ad aiutare Taruto

-Dormito bene Yukina?-

-Sì, grazie- rispose lei per poi prendere coraggio

-Sentite- fece seria, serietà che mise in allarme i due adulti -Quali erano i vostri rapporti prima di mettervi assieme? –

I due arrossirono pesantemente

-Yukina sai abbastanza bene che io e tuoi zii siamo stati mandati sulla Terra non per scopi propriamente pacifici-

-Sì! Sì! – rispose la ragazza un po’ nervosa -Tu sei venuto qua per conquistare la terra mentre la mamma doveva fermarti-

-Ma vedì noi eravamo poco più dei bambini e avevamo preso la missione come un gioco… Soprattutto io-

Le spiegò Purin che lanciò uno sguardo imbarazzato al marito che sbuffò di rimando.

-Tua madre era così piena di vitalità che… voleva fare amicizia con me e soprattutto giocare con me… Nonostante dovessimo essere nemici ed io la trattassi male, cioè non male male ma male come farebbe un bambino monello-

-Cioè, la mamma voleva giocare con te invece di combatterti? –

Domando sbigottita la figlia al genitore

-Beh! non proprio- rispose Purin impacciata -Lo combattevo ma volevo anche stupirlo e si giocarci assieme-

-Ed io invece non ci pensavo proprio anche se… ero affascinato da lei e dalla sua vitalità…-

-Aspettate!- fece la figlia, intuendo qualcosa per poi puntargli il dito contro -Quella scatola di caramelle che tenete in camera vostra come fosse un cimelio…-

Taruto e Purin ridacchiarono nervosi -Quello serve a ricordarci il nostro primo appuntamento…- rispose il padre decisamente poco contento di come si era comportato in passato.

-Siamo finiti sotto il Tokyo Dome e tuo padre mi ha salvato- ridacchiò Purin -Ma dimmi perché di queste domande? –

-Vedete- rispose lei alzatasi per andare a prendere la colazione per tutta la famiglia.

-Ieri a scuola è arrivato un nuovo ragazzo-

Taruto si mise sull’attenti

-Si è comportato male? –

-Mi ha chiamato scimmietta- rispose lei fulminandolo con lo sguardo

La madre sentendo quel nomignolo iniziò a ridere mentre il padre avvampo dalla rabbia.

-Come fa...-

-Mi ha visto mentre stavo salendo su un albero, prima dell’inizio delle lezioni, per riprendere un attrezzo che il club di atletica ha fatto finire lì durante gli allenamenti dell’altro ieri-

Gli spiegò prima che potessero finire la frase.

-Ma dimmi è carino? – Chiese Purin mettendola in imbarazzo e provocando un singulto di rabbia al compagno di vita

-Beh…- rispose lei cercando le parole giusto -Diciamo che non è male-

Purin a quel punto guardò Taruto che stava rodendo di gelosia, gli stinse la mano per calmarlo un po’, poi guardò a figlia con serietà

-Piccola- iniziò lei -Io non so se questo è amore a prima vista come è stato per noi oppure no ma dai tempo al tempo se arrossisce quando lo guardi e assieme ti tratta “male” quando gli parli vuol forse dire che gli stai simpatica-

-Ma se invece ti tratta male e basta dimmelo che ci penso io- concluse Taruto mostrandogli un sorriso malvagio

-Ok Ok- rispose Yukina senza dargli troppa importanza

 

Passarono alcuni giorni e la piccola Fong osservò diligentemente le reazioni del nuovo arrivato e non potè che constatare che, forse, potesse essere attratto da lei ma anche lei quel ragazzo piaceva.
Alla fine non era un cattivo ragazzo, era sportivo, poco superiore alla media negli studi ed era molto carino.

Finite le lezioni Yukina aspettò che il nuovo ragazzo uscisse dall’edificio scolastico

-Ehi Satoru- lo salutò bloccandolo mettendosi davanti

Il ragazzo rimase interdetto dalla sua azione

-Che vuoi Fong- rispose lui sfrontato

-Dovrei importi di chiedermi scusa per quando mi sono presentata ma sarò indulgente- fece lei osservandolo arrossire leggermente

-Ok, c’è altro che devi dirmi scimmietta-

-Sì, che al massimo sono una scoiattolina, perché scimmietta è il soprannome di mia madre, quindi, dato che voglio conoscerti meglio mi porterai in un locale che conosco-

Detto ciò, si avvinghiò ad un suo braccio, trasformandolo in una rapa rossa, e lo trascinò al cafè mew mew.

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