Joint Training Battle Remake!

di f9v5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allenamento congiunto... forse. ***
Capitolo 2: *** Il coniglio e il fantasma. ***
Capitolo 3: *** La fine del pre-allenamento! ***
Capitolo 4: *** Nuovi coinquilini! ***
Capitolo 5: *** 1° giorno di convivenza: tutto nella norma... strano. ***
Capitolo 6: *** 3° giorno di convivenza: obbligo o verità... poteva andare molto peggio! ***
Capitolo 7: *** 6° giorno di convivenza: la partita! (il pre-gara) ***
Capitolo 8: *** 6° giorno di convivenza: la partita! (1° tempo) ***
Capitolo 9: *** 6° giorno di convivenza: la partita! (2° tempo) ***
Capitolo 10: *** 6° giorno di convivenza: una serata tranquilla(?). ***
Capitolo 11: *** 6° giorno di convivenza: vecchi rancori! ***
Capitolo 12: *** 7° giorno di convivenza: finalmente la Domenica! ***
Capitolo 13: *** 7° giorno di convivenza: il coniglio e la lucertola (e relative conseguenze)! ***
Capitolo 14: *** Finalmente il giorno dell'allenamento. ***
Capitolo 15: *** 1° giorno: sembrava tutto tranquillo... ***
Capitolo 16: *** 1° giorno: ... e invece cominciano le mazzate! ***
Capitolo 17: *** 1° Giorno: chi lotta e chi rifiata. ***
Capitolo 18: *** 1° Giorno: oscuri sintomi! ***
Capitolo 19: *** 2° Giorno: le squadre si riorganizzano! ***
Capitolo 20: *** 2° Giorno: l'arte dell'imboscata! ***
Capitolo 21: *** 2° Giorno: siamo giunti a metà giornata. ***
Capitolo 22: *** 2° Giorno: Riflessioni. ***
Capitolo 23: *** 2° Giorno: lo sfogo di un nerd! ***
Capitolo 24: *** 2° Giorno: una serata caotica! ***
Capitolo 25: *** 3° Giorno: le prime nubi! ***
Capitolo 26: *** 3° Giorno: Addensamento! ***



Capitolo 1
*** Allenamento congiunto... forse. ***


Subito dopo aver finito la sua tazza di thè, il preside Nezu lanciò un attento sguardo, condito dal suo immancabile sorriso, ai due insegnati presenti nel suo studio.
-Se avete qualche domanda da pormi, o qualche dubbio su ci volete chiarimenti, fate pure.-
Eraserhead e Vlad King si scambiarono una fugace occhiata, prima che il moro scuotesse lievemente la testa.
-Nulla da obbiettare.- in effetti, si ritrovò a pensare, la proposta del preside era perfettamente sensata.
-Certo, i ragazzi potrebbero sorprendersi di questo cambiamento dell’ultimo minuto, ma la carriera da Hero vede spesso il verificarsi di imprevisti, meglio che imparino sin da ora ad adattarsi ad essi.-
Il mammifero annuì alla precisazione del collega.
L’intento dietro quella modifica era appunto quello.
Un eroe professionista doveva sempre prestare la massima attenzione durante un incarico e la possibilità che si verificassero eventi non previsti era notevole.
Quel cambio di programma avrebbe dato agli allievi un ulteriore assaggio di cosa li avrebbe aspettati una volta che avrebbero intrapreso la carriera professionale.
-Bene, allora direi che possono essere informati domani stesso.- il preside riempì un’altra volta la sua tazza prima di dare ai due Pro il congedo.
Quando fu lasciato solo nel suo ufficio la portò nuovamente alle labbra, cominciando a tremare, era l’inizio di una delle sue risate nevrotiche.
“Conoscendo alcuni elementi delle rispettive classi, dubito che tutti la prenderanno bene. Ma in fondo è meglio così, quei giovani devono imparare il concetto di adattabilità… AHAHAHAHAH”
Fu più il contenuto che si rovesciò sulla sua scrivania di quello che riuscì effettivamente a bere.
 
 
 
Izuku Midoriya fece un respiro profondo, mentre, insieme ai compagni, raggiungeva il terreno di allenamento gamma.
“OK, sarà una sfida impegnativa, un altro passo importante, facciamo del nostro meglio.” Pensò tra sé e sé.
Oltretutto sarebbe stata anche un’ottima opportunità per analizzare meglio i quirk della 1-B.
Le interazioni delle due classi erano state veramente minime dall’inizio dell’anno, quindi non c’era mai stato effettivamente modo per lui di osservare attentamente di cosa fossero capaci.
“L’ho portato, vero?” tirò un sospiro di sollievo interiore quando, mettendo una mano dentro il cappuccio del costume, percepì la ruvida carta del suo notebook.
Perfetto, non l’aveva scordato.
Passò in rassegna tutti i suoi compagni, ognuno dimostrava di essere determinato e pronto a dare prova di sé.
Lo sguardo finì un attimo su Bakugo, quando i loro occhi si incrociarono questi si limitò ad un “Tsk” prima di distoglierlo.
Izuku aggrottò leggermente le sopracciglia, certe volte aveva il sospetto che, a discapito della “chiacchierata” avuta tempo addietro, fosse cambiato ben poco nelle loro interazioni.
Beh, non era il momento di pensarci.
Arrivati alla zona predisposta per l’allenamento, notò, come tutti, che i loro cosiddetti rivali erano già arrivati.
La cosa che saltò all’occhio subito a lui e ai suoi compagni fu lo sguardo sprezzante di Monoma.
-Bene, bene, se non sono i nostri acerrimi nemici. Spero siate pronti a perdere, perché oggi finalmente vi dimostreremo la nostra superiorità!- annunciò il biondo con teatrale arroganza.
I ragazzi della A notarono come Kendo Itsuka si stesse apprestando a colpirlo al collo, salvo rinunciare all’ultimo mormorando qualcosa che suonava come una sconsolata ammissione.
-Potrebbe sempre servirci, magari dopo.- più o meno disse questo.
Le due classi passarono alcuni secondi a lanciarsi intensi sguardi, sembrava che le schermaglie pre-lotta avessero avuto inizio.
Izuku francamente non sentiva i calori della fantomatica rivalità, ma passò un considerevole lasso di tempo a studiare attentamente tutti loro.
Già ad occhio di elementi interessanti e da tenere sott’occhio ve n’erano parecchi: Honenuki e Tokage, da quanto aveva sentito, erano i due studenti della B entrati tramite raccomandazione, il che equivaleva a dire che dovevano essere quelli più temibili, Kendo e Tetsutetsu avevano due quirk che li rendevano due avversari pericolosi nello scontro ravvicinato, le liane di Shiozaki erano utili tanto in difesa quanto in attacco.
Si, gli elementi degni di attenzione erano parecchi, e degli altri aveva comunque una conoscenza troppo ridotta, anche nulla si poteva dire, per permettersi il lusso di sottovalutarli.
I due insegnanti responsabili aspettarono ancora qualche secondo per far calmare gli animi, per quanto, escludendo le solite spacconate di Monoma e le urla isteriche di Bakugo, non ci furono effettivi elementi di disturbo, per poi prendere parola.
-Allora, come tutti ben sapete, questo era il giorno stabilito per l’allenamento congiunto.- annunciò Eraserhead col solito tono svogliato.
I ragazzi erano in fermento, era giunta l’ora dell’atteso confronto, si sarebbero sfidati per misurare i propri progressi e valutare così chi...
-Beh… abbiamo deciso di rimandarlo.-
…chi si aspettasse di più di sentirsi dire questo. E, a giudicare, dagli occhi sgranati, le bocche spalancate, e gli impropri del possessore di “explosion”, evidentemente nessuno.
In seguito fu Vlad King a prendere parola.
-Capiamo che la cosa vi abbia lasciati sorpresi…- ed era poco, Kamakiri mimò palesemente il gesto dell’andare a quel paese.
-… ma abbiamo avuto un’attenta discussione col preside in questi giorni, abbiamo convenuto che l’idea di un semplice scontro misto non avrebbe fornito un’esperienza formativa che potesse definirsi effettivamente valida.-
La questione aveva coinvolto anche gli altri insegnanti, ne avevano indette parecchie di riunioni in quei giorni per decidere il da farsi.
Fu una sorpresa per tutti loro quando Midnight, durante una di queste, se ne uscì con quella che lei definì come la possibilità di “unire le classi in un rapporto di maggior passione e lasciare che la gioventù sfoghi i suoi desideri”.
-Il suo discorso sembrava uscito da un porno.- aveva commentato in proposito Present Mic, col professor Snipe che aggiunse -Quasi tutto quello che dice sembra uscito da un porno.-
A discapito del linguaggio da sottoporre a censura, l’idea che venne avanzata dall’eroina vietata ai minori riscosse l’approvazione di tutto il corpo insegnanti, perfino di un austero Aizawa che avrebbe commentando dicendo di essere stupito di non averci pensato lui, seppur il tono di voce non fece capire a nessuno se fosse serio o avesse tentato di fare sarcasmo.
Stava di fatto che quel cambiamento fu approvato e proprio la giornata precedente i due insegnanti responsabili ricevettero la definitiva conferma dal preside.
-Chiedo scusa, ma potreste cortesemente specificare meglio?- con mano alzata e voce perentoria, Tenya Iida espresse quello che immaginava fosse il dubbio generale di tutti gli studenti in quel momento.
Aizawa riprese in mano il discorso.
-Diciamo solo che mettervi gli uni contro gli altri, in uno scontro diretto, ci sembrava troppo superficiale, abbiamo optato per fare dei cambiamenti che renderanno l’allenamento più proficuo in termini di esperienza, per ognuno.-
Il preside aveva previsto che sarebbero avanzate richieste di chiarimenti, francamente Aizawa si sarebbe infastidito se non fosse successo.
-Non entrerò più nello specifico in merito!- dichiarò con voce seria, bastò quello a far intendere che fosse il caso di ascoltarlo e non cercare di indagare, in fondo ormai dovevano esserci abituati al fatto che non gli venisse rivelato tutto dal principio.
-Oltretutto, ci sarà anche un ulteriore cambiamento… logistico, potremo dire. Per un’intera settimana a partire da oggi, in attesa che i preparativi vengano ultimati, le due classi convivranno mischiate.-
Quella fu una delle modifiche suggerite da Midnight, il tonò con cui lo disse lasciava spazio a poche interpretazioni, ma il preside ritenne che anche quel suggerimento andasse seguito… non certo per quel motivo però.
-COOOOSA?! Non mi mischierò con quegli arroganti della A, piuttosto…- la protesta di Monoma venne presto sedata dalla botta al collo rifilatagli dalla sua rappresentante di classe.
Apparve un sorrisino rilassato sul volto di Itsuka Kendo; visto che l’allenamento non si sarebbe più tenuto quel giorno, non valeva la pena risparmiargli le meritate botte.
-Intendete proprio che, per i prossimi sette giorni, metà della classe A si sposterà nei dormitori della sezione B e viceversa?- la domanda stavolta fu posta da Yaoyorozu.
-Esattamente.-
-Posso chiedere quale ragione vi ha portato a prendere questa decisione?-
-Abbiamo ritenuto che le scarse interazioni occorse fra le due sezioni non abbiano permesso lo svilupparsi tra voi studenti di un rapporto di reciproca fiducia. In futuro, quando diventerete Pro Hero, potreste ritrovarvi in situazione di dover lavorare gli uni con gli altri, senza un sincero spirito di collaborazione, già formato, il vostro lavoro ne risentirà.-
Beh, si ritrovarono a pensare molti, la spiegazione aveva perfettamente senso.
Se a ogni alunno di entrambe le sezioni avessero chiesto di descrivere gli aspetti peculiari dei compagni dell’altra, nessuno avrebbe effettivamente potuto fornire una descrizione che potesse andare oltre il superficiale. Quel miscuglio temporaneo poteva essere la soluzione per spezzare le barriere che si erano involontariamente create tra i giovani aspiranti eroi.
Molti presero pure bene tale notizia, Ashido e Hagakure già speravano di fare amicizia con qualcuno dei loro pseudo-rivali e, perché no, fare qualche chiacchiera da ragazze con le altre.
-Comunque…- riprese il professor Vlad con voce perentoria. -… dal momento che vi abbiamo ugualmente fatto venire qui ci potreste anche aver pensato già: seppur la sfida vera e propria sarà rimandata, oggi terremo comunque dei brevi scontri di allenamento in 1 contro 1. Cinque in totale.-
Quell’ulteriore notizia bastò ad infiammare nuovamente gli animi, alla fine ci sarebbe comunque stato modo per qualcuno di mettersi in mostra.
I più intelligenti delle rispettive classi però ebbero un punto di vista leggermente diverso: più che un contentino per la sfida posticipata, dava maggiormente l’impressione di un invito a mettere a fondo le proprie capacità per chiunque.
Coloro che non avrebbero preso parte a quegli scontri avrebbero dovuto approfittarne per studiare il modo di lottare dei contendenti avversari e preparare in anticipo eventuali contromosse, magari contro quelli i cui quirk si fossero mostrati in vantaggio sul proprio in termini di potenza, chi suddetti scontri li avrebbe sostenuti poteva contare sul fattore prevedibilità e preparare nuove strategie che avrebbero colto di sorpresa gli altri.
C’era decisamente molto in quel pre-allenamento.
-Molto bene, procediamo con le accoppiate, che, chiariamo subito, saranno puramente casuali, quindi non sono consentite richieste di volontari né tantomeno la possibilità di richiedere di affrontare un determinato avversario.-
-Diamine.- biascicò Mineta a bassa voce, e lui che già sperava di affrontare una delle ragazze della 1-B e usare qualche trucchetto per allungare le mani.
Aizawa accese con un telecomando quello che sembrava a tutti gli effetti un display interattivo delle dimensioni di una lavagna, lo avevano piazzato lì in precedenza, i nomi di tutti gli studenti in bella mostra sullo schermo.
Quando cominciarono a sorteggiare, in molti trattennero inconsciamente il fiato, indecisi se fosse meglio venire scelti o meno.
“Chiunque affronterò lo faccio saltare in aria!” pensò Bakugo, con un ghigno sadico.
“Se esco, mettimi contro una ragazza.” pregò Mineta.
“Voglio uno scontro virile.” Questi erano Kirishima e Tetsutetsu, persino nei pensieri erano sulla stessa lunghezza d’onda.
Alla fine i primi due nomi vennero sorteggiati.
E il display recitava chiaramente “Midoriya Izuku vs Yanagi Reiko”.
Sarebbe stato quello il primo scontro di quella giornata di allenamento.
Izuku deglutì, francamente non si aspettava di essere sorteggiato per primo.
Rivolse uno sguardo a colei che sarebbe stata la sua avversaria, la ragazza dai capelli argentati non modificò minimamente la sua tipica espressione stoica quando ricambiò, oltretutto la maschera del costume, che le copriva il volto fino al naso, le conferiva un’aria di maggior mistero che la rendeva quasi spaventosa.
Tirò un forte sospiro.
-Che i due contendenti si dirigano alle entrate opposte del Ground Gamma, cominceremo tra cinque minuti.-
Izuku sfilò il quaderno degli appunti dal cappuccio e lo affidò a Iida, sapeva di poter contare sulla discrezione dell’amico, non avrebbe mai sbirciato e non avrebbe permesso a nessuno di farlo.
Azione che non passò inosservata agli occhi di Monoma, che si lasciò scappare un lieve sorrisetto.
I due ragazzi selezionati si fecero avanti, con già il resto dei loro compagni che cominciarono a fare il tifo, dovute eccezioni a parte.
-Mi raccomando Yanagi, concialo per le feste e mostragli la nostra superiorità.-  fu proprio Monoma il primo a incoraggiare la compagna, se poteva essere definito incoraggiamento.
-Vedi di non perdere in maniera troppo misera, Deku di merda.- e questo fu Bakugo.
“Kacchan, se questo è un incoraggiamento non mi ha incitato granché.” Pensò distrattamente il verde.
Izuku ritenne che fosse il caso di scambiare almeno i giusti convenevoli con la sua sfidante.
-Comunque, Yanagi, v-volevo augurarti buona fortuna… e, c-che vinca il migliore.- accidenti, con le ragazze era decisamente ancora troppo impacciato.
Lei ricambiò con un lieve inchino.
-Midoriya, ritengo tu sia un degno contendente, pertanto mi aspetto da te una resa pratica che si confaccia alla tua nomea.-
“Che ha detto?” pensò la maggior parte della classe B, certe volte Yanagi se ne usciva con certi termini.
-Ma certo… fa-farò del mio meglio.-
“E lui l’ha capita?!”
I due si scambiarono un rapido inchino prima di dirigersi al rispettivo punto di partenza.
Magari non era certo quello che i quaranta studenti si erano aspettati per quel giorno, ma le cose sembravano ugualmente destinate a farsi molto interessanti.
Sì, e ci sarebbe stato parecchio da sudare, d’altronde alla U.A non ci andavano mai per il sottile con nessuno, poco ma sicuro.
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora, ufficialmente direi che non mi sono presentato da quando ho messo piede su questa sezione, magari per il semplice fatto che le tre storie pubblicate finora fossero drabble, avrei finito con lo scrivere note più lunghe delle storie stesse.
Comunque, sono F9v5 e saluto chiunque legga.
Allora, personalmente direi che My Hero Academia è una buona serie, non un capolavoro, ma mi piace molto, malgrado molti elementi a mio parere discutibili per come sono stati gestiti (cough* Bakugo per dirne uno cough*) ma non mi dilungo qui.
Diciamo che tra tutte le saghe quella dell’allenamento congiunto finora è quella che ha avuto più elementi che mi hanno deluso (cough* tra cui Bakugo e il palese servilismo di Horikoshi nei suoi confronti cough*), ma nuovamente non mi dilungo qui.
Spinto da ciò ho deciso di provare a riscriverla a modo mio, non mi do arie dicendo che creerò chissà quale capolavoro o altro, cercherò semplicemente di fare una storia che sia godibile e piacevole per chi vorrà leggerla.
E si, avrei voluto vedere nascere una rivalità, in termini amichevoli comunque, tra Midoriya e Yanagi, mi mandano quel vibe da amici/rivali e quindi ho deciso di farli scontrare. In merito agli altri quattro scontri, francamente non ho ancora deciso quali fare, ma non intendo dilungarmici in maniera eccessiva perché voglio tenermi gli scontri effettivi per dopo, se però c’è qualche battaglia 1 vs 1 che vi piacerebbe vedere non fatevi problemi a riferirmelo, vedrò se si potrà fare.
Mi sto dilungando troppo lo stesso alla fine, direi che per adesso mi fermo qui, se comunque avete domande o curiosità chiedete senza problemi.
Vi auguro una piacevole giornata/serata, in base a quando state leggendo.
 

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Capitolo 2
*** Il coniglio e il fantasma. ***


-Ascoltate molto attentamente perché non lo ripeterò, le regole sono semplici: l’incontro durerà quindici minuti, per vincere sarà necessario sconfiggere l’avversario o portarlo alla resa. Se allo scadere del tempo nessuno dei due contendenti avrà ottenuto suddetto risultato, la battaglia terminerà in pareggio.- il professor Aizawa fu chiaro e conciso, nulla di nuovo.
Dal suo ingresso per il Ground Gamma, Izuku strinse i pugni.
“Dunque sarà anche una lotta contro il tempo. L’arena d’allenamento è incredibilmente vasta, un lasso così ridotto di fatto ti obbliga ad andare alla ricerca del tuo avversario senza tergiversare.”
Il verde non aveva dubbi sul fatto che fosse tutto preventivato, era probabile che avessero organizzato questi incontri preliminari sempre con l’idea di prepararli alle varie eventualità.
Durante l’attacco di un villain il tempo era a tutti gli effetti un elemento chiave: prima si riusciva ad arrivare sul luogo del crimine e maggiori sarebbero state le possibilità di ridurre i danni a cose e persone.
Li stavano istruendo sul valore da dare tanto alla rapidità di pensiero quanto a quella fisica.
Il ragazzo sospirò e si diede due lievi schiaffi in faccia con le mani, ora bisognava solo impegnarsi e fare attenzione, non sapeva praticamente nulla sui poteri di Yanagi, lei d’altro canto, come tutto il resto della classe B, lo aveva visto in azione durante il festival sportivo, quindi almeno un’idea su cosa potesse fare l’aveva.
-Bene, potete iniziare!-
Izuku, con un rapido scatto, si lanciò per il labirintico Ground Gamma, l’elemento chiave sarebbe stato la velocità.
 
 
 
Rimasti nella struttura sopraelevata, i ragazzi e i due insegnanti si limitavano ad osservare.
La curiosità era sicuramente l’elemento che più serpeggiava tra i ragazzi, le capacità di Midoriya erano ben note, e francamente i ragazzi della B si chiedevano come riuscisse a sopportare di rompersi le ossa in quel modo, malgrado avessero sentito che ultimamente non stesse capitando più con la stessa frequenza.
-Yanagi non ha speranza nel combattimento ravvicinato. Dovrà fare in modo di tenere Midoriya a distanza se vuole avere qualche possibilità- commentò Itsuka, conosceva bene le capacità dei suoi compagni e su questo era certa che condividessero la sua opinione.
Il quirk del verde era ovviamente adatto per gli scontri fisici, guarda caso ciò in cui Reiko peccava maggiormente, lei d’altronde poteva appunto affidarsi all’ampio raggio, se avesse saputo giocare sull’elemento sorpresa avrebbe davvero potuto farsi valere.
-Tsk, quel Deku di merda farà una figuraccia, come al solito!-
Il commento di Katsuki Bakugo non sorprese più di tanto nessuno dei ragazzi della B, il suo pessimo temperamento era cosa nota, si chiedevano piuttosto perché il resto della A fosse sempre così permissivo nei suoi confronti.
Itsuka pensò anche che non fossero comunque affari loro e che fosse il caso di…
-Ok, è aperto il banco delle scommesse, su chi puntate?- Tsuburaba e Kamakiri avevano tirato fuori dal nulla un tavolino e una cassetta in cui raccogliere i soldi da scommettere, mettendo su un giro di gioco d’azzardo vero e proprio, alcuni dei ragazzi, di entrambe le sezioni si erano già avvicinati con le rispettive puntate.
… dare una botta in testa a quei due per la bella figuraccia che gli stavano facendo fare.
Monoma fu sinceramente tentato di fare una puntata a favore di Yanagi, ma per quanto il suo astio fosse elevato, era purtroppo consapevole che l’’avversario che la compagna stava affrontando era un osso duro, e di perdere soldi contro quelli della A non ne aveva proprio voglia.
-Io punterei anche tutto su Yanagi, ma oggi mi sento generoso, non parteciperò così da non essere artefice di un palese furto ai vostri danni.- tirò un sospiro di sollievo dopo essersi voltato.
-Guarda che ti abbiamo visto sospirare.- lo accusò Kaminari.
Kendo si sbattè una mano in faccia, dovevano sempre fare certe figure.
-IO PUNTO SULLA TIZIA PALLIDA. DEKU PERDERÀ MISERAMENTE!-
Bakugo fu uno dei pochi che non puntarono per il rispettivo compagno di classe, seppur era ovvio che la motivazione non fosse certo la fiducia o altro nei confronti di Reiko, palesemente voleva solo vedere Izuku perdere.
 
 
 
Erano già passati cinque minuti dall’inizio della sfida, e ancora Yanagi non si era intravista.
Izuku stava girando ininterrottamente dal momento della partenza, il Full Cowl attivato al 5%, per quanto ormai in certe situazioni riuscisse a rilasciare anche il 20% preferì non fare sforzi eccessivi, la stanchezza avrebbe giocato contro di lui.
“Allora, cerchiamo di fare mente locale.” era stato il suo primo pensiero non appena aveva iniziato a correre.
Ignorava di quale quirk la sua avversaria fosse in possesso, pertanto poté solo basarsi su quel poco che poteva trasparire dall’apparenza: il costume da Hero di Yanagi ricordava un kimono, non sembrava il genere di indumento adatto a chi doveva muoversi costantemente e con lestezza.
Era dunque probabile che la ragazza non possedesse un potere che si addicesse al combattimento fisico, quel costume sarebbe altrimenti stato più di impaccio che di utilità, al verde venne dunque da ipotizzare che riguardasse la lunga distanza, oltretutto il design stesso del costume sembrava molto semplice, anche per la combinazione dei colori, bianco e nero, indicava proprio il desiderio di non attirare l’attenzione, difficile da notare poi in luoghi oscuri.
E il Ground Gamma, con tutte le costruzioni metalliche e tubi da cui era composto ne offriva molteplici di angoli bui in cui celarsi.
“Probabilmente si sta muovendo tra gli anfratti per non farsi notare e vuole tendermi un’imboscata, devo fare attenzione.” se le sue supposizioni fossero state esatte c’erano delle buone probabilità che si trattasse di questo scenario.
Il problema era che, anche dando per scontato che avesse formulato ipotesi corrette, non avesse appunto indizi su come scovarla senza farsi notare a sua volta.
Il fatto che lei però non stesse a sua volta cercando di attirare la sua attenzione poteva simboleggiare tanto che non avesse ancora pensato ad una strategia da applicargli contro quanto che non volesse rischiare per timore di rimanere scoperta al suo contrattacco se il suo piano fosse fallito.
Il ragazzo continuò a correre in mezzo a tubi e pilastri, lasciandosi scariche elettriche dietro che si dissipavano poco dopo nell’aria, la situazione era in completo stallo.
Altri due minuti erano passati, decise dunque di disattivare il Full Cowl e proseguire a passo lento, non poteva rischiare di stancarsi troppo.
Tese ancora di più le orecchie, pronto a captare il minimo rumore sospetto.
 
 
 
Reiko era ben consapevole dei suoi limiti.
Le sue capacità fisiche erano estremamente ridotte, nel combattimento ravvicinato la sua esperienza era basica, un qualunque confronto portato sul piano dello scontro fisico per lei sarebbe equivalso a una sconfitta immediata.
Contro un avversario come Midoriya, poi, che palesemente basava il suo stile sulla rapidità e la forza fisica, sarebbe stato ancora più evidente il divario netto.
La ragazza dai capelli argentati fu bene attenta nel muoversi, cercò sempre di mantenersi in prossimità delle zone più scure e di non fare rumore, se fosse incappata in lui prima di poter preparare il terreno per la sua idea avrebbe perso sicuramente.
L’unica speranza era coglierlo in fallo, stancarlo e avvicinarsi solo quando avesse avuto la sicurezza di poterlo mettere al tappeto; doveva attirarlo in una trappola.
Ebbe la fortuna di arrivare in una parte del Ground Gamma più ampia e relativamente vuota, poteva sfruttarla per pressarlo con attacchi costanti, e grazie al raggio di azione del suo quirk poteva farlo senza uscire dal suo eventuale nascondiglio.
“Speriamo funzioni. Se riesce a resistere sarò in grossi guai!”
 
 
 
-Sono passati dieci minuti, ne mancano cinque al termine della sfida.-
In quel momento tra gli studenti serpeggiava un certo senso di tensione.
Paradossalmente i due avversari non si erano ancora incrociati eppure tutti sembravano aver capito che entrambi stavano giocando il loro personale gioco di guardia e ladri con i ruoli non ancora stabiliti.
-Yanagi sta facendo la cosa migliore.- commentò Kendo, osservando sullo schermo gigante montato su un apposito sostegno (certo che alla U.A non si facevano mancare nulla) i movimenti della compagna di classe.
-Ma è altrettanto ovvio dire che Midoriya avrà la vittoria in tasca se rimarrà in piedi.- aggiunse Tokage, con un sorrisetto e un’alzata di spalle, sembrava che avesse inteso la strategia di Reiko, data l’assoluta certezza con cui parlò.
-Io mi sto annoiando, speravo che Midoriya ci regalasse un po' di botte da orbi.- si lamentò distrattamente Kaminari tra i ragazzi della A, prima che Jiro lo pizzicasse con uno dei suoi lobi allungati.
-Midoriya non è certo stupido come te. Tu avresti già perso con questa mentalità.- lo redarguì con sarcasmo.
 
 
 
Izuku sentì all’improvviso un frastuono metallico.
Il primo istinto del giovane fu di correre verso la fonte, si fermò subito dopo al sospetto che potesse essere una trappola.
Decidendo di mantenere la dovuta cautela, riattivò il Full Cowl al 5% e spiccò un salto, andando ad adagiarsi su una perfetta riproduzione di un sistema di oleodotti, magari sfruttando il fattore altezza avrebbe notato maggiori dettagli, per quanto questo lo avrebbe al contempo reso più semplice da individuare.
Correndo su di essi arrivò ad un punto in cui poté affacciarsi su una zona che sembrava adibita a stoccaggio, vista la presenza di materiali sistematicamente accumulati, tra tubature, bulloni, travi d’acciaio, assi di legno e simili.
Erano piazzati con un tale ordine e precisione da sembrare sospetti.
“Mancano meno di cinque minuti.” cercò di fare mente locale, osservando la zona Yanagi non si vedeva da nessuna parte.
Nascosta, palese.
-Continuando di questo passo non si andrà da nessuna parte.- mormorò a bassa voce.
Fu a quel punto che gli sembrò di udire un fruscio sospetto, non ebbe il tempo di voltarsi che un palo di ferro lo colpì alla schiena, gettandolo giù dalla sua postazione e facendolo piombare proprio nello spiazzale.
Quattro minuti.
Con un movimento a mezz’aria, Izuku atterrò in piedi, l’arma che gli era stata usata contro giaceva ora a terra e della sua avversaria nessuna traccia.
“Full Cowl 8%” cominciò a guardarsi freneticamente intorno.
Una pioggia di cavi e tubi venne cadde a bloccare una possibile via d’uscita, ben presto seguita da altre e rendere inaccessibile ogni strada che lo avrebbe portato nelle parti più strette e intricate del labirinto metallico.
“Mi ha attirato in una zona aperta per non darmi appoggi tra cui muovermi.” Yanagi era stata più previdente di quanto si fosse aspettato.
Un’altra quantità di oggetti cominciò a quel punto a volteggiargli intorno, fu presto accerchiato.
“Un quirk telecinetico?!”
Doveva individuarla al più presto.
Mancavano tre minuti quando Izuku cominciò a scattare per lo spiazzale evitando armi contundenti che lo seguivano, evidentemente controllate a distanza.
“Devo localizzarla subito!”
Il ragazzo spiccò un balzo in aria e guardò freneticamente intorno, ma il tentativo di individuare l’avversaria fu ostacolato dai continui attacchi ricevuti, tutti puntualmente allontanati con un Delaware Smash al 20% che li disperse.
Atterrato, Izuku, ritornato all’8%, ricominciò a correre; ad un certo punto notò che, nella parte in cui si trovava al momento, non stava venendo più inseguito, ne approfittò per mettersi al sicuro.
Due minuti alla fine.
Nascostosi dietro un macchinario, il ragazzo cominciò a riprendere fiato, il braccio con cui aveva usato per un istante il 20% tremolava fastidiosamente, ma se paragonato ai tempi in cui si rompeva le ossa aveva la parvenza di un lieve pizzicorino.
“Ok, sembra scontato che possa controllare gli oggetti con la mente. Il punto è che non ho idea di quanto sia ampio il suo raggio d’azione. Hanno smesso di seguirmi ad un certo punto, quindi è ovvio che sono uscito dal suo campo visivo, o almeno spero.”
Inspirato profondamente per calmarsi, Izuku pensò.
Ormai il tempo stava scadendo, e visto che la zona aveva le uscite bloccate, Yanagi non ci avrebbe messo troppo a individuarlo ancora, a questo punto gli venne in mente solo una cosa da fare per far sì che si scoprisse.
Dubitava che lei volesse accontentarsi di un pareggio, sarebbe andata alla sua ricerca, a quel punto sarebbe stata una questione di resistenza.
O funzionava o per lui sarebbe stata la sconfitta.
“Speriamo di avere fortuna.”
 
 
 
Bloccare Midoriya in una zona in cui avesse mancanza di appigli le era sembrata una buona idea, ridurgli la mobilità era fondamentale.
Reiko lo stava ormai tenendo sotto tiro, o almeno, questo la ragazza aveva sperato.
Il suo quirk Poltergeist aveva pur sempre dei limiti e Midoriya era fuori dal suo raggio, pertanto quando questi si era allontanato troppo, pur rimanendo nella zona ampia, aveva deciso di lasciar cadere tutto a terra e non sprecare le forze.
Il problema stava nel fatto che il tempo fosse agli sgoccioli, se avesse continuato a rimanere all’ombra non avrebbe mai ottenuto la vittoria desiderata.
Cercando di rimanere in una zona poco esposta, la ragazza si mosse restando rasente al muro d’acciaio.
In teoria sarebbe bastato un altro po' per tornare ad averlo nel suo raggio d’attacco.
Intravedendo una zazzera di capelli verdi dietro un enorme fila di condotti di trasporto idrico, cominciò a far levitare telepaticamente numerosi tubi intorno a lei per avere sempre potenziali armi vicino.
Si avvicinò abbastanza da ritrovarsi parallelamente a lui, ben nascosta all’ombra dei muri.
Se fosse riuscita a colpirlo in testa prima che si accorgesse di lei avrebbe potuto stordirlo a sufficienza per bloccargli i movimenti.
Ultimo minuto.
All’improvviso notò la sua espressione divenire allarmata, che si fosse accorto di lei? Era sicura di non aver fatto il minimo suono, ma quello era palesemente lo sguardo di qualcuno che si era reso conto di esser stato scoperto, quanto doveva essere fine il suo udito?!
Nell’arco di un batter d’occhio, Midoriya sbucò fuori dall’ormai inutile nascondiglio e tornò nella zona spoglia.
Reiko reagì istintivamente accerchiandolo di nuovo, se ormai era stata scoperta tanto valeva colpire per prima.
In un connubio di rumori metallici e versi di dolore, il ragazzo venne tempestato di attacchi da ogni lato, si difese respingendo più oggetti possibile, ma molti colpi andarono a segno, fin quando non cadde in ginocchio.
Il problema stava nel fatto che da quella distanza non sarebbe mai riuscita a infliggergli un colpo decisivo, maggiore era la distanza maggiore era altrettanto la mancanza di precisione.
Andava fatto un azzardo, ed era nella posizione in cui poteva rischiare.
Yanagi scattò attirando a sé una sbarra metallica.
Ormai a pochi passi pensò di avere la vittoria in tasca.
Ma quando si apprestò a colpire, Izuku alzò prontamente il braccio e parò l’attacco, bloccando l’arma con la mano.
Quando si voltò a guardarla, i suoi occhi verdi sembrarono volerla fulminare; lei sgranò i suoi, per la prima volta la sua espressione mostrò un cenno di sorpresa.
-Scusa Yanagi, sono stato un po' sleale.- venne presto circondato nuovamente da crepitanti scariche elettriche, fu troppo veloce perché lei riuscisse a lanciargli altro addosso.
A pochi secondi dal termine, Izuku Midoriya con un movimento rapidissimo afferrò per il collo la sua avversaria e la sbatté a terra con forza brutta inaudita.
L’aspirante Hero Emily giaceva ora a terra priva di sensi, Deku si mise a sedere per riprendere fiato.
 
 
Aizawa osservò attentamente la situazione, secondo il timer mancavano ancora tredici secondi, e uno dei due contendenti era stato messo al tappeto.
-Yanagi Reiko non è in grado di continuare, la vittoria va a Midoriya Izuku, la sezione A si aggiudica questo incontro.-
 
 
 
-Tsk. Ha avuto un culo pazzesco- si limitò a grugnire Bakugo, incazzato per averci pure perso dei soldi.
Dal lato dei ragazzi della B, alcuni già tiravano sospiri sconsolati.
-Peccato che Reiko abbia perso, credevo c’è l’avrebbe fatta.- pigolò mogiamente Pony, chinando leggermente la testa.
-Midoriya ha sfidato la sorte. Ha finto di essere stato scoperto così da mettere Reiko sull’allerta e spingerla ad attaccare. Una volta adescata stava tutto nel fatto che riuscisse a reggere o meno l’assalto in campo aperto. A pochi secondi dalla fine lei, convinta di averlo stancato abbastanza, ha cercato di sferrare un colpo diretto da distanza ravvicinata prima che scadesse il tempo, lui non aspettava altro.- commentò Setsuna Tokage, non nascondendo un sorrisetto amaro per la sconfitta della propria classe in quel primo match.
Se non fosse che Itsuka, subito dopo, sgranò comicamente gli occhi nel vederla andare al banco scommesse improvvisato a riscuotere la sua percentuale.
-Hai puntato su Midoriya?!-
La ragazza dai capelli verdi alzò le spalle.
-Chiamalo azzardo se vuoi.-
Prima dell’inizio del prossimo round gli insegnanti decretarono una mezz’ora per sistemare l’arena e accertarsi delle condizioni degli studenti.
 
 
-Ah, quindi il tuo quirk non ha effetto sulle persone?-
-No.-
-In effetti avrei dovuto immaginarlo, altrimenti lo avresti usato subito su di me. In quel caso molto probabilmente avrei perso.-
-Può darsi.-
Mentre tornavano dal resto dei compagni, Izuku e Reiko cominciarono a chiacchierare, inutile dire che le domande di lui riguardassero il quirk di lei.
Vedere parlare a manetta lui mentre la ragazza si limitava a piccoli cenni o risposte al minimo faceva chiedere se si stessero davvero ascoltando a vicenda.
Il suo eccitato delirio sul quirk Poltergeist e i possibili usi in cui sarebbe tornato utile si interruppero quando il ragazzo notò che la ragazza si era fermata, il suo sguardo impassibile sembrava brillare di una scintilla di determinazione.
-Oggi la sorte non mi ha arriso per mio demerito, ma spero di poter incrociare ancora il mio cammino col tuo, sei un degno avversario.- la ragazza si abbassò la maschera del costume, si intravedeva un piccolo sorriso che svanì dopo pochi istanti.
Ma tanto bastò perché Izuku ricambiasse, altrettanto determinato.
-Sarà un piacere!-
I due ragazzi si scambiarono un breve inchino in segno di rispetto, Izuku si sorprese più del fatto di essere riuscito a non balbettare mai che per tutto il resto.
Quando finalmente si ricongiunsero con le rispettive classi, Aizawa poté riaggiornare il display.
-Molto bene, procediamo alla selezione del prossimo round.-
Se dovevano essere tutti così, gli scontri di quella giornata, se ne sarebbero potute vedere delle belle.
E pensare che quello era un solo un antipasto.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Uno dei “vantaggi” di quando certi personaggi non vengono approfonditi abbastanza è che uno può dare libero sfogo alla propria interpretazione di quel poco che ti viene mostrato.
Personalmente ritengo Reiko Yanagi una ragazza molto competitiva, a discapito del suo atteggiamento che sfiora l’impassibilità, ma non per questo incapace di riconoscere la sconfitta e saperla accettare.
Ora non so quanto delle mie supposizioni su di lei siano vere, ma se fosse più o meno mi dispiacerebbe ancora di più il non aver visto lo sviluppo di una rivalità tra lei e Izuku.
In merito allo scontro di questo capitolo, ho cercato di renderlo il più attinente possibile alle rispettive capacità dei due, davo per scontato che Reiko non avrebbe cercato lo scontro diretto con Izuku a meno che non fosse convinta di averlo messo alle strette.
Magari un Izuku che finge di essere stanco per trarre in inganno un avversario vi sembrerà strano, ma non dimentichiamoci che lui è comunque uno stratega che cerca di adattarsi alle situazioni, per come la vedo io, fintanto che si rimane nei limiti del “giusto”, è disposto a tentarle tutte.
Ora, per quanto riguarda i prossimi quattro scontri, non mi dilungherò tanto come questo qui, li sbrigherò in un capitolo, ma non vuol dire che li renderò ovvi nell’esito, proverò anzi a tirare fuori qualche sorpresa. Qui sono stato effettivamente scontato, lo ammetto, ma, cercherò di non esserlo più così tanto.
Arrivederci a tutti.
 
 

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Capitolo 3
*** La fine del pre-allenamento! ***


2° Match: Mineta Minoru vs Kendo Itsuka
Se al momento del sorteggio il piccolo pervertito della classe A aveva esultato nel vedere esaudito il suo desiderio di trovarsi contro una ragazza, in quel frangente si stava ritrovando a desiderare di non averlo fatto.
Usando le sue stesse palle appiccicose come mezzo per arrampicarsi sul muro, cercò di mettere distanza dalla sua avversaria.
“Io che cerco di allontanarmi da una ragazza?! È assurdo!” per quanto mai avrebbe pensato di poter volere qualcosa del genere, il pensiero dell’enorme mano che più volte aveva minacciato di schiacciarlo bastò a fargli prendere quest’ardua decisione.
Al momento del segnale di avvio della sfida, il nanetto dai capelli viola era scattato per l’arena senza curarsi di non farsi notare o di non emettere suoni, considerato che sperava il contrario.
Aveva un piano semplice ma efficace: farsi trovare di proposito e farsi mettere all’angolo da Kendo, a quel punto, quando lei avrebbe provato a colpirlo le avrebbe bloccato la mano al muro con una sfera e senza darle il tempo di reagire l’avrebbe completamente immobilizzata, già pregustava il momento in cui avrebbe “accidentalmente” toccato il suo seno.
Peccato per lui che la rappresentante della classe B non fosse certo una sprovveduta.
Quando lo trovò, Itsuka attivò il suo quirk per staccare letteralmente un pezzo di rivestimento metallico da un muro per usarlo come scudo al fine appunto di non ritrovarsi appiccicata da qualche parte, cosa che costrinse lui ad una poco dignitosa ritirata.
La ragazza alternava l’uso dell’oggetto a quello diretto della mano quando aveva la sicurezza che questi non provasse ad attaccare, seppur questi lanciasse affidandosi più alla fortuna a quel punto, col risultato che, senza precisione, nessuna sfera la sfiorasse.
Alla fine Mineta si trovò davvero messo all’angolo con Kendo a torreggiare minacciosa su di lui.
-Faresti meglio ad arrenderti Mineta, non intendo trattenermi.- fu a quel punto che, preso dalla paura, cominciò a scalare il muro.
Pensava di mettersi al sicuro, avrebbe capito di aver commesso un grosso sbaglio se avesse notato il sorrisetto sul volto di lei.
La ragazza da capelli arancioni gettò il pezzo di metallo usato come scudo e ingigantì entrambe le mani e le incrociò per sferrare un colpo al muro.
Magari le sfere di Mineta sarebbero rimaste attaccate, ma visto che su di lui non avevano affetto, bastava che lui perdesse la presa, cosa che puntualmente accadde.
In un ultimo disperato tentativo, il tappetto in viola staccò altre due sfere dalla sua testa e le lanciò contro la ragazza, lei, usando la mano destra come un gigantesco ventaglio, le spazzò via con una forte volata di vento, ottenendo l’effetto ulteriore di destabilizzarlo ancora di più.
Quando Mineta precipitò alla giusta distanza lei, usando la sinistra, lo spiaccicò al muro come un’acchiappamosche avrebbe fatto con l’omonimo insetto, per poi lasciarlo crollare inerme al suolo.
Lo scontro terminò dopo otto minuti e trentaquattro secondi.
-Mineta Minoru non può continuare, la classe B si aggiudica questo match.-
Itsuka non nascose un sorriso soddisfatto.
Magari non avrebbe mai dato corda a Monoma sulla storia della rivalità, ma questo non voleva dire che non intendeva fare del suo meglio.
Ora la situazione era in parità, la classe B non era certo lì per far fare bella figura ai suoi avversari, era sicura che il messaggio fosse chiaro a quel punto.
 
 
 
Le ragazze della classe A non nascosero minimamente le rispettive espressioni soddisfatte.
Certo, teoricamente non avrebbero dovuto essere contente che la propria sezione avesse perso un incontro, seppur di allenamento, cosa che di fatto aveva messo la temporanea parità tra loro, ma la soddisfazione di vedere quel piccolo pervertito di Mineta prendere delle meritate botte era sempre una gran gioia.
Magari un giorno avrebbe imparato a mostrare un po' di rispetto verso il gentil sesso, ma fino ad allora ogni lezione ricevuta sarebbe stata ben meritata a parer loro.
-Ah, direi che potete cominciare a preoccuparvi, sezione A, perché questo non è che l’inizio. La sconfitta di Yanagi è stata solo un piccolo passo falso, noi ora vi…- lo sproloquio di Monoma fu interrotto dalla botta al collo sferratagli dalla stessa Kendo una volta che questa si ricongiunse alla classe, ricevendo dai compagni sincere congratulazioni per la vittoria.
La ragazza dai capelli arancioni lanciò uno sguardo determinato all’indirizzo di Yaoyorozu, tanto bastò alla ragazza mora per comprendere che le aveva lanciato un metaforico guanto di sfida per quando ci sarebbe stata la prova vera e propria.
-Molto bene…- annunciò la voce del professor Vlad, che non nascose una certa gioia per la vittoria della sua sezione -… siamo sul risultato di 1-1, procediamo col prossimo sorteggio!-
 
3° Match: Ojiro Mashirao vs Togaru Kamakiri
Il terzo incontro fu probabilmente il più equilibrato che venne disputato quel giorno. Entrambi i contendenti non possedevano un potere che permettesse attacchi a distanza, pertanto era ovvio che lo scontro diretto sarebbe stato l’unico modo per determinare un vincitore.
Guidato dal suo spirito battagliero, Kamakiri non cercò mai di nascondersi, fin dall’inizio della prova si assicurò anzi di fare il più rumore possibile distruggendo tubature e condotti con le lame che si fece spuntare sulle braccia, o sferzandole sui muri per produrre un clangore metallico che avrebbe reso facile individuarlo.
Ojiro fu molto più cauto, il sospetto che potesse trattarsi di una trappola lo portò a muoversi con grande cautela, ma non declinò l’invito del suo opponente.
Usando la coda per spostarsi sulle strutture sovrastanti, il biondo raggiunse il punto d’origine del rumore, il ragazzo insetto doveva essere per forza lì vicino, l’ultimo stridio risaliva a pochi secondi prima, non poteva essersi allontanato troppo.
L’esperto d’arti marziali della classe A pensò saggiamente di rimanere in posizione sopraelevata per una maggior visione del territorio, Kamakiri sembrava più forte di lui fisicamente, doveva cercare di colpire prima per mettersi in vantaggio.
Il ragazzo insetto però era evidentemente dello stesso avviso, visto che Ojiro sentì un rumore assordante di metallo sferzato proprio sotto di lui.
Kamakiri era proprio lì e stava trapassando con le sue lame il sostegno su cui lui poggiava al fine di trascinarlo giù.
Ojiro spiccò un balzò per spostarsi su un’altra struttura, ma l’avversario con altrettanta rapidità e ferocia distrusse ogni possibile punto d’appoggio con cui tenersi ad un livello più alto.
Capendo che non c’era modo di risolverla se non combattendo, i due si ritrovarono subito in un combattimento a distanza ravvicinata.
Kamakiri andava a segno molto meno rispetto a Ojiro, più preciso e dotato di maggior tecnica, ma la maggior potenza e aggressività di cui disponeva gli permettevano di riequilibrare le sorti con pochi attacchi mandati a segno, usando spesso il lato piatto delle lame per colpirlo.
Quando mancavano ormai pochi minuti, i due ragazzi si ritrovarono in una posizione di stallo; Ojiro aveva bloccato con le mani le lame uscite dalle braccia del verde e i due si trovavano ora in una gara di forza, spingendosi a vicenda con la speranza di far cedere l’altro.
-Devo dire che ti batti bene, avrei preferito suonarle a Bakugo, ma mi sto divertendo.- dichiarò Togaru con un ghigno feroce.
Ojiro strinse i denti, poi usò la sua coda come propulsore per saltare oltre le spalle del suo avversario e rifilargli al contempo una sferzata in pieno volto, seguita da un’altra alla schiena prima che questi cadesse.
Il ragazzo biondo si lanciò all’assalto, quello era il momento migliore per assestare un colpo decisivo.
Guidato da un’istintiva ferocia e dal desiderio di non perdere, Kamakiri riuscì a schivare la codata che, lo avrebbe ammesso, avrebbe potuto metterlo al tappeto per quanto era stanco, con una spallata riuscì a destabilizzare l’avversario facendogli perdere l’equilibrio e lo bloccò a terra facendosi fuoriuscire una lama da ogni braccio con cui lo bloccò per la testa.
Ojiro sentì le fredde lame in prossimità del suo collo, sudò freddo al pensiero che, se fosse stata effettivamente una lotta contro un villain, per lui quello scenario sarebbe equivalso alla morte.
-Presumo sappiamo entrambi cosa succeda adesso.- ansimò Kamakiri, lanciando un chiaro invito.
Ojiro era troppo onesto per non ammettere la sconfitta, aveva combattuto con onore, ma alla fine la maggior forza dell’avversario aveva avuto un ruolo determinante.
-Mi arrendo!-annunciò senza vergogna.
Lo scontro ebbe fine dopo tredici minuti e quindici secondi circa.
-Ojiro Mashirao è stato sconfitto, la classe B si aggiudica questa sfida.-
 
 
-Su, coraggio Ojiro, hai fatto del tuo meglio, non hai nulla da recriminare.-
Riunitosi al gruppo, il ragazzo codato si scusò con i compagni per la mancata vittoria, Hagakure pensò fosse il caso di consolarlo.
-Grazie Hagakure, ma speravo di fare di più.- ringraziò comunque la compagna, che gli rivolse un sorriso… o almeno, immaginava fosse così, il tono con cui parlava sembrava farlo intendere.
Per la classe B, non mancarono i complimenti a Kamakiri per la vittoria e le vanterie di Monoma.
-Sembra che “l’incredibile” classe A stia avendo qualche problema. Sicuri che le continue attenzioni non vi abbiano fatto montare la testa?-
Ennesima botta in testa da parte di Itsuka.
-Ma la pianterai mai, tu?- sapeva benissimo la risposta.
-Il buon Dio ha un disegno per ogni creatura, ma quello di Monoma deve essere davvero intricato.- aggiunse Shiozaki in tono solenne.
Dopo la consueta pausa si passò al penultimo incontro.
 
4° Match: Asui Tsuyu vs Kaibara Sen
Gli studenti della sezione B avrebbero dichiarato che certe volte ancora si sorprendevano di come Kaibara, sempre calmo e quasi desideroso di passare inosservato, cambiasse atteggiamento quando si infervorava durante una lotta.
Perché il modo in cui assaltava costantemente Asui senza lasciarle tregua, con lei che saltava ovunque, difficilmente, a inizio anno, lo avrebbero associato ad una persona dal carattere così mite.
Eppure era così, Sen si lasciava prendere spesso dallo spirito della lotta, e quando lui e Tsuyu si erano incrociati dopo essersi messi alla ricerca l’uno dell’altra, lui non aveva perso tempo a gettarsi all’assalto.
Il primo attacco era stato sferrato dalla ragazza rana della classe A.
Sfruttando il suo quirk per rendersi invisibile, Tsuyu era riuscita a coglierlo di sorpresa e, avvinghiandolo per la vita con la lingua, aveva tentato di lanciarlo contro il muro sperando di stenderlo con un colpo solo.
Il ragazzo invece reagì con particolare veemenza, attivando il suo quirk fece roteare il suo busto come una trivella, trascinando la povera Asui in un vortice che la costrinse a mollare la presa sull’avversario.
Aggrappatasi al muro più prossimo, si vide ben presto piombare addosso quella che avrebbe potuto definire la perfetta versione ingrandita di un trapano.
Sen evidentemente non voleva correre il rischio di perderla di vista, temendo un altro attacco furtivo.
Tsuyu, cercando di ragionare, schivando attacchi su attacchi grazie ai suoi poderosi salti, provò allora a sfruttare il terreno a suo vantaggio.
Quando, nel corso, della battaglia, finirono col trovarsi sotto una struttura di enormi oleodotti, la ragazza spiccò un balzo per aggrapparsi ad essi con la lingua.
Se Kaibara avesse abboccato avrebbe dovuto agire con rapidità.
Fortunatamente il suo piano sembrò funzionare.
Cercando di tirarla giù, il moro perforò i sostegni con le dita trivella della mano destra, si aspettava il crollo degli enormi condotti e aveva già attivato anche la sinistra per distruggerli.
Ma era proprio quello che Asui voleva.
La ragazza si mantenne attaccata al tubo dalla parte superiore, quando il suo avversario lo spaccò in due lei saltò dietro di lui e sferrò un potente calcio che lo colpì alla base del collo.
“Ora che è stordito!” agendo con massima rapidità, allungò nuovamente la lingua per attorcigliarla lungo tutto il corpo e lo sballottò al muro con tutta la sua forza.
Riuscì ad essere rapida abbastanza, il suo avversario non aveva avuto il tempo di reagire, si sentì fortunata.
La battaglia ebbe termine dopo nove minuti e quarantasette secondi.
-La vittoria va ad Asui Tsuyu, la sezione A si aggiudica questo match.-
 
 
 
-Sei stata in gamba Asui.-
-Chiamami Tsuyu, kero!-
-…Scusa.- Midoriya arrossì leggermente, ancora quel lapsus non lo aveva del tutto abbandonato.
Comunque ciò non toglieva che la compagna di classe fosse stata in gamba.
Dal lato della sezione B nessuno ebbe da muovere nessuna protesta verso Kaibara, non potevano certo dire che non si fosse impegnato.
-Solo, la prossima volta, cerca di farti prendere meno dalla foga.-
-Si, hai ragione, starò più attento.- il moro accetto con umiltà la gentile critica della sua rappresentante.
Itsuka era sempre brava quando si trattava di motivare i suoi compagni, non per niente l’avevano eletta.
-Bene…- annunciò la voce di Aizawa -passiamo all’ultima sfida della giornata!-
 
5° Match: Bakugo Katsuki vs Shoda Nirengeki
“Praticamente abbiamo la vittoria in tasca!” pensò Kaminari.
“L’abilità e la ferocia di Bakugo non si discutono, è pur vero che non abbiamo idea di quale sia il quirk di Shoda.” fu invece il pensiero di Momo, ben più realistica e certo non propensa a dare per scontato qualcosa.
La verità era che nella sezione A in molti praticamente davano per garantito che quel pre-allenamento si sarebbe concluso in loro favore.
Quella sorta di aura di terrore che Bakugo Katsuki si era costruito attorno col suo caratteraccio e la focosità che ci metteva nel combattere avevano decisamente contribuito a questa convinzione.
Il biondo esplosivo era praticamente visto come una sorta di grande talento imbattibile, al massimo Todoroki e Midoriya potevano tenergli testa.
Per questo ciò che accadde li lasciò tutti di stucco.
Dall’inizio dell’incontro, Shoda aveva passato la maggior parte del tempo nascosto, immaginavano avesse paura di confrontarsi con l’avversario in uno scontro diretto.
Bakugo, d’altro canto, dopo aver perlustrato inizialmente a piedi, il Ground Gamma, perse presto la pazienza e, usando le esplosioni, aveva sorvolato l’intera arena più e più volte, urlando impropri e “invitando cordialmente” l’altro ragazzo a tirare fuori le palle e affrontarlo.
Quando ormai mancavano meno di due minuti al termine, tutti avevano quasi pensato che la sfida si sarebbe conclusa in pareggio, che Shoda avesse preferito accontentarsi di nascondersi fino allo scadere piuttosto che confrontarsi col nemico apparentemente troppo forte.
“Non è affatto virile, ma in parte lo capisco.” Pensò distrattamente Kirishima osservando la situazione, Bakugo sapeva essere spaventoso.
Se non fosse che all’improvviso il ragazzo paffuto della B sbucò fuori dal suo nascondiglio mettendosi in bella mostra.
Stringeva i denti e sudava freddo, si stava mettendo in una posizione di rischio, ma era andato tutto come voleva.
Quando Bakugo finalmente lo notò, il ghigno sadico sul suo volto si allargò.
-TI SPACCO IL CULO, PALLA DI LARDO!-
Usando le mani come propulsori, si gettò in picchiata verso l’avversario, sarebbe bastato un colpo per finire quell’inutile personaggio secondario e far capire a tutti che lui era colui destinato a diventare il prossimo numero 1.
E poi l’impatto… sulla faccia di Bakugo, apparentemente dal nulla.
Neanche gli avessero ritorto contro una delle sue esplosioni, il biondo si ritrovò letteralmente scaraventato contro un muro che sfondo per la terrificante potenza dell’impatto.
Nirengeki si concesse solo a quel punto un sospirò e poté infine rilassare i muscoli, tesi come le corde di un violino.
Mamma mia se aveva rischiato, fortunatamente Bakugo non aveva capito il suo piano.
Mettersi in una posizione tale da portare Bakugo a passare da uno dei punti in cui aveva rilasciato esplosioni così da rimandargliela indietro col Double Impact.
Ma un botto mastodontico lo fece di nuovo scattare sull’attenti.
Bakugo, malconcio, ma non sconfitto, era in piedi in una colonna di fumo, o forse usciva dalla sua testa direttamente per quanto era furioso.
-LURIDO BASTARDO, IO T’AMMAZZO!-  si apprestò a lanciare una nuova offensiva.
Il segnale squillò in quel momento, costringendolo a fermarsi con espressione scioccata.
-Il tempo è scaduto! L’ultima sfida si conclude in parità, il risultato finale dunque è un 3-3!-
 
 
 
Se Bakugo faceva già paura del suo, in quel momento nemmeno Kirishima avrebbe potuto avere la garanzia di avvicinarsi e uscirne illeso, sembrava sempre sul punto di esplodere… in tutti i sensi.
Stava fulminando Shoda con lo sguardo, mentre questi veniva complimentato dai suoi compagni di classe per l’impegno messoci nella sfida.
-Beh, sembra che il nostro “invincibile e perfetto” Katsuki Bakugo abbia avuto una piccola lezione di umiltà oggi. Sempre che uno come te possa imparare cosa sia l’umiltà.-
Tutti nella classe A ebbero un brivido lungo la schiena, la provocazione di Monoma ora era l’ultima cosa di cui necessitavano.
Quando Bakugo infatti si voltò lanciò al suo indirizzo il più furente dei suoi sguardi, sembrava che gli occhi volessero scoppiargli fuori dalle orbite, per risposta ricevette un verso di sufficienza.
Kirishima dovette letteralmente gettarglisi addosso e bloccarlo per le spalle, intuendo che se l’avesse lasciato libero sarebbe potuto scattare in un attacco di puro istinto.
-Dai, avanti, fratello, è andata così. Vedrai che alla prossima occasione andrà meglio.-
Ma Bakugo sembrò non averlo sentito affatto, troppo furioso.
-LASCIAMI, CAPELLI DI MERDA! E TU FOTTITI, FOTOCOPIA DA STRAPAZZO. UCCIDO TE E TUTTI VOI STRONZI CHE PENSATE DI POTERVI PRENDERE GIOCO DI ME.-
Midoriya gli si parò davanti cercando di rabbonirlo; era nobile il suo intento, ma se Bakugo già di norma non lo tollerava, in quello stato avrebbe potuto davvero aggredirlo.
-Kacchan, ascolta…-
-TU NON ROMPERE I COGLIONI, DEKU DI MERDA. NON CREDERE CHE ADESSO TU SIA MIGLIORE DI ME SOLO PERCHÈ HAI AVUTO CULO, TI AMMAZZO SE NON TI TOGLI DALLE PALLE!-
Fu a quel punto che venne avvolto nelle fasce restrittive di Aizawa, lo sguardo cremisi del professore fisso su di lui, il quirk attivato a sopprimere il suo.
-Ora basta Bakugo, vedi di comportarti nella maniera che si addice ad un aspirante Hero.-
Solo dopo un po' sembrò che il biondo avesse deciso di collaborare, per quanto la cosa fosse molto relativa.
Rivolse uno sguardo arrabbiato a Midoriya, che, teso, era arretrato di alcuni passi.
-Ti farò vedere chi è più forte, inutile Deku!-
La sua sfuriata non passò inosservata ai ragazzi dell’altra sezione.
-Cacchio, pure io sono irascibile, ma questo qui è spanne superiore a me.- sussurrò Kamakiri all’orecchio di Tsuburaba, il quale annuì distrattamente, mentre Monoma sghignazzava per la figuraccia fatta dai rivali.
Quando la situazione finì col placarsi, Aizawa si riaffiancò al collega insegnante, lanciando comunque occhiate esplicative verso Bakugo, per ogni evenienza aveva ordinato a lui e Midoriya di distanziarsi agli estremi, cosa che il verde sembrò fare con piacere e sollievo, al punto che a momenti i ragazzi della B pensarono volesse nascondersi in mezzo a loro.
-Quella di oggi è stata solo una sfida preliminare per darvi un assaggio di cosa vi aspetterà. Traete le dovute conclusioni, tutti quanti, e cercate di cogliere più dati possibile da questa esperienza.-
Vlad King continuò subito dopo.
-Complimenti classe B, mi avete reso fiero!- cominciò elogiando i suoi ragazzi, era sinceramente orgoglioso di loro, salvo poi fingere un colpo di tosse per non sembrare di parte. -Comunque, adesso visualizzeremo sul display la temporanea disposizione dei dormitori per la prossima settimana e le squadre che poi, quando giungerà l’effettivo allenamento congiunto, si sfideranno. Prestate ben attenzione.-
Sullo schermo della lavagna interattiva apparvero dunque i nuovi dormitori temporanei:
Edificio A: Ashido, Asui, Awase, Bondo, Fukidashi, Iida, Kamakiri, Kaminari, Kendo, Kirishima, Koda, Komori, Kuroiro, Midoriya, Mineta, Ojiro, Shoji, Todoroki, Tokage, Uraraka.
Notando che il cognome Bakugo non era presente insieme al suo, Izuku tirò inconsapevolmente un sospiro, inconsciamente l’idea di allontanarsi dal suo bullo d’infanzia fu vista come una manna da lui.
Edificio B: Aoyama, Bakugo, Hagakure, Honenuki, Jiro, Kaibara, Kodai, Monoma, Rin, Sato, Sero, Shiozaki, Shishida, Shoda, Tetsutetsu, Tokoyami, Tsuburaba, Tsunotori, Yanagi, Yaoyorozu.
Se Midoriya aveva sospirato sollevato, Shoda sentì salirgli un groppo in gola al pensiero di condividere la residenza con Bakugo, visto che cos’era successo.
Monoma d’altronde trattenne un versetto di fastidio.
“Non è successo quello che speravo. Beh, sono sicuro di poter convincere almeno uno degli altri.” Sorrise sardonico, sicuramente la cosa si poteva ancora fare.
-E questi saranno i team e gli scontri che si terranno tra sette giorni.-
1: Kirishima, Kaminari, Asui, Koda     vs    Shiozaki, Shishida, Rin, Tsuburaba
2: Yaoyorozu, Tokoyami, Aoyama, Hagakure   vs   Kendo, Kuroiro, Fukidashi, Komori
3: Todoroki, Ojiro, Iida, Shoji      vs      Tsunotori, Kaibara, Honenuki, Tetsutetsu
4: Bakugo, Jiro, Sero, Sato          vs       Tokage, Bondo, Awase, Kamakiri
5: Midoriya, Uraraka, Mineta, Ashido      vs         Monoma, Shoda, Kodai, Yanagi
Ognuno dei ragazzi studiò attentamente le future formazioni e i rispettivi avversari.
Ma già tra alcuni cominciarono a sorgere dei sospetti.
A quel punto la voce perentoria di Eraserhead avvisò ancora i ragazzi.
-Coloro che devono spostarsi di dormitorio, preparino i loro effetti personali e sbrighino la questione entro questa sera. Ascoltate bene…-
La verità era che gli insegnanti e il preside avevano fatto modifiche notevoli, la prova aveva già avuto inizio.
-…vedete di comportarvi con rispetto e cordialità come avete sempre fatto. Sarete avversari per la prova, ma compagni per il futuro…-
Chissà quanti dei ragazzi ci avevano già fatto caso.
-… fate sì che questa convivenza sia fruttuosa!-
 
 
 
Angolo dell’autore:
Ok, credo che lo avessi già reso ovvio, ma lo dirò ancora una volta qui… ODIO KATSUKI BAKUGO, UNO DEI PERSONAGGI PÌÙ DISGUSTOSI, SOPRAVVALUTATI E PARACULATI SPUDORATAMENTE E SENZA ALCUN MERITO DALL’AUTORE STESSO CHE ABBIA MAI VISTO, SASUKE UCHIHA, HO TROVATO QUALCUNO CHE SCHIFO PEGGIO DI TE, NON L’AVREI MAI CREDUTO POSSIBILE.
Chiaramente questa è la mia opinione, ognuno è liberissimo di pensarla come vuole e di certo non mi metterò a insultare chi eventualmente apprezza il suo personaggio, ma io non capirò mai il perché e cosa possa esserci di apprezzabile in lui.
Non mi dilungherò oltre nello spiegare i motivi, mi limito perciò a dire che, nelle mie storie su My Hero Academia, quando eventualmente apparirà e sarà necessario, gli farò ricevere i meritati calci in culo che Horikoshi vigliaccamente non gli sta dando solo perché è il suo personaggio preferito (Sasuke 2.0 in piena regola da questo punto di vista).
Detto questo, sì, ha pareggiato, se qualcuno è sconvolto sappiate che a differenza di Horikoshi non mi spavento di trattarlo come merita e, anzi, volevo farlo perdere, ma non sono infame al punto da non riconoscere che ci sarebbe voluto molto di più per sconfiggerlo e farlo perdere sarebbe stato forzato.
Ora che mi sono sfogato: sì, il pre-allenamento tra le due classi si è concluso con un pareggio, ma d’altronde qui non eravamo che ai preliminari, il bello arriverà dopo.
Per i prossimi capitoli mi concentrerò sul periodo che le due classi trascorreranno insieme mischiate, cercherò di sviluppare rapporti e personaggi (chi più chi meno, in base all’ispirazione), magari anche qualche accenno di romanticismo, per quel poco che so fare a riguardo, in base a cosa mi dirà il cervello.
Ok, direi che può bastare così, arrivederci a tutti.
 
Ps: BAKUGO MI FAI SCHIFO!
 
 

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Capitolo 4
*** Nuovi coinquilini! ***


Se avessero chiesto agli studenti del dipartimento di supporto chi reputavano il più eccentrico tra di loro, chi fosse lo studente che più fosse facile riconoscere, il nome che sarebbe uscito fuori sarebbe stato sembra ombra di dubbio quello di Mei Hatsume.
Quella ragazza era praticamente impossibile che passasse inosservata, tanto per il magnetismo che le sue forme generavano negli sguardi maschili (girava da qualche tempo la voce che Midoriya Izuku del dipartimento di eroismo le avesse viste da molto vicino, e subito in tanti a etichettarlo come “bastardo fortunato”), tanto per la folle maniacalità con cui lavorava alle sue invenzioni, giudicate una più assurda dell’altra.
Il risultato più tipico, un buon 90% delle volte, era una sonora esplosione con conseguenti minacce del professor PowerLoader di espellerla per sempre dal laboratorio.
Minacce che il Pro Hero non mise mai in atto, specie dopo che gli studenti furono trasferiti nei dormitori, forse per la consapevolezza che, in barba al bando, lei avrebbe comunque trovato il modo di intrufolarsi lì dentro e tornare a smanettare con cacciaviti e chiavi inglesi.
Lei era fatta così, sembrava che fosse venuta al mondo per quello, costruire nuovi gadget, uno più sorprendente e sofisticato dell’altro, cercava qualunque cosa o chiunque potesse stuzzicare il suo interesse al fine di mettersi costantemente alla prova, per darsi nuovi traguardi da superare.
-Quindi sarai in grado di prepararmene un paio prima della prossima settimana?- le chiese il ragazzo dai capelli verdi porgendole il progetto che aveva espressamente richiesto alcuni giorni prima e arrivatogli solo ieri, era stata una fortuna che l’allenamento congiunto fosse stato posticipato, ora le tempistiche avrebbero dovuto essere favorevoli.
Izuku Midoriya rientrava tra le persone che avevano attirato il suo interesse, magari era timido, apparentemente insicuro, ma era ambizioso e c’è la metteva tutta per raggiungere i suoi obbiettivi, per questo gli piaceva.
-Stai tranquillo, Ten Milion. In una settimana ti faccio un intero arsenale se vuoi, altroché.-
Ultimamente era divenuto una presenza, se non fissa, comunque frequente lì al dipartimento di supporto, apparentemente era uno dei pochi che si avvicinava ad Hatsume senza paura di saltare in aria, il che faceva chiedere a tanti se non fosse un completo incosciente.
La verità era che Izuku ne aveva già ricevute tante, e ben peggiori, di esplosioni in faccia nella vita, quelle causate dalle macchine difettose di Mei a confronto erano piccole carezze fumose che lasciavano al massimo un senso di fastidio.
Era alquanto iperattiva, non si poteva negare, ma altrettanto si poteva dire della passione che metteva in ciò che faceva, nella determinazione a migliorarsi costantemente, Izuku si ritrovò a empatizzare subito con lei sotto quell’aspetto, forse era per questo che sentiva di potersi fidare ciecamente.
E lei d’altro canto non dubitava che lui avesse tutte le carte per divenire un grande Hero un giorno, ergo lei aveva solo da guadagnarci a renderlo il suo primo cliente, uno sponsor sicuro era sempre una buona cosa per farsi un nome tra le grandi aziende.
-Sai, qualche volta io e te dovremmo fare un bambino insieme!- aggiunse lei senza neanche pensarci.
In qualunque altra situazione Izuku sarebbe diventato tutto rosso per poi svenire, qui divenne solo paonazzo, conosceva abbastanza la ragazza coi dread rosa da intendere il significato effettivo di quelle parole, ma ciò non avrebbe mai cancellato l’imbarazzo causato dalle potenziali orecchie che avrebbero potuto sentire (e fraintendere) quell’esternazione così diretta.
-Per carità, allora cercatevi una stanza.- aggiunse con sarcasmo la voce di un misterioso terzo incomodo.
Sulla porta era appoggiato un ragazzo dai capelli viola e dall’espressione scazzata che lo faceva somigliare terribilmente al professor Aizawa (Izuku si sentì quasi Todoroki quando pensò distrattamente se non fossero parenti).
-Shinso! N-non è come sembra, davvero!- si affrettò a giustificarsi Midoriya agitando freneticamente le mani in preda al rossore.
-Tranquillo Midoriya, scherzavo.- rispose subito lui con un sorrisetto.
Mei dal canto suo aveva la testa affondata nei progetti consegnatigli e non ci fece neanche caso.
-Come… come mai sei qui?-
Hitoshi raggiunse gli altri due al bancone di lavoro, quando la ragazza si accorse di lui le si illuminarono gli occhi.
-Ah, il signor “Insonnia”! Sarai qui per sapere come va la lavorazione, presumo.-
-Ho sentito storie di te che sei rimasta sveglia anche per un’intera settimana, sicura di potermi definire in quel modo?-
-Un piccolo prezzo da pagare per il progresso.- concluse fieramente lei, prima di rituffarsi nelle carte del suo prossimo impiego.
Shinso scrollò le spalle.
-Comunque, per rispondere anche alla domanda di Midoriya, sì, volevo controllare lo stato del mio ordine, come procede?-
-Le hai commissionato qualcosa?- gli chiese a quel punto Izuku incuriosito.
-Più che altro mi ci hanno indirizzato da questa stramboide. Ma sembra che ci sappia fare.-
-E che cosa le hai chiesto?-
Hitoshi gli rivolse un sorriso enigmatico e fece il gesto del diniego con un dito.
-Diciamo che è un segreto. Comunque, ho sentito dell’allenamento congiunto con la classe B e del suo rinvio. Pensi di riuscire a gestire dei quasi estranei al tuo dormitorio o ti farai prendere dall’emozione, Midoriya?- aggiunse con amichevole provocazione.
-A-andiamo, non sono più così negato nel socializzare.- il verde si grattò distrattamente la testa.
-Va bene così!- i due si voltarono verso Mei quando questa riprese parola.
-Per quanto riguarda te…- indicò Izuku -…ho capito il progetto, entro questa settimana saranno pronti, assicurato! Per te…- poi toccò a Shinso -…è quasi ultimato, entro domani sera al massimo.-
-Bene.- Hitoshi annuì soddisfatto.
Doveva ammetterlo, quando l’aveva conosciuta era stato un po' scettico, gli era sembrata un po' troppo eccentrica, oltretutto rimase scioccato anche lui quando gli presentò il suo progetto.
-E sia, facciamo questo bambino!- gli aveva detto, lasciandolo senza parole e con le guance tinte di un lieve rosa.
Solo dopo avrebbe compreso il particolare modo di rivolgersi alle sue creazioni di Hatsume, ragion per cui ormai non ci faceva più caso.
Il ragazzo dai capelli viola salutò con un veloce gesto della mano, venendo fermato da Midoriya prima di potersene andare.
-Ehi Shinso, so che non sarebbero affari miei, ma immagino che tu ti stia ancora allenando col professor Aizawa, sta andando bene?-
Sperava in una risposta positiva, Shinso aveva il potenziale per essere un grande Hero e se fosse riuscito a dimostrarlo avrebbe potuto prima o poi ottenere il meritato passaggio al dipartimento di eroismo.
-Diciamo che avrai modo di verificarlo. Vi saluto.- si congedò con queste parole.
Midoriya annuì determinato, anche lui avrebbe continuato a fare del suo meglio.
-Sai, voi due ci mettete davvero tanto impegno in ciò che fate.- si voltò verso Mei dopo averla sentita, le sorrise di rimando.
-Ti ringrazio, Hatsume, ma tu non sei da meno.-
-Oh, lo so benissimo. Dovremmo fare un bambino tutti e tre insieme, ne uscirebbe fuori una meraviglia.-
-TI PREGO SMETTILA!- urlò lui in preda al più completo imbarazzo.
No, sul serio, qualcuno doveva convincerla ad usare un altro termine, non poteva rischiare l’infarto ogni volta.
 
