Racconti di un appartamento fuori città

di Sabriel Schermann
(/viewuser.php?uid=411782)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'esecutore ***
Capitolo 2: *** Il demente e la disagiata ***
Capitolo 3: *** Cena a base di borotalco ***



Capitolo 1
*** L'esecutore ***



Premesse per chi non conosce la serie: Sindy e Rickard vivono insieme in un appartamento di Rotterdam, ma NON sono una coppia, bensì due giovani con un rapporto di amicizia molto profondo.
Questa raccolta è ambientata nel periodo in cui Sindy lavora come agente della polizia, anche se la sua passione è il pattinaggio artistico, che più tardi diventerà la sua professione a tutti gli effetti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'esecutore

 

 

 

 

 

 

 

 

Quel giorno Sindy era più stanca del solito: l'allenamento quotidiano e le ore di lavoro, seppur a tempo parziale, non le avevano lasciato un minuto di tregua.
Rickard era tanto gentile da farle trovare una cenetta sana e saporita ogni sera, e la ragazza non poteva che essere sempre più grata a se stessa per aver accettato di accoglierlo nel proprio appartamento fuori città.
«Che ne dici di fare un gioco?» domandò il giovane all'improvviso, osservandola mangiare con appetito.
«Che tipo di gioco?»
Rickard sorrise: solitamente Sindy trascorreva le proprie serate al palaghiaccio e lui aveva ormai terminato di guardare tutte le serie televisive interessanti che non conosceva.
Parlare un po' degli avvenimenti passati sarebbe stato divertente: in fondo, vivere per anni insieme ai suoi fratelli gli aveva dato modo di accumulare parecchi preziosissimi aneddoti.
«Mi è venuto in mente oggi: dobbiamo raccontarci gli episodi più bizzarri che ci siano mai capitati. Che ne dici?»
La ragazza annui. Non mangiava nulla dal mattino e il frutto con cui aveva concluso il pasto le aveva appesantito lo stomaco.
«Cercherò di farmi venire in mente qualcosa sotto l'acqua...»
Una sorpresa, però, l'attendeva nella stanza da letto.
Sindy si alzò debolmente dalla tavola, lasciando il piatto nel lavandino per raccattare il necessario per una doccia veloce e rinfrescante.
«Se potessi andrei in letargo come gli orsi...» borbottò fra sé, spalancando qualche cassetto per tirarne fuori la biancheria intima e il pigiama.
Non fece in tempo ad alzare lo sguardo, però, che qualcosa di terribile attirò la sua attenzione. Due minuscoli occhi neri la fissavano a pochi centimetri dal naso, e otto zampe spesse e scure andavano aggrappandosi alla parete poco sopra la testiera del letto.
In cucina, il canticchio di Rickard fu interrotto da un grido improvviso.
«Oddio, oh mio dio, oddio, oddio Rickard!»
Sindy si era precipitata nella stanza con una velocità e un'energia degne di un corridore professionista, avvinghiandosi al torace del giovane, abbracciandolo in quella che un estraneo avrebbe facilmente scambiato per un'improvvisa dimostrazione d'affetto.
Ma il coinquilino sapeva bene di che cosa si trattasse: Sindy non gridava mai, se non quando qualche pericolosissimo insetto incrociava il suo cammino.
«Rickard! Ti prego, vai in camera, Rickard, c'è un mostro!»
Non gli diede nemmeno il tempo di osservarla in viso, spingendolo verso il salotto e infine verso la stanza incriminata.
Il giovane si guardò intorno, come faceva sempre quando gli si chiedeva di uccidere un ragno. Se fosse stato per lui, quegli animali avrebbero anche potuto rimanere dov'erano; ma se con lui c'era anche la giovane pattinatrice, l'omicidio diveniva una “questione di vita o di morte”.
«Dov'è?»
«L-lì!»
Sindy, rimasta sulla soglia, indicò timorosa un punto indefinito della parete.
