La strega elementale

di chiara21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo anno parte 1 ***
Capitolo 2: *** primo anno parte 2 ***
Capitolo 3: *** primo anno parte 3 ***
Capitolo 4: *** secondo anno ***
Capitolo 5: *** terzo anno ***
Capitolo 6: *** quarto anno parte 1 ***
Capitolo 7: *** quarto anno parte 2 ***
Capitolo 8: *** quarto anno parte 3 ***
Capitolo 9: *** quarto anno parte 4 ***
Capitolo 10: *** quarto anno parte 5 ***
Capitolo 11: *** quarto anno parte 6 ***
Capitolo 12: *** quarto anno parte 7 ***
Capitolo 13: *** quarto anno parte 8 ***
Capitolo 14: *** quarto anno parte 9 ***
Capitolo 15: *** quarto anno parte 10 ***



Capitolo 1
*** primo anno parte 1 ***


Cassandra Corvini, di anni undici, in un giorno di ottobre ricevette una strana visita, che le avrebbe cambiato la vita. Un uomo, vestito con uno strano abito scuro con tanto di mantello, si presentò come impiegato del ministero della magia italiano, dichiarando che Cassandra era una strega e porgendole due lettere. Le lettere erano provenienti da due scuole di magia, Beauxbatons e Hogwarts. L’uomo spiegò a un’esterrefatta famiglia Corvini che maghi e streghe iniziavano la formazione scolastica a undici anni e che non essendoci purtroppo una scuola di magia italiana Cassandra avrebbe potuto scegliere se andare in Francia o in Scozia. Spiegò anche come trovare il ministero della magia, situato a Roma, e che sarebbe stato disponibile in caso di bisogno.

Cassandra stette per un po’ a fissare le lettere, per poi aprirle. Erano praticamente identiche, ma quella di Beauxbatons era scritta in francese e a Cassandra non ci volle molto per scegliere in quale scuola andare. Conosceva già l’inglese e la Scozia le era sempre sembrata un luogo affascinante. Sulla lettera di Hogwarts c’era scritto di inviare una risposta via gufo alla scuola entro il 31 luglio, e di recarsi a Londra il primo settembre alla stazione di King’s Cross per prendere il treno. Inoltre, era necessario comprare molte cose per la scuola.
Cassandra e i suoi genitori decisero di cercare la comunità magica di Milano e fare lì la maggior parte delle spese. Una delle entrate più usate per il mondo magico della città si trovava in una viuzza apparentemente banale, che celava però una casa antica di epoca romana a cui i babbani non facevano mai particolarmente caso.

Una volta dall’altra parte però, tutto cambiava. Stradine e case si snodavano come un labirinto, persone vestite in modo strano camminavano parlando di argomenti sconosciuti, le vetrine dei negozi mostravano oggetti non certo definibili comuni.

Alcuni maghi e streghe si girarono a guardare Cassandra e la sua famiglia, ma dovettero riconoscere la lettera che Cassandra teneva in mano perché presto ricominciarono a ignorarli. La lista di oggetti da comprare era molto lunga, ma dopo qualche ora passate tra libri, divise e calderoni, avevano finito. Cassandra decise di aspettare a comprare un animale (la scelta era tra un gatto, un gufo e un rospo) per evitare di portarlo fino a Londra. Mancava anche la bacchetta; in Italia l’unico negoziante di bacchette era a Roma, il quale vendeva le bacchette fabbricate da Ollivander, in quanto parenti alla lontana, ma tutti quelli a cui chiese consiglio le dissero di andare direttamente a Londra al negozio originale. Andarono anche all’ufficio postale magico per spedire la risposta per Hogwarts.

Cassandra passò tutto l’anno tra il mondo babbano e quello magico, comprando libri e cercando di informarsi il più possibile su vari argomenti. Lesse di notizie su Hogwarts, sulle creature magiche italiane, sui maghi importanti della storia e sulle materie che avrebbe iniziato il settembre successivo.

Il 31 luglio Cassandra e la sua famiglia partirono per l’Inghilterra. Lei sarebbe rimasta a Londra, mentre i suoi genitori e sua sorella avrebbero trascorso le vacanze viaggiando per il paese. L’alloggio consigliato per essere vicini all’entrata del mondo magico a Londra era un pub, il Paiolo magico, e fu lì che Cassandra ebbe un incontro alquanto importante per la sua vita futura.

Arrivata infatti davanti all’ingresso del Paiolo Magico, rischiò quasi di andare addosso a un altro ragazzino che si guardava attorno spaurito. Con lui c’era un omone enorme con una barba molto fitta, ma uno sguardo buono. Sentì che diceva al bambino “Andiamo Harry, abbiamo molto da fare.” Quindi il bambino si chiamava Harry, pensò Cassandra. Vincendo tutta la sua timidezza si avvicinò a loro.

“Scusate, potete indicarmi come arrivare a Diagon Alley? Arrivo dal mondo babbano e non sono molto sicura su dove devo andare.” L’uomo le sorrise dicendo “Certo, ti puoi aggiungere a noi, anche Harry arriva dal mondo babbano.” Cassandra e Harry si guardarono per un attimo, poi lui le porse la mano. “Ciao, io sono Harry Potter.”

“Ciao Harry, io sono Cassandra Corvini, piacere di conoscerti.” Rispose. I suoi occhi si spalancarono un po’.

“È un nome particolare.”

“Era il nome di una mia bisnonna e ho anche letto che una profetessa dell’antichità si chiamava così.” rispose ripensando a come una volta scoperto di essere una strega il suo nome le era piaciuto ancora di più. “Beh mi piace molto!” disse il ragazzino sorridendo. Sollevata, anche la streghetta sorrise, guardandolo negli occhi. Harry aveva gli occhi verdi, anche se nascosti da un paio di occhiali tondi, i capelli neri e disordinatissimi e, dettaglio non irrilevante, aveva una cicatrice a forma di saetta in fronte. La curiosità ebbe il sopravvento. “Come te la sei procurata quella?” chiese, indicando la fronte.

Fu l’uomo a rispondere. “Quella gliela fece un mago oscuro cercando di ucciderlo mentre era ancora un neonato. I suoi genitori morirono quella notte, ma Harry no. È l’unico essere umano a essere sopravvissuto a quell’incantesimo. Ora, però, dovremmo sbrigarci. Il tempo stringe e voi dovete comprare tutto l’occorrente per la scuola. Tu hai già fatto il cambio di soldi?” l’ultima domanda era rivolta a Cassandra. “Si, signore. In realtà a Milano ho anche già comprato quasi tutto, mi manca solo la bacchetta e un animale.” L’omone fece un altro sorriso, “Chiamami pure Hagrid, sono il Custode delle Chiavi a Hogwarts.” Poi si girò e picchiettò con un ombrello rosa su un muro, che si aprì rivelando una strada colorata e affollata, simile a quelle che ka ragazzina aveva visto a Milano.

La prima tappa fu la Gringott, la banca dei maghi. Aveva un aspetto simile a quella di Milano, ed era gestita dai goblin, cugini degli gnomi italiani. Harry doveva prelevare i soldi dalla camera blindata appartenuta ai suoi genitori e Hagrid lo accompagnò. Cassandra invece aspettò nell’atrio, osservando i goblin che lavoravano e i maghi che entravano e uscivano.

Una volta usciti dalla banca l’insolito trio si dedicò allo shopping scolastico. Cassandra si divertì a constatare che anche in fatto di moda magica l’Italia era passi avanti rispetto all’Inghilterra. Al negozio di animali, mentre Harry era al negozio di vestiti, Hagrid comprò a Harry una civetta bianca come regalo di compleanno, mentre Cassandra scelse un gatto nero, che chiamò Zeref. Quando si ricongiunsero a Harry con il regalo Cassandra poté vedere sul volto del ragazzino mille emozioni diverse, e dentro di sé le venne spontaneo chiedersi se Harry avesse mai ricevuto dei regali. Poi quasi scoppiò a ridere quando Harry chiamò la sua civetta Edvige.

Come ultima cosa si avviarono a prendere le bacchette. Ollivander, il proprietario, si mise subito all’opera nel cercare due bacchette adatte. Per Cassandra fu abbastanza semplice, la seconda scelta si rivelò quella giusta: una bacchetta di legno di larice con nucleo di corda di cuore di drago. Per Harry invece fu complicato, le prime tre bacchette crearono confusione nel negozio finché il proprietario gliene porse una che cominciò a sprizzare scintille. La bacchetta aveva scelto il suo proprietario. Il caso, o il fato, volle che la fenice la cui piuma era nel nucleo della bacchetta di Harry aveva fatto cadere anche un’altra piuma, che era nella bacchetta di quel famoso mago oscuro, che i maghi per paura chiamavano Tu-sai-chi o Colui che non deve essere nominato. Cassandra si trovò a pensare che erano nomi un po’ lunghi e che forse sarebbe stato meglio chiamare le persone col proprio nome, fossero anche maghi oscuri, ma non lo disse, in fondo non sapeva quasi nulla di quel mondo.

Quando la giornata volse al termine, Hagrid e Harry si congedarono. Harry doveva tornare dai suoi zii, ma lui e Cassandra si misero d’accordo per trovarsi a King’s Cross il giorno della partenza.

Agosto passò in fretta e lasciò spazio a settembre, e con esso al giorno della partenza. Con un po’ di fatica, visto il gran numero di persone alla stazione, Cassandra e Harry riuscirono a incontrarsi e si avviarono verso il binario 9 ¾, dove avrebbe dovuto trovarsi il treno. Peccato però che arrivati tra il binario nove e il binario 10 non ci fosse l’ombra né del treno né del binario 9 ¾.

“E ora? Tu hai idea di dove si trovi il binario?” Entrambi apparivano leggermente preoccupati. Harry scosse la testa. Si guardarono intorno e all’improvviso videro la salvezza. Una famiglia di persone dai capelli rossi e con carrelli e bauli molto simili ai loro si stava avvicinando e quello che doveva essere il fratello maggiore, aumentando di velocità andò a schiantarsi nel muro che divideva i binari. O almeno così pensavano Cassandra e Harry. Il rosso invece era passato attraverso il muro ed era sparito. I due si guardarono sbalorditi. Il resto della famiglia li notò ed Harry si avvicinò a chiedere se da lì si arrivava al binario per andare a Hogwarts. La madre li guardò con affetto.

 “Sì, siete al primo anno? Anche Ron inizia quest’anno.” E indicò un ragazzino dietro di lei, che rivolse un cenno di saluto.

“Dovete solo prendere la rincorsa e andare, non è pericoloso. Ma sbrigatevi, altrimenti perdete il treno.” Dopo un attimo di esitazione, Cassandra, tenendo forte il carrello partì e si ritrovò dall’altra parte del muro, davanti a un treno a vapore. Tutto intorno c’erano una cacofonia di suoni e colori, e persone che apparivano da tutte le parti. Subito dopo la raggiunse Harry, ma in quella confusione persero di vista la famiglia di rossi.

Dopo aver caricato i bagagli si sedettero insieme in uno scompartimento vuoto ad aspettare che il treno partisse, e lì li raggiunse di nuovo il ragazzino dai capelli rossi, che si presentò come Ronald Weasley.
L’argomento di conversazione fu Harry, che nel mondo magico era considerato quasi come una star, e tutti, Ron compreso, sembrava sapessero la sua storia, chiamandolo il Bambino sopravvissuto. Da parte sua Harry sembrava leggermente a disagio per tutte quelle attenzioni, quasi come se nella sua vita non gliene avessero date molte.

Mentre i tre chiacchieravano e Ron tentava di far vedere ai due nuovi amici una magia, un’altra ragazzina entrò nello scompartimento. Aveva lunghi capelli ricci e occhi nocciola. “Ciao, avete visto un rospo? Un ragazzo di nome Neville lo ha perso. State facendo magie? Posso vedere? Io sono Hermione Granger, molto piacere. Oh tu devi essere Harry Potter.” Disse senza quasi prendere fiato, stringendo la mano a Harry.

“Ma solo io non sapevo nulla di lui?” esclamò Cassandra ridendo. “Vivo proprio fuori dal mondo”.

“Ma no che dici, sono io quello che mi conosco di meno.” Disse Harry scoppiando a ridere anche lui e contagiando gli altri.

Hermione sembrava interessata anche a Cassandra oltre che ad Harry. “Da dove vieni? Non sembri inglese.”

“No, sono italiana.”

“Non c’è una scuola di magia in Italia?”

“Purtroppo no, io ho potuto scegliere se venire a Hogwarts o andare in una scuola di magia in Francia. Probabilmente ci saranno anche altre scuole nel resto del mondo.”

“Sul serio? Penso andrò a cercare libri che parlano delle altre scuole allora.” Disse Hermione.

Il carrello con merendine di tutti i generi distrasse gli occupanti dello scompartimento, che cominciarono a mangiare dolci e snack dai nomi magici quanto i dolci stessi. Le cioccorane ad esempio saltavano sul serio.
A un certo punto si affacciò nello scompartimento un bambino dai capelli color platino accompagnato da due ragazzotti che disse: “E così è vero, il famoso Harry Potter frequenterà Hogwarts.” Cassandra si girò verso Harry sorridente, “Ed ecco l’ennesima persona che sa tutto di te.”

Il ragazzino si avvicinò tendendo la mano a Harry. “Io sono Malfoy, Draco Malfoy.” Prima che Harry gli potesse stringere la mano però Ron tossì nascondendo una risatina e il biondino lo incenerì con lo sguardo, prima di dire parole sprezzanti contro la sua famiglia che fecero abbassare lo sguardo al rosso. Poi si girò di nuovo verso Harry, il quale però decise di non stringergli la mano. Un lampo di frustrazione passò negli occhi grigi del biondino. Evidentemente non era abituato a essere rifiutato. Cassandra si disse che se fosse capitata nella sua classe, avrebbe cercato di non essere sua nemica. Il problema era che invece Harry l’aveva probabilmente appena fatto.

Verso sera il treno arrivò finalmente alla stazione di Hogsmeade, un villaggio magico vicino a Hogwarts, e Cassandra e Harry ritrovarono Hagrid che guidò tutti gli studenti del primo anno in riva al lago per prendere le barche che li avrebbero fatti arrivare alla scuola. Più che una scuola era un castello medievale enorme, circondato da una foresta, oltre che affacciato sul lago e Cassandra, che amava profondamente tutto ciò che riguardava castelli e ambientazioni medievali, ne rimase affascinata.

Una volta entrati e salite le scale, gli studenti furono fatti fermare davanti a una grande porta mentre una professoressa, che si presentò come Minerva McGonagoll, spiegava le prime regole e il meccanismo delle case della scuola: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde.
Non ci fu molto tempo per stare a pensare a come venivano scelte le case perché le porte si aprirono rivelando l’entrata in una grandissima sala con quattro lunghissime tavolate. In fondo c’era un tavolo al quale erano seduti i professori, tra cui al centro il preside Silente e appena prima uno sgabello con un vecchio cappello da mago sopra.

La professoressa di prima prese il cappello in mano e spiegò che serviva per la cerimonia di smistamento. Cominciò a chiamare gli alunni in ordine alfabetico, e Cassandra sentì dire a Ron che tutti i maghi oscuri andavano a Serpeverde. Presto fu il turno di Cassandra. Si avvicinò allo sgabello e il cappello le fu posato in testa. Una voce le rimbombò nella testa. “Mmmm, difficile, molto difficile, era da un po’ che non mi capitava una persona senza una caratteristica preponderante. Staresti bene in tutte le case.” “Per favore non mi rimandare a casa, mi saprò adattare ovunque” la paura di non essere presa era sempre più reale “Adattare dici eh, allora so dove mandarti ed è SERPEVERDE.” Gridò il cappello.

Cassandra guardò sollevata gli abiti che cambiavano colore in verde e argento, i colori serpeverde, e si affrettò ad andare al tavolo, sedendosi vicino a una ragazzina che si presentò come Millicent Bullstrode. Vide con la coda dell’occhio Ron rivolgerle uno sguardo torvo e girarsi a dire una cosa a Harry che invece la stava guardando stranito. Lo smistamento intanto andava avanti. Hermione rimase sullo sgabello quasi quanto Cassandra e fu smistata in Grifondoro, altri ragazzini si sedettero al tavolo Serpeverde tra cui il biondino del treno, Draco Malfoy, e i due ragazzotti che erano con lui. Cassandra stava facendo la conoscenza di un’altra Serpeverde, Pansy Parkinson, quando si sentì il nome “Harry Potter”.

Nella sala ci fu silenzio, interrotto solo da qualche brusio. Seduto sullo sgabello Harry sembrava discutere col cappello che alla fine gridò: “GRIFONDORO”. Da un tavolo si levarono grida di felicità mentre tutti facevano spazio a Harry. Dopo che gli ultimi studenti furono smistati, Ron in Grifondoro e Blaise Zabini in Serpeverde, il preside diede il via al banchetto. Pietanze di ogni genere comparvero sul tavolo e tutti iniziarono a mangiare con gusto. Cassandra si presentò a Draco Malfoy e Blaise Zabini, che erano amici d’infanzia di Pansy. Malfoy sembrò riconoscerla. “Ti ho vista prima in treno, eri vicino a Potter, siete amici?”

“Beh, non lo conosco ancora bene, ma è la prima persona che ho incontrato a Londra ed è stato molto gentile con me. Probabilmente se non avessi insultato Ron, ti avrebbe stretto la mano.” Rispose Cassandra con un sorrisino.

“Si, ma vedi, devi sapere che non scorre buon sangue tra i Malfoy e i Weasley. Loro sono pezzenti e traditori del sangue puro. È stato istinto.”

“Capisco.” Tuttavia, Cassandra non era molto convinta. Insomma a undici anni si poteva essere amici di chiunque. O no? Forse nel mondo magico ci si atteneva di più a certe cose. Nemmeno il concetto di traditore di sangue le era chiaro, ma decise di rimandare le domande a un altro momento.

Finito il banchetto e dopo un discorso del preside su luoghi vietati e pericolosi, gli studenti furono invitati a seguire i prefetti delle rispettive case per andare nei dormitori. Mentre uscivano dalla sala Cassandra riuscì a salutare brevemente Harry, che a differenza di Ron non sembrava avercela con lei per essere una Serpeverde, e continuò a seguire gli altri studenti.

Il dormitorio di Serpeverde era nei sotterranei, nascosto da una parete che si spostava dopo aver detto una parola d’ordine. Gemma Farley, una dei prefetti, fece un discorso ai nuovi studenti su cosa significasse essere un Serpeverde, raccomandandosi di comportarsi in modo dignitoso per la casa. Fece il suo ingresso anche un professore vestito totalmente di nero, che si presentò come professor Severus Piton, insegnante di pozioni nonché capo-casa di Serpeverde. Anche lui spiegò brevemente in cosa consisteva l’orgoglio verde-argento e poi mandò tutti a dormire.

Cassandra seguì le altre ragazzine nella camera del primo anno. La stanza era rettangolare, anch’essa verde e argento, con cinque letti a baldacchino. Un’enorme vetrata mostrava il fondale del lago e Cassandra si sentì stranamente a casa. L’acqua le faceva sempre quell’effetto. Tutti i bagagli erano già sistemati e Zeref si avvicinò subito per farsi coccolare. Oltre a Cassandra e Pansy, le altre ragazze erano Millicent Bullstrode, Daphne Greengrass e Tracey Davis. Le streghette si cambiarono per la notte e andarono a dormire in fretta, la giornata trascorsa era stata stancante.
Cassandra si addormentò felice pensando a quella nuova vita che aveva appena cominciato.

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Capitolo 2
*** primo anno parte 2 ***


Cassandra si svegliò eccitata la mattina dopo. Era il primo giorno della sua nuova vita nella scuola di Hogwarts. Si vestì in fretta con la divisa dei colori della sua casa, poi con Pansy andò nella sala comune dove le aspettava Blaise.
 
“Ciao ragazze, mettetevi comode perché il principino ci impiegherà un po’ a vestirsi.”
 
“Come se ormai non fossimo abituati.” Rispose Pansy con un sospiro. Cassandra stava per scoppiare a ridere capendo che stavano parlando di Draco, ma una voce la interruppe. “Blaise taci o ti cucio la bocca. Buongiorno Pansy, Cassandra.” Il cambio di tono tra la minaccia a Zabini e il saluto alle compagne si sentì chiaramente. Di sicuro quel ragazzino per quanto piccolo sapeva mettere a tacere chiunque, anche quelli del settimo anno. Tutti tranne Blaise a quanto pareva. “Oh eddai Draco lo sappiamo tutti che hai manie di protagonismo.” Uno sbuffo partì dalla bocca di Malfoy. “Non voglio perdere tempo a discutere, andiamo in Sala Grande. Tiger, Goyle, seguitemi.” I due ragazzini corpulenti lo affiancarono.
 
“Ma lo devono seguire sempre?” chiese Cassandra. “Politiche purosangue.” Disse solo Blaise, come se spiegasse tutto. Qualsiasi cosa fosse un purosangue, sembrava che tutti pensassero che anche Cassandra lo fosse, a giudicare dalla mancanza di spiegazioni.
 
Quando il gruppo di serpeverde arrivò davanti alla sale grande incrociò Harry con Ron, Hermione e un altro ragazzino. Malfoy non si fece attendere per lo scontro. “Potter”
 
“Malfoy”. Si guardavano con odio e così tutti gli altri. Cassandra non capiva il perché, così si mise tra loro, “Ragazzi, perché quegli sguardi? Non possiamo essere amici? Vi ho conosciuti ieri, è vero, ma mi sembrate tutti simpatici, non vedo perché non andare d’accordo.” Tutti tranne Harry, che probabilmente la pensava come lei, la guardarono come se fosse pazza. Fu Draco a prendere la parola, “Sei matta per caso? Tutti sanno che Serpeverde e Grifondoro non si possono vedere, sono troppo diversi.”
 
“Sì, è risaputo che sono nemici.” Gli fece eco Ron.
 
“A me sembra una cosa stupida” continuò imperterrita. “Il cappello parlante ha parlato di cooperazione tra le case, non di guerra”
 
“E tu dai ascolto a un vecchio cappello?”
 
“Bah fate come volete, ma io cercherò di non immischiarmi e vi considererò tutti amici”
 
“Può andare bene” rispose Draco “Cercheremo di lanciarci incantesimi quando tu sarai lontana.”
 
“Ottimo” rispose Cassandra ed entrò in Sala Grande per la colazione lasciando gli altri a guardarsi in cagnesco. Quando tutto il gruppetto si fu seduto passò il professor Piton a consegnare l’orario delle lezioni. A ogni lezione partecipavano due case e la prima di quel giorno era incantesimi con i Tassorosso.
 
La settimana trascorse veloce e in un attimo si arrivò all’ultima lezione, Pozioni con il professor Piton. Per quella lezione Serpeverde era abbinata a Grifondoro e già entrando nella fredda aula Cassandra constatò che la scena di qualche mattina precedente era solo un’anteprima dei prossimi sette anni. Tutti gli studenti si guardavano in cagnesco e sembrava fossero pronti a sguainare le bacchette. Fortunatamente quel giorno era una lezione teorica, perché altrimenti si poteva star sicuri che qualcuno avrebbe lanciato pozioni sugli altri. Cassandra si mise vicino a Draco, per istinto, e alla fine della lezione decise che aveva fatto bene a seguirlo, perché sembrava davvero portato per quella materia. Lo stesso non si poteva dire di Harry, che non era riuscito a rispondere a nessuna delle domande del professore. Beh, è solo la prima lezione, non molti avrebbero saputo rispondere, pensò la ragazza.
 
Dopo cena, sazi come non mai, il gruppetto Serpeverde si ritirò nella sala comune a parlare e a giocare, poiché vigeva il coprifuoco nel castello, e a seguito di un’innocente domanda – sei italiana anche tu? Aveva detto Blaise, non conosco una famiglia purosangue col tuo cognome - il caos esplose. “Tu sei una sanguesporco??” urlarono gli altri ragazzi verso Cassandra.

“Cosa aspettavi a dircelo, scusa, che ti chiedessi in moglie?” disse Draco con tono alterato.
 
“Primo, perché mai dovresti chiedermi in moglie, secondo, cosa cambia che io sono una sanguesporco? Non so nemmeno cosa significa.”
 
“Significa che non ti avvicinerai più a noi. Noi veniamo da famiglie purosangue da generazioni, non ci possiamo mischiare alla feccia.”
 
“Scusa? Come mi hai chiamato?” ribatté la ragazzina. Non stava urlando, era piuttosto calma. Cassandra non amava i conflitti, quindi quando accadevano cercava di risolverli in fretta e senza troppe urla.
 
“Feccia” ripeté Malfoy guardandola. Lei sostenne il suo sguardo. “Quindi se ho capito bene, fino ad adesso mi consideravi un’amica simpatica e ora improvvisamente sono feccia?”
 
“Su questo ha ragione, Draco, hai passato tutta la sera di ieri a dire che la trovavi interessante e che saresti stato suo amico e ora la insulti.”
“Sta zitto Blaise! Non devi ripetere tutto ciò che ti dico.” Ribatté stizzito Draco. “Ohh e così ero interessante…” disse Cassandra con uno sguardo ironico. “Zitta. Non voglio sentirvi. Vado in camera.” E con questo Draco mise fine alla conversazione e si allontanò.
 
Lo sguardo affranto di Cassandra cadde su Pansy e Blaise. “Non vi giudico se date ragione a lui, in fondo siete amici da anni, io…” ma prima che potesse continuare Pansy disse: “A noi non interessa, tu sei una bella persona e nostra amica, inoltre le nostre famiglie non sono così tradizionaliste come quella di Draco. Vedrai che riusciremo a farlo ragionare.”
 
“Sì, adesso ci parlo io.” Continuò Blaise e dicendo così corse per raggiungere l’amico.
 
“A questo punto direi di andare anche noi.” Disse Pansy.
 
“Sicura che mi vuoi in camera? Potrei passarti qualche malattia da feccia.” E lei scoppiò a ridere.
 
“Cavolo, dovrò stare attenta. Sei decisamente Serpeverde.”
 
Si avviarono in camera ridendo e dopo un po’ crollarono sfinite.

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Capitolo 3
*** primo anno parte 3 ***


Le giornate passavano e gli scontri in corridoio con i Grifondoro non mancavano. Draco si era scusato con Cassandra, seppur col suo solito tono arrogante, e lei lo aveva perdonato perché fortunatamente era una persona che non se la prendeva più di tanto sul personale. Questo non frenava il biondo dal chiamare altri studenti con quell’appellativo. Cassandra gli riservava occhiatacce ogni volta, e si tratteneva dal lanciargli incantesimi solo grazie a Blaise, secondo cui Draco si comportava in quel modo solo per mantenere l’orgoglio Malfoy.

A lezione erano battibecchi e battute acide di continuo, ma perlomeno le ragazze riuscivano ad avere conversazioni civili. Hermione era intelligentissima e l’unica a non addormentarsi durante storia della magia, Cassandra se la cavava bene in trasfigurazione e Pansy era brava in pozioni, quindi spesso si organizzavano sedute di studio in biblioteca. Erano i ragazzi che proprio non riuscivano a stare vicini.