 
 
C’era un’aria particolare quella sera al dormitorio A, qualcuno l’avrebbe paragonata a quella di un film western prima che i due cowboy cominciassero a svuotarsi addosso i caricatori.
Quando la parte della classe A che avrebbe temporaneamente sloggiato per spostarsi lasciò il dormitorio quel pomeriggio si poté assistere al tragicomico spettacolo delle amiche inseparabili Mina e Toru abbracciarsi tra le lacrime promettendosi di non rimpiazzarsi a vicenda con qualcuna delle altre; dal trasferimento ai dormitori in effetti era divenute ancora più unite, si poteva capire che separarsi così avesse avuto un certo effetto.
Bakugo si era limitato ad urlare -PER UNA SETTIMANA NON MI STARAI TRA I COGLIONI, DEKU!- andandosene senza salutare nessuno, Kirishima ci rimase sinceramente male.
Midoriya dal canto suo sospirò, si stava rendendo conto di desiderare sempre più di mettere distanza col biondo.
Iida e Yaoyorozu si promisero a vicenda di far rispettare l’ordine in assenza dell’altro, tenendo sempre fede ai rispettivi ruoli.
Il più grande rimpianto fu la partenza di Sato, che sarebbe temporaneamente andato al dormitorio B, un’intera settimana senza i suoi dolci fu ritenuta da chi sarebbe rimasto la peggiore delle punizioni.
E quando poi arrivarono i ragazzi della B si venne a creare quell’atmosfera.
Mai come in quel momento tutti e 20 i ragazzi si stavano rendendo conto della tragica verità, le interazioni tra loro erano state davvero così scarse che non nutrivano fiducia gli uni negli altri, più che altro perché non si conoscevano affatto, e quasi sicuramente nell’altro dormitorio stavano pensando lo stesso.
La U.A, da quel punto di vista, non aveva fatto esattamente un bel lavoro.
 
 
Itsuka Kendo si schiarì la gola e avanzò di qualche passo, in rappresentanza degli 8 studenti B che avevano “traslocato”.
In un certo senso poteva comprendere tanto il disagio dei suoi compagni di classe quanto quello dei loro “rivali” (una settimana senza Monoma quanto meno le avrebbe permesso di far crollare, sperabilmente, quell’assurdo concetto di rivalità tossica che lui si ostinava ad alimentare), ma era convinta fosse solo questione di rompere il proverbiale ghiaccio.
Ed era pur sempre lei la rappresentante della sua classe, era giusto che fosse la prima ad esporsi.
-Allora, forse sono un po' formale, ma ci tengo a ringraziarvi per l’ospitalità e mi auguro sinceramente che la settimana che trascorreremo con voi sarà all’insegna del rispetto e della collaborazione.- e fece un lieve inchino per sottolineare meglio il concetto.
Il suo omologo della A, Iida Tenya, avanzò a sua volta.
Itsuka normalmente non si lasciava intimorire dalla gente, ma non avrebbe negato che lo sguardo serio che brillava dietro quegli occhiali dalle lenti squadrate metteva un pochino di soggezione.
Finché il ragazzo non buttò all’aria quella tensione cominciando ad agitare le mani con movimenti meccanici.
-Sarà un vero piacere avervi qui, e anche noi ci auguriamo che il lasso di tempo che passeremo in reciproca compagnia si riveli fruttuoso per tutti.- gli occhi comicamente assottigliati dei compagni lasciavano intendere che fossero ormai abituati.
-Ci terrei anche ad aggiungere, se ovviamente sei d’accordo, Kendo, di riunirci per organizzare la tabella di marcia di questa settimana e l’assegnazione dei compiti così che ognuno possa ricoprire il proprio ruolo.-
Iida aveva preso sul serio più di chiunque altro la questione dei dormitori misti, alla fine era giunto alla conclusione che il modo più adatto per una convivenza pacifica fosse una semplice suddivisione concordata dei compiti.
Non che avesse sensazioni negative a proposito dei ragazzi della B, ma pensava che parlarne direttamente con loro fosse il modo migliore di far intendere l’assoluto desiderio di collaborazione della classe A.
Fortunatamente, sembrava che Kendo avesse fatto un ragionamento simile, visto che si dimostro subito disponibile alla collaborazione.
-Concordo, Iida, è giusto che ognuno faccia la propria parte.-
Sbrigate le formalità i ragazzi nuovi andarono nelle rispettive stanze per sistemare i propri effetti personali, c’era ancora l’imbarazzo generale di avere dei nuovi coinquilini, ma sembrava si potesse risolvere in breve.
Izuku, dal canto suo, sorrise speranzoso.
“Sembra che non ci saranno problemi, dopo tutto.”
 
 
 
Momo aveva quel sospetto fin dall’inizio.
Era ormai da quella mattina che quel tarlo maligno si era insinuato nella sua testa e non l’aveva più lasciata.
“Ci sono davvero troppi elementi che non combaciano. Sembra tutto architettato di proposito.”
A distrarla dai suoi pensieri un lieve colpetto sulla spalla.
-Ehi, Yaomomo, tutto apposto?- notò in quel momento che si trattava di Jiro, appena accomodatasi accanto a lei su uno dei divanetti della sala comune del dormitorio B.
-Oh, sei tu Kyoka. Scusa, stavo riflettendo su alcune cose.-
Il trasferimento era avvenuto senza alcun intoppo.
I ragazzi della B si erano dimostrati subito disponibili e collaborativi, l’unica nota stonata fu Bakugo che coi suoi soliti modi “garbati” disse che sarebbe andato nella camera che si era scelto e che non voleva rotture.
Quel minuscolo intoppo a parte, le formalità furono sbrigate con educazione e lei e Honenuki, in un certo senso eletto portavoce della B in assenza di Kendo, andata temporaneamente al dormitorio A, avevano subito stabilito d’accordarsi sui compiti da assegnare ad ognuno per la settimana successiva, similmente a come era avvenuto all’altro dormitorio.
Ne aveva discusso con Iida, in effetti, prima.
La cena si era svolta con calma e in un silenzio che non mancò di celare una certa pesantezza nell’aria, c’era palesemente ancora diffidenza tra le due sezioni.
Monoma più di tutti non si era risparmiato sulle provocazioni per tutta la serata, tanto che Honenuki, temendo che avrebbe fatto scoppiare una rissa con un Bakugo sempre sul punto di esplodere di rabbia, ad un certo punto lo dovette trascinare via scusandosi per il disturbo e garantendo che avrebbe provato a parlargli.
Apprezzarono il suo tentativo, ma ormai ci avevano rinunciato tutti a vedere un Monoma mostrarsi collaborativo verso la sezione A.
Attualmente, alle 10 della sera, erano rimasti in pochi allo spazio comune, per la precisione, oltre loro due, vi erano Hagakure, Yanagi, Kodai e Tokoyami accomodati sul divano più grande a guardare la TV, seppur il ragazzo corvo si tenesse più distante, borbottando qualcosa sull’oscurità che a suo dire aleggiava sulla ragazza “spettro” della B, che sembrava particolarmente interessata al programma sui fantasmi in quel momento in onda, per quanto trasparisse dal suo sguardo.
La ragazza invisibile cercava di attaccare bottone con la mora in ogni modo, ma Yui rispondeva esclusivamente con mugugni a bassa voce.
Ad un certo punto Dark Shadow spuntò da Tokoyami e, mettendosi alle spalle proprio di Kodai, cominciò a inventare frasi di sana pianta imitando una voce femminile per fare lo spiritoso, col suo “proprietario” che dovette richiamarlo all’ordine intimandogli di non fare lo stupido.
Una scenetta divertente, avrebbero commentato le altre due ragazza della sezione A, quantomeno qualcuno stava già cercando di abbattere le barriere.
Dopo una piccola risata, la giovane rockettara tornò a concentrarsi sull’amica.
-Si tratta di qualcosa di cui vuoi parlare o preferisci che non mi impicci?-
Una delle qualità per cui Momo era convinta che l’amicizia tra lei e Kyoka fosse così salda a discapito del loro stile di vita così opposto era la capacità di questa di comprendere quanto si sentisse a disagio o insicura in certe situazioni.
La compagna non le aveva mai messo pressioni per confidarsi con lei, ogni volta era stata una libera scelta dettata puramente dalla sua fiducia.
Forse questo era uno di quei casi, anche perché, forse, avrebbe solo potuto trattarsi di una sua paranoia.
-Beh, è che ci sono alcuni elementi che non mi tornano in merito a questa storia dell’allenamento congiunto. Può anche essere che io mi stia solo facendo un film nella mia testa.- concluse con una risatina imbarazzata.
-Di che si tratta esattamente?- le chiese l’amica con un lieve sorriso, ora non poteva negare di essere incuriosita.
Conoscendo Momo e la sua intelligenza, era sicuramente un ragionamento tanto contorto che lei non ci sarebbe mai potuta arrivare da sola.-
-Jiro… ho il sospetto che l’allenamento sia già iniziato e non c’è n’è siamo resi conto.-
La ragazza dal caschetto viola sgranò gli occhi stupita.
-Cosa… cosa vorresti dire?-
 
 
 
Izuku Midoriya stava rientrando dal suo consueto allenamento serale.
“Dunque, il quirk di Yanagi le permette di controllare mentalmente gli oggetti, Monoma può copiare temporaneamente il quirk di chi tocca, Shoda può ricreare un impatto al doppio della potenza, il quirk di Kodai attualmente non ho idea di quale sia, quindi, a meno che non riesca a scoprirlo prima in qualche modo, sarà la grande incognita a cui dovrò prestare maggior attenzione.”
Il ragazzo stava scribacchiando alcune annotazioni sul suo notebook in merito a coloro che sarebbero stati i suoi prossimi avversari.
Non era affatto semplice, c’erano tanti elementi da considerare: la possibile arena di combattimento, come i quirk dei suoi avversari potessero adattarsi all’ambiente, come quelli dei suoi compagni potessero farlo, eventuali restrizioni che la scuola avrebbe potuto imporre, c’era davvero molto che poteva influire sul metodo di approccio ed era perciò importante variare più opzioni.
Immerso nelle sue riflessioni, il giovane raggiunse al secondo piano la zona di snodo che portava alle stanze degli studenti, aveva il sincero bisogno di farsi una doccia veloce e una dormita, se voleva riuscire a svegliarsi presto per gli allenamenti mattutini non poteva certo andare a letto tardi.
Fu lì che notò, appoggiato al muro, un pupazzo rappresentante un dinosauro, un T-Rex per la precisione.
Lo guardò confuso, prima di inginocchiarglisi davanti e dargli un’attenta occhiata.
L’unica opzione che gli venne in mente fu che qualcuno lo avesse perso, o al massimo che fosse stato dimenticato lì.
E poi il pupazzo cominciò a fluttuare in aria; il notebook cadde di mano a Izuku, che fissò il pezzo di stoffa ad occhi sgranati come piatti.
Le sue pupille, ridotte a due comici puntini, seguivano spasmodicamente il giocattolo mentre questi cominciò a volteggiargli intorno con movimenti lenti e ondulati.
-Oh santo cielo…-
Izuku si alzò lentamente.
-…non riesco a crederci…-
Riprese il suo notebook molto lentamente senza mai distogliere lo sguardo dal fenomeno.
E poi cominciarono a brillargli gli occhi.
-… potrei essere di fronte al primo caso di quirk che si manifesta in un oggetto.- pronunciò in preda alla pura estasi.
Come un razzo, cominciò ad appuntare teorie ed ipotesi; un oggetto con un quirk, il primo caso di cosa inanimata che mostra poteri, era potenzialmente un punto di svolta per la società, chissà quante implicazioni o future nuove evoluzioni poteva nascondere quell’evento.
“Devo andare a dirlo subito ad All Might!”-
E poi sentì il suono di una risata sguaiata dietro al muro che portava alla sezione femminile.
-AHAHAH, porca miseria, non era esattamente questa la reazione che volevo, ma non mi lamento.-
Tenendosi la pancia con le mani per le risa, Setsuna Tokage sbucò fuori dal suo nascondiglio.
-Tokage?!-
-In carne ed ossa… e francamente speravo di spaventarti. Si sapeva che fossi un fissato dei quirk, ma non immaginavo fino a questo punto.- continuò lei ridacchiando.
Quando finalmente la ragazza si calmò e si asciugò una lacrima scaturita dal troppo ridere, attirò a sé il pupazzo.
-Non è andata come speravamo Jimmy.- disse lei, prendendo il peluche sotto braccio e, sfilando la zip sulla schiena di questi, ne fece uscire una mano fluttuante che si riattaccò all’arto superiore destro.
-Puoi staccarti le mani?-
-Molto di più di questo, magari te ne parlerò qualche volta.- notò che il ragazzo aveva già cominciato a scrivere come un forsennato.
-Sarebbe fortissimo.- mormorò lui, sembrava quirk molto interessante e già non vedeva l’ora di saperne di più.
Lei inclinò leggermente il peso sul lato sinistro e si mise una mano sul fianco, quel tipo era particolare come sembrava.
-Se devo essere sincera, la tua reazione finora è stata la più assurda quanto la meno esagerata.-
Lui si riscosse dai suoi pensieri solo per arrossire al pensiero di essere da solo con una ragazza e di aver probabilmente anche fatto la figura dello sciocco.
-C-cioè, hai… hai fatto questo s-scherzo anche ad altri?-
-Eh già, ogni volta una reazione diversa, ma sempre dettata dalla paura. Mi son fatta delle risate.-
A quel punto lei gli rivolse un sorrisetto che mise in mostra i suoi denti seghettati.
“Chissà se è un effetto del suo quirk?”
-Sei un tipo interessante.-
-I-Io?! Non… n-non credo sia il… termine giusto… per definirmi. N-non sono n-nulla di che.-
Lei, per tutta si risposta, si avvicinò tenendo la mano libera sotto il mento, come se avesse voluto analizzarlo.
Dire che lui era rosso come un pomodoro era un eufemismo.
-L’elemento che a inizio anno era senza discussione il più scarso della classe A e che adesso, dopo solo sei mesi, se la gioca per il titolo di più forte della sezione. Se questo per te non è interessante allora avrai vissuto avventure a dir poco eccitanti… oppure ti valuti poco.- concluse lei alzando un sopracciglio e accentuando il suo sorrisetto.
Midoriya deglutì nervosamente, non solo perché era paurosamente vicina, ma anche perché sembrava aver già capito della sua scarsa autostima.
A quel punto Setsuna si distanziò, alzò la mano sinistra e scrollò le spalle.
-Beh, rimango della mia opinione. Ora non so te, ma io e Jimmy andremo volentieri a farci una dormita. Buona notte a te, tipo “poco interessante”.- si congedò lei prima di lasciarlo solo, in imbarazzo e confuso.
-Ma che è successo?- si chiese infine un Izuku stralunato.
Aveva già il sospetto che le interazioni con quella ragazza non si sarebbero interrotte a quella sera.
Ma sarebbero state tutte così… “particolari”?
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Francamente, tra le tante cose che rimpiango di My Hero Academia in merito a possibili rapporti tra i personaggi una di questa e per Shinso e Hatsume. Ma solo io adoro questi due insieme? Intendo però come amici, non come coppia, oltretutto con Izuku formerebbero un trio fantastico secondo me (chissà che non mi tenga questo desiderio per il futuro), quindi ho deciso di dedicare un cameo alla nostra studentessa del dipartimento di supporto preferita, vi dico già subito che ne avrà almeno un altro in seguito. E ho inserito anche Shinso che, come nella saga originale, avrà il suo ruolo in questa storia, anche se ho deciso di renderlo molto più… ambiguo, diciamo.
Per i prossimi capitoli mi dedicherò al periodo di convivenza dei ragazzi, cercherò di inventarmi attività che potranno fare nel corso di questa convivenza così da sviluppare rapporti o approfondirne altri che nel manga già ci sono, comunque, spero di riuscire a fare bene.
Se avete suggerimenti, qualche tipo di attività, gioco o follia che vi piacerebbe vedere fare ai ragazzi, o personaggi che magari vi piacerebbe veder interagire non fatevi problemi a parlarmene (meglio se tramite messaggi privato, sia perché non voglio ottenere recensioni a sbafo, che non sarebbero meritate, tanto per lasciare la sorpresa agli altri lettori qualora volessi adattare i vostri suggerimenti).
E nell’ultima scena abbiamo il primo “incontro ufficiale” tra Izuku e Setsuna; scusate, ma adoro questi due nel vero e proprio senso di ship (probabilmente è divenuta la mia ship preferita tra quelle riguardanti Izuku… e non si sono mai neanche parlati nel manga, e mai succederà, mi pare ovvio, ma il bello delle fanfiction è appunto anche questo), quindi aspettatevi altri momenti tra loro nel corso della storia. Il nome del pupazzo di Setsuna, Jimmy, è una “citazione”, possiamo definirla così, alla pagina Nonciclopedia del film Jurassic Park, dove il Tirannosauro viene ribattezzato Jimmy il T-Rex.
Ok, per adesso, direi di non aver altro da dire, un caloroso saluto a tutti.

 

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Capitolo 5
*** 1° giorno di convivenza: tutto nella norma... strano. ***


Tokoyami si era alzato presto quella mattina.
Aveva dormito male, si sentiva tutto intorpidito e la consapevolezza di non poter contare sulla compagnia di Midoriya, sicuramente già sveglio a quell’ora per i suoi allenamenti, lo fece solo star peggio.
Era come se ci fosse una discrepanza nella sua camera, una sorta di forza oscura uguale e opposta alla sua, come se le due aure nere fossero entrate in conflitto e ciò avesse influito sul suo animo disturbandone il sonno.
Sta a vedere che si era ritrovato nella stanza che solitamente era di Kuroiro.
Con un sospiro, il ragazzo con la testa da volatile pensò che, a quel punto, tanto valesse andare a fare colazione, di sicuro quel giorno non avrebbe fatto a tardi a lezione quanto meno.
Giunto alla cucina della sala comune, si versò una cospicua quantità di cereali e latte nella ciotola e si accomodo al bancone.
Si sentiva ancora assonnato, forse sarebbe stata una buona idea versarsi anche del caffè.
Percepì qualcosa mentre si alzò per prendere la caffettiera nell’apposito scomparto, un’aura diversa dalla precedente, più prossima e quasi solare, addirittura invadente.
Scrollò le spalle e decise di non pensarci, preparò la caffettiera e la poggiò sul fornello, il tempo di voltarsi e si ritrovò un adorabile musetto incorniciato da capelli biondi e corna sul capo che lo fissava.
Pony Tsunotori.
Sgranò gli occhi, quando era arrivata? Da dove era sbucata fuori?
-Ehm… posso aiutarti?-
-Che stai facendo?- cinguettò lei, sembrava sveglia e pimpante malgrado fosse ancora l’alba.
-Mi preparo la colazione.-
-Oh, capito.- si allontanò un pochino e tirò fuori a sua volta cereali e ciotola dalla dispensa e latte dal frigo.
Sperava che non avesse voglia di chiacchierare, in quel momento sentiva solo il bisogno del silenzio per riuscire a metabolizzare la sveglia prematura.
Versatosi una tazza di caffè fumante, Fumikage tornò ad accomodarsi.
-Tu per caso ne vuoi?- le chiese con svogliata cortesia.
-Si, molte grazie.-
Lei andò a sedersi proprio di fianco a lui, la poteva sentire mentre canticchiava un motivetto a labbra serrate
No, sul serio, come riusciva ad essere così vitale di prima mattina?
Si apprestò a portare la tazza di caffè al becco quando si accorse che lei era tornata a fissarlo.
Lui guardò alla sua destra, e poi a sinistra, sperava quasi che in realtà fosse concentrata su altro, lo metteva a disagio che qualcuno lo vedesse bere.
Immerse il becco nella tazza e lei sorrise.
-Avevo ragione, bevi proprio come un uccello.- sorrise felice, come se avesse scoperto chissà quale importante tesoro.
Lui dovette voltarsi leggermente per nascondere l’imbarazzo.
-Mi mette a disagio, capo. Emana un’aura troppo positiva.- Dark Shadow sbucò dalla sua schiena per sussurragli all’orecchio.
-Ma voi siete tipo fratelli siamesi?- chiese ancora lei, con adorabile ingenuità.
Dark Shadow le rifilò uno sguardo e portò due dita in direzione dei suoi occhi per poi indicare i suoi.
Un chiaro “ti tengo d’occhio!”
Tokoyami a quel punto sospirò.
-Ascolta, non voglio sembrare irrispettoso, ma ti sarei grato se potessimo rimanere in silenzio per un po'.- non c’era cattiveria nella sua voce, ne fastidio.
Lei sembrò notarlo visto che scrollò le spalle continuando a sorridere.
-Nessun problema, non tutti sono loquaci la mattina presto.- e agitando allegramente le gambe cominciò a mangiare i suoi cereali.
Il ragazzo si apprestò a fare lo stesso, e appena avvicinò il cucchiaio al becco…
-Ma anche i cereali li mangi beccando?-
…sospirò di nuovo.
“Ho il sospetto che sarà più lunga questa settimana che quella dell’allenamento.”
 
 
 
-… e quindi, quando Midori sarà alla giusta altezza, Ochaco lo rilascia così lui può usare la sua forza per creare una potente onda d’urto e cogliere tutti di sorpresa.-
-Midori?- chiese Izuku
-Il soprannome che ti ho dato, Midoriya, accettalo perché è adorabile.- replicò la ragazza rosa con un sorrisetto
-Comunque, a me l’idea di Mina sembra buona, potremmo tenerla sempre in mente.- aggiunse Uraraka.
In quel momento, il fantomatico quinto team della sezione A era riunito in sala mensa per la pausa pranzo.
Il suggerimento fu proprio di Ashido che aveva ritenuto una buona idea che il gruppo approfittasse di quella settimana ulteriore prima della prova per affinare il loro gioco di squadra.
Certo, voleva anche dire il disgustoso fardello di dover sopportare Mineta e i suoi continui sguardi da pervertito, ma per quello sapeva già che gliel’avrebbe fatta pagare.
Tanto Izuku quanto Ochaco si trovarono d’accordo con lei, la cosa migliore era effettivamente solidificare la loro fiducia reciproca e cominciare a pianificare possibili strategie.
Izuku aveva il suo fidato notebook a portata di mano, pronto ad appuntare ogni possibile nuova pensata o dettaglio potesse considerare utile.
Insieme a loro al tavolo c’era la squadra tre che, a giudicare, aveva fatto il loro stesso ragionamento, visto l’animosità con cui Iida discuteva coi suoi tre futuri compagni di team in merito alle strategie, alla distribuzione delle provviste e di tutto il resto del materiale.
“Tutti i gruppi, più o meno, si sono appartati per conto loro, è come se fossimo veri e propri schieramenti… mi sembra cosi strano.”
Dando una rapida occhiata per la mensa sembrava che più o meno tutti i gruppi che si sarebbero sfidati avessero eseguito il medesimo ragionamento, seppur con le dovute eccezioni, per esempio gli parve di vedere Tsunotori avvicinarsi al team di Tokoyami per rivolgere la parola a quest’ultimo, col risultato di far fuoriuscire Dark Shadow che letteralmente la sollevò di peso e la riportò dai suoi compagni.
Con la coda l’occhio vide, e soprattutto sentì con le orecchie, Bakugo allontanare in malo modo Jiro che stava cercando in tutti i modi di convincerlo a essere collaborativo per una volta e prendere parte ad una prima riunione di gruppo.
Alla fine la giovane rocker si tirò infastidita i jack dei lobi e con frustrazione gli urlò -Arrangiati da solo, cafone!-
Izuku, anche da quella distanza, ebbe un fremito al pensiero della possibile reazione del biondo, per chissà quale miracolo, questi si limitò ad altre ingiurie per poi andarsene per conto proprio.
-Sul serio, Midoriya, come fai a tollerarlo da così tanti anni?- gli chiese sbuffando mentre passò vicino al loro tavolo.
“Jiro, se sapessi anche solo la metà di ciò che mi ha fatto passare…” pensò lui, mentre osservava il biondo lasciare la mensa.
Percepì un senso di fastidio nel petto… e non era dovuto agli strani sogni avuti negli ultimi giorni.
 
 
 
Tetsutetsu era consapevole di quanto fosse importante quest’occasione.
Forse non era il più intelligente della classe, ma sapeva bene che simili opportunità andavano sfruttate.
Nulla di personale nei confronti della A, figuriamoci, ma avrebbe fatto il possibile per portare la sua squadra alla vittoria e dimostrare che la sua sezione non era lì per caso.
Il suo pugno destro si scontrò con quello di Sato.
-Però, sei davvero forte.-
-Anche tu.-
Gli era sinceramente dispiaciuto non ritrovarsi nello stesso dormitorio di Kirishima, sperava di poter avere così la chance di allenarsi con lui nel corso di quella settimana.
Ma Sato Rikido si stava rivelando un compagno d’allenamento altrettanto valido.
I due ragazzi avevano chiesto il permesso di avere la palestra beta per allenarsi quel pomeriggio, fortunatamente sembrava che gli altri non avessero condiviso quell’idea, così poterono avere interamente per loro il terreno e di fatto nessun limite a impedirgli di scatenarsi.
E già molte delle strutture create dal professor Cementoss erano state rase al suolo.
Si chiese sinceramente se i ragazzi della A fossero consapevoli dell’impegno che il castano ci metteva, non sapeva perché ma aveva la sensazione che ignorassero il suo spirito competitivo.
Magari non lo mostrava, celandosi dietro ad un atteggiamento tranquillo e forse anche troppo passivo, non certo quello che ci si aspetterebbe da uno della sua stazza, ma anche Sato dava tutto se stesso, voleva essere un Hero fino a prova contraria e la determinazione con cui faceva scontrare i pugni con i suoi lo dimostrava.
Sì, Tetsutetsu era contento che avesse accettato di allenarsi con lui senza riserve.
Entrambi volevano dimostrare le loro capacità, ecco perché si erano trovati subito in sintonia.
-Sappi che la sezione B lotterà con le unghie e con i denti.- riattivò il quirk Steel e si preparò ad una nuova offensiva.
Sato trangugiò tre bustine di zucchero e ricambiò la sfida.
-Noi non saremo da meno.-
 
 
Kamakiri cacciò uno sbadiglio talmente forte che pensò si sarebbe slogato la mascella.
-Assonnato, vecchio mio?- gli sussurrò Awase sottovoce.
-Più che altro, annoiato, in realtà.-
Lui, Tokage e appunto Awase erano in quel momento accomodati sul divano, stavano trasmettendo una maratona di film sui dinosauri quella sera e Setsuna aveva insistito affinché i suoi compagni di team lo vedessero con lei.
Addusse il pretesto che dovevano fortificare la loro chimica di gruppo, il ragazzo insetto avrebbe piuttosto optato sul fatto che volesse solo costringerli a seguire la maratona con lei per sentire i suoi commenti e opinioni sulla magnificenza di quei rettili giganti.
Cosa ci trovasse poi di così interessante, visto che si erano estinti da milioni di anni, non lo avrebbe mai capito.
Awase, se condivideva la sua noia, fu decisamente più bravo a nasconderlo, ma era probabilmente dovuto al fatto che fosse molto meno loquace di quanto non sembrasse.
Bondo poi si era risparmiato il supplizio sostenendo che avesse promesso a Shoji di aiutarlo con un particolare allenamento.
“Bella cazzata!” pensò Kamakiri, li aveva visti, tanto, mentre giocavano a carte in santa pace.
Alla fine lui quindi qualcosa che gli piaceva era riuscito a farla.
-Allora, ragazzi, quali sono le vostre opinioni su questo primo giorno coi nostri “rivali”?-
Yosetsu si limitò a scrollare le spalle.
-Non è che sia successo granché, ammetto che mi sembra ancora assurdo trovarmi con dei compagni diversi così all’improvviso, per lo meno sapere che ci siete ancora voi ragazzi lo rende meno bizzarro. L’unica cosa strana è capitata stamattina quando ho sentito un casino dalla stanza accanto.-
-Non hai che nella stanza accanto alla tua si è spostato Kuroiro?-
-Appunto, mi ha insospettito sentirlo sveglio a quell’ora, sono andato a controllare e quando poi ci ho parlato ha detto qualcosa a proposito di aure contrastanti… non ci ho capito un cazzo.-
Kamakiri sbuffò, e poi dicevano a lui che era strano solo basandosi sul suo aspetto, Kuroiro era particolare tanto in quello quanto nelle turbe mentali.
-Oltretutto c’era già Midoriya fuori dalla sua porta a chiedergli se stesse bene. Dite che è normale essere così in pensiero per qualcuno che conosci a malapena?-
Alzata di spalle del ragazzo più alto.
-Che poi, da quanto ho scoperto, non era stato neanche Kuroiro a svegliarlo, si era alzato di suo già prima per andare ad allenarsi prima delle lezioni, ho chiesto a Mineta e mi ha detto che lo fa tutti i giorni. Quello non è normale.-
Setsuna, malgrado sembrasse concentrata esclusivamente sul film, sentì bene le parole che si scambiarono e dovette riconoscere che in un certo senso era ammirevole.
Lei necessitava delle cannonate per scendere dal letto e Midoriya sembrava non vedesse l’ora di farlo.
Questa nuova informazione la portò a confermare che, sì, era un tipo interessante.
-Gli ho fatto il “test di Jimmy” ieri sera, sapete?- se ne uscì poi.
Kamakiri alzò gli occhi al cielo, ancora quel maledetto pupazzo e i tentativi di lei di usarlo per mettere alla prova i soggetti che reputava particolari.
Quel T-Rex di peluche francamente lo irritava, ancora ricordava il giorno in cui il test lo subì lui.
-Sappiate già che ha reagito molto più dignitosamente di voi due.-
-Che vorresti insinuare?-
-Che non si è fatto la pipì sotto urlando come una femminuccia.-
-Io non ho avuto paura.- ribatté il verde con irritazione palese.
Awase, dal canto suo, avrebbe solo voluto sparire dentro il divano in quel momento, in effetti la sua conoscenza con quel pupazzo e la sua conseguente reazione fu uno degli eventi più imbarazzanti della sua vita.
-Kamakiri, hai gridato “CAZZO, UN ALIENO!” e hai tentato di infilzarlo, sappi che Jimmy non ti ha ancora perdonato.- replicò Setsuna fingendosi offesa.
-Piantala di fingere che quel coso sia vivo, sei inquietante.-
-Ammettilo che ti diverti con la tua amicona Setsuna e che senza di me moriresti dalla noia.-
Lui sbuffò di nuovo di fronte a quel sorriso seghettato che francamente non sapeva mai se voleva rompere a pugni o unirsi ad esso in una grassa risata.
Forse era per questo che in fondo erano amici.
-Lui comunque ha pensato fosse un quirk.-
-Un quirk, in un oggetto?!- si rintrodusse nel discorso Awase con gli occhi sgranati, Midoriya aveva sul serio creduto quello?! Ora era sempre più convinto che fosse strano.
-Per quel che mi riguarda è la reazione più divertente che abbia ottenuto… beh, in realtà la seconda, quella di Ibara rimarrà sempre al primo posto.- ridacchiò lei al ricordo, decisamente nulla avrebbe battuto Shiozaki in quel senso.
La giovane tornò a quel punto a concentrarsi sul film, si era arrivati alla parte dell’inseguimento.
Come se il fatto che fosse stato l’argomento della discussione lo avesse invocato, Izuku passò dietro il loro divano proprio in quel momento.
Stava per l’ennesima volta consultando il suo notebook, se avessero chiesto a quei tre avrebbero detto di averglielo visto leggere almeno una decina di volte nel corso di quella giornata.
-Ma secondo voi è vera la storia che ci appunta i quirk di tutti lì dentro? Voglio dire, che abbia anche i nostri?- chiese perplesso il moro.
Se doveva essere sincero, avrebbe avuto più paura di affrontare lui di Bakugo.
Insomma, Bakugo era un mostro di talento, non si poteva negare, e combatteva con furia inaudita, ma Izuku aveva quell’aria da sociopatico calcolatore che riesce a scrutarti nell’anima, comprendere tutti i tuoi punti forti per contrastarli, i tuoi punti deboli per usarli contro di te e, più in generale, era capace di sapere cose sul tuo conto che tu stesso ignoravi.
-Francamente sono contento che il nostro team non affronti il suo. Per quanto Bakugo, a conti fatti, fosse l’altra pagliuzza corta da estrarre.-
Setsuna affondò nel divano per mettersi in una posizione più comoda, nascose un piccolo sorrisetto al sentire l’ultima frase detta dall’amico.
“Io aspetterei a dirlo. Dieci a uno che non sono l’unica ad avere questo sospetto, so già per certo che Monoma la pensa come me e di certo anche tra quelli della A c’è gente che può arrivare a questa conclusione.”
Certo, c’era la possibilità che i loro fossero castelli in aria, ma ormai sapevano bene come alla U.A piacesse pianificare gli allenamenti per vie traverse, e la ragazza era convinta che qui non fosse diverso.
Magari anche Midoriya ci era arrivato.
Ghignò con piacere, sarebbe stato divertente provare a scoprirlo.
-Comunque un giorno quel pupazzo di merda te lo squarto.- sbottò poi Kamakiri dopo alcuni minuti di tranquilla visione.
-Come se te lo permettessi.
 
 
 
Per quanto fosse invisibile, Toru Hagakure era probabilmente la ragazza della classe A che meglio sapeva esprimere le proprie emozioni, oltre ad Ashido.
La sua infanzia, da un certo punto di vista, non era stata facile, quando è letteralmente impossibile vedersi ed essere visti anche le azioni più banali possono apparire come sfide complicate.
Francamente non riusciva ad immaginare quanti problemi potesse aver causato ai suoi genitori da piccola, anche se non gliel’avevano mai fatto pesare era sicura che lei non gli avesse mai reso le cose facili.
Fino ai tempi delle scuole medie ricordava di aver a lungo provato paura di non contare niente.
Il terrore costante che nessuno volesse avere a che fare con lei, la sensazione di disagio che nessuno volesse parlare con qualcuno che non sai mai dove sia davvero, di non essere considerata nulla di più se non un ammasso di vestiti fluttuanti privo di importanza.
“Come possono gli altri sapere chi sono se non possono neanche vedermi?” per tanto quel dilemma l’aveva tormentata.
Poi, col tempo, era arrivata ad una semplice quanto veritiera conclusione: non è dall’aspetto che si giudica una persona!
Forse il suo aspetto era imperscrutabile agli occhi, ma poteva pensarci il suo carattere a descriverla.
E quindi aveva cominciato a mostrarsi per quella che era: una ragazza solare e allegra, sempre pronta a stringere nuove amicizie e che mai avrebbe provato a escludere qualcuno, perché tutti meritavano l’opportunità di lasciar vedere chi erano.
Vestita spesso di abiti dai colori vivaci, perché rispecchiavano la sua personalità, e caratterialmente la si sarebbe potuta descrivere come la più stereotipica ragazza da manga o anime… e paradossalmente era contenta di questo.
La sua invisibilità non aveva influito su di lei, era una ragazza normale che amava le tipiche cose da adolescente.
Toru Hagakure era normale!
E una cosa che le piaceva tanto era fare amicizia e lasciare che tutti potessero legare tra loro.
-Ehi, Mina, quindi cosa ne pensi della mia idea?- inviò il messaggio alla sua migliore amica.
-Mi sembra semplicemente perfetta, Toru, domani parliamone coi rispettivi rappresentanti… e mi raccomando… raccontami tutti i dettagli interessanti.- Toru già immaginava le risatine sotto i baffi che l’amica rosa si stava facendo dall’altra parte.
Quello che avevano in mente era praticamente il riunire tutti i tipici cliché da film americani, ma per diamine, erano pur sempre dei liceali.
Sarebbero stati degli Hero un giorno, certe attività a quel punto, giustamente, non sarebbero più state alla loro portata, ecco perché simili occasioni andavano sfruttate.
Soprattutto in quel frangente, per riparare a quella completa mancanza di legame con la classe B.
Le due amiche avevano capito subito come la loro temporanea separazione potesse essere invece l’anello di congiunzione tra le due sezioni.
-Benissimo. Il piano da domani va subito attuato, abbiamo sprecato il primo giorno, massimizziamo tutti gli altri!-
 
 
 
 
Mentre rientrava ai dormitori, Izuku stiracchiò le braccia e tirò uno sbadiglio soddisfatto.
Anche quella sera l’allenamento era andato bene e si sentiva in formissima, oltretutto gli pareva di sentirsi più rilassato in generale.
Ci volevano ancora sei giorni prima dell’allenamento e sentiva di poter migliorare ancora prima di allora.
Aveva alcuni dubbi a riguardo che lo insospettivano, magari ci avrebbe pensato meglio nei prossimi giorni.
Rientrato nella sala comune sentì il rumore del televisore acceso, unica luce a illuminare un pochino la stanza altrimenti buia.
C’era ancora qualcuno sveglio?
Strano, di solito, quando rientrava dall’allenamento serale, erano già tutti a dormire.
Vide che spaparanzata sul divano in malo modo, con gli occhi chiusi e la testa poggiata su un bracciolo, c’era Setsuna Tokage.
Izuku notò che sullo schermo in quel momento si poteva vedere la scena di un tirannosauro ed uno spinosauro che combattevano.
“Francamente non capisco il senso di questo film.” pensò distrattamente.
Si concentrò nuovamente su di lei e si grattò nervosamente la testa.
Era il caso di svegliarla per raccomandarle di tornare in camera? O lasciarla a dormire lì perché sarebbe stato scortese disturbarla?
“Quella posizione fa veramente male alla schiena.” e lui che aveva sostenuto un rigido allenamento lo sapeva, All Might ci era andato veramente pesante a suo tempo… e per fortuna.
Deglutendo e cercando di placare il nervosismo, neanche avesse dovuto compiere l’impresa più difficile della storia, si inginocchiò e la picchiettò leggermente su una spalla.
-Ehm… To-Tokage?-
Ci volle qualche secondo prima di ottenere una reazione, un biascicato e goffo -Ancora cinque minuti, mamma.-
Quando finalmente aprì leggermente gli occhi, Setsuna si guardò intorno un po' spaesata.
-Che ore sono?- chiese, il tono di voce palesemente impastato dal sonno.
-Circa mezzanotte… de-devi esserti addormentata mentre guardavi la televisione.-
La ragazza lanciò un’occhiata allo schermo.
-Ah, il film inutile della trilogia che si potevano risparmiare.- mormorò.
-Scusa s-se ti ho disturbato… ma ho pensato fosse meglio dormire in ca-camera tua che qui, non… non fa molto bene alla schiena.-
-Gentile da parte tua, Verdino. Sei sempre così premuroso o lo fai solo perché sono una bella ragazza?- chiese con tono a metà tra il provocatorio e il divertito.
-Cosa?... C-certo che no! No-non sto dicendo che tu non s-sia una b-bella ragazza ma…- si tappò la bocca con le mani in preda al rossore totale.
Come diamine poteva essere così imbranato, perché doveva sempre fare queste figuracce, perché era così negato in ambito sociale? Ah già, lo sapeva il perché.
“Grazie Kacchan!” pensò con sarcasmo e fastidio, stava succedendo spesso negli ultimi tempi.
Setsuna rise divertita.
-Sei troppo adorabile.- disse in aggiunta, causando, se possibile, ulteriore imbarazzo a Izuku.
-Ok… ehm, allora… io andrei… in camera mia… e immagino che… tu farai altrettanto.-
Quando si apprestò ad allontanarsi però successe il fattaccio.
-Mi daresti uno strappo? Sono ancora mezza rimbambita, potrei non farcela fino alla mia camera.- quel sorrisetto nascondeva male il suo desiderio di amichevole provocazione.
E nella testa del verde esplose il finimondo.
“Oddio, mi ha appena chiesto di…? No, no aspetta, non è nulla di grave, è stanca quindi ha senso che lo abbai chiesto, non entrare nel panico… NONENTRARENELPANICO!”
Era entrato nel panico.
Lei, d’altro canto, se la stava davvero godendo quella scena.
Ormai comunque aveva deciso, e se voleva qualcosa la otteneva.
Separò la parte superiore del corpo da quella inferiore così che potessero fluttuare e gli balzò sulla schiena, riunendole a quel punto per farlo sobbalzare.
Istintivamente lui mosse le braccia per sostenerla.
Beh, oramai si era appiccicata alla sua schiena, sarebbe stato scortese negarglielo… e in fondo stavano allo stesso piano.
-Ok.- mormorò, rosso e con lo sguardo basso.
Lei squittì contenta e lo incitò a muoversi.
-Comunque, il soprannome Verdino è troppo banale, te ne cercherò un altro.- avrebbe aggiunto poi durante il passaggio.
Una piccola risata genuina scappò anche a lui.
-In… in effetti potevi f-fare di meglio.-
Secondo incontro con Setsuna Tokage in due giorni, particolare tanto quanto il primo.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Vi dirò, mi sto sbizzarrendo a scegliere possibili accoppiate o gruppi di personaggi da far interagire, bene o male non si è mai a corto di idee.
Tokoyami e Tsunotori… francamente non saprei, ma mi ha fatto ridere il pensiero di vedere lei che, adorabile e ingenua com’è, cerca di fare amicizia con lui che, in maniera opposta, schivo e riservato, cerca quasi di evitarla. E il “duello” a distanza con Kuroiro… niente, mi faceva ridere anche questo, magari in uno dei prossimi capitoli scriverò anche il punto di vista del ragazzo in all black.
Il trio Tokage-Kamakiri-Awase mi ispira, mi sembrano tre personaggi che andrebbero d’accordo tra loro (se magari Horikoshi c’è li caratterizzava di più, ma perché approfondire personaggi secondari potenzialmente interessanti, tipo loro, o Monoma, o Yanagi, quando possiamo continuare a sprecare inchiostro e spazio per quella fighetta mestruata di Bakugo?... notare il sarcasmo.), quindi ho pensato di inserirli in una scena mentre guardano la saga di Jurassic Park (visto che, per dati ufficiali, Setsuna adora i dinosauri, do per scontato sia una fan della saga… eccetto il terzo film, anche se è stato un’espressione del mio pensiero. Avanti, ditemi l’utilità di Jurassic Park III? Film evitabilissimo.)
Ho deciso di dare anche un pochino di spazio a Sato (in accoppiata con Tetsutetsu) e a Toru (sia mai che Horikoshi dia loro un po' di spazio ogni tanto… vedasi sopra), e quest’ultima sembra aver architettato un paio di cose divertenti, insieme a Mina, per far legare meglio le classi fintanto che saranno mischiate. Vedrete meglio nei prossimi capitoli. Non scriverò di tutti e sette i giorni, anche perché perderei davvero troppo e soprattutto ho paura di non aver abbastanza fantasia per non rendere il tutto un “copia e incolla” continuo… mi piace l’idea di scrivere dei ragazzi nei loro momenti liberi (sono adolescenti, facciamoli comportare come tali ogni tanto), ma voglio arrivare alla parte della sfida effettiva, o cominciato la storia apposta per quello.
E per concludere un altro piccolo momento di interazione tra Izuku e Setsuna… ne metterò altri ogni volta che troverò il modo, mi piacciono troppo questi due…e poi ho già dei piani, quindi mi fa solo comodo.
Dai, basta coi miei scleri, auguro a tutti un buon proseguimento di giornata/nottata/momento del giorno in cui state leggendo. Arrivederci.

 

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Capitolo 6
*** 3° giorno di convivenza: obbligo o verità... poteva andare molto peggio! ***


Izuku per quella volta decise di voler trascorrere la pausa pranzo sul tetto.
I sogni si erano fatti sempre più frequenti, e malgrado la discussione con All Might avesse contribuito a renderlo un po' meno paranoico, non si sentiva a suo agio col pensiero di stare in un luogo troppo affollato.
Avrebbe tanto voluto avere qualcuno con cui parlarne, ma l’unico a sapere dell’One For All a lui vicino era Bakugo e… e l’unica cosa che avrebbe ottenuto sarebbero stati insulti e biasimi.
Sempre più insistente, nella sua mente, il sospetto che non avrebbe mai dovuto farsi scappare quelle parole mesi addietro, il biondo così non avrebbe mai compreso la verità.
-Non che se lo meritasse in effetti.- pensò poi ad alta voce, sorprendendosi più del fatto che non fosse pentito di quell’opinione che dell’averla effettivamente pronunciata.
Sospirò e si sedette spalle al muro.
-La testa sta minacciando di esplodermi.-
-Distaccala dal tormento.- sussurrò una voce atona poco distante da lui.
Sgranò gli occhi e si accorse che, accomodata poco vicino, col suo bento tra le gambe, con dei fantasmini stilizzati tra l’altro, c’era Reiko Yanagi.
-Ya-Yanagi… non… non ti avevo notato.- profuse di getto, fortuna che non si era fatto scappare qualche parola compromettente, sarebbe stato difficile da spiegare.
-Me… me ne vado s-se ti do fastidio.-
Lei scosse lievemente la testa.
-Rimani, se vuoi.-
I successivi minuti furono scanditi solo dal cinguettio di qualche volatile di passaggio.
Entrambi i ragazzi mangiavano tranquillamente, Izuku non si sentiva a disagio.
Dopo il loro scontro alcuni giorni prima, aveva temuto che la ragazza covasse risentimento nei suoi confronti, sembrava non fosse così.
Lo aveva capito già quel giorno, in verità, ma la sua insicurezza costante purtroppo si faceva sentire.
-Quindi… ehm, come ti… sono sembrati i miei compagni di classe?-
Lei voltò leggermente la testa verso di lui.
-Bakugo fa troppo rumore…non mi piace.- ammise.
In quei due giorni Bakugo Katsuki non ci aveva messo molto a farsi riconoscere anche dalla classe B e, sua modesta opinione, quel tipo la infastidiva, non le piaceva il suo atteggiamento e dubitava che per quel terzo giorno, o per i restanti, avrebbe cambiato la sua opinione.
Neanche a volerlo fare apposta, pensò il verde, l’argomento della discussione era divenuto ciò che aveva cercato di evitare.
-G-già… Kacchan in effetti ha una… personalità molto… forte, diciamo.-
Reiko assottigliò leggermente gli occhi, sembrava quasi volesse scrutarlo dentro.
-Non parliamo di lui.- si limitò a dire.
Izuku non seppe se la ragazza dai capelli argentati avesse percepito il suo disagio a trattare quell’argomento, ma le fu grato.
-Non so te, ma sono davvero eccitato al pensiero di cosa potrebbe riservarci la sfida, manca ancora qualche giorno ma sono già in fibrillazione.- ed era sincero.
Lei annuì soltanto, come a volergli dare ragione.
Il lasso di tempo successivo vide parlare solo il verde, era come se tutto ad un tratto il pensiero di parlare con una ragazza non lo bloccasse, discutere con Yanagi (a senso unico, viste le sue rare e striminzite risposte) non lo innervosiva, forse la ragazza lo stava lasciando a ruota libera per farlo distendere, funzionò, considerato che si sentì molto meglio.
-Midoriya!- lo interruppe ad un certo punto.
Era andato avanti davvero per parecchio a elencare delle sue idee sul tipo di sfida che avrebbero sostenuto e su quanto ciò li avrebbe aiutati a maturare come futuri Hero.
-S-si?-
Le labbra di lei si inclinarono in un lieve sorriso.
-Parli troppo!-
Lui si grattò la testa imbarazzato e mormorò delle timide scuse.
Lei volse lo sguardo al cielo, in placida contemplazione.
-Punto a prevalere stavolta.-
-E io farò altrettanto!-
Izuku puntò a sua volta gli occhi alla volta celeste, si sentiva bene in quel momento.
 
 
 
La testa di Dark Shadow fece capolino da dietro il muro.
-La pazza non c’è capo.-
-Smettila di comportarti così!-
Tokoyami, dopo averlo richiamato, diede comunque un’attenta occhiata a sua volta prima di svoltare l’angolo ed entrare nel dormitorio B.
Era il terzo giorno di convivenza e Pony Tsunotori era stata la persona con cui aveva più volte incrociato la strada.
Si che erano pur sempre nei dormitori e prima o poi capitava di incrociare chiunque, ma la frequenza era sospettosamente alta da chiedersi se la studentessa trasferitasi dagli Stati Uniti non ci provasse in tutti i modi a incappare in lui.
Non che la cosa lo infastidisse, però certe volte finiva con l’essere troppo invasiva.
Tutto quello che voleva in quel momento era arrivare fino alla sua stanza, scacciare l’influenza di Kuroiro e magari leggere un libro, magari del genere goth o comunque drammatico, una bella introspezione sulla tormentata esistenza dell’animo umano e il suo continuo contrasto tra luce ed ombra.
E poi incrociò Sero e Tsuburaba per i corridoi, quei due avevano fatto amicizia in fretta, probabilmente per il carattere molto simile che si ritrovavano.
Cercò di sbrigarsela con un rapido saluto quando venne intercettato, magari si sarebbero accontentati di quello, ma ovviamente no.
Quei due non erano dei geniacci, ma non erano certo due scemi, e capirono presto che il ragazzo corvo stava palesemente puntando a rinchiudersi in camera sua per non uscirne più almeno per il resto della giornata, considerando che ancora dovevano cenare si era messo all’angolo da solo facendogli intuire le sue intenzioni.
-Amico, non ti eviterai la serata “Obbligo o verità”!- disse Sero con un sorrisetto sghembo.
-Esatto, oltretutto abbiamo la possibilità di scoprire qualche dettaglio interessante sulle ragazze, magari qualche buona informazione utile per rimorchiare.- Kosei gli diede subito corda.
Che dire, in quel momento stavano proprio apprestandosi a lasciar scatenare gli adolescenti che erano.
Tokoyami scosse la testa, per lo meno loro non erano a livelli patologici come Mineta, francamente non ci voleva neanche pensare a quanti problemi avrebbe creato alle ragazze al dormitorio A con la scusante del gioco.
Ma era più probabile che sarebbe finito malmenato e appeso da qualche parte entro i primi cinque minuti.
-Mi sa che mi porto la cena in camera stasera.-
Obbligo o verità era troppo imbarazzante, e nessuno lo avrebbe costretto a prenderci parte.
Qualche ora dopo, si sarebbe ritrovato nella sala comune con gli altri a imprecare sottovoce.
-Porca di quella…-
 
 
Si respirava un clima allegro al dormitorio A quella sera.
La maggior parte della positività arrivava da Ashido, ma c’era un clima favorevole in generale.
Obbligo o verità.
Un gioco semplice, scontato, quanto infido e subdolo.
Il giorno precedente il tema fu una semplice sfida a braccio di ferro.
Qualcosa di troppo banale per una come Mina, poi si resero tutti conto del tranello teso da questa a Iida e Kendo.
Aveva fatto leva sul senso di responsabilità di questi ultimi, li aveva furbamente adescati presentandogli un gioco banale e innocuo per spingerli letteralmente a firmare un accordo che desse a lei (per il dormitorio A) e Hagakure (per quello B) il permesso di organizzare gli eventi ricreativi che si sarebbero svolti in quei giorni di convivenza tra le due classi.
Iida e Kendo capirono solo dopo di aver commesso uno sbaglio, ma ormai le firme dei due rappresentanti c’erano, Ashido avrebbe potuto in qualunque momento usarle contro di loro, o far leva sul loro senso dell’onore.
-Bene ragazzi, tutti attorno al tavolo, perché vi garantisco che ci sarà da divertirsi.- la rosa stringeva una bottiglia vuota tra le mani; semplicissimo, a turno ognuno l’avrebbe fatta girare e chi usciva avrebbe subito il fatidico domandone.
C’erano stati alcuni elementi più reticenti, dai timidi Midoriya e Koda (vennero trascinati di peso) all’irreprensibile Iida (convinto adducendo scuse su come ciò avrebbe fortificato il loro spirito di coesione e tante di quelle cose che gli piaceva sentire), ma alla fine i 20 occupanti del dormitorio A erano tutti radunati.
E Mina già non vedeva l’ora di scoprire i segreti di tutti, lei e Toru si sarebbero divertite un mondo a raccontarsi tutti i dettagli.
Quella serata di “Obbligo o verità!” poté dunque cominciare.
 
 
L’inizio del gioco fu molto pacato, nessuno volle avere il pesante onere di essere l’iniziatore delle domande osé o degli obblighi folli.
Banali -Qual è il tuo colore preferito?- o -Ricordi qual è stata la tua prima parola?- furono gli albori di quel gioco.
Nel campo degli obblighi non fu diverso, richieste semplici come -Fa tre giravolte su te stesso.-       -Strappa un capello alla persona di fianco a te.- (Tokage di fianco aveva Bondo e fu alquanto complicato in realtà, lui si fece spuntare un “capello di colla” perché disse che l’avrebbe trovata una sconfitta ingiusta) o anche -Recita lo scioglilingua “tre tigri contro tre tigri” tre volte.- (Kaminari si intrippò a metà e come penitenza dovette mettersi in un angolo per il turno successivo).
Si capì che bisognava cominciare a osare di più quando ad un tratto dalla porta d’ingresso sbucò Sato.
Il ragazzone tirò fuori dal vassoio coperto che teneva tra le mani una gustosa fetta di torta al cioccolato (probabilmente cucinata da lui) e dopo aver mormorato un sincero -Mi dispiace ragazzi.- la mangiò di fronte agli sguardi disperati di tutti, che già avevano l’acquolina in bocca.
Ma la penitenza era per lui o lo avevano mandato per torturare loro?
Il castano dovette presto svignarsela per via degli sguardi carichi di furia omicida ricevuti dalla maggior parte dei presenti.
-Oh no, questa gliela faccio pagare!- e Mina diceva sul serio.
Quando tocco a lei e la bottiglia finì sul rientrato Kaminari, lei già se la rise quando scelse Obbligo.
Considerato chi c’era nell’altro dormitorio, era probabile fosse stato Sero a formulare la tortura di Sato.
-Kaminari, dovrai…-
 
 
-LA MIA AMACAAAAAAA!- tutto ma non quello.
Sero si incolpò di non aver percepito il pericolo, e dire che avrebbe dovuto darlo per scontato.
Kaminari era arrivato li, aveva chiesto dove fosse la sua stanza e, poco dopo, era tornato col suo comodo giaciglio.
Con espressione a metà tra il disagiato e il vendicativo, aveva urlato -VENDETTA!- per poi infilarsela dentro i pantaloni tutta raggomitolata.
Levata via dal luogo del crimine, venne lanciata al suo proprietario, che ovviamente non la prese, tutti anzi si scansarono perché, francamente, nessuno aveva voglia di sfiorare quello schifo.
Kaminari scappò sogghignante, mentre un Sero lacrimante si avvicinò alla sua compagna caduta e le dedicò l’elogio funebre.
-Non ti dimenticherò mai!-
 
 
La situazione per i successivi minuti si tramutò a conti fatti in un’amichevole sfida tra dormitori, a chi sfidava chi sceglieva gli obblighi ad eseguire quelli più imbarazzanti e/o crudeli così da esporlo a maggior rischio di vendetta o ritorsioni dagli occupanti dell’edifico opposto.
Dal povero Shoda, che venne mandato ad insultare Kamakiri con l’obbligo tra l’altro di non poter usare il suo quirk per difendersi (tornò con un occhio nero, e gli andò bene), a Mineta che, con sadica gioia delle esponenti di sesso femminile, fu mandato a smutandare Bakugo, per giunta in camera di questi dato che non stava partecipando al gioco perché, a suo dire, era “UN CUMULO DI STRONZATE!” (e non gli andò bene affatto, non ci riuscì, fu bombardato e, come ulteriore penitenza per aver fallito, fu obbligato ad astenersi dal fare commenti perversi per il resto della settimana).
La situazione andò avanti per circa un’ora, finché Koda non si offrì volontario latore di un messaggio di pace per porre fine alle schermaglie, il dormitorio B accettò il trattato di “cessate il fuoco” e i due gruppi si salutarono con la promessa di risolvere i dissapori con la partita di calcio di Sabato.
 
 
 
Izuku non aveva esperienza con certi giochi, e se qualcuno avesse saputo del suo passato non se ne sarebbe nemmeno sorpreso.
Quando usciva lui sceglieva sempre Verità (e la bottiglia non capitò mai su di lui quando a girarla era gente come Ashido o Kaminari, si ritenne fortunato per quello) e quando a dover decidere era lui non proponeva mai nulla di assurdo o eccessivo, al punto da risultare noioso.
Quando toccava a lui chi usciva si sentiva in una botta di ferro sul fatto che non avrebbe certo provato imbarazzo, anche se Mina trattenne uno sbuffo quando il verde propose a Todoroki come Verità il rivelare la sua varietà di soba preferita.
Per questo la ragazza ghignò sadica quando la bottiglia puntò su di lui al suo turno.
E prima ancora che il ragazzo aprisse bocca la rosa gli schiaffò in faccia il regolamento del gioco che aveva tenuto nascosto tra i capelli, dove tra le regole capeggiava “Vietato scegliere la stessa opzione più di cinque volte di fila!”, ergo, gli toccava l’obbligo.
Izuku deglutì nervosamente, da Ashido si aspettava di tutto.
-Midoriya, fingi una dichiarazione d’amore per…- Mina si bloccò un istante, la forte tentazione di proferire il nome di Ochaco.
Perché era evidente che fosse lui la palese cotta di lei, Uraraka poteva smentire quanto le pareva, ma l’esperta di romanticismo che albergava in lei avrebbe riconosciuto i segnali a chilometri.
Il problema era che Mina si rese conto solo in quel momento che non sarebbe stato giusto mettere l’amica in quella situazione (fare il suo nome avrebbe praticamente svelato tutto allo stesso Midoriya oltre che a tutti i presenti) e quindi fu costretta a ingegnarsi altro, sperando che magari la buona sorte arridesse all’amica.
-…la persona che verrà indicata dalla bottiglia.-
E per Izuku i successivi secondi furono vissuti come in attesa del giudizio universale.
Beh, magari dall’altra parte se la stavano passando meglio.
 
 
 
-Kyoka?! Kyoka, amica mia, parlami!- Momo stringeva tra le braccia, con i lacrimoni agli occhi, una Jiro dagli occhi spenti e morti, immobile, in una manifestazione di tragicomicità che sembrava orchestrata in anticipo tanto sembrasse uscita da una commedia.
L’Obbligo sottopostole da Monoma fu quello di bere un intruglio preparato da Rin sul momento.
-Tranquilla, è fatto con erbe salutari.- aveva detto quest’ultimo, rassicurante, porgendole il bicchiere, uno strano liquido verdastro che ribolliva come l’acqua calda in una pentola.
“Salutari nel senso che ti salutano prima di mandarti all’altro mondo?”
Avrebbe potuto rifiutarsi, se il biondo non l’avesse provocata e, in tutta onestà, non le andava di starlo a sentire per tutto il resto della serata.
Jiro mormorò un -vaffanculo- all’indirizzo del suddetto biondo malefico prima di rialzarsi di scatto e correre in bagno, sarebbe uscita solo mezz’ora dopo col volto più verde della bevanda che aveva trangugiato.
 
 
 
La “dichiarazione d’amore” di Midoriya non fu mai udita.
Prima che la bottiglia smettesse di girare il verde, rosso in volto e testa che fumava, urlò che avrebbe buttato lui la spazzatura per quella sera anche se non era il suo turno e, attivato il suo quirk, scappò veloce come un fulmine.
-Che grande esempio di abnegazione, Midoriya, dovremmo prendere tutti esempio dal tuo spirito di responsabilità.- lo elogiò Iida, non capendo che l’amico aveva solo tirato fuori una scusa plausibile per svignarsela.
Pochi istanti dopo la bottiglia, e conseguentemente gli sguardi incuriositi di tutti, si puntarono su Setsuna Tokage.
Lei scrollò le spalle e sorrise divertita.
-La riscuoterò in un altro momento.-
Sarebbe stato divertente a dir poco.
-Ma dite che tornerà, mi sembrava parecchio sconvolto.- disse una perplessa Itsuka.
-Deku si emoziona facilmente, quando si sarà calmato farà ritorno.- assicurò Uraraka con un lieve sorriso, sollevata al pensiero di non doverlo sentire dichiararsi a Tokage, per quanto ovviamente sarebbe stata solo una finta.
-Beh, direi che nel mentre noi possiamo continuare.- annunciò una sempre pimpante Ashido, che non intendeva certo permettere ad un piccolo incidente di rovinare la serata.
-Iida, rompi un paio dei tuoi occhiali!-
-MAI!-
Come penitenza avrebbe scritto cento volte su un foglio “Studiare fa schifo!”, rischiò di non superare la serata.
 
 
Anche al dormitorio B non mancarono gli eventi folli, oltre a quelli già accaduti…
-Descrivi la giornata più brutta della tua vita.-
Tokoyami venne interrotto a metà del racconto e implorato di fermarsi, troppi dettagli scabrosi.
“Saggiate l’oscurità” lo avevano costretto lì, ora ne pagavano il prezzo.
-Wow, la tua poetica è così buffa.- eccetto Tsunotori, che gli fece scendere il comico gocciolone dalla testa.
… alcuni forse furono decisamente sopra le righe…
-Fingi di pubblicizzare un prodotto per il sesso.-
E Tetsutetsu che ammiccava e parlava ad un pubblico immaginario, esortandolo all’acquisto delle pillole Real Steel (lo disse sul serio) per avercelo sempre “duro come l’acciaio” (disse sul serio pure questo) per della vera “azione virile” fu uno spettacolo a metà tra l’orrido e l’assurdo che culminò con una sconvolta Shiozaki che affermò come questi avrebbe meritato la scomunica dal Regno dei Cieli per il suo volgare incitamento al peccato.
-Ma è Tsuburaba che mi ha sfidato.-
-Potevi rifiutare e pagare onorevolmente pegno, peccatore. Che il Buon Dio possa avere pietà di te.-
… e altre ancora fecero rimpiangere a certi il non aver filmato la scena.
-Imita la scena di un film che ti piace.-
Shishida attivò il suo quirk e, afferrata gentilmente Kodai con la richiesta di reggergli il gioco (nessuno capì mai se acconsentì o meno), scalò il dormitorio dall’esterno, mimando versi e movimenti scimmieschi.
Citazione colta.
Fu decisamente una serata particolare.
Toru si ritenne soddisfatta.
Lei e Mina ne avrebbero avute parecchie da raccontarsi.
 
 
 
-Però, ci metti parecchio a sbollire l’imbarazzo, tu.- il sorriso divertito di Setsuna, accomodata sul divano, fu ciò che lo accolse al suo rientro.
Izuku si era veramente vergognato di se stesso, era scappato come un vigliacco per quello che era solo un gioco, non se la sentì di tornare e affrontare gli altri tutti in una volta, preferì quindi fare un po' di allenamento e rimandare il ritorno a quando sarebbe stato più o meno certo che fossero andati tutti a dormire.
Evidentemente Tokage non era tra chi si era concesso a Morfeo.
-Mi… mi dispiace, s-sono entrato nel panico. È… che certe cose… n-non sono a mio agio e…-
-Ehi, sta tranquillo, non ti sto giudicando. Sei timido, tutto qui.-
Ognuno aveva la propria personalità, coi propri pregi e difetti, Midoriya non faceva certo eccezione.
Setsuna aveva ormai capito di avere un atteggiamento molto diverso dal suo nel relazionarsi agli altri,  e dire che, durante il suo scontro con gli Yanagi si era mostrato così serio e controllato, come se fosse stato un’altra persona.
Forse era appunto questa sua “trasfromazione” che la incuriosiva tanto, finora doveva riconoscere che si stava confermando particolare come aveva supposto.
-Comunque, come mai sei ancora sveglia?-
-Ci sarò un motivo se mi alzo sempre tardi, no?- replicò lei con un sorrisetto.
In effetti, in quei giorni ci aveva fatto caso, in classe lei era sempre tra gli ultimi ad arrivare.
-Per la cronaca, mi devi una finta dichiarazione.- aggiunse poi, maliziosa.
Trattenne un sospiro di tenerezza nel vederlo nuovamente con le guance tinte di rosso.
Pensò fosse il caso di proporgli un patto, non voleva causare un infarto al poveretto, ci era già andata vicino il giorno prima a braccio di ferro.
-Facciamo così: tu ora mi fai compagnia finché non mi verrà sonno, mi offri un altro passaggio e considererò rispettato il tuo obbligo.-
Con un lieve sorriso, Izuku annuì e le si affiancò sul divano, quel compromesso era fattibile.
-A-ancora non capisco perché ci tieni tanto a conoscermi, però.- si grattò una guancia, sinceramente incuriosito.
Lei alzò le spalle.
-C’è per forza bisogno di un motivo per voler conoscere meglio qualcuno? Mi incuriosisci.- rispose lei, fissandolo di sottecchi.
-Vuoi dire che a te non è mai capitato?-
E il ragazzo cominciò a pensare.
Immediatamente nella sua testa vari flash del passato, tutte le volte che aveva seguito Kacchan, malgrado questi gli urlasse di stare lontano, malgrado lo picchiasse e insultasse, tutto per una curiosa ammirazione che alla fine lo aveva reso si tanto desideroso di essere il più forte degli eroi, ma che al tempo stesso lo portava a dubitare di tutto e tutti e non ritenersi meritevole di attenzioni.
Perché Tokage ci teneva tanto a fare amicizia con lui? Perché Uraraka, Iida, e gli altri lo consideravano un amico? Cosa c’era di speciale in lui da averli spinti a voler creare un legame con una persona così anonima?
Wow, un’amicizia sbagliata che non era più tale da dieci anni aveva influito davvero tanto sulla sua visione di sé stesso.
Sorrise tristemente.
-Una volta. Non è andata bene. Forse da allora… ho… ho paura di sbagliare.-
Setsuna fu sinceramente stupita del suo aprirsi con lei, quella frase nascondeva chissà quanti messaggi celati, e lei sentiva di non avere il diritto di indagare oltre.
Gli dedicò un piccolo sorriso, sincero e dolce, molto diverso da suoi soliti.
-Io non credo di star sbagliando in questo momento.-
Izuku sentì gli occhi inumidirsi, nessuno glielo aveva mai detto in modo così diretto.
Perché? Perché c’erano così tante persone che tentavano di avvicinarsi a lui? Meritava questo?
-Grazie.- e si passò con tenera goffaggine il braccio ad asciugare quel principio di lacrime.
Aveva giurato a All Might che avrebbe smesso, ma ancora bastava così poco per commuoverlo.
Setsuna gli rifilò un giocoso colpetto sulla spalla.
-Sii un po' più sciolto, Midoriya.-
Riuscì a strappargli di nuovo un sorriso.
-Immagino… che quindi un soprannome tu non me l’abbia ancora trovato.-
E l’aria di colpo si distese quando lei, con palese melodramma, si finse sconvolta.
-Oh, io cerco di inventarmi un soprannome originale per dimostrarti la mia amicizia e mi merito le prese in giro per questo?-
-Non sei obbligata, sai?-
-Non sia mai, riuscirò a trovartene uno che non sia scontato.- si batté una mano sul petto per enfatizzare il suo giuramento.
Risero di nuovo, quella serata si concluse decisamente bene.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Beh, io devo dire che mi sono divertito con questo capitolo, volevo farlo più lungo ma temevo di dilungarmi, magari alcune scene o idee che ho dovuto mettere da parte le raccoglierò in una side-story parallela o robe così, non lo escludo.
Dopo questa sfida ad obbligo o verità passeremo al sesto giorno, il Sabato, dove, beh, già nel capitolo è stato detto, le due squadre si affronteranno ad una partita di calcio… scusate ma ho questa fissa dall’inizio della storia e il pensiero mi intrigava troppo, quindi, per quanto così “Italiana” come cosa, non rinuncerò a quest’idea.
E nel prossimo capitolo arriverà anche una piccola ospite, probabilmente basta dire questo per lasciar intendere.
Per ora vi saluto, alla prossima.
Mi sono trattenuto poco al mio angolo stavolta, non so se sia un bene o un male.
Non ho neanche insultato Bakugo… rimedio subito: BAKUGO MERDA!


 

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Capitolo 7
*** 6° giorno di convivenza: la partita! (il pre-gara) ***


Ochaco non riuscì a trattenere un sorriso intenerito nel guardarlo.
Lei, Tsuyu e Kirishima, in quel momento, erano insieme a Izuku nella sala comune del dormitorio e il suo migliore amico, in piedi vicino all’entrata, tremava e sorrideva impaziente.
A breve sarebbe arrivata Eri.
Era il minimo dire che il ragazzo adorasse quella bambina, da quando poi la piccola si era liberata dall’ombra opprimente di Overhaul e aveva cominciato a sorridere, il loro rapporto si era sempre più solidificato.
Il professor Aizawa aveva la custodia ufficialmente, ma tutti i weekend la bimba aveva il permesso di trascorrerli o con Midoriya o Mirio e, sebbene toccasse al senpai Togata, questi aveva gentilmente passato a Izuku la possibilità, data l’imminente settimana che lo avrebbe poi tenuto impegnato.
-Deku, calmati, sembra che tu stia per svenire da un momento all’altro.-
-Oh, scusa Uraraka, è solo che non vedo l’ora che arrivi Eri. Spero che si diverta alla partita, voglio spiegarle tutte le regole.- era palesemente in fibrillazione.
Quel Sabato infatti, l’attività ricreativa scelta dal duo Ashido-Hagakure era una normale quanto, in prospettiva, imprevedibile sfida allo sport più amato del mondo.
Il perché del calcio poi fu dovuto al fatto che, a loro dire, servisse uno sport dove le squadre erano numerose al punto da dare un ruolo a tutti.
Izuku sperava che Eri si divertisse, quella bambina aveva tutta un’infanzia da recuperare.
-Si vede che lei vuoi molto bene, kero.-
-Il tuo affetto nei suoi confronti è davvero virile, fratello.-
Si grattò la testa imbarazzato per gli elogi di Asui e Kirishima.
-Voglio solo che si possa creare dei bei ricordi.-
E quando la piccola finalmente varcò la soglia e si gettò tra le sue braccia in un caloroso abbraccio, pensò che sarebbe morto di tenerezza.
-Ciao, Deku.-
-Ciao Eri, allora, sei pronta per la partita? Ti prometto che ti divertirai.-
-Non… non vedo l’ora. Non ho capito bene, ma sembra divertente.-
E gli altri poterono assistere al dolce spettacolo della piccola che saltellava allegramente attorno ad un Izuku che cercava di saziare la sua curiosità.
Aizawa lanciò un’attenta occhiata agli altri tre.
-Mi raccomando, prendetevi cura di lei.-
-Stia tranquillo, professore, ci assicureremo che si diverta e che non le succeda nulla.- Eijiro si batté una mano sul petto per enfatizzare le sue parole.
-Ci vediamo più tardi allora.- disse questi prima di fare dietrofront.
Ancora si chiedeva come lo avessero convinto a fare da arbitro.
Eraserhead francamente non trovava quello sport interessante, ma chissà che paradossalmente i ragazzi non lo stessero usando come mezzo di ricerca per trovare informazioni sui propri avversari, almeno quelli che avevano il cervello di non considerarlo un semplice gioco.
Si lasciò scappare uno dei suoi sorrisi agghiaccianti.
“Forse mi divertirò anche io.”
 
 
 
Ashido e Hagakure se l’erano studiata davvero bene.
Sapevano che i professori avrebbero potuto essere reticenti a concedere la palestra Gamma in un giorno scolastico, quindi avevano proposto di usarla il Sabato così da non intralciare le lezioni e per avere la Domenica per riposarsi in vista dell’allenamento congiunto.
“Perché non mettono lo stesso impegno nei loro studi?” aveva pensato Aizawa, sinceramente convinto che quelle due avrebbero potuto avere una posizione più alta nelle graduatorie.
Oltretutto lo avevano implorato di essere lui l’arbitro e aveva accettato, seppur qui le ragioni esulassero dalle loro abilità persuasive.
Osservò le formazioni pronte a scendere in campo, i ragazzi indossavano una versione modificata dell’uniforme da palestra che andasse a ricordare una divisa calcistica, con pantaloncini e maniche corte alle maglie.
La palestra era stata attrezzata a tempo di record per divenire un vero e proprio campo da calcio di livello professionistico, quando gli sport avevano ancora un grande seguito.
Beh, di certo la U.A non si tratteneva nemmeno nelle attività di svago per i suoi studenti, se ci riconosceva un possibile metodo di apprendimento.
Il calcio era uno sport dove il lavoro di squadra faceva da padrone, malgrado vi fosse sempre qualche singolo che svettava.
Era ora di vedere se anche lì certi individui avrebbero continuato a far valere tale regola.
 