«Ma lì dove? Non c'è niente qui!»
«Ma lì, lì, Rickard! Oddio, oh mio dio! Dov'è andato?!»
La ragazza si precipitò nell'altra stanza, lasciando l'amico alquanto confuso: una tale reazione poteva essere scatenata soltanto da un ragno piuttosto grosso, di quelli che di tanto in tanto ritrovava anche a casa sua a Sugar City.
Il fatto che non riuscisse a vederlo, però, non era un buon segno. Se non lo avesse trovato prima di dormire, la notte avrebbe potuto essere molto lunga con Sindy costretta nella stessa stanza.
«Vabbè» disse tornando sui suoi passi, ignaro che qualcuno lo stesse aspettando con la scopa in mano e un'espressione minacciosa dipinta in volto.
«Non osare, ragazzo!» sbraitò la giovane donna, impugnando il manico come se fosse un'arma. «Tu ora vai di là, lo trovi e lo uccidi o io ucciderò te attraverso le peggiori sofferenze!»
Rickard aveva sempre avuto dei seri dubbi riguardo al soggetto a cui Sindy si riferiva con “questione di vita o di morte”.
La situazione, però, non gli impedì di sorridere: l'amica si era ritrovata spesso in condizioni di pericolo, eppure un ragno pareva farle più paura di un sociopatico.
«A volte mi chiedo come tu abbia potuto sopravvivere nel bosco!»
«Sì, me lo chiedo spesso anche io! Ma ora vado a farmi la doccia e quando esco voglio che sia stecchito sul pavimento! Per quale motivo pensi che abbia accettato di convivere con te?»
Rickard sorrise ancora, afferrando la scopa.
«Quindi sono diventato il tuo esecutore personale di ragni?»
La ragazza emise un grugnito: «Certo, mica posso chiedere sempre ai vicini! Potrei pagarti per questo!»
Oh, ne saresti in grado, avrebbe voluto risponderle, se non fosse stato ormai troppo lontano.
Tornato in camera, Rickard non sapeva dove cercare, ma non ci volle molto perché una macchia scura attirò la sua attenzione. Sindy doveva aver lanciato la biancheria sul letto, interrotta dalla vista dell'insetto, che nel frattempo aveva fatto di essa il proprio giaciglio.
«Ehm, Sin...»
Avrebbe quasi voluto mostrarle la scena, per il solo e unico gusto di vedere la sua espressione; sapeva che, davanti a una simile vista, la ragazza avrebbe anche potuto prendere la porta e non tornare prima di qualche ora.
Poi la vide approcciarsi alla soglia con passo incerto.
«Volevi farti la doccia per caso?» borbottò prima di colpire le mutande con la scopa; il ragno si divincolò veloce sulle coperte, costringendolo ad afferrare ciò che gli capitò sotto mano per premerlo sul corpo ormai esanime.
Quando decretò l'ora del decesso, un ringhio proveniente dalla cucina gli suggerì che anche le mutande avevano ormai raggiunto l'ora della fine.
«Potevi farlo cadere sul pavimento con la scopa, idiota! Rickard, che cazzo! Le mie mutande!»
Sul punto di gettarle via, il ragazzo gliele porse sotto il naso: «Si possono lavare, se vuoi».
Un potente ruggito lo convinse a infilarle nella pattumiera insieme ai resti dell'insetto.
«Poteva andare peggio...»
Poi riprese a sparecchiare la tavola da dove si era interrotto, ma un altro grido disumano raggiunse il suo udito.
Era sicuro che i vicini prima o poi li avrebbero denunciati per inquinamento acustico.
«Rickard!!! Sono rimaste le zampe sulla coperta, che schifo!»
«Arriverà tra tre, due, uno...»
Sindy tornò di corsa in cucina, stavolta col pigiama in mano: «Togli subito quello schifo! Non capisco perché debbano esistere questi schifosi, sono esseri inutili, nessuno li ama! Rickard, ti prego, pulisci!»
Sorrise: il racconto delle novelle bizzarre avrebbe dovuto aspettare ancora un po'.
«Ah Sindy, se non esistessi, bisognerebbe inventarti!»