Il compleanno di Cassandra arrivò in un piovoso giorno di ottobre, e la strega fu piacevolmente sorpresa della torta al cioccolato che i suoi amici le fecero trovare al tavolo di Serpeverde in Sala Grande. E anche di una scatola di cioccorane e delle piume pregiate che le regalarono. Fu un bel compleanno e solo per un po’ il gruppetto Serpeverde-Grifondoro riuscì tutto sommato ad andare d’accordo.

*

Ad Halloween ci fu uno strano incidente. Entrò un troll nella scuola, che in teoria a detta di tutti era l’edificio più sicuro del mondo. Tutti gli studenti furono scortati nei dormitori, ma successivamente si scoprì che Harry e Ron lo avevano affrontato e sconfitto per salvare Hermione. Questo fatto fece infuriare Draco che passò le successive settimane a insultare Potter e la sua mania di eroismo da strapazzo. Cassandra pensò che fosse solo preoccupato, ma non glielo fece notare. Un Malfoy arrabbiato conveniva tenerselo buono.

Si arrivò alle vacanze di Natale e Cassandra fu una dei pochissimi Serpeverde a rimanere a scuola, e l’unica del suo anno. Non poteva permettersi di tornare in Italia sia a Natale che in estate. Pansy propose di andare da lei, ma Draco le ricordò che per quanto loro l’avessero accettata, le loro famiglie non avrebbero permesso di far entrare una natababbana (il termine gentile di sanguesporco) in casa.

Dopo aver salutato i compagni la strega si diresse in Sala Grande e scoprì che anche Harry e Ron erano rimasti a scuola. Harry, infatti, che viveva coi suoi zii, non aveva intenzione di tornare perché lo maltrattavano, e Ron aveva scelto di non lasciarlo solo.

Così la notte di Natale i tre si trovarono sotto l’albero nella sala comune di Grifondoro, dopo aver chiesto alla MacGonagoll il permesso per lasciare entrare una studentessa di un’altra casa. I pochi studenti Grifondoro rimasti storsero un po’ il naso quando entrarono, ma decisero di non fare commenti. La sala comune di Grifondoro era in una torre ed era decorata in rosso e oro. Cassandra non fu sorpresa di non aver ricevuto nulla dai suoi, non avendo comprato un gufo non aveva modo per spedire pacchetti tra un mondo e l’altro. Avrebbe aperto i regali a giugno, una volta tornata a casa. A Ron erano arrivate caramelle e un maglione fatto a mano, mentre Harry ricevette un regalo da Hagrid, da Hermione e Cassandra, e un maglione come quello di Ron. Guardando meglio sotto l’albero però notarono che c’era anche un altro pacchetto per lui. Era accompagnato da un biglietto anonimo che diceva che il contenuto era stato di suo padre e che ora apparteneva a lui.

“Ma chi me l’ha mandato?” continuava a ripetere Harry. “Che importa, aprilo e basta!” era l’ennesima volta che Cassandra e Ron glielo dicevano.

“Ok ok ora lo apro.” Si arrese e aprì il pacchetto. Conteneva un mantello. Ma quando provò a indossarlo, il suo corpo sparì. Si mise il mantello anche sulla testa e sparì del tutto. Gli altri due erano a bocca aperta. Era un mantello dell’invisibilità, alquanto raro secondo Ron. E adesso Harry ne possedeva uno. Cominciarono a elencare i modi di usare quel mantello quando a un certo punto a Harry venne un lampo negli occhi e lanciò uno sguardo a Ron, che annuì. Lo scambio non passò inosservato a Cassandra, che rimase un po’ confusa, ma decise di non indagare, in fondo erano fatti loro e lei era una persona discreta. Il permesso per rimanere nella torre venne esteso anche per la notte, grazie al preside, e Cassandra andò a dormire nel letto di Hermione.

Non vide più spesso Harry e Ron durante il resto delle vacanze, sembravano sempre indaffarati, quindi la Serpeverde si concentrò sui compiti. Si ricordò anche di cercare ulteriori informazioni sulle scuole di magia e scoprì che ne esistevano altre, in giro per il mondo, e che in Italia ce n’era stata una nei tempi dell’antica Roma, ma che era stata chiusa. Stessa cosa era capitata a una scuola in Grecia e a una in Egitto. Nella loro età dell’oro vi si insegnava una magia antica, primordiale, ma col passare dei tempi erano state pian piano abbandonate e infine chiuse.

Le vacanze passarono, la scuola tornò a riempirsi di studenti e la vita tornò quella di sempre, con lezioni, compiti e partite di Quidditch. Harry fu sorprendentemente selezionato per far parte della squadra di Grifondoro, con grande scorno di Draco, che sembrava sempre più dedicato alla missione di far espellere l’altro ragazzo.
Ci fu un incidente con un cucciolo di drago – Hagrid lo aveva ricevuto da un uomo misterioso e l’aveva mostrato ai ragazzini – ma la sera in cui segretamente lo fecero mandare via da Hogwarts grazie a uno dei fratelli Weasley, un domatore di draghi, Draco fece la spia sul fatto che stessero violando il coprifuoco e il trio Grifondoro fu messo in punizione.

Nella sala comune di Serpeverde le risate furono anche per il fatto che Draco venne messo in punizione con loro. Risate che si spensero quando Draco tornò bianco come un fantasma e raccontò che nella foresta proibita lui ed Harry avevano visto una figura scura bere del sangue di unicorno. Cassandra rimase inorridita come gli altri quando le spiegarono cosa implicava un’azione orribile come quella.

*

Verso la fine dell’anno, Ron, Harry ed Hermione si ritrovarono in infermeria con ferite gravi, e lì confessarono che avevano, o meglio Harry aveva, affrontato di nuovo Voldemort (finalmente Cassandra scoprì il nome di quel mago oscuro), che aveva l’aspetto di un parassita dietro la testa del professore di difesa contro le arti oscure. Dissero che il piano era di ottenere la pietra filosofale che donava la vita eterna, ma che Harry l’aveva fermato in tempo. Sfortunatamente Voldemort era scappato e loro ricoverati. Cassandra si arrabbiò, e disse che anche lei avrebbe voluto aiutarli perché li considerava amici, e loro dopo molte preghiere accettarono, facendole però promettere che non avrebbe detto nulla a nessuno. Non che la promessa servisse, visto che la storia si era già diffusa in tutto il castello.

Alla festa di fine anno Serpeverde aveva vinto la coppa delle case, ma Silente decise di aggiungere punti a Grifondoro per il coraggio di Harry, Hermione, Ron e Neville, e così, sommando i punti, la casa vincitrice fu Grifondoro. Inutile descrivere l’umore di Draco, e degli altri Serpeverde, erano intrattabili. Perfino la calma Cassandra fu irritata da quel gesto di palese favoritismo, ma fu anche sollevata dal pensiero che grazie alle vacanze imminenti non avrebbe dovuto sopportare le lamentele dei suoi compagni.

Il giorno dopo si trovarono sul treno diretto a Londra. I primi a congedarsi furono Draco, Pansy e Blaise, che non dovevano attraversare la barriera per la stazione babbana, e che salutarono calorosamente la loro amica dandole appuntamento a settembre.

Cassandra salutò gli altri con un abbraccio e raggiunse sua mamma che la aspettava a braccia aperte. Con lei andò a prendere l’aereo mentre le raccontava emozionata tutte le cose che le venivano in mente sull’anno appena trascorso. E fu con il pensiero rivolto alle avventure che sicuramente avrebbero intrapreso in futuro che si addormentò sul sedile dell’aereo, la faccia rivolta verso l’oblò.

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Capitolo 4
*** secondo anno ***


Settembre arrivò in un baleno e Cassandra si trovò di nuovo a Londra in vista di prendere il treno per Hogwarts. Sul treno ritrovò i suoi amici Serpeverde e con loro si mise alla ricerca di uno scompartimento. Passando nel corridoio salutò di sfuggita Hermione, seduta da sola mentre aspettava probabilmente Harry e Ron, e in un altro scompartimento vide due dei fratelli maggiori di Ron, i gemelli combinaguai, insieme a una ragazzina che non poteva che essere la sorella minore, Ginny. Chissà se finirà anche lei in Grifondoro, pensò Cassandra.

Il viaggio passò tranquillo, parlando dell’estate appena trascorsa e mangiando dolci, finché non arrivarono in vista del castello. Troppo stordita dal viaggio Cassandra si rese conto solo dopo cena, mentre uscivano dalla Sala Grande, che fino a quel momento non aveva visto né Ron né Harry, e una rapida occhiata a un’inquieta Hermione le rivelò che nemmeno l’altra ragazza sembrava sapere dove fossero finiti.

La risposta arrivò la mattina dopo a colazione sotto forma di una strillettera da parte della madre di Ron. Pansy spiegò sottovoce a Cassandra il funzionamento delle strillettere mentre in tutta la Sala Grande la voce della signora Weasley rimbombava mentre accusava il figlio di aver rubato la macchina volante del padre per arrivare a Hogwarts. Cassandra a quel punto non sapeva se stupirsi di più della lettera, della macchina che volava o dell’idea idiota che avevano avuto i suoi amici.

Draco accanto a lei stava già rielencando i motivi per cui i Weasley erano degli zoticoni e una vergogna per tutte le famiglie purosangue degne di quel nome. Poi passò a lamentarsi della continua voglia di attenzioni di Harry, ricordando anche una scena a Diagon Alley che aveva coinvolto il nuovo professore di difesa. Cassandra tentò di ricordare per l’ennesima volta che Harry non amava tutte quelle attenzioni, ma il giorno in cui Draco si sarebbe convinto del contrario era ancora lontano.

*

Dopo quello che era stato un primo giorno molto lungo il ritmo a scuola cominciò a essere più regolare, le lezioni procedevano bene, e si poteva pensare a un anno tranquillo.

Finché la gatta del custode Gazza non fu trovata pietrificata in un corridoio con accanto una scritta sul muro scritta col sangue. La scritta recitava “la camera dei segreti è stata aperta. Nemici dell’erede temete.” Da lì in poi tutto cambiò.

Durante le lezioni gli studenti cercarono di scoprire il senso di quella scritta chiedendo a riluttanti professori, e vennero a scoprire che la camera in questione faceva riferimento a una leggenda secondo cui Salazar Serpeverde, uno dei quattro fondatori, aveva creato una camera con all’interno un mostro con l’obiettivo di uccidere gli studenti natibabbani ed epurare quindi la scuola dai non purosangue.

Si creò quindi un clima di tensione in cui si cercava di capire chi potesse essere l’erede di Serpeverde. I Grifondoro sembravano volgere i loro sospetti su Draco, e Cassandra non poteva certo biasimarli visto il comportamento di quest’ultimo verso i natibabbani, ma sapeva anche che Draco non si sarebbe messo a uccidere altri studenti solo per disgusto. Inoltre Draco, e gli altri ragazzi Serpeverde, erano preoccupati per la stessa Cassandra, una dei pochissimi natabbani nella casa verde-argento.

*

“Indovinate chi è il nuovo cercatore di Serpeverde!” disse Draco entrando, o meglio saltando, nella sala comune. Cassandra e gli altri finsero di pensarci su. “Selwin, quello del quinto anno?”

“Per me è Rosier”

Draco sbuffò fintamente infastidito e gli altri ebbero pietà di lui.

“Congratulazioni Draco, siamo molto felici per te.”

“Sì, siamo sicuri farai onore a Serpeverde. Quando avete gli allenamenti?”

“Tra qualche giorno. Ora scusate, ma mio padre aveva promesso di comprare un set di Nimbus 2001 se avessi passato i provini.” E si fiondò nella sua stanza.

Cassandra era rimasta a bocca aperta. Un intero set di nuove scope? Era una spesa enorme! E chissà le altre squadre quanto sarebbero state invidiose. Ma sarebbe stato abbastanza a vincere la coppa? Draco era molto bravo a volare, e probabilmente avrebbe battuto i cercatori di Corvonero e Tassorosso, ma Harry? Quel ragazzo sembrava avere le ali più che una semplice scopa.

“Spero che quando ci sarà la partita contro Grifondoro Draco si concentri sul boccino invece che su Potter” sentì dire a Blaise. Lei e Pansy si guardarono un momento prima di iniziare a ridere. Avevano avuto tutti lo stesso pensiero.

*

Grifondoro aveva vinto la partita, Harry era stato colpito da un bolide e dall’incompetenza del professor Allock, e Draco era di cattivo umore dopo la sconfitta. Inoltre uno studente era stato trovato pietrificato. L’unica cosa che sollevò gli animi fu l’annuncio dell’istituzione di un club dei duellanti. Tutta la scuola sperava sarebbe stato gestito da Flitwick, e i serpeverde speravano in Piton.

La delusione quando nella sala entrò Allock, seguito da un torvo professor Piton, era palpabile. Piton spedì Allock a gambe all’aria nell’ilarità generale, poi gli studenti vennero tutti accoppiati per provare a duellare. Cassandra era contro Pansy. Le due riuscirono a scambiarsi un paio di colpi prima di accorgersi che nella sala era scoppiato il caos, causato da alcune coppie che non si stavano attenendo alle regole date dai professori.

Dopo che tutti si furono ripresi, i professori decisero fosse il momento di scegliere due studenti per una dimostrazione. Cassandra si fece piccola piccola per non essere scelta. Non ne ebbe bisogno in realtà perché Draco e Harry furono scelti immediatamente e salirono sulla pedana. Cassandra li guardò entrambi. Come sempre, erano pronti per la sfida.

Il primo round di incantesimi mostrò una certa parità. Poi Cassandra vide Piton sussurrare qualcosa a Draco e Harry chiedere inutilmente qualcosa ad Allock.

“Serpensortia” dalla bacchetta di Draco uscì un serpente, che si mise ad avanzare verso Harry. Allock provò a farlo sparire, ma il suo incantesimo ebbe solo l’effetto di far agitare il serpente. L’animale stava strisciando verso un ragazzino in prima fila, quando Harry cominciò a parlare. O meglio, a sibilare. Cassandra vide il serpente fermarsi e Harry girarsi per sorridere allo studente che aveva salvato. Ma quello urlò “che cosa pensi di fare Potter”, e scappò via. Anche gli altri studenti cominciarono a uscire velocemente dalla sala, mandando a Harry sguardi cattivi. Cassandra non ne capiva il motivo. Harry aveva appena salvato la vita a quello studente. Provò a chiedere a Pansy, ma lei la liquidò dicendo che ne avrebbero parlato in dormitorio.

“Potter sa parlare il serpentese.” Le spiegò poco dopo Draco, mentre erano sul loro divano preferito in sala comune. “è un’abilità che in molti associano alle arti oscure; inoltre, Salazar Serpeverde stesso poteva farlo.”

“Ora tutti penseranno che l’erede di Serpeverde sia lui.”

“Ma perché? È semplicemente parlare con degli animali, siamo in un mondo magico non mi sembra così strano.”

“Ci sono cose nel mondo magico che nemmeno i maghi conoscono del tutto. Il serpentese è una di quelle e quindi ne hanno paura” spiegò Blaise pragmatico. “Però che Potter sia l’erede di Serpeverde, non ci credo tanto” aggiunse.

“Non ci credo nemmeno io” disse Draco “Insomma è San Potter, eroe della giustizia, non andrebbe in giro pietrificando gente” lo schernì poi.

Il resto della scuola non la pensava come loro, ed Harry fu oggetto di sguardi e pettegolezzi cattivi per tutti i mesi successivi. La notte di Natale, mentre i Serpeverde erano in sala comune a festeggiare, Tiger e Goyle entrarono con un’espressione più stupida del solito e si misero a fare domande a Draco sugli avvenimenti. Cassandra, Blaise e Pansy stavano facendo una partita a carte magiche e prestarono poca attenzione, ma a Cassandra non sfuggì il fatto che a un certo punto Tiger e Goyle quasi corsero via dalla sala comune e a Tiger stavano diventando i capelli rossicci. Cassandra aggrottò le sopracciglia pensosa, ma non ebbe modo di formulare un ragionamento perché Draco volle unirsi alla partita e dovettero ricominciare daccapo.

*

“VOI AVETE FATTO COSA??”

“Abbassa la voce Cassandra, deve rimanere un segreto.” Implorò Harry qualche giorno dopo.

“Pozione Polisucco, avete detto. E siete entrati nella nostra sala comune. Per interrogare Draco.” Cercò di ricapitolare Cassandra. “Sì, ci dispiace di non averti creduto quando hai detto che Malfoy non c’entrava nulla, ma ormai avevamo iniziato a fare la pozione e quindi…”

“Ho capito. Beh, perlomeno ora sarete soddisfatti visto che avete appurato che Draco è innocente.”

“Innocente è una parola grossa…” iniziò Ron e Cassandra lo fulminò con lo sguardo “Però sì, su questo è innocente” si affrettò a concludere il rosso.

“Ed Hermione in tutto questo dov’è”

“Oh lei, diciamo che, insomma, èdiventataungatto” Cassandra li guardò come se avessero affermato che Voldemort era buono.

“Un gatto”

“Ha preso per sbaglio un pelo di gatto invece che un capello umano dalla divisa della Bulstrode” spiegarono i Grifondoro sconsolati.

A quanto pareva il processo per tornare normale richiedeva qualche settimana ed Hermione fu costretta a rimanere in infermeria. Harry, Ron e Cassandra (quest’ultima non si era sentita di dire la verità agli altri) facevano a turno per portarle i compiti e gli appunti delle lezioni dopodiché tornarono a concentrarsi sulla vicenda della camera dei segreti. Tramite la discussione con Draco sapevano che la camera era già stata aperta cinquant’anni prima, una ragazza era morta e il responsabile espulso, ma le conoscenze si fermavano lì.

Finché il giorno successivo a San Valentino (che a causa del professor Allock era stato alquanto caotico) Harry mise al corrente Cassandra, Hermione e Ron di una scoperta a suo dire sconvolgente, fatta tramite un diario incantato.

“È stato Hagrid. Hagrid ha aperto la camera dei segreti in passato.”

“Ma sei stupido?” dissero Hermione e Cassandra insieme. Lui le guardò male. “Hagrid è un mezzogigante ed era Grifondoro, come mai potrebbe essere l’erede di Serpeverde.” Spiegò Cassandra.

“Ma il ragazzo del diario lo ha scoperto. Hagrid aveva un animale pericoloso con sé, probabilmente non l’ha fatto nemmeno apposta.”

“Avere un animale pericoloso non significa per forza che sia stato lui. Hagrid ha sempre animali pericolosi, ma non hanno mai ucciso nessuno.”

“Si d’accordo, anche io non vorrei che sia stato lui, ma comunque domani andiamo a parlarci” sentenziò Harry alla fine.

*

Non si può dire che ci fu un domani, non come avevano sperato. Hermione fu trovata pietrificata, la sorella di Ron fu rapita dal mostro e Cassandra ebbe un crollo nervoso perché ormai anche lei se lo sentiva, il terrore di essere pietrificata o peggio. Era fortunata ad avere degli amici purosangue. Draco, Blaise e Pansy, seppur spaventati a loro volta, non la perdevano un secondo di vista, e le fecero promettere di non allontanarsi per aiutare Harry e Ron.

Harry e Ron incredibilmente diedero prova di non essere totalmente stupidi e a fine anno, davanti a un’ Hermione finalmente depietrificata e a una Cassandra decisamente sollevata, spiegarono come avevano capito che il mostro era un basilisco, che Harry grazie al serpentese poteva aprire la camera e che il colpevole altri non era che Voldemort, o Tom Riddle, questo il suo vero nome, che tramite il diario aveva posseduto Ginny Weasley durante l’anno e le aveva fatto compiere le aggressioni. Harry era riuscito a salvarla, e a salvare sé stesso grazie alla spada di Grifondoro apparsa magicamente insieme alla fenice del preside Silente. Inoltre, avevano per sbaglio rimosso la memoria al professor Allock, ma visto che era un incompetente e a quanto pareva se lo meritava nessuno ci fece caso. Harry aveva anche liberato un elfo domestico dei Malfoy.

Cassandra non capiva cosa c’entrasse l’elfo con il resto della storia, ma si ripromise di chiederlo a Draco. In fondo era del suo ex-elfo che si parlava. Era anche sconcertata dal fatto che il basilisco della camera era a detta di Harry enorme, a differenza dei racconti mitologi romani in cui era descritto come uno dei serpenti più piccoli al mondo.

Il banchetto di fine anno portò un bel po’ di sollievo e felicità a tutti gli studenti, anche per il fatto che gli esami vennero annullati, e si fece un enorme banchetto pensando alle meravigliose vacanze che stavano per iniziare.

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Capitolo 5
*** terzo anno ***


Dopo l’anno appena trascorso Cassandra non sapeva se sperare in un anno finalmente tranquillo o se aspettarsi nuove catastrofi.

Apparentemente catastrofi. Pensò, dopo che dei dissennatori, creature oscure e orripilanti, fecero la loro comparsa sul treno. D’improvviso l’aria si era fatta più fredda, tanto che il vetro del finestrino aveva cominciato a ghiacciarsi. Draco, che apparentemente conosceva qualcosa sul perché fossero lì, si alzò velocemente e cominciò a gridare a tutti di tenere gli scompartimenti chiusi e di fare scorta di cioccolato. Blaise e Pansy intanto spiegavano a Cassandra che quelli erano le guardie della prigione di Azkaban, e che stavano dando la caccia a un evaso, un certo Sirius Black.

“Ma non dovrebbero essere sul treno.” Disse Draco scocciato, rimettendosi a sedere. Durante quell’estate si era fatto più alto e non usava più il gel sui capelli. Gli stanno decisamente meglio così, pensò Cassandra guardandolo.

“Mio padre mi aveva avvertito che quest’anno faranno la guardia anche a Hogwarts, in caso Black provi a rifugiarsi li, ma farli entrare sul treno, quello non era previsto” continuò il biondo, sempre più scuro in viso.

Fortunatamente la permanenza dei dissennatori non fu lunga e il viaggio riprese regolarmente, anche se agli studenti rimase quella sensazione di freddo fino a quando non furono nella Sala Grande.

“Potter, hey, ma è vero che sei svenuto?” Draco non si era lasciato sfuggire l’occasione di deridere Harry non appena aveva saputo la notizia del suo svenimento a causa dei dissennatori. La tavolata serpeverde si mise a ridere mentre Blaise, Pansy e Cassandra guardavano Draco con disapprovazione e volgevano uno sguardo di scuse a Harry, che sembrava avesse davvero una brutta cera.

“Draco insomma anche tu eri spaventato”

“Io ero turbato, Pansy, non spaventato, e di certo nessun altro è svenuto.”

“Non è comunque un buon motivo per prenderlo in giro.” Aggiunse Cassandra.

“Secondo me la verità è che era preoccupato per Potter” infierì Blaise. Tutti tranne Draco risero.

“Io non ero preoccupato per Potter” ribatté Draco scandendo le parole una per una.

“Qualsiasi cosa ti faccia dormire la notte. Ora, smettiamo di parlare di Potter e iniziamo finalmente a mangiare, che dite?”

*

Durante i giorni che seguirono Cassandra cercò di scoprirne di più su questo evaso che compariva ogni giorno sulla prima pagina dei giornali. La foto magica che lo ritraeva dava l’idea che fosse un pazzo, ma forse era stata la prigione a renderlo tale.

Draco le rivelò che Sirius Black era il cugino di sua madre Narcissa e questo faceva di lui suo cugino di secondo grado, e che secondo tutti era un mangiamorte, ovvero un sostenitore del Signore Oscuro, che aveva fatto in modo di far uccidere i Potter, aveva ucciso un amico dei Potter e nel mentre sterminato una dozzina di babbani prima di essere catturato. I suoi genitori però sembravano discordare dall’opinione pubblica, ma per qualche ragione non volevano parlarne con lui.

“Quindi, se tutto questo è vero, hanno paura che ora voglia uccidere Harry? Ma avrà un anno tranquillo quel poveretto?” disse Cassandra sconsolata.

“Può darsi, ma te l’ho detto, potrebbe non essere andata come tutti pensano, aspettiamo e vediamo.”

“Cosa avete scelto come materie facoltative?” la domanda di Blaise fece cambiare discorso e il quartetto si mise a discutere delle nuove materie che quell’anno avrebbero dovuto frequentare.

“Io ho scelto cura delle creature magiche e antiche rune” disse Cassandra. “Io e Draco invece anche divinazione” aggiunse Pansy “io perché mi piace, Draco perché inizia tutti i corsi facoltativi”

“Tutti? Ma sei pazzo? Ti raccoglieremo a fine anno con un cucchiaino.” Scherzò Cassandra. “Devo farli tutti. Beh, a parte babbanologia che non la considero valida. E poi divinazione è facile.”

“Non vi farebbe male un po’ di babbanologia invece. In ogni caso spero tu ce la faccia”

“Certo che ce la faccio, i Malfoy non falliscono.”

“Se lo dici tu. Cerca di trovare il tempo per mangiare e dormire.”

Parlando del più e del meno erano arrivati in uno spiazzo dei giardini dove si sarebbe tenuta la lezione di cura delle creature magiche, il cui nuovo professore era Hagrid, con felicità di Harry e scorno di Draco.

La creatura magica su cui Hagrid aveva scelto di fare lezione erano gli ippogrifi, un incrocio tra un’aquila e un cavallo. Erano maestosi e Hagrid diede le raccomandazioni su come approcciarli. Tutti si misero in fila davanti ai vari esemplari e piano piano tutti i ragazzi erano riusciti ad accarezzarli.

“Bene, ora chi vuole provare a cavalcare Fierobecco? Oh Harry, bravo ti sei offerto volontario.” Disse Hagrid contento con la sua vociona mentre faceva avvicinare uno degli ippogrifi. In realtà il povero ragazzo non si era accorto che tutti gli altri avevano fatto un passo indietro e si era ritrovato quindi da solo in prima fila.
Hagrid gli fece fare di nuovo l’inchino per farsi accettare da Fierobecco e poi lo caricò sulla schiena dell’animale, che fece una rincorsa e spiccò il volo. Cassandra si unì agli altri nel guardare il cielo per vedere meglio la scena, esaltati, e quando Harry dopo un po’ scese dal dorso dell’ippogrifo si guadagnò un applauso.

“Oh in realtà non è cattivo vero, sei solo uno stupido uccello” una voce si era alzata mentre Draco camminava spedito verso l’ippogrifo. “Signor Malfoy-“ “Draco, non insultarlo” tutto accadde velocemente. Un attimo prima Draco era davanti a Fierobecco, un attimo dopo l’animale l’aveva artigliato facendolo cadere a terra sanguinante. Hagrid lanciò un pezzo di carne a Fierobecco, che lo prese e si disinteressò di Draco, e poi, con titubanza prese il ragazzo in braccio senza sapere bene cosa fare.

“Hagrid bisogna portarlo in infermeria” gridò Cassandra. “Ah sìsì, lo porto io, forza scansatevi, la lezione è finita.” Pansy preoccupata corse dietro ad Hagrid mentre Cassandra e Blaise presero gli effetti personali degli amici e li seguirono, chiedendosi perché proprio a loro era capitato un amico così intelligente e al contempo così stupido.