 
 
Dopo le schermaglie di Obbligo o Verità avvenute Mercoledì, entrambe le sezioni avevano atteso quel giorno per chiudere definitivamente lo scontro tenuto in tregua fino ad allora.
La sezione A, come prima sorpresa, nella formazione presentata annunciò che Iida Tenya avrebbe svolto il ruolo di allenatore dalla panchina, probabilmente la scarsa durata del Recipro Burst e il tempo di recupero prima del riutilizzo era stata giudicata uno svantaggio troppo rischioso da azzardare.
Oltretutto così il rappresentante avrebbe potuto sfruttare le sue doti intellettive per guidare tutti.
Altra grande sorpresa fu la scelta di Todoroki come portiere, probabile volessero sfruttare il suo ghiaccio come difesa impenetrabile.
Kirishima e Shoji sarebbero stati i difensori centrali, con Ashido e Mineta nei ruoli dei terzini difensivi, destro e sinistro.
-Mi raccomando ragazzi, non facciamo passare nessuno!- annunciò eccitata lei, aveva già lanciato la sfida alla sua migliore amica e intendeva vincerla.
Il centrocampo era probabilmente l’elemento su cui avevano lavorato di più.
Tokage, su suo stesso suggerimento, sarebbe stata la regista di centrocampo, poco davanti la difesa, Kamakiri era il centrocampista centrale, l’idea era di usare la sua possanza fisica come scudo per bloccare le azioni offensive avversarie, Kaminari e Ojiro sarebbero stati rispettivamente il laterale sinistro e destro.
-Forza, fatevi sotto, spacco le gambe a chiunque provi ad avvicinarsi!- annunciò minaccioso il ragazzo-insetto, le lame già tirate fuori dalle braccia.
Izuku Midoriya era stato unanimemente scelto come capitano e seconda punta per fare da collegamento col centrocampo.
Lui e Tokage erano i più bravi quando si trattava di strategie e l’opinione comune era stata che dovessero trovarsi in posizioni da cui avrebbero potuto guidare la squadra in ogni reparto.
A chiudere quel folle 4-4-2 Asui Tsuyu come punta centrale, nessun dubbio che volessero sfruttare le sue abilità nel salto e la forza delle sue gambe.
 
 
 
-Allora, Eri, sei emozionata?-
La bambina annuì entusiasta, comodamente accoccolata tra le gambe di Uraraka.
La piccolina era stata accolta con gioia e saluti al suo arrivo ai dormitori, le ragazze addirittura la accerchiarono presto per riempirla di coccole, costringendo la bambina a nascondersi per l’imbarazzo dietro le gambe di un Izuku ancora più imbarazzato nel vedersi attorniato e pregato di lasciar pizzicare le sue adorabili guanciotte.
-Il maledetto… con la scusa della bambina lui rimorchia.- aveva mormorato un invidioso Mineta.
Uraraka le carezzò la testa, mentre seduti accanto a lei sulle panchine appositamente sistemate nella palestra per l’occasione, c’erano gli altri ragazzi non titolari.
Iida era in piedi davanti ad una lavagna che chissà dove aveva trovato, con una fedele rappresentazione dello schieramento, già pronto a urlare suggerimenti e schemi da applicare.
-Credi che Izuku vincerà?- chiese curiosa la piccola.
-Sicuramente farà del suo meglio. Ricorda che si tratta di un gioco, l’importante in questi casi è divertirsi, innanzitutto.-
Certo, Bakugo che già sbraitava sicuramente non era di quell’avviso.
-Hai fatto caso che della nostra sezione sono solo in due tra i titolari?- chiese distrattamente Awase a Bondo, aggiungendo poi, in tono scherzoso -sta a vedere che ci discriminano.-
Kendo, che sentì, lo riprese subito con bonario rimprovero.
-Ho discusso con Iida stesso prima della partita, abbiamo scelto insieme la formazione. Vi garantisco che abbiamo cercato di formare il team più adatto, preparando anche le strategie per chi, come voi, dovrebbe entrare nel corso del match.-
Lei sarebbe stata vice-allenatore e secondo portiere.
Eri, superata la timidezza, cominciò già a fare il tifo.
 
 
 
Nella sezione B la scelta della formazione era stata decisamente più turbolenta, altresì dicasi Bakugo.
Se durante le scelte tattiche di Yaoyorozu (allenatrice e giocatrice, partente dalla panchina) e Honenuki (vice-allenatore), il temporaneo dormitorio B aveva pensato di aver trovato una giusta formazione, il biondo, all’ultimo, dopo essere stato per conto suo tutto il tempo, aveva cominciato a gridare e sconvolgere tutto.
-ORA ASCOLTATE MERDE. IO SONO IL CAPITANO E SE VOLETE VINCERE FATE COME DICO!- sulla panchina dei loro avversari, Ochaco tappò le orecchie ad Eri.
Aizawa gli lanciò presto un’occhiataccia, intimandogli con lo sguardo di non urlare parolacce in presenza della bambina, lui acconsentì solo perché non gli andava di sentire stupide rotture di palle e simili
La verità fu che, a discapito dei ragazzi della A, ormai abituati a sentirlo, quelli della B non si rivelarono affatto disposti a sentire le sue sfuriate.
Honenuki gli andò contro a muso duro con fredda calma.
-Scusa, ma abbiamo difficoltà a dare credito a chi per tutta la settimana non ha minimamente cercato di mostrarsi amichevole e collaborativo nei nostri confronti.-
-Prova a ripetere, scheletro.- lo sfidò con la sua miglior faccia da schiaffi.
Peccato che Juzo non arretrò, anzi, se per questo, si mostrò ancora più glaciale nei suoi riguardi.
-Se vuoi giocare allora segui lo schema, se hai suggerimenti sono disposto ad ascoltare e, quelli che io e Yaoyorozu riterremo validi, potremo applicarli, ma non pretendere di dettare legge solo perché ti ritieni migliore!-
I ragazzi della A furono sinceramente stupiti da quella presa di posizione, mai nessuno si era così apertamente opposto a Bakugo.
-E un’ultima cosa: non mancare di rispetto ai miei compagni!- e il suo sguardo non lasciava dubbi, quel discorso non andava più ripreso, aveva lasciato correre anche troppo in quei giorni.
Alla fine l’unico “suggerimento” di Bakugo che venne attuato fu il piazzare Shoda in porta, al posto di Shiozaki, lasciata in panchina come secondo portiere.
La difesa a 5 vedeva Tetsutetsu al centro con Sato e Shishida più decentrati, con Tsuburaba e Tsunotori come terzini destro e sinistro.
I quattro di centrocampo avevano Monoma come regista, in quanto membro più intelligente della classe B era il più indicato per quel ruolo, Yanagi sul lato sinistro del rombo e Sero sul destro, Hagakure nel ruolo di centrocampista avanzato.
Unica punta, e qui non ci fu verso di farlo desistere, Katsuki Bakugo, col suo miglior sguardo da bestia feroce pronta a balzare sulla preda.
E la preda era Izuku Midoriya.
“Ti faccio il culo, Deku di merda!”-
 
 
 
-Poteva sinceramente andare peggio di così.- mormorò Jiro poggiando la guancia sul pugno chiuso, accomodata in panca.
Un’altra nota di merito che avrebbe fatto ad Honenuki fu di lasciare a Bakugo la fascia di capitano, conscio che così lo avrebbe relativamente ammorbidito e reso magari più propenso a non lamentarsi troppo, sperabilmente.
-Honenuki è, dopo Kendo, l’elemento che più tiene unita la classe, se c’è qualcuno che può tenere Bakugo almeno un po' a freno, è lui.- commentò Rin, seduto affianco a lei.
-Ma Bakugo non vede altro all’infuori di se stesso, ecco il problema.- continuò lei.
Il ragazzo cinese annuì pensieroso.
-Che si ritenga il centro del mondo è palese, ma voi magari non avete cercato più di tanto si smontarlo.-
-Non ti posso dar torto, lo abbiamo lasciato a ruota libera fin troppo.- e francamente non poteva dirsi fiera di quest’atteggiamento passivo della classe A in generale.
Ormai gli insulti o le minacce di Bakugo erano divenuti talmente normali che nessuno ci faceva caso, ma potevano davvero dire che gli stesse bene?
-Comunque…- aggiunse poi Hiryu con un sorriso sollevato. -… sembra che tu non c’è l’abbia più con me per Mercoledì sera.-
Lei alzò semplicemente le spalle.
-Monoma ha proposto la sfida. E non vuol dire che non intenda fartela pagare.-
Lui rise a quella che era palesemente una giocosa provocazione.
-Starò in guardia.-
 
 
-Che i due capitani vengano qui!-
Al centro del campo il cremisi degli occhi di Bakugo fulminò il verde smeraldo di quelli di Midoriya
-Mi aspetto che conosciate già le regole, ma le esporrò comunque: l’utilizzo del quirk è consentito fintanto che non verrà usato per colpire di proposito un avversario, giocate nel rispetto delle regole e non esagerate.
“Vediamo chi di voi sfrutterà meglio questo “gioco” per accumulare informazioni.” Pensò sadicamente il professore, era l’unico motivo per cui aveva davvero permesso quella partita.
Il lancio della moneta sorrise a Katsuki, sarebbe stata la sua squadra a battere il calcio d’inizio.
-Stringetevi la mano! E se avete qualcosa da dirvi fatelo ora!-
“Ecco, cominciamo male!” pensò Izuku.
No, onestamente, l’unico scenario peggiore era che il capitano fosse Monoma e questi gli rubasse il quirk, cosa che si sarebbe comunque potuta verificare durante la partita, quindi avrebbe dovuto fare molta attenzione.
Izuku tese il braccio, in attesa.
-Di un po', Deku, che problemi aveva la mocciosa prima?-
Problemi?
-Voleva solo proteggermi.-
-Proteggerti?!- nel tono di voce di Bakugo non si sentiva altro che disgusto. -Ora hai bisogno che una stupida poppante ti pari il culo? E io che credevo non potessi scendere più in basso.-
-E io credevo che saresti migliorato dopo quella sera.- replicò lui con sguardo vuoto, sembrava quello che il biondo riservò a lui quando, mesi addietro, lo portò al Ground Beta per “discutere”.
Mentre le squadre erano dirette alla palestra, Bakugo aveva provato ad avvicinare Izuku.
Con lui però c’era la bambina, e quando Eri aveva visto gli occhi di Midoriya farsi di colpo tesi, sembrava avesse visto una minaccia incombente, in uno sguardo che esprimeva tensione pura, si era istintivamente frapposta fra l’eroe che l’aveva salvata e ciò che, nella sua mente di bambina, era ciò che lo aveva reso all’improvviso così simile alla vecchia lei.
-Fatti da parte, mocciosa!-
Eri aveva tremato di fronte a quel tono di voce, spietato e freddo, di chi non si faceva problemi a far seguire i fatti alle minacciose parole, ma non aveva ubbidito.
Lei la conosceva bene, la sensazione d’impotenza che aveva visto in quegli occhi verdi, le bastò questo per capire che non voleva che quel ragazzo dallo sguardo cattivo si avvicinasse a Izuku.
Il verde cercò subito di placare gli animi, scusandosi garbatamente, prima di prenderla per mano e allontanarsi, mischiandosi in mezzo agli altri.
-Non ti avvicinare a lui… ti fa star male.- aveva detto lei, preoccupata e premurosa, sottovoce prima di abbracciarlo e auguragli buona fortuna.
E ora Izuku, che in quei giorni ci aveva spesso riflettuto, ormai temeva di aver raggiunto una conclusione.
Una conclusione che lo fece solo star peggio.
-Che cosa vorresti dire, eh?- un Bakugo già in procinto di infuriarsi pretese delle spiegazioni immediate.
“Già, bisogna sempre fare come vuoi tu!”
Non era quello il momento di discuterne.
Contro ogni aspettativa, contro il suo spirito mite e sempre propenso al dialogo, afferrò la mano del suo avversario, lasciata parallela al corpo, forzandola al saluto di rito.
-Buona fortuna… Bakugo!- sembrò più che gli avesse dichiarato guerra.
Serio, freddo, quasi spietato.
E di fronte allo sguardo scioccato del biondo (che fine aveva il Kacchan?) si sentì pure in colpa.
E voleva smetterla di sentirsi così, ma sapeva che purtroppo il percorso sarebbe stato ancora lungo.
Izuku si allontanò per prendere il suo posto, l’altro seguì poco dopo.
Aizawa squadrò attentamente le due formazioni, un’ultima raccomandazione al gioco pulito.
Poi il fischio d’inizio.
Aveva il sospetto che, per due di loro in particolare, non si sarebbe trattato solo di un gioco.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora, salve a tutti.
Come potete vedere, ci siamo spostati al penultimo giorno di convivenza mista. Non che non avessi idee per gli altri due, ma, forse lo avevo anche già spiegato, temevo di dilungarmi davvero troppo e questo “evento” si porterà via almeno altri due capitoli, quindi ho preferito non concentrarmici troppo, anche perché voglio arrivare alla parte che di fatto darebbe il nome a questa storia, ovvero l’effettivo allenamento congiunto.
E, come sicuramente avevate immaginato, la piccola ospite era Eri.
Io personalmente adoro il tipo di rapporto venutosi a creare tra lei, Mirio e Izuku, qui però, per ovvie ragioni, darò spazio a lei e Izuku e all’aiuto che lei inconsapevolmente gli sta dando.
Ora, magari leggendo potreste aver avuto l’impressione che io stia mettendo sul medesimo piano ciò che Eri e Izuku hanno passato, beh, sì e no.
No perché, analizzando la cosa dal punto di vista umano e morale, ciò che la piccola Eri ha passato è notevolmente peggio, una bambina così piccola che ha già subito tutto questo è a dir poco orribile, Overhaul si è meritato tutte le mazzate che Mirio e Izuku gli hanno rifilato.
Ma vi dico sì dal punto di vista dell’effetto psicologico sulle due vittime.
Horikoshi, da bravo vigliacco, si è sempre rifiutato di trattare in modo approfondito il bullismo subito da Izuku per causa di Bakugo, tanto è vero che ora l’ha reso quasi una gag comica, peccato che, non essendosi mai Bakugo pentito di ciò che ha fatto né tantomeno scusato, l’unico effetto che ci vede chi come me il bullismo lo ha subito (e neanche lontanamente paragonabile a quello di Izuku, il mio si limitava solo al piano verbale e non è certo andato avanti per dieci anni e oltre… giusto per farvi capire) è uno stronzo che continua a essere stronzo e che viene pure elogiato per essere un “grande personaggio dal grande sviluppo caratteriale” quando questo fantomatico processo evolutivo è stato a dir poco misero e mal rappresentato.
Il concetto è che Izuku ne è uscito, psicologicamente parlando, molto più influenzato di quanto non sembri, basta analizzare il suo comportamento anche solo un po' per rendersene conto, e il fatto che Horikoshi si ostini a trattarlo come elemento comico senza dargli la dovuta serietà perché ha paura che magari anche quei fan di Bakugo che sono tali solo perché lui è “figo, incompreso, ha avuto un’infanzia difficile” (poi, chiariamoci, non metto in dubbio che ci siano persone che davvero apprezzano Bakugo come personaggio e per la sua psicologia, a voi il mio rispetto sincero) si rendano conto di che Merda di personaggio scritto col culo egli sia e non lo votino più (e se nei sondaggi la sua popolarità scendesse Horikoshi non avrebbe più scuse per forzarlo nella trama, ma visto che lui stravede per Bakugo non permetterà mai che succeda… vigliacco!)mi fa solo provare disgusto puro.
Mi sono rassegnato, in tutta onestà, so che non ci sarà mai l’equo trattamento, che Bakugo non subirà mai le conseguenze delle sue azioni, che ne uscirà pulito e addirittura come “la vittima della situazione che ha lottato contro tutto e tutti per farcela mentre Izuku ha avuto la strada spianata da All Might”, ma io francamente non ci casco, per me Bakugo rimarrà sempre un sopravvalutato paraculato come mai prima d’ora e quindi nelle mie storie farò sempre in modo che riceva ciò che uno come lui si merita.
Una buona giornata a tutti.

 

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Capitolo 8
*** 6° giorno di convivenza: la partita! (1° tempo) ***


-SALVE A TUTTI, SIGNORE E SIGNORI, CHI VI PARLA È IL VOSTRO PRESENT MIC! SIAMO QUI RIUNITI OGGI PER ASSISTERE ALLA PARTITA DI CALCIO PIÙ SPETTACOLARE DEGLI ULTIMI ANNI, anche perché ultimamente chi se li calcola più gli sport? Dicevo… SIAMO QUI OGGI RIUNITI PER UN MATCH IMPERDIBILE.-
La possente voce del professor Yamada riecheggiava per i muri della palestra Gamma… e non stava neanche usando un microfono.
Non l’aveva invitato nessuno a fare da telecronista, ma figurarsi se avesse permesso che lo escludessero da un evento del genere, la telecronaca era essenziale e lui era il più indicato per farla.
Quindi si era procurato un piccolo banco e si era andato a posizionare a metà strada tra le due panchine, cosa che portò tutti a temere per le proprie orecchie.
-SPERO CHE SIATE PRONTI A VEDERE SCINTILLE, PERCHÈ ENTRAMBE LE SQUADRE PROMETTONO DI DARSI SCONTRO IN MANIERA BRUTALE!-
Forse attirati dalla voce del professore, alcuni studenti delle altre sezioni cominciarono ad entrare nella palestra, incuriositi sulla situazione.
Le classi A e B erano di fatto le punte di diamante della scuola e che l’allenamento fosse stato rimandato era noto praticamente a ogni studente.
Quella partita poteva definirsi come l’antipasto che anticipava il piatto forte e visto che la sfida vera poi non sarebbe certo stata visibile, più curiosi possibile vollero assistervi.
La palestra si ritrovò ghermita di ragazzi scalpitanti in poco tempo, tanto che i professori Hound Dog ed Ectoplasm dovettero essere messi all’entrata come buttafuori per raggiunta capacità massima.
-E di fianco a lui c’è la vostra Midnight, gente. Non vedo l’ora di poter ammirare la passionalità e l’ardore di questi giovani, sarà a dir poco eccitante.-
Midnight si piazzò di fianco allo stesso professor Mic come co-conduttrice, non si sarebbe mai persa l’occasione di commentare quel possente sfogo di “forza giovanile”.
Il preside Nezu fu fatto accomodare in un posto sopraelevato insieme al fu Simbolo della Pace, ora in pensione, All Might.
Quest’ultimo, nell’osservare i rispettivi capitani, riservò ovviamente un silenzioso augurio al suo discepolo.
“Fatti valere, giovane Midoriya!”
Fu a quel punto che l’arbitro diede il fischio d’inizio.
 
 
La palla d’inizio fu battuta dalla squadra B.
Hagakure, al fischio d’inizio, passò a Sero ma, prima ancora che la sfera di cuoio compisse metà tragitto, Katsuki Bakugo la intercettò e scattò in avanti per dare il via ad un’azione personale.
-Perché non mi sorprende?-
Il biondo, infervorato, corse di potenza verso l’aria avversaria, arrivato a centrocampo Kamakiri provò a ostacolargli il cammino.
-LEVATI DI MEZZO, INSETTO!- lo scavalcò con una delle sue esplosioni, dandosi la spinta per superare la metà campo.
Riuscendo ad intuire la sua zona d’atterraggio, Kirishima entrò in scivolata sul punto in cui il biondo atterrò, soffiandogli il pallone.
-Scusa, fratello, ma qui si fa sul serio.-
A quanto pareva Midoriya ci aveva visto giusto, Bakugo aveva puntato ad un attacco frontale, ignorando totalmente le richieste di passaggio dei compagni di squadra.
Partendo da questo presupposto, era possibile riuscire ad intercettarlo.
Kirishima servì Tokage, la ragazza analizzò rapidamente la disposizione degli altri.
-Schema O-M-A!-
Con un passaggio alto indirizzò una palla verso il lato destro del campo.
Con un possente balzo, Ojiro, saltò e, usando la coda, sferzò la sfera indirizzandola verso il centro della tre quarti.
Lì, Midoriya, Full Cowl al 5%, balzò a sua volta e servì un ulteriore passaggio di prima, in uno spettacolare schema aereo basato sulla rapidità, Asui Tsuyu si ritrovò sola a mezz’aria a colpire con un calcio laterale.
Shoda dovette agire con rapidità, attivando il suo quirk la palla, poco prima della linea, venne intercettata da un impatto che la contrastò e la lanciò in alto, discendendo lentamente il ragazzo paffuto la afferrò facilmente.
-Accidenti.- biascicò Izuku, e dire che lo schema aveva funzionato.
I tre difensori centrali della B erano tutti molti possenti fisicamente, ma quello che avevano in forza lo perdevano in rapidità e soprattutto non saltavano in alto quanto lui e Asui, ragion per cui avevano basato il loro attacco sugli schemi aerei.
Non sapeva se Bakugo avesse previsto questo o meno, ma la sua idea di mettere Shoda in porta acquistò un senso.
Ne ebbe definitiva conferma quando lo vide spaziare da una parte all’altra della sua porta lanciando dei pugni in aria.
“In quel modo ha una copertura per ogni angolo della rete.”
La successiva azione della classe B partì dal lato sinistro.
Tsunotori servì Yanagi per poi staccare due dei suoi corni e saltarci su, mentre la ragazza dai capelli argentati, immobile, manovrando telepaticamente il pallone, lo lanciò in avanti sul suo lato, con Pony che, sul suo razzo personale, scattò in avanti.
Riuscì a schivare il getto d’acido lanciato da Ashido per destabilizzarla e, giunta in prossimità della bandierina dove Yanagi aveva appunto servito la palla, saltò a terra e, intercettata la palla, eseguì un cross verso il centro dell’area.
La fortuna arrise alla classe A, a causa dei suoi zoccoli, la studentessa americana non riuscì a dare la giusta direzione e Shoji, fattosi crescere un piede tra i suoi arti multipli, poté spazzar via senza problemi.
-PRENDI LA MIRA, MALEDIZIONE!- urlò un Bakugo infuriato, che si lanciò all’inseguimento del pallone.
-Mi dispiace.- pigolò lei, spaventata dalla sua sfuriata.
Setsuna conquistò il pallone e, approfittando di Kirishima che andò a bloccare il biondo, cominciò a pensare a quale schema fosse meglio applicare.
Non ebbe il tempo, perché la palla le scappò improvvisamente dai piedi.
-Ma che…- solo poi notò una divisa lasciata a terra lì vicino.
“Hagakure!”
La ragazza invisibile aveva tenuto fede al suo nome e si era avvicinata senza farsi notare, impossessandosi della palla.
-PASSA SUBITO!-
Più per paura che per altro, accettò il “gentile” invito di Bakugo e lo servì.
Questi riuscì e smarcarsi e, alzatosi la palla con un rapido palleggio, piazzò in avanti le mani, creando una sfera di luce.
-BECCATI QUESTA, MEZZO E MEZZO: STUN GRENADE!-
L’esplosione seguente lanciò quello che avrebbe a tutti essere scambiato per un meteorite.
Todoroki Shoto, serio e impassibile, innalzò un muro di ghiaccio davanti la porta, l’impatto che ne segui causo un botto e un muro di fumo, ma alla fine il ragazzo bicolore ne uscì col pallone tra le mani, e il muro di ghiaccio distrutto completamente.
“C’è mancato poco.”
 
 
 
-CHE INIZIO INCREDIBILE, SPETTATORI. IN UN RAPIDO SUSSEGUIRSI, ENTRAMBE LE SQUADRE HANNO GIÀ DATO VITA A DUE AZIONI NOTEVOLI. Ma ciò che ha fatto Bakugo è regolare? Infatti, possiamo notare alcuni ragazzi della A andare a protestare dall’arbitro proprio in questo momento.-
Kamakiri e Kaminari erano infatti al capezzale di Aizawa a ricordagli che il tocco di mano era ancora irregolare, a meno che non si fossero scordati loro.
Midnight proseguì per lui.
-Una cosa è certa, questi ragazzi stanno lasciando libero sfogo a tutto il loro ardore, state pronti, perché questi, miei cari giovani nel pieno della fioritura, non è che l’inizio.-
Eraserhead andò a controllare agli strumenti di ripresa forniti dal dipartimento di supporto.
Come avevano fatto a crearli in così poco tempo?
-Ho previsto quest’eventualità e quindi li ho creati molto prima. I miei bambini funzionano alla stragrande, se anche ad uno solo di quelli casca un capello, loro lo visualizzano.- dichiarò Mei Hatsume vicino agli schermi del VAR, Hitoshi Shinso affianco a lei ancora basito.
-Cosa? Cosa, di preciso, ti ha portato a pensare che un’eventualità come questa potesse verificarsi?- mormorò il viola con una mano in faccia.
-Uno scienziato guarda sempre avanti e mai indietro, mio caro “Insonnia”.-
-Quello che dici non ha alcun senso.- si arrese lui, mentre la rosa coi dread cominciò a incitare Izuku con un megafono che affermò aver inventato lei stessa.
Per sicurezza si allontanò un po' da lei.
Aizawa diede una rapida controllata prima del verdetto.
-Bakugo ha usato le mani per generare l’esplosione, ma non c’è stato nessun contatto diretto, quindi è tutto regolare.-
-Ma fammi il piacere, venduto!- biasciò il biondo elettrico a denti stretti, per poi farsi piccolo piccolo dinanzi allo sguardo minaccioso del suo insegnante.
-Hai detto qualcosa Kaminari?-
-Ma… ma certo che no, professore.-
 
 
 
A discapito però dell’iniziale parità di azioni pericolose, nel corso del match divenne sempre maggiore il dominio della classe A.
A discapito dei tentativi di Yaoyorozu e Honenuki di tenere saldo il gruppo e modificare la formazione in corso d’opera, la testardaggine di Bakugo nell’agire da solo, venendo in tal modo bloccato dagli avversari, non permise mai alla sezione B di dimostrarsi effettivamente pericolosa.
Sembrava veramente che Iida e Kendo avessero preso tutte le contromisure.
Mineta, grazie alle sue sfere, bloccava i nastri di Sero, Ashido scioglieva le corna lanciate da Tsunotori, Ojiro ostruiva la visuale a Yanagi impedendole di manovrare telepaticamente il pallone, Kamakiri rimaneva vicino a Tokage per intervenire contro Hagakure non lasciandole spazi, Midoriya si teneva a distanza da Monoma per non farsi toccare, Kaminari lanciava brevi scariche per disturbare Tsuburaba prima che questi potesse creare barriere d’aria e i difensori non riuscivano mai ad anticipare Asui nei salti, permettendo a Izuku di servirla con costanti passaggi alti e seguenti tiri che solo grazie al Double Impact di Shoda era possibile respingere; sembravano davvero aver pensato a tutto.
E a circa metà del primo tempo successe.
-Kamakiri, più in alto che puoi. Tsuyu, fammi da trampolino!- urlò Midoriya.
Era evidente ormai, per superare il quirk di Shoda bastava solo utilizzare una forza maggiore di quella usata da lui.
Non per arroganza, ma era sicuro di poterci riuscire.
Con un cenno d’assenso, il ragazzo insetto, in quel momento in possesso, lanciò una bordata alta quasi fino al soffitto.
Quando la palla cominciò la discesa, proprio vicino all’area di rigore e mantenutasi nella fascia centrale, Izuku venne afferrato, ad altezza vita, dalla lingua di Asui che, con un rapido giro, lo scagliò in alto prima che i difensori riuscissero ad impedirglielo.
“Full Cowl, 20%.”
E in una spettacolare proiezione, Midoriya Izuku incrociò la palla a mezz’aria, prodigandosi in una rovesciata degna di essere immortalata.
-SMAAAAAAAASH!-
Quello che ne seguì fu un siluro circondato da scariche verdi che incontrò la resistenza del Double Impact. Ma soverchiandola e superandola.
La palla sfondò anche la rete e si fermò metri oltre.
-ED ECCO IL PRIMO GOOOOOOL! CON UNA ROVESCIATA DA MANUALE IZUKU MIDORIYA PORTA IN VANTAGGIO LA SUA SQUADRA!-
-La formazione A ha giocato tutto sulla rapidità, cari spettatori. Hanno così potuto aggirare il problema della maggior possanza fisica dei loro avversari e attaccare indisturbati. Midoriya, mostrandoci un connubio di agilità e potenza, ha centrato la rete al suo primo tiro. Che bella la giovinezza.- proseguì un’estasiata Midnight.
Mentre il replay dell’azione veniva mandato sullo schermo (-Sul serio, Hatsume, devi spiegarmi cosa ti ho portato a pensare che un giorno ne avremmo avuto bisogno?- qualcuno sentì chiedere a Shinso), l’autore dell’1-0 ricevette i complimenti e gli abbracci dei compagni di squadra.
-Grande, Midoriya!-
-Un tiro imparabile, fratello.-
-Devo ammetterlo, ti reputavo un tizio qualunque, mi sa che devo ricredermi, ci sai fare.- Kamakiri gli rifilò anche un energica pacca sulla schiena che a momenti lo gettò a terra.
-Ehm… g-grazie, ma il merito è di tutti che siamo stati coordinati, non… non ci sarei mai riuscito altrimenti.-
-Oh, fa pure l’umile. Prenditeli i meritati elogi, cespuglio…no, neanche questo va bene.- aggiunse Tokage pizzicandogli la guancia, ottenendo solo di farlo imbarazzare di più.
 
 
La piccola Eri applaudì felice.
Non era sicura di aver capito bene tutte le regole, ma Izuku sorrideva e questa era una buona cosa senza dubbio.
 
 
Mentre le squadre approfittarono di quel breve time-out per dissetarsi o riorganizzarsi, dalla parte della squadra B regnava l’incertezza… e le urla di Bakugo.
-QUESTO PERCHÈ VOI IDIOTI NON MI AVETE DATO RETTA, A QUESTO PUNTO MINIMO TRE NE AVREI SEGNATI.-
-Viva la modestia, vero Bakugo?- mormorò Kosei, non preoccupandosi di abbassare la voce.
-COME HAI DETTO?-
Il castano, a discapito del non poco di timore che il biondo gli incuteva e dei primi sudori freddi, mantenne un lieve sorrisetto.
-Dico solo che se ci trattassi con rispetto, magari ti ascolteremmo.-
-TU, SOTTOSPECIE DI PERSONAGGIO SECONDARIO, NON PERMETTERTI DI PARLARMI IN QUESTO MODO!-
-Altrimenti cosa gli fai?- fredda, sarcastica e glaciale, la voce di Honenuki alle sue spalle.
-Che cazzo vuoi anche tu?- gli chiese, voltandosi verso il ragazzo senza labbra come a volerlo sfidare, ma premurandosi di abbassare la voce, per rimanere fuori dalla portata dell’orecchio di Aizawa.
-Siamo a metà primo tempo e, a parte lamentarti, non hai combinato granché, per giunta danneggiando l’intera squadra per la tua mancanza di collaborazione. Non sei nella posizione di criticare chi almeno ci ha provato.-
-Ok, ok voi due, ora vediamo di darci una calmata.-
Sorprendentemente, per placare gli animi, arrivò Monoma e il suo sguardo lasciava intendere che non era contento della situazione.
-Mi costa ammetterlo, ma finora sono stati più bravi, hanno saputo mettere in campo una formazione che è riuscita a contrattaccare tutto ciò che abbiamo tentato, aggiungiamo che Bakugo ha dovuto come al solito fare la fighetta e possiamo dire che la colpa è di tutti.-
-Chiamami fighetta di nuovo, se ne hai il coraggio, fotocopia!-
Monoma si limitò ad un sorrisetto, Bakugo era veramente prevedibile nelle reazioni.
-Sentite, ho elaborato una strategia, e se la eseguiamo bene ci ritroveremo sicuramente ad avere un’occasione da gol ghiotta. Bakugo, servirai tu.- indicò poi il biondo spinoso.
-Non mi dare ordini!- sbraitò questi, tutti i ragazzi della B alzarono gli occhi al cielo.
No, francamente, perché quelli della A non gliene dicevano quattro ogni tanto?
Ma Monoma non era il più intelligente dei suoi per caso, ormai sapeva come prenderlo.
-Certo, capisco, se pensi di non essere bravo abbastanza per attuare il mio piano non te ne faccio una colpa.-
Bakugo Katsuki poteva avere tutto il talento che voleva, ma era veramente infantile e facile da giostrare.
-NON SONO BRAVO ABBASTANZA?! DIMMI CHE TI PASSA PER QUELLA ZUCCA VUOTA E TI FACCIO VEDERE IO SE NON SONO BRAVO!-
 
 
 
-SIGNORE E SIGNORI, DOPO UNA BREVE SOSTA, LE DUE SQUADRE SI APPRESTANO A RIENTRARE, A GIUDICARE DALLA DISPOSIZIONE SEMBRA CHE LA FORMAZIONE B ABBIA MODIFICATO ALCUNE POSIZONI, DOBBIAMO ASPETTARCI QUALCHE NUOVO SCHEMA?-
Sero, lasciato il suo posto a Tsunotori, andò ad occupare quello più arretrato di Tsuburaba, quest’ultimo al posto di quello iniziale di Pony, Tetsutetsu, dalla difesa, era avanzato a punta centrale e Bakugo, contro ogni previsione, arretrò fino alla sua trequarti, Izuku si preoccupò non poco per quest’ultimo cambio di posizione.
“Dobbiamo stare attenti!”
 
 
Setsuna aveva la palla tra i piedi.
-Schema O-M…- il fiatò le rimase in gola nel notare Kosei circondare Ojiro con numerose barriere d’aria, di fatto bloccandogli ogni via d’accesso.
-Kamina…- neanche il biondo era libero, Tsunotori aveva usato quattro corna per ingabbiarlo, era quasi impossibile per lui smarcarsi
“Che schema usiamo?” pensò nervosamente.
Kamakiri le chiese il pallone, per poi urlare a Midoriya di tenersi pronto.
Tokage strinse i denti.
“Lui è l’unico libero.”
Già, paradossalmente troppo libero, per essere l’elemento più pericoloso.
Kamakiri aveva ormai lanciato la palla e Setsuna capì troppo tardi che ci erano cascati.
Sero arretrò fino a Midoriya e subito dopo fu coadiuvato da Bakugo che, con le sue esplosioni, creò una cortina di fumo che avvolse i tre.
-Muovetevi ad avanzare.- urlò Monoma, il piano stava andando bene.
Dal fumo partì fuori una vera meteora, evidentemente Bakugo aveva “calciato” la palla col suo quirk per farla scattare in fretta.
Quando raggiunse la zona trequarti, Tsunotori aveva già superato Kaminari ed eluso le sfere appiccicose di Mineta usando un corno per pararle.
Il suo cross successivo fu nuovamente sbilenco, Kirishima riuscì ad intercettare di petto.
-Aspetta, ma questo è…- una sfera di nastri messi insieme per rimembrare una palla.
Sero, infiltratosi nella cortina con Bakugo per intercettare Midoriya, aveva raggomitolato una sufficiente quantità di nastro da ricreare la forma di un pallone, e fu Bakugo che la lanciò col suo quirk affinché il fumo non permettesse di notare le ovvie differenze se non da vicino.
La formazione A era in quel frangente scomposta, e il biondo era già avanzato, roteando a suon di propulsioni, fino alla zona d’attacco, con la vera palla tra i piedi.
-BECCATI QUESTA MEZZO E MEZZO, HOWITZER IMPACT!-
Todoroki strinse i denti, avrebbe dovuto creare una barriera molto più spessa.
Ma evidentemente il piano di Monoma aveva tenuto conto anche di questo.
Tetsutetsu, attivato il suo quirk, si lanciò come un vero ariete da sfondamento verso la porta avversaria, sferrando una capocciata sulla barriera di ghiaccio innalzata da un esterrefatto Todoroki, indebolendola quel tanto che bastò affinché non riuscisse a bloccare l’attacco di Bakugo.
Solo leggermente rallentato, il pallone sfrecciò in porta con una tale rapidità da non permettere al portiere l’innalzamento di una nuova muraglia ghiacciata.
La parte di rete interessata presentava pure un buco con bruciature sui contorni.
Il risultato era di nuovo in parità.
 
 
 
-SIGNORE E SIGNORI, CON UN INATTESO GIOCO DI SQUADRA, LA SEZIONE B TROVA IL GOL DEL PAREGGIO. IL PRIMO TEMPO È AGLI SGOCCIOLI, VEDREMO ANCORA QUALCHE ALTRA GRANDE AZIONE PRIMA DELL FISCHIO DELL’ARBITRO?-
-Una cosa è certa, questi ragazzi ci stanno dimostrando una volta di più l’ardore della gioventù, dedicategli un applauso!- l’incitamento di Midnight fu effettivamente seguito da una lunga ovazione, tra chi sosteneva apertamente una classe e chi l’altra.
Alcuni studenti avevano addirittura tirato fuori dal nulla cartelloni e striscioni di incitamento per la loro squadra o magari il loro calciatore preferiti.
Tra le ragazze sembrava andare per la maggiore Todoroki.
-Non ti abbattere, è stato solo fortunato.-
-Sei il più fico!-
-No, Bakugo è il più fico.-
Purtroppo anche il “fan club” del biondo esplosivo sembrava contare numerose supporter e la rissa fu seriamente sfiorata, il professor Cementoss dovette minacciare di incollare tutti a terra per placare gli animi.
Seppur in forma più sparuta, tra la folla emerse persino qualcuno che tifò per Midoriya, Uraraka sembrò scandagliare la provenienza delle grida di incitamento rivolte al verde come a volersi segnare i connotati di tutti (o tutte).
 
 
 
Durante quei brevi istanti di pausa, la squadra A si era radunata in prossimità della sua panchina
-Scusate, ragazzi, se mi fossi accorta che era una trappola avremmo potuto evitarlo.-
-Sta tranquilla, Tokage, possono capitare degli errori, abbiamo il tempo per provare a segnare di nuovo, kero.- la consolò presto Asui.
Kamakiri ringhiò furioso.
-Ci mancava solo che Bakugo cominciasse a fare gioco di squadra, non prima e non dopo, accidenti a lui.-
-In effetti ha scelto il momento meno adatto per diventare collaborativo.- Kirishima tirò scherzosamente fuori la lingua, a ripensare a tutte le volte che gli aveva detto di essere meno brutale con le persone, e sceglieva di farlo quando erano avversari.
Sembrava che quell’’evento avesse effettivamente colto di sorpresa tutti.
Izuku si passò una mano sotto il mento.
“A giudicare da come ha parlato nel corso dell’azione per guidarli, è probabile che sia stato Monoma a ideare lo schema. Il quirk explosion a lungo andare è deleterio, non potranno ricorrere a questo schema a lungo, Bakugo deve attraversare tutto il campo e il dispendio è notevole.” riflettè.
La cosa più importante però, al momento, era far sì che tutti restassero calmi.
-Ok ragazzi, ascoltate!- disse con decisione, catalizzando gli sguardi dei suoi compagni.
Era imbarazzante essere al centro dell’attenzione tutto ad un tratto, ma simulò un colpo di tosse e riprese.
-Ci hanno colti di sorpresa, vero, ma noi ne abbiamo ancora di assi da giocare. Sicuramente ne avranno anche loro, ma vi prometto che farò il possibile per cercare di ideare le giuste contromosse. Per questi ultimi minuti restiamo sulla difensiva, dal secondo tempo faremo qualche modifica. Non gli daremo vita facile, avete la mia parola!- concluse, con le scintille negli occhi, con lo sguardo del vero leader.
In quei momenti i ragazzi della A si ricordavano perché Midoriya era considerato l’elemento più sorprendente e di ispirazione per tutti loro, e i ragazzi della B cominciarono a capirlo a loro volta.
-Però, dov’è il timido e impacciato Midoriya che non riesce a spicciare parola senza balbettare? Sei un clone malvagio o cosa?- gli chiese Setsuna con ironia e ammirazione.
-No, sul serio, hai tipo un gemello con cui ti scambi di nascosto, perché ora sembri diverso completamente.- Kamakiri le diede presto corda.
Izuku arrossì e coincise gli indici.
Todoroki riservò un caldo sorriso per l’amico.
-Non per niente ti abbiamo scelto come capitano.-
La squadra A sapeva di dover stare attenta, il gioco duro sarebbe arrivato solo dopo, ma erano pronti a dar battaglia.
La partita era ben lontana dalla fine!
 
 
 
Al momento del gol del pari, Bakugo si era lanciato in un grido liberatorio.
-ECCO COME SI GIOCA!- aveva gridato, ma nessuno della squadra si era avvicinato per complimentarsi, aspettandosi di essere malamente allontanato.
Durante quei brevi momenti di pausa in cui la squadra rifiatava lui lanciò uno sguardo truce all’indirizzo di Deku, venne ignorato da questi, che andò piuttosto a rincuorare i compagni, con suo immenso fastidio.
Come osava quel nerd di merda voltargli le spalle così?
Strinse i denti, arrabbiato, eppure anche confuso.
Bakugo, niente Kacchan, perché gli dava tanto fastidio?
Una mano sulla spalla lo distrasse da quei pensieri, Monoma gli rivolse un sorrisetto di sufficienza.
-Visto che, se segui lo schema, i risultati arrivano?-
-Sta zitto, senza di me non avreste combinato un fico secco.-
-Lo stesso tu se avessi continuato a fare di testa tua.-
Ringhiò, quello che lo infastidiva era che quelle parole dicevano il vero.
-Quel Deku di merda di certo si inventerà qualcosa.-
-Non ne dubito, ma noi saremo pronti ad affrontare tutto ciò che potrà partorire la sua mente.-
Mentre Monoma tornò dalla squadra, il biondo dai capelli a punta fissò nuovamente il suo odiato ex-amico.
Perché cazzo All Might aveva scelto lui? Lo aveva sconfitto quel Deku l’ultima volta, e allora perché All Might continuava a reputarlo degno?
E perché quel Bakugo, detto così freddamente, gli faceva ribollire lo stomaco?
“Che cazzo hai tu che io non ho, fottuto nerd?”
Gli altri potevano pure considerare quella partita come un semplice gioco, facessero quel cavolo che gli pareva.
Ma quella era una battaglia, e lui avrebbe vinto.
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora, salve a tutti. Devo dirlo, mi sto divertendo a scrivere di questa partita, anche perché, come in una delle recensioni mi è stato fatto notare, praticamente My Hero Academia più il calcio è Inazuma Eleven, e di fatto ci si può sbizzarrire a inventarsi le combinazioni più assurde.
Comunque sì, un po' cliché la cosa, ma il primo tempo si è concluso in parità, ma tranquilli che nel secondo ne accadranno altrettante di follie.
Auguro una buona giornata a tutti.
 

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Capitolo 9
*** 6° giorno di convivenza: la partita! (2° tempo) ***


Nel corso dell’intervallo, Izuku tirò fuori il suo notebook (nessuno capì da dove e non ebbero il coraggio di chiederglielo) dando una rapida ripassata ai quirk che aveva avuto modo di annotare dei componenti delle due classi.
Di combinazioni possibili ve n’erano numerose, per entrambe le squadre, non dubitava che i suoi avversari le stessero già valutando.
Il fatto che poi Yaoyorozu stesse facendo gli esercizi di riscaldamento lo fece solo preoccupare di più, a livello di pianificazione la mora lo superava e dava per scontato che stesse già istruendo la sua squadra su come contrastare la loro formazione.
Andava fatto qualche cambio, o almeno qualche modifica.
E, in effetti, ne aveva in mente una folle.
“Un simile azzardo sconvolgerà le carte totalmente! Bisogna destabilizzarli, confonderli.”
 
 
 
-BENE, CARI SPETTATORI. L’INTERVALLO HA AVUTO TERMINE E LE SQUADRE SI APPRESTANO A TORNARE IN CAMPO. POSSIAMO NOTARE LA PRIMA SOSTITUZIONE NELLA FORMAZIONE B…-
La squadra era tornata alla formazione di inizio gara, con Momo subentrata al posto di un Tetsutetsu ancora rintontito (borbottò qualcosa in merito ai sudori freddi, non aveva molto senso, e tanto bastò a capire che la botta in testa contro il ghiaccio l’aveva avvertita) al centro della difesa, le sue abilità strategiche sarebbero state usate tanto per bloccare gli attacchi quanto per organizzare le ripartenze.
-… LA SQUADRA A, IN BASE ANCHE A QUANTO MI COMUNICANO, NON HA ANCORA ADOPERATO CAMBI, MA… TODOROKI E MIDORIYA SI SCAMBIANO DI POSIZIONE?!-
Il modo migliore per sconvolgere una partita è attuare una mossa che i tuoi avversari non si aspetterebbero mai, e qualcosa di apparentemente così insensato come vedere Izuku, finora stato l’attaccante più pericoloso della sua squadra, ergersi ora a ruolo di estremo difensore fu proprio ciò che causò quella reazione.
“Deku maledetto, mi stai sfidando?!” pensò furioso Bakugo nel vederlo ora coi guantoni alle mani.
Momo stessa cominciò a pensarci su.
“Che cosa ha in mente di fare, questa mossa non ha alcun senso!” no, doveva esserci qualcosa sotto, per forza, Midoriya doveva avere un piano, non c’era altra soluzione.
-BEH, SICURAMENTE UNA MOSSA CHE NON CI IMMAGINAVAMO, MA IL BELLO DEL CALCIO È ANCHE QUESTO, CARI SPETTATORI, NON MANCANO MAI LE SORPRESE!-
-Quindi non perdiamo altro tempo e prepariamoci ad assistere alla seconda metà di gioco. L’arbitro Aizawa si appresta a fischiare.- gli fece ruota Midnight, si stava veramente divertendo.
Izuku, dalla sua nuova posizione, tirò un sospiro.
-Spero tu sappia quello che fai!- gli aveva raccomandato praticamente ognuno dei compagni, Iida e Kendo si erano comunque detti disposti a tentare quest’azzardo, ringraziò soprattutto la ragazza per aver acconsentito al fatto che, in un certo senso, le stesse rubando il posto.
“Devo riuscirci in un quarto d’ora al massimo, se perdiamo troppo tempo potremmo non riuscire a fare più nulla!-
E ci fu il fischio d’inizio.
 
 
 
Considerato lo scoppiettante primo tempo, i primi minuti del secondo si rivelarono decisamente deludenti.
La squadra A stava tenendo un comportamento di gioco improntato sulla difesa, praticamente solo Asui restava nella metà campo avversaria per tentare qualche sporadico contropiede, facilmente neutralizzato grazie alle direttive di Momo che riusciva sempre a indirizzare i compagni nel fermarla senza lasciarle mai modo di essere pericolosa.
E la formazione B, per quanto ci provasse, non riusciva a segnare nonostante i tiri.
Poco importava che Bakugo desse fondo a tutto quello che aveva, Todoroki, tenendosi sorprendentemente sempre in prossimità della sua area di rigore a discapito del ruolo di seconda punta, innalzava sempre un muro di ghiaccio che, anche quando veniva superato dai suoi tiri esplosivi, otteneva puntualmente l’effetto di smorzarli affinché Midoriya parasse senza problemi.
Bakugo si stava sempre più innervosendo.
Per giunta dopo i primi dieci minuti della ripresa, Tokage gli tese un dannato tranello: mentre aveva la palla la ragazza finse di allungarsela troppo mentre provava ad avanzare, appena il biondo scattò per cercare di rubare la sfera, lei attivò il suo quirk e, staccatasi una gamba, la intromise tra il piede di Bakugo e il pallone, ottenendo lo sperato fallo, fortunatamente questi non era entrato di potenza sulla palla, quindi la ragazza non sentì nulla di più di una lieve botta
Ma sentì bene, come tutti, il fischio dell’arbitro e, cosa più importante, vide il cartellino giallo; ghignò, una mossa un po' sleale, ma così aveva ottenuto lo scopo prefissatasi, mettere Bakugo in una posizione di stallo, ora questi avrebbe dovuto obbligatoriamente contenersi per il resto dell’incontro.
-HA MESSO IL PIEDE IN MEZZO DI PROPOSITO, NON ERA POSSIBILE EVITARLO.-
-Le mosse di astuzia non sono vietate Bakugo, e, che Tokage abbia messo la gamba di proposito o meno, non toglie il fatto che il tuo fallo sia stato pericoloso, quindi da adesso in poi dovrai darti un contegno.-
Ringhiò quando Aizawa lo riprese, ma si obbligò a rimanere in silenzio, ulteriori proteste gli sarebbero potute costare il secondo giallo.
“Dannata puttana, sarà stato un suggerimento del fottuto Deku.”
Quella di Tokage fu una mossa presa in totale individualità, ma Izuku già stava pensando a come sfruttarla a loro vantaggio.
“Anche Yaoyorozu sembra in difficoltà. Finora ha gestito egregiamente la difesa e provato ad organizzare gli attacchi, il loro punto debole è che fanno troppo affidamento su Bakugo, di fatto è l’unico che tira. Ora che lui è in bilico proveranno a inventarsi altro o rischieranno sperando che lui si contenga?”
Magari il trucco stava proprio nel costringerli a scegliere.
Il ragazzo fece un cenno in direzione della panchina, Iida e Kendo annuirono di rimando.
Aveva già alcune idee, c’era solo un’ultima cosa che voleva verificare, e quel cambio era necessario.
Al minuto 65 la formazione A, durante un momento in cui la palla finì fuori, annunciò un cambio.
-ATTENZIONE, SIGNORI, MI ARRIVA LA NOTIZIA CHE LA SQUADRA SI APPRESTA AD ESEGUIRE IL SUO PRIMO CAMBIO: KOMORI KINOKO PRENDERÀ IL POSTO DI TODOROKI SHOTO E GIOCHERÀ NEL RUOLO DI SECONDA PUNTA.- fu l’annunciò del professor Mic.
Midoriya rivolse un cenno d’assenso all’amico mentre questi si apprestava ad uscire dal campo.
Per tutta la partita si era limitato all’uso del ghiaccio, il fuoco, a detta di Izuku era troppo pericoloso per via di potenziali reazioni, specie a contatto con le esplosioni di Bakugo, e i suoi movimenti erano ormai troppo lenti e statici.
La ragazza castana sarebbe stata il primo tassello per l’attacco finale, ora però lui avrebbe dovuto reggere almeno per qualche altro minuto, il tempo che i pezzi si disponessero come pianificato.
I minuti successivi videro il susseguirsi di parecchie azioni: sul lato sinistro Tsunotori viaggiava sulle sue corna per portarsi avanti, capendo di non essere adatta per i cross, lasciava che, portata la palla in zona d’attacco, fosse poi Yanagi a manovrarla telepaticamente per eseguire dei bei cross, Bakugo puntualmente attaccava con colpi esplosivi molto potenti che Izuku respingeva a fatica, dovette usare il Full Cowl al 20% certe volte.
Gli attacchi della sezione A ruotavano attorno a Tsuyu e Kinoko, la ragazza rana, a discapito dei primi sintomi di stanchezza, riusciva ancora a spiccare notevoli salti e i suoi calci non sembravano perdere di potenza, Shoda, sempre più stanco, respingeva a fatica, la presenza di Komori però restava un mistero.
La ragazza castana non aveva fatto ricorso al suo quirk nemmeno una volta, i suoi compagni di sezione, che ovviamente lo conoscevano, si domandavano, effettivamente che uso avrebbe mai potuto farne in una partita.
“Insomma, mica può rischiare di avvelenare qualcuno per una partita amichevole?” questo era il pensiero generale, di certo non avrebbe mai potuto farlo, a che scopo far entrare lei?
Stava di fatto che rimaneva in una posizione d’attacco che sembrava non essere adatta a lei, riusciva di rado a smarcarsi malgrado cercasse di zigzagare da un lato all’altro e i suoi sporadici tiri non erano mai pericolosi.
Verso il 70° minuto entrambe le squadre adoperarono un altro cambio: per la squadra A ci fu Uraraka (affidò Eri a Kendo, la bambina per fortuna sembrò subito ben disposta nei suoi confronti, a discapito della timidezza tipica di quando conosceva qualcuno) che subentrò a Mineta, con Kaminari che arretrò al posto di terzino sinistro difensivo e lei a centrocampo. La sezione B sostituì una stanca Tsunotori con Tokoyami (lei gli rivolse un sorriso e i miglior auguri al momento del cambio, lui si limitò ad annuire ma apprezzò il gesto), con questi che fece a sua volta cambio di posizione con Yanagi che arretrò in difesa per lasciare a lui il centrocampo.
“No, qui qualcosa non torna, centrocampo e attacco stanno rimanendo sempre più indeboliti, Komori e Uraraka non hanno una grande resistenza fisica, né dei quirk adatti, e le loro posizioni ci facilitano gli inserimenti, per come sono disposte. Queste sostituzioni sono apparentemente senza senso!”
Momo era sempre più confusa, che cosa stava tramando Midoriya? Perché ci avrebbe scommesso che c’era un suo piano contorto dietro.
In quei momenti la mora avrebbe voluto non essere così maledettamente razionale e pensare più fuori dagli schemi.
Aveva studiato i ragazzi della B in quei giorni ed era riuscita anche a scoprire i poteri di quasi tutti, quello di Komori come poteva aiutare?
Poi un sospetto, entrambe le sezioni avevano ancora un cambio a disposizione, stai a vedere che Midoriya aveva pianificato una strategia basata appunto sulle sostituzioni.
“Ma certo, per questo si è messo in porta! Sta analizzando tutto il campo!”
La ragazza prese dunque una decisione: era necessario che loro non usassero per primi l’ultimo cambio.
“Devo vedere chi entrerà per ultimo tra loro, o non riuscirò a collegare i pezzi!”
Strinse i denti, sperava che tutti i suoi compagni reggessero.
 
 
 
Shinso non aveva mai trovato nessun’attrattiva nel calcio, lo giudicava uno sport francamente con poco senso.
Un branco di debosciati che corre dietro un pallone come un drogato che cerca la sua dose, che cosa stupida.
Non stava affatto cambiando idea, ma almeno doveva riconoscere il fatto che, grazie a gente come Midoriya, Monoma e Yaoyorozu che inventavano sempre nuovi metodi per far giocare le squadre, e il fatto che tutti gli altri si stessero impegnando a fondo, si stava effettivamente divertendo.
Ma ciò non fece diminuire la tentazione di lavare il cervello ad Hatsume per farla stare un po' zitta, era tutta la partita che andava avanti a tifo sfrenato e temeva che, di quel passo, i suoi timpani gli avrebbero detto -Noi facciamo le valigie, da qui in poi te la cavi da solo!-
L’amicizia con Izuku non lasciava dubbi su chi fosse il ricevente dei suddetti incitamenti, il problema era che si trattava di Hatsume.
Al momento delle seconde sostituzioni ci fu quello che sarebbe stato probabilmente l’evento più ricordato della partita, e non fu un’azione di gioco.
Come colta da un’epifania improvvisa, Hatsume accese il megafono e, inspirando a pieni polmoni, aveva gridato -EHY, TEN MILLION, PRIMA CHE MI DIMENTICHI, PASSA DAL DIPARTIMENTO DI SUPPORTO PIÙ TARDI, DEVI VEDERE IL NOSTRO BAMBINO!-
E si sa che la sorte, quando vuole fare la bastarda, vuole farlo bene, di fatto, non solo Mei sparò quella sentenza a tutto volume, ma l’universo aveva anche deciso che dovesse farlo proprio nell’unico momento di silenzio collettivo, dando modo a tutti di sentire bene la frase.
Tra i tifosi di Midoriya ci furono due schieramenti netti: ovazioni e applausi, con alcuni -SEI TROPPO MITICO!- e -DOPO QUESTA TI RISPETTO ANCORA DI PIÙ!- dalla parte maschile, depressione e abbattimento più qualche -Non posso crederci, qualcuna lo ha già accalappiato.- e      -NOOOOOOOOOOO!- da quella femminile.
Nelle due squadre, oltre allo stupore di scoprire che Izuku avesse un seguito di fan, per giunta “DELLE” fan, ci furono le reazioni più disparate.
-Midoriya, non mi sarei mai aspettato una simile condotta da parte tua, come intendi giustificarti?- fu Iida, coi suoi movimenti robotici, palesemente sconvolto.
-Lo dicevo io che il suo atteggiamento così buono era una recita studiata, ci attira le ragazze con la sua aria da timido innocentino, chiamalo scemo.- commentò Awase annuendo con la testa.
-Io ripeto la mia teoria del gemello malvagio.- aggiunse Kamakiri.
-Midoriya, provavo rispetto per te, credevo che fossi un’anima candida inviataci dal Buon Dio, invece scopro che hai ceduto al peccato della carne, che la tua anima sconti la meritata pena.- professò una Shiozaki Ibara con una faccia sconvolta al punto che nessuno capì se facesse sul serio o stesse solo recitando in modo estremo per scherzare.
Uraraka mostrò un strano tic all’occhio.
La piccola Eri cominciò a guardarsi intorno confusa, perché all’improvviso erano tutti cosi strani?
Ashido e Hagakure squittirono all’unisono, probabilmente avevano già concordato di mettere sotto torchio l’interessato.
Tsuburaba, Sero, Kaminari e Mineta (quest’ultimo sarebbe poi stato ammonito, in quanto, essendo stato sostituito, aveva commesso invasione di campo) si inginocchiarono ai suoi piedi, implorandolo di “insegnargli i suoi segreti”.
Bakugo si limitò ad uno scioccato -Ma che ca…-
All Might, in tribuna, non sapeva se dar retta al suo lato da “padre fiero” (-Grande, giovane Midoriya, le hai fatto sentire lo “Smash”! … no, pensandoci bene, era meglio non andare a dirgli nulla del genere) o quello da “insegnante responsabile” (-ragazzo, alla tua età vanno sempre usate le protezioni, pensavo lo sapessi-… forse anche quello era meglio evitarlo) o piuttosto evitare scenate in seguito perché forse avrebbe solo peggiorato le cose.
Shinso si sbatté una mano in faccia, non riusciva ancora a credere di essere finito in mezzo ad un simile delirio.
Per fortuna ci fu lui a prendere in mano la situazione, strappò il megafono dalle mani di Mei, le rifilò una botta in testa col suddetto, giusto perché in fondo se lo meritava, e, presa la parola, fornì una spiegazione inoppugnabile.
-Ascoltate tutti: Hatsume!-
E istantaneo partì un coro di -Aaaaaaaaahhhhhhh! Si trattava di Hatsume.- e il polverone si spense.
-Cacchio, io che già ci speravo in una storia piccante.- mormorò delusa Midnight.
Mic riprese la telecronaca.
-OK, SPETTATORI, DOPO UNA BREVE… “INTERRUZIONE”, SEMBRA CHE POSSIAMO CONTINUARE. NO, ASPETTATE, VEDO MIDORIYA CHE VIENE PORTATO FUORI CAMPO DAI COMPAGNI E IO… io non… capisco se il ragazzo sia morto in piedi o se sia “semplicemente” finito in coma. Quello che posso dirvi è che anche da bordo campo si vede il suo volto rosso, probabilmente ci friggi le uova sulla sua testa per il calore che emana.-
 
 
 
La partita fu interrotta per dieci minuti per dare a Midoriya il tempo di riprendersi dallo shock subito, i compagni gli chiesero anche se non volesse essere sostituito, avrebbero comunque potuto inventarsi altro, ma lui alla fine, dopo una tripla dose di camomilla, riuscì a eliminare lo sconvolgimento.
“Santo cielo, Hatsume, un giorno mi farai morire.”
Quando finalmente riprese fiato, Izuku radunò brevemente gli altri, era ora di procedere con l’altro passo importante.
-Ok, ragazzi, siamo al 70° minuto, sapete già come dovete comportarvi.-
-Midoriya, sei sicuro di riuscire a farcela? Insomma, è stato… parecchio strano, diciamo.-
Rivolse un cenno di assenso a Ojiro, ringraziandolo per la premura.
-Non vi preoccupate per me, ragazzi. Non importa cosa si inventeranno…- alzò perpendicolarmente gli avambracci e delle scariche elettriche cominciarono a crepitare attorno a lui, si chiesero sinceramente come riuscisse ancora a continuare, era palesemente il più stanco di tutti.
-…non gli permetterò di superarmi!-
Una determinazione contagiosa, e tutti si domandarono nuovamente come potesse avvenire, in certe situazioni, una simile “trasformazione” in lui.
 
 
 
“No, ora sono convinta, questo è un suicidio! O Midoriya è impazzito, oppure ci stanno sottovalutando… no, Midoriya non commetterebbe un errore del genere. Cosa vuole fare? Non riesco a capire?” Momo si sentiva in crisi, e gli sguardi di Monoma e Bakugo lasciavano intendere come persino questi fossero all’oscuro, per giunta loro anche stanchi.
Dopo lo “strano incidente” relativo ad Hatsume e la ripresa dei giochi, la squadra A aveva totalmente cambiato registro: approfittando della maggior stanchezza della squadra B, che nel secondo tempo aveva portato la maggior quantità di offensive, e dunque ora più spompata, erano tornati prepotentemente all’attacco, assicurandosi per giunta di usare il meno possibile la fascia destra per via del fresco Tokoyami (Dark Shadow per giunta poteva usare le “mani” perché, catalogato come quirk e non come persona, secondo l’arbitro Aizawa, non violava nessuna regola. Kaminari lo additò come “Paraculo” e stavolta venne ammonito sul serio, beccandosi tra l’altro gli sguardi minacciosi dei compagni, come se avesse rischiato di compromettere tutto).
Un tiro dietro l’altro, Asui con i suoi calci, Kirishima che tentava delle sortite e sparava cannonate (bucò anche un pallone a causa dei suoi spuntoni rocciosi e per fortuna c’era Momo lì pronta a crearne un altro e non si perse tempo), Komori che, difettando in forza, puntava sulla precisione, Kamakiri di contro tirava di piena potenza, costringendo infine Shoda a intervenire personalmente perché ormai le sue forze si erano totalmente prosciugate e il suo quirk non risultava più abbastanza efficace.
A circa dieci minuti dalla fine, mentre la palla finiva fuori dalla linea di fondo dopo un contrasto tra Bakugo e Kirishima, con la palla che sarebbe andata in rimessa dal fondo per la A poiché il biondo toccò per ultimo, la B fu costretta ad adoperare il terzo cambio.
Shoda purtroppo aveva fatto emergere i suoi limiti fisici e la mancanza di forze per l’uso del suo quirk di fatto rendeva una menomazione per la squadra tenerlo ancora in campo.
Honenuki annunciò che avrebbero fatto entrare Shiozaki al suo posto.
Midoriya Izuku sorrise, era andata come da piano. Un cenno verso la panchina, il gesto del numero cinque con la mano, Iida e Kendo sapevano bene a chi toccava e quanto bisognasse aspettare.
Era necessario che il cambio avvenisse solo negli ultimi minuti, potevano tentare quell’azione solo una volta, perché era convinto che poi non avrebbe più avuto le forze, né lui né gli altri.
Come il verde aveva ipotizzato, le liane di Shiozaki, per i cinque minuti successivi, riuscirono a saettare da un lato all’altro della porta bloccando ogni tiro, praticamente la ragazza aveva eretto un vero e proprio muro impenetrabile, l’unico modo di buttarlo giù era o con una potenza maggiore o agire prima che venisse eretto, e l’elemento essenziale era fare tutto di prima.
Per questo era rimasto in porta, per quanto ovviamente i tiri degli avversari furono molteplici (Bakugo in particolare), il non dover correre gli permise di risparmiare molte forze.
Fece un cenno alla panchina, alla prossima interruzione avrebbero eseguito il cambio.
Fu durante una rimessa laterale per loro, non poteva andare meglio.
 
 
 
Mic si stava decisamente divertendo, era sempre un piacere commentare eventi del genere.
-OK, SIGNORE E SIGNORI, CI TROVIAMO SEMPRE SUL RISULTATO DI 1-1, LE SQUADRE HANNO TRASCORSO UN SECONDO TEMPO PIENO DI AZIONI PERICOLOSE E GIOCATE INDIVIDUALI, MA NESSUNA È STATA IN GRADO DI CAMBIARE NUOVAMENTE IL RISULTATO. MI GIUNGE ADESSO CONFERMA CHE ANCHE LA SQUADRA A STA PER ESEGUIRE LA SUA ULTIMA SOSTITUZIONE: KUROIRO SHIHAI PRENDERÀ IL POSTO DI ASUI TSUYU IN ATTACCO. INOLTRE MI SEGNALANO CI SARANNO ANCHE ALCUNE MODIFICHE DI FORMAZIONE… capirai, in questa partita praticamente non c’è n’è uno che a momenti non ti ricopriva tutti i ruoli, anzi che non hanno chiesto di giocare a qualcuno del pubblico… COMUNQUE, DICEVO, IZUKU MIDORIYA ED EIJIRO KIRISHIMA SI SCAMBIERANNO I RUOLI, MI CHIEDO SINCERAMENTE COSA BOLLA IN PENTOLA?-
-Più che altro…- si intromise Midnight con uno sguardo poco rassicurante -… quando, durante l’intervallo, Midoriya e Todoroki si erano scambiati, non siamo riusciti a vedere niente perché erano nascosti nella calca, qui invece li abbiamo belli pronti in mezzo al campo. Oddio, Kirishima alla fine non sarà nulla di sorprendente, col costume che si ritrova è più il tempo che lo vediamo a petto nudo che con la maglietta addosso, quindi, sapete com’è, avrà il sapore di già visto. Midoriya, d’altro canto, è l’oggetto del mistero… DAI, FORZA RAGAZZO, RENDI PICCANTI I SOGNI DELLE TUE FAN MOSTRANDO LORO LA MERCANZIA, E VOI FANCIULLE, NON VERGOGNATEVI, DITE COSA VOLETE: VIA-LA-MAGLIA! VIA-LA-MAGLIA!-
Ed ecco che partì l’assurdo coretto, dapprima silenzioso, poi sempre più alto, c’erano persino dei ragazzi, che non si capiva se volessero effettivamente vedere il verde senza maglietta o piuttosto, dopo la storia “Hatsume”, farsi quattro risate nel guardarlo finire di nuovo in catalessi.
 
 
 
-Questa cosa è ridicola!- commentò Kamakiri, chiedendosi se veramente non fossero finiti all’interno di una comica, per poi sgranare gli occhi nell’accorgersi che pure la sua migliore amica si era unita al coro.
-Tokage, ma fai sul serio?-
-Ehi, guarda che mi sono accorta di come voi ragazzi mi fissate il culo certe volte. Se lo fanno i maschietti va bene e le femminucce no? Anche a noi piace fantasticare. DAI, MIDORIYA, NON DELUDERE LE MIE ASPETTATIVE! VIA-LA-MAGLIA!-
 
 
Izuku pensò seriamente che l’universo godesse a prendersela con lui.
Prima Hatsume e ora pure questa, in effetti avrebbe dovuto pensarci.
Al cambio di ruolo con Todoroki gli era andata bene, questa volta però non sarebbero stati fuori dal campo.
Kirishima poi si era già levato la maglia e stava aspettando.
Fortuna volle che quella santa anima di Shoji, intuendo il suo disagio, si offrì di creare un manto coi suoi arti per nasconderlo mentre si cambiava.
Offerta che fu ben accetta, con sommo dispiacere di molte.
Setsuna sbuffò, perfino.
-Uffa, però.-
Ultimato l’imbarazzante scambio di indumenti, Izuku riconquistò il cipiglio del leader.
-E va bene, andiamo!-
 
 
 
Izuku aveva analizzato tutto.
Al fischio dell’arbitro, Ashido di rimessa servì Midoriya, il verde cominciò ad avanzare, affiancato da Kamakiri che si tenne parallelo a lui.
La strategia era davvero rischiosa, la mancata riuscita avrebbe potuto esporli ad una ripartenza, era dunque importante eseguirla verso la fine per rischiare meno possibile.
Passò la palla proprio al ragazzo-insetto, che si allargò leggermente verso destra, Uraraka e Kaminari, intanto, si avvicinarono al centro del campo.
La prima cosa da fare era creare quello che sarebbe stato tanto un diversivo quanto un elemento essenziale del piano.
Ochaco, col suo quirk, prese a far levitare il biondino elettrico sopra il centro del campo, lasciando confusi gli avversari per quella mossa apparentemente insensata.
Poi Kamakiri sarebbe dovuto arrivare fino alla tre quarti, Tokoyami sarebbe stato l’elemento difficile da superare, fortuna che ci fu qualcuno che ebbe la rapidità di pensiero di intervenire tempestivamente.
Quando infatti il ragazzo-corvo inviò all’attacco Dark Shadow, Ojiro prontamente saltò addosso all’ammasso d’ombra trattenendolo a terra. (come Aizawa aveva detto, questi era un quirk, e non essendo catalogato dunque come giocatore, Ojiro ebbe ragione nel pensare che, agendo così, non avrebbe commesso nessuna irregolarità).
A quel punto Kaminari, ad altezza di sicurezza per non danneggiare nessuno, avrebbe lanciato quella che sarebbe stata tanto l’esca quanto la messa in moto dell’azione effettiva.
Mentre si trovava in aria, con Uraraka che stava facendo del suo meglio per trattenerlo (fortunatamente, non avendo usato il potere fino a quel momento, non c’era il rischio di incombere nella sua spiacevole contromisura), Denki caricò l’elettricità rimastagli e generò una scarica di medio livello tale da sembrare un enorme generatore lucente posto sopra il campo, accecando gli avversari che gli volgevano lo sguardo e risparmiando i compagni che gli davano le spalle.
“Sbrigatevi però, sento già il cervello che puzza di bruciato.”
Izuku stesso sarebbe avanzato fino alla tre quarti, approfittando dello stordimento avversario, dava per scontato che uno di loro in particolare non avrebbe comunque rinunciato e che, nel mentre un’altra persona, avrebbe abboccato.
Sentì Yaoyorozu urlare -Allontanatevi dalla porta!-, perfetto, aveva funzionato.
-Col cavolo che passi, Deku!- si lanciò addosso a lui con i palmi già scoppiettanti, cercando di ignorare il fastidio visivo.
Era ovvio che, vedendolo avanzare, Bakugo avrebbe tentato di ostacolarlo, concentrandosi solo su di lui. Bene, perché era importante che stesse lontano dalla sua area.
Kamakiri, giunto in posizione, eseguì un cross in direzione di Izuku, Bakugo però era saltato in contemporanea a lui, si prospettava uno scontro tra i due per il possesso della sfera
Grazie al caos generato da Kaminari, Tokage sarebbe partita subito dopo indisturbata, si sarebbe mossa a metà strada in linea d’aria tra Izuku e Togaru e lì si sarebbe occupata di eseguire la parte che avrebbe colto di sorpresa anche Bakugo.
Setsuna si trovava più indietro rispetto agli altri compagni scattati prima di lei, ma Izuku aveva previsto come avrebbe dovuto agire: la ragazza staccò dal corpo testa e braccio destro e, afferratasi da sola per i capelli, eseguì un rapido lancio.
-CARICAAAAAA!- la sua testa lanciata ad alta velocità riuscì a intercettare il pallone prima che arrivasse dove si sarebbero incrociati Izuku e Bakugo. Con una precisa testata, la ragazza indirizzò la palla dentro l’area avversaria; Bakugo, accortosi troppo tardi dell’inganno, si scontrò in un regolare contrasto con Midoriya che gettò a terra entrambi.
Come previsto da Izuku, quei pochi secondi a terra per il biondo sarebbero equivalsi all’impossibilità di intromettersi.
Komori sarebbe rimasta l’unica in area, catalizzando su di sé le attenzioni dei difensori, così da impegnarli anche nel caso in cui avessero cercato di interferire.
Yaoyorozu aveva rapidamente creato degli occhiali da sole per ripararsi e vedendo Kinoko prepararsi al tiro aveva cercato rapidamente di intervenire per fermarla; Shiozaki, cercando di resistere alla luce, indirizzò alcuni dei suoi rovi verso di lei per bloccare il tiro.
A quel punto Komori avrebbe solo dovuto attivare il suo quirk…
D’improvviso, l’intera area di rigore della B si ritrovò coperta da un letto di funghi, non un singolo angolo venne risparmiato. Piccoli, ma numerosi al punto da creare un unico ammasso scuro, una grande ombra.
E Yaoyorozu capì troppo tardi, che far avanzare tutti per togliere le loro ombre era stato un tranello, nel quale era cascata.
… e Kuroiro si sarebbe trovato libero e ben servito.
Con il quirk Black, Shihai sbucò letteralmente fuori dall’ombra dei funghi generati da Komori, mettendosi nella posizione ideale per prendere la palla colpita di testa da Setsuna.
Solo, libero e riposato, con grande rapidità stoppò la palla di petto e al volo calciò una bordata nella direzione opposta a quella in cui Shiozaki aveva diretto i suoi capelli.
La palla si insaccò in rete. Al 90° minuto.
Aizawa, che probabilmente pensò al contraccolpo emotivo che tale evento inflisse alla classe B, decise che non era il caso di prolungare inutilmente.
Fischio finale e 2-1 per la classe A.
A quel punto partirono le urla di festeggiamento.
 
