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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** Pizza and Bath ***
Capitolo 1 *** I ***
I
1
Odiava
quella donna per tanti motivi, ma quello che più la faceva imbestialire era il
fatto che combattendola, le aveva scagliato contro qualcosa che lei non era
riuscita a contrastare.
Non
poteva vivere più sapendo quello che era diventata, già aveva così tanta rabbia
in sé, tanto odio verso sé stessa, l’unica cosa da fare sarebbe stata condannare
tutti gli abitanti della Foresta Incantata ad un lieto fine infelice. Come non
aveva potuto averlo lei, nessun’altro avrebbe ottenuto la sua felicità.
Quella
notte mentre la maledizione si propagava, fece una visita al castello della sua
nemesi, che aveva partorito quella che si vociferava avrebbe liberato tutti
dalla Maledizione: la Salvatrice. Non poteva permettere che una bambina potesse
impedirle di avere quello per cui aveva lottato, un mondo senza magia!
Quando
giunse nella camera abbellita per la piccola, il principe stava potendo qualcosa
che sembrava un fagotto, nella teca magica!
“No”
– la sua voce tuonò nella stanza, mentre il suo sguardo si fermò incantato a
guardare quella piccola creatura. Per momenti interminabili, sembrò che il
tempo si fosse fermato e che i suoi occhi e quelli della piccola, si fossero
incastonati. Non riusciva a muovere un muscolo, vedeva solo quegli occhi e sentiva
un battito accelerato nel petto, ma non era solo il suo ma anche quello della
piccola. Quando poi l’uomo chiuse la teca, accasciandosi al suolo, la mora si
riprese dalla trance e tuonò ancora dove l’avesse mandata.
“In
un posto dove sarà al sicuro da te, Regina” – disse ansimante e arrivò
trafelata Snowhite.
“Cosa
ti importa dove sia mia figlia?” – la guardò tenendo il marito tra le braccia.
“Mi
importa perché a quanto pare, mi hai privato nuovamente del mio lieto fine,
Snowhite” – sibilò mentre ormai la nube della Maledizione iniziava ad invadere
tutto.
28
anni dopo
“Mamma
vado a scuola” – la voce di suo figlio la destò dal sogno che stava facendo, lo
stesso da sempre. Si sarebbe preparata e avrebbe seguito la sua solita routine
quotidiana. Avrebbe chiamato lo psicologo di Henry e avrebbe chiesto come
procedesse la terapia.
Dopo
un’intera giornata a cercare Henry
Regina,
per tutta la giornata aveva cercato suo figlio, senza trovarlo, solo a notte
inoltrata, lo sentì parlare con qualcuno nel vialetto di casa, spalancò la
porta correndogli incontro.
“Dove
sei stato, e lei chi è?” – chiese al bambino più che alla donna che lo accompagnava.
Poi però da persona civile le porse la mano, che la bionda prese mentre Henry rispondeva.
“E’
mia madre, Emma” – e in quel esatto momento, quando le loro mani si stavano
stringendo e i loro occhi si fissarono, la mora provò nuovamente la sensazione
di parecchi anni prima. L’altra dal canto suo, ebbe la mente invasa da ricordi
che non sapeva di avere, e staccò la mano. Poi presa dalla rabbia, atterò la
mora ad una delle colonne del portico, guardandola in cagnesco.
“Tu?”
– esclamarono assieme guardandosi negli occhi.
“Sei
quella bambina, sei sua figlia” – boccheggiò Regina con il braccio di Emma
premuto sul suo petto. Poi sentì una strana sensazione farsi largo nel suo corpo,
alzò gli occhi verso il cielo e la vide – “No” – cercò di divincolarsi, non
sarebbe accaduto lì davanti a suo figlio, non poteva permetterlo. Iniziò ad
agitarsi, ed Emma non riuscì più a tenerla, si allontanò spaventata guardando
la donna tormentarsi, cercando di contrastare chissà cosa le stesse succedendo.
Quando quel qualcosa si arrestò, Emma, Henry e Graham, lo sceriffo, restarono
ammutoliti, guardarono quella figura indietreggiando.
“Mamma?”
– il bambino provò ad avvicinarsi.
“Sei
pazzo ragazzino? Vuoi che ti stacchi la mano?” – disse mettendosi davanti a lui.
“Tu
sei pazza” – disse invece l’uomo provando a tirarla via. La figura fece un
balzo e i tre credettero certo gli avrebbe assaliti, ma passò oltre saettando
verso quello che era la via per la Foresta.
“Cosa
diamine è appena successo? Dove mi hai portato ragazzino?” – disse Emma.
“Benvenuta
a Storybrooke Emma” – sorrise – “Quello che hai appena visto è stata la
trasformazione di mia madre in un licantropo”
“Che
cosa?” – era scioccata.
“Te
l’avevo detto che eri la Salvatrice, hai riattivato la magia in questo mondo e
a quanto pare hai trasformato mia madre” – disse confuso.
“Ehi,
io non ho fatto un bel niente” – lo guardò – “Mi ha stretto la mano e ho visto
quello che mi hai raccontato, ma non ho fatto niente! L’hai detto tu è la
Regina Cattiva no? Ha fatto tutto da sola”
“Sì
ma ti ho anche detto, che voleva un mondo senza magia, e adesso so anche il
motivo” – aveva un po’ gli occhi lucidi.
“Dobbiamo
trovarla prima che faccia del male a qualcuno” – disse Graham.
“So
a chi chiedere aiuto” – disse il piccolo guardando Graham – “A Ruby Lucas!”
Sono
davvero senza parole, ancora una volta sono cascata nella creazione di
una SwanQueen! A voi l'onore di commentare! Alla prossima xoxo
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Capitolo 2 *** II ***
II
2
Nonostante
stesse assistendo a qualcosa che in vita sua non si sarebbe mai aspettata di
vedere. La guardò, dentro, nel profondo. Come era possibile? Come poteva una
bestia del genere guardarla dentro? Aveva percepito una specie di legame, e si
era persa in quegli occhi nocciola, non li aveva neanche notati prima, quando
si erano strette la mano. Probabilmente come aveva detto Henry, lei avrebbe
sistemato le cose, invece eccola lì davanti a quello che era un enorme lupo. Il
manto era di un marrone scuro con delle striature sull’arancione chiaro, aveva
un musone allungato con un tartufo chiaro, le erano sempre piaciuti gli animali
proprio per il muso, ma un lupo così da vicino non l’aveva mai visto. Eppure,
non aveva paura perché ci era stato quel contatto visivo. Si preoccupò solo quando
l’animale indietreggiò con un grugnito, mostrando le sue zanne candide, pronto
a balzare, pensava li avrebbe sbranati invece, passò loro oltre…
“Henry
mi dispiace ma se esco di qui” – disse indicando la tavola calda – “Sarò di
poco aiuto” – disse mentre vedeva sopraggiungere sua nonna.
“Non
con questo” - disse la donna anziana porgendole un mantello rosso – “Devi
aiutarla” – disse – “E dovrai dirmi anche quando è successo”
“E’
colpa mia” – disse Snowhite entrando nel locale per mano a David – “Emma?” –
poi i due guardarono la loro bambina, ormai adulta.