*

“Un mese di fasciatura per colpa di quel maledetto pollo” si lamentò Draco in infermeria dove gli amici si erano riuniti. “Veramente la colpa è tua che lo hai insultato, Hagrid l’ha detto chiaramente che sono suscettibili. Per certi versi mi ricordano te in effetti”

“Cassandra un’altra parola e ti affatturo”

“Con quale braccio?” replicò lei. “Davvero, Draco, eri riuscito ad accarezzarlo come tutti perché ti sei messo a insultarlo.”

“Scommetto che era geloso che Potter l’aveva cavalcato e lui no.”

“Avete finito di dire idiozie? Lasciatemi morire in pace”

“Merlino Draco quanto sei melodrammatico, poteva andarti molto peggio”

“Vero, ma vedrai Blaise quando mio padre-”

“lo verrà a sapere sìsì conosciamo la storia” finirono in coro gli altri. Draco mise su un broncio di prima categoria e si rigirò nel lettino “Andatevene. Voglio dormire.”

“D’accordo, verremo domani quando ti dimetteranno, ciao ciao.” Dissero i tre uscendo dall’infermeria.

“Cosa credete che farà il padre di Draco?”

“Come minimo proverà a far licenziare Hagrid, ma Silente si metterà sicuramente in mezzo”

“Draco ha sbagliato, ma è vero che è stata una lezione pericolosa.” I tre serpeverde continuarono a fare congetture sul futuro di Hagrid finché non arrivarono in sala comune.

*

Nonostante il braccio fasciato Draco riuscì a non restare troppo indietro sulle materie, anche se spesso approfittava della sua condizione per farsi servire un po’ da tutti. I suoi amici semplicemente alzavano gli occhi al cielo e non gli davano troppa corda. Tiger e Goyle erano abituati a fargli da servetti e per loro la situazione non cambiò molto. Durante la gita a Hogsmeade si divertirono tutti parecchio e comprarono un sacco di dolci da Mielandia. Harry non era potuto andare poiché non aveva il permesso dei suoi tutori, quindi tutti comprarono una dose extra di dolci per lui. Ovviamente Draco disse solo di averne comprati troppi per sbaglio ma chissà perché, non gli credette nessuno.

Si era un po’ calmato sulla questione Fierobecco e sperava che suo padre non prendesse decisioni troppo drastiche, per cui, quando invece arrivò la notizia che Fierobecco sarebbe stato ucciso dovette sforzarsi molto a mantenere la sua facciata indifferente.

Intanto il clima a scuola era nuovamente tornato a essere tetro dopo che i dissennatori si erano avvicinati troppo durante una partita di Quidditch facendo di nuovo svenire Harry e solo grazie all’intervento di Silente il ragazzo non si era sfracellato al suolo. Cassandra aveva stritolato il braccio sano di Draco e anche il ragazzo era sembrato per una volta preoccupato per il suo rivale.

Il secondo avvenimento che gettò gli studenti nel terrore fu la conferma che Sirius Black era riuscito a entrare nella scuola e aveva avuto accesso al dormitorio grifondoro. La teoria che Black volesse uccidere Harry Potter serpeggiava nei corridoi e gli studenti furono messi a dormire in Sala Grande per protezione.

Harry però un giorno organizzò un incontro e incredibilmente chiamò anche il quartetto serpeverde. In un’aula vuota al quinto piano i sette ragazzi si guardarono per un po’ prima che Harry si decidesse a dire il motivo di quell’incontro.

“A quanto pare Sirius Black vuole uccidermi. È il mio padrino ed era amico dei miei genitori, ma li ha traditi e ora vuole uccidere me. Però c’è qualcosa che non torna.”

“Cosa” Harry guardò i suoi amici con uno sguardo di scuse prima di rivolgersi ai Serpeverde “Ho una mappa – beh avevo, il professor Lupin me l’ha confiscata stanotte – e questa mappa mi fa vedere tutte le persone viventi sui terreni di Hogwarts”

“Davvero?” chiese Pansy incuriosita.

“Sì, la fecero degli studenti, poi i gemelli Weasley l’hanno trovata e quest’anno l’hanno data a me”

“E tu te la sei fatta confiscare, grandioso Potter”

“Taci Malfoy, non è questo il punto. Il punto è che mi ha mostrato una persona che fino a ieri pensavo essere morta, uccisa da Sirius Black.”

“Intendi il loro amico? Quello che tentò di fermarlo?” chiese Hermione esitante. “Proprio lui. E quindi mi chiedo-”

“Ti chiedi se Sirius Black non stia dando la caccia a lui in realtà? E che magari non è lui il traditore?” interruppe Cassandra. “In realtà solo la prima cosa, non - non ho mai pensato che potesse non essere lui il traditore” rispose Harry aggrottando le sopracciglia. “Non puoi escludere la possibilità Potter, in ogni caso perché ci hai voluto tutti qui?”

“Vorrei che mi aiutaste a scoprire la verità. Non siamo amici, ma siete tra gli studenti migliori del nostro anno e ovviamente non siete obbligati, potete uscire da qui e dimenticarvi tutto e…”

“Ti aiuteremo Potter” lo interruppe Blaise. Sei paia di occhi lo fissarono. “Che c’è, potrebbe essere divertente” “Oh sì, dare la caccia a un possibile pluriomicida è proprio il massimo del divertimento” disse Ron.

“Draco tu che ne pensi?”

“Penso che potremmo farlo. Sirius Black è di famiglia, ma fu ripudiato proprio perché era contro tutte le idee sulla purezza di sangue e affini. Mi è sempre sembrato davvero improbabile che fosse dalla parte del Signore Oscuro”

“Malfoy se Black è della tua famiglia ed è il mio padrino questo cosa fa di noi?”

“Nulla, non fa di noi proprio nulla Potter, ma che domande sono!”

C’era solo da ridere dalla faccia quasi scandalizzata di Draco e per la prima volta Serpeverde e Grifondoro condivisero una risata che riecheggiò per le aule vuote.
Scoprire qualcosa di nuovo si rivelò dannatamente difficile: Harry non aveva più la mappa, Draco continuava a mandare lettere ai genitori che però rispondevano con risposte vaghe ed essenzialmente inutili, Hermione e Ron continuavano a litigare perché il ragazzo accusava il gatto di Hermione di aver mangiato il suo topo e cosa non meno importante, le lezioni e i compiti da fare aumentavano sempre di più. Durante gli incontri Harry aveva rivelato anche che il professore di difesa contro le arti oscure gli stava insegnando un incantesimo contro i dissennatori, l’incanto patronus, e perfino Draco era rimasto sorpreso poiché era un incantesimo del settimo anno e non in molti sapevano padroneggiarlo.

Senza accorgersene arrivò purtroppo il giorno in cui Fierobecco sarebbe stato giustiziato. I sette ragazzi decisero di andare da Hagrid, Draco voleva scusarsi per la piega che avevano preso gli eventi, cosa che stupì un po’ tutti, perciò il mezzogigante aprì la porta a quello poteva benissimo essere il gruppo meno verisimile della scuola. Mentre erano lì, dopo che Hagrid aveva ridato a Ron il suo topo che si era avventurato in giro, furono distratti dall’arrivo del preside, del ministro della magia Caramel e del boia. I ragazzi scapparono dalla porta sul retro e incredibilmente riuscirono a non farsi vedere mentre tornavano verso il portone della scuola. I Serpeverde si girarono quando videro il boia alzare l’ascia, sentirono un toc e un gracchiare di corvi, e poi rientrarono mesti. Quando sentirono le urla dei Grifondoro era tardi. Videro di sfuggita un grosso cane nero trascinare Ron dentro il platano picchiatore e Harry ed Hermione all’inseguimento. Cassandra avrebbe voluto aiutarli, ma con gli altri decise che era più saggio andare a chiamare Piton. L’uomo sarebbe stato sicuramente più utile. Non si accorsero del professor Lupin, che in evidente stato di agitazione quasi correva per le scale, e corsero nei sotterranei irrompendo nell’ufficio di Piton che sentita la situazione uscì rapidamente, non senza una promessa di punizione per aver violato il coprifuoco. Quando furono al sicuro nella loro sala comune sperarono con tutto il cuore che gli altri ragazzi non fossero morti.

Quella notte successero molte cose, che si risolsero con Sirius Black fuggito da Hogwarts in groppa a un Fierobecco di nuovo vivo, un ministro abbastanza furibondo e un Ron azzoppato in infermeria. Con una scusa il quartetto serpeverde si fece trovare in infermeria per farsi raccontare gli eventi e rimasero senza parole. Dopo che erano spariti sotto nell’albero i ragazzi avevano percorso un tunnel e si erano trovati alla stamberga strillante, con davanti a loro Sirius Black. Stavano per attaccarlo, ma il professor Lupin era arrivato e li aveva disarmati e poi aveva abbracciato Black facendo sentire i tre studenti più traditi che mai. Poi era arrivato Piton e Harry l’aveva steso perché voleva testare la teoria che Sirius fosse innocente. A questo punto un verso di sdegno era arrivato da Draco che aveva commentato “Grifondoro, non hanno proprio il senso dell’autoconservazione.”

Fortunatamente i ragazzi avevano avuto ragione. Il traditore non era mai stato Sirius, bensì Peter Minus, l’uomo che tutti credevano morto, e che era in realtà un animagus sotto la forma del topo di Ron “Che schifo Weasley, ti portavi dietro una persona del genere” commentò Pansy “Non lo dite a me” fu l’unico commento di Ron.

“Quindi Black era innocente. E Lupin? Come lo sapeva?”

“Erano amici a Hogwarts, loro e mio padre, per cui anche il professor Lupin ha sempre sperato che Sirius fosse innocente. Anche a lui è venuto il dubbio dopo aver consultato la mappa.”

“Ma non serviva una parola d’ordine per vederne il contenuto?” chiese Cassandra. “Qui viene il bello. L’hanno fatta loro la mappa. Lupin, Sirius, mio padre e Minus. Ovviamente il professore ne conosceva il funzionamento.”

“Questo alza il mio rispetto per lui, per quanto essendo un lupo mannaro il mio rispetto per lui è basso.” La frase di Draco generò reazioni contrastanti “Come facevi a saperlo? Noi l’abbiamo scoperto ieri, si è pure trasformato.”

“Certo che lo sapevo, me l’ha detto mio padre. Aspetta, hai detto trasformato?”

“Si è dimenticato di prendere la pozione Antilupo. Si è trasformato, ci ha attaccato, Minus è scappato, Sirius e il professor Piton ci hanno difeso e poi sono arrivati i dissennatori e siamo tutti svenuti. Quando ci siamo svegliati eravamo qui e Sirius imprigionato in una torre.”

“Mancano dei pezzi Granger. Cos’altro è successo.” Hermione fece un sospiro tirando fuori qualcosa da sotto la felpa. “QUELLA È UNA GIRATEMPO!”

“Zitto Malfoy non urlare” lo zittì lei. “Sì, è una giratempo, la MacGonagoll me l’ha data all’inizio dell’anno per farmi seguire tutti i corsi.”

“Non è giusto, anche io ne volevo una” si lamentò Draco. “Quindi avete usato quella?” chiese Blaise. “Siete tornati indietro nel tempo e avete salvato Black e Fierobecco?”

“Proprio così, ed Harry è anche riuscito a fare l’incanto patronus.” Disse Hermione fiera.

“Ce l’hai fatta davvero Harry? Ma è grandioso.” Disse Cassandra. Harry si grattò la testa imbarazzato.

“Allora non sei totalmente da buttare. Che forma ha?” chiese Draco. “È un cervo. Come la forma animagus di mio padre.”

“Oh e dovevate vedere come si è arrabbiato Piton…” Rimasero ancora un po’ a chiacchierare finché l’infermiera non li cacciò dicendo che i pazienti dovevano riposare.
La settimana degli esami fu stressante per tutti e sia Hermione che Draco riuscirono a passare brillantemente tutte le materie, ma entrambi decisero che l’anno dopo avrebbero ridotto di almeno una materia. Gli altri si limitarono a gioire del fatto che non erano stati rimandati in niente.

A parte Silente erano gli unici a scuola a sapere cosa fosse accaduto la notte in cui Sirius Black era fuggito di nuovo e tutti e sette giurarono di mantenere il segreto. Una brutta notizia che arrivò fu che il professor Lupin aveva dato le dimissioni a seguito di una soffiata di Piton sulla sua condizione di lupo mannaro. Harry ne fu profondamente rattristato, e anche gli altri ammisero che era un peccato, perché era stato il miglior insegnante di difesa fino a quel momento.

Poi era arrivato l’ultimo giorno ed erano risaliti sul treno, e i Serpeverde non erano andati a dar fastidio ai Grifondoro e li avevano addirittura salutati prima di scendere dal treno. L’umore di Harry durante il viaggio era aumentato di molto dopo aver ricevuto una lettera ricevuta da Sirius Black, e alla fine erano tornati a Londra lasciandosi alle spalle un altro anno a Hogwarts.

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Capitolo 6
*** quarto anno parte 1 ***


Cassandra si stava divertendo quell’estate, in una località marittima babbana con la sua famiglia, poi era arrivata una lettera da Blaise che l’aveva invitata ad assistere con loro alla finale di coppa del mondo di Quidditch. L’evento prometteva di essere alquanto emozionante e Cassandra non ci pensò due volte prima di accettare. Blaise le aveva dato l’indirizzo della sua casa italiana e lì, in una villa d’epoca circondata da un parco, Cassandra poté riunirsi ai suoi amici. Fece la conoscenza della signora Zabini, una donna bellissima dal fisico statuario, e si godette i giardini della villa con Blaise e Pansy. Il luogo dove si sarebbe tenuta la partita era in Irlanda e per arrivarci i ragazzi usarono una passaporta, un oggetto incantato con funzione di teletrasporto. Quello che i suoi amici avevano omesso però, pensò Cassandra, era che la passaporta dava anche un effetto di nausea devastante.

Alzandosi, Cassandra si guardò attorno. Erano su un prato e a poca distanza da loro c’era quello che sembrava a tutti gli effetti uno stadio. Poco più in là si intravedeva un campeggio pieno di tende. Si respirava un’atmosfera di festa e Cassandra fu rapita dalla quantità di persone e colori che potevano essere viste. Blaise e Pansy la trascinarono verso lo stadio.

“I nostri posti sono in buona posizione. Però prima passiamo a salutare Draco. Lui e la sua famiglia hanno dei posti vicino al ministro.” Cassandra non si soffermò a pensare a quanto la famiglia di Draco potesse essere importante perché un altro pensiero si era affacciato nella sua mente “Ragazzi, credete sia saggio presentarmi alla famiglia di Draco? Non avevate detto che non amano i natibabbani?”

“Non glielo diremo. Diremo che sei una Serpeverde lontana cugina degli Zabini. Basterà.”

“Sicura Pansy?”

“Sicurissimi. Oh eccoli lì, hey Draco!” Cassandra vide Draco girarsi verso di loro con uno dei suoi sorrisini, poi il suo sguardo si spostò sui coniugi Malfoy. La madre di Draco era bionda, alta e aveva un portamento regale, il padre era la versione adulta di Draco, seppur con i capelli lunghi e legati e lo sguardo più freddo di quello del figlio. Dopo aver salutato Draco, Pansy e Blaise avevano salutato anche i Malfoy senior e Cassandra si avvicinò a loro. “Padre, madre, vi presento Cassandra, è un’altra nostra compagna Serpeverde.” Disse Draco rivolgendosi ai suoi genitori. “È un onore fare la vostra conoscenza.” Disse Cassandra facendo un piccolo inchino. Gli occhi grigi della donna si distesero un po’, e tese la mano verso Cassandra che la strinse “Spero continuerete ad essere una buona amica per mio figlio” disse soltanto. Il signor Malfoy si limitò a stringerle la mano, ma non chiese ulteriori informazioni sulla famiglia di Cassandra, cosa che fece rilassare i quattro ragazzi. Forse avere un nome di origine antica e magica aiutava. Salutata la famiglia Malfoy e dopo aver incrociato di sfuggita i Weasley con Harry ed Hermione, i Serpeverde trovarono i loro posti e si godettero la partita tra Irlanda e Bulgaria. Gli Irlandesi riuscirono a vincere nonostante il cercatore avversario, Viktor Krum, avesse preso il boccino per primo.

Cassandra seguì Pansy e Blaise nel campeggio fino alla tenda di quest’ultimo, che si rivelò essere all’interno molto più grande e arredata come una casa. Cassandra non poté fare a meno di pensare al Tardis di Doctor Who, anche se spiegare ai suoi amici maghi chi fosse quest’ultimo fu parecchio complicato.

Durante la notte, i ragazzi furono svegliati da urla che non sembravano più quelle di festa, e corsero fuori dalla tenda in tempo per vedere gente che correva e urlava e in lontananza su un prato, persone vestite di nero con delle maschere che puntavano le bacchette al cielo contro quelle che sembravano altre figure umane. Cassandra vide Pansy e Blaise scambiarsi uno sguardo e poi vide Draco che arrivava correndo da una tenda poco lontana. Senza nemmeno fermarsi a salutare Draco prese Cassandra per un braccio. “Dobbiamo muoverci. Pansy, Blaise, andiamo verso il bosco.”

“Draco ma che sta succedendo, e non tirarmi così.”

“Non c’è tempo, forza.” Sempre correndo i quattro riuscirono ad allontanarsi dalla folla e ad arrivare su una collinetta al limitare del bosco. Lì finalmente si fermarono a prendere fiato.

“Ora mi dite cosa succede?” chiese Cassandra. L’agitazione degli altri la stava facendo preoccupare. Mentre Blaise stava per rispondere si sentirono altri rumori e i due ragazzi si misero in automatico davanti a Cassandra per coprirla. Anche Pansy si era avvicinata, la bacchetta in mano. Dal buio apparvero Harry, Ron ed Hermione e tutti tirarono un sospiro di sollievo.

I purosangue si guardarono con un misto di comprensione e disgusto. “Weasley, vedo che per una volta sei stato veloce a pensare.”

“E tu Malfoy? Pensavo non avessi paura di quelle persone.”

“Non ho certo paura per me, ma per Cassandra.”

“Oh ma che dolce, le hai anche detto perché hai paura?”

“Cosa intendi Ron? Chi sono quelle persone incappucciate?” prima che Ron potesse rispondere ci fu un altro fruscio tra gli alberi e una voce risuonò nell’aria. “MORSMORDRE”. Del fumo si levò in cielo e comparve il simbolo di un teschio con un serpente attorcigliato ad esso. Cassandra sentì come una sensazione di angoscia osservando il cielo. Non passarono che pochi istanti e degli uomini apparvero dal nulla puntando le bacchette contro i ragazzi che si gettarono prontamente a terra per evitare gli incantesimi.

“Fermi, fermi quello è mio figlio!”

“E quell’altro ragazzo è mio figlio.” Delle voci si fecero sentire da dietro il gruppo. Il signor Weasley e la signora Zabini si avvicinarono ai ragazzi gettando occhiatacce al resto degli uomini.

“Chi è stato. Chi di voi ha invocato il marchio.” L’uomo davanti a tutti era agitatissimo. Il signor Weasley si fece avanti. “Barty, sono solo dei ragazzi, non possono essere stati loro.”

“L’incantesimo arrivava da qua. È stato uno di loro.”

“C’era qualcuno tra gli alberi. Abbiamo sentito una voce.” Si intromise Hermione. Gli altri fecero cenni di assenso. “Controlliamo, forza.” Due degli uomini si allontanarono verso gli altri e tornarono con quello che sembrava un elfo domestico in piena crisi di nervi.

“Elfo, sei stato tu?” un altro uomo si fece avanti. “Ma Amos, è un elfo domestico, avrebbe bisogno di una bacchetta.”

“Aveva una bacchetta,” disse uno dei due uomini che aveva recuperato l’elfo. “Ma quella è la mia bacchetta! L’ho persa prima nella confusione.” Urlò Harry. “L’hai persa? Molto conveniente dire così. Dì la verità, sei stato tu.”

“AMOS. Pensi davvero che Harry Potter tra tutti possa invocare il marchio di Tu-sai-Chi?” l’uomo si zittì, evidentemente per non rischiare di accusare qualcun altro. Il primo uomo, quello che il signor Weasley aveva chiamato Barty, sembro invece impallidire alla vista dell’elfo.

“WINKY. Pretendo una spiegazione.”

“Padron Barty, padron Barty, Winky non avere fatto nulla, Winky non sapere nulla.” L’elfo, anzi l’elfa, sembrava disperata. “Winky, ti avevo ordinato di rimanere nella tenda e hai disubbidito. Questo vuol dire vestiti.” Disse l’uomo freddamente togliendosi un guanto e dandolo alla creatura. Le grida dell’elfa aumentarono divenendo strazianti. Le ragazze stavano piangendo a causa della scena e i ragazzi sembravano non volere vedere quello che stava accadendo. Cassandra aveva letto e si era fatta spiegare dai suoi amici alcune cose sugli elfi domestici e sembrava che per la maggior parte di loro essere liberati fosse segno di grande dolore. La scena davanti a lei le fece capire quanto fosse vero.

Cassandra si sentì spingere piano da Draco che le fece cenno che era ora di andare. Con gli altri si allontanarono piano dalla collina. Nel campeggio sembrava essere tornata la quiete, ma era una quiete che presagiva guai.

Salutati velocemente i Weasley, Harry ed Hermione, i Serpeverde e la signora Zabini presero un’altra passaporta per la villa. Anche Draco andò con loro, dicendo che avrebbe avvertito i suoi genitori dei suoi spostamenti.

Il resto della vacanza passò velocemente, mentre nel mondo tutti parlavano di quello che era successo alla Coppa del Mondo. La lettera di Hogwarts arrivò, e con essa anche una lettera dal padre di Draco che annunciava che un grande evento si sarebbe tenuto quell’anno a Hogwarts, per il quale, apparentemente, servivano degli abiti formali. I quattro ragazzi approfittarono della loro permanenza in Italia per trovare gli abiti più belli e alla moda. Cassandra si trovò un po’ sperduta e fu grata quando i suoi amici annunciarono che avrebbero scelto loro gli abiti e gli accessori per lei e che sarebbero stati un regalo di compleanno anticipato.

Il viaggio sull’Hogwarts express si rivelò privo di avvenimenti eclatanti. Ci fu l’annuale entrata nello scompartimento grifondoro per i soliti insulti, poi le solite chiacchiere, la solita abbuffata di dolci e dopo ore finalmente si era arrivati al castello.

Dopo lo smistamento e il banchetto, il preside si alzò per gli annunci di inizio anno. Quell’anno però c’era una novità. “Quest’anno il Quidditch è cancellato.” Urla di protesta di alzarono da tutti i tavoli. Se c’era una cosa che Cassandra aveva imparato in quegli anni era che il Quidditch univa tutti, perfino Weasley e Malfoy. Cancellare il Quidditch era un sacrilegio. “Silenzio prego” continuò Silente. “Questo è perché ho l’onore e il piacere di annunciare che Hogwarts…” il preside si dovette interrompere di nuovo perché le porte della Sala Grande si erano aperte di colpo e un uomo aveva fatto il suo ingresso nel silenzio generale. L’uomo, che aveva cicatrici ovunque, una gamba di legno e un occhio finto, avanzò fino al tavolo degli insegnanti, stringendo la mano a Silente e sedendosi alla sedia destinata al professore di difesa.

“Benvenuto professor Moody” stava dicendo intanto Silente. Poi si rigirò verso gli studenti ancora silenziosi. “Come stavo dicendo Hogwarts ospiterà un evento che si protrarrà per tutto l’anno, il Torneo Tremaghi.”

“STA SCHERZANDO” urlarono in coro i gemelli Weasley facendo scoppiare a ridere tutti e spezzando la tensione.

“Avete sentito?” “Il torneo Tremaghi qui ad Hogwarts, pazzesco.”

“Cos’è il torneo Tremaghi?” chiese Cassandra.

“È un torneo che si svolge tra le tre scuole di magia europee per decidere qual è la migliore. Era da moltissimi anni che non ne istituivano uno, perché è molto pericoloso per i partecipanti.” Soddisfatta della definizione Cassandra continuò ad ascoltare Silente. “A ottobre una delegazione proveniente da Beauxbatons e Durmstrang arriverà qui al castello e il 31 ottobre verranno scelti i tre campioni, uno per ogni scuola. Tuttavia, dopo molte riunioni si è deciso che solo gli studenti aventi la maggiore età potranno partecipare al torneo. Io stesso” continuò dopo che proteste si erano levate per tutta la sala, “mi assicurerò che nessuno di età inferiore ai diciassette anni possa ingannare il giudice che sceglierà i campioni. Ora potete andare a dormire.”

La massa di studenti eccitati si riversò nei corridoi. “Mio padre si è ben visto da dirmi il piccolo dettaglio dell’età. Avrei partecipato volentieri.”

“Non vuoi provare a ingannare il giudice?” chiese Pansy. “Fatica sprecata. Per quanto non mi piaccia, il vecchio pazzo sa quello che fa con la magia, sarà impossibile un inganno. In più se fossi selezionato sarei in svantaggio essendo più giovane.”

“Hai ragione, vorrà dire che ci godremo lo spettacolo.”

“Secondo voi chi potrebbe essere un buon rappresentante della nostra scuola?” chiese Blaise pensieroso. “Spero non un Tassorosso.” Rispose Draco storcendo il naso “O un Grifondoro, Merlino ce ne scampi.” L’intera serata fu passata a scommettere sui possibili campioni e campionesse.

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Capitolo 7
*** quarto anno parte 2 ***


Le settimane passarono in fretta. La prima lezione col professor Moody fu traumatizzante per tutti. Il professore spiegò le maledizioni senza perdono, e le dimostrò in classe su un ragno. Neville Longbottom uscì dalla lezione scosso e sull’orlo delle lacrime.

Pansy disse che era perché i suoi genitori erano stati torturati fino alla pazzia dai mangiamorte con una delle maledizioni, la Cruciatus, e che ancora oggi non si erano ripresi. Per una volta persino Draco si astenne dall’infierire sul ragazzo.

In una lezione successiva invece Moody usò l’Imperius sugli studenti stessi, che dovevano cercare di annullarla. Nessuno ci riuscì completamente tranne Harry, e parzialmente Cassandra e incredibilmente Draco.

Il 30 di ottobre portò grande eccitazione in tutta Hogwarts. Tutti, studenti e professori, si erano raccolti in cortile pronti ad accogliere le altre scuole. Gli arrivi furono sicuramente spettacolari. La delegazione di Beauxbatons arrivò in una carrozza trainata da cavalli alati, mentre una nave emerse dal lago Nero con gli studenti di Durmstrang. La preside e il preside delle scuole salutarono Silente e tutti rientrarono nel castello parlando. Cassandra si ritrovò a pensare di essere stata fortunata ad aver scelto Hogwarts: gli studenti della scuola francese le sembravano tutti molto arroganti e seri. Perfino Draco, il più elegante e impettito nel loro gruppo di amici, sapeva lasciarsi andare, soprattutto nelle serate in sala comune.

