Oh, al diavolo.

di Sia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici. ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette. ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto. ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove. ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno. ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue. ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitré ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventiquattro. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Oh, al diavolo



La Sala Comune, con l’arrivo della mezzanotte, comincia inevitabilmente a svuotarsi sempre di più e, mentre l’ultimo gruppo di primini sale ridendo le scale, Hermione si concede un minuscolo sorriso, girando la pagina di Storia della Magia

Le è sempre piaciuto il silenzio, il confortevole silenzio davanti al focolare della Sala di Grifondoro: un fuoco così luminoso da colorare tutte la pagine dei suoi libri, da farle diventare quasi vive. Le sue dita corrono veloci sulle parole, come a volersene cibare sempre di più e senza sosta. Eppure, ad un certo punto, l’attenzione di Hermione si sposta dal libro che tiene tra le mani: Ron, dall’altra parte della Sala, la sta invitando a raggiungerli. Scuote il capo, segnando mentalmente il numero della pagina a cui è arrivata, strisciando a fianco a Ginny, che appoggia subito la testa sulla sua spalla. 

Perché, tecnicamente, la Sala Comune non è vuota, è solo più vuota del solito. Insomma, Hermione Granger ha sperato che, in una simile situazione, avrebbe potuto dilettarsi ai suoi passatemi, senza venire interrotta, ma ha pregato troppo poco. 

"Avrai letto quel libro milioni di volte oramai." le fa notare Ron, porgendole una caramella. Lei la studia, storcendo il naso, cercando di non dare peso alle parole appena pronunciate dal suo amico. Che problemi ci sono nel leggere un libro milioni di volte? Storia della Magia è un libro da leggere miliardi di volte. 

"Che cos’è?" chiede sulla difensiva, mentre le labbra di Ginny si aprono in un semplice sorriso. 

"Ti avevo detto che se ne sarebbe accorta." dice appunto in direzione del fratello, passandosi poi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, "Non è mica stupida." 

Harry, seduto davanti ad Hermione, annuisce ridendo, sistemandosi gli occhiali sul naso: è una sua impressione o la sua vista sta peggiorando sempre di più?

Le orecchie di Ron si colorano velocemente di un rossastro, "Beh, valeva un tentativo." dice infine, abbassando gli occhi. 

"Non mi hai ancora detto che cosa è questa caramella."

"Perché, Hermione, non credo che… "

"Nostro fratello sia in grado di spiegarlo." si affrettano a rispondere i gemelli Weasley, aprendo le loro labbra in un enorme, fin troppo grande, sorriso. 

Hermione scuote la testa e si lascia scappare un sospiro, "Illuminatemi voi."

Fred le sorride malandrino, puntando gli occhi su di lei. Degli occhi, si mette a pensare la strega, che le stanno facendo bruciare la pelle del viso. Quindi sa che, molto probabilmente, le sue guance si sono colorate di una leggera sfumatura rossastra. Rompe il contatto, lasciandola per un millisecondo sola con i suoi pensieri: cos’è stato? Da quando lo sguardo di qualcuno è in grado di sballare così tanto l’equilibrio del suo corpo? O, in questo caso, del suo cuore. 

Socchiude le labbra, mentre George prende in mano la caramella che Ron sta ancora tenendo nel palmo. 

"Questa, Granger, è la nostra ultima invenzione." chiarisce pratico, tirando fuori dalla tasca un altro paio di dolcetti. 

"Ronald, stavi cercando di farmi diventare una cavia?" Hermione alza un sopracciglio verso il più piccolo dei fratelli Weasley, che solleva le mani in segno di resa incondizionata. Ci ha provato, è vero, ma Hermione l’avrebbe mai presa una caramella inventata dai gemelli, di sua spontanea iniziativa? 

"Per situazioni del genere, servono manovre straordinarie." si fa avanti Ginny, ridendo. 

"Situazioni del genere?" adesso Hermione alza un sopracciglio verso la sua amica, sempre più confusa. 

"Fred e George ci hanno offerto di provare il loro nuovo prodotto una mezz’oretta fa e abbiamo accettato tutti, però ci sembrava brutto lasciarti fuori dai giochi." dice Harry, confondendo le sue parole in un rumoroso sbadiglio. 

"E cosa farebbe esattamente questa caramella?"

"Non lo sappiamo." si affretta a dire Ginny, innocentemente. 

"Mi state dicendo che voi tre, coscientemente, avete ingerito un loro prodotto senza controllare cosa fosse o cosa facesse?" chiede a questo, tremendamente preoccupata, "Voi siete completamente pazzi."

"Hermione, siamo grati del fatto che ritieni le nostre invenzioni prive di pericolo." commenta ironicamente George, passandosi una mano tra i capelli. 

"Ma per provare che è tutto completamente sicuro… " Fred apre la bocca, facendo cadere velocemente una caramella in bocca e, tanto velocemente, la manda giù verso lo stomaco, "Abbiamo deciso di prenderla anche noi."

La sicurezza dei movimenti di Fred la stupisce e una piccola vocina nella parte più recondita del suo cervello comincia a dirle che forse, ma solamente forse, non è una cosa così… Pericolosa

La vista del gemello viene oscurata dalla mano di George, che le offre la stessa caramella di prima con un sorriso a trentadue denti, "Cosa ne dici allora?"

 

Oh, al diavolo.

 
Sono tornata: sto lavorando a questa storia da così tanto tempo che non so nemmeno più come mi chiamo. Volevo imbarcarmi in un nuovo progetto, provare qualcosa di nuovo e una long è proprio quello che fa al caso mio. La storia è già in fase di ultimamento, quindi non dovrebbe essere un problema aggiornare in tempo - si spera -. 
Grazie a chi ha speso del tempo a leggere, a chi è rimasto interessato e a chi, infine, vorrà lasciare un commento. Ne sono sempre grata, 
Sia ❤

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


Oh, al diavolo - Capitolo uno


La tavolata in Sala Grande la mattina è sempre ricolma di studenti, calche e calche di mani si buttano sul cibo comparso poco prima e, mentre le pance si riempiono, le pareti della stanza ingigantiscono il rumore provocato dal chiacchierio. Hermione si passa una mano sulle tempie, cercando di focalizzare per l’ennesima volta l’attenzione sulla Gazzetta del Profeta, "Dovresti mangiare qualcosa." le suggerisce Harry, addentando un pezzo di pane caldo, spalmato di una grossa quantità di marmellata. 

"Mi stavo tenendo informata." si scusa, chiudendo il giornale e versandosi un bicchiere di succo di zucca, "Tutto bene?"

Ron annuisce, buttando nel piatto una seconda porzione di bacon, "Mi servono tante energie." si affretta a dire all’amica, per evitare di essere rimproverato. 

"Sorprendentemente bene." sorride Harry, mentendo palesemente. No che non va tutto bene: a distanza di qualche ora da quando la caramella dei gemelli ha raggiunto il suo stomaco, è finalmente riuscito a comprendere quale effetto sia in grado di provocare. All'inizio non ci ha dato peso, forse per la fioca luce della Sala Comune della sera prima, ma al chiarore mattutino della Sala Grande tutto gli è chiaro: non vede più Ginny Weasley. O, perlomeno, la vede sfocata, come se fosse immersa in una nuvola. 

Quando si è seduto alla tavola dei Grifondoro qualche minuto prima, ha fatto delle prove: si è fissato sui lineamenti così precisi di Hermione, sul contorno e sul colore del cibo, sulle parole scritte sulla Gazzetta del Profeta e poi lo sguardo è ricaduto su Ginny. E miseriaccia, non è riuscito a vederla come tutto il resto. Quindi no, non va tutto bene se la sua giornata non comincia con il sorriso luminoso di Ginevra Weasley. Scuote il capo, mentre i gemelli fanno il loro ingresso in Sala Grande e Ron si alza velocemente per raggiungerli. 

"Siamo sicuri che vada tutto bene?" rimarca Hermione, spostando la vista verso l’amico che si è appena alzato, concentrando l’attenzione di Harry su qualcosa di diverso dal suo decisamente problematico problema. Non ricevendo nessuna risposta, la strega si sfoga, "Credi che sia a causa delle caramelle di ieri sera? Oh, santo Merlino, ecco perchè non si devono fare queste cose." dice, posando una mano sul volto, "Tu lo hai capito? Dico, hai per caso capito cosa fanno?"

Harry, osservando gli occhi di Hermione spaventati a morte, si affretta a negare con il volto.

Bugiardo, pensa Ginny, alzando le labbra in un minuscolo sorriso. 

"Quindi non è successo nulla nemmeno a te?" chiede ancora Hermione, avvicinandosi sempre di più al suo migliore amico. 

Di nuovo, Harry nega, costringendo Ginny a lasciarsi scappare una piccola risata. 

"Cosa? Ti è successo qualcosa?" le chiede preoccupata Hermione, toccandole quello che Harry crede sia la spalla, anche se non è così sicuro. 

Pure Ginny scuote il capo, assicurandosi di placare l’ansia di Hermione, trovandosi a mentire anche lei. È sicura che qualcosa sia cambiato rispetto alla sera precedente: da un po’ di tempo, nella sua testa, è in grado di sentire anche il pensiero di Harry Potter. Ci aveva messo qualche minuto a capire di chi fosse quella voce continua, ma quando nella sua mente è comparsa per un breve secondo la figura di Voldemort, Ginny ha capito di essersi infilata nella testa del Prescelto. 

"Devi rilassarti, Hermione: vedrai che non succederà niente." dice lieve Harry, maledicendo mentalmente i gemelli Weasley: tra tutte le persone che doveva smettere di vedere, perché proprio la sua Ginny? Scuote il capo, buttando gli occhi sul volto della sorella di Ron e piega la testa di qualche grado: perché ha spostato i capelli davanti al volto? 

"Sicuro che vada tutto bene?" si informa per l’ennesima volta Hermione, dimenticandosi completamente di rispondere al Prescelto, "Sei tutta rossa in volto."

Ginny annuisce, incapace di pronunciare parole in una circostanza simile, “la sua Ginny”?

 

 

Fred entra in Sala Grande con la consapevolezza che l’enorme peso che ha sul petto comincia ad affievolirsi sempre di più, sparendo quando i suoi occhi cadono su Hermione Granger. Miseriaccia

"Fred, George!" Ron interrompe i pensieri pensanti di uno dei due e aspetta che entrambi puntino tutte le attenzioni su di lui, "Dovrei chiedervi una cosa."

"Ci auguriamo che sia una cosa piuttosto importante… "

"Dato che stai ritardando la nostra colazione e, sappilo, noi abbiamo fame." il sorriso dei gemelli parte dall'orecchio destro e arriva velocemente a quello sinistro: il ghigno pronto ad allungarsi ancora un po', potrebbe perfino essere più grande dell'intera Sala Grande. È lì che il fratello si perde nei pensieri: come fanno ad essere sempre pieni di energie? Come fanno sempre ad essere così... Le dita di Fred smosse davanti ai suoi occhi lo fanno tornare alla realtà, "Abbiamo fame, hai afferrato o no?"

Ron scuote il capo, "Ogni volta che la penso, tutte le persone con cui sto parlando diventano lei." lo confessa alla fine: è tutta la notte che ci rimugina, da quando ha dato la buonanotte a qualcuno che non era né Harry, né Neville. All'inizio ha pensato che fosse solo uno scherzo del destino, che non potesse essere vero, ma al chiarore della mattina si è convinto a chiedere aiuto ai suoi diabolici fratelli: mai ci avrebbe scomesso. 

"Interessante." sussurra George, sbadigliando. 

"Quindi io adesso chi dovrei essere?" si informa Fred, facendo finta di sistemarsi dei lunghi capelli. Questo è esattamente uno dei tanti motivi per cui Ron ha pensato a lungo se chiedere o meno l'aiuto dei gemelli: l'avrebbero preso in giro fino alla morte, stuzzicato. Già di partenza lui si sente a disagio, non può permettersi che anche i suoi fratelli lo facciano sentire fuori posto. Eppure quello che adesso sta guardando non è più Fred, ha davvero assunto la forma di qualcun altro: deve chiedere aiuto. La voce di Ron non si azzarda ad uscire, è troppo imbarazzante e si trova a scuotere il capo di nuovo, mentre la faccia comincia a colorarsi di un veloce colore rossastro. 

"Oh, Ron avanti, dobbiamo saperlo." George gli passa un braccio attorno alle spalle, piegando il suo volto verso quello del fratello. 

"È per scopi puramente didattici." chiarisce Fred, annuendo. Gli occhi dei due gemelli si incontrano velocemente, malandrini. Che hanno in mente quella volta?

"Lavanda. " un sussurro poco convinto esce dalle labbra di Ron, che sposta lo sguardo verso la tavolata dei Tassorosso, rimpiangendo di aver pronunciato quel nome. 

"Ah." commenta George, staccandosi dal fratello più piccolo, passandosi una mano nei capelli, "Questo sì che è interessante."

"Scusatemi?" Ron a quel punto si indigna, non tanto per il commento di uno dei due, ma per il fatto di non aver ancora ricevuto un aiuto. Ha bisogno che Lavanda esca dalla sua mente, che la smetta di modificare il suo mondo: certo a lui piace Lavanda, a lui piace vederla lì, ma non sempre, non ovunque. 

A quel punto George si sarebbe aspettato di sentire la voce del gemello, ma al suo silenzio comincia a preoccuparsi e si gira verso di lui che, constata, se ne sta in mezzo al corridoio con un sorriso da ebete. 

"Che gli succede?" chiede Ron, passando una mano davanti agli occhi di Fred, cercando di farlo tornare nella terra dei parlanti, ma è tutto inutile. E George, lanciando un’occhiata alla So-tutto-io che sta uscendo dalla Sala Grande, comincia a ridere di prepotenza, "Ci penso io a lui, non ti preoccupare." gli dice, passando questa volta un braccio intorno alle spalle del gemello. 

"Si ma io che faccio? Non posso andare in giro tutto il giorno pensando che Lavanda sia ovunque e da nessuna parte."

Fred scuote il capo, quando la figura di Hermione ha ormai girato l’angolo ed è quindi impercettibile, "Almeno per te sarà piacevole frequentare la lezione di pozioni, con un Piton biondo e con tutte le curve al posto giusto."

 

Riesco ad aggiornare prima del previsto! 
Ringrazio di cuore le persone che hanno seguito la mia storia, spero che possa convincervi sempre più.
Al prossimo aggiornamento, 

Sia 

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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***


Oh, al diavolo - Capitolo due


Finita l'ultima lezione del pomeriggio, Hermione decide di andare in biblioteca: deve stare sola. Ha passato tutto il tempo a preoccuparsi per quella stupida caramella che stupidamente ha ingerito. Stupida. Stupida. Stupida

Ecco perchè non fa le cose con leggerezza, seguendo l’istinto dell’oh, al diavolo, perché poi i sensi di colpa le attanagliano lo stomaco tutto il giorno. E per quanto Harry e Ginny le abbiano giurato che tutto sta andando per il verso giusto, si è resa conto che qualcosa nel loro comportamento è diverso, più imbranato, impacciato. Scuote il capo, sedendosi nell'area più remota della libreria, tirando fuori il suo compito di Artimomanzia

La sua mente, per quando vorrebbe che si focalizzasse sui numeri che ha scritto sul foglio, corre ancora una volta a quella caramella. Se Harry e Ginny - e presumibilmente anche Ron - hanno già sperimentato dei cambiamenti, perché lei è completamente normale? C’è in lei qualcosa che non va? Ferma il suo pensiero: Hermione Granger è perfettamente normale, a parte il fatto di essere nata strega e questo, nel mondo dei babbani, non è decisamente normale, ma dentro le mura di Hogwarts, lei sa di essere perfettamente normale. Si passa una mano nei capelli, frustrata. 

Quella sua nuova attitudine non va affatto bene, ha bisogno di concentrarsi se vuole combinare qualcosa quel pomeriggio, non è da lei rimanere indietro con i compiti. Apre Numerologia e Grammatica, muovendo la bacchetta per raccogliere i suoi capelli in una piccola crocchia. Un’ora dopo, seduta nella stessa posizione, Hermione maledice ancora quella caramella, constatando come un compito apparentemente semplice le abbia portato via così tanto tempo. Chiude il libro di testo con forza, passandosi una mano sul volto, ma poi piega la pergamena che ha appena finito di scrivere con più calma, stiracchiarsi per qualche secondo. 

Si alza in piedi, perdendosi per gli scaffali della libreria, osservando con pazienza i nomi dei tomi che si trovano alla sua sinistra e alla sua destra, fino a che la sua attenzione non è catturata dalla solita copia di Storia della Magia. Passa il dito sulla copertina, girando il libro nelle sue mani, sorridendo velocemente. Raggiunge la pagina che stava leggendo la sera precedente, cercando di ricordare dove i suoi occhi si fossero fermati, distratti da Ron. Prova a leggere per qualche secondo, ma scopre che la sua mente ormai sta ripercorrendo ogni attimo della notte prima, ogni dettaglio, ogni parola, ogni persona. E mentre il sorriso di Fred le si apre nella mente, può giurare che le parole sul libro stiano cominciando a muoversi: Da quando Storia della Magia è diventato illeggibile? 

Sbatte gli occhi, lasciando che l’immagine del gemello cada nei meandri più reconditi del suo pensiero, constatando che sì, è stata solo una svista. Le parole sulla pagina sono nella posizione corretta, scritte lì oramai da anni. Si dà della stupida Hermione, ma quando l’orologio della scuola la informa che è quasi ora di cena, si mette a pensare che forse è stata solo la stanchezza. 

Chiude Storia della Magia, impugnando la bacchetta per sollevare il libro fino allo scaffale dal quale l’ha preso qualche minuto prima, prendendo la borsa lasciata sul tavolo. 

Mentre Hermione si chiude le porte della biblioteca alle spalle, lascia andare un profondo sospiro, interrotto quando Fred rientra nei suoi pensieri come l’acqua fuoriuscita da una diga. E suo malgrado, ricordando l’odore del gemello, si scopre a sorridere esattamente come la figura nella sua testa. 

 

 

"Sei fritto." sussurra George nell’orecchio del gemello, sorridendo colpevole, "Mai visto uno più fritto di te."

"Le cose fritte sono buone." commenta Lee, mettendo le mani nelle tasche del lungo mantello.

"Jordan, non è quello che intendo." il gemello storce il naso, cercando di ricordare alla perfezione l'espressione da imbambolato che la sua coppia esatta ha mostrato nel bello della Sala Grande: avesse avuto una fotocamera in quel momento, come quella di Colin, ci avrebbe fatto persino un album. 

"So benissimo cosa intendi." a parlare è Fred, che allontana con una mano la faccia del fratello, "Ma devo concordare che le cose fritte sono buone, molto buone." un sorriso nasce sulle sue labbra al tenue ricordo del volto imbronciato di Hermione, ma presto lui stesso lo censura, impaurito che qualcuno ci possa leggere più del previsto. 

"Placa i tuoi istinti adolescenziali." gli ricorda George, "Non credo che anche lei ti veda come un tenero bocconcino da mangiare."

"Ora questa conversazione comincia ad avere un senso." ride Lee, appoggiando un braccio intorno alle spalle del gemello più appetitoso, "Allora, chi è questo uccellino?" 

Fred scuote la testa, togliendo velocemente quel nuovo peso dal corpo, "Preoccupiamoci più che altro di George." cambia discorso, perché il suo non è ancora pronto ad affrontarlo: non che non se ne renda conto, è palese quello che prova e il perché di quei sentimenti, solo che dirli ad alta voce è tutta un'altra questione.

"Cosa vuoi dalla persona più innocente del mondo?" risponde pertanto quest’ultimo, posandosi una mano sul petto con fare teatrale.

Lee alza gli occhi al cielo, superando i due nel corridoio, consapevole che da lì a qualche secondo avrebbero cominciato a lottare, "Dissendium." sussurra. Il muro davanti a loro svanisce in una manciata di secondi, permettendo ai tre di infilarsi dentro il passaggio nascosto del castello con velocità e sicurezza. 

"Non mi sembra che tu abbia avuto qualche effetto." si affretta a dire Fred infine, cercando di staccare le mani di George dal suo corpo. 

"Si può sapere di che parlate?" si esaspera Lee, appoggiandosi alla colonna della stanza. Da quando i gemelli hanno cominciato a trasformare quel piccolo vano nel loro sgabuzzino personale, non c’è nemmeno uno spazio per mettersi comodi. O meglio, ci sono diversi spazi, ma tutti vicini a qualche esplosiva invenzione e Lee non ha la minima intenzione di diventare un fuoco d’artificio vivente. 

"Potremmo aver voluto testare quelle caramelle. " dice tranquillo George, passandosi una mano tra i capelli. 

"Quelle caramelle?" Lee si lascia scappare una risata rumorosa, "Ma voi siete pazzi."

"Beh non potevamo certo lasciarle lì." Fred appoggia i suoi libri vicino ad una scatola di Merendine Marinare, "Eravamo curiosi."

"E particolarmente spericolati."

"Non l’abbiamo mai negato." George si avvicina alla piccola scatola che ha lasciato sul pavimento la mattina stessa, contenente ancora un elevato numero di quelle caramelle, "Solo che dopo tutto quello che è successo, non era possibile starsene fermi."

"Il problema è che, dopo tutto quello che è successo, sono potenzialmente mortali." conclude Lee, ricordando improvvisamente con divertimento il giorno in cui quelle caramelle hanno preso vita. 

"Ne vuoi provare una?" si informa qualche secondo di silenzio dopo George, avvicinando la scatola all’amico, che non se lo fa ripetere due volte. 

"Lo sapevamo che non ci avresti mai delusi, Jordan." ghigna Fred, allentandosi il nodo della cravatta, sentendo il battito del cuore accelerare. È un attimo così impercettibile che sembra essere impossibile, ma quando, dopo qualche minuto dal rintocco dell’orologio, il suo cuore riprendere ad accelerare ne è sicuro: Hermione Granger sta pensando a lui. 

 

Cucù, eccomi qui. 
In una breve pausa tra studio e lavoro, ho il tempo di aggiornare la storia. Sto facendo fatica a scrivere, ma prometto di farmi sentire il più presto possibile: come ho già accennato, le idee sono già tutte stese, la storia è in via di ultimazione. 
Sono contenta che la trama piaccia, che sia interessante. Questo nuovo progetto mi sta dando tanta vita: sono così felice di poter scrivere sui miei Fred ed Hermione. 
Grazie a tutti quelli che mi seguono e a chi, magari dopo questo capitolo, avrà voglia di seguirmi, 
Sia  

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Capitolo 4
*** Capitolo tre. ***


Oh, al diavolo - Capitolo tre

 

Ron è diventato pazzo, almeno questo è ciò che Neville pensa, dato che è dall’ora di Erbologia che, ogni volta che lo incontra, lo saluta chiamandolo con il nome di Lavanda. 

Non che essere paragonato ad una delle ragazze più belle della casa di Grifondoro sia un male, è solo che si sarebbe aspettato qualcosa di diverso. Quando quella mattina si sono incontrati per la prima volta e Ron l'ha salutato con il volto arrossato, si è dato del paranoico: ha pensato che si trattasse solo di un caso, che il suo volto arrossato fosse stato causato da una situazione imbarazzante, ma quando la seconda volta il nome di Lavanda è uscito dalle labbra di Ron nella sua direzione, ha compreso che qualcosa non andava.

Neville, dopo quella scoperta, si è guardato allo specchio per qualche minuto, cercando di trovare dei capelli biondi sulla sua testa, osservando il profilo del suo corpo e del viso: cos'è quella cosa che Ron vedeva di Lavanda in lui? Perchè lui non la vedeva? Che lo prendesse in giro? Ma al quinto incontro, Neville ha lasciato perdere ed ha semplicemente concluso che Ron fosse diventato pazzo. 

A cena Neville si siede a fianco ad Harry, che sta fissando intensamente la più piccola dei fratelli Weasley, "Tutto bene?" gli chiede, servendosi una porzione di patate. 

"Oh, non ti avevo visto arrivare, Neville." gli dice, tranquillizzandolo sull’ipotetico fatto di essersi trasformato in Lavanda Brown, "Va tutto bene, tu?" 

Fa per rispondere, quando Ron prende posto davanti a lui. Ha ancora il volto un po’ arrossato, ma quando alza gli occhi, lo chiama con il suo nome. Un certo sollievo si spande nella mente di Neville: forse è stato davvero tutto un sogno. 

"Sto bene, tu Ron?" si informa, servendosi del succo di zucca. 

"Credo di essere un po’ stanco oggi." è l’unico commento che esce dalle labbra dal più piccolo dei fratelli Weasley. Non è solo stanco, è distrutto: vedere Lavanda da tutte le parti è qualcosa che sì, ha i suoi privilegi, ma allo stesso tempo è terribile. Mentalmente, Ron sa di aver salutato più di due dozzine di Lavanda in una sola giornata, chi di loro era quella vera? Ma l'ha salutata quella vera? Come capire chi di loro fosse? Si passa una mano sul volto, venendo rassicurato dalla vista di un enorme piatto di patate davanti a lui. 

"Non mangiarne così tante o non basteranno per tutti." lo ammonisce Hermione, sedendosi al suo fianco. 

"Dove sei stata tutto il pomeriggio?" le chiede Harry, non appena appoggia il suo bicchiere sul tavolo, "Pensavo che ti saresti fatta viva prima di cena." ovviamente ha notato la sua assenza, nota sempre quano l'amica non è nei paraggi per controllarli nello studio, o anche solo per fare una sana chiacchierata. Da quando sia lei che Ron sono diventati prefetti è poco il tempo che passano insieme, per questo si accorge più facilmente delle ore che passa senza di loro. E, lo sapeva già prima di iniziare l'anno scolastico, è geloso di perdere tutte quelle esperienze. 

"Avevo un po’ più di compiti da sbrigare, scusatemi." il sorriso dei suoi amici la esorta a continuare, "Voi che avete fatto?"

"Harry ha passato tutto il pomeriggio a leggere Quidditch attraverso i secoli." si intromette Ginny, rubando una patata dal piatto di Neville, che lotta con tutto sé stesso per averla indietro. 

"Tu come lo sai?"

"Dovresti studiare per gli esami."

Harry ed Hermione parlano uno sopra l’altro, causando per un attimo un profondo silenzio tra tutti quanti ed il primo che si mette a parlare è Ron, "Io ho studiato, te lo posso giurare Hermione." Neville lo guarda, cercando di non sorridere: Ron ha passato il pomeriggio nel corridoio del quinto piano, con un libro aperto sulle gambe e lo sguardo posato su tutti quelli che gli passavano accanto. Ne è sicuro, perché gli è dovuto passare più volte davanti, alla disperata ricerca della professoressa Sprite, che ha dimenticato le chiavi della serra di Erbologia a fine lezione. 

Harry, dall’altro canto, continua a fissare Ginny, che fa finta di non aver detto nulla: cercare di spiegare come lei sappia che il Prescelto ha letto tutto il pomeriggio, dato che lo ha fatto nella sua camera, è difficile, veramente complicato. Quasi imbarazzante. Perciò decide di rimanere zitta, nascondendo le labbra nel bicchiere di succo di zucca. 

Hermione a quel punto cerca di riaprire la bocca, per esortare Harry a prendere sul serio qualcosa di indispensabile, ma non fa in tempo a proferire parola che, a qualche posto di distanza, Lee Jordan comincia a cantare a squarciagola una canzone delle Sorelle Stravagarie a Katie Bell. Ogni studente dalla Sala Grande li fissa divertiti e presto anche Albus Silente si aggiunge al numero di persone che sorride, esortando la Umbridge a rilassarsi un attimo. Sembrano tutti in estasi, tranne i gemelli Weasley, che si fissano decisamente preoccupati: da quando Lee ascolta e sa a memoria le canzoni delle Sorelle Stravagarie? 

 

 

"L’ho fatto davvero? " il volto di Lee sprofonda completamente nel cuscino, forse nella speranza di sparire per sempre. 

"Per la quarta volta, hai davvero cantato una serenata a Katie Bell in mezzo alla Sala Grande." ribadisce George, lanciando in aria una delle caramelle che ha tra le mani. Si ferma a fissarla poi, sorridendo: il colore è del caffelatte che ama bere la mattina e lo sa, è dello stesso colore della pelle ambrata della sua Angelina. Ora che ci pensa, non è solo la sfumatura che gliela fa venire in mente, perché è sicuro che il gusto che ha avuto in bocca mentre la masticava, sapeva esattamente del loro primo bacio. Si mette a sedere, proprio quando Lee riemerge dal suo nascondino e lo guarda, "L’ho fatto davvero?" 

George lo ignora, alzandosi velocemente e posandogli davanti la caramella, "Ti sembra il momento? Non voglio vedere una di quelle cose mai più nella mia vita." Entrambi catturano l’attenzione di Fred, che stacca gli occhi dalla sua rivista sul Quidditch: Lee ha finalmente cominciato a pronunciare delle parole diverse? 

"Il colore, Jordan. Di che colore la vedi?" si impunta George disperatamente. 

"È nera."

Fred alza un sopracciglio, interessato. Si alza dal letto e siede a fianco a Lee, prendendo in mano la caramella per osservarla meglio: nera non è esattamente la risposta che si sarebbe aspettato.

"Cosa?" si affretta a chiedere l’amico, facendogli spazio. 

"Lo trovi strano anche tu?"  alla domanda del fratello, Fred annuisce, rigirandosi la caramella fra le dita. 

"Mi volete illuminare, voi due?"

"Tu la vedi nera, io la vedo marroncina." sospira George, grattandosi la spalla con delicatezza, "Mi sembrava strano che il colore della caramella mi ricordasse così tanto… " 

"Puoi dirlo, lo sai." Fred gli sorride, mentre il volto del gemello si colora di una leggera sfumatura rossastra, "Dopotutto credo di avervi beccati una sera, a sbaciucchiarvi in mezzo ai corridoi del castello."

"Mi hai seguito?"

"Avevo altre cose da fare quella notte, diciamo che ho preso due piccioni con una fava." George alza un sopracciglio, incuriosito, ma Fred scuote il volto, segnando la fine di quella conversazione. Non ha voglia di spiegarli che ha passato quella serata in compagnia di Hermione e li ha intravisti con la coda dell'occhio per un briciolo di secondo, perché, se lo facesse, dovrebbe anche spiegargli come c'è finito a fare la ronda insieme ad una prefetto. Lui, Fred Weasley, a fare la ronda.

"Quindi vuoi dirmi che la vedo nera perché è dello stesso colore dei capelli di Katie?" Lee si gratta la testa, piuttosto confuso, "Tu di che colore la vedi?" chiede infine a Fred, che tra tutti i presenti non si è ancora espresso in merito. Deglutisce, osservando meglio la caramella tra le mani, consapevole di aver visto quel colore già una volta, una sola volta: al Ballo del Ceppo Hermione lo indossava, o per lo meno, indossava un vestito di quella sfumatura bluastra. O è violetta? Inclina la testa, cercando di ricordare le parole di Ginny in merito. 

"Quindi?"

"È pervinca, Fred." lo aiuta il gemello, vedendolo chiaramente in difficoltà. Spara ad indovinare, ma è sicuro della sua scelta. Il ricordo di quella sera è ancora pressante nella sua mente: aveva guardato la mano di Fred lasciare quella di Angelina e lo sguardo di lui correre verso Hermione Granger. Da quel momento in poi il suo gemello si era completamente perso, smarrito: qualcuno aveva attirato tutte le sue attenzioni.

Fred annuisce sorridendo, "Sì, è pervinca."

"Non conosco nessuno con i capelli di quel colore però." commenta Lee, causando la risata rumorosa dei due fratelli Weasley.

 

Aggiorno finalmente! 
Sono indietrissimo a rispondere a tutte le recensioni, lo so. Però prometto di farmi viva il prima possibile, appena questo periodo pieno di impegni si esaurisce. Siate pazienti, inttanto io spero di continuare ad aggiornare come mi ero prefissata. So che ho altri progetti per le mani e che dovrei concluderli, mi impegnerò anche in quelli. 
Per ora ringrazio tutte le persone che stanno seguendo la storia e quelle che la amano. Sono grata ad ognuno di voi, sappiatelo. 
A presto, 
Sia ❤

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro. ***


Oh, al diavolo - Capitolo quattro
 


"Ron, mi ascolti?" Hermione gli passa una mano davanti al volto, cercando di attirare la sua attenzione. Il trio è seduto in un angolo della Sala Comune: la giovane strega si è appropriata dell'unica poltrona libera, mentre gli altri due hanno gentilmente deciso di sedersi sul tappetto rossastro, appoggiando le loro pergamene al tavolino. Per quanto stiano provando a studiare, il più piccolo dei Weasley ha la mente completamente altrove e non riesce a metabolizzare la domanda dell'amica: ancora una volta è circondato da Lavanda. Lo sa, sa che quella che gli sta passando una mano davanti agli occhi è Hermione, ne è sicuro, ma non vede altro che la ragazza bionda di cui è innamorato. Annuisce con fatica, sbattendo le palpebre, cercando di concentrarsi sul compito di Trasfigurazione che ha davanti. 

"Mi avevi detto che avevi studiato questo pomeriggio, invece devi ancora finire il tema." lo rimprovera l’amica, lanciando un’occhiataccia nella direzione del Prescelto che si è messo a ridere, "Sei nella stessa posizione, Harry." lo sanno tutti e due, Hermione è in grado di rompere il divertimento in pochi secondi se c’è la necessità di studiare e, a dirla tutta, considerando che è quasi l’ora di andare a letto, sanno che non è una necessità, ma un obbligo. Quando entrambi si rimettono al lavoro, Hermione riapre il libro con un sorriso sollevato: ancora una volta li avrebbe salvati dalla furia omicida della McGranitt. 

La bacchetta le gira l’ennesima pagina di Storia della Magia, mentre si lascia scappare uno sbadiglio: quella giornata è stata una delle più stancati dall’inizio dell’anno; non per la scuola, non per l’esercito di Silente, ma solo per il pensiero continuo di aver fatto qualcosa di illegale che l’avrebbe potuta uccidere o, peggio, espellere. Prendere un prodotto firmato gemelli Weasley, senza la minima idea di quali fossero le conseguenze, l'ha fatta diventare pazza. Ma, nonostante l’imprudenza, non ha ancora sviluppato alcun sintomo. 

Si mordicchia il labbro, decisamente contrariata. Non è mai successo che Fred… e George abbiano inventato qualcosa di completamente inutile. Pericoloso certamente, ma non funzionante è difficile. Sono sempre stati bravi con gli incantesimi e con le pozioni, bisogna dargliene il credito: sanno tante di quelle formule che persino Hermione è sempre stata un po’ gelosa. Scuote la testa, cercando di focalizzarsi sul paragrafo del libro, che ancora una volta sembra aver cominciato a danzare davanti a lei. Si convince nuovamente di essere stanca, "È un problema se vi lascio finire da soli?" chiede quindi ai suoi due amici, chini sui loro compiti. Harry nega, sorridendole di sbieco, cercando di trovare per l’ennesima volta il segno sulla pagina. 

"Non ti preoccupare, buonanotte Lavanda." dice Ron, sbadigliando. 

Hermione appoggia i piedi a terra, avvicinandosi all'amico seduto a terra, nella speranza di incontrare il suo sguardo, "Come scusa?" curiosa, è a pochi centimetri dal suo volto quando finalmente si ferma, i capelli le ricadono sulle spalle, toccano le sue mani. Fissa gli occhi dell'amico con sospetto, sicura che stia nascondendo un mondo intero, intenta a volerlo scoprire: perché anche Ron ha preso quella caramella e ha bisogno di sapere se gli è successo qualcosa.

Il più piccolo dei Weasley comincia ad arrossire, complice anche quella poca distanza, "Sono stanco." si affretta a dire, cercando di non sembrare ancora più goffo. Le sue orecchie sono diventate del colore degli stendardi di Grifondoro e si sbriga ad allontanarsi di qualche centimetro, appoggiando la schiena al divano dietro di lui, costringendo una ragazza del sesto anno a spostarsi con un sonoro sospiro. Ha paura di essersi zappato i piedi da solo e di dover ormai confessare quei sentimenti che sono così nuovi anche per lui, quegli effetti che sono così imbarazzanti. 

"Siamo tutti stanchi, è piuttosto tardi." costata Harry, correndo in suo aiuto. 

"Per questo vi suggerisco di finire in fretta il vostro compito e ad andare a letto." conclude Hermione, scompigliando i capelli del Prescelto, "Buonanotte, ragazzi." sale le scale con un certo peso sul cuore, sicura di non aver scoperto tanto quanto avrebbe voluto, ma non è il caso di torturare i propri amici per un suo problema. Sorride al ricordo del volto arrosato del Weasley: tutto ad un tratto si rende conto di quanto simile sia a Fred, anche se il gemello è più delineato, adulto. Scuote la miriade di ricci, chiudendosi la porta della camera alla spalle. 

Quando la figura dell’amica sparisce nel dormitorio femminile e Harry pensa che sia passato abbastanza tempo, si gira verso Ron, sorridendo in modo malandrino, "Lavanda?" ha notato ovviamente che qualcosa è cambiato nel Weasley, dall'anno prima precisamente, ma non ha mai avuto il tempo o la voglia di tirare fuori l'argomento. L’altro alza gli occhi al cielo, finendo per sorridere anche lui. Presto entrambi si dimenticano dei compiti che devono consegnare il giorno seguente, rimanendo a chiacchierare fino a notte tarda. 

Ron racconta di come si è innamorato di Lavanda, di come sia bella ogni giorno, di cosa quella caramella gli abbia procurato. Harry, più insicuro sul rivelare i suoi segreti amorosi, gli racconta di come sia felice della creazione dell’esercito di Silente, ma anche di come sia preoccupato e stanco. Concordano entrambi sull’ultima parola, alzandosi da terra e proseguendo velocemente verso la camera da letto, chi speranzoso di alzarsi per poter vedere Lavanda negli occhi ancora una volta, chi invece triste, perché poter osservare il viso di Ginny è solo un sogno. 

 

 

Ginny comincia francamente a pensare che le caramelle datele dai gemelli siano state create attraverso delle fatture, più che dalla solita buffa magia. É innamorata di Harry, starebbe con lui tutto il giorno, ma ascoltare i suoi pensieri in continuazione sta cominciando a farla diventare pazza. Non che sia non sia divertente Harry Potter nella mente, considerando i suoi cinici commenti sulla pettinatura di Lavanda Brown o i paragoni evidenti tra Hermione e la professoressa McGranitt: ad averla portata al lastrico è stata la passione del Prescelto per i motivetti. All’inizio è stato piacevole, favoloso: era come se Harry fosse sempre lì, come se stesse canticchiando nel suo orecchio, giocando con i suoi capelli rossastri. Ma lui fisicamente non c’era e il suo fischiettare le rendeva impossibile seguire ogni tipo di lezione. 

Frustata, Ginny si alza dalla sua poltrona in Sala Comune e si avvicina ai gemelli inferocita, "Dovete fare qualcosa." dice categorica, serrando i pugni, "Non vuole andarsene." 

"Ginevra cara… "

"Ti piacerebbe essere un goccio più specifica?" George e Fred sono sempre stati al corrente della poca pazienza della sorella, che quando si arrabbia o è scocciata comincia a parlare a vanvera, senza riuscire a dire proprio niente. 

"Sento continuamente i pensieri di Harry, però è snervante avere due voci nella testa." cerca di rimanere calma, incrociando le braccia al petto. 

"Penso di comprenderti." commenta tragico Fred, indicando con gli occhi la figura del gemello che sorride maliziosamente. 

"Si ma è colpa vostra." sottolinea, sedendosi davanti ai due, "Voi dovete farlo smettere."

"Potreste stordire Harry, ma sarebbe una soluzione piuttosto drastica." Lee si intromette nella conversazione, chiudendo la rivista che sta leggendo. 

Ginny alza un sopracciglio, confusa, "Come prego?" si mette a chiedere con il tono di voce che raggiunge il canto degli uccellini fuori dalla sua finestra, Jordan si affretta a nascondere il viso dietro le pagine, mentre i gemelli cominciano a pensare ad una manovra difensiva. 

"Quello che il nostro carissimo amico sta cercando di dirti è che né io, né il mio compagno di avventure qua a fianco, siamo in grado di fare qualcosa." dice tranquillamente George, scrollando le spalle: la guarda attentamente, gli avrebbe uccisi a breve? Tutto sommato, hanno vissuto una bella vita in quei pochi anni, se la meritano quasi una pausa da tutto quel caos giornaliero. 

"Come prego?" Ginny ripete la domanda, senza muovere un muscolo. 

"Quando vi abbiamo dato quelle caramelle e vi abbiamo detto di prenderle senza saperne gli effetti, nemmeno noi eravamo completamente sicuri di che cosa facessero." confessa infine Fred, venendo in soccorso del gemello. Sul volto si apre un sorriso speranzoso, con un braccio le accarezza la spalla destra, come per convincerla che tutto sta andando bene. 

"Come prego?"

"Avete rotto vostra sorella, complimenti." Lee fa un breve applauso, concluso velocemente a causa dell’occhiata degli altri due. 

"Però ecco, diciamo che è utile sapere che tipo di effetti hai avuto: nessuno aveva ancora sentito la voce di qualcun altro nella mente prima d’ora." George cerca di tranquillizzarla, forse inutilmente. Eppure le accarezza i capelli come faceva quando la piccola di casa entrava in camera loro con gli occhi ripiene di lacrime per un incubo. 

Ginny sbatte le palpebre un paio di volte, "Quindi voi davvero non avete idea di come farlo tacere." conclude, davvero calmata dal contatto fisico con i due gemelli. 

"Puoi sempre considerare l’offerta di Lee, magari mettere K.O. Harry per qualche ora ti darà sollievo."

"Non è divertente." sibila Ginny, "Però anche voi avete preso quelle caramelle, che cosa… Insomma che sentite?"

Nessuno dei gemelli apre bocca, non ci provano nemmeno a far uscire qualche suono e a salvarli è Lee, che si immola per i due senza apparente motivo, "Ti basti sapere che una di quelle cose mi ha fatto cantare in Sala Grande per cinque minuti."

"Ottima esecuzione, tra l’altro." commenta Fred, facendogli l’occhiolino. 

"George? Fred?" Ginny sorride a Lee, per poi tornare a focalizzarsi sui fratelli, che sembrano sempre più restii ad aprire bocca sull’argomento: è normale, lo sa che non sono mai stati inclini a raccontarle certe cose, perché lei è la più piccola, la più innocente.

"Sono cose private." conclude alla fine George, sorridendo alla sorella, prima di alzarsi in piedi velocemente, "Ora che mi ricordo, non avevamo quella cosa da fare, Fred?" gli chiede, lanciandogli un segnale inequivocabile, correndo velocemente verso il ritratto per uscire dalla Sala Comune.

"Non la passerete liscia, prima o poi me lo dovrete dire." si infuria Ginny, proprio quando nella sua mente la voce di Harry riprende a canticchiare. Oh, per le pantofole di Merlino

 

 

I gemelli sono scappati dalla Sala Comune alla velocità della luce: evidentemente nessuno dei due è ancora pronto ad ammettere i propri sintomi. Non ad alta voce, non davanti a Ginny, non davanti a Lee. Scappare da quella conversazione tuttavia permette ad entrambi di dedicarsi al loro hobby preferito: con fare del tutto innocente, salutando con un cenno della mano Gazza, si dirigono verso il loro piccolo magazzino. Ci sono ancora tante cose da fare, da mettere a posto, tante cose a cui pensare. E quelle caramelle di certo sono una delle priorità.  

"Quindi?" George si sporge verso il gemello con curiosità. 

Fred continua a girare la pozione che ha davanti con poca enfasi, stregando poi il mestolo alla disperata ricerca di una pausa, "Quindi cosa?" 

"Ron vede spuntare Lavanda da ogni parte, Ginny ha la testa piena di Harry Potter. Non è che sia una cosa straordinaria, anche prima lo era. Solo che adesso è più piena di Harry Potter, è tipo Harry… " 

"Ho afferrato il concetto, grazie." taglia le parole del gemello, sicuro di non voler affrontare il discorso Ginny e comunità maschile. Fred è sempre cresciuto con l'idea di lasciare tutti liberi di amare e di fare quello che vogliono, ma l'idea che il cuore della sua sorellina batta per qualcuno che non è uno dei fratelli lo rattrista, ne è incredibilmente geloso. 

"Quindi, perché?" George condivide gli stessi pensieri, anche lui sembra aver perso una parte di sé stesso, ma lo rincuora il fatto che sia Harry il fortunato.

Fred si massaggia il muscolo del braccio, completamente perso, "Ti rendi conto che è davvero poco su cui lavorare?"

"Beh, tu che senti?" gli chiede, palesemente interessato.

"Non ne sono molto sicuro, a volte mi sembra di sentire tipo… beh, di sicuro so quando lei mi sta pensando." lo sguardo di Fred si perde nel calderone davanti, nel palese tentativo di nascondere il suo imbarazzo, "Tu?" 

"Io non sento nulla." dice tranquillamente George, sorridendo, "Ho cercato di testare questa caramella, basandomi sugli effetti riscontrati da Ron o Lee, ma sembra che io non abbia conseguenze: se sto a fianco ad Angelina non mi capita niente e se le sto lontano, neppure."

Fred lo guarda confuso, riprendendo in mano la ricetta delle caramelle, o per lo meno quello che loro credono sia la ricetta delle caramelle.

Cercare di ricordare la notte in cui il loro ultimo prodotto ha preso vita, è davvero una bella sfida: l’immagine nelle loro menti è sfumata, anche se è chiaro che in qualche momento sia lui, che George e Lee abbiano raggiunto il magazzino, è evidente che si siano messi a ridere di gusto ed è inequivocabile che Jordan ad un certo punto abbia perso l’equilibrio, inciampando contro la scatola delle Merendine Marinare, appoggiandosi al tavolo nel disperato tentativo di non cadere, facendo invece rovesciare le pozioni già pronte nel calderone acceso. Ma quali pozioni fossero e in quale quantità è un mistero: molte delle provette si sono rotte al suolo, le restanti sono scomparse dentro il liquido bollente. 

A quel punto Lee e i gemelli si sono guardati, constatando quanto fosse difficile distinguere i volti degli altri con tutto il fumo che ha riempito la stanza, ma prima di potersene occupare, la loro attenzione viene catturata dal liquido nel calderone, che è diventato improvvisamente denso e ha cominciato a muoversi. Strano, quello è il pensiero passato nella mente di Fred. Un pensiero rilassato, dovuto certamente alle sue condizioni fisiche e mentali. Presto però si è reso conto della situazione, alzando la sua bacchetta, cercando nella memoria un possibile incantesimo per fermare quella cosa vivente. 

La stessa cosa, con la stesso tempo di reazione, è scattata nella mente di George e Lee: tutti e tre hanno cominciato a lanciare incantesimi sulla pozione, non più pozione, che nel calderone ha semplicemente preso vita. Quando si sono sentiti soddisfatti, hanno osservato quella creatura, quella povera anima, constatando che no, non era più viva e no, non era più una cosa sola. Decine e decine di caramelle giacevano inanimate nel calderone, brillando tutte dello stesso colore. 

Fred scuote il capo,  sospirano in simultaneo con il gemello, proprio quando Lee fa capolino nella loro stanza segreta, "Ho cantato ancora appena ho visto Katie, almeno fino a quando Hermione non ha cominciato a lanciarmi fatture per farmi stare zitto." dice, rabbrividendo al ricordo, "Minavo al suo studio."

 


 

Sono tornata! 
Dopo una lunga pausa finalmente riesco ad aggiornare questa storia, mi dispiace per l'attesa. Ho tante cose a cui pensare e di cui mi sto occupando: spero di tornare per il periodo natalizio!
Per adesso vi ringrazio, sopratutto perché vedo che la storia sta piacendo e io sono decisamente contenta. 
Al prossimo aggiornamento, 
Sia ❤

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque. ***


Oh, al diavolo - Capitolo cinque
 

Hermione, dopo aver ritirato la bacchetta e aver ufficialmente allontanato Lee Jordan dalla Sala Comune, apre nuovamente il libro di Pozioni, giocherellando con le punte dei suoi capelli. Quel pomeriggio ha deciso di portarsi avanti con gli studi, imprimendo alla propria mente di stare zitta. Fissa la sua attenzione su una delle lezioni che, ne è sicura, Piton ha intenzione di spiegare tra qualche settimana; inclina il collo di qualche grado, appoggiando la tempia allo schienale della poltrona, immergendosi del tutto nella sua lettura. 