 
-SIAMO GIUNTI ALLA FINE, SPETTATORI. UNA PARTITA A DIR POCO EMOZIONANTE, CHE CI HA REGALATO EMOZIONI DA UNA PARTE E DALL’ALTRA, ALLA FINE CHIUSASI CON UNA SPETTACOLARE AZIONE CHE HA PERMESSO ALLA SEZIONE A DI OTTENERE IL DEFINITIVO 2-1. UNA PARTITA CHE DIFFICILMENTE DIMENTICHERETE! Anche perché chissà quando, e se, ne avremo un’altra.-
Mentre Present Mic e Midnight si occupavano dei saluti finali, le reazioni delle rispettive squadre furono prevedibilmente opposte: la squadra A andò ad accerchiare di fatto il suo stratega, con Izuku che venne abbracciato, preso a pacche sulle spalle e simili, malgrado questi, rosso in volto, schivasse ogni elogio ribadendo continuamente e con umiltà come il merito fosse di tutti quanti, che avevano giocato mettendoci tutti se stessi.
La formazione B era ovviamente dispiaciuta, ma malgrado tutto seppero prendere la sconfitta con umiltà e filosofia.
Tutti eccetto uno.
Dopo un iniziale senso di smarrimento, Katsuki Bakugo, ancora in ginocchio, batté il pungo a terra imprecando sottovoce.
Quel Deku di merda lo aveva battuto di nuovo, fregandolo in pieno per giunta.
“Guardalo! Guardalo come se la tira!” quanto avrebbe voluto andare a dirgliene quattro, perché se si illudeva di essere migliore solo perché aveva ottenuto la vittoria si sbagliava.
E poi per giunta lo vide, il Deku maledetto venirgli incontro… e allungare la mano.
-Siete stati bravi, è stata una bella partita. Se questa strategia non avesse funzionato, in ripartenza ci avreste colti completamente preparati.-
Quello sguardo. Sempre quel fottuto sguardo.
Con un gesto secco respinse la sua mano, non se ne faceva un cazzo del suo aiuto.
-Va al diavolo Deku!- e si rialzò da solo.
C’era sincero dispiacere negli occhi di Izuku, che sospirò, non se lo chiese neanche, perché ormai aveva capito: per l’ennesima volta Bakugo era convinto che lo stesse guardando dall’alto in basso, per l’ennesima volta stava vedendo solo ciò che voleva lui.
-Bakugo! Io ci ho provato in tutti i modi con te… e, a discapito di tutto, malgrado io ti odi, continuo ancora ad ammirarti. Ma… non posso continuare così, non voglio continuare a sentirmi in colpa per te quando io non ho nessuna responsabilità, per presunti torti che ti avrei recato che sono solo nella tua testa.-
E allora perché, malgrado stesse dicendo quelle parole, aveva l’impressione di starci restando più male dello stesso Bakugo, che stringeva i denti per la rabbia e nulla di più?
Perché, secondo la sua mentalità, lo stava abbandonando, e per Izuku non c’era nulla di peggio che abbandonare qualcuno, che razza di eroe abbandona qualcuno anche se non vuole il suo aiuto?
-Se un giorno avrai bisogno di me, dovrai solo chiedere. Ma non sarò più io a muovere il primo passo in tua direzione!- gli voltò le spalle, in tutti i modi possibili.
Tornò dalla sua squadra, la piccola Eri si gettò tra le sue braccia in un tenero abbraccio che gli scaldò il cuore e gli restituì il sorriso.
La bambina capì subito però che qualcosa non andava, Izuku aveva gli occhi lucidi, e in essi non vide gioia.
-Izuku?-
Il ragazzo si passò velocemente una mano sugli occhi, non poteva certo intristirsi ora.
-Tranquilla Eri. Io sto bene!-
Si sentiva malissimo… si odiava, era necessario ciò che aveva dovuto fare, ma si odiava.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora, eccoci giunti alla fine della partita, ammetto che un po' era prevedibile che avrebbe vinto la squadra di Izuku, ormai direi di aver reso abbastanza palese il mio odio per Bakugo che tutti avrete capito che, ogni volta che sarà possibile, lo farò masticare amaro.
Riguardo la strategia adottata, non so neanche se ‘sta cosa possa giudicarsi possibile o se io non ci stia effettivamente con la testa, ma mi è sembrata qualcosa che Izuku avrebbe effettivamente potuto partorire, in quella sua testa malata.
Il momento finale tra lui e Bakugo, diciamo solo che ho cercato di tenermi il più possibile fedele al manga e, credo che, in caso prendesse una decisione del genere, Izuku si sentirebbe così.
Bakugo, a discapito del disprezzo totale che ho per lui, e della convinzione che meriti solo il peggio finché il suo personaggio non avrà una sincera svolta evolutiva (e tutto ciò che ho visto finora nel manga non né ha neanche la parvenza per quanto mi riguarda), cercherò comunque di non “trattarlo troppo male”, cioè, lo tratterò male, eccome, ma… non dico che ci riuscirò, ma tenterò di dargli un briciolo di approfondimento che possa essere coerente e che, secondo me, se ci fosse già stato nel manga, avrebbe anche potuto farmi credere che un briciolo da recuperare in lui ancora ci sia.
Alla prossima ragazzi.

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Capitolo 10
*** 6° giorno di convivenza: una serata tranquilla(?). ***


-Ecco qui, Ten Million, pronti ed efficienti, nessuno avrebbe potuto fare un lavoro migliore della sottoscritta, modestamente.-
-Ma il progetto non è di quella ragazza che Midoriya ha conosciuto ad I-Island? Quindi in teoria, senza di lei, ora tu non avresti potuto replicarli.-
-… sono dettagli “Insonnia”, concentriamoci sulle cose importanti.-
Tralasciando l’imbarazzo dovuto ai commenti ironici per “l’incidente” avuto quel pomeriggio, il passaggio al dipartimento generale era stato tranquillo per Izuku.
Shinso aveva deciso di accompagnarli giusto per fare quattro chiacchiere, almeno così diceva.
Midoriya prese con sincera gratitudine la scatola metallica contenente il suo ordine ringraziando gentilmente Hatsume, avrebbe dovuto scrivere una lettera di ringraziamento anche a Melissa, in effetti, gli sarebbero stati di grande aiuto, con la speranza di non distruggerli nuovamente.
-Grazie ancora Hatsume, come al solito sei eccezionale.-
-Ovvio, non saresti il mio primo cliente altrimenti. E in quanto tua Meccanica di Fiducia, l’unica e sola, non posso certo fare lavori scadenti.-
Perché aveva il sospetto che Hatsume stesse “marcando il territorio”? E perché adesso aveva in testa l’immagine di lei e Melissa che si affrontavano a bordo di robot giganti?
Scacciò via quel pensiero, ora era decisamente il caso di tornare ai dormitori, non voleva lasciare Eri da sola troppo a lungo.
L’aveva lasciata con Uraraka e gli altri, e comunque c’era tutta la sezione, quindi sola per davvero non lo sarebbe stata, ma sapeva come la piccola si sentisse ancora a disagio con gli altri, voleva fare in fretta.
Si inchinò in segno di saluto e si apprestò ad andarsene.
-Scusate, ragazzi, rimarrei volentieri anche di più a chiacchierare con voi, ma voglio stare un po' con Eri.-
Shinso scrollò le spalle con un sorrisetto.
-Ma figurati, non ti tratteniamo oltre, “papà”.-
-A-andiamo, dai… non… mi definirei così.-
Mei si aggiunse al discorso con una secca risata.
-AH! Se le torcessero un capello tu metteresti sottosopra anche l’Inferno. Se non è quello che farebbe un padre…- e se ci aveva fatto caso lei, che l’aveva solo intravista.
Izuku indietreggiò, leggermente imbarazzato, non si era mai visto nei panni della figura genitoriale di Eri, ma ormai quei due gli avevano insinuato il tarlo in testa, e adesso probabilmente si sarebbe fatto numerosi filmini strappalacrime a immaginarsela chiamarlo “Papà”.
-Ehm, io adesso vado. Visto che domani è Domenica e poi comincerà finalmente l’allenamento congiunto voglio preparare per bene provviste e strumenti, non vorrei dimenticare qualcosa. Ci vediamo tra qualche giorno.-
-Certo, Midoriya, “tra qualche giorno”.- il verde non colse l’allusione nelle parole di Shinso.
Quando questi e la giovane meccanica rimasero soli, lei lo fissò coi suoi curiosi occhi dorati.
-Perché non hai voluto dirgli nulla?-
Lui scrollò semplicemente le spalle con sufficienza.
-Onestamente? Già mi è andata bene che l’allenamento è stato rimandato, volevo almeno tenermi l’elemento sorpresa. Oltretutto il mio ordine è ultimato da inizio settimana, ho avuto il tempo di esercitarmi ad usarle.-
Lei ghignò molto interessata, quella parte sì che aveva importanza pratica per lei.
-Funzionano alla grande, vero?-
Ricambiò con un sorrisetto ambiguo tipico dei suoi.
-Ammetto che hai fatto un lavoro eccellente.-
-Ehi, tu e Ten Million ormai siete i miei clienti più affezionati, ti pare che io non ci metta il massimo impegno?-
Doveva riconoscerlo, Hatsume poteva essere eccentrica e bizzarra a livelli che lui poteva anche solo immaginare, ma non avrebbe mai avuto nulla da ridire sulla sua professionalità.
Era anche merito suo se adesso si sarebbe trovato davanti una grande opportunità, e avrebbe fatto ricorso a tutte le sue capacità per dimostrarsi meritevole.
-Questo te lo riconosco.-
-Mi pareva ovvio. È vedi di far bella figura…-
Sapeva anche essere incoraggiante…
-… altrimenti il mio bambino passa inosservato.-
… quanto opportunista.
-Mi sa che Midoriya ha ragione, dovresti cambiare termine, alla lunga non diventa meno strano.-
 
 
 
-Allora, di cosa desideravi parlarmi, giovane Bakugo?-
Toshinori Yagi era convinto di poter dire di averne passate tante nella sua vita, ed era così, già solo la questione di All For One sarebbe bastata per coprire le emozioni di un’esistenza intera e più.
Quel pomeriggio si era sentito immensamente fiero; certo, si trattava di una semplice partita di calcio, ma vedere Izuku acquisire sempre più consapevolezza di sé lo inorgogliva.
Forse era vero, stava proiettando in lui quel figlio, quella parvenza di “Famiglia” a cui aveva dovuto rinunciare, e forse quel calore che aveva provato in petto nel vedere quel fu ragazzino quirkless sempre più capace di gestire la situazione, di guidare i suoi compagni che si fidavano di lui… si chiese se non fosse appunto l’orgoglio di un padre quello che sentiva di provare.
C’era ancora molta, tanta, strada da fare, ma quel ragazzo aveva un futuro radioso che lo attendeva.
E poi c’era il giovane Katsuki Bakugo.
-Devo parlare con te!- solo questo gli aveva detto.
Era andato da lui subito dopo la fine dell’incontro, espressione indecifrabile.
Qualcosa lo tormentava, palese, ma mai aveva visto un tale struggimento nei suoi occhi.
Si erano dunque accomodati nel suo ufficio, al riparo da occhi e orecchie indiscreti (il biondo non avrebbe mai permesso a qualcuno che non fosse All Might di vederlo così).
Seduto frontalmente al suo idolo, il ragazzo si tormentava le mani, stringeva i denti.
Perché cazzo era così difficile?
-Che… cosa… mi manca?- ogni parola scandita con decisione e furia malcelata.
-Scusami, ragazzo?-
-Cosa… cazzo… mi manca? Perché Deku? Perché hai scelto lui?-
Toshinori strinse gli occhi, dunque si trattava di quello, ancora una volta.
L’uomo poggiò i gomiti sulle ginocchia e congiunse le mani vicino la fronte, abbassando la testa.
Sospirò.
Aveva ormai inteso dei forti complessi di inferiorità e superiorità al tempo stesso di quel ragazzo verso il giovane Midoriya, e sembrava che non fosse ancora riuscito a venirne a patti.
In realtà, il fu Simbolo della Pace si incolpò per questo: non era mai stato bravo come insegnante, se fosse riuscito a far comprendere a Bakugo l’essenza del Vero Eroe ora non sarebbero lì.
Forse… era il caso di parlargli non più come Eroe, ma come Persona.
-Dimmelo tu, giovane Bakugo: secondo te qual è il motivo che mi ha spinto a scegliere il giovane Midoriya come erede del One for All?-
Katsuki sbuffò innervosito, sperava in una risposta rapida, invece ora si sarebbero ritrovati a discutere di quel Deku di merda.
-La verità? Non ne ho idea. Ha il tuo quirk, All Might, dovrebbe essere il più forte, eppure io l’ho battuto l’ultima volta. Questo mi basta per dire che, per quanto mi riguarda, lui non lo merita e, se si sapesse la verità, il tuo nome, le tue vittorie, ne uscirebbero infangati. Non avrebbe mai dovuto averlo lui!-
Altro sospiro da parte dell’uomo, era evidente quale fosse il problema.
-E sentiamo, saresti stato più adatto tu?- deciso, quasi minaccioso, con quegli occhi azzurri assottigliati, a volerlo quasi sfidare, a osare a dire di “Sì”.
Perché ormai credeva fosse evidente, ma dare quella risposta avrebbe messo quasi totalmente la pietra tombale sul futuro di quel ragazzo che, in nome di un grande potenziale, era stato sempre lasciato correre e libero di calpestare gli altri col suo atteggiamento arrogante, senza mai imparare dai propri errori… per il semplice fatto che, tutti, nessuno escluso, lui stesso aveva commesso questo madornale sbaglio, non li avevano mai fatti passare per tali.
Accecati da un grande Potenziale, avevano giustificato la Persona che lo possedeva, senza mai farle pagare le conseguenze delle sue azioni.
Il giovane Bakugo era responsabile del suo comportamento, ma loro erano altrettanto colpevoli di negligenza.
All Might sentiva che ancora non era tardi, ma era importante che quel ragazzo venisse messo di fronte alla realtà in modo netto.
Aveva trovato strade spianate per tutta la vita, quello che era necessario ora era che, finalmente, per una volta, sbattesse contro un muro difficile da superare.
-Non ne ho bisogno. Io diventerò più forte anche di te, sarò il più grande degli Eroi, assolutamente imbattibile, proprio come te! Se avessi il One for All equivarrebbe a barare, ci riuscirò con le mie forze. Ma Deku, un perdente come lui, non avrebbe dovuto essere neanche l’ultimo della lista.
Beh, almeno la determinazione di ottenere qualcosa esclusivamente per propri meriti andava riconosciuto, era anzi una delle poche cose su cui quel ragazzo non necessitava certo di maturare.
-Giovane Bakugo!- All Might lo disse con un tono secco, conciso, che da quel momento pretendeva silenzio assoluto.
La determinazione era ammirevole, peccato fosse finalizzata per qualcosa di così egoistico e fine a sé stesso.
Aveva deciso, doveva essere lui a dargli la dura lezione, perché era l’unico che Bakugo apparentemente rispettasse, l’unico che poteva scuotere qualcosa in lui.
-Onestamente, sono deluso!-
Lo vide, lo shock, lo sconvolgimento nei suoi occhi, allora almeno sapeva che le sue parole qualche effetto lo avrebbero sortito.
-Qualunque cosa tu e il giovane Midoriya abbiate condiviso in passato, mi par di capire che tu abbia sempre avuto questa linea di pensiero. Forse è per questo che non riesci a capire. Ma posso dirti questo: lui deve farne ancora tanta di strada, come tutti i giovani eroi che studiano qui. Però lui ha già trovato il cammino da percorrere, ancora prima di essere qui lui sapeva già verso che direzione muovere i suoi passi. Tu, invece, che ancora credi che essere un Eroe voglia dire “essere il numero uno”, qualcuno che non perde mai, ancora brancoli nel buio. “Essere il numero uno” non ha alcun valore in sé e per sé, è per ciò che tale titolo ispira nelle persone, per i valori che tramanda, da questo si determina un vero “Numero Uno”!-
Bakugo aveva gli occhi sgranati, la bocca spalancata, e sembrava sul punto di crollare a terra per un infarto.
All Might, l’eroe invincibile, il suo idolo, gli stava per caso dicendo che…
-Fintanto che non comprenderai cosa voglia dire… tu non riuscirai mai a diventare un Eroe!-
…no, no, no cazzo, doveva essere un incubo, o un fottuto scherzo.
Non stava succedendo sul serio, All Might non poteva davvero avergli detto quelle parole.
Non…
E poi un fulmine a ciel sereno, una determinata frase.
“Qualunque cosa tu e il giovane Midoriya abbiate condiviso in passato…”
Ma certo, Deku, quel Deku di merda chissà che cazzo aveva raccontato.
-Ragazzo, so che le mie parole ora ti sembreranno dure, ma non voglio che pensi che ti stia dicendo di rinunciare o altro, tu hai tutto il potenziale e un grande talento, ma finché non riuscirai a fare chiarezza nella tua testa, non troverai mai davvero la tua strada.-
Ma non lo stava ascoltando, le parole che gli rimbombavano nella testa erano altre.
Senza nemmeno salutare, senza dire più nulla, si alzò di scatto e, a passo spedito, uscì fuori dal suo ufficio.
Lo sguardò fiammeggiante non prometteva nulla di buono.
Ultimo sospiro da parte di Toshinori, che si prese la testa tra le mani.
Temeva che, pur con tutta la buona fede, avesse fatto più danni che altro.
-Spero tu sappia gestirlo, giovane Midoriya.-
 
 
 
“Qualunque cosa tu e il giovane Midoriya abbiate condiviso in passato.”
Mentre marciava a passi pesanti per i corridoi, nella mente di Katsuki Bakugo tali parole si incidevano a fuoco nella mente.
Quel Deku maledetto, l’unica cosa non troppo patetica che gli aveva sempre riconosciuto era la dignità di incassare in silenzio, di subire ciò che si meritava senza lamentarsi troppo.
E ora invece andava a frignare da All Might?!
Codardo, codardo, codardo, nient’altro che un lurido codardo.
Gli avrebbe dato una bella lezione, una che non si sarebbe mai scordato.
Per oltre dieci anni non aveva mai voluto capire qual era il suo posto, stavolta si sarebbe assicurato di essere davvero molto specifico.
Perché, per Katsuki Bakugo, Midoriya Izuku non era altro che un rifiuto che doveva stare sul fondo del baratro, quello era il suo posto, e non osare neanche solo a pensare di poter scalare quella montagna sulla cui cima era destinato a stare lui, a torreggiare su tutti gli altri esseri inferiori, che avrebbero solo dovuto accettare il fatto che lui sarebbe divenuto il più forte.
Di questo si trattava.
Malgrado nella sua testa, in un minuscolo angolo remoto, vi fosse una vocina che, inascoltata, stava provando a dirgli che, forse, poteva non essere così.
Che forse la vita non era una scala gerarchica prestabilita, che magari anche un debole poteva aspirare a qualcosa di più, se si fosse messo d’impegno, che magari un forte non doveva considerare la sua condizione come un diritto di nascita ma come un’opportunità per migliorare ancora di più, magari divenendo un simbolo per altri, ispirandoli a migliorare a loro volta.
No, non poteva trattarsi di questo, sarebbe equivalso a dire che Deku aveva ragione e che lui era nel torto.
Inammissibile.
Perché, alla fine, era più facile così.
Era più facile dare la colpa a Deku, che ammettere di potersi essere sbagliato sul suo conto.
Era più facile dare a la colpa a Deku, che affrontare una realtà che sarebbe apparsa più complessa e sfaccettata di come l’aveva sempre voluta vedere.
Era più facile dare la colpa a Deku, che riconoscere di aver basato la propria vita su un ideale debole e misero e a calpestare quelli degli altri per convincersi che fosse il contrario.
In fin dei conti, era più facile dare la colpa a Deku per tutto.
 
 
 
Al dormitorio A per quella sera si era pensato di ordinare pizza per festeggiare la vittoria nella partita.
Fu un po' complicato, ma alla fine, grazia anche all’intercessione di una Kendo più disponibile e favorevole a concedere quel piccolo vezzo, come lo definì lei, si riuscì a convincere Iida a fare quel piccolo strappo alla regola e fu possibile, dietro seguente autorizzazione degli insegnanti responsabili, di fare l’ordine.
Per una sera, in fondo, concetti come Dieta e Peso Forma potevano anche essere messi da parte.
D’altronde avrebbero avuto tutta la giornata successiva per smaltire, non sarebbero certo arrivati appesantiti alla prova di allenamento.
Si prospettava una serata tranquilla in compagnia, a ingozzarsi di cibo spazzatura, guardando film di medesimo livello, ridendo e scherzando.
 
 
 
Eri era accomodata su uno dei divani della sala comune, c’era un cartone con degli strani mostriciattoli che combattevano in televisione, sembrava divertente.
Aveva chiesto a Ochaco se potesse mangiare una mela, era affamata.
La ragazza in un primo momento aveva gentilmente rifiutato, dicendo che tra poco avrebbero mangiato la pizza e non voleva si rovinasse l’appetito, la bambina aveva ingenuamente quanto sensatamente chiesto -E se la pizza non mi piacesse?- (Kaminari, che stava passando lì vicino mentre lo disse, finse l’infarto: come si poteva anche solo pensare che non potesse piacere la pizza?!), non l’aveva mai mangiata in vita sua d’altronde.
La castana fece un piccolo sbuffo amichevole, le carezzò gentilmente i capelli, e le raccomandò di non muoversi mentre andava a sbucciargliene qualcuna, e di chiedere, se intanto avesse avuto bisogno, a Iida o comunque agli altri.
Eri annuì e si adagiò ancora di più sui morbidi cuscinetti, credeva di sprofondare dentro.
Due teste verdi, intanto, erano lì vicino.
Setsuna sorrideva mentre si apprestava ad avvicinarsi, peccato che il suo migliore amico la vedesse diversamente.
-Secondo me, dovresti lasciarla in pace.-
-Voglio solo fare amicizia… e poi i bambini mi adorano.-
Togaru sbuffò, non c’era proprio verso di far cambiare idea a Setsuna quando si impuntava, peccato che si capisse lontano miglia che quella bambina non si sentisse a suo agio con persone troppo espansive, e se l’aveva capito lui che non era un esperto di psicologia e non certo il cervellone della classe.
-Non ci sono prove a riguardo.- replicò lui con sarcasmo
-Beh, io comunque sono sicura che la conquisterò, non mi chiamo Setsuna Tokage altrimenti.- annunciò lei fieramente e a testa alta.
-Ah, quindi per tutto questo tempo ci hai dato un nome falso.- ghignò il ragazzo-mantide.
-Togaru, sei il mio migliore amico… ma ora sta zitto!-
Kamakiri si fece da parte, andando ad appoggiarsi ad un muro vicino, incrociando le braccia e cominciando a sghignazzare sotto i baffi.
“Questa non me la perdo!”.
La ragazza si avviò e, con un saltello, si accomodò sul divano, al capo opposto rispetto ad Eri.
Quando la bambina le rivolse uno sguardo che sembrava quello di un cervo davanti alle luci, lei sorrise gioiosamente porgendole la mano.
-Ciao piccola, se non sbaglio ti chiami Eri. Io sono Setsuna, è un vero piacere.-
Eri la fissò in volto, poi la sua mano, poi, intimidita, si appiattì sul suo lato, come se stesse provando a sparire dentro le pieghe del tessuto.
-C-ciao.- poco più di un sussurrò, mosse timidamente la manina per fare il gesto del saluto.
-Allora, ti sei divertita alla partita, oggi?-
Ottenne solo un timido cenno con la testa.
“Cavolo.” Setsuna tentennò leggermente, non si aspettava certo un entusiasmo travolgente, la situazione di quella bambina era stata accennata a tutti, però sperava che almeno avesse mostrato un briciolo di interesse e voglia di parlare.
Tentò allora la carta “cartoni animati.”
-Oh, lo conosco questo cartone, lo davano già quando ero piccola, mi ha sempre divertita.- soprattutto perché molti dei mostri protagonisti ricordavano dei dinosauri.
Eri non disse niente, le guance arrossate, sembrava davvero in imbarazzo di fronte al carattere troppo intraprendente della sua interlocutrice più grande.
La stessa Setsuna cominciò a ridacchiare nervosamente, non stava andando minimamente come sperava.
Cavolo, forse ora capiva perché quella bambina e Midoriya sembrassero avere un così forte legame, la timidezza era identica.
E a quel pensiero le si accese una lampadina in testa, al ricordo di cosa accadde la sera in cui lei provò a parlarci la prima volta.
Schioccò le dita, era certa che stavolta l’avrebbe stupita.
-Senti, piccola, posso presentarti un mio amico?-
-Hm?- Eri inclinò la testa.
-Vedrai, lui ti piacerà.- e scattò via verso la sua camera.
La bambina sembrò distendersi un pochino, quella ragazza dai denti buffi non sembrava affatto cattiva, però si vergognava ancora molto con chi non conosceva.
Ringraziò Uraraka che le aveva portato un piattino con degli spicchi di mela dalla forma di orecchie di coniglio (usagi ringo le aveva chiamate, se ricordava bene) e cominciò a mangiucchiare serena, mentre la castana si accomodò accanto a lei sul divano.
Setsuna tornò giusto poco dopo, Kamakiri voleva solo sbattere la testa al muro quando vide cosa teneva dietro la schiena, ma ciò non gli impedì di continuare a godersi la scena.
“Cioè, ma questa fa sul serio.”
Ochaco rimase in silenzio, curiosa di capire cosa stesse accadendo.
Davanti agli occhi della piccola Eri stava ora il pupazzo di un tirannosauro.
-Eri, ti presento Jimmy! Sai perché è speciale?-
La bambina fece segno di no con la testolina, al che Setsuna le fece cenno di avvicinarsi.
Ochaco notò che teneva il braccio destro dietro la schiena, la mano non era attaccata al polso.
-Jimmy è l’unico pupazzo al mondo che possiede un quirk.- le sussurrò all’orecchio, trattenendosi dall’esultare quando vide gli occhi rossi della piccolina illuminarsi di curiosità ed eccitazione.
Le tornò in mente proprio colui che le aveva ispirato l’idea, la sua reazione era stata praticamente identica.
-Ma… non è possibile! I… i pupazzi non hanno un quirk.-
-Appunto per questo Jimmy è un caso eccezionale. Se glielo chiedi gentilmente, lui ti farà vedere come vola.-
La bambina afferrò tra le manine il pupazzo di stoffa, la scintilla nei suoi occhi che brillava più intensamente.
-Jimmy, mi… mi fai vedere come voli… per favore.-
Non appena Eri formulò la sua richiesta, ecco che Jimmy cominciò a volteggiare.
Il sorriso della bambina si allargò, non vedeva l’ora di dirlo ad Izuku.
Ochaco sorrise, ovviamente aveva inteso il trucco, ma vedere la gioia di quella bambina le scaldava il cuore… poteva anche mantenerlo quel piccolo segreto.
Un pollice in su all’indirizzo di Setsuna, subito ricambiato da un occhiolino.
Quando poco dopo Izuku varcò la soglia del dormitorio riunendosi al gruppo, la bambina prese il pupazzo tra le braccia e corse verso il suo Eroe per mostrargli cosa aveva appena scoperto.
Le due ragazze sorrisero nel vederla saltellare tutta felice cercando le parole giuste per raccontargli cos’era appena successo.
Izuku rivolse uno sguardo confuso al loro indirizzo, quando Setsuna gli mostrò l’arto destro senza mano, sembrò capire cosa stesse accadendo e resse il gioco.
-Bella pensata, come ti è venuta in mente?-
-Il verdino lì presente, va a lui il merito, lo ammetto.- ma rivolse comunque un sorrisetto saccente verso Kamakiri, dal palese significato di -Te l’avevo detto.-
Ochaco alzò un sopracciglio, uno strano senso di disagio nel petto.
Da come Tokage ne aveva parlato, sembrava quasi che tra lei e Deku fosse nata una specie di sintonia, ma forse era solo un suo pensiero, no? O magari quei due avevano legato più di quanto non sembrasse in apparenza?
Era stupido pensare qualcosa del genere, considerato che ormai non sapeva più da quanto si ripeteva che doveva mettere quei sentimenti da parte, eppure non poté fare a meno di provare quel fastidioso senso di gelosia.
Quando poi vide Eri andare da Setsuna per restituirle il pupazzo ringraziandola calorosamente (Setsuna tirò fuori la mano dalla cerniera posteriore per riattaccarsela solo quando fu certa che non guardasse, altrimenti la sorpresa sarebbe stata rovinata) sentì quel tarlo malefico farsi più insistente, sembrava dirle -Guarda, anche la bambina sembra già adorarla.- e ormai avevano capito tutti che, se piacevi ad Eri, Izuku Midoriya sarebbe partito bendisposto nei tuoi confronti.
Scosse la testa, si sentì una povera sciocca, doveva almeno provarci seriamente a superare la cosa, continuando così avrebbe finito solo col creare problemi, soprattutto a sé stessa.
“Su Ochaco, cerca di non pensarci. Questa deve essere una serata di divertimento, un gruppo di amici che se la spassa insieme… sì, sarà divertente.” concluse infine, con un sorriso risoluto.
-DEKUUUUUUU! ESCI SUBITO FUORI, CAZZO!-
Ecco, quello non sembrava affatto divertente.
L’urlo di Katsuki Bakugo creò un vero e proprio squarcio nell’atmosfera del dormitorio, probabilmente il volume era arrivato anche al complesso della sezione B.
Tutti gli studenti si appiattirono sui vetri alle finestre d’ingresso, il solo sguardo del biondo, furente sarebbe stato un eufemismo, bastò a scoraggiare chiunque potesse aver pensato di andare a chiedere spiegazioni per quell’improvvisa comparsata.
E a Izuku bastò un attimo per capire che qualcosa purtroppo rischiava di andare male.
Negli anni aveva visto un amplio repertorio di espressioni furiose sul volto di Bakugo, aveva imparato persino a catalogarle per serietà e conseguente gravità del pestaggio che il biondo gli avrebbe inflitto, quello che gli stava leggendo negli occhi ora era totalmente inedito.
Infernale, folle.
E, detto sinceramente, ne era stufo.
Non sapeva cosa avesse scaturito la sua reazione questa volta, ma sembrava intenzionato a sbrigarsela in fretta.
Rivolse un cenno a Todoroki e Iida.
-Ragazzi, qualunque cosa succeda, vi chiedo per favore di non muovervi!-
-Midoriya, cosa vuoi dire?- chiese un Iida già sconvolto, sembrava aver capito benissimo a cosa alludesse l’amico, ma non comprendeva il senso di tale richiesta, le intenzioni di Bakugo parevano fin troppo ovvie e lui, in quanto rappresentante e suo amico, non avrebbe permesso che succedesse.
Ma Todoroki si limitò ad un cenno d’assenso.
-Sai quello che fai, vero?-
Izuku scosse la testa.
-Francamente, quando si tratta di lui, non so più cosa pensare.-
-Midoriya, non puoi chiedermi di soprassedere, le intenzioni di Bakugo sono palesemente ostili, non posso permetterti di andare là fuori. Se non se ne andrà, andrò personalmente a riferirlo al professor Aizawa, questo suo atteggiamento non si può più tollerare.- si intromise Iida.
Izuku sorrise mestamente, era ovvio che, dopo tutte le disavventure che avevano vissuto, suonasse orribilmente ipocrita da parte sua fare una richiesta del genere, eppure era meglio così.
Non era giusto che gli altri si sprecassero per lui, non era necessario.
-Iida, non te lo chiedo come compagno di classe o futuro collega Hero… te lo chiedo solo come amico.- li vide, gli occhi di questi, assottigliarsi dietro le lenti.
Lo aveva messo, crudelmente, di fronte al dilemma della scelta tra la sua morale e l’amicizia.
Lo vide stringere i pugni, tenere sotto controllo la rabbia, e alla fine il suo volto si fece più calmo, ma non meno serio.
-Se la questione dovesse peggiorare eccessivamente, sappi che a quel punto agirò come rappresentante.-
Gli altri erano rimasti in rispettoso silenzio di fronte a quello scambio di battute.
Itsuka avrebbe voluto dire la sua, non prometteva nulla di buono ciò che stava accadendo, ma per quanto anche lei sentisse che quella situazione racchiudesse un concentrato di sbagli madornale, sapeva di non avere alcun diritto per impicciarsi.
Izuku sospirò, prima di ringraziare mestamente l’amico e rivolgere un altro cenno a Todoroki, come a volersi sincerare che avrebbe a sua volta fermato Iida qualora avesse provato a intervenire.
Uno sguardo alla piccola Eri, e poche parole, prima di uscire.
-Andrà tutto bene.-
Lui per primo sapeva di star mentendo.
 
 
 
Angolo dell’autore:
Francamente, per chi eventualmente volesse chiedermelo: no, non penso affatto di esserci andato troppo pesante con Bakugo, in tutta onestà, mi sa pure che mi sto inconsciamente sforzando di farlo apparire più psicologicamente complesso di quanto non sia.
Alla fine, il succo del discorso, rimane quello, tutta la tiritera che ho scritto è per riassumere che, analizzando la cosa, Bakugo è un debole, ha paura di affrontare la realtà perché il suo ego non accetta verità diverse da quella di cui è convinto e scaricare la frustrazione su Izuku è per convincersene ulteriormente, visto che il suddetto è la più grande minaccia alla sua certezza.
Nessun passo avanti significativo per lui per diventare una persona quantomeno decente dall’inizio del manga ad ora, almeno a mio parere: puro egoismo e zero empatia, schifo faceva e schifo fa!
Forse ho già accennato a questo, ma il fatto è che per me, ciò che ha reso impossibile un concreto sviluppo del suo personaggio è il mancato pagamento di conseguenze per le sue azioni, per il fatto che nessuno sappia cosa ha fatto, beh, vi dico subito che nel prossimo capitolo gli altri finalmente capiranno con chi hanno condiviso la classe negli ultimi mesi.
Potreste chiedervi: ma ormai è necessario, cambierebbe qualcosa?
Certo, cambierebbe tantissimo, Bakugo non pagherà mai le conseguenze finché gli altri non sapranno cosa ha fatto, che persona è veramente, che non è pentito di nulla, solo a quel punto potrà rendersene conto anche lui, vedendo la diffidenza, il ribrezzo degli altri, l’indifferenza, a quel punto magari l’esame di coscienza se lo farà sul serio, capirà che forse degli altri gli potrebbe anche cominciare ad importare e forse a quel punto proverebbe a cambiare e, molto lentamente e a fatica, solo dopo molto tempo, poco a poco riconquistarsela suddetta fiducia.
Perché è facile dire che Bakugo negli ultimi capitoli si è conquistato la fiducia degli altri quando nessuno a conti fatti sa chi è veramente, ma è tutt’altro discorso con chi è consapevole di chi sei, di cosa hai fatto e giustamente sarà scettico nei tuoi confronti finché non dimostrerai di essere degno di fiducia sul serio.
Si, alla fine ogni angolo dell’autore è più un mio sfogo su quanto odi suddetto personaggio che altro, ma non posso farne a meno, o faccio questi sfoghi o non riesco a scrivere di lui senza farlo morire male, è il mio anti-stress.
Perché, a discapito di tutto, anche se voglio “maltrattarlo”, voglio farlo restando più fedele possibile alla storia e, se mi lasciassi a piede libero, scriverei porcate che mi farebbero provare disgusto per me stesso.
Chiedo scusa a chiunque sia disposto a sorbirsi questi miei scleri assurdi e lo ringrazio per la lettura, arrivederci ragazzi.

 

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Capitolo 11
*** 6° giorno di convivenza: vecchi rancori! ***


Gli tornò in mente la discussione che ebbero qualche mese prima al Ground Beta.
Più che discussione, rissa in piena regola, nessuno dei due si era risparmiato… più o meno, preferì non dir mai a Bakugo che l’8% del suo pieno potere lo sbloccò proprio durante quel loro combattimento e che, al suo ultimo pugno, aveva riabbassato la percentuale al 5%, sarebbe stato uno smacco troppo grande per il suo orgoglio.
E ora, mentre lo raggiungeva all’esterno del dormitorio, si chiese se paradossalmente non sarebbe effettivamente stato meglio se lo avesse fatto.
Si era soliti dire, in determinate situazioni, che si può imparare di più dalle sconfitte che dalle vittorie, forse…
“No, avrebbe solo peggiorato le cose.” pensò Izuku.
Quel detto poteva applicarsi alle persone normali, Katsuki Bakugo non vedeva altro che la vittoria, non era in grado di imparare dalle sconfitte… non lo sapeva fare.
Ricordava che il biondo, all’inizio, quella sera, gli aveva chiesto se, forse, non era il suo punto di vista ad essere sbagliato.
Izuku si odiò, perché non ebbe il coraggio di sbattergli in faccia la verità, per paura di farlo star peggio.
Col senno di poi, avrebbe dovuto.
Provarci adesso era ancora possibile?
-Bakugo, se dobbiamo parlare, almeno andiamo dove non ci disturberanno.-
-Che quegli scarti guardino pure, non me ne frega un cazzo di loro o di cosa pensano.-
Kirishima, che stava in mezzo agli altri, rimase sinceramente ferito da quelle parole.
Bakugo era palesemente furioso, si, aveva già detto cose simili, in numerose occasioni, ma mai aveva avuto un tono che lasciasse trasparire quanto sul serio credesse in ciò che diceva.
Sospiro da parte di Izuku.
-Va bene, che… che cosa…-
-Che cazzo hai detto ad All Might, eh?- fiele e rabbia trasparivano dalla voce del biondo.
Izuku era puramente stupito.
-Non… non so di cosa tu stia parlando.-
-Non mi prendere per il culo, Deku! Hai cantato come un fottuto uccellino, hai frignato con All Might come il codardo che sei sempre stato.-
Confusione, sempre più grande.
L’ultima volta aveva visto All Might quel pomeriggio alla fine della partita, gli aveva rivolto un cenno fiero dagli spalti, si era sentito gli occhi lucidi.
Ma nessuna parola, nulla di nulla.
-Dico sul serio, non so a cosa tu ti riferisca.-
-CREDI CHE IO SIA UN IDIOTA, NON È VERO?-
Incazzato, Bakugo ridusse le distanze e lo afferrò per il bavero della camicia della divisa, tra i loro compagni qualcuno già ebbe un fremito.
Erano abituati alle dimostrazioni di odio di Bakugo nei confronti di Midoriya, francamente nessuno le capiva, dato che Midoriya si era sempre dimostrato gentile con tutti, si, magari un po' strano dal punto di vista sociale, ma mai cattivo con nessuno, tutti lo rispettavano per questo, eppure mai avevano visto una tale rabbia.
-TI SEI SEMPRE DIVERTITO A CONSIDERARTI SUPERIORE A ME! FIN DA QUANDO ERAVAMO PICCOLI! MA MAI ERI CADUTO IN BASSO FINO AL PUNTO DA ANDARE A LAGNARTI DA QUALCUN ALTRO, RIMANEVI IN SILENZIO A SUBIRE COME L’ESSERE INUTILE CHE SEI!-
Izuku cominciò a collegare mentalmente i pezzi, alla fine quindi non si trattava che dell’ennesimo episodio di lui che diveniva la valvola di sfogo di quello che, tanti anni addietro, considerava il suo migliore amico.
Probabilmente aveva parlato con All Might e, interpretando alcune sue parole secondo la sua linea di pensiero puramente incentrata su sé stesso, Bakugo aveva deliberatamente deciso che lui dovesse aver parlato ad All Might del loro passato in modo specifico.
-Bakugo, ascolta…- il pugno che ricevette in faccia e lo scaraventò a terra non gli permise di finire.
-NO, NON ASCOLTO UN CAZZO! DALLA TUA BOCCA ESCONO SOLO STRONZATE SU COME TU UN GIORNO DIVENTERAI L’EROE NUMERO UNO E DIVERRAI COME ALL MIGHT. FORSE HAI DIMENTICATO UN DETTAGLIO IMPORTANTE, FOTTUTO NERD: IO DIVENTERÒ IL NUMERO UNO, IO SUPERERÒ ALL MIGHT! TU DEVI SOLI LIMITARTI A STRISCIARE IN BASSO, AL TUO POSTO.-
Izuku si massaggiò il labbro sanguinante, la situazione doveva essere più complicata del previsto se Bakugo lo colpiva così di fronte a tutti.
L’ultima volta lo aveva appunto costretto a seguirlo in un posto isolato, ora evidentemente era furioso al punto da non badare a niente, ora esistevano solo loro due, o, piuttosto, esisteva solo lui da ridurre ad uno straccio, come ai vecchi tempi.
Strinse i denti.
La parte più combattiva di lui diceva di reagire, di fare come l’ultima volta, ma la parte più razionale gli diceva che, reagendo, avrebbe solo peggiorato tutto.
Se la cosa fosse sfociata in un altro combattimento, non c’era modo che il professor Aizawa non venisse a saperlo, e chissà quali sarebbero potute essere le conseguenze, sia per loro che per entrambe le classi, perché questa volta erano di fronte a tutti.
Izuku si rialzò e sostenne fieramente lo sguardo di Bakugo, cosa che fece solo ringhiare quest’ultimo.
Come osava quel Deku di merda guardarlo in quel modo?
-Bakugo… cresci!-
Perché si trattava di questo.
Poco importava cosa comunicava l’aspetto fisico, nella testa Bakugo era rimasto lo stesso bambino arrogante che, quel lontano giorno al fiume, lo aveva picchiato per la prima volta solo perché gli aveva teso la mano.
E non sembrava aver voglia minimamente di cambiare.
Un altro pugno, Izuku di nuovo a terra, ma che tornò a fissarlo di nuovo con quel suo sguardo privo di rabbia, che sembrava anzi chiedergli di fermarsi a riflettere, di cercare di capire che quella situazione non poteva andare avanti.
Bakugo andava salvato da sé stesso.
“Sempre quel cazzo di sguardo!” come quel giorno al fiume, come quella sera al Ground Beta.
Il biondo cominciò a tremare per la troppa furia.
-Perché cazzo non reagisci stavolta?-
-Perché devi capire che non puoi sempre risolvere tutto con la violenza. Farei solo il tuo gioco.-
E Bakugo scattò definitivamente.
-DEKU DI MERDA!-
 
 
 
Che Bakugo Katsuki avesse un caratteraccio era cosa ben nota.
Che odiasse Izuku Midoriya era un’altra cosa ben nota.
Ma ignote erano le ragioni dell’odio.
Elemento ritenuto certo da tutti era che, a discapito di tutto, non si sarebbero mai superati certi confini.
Era un preconcetto dettato dall’ignoranza il loro, forse, se avessero saputo cosa legava davvero quei due, nessuno dei ragazzi avrebbe avuto quell’espressione così sconvolta e stupita… soltanto sconvolta.
Perché Bakugo Katsuki che prendeva a pugni in faccia, imprecando e insultando, un Izuku Midoriya esanime a terra, che palesemente non reagiva di proposito (cosa sperava di dimostrare?) era uno spettacolo che dire scioccante sarebbe stato poco.
Todoroki era l’unico a mantenere una parvenza di impassibilità, ma un feroce tic all’occhio lasciava intendere quanto sarebbe voluto andare e spaccare la faccia al bastardo che stava riducendo in quello stato il suo migliore amico… e lui, come un perfetto idiota, a quel migliore amico, gli aveva pure giurato di non fare niente e di impedire agli altri di fare altrettanto.
Iida tremava da capo a piedi, i denti stretti al punto da stridere… perché aveva acconsentito? Perché l’amicizia con Midoriya doveva essere così forte da portarlo a mettere da parte persino la sua morale e non intervenite istantaneamente?
Uraraka sembrava sul punto di svenire. Cotta o meno, Deku era il suo migliore amico, non poteva vederlo in quello stato, ma Todoroki l’aveva presa per un braccio non appena aveva tentato di muoversi, un gesto secco con la testa a farla desistere, stringendo i denti.
“Midoriya non se lo perdonerebbe mai se qualcuno rimanesse coinvolto.”
E se questa era l’atmosfera della sezione A, per i ragazzi della sezione B, ancora più all’oscuro della situazione, fu anche peggio.
Tutto quello che vedevano loro era una spedizione punitiva in piena regola, apparentemente dettata dal nulla.
Komori, a discapito della frangia, si coprì comunque gli occhi, spaventata, Kamakiri e Awase sudavano freddo ad occhi sgranati, Kuroiro scosse il capo frastornato e, a discapito dei loro connotati facciali assenti, Bondo e Manga lasciavano che il loro spasmodico tremore comunicasse il loro stato d’animo (il fumetto di Manga proiettò la versione stilizzata di un volto in preda alla paura).
Itsuka stringeva i pugni, no sul serio, per quale diavolo di motivo stavano fermi lì tutti, perché Todoroki e soprattutto Iida non facevano e non permettevano di fare nulla? Erano i suoi compagni di classe, avrebbero dovuto mobilitarsi in massa di fronte a quello spettacolo vergognoso di violenza immotivata, possibile che avessero inconsciamente una così tale paura di Bakugo?
Setsuna teneva le mani davanti alla bocca sconvolta, Itsuka poteva giurare di non averla mai vista in quello stato, era sempre stata così rilassata e padrona di sé che faceva uno strano effetto.
E intanto Bakugo continuava ad urlare e colpire… e Izuku a non reagire e fissarlo con quello sguardo che lo faceva solo infuriare di più.
-NON REAGISCI, DEKU DI MERDA?! VEDIAMO SE QUESTO TI FA CAMBIARE IDEA!- e alzò la mano, dove cominciarono a crepitare scintille scoppiettanti.
-Adesso basta! Non tollererò più questa follia.- sbottò Iida alla fine, apprestandosi ad andare fuori dopo aver scostato Shoto.
Midoriya sarebbe stato liberissimo di odiarlo o provare risentimento dopo, ma aveva sopportato fin troppo quella terrificante scena e non avrebbe più accettato di stare fermo senza agire, non adesso che Bakugo stava praticamente mostrando di voler usare il suo quirk su qualcuno che non si voleva difendere.
Ma non fu lui il primo a muoversi.
 
 
 
Bakugo teneva Midoriya fermo per il collo della camicia con una mano e l’altra, crepitante e pronta ad esplodere, a pochi centimetri dal suo volto.
Il verde aveva un lieve taglio sanguinante sopra l’occhio sinistro, ma il suo sguardo, per tutta la durata di quel pestaggio a senso unico, non aveva perso di intensità.
-NON HAI NIENTE DA DIRE, MALEDETTO NERD?-
-…Cresci!- tutto qui.
Gli urlò contro, ora non né poteva veramente più di lui.
-IO TI AMMA…-
Si ritrovò spinto, la forza fu sì così lieve, ma così improvvisa, da riuscire a spostarlo da sopra Izuku quel tanto che bastava a lasciare pochi centimetri tra i due.
In mezzo ai quali, a Bakugo venne un flashback di quel pomeriggio, stava ora Eri.
La bambina aveva gli occhi lucidi, stava stringendo i denti per non far fuoriuscire le lacrime e mostrarsi coraggiosa, le braccia allargate a fare da scudo e tremava vistosamente.
Aveva il suo stesso sguardo.
“Che cazzo è, una maledizione?” pensò il biondo in preda alla furia cieca.
Non bastava il fottuto nerd, ora anche quella stupida ragazzina lo guardava in quel modo.
Si rialzò e, torreggiando su di lei, tornò a sprizzare piccoli fuochi d’avvertimento.
-Levati mocciosa!-
La piccola strinse gli occhi, era a dir poco terrorizzata, ma niente l’avrebbe fatta spostare da lì.
-Lo… l-lo devi lasciare in pace!-
Bakugo ghignò, di una ferocia animalesca tale che tutti, ancora troppo scioccati, temettero che avrebbe davvero fatto seguito alle sue minacce.
E quando alzò nuovamente la mano, Itsuka Kendo non poté più star ferma.
“Col cavolo che glielo permetto, a quella bestia furiosa.”
Anche lei però fu anticipata sul tempo.
-Ora capisco perché tu e Deku andate così d’accordo: SIETE ENTRAMBI DUE IDIOTI CHE NON CONOSCONO IL LORO POSTO!-
Fulmineo fu il pugno che lo colpì alla faccia, completamente alla sprovvista.
Tutto quello che vide fu un lampo verde e qualche scarica nera, un dolore improvviso, come mai ne aveva provato, e la sensazione di qualcosa di caldo scendergli dal naso, stava sanguinando.
Deku era di nuovo in piedi, quando e come? Lo aveva lasciato tramortito a terra, dove cazzo aveva trovato la forza non solo di rialzarsi ma addirittura di colpirlo con tale potenza?
-Deku, brutto…- la minaccia gli morì in gola.
Perché Deku lo stava fulminando, uno sguardo che mai gli aveva visto, non sapeva neanche dire cosa rappresentasse, tante sembravano essere le emozioni amalgamate in esso.
E che cazzo erano quelle scariche nere?
Eppure, per la prima volta, nello sguardo di Deku percepì il desiderio di fargli del male.
E, per un istante, ne ebbe paura.
-Azzardati anche solo a pensarlo, di alzare un dito su di lei!- minacciò il verde, con un braccio aveva messo la piccola dietro di lui.
“Come cazzo fa?” era più morto che vivo a momenti, era dovuta intervenire quella stupida mocciosa a parargli il culo, allora perché sembrava più in forma di prima, dove cazzo l’aveva trovata la forza?
-Ora basta Bakugo!-
-Non mi puoi dare…-
-HO DETTO BASTA!- le scintille verdi vennero quasi del tutto rimpiazzate da quelle nere.
Tentennò, quando mai Deku gli aveva urlato contro? Giusto, contro All Might, ed era finita con lui piangente a masticare amaro.
Pezzo di merda.
Ringhiò ancora.
-Te la farò pagare Deku!- e con quell’ultima minaccia Bakugo Katsuki girò i tacchi, nessuno tentò di fermarlo, ancora troppo sconvolti da quella surreale sequela di eventi, era meglio levarselo di torno per placare la situazione.
Ma se le sorprese sconvolgenti erano già state tante, non equivaleva a dire che fossero finite.
Eri, ancora tremante, tirò leggermente per il pantalone Izuku, ma, se possibile, la piccola tremò ancora di più nel vedere lo sguardò furibondo che le riservò una volta voltatosi.
E quella strana elettricità scura che sembrava circondarlo ancora lo rendeva solo più inquietante.
-Ora tu mi dici cosa ti è passato per la testa!-
Indietreggiò, stringendosi nelle spalle.
Quello sguardo le faceva ancora più paura di quello del ragazzo cattivo.
Izuku era… arrabbiato con lei?
Questi si inginocchiò e la prese per le spalle in una maniera così brusca e improvvisa da spaventarla, per un attimo le sembrò di vedere il volto di Chisaki al posto di quello del suo Eroe.
“No, è tutto sbagliato qui!” fu il pensiero praticamente di tutti, pietrificati ormai da chissà quanto, tutto ciò che era accaduto in quegli ultimi minuti era tutto sbagliato.
Quell’Izuku Midoriya che era davanti a loro in quel momento era sbagliato.
Izuku Midoriya non si comportava così, lui era il timido della classe, il ragazzo adorabile che si imbarazzava se una ragazza anche solo lo salutava, quello gentile e disponibile che riusciva sempre, coi suoi modi un po' goffi e imbranati, a conquistarsi la simpatia degli altri grazie alla sua bontà d’animo.
Chi era quello? Chi era quel concentrato di furia spaventosa che aveva costretto alla fuga Katsuki Bakugo?
-Cosa stavi pensando, Eri? Credevi forse che fosse un gioco?- era furioso.
La rabbia che aveva immagazzinato per anni sembrava quasi starsi manifestando fisicamente in quelle strane scintille nere che ora lo adornavano come un’aura oscura.
Ed era quella povera bambina a pagarne le spese.
-Non devi fare mai più qualcosa di così sconsiderato!-
Alla fine la piccola non c’è la fece più, calde lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi, inondandole le guance.
Una visione che fece sgranare gli occhi al ragazzo, scosse la testa, sembrò come se si fosse appena risvegliato da un incubo, improvvisamente tutta la rabbia era stata spazzata via.
Eri stava piangendo, e la colpa era sua.
-I-io… lo so che… volevi rimanessi al sicuro. P-però… a-avevi bisogno di aiuto, mi… mi sono mossa senza… senza pensare.- singhiozzò la piccola.
-Il mio copro si è mosso da solo!-
-Sembravi aver bisogno di aiuto.-
Nella mente di Izuku si fece vivida l’immagine di un ragazzino gracile e sconsiderato che, pur sapendo della futilità del gesto, si era gettato allo sbaraglio per soccorrere il bullo che lo tormentava, rancori e risentimenti messi da parte, come se non fossero mai esistiti… perché non avevano alcuna importanza.
Perché un Eroe non fa distinzioni tra chi necessita di aiuto.
In quegli ultimi giorni aveva lasciato che il suo odio verso Bakugo cominciasse a prevalere, stava lasciando che lo divorasse, portandolo a prendere le distanze, ad abbandonarlo… a dimenticare chi era e chi aveva giurato di diventare.
Perché non contava cosa Bakugo gli aveva fatto in tutti quegli anni o cosa ancora gli avrebbe potuto fare in futuro, lui sapeva che necessitava di essere salvato dal suo stesso orgoglio, e lui lo avrebbe salvato, come avrebbe potuto definirsi un Eroe altrimenti?
E a ricordarglielo, con un semplice gesto spontaneo, un gesto da Eroe, era stata quella bambina che lui, da grandissimo infame, aveva usato come valvola di sfogo, facendola piangere.
Eri non era poi così diversa da lui. Wow, faceva preoccupare anche lui gli altri in quel modo?
-Mi… mi dispiace se… se ti ho disubbidito. Ti… t-ti prego, non odiarmi.-
No, no, non avrebbe mai potuto.
Eri sentì le braccia che la stavano tenendo per le spalle rilassarsi, si ritrovò stretta in un caldo abbraccio.
Erano di nuovo gentili, erano le stesse braccia che l’avevano salvata, le stesse mani che l’avevano strappata via dalle grinfie di Chisaki.
Il suo pianto divenne di gioia, sentì poi qualcosa di umido bagnarle la testa, anche lui stava piangendo.
-Scusami. Sono… sono stato un vero idiota.-
Lo strinse a sua volta, piansero insieme, per Izuku quello fu il più bell’abbraccio che ebbe mai ricevuto.
-Izuku…ti… ti voglio bene.-
Gli occhi di Izuku divennero due fontane.
-Anche io, Eri…tantissimo.-
Sorrise di pura gioia; cosa aveva fatto per meritare quella bambina nella sua vita?
 
 
 
Tokoyami aveva uno strano presentimento da alcuni minuti ormai.
E no, non si trattava di Pony che, seduta accanto a lui al tavolo della sala comune, gli stava raccontando della sua infanzia al ranch di famiglia.
Non erano ancora le otto di sera quando, come gli altri presenti, vide un Bakugo furibondo e col naso sanguinante irrompere e dirigersi verso l’ascensore.
Il povero Sero, che aveva tentato di chiedergli cosa fosse successo, si beccò un pugno e un               -VAFFANCULO!- urlato a pieni polmoni.
Il ragazzo corvo assottigliò gli occhi, anche Dark Shadow dovette aver sospettato qualcosa, a giudicare da come fuoriuscì dalla sua schiena fissando con dubbio la scena.
-Capo, percepisco una forte oscurità.-
-Lo so, anche a me lascia perplesso.-
Fu questione di pochi secondi, prima che Hagakure ricevesse un messaggio da Ashido che permise, tramite la bocca della ragazza invisibile, di venire a conoscenza della situazione.
Di Bakugo e Midoriya.
Quasi istintivamente, Tokoyami cercò lo sguardo di Aoyama, il ragazzo metà francese sembrava aver avuto il suo stesso presentimento.
 
 
 
Eri sonnecchiava nel letto di Izuku, il peluche Jimmy stretto tra le braccia e un vassoio con qualche crosta di pizza rimasta appoggiato sul comodino.
Setsuna aveva picchiettato sulla spalla di Izuku quando questi, con Eri in braccio, era tornato dentro dopo quella scioccante scena; senza dire nulla, aveva porto il peluche alla bambina, ancora scossa, lei aveva accettato con un timido “grazie” e non l’aveva più lasciato.
Izuku si appuntò di restituirlo a Tokage alla prima occasione.
Il taglio sopra l’occhio, come le altre ferite, era stato accuratamente trattato da Asui, ora aveva un cerotto a coprirlo e un lieve senso di bruciore.
-Quando hai due fratelli più piccoli e i tuoi sono spesso via per lavoro, certe cose le impari, kero.- aveva senso.
Il clima di allegria ovviamente era stato ampiamento smorzato.
Il ragazzo si sentì in colpa, tanto era vero che, quando le pizze vennero consegnate, disse che lui sarebbe andato in camera sua per mangiare, che magari senza di lui l’atmosfera si sarebbe distesa.
Non ci fu verso di farlo desistere, come lui non provò minimamente a fare lo stesso con Eri quando lei lo seguì.
-Io… voglio restare con te.- che bambina dolce.
Per inciso, nessuno si sentì meglio per la sua assenza, ma il pensiero che magari volesse stare per un po' da solo fece abbandonare il pensiero a chiunque di andare da lui per fargli compagnia.
Izuku ed Eri però avevano beneficiato di quel momento di quiete.
Lei si dimostrò molto curiosa in merito a tutto il merchandise di All Might che di fatto occupava tipo l’80% della sua stanza (Izuku era già alla ricerca di pezzi che ancora gli mancavano… solo l’80% del volume era occupato, che fan di All Might era?) e lui fu ben felice di raccontarle come entrò in possesso di alcuni pezzi, dal poster in edizione limitata che gli costò mesi di paghetta quando aveva tredici anni o al costume grandezza bimbo che ricevette in regalo per il suo sesto compleanno dopo aver assillato sua madre per settimane.
Un altro elemento che sembrò attirare l’attenzione di Eri fu il notebook sui quirk, Izuku, ancora una volta, si trovò col cuore colmo di gioia nel vederla così interessata a qualcosa a lui tanto caro.
Il modo in cui le brillavano gli occhi ogni volta che lui cominciava a spiegarle un potere, i suoi punti di forza, le debolezze e simili, lo fece sentire così felice che non sapeva neanche dargli un perché.
Ovviamente dovette semplificare notevolmente il suo linguaggio perché lei capisse, ma si sentì ancora più inorgoglito quando ad un certo punto, accortosi di essersi messo a mormorare e aver smesso temendo di confonderla, lei gli chiese perché si fosse fermato.
Alla fine Izuku si sentì leggero, era come se la frustrazione, la rabbia repressa, tutto ciò che c’era di negativo in lui, tutto ciò che Bakugo aveva portato a galla dopo anni in cui il verde aveva adoperato la tattica della repressione emotiva, fossero stati dissipati e svaniti.
Certo, sarebbe stato troppo ottimistico dire che, ora, come per magia, non c’era più risentimento verso il biondo, ma era felice di poter dire che non avrebbe più lasciato che i suoi sentimenti negativi ostacolassero i suoi ideali.
Carezzò gentilmente la testa di Eri, stando attento a non svegliarla.
Sentiva un calore incredibile nel petto solo guardandola, del tipo che se All for One fosse ora entrato dalla porta per farle del male lui non avrebbe esitato un istante a gettarglisi contro anche se sarebbe equivalso ad andare incontro ad una morte orribile.
“Beh, in fondo è questo che farebbe un pa… accidenti.”
Maledizione, Hatsume e Shinso gli avevano piantato il seme nel cervello.
Un lieve bussare alla porta, dall’altra parte vi trovò Iida, Uraraka, Todoroki e As…Tsuyu.
La Dekusquad, come li aveva dispregiativamente soprannominati Bakugo (a volte optava per un più cattivo “i quattro coglioni che stanno attaccati al culo di Deku”).
Lui non aveva mai riconosciuto tale nomenclatura, non era così arrogante da credersi più importante di loro e dover ribattezzare il loro gruppo in suo onore, e soprattutto erano suoi amici, non sottoposti.
-Ciao ragazzi.-
-Come stai?-
-Sto… sto bene, Todoroki, sul serio. Vi ringrazio per la preoccupazione.-
Il suo sorriso era sincero stavolta, sapevano di poter stare tranquilli.
Di lì a poco sarebbero arrivati pure Aoyama e Tokoyami a sincerarsi delle sue condizioni.
Izuku era commosso, non immaginava di contare così tanto per loro.
Ma in fondo è questo che fanno gli amici, no?
“Giusto.” pensò con sollievo.
Doveva smettere di pensare di contare meno degli altri, erano solo le conseguenze del bullismo subito per anni, ma non era affatto così, aveva trovato degli amici che gli volevano sinceramente bene e per i quali avrebbe senza esitazione dato la vita se necessario.
Era veramente fortunato.
Discusse con tutti loro della situazione verificatasi, Iida avrebbe voluto, più degli altri, fare rapporto della situazione ad Aizawa, Bakugo necessitava un giusto richiamo e conseguente punizione, era andato troppo oltre.
-Iida, non sarà necessario.-
-Midoriya, sei mio amico, e capisco perché tu non voglia, ma il suo comportamento è stato un esempio puro di vergogna e viltà, occorrono dei provvedimenti, anche se le conseguenze dovessero comportare un ulteriore rimando dell’allenamento.-
Izuku scosse gentilmente la testa.
-Vi chiedo di fidarvi di me.-
Avrebbero voluto ribattere, dire qualcosa di più, ma come si poteva negare qualcosa a Izuku quando ti fissava con una tale determinazione e convinzione?
Aveva in mente qualcosa, una delle sue, ne erano certi.
Ormai lo sapevano: Izuku Midoriya se si metteva in testa qualcosa non cambiava idea.
-Bakugo ha bisogno di crescere, e sfrutterò l’allenamento congiunto per dargli una lezione importante.- no, non era una minaccia la sua.
Era un’occasione importantissima, per tutti loro di maturare, di imparare, un tassello importante per la strada che li avrebbe resi un giorno Pro Hero.
Ed era necessario che anche per Bakugo lo fosse.
-Ehm, scusate… ma la nostra squadra non affronterà mica la sua, Deku. Come pensi di fare?- chiese Uraraka, alzando la mano.
-In effetti anche io non vedo il nesso, a meno che tu non creda ci abbiano nascosto qualcosa.-
-Moi aussi, mes amis.-
Tokoyami e Aoyama le diedero presto corda, cercando anche di nascondere il palese imbarazzo per aver capito che c’era qualcosa di cui evidentemente non si erano resi conto.
Perfino lo stoico Todoroki si lasciò scappare una risatina con gli altri.
-Beh, ammetto che era solo un sospetto all’inizio, ma ormai ne sono quasi certo. Lasciate che vi spieghi.-
La U.A amava mettere i suoi studenti alla prova, chissà quanti altri avevano compreso il reale intento e come si erano comportanti in seguito.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora, primo: nessuno provi a giustificarmi Bakugo! Nel manga, per quel che mi riguarda, si parla chiaro: lui tutt’ora non vede altro all’infuori di sé stesso, tutt’ora odia Izuku e, se si convincesse che questi gli avesse recato uno smacco del genere la sua reazione sarebbe comunque qualcosa di simile. Ma tanto nel manga non ci verrà mai mostrata qualcosa del genere, vuoi che gli altri si rendano conto di che persona è veramente?
Secondo: quanto sarebbe stato bello se avessimo avuto anche nel manga un Izuku più psicologicamente combattuto? Un Izuku che ad un certo punto non riesce a contenere il suo odio per Bakugo, anche se per pochi istanti, prima di rendersi conto di non essere quel tipo di persona che lascia che sia il risentimento a guidarlo? Chiariamoci, io Izuku lo adoro e lo adorerò fino alla fine, dovrebbe succedere qualcosa di sconvolgente per farmi cambiare pensiero, ma quanto mi sarebbe piaciuto vedere un breve momento di cedimento psicologico prima della definitiva conferma dei suoi ideali.
Terzo: quando scrivevo i momenti di interazione tra Izuku ed Eri mi partiva in testa “You’ll be in My heart” di Phil Collins. Io ho pianto, non lo nego minimamente.
Quarto: chiedo scusa ad Uraraka, Tokoyami e Aoyama per lo spezzone finale, ma non sono esattamente i geni della classe (anche se Todoroki quinto ancora non me lo spiego… neanche Bakugo terzo e Izuku quarto mi spiego, visto che palesemente Izuku si è dimostrato più intelligente tante volte, ma lasciamo perdere).
Dai, che dal prossimo capitolo si entra nell’ultimo giorno di convivenza e poi, finalmente, il benedetto allenamento, che ve la sto menando dall’inizio con ‘sta storia e ancora, dopo 11 capitoli, ci dobbiamo ancora arrivare.
Arrivederci a tutti.

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Capitolo 12
*** 7° giorno di convivenza: finalmente la Domenica! ***


Si era alzato presto per tutta la settimana alla fine, persino di Domenica, dannato Kuroiro.
Però quella mattina per Tokoyami ci fu una piccola variazione.
Ormai ci aveva fatto il callo a ritrovarsi Tsunotori a pochi centimetri, alle spalle, mentre preparava il caffè, con la sua tazza già in mano e il suo adorabile sorriso ingenuo, in attesa di ricevere la sua sorsata.
Ogni volta poi si sedeva di fianco a lui e mangiavano latte e cereali in silenzio, era divenuto un po' il loro rito mattutino.
Non ci vide nulla di male.
Questa volta però sembrava averlo anticipato, trovò infatti tutto già sistemato, le tazze di caffè fumanti vicino le ciotole e, in aggiunta, una mela per ciascuno.
Lo salutò calorosamente quando lo vide arrivare.
-Come sapevi che mi piacciono le mele?- le domandò una volta sedutosi.
Lei alzò un sopracciglio confusa, inclinando un pochino la testa, Tokoyami si aspettava quasi di veder apparire il fantomatico punto di domanda sopra di lei.
-A chi non piacciono?- cavolo, era di un’ingenuità cosi disarmante da essere tenera.
-Io le mangio sempre quando mi sento triste.- aggiunse subito dopo.
-E… ora sei triste?-
-Hm… no, aveva solo voglia di mangiare una mela.- sorrise, prima di tuffarsi sulla sua ciotola, lui preferì cominciare dal caffè.
E niente commenti sul suo stile di bevuta stavolta.
Tokoyami apprezzò sinceramente quel gesto, dopo la scorsa sera si era sentito sinceramente in colpa per non esser riuscito a far nulla per Midoriya (anzi, paradossalmente, aveva fatto più Midoriya per lui parlandogli dei suoi sospetti sulla vera natura dell’allenamento, quando, di fatto, avrebbe potuto tenersi tutto per sé e avvantaggiarsi qualora ci avesse preso) e quella piccola gentilezza lo fece star meglio.
Certo, Izuku aveva ribadito più volte di star bene e che non era necessario essere in pensiero, ma considerato che Bakugo era coinvolto nella questione era difficile non lasciar entrare lo scetticismo.
Che Tsunotori se ne fosse accorta, del suo disagio, e avesse deciso di aiutarlo a modo suo? Ma era così ingenua, come l’aveva notato?
“Beh, d’altronde ingenuità non vuol dire mancanza di empatia.” e probabilmente era per questo che tutti i suoi compagni di classe le volevano bene, persino Monoma sembrava riservarle un occhio di riguardo.
Si, la sera prima le aveva bisbigliato qualcosa nell’orecchio quando lui e Aoyama erano rientrati che lo costrinse a fermarla quando la sentì dire -Monoma dice che sarebbe gentile da parte mia se andassi a dire delle parole di conforto a Midoriya, mi ha anche dato dei suggerimenti.- (sarebbero state tutto fuorché parole di “conforto”), ma anche lui doveva essersi affezionato a lei.
Alla fine Pony Tsunotori era una semplice ragazza dal carattere solare che amava stare con gli amici, inconsciamente si faceva voler bene.
-Comunque, grazie.-
-Per un amico è sempre un piacere.-
Sorrise un po' anche lui.
Fissò per un istante la sua ciotola, gli sorse in mente una domanda, un dettaglio al quale non aveva mai fatto caso e che ora voleva chiarire.
-Giusto per sapere, ma hai messo prima il latte e poi i cereali?-
-Hm? Certo, faccio sempre così.- confermò lei tra un boccone e l’altro.
Tokoyami sgranò gli occhi, forse arrossì anche.
Era una cosa così sbagliata, così… tenebrosa.
Quindi anche in lei c’era un pizzico di oscurità.
Dark Shadow sbucò dalla sua schiena, afferrò Fumikage per le spalle, scuotendolo e, felice, esclamò -Capo, allora non è un caso del tutto perso, magari ci puoi combinare qualcosa! Possiamo convertirla!-
-Ma che vai blaterando, non proferire simili stupidaggini.-
-Ma dai, magari scopri pure che ti piace.-
-Lei è qui davanti, non dire certe cose!-
Pony inclinò la testa di lato, confusa.
Non aveva idea di cosa stessero discutendo… però erano così buffi.
 