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il demente e la disagiata ***



Il demente e la disagiata

 

 

 

 

 

 

A Soul,
per tutta la bellezza
che mi ha regalato ♡

 

 

 

 

 

 

 

 

Rickard si era già infilato nel letto quando Sindy finalmente uscì dal bagno.
«Ma ti rendi conto? Sono già le undici di sera e a malapena sono riuscita a farmi una doccia!»
«Beh, c'è ancora tempo per fare qualcosa» ammiccò Rickard, certo che in ogni caso la ragazza sarebbe crollata non appena si fosse coricata.
«È già tanto se riesco a gattonare fino al letto» sbraitò la coinquilina alzando lo sguardo verso l'alto, strofinandosi la cute.
L'ispezione insetticida serale aveva appena avuto inizio. Sindy esaminò ogni angolo, dal soffitto al pavimento, volteggiando su se stessa come un pollo allo spiedo.
Poi lo sguardo le cadde sul ragazzo, un'espressione perplessa dipinta in volto: «Credo che il ragno di prima si sia mangiato qualsiasi altro insetto potesse esserci...»
In tutta risposta, Sindy emise un grugnito non meglio identificato, rifugiandosi in bagno e dichiarando implicitamente la stanza un luogo sicuro – per il momento.
Una volta acceso il televisore – che Rickard aveva diligentemente trasportato dal salotto alla camera da letto in via del tutto eccezionale, contro ogni insistenza della coinquilina – qualcosa di insolito catturò subito la sua attenzione, ma non appena si decise a chiamarla, il forte rumore dell'asciugacapelli coprì la sua voce.
Non riusciva a udire nulla di ciò che dicevano gli attori e leggere il labiale, in una serie televisiva americana, sarebbe stato alquanto arduo per quell'ora.
Le immagini, però, non lasciavano dubbi: due giovani si accingevano a pattinare nell'oscurità proprio mentre Sindy rientrò nella stanza, i capelli asciutti e il pigiama indosso.
«E tu pretendi pure che non ti salti addosso?!» sbraitò la giovane esaminando con attenzione la coperta, passando poi al cuscino e al lenzuolo che lo copriva.
«Sai che preferisco dormire nudo» ribatté Rickard, «solo le mutande non mi danno fastidio!»
La osservò rigirarsi con impazienza; quando parve aver trovato la posizione adatta, comprese di poter finalmente intavolare quello che sapeva sarebbe divenuto un discorso interminabile.
«Ho trovato questa serie sul pattinaggio» azzardò, catturando subito l'attenzione dell'amica, proprio come aveva previsto.
«C'è questa tizia, Kat» proseguì indicando lo schermo, «che praticamente ha avuto un incidente e ora ha paura-»
«Ah, la disagiata» l'interruppe Sindy, «farebbe meglio a curarsi invece di pattinare!»
«Non ti piace?» azzardò lui beffardo, pur conoscendo già la risposta.
Un fulmine doveva essere appena piombato sul suo lato del letto, sgretolando immediatamente il pavimento sotto di sé facendolo precipitare nel vuoto.
Avrebbe potuto chiederle se conoscesse la serie o come l'avesse scoperta, invece si era lasciato trasportare dal sarcasmo e aveva esagerato.
La vide poggiare il cuscino sulla testiera, mettendosi comodamente a sedere sul materasso.
Un brivido gli percorse la schiena. Un nuovo sproloquio stava per avere inizio.
«Chi, lei? Certo che no, ti pare normale che una si rompa la testa cadendo e poi che cosa fa? Non solo sopravvive con tutto il sangue che le è uscito dal cervello, ma addirittura decide di pattinare in coppia!»
Sindy aveva parlato tutto d'un fiato e Rickard aveva percepito il nervosismo scorrere tra le parole.
Sapeva che l'amica non apprezzasse la maggior parte delle opere sul pattinaggio artistico, ma non immaginava che sarebbe arrivata a tanto: a lui Spinning Out¹ non sembrava così male.
Tuttavia, non osò proferire parola. Un violento temporale era in atto nell'altro lato del letto.
«Beh, è logico, no? Hai talmente tanta paura di fracassarti il cranio da abbandonare la carriera individuale, ma ti butti sul primo rampollo che trovi! Non ho parole per dire quanto sia terribile!»