“Mamma?
Papà?” – non li aveva mai visti, sennò in quei ricordi scaturiti dalla stretta
di mano con Regina. Li abbracciò ma restò comunque distaccata, ricordando che
comunque l’avevano abbandonata, pur potendola tenere.
“Cosa
vuol dire?” – chiese Henry rivolgendosi a sua nonna.
“Che
ho mandato io Ruby da Regina per farla desistere, e purtroppo l’ha morsa” –
disse guardando l’amica – “E’ colpa mia se Regina ha fatto tutto questo”
“Quindi
è la vittima” – disse risoluta Emma – “E’ colpa tua se è diventata la Regina
Cattiva” – l’additò.
“Emma,
è colpa mia, ho morso io Regina, non prendertela con tua madre” – disse Ruby
mettendosi tra le due. Indossò il cappotto – “Andrò a cercarla!” – disse
uscendo velocemente.
“E
se le facesse del male?” – disse Emma.
“La
seguiremo” – David finalmente parlò e uscirono in strada in cerca di Ruby.
Qualche
ora prima dell’alba
Ruby
aveva trovato Regina, e MM fu la prima a chinarsi su di lei avvolgendola in un
ampio mantello, sul corpo seminudo. Emma come aveva osservato il lupo, così osservò
in corpo seminudo della donna, che giaceva inerme, con il viso sereno, nonostante
fosse tumefatto, avesse un taglio sulla fronte, e le mani arrossate.
“Evidentemente
voleva entrare nella sua cripta” – constatò Graham toccando il legno della
porta d’ingresso, segnato dagli artigli del lupo.
I
sei portarono Regina a casa sua e fu Mary Margaret a prendersene cura.
“Cerchi
redenzione?” – chiese Emma poggiata a braccia conserte sullo stipite della
porta.
“La
stessa che ha cercato lei tanto tempo fa” – disse voltandosi verso la figlia –
“Mi dispiace così tanto” – continuò a tamponare la fronte di Regina.
“Non
devi chiedere scusa a me” – disse sedendosi – “A lei sì”
“Tesoro,
l’ho fatto un migliaio di volte, è da sempre furiosa con me” – ammise – “Ho
svelato un suo segreto, e sua madre ha ucciso il suo vero amore, ecco perché mi
odia” – concluse.
“Eri
una ragazzina no?” – chiese.
“Si
lo ero ma ciò non giustifica il mio comportamento” – chiarì.
“Dovrei
restare con Regina da sola” – Ruby sopraggiunse sentendo che l’altra stava per
risvegliarsi – “Tra lupi ci intendiamo” – sorrise e restò l’unica in quella
camera.
“Cosa
ci fa lei qui, signorina Lucas?” – la guardò aprendo gli occhi.
“Oh
piantala Regina, sappiamo benissimo cosa è successo”
“Stanno
tutti bene?” – chiese.
“Quella
messa male sei tu” – ammise.
“Cosa
devo fare?” – Ruby non l’aveva mai vista così fragile e spaventata – “Dovrei indossare
un cappuccio come il tuo?”
“Nel
tuo caso, non vale” – sospirò – “Devi trovare il tuo imprinting” – disse.
“La
persona che ti lascia di sasso, che non ti permette di muovere un muscolo?” –
chiese.
“Esatto,
l’hai trovata?” – speranzosa la guardò.
“Oh
sì e si dia il caso, che sia Emma Swan, la figlia della donna che ti ha mandato
a mordermi” – si mise dritta.
“Cavolo”
– disse abbassando la testa.
“Perché?
Cosa risolvo con questo?” – chiese.
“Beh
è chiaro che non sarà facile, ma Emma potrebbe salvarti dalla maledizione” –
spiegò.
“E
come?” – chiese ormai in piedi.
“Beh
con il bacio del vero amore” – la guardò e non poté notare la sua frustrazione.
“Cosa
che non accadrà mai dunque” – abbassò lo sguardo sulle sue mani.
Volevo
informare che se qualcuno segue l'altra SwanQueen, di avere pazienza
perchè la sto elaborando nella mia testa prima di poter
continuare a scriverla! Per quanto riguarda questa, che ne pensate? Non
siate timidi attendo vostre opinioni! Alla prossima xoxo
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Capitolo 3 *** III ***
III
3
Regina
sapeva bene che adesso aveva perso tutto. La sua vendetta, perché la magia era
ritornata, almeno quel tanto da scombussolare la sua vita e quella delle
persone che avevano provocato il tutto. Emma, la madre di suo figlio, mai
avrebbe potuto amarla, per tanti motivi. Era la Regina Cattiva, che l’aveva
allontanata dai suoi genitori, era la mamma adottiva di Henry e per giunta era
un mostro spaventoso, che si trasformava al chiarore della luna piena. Mai
creatura sana si sarebbe avvicinata a lei, nonostante Emma fosse il suo
imprinting, niente sarebbe cambiato, era un mostro e lo sarebbe rimasto per
sempre.
“Esci
da quella cripta Regina” – erano passati alcuni mesi da quando Emma Swan era
arrivata a Storybrooke. Da quando Henry l’aveva condotta lì non aveva, più
pensato di andarsene, quello era il suo posto e ci sarebbe rimasta. Aveva
compreso cosa significasse essere la Salvatrice, ma non era ancora riuscita a
salvare la persona che forse se lo meritava di più, nonostante tutto. Era
ancora molto furiosa sia con Regina sia con sua madre, ma non aveva ancora
capito il perché la mora avesse rinunciato così facilmente ad Henry. Il
ragazzino ci soffriva, pensava che la madre non gli volesse più bene, essendo
tornata la vera sé, ma Emma l’aveva percepita un sacco di volte far visita a
suo figlio.
“Questa
storia deve finire” – gridò oltre la porta – “Non puoi trovare la scusa della
luna, oggi non c’è. Esci di lì” – disse pronta a scagliarsi verso il legno
della porta.
“Tu
non oserai, Swan” – disse affacciandosi – “Cosa diamine vuoi?”
“Voglio
aiutarti” – disse mettendo le mani in tasca.
“Non
puoi aiutarmi, vattene” – disse.
“Sono
la Salvatrice no?” – la guardò.
“Sarai
la Salvatrice ma non puoi salvarmi” – ammise e si sentì tirare – “Sei
impazzita? È plenilunio”
“Chi
se ne frega, io non ho paura di te” – disse strattonandola.
“Dovresti
Swan, dovresti” – appena quelle nuvole sarebbe passate oltre alla luna, lei si
sarebbe trasformata.
“Avresti
potuto uccidermi la prima sera che ci siamo viste Regina, ma non l’hai fatto” –
ammise.
“C’era
Henry non poteva assistere” – spiegò.
“Balle,
potevi andare da mia madre è ucciderla, Henry lì non c’era”
“Stai
tentando di provocarmi?” – sentiva già la trasformazione.