 
 
Jiro e Kaminari si erano incontrati, quella mattina, verso le dieci, a metà strada tra i dormitori.
Forse era stato il quantitativo ridotto di chiacchierate fatto quella settimana, ma la giovane rocker fu la prima a cercare di attaccare bottone.
Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, ma in fondo le mancava quel simpatico idiota di Denki, in effetti, quella settimana aveva riso molto meno del solito senza le sue facce da scemo quando entrava in cortocircuito.
-Quindi Yaoyorozu aveva questo sospetto già dall’inizio.-
-Eh già.
-E perché non ha voluto dire niente?-
-Perché non ne avevamo, a conti fatti non l’abbiamo neanche ora, nessuna certezza. Alla fine questa rimane un’ipotesi. Potremmo anche esserci sbagliati e condurre tutti sulla pista errata se appunto il nostro si rivelasse un passo falso.-
-Su questo non posso darti torto.- concluse lui scrollando le spalle.
-Però sai, dopo che Midoriya ci ha rivelato la cosa, ho pensato che…-
-Tu ora pensi?! Avvisate la stampa, presto, chissà quando ricapiterà.- lo provocò lei con un lieve ghigno sarcastico.
Lui per tutta risposta si imbronciò come un bambino.
-DICEVO… ho pensato che invece questa supposizione potrebbe essere vera perché è la più semplice.-
-Dove la vedi la semplicità? Se dovessero aver sconvolto completamente il piano di svolgimento non potrai mai sapere cosa aspettarti. Già solo per il fatto che l’allenamento congiunto durerà una settimana e non più un giorno come inizialmente previsto prima che lo rimandassero, chissà cos’hanno in serbo?-
-Appunto per questo è semplice.-
No, sul serio, Kaminari tutt’ad un tratto era diventato sveglio e lei si era persa il miracolo che l’aveva reso possibile?
-Voglio dire, quando ti dicono che l’esame è rimandato ma ti svelano subito i team che si affrontano il sospetto in effetti è normale. Alla fine può essere che ti vogliano fregare come no, quindi la soluzione più ovvia è smettere di farsi problemi e aspettarsi di tutto, appunto lo stravolgimento totale. Non dico di sottovalutare la cosa, ma farsi troppi problemi in testa alla fine rischia solo di farti arrivare col cervello in sovraccarico.-
Jiro era sconvolta.
“Cos’è, a furia di fulminarsi ha ricaricato i neuroni?”
Possibile che, sotto la superficie da imbecille casinista, Kaminari nascondesse anche un lato più riflessivo e che, per giunta, a volte lo facesse pure fuoriuscire?
Beh, d’altronde le avevano detto cos’era successo la sera prima, se Midoriya Izuku poteva arrabbiarsi perché Kaminari Denki non poteva usare la materia grigia?
Sorrise mestamente.
-Devo ammettere che qui mi hai sorpresa Kaminari.-
-Non è una delle sue solite prese in giro, eh?-
Gli rifilò un colpetto sulla spalla.
-Ehi, una volta tanto che ti faccio un complimento accettalo, no?-
Lui ricambiò il sorrisetto complice.
-Vero, in effetti mi capita di rado, farò tesoro di questo momento con te.-
-Co-cosa? Non… non esagerare ora, mica è capitato un miracolo… più o meno.- Kyoka dovette voltarsi dall’altro lato per nascondere il lieve rossore.
Lui però inclinò un sopracciglio.
-Oh, insomma, non guardarmi in quel modo, ti ripeto, hai avuto una giusta pensata, accetta il complimento e stop.-
Alla fine lui sbuffò con amichevole resa, certe volte non riusciva a capirla.
-E pensare che il concetto lo ha ideato mentre si faceva la barba.-
-…Come scusa?-
Perché la ragazza aveva il sospetto che la semi-serietà della situazione fosse appena stata mandata via a calci per lasciare il posto alla demenzialità?
-Ma sì, il tipo che e che ha pensato questa cosa mentre si radeva col rasoio, cioè che la via più semplice è quella giusta, hai presente?-
Si, avevano decisamente fatto entrare la demenzialità e mandato via la serietà con prepotenza.
-Per caso, dico solo per caso, eh, parli del Rasoio di Occam?-
-Ecco. Quello lì. È proprio vero che i filosofi sono strani, chissà come gli è potuto venire in mente facendosi la barba, ti pare?-
Jiro lo fissò ad occhi socchiusi, per parecchio.
Poi lo perforò alla schiena con un jack.
-Ahia, ma che ho fatto stavolta?-
-Sei sempre il solito…- sul suo volto però svettava un piccolo e dolce sorriso.
-… vedi di non cambiare Jammingjay, altrimenti poi chi prendo in giro?-
 
 
 
-Ehi, Bakugo, posso entrare? Andiamo, fratello, voglio solo parlarti.-
Kirishima era andato al dormitorio B con la speranza di discutere, voleva riuscire a capire.
Nessuna risposta però, ed era ormai da parecchio che si trovava lì, davanti a quella porta.
-Si vede che ancora gli rode che Midoriya lo abbia messo col sedere per terra.- gongolò Monoma accanto a lui.
-Tu perché sei ancora qui?-
Il biondo era all’entrata quando era arrivato e subito si era offerto di portarlo davanti la stanza di Bakugo, a suo dire voleva godersi lo spettacolo.
Ma nessuna replica, niente di niente.
-Bakugo, andiamo, quello che hai fatto ieri è una cosa seria, te ne rendi conto? Almeno spiegami perché agire in quella maniera.-
Non importava quanto il ragazzo dai capelli tinti di rosso tentasse, non trovava spiegazioni per quell’atteggiamento.
Era convinto che nel profondo Bakugo non pensasse davvero quelle cose, magari era solo ingenuo e se la raccontava da solo, ma qualcuno che vuole diventare eroe non poteva davvero essere convinto di quelle frasi, no?
-Sai, porcospino, francamente credo che tu lo valuti troppo, il “caro Bakugo”.-
Strinse i denti alla provocazione di Monoma; era vero, non era la persona più affabile del mondo, praticamente era quanto di più opposto vi fosse dall’aggettivo affabile, ma comunque non cancellava il fatto che fosse uno studente della U.A, che studiava per diventare un Hero, doveva pur avere la sua importanza.
-Invece credo che tu lo valuti troppo poco.-
-Come vuoi, illuderti che sia una persona migliore di quello che è non cambierà certo la realtà dei fatti. Devo ricordarmi di dirne qualcuna anche a Midoriya non appena lo vedo, cavolo, se ci fate fare bella figura con le vostre sfuriate infantili.-
Quando questi se ne andò ridendo, Eijiro si lasciò andare ad un sospiro sconsolato.
Per quanto non lo avesse detto nella maniera più gentile, Monoma aveva ragione in un certo senso, Bakugo aveva a dir poco esagerato, e il suo comportamento era stato quanto di meno eroico potesse esserci.
-Ehi, amico, io voglio aiutarti, perché non cerchi di essere collaborativo per una volta?- e ancora niente, Bakugo sembrava essersi isolato ancora di più di quanto non facesse di solito.
Kirishima si passò una mano tra gli spinosi capelli rossi, poi si mise a sedere con la schiena alla porta.
Un’idea in effetti l’aveva, più che altro, gli era stata suggerita, ma gli era stato anche espressamente richiesto di spacciare per suo quanto avrebbe presto detto, non né capì la ragione in un primo momento, poi bastò starci a pensare giusto un attimo per realizzare il perché: crederle parole sue era l’unica cosa che, al momento, potesse smuovere un po' la cosa.
Se Bakugo avesse pensato che tali frasi fossero farina del sacco di Kirishima allora forse, occorreva sempre evidenziare il forse, si sarebbe aperto un primo spiraglio, il caso contrario lo avrebbe solo portato a isolarsi ulteriormente.
-Bakugo, ti ricordi quella sera a Kamino? Beh, ammetto che è una domanda stupida, un’esperienza del genere te la porti per tutta la vita.- ridacchiò leggermente per smorzare la tensione, e per non pensare al ricordo di quel terrore che gli scavò fin dentro le viscere quella sera.
Dubitava di aver mai avuto una simile paura, il sincero sentore di morire, e sicuramente per gli altri non era stato diverso; quando ancora ci ripensava si diceva che erano stati a dir poco fortunati ad uscirne vivi e illesi.
Bakugo probabilmente aveva provato le stesse cose, a discapito dei suoi dinieghi continui.
-Hai presente quando ti ho teso la mano? Beh, fu Midoriya a dirmelo.- si fermò e attese qualche secondo; la mancanza di esplosioni e sbraiti stavolta si poteva interpretare come un buon segno.
Se al nominare Midoriya non succedeva nulla, magari voleva dire che, pur non volendo parlare, poteva essere disposto ad ascoltare.
Ci mancava solo che scoprisse che in realtà stava semplicemente dormendo e che tutto ciò che avrebbe presto detto sarebbe stato buttato al vento.
No, non erano mica in una comica, poteva riprendere.
-Disse che solo io avrei potuto convincerti, che avresti saltato solo se fosse stata la mia voce quella che avresti sentito, malgrado il suo desiderio di salvarti non fosse da meno. Non ha esitato un singolo istante, i fatti gli hanno dato ragione. Non so te, ma io gli sono grato.-
Il rispetto di Kirishima nei confronti di Midoriya era notevolmente cresciuto dopo quella volta, già prima aveva un’alta opinione di lui, ma solo un vero uomo avrebbe saputo riconoscere una propria mancanza anche in una situazione come quella.
-Voglio dire, considerato il vostro rapporto complicato, un giorno spero vorrai spiegarmi, per lui poteva essere l’occasione per cominciare ad appianare i rapporti. Invece ha avuto l’umiltà di ammettere che lui non c’è l’avrebbe fatta, non ha mostrato il minimo egoismo, perché giustamente salvarti era l’unica cosa che contava in quel momento. Per quel che mi riguarda, è stato veramente virile.-
Capì che l’amico lo stava effettivamente ascoltando quando udì un ringhio soffocato dall’altro lato della porta.
Beh, aveva la forza di sbuffare, quanto meno, un piccolo segno di vita.
-Il punto nel dirti tutto questo è che credo… che lui, anche nel caso in cui dovesse ancora serbare rancore nei tuoi confronti, sta facendo del suo meglio per non lasciare che questo gli impedisca di rinsaldare, un giorno, i rapporti tra voi. Però magari, sarebbe ora che non fosse solo lui a fare tutti gli sforzi, magari, anche solo come primo passo, dovresti chiedergli scusa per ciò che è successo ieri. Tanto a lui quanto ad Eri…la bambina era veramente spaventata.-
Eijiro si rimise in piedi solo a quel punto, un ultimo sguardo alla porta, come a sperare che, proprio all’ultimo, l’occupante della camera la aprisse per dire finalmente la sua.
-Sei mio amico, Bakugo, ma qui pure io penso che tu abbia sbagliato di grosso. Non so cosa sia successo tra te e Midoriya in passato, ma ormai temo di aver capito che la colpa è tua. Non fraintendere quello che ti sto dicendo. Forse mi illudo da solo, ma credo che il motivo che ti ha spinto ad essere qui alla U.A sia che, nel profondo, molto in fondo, ma tipo tanto, che devi scavare per miglia e miglia e, anche raggiunto il punto più basso, devi far saltare in aria lo strato più duro con la dinamite per riprendere a scavare per altre miglia, fino a trovare un piccolo forziere, al cui interno finalmente trovi una chiave ed un biglietto con scritto “Continua a scavare ancora per altri…-
-ARRIVA AL DUNQUE, CAZZO!-
Eijiro indietreggiò chiudendo un occhio e con un sorrisetto colpevole, aveva pensato che magari, scherzandoci su, avrebbe finalmente strappato una reazione decente, almeno era la conferma definitiva che stava ascoltando sul serio.
-Ok, ok. Ancora devi imparare ad accettare quando uno scherza. Dicevo: credo che, in fondo, tu sia cosciente della tua colpa e dei torti che puoi aver recato a Midoriya, e forse, vuoi essere un Hero a tutti i costi anche per questo. Magari pensi che riuscirci ti aiuterà a trovare la forza di andare oltre il tuo orgoglio e ammettere di doverti scusare. Anche perché, detto francamente, penso che Midoriya sarebbe felicissimo di darti l’opportunità di dimostrare che ti dispiace davvero. Mi auguro con tutto il cuore che questa non sia solo l’idea che mi sono creato in testa.-
Dall’altro lato della barricata nuovamente il silenzio.
Un altro sospiro.
-Ok, allora io vado, devo sistemare ancora alcune cose per domani, Midoriya ha mandato un messaggio sul gruppo della classe, forse già sai, in caso contrario faresti meglio a leggere. Però, rifletti su quello che ti ho detto e… se mai vorrai parlarne, sai che puoi contare su di me.-
Fu solo quando l’eco dei passi di Kirishima sparì completamente che la porta si aprì lievemente, lo sguardo cremisi di Katsuki Bakugo fece capolino giusto per controllare, nella direzione in cui l’altro doveva essersene andato.
Sembrava che nei suoi occhi divampasse ancora tanta rabbia, però forse c’era anche altro, una lieve scintilla associabile ad un pizzico di fastidio.
-Perché cazzo siete così?- biascicò a denti stretti.
 
 
 
Avevano preso, in quegli ultimi giorni, l’abitudine di ritrovarsi insieme per meditare e allenarsi.
Trattandosi di essere nella giornata di domenica, Ojiro e Kendo avevano optato per andarci più piano, almeno per quel giorno, e per non sfiancarsi troppo in vista della sfida che sarebbe iniziata il giorno dopo.
I due ragazzi erano in quel momento fermi, a gambe incrociate, nella posizione del loto, schiena contro schiena.
Si trovavano all’esterno dei dormitori, tra gli alberi, in un piccolo spiazzo verde, tranquillo, e grazie al sole che svettava in quel momento della giornata, era possibile sopportare le temperature che cominciavano a scendere sempre più, erano pur sempre prossimi all’inverno.
Era una piccola gara che avevano preso l’abitudine di fare, vedevano chi dei due perdeva prima la concentrazione; stavano in parità e quel giorno in automatico qualcuno avrebbe vinto.
O almeno, questo era secondo il loro pensiero.
Concentrati a tal punto sull’arte della meditazione, i due ragazzi avevano finito con l’estraniarsi dal mondo, uno stato di quiete mentale tale da non sentire quasi più gli stimoli esterni.
E pertanto non si accorsero di Sero e Tsuburaba che, sorridendo malignamente, si erano avvicinati di soppiatto, stringendo in mano una trombetta da stadio ciascuno.
I due avevano sviluppato una forte affinità grazie alla loro comune passione per gli scherzi, e nell’arco di quella settimana non pochi erano caduti vittima di qualche loro bravata.
Posizionarono i loro “strumenti di lavoro” a poca distanza dalle loro vittime designate.
Sero alzò la mano libera facendo il segno del tre.
Abbassò un dito, poi un altro, si apprestò a calare l’ultimo.
A quel punto si ritrovarono, rispettivamente colpiti da una sferzata di coda in faccia uno e spappolato da due mani giganti l’altro.
La meditazione evidentemente faceva eccome i suoi effetti, pensarono gli altri due all’unisono.
Si batterono un cinque silenzioso prima di allontanarsi e lasciare i due disturbatori al loro dolore.
Un Sero con un enorme segno rosso in faccia prese mentalmente nota prima di rendere partecipe il suo partner.
-Ok, dopo Bakugo, Kamakiri, Jiro e Todoroki, altri due da spuntare dalla lista.-
Kosei riuscì solo a proferire un rantolo di puro dolore.
Lo ritenne un sì.
 
 
 
Il professor Aizawa passò a riprendere Eri verso le sei del pomeriggio, dal momento che la sfida tra le classi sarebbe iniziata il giorno dopo preferì lasciare che Midoriya avesse più tempo libero per ultimare gli ultimi preparativi, anche se, considerato il ragazzo in questione, dubitava che non avesse già tutto pronto e ricontrollato più volte.
La bambina era con lui all’entrata del dormitorio, con l’ormai immancabile terzetto composto da Uraraka, Kirishima e Asui a far loro compagnia, ci tenevano ad essere lì per salutarla.
-Allora, hai preso tutto, vero?-
-Si.-
-Il pigiama?-
-C’è.-
-L’album da disegno?-
-C’è.-
-I colori?-
-Ci sono.-
Gli altri tre ragazzi temettero seriamente di beccarsi il diabete per la dolcezza di quella scena, Izuku sembrava a tutti gli effetti un padre fin troppo premuroso che si accertava che la figlia non avesse dimenticato nulla, se non fosse che in realtà Eri stava tornando alla sua stanza effettiva.
-E…-
-Izuku, non sono piccola, mi sono ricordata tutto.- pigolò poi la bambina gonfiando le guance, cercando di mostrarsi offesa ma apparendo semplicemente adorabile.
Midoriya sospirò, vero, si preoccupava troppo, Eri era una bambina intelligente, sicuramente aveva già fatto tutto da sola.
Aizawa stava già all’ingresso, aspettando pazientemente.
-Ok, allora vai.-
La bambina si caricò lo zainetto rosso in spalla e si girò per andarsene, se non fosse che Izuku notò qualcosa, sembrava un pochino troppo gonfio.
-Eri.- la chiamò con tono cantilenante; la bambina si bloccò a metà strada con un piede ancora alzato, capendo di essere stata richiamata tornò indietro.
-Cosa c’è?-
-Ho il sospetto che tu qualcosa in realtà l’abbia “dimenticata”.- a Izuku non piaceva essere severo con lei, anzi, lo odiava profondamente, ancora di più dopo la sera precedente.
Fosse stato per lui le avrebbe concesso tutti i vizi del mondo (il senpai Togata poi era pure più permissivo e accomodante, quando la lasciavano a lui la piccola tornava strapiena di dolci e giocattoli che non sapevano più dove sistemarli nella sua cameretta), ma sapeva che era giusto che capisse l’importanza anche di lezione così basilari quanto importanti.
-No, non ho dimenticato nulla.-
-Non si tratta di qualcosa che hai dimenticato di mettere, ma di togliere.- la riprese bonariamente, cercando comunque di apparire severo.
Lei, di risposta, si dondolò sulle gambine, guardandosi intorno con aria da perfetta innocentina, avesse saputo fischiettare (prese mentalmente nota di insegnarglielo) avrebbe fatto anche quello, proprio il pacchetto base del bambino sgamato che le tenta tutte fino all’ultimo.
Dovette sforzarsi di trattenere le lacrime, si comportava sempre più come ci si sarebbe aspettati da una bambina della sua età.
-Non so di cosa parli.-
Un colpo di tosse da parte di Aizawa la fece sobbalzare, il professore le stava chiaramente dicendo di rendere il maltolto.
Eri gonfiò le guance nuovamente, aveva capito di essere stata ormai colta in flagrante, si sfilò lo zainetto, lo aprì e ne tirò fuori un peluche ormai ben noto, Jimmy.
-Cosa ti ho detto riguardo gli oggetti prestati?! Alla fine…-
-…bisogna sempre restituirli.- recitò lei la parte finale.
-Non ha più volato poi, speravo che portandolo con me lo avrebbe fatto di nuovo, mi dispiace.- si scusò la piccola porgendo a Izuku il pupazzo.
Cavolo, stava facendo gli occhi da cucciolo triste, sempre più sforzi da parte del verde di trattenersi dal dirle che poteva tenerlo e che avrebbe inventato lui una scusa per Tokage, ma doveva essere forte, non poteva lasciare che un paio di teneri occhioni e un labbro tremolante lo piegassero.
-Chiederò a Tokage di prestartelo di nuovo la prossima volta che starai qui, ok?-
-Ok. Però, ecco, non dirglielo, non voglio che la signorina dai denti a punta si arrabbi con me. È simpatica, anche se un po' strana .-
Izuku dovette trattenere una risatina divertita, sembrava che Eri avesse preso Tokage in simpatia alla fine grazie alla storia del peluche dotato di quirk; magari un giorno le avrebbe detto la verità, ma per ora non c’era nulla di male a lasciarle credere che quella piccola “magia” fosse reale.
-Facciamo che sarà il nostro altro piccolo segreto, ci stai?- e mimò il gesto di chiudersi una cerniera sulla bocca, presto imitato da una sorridente Eri.
Le era grato per aver accettato di mantenere la riservatezza su ciò che era avvenuto la sera precedente, se Aizawa avesse scoperto che si era frapposta fra lui e Bakugo sarebbe stata messa in punizione a vita e loro due linciati.
-Va bene. E buona fortuna per domani, sono sicura che vincerai tu.-
-Beh, farò del mio meglio, questo di sicuro.-
La bambina si sistemò nuovamente e, salutati tutti, raggiunse Aizawa per andarsene, per poi bloccarsi un’altra volta.
-Oh, ho dimenticato una cosa importantissima.- realizzò alla fine.
Prima che Izuku avesse il tempo di chiederle cosa fosse, lei tornò indietro correndo e gli si gettò tra le braccia, stringendolo più forte che poté.
-Ti voglio bene, Izuku.-
“Trattieni le lacrime, trattieni le lacrime.” ma ricambiò subito il gesto, stringendola come se non avesse più voluto lasciarla andare.
-Anche io, Eri. Anche io.-
Ochaco si portò le mani alla bocca per trattenere uno squittio intenerito, santo cielo, erano così dolci.
-Che teneri.- Tsuyu invece lo espresse a voce alta, schietta come al solito.
Quella volta Eri se ne andò sul serio.
Gli altri tre affiancarono Izuku, riuscirono solo a quel punto a vedere quanto si stesse sforzando di non piangere, ma il sorriso che svettava sul suo volto lasciava intendere quanto esplodesse di gioia.
Uraraka gli poggiò una mano sulla spalla affettuosamente, Kirishima gli rifilò una pacca sull’altra.
-Mi vuole bene. Quella bambina ha detto che mi vuole bene, per la seconda volta in due giorni. Che ho fatto per meritarmelo?-
-Hai fatto tantissimo fratello, se quella bambina ora ha una vita davanti il merito è anche tuo.- le parole del rosso lo confortarono molto.
Izuku si asciugò gli occhi lucidi col dorso della mano libera.
-Il merito è di tutti, ragazzi, senza di voi non avrei fatto granché.-
Sempre il solito Izuku, umile e gentile in ogni occasione.
I quattro si strinsero in un abbraccio di gruppo.
-Comunque, Kirishima, hai avuto modo di parlare con Bakugo?-
Eijiro sospirò, sembrava sinceramente dubbioso.
-Diciamo che mi ha fatto parlare senza far esplodere niente, già qualcosa. Però tu sei sicuro che rivelargli la verità sia stata una buona idea? Insomma, sappiamo già quanto sia orgoglioso e, dopo ieri sera, probabilmente è ancora più indisposto nei tuoi confronti.-
Izuku annui lievemente.
-Lo so, è complicato gestirlo. Ma se voglio che cominci a maturare allora non posso nascondergli le cose per paura che si arrabbi. Bakugo è testardo, e sì, molto probabilmente in questo momento lui mi odia ancora di più, francamente visto che domani comincia l’esame ho il presentimento che cercherà costantemente di darmi addosso.-
-Se non finirete col ritrovarvi nello stesso team.-
Izuku represse un lieve brivido.
-Quell’evenienza non cambierebbe l’intento. Sarò diretto e gli farò capire che, come sono migliorato io, potrà farlo anche lui, se lo vorrà.-
Alla fine sarebbe stato tutto un azzardo con Bakugo, e sperava di non ricascare nell’oblio del vecchio odio che lo aveva alimentato in quegli ultimi giorni.
Il primo obbiettivo era che lui non cedesse.
-Su, non pensiamoci per ora, ognuno di noi pensi a finire di prepararsi e, beh, facciamo tutti del nostro meglio.-
Scambiati i saluti di rito, Izuku lanciò un’occhiata al pupazzo di T-Rex che aveva in mano, ora andava restituito alla legittima proprietaria.
Poteva sempre chiedere a Kendo, lei forse avrebbe potuto dirgli dove trovare Tokage.
 
 
 
Aizawa, mentre tornavano agli alloggi degli insegnanti, lanciò un’occhiata quasi inquisitoria alla bambina al suo fianco.
-Cos’è che mi nascondete?-
Eri sgranò gli occhi e serrò le labbra.
-Ehm… niente.-
Il professore responsabile della classe A sollevò un sopracciglio, scettico.
Quella bambina non sapeva mentire, proprio come Midoriya.
Li aveva notati, a scambiarsi parole complici, ci mancava solo che prendesse il Ragazzo problematico come esempio anche nei suoi aspetti più… problematici, appunto.
Però lei era brava a sviare il discorso in un modo semplicissimo: pronunciando i suoi desideri di bambina.
-Posso avere un gelato?-
-Si cena tra poche ore, non è il caso.-
-Per favore?- la piccola congiunse la manine al petto e mostrò gli occhioni.
Oh no, aveva imparato a farlo a comando.
Aizawa mantenne il suo tipico cipiglio impassibile, però…
-Solo un gusto e senza panna. Evitiamo che ti passi l’appetito.-
-Va bene.- sorrise felice lei, prendendolo pure per mano, con sua somma sorpresa.
Lui si coprì il volto con le bende per non mostrare l’imbarazzo.
Sai che vergogna se gli altri insegnanti (al pensiero di una Midnight ghignante e allusiva già aveva i brividi) avessero scoperto che una bambina riusciva a mettergli i piedi in testa? E che, a conti fatti, era Midoriya quello che riusciva a resisterle di più?
 
 
 
Angolo dell’autore:
Dai che siamo vicini, solo un altro capitolo e poi arriviamo al primo giorno di allenamento.
Preavviso: Izuku/Setsuna potente nel prossimo capitolo, non fatevi idee, nulla di esplicito o ardito o che so io, semplicemente voglio dedicarmi a loro due, soprattutto perché c’è una cosa che voglio fare con Izuku che già mi fa ridere e quindi la devo scrivere, sperando strappi qualche risata anche a voi quando sarà il momento.
Comunque, qui ho deciso di rappresentare alcuni piccoli momenti quotidiani dato che si trattava dell’ultimo giorno, i ragazzi stavolta non avevano nulla di folle, anche due come Ashido e Hagakure hanno avuto l’accortezza di lasciare l’ultimo giorno senza follie in programma.
Kaminari/Jiro perché sì, a chi non piacciono? L’unica delle cosiddette “coppie canon” che non mi ha mai dato l’impressione di forzatura e in cui il rapporto tra i due mi sembra effettivamente bello e plausibile.
E un ultimo momento tra Izuku ed Eri perché sono troppo adorabili, e non potendo fare a meno di considerare quei due come padre e figlia avevo l’obbligo verso me stesso di mettere quella scena.
L’ultima scena tra Eri e Aizawa la vorrei dedicare all’autrice Saruwatari_Asuka, abbiamo discusso molto della serie in questi giorni e non ha mancato di palesare il suo amore per Daddy Aizawa. E non le posso certo dare torto, Aizawa si merita un po' di gioia nella vita dopo quello che ha passato ed Eri ha bisogno di una figura paterna che sappia guidarla… e non si può certo negare che siano adorabili, in tutta onestà ammetto che effettivamente è un peccato che non sia stata messa qualche scena in più tra loro due, qui pure le do ragione. Non che Izuku non sappia farlo, continuo a preferire lui come figura paterna di Eri, ma il punto è che, effettivamente, lo sono entrambi da diversi punti di vista (concordiamo nel vedere Mirio come il fratello maggiore tra l’altro) ed Eri alla fine necessita di tutti e due e si merita tutto l’amore del mondo.
Quindi, Horikoshi, guai a te se ci fai scherzi.
Bene, direi che ho detto tutto, alla prossima ragazzi.

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Capitolo 13
*** 7° giorno di convivenza: il coniglio e la lucertola (e relative conseguenze)! ***


Kendo gli aveva detto che Tokage era andata nella sua stanza per farsi una dormita, quando c’era freddo si sentiva più intorpidita del solito, almeno così aveva specificato la rappresentante della classe B.
“Ah, un po' come Tsuyu, dunque.”
Tra tutti i posti in cui avrebbe potuto trovarla, alla fine fu nel più ovvio, perché non pensava mai che la soluzione giusta potesse essere anche la più semplice?
Col peluche della ragazza in mano, Izuku in quel momento era fermo davanti la porta, chiedendosi se fosse il caso di bussare.
Forse stava ancora dormendo? Beh, erano le sette ormai, avrebbero cenato presto quella sera e lo sapevano tutti, quindi poteva anche essere di no.
Non aveva poi così senso, quel ragionamento, quando uno si addormentava poi non poteva decidere in automatico quando svegliarsi… a meno di settare la sveglia.
Perché doveva sempre farsi molteplici paranoie per tutto?
Alla fine bussò e basta, con due colpetti lievi, per evitare di fare troppo rumore.
-Ehm, Tokage, sono Midoriya. Stai… ancora dormendo?- il tempo di finire di porre la domanda e si rese conto di quanto fosse insensata.
Perché, perché quando si trattava di ragazze era un tale caso perso?
Ad un certo punto gli parve di udire un mugolio sommesso, poi lo scatto di una chiave, la porta aprirsi leggermente con solo una mano sulla maniglia.
Cavolo, probabilmente l’aveva svegliata sul serio se mandava solo un arto per non alzarsi dal letto.
-Avanti.-
E lì Izuku si bloccò; cioè, lo aveva appena… invitato ad entrare in camera sua?
-Ehm, non… non credo sia il caso.-
-Se sono io a dirti che puoi vuol dire che puoi.- replicò lei in tono divertito, seppur un po' assonnato, niente più dubbi, l’aveva svegliata.
Al momento successivo alla sua entrata, Midoriya ebbe per un attimo l’impressione di essere nella sua di camera, con la differenza sostanziale che i dinosauri avevano preso il posto di All Might.
Tokage in effetti gli aveva accennato più di una volta della sua passione per i suddetti rettili estinti, e lui non aveva mancato di ricambiare raccontando della sua per il fu Eroe numero uno, giusto “limando” alcune cose per non sembrare assurdo o troppo nerd, ora si rendeva conto che non erano poi così diversi sotto quell’aspetto.
Poster, action figure, pupazzi, quasi la si sarebbe potuta definire una nerd a sua volta.
Non seppe perché, ma gli fece piacere scoprirlo.
Persino la maglia che indossava in quel momento aveva un cappuccio che riprendeva la testa di un tirannosauro, con tanto di denti in tessuto.
Era… carina.
-Oh, magari ti aspettavi di trovarmi in abiti più succinti, scusa se ti ho deluso, ma con questo freddo non mi piace rischiare l’ipotermia.- salutò lei con provocatorio divertimento, riattaccandosi nel mentre la mano.
-N-no, non… n-non stavo pensando nu-nulla del genere.- era già rosso, le bastava sempre poco per imbarazzarlo.
Setsuna, da sdraiata, si mise a sedere, fissandolo divertita.
-Comunque, cosa ti porta nella mia umile dimora, Midori? Ehi, questo mi piace, semplice, si, è scontato, ma è adorabile.-
-Mi… mi chiama già Ashido così.-
Lei sembrò delusa e gonfiò le guance.
-Cacchio, non lo posso usare allora.-
-Se vuoi chiamarmi in quel modo non… non c’è problema.-
-Non se ne parla, deve essere un soprannome che usi solo io, altrimenti che piacere c’è? È per il gusto di sapere che è qualcosa di tuo, se già qualcun altro ti chiama così non sarò l’unica e quindi si perderà il senso di specialità che gli si vuole dare.-
Un po' raffazzonata, ma era logica, a modo suo.
-Ad ogni modo… ero qui per ridarti lui.-
Alla ragazza si illuminarono gli occhi e, come rinvigorita, saltò giù dal letto e prese il peluche per stringerlo tra le braccia.
-Jimmy, bentornato a casa.-
Quella scenetta riuscì a strappare una breve risata ad Izuku, sembrava veramente una bambina in quel momento, chissà se anche lui dava quell’impressione agli altri quando si esaltava per qualcosa riguardante All Might o i quirk in generale?
-Eri ti saluta e ti manda i suoi ringraziamenti.-
-Se anche la prossima volta vorrà giocarci, basta che me lo chiedi.- si mostrò subito disponibile lei.
-Grazie, e, comunque, non gli ho rivelato del piccolo trucco che hai fatto, almeno così continuerà a divertirsi. Bella pensata, comunque.-
-Mi sono ispirata alla sera in cui te l’ho presentato. È anche merito tuo.- concesse lei, con un piccolo sorriso, non le piaceva prendersi meriti non suoi.
-L’importante è che Eri si sia divertita alla fine.-
Il sorriso di Setsuna si allargò, il suo tono di voce mantenne un certo livello di amichevole provocazione.
-Lei vuoi molto bene, la tratti come se fosse davvero tua figlia, che ci nascondi qualcosa per caso?- era ovviamente uno scherzo, bastava l’età per fugare ogni dubbio, fu per questo che lui non arrossì più di tanto.
Izuku poté solo grattarsi la testa, imbarazzato, ormai era diventata parecchio lunga la lista di persone che ci scherzavano su in merito a quell’argomento, cercava di non darci peso ma, ripensando al sorriso gioioso di quella bambina, ultimamente aveva cominciato a chiedersi se non avesse sviluppato sul serio una sorta di istinto paterno nei suoi confronti.
-Ne ha passate davvero tante, sai? Voglio solo che… a prescindere da cosa potrebbe accadere, riesca sempre a trovare la forza di sorridere.-
Lo sguardo di Setsuna a quel punto si addolcì.
-Sei un bravo ragazzo.- e lo pensava sul serio, alla fine era convinta di non essersi sbagliata sul suo conto.
-Faccio solo quello che farebbe chiunque aspiri ad essere un Vero eroe.-
E si sminuiva anche, pensò con bonaria esasperazione; molti, al suo posto, avrebbero avuto un carattere molto diverso, sarebbero stati dei palloni gonfiati che pensavano solo a incrementare il loro ego.
Lui, a discapito del quirk potente di cui era in possesso, sembrava essere rimasto umile e coi piedi per terra, probabilmente era anche e soprattutto questo controsenso a intrigarla.
-Io comunque penso sia degno di nota il fatto che qualcuno che possiede un quirk come il tuo da anni non si sia montato la testa.-
-Ehm… già… da anni.- cominciò a sudare freddo lui.
O trovava una scusa per andarsene senza sembrare maleducato o quantomeno una per discutere d’altro, ora come ora non poteva permettersi di farsi sfuggire qualche parola di troppo come successe a suo tempo con Bakugo, già appunto era troppo lui, se Tokage era intelligente come i suoi compagni di classe sostenevano, sarebbe bastata qualche parola detta in modo non abbastanza convinto ad insospettirla.
In suo aiuto arrivò indirettamente la vista di uno zaino con accanto i vari rifornimenti di cui avrebbero necessitato nella prova che sarebbe cominciata domani, gli insegnanti non erano entrati nello specifico, ma avevano detto di considerare la cosa come un vero e proprio corso di sopravvivenza, quindi avevano preparato più o meno di tutto.
Il piano iniziale di ogni team era stato quello di dare ad ogni membro del gruppo una parte specifica dell’attrezzatura, a uno le provviste, a chi il kit di primo soccorso e così via, dopo però che Izuku aveva rivelato a tutti i suoi sospetti ognuno, con la consapevolezza di potersi ritrovare con una squadra totalmente diversa da quella che aveva dato per certa nel corso dell’intera settimana, aveva giustamente pensato di tenere una parte di ciascun tipo per coprire le eventualità.
Izuku stesso lo aveva già fatto, e ricontrollato più volte.
-Non… non hai ancora preparato lo zaino, vedo. Non è… una buona idea aspettare fino all’ultimo.- gli sembrò una scappatoia più che valida per sviare il discorso.
Oh, ma gliela lanciava proprio facile così.
-Ti stai forse offrendo di aiutarmi?-
-Ehm… non… non mi permetterai mai di ficcare il naso nelle tue cose. Però… se vuoi, posso darti una mano… c-certo.- sussurrò infine, grattandosi una guancia, prima di sentirsi picchiettato su una spalla.
-In effetti ora… sono un po' a corto.- ironizzò lei, mostrandogli il braccio ora lasciato senza arto finale, appoggiato sulla spalla di lui.
Come scherzo era abusatissimo, ma riuscì a strappargli una genuina risata.
Tokage sapeva benissimo di non aver bisogno d’aiuto, ma era una scusa come un’altra per stare un po' di tempo con lui, nel corso di quella settimana non c’era stata una singola occasione in cui aveva ritenuto di aver fatto un errore a volerlo conoscere meglio.
Era… interessante, diverso.
E fu mentre l’aiutava a sistemare lo zaino, non lesinando consigli e suggerimenti, alternati a domande sul suo quirk (era incredibile come non sembrasse averne mai abbastanza di scoprire di più su tutti i poteri che gli capitavano a tiro) o risatine imbarazzate quando cercava di provocarlo, che realizzò di non avergli chiesto una cosa così semplice quanto importante.
-Senti…- il suo tono di voce perse ogni nota di giocosità, era calma ma non riusciva a nascondere una leggera preoccupazione. -…tu stai bene?-
Izuku inclinò la testa confuso.
-Come scusa?-
-Non fare il finto tonto, sai di che parlo, e dubito di essere la prima a chiedertelo.-
In effetti, gliel’avevano chiesto tutti nell’arco di quella giornata, anche i ragazzi della B si erano mostrati ben disposti nei suoi confronti, domandandogli se magari avesse bisogno di qualcosa o ne volesse parlare.
Aveva gentilmente rifiutato ogni richiesta, apprezzava sinceramente il loro interesse, ma non era il caso, stava bene, sul serio.
-Oh, ho capito. Ti ringrazio, ma non c’è motivo di stare in pensiero, è tutto a posto.-
Lei sospirò, avrebbe mentito dicendo che lo spettacolo della sera precedente non l’aveva lasciata di sasso, le aveva fatto tornare in mente certi ricordi, dei tempi delle medie, che non voleva dimenticare solo perché voleva che le fossero da monito.
E si era sinceramente preoccupata per lui.
-“Tutto a posto!” mi sembra esagerato, non ho idea di cosa intercorra tra te e Bakugo, e magari parto prevenuta perché io e te siamo entrati un po' in confidenza e per Bakugo posso basarmi solo sulla sua pessima reputazione, ma non credo proprio sia stato tu a iniziare l’inimicizia che scorre tra voi due. Considerato poi quello che è successo ieri direi che dubbi non ce n’è sono.-
“Non sai quanto hai ragione.” pensò lui, rivangando il passato con rammarico, chissà se un giorno quel rapporto che comunque, malgrado tutto, per lui era stato importante si sarebbe potuto rinsaldare, ma era inutile rimuginarci, per ora gli bastava aiutare Bakugo, a prescindere che questi si fosse lasciato aiutare o meno.
-Diciamo che vorrei che Bakugo fosse migliore di così. Io credo che, nel profondo, lo voglia anche lui.-
-Il tuo altruismo è ammirevole, ma a volte, semplicemente, le persone non vogliono cambiare.- replicò lei, con un sorrisetto un po' rammaricato.
Ad Izuku quel tono di voce sembrò troppo consapevole, come se la ragazza stesse parlando per esperienza diretta, ma non aveva il diritto di impicciarsi.
Però sorrise, era deciso e determinato.
-Non posso darti torto, ma infondo non è per questo che vogliamo diventare eroi?! Un eroe deve ficcare il naso anche quando una persona non vuole il suo aiuto, il fatto che dica così non equivale a dire che quella persona non lo voglia sul serio, magari semplicemente non lo ha ancora realizzato.-
Aspirava ad essere come All Might un giorno, e si sarebbe sempre portato nel cuore i suoi insegnamenti, non li avrebbe mai rinnegati.
Izuku Midoriya aveva fatto suo il credo di All Might, avrebbe dimostrato al mondo che i Veri Eroi ci sarebbero sempre stati per gli altri.
E aiutare Bakugo a capirlo a sua volta sarebbe stato un altro importante passo per ricalcarsi quel concetto nella mente.
-Forse sarò idealista, lo ammetto, ma non intendo arrendermi, né con lui né in generale con nessuno che necessiterà mai di aiuto. Voglio diventare un Eroe che riesce a sorridere anche nelle difficoltà peggiori, così che le persone non perdano mai la speranza e capiscano che si può sempre essere migliori. E credo ognuno di noi voglia essere così, ecco perché ci stiamo impegnando tutti così tanto: saremo noi a dover tenere sempre vivo questo importante messaggio.-
Izuku era evidentemente partito per la tangente, probabilmente fu per questo che non notò lo sguardo ammirato di lei.
Setsuna sentì persino un lieve calore alle guance per qualche istante, era per caso arrossita? Perché, per quanto ricordava, sarebbe stata la prima volta che le succedeva.
Izuku sembrò risvegliarsi in quel momento dalla sua trance da eroismo, arrossì come un pomodoro e si guardò intorno spasmodicamente, solo per evitare l’imbarazzo di incrociare il suo sguardo.
-S-scusa, a… a volte… tendo a parlare troppo. Però… ecco, credo sul serio in ciò che ho detto.- annunciò infine, con rinnovata decisione, seppur l’effetto dato dal forte rossore lo rendesse più adorabile che altro.
-Ehi, non vergognarti di essere un sognatore con begli ideali, sei migliore di molti di noi.- replicò lei, dandogli un colpetto sulla spalla.
-Solo, non dimenticarti di essere anche un po' egoista qualche volta.-
-Dubito che… sia nel mio stile.-
O forse, si ritrovò a riflettere, paradossalmente l’egoismo era il sentimento che più lo rappresentava, si era ritrovato a pensare certe volte.
Tutti gli rinfacciavano che non faceva che preoccuparsi troppo per gli altri, nelle situazioni di pericolo non badava mai neanche minimamente a sé stesso, pur di aiutare qualcuno non si faceva il minimo timore a ridursi ad uno straccio, e aveva una lunga lista di momenti in cui si era rotto le ossa a confermarlo, per quanto ne sapeva, Recovery Girl aveva stilato una lista, magari per dargli una botta in testa col bastone per ogni numero.
Non poteva farci niente, non riusciva ad anteporre la sua sicurezza a quella degli altri, gli risultava inaccettabile… in un certo senso, non si poteva considerare egoismo il voler essere altruista a tutti i costi?
-No, non credo.- la voce di lei lo riportò alla realtà.
-Ma… per caso ho mormorato?- biascicò in preda alla vergogna.
Lei però non lo prese in giro, anzi, rise divertita,.
“Ha una risata davvero bella.” pensò lui, imbarazzandosi ancora di più quando si rese conto di averlo pensato.
-Si, lo hai fatto. E, per quanto da un certo punto di vista si possa anche considerare valido, non credo proprio sia egoismo vero e puro. Non ti dico di “rinnegare i tuoi principi”, solo di pensare anche un po' a te stesso, qualche volta.-
Lui sorrise lievemente.
-Cercherò… di tenerlo a mente.- concluse infine.
Avevano finito di sistemare lo zaino di lei già da un po', neanche se n’erano accorti, immersi nella loro discussione.
-Beh, pare che abbiamo fatto. Grazie ancora per l’aiuto.-
-L’ho fatto con piacere. D’altronde… ti serviva “una mano”, no?- Izuku provò a riprendere la battuta fatta da lei prima, riuscendo a farla ridere, si sentì soddisfatto nell’esserci riuscito.
Continuarono a parlare anche mentre lui si dirigeva alla porta per uscire.
-A questo punto allora direi che ci vediamo a breve per cenare, poi, non so te, ma io per una volta andrò a dormire presto, almeno stavolta vorrei non rischiare di fare tardi.-
-Si, ti capisco, io sono emozionato per domani.-
-Chissà, magari ci ritroveremo anche nello stesso team, ne potremo approfittare per… “approfondire” la conoscenza, magari.-
Era un’allusione o lo aveva immaginato lui?
-Se… s-se succederà… spero che riusciremo ad andare d-d’accordo.-
Setsuna sorrise mettendo in mostra i suoi denti affilati, lui trovò che avesse un bel sorriso.
-Allora ci si vede… oh, un’ultima cosa…-
Prima che Izuku potesse rendersene conto lei aveva ridotto le distanze e, presogli il volto tra le mani, aveva poggiato le labbra sulla sua guancia, pericolosamente vicine alle sue, per un lungo ed interminabile istante.
-…mi piacciono i bravi ragazzi.- sussurrò poi, sorridendogli con un misto di malizia e sincerità, con quel sorriso seghettato che fece fare al cuore del ragazzo un triplo carpiato all’indietro con doppio avvitamento dentro la cassa toracica.
-Ah.- fu tutto ciò che riuscì a replicare lui, sguardo perso nel vuoto, volto senza accenno di rossore e voce senza emozioni.
-Ci vediamo dopo a cena, io mi farò qualche altro minuto di sonno.- Setsuna si congedò con queste parole prima di sparire nuovamente nella sua camera.
-Ah.- disse ancora lui, nemmeno resosi conto.
Il cervello era totalmente in tilt.
 
 
 
Dentro il cervello di Midoriya Izuku intanto:
Allarmi suonavano, grida si levavano e capelli si strappavano.
-CHE DOBBIAMO FARE? CHE DOBBIAMO FARE?- urlò un chibi-Izuku vestito da impiegato.
-MA COSA POSSO SAPERNE IO?! NEI DATABASE NON ABBIAMO INFORMAZIONI PER QUESTO GENERE DI SITUAZIONE!- affermò un collega, digitando come un forsennato alla sua postazione, sperando di trovare dei dati da consultare.
Cos’era appena successo? Non c’erano dati per quell’imprevisto, non avevano mai ritenuto potesse verificarsi quell’eventualità, non avevano un piano d’azione, e stavano arrivando troppe richieste di soccorso da tutto il corpo, c’era un vero e proprio sovraccarico.
Un bacio sulla guancia! Un bacio sulla guancia da una ragazza! Come, come era possibile che fosse successo?
-BOSS, COSA POSSIAMO FARE, I SISTEMI SONO IN AVARIA, COME PLACHIAMO LA SITUAZIONE?-
Alla postazione centrale, un chibi-Izuku vestito di tutto punto, cravatta mal-annodata però, teneva la testa poggiata sulle mani incrociate.
Richieste continue di SOS giungevano da tutto l’organismo, chiedevano imploranti una reazione da far fare al corpo.
E tra i dati consultati la soluzione più normale era stata presa dalla cartella “Cosa farebbe All Might in…?” numero 378 (avevano “parecchie” cartelle su All Might, i quirk e gli eroi, ma neanche una sul tema “come comportarsi con le ragazze”), ma convenne che “Grida PLUS ULTRA e tira un gancio destro!” non fosse idonea per niente alla situazione.
Alla fine il piccolo boss issò il capo, si voltò verso i dipendenti e…
-NON LO SO, IO NON LO SO.- gridò.
Se già il panico era ingestibile, dopo quell’ammissione scoppiò il delirio, uno dei chibi-Izuku cedette psicologicamente e, dopo aver cacciato un altro grido disperato, si gettò giù dalla finestra, sfondando il vetro, sotto gli sguardi sconvolti dei colleghi.
-SIAMO FINITI, FINITI VI DICO.-
-MA COM’È POSSIBILE CHE NON ABBIAMO INFORMAZIONI A RIGUARDO?- urlò disperato il capo.
-Forse perché vi servo io, essendo il mio ambito?- sarcastica, giunse la voce di un soggetto dentro una gabbia, sopra la quale vi era appeso un cartello con su scritto a caratteri cubitali “PUBERTÀ! NON FAR USCIRE PRIMA DEI 18 ANNI!”.
Stilisticamente parlando, quel chibi-Izuku non era diverso dagli altri, tanto per l’aspetto quanto per l’abbigliamento, ma il suo sguardo aveva una nota di malizia che sul volto di uno come lui sembrava completamente fuori posto.
-Tu devi ancora aspettare prima di poter dire la tua sulla gestione dell’organismo.-
-Davvero? Diciamoci la verità, già ai 13 sarei dovuto uscire da qui, è il nostro ospite che si castra psicologicamente e ritarda il suo sviluppo biologico per le sue turbe. Fatemi uscire, avanti, è ora che anche lui cominci ad affrontare i problemi come i normali adolescenti.-
Il capo lo fissò dubbioso, stringendo i denti.
Diamine, le istruzioni parlavano chiaro, ma forse era davvero l’unica soluzione.
Sospirò sconfitto.
-Ok, cosa dici di fare?-
-Gradirei uscire intanto.-
-Questo lo decideremo in seguito, ora parla.-
-Come volete. Allora intanto fate un back-up totale di tutte le informazioni. Limitatevi a comandi semplici per quanto riguarda gli stimoli esterni, non sovraccarichiamo ulteriormente.-
Ci sarebbe voluto un po' prima di poter avere effettivo potere decisionale su quel corpo, ma intanto almeno avrebbe iniziato la fase della pubertà, era anche ora.
 
 
 
Kamakiri e Awase si stavano dirigendo verso la camera di Tokage, era quasi ora di cena e, conoscendo l’amica, avevano ipotizzato stesse dormendo e che sarebbe stato necessario andare a prelevarla di forza.
Quello che non si erano aspettati era di incrociare un Izuku con lo sguardo totalmente perso nel vuoto che, con movimenti robotici e freddi, neanche fosse stato una macchina programmata per eseguire comandi basilari, arrivava dalla direzione opposta.
-Oh, ehi Midoriya, come va?-
-Ah.- fu tutto ciò che Awase ebbe in risposta, prima che Midoriya li superasse passando in mezzo a loro, come se non li avesse nemmeno notati.
-Ma che cazzo gli è preso?- si domandò il moro, grattandosi la testa confuso.
Kamakiri, in un primo momento, provò anche un breve istante di rabbia, loro lo salutavano e lui li ignorava così, che maleducazione, certo, nemmeno lui era il massimo, ma almeno un saluto lui lo ricambiava, a modo suo certe volte, ma lo faceva; fu tentato di sbattergli una lama in testa.
Poi si fermò a riflettere un attimo: al secondo piano, nella zona femminile, c’era solo Tokage, e Midoriya dunque non poteva che aver parlato con lei considerato che non c’era nessun altro nel corridoio, e considerata l’espressione completamente inebetita sulla sua faccia…
-Ah.- lo pronunciò lui stavolta, il suo tono di voce era palesemente infastidito e consapevole però, mentre si grattava la cresta verde.
-Non ti ci mettere anche tu ora, però.-
Il ragazzo mantide sbuffò e indicò con un gesto secco la stanza dell’amica.
-Non è lui che ci ha ignorati… è lei che lo ha rotto!-
 
 
 
Todoroki ancora non era molto avvezzo alle convenzioni sociali, stava cercando di migliorare ma ancora la strada era lunga.
In un angolino remoto, per evitare probabilmente il frastuono della televisione e dei personaggi del videogioco di corsa, Bondo e Shoji giocavano a carte, osservati da Koda che stringeva tra le braccia il suo coniglio domestico.
Quei tre probabilmente avevano trovato un’intesa basata sul silenzio, in effetti capitava spesso che si riunissero per farsi una giocata nei momenti di quiete, le loro personalità erano molto miti e tranquille.
Non erano mica loro a lasciarlo perplesso, infatti, quanto piuttosto gli altri occupanti del divano centrale.
-No, stupida buccia di banana.- si lamentò Ashido.
-Te lo butto fuori pista quello scimmione… senza offesa verso di te, Ojiro.- Kaminari si scusò prontamente col giovane artista marziale, in quel momento spettatore insieme ad Uraraka, Komori e Iida, seppur anche quest’ultimo non sembrasse trovare molta attrattiva in quel gioco, a suo parere diseducativo e che forniva messaggi sbagliati per i giovani in attesa di prendere la patente.
Todoroki sinceramente non capiva, era solo un gioco di kart con personaggi inventati, perché infervorarsi così tanto?
“Ma siamo sicuri che sia io quello socialmente strano?” a volte gli capitava di pensare che forse il più normale di tutti lì in mezzo fosse proprio lui, perché se Ashido e Kaminari che gridavano come pazzi mentre comandavano i personaggi di un videogame con dei finti volanti, lanciandosi bombe, gusci (tiravano giù certe imprecazioni quanto uno dei due veniva colpito da uno blu che faceva ringraziare che Shiozaki fosse nell’altro dormitorio e non potesse sentirli) e altro erano ciò che veniva definito la “normalità sociale” non era più tanto sicuro di voler essere normale.
Insomma, alla fine ciò che contava era che…
“Un momento!” ci fece caso solo in quel momento.
…Ashido aveva lo stesso taglio di capelli di Midoriya, e se non si fosse trattato di una coincidenza?
“Fratelli separati alla nascita?” nuovo materiale per le sue teorie, sicuramente questo avrebbe occupato un posto di rilievo sulla lavagna insieme a “Midoriya è il figlio segreto di All Might?”, “Yaoyorozu è una discendente di Santa Klaus?” e “Bakugo è sempre incazzato perché se l’è fatto esplodere da piccolo?”
A distoglierlo dai complotti che il governo cercava di nascondere all’umanità insiti nella sua testa giunse proprio il protagonista di alcuni di essi.
Midoriya in realtà attirò l’attenzione di tutti i presenti, per via dello sguardo spento e i movimenti meccanici, quasi morti, del suo corpo, figurarsi poi quando si bloccò in mezzo al corridoio, a metà strada per l’ascensore.
-Ehi, Deku, va tutto bene?- chiese Uraraka preoccupata.
Era abituata ai comportamenti bizzarri dell’amico/cotta segreta, ma un atteggiamento così smorto non ricordava di averglielo mai visto.
Bene o male tutti i presenti si concentrarono su di lui, non avendo idea del subbuglio che era la sua testa.
 
 
 
Torniamo per un attimo nel cervello di Izuku:
-Signore, back-up dati ultimato!- annunciò uno dei tanti mini-impiegati.
Il chibi-capo-Izuku sospirò rinfrancato, tutte le informazioni erano al sicuro.
Ora però…
-Bene, ora?-
L’interlocutore ingabbiato tirò fuori un cd da una delle tasche, recitava “Pubertà” sorrise, con quel sorriso così ambiguo che non poté fare a meno di dubitare della sua buona fede, ma d’altronde aveva come compito il benessere dell’organismo, quindi in teoria non c’era ragione di essere così sospettosi.
-Qui ci sono le informazioni aggiuntive. Ribadisco, già ai 13 anni dovevamo inserirgliele, ma voi siete dei gran bacchettoni.-
-Sì, si, ho capito, la colpa “è nostra”, ma tu non esci da lì per adesso.-
-Come vi pare, voglio vedere se saprete gestirle senza di me.- commentò ambiguamente , mentre il capo inseriva nell’apposito scomparto il disco.
-Va bene ragazzi, le informazioni arriveranno ai computer di tutti, quindi, da adesso, sapremo come reagire agli stimoli esterni relativi a quest’ambito. E andiamo.- disco inserito e dati in caricamento.
-Ah, ultima cosa che potrei aver “dimenticato”: ci vorrà un po' ovviamente prima che il download sia ultimato.-
-E quindi?-
-E quindi si farà qualche oretta svenuto per tutto l’ammasso di emozioni che gli fluirà nel cervello… solo lì, per stavolta. Oh, me ne farò di risate da adesso, io.- concluse con una risata.
Il chibi-Izuku al comando sospirò, purtroppo era necessario, lo sviluppo dell’organismo doveva rispettare i suoi tempi.
-Ok, da adesso Izuku Midoriya è ufficialmente entrato in pubertà!-
 
 
 
Izuku venne investito come un treno dal flusso di pensieri rimastigli in canna, non sparati, dal momento in cui le labbra di Setsuna erano state così paurosamente vicine alle sue.
Aveva ricevuto un bacio sulla guancia! Aveva ricevuto un bacio sulla guancia da una ragazza! Bellissima per giunta! Oddio, aveva appena pensato fosse bellissima?! Ma una cosa del genere non poteva essere successa a lui, lui era lui, accidenti! Che cosa voleva significare, poi? E perché il punto in cui le labbra di lei si erano posate pulsava e bruciava intensamente? Che cavolo gli stava succedendo? Perché sentiva un calore fortissimo espandersi? Santo Dio, ma che…
Il flusso di pensieri scorse ad una tale velocità che nella realtà passò, a conti fatti, un secondo misero, ma tanto bastò affinché l’intero corpo di Izuku divenisse di un rossore intenso e bruciante, un gran scoppio di vapore gli uscì dalle orecchie col medesimo rumore del fischio di un treno.
Poi il suo corpo cominciò a inclinarsi all’indietro, poi in avanti, continuò a dondolare, tra breve sarebbe crollato a terra.
Immediata fu la preoccupazione di tutti, Izuku stava per perdere i sensi e franare al suolo.
Fortuna volle che Todoroki, intuita la situazione, fu lesto ad intervenire.
-Ci penso io!.- annunciò platealmente e, con un gesto altrettanto plateale, staccò uno dei cuscini del divano, quello su cui era seduto e, come avesse retto un frisbee, lo lanciò esattamente, con invidiabile precisione, dove la testa di Midoriya sarebbe caduta, garantendogli, in tal modo, un morbido atterraggio.
Izuku cadde di faccia.
Tutti osservarono a occhi sgranati quel tragicomico spettacolo, guardarono il corpo di Izuku a terra, poi si voltarono tutti verso un Todoroki che, sguardo impassibile, era rimasto fermo nella sua plastica posa di lancio.
Non era andata esattamente come si era aspettato.
-Di solito nei film funziona.- commentò.
Qualcuno si sbatté una mano in faccia, Uraraka e Iida corsero al capezzale dell’amico per sincerarsi delle sue condizioni.
-Todoroki, ritieniti fortunato ad essere bello.- commento Ashido al suo indirizzo.
Midoriya si sarebbe ripreso dopo due ore.
Alla fine anche l’ultima giornata di convivenza mista riservò sorprese… bizzarre.
Ma infondo, erano pur sempre alla U.A.
Itsuka Kendo si massaggiò l’incavo del naso, francamente, era questo che il dormitorio A sperimentava ogni giorno?
-Facciamo quest’allenamento congiunto e leviamoci il pensiero, dai!-
 
 
 
Angolo dell’autore:
Vi chiedo sin da subito di non prendere sul serio le follie che avete letto in questo capitolo, stiamo parlando di Izuku, una reazione così in una situazione del genere da lui c’è la si può aspettare. XD
Parlando di alcune cose, sì, ho lanciato qualche frecciatina sul passato di Tokage, diciamo che, a meno che nel manga non venga provato diversamente, mi sono fatto le mie idee su alcuni elementi di background del suo personaggio (e di Kamakiri anche, non escludo che ne parlerò anche per lui), non entrerò mai nello specifico, ma potrei sicuramente inserire altri riferimenti.
E comunque, ora, grazie a lei, Izuku è finalmente in fa puberale a tutti gli effetti, prima o poi anche lui sarebbe dovuto crescere. XD
In merito alla rappresentazione dell’interno del suo cervello, io vi dico solo di non prenderla minimamente seriamente (non che sia necessario che ve lo dica io), un piccolo sclero per sottolineare come il nostro eroe preferito non ci stia proprio con la testa, quando l’argomento sono le ragazze poi ancora di più.
Si, Ashido e Kaminari stavano giocando a Mario Kart, e solo Dio sa quante ne ho mollate per quei dannati gusci blu.
In merito all’angolo delle teorie complottistiche di Shoto Todoroki, dai, avanti, non ditemi che sono l’unico che ormai lo considera ufficialmente “l’esperto in materia” della classe. Per inciso, sulle sue teorie, l’ultima non è proprio farina del mio sacco.
In effetti devo ringraziare coloro che si sono occupati di tradurre il manga su MangaEden, uno dei traduttori infatti, in uno dei primi capitoli, aveva commentato, su Bakugo, qualcosa tipo “Secondo me questo qui ha scoperto il quirk andando in bagno, perché dalla semplice arroganza questo è passato alla pazzia totale e deve essergli successo qualcosa, altrimenti non me lo spiego.”
Chiariamo subito: no, io non credo che Bakugo si sia fatto esplodere il “birillo” da piccolo, diciamo però che se la ragione fosse questa allora quasi capirei l’essere incazzato costantemente. XD… no, mi farebbe schifo lo stesso, è uno schifo e tale continuerò a ritenerlo!
E la scena finale… niente, Todoroki che si comporta da Todoroki.
Dai, che finalmente dopo 13 capitoli (lo sto pubblicando di Venerdì, rendiamoci conto… ah beh, tanto non sono superstizioso.), il 14° vedrà il primo giorno di allenamento, intoniamo un Alleluia. 
Non aggiungo altro, dai, lì arriveranno le spiegazioni.
Arrivederci a tutti.

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Capitolo 14
*** Finalmente il giorno dell'allenamento. ***


Il giorno finalmente era arrivato, l’allenamento congiunto sarebbe iniziato quella giornata, e nessun rinvio stavolta, almeno gli studenti si auguravano così.
Alcuni avevano giurato che avrebbero potuto anche insultare a gran voce gli insegnanti se fosse successo di nuovo, non ebbero mai il coraggio di esporsi di persona però.
Iida e Kendo poterono ritenersi soddisfatti della puntualità generale mostrata dai loro compagni, erano fieri di vedere come tutti stessero considerando la cosa seriamente e, alle prime luci dell’alba, fossero stati precisi.
Ci furono le dovute eccezioni: Tokage, Kamakiri e Awase…
-CHE CAZZO, TOKAGE, MENO MALE CHE ANDAVI A DORMIRE PRESTO IERI. E SCEMI NOI CHE TI ASPETTIAMO ANCHE.-
-Sono riuscita a trovare “Alla ricerca della valle incantata” in streaming, non potevo rischiare. E poi ormai siamo qui, di che ti lamenti?-
-Giuro che un giorno io ti uccido! Anzi, prima sfiletto quel tuo stupido pupazzo, ti obbligo a mangiarlo e dopo ti uccido!-
-Non mettere Jimmy in mezzo a questa storia, è sensibile!-
-SMETTILA DI TRATTARLO COME FOSSE VIVO. È INQUIETANTE!-
-Ma perché vi frequento, a voi due?-.
… o Kaminari e Ashido…
-Scusate, Mario Kart è come una droga.- si scusarono all’unisono.
… ma alla fine tutti i ragazzi si presentarono in orario, costumi da Hero già indossati e zaini in spalla, davanti all’entrata della U.A.
I due erano fieri dei propri compagni, nessuno stava creando problemi, beh… Bakugo a parte.
Non nel suo solito modo, era stato sorprendentemente silenzioso, forse, così almeno pensarono i due, aveva provato almeno un briciolo di vergogna e si era reso conto che per una volta sbraitare non era l’approccio più adatto, ma stava di fatto che rivolgeva occhiatacce a chiunque gli stesse troppo vicino e, onestamente, dopo quanto successo Sabato, nessuno ci voleva avere a che fare.
Cosa ancora più importante, notarono, e approvarono la cosa, come tutti cercassero di tenere lui e Midoriya il più distanti possibile, come una sorta di neonato senso di protezione nei confronti del ragazzo dai capelli verdi.
Fondamentalmente avevano eretto una barriera umana affinché stessero agli antipodi.
E Bakugo non fu affatto contento della cosa: ora il Deku di merda si doveva far parare il culo da tutti?!
Il problema stava nel fatto che fosse Midoriya quello che cercava di avvicinarsi e non il contrario, cosa che di fatto rendeva la cosa ben più complessa: Bakugo avrebbe potuto avere uno dei suoi attacchi d’ira in qualunque momento e il verde o non lo capiva o non ci badava.
Alla fine Izuku riuscì a sgusciare tra Kaminari e Ashido quando questi due, non avendo idea di che argomento usare per tenerlo fermo, provarono letteralmente a bloccarlo di forza.
Peccato che Izuku fosse fisicamente più forte di quanto la sua statura sotto la media e il suo corpo minuto lasciassero intendere, si divincolò da entrambi con relativa facilità e, sotto un corteo di sguardi atterriti, andò faccia a faccia con colui che, l’ultima volta che si erano visti, lo aveva pestato senza pietà.
Bakugo stringeva i denti, già fremeva di rabbia, Izuku aveva uno sguardo indecifrabile, cosa insolita per lui era che non sembrasse minimamente condizionato da chi aveva di fronte.
-Devi scusarti con Eri!- ordinò imperioso all’improvviso.
-Cosa?-
-Hai capito benissimo cosa ho detto.-
Una vena cominciò a pulsare sulla fronte del biondo, si permetteva di dargli ordini?!
Izuku si rilassò un po', si vedeva che non c’era rabbia nei suoi occhi, e per quanto pronunciato sotto forma di ordine, il suo sembrò più un tentativo di riappacificazione guidato però da una richiesta motivatissima.
-Non credo che tu alla fine l’avresti colpita sul serio, è quello che mi auguro almeno, ma era molto spaventata, e chiederle scusa è il minimo che puoi fare.-
-Io non devo nulla né a te né a quella mocciosa, si è messa in mezzo spontaneamente e quando un debole si mette in mezzo deve affrontare le conseguenze!-
Izuku sospirò, non che si aspettasse una presa di coscienza, ma sperava che Bakugo avesse riflettuto almeno un po' sulle sue azioni, così non sembrava.
Gli altri assistevano alla scena in silenzio, si sentivano quasi gli spettatori di un dramma, con la differenza che il dramma tra quei due era già stato paurosamente sfiorato e ora c’era il rischio di un altro episodio.
-Bakugo… io non ho mai detto che tu debba a qualcosa a me, solo di Eri ho parlato. Magari te ne saresti accorto, se ascoltassi quando ti parlo.-
E lì tutti pensarono che Midoriya dovesse essere impazzito, cioè, aveva pienamente ragione lui, ma quel momento era il meno adatto per rinfacciare la verità a Bakugo, la vena sempre più prominente lo testimoniava.
-Ti credi migliore di me, non è così?-
-Sai parlare solo di questo, non è così?-
Cielo, una ribattuta dietro l’altra, e riusciva a dirlo con un’espressione così calma da sembrare surreale.
Tra gli “spettatori” solo Jiro sembrò più consapevole, i suoi jack erano in ascolto fin dall’inizio e…
“Hanno entrambi un battito cardiaco elevatissimo!” pensò la ragazza, solo che quello di Bakugo era dettato palesemente dalla rabbia, quello di Midoriya era per il nervosismo.
Era tutto fuorché calmo come lasciava trasparire, era un fascio di nervi ma stava lottando per tenere su quella maschera di placidità e autocontrollo.
Kyoka però decise di rimanere in silenzio, per un pensiero in testa, un interrogativo, che lo stesse facendo per distendere la tensione?
Dopo Sabato nessuno ebbe il coraggio, Kirishima a parte, di avvicinarsi a Bakugo, più che per effettiva paura fu per fastidio e sincero ribrezzo nei suoi confronti.
Sapevano ormai tutti del suo pessimo carattere, ma mai avrebbero creduto potesse toccare il fondo in quel modo, tenerlo alla larga da Midoriya e ignorarlo era sorto istintivo per tutti.
E avevano sbagliato, l’ego di Bakugo rischiava solo di uscirne pompato da quell’atteggiamento che, considerata la sua linea di pensiero, lui avrebbe interpretato solo come una silenziosa ammissione della sua superiorità.
Midoriya stava facendo la cosa più giusta, a dimostrazione che Bakugo non era una sorta di “essere superiore” come il suo atteggiamento e il suo talento potevano far credere, andava trattato come una persona qualunque, perché questo era, come tutti loro, forse così avrebbero avuto più fermezza nel gestirlo e lui magari avrebbe finalmente fatto quel bagno di umiltà che lo avrebbe potuto portare ad avere almeno una minima presa di coscienza.
Le tornò in mente la breve chiacchierata con Rin fatta prima della partita di Sabato; aveva ragione, lo avevano lasciato correre troppo.
L’adorabile nerd della classe A sembrava essersene reso conto e magari il rendere quella discussione in un momento in cui fosse alla vista di tutti era per lanciare il messaggio a ognuno di loro quanto allo stesso Bakugo.
Se questa ipotesi fosse stata vera, sarebbe stata la conferma che Midoriya sapeva essere davvero geniale… e, in tutta onestà, anche subdolo.
Jiro represse un brivido.
“Cavolo, fortuna che non è un villain.” mai se lo sarebbe voluto trovare davanti.
-Senti un po', Deku, non me frega un cazzo di niente, ma se per caso ci ritrovassimo davvero contro, ti dico subito che ti spaccherò il culo!-
Ma Izuku sorrise.
-Ci sei arrivato da solo o hai letto il mio messaggio sul gruppo?-
Altro ringhio del biondo e, per un istante, lo sguardo fu distolto, forse un’ammissione, e conseguente rabbia espressa al solito modo.
-Il più forte sono io! E lo dimostrerò a te come a tutti quanti!- ma la minaccia non sembrò scalfire il sorriso determinato di Izuku.
-Allora io ti supererò!-
Una dichiarazione di guerra a tutti gli effetti! Non era certo la prima che sentivano, ma sembrava che in un modo o nell’altro Midoriya fosse sempre uno dei due coinvolti.
-Cavolo, ragazzi, in un modo o nell’altro qui le emozioni non mancano mai.- commentò Kaminari come se fosse stato al cinema, avrebbe voluto tanto avere un sacchetto di pop-corn.
-Sarebbe un cliché incredibile, ma pensa che figata se si scontrassero l’ultimo giorno di allenamento, come una sorta di gioco voluto dal destino.- gli diede corda Mina.
Quei due guardavano troppi film.
Per fortuna sembrò che Bakugo non fosse in vena quella mattina e si limitò a sbuffare e mormorare un -vaffanculo- prima di dare le spalle ad Izuku e mettere una buona distanza tra i due.
La mancata deflagrazione sembrò distendere gli animi, e i ragazzi tornarono a chiacchierare tra loro, in attesa degli insegnanti.
Il verde cacciò un sospiro a quel punto, per fortuna aveva retto e non si era fatto prendere dal nervosismo.
Sentì un tocco freddo all’altezza della spalla, scoprì trattarsi di Yanagi.
-Incosciente.-
Sorrise mestamente di fronte al rimprovero della ragazza.
-Ma era necessario.-
Lei scosse il capo, a discapito della mancanza di espressività, un lieve rilassamento delle sopracciglia gli fece capire che quella di Reiko era solo bonaria esasperazione.
In quei giorni avevano parlato spesso durante la pausa pranzo, sul terrazzo, ormai Izuku aveva capito che bisognava analizzare quei piccoli dettagli per comprendere lo stato d’animo della ragazza dai capelli argentati.
Yanagi aveva semplicemente un modo tutto suo di esprimersi, non l’avrebbe definita una persona senza emozioni, sapeva anzi comunicare tanto con poche parole e piccoli gesti ed era tutto fuorché invasiva con la sua pacatezza costante, forse era per questo che quando era con lei non avvertiva nervosismo e riusciva ad essere sciolto e rilassato.
-Parlando d’altro, io sono parecchio emozionato, sarà sicuramente una prova difficile. Tu non ti senti nervosa?-
-Alquanto.-
-Sei brava però a non farlo notare.-
Lei a quel punto lo guardò di sottecchi, il sopracciglio dell’occhio non coperto dalla lunga frangia era alzato in segno di scetticismo, come ad invitarlo a non nascondere l’evidenza.
-Oh… ehm, si notava quindi.- constatò dunque.
-Difficile per chi non avvezzo.-
Bakugo, ovviamente, Yanagi non gli aveva mai nascosto la sua antipatia verso il biondo esplosivo ed evidentemente aveva notato lo sforzo fatto da Izuku per mascherare l’ansia di fronte a lui, il verde immaginò che fosse una sorta di “abilità” che si finiva col maturare quando, come lei, si lasciava che fossero i piccoli movimenti del corpo e le frasi concise e istantanee a esprimere i concetti.
A quel punto la ragazza si scostò la maschera dal volto per lasciar trasparire un piccolo sorriso battagliero.
Una sorta di ribattuta alla sua dichiarazione di guerra a Bakugo, lei l’aveva appena resa a lui, a ricordargli che la loro sfida era ancora aperta, che lei puntava alla rivincita.
Eppure le sensazioni che gli comunicò furono ben diverse; non c’era niente nello sguardo di Reiko che gli comunicasse rabbia o risentimento, perché appunto non vi erano.
Alla fine anche le rivalità potevano mostrarsi sotto molteplici aspetti: quella con Yanagi era cementata sul rispetto e il desiderio di migliorarsi vicendevolmente.
Decisamente ben diversa da quella col biondo.
E, dovendola dire tutta, Izuku era contento fosse così.
-Che vinca il migliore!- le sorrise di rimando.
Fu in quel momento che arrivarono due pullman con un elemento che, per chi di cinema era fin troppo consumatore dell’ambito action, era sinonimo di preoccupazione: i vetri oscurati.
-Oddio, un rapimento!-
-Kaminari, smettila di dire idiozie, una volta tanto.- anche se Jiro avrebbe ammesso di essere a sua volta incuriosita da quella scelta estetica che, conoscendo la U.A, dubitava fosse casuale.
Da uno dei mezzi scese Aizawa… più una piccola ospite inaspettata che sbucò da dietro le sue gambe.
-Eri?!-
-Izuku!- con un’esclamazione di gioia, la bambina corse da lui per abbracciarlo, subito ricambiata, ignara degli sguardi degli altri, tra chi cominciò subito a speculare che Midoriya potesse essere davvero il padre della bambina (Todoroki, ovviamente), chi trovava la scena tenerissima (soprattutto le ragazze) e chi distolse lo sguardo ringhiando… Bakugo, palese.
Il verde notò immediatamente le occhiaie della piccola.
-Eri, ma hai dormito stanotte?-
-Aizawa ha detto che potevo venire anche io per vedere la sfida… e-ero così emozionata c-che quasi non ho dormito.- spiegò lei, trattenendo a stento uno sbadiglio, ma si poteva notare come fremesse di eccitazione.
Scena tenerissima, ma che risvegliò l’istinto paterno di Izuku.
-Capisco… però adesso, sul pullman, tu ti farai una dormita per riposarti, non ti fa bene saltare ore di sonno .-
-P-però io volevo passare un po' di tempo con te.- protestò timidamente lei, abbassando la testa e gonfiando un po' le guance, con quel maglioncino bianco sopra i suoi abiti poi, in effetti faceva parecchio fresco quella mattina, appariva ancora più tenera, come si faceva a dirle  di no?
“Non farti fregare, Izuku, lo fa apposta!”
Rivolse uno sguardo al professor Aizawa, che lo fissava con un’espressione scazzata che sembrava volergli comunicare “Vediamo se ci riesci, ragazzo.”
Perché poi l’avevano lasciata venire? Dubitava fosse semplicemente perché lo aveva chiesto lei.
-Ti prometto che poi dormo, dai.-
Beh, pensò Izuku, cercando di non mostrare le prime crepe al suo scudo mentale, non poteva essere poi così tanta la distanza dal campo di allenamento, giusto?
E poi chi voleva prendere in giro, adorava passare del tempo con lei e, anzi, magari lo avrebbe pure aiutato a mantenere la calma durante il viaggio, sarebbe stato capace di farsi prendere dal nervoso in effetti.
-Va bene.- annunciò infine con un sospiro, alche lei gioì contenta, prima di riaffiancarsi al professore.
-Non perdiamo tempo, ognuno, rispettando gli smistamenti dell’ultima settimana, salga sul rispettivo autobus, rispettate la fila e tutto il resto. Comportamento esemplare.- e non ammetteva repliche.
Nessuno ebbe nulla da ridire e, sotto l’attenta supervisione dei capiclasse, si disposero due file ordinate, ognuna per il rispettivo pullman.
La bambina rivolgeva un timido saluto a tutti, suscitando varie reazioni: Ashido le strizzò amabilmente le guance, Ochaco le carezzò la testa, Iida la elogiò per la meritevole dimostrazione di rispetto che, già così piccola, stava mostrando, Kamakiri le rivolse un ringhio contro che, unito alla notevole altezza, la fece tentennare, anche se poi la bambina si fece scappare una piccola risatina.
-Che ti ridi, mocciosa?-
-Sei buffo.- arrossì per l’imbarazzo l’enorme ragazzo mantide e, forse, sotto sotto, provò anche un pizzico di sollievo.
Di solito i bambini, anzi, tutti, quando lo conoscevano all’inizio restavano intimoriti dal suo aspetto, questa invece andava a dirgli che era buffo?!
-Il tuo sguardo non è cattivo.-
Togaru borbottò qualcosa a denti stretti prima di salire.
-Ma ditemi se devo sentirmi certe cose da una mocciosetta e bla bla bla…-
Quando poi toccò a Setsuna, Eri le sorrise calorosamente.
-La signorina dai denti a punta! Volevo ringraziarti, mi sono divertita tanto con Jimmy.-
E Setsuna temette seriamente di morire, ora capiva sempre più perché Midoriya stravedesse per quella bambina.
Si piegò leggermente sulle ginocchia per mettersi alla sua altezza e le arruffò i capelli.
-Ma figurati, piccoletta. E poi Midoriya mi aveva già dato i tuoi ringraziamenti.-
-Però Izuku mi dice sempre che è giusto ringraziare di persona chi è gentile con te.-
Al che la ragazza sorrise maliziosamente, un piccolo scherzo in testa che sperava di poter vedere di persona una volta avvenuto.
-Questo perché il tuo papà ti sta educando bene.-
-Il… mio papà?- chiese la piccola, sinceramente confusa.
Tokage le sussurrò qualcosa all’orecchio, ad un certo punto la bambina pronunciò un piccolo -Oh.- di comprensione.
-Diglielo prima che scenda per cominciare la sfida, vedrai che sarà contentissimo.-
Quando toccò finalmente ad Izuku salire, il ragazzo ebbe un’altra sorpresa per quel giorno, altrettanto inaspettata e altrettanto gradita, comunque.
-Shinso?!-
Accomodato sui sedili anteriori, al lato opposto a quello del guidatore, c’era appunto il ragazzo del dipartimento generale, in divisa d’allenamento, zaino stracolmo in spalla e con uno strano marchingegno attaccato al collo.
-Salve.- un sorrisetto molto in stile professor Aizawa tra l’altro.
-Scusa, ma come mai sei qui?-
-Vi spiegherò tutto a breve, quindi va al tuo posto.- lo redarguì il suddetto insegnante, pertanto Midoriya andò ad occupare uno dei posti anteriori.
Fu Shota stesso a pretenderlo, Eri poteva stare con lui per la durata del viaggio fino al Ground Omega, ma a patto che fossero sempre dove poteva tenerli d’occhio.
 