Per un attimo sembra che tutto stia andando per il verso giusto: è accaduto un miracolo? Harry e Ron si sono diretti al campo da Quidditch, Lee è andato a cantare al di là del dipinto della Signora Grassa, Fred Weasley non si è fatto vedere per tutt… Sbatte gli occhi, visibilmente colpita. Da quando Fred Weasley è uno dei suoi primi pensieri? E perché, nuovamente, le parole sul suo libro stanno danzando sulla pagina? Scuote il capo, passandosi una mano sul volto, nel disperato tentativo di accertarsi che tutto sia normale, ma prima di poter lanciare un’occhiata alla ricetta della pozione, Ginny ruba tutta la sua attenzione. 

"Dobbiamo parlare." le sussurra, sedendosi proprio davanti a lei. Hermione alza un sopracciglio, chiudendo il libro, sedendosi composta sulla poltrona per poi inclinarsi verso l’amica. Per un attimo, appunto, tutto è andato per il verso giusto. 

"Cosa succede?"

Ginny si mordicchia il labbro inferiore, ancora insicura di quella scelta: è stupido confessarlo ad Hermione? L’avrebbe potuta aiutare? Sarebbe uscita fuori di testa? Probabilmente sì, sarebbe andata su tutte le furie, avrebbe sbattuto i piedi e avrebbe ucciso i gemelli. In effetti, ora che ci pensa meglio, confessarle di avere Harry Potter nella mente non è una mossa brillante. Eppure il suo corpo, da che era in camera, si è spostato in Sala Comune e la sua mente muove le labbra per chiedere l’aiuto di Hermione Granger, la strega più eccezionale della sua età: è disperazione, se sentisse solo un altro motivetto di Harry Potter, comincerebbe a strapparsi i capelli. 

"Ginny?" Hermione si avvicina ancora di più, quasi per contarle le lentiggini sul volto, incuriosita. 

"Devo dirti una cosa, ma tu devi promettermi un paio di cose: non urlare e non uccidere i gemelli." l’ha immaginato, c’erano alte probabilità che Fred e George prima o poi sarebbero spuntati nel discorso: Hermione si è accorta dello strano comportamento dell’amica nei giorni precedenti, ma ha aspettato che fosse lei a fare la prima mossa. Annuisce, appoggiando la testa sul palmo della mano, per mettersi più comoda. 

"Ho Harry Potter nella testa." confessa Ginny, mentre il suo volto si colora di un vivido rosso. 

L’altra sbatte le palpebre per qualche secondo: è sicurissima che il Prescelto sia al campo da Quidditch con Ron, "Come?" chiede appunto, stringendo le labbra. 

"Intendo… Oh, Merlino. Lo sento pensare, tutto il giorno, da quando ho preso la caramella di Fred e George." Hermione si blocca per qualche secondo, per poi emettere uno strano mugugno, "Lo puoi dire: dì pure che avevo torto e che non si devono accettare cose dai miei fratelli." impreca Ginny, alzando gli occhi al cielo. Hermione cerca di respingere i negativi pensieri nella parte più profonda della mente: si è fermata per la paura, non per orgoglio, d’altronde anche lei ha preso quella maledetta caramella. Comincia a chiedersi perché non abbia ancora sentito nulla, nessun pensiero, nessun’altra voce. 

"Ne hai parlato con loro?" si sforza di chiedere, concentrandosi sul problema dell’amica, lasciando le speculazioni ad attendere. 

Ginny annuisce disperata, "Mi hanno detto che ora non possono fare nulla, per questo sono venuta da te: Hermione ti scongiuro, Harry canta in continuazione e io devo farlo stare zitto."

Si sforza di non ridere: l’immagine del prescelto che canta è adorabile, ma comprende che non sia piacevole da sentire per tutto il giorno. Ma se Fred e George non sono stati in grado di far qualcosa, cosa potrebbe inventarsi lei? Sarebbe potuta andare in biblioteca, magari avrebbe trovato qualcosa. Accarezza i capelli di Ginny, "Farò tutto il possibile per aiutarti."

 

 

Fred chiude gli occhi, decisamente stravolto. Desidera toccare il letto più di ogni altra cosa nell’universo, ma quando, qualche attimo dopo, incrocia lo sguardo con George, capisce che non ha speranza. Se l’è dimenticato, è vero: quella sera l’ultimo anno di Grifondoro ha in programma una piccola festicciola nella Stanza delle Necessità, per ricordare quei dolci momenti ad Hogwarts, per cominciare a dire addio. Si passa una mano sul volto, allontanando la stanchezza. È certamente quello il motivo per cui, girando l’angolo, non vede arrivare Hermione Granger. Si scontrano involontariamente e passa un secondo prima che i loro occhi si incrocino e si mescholino insieme. 

Ron ed Harry spariscono dalla mente della ragazza, esattamente come George sembra essere solo un ricordo lontano: hanno mai scambiato uno sguardo così intenso con qualcun altro? Ritornano con i piedi sulla terra, quando il più piccolo dei fratelli Weasley tira Hermione per la manica del maglione e lei interrompe – controvoglia – quel contatto visivo. Nessuno dei due sa perché, eppure il loro rapporto sembra essersi evoluto in qualcosa di più: stavano diventando amici? Non è stato strano, durante la pausa estiva, intercettare i due battibeccare in cucina, studiare insieme in salotto e ridere in soffitta.

L’immagine di Hermione è ancora impressa nella mente di Fred, mentre manda giù l’ennesimo bicchiere di Whiskey Incendiario: il caldo gli attanaglia la gola, scaldando presto anche il resto del suo corpo. 

"Non me lo ricordavo così potente." commenta tragica Katie Bell, scuotendo il capo. Lee le lascia due pacche veloci sulle spalle, sorridendole: è felice di averla fatta entrare di nascosto alla festa perchè sa che, senza di lei, si sarebbe divertito la metà.

"Se non fossi finita in punizione con Piton durante il terzo anno, non l’avresti nemmeno dovuto bere." le fa notare maliziosamente Angelina, ancora del tutto sobria. 

"È stata colpa di George!"

Il gemello, che si sente preso in causa, sorride innocente, "Ma ci sei finita tu in punizione quella volta, non io."

"Bene allora rilancio: non ho mai baciato un giocatore di Quidditch." dice tranquilla Katie, alzando maliziosamente il sopracciglio, osservando con piacere che sia i gemelli, che Angelina riempiono i loro bicchieri con altro Whiskey. 

Non sarebbe stato l’ultimo in ogni caso, Fred e George avrebbero bevuto un cospicuo numero di drink prima della fine della serata, facendosi battere solamente dal fedele Lee Jordan, che in qualche modo ha la fedina penale più sporca della loro. Sì, quell’anno ha volato illegalmente fuori dai confini di Hogwarts e l’anno prima ha fatto un bagno nel lago della scuola, nudo. Ridono tutti e tre al ricordo di Jordan infreddolito, che corre verso i suoi vestiti lasciati sull’erba, mentre un gruppo di ragazze di Tassorosso cercano di attirare la sua attenzione in tutti modi, nella speranza di ricevere come risposta un saluto con le mani, per allontanarle da certe parti basse. 

E ridono ancora di più, ricordando George appeso come un salame a testa in giù in mezzo ad uno dei corridoi di Hogwarts, a causa di uno scherzo finito male. Continuano a sghignazzare anche dopo aver salutato gli altri amici, per poi dirigersi velocemente verso il loro sgabuzzino, dove le loro risate presto si interrompono, quando Lee inciampa su una scatola di Merendine Marinare e cerca – nella sua poca lucidità – di aggrapparsi alla prima cosa che riesce, ossia il tavolo con tutte le pozioni pronte: dai più comuni filtri d’amore, tra le tante boccette, sono presenti anche ampolle di Intruglio Confondente e decotti per creare illusioni divertenti. 

All’inizio Fred e George non comprendono, la loro mente è troppo rallentata, ma appena riescono a collegare, ecco che entrambi urlano disperatamente il nome di Lee, esattamente quando le pozioni si infrangono un po’ al suolo e le altre cadono nel calderone bollente, già ricolmo di qualche nuovo intruglio. 

Si guardano, indecisi sul da farsi, mentre la loro vista peggiora a causa del fumo che si alza nella stanza, tanto che all'inizio non si accorgono che il liquido ha cominciato a muoversi. Inorriditi, i tre tirano fuori d'istinto le loro bacchette, lanciando una serie infinita di incantesimi silenziosi. Un’ottima prima mossa, con il senno di poi, perché è decisamente improbabile ricordarli tutti, eliminando ogni chance di ricreare o riconoscere come e in quale modo quelle caramelle siano state create. L’ottima seconda mossa avviene qualche giorno più tardi, quando George, palesemente arrabbiato e frustrato, si alza e si avvia verso la scatola che contiene le caramelle. Ne prende una e se la rigira nella mano per un paio di volte, indeciso. Ha promesso a Fred che non l’avrebbe provata, ma la curiosità è troppa. 

Il gemello lo raggiunge esattamente quando la caramella sparisce nella bocca dell’altro, "Sei senza speranza, lo sai?"
 

 

Hermione si è scervellata tutto il pomeriggio quel Sabato, ha aperto metà dei libri sugli incantesimi, ma non ha ancora trovato una soluzione. Chiude l’ennesimo tomo, lasciandosi scappare un lungo sospiro: ha promesso a Ginny che avrebbe fatto tutto il possibile, letteralmente tutto il possibile per aiutarla in qualche modo, ma cercare di risolvere un problema sconosciuto, si accorge, è difficile. 

Stacca la mente da quel rompicapo, appoggiando la testa allo schienale della sedia, chiudendo gli occhi: cerca di immaginare l’aria autunnale sul suo volto. Forse, se fosse uscita dalla biblioteca adesso, avrebbe fatto ancora in tempo per un piccolo giro intorno al lago. Si sarebbe seduta su una delle tante pietre, nascondendo il naso sotto la sciarpa, cercando di capire dove inizia il cielo e finisce l’acqua. Nonostante avesse già passato un intero pomeriggio a pensarci, non ha ancora avuto una risposta: forse avrebbe dovuto seguire il consiglio di Fred. Quel giorno avrebbero davvero potuto sorvolare il lago insieme, accertandosi di trovare una linea di confine, ma Hermione si è rifiutata di salire su una scopa: dove si sarebbe aggrappata? 

Si morde il labbro inferiore, perché la sua mente sa benissimo a che cosa si sarebbe voluta aggrappare: avrebbe passato le braccia intorno al busto di Fred, per incrociare le mani davanti al suo petto e appoggiare il capo alla sua schiena. Si chiede per un attimo a quanto intenso possa essere il profumo del ragazzo ad una tale vicinanza. Poi si ricorda di respirare, aprendo il nuovo libro che ha davanti. 

Cercare di zittire la voce dentro la mente di una persona è una richiesta davvero specifica, anche Ginny se n'è resa conto e, per quanto esistano ogni tipo di fatture, quella è particolarmente difficile da trovare. Ci sono degli incantesimi del silenzio, ma vengono usati su una persona, non sul suo pensiero. Hermione si mordicchia il labbro, sfregando una pagina fra le dita della mano destra. 

Quando Ginny la raggiunge speranzosa, si rende conto di quanto l’amica abbia fatto per lei: la trova immersa in un libro, con a fianco due pile di tomi antichi, "Non credi di aver esagerato?" le chiede, alzando un sopracciglio e appoggiando la borsa sul tavolo. 

"Ho detto che avrei fatto tutto il necessario." dice tranquillamente Hermione, sorridendo soddisfatta. 

"Hai trovato qualcosa?" Ginny alza i capelli in una coda piuttosto alta, tirando fuori dalla borsa il suo libro di Pozioni per studiare.

"È un incantesimo temporaneo, non c’è nemmeno segnata la durata: sembra che sia stato inventato da un antico mago, stufo di essere distratto dal proprio pensiero e desideroso di concentrarsi sul suo lavoro. Però penso che sia già qualcosa." Hermione cerca di sorridere, inclinando il volto di qualche grado. Eppure Ginny è davvero entusiasta, anche solo un minuto di pausa sarebbe meraviglioso. 

"Scopriamolo." la incita, appoggiando la piuma sul banco e spostando una pila di tomi dell'amica, per avvicinarsi ancora un po'. 

"Tace."
 


Giuro che torno, che non sparisco: sono qui. 
Sto avendo un sacco di problemi familiari in questi mesi, ma non ho intenzione di smettere di pubblicare. Mi scuso per il ritardo e ringrazio tutti quelli che stanno credendo in questo progetto, siete davvero importanti!
Sia ❤

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Capitolo 7
*** Capitolo sei. ***


Oh, al diavolo - Capitolo sei
 


Ginny si è alzata con il cuore leggero. Hermione è riuscita a trovarle - certo, temporaneamente - una soluzione al suo insostenibile problema. Sorride, sedendosi al tavolo della colazione: mentre lo fa, ad accompagnarla, c’è solamente il suono del suo pensiero. Alza gli occhi sul Prescelto, forse perché si accorge che iniziare la giornata senza una seconda voce, non è la stessa cosa, non è come cercare di non ridere per i commenti velati al ciuffo spettinato di Ron o al poco tatto di Hermione di prima mattina.

Si rende conto che più di tutto a mancarle è proprio Harry, Harry di cui ha cominciato a conoscere tutto: i suoi luoghi preferiti, le materie che studia più facilmente, gli orari delle sue lezioni, il suo passato, il suo presente. Sa tutto, eppure vorrebbe sapere sempre di più. A volte pensa che non basta più, che la voce del Prescelto nella sua mente è diventata troppo poco: ha bisogno del pacchetto intero, lei non vuole solo sentire Harry, vuole toccarlo, tenergli la mano, sapere che lui la sta cercando. Sapere che, magari, anche lei ha un minuscolo posto nella sua mente. 

Nonostante tutto, la prima tranquillità dopo molto tempo non lo scambierebbe con nulla al mondo: sentire solo il suo pensiero, solo la sua voce che rimbomba nella testa, è una cosa che ha sempre dato per scontata. Mentre finisce di servirsi le uova nel piatto, Hermione si siede davanti a lei, lanciando un veloce sorriso a Ron ed ad Harry, aprendo poi la nuova copia della Gazzetta del Profeta, cercando con un occhio il succo di zucca. 

"Sei un angelo." le dice Ginny, che per sdebitarsi le versa un bicchiere di bevanda, "Potrei baciarti."

Il fratello e il Prescelto alzano lo sguardo, palesemente interessati e confusi. Loro? Baciarsi loro? La mente di Harry comincia a precipitare: lui è innamorato di Ginny, Hermione non ha mai espresso interesse. Al contrario, sembra sempre essere la prima a parteggiare per loro. La prima a dire che insieme sarebbero formidabili, belli, divertenti, giusti. Sulla sua fronte compaiono delle rughe, mentre porta lo sguardo da una - che chiaramente vede benissimo - all'altra - nascosta da un alone di nebbia -. Chiude gli occhi, amareggiato. Avrebbe voluto vedere l’espressione sul volto di Ginny, per sapere se il suo fosse stato o meno uno scherzo, almeno il cuore di Harry non si sarebbe preoccupato. 

"Figurati." si sbriga ad aggiungere Hermione, ringraziandola con un veloce movimento di capo, "Non ho fatto nulla di eccezionale." Credendo di aver chiuso il discorso, appoggia le labbra al suo bicchiere di succo di zucca, concentrandosi sul primo articolo del giornale che ha tra le mani, mordicchiando poi una fetta di pane tostata. 

"Sciocchezze, sei stata la mia salvatrice." Ginny si impunta, dopo aver ingoiato velocemente le sue uova, richiamando l’attenzione anche dei gemelli e di Lee Jordan, seduti a qualche posto di distanza. 

"Si può sapere che state blaterando?" Non appena è riuscito a mandare giù il boccone che ha in bocca, Ron si intromette nella conversazione. 

Le due si guardano di colpo, rendendosi conto per la prima volta di essere esposte, palesemente nel mirino di interesse di tutti gli amici. Il loro sguardo è d’intesa: si sono promesse di non spifferare nulla, un piccolo segreto per evitare di far impazzire tutti gli altri. È stato già incredibile che Hermione non abbia dato di matto, ma è meglio non rischiare, soprattutto con Harry, "Sono cose… " si affretta a spiegare Ginny, facendo comparire un piccolo sorriso sulle labbra, mentre nella mente riesce solo a sentire il suono della sua risata. 

"Decisamente private." conclude Hermione, finendo d’un fiato il contenuto del bicchiere e alzandosi dal tavolo: ha avuto una breve colazione, ma fin troppo intensa. Lo sguardo di Fred, pressante su di lei, la sta facendo impazzire. Ginny la segue, sorridendo ai fratelli e ad Harry, preoccupandosi prima di prendere tra le mani una fetta di pane e marmellata: l’avrebbe mangiata in piedi, lontano da occhi e domande scomode. 

"Stanno diventando peggio di voi." commenta Lee, lasciandosi scappare una risata. George si passa una mano tra i capelli: da quando Ginny ed Hermione si finiscono le frasi a vicenda? Nessuno può togliere il primato a lui e a Fred, non così facilmente, ma prima di poterle fermare, le due sono già sparite dalla porta della Sala Grande, lasciandosi scappare una sonora risata. 

"Hai visto la faccia di Harry e Ron, quando ho detto che ti avrei baciata?" 

Hermione normalmente a quella domanda non saprebbe rispondere, ma uno strano fuoco nello stomaco glielo impone, "Per tua informazione Ginny, sono un’ottima baciatrice. "

Scoppiano di nuovo a ridere, genuinamente. Il loro legame è diventato più semplice, meno forzato rispetto agli anni precedenti: si apprezzano, si aiutano a vicenda. Per questo la giovane Weasley ha chiesto a lei, perché sapeva che non l’avrebbe lasciata ad annaspare nei motivetti di Harry Potter, "Sicura di volerlo dire a me, comunque?" le chiede, alzando maliziosamente le labbra, mentre raggiungono le scale. Il volto di Hermione si colora di una strana sfumatura, mentre si ferma nel mezzo degli scalini. 

"Ginevra Weasley, ma cosa stai… "

Non riesce a finire la frase, perché l’amica scoppia nuovamente a ridere, "Rilassati, Hermione: ti stavo solo prendendo in giro."

Facili parole da dire certo, ma sono entrate nella mente della più grande con una forza dirompente: l’avrebbe voluto dire a qualcuno? Certamente. Sbatte le palpebre, osservando Ginny avanzare verso il corridoio, "Non vieni?" Hermione silenza quella nuova voce, cominciando a considerare pure lei di zittire i suoi pensieri con qualche incantesimo, per avere qualche ora di calma, seguendo poi l’amica con un finto sorriso sulle labbra. 

 

 

Ron sbatte la testa contro il libro, stravolto: Lavanda lo sta facendo diventare matto. Non tanto Lavanda, quanto più quella infernale macchina escogitata dai gemelli Weasley. Ne ha abbasta, l’unica Lavanda che vorrebbe vedere è quella vera. Non solo vedere, ovviamente: vorrebbe accarezzarle il volto, passare un braccio intorno al suo ventre, specchiarsi negli occhi di lei, baciarla piano. Scuote il capo, sicuro che oramai il suo viso sia diventato dello stesso colore di un pomodoro. Miseriaccia. Sposta lo sguardo verso Harry e Hermione, che sono a qualche passo di distanza da lui. Si chiede come sia possibile che a loro non sia ancora successo nulla, perché anche loro non sono confusi? 

Le rotelle nella sua mente cominciano a muoversi freneticamente, mentre gira l’angolo: è innamorato di Lavanda, è ovvio. Lo sa da mesi oramai, da quando i due si sono incontrati durante il Ballo del Ceppo dell’anno prima e si sono messi a ballare. Magari è questo, il semplice fatto che lui sia innamorato di qualcuno e i suoi amici invece non lo siano ancora. Acceso da questa sua nuova ipotesi, affretta il passo, infilandosi tra i due, che lo fulminano con lo sguardo. 

"Ronald, stavo cercando di spiegare ad Harry perché avrebbe dovuto dare sei giri alla pozione e non otto." lo riprende Hermione, incrociando le braccia al petto. 

"Non c’è nulla da spiegare, se ho ragione io." si affretta a commentare l’altro, testardamente. 

"Avresti ragione, se la tua pozione fosse riuscita."

"Ragazzi." cerca di calmare le acque Ron, passando le mani sulle spalle dei suoi due amici, "Ho una domanda per voi." Alla fine, Harry ed Hermione incrociano gli sguardi, scusandosi velocemente: litigare per una pozione è stupido. Pongono tutta la loro attenzione sul rosso, alzando un sopracciglio a testa, per invitarlo ad iniziare. 

"Mi stavo chiedendo, ma a voi piace qualcuno?"

Si bloccano improvvisamente nel corridoio, costringendo Ron ad una brusca frenata. Li supera di qualche metro e, quando si gira, nota chiaramente come la situazione sia cambiata di colpo: è sicuro di poter tagliare l’aria con un coltello. Il Prescelto ha spostato lo sguardo di lato, colpevole: non avrebbe mai potuto dirlo, non in una simile situazione. “Guarda, sono francamente innamorato di Ginny, tipo Ginny tua sorella, quella che incontro in casa tua ogni volta che mi ospiti d’estate, hai presente che Ginny?”. 

Hermione, dall’altra estremità, non ha distolto gli occhi dal volto di Ron. È semplicemente immobile, l’unica cosa che nuovamente si muove senza sosta sono i suoi maledetti pensieri. A lei piace un sacco di gente, ad essere precisi, un’infinità di gente. Si affretta a chiudere delle labbra che è certa di non aver voluto aprire. Avrebbe detto quel nome, senza un motivo particolare, ma l’avrebbe esclamato a pieni polmoni. 

"Cosa diavolo stai blaterando?" chiede infine, alzando un sopracciglio.

"Era solo un’innocente domanda." si scusa Ron, mentre gli altri riprendono il passo e lo raggiungono. Harry lo aiuta a rimettersi a posto la tracolla che gli è caduta appena sulla spalla. 

"Sai chi altro farà domande innocenti? La McGranitt, quando arriveremo in ritardo a Trasfigurazione." commenta tragica Hermione, superando gli amici, aumentando la velocità dei suoi passi per arrivare prima in aula. 

"A lei dovrete rispondere per forza, almeno." Hermione alza gli occhi al cielo, girandosi verso Ron, proprio mentre sta svoltando l’angolo: per questo motivo non si accorge che dall’altra parte arriva Draco, con cui si scontra. 

"Granger, dovresti cercare di guardare dove vai." dice il Serpeverde, rimettendosi a posto la divisa scomposta, "Camminare non dovrebbe essere una attività così difficile per te."

Hermione lo guarda intensamente, indecisa se ignorare la sua frecciatina o seguire quell’istinto all’oh diavolo che ultimamente le sta infiammando il corpo. Rispondere a tono a Draco Malfoy è un sogno che ha da sempre nel cassetto, nonostante sia già riuscita a farlo stare zitto con un pugno dritto sulla faccia. Harry a fianco si irrigidisce, prendendola per la manica, per evitare di litigare in mezzo al corridoio, "Dobbiamo andare a lezione, Hermione." le ricorda, facendola tornare nel mondo reale. Ron si limita a guardare male Draco e i suoi amici, seguendo il Prescelto e la ragazza verso l’aula di Trasfigurazione

"Dovremmo andare a lezione anche noi." si intromette la Parkinson, cercando di attirare l’attenzione del Serpeverde, ma Draco sta pensando ad altro, con lo sguardo ancora puntato su Hermione e i pugni serrati. Sta pensando allo sguardo della Granger di prima, così intenso e combattivo, così pungente. Guardare i suoi occhi, specchiarsi in quegli occhi, lo ha riempito di una rabbia accecante. Perché quegli occhi sono belli ed è un peccato poterli osservare da vicino per così poco, ogni volta.


 



Sono riuscita ad aggiornare, nemmeno io ci credo. Mi spiace sempre per il forte ritardo che ho tra un capitolo e l'altro, ma ho un mucchio di impegni e sto cercando di seguire tutto, al meglio delle mie forze. Lascio qui un capitolo un po' spieziato, che in sé non ha nulla di particolare, ma il finale accende una nuova fiamma. 
Ringrazio tutti di cuore, sopratutto Rosmary - appena riesco, giuro, passo a leggere la tua storia -, che non mi ha mai abbandonato dall'inizio del progetto. Spero che la storia continui a piacervi, 
Sia ❤

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Capitolo 8
*** Capitolo sette. ***


Oh, al diavolo - Capitolo sette



Uscita dall’aula di Antiche Rune, Hermione si rende conto che è libera per tutto il pomeriggio. Nasconde i libri che tiene tra le mani dentro la tracolla e comincia a varare le opzioni: non avere nulla da fare è una sensazione nuova, quasi spaventosa. Nessuna lezione da studiare in anticipo – le ha già esaurite tutte –, nessun compito su cui passare le ore – li ha già finiti –. Può essere solo Hermione, in uno strano pomeriggio ad Hogwarts. 

Si passa le mani dietro la schiena, lanciando lo sguardo fuori dalla finestra: il freddo della giornata si scontra perfettamente con il sole tiepido e combattivo che è uscito quella mattina. Sorride, consapevole di aver trovato la soluzione: sarebbe stata l’ultima volta, prima del rigido freddo dell’inverno, nella quale avrebbe potuto sedersi vicino al lago. Si affretta, mentre tira fuori la sciarpa dalla borsa e corre verso l’uscita. 

Il sole le investe il viso, scaldandole il corpo. È bello il lago, quando le montagne vi si specchiano dentro, d’altronde è più facile comprendere la linea di rottura fra acqua e cielo. Gliel’aveva fatto notare Viktor l’anno prima, in uno dei loro lunghi pomeriggi: lo sguardo di Hermione si era presto perso ad osservare il passaggio davanti a lei e l’altro le aveva sorriso. Un sorriso che sapeva un po’ di amore, ma amore fragile.Viktor le era sempre piaciuto, dal primo momento in cui aveva posato gli occhi su di lui: un ragazzo simpatico, genuino. Con lui ridere e parlare è sempre stato naturale, tanto che avevano accettato di rimanere in contatto anche dopo il Ballo del Ceppo. Ma era una relazione di amicizia, Hermione l’aveva chiarito fin da subito. Per l’amore, si era detta dopo aver baciato Viktor, c’era ancora tempo. È una frase che si è ripetuta spesso anche la stessa estate, non a causa di tutte le lettere che riceveva dal bulgaro, ma a causa delle risate con Fred. 

Fred, che è sempre stato presente nella sua vita come una comparsa, piano piano ha colorato tutto quello che la circondava. All’inizio Hermione è stata reticente, perché Fred è beh… Fred, ma poi ha cominciato ad apprezzare i suoi piccoli gesti di affetto, ad apprezzare il suo modo di pensare e il suono della sua risata. Contemporaneamente ha notato anche il tono della voce, così caldo, il suo neo alla base del collo, la scintilla negli occhi quando parla del nuovo prodotto Weasley, il movimento delle dita di lui intorno alla tazza del... 

Hermione scuote il capo, mordicchiandosi il labbro inferiore. Cosa le sta succedendo ultimamente? Ogni volta che è libera di far scorrere i pensieri, Fred è una delle prime cose che le capita di trovarsi nella mente. Sempre lui, costantemente lui. Si passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio, alzando gli occhi verso il lago. Miseriaccia

Si perde ad osservare la linea di separazione tra il l’acqua e il cielo. Separati, ma simili, come lei e Fred. Distanti, ma incollati insieme da un filo impercettibile. Se n'è accorta quella estate, mentre la mattina sceglievano di bere entrambi il tè, mentre salivano all’ultimo piano della casa di Grimmauld Place, per vedere la città dall’alto e pensare a come sarebbe stato camminare per quelle strade, a ridere per quelle strade. E Fred, mentre ne parlava, sembrava un bambino. Hermione lo capiva, perché quella non era casa sua, i semafori non erano casa sua, le strade, le macchine, i lampioni non erano casa sua. 

Quindi si metteva lì, dopo che Fred aveva finito di esercitarsi all’incantesimo dell’ultimo Tiro Vispo e lei aveva concluso l’ennesimo capitolo di Storia della Magia, per raccontargli di più, per raccontargli quello che non poteva vedere da quella finestra. Anche se, lo aveva rimproverato molte volte, avrebbe semplicemente potuto seguire un corso di Babbanologia. 

Però lui rideva e le chiedeva di dirle di più, delle tubature, di come funzionassero i fuochi per cucinare, delle luci. A volte sembrava che nemmeno l’ascoltasse, perché ad un certo punto riprendeva in mano la bacchetta e ricominciava ad esercitarsi senza troppo impegno. A trasformare una tazza in un libro – Hermione non gli ha mai chiesto per cosa avesse intenzione di utilizzare quell’incantesimo –, a far evanescere l’inchiostro su una pergamena appena scritta, a far apparire dei fiori qua e là per la stanza. Ma Fred l’ascoltava davvero, le chiedeva di tanto in tanto di parlare ancora, finché George non veniva a interromperli e, o lo portava via, o si sedeva con loro, venendo costretto dalla Granger a studiare qualcosa, piuttosto che a perdere tempo senza fare niente. 

Hermione prende una pietra sotto i suoi piedi e la lancia nell’acqua, spezzando i suoi pensieri, cercando di cancellare Fred dalla sua testa, ma si accorge che è impossibile: da quando ha cominciato a conoscerlo meglio tutto è diventato frenetico, colorato, pazzo. Che si fosse innamorata?

 

 

Il cuore di Fred comincia a battere senza sosta. Non è che faccia male, non è che lui stia per avere un infarto. In realtà quel palpito lo rende euforico: Hermione sta di nuovo pensando a lui. E precisamente, sta pensando davvero tanto a lui. 

"Che hai da sorridere come un demente?" si informa Lee. Probabilmente glielo avrebbe chiesto George, se non li avesse lasciati da soli per andare a trovare Angelina, ricoverata in infermeria da un paio di giorni a causa di Malfoy e Tiger, che le hanno stregato la scopa durante l’ultimo allenamento della squadra dei Grifondoro. 

"Scusa?" 

"Ho detto: che hai da sorridere come un demente?" ci riprova Jordan, ma scuote il capo quando il gemello si perde di nuovo. È come parlare con un muro. 

"Ci vediamo a cena, va bene, Lee?" partorisce infine Fred, stringendo il libro della lezione precedente nella mano sinistra, salutando l’amico con quella libera e cominciando a camminare freneticamente verso la direzione opposta. 

Tutto ad un tratto gli è nata un’improvvisa voglia di vedere sorridere Hermione e per vedere Hermione sorridere, prima di tutto bisogna trovarla. Uno strano istinto impone a Fred di dirigersi verso il lago, dove la trova seduta su un grosso masso. Da lontano la vede scagliare una pietra nell’acqua, per poi alzare il capo verso l’alto, chiudendo gli occhi. Fred le si avvicina con calma, appoggiando il mento nell’incavo della spalla della ragazza che sussulta spaventata, ma quando lo riconosce una piccola smorfia divertita si dipinge sul suo volto. 

"Mi hai fatto venire un infarto." dice comunque, nel palese tentativo di rimproverarlo. Sta cercando di calmare le proprie emozioni: è da dieci minuti che non riesce a smetterla di pensare a lui ed ecco che ad un tratto spunta al suo fianco, con il solito sorriso da malandrino. Non può mostrargli la sua sorpresa, la sua timidezza. Deve cercare di prendere in mano la situazione, per evitare di cadere in un baratro senza fondo: non può rischiare che Fred la trovi diversa, le chieda perché è diversa, perché arrossisce più del solito, perché balbetta, perché è meno Hermione e più Ron. 

Scuote il capo impercettibilmente, dandosi uno schiaffo mentale, mentre il ragazzo alza un sopracciglio, "Mi sembra che tu sia in perfette condizioni, Hermione." appena pronuncia il suo nome, lei ne salva il suono: è sempre stato così bello? 

"Cosa ti serve, Weasley?" chiede a quel punto la ragazza, dandogli di nuovo le spalle per osservare il lago, nella speranza di calmare le proprie emozioni. 

Fred le si posiziona davanti, comprendo il paesaggio nel quale ha tanto sperato di immergersi, "Siamo tornati al cognome?" la voce è indignata e si piega verso di lei, facendo leva sulla roccia. 

"Non ti ho mai chiamato per nome."

"Potresti cominciare, Hermione." Fred le sorride, studiandole il volto. Non le era mai stato così vicino prima di allora, è una strana sensazione. È come se il suo stomaco stia ballando una danza di cui non conosce le mosse. L’ha guardata, è tutta l’estate che la osserva. La mattina, quando scendeva a colazione e gli chiedeva se avesse fatto del tè anche per lei, il pomeriggio, mentre lei guardava fuori dalla finestra distrattamente, cercando nella mente una parola più interessante da scrivere nel suo compito di Trasfigurazione, la sera, quando si trovavano tutti quanti in salotto a ricordare l’ultimo scherzo dei gemelli a Sirius e lei rideva. Ma così da vicino, talmente vicino da poter studiarle il colore delle iridi, non è mai stato. 

Lei alza gli occhi al cielo, constatando che sì, quando il ragazzo pronuncia il suo nome, quest’ultimo diventa più soave. 

"Cosa ti serve, Weasley?"

"Fred." si impunta, avvicinandosi sempre di più.

"Weasley."

"Fred." la voce del ragazzo è un sussurro perso nel vuoto, perché si accorge che il suo naso sta sfiorando quello di Hermione. È sicuro che le sue orecchie abbiano cominciato a colorarsi di un tiepido rosso, quindi si allontana, proprio quando lei distoglie lo sguardo imbarazzata. Che le è preso? Giocare con il gemello è una facile sconfitta. 

"Ti ho vista tutta sola, volevo rilanciare la proposta di sorvolare il lago, nel caso fossi libera." dice maliziosamente, nascondendo le mani nelle tasche. 

Per Hermione deve essere il mese dell’oh, al diavolo perché, come ha accettato la caramella dei gemelli qualche giorno prima, adesso sfida sé stessa e sale sulla Scopalinda di Fred, chiamata con un incantesimo, "Non vorrei essere additato come colpevole per la tua morte." sottolinea, qualche secondo prima di staccarsi dal terreno. 

"Come?" Hermione si sporge verso di lui, confusa. 

Ma Fred non le risponde, cerca con le mani quelle di lei e se le fa passare intorno al ventre, avvicinando il corpo della ragazza al proprio. Il battito della giovane si ferma per un secondo, quando il  suo volto ricade sulla schiena del gemello e il suo odore le riempie le narici. Lo ha già sentito, vero

"Pronta?" Fred può sentire le mani di Hermione che si stringono intorno a lui e sorride. 



In anticipo sulla tabella di marcia, solo perché non vedevo l'ora di fare uscire questo capitolo. 
Sparirò per qualche settimana, ne sono sicura: impegnata come al solito a seguire i miei mille progetti, sono consapevole che per un po' non aggionerò. Il che mi distrugge, ma giuro che arriverò e risponderò a tutte le recensioni. Grazie a tutti, ogni vostra parole, ogni persona che segue questa storia, significa tanto per me. 
Sia ❤

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Capitolo 9
*** Capitolo otto. ***


Oh, al diavolo - Capitolo otto

 

George Weasley si chiude la porta della camera alle spalle e lancia con uno scatto la tracolla sulla scrivania. Ha appena lasciato Angelina in infermeria con Katie, dopo aver passato con lei una buona mezz’ora sdraiato al suo fianco nel letto dell’infermeria. Sorride al ricordo della sua mano che solletica la pelle della ragazza, alle labbra che si infrangono bene contro quelle della giovane. Si è innamorato di lei all’inizio del quarto anno, sempre più profondamente al ballo del Ballo del Ceppo, fino a che non le ha chiesto di essere la sua ragazza, qualche settimana dopo. Così, naturalmente

C’è sempre stato qualcosa in Angelina che l’ha intrigato: la sua risata, il suo modo di scrollare la testa, facendo muovere anche i capelli, il suo sorriso, i suoi occhi marroni. Per questo, quando Fred ha smesso di provare interesse, si è messo subito in gioco: non avrebbe mai potuto farsela scappare ancora una volta. Si siede sul suo letto, allontanando Angelina dalla sua mente per focalizzarsi sulle caramelle che sono sul suo comodino. Ci sono voluti un paio di giorni, ma alla fine ha capito perché di effetti non ne ha sentiti. 

Ha studiato Ginny, la sua sorella preferita, che non vede e sente altro che il Prescelto: innamorata cotta da quando ha iniziato a proferir parola, non c’è da stupirsi che la caramella le abbia infilato Harry nella testa. Poi Lee gli ha confessato una sera, mentre Fred già dormiva da qualche minuto, che lui non ci sa stare proprio senza Katie, che è straordinaria quando gioca a Quidditch, che dagli spalti guarda sempre solo lei, che è divertente, che è bella. Ed ecco che, non appena mastica quella caramella, canta solo quando la vede. 

Allo stesso modo ha seguito Ron, anche se all’inizio George non era riuscito a comprendere: era strano che avesse avuto degli effetti legati a Lavanda Brown. Ma l’ha osservato nei giorni precedenti, da dietro gli angoli: con le sue orecchie rossastre, i suoi balbettii, i suoi sospiri affranti ogni volta che la Lavanda salutata è tutto tranne che una Lavanda – e che quindi non lo saluta di rimando –. L’ultima prova l’ha avuta quando, in Sala Comune, l’occhio gli è caduto sul compito di Pozioni di Ron, dove era impresso in lettere cubiche il nome della ragazza. Ha immaginato per un attimo la faccia sconvolta di Piton, concludendo che sì, Ron è innamorato cotto.

George, ormai fidanzato da mesi, non ha bisogno che la caramella gli riempia la testa, non ha bisogno di vedere Angelina dovunque. I suoi sentimenti sono già dominio pubblico, non segreti nel cuore di chi, forse, non ha ancora il coraggio di farsi avanti. Ad esempio, è sicuro che Fred sia oramai su un altro pianeta, pieno di Hermione Granger. Non l’ha mai visto così euforico per la presenza di qualcuno, mai così felice di vedere una ragazza, mai un sorriso così da ebete sul suo volto. Che non se ne sia ancora accorto? Si gratta il capo, pensando per un attimo al fatto che anche Hermione ha ingerito quella caramella, ma prima di poter andare avanti a speculare, qualcuno bussa alla sua porta.

"Ti serve qualcosa?" George si gratta il petto, facendolo accomodare Harry nella stanza. 

"Ho pensato che andasse via dopo qualche giorno, ma siccome non passa sono venuto a chiedere." inizia il Prescelto, rimanendo in piedi, "È fastidioso non vederci."

"Elabora meglio, Harry."

"Dico: da quando ho mangiato quella caramella, a volte la mia vista cala di colpo e non mette più nulla a fuoco." 

"Quando ti capita?" George si lascia andare come un peso morto sul letto, prestando attenzione all’altro, che sembra sempre più disperato. Non lo vuole dire, non lo può dire: si accorge che è stato stupido venire dai gemelli. Miseriaccia, è Ginny. Si è reso conto che per forza dovesse centrare con il fatto che le volesse più bene del previsto e per questo adesso non riesce a far uscire una parola dalla bocca. 

"Harry, se vuoi che io ti aiuti me lo devi dire." capisce al volo George, che sorride leggermente, come per tranquillizzarlo. 

"Ginny non è a fuoco." si lascia scappare alla fine il Prescelto, sedendosi affranto sul letto di Fred e prendendosi il volto tra le mani, "Ti giuro che vorrei che non fosse Ginny, è così complicato che sia Ginny e dire a te che è Ginny… Oh, Merlino." 

"Datti una calmata." George si mette a ridere, prendendo in mano la caramella e avvicinandosi all’altro, "Prima di tutto, di che colore la vedi?"

"Rossa."

"Rossa tipo il colore dei miei capelli?" George ghigna, sapendo benissimo dove andare a parare. Difatti Harry arrossisce pesantemente sulle guance. 

"Ascoltami, io non ho idea di come farti tornare la vista, ma dal momento che sei il primo che è comparso a chiedermi aiuto, direi che possiamo provare un paio di cose." gli propone con tono dolce, sicuramente mascherato: il Prescelto è creta nelle sue mani, su di lui può sperimentare quanto vuole e trovare, possibilmente, una soluzione al problema.Non è il primo, ovviamente, ma il primo ad essere venuto solo da lui: Fred per il momento non deve venirne a conoscenza, prima deve venire a patto con i propri sentimenti. 

"George, che diavolo hai in mente?"

 

 

Ginny ha passato un pomeriggio tranquillo, entusiasmante. Da quando è venuta in possesso dell’incantesimo per far tacere Harry, la sua vita è tornata alla normalità. Ci sono volte in cui, quando la soluzione smette di far effetto, aspetta a silenziare la nuova voce per qualche ora, perché deve ammettere che sentire Harry parlare è una cosa davvero adorabile. 

L’ha seguito nella sua lettura di Quidditch attraverso i secoli, nella sua sporadica litigata con Hermione – in cui Ginny ha dato senza dubbio ragione all’amica –, ascoltato i suoi pensieri sulla cotta di Ron per Lavanda e compreso che si, Harry ha un problema con lei. La prima mattina dopo aver mangiato la caramella, si era resa conto che il Prescelto non la vedeva bene, come se un’intera nuvola la oscurasse. Si era chiesta se la causa fosse stata lei, un contro effetto della caramella o se fosse Harry stesso. 

Si mordicchia un labbro, confusa. Le piacerebbe sapere se i suoi sentimenti sono corrisposti: sarebbe straordinario, ma non è che il mondo si può rivoltare da un momento all’altro, come se l’acqua ghiacciasse a cento gradi, come se Hermione stesse scendendo dalla scopalinda di Fred. Aspetta, cosa? 

Ginny si nasconde dietro uno degli alberi, lanciando lo sguardo ai due che ridono. Le guance della ragazza sono arrossate, mentre il gemello è estasiato. 

"Te lo tengo io il libro, così devi portare solo la scopa." suggerisce Hermione, riponendo il manuale nella sua tracolla, mentre Fred la ringrazia e le scompone i capelli. La riccia al contatto arrossisce sempre di più e Ginny lo nota, anche se la prima fa di tutto per nascondere il volto dentro la borsa. 

"Mi sembra che ti sia piaciuto il giro, Hermione." 

"Non lo darei per scontato, Fred."

Logico che l’acqua non possa ghiacciare a cento gradi, ma se Hermione è salita su una scopa con Fred, perché Harry non può essere innamorato di lei? Sorride, passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, gongolando. La sua giornata è decisamente migliorata, esattamente quando Harry ha ricominciato a cantare una delle sue canzoni preferite. E nonostante tutto, sta cominciando a piacere anche a lei. 

 

 

Ron manda al diavolo tutto: il suo compito di Trasfigurazione, la punizione che Piton gli ha assegnato dopo aver letto il nome di Lavanda tra le righe della pergamena che gli è stata consegnata, la risata di Fred e George alla notizia e la loro maledetta caramella. Chiude il libro, mentre qualcuno si siede davanti a lui in Sala Comune. Quando alza gli occhi, logicamente si trova davanti Lavanda, che lo guarda con un sorriso insicuro. 

"Chi sei?" chiede, passandosi una mano sul volto. 

"In che senso?" 

"Dico, chi sei?" Ron ci riprova, non ha intenzione di scambiare qualcun altro per Lavanda, non dopo che la McGranitt lo ha ripreso, perché evidentemente non è divertente paragonarla ad una giovane studentessa, considerata la sua età. 

"Lavanda."

Il ragazzo alza gli occhi su di lei, con un groppo alla gola, "Lavanda?"

"Lavanda." conferma lei, aprendo il suo sorriso timido, trasformandolo in uno felice. 

"Ti… Ti serve qualcosa?" Ron sta andando in iperventilazione. Non è pronto: ha appena mandato al diavolo tutto, deve ancora riprendersi da quello. Trovarsi faccia a faccia con il suo più grande problema è uno scalino che non sa ancora come affrontare. 

"Ultimamente stanno succedendo un sacco di cose strane." comincia lei, "Lo avevo letto nelle foglie del mio tè, qualcosa questa settimana mi avrebbe sorpreso. All’inizio pensavo fosse il fatto che i miei capelli non fossero perfetti come al solito. Mi puoi biasimare, d’altronde? I miei capelli sono sempre a posto, eppure l’altro giorno mi sono svegliata e… "

Ron smette di seguirla ad un certo punto, non tanto per la noia, quanto per la sorpresa di averla davanti e per la consapevolezza che quella – per forza di cose – doveva essere la vera Lavanda. Sta osservando la sua pelle, il suo neo sopra il labbro, ascoltando la sua voce soave. Si da un pizzicotto sotto al tavolo, costatando che no, non è un sogno. 

"Dico, mi capisci?" conclude Lavanda, scuotendo il capo. Ron annuisce, improvvisando un finto sorriso. Non ha seguito una virgola di quel discorso, l’unica cosa che può fare adesso è fingere, "Sapevo che mi avresti capito, ma comunque non penso siano i capelli." conclude lei, sorridendo, "È da qualche giorno che saluti ogni essere vivente scambiandolo per me, va tutto bene?"

Ron si sente sprofondare improvvisamente o, per lo meno, vorrebbe davvero sprofondare. Come cercare di spiegare? Si gratta la testa, lasciando scappare un mugugno, "Io… Ecco… "

Lavanda alza un sopracciglio, sinceramente interessata. 

"Ron! Luce dei miei occhi, quinto fratello preferito, ti ho cercato tutto il pomeriggio." esordisce George, salutando Lavanda con la mano, "È un problema se te lo rubo, biscottino?" le chiede, facendola arrossire sulle guance. 

"Quinto su sei non è male." commenta Harry, seguendo a ruota il gemello e alzando le spalle verso il suo migliore amico, nel tentativo di farlo stare meglio. 

"Ti servo davvero?" il tono di Ron è pesante: proprio adesso che ha davanti Lavanda? Alza gli occhi al cielo, mentre George annuisce con convinzione. 

"Non che tu te la stia cavando meravigliosamente, vedila come un tentativo di salvarti." Lavanda si lecca le labbra, scuotendo il capo e tornando dalle sue amiche, mentre Ron viene rapito e portato verso il dormitorio dei ragazzi, quello del quinto anno: un luogo dove, possibilmente, Fred non sarebbe venuto a cercarli per adesso. 

"Si può sapere che vi serve?" chiede il più piccolo dei Weasley, incrociando le braccia al petto, esibendo una smorfia contrariata. 

"Volevo sapere una cosa." inizia George, mostrandogli la caramella, "Di che colori la vedi?"

"È rosa, perché?"

"Io la vedo marroncina, che è esattamente il colore della pelle di Angelina." spiega con calma il gemello, "Immagino che il rosa sia il colore preferito di Lavanda."

"Anche se fosse?" Ron alza un sopracciglio, ancora infastidito per essere stato interrotto durante il suo grandioso tentativo di spiegare a Lavanda che… la ama? Scuote il capo, riportando l’attenzione sul fratello, che si è alzato in piedi. 

"Vuol dire che la caramella si colora a seconda di chi sia la persona verso cui si provano dei sentimenti, ed è una cosa piuttosto interessante."

"Francamente, pensavo che lo sapeste già." commenta Ron, mettendosi più comodo sul letto, dimenticando Lavanda. 

"Ah giusto… " George abbozza un sorriso malandrino, chiudendo la mano di scatto, nascondendo la caramella alla vista di tutti. 

"Non hanno idea di come sia nata o che tipo di effetti abbia." si affretta a spiegare Harry, che è riuscito a digerire l’informazione solo nell’ultima mezz’ora: sarebbe potuto morire sul serio, altro che Voldemort. 

Ron si blocca, guardando terrorizzato il fratello, che qualche secondo dopo riesce a schivare il cuscino che gli viene lanciato addosso, " Siete pazzi!"  urla, "Oh, Merlino."

"Te l'avevo detto che avrebbe dato di matto." commenta Harry, sorridendo all’amico, dandogli poi un paio di pacche sulla schiena. 

"Non abbiamo ucciso nessuno."