Gli studenti di Durmstrang invece sembravano arrivare dai paesi scandinavi, dove si sospettava fosse ubicata la loro scuola, ed erano tutti e tutte molto alti e statuari. Tra loro, con somma sorpresa e gioia di molti, c’era Viktor Krum.

A cena gli studenti stranieri rimasero fermi per un po’ decidendo dove sedersi, poi quelli di Beauxbatons, guidati da una ragazza bionda molto bella, si sedettero al tavolo Corvonero e quelli di Durmstrang al tavolo Serpeverde. Krum si sedette tra Draco e un ragazzo del settimo anno, e Cassandra non mancò di osservare lo sguardo geloso che Ron ed Harry riservarono al biondo. Vicino a lei si sedette una ragazza di Durmstrang dalla pelle bianca e gli occhi chiari. Fortunatamente, a differenza di altri, la ragazza parlava inglese piuttosto fluentemente, e le ragazze chiacchierarono per tutta la cena scambiandosi opinioni sul cibo e sulle materie scolastiche. Cassandra scoprì che a Durmstrang si insegnavano le arti oscure, invece di difesa, e che oltre al Quidditch facevano anche gare di velocità a ostacoli sulle scope.

Silente annunciò che gli studenti stranieri avrebbero frequentato le lezioni di Hogwarts con i ragazzi del sesto e settimo anno, e raccomandò a tutti di far sentire gli ospiti a casa. Poi fece entrare uno scrigno e lo aprì, rivelando un calice enorme ripieno di fiamme blu.

“Questo è il calice di fuoco,” stava dicendo Silente “un oggetto magico antichissimo che sarà il giudice imparziale per la scelta dei campioni. Il calice rimarrà qui per ventiquattro ore e chiunque voglia partecipare metterà nel calice un biglietto col proprio nome e la scuola di appartenenza. Metterò una linea dell’età attorno al calice che impedirà ai minorenni di varcarla. Domani sera ci ritroveremo per scoprire i campioni. Vi auguro buona fortuna e una buona notte.”

*

L’indomani mattina molti studenti si ritrovarono davanti al calice per guardare chi mettesse il proprio nome. I gemelli Weasley fecero come sempre spettacolo dopo che provarono a bere una pozione e passare la linea. Furono prontamente sbalzati fuori e delle folte barbe cominciarono a crescere. Da quel momento tutti gli studenti minorenni smisero di provare a trovare metodi per barare.

Cassandra si avvicinò a Harry. “Quest’anno sembra ti potrai godere un anno come spettatore di avventure per una volta.”

“Sembra proprio così” rispose il ragazzo. “Sai, per un momento volevo partecipare, ma forse è meglio così.”

“Assolutamente sì. Come dice Draco se fossimo selezionati saremmo in svantaggio essendo solo al quarto anno.”

“Sembra strano che Malfoy si sia arreso così in fretta. Pensavo la gloria lo attirasse.”

“Vero,” rispose Cassandra sorridendo “ma l’auto-conservazione lo attira di più.” I due risero insieme.

Finalmente il momento tanto atteso arrivò. Tutti si riunirono nella Sala Grande aspettando emozionati. Al tavolo degli insegnanti c’erano anche Barty Crouch, l’uomo presente alla Coppa Del Mondo, e Ludo Bagman, un altro impiegato del Ministero. Silente prese la parola.

“Il momento tanto atteso è giunto. Il calice ha preso la sua decisione.” Un foglietto fu sputato fuori dal calice e Silente lo prese al volo. “Il campione di Durmstrang è Viktor Krum!” Tutti iniziarono ad applaudire. Il ragazzo si alzò e camminò fino al tavolo degli insegnanti e fu poi diretto in un’altra stanza. Intanto un altro foglietto era apparso.

“Il campione di Beauxbatons è Fleur Delacour!” una ragazza si alzò tra gli applausi e anche lei seguì Krum. Cassandra notò come gli studenti non selezionati sembravano averla presa molto male.

“Il campione di Hogwarts è Cedric Diggory!” l’applauso per Diggory fu enorme, anche se un po’ forzato da parte dei Serpeverde. Un campione Tassorosso non era il massimo, ma Diggory sembrava comunque molto capace.

“Molto bene, ora che i campioni sono stati scelti,” iniziò Silente, ma si dovette interrompere perché il calice si era animato di nuovo e un quarto foglietto era apparso. Silente lo raccolse. “Harry Potter.” Il silenzio cadde sulla sala. “HARRY POTTER” disse di nuovo il preside. Cassandra si girò verso il tavolo dei Grifondoro dove Harry era impallidito di colpo e sembrava sul punto di svenire, e tutti gli occhi erano puntati su di lui e lo guardavano con odio. La ragazza seguì con lo sguardo l’amico che lentamente arrivò davanti a Silente, che lo condusse nell’altra stanza. Gli altri presidi, Moody, Piton, la MacGonagoll e i rappresentanti del Ministero li seguirono.

Nella sala si scatenò l’inferno. “POTTER? COME DIAMINE HA FATTO” varianti di questa frase si susseguirono per minuti interi.

“Non è possibile abbia messo lui il nome, non voleva partecipare.”

“Questo è quello che ha detto a te Cassandra, ma ti avrà mentito.”

“Maddai Pansy per quanto sia un buon mago non ha le capacità per fare una cosa del genere.”

“Ma se non l’ha messo lui il nome allora chi è stato.”

“Non ne ho idea, ma la cosa è sospetta. Ma è possibile che ogni Halloween ce n’è una?”

“GIUSTO, Halloween. Cassandra ci stavamo quasi dimenticando.” Esclamò Draco all’improvviso. “Uh, cosa? Cosa vi stavate dimenticando?”

“Vieni, andiamo di nuovo in sala comune e ti spieghiamo, tanto scopriremo domani cosa succede per il torneo.”

Arrivati in sala comune i ragazzi si misero in cerchio per terra. “Allora mi dite cosa succede?”

“Cassandra Corvini, da quest’anno ti invitiamo a imparare le tradizioni purosangue legate alla ruota dell’anno. Quindi stanotte non festeggeremo Halloween, ma Samhain.” Disse Draco formalmente. “Dite sul serio? Quindi invece che Natale festeggeremo Yule?” chiese Cassandra eccitata, ripensando a ciò che aveva letto in alcuni libri. “Esattamente. Vedo che sai già qualcosa. È importante che anche tu, pur essendo natababbana, impari almeno le basi delle tradizioni purosangue, per rispettarle.”

“Stanotte usciremo in giardino e accenderemo dei falò. Ognuno può onorare i propri defunti. Potresti vedere anche degli studenti più grandi che fanno degli incantesimi. Sono rituali oscuri, ma non ti preoccupare, non sono pericolosi.”

“E gli insegnanti permettono questa cosa?”

“Non è vietato, e per quanto negli ultimi anni si sia cercato di nascondere certe tradizioni per favorire i natibabbani, le feste sacre non sono proibite.”

“Capisco, è di sicuro qualcosa di affascinante. Dovreste cercare di insegnare di più queste cose ai natibabbani, come state facendo con me, piuttosto che insultarli.”

“Forse hai ragione, e magari proprio la nostra generazione porterà cambiamenti, anche se certe persone possono essere ottuse su determinati argomenti. Ora, cambiamoci e andiamo fuori. Non so quest’anno quante persone ci saranno, vista la serata.”

“Dimmi un po’ Pansy,” chiese Cassandra mentre andavano nel dormitorio femminile, “so che con Samhain si entra nella parte oscura dell’anno e avete detto che potrebbero esserci studenti che fanno rituali. Esistono quindi anche rituali della luce che si fanno nell’altra parte dell’anno?”

“Sì, nel mondo magico ci sono famiglie oscure e famiglie della luce. Ognuno può scegliere se fare riti per diventare un mago del buio o un mago della luce, altri ancora decidono di rimanere neutrali, altri hanno un’affinità con la magia selvaggia. È abbastanza complicato.”

“Immagino che voi veniate tutte da famiglie oscure, volete anche voi diventare maghi del buio?” chiese Cassandra, non senza un po’ di timore. Dopotutto, le ricerche che aveva fatto mostravano come molti maghi oscuri fossero diventati malvagi, Voldemort e i suoi mangiamorte compresi.

Pansy la guardò per un momento prima di rispondere. “Sì, l’anno prossimo è probabile che faremo i riti per diventare maghi oscuri, ma” aggiunse quando vide che Cassandra stava per parlare, “questo non vuol dire che vogliamo diventare malvagi, o, se il Signore Oscuro tornasse, dei Mangiamorte al suo servizio.”

“Bene, perché stai pur certa che vi fermerei dall’unirvi a lui.” Rispose Cassandra parzialmente sollevata. Pansy le sorrise serenamente, mentre si sistemava per l’ultima volta i capelli.

“Dai raggiungiamo gli altri. Prendi il mantello.” Uscendo dal dormitorio Cassandra vide tutti gli studenti Serpeverde dal quarto anno in su uscire dalla sala comune.
Avevano tutti vesti scure, più o meno eleganti. Blaise e Draco le aspettavano appena fuori dalla parete di pietra. “Cassandra sa della nostra decisione dell’anno prossimo e la rispetta.” I ragazzi si girarono verso di lei. “Davvero? È bello sapere che non hai pregiudizi sulle arti oscure.” Rispose Draco.

“Il mio parere è che la magia è fatta soprattutto di intento. Potresti usare anche una magia della luce per fare del male a qualcuno, quindi non penso sia il tipo di magia ciò che fa di qualcuno un mago buono o cattivo.”

“Una teoria interessante, anche se un po’ ingenua. Dovremmo riparlarne. Ora però andiamo.” Si intromise Blaise.

Cassandra seguì gli amici in giardino dove venne accolta da una distesa di falò e diversi gruppi di persone attorno ad essi. Cassandra vide che la maggior parte degli studenti era Serpeverde, ma c’erano gruppi composti anche da studenti di altre case. I suoi amici avevano raggiunto un falò con gli altri Serpeverde del loro anno e Cassandra si ritrovò a passare delle ore quasi in uno stato di contemplazione. Poteva sentire la presenza della magia oscura e per quanto non si sentisse a disagio non sentiva nemmeno attrazione, come sembrava succedere ai suoi amici, che avevano un’espressione beata sul viso. L’unica altra persona che sembrava come lei era Tracey Davis. Cassandra pensò ai suoi antenati e a suo nonno paterno, e dopo un momento di esitazione rivolse un pensiero anche ai genitori di Harry.

Pian piano le persone cominciarono a rientrare e anche Cassandra, insieme a Draco, Blaise e Pansy, ritornò nella sala comune. Lì i suoi amici cominciarono a farle domande.

“Allora? Come ti è sembrato?” “Hai avuto strane sensazioni?” “Repulsione? Attrazione?”

“È stato bello, l’atmosfera era fantastica e no, non ho provato né disgusto né attrazione, semplicemente percepivo la magia.”

“Neutrale quindi, non hai affinità con la magia oscura, ma non ne provi nemmeno repulsione.” Cominciò a ragionare Blaise. “Peccato, non potrai partecipare nei nostri riti l’anno prossimo.” Aggiunse Pansy.

“Non potrò nemmeno osservarvi da lontano?” chiese timidamente Cassandra. “Sìsì, potrai guardarci, ma non potrai unirti al nostro cerchio.”

“A questo punto dovremmo accontentarci di fare due cerchi da tre persone invece che uno da sette.” Cassandra aveva letto abbastanza libri nella sua vita da sapere quanto importanti fossero il tre e il sette nella simbologia. Sicuramente un cerchio da sette persone sarebbe stato molto potente. “Mi spiace di non poter essere dei vostri.”

“Non preoccuparti, neanche Tracey ha l’affinità giusta, potrai stare con lei.”

“In ogni caso abbiamo ancora tempo per prepararci.”

“Draco, ti ricordo che il primo rito lo dobbiamo fare a Yule di quest’anno se vogliamo fare il rito finale al Samhain prossimo.”

“Quanti riti ci sono prima di quello finale?” Cassandra era sempre più curiosa. “Tre riti. Considerando che noi vogliamo diventare maghi oscuri ci conviene fare i riti in questa parte dell’anno, per poi fare quello finale a Samhain, in cui la magia oscura è più forte. Al contrario i maghi della luce faranno i loro riti nelle festività luminose finendo a Beltane.”

“Questo è il processo normale, ma ogni mago e strega può scegliere quando fare il rito finale. Un mago oscuro può scegliere di finire a Beltane per mantenere un minimo legame con la magia luminosa, e viceversa.” Spiegò Draco.

“In una sola serata mi si è aperto un mondo. Spero continuerete a spiegarmi le vostre tradizioni. Oh fermi tutti.” Tre paia di occhi si girarono verso Cassandra. “Le vostre tradizioni sono sì purosangue, ma derivano tutte dai celti, o sbaglio?”

“No, hai ragione, ma il tuo punto?”

“Il mio punto è, che le vostre tradizioni sono affascinanti, ma vorrei conoscere e legarmi di più alle tradizioni purosangue italiane, che discendono probabilmente dagli antichi romani e non dai celti.”

“Ha senso, dovremo però fare molte ricerche.”

“A quanto ne so,” disse Blaise “l’Italia è un paese con moltissima magia, sarebbe una grossa opportunità conoscerla di più.”

I quattro continuarono a parlare finché gli occhi di tutti minacciarono di chiudersi da soli. Andando a letto Cassandra tornò con la mente a quello che era successo ad Harry e uno strano senso di paura la tenne sveglia per parecchio tempo.

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Capitolo 8
*** quarto anno parte 3 ***


Il giorno dopo a colazione Cassandra cercò con lo sguardo Harry al tavolo di Grifondoro, ma vide solo Hermione e Ron, l’ultimo con uno sguardo torvo. Poi Hermione si alzò avviandosi verso l’uscita portandosi dietro delle fette di pane e Cassandra decise di seguirla. “Hermione, aspetta.” La chiamò correndo.

Hermione si girò verso di lei. “Oh ciao Cassandra, ti vedo stanca.”

“Sì, ieri a Serpeverde abbiamo fatto nottata. Come sta Harry? Non era a colazione.”

“Sto andando ora alla torre, ma temo non stia bene. I Grifondoro, Ron compreso, pensano abbia messo il suo nome di nascosto, e ci sono reazioni contrastanti.”

“Ma è una stupidata!” esclamò Cassandra. “Perfino noi Serpeverde sappiamo che non l’ha messo lui. E davvero? RON? È il suo migliore amico.” Continuò indignata.
Hermione fece un sospiro. “Temo sia geloso. Aspetta un attimo qui.” Hermione si fiondò dietro il ritratto che celava la sala comune di Grifondoro e ne riemerse con un Harry Potter alquanto provato.

“Heilà Harry, come stai?” domanda stupida da chiedere, pensò Cassandra un attimo dopo averla formulata. “Hey, Cassandra. Sto bene.”

“Certo, e io sono la MacGonagoll. Cos’hanno deciso per il torneo? Dovrai partecipare anche se non ti sei offerto volontariamente?”

“Sì, dovrò- aspetta, tu mi credi? Che non ho messo io il mio nome.” Gli occhi verdi finalmente avevano di nuovo un po’ di luce. “Certo che ti credo. Onestamente, non saresti stato in grado di barare in quel modo, e avevamo appena parlato di non partecipare.”

“Questo non ha fermato altre persone dal non credermi.” Rispose Harry. Il tono faceva capire chiaramente a chi si riferisse.

“Vedrai che capirà. Anche i Serpeverde non pensano siano stato tu, però non ti aspettare nemmeno che facciano il tifo per te.”

“Il giorno in cui i Serpeverde faranno il tifo per me, sarà il giorno in cui gli schiopodi che ci ha mostrato Hagrid saranno classificati come creature carine e innocue.” A questo Cassandra scoppiò a ridere. Gli schiopodi erano delle creature orribili che Hagrid aveva trovato e deciso che sarebbero state perfette per delle lezioni. Mordevano, esplodevano ed erano velenosi, oltre che estremamente brutti. “Non dire così Harry, io sono una Serpeverde e tiferò per te.”

“Tu sei una Serpeverde speciale, non vale.” Sempre ridendo Cassandra cominciò ad allontanarsi vedendo studenti Grifondoro che si avvicinavano. “Visto che stai un po’ meglio vi lascio, ci vediamo domani a lezione.” Sentì dietro di sé Harry ed Hermione che la salutavano e tornò nei sotterranei.

“Weasley non crede ad Harry, ci pensate?” esordì, entrando in sala comune.

“Bell’amico, perfino noi abbiamo dedotto non avesse colpa.”

“Ma Draco, stiamo parlando di Weasley, il concetto di deduzione è a lui sconosciuto.” Rispose Pansy.

“Hai ragione Pans”

“In ogni caso, parte della sua casa tiferà per Harry, ma non tutti. E non oso nemmeno immaginare le altre case.” Disse Cassandra sconsolata. Poi vide l’occhiata colpevole che Draco scambiò con gli altri. “Che avete combinato voi altri.”

“Stanotte mi sentivo creativo,” iniziò Draco. E quando Draco era creativo voleva dire guai. “Ho creato delle spille animate. Guarda qua.” E così dicendo tirò fuori da una borsa una spilla con su scritto “TIFA CEDRIC DIGGORY, IL VERO CAMPIONE DI HOGWARTS” e poi la toccò e la scritta cambiò in “POTTER FA SCHIFO”. Draco sembrava fin troppo orgoglioso del suo lavoro.

“Draco, tu sai che ti voglio bene e che sono la prima ad amare la tua creatività e la tua bravura negli incantesimi,” cominciò calma Cassandra. Sempre meglio iniziare con le adulazioni. “allo stesso tempo odio come usi suddetti talenti per ferire gli altri.”

“Senti, ne ho già fatte un sacco, e penso di venderle, ma se vuoi ne posso fare altre con su scritto TIFA HARRY POTTER, che te ne pare?”

“Mi sembra un buon compromesso, ma ne voglio una gratis.”

“Quello era ovvio. Per voi sono gratis.” Disse Draco alzando gli occhi al cielo.

“Allora dammene una gratis anche per Hermione.”

“D’accordo. Due gratis. Tanto ne farò sicuramente di meno rispetto alle altre.” Draco cominciò ad avviarsi nella sua stanza, probabilmente per continuare il lavoro. “Ah, Cassandra. Le venderai tu. Due falci a spilla.”

“Va bene. Non sia mai che qualcuno veda Draco Malfoy con la spilla TIFA HARRY POTTER”

Già a metà mattina del giorno dopo le spille incantate erano appuntate su quasi tutte le divise degli studenti di Hogwarts. Cassandra notò mestamente che quelle “Potter fa schifo” erano molte di più rispetto alle altre, ma fu anche sorpresa da una bassa ma costante presenza di studenti che preferiva comprare quelle per tifare Harry. Hermione era rimasta stupita quando Cassandra le aveva spiegato chi aveva fatto tutte quelle spille e aveva accettato la sua dando in cambio a Cassandra una spilla fatta da lei con la scritta C.R.E.P.A.

Vedendo il suo sguardo sbigottito Hermione le aveva spiegato che era un’associazione per i diritti degli elfi domestici, che vivevano in schiavitù. Vivendo con dei purosangue Cassandra sapeva che agli elfi piaceva la loro condizione, poi però ripensò alla scena nel bosco e a come l’elfa era stata trattata. Sicuramente insegnare ai maghi a trattare meglio gli elfi sarebbe stato già un buon passo avanti.

I giorni passarono tra lezioni, insulti nei corridoi, spille in ogni dove, ed Harry e Draco riuscirono ad avere uno scontro di incantesimi prima di pozioni, che ebbe come vittime Goyle ed Hermione. Inoltre, la notizia del Torneo e dei campioni era stata stampata sul giornale più letto del mondo magico britannico, la gazzetta del Profeta e una giornalista piuttosto irritante di nome Rita Skeeter aveva fatto la sua comparsa, scrivendo articoli contenenti un sacco di bugie e verità alterate, soprattutto su Harry.
Cassandra alternava momenti di serenità con i suoi amici serpeverde e momenti di agitazione dovuti all’aiutare Harry a prepararsi alla prima prova del torneo. Lei ed Hermione erano rimaste di sasso quando Harry aveva detto loro di avere scoperto in cosa consistesse la prova (apparentemente draghi), ed erano decise a trovare una soluzione per superarla.

Mentre erano in cortile Harry e Draco rischiarono di arrivare di nuovo alle bacchette, ma il professor Moody li separò trasfigurando Draco in un furetto bianco e facendolo rimbalzare, finché la MacGonagoll non lo interruppe. L’incidente furetto divenne un tabù nella casa di Serpeverde, poiché Draco tendeva ad affatturare chiunque pronunciasse parole simili o relative ad animale, giardino, bianco, etc. Insomma, i Serpeverde stavano pian piano imparando la telepatia. Quanto a Cassandra, si premurava di stare il più possibile con Harry per insegnargli gli incantesimi di richiamo, avendo trovato una valida strategia per la prova contro i draghi.

Finalmente il giorno della prima prova arrivò. Cassandra ed Hermione trovarono Harry all’ingresso della tenda dei campioni e lo abbracciarono augurandogli buona fortuna. Furono interrotti da Rita Skeeter e dal suo fotografo, che di sicuro stavano prendendo appunti per nuovi articoli orribili, e poi si affrettarono ad andare sugli spalti. Cassandra era una dei pochissimi Serpeverde a fare il tifo per Harry, e le arrivò qualche insulto da alcuni ragazzi, ma li ignorò per concentrarsi sui giudici che stavano spiegando la prova. Ogni campione doveva rubare un uovo dorato a un drago, diverso per ciascuno.

Il primo campione a uscire nell’arena fu Diggory. Era un fascio di nervi, ma sembrava determinato. Entrò anche il primo drago e la folla cominciò a urlare eccitata. Cassandra pensò che il tutto assomigliava molto a come dovevano essere state le battaglie contro bestie feroci durante l’Impero Romano. Diggory non perse tempo e trasfigurò una roccia in un cane, per poi mandarlo verso il drago. Era una buona tattica diversiva, e gli diede un po’ di tempo per avvicinarsi all’uovo, ma a un certo punto il drago sembrò cambiare idea e puntò verso il ragazzo. Diggory riuscì a prendere l’uovo, ma si bruciò la spalla. Ci fu un cambio di draghi e di campioni. Fleur uscì dalla tenda e lanciò un incantesimo al drago, che sembrò appisolarsi, e anche lei riuscì a recuperare l’uovo con una scottatura superficiale. Il terzo campione era Krum. Cassandra a quel punto era probabilmente più in ansia dei campioni stessi. Krum fu il più veloce dei tre; lanciò un incantesimo agli occhi del drago (“Conjunctivitis” disse Draco), e prese l’uovo; i giudici però lo penalizzarono perché il drago, accecato, aveva rotto altre uova. Infine, era il turno di Harry. Quando uscì nell’arena sembrava piccolissimo, di fronte al drago più feroce. Poi alzò la bacchetta e urlò “ACCIO FIREBOLT” e cominciò a correre. Dopo pochi istanti si udì un sibilo e la scopa di Harry arrivò a una velocità folle. Harry saltò su di essa e cominciò a volare.

E fu uno spettacolo. Il suo talento nel volo fece sì che riuscisse a schivare qualsiasi attacco del drago e in pochi minuti recuperò l’uovo. Fu il più veloce e l’arena esplose in applausi e urla. Cassandra non si trattenne dall’abbracciare tutti i suoi compagni di casa vicino a lei, notando con piacere che perfino loro sembravano contenti di quel risultato. Con la coda dell’occhio vide Hermione e Ron correre verso la tenda dei campioni. I punteggi dei giudici proclamarono Harry e Krum primi a parimerito.

Cassandra si precipitò giù dagli spalti per raggiungere Harry. Meritava un grosso abbraccio per come aveva superato la prova. Lo trovò insieme a Ron. “Harry!” urlò lanciandoglisi contro. “Oof Cassandra che ti prende così all’improvviso.”

“Scusa,” replicò lei senza lasciarlo. “Sono solo felice. Non solo sei ancora vivo, ma sei anche stato spettacolare e sei primo.”

“Insieme a Krum.”

“Che importa di Krum, sei primo!” Ron annuì concordando con lei. “È vero Harry, chissà potresti vincere questo torneo.”

“Beh grazie del supporto. Non ce l’avrei fatta senza te ed Hermione.” Cassandra vide di sfuggita Ron abbassare lo sguardo.

“Non ti preoccupare, saremo tutti qui ad aiutarti per le prossime prove. Ti hanno già detto in cosa consiste la seconda?”

“Solo che la prova sarà a febbraio e che l’uovo che abbiamo recuperato è un indizio.” Rispose Harry.

“Da domani ci penseremo. Stasera devi festeggiare.”

“Vero, Fred e George stanno preparando una festa coi fiocchi su alla torre. E scusa Cassandra, ma sono ammessi solo Grifondoro.”

“Non me la prendo. Ci si vede domani.” Si congedò la ragazza mora con un ultimo abbraccio.

Draco la stava aspettando all’ingresso del castello. “Ho visto che Weasley e Potter sono di nuovo attaccati.” Disse col suo solito tono strascicato.

“Hai visto bene. Geloso?”

“Io? Perché dovrei. Pfft le mie amicizie sono migliori.” Rispose riservandole un sorriso smagliante. E aveva ragione. L’amicizia con i purosangue era particolare, ma solida. Per quanto su alcuni argomenti le loro opinioni fossero molto diverse, riuscivano sempre a dialogare e trovare punti di unione nei loro pensieri.

Ancora una volta Cassandra fu felice di essere stata smistata a Serpeverde, ricordando la caratteristica di adattabilità di cui aveva parlato col cappello.

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Capitolo 9
*** quarto anno parte 4 ***


Il giorno dopo i Serpeverde dal quarto anno in su vennero convocati in un’aula da un professor Piton particolarmente di cattivo umore. “Statemi a sentire tutti perché non mi ripeterò” iniziò con la sua solita voce profonda e annoiata. “Quest’anno, in onore del torneo, verrà organizzato un ballo nella serata di Yule.” Per quanto la notizia fosse eccitante, nessuno osò aprire bocca per commentare. “In quanto studenti della casa Serpeverde mi aspetto vi comportiate in modo ineccepibile. La maggior parte di voi provengono da famiglie purosangue che sicuramente vi avranno già introdotto a serate del genere. Per quelli di voi che non hanno ricevuto questi insegnamenti” e il suo sguardò sembrò posarsi per un momento su Cassandra, prima di continuare, “siete pregati di chiedere assistenza ai vostri compagni. Io non vi insegnerò a ballare, spero che questo sia chiaro.” Finì.