 
 
Aizawa aveva il serio sospetto che non lo pagassero abbastanza per quel lavoro.
Che poi, effettivamente quanto lo pagavano? A prescindere da ciò, non sarebbe mai stato congruo per il trauma che quei ragazzini scalmanati in preda agli ormoni gli facevano passare ogni giorno.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma era soddisfatto, più che soddisfatto, dei progressi che ognuno stava compiendo (Bakugo doveva ancora correggere quel carattere che si ritrovava però), ecco perché, pur non dandolo a vedere, attendeva con altrettanta trepidazione quell’allenamento speciale: probabilmente tra tutti era quello più importante e, con tutti gli elementi in gioco, avrebbe potuto fornire ben più di una lezione per il futuro a quei ragazzi, un valido passo avanti per la loro formazione.
-Ora ascoltate bene tutti quanti! Non mi ripeterò, non ponete domande!- giusto qualche secondo d’attesa per avere silenzio.
Un’occhiataccia verso Kaminari e Mineta che non la piantavano di confabulare, probabilmente qualche perverso piano dei loro (e dire che il tappetto era stato così relativamente tranquillo negli ultimi giorni; nessuno disse mai ad Aizawa della penitenza di Obbligo o Verità, ecco perché si illuse che fosse quasi un segno di lieve miglioramento), e poi poté riprendere.
-Ci stiamo dirigendo al Ground Omega per iniziare la sfida. Chiarisco subito un dettaglio: dimenticatevi delle squadre che vi abbiamo assegnato una settimana fa, perché erano uno specchietto per le allodole!-
Notò che le reazioni dei ragazzi non furono poi così sorprese come aveva sadicamente sperato, gli venne istintivo rivolgere un’occhiataccia ad un certo studente.
Ovviamente doveva essere lui, Midoriya, doveva aver ipotizzato qualcosa delle sue e messo tutti al corrente.
Da un lato in realtà si sentiva soddisfatto, un Vero Eroe fa sempre di tutto per gli altri, e di fatto Midoriya aveva mostrato grande lealtà verso i suoi compagni con quel gesto.
Il verde teneva Eri sulle gambe, la bambina, prima dell’interruzione, aveva parlato a mitraglietta e fatto domande su tante cose, a discapito dell’evidente stanchezza faceva di tutto per rimanere sveglia.
Fu lui stesso a fare pressione per portarla, sarebbero stati via dalla U.A tutta la settimana per monitorare i ragazzi e neanche sotto tortura l’avrebbe lasciata a professori come Hound Dog od Ectoplasm (non dubitava della loro serietà, ma i loro aspetti inquietanti sarebbero potuti essere deleteri per la sicurezza che la bambina stava pian piano guadagnando) o, peggio, in mano ai Big Three che, pur con tutta la buona volontà, non erano adatti a prendersi cura di lei alla lunga: Mirio e Nejire l’avrebbero viziata fino all’inverosimile e Tamaki, l’unico abbastanza assennato dei tre, era troppo timido per protestare e farsi valere.
Midoriya, d’altro canto, per quanto anche lui si mostrasse permissivo, sapeva anche tirar fuori il suo lato più severo quando era necessario far capire alla bambina quando non bisognava esagerare in qualcosa.
E lei poi sembrava divertirsi molto in sua compagnia.
Trattenendo un’espressione comicamente ingelosita, Aizawa riprese il discorso.
-I team sono stati completamente rimischiati in maniera mista, quindi non si verificherà uno scontro tra classi. Abbiamo riflettuto e siamo giunti alla conclusione che non sarà mai possibile il formarsi di un sincero rapporto di fiducia tra sezione A e B fintanto che non vi sarà permesso di interagire più spesso e collaborare. Vi saranno otto team da cinque elementi, in uno scontro totale.-
Quanto avrebbero scommesso tutti che, nell’altro pullman, Monoma stesse urlando, una volta ricevuta quella rivelazione dal professor Vlad, sbraitando al suo solito modo?!
Itsuka avrebbe tanto voluto dargli una botta sul collo in quel momento, ma quantomeno non stava sentendo la sua dimostrazione di pazzia dal vivo, ormai però le conosceva così a memoria che le partiva in automatico la visione in testa.
-Sicuramente vi starete chiedendo perché mentirvi, perché assegnarvi ad un team che poi non sarebbe stato formato e sconvolgere tutto all’ultimo. È molto semplice: perché un Hero non deve mai dare nulla per scontato! Quando in futuro sarete professionisti, dovrete si sapervi basare sulla fiducia e sui rapporti che avete costruito qui, ma dovete anche tenere bene a mente come il mondo sia volubile: alleanze ed alleati possono cambiare in ogni momento, bisogna essere sempre pronti ad improvvisare!-
Forse era molto cinica, ma era una triste e dura verità; il mondo nascondeva tante insidie, amicizie e alleanze potevano mutare senza preavviso, non c’era perfidia in quelle parole, Aizawa non stava certo insinuando nulla sul conto di nessuno, ma i ragazzi dovevano capire che quello era il mondo reale e non un film, le cose purtroppo non si sarebbero sempre concluse bene.
E certe lezioni era meglio impararle prima che dopo.
-Oltretutto, l’aver aspettato una settimana, durante la quale avete convissuto mischiati, era un test a sua volta: era per testare tanto la vostra capacità di raccogliere informazioni quanto di creare legami di fiducia con gente che per voi era fondamentalmente estranea.-
Certo, magari non tutti avevano stabilito un legame di amicizia, ma alcuni rapporti avevano iniziato a formarsi, e la speranza di tutti era che ciò sarebbe durato anche dopo la fine dell’allenamento e della convivenza tra le due classi.
-Ora passiamo alla spiegazione dell’allenamento: il ground Omega è il più ampio a nostra disposizione, abbiamo disposto otto entrate diverse apposta per ciascuna squadra. Vi informo subito di non farvi illusioni: i pullman non seguiranno le entrate nell’ordine numerico, e ad ogni fermata scenderà uno studente per volta quando verrà chiamato, i vetri oscurati sono fatti apposta per non lasciar capire quali team si formeranno. Quindi sì, nessun team saprà quali saranno gli altri a meno di non incontrarli nel corso della sfida stessa.-
Cavolo, fu il pensiero di tutti, ci avevano dato proprio giù stavolta.
Volevano proprio fare una sfida basata sull’elemento sorpresa, atta a testare tanto le capacità fisiche quanto quelle strategiche e d’improvvisazione.
-La sfida, come già detto, durerà una settimana, nel corso della quale nessuno di voi uscirà dal terreno, mi auguro quindi siate stati tutti previdenti con scorte, medicine e simili. Tuttavia…- qui sembrò emettere un sospiro deluso, lui non gliel’avrebbe concesso, ma il preside Nezu aveva espressamente detto che, almeno per il primo anno, potevano andarci più piano e quindi aveva aggiunto quest’elemento per rendere le cose un po' meno complicate (chissà poi quanto aveva fatto piangere le casse della U.A quel “Piccolo elemento”, ma d’altronde i soldi sembrava che il preside si divertisse a sprecarli) -… abbiamo disposto una zona franca al centro dell’arena, all’interno della quale sarà espressamente vietato combattere, sarà facile riconoscerla, lì abbiamo istituito delle baite, fornite di tutti i comfort necessari, una per team, in cui potrete riposare  per la notte. Ad essere precisi, l’unico momento della giornata in cui non sarà possibile accedervi sarà tra le 11 e le 13, per consentire ai robot addetti di risistemare l’abitazione e rifornire le dispense. Però, giusto per complicarvi un po' le cose, solo a due membri del team sarà permesso entrare, gli altri tre dovranno passare la notte all’addiaccio e sapersi adattare. In sostanza, chi ogni notte si riposerà meglio e chi no e quanto tempo coloro che lo faranno vi dovranno restare verrà rimesso al vostro giudizio.-
Apparentemente una cosa da poco, ma invece era l’ennesimo test: chi sarebbe andato nella baita ovviamente ne sarebbe uscito più riposato, ma avrebbe lasciato i tre compagni in svantaggio numerico, quindi ogni team avrebbe dovuto valutare con attenzione chi necessitasse più di riposo ogni volta, quanto tempo conveniva restare e come avrebbero dovuto eventualmente comportarsi gli altri tre componenti nel mentre.
-Se qualcuno si azzarda a combattere nella zona franca sarà il suo intero team a venire squalificato!-
Perfida questa, ma anche lì c’era l’importante lezione: gli errori di uno potevano compromettere l’intera squadra, insomma, imparare a non pensare solo a sé stessi.
-Nel corso della settimana, l’obbiettivo di ogni team sarà riuscire a catturare gli avversari, ovviamente, e ognuno di voi all’arrivo sarà fornito del nastro di cattura, ma non sarà così semplice: quando un team perde un componente avrà tempo fino alla mezzanotte del giorno per provare a recuperarlo, in caso contrario quello studente verrà eliminato definitivamente e verrà portato fuori dall’arena. Chi viene catturato è a tutti gli effetti un ostaggio, può provare anche a scappare da sé, ed è possibile per gli altri team provare a rubare un ostaggio già catturato da un’altra squadra. Allo scoccare della mezzanotte, ogni ostaggio darà un punto al team che in quel momento lo avrà in custodia, quindi catturarlo non vi garantisce il punto, e un punto in meno al team che lo ha perso. Allo scoccare delle 12 di Domenica, alla fine della prova, vincerà, come logico, il team con più punti. Penso sia ovvio ma lo preciso: gli ostaggi non possono essere portati nella zona sicura, sarebbe troppo semplice così, non vi pare?- concluse con sarcastico sadismo.
Ancora una volta un elemento che complicava davvero tanto le cose, specie se analizzato nel contesto: era dunque meglio provare a catturare un avversario al giorno per essere più sicuri di gestirlo o prenderne il più possibile per guadagnare più punti e un notevole vantaggio? Contando che almeno due componenti del team poi, a parte che per due ore, potevano riposare nella baita, lasciare tre membri magari stanchi con troppi ostaggi sarebbe equivalso a renderli bersagli facili e di fatto condannare tutta la propria squadra.
-E ora passiamo all’elemento sorpresa della sfida: il qui presente Shinso!-
Gli occhi all’interno del pullman puntarono tutti verso il ragazzo dai capelli viola, quest’ultimo manteneva un’espressione indecifrabile, molto simile a quella del professor Aizawa (Todoroki cominciò già a sospettare qualcosa), ma chi si trovava in sua prossimità poteva notare il suo lieve tremore, magari anche lui stava cercando di nascondere il nervosismo.
-Il ragazzo ha dimostrato più volte interesse ad accedere al corso di eroismo, pertanto, dopo mesi di addestramento, abbiamo deciso di cogliere il rimando dell’allenamento come un’opportunità per metterlo alla prova e dare dimostrazione dei suoi progressi. Verrà assegnato ad un team in maniera casuale, per lui tuttavia le regole saranno un po' diverse. Anche qualora venisse catturato e tenuto in ostaggio fino alla mezzanotte, Shinso non verrà eliminato…-
-Ma che str…- cominciò a mormorare sottovoce Kaminari, cos’era, Aizawa aveva già un preferito?
-… bensì diventerà un componente del team che l’ha catturato!-
-…EPITOSA IDEA, SENSEI!- corresse subito il tiro, per evitare ripercussioni, Aizawa sarebbe stato capace di gettarlo dal pullman in corsa e fargli fare il resto della strada a piedi.
Però, avevano deciso proprio di abbondare con gli elementi che potevano stravolgere tutto in un istante: Shinso di fatto poteva essere l’ago della bilancia che avrebbe portato il vantaggio verso il team in cui lui si sarebbe trovato, ma al contempo poteva rivelarsi un contro enorme, perché se gli altri team avessero deciso di prendere di mira il team in cui militava apposta per catturarlo e unirlo al loro la sua squadra si sarebbe trovata nel fuoco incrociato col rischio di venire smembrata, sarebbe dipeso tutto dall’atteggiamento dei vari team.
-Shinso potrà avere accesso alla baita del team in cui militerà, ma gli sarà vietato quando si ritroverà in stato di ostaggio, quindi non pensate che lui stia ricevendo un trattamento di favore e vi garantisco la massima serietà da parte sua!- garantì infine Aizawa.
Aveva addestrato quel ragazzo personalmente, e aveva notato il bruciante desiderio di dimostrare le proprie capacità.
Aveva tutti i requisiti per farcela, sarebbe stato meglio per lui non deluderlo, non lo avrebbe mai ammesso, ma dentro di lui sentiva che non sarebbe successo.
-Bene, siamo in dirittura d’arrivo. Un’ultima cosa: non pensate minimamente a quest’evento come ad un’allegra scampagnata, considerate gli altri team al pari di gruppi di villain da sconfiggere, date tutto ciò che avete per dimostrarvi meritevoli del corso di eroismo, ci tengo a ricordarvi che chi non si mostrerà meritevole o darà prova di non incarnare gli aspetti del vero eroismo rischierà la retrocessione al dipartimento di studi generali.-
 
 
 
Shinso era più nervoso di quanto non desse a vedere.
Era un’occasione importante e c’era tanto in gioco, il suo sogno era in gioco.
Rivolse uno sguardo a Midoriya, seduto anch’egli in prima fila, mentre faceva una specie di gioco con la bambina col corno in testa, l’aveva fatta sistemare in modo che stesse faccia a faccia con lui e ora battevano le mani, alternando il tipo di mossa, a tempo, canticchiando una specie di filastrocca.
Ad un certo punto la bambina sbagliò e lo colpì sul naso, dopo l’iniziale sorpresa i due risero insieme e Eri si guadagnò una carezza sulla testa.
Beh, almeno lui stava riuscendo a distrarsi, e dire che lo avrebbe dato messo ben peggio di lui, probabilmente la buona influenza di quella bambina.
“Però non sei suo padre, eh?” pensò con un sorrisetto, specie quando notò con che sguardo Aizawa li stava osservando.
Parlando di questi, non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza, alla fine quell’uomo non aveva nessun debito o altro nei suoi confronti, aveva scelto spontaneamente di allenarlo, affermando di vedere in lui il potenziale di un grande Hero, gli aveva dato fiducia, forse l’unico oltre a Midoriya, e un po' anche Hatsume, anche lei in fondo a modo suo aveva lasciato intendere di ritenerlo in grado di farcela.
Era lui che aveva un debito enorme verso Aizawa, e avrebbe dimostrato che non aveva sprecato il suo tempo con lui.
Ci teneva a renderlo fiero.
-Midoriya!- notò che questi gli rivolse subito attenzione quando lo chiamò, bene, non avrebbero perso tempo.
-Voglio solo dirti che intendo vincere contro di te!-
Izuku ebbe uno strano senso di deja-vu: Bakugo, Yanagi, per quanto Todoroki e Iida non avessero detto nulla era certo che lo considerassero ancora loro avversario, ora Shinso.
“Forse mi sto facendo un po' troppi rivali.” eppure la cosa non lo preoccupò affatto, anzi, si sentì quasi gasato al pensiero di così tanti aspiranti eroi molti forti ansiosi di confrontarsi con lui, quasi si vergognò di provare un forte senso di compiacimento nel sentirsi così ricercato, in un certo senso, qualcosa che ad inizio anno non avrebbe mai creduto possibile.
Alzò un sopracciglio, sorrise e gli rivolse un deciso cenno di assenso.
Shinso non si trattenne dal ghignare a sua volta.
-Vedo che stavolta non mi rispondi. Ti sei fatto un po' più furbo.-
Beh, non sarebbe certo bastato quello quando si sarebbero incrociati sul campo di battaglia.
Notò che anche la bambina lo stava fissando, limò un po' gli angoli della bocca per tentare di dare al suo sorriso una parvenza più amichevole, perché cavolo somigliava in modo così preoccupante a quello di Aizawa, neanche fosse stato suo padre?
Nei posti più indietro, il “senso di complottista” di Todoroki pizzicò.
-Ciao.-
Eri rispose alzando timidamente la mano, sorrideva ma non disse nulla.
Si ricordava di quel ragazzo, lo aveva visto Sabato alla partita, era sugli spalti insieme alla signorina dai capelli rosa che aveva urlato quella cosa che non aveva capito e che aveva fatto diventare strani tutti e poi, quella sera, anche nel notebook di Izuku, insieme a tutti gli altri, le aveva spiegato cosa sapeva fare.
Hitoshi alzò divertito un sopracciglio, neanche lei gli stava rivolgendo la parola, vuoi vedere che…
-Vediamo se indovino: Midoriya ti ha parlato di me, vero?-
Lei, continuando a sorridere, annuì con enfasi.
… appunto.
-E quindi adesso tu non mi parlerai?-
La piccola stavolta mosse la testa in orizzontale.
-Beh, si vede allora che sei una bambina sveglia.- gli stava simpatica, doveva ammetterlo.
Lei chinò la testa in segno di ringraziamento, per poi accoccolarsi meglio tra le braccia di Izuku, si vedeva che il poco sonno stava cominciando a farla cedere.
Dopo questa aveva deciso: non avrebbe più smesso di tormentare Midoriya con la sua presunta paternità.
 
 
 
All’arrivo a destinazione, il nome di Midoriya fu il primo a venir chiamato alla prima fermata.
Si vedeva solo un enorme letto di alberi e alcune cime montuose in lontananza, non era possibile farsi un’idea precisa dell’arena, una cinta in cemento a delimitare il perimetro e una porta di metallo, la sua fermata appunto, con sopra segnato un numero, 5, evidentemente quello era il numero della suddetta e forse anche del suo team.
Il ragazzo sospirò, si alzò dal posto lasciando che Eri ci si sedesse, zaino in spalla e pronto ad andare.
E cominciò a sudare freddo, cavolo il nervosismo si stava riversando su di lui in una volta.
Rivolse un ultimo saluto alla bambina.
-Allora, Eri, io adesso vado, farò del mio meglio, promesso. Tu fa ciò che ti dice il professor Aizawa, comportati bene e, mi raccomando, vedi di dormire adesso.-
Lei annuì convinta.
E poi disse tre parole, tre parole dette ad alta voce, in preda all’entusiasmo, in un istante di silenzio totale (ma veramente? Ma l’universo allora c’è l’aveva con lui sul serio!).
-Buona fortuna, papà!-
Silenzio totale, il cervello del ragazzo scollegò per un attimo, tutti zitti nel pullman.
E poi le reazioni più disparate: molti scoppiarono a ridere sguaiatamente, Kaminari commentò addirittura dicendo -Povero Midoriya, non ha mai neanche baciato una ragazza e già si becca la parte difficile!-, Todoroki sgranò gli occhi come se avesse avuto un’epifania improvvisa -Midoriya non somiglia per niente ad All Might, che sia dunque un tratto di famiglia?!-, Kamakiri, dai posti inferiori, urlò un forte -DOVRESTI VEDERE LA TUA FACCIA!-, alcune delle ragazze si lasciarono scappare un lunghissimo -Oh.- e… perché il professor Aizawa sembrava guardarlo male? Izuku, ancora in trance, si riscosse giusto in tempo da notare, a metà pullman, Tokage fargli un salutino agitando le dita e sorridendo allusiva, perché aveva il sospetto che ci fosse il suo zampino?
Poi però il ragazzo si rese conto del forte calore che gli stava crescendo in petto.
Con un sorriso a trentadue denti, rivolse il gesto del pollice in su alla bambina, avrebbero dovuto discutere in seguito in merito a quella questione, ma ora voleva solo godersi la fantastica sensazione che gli dava quel nominativo che mai avrebbe pensato di desiderare di sentirsi rivolgere.
-Ti ringrazio, Eri!-
Lei lo ricambiò, ancora più calore dentro al petto.
Diede le spalle a tutti e si apprestò a scendere, era finalmente giunto il momento di iniziare la sfida.
Fu solo quando scese che non trattenne più il fiume di lacrime e il sorriso da povero idiota.
-Mi ha chiamato Papà!-
Erano tre volte in tre giorni che lo faceva piangere.
Quanto voleva bene a quella bambina!
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
E finalmente ci siamo, il primo giorno di allenamento… senza allenamento, visto che questo è stato solo il viaggio verso l’arena.
Allora, il ground Omega tecnicamente appare nell’episodio OAV della seconda stagione, ma essendo un episodio filler e quindi non ufficiale mi sono permesso di interpretarlo a modo mio.
Qui c’è stato un altro pezzo dedicato alla rivalità tra Midoriya e Yanagi, che continuo sempre più ad adorare, francamente non capisco perché nei manga non c’è quasi mai una ragazza nel ruolo della rivale.
Poi sì, c’è stato anche un pezzo con… bleargh, quello schifo di Bakugo, essere disgustoso! Ma era necessario per rimetterlo a posto e far capire a tutti che non è un c***o di Nessuno, e il fatto che sia appunto stato Izuku a sfidarlo così apertamente ha reso bene l’idea.
E ho dedicato anche una parte a Shinso, mi auguro non abbiate pensato che lo avrei escluso, avevo reso palese che lui non lo avrei certo levato. Adoro il suo personaggio e farò in modo che abbia il meritato livello di attenzione, visto con chi lo metterò in squadra poi.
Mi diverto quando faccio interagire Setsuna ed Eri, un po' anche perché la prima sta usando la dolce ingenuità della bambina per fare scherzi ad Izuku (questo elemento potrei riprenderlo in altre storie, eh): nel manga non succederà mai, ma volevo troppo sentire Eri chiamare Izuku “Papà” e qui mi sembrava adatto, perché quando ad Izuku succedono cose imbarazzanti devono esserci tutti a sentirlo, che pensate, che non goda a farlo morire di imbarazzo?! XD
Todoroki vede complotti, Todoroki vede complotti ovunque! XD
E sì, i team non sono gli stessi del manga, ma non c’era nemmeno bisogno di precisarlo, l’avevate già capito tutti, non che poi mi fossi impegnato di nasconderlo tra l’altro, però per adesso vi beccate la segretezza e, se vi va, ditemi anche le vostre ipotesi su quali saranno secondo voi le squadre.
Ho modificato completamente anche la sfida perché, diciamocelo, nel manga è stato un insulto, tanti bei discorsi sulla collaborazione e sulla fiducia reciproca, però metti le due classi l’una contro l’altra, con le rispettive che di fatto non hanno mai davvero interagito, non meravigliamoci se in futuro i ragazzi non si cagheranno tra loro e il massimo che si diranno sarà -Ma tu chi cazzo sei?-. Cioè, veramente, qui Horikoshi, per me, ha buttato nel cesso un’intera saga. Però hey, il c**o a Bakugo è riuscito a baciarlo anche qui, smerdando altri personaggi, con una battaglia fintissima e senza idee, con elogi forzati in bocca d’altri personaggi, piuttosto che impegnarsi a fare uno scontro ben rappresentato, con lui che magari capisce di non essere invincibile, comincia a crescere ecc… non sia mai che si cercasse di farlo evolvere in modo decente quel personaggio indegno. Oh, ma che dico, così sembrerebbe quasi che Bakugo non sia il beniamino di Horikoshi e che voglia trattarlo come un personaggio effettivo che si sviluppa in modo coerente. Di certo non mi sforzerò più di tanto io, nel manga è la solita m***a e tale sarà in questa storia, con la differenza che io lo tratterò come merita. Si, lo so che magari per alcuni esagero, ma ribadisco che non smetterò mai con questi sfoghi (sapete già che ne ho bisogno), e niente mi farà cambiare idea su quella ciofeca esplosiva fintanto che nel manga non vedrò un segno di evoluzione del personaggio serio. Fino ad allora (MAI, quindi): Bakugo fai schifo e non ti meriti un c***o!
Piccola confessione: tralasciando la già spiegata motivazione che questa saga nel manga mi ha deluso totalmente, quello che mi ha spinto a scrivere questa storia è stato anche il desiderio di vedere insieme, come squadra, cinque determinati personaggi, e probabilmente ci potete anche arrivare a chi mi riferisco, basta pensare “Hm, quali studenti delle due classi condividono certe caratteristiche?”.
Finito, signore e signori, appuntamento al prossimo capitolo, ciao a tutti.

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Capitolo 15
*** 1° giorno: sembrava tutto tranquillo... ***


-Tell everybody I'm on my way…-
-…New friends and new places to see…-
Tokoyami aveva percepito un’oscurità incombente fin da quando scese dal pullman.
Nel corso degli anni aveva imparato che mai bisognava ignorarla, l’oscurità è fedele compagna di sventure, avvolge nella sua cappa e ti tiene nella sua dolce ed illusiva morsa, accompagnandoti per la vita.
E gli aveva detto che quel giorno un futuro nefasto lo attendeva.
Il ragazzo corvo scostò il ramo di un albero per vedere oltre, c’era un piccolo sentiero roccioso tra gli alberi, sembrava portare verso una zona pianeggiante, almeno così sembrava a vista.
Quando era arrivato all’entrata otto aveva subito cominciato a pensare a quali sarebbero potuti essere i suoi compagni di team, valutando le possibili opzioni.
Midoriya? Beh, di certo lui sarebbe stato gradito e molto, durante il festival sportivo avevano dimostrato di saper lavorare bene in squadra e, considerata l’abilità strategica del verde, sicuramente avrebbe potuto ideare parecchi piani per far combaciare i loro quirk.
Ed era arrivato Shoji… non era affatto male, anzi, era un elemento molto utile, grazie alla sua capacità sensoriale elevata, poteva percepire gli avversari a notevoli distanze e rendere facile evitare possibili imboscate.
Bakugo? Oh no, non ci voleva nemmeno pensare, anche da un semplice punto di vista strategico, con la luce delle sue esplosioni Dark Shadow ne sarebbe uscito costantemente indebolito e quindi svantaggiato in battaglia, oltre a questo, francamente, anche dal punto di vista caratteriale, dopo quanto accaduto Sabato, non ci voleva avere nulla a che fare. Midoriya si era guadagnato il suo rispetto e Bakugo era tutto l’anno che mostrava un atteggiamento ostile nei suoi confronti; non era degno della sua fiducia. Sperava, con cupa perfidia, che la sua arroganza gli si ritorcesse contro prima o poi.
Arrivò Ashido… non esattamente il genio della classe, senza volerle mancare di rispetto, ma non avrebbe avuto nulla da ridire sulle sue abilità, aveva dimostrato di essere una combattente capace, poteva essere l’elemento sorpresa del gruppo, con la sua fantasia a compensare la sua mancanza di tattica.
-Tell everybody I'm on my way…-
-…And I'm loving every step I take…-
Kuroiro? Hm, no, lui francamente sperava di non averlo come compagno, percepiva ancora il suo influsso contrapporsi al proprio. L’oscurità accettava un solo padrone, solo uno dei due poteva sedersi sul trono del buio universale e governarlo, sperava che quell’allenamento desse loro l’opportunità di far squillare le trombe del giudizio.
E il quarto componente fu Manga Fukidashi. Purtroppo sapeva pochissimo sul suo conto, non poteva dare giudizi seri in suo merito o demerito, alla prima occasione possibile avrebbero dovuto chiacchierare tutti e cinque per cercare di trovare possibili metodi di interazione durante le battaglie e come comportarsi.
Yaoyorozu? Lei avrebbe fatto enormemente comodo, in quanto studentessa più intelligente avrebbe sempre avuto un’idea pronta da sfoderare. Certo, ricordava di quando l’affrontò al festival, ma immaginava che fosse migliorata da allora, imparando a gestire meglio la pressione e ragionare a mente fredda anche durante le difficoltà. Si, un elemento che poteva porre un grande vantaggio, un’alleata preziosa.
E invece…
-Not the snow, not the rain…-
Tokoyami si voltò, comicamente infastidito.
-Tsunotori, per favore smettila di cantare, potrebbero sentirci!-
… e invece l’oscurità gli aveva affiancato Pony.
Non seppe dire se fu più lo sconcerto nel realizzare che ormai quell’adorabile studentessa venuta dagli Stati Uniti sembrasse essersi attaccata metaforicamente a lui, visto che se la ritrovava sempre vicino in un modo o nell’altro, o quello strano senso di protezione che era nato in lui e che gli premeva ardentemente in testa quando vedeva quel sorrisino ingenuo ma ottimista.
-E tu, Ashido, ti sarei grato non le dessi corda.-
La ragazza dalla pelle rosa abbassò le spalle con un piccolo sbuffo.
-Uff, però non ammazzarci la gioia fin dall’inizio, Tokoyami, cerchiamo di fare amicizia, altrimenti il gioco di squadra come si forma?-
Non che avesse tutti i torti, effettivamente Tsunotori non aveva avuto modo di interagire né con lei né con Shoji, ergo quei tre, non avevano un briciolo di conoscenza rispettiva, e a suo modo la biondina stava cercando di fare quello che sapeva fare meglio: amicizia, appunto!
Forse il punto stava nel fatto che lui l’amicizia non la ricercasse: non che la rifiutasse, era un concetto diverso, considerava Midoriya un amico, e malgrado tutto andava d’accordo con molti nella sua classe, anche con la stessa Pony avrebbe ammesso di trovarsi sorprendentemente a suo agio, però non era mai stato lui il primo a fare il passo d’inizio.
E forse era da ricercarsi in questo suo modo di vedere le cose il ritenere dannoso il mettersi a canticchiare insieme, era un’azione che per lui aveva poco senso, poteva farli scoprire e mettere tutto a repentaglio già all’inizio.
Fortuna che c’era Shoji, il ragazzone aveva creato molteplici orecchie sulle estremità del suo manto di carne, in caso di possibile pericolo li avrebbe avvisati, e per fortuna era stato così gentile da offrirsi di portare lui gli zaini di tutti, sembrava una bazzecola, ma era sempre un peso in meno per gli altri e uno sforzo non troppo eccessivo per lui.
Manga formulò un punto di domanda nel suo fumetto, era probabile che volesse chiedere come avrebbero dovuto comportarsi.
E lì stava il problema: non per suonare presuntuoso, ma nessuno di loro era la prima risposta che gli sarebbe venuta in mente alla domanda “Chi è il più intelligente del dipartimento di eroismo?”.
Volendo essere del tutto onesti, neanche lui era il massimo.
Era un grosso problema, in quel team mancava una figura che fungesse da leader e stratega, qualcuno che sapesse prendere in mano la situazione e che, in eventuali situazioni difficili, guidasse gli altri.
Urgeva trovare una soluzione il prima possibile.
Hawks cosa gli avrebbe consigliato di fare?
-Perché sei così nervoso?- non si accorse nemmeno che Pony aveva ridotto le distanze e ora teneva il volto a pochi centimetri dal suo becco.
Il ragazzo si strinse nel mantello, forse una metaforica protezione contro il senso di insicurezza che, sadico, stava cercando di opprimerlo.
Strinse i denti.
-Non sono nervoso, sto cercando di pensare ad un piano.- e non era mai stato lui quello dei piani.
I cinque stavano continuando sul percorso, alla fine giunsero effettivamente al confine con uno spiazzo aperto e pianeggiante, si vedevano alcune formazioni rocciose non molto lontano, magari da lì avrebbero avuto un’eccellente visione dall’alto… o rendersi bersagli facilmente individuabili.
Tokoyami mise una mano sotto al becco per pensare, aveva fatto cenno di fermarsi tra gli alberi, meglio restare nascosti.
Che si poteva fare?
Sospirò, forse intanto era il caso di limitarsi a raggiungere la zona sicura, almeno per saperne l’effettiva locazione.
Però…
“Sarà la prima cosa che faranno tutti, conviene rischiare uno scontro già così presto?”
-Abbiamo proseguito sempre dritto finora, giusto?-
Fortuna che ci fu Shoji ad annuire, gli altri sembravano non averci fatto caso, a giudicare dalle espressioni comicamente disorientate.
Fumikage era sicuro solo di una cosa al momento, di quel passo non avrebbero combinato nulla di buono.
Pony lo affiancò e gli picchiettò gentilmente la spalla.
-Secondo me dovremmo andare alla zona sicura.- propose la ragazza, con quel suo onnipresente e dolce sorriso.
-Tsunotori, io non credo sia una buona idea, ci staranno andando tutti i team, rischiamo di incontrare tutti in una volta e sarebbe problematico.-
-Ma allora non ci sta andando nessuno.- disse poi, all’improvviso e completamente d’istinto.
-Come sarebbe, scusa?-
-Se ci vanno tutti e tutti lo sanno, nessuno allora ci va, per non incontrare gli altri.-
Era… sorprendentemente sensato quello che aveva detto, e il fatto che lo disse con un tono di voce così svampito e ingenuo era ancora più sorprendente.
Di fatto anche Mina e Shoji sgranarono leggermente gli occhi e Manga proiettò un’espressione stilizzata di stupore.
Tokoyami era sinceramente impressionato, Tsunotori sapeva rivelarsi più sorprendente del previsto.
E poteva aver ragione: se andare alla zona sicura era la scelta più ovvia, allora tutti ci avevano pensato e, temendo di incappare negli altri team e iniziare una lotta su vasta scala, magari avevano deciso di aspettare, studiare magari il resto dell’arena.
Quindi, in effetti, andare verso il centro poteva davvero essere la scelta più sicura.
-Tsunotori, ma tu sei un genio!- esclamò un’estasiata Mina andando a metterle amichevolmente le mani sulle spalle, ottenendo un sorriso imbarazzato da parte dell’altra.
Tokoyami distolse lo sguardo per tornare a concentrarsi sulla strada in cui si erano temporaneamente fermati.
Shoji lo affiancò e gli avvicinò una bocca replicata.
-Pensi che sia davvero una buona idea?-
-Non possiamo dare per scontato nulla, ma ha il suo merito.-
Chiese al ragazzo più alto di tenere tutte le orecchie sempre ben tese, mai abbassare la guardia, poi inasprì il suo sguardo per darsi un’aria più autorevole.
-Ora ascoltate!-
Continuò quando ebbe l’attenzione di tutti.
-Il suggerimento di Tsunotori è valido, penso sia la pista migliore a nostra disposizione al momento. Trovando la zona franca avremo un punto sicuro per ogni evenienza. A discapito di tutto, ora dobbiamo cercare di essere veloci, prima ci arriviamo, meglio sarà. Se verso le ore 12:30 non saremo ancora arrivati, ci fermeremo dieci minuti per riposare e mangiare qualcosa velocemente, non rischiamo di restare nello stesso punto troppo a lungo, dobbiamo tenerci in movimento.-
Però, allora anche lui ci sapeva fare se ci si metteva.
Il maestro Hawks in fondo aveva ragione, nessuna paura di spiegare le ali, anche metaforicamente parlando.
Dark Shadow uscì per un istante dalla sua schiena per mostrare il pollice in su a tutti e lanciare un incitamento a bassa voce.
-Mi piace quest’idea, allora forza ragazzi, in marcia!- esclamò Ashido, prendendo Pony e Manga per le spalle, i tre cominciarono a marciare allegramente riprendendo a canticchiare, a tono contenuto, il ragazzo più basso stilizzava le sue faccine a tempo musicale.
Shoji e Tokoyami camminavano leggermente indietro rispetto a loro.
Il più alto del gruppo gli rivolse un’occhiata incuriosita.
-Pensi che riusciremo a cavarcela?-
Il ragazzo-corvo gli riservò uno sguardo fiducioso, poi guardò anche gli altri tre, poi si scoprì a soffermarsi di più sull’allegro volto di Pony e della sensazione di benessere che, per qualche motivo, gli trasmetteva.
Il suo becco si inclinò in un piccolo sorriso.
-Siamo un quintetto totalmente disfunzionale… ma l’oscurità agisce per vie traverse e apparentemente indecifrabili. Credo che possiamo dire la nostra in quest’esame!-
 
 
 
Il Ground Omega era una vasta zona a cielo aperto, ricreata perché riportasse il più fedelmente possibile l’ambientazione di una vallata presso le montagne col relativo ecosistema.
Pertanto non c’era nulla di cui meravigliarsi se ogni tanto si poteva intravedere qualche animale passare lì in mezzo.
Poteva succedere di vedere insetti muoversi per terra, lucertole arrampicarsi sugli alberi, farfalle svolazzare nei campi, o pesci sguazzare negli specchi d’acqua.
Una così vasta gamma di creaturine di fatto rendeva un certo studente una minaccia praticamente costante, specie da quando aveva superato la sua fobia per gli insetti, di fatto era potenzialmente impossibile che questi non riuscisse a localizzare qualcuno qualora lo avesse cercato.
Gli studenti della classe A ovviamente non avrebbero avuto dubbi sull’identità del ragazzo in questione: Koda Koji.
L’unanimemente eletto studente più timido della sezione (aveva superato nelle votazioni persino Midoriya… e si, avevano votato) era in quel momento su un largo spiazzo piano su una montagna, ben attento a non sporgersi per non rischiare di essere individuato.
Quando notò l’arrivo del suo informatore, estese un braccio, lasciando che il piccolo piccione bianco vi si appollaiasse, avvicinò il volatile all’orecchio e ascoltò cosa aveva da comunicargli.
Lo ringraziò con una carezza sulla testa e lo mandò di nuovo in perlustrazione per ogni evenienza.
A quel punto fu affiancato da Kendo.
-Cos’hai trovato, Anima?-
Il ragazzo le sussurrò qualcosa all’orecchio, in seguito Itsuka lo ringraziò con un cenno e cominciò a pensare.
Non erano molto distanti, probabilmente avevano deciso di muoversi in maniera più trasversale proprio per cercare di incontrare altre squadre.
Se era lo scontro o meno che cercavano non poteva saperlo, ma sapeva che lei era più che pronta per darglielo.
Si accomodò a gambe incrociate sul terreno roccioso, in meditazione, sapeva chi erano i cinque in questione, bisognava trovare una buona strategia e capire, innanzitutto, chi fosse il membro di quel team che conveniva provare a catturare prima.
Koda restava vigile, era meglio non deconcentrarsi.
La ragazza dai capelli arancioni si rialzò dopo alcuni minuti, un sorriso determinato sul volto a simboleggiare che una trovata l’avesse eccome.
-Torniamo dagli altri, so come dobbiamo fare e chi sarà il nostro obbiettivo, per cominciare.-
Lì non contavano più le classi, era uno scontro in cui ciò che contava era pensare al bene del proprio team, e lei si sarebbe impegnata al massimo per i suoi compagni e sapeva di potersi fidare di loro.
-Il primo passo sarà pedinarli finché non giungeranno in una zona adatta, i tuoi amici animali stanno continuando a seguirli, giusto?-
Fu soddisfatta quando il ragazzo le annuì in risposta, bene, era stato previdente, buonissima cosa.
-Dimostriamo di che pasta siamo fatti!-
 
 
 
Shinso cominciò a pensare che, per quanto ardentemente sognasse di essere un eroe, forse quello era un peso troppo pesante da sorreggere persino per un tipo calmo e controllato come lui.
-MUOVETE IL CULO SCARTI, GUAI A VOI SE MI RALLENTATE!- urlò Katsuki Bakugo e lì, per l’ennesima volta, si ritrovò a pregare che gli esplodessero le corde vocali, sai la soddisfazione.
-Santo cielo, ma che rottura questo.- mormorò Kosei Tsuburaba a denti stretti, l’ultima cosa che voleva era farsi sentire e farlo sclerare ancora di più.
Shinso non poteva certo dargli torto, fosse stato per lui gli avrebbe volentieri fatto il lavaggio del cervello per farlo tacere, ma francamente credeva che neanche valesse la pena sprecare il suo quirk per un tale isterico.
-Lo sai, Bakugo, se il tuo scopo è farci scoprire subito allora sappi che stai andando alla grande, piano geniale, davvero.- lo provocò Monoma senza peli sulla lingua.
Quello o voleva morire o ci teneva davvero tanto a farsi odiare, ma non poteva certo dire che avesse torto, anzi, visto che in quel momento stavano camminando in uno spiazzo erboso, in campo aperto e senza barriere naturali, sarebbero potuti essere bersagli facili.
In sostanza, Bakugo avrebbe fatto meglio a darsi una regolata.
-Ehm, ricordatemi una cosa, perché lo stiamo seguendo?- chiese un titubante Shoda, non nascondendo un tremolio quando il biondo dai capelli a punta gli rifilò un’occhiataccia.
Gli era bastata la settimana di convivenza con lui, ogni giorno col timore di incrociarlo per paura che questi si vendicasse in nome di un torto che non gli aveva mai recato, era un allenamento fino a prova contraria, sembrava, da come lo guardasse, che lui non avrebbe neanche dovuto azzardarsi a combattere e farlo vincere perché era lui, e ora doveva pure averlo come compagno di squadra.
Il ragazzo più basso del gruppo già sentiva di non poterne più, non era passata nemmeno mezza giornata e quasi provava l’impulso di farsi catturare per dare uno svantaggio a quell’arrogante, a fermarlo la lealtà verso gli altri suoi compagni, che non meritavano una cosa del genere, per loro sì che era disposto ad impegnarsi.
-Oh, noi non lo stiamo seguendo. Semplicemente ci dirigiamo al centro dell’arena e, casualmente, anche lui lo fa. Sinceramente, io non mi farei problemi a lasciarlo qui, col suo carattere da primadonna ci creerà più problemi che altro.-
E alle parole dell’altro biondo Bakugo si fermò di scatto, voltandosi mostrò un ghigno sadico che sembrava uscito da un horror.
Monoma alzò gli occhi al cielo quando questi cominciò ad avvicinarglisi, aveva già capito la “strategia”.
Uraraka, tenutasi più indietro, voleva proprio stargli lontano, dopo Sabato, se aveva mai avuto un briciolo di rispetto per lui, era sparito del tutto.
Onestamente, ma perché proprio Bakugo in squadra? Era convinta che, al suo posto, chiunque si sarebbe posto lo stesso quesito, perché, dovendo essere onesti, chi voleva Bakugo? Chi voleva sentirsi denigrare e urlare contro tutto il tempo? Chi poteva anche solo pensare che ci fosse qualcosa di eroico in uno come lui che sembrava mirare al titolo di Eroe solo per il proprio autocompiacimento?
Si rese conto, in quel momento, di come il suo rispetto per Deku fosse ulteriormente cresciuto, perché Deku, pur non essendo lì in quel momento, era divenuto ancora più grande ai suoi occhi, perché non c’era altro modo per descriverlo, lui che, malgrado tutto, ancora voleva dargli una possibilità.
A quello stesso ragazzo che ora stava muso a muso con un compagno di squadra solo perché non voleva fargli da galoppino.
-Senti un po', fotocopia di merda, io sono il più forte qui e, per inciso, un piano io c’è l’ho!-
-Bene, sono curioso di sentirlo.-
-Se sarò in difficoltà, voi dovrete aiutarmi. Se sarete voi a finire nei guai, sarò io a salvare voi sfigati!- concluse con quell’onnipresente ghigno ferale.
Non ci volle molto prima che Neito scoppiasse in una delle sue sguaiate risate un po' disturbanti.
-Questo?! Questo tu me lo chiami piano?! Questo non è un piano, questo è lo standard minimo richiesto a degli eroi che lavorano in squadra. Cioè, per caso quel tono di voce convinto stava ad indicare che ne andavi pure fiero, che credevi veramente di aver ideato chissà quale fine strategia? Magari vuoi anche che ti applauda? Te lo dico sinceramente, un “piano” così può funzionare solo in un universo dove “un’entità superiore” ha deciso di pararti il culo!-
E per quanto il tono usato fosse spaccone e derisorio, tutti concordarono con Monoma. Quello per Bakugo era un piano?
Una vena sembrò sul punto di esplodere sulla fronte dell’altro.
-Sai, Bakugo, il tuo amico rosso…-
-LUI SI TINGE!-
-Wow, qualcosa sul suo conto allora la sai, mi sorprende… Kirishima sostiene che tu infondo ora ti preoccupi per gli altri. Temo il poveretto abbia frainteso giusto quelle due volte in cui puoi aver detto qualcosa di decente quando te ne stavi tranquillo senza rischiare nulla, dando per scontato tu sia cambiato. Ma sai, è quando le cose vanno male, che si tende a far uscire fuori il vero “IO”, a quel punto che farai? Ci mostrerai questi fantomatici miglioramenti o farai come al tuo solito?-
Cazzo, quella fotocopia di merda stava veramente superando il limite, non lo fece esplodere solo perché poteva servirgli.
-Se sei ancora in piedi è perché magari puoi tornarmi utile, scarto!-
Eppure sentiva la frustrazione crescergli, quel bastardo della B non solo non si levava quel sorrisetto dalla faccia, ma non arretrava neanche un po', chi cazzo credeva di essere? Era solo un personaggio secondario, per giunta vestito come un cazzo di stramaledetto pinguino, avrebbe fatto bene ad abbassare la cresta.
E invece Monoma, col suo immancabile sorrisetto beffardo, si aggiustò il costume da Hero, riprese a camminare e gli andò oltre, lo superò prendendo la guida, lasciandolo con la vena sempre più prominente.
-Forza ragazzi, raggiungiamo un punto sicuro, abbiamo di meglio da fare che ascoltare i capricci di un bambino viziato.-
Non ci fu nessuna obiezione, Tsuburaba e Shoda lo seguirono subito.
Shinso scambiò con Bakugo un’occhiata di mezzo istante prima di andare oltre a sua volta, aveva deciso che, per quanto presuntuoso, Monoma almeno sembrasse tenerci davvero alla propria squadra, a differenza di qualcun altro che li vedeva solo come strumenti.
E rincarò la dose quando lo affiancò.
-Di persone come te ne ho conosciute, arroganti fino al midollo, convinti gli fosse tutto dovuto. Intanto, io sono qui a giocarmi le mie possibilità… loro alla U.A nemmeno sono entrati. Rifletti su questo!- volto inespressivo e voce tagliente, Shinso non ebbe pietà per lui, non la meritava.
Benissimo, anche lo psicologo mancato, un altro extra da togliere di mezzo quando non gli sarebbe più servito.
Davanti, l’unica che non gli era andata oltre, c’era rimasta Uraraka.
-Che cazzo hai da guardare, faccia tonda? Ti dà fastidio che io non sia Deku, vero?- e quando la vide arrossire proseguì con un verso di sufficienza.
L’amore già di per sé era una puttanata inutile, quella lì per giunta sbavava dietro a Deku, evidentemente ci teneva tanto a rovinarsi la vita.
-Se ci ritrovassimo nei guai… tu ci aiuteresti?-
Lui inarcò le sopracciglia, quasi scioccato da quella domanda, ma non l’aveva sentito cosa aveva detto prima?
-Nessuno di questo team verrà eliminato! Il numero uno non può che puntare alla vittoria perfetta, è l’unica vittoria degna!- annunciò.
Tanto bastò perché Uraraka sospirasse.
La vittoria perfetta, per lui dunque non erano altro che questo, numeri da aggiungere per ottenere il risultato che voleva, per gonfiare il suo ego.
Deku puntava a vincere perché era la condizione necessaria per salvare le persone, per ispirarle a essere migliori.
Bakugo puntava a salvare le persone perché era la condizione necessaria affinché vincesse, solo per sé stesso.
-Lo sai… mai come adesso, sono convinta che Deku sia migliore di te!-
-Ovviamente! Figurarsi se tu non ti saresti messa in prima linea per su…-
-NON SI TRATTA DI QUESTO!- stavolta fu lei ad urlare, tanto che pure gli altri che già si erano avviati si fermarono stupiti.
Ochaco stringeva i denti, l’ultima cosa che si aspettava era che avrebbe dovuto dare conferma dei suoi sentimenti a Bakugo, ma se era per dare un definitivo calcio a quella sorta di timore reverenziale che tutti, dovute eccezioni a parte, sembrassero avere nei suoi confronti, allora lo avrebbe fatto.
-Quei sentimenti voglio metterli da parte! Deku è migliore di te appunto perché è l’esatto opposto di te! Tutti noi lo ammiriamo perché cerca costantemente di migliorarsi, e fa di tutto per spingere anche noi a fare altrettanto. Tu, invece, cerchi di spingere tutti in basso, ti senti migliore degli altri e, tramite la paura, cerchi di costringere tutti a pensarla come vuoi tu. Ti dico questo Bakugo: io fiducia in te non ne nutro e penso che Deku si sbagli a volerti dare un’altra occasione! Ma essere un eroe è anche il mio sogno, voglio poter essere migliore di come sono ora! Perciò proverò a fare squadra con te, sperando che una piccola parte di te voglia fare altrettanto.-
Sconvolgimento.
Sconvolgimento puro, questo c’era nello sguardo cremisi di Katsuki Bakugo mentre anche Uraraka se lo lasciava alle spalle.
Che cazzo stava succedendo, perché, all’improvviso, tutti quegli scarti osavano parlargli così?
Voleva bloccarla, urlarle contro, rimetterla indietro, nelle retrovie, era li che meritava di stare, come tutti gli altri, invece anche lei andò oltre, lo superò.
Era stato lasciato come ultimo della fila, era indietro.
Strinse ancora di più i denti, i pugni, sotto i guanti, sbiancarono per la forte stretta, gli occhi inondati di sangue.
Deku, era sempre e solo colpa sua!
Lui e le sue stronzate, ora tutti pensavano che bastasse credere in qualcosa per ottenerla, no, non funzionava così, i più forti vincevano, i più deboli dovevano star indietro e in silenzio.
“Deku di merda, stavolta ti ridurrò in cenere per davvero!”-
Che mattinata di merda!
 
 
 
Erano circa le ore dodici quando Iida propose al suo team di fermarsi per una pausa.
Come il rappresentante della sezione A e i suoi compagni ebbero modo di notare, nel ricreare l’ambiente di una zona di valle in prossimità dei monti, quelli della U.A non avevano lesinato nemmeno sulla costruzione di alcuni edifici che ricreassero meglio l’atmosfera.
I cinque entrati dal gate 3 si trovavano in quel momento all’interno di una casupola in legno, di modeste dimensioni, una sorta di piccolo rifugio sperduto.
Tenya aveva proposto di fermarsi giusto per pochi minuti, il tempo necessario di consumare qualche barretta proteica e bere un po', lo stretto indispensabile.
-Non dobbiamo sovraccaricare di grassi il nostro organismo, in una situazione del genere, un Hero deve saper mantenere il suo corpo nel corretto stato di forma.- aveva detto.
Tetsutetsu annuì con convinzione, dichiarando come fosse virile da parte sua dare al proprio fisico la giusta cura, Aoyama all’inizio protestò per la mancanza di un piatto a base di formaggio francese ma fortunatamente fu convinto.
Kuroiro fu pacato e accennò semplicemente qualcosa sul fatto che l’oscurità dovesse sempre stare in forma per poter cogliere di soprassalto le sue vittime.
Mineta… beh, lui si lamentò per altro.
-Ancora non riesco a credere che nel mio team non ci sia nemmeno una ragazza, che sfiga.- piagnucolò il tappetto.
-Sarà stata una saggia e ragionata mossa dei nostri insegnanti per prevenire i tuoi atteggiamenti disdicevoli, Mineta.- lo redarguì Iida, rimediandoci uno sbuffo dall’altro.
-Comunque uffa, non abbiamo ancora incontrato nessuno, io ho voglia di menare un po' le mani.-
-Attento con le richieste, Tetsutetsu, l’oscurità ha sempre modi ambigui di esaudirle.- replicò un ghignante Kuroiro.
Yuga si avvicinò alla finestra per dare un’attenta sbirciata, avevano disseminato la zona con lunghe corde adornate con le sfere appiccicose di Mineta, ma controllare personalmente era più saggio.
C’era il limitare della foresta lì vicino… e qualcosa vicino gli alberi.
Affinata bene la vista, notò che si trattava di un paio di guanti e scarpe fluttuanti, Hagakure, senza ombra di dubbio.
-Mes amies, sembra che abbiamo compagnia.-
Iida lo affiancò subito alla finestra, attento non farsi vedere, osservando attentamente poté confermare da sé che, sì, era senza dubbio Toru.
Avevano finito la loro pausa, quindi a quel punto c’erano due possibilità: o allontanarsi per evitare uno scontro che, dopo mezza giornata, poteva rivelarsi debilitante, oppure analizzare bene la situazione per capire se fosse possibile rischiare.
Mineta, con gli occhi sgranati, cercò letteralmente di saltare fuori dalla finestra, prima che Tetsutetsu lo prendesse al volo per la collottola del costume.
-Lasciatemi, dopo una settimana senza fare commenti su tette e culi ora mi ritrovo senza neanche una femmina in squadra, lasciatemi andare, la catturo io, mi accontento anche di un paio di tette invisibili!-
-Amico, seriamente, sei raccapricciante.-
Iida stava cercando di capire se fosse il caso di attaccare, poteva trattarsi benissimo di un’imboscata.
Aguzzando la vista, notò che i guanti si abbassarono e, a giudicare dalla disposizione, sembrava che Toru avesse poggiato le mani sulle ginocchia, stava riprendendo fiato dunque?
Che fosse scappata in seguito ad un attacco subito dal suo team? Perché allora poteva essere una ghiotta occasione per prendere un ostaggio.
Effettivamente un’idea l’aveva.
-Aoyama, spara un raggio laser in sua direzione, Kuroiro, richiedo la tua prontezza. Userai l’ombra del laser per raggiungerla in fretta, a quel punto la intrappolerai nel nastro, noi ti verremo incontro per difenderti da eventuali attacchi, se dovesse essere una trappola.-
I due componenti annuirono, e il ragazzo biondo puntò il gomito in direzione di dove si trovava Hagakure e sparò un raggio laser dall’apposito dispositivo, Shihai fu altrettanto veloce a tuffarsi nell’ombra proiettata dalla scia luminosa.
Il raggio perforò l’albero vicino al quale Toru era appostata e Vantablack sbucò dall’fumo ritrovandosi faccia a faccia (più o meno) con lei.
Caricò il pugno e lo diresse all’addome della ragazza, un colpo secco per cominciare.
-Abbiamo il primo ostaggio!-
 
 
 
Dopo essere stato fondamentalmente sgridato da tre componenti del team, Bakugo si era mantenuto silenzioso per le successive ore.
Alle ore 13 il team entrato dalla porta 1 giunse in prossimità di una formazione rocciosa vicino la quale scorreva un fiume, la foresta dal lato opposto, avevano provveduto anche a quelli dunque.
Uraraka non perse tempo e andò a dissetarsi e riempire le borracce di quel po' che erano state svuotate.
-Fermiamoci un minuto!- ordinò Monoma, venendo presto ascoltato da tutti, eccetto Bakugo.
-Chi ti ha nominato capo, eh?-
Venne totalmente ignorato, era come se stessero fingendo che non ci fosse.
-Ah, però, se non fosse che siamo nel bel mezzo di un’esercitazione, sarebbe un bel posto per un picnic tra amici.- Ochaco sorrideva accomodante, la sua allegria era contagiosa e persino Monoma qualche volta si ritrovò a sorridere di fronte alla sua gentilezza, seppur subito dopo montava la sua miglior espressione da bastian contrario pazzo e asseriva che non sarebbe cascato nei suoi subdoli trucchetti da studente della A.
-Ma siamo compagni di squadra, che senso avrebbe ingannarti?-
-Voi della A agite per vie sleali e meschine, non mi farò fregare.-
Restava da capire se fosse serio o stesse solo cercando di mantenere una facciata.
Ma Kosei e Nirengeki invece non si erano fatti nessun problema, qualche piccola conversazione ci era sfuggita e la presero subito in simpatia.
Shinso non parlò granché, si limitava giusto a qualche grugnito o risposta monosillabica se proprio necessario, ma non si era mai mostrato scontroso nei confronti di nessuno del gruppo.
Bakugo ringhiò, cazzo se gli davano fastidio.
-Avete finito di giocare agli allegri boy-scout, eh?-
Lo ignorarono ancora una volta, oh, allora avevano proprio deciso di farlo incazzare.
-Penso che la cosa migliore sia seguire il letto del fiume, ho un sospetto che voglio verificare.- asserì poi il possessore del quirk Copy.
I cinque si rimisero in piedi e si apprestarono a ripartire.
Bakugo Katsuki aveva veramente una scarsa pazienza, e quei cinque non avevano fatto altro che provocarlo, e quel fastidio che gli bruciava in petto non la smetteva.
“Sai, magari potresti cercare di essere almeno un briciolo collaborativo.”
“Fottiti! Non mi faccio dare ordini da nessuno io!” ricacciò indietro quella stupida vocina, le sue parole erano stupide, quello che gli proponeva era stupido, e… e ora cominciava pure a litigare con sé stesso?!
Riprese il passo per stare dietro a quegli altri.
-Come va, Bakugo, per caso ti senti stanco, perché se ti va posso darti altri due minuti di pausa?-
Monoma sapeva benissimo che quel comportamento era sbagliato, un eroe in teoria non dovrebbe mai abbandonare un compagno.
Ma, d’altro canto, un eroe a volte doveva prendere anche decisioni difficili, e un elemento di disturbo che col suo carattere rischiava di compromettere le dinamiche dell’intera squadra era anche peggio, magari quindi lasciarlo da solo per i primi tempi lo avrebbe portato a darsi una calmata.
Peccato che Bakugo considerasse il tutto solo come un’offesa nei suoi riguardi.
-Vaffanculo, fotocopia! Questa giornata è cominciata di merda che peggio non si può.-
Ma si sa che a volte la fortuna gira e, quel giorno, decisamente non girò in suo favore.
Bakugo percepì una presenza, un’ombra sopra di lui.
Fu tutto nell’arco di un istante, poi un urlo.
-SMAAAAAAAAAASH!
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Signori, ci siamo, con questo capitolo la sfida comincia ufficialmente.
Dopo una prima parte un po' più tranquilla, giusto per calarci nell’atmosfera, alla fine abbiamo cominciato a vedere i preavvisi di alcune battaglie.
Allora, la canzone che Pony e Mina canticchiano all’inizio è “On my Way” di Phil Collins, personalmente mi sembrava pertinente all’atmosfera di allegria che lei cerca di portare a tutti e Mina non poteva non aggregarsi dai. Hm, mi sa che ho trovato una nuova amicizia che mi piace, Toru potrebbe non essere contenta. XD (ma solo io ho il sospetto che Tsunotori sia stata ideata dopo una maratona di “My Little Pony”?)
Riguardo il Team di Itsuka, non vi dico nulla dai, altrimenti che sorpresa sarebbe? ;)
Dopo Midoriya nel precedente capitolo, qui abbiamo un bel pacchetto da tre: Uraraka, Monoma e Shinso non le mandano a dire a Bakugo e per chi volesse dirmi che ormai Bakugo è cambiato e non reagirebbe più così… sì, certo, aspetta che vado a cambiarmi il polmone che mi è esploso dal troppo ridere.
E ora, l’appuntamento praticamente fisso dei miei angoli: le critiche a Bakugo!
Signori, non mi venite a dire che Bakugo non si comporterebbe così se lo criticassero, dopo il secondo combattimento con Izuku non c’è stata una singola volta in cui Horikoshi lo abbia messo in una situazione difficile con altri studenti. Molto semplicemente, per come la vedo io, perché altrimenti il castello di carte crolla, la bugia si scopre, si vedrebbe che Bakugo non si è evoluto manco per il c***o, quindi meglio dargli vita facile, farlo vincere senza problemi senza dargli sfide che farebbero emergere il suo caratteraccio e condiamo tutto con false e ipocrite giustificazioni su quanto sia cambiato troppo, su come ora si preoccupi per gli altri ecc. Tutte balle, Bakugo non tiene affatto agli altri, lui cerca la vittoria perfetta (sue parole) e aiuta gli altri perché sono il mezzo per ottenerla, per lui sono strumenti per soddisfare il suo ego. Bakugo fa schifo ragazzi! Se decidesse che la vittoria perfetta richiedesse altro lascerebbe tutti nello schifo e se ne fregherebbe.
Opinione mia, ovviamente, ma ho la seria convinzione che Horikoshi per primo le provi tutte: Bakugo dice “io aiuto voi, voi aiutate me!”, allora subito tutti a dire che è cambiato, che è un genio della tattica, che la sua sfida gli ha dato i brividi (Porca miseria, lo ha fatto dire ad All Might, rendiamoci conto), quando una cosa del genere non avrebbe mai potuto funzionare visto i progressi che in teoria gli altri hanno fatto rispetto a lui ma ovviamente visto che lui deve apparire imbattibile allora fanc**o il senso e facciamo che è un genio (onestamente, più lo analizzo e più Bakugo mi sa di Gary Stu), Bakugo dice che punta solo alla vittoria perfetta precisando “IO”, sottolineando di fatto che non è cambiato, e allora subito a distogliere l’attenzione su Monoma, personaggio odiato dai fan, in cui questi viene messo in ridicolo e, con faccia palesemente esagerata, farlo gridare sbalordito sorprendendosi che questi sia cambiato.
Sicuramente è frutto delle mie paranoie, ma visto che ho il diritto di dire la mia: signori, Bakugo nei fatti non è cambiato minimamente, Horikoshi ti ficca questo concetto in testa tramite il manga stesso, chi lo elogia e lo definisce cambiato, migliorato ecc viene messo in luce positiva, chi lo critica, tipo Monoma, viene rappresentato sempre negativamente, questo lo chiamo messaggio subliminale per lavare il cervello. È ignobile e da paraculo ‘sta cosa, il manga cerca di ficcarti il concetto che Bakugo sia una persona migliore a forza in gola e quando succedono certe cose e perché colui che lo fa sa benissimo che la verità è opposta.
E non citatemi le frasi “Se guardi gli altri dall’alto in basso non capirai mai le tue debolezze” o “devo capire cosa mi manca”, perché signori, sono parole vuote, messe lì per lo stesso proposito: ditemi se caratterialmente avete visto un seguito a suddette frasi? No, sempre lo stesso atteggiamento.
Se ci fate caso, Midoriya e Todoroki sono ormai rappresentati come gli unici che gli tengono testa, guarda caso sono quelli verso cui ha l’atteggiamento più di m***a, perché Bakugo può dirti ogni tanto due cose carine… fintanto però che tu rimani uno scarto che ha paura di lui e lo considera superiore, se lo tratti come un tuo pari allora devi solo morire, in sostanza lo stesso atteggiamento che aveva alle medie, preciso, puoi ricevere un trattamento mezzo decente fintanto che resti dietro di lui, ma non osare neanche ad avere i tuoi sogni, perché se no verrai subito minacciato e picchiato.
Signori, BAKUGO… NON…È… CAMBIATO! Non è un eroe e non lo sarà mai finché continua così!
Chi vuole bersi quello che Horikoshi rifila faccia pure, ognuno ha diritto alla propria opinione e ribadisco un’altra cosa: non sto dicendo che chi ama il personaggio di Bakugo sbaglia, non ho nessuno diritto per giudicare e alla fine tutto quello che dico ogni volta è uno sfogo personale, io c’è l’ho con quelli che lo giustificano a tutti i costi, che adducono scuse, che affermano che è tsundere, questi sono tipo i tre quarti della fanbase di questo personaggio tossico, la parte tossica appunto, poi c’è l’altro quarto, quelli che lo amano per la questione psicologica o per il processo evolutivo che potrebbe avere ma che hanno l’intelligenza e l’onestà di ammettere che deve cambiare come persona e che debba farsi una presa di coscienza grossa quanto l’Everest, a voi rinnovo il mio rispetto sincero per riuscire a trovare qualcosa per cui si possa effettivamente apprezzare questo rifiuto umano.
Sinceramente e per concludere: penso che la vita vera, che il mondo in generale, faccia schifo, ho un carattere cinico e disilluso, i manga, gli anime, i libri, i film, qualunque genere di prodotto di fantasia, li amo perché mi permettono, per quei momenti in cui mi ci immergo, di estraniarmi da questo schifo di mondo, perché lì almeno posso vedere coloro che si impegnano, che credono nei loro sogni e nel rispetto degli altri che alla fine, malgrado le difficoltà, realizzano i loro obbiettivi e coloro che hanno avuto tutto facile dalla vita, che si ritengono migliori e che godono a schiacciare gli altri per soddisfazione personale alla fine ricevono sempre le critiche e i calci in faccia che merito, se voglio il contrario, se voglio l’ingiustizia, la glorificazione di chi non la merita e l’ignorare chi si fa il mazzo, mi basta la vita vera, specie poi se vivi in Italia.
Bakugo e Midoriya, in questo senso, stanno ricevendo un trattamento molto all’italiana se ci pensiamo: il primo viene elogiato perché… boh, perché “è figo” (l’avessero fatto di aspetto brutto ci scommetto quanto volete che minimo metà dei suoi “fan” non lo avrebbe manco ca***o), Izuku è ritenuto un frignone, quando questa considerazione è frutto di una superficialità estrema… qui lo dico, si può odiare Izuku (io francamente non capisco come), ognuno ha i suoi personaggi preferiti e gli odiati, ma se mi dite che la ragione per cui lo odiate è che è un frignone allora vuol dire che non avete capito un c***o del suo personaggio, tornate pure a elogiare Bakugo, ci sto a credere allora che vi piace perché è “interessante”.
Ma mi consolo perché, avete già capito, nel prossimo capitolo gli sparò la prima ondata dell’acquazzone promesso, quella più lieve.
Vedrete come lo combino, tanto nel fisico quanto nella testa.

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Capitolo 16
*** 1° giorno: ... e invece cominciano le mazzate! ***


-Abbiamo il primo ostaggio!- urlò Kuroiro, più convinto che mai.
Era passata mezza giornata ed erano di fronte alla possibilità di accaparrarsi un importante punto fin dall’inizio.
Hagakure era un bersaglio facile, non aveva nulla per contrastarlo, il pugno che le sferrò all’addome sarebbe bastato per metterla al tappeto.
Non aveva certo torto, se solo l’avesse colpita.
Vantablack sgranò stupefatto gli occhi quando il suo gancio destro trapassò nient’altro che l’aria.
-Ma cosa…?-
Non ebbe nemmeno il tempo di ultimare il quesito che, dalla cima dell’albero sotto il quale si trovava, saltò giù qualcuno.
-Nulla di personale, Kuroiro.- fu ciò che sentì prima di ritrovarsi schiacciato a terra da un paio di mani giganti, Kendo.
I compagni di team del ragazzo in nero sgranarono gli occhi, si era trattato davvero di una trappola allora.
Mentre Kendo si assicurava che l’avversario fosse svenuto, guanti e scarpe fluttuarono in direzione di una familiare ragazza dai capelli argentati, nascosta dietro un tronco più in là, che annuì soddisfatta, o almeno questo sembrava dal suo sguardo apatico.
-Bel lavoro Emily!- si complimentò proprio la ragazza invisibile indossando di nuovo gli unici elementi del suo costume da Hero, mentre Kendo finiva di legare col nastro un Kuroiro privo di sensi e se lo caricava in spalla.
-Ehi, ci avete teso un’imboscata, non è stata una mossa molto virile, Kendo!- urlò Tetsutetsu, uscendo dalla casupola e caricando a testa bassa verso la compagna di classe, in quel momento avversaria.
Iida tentò di fermarlo, urlando che forse stava solo facendo il loro gioco.
Real Steel non coprì nemmeno metà della distanza prima che un immenso stormo di colombe sbucasse fuori dalla foresta e lo circondasse in un tornado di piume ed ali, bloccandogli completamente la visuale.
-Come ho già detto, Tetsu, nulla di personale, ma siamo qui per dimostrare le nostre capacità. RED RIOT!-
Il quinto componente della squadra Kendo arrivò dalla foresta e, attivando il suo potere, cominciò a sferrare poderosi pugni per terra, spaccando il terreno e usando le rocce infrante sia come scudi per i raggi laser di Aoyama, che aveva cominciato a sparare per cercare di colpirli, tanto per impedire che notassero in che direzione sarebbero arretrati.
-Bene così, ritirata veloce, gli animali guidati da Anima non ci potranno coprire per sempre!-
Iida, superato lo sbigottimento iniziale, corse verso lo scudo innalzato da Kirishima e, motori attivati, si caricò per sferrare un forte calcio per distruggere una roccia.
L’attacco andò a segno, ma a quel punto il team rivale si era già dileguato all’interno della foresta, e per giunta c’era ancora lo stormo di volatili ad infastidirli.
Iida strinse i denti, non era stato abbastanza previdente, e già avevano perso un componente.
-Non dobbiamo lasciare che si allontanino, seguiamoli, possiamo ancora riprenderli se cerchiamo attentamente!-
Dovette prendere una decisione rischiosa, ma purtroppo necessaria.
-Dividiamoci, dobbiamo coprire il maggior terreno possibile. Mineta, useremo le tue sfere per rimanere in contatto e segnalarci eventuali pericoli.-
La squadra del terzo gate non aveva cominciato bene.
 