"Non ancora." lo corregge Ron, "Chi altro lo sa? Ginny? Hermione? Oh, quando Hermione lo scoprirà voi sarete morti e sepolti." 

"Ne sembri decisamente preoccupato." ride George, sedendosi sul letto di Harry, "Ora che hai passato la prima fase, lasciami continuare: al di là del colore, è indicativo che tu veda Lavanda da tutte le parti, il punto che mi preme è: per quanto la vedrai?"

"Preme anche me, se devo essere sincero." sbotta Ron, facendo sorridere il Prescelto. 

"Magari gli effetti sono temporanei, magari invece per farli sparire deve accadere qualcosa." ipotizza George, già stanco di quella situazione. Ecco perchè prefeirscono sperimentare solo su loro due, è più semplice indagare, si perde meno tempo.

"Rapirmi dalla Sala Comune è un ottimo modo per scoprirlo."

"Non guardare me, Harry ha insistito per renderti partecipe." George alza un dito contro il bruno, che non ha modo di proteggersi dalle accuse. 

"Avremmo potuto varare più opzioni." cerca di dire, sistemandosi gli occhiali sul naso, "E poi sei tu che ci hai dato una caramella potenzialmente mortale: è giusto che io abbia una parola in merito."

"Bel modo per capovolgere un discorso: rilancio, come ci si sente ad essere innamorati della nostra unica sorella?" George sorride malizioso, mentre Harry non fa in tempo a schivare l’ultimo cuscino che Ron ha a disposizione come arma.

 

Sono tornata! Chiusa in casa – anche perché non si può fare molto altro in questo momento – mi sono messa al pc e ho deciso di aggiornare. Grazie per tutte le persone che mi hanno aspettato, spero di tornare il prima possibile, ce lo dirà il tempo. Sono felice che il capito sia piaciuto tanto, prometto che Hermione e Fred torneranno presto e saranno sempre belli, ma devo infarinare intorno, sarebbe troppo semplice ihih
Grazie ancora per tutti, 
Sia ❤

 

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Capitolo 10
*** Capitolo nove. ***


Oh, al diavolo - Capitolo nove


Nei corridoi di Hogwarts, da qualche giorno e a più riprese, si sente spesso intonare le canzone delle Sorelle Stravagarie. Più di metà degli studenti, già abituati, se ne vanno in giro canticchiando, facendo coro a Lee Jordan, solista e voce principale del gruppo “Canto solo se vedo Katie”. L’altra metà invece ne ha le tasche piene, è stanca fino alle punte dei capelli di assistere a quei poveri siparietti del Grifondoro, nel disperato  tentativo di conquistare… O più precisamente infastidire la Bell.

Katie, che sta evitando in tutti i modi possibili i luoghi comuni, non sa più che pesci prendere: all’inizio si è limitata a ridere alle stonature di Lee, poi a sorridere, poi ha cominciato a dileguarsi in silenzio, a girare l’angolo prima di incrociarlo nel corridoio e, alla fine, giusto per assicurarsi qualche ora di pace, l’ha rinchiuso in uno sgabuzzino al quinto piano. L’atmosfera, insomma, si può tagliare con un coltello: c’è chi si mette negli angoli ad aspettare l’ennesimo scontro dei due, altri che si fanno trovare il più lontano possibile. Solo che a volte è impossibile prevedere dove e quando si incontreranno di nuovo. 

Ad esempio, quando Lee entra di corsa in Sala Comune non pensa di vedere Katie scendere le scale del dormitorio con fretta, perché in ritardo per gli allenamenti di Quidditch. Si fermano l’uno davanti all’altro, mentre gli studenti presenti fanno silenzio e si girano a guardarli. Qualcuno, nell’angolo più lontano, comincia a scommettere su quale canzone Lee decida di intonare quella volta, altri su quale incantesimo userà Katie per zittirlo. 

"Ciao, Jordan." dice lei, lanciando lo sguardo sull’unica via di uscita, che si è appena chiusa del tutto, "Va tutto bene oggi?"

Lee lo sa che a lei da fastidio, che da fastidio a metà degli altri studenti, alla Umbridge e persino ai fantasmi di Serpeverde, ma non lo fa apposta. Non è che sia felice di intonare canzoni delle Sorelle Stravagarie ogni volta che incontra la ragazza che gli piace, ma non può tornare indietro nel tempo per evitare di mangiare quella stupida caramella. Sorride, alzando le spalle per scusarsi, sicuro da lì a qualche secondo avrebbe cominciato a cantare. Katie alza gli occhi al cielo, appoggiando sul tavolo le ginocchiere che ha tre le mani, prendendo Lee per il colletto: ha provato di tutto, ma l’unico modo per chiudergli la bocca, è tenergli occupate le labbra. 

L’aria in Sala Comune non si è mai fatta tanto tesa, anche chi è tornato ai suoi studi, rialza veloce la testa per osservare il bacio dei due. Un ragazzino del terzo anno si toglie velocemente gli occhiali, per pulirli con l’angolo del mantello, insicuro di star vedendo proprio quello che pensa di star vedendo. Uno strano sentimento attanaglia il cuore di Lee, che all’inizio non riesce a comprendere quello che sta succedendo: ha davvero fatto colpo cantando a Katie per giorni o l’ha solo portata allo sfinimento? Scaccia quel dubbio, portando le mani ai lati del viso della ragazza, che lascia andare il colletto del Grifondoro, per far scendere la mano sul petto di lui. Si staccano un attimo, poi si danno un veloce e ultimo bacio, ricordandosi di essere osservati almeno da una cinquantina di occhi.  

"Io… Ho gli allenamenti." sussurra lei, senza staccare il palmo dal maglione di lui. Angelina, ancora in infermeria fino a cena non può rimproverarla di essere arrivata tardi, ma deve comunque andare in campo. 

"Oh… " Lee abbassa velocemente le mani, portandole dietro la schiena, per poi avviarsi verso le scale: non le sale tutte, perché al secondo scalino si gira di nuovo verso Katie, "Ci vediamo, giusto?" Jordan deve ancora metabolizzare che non sta cantando, ha smesso di intonare canzoni delle Sorelle Stravagarie da quando le labbra della Bell hanno toccato le sue un paio di minuti prima: è finita per davvero? 

Katie, che ha appena ripreso le ginocchiere dal tavolo e si è portata la mano alle labbra, fa comparire un breve sorriso sulla bocca, "Certo che ci vediamo, Jordan." appena lei sparisce dal dipinto e gli studenti nella Sala Comune tornano a guardare solo Lee, lui comincia a salire gli scalini due alla volta con un sorriso da ebete sul volto. 

 

 

Finiti gli instancabili allenamenti di Quidditch, Katie è una delle prime che sparisce dal campo, mentre tocca ai gemelli rimanere a mettere a posto: stanchi e infreddoliti, quando arrivano negli spogliatoi si fanno una lunga doccia calda ed è sicuramente questo il motivo per cui a cena arrivano più tardi di molti altri. Quando entrando in Sala Grande nessuno si preoccupa di loro, qualcuno parla ancora delle lezioni del pomeriggio, Hermione, Ron ed Harry sono intenti in una fitta conversazione sull’Esercito di Silente e, qualche posto più in là, Katie se ne sta seduta proprio a fianco di...

"Lee non canta." è il primo commento che esce dalla bocca di Fred, staccando gli occhi dalla Granger, la quale non si è minimamente accorta del suo sguardo.

George e il fratello osservano confusi l’amico, che sfoggia un sorriso a trentadue denti e no, non sta intonando nessun nuovo motivetto, "L’ho notato."

"Perché Lee non canta?" il tono di Fred è sempre più sorpreso, quasi preoccupato. 

"Perché non canti?" chiede infine George all’interessato, sedendosi al tavolo per la cena. 

"O i miei due gemelli preferiti!" esclama Jordan, appoggiando il braccio sulle spalle di Katie, che alza gli occhi al cielo. 

"Sono gli unici gemelli che conosci." commenta appunto, scuotendo il capo.

"Apprezziamo l’affetto, ma perché non canti?" Fred unisce le mani, appoggiandoci poi il capo, interessato. 

"Ha smesso di cantare dopo che l’ho baciato in Sala Comune." Katie sorride, togliendo il braccio del ragazzo dalle sue spalle, per girarsi a parlare con Angelina, appena dimessa dall’infermeria. 

"Quindi niente più istinto di storpiare la memoria delle Sorelle Stravagarie?" si informa George, facendo cadere un occhio sul cibo servito davanti a lui, indeciso su che cosa mangiare. 

Prima di poter rispondere, la loro attenzione viene catturata dalla tavolata dei Serpeverde. Ovviamente non solo la loro attenzione, ma anche quella del resto degli studenti presenti alla cena. Tiger è salito sulla tavola, cominciando a ballare senza sosta. Draco, disgustato, prova a farlo scendere, tirandolo per la divisa, ma finisce solo per fargli perdere l’equilibrio, per poi cadere rovinosamente a terra. 

Fred alza un sopracciglio, puntando gli occhi su George, che ha tutta l’aria di essere poco innocente e per niente estraneo ai fatti, "Cosa hai fatto?"

"Potrebbero essermi scappati un paio di Tiri Vispi." scrolla le spalle il gemello, mentre Draco Malfoy si alza infuriato e Tiger lo segue ancora ballando. Prima di uscire dalla Sala Grande, accompagnato da un brusio di risate, il primo dei due la cerca tra la folla e, quando vede che non sta ridendo, il suo cuore ha un ennesimo balzo. 

"Ti avevo detto di non fare niente." Angelina rimprovera il suo fidanzato, incrociando le braccia al petto. 

"Nessuno può stregare la scopa della mia ragazza, farla cadere a terra e pensare di scamparla." George taglia corto, sorridendole dolcemente, prima di lanciarle un veloce bacio con il palmo della mano. Lei alza gli occhi al cielo, ma alla fine si lascia scappare un sorriso. 

"Cosa gli hai dato?" gli chiede sottovoce Fred. 

George non risponde subito, alzando lo sguardo su Lee, suo complice e mandante, "Lee, cosa hai messo in quelle due tortine che ti ho chiesto di preparare?"

Jordan porta lo sguardo da uno all’altro, sicuro che da lì a poco lo avrebbero fulminato in due, "Quelle caramelle, non va bene?"

 

 

Dopo cena, George si siede sul letto, prendendosi la testa tra le mani: è esaurito. Eppure, nonostante gli allenamenti di Quidditch, l’Esercito di Silente, il negozio e gli esami, qualcosa sempre essersi mosso:  Lee, fulcro di innumerevoli movimenti, è riuscito in una sola giornata a risolvere un dilemma e a crearne uno ancora più grande. Il gemello imprime alla sua testa di non pensare a Draco Malfoy e a Tiger in mezzo ai corridoi di Hogwarts a fare baldorie, a ballare, a non vedere, non parlare, confusi, ma cerca di focalizzarsi sui due casi umani che ha davanti. 

"Devi baciare Ginny." dice calmo, osservando il colore della faccia di Harry tramutarsi in un profondo rosso, "Avanti Harry, è per la scienza."

"Non le vedo la faccia." conclude il Prescelto, appena riesce a tornare in sé, "Come diavolo la bacio se non so dove sto andando?"

"È un’ottima motivazione." Lee si mette a ridere: da quando ha smesso di cantare in ogni angolo del castello, è stato costretto ad entrare nel piccolo club segreto che George ha messo in piedi alle spalle di Fred. 

"Allora devi baciare Lavanda." George questa volta fissa lo sguardo su Ron, che si blocca.

"Non posso andare in giro a baciare tutti gli esseri viventi di questa scuola, sono tutti Lavanda." sbotta, arrossendo sul volto. 

"Anche questa è un’ottima motivazione." Lee si siede tra Ron e Harry, posando le mani sulle loro spalle con fare paterno. Poi osserva il gemello, che lo fulmina con lo sguardo. Sa, dentro si sé, davvero in fondo, che è anche colpa sua, che avrebbe perlomeno dovuto specificare che quelle caramelle non dovevano essere più toccate da nessuno. 

"Jordan." sibila, mentre l’altro ghigna colpevole e toglie le mani dalle spalle dei due malcapitati, che sono sempre più depressi. La verità è che George sta già pensando ad altro: parlare con Harry, immagina, è come parlare con Ginny. Ron è quello che lo preoccupa, perché cercare di districare il suo problema è più complicato. Si gratta la testa, mentre Neville entra nella stanza e osserva con una certa preoccupazione le figure del gemello e di Lee. 

"Una parola sul fatto che loro sono qui e… " Il più piccolo dei Weasley si affretta a specificare, ma Paciock alza le mani al cielo, ancora prima di ascoltare la fine della frase. Immischiarsi negli affari di Harry Potter, lo ha capito dopo il primo anno, non è mai una cosa intelligente da fare. Con una serie di movimenti veloci, si mette prima una mano sugli occhi, poi fa finta di chiudersi la bocca e si tappa per ultimo le orecchie, procedendo verso il bagno. 

"Harry, devi baciare Ginny." George riporta l’attenzione al loro problema, costringendo il Prescelto a ripetere di nuovo che non vede, che la vuole baciare, ma che non sa dove diavolo sta andando con quelle sue stupide labbra, "Harry." lo blocca il gemello alzandosi in piedi, appoggiandogli le mani sulle spalle, "Vai a cercare mia sorella e baciala, non voglio sentire lamentele. Mi hai capito? Baciare. Ginny. Weasley." glielo dice ancora e ancora, ad alta voce, nella santa speranza che lui cominci a pensarlo e che lei cominci a sentirlo. 


 



Aggiorno prima del previsto, solo perché non ho nulla da fare in questa settimana di allarmismi e quarantene. Ho notato che molta gente ha aggiunto la storia tra le preferite e le seguite, questa cosa mi ha riempito il cuore di una gioia eterna, lo giuro. Spero di non deludere le vostre aspettative! Grazie ancora a tutti quanti, 
Sia ❤

 

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci. ***


Oh, al diavolo - Capitolo dieci


Hermione, dopo aver finito la colazione ed essere tornata in camera, sposta il maglione che ha appoggiato sulla scrivania il pomeriggio di qualche giorno prima: si accorge subito che il libro di Fred è rimasto nascosto lì sotto per tutto il tempo, da quando i due hanno sorvolato il lago insieme. Una volta essersi salutati davanti al quadro della Signora Grassa, il gemello è tornato a ritirare la scopa e lei è salita veloce in Sala Comune, cercando di calmare il suo cuore, finendo poi per svuotare la tracolla, dimenticandosi del libro di Pozioni del gemello, oramai nascosto tra quelli di lei. 

Hermione, a vederlo, arrossisce: non tanto per il volume che prende tra le mani, ma per il ricordo del corpo del ragazzo così vicino al suo. 

Apre il libro di Pozioni, osservando la scrittura del gemello, mischiata a quella di Percy di qualche anno prima. Nota la netta differenza, perchè quella di Fred è meno ordinata, più scombussolata, creativa. Scorre le pagine, cercando di leggere tutto quello che ha scritto: dalle note più elementari, a qualche appunto più farcito. Quindi sì, adesso Hermione ne ha la prova, sta attento a lezione e prende appunti per riprodurre le pozioni al meglio, per provarle ad utilizzare in qualche nuovo articolo dei Tiri Vispi. 

Sentendosi colpevole di invadere la privacy altrui, perché si tratta sempre di un libro, lo chiude di scatto, decidendo di andare da Fred, per restituirglielo. Lo stringe tra le dita con cura, come se stesse tenendo la mano ad una persona, mentre in punta di piedi lo cerca per la Sala Comune e scruta ogni angolo anche per i corridoi del castello, impaziente di incontrarlo. 

Dopo l’ultimo volo, dopo averlo chiamato per nome, non hanno avuto tanto tempo da passare insieme: nelle ultime giornate della settimana scolastica si sono visti nei corridoi, tra una lezione e l’altra, si sono lanciati degli sguardi, magari dei sorrisi, ma non ha mai avuto il tempo di fermarlo e parlargli per davvero. Non c’è stato più il tempo per essere Fred ed Hermione ed è una cosa, nota la ragazza, che le manca realmente. L’emozione le prende il cuore quando qualcuno la chiama alla spalle, ma si arresta notando che nessuna testa rossa spunta nella sua visuale: troppo semplice, troppo bello. 

"Granger, che strano vederti in giro di giorno: non te ne stai sempre sui libri tu?" attacca Draco, nascondendo le mani dentro le tasche dei pantaloni. È tutto il giorno che il Serpeverde gira per i corridoi senza apparente motivo, ma appena la vede qualcosa dentro lui si illumina. Alza un sopracciglio nel momento in cui lo sguardo gli cade sul volume rovinato che ha lei tra le mani, indeciso o meno se commentare anche quello, ma la risposta di Hermione arriva prima di qualsiasi nuova frecciatina. 

"Davvero molto divertente, Malfoy." taglia corto, riprendendo la sua camminata. Quel sabato i corridoi non sono pieni quanto nei giorni della settimana, è sicura che qualche studente sia ancora a fare colazione, che altri ancora stiano dormendo: per questo non è strano che non ci sia quasi nessuno in giro.

"Aspettami, dove stai andando?" Draco le si affianca, intento a non farsela scappare per nessuna ragione: ora che l’ha trovata da sola, senza quegli stancanti Harry e Ron tra le scatole, non può tirarsi indietro. 

"Scusami?" Hermione si blocca in mezzo al corridoio, confusa. 

"Ti ho chiesto dove stai andando." A dispetto della loro inimicizia, la Grifondoro comincia a preoccuparsi: non è da Malfoy seguirla, parlare come amici, essere talmente vicini da potersi toccare. Quello, due ragazzi che parlano in tranquillità, non possono essere loro. Non il più famoso Serpeverde della scuola e la Mezzosangue che tanto odia. Per questo Hermione abbandona definitivamente la sua corazza protettiva, cercando di capire cosa stia succedendo. 

"Stai bene, Malfoy?" la ragazza inclina il volto di qualche grado, allungando la mano libera per sentire la temperatura della fronte del Serpeverde che, al contatto, arrossisce sulle guance. Lei lo nota, sempre più confusa. 

Draco le prende la mano, utilizzandola per avvicinare il corpo della ragazza al suo, "Va tutto bene, se stai intorno con la tua saccente faccia da Grifondoro." sussurra, con un semplice sorriso. Non sa cosa diavolo gli sia preso, dentro si sta maledicendo, ma non riesce a mollare la presa, nonostante il libro che la Granger ha in mano gli sbatta contro l’addome. E fa male, ma farebbe più male perdere il contatto con lei. 

Hermione lo guarda, abbassando poi lo sguardo al braccio che le cinge il fianco, "Draco… " apre la bocca per parlare, ma viene fermata da una voce in fondo al corridoio. 

"Hermione! Ti ho trovato, finalmente." l’arrivo di Harry interrompe velocemente il loro abbraccio. Hermione scivola via dalle braccia di Malfoy con la stessa velocità in cui ci è finita poco prima, mentre sul volto di Draco compare una smorfia di tristezza e fastidio. 

"Potter, che piacere vederti." esordisce appunto, ironicamente. 

"Una delizia anche per me, devi credermi e starei ore a discutere con te se non avessi delle cose da chiarire con Hermione, i giri della pozione di Piton erano sei o otto? Non mi ricordo mai." finge Harry, tornando verso la Sala Comune di Grifondoro, portandosi dietro anche l’amica, che lancia un ultimo sguardo confuso a Draco prima di girare l’angolo. 

"Harry, che diavolo succede?" È l’unico commento che riesce a partorire la sua mente, mentre stringe il libro di Fred al petto. Ora come ora, è l’unica cosa che la tiene ancorata alla realtà. Al silenzio del Prescelto, Hermione decide di smetterla di osservare le sua spalle e lo affianca, "Harry James Potter, cosa Merlino sta succedendo?"

Il tono accigliato di lei lo spaventa e, come manovra difensiva, le sorride timidamente, "Ho davvero dimenticato il numero dei giri della pozione, non vorrei sbagliarmi un’altra volta." cerca di essere convincente, anche se George – che li sta seguendo sotto il mantello dell’invisibilità – è sicuro che sia una recitazione scadente. Ma al di là delle poche capacità di Harry, quello che più l’ha colpito è stato il comportamento di Draco Malfoy: da quando i Serpeverde si innamorano dei Grifondoro? 

Preoccupato per gli effetti delle caramelle, lo ha seguito per tutta la mattina, credendo di beccarlo ad amoreggiare con la Parkinson in meno di due ore, ma Draco non ha smesso un attimo di girare per il castello, alla ricerca di qualcosa – o qualcuno – di preciso. Preso da una folle voglia di vedere Hermione, quando l’ha beccata tutta sola nel corridoio non è riuscito a contenere la sua felicità. È dalla notte precedente che non riesce a togliersi la Mezzosangue dalla testa: è un pensiero continuo, più insistente del solito. Non a caso, è convinto che se Harry non fosse arrivato, probabilmente avrebbe rubato le labbra della Granger senza rimorso: è solo un bacio, è solo Hermione. 

Da quando il terzo anno il pugno di lei si era infranto sul suo volto, il desiderio di una rivincita pulsa nella sua testa come il sangue nelle vene: lo mantiene attivo. All’inizio ha trovato conforto in qualche insulto, in qualche scherzetto, ma da qualche sera non fa altro che desiderarla, sentirla sotto le sue mani, plasmarla a suo piacimento. Scuote il capo, smettendo di fissare il punto in cui Hermione è sparita, per poi riprendere a camminare, scorgendo con la vista la Parkinson, che sta venendo nella sua esatta direzione. 

"Draco, hai da fare?" gli chiede, sorridendo maliziosamente. 

"Sempre libero per te."

 

 

Seduta in Sala Comune da una mezz’ora, Hermione si è già dimenticata di aver incontrato Draco Malfoy per i corridoi del castello, come si è dimenticata di tenere stretto tra le mani il libro di Fred. Ha imposto alla sua testa di focalizzarsi sul problema di Harry, per quanto buffo e inutile fosse, soprattutto per essere le dieci di un Sabato mattina. 

"Sei sicuro di aver capito questa volta?" chiede con premura, sorridendogli appena. 

"Hermione, hai per caso il mio libro di Pozioni?" Fred compare dal nulla – letteralmente dal nulla –, interrompendo la risposta di Harry, un’Harry che si sta maledicendo: avrebbe potuto pensare a qualsiasi altra scusa, piuttosto che sorbirsi l’ennesima spiegazione saccente di Hermione Granger.

"Me lo stavo dimenticando!" esclama lei, aprendo la finestra per la fuga del Prescelto, "Sono venuta a cercarti, ma mi hanno intercettato prima di trovarti." gli dice, porgendogli il libro, "Ti consiglierei di non utilizzare la pozione a pagina quarantasei, è altamente illegale."

"Lo hai letto?" Fred alza un sopracciglio, divertito: è ovvio che la più brillante strega della sua età non si sarebbe fatta scappare l’opportunità di dare una sbirciata al programma del settimo anno. 

"Si è aperto da solo." Hermione prova a difendersi, arrossendo leggermente sulle guance: nota come sia semplice per il gemello imbarazzarla, basta una parola per mandarla su di giri. Il cuore, anche solo guardandolo, comincia a pompare più velocemente e lei è già più felice, più imbranata in tutto quello che fa. 

"A pagina quarantasei?"

"E centosessantanove, altamente illegale anche quella." ne approfitta, tanto oramai è fatta. 

"Altre cose di cui dovrei venire a conoscenza?" Fred si lascia scappare una risata, appoggiandosi alla poltrona lasciata vuota da Harry. 

"Percy ha sbagliato il procedimento della pozione a pagina novantanove, ci sono alte probabilità che ti possa esplodere in faccia."

"Mi è esplosa in faccia." Hermione lo guarda, lasciandosi scappare una risata divertita, immaginandosi Fred con il volto tutto sporco di liquido verde, "Non è stato così divertente." lei comunque non smette e si copre la bocca con una mano, per evitare di fare meno rumore, "Forse è stato un pochino divertente." ammette infine il ragazzo, alzando gli occhi al cielo. 

"Hai una bella scrittura." conclude Hermione, appena è in grado di riprendersi e si accorge che lui la sta guardando con un dolce sorriso. Lo ricambia, passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro. 

"A cosa devo questo modo di gentilezza, Hermione?" le chiede qualche secondo dopo, testando un sentiero quasi del tutto nuovo. 

"Io sono sempre gentile con te." commenta indignata, incrociando le braccia al petto. La mente di Fred corre velocemente alla settimana prima, a quando Hermione ha passato tutta la sera ad inseguirlo in Sala Comune con la bacchetta in mano, per recuperare una Merendina Marinara, alla colazione della mattina dopo, quando non lo ha degnato di un singolo sguardo, concludendo con la tagliente frecciatina del pomeriggio.

"Quasi, quasi sempre gentile con te." si corregge da sola, sicura che Fred abbia aperto la bocca solo per contraddirla. Difatti lui annuisce soddisfatto subito dopo.

"Accetterai gentilmente la mia proposta di una passeggiata lungo i chiostri o declinerai altrettanto gentilmente?" le chiede a quel punto, lanciando lo sguardo negli occhi di lei, che si illuminano per un briciolo di secondo. Hermione quella mattina ha pensato di portarsi avanti con lo studio di Trasfigurazione, ma la proposta del gemello arriva come una ventata d’aria. 

"Sono libera." il tempo di rispondergli, è già in piedi. Fred, con un incantesimo veloce, fa sparire il libro che ha tra le mani e la fa uscire per prima dalla Sala Comune. 

"Non ti ho vista questa mattina a colazione."

"Mi sono svegliata presto." Hermione cerca in tutti i modi di non guardarlo troppo, ma si accorge che è di nuovo girata verso di lui, "Lo so che è Sabato mattina, ma non avevo sonno."

Anche Fred ha lo sguardo fisso su di lei, ma non ha la minima intenzione di censurarsi, "Dovresti dormire di più, prima o poi potresti impazzire."

Hermione lo sa che è vero: seguire le lezioni, portarsi avanti con i compiti, organizzare le esercitazioni nella Stanza delle Necessità ed essere Prefetto è stressante. Stressante è rimanere in piedi fino a tardi per correggere i compiti di Ron o ascoltare le paure di Harry, ma ci è abituata. E, stanca come è, probabilmente avrebbe voluto dormire ancora qualche minuto, se non si fosse svegliata con il ricordo intenso di un pomeriggio estivo in compagnia di Fred Weasley. Troppo distratta per prendere sonno è scesa a fare colazione in una Sala Grande praticamente desolata. 

"Vedi che stai impazzendo?" il gemello la riporta con i piedi per terra, "Nemmeno mi ascolti più."

Usciti fuori dal corridoio ed entrati nel chiostro, l’aria fredda scalfisce il volto di Hermione, che si stringe le braccia al petto, "Ti ascolto solo ne vale la pena, te l’ho già detto."

Fred alza gli occhi al cielo, scuotendo poi il capo, "A cosa stai pensando?" le chiede di colpo, mentre lei si appoggia ad una colonna del chiostro e Fred si siede sulla pietra fredda.

"Sono preoccupata per Harry, lo vedo sempre più perso nel suo mondo." confessa, lanciando lo sguardo al piccolo prato a fianco a loro, "A Ron non piace parlare troppo di quello che gli sta accadendo, così si tiene tutto dentro e io sono indietro con i miei studi, di questo passo, sono sicura che impazzirò per gli esami." 

Fred rimane zitto a guardarla, sapendo benissimo che non ha ancora finito di parlare. 

"E questa colonna è fredda, tutto il chiostro è freddo, perché ho accettato di venire a fare una passeggiata?" conclude infatti lei. 

Il gemello si alza, avvicinandosi, "Hermione Granger." le dice con tono solenne, riuscendo già a farla ridere, "Strega dai mille pregi, sei consapevole che Harry e Ron senza di te sarebbero già morti sei volte e che verranno presto a parlarti dei loro problemi?"

Annuisce timidamente. 

"E sei consapevole di conoscere il doppio degli incantesimi di una ragazza del quinto anno? Puoi ringraziarmi dopo per quelli che ti ho suggerito di imparare quest’estate."

Annuisce di nuovo, alzando gli occhi al cielo. 

"Allora credo che tu possa smetterla di pensare per qualche minuto." il gemello le sorride dolcemente, sicuro di essere stato impeccabile, ma presto nota che Hermione scuote il capo. 

"Ho ancora freddo." Fred nasconde la mano dentro la tasca del suo maglione, tirando fuori la sua cuffia, quella cucita da Molly Weasley in persona e, con un veloce movimento, la mette alla Granger.

"Lo so, non c’è limite alla mia perfezione e, sempre per evitare che tu possa pensare troppo, sono più che sicuro che tu abbia accettato perché la passeggiata era con il sottoscritto."

Hermione apre la bocca come per dire qualcosa, ma la richiude subito dopo, sconfitta. 

"Tu, a cosa stai pensando?" si limita a chiedere poi, sistemando al meglio la cuffia che ha sul capo. La osserva per qualche secondo: sta pensando che è tutta la mattina che ha voglia di vederla, tutta la mattina che la vuole sentire ridere, che parlare con lei è tutta la sua mattina e tutta la sua giornata, che è bella. A questo punto vorrebbe risponderle, ma quando apre la bocca le parole che Hermione sente, non sono quelle che lui pronuncia. 

"Fred, luce dei miei occhi, mi chiedevo dove fossi finito." commenta malizioso George, facendo cadere lo sguardo prima su di lui e poi sulla strega,  "Avrei dovuto cercare direttamente la prefetto-perfetto, ci avrei messo meno a trovarti. Ti dispiacerebbe venire con me?"

George interrompe così la loro passeggiata. Da qualche minuto ha restituito il mantello dell’invisibilità a Harry con un sorriso, ricordandogli quel suo problemino con Ginny, per poi scendere a cercare il gemello. 

Hermione scuote il capo, "Andrò a studiare." dice appena, lanciando uno sguardo severo ad entrambi, "Non combinate nulla di illegale, lo verrei a sapere." restituisce la cuffia a Fred, che sta fissando il fratello con occhi di fuoco, mentre quest’ultimo, innocente, sta sorridendo. 

"Non infrangeremo una sola regola, promesso."
 



Eccomi qui! Mi sono dimenticata di avvisare che avrei buttato Hermione e Fred come il prezzemolo ovunque da ora in avanti, ma immagino che ve ne siate accorti. Non posso più farne a meno. 
So anche che ho qualche spiegazione lasciata in sospeso, ma arriverà tutto il prima possibile, non c'è nulla al caso, giuro. Intanto ringrazio tutte le persone che seguono e che hanno la storia nei preferiti, mi spiace di aver cambiato il titolo così dal nulla, ma ho pensato che – a fronte dei prossimi capitoli – fosse più attinente. Grazie ancora per tutto il calore e il seguito, spero di sentirvi presto, 
Sia 

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Capitolo 12
*** Capitolo undici. ***


Oh, al diavolo - Capitolo undici
 

Ginny fa sprofondare il viso nel suo cuscino, cercando di nascondere il pesante rossore che ha sul volto. Qualche ora prima la voce di Harry è tornata nella sua mente, più disperata che mai. All’inizio non le ha voluto dare peso, col compito di Trasfigurazione da finire per il giorno dopo, ma ad un certo punto si era fermata, immobile. 

Harry Potter è nel panico più totale, niente canzoni a smorzare la pressione: deve baciarla, vuole baciarla. Avrebbe voluto baciarla già da qualche tempo, è vero, ma la nuova pressione di George gli impone di velocizzare i tempi. Baciarla adesso per esempio, se solo riuscisse a trovarla. Ma anche trovandola, come potrebbe vederle le sue labbra? Miseriaccia, è tutto complicato quando ci stanno di mezzo i Weasley. Perché George si è fissato sul fatto che deve baciare Ginny? Gli ha detto che non ci riesce, che vorrebbe, vorrebbe prendere le sue labbra più di ogni altra cosa al mondo, ma se una nuvola di nebbia blocca i suoi intenti romantici non può farci nulla. La voce del Prescelto grida nella mente di Ginny, che improvvisamente capisce. 

Si alza, corre fuori dai dormitori e, mentre sta cercando Harry per il castello, intercetta i gemelli in mezzo al corridoio del terzo piano, dopo aver salutato Hermione, che sembra essere appena tornata in Sala Comune.

"Tu sapevi che io l’avrei sentito!" punta i piedi lei, osservando con un cipiglio divertito George, "Vuoi che faccia io la prima mossa."

Fred li guarda confuso, mentre il fratello si mette a ridere di gusto, "Oh Ginny, vedi che sei la mia preferita? Capisci sempre tutto al volo."

"Ma perché dovrei baciarlo?" chiede la ragazza, sistemandosi la gonna della divisa e arrossendo appena sulle guance. 

"Volevi smettere di sentire Harry nella mente? Eccoti una soluzione: quando Katie ha baciato Lee, lui non ha più cantato a squarciagola davanti a tutti."

"Una spiegazione?" interrompe Fred, grattandosi il capo, confuso. 

"Quindi lo devo solo baciare?" Ginny lo ignora, mentre la sua mente corre già verso floridi orizzonti. 

"Solo baciare, se funziona."

"Ma sono trasparente?" si chiede il gemello dimenticato, incrociando le braccia al petto. 

"Ti vediamo perfettamente, Fred, non essere sciocco." gli dice Ginny, alzando finalmente gli occhi su di lui, ma per quanto lo stia guardando, i suoi pensieri sono ancora focalizzati sul Prescelto. È ricambiata. Come lei, adesso lo capisce senza problemi, anche Harry la vuole vedere, vuole passare del tempo insieme, vuole ridere, scherzare. Il cuore fa un balzo nel petto ed è sicura che la voce nella sua mente si sta intensificando. 

"Accertato quello, una spiegazione?"

"Mi piacerebbe dartele, ma sembra che io abbia un appuntamento con Harry e, ve lo giuro, sta diventando impaziente." taglia corto la ragazza, sparendo con un cenno della mano verso la Sala Comune dei Grifondoro, nella speranza di trovarlo.

Appena sparisce dietro l’angolo, Fred alza un sopracciglio verso il gemello, che ride di gusto, dandogli una pacca sulla spalla, "Giuro che non ho fatto niente." mente tranquillamente, ma lo sguardo dell’altro lo esorta a confessare, "Potrei aver avuto una piccola conversazione innocente con Harry, non è un reato."

"Vuoi vedere se funziona anche con lei?" chiede Fred, riprendendo a camminare per il corridoio, nella direzione opposta a quella presa da Ginny. 

"Con Lee ha funzionato, magari c’è bisogno di un semplice bacio." George alza le spalle, guardando poi il gemello che sorride come un ebete, "Hermione sta di nuovo pensando a te?" chiede malizioso, scuotendo il capo, "Perché non glielo dici?"

Fred torna con i piedi per terra, girandosi di colpo, "Dire cosa a chi?"

"Ad Hermione, non puoi dirglielo e basta? Che senti quando lei ti pensa… "

"Mi taglierebbe in due per averglielo tenuto nascosto." dice sbrigativo Fred, "E poi farebbe a pezzetti quello che è rimasto, giusto per assicurarsi di avermi fatto sparire dalla terra."

George continua a guardarlo per qualche secondo, mentre l'altro infila le mani nelle tasche. Ha osservato Fred girare intorno ad Hermione per tutta l’estate e proprio non riesce a concepire perché l’argomento, tra loro due, non sia mai venuto fuori: che Fred non l’abbia ancora capito? Che non sia davvero innamorato? Che abbia paura? È probabile che sia spaventato, lui non li ha mai conosciuti, mai sperimentati quei sentimenti: forse, pensa, le è piaciuta Angelina, ma quello che prova per Hermione sembra essere più intenso, profondo. E anche lei, a parere di George, non la conta giusta: quando si univa ai due a Grimmauld Place, spesso l’occhio gli cadeva anche sul volto della giovane che, arrossato, nascondeva un semplice sorriso. Anche se stava rispondendo all’ultima lettera di Viktor, nell’intingere la penna nell’inchiostro, fissava Fred solo per una manciata di millisecondi, per evitare di essere scoperta. 

Così ne studiava il volto, così ha scoperto del suo neo alla base del collo, così - a George piace pensare - anche lei se ne è innamorata. Il punto è che non ne è sicuro, non ne ha avuto la conferma e non sa cosa diavolo la caramella abbia fatto ad Hermione. Si passa una mano tra i capelli, raggiungendo il gemello che è già entrato nel loro magazzino segreto: la Granger avrebbe finito per far impazzire tutti e due. 

Con un movimento della bacchetta accende il fuoco sotto al calderone, dando le spalle a Fred, che si appoggia alla colonna e incrocia le braccie al petto, "Quindi?" 

"Quindi cosa?" accovacciato a terra, George si gira a guardarlo. 

"Hai intenzione di aggiornarmi su quello che hai scoperto?" Fred alza di nuovo il sopracciglio, sedendosi al suo fianco. Ha notato gli strani movimenti del fratello negli ultimi giorni, le strane occhiate lanciate ad Harry e Ron, il fatto che si dileguasse sempre velocemente, senza che nemmeno Angelina ne sapesse qualcosa. 

"Non ti si può nascondere niente." George sorride, sconfitto. Ha sperato di raccogliere il maggior numero di informazioni prima di confrontarsi di nuovo con il gemello, metterlo davanti al fatto concreto che quelle caramelle non fanno proprio niente, se non renderti ancora più disperatamente innamorato. 

"Mi sono sentito trascurato."

"Hai ragione, avrei dovuto parlartene, ma devi metterti nei miei panni: sei parte di tutto questo." George si gratta la testa, "Hai preso la caramella e ogni volta che Hermione appare, per te non esiste più nessun altro."

Fred continua a non comprendere, testardo com’è e guarda il gemello con un’espressione confusa stampata sul volto. 

"Te ne sei reso conto?" chiede a questo punto George, "Perché volevo che te ne rendessi conto da solo, non dirtelo io."

"Che mi piace?" lo sguardo negli occhi di Fred è innocente, una delle cose più pure che l’altro abbia mai visto in vita sua, "Non ho mai pensato che potesse esistere qualcuno che mi piacesse tanto quanto lei, me ne sono reso conto." sorride alla fine, contagiando anche George. 

"A Harry piace Ginny." si lascia infine scappare il più informato, "Diciamo che ho preso due piccioni con una fava."

"Quindi Ron ha davvero perso la testa per Lavanda Brown?"

"Confermo." George torna a controllare la fiamma sotto al calderone, togliendosi velocemente il maglione, a causa del caldo che il fuoco emana. 

"Sai qualcosa di Hermione?" Fred si alza dal suo posto, prendendo un pezzo di pergamena in mano, per controllare di avere tutti gli ingredienti per la pozione. Fa più finta di leggerla che altro, ben attento ad ascoltare la risposta del gemello. 

"Il nulla, è davvero brava a tenersi un segreto, a meno che non provi niente per nessuno."

"Viktor non è qui." dice con sicurezza Fred, abbassando il foglio sul pavimento, "Potrebbe… " 

"Non fasciarti la testa per nulla." George alza gli occhi su di lui, mettendogli una mano sulla spalla con fare amichevole, "Non mi sembra che sia andata a fare una passeggiata con Krum, ultimamente."

Fred apre la bocca per contraddirlo, dirgli che è tutta l’estate che si scrivono, che di sicuro una passeggiata l’hanno fatta ad un certo punto l’anno prima, che potrebbe essere, ma si accorge che non avrebbe senso perdere tempo per qualcosa che non può e non vuole provare. Un battito accelerato gli ricorda che Hermione sta pensando a lui, ancora una volta, e lui sorride: va bene così, anche solo così sarebbe sempre andato bene. 

 

 

Nonostante le sue aspettative Hermione, una volta raggiunta la Sala Comune, non è salita in camera a prendere i libri: si è seduta di nuovo sulla poltrona, osservando il vuoto cosmico davanti a lei. Allunga le mani verso il fuoco del camino, girando il volto per guardare un gruppo di ragazze del terzo anno che ridono, per poi tornare a fissare la fiamma intensa. Calda, rossa, giocosa, anche quella è in grado di ricordarle Fred. Chiude gli occhi, chiedendosi improvvisamente dove Harry e Ron si siano cacciati quella mattina. Preoccupata per entrambi, di Harry per le sue visioni, di Ron per il suo comportamento ambiguo, non sa più come parlare ai suoi due migliori amici. Il ritratto della Sala Comune si apre, costringendo Hermione a spostare l’attenzione su Ginny, che è sicura di aver salutato un paio di minuti prima. 

"Posso chiederti una cosa?" ferma l’amica che entra nella stanza come una furia: ha il volto arrossato, che si intona perfettamente con il colore dei capelli, sia per la corsa, che per gli indecenti pensieri di Harry Potter.

"Poco tempo, parla veloce." taglia corto quest’ultima, sedendosi sulla poltrona per prendere fiato.  

"Ho la sensazione che stiano per succedere un mucchio di cose." inizia Hermione, "E credo anche che molti ne siano a conoscenza." conclude, alzando un sopracciglio in direzione di Ginny, che lascia andare un sospiro. No, non è normale che Draco Malfoy si metta a parlare con lei, che Harry sia così stupido da aver bisogno della stessa spiegazione due volte e, infine, che Fred resti bello anche la mattina presto. Si blocca, sicura di aver già notato l’ultima qualche settimana prima. 

"Non ti si può nascondere nulla." ride quindi la piccola Weasley, osservando il volto dell’amica, che è sull’orlo di una crisi. 

"Draco Malfoy mi ha abbracciato in mezzo al corridoio prima, non è difficile capire che il mondo si sta ribaltando."

"Mi sarei fatta un paio di domande anche io a quel punto." Ginny le sorride, ritrovando la calma interiore e silenziando la voce di Harry con un movimento della bacchetta, "Sono tutta tua, il resto può anche aspettare. Vieni in camera mia." le due salgono nel dormitorio, proprio quando Harry entra in Sala Comune disperato: non avrebbe mai trovato Ginny Weasley, è senza speranza.

"Cosa vuoi sapere?" 

"Quelle caramelle, tu quanto ne sai?" chiede Hermione, appoggiandosi all’armadio semiaperto di Ginny, che preferisce sedersi sul suo letto sfatto. 

"Harry ne ha la testa piena." risponde subito Ginny, "Continua a dire che prendere quella caramella è stata una pazzia, che non capisce proprio come i gemelli non sappiano cosa sono, ma che altrettanto è divertente immaginare Lee che fa cadere tutte quelle pozioni nel calderone bollente, senza dimenticare poi gli incantesimi che hanno lanciato quella sera" Hermione la guarda senza parole, cercando dentro sé stessa un briciolo di autocontrollo per evitare di scendere nei corridoi e commettere l’omicidio dei gemelli. 

"Comunque poi si è fissato sul fatto che la caramella è rosso, come il colore dei beh… Dei miei capelli." continua imbarazzata Ginny, "Quindi penso che sia per questo che la mia era dello stesso colore degli occhi di Harry, no?" 

Hermione ci pensa un attimo: cerca di ricordare la sua caramella, scoprendosi colpevole. Lo riconosce quel colore e sa benissimo chi sia la persona che glielo ricorda così precisamente. Un fuoco sconosciuto le si accende nel corpo, mentre una miriade di farfalle le volano nello stomaco. 

"Comunque George ha preso da parte Harry e Ron, decidendo di trovare una soluzione: quando Katie ha baciato Lee in Sala Comune, gli effetti della caramella sono scomparsi. Per questo stavo cercando Harry." Ginny si accorge presto che Hermione sta camminando avanti ed indietro per la stanza. Alza un sopracciglio, osservandola curiosa.

"Caramelle che cambiano colore a seconda di chi le guarda, che creano confusione e sintomi fastidiosi, i quali spariscono con un semplice bacio?" riassume la più grande, smettendola di colpo di camminare, per lanciare i suoi occhi nocciola in quelli di Ginny, che si limita ad annuire, per poi vedere l’amica cercare un pezzo di pergamena e una piuma per scrivere un paio di righe.

"Cosa stai facendo adesso?"

"Prendo nota." risponde metodica Hermione, sorridendo appena, "Per Harry, credo che sia grandioso che tu gli piaccia e che lui ti piaccia." si ricorda di dirle anche, non avendo mai smesso di fare il tifo per lei dal secondo anno. Vorrebbe cercare anche Harry, dirgli che è grandioso che finalmente è stato in grado di aprire gli occhi, che Cho Chang non era la strega giusta per lui. Osserva Ginny per qualche secondo, la quale probabilmente ha già ripreso a viaggiare con la mente. Poi si muove, allungando la mano verso la maniglia della porta. 

"Dove stai andando?" chiede la piccola Weasley, ringraziandola con una dolce espressione sul viso. Hermione sta cominciando ad agitarsi, lo ha notato: perché è in ansia solo adesso? 

"In Biblioteca, ovviamente." spiega la riccia, "Mi faresti il piacere di non baciare Harry ancora per qualche ora? Vorrei cercare una cosa."

"Ma… " Ginny prova a contestare, convincendosi poi a rimanere in camera. Almeno in quel luogo il Prescelto non l’avrebbe trovata: le scale per il dormitorio delle ragazze sono incantate per un motivo.



Torno a pubblicare, perché in tempi di quarantena non ho altro da fare che scrivere e scrivere. Hanno cominciato a farmi male le mani, non mi succedeva da così tanto tempo: è proprio vero che è il tempo che ci manca sempre. Ringrazio chi segue la storia con tanto amore e cura, siete molta gioia del mio isolamento. Vi auguro tanta salute e tanto amore, 
Sia ❤

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici. ***


Oh, al diavolo - Capitolo dodici
 

In un angolo buio della Biblioteca, in quel luogo nascosto che ha scoperto l’anno prima con Viktor, Hermione Granger si sta mettendo le mani nei capelli, lasciandosi scappare dei rumorosi sospiri, senza preoccuparsi di essere fastidiosa. Madama Pince non dice niente, ma lascia che una delle sue alunne preferite si sfoghi e fa finta di nulla, concentrandosi sulla miriade di libri che ha da sistemare. 

La giovane non sa come procedere: non può accettare che un bacio sulle labbra sia l’unico modo per liberarsi degli effetti della caramella. Eppure, dopo tre intense ore di ricerche in Biblioteca, è sull’orlo della disfatta: non riesce più a concentrarsi come una volta. Si chiede se Ginny sia ancora nella sua stanza ad aspettarla: probabilmente, se avesse baciato Harry, a quest’ora non avrebbe avuto più problemi. 

Sospira nuovamente, appoggiando la testa al libro che ha aperto sulla sua scrivania. L’idea di dover baciare qualcuno non la preoccupa, si tratta solo di due bocche che si incontrano: il punto, il problema, è dover baciare lui. La mente di Hermione è rimasta ancorata alla testa, per quanto possibile si è concentrata sulle sue ricerche, ma adesso che l’entusiasmo e la foga sono sparite, Fred è di nuovo ovunque. Ogni cosa che vede e pensa è tinta di rosso, un rosso inequivocabile. Si gratta il naso, sconsolata. Lei non sa se se ne è innamorata: potrebbe essere una semplice sbandata, una rotta sbagliata, uno stupido equivoco. Fred Weasley le piace? Il suo cuore perde un battito ed è sicura che il suo volto sia arrossato. Miseriaccia

Passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio, rialzandosi dal libro, cercando di darsi un minimo di contegno. Magari la caramella dei gemelli può simulare i sentimenti, infonderne l’idea. In quel modo, quella strana fissazione, sarebbe solo un’illusione. Quell'amicizia potrebbe essersi trasformata al contatto con la caramella, simulando l’amore. Sorride, improvvisamente sollevata. 

"Ti ho trovata." qualcuno le sussurra all’orecchio, appoggiando le mani sulle sue spalle, "Non ti ho vista a pranzo, ho semplicemente fatto due più due." Hermione si irrigidisce, perché conosce la voce, sa perfettamente che Draco Malfoy è talmente vicino da poter annusare l’odore dei suoi capelli. Le accarezza una guancia con l’indice, scendendo poi verso il collo.

"Mi sei mancata, volevo vedere il tuo viso." continua lui, leccandosi le labbra. Una strana fame gli attanaglia lo stomaco, ha bisogno di sentire la bocca di Hermione contro la sua, di sentirla sospirare.