“Ben
venga, se ammetterai cosa davvero è successo quella sera” – la squadrò – “Dillo
e basta” – non fece in tempo perché, iniziò a sentire le ossa tirare, la pelle
allungarsi, e cospargersi di quel pelo nero folto, rossiccio in alcuni punti, i
denti sporgere e la luna trasformarla. Regina aveva perso il suo raziocinio, e così
si avventò su Emma, le strattonò la giacchetta rossa con i denti, la bionda non
dava segno di voler scappare.
“Non
me ne vado, fammi capire cosa devo fare, Regina” – a quel nome il lupo fissò
gli occhi assetati in quelli verdi della bionda. Ringhiò a bocca aperta, per
prendere di nuovo la giacca tra i denti e strattonarla – “Non mi fai paura” –
disse allungando le mani a prendere il suo testone tra esse, ne percepì la morbidezza,
si era soffice, avrebbe potuto abituarsi a quel contatto così. Accarezzò piano
i lati della bocca, chiusa in una morsa sulla giacca, sentiva l’arruffare del
respiro della lupa, e l’aria uscire prepotente dalle narici, sorrise
guardandola e perdendosi nuovamente in quegli occhi nocciola. E fece l’unica
cosa che le sembrò spontanea, la baciò sul muso, nonostante fosse un lupo sapeva
di mele, chissà perché! L’animale, scosse la testa e si allontanò, e mentre lo
faceva, sentì qualcosa cambiare e una grande forza alleggiare tra loro.
“Emma?”
– non era solo nella sua testa era la sua voce a pronunciare quel nome – “Cosa
hai fatto?” – si guardò era nuovamente nella sua forma umana, ed era successo
senza che si accorgesse di nulla, senza dolore.
“Credo
di aver appena liberato vostra Maestà dalla maledizione” – sorrise
avvicinandosi all’altra completamente nuda.
“Non
guardarmi così, e tu, non è possibile, non sei ancora così potente” – disse coprendosi
illusoriamente con le braccia.
“Oh
se ho imparato qualcosa da Henry, il bacio del vero amore è il più potente” –
sorrise.
“Tu?”
– la guardò.
“Sì
Regina, ti amo, non so come, ma forse sono 28 anni che lo faccio, senza davvero
rendermene conto” – sorrise abbracciandola finalmente e la mora ormai tra le
sue braccia, la baciò dolcemente e quella forza si sprigionò da loro colpendo
tutti a Storybrooke, riportando a loro tutti i ricordi della Foresta Incantata.
“Davvero
lo sapevi?” – sorrise poggiando la fronte alla sua.
“Qualcosa
mi diceva fosse così” – sorrise baciandola ancora – “Da quella sera in cui ci
siamo strette la mano”
“Sei
la prima che fa qualcosa per me, dopo tanto tempo” – disse.
“Avevi
bisogno di qualcuno che avesse fiducia in te”
“Ti
amo, Emma Swan, da 28 anni credo” – riprese a baciarla con immenso trasporto.
Capitolo corto ma significativo, che ve ne pare? Attendo vostre...alla prossima xoxo
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Capitolo 4 *** IV ***
IV
4
Emma
era riuscita a spezzare il Sortilegio, ma la maledizione del lupo no. Regina
non sapeva ancora come dirglielo. L’aveva scoperto una notte che erano nello
stesso letto, si era trasformata, a causa di alcuni deboli raggi di luna, entrati
dalla finestra, che la colpirono sul viso. Si tramutò nel solito lupo, mai
arruffato, ma aveva dovuto abbandonare il letto, per paura di poter fare del
male all’altra. Quante volte si era nascosta dalla sua nuova forma, quante
volte si era ritrovata a vedere lo sterminio che aveva compiuto la notte
precedente, era la sua natura non poteva farci nulla, neanche Emma era riuscita
a salvarla quindi?
“Mi
dispiace così tanto Regina” – disse Ruby che l’aveva raggiunta alla sua cripta
– “Dovresti dirlo ad Emma però”
“Per
quale motivo? Per vederla darsi la colpa per qualcosa per cui non ne ha?” – la
guardò – “Emma ha già sofferto a causa mia, non mi deve niente” – ammise.
“Ti
ama e lo sai, farebbe di tutto per te” – sorrise.
“Non
dovrebbe, si metterà contro tutti e non voglio questo per lei. È stata sola per
tanto tempo e adesso non posso permettere che gli altri le voltino le spalle
per colpa mia”
“Regina
sai benissimo che non puoi cambiare quello che provi per Emma, soffriresti
anche tu come lei, senza lei” – spiegò Ruby guardandola – “Mi sento così in
colpa”
“Non
farlo Rubs, davvero! In fondo quella notte, avrei potuto batterti con la mia
magia, ma chissà perché ho lasciato che tu invece mi colpissi” – confessò.
“Volevi
essere libera?” – chiese.
“Beh
è stata un arma a doppio taglio” – ridacchiò e sentirono bussare alla porta
della cripta.
“Regina
dobbiamo parlare” – disse la voce di Emma.
“L’ha
certamente scoperto” – disse Rubs – “Quel benedetto suo super potere” -
entrambe uscirono ed Emma rimase turbata, nel vederle assieme.
“Te
la fai con il lupo adesso?” – chiese arrabbiata.
“Ehi
Em, ma che dici? Noi abbiamo un codice genetico ben preciso” – la guardò – “Mai
farei una cosa del genere, dovete parlare” - si allontanò.
“Io
e Ruby stavamo discutendo di una cosa” – la prese per mano e la condusse dove
c’era più spazio e quando le nuvole avrebbero scoperto la luna le avrebbe
mostrato tutto. Emma rimase a guardarla trasformarsi, ancora.
“Non
ti ho liberato dalla maledizione” – disse accarezzandole il muso e un lato
della guancia – “Mi spiace tanto Regina, credimi, io ti amo davvero”
“Lo
so tesoro” – Regina riusciva a parlare in quella forma, attraverso il
collegamento mentale – “Ti amo anche io ed è per questo che ti devo chiedere
di lasciarmi andare” – scosse il muso – “Non posso permettermi di farti
del male, non voglio” – sentì Emma poggiare la testa sul suo muso e
scoppiare a piangere.
“Non
voglio lasciarti andare” – singhiozzò, la lupa sentì le lacrime bagnarle il
pelo – “Sono pronta a vivere con te anche in questa forma, sarà per qualche
volta al mese, posso farcela” – sorrise guardandola negli occhi – “Non
allontanarmi, ti prego, sei quello di più bello che ho assieme ad Henry” –
poggiò la fronte al suo muso.
“Sei
sicura?” – chiese la lupa.
“Sì,
voglio te, con te mi sento al sicuro, con te sono felice” – si strinse
abbracciandola, sistemandosi tra le sue zampone e il petto peloso e soffice.
“Emma
e se non potessi controllarmi? Se facessi del male a te, a Henry o alla tua
famiglia?” - chiese.
“Io
sarò al tuo fianco, in questa forma o nell’altra” – sorrise ad occhi chiusi.
“Ti
va di fare una corsa? Sali su?” – allargò le fauci a mo’ di
sorriso.