 
 
Verde.
Una grande abbondanza di verde, in una foresta d’altronde era quello il colore che più si poteva trovare, era perfettamente normale che fosse così.
Tra foglie degli alberi (che poi, visto il periodo ormai prossimo all’inverno, era un miracolo fossero di un colore così brillante, a meno che non c’entrasse nuovamente l’organizzazione della U.A; che il preside Nezu li avesse letteralmente fatti impiantare di recente dopo averli prelevati da zone più calde? Ormai nessuno se ne sarebbe sorpreso, quel cane… procione… topo… qualunque bestia fosse, era capace di tutto), erba per terra, cespugli e arbusti, quel colore dominava la visuale di chiunque stesse nelle sezioni più boscose dell’arena, che erano la maggior parte.
Insomma, molto verde.
Era così tanto che, se lo si osservava troppo a lungo, a qualcuno sarebbe potuto venire il sospetto che si muovessero, quelle fronde.
E ad un certo punto, quando da un cespuglio ne sbucò fuori un altro, qualcuno avrebbe potuto pensare di star sforando il tetto della sanità mentale per tuffarsi nel cielo della pazzia.
Per poi decidere di avere decisamente bisogno di una visita al manicomio nel vederne altri quattro sbucargli accanto e seguirlo quando questi iniziò a muoversi.
Fortunatamente poi, sotto quei cespugli, sarebbero sbucate fuori delle teste e corpi annessi.
Midoriya Izuku giunse in un piccolo spiazzo libero all’interno della foresta, c’era una piccola pozza d’acqua nel centro, un laghetto poco profondo, e qualche fiore sparso qua e là.
Il ragazzo controllò l’orologio al polso, ore dodici, per poi accomodarsi sul manto nel quale, volendo, avrebbe potuto sparire per la quasi totale complementarità dei colori.
-Ok, ragazzi, il posto sembra abbastanza tranquillo. Riposiamo un po' restando in allerta, Shiozaki!-
La ragazza vestita di bianco annuì, prima di inginocchiarsi a terra vicino la pozza e immergervi alcune delle sue liane, mentre altre cominciarono a penetrare nel terreno per creare un vero e proprio reticolo sotterraneo per captare possibili movimenti, tenendo gli occhi chiusi per concentrarsi.
-Che palle, però, ancora non abbiamo incrociato nessuno!- sbuffò un familiare ragazzo mantide, accomodandosi su un masso lì vicino e facendosi spuntare due lame dagli avambracci per poi cominciare ad affilarle per passare il tempo.
Kamakiri aveva ovviamente voglia di lottare, il suo temperamento focoso chiedeva soddisfazione con una bella scazzottata, gli altri quattro non avrebbero avuto dubbi a definirlo come l’elemento rissoso del team.
-Togaru, amico mio, tu faresti rissa in ogni momento della giornata, quanto possiamo prenderti sul serio?- lo provocò giocosamente la sua migliore amica.
-Ah, sta zitta, Tokage! Tra tutti i compagni del team originale che potevano capitarmi, proprio tu.-
-Dillo che in fondo sei felice di avermi in squadra, amicone mio.- replicò con un sorrisone la ragazza lucertola, accomodatasi non lontano da Ibara.
Il ragazzo più alto sbuffò nuovamente prima di tornare a dedicarsi alla sua temporanea attività di svago.
“Speriamo di incrociare Bakugo, vorrei suonargliele di brutto a quello lì.”
L’ultima componente del gruppo, Tsuyu, si era andata a sedere al fianco delle altre due ragazze, i suoi occhi tondi saettavano ovunque, magari in cerca di possibili pericoli.
-Come ci comportiamo allora, Midoriya, kero?-
Il ragazzo aveva già tirato fuori il notebook dallo zaino (nessuno si soprese del fatto che l’avesse portato), una rapida controllata ai quirk dei suoi compagni perché non faceva mai male.
Era più che soddisfatto del suo team, date le capacità individuali e le possibili combinazioni che aveva già pensato, poteva dire senza dubbio che potessero coprire tutti i possibili punti di una strategia.
-Vediamo se Shiozaki percepisce qualcosa, decideremo in seguito.-
Sarebbero passati alcuni minuti dove l’unico rumore udito fu il clangore delle lame che stridevano mentre Togaru le affilava.
-Quindi…- cominciò Setsuna per discutere un pochino, non le piaceva quando c’erano silenzi troppo lunghi. -… c’è qualcuno in particolare che vorreste affrontare?-
-Non mi pare il caso di trattare la cosa al pari di un gioco, Tokage.- la redarguì Asui.
-Infatti non lo considero un gioco, ma potremmo incontrare chiunque, è solo una curiosità.-
-Bakugo, ovviamente, ma tanto farò il culo a chiunque mi capiterà davanti.-
-Kamakiri, non smetterò mai di chiedertelo: per favore, smettila di usare un linguaggio così volgare!-
-E io ti rispondo come ogni volta, Shiozaki: quando tu la pianterai di fare la santarellina del ca…- fu messo a tacere da una frustata in volto, tramite le liane/capelli della ragazza.
-LINGUAGGIO!-  lo sgridò, comicamente arrabbiata, per poi tornare subito al suo contegno pacato, con lui che borbottò qualche insulto sottovoce prima di zittirsi.
Asui inclinò la testa, ma quei due facevano sempre in quel modo?
Setsuna sghignazzò, prima di avvicinarsi ad Izuku con qualche piccolo saltello da seduta.
-Fanno così più spesso di quanto non si creda. Certe volte ho il sospetto che finiranno a letto insieme.- gli sussurrò all’orecchio, facendolo arrossire per l’insinuazione.
-Oh, ehm… ca-capisco.- non si sentiva a suo agio a parlare di… certe cose.
Fece un saltello lui, a quel punto, per distanziarsi, Setsuna alzò un sopracciglio quando se ne accorse, aveva appena cercato di allontanarsi o era stata una sua impressione?
Un saltello da parte di lei, poi le fece lui, sorrise divertita.
-Ti imbarazza starmi vicino, Midoriya?-
-Co-cosa? M-ma no… c-certo che no.- bugia bella e buona.
Dopo quello che era successo l’ultima sera era entrato in una sorta di stato di confusione quando lei diveniva protagonista di pensieri nella sua testa, non sapeva perché ma all’improvviso cominciarono a divenire più… “intensi”, e non aveva idea di che opinione avere a riguardo.
Ad aggiungersi a questo c’era poi quel costume da Hero: attillato, troppo attillato, e si vergognava di sé stesso per aver, anche se solo una volta e per un secondo spiccicato, posato gli occhi sul fondoschiena di Setsuna mentre erano in marcia, commentando per giunta con un “Wow!” nella sua testa, era sbagliato quello che aveva fatto e… e non ci stava più capendo niente.
A salvarlo dalle turbe mentali ci pensò Ibara che richiamò l’attenzione di tutti con un gesto della mano.
-Ho individuato qualcuno a pochi chilometri da qui. Sono in sei.-
-Allora vuol dire che c’è Shinso, senza ombra di dubbio.- dedusse subito il ragazzo con le lentiggini, fortunatamente c’era stata quella distrazione a salvarlo e farlo tornar su argomenti più importanti e decisamente meno “impropri”.
-Sei tu che lo hai affrontato al festival sportivo, cosa suggerisci di fare?-
Alla domanda di Tokage, Izuku riflettè alcuni secondi, prima di rivolgersi ad Asui.
-Tsuyu, hai detto che il tuo quirk ora si è potenziato, che riesci a mimetizzarti, giusto?-
-Ho detto così, e vedo che finalmente mi chiami per nome, kero.-
-D-dovevo imparare, prima o poi. Pensi di poter andare in avanscoperta nella direzione in cui si trovano? Dobbiamo scoprire con chi è in squadra.-
Usando una liana di Shiozaki come fune di salvataggio legata attorno alla vita, la ragazza-rana si avventurò per analizzare i possibili avversari, Kamakiri già ghignava al pensiero di avere finalmente uno scontro in vista.
Sarebbe tornata alcuni minuti dopo, comunicando i restanti membri del team.
-C’è anche Bakugo, dunque.-
Dopo qualche altro minuto di riflessione, cominciò quello che i tre componenti del team non addetti alle strategie avrebbero potuto credere fosse un pezzo sapientemente orchestrato se non fosse che sapevano che tutti gli studenti fossero all’oscuro delle nuove squadre e dunque ignorassero chi avrebbero avuto come compagni e che, tra l’altro, non avrebbero certo potuto prevedere quale team avversario avrebbero incrociato.
Stava di fatto che Midoriya e Tokage sembravano entrati nelle rispettive teste.
-Ok, ragazzi, il quirk di Shinso funziona esclusivamente se gli rivolgete la parola, dunque…-
-… una volta entrati in azione l’elemento essenziale sarà rimanere in silenzio. Bakugo è il più pericoloso lì in mezzo, bisognerà metterlo fuori gioco per primo, a quello…- continuò lei, che sembrava aver intuito cosa volesse dire, prima di continuare e, pensando divertita, di voler verificare se anche lui fosse sulla sua lunghezza d’onda.
-…ci penserò io. Il momento in cui attaccherò Bakugo, dopo che mi sentirete gridare, sarà il segnale di partenza, da lì in poi silenzio assoluto. Appena avrò sferrato l’attacco e l’avrò bloccato toccherà a Shiozaki creare la giusta distrazione…-
-…tramite le sue liane. A quel punto Asui, approfittando della confusione, bloccherà Shinso con la lingua per non farlo parlare. Kamakiri le resterà vicino, così da essere pronto per…-
-… difenderla da eventuali attacchi, usando le sue lame come scudi. Non possiamo escludere il rischio che qualcuno riesca a riprendere il controllo della situazione prima del previsto, sarà dunque necessario che…-
-… io mi sparpagli per la zona dell’attacco, creerò ulteriore confusione e al contempo rallenterò tutti.-
Lui si rese conto a quel punto che si erano completati la strategia a vicenda solo dopo aver finito di parlare e aver notato le espressioni scioccate dei loro compagni.
Lei a quel punto scoppiò a ridere dandogli un colpetto sulla spalla.
-Però, allora è vero che hai un bel cervello lì dentro. Da noi, se togliamo Monoma e Honenuki, e forse Rin, gli altri te ne fanno a malapena uno se li metti insieme.-
-GUARDA CHE TI SENTO!-
-Guarda che lo so.-
Quel breve siparietto suscitò una piccola risata anche ad Izuku e lo aiutò a distendersi.
Simulò un colpo di tosse per riprendere il discorso.
-Ok, ragazzi, sembra che abbiamo un piano. È Shinso l’obbiettivo da catturare!-
-No, aspetta un attimo.- Tokage stavolta non sembrò d’accordo.
-Non dico che non ci farebbe notevolmente comodo il suo quirk, ma eliminare Bakugo già il primo giorno sarebbe veramente vantaggioso, converrebbe provare a prendere lui, no?-
-Non hai torto, Tokage, ma siamo ancora a metà giornata, se il piano riuscisse poi avremmo la grana di doverlo tenere a bada fino a mezzanotte. Oltre tutto… non voglio catturarlo anche per altro.-
-Si tratta di quello che ci dicesti ieri, kero?- gli chiese Tsuyu mettendosi un indice sulla guancia a simboleggiare il suo dubbio.
Izuku sospirò, si sentiva in colpa per questo, ma doveva farlo.
-Prometto di spiegarvi, ora è necessario che agiamo però.-
-Midoriya, detto francamente, poco me ne frega di cosa ti frulla nel cervello, basta che meniamo le mani.- si intromise a quel punto Togaru, infastidito.
Forse era Izuku che cercava di leggere attraverso le righe in tutto, ma ebbe l’impressione che lo disse più per non parlare di quell’argomento scomodo che per effettivo fastidio.
Annuì con determinazione, ora ciò che contava era agire.
-Mi fido di voi ragazzi! Il segnale di partenza sarà…-
 
 
 
-SMAAAAAAAAAASH!-
Questo fu il segnale di partenza dell’attacco, un’ora dopo.
Un guizzo elettrico improvviso, Bakugo ebbe giusto il tempo di voltarsi prima che, in turbinio di scariche verdi, un pugno di poderosa potenza si scontrasse con la sua faccia.
Quando era stata l’ultima volta che aveva avvertito un dolore simile?
Il resto del team fu colto di sorpresa, Midoriya era letteralmente balzato fuori dalla foresta a velocità fulminea e aveva appena steso a terra uno del team, bloccandogli le gambe con una delle sue, con l’altra un braccio e usando le mani per bloccare rispettivamente testa e altro braccio.
Izuku, e anche Bakugo se non fosse stato mezzo intontito dal cazzotto ricevuto, ebbe come un flashback, non seppe perché, ma la realizzazione di quella crudele ironia lo fece sentire soddisfatto.
-Dannazio…- l’imprecazione di Monoma gli morì in gola quando dal terreno sbucarono, come enormi fruste di vegetali, delle liane che impietose, cominciarono a vorticare attorno a tutti quanti i membri del gruppo, lui, Shoda e Tsuburaba vennero catturati e appesi a testa in giù come salami.
Shinso schivò una frustata e notò con la coda dell’occhio una figura tra gli alberi.
-Tanti piccoli agnelli sperduti, la Grazia Divina non vi lascerà mai soli!- annunciò con solennità l’aspirante Hero Vine, con un tono di voce così minaccioso da risultare spaventoso.
Il ragazzo afferrò le sue bende per tentare di fermarla, una lunga lingua sbucata letteralmente dal fiume lo avvinghiò prima che potesse fare qualunque mossa, intrappolandolo, Asui Tsuyu saltò poi fuori dall’acqua mentre Togaru Kamakiri, sbucato a sua volta saltando giù da un albero, attaccò Uraraka, l’unica riuscita a non farsi catturare.
Per sfuggire alle sue lame, la castana usò su sé stessa lo Zero Gravity, librandosi in aria e schivando l’attacco, solo per venire accerchiata da numerosi piccoli pezzi di corpo che, volteggiandole intorno e attaccandola da tutti i lati, le impedirono di farsi una chiara idea della situazione.
Izuku osservò rapidamente lo stato delle cose, notò come Jack Mantis andò prontamente ad affiancare Froppy rifilando una gran botta in testa, col piatto di una lama, al povero Shinso prima di caricarselo in spalla, un po' estremo, ma ottenne l’effetto di fargli perdere i sensi; un solo vocabolo, perché era tutto quello che occorreva.
-RITIRATA!- un colpo di taglio alla base del collo di Bakugo, giusto per assicurarsi che stesse fermo ancora un po', e andò ad affiancare Shiozaki al limitare degli alberi.
Quest’ultima sbatté i ragazzi a terra con le sue liane per stordirli, mentre Setsuna rifilò una testata a Uravity per farle perdere quota, prima di seguire il resto del gruppo.
Bakugo riuscì a fatica a rialzarsi, rivolse un’occhiataccia omicida verso il tanto odiato Deku, quest’ultimo era rimasto in coda al suo gruppo, ergendosi a scudo per coprire la ritirata degli altri.
-DEKU DI MERDA, NON OSARE VOLTARMI LE SPALLE! RIMANI E AFFRON…- il resto del grido gli morì in gola insieme ad un guaito strozzato.
Perché, senza che lui se ne accorgesse, una delle gambe staccate di Lizardy lo aveva raggiunto alle spalle rifilandogli un calcio… beh, lì.
-Ben ti sta, isterico!- la presa in giro della ragazza fu l’ultima cosa che sentì prima che anche lei e Deku svanissero tra tutto quel verde e un muro di liane si innalzasse per rallentarli.
Monoma rialzatosi ringhiò infastidito.
-Maledizione.-
Bakugo intanto era occupato a tenersi tra le mani la parte offesa.
-Mi ha dato un calcio sulle palle… perché? Perché mi ha dato un calcio sulle palle?-
Uraraka, a discapito del fatto che fossero appena stati messi nel sacco, non riuscì a non scoppiare a ridere al sentirlo lamentarsi con quella vocetta da cipmunk.
Tsuburaba e Shoda la seguirono presto a ruota, al diavolo la reazione di Bakugo, la sua risata era contagiosa.
Persino Monoma, una volta recuperata la calma, si fece sfuggire un piccolo verso divertito.
-Beh, almeno anche nella sconfitta troviamo un aspetto positivo.-
-ANDATE A FANCULO TUTTI! INSEGUITELI, CAZZO!-
Le risate degli altri aumentarono di volume, non era proprio possibile prenderlo sul serio.
Strinse i denti, furente di rabbia, Deku lo aveva umiliato, non gliel’avrebbe mai perdonata questa.
 
 
 
-Accidenti!- gridò un Denki Kaminari che correva come un forsennato, inseguito da un Jurota Shishida trasformato in quel momento nella sua forma bestiale.
-Ok che non sono il più intelligente del gruppo, ma perché io?-
-Perché, tra tutti noi, sei incredibilmente veloce a correre, specie quando sei motivato dal terrore e l’istinto di sopravvivenza.-
Non capì se quello di Yaoyorozu fu un complimento o un velato commento derisorio.
Ciò non toglieva il fatto che ora stesse scappando inseguito da un enorme bestia pelosa, dopo essersi servito della sua elettricità per separarlo dal resto del suo team.
-Yaoyorozu, ti prego, dimmi che sai quello che fai!-
-Stai andando bene, Kaminari, sei vicinissimo al punto di cattura.- lo informò la voce della campagna di team attraverso l’auricolare.
Mentalmente tirò un sospiro di sollievo, ci poteva riuscire, avanti.
E poi, per quanto dovessero considerarsi tutti villain, era pur sempre un allenamento, Shishida non ci sarebbe andato giù troppo pesante, no?
Poi questi tranciò in due un albero con una singola zampata.
-MA PERCHÉ?- urlò disperato.
 
 
 
-Kaminari è in dirittura d’arrivo, Awase, hai provveduto?-
Il ragazzo con la bandana annuì, mentre, con un ultimo gesto delle mani, “saldava” le spore di Komori sulle braccia ricoperte di squame di Rin, precauzione estrema per essere certi di non rilasciarne per sbaglio qualcuna nell’aria.
-Tranquilli, non cresceranno finché non vorrò io.-
-Certo, ma sai, mi preoccupa lo stesso l’idea di avere delle spore di funghi attaccate alle braccia che potrebbero spuntare in ogni istante.- replicò il ragazzo cinese con una piccola e gioviale risata.
L’aspirante idol sghignazzò dispettosa.
-Andiamo, Rin, abbi un “porcino” di fede.- disse la piccola amante dei funghi.
-Komori, porca miseria, piantala con queste battute, non fanno ridere nessuno.- sbuffò Awase.
-Ragazzi, non distraetevi, sono quasi qui.- la mora lanciò un’occhiata al di sotto della zona rocciosa su cui erano appostati, sorrise soddisfatta quando vide Kaminari sbucare dal fitto della foresta inseguito dal loro bersaglio.
-State pronti, intanto preparo il carrello di trasporto.- annunciò la leader non ufficiale della squadra 4, scostando il mantello e apprestandosi a scoprire il costume da Hero, incurante del fatto che i due ragazzi presenti puntarono subito lo sguardo in sua direzione, Rin alzò addirittura il talismano che portava davanti al volto per una visuale più libera.
-Distogliete lo sguardo, pervertiti, o vi ricopro di amanite falloidi.- li riprese Kinoko, con divertita perfidia.
-No, grazie, ne abbiamo visti già parecchi Sabato di falli.-
-E questa per te faceva ridere, Awase? La comicità è una cosa da prendere sul serio, non fare il “galletto”.-
Kaminari giunse in quel momento al punto designato, si ritrovò spalle al muro, con Gevaudan pronto a saltargli addosso.
-E dai, bello, non so se hai una parte di cane in te al momento, ma… a cuccia?-
Un ringhio furioso a pochi centimetri dal volto bastò a fargli capire che no, di certo dire “a cuccia” non sarebbe servito.
-Rin, spara!- all’ordine di Creati, Hiryu reagì con rapidità, mediante gli appositi impianti sui polsi, mirò verso l’avversario e fece partire una vasta quantità delle sue squame che andarono ad attaccarsi sulla folta pelliccia del ragazzo.
In men che non si dica, una marea di funghi spuntò sul suo corpo, rilasciando una strana polverina dorata che il bestione infuriato finì con l’inspirare.
Kaminari squittì terrorizzato quando questi si protrasse in un urlo ancora più furioso e iniziò a dimenarsi, come in preda a forti allucinazioni, cominciando a menare fendenti a destra e a manca senza uno schema preciso, il biondo dovette saltellare via, poi, quando rischiò di venire centrato in pieno da una testa lanciata nel pieno di quella carica impazzita.
Shishida si scontrò però contro la dura pietra e il colpo fu tale da fargli perdere i sensi.
Denki, tremante, provò ad avvicinarsi per sincerarsi che fosse effettivamente svenuto, picchiettandolo con un ramoscello.
-Ehm… fai il morto?-
Il ragazzo elettrico fece poi il segno dell’ok ai compagni di squadra di calare il carrello, una volta che questi fu sceso, ci spinse a fatica sopra uno svenuto Shishida, per poi fare segno di tirare su, intanto che, per ogni evenienza, cominciava a bloccargli le braccia col nastro.
Momo si poté ritenere soddisfatta, ma il suo sguardò si fece più serio quando percepì qualcosa, o più correttamente qualcuno, emergere alle spalle sue e dei suoi compagni.
Fece loro cenno di smettere di issare la loro preda e voltarsi.
Emergendo dal terreno, divenuto molle come plastilina, vi era Mudman.
-Salve, Honenuki.-
-Yaoyorozu. Hai un mio compagno di squadra, ti sarei grato se me lo restituissi.- si presentò in modo accomodante.
La mora poteva dare per scontato che Juzo stesse sorridendo sotto la maschera, per un’ovvia questione fisica, ma era certa che quel tono cordiale fosse solo per guadagnare tempo in attesa che il resto del suo team li raggiungesse.
Sorrise dentro di sé, era furbo, ma stavolta era stata previdente.
-In circostanze amichevoli non lo avrei mai costretto in una simile situazione e ovviamente non reputerei te un nemico, ma le circostanze sono ben note ad entrambi, quindi mi duole dirti che la mia risposta è negativa.-
E con un gesto secco, la ragazza scostò ancora il suo mantello, lasciando che dal suo corpo emergessero delle bombe fumogene che lanciò in sua direzione.
Approfittando della cortina di fumo diede subito istruzioni affinché tutti si lanciassero giù, l’altezza non era molta e, soprattutto, molte delle squame lanciate da Rin prima erano finite per terra.
-Komori, falli emergere.-
-Certo.- la castana attivò le spore che si erano adagiate sul terreno, lasciando spuntare dei funghi a grandezza di persona che funsero letteralmente da materassi per attutire i loro corpi in caduta.
Kaminari, capendo che di sopra non conveniva starci, spinse giù dal carrello anche Shishida e saltò giù per ricongiungersi alla squadra.
Yaoyorozu reagì ancora una volta con prontezza, era importante approfittare di quella momentanea distrazione per allontanarsi, fossero arrivati gli altri tre sarebbe stato complicato.
-Presto, nella foresta, ho già un modo per…-
Awase si ritrovò attaccato al muro roccioso da un getto di colla giunto proprio da dove sarebbero dovuti battere in ritirata, subito dopo una pioggia di nastro si attaccò al muro creando una sorta di tela appiccicosa in cui vennero confinati.
Ojiro saltò fuori dalla vegetazione e, con sorprendente rapidità, azzerò le distanze con Rin sferzandolo in volto con la coda e gettandolo indietro, il ragazzo cinese finì al tappeto stordito
Nell’arco di pochi istanti era cambiato tutto.
Ora Ojiro, Bondo e Sero li avevano accerchiati dalla foresta e intrappolati dentro una ragnatela di nastro e Mudman sbucò dalla parete verticale, lasciando fuoriuscire solo la testa.
Kaminari già tremava in preda al nervosismo, Komori si strinse a lei in cerca di un appoggio, Momo però sudava freddo.
-Direi che le carte ora volgono a nostro vantaggio. Lasciate andare Gevaudan e magari ci limitiamo a prendere solo Welder.- minacciò Honenuki.
Momo prese un respiro profondo, un’idea c’è l’aveva, ma le avrebbe fatto consumare tanti lipidi, era necessario che Kaminari e Komori agissero in fretta.
-Ragazzi, ascoltate…-
 
 
 
Erano le ore 14.
Kendo e il suo gruppo si apprestavano a raggiungere una zona pianeggiante, a giudicare dalla distanza fatta, includendo varie deviazioni, depistaggi per il team di Iida affinché non li trovassero, esplorazioni di zone limitrofe per possibili nascondigli e brevi pause, anche per dare qualche botta in testa a Kuroiro affinché rimanesse privo di sensi, ormai dovevano essere prossimi al centro dell’arena.
-Ok, ragazzi, stiamo andando bene. Kirishima, lo porti ancora tu o vuoi che ti dia il cambio?-
Annuì quando ricevette un pollice in su per dirle che non c’era alcun problema.
-Molto bene, allora per adesso non c’è bisogno di fermarsi.-
Kuroiro cominciò a mugugnare quando uscirono nello spiazzo.
-Oscurità… incombente.-
-Ma che di che borbotta? Sembra Tokoyami.- disse divertito il rosso tinto, apprestandosi a sferrargli un altro cazzotto, bisognava tenerlo sempre in stato di incoscienza, bastava dargli mezzo spiazzo nero e ci si sarebbe tuffato dentro.
Fu poi che le sue parole trovarono riscontro, quando, alcune decine di metri più in là, sbucò un altro quintetto, capitanati da un certo ragazzo con la testa da volatile.
-Ecco perché penso che bisogna sempre spazzolare prima la coda ad un cavallo e dopo la criniera.-
-Tsunotori, molto interessante, ma ti avevo solo chiesto se mi passavi l’acqua.-
Il mezzo-uccello sbuffò, per poi bloccarsi ad occhi sgranati, i suoi compagni di team subito dietro di lui.
-Tokoyami, stai bene?-
-L’oscurità… ha condotto a me un altro adepto.- quando parlava in quel modo non lo capivano proprio, ma ci riuscirono quando lo videro voltarsi in direzione dell’altro team, sgranando gli occhi al realizzare di avere compagnia.
I due schieramenti si fissarono in silenzio, sembrava come se non ci credessero di essersi incrociati così per caso.
Kirishima dimenticò addirittura di colpire di Kuroiro, per lo stupore, e quest’ultimo, dopo un breve rantolo, riaprì gli occhi.
La prima cosa su cui puntò il suo sguardo fu Tokoyami, sorrise divertito.
-Sembra che il destino abbia deciso che i conti tra noi debbano essere regolati.-
-Allora l’oscurità ha maturato un curioso senso dell’umorismo, ti vedo un po' intricato al momento.-
Poi Ashido e Tsunotori si avvicinarono alle orecchie di Tokoyami, la rosa sghignazzava.
-Hello darkness my  old friend…-
-…I’ve come to talk with you again…-
Sì, all’oscurità piaceva torturarlo.
 
 
 
Il team di Midoriya correva a perdifiato per la foresta, l’unica nota di colore che permetteva di notarli era la zazzera viola di uno Shinso ammusonito tenuto da Izuku in spalla come un sacco di patate, nessuno gli rivolgeva la parola ed erano stati abbastanza furbi da tenerlo lontano da Kamakiri che, non ci mise molto a capirlo, era sicuramente quello più irascibile.
Con le mani bloccate poi non poteva attivare il suo dispositivo, che seccatura; dubitava avessero idea di cosa facesse esattamente, quindi poteva ancora sperare in un’occasione propizia quando magari si sarebbero fermati.
-Stiamo andando bene, forza Green Team!- urlò Tokage in preda all’entusiasmo, attirando l’attenzione di tutti gli altri.
-Green Team?-
-Che c’è? Non mi chiederete mica di spiegarvi il perché, vero?-
Izuku ci fece caso solo in quel momento, avevano tutti e cinque occhi e capelli verdi.
-Oh, sembra quasi fatto apposta.-
-In effetti è curioso, chissà cosa avrà voluto comunicarci il Buon Dio riunendoci tutti sotto il medesimo schema cromatico.-
-Le coincidenze della vita, kero.-
-Ma chissene, abbiamo l’ostaggio, teniamocelo buono e basta!-
-Quindi ci teniamo il nome!-
Sbucarono poco dopo su un picco che dava su una vallata rigogliosa, qualche raro albero, fiori e cespugli, sembrava veramente il luogo ideale per una gita.
L’elemento che più di tutti saltò all’occhio fu però il lago che stava al centro della zona.
Su un’isola al centro di esso (quanto cacchio era grande quell’arena?) quella che, senza ombra di dubbio, era la zona sicura, a giudicare dagli otto edifici che si scorgevano da lì, erano troppo lontani per distinguerli con precisione.
Izuku si concesse un sospiro di sollievo e lanciò una fugace occhiata ai bracciali metallici che portava ai polsi, sopra i guanti del costume, sperabilmente il resto della giornata sarebbe scorso tranquillo e non avrebbe avuto bisogno di usarli, meglio preservarli per dopo, in caso di situazione estrema.
E pensare che, se li avesse attivati, avrebbe anche potuto usare almeno il 50% o di più, il pugno che avrebbe rifilato a Bakugo avrebbe anche potuto…
Si bloccò, da dove era uscito fuori quel pensiero? Perché la sua testa gli aveva appena passato quella visione?
-Midoriya, tutto bene, kero?- la voce di Asui lo ridestò.
Izuku scosse leggermente la testa e sorrise con decisione, doveva essere stato un breve pensiero volatile, del tutto casuale, nulla di cui preoccuparsi.
-Bene, siamo arrivati ragazzi. Sembra siamo i primi, non vedo nessun altro. Scendiamo a andiamo verso quella direzione, occhi e orecchie aperti, non possiamo esserne certi.-
 
 
 
Con gli occhi iniettati di sangue, Bakugo si stava muovendo in aria tramite le sue esplosioni.
Deku si era preso gioco di lui, non poteva fargliela passare liscia.
-MUOVETEVI, LUMACHE DEL CAZZO, DOBBIAMO RAGGIUNGERLI, IN FRETTA.-
-Ma non abbiamo neanche idea di dove siano andati, potrebbero aver cambiato direzione per quanto ne sappiamo.- si lamentò Shoda, mentre lui e gli altri tre cercavano di stargli dietro.
Monoma sghignazzò.
-E infatti stiamo facendo la cosa più logica al momento.-
-Che vuoi dire?-
-Sappiamo che la zona franca si trova al centro del Ground Omega, quindi, in una situazione come questa, la scelta più sensata è dirigersi lì, in quanto punto di raccolta in cui, per un motivo o per l’altro, tutti i team si dovranno ritrovare prima o poi. Lì potremmo avere la chance di incrociare nuovamente Midoriya e i suoi e riprenderci Shinso.-
Non sapeva se Bakugo si era fatto questo ragionamento a sua volta, era più probabile stesse solo andando nella direzione in cui li aveva visti ritirarsi, ma almeno per una volta stava agendo nel modo giusto.
-Deku ti ammazzo, Deku ti ammazzo, Deku ti…- si ripeteva la frase come un mantra, e chissà per quanto sarebbe potuto andare avanti.
Ma l’universo doveva aver deciso che persino lui non ne poteva più di sentirlo, e si manifestò sotto la forma di un bullone gigante apparso dal nulla che intercettò la sua faccia a mezz’aria.
Gli altri componenti del Team 1 sentirono il rumore della collisione e poi videro il biondo precipitare a terra come uno stoccafisso.
Ci mise mezzo secondo a rimettersi in piedi e ricominciò a sbraitare.
-CHI CAZZO HA PENSATO FOSSE DIVERTENTE, EH? ESCI FUORI COSÌ POSSO UCCIDERTI!-
Una parete di ghiaccio si erse minacciosa dinanzi a lui, bastò questo per capire.
Ad ulteriore prova ci fu il fatto che in cima ad essa apparve Todoroki subito dopo.
Prima che qualcuno potesse agire, però, un'altra quantità di bulloni giganteschi sembrò piovere dal cielo ostruendo la via da cui erano arrivati, formando una vera muraglia metallica alle loro spalle e ai lati, se fossero stati più attenti avrebbero notato, nascosta negli alberi, Yui Kodai con le punte delle dita unite per l’attivazione del suo quirk.
-Guarda un po' chi c’è, il bastardo a metà.-
-Bakugo.- lo salutò con suo tono tipicamente atono.
Katsuki ghignò nuovamente, non poteva lamentarsi.
Prima di ammazzare Deku si sarebbe tolto quella bella soddisfazione.
-Un altro che devo rimettere al suo posto.-
 
 
 
Angolo dell’autore:
Signori, finalmente li ho introdotti come gruppo, la seconda ragione, oltre a quella che per me questa saga nel manga fa schifo forte, che mi ha spinto a voler fare questa storia: il GREEN TEAM!
Io avevo bisogno di loro signori, volevo solo una scusa per farli ritrovare in squadra quei cinque e riscrivere questa saga mi ha dato il giusto setting, e quindi ora vi beccate questi cinque pazzi che fanno follie, perché mi assicurerò che ne combinino di tutti i colori, con sommo rammarico della povera Ibara che vorrebbe solo pregare in pace e potrebbe ritrovarsi a dover pregare di uscirne mentalmente sana… ma non prendiamoci per i fondelli, nessuno lì è mentalmente sano, forse solo Ojiro. XD
Spero mi abbiate colto la citazione a Dragon Ball Abridged (si ringrazia il Team FourStar e gli Zeromic per il loro doppiaggio italiano sublime)… e Bakugo si meritava ben di peggio, dai, mi sto preparando per bene per lui.
E la canzoncina per quando Tokoyami e Kuroiro finalmente si ritrovano faccia a faccia ci stava e dovevo mettere quello “sketch”.
E per concludere il capitolo abbiamo l’introduzione dell’ultimo team che mancava all’appello, quello di Todoroki, tecnicamente tre membri della sua squadra non li ho ancora presentati ufficialmente, ma andando per esclusione si capisce chi sono.
Il punto è che, ok che vogliamo tutti un altro scontro tra Midoriya e Bakugo, ma scusate, perché nessuno a chiedere giustizia per Todoroki? Alla fine quello del festival sportivo non si può considerare uno scontro che effettivamente dice chi dei due sia più forte, considerato cos’è successo, dico, nessuno vorrebbe togliersi lo sfizio?
Tranquilli che ci proverò io… AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA! *risata malefica*
Alla prossima allora.

 

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Capitolo 17
*** 1° Giorno: chi lotta e chi rifiata. ***


1° Giorno, ore 14: 32
 
Un vero eroe non doveva mai lasciare che fossero le motivazioni personali a guidarlo.
Era stato l’incidente di Hosu con lo Stermina-Eroi ad insegnarglielo.
Shoto aveva giurato a sé stesso che avrebbe fatto di tutto affinché risentimento, rabbia o altri sentimenti negativi non prendessero mai il controllo della sua mente, perché sapeva che avrebbero annebbiato il suo giudizio.
Katsuki Bakugo, in tutta onestà, lo mal digeriva, quel ragazzo sembrava non essere spinto nient’altro che dal puro desiderio di essere il più forte… come qualcuno che conosceva.
Era un sentiero pericoloso, tanto per chi voleva percorrerlo quanto per chi stava vicino a suddetta persona, eppure a Bakugo non sembrava importare, troppo accecato dalla sua arroganza.
Shoto non era arrabbiato in quel momento e l’unica cosa che lo spingeva era il desiderio di migliorare per divenire il miglior eroe possibile, ma dentro di sé, pensò il figlio dell’ormai eroe numero uno (avessero chiesto a lui, avrebbe detto di non reputarlo degno di tale titolo), non si negò che una sonora batosta volesse rifilargliela anche per come avesse trattato il suo migliore amico.
-Bene, bastardo a metà, sembra che avrò finalmente modo di spaccarti il culo! E non finirà come al festival sportivo, stavolta sarà meglio per te non trattenerti!- gli ringhiò contro questi.
Shoto sapeva di non essere una cima in fatto di deduzioni, ma ormai era praticamente convinto che si potesse ricercare in Midoriya il perché di quell’atteggiamento del biondo… più correttamente, della visione distorta che Bakugo si fosse costruito nella sua testa, tanto di Midoriya, quanto di sé stesso, quanto di chiunque.
-Sembra che il tuo complesso di inferiorità non accenni a diminuire.-
Lo vide stringere i denti e protrarsi in una delle sue solite ed esagerate espressioni di furia.
-Come hai detto, coglione?-
-Dimmi, Bakugo, io non me ne intendo di queste cose, ma è possibile che questo tuo bisogno costante di apparire superiore agli altri sia derivato dal bisogno inconscio di compensare qualcosa?
-IO TI AMMAZZO!- ignorando i richiami dei compagni, Katsuki si lanciò all’attacco, dirigendosi a razzo verso la cima della montagnola ghiacciata, verso un Todoroki che mantenne quello sguardo impassibile per il quale era noto.
-Adesso!-
Il ragazzo eterocromatico poggiò una mano sulla punta e generò un'altra parete ghiacciata sulla quale si scontrò la successiva esplosione dell’avversario, lo scontro generò un enorme nube di fumo che oscurò al resto della squadra 1 cosa stesse accadendo di sopra.
Fu in quegli istanti che il terreno sotto di loro iniziò a tremare, un rumore di perforamento, tanto bastò perché Monoma mettesse su un’espressione allarmata.
-Imboscata, c’è Kaibara qui sotto!-
E il terreno sotto di loro crollò, i quattro si ritrovarono così sprofondati in una buca di alcuni metri, col ragazzo-trapano che emerse pochi metri più in là, le mani che vorticavano freneticamente.
-Primo passo completato.-
Nel mentre Todoroki stava tenendo in stallo Bakugo.
Il biondo aveva decisamente maggior mobilità, muovendosi in aria tramite le sue propulsioni esplosive, ma ogni attacco che tentasse veniva puntualmente intercettato da una barriera di ghiaccio.
-NON STARE IN DIFESA, FAI SUL SERIO, STRONZO! NON MI SOTTOVALUTARE!-
Il bicolore notò il terreno sotto gli avversari crollare, Bakugo provò addirittura a colpirlo in quell’istante di distrazione.
-HO DETTO DI NON SOTTOVALUTARMI!-
E fu in quel momento che un concentrato di onde sonore lo intercettò a mezz’aria, spingendolo alcuni metri più in là e facendogli perdere l’equilibrio, col risultato di un poco elegante ruzzolone.
Jiro Kyoka, appostata su un albero li vicinò, sorrise nel vedere che stava andando tutto bene per il momento.
-Todoroki, procedi!-
Al segnale della giovane rocker, il ragazzo generò un pavimento di ghiaccio proprio sopra la buca dove i restanti membri della squadra di Bakugo erano stati intrappolati, prima che questi potessero reagire.
-Sato, rifornisci le scorte di Kodai.-
Al comando di Todoroki, il ragazzone ingoiò una bustina di zucchero e a suon di pugni ruppe in frantumi grandi pezzi del ghiacciaio formato dal compagno, prendendo poi i blocchi e portandoli dalla compagna di team che, al tocco, li rimpicciolì, tenendoli pronti come proiettili temporanei.
Ovviamente non sarebbero potuti servire a lungo, si sarebbero sciolti prima o poi, ma nell’immediato sarebbero stati ottimi proiettili sostitutivi per non sprecare quelli che teneva nelle borse del costume.
Il rimbombo di un’esplosione fece intendere che Bakugo era pronto a tornare alla carica.
-Io lo tengo impegnato, voi state pronti ad attaccare quando usciranno da lì.-
Francamente ancora non capiva cosa spingesse Midoriya a provarci così tanto, Bakugo, per come la vedeva lui, non meritava quell’occasione, figurarsi poi un impegno del genere da parte della persona che più prendeva di mira dall’inizio dell’anno.
Stava di fatto che, quando Izuku aveva illustrato il suo piano a lui e agli altri, Sabato sera, aveva acconsentito anche per la possibilità di dare a Bakugo una lezione.
E ovviamente il tutto sottostava all’eventualità che il suo cammino incrociasse quello di Bakugo, cosa che era avvenuta, ma era stato chiaro con Midoriya, avrebbero combattuto se si fossero incontrati.
Lo avrebbe effettivamente aiutato a maturare? In tutta onestà lui non lo dava per scontato, ma si fidava di Midoriya e del suo folle metodo di supporto.
E si fidava dei suoi compagni.
L’importante era che, entro quella giornata, almeno uno dei membri della squadra di Bakugo venisse eliminato.
 
 
 
Cominciava a fare decisamente freddo lì sotto, il tetto di ghiaccio di Todoroki li teneva intrappolati e al contempo li costringeva a ragionare in fretta.
Monoma stringeva i denti, tanto per i brividi che per il nervosismo.
-Non sta andando bene… proprio per niente.-
Fece cenno agli altri di aspettare prima di provare qualunque cosa, molto probabilmente erano tutti di sopra ad aspettare che uscissero.
Quando era stata l’ultima volta che aveva toccato Bakugo? Se ricordava bene erano passati circa quattro minuti, l’aveva sfiorato giusto prima che provasse a lasciarli indietro.
Un minuto di tempo, era sufficiente.
-Uraraka, facci fluttuare tutti e quattro, ci riesci?.-
-Mi costerà molte forze, ma posso farlo.- lo avvisò la castana.
Il biondo aggrottò la fronte, lo aveva tenuto in conto… per fortuna loro, lui era un genio, e sapeva già come agire per dopo.
Fece raggruppare tutti in un unico punto al centro della buca, rivolti frontalmente gli uni verso gli altri.
Ochaco si apprestava ad attivare lo Zero Gravity su tutti, attendeva solo il segnale, Monoma diede prima le ultime istruzioni.
-Tsuburaba, non appena iniziamo a fluttuare, tu crea una barriera d’aria da ogni lato eccetto da sotto, Shoda, tu mantieni gli occhi bene aperti, perché non appena siamo fuori da qui quasi sicuramente ci verranno addosso.-
Uraraka attivò il suo quirk su tutti e quattro, Kosei soffiò andando a solidificare l’aria sopra di loro e successivamente ai lati, rinchiudendo i quattro dentro un cubo d’aria senza una base.
Una volta raggruppati, Neito puntò le mani verso il basso.
-Purtroppo non mi resta molto tempo col quirk di Bakugo e di certo loro non mi daranno il modo di raggiungerlo, la cosa migliore, una volta fuori sarà creare un diversivo per ritirarsi. Andiamo!-
E attivando il quirk di Bakugo preso in prestito, il biondo rilasciò una potente esplosione che funse da propulsore e li proiettò a razzo verso l’alto, la barriera di Kosei sbatté contro il muro ghiacciato di Todoroki frantumandolo.
La previsione di Monoma si rivelò corretta: agendo istintivamente, non appena il ghiaccio si era rotto, tanto Kaibara quanto Sato partirono all’attacco, ma i rispettivi attacchi si scontrarono contro il cubo d’aria solida.
Shoda, agendo rapidamente, attivò il Double Impact per rispedire ad entrambi il colpo lanciato, la forza dell’impatto scaraventò via entrambi, almeno per un po' sarebbero stati fuori gioco.
Quando il gruppo 1 toccò nuovamente terra, la situazione per loro non era comunque delle più rosee: Uraraka sembrava sul punto di vomitare, Monoma avvertiva un forte dolore alle braccia e Bakugo stava ancora lottando con Todoroki.
Quest’ultimo ora sembrava in svantaggio, il trovarsi all’interno di una foresta lo aveva reso cauto in merito al suo lato fiammeggiante, ma il continuo ricorrere al suo lato destro aveva causato un intorpidimento dei muscoli che Bakugo non mancò di notare.
-Sei più lento, bastardo a metà. Che ne dici fare sul serio adesso?-
-Siamo in una foresta, non te ne fossi accorto.- protestò il ragazzo, scivolando su una piattaforma di ghiaccio in creazione costante usata per rimanere in movimento.
Bakugo reggeva il passo a suon di esplosioni.
-BELLA SCUSA PER NON DIRE CHE MI SOTTOVALUTI! CON DEKU PERÒ LO HAI USATO, EH?-
-Dovresti veramente farti controllare. Questa tua ossessione nei suoi confronti potrebbe essere sintomo di qualche complesso psicologico… o più semplicemente, come si dice oggi, ti rode che lui migliori ad un ritmo più rapido del tuo.-
Non l’avesse mai detto, in preda alla furia cieca Bakugo si lanciò in aria al fine di scendere in picchiata.
-Cavolo, questo manda a fuoco tutto!- mormorò una Jiro seriamente allarmata.
Per l’ennesima volta, appena le cose non andavano come voleva lui, ecco che Bakugo perdeva il controllo.
Monoma sgranò gli occhi, quel pazzo non stava facendo altro che danni.
A mali estremi, estremi rimedi.
-Shoda, appena comincerà a discendere, usa il quirk su di lui, ha rilasciato tante di quelle esplosioni che lo becchi di sicuro.-
-Ma…
-Lo so, ma se quell’incosciente si fa deflagrare qui scoppia un incendio che non finisce più. Sì, so che è controproducente mettere al tappeto un compagno di squadra, ma sarà molto peggio se non lo facciamo.- oltretutto, vista la situazione attuale in cui si trovavano, la ritirata era l’unica soluzione disponibile in quel momento.
Nirengeki sospirò, Monoma aveva perfettamente ragione.
Quella poi era l’unica occasione per battere in ritirata, Sato e Kaibara erano temporaneamente fuori gioco, Todoroki era concentrato su Bakugo e Jiro e Kodai sembravano nascoste, quindi non abbastanza vicine da attaccare in fretta.
Il ragazzo più basso del gruppo attese pazientemente, l’attesa fu breve, vista la velocità con cui l’arrogante compagno di team si gettò in picchiata avvolto dalle sue stesse esplosioni.
Bakugo Katsuki era furibondo, il bastardo a metà non lo prendeva sul serio.
Voleva proprio vedere come avrebbe reagito a questa, conoscendolo si sarebbe aspettato un attacco kamikaze… allora non lo conosceva proprio, se credeva fosse un idiota lo avrebbe fatto pentire amaramente.
“Il coglione ora si aspetta che io dia fuoco a tutto… sta a vedere, ti massacro.”
Strategia semplice ma efficace, sarebbe semplicemente bastato…
Non ebbe modo di terminare il suo flusso di pensieri che sentì una potente pressione non appena si avviò in discesa, come se una delle sue esplosioni gli fosse stata usata contro, al doppio della potenza.
“Cazzo, di nuovo?!” fu quello che riuscì a pensare prima che progressivamente divenisse tutto buio.
 
 
1° Giorno,  ore 15:22
Prima di perdere i sensi, Awase ricordava di aver sentito distintamente la voce di Yaoyorozu urlare di attaccare, poi una scarica elettrica enorme aveva invaso il suo campo visivo, un dolore lancinante e poi il nulla.
Ora il ragazzo sentiva tutti i muscoli del corpo intorpiditi, mentre a fatica riapriva gli occhi, una forte emicrania ad attanagliarlo.
Per alcuni minuti la vista fu sfocata, poi ciò che vide fu il nero.
-Ti sei svegliato.- la voce di Yaoyorozu giunse ovatta alle sue orecchie, seppur, dopo aver strizzato gli occhi per abituarsi meglio al buio, notò che la ragazza era invece vicinissima.
Era in pensiero, almeno così gli sembrò di capire.
Si rese conto in quel momento che erano in una grotta, vide in seguito che c’erano gli altri loro compagni di team appostati più avanti, vicino all’ingresso, Komori stava ridendo insieme a Rin perché Kaminari faceva una faccia stranissima.
-Che… è successo?-
Momo lo fermò quando provò a rialzarsi, facendo gentilmente pressione sule spalle perché restasse sdraiato.
-Non eseguire movimenti bruschi, potresti sentire un forte capogiro.-
Il ragazzo preferì ascoltarla, vide anche che la sua bandana era poggiata su una piccola sporgenza di pietra, tastandosi la fronte percepì il ruvido tocco di una benda.
-Quando ho detto a Kaminari di rilasciare la scarica ho creato un telo isolante, purtroppo eri staccato dal resto del gruppo e sei rimasto coinvolto.
-Honenuki e gli altri?-
-Avevo urlato apposta per costringerli alla ritirata, ma dovendo fare altrettanto, considerate le nostre condizioni, non siamo riusciti a mantenere Shishida come ostaggio.-
-Oh… bella merda.- commentò distrattamente.
Peccato però, e dire che sembrava stesse andando tutto benissimo all’inizio, evidentemente il gruppo di Mudman si era mosso più in fretta di quanto avessero previsto.
Vide la mora chinare il capo dispiaciuta… oh cavolo, pensava l’avesse detto a lei, che le stesse dando la colpa?
-Oh, ehi, io non dicevo a te… stavo…- si interruppe quando sentì un’altra fitta al cranio.
La ragazza prese subito gli strumenti di primo soccorso dall’interno del suo zaino.
-Aspetta, meglio cambiarla.-
Nei minuti successivi il moro dovette sforzarsi come non mai per distogliere lo sguardo, erano pericolosamente vicine, ma quello non era proprio il caso di fare il guardone.
Fu più facile di quanto non avesse creduto, per il puro e semplice fatto che, giusto poco più in alto, ci fosse il volto di Yaoyorozu.
“Wow, persino quand’è preoccupata riesce a farlo con eleganza.”  pensò distrattamente, salvo poi sperare di non essere arrossito perché, in quel genere di situazione, sarebbe stato alquanto fraintendibile.
Pure il tocco delle sue mani, mentre gli sfioravano la fronte, esprimeva premura e delicatezza, quello che in fondo ci aspetterebbe da una ragazza di buona famiglia.
Avrebbe voluto sospirare in quel momento, doveva prendersi una cotta proprio per una ragazza così impossibile da raggiungere per uno come lui?
Gli sembrò di sentirli, gli sfottò di Tokage e Kamakiri, quando gliel’aveva rivelato, dopo il campeggio estivo, erano scoppiati a ridere quei due bastardi.
Era vero che in seguito ci avevano anche provato a dargli consigli e altro, ma Kamakiri il massimo che ne capisse di donne era quando esprimeva la sua paura (poteva provarci quanto voleva a nasconderlo, il pensiero palesemente lo terrorizzava) di fare la stessa fine di una mantide vera e Tokage… beh, era un po' troppo schietta e dubitava che Yaoyorozu potesse apprezzare certe… finezze.
Quando si era ritrovato in team con lei per un attimo aveva quasi sperato di poter aver avere una chance, di poterne approfittare magari per conoscerla meglio e farsi notare, aveva scaricato subito il pensiero dicendosi che, innanzitutto, erano lì per un’importante esercitazione che li avrebbe preparati per la loro futura carriera da Hero, e quello aveva la priorità su tutto, e poi, anche supponendo che avessero legato, il massimo a cui poteva aspirare con lei era l’amicizia, quindi tanto valeva non pensarci neanche.
Assurdo, sembrava una di quelle assurde situazioni da commedie smielate che lui aveva sempre trovato rivoltanti, su amori impossibili e altre scemenze, e paradossalmente ora sembrava ci fosse finito dentro, ad una quelle.
-Per fortuna alla fine non avevi riportato troppi danni.- commentò lei, finendo di avvolgergli una benda pulita e accuratamente disinfettata sulla fronte.
-Meno male.-
-Mi… mi dispiace.- mormorò poi la mora.
Si incuriosì quando sentì quel tono di voce colpevole, aveva un’espressione tipica da persona che cercava di mostrarsi forte ma che avrebbe solo voluto lasciare andare tutto ciò che provava.
-Se… se è per quello che ho detto, io non… non dicevo a te. Era un “bella merda” più… generico, ecco. E poi è grazie a te se ce la siamo cavata.-
-Sì, c-credo di sì. Però ciò non toglie il fatto… che… che ho calcolato male i tempi. Ci hanno raggiunti prima del previsto.- ammise la ragazza, poggiando a sua volta la schiena sulla fredda pietra, grazie al mantello evitò il contatto diretto.
Portò le ginocchia al petto e le strinse con le braccia, sospirò affranta.
Aveva lasciato che un compagno di squadra rimanesse ferito per colpa sua e aveva pure perso l’ostaggio catturato, che pessimo inizio per loro.
Yosetsu avrebbe voluto aggiungere qualcosa, aveva palesemente bisogno di essere tirata su di morale, il problema stava nel fatto che qualunque cosa avrebbe potuto sembrare inappropriata in quel momento.
-Le tue mani sono veramente morbide.- disse poi, di getto, senza pensarci.
Attirò la sua attenzione, Momo alzò il capo e mostrò un’espressione incuriosita.
-Come?-
-Sono…- deglutì, cavolo se era in imbarazzo -… sono le mani di qualcuno che tiene ai suoi compagni, che cerca di rassicurarli con gentilezza.- teneva la testa girata, aveva le guance rosse e si vergognava da morire per ciò che stava dicendo, però lo pensava sul serio.
-Ti ringrazio. Anche se non vedo come ciò mi renderebbe una leader migliore.-
-Invece può eccome! Se tieni ai tuoi compagni cerchi di migliorare per loro e questo ti dà una spinta che non si può avere quando si fa qualcosa esclusivamente per sé stessi. E… e tu di sicuro non sei una persona egoista.-
Passarono alcuni minuti in silenzio, lui avrebbe voluto sprofondar sotto terra per l’imbarazzo, lei riflettere sinceramente sulle parole che aveva appena sentito.
Sospirò per poi lasciarsi andare ad un mesto sorriso.
-Forse hai ragione.-
Il moro tornò a rivolgerle lo sguardo, anche se di poco sembrava che ciò che aveva detto un minimo di effetto lo avesse sortito, meglio di niente.
-Quindi… come ci comportiamo adesso… leader?-
Momo portò una mano sotto il mento, divenne pensierosa.
-Un approccio mordi e fuggi non si è rivelato efficace, magari quello che ci serve è una maggior conoscenza dell’avversario e del terreno, si potrebbe…-
Un forte rumore in lontananza interruppe i suoi pensieri.
 
 
1° Giorno, ore 15: 30
Tokoyami non aveva un’idea precisa di cosa potesse fare il quirk di Fukidashi quando se l’era ritrovato come compagno di squadra.
Ora che osservava l’enorme scritta KA-BOOM che questi aveva letteralmente espulso dal fumetto che aveva al posto della testa poteva dire che fosse più pericoloso del previsto e fortunatamente era nella sua squadra.
-Porca miseria, ragazzi, questa sì che è stata una bomba.-
-Ashido, eviterei certe battute.-
-Tu sei troppo serio, Shoji.-
-Io l’ho capita.-
-Visto, Pony sta dalla mia parte.-
Il ragazzo-fumetto alzò i pollici in su per esultare.
Sembrava che Kendo e la sua squadra fossero stati travolti in pieno, almeno apparentemente, perché dubitava che fossero stati tanto sciocchi da non provare a scansare un colpo che pur essendo stato improvviso era stato comunque urlato e reso palese.
La rappresentante della classe B era tutto fuorché una sprovveduta, oltretutto c’era l’elemento vagante, alias Kuroiro, che avrebbe potuto benissimo approfittare del marasma generato per sfuggire alla sua condizione di ostaggio, a quel punto avrebbe tanto potuto cercare di tornare dal suo team, quanto rimanere e cercare di colpire dall’ombra.
Evocò Dark Shadow al fine di avere un paio di occhi e mani in più, facevano sempre comodo.
-Ragazzi, cosa ne pensate voi? Io proporrei di cercare i nostri avversari e tentare di prendere almeno un ostaggio.- non era arrogante al punto da credere che la sua opinione fosse assoluta, voleva sentirle le opinioni degli altri.
Shoji si guardò intorno, poi espresse il suo parere.
-Effettivamente è la soluzione migliore. Avevano Kuroiro come ostaggio, quindi avranno combattuto, o comunque qualcosa del genere, saranno più stanchi. Noi non abbiamo ancora faticato, penso dovremmo approfittare di questo vantaggio.-
Tutti annuirono al suggerimento del ragazzo più giovane della A, erano d’accordo.
-Bene, allora teniamo gli occhi costantemente aperti.-
Il gruppo 8 cominciò a percorrere il perimetro della scritta gigante, il team avversario sembrava essersi volatilizzato, dopo il rimbombo si era venuto a creare un assurdo silenzio.
Cominciò a soffiare un leggero venticello, col fatto si trattava di un periodo dell’anno prossimo all’inverno, fece solo sentire più fresco, tanto che Ashido cominciò a sfregarsi le braccia.
C’era un’atmosfera strana, così all’improvviso, Tokoyami serrò lo sguardo.
-L’oscurità ha liberato il suo adepto dalle catene!.-
-Capo, mi sento strano.-
Giusto il tempo che Dark Shadow terminasse la frase che una delle sue zampe artigliate scattò verso Ashido, la ragazza riuscì a gettarsi di lato proprio all’ultimo istante.
-Tokoyami, cosa ti è preso?- chiese allarmata la rosa.
Non ci il tempo per rispondere, Dark Shadow scattò verso lo stesso Fumikage e lo centrò con una zampata in pieno petto, scagliandolo a terra e bloccandolo in una stretta presa ombrosa.
-Kuroiro, maledizione… è opera sua!-
La testa del suddetto sbucò fuori dal braccio di un Dark Shadow che emise un verso di stupore simile allo stridio di un volatile sofferente.
-I miei omaggi, collega. Spero perdonerai la mia scortesia, ma capirai che, da solo contro due squadre, io non abbia molte possibilità se non questa.-
Il ragazzo dai capelli bianchi aveva il controllo totale del suo quirk, manovrando Dark Shadow come un burattino lo costrinse a lanciare zampate a destra e a manca, puntava a disperdere il gruppo, fintanto che non si fosse aperto una via di fuga.
Il resto della squadra non ebbe nemmeno il tempo di organizzarsi che, col rumore di un boato, la scritta gigante generata da Manga venne sfondata alla base della K, ne uscì un Kirishima completamente ricoperto dal quirk Hardening.
-Cavolo, ragazzi, l’abbiamo vista brutta stavolta.- era ansimante, palesemente stanco, i suoi compagni di team arrivarono giusto dietro di lui.
Una visione che per la squadra di Tokoyami non fu recepita bene e, per giunta, Kuroiro controllava ancora Dark Shadow, lì nel ruolo della mina vagante, con il suo team che sicuramente lo cercava.
Mai come in quel momento, per loro, si prospettava la complicata possibilità di uno scontro a tre team.
-Koda, rimani indietro e organizza possibili distrazioni, Hagakure, tu pensa agli attacchi a sorpresa, Yanagi, supporto, Kirishima ed io andiamo avanti.-
-Mi piace come ragioni, sorella!- esclamò un Kirishima che sembrò rinvigorito dalle sue parole
La squadra otto si trovò presto in netto svantaggio: Tokoyami era impossibilitato ad agire da un Kuroiro che controllava Dark Shadow mettendolo alle strette, Kirishima e Kendo costringevano Shoji e Pony ad arretrare distruggendo le corna che questa provava a lanciargli contro, il primo, e bloccando tutti gli arti aggiuntivi che il ragazzo più alto creava la seconda, Ashido non riusciva ad individuare la sua migliore amica perché lei e Yanagi avevano applicato la stessa strategia con cui avevano catturato Kuroiro, non permettendole di capire dove fosse la ragazza invisibile, che riusciva a sferrarle attacchi a sorpresa si deboli ma stancanti e Koda comandava i suoi amici animali costringendo Manga ad arretrare senza lasciargli una chiara visuale, oltretutto impossibilitandolo a creare un’altra scritta gigante per attaccare perché c’era il rischio di colpire i suoi compagni.
Tokoyami era in ginocchio, martoriato dagli attacchi di un Dark Shadow fuori controllo.
-Sembra tu stia arrancando, Tokoyami, se ti arrendi faciliteresti le cose.-
Strinse i denti, non intendeva mollare, ma, doveva riconoscerlo, necessitava di un colpo di fortuna improvviso per cavarsi fuori da quell’impiccio.
Kuroiro sbucò dal ventre di Dark Shadow con un ghigno che non avrebbe sfigurato sul volto di un cattivo da film horror, erano ora faccia a faccia.
-Abbandona la tua anima all’oscurità, Tokoyami, io mi ergerò sopra di essa!-
Il ragazzo-corvo ghignò per tutta risposta.
-L’arroganza è un sentiero destinato a condurre alla delusione, il più delle volte.-
-Considerata la precarietà della tua situazione, sembra che sia tu a peccarne.-
Infatti, Tokoyami sperava soltanto in un colpo di fortuna improvviso e stava cercando di guadagnare tempo.
La sorte sembrò essere dalla sua parte dal momento che, prima di sferrare un altro colpo, Shihai sembrò letteralmente catapultato fuori da Dark Shadow, come se una forza misteriosa lo avesse forzatamente trascinato fuori.
-Il mio tempo è scaduto, dannazione, di già?-
Quindi il suo quirk gli permetteva di controllare e infilarsi in tutto ciò che era nero, ma con un tempo limitato prima di venire espulso, la sua espressione stupita lasciava intendere che, inoltre, le tempistiche erano state più brevi del previsto, la stanchezza forse.
“A prescindere da questo, devo cogliere l’occasione!”
Vantablack toccò terra con la schiena prima che, alzando gli occhi al cielo, vedesse l’enorme zampa artigliata di un Dark Shadow tornato sotto il controllo del suo legittimo proprietario crollare su di lui, il giudizio dell’oscurità sembrava sancito.
“Un’altra volta?! Oscurità beffarda!”
Ed ebbe giusto il tempo di rimpiangere la sua arroganza, prima dell’impatto.
 
 
1° Giorno, ore 17:10
Il rinominato Green Team era giunto finalmente al centro dell’arena, Shinso era stato stranamente docile per tutta la durata del viaggio, non aveva creato il minimo grattacapo durante tutto il giorno, Midoriya lo trovò sospetto e non poco.
Il quintetto più ostaggio arrivò dunque al bordo del lago al centro del Ground Omega, la zona era ampia e libera da ostacoli naturali, solo un ponte in legno, ben solido, a collegarla all’isolotto in cui si trovavano le baite.
Il sole ormai stava tramontando, c’era un bell’effetto di luce che colorava l’acqua di arancione/rosato.
Ma equivaleva anche a dire che a breve sarebbe stato buio e questo poteva essere un dato di svantaggio.
-Bene, siamo arrivati! Ragazzi, penso sia il caso di scegliere chi di noi cinque andrà nella baita per stanotte già adesso, così da organizzarci.- nel mentre si guardava costantemente intorno, come ad aspettarsi un attacco in ogni istante.
Cominciò a tirare un leggero vento, era parecchio fresco, Asui represse palesemente un brivido freddo, gli svantaggi del suo quirk.
Tokage seguì subito dopo, staccandosi le mani e cominciando a passarsele velocemente sulle braccia, mormorando un -Dovevo chiedere di implementare una giacca in questo costume.- a bassa voce, palesemente infreddolita.
Kamakiri replicò con un -Tsk, vi fate mettere in ginocchio da un po' di freschetto, che pena.-
-Guardo che lo so che ti stai sforzando di non battere i denti.- lo prese in giro Lizardy, al che Jack Mantis mormorò un insulto a bassa voce per evitare si sentisse il rumore delle sue placche scontrarsi sotto le labbra.
La tragica realizzazione colpì Midoriya: quel team era sì in grado di spaziare dallo spionaggio all’attacco diretto, quanto alla furtività, ma avevano il grave problema climatico che tre membri su cinque erano gravemente sensibili al freddo a causa dei loro quirk.
E Shiozaki, per quanto sembrasse non subire l’influenza del vento quanto gli altri, aveva comunque delle piante al posto dei capelli e di certo ne sarebbero uscite indebolite durante il maggior freddo che sarebbe derivato dalla notte.
Cavolo, per quel team il periodo dell’anno era nettamente svantaggioso, certo, avevano una lunga coperta in uno degli zaini, ma di certo non bastava per cinque.
Midoriya analizzò brevemente la situazione e prese una decisione.
-Ok, se siete d’accordo, penso che sia il caso che siano Asui e Tokage ad andare nella baita stasera.-
Non servirono nemmeno troppe spiegazioni sul perché: le due erano palesemente quelle che più avvertivano in modo avverso quelle condizioni climatiche e se già la temperatura era scesa tanto a quell’ora, chissà come sarebbe stato dopo, quindi era decisamente il caso che loro non rischiassero.
I cinque decisero anche il luogo del ricongiungimento, la mattina dopo verso le nove.
Tokage volle cogliere l’ultima occasione della giornata per provocare il suo leader non ufficiale.
-Allora ci vediamo domani ragazzi. Sentirò la tua mancanza, Midoriya, tu sentirai la mia?- e sbatté civettuola le ciglia in sua direzione.
Midoriya sorrise con decisione e le rivolse il gesto del pollice in su.
-Sta tranquilla, vi garantisco che nessuno di noi verrà catturato! Ci saremo tutti al ricongiungimento domani.-
Oh, che carino, non aveva capito l’allusione, oppure aveva inteso perfettamente, pensò lei mentre, incamminandosi sul pontile con Asui, ghignò divertita, al pensiero che stesse solo fingendo per non darle la soddisfazione di vederlo in imbarazzo.
“Vuoi rendere le cose interessanti, dunque. Mi sta bene.”
-Sei parecchio diretta con i ragazzi, vedo, kero.-
-Solo se il ragazzo in questione mi interessa sul serio.- ammise senza peli sulla lingua.
Tsuyu portò un dito sotto al mento, pensierosa, Ochaco non avrebbe gradito saperlo.
Notò poi che Tokage la fissava.
-Cosa c’è?-
-Hm… mi stai simpatica Asui…-
-Chiamami Tsuyu.-
-Ah, vai sul diretto anche tu, vedo. Mi piace. Credo proprio che ti presenterò Jimmy alla fine di questa storia!.-
-Un tuo amico?-
-Diciamo di sì.- rise per tutta risposta, chissà se le avrebbe dato più soddisfazione persino di Ibara?
Gli altri tre membri del team, più Hitoshi ancora in spalla a Midoriya, rimasero ad osservare le due componenti temporaneamente staccatesi dalla squadra.
Quando furono abbastanza distanti, Izuku lasciò che il rossore gli tingesse le guance; ormai aveva capito che Tokage si divertiva a provocarlo e, per quanto si fosse reso sorprendentemente conto che quelle attenzioni, se ricevute da lei, non lo mettevano a disagio quanto aveva immaginato ma erano addirittura piacevoli, una parte di lui gli diceva di non darle facilmente soddisfazione, era un po' come una sfida e non doveva cedere senza combattere.
-E certo, a lui a momenti gli sculetta davanti, a noi giusto mezzo ciao.- si lamentò comicamente Kamakiri, osservando l’imbarazzo del leader non ufficiale del gruppo (non avevano fatto nessuna votazione, quindi non lo avrebbe chiamato in quella maniera a meno che non fosse stato democraticamente eletto).
Si lasciò scappare una risata quasi derisoria.
“Buona fortuna con lei, Midoriya, ti sei cacciato in un bel casino.” voleva proprio vedere se uno timido come lui avrebbe potuto gestire il concentrato di schiettezza che era la sua migliore amica.
Sembrava che pure Shinso avesse notato qualcosa, visto che, dopo ore di silenzio, parlò finalmente anche lui.
-Sembrate affiatati tu e lei, Midoriya. Stai per caso cercando una “Mamma” per tua figlia?- chiese con allusivo sarcasmo.
E se non fosse stato per Togaru che andò a tappargli la bocca in malo modo, guardandolo storto, un Izuku in preda all’imbarazzo assoluto sarebbe cascato come un merlo alle parole di Shinso.
-Sta attento, lentigginato, e meno male che ero io quello che rischiava, intanto ora mi devi un favore!-
Ibara osservò con sconcerto quello scambio di battute, prima di scuotere placidamente la testa.
-Che il Buon Dio abbia pietà delle nostre anime, questa scuola ci ha indirizzati tutti verso una peccaminosa via.-
-Ma piantala anche tu, come se non te ne facessi di pensieri.-
La giovane portò una mano al petto, leggermente rossa in volto e tentando malamente di mostrarsi offesa.
-Io… non prendo in considerazione questa tue insinuazioni, Kamakiri, non permetto al peccato di dominare la mia mente.-
Izuku scosse a sua volta la testa e con un piccolo sorriso, fece cenno ai due compagni di muoversi, era meglio levarsi da lì e cercare un nascondiglio.
E sentendoli battibeccare ancora, con Kamakiri che, provocatorio cercava di farle ammettere che non era poi così “casta” e Shiozaki che ribatteva negando ogni accusa, pensò che si stava sinceramente divertendo in loro compagnia.
-Beh, di certo mostrate più affinità voi di quello che, al momento, è il mio team.- commentò Shinso sulla sua spalla, ma Midoriya stavolta non rispose.
-Quando mi metterai giù? Sai che posso anche camminare, e ho le gambe addormentate.- ancora nessuna risposta.
Hitoshi sospirò, accettando mestamente il fallimento temporaneo.
L’insetto gigante gli aveva bruciato l’occasione, ma era sicuro di aver già in mente un altro modo per svicolarsi da quella situazione.
E in caso non ci fosse riuscito, beh, quel team non gli sarebbe dispiaciuto, ma fino alla mezzanotte sarebbero stati suoi avversari, e le avrebbe provate tutte per sfuggirgli.
“Darò prova di me, vedrete!”
Ancora era solo il primo giorno e lui era abituato a pazientare in attesa dell’occasione giusta.
 
 
 
Angolo dell’autore:
Hm, non ho molta voglia di parlare stavolta, non so perché.
Riassumo: Bakugo è una testa di c***o, la cotta di Awase per Momo è canon, Tokoyami e Kuroiro se la rivaleggiano per chi comanda l’oscurità e il Green Team è il primo a raggiungere la zona sicura, con Shinso che di certo non si arrenderà e proverà fino all’ultimo.
Arrivederci a tutti ragazzi.