"Cosa stai facendo, Draco?" gli chiede, allontandosi di scatto, esattamente quando Fred scompare dalla sua mente. Si alza, indietreggiando velocemente verso la libreria alle sue spalle: non un ottimo piano di fuga, ma una soluzione all’improvvisa vicinanza del Serpeverde. Non può credere che Malfoy sia venuto da lei, che sia minimamente interessato ad una che da anni chiama sangue sporco. Si schiaccia contro la superficie, sentendo i libri dalla copertina dura sprofondarle nella schiena: potrebbe tirargliene uno, nel caso.

"Non l’hai ancora capito?" Draco avanza, introppolandola contro gli scaffali, "Granger sei così saccente, sai il mondo, comprendi ogni cosa, ma non riesci a leggere il mio desiderio, mi sorprendi."

Hermione normalmente sarebbe in grado di controbattere, se Draco la stesse insultando, se le stesse sputando in faccia un odio profondo, non se lo farebbe ripetere due volte: tirerebbe fuori la sua bacchetta, gliela punterebbe addosso senza remore, o semplicemente alzerebbe un pugno, l’ha già fatto in passato in fondo. Ma Draco non la sta insultando, la sta mettendo alla prova. Ogni secondo che passa, è un centimetro in meno che li divide. Hermione deglutisce rumorosamente, cercando di farsi il più piccola possibile contro la libreria. 

"Perché adesso?"

Malfoy le prende una ciocca di capelli tra le mani, giocando con il suo ricciolo ribelle, "C’è qualcosa in te, in me. C’è qualcosa nell’aria che mi dice che devi essere mia, ora." le sussurra con calma, "Me lo leggi negli occhi, ancora una volta non c’è bisogno di chiedere."

"Tu mi detesti." continua lei imperterrita, incastrando lo sguardo con quello di Draco, che improvvisamente ferma la sua corsa. 

"Detestarti?" un sorriso gli si stampa sul volto, "Io ti odio, Granger. Eppure ogni cellula del mio corpo sta chiedendo di incontrarti." le dice, baciandole la ciocca di capelli che ha nella mano. 

Hermione lo ammette: per quanto Draco sia insopportabile, quel gioco lo sta portando avanti bene, si sta vendendo meglio di quanto abbia mai fatto Viktor. Scuote il capo, cercando di tornare alla realtà. La sua mente comincia a connettere i puntini: che anche lui abbia ingerito una delle caramelle dei gemelli? Il suo comportamento è strano da giorni, da quando in Sala Grande si è alzato arrabbiato dalla cena. D’altronde, un filtro d’amore non sarebbe in grado di trasformare l’odio in desiderio: la caramella le sembra essere l’unica spiegazione. Il cuore di Hermione, in quell’esatto momento, si risolleva: è un’illusione, il prodotto dei gemelli può creare l’illusione dell’amore, della passione. 

 

Oh, al diavolo

 

Prende tra le mani la cravatta di Draco, attirandolo verso il suo volto: incuriosita dalla soluzione di Lee Jordan, immagina di poter eliminare gli effetti di Malfoy nello stesso modo, ma un colpo di tosse interrompe i due, che non riescono nemmeno a far sfiorare le labbra. Si girano, il Serpeverde per lo più infastidito, Hermione imbarazzata. Ha avuto paura di incontrare lo sguardo severo di Madama Pince, quello arrabbiato della McGranitt, ma sono niente, rispetto a quello di George Weasley, che ha seguito il Serpeverde dalla Sala Grande, sospettando le sue intenzioni.

"Serve qualcosa?" chiede Draco, distanziandosi un poco dalla ragazza, impedendole comunque di potersi allontanare. La mano di lei lascia la cravatta, rimanendo a mezz’aria. 

"Mi serve Hermione." 

"Siamo nel mezzo di una conversazione interessante, mi dispiacerebbe interromperla." Draco mette una mano nella tasca, inclinando il corpo verso la direzione dell’altro ragazzo, con aria di sfida. Ed è lì che la Grifondoro si rende improvvisamente conto delle sue azioni: stava davvero per baciare Malfoy. Più per disperazione, che vero desiderio. Più per scopi scientifici, che piacere. 

"Arrivo." si affretta a dire, muovendo la bacchetta per riporre tutti i libri consultati sugli scaffali, prendendo la sua borsa il più velocemente possibile, per non essere interrotta, avvicinandosi infine al gemello, che la sta aspettando sulla porta. Non riesce a riconoscerlo immediatamente, per questo il suo cuore sta continuando a sperare che sia George – e non Fred – ad averla beccata in atteggiamenti compromettenti con un ragazzo. Perché poi dovrebbe importarle tanto? Fred è solo un amico, solo un amico. 

"Non rinuncio tanto facilmente." le intima Draco, passandosi una mano fra i capelli. È accesso dall’odio, l’odio per quella ragazza che tanto detesta, l’odio per il desiderio che prova nei suoi confronti, l’odio per non averle potuto rubare le labbra. Da un pugno alla libreria, scuotendo il capo. Avrebbe avuto il suo momento di gloria, prima o poi, Hermione sarebbe stata sua. 

 

 

L’eco dei passi di Hermione e George rimbomba in quel corridoio deserto, mentre gli altri studenti sono persi tra la Sala Grande, le Sale Comuni e la Biblioteca. Nessuno si aggira per i corridoi, nessuno ha intenzione di muovere un muscolo inutilmente. Il gemello, di tanto in tanto, lancia uno sguardo ad Hermione, che fissa il terreno imbarazzata. Le sue guance, nota, sono leggermente arrossate e le dita di lei sono attorcigliate intorno alla tracolla. Per quanto la conosca, ancora non riesce a capire, studiare, individuare cosa la caramella possa averle fatto. Sarebbe venuta a dirglielo, se avesse avuto un problema? 

La sua mente poi corre a Fred, al quale ha promesso di non nascondere più niente, ma anche solo l’idea di dovergli spiegare dei sentimenti di Draco Malfoy è atroce: nonostante ci abbia pensato per ore, non è ancora sicuro della sua possibile reazione. Si sarebbe dato una mossa, finalmente? Avrebbe ragionato a mente lucida? George si è accorto dei sentimenti di Fred fin dal primo giorno, li ha scrutati da lontano, aspettando, sicuro che prima o poi se ne sarebbero accorti entrambi di aver seminato nei loro cuori qualcosa di più di un'amicizia. Per Fred, ne è sicuro, sono bastati giorni, forse settimane, ma qualcosa era già germogliato. 

"Dissendium." la voce di George torna a farsi sentire, dopo che i due hanno percorso i corridoi in totale mutismo. Hermione lo ha seguito senza fiatare, preferendo il gioco del silenzio alle labbra di Draco Malfoy. Davanti a loro compare velocemente l’antro segreto dei gemelli, che la prefetto scruta subito con un certo disappunto. 

"Mi avevate giurato di non avere un magazzino personale." ritrova il coraggio di parlare, incrociando le braccia al petto, lanciando lo sguardo per la piccola stanza, ricolma in ogni punto di boccette e strani prodotti.  

"Una piccola bugia, sia io che Fred abbiamo concordato che sarebbe stato meglio tenerlo segreto." si scusa in fretta George, accertandosi che il passaggio si chiuda dietro di loro, prima di girarsi di nuovo verso Hermione, "Malfoy?" alza un sopracciglio sorpreso, con il semplice intento di imbarazzarla. 

Ci riesce, chiaramente, perché il viso di lei si colora di una sfumatura rossastra più intensa, ma Hermione non si fa intimorire del tutto e rilancia, a sua volta, con una domanda, "Gli avete dato una delle vostre caramelle?" 

Nonostante l’imbarazzo, il cuore di Hermione sembra essersi calmato di colpo: Fred non l’ha vista a contatto con Draco e spera che non lo venga mai a sapere. Non si sa dare una spiegazione razionale per quel pensiero, perché il gemello è un amico, come è amico Ron, come è amico Harry. Fred dovrebbe essere un fratello maggiore, che la protegge, che la fa ridere e le tiene compagnia. Se l'è sempre imposto, alla fine, che non avrebbe mai e poi mai amato uno dei Weasley: innamorarsi di Ron è fuori discussione, ma è peggio il pensiero di essersi presa una sbandata per uno dei suoi innumerevoli fratelli. Se con Percy ci sono delle basi per una relazione stabile e duratura, tutti gli altri sono fuochi d'artificio, imprevedibili: Fred, il più incontrollato tra tutti – immagina, poiché non ha avuto modo di conoscere Charlie al meglio – sarebbe una sfida. Eppure, si chiede, potrebbe diventare anche calma, quotidianità e famiglia. 

"Potrebbe essere." George si appoggia al tavolo, "Il punto è che non capisco perché proprio te, fra tutti quanti." dice sinceramente. Era sicuro di aver trovato la risposta a tutte le sue domande, ma Malfoy è riuscito a rompere tutti i suoi meravigliosi progressi. 

Hermione, tornando a concentrarsi sulle caramelle, si passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio, "Crea un’illusione, basandosi sui legami più forti che uno prova, ma che non è ancora riuscito a confessare: suppongo che tu non abbia sentito nessun effetto, considerando che tu e Angelina state insieme e che Fred sa di essere il tuo fratello preferito. Se non hai nulla da dire, se è tutto perfetto, l’illusione è la realtà. A differenza di Draco, che mi odia, ma non l’ho ha mai detto ad alta voce, non guardandomi negli occhi: cosa che la caramella gli ha dato il coraggio di fare. Non pensavo mi odiasse più di Harry, in effetti. Per quanto riguarda Ginny, è innamorata di Harry dalla prima volta che l’ha visto entrare in casa: vuole talmente tanto stare con lui, che, a causa vostra, lo sente parlare nella mente tutto il giorno." 

George è colpito per l’ennesima volta: ad Hermione non sfugge quasi mai niente, "Le tue ricerche in Biblioteca ti hanno suggerito qualcos’altro?" le chiede quindi, incuriosito. In poco tempo ha raggiunto una parte di verità: non è illusione, è solo puro amore, ma il fatto che lei non se ne renda conto, è per George un fattore interessante, come interessante è che non sappia cosa Ron o Harry abbiano sperimentato a causa della caramella. 

"Ho cercato come annullare gli effetti delle vostre caramelle, sempre che tu le voglia chiamare caramelle e non “invenzioni completamente non collaudate che avrebbero potuto ucciderci”."

"E?" George fa finta di non averla sentita davvero, ma apprezza l’ironia velata che esce dalla bocca della prefetto-perfetto: passare del tempo con Fred le ha fatto bene. 

"E mi hai interrotto, volevo sapere se un bacio potesse distruggere l’illusione di Draco, così come è successo a Lee. Non sono basate sullo stesso sentimento, anche se gli effetti portano inevitabilmente ad un folle desiderio, per questo mi stavo chiedendo se… "

"Capisco tre ore in Biblioteca a leggere libri alti come te, ma baciare Draco Malfoy per una semplice teoria… Non starai esagerando, Hermione?"

"Hai un’idea migliore?" chiede lei, scuotendo il capo, "Non voglio rischiare di essere accerchiata da lui ogni ora del giorno, non è carino." 

"Perdona il cliché, ma ho davanti a me la migliore strega della sua età." George le sorride, appoggiando la mano sinistra sulla spalla destra, "Credo che tu sia in grado di trovare un altro modo."

"Ho pensato che forse ci potrebbe essere un’altra soluzione." dice imbarazzata, grattandosi la guancia: verso l’una, mentre Hermione stava giocando con una ciocca di capelli, le è capitata sotto gli occhi la ricetta di una pozione che, è sicura, nessun professore ha mai nominato nei suoi cinque anni di studi ad Hogwarts. Finita, nasconde meticolosamente l’ultimo ingrediente in un indovinello.

 

Sono liquido, ma non sono acqua. 

Sono appiccicoso, ma non sono colla.

Vengo creato e a mia volta creo.

 

Hermione l’ha riletto più volte per provare a risolverlo, rotto una piuma, scarabocchiato una pergamena e, alla fine, ha dichiarato la sua sconfitta. La sua mente, a quell’ora, gridava solo il nome di Fred Weasley. 

George alza un sopracciglio, "Che genere di soluzione?"

"C’è una pozione che ho letto qualche ora fa: dovrebbe annullare gli effetti di quasi tutti i filtri ed incantesimi del mondo magico ingeriti nell’ultimo mese: conveniente, non è vero?" commenta, sarcasticamente.

"Eppure non mi sembri molto euforica." George alza un sopracciglio, piegando la testa per osservarla meglio. Lei si zittisce, imbarazzata. Oh, al diavolo.

"Non riesco a trovare l’ultimo ingrediente." dice con un filo di voce. 

"Come?"

"È nascosto da un indovinello." ripete con più fermezza, alzando gli occhi verso George, che è scioccato, "Non sono riuscita a risolverlo e sono sicura di non essere in grado di trovare la soluzione." La risata di Fred irrompe nella sua mente e lei si trova costretta a mordere un labbro, per evitare di urlare.

"E allora non cercarla da sola." le dice il gemello con calma. Vedere Hermione così insicura è decisamente sorprendente: lei, lei che ogni volta alza la voce, lei che si fa sentire, che punta i piedi, che protegge, che si fa in quattro affinché ogni cosa sia perfetta. 

Lo guarda, passandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio, "Proprio qui ti volevo: vedi di non farmelo ripetere due volte." lo ammonisce, deglutendo, "Mi aiuteresti, George?"

"Ad una condizione." dice lui tranquillamente, allargando le sue labbra in un enorme sorriso. 

"Sarebbe?" Hermione, che sta già cercando nella tracolla il libro con la ricetta della pozione, torna a guardare il gemello con un’espressione curiosa in volto. 

"Non provare mai più a baciare Draco Malfoy."

 

Sono tremendamente in anticipo, ma in casa non ho mai nulla di fare: prometto di rispondere a tutte le recensioni in arretrato, lo so che non sono molto brava a stare al passo. Sono pigra, abbiate pietà. 
Questo capitolo è un po' un esperimento: l'ho riscritto così tante volte, riletto così tante volte, che per me è quasi difficile pubblicarlo. Forse, l'ho consumato talmente tanto, che vedo solo un difetto dietro l'altro. 
Per quanto riguarda la pozione in questione, ho cercato qualcosa che fosse in grado di cancellare gli effetti di un filtro d'amore, certo, ma alla fine mi sono detta che fosse troppo semplice: ho fatto qualche ricerca sugli ingredienti, riletto qualche capitolo della Saga e ho pensato che non fosse male l'idea di inventarla proprio da principio, per quanto possibile. Esistono tante pozioni senza nome, che riportano solo il numero: potrebbe essere la 220no? – Non lo è e non lo sarà mai, è un becero tentativo di una scrittrice squattrinata come me di non cadere nel ridicolo. – 
Scusate lo sproloquio, perdonate questo momento dramione – so che molte non ne sono affezionate – e vi lascio con la promessa di più Fred/Hermione il prima possibile. 
A presto, 
Sia ❤

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici. ***


Oh, al diavolo - Capitolo tredici


A cena, Hermione decide di sedersi accanto ad Harry e Ron, che la guardano incuriositi. Si sono accorti della sua assenza quando, dovendo affrontare il compito di Trasfigurazione, dalla poltrona preferita della Grifondoro non è arrivato nessun suggerimento, nessuna ammonizione. Si sono guardati preoccupati: sono giorni che l'amica scompare e riappare senza farsi sentire – quasi come durante il loro terzo anno –, sempre indaffarata a fare qualcosa che non sono in grado di capire. Ne hanno parlato insieme, sicuri di voler chiedere spiegazioni anche a lei ad un certo punto, ma non hanno mai trovato l’occasione giusta. 

"Dove sei stata?" chiede Ron, appoggiando la forchetta al lato del piatto. 

È a quel punto che Hermione esce dal suo mutismo: si rende conto di non aver parlato quasi per nulla quel giorno, non tanto quanto avrebbe voluto. Guardare i suoi due amici le ricorda che ha dei conti in sospeso con loro, "In Biblioteca, a fare i compiti." mente per metà, sicura di non voler rivelare il suo incontro con Draco in Biblioteca o lo strano accordo con il gemello , "Voi li avete finiti?"

"A stento." Harry le sorride, "Ci sei mancata, senza di te siamo lenti come bradipi."

Hermione risponde con una dolce espressione sul volto. Vorrebbe a quel punto bombardarli di tutte le domande che le frullano nella mente, ma prima di poter aprire bocca, Ginny Weasley si siede al suo fianco come una furia. Ron la guarda spaventato, ringraziando Merlino di non essere la miccia della sua rabbia. 

"Sei sparita, Hermione." la voce di Ginny è risentita: lo capisce mezza tavolata di Grifondoro che tra le due dev'essere successo qualcosa. 

"Abbassa la voce." la riccia non si scompone più di tanto, nonostante i suoi amici stiano facendo correre lo sguardo da una all’altra, "Non ho fatto apposta."

"Ti ho aspettato per più di tre ore." continua imperterrita la giovane, addentando con furia la sua fetta di pane, "Ora, tre ore possono non sembrarti molto, ma avrei preferito spendere quelle… "

Harry è abbastanza lontano da non capire tutte le parole che escono dalle labbra di Ginny e non è nemmeno in grado di leggerle. Lancia lo sguardo a Ron, che alza le spalle con fare disinteressato: ha capito a tredici anni di non mettere in naso negli affari della sorella, soprattutto se quest’ultima è accecata dalla rabbia.

"Ginevra." Hermione la zittisce, "So cosa avresti preferito fare, credimi, ma ho avuto un contrattempo." 

Prima di poter chiedere spiegazioni, Draco Malfoy si avvicina ai loro posti, sporgendosi per incontrare lo sguardo della Granger, "Ciao." le dice, sorridendole maliziosamente, "Mi chiedevo se avessi tempo per finire quell’interessante conversazione di questo pomeriggio."

Harry si passa una mano sul volto, la mascella di Ron si spalanca talmente tanto, che Neville pensa si sia rotta per sempre, Fred e George si girano all’unisono verso il nuovo arrivato. Il primo sente uno strano fuoco nello stomaco, una sensazione per niente piacevole, tremendamente fastidiosa. Che conversazione? Perché erano da soli? Stringe i pugni sotto al tavolo, cercando di darsi un contegno. George osserva prima il Serpeverde, poi lo sguardo corre a Fred: la mascella del gemello si è leggermente contratta, ma non si muove di un millimetro.

"Lui è stato il tuo contrattempo?" Ginny alza un sopracciglio, accigliata, "Mi hai lasciata in una camera per ore, per passare del tempo con Malfoy?" 

Hermione interrompe lo sguardo con il Serpeverde, per focalizzarsi sull’amica, "Cosa? No, ho passato tutto il pomeriggio sui libri a cercare una soluzione!" le sussurra, cercando di non dare nell'occhio. 

"Ma la soluzione la conosci già!" Ginny sbotta, incurante del visibile imbarazzo che procura alla riccia: è solo quando finisce di parlare che si rende conto dell’attenzione che tutti le stanno rivolgendo. Osserva poi lo sguardo spaventato di Hermione, il suo improvviso rossore, constatando che non arriverà una risposta dall’altra, perché non sa cosa dire, "Sei un tale disastro."

Ci mette davvero poco a connettere gli ultimi puntini: ha seguito gli spostamenti di Fred ed Hermione già a Grimmauld Place, ha scrutato i due allontanarsi di poco tra le mura di Hogwarts, ma non le è certo sfuggito che il gemello qualche volta l’accompagna durante la ronda e che i due, un paio di giorni prima, hanno sorvolato il lago insieme. E vedere adesso Hermione prendere piano piano coscienza di quei sentimenti è forse un privilegio, perché nessuno sembra essersene ancora accorto. 

Draco alza un sopracciglio, mentre osserva prima Ginny che abbraccia l’amica e le accarezza la schiena e poi Harry e Ron, che alzano le spalle sconsolati. DonneLe due, una volta che Malfoy si è allontanato, mangiano velocemente la loro cena, smettendo di dar peso alle occhiate degli altri seduti con loro – soprattutto di Ron –  e si alzano presto dalla tavola, raggiungendo la camera della più piccola ancora una volta.

"Cosa mi tieni nascosto?" Ginny ora muore solo dalla voglia di sapere la versione dell’amica, di capire perché non ha potuto godersi le morbide labbra di Harry Potter. 

"Malfoy ha preso una di quelle caramelle." comincia Hermione, stringendo le gambe al petto, nascondendo il viso nelle ginocchia, "All’inizio non riuscivo a capire perché lui fosse attratto da me, poi ho cominciato a fare due più due. Qualsiasi cosa i gemelli siano riusciti a creare, essa si basa sui sentimenti, quelli più forti, creando delle illusioni d’amore. Così Draco, che mi odia con tutte le cellule del corpo, adesso mi desidera più di ogni altra cosa in questa scuola."

Ginny rimane zitta, esortandola a continuare. 

"Questo pomeriggio, mentre ero sui libri, è arrivato in Biblioteca e mi sono detta che avrei dovuto provare a baciarlo, per accertarmi che smettesse, ma George ci ha interrotto. Non so come abbia fatto a capirlo, che Draco stava venendo da me, ma è venuto a fermarmi."

"E?" Ginny imprime nella mente i movimenti sospetti del fratello che, sa, conosce molto più di quello che vuole far vedere. Ha aiutato lei e Harry, ci ha provato con Ron e adesso appare perfino nella storia di Hermione. Lascia continuare l’amica, ma si appunta mentalmente di dover fare una chiacchierata con il gemello prima o poi. 

"C’è una soluzione, dico diversa da quella di un semplice bacio." le guance di Hermione si colorano di un tenue rosso, mentre lo dice, "George ha accettato di aiutarmi a trovare l’ultimo ingrediente per la pozione che potrebbe annullare ogni effetto."

Finisce il suo racconto, alzando gli occhi sull'amica, che non ha ancora espresso un pensiero dall’inizio di quella chiacchierata, "Davvero non hai nulla da dire?" le chiede, mordendosi il labbro inferiore. 

Ginny si alza in piedi, attorcigliando le maniche della camicia che indossa fino ai gomiti, "A George non è successo nulla, io ed Harry siamo chiaramente un caso perso tra vista e mente, Ron, per quando ne abbia capito, non riesce a muovere un passo fuori dalla sua camera, che ogni angolo si riempie di Lavanda, Lee ha creduto di essere in un musical per giorni interi. E tutti, tutti quanti abbiamo preso quella caramella." dice, leccandosi le labbra, "Compresa te." tocca il naso dell’altra con un dito, per poi incrociare le braccia al petto. 

Il cuore di Hermione si ferma, è arrivata al capolinea. Prima o poi l’avrebbe dovuto tirare fuori, in fondo. Si è accorta che qualcosa è cambiato solo ultimamente, nonostante tutti la reputino una strega brillante. Non ha saputo leggere i segnali, forse perché proprio leggere le era impossibile. O meglio, leggere le è impossibile, mentre sta pensando a Fred. Il problema è che pensa fin troppo spesso a Fred. Fred che le sorride, Fred che ride alla sua battuta, Fred che le dice che la riga che sta scrivendo è sbagliata, Fred che le legge “Storia della magia”, Fred che la porta sulla scopa per fare un giro sul lago. Fred

Non ha ancora capito cosa sia, non sa a che tipo di sentimento si sia attaccata quella stupida caramella: le piace? O è solo amicizia? Il punto è che non lo può baciare, non prima di saperlo. 

"Di qualcosa, Hermione." la implora Ginny, sedendosi al suo fianco, per esortarla a tirare fuori qualcosa che sta cercando di seppellire da troppo tempo, "Di sicuro non ti saresti messa a cercare una soluzione tanto complicata, se non stessi tenendo un segreto."

"Qualcosa c’è… " Hermione alza lo sguardo e incontra gli occhi dolci dell’altra, "Non posso baciarlo dal nulla, lo capirebbe che è a causa di questa caramella, ma ancora peggio potrebbe farsi delle strane idee e io non so se sono pronta alle strane idee, perché non so nemmeno se lui mi piace. Forse mi piace è vero, forse penso solo che sia solo un amico. E se poi io lo bacio e lui mi dice che è disperatamente innamorato di qualcun’altra?" si alza in piedi, cominciando a gesticolare senza fine, mentre il suo volto si colora di un profondo rosso, "Ho bisogno dell’altra soluzione."

"Tutto per evitare di parlare chiaramente con Fred?" Ginny alza un sopracciglio, piuttosto divertita dalla situazione. 

"Come lo hai… ?" 

"Non era difficile, Hermione. So di sicuro che non ti piace Ron, o Harry. Non ti saresti affidata a George così facilmente, se avessi provato dei sentimenti verso di lui, perciò Fred è l’unico altro che sa delle caramelle."

"C’è anche Lee." 

Lo sguardo che Ginny lancia all’amica è inequivocabile, lampante che le stia dicendo di smetterla di dire cose che non stanno né in cielo, né in terra, "Vi ho beccati a volare sul lago e, se non erro, è lui che ti ha accompagnato durante la ronda qualche settimana fa."

"Come sai che era in giro con me?"

"L’ho visto uscire di soppiatto dalla Sala Comune, ma George se ne era già andato via con Angelina qualche minuto prima, ho solo completato il puzzle dopo avervi visto al lago."

Hermione si siede affranta di fianco all’amica: se lei se n'è accorta, chi altro potrebbe essersi fatto strane idee? Perché di vero c’è solo del buon tempo passato con un amico, niente di più e niente di meno. Non si è mai sentita così scombussolata per Viktor, o anche solo per Harry o Ron. Quello con Fred è un rapporto nuovo, speciale. 

"Mi spiace di averti lasciata ad aspettare delle ore in camera tua, ho messo i miei bisogni davanti ai tuoi: ho approfittato del fatto che fossi in grado di sentire i pensieri di Harry per tirarmi fuori da una scomoda situazione, impedendoti di essere felice."

Ginny scuote il capo, "È normale impazzire quando si è innamorati, non te ne faccio una colpa."

"Non sono innamorata." Hermione si impunta, mentre il suo viso diventa ancora più rosso, "Forse un pochino mi piace, ma potrebbe anche essere la caramella che mi fa sentire così." sussurra poi, sconsolata. 

"Hai davvero intenzione di andare avanti con la pozione?"

"Tuo fratello è costantemente circondato da altre ragazze, è diventato l’unico scapolo d’oro, da quando Angelina si è fidanzata con George: ogni volta che passa per i corridoi sembra che se lo stiano mangiando con lo sguardo, non ho intenzione di partecipare alla lotta e, sopratutto, non ho voglia di rovinare la nostra amicizia."

Ginny sbuffa, dandole un piccolo schiaffo sulla fronte, "Allora preoccupati di trovare l’ingrediente mancante."

 

 

Dopo cena, i gemelli e Lee salgono nella loro camera, volendo evitare il trambusto della Sala Comune, per una sera che non sono dell’umore giusto per provare a vendere Tiri Vispi a qualche Grifondoro desideroso di saltare le lezioni. Fred chiude gli occhi, appoggiando il capo alla testata del letto, "Sapevo che dare la caramella a Draco sarebbe stata una pessima idea, pessima." dice, coprendosi il viso con due mani. Il ricordo del volto di Malfoy vicino a quello di Hermione gli fa ribollire il sangue. Non può essere vero, non è possibile che anche lui si sia innamorato di lei. Si detestano, il loro è odio, non amore.

"Colpa mia." si scusa George, girando la pagina del libro che sta leggendo con attenzione, "Mi dispiace."

"Non sarebbe mai successo nulla, ma no, George Weasley e Lee Jordan hanno sempre bisogno di fare di testa loro." Fred non demorde, ma continua a lamentarsi a voce alta, cercando allo stesso tempo di cancellare Draco dalla sua mente. Lee passa lo sguardo da uno all’altro, allontanandosi un poco, facendo finta di dover cercare qualcosa sotto al suo cuscino. 

George invece alza un sopracciglio nella direzione del gemello, sorpreso, "Ho detto che mi dispiace."

Fred sembra non ascoltarlo di nuovo, "Si dovranno baciare, Draco Malfoy bacerà Hermione ed è tutta colpa vostra."

Lee, che è sempre più immerso nel suo letto, inizia a farsi qualche domanda: comincia piano piano a capire quello che sta succedendo, comincia a rendersi conto del perché Fred stia toccando il cielo con una mano da qualche settimana, del perché si comporti come un pesce lesso ogni volta che il nome di Hermione entra nella conversazione. 

"Se hai finito di lamentarti, passerei a raccontarti dell’ultima idea della Granger." taglia corto George, avvicinandosi al letto del gemello e posandogli il libro tra le mani, "Mi ha chiesto aiuto per cercare l’ingrediente mancante di questa pozione che ha trovato in Biblioteca ed è altamente probabile che con un semplice sorso, gli effetti della caramella possano sparire del tutto."

"Niente “Draco bacia Hermione”?" l’animo di Fred sembra essersi alleggerito. L’idea che il Serpeverde la sfiori anche solo con un dito è insopportabile: è innamorato della Granger, miseriaccia se lo è, eppure sente sempre di doversi fermare. Quando è con lei è come se tutto sia diverso, più delineato, giusto. È un sentimento che lo riempie di felicità, ma che gli fa anche paura: sa che Hermione è la strega che gli sa tenere testa, è la strega che vorrebbe vedere nel suo letto prima di andare a dormire per il resto della vita. Hermione è quella fatta per lui, ma il pensiero di esserci arrivato così presto lo spaventa. Fred non ha mai avuto una relazione seria, non sa come funziona: è certo in grado di rendere felici gli altri, ma se lei non volesse solo questo? O ancora, se non lo volesse proprio questo? 

L’ha osservata durante l’estate, con il muso perso nelle lettere di Viktor e si è sempre chiesto, da che si ricorda, se il suo cuore non fosse già occupato dal bulgaro, ma prima di poter perdere la testa, è il suo di cuore che comincia a palpitare: è di nuovo nei suoi pensieri. Ogni volta che succede, che la mente di lei si perde in Fred, c’è sempre una buona ragione. Al lago, è stato il ricordo di un precedente incontro ad imprimere ai pensieri di Hermione di indirizzarsi verso di lui, mentre qualche giorno dopo il libro è stata la causa del battito accelerato del ragazzo. 

"Vedo che sei improvvisamente di buon umore." commenta sarcastico Lee, riemerso dal cuscino, cercando palesemente di confermare il suo punto di vista: Fred è innamorato cotto della Granger. 

"Falla corta Jordan, lo sanno tutte le pietre con cui è costruito questo castello." lo precede George, "L’avevo detto che mio fratello era fritto."

Fred a quel punto cerca di rimanere il più composto possibile: sapere che i suoi sentimenti sono stati scoperti nuovamente da qualcuno, è difficile da digerire, "Tutte le pietre di questo castello?" chiede appunto, grattandosi la testa. Che lo avesse capito anche lei? 

"Enfatizzavo." taglia corto George, scrollando le spalle, "Fossi in te non mi preoccuperei, Hermione è la ragazza più cieca che abbia mai conosciuto." 

"Non hai tutti i torti: se avessi beccato Fred a fissarmi come lui la fissa, qualche domanda me la sarei già fatta." Lee ride, "Probabilmente avremmo già fatto coppia fissa."

"Non ci tengo a scoprirlo." il gemello scuote il capo, disgustato. 

"Non hai idea di cosa tu ti stia perdendo."

"Dateci un taglio voi due: Jordan, non avevi un appuntamento con Katie?" George li interrompe, allontanando uno dei due dalla scena, "Che ne diresti di andare ad aiutare Hermione questa notte? Io sono incastrato con Angie, ora che finalmente è uscita dall’infermeria." è lui a sorridere come un ebete, mentre Fred immerge il volto nel libro per studiare la ricetta. 

 
Aggiorno oggi, perché oggi è un giorno speciale: è il compleanno di quelle due polpette dei gemelli e io volevo festeggiare. 
Hermione è sul filo del rasoio: si renderà conto di provare qualcosa per Fred, oppure si convincerà definitivamente che è la caramella a provocarle tutto quell'interesse? Nel prossimo capitolo, questa volta è una promessa, aggiungerò un momento Fremione, lo giuro. Intanto vi lascio una carrellata di bacini e ringrazio tutte le persone che stanno seguendo e amando la storia. Allietate questo periodo di chiusura. 
Nella speranza che stiate tutti quanti bene, 
Sia ❤

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici. ***


Oh, al diavolo - Capitolo quattordici
 

La Sala Comune quella notte brulica di ragazzi: quelli più giovani si sono stipati nella parte sinistra, mentre gli altri riempiono la destra in ogni suo punto. Tra questi ultimi, Ron Weasley è il più atrocemente stanco: da giorni è venuto a patti con il fatto che Harry Potter, il suo migliore amico, è innamorato perso della sua unica sorella. E sopportare quello è per lui un peso terribile. 

Eppure Hermione, ignara della sua instabilità emotiva, è riuscita a dargli il colpo di grazia: invaghita di Draco Malfoy. Draco Malfoy e Hermione Granger provano interesse reciproco, la sua dolce e cara amica sta di nuovo fraternizzando con il nemico: deve essere attratta da quella tipologia di uomini, pensa ancora Ron, sprofondando nella poltrona. La osserva in Sala Comune, mentre batte stressata il piede a terra e continua a cercare l’orologio alla parete con lo sguardo. Che abbia un appuntamento? 

Hermione un appuntamento ce l'ha eccome, sta aspettando da tanto di uscire dalla Sala Comune per incontrare uno dei due gemelli e fare quello che deve fare: trovare l’ingrediente, creare la pozione, berla. Sono tre piccoli passi che la separano dalla sua amata tranquillità, solo quelli. Ne ha parlato con Ginny fino a qualche minuto prima e poi è scesa a controllare che cosa Harry e Ron stessero facendo del loro tempo. Ha cercato George tra la moltitudine di gente, sperato di vedere Fred sorriderle da una delle poltrone, ma quando i suoi occhi non hanno intravisto né uno, né l’altro, ha cominciato ad attendere con ansia l’ora dell’appuntamento. Si sarebbe presentato anche Fred? George glielo ha detto? 

Battendo sempre più velocemente il piede per terra, si chiede quanto Fred in realtà sappia. George, una delle due menti diaboliche, deve essersi fatto qualche domanda quel pomeriggio, non può certo andarsene in giro per il castello senza il pensiero fisso che anche Hermione Granger abbia preso quella caramella. Deglutisce, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ignorando palesemente lo sguardo che Ron le sta lanciando da qualche mintuo. Quest’ultimo difatti fa per alzarsi e chiederle qualcosa, ma non fa in tempo ad aprire la bocca che, dalle scale del dormitorio femminile, Ginny scende velocemente. A pugni stretti, lanciando uno sguardo indecifrabile ad Hermione, si ferma solo quando ha raggiunto Harry, che alza titubante il volto dal suo compito di Pozione

Per un attimo è ancora la pace che regna, ma la situazione fa presto a precipitare: la mano di Ginny afferma la cravatta del Prescelto e la ragazza unisce le loro labbra. La Sala Comune, che deve ancora riprendersi dal bacio di Lee e Katie, viene ribaltata per la seconda volta, ma questa volta lo scoop che aleggia è più importante, vale numerose scommesse. Chi pensa sia solo uno scherzo, chi vorrebbe parlare con gli amici delle altre case e chi, ancora, punta a sentire le urla di Ron Weasley molto presto. Ginny non si preoccupa di nessuna delle voci che sente in sottofondo: si sta focalizzando solo sul sorriso da ebete che vede stampato sulla faccia di Harry, non appena si separano per la prima volta. Gli lascia la cravatta, memorizzando nel cervello il ricordo di quel bacio, le sue labbra, l’odore di pergamena che riempie la Sala, insieme a quello del camino. 

"Più bella." sussurra Harry, cercando di non svenire di colpo.

"Come?"

Il Prescelto scuote il capo, sorridendo, "Sei più bella di quanto mi ricordassi." riesce infine a partorire, facendola arrossire. 

Ron si porta una mano sul cuore, perché sente una fitta dolorosa: Ginny ha smesso di essere la sua dolce e innocente sorellina, non tornerà mai più ad esserlo. Poi fissa Harry e una strana voglia di saltargli addosso viene presto soppressa, ricordandosi che è il suo migliore amico. La sua sorellina e il suo migliore amico. Ci pensa talmente tanto che non si accorge che sono passati almeno due minuti da quel bacio e che Ginny si è seduta a fianco al Prescelto, facendogli compagnia durante il suo compito di Pozioni, rendendo fin da subito tutto normale, come se la loro relazione fosse già consolidata da mesi e non da un paio di minuti. 

Hermione, che è finita nella parte più dimenticata della mente di Ron, sorride ai due e sembra essersi rilassata, ma al rintocco delle undici, torna a sbattere il piede contro il terreno, "Abbiamo la ronda." sussurra al suo amico, toccandogli appena la spalla. 

Ron non la ascolta del tutto, perché ha ancora gli occhi fissi su Harry e Ginny, che si baciano per una seconda volta come se niente fosse, "No."

"No cosa?"

"Stasera no, io non mi muovo da qui." il giovane Weasley sembra essere categorico e stringe con le mani i braccioli della poltrona su cui è seduto. 

"Ronald, è ridicolo." commenta lei, ritrovando un po’ di buon umore, "È Harry."

"E lei Ginny e io sono suo fratello, piacere."

Hermione gli dà ancora qualche secondo per cambiare idea e scusarsi, ma è tutto inutile, "Non mi muovo di qui fino a che non si muovono loro."

"Sei la persona con la testa più dura che conosco." dice infine lei, scuotendo il viso con un debole sorriso sulle labbra. 

 

 

Finita la ronda, Hermione si accorge che il cuore che le batte nel petto ha un peso enorme: camminare per i corridoi sapendo di star infrangendo le sue amate regole, ostentare la spilla da Prefetto per secondi fini, sono solo alcuni motivi per cui vorrebbe cancellare quell’appuntamento. 

"Passeggi tutta sola?" Draco intercetta il suo giro. Ha sperato di poterla incontrare, di poter stare con lei il tempo necessario per portare avanti una vecchia conversazione. 

"Non è la serata giusta, Malfoy." lo ferma subito lei, aumentando il passo, con il semplice intento di essere lasciata in pace.

"Sei noiosa quando fai così." non la molla, è delizioso quando Hermione si impunta, quando cerca in tutti i modi di sembrare superiore. 

"Draco, vai a dormire."  incrocia le braccia al petto, fermandosi in mezzo al corridoio. 

"Non posso dormire, se ti penso tutta sola per il castello: voglio stare con te tutta la notte." si lecca le labbra, facendo qualche passo verso Hermione, che oramai è abituata ad essere messa alle strette da Draco. Scuote il capo, sorridendo dolcemente: dopotutto, è la caramella che sta parlando.

"Sto andando a letto, dovresti andarci anche tu." taglia corto, ripercorrendo il suo sentiero, fingendo di tornare nella Sala Comune dei Grifondoro. Draco tuttavia le prende il braccio e la intrappola nella sua presa, stretta, sicura, calda. Hermione cerca di divincolarsi, ma è impossibile. Si ferma ad ascoltare il cuore di Malfoy che batte all’impazzata sotto il maglione, nell’attesa della sua prossima mossa. Se ne sta immobile, mentre lui appoggia il volto al suo capo, annusando il profumo dei suoi capelli, stringendo la mano sul ventre di lei. Si accorge che è piccola, così tremendamente piccola che non riesce a capire come sia stata in grado di tirargli un pugno tanto forte due anni prima. Sorride, baciandole i capelli, "Vieni via con me." le sussurra all’orecchio, solleticandole il collo. 

Hermione cerca disperatamente una figura nel buio: sa che il gemello è lì da qualche parte, che li sta osservando, che sta ponderando anche lui le sue mosse. A mente lucida, Fred potrebbe reagire con razionalità, ma osservando le mani di Draco Malfoy intorno alla ragazza che gli piace, sente una strana scossa percorrergli il corpo. 

"Non voglio venire via con te." sussurra Hermione, cercando di separare il suo corpo da quello del ragazzo che la tiene stretta, "Lasciami andare." 

"Non sarebbe divertente." Draco le gira il volto verso di lui, con un semplice e repentino gesto della mano, bramando di baciare quelle labbra che lo stanno facendo impazzire ad ogni parola, ad ogni supplica. Hermione invece, di quelle labbra non ne vuole sapere nulla, per questo cerca ancora di scappare da quella presa, guardando verso quello che sa – almeno che per lei dovrebbe – essere George. Ma la sua bocca non dice il suo nome, la sua bocca chiede il solo aiuto di Fred, di quel ragazzo che le riempie la mente senza sosta, che è sempre presente, che arriva inatteso, che sembra sempre sapere quando qualcosa non va, quando farla ridere, quando salvarla dalle grinfie di Draco. 

"Sono qui." dice appunto, comparendo a fianco dei due. Ha pensato di schiantare Malfoy, già con la bacchetta tra le mani e le labbra pronte a muoversi, ma quando ha sentito il suo nome, quando ha compreso che Hermione stava chiedendo il suo aiuto – e non quello di qualcun altro – è tornato con i piedi per terra, "Sono qui, Hermione." conferma ancora una volta, mentre Draco alza gli occhi al cielo, liberando la ragazza dalla sua presa e spingendola lontano. 

"Un giorno ti troverò da sola, nessuno potrà fermarmi ancora."

"È una minaccia?" chiede Fred, coprendo con il corpo quello di Hermione, che non osa pronunciare parola. 

"Una promessa." Draco lancia un ultimo sorriso malizioso verso la Granger, sparendo poi dietro l’angolo del corridoio. 

Fred si gira verso Hermione, "Va tutto bene?" le chiede, mentre tutta la tensione accumulata sembra sciogliersi in un istante, l’istante in cui i loro occhi si incontrano per la prima volta. 

"Grazie per l’aiuto, se non fossi intervenuto, l’avrei schiantato molto probabilmente." Hermione sorride, mostrandogli la bacchetta che tiene ancorata nelle sue mani, "D’altronde ho fatto una promessa a tuo fratello… A proposito, dov’è George?"

"Ha avuto da fare con Angelina e ha mandato me." chiarisce il gemello, grattandosi il capo, "Che promessa gli hai fatto?"

"Che non avrei mai e poi mai baciato Draco Malfoy."

Il gemello per qualche secondo non parla, ma si limita a guardarla in viso, tanto che lei è costretta a passargli una mano davanti agli occhi per riportarlo alla realtà, "Fred, tutto bene?"

"Tutto bene, tu piuttosto, sei sicura di voler fare qualcosa stasera?" le chiede con premura, ricordando improvvisamente le mani del Serpeverde attorcigliate attorno alla ragazza. 

"Cert… " non riesce a finire la frase, che il miagolio intenso di Mrs. Purr interrompe la loro conversazione. Fred si mette un dito sulla bocca, intimandole il silenzio e le offre l’altra mano per seguirlo. Hermione l’accetta, ringraziando la poca luce dei corridoi di notte, perché è sicura di essere diventata dello stesso colore degli stendardi di Grifondoro. È in giro per i corridoi, oltre l’orario del coprifuoco, con Fred Weasley in persona, che forse le piace e che sicuramente le sta tenendo la mano. Non è troppo? Impone alla mente di stare zitta, mentre il gemello la trascina in uno sgabuzzino poco lontano, accendendo la punta della sua bacchetta con un incantesimo. 

"Appena è sicuro torniamo nei dormitori." le dice maliziosamente, sedendosi su una cassa, "Non vorrei mai macchiare il buon curriculum di Hermione Granger con una punizione."

Lei alza gli occhi al cielo, sorridendo appena, "Temo che sia troppo tardi." commenta infine, "Ti devo ricordare che sono cinque anni che vado in giro con Harry Potter, per non parlare del fatto che… "

"La geniale idea dell’Esercito di Silente è stata tua, sì ne sono al corrente." conclude Fred, facendole spazio sulla cassa, in modo da farla sedere. 

Hermione, ancora imbarazzata per il complimento che il gemello le ha rivolto, cerca di smorzare la tensione, "Tu e George vi rinchiudete qui dentro spesso?"

"Noi ci rinchiudiamo sempre e ovunque, dovresti saperlo." le sorride, smettendo di guardarla e appoggiando la testa al muro, "Ovunque perché è bello scoprire che Hogwarts resta infinito e sempre beh… Perché aspettare che Gazza smetta di cercare dura l’eternità."

La mente di Hermione per un attimo si perde a pensare ad un’eternità di lei e Fred insieme, ma la ragazza scaccia subito quel sogno per tornare con i piedi sulla terra, "Ti ha fatto vedere la pozione?" chiede, mentre dei passi dall’altra parte del muro la allarmano. Fred si porta di nuovo un dito alle labbra e le fa un occhiolino, per intimarle ancora una volta di essere il meno rumorosa possibile. Il cuore di lei comincia a battere più velocemente e cerca la sua mano: la stringe leggermente, osservando la porta dello sgabuzzino.

Il gemello scuote il capo e, con un veloce movimento della mano libera, le gira il volto verso di lui, avvicinandosi, "Guarda me, non guardare la porta."

Apprezza il tentativo di tranquillizzarla, ma quando lo trova a distanza di qualche centimetro, è sicura di non potersi calmare. Si perde negli occhi magnetici di Fred, ne osserva ogni sfumatura, cerca di memorizzarne il colore. Nel mentre, ha finito ogni goccia di saliva nella bocca, distratta com’è dal gemello che ora le sorride, "Va meglio, vedi?"

Annuisce lentamente, rendendosi conto che l’aria è diventata più tesa e che Fred si è avvicinato ancora di qualche millimetro. O si è avvicinata lei? 

I secondi passano come minuti, è come se ne sentisse il rumoroso e lento ticchettio di un orologio nella testa: cerca di non pensarci, mentre il volto del ragazzo è sempre meno lontano. Fred appoggia la fronte a quella di Hermione e sorride maliziosamente, "La rugiada non si era ancora sciolta." le sussurra, rompendo la magia, "Questo pensavo stamattina, che se la rugiada non si è ancora sciolta, vuol dire che sta arrivando l’inverno e che tra poco sarà Natale e potrò regalarti i mutandoni di Zia Muriel, come promesso."

Hermione cerca di non ridere, perché sarebbe una risata davvero rumorosa e rimane ferma nella sua posizione, "Fred Weasley, tu sei… "

"Straordinario, bello, magnifico, indescrivibile?"

"Impossibile, cercavo impossibile." lo corregge lei, staccando infine i loro due volti, per osservare ogni angolo dello sgabuzzino, salvando nella sua mente il nome della cassa su cui sono seduti, la muffa nell’angolo a destra e il numero delle scope ritirate. 

"Credo che sia sicuro adesso, torniamo?" propone Fred, anche se per un attimo Hermione nota un briciolo di tristezza nei suoi occhi. Ma quella non è la serata giusta per risolvere un indovinello, ancora una volta, lei ha la testa da tutt’altra parte. 

Lo guarda, mentre si alza e le offre una mano per seguirlo fuori dalla porta. La ragazza cammina più lentamente, osservandolo da dietro, studiando la forma delle sue spalle: è sicura che si sia alzato di qualche centimetro dalla fine dell’estate, ma non sa dire precisamente il numero esatto. Ed è anche sicura che, in qualche strano modo, sia maturato: l’ha distratta per il tempo necessario a non pensare che dietro al muro qualcuno la stesse cercando e, proprio lì, sul confini delle sue labbra, si è fermato. Hermione porta gli occhi al pavimento, ignorando le parole che stanno uscendo dalla bocca di Fred in quel momento: si è fermato. A distanza bacio, con un sorriso malizioso, si è fermato. 

"E alla fine quello è il motivo per cui… " le dice, facendola entrare per prima in Sala Comune, dove il camino si sta lentamente spegnendo. 

"Ti sei fermato." sussurra, incrociando le braccia al petto. Di nuovo, come da troppo tempo, Hermione ha pensato che oh, al diavolo, ci sono momenti in cui non si può stare zitti. 

"Come?"

Tornando improvvisamente in sé stessa, diventa dello stesso colore dello stendardo di Grifondoro e si passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio, spaventata che lui l’abbia sentita, "Sono stanca." è l’unica cosa che riesce a dire, cercando con gli occhi le scale del dormitorio femminile, per poi imboccarle velocemente, sentendo dal piano di sotto il sussurro di una buonanotte. 