Mormorii e cenni di assenso si levarono per tutta l’aula mentre gli studenti cominciavano a uscire. Cassandra cominciò a sudare freddo. Un ballo non era proprio il suo forte. Sapeva qualche passo di valzer, ma cosa sarebbe successo se i balli dei maghi fossero stati molto diversi da quelli babbani. Avrebbe fatto un’orrenda figura. L’avrebbero tutti presa in giro fino alla morte. Sentì l’ansia aumentare a dismisura, ma fortunatamente una mano le si posò sulla spalla, calmandola. Alzando lo sguardo vide Draco con un’espressione rassicurante.

“Non ti preoccupare Cassandra, ti aiutiamo noi con la danza. Abbiamo imparato i balli tradizionali da piccoli.”

“Mi insegnerete davvero? Grazie ragazzi.” Il peso sullo stomaco era diminuito di molto.

I giorni precedenti al ballo furono composti da musica nella sala comune, qualche piede pestato, ma soprattutto molte risate. Draco invitò Cassandra, dicendo che era più che logico visto che le aveva insegnato a ballare. Cassandra si ritrovò ad accettare mentre sentiva le guance andare a fuoco. Blaise invitò un ragazzo di Corvonero e Pansy fu invitata da un bel ragazzo di Durmstrang. Più si avvicinava la grande serata, più gli studenti sembravano impazzire. Ron fece un’enorme figuraccia tentando di invitare Fleur, che però non lo degnò di uno sguardo. Certo, non era il primo a subire il fascino Veela della ragazza, ma tutti risero di lui.

Cassandra stava uscendo dalla biblioteca (dove aveva assistito a un incredibilmente impacciato Krum chiedere a Hermione di andare al ballo insieme) quando si scontrò con Harry, che stava rientrando di corsa nel castello.

“Scusa Cassandra, non ti avevo vista. Err, come va?”

“È tutto a posto Harry. Tu? Ho saputo che i campioni apriranno le danze al ballo.”

“Oh già, io…a questo proposito…” cominciò Harry imbarazzato. “Ti andrebbe di venire al ballo con me? Come amici.” Si affrettò ad aggiungere.

“Mi dispiace Harry, mi avrebbe fatto piacere, ma mi ha già invitato Draco.” Rispose Cassandra. Non poteva credere che ben a due ragazzi avrebbe fatto piacere andare al ballo insieme. Certo, come amici, ma era comunque bello sentirsi apprezzati.

“Non ti preoccupare Cassandra, magari chiederò ad Hermione. Anche se ripensandoci mi sa che vuole invitarla Ron.” Rispose Harry passandosi una mano nei capelli.

“Siete in ritardo entrambi. Ho appena visto Hermione essere invitata da un ragazzo. E lei ha accettato.” Harry spalancò gli occhi “CHI”

“Questo non te lo dico, o ve lo dice lei o sarà una sorpresa.” Cassandra si fece pensierosa. “Penso non lo dirò nemmeno ai miei amici. Stavano scommettendo che nessuno l’avrebbe invitata” disse scuotendo la testa. Gli insulti a Hermione erano diminuiti di molto, ma a volte frecciatine come quella trovavano ancora terreno fertile.

“Accidenti, dovrò davvero darmi da fare e trovare qualcuna prima del ballo. Ho pensato a tre ragazze e sono già tutte occupate.”

“Tre? Chi era la terza?” chiese Cassandra incuriosita. Poi sorrise vedendo che Harry arrossiva. “Uh, Cho Chang”

“La cercatrice di Corvonero? Ma non sta con Diggory?”

“Sì, e a quanto pare ero l’unico a non saperlo.” Disse Harry affranto.

“Oh Harry, mi spiace, sei un po’ sfortunato eh. Hey ma quelle non sono le gemelle Patil?” le due ragazze stavano salendo verso le torri. “Sono carine no? Chiedi a una delle due e l’altra magari accetta di andare con Ron.”

“Cassandra, sei un genio e la mia salvezza.” Stavolta fu Harry ad abbracciare la ragazza, prima di cercare di raggiungere le ragazze.

Cassandra scosse la testa pensando all’amico. Era uno dei campioni e ancora non aveva trovato un partner. Di sicuro molte ragazze e ragazzi avrebbero voluto accompagnarlo.

Quella sera Cassandra ricevette un biglietto con scritto “Missione compiuta”. la ragazza rise di gusto mentre gli altri la guardavano straniti.

La sera dopo il dormitorio era in fermento. Cassandra prese l’abito che le avevano regalato i suoi amici, un abito blu notte con ricami argentati, poi indossò i gioielli in argento abbinati, e cercò di sistemarsi i capelli. A differenza delle sue compagne evitò di usare incantesimi di trucco, preferendo i suoi trucchi babbani che aveva portato da casa. Finalmente pronte le ragazze uscirono per incontrarsi con gli altri. Draco e Blaise erano ovviamente elegantissimi, anche se Draco, con la sua pelle pallida e le vesti scuri ricordava un vampiro. Un vampiro estremamente conscio del suo fascino, visto il modo in cui si metteva in posa nella sala comune.

“Pronta milady?” Draco si rivolse a Cassandra con un sorrisino. Lei alzò gli occhi al cielo. “Prontissima”

All’ingresso si incontrarono con i partner di Pansy e Blaise e insieme si avviarono verso la Sala Grande. La sala era completamente cambiata. C’erano tavoli rotondi con tovaglie bianche, con sopra delle lanterne argentante, sulle pareti erano presenti miriadi di ghirlande, e una pista da ballo, con tanto di palco, era in bella mostra in mezzo alla sala.

Quando la maggior parte degli studenti si fu sistemata ai tavoli, le porte si aprirono e i campioni fecero il loro ingresso con i rispettivi partner. Fleur col capitano di Quidditch di Corvonero, Davies, Diggory insieme a Chang, Harry con Parvati e Krum con Hermione. Ben più di una persona trattenne il fiato quando la vide. Indossava un vestito color pervinca, i capelli erano lisci e sistemati in un’acconciatura perfetta e la sua postura più eretta. Era irriconoscibile.

I campioni si sedettero ai loro posti e tutti iniziarono a mangiare. Al tavolo di Cassandra l’argomento principale sembrava essere la trasformazione di Hermione, nonché la sua presenza con Krum. Cassandra, che era già stata a conoscenza della seconda, si limitò a fare qualche commento qua e là e si godette la cena.

Poi il momento dei balli arrivò e i campioni si alzarono e si disposero sulla pista per il primo ballo della serata. Cassandra non poté fare a meno di notare quanto Harry fosse in imbarazzo, così al centro dell’attenzione. Pian piano altre coppie cominciarono a ballare.

“Andiamo anche noi? Almeno per un ballo.” Cassandra si girò per trovare un implorante Draco. Ma dove lo aveva trovato un migliore amico amante della danza. Visto che anche Pansy e Blaise si erano lanciati in pista, Cassandra non ebbe cuore di rifiutare. “Un solo ballo.”

Ci fu più di un ballo.

A un certo punto della serata la musica cambiò e una band cominciò a suonare della musica più movimentata. Per una volta gli studenti di Hogwarts dimenticarono le preoccupazioni, i pericoli, la rivalità tra case e si divertirono come matti. Cassandra cercò di trascinare Harry a ballare dopo averlo trovato seduto con Ron, ma Hermione arrivò in quel momento estremamente felice per la serata e poi lei e Ron iniziarono a litigare. Cassandra ed Harry si rivolsero uno sguardo pieno di panico e il ragazzo si diede all’inseguimento degli amici. Cassandra tornò a ballare con i Serpeverde, felice che per una volta erano dimentichi del loro status e sembravano molto liberi.
Avevano dovuto riprogrammare i loro riti oscuri a causa della festa, ma in quel momento non importava, si divertirono fino a tarda notte. Anche una volta tornati in sala comune, che per lo Yule era stata decorata con mille luci e candele bianche, i Serpeverde continuarono la festa, con tanto di alcol che qualche studente più grande era riuscito a portare.

Cassandra si risvegliò la mattina dopo con un senso di nausea e ricordi confusi di giochi alcolici. Ed era stato reale il bacio con Draco o solo un’allucinazione? Non era però nemmeno lontanamente quella messa peggio. L’aver iniziato a bere alcol a dieci anni dava i suoi frutti. Nella sala comune c’erano resti di cibo e bevande, e corpi ammassati per terra e sui divanetti. La ragazza corvina si chiese dove fosse finito Piton e per quale miracolo divino non era ancora comparso per vedere quello scempio. Probabilmente ad aiutare gli insegnanti, pensò la ragazza ridendo, ricordando alcuni professori alquanto su di giri la sera prima.

La salvezza giunse nella forma di un angelo biondo dal sorrisino sarcastico. Draco Malfoy aveva scorte di pozione antisbornia rubata a Piton e ne consegnò una dose a ogni studente del quarto anno. Senza più dolori i ragazzi si recarono a fare colazione, dove si poteva notare una considerevole mancanza degli studenti più grandi.
Mentre sorseggiava il suo the Cassandra fu distratta da un improvviso vociare vicino a lei. “Cassandra? Questa devi vederla.”

“Che è successo?”

“Sei sul giornale.”

“Sono dove?” chiese allarmata.

Qualcuno le passò un giornale dove, con suo sommo orrore, una sua foto mentre abbracciava Harry era stampata in prima pagina sotto al titolo HARRY POTTER: IL FASCINO DELL’EROE COLPISCE HOGWARTS? C’era anche una foto di Hermione con Harry e di Harry e Parvati al ballo. Ovviamente l’articolo era firmato Rita Skeeter, la quale scriveva di come il giovane mago fosse sempre visto insieme alle due natebabbane, ma di come al ballo avesse invitato un’altra, lasciando poi il lettore a giudicare il comportamento del ragazzo. “Ma chi è il direttore del giornale e perché continua a far pubblicare questi articoli.”

“Perché il mondo magico ama il gossip, ormai dovresti saperlo.”

“Questo non da il diritto di scrivere certe cose su ragazzi minorenni. Se Sirius Black non fosse ancora ricercato sono sicura che farebbe causa al giornale.”

In quel momento anche il golden trio fece il suo ingresso nella sala, seguiti come sempre da sguardi e mormorii. La Serpeverde si mise a fissare l’altro tavolo aspettando il momento in cui il giornale sarebbe stato visto. Pochi minuti dopo un urlo oltraggiato e il tonfo di una testa sul tavolo riecheggiarono nella Sala Grande.

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Capitolo 10
*** quarto anno parte 5 ***


Le vacanze come sempre passarono in fretta. Cassandra, insieme ad Hermione, oltre a mantenersi in pari con lo studio cercava di aiutare Harry a scoprire qualcosa sull’uovo dorato e l’indizio legato ad esso. I Grifondoro le avevano comunicato del tentativo fatto nella sala comune, che però aveva portato semplicemente a molti timpani devastati.

Inoltre, tutti erano innervositi dalla Skeeter, per un motivo o per l’altro. All’inizio del trimestre era uscito un articolo in cui veniva fatto sapere in modo meschino che Hagrid fosse un mezzo-gigante, fatto che per Cassandra e altri natibabbani non sembrava così sconvolgente, e che non era adatto all’insegnamento in quanto pericoloso. Hagrid aveva cominciato a rimanere rinchiuso nella sua capanna e Cassandra si era trovata nella scomoda situazione di mediare tra i serpeverde, che alimentavano le dicerie, e il golden trio, che difendeva Hagrid a spada tratta. In quanto a lei, apprezzava molto Hagrid come persona, e sapeva che non avrebbe mai fatto del male a nessuno, ma era restia a volerlo di nuovo come insegnante. La supplente che avevano assunto infatti era oggettivamente molto competente. L’aver esternato questi pensieri procurò dei giorni di tensione tra lei ed Harry, che si risolsero solo dopo che quest’ultimo si fu calmato un po’ sulla questione, dopo essere finalmente riuscito a parlare con Hagrid.

Finalmente, a poco meno di un mese dalla prova, Cassandra si trovò in biblioteca con un Harry finalmente consapevole di ciò che l’avrebbe aspettato. Qualcosa di prezioso ai campioni sarebbe stato messo nel lago e avrebbero dovuto recuperarlo entro un’ora.

“E se prendono la mia Firebolt? Non si rovinerà per un’ora nell’acqua?”

“Harry, le cose saranno di sicuro protette da incantesimi.”

“Giusto. Vero. E se non riesco a recuperare il mio oggetto?”

“Immagino ti sarà riconsegnato a prova finita e non avrai punti.”

“Ma la canzone delle sirene diceva che non l’avrebbero ridata.”

A questo punto Cassandra era quasi esasperata. “È una canzone Harry, non penso sia da intendere letteralmente.” Le mancava la presenza di Hermione, ma la ragazza in quei giorni passava molto tempo con Krum. “Ora, la priorità è trovare un modo per farti respirare sott’acqua per un’ora, diamoci da fare.”

I due passarono tutto il giorno in biblioteca, cercando pozioni e incantesimi utili. Finora l’incanto testabolla era l’opzione migliore, ma era un incantesimo molto avanzato e probabilmente non avrebbero fatto in tempo ad impararlo.

Anche i giorni successivi si rivelarono infruttuosi, poi, un giorno Neville si sedette in libreria con loro con un libro intitolato “Piante e alghe del mediterraneo”. Cassandra, curiosa, gli chiese di potergli dare un’occhiata.

“In tutti gli anni al mare non ho mai pensato a quante varietà di alghe esistessero”, disse mentre sfogliava le pagine. A un certo punto strabuzzò gli occhi. “Harry, Harry, guarda qui,” lo chiamò indicando un punto sulla pagina “algabranchia, se ingerita fa spuntare branchie e pinne a una persona, permettendogli di respirare sott’acqua. Usata anche per alcune pozioni per la pelle. È quello che ci serviva!”

“Ma dove la troviamo?” chiese Harry, con una nota di speranza nella voce.

“Draco potrebbe chiederla a Piton. Sono sicura che è tra gli ingredienti del suo laboratorio.”

“E Draco farebbe un favore a me?”

“Non a te, a me, sono o non sono la sua migliore amica? Probabilmente in cambio mi chiederà di portargli dei dolci italiani” rispose Cassandra, facendo un gesto evasivo con la mano. Puntare sull’amore di Draco per i dolci era sempre un ottimo piano. “Vado subito a chiederglielo, domani verrò di nuovo a cercarti. E Neville, grazie di essere così appassionato in erbologia.”

“Figurati,” rispose questi con un sorriso timido. “Ha ragione, amico, mi hai probabilmente salvato da una pessima figura.”

Cassandra lasciò i due Grifondoro in biblioteca, dirigendosi verso la sua sala comune. Draco e Pansy erano su un divanetto, a commentare l’ultimo numero di witchy weekly. “Draco, mi serve il tuo privilegio nell’essere figlioccio di Piton.”

“Come mai? Non hai fatto i compiti?”

“Non è per i compiti, mi servirebbe l’algabranchia e sono abbastanza sicura che Piton ce l’abbia.”

“Algabranchia? Cosa sarebbe?”

“Un’alga per poter respirare sott’acqua. Serve a Harry per la seconda prova.”

“Se glielo chiedo, sai già cosa mi aspetto in cambio.”

“Comincio a selezionare i migliori pasticcini da portarti dall’Italia.” Disse Cassandra alzando gli occhi al cielo con un sorriso. In un attimo il biondo si era fiondato verso l’ufficio di Piton. Cassandra si girò verso Pansy. “Com’è che mangia perennemente dolci ed è sempre magro?”

“Magia, ecco cosa,” rispose Pansy ridendo.

L’italiana andò nel dormitorio per prendere un libro, per poi sedersi accanto a Pansy e iniziare a leggere. Si era completamente alienata dal resto del mondo quando un qualcosa di viscido le comparve davanti agli occhi. Facendo un salto si girò di scatto, trovando dietro di sé un Draco Malfoy alquanto orgoglioso di se stesso. In mano aveva quella che sembrava proprio l’alga che le serviva.

“Ecco qui. Severus dice di mantenerla in acqua salata fino al giorno prima del suo utilizzo, e poi una notte in acqua dolce.”

“Grazie mille Draco, sapevo che a te non avrebbe detto nulla.” Rispose Cassandra accettando l’alga dalle mani dell’amico.

“Mi ha comunque guardato male, come se sapesse a cosa sarebbe servita.”

Su quello Cassandra non aveva dubbi. Piton sembrava sempre sapere cosa passasse nella testa degli studenti.

*

Il giorno dopo Cassandra si presentò da Harry con la preziosa algabranchia, raccomandandosi di seguire le istruzioni del professore. Mancava una settimana alla seconda prova. Cassandra rimase sconvolta quando Harry confessò di non aver mai imparato a nuotare a causa dei Dursley, i babbani con cui viveva.

“Onestamente Harry, come pensavi di superare la prova senza saper nuotare?” sbottò una Cassandra esasperata. Per Merlino, l’amico a volte le faceva venire più crisi di nervi di Draco. Doveva essere stata una persona davvero cattiva nella sua vita precedente se questo era ciò che le toccava sopportare. “Muoviti, ti insegnerò per lo meno a non annegare, anche se l’alga dovrebbe aiutare,” continuò, trascinando l’amico verso il lago.

Cassandra fu felice che Harry ebbe la decenza di rimanere in un silenzio colpevole mentre lei provvedeva a fargli due incantesimi agli occhiali, uno per renderli impermeabili e un altro per farli rimanere attaccati al viso, per poi entrare nel lago e mostrargli le basi del nuoto. L’acqua era gelida, come ci si poteva aspettare da un febbraio scozzese, ma Cassandra non si fece intimorire. Essere immersa nell’acqua era sempre una gioia per la ragazza, la faceva sentire libera e leggera. Condivise il suo pensiero con Harry, che pensava la stessa cosa riguardo al volo.

In pochi giorni Harry passò da livello sasso nell’acqua a pesciolino, rendendo Cassandra un po’ più sollevata. Aveva visto Krum allenarsi nel lago ed era decisamente su un altro livello.

Stava camminando per un corridoio quando la professoressa MacGonagoll le si avvicinò per riferirle che era richiesta nell’ufficio del preside. Non senza un po’ di preoccupazione seguì la professoressa, che la guidò su una delle torri davanti a una statua di un grifone. La professoressa diede la parola d’ordine, “Sorbetto al limone” tra tutte le cose possibili, e la statua si spostò, rivelando quella che ricordava molto una scala mobile babbana. Cassandra salì le scale dietro all’insegnante, che aprì una porta per poi invitarla a entrare e con un cenno del capo si congedò.

La stanza in cui Cassandra si ritrovò era circolare, piena di scaffali con libri e oggetti magici di tutti i tipi.  Su un trespolo in un angolo della stanza era appollaiato un uccello rosso fuoco, che la strega capì essere una fenice, e al centro della sala dietro a una scrivania era seduto Silente, che la stava guardando con uno scintillio negli occhi.

Imbarazzata per essere stata sorpresa a osservare in modo sfacciato Cassandra fece per scusarsi, ma la porta si aprì di nuovo, facendo entrare altre persone. Hermione, Cho Chang e una ragazzina bionda fecero il loro ingresso, seguite anche dalla preside di Beauxbatons, Madame Maxime.

Silente evocò un divanetto, facendo accomodare tutte. “Buonasera, siete state invitate qui poiché siete richieste come aiuto nella seconda prova di domani,” iniziò il preside. “Come probabilmente sapete, i campioni dovranno recuperare qualcosa di molto prezioso per loro nel lago. Quel qualcosa, scelto sempre dal calice di fuoco, siete voi.”

Noi? Pensò Cassandra. Avrebbero messo delle persone in un lago? E perché lei era stata scelta?

“Ognuna di voi possiede un legame speciale con uno dei quattro campioni. Sarete addormentate e protette da incantesimi per tutta la durata della prova, ma ovviamente potete anche decidere di rifiutare. Qualcun altro verrà scelto al vostro posto.” Continuò l’anziano mago, facendo scorrere lo sguardo sulle persone presenti.

“E nel caso il campione fallisse?” chiese timida Chang. Evidentemente aveva paura di rimanere per sempre nel lago e Cassandra non poteva biasimarla, visto il tasso di pericoli che quel torneo stava mostrando.

“Sarete riportate a riva dalle sirene e verrete svegliate una volta fuori dall’acqua.” Le spalle di tutti si distesero. “Ora, ho bisogno di sapere se tutte voi accettate di partecipare.” Tutte annuirono e Silente sembrò soddisfatto.

Poi alzò la bacchetta mormorando qualcosa e l’ultima cosa che Cassandra vide prima di chiudere gli occhi fu la fenice di Silente volteggiare nella stanza.

*

L’incantesimo non ha funzionato, o almeno non del tutto. Fu la prima cosa che pensò Cassandra. Non riusciva ad aprire gli occhi, e i suoni le arrivavano distorti e ovattati, ma percepiva di essere ancora in acqua, e qualcosa muoversi vicino a lei.

Quella che sembrava una mano la prese per i fianchi e concentrandosi riconobbe la presenza di Harry. Sollevata, aspettò che Harry la portasse in superficie. Harry però non stava nuotando verso l’alto, anzi non si stava proprio muovendo. Cosa stava aspettando.

Poi Cassandra ripensò agli altri ostaggi. Harry avrebbe sicuramente voluto salvare anche Hermione e magari Chang, ma non era quello lo scopo della prova. Altre presenze erano arrivate, probabilmente gli altri campioni, e ancora Harry non si muoveva. Forse ha deciso che non gli importa vincere pensò Cassandra, non senza una punta di rammarico. Con tutta la fatica che avevano fatto per aiutarlo.

Finalmente Cassandra si sentì spingere verso l’alto e mentre riemergeva l’incantesimo si ruppe del tutto, lasciandola boccheggiare in mezzo all’acqua. Accanto a lei comparve Harry e la ragazzina francese bionda, in evidente stato di panico.

“Harry, piccolo idiota, non dovevi salvare due ostaggi,” esplose Cassandra. “Non potevo lasciarla lì, Fleur non è comparsa, non sai quanto è stato brutto vedervi tutte lì addormentate in fondo al lago.”

La ragazza si addolcì un po’. L’amico amava fin troppo salvare le persone, ma non era una brutta cosa. Sospirando Cassandra si caricò la bambina sulle spalle e cominciò a nuotare verso riva, seguita da Harry. Alcuni professori li aiutarono a uscire dall’acqua ed Hermione li accolse con degli asciugamani riscaldati. Con la coda dell’occhio Cassandra vide Silente parlare con un tritone, ed Hermione scansare Krum per avvicinarsi ad Harry.

Girandosi, lo sguardo le cadde sugli spalti, dove i suoi amici la stavano guardando come se fosse un miraggio. Chissà cosa avevano pensato non avendola vista dalla sera precedente. Rivolse loro un sorriso e un cenno di saluto e li vide rilassarsi, poi si concentrò sui giudici, che stavano proclamando i punteggi. “… e per la sua fibra morale assegniamo al signor Potter quarantacinque punti.” Stava dicendo Bagman. “Questo porta i due campioni di Hogwarts primi a parimerito.”

A Cassandra venne da ridere. A quanto pareva Harry era arrivato primo davanti agli ostaggi, ma aveva aspettato e, nonostante fosse riemerso ultimo dall’acqua, l’aver salvato due ostaggi gli aveva fatto guadagnare punti bonus. “Harry Potter sei assolutamente incredibile,” disse Cassandra abbracciando il ragazzo. “Mi dispiace, avrei potuto arrivare semplicemente primo se non avessi voluto fare l’eroe.”

“Vero, ma abbiamo potuto contare nuovamente sulla tua fortuna e ora sei in testa, perciò sei perdonato. Anche se sto perdendo le speranze nel farti diventare un minimo serpeverde.”

*

La doccia calda prima di pranzo fece scivolare via le ultime tracce di freddo dal corpo di Cassandra. Non fece nulla però contro i pensieri che da prima le continuavano a impregnare la mente. Dopo la prova aveva parlato sia con Hermione che con Cho ed entrambe le avevano confermato che su di loro l’incantesimo di Silente aveva funzionato fino alla fine, non si erano mai accorte di essere nel lago. Quindi perché su di lei non aveva fatto completamente effetto? Poteva essere una cosa seria? Avrebbe dovuto dirlo al preside?

In quel momento non aveva voglia di riflettere troppo. Voleva solo qualcosa di caldo da mangiare e chiacchierare con i suoi amici. Aveva voglia di sapere cosa avevano fatto durante l’ora in cui i campioni erano sott’acqua. Di certo non erano rimasti a fissare la superficie del lago tutto il tempo.

*

“Abbiamo fatto scommesse e mangiato dolci” le risposero gli altri quando Cassandra espose il suo quesito a pranzo. “Ogni tanto un maride saliva in superficie e comunicava gli sviluppi a Silente, che a sua volta li comunicava al pubblico.”

“Grandi emozioni quindi,” replicò ironica “Quasi quasi è stato meglio essere addormentati nel lago.”

“Per me non è stato male, ho vinto dei soldi” disse Blaise mostrando delle monete con aria soddisfatta. “La prossima volta ai Manici di Scopa offro io.” Il resto del gruppo esultò.

“Io sono curioso di sapere perché sei stata scelta come ostaggio per Potter, pensavo sarebbe stato Weasley.” Disse Draco pensieroso.

“Lo pensavo anche io,” rispose Cassandra. “Quest’anno però io ed Hermione siamo stati più presenti per lui, o magari è perché sono stata la prima coetanea che ha incontrato nel mondo magico.”

“Qualunque sia la ragione sono felice che ti abbia recuperato,” si intromise Pansy. “Non sai quanto siamo stati in pensiero, quando non ti abbiamo più vista rientrare in dormitorio.” Gli altri annuirono.

“Mi spiace di avervi fatto stare in pensiero.” Rispose Cassandra abbracciando l’amica. “Ma ora è tutto a posto e saremo tranquilli fino a giugno quando ci sarà la terza prova.”

“Già, ma chissà che noia. Non c’è nemmeno il Quidditch.” Bofonchiò Draco.

Cassandra sorrise tra sé e sé. Nelle ultime settimane le era venuta in mente un’idea per la questione quidditch e forse era giunta l’ora di metterla in pratica.

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Capitolo 11
*** quarto anno parte 6 ***


I giorni successivi alla seconda prova furono incredibilmente rilassanti. Cassandra passava il suo tempo tra lezioni e passeggiate in cortile, quando non tirava troppo vento, oppure in biblioteca a studiare con Pansy ed Hermione. La grifondoro aveva rivelato che Sirius Black stava tornando verso Hogsmeade e che sarebbero andati a incontrarlo, ed era ovvio quanto la notizia avesse messo di buon umore Harry.

Il buon umore fu interrotto, nuovamente, da Rita Skeeter. La lezione di pozioni stava per iniziare quando Pansy arrivò trafelata con l’ultimo volume di witchly weekly in mano.

“Dovete vedere questo articolo” esclamò avvicinandosi. Cassandra, Draco e Blaise si misero intorno a lei. LE PENE D’AMORE DI HARRY POTTER era il titolo, e se già quello faceva prudere le mani per il fastidio, il resto era anche peggio. Seppure l’introduzione parlasse di Harry, l’articolo in realtà era un attacco a Hermione, dipinta come una brutta ma ambiziosa femme fatale, creatrice di filtri d’amore che avevano colpito sia Harry che Viktor Krum. La solita accozzaglia di bugie che però avrebbero trovato terreno fertile sulle menti delle lettrici medie del magazine.