“Molto
volentieri” – Emma si rampicò su di lei senza tirarle il pelo e si sedette
sulla sua groppa – “Non correre Maestà o le farò fare una multa”.
“Tieniti
sciocchina” – e corse per la Foresta sentendosi finalmente
libera e felice con Emma. Si fermarono poche ore dopo, in una radura nascosta,
Regina si distese su un fianco peloso ed Emma si sistemò sul suo lato. La lupa
le portò una zampa a coprirla e farle calore.
“Ecco
perché sei sempre così calda” – sorrise affondando la testa nel petto
dell’animale – “Ti amo tanto” – la baciò sul muso e pochi istanti dopo stava
baciando la donna dietro l’animale. Sentì l’altra abbracciarla sensualmente, i
vestiti abbandonarla e poi i loro corpi caldi unirsi, diventare un tutt’uno di
respiri, ansiti, gemiti e nomi sussultati dalle loro labbra.
“Forse
ci sarebbe una soluzione” – disse Regina tenendola stretta tra le sue braccia,
mentre ancora sotto le stelle, erano lì.
“E
quale sarebbe? A me non dispiace giacere con te lupacchiotta” - sorrise
godendosi le sue carezze tra i capelli.
“Tornare
nella Foresta Incantata” – sorrise – “Ma i tuoi non so se saranno d’accordo”.
Chissà se questo capitolo coccoloso vi è piaciuto! Alla prossima xoxo
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Capitolo 5 *** V ***
V
5
“Non
se ne parla, tu e Regina?” – imprecò David – “Mai e poi mai acconsentirò a
questo”
“Non
spetta a te decidere, sei mio padre, ma io sono abbastanza grande da sapere di
chi innamorarmi” -disse.
“David,
Emma ha ragione” – intervenne Snowhite.
“Dici
sul serio? Ci ha fatto passare le pene dell’inferno, e adesso lasci che si
prenda nostra figlia?” – chiese.
“Non
è dipeso tutto da lei” – continuò.
“Ha
ucciso un sacco di persone, i nostri sudditi” – disse – “E se lo facesse anche
con voi?”
“Non
l’ha voluto, era sotto la forma di lupo, non sapeva cosa facesse papà” – disse
guardando sua madre – “Io amo Regina, e che voi vogliate o no, torneremo nella
Foresta Incantata assieme ad Henry”.
Era
stato tutto così veloce, ma sapevano tutti fosse una scelta molto ben studiata,
provenivano da quel mondo e ci sarebbero tornati, avrebbero trovato il modo per
riportare Regina nella sua forma umana.
“Davvero
tua madre mi ha difeso?” – chiese Regina avvolta nel suo accappatoio.
“Sì,
lo ha fatto e ha riguadagnato punti” – sorrise.
“Ah
perché le relazioni con te sono fatti di punteggi?” – chiese la mora.
“Tipo
il tuo punteggio andrebbe alle stelle se tu togliessi quel…” – boccheggiò
perché Regina non le aveva neanche dato il tempo di finire, che era rimasta
nuda davanti all’altra.
“Di
quanti punti si tratta?” – sorrise gattonando sul letto dove Emma era sdraiata
in vestaglia.
“Non
saprei” – sentì le gambe di Regina avvolgersi intorno alla sua vita e poi il
suo collo pulsare sotto i baci e qualche morso della mora – “Se non sapessi che
oggi non c’è plenilunio, avrei paura adesso” – accarezzò i suoi capelli.
“I
punti aumentano?” – sorrise scendendo a leccare e baciare i suoi capezzoli e l’aureola,
allargando la sua vestaglia.
“Cavolo
sì, hai fatto checkpoint” – inarcò appena la schiena, continuò a tenerle la testa
vicina.
“Jackpot
tesoro” – sorrise muovendo la lingua sempre sul suo seno, fino a scendere verso
il basso. Sfilò le mutandine, l’unico indumento che indossasse.
“Uhm
si, quello” – sorrise chiudendo gli occhi. Non appena sentì la lingua di Regina
lì sotto, iniziò ad ansimare – “Oh santi numi” – disse arruffando il lenzuolo
sotto la stretta delle sue mani – “La tua lingua è davvero, oh Re-gi-na” –
sgroppò i fianchi e Regina li tenne fermi, senza neanche staccarsi dalle sue
pieghe calde.
“Non
penserai di certo di lasciarmi così” – disse Emma percependo il suo peso su di
sé, di tutta risposta, Regina prese la sua mano e la portò vicina alla propria
apertura – “Oh cavolo, sei bollente”
“Se
tu ti impegnassi, potrebbero alzarsi anche i tuoi punti” – gemette perché la
bionda, non aspettò neanche che finisse la frase, per penetrarla – “Em-ma” –
sussultò.
“Lo
so, adesso mi impegno, sta tranquilla” – sussurrò sulle sue labbra guardandola negli
occhi, e le sue dita si uncinarono.
“Oh
caz” – ansimò forte.
“Linguaggio
Maestà” – sibilò Emma.
“Oh
sta zitta” – disse annullando le distanze e con un lungo bacio assetato e
voglioso, per le loro dite che provocavano piacere per entrambe esplosero nel
loro orgasmo.
“Non
vedo l’ora di farlo nel tuo letto da Regina” – sorrise Emma provando pian piano
a riprendersi.
“A
me basta farlo solo con te, ovunque tu voglia, Em-ma” – sibilò sulle sue
labbra.
“Adesso
mi basta farlo con te, per tutta la notte, amore mio” – sorrise e ribaltò le
posizioni - “Mi mancherà la mia lupacchiotta”
Regina
ci aveva pensato per intere nottate al fatto di poter tornare nella Foresta
Incantata, ma poi perché? Emma le aveva detto che era certa di poter stare assieme
a lei, anche se fosse rimasta un lupo. Regina sapeva che ormai l’unica cosa
importante per lei erano la felicità e serenità di Emma e Henry, voleva solo
che loro avessero tutto quello di cui avevano bisogno. Se fossero tornati nel
loro mondo, probabilmente, anzi certamente, Emma avrebbe rinunciato alla sua
famiglia per lei, ma per quanto l’amasse non poteva minimamente permettere questo.
No, non avrebbe costretto Emma ad una vita a cui non era abituata, e non
avrebbe privato Henry dei suoi nonni o degli amici che aveva a Storybrooke.
Era
talmente persa nei suoi pensieri, durante la corsa serale, che non si era
accorta, che mentre percorreva con le scarpe da ginnastica, quel sentiero, i
suoi piedi si trasformarono nelle sue zampone nere pelose. Si fermò dopo qualche
metro e si accucciò a guardare la luna prima di ulularle. Chissà se Emma l’avrebbe
sentita dall’altra parte della città, ne era certa, però non si aspettava che l’avrebbe
raggiunta quasi presto.
“Non
devi stare sola” – sorrise raggiungendola e accarezzandole il manto lungo – “So
che qualcosa non va, non devi allontanarmi quando ti senti così” - incrociò le braccia
e si appoggiò a lei. Sapeva che non avrebbero comunicato telepaticamente,
Regina aveva bisogno di un contatto visivo e tattile per farlo, ma non lo
avrebbe fatto anche perché ne avevano già parlato e non voleva riprendere il
discorso – “Sei una testona, potremmo sempre tornare qui, e poi Henry è sempre
d’accordo” – disse prendendo tra le mani il suo muso.