 

Eccomi qui, finalmente aggiorno. Sto pubblicando questa storia di compleanno in compleanno: prima i gemelli, adesso il mio. E quale giorno migliore per un capitolo del genere? Lo sapete, per me Fred ed Hermione sono tanto e anche un loro tentativo di bacio è molto, quindi sono felice. Spero che l'aggiornamento vi piaccia e che la quarantena vi stia un po' meno stretta, 
Sia ❤

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici. ***


Oh, al diavolo - Capitolo quindici


La mattina dopo, Hermione è indecisa se scendere o meno in Sala Comune. L’idea di incontrare gli occhi di Fred, di vederlo e di parlargli le mandano lo stomaco sottosopra. Si ferma davanti allo specchio, lasciandosi scappare un lungo sospiro: è solo Fred Weasley, non Lord Voldemort. Quindi prende coraggio, saluta Lavanda che è ancora a letto e scende gli scalini, raggiungendo presto la Sala Grande per la colazione. Nota, appena arriva, che la conversazione che Ron sta avendo con Harry muore subito, la troncano ancora prima che lei possa sentire una parola. Le sorridono innocenti, facendole posto. Non dà peso al loro comportamento, ancora presa ad immaginare il prossimo incontro con il gemello. 

Ginny è la prima degli altri fratelli che raggiunge la tavolata: sfoggia un sorriso a trentadue denti, che qualcuno all’inizio non riesce a concepire, perché Ginevra non è mai stata così felice di mattina, ma quando le labbra di lei raggiungono velocemente quelle di Harry Potter è chiaro a tutti gli altri studenti di Hogwarts: è nata una nuova coppia.

Ron alza gli occhi al cielo, "Dovete proprio? Di prima mattina? Mi smorzate l’appetito." 

Ginny, sedendosi alla destra di Hermione, scuote il capo, "Sei solo geloso." 

"Non sono geloso, dico solo che la mattina la gente dovrebbe pensare a mangiare, non a sbaciucchiarsi, o no? Hermione, ti sembro geloso?"

L’amica, che ha lo sguardo perso nel suo piatto vuoto, ci mette qualche secondo per rendersi conto della situazione, "Puoi ripetere, Ron? Non ti stavo ascoltando." Neville, che è sempre stato lì, smette di mangiare, seguito a ruota da Harry e da Ron stesso: Hermione ha perso il filo del discorso? Capita che si distragga a guardare qualcosa fuori dalla finestra, ma quando torna con la mente all’argomento, è in grado di ripetere a memoria tutto quello che sembra aver perso qualche secondo prima: per questo è così faticoso per i gemelli vendere i loro prodotti in Sala Comune, perché Hermione difficilmente non si accorge o non sente qualcosa. 

"Ti senti bene?" le chiede Harry, genuinamente preoccupato, appoggiando la testa sul palmo della mano. 

La giovane strega, prima di rispondere, si rende conto che una risposta proprio non ce l’ha: carica come un mulo di responsabilità, è inseguita in ogni angolo da un eccitato Draco Malfoy e la caramella continua a farle pensare di essere perdutamente innamorata di...

"Buon… "

"...  Giorno!" Fred e George rompono l’armonia della tavolata, sedendosi alla sinistra di Hermione, che li guarda, nascondendo il suo terrore. Ora che li vede insieme, forse perché già distratta di suo, non riesce a capire chi sia uno e chi l’altro, chi sia seduto a fianco a lei e chi, invece, sia un posto più lontano. Alla fine dei conti, sa già che il suo cuore sta battendo troppo velocemente nel suo petto. 

"Tutto bene, Harry." mente ai suoi amici, mentre Ginny osserva la scena divertita. 

"Quindi tu non pensi che io sia geloso?" le chiede di nuovo Ron a questo punto, adesso che l’attenzione di Hermione è tornata quella di sempre. 

"Geloso di?" George, che la giovane Grifondoro, con grande sollievo, scopre essere il gemello più vicino a lei, si infila nella conversazione con un largo sorriso.

"Di me e Harry, dice che vederci baciare gli smorza l’appetito." Ginny risponde per prima, ingoiando una grossa fetta di pane spalmato di marmellata in due morsi. 

"Dico solo che non è la prima cosa che mi interessa vedere la mattina, non è che glielo sto impedendo."

"Se è per questo, potresti anche non guardarci." la più piccola dei Weasley si impunta, lanciando un dolce sorriso ad Harry, che ha nascosto tutto il volto nella tazza del caffè, per evitare di schierarsi. Allo stesso modo, i gemelli si sono messi a fare colazione, parlottando tra loro dell’ultimo carico di Merendine Marinare prodotte e Neville si è alzato in fretta dalla tavolata, prima di essere buttato in mezzo alla conversazione. 

"Quindi?" Ron alza un sopracciglio verso Hermione, chiedendole la stessa cosa per la terza volta, imponendo di avere una risposta. Lei deglutisce piano, consapevole di non essersi impegnata abbastanza per essere trasparente quella mattina e di essere arrivata troppo tardi per leggere la Gazzetta. Sottopressione, mentre gli occhi di Ron, Ginny e Harry la fissano nel profondo, la sua mente comincia a correre come non mai: pensa ai genitori che la stanno aspettando a casa, all’ultima riga del compito di Trasfigurazione che ha consegnato alla McGranitt, al sorriso che Silente le ha lanciato nel corridoio e al miele. Si è chiesta, da quando ha preso posto a tavola quella mattina, perché la boccetta del miele le sembrasse così importante, ma in quel momento, mentre Ron si schiarisce la gola, lo comprende. Con una mano prende in mano il vasetto e con l’altra tira la manica del maglione di George, "È il miele." gli dice con un sorriso a trentadue denti. 

Ron non la segue, ancora una volta è sicuro di aver perso la sua attenzione e lancia un curioso sguardo ad Harry, che alza le spalle rassegnato.

"Il miele… Crea?" chiede George, lasciando Fred a rimpinzarsi delle frittelle appena comparse sul tavolo. 

"Viene utilizzato per la produzione di idromele e birra." annuisce lei tranquilla, alzandosi in piedi, "Mi verresti ad aiutare?" gli chiede, costringendo Ron a smettere di mangiare per la seconda volta quella mattina. 

George scuote il capo, ma in meno di qualche secondo è al suo fianco e ha già preso la boccetta del miele tra le mani, "Non ci sarei mai arrivato."

"Nemmeno io." commenta Fred, pulendosi un angolo della bocca e raggiungendoli il più velocemente possibile. L’altro gemello alza un sopracciglio, piuttosto divertito, mentre Hermione si ferma subito fuori dalla Sala Grande. 

"Mi serve l’aiuto solo di George… " dice quasi in un sussurro, evitando di alzare gli occhi su Fred che, può immaginare, la sta fissando confuso.  

"Oh… Non ti preoccupare, ho degli affari da portare avanti." dice con un sorriso, mettendo le mani nelle tasche e cominciando a dirigersi verso la Sala Comune di Grifondoro. 

"Fred." la voce di Hermione lo ferma proprio quando il suo piede destro tocca il primo scalino e lui si gira, con una stupida – davvero stupida – effimera speranza nel cuore, "Non provare a vendere prodotti ai primini mentre non ci sono, lo verrei a scoprire comunque." lo minaccia, tirando per la manica George, che saluta il gemello con cenno della mano poco convinto. 

 

 

Hermione continua a camminare a fianco a George, lanciando lo sguardo verso le finestre, per perdersi nel paesaggio esterno.

"Sai, Fred è molto bravo in Pozioni." esordisce lui ad un certo punto, appoggiando una mano sulle labbra, aspettandosi di vedere il viso di Hermione girarsi nella sua direzione. 

Ma lei non si volta, ha il cuore tutto in subbuglio e non si vuole far vedere con le difese abbassate, "Ah sì? Ho sempre creduto che fossi tu quello più dotato."

"Io e Fred ci completiamo, sono bravo esattamente quanto è bravo lui: conosce dei passaggi che a me sono problematici e allo stesso modo lo aiuto quando è in difficoltà." le dice con un sorriso malandrino, pensando a tutti gli esperimenti che hanno portato avanti negli anni, "Ci sarebbe potuto essere comodo."

Le parole “Fred” e “completiamo” sembrano colpirla nel profondo, tanto che abbassa lo sguardo verso il terreno, sconfitta. Anche lei vorrebbe poterlo dire, che si aiutano a vicenda, che sono due metà di una mela perfetta. Ma il solo pensiero la fa sentire strana: Fred è un amico, è la persona più vicina che ha da tanto tempo, senza togliere nulla a Ron e ad Harry. Fred non le chiede niente in cambio, c’è e basta. 

"Ho pensato che avremmo fatto più in fretta da soli." trova una scusa, "Quando siete insieme non fate altro che parlare e parlare, ci avrebbe rallentato."

I due ragazzi si guardano ora, tanto che a George basta solo alzare le spalle per concludere il discorso e accelerare il passo verso l’aula di Pozioni, "Scusa se abbiamo dovuto fare tappa qui, ho dimenticato il libro con la ricetta sotto al mio banco ieri, quando sono venuto a cercare gli altri ingredienti."

Hermione lo segue con lo sguardo, "Quindi è lì che ti siedi?" chiede, cercando di smorzare l’evidente imbarazzo che si è venuto a creare. 

"Questo è il mio posto, a fianco ovviamente voglio solo Angie, e qua davanti si siede Fred." dice lui, sparendo sotto al suo banco, riemergendo con in mano un paio di fogli scritti dalla sua ragazza, "Miseriaccia."

"Cosa succede?" Hermione piega la testa di qualche grado, incuriosita.

"Mi ero scordato di dover riportare questi ad Angelina, questa volta mi ucciderà veramente."

"Portaglieli, ti aspetto qui." offre lei tranquillamente, sfiorando con la mano la cattedra dell'aula. 

George alza lo sguardo verso la ragazza, che ha un sorriso raggiante stampato sul volto, "Ne sei sicura?"

Appena il ragazzo esce dell’aula, Hermione si gratta il collo con una mano, sentendo la pressione scendere. La solitudine calma il battito veloce del suo cuore, che è iniziato quando ha visto Fred in Sala Grande. Fa un paio di passi nella stanza, accarezzando quei tavoli che conosce bene, fermandosi ad osservare quello dove si siede lui, immaginandoselo. Alla fine, sorridendo, ci si siede. 

Appoggia il volto al legno, socchiudendo gli occhi. Fred è stato lì, ha scritto lì, ha riso lì. Il suo cuore, nonostante si fosse calmato, riprende a correre senza sosta. Cerca di ricordare il suo profumo, di imprimere nella sua mente la sua voce: immagina che sia vicino a lei, immagina che non sia successo niente. Da quando sono tornati a scuola si sono allontanati, per forza di cose. Si vedono nelle pause, nella Sala Comune prima di andare a letto, a volte si incontrano sul lago, ma non è come al solito. Non è come scontrarsi per Grimmauld Place ogni ora, sorridersi, parlarsi. Hermione lo comprende, Hogwarts è tutta un’altra cosa: ci sono le lezioni, i compiti, l’esercito di Silente e persino gli esami che sta preparando. 

Eppure, nel suo cuore, nonostante l’incidente della sera prima, c’è solo il desiderio di poter passare altro tempo con lui. Serra gli occhi, socchiudendo le labbra per dire il suo nome. Fred.

 

 

Quando la schiena di Hermione sparisce dietro l’angolo, un’improvvisa morsa attanaglia il cuore di Fred: è gelosia? Scuote il capo, salendo le scale verso il suo dormitorio. 

Sta impazzendo, si sta lasciando trascinare in un baratro sempre più profondo. Vorrebbe poter osservare Hermione studiare in Biblioteca, come faceva a Grimmauld Place, vorrebbe sedersi accanto a lei a cena, vorrebbe passarle una mano fra i capelli, quando si addormenta esausta in un angolo della Sala Comune. Raggiunta la sua stanza si sdraia sul letto e nasconde il volto con le braccia, sorridendo maliziosamente: si è accorto che da Hermione Granger non può scappare. Perché quando la vede in fondo al corridoio, tutto sparisce. Perché quando sente la sua voce, tutti gli altri discorsi si silenziano. Perché, lo può dire, è la prima ragazza di cui si è innamorato. 

Si gratta il bicipite, mentre il suo cuore comincia a battere velocemente: sta pensando a lui. Per quanto vorrebbe esserne felice, lo sa, probabilmente lei e George stanno parlando di lui. 

Immagina il suo viso arrossato, lei che si morde un labbro, che si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio: lo fa quando è stressata, o particolarmente focalizzata su quello che sta facendo. E mentre la immagina, si ricorda della sera prima, del suo volto a qualche millimetro di distanza, alla sua fronte che tocca piano quella di lei, degli occhi nocciola profondi come un calderone. Avrebbe voluto baciarla, passarle una mano dietro la testa, avvicinarla ancora un goccio per poterla abbracciare, ma alla fine si è fermato, come se si fosse dimenticato sia la pratica, che la teoria. Sul volto, gli è rimasto solo quello stupido sorriso malizioso. Hermione se ne è accorta? L’avrebbe voluto? Avrebbe risposto al bacio? O se ne sarebbe andata? 

Si alza dal letto, stressato, proprio mentre il pavimento sotto i suoi piedi comincia a sparire e si sente risucchiato in un buco nero. Per un attimo vorrebbe gridare, ma il suono della voce di Hermione, che chiama il suo nome, lo tranquillizza, annulla qualsiasi domanda. Fred.

La prima cosa che nota, quando tocca di nuovo terra, è lei. Sposta lo sguardo sull’aula, che gli è così familiare, rendendosi conto di essersi spostato dentro la scuola di Hogwarts. Inclina il capo, porgendo tutte le attenzioni ad Hermione, che è stesa sul suo banco. Seduta al posto di Fred, incurante che lui sia nella sua stessa aula, sorride. Sorride perché è stato bello poter pronunciare il suo nome, anche se non a voce alta. 

Un movimento improvviso alle sue spalle attira la sua attenzione e si gira: dietro di lei trova il gemello che la guarda malandrino, con il volto sorretto dal palmo della mano. Arrossisce vividamente, cercando di trovare una scusa nella sua mente, ma prima di poter parlare, lui si slancia e le dà un buffetto sulla fronte. 

"Dove hai lasciato mio fratello?" chiede, cercando di stare calmo. 

"È andato a portare una cosa ad Angelina, mi ha chiesto di aspettarlo qui."

"Mi sembrava che non mi volessi prima e adesso ti trovo seduta sul mio banco, mi stai lanciando messaggi contrastanti." lo ha detto, ha lanciato la bomba. Fred incastra lo sguardo con quello di lei, che vorrebbe scomparire. Non riesce a capire perché, dopo averlo abbandonato in Sala Grande, debba trovarla lì, con un sorriso stampato sul volto, seduta al suo banco. Non riesce a capire come sia riuscito a spostarsi dal dormitorio all'aula di Pozioni, ma non fa fatica a credere che sia a causa della caramella. E ancora, non riesce più a capire lei, non riesce più a leggere dietro i suoi occhi. È stanco di rimanere senza risposte, di rimanere e basta. Fred vorrebbe essere al corrente di tutti i pensieri di Hermione, essere la sua spalla, il suo confidente, vorrebbe persino essere il suo stesso banco, pur di poter passare altro tempo con lei. Eppure la sua espressione non dice niente, non vuole dirle niente. Anche lui, come lei, è insicuro. Buttarsi? L’avrebbe fatto, se non significasse rovinare una delle amicizie più importanti della sua vita. 

Oh, al diavolo. Ecco cosa pensa nello stesso momento Hermione. Ha rischiato di morire non sa nemmeno quante volte, ha dato un pugno a Malfoy, l’idea di creare l’Esercito di Silente è stata sua: ha fatto cose molto più pericolose, che ammettere di essere seduta nel posto di Fred. 

"Mi sono accorta di non essere stata gentile prima, mi è dispiaciuto chiederti di non venire." dice, tutto d'un fiato, mentre l’espressione di lui cambia poco a poco, "La verità è che, quando non ci sei, mi manchi. Mi manca il nostro rapporto prima di Hogwarts eppure, ogni volta che abbiamo l’occasione di passare del tempo insieme, non ho più idea di come comportarmi." Hermione gira tutto il corpo verso di lui, piegandosi sul tavolo di George, avvicinandosi sempre di più.

"È passato così tanto tempo, da quando ci siamo trovati a studiare insieme, ma non è che ti posso chiedere di venire in Biblioteca, tu odi entrare là dentro. E a cena passi il tempo con i tuoi amici, mentre io ho i miei e non mi pare carino venire a dirti che non devi mangiare veloce, che poi stai male. O ancora… " Fred non la lascia finire, perchè passa velocemente una mano dietro il capo di lei, come avrebbe voluto fare la sera prima, nascondendole il viso contro il petto. Il suo cuore sta battendo a mille: avrebbe voluto metterla alle strette, tenerla sui carboni ardenti, stuzzicarla maliziosamente, ma alla fine Hermione lo ha battuto di nuovo. 

 "Se vuoi passare il tempo con me, me lo devi solo dire." riesce a trovare le parole, appoggiando il capo alla testa di lei, che non si è ancora mossa, "Posso sempre ritagliare un pezzo della mia giornata per una chiacchierata con te."

Hermione ha la fronte accostata alla spalla di Fred, immersa completamente nel suo profumo e, per questo, è sicura che il suo cuore stia per esplodere. Ringrazia il cielo di essere appoggiata ad un tavolo, perchè altrimenti sarebbe già caduta a terra. 

"Hermione, sei ancora qua? Scusa se ci ho messo tanto, ma… " la voce di George si ferma a mezz’aria, osservando la ragazza e suo fratello dividersi velocemente, completamente imbarazzati. 

"Ci vediamo a cena, allora?" chiede lei, alzandosi dal tavolo senza aspettare una risposta e avanzando a passi larghi verso l’uscita dell’aula. 

George alza un sopracciglio in direzione di Fred, che non risponde. Nasconde la bocca dietro il palmo della mano, abbassando lo sguardo al terreno. Miseriaccia. Non riesce più a fermarsi. 

 



Aggiorno, ci ho messo qualche giorno in più, ma ho avuto un sacco da fare: tra l'università che è ricominciata e alcuni progetti esterni mi sono accorta che il tempo mi è proprio scappato questa volta. 
Sono qui adesso, ho amato scrivere questa scena, vedere Fred che mette Hermione alle spalle e le fa notare che è davvero seduta sul suo banco, che l'ha beccata con le mani nel sacco e la ragazza che alla fine lo ammette, che un po' gli manca. È il primo passo per qualcosa di più? 
Grazie ancora a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la quarantena non vi sia così pesante, 
Sia 

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici. ***


Oh, al diavolo - Capitolo sedici


Raggiunto il magazzino dei gemelli, Hermione comincia a tirare fuori gli ingredienti che si è preoccupata di procurare per la ricetta: lo fa con una strana foga, i suoi movimenti sono meccanici, imbarazzati.

"Sei sicura che ci serva tutta questa roba?" George alza un sopracciglio, osservando meglio la fiala di muco di vermicoli che Hermione estrae dalla borsa. 

"Ho passato tutta la notte a studiare la ricetta." chiarisce la giovane, riprendendo la boccetta, "E avresti dovuto farlo anche tu." dopo essere schizzata nei dormitori e aver lasciato Fred da solo nella Sala Comune, il sonno ha fatto fatica a raggiungerla: per questo si è messa sul letto, con la ricetta scritta sulla pergamena, e ha cominciato a leggerla con attenzione, in attesa o nella speranza di individuare l’ultimo ingrediente.

George appoggia il capo alla mano, guardandola smistare gli ingredienti con minuzia. Quando lei alza gli occhi, il suo cuore perde un battito. Non le è mai capitato di pensarci, ma la posa che il gemello ha assunto le fa ricordare Fred. Considerata la loro natura, non c’è molto da stupirsi, lo sa anche lei che sono uguali in tutto e per tutto: il viso ha lo stesso taglio, così come il naso e la bocca. Sono gli occhi e la posizione delle lentiggini che l’hanno sempre aiutata a distinguerli. Gli occhi di Fred tendono molto di più al verde, le ricordano i prati coloranti intorno alla Tana, mentre George è il colore del cielo, quello illuminato dal sole dell’estate. Si morde un labbro, abbassando di nuovo lo sguardo, imbarazzata. Il suo cuore è riuscito a calmarsi ben poco da quando ha abbandonato l’aula di Pozioni, perché nelle narici ha ancora il profumo di pulito di Fred, che non accenna ad andarsene minimamente. 

"Hermione." George richiama la sua attenzione, passandole una mano davanti agli occhi, "Mi hai sentito?" piega la testa, sorridendole maliziosamente. 

"Cosa?" 

"L’ho letta la ricetta e non serve il muco di vermicoli." dice, aprendo il libro per farle vedere.

Hermione passa gli occhi sulla pagina, sorpresa: George ha ragione, si è sbagliata, "Mi spiace, andavo di fretta e… "

Non finisce la frase, perché George le sta accarezzando la testa, "Devi rilassarti, è solo una pozione." 

Facile a dirsi per lui, che non ha niente da risolvere, ma Hermione si sta accorgendo che qualcosa in lei sta cambiando, che forse si sta innamorando, si è resa conto che non è in grado di leggere se sta pensando a Fred e si è resa conto che proprio non riesce a non pensare a Fred. E che Fred, al contrario, si ferma. Ha bisogno che la pozione funzioni, per far tornare tutto – per quanto possibile – come prima. 

"Non voglio baciare Draco." si impunta, stringendo le ginocchia al petto, appoggiando la schiena ad una delle scatole di Merendine Marinare che i gemelli tengono nel loro magazzino. George piega le maniche fino al gomito, mentre continua a sentirla parlare, accendendo con un movimento della bacchetta il calderone, "Allora cominciamo, no?" le dice, grattandosi il collo, "Dovresti passarmi tre misurini di ingrediente base." 

Hermione fa come le è stato detto, iniziando poi a sbucciare le bacche di vischio, per non rimanere indietro con la preparazione della ricetta.

"Comunque c’è scritto di girarla prima verso destra tre volte e poi sempre a sinistra." gli ricorda, nonostante sia intenta a fare altro e costringendo George ad alzare gli occhi al cielo con un sorriso. Hermione è e sempre sarà Hermione, con le sue manie di perfezionismo, ma è divertente pensare che qualcuno come lei sia riuscita a mettere in una gabbia il cuore del suo disordinato e folle gemello. 

Ci pensa, mentre la giovane si passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si morde il labbro inferiore, che non potrebbero essere più diversi quei due, per certi versi completamente opposti. Eppure sembrano essere anche così giusti, come se la loro differenza si appiani quando si incontrano, come se la loro differenza li possa rendere più autentici. George scuote il capo, decisamente contrariato che non ci siano ancora arrivati: è così difficile rendersi conto che sono fatti l’uno per l’altra? 

"E adesso?" Hermione rompe i suoi fitti pensieri, aggiungendo due gocce di miele nel calderone insieme alle bacche sbucciate.

"Adesso dovrebbe diventare verde." il gemello sorride, mentre la pozione si colora piano piano, girando il liquido un paio di volte, come da ricetta. 

Hermione fa cadere l’occhio fuori dalla finestra, dove il sole è in alto nel cielo, segno che è ormai l’ora di pranzo. Una strana sensazione le attanaglia il cuore: ha sperato che prima o poi Fred si sarebbe fatto vivo con una scusa, giusto per passare a salutare, ma oramai è impossibile.  

"Dobbiamo farla riposare fino a domani sera."

Sposta lo sguardo verso il ragazzo, che si è alzato in piedi tutto dolorante, passandosi le mani sulla schiena, per sciogliere i muscoli in tensione. Lo guarda e oh, al diavolo

"Grazie." dice, alzandosi anche lei, "Per avermi aiutato con la pozione…" guarda verso il terreno, "E per non avermi chiesto nulla." lo sa che è curioso, che vuole sapere perché l’ha trovata in aula con Fred, perché è così urgente quella pozione, perché è così imbarazzata ogni volta che suo fratello salta nella conversazione. 

George si mette a ridere, "È come se tu facessi parte della famiglia, sarebbe stato scortese abbandonarti a te stessa, considerato che è così importante."

Hermione sorride, mentre uno strano calore le percorre il corpo: famiglia? È una nuova felicità quella che sente, più calda. È serena, mentre raccoglie le sue cose per seguire il gemello fuori dal magazzino per andare a mangiare, anche se non smette di pensare che se è davvero della famiglia, allora corre il rischio di essere vittima dei loro scherzi ogni giorno, proprio come tutti gli altri. 

"Anche se sarebbe stato più divertente vederti baciare Fred, non credi?"

La mano di Hermione si blocca a mezz’aria, mentre si gira di scatto per guardare George che la sta fissando maliziosamente, con le mani nelle tasche. Miseriaccia. 

"Siamo solo amici, io non sono… " si affretta a spiegare, cercando di rimanere il più composta possibile. Impone al suo viso di non colorarsi di un pesante rossore, mentre è costretta a partecipare ad una gara di sguardi con il gemello. 

"Innamorata?" George finisce la frase per lei con evidente divertimento, "C’è una cosa che non sai su quelle caramelle, Hermione."

"Cosa?"

Il gemello le sorride, è un sorriso così largo e sincero che le fa quasi paura aspettare la risposta, "Non trasformano proprio niente, accentuano i sentimenti, ovviamente, ma i sentimenti d’amore."

Hermione lo guarda accigliata, un sopracciglio alzato con aria di sfida e una mano sul fianco, "Quindi mi staresti dicendo che Draco Malfoy è davvero innamorato di me? Inventatene una più credibile, George." ribecca rasserenata da quel pensiero, "Fred Weasley non mi piace."

"Allora, mettiamo il caso che tu davvero non sia innamorata di mio fratello e che quella caramella trasformi i sentimenti in amore, perché proprio lui?"

Hermione socchiude le labbra, sorpresa da quella domanda lei stessa, che se l’è fatta così tante volte nei giorni precedenti, ma non ha mai trovato una risposta. Perché Fred è… 

"Siamo amici, è perché lui è mio amico." si impunta, stringendo poi le labbra il più possibile, facendo trasparire dal viso una certa tensione. 

George si appoggia alla scrivania alle sue spalle, lascia una gamba a penzoloni e l’altra che tocca ancora il pavimento, "Amici?" le chiede maliziosamente, consapevole di sapere molto altro e di aver visto molto altro, "Mettiamo ancora una volta che la caramella stia trasformando la tua amicizia in amore, che effetti hai avuto?"

"George, seriamente ti aspetti che te lo dica?" Hermione incrocia le braccia al petto, sorridendo, "Già mi sembra inconcepibile che tu abbia scoperto che… " Il gemello la guarda, mentre comincia a camminare avanti ed indietro nel piccolo magazzino, gesticolando e portando avanti un discorso che non sembra stare né il cielo, né in terra. Cerca di fermarla, ma lei è come una furia, "… Io e Fred siamo amici capisci? E non so quanto sappia di queste caramelle, ma se la pensa come te si monterebbe la testa e magari non vorrebbe più saperne di me, ma anche se così non fosse… Avanti, ma ci immagini? Io e tuo fratello che stiamo insieme?" chiede, evidentemente accaldata, "Perché a me sembra che possa essere una cosa strana, non dico impossibile, solo che… Non dirgli che ho detto che non è impossibile… George Weasley non azzardarti a dirgli nulla!"

Il gemello cerca di soffocare una risata, "Prometto di non dirgli niente." dice, alzando le mani in segno di resa quando si trova l’indice di Hermione a qualche millimetro dal naso, "A patto, ovviamente, di sapere che effetti hai avuto e di che colore fosse la caramella."

"Sei un tiranno."

"Sono solo bravo negli affari, dovresti saperlo." George alza le spalle con nonchalance, rimettendosi composto per ascoltarla. 

"Non riesco più a leggere quando penso a lui." dice con un filo di voce, guardando il pavimento.

"Tu pensi sempre a lui!" sbotta il gemello evidentemente divertito dalla situazione, ricordandosi solo qualche secondo dopo del suo stupido errore, aiutato anche dall’espressione incuriosita della giovane, "Dico, per forza dovrai pensare a lui un sacco, che effetto sarebbe?"

"Difatti penso a Fred un sacco, ma non è che ne sia innamorata, è la caramella che me lo mette in testa tutto il tempo."

"E il colore? Se ti serve, posso cercare una di quelle caramelle e fart... "

"Era quello dei suoi occhi, non mi serve rivederla, era proprio il colore dei suoi occhi." Hermione arrossisce appena sulle guance, come se si fosse tolta il più grande segreto della sua vita dalle spalle. 

George sorride soddisfatto scuotendo il capo, "E ancora ti impunti a dirmi che non sei tremendamente innamorata di mio fratello, certo che sei proprio testarda."                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

 

 

A pranzo, Hermione non ha la minima intenzione di sedersi a fianco a Fred. Non vuole mangiare con lo sguardo pressante di George fisso su di lei. Eppure, quando Ron le dice che le ha tenuto un posto riservato e i suoi occhi corrono verso il gemello, vede in quelli di lui un pizzico di tristezza. Fred avrebbe voluto averla accanto, avrebbe voluto parlare con lei ancora un po’, rubarle il cibo dal piatto, farla ridere, sentire il suono della sua voce, annusare il profumo dei suoi capelli. Sposta lo sguardo, mentre George lo raggiunge tutto pimpante. 

È al settimo cielo per aver finalmente messo a posto l’ultima tessera del mosaico: anche Hermione alla fine si è lasciata andare e gli ha rivelato la verità. Si piacciono, Fred e lei si piacciono davvero, entrambi, si piacciono talmente da essere stupidi e ciechi. 

"Come è andata con George?" le chiede Harry, sorridendole tranquillamente. 

Hermione alza gli occhi sui suoi amici, ancora con il volto arrossato per la conversazione avuta precedentemente con il gemello, "È andata bene."

È la seconda volta che mente ad Harry e Ron, ma non sa come iniziare il discorso. Come dire ad entrambi che è contenta per loro, che è felice di vedere che Ginny ha un amore corrisposto, che Ron sta cercando una soluzione per la sua palese cotta, ma che è spaventata di essersi probabilmente scoperta innamorata. Che lei l’amore proprio non sa cos’è, com’è. Che il petto, ogni volta che si gira verso Fred le fa male, come se stesse per scoppiare da un momento all’altro. Che quando sente la sua voce tocca il cielo con un dito, che quando i loro occhi si incontrano non esiste nessun altro, se non Fred. Fred esiste, certo che esiste, ma è anche lui una persona con dei sentimenti e i suoi non possono essere cambiati a piacimento. Hermione vorrebbe, vorrebbe poter dire di amarlo, ma vorrebbe poter sentire di essere amata da lui nello stesso modo. 

Rialza gli occhi verso Fred, mentre i suoi amici iniziano una fitta conversazione sul Quidditch. Lo vede ridere ad una battuta di Lee e pensa che, ovviamente, è bello. Quando ride, sembra essere illuminato: Hermione se ne è accorta durante le vacanze alla Tana che Fred se sta ridendo, si colora. 

Pensa alle parole di George, le stanno martellando nella testa da minuti interi: se ha ragione, lei è davvero innamorata. Più le sente, più le immagina, più si sente schiacciata, piccola piccola nel suo posto in Sala Grande: ha cercato di convincersi, ogni volta che si specchiava negli occhi del gemello, che quello non sarebbe stato niente, che è solo amicizia, che non può superare una certa soglia. Eppure ora sembra essere andato tutto in pezzi, sembra che il suo cuore abbia tradito il suo cervello. 

Logicamente, Hermione non si sarebbe mai potuta innamorare di uno dei gemelli, di quello che la mattina a Grimmauld Place si smaterializzava in tutte le stanze, di quello che non rispetta nemmeno le proprie regole. Eppure il suo cuore sembra non riuscire a dimenticare anche tutto quello che Fred è, ma che nasconde bene: Fred è l’aria fresca del tramonto d’estate, Fred fa ridere, Fred è un ottimista, Fred è una delle persone più belle e pure che abbia mai incontrato nella sua vita. 

"Va tutto bene?" Ginny la riporta alla realtà velocemente, posandole una mano sulla spalla e posizionandosi esattamente sulla traiettoria che unisce i suoi occhi alla figura del gemello.

Oh, al diavolo

"Ho paura che mi piaccia davvero." sussurra all’amica, coprendosi il volto con la mano, "Ho paura che mi piaccia il suo sorriso, la sua risata, il suo modo rilassato di prendere la vita, il suono che fa il suo cuore mentre batte, il colore dei suoi capelli, quel neo che ha sul collo, il profilo del suo viso... "

Potrebbe andare avanti all’infinito, ma Ginny la ferma, passandole una mano tra i capelli affettuosamente, "Faccio il tifo per te, buona fortuna."

 



Eccoci qui, finalmente riesco ad aggiornare: lo che il capitolo è abbastanza corto rispetto ai precedenti, ma per una questione intricata ho dovuto tagliare il capitolo effettivo in due parti, sarebbe venuto megagiga lungo. Tuttavia mi piace che sia incentrato su Hermione, sui suoi sentimenti: sono sicura che questa ragazza prima o poi sarà in grado di aprire gli occhi e capire che Fred Weasley è proprio lì  portata di mano. 
Intato vorrei ringraziare tutte le persone che continuano a seguire me e la storia, sono felicissima che vi piaccia e farò il possibile per darle un degno finale: ci avviciniamo, ma ho ancora qualche asso nella manica, prometto. 
A prestissimo, 
Sia ❤

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Capitolo 18
*** Capitolo diciassette. ***


Oh, al diavolo - Capitolo diciassette


Il pomeriggio successivo, Hermione decide di rintanarsi con Harry e Ron in biblioteca, nella speranza di non pensare troppo al gemello, alla pozione e a Draco. Stacca gli occhi dalla sua pergamena per osservare i suoi due amici che si sussurrano qualcosa di impercettibile, ma è quasi sicura che si stiano lamentando reciprocamente del troppo lavoro. Sorride, con il cuore ad un tratto più leggero, “Vado a cercare un libro.” li informa  poi con voce bassa.

La salutano con un breve movimento della mano e lei lo ricambia, prima di raggiungere la sezione degli Incantesimi: a volte, pensa, potrebbe persino perdersi dentro quella biblioteca se non stesse attenta. I tomi antichi l’accolgono come una di famiglia, alcuni volandole ai lati del viso, altri rimangono zitti nella speranza di essere notati anche in silenzio. Hermione però sta cercando un libro in particolare, quello che, nota amaramente, è nello scaffale più alto ed è difficilmente raggiungibile: fa per prendere la bacchetta nella tasca, ma si accorge che l’ha dimenticata al tavolo. Sospira, cercando una scala. 

“Fred è sempre in giro a darmi fastidio, mai che ci sia quando ho davvero bisogno di lui.” si lamenta con un sussurro, raccogliendo i capelli in una crocchia, dirigendosi verso la fine della sezione per recuperare la lunga scala di legno. Cerca di tirarla verso di lei e, mentre indietreggia, sbatte contro qualcuno e si gira di fretta per scusarsi, “Scu… Fred?” Arrossisce visibilmente per due motivi: perchè, ancora una volta, la sua mente ha pensato subito a lui e perché, come per magia, è arrivato ad aiutarla di nuovo. 

Hermione?” il gemello sembra altrettanto confuso, principalmente perché un attimo prima era nella sua stanza e ora si ritrova in Biblioteca.

“Cosa ci fai qui?” Hermione si gira completamente, appoggiando la schiena alla scala di legno. 

Fred la guarda stranito, inclina la testa leggermente, “Mi stavi pensando?” le chiede con fare del tutto innocente, sinceramente curioso di sapere come sia in grado di teletrasportarsi per il castello. 

Hermione si tira le maniche della camicia fino ai gomiti, “Io non ti stavo pensando, Fred.” chiarisce pratica, “Stavo solo considerando che sarebbe stato utile averti qui, dato che ho bisogno di un libro e non ci arrivo.” spiega metodica, cercando di non essere goffa. 

Fred sorride malandrino, "Sei una strega e hai bisogno di me per prendere un libro?" si avvicina di qualche centimetro, "Sicura che non ti mancassi e volessi semplicemente passare del tempo con me?"

"Fred, ho davvero bisogno di quel libro.” Hermione, con le guance scottate, si nasconde tra la lunga scala e lo scaffale, passando un braccio tra gli scalini. Resta a guardalo, il volto inclinato verso l’alto come a chiedere di più con il corpo e meno con la voce. 

Fred ci gioca un po’ con quello sguardo, le sposta perfino una ciocca di capelli dal viso, ma con il suo solito sorriso malandrino si allontana di qualche passo, “Quale libro?” 

Hermione si fa coraggio, lo guida fino all’altra estremità della corsia e glielo indica con sicurezza, accorgendosi solo dopo che anche lui è troppo basso per arrivarci, “Hai davvero delle grandi aspettative.” commenta il gemello con una risata, “Non ho con me nemmeno la bacchetta.”

“Che razza di mago se ne va in giro per il castello senza la bacchetta?” chiede lei con un pizzico di divertimento, incrociando le braccia al petto. 

“Dov’è la tua?” il giovane alza un sopracciglio con curiosità, estendendo le labbra in un sorriso malandrino, quando lei distoglie lo sguardo e arrossisce. 

È questione di secondi, mentre lei indugia nel suo evidente imbarazzo, Fred la cinge con le braccia e la solleva di qualche metro da terra, “Prendilo, forza.” la incita divertito, mentre Hermione ci mette un secondo per realizzare. Stretta in quella presa, si accorge che le piace, che il profumo del gemello si fa intenso, che non lo vuole prendere quel libro, per paura di rompere la magia. Alla fine la mente ha il sopravvento, dispiaciuta di pesare troppo, recupera il tomo che le serve e Fred la fa scivolare su di lui, senza adagiarla completamente a terra. È il libro che li separa di qualche centimetro ed Hermione, per la prima volta in vita sua, lo trasformerebbe in cenere. 

“Hermione, tutto bene?” Harry spunta dalla fine della corsia, osservando le spalle di Fred che si rilassando: non nota, da quella prospettiva, che i due sono abbracciati e che si lasciano andare, facendo finta di portare avanti una qualsiasi conversazione.

“Sì, Fred mi ha aiutato a prendere un libro.” si riprende la giovane con un sorriso, non staccando gli occhi dal volto del gemello, che ha stampato in viso un ghigno malandrino, “Io… Io torno a studiare, ci vediamo, va bene?”

 

 

Hermione ha sempre creduto nella possibilità di viaggiare nel tempo e tiene nel cuore la sua esperienza del terzo anno, per quanto stancante essa fosse stata. Saltare nel passato a piacimento, rivivere dei momenti, essere in più posti contemporaneamente è qualcosa che le manca. Perché, si accorge, il tempo le scorre tra le mani come acqua: non fa in tempo a fermare un momento, tutto è veloce, movimentato. Quando due giorni prima, George le ha detto di aspettare per avere la pozione pronta, era sicura di dover attendere l’eternità. 

Invece è stata sommersa da ogni parte: Ginny è venuta a chiederle un consiglio per il suo primo pomeriggio sola con Harry, Harry ha fatto lo stesso, Ron le ha fatto correggere il compito di Pozioni, la McGranitt l’ha convocata nel suo studio per farle i complimenti su un tema che, a dirla tutta, non ricordava di aver nemmeno scritto e ha avuto persino il tempo di parlare con Fred in biblioteca. Quando ha toccato il letto, affranta, si è infine ricordata di impostare la sveglia il più presto possibile, per incontrare George e recuperare le boccette delle pozioni: una per lei, per Ron e Draco. Il gemello, come concordato precedentemente, si sarebbe preoccupato di farla bere a Tiger e a Fred. Il cuore di Hermione, ogni volta che pensa ai possibili effetti di quest’ultimo, si ferma dolorante, impaurita di perderlo per sempre.

In questi giorni, Fred è stato un pensiero quasi costante, presente e frizzante nella sua mente: ha dipinto tanti momenti, ne ha immaginati altri. Sospira, mentre la sua mano ricorda con facilità l’attimo in cui, con un dito, ha toccato tutte le lentiggini sul volto del gemello e le ha unite con linee inventate, come fossero costellazioni. 

Fred, che sta correndo per il corridoio del quinto piano con tutto il fiato che si ritrova nel corpo, si deve improvvisamente fermare, mentre uno strano vento fresco gli percorre il viso: come se qualcuno lo stesse toccando in quel momento. Poi si guarda indietro, ricordandosi il perché della sua fretta e, un passo dopo l’altro, svolta l’angolo ancora prima che Gazza riesca a recuperare quello prima. Nota, con piacevole sorpresa, che a qualche metro di distanza, Hermione sta camminando sovrappensiero, lanciando di tanto in tanto lo sguardo fuori dalle finestre. 

Aumenta la velocità, incastrando le dita della sua mano in quelle di lei, che si spaventa, "Fred Weasley, che diavolo… " riesce a dire, lanciando quello stesso sguardo negli occhi del gemello, per assicurarsi di star parlando con quello giusto. 

"Devi correre." le sussurra all’orecchio, portandola con sé, mentre la voce di Gazza li raggiunge dall’altra estremità del corridoio. Hermione deglutisce, cercando di posizionare al meglio la tracolla sulla spalla per non perderla: uno strano sentimento le attanaglia lo stomaco, mentre lo maledice mentalmente. 

Ha qualcosa da fare quella mattina, non può starsene a correre per i corridoi, con la risata di Fred Weasley nelle orecchie. Deve cercare gente, risolvere problemi, seguire la lezione prima di pranzo. Ma al di là dei suoi pensieri, aumenta la velocità della corsa e lo raggiunge, smettendola di farsi trascinare, perché lei non ha intenzione di stare un passo indietro. Quando lo raggiunge, il cuore di Fred fa un salto mortale nel petto: come se la stesse spogliando, le sorride maliziosamente, stampando nella sua mente la figura di Hermione Granger con le guance arrossate e i capelli che continuano a svolazzare intorno al suo volto. 

Toccando il cielo con un dito, scende i gradini a due a due, continuando a guardare lei, che si lascia trascinare nella risata e per questo rimane un po’ indietro rispetto al ragazzo. Fred divide le loro mani, raggiungendo più velocemente la fine della scalinata, per poi girarsi, aprendo le braccia, "Salta." la incita, sorridendo. 

Il tempo di decidere, Gazza raggiunge l’inizio delle scale, alle quali piace muoversi. Hermione, se ne rende conto, se non salta è spacciata. Per cosa poi? Perché Fred sta correndo? Cosa ha combinato questa volta? Alza gli occhi, mentre riprende a correre e… Oh, al diavolo.

Fred, che la guarda dal basso, le sorride e gli sembra che il tempo stia cominciando a scorrere a rallentatore: i capelli di Hermione sono sparsi un po’ dovunque, le guance sono ancora arrossate, ma la luce nei suoi occhi è inconfondibile: si sta divertendo come una matta a fare qualcosa di illegale. Poi tutto ricomincia ad essere frenetico, il corpo di Hermione si infrange contro quello di Fred, che non fa fatica a rimanere in piedi e a stringerla forte nelle braccia.

"Ti ho presa." sussurra, tenendola ancora nella sua presa. Sorride, osservando il volto di Hermione che lo guarda imbarazzata, stringendo le mani intorno al collo di lui. Piano piano il suo corpo scivola contro quello del gemello e, quasi a malincuore, tocca terra. 

"Mi hai presa perché mi sono lasciata prendere." risponde con tono saccente, senza staccare gli occhi dal viso del gemello. 

"Avresti preferito essere presa da Gazza?" Fred alza un sopracciglio, ridendo, mentre lei scuote il capo. Prima di poter parlare, la campanella della fine della prima ora, ricorda alla ragazza che non può stare nelle braccia del gemello. Si stacca da lui, sperando che nessuno si sia accorto di loro, osservando un briciolo di tristezza negli occhi di Fred. 

"Devo andare." dice sbrigativa, passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, continuando a scendere le scale. 

"Hermione." la richiama, sporgendosi dall’alto per farsi vedere, quando lei ha ormai raggiunto una nuova rampa. Guarda verso l’alto, osservando il volto di Fred che la fissa maliziosamente, "Non te la caverai così facilmente la prossima volta." Ride di nuovo lei, rispondendogli con un veloce gesto della mano, continuando a scendere le scale, scuotendo il capo. Anche Fred, imboccando il corridoio del quarto piano, non riesce a smetterla di ridere. 

 

 

Draco Malfoy, dal suo terzo anno ad Hogwarts, mantiene un enorme segreto. Non ne ha parlato con nessuno, mai avrebbe anche solo osato aprire l’argomento con qualcuno, specialmente con suo padre. Ora, all’inizio del suo quinto anno, questo segreto lo sta logorando dentro. Dal suo terzo anno, dopo aver ricevuto un pugno in pieno volto da Hermione Granger, Draco si è reso conto di provare per quella ragazza qualcosa più del disprezzo. Ha cominciato a compatirla, a vederla come una persona vera, a seguirla con gli occhi per i corridoi, a girarsi ogni volta che qualcuno pronunciava il suo nome, a maledirsi per essersi girato. 

Draco Malfoy, con il tempo, si è scoperto innamorato di Hermione, che è sempre la più intelligente, che si preoccupa per gli altri, che a suo modo fa ridere, che con tutti i libri che porta nella tracolla ha sempre un sacco di difficoltà a raggiungere la biblioteca, Hermione che è Prefetto come lui, Hermione che urla sugli spalti della Coppa del Mondo e ride con uno dei gemelli. E Draco se l’è stampato in testa quel sorriso, desiderando ardentemente di farlo spuntare lui, prima o poi. 

Si siede sotto ad un albero del giardino di Hogwarts, passandosi una mano sul volto: sembra che da qualche giorno questo segreto voglia scappare fuori. Draco non ce la fa più, vuole prendersi Hermione, vuole dar vita a questi suoi sentimenti. Vorrebbe urlarlo a tutti che è innamorato della Grifondoro e che ormai non gli importa più nulla, ma sa che le conseguenze potrebbero essere gravi. Lascia scappare un profondo sospiro, che illumina la risata di qualcuno a fianco a lui. Apre velocemente gli occhi, sorpreso, mentre gira lo sguardo proprio verso la causa di tutti i suoi mali. 

"Granger, cosa vuoi?" chiede, sprezzante, mentre il cuore gli scoppia nel petto, osservando i ricci della ragazza che cadono sul lato sinistro della spalla. 

"Ti stavo cercando." dice tranquilla, sedendosi davanti a lui, come se si fosse dimenticata di tutti gli agguati che Draco le ha fatto. Il Serpeverde alza un sopracciglio titubante, cominciando a torturarsi le mani per impegnare sia la mente, che il corpo. 

"Mi sono accorta che ultimamente qualcosa in te è cambiato e mi sembra giusto chiarirti il motivo di persona." comincia a parlare lei, spostandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio, "Qualche giorno fa, Fred e George ti hanno fatto prendere una caramella a tua insaputa." continua il più velocemente possibile Hermione, nella speranza di non essere interrotta, ma Draco non ha assolutamente voglia di parlare, "Dopo qualche ricerca, credo che essa trasformi i sentimenti: penso che il tuo odio verso di me, si sia trasformato in una passione… "

"Non è odio." si affretta a correggerla, puntando i suoi occhi in quelli di Hermione. 

"Immaginavo che l’avresti detto, dopotutto sei ancora sotto l’effetto della caramella. Mi sorprende invece che tu non abbia chiesto come esso possa sparire." apre la sua tracolla, sporgendosi in avanti per consegnare nelle mani del Serpeverde una piccola boccetta azzurra. Al contatto con Hermione, il corpo del ragazzo sente un brivido, il sangue si raggela dentro di lui, per poi fluire caldo ad una velocità mai sentita prima.

"Bevendo questo, dovresti smetterla di provare per me quello che stai provando da giorni e potremmo continuare a detestarci, come al solito."

Draco alza per l’ennesima volta un sopracciglio, osservando la boccetta nella sua mano. Impossibile, pensa. Impossibile che lui possa smettere di provare qualcosa per Hermione. La ragazza piega la testa da un lato, mentre osserva lui che non muove un muscolo, "Lo so che è frustrante, che i gemelli Weasley non sono altro che due mascalzoni, che… "

"Impossibile." afferma allora Draco, aprendo la boccetta e bevendola tutta d’un sorso, "Penso che sia impossibile, Hermione." lei si ferma, pietrificata. 

"Magari si, magari smetterò di desiderarti ardentemente tutte le volte che mi passi a fianco nei corridoi, smetterò di cercarti e di volerti baciare, smetterò tante cose, ma non smetterai di piacermi, Hermione."