“Ma quella donna non la smette proprio!” sbuffò Cassandra, “e cosa ha fatto Hermione per meritarsi questo articolo.”

“Pare l’abbia insultata a Hogsmeade per la faccenda di Hagrid” rispose Blaise.

Cassandra sgranò gli occhi. Perché non sapeva nulla di questa cosa?! Voleva aggiungere qualcosa, ma alzando lo sguardo vide il golden trio che arrivava per la lezione.

“Oh eccovi, dovete guardare questo.” Disse, mettendo il giornalino nelle mani di Hermione. In quel momento Piton aprì la porta, facendo cenno di entrare.

Tutti si misero ai propri posti e dopo qualche minuto Cassandra sentì una risata soffocata. Girandosi, vide Hermione gettare il giornale ridendo. Sembrava non fosse turbata dall’articolo, o forse non si rendeva pienamente conto delle possibili conseguenze di esso.

Tendendo le orecchie, cercando comunque di rimanere concentrata sulla pozione, sentì Hermione dire che Viktor le aveva effettivamente proposto di andarlo a trovare in Bulgaria, come riportato sul giornale, ma era stata una conversazione avvenuta appena erano riemersi dal lago, come avrebbe potuto la Skeeter sentire le loro parole.

Un’ombra le passò davanti. “Per quanto affascinante possa essere la tua vita sociale, e certo lo è, signorina Granger, devo chiederti di non discuterne durante le mie lezioni. Dieci punti in meno a Grifondoro.”

La classe si girò a guardare la scena. “Ah, e leggete sotto il banco… vediamo… witchly weekly. Altri dieci punti in meno.” Prendendo in mano il giornalino, Piton cominciò a leggere l’articolo ad alta voce, riuscendo a renderlo ancora più disgustoso. Probabilmente pensava di suscitare le risate della classe umiliando Harry, ma nessuno degli studenti rise. Erano ormai tutti arrivati alla conclusione che si doveva far qualcosa contro quella pseudo-giornalista, e i serpeverde erano famosi per le loro vendette.

Vedendo che la lettura non sortiva effetti, Piton smise di leggere ma separò il golden trio, facendo mettere Harry al primo banco, accanto a Draco e Cassandra, che gli rivolsero uno sguardo dispiaciuto. Piton si riavvicinò a Harry, sussurrandogli qualcosa con tono arrabbiato. Cassandra voleva ascoltare, ma Draco le toccò un braccio facendole segno che la pozione era alle fasi finali, non era quello il momento di distrarsi.

Qualcuno bussò alla porta.

“Avanti” disse Piton.

La classe si girò a guardare mentre un professor Karkaroff piuttosto agitato avanzava fino ad arrivare davanti al professor Piton.

“Dobbiamo parlare.” Disse, toccandosi nervosamente il braccio.

“Parlerò con te a fine lezione…”

“Devo parlarti ora. Tu mi stai evitando.”

Cassandra volse uno sguardo a Draco, sforzandosi di non ridere. Sembrava la conversazione di una coppia in crisi. Guardando l’amico però tornò seria. Lo sguardo di Draco, e di altri serpeverde notò di sfuggita, era diventato preoccupato e lievemente ansioso. Piton invece era furioso.

Liquidò la classe e tutti si affrettarono a uscire, ma Cassandra vide Harry far cadere qualcosa e rimanere in aula. Quel ragazzo. Sempre a cercare di origliare conversazioni private, e sempre capendo metà delle cose che scopriva.

Seguendo i suoi amici verso la sala comune, li sentì parlare della scena appena avvenuta.

“Credete che il problema fosse quello?” stava sussurrando Pansy.

“Certo che sì. Hai visto come si toccava il braccio. E la faccia di Piton la diceva lunga.”

“É dalla coppa del mondo che stanno aumentando i problemi. Anche mio padre è sempre più inquieto.”

“Pensi di scrivergli?”

“No, non adesso perlomeno. Voglio vedere se capiteranno altre cose.”

A quel punto Cassandra si intromise. “Volete spiegare anche a me le cose di cui parlate? Cosa c’entra Karkaroff con la coppa del mondo?”

“Non qui in sala comune. Andiamo nella nostra stanza.”

Blaise fece strada e tutto il quarto anno di Serpeverde si trovò nella stanza dei ragazzi. Draco, Theodore, Millicent, Vincent e Gregory erano i più turbati.

Blaise prese la parola. “Da quest’estate stanno accadendo dei fatti strani e solo in pochi nel mondo magico ne stanno leggendo i segni. Le persone in questione sono coloro che hanno avuto a che fare con il Signore Oscuro, fossero esse contro o con lui.” Fece una pausa. “Ci cominciano a essere dei sussurri, che parlano di un ritorno del Signore Oscuro. Silente ha assunto Malocchio Moody, grande cacciatore di maghi oscuri. Karkaroff era un mangiamorte, e ora va tremante da Piton per parlare. Ora, puoi immaginare perché siamo inquieti?” tutti gli sguardi si rivolsero verso di lei.

Sì. Poteva immaginare. Serpeverde, la casa con la nomea di aver prodotto maghi oscuri e seguaci di Tu-sai-chi. Davanti a lei c’erano i figli di quei seguaci, e lì nella penombra e nell’intimità della stanza, non sembravano i purosangue altezzosi che camminavano per Hogwarts a testa alta, ma bambini spauriti, chi più chi meno, e a Cassandra si strinse il cuore.

Se le voci fossero state vere, i genitori dei suoi amici avrebbero ripreso il loro ruolo? E i suoi amici stessi, o gli studenti più grandi? Avrebbero dovuto seguire quella strada?

No. Erano solo ragazzini, tutti loro. Avevano tempo di fare le loro scelte. E Cassandra non avrebbe comunque permesso di spedire i suoi amici a servire un mago crudele. La fiamma di una candela ondeggiò furiosamente, come a voler specchiare le emozioni della ragazza.

“Voldemort,” disse, e tutti sussultarono, “non tornerà, e se lo farà sarà sconfitto, perché è il destino che spetta ai despoti crudeli.”

Pansy fece un mezzo sorriso. “Speriamo tu abbia ragione. E per favore non dire il suo nome.”

Cassandra alzò le mani. “Non dovreste aver così paura di un nome, ma va bene. Lo chiamerò in un altro modo.”

“Grazie. The caldo? Parlare di queste cose mi ha fatto venire i brividi.” Disse Daphne. Tutti furono d’accordo e l’atmosfera si distese mentre la bevanda calda veniva portata da un elfo domestico.

“Ah, per cambiare argomento,” disse Cassandra con un sorriso. “Mi è venuta un’idea per sopperire alla mancanza del torneo di quidditch.”

A quelle parole gli occhi di Draco si illuminarono. “Ti ascolto.”

“Perché non fare una sfida tra cercatori. Io posso coinvolgere facilmente te e Harry, Harry può dirlo a Diggory e Krum, e Diggory a Chang. Potreste fare una sfida insieme a Viktor Krum in persona e in più allenarvi.” Mentre parlava si accorse che Draco era saltato in piedi e aveva già cominciato ad andare verso la sua tenuta da quidditch.

Cassandra rise. “Aspetta, non ho detto che lo faremo ora.”

“Ma voglio volare”

“Dobbiamo chiedere il permesso, ma se tutto va bene si potrebbero poi organizzare altre sfide, tra gli altri ruoli delle squadre.”

Millicent batté le mani. “Sarebbe davvero bello. Spero davvero vi diano il permesso.”

“Forza Cassandra, andiamo a dirlo a Potter e poi chiediamo a Severus.”

“Oppure alla MacGonagoll, è lei l’appassionata di quidditch.”

“Mmmm vero. Speriamo che non pensi sia un subdolo piano serpeverde per distrarre i campioni dal torneo.”

“Comunque non c’è fretta. Domani è sabato, e si va a Hogsmeade, parlatene con Potter mentre siamo davanti a una burrobirra.”

“Nono Theo, ho detto che domani pagavo io, e voi bastate e avanzate, non voglio offrire pure ai grifondoro.” Rispose Blaise fintamente offeso dalla proposta.

Draco si risedette. “Va bene, aspetteremo domani. È davvero un’ottima idea Cass.”

“Grazie.” Rispose lei tornando al suo posto.

*

Il mattino dopo Cassandra e Draco riuscirono a fermare Harry dopo la colazione e anche il ragazzo corvino accolse con gioia la proposta della sfida, promettendo di parlarne a Cedric e Viktor.

“Harry,” esclamò Cassandra mentre il ragazzo si allontanava, “perché la tua borsa sa di pollo?”

Uno sguardò colpevole spuntò sul viso di Harry. Poi si avvicinò con aria cospiratoria e sussurrò: “Oggi ci incontriamo con Sirius. Gli sto portando del cibo.”

“Oh, è così. Ti auguro di passare una buona giornata con lui.”

“Grazie. Gli parlerò sicuramente di voi.”

“Oh sì, chissà come sarà felice di sentirti parlare bene di un Malfoy.” Intervenne Draco col suo solito fare.

Harry alzò gli occhi al cielo.

“Forse non gli parlerò bene di te. Ometterò che ultimamente non sei più insopportabile, e racconterò solo degli anni passati.”

“Te ne sono grato, devo mantenere una reputazione.”

“Quale, quella di un furetto viziato?”

“HARRY”

“POTTER”

“Quella parola è ancora tabù.” Disse mezza sorpresa, mezza ridente Cassandra.

“Ups?” si limitò a dire Harry, per poi correre via vedendo che Draco aveva in mano la bacchetta.

“Dai Draco, mettila via.”

“Ecco cosa guadagno quando faccio il gentile. Avremmo dovuto invitare tutti tranne lui.”

“Su su, gli hai detto di peggio.” Rispose la ragazza battendogli una mano sulla spalla. “Ora, raggiungiamo gli altri e andiamo in paese. Ho finito le scorte di cioccolato.”

Mentre si avviava sentì l’amico raggiungerla borbottando.

*

Come sempre Hogsmeade pullulava di studenti. Chi si affrettava a entrare ai Manici di Scopa per qualcosa di caldo, chi andava da Zonko per rifornirsi di gadget (ovviamente i gemelli Weasley erano dentro già da un po’ di tempo), chi semplicemente passeggiava con gli amici o col proprio partner.

I Serpeverde erano passati velocemente da Mielandia e si erano poi diretti ai Manici di scopa. Lì avevano trovato un tavolo libero e ordinato da bere. Cassandra ordinò una tazza di cioccolata calda. Aveva provato la burrobirra l’anno prima e ripensare anche solo all’odore le faceva arrivare la nausea. Inoltre madame Rosmerta faceva una cioccolata davvero buona, di tante varietà diverse. Quel giorno Cassandra aveva scelto una cioccolata al cioccolato bianco, con mandorle e panna montata. Una vera delizia.

Per tutto il tempo in cui stettero seduti i serpeverde parlarono del più e del meno, evitando di entrare in discorsi delicati non volendo correre il rischio di essere ascoltati da orecchie indiscrete.

Al loro ritorno incontrarono il professor Flitwick e la professoressa MacGonagoll e ne approfittarono per chiedere a quest’ultima cosa ne pensasse della loro idea per la sfida tra cercatori. Come avevano sperato si dimostrò entusiasta e promise di organizzare la sfida in uno dei giorni successivi. Anche al professor Flitwick l’idea piacque, lodandoli per il loro spirito d’iniziativa.

Contenti per il loro successo i ragazzi si sedettero a tavola quella sera con l’umore alto e le menti serene, non sapendo che fuori dalla scuola, nell’oscurità, qualcosa stava per accadere.

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Capitolo 12
*** quarto anno parte 7 ***


Il giorno della sfida tra cercatori si presentò più gente del previsto.

Come sempre a Hogwarts le notizie si diffondevano in fretta e la prospettiva di vedere il famoso Viktor Krum volare da vicino attirava molti. Purtroppo, non si era potuto utilizzare lo stadio di Quidditch per la sfida poiché avevano scoperto sarebbe stato utilizzato come location per la terza prova, e in quei giorni stavano apportando delle modifiche al terreno.

In ogni caso, i terreni della scuola erano vasti, e Cassandra e Blaise, sotto le direttive della McGonagall, si erano dati da fare per allestire dei posti da cui le persone potessero assistere; la professoressa, inoltre, si era premurata di delimitare un’area con degli incantesimi in modo che il boccino d’oro non potesse volare troppo lontano.

I giocatori arrivarono poco dopo, nelle loro divise e con le loro rispettive scope. Draco ed Harry si avvicinarono a Cassandra, seguiti dagli altri.

“Ce l’hai fatta sul serio a organizzare questa giornata!”

“Ne dubitavi, Harry?” rispose lei con un mezzo sorriso. “La verità è che l’ho fatto solo per non dovermi più sorbire i vostri lamenti, è stata una decisione del tutto egoistica.”

Harry scosse la testa sorridendo.

“Anche Cedric stava diventando insopportabile, tra il torneo e la mancanza di Quidditch.” Intervenne Chang.

“Senti chi parla,” rispose lui, fintamente offeso. “Guarda che anche tu non eri da meno.” Continuò, pizzicandole gentilmente i fianchi.

Cassandra si rivolse a Viktor Krum. “Grazie per aver accettato di partecipare a questa sfida informale.”

“Grazie di avermi invitato. Anche a me manca allenarmi.” Rispose lui, con il suo forte accento.

“Molto bene, visto che ci siete tutti direi che possiamo incominciare.” La McGonagall era apparsa dietro Cassandra, e solo per poco la ragazza non era sobbalzata.

“Faremo quindici round in cui dovrete cercare di catturare il boccino. Chi totalizza per primo cinque punti vince. Sarò io stessa ad arbitrare.”

A Cassandra scappò un sorriso. Non aveva mai visto la professoressa di trasfigurazione così di buon umore.

Dopo un ultimo saluto ai giocatori la ragazza si affrettò verso il suo posto. Essendo l’ideatrice della giornata, aveva uno dei posti migliori. La ragazza sorrise, soddisfatta di se stessa.

I giocatori si disposero in cerchio attorno alla McGonagall, che teneva in mano il boccino.

“Ora, il boccino avrà dieci secondi di vantaggio durante i quali dovrete tenere gli occhi chiusi, dopodiché al mio via partirete voi.” I cinque annuirono.

“Molto bene.” Quando tutti ebbero chiusi gli occhi la McGonagall rilasciò il boccino, che schizzò in aria sparendo alla vista.

“Via!”

I cercatori aprirono gli occhi, dandosi una spinta, e in un attimo erano in aria, cercando il boccino con gli occhi.

Vedere ben cinque cercatori in aria era entusiasmante e allo stesso tempo caotico. Tutti avevano stili di volo diversi, e tecniche per disorientare gli avversari.

Dopo pochi minuti, il primo boccino era nella mano di Harry, tra l’esultanza degli spettatori.

Arrivati al settimo round molti tra la folla erano andati via, poiché i tempi si stavano allungando parecchio. Al decimo round solo gli amici dei cercatori erano rimasti, ma formavano comunque un bel gruppo. I gemelli Weasley stavano addirittura facendo passare dolci, ma Cassandra notò che gli altri Grifondoro erano restii a mangiarli. Conoscendo la fama dei gemelli anche Cassandra non si fidò molto della caramella che le offrirono.

Gli unici che non sembravano accusare la stanchezza erano i giocatori stessi. Continuavano a volteggiare in aria, cimentandosi in nuove tecniche. Al momento, Krum era in testa con quattro boccini catturati, Harry lo seguiva a ruota con tre boccini, e gli altri con due a testa. Il penultimo round lo vinse di nuovo Harry, dopo aver fatto una finta degna di un giocatore professionista.

A quel punto la McGonagall chiamò i giocatori a terra. “Visto che il signor Krum e il signor Potter sono a parimerito, l’ultimo round lo disputeranno solo loro due, se siete d’accordo.” Draco, Diggory e Chang annuirono, spostandosi un po’ dal perimetro di gioco.

Cassandra fece cenno a Draco di unirsi a loro.

“Sei stato davvero bravo, sai? Anche meglio di come giochi nelle partite.”

“Grazie Cass. Ahh, ora che sono a terra mi sento sfinito.” Disse, semi-sdraiandosi sulla panca.

“Su su, cosa direbbe tua madre se ti vedesse così” lo rimbeccò affettuosamente Pansy.

“Lei non è qui al momento.” Rispose lui, ma si sistemò meglio.

Gli occhi di tutti tornarono sui due finalisti. Sembrava che nessuno dei due avesse ancora individuato il boccino.

“Mi secca ammetterlo, ma Potter ha davvero talento nel volo.” Cassandra guardò il suo amico, sorpresa. Accettare il fatto di essere meno bravo di qualcuno era un argomento delicato per Draco, specialmente se si parlava di Harry. O di Hermione.

La strega gli mise un braccio attorno alle spalle come supporto, ma subito si scostò.

“Eww, sei completamente sudato.” L’amico la guardò male. “Lo so, mi faccio schifo da solo. Appena finiscono corro a farmi un bagno.”

Diggory si schiarì la gola. “Potrei darti la parola d’ordine per il bagno dei prefetti sai?”

“Davvero gentile da parte tua Diggory, ma pensavo sarebbe stato occupato da te e Chang.”

Diggory diventò rosso quanto la divisa grifondoro. “B-beh sì, dovresti aspettare un pochino in effetti.”

Il gruppo di serpeverde rischiò di scoppiargli a ridere in faccia, ma si trattenne. Perfino Chang guardò il suo fidanzato con un sorrisetto sarcastico.

All’improvviso, nel cielo, sia Harry che Krum fecero uno scatto.

Fu un testa a testa spettacolare. I due continuavano a prendere velocità, cambiando direzioni all’ultimo secondo per seguire il boccino. Era uno scontro tra talento ed esperienza e gli spettatori quasi trattennero il fiato durante una picchiata decisamente pericolosa.

Alla fine tuttavia fu Krum a spuntarla, prendendo il boccino per un soffio e vincendo così la sfida. Il pubblico rimasto applaudì forte, mentre i due cercatori scendevano a terra. Cassandra vide Ron ed Hermione andare verso di loro, Hermione indecisa se abbracciare prima Harry o congratularsi invece con Krum.

“Hey, so che vuoi andare anche tu. Ti aspettiamo qui okay?”

“Va bene grazie. Voi non volete venire?”

Draco scosse la testa. “Meglio di no. Di questi tempi faremmo bene a non mostrarci troppo amichevoli con Potter.”

“Se qualcuno vi vede potreste comunque dire che eravate li per Viktor Krum, non per Harry Potter.”

“Meglio non rischiare. Però, se riesci invita Viktor Krum al tavolo serpeverde per stasera.”

“Ci provo, ma visto quanto è preso da Hermione la vedo dura.”

Cassandra non dovette avvicinarsi troppo al gruppo perché fu Harry ad andarle incontro. “Cassandra, ancora grazie per questa giornata.” Disse abbracciandola.

La ragazza fece una finta smorfia di disgusto. “Davvero felice di essere stata d’aiuto, ma ti prego vatti a lavare.”

Il mago scoppiò a ridere. “A momenti vado, Viktor doveva chiedermi una cosa. Sai che si è complimentato con me?” Harry sembrava al settimo cielo, e la sua felicità era contagiosa.

“Sono davvero contenta per te. Un complimento da un atleta di fama mondiale è qualcosa di serio.”

“E mi ha addirittura detto che dovrei provare a giocare professionalmente, una volta finita Hogwarts.”

“Sarebbe fantastico Harry, è qualcosa che ti piacerebbe fare?”

Harry fece una pausa. “Beh, non ci ho mai pensato in effetti, ma essere famosi per le mie doti da cercatore è sicuramente più piacevole che essere famosi per non essere morti, non credi?”

“Concordo pienamente. Allora, ti lascio andare. Dovevo chiedere anche io una cosa a Viktor Krum, ma sembra sia occupato.” I due si girarono.
Viktor stava parlando fittamente con Hermione, mentre Ron li guardava accigliato.

La ragazza tornò dai suoi amici, dirigendosi verso il castello. Allontanandosi vide Harry e Viktor Krum andare verso la foresta proibita. Chissà che cosa doveva chiedere Krum di così segreto da allontanarsi così tanto.

*

Come previsto da Cassandra, Viktor Krum si era seduto al tavolo grifondoro durante la cena, confabulando riguardo a qualcosa con il golden trio. La ragazza non dovette nemmeno chiedersi più tanto di cosa stessero parlando perché un biglietto le fu recapitato sotto forma di aeroplanino.

Conteneva un orario e una classe. Cassandra ebbe un senso di deja vu.

“Dite che c’è un altro pluriomicida che si aggira nella scuola?”

“Oltre a Karkaroff? Spero di no.” Rispose Blaise.

“Basta che torniamo in dormitorio prima del coprifuoco. Non ho voglia di essere beccata da Piton.”

“Su questo siamo d’accordo. Forza, sbrighiamoci a mangiare e andiamo.”

I quattro finirono in fretta la loro cena, non perdendosi il momento in cui anche il golden trio si era alzato per uscire dalla Sala Grande.

Poco dopo erano tutti riuniti in un’aula vuota del secondo piano.

“Prima è successo qualcosa di allarmante.” Esordì Harry.

“Che novità.” Replicò Blaise caustico. A tutti sfuggì un mezzo sorriso, mentre Harry alzava gli occhi al cielo.

“Lo so, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Comunque, prima mentre io e Viktor stavano parlando, dalla foresta è sbucato fuori il signor Barty Crouch, con l’aria sconvolta.”

“Crouch? Avevo sentito fosse malato.” Intervenne Draco.

“Anche noi lo pensavamo. Mio fratello Percy non fa che parlarne.”

“Eppure era proprio lui e non è tutto. Ha cominciato a delirare, dicendo che voleva parlare con Silente, e che Voldemort stava tornando, che aveva ucciso una certa Bertha Jorkins.” I serpeverde trasalirono al nome.

“Sei riuscito a dirlo a Silente?”

“Sono corso subito, lasciando Viktor col signor Crouch. Ma il tempo che siamo arrivati sul posto Viktor era stato schiantato e il signor Crouch sparito.”

“Brutto affare. Dite che Crouch ha finalmente perso il senno per i sensi di colpa?”

A quella frase il trio grifondoro guardò Draco.

“Anche voi sapete della sua storia?”

“Intendete quello che ha fatto a suo figlio? Ovviamente.”

Cassandra li guardò spaesata. “Uhhh, sono l’unica all’oscuro di questa storia?” dagli sguardi degli altri sì, era l’unica.

“Scusa Cassandra, a noi l’ha raccontato Sirius l’altro giorno.”

Draco prese parola, assumendo la sua migliore aria da insegnante. “In breve durante i processi ai mangiamorte appena dopo la prima guerra magica, Barty Crouch era il capo per l’applicazione delle leggi magiche, nonché giudice. Diventò famoso per le dure pene contro i maghi oscuri, ma l’avvenimento che fu fatale alla sua carriera, e probabilmente anche alla sua salute, fu che il suo stesso figlio fu accusato di essere un mangiamorte, e lui lo spedì ad Azkaban.”

“Ed era vero? Suo figlio era un mangiamorte?”

“Non si è mai saputo. Vero è che era stato trovato in compagnia di alcuni noti mangiamorte,” qui Draco fece una smorfia, “tuttavia era un giovane Serpeverde da poco uscito da Hogwarts, era quasi inevitabile frequentasse certe persone.”

“Ed è ancora ad Azkaban?” chiese Cassandra.

“È morto pochi mesi dopo l’arresto.” Disse Pansy. “E dopo poco è morta anche la moglie del signor Crouch, non mi stupirebbe che dopo tutti questi anni la sanità mentale lo abbia abbandonato.”

Tutti stettero in silenzio per un po’ dopo quelle parole. Cassandra propendeva a pensare che il figlio del signor Crouch fosse stato effettivamente colpevole, tuttavia, ragionando sugli eventi, era logico pensare che l’uomo era stato responsabile del mancato processo a Sirius Black, e chissà quante altre persone innocenti erano finite ad Azkaban ingiustamente a causa sua.

“C’è anche da capire chi sta rubando le scorte di Severus per fare la pozione polisucco.”

“Per Piton siamo stati noi, ma giuro che non c’entriamo.” Disse Harry, agitando le mani davanti a lui.

“Pft lo sa benissimo pure lui, ma si diverte a mettervi paura.”

“Come se non avessi già abbastanza cose a cui pensare.”

Draco scrollò le spalle. “Desolato, Potter.” Cassandra gli diede una gomitata leggera.

È vero che a volte era divertente vedere Piton mettere in soggezione gli altri studenti, ma spesso il professore finiva per umiliarli, e quello non era certo qualcosa di piacevole.

“Ma secondo voi è qualche studente che ruba gli ingredienti?” chiese Ron.

“No, o il professor Piton non sarebbe così preoccupato.” Ragionò Blaise. “Gli studenti lasciano sempre una traccia magica, che però a quanto pare stavolta non c’è.”

“Magari un professore gli aveva chiesto gli ingredienti e lui se n’è dimenticato?”

“E perché un professore dovrebbe preparare in segreto la pozione polisucco?” disse Cassandra. “Purtroppo, la soluzione più logica è una. Qualcuno è nel castello fingendosi un’altra persona, e scommetto che si tratta della stessa persona che ha messo il nome di Harry nel calice.”

“Non è un’idea balzana, ma anche se lo sappiamo come facciamo a trovare questa fantomatica persona?”

“Ancora meglio, anche se la trovassimo è chiaro che si tratta di qualcuno di molto competente, cosa potremmo fare noi contro di essa?”

Si rimisero tutti a pensare, ma furono interrotti dalla prima campana che annunciava il coprifuoco.

“È ora di andare,” disse Cassandra. “Harry, tu cerca di concentrarti sulla terza prova, noi cerchiamo indizi.”

Harry annuì. “Va bene, ancora una e poi questo incubo sarà finito.”

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Capitolo 13
*** quarto anno parte 8 ***


La notizia del giorno era che Harry Potter aveva avuto una crisi isterica durante divinazione. La maggior parte degli studenti lo vedeva come un segno che i nervi di Harry avevano ceduto a causa del torneo, ma Cassandra aveva i suoi dubbi.

Per quello si stava dirigendo velocemente verso un’aula dove si era data appuntamento con l’amico. Quando entrò, per una volta trovò Harry da solo, che guardava fuori dalla finestra.

“Hey, ho sentito di quello che è successo.” Iniziò a dire Cassandra, poi sbuffò. “O perlomeno, varie storie tutte con diversi gradi di drammaticità, ma vorrei sapere cosa è realmente successo.”

“Non ho particolarmente voglia di parlarne in realtà, e sia Ron che Hermione mi hanno pressato fin troppo.” Cassandra si fermò. Era la prima volta che Harry si lamentava in quel modo dei suoi amici. L’accaduto era così grave da non volerlo condividere con nessuno?

“Non voglio forzarti, ma tenere tutto dentro non ti farà certo bene. Se non con noi, ne hai parlato con qualcun altro?”