«Beh, è bipolare...»
«Sì, il creatore di questa serie del cazzo lo è sicuramente!»
Rickard sorrise. Le immagini scorrevano sullo schermo ritraendo la coppia che, dopo una breve esibizione, si trovava faccia a faccia ansante.
«Ma guardali! Il demente e la disagiata!»
«Ma almeno l'hai vista la serie?»
Sindy doveva essersi messa in contatto con Zeus, perché dei lampi apparivano di tanto in tanto nei suoi occhi.
«Credi davvero che io perda parte del mio preziosissimo tempo a guardare questa stronzata?»
Avrebbe dovuto immaginarlo. Lei avrebbe saputo subito riconoscere una buona serie sul pattinaggio anche solo dal trailer.
«Senza contare che pattinano come degli orangotanghi in calore!»
Rickard scoppiò in una fragorosa risata: effettivamente...
«Il problema non sono loro, e nemmeno la serie» ribatté poi, spegnendo il televisore e ponendo inconsapevolmente fine all'agonia dell'amica. «È che tu credi di essere sempre in competizione con chiunque. Sei ambiziosa e vuoi dimostrare di essere migliore degli altri, per questo non sei mai soddisfatta dei tuoi risultati».
Poi fece una pausa, indicando le medaglie che la ragazza aveva portato da Amsterdam e appeso al muro della stanza. «Sei la campionessa nazionale, hai vinto un sacco di gare e ancora dubiti delle tue capacità! Perché?»
Solo in quel momento Rickard notò che Sindy aveva incrociato le braccia come facevano i suoi fratelli quando i genitori li rimproveravano.
Un adorabile broncio le si era disegnato sulle labbra. Se non fosse stato certo di perdere un dito, quasi avrebbe avuto voglia di schiacciarle le guance in una smorfia.
«Non ti stavo ascoltando... dicevi?» blaterò la giovane zampettando verso il bagno; probabilmente lo sproloquio era stato particolarmente diuretico.
«Stavo dicendo che Kat è molto più brava di te a pattinare...»
Il ragazzo sorrise, contando i secondi con le dita.
«Insomma, poverina, è esclusa dalla famiglia, è malata e pure innamorata, concedile almeno di essere bra-»
«Di' ancora qualcosa su quella vacca e giuro che ti faccio assalire da tutti gli insetti del mondo e poi ti riempio di gelato fino a scoppiare!²» sbraitò Sindy, improvvisamente accovacciata su di lui col collo stretto in una mano.
Non l'aveva vista né sentita arrivare.
«Questo significa che potrò venire agli allenamenti?»
La vide sedersi sul letto, infilandosi nuovamente tra le coperte con un grugnito.
«Solitamente i tuoi grugniti sono dei sì. Poi ci sono i muggiti e i ringhi, che invece sono dei no categorici, per non parlare dei ruggiti...» ghignò il ragazzo.
Bastava osservarla con un po' di attenzione e non ci si sarebbe mai annoiati con Sindy.
Inaspettatamente, forse aveva trovato un modo per accompagnarla al palaghiaccio con Jan: lo desiderava da tempo immemore, ma lei non glielo aveva mai permesso.
Aveva forse paura che avrebbe ripreso tutte le sue cadute, come certamente avrebbe fatto?
Rickard le posò un bacio sulla fronte divertito: «Ma non dovevi andare in bagno?»
«Mi è passata, mi hai fatto arrabbiare!» sbraitò la coinquilina con un ampio gesto delle braccia.
«Ci tornerai presto, vedrai... Mi è appena venuto in mente un episodio divertente che ancora non conosci» sorrise.
Il temporale nei suoi occhi si era trasformato in una debole pioggerellina e Zeus pareva essere stato ricacciato sull'Olimpo.
Al contrario di quanto Sindy credeva, la notte sarebbe stata ancora lunga.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Spinning Out è una serie di Netflix che in questa storia ho “convertito” a una normale serie televisiva.
La protagonista è Kat Baker, una pattinatrice di figura che, dopo un infortunio, decide di intraprendere la carriera di coppia.
È importante sottolineare, ai fini della storia, che soffre di un disturbo bipolare.