Ora è lei che alza un sopracciglio, completamente disorientata. 

"Non ti ho mai odiato, forse ti ho disprezzato per qualche anno, ma ho smesso di farlo da un bel po’. Hermione, tu mi piaci, mi piaci da quando mi hai tirato un pugno in faccia, mi piaci da quando hai risposto saccentemente a Piton, mi piaci da quando hai puntato i piedi… " si ferma, perché si rende improvvisamente conto di quello che ha detto e arrossisce, spostando lo sguardo lontano da lei, coprendosi il volto con una mano. 

Hermione, dal canto suo, si è bloccata per tanti motivi: mentre Draco ha confessato il suo amore per lei – un buon motivo per essere sorpresa –, si è anche resa conto di essere sempre stata innamorata di Fred, che la caramella non trasforma niente, è solo puro amore, come le aveva già accennato George nonostante lei non c’avesse creduto. Deglutisce, ricordando a sé stessa di essere seduta nel prato intorno ad Hogwarts, davanti a Malfoy. 

"Dimentica quello che ti ho detto, lascia stare." si affretta a dire lui, lanciandole la boccetta tra le mani, alzandosi in piedi, pronto ad allontanarsi, ma Hermione lo ferma, prendendogli l’avambraccio, costringendolo a girarsi per l’ennesima volta verso di lei. 

"Non posso ricambiare i tuoi sentimenti." sussurra lei, incatenando il suo sguardo a quello di Draco, "Ma sono felice che tu abbia avuto il coraggio di dirmelo."

Il Serpeverde alla fine cede e si lascia scappare un sorriso. Il primo, crede Hermione, del tutto veritiero. Le passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio, lasciandosi scappare un profondo sospiro, "Dimentichiamocelo, che ne dici, Granger? Non ho bisogno della pietà di una come te."

Lei scrolla il volto, recuperando la tracolla che ha lasciato a terra, "Andiamo a Trasfigurazione, Malfoy?"

 


Sono riuscita ad aggiornare! Io mica ci credevo, avevo un sacco di cose da fare e, stamattina, quando mi sono svegliata, il capitolo non era nemmeno pronto: è lunghissimo lo so, prometto che il prossimo avrà una lunghezza quanto meno normale. 
Volevo rispettare questa tradizione di pubblicare ogni giovedì, quindi mi sono messa d'impegno prima di andare ad ascoltare lezione. Sono qui, ho portato due momenti Fred ed Hermione – che mi piacciono tanto, personalmente – e ho finalmente chiuso la piccola parentesti con Draco Malfoy. 
Ora vorrei chiedere un po' di pazienza per i prossimi aggiornamenti: il prossimo dovrebbe uscire in tempo, perché è pronto da mesi, ma per i successivi – di cui ho solo bozze – sono ancora un po' indecisa. Spero che la storia vi continui a piacere, sono felice di ricevere tanto amore, 
Sia ❤

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Capitolo 19
*** Capitolo diciotto. ***


Oh, al diavolo - Capitolo diciotto
 

È un pomeriggio d’estate, il sole è alto nel cielo e scalda i prati intorno alla Tana.

È in quel pomeriggio d’estate che Fred, sceso a prendere un bicchiere d’acqua in cucina, viene distratto dal suono cristallino di una risata. Entra nella sua testa e giura, mentre la mano tocca il vetro freddo, di non aver mai sentito un suono più bello. Il punto è che, essendo il re degli scherzi, di risate ne ha sentite a centinaia nella vita, ma questa è talmente limpida che gli provoca un brivido lungo la schiena. 

Con la mano libera, scosta la tenda dalla finestra e con gli occhi la cerca, quella risata. Lo sguardo corre lontano, alle colline, al cielo, agli uccelli che volano e poi si abbassa verso Hermione, Hermione che insegue Grattastinchi per il prato e ride. Hermione con dei pantaloncini, una maglietta qualunque e una voglia di vivere che rinvigorisce ogni cellula del corpo di Fred. La osserva, mentre la giovane si blocca di colpo e prende fiato, spostando la ciocca di capelli che ha sul volto dietro l’orecchio. Il sole le colpisce il viso ed il cuore del gemello fa un balzo, mentre Hermione riprendere a ridere, perché Grattastinchi si è sdraiato a terra, chiedendo di essere accarezzato per bene. 

“Sei andato al pozzo a prendere da bere?” chiede George, spuntando in cucina. Fred si affretta a chiudere la tenda con le mani e riempie il bicchiere, prima di portarselo alle labbra. Ha un sorriso diverso dal solito, il gemello se ne accorge facilmente, è come se si fosse reso conto di un nuovo mondo. 

“Gustosissima acqua di fonte.” gli risponde Fred, dandogli due pacche sulla spalla, prima di uscire dalla cucina e salire le scale a due a due. 

George lo guarda con sospetto, avvicinandosi poi alla finestra, osservando la figura di Hermione fuori nel prato della Tana che accarezza Grattastinchi sulla testa. Rimane lì una decina di secondi, un ghigno gli si dipinge sul volto malandrino, capendo più di quanto ci sia da capire. 

 

 

Sugli spalti della Coppa del Mondo, Fred si posiziona dietro ad Hermione, appoggiando le mani vicino a quelle di lei, incatenandola nelle sue braccia. La schiena della giovane si accosta al petto del gemello, le loro dita si sfiorano sul corrimano a cui sono appoggiati. 

George imita lo stesso movimento con Ginny, per questo non sembra strano, nemmeno quando Hermione si gira per dirgli una cosa e alza gli occhi su di lui, nemmeno quando Fred si avvicina al suo orecchio e le sussurra qualcosa di indecente sulla forma delle mutande che gli irlandesi indossano sotto la divisa da giocatori, nemmeno quando Hermione ride a pieni polmoni, portando una mano sopra la bocca. 

Il suono cristallino che il gemello tanto ama ritorna più volte quella sera, lo incatena sempre di più, è un baratro senza fondo. Più lo sente, più vorrebbe sentirlo. Ma non è bello solo il suono, anche il sorriso di Hermione è bello, il volto è bello, lei è bella. 

 

 

Le mani di Fred si toccano, mentre stringe il corpo di Hermione tra le braccia in Sala Comune. Alle tre di notte, dopo il Ballo del Ceppo, Fred Weasley ha finalmente trovato il coraggio di chiedere ad Hermione Granger di ballare con lui. Non importa della musica, non importa della luce, non importa che lei abbia deciso di disfare l’acconciatura, non importa che la cravatta di lui sia leggermente allentata. 

"Profumi." sussurra Hermione, appoggiando il volto al suo petto che, con il movimento, la sta cullando come una ninna nanna. Mai avrebbe pensato di essere così a suo agio nelle braccia di qualcuno, ma quelle di Fred sono ferme e sicure.

Il gemello sorride e ringrazia Merlino che lei non l'abbia notato: quel complimento, per quanto sciocco esso sia, lo colpisce proprio in fondo al petto, lo riempie di una felicità sconosciuta. Il cuore comincia a battere più velocemente del solito e lui non sa proprio come reagire al cambiamento: che cos’è? Fissa il fuoco nel camino per un attimo, stringendo le dita dietro la schiena della giovane. Si accorge che sta bene, che è quasi come se se fosse chiuso un cerchio, con lei lì con lui. Appoggia la guancia al suo capo, cominciando ad immaginare: se fosse sempre così? 

Con Hermione è sorprendentemente semplice ridere, scherzare, persino parlare: è una valvola di sfogo, è un posto sicuro in cui rifugiarsi, sta diventando una piccola quotidianità. Sbatte gli occhi, improvvisamente colpito da un pensiero fugace: è innamorato? Per qualche secondo non dice niente: le mani di Hermione si stringono sulle spalle di Fred con dolcezza, mentre sul volto del gemello si dipinge un sorriso colpevole. È tutta la sera che desidera ballare con lei anche solo un minuto e, adesso che sono lì, sa che ne è valsa la pena.

“Granger, mi hai appena pestato un piede.” la informa a voce bassa, impaurito di correre troppo, di pensare troppo. Lui ed Hermione? Loro sono… Eppure è come se toccasse il cielo con un dito quando sono insieme. 

“Non essere sciocco, io non ho pestato proprio niente.” 

“Se non sei stata tu, non ho idea di cosa sia stato.” sottolinea, intingendo di malizia la sua espressione, osservando divertito la reazione di Hermione che, a piedi scalzi in Sala Comune, si siede precipitosamente sullo schienale del divano. I loro corpi si staccano, ma i loro battiti non smettono di suonare in sincronia. 

“Weasley, giuro che se te lo sei inventato io ti… "

Non fa in tempo a finire la frase, che Fred la solleva tra le braccia, tocca con le dita la soffice stoffa del vestito pervinca che indossa, e la appoggia sana e salva sul primo scalino della rampa che porta al dormitorio delle ragazze, “Buonanotte, Granger.” le sussurra, lasciandola andare piano, sfiorando il suo corpo ancora per qualche secondo, prima di imboccare l’entrata di quello dei maschi. 

“Buonanotte… ”

 

 

Quando Hermione finisce di bere la sua tazza di tè, Fred le fa cenno di seguirla fino all’ultimo piano. Molly, l’unica altra persona presente in cucina con loro a quell’ora, alza un sopracciglio incuriosita, ma non fa in tempo a chiedere nulla, perché i due spariscono velocemente su per le scale di Grimmauld Place. Salutano Fierobecco con un breve inchino ed entrano in una piccola stanza che funge da sgabuzzino. 

"Spero che tu mi abbia portato qui per una buona ragione." dice, pensando con dolcezza alla montagna di libri che l’aspettano in camera e alla lettera di Viktor sul comodino. 

"Non faccio mai niente per niente." Fred si siede con calma a terra, Hermione rimane in piedi a guardarlo, incrociando le braccia al petto, in attesa di una risposta, "Ho paura che oggi George si sia alzato con la voglia di tirare qualche scherzetto qua e là per la casa, ti offro una via di fuga ad una nuova tinta di capelli, anche se il rosso donerebbe tanto anche a te."

"E tu che ci guadagni?" chiede, riluttante. Ignora il commento del gemello, imponendo a sé stessa di non arrossire davanti a lui, che non può dargliela vinta. 

Fred alza gli occhi e sorride. È un sorriso così bello, così largo, così, che il cuore di Hermione salta, non una volta, ma mille nello stesso secondo. Qualcosa dentro di lei scatta di colpo, come se sentisse per la prima volta il sangue circolare nelle sue vene, come se il mondo di colpo si colorasse. 

Allora, come attratta da quelle labbra incurvate, si siede a terra davanti a lui, "Mi sarei portata un libro, a saperlo prima." confessa, stringendosi nelle spalle. 

"No, non credo che lo avresti portato."

Lo guarda con un’espressione confusa sul volto, "E come fai a dirlo? Solo Merlino sa quanto dovremmo stare qui."

"Non te l’avrei permesso." sussurra Fred ghignando, "Ti sei accorta che, da quando siamo qui, non fai altro che studiare?" la ragazza ci pensa un attimo e si rende conto che il gemello ha ragione, per questo lo guarda intensamente, sorpresa. 

"Quindi mi farai morire di noia: io e te chiusi in uno sgabuzzino per ore." un timido sorriso le compare sul volto, "Davvero divertente." 

Fred scuote il capo, avvicinandosi, "Granger, mi sembrano cose abbastanza divertenti." alza una mano, contando ad ogni parola, "Io, te e uno sgabuzzino."

Hermione arrossisce appena sulle guance, rendendosi conto della situazione, "Forse preferisco la nuova tinta di capelli, non sei stato tu a dirmi che il rosso potrebbe donarmi?"

"Ti starebbe tremendamente bene." Fred le sorride, ma prima di poter continuare a parlare un raggio di sole entra dalla finestra e gli illumina il volto. Chiude un occhio, accecato. Per questo non si accorge che Hermione gli si è avvicinata di qualche centimetro, allungando la mano.

Il dito della ragazza gli solletica il viso, seguendo la curva della guancia, per poi salire verso il naso, "Ho sempre desiderato farlo." confessa con un sorriso timido. 

Sempre è una parola potente, o almeno questo Fred pensa, mentre l’indice di Hermione passa vicino al suo occhio e poi scende verso l’angolo della bocca. Un brivido gli accende il corpo, perché lei sta seguendo tutto il perimetro delle sue labbra. 

"Grazie alle lentiggini, il tuo viso è come un cielo stellato." si affretta a spiegare, senza riuscire a staccare la mano: la pelle del gemello è straordinariamente morbida, "Sto creando una mappa delle tue costellazioni."

Non è imbarazzante per nessuno dei due: Fred non approfitta del momento per fare battutine, le guance di Hermione sono tornate al loro colore naturale. Rimangono uniti, stretti in questo contatto così flebile. Abbandona con riluttanza le labbra e scende verso il lato del collo, raccogliendo le ultime stelle. Il gemello fatica a parlare, sentendosi studiato dagli occhi nocciola di Hermione, da uno sguardo penetrante: non è mai stato così nudo, non letteralmente, davanti ad un’altra persona. 

"Ciao." sussurra con un sorriso, appena lei lo fissa in pieno volto, dopo un tempo che è sembrato infinito. 

"Ciao." il dito di Hermione, ancora fuso alla pelle del gemello, si stacca improvvisamente, quando la porta dello sgabuzzino si apre di scatto. Fred non riesce a distogliere lo sguardo dalla ragazza, dalla sua mano: è come aver perso un pezzo di sé stesso. 

"Hermione." Ginny la richiama, "George. Giù. Ron traumatizzato, Harry svenuto, i tuoi libri." dice come un robot, scandendo le parole con affanno, a causa del fiatone.

"I miei libri?" Fred viene presto dimenticato, anche se la sensazione che prova al dito è ancora viva. Si alza di scatto, appoggiando una mano sulla spalla del gemello per superarlo e uscire in fretta dallo sgabuzzino. Poi torna, "Grazie." è un sussurro, Ginny non lo sente, Fred lo legge sulle labbra. 

 

 

"Stai sbagliando pronuncia." ripete Hermione per l’ottava volta, girando la pagina del libro di Numerologia e Grammatica e intingendo di nuovo la penna nel calamaio. Fred alza gli occhi su di lei, lasciando la bacchetta a mezz’aria, senza riuscire a trovare le parole. 

"E anche la posizione." infierisce, facendo comparire un mezzo sorriso sulle labbra. 

Il gemello scuote il capo, "Cosa sto sbagliando?" si rilassa, quando Hermione lo guarda ed è palesemente divertita dalla situazione. Quella mattina, per la prima volta, si è alzata dal letto e ha cominciato a pensare che “Oh, al diavolo”. Oh, al diavolo due biscotti la mattina non fanno niente di male, oh, al diavolo non è poi davvero così importante mettersi a studiare la mattina presto durante le vacanze estive, oh, al diavolo lei con Fred si diverte un mondo. Lei con Fred non si annoia mai. Lei con Fred scopre nuove costellazioni. Lei con Fred e basta.  

Si avvicina, piegandosi sul tavolo per leggere meglio l’incantesimo che il gemello sta provando da una ventina di minuti. Fred si sposta di lato, lasciandole lo spazio necessario per osservare il libro, ma non lo guarda con lei. Il suo sguardo cade sul suo viso, che sta ancora ridacchiando. Si è accorto che la guarda, la sta guardando da così tanto tempo che non se lo ricorda nemmeno.  E a lui piace guardarla. In effetti, a lui Hermione piace e basta. 

"Il movimento è verso l’alto, non verso il basso." torna a parlare la giovane, girandosi verso Fred che, a debita distanza, sta ghignando, "E l’accento è sulla seconda “o”, non sulla terza."

"È l'ottava volta che mi dici che il movimento è verso l’alto e non verso il basso e non ha ancora funzionato."

"Questo perché sei una frana." commenta, sedendosi di nuovo al suo posto, con il preciso intento di continuare l’esercizio di Artimanzia

Fred ha tutta un’altra idea ed è lui che si alza questa volta, avvicinandosi con un sorriso beffardo, piegandosi alla sua altezza, "Fammi vedere." le sussurra.

Oh, al diavolo. Hermione arrossisce sulle guance, prendendo la bacchetta del gemello tra le mani, posizionandosi a qualche centimetro di distanza da lui, per fargli vedere, ma Fred è più veloce. La raggiunge da dietro, passandole un braccio intorno al ventre e l’altro corre verso la mano che tiene la bacchetta tra le dita. Hermione non dice niente, mentre sente la pelle di Fred contro la sua. Vorrebbe lasciarsi cadere meglio tra quelle braccia, sentire meglio il contatto con il petto di lui, ma impone alla sua mente di focalizzarsi sul movimento, piuttosto che sul fiato del ragazzo sul suo collo. 

"Convercòloris." sussurra Fred, appena lei muove la mano. L’incantesimo si infrange sulla mela con la quale si stava esercitando da una ventina di minuti. Da rossa che era, diventa improvvisamente marrone. 

Il gemello sorride, stringendo Hermione tra le sue braccia per poi mettersi davanti a lei, con un sorriso a trentadue denti, "Ce l’ho fatta!"

La ragazza alza gli occhi al cielo, "Ce l’hai fatta." 

"Finalmente potrò farti tornare i capelli del tuo colore, anche se il rosso, mi sembra di avertelo già detto, ti dona davvero." Hermione ha una illuminazione: sta provando quell’incantesimo perché vuole aiutarla? Il cuore, ancora una volta, si scioglie nel suo petto, mentre Fred alza un sopracciglio, aspettando una risposta. 

"Credo che attenderò la fine dell’effetto della pozione."

"Granger, non ti fidi di me? Il più grande… "

Hermione ride e il gemello smette di parlare di colpo. Si allontana dal ragazzo, chiudendo il suo libro di Aritmanzia, "Ti è riuscito un incantesimo su cento, non puoi davvero pretendere che io… "

Ma questa volta è Fred che non la lascia finire di parlare, addocchiando George uscire dalla cucina, "Sei una guastafeste." le dice, stroppicciandole i capelli con un vigoroso gesto della mano, per poi seguire il gemello al piano di sopra. 

Il guaio, Hermione se ne rende conto quando sente sbattere la porta della camera dei ragazzi, è che, a furia di passare il tempo con Fred, si sarebbe fidata anche troppo. 

 
Ciao! 
Ho amato scrivere questo capitolo, in cui si viene a diretto contatto con i setimenti di Fred, che piano piano comincia ad innamorarsi. Oh, al diavolo, è uno dei miei capitoli preferiti: Fred ed Hermione qui si avvicinano, diventano amici, parlano, scherzano e a me piaccio un sacco così! 
Devo fare una precisazione, l'idea di far raccogliere ad Hermione le lentiggini del gemello, per trasformarle in costellazioni purtroppo non è mia, ma ho preso spunto da una fanfiction inglese che lascio qui
Ringrazio ancora tutti coloro che seguono e commentano questa storia, mi riempite di gioia! 
A presto, 
Sia ❤
 

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Capitolo 20
*** Capitolo diciannove. ***


Oh, al diavolo - Capitolo diciannove


Hermione arriva a pranzo con il cuore ancora in subbuglio: ha passato la lezione di Trasfigurazione assorta nei suoi pensieri tinti di rosso: ha ricordato ogni momento, ogni parola, cercando di capire quando esattamente si fosse innamorata per la prima volta. 

Le piace pensare che il suo cuore abbia trovato una casa sicura durante l'estate, ma qualcosa le dice che è da molto prima: il ricordo del suo ballo notturno con Fred è incancellabile nella mente, come sembra esserlo il contatto flebile con la mano del gemello durante la Coppa del Mondo. Arrossisce, sedendosi vicino ai suoi amici: li saluta velocemente e comincia a trafficare nella tracolla, per servire la pozione a Ron. Appena apre la boccetta che ha nella mano, un piccolo fumo verdastro si libera nell'aria, preoccupando il Weasley che si allontana di scatto. Però è curioso, fissa con un certo interesse il liquido che riempie il bicchiere sulla tavolata, fino a quando non capisce che è per lui, "È l'antidoto" spiega metodica Hermione, chiudendo la boccetta con un sorriso e guardando poi l'amico. 

"Ha un aspetto orribile." dichiara, allontanando il bicchiere il più lontano possibile. 

"Ronald, non fare il bambino."

"Tu l’hai bevuta?" rilancia il più piccolo dei Weasley, ancora con una smorfia schifata sul volto. Hermione si blocca, constatando che l’ultimo commento ha rapito tutta l’attenzione di Ginny e Harry, che sono seduti al suo fianco. Non fa in tempo a rimproverare Ron e salvarsi da quella situazione, che Fred e George li raggiungono, prendendo posto il più vicino possibile a lei, che viene salutata da una coppia di ghigni. 

"Rispondimi." la richiama Ron, prendendo in mano il bicchiere e avvicinandolo a lei, "L’hai bevuta o no?"

Ginny e George assumono la stessa espressione malandrina, osservando con un certo divertimento l’imbarazzo dell’amica. 

"No, non l’ho bevuta." dice questa a denti stretti, spingendo con la mano il bicchiere verso Ron, che la guarda esterrefatto.

"Perché dovrei essere il primo a provarla?!"

Con un moto di compassione, George arriva in soccorso, "L’hanno bevuta anche Draco e Tiger, se questo può consolarti."

Hermione imprime nel suo cervello quella risposta, facendo un calcolo mentale. Sposta gli occhi verso Fred per un solo secondo, mentre il cuore fa un salto carpiato nel petto: perché non l’ha bevuta? Ha già confessato i suoi sentimenti a qualcuno? O George sta solo giocando con lei? Lo guarda velocemente, come per chiedere spiegazioni, ma questo nasconde tutta la verità dietro un semplice sorriso. 

"Hermione, bevila anche tu, fammi compagnia, ha un aspetto orribile!"

Di nuovo al centro dell’attenzione, sbatte un paio di volte gli occhi, insicura sulla prossima mossa. Avrebbe già dovuto bere quella maledetta pozione, è tutto il giorno che si porta dietro le fiale: una l’ha data a Draco nel cortile, quella di Ron è nel bicchiere sulla tavola e l’ultima di cui si è presa carico, quella per lei, è ancora chiusa nella sua borsa. 

Berla? Hermione ha pensato di berla ogni minuto della mattina, ma non è mai riuscita a portare la boccetta alle labbra. Non sa bene cosa l’abbia fermata più volte, perché abbia deciso di procrastinare, ma anche messa alle strette da Ron e da una decina di occhi che la fissano, Hermione quella pozione non la vuole bere. Non che non si fidi di sé stessa, è solo che non vuole abbandonare quella sensazione: ha paura che, bevendo da quella boccetta, sparisca...

Riporta la sua attenzione al pranzo, notando come tutti continuino a fissarla, in attesa di una sua risposta. La sua pelle brucia solo sotto lo sguardo attento di Fred Weasley, che non ghigna come il gemello, ma sembra essere il più interessato, dopo Ron. Ron che, approfittando del suo silenzio, le ha riavvicinato il bicchiere contenente la pozione. 

Oh, al diavolo

Hermione recupera la sua tracolla, che nel frattempo ha spostato sotto al tavolo, e si alza in piedi senza dire niente. Più si allontana dal posto, più aumenta la velocità dei suoi passi ed è sicura che quando passa dalle porte della Sala Grande stia correndo. Si ferma solo quando, senza fiato, è certa che nessuno l’abbia seguita. Si accascia a terra in uno dei corridoi del secondo piano e avvicina le ginocchia al volto. Si sente tutto ad un tratto stupida ed egoista. Ma che c’è di male a voler provare quei sentimenti ancora un po’? Che c’è di male se l’idea di pensare a Fred tutto il giorno le piace? 

Ormai sa di essere innamorata, non ha più dubbi sui suoi sentimenti, ma è la caramella che le riempie la mente del gemello e ha paura che, una volta bevuto l’antidoto, sparisca tutto. Sparisca il ricordo così limpido di un qualsiasi pomeriggio estivo, sparisca il suono così reale della sua voce, l’odore dei campi della Tana che l’accompagna da mattina a sera. Ha paura che quel pezzo che la tiene ancorata a Fred venga lavato via per sempre. 

"Un galeone per i tuoi pensieri." sussurra qualcuno al suo fianco, sedendosi. A seguirla non è stato nessuno della tavolata di Grifondoro. Draco Malfoy, con un sorriso un po’ divertito, la guarda. 

"Come… ?"

"Granger, sei fuggita dalla Sala Grande, penso che persino la Umbridge si sia preoccupata questa volta."

Sorride, ricordando la conversazione di quella mattina, "Perché mi hai seguita?"

"Ho detto che non ho bisogno della tua pietà, ma mi è sembrato che tu avessi bisogno della mia, per un attimo." non risponde e si perde di nuovo tra i pensieri, tornando a nascondere il volto nelle ginocchia. Non vuole parlarne con lui, perchè Draco ha i suoi problemi, Draco ha il suo cuore pesante con cui avere a che fare e non vuole infliggergli altro dolore.

"Granger, non ho tutto il giorno e il pavimento è freddo." la riprende, dandole una spallata per farle perdere l’equilibrio, "È per quel Weasley?"

Hermione si gira immediatamente, "Che Weasley?"

"Sono tutti uguali, non puoi davvero chiedermi di distinguerli." dice annoiato, grattandosi alla base del collo. La strega scuote il capo, lasciandosi scappare una risata, ma quando sta per ricominciare a parlare, Draco la interrompe, "Quello alto, uno di quei due che sono più uguali degli altri."

"Si vede tanto?"

Il cuore di Malfoy si stringe appena nel petto, ma non è una novità, è già al corrente dei sentimenti non ricambiati della Granger. Non le risponde, non sa come farlo. Si vede, ovviamente, se la si continua a guardare tutto il giorno, tutto il tempo. Si vede, se lui è innamorato dal terzo anno e lei quell’estate era sugli spalti nelle braccia del gemello. Si vede, se si è Draco Malfoy. 

"Forse." le dice, sorridendo amaramente, "Ma anche se fosse, non capisco perché dovrebbe essere un problema."

"Perché lui non lo sa." Hermione arrossisce sulle guance, tornando a guardarlo. 

Draco si rende improvvisamente conto che no, non è come pensa. Che no, lei e il gemello non hanno già una relazione come crede da tempo. Eppure, portando indietro la mente, è così facile mettere a posto i pezzi: Fred, ogni volta che pensa a lei dal quarto in anno in poi, è sempre stato lì. Dietro, di fianco, davanti a Hermione, che è nettamente più stupida di quanto Draco abbia mai ipotizzato. 

Quella è una delle tante ragioni per cui non ha mai fatto niente, detto niente: ha rispettato, in silenzio e da lontano, i sentimenti di entrambi, senza intromettersi. È stata la caramella a dargli la spinta di fare ed essere qualcosa che non ha mai pensato: Draco è testardo, per certi versi è egoista, pretende ciò che vuole e non può avere, ma non si sarebbe mai messo in mezzo ad una relazione. 

"Granger, sei un caso perso." ride, rilazandosi in piedi, passandosi poi una mano sul mantello per pulirlo dalla polvere del pavimento. 

"Grazie della tua pietà." palesemente ironica, Hermione accetta di prendere la mano che Draco le offre e torna in piedi anche lei. 

"Il mio è un dato di fatto: vedi di darti una mossa, anche se credo che potrebbe aspettarti per altri mille anni."

"Come?" Hermione, che si era girata a pulire la mantella, non ha sentito tutta la frase del Serpeverde, che alza gli occhi al cielo esterefatto. Non ha intenzione di passare un altro minuto a discutere di quell'argomento: non c'è nulla di cui parlare, è così palese che non ha senso perdere tempo. Basterebbe che Hermione tirasse fuori il coraggio di confessare i suoi sentimenti, di fare un passo in avanti. Si sistema la tracolla sulla spalla e le sorride: non sa perché, ma ha il cuore nettamente più leggero adesso, le chiacchierate con la Grifondoro sono un toccasana per l'anima. Forse perché è innocente, forse perché è buona di natura. 

"Il mio è un dato di fatto: si vede lontano un miglio." Draco la saluta con un movimento svogliato della mano, abbandonandola nel corridoio. La giovane, con le guance arrossate abbassa la testa al pavimento: è davvero così palese? 

 

 

A Fred non è sfuggito, oltre alla forma delle gambe di Hermione che corrono per la Sala Grande, che Draco si è alzato dal suo posto con una stupida scusa e l’ha seguita da qualche parte per il castello. Per tutto il pranzo uno strano movimento di stomaco non l’ha più abbandonato. A più riprese osserva la porta, nella speranza di veder comparire o uno o l’altro, per evitare di pensarli insieme. Poi alla fine ci rinuncia, cominciando ad ascoltare i fitti discorsi di Angelina. 

Ron, invece, si è maledetto. Dopo essersi ripromesso di chiedere ad Hermione se stesse bene, è riuscito a mandare tutto in fumo. Osserva il bicchiere che gli ha lasciato davanti e cerca con gli occhi la figura di quella che crede sia Lavanda. Ride insieme ad un’altra Lavanda e, ad un certo punto, entrambe si girano a sorridergli.

Ron sa di non voler baciare ogni studente della scuola e, anche se vedesse solamente una copia della ragazza che gli piace, non avrebbe il coraggio o la faccia tosta di baciarla dal nulla, non è pronto: per questo la sua mano stringe istintivamente il bicchiere, mentre Hermione cade nella parte più recondita del suo cervello e tutto il mondo diventa sempre più Lavanda. Lavanda seduta di fianco a lui, Lavanda alla tavolata delle altre case, Lavanda al posto di Silente. In un solo sorso, sparisce come è arrivata. Di nuovo, a sorridergli è una sola, che sembra più vera che mai. Le sue orecchie diventano di un rosso acceso e si gira verso George, per ringraziarlo. 

"Dovresti ringraziare anche Hermione." Ginny fa da eco. 

"Se fosse qui."

"Se tu non l’avessi fatta scappare." rilancia George, con un mezzo sorriso da malandrino.

"Se avesse bevuto la pozione senza fare storie." Ron appoggia il viso alle mani, affranto. 

"Forse ha le sue buone ragioni per non voler ancora bene la pozione." fa spallucce Ginny, cercando di immaginare cosa avesse trattenuto l'amica: ha forse trovato il coraggio di esprimere quei sentimenti? O meglio, è finalmente pronta ad accettare quei sentimenti? 

"Forse… " ripete George, alzando gli occhi sulla sorella, come per metterla alla prova. Se l’aspettava certamente che Ginny fosse la spalla di Hermione Granger: le due sono diventate sempre più legate dall’estate prima, sono ormai due facce della stessa moneta e conoscono una le emozioni dell’altra. Si chiede, osservando il volto complice della sorella, quanto ne sappia. 

"Forse." dice più convinta, ghignando, confermando tutte le sue congetture su George: ne sa sempre una in più del diavolo e può metterci una mano sul fuoco, è a conoscenza anche dei sentimenti di Fred. Porta gli occhi sull’altro gemello, cercando sul suo volto un accenno di risposta, ma quest’ultimo è perso in una conversazione pacata con Angelina. Eppure, pensa con divertimento, è raro che Fred sia interessato ad ascoltare i fitti discorsi sulla moda magica invernale. Che stia cercando di non pensare a Draco che insegue Hermione? 

Sorride, addolcita da quel pensiero e si perde per un attimo al giorno in cui li ha beccati sul lago, a quello sguardo che Fred le ha lanciato, mentre Hermione era di spalle e il suo cuore ha un brivido. Sposta gli occhi su George, come a cercare una conferma, che non tarda ad arrivare. Nasconde il ghigno che le nasce sul volto nel bicchiere di succo di zucca, emozionata di aver scoperto quel nuovo amore. Vorrebbe correre dietro all’amica per congratularsi, ma si sforza di rimanere ancorata al suo posto, prestando attenzione alle domande di Ron. 

"Forse cosa?" indaga sottovoce, avvicinandosi. Anche Harry si spinge in avanti, sistemandosi meglio gli occhiali sopra il naso. 

"Forse dovreste chiedere a lei." conclude quel discorso con un largo sorriso, osservando con una certa felicità le speranze dei due ragazzi andare in fumo. 

"Ginny, sei un mostro."



Eccomi qui! 
Lo so, il capitolo non è neanche lontanamente come gli ultimi che ho sfornato, ma una piccola pausa da Fred ed Hermione dovevo prendermela, perché non sono ancora sicurissima di come avverranno i loro prossimi incontri. Ci sto pensando, spero presto di venirmene fuori con un piano perfetto. 
Per quanto riguarda questo capitolo, finalmente la nostra So - tutto - Io è venuta a patti con i suoi sentimenti e non possono proprio biasimarla se vuole tenere tutte quelle emozioni così vicine, anche io vorrei sentire il suono della risata di Fred così vivido. La invidio un pochino. 
Ho voluto far tornare Draco, è una delle ultime volte, ma ha avuto una sua parte nella storia: è innamorato della giovane strega, ma forse da quest'esperienza può nascere un'amicizia? Mi piace pensare che, quando li lascerò, saranno in grado di cavarsela da soli e di rimanere uniti. 
Detto questo, ringrazio ancora tutti quanti: questa storia è diventata sempre più importante per me e questo è anche merito vostro, che la state amando e la amate. Rendete le mie giornate molto meno pesanti, grazie davvero. 
Sia ❤

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Capitolo 21
*** Capitolo venti. ***


Oh, al diavolo - Capitolo venti
 

Hermione si è rintanata in Biblioteca, in quel posticino appartato che ha trovato con Viktor l’anno prima, pur di sfuggire a tutte le sue ammiratrici. Apre il libro di Storia della Magia per calmare il suo cuore, ancora in subbuglio per la conversazione con Draco di qualche ore prima. Dopo essere scesa nelle cucine per chiedere del cibo, Hermione era sicura di non voler tornare in Sala Comune, sotto gli occhi indagatori dei suoi compagni. Per questo, stringendo le mani intorno alla tracolla, si è lasciata trasportare in Biblioteca. 

Mentre il Serpeverde scivola via dai pensieri, le parole cominciano a danzare sotto ai suoi occhi, costringendola a maledire Merlino e le sue mutande: Fred è di nuovo ovunque. Apre la tracolla con fare svogliato, osservando dall’alto la fiala contenente la pozione: il vetro brilla alla luce delle candele della stanza, in un certo senso sembra attirarla a sé. Con due dita fa per prendere in mano la boccetta, ma si ferma quando qualcuno le si siede a fianco. Chiude la tracolla con un gesto veloce, accorgendosi solo dopo che Ron ed Harry si sono messi ai suoi lati: per un attimo si sente come al secondo anno, alla ricerca della Pozione Polisucco. 

"Hermione." esordisce l’unico Weasley al tavolo, "Dobbiamo parlare."

Alza un sopracciglio incuriosita, chiudendo Storia della Magia, cercando con gli occhi la figura di Madama Pince, assicurandosi di non disturbarla. "Di cosa?"

"Io capisco che tu non ce l’abbia voluto dire, ma noi lo possiamo superare, devi solo darci il tempo." si intromette Harry, sistemandosi al meglio gli occhiali sul naso.  

"Esatto." conferma Ron con enfasi, "Noi siamo pronti a supportati in qualsiasi scelta tu faccia, perché sei una nostra carissima amica, sei come una sorella."

"Io… Non vi seguo."

"Tu e Malfoy, a noi sta bene."

"Bene." fa eco Harry, prendendo le mani delle ragazza nelle sue e sorridendo, "Ci siamo accorti che vi cercate spesso e oggi lui ti ha seguita, non è stato difficile mettere insieme i pezzi: siamo felici se tu sei felice."

Hermione sbatte gli occhi un paio di volte, incredula. Osserva le mani del Prescelto, poi il volto sorridente di Ron e il suo cuore di ammorbidisce di colpo: è bello sapere di avere degli amici talmente importanti da andare oltre qualsiasi scelta, "Io e Draco non siamo niente." si affretta a chiarire, scrollando il capo, "Ma vi ringrazio." Hermione lascia il contatto con Harry e riapre il libro di Storia della Magia con più serenità. Cerca di concentrarsi al meglio sulla lettura, sicura che anche gli altri siano venuti per studiare, ma si accorge presto che la stanno ancora fissando, preoccupati. 

"Cosa c’è?" chiede ingenuamente, appoggiando il volto al palmo della mano.

"Quindi non ti piace Malfoy?" Harry è il primo a parlare, ma a bassa voce, forse per paura di essere mangiato vivo. 

Hermione nega con una scrollata del volto, girando la pagina del libro: non ho bisogno di leggerla fino in fondo, sa benissimo che la duecentoventisette parla della fondazione di Hogwarts, una delle sue parti preferite: quante volte l’ha già guardata? Conosce le frasi a memoria parola per parola, le ripete nella mente come un sussurro, mentre riprende ad ascoltare le congetture dei due amici.

"Però hai preso la caramella e hai una fiala della pozione nella tracolla." nota Ron, "Pozione che, tra l’altro, funziona a meraviglia."

Hermione questa volte annuisce, sorridendo appena per il complimento. Sa benissimo dove stanno andando a parare i ragazzi, ma li lascia continuare: è stanca di tenersi tutto dentro, ha pensato abbastanza a Fred Weasley da sapere che è innamorata di lui da un tempo ormai stupidamente lungo. 

"Non l’hai bevuta?" le chiede Harry, sempre più curioso. 

"Non ho bevuto neanche una goccia di questa pozione, no." conferma la ragazza, mettendosi più dritta. 

"Hai intenzione di farlo?" Ron alza un sopracciglio, avvicinandosi a lei con fare sospetto. Lui e Harry hanno passato una sera a parlare di Hermione, delle sue possibili cotte, degli effetti, della pazzia. All’inizio, accettare l’idea che si fosse innamorata di Draco Malfoy è stato terribile, quasi impossibile: tra tutti quanti, il Serpeverde era l’unico che avrebbero voluto evitare come la peste, entrambi per ovvie ragioni, ma con il tempo ci hanno fatto pace. Se Hermione è felice, hanno pensato in contemporanea distesi sui loro letti, siamo felici per lei. Ma l’amica non ama Draco, l’idea non l’ha mai sfiorata e se ne sta da ore con una pozione nella tracolla: sanno entrambi che è l’ora di far parlare lei. 

La ragazza non sa come rispondere, con Ginny avrebbe aperto spontaneamente la conversazione e avrebbe già trovato una soluzione, ma parlare dei suoi problemi d’amore con Harry e Ron è qualcosa difficile da praticare, perché è un territorio che non ha mai voluto esplorare, specialmente con il Weasley.

"Abbiamo sempre parlato della mia cotta per Ginny." le fa coraggio il Prescelto, "E se Ron non ti ha mai parlato di Lavanda è solo perché è tremendamente timido."

"È imbarazzante, ma puoi chiedermi quello che vuoi, quando vuoi, qualsiasi cosa."

Si morde il labbro inferiore, "Non so se la voglio bere ora." dice calma, fissando gli sguardi penetranti dei suoi amici, che chiaramente aspettano di sapere molto altro, "Magari tra qualche ora… "

"Hermione." la richiama Harry, "Ginny mi ha detto che è da giorni che cerchi una soluzione ovunque e, una volta che ce l’hai tra le mani, non la utilizzi subito? Forse una piccola parte di te sta cercando di lanciarti un messaggio."

"Forse vuoi semplicemente che la situazione cambi." rimarca Ron con più sicurezza. 

Hermione sbatte gli occhi un paio di volte: si sente come se un secchio di acqua ghiacciata l'abbia appena lavata dalla testa ai piedi. Vorrebbe poter stare con Fred ovviamente, ma la paura la frena, "Non in negativo, non potrei sopportare che finisca così." tutto ad un tratto ha una improvvisa voglia di parlare, "A me piace, ma si è in due in una relazione, come posso essere sicura di non perderlo? Se non ricambiasse i miei sentimenti, potremmo smettere di collidere, abbandonarci anche come amici e io non potrei… " alza gli occhi su Harry e Ron, che si sono improvvisamente resi conto della profondità di quei sentimenti e non sanno cosa fare, "Più vivere."

Il Prescelto, più veloce nel ragionamento, ci mette poco a comprendere che è innamorata di Fred: l’ha notato che i due si sono avvicinati, ma ha sempre pensato che fosse un’amicizia simile a quella con Ron o con Ginny. La guarda con uno sguardo dolce, cosciente che certe paure sono proprio inutili: glielo vorrebbe dire che non è possibile perdere un Weasley, che sono palesi i sentimenti del gemello, che è tutta l’estate che le gira attorno ogni attimo libero, ma si limita a sorridere. Ron ci mette qualche secondo in più, forse perché non hai mai pensato che la sua famiglia fosse in grado di imprigionare sia Harry che Hermione. Le sue orecchie arrossiscono un poco, mentre la bocca gli si apre e non trova la forza per chiuderla. 

"Quella è esattamente uno dei motivi per cui non voglio parlarne, soprattutto con voi." commenta la giovane, indicando l’espressione sorpresa di Ron, "Berrò quella pozione, non vi preoccupate."

"Oppure potresti dire a Fred cosa provi per lui." Harry alza le spalle, chiudendo con una mano la mascella del ragazzo che ha affianco. 

"Oppure potrei andare ad abitare nel Platano Picchiatore." Hermione scuote il capo, chiudendo il libro che ha davanti con sicurezza. 

"Oppure… " riesce a riprendere parola Ron, nonostante la gola secca, "Potresti dire a mio fratello quello che provi per lui."

"L’ho già detto."

"Rimarcavo, per cercare di convincerla."

"Tu hai bevuto la pozione, mi sembra." commenta Hermione stizzita, "E, allo stesso modo, sono ben sicura di ricordare che sia stata Ginny a fare la prima mossa, perché mai io dovrei… "

"Io non ho mai aspettato di bere la pozione." Ron dice con tranquillità, "Perché sono certo che se mai le dirò qualcosa, lo vorrò fare senza caramelle e senze effetti, mentre tu te ne vai in giro da tutto il giorno con la boccetta nella tracolla, l’ho vista." 

"E, come ben saprai, ho cercato Ginny per ore, mi ha solo trovato per prima." rimarca Harry con un sorriso soddisfatto, mentre Hermione si fa sempre più piccola nella sua sedia della Biblioteca, "Comunque non sei costretta, è solo un suggerimento."

"Vogliamo che tu non ti penta di nulla, che tra qualche anno tu possa guardarti indietro e dire che è stata la mossa giusta." Ron le sorride, "Bere quella pozione e cercare di dimenticare i tuoi sentimenti, è davvero quello che vuoi?"

Non risponde, perché il suono della campana le ricordo che sta per iniziare la lezioni di Pozioni ed è sicura che Piton non apprezzerebbe un ritardo. Ritira il libro nella tracolla, lanciando un veloce sguardo alla boccetta che ha nascosto nel taschino… Oh, al diavolo. 

 

 

Tiger, entrando nell’aula di Pozioni, non lo fa ballando: sarebbe stato un problema, cercare di spiegare a Piton perché il suo corpo ha una irrefrenabile voglia di muoversi. 

Farlo capire a Draco è stato abbastanza difficile: non è colpa sua se Susan Bones è bella quando incrocia le braccia al petto e gli dice che non è la giornata giusta per darle fastidio, che è stanca delle sue minacce. Forse, invece di rubarle la bacchetta dalle mani, dovrebbe provare a regalarle un fiore qualche volta, anche se è sicuro di ricevere un rifiuto. 

La guarda prendere posto in aula e lancia lo sguardo, sprezzante, verso di lui: il cuore gli si scioglie nel petto e abbassa lo sguardo, proprio mentre Draco si siede al suo fianco. Fiero, con la testa alta e un sorriso quasi forzato, anche Malfoy sta guardando qualcuno dall’altra parte della stanza, ma è meno palese. L’occhio gli si infrange sulla parete, non è proprio fisso su Hermione.

La giovane se ne accorge qualche momento dopo e gli sorride per un briciolo di secondo, complice la loro ultima chiacchierata, ma poi si gira e alza la mano per rispondere alla domanda di Piton, perché quella lezione lei l’ha già letta qualche giorno prima. Le guance si arrossano un attimo quando le vengono detratti i soliti cinque punti e Ron le mette una mano sulla spalla con fare consolatorio. 

È un gesto così semplice, ma Draco ne è geloso, nonostante sia già stato rifiutato. Sta cercando di allontanarla dalla testa, sta cercando di dirsi che non ne vale la pena, che non lo hai mai fatto: Hermione non sarebbe mai stata sua. È sempre stato e sempre sarà solo un sogno. 

 

 

A cena, Ron prende iniziativa: a volte bisogna smetterla di avere paura, soprattutto dopo aver affrontato Lord Voldemort con Harry per quattro anni consecutivi. Non si siede con i suoi amici, ma prende posto vicino a Lavanda. 

"L’ho letto nella mia tazzina stamattina." commenta lei con un sorriso, "Che sarebbe successo qualcosa di bello."

Il vassoio che Ron tiene tra le mani si inclina, facendo cadere troppe patate nel piatto e, quando Lavanda ride e gli pulisce la maglietta con un movimento della bacchetta, Hermione comprende che sono giusti, che si stanno già incastrando perfettamente. 

Poi alza gli occhi su Harry e Ginny che, seduti davanti a lei, stanno ripercorrendo le loro giornate, prima uno e poi l’altro. Hermione diventa trasparente, sono in un altro pianeta, anche se a volte tornano alla realtà e le chiedono qualcosa. Appena finisce di rispondere, la sua attenzione è spostata verso la risata di Angelina, che appoggia il volto alla spalla di George. Le loro mani si cercano, si trovano, si uniscono e si fondono. 

Lo stomaco di Hermione si chiude di colpo: si sente improvvisamente così sola, nonostante sia circondata da così tanta gente. Anche Neville, che solitamente le parla, quella sera sta comunicando a distanza con Luna, che ride al tavolo dei Corvonero. 

Non è tanto la voglia di parlare con qualcuno, è solo che lei non ha nessuno con cui parlare così profondamente: non c’è nessuno da cui può tornar per dire che il suo giorno è stato stressante, che è stanca, che… I suoi occhi cadono su Fred, perso in una conversazione con Lee e Katie. Improvvisamente si rende conto di un intero universo: è dall’estate prima del suo quarto anno che Fred le domanda, che Fred la fa ridere, che Fred la stringe e la protegge. 

Alla Coppa del Mondo, è sicura che il mento del ragazzo si sia perso tra i suoi ricci, mentre le commentava le mutande degli Irlandesi ed è convinta che quella sia stata la prima sera in cui le ha tenuto la mano, per evitare di perderla in tutto il trambusto. 

Poi è arrivato il quarto anno, le loro chiacchierate davanti al focolare, le loro stupide ricerche in Biblioteca, il loro ballo in Sala Comune alle tre di notte. Ballare con lui, lo ammette infine, è stato più di qualsiasi cosa, più del valzer dei campioni con Viktor Krum. Hermione si focalizza ancora sui ricordi dell’estate a Grimmauld Place, ai sorrisi, ai colori caldi. Tutt’un tratto vorrebbe essere seduta a fianco al gemello, far sparire il volto nel petto di Fred, sentire il braccio di lui intorno al collo, le sue labbra che le lasciano un veloce bacio sulla fronte. Come a leggerle nei pensieri, il gemello ricambia lo sguardo, mentre tocca il bicchiere freddo con la mano: è come se si stesse innamorando di nuovo. 

I loro occhi si fondono, l’intera Sala Grande sparisce: Fred appoggia il volto al palmo e le sorride appena ed Hermione risponde a quel sorriso, incapace di focalizzarsi su qualsiasi altra cosa. Vorrebbe urlare, alzarsi sulla panca e dire a tutti che è innamorata del gemello, perché non ha più senso tenerlo nascosto. 

Fred, invece, non ha compreso fino in fondo: il suo cuore, qualche secondo prima, ha cominciato a battere senza sosta e ha dovuto voluto  trovare Hermione con lo sguardo. Poi c’è stata un’esplosione, come quella dei fuochi d’artificio che sta sperimentando con George. 

Il sorriso che si increspa sulle labbra di lei gli riempie il cuore di una felicità insensata, quasi pazza. È sicuro che se i suoi occhi potessero parlare le direbbero di venire a sedersi al suo lato, di appoggiarsi al suo petto, le direbbero quella battuta che ha fatto ridere Lee, le direbbero un mondo intero. 