Harry sembrò sorpreso della non insistenza. “Avevo promesso a Sirius che in situazioni del genere ne avrei parlato con Silente.”

“Quindi riguarda una questione di magia?” chiese Cassandra inclinando un po’ la testa. “Non penso che andresti da Silente per un semplice svenimento.”

Harry si accigliò. “Non sono svenuto! Ho avuto una visione su Voldemort!” Poi si bloccò, rendendosi conto ciò che aveva appena detto.

Cassandra lo guardò sogghignando. Era riuscita a fargli confessare in maniera naturale il suo problema.

Harry la guardò con gli occhi sbarrati. “Sei una serpeverde manipolatrice.” Disse, lanciandole una mini-fattura pungente.

“ahi! Ma tanto so che mi vuoi bene lo stesso.” Rispose lei, evitando la seconda fattura, lanciando poi un Aguamenti come fosse uno spruzzino.

“Hey, mi ero lavato da poco!”

I due risero, continuando a lanciarsi incantesimi innocui nella classe. Dopo che si furono calmati si sedettero vicini su due sedie.

“Non ti chiederò di raccontarmi cosa hai visto nella visione, ma spero tu stia un po’ meglio rispetto a prima.”

“Sì, sto meglio.” Poi sospirando continuò. “Mentre ero nell’ufficio di Silente ho visto anche qualcos’altro. Il preside era uscito e aveva lasciato un oggetto affascinante nello studio.” Cassandra alzò un sopracciglio. “Volevo solo dargli un’occhiata da vicino, ma sono praticamente stato trascinato dentro.”

Cassandra voleva rimbrottarlo per la sua eccessiva curiosità negli affari altrui, ma non poteva non ammettere che anche lei probabilmente sarebbe stata attratta da molti degli oggetti nell’ufficio del preside.

“Ed esattamente cosa c’era dentro l’oggetto?”

“Pensieri.” Alla sua faccia perplessa, Harry spiegò meglio. “In pratica l’oggetto è un pensatoio, ti puoi togliere alcuni ricordi dalla testa e metterli lì, per poi rivederli da una prospettiva diversa.”

“Quindi hai visto alcuni ricordi di Silente?” Harry annuì.

“Erano dei processi ai mangiamorte ai quali aveva assistito. C’era quello di Karkaroff e di Barty Crouch junior. Perfino Ludo Bagman, anche se in quel caso era perché aveva passato informazioni alle persone sbagliate. E hanno parlato anche di Piton. Tu lo sapevi che era un mangiamorte?”

“Beh sì, non è un totale segreto nella casa di Serpeverde. Ma evidentemente non lo è più, o non insegnerebbe a Hogwarts.”

“Silente dice che a un certo punto della guerra ha cambiato fazione ed è diventato una spia. Però io non so quanto fidarmi.”

“Posso capire i tuoi dubbi, dato il comportamento che ha nei tuoi confronti. Però, pensa anche al primo anno. Pensavate volesse ucciderti e invece ti aveva protetto da Quirrel per tutto l’anno.”

Harry non sembrò del tutto convinto.

“Secondo me, è giusto che lo ritieni un cattivo insegnante, ma penso possiamo fidarci sul fatto che sarà dalla parte giusta, nel caso Voldemort ritorni.”

“Ci proverò, in fondo Silente dice di fidarsi ciecamente di lui.”

“Allora possiamo stare tranquilli. Silente non mi sembra sia il tipo da dare la sua fiducia incondizionata al primo che capita.”

“Dici? Eppure, ha assunto gente come Quirrel o Allock.”

“Però se pensi bene a come si sono svolti gli anni passati, era come se sapesse la verità dietro quelle persone. Come se già avesse previsto alcune cose.” Harry sembrò rifletterci un po’.

“Hai ragione, sai? Anche l’anno scorso quando io e Hermione abbiamo usato la giratempo, sembrava sapesse già tutto.”

“Non per niente è considerato uno dei maghi più potenti dell’ultimo secolo. Chissà quanto potere e quanti segreti si tiene per sé.”

“Non capisco se ne sei affascinata o no.”

Cassandra rise brevemente. “Non lo so nemmeno io. Da un lato è evidente sia un mago di tutto rispetto, ma dall’altro alcune sue scelte sono…discutibili.”

“Tipo Hagrid come insegnante? Ricordo che anche tu quest’anno hai preferito la supplente.”

“Ti dirò, Allock era peggio. Almeno Hagrid sa di cosa parla e sa come trattare le creature. È solo che ama un po’ troppo quelle pericolose, dovrebbe valutare meglio quali usare per i diversi anni. Un ippogrifo per quanto bello non era adatto a una classe del terzo anno.”

“Potremmo aiutarlo, magari l’anno prossimo gli diamo dei consigli. Altre scelte discutibili?”

“Mmmm fammi pensare agli anni scorsi. Oh sì! Perché al secondo anno abbiamo dovuto aspettare un anno che le mandragore crescessero invece di comprare una pozione de pietrificante già fatta? Avremmo potuto risolvere il problema subito e già il primo studente colpito ci avrebbe detto del basilisco.”

“Ammetto di non averci mai pensato. Forse la pozione era costosa?”

“Forse, ma si trattava di un’emergenza. Anche Lucius Malfoy, invece di corrompere persone per mandare via Silente poteva pagare le pozioni.” Continuò la ragazza alzando gli occhi al cielo. Per quanto Draco fosse il suo migliore amico, non nutriva molto rispetto per il padre del ragazzo.

“I maghi non usano molto la logica, non pensi?”

“Si sono troppo abituati a risolvere tutto con la magia,” rispose Cassandra annuendo.

“Mi fa piacere che stiamo avendo una discussione del genere.” Disse Harry all’improvviso.

“Anche a me. Dovremmo farne più spesso, magari con gli altri. In sala comune facciamo molte chiacchierate di questo genere.”

“Davvero? Con Malfoy e gli altri?”

“Sì, troviamo sempre spunti di riflessione. Solitamente nascono dalle differenze tra il mondo magico e quello babbano.”

“E riuscite a non litigare? I serpeverde non hanno visioni un po’ estreme?”

“Oh si litiga eccome. L’ultima volta che abbiamo fatto una discussione di questo genere si sono offesi perché ho chiesto se ci fossero scuole per i magonò.”

Harry batté le palpebre. “Scuole per i magonò?”

“Sì, insomma, queste persone nascono in una famiglia magica, ma non hanno abbastanza magia per essere ammesse a Hogwarts. E per i magici è semplicemente normale che a quel punto abbandonino il mondo magico per vivere tra i babbani. Lo trovo ingiusto.”

“Gazza però vive e lavora qua, no?”

“E infatti guarda quanto è frustrato nel dover lavorare in una scuola magica che non ha mai potuto frequentare. Mentre vede centinaia di ragazzi vivere la vita che non ha potuto vivere.” Cassandra sapeva di essere forse un po’ troppo infervorata sull’argomento, ma più ci pensava più le sembrava una situazione ridicola.

“Pensa, se ci fossero scuole per magonò essi potrebbero continuare a vivere nel mondo magico, semplicemente facendo lavori per cui gli incantesimi non sono richiesti. Pensa a Rita Skeeter. Non è che ti serva saper usare la magia per scrivere articoli di giornale.”

“Beh forse a lei servirebbe un corso su come fare la giornalista, perché i suoi articoli sono spazzatura.”

“Quello è vero. Continuo a chiedermi come faccia a venire a sapere di informazioni super riservate.”

“Io avevo suggerito usasse cimici o microspie, ma Hermione mi ha guardato male e mi ha detto che a Hogwarts non funzionano, magia e tecnologia non vanno d’accordo.”

“L’ha detto anche a me qualche anno fa. C’è scritto in quel libro super grosso su Hogwarts.” I due sospirarono. Hermione non cambiava mai.

“Come va la preparazione alla terza prova? Ultimamente ero concentrata sulle lezioni e non ti ho aiutato granché.”

“Stai scherzando! Sei stata fenomenale nell’aiutarmi fino adesso, è giusto che ti concentri su te stessa. Per la terza prova sto semplicemente ripassando incantesimi.”

“Ma vi hanno detto cosa sarà, giusto?”

“Un labirinto, con dentro ostacoli di vario tipo. Chi arriva per primo alla coppa al centro del labirinto prende il punteggio massimo.”

Cassandra annuì, segnalando di aver capito. “Inoltre, visto che io e Cedric per ora siamo in testa, avremo un vantaggio alla partenza.”

“Ottimo. Sai Harry, nonostante tutto potresti vincere questo torneo.”

“Il mio obiettivo rimane quello di arrivarci vivo, alla fine del torneo.”

I rintocchi dell’orologio segnalarono che era quasi ora di cena.

La ragazza fece spallucce, cominciando ad avviarsi verso la porta. “Rimarrai in vita e vincerai il torneo, segnati le mie parole.”

“Sei diventata una veggente come la Cooman?”

“Dimentichi che il mio nome è quello di una profetessa.” Disse Cassandra facendo l’occhiolino all’amico. “Però no, è più intuito che visione del futuro.”

*

A differenza dei festeggiamenti di Ostara, che erano stati celebrati in tranquillità, quelli per Beltane si prospettavano essere qualcosa di indimenticabile.

I purosangue fecero vestire Cassandra con abiti verdi e soprattutto resistenti al fuoco. Il falò che sarebbe stato acceso quella notte avrebbe superato di molto quelli accesi durante Samhain.

Essendo anche una festa per celebrare la passione e la sessualità molte coppie avevano deciso di passare la serata in intimità, ma quando quella sera Cassandra e il suo gruppo di amici uscirono nei giardini si poteva notare una grande quantità di persone.

Cassandra osservò come c’erano molti più studenti rispetto alle altre festività. Le temperature più alte e la mancanza di eventi legati al torneo durante quel periodo avevano fatto sì che aumentasse la partecipazione alle celebrazioni.

Un po’ le dispiacque che Harry e il resto del trio non fossero tra i presenti, anche se riconobbe Neville Longbottom e Seamus Finnigan tra alcuni grifondoro. L’anno successivo avrebbero dovuto provare a invitare anche loro alle celebrazioni della ruota dell’anno, così come i serpeverde avevano invitato lei.

Scuotendosi dai suoi pensieri la strega si avvicinò alla grande piramide di legno e paglia dove già molte persone si erano radunate per assistere all’accensione.

Sette studentesse dell’ultimo anno erano disposte in cerchio con dei lunghi pali in legno su cui avevano già lanciato un Incendio. Le ragazze cominciarono una danza rituale accompagnate da un canto intonato dal pubblico. Giravano su se stesse e attorno alla pira, avvicinandosi sempre di più.

Cassandra era incantata.

Al climax della canzone, le ragazze gettarono i pali nella pira, che prese fuoco all’istante. Tutti i presenti esultarono e subito alcune persone cominciarono a ballare, non curanti delle loro movenze e di come apparivano.

I suoi amici le avevano spiegato che ballare attorno al falò serviva a lasciarsi andare, rilasciando le emozioni negative, e che non doveva fare bella figura con nessuno, ma perdere il controllo era qualcosa che Cassandra non amava fare.

Voleva provarci però. Gli altri studenti sembravano tutti divertirsi e nessuno giudicava gli altri per come si muovevano. Anche Draco e gli altri si erano già lanciati.

Uno studente, in cui Cassandra riconobbe uno dei gemelli Weasley, le si avvicinò.

“Tu devi essere la famosa Corvini, non penso ci siamo mai presentati come si deve.”

“Sono proprio io, e tu sei…” cominciò lei, cercando di trovare un modo per distinguere se fosse Fred o George.

“George Weasley, al tuo servizio.” Disse lui, facendo un finto inchino.

“Non pensavo che voi Weasley festeggiaste le feste tradizionali.” Iniziò a dire Cassandra, per poi darsi della stupida. Che ne sai tu di cosa festeggiano, a parte Ron non conosci gli altri Weasley.

George però non diede segno di essersi offeso. “In effetti è da poco che io e Fred abbiamo iniziato a riscoprire certe tradizioni. Da quando Bill e Charlie sono tornati quest’estate abbiamo parlato di cosa vuol dire essere davvero un mago purosangue, soprattutto perché loro hanno esperienza di come i maghi sono all’estero.”

Cassandra annuì, un po’ sorpresa. A differenza di come lamentava sempre Draco, non tutti i Weasley sembravano essere dei sempliciotti.

“Non voglio però annoiarti con certi discorsi in una bella notte come questa.” Continuò George.

“Oh no, non mi annoi affatto. Sono sempre curiosa di scoprire cose nuove sulla società magica, e il tuo sarebbe un punto di vista parecchio diverso da quello dei miei amici serpeverde.”

Il grifondoro rise. “Su quello non ci sono dubbi.” Poi estrasse qualcosa dalla tasca.

“Cos’è quello?” chiese Cassandra.

“Firewhisky,” replicò lui facendole l’occhiolino. “Siamo riusciti a introdurne qualche bottiglia nel nostro dormitorio. Ne vuoi un po’?”

“Come faccio a sapere che è davvero firewhisky? So dei vostri esperimenti su cibi e bevande.”

Lo sguardo del ragazzo si illuminò. “Non sapevo che i racconti su di noi arrivassero fino ai sotterranei,” disse compiaciuto, “ma per farti stare tranquilla ne prenderò un sorso anche io.” Avvicinò la fiaschetta alla bocca, bevendo, poi la offrì a Cassandra.

Ancora un po’ diffidente la ragazza accettò la fiaschetta, facendo poi due sorsi. Aveva bisogno dell’alcool per sciogliersi un po’.

Il liquido subito le bruciò la gola, rischiando di farla tossire. Firewhisky di nome e di fatto, le sembrava a momenti di dover sputare fuoco. Ciononostante, una sensazione di calore cominciò a diffondersi anche nel resto del corpo.

“Tutto a posto?”

“Sì, grazie per l’alcool. Okay Cassandra, puoi farcela.”

Il grifondoro rise. “Vieni, balliamo un po’ assieme, ti va?”

In altre situazioni Cassandra avrebbe esitato, magari avrebbe chiesto a Draco o Pansy consiglio tramite sguardi, ma i suoi amici si stavano scatenando attorno al falò, e quel ragazzo era lì davanti a lei, aspettando una sua risposta.

“Va bene, balliamo.”

La notte passò in fretta dopo il primo ballo. Le danze si intervallavano tra balli in coppia, scambiandosi i partner dopo pochi passi, e danze di gruppo. A un certo punto anche alcuni professori si erano uniti ai festeggiamenti, l’insegnante di volo e l’infermiera della scuola in particolare sembravano essere molto partecipi.
Cassandra non si ricordava una giornata in cui aveva riso così tanto, e ballato così tanto senza essere iper-cosciente di ciò che stava facendo.

Saltando tra le fiamme del falò le sembrò che una nuova energia si propagasse all’interno del suo corpo, come se anche la sua magia stesse festeggiando.

A un certo punto della notte Pansy le si avvicinò. “È ora di tornare dentro. L’ultima parte della festività è dedicata a chi vuole fare i propri riti.”

Cassandra annuì. Ora che l’euforia stava scemando, cominciava a sentire molto di più la stanchezza. I piedi in particolare chiedevano vendetta.

“Per caso avete delle pomate per rilassare i muscoli?”

“Sì, dovrei avere qualcosa in camera.” Intervenne Daphne, sbucando apparentemente dal nulla.

“Per Salazar, mi hai spaventata.”

Daphne rise. “Vedo che ti stiamo influenzando con i modi di dire.”

“Oh non sapete quanto. Quando in estate torno a casa la mia famiglia mi guarda strano quando dico certe cose.”

“Ci dovrai invitare in Italia una volta o l’altra, sai?”

Cassandra guardò le amiche con gli occhi sgranati. “Verreste in località babbane? Voi? Attenzione tutti, il mondo come lo conoscete sta finendo!”

Blaise e Draco si unirono al gruppetto in quel momento.

“Di che parlate?”

“Dell’apocalisse che nascerebbe da voi snob purosangue in un paesino italiano babbano.”

Draco storse il naso. “Hey, non siamo stupidi, ci sapremmo adattare.”

“Ha parlato mister non frequenterò mai babbanologia.” Rispose Cassandra, imitando il tono dell’amico.

“Ci sarai tu a farci da guida, non avremo problemi.” Rispose il biondo, facendo un gesto noncurante con la mano.

“Allora,” cominciò a dire, facendo finta di essere esasperata, “vedrò di organizzare qualcosa per quest’estate.”

Tutti esultarono e Cassandra si ritrovò a sorridere beata.

I mesi estivi si prospettavano più interessanti di quanto non avesse immaginato.

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Capitolo 14
*** quarto anno parte 9 ***


La terza prova sarebbe cominciata al tramonto.

Quel giorno Cassandra era riuscita a incontrare Harry solo per poco, poiché alcuni membri della famiglia Weasley erano venuti in visita per supportarlo durante la fase finale del torneo, e il ragazzo stava passando la giornata insieme a loro.

Pansy si era lasciata sfuggire un’esclamazione poco raffinata alla vista del fratello maggiore di Ron, e anche Blaise e Draco non sembravano immuni al suo fascino. Cassandra poteva in effetti riconoscere che il maggiore dei fratelli Weasley era oggettivamente un bel ragazzo, con i capelli legati in un codino e un orecchino al lobo sinistro.

Poi però si ritrovò a pensare a George, a come i suoi capelli rossi sembravano quasi infuocati dal falò di Beltane, e a come l’aveva stretta durante un ballo, mentre ridevano come matti girando su loro stessi. Subito percepì di essere arrossita, e si mise a cercare qualcosa nello zaino, prima che i suoi amici se ne potessero rendere conto per prenderla in giro.

L’avevano già punzecchiata abbastanza dopo che George era comparso dal nulla il giorno prima, invitandola all’ultimo fine settimana a Hogsmeade, che sarebbe stato di lì a poco, dopo la fine del torneo. Cassandra aveva accettato, e subito dopo l’agitazione aveva iniziato a farsi sentire.

Sarebbe stato un appuntamento? O l’aveva invitata solo perché ultimamente stavano diventando amici? La ragazza non si era mai trovata in una situazione del genere, non sapeva nemmeno se George le piacesse in quel modo. Di certo lo trovava di buona compagnia, ed era carino, ma bastava quello per confermare di avere una cotta per una persona?

Forse dovrei confidarmi con i miei amici, pensò la strega, loro almeno hanno un minimo di esperienza in più di me. Dal ballo di Yule, infatti, sia Blaise che Pansy avevano frequentato per un po’ i loro partner della serata, e anche Draco, seppur in maniera più segreta, aveva cominciato a fare conquiste tra i ragazzi di Beauxbatons.

Ora però non è il momento di pensarci. Cassandra scosse la testa per allontanare quei pensieri. La prova sta per iniziare.

Tutto il castello era in agitazione, mormorii su chi sarebbe stato il vincitore del torneo Tremaghi si potevano udire per tutti i corridori e nei cortili.

“Pensate che Potter riuscirà davvero a vincere?” stava dicendo Pansy mentre si dirigevano allo stadio di Quidditch per prendere posto.

“Sarebbe davvero ironico, visto che non avrebbe dovuto partecipare.”

“Dipende da che cosa hanno messo nel labirinto, se ci sono cose troppo avanzate per un quattordicenne potrebbe non farcela.”

“Cassandra tu che ne pensi?”

Cassandra però era altrove. “C’è qualcosa che non va nell’aria.”

“Nell’aria? Cass, ma che stai dicendo?”

Cassandra si riscosse quando la mano di Draco si poggiò sul suo braccio, facendola rabbrividire.

“No, niente. Non so cosa mi sia preso.”

I quattro di sedettero in un punto da dove si poteva avere una buona vista dall’alto del labirinto, mentre attorno a loro lo stadio cominciava a riempirsi.

Presto anche i campioni accompagnati dai tre presidi fecero l’ingresso in campo, seguiti da applausi e urla. Il ministro Caramel e Ludo Bagman erano con loro.

“Siamo dunque giunti all’ultima prova del torneo Tremaghi,” stava dicendo Bagman. “La coppa è stata posta al centro di questo labirinto, dove i campioni entreranno seguendo l’ordine della classifica provvisoria. Chi arriva per primo alla coppa riceverà il punteggio pieno.”

Il pubblico continuò a far sentire il proprio entusiasmo.

“Il labirinto è stato riempito di trappole e creature. Se i campioni saranno in difficoltà potranno segnalarlo con delle scintille rosse e i professori di guardia al perimetro del labirinto interverranno. Ora,” continuò Bagman, “i primi a partire sono Cedric Diggory e Harry Potter.”

Cassandra applaudì con gli altri mentre i due ragazzi, con un ultimo sguardo al pubblico, entrarono nel labirinto, e subito sparirono alla vista. La vegetazione del labirinto si fece più fitta, occultando il suo interno agli spettatori.

“Ma scusate, volete dirmi che da qua non vedremo nulla di ciò che succede all’interno?” esclamò Cassandra.

“Non le hanno pensate molto bene queste prove.” Replicò Blaise.

“Non ci credo, ci toccherà aspettare che il vincitore riappaia con la coppa.”

Nel frattempo, anche Viktor Krum e Fleur Delacour erano entrati nel labirinto.

Il pubblico si era fatto silenzioso, aspettando sviluppi.

Dopo circa venti minuti le prime scintille rosse apparvero in cielo. Un campione si era arreso.

Il primo campione non era ancora riemerso dal labirinto che comparvero altre scintille rosse, da un punto diverso del labirinto rispetto alle precedenti.

“E così sono in due ancora in gara.”

Quando sia Fleur che Viktor uscirono dal labirinto, svenuti e trasportati da due professori, gli studenti di Hogwarts esultarono. Chiunque fosse stato a prendere la coppa, equivaleva in ogni caso a una vittoria per Hogwarts.

Eppure, Cassandra era di nuovo inquieta. Il suo istinto le stava urlando che qualcosa non andava, ma cercava di autoconvincersi che fosse solo il nervosismo per la gara.
Ormai il sole era calato del tutto e ancora Harry e Diggory non si vedevano. Il pubblico cominciava a mormorare. Era strano che ci impiegassero tutto quel tempo. E se fossero stati incapacitati entrambi nel labirinto senza possibilità di segnalarlo?

Cassandra notò come Silente e gli altri presidi stessero confabulando di qualcosa, e Malocchio Moody stava per entrare di nuovo nel labirinto, probabilmente per cercare i ragazzi, quando improvvisamente un vortice comparve sul prato, e un secondo dopo Harry cadeva a terra, la coppa in una mano.

La folla esplose. La banda della scuola cominciò a suonare.

“CE L’HA FATTA SUL SERIO!”

“NON CI CREDO, POTTER HA VINTO!”

Le urla di gioia degli studenti si potevano sentire probabilmente fino alla torre di Grifondoro. L’esultanza dei serpeverde era molto più contenuta rispetto alle altre case, ma si era comunque felici per la vittoria di Hogwarts.

Un urlo diverso dagli altri si levò all’improvviso.

“MIO FIGLIO!” Un uomo corse giù dagli spalti, verso il prato.

Cassandra tornò a concentrare lo sguardo sul terreno e il sangue le si gelò nelle vene.

Harry non stava urlando di gioia, no. Stava piangendo, e stava abbracciando quello che era un corpo immobile a terra.

Il corpo di Cedric Diggory.

Ora che anche il padre di Diggory aveva raggiunto i due ragazzi, il pubblico cominciò ad accorgersi che qualcosa di brutto era successo, e le grida si fermarono.
Poi dei sussurri cominciarono ad arrivare, propagandosi per tutta la platea.

Diggory era morto.

La ragazza vide di sfuggita Moody portare via Harry quasi di peso verso il castello, ma notò anche come Silente e Piton li seguirono quasi subito.

Cassandra voleva raggiungerli, voleva andare da Harry, ma fu investita dalle persone che cominciavano a riversarsi dagli spalti. La gioia di un momento prima era diventata panico, alla vista del ragazzo morto. Un braccio, Blaise, pensò distrattamente lei, la prese e cominciò a trascinarla verso il cortile.

“Vedi gli altri?” le chiese l’amico. Cassandra cercò di concentrarsi, scrutando tra gli studenti. Non ci mise molto a scorgere i capelli biondo platino di Draco, e vicino a lui Pansy. I quattro si riunirono e vennero raggiunti da Hermione, Ron e Neville Longbottom. Anche loro erano pallidi.

“Ma cosa è successo in quel labirinto, e dove è Harry.” Chiese Hermione.

“Ne sappiamo quanto te, Granger.”

“Harry è rientrato prima col professor Moody, proviamo a cercarlo in infermeria.”

“Buona idea Cassandra, voi venite?” rispose Hermione, rivolgendosi agli altri serpeverde.

I tre purosangue si guardarono l’un l’altro, contemplando la richiesta. Poi annuirono, e tutto il gruppo si addentrò nel castello, dirigendosi verso l’infermeria.

*

In infermeria Harry non c’era. Non era nemmeno in Sala Grande né in altre stanze del piano terra.

“Proviamo nell’ufficio di Silente.” Disse Cassandra, e tutto il gruppo si mise a correre per scale e corridori, facendo attenzione al minimo rumore.

All’improvviso da un angolo spuntò Piton, di fretta e con il volto più tetro di quanto i ragazzi avessero mai visto in quegli anni.

Nel vederli l’uomo assunse la sua solita espressione annoiata, ma Cassandra e gli altri serpeverde potevano vedere benissimo come fosse solo una maschera. “Potrei sapere cosa ci fate voi qua, invece di essere con gli altri studenti?”

“La prego professore, ha visto Harry? Ci dica se sta bene.” Implorò Hermione.

“Il signor Potter è nell’ufficio di Silente e presto verrà portato in infermeria.” Rispose Piton, guardandola storta. “Ora smammate.”

Gli studenti non se lo fecero ripetere due volte. Il professore aveva fatto intendere che avrebbero dovuto aspettare in infermeria se avessero voluto vedere Harry.

Alle porte dell’infermeria i ragazzi incontrarono Bill e la signora Weasley, anche loro in stato di agitazione.

“Mamma, Harry è con Silente, tra poco lo portano qui.” Disse Ron come prima cosa. La postura della signora Weasley si sciolse un po’.

“Però non potremo entrare tutti, siamo in troppi.” Obiettò Pansy, guardandosi intorno.

Era vero. Quattro serpeverde, tre grifondoro e in aggiunta a loro i due membri della famiglia Weasley, madame Pomfrey non li avrebbe mai fatti entrare.

Longbottom, a sorpresa, prese parola. “Forse è meglio che entrino solo Hermione, Ron e Cassandra, sono loro i più vicini ad Harry. Noi dovremmo rientrare nei nostri dormitori.”

Blaise si trovò d’accordo. “Longbottom ha ragione. Cassandra, ti aspettiamo nella vostra stanza, ci aggiornerai?”

“Certo.”

“Perché le riunioni sono sempre in camera nostra?” sentì dire a Pansy, mentre si allontanavano.