“E
qui ti sbagli, Em, lui non è d’accordo, lo farebbe per me, ma io non voglio
sacrifichi quello che ha qui per me. Io volevo un mondo senza magia, ma adesso
ho voi e siete la cosa più bella che ho, e non voglio rinunciarci”
“Tu
ancora ti ostini su cosa pensano i miei di te” – disse muovendo la testa nel
suo pelo morbido – “Sanno che ti amo, e non possono cambiare questo”
“Sei
ancora disposta a vivere con me anche in questa forma?” – chiese
perdendosi nei suoi occhi.
“Sì
lo voglio” – sorrise buffamente – “C’è un tuo ma”
“Io
so solo che ti amo, e questo non cambierà mai” – socchiuse
gli occhi – “Ma non sempre potrai però riportarmi indietro con un bacio, dipende
tutto da non so quale strana forza della natura”
“Immagino
che dipenda anche da te” – ammise – “So che ti difendi così dall’essere vulnerabile
davanti ai miei o agli altri che ti temono”
“Sì,
forse hai ragione” – portò una zampona sulla sua spalla stringendola
appena – “Baciami adesso” – ed Emma lo fece.
“Uh
sei ancora in tuta wow” – sorrise.
“Beh
si ho creato un incantesimo così da non ritrovarmi sempre nuda”
“A
me non dispiaceva per nulla” – disse abbracciandola – “In tutina aderente mia Maestà
siete molto bella”
“Quante
lusinghe oggi” – sorrise dandole un bacio sul collo.
“È
la pura verità” – la guardò – “Se tu mi dici che sei certa di restare, mi devi
promettere che non mi escluderai nei momenti in cui sei un’adorabile
lupacchiotta”
“Ti
piace tanto chiamarmi così vero?” – poggiò la fronte alla sua.
“Tantissimo
lupacchiotta mia” – la baciò dolcemente, accarezzandole quelle ciocche di
capelli che le ricadevano sul viso – “Devo essere gelosa di te e Rubs, perché non
so cosa facciate quando siete lupe”
“Gelosa?
Rubs te lo ha spiegato, su! Andiamo solo a caccia assieme, tutto qui” – la guardò
– “Io piuttosto mi sento un po’ minacciata da Capitan Mascara” – Emma rise.
“Ha
l’eyeliner, ma comunque non devi” – sorrise –
“Ha già un uncino” -sospirò –
“Non
c’è nulla” – disse per calmare
l’agitazione della donna.
“Tanto
meglio per lui perché, me lo mangio, se ti tocca” – la tenne stretta in un abbraccio
– “Se dovessero farvi del male, il mio istinto animale non ci metterebbe niente
a scovare il responsabile e farlo fuori” – ammise.
“Non
devi fare niente di tutto questo” – sorrise – “Io voglio solo te, come tu vuoi
me Regina”
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Capitolo 6 *** VI ***
6Shower
6
“È
sparita di nuovo” – disse Emma a Rubs mentre sorseggiava la sua cioccolata
calda.
“Dimmi
un po’ in che periodo del mese sei?” – l’amica si poggiò al bancone
guardandola.
“Che
vuoi dire?” – la guardò non capendo.
“Dio
Em, Regina sente quando sei vicina al tuo periodo, e ti sta lontano di
proposito” – disse guardandola.
“Perché
non me le dice lei queste cose” – sbuffò frustrata – “E cosa fa?”
“Beh
direi che quando tu stai così, lei si allena talmente duramente” – la scrutò – “Scusa
non lo noti che ha degli addominali che ci poi lavare i panni e un sedere da urlo?”
– la moretta si beccò un’occhiataccia.
“Per
una che ha un codice genetico, guardi troppo la mia ragazza” – la puntellò sul
petto.
“Gli
occhi sono fatti per guardare, quello che tu non fai” – le fece la linguaccia.
“Ma
anche voi avete il ciclo no?” – la guardò.
“Solitamente
nella fase plenilunio” – la guardò – “Anche in quel caso Regina sparisce per
non beh insomma è un po’ così” – la scrutò.
“Ehi
a me va bene, dico, io la amo e mi piace in ogni aspetto, non so neanche come
sia possibile che sia successo tutto così in fretta, ma io sto davvero bene con
lei” – Emma era sincera, Rubs lo sapeva bene, sentore di lupo – “Dici che
dovrei andare da lei? Insomma, sai se è nella sua fase? Perché io non lo sono e
ho una voglia matta di lei” – arrossì.
“Uhm
la salvatrice che arrossisce, va da lei e scoprilo” – ridacchiò.
Ed
Emma si diresse alla cripta di Regina, aveva fatto sputare ad Henry il rospo,
era il loro unico intermediario. Scese le scale che portavano al piano
sotterraneo e percorse il corridoio.
“Regina?
Dove sei?” – chiese mentre i suoi stivali calpestavano il pavimento. Sentiva
una musica lontana, forse si stava allenando come aveva detto Ruby? Andò verso
il suono e la vide, era appesa ad una sbarra a fare trazioni: indossava un pantaloncino
molto corto, i suoi addominali in bella mostra, definiti e in flessione e il
sudore scorreva tra le increspature. Ingoiò a vuoto per alcuni secondi, poi
Regina scese e se la ritrovò di fronte.
“Emma”
– si stupì di vederla lì – “Cosa ci fai qui?” – prese un asciugamano
tamponandosi la fronte madida di sudore – “Non dovresti venire” – prese una
bottiglietta d’acqua e la aprì per bere alcuni piccoli sorsi.
“Io,
cioè” – non le aveva staccato gli occhi di dosso, neanche per un momento – “Mi
manchi” – le disse dolcemente torturandosi le mani – “Io volevo vederti e stare
un po’ con te” – sollevò lo sguardo.
“Hai
ragione, scusami” – abbandonò quello che aveva tra
le mani e la raggiunse.
Prese le sue mani, Emma le tenne e la squadrò ancora –
“Che c’è?” – la guardò.
“Sei
dannatamente sexy” – si morse il labbro e Regina poté impazzire, e la bionda lo
vide nei suoi occhi – “Voglio fare l’amore con te” – lo sussurrò piano e quello
bastò per farla appiattire al muro, tra le braccia allenate della mora. Il baciò
fu subito famelico, le loro lingue lottarono senza sosta fino a prendere a
danzare lentamente – “Oh amore” – sorrise accarezzandole il viso.
“Potrebbe
essere pericoloso, Em” – disse tenendola nell’abbraccio – “Sei prossima e io lo
sento” – la guardò.
“Manca
qualche giorno, ti voglio da impazzire” – le accarezzò le spalle.
“Ti
voglio anche io” – sussultò sulle sue labbra.
“Facciamo
la doccia assieme?” – le prese le mani ferme sulla sua schiena.