Però c’è silenzio, entrambi rimangono muti: spaventati, brilli, imbarazzati. I suoni della Sala Grande tornano a riempire le loro menti, ed Hermione è inglobata in una lunga conversazione con Harry. Fred la imita, ricominciando ad ascoltare Lee, lanciandole qualche volta uno sguardo, per cercare di perdersi ancora da soli, magari sarebbero andati via, sarebbero volati lontani. Sarebbero andati alla Tana, a inseguirsi nell’erba alta, sarebbero andati sul lago intorno ad Hogwarts a lanciare pietre nell’acqua, a bagnarsi i piedi, sarebbero andati nella soffitta di Grimmauld Place.

Hermione però non si volta più: la sua mente è troppo impegnata a pensare, non può più fermarsi sul volto di Fred.

Oh, al diavolo, è innamorata. 

Oh, al diavolo, glielo deve dire.

 


 

Aggiorno un po' prima perché ho trovato un goccio di tempo questa sera. Sono gli ultimi sprazzi di libertà prima della intensa sessione, sto cercando di gedermeli. 
Questo capitolo mi è un po' caro, forse perchè mi è piaciuto riportare in vita il mio carissimo trio, è sempre bello descriverli e parlare di loro, anche se faccio un po' di fatica a destreggiarmi nei dialoghi: la prima parte ne è piena, è stata una bella sfida per me, che amo le descrizioni e i momenti un po' più morti. 
Ringrazio ancora tutti quanti, è bellissimo ricevere tanti commenti alle mie parole, mi rendete estremamente felice e, se sono ancora qui dopo tanti mesi, è solo merito vostro. Grazie, grazie, grazie. 
A presto, sessione permettendo, 
Sia 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo ventuno. ***


Oh, al diavolo - Capitolo ventuno


Per quanto la camera dei gemelli e Lee sia sempre movimentata, rumorosa e disordinata, quella mattina la pace sembra regnare in quella piccola stanza. I due Weasley sono in piedi da qualche minuto, l'altro è già sceso per fare colazione, nella speranza di incontrarsi con Katie. George si muove verso la finestra per aprirla e si ferma subito ad annusare l’aria fredda della mattinata. Il gelo si insinua presto all'interno, rinfresca l’ambiente. 

Fred, mentre un brivido gli corre lungo la schiena, si passa una mano tra i capelli, osservando la propria figura allo specchio: quelli che gli stanno finalmente spuntando sulla guancia sono peli? Sorride, grattandosi la mandibola, mentre nel riflesso nota che George si sta facendo una bella risata. 

"Prima di poter avere la barba dei tuoi sogni dovranno passare almeno due anni." sottolinea, chiudendo il cassetto del comodino, da cui ha tirato fuori la propria bacchetta.

"Esistono delle pozioni apposta, lo sai vero?" Fred alza un sopracciglio, divertito da quella conversazione mattutina, come se non avessero altro di urgente di cui discutere. Ad esempio, dovrebbe raccontagli delle ultime scoperte che ha fatto delle caramelle, del suo inaspettato potere di spostarsi per il castello o ancora, più semplicemente, della scorta di ingredienti da fare a Hogsmeade. 

"Hai davvero intenzione di tornare a bere pozioni collaudate? Hai perso il brivido degli esperimenti?" George lo istiga, un ghigno che copre il suo viso come un marchio: i gemelli sono così, hanno bisogno di essere sempre su quella linea impercettibile che divide il divertimento dal pericolo. 

"Non hai tutti i torti, farmi crescere la barba non è farmi spuntare una coda di maiale."

George scuote il capo, silenziando un sorriso piuttosto divertito, ricordando i pessimi tentativi d Fred di nascondere la coda sotto alla camicia. Si chiede se Hermione se ne sia accorta ad un certo punto della giornata, perché una smorfia allegra ha continuato a spuntarle sul volto per tutto il tempo. Osserva meglio il gemello attraverso lo specchio: probabilmente gliel’ha detto alla fine, di aver combinato un disastro con qualche ingrediente di una pozione. E probabilmente si deve essere divertito ad inseguire la giovane, mentre questa, preoccupata, si è messa a cercare una soluzione in Biblioteca. 

"Allora, cosa abbiamo in programma oggi?" Fred, con un veloce movimento delle braccia si toglie la maglietta del pigiama e con la bacchetta richiama la camicia pronta da indossare che se ne sta appoggiata allo schienale della sedia. 

"Il programma di oggi ti piacerà un sacco, totalmente nuovo rispetto a quello degli ultimi sei anni e qualche settimana: vendere, vendere e, oh guarda… Vendere." Fred ride, chiudendosi i bottoni della camicia, cominciando dal basso. George lo segue, cercandolo nel riflesso dello specchio, ma proprio mentre incontra lo sguardo del gemello, quest’ultimo gli sparisce davanti agli occhi, come se lì non ci fosse mai stato. Sbatte le palpebre un paio di volte, come per accertarsi... Avrebbe dovuto vendere tutti i loro prodotti da solo? 

 

 

Il sorriso di Fred è ancora stampato nella sua mente, non ha intenzione di andare via. Per questo Hermione, presa anche per sfinimento, è finalmente pronta ad affrontare l’argomento: si è sistemata i capelli, ha messo a posto il maglione e si è annodata la cravatta al collo cinque volte. Poi è scesa in Sala Comune con il volto cereo, facendosi largo tra i pochi studenti che riempiono la Sala Comune a quell’ora della mattina: li può contare sulle dita delle mani, ma non dubita del fatto che in meno di dieci minuti possa nascere un andirivieni senza pari. Cammina un po’ per i corridoi, la mente che vaga su e giù per terre desolate, pensa a cose che mai avrebbe mai immaginato di inventare a quell’ora di mattina, non prima delle lezioni, tempo che solitamente utilizza per un veloce ripasso.  Dopo aver divagato per qualche minuto, affretta il passo verso la Stanza delle Necessità: non ha lo stomaco per fare colazione. 

Con una spinta ben assesstata riesce ad aprire il grosso portone della sala, chiudendoselo presto alle spalle. Gli occhi studiano un po’ tutto, come per trovare qualcosa che nemmeno sta cercando, che nemmeno sa di voler cercare. Guarda una pila di oggetti buttata sulla sinistra, le sembra di scorgere qualche libro impilato alla base: in un altro momento, se lo ripromette, avrebbe controllato i loro titoli. Fa ancora qualche passo, finché non arriva dove si è promesso di arrivare: le grandi iridi marroni brillano davanti a quella figura e, nonostante l’abbia collezionato durante gli anni precedenti, cerca ancora di trovare il coraggio per iniziare a parlare. 

Tossisce un paio di volte, infilando le mani nelle tasche, "Senti, io lo so che siamo amici e che magari tu nemmeno ci pensi che io… " si ferma imbarazzata, mordendosi il labbro, "Mi piaci." continua poi con sicurezza, esibendo un sorriso, "È naturale, per forza mi saresti piaciuto prima o poi e insomma… "

Torna in silenzio, chiudendo gli occhi e appoggiando la fronte allo specchio fresco. Tentare di tirare fuori un discorso che non la faccia sembrare una ragazzina immatura, che possa convincere Fred a darle una possibilità, è una delle cose più difficile che ha fatto in vita sua. Prova ad immaginarsi uno scenario ipotetico, un Fred steso sui prati di Hogwarts che le sorride e che incastra dietro il proprio orecchio un filo d’erba. Gli donerebbe, lo sa lei e lo saprebbe anche lui: glielo farebbe notare con una battuta scadente. Tutt’un tratto si sente più tranquilla, come se i piedi sentissero di nuovo la fermezza del pavimento, ma ha ancora uno strano sentimento che le appesantisce lo stomaco. 

"Naturale?" una voce dietro di lei la costringe a guardare nel riflesso. Ginny, con le braccia conserte e un sorriso che illumina tutta la stanza si fa avanti di qualche passo. L’ha seguita per i corridoi, dopo averla vista scendere dai dormitori come un fantasma: Hermione non si è nemmeno accorta di quella presenza, la mano per salutarla di certo non l’ha alzata e la giovane Weasley si è sentita in dovere di indagare, anche a costo di rimetterci il suo pasto preferito. 

"È terribile, vero?" chiede conferma, nascondendo il viso nelle mani. 

Ginny alza gli occhi al cielo, palesemente divertita dalla situazione: se solo Hermione fosse a conoscenza dei sentimenti del gemello, non passerebbe un solo secondo di più davanti a quello specchio, ma filerebbe a farsi una farcita colazione in Sala Grande, "Non è terribile." cerca di dirle, posandole una mano sulla spalla e fissandola dal riflesso, "Ma è migliorabile."

"Hai qualche idea?" risponde allo sguardo nello specchio, insicura o meno se chiedere consiglio: se lo ricorda che Ginny è quella che è scesa in Sala Comune una sera e ha baciato Harry Potter davanti a tutti. Preferirebbe affrontare un altro Tranello del Diavolo, piuttosto che prendere un’iniziativa simile. Perché Hermione Granger è sicuramente coraggiosa, ma esistono tanti tipi di coraggio: di certo, non è molto ferrata nelle confessioni d’amore, per la verità lei d’amore non sa proprio niente. Viktor forse l’ha amata ai tempi, Draco non è da meno, ma sono gli altri che lo sentono, gli altri che lo hanno ammesso. Provandolo a dire, alla strega invece va via la voce, si sente così inadeguata come se, in quel mondo di parole che conosce da quando è nata, non ce ne siano di adatte per dire quello che prova per il gemello. 

"Non devi per forza essere palese." suggerisce la più giovane, appoggiando la fronte contro quella dell’amica, "Non sei costretta a dire che ti piace, così su due piedi." 

La mente di Hermione si perde ancora nei pensieri: Fred sta ancora ridendo con quel filo d’erba tra i capelli. La sente così viva quella risata, come se fosse con loro in quella stanza, come se le stesse parlando nell’orecchio. Ha un brivido, mentre quel mago immaginato si spinge in avanti e incastra un fiore nei suoi, di capelli, dicendole che adesso è bella anche lei. Ma Fred potrebbe mai trovarla bella? Fred potrebbe… 

Si sforza di sorridere, "Dovrei lasciar perdere." confessa, "Mi sta bene anche solo rimanere sua amica, non si sta così male." anche così, alla fine, ci può stare nei prati di Hogwarts con un filo d’erba tra i capelli e non è costretta ad inventare nuovi modi di dire, per confessare il suo amore a qualcuno che non ha ancora le capacità di comprendere un discorso concepito su due piedi. 

Ginny si morde la lingua, per evitare di dirle che ovviamente non si sta male, dato che Fred ha una cotta stratosferica e anche chi è cieco e sordo sarebbe in grado di accorgersene prima o poi, "Hermione." la richiama con gentilezza, mettendole le mani sulle spalle e fissandola dritta negli occhi, "Se sei innamorata di mio fratello, non ha senso non dirglielo." 

"Si, ma Fred… 

Ginny non sta ad ascoltare la filippica che Hermione cerca di partorire, troppo intenta ad osservare la figura del proprio fratello che compare alle spalle della Grifondoro. Lo guarda con due occhi enormi, preoccupata e confusa, cominciando a sbattere le palpebre più velocemente: Fred Weasley si è appena teletrasportato nel castello? Il ragazzo le sorride malandrino, alzando le spalle con fare innocente e intimandole il silenzio.

"Io non potrei mai piacer… "

"Fred!" Ginny però non si piega alle richieste del fratello, ma urla a pieni polmoni il suo nome, lanciando una profonda occhiata all’amica, nel tentativo di farla stare zitta. 

"Sì, stavamo parlando di lui." 

"No dico, c’è Fred." chiarisce a denti stretti, girandola di centottanta gradi per mostrargli il gemello in tutta la sua gloria. Il giovane, dal canto suo, non ha perso tempo e ha fatto qualche passo in avanti, ritrovandosi quindi il viso di Hermione a qualche centimetro di distanza. Nota con piacevole compiacimento che è bella anche di mattina. 

"Come mai parlavate di me?" chiede con una certa strafottenza, di cui è sempre pieno di mattina, perché sono almeno otto ore che non parla e che non da fastidio a qualcuno: deve sfogarsi in qualche modo. 

"Di te?" Hermione alza un sopracciglio, notando solo dopo che i primi bottoni della camicia di Fred sono aperti e può osservargli meglio il collo e i primi accenni delle scapole. Deglutisce pesantemente, schiacciandosi contro l’amica, che scuote i lunghi capelli e nasconde un sorriso. 

"E di George, constatiamo l’ingegnosità delle vostre caramelle." Ginny si inventa una scusa in due secondi, non è difficile per lei che è cresciuta con sette fratelli e ha dovuto coprire tante verità alla povera Molly. 

Fred sposta lo sguardo sulla sorella, "Anche Hermione?"

"Soprattutto Hermione."

La più piccola riceve prontamente una gomitata nelle costole dall’amica, che finalmente riesce a trovare un po’ del suo rigore, "Che ci fai qui, Fred?" si sforza di chiedere, incrociando le braccia al petto. Si scorda di tante cose, mentre parla, come se gli ultimi mesi fossero cancellati improvvisamente. Come se, in quella strana conversazione, fosse il gemello quello da mettere sotto esame. 

"Cosa ci faccio qui?" le sua labbra si aprono in un sorriso, specchiandosi negli occhi marroni della ragazza che ha davanti: si dimentica di rispondere, ma Hermione non si sarebbe preoccupata di ascoltarla, una risposta. Entrambi tornano a pensare a quelle caramelle, a quelle pozioni che potrebbero bere, a quello che è stato e che potrebbe essere. Ginny si distanzia silenziosa di qualche passo, facendo finta di cercare qualcosa nella catasta di oggetti che ha a fianco. Non la sentono, non la guardano nemmeno per un briciolo di secondo: Fred ed Hermione sono fermi a studiarsi, il respiro mozzato. 

Hermione smette di voler parlare, la stretta delle sue braccia incrociate si allenta pericolosamente: ha una voglia matta di alzare la sua mano ed accarezzare la guancia del giovane che ghigna davanti a lei. E, nonostante quel ghigno sia così stressante e terribile da digerire ogni volta, quella mattina le piace, le piace proprio tutto. Chiude per un secondo le palpebre, l’immagine di quel Fred sul prato le si para davanti come un ricordo vivido e torna improvvisamente alla realtà. Capisce che alzare quella mano e accarezzare il viso del ragazzo sarebbe la mossa sbagliata della giornata, perchè non avrebbe modo di trovare una scusa. Questa volta, il suo istinto al oh, al diavolo non la viene ad aiutare, non la spinge in avanti per parlare, l’ansia la sta mangiando dentro pezzo per pezzo. Non può dirglielo, non così, non lì, non con Ginny che è presente e guarda con la coda dell’occhio, facendo finta di non vedere. 

"Ho lezione tra poco." si sforza di sussurrare, abbassando lo sguardo a malincuore. Non è pronta a confessare quei sentimenti. Ci vuole coraggio a dire alla persona per cui si provano dei sentimenti che il proprio cuore appartiene a loro. 

Fred continua a sorriderle, le mani infilate nelle tasche, "Vai a prendere i libri, tanto so che vuoi andare a prenderli." la guarda, mentre Hermione avanza a passi veloci verso la porta, salutando con il cuore pesante Ginny. 

"Vuoi chiedermi qualcosa, vero?" il gemello traduce alla perfezione l’occhiata che la sorella gli lancia, è come quello di mamma quando, accigliata, si aspetta una confessione sincera da uno dei suoi sette figli. 

"Ti piace?" Fred si siede sulla sedia vicino a Ginny, che si appresta a chiudergli i bottoni della camicia, "Perché non glielo dici?" 

"Credevo fosse ovvio." commenta il gemello con una piccola risata finale, mentre la giovane gli  appoggia le mani sulle spalle ferme. Hermione è intelligente, ci sarebbe arrivata prima o poi, no? 

Guarda il viso della sorella, che ha stampato in volto la risposta che cerca da mesi: no, Hermione non ci sarebbe mai arrivata, perché nessuno le ha suggerito di cambiare prospettiva. Nessuno le ha detto, ad esempio, che il gemello difficilmente passerebbe ore a studiare con altre ragazze, che sulla Scopalinda non ha mai fatto salire un altro essere umano oltre a lei. Nessuno le ha fatto notare che il suo stare con Fred, non è lo stare con Fred degli altri,  "Pensi che dovrei dirglielo?" 

"Ti ricordi quando, a cinque anni, ho nascosto il peluche preferito di Ron per due settimane perché credevo piacesse più a me che a lui?" gli chiede con un'espressione dolce sul volto, osservando il breve cenno di consenso da parte del gemello, "Quando lo hai scoperto, non sei andato a dirglielo, ma mi hai detto una cosa… "

"Ti ho detto che ci sono segreti che fanno bene a rimanere tali, ma altri che valgono la pena di essere confessati." 

Ginny annuisce, ricordando il largo sorriso di Ron nel ritrovare il peluche perso, "La domanda quindi è: pensi che debba rimanere un segreto, o credi che possa valerne la pena?"

 

 

"Come hai fatto?" George non ha smesso di fissare il punto in cui Fred è sparito poco prima, nella speranza di vederlo tornare velocemente. Invece, dalla sua scomparsa al suo rientro dalla porta della camera, sono passati ben venti minuti, "Dico eri lì, capisci, e ora sei qui ed è come se nulla fosse successo." 

Fred non gli risponde subito, torna verso il letto dove ha lasciato la cravatta dei Grifondoro che, quella mattina, non ha ancora avuto il tempo di indossare. 

"Ti era già successo, vero?" George si avvicina, specchiandosi in quel volto che vede nello specchio ogni mattina, "È la caramella?" 

"Mi teletrasporto ogni volta che Hermione dice il mio nome." ammette infine Fred, con un ghigno sul volto, "Gli ultimi giorni sono stati un circo." 

George scuote il capo, divertito, "Perché non la smetti con questa stupida attesa e vai a baciarla?" 

"Perché so quanto possa far male essere schiantati dalla bacchetta di Hermione Granger." il gemello risponde con sicurezza, ricordando alla perfezione la sera in cui, in Sala Comune, ha osato prendere dalle mani della strega la Merendina che aveva appena confiscato. Una pessima scelta, come quella di correre via per i corridoi, con una risata beffarda sulla labbra. Perché, seppur Hermione non sia una campionessa della corsa quanto lui, i suoi incantesimi sono ben più veloci delle lunghe gambe di Fred. 

"Quindi, fammi fare una veloce conta mentale." George si risiede sul letto, grattandosi la spalla da sotto la camicia aperta, "Ti piace, le giri intorno tutti i giorni, chiaramente lei… " si ferma, rendendosi conto che quello no, proprio non lo può dire. Non può essere il tramite dei sentimenti degli altri, perché anche lui sa esattamente cosa voglia dire essere schiantati dalla bacchetta di Hermione Granger. 

"Chiaramente lei?" Fred però ha sentito, si è sporto un po’ in avanti con interesse e non ha la minima intenzione di lasciare andare l’argomento ora che il gemello ha finalmente deciso di aprirlo. 

"Chiaramente lei ti pensa, non mi hai detto tu che ti pensa sempre?" Fred e George sono insieme dal loro primo respiro, ad oggi nemmeno Molly saprebbe dire chi dei due sia nato prima, forse, narra qualche leggenda per i corridoi di Hogwarts, sono nati in contemporanea. Per questo non è difficile per il primo capire che il secondo sta spudoratamente mentendo, ma non dice niente. Rimane in silenzio, come ad aspettare la verità, ma gli occhi di George sembrano essere convincenti: potrebbero convincere Silente, ma non Fred. Quello sguardo lo conosce troppo bene, sa che vuole dire “sto vendendo una bugia per una buona causa”. E a Fred non piace leggerlo sul volto del gemello, non se è collegato direttamente ad Hermione Granger. Allo stesso modo, George capisce che Fred ha letto dietro quella menzogna e sta di nuovo pensando: da quando è innamorato non fa altro che pensare, ecco che fa Fred. La giovane Grifondoro è chiaramente speciale se riesce a far pensare Fred Weasley per più di cinque ore al giorno. 

"Forge." lo richiama, cercando di salvare la situazione, "Per quanto sia la strega più brillante della sua età, per certe cose è sorprendentemente lenta… " si alza da letto e gli passa velocemente una mano tra i capelli, " … Ma ci arriva, vedrai che ci arriva, magari ha solo bisogno di una leggera spinta." Fred recepisce chiaramente il messaggio, ormai glielo stanno bombordando da tutti gli angoli: ha finalmente intenzione di palesare quello che ha tenuto nascosto negli ultimi anni, perché... Oh, al diavolo, deve almeno tentare. 
 


Eccomi qua, inaspettatamente riesco ad aggiornare: non l'avrei mai ritenuto possibile! 
Lo so che la sto tirando lunga, ma mi sono messa un po' nei panni di Hermione: non avrei avuto il coraggio di esprimere quei sentimenti di colpo, non con Fred così vicino, non con Ginny nei paraggi. Credo che abbia bisogno ancora di qualche giorno per raccogliere abbastanza coraggio. Confessare i propri sentimenti al gemello non è una cosa che si può fare tutti i giorni! 
Ma sono sicura che Fred finalmente si sia reso conto che è il momento di agire, potrebbe facilitarle le cose.. 
Intanto ringrazio davvero tutti, siete sempre preziosissimi!
A presto, 
Sia ❤

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Capitolo 23
*** Capitolo ventidue. ***


Oh, al diavolo - Capitolo ventidue


Hermione non dà troppo peso alle lamentele continue che Ron sta partorendo da dieci minuti: ha capito che vuole andare a letto, che è tardi, ma non è colpa sua se dei Serpeverde del sesto anno vagano nei corridoi senza permesso nel pieno della notte. Si passa una mano tra i capelli, mitigando anche lei uno sbadiglio contenuto. Quella giornata le è passata nelle ossa, sembra essere durata nello stesso tempo sia troppo, che troppo poco: complice probabilmente il suo incontro con Fred Weasley nella stanza delle Necessità, quell’incontro che l’ha resa vulnerabile. 

"La prossima volta che vedo un Serpeverde lo incenerisco."

"Sarebbe contro le regole, Ronald." gli ricorda con l’ultimo briciolo di forze che ha, entrando per prima nel passaggio dietro al dipinto. 

"Anche essere antipatici quanto i Serpeverdi è contro le regole." la segue in fretta, per questo la voce del giovane arriva dritta nelle sue orecchie, sembra essere sette volte amplificata, ma il suono si fa più flebile quando raggiunge uno spazio più aperto. 

"Di che regole stai parlando? Perché sono quasi certa che Hogwarts non dica niente a riguardo." Hermione si ferma appena all’entrata, dando le spalle al camino della stanza, una mano che va a fermarsi proprio sul fianco. Ron si perde ad osservare i giochi di ombre su quel braccio che spunta verso il lato. 

"Di quelle della vita, qualcuno dovrebbe insegnarli che essere simpatici come una scarpa in… "

"Ronald Weasley, non ti azzardare." Hermione alza un dito nella sua direzione. I due amici si guardano per un attimo con divertimento, forse perché sanno che alcune conversazioni devono andare così, ma poi assumono una espressione più preoccupata quando una lieve risata raggiunge le loro orecchie. 

"È solo Fred." la tranquillizza Ron, lanciando un’occhiata ai divani: il gemello li saluta con un veloce movimento della mano, chiudendo il libro che sta leggendo. Hermione, cercando velocemente di individuarne il titolo, si chiede scioccamente per quale dei loro prossimi prodotti il ragazzo stia facendo una ricerca. 

"Sono George." li istiga con un sorriso divertito, appoggiando il gomito alla testata del divano e girandosi verso di loro. 

"È troppo tardi per mettermi a litigare su chi tu dei due tu sia." Ron scuote il capo, allentando il nodo della cravatta con un paio di movimenti veloci, salendo i primi scalini del dormitorio, "Non fate troppo tardi." 

La breve risposta del più giovane Weasley concede abbastanza tempo ad Hermione per rendersi conto che quello che ha davanti è Fred, non ha nessun dubbio. Per questo incrocia le mani al petto, ignorando gli ultimi saluti che Ron pronuncia e si fissa sul gemello, "Non è bello mentire." sottolinea, avvicinandosi di qualche passo. Appoggia con fare stanco le mani sulla testata del divano, lasciandoci in mezzo il gomito di Fred.

"Io non sto mentendo, sono George." le dice con un ghigno malandrino, tenendo stretto nella mano il libro. La fissa, il volto è segnato da una stanchezza eloquente eppure non accenna ad andare a letto: gli rimane davanti come un moscerino con la luce. 

"George non ha un neo qua." Hermione non ci pensa, forse perché è tardi, forse perché non ha voglia di pensarci e si accorge solo dopo che il suo indice è appoggiato al collo del gemello e ne può sentire i battiti sottopelle. Rimane un attimo in silenzio, cercando, trovando e poi scappando dallo sguardo indagatore del ragazzo, "Quindi sei Fred." la sua mano si sposta subito dopo, ma rimane appoggiata al divano. L’istinto all’oh, al diavolo è tornato a colpire, come un pugno nelle costole: le ha risvegliato tutto quello che sente per il gemello, ora ne è visibilmente più consapevole e non ci mette troppo ad arrossire sulle guance. 

"Per confonderti dovremmo cominciare ad utilizzare la Pozione Polisucco." il tono di voce del ragazzo è caldo, ride alla fine e illumina un po’ tutta la stanza. 

"Perché dovresti prenderti tanto disturbo per farmi diventare pazza?" Hermione di nuovo non pensa, sta solo immaginando con la mente i suoi urli, le loro risate, il suo piede che sbatte contro il pavimento arrabbiato. Immagina talmente tanto che non si accorge che Fred ha cambiato posizione e, adesso, in mezzo alle mani c’è il suo volto, non più il gomito. Ha il capo appoggiato allo schienale del divano e la sta guardando dal basso con un sorriso stampato sul viso, "Hermione." la richiama, osservando con divertimento l’espressione spaesata e sorpresa della giovane, "Sono sicuro che tu la sappia già la risposta." 

Scuote il capo immediatamente, i ricci solleticano le guance di Fred, che trattiene le risate. Una mano rimane ancorata al libro che tiene sulle ginocchia, la destra va a cercare la pelle di Hermione per accarezzarla con il pollice: la nota quell’incertezza negli occhi della strega, è proprio pura curiosità, "Quindi davvero non lo sai." si trova a sussurrare più a sé stesso che a lei, più a George che sta in camera qualche piano sopra che alla ragazza.

Non reagisce subito la strega, rimane a guardare il volto di Fred: sa che ogni secondo di silenzio in più è una palese confessione di quello che prova, perché forse le sue labbra si sono alzate in un sorriso, forse è arrossita e forse ha inclinato il volto verso la mano del ragazzo. Il tempo comincia ad andare a rilento, eppure, il ciuffo di capelli di Fred che si sposta dalla fronte va veloce, tremendamente veloce. E adesso lui è ancora più bello, più malandrino con quel ghigno sulle labbra. Il pollice di Fred è incandescente sulla sua pelle, riesce quasi a farle male, come a procurarle delle ustioni sul viso. Eppure non si scosta subito, ha quella innata paura che, spostandosi, finirebbe per perdere l’unica occasione che la vita le offre per essere accarezzata da quelle mani larghe, già adulte. 

Lo scoppio di un ceppo nel fuoco la distrae, gli occhi spostano la traiettoria, "Cosa non so?" torna in sé e stacca il contatto, facendo un paio di passi indietro: se c’è una cosa che odia profondamente è non sapere e, soprattutto, sapere di non sapere. 

Fred si alza dal divano, tiene il libro tra la mano e la coscia, aggrappandosi alla pietra fredda delle scale del dormitorio, "Che quando impazzisci, sei dannatamente carina." 

 

 

Quella notte Hermione non chiude occhio, perchè nel suo cervello rimbomba all’infinito quella parola di sei lettere. Si concede di soprassedere sull’avverbio, perché non ha le forze di rimuginare su un “dannatamente”. 

Gira il volto sul cuscino e con uno sguardo veloce osserva l’ora sull’orologio della camera: sono inspiegabilmente già le sei di mattina, sono passate come quei pomeriggi in cui si perde a leggere centinaia di pagine. Si tira su, le mani un po’ morenti al suo lato, mentre una ciocca di capelli le ricade divertita sul volto: quel giorno, non è un buon giorno. 

Scosta le lenzuola con un sonoro sbuffo, preoccupandosi solo a ritroso del sonno delle proprie compagne di stanza, che fortunatamente non danno un minimo di cenno di risposta. Scuotendo i ricci, con uno sforzo titanico cerca di adattare gli occhi per trovare la bacchetta che ha lasciato sul comodino: fa luce e si alza per vestirsi. In punta di piedi, dopo essersi concessa trenta secondi di auto osservazione allo specchio, esce dalla camera con le scarpe nelle mani. Si appoggia alla parete del corridoio per mettersi i mocassini solo quando ha raggiunto l’imbocco delle scale e le scende velocemente, mentre un brivido le percorre la schiena: quel luogo, quel divano che sta fissando sembrano fare parte di un altro mondo. Stacca gli occhi a forza, uscendo dal quadro della Sala Comune e raggiungendo a passi leggeri la Stanza della Necessità. 

Sta attenta a non fare troppo rumore per i corridoi, chiudendosi le porte della grande sala alle spalle il più velocemente possibile. Non è la prima volta che entra da sola, ma è sempre una sensazione strana, nuova. Si piazza esattamente dove è stata il giorno prima, sedendosi a terra e guardando nello specchio con indecisione. 

Dannatamente carina

Le guance di Hermione si imporporano subito al suono di quella voce che le rimbomba nelle orecchie. Che Fred sia consapevole della sua presenza? Deglutisce, toccando la guancia che, dalla sera prima, è marchiata dal movimento del gemello. La sua mente comincia a viaggiare, viaggia troppo in quegli ultimi giorni ed immagina un mondo di cose che non sa nemmeno se si potrebbero avverare. Pensa talmente tanto che, dall’altra parte del castello, qualcuno si sveglia improvvisamente nel suo letto con il cuore che batte forse. E guardando l’orologio velocemente, che ora segna le sei e mezza di mattina, si mette a sorridere malandrino: Hermione Granger sta davvero impazzendo. Se la immagina nel suo letto a rimuginare su delle parole che non comprende, con le sue solite guance arrossate e i pugni serrati. 

Invece la strega è ancora seduta davanti allo specchio, le gambe conserte e il viso sporto verso il proprio riflesso: perché se Fred la trova carina, ci deve essere qualcosa sul suo volto di carino. Trattiene il respiro, concentrandosi sulla figura che vede davanti, ma più che un viso che non dorme da ventitré ore non riesce a vedere nient’altro. Si convince che, anche quello, è solo un semplice scherzo del gemello: gliene ha fatti tanti in passato, uno in più o uno in meno non fa una atroce differenza nella sua vita costellata di impicci. 

"Oh, avanti… " Hermione si guarda di lato, girandosi poi nella parte opposta, "Per forza è uno scherzo, Fred non potrebbe mai trovarmi dannatamente carina." Hermione non lo può sapere, probabilmente a saperlo quella bocca l’avrebbe tenuta chiusa, ma lo scandisce a chiare lettere il nome del gemello che, sdraiato sul letto con un ghigno, si sente cadere come se fosse un sogno. 

"Ahia." esclama, atterrando precipitosamente sulla pietra fredda e dura della Stanza delle Necessità, allarmando la giovane che si alza di scatto e cerca con occhi la fonte del rumore. Quando la trova, nota che il gemello è a terra e si sta massaggiando il fondo della schiena con un’espressione sia divertita che dolorante. 

"Mi hai fatto venire un infarto." sottolinea con le braccia conserte al petto, "Cosa ci fai qui? Perché sei per terra?" la sua mente comincia a viaggiare: lei che sa il mondo, questa volta non ha davvero tutte le risposte che le servono. Prende un bel respiro, mentre calcola il tempo che una persona può impiegare dai dormitori alla Stanza delle Necessità, immagina il suono dei piedi sulla pietra fredda, la porta che si apre alle sue spalle. E poi pensa che quello è impossibile, che Fred non può esserle spuntato dietro le spalle senza fare neanche un minimo rumore. Lo guarda meglio, credendo di essere finalmente riuscita ad addormentarsi. 

Esiste la magia, questo è ovvio, ci sono almeno cinque incantesimi che servono a silenziare la propria presenza, Hermione potrebbe citarli senza nessun problema anche a quell’ora della mattina, ma il gemello non ha in mano la sua bacchetta e, nota, il suo pigiama non ha tasche che potrebbero contenerla. 

Fred la osserva, ben consapevole che il cervello della giovane sta pensando, lo vede quasi fumare e si dimentica completamente della botta che ha preso, "Hermione, sei davvero speciale." riesce a dire tra una boccata d’aria e l’altra, tenendosi la pancia con una mano. Non sa se lo diverte di più il viso corrucciato della strega, la serie di domande che lo hanno bombardato al suo arrivo o la situazione in generale.  

Lei, per tutta risposta, alza un sopracciglio verso l’alto, indice della sua palese confusione, "Aiutami ad alzarmi." le dice per smorzare la tensione, allungandole una mano. Hermione scuote il capo, lanciando i suoi fitti pensieri nella parte più recondita della mente, e incastra le sue dita con quelle del ragazzo per tirarlo in piedi. Non ha tempo per rendersi conto che il ragazzo che ha davanti è in effetti quello che la sera prima le ha fatto quel complimento che le ha impedito di dormire, il suo cervello riesce solo a focalizzarsi sulle piccole cose adesso, una per volta. 

"Sei in pigiama." riesce ad esternare finalmente a voce alta, il tono è insicuro, contiene un pizzico di imbarazzo: non sa nemmeno per cosa, visto è tutta l’estate che vede Fred in pigiama per la casa. Eppure, in quella circostanza, le fa strano quella presenza. 

"Avevo voglia di sgranchirmi le gambe e non ci ho fatto caso." il gemello inventa la peggior bugia della sua vita e scuote la spalle, stiracchiandosi. Un dolore pungente gli percuote il corpo, ma preso sparisce, lasciando l’ombra di un ghigno malandrino sul volto, "Tu che ci fai qui?"

Hermione non risponde, ma è come se Fred sentisse ogni sua parola, forse perché diventa dello stesso colore dello stendardo di Grifondoro, "Lavanda russa nel sonno." si affretta poi a dire come scusa, distogliendo lo sguardo, cercando il mantello che ha lasciato sul terreno, "Comunque è il caso che ti accompagni in Sala Comune: se ti trovassero conciato così per i corridoi di prima mattina sarebbe un problema." 

"Pensi che se mi trovassero conciato così, con te, sarebbe meglio? Decisamente innocente." commenta Fred, grattandosi il braccio. Hermione sbatte gli occhi, le ritorna tutto alla mente come una doccia fredda: che problemi affliggono il gemello per utilizzare sempre la coppia avverbio-aggettivo ogni volta che le parla? Deglutisce, sorvolando sulla questione perché, probabilmente, lui non se ne è nemmeno accorto. 

"Te lo dimentichi sempre?" gli chiede con il tono più innocente possibile, sistemando il mantello sull’avambraccio e sorridendo appena, "Sono un Prefetto." 

"E questo esattamente come potrebbe tornarci utile?" Fred alza un sopracciglio divertito, aprendole la porta, facendola uscire per prima. 

"Da Prefetto che sono, ho una certa autorità." dice, scrollando il capo con fare naturale. Sta cercando di mostrare le sue qualità, ma presto si ricorda che quello Fred non lo trova interessante, lui che è il contrario delle regole e del buon costume. 

"Davvero credi che se Gazza ci trovasse per i corridoi prima delle sette, insieme, ci lascerebbe andare perché sei una Prefetto?" Fred infatti non perde tempo e la pizzica subito nell’orgoglio, notando le guance della giovane che si imporporano. 

"Non è bel piano, vero?" chiede Hermione con un breve sorriso, perdendo tutta la spavalderia con cui si è inconsciamente riempita. Si ferma improvvisamente nel corridoio, facendo scivolare il braccio con il mantello verso il fianco. 

Fred lascia scappare una risata, prendendola per l’avambraccio libero e tirandola in un cunicolo, "Gazza, ogni mattina, gira i corridoi con degli schemi: ancora qualche passo e saremmo finiti dritti dritti nelle sue grinfie" Hermione osserva la mano del gemello avvinghiata alla sua pelle e non può non pensare che, ultimamente, è una cosa che accade troppo spesso, "E prima che tu me lo chieda, glieli ho rubati qualche anno fa per uscire indisturbato e, no, non me ne pento."

Cominciano a camminare più veloce nello lo sbocco del corridoio e Hermione, presa da una certa curiosità e da una certa urgenza di uscire da quella situazione imbarazzante, lo supera di qualche passo per uscire prima, nel tentativo di prendere aria e di capire dove diavolo quella scorciatoia sbocchi. Fred si accorge subito che il braccio della giovane sfugge alla sua presa, il cuore gli cade un po’ nel petto. Il palmo della mano diventa immediatamente più fresco, l'aria che respira è meno pesante. La osserva da dietro, la coda che Hermione si è fatta quella mattina continua ad ondulargli davanti agli occhi e va a passo con un rumore di sottofondo piuttosto pungente. 

Dimenticandosi del braccio della strega, si interessa a quest’ultimo suono  e, capitone la provenienza, si sporge per tirare la giovane indietro, nascondendola nell’ombra, per evitare che Gazza la noti. La stringe in un abbraccio, la schiena aderisce perfettamente al petto del ragazzo. La sua mano sinistra si appoggia al mantello che la giovane tiene ripiegato sull’avambraccio, quella destra è andata a coprirle le labbra, per paura che si metta ad urlare. Invece Hermione sembra rilassarsi in quella presa, la bocca si distende quasi in un sorriso. 

Lo sguardo di Fred cade sulla base del collo della giovane, che raramente ha avuto la possibilità di vedere, perché tiene sempre i capelli sciolti. Sorride malandrino, respirando vicino alla sua pelle e osservando una leggera pelle d’oca comparirle sulla schiena. Avrebbe voglia di passarle un dito su quella zona scoperta, osservare la sua reazione corporea, ma ferma la mano giusto in tempo: è troppo presto per farsi schiantare da Hermione. 

La giovane si accorge di quel respiro sempre più vicino, torna ad irrigidirsi, ma si sforza di non emettere suono: l’aria che l'ha raggiunta è incandescente, ma appena smette di venire a contatto con la pelle, questa diventa come di ghiaccio: talmente fredda che Hermione non vede l’ora di sentire il prossimo soffio del gemello. Arriva subito, è sempre più vicino: ancora un paio di respiri e a toccarla saranno le labbra di Fred. Chiude gli occhi, si lascia completamente andare in quella presa, come un cubetto di ghiaccio che si scioglie al sole. 

Non arriva nessun bacio, il gemello si ferma giusto in tempo per evitare che accada, "Non hai mai un briciolo di pazienza." le fa notare alla fine con un sussurro, recuperandole la mano e tornando a camminare velocemente nel corridoio. 

"Sei stato tu a dirmi che l’avremmo incontrato nell’altra direzione." sottolinea Hermione, cercando di fermare il battito del suo cuore: l'avrebbe voluto, si sarebbe girata in quelle braccia e l'avrebbe baciato, l'avrebbe finalmente baciato. 

"Potrei essermi sbagliato, non so esattamente che ore siano." le confessa con una scrollata di spalle, lasciandole andare la mano ora che sono quasi giunti davanti al ritratto della Signora Grassa, "Vado a cambiarmi, ci rivediamo a colazione." le dice, esortandola a scendere in Sala Grande, perché l’orologio di Hogwarts sta risuonando per i corridoi ad annunciare che finalmente sono arrivate le sette. 

"Fred." lo richiama lei con sincera curiosità e si sente un po’ stupida a non averci pensato prima, "Hai per caso un sensore che ti fa sapere dove sono? Mi compari sempre intorno… " dice più a sé stessa che a lui, che sorride trattenendo l’ennesima risata: si è dimenticata della caramella? La osserva ancora qualche secondo in silenzio, l’angolo della bocca gli si alza facendo comparire una piccola fossetta sulla guancia. Hermione gliela fissa come incantata, sicura di volerla toccare con l’indice: è sempre stata lì? Quella mattina sembra luccicare di una luce tutta nuova. 

Un tonfo al cuore le impone di smetterla di scappare, perché potrebbe, in determinate circostanze, sentire ogni sfumatura di quella pelle: deve solo mandare giù l’enorme gozzo che ha nella gola e parlare con franchezza. Sposta lo sguardo verso gli occhi del giovane, prendendo un grosso respiro. Oh, al diavolo.

"F… " è un sussurro il suo, si ferma subito perché la voce del gemello sovrasta la sua e non ha il coraggio di andare avanti davvero. 

"I capelli legati, ti stanno bene." Fred imita la forma di un boccolo con un dito, prima di scomparire dietro il dipinto, lasciando Hermione con più di una domanda senza risposta. 

 

Eccoci qui! 
Arriva finalmente un aggiornamento che ho adorato scrivere, perché siamo su quella linea in cui tutto è permesso e imbarazzante e io amo questa fase. Fred che la stuzzica ed Hermione che si scoglie come un cubetto di ghiaccio, ecco cosa amo. Io voglio ringraziare tutti, la scrittura è una cosa che mi sta aiutando molto in questo periodo e senza il supporto che sto ricevendo non scriverei così tanto, non sarei sempre alla tastiera a partorire nuove idee e i miei Fred ed Hermione non sarebbero mai arrivati qui, avrei già concluso la storia tempo prima. Questo percorso, lo amo molto di più. Grazie, davvero grazie mille,
Sia ❤

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Capitolo 24
*** Capitolo ventitré ***


Oh, al diavolo - Capitolo ventitré
 

Hermione non dà peso alle chiacchiere che aumentano gradualmente in Sala Grande, in fondo è colazione. La gente, si è sempre trovata a pensare, ha un sacco di cose da raccontare la mattina presto. Cerca di concentrarsi al meglio sull'ultimo articolo della Gazzetta del Profeta, quando qualcuno le tocca le spalle con una leggera pressione: Draco Malfoy la sta guardando dall’alto, "Congratulazioni."

"Per cosa, esattamente?" chiede, abbassando la pagina del giornale. 

Il Serpeverde alza il sopracciglio verso l’alto confuso, "Per il Weasley."

"Non ti seguo." Draco sbatte gli occhi un paio di volte, grattandosi poi il capo: come fa a non saperlo, proprio lei? Apre la bocca, ma poi la richiude in fretta perchè non sa proprio come dirglielo, "Granger, dovresti saperlo che mi infastidisci quando parliamo per più di un minuto e, soprattutto, quando cominci a fare domande."

"Io non ti sto facendo domande." Hermione incrocia le braccia al petto indispettita. 

"Non ancora, ma hai la faccia di una che vuole fare domande e io non ho voglia di darti delle risposte." Draco la saluta velocemente con la mano, raggiungendo i suoi compagni al tavolo dei Serpeverdi, lasciandola senza parole. Hermione odia sapere di non sapere, per questo uno strano sentimento le attorciglia lo stomaco e il suo viso assume la stessa sfumatura delle mele che sono sul tavolo davanti a lei. 

Non fa in tempo a scuotere il capo con incredulità, che Ginny le si piazza davanti con un sorriso a trentadue denti, "Congratulazioni!" Hermione sbatte gli occhi: è entrata una specie di sonno? Va bene che non ha chiuso occhio un minuto quella notte, ma da lì ad immaginarsi qualcosa di così reale ce ne vuole: che anche Fred fosse stato un sogno? 

"Per cosa, esattamente?" si trova a ripetere a distanza di pochi minuti. 

"Per Fred." Ginny le risponde con una scrollata di spalle, servendosi due fette tostate di pane nel piatto, "L’hanno visto entrare in pigiama in Sala Comune questa mattina, si vocifera che abbia passato la notte fuori con qualcuno." la giovane Weasley, al silenzio dell’amica, alza finalmente gli occhi su di lei, distogliendo l’attenzione dal suo piatto, "Ho solo pensato che, vista la situazione, avesse passato la notte fuori con te e ora chiaramente non vorrei essere qui." scandisce l’ultima della parte della frase con più calma, estrema calma e prudenza: allontana le mani del cibo che si sta servendo e cerca lo sguardo dell'altra per una reazione.

"Ginevra Weasley, ti sembro il tipo da passare la notte in giro con tuo fratello?" chiede con il volto arrossato, abbassando la voce per non essere osservata troppo dagli altri studenti. 

"No, ma Fred mi sembra un tipo convincente."

Hermione scrolla il volto, "Non è un tipo convincente." si trova a dire veloce, "Ha delle pessime e stupide idee, chi potrebbe mai convincere?"

"Sei salita sulla sua scopa." Ginny si sente in dovere di puntualizzare, appoggiando il volto al palmo della mano. 

"Solo una volta." spiega la maggiore con superiorità, "Per pietà."

"Hai presto la sua caramella."

Le labbra di Hermione si fanno piccole piccole, stringe i denti, mentre abbassa il giornale ancora una volta e incontra lo sguardo vittorioso della amica, "Non mi avrebbe mai convinto ad uscire tutta la notte, ho ancora una certa dignità."

"Certo, ovviamente." Ginny annuisce, mordendo una fetta di pane spalmata di marmellata, "Quindi tu non eri in giro nei corridoi con lui?"

"Per tua informazione, l’ho trovato nell’ala ovest del castello questa mattina e l’ho accompagnato in Sala Comune, niente di più." Hermione arrossisce pesantemente sulle guance, tornando a nascondersi dietro il giornale. La risata dell’amica la raggiunge presto e lei si trova a maledire Merlino per la seconda volta in una mattinata: probabilmente Fred sarebbe sempre riuscita a convincerla. 

 

 

Quando Fred scende in Sala Comune per la prima volta, quella mattina, la gente lo sta palesemente guardando. Sorride con poco interesse, perdendosi in una conversazione con George: pensa – e spera – di riuscire a scampare alle domande insistenti di tutti gli altri studenti, se lo vedono impegnato. Ma chi avrebbe il coraggio di fare un interrogatorio ad uno dei gemelli di prima mattina? Lo sanno, che Fred e George hanno in testa tanti di quegli stupidi incantesimi che non è il caso di infastidire uno dei due. Solo Ron ci casca, seguito a ruota da Harry, sbadigliando assonnato, che non approva per niente la scelta del migliore amico.

"Con chi eri?" chiede con evidente interesse, sistemandosi la tracolla sulla spalla. Ci ha pensato per dieci minuti ininterrotti seduto sulla poltrona davanti al fuoco, ma alla fine ha ricostruito i fatti della notte prima: Fred ed Hermione non sono andati a dormire come ha suggerito. E lui, proprio Ron Weasley, conosce la verità.

"Non ero con nessuno, non lo sai che sono entrato da solo in Sala Comune?" Fred scrolla le spalle, cercando di sistemarsi il ciuffo di capelli che quel giorno gli ricade sugli occhi. 

"Quindi eri in giro con il pigiama per il castello da solo?" Ron non demorde, vuole davvero sapere se l’amica è riuscita finalmente a rivelare i suoi sentimenti. E vuole capire se Fred, uno dei suoi fratelli preferiti, prova le stesse cose: li vede bene insieme, non è l’unico a pensarlo.

"Volevo sgranchirmi le gambe, non credo sia un crimine." George, ben al corrente di tutti i dettagli di quella mattinata, non riesce a trattenere un ghigno malandrino. Per questo si gira da un’altra parte, evitando di essere scoperto da Ron. Entrano in gruppo in Sala Grande, sedendosi a fianco a Ginny e Hermione, che adesso sono impegnate in una fitta conversazione sul Ministero. 

"Dove sei andato a sgranchirti le gambe?" Ron alza un sopracciglio, sinceramente colpito: davvero nessun professore si è accorto della sua presenza? E soprattutto, davvero Hermione non ha intenzione di rimproverarlo? La giovane strega, ben consapevole che Fred le si è seduto accanto, non accenna ad abbassare la Gazzetta del Profeta e si nasconde dietro i fogli del giornale. 

"Nell’ala ovest del castello, se vuoi poi ti ci porto e possiamo ripercorrere ogni mio passo." gli dice calmo, facendo comparire un enorme sorriso sul volto. 

Ginny alza un sopracciglio, "Nell’ala ovest? Deve essere stata trafficata questa mattina." sussurra e costringe finalmente Hermione ad abbassare la Gazzetta e a guardarla con due occhi di fuoco. 