“Forza, cominciamo a entrare.” Disse Hermione, spalancando la porta dell’infermeria. Dopo i tre ragazzi, anche la signora Weasley e suo figlio li seguirono.

Una volta in infermeria non dovettero aspettare molto prima che la porta fosse di nuovo aperta e Harry facesse il suo ingresso, accompagnato da Silente e da un grosso cane nero. Ricordandosi dell’anno precedente, Cassandra capì che si trattava di Sirius Black.

“Harry! Oh Harry!” esclamò la signora Weasley, correndogli incontro. Silente però la bloccò prima che potesse raggiungerli, squadrando con lo sguardo anche gli altri presenti.

“Molly, ascoltami un attimo,” cominciò a dire, “Harry stasera ha vissuto esperienze terribili e le ha appena dovute rivivere per me. Ora ha bisogno solo di calma e di un buon sonno ristoratore. Se desidera che voi rimaniate con lui,” aggiunse, “potete farlo, ma vi chiedo di lasciare le vostre domande a quando Harry stesso sarà pronto a rispondere.”

Tutti annuirono, e lo sguardo di Cassandra si posò su Harry. Era sporco, e aveva i vestiti insanguinati, ma soprattutto i suoi occhi rispecchiavano uno stato di panico e sofferenza.

“Preside,” intervenne madame Pomfrey, “posso chiedere…quel cane,”

“Oh questo cane farà compagnia a Harry,” la interruppe Silente, “non si preoccupi, è molto beneducato.”

L’infermiera annuì, probabilmente abituata alle stranezze di Silente, aiutando poi Harry a mettersi in un letto. Il cane li seguì silenzioso.

Cassandra, Hermione e Ron si avvicinarono anche loro al letto, sedendosi sulle sedie lì vicino.

“Sto bene,” disse Harry, come se avesse visto qualcosa di strano sui loro volti.

A Cassandra venne voglia di rispondergli, che no, non stava bene per nulla, ma si trattenne. Non era il momento.

Madame Pomfrey tornò al capezzale di Harry porgendogli un calice con una pozione viola dentro. “Bevi questa caro, è per dormire.”

Cassandra guardò Harry bere la pozione a grandi sorsate, per poi stendersi e addormentarsi in men che non si dica.

Lei e gli altri si prepararono a vegliare su di lui.

*

Cassandra sentì delle voci fuori dall’infermeria prima degli altri, appena dopo che Black, sempre sotto forma di cane, ebbe drizzato le orecchie.

Alzandosi, andò verso le porte, dove le voci erano più nitide. Sembravano si stessero avvicinando alla stanza.

“Così sveglieranno Harry,” disse Ron sottovoce.

“Sono Caramel e la McGonagall,” disse Cassandra, “sembra stiano litigando.”

“Quando lo saprà Silente…” stava urlando la McGonagall.

Improvvisamente le porte dell’infermeria si aprirono e il ministro entrò, seguito a ruota da Piton e dalla professoressa di trasfigurazione.

Cassandra fece un salto indietro.

“Dov’è Silente?” chiese il ministro.

“Ministro, questa è un’infermeria, di certo non…” stava iniziando a dire madame Pomfrey infastidita, ma in quel momento Silente stesso entrò.

“Cosa succede qui, perché state disturbando i pazienti. Minerva ti avevo chiesto di fare la guardia a…”

“Non c’è n’è più bisogno Albus, grazie al ministro.” Cassandra si stupì, non aveva mai visto la McGonagall così irata.

Piton intervenne. “Quando abbiamo comunicato al ministro che avevamo catturato il mangiamorte responsabile dei fatti,”

Il mangiamorte responsabile? Pensò Cassandra allarmata. Quindi c’era davvero una persona tanto pericolosa nella scuola?

“…e ha voluto convocare un dissennatore per la sua sicurezza.” Stava continuando Piton.

“E quando il dissennatore è entrato nella stanza e ha visto Barty Crouch junior…beh puoi immaginare cosa è accaduto.” Finì la McGonagall con una smorfia. Sembrava nauseata. “Io gliel’ho detto che tu non saresti stato d’accordo Albus, ma non ha voluto sentire ragioni.”

Ma a Cassandra non importava cosa avesse fatto il dissennatore. Quello su cui cercava di dare risposte era il nome che la professoressa aveva fatto. Barty Crouch junior doveva essere morto da anni.

La discussione intanto stava continuando, con il ministro sempre più irato e suscettibile ai commenti dei due professori, finché…

“Tu-sai-chi tornato, Albus non crederai davvero…” stava dicendo il ministro.

“Voldemort è tornato davvero, Cornelius. Il piano di Barty Crouch junior ha avuto successo, ed Harry ne è testimone.”

“Ma Albus,” e il ministro lanciò sguardo strano al letto dove Harry dormiva, “insomma quelli di Barty Crouch saranno stati i deliri di un pazzo… e poi… ecco…” sembrava che il ministro non avesse più parole. “Sei certo di credere al ragazzo?”

A Cassandra venne un brivido di rabbia. Stava dando a Harry del bugiardo? Il cane nero ringhiò, e anche le espressioni degli altri presenti si fecero torve.

“Lei ha letto gli articoli di Rita Skeeter, signor Caramel.” Una debole voce arrivò dal letto di Harry, facendo sobbalzare tutti. Cassandra si girò; Harry era sveglio, probabilmente già dall’inizio della conversazione.

Il ministro stava ancora sorridendo, ma era un sorriso imbarazzato. “E allora? Raccontano di cose reali, il ragazzo parla Serpentese, ha allucinazioni,…”

“Le visioni di Harry sono dovute alla cicatrice, Cornelius,” intervenne Silente.

“Appunto. Chi ha mai sentito di una cosa del genere.”

Cassandra non riuscì più a trattenersi. “Con permesso,” iniziò, cercando di mantenere un tono cordiale “se lei non conosce qualcosa in prima persona, non significa necessariamente che essa sia falsa.”

Il ministro sembrava voler dire qualcos’altro, ma in quel momento Harry parlò di nuovo.

“Senta, io ho visto davvero Voldemort tornare, e c’erano anche i suoi mangiamorte con lui, posso farle i nomi.” Fece una breve pausa, guardando con aria quasi di scuse Cassandra, e la ragazza capì a cosa stesse alludendo. “Malfoy,” iniziò Harry.

“Malfoy è stato scagionato!” urlò il ministro.

“Nott, Avery, Goyle, Crabbe…” stava continuando Harry e Cassandra si sentì male. Erano tutti i genitori dei suoi compagni. Tutte quelle persone avevano deciso di seguire un folle omicida ancora una volta.

“Sono tutte frottole. Silente, questo ragazzo è pazzo, come puoi credere a quello che dice.”

“PAZZO!” urlò la McGonagall. “Cedric Diggory e Crouch ti sembrano vittime dei racconti di un pazzo?”

“Voi volete solo alimentare terrore!” stava urlando ancora il ministro, e Cassandra ormai trovava quasi difficoltà a trattenersi dal zittirlo con la bacchetta.

“Voldemort è tornato Cornelius, prima accetti questo fatto meglio sarà per tutti.” Disse Silente cercando di mantenere ancora un tono calmo. Dalla sua espressione però si vedeva che lo era solo in apparenza.

“Prendi provvedimenti. Togli i dissennatori da Azkaban e contatta i giganti.”

“Destituire i dissennatori, parlare con i giganti! Ma che consigli sono!”

“Dissennatori e giganti saranno i primi a unirsi a Voldemort se non facciamo qualcosa. Recupererà lo stesso potere di prima se non lo fermiamo in tempo.”

“Sei pazzo anche tu Silente, lo siete tutti.” E calò il silenzio.

Poi Silente parlò di nuovo. “Se vuoi essere così cieco da non vedere la verità allora le nostre strade si dividono. Tu farai quello che ritieni giusto e io farò ciò che ritengo giusto.”

Il ministro si paralizzò. “Silente, ti ho sempre lasciato carta bianca, non mi sono mai messo in mezzo agli affari di Hogwarts, ma se ti metti contro di me…”

“Il mio unico nemico è Voldemort,” disse di nuovo Silente. “Finché è un nemico anche per te, allora siamo dalla stessa parte.”

“Non può essere tornato sul serio.” Quasi implorò Caramel.

“Ecco guardi qua,” esclamò Piton dal nulla, avvicinandosi e scoprendo il braccio. “Il marchio nero era usato dal Signore Oscuro per marcare i suoi mangiamorte più fidati per poterci contattare. Un’ora fa è diventato molto più scuro e marcato di quanto non sia ora. Perché crede che Karkaroff sia scappato? Sa di non potersi presentare al cospetto del Signore Oscuro.”

Cassandra non aveva mai visto Piton fare un discorso così lungo. E aveva mostrato volontariamente il suo marchio nero, solo per poter convincere il ministro. Ma l’uomo era di nuovo impallidito, e non voleva più ascoltare.

“Ne riparleremo domani Silente, ora me ne torno al ministero.” Fece per uscire, poi tornò indietro fino al letto di Harry, poggiando in malo modo un sacchetto sul comodino. Poi uscì definitivamente, sbattendo la porta.

Silente si girò verso i presenti. “Molly, posso contare su te e Arthur?” disse improvvisamente.

“Ma certo,” rispose la signora Weasley. Era molto pallida, ma determinata.

“Ho bisogno di mandargli un messaggio, deve avvertire tutte le persone possibili ad ascoltare la verità.”

“Penso io a riferirglielo.” Intervenne Bill. Silente annuì, mentre il ragazzo salutava sua madre e correva verso l’uscita.

“Minerva,” continuò Silente rivolgendosi alla McGonagall, “ho bisogno di parlare con Hagrid nel mio ufficio. E nel caso se la sentisse, anche con madame Maxime.” La McGonagall annuì decisa, uscendo anche lei.

“Poppy, nell’ufficio del professor Moody troverai un’elfa di nome Winky in profondo stato di prostrazione. Per favore assistila e riaccompagnala alle cucine.”

“Va bene, preside,” disse madame Pomfrey, allontanandosi.

“Ora, Sirius se vuoi puoi riprendere il tuo aspetto.”

Il cane nero guardò Silente, poi si trasformò, e un uomo dai capelli neri e vestito con abiti babbani apparve davanti a loro. Cassandra spalancò gli occhi. E così era lui il famoso Sirius Black.

“Sirius Black!” gridò la signora Weasley.

“Mamma zitta, è un amico!” le intimò Ron.

“Sirius, Severus,” stava dicendo intanto Silente ai due uomini, che si stavano guardando con odio e disgusto, “vi prego di mettere da parte le vostre divergenze. Dovete fidarvi l’uno dell’altro.”

Poi, visto che i due non accennavano a muoversi, il suo tono divenne più severo. “Non siete più ragazzini, io mi fido ciecamente di entrambi e ho bisogno che voi rimaniate uniti, o non avremo speranze.”

Molto lentamente i due uomini si strinsero la mano, lasciandosi un secondo dopo, come fossero scottati. A Cassandra, nonostante la gravità della situazione, venne da ridere.

“Molto bene, Sirius ho bisogno che ti metti in contatto col vecchio gruppo, io mi farò sentire presto.”

“Ma…” cominciò a dire Harry.

Sirius si avvicinò a lui e gli disse qualcosa piano, per poi ritrasformarsi nel cane nero di prima e uscire.

Per ultimo Silente si rivolse al professor Piton. “Severus, sai cosa ti devo chiedere,” il suo sguardo era fermo, ma Cassandra poteva vedere della preoccupazione. “Se te la senti…se nei in grado…”

“Sono pronto” rispose Piton, leggermente più pallido del solito.

“Allora, buona fortuna,” gli disse Silente, seguendolo con lo sguardo.

Dopo che fu uscito Silente prese nuovamente la parola. “Ora devo andare anche io, devo parlare con i Diggory. Harry, torna a dormire, parlerò di nuovo con voi domani.”

Cassandra seguì con lo sguardo il preside mentre si allontanava, ripensando alle conversazioni che aveva appena ascoltato, poi prese una decisione improvvisa, correndo dietro all’uomo, e lasciando gli altri a occuparsi di Harry.

“Professore, la prego, posso chiederle una cosa?”

Silente si girò a guardarla, incuriosito. “Signorina Corvini, mi dica pure.”

Era la prima volta che si trovava da sola faccia a faccia col preside, e come aveva detto a Harry, era vero che non sapeva bene cosa pensare dell’uomo. Di certo prima aveva ristabilito il fatto di essere una figura potente e autoritaria, cosa che solitamente cercava di nascondere sotto una facciata più scherzosa. Avrebbe ascoltato ciò che una studentessa diversa da Harry Potter voleva dirgli?

“Professore,” iniziò lei, “quello che ha detto prima Harry, riguardo ai nomi…” non ebbe bisogno di finire la frase per far capire a Silente a chi alludesse.

“Temo che quei nomi fossero veri, signorina.”

“So che sono veri, non è questo che volevo chiedere.” Si imbarazzò un po’ per quell’uscita brusca. “So anche che i figli di quelle persone non vogliono avere niente a che fare con quella vita. Se ci fosse un modo per aiutarli…”

Sul volto di Silente comparve un’espressione quasi sorpresa e Cassandra ne fu infastidita. Davvero anche il preside pensava che dei ragazzini sarebbero stati felici di seguire Voldemort?

“Signorina Corvini, in quel caso faremmo tutto il possibile, ma ho bisogno dei nomi certi. Lei che è nella loro stessa casa, se la sente di indagare?”

Le stava chiedendo di fare da spia tra gli studenti? Per scoprire chi fosse dalla loro parte e chi no? A Cassandra non servì molto per prendere una decisione. Se fosse servito a salvare Draco e gli altri dalle grinfie di Voldemort allora non avrebbe rifiutato.

“Posso farlo, signore.” Silente annuì, quasi compiaciuto.

“Molto bene, signorina. Ora però devo davvero andare, ho lasciato i coniugi Diggory con la professoressa Sprout.”

“Grazie ancora per avermi ascoltato, signore. Torno a vedere se Harry dorme.” I due si separarono, e Cassandra rientrò in infermeria.

Harry dormiva nuovamente, circondato da Hermione, Ron e dalla signora Weasley, che ogni tanto gli accarezzava i capelli con fare materno.

Cassandra si sedette su un’altra sedia, ripensando a ciò che era accaduto. Aveva molte domande da fare Harry, ma avrebbero dovuto attendere, almeno il giorno dopo.

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Capitolo 15
*** quarto anno parte 10 ***


L’ultimo mese di scuola fu come essere in un limbo.

Cassandra era tornata al suo dormitorio solo la mattina successiva, dove aveva trovato gli altri ad aspettarla. Aveva aggiornato i suoi amici sulla situazione, senza però dire nulla sui provvedimenti che Silente stava mettendo in atto, compresi quelli che riguardavano lei stessa.

Cassandra aveva osservato bene i suoi compagni di casa ed era sempre più convinta di ciò che andava fatto. Non solo Draco e Pansy, ma anche Nott, Goyle, Crabbe e Bulstrode, con cui lei non parlava poi così tanto, non sembravano per nulla contenti dei nuovi sviluppi, soprattutto dopo aver avuto la conferma che i loro padri avevano risposto alla chiamata del Signore Oscuro.

Anche il compleanno di Draco, che solitamente era occasione di grande festa, passò in sordina. I serpeverde si fecero portare un the e una piccola torta dagli elfi delle cucine, e passarono la giornata semplicemente cercando conforto.

Harry aveva raccontato solo a Cassandra, Hermione e Ron la verità su cosa fosse accaduto quella notte, di come Cedric era morto, di come Peter Minus avesse compiuto un rituale per far risuscitare Voldemort, e del combattimento con quest’ultimo. A Cassandra si era stretto il cuore quando Harry aveva spiegato il Prior Incantatio, e di come i fantasmi dei suoi genitori fossero apparsi per aiutarlo. Infine, aveva anche spiegato loro tutto ciò che era successo nell’ufficio di Moody, e la verità sulla presenza di Barty Crouch junior a Hogwarts.

Gli altri lo avevano ascoltato in silenzio, intervenendo solo ogni tanto, poi non avevano più tirato fuori il discorso, cercando invece di distrarre Harry dal ricordo di quella notte.

Il banchetto finale arrivò quasi senza che se ne rendessero conto.

Entrando nella Sala Grande Cassandra notò come le solite decorazioni per la vittoria della coppa delle case fossero assenti, sostituiti da drappi neri.
I tavoli, in particolare quello di Tassorosso, erano silenziosi. Anche i professori parlavano tra di loro solo sottovoce.

Silente prese parola. “Siamo alla fine di un altro anno,” cominciò Silente guardando i presenti nella sala. “Vorrei che tutti ci prendessimo un momento per ricordare la memoria di una persona che oggi dovrebbe essere qui con noi. Sto parlando di Cedric Diggory,” fece una pausa, posando lo sguardo sul tavolo dei Tassorosso. “Portate in alto i calici per brindare alla sua memoria.”

“A Cedric Diggory” si sentì dire lungo tutta la sala, come una sola voce. Cassandra alzò il calice con gli altri, ma notò come invece qualche persona sparsa non si fosse unita al brindisi.

“La morte di Cedric Diggory ha colpito tutti noi, chi lo conosceva bene, ma anche chi stava imparando a conoscerlo quest’anno. Credo che abbiate il diritto, dunque, di sapere esattamente cosa è accaduto.”

Cassandra trattenne il fiato. “Cedric Diggory è stato assassinato da Voldemort.”

Echi di voci terrorizzate si sentirono per tutta la Sala Grande. Silente aspettò che tornasse il silenzio per continuare.

“Il Ministero della Magia non vorrebbe che ve lo dicessi, e probabilmente molti genitori si scandalizzeranno per questa mia scelta; che sia perché non credono al ritorno di Voldemort o perché credono siate troppo piccoli. È mia convinzione però che la verità sia preferibile alle menzogne, e che tentativi di far passare la sua morte come mero incidente siano un insulto alla sua memoria.”

“C’è anche un’altra persona che deve essere ricordata in merito ai fatti accaduti,” qui lo sguardo di Silente andò al tavolo di Grifondoro, “sto parlando naturalmente di Harry Potter.”

Gli sguardi di tutti si volsero per un attimo verso il ragazzo, prima di tornare a concentrarsi sul preside.

“Harry Potter è riuscito a sfuggire a Voldemort, riuscendo a riportare il corpo di Cedric Diggory. Ha dimostrato coraggio e lealtà, come pochi maghi sarebbero riusciti a fare, e per questo gli rendo onore.” Continuò, alzando nuovamente il calice.

La maggior parte delle persone lo imitò. Cassandra, alzando il suo, scambiò uno sguardo con Harry, che in quel momento stava guardando al loro tavolo.

“Il torneo Tremaghi serviva in origine per consolidare i rapporti tra le scuole, e ora più che mai questi rapporti vanno rinsaldati. Tutti i presenti saranno i benvenuti, dovessero averne bisogno.” Dopo una pausa continuò. “Per opporci a Voldemort ci servirà rimanere uniti, poiché grande è il suo potere di creare inimicizie. Ci aspettano tempi oscuri e difficili, e molti di voi provengono da famiglie che in prima persona hanno sofferto a causa di Voldemort.”

Poi concluse. “Ricordatevi di Cedric Diggory. Quando e se per voi dovesse venire il momento di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile, ricordate cos’è accaduto a un ragazzo che era buono, e gentile, e coraggioso, per aver attraversato il cammino di Voldemort. Ricordatevi di Cedric Diggory.”

*

Il giorno della partenza da Hogwarts era anche il giorno in cui sarebbero partiti gli studenti delle altre scuole. Ovunque si potevano vedere gruppetti di studenti salutarsi, promettendosi di scrivere.

“Secondo voi se non fossimo stati così presi dal torneo a causa di Harry avremmo potuto anche noi goderci un anno tranquillo, facendo amicizie con gli studenti internazionali?” si chiese Cassandra ad alta voce.

“Parla per te, noi abbiamo sviluppato relazioni interessanti,” replicò Blaise con un sorrisetto.

“Oh sì Blaise, ti abbiamo visto soprattutto quest’ultimo mese con Longbottom,” intervenne Pansy sorniona.

“N-non è assolutamente vero. Con un Grifondoro? Non potrei mai.” Gli altri scoppiarono a ridere.

Era vero che non era ancora successo nulla tra i due, ma Cassandra poteva metterci la mano sul fuoco che una relazione sarebbe nata, magari l’anno successivo Longbottom sarebbe stato abbastanza coraggioso da invitare Blaise a uscire.

In quel momento furono raggiunti da Viktor Krum. “Cassandra Corvini, ti ringrazio ancora per aver organizzato la sfida tra cercatori. Noi siamo poi riusciti a volare ancora insieme, anche se in segreto.”

Cassandra si sentì compiaciuta. “È stato un vero piacere conoscerti, Viktor Krum. Ti auguro buona fortuna per il prossimo campionato.” Krum sorrise, strinse la mano agli altri, e poi si affrettò a raggiungere un altro punto del cortile, dove il golden trio stava parlando.

“Non sapevo aveste fatto altre sfide tra di voi.” Disse Pansy rivolgendosi a Draco.

“Te l’ha detto che sono state in segreto. Sono stati come degli allenamenti.” Rispose Draco, molto orgoglioso di se stesso. “Quando non è circondato da persone, Viktor è molto più espansivo.” Poi diventò più mesto. “Quello che diceva Silente… stavo davvero imparando a conoscere Cedric Diggory, e pensare che ora è morto…”

Cassandra gli poggiò una mano sulla schiena, in segno di supporto. I quattro rimasero in silenzio qualche istante, per poi rendersi conto che le carrozze erano arrivate, e gli altri studenti stavano cominciando ad andare.

Il viaggio di ritorno cominciò sotto un cielo sereno, ben diverso dall’umore di molti studenti.

I quattro serpeverde aspettarono un po’ che tutti fossero nelle cabine prima di alzarsi e raggiungere quatti quatti lo scompartimento in cui Harry, Hermione e Ron stavano parlottando.

Una volta che tutti furono seduti, Draco tirò fuori il giornale, cominciando a leggere. Gli occhi di Harry si puntarono su di lui.

“Voglio sapere che cosa dice la Gazzetta?”

“Tranquillo Harry, non dicono nulla di che,” rispose Hermione. “In realtà, non dicono nulla di nulla, solo un misero articolo dicendo che avevi vinto il torneo e neanche un accenno a Cedric.”

“Mi sembra strano che la Skeeter non abbia scritto nulla, anzi ora che ci penso è da un bel po’ che non fa uscire articoli.” Intervenne Cassandra.

Hermione e Pansy si scambiarono uno sguardo. “Hermione?”

“Abbiamo scoperto come la Skeeter scopriva tutte quelle informazioni per gli articoli.” Disse la ragazza tutto d’un fiato. “Beh è stata Pansy a scoprirlo e me l’ha detto. Poi abbiamo attuato un piano per vendicarci.”

Cassandra e gli altri guardarono le due con rispetto. “E qual è quindi il suo segreto?”

“È un animagus non registrato. Uno scarabeo per l’esattezza.” Rivelò Pansy. “L’ho scoperto perché ho velatamente interrogato la Gamp, quella del sesto anno che ogni tanto le dava i commenti.”

“Poi io l’ho vista in infermeria mentre tu dormivi e l’ho catturata.” Così dicendo Hermione tirò fuori dalla borsa un barattolo, dove un grosso scarabeo camminava tra le foglie.

“Davvero brillante. Ma non hai paura che possa vendicarsi?”

“Non m’importa, tanto se la denunciassi al ministero finirebbe ad Azkaban e non credo che la prospettiva la tenti.”

“Magnifico Hermione,” disse Harry, “e anche tu Pansy.” Le due ragazze sorrisero, fiere.

La porta dello scompartimento si aprì, facendoli sobbalzare.

“Ma guarda chi abbiamo qui,” Fred Weasley disse guardandoli, “serpentelli e leoncini assieme.” Finì George, cominciando a entrare. Draco provò a protestare, ma i gemelli lo ignorarono, unendosi al gruppo. In otto in uno scompartimento si stava decisamente stretti, ma George si era seduto di fronte a lei, e Cassandra non fece più molto caso agli altri presenti.

“Vi va una partita a Spara schiocco?” propose Fred.

Nel mezzo della partita Harry fece una domanda, a cui anche Cassandra, dopo aver passato gli ultimi tempi con George, cercava una risposta.

“Allora, ce lo dite? Chi stavate ricattando.”

I gemelli si guardarono. “Oh, quello,” rispose Fred cupo.

“Ludo Bagman” disse George con una smorfia.

“Bagman?” chiese Ron sorpreso. “E perché?”

“Perché non ci ha mai pagato la vincita della scommessa alla coppa di Quidditch.” Rispose Fred. “O meglio, ci aveva pagato, ma con l’oro dei lepricani” aggiunse.

“Ma forse è stato un errore.” Intervenne Hermione. A Fred sfuggì una risata amara. “Lo abbiamo pensato anche noi, all’inizio. Ma gli abbiamo scritto e riscritto e lui continuava a ignorarci. Poi l’abbiamo rivisto a Hogwarts e lì si è comportato pure peggio.”

“Ci ha detto che eravamo troppo giovani per il gioco d’azzardo, che non ci avrebbe pagato.”

“Che carogna.” Disse Blaise. “Ma scommetto che la verità è che sia indebitato fino al collo.”

“Già. A quanto pare si è invischiato a fare scommesse con i goblin, ma sono stati più furbi di lui, e ora è in bancarotta.”

Draco fece un fischio. “Mai fare accordi strani con i goblin. Troveranno sempre qualche cavillo che ti si ritorcerà contro.”

“Ma quindi avete perso tutti i vostri risparmi,” esclamò Ron.

“Già, addio ai nostri progetti.” Disse cupo George. A Cassandra venne quasi l’impulso di abbracciarlo, ma erano davanti a tutti, così si limitò ad allungare la gamba fino a toccargli un piede con il suo. George la guardò sorridendo mestamente.

Il resto del viaggio passò tranquillamente e quasi senza rendersene conto ben presto erano arrivati a King’s Cross.

I serpeverde scesero per primi, affrettandosi per non far vedere che avevano passato il viaggio con Harry e gli altri.

Cassandra abbracciò a uno a uno i suoi amici. “Deduco che dovremmo cancellare i piani per le vacanze in Italia.”

Pansy l’abbracciò di nuovo. “Oh Cassandra, mi dispiace. Avremmo voluto davvero tanto venire.”

“Non è certo colpa vostra. Promettetemi che sarete al sicuro.” Rispose lei, guardandoli negli occhi.

“Promesso.” Fece Draco, “E se succede qualcosa, troveremo il modo di avvisarti.”

La ragazza li vide allontanarsi verso le loro famiglie, mentre lei si affrettava a oltrepassare la barriera.

Mentre prendeva il bus per arrivare in aeroporto, si perse nei suoi pensieri. Anche gli altri anni erano stati caratterizzati da eventi pericolosi, ma quest’ultimo li aveva messi di fronte a una realtà completamente diversa.

Molte cose sarebbero cambiate da lì in avanti, ma Cassandra non si sarebbe fatta trovare impreparata.

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