“Volentieri
principessa” – catturò le sue labbra in un bacio lento e dolce. Poi la sollevò
tra le braccia – “Mi alleno per un motivo” – rise quando Emma rimase sorpresa
dalla presa.
“La
mia lupacchiotta atletica” – sorrise lasciandole dolci baci sulle labbra, sulla
mandibola e sul collo.
Regina
si era appena lanciata sotto la doccia, mentre ancora Emma si stava spogliando,
l’aveva guardata da su una spalla, mentre le dava la schiena. Sentiva di
riuscire a controllarsi, solo perché Emma era davvero il suo porto sicuro. Quando
la bionda la raggiunse, le scostò su una spalla i capelli ormai bagnati ed
iniziò a baciarla sul collo, piano. Chiuse gli occhi beandosi di quelle dolci
labbra che si infrangevano piano sulla sua pelle ambrata, sentì le braccia
circondarle la vita e le dita giocherellare sulla sua pelle umida. Poi le mani
salirono e presero il suo seno a palmi pieni, inarcò la schiena e portò una
mano tra i capelli della bionda.
“Ti
amo” – sussurrò al suo orecchio e piano una mano attraversò il suo addome e si
infranse tra le cosce della mora che gemette, e fremendo si abbandonò appena
sul corpo dell’altra.
“Ti
amo” – sussultò portando la sua mano su quella dell’altra che già si dava da
fare. La portò all’apice ed esplose felicemente, ripreso fiato la appiattì
dolcemente sulle mattonelle scure della doccia, e le portò una coscia sul
centro, ed Emma poggiò la testa alla parete, schiuse le labbra gemendo e si
resse alle spalle dell’altra quando quella iniziò a spingere per sfregare il
suo punto più bisognoso. La portò all’orgasmo, per due volte di seguito, ed
Emma ne fu più che soddisfatta.
Ecco
un nuovo aggiornamento, se avete suggerimenti, sono ben accetti,
è una storia particolare! Ringrazio, chi legge segue e
preferisce questa storia! Alla prossima xoxo
|
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Capitolo 7 *** VII ***
VII
7
La
relazione tra Emma e Regina andava bene, nonostante a David ancora non andasse
giù che la sua bambina, ormai cresciuta frequentasse la matrigna di sua moglie.
C’era un che di surreale, anche nel fatto che la donna in questione era un
lupo. Più volte Snow gli aveva detto di farsene una ragione, che le due si
amavano e lui non poteva farci nulla. Ruby le aveva spiegato come funzionasse
tutta la questione dell’umana dietro il lupo, e via dicendo.
Henry
aveva preso meglio di tutti la cosa, anche perché dopo i primi screzi tra le
sue mamme, le cose sembravano andare bene, tranne quando Regina spariva per le
sue esigenze fisiologiche. Emma gli diceva che la seguiva, perché voleva
accertarsi che non si facesse male, e non perché non si fidasse. E al ragazzo
non dispiaceva passare del tempo con i nonni.
Quella
sera si erano addormentate nella camera da letto di Regina, nella cripta, la
mora dormiva completamente nuda, perché aveva caldo diceva, la bionda erano
alcuni minuti che la osservava. Le sue spalle ambrate erano lisce e si
sollevavano a ritmo del suo respiro, Emma sorrise, vedendo il suo viso
rilassato, ma durò poco. La mora iniziò ad agitarsi nel sonno, arricciando la
fronte e cercando di svegliarsi, la bionda fece l’unica cosa che le sembrò
cauta: le baciò lentamente le spalle coperte, e man mano che lo faceva su mise
sdraiata sul corpo dell’altra.
“Emma?”
– Regina si risvegliò nel modo più dolce che potesse aspettarsi, con il corpo
di Emma premuto sul suo e i suoi dolcissimi baci – “Non è ancora giorno”
“Sì
lo so, ma ti stavi agitando e volevo farti rilassare” – le scostò i capelli dal
collo.
“Uhm
è questo consiste in te addosso a me?” – sorrise alle ciocche bionde che le
solleticavano la base della nuca.
“Sì,
tra qualche giorno sarai intrattabile e quindi vorrei approfittarne adesso” –
le morse appena una spalla.
“Vuoi
fare un cambio di ruoli?” – portò una mano all’indietro sulla schiena
dell’altra – “Sai che non puoi?” – sorrise e avvampò sentendo qualcosa che non
aveva creduto, Emma avrebbe mai usato – “E quello che penso?” – sussultò e
l’altra annuì sul suo collo. Le portò una mano tra le cosce in maniera
dannatamente lenta – “Em-ma, oddio”
“Calda”
– sospirò beandosi di quella sensazione umida tra le sue dita – “Rilassati
amore”
“Em-ma”
– si stava eccitando parecchio, per quel fallo che le sfiorava le natiche e la
mano di Emma che la stuzzicava in maniera molto lenta – “Perderò il controllo”
– ammise ed Emma la voltò di scatto e finì con il bacino tra le sue cosce – “Ca...”
– sussultò chiudendo gli occhi.
“Maestà”
– affondò lentamente e sentì a sua volta il piacere salire – “Regina, guardami”
– la mora aprì gli occhi ambrati, pieni di desiderio impellente, la bionda le
accarezzò il viso, come fece l’altra – “Guidami” – prese le sue mani che
avevano arruffato il lenzuolo e le portò sul suo sedere – “Stringimi” – si
porse a baciarla ad occhi aperti, per guardare i suoi oscurarsi e schiarirsi, a
più riprese.
“Em-ma”
– si morse il labbro quando l’altra si staccò – “Più veloce amore” – sorrise.
Emma puntò le mani sul cuscino, fece leva e poi iniziò a muovere il bacino a
ritmo con il corpo sotto di sé. Ansimò tutto il suo desiderio sulle labbra di
Regina, sentendo le sue unghie infrangersi nella sua pelle, ma sapeva non le avrebbe
fatto del male. Nonostante la situazione eccitante e gli occhi della sua
sovrana, che mutavano colore ad ogni spinta precisa e profonda, Emma sapeva che
era una cosa molto appagante per entrambe. Sentiva decisamente lo stesso
piacere che provava la donna sotto di sé, gemettero forte insieme quando la
bionda raggiunse il punto più sensibile della mora, ed esplosero in un orgasmo
intenso, ansimando e sussultando una sulle labbra dell’altra – “Dimmi come ti è
venuto in mente” – sospirò tra una frase e l’altra. Poi fece roteare il polso,
e indossò lei quello che aveva avuto indosso Emma.
“Voi
sempre avere l’ultima parola” - sussultò la bionda guardandola.
“Oh
non sai quanto” – la guardò – “Inginocchiati, voglio prenderti”
“Da
dietro?” – la bionda annaspò, si stava eccitando.
“Non
proprio, sempre in posti già esplorati” – sussurrò sulle sue labbra e lasciò
che l’altra le desse le spalle, e nonostante avesse un desiderio animalesco da
soddisfare la raggiunse con lentezza e dolcezza. La penetrò baciandole tutte le
spalle e sussurrandole quanto l’amasse, e quanto avesse avuto un’idea eccitante
e alternativa per il loro vicendevole rilassamento.