"Eri con lei?" Ron scruta il volto del gemello, leggendoci quello che leggono tutti gli altri da chissà quanto tempo. Ci leggono rispetto, ci leggono divertimento e quella goccia che assomiglia tanto ad amore. Rimane zitto, a fissare quegli occhi così veri, talmente veri che non crede di averli mai visti così trasparenti.

"Non era con me, ci siamo incontrati per puro caso." si affretta a spiegare la riccia, chiudendo definitivamente il giornale, per occuparsi della colazione.

"Che ci facevi in giro?" è Harry che parla, finalmente ha ritrovato la parola. 

"Lavanda russa." risponde Fred, servendo ad Hermione un bicchiere di succo di zucca, "Mi dispiace, Ronnino." lancia un veloce occhiolino alla ragazza, facendola arrossire. 

"L’hai finalmente lasciato senza parole." si intromette George con divertimento, passando una mano davanti agli occhi del fratello più piccolo. 

"Beh, è come se gli dicessi che Hermione russa." Ron si mette sulle difensive, senza rendersi conto di averla sparata troppo grossa quella volta. Harry smette di bere il suo caffè, a Ginny va di traverso il pane, George stringe le labbra l’una con l’altra. Solo Hermione e Fred sembrano essere rimasti normali, ma per la prima è solo finzione, dentro sta prendendo fuoco. 

Ron si rende conto solo dopo di quello che ha fatto: ha davvero appena reso palesi i già palesi sentimenti del gemello in sua presenza? Deglutisce, cercando lo sguardo del gemello che è colmo di malizia: la vendetta, lo sa già, arriverà molto presto. 

"Ho il sonno pesante." dice infine Fred, facendo scoppiare a ridere il gemello e la sorella. La tensione piano piano sembra scendere, Hermione ci mette davvero poco a rimproverare Ron per le sue uscite prive di tatto, ricordandogli che la mattina bisogna connettere il cervello. Mentre lo dice però, lo sguardo le cade nell’angolo buio degli occhi, cercando di scrutare l’espressione del ragazzo che ha accanto senza essere palese: perchè si è preso la briga di rispondere a quel commento? 

 

 

Hermione quel pomeriggio preferirebbe rimanere nel suo letto a dormire, ha una stanchezza addosso che crede di aver provato solo durante il suo terzo anno. Fred Weasley la sta facendo diventare pazza e i suoi amici si divertono con quella pazzia. È forse per questo che Ginny la sta trascinando di peso verso il campo da Quidditch, dove la squadra di Grifondoro sta facendo gli allenamenti settimanali. 

"Voglio dormire." sottolinea nauseata, mentre l’amica la costringe a sedersi sugli spalti. Hermione si perde a pensare che non ha senso osservare delle scopi voltani e quattro palle lanciate da una parte all’altra: viene già alle partite, si sforza di arrivare puntuale a quelle partite, di capirci perfino qualcosa, ma assistere agli allenamenti è davvero troppo, è davvero fare il passo più lungo della gamba. 

"Dimmi che non ti sei portata un libro." commenta Ginny sfregandosi le mani per scaldarle, quando la riccia si piega per recuperare celere il libro di Pozioni che ha nella tracolla. 

"Mi sembrava il minimo."

"Hermione, pensi davvero di poter studiare con le oche della prima fila che urlano ogni volta che Fred tocca palla?" Ginny è palesemente divertita dall’espressione dell’amica, che è sia confusa che infastidita. 

"Perché dovrebbero urlare solo con lui?"

"Il Fanclub di Harry beh… Dopo le ultime notizie del Ministero si è sciolto, quello di George è stato chiuso da Angelina, pena la morte."

"Perché lo ha fatto chiudere?" Hermione, al primo urlo che esce dalle labbra di una delle ragazze, chiude il libro e lo rimette nella borsa con tristezza: non c'è niente da fare, non ha modo di potersi concentrare con quei suoni squillanti. 

"Perché il rumore la disconcentrava." Ginny scrolla le spalle, tirando fuori un pacchetto di dolci dalla tracolla e offrendo una caramella alla zucca ad Hermione. 

"Mi sembra che ci sia tanto rumore lo stesso." dice pratica, anche se nella voce è chiara quella punta di fastidio: da quanto Fred ha un Fanclub? Perché nessuno gliel’ha mai detto? Quante cose non sa del gemello?

"Angelina non esce con Fred." le fa notare Ginny con un semplice sorriso, "Dovevi vedere come gongolava George, a vedere la sua ragazza tutta gelosa."

Hermione commenta con un semplice accenno del volto, fermando gli occhi sulla fila di ragazze un paio di scalini più in giù: ridacchiano, si perdono ad annotare qualcosa e poi urlano quando Fred, in volo sulla sua Scopalinda, allontana un Bolide. Non capisce esattamente il perché di quelle grida: il gemello sta solo facendo quello che deve fare. È a metà dell’allenamento che alla fine si convince a guardare verso di lui e un po’ le comprende quelle grida: Fred, con il vento che gli muove i capelli, con quel sorriso che si allarga sul volto quando respinge un Bolide, è bello. È arrossita di nuovo, Ginny lo nota qualche secondo dopo, seguendo poi la direzione del suo sguardo.

"Che vi siete detti questa mattina?" si ritrova a chiedere, mentre l’ennesimo urlo disturba la loro chiacchierata. 

"Ha detto che gli piace quando mi tiro su i capelli." sussurra appena, cercandolo di nuovo con lo sguardo, "Ho sempre pensato che gli piacessero i capelli sciolti invece."

"Vuoi che te li raccolga in una crocchia?" le chiede Ginny un po’ sovrappensiero, indicando l’ammasso di capelli ricci dell’amica. 

Oh, al diavolo, Hermione accetta con un breve movimento della testa, sistemandosi al meglio davanti all’amica, continuando a spostare – forse ignara lei stessa di quella azione – lo sguardo dalle ragazzine a Fred. Si sta sentendo un po’ come loro, con il solo privilegio di sapere che al gemello piace vederla con i capelli raccolti. E loro, al contrario, li tengono sciolti lungo le spalle. 

Appena i giocatori toccano terra, Ginny si fionda verso il campo, alla ricerca disperata di Harry: si annoia troppo quando lui è in giro a volare e lei lo può osservare solo dagli spalti. Hermione, issando sulla spalla la tracolla, la segue più lentamente, perdendosi a studiare le increspature del legno degli scalini. 

"Questa è una novità." una voce la raggiunge quando ancora deve scendere gli ultimi due e, quando guarda verso l’alto, incontra presto Fred Weasley, appoggiato alla sua amata scopa, "Hermione Granger in un campo di Quidditch."

"Non sono ancora nel campo da Quidditch, mi hai fermato prima che potessi anche solo metterci piede." gli fa notare con un breve sorriso soddisfatto. 

Fred alza gli occhi al cielo e scuote il capo, "Sei proprio impossibile tu."

Hermione gli sorride ed è un sorriso che vale da risposta, rimane sul volto anche mentre lei scende gli ultimi scalini e atterra sull'erba morbida, "Non sapevo avessi un Fanclub." gli dice tranquillamente, stringendo la tracolla nella mano. 

"Vuoi entrare a farne parte? So che si incontrano tutti i mercoledì pomeriggio alle tre." Fred ghigna, "Avresti le capacità di diventarne il capo."

"Da quando hai un fanclub?" 

"Dal tre maggio di due anni fa." le dice con calma, accarezzando il bastone della sua scopa. 

"Sai a memoria la data?" Hermione alza un sopracciglio meravigliata, a tratti di nuovo infastidita. Non riesce a frenare le sue parole, escono dalla bocca senza il suo permesso, ma lei vuole, deve sapere. Non può vivere senza conoscere tutto il mondo del gemello, non è uno stile che le si addice. 

"Ce l’hanno scritto sulle spille, è per quello che lo so." scrolla le spalle con poco interesse, "Le hanno introdotte dopo che mi hanno sentito parlare delle tue tempo fa."

"Le mie?" Hermione sbatte gli occhi imbarazzata: com’è che il gemello è attento ad ogni minimo dettaglio e lei sembra essere quella che cade dal pero? Come fa ad essere sempre un passo avanti a lei? Deglutisce, rimanendo a guardarlo per qualche secondo, aspettandosi una risposta. 

"Si, le tue." conferma il giovane con un sorriso, "Te l’ho già detto che sono incredibili, no? In effetti, tutto quello che fai è incredibile."

Arrossisce sulle guance, stringendola nella mano la tracolla, "Le tue lusinghe sono un becero tentativo di nascondermi qualche cosa o vuoi semplicemente ricevere un complimento anche da parte mia?"

Fred ride, "Sono solo sincero, ma non dispiacerebbe qualche complimento ogni tanto, ne ricevo così pochi e sono tanto, tanto solo."

Hermione incrocia le braccia al petto, mentre sente le ragazzine sugli spalti raccogliere le proprie cose e scendere le scale. George, che ha finito di parlare con Angelina, si avvicina ai due con un sorriso a trentadue denti sul viso, osservandoli come se sapesse. Hermione però non capisce esattamente cosa dovrebbe sapere che lei non sappia già.  

"Vado a studiare." se ne esce a quel punto, quando il rumore dagli spalti diventa sempre più forte, che è un fattore naturale, visto che adesso i due gemelli sono uno accanto all’altro. 

"Hermione." la voce di Fred è bassa, ben attento a non tirare troppo l’attenzione delle ragazze che stanno scendendo dagli spalti per venire a scambiare quattro chiacchiere, "I capelli, ti stanno bene."

La giovane arrossisce, allontanandosi di qualche passo per evitare di essere investita dalle ragazze del terzo e quarto anno, "Hai giocato bene." riesce a dire, cercando lo sguardo del gemello che è una esplosione insensata di felicità. Come risposta riceve quel bel sorriso che l’ha fatta innamorare, è quel sorriso che ha imparato a conoscere con gli anni: non è quel tipo di sorriso che fa per necessità, ma è quello che proviene da dentro, che nasce da talmente lontano che ha una forza dirompente sul volto. Fa qualche passo verso la scuola, ma il suono della risata di Fred le risuona nella mente e la fossetta torna davanti ai suoi occhi come un sogno reale. Oh, al diavolo.

Torna indietro, passi veloci e scanditi, la tracolla che ormai non ha più ossigeno da quanto la stringe nella mano. Si fa spazio attraverso le ragazze sedute prima sugli spalti in cerca di un autografo: Hermione ci pensa, quante firme devono aver bisogno per essere soddisfatte? Perché, certamente, non è la prima volta che fanno una richiesta simile. Mentre cerca di trovare una risposta sensata a quella domanda, si ricorda le sette copie deillo stesso libro firmato da Allock nella sua libreria e maledice sé stessa per essere non altro che una come tutte le altre. George fa presto a notarla, perché è l’unica che non strilla e che non ha degli occhi che luccicano d’amore: potrebbe, senza esitazione, tirare fuori la bacchetta e schiantare tutti quanti. 

"Hermione, sei pazza?" le chiede, prendendole la mano e tirandola verso di loro, "Da quando ti infili nella mischia?"

"Hai deciso finalmente di entrare a far parte del Fanclub?" Fred, che è di spalle, si gira di qualche grado per guardarla con un ghigno divertito, mentre la sua mano si muove velocemente e le sposta la ciocca di capelli che le cade sul volto dietro un orecchio.

"Io non… " Hermione cerca di riprendere il fiato, provando a ricordare che cosa l’abbia portata a tornare indietro, perché non può davvero averlo fatto per quel ghigno e per quella stupida, stupida domanda. 

"Hermione non potrebbe mai entrarci." Angelina arriva da dietro, la scopa che impugna tra le mani fa rabbrividire un po’ tutti, tranne il suo fidanzato che sorride di gusto, "Ti avevo detto di scioglierlo."

"Oh no, è il Fanclub di Fred questo, io non centro." George cerca di tirarsi fuori dai guai, la sua mano che fa un movimento circolare sulle teste delle ragazze che tutto ad un tratto si sono fatte completamente silenziose, "Beh, non è colpa mia se le fanciulle che hai cacciato dagli spalti settimana scorsa sono entrate a far parte di quello del mio gemello." 

Angelina alza un sopracciglio contrariata, mentre George sorride sornione, "È che siamo troppo belli, non lo pensi anche tu Hermione che siamo troppo belli?" le ragazzine, infilando gli autografi nelle loro borse si defilano in fretta, lasciando i quattro da soli vicino alle scale degli spalti. 

"Incantevoli." la più giovane del gruppo stringe le labbra, le parole escono quasi a forza dalla bocca. Fred lo capisce che è una presa in giro, da quel suo tono piatto, infastidito e per questo si lascia scappare una risata contenuta. 

"Non dovresti montargli la testa, sai come diventano poi." il capitano della squadra di Grifondoro l'ammonisce, scrollando il capo con qualche movimento veloce: se sono vere le voci che stanno correndo da qualche ora, Hermione avrà bisogno di una mano per sopravvivere a quei due tornadi rossi dei gemelli. 

"Irresistibili." George sogghigna, facendo qualche passo a ritroso verso la propria ragazza e lanciando alla più giovane un veloce occhiolino. Prima che Angelina possa commentare ancora una volta, viene rubata per la mano e tirata verso gli spogliatoi della squadra. 

"Due complimenti in una sola giornata, anche il tuo è un becero tentativo di nascondermi qualcosa?" Fred irrompe nei pensieri di Hermione come un fiume che rompe una diga. Alza gli occhi su di lui e improvvisamente si ricorda perché ha percorso il campo di Quidditch a passi larghi. 

"Per la verità, ci sono delle cose che non ti ho mai detto e che sento di doverti confessare." prende fiato di nuovo, "A dieci anni ho fatto esplodere la marmitta della macchina della maestra perchè mi ha dato distinto invece che ottimo ad un compito, tre anni fa ho comprato sette copie autografate di un libro di Allok e le ho lette tutte quante due volte, mi hanno dato una giratempo durante il terzo anno per seguire tutte le lezioni, sono stata io che ho rotto il prezioso vaso di fiori di tua mamma e… "

"E?" Fred ha di nuovo quella espressione compiaciuta sul volto, ma la sta ascoltando bene: ogni parola che esce dalle labbra della ragazza si stampa nella mente del giovane come un marchio indelebile e proprio non vuole andarsene. Inscatola quelle informazioni in una parte precisa della memoria, sicuro di poterle usare un giorno per prendersi gioco di quella che, spera, sarà la sua fidanzata. 

Sono innamorata di te. 

Hermione è rossa in volto per il solo pensiero, "E mi piace mangiare il gelato con le patatine fritte." ha talmente tanta ansia che non si accorge nemmeno di avergli confessato quella cosa che si è ripromessa di portar nella tomba. 

Fred non sa bene che fare a questo punto, muove la testa di qualche grado insicuro della sua prossima mossa, cercando di leggere qualcosa sul volto della strega, ma questo è una lastra di marmo, "Hermione… "

"Fai finta di nulla, fai finta di nulla." si affretta lei a dire, cercando di andarsene il più in fretta possibile, ma la mano del gemello la ferma per il braccio e non riesce a non cercare il suo sguardo: è come una calamita, un desiderio incontrollato che non riesce e non vuole più respingere. Ha bisogno di quegli occhi, di quelle pupille che raccontano un mondo anche con il solo colore. 

"Ho incantato cinquantadue gabinetti nella mia vita, è una lunga lista, venduto almeno duecentoquarantasette Merendine Marinare, ho intenzione di aprire un negozio di scherzi con George quest’anno, Gazza deve avere un diario da qualche parte con il mio nome scritto con il sangue, detengo la lista più lunga di punizioni dopo Sirius Black e James Potter di tutta la scuola e ho una strana voglia di provare il gelato con le patatine fritte."

"Fred… " Hermione scuote il capo e si trova a sorridere, "Ti avevo detto di far finta di niente."

"Non mi va più di far finta di niente."
 



Ci siamo quasi, siamo talmente vicini che posso già vedere la scritta "Completa" che accompagna questa storia. Fa un po' male al cuore, ma sono felice di essere stata costante fino ad adesso, nonostante tutti gli impegni. Lasciare questi Fred ed Hermione sarà per me devastante, ma al di là di quello, lasciare tutti voi sarà ancora ancora peggio. Settimana prossima avrò un esame importante, non so quanto e come sarò in grado di aggiornare, spero di non fare ritardi: l'idea sarebbe presentarmi qui giovedì prossimo, ma potrebbe prolungarsi un po'. Scusatemi davvero. 
Ringrazio chi è arrivato fin qui, chi davvero ci sta mettendo il cuore in questa storia: ogni vostro commento, ogni vostra parola mi riempie il cuore di una gioia insesata. Grazie, grazie, grazie. 
A presto, 
Sia ❤

 
 

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Capitolo 25
*** Capitolo ventiquattro. ***


Oh, al diavolo - Capitolo ventiquattro


La Sala Comune, a quell’ora della serata, quella in cui tutti hanno appena finito la cena e aspettano pacatamente  la maggior parte, perlomeno  di raggiungere il letto, brulica di studenti. C’è chi se ne sta seduto in qualche divanetto a chiacchierare, chi prepara le prossime scommesse di Quidditch, chi sta abbracciando il proprio ragazzo vicino al fuoco, chi tenta di vendere i propri articoli e chi, colei che non si smentisce mai, se ne sta a leggere le ultime pagine di Storia della Magia. Gira la facciata con tranquillità, mentre il rumore di qualche risata le procura una certa noia: è particolarmente infastidita dal baccano che raggiunge le sue orecchie e non accenna ad andarsene, ma per la propria salute mentale si sforza di rimanere pacata. Quella sera, sarebbe stata solamente Hermione, avrebbe concluso la sua lettura e, una volta stanca, sarebbe semplicemente salita nei dormitori per una meravigliosa dormita. Chiude gli occhi, mentre un ululato rompe la poca armonia che è rimasta e i suoi piani vanno definitivamente in fumo quando, spalancate le palpabre, si trova improvvisamente davanti Ron Weasley. 

"Per la miseria." commenta, tenendo stretto il libro tra le mani: è già sull’orlo di una crisi isterica per tante altre cose, come il fatto che l’Esercito di Silente sia completamente illegale, o per...  , "Ti serve qualcosa?"

"Hanno ideato una promozione paghi due prendi uno, stanno venendo i loro prodotti in un modo eticamente sbagliato e tu… Hermione, stai bene? Paghi due, prendi uno, dico paghi-due-prendi-uno." la giovane sposta gli occhi dall’amico per puntarli direttamente sui gemelli che hanno stampato sul volto un ghigno senza precedenti. 

"Non posso farci niente se qualcuno è così stupido da cascarci: voglio dire, nessuno potrebbe mai essere convinto a… " non finisce di parlare che Neville le siede a fianco con una faccia sia confusa che estasiata, è un po’ una e un po’ l’altra e tiene tra le mani una Merendina Marinara, "Oh, non mi dire." sussurra, ripromettendosi di non leggere mai più in Sala Comune: dall’inizio dell’anno non le ha mai portato nulla di buono. 

Sposta di nuovo lo sguardo verso Ron, "Non ho voglia di urlare stasera, sarebbe fiato sprecato: lo sai come va a finire, io chiedo gentilmente, loro stuzzicano, io mi altero, loro ottengono il loro scopo di farmi impazzire e poi non concludo niente. Non mi hanno mai ascoltato e mai lo faranno." Hermione chiude il libro che ha tra le mani e lo appoggia alle ginocchia, incrociando le braccia al petto.

"Ora è diverso però… " Ron arrossisce un briciolo sulle guance, cercando di trovare in sé un minimo di autocontrollo: non è mai stato bravo a relazionarsi con un certo tipo di discorsi, specialmente se essi riguardano la sua migliore amica e uno dei suoi fratelli. 

Hermione si ammutolisce di colpo, lo guarda come ha guardato i fantasmi il primo giorno di scuola al primo anno, ammutolita, impaurita, come se stesse partecipando ad una recita, come se fosse finita in una realtà surreale, "Tu lo sai." si impunta, abbassando la voce e avvicinandosi al volto dell’amico con ferocia, "Come lo sai, chi te l'ha… Avrei voluto dirvelo io che… "

"Lo sa tutta la scuola." Neville si intromette nella conversazione, infilandosi la merendina nella tasca del mantello con un’espressione sollevata: paghi due prendi uno in effetti è un’ottima strategia di vendita, dovrebbe implementarla per i suoi commerci sotto banco di erbe. 

 

Non mi va più di far finta di niente

 

Sono parole scolpite nella mente di Hermione, non hanno intenzione di andarsene o starsene zitte: così le sente la sera quando va a letto, a colazione, a lezione, ogni ora del suo lunghissimo giorno. Cerca di silenziarle almeno in quel primo pomeriggio, chiudendo il tema di Pozioni appena finito e aprendo, con un gesto della mano poco convinto, il suo libro di Storia della Magia. Si ricorda la sera in cui l’ha iniziato un paio di settimane prima, quando Ron l’ha chiamata dall’altra parte della Sala Comune per assaggiare quella dannata caramella. 

Ed Hermione, nonostante tutti i suoi enormi preconcetti sulla vita, nonostante quella voce nella testa a dirle quanto sbagliato fosse, ha guardato gli occhi di Fred  si è persa negli occhi di Fred per la precisione e si è fidata, si è lanciata. E ne è stata grata, perché, per quanto fosse stato stupido prendere un Tiro Vispo a occhi chiusi, ha vissuto un viaggio senza muoversi dalla scuola. Non ha avuto partenze, non ha avuto destinazioni, è sempre stata lì, si è mossa per i corridoi, da un’aula all’altra ovviamente, ma più i giorni passavano, meno Hermione si sentiva. Perché Hermione non avrebbe fatto amicizia con Draco Malfoy, Hermione non avrebbe passato le sue serate in giro per i corridoi a notte fonda, non sarebbe salita su una scopa. Hermione non è stata Hermione e anche adesso, che è venuta a patti con i suoi sentimenti, sa che qualcosa dentro di lei è cambiato, migliorato. 

Cerca di concentrarsi, ma è ancora una volta uno sforzo titanico, perché Fred, in quei momenti vuoti, torna a farle compagnia, a commentare ciò che legge, a muoverle tutte quelle belle parole sulla pagina nel tentativo palese di farla arrabbiare. Non si arrabbia però, non sbatte gli occhi per far tornare tutto come prima, ma semplicemente appoggia la schiena alla sedie e si mette a pensare. Ricorda la faccia da malandrino del gemello del giorno prima sul campo da Quidditch, la sua smorfia divertita nello scandire quella frase piena e vuota di significato allo stesso tempo. E poi si ricorda che, dopo un attimo di silenzio, ha stretto il manico della sua Scopalinda nella mano e l’ha salutata per andarsi a cambiare. 

Fred è uno che fa così, ha sempre fatto così: non è la prima volta che si tira indietro da qualcosa, ma lei è stanca, incredibilmente stanca di far finta che le vada bene. Non vuole che Fred se ne vada, non vuole che rimanga tutto in sospeso, non vuole più portarsi dietro la pozione, non vuole più essere un’Hermione che è un po’ cambiata, ma è che ferma in quel labile confine che non le permette di prendere il volo. Quell’Hermione che sa, sa come sanno tutti quelli che la guardano ogni giorno, che i suoi sentimenti sono sbocciati come le margherite in primavera sui prati della Tana e che difficilmente potrà cacciarli giù. Sono scolpiti sulla sua pelle, ogni parola che dice, ogni gesto che fa sono un dipinto di quello che sente dentro e non fa fatica a credere che anche lui, anche Fred se ne deve pur essere accorto a quel punto. 

La mente si focalizza sul gemello, su quel ghigno malandrino che è un’ossessione, sulla sua mano che l’accarezza la pelle, sulle sue battute di pessimo gusto, su quel sorriso che la sveglia la mattina e… Arrossisce, perché il pensiero la colpisce di colpo, nel suo posto preferito della Biblioteca dopo almeno ventiquattro ore: Fred la trova davvero dannatamente carina

Sorride, mentre le parole sul suo libro cominciano a smettere di fluttuare e si sente tutto ad un tratto più calma, come una spiaggia la mattina dopo la tempesta. Passa un dito sulla pagina, mentre l’ennesima consapevolezza la colpisce dritta nel petto: gli effetti della caramella stanno lentamente svanendo. È in grado di controllare la sua mente, di leggere quelle pagine se vuole leggerle. 

"Io devo dirglielo, devo dirlo a Fred." sussurra, chiudendo freneticamente il libro che sta leggendo e cacciando tutto quello che ha sul tavolo nella sua tracolla il più velocemente possibile. 

È l’ultima volta che il cuore del gemello prende il volo, una delle ultime occasioni in cui diventa come quelle persone che si svegliano di colpo nella notte perché si sentono cadere: un attimo prima è nel suo magazzino a trafficare con la polvere da sparo e quello dopo è lì, nell’enorme Biblioteca della scuola ad osservare Hermione, Hermione che è tutta indaffarata a cacciare le sue cose nella tracolla, i capelli ricci che si muovono sulle spalle e sembrano più vivi del solito. Sorride, appoggiandosi alla libreria che si trova di fianco, "Vuoi una mano?" le chiede, osservando divertito la reazione della giovane che, al suono della sua voce, si gira sul posto spaventata.

"Miseriaccia." urla con un sussurro, portando una mano sul cuore, "Come fai sempre a spuntare dal nulla?!"

Fred lancia un’occhiata a Madama Pince che li sta fissando con un sopracciglio alzato, pronta a sgridarli da un momento all’altro, per questo inclina la testa di qualche grado e le indica la porta con il pollice, "Mi andava di fare una passeggiata e tu sei sempre in Biblioteca, non è stato difficile."

Hermione lo guarda: ha le maniche tirate su, studia la pelle dei suoi avambracci, quella cravatta un po’ allentata e il ciuffo tirato verso l’alto. Annusa l’aria, sa stranamente di polvere da sparo, "Vuoi… Fare una passeggiata con me?"

Fred le sorride, è un sorriso che Hermione non fa fatica a collegare con l’alba delle prime mattine estive, all’aria fresca che le passa attraverso i capelli quando apre la finestra. Le provoca una strana sensazione al cuore, ma nulla in confronto a quella che sente quando vede il gemello avvicinarsi di qualche passo per prendere la tracolla appoggiata sul tavolo. Si inclina verso di lei, gli occhi di Hermione seguono meticolosi il suo movimento, anche quando la mano di Fred prende il manico della borsa e l’appoggia sulla sua spalla, anche quando il gemello le sorride malandrino, tentennando per qualche secondo davanti al suo volto, per poi girarsi nella direzione della porta della Biblioteca, aspettandosi di essere seguito. 

Ed è così, la giovane cammina a passi piccoli dietro di lui, lo osserva silenziosa, seguendo la linea della sua schiena, la sua tracolla che si scontra continuamente contro il fianco del gemello, le sue maniche che sono tirate fino agli avambracci, la mano infilata nei pantaloni. Osserva tutto e si accorge che tutto è davvero troppo, che non riesce a reggerlo: per prima cosa, il silenzio che si è venuto a creare le pesa sulle spalle come un macigno. 

"Hai preso la mia borsa?" riesce finalmente a partorire, fermando i suoi passi e appoggiandosi ad una delle finestre della scuola: non si siede sulla pietra fredda, rimane in piedi, le cosce che si scontrano con il bordo di quella che molto spesso viene usata dagli studenti come seduta. 

"Ho preso la tua borsa." Fred si gira a guardarla e si accorge di essersi allontanato troppo, quindi torna indietro con un ghigno soddisfatto sul volto. 

"Tu hai preso la mia borsa."

"Ti stai ripetendo." le fa notare accostandosi al muro, imitando la stessa posizione assunta in Biblioteca, "Ho preso la tua borsa."

Hermione lo guarda, deve alzare il capo per vederlo al meglio perché il gemello è molto più alto di lei in quella situazione, le sue dita delle mani che giocherellano una con l’altra per fare in modo di tenersi impegnata, per cercare di non scappare da lui ancora una volta, "Fred, c’è una cosa che… "

Il gemello le legge nella mente, lo sa che sta per dire qualcosa che non è in grado di dire, per questo si avvicina di qualche passo ancora, appoggiando la tracolla sulla pietra fredda, "A cosa stai pensando?" la ferma, grattandosi la pelle dell’avambraccio. 

"Al fatto che hai preso la mia borsa, nessuno ha mai preso la mia borsa." si trova a sussurrare, perché oh, al diavolo, non ne può più, "L’hai presa come fosse una cosa normale, hai fatto finta di niente e sei stato tu a dirmi di essere stanco di far finta di niente."

Si stanno guardando, sono entrati in quel territorio che fa paura a tutti e due, non ci sono più carte coperte sul tavolo: Hermione ha lo sguardo che finisce dritto negli occhi di Fred, che non si staccano dal viso della giovane che ha davanti. 

"Forse non ti prendono la borsa perché è pesante." le fa notare con il preciso intento di deviarla dall’ultima osservazione, massaggiandosi la spalla dolorante, "Cosa ci tieni lì dentro?"

"Una copia di Storia della Magia, il compito di Pozioni, tre piume, due vasetti di inchiostro, quattro pergamene nuove, il libro di Pozioni e l’antidoto delle caramelle." risponde metodica, senza staccare lo sguardo dal volto del gemello, che è abbellito dal solito ghigno malandrino: lo diverte, quella specie di tortura, lo diverte osservare Hermione cadere nelle sue stupide trappole, lo diverte farla ammattire. 

"Hai due libri nella borsa?" la voce di Fred è alta, è un tono usato chiaramente per prenderla in giro, "Sono davvero troppi due libri nella borsa." 

"Sono il limite della decenza." Hermione incrocia le braccia al petto, divertita da quella conversazione così sciocca e senza senso, dimenticandosi ancora una volta l’importanza di finire un discorso: un secondo prima impone a sé stessa di essere chiara, cristallina e quello dopo si dimentica persino il suo nome, il sangue le fluisce lungo il corpo come una scarica e una strana scintilla le dice che è arrivato il momento di rispondere a tono, che non c’è niente di meglio che tenere testa ad uno dei gemelli Weasley. 

Andrebbe avanti a stuzzicarla Fred, ha almeno otto battute possibili nella sua testa per poterla stuzzicare ancora e ancora, ma non riesce più a trattenersi: ha creduto di poter giocare ancora un po’, ancora qualche secondo, ma più la guarda, più desidera annullare la distanza e baciarla, "Non l’hai bevuto?" cambia improvvisamente l’oggetto della conversazione, ha un'espressione più seria, controllata. La strega nega con un movimento del capo, inumidendo le labbra con la lingua. 

Nessuno dei due si rimette a parlare, si accorgono che qualcuno si sta avvicinando dalla fine del corridoio e si girano a guardare Katie che sta andando in Biblioteca a recuperare dei libri per un compito. La salutano con un movimento della mano: adesso che hanno rotto lo sguardo, Hermione sente un’improvviso vuoto nel suo petto. Oh, al diavolo. Oh, al diavolo, non è così che si è ripromessa di essere quando ha saputo di essere una strega, non è così che si è ripromessa di diventare da piccola, "A cosa stai pensando tu?" gli chiede, girando il capo verso di lui, cercando gli occhi del gemello ancora una volta. 

Fred sorride, pensa a quante se lo sono chiesto, loro due: il suo guaio è che, ogni volta che apre la bocca per dirlo, quello che sta pensando, non racconta mai ciò che gli passa per la testa. Tuttavia, è una situazione talmente particolare che adesso pensa persino meno di quanto dice: è tutto al contrario, tutto così surreale, come se la polvere da sparo gli abbia finalmente dato alla testa, come se gli occhi di Hermione lo stiano implorando. 

"Sto pensando a quando abbiamo sorvolato il lago insieme e le tue braccia mi hanno circondato proprio qui." comincia, imitando con le mani un movimento circolare, "Sto pensando a quando abbiamo fatto una passeggiata, a quando hai cercato la mia mano nello sgabuzzino, a quando ho avuto il tuo volto a qualche centimetro di distanza, sto pensando a quando ti sei lanciata nelle mie braccia e ti sei incastrata così bene e poi hai stretto il mio maglione nelle tue mani. Sto pensando che, a furia di starti vicino, impazzirò."

Hermione crede di smetterla di respirare, le sue guance si colorano di un veloce rosso e osserva i movimenti frettolosi e calcolati del gemello che si avvicina e appoggia le mani ai suoi lati, costringendola a sedersi sulla fredda pietra. Oh, al diavolo, "Ti piaccio?" le sue parole sono un sussurro al vento, non pensa nemmeno che lui le abbia sentite, non pensa nemmeno di averle dette ad alta voce. 

"Sto pensando… " Fred prende una pausa, perché quella domanda gli è entrato dentro come l’inchiostro dei tatuaggi, " ... che sono anni che seguo la tua risata e che più ridi, più mi piaci e sto pensando che è tutta l’estate che provo a dirtelo, che non riesco più a tenerlo dentro." continua imperterrito, tornando a guardarla, "Sto pensando che il colore delle tue iridi sta dannatamente bene con il maglione che indossi, sto pensando che di sicuro hai freddo, perché hai sempre freddo e che in Sala Comune c’è il fuoco acceso e che dovrei portarti lì e che due libri sono troppi e che quando arrossisci sei bella, Hermione sei bella."

Il tempo si ferma, le parole di Fred le rimbombano nella mente come quella ninnananna che il padre era solito cantarle ogni sera prima di dormire. È passato un solo secondo da quando le ha pronunciate, ma crede di conoscerle già a memoria, è come se le avesse sempre sentite. Deglutisce, la gola è improvvisamente più secca, mentre cerca di adattare lo sguardo sul volto di Fred: gli osserva le labbra, appena socchiuse, per poi risalire verso gli occhi, che sono un pozzo di verità. 

"Io ti piaccio." riesce a partorire la giovane dopo qualche attimo, una mano che si piazza sulla guancia di Fred, "Io ti piaccio."

"Stai di nuovo ripetendo quello che… "

"Più lo ripeto, più diventa vero." gli spiega velocemente: ne ha fatto una teoria durante il suo quarto anno quando Viktor Krum l’ha invitata al ballo, ma è sicura di non voler tirare fuori il racconto proprio in quel momento, "Io ti piaccio." alza la voce, un sorriso si increspa sulle sua labbra. 

Fred annuisce, la fossetta che si fa largo sulla sua pelle, "Sei davvero così sorpresa? Pensavo fosse semplice da capire."

"Ti eri fermato." Hermione mordicchia il labbro inferiore, mentre l’indice della mano sinistra gratta contro la pelle del pollice freneticamente, "Nello sgabuzzino, credevo che tu volessi baciarmi, ma poi ti sei fermato e…" Hermione chiude gli occhi per cercare la forza di continuare a parlare, "Credevo di essere l’unica a provare dei sentimenti."

"Tu… ?" Fred un po’ la sa già la risposta, perché non è stupido, perché ha due occhi per vedere e due orecchie per sentire quello che la strega gli sta dicendo, ma non può ancora cancellare quella voce dentro di lui che gli sussurra che è impossibile, che non è davvero uno scenario probabile. Hermione invece si accorge che non gli ha ancora dato una risposta: è stata lì ad ascoltare il cuore del gemello ed è stata zitta. Arrossisce pesantemente, Oh, al diavolo.

"Mi piaci." mentre comincia a parlare, è consapevole che le mani di Fred si spostano dalla fredda pietra e si appoggiano lievi sui suoi fianchi: sono talmente calde che il loro calore attraversa il maglione che indossa, corre sotto alla camicia e le fa scottare la pelle, "Mi piace quello che sei, il tuo stile di vita senza regole, il modo in cui pensi, il tono della tua voce quando parla piano la sera, quel ciuffo di capelli che non sa mai stare fermo e continua a caderti davanti agli occhi, la tua risata, mi piace il modo in cui… Mi fai stare bene, Fred."

La mano del gemello si appoggia alla sua guancia, le punta delle dita che affondano nei capelli. Si guardando ancora per un briciolo di secondo, prima di sentire le loro labbra che si toccano per la prima volta: il contatto è ruvido all’inizio, la giovane può sentire alla perfezione tutte le pieghe disegnate sulla bocca del gemello, ma presto si fa gentile, è come quando un’ape si appoggia ad un fiore, come quando un uccello si mette a volare per la prima volta. È tutto ciò che la sua mente non avrebbe mai potuto neanche immaginare. Seduta su quella pietra fredda, mentre Fred ruota il capo di qualche grado per aggiustare meglio l’angolazione, Hermione, che è aggrappata a tanti punti fermi, si sente cadere, ha questa strana sensazione che le impone di toccare il gemello per evitare di precipitare nel vuoto: incastra le dita delle mani dietro al suo collo, giocherellando con la fine dei suoi capelli rossastri. 

Quello non è come il primo bacio che le ha lasciato Viktor sulle labbra, non è quel primo bacio che Fred ha dato ad una Tassorosso in Sala Grande, non è proprio nulla in confronto a niente. È quel bacio dove le labbra di Fred sono morbide e calde, sono come un tappeto di nuvole o la schiuma del cappuccino che beve a casa sua la mattina. È quel bacio che sa di un milione di cose dette e non dette, che è assordante e muto allo stesso tempo, che è un ossimoro vivente. 

Quando si staccano, entrambi per cercare aria, Fred fatica a starle lontano, si abbassa ancora un secondo per baciarla di nuovo: si tratta di un contatto talmente veloce che quasi non le sente nemmeno quelle labbra che la toccano. Sono come la brezza estiva la mattina ed Hermione si spinge verso l’alto, come per averne ancora, unendoli di nuovo. Il braccio libero di Fred si incastra dietro la sua schiena, l’avvicina ancora di qualche millimetro e ora, per quanto il corridoio fosse stato freddo al loro arrivo, è come se si trovassero al centro di una fiamma viva. 

Arriva un momento in cui alla fine si allontanano, forse impauriti di star già prendendo troppo, di non aver ancora detto abbastanza, "La caramella, sentivo quando mi pensavi e pensavi davvero, davvero molto." Fred le dice appunto, riprendendo il controllo del proprio corpo e passandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, "E ogni volta che dicevi il mio nome mi teletrasportavo da te, per questo ero sempre ovunque, perché tu non smetti di dire il mio nome."

Hermione ci mette qualche secondo a recepire le nuove informazioni, ha ancora la testa tra le nuvole, "Non lo dico così spesso." controbatte, ma alla bugia arrossisce senza ritegno. 

"Cinque volte in una settimana, hai detto il mio nome cinque volte mentre non ero con te e in due occasioni eri persino da sola." Fred le dà un buffetto sul naso, ridendo. 

"Non sei l’unica persona su questo pianeta che si chiama Fred." Hermione si aggrappa disperata sugli specchi: sa che sarebbe più facile, per una volta nella vita, dare ragione al gemello, ma non è quello che il Weasley si aspetta da lei, non è ciò che sono. 

Il mago alza un sopracciglio divertito e si abbassa a cercare le sue labbra una terza volta, istigandola a parlare, "Chi altro si chiama come me?"

"Uno studente del terzo anno di Corvonero." inventa, stringendo la bocca con sicurezza, mascherando la sua menzogna con un’espressione convinta sul volto. 

"Ci ho messo due anni per farti dire il mio nome e un Corvonero che è persino più giovane della più giovane dei miei fratelli è in grado di fartelo pronunciare cinque volte in una sola settimana?" il gemello ride, "Spero almeno che tu non pensi a lui tanto intensamente quanto lo fai con me."

"Era la caramella, eri ovunque nella mia testa ed eri così vero e… Non te ne volevi andare, vuoi sempre essere il centro di tutto, non ero nemmeno in grado di leggere i miei amati libri perché le parole si confondevano e si muovevano e tu ridevi e… "

Non finisce la frase, perché Fred le ruba le labbra ancora una volta: è un bacio più divertito, scherzoso del primo, ma sicuramente più prepotente degli altri due. La inclina verso la finestra, ma non la appoggia al vetro freddo, "Mi piaci." le sussurra, baciandola ancora, "Mi piaci decisamente troppo."

Hermione ride, scrollando il capo: vede solo Fred, sente solo Fred, per questo non si accorge di Katie, che è appena uscita dalla Biblioteca con il libro che ha preso in prestito. Un sorriso le esce prepotente sul volto, mentre si schiarisce la voce, come per ricordare ad entrambi che sono davvero in mezzo ad uno dei corridoi più visitati dell’intera scuola, come a dire che lei non ha intenzione di invadere la loro privacy, ma qualcun altro potrebbe farlo. 

Hermione arrossisce appena sulle guance e il gemello si bea di quella visione, scostandosi e recuperando la borsa della giovane lasciata sulla finestra, che lo segue silenziosamente, il volto che osserva le piastrelle del pavimento per nascondere quell’espressione di felicità che le tinge ogni centimetro della pelle. Tiene le mani ancorate dietro alla sua schiena, osserva il gemello e non può evitare di perdersi in ciò che le sta camminando davanti: anche di spalle, perfino di spalle Fred è bello e le provoca quel prepotente effetto di calore e desiderio dentro l’anima. 

Lo sta ancora guardando, quando il gemello finalmente si gira verso di lei, un sorriso sul volto e la mano tesa nella sua direzione, "Cosa?" gli chiede, alzando un sopracciglio divertita e sorpresa allo stesso tempo. 

"Ti sto dando la mano." chiarisce tranquillamente, "È che tu stai facendo quella faccia e io non posso dirti di no."

"Io non sto facendo nessuna faccia." Hermione arrossisce sulle guance, sporcata da un imbarazzo che le proviene da dentro: non sa di che faccia stia parlando Fred, ma è sicura che la stia facendo, è palese che gli ha fissato le mani almeno per quarantasette secondi, ne ha studiato le nervature, la grandezza: ha desiderato prenderle per sapere se fossero davvero morbide come nei suoi pensieri, "Poi di che faccia stai parlando? Io… "

"È la mia stessa faccia." Fred la interrompe, "Sono stanco di averti lontano, voglio prenderti per mano per ogni corridoio del castello, in tutte le aule della scuola, in ogni stanza, sgabuzzino, anfratto, anche in quei piccoli buchi nel muro dove la gente striscia per fare prima quando è in ritardo a lezione e che ha scoperto perché si stava nascondendo da un Serpeverde."

"Hai descritto ogni luogo di Hogwarts." gli fa notare Hermione, mentre le sue dita si scontrano prepotenti contro quelle del gemello in una lotta che non ha né vinti, né vincitori. Si uniscono e basta, fondendosi l’una con l’altra. 

"Quello è il piano." conferma Fred, tirandola verso di sé per far passare un gruppo di Tassorosso del quarto anno. 

Hermione arrossisce, mentre la sua guancia aderisce al braccio del gemello e le risate dei ragazzi che li hanno appena superati raggiunge le sue orecchie,  "È un bel piano."

 

"Tutta la scuola?" Hermione sente la gola completamente asciutta, comincia a mancarle l’aria. Sa, è al corrente del fatto che le notizie corrono in fretta ad Hogwarts, ma è un record che sia arrivata ovunque in meno di qualche ora. È vero, forse il fatto che qualcuno li abbia visti insieme per i corridoi può aver accelerato il processo, ma… 

"Tutta la scuola." confermano Ron e Neville all'unisono, mentre Harry scende dai dormitori con i mano i suoi libri per studiare e si siede vicino a loro con un’espressione esausta sul viso, "Che si dice?" chiede, lanciando lo sguardo ai tre, che non si sono nemmeno preoccupati di fargli un cenno di saluto. 

"Gli abbiamo appena detto che lo sanno tutti." Neville scrolla le spalle con fare tranquillo, indicando Hermione con un movimento del pollice. 

"Tutti sanno cosa?" i due gemelli, incuriositi dalla folla di persone che si è venuta a radunare in quell’angolo della Sala Comune, si avvicinano con un ghigno malandrino sul volto. 

"Che state insieme." 

Fred non recepisce bene da dove arrivi la risposta, è fermo a sorridere come un ebete a quel dato di fatto, ma presto l’espressione contenta si spegne sul suo volto, "Noi non stiamo insieme." puntualizza Hermione, incrociando le braccia al petto, con il libro di Storia della Magia che, dalle ginocchia, scivola contro il divano. 

"Non puoi negare l’evidenza, va contro tutte le tue regole." Harry storce il naso, rimettendosi a posto gli occhiali, "Se Ron avesse detto che gli asini volano, avresti avuto il diritto di dire che è una cosa impossibile, ti avrei potuto anche dare ragione, ma… Vi hanno visto almeno venti persone."

Hermione arrossisce sulle guance ed è lì che Fred si riprendere: un po’ perché George gli ha piantato una gomitata nelle costole, un po’ perché si rende conto che la sua strega ha ragione ancora una volta: non lo hai mai reso esplicito, non le ha mai fatto quella domanda che evidentemente la giovane si aspetta, quel tipo di domanda che appiana tutti i dubbi. Perché adesso Hermione cos'è per lui, se non quella ragazza con cui ha stipulato un piano per tenersi la mano in ogni angolo del castello? Lascia un posto libero vicino al gemello, riempito da Ginny, che ha lasciato le sue compagne di stanza a finire i compiti da sole: partecipare a quella conversazione vale molto di più di una punizione con Piton. 

"Hermione, non c’è niente di male a raccontare la ver… " Ron cerca di rassicurarla, un leggero buffetto sul braccio, ma si ferma quando Fred si inginocchia di fianco a lui con un ghigno malandrino sulla faccia. 

"Hermione." la richiama con quella voce sussurrata che le piace tanto, per questo si gira subito a guardarlo e sembra che tutto sia come la sera di qualche settimana prima, quando le ha proposto, insieme a George, di prendere la caramella: arrossisce, mentre la sicurezza dei movimenti del gemello è in grado di colpirla di nuovo nel profondo, "Quando io…" smette di parlare, osservando gli spettatori che stanno aspettando trepidazione di sentire la fine della frase, "Avete intenzione di stare lì tutto il tempo?"

Annuiscono contemporaneamente tutti quanti, Ron si siede sul bracciolo della poltrona dietro di lui, Ginny appoggia la testa alla spalle di George che sogghigna malandrino. Fred scuote il capo, tornando a guardare Hermione, un leggero imbarazzo gli colora la punta delle orecchie, "Quando ho detto di volerti tenere la mano ovunque, stavo cercando di dirti che volevo questa cosa… Io e te, insieme, come una coppia, come il gelato con le patatine fritte." le dice con calma, un sorriso a trentadue denti che gli copre il viso da una parte all’altra, "Cosa ne dici?"

 

Oh, al diavolo.

 


Lo so, arrivo un goccio prima, ma ho finalmente concluso uno degli esami più difficili dell'anno e questo è un po' un premio per me e una sorpresa per voi, l'ultima: finalmente è arrivato il bacio, finalmente posso smetterla di torturarvi. Dire addio mi sta facendo male, ma è giusto dire basta: mi sono già presa troppo spazio, sarebbe egoistico andare avanti con loro. Voglio solo diverlo, questa storia finisce qui, ma nella mia mente questo Fred non muore, questa Hermione vivrà tutto il resto della vita con un ombra malandrina al suo lato. Sono carini, sono tanti motivi per cui amo scrivere e non posso vederli soffrire, sarebbe insopportabile per me: non li ho scritti, ma li immagino già i loro figli che corrono per la casa, con Hermione che scuote il capo e Fred che li insegue con una risata sul volto. E sono bellissimi così, sono giustissimi così.
Mi avessero detto, l'ottobre dell'anno scorso, che questa storia sarebbe arrivata qui, che sarebbe piaciuta tanto, non ci avrei creduto: perché il mio piano era un altro, ma sono sempre belli gli imprevisti dell'ultimo minuto, vanno a creare qualcosa di straordinario, riempiono la vita in qualche modo.  
E alla fine di tutto, devo ringraziare tutti, dal primo all'ultimo: siete stato davvero tantissimo per me, sento che questa storia mi ha cambiato, mi è entrata un po' dentro e, con i vostri commenti, mi avete migliorato. Ho vissuto anche io un viaggio come la nostra Hermione, anche io mi sono innamorata di oguno di voi, quindi devo dire grazie. In tutti i toni possibili, in tutti i modi possibili. Ho iniziato questa storia in un momento un po' speciale per me, venivo da una situazione difficile e lo scoppio della quarantena non ha di certo aiutato, ma siete riusciti a farmi andare avanti con poco. E ve ne sono davvero, immensamente grata. 
Grazie per tutto, 
Sia ❤

 

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