² Non è mai stato specificato, ma Rickard è intollerante a parecchi cibi e soprattutto non ama il gelato.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cena a base di borotalco ***



Cena a base di borotalco

 

 

 

 

 

 

 

 

«Ti ho mai raccontato di quando Markus ha cosparso il pavimento del salotto di borotalco?»
La mezzanotte era scoccata da qualche minuto e Sindy si era tirata le coperte fin sopra il collo, intenta ad ascoltare.
Un sorriso le si dipinse involontariamente sulle labbra: sapeva che il fratello mezzano di Rickard fosse un diavoletto, ma quell'aneddoto doveva essere il primo di una lunga serie che non conosceva.
«Mamma e papà erano andati a cena fuori per il loro anniversario» proseguì il coinquilino, «ma non avevano chiamato una tata perché in teoria David avrebbe dovuto badare a noi quella sera».
«Perché in teoria?» domandò Sindy, incuriosita. Aveva capito che, quella notte, di dormire non se ne sarebbe parlato affatto.
Un sorriso beffardo si disegnò sulle labbra del ragazzo: «Perché non appena mamma e papà furono abbastanza lontani, scappò dalla finestra per andare da Alex!»
La ragazza si tirò a sedere incrociando le braccia, rammentando qualche dettaglio riguardo agli incontri privati che aveva avuto con la giovane; che cosa sarebbe successo se Rickard avesse scoperto che la promessa sposa di suo fratello era in realtà innamorata di una donna?
«Lui diceva sempre che andava da Lukas, ma sono pronto a vendere l'anima al diavolo per scommettere che ci andava per Alex!»
Sindy sorrise, facendo spallucce: Rickard non glielo aveva mai detto apertamente, ma quella ragazza non doveva stargli così simpatica; lo percepiva dalla piega drammatica che assumeva la sua voce ogni qualvolta pronunciava il suo nome.
In verità, Alex non doveva star simpatica proprio a nessuna delle persone che conosceva.
«Dicevo, David scappò dalla finestra, così in casa rimanemmo solo io e Mark per tutta la sera...»
La giovane scoppiò improvvisamente in una fragorosa risata. «È scappato dalla finestra?! La porta non l'aveva vista?»
«Forse credeva che mamma e papà lo avrebbero visto... o che fosse chiusa a chiave. Menomale che vivevamo al piano terra!»
Sindy rise, seguita a ruota dal coinquilino: David le era sempre parso un tipo strano, non aveva mai capito se facesse finta di essere stupido o lo fosse sul serio.
«Comunque, quel decerebrato di mio fratello ha cominciato a cospargere il pavimento di borotalco per poi saltellarci sopra» continuò Rickard con lo sguardo fisso davanti a sé. «Ovviamente poi ha coinvolto anche me, così mi sono ritrovato a saltare nudo sul divano coi piedi imbrattati di bianco!»
Poteva udire perfettamente Sindy ghignare sommessamente dall'altra parte del letto.
«Non oso immaginare la furia di tua madre quando ritornò a casa!»
Rickard la fissò con lo sguardo di chi deve aver subito tutte le conseguenze possibili della marachella. «Mia madre non aveva più scarpe da tirarci... Ovviamente da quel momento in poi ci ha fatto sorvegliare da una tata. Senza contare che sia mamma che papà hanno assistito allo spettacolo di mio fratello coi gioielli al vento!»
Rickard fece una pausa, per poi sorridere: «Si era spogliato completamente» puntualizzò, «Me lo ricordo benissimo! Diceva che secondo lui senza vestiti si salta in modo più agile!»
Sindy fu costretta a gettare via le coperte dal calore che le risa le procuravano. «Chissà che trauma! Il suo cervello mi sa che non era per niente agile!» rise ancora, trattenendo a stento le lacrime. Non le importava se i vicini la sentivano, o se l'avevano sentita gridare quando il ragno gigante stava facendo del suo cuscino la propria tana.