“Aww”
– Emma arruffò il lenzuolo sotto le sue dita e inarcò la schiena, cosa che
consentì a Regina di andare un po’ più a fondo con la spinta – “Cazzo Regina” –
gemette incontrollata a più riprese – “O mio dio” – disse sentendo le sue mani
esperte, toccarle una un seno e l’altra il clitoride – “Così mi fai impazzire,
amore” – ansimò – “Continua amore, stringimi, oh sì” – assecondava le spinte
della sua regina, reggendosi al materasso. Quando esplose nel suo orgasmo,
tremò e Regina uscita, fece sparire il tutto, e la avvolse in un abbraccio
caloroso, prendendola cavalcioni sulle sue cosce. Emma poggiò la testa sulla
sua spalla e si coccolarono, riprendendo fiato.
“Scusami
per questi” – Regina accarezzò con i polpastrelli i segni sulla schiena di Emma.
“Fa
parte del pacchetto amoroso” – si scostò e infranse le labbra sulle sue – “Ti amo
mia Regina” – sorrise beandosi dei suoi occhi nocciola.
“Oh
Emma, anche io” – sorrise.
Una
settimana dopo
Dire
che Regina l’aveva provocata tutto il giorno era poco. Era dannatamente sexy il
sindaco di Storybrooke: con quel top rosso e quella gonna di pelle nera, dio
come le fasciava il sedere, lasciava spazio all’immaginazione, che in quel momento
nella mente di Emma era davvero perversa. Se lo era praticamente trovato davanti
agli occhi, e la vista dal basso aveva migliorato la visione celestiale, aveva
sussultato, tentando di darsi un serio contegno, per non strapparle tutto di
dosso, all’istante, davanti a tutti.
“Ti
pare giusto?” – disse entrando prepotente nel suo ufficio nel municipio e
chiudendo la porta.
“Emma,
che ti prende?” – Regina si era sorpresa, poi le aveva dato le spalle e si era
sporta verso la scrivania, quella posizione un po’ inclinata e la curva del suo
sedere accentuata, mandarono a farsi benedire la sanità mentale di Emma, che la
raggiunse la voltò con prepotenza, le sollevò senza troppi preamboli la gonna lungo
le cosce e la fece sedere sul marmo della scrivania, si mise tra di esse, e avvicinò
il bacino al suo.
“Em-ma”
- sussultò – “Che succede?” – la tenne dalle spalle.
“Sta’
zitta” – la baciò con foga e calò i pantaloni, scostò le mutandine di Regina e
si spinse in lei.
“Merda
Emma” – chiuse gli occhi e gemette forte – “Oddio” – la strinse dalle spalle.
“Ho
aspettato troppo” – ansimò sul suo collo e iniziò a spingersi in lei con
lentezza devastante – “E tu mi hai provocato abbastanza”
“Non”
– ansimo – “era” – gemito –
“mia” – sussulto – “intenzione”
– disse Regina
sentendosi invadere da quello che Emma sembra aver preso gusto ad usare.
“Oh
lo so, ma io soddisfo sempre le richieste del mio sindaco” – continuò tenendola
dalla base della schiena, tirandola verso di lei. Le cosce del sindaco
strisciavano sul marmo, facendole avvertire il contrasto di temperatura da
quello al corpo dello sceriffo.
“Buono
a sapersi” – disse ansimando sulla sua spalla, muovendosi con lei – “Dio Emma,
ci” – ansimò – “Ci sono” – si perse nei suoi occhi pieni di desiderio.
“Insieme”
– sussultò sulle sue labbra ed esplosero assieme nell’orgasmo.
Che
dire questa è la prima volta che scrivo di utilizzo di
"giocattolini", non so se ne sono stata capace, spero possa piacervi!
Se avete suggerimenti per questa storia, sono pronta ad ascoltarvi!
Alla prossima xoxo
|
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Capitolo 8 *** Pizza and Bath ***
8PizzaAndBath
8
Emma
era da un anno ormai che viveva a Storybrooke, se avesse pensato tempo addietro
di ritrovarsi a vivere con il figlio che aveva dato via e la madre adottiva,
non ci avrebbe mai creduto: eppure.
Regina
le aveva chiesto di andare a vivere con loro, per avere la tranquillità di una
coppia normale, anche se tutto erano fuorché quello. Beh, la mora era un lupo
mannaro e l’ex Regina Cattiva, mentre Emma la Salvatrice, la sua nemesi per
antonomasia eppure, vivevano insieme. I Charming, non avevano obiettato, infondo
la loro “bambina” era cresciuta e sapevano che contrastarla non avrebbe dato
nessun risultato; ormai avevano imparato a conoscere Regina, meglio di come
avevano fatto nella Foresta Incantata. Sapevano che nonostante l’assumere una
forma animale, mai avrebbe fatto loro del male, adesso che l’imprinting con
Emma, aveva placato la natura originaria del lupo. Lo sarebbe rimasta per
sempre forse, ma a lei bastava che Emma l’amasse e l’accettasse così. E lo
aveva dimostrato in quell’anno passato, e continuava a farlo.
L’aveva
sentita arrivare alla sua cripta, pensava avrebbe fatto tardi quella sera per
via dell’organizzazione di una festa, eppure era lì, che entrava. Lasciò
accostata la porta, non sapendo se lei fosse dentro o in giro, Regina non
attardò ad avanzare con le zampe sul terreno solido, fino ad entrare nella
cripta di famiglia. Scese le scale e la vide seduta sul suo baule, una scatola
poggiata sulle gambe e un pezzo di pizza che stava per toccare la sua lingua.
Fece un mezzo sorriso da lupo, e la vide fissarla, la trovava adorabile quando
mangiava così buffamente, perché moriva di fame.
Ciao
principessa, divoratrice di pizza – restò seduta a distanza.
Scusami
morivo di fame, è stato un turno massacrante oggi – sorrise per poi
mangiucchiare – Tu? Tutto bene? – chiese sempre non perdendo il contatto visivo
con la sua lupacchiotta.
Tutto
bene, ci sono dei lavori da fare sul ponte dei troll, ha ceduto un'altra volta –
ammise.
Vedrò
di parlarne con il sindaco – ridacchiò facendole un occhiolino. Poi restarono
qualche minuto in silenzio, ed Emma abbassò lo sguardo per recuperare le olive
che erano cascate dal suo pezzo di pizza. Quando lo riportò su, si ritrovò
Regina davanti in tutta la sua maestosità pelosa e profumata- Mi vuoi fare
morire? – chiese e la vide leccarsi i baffi – Ecco mi sembrava – la lupa, mosse
il muso sullo scatolo e la guardò con gli occhioni nocciola – Ruffiana! – prese
uno dei tre spicchi rimasi e lo avvicinò al musone dell’altra. L’addentò piano,
senza farle male e la trangugiò – Alla faccia della regina raffinata – rise
Emma e di tutta risposta, il lupo, le mise una zampa sulle gambe – Okay
facciamo a metà! Pensavo che tu e Ruby aveste mangiato arrosto di cervo! –
scherzò – La prossima volta prendo una intera per te okay? – le accarezzò il
mento e prese una fetta per lei e una per la cucciolona.