In fondo, quegli stronzi del piano di sopra non si preoccupavano di fare meno chiasso ogni volta che scopavano... dunque, di che cosa avrebbe dovuto preoccuparsi?
«E David?»
Sindy rise, ma alla sua domanda non seguì alcuna risposta.
Solo quando si volse notò che il ragazzo aveva lo sguardo fisso davanti a sé, forse memore di qualcosa di brutto. Forse il gioco si era spinto troppo oltre, contro le aspettative di entrambi.
«Rickard?! Ti ho fatto una domanda! Sei ancora nel mondo dei vivi?»
Il giovane si riscosse come se gli avessero appena gettato addosso una bacinella d'acqua gelata.
O forse è semplicemente deficiente, pensò, ripetendo la domanda. Non era raro che il coinquilino si imbambolasse immerso nei suoi pensieri, come se all'improvviso avesse lasciato la dimensione materiale per viaggiare altrove.
Solitamente si riscuoteva da solo, dopo qualche secondo in completo stato di trance.
«David non tornava, quindi fummo costretti a raccontare tutto...»
«Che tempismo!» ghignò la giovane, ridendosela sotto i baffi. La famiglia di Rickard le appariva così normale per certi versi, eppure così assurda per altri.
Una smorfia si dipinse sul volto del ragazzo: «Ha ricevuto anche lui la sua bella punizione, principalmente per aver scardinato la finestra!»
Scoppiarono entrambi in una fragorosa risata.
«Mio dio, non dirmi che è davvero rientrato da lì!»
Rickard puntò lo sguardo nel suo in un silenzioso cenno di assenso. «Aveva una grande passione per Spiderman...»
Anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente, Sindy dovette riconoscere che Rickard aveva avuto una buona idea: era troppo divertente ascoltare le disavventure dei suoi fratelli, specialmente quando i fautori del proprio male erano loro stessi.
«Non contento, Markus decise poi di cospargere la tata di borotalco, che ovviamente non tornò mai più!»
«Ma non ci credo!» rise l'amica, incapace di trattenersi. Le faceva male lo stomaco da quanto aveva riso negli ultimi minuti.
«Il fatto è che quella sera era da solo, perché io ero alla lezione di pianoforte e David sarà stato di nuovo da Alex... quindi nessuno a parte lui sa come sono andate le cose» proseguì il ragazzo in tono serio. «Capisci che è un grande problema, dato che poi la tizia aveva intenzione di denunciarci!»
Stavolta anche l'espressione di Sindy si fece seria. Se la sarebbero certamente scampata con una multa, alla peggio; tuttavia, non aveva idea che Markus fosse arrivato al punto da coinvolgere la famiglia in faccende legali.
«Ora tocca a te» sorrise Rickard. «Io ho calpestato la mia dignità, ora mi aspetto che tu faccia lo stesso!»
Sindy ci pensò su un attimo. Lei non aveva vissuto con due uragani in casa; la sua vita insieme a Jan era proseguita abbastanza tranquilla, tra scuola, allenamenti e competizioni.
Però... forse qualche aneddoto divertente l'aveva anche lei.
«Intendevo entro domattina, ovviamente» udì sbraitare il coinquilino, alzando gli occhi al cielo.
«Ci stavo pensando, dammi il tempo! Le mie storie non saranno mai divertenti come le tue!»
«Vivere in una famiglia di disagiati ha i suoi lati positivi» ammiccò Rickard, infilandosi sotto le coperte.
Ora era il suo turno di ascoltare e ridere a crepapelle. Sindy rimase immobile qualche istante, intenta a pensare a qualche episodio divertente accadutole in passato. Poi le venne un'idea: si alzò di scatto, scoprendo anche Rickard, che non perse l'occasione per obiettare.
«Se dormi nudo non è colpa mia» borbottò Sindy, afferrando il cellulare che aveva lasciato sul comò accanto allo specchio.
«Sei tu che mi rubi sempre le coperte! Ma mi spieghi perché ti sei alzata?»
La ragazza abbozzò un sorriso malizioso: «Preparati alla tua morte cerebrale!»
La notte era ancora giovane.


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3914711