Grazie
di essere passata ugualmente, sento che sei stanca –
disse poggiando completamente la testa sulle sue cosce, Emma non perse
occasione per coccolarla dolcemente.
Verrò
sempre, lo sai, poi mi piace dormire con te, amore mio – le carezzò dietro le
orecchie e Regina scodinzolò felice – Ti piace eh! Vuoi che ti legga qualcosa?
– chiese mentre massaggiava il muso.
Sì,
mi piacerebbe molto piccola – si sollevò e recuperò un libro poggiato
su un altro baule, lo prese delicatamente con le fauci, senza addentarlo, era
diventata davvero brava in quello.
Non
è un po’ da bambini questo? – lesse: “Il piccolo Principe”
È
breve e mi fa ricordare come mi sento io quando ti aspetto –
allargò le fauci in un sorriso – Andiamo di là?
Emma
si sedette sul letto dopo aver sfilato gli stivali e Regina appoggiò il muso
sul materasso ascoltandola.
–
Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora – disse la volpe. – Se tu vieni,
per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere
felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le
quattro, incomincerò ad agitarmi e a inquietarmi; scoprirò il prezzo della
felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora
prepararmi il cuore… – lesse Emma. Pian piano, si addormentò e
Regina la guardò incantata, era davvero dolce. Tirò con il muso la coperta
sulla sua ragazza e le lasciò un bacio sulla guancia, si accucciò allora al
fianco del letto, sul tappeto e restò vigile, finché non si addormentò anche
lei.
Un
mese dopo
Oddio
ma siete tutti fracidi – Emma spalancò la porta bianca del 108 di Mifflin
Street e li guardò. Henry aveva i capelli bagnati e i vestiti zuppi, Regina dal
canto suo aveva il pelo arruffato e umido.
Non
ci provare Regina – la additò -Fa il giro, tu Henry subito a fare una doccia
calda.
Mamma,
non puoi farle fare il giro – disse entrando.
Leva
le scarpe Henry, tua madre è la prima che si lamenta, avete i piedi pieni di
terreno – disse e Regina per dispetto le stampò una zampa sulla camicia bianca;
il ragazzo scoppiò a ridere, vedendo quella scena – Con te facciamo i conti –
disse affacciandosi dal portico, guardando il lupo ancheggiare via.
Non
la fai entrare? È casa sua – la guardò imbronciato – E fuori piove!
Lo
so, tu va di sopra e fa una doccia calda, prima che ti ammali – chiuse la porta
– A tua madre penso io, non preoccuparti – lo spinse su per le scale.
Vieni
forza – disse aprendo la porta sul retro. Ovviamente nella fase di plenilunio,
Regina aveva deciso di restare lupo, e adesso però c’era il problema della
pulizia, non poteva girare per casa piena di terra e acqua piovana, Emma aveva
ragione.
Grazie,
scoiattolo – ridacchiò mentalmente, era adorabile quando voleva
sembrare l’adulta cazzuta.
Sfotti
poco Mills, dovrai farmi tornare nuova questa camicia e poi che cosa avete
combinato? – disse accogliendola.
Abbiamo
giocato! Dai Henry era così felice, non mi puoi relegare – la
guardò.
No,
voglio farti un bagno, bello profondo – la guardò – Quelle zampe.
Vuoi
che ti stampi di nuovo? – chiese alzandole.
Basta
una macchia grazie – disse togliendo la camicia, lasciando il lupo
boccheggiare, quella dannata canottiera – Forza entra! – disse preparandosi
psicologicamente al lago di acqua. Regina entrò con un balzo e si lasciò
insaponare per benino, sentiva le dita di Emma frizionarle il pelo ed era
sempre piacevole ricevere le coccole di Emma; ogni tanto dava una leccata sul
viso della donna, per infastidirla – Regina sta buona! – disse accarezzandole
il manto. Quando finì, non poteva certo immaginare che la lupacchiotta si
scrollasse e la bagnasse completamente. Sentì l’acqua scorrerle per tutta la
fronte, cadendo sul petto, percorrendo la linea della sua spina dorsale, sbuffò
rassegnata.
Ops – ammise
la lupa.
Ops,
un corno Mills, ti toso la prossima volta! – disse lasciandola uscire e poi
prese il phon.
Uhm
mi piace – si accucciò davanti a lei ed Emma non poteva essere
davvero arrabbiata con lei. Con una spazzola pettinò il suo pelo lungo e soffice,
che nonostante quell’uso si gonfiò, Regina allora si scrollò un'altra volta e si
ammirò allo specchio.
Vanitosa
– la prese in giro – Dai adesso esci! – ma l’animale non si mosse – Non puoi
guardarmi mentre faccio la doccia su – disse arrossendo.
Starò
buona qui, promesso! – la guardò.
Come
avevi promesso, che sareste rientrati prima che piovesse – ammise.
Scusa,
Henry ha insistito e io in questa forma voglio essere libera –
sorrise.
Okay
resta lì, buona – ridacchiò mentre sistemava il delirio di Regina e poi
denudandosi entrò in doccia. Dette le spalle alla lupacchiotta e si insaponò la
schiena e tutto il corpo, Regina non si perse un momento di tutta la doccia, si
sarebbe divertita tra un paio di giorni.
Adesso
siamo entrambe profumate – disse il licantropo.
Poi
dirlo forte – sorrise abbracciandola, con indosso l’accappatoio. Dopo che si fu
rivestita, andò ad ultimare la cena e fu Regina a recuperare Henry mezzo
assonnato, dalla sua cameretta. Si misero a tavola, nonostante Regina avesse
già avuto la sua razione giornaliera. Poi davanti alla tv, crollarono Regina ed
Henry, che si era accoccolato sul fianco della madre.
Che
monello – ridacchiò prendendolo in braccio per andare a lasciarlo nella sua
camera. Quando tornò, Regina era ancora lì, prese una coperta distendendola sul
pavimento e si accoccolò a lei.
Qualche
giorno dopo
Aveva
da poco aperto gli occhi, quella mattina doveva essere a lavoro ed incontrare
anche il sindaco. Si mosse nel letto e sperò che la fase di Regina fosse
passata, non avrebbe mai perso un appuntamento. Si infilò le pantofole e andò
davanti all’armadio che condivideva con Regina: era appesa la sua camicia.
Lavata, profumata e stirata! Non sia mai che il mio
sceriffo, abbia sulla camicia una zampona stampata di terreno fresco – R
Recitava
il bigliettino posto sull’appendiabiti su cui era sistemato l’indumento.
Sei
terribile – mugugnò tra sé Emma, era bellissimo vivere con Regina, si
prendevano cura una dell’altra e ovviamente anche di Henry: erano una famiglia
a tutti gli effetti.
Ecco
qui un nuovo aggiornamento! Un ringraziamento va alla "recensora" per i
due suggerimenti! Resto sempre in attesa anche se si delinea dagli
ultimi pensieri di Emma, cosa possa avere in mente! Che ne dite? Alla
prossima xoxo
|
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