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Capitolo 18
*** 1° Giorno: oscuri sintomi! ***


1° Giorno, ore 19:44
EraserHead tirò uno sbuffo mentre svogliatamente si sistemava i capelli in una coda improvvisata.
-Stanco, collega? In effetti è strano che tu non ti sia ficcato nel tuo sacco neanche una volta in questa giornata, eheh.-
-Sta zitto, Mic, o stanotte dormirai al freddo!- fulminò con un’occhiataccia l’amico, quest’ultimo allargò semplicemente il suo sorrisone, figurarsi se ormai prendeva sul serio le sue minacce… cioè, avrebbe anche potuto dare loro un seguito, ma ci voleva ben peggio per superare il suo limite.
Il preside Nezu aveva per l’ennesima volta confermato di non aver minimamente badato a spese per quella prova di allenamento, oltre all’arena in sé e alle baite per gli studenti, aveva fornito numerosi camper, suddivisi in base al loro utilizzo, per gli insegnanti.
Tre dei cinque insegnanti, con loro due c’era Midnight, posizionata più in là ad osservare un’altra sezione di schermi, più la piccola Eri, rintanata nel suo angolino a disegnare serenamente, si trovavano in quel momento in quello adibito all’osservazione.
L’arena era stata disseminata di minuscole telecamere, tanto fisse quanto volanti, per tenere sotto controllo la situazione generale e i movimenti dei ragazzi, al fine di valutare ogni volta lo stato delle cose qualora qualcuno degli studenti avesse decisamente esagerato.
Controllando i vari schermi, Aizawa notò, in merito alla zona sicura che, proprio in quel momento, Awase e Kaminari del team 4 stavano attraversando il ponte, e a quel punto tutti i team avevano appena mandato due loro componenti nella zona di riposo.
Di eventi ne erano già capitati, idee il professore responsabile della sezione A sé n’era già fatte, alcuni studenti si erano dimostrati più preparati d’altri, alcuni ancora troppo indecisi e altri che dovevano decisamente migliorare la propria capacità di adattarsi al gioco di squadra.
In uno degli schermi notò come la squadra 5 avesse appena raggiunto una piccola grotta in una zona montuosa e ci si fosse nascosta dentro usando delle fronde per dare una copertura naturale che non attirasse l’attenzione; Shinso era ancora loro ostaggio.
“So che puoi fare meglio di così, ragazzo!”
Dedicò un po' di attenzioni alla bambina, era stata tranquilla per tutta la giornata, si era comportata bene ed era sempre stata educata e rispettosa.
Aveva anche seguito lo svolgersi della prova qualche volta, aveva pure fatto il tifo per Midoriya quando lui e il suo team avevano organizzato l’attacco alla squadra 1, aveva anche fatto molte domande sui quirk dei ragazzi o su come funzionassero, sembrava veramente di avere davanti una versione più piccola di Midoriya per quanto si stesse dimostrando curiosa.
Non le fece una colpa quando, ad un certo punto, disse che voleva mettersi a disegnare un pochino, era comprensibile che una bimba di sei anni potesse finire con l’annoiarsi dopo tutto quel tempo passato davanti a degli schermi senza fare nulla, oltretutto poteva farle male alla vista stare troppo a lungo lì, quindi fu soddisfatto di constatare che sembrava già abbastanza assennata di suo da capirlo.
Faticò a sopprimere un sorriso, non poteva farsi vedere dai due colleghi, non da quei due in particolare, a mostrarsi intenerito.
Si piegò sulle gambe accanto a lei per dare un’occhiata, sulla parte alta del foglio, tenuto lateralmente, svettava la scritta, dagli sgargianti colori pastello, “I MIEI EROI!”.
La bambina era così concentrata sul disegnare da non accorgersi nemmeno di lui; tre figure, lo stile di disegno era grezzo e poco preciso, praticamente caricaturale, ma da una bimba che doveva ancora compiere sette anni non si poteva pretendere chissà quale maestria, specie da una che aveva passato quello che aveva passato lei.
Per fortuna le scritte sotto le tre caricature permettevano di identificare i suddetti eroi: Deku, Lemillion e… oh diamine, EraserHead?
Aizawa sgranò gli occhi, dovette veramente sforzarsi per recuperare il suo cipiglio tipicamente annoiato, ma dentro sentì come se il suo cuore fosse aumentato di una taglia.
Eri finì di ricalcare col pastello nero i bordi della sua figura, poi il suo sguardo si posò sulla prima che aveva disegnato.
Sembrava pensierosa, allungò il pastello sotto la scritta Deku, poi lo ritirò, come se si vergognasse o se ci stesse pensando bene.
Poi la piccola annuì, il suo sguardo divenne deciso e un piccolo sorriso si formò sul suo volto.
Sotto la scritta Deku aggiunse la parola “Papà”.
Aizawa assottigliò gli occhi, se la bimba aveva qualche preferenza, l’aveva appena reso palese.
Lei si accorse di lui solo in quel momento, divenne rossa per l’imbarazzo e strinse l’album da disegno al petto, come se si vergognasse a far vedere cosa aveva appena disegnato.
EraserHead si limitò a sospirare e darle una piccola pacca sulla testa, la bambina sembrò distendersi e tornò a sorridere, un piccolo sorriso che scaldava il cuore.
-Tra poco andiamo a cenare, e, come Midoriya ha detto stamane, tu andrai a dormire presto!- sapeva che la bambina era ubbidiente, ma meglio specificarlo in tono fermo senza possibilità di appello, aveva bisogno di dormire, la sua salute era ciò che più importava.
Due ore, in realtà, nel corso della giornata, le aveva pure passate tra le braccia di Morfeo, ma erano troppo poco per compensare la carenza della giornata precedente, quindi avrebbe fatto in modo che, entro le 22, fosse in pigiama e pronta a dormire.
Lasciata la bambina ai suoi disegni, decise di andare a dare una controllata ai colleghi… che, francamente, lo preoccupavano molto di più loro.
Si accorse che Midnight stava scribacchiando qualcosa su un blocco per gli appunti, ne notò molti altri nascosti in una borsa lì vicino, ma che se ne faceva di preciso?
Cioè, era ovvio cosa se ne facesse, a preoccuparlo era su cosa stesse appuntando, ormai sapeva benissimo cosa potersi aspettare da quella donna, ecco perché preferì andare a controllare.
Ecco, già il sorrisetto melenso e le guance arrossate non promettevano nulla di buono.
E poi sbirciò sul foglio.
-Ma che diavolo…?-
L’eroina vietata ai minori gli rivolse un sorrisetto supponente.
-Certo, perché scommetto che tu non lo hai mai fatto?-
-Ovvio che no, questo ha dell’assurdo… e credo che in alcune parti del mondo sia considerato illegale.- commentò lui col suo tipico tono di voce neutrale.
-Shippare i propri studenti sarebbe illegale? Shota…-
-Non chiamarmi per nome!-
Lei rimase in silenzio giusto per qualche istante, prima di rivolgergli un sorrisetto da saputella.
-Come dicevo, SHOTA, questi ragazzi sono nel fiore della giovinezza, è in questa fase che sbocciano i primi amori, purtroppo però spesso sono storie fugaci, destinate ad appassire come un fiore malcurato. In quanto loro insegnanti abbiamo il compito dunque di indirizzarli verso la persona giusta, aiutarli a comprendere ciò che provano, far sì che trovino l’anima gemella, quella che li accompagnerà per il resto della vita.- concluse lei portando le mani al petto.
Aizawa poté giurare di aver sentito il canto di alcuni grilli.
-…Vuoi solo divertirti a fare da Cupido, vero?-
Midnight restò immobile per alcuni secondi, poi rise lievemente.
-Eheh, si è vero. Quindi, se vuoi scusarmi, sto facendo delle “valutazioni”.- e passò alla prossima pagina.
Il team 5 era il prossimo, oh già aveva adocchiato i due giusti, infatti cominciò a buttar giù le prime parole.
“Midoriya Izuku e Tokage Setsuna, nome in codice: MidoKage! O magari Izutsuna? Setzuku? Toriya? No, MidoKage suona meglio! I due ragazzi sembrano mostrare una sorprendente affinità malgrado due personalità apparentemente agli antipodi, alcune caratteristiche comuni, come l’intelligenza e la leadership, fungono da ponte di collegamento, oltretutto sembra che i due abbiano legato nel corso della settimana di convivenza (chissà fino a che punto hanno spinto la loro “conoscenza”, eheheh. Magari indagherò.), potenzialmente possono migliorarsi a vicenda, e avverto una forte verve comica quanto piccante. Potenzialità veramente elevata. Ps: non aggiungo altro o Aizawa comincerà a guardarmi storto, ahahah.” finì le annotazioni, prima di soffermarsi a pensare ad alcune aggiunte.
La donna portò un dito sotto il mento prima di tornare indietro di quattro pagine, alla squadra 1.
Segnò una X rossa netta accanto alla coppia Bakugo/Uraraka, annotando “Non facciamo ridere i polli! Lui non può reggere una relazione con nessuno allo stato attuale. Troppo arrogante e pieno di sé e non ha rispetto per gli altri, sembra il protagonista di quei filmacci di serie B americani a cui viene perdonato tutto solo perché “è figo” ma che andrebbe sbattuto in manicomio… e se certe cose le penso io. Se si facesse un bagno di umiltà, almeno. In ogni caso, qualora divenisse pronto, gli servirebbe una ragazza che sappia ignorarlo, qualunque altra, sfidandolo, o anche solo parlandogli, aumenterebbe la sua stizza e il suo ego. Sì, ignorarlo è la chiave!” e ogni potenziale coppia in cui era presente il nome di Bakugo fu marcata di rosso, venne risparmiato Kirishima perché sembrava l’unico che effettivamente lo tollerasse per sincera amicizia.
Passando al team 2, segnò un “Beh, sarebbe un amore di poche parole.” accanto ai nomi di Todoroki e Kodai, chissà poi chi dei due avrebbe vinto in una gara di sguardi… forse però sarebbe stato necessario che prima, quantomeno, si parlassero… la vedeva dura, e non come solitamente si divertiva ad alludere.
Una bella v verde accanto alla Tokoyami/Tsunotori, “Gli opposti si attraggono, anche se lei è così innocente che chissà se capirebbe in caso.”, un “forse” su Awase e Yaoyorozu “Lui è cotto, palese, ma lei non sembra neanche averci mai pensato, magari se si conosceranno meglio si potrebbe vedere.”
-Ehi, Mic, c’è qualcuno su cui vuoi puntare?- attirò poi l’attenzione dell’altro collega, sotto gli occhi sconvolti di un Aizawa che non sapeva più cosa pensare di loro.
Il biondo raggiunse la donna e diede una rapida sfogliati ai vari blocchetti torturandosi i baffetti.
-Ma questi fanno sul serio?- ok, ora però aveva decisamente il sospetto che stessero facendo qualcosa di illegale, probabilmente c’era un girone infernale apposito per gente così.
Raggiunse Eri e, prendendola per mano, cominciò a dirigersi verso l’uscita del camper, meglio andare in quello adibito a cucina, Vlad e All Might non erano certo più sani, ma comunque sarebbero stati una compagnia meno deleteria per la sua salute mentale.
-Su, andiamo, non ti lascio dove ci sono questi due.-
Perché, perché non poteva avere dei colleghi mentalmente normali?
 
 
 
-Sai anche tu che lo volevi.-
Di chi era quella voce? Era ovattata, dal tono grave, eppure non sembrava del tutto nuova, dove l’aveva già sentita?
-Un misero 8%, hai i mezzi per andare ben oltre, nel profondo lo sai che lo volevi morto.-
Una sensazione a dir poco sgradevole, come un vento gelido che perforava dentro la carne fino a giungere alle ossa, raggelandole, bloccandole, rendendole fragili.
-Hai un grande potenziale a tua disposizione, potresti schiacciare senza problemi chiunque voglia opporsi a te.-
Voleva rispondere, ribattere, chiedere chi fosse e cosa volesse da lui, perché gli stesse dicendo quelle parole, a cosa si riferisse, eppure gli sembrava di sapere benissimo quale fosse l’argomento della discussione.
-In cuor tuo lo sai, Izuku, questa società si fonda su valori e principi che trasudano ipocrisia e falsità, che impediscono alle persone di esprimere sé stesse, di mostrarsi per ciò che sono. E che opprime e discrimina quelli come te, o meglio, quelli come i quali eri, solo perché ritenuti inutili. Hai sempre pensato che fosse ingiusto, lo pensi tutt’ora, no?-
Sentiva l’ansia crescere, quella voce cavernosa, che sembrava essere uscita fuori da i meandri più reconditi della sua mente fusisi con i suoi peggiori incubi, lo martellava da ogni lato, era come se venisse da ogni direzione e al contempo da nessuna.
-Sai che è così, se non avessi incontrato All Might ora saresti… eh, beh, sei un ragazzo intelligente, lo sai già dove saresti. Magari alla fine quel “salto della fede” lo avresti fatto sul serio. Bakugo di sicuro sarebbe stato contento.-
Voleva rispondere, dire che non era affatto così, Bakugo, per quanto arrogante e pieno di sé, per quanto lo odiasse, non si sarebbe mai potuto compiacere della sua morte, giusto?
No, no, chiunque fosse il proprietario di quella voce (aveva un terribile sospetto), stava palesemente cercando di traviarlo, per chissà quale scopo, ma di certo non era suo amico.
-Tanto, anche in quel caso, cosa gli sarebbe potuto capitare? So che lo sai, ma ti dirò io come sarebbe andata: giusto mezzo richiamo per mantenere l’apparenza, un po' di perbenismo di facciata e nulla di più, ma dopo poco neanche mezza voce sarebbe girata, a nessuno sarebbe più importato, ogni notizia a riguardo sarebbe stata messa a tacere. In fondo, in quell’eventualità, mica si sarebbe potuto rischiare di rovinare la futura carriera di un così “talentuoso giovane Hero” come Bakugo Katsuki, per cosa poi? Perché aveva spinto al suicidio un ragazzino quirkless? Ma dai, anzi, un motivo in più per elogiarlo, ci ha liberati di uno scarto della società, un essere inutile, e poi lui è così forte e talentuoso, ha un quirk così potente, si può soprassedere sul suo carattere, no?- sarcasmo, nient’altro che tagliente e spietato sarcasmo.
E ciò che più gli stava dando fastidio era che concordava su quelle parole.
Aveva perso il conto ormai, quante volte era stato vittima delle angherie di Bakugo? E quante volte questi l’aveva passata liscia? Sempre.
Perché poi?! Perché non si poteva certo rovinare l’immacolato registro del “perfetto” Bakugo Katsuki per un inutile quirkless come Midoriya Izuku.
E tutto era rimasto uguale, era cambiato solo lui.
-Forse Stain aveva ragione, questa società deve cambiare, bisogna ricordare a tutti cosa voglia dire essere un Eroe. E ora che ci penso, potremmo rendere Bakugo il primo esempio: i Falsi Eroi devono morire!- concluse la voce misteriosa con una risata macabra, un violento eco che risuonò per tutte le direzioni.
Poi una luce accecante e più niente.
 
 
1° Giorno, ore 22:52
Shinso soffriva di insonnia da tempo immemore, non avrebbe nemmeno più saputo dire quando era cominciata, forse fin dall’inizio.
Innumerevoli notti passate in bianco gli avevano dato molto tempo libero, ricordava di aver letto il suo primo libro di psicologia quando aveva otto anni, non ricordava come un libro di psicologia potesse essere finito tra le mani di un bimbo di otto anni, ma non ci aveva fatto nemmeno caso all’epoca, un passatempo come un altro per scacciare la noia, inizialmente, poco per volta ci si era appassionato.
Il ragazzo dai capelli viola appoggiò la testa sulla fredda pietra, sospirò giusto per fare qualcosa.
A furia di approfondire la conoscenza di quell’argomento riteneva di aver ottenuto una certa capacità nel comprendere le persone, almeno ad un livello superficiale, lo strato più esterno, quello più facile da capire.
Aveva anche ricercato possibili collegamenti che l’insonnia potesse avere con determinati stati d’animo.
L’ansia rientrava tra questi, non poteva negare di provarne, di averne provata forse per tutta la vita.
Notò lo sguardo affilato di Kamakiri scansionarlo attraverso l’oscurità della grotta, Midoriya era poco più in là che riposava schiena al muro e braccia incrociate, i tre membri rimasti del loro team avevano stabilito dei turni di guardia, attualmente era Shiozaki all’entrata, avevano deciso che Izuku sarebbe stato l’ultimo, quindi era andato a dormire presto per non sprecare forze, beh, di certo puntava molto sulla previdenza.
Scrollò le spalle, come a dire che non ci fosse nulla che non andava, e tornò a pensare.
A quella maledetta insonnia che lo torturava da una vita, alla folle complessità delle emozioni umane, al professor Aizawa che gli aveva dato fiducia e che, almeno fino a quel momento, aveva ricompensato con una magra figura, anche a Midoriya che…
… che in quel momento si stava agitando nel sonno, sudando copiosamente e ansimando, fin quando non si svegliò di soprassalto e cominciò a guardarsi freneticamente intorno.
Kamakiri sghignazzò quando se n’è accorse.
-Cos’è, Midoriya, Tokage ti ha reso il sonno “agitato”?- si rimangiò le parole quando si alzò in piedi di scatto, la testa saettava da un lato all’altro della grotta, non capiva se stava cercando qualcosa o altro.
-Ehi, ma stai bene?-
Shinso invece era ben abituato a certe reazioni, visto che ne aveva sperimentate parecchie nel corso degli anni, non poteva dirsi un esperto, ma quello di Midoriya sembrava un attacco di panico.
E la preoccupazione crebbe quando sembrò che delle scariche avessero cominciato a crepitargli attorno al corpo, non erano le tipiche verdi del suo quirk, erano nere, nere come la pece.
“Forse è il caso che…”
Sotto lo sguardo stupito di entrambi, Izuku, senza dire niente, cominciò a correre verso l’uscita, un percorso di scintille a segnare il suo passaggio prima di estinguersi.
 
 
Shiozaki Ibara era stata scelta per fare il primo turno di guardia.
In base agli orari stabiliti, lei sarebbe rimasta sveglia circa fino all’una di notte, per poi dare il cambio a Kamakiri, Midoriya sarebbe stato l’ultimo, verso le quattro.
Se fosse andato tutto bene, allo scoccare della mezzanotte, avrebbero avuto un componente in più.
La ragazza era placidamente in contemplazione della luna che brillava in cielo, si strinse nella sua coperta dai motivi floreali, faceva effettivamente fresco quella sera, ben più di un po'.
-Sembra che il buon Dio ci abbia benedetti con una serata tranquilla.- annunciò con un placido sospiro.
Nell’arco di un istante percepì una presenza scattarle accanto, qualche scarica nera, fu questione di un battito di ciglia, e trovò Midoriya poco più in là dell’ingresso, era arrivato e uscito così in fretta da sfuggire alla sua vista.
Era sorpresa a dir poco, specie poi, quando lo vide fermarsi poco più in là e crollare in ginocchio.
Qualcosa non andava, palesemente, e non poteva certo lasciare un compagno di squadra in quelle condizioni.
Quello che fu vide fu preoccupante, Midoriya ansimava, faceva respiri pesanti, sudava copiosamente e aveva uno sguardo perso nel vuoto.
-Midoriya… stai bene?- provò a toccargli gentilmente una spalla per attirare la sua attenzione.
Come se fosse stato punto da uno spillo, Izuku sobbalzò e fece un salto nella direzione opposta, era come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza, la guardava come se fosse stata un villain in procinto di aggredirlo.
Gli occhi erano ridotti quasi a due puntini, il sudore colava copioso dalla fronte e il petto si alzava ed abbassava ad intervalli irregolari e frenetici, con quelle strane scariche che sembravano fremere al loro stesso ritmo.
Ibara non riuscì a decidere se fosse o meno il caso di provare ad avvicinarsi di nuovo, la reazione di prima non lasciava presagire un buon accoglimento.
Meglio provare a calmarlo.
-Midoriya, non so cosa ti è successo, ma ora concentrati sulla mia voce: io non sono un pericolo per te, non voglio farti del male.-
Ci volle qualche minuto e numerose altre rassicurazioni prima che le sue pacate parole giungessero davvero alle orecchie di Izuku, all’inizio furono percepite solo come suoni indistinti, poi lievemente distorte, come se fossero giunte da oltre un muro, solo infine, quando cominciò a respirare più regolarmente e il battito cardiaco tornò più vicino al ritmo regolare, riuscì effettivamente a sentire.
Era solo Shiozaki, era la sua compagna di squadra, non doveva aver paura.
Lei provò a quel punto a muovere qualche timido passo in sua direzione, titubante.
Di tutto il team, lei era quella che meno conosceva Midoriya, si era resa conto che, prima di quel giorno, non si erano mai trovati davvero ad interagire, e il timore di dire qualcosa di sbagliato che peggiorasse le cose era notevole.
Non immaginava nemmeno che Midoriya avrebbe potuto mai ritrovarsi in quello stato di tensione, sembrava un fascio di nervi sul punto di scoppiare, mai fino a quei livelli.
Quando finalmente poté inginocchiarsi accanto a lui provò di nuovo, la mano stavolta non fu respinta.
-Vuoi dirmi cos’è successo? Te la senti?-
Lui tirò un lungo respiro, espirò portando la testa al cielo, per poi asciugarsi il sudore dalla fronte.
-Un incubo, tutto qui.-
-Non voglio apparire presuntuosa, ma quella, insomma, non mi sembrava la reazione di chi ha avuto un incubo, non soltanto.-
-Il punto… il punto è che… mi sono svegliato di soprassalto, e mi sembrava che le pareti volessero comprimermi.-
-Claustrofobia?-
-S-sì, possiamo dire così. Mi… mi dispiace, non  mi era mai successo, sono… sono entrato nel panico.-
Quelle strane scariche cessarono di crepitargli intorno, sembrava ormai calmatosi.
Ibara voleva dirgli che non c’era nulla di cui scusarsi, era una reazione umana, di certo lei non avrebbe avuto un’opinione minore nei suoi riguardi per qualcosa del genere.
Non lo espresse a voce solo perché fu distratta dall’arrivo di Kamakiri e dalla sorpresa nel constatarne la presenza, immaginò che si fosse preoccupato anche lui e che avesse deciso di sincerarsi delle sue condizioni.
-Midoriya sta bene, è stato gentile da parte tua voler…- vide, sotto la luce lunare, l’ombra di una lama e sgranò gli occhi.
Reagendo d’istinto, la ragazza mosse i suoi capelli a bloccarla, il piatto di essa a pochi centimetri dal lambirle il volto e lo sguardo sconvolto.
-Kamakiri, cosa ti prende?-
Non ebbe il piacere di una risposta, ma la condivisa sorpresa di Midoriya si tramutò ben presto in realizzazione quando una seconda lama minacciò lui, venendo prontamente parata.
-Shinso! È sotto l’effetto del suo quirk!-
-Come lo liberiamo?- il quesito venne prontamente strozzato da un’ulteriore arma bianca sbucata dal ginocchio destro del compagno, il movimento del capo ha permesso una schivata dell’ultimo istante.
-Basta scuoterlo lievemente.-
A Shiozaki bastò sapere questo, e rapido fu il comando che portò i suoi capelli ad intrappolare Togaru per gli arti, prima che potesse generare un’altra delle sue armi, prese una manciata di liane in mano e lo schiaffeggiò.
Ben prestò sul suo volto si formò la sua tipica espressione corrucciata alla “Bakugo con meno pepe al culo”.
-Ehi, ma che…- un altro schiaffo – si può sapere che…- un altro -Shiozaki, mi stai rompendo le…-
-Linguaggio!- e un altro ancora perché non si era mai troppo sicuri.
Solo a quel punto lo liberò.
Il ragazzo-insetto ringhiò furioso quando, recuperata completamente lucidità, ricordò esattamente cos’era avvenuto.
Aveva abbassato la guardia come un perfetto principiante, Shinso se n’era accorto e lo aveva colto in quel momento di distrazione.
-Se sei preoccupato per Midoriya dovresti andare a vedere, ti pare?-
-Io non sono…- poi la sua mente si era annebbiata, almeno fino all’incontro sgradevole coi rovi di Shiozaki, non si era risparmiata per niente, la santarellina.
-Grrr, il bastardo ne avrà approfittato per scappare, dannazione.-
Se avesse guardato in faccia Izuku, avrebbe notato l’espressione colpevole formatasi sul suo volto, ma in quel momento era troppo occupato a incolpare sé stesso per quella sua mancanza.
-Vado a vedere se lo ritrovo.-
Shiozaki non era d’accordo, e Kamakiri, sbuffando, lasciò intendere di considerare la cosa al medesimo modo.
-Non lo reputo saggio, Midoriya, ignoriamo il modo d’agire degli altri team, potresti ritrovarti coinvolto in uno scontro in totale svantaggio numerico.-
-Tsk, non avrei mai pensato di dire qualcosa del genere, ma cazzo…-
-Linguaggio, per favore.-
-MA CACCHIO, contenta?! Qui ha ragione lei. Per oggi quello è andato, facciamoci una dannata dormita e domani ci organizziamo di nuovo… non posso credere che sto dicendo qualcosa del genere.- concluse scuotendo la testa contro sé stesso.
Nessuna delle loro repliche sembrò però fare effetto, Midoriya scosse il capo con decisione.
-È stata colpa mia se Shinso ha avuto l’occasione di scappare, è mia responsabilità provare almeno a cercarlo. Vi chiedo scusa, ragazzi, so che sto sconvolgendo tutto, ma devo rimediare al mio errore. Se non tornassi, tranquilli, ci rivediamo al punto di ritrovo domani mattina.-
Era strano, era troppo strano.
Non il vedere Izuku farsi carico dei problemi della squadra, gli era bastato quel giorno per capire che prendeva sul serio più di tutti il concetto e che stava tentando in ogni modo di guidarli al meglio, ma il metodo era dannoso ed era assurdo che non lo avesse realizzato.
-Ho giurato, ricordate? Ci saremo tutti e cinque domani, vedrete!- e con un cenno del capo ed  un sorriso, venne circondato dalle sue tipiche scariche verdi prima di tuffarsi nel folto della foresta, lasciandosi dietro i due compagni di squadra, confusi e disorientati.
-Uno dei sorrisi più falsi e tirati che abbia mai visto!-
-Come lo sai?-
-Non sono fatti tuoi!- Setsuna non avrebbe gradito che rivelasse dettagli dei tempi delle medie e a lui non andava di sorbirsi le sue polemiche, perché Shiozaki era umile e altruista e, appunto per questo, avrebbe sicuramente provato a chiedere spiegazioni per essere d’aiuto, fino a risultare inconsciamente invadente.
-Mah, torniamo indietro. Quando dovrebbe finire il tuo turno?-
-Verso l’una.-
-Bene, poi ti do il cambio!-
-Dovrei rimanere almeno un’ora in più, così almeno bilanceremo il sonno per ciascuno.-
-Quel tipo mi ha fregato come un pollo e la colpa è mia, quindi questo sovraccarico me lo prendo io, mi servirà da lezione. E poi sono quello che ha fatto di meno, oggi, quindi sono il più riposato, tu, se sei stanca, non servi a niente.-
Avrebbe voluto dargli del maleducato, ma il tono di voce non possedeva note di cattiveria, e in fondo aveva ragione.
-È il tuo modo per dire che tieni alla mia salute?!-
-Tsk, perché ci tengo a vincere questa sfida e quindi la squadra deve essere più in forma possibile, non certo per te.-
-Io non seguo molto quel genere di film, ma sembra quel cliché in cui…-
-Oh, e diamoci un taglio… e non l’ho detto per ironizzare su mio quirk.- chiuse il discorso lui, camminando a passo spedito per tornare indietro.
Shiozaki notò un bigliettino cadergli dalle pieghe del mantello, lo raccolse e notò che la scritta recitava -Vedi di rimetterti presto… perché devo sconfiggerti.- le ultime tre parole sembravano scritte malamente, come se fossero state aggiunte dopo e di fretta.
Doveva essere stato Shinso.
Vine sorrise, lo avrebbe consegnato a Midoriya il giorno dopo, gli avrebbe fatto piacere, suppose.
 
 
1° Giorno, ore 23:55
Sero sbadigliò con ben poca eleganza e con un gesto plateale delle braccia.
-Cavolo, c’è una bella differenza tra l’andare a dormire tardi per scelta e quando lo devi fare per forza.- probabilmente era proprio una questione di testa, fintanto che poteva farlo di sua spontanea decisione sembrava la cosa più naturale e rilassante del mondo.
Honenuki e Ojiro erano nei loro sacchi a pelo e sembrava che ormai il sonno li avesse colti, almeno questa era la sua impressione.
Alla fine aveva accettato di fare lui il primo turno, per il puro e semplice fatto che, svegliarsi nel cuore della notte, sarebbe solo stato peggio per lui.
Si erano appostati vicino ad una montagna, giusto per avere la garanzia di un lato coperto e quindi in meno di cui preoccuparsi, per quanto la foresta dall’altro rendesse complicato lo stesso il gestire eventuali attacchi.
Non negava che gli sarebbe piaciuto approfittare della zona sicura e svaccarsi su un comodo letto, ma Shishida era ancora sotto l’effetto dei funghi di Komori e Bondo sembrava quello che più di tutti riusciva a tenerlo a bada, data la mole.
Era quasi mezzanotte e doveva reggere fino alle 2.
Beh, era inutile stare a lamentarsi, tanto valeva lasciar scorrere il tempo che gli spettava e poi svegliare Ojiro quando…
-Beh, sembra qualcuno qui si annoi, magari ti serve una scossa per ricaricarti?- chiese sarcastica una voce tra le fronde.
Hanta si alzò di scattò e puntò il gomito verso dove aveva sentito la voce di Kaminari.
Cavolo, erano tornati alla carica?
-Che posso dirti, amico, sono un po' scarico al momento.- replicò con altrettanta ironia.
Ma era sciocco rischiare, poteva non essere da solo.
-Ragazzi, dovete…- l’avvertimento gli si bloccò in gola.
Dalle fronde sbucò fuori una figura maschile, ma non era affatto il biondo elettrico, con una mano sullo strano dispositivo che portava al collo, apparve invece Shinso.
Il ragazzo lo fissava con quegli annoiati occhi viola che non lasciavano intendere se fosse effettivamente interessato alla situazione o meno, non fosse che lo aveva appena bloccato sotto il suo controllo, Sero gli avrebbe ironicamente detto che era veramente sgarbato.
-Nulla di personale, ma devo fare la mia parte.-
Tirò fuori il suo nastro di cattura (fortuna che lo aveva recuperato prima di scappare) e, manovrandolo come fossero state le bende che portava al collo, ci legò il moro come un salame.
Un minuto alla mezzanotte.
Shinso riuscì a concedersi un piccolo sorriso, almeno per una volta l’insonnia era stata utile per essere più abituato al buio degli altri.
Sembrava insomma che la giornata si fosse conclusa in positivo, e il piano era di prendere immediatamente l’ostaggio in spalla e filarsela da lì, alla mezzanotte mancava poco, quindi avrebbe dovuto restare con quel peso per pochissimo, avrebbe agito in quella maniera, se non fosse stato per l’ulteriore movimento che percepì da uno dei sacchi a pelo.
Se ne accorse in tempo, ma Ojiro fu molto più veloce di lui, era più allenato, e, con un’agilità invidiabile, sfoderò il nastro ed eseguì un’abile proiezione di lotta con cui lo bloccò a terra, per poi legargli prontamente le mani dietro la schiena.
-Beh, pare che tu sia migliorato dai tempi del festival sportivo.- tentò di provocarlo mentre questi lo pressava a terra, non ricevette il piacere di una risposta.
Beh, non poteva pretendere che ci cascasse così facilmente, Ojiro non era certo uno sprovveduto e gli bastò un’occhiata del biondo per capire che era appunto questo che voleva comunicargli.
-Dovevo pur tentare, no?-
Nessuna risposta.
Honenuki fu svegliato dal frastuono, il ragazzo codato pensò bene di dirigersi prima da Sero.
Aveva allungato la mano per sciogliere la corda quando una sirena riecheggiò potente per tutto il territorio.
Tragica realizzazione.
-È mezzanotte!- e Sero era ancora legato, quindi…
-Attenzione, termine della prima giornata di esercitazione!- annunciò una voce metallica, probabilmente un qualche drone che volteggiava sopra il Ground Omega, o, vista l’ampiezza, poteva darsi che si trattasse di numerosi di essi adibiti a quella funzione.
-Allo scoccare della mezzanotte abbiamo quattro ostaggi in totale: Shoda Nirengeki, catturato dalla squadra 2, Kuroiro Shihai, dalla squadra 8, Sero Hanta, dalla squadra 1 e Shinso Hitoshi, dalla squadra 6. Con la segnalata eccezione di Shinso, gli ostaggi eliminati sono invitati al raggiungimento del rispettivo gate di partenza, dove verranno prelevati per essere condotti allo stabilimento adibito a soggiorno fino al termine della prova.-
Evidentemente la cattura di Sero era stata attribuita alla squadra della quale Shinso era componente fino ad un istante prima, e paradossalmente lui era divenuto un membro del team che aveva appena danneggiato, che curioso e crudele scherzo del fato beffardo.
Quando l’annuncio ebbe termine, Shinso percepì lo sguardo di Honenuki fulminarlo, la mancanza di labbra accentuava l’effetto da mostro horror che già il buio stava rendendo benissimo.
-Bene, si direbbe che abbiamo un nuovo compagno di squadra. Se non ti spiace, direi che abbiamo alcune cose su cui aggiornarci.-
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora, in merito alla prima parte, direi che un po' tutti ci sentiamo come Midnight certe volte, e sì, potrei averla usata come tramite per esprimere le mie opinioni su certi personaggi e su certe ship… in realtà Bakugo e Uraraka non li disprezzo poi così tanto, lui lo schifo anche più della fame, e lo sapete ormai, però, un pochino lo ammetto, se un giorno cambiasse e si facesse quel benedetto esame di coscienza, (in modo serio, non quella presa in giro che il manga ci spaccia per “incredibile evoluzione”) credo che loro due funzionerebbero, sorprendentemente. Ma, per com’è adesso, credo che Bakugo non possa avere una relazione con nessuno, giusto forse Kirishima.
Ora, riguardo Izuku: un’altra, l’ennesima, motivazione per cui questa saga nel manga proprio mi causa il disgusto è la pessima introduzione del Black Whip e il fatto che sia bastata una provocazione di Monoma (cazzone risaputo, da non prendere sul serio) a scatenarlo non ha senso, specie se consideriamo che è la rabbia ad attivarlo. Ora non dico che ci riuscirò, ma sto cercando di rendere la scoperta del Black Whip qualcosa di più spossante per Izuku, ecco perché lo avete visto in questo stato, qualcosa di più “condizionante”, diciamo, a livello proprio psicologico, poi nella storia stessa cercherò di spiegare meglio.
Quindi, dopo il primo giorno, abbiamo tre eliminati, pochini in effetti, ma era ancora il primo giorno appunto, poi subentreranno molte più varianti, anche solo di testa, che porteranno a cambiamenti, vedrete.
Arrivederci.
Ps: se l’Inferno fosse davvero come l’ha immaginato il nostro Dante e ci stesse davvero un Girone per gli shippatori incalliti, mi sa che c’ho un posto prenotato lì.

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Capitolo 19
*** 2° Giorno: le squadre si riorganizzano! ***


2° Giorno, ore 01:15
Negli ultimi giorni la visione che gli appariva in sogno era sempre la stessa, sempre il medesimo scenario.
All Might aveva affermato di non aver mai sperimentato nulla del genere, aveva potuto solo provare ad ipotizzare, teorizzare che si trattasse di un messaggio, una comunicazione che i precedenti possessori del One For All stavano cercando di trasmettergli tramite visioni del passato.
E ciò che gli si mostrava allo sguardo era sempre l’opprimente scena di un All For One che trasmetteva la versione primordiale di quello che sarebbe divenuto il quirk più potente al mondo a suo fratello minore.
Izuku crollò in ginocchio quando giunse nella piccola radura nel bosco in cui lui e il suo team si erano stabiliti ormai il giorno precedente per organizzarsi prima dell’attacco e la successiva cattura di Shinso.
Il tentato inseguimento di quest’ultimo, sperò che fosse ritenuto una motivazione valida da Shiozaki e Kamakiri per la sua partenza improvvisata.
Aveva bisogno di stare solo, un brutto presentimento che lo portò a decidere che dovesse tenere i suoi compagni lontano da lui, almeno quando poteva permetterselo non doveva metterli a rischio, non dovevano preoccuparsi per lui, non era giusto.
I precedenti possessori, nella sua visione, erano sempre lì, in silenzio, osservando solennemente la scena, quell’atto dettato dall’oscura brama di potere, di sottomettere e distruggere tutto, che paradossalmente aveva gettato le basi della miglior arma per contrastare il suddetto male.
Già, la vita sapeva essere assurda e ironica in un modo tutto particolare.
Izuku corse subito al laghetto e gettò istintivamente la testa in acqua, la tirò fuori dopo parecchi secondi, il refrigerio dato da quelle gocce sulla pelle del viso fu solo un superficiale sollievo.
Il sogno, quando avveniva, era sempre uguale, fino a poco prima.
Il buio, il buio più totale, e quella voce.
Era la prima volta che capitava e… e non aveva idea di come reagire, si era sentito oppresso, schiacciato da qualcosa più grande di lui e senza possibilità di sfuggita, come tante altre volte gli era successo nella vita.
Quindi aveva messo su il suo miglior sorriso finto, dopo anni e anni non doveva nemmeno impegnarsi, era quasi un istinto naturale, e detto di star bene, non riusciva ad accettare che gli altri si preoccupassero per lui, non ne valeva la pena.
Era meglio continuare a dire che andava tutto bene, piuttosto che coinvolgere gli altri, perché alla fine, per quanto continuasse a dirsi che lo voleva, per quanto gli scaldasse il cuore sapere di avere degli amici che sinceramente ci tenevano a lui, che se stava male gli stavano vicino in modo disinteressato, non riusciva ancora a concepire il pensiero di coinvolgerli.
Non sapeva cosa quello strano richiamo simboleggiasse, un presagio di un’oscura minaccia incombente? Un semplice incubo che lui, paranoico come al solito, stava finendo con l’ingigantire?
Non lo sapeva, ma non si sarebbe mai perdonato se fosse successo qualcosa agli altri per colpa sua.
Quindi era meglio così, sarebbe rimasto da solo per quella notte, il tempo di calmarsi.
Infilo di nuovo la testa nel lago, la vana speranza che le sue preoccupazioni potessero rimanere invischiate in quelle goccioline che gli colavano dal volto e scivolargli via, magari fosse stato così semplice.
Un sospiro, poi andò ad accomodarsi su un masso lì vicino, assicurandosi di piazzarsi in un punto in cui gli alberi fornissero un ottimo camuffamento, lasciò aderirvi la schiena e rilassò le spalle, sperabilmente avrebbe presto preso sonno nuovamente e, se fosse stato fortunato, non sarebbe stato individuato da nessuno.
Sarebbe riuscito ad addormentarsi solo verso le sei del mattino, con la testa tormentata da echi, parole di commiserazione e incitamenti al sangue.
 
 
2° Giorno, ore 06:30
Monoma francamente già non ne poteva più.
Aveva intuito fin dall’inizio, già il giorno in cui l’allenamento venne rinviato, che c’era la possibilità di ritrovarsi con le classi incrociate, c’erano tanti elementi che potevano lasciarlo supporre e dedurre, o almeno, era questa la situazione per chiunque potesse vantare un’intelligenza come quella a sua disposizione, ovvero pochissimi.
A discapito delle premesse e della già acquisita convinzione, fu comunque difficile per lui ingoiare l’amaro boccone di ritrovarsi con alcuni dei tanti odiati rivali come compagni di squadra… gli venivano ancora i brividi a pensarci, dovette pure simulare una bella sfuriata isterica delle sue (che tanto simulata non fu) sul pullman per celare la sua consapevolezza, giusto per rendere la scena.
Se già questo per lo studente più intelligente della B era stato difficile, figurarsi poi se lo studente della A con cui era stato costretto a tentare di fare comunella era Katsuki Bakugo.
Era un concentrato di grida e minacce continuo quello lì, non si sarebbe fatto problemi a rivelare che, gran parte dell’odio che nutriva verso la sezione A era stato alimentato proprio da quel terrorista mancato che faceva dell’intimidazione la sua forza e il suo vanto… come se ci fosse di cui vantarsi per quello.
-MUOVI IL CULO, FOTOCOPIA. RIUNIAMOCI CON QUEGLI ALTRI DUE SCARTI E NON PERDIAMO ALTRO FOTTUTISSIMO TEMPO!-
-Cos’è, tutto ad un tratto non parli più di vittoria perfetta?-
Stavano camminando verso la zona franca, avevano deciso (da tradursi come “Bakugo aveva sbraitato”) di andare direttamente loro a prendere Uraraka e Tsuburaba, c’era la possibilità di incrociare altri team e, secondo Bakugo, la cosa migliore da fare era crearsi l’occasione.
“Sì, di farci accerchiare e smantellare istantaneamente.” e non che non ci avesse provato a farlo ragionare… ma ovviamente figurarsi se ascoltava opinioni discordanti dalla sua.
E, per quanto lo riguardava, per Monoma i suoi compagni di classe erano altrettanto colpevoli e altrettanto meritevoli di disprezzo da parte sua.
Per tutta la vita si era sentito dire, da bulletti presuntuosi che venivano elogiati neanche fossero stati divinità scese in terra, che non sarebbe mai potuto diventare un Eroe, perché il suo quirk da solo era inutile, perché aveva bisogno degli altri, che uno sfigato come lui avrebbe fatto meglio a starsene da parte e lasciare che fossero loro “predestinati” a proseguire, che la fama spettava a loro, che sarebbero divenuti i più forti.
Comportamento decisamente poco eroico, frutto di una società che giustificava tutto, una società che, di facciata si presentava come giusta ed equa, ma andava avanti per “etichette”.
Bakugo Katsuki era la perfetta etichetta del predestinato, aveva un quirk potente e il talento innato, bastava questo a renderlo un eroe, secondo quella loro società “giusta”.
E tutti coloro che alimentavano tali personalità, senza renderli migliori, senza nemmeno provare a farli divenire innanzitutto brave Persone prima che bravi Eroi, erano altrettanto colpevoli.
La classe A era altrettanto colpevole, tutti coloro che si erano occupati della crescita di Bakugo erano altrettanto colpevoli.
Chiunque fosse così era meritevole del suo disprezzo.
Bakugo era il perfetto risultato di quella falsa e indegna ideologia, e quando, dopo la sua provocazione, se lo ritrovò faccia a faccia, con gli occhi iniettati di sangue e i denti digrignati, sentì rinnovarsi il suo disgusto.
-Voi extra avete rovinato tutto! Se aveste fatto come avevo detto ora la situazione sarebbe ben diversa!-
-Sai com’è, “io aiuto voi, voi aiutate me” non è esattamente qualcosa che ti spiega come agire qualora le cose vadano male. Shoda lo abbiamo perso per colpa tua e di fatto è Shinso l’unico che ha fatto qualcosa di utile considerato che, prima che lo catturassero, deve essere riuscito a “regalarci” il punto eliminando Sero. Wow, quello che ora è un nostro avversario ha fatto comunque più per questo team di quanto non abbia fatto tu.-
-SE IL GRASSONE FOSSE STATO MENO COGLIONE E NON MI AVESSE COLPITO AVREI SCONFITTO IL BASTARDO A METÀ E POI DECIMATO ANCHE TUTTI GLI ALTRI!-
-Avresti dato fuoco a tutto, altro che vittoria, e farti svenire era l’unico modo perché non ci avresti permesso di ritirarci e per giunta è rimasto a coprirci la ritirata. Possibile che tu non veda all’infuori di te stesso?-
-Detto da te poi, che non fai altro che lo stronzo.-
Bakugo era pieno di vene in fronte, ma dopo quella ribattuta ipocrita anche su quella di Monoma ne sbucò una, il suo sorrisetto, di norma supponente e altezzoso, si macchiò di una nota di rabbia sincera.
-Detto da te poi, che insulti e minacci di morte i tuoi stessi compagni.-
-Se quegli esseri inferiori non sanno stare al loro posto devo ricordarglielo! Io diventerò il numero uno e nessuno cambierà questo fatto!-
Sarebbe bastato un attimo, e Neito era tentato, lo era sul serio, sfiorarlo lievemente, prendergli il quirk e mettergli la mano davanti alla faccia, al diavolo la prova; ma quel maledetto purtroppo era bravo, l’avrebbe bloccato prima, e, anche in caso, era altrettanto forte la “SUA” di voglia di vincere e non avrebbe compromesso ulteriormente quella già precaria situazione.
Eccolo, Katsuki Bakugo: poteva dirti qualcosa di vagamente incoraggiante o essere un po' meno tirannico fintanto che avresti accettato di seguirlo fedelmente come un animaletto ammaestrato, ma se anche solo osavi esprimere un’opinione o un parere diverso, far valere il tuo punto di vista, puntualmente ti urlava contro e si mostrava per ciò che era.
Ma l’etichetta contava più della Persona, quindi Katsuki Bakugo era un aspirante Eroe, secondo la società.
Monoma rilassò i muscoli facciali, osservò Bakugo come si sarebbe osservato un povero animale senza speranza, quasi gli faceva pena.
-CHE CAZZO VUOL DIRE QUELLO SGUARDO, EH?-
E poi scoppiò in una delle sue fragorose e folli risate, Bakugo sgranò gli occhi quasi colto di sorpresa, quel tipo era pazzo sul serio.
-Ah, ma che ci parlo a fare con te, Bakugo, tra tutti quelli della A sei decisamente il più patetico!-
E, per la seconda volta in due giorni, lo superò e lo lasciò indietro.
Non aveva bisogno di voltarsi per sapere che lo stava fulminando col suo miglior sguardo omicida.
-Oh, a proposito…- oh, se aspettava di rendergli questa scena -…ti dico subito che, se mi attaccherai, io non reagirò. Ma, infondo, questo non ti farà fermare a riflettere, vero?-
Decise di inclinare leggermente il capo, voleva vedere, e fu pienamente ricompensato da un volto contorto dalla furia omicida più pura, Bakugo voleva palesemente mettergli le mani addosso, ma, conoscendo la U.A, era anche probabile vi fosse la silenziosa regolare di non attaccare i propri compagni ed era solo questo dubbio che forse lo frenava.
“Però lui è un grande eroe, dicono, che “meraviglia” le etichette.”
-Conservala questa furia e scaricala sugli eventuali team che incroceremo, almeno ti renderai utile finalmente.-
Troppo occupati a battibeccare, non notarono un piccione, appollaiato su un albero lì vicino, osservarli in maniera fin troppo intensa per essere casuale, il volatile volò via poco dopo.
 
 
 
2° Giorno, ore 08:52
Quando Setsuna e Tsuyu si riunirono con gli altri componenti del Green Team al punto di ritrovo, trovarono Midoriya addormentato contro un masso vicino a delle fronde per celarsi in mezzo al verde.
Aveva delle occhiaie da paura, non doveva essere riuscito a dormire molto.
Loro due per lo meno erano fresche e riposate, la nottata in baita sembrava averle rigenerate totalmente.
Per quanto non ai livelli di Izuku, lo stesso Kamakiri sembrava uno zombie sul punto di crollare.
-Stai una favola, amico mio!-
-Non rompere di prima mattina! Tu, poi, com’è che sei così attiva a quest’ora?- Togaru rispose prontamente all’amica, non accettava provocazioni di questo genere da lei, da Setsuna Tokage, da quella che, se non prendevi un cannone e lo facevi esplodere a mezzo centimetro dal suo orecchio, non sarebbe mai scesa dal letto.
Che cavolo, persino in classe la prima ora doveva faticare a tenere gli occhi aperti, qualche volta la testa le era pure cascata sul banco, letteralmente, il che, se ci pensava, lo faceva ancora più incazzare se pensava che fosse comunque la seconda più intelligente della classe.
-Ok, ammetto che lo devo ad Asui.-
-Ho detto che puoi chiamarmi Tsuyu.- la riprese la ragazza rana, mentre estraeva qualche snack dal suo zaino, avevano fatto parecchia scorta con quello che avevano trovato al “rifugio”, e lo offriva a Shiozaki, con quest’ultima che accettò educatamente.
-Giusto! Come stavo dicendo, lo devo a Tsuyu, mi ha praticamente costretta ad andare a dormire presto e mi ha rifilato una camomilla dietro l’altra per darmi sonnolenza... oltre a versarmi un quantitativo spropositato di caffè stamattina. Ancora un po' e l’avrei chiamata “Mamma”.- ammise con divertimento, perché altrimenti non sarebbe mai stata così pimpante.
-Comunque…- aggiunse subito dopo -… non pensare che non abbiamo tenuto in considerazione anche voi, infatti…- con studiata teatralità, estrasse dallo zaino un termos di caffè, ergendolo in cielo come fosse stato la più preziosa delle reliquie.
A Togaru brillarono gli occhi; cacchio, dopo una nottataccia passata al freddo, sveglio dalle due e giusto un’ora di riposo verso l’alba, quello era effettivamente ciò che gli serviva.
Un bel po' di caffè caldo era proprio l’ideale con quel freddo e l’intorpidimento che lo stava affliggendo, quasi quasi le avrebbe pure detto grazie.
Ma quando allungò la mano per afferrare il bicchiere di plastica, Setsuna lo ritrasse.
-Ehi!-
-Cosa si dice in questi casi?-
Ringhiò al suo indirizzo, certe volte proprio avrebbe voluto ucciderla.
-“Per favore”, Setsuna, mia “carissima amica”, mi passeresti il caffè?-
Le si stacco un dito che portò sotto al mento, fingendosi pensierosa, con un sorrisetto che Kamakiri avrebbe voluto toglierle dalla faccia a suon di pugni, ma poi lei sarebbe stata capace di versare tutto il contenuto del termos nel laghetto e addio rinsavimento dei sensi.
-Hm… beh, visto che sei stato così “educato e spontaneo” nel chiedermelo, penso proprio che…-
“Giuro che se non ti dai una mossa, appena me lo passi te lo sputo in faccia!” pensò lui, era meglio per lei sbrigarsi.
-… ti darò questo bel bicchiere di caffè.- si salvò in corner e non lo seppe mai.
Togaru accettò con “garbo” e tracannò il bicchiere tutto d’un fiato, col freddo mattutino al diavolo poteva andarsene il bruciore all’interno della bocca, era una bazzecola.
-Cacchio, era amarissimo.-
-Beh, mica mi hai chiesto anche lo zucchero.- replicò lei con un sorrisetto impudente.
-… un giorno io ti ammazzo!-
-Non sarebbe una cosa molto eroica, ti pare?-
-Andrò in galera con tutto il piacere di questo mondo, però.-
-Per favore, ragazzi, placate i vostri animi. Il buon Dio ci ha concesso una giornata tranquilla per la situazione in cui ci troviamo, dovremmo goderci questo pacifico momento tutti insieme, in pace e serenità.- la povera Ibara, raccolta in preghiera, o, più correttamente, ci aveva provato, tentò di calmare quello che forse era il duo più incasinato della classe B, quando poi facevano comunella con Awase erano anche peggio.
-Credimi, santarellina, la pace e la serenità per me si sono suicidate il giorno in cui questa lucertola pazza è entrata nella mia vita… me ne fossi reso conto prima.-
Setsuna sghignazzò, sapeva che Togaru lo diceva solo per mantenere la sua aria da duro, era stato, seppur goffamente, la sua spalla su cui piangere ai tempi delle medie, dopo che avevano appianato le iniziali divergenze, e se il loro rapporto non aveva fatto altro che rinsaldarsi da quando la “Vera Lei” era uscita fuori, voleva palesemente dire che la sua non era semplice sopportazione.
Sapeva di poter contare sul sostegno di quel burbero insettone e che infondo si divertiva quando avevano quegli pseudo-siparietti comici.
Ma ora non le andava di ripensare a tempi che ormai entrambi si erano lasciati alle spalle, molto meglio andare a stuzzicare qualcuno che sapeva si sarebbe imbarazzato a trovarsela vicino.
-Ok, ti farò il favore di levarmi di mezzo. Com’è che Midoriya ancora dorme, comunque? Insomma, parliamo di uno che alle sei del mattino è già in piedi dopotutto.- come ci riuscisse proprio non lo capiva, anche solo il pensiero per lei era qualcosa di allucinante.
Tanto Kamakiri quanto Shiozaki divennero istantaneamente perplessi, si rivolsero un’occhiata di sottecchi, come a chiedersi se fosse il caso di mettere al corrente le altre due componenti del gruppo di cosa fosse successo.
Con un’espressione di delicata rassegnazione, Vine pensò che fosse meglio che sapessero, la situazione di Midoriya magari non era grave, magari erano solo loro che avevano ingigantito tutto, ma ne poteva andare tanto della sicurezza di un compagno quando della coesione del gruppo.
-Sembra non sia riuscito a dormire. Se avete sentito la comunicazione stanotte…-
-L’abbiamo sentita, sì. Bello schifo… ma sono sicura che oggi ci rifaremo!- annunciò Setsuna, con un sorrisetto incoraggiante.
-…ok, il punto è che Midoriya si è staccato dal gruppo per andare a cercare Shinso, non riuscendoci, ci aveva detto di ritrovarci qui qualora non fosse tornato. Quando siamo arrivati, mi pare fossero le otto, quindi non vi abbiamo anticipato di molto, era già così. Ma la ricerca di Shinso era palesemente un pretesto.-
-Già! Prima, ieri sera, si è svegliato in un bagno di sudore, sembrava allucinato, qualcosa non lo faceva dormire e, solo lui sa perché, ha buttato giù una scusa per andarsene.- terminò il più alto del gruppo.
Tsuyu portò un dito sotto il mento e la piega delle sopracciglia lasciò intendere che fosse preoccupata.
-Questo è tipico di Midoriya. Tende a non parlare mai dei suoi problemi, a volte sospetto non si reputi meritevole di considerazione da parte degli altri, kero-
E, dopo quello, quattro paia di occhi si concentrarono sulla figura addormentata, in sincera apprensione.
Setsuna volle provare a fare una cosa.
-Ok, vediamo di spillargli qualche dettaglio. Tsuyu, io lo stano e tu lo agguanti… ma vedi di non stringertelo troppo, eh.-  e, mentre la ragazza-rana alzò gli occhi al cielo, riempì un bicchiere di caffè bollente e, avvicinatasi, gli si inginocchiò accanto.
“Peccato per le occhiaie, gli coprono le lentiggini.” lasciò libero un dito cominciò a picchiettare su quelle piccole macchiette con la speranza bastasse a svegliarlo, si accorse in quel momento che per come erano disposti, davano i vertici di un rombo, uno per guancia.
Non ci volle molto, evidentemente Midoriya non aveva il sonno pesante, prima che questi cominciasse a muoversi un pochino, per poi aprire stancamente le palpebre… e arrossire nel ritrovarsi il volto di Tokage vicinissimo al suo.
-Buongiorno Shinso!-
Come Shinso? Prima ancora che potesse chiedere, lei gli indicò scherzosamente il laghetto, un invito a specchiarcisi.
Gli scappò istintivamente una risata quando, una volta arrivatoci a passo barcollante per l’essersi appena svegliato, lo fece.
-Ok, questa era buona.-
-Lo so, modestamente le mie battute fanno sempre ridere.- si vantò lei raggiungendolo, ignorando Kamakiri che borbottò un sarcastico -Si, certo.-
Izuku si ritrovò poi il bicchiere di caffè sotto il naso.
-Molte grazie.-
-Allora, dormito bene stanotte?-
-Ehm…- Izuku quasi si strozzò col primo sorso.
Cavolo, avevano detto a Tokage e Tsuyu della notte prima o era stata solo una curiosa coincidenza?
Forse la soluzione migliore era dire la verità a prescindere, una mezza verità, almeno non li avrebbe fatti preoccupare.
-In… in verità non è stato un granché, sogni strani, tutto qui.- ammise il ragazzo, finendo il suo bicchiere, il caffè era un po' amaro, ma ci fece davvero caso solo quando lo finì.
-Oh, e per caso c’ero io?- alluse Setsuna, alzando le sopracciglia.
-Ovvio che no, era un incubo.- rispose lui distrattamente, non rendendosi nemmeno conto di averle indirettamente fatto un complimento, cosa di cui lei fu felice, considerato che chiuse il pugno in gesto di vittoria mentre lui non guardava.
-Midoriya!-
-Si, Tsuyu, cosa c’è?- chiese il ragazzo quando la più bassa del gruppo attirò la sua attenzione.
-Davvero si è trattato solo di incubi?- chiese a sua volta, mettendo su quello che, almeno per quanto potesse trasparire dal suo volto, doveva essere il suo sguardo indagatore.
Tokage era riuscita a tirare in ballo l’argomento, ora però lei avrebbe provato a capirci di più, era quella che lo conosceva meglio lì in mezzo.
-M-ma certo, che altro avrebbero dovuto essere?-
-Sai che io dico tutto quello che penso, Midoriya, e al momento penso che tu non riponga fiducia in noi.- stava mentendo, lo conosceva e sapeva benissimo che era il contrario, ma se voleva portarlo a farsi scappare qualcosa doveva metterlo su un terreno scivoloso.
-C-cosa?-
Sotto gli sguardi incuriositi e preoccupati degli altri tre componenti del gruppo, Asui ridusse le distanze e andò faccia a faccia con l’amico, i sedici centimetri di differenza non la fecero apparire meno imponente agli occhi di Izuku.
Non riuscì a non arrossire nel ritrovarsela così vicino, sentiva quei grandi occhi tondi giudicarlo, squadrarlo e analizzarlo, Tsuyu riusciva sempre a farlo sentire sotto un processo psicologico con poco.
-Ho detto che, secondo me, tu non ti fidi di noi, i tuoi compagni di squadra, kero-
-M-ma no, ti… ti garantisco che non c’è altro, ripongo massima fiducia in tutti voi.-
-Quindi ora sei in grado di guardarmi negli occhi e dirmi che va tutto bene?- era un pessimo bugiardo, difficilmente avrebbe retto la sceneggiata.
Eppure, dopo aver sospirato, Izuku riuscì a sostenere il suo sguardo e a dire, senza tentennamenti di sorta. -Nutro piena fiducia in voi, Tsuyu! So che, in caso di difficoltà, sarete pronti a sostenermi.-
Ci furono alcuni secondi di silenzio, la tensione per fortuna sembrò crollare istantaneamente quando gli estremi delle labbra della ragazza-rana si piegarono verso l’alto in quello che era il suo modo di sorridere.
-Mi fa piacere saperlo, kero.-
Kamakiri, Tokage e Shiozaki si sentirono già meglio, non conoscevano Midoriya bene come Asui e comprendevano di non potersi permettere ancora quel livello di confidenza con lui, però se quella che sembrava essere la sua migliore amica dopo Uraraka era soddisfatta del dialogo appena avuto allora doveva essersi trattato di un falso allarme.
“Sei stato furbo, Midoriya, sapendo di non saper mentire hai girato intorno alla domanda dicendo una verità che sembrava pertinente.”
Ma Tsuyu decise di tenersi quel segreto, almeno al momento, Midoriya palesemente non voleva mettere a repentaglio la coesione del team.
Qualunque fosse il suo problema, era evidente che avesse deciso di affrontarlo da solo, non condivideva questa sua visione, ma il rispetto nei suoi confronti la portò a concedergli la tregua.
Ora quello che contava era riorganizzarsi e pensare alla loro prossima linea d’attacco, ma lo avrebbe tenuto maggiormente d’occhio.
-Allora, come vogliamo approcciarci alla sfida stavolta, kero?-
 
 
2° Giorno, ore 09:11
-Cavolo, Iida, io avrei davvero avuto bisogno della baita stanotte.-
-Non mi farò ingannare dalle tue moine, Mineta, eri spinto dall’ignobile motivazione dello spiare le ragazze e, in quanto rappresentante di classe e aspirante Hero, non posso tollerare un atteggiamento così indecoroso ed irrispettoso.-
-Certo che tu non te la godi mai la vita.- borbottò infine il tappetto del gruppo 3.
Il gruppo si era riunito da pochi minuti, con un Kuroiro in meno, e Iida stava pensando ad un modo per riorganizzarsi.
Erano su un percorso di montagna al momento, si vedeva una zona con delle costruzioni in lontananza, la rappresentazione di un piccolo centro abitato collinare insomma, un’altra.
Tenya non era mai stato un tipo scaramantico, ma visto il precedente a cui attingere non credeva fosse una buona idea avvicinarsi.
Alla destra della sua visuale si vedeva l’ennesima foresta, alla sinistra si andava verso una vallata racchiusa tra due monti.
Un sospiro da parte del ragazzo, non poteva negarlo, si stava ritrovando in difficoltà.
Sentì poi una mano dalla presa salda poggiarglisi sulla spalla e un sorrisone che confuse con quello di Kirishima per un istante occupò poi la sua visuale.
-Ehi, fratello, non ti fare tutti questi problemi da solo, parliamone e vediamo di capirci qualcosa come una vera squadra, no?-
Aoyama, giusto poco più indietro, annuì.
-Concordo con lui, mon amie, per quanto lo stile di monsieur Tetsutetsu sia un affronto alla moda.-
-… che hai detto scusa?- e non lo chiese perché era arrabbiato.
Beh, si ritrovò a pensare poi il ragazzo occhialuto, i suoi compagni di team non erano esattamente i geni delle rispettive classi, ma stavano mostrando tutta la volontà e l’impegno che ci si sarebbe aspettati da dei veri Hero, Mineta non totalmente, ma avrebbe potuto fare ben peggio.
Strinse il pugno e agitò l’altro braccio meccanicamente.
-La vostra determinazione è encomiabile, compagni, è rincuorante essere consapevole di poter riporre in voi la mia fiducia.-
In fondo era la cosa migliore, meglio parlarne e ascoltare i vari punti di vista, ognuno avrebbe detto la propria personale considerazione e avrebbero cercato un punto d’incontro.
-Non so che voglia dire encomiabile, ma ti guarderò sempre le spalle, fratello!-
-Molto bene, allora, avrei già l’accenno di un piano, mi piacerebbe disquisirne con voi per stabilire le nostre prossime mosse.-
Per rispetto verso Kuroiro, avrebbero reso onore al loro compagno caduto in battaglia fieramente, almeno immaginava fosse andata così.
-Ma vedi di parlare come mangi, Iida.-
 
 
2° Giorno, ore 09:33
Kaminari non si fece problemi a trattenere uno sbuffo annoiato.
Certo, era felice di essere finalmente rinsavito, finire in stato di demenza totale non era mai piacevole (gli sembrò addirittura di sentire la voce di Jiro prenderlo per i fondelli… peccato fosse stata solo la sua immaginazione), ma almeno con quella scusante si era fatto una dormita in un morbido letto.
-Wow, non avrei pensato di dirlo, ma mi manca Jiro con i suoi sfottò.-
-Spero di non sembrare impiccione, ma mi sembra di capire che tu e lei andiate molto d’accordo.- commentò Rin, seduto accanto a lui all’entrata della grotta a fare da guardia.
Kaminari lo guardò con un misto di gelosia e sincera curiosità; Jiro gli aveva accennato del fatto che lei e Rin avessero stretto amicizia nel corso della settimana di miscuglio delle classi, non sapeva perché ma il pensiero che quei due si fossero avvicinati gli dava fastidio… in realtà il perché lo sapeva, ma non era poi così certo, anche se non immaginava che la possibilità potesse lasciarlo così in preda alla bestia emotiva verde.
-In realtà, il più delle volte lei mi prende in giro per la storia del mio quirk, ma si capisce che le sue sono provocazioni amichevoli. È una ragazza veramente in gamba.-
-Concordo, per quel poco di tempo che abbiamo parlato, mi ha dato l’impressione di una persona con la testa sulle spalle… e in effetti parla spesso di te.- disse placidamente il ragazzo cinese.
-Jiro, parla di me?!- era stupito, sinceramente.
-Oh sì, ti definisce “L’idiota dal cervello fritto”… prima di ieri non capivo perché.- concluse poi con una risata gioviale che non aveva nulla di derisorio.
Un Denki comicamente imbronciato incrociò le braccia al petto.
-… però ha detto anche che riesci a farla ridere anche quando si sente particolarmente giù di corda, e ti giuro che non me lo sto inventando per risollevarti il morale.-
Questo gli risollevò lo spirito, almeno sapeva che la giovane rocker aveva anche qualcosa di positivo da pensare di lui.
-Ma sbaglio a pensare che tra voi possa esserci… capisci che intendo, no?-
Kaminari alzò un sopracciglio, prima di fare un gesto con la mano come a dire -Ti prego.-, seguito da una risatina.
-Nah, ha poche tette.-
 
2° Giorno, ore 09:40
Jiro Kyoka sentì un brivido percorrerle la schiena e puntò i suoi jack verso un punto imprecisato, comicamente furiosa.
-Todoroki, speriamo di incrociare la squadra in cui c’è anche Kaminari.-
-Perché?-
-Perché sento il bisogno di picchiarlo!-
 
 
2° Giorno, ore 09:41
Rin inarcò un sopracciglio, mantenendo però il suo sorriso divertito, aveva il sopsetto che Kaminari l’avesse detto più per fare scena.
Il biondo si ritrovò a disagio con quello sguardo scettico ad osservarlo, e infatti alzò subti ole mani n gesto di resa.
-…Ok, ok, può darsi che lei mi piaccia, ma non dirlo in giro.- aveva una reputazione da difendere… quale lo sapeva solo lui, ma l’aveva.
-E perché lo ammetti proprio a me? Potevi negare e non avrei chiesto ulteriormente.-
Denki scrollò le spalle.
-Non saprei, forse perché a qualcuno prima o poi avrei finito col dirlo lo stesso.-
-Già, mi ha accennato anche il fatto che spesso parli senza riflettere.- aggiunse il cinese sghignazzando.
Un comico gocciolone di sudore scese dalla tempia del biondo, Jiro aveva proprio deciso di non essere avida di dettagli.
-E tu, invece, c’è qualche bella ragazza che hai adocchiato?- gli chiese poi, dandogli poi degli allusivi colpetti sul fianco col gomito.
Se avesse fatto il nome di Jiro lo avrebbe fulminato.
-Se devo essere sincero, no, finora nessuna ha attirato il mio interesse in modo serio.- ammise il ragazzo moro, grattandosi distrattamente una guancia.
-Forse anche perché non ci ho mai pensato seriamente sino a questo momento.-
-Per davvero? Perché di certo le pollastre non vi mancano, eh.-
-Sarà che per il momento non mi ha mai interessato il pensiero di avere una relazione, e, visto che non mi reputo il tipo da storie di poco conto, non mi sono mai guardato attorno più del dovuto.-
-Oh, capisco.-
-Ma ti do ragione sulle ragazze della mia classe, sono un gran bel vedere. L’occhio ogni tanto “casca” su “certe parti”.-
I due si scambiarono un verso di intesa, alla fine ci si intendeva sempre su certe cose.
-Se voi due avete finito di spettegolare come due fottute comari, ci serve Kaminari la dentro!- fu Awase a riportarli alla realtà.
Il ragazzo era uscito in quel momento dalla caverna su richiesta specifica di Momo di prendere il biondo e condurlo da lei, ora serviva il suo contributo.
Denki si limitò ad una lieve scrollata di spalle prima di seguirlo, con Rin lasciato all’ingresso per avere sempre una sentinella pronta a dare un’eventuale allarme.
-Allora, ora volete dirmi cosa stiamo preparando, per l’esattezza?-
Yosetsu, dopo aver fatto strada ancora più all’interno del corridoio naturale (sicuri lo fosse? Era pur sempre un’arena artificiale, quindi era più probabile fosse semplicemente il preside che, nell’organizzare la geografia del Ground Omega, si fosse sbizzarrito) scavato nella roccia, portò il biondo fino ad una zona ben più ampia e vasta, dove, se non l’avesse visto appunto con i suoi stessi occhi, non ci avrebbe creduto.
Macchinari di ogni genere, tra cavi e quegli strani pannelli in cui avrebbero dovuto brillare lucine invece spente, la fonte di luce era data da lanterne vecchio stile attaccate qua e là sulle pareti, era quasi poetica la capacità di Yaoyorozu di concepire le soluzioni più futuristiche e poi, al medesimo tempo, creare oggetti di provenienza così retrò, come se inconsciamente volesse mantenere vive vecchie tradizioni o roba del genere.
-Porca vacca, sembra di essere in un fil di spionaggio, Yaoyorozu, complimenti.- commentò, sinceramente stupito, dando un colpetto ad uno dei monitor che ora adibivano la grotta.
-Non toccherei fossi in te.- lo ribeccò prontamente il ragazzo con la bandana.
-Perché?-
-Perché, a livello precauzionale, Komori ha cosparso di spore tutto quanto eccetto dove Yaoyorozu le ha detto non mettere nulla, li ho fissati col mio quirk ma meglio non rischiare.-
Kaminari staccò la mano dal monitor neanche l’avesse poggiata sui carboni ardenti.
-Ma dimmelo prima, no?-
-Tu potevi semplicemente non allungare le mani.- ribatté, prima di avvicinarsi ad uno dei loro zaini e tirare fuori qualche cosa da mangiare per portarla a Momo.
La mora era in quel momento adagiata su un masso sporgente, Komori che gentilmente le passava un fazzoletto sulla fronte imperlata di sudore, era palesemente distrutta.
-So che ci metterebbe in una situazione “tignosa”, ma forse dovresti andare alla zona sicura e riposare, Momo, sei stanchissima.-
-Ti ringrazio per la premura, Kinoko, ma non temere, mi riprenderò.-
Il grosso del lavoro ormai era fatto, mangiando qualcosa si sarebbe ricaricata di grassi da usare e, una volta ripresasi un pochino, avrebbe potuto cominciare la parte successiva del piano.
Indirizzò uno sguardo nei confronti di Kaminari, mentre il biondo in questione si dava un’occhiata in giro, stavolta assicurandosi di non toccare nulla senza permesso.
-Quindi, ehm, cosa dobbiamo fare per l’esattezza?-
-Kaminari, ti chiedo scusa in anticipo.-
-Per che cosa?-
-Ehm, per quello.- e, quasi timidamente, gli indicò una specie di macchinario rettangolare dal quale, il biondo ci fece caso solo in quel momento, si dipartivano vari fili che lo collegavano a tutte le altre apparecchiature.
Sembrava una sorta di generatore o comunque una roba del genere, e…
Kaminari guardò il marchingegno, poi Yaoyorozu, poi lo strumento un’altra volta, infine sospirò e mise un’espressione di comico rassegnamento.
-Ma perché?!-
Nei minuti successivi il biondo rischio seriamente di rintontirsi per la seconda volta in due giorni, fortuna che sembrava che non servisse una carica eccessiva per avviare la macchina.
-Yaoyorozu, davvero, di questo passo mi sa che i neuroni mi si friggeranno sul serio, a quel punto Jiro chi la sentirà più.-
La mora dovette portare la mano davanti alla bocca per nascondere un’educata risatina, comprendeva sempre più perché Kyoka trovasse divertente il tempo con lui.
-Scusami di nuovo, te ne prego, ma adesso, grazie al tuo prezioso contributo, possiamo procedere.-
Fatta eccezione per Rin, ancora a fare da palo, gli altri componenti del gruppo, Kaminari si teneva la testa con una mano per resistere ad un lieve capogiro, si accerchiarono attorno alla leader non ufficiale, ora posizionatasi su una sedia appositamente creata e sistemata davanti a quello che sembrava il centro di comando di quella sala di controllo improvvisata.
Momo prese un ampio respiro, sgranchì le mani e si preparò a cominciare.
-Molto bene, vediamo di sfruttare meglio l’arena a nostro vantaggio!-
 
 
 
 
Angolo dell’autore: (avviso subito, parlerò del capitolo 283 da poco uscito, ergo, se non l’avete letto evitate queste note come la peste!)
http://www.ki-oon-myheroacademia.com/
Questo link porta all’ultimo sondaggio fatto in Francia, due cose ho pensato:
1) Oh, grazie Francesi, queste sono le cose che mi fanno ritrovare un po' di fiducia nell’umanità e mi illudono che non siamo totalmente perduti.
2) Porca T***a, ho ringraziato i francesi per qualcosa, ero convinto che dopo la traversa di Trezeguet nel lontano 2006 non sarebbe mai più successo!
Allora, analizzando anche il capitolo 283 ho pensato davvero tante cose, in soldoni: Bakugo come al solito non serve ad un c***o (Godo per questo! Ennesima dimostrazione di come questo personaggio è lì solo perché, per qualche misteriosa ragione, arriva primo nei sondaggi, ma se non ci fosse non cambierebbe niente. Porta a casa, imbecille!) e rimane in un angolo a rosicare (GODO!), si, forse è anche un po' preoccupato per Izuku, ma vista la pessima scrittura del personaggio in quell’espressione ci vedo quasi esclusivamente l’ennesima rosicata.
Onestamente, mi dispiace davvero per Momo, a questa povera disgraziata non ne riesce una, ok che qui aveva pure senso, parliamo di Machia d’altronde, ma qualcuno le dia una gioia per una volta.
E ripeto, il fatto che non siano riusciti a fermarlo va benissimo, oltretutto per tutti loro sarà una cruda e bruta dimostrazione di come la realtà sappia essere crudele, di come non basti essere i Buoni per vincere.
Aizawa… non voglio commentare, ma almeno Hawks e Mirko sono vivi e questo è bello!
Già mi sarei messo a ridere prima, ma se dopo questo capitolo qualcuno verrà a dirmi che Bakugo è più forte di Izuku sentirà le mie risate a prescindere dall’angolo del globo in cui si trova.
E parlando di Izuku, porca miseria, ma è una bestia! Sono l’unico a pensare che, comunque andrà questa saga, quel ragazzo né uscirà psicologicamente male? Cioè, ma avete visto che faccia ha fatto, quella contro Overhaul non faceva nemmeno la metà dell’impressione.
Va beh, finito l’angolo, sentivo il bisogno di parlare del capitolo appena uscito perché è veramente tanta roba, arrivederci a tutti.

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Capitolo 20
*** 2° Giorno: l'arte dell'imboscata! ***


2° Giorno, ore 10:00
Era successo in fretta, decisamente troppo per realizzare appieno. Ochaco avrebbe voluto dire, una volta calmatesi le acque, che non era stato un atteggiamento molto da Hero, il loro.
Poi si era ricordata che tutti erano villain agli occhi degli altri, per quell’esame. E coi villain non si poteva certo andare con le mani di velluto.
Era necessario cogliere le occasioni quando queste arrivavano, all’improvviso l’aver attaccato di sorpresa lei e Tsuburaba, in inferiorità numerica, assumeva un significato diverso.
Kendo era una ragazza in gamba, di certo se l’era studiata con attenzione, non era chiaramente una che caricava a testa bassa indistintamente.
Erano stati molto veloci, lei e i suoi compagni, non sapeva come avessero fatto ad intuire il momento in cui lei e il compagno di team sarebbero usciti dalla zona sicura, ma era un dato di fatto che fossero lì, e certamente non si era trattato di un caso.
I due ragazzi castani ebbero giusto il tempo di uscire dalla zona sicura, una volta essere tornati in “campo di guerra” corsero verso la foresta, era imprudente rimanere nella zona spoglia, li stavano aspettando al limitare; fu proprio Kendo ad avviare l’offensiva.
Grazie alle sue enormi mani aveva creato una divisione tra lei e Kosei, li aveva innanzitutto divisi affinché non si prestassero soccorso, al contempo cogliendoli di sorpresa.
Uno stormo di colombi funse poi da ulteriore barriera, un vero ammasso di piume tubanti che non permettevano alla voce di attraversarlo, forse anche la spiegazione della loro così alta consapevolezza.
Koda, doveva essere stato lui, chi altro, d’altronde, sapeva comunicare con gli animali tra loro?
Si era illusa di poter avere la meglio su Toru senza troppi impicci, sulla carta avrebbe anche avuto ragione, ma quando sfiorò il nulla in mezzo ai pochi indumenti che erano il suo costume e intravide, poco distante, Yanagi, il modo strano in cui muoveva le mani, capì di essere stata tratta in inganno.
Hagakure la teneva sotto torchio, non vista, sfuggendo così allo Zero Gravity.
-BENE COSÌ! RITIRIAMOCI- l’urlo di Itsuka arrivò pochi minuti dopo, lo stormo la circondò per alcuni secondi, lasciandola sola quando si disperse.
Kosei non c’era, erano riusciti a prenderlo; erano circa le otto quando successe.
-COME CAZZO FACEVANO A SAPERE QUANDO SARESTE USCITI, EH?- l’urlo di Bakugo riecheggiò tra le fronde, Uravity temette seriamente di rimetterci i timpani, come ogni altra volta.
Le dispiaceva per Tsuburaba, non era stata in grado di aiutarlo, ma a sentire ora il biondo esplosivo durante la sua ennesima sfuriata si chiese se, paradossalmente, il bastoncino più corto non lo avesse estratto lei.
-C’era Koda tra i componenti del suo team, forse uno dei suoi animali ci ha visti e lo ha avvisato.-
-QUESTO NON SPIEGA COME SIANO ARRIVATI COSÌ IN FRETTA E COSÌ ORGANIZZATI. VOI ESSERI INFERIORI DA SOLI SIETE TOTALMENTE INUTILI!-
Ochaco avrebbe voluto dirgliene quattro, il desiderio era impellente. Ma se dopo la sua critica di ieri non aveva ottenuto nulla se non irritarlo di più, ora cosa sarebbe cambiato?
-ALMENO HAI VISTO DA CHE FOTTUTA PARTE SONO ANDATI?-
-Lo stormo mi bloccava la visuale, purtroppo non ci sono riuscita.-
-NON SERVI PROPRIO A NIENTE!-
Monoma era contrariato a voler adoperare un eufemismo.
-Ovviamente, quello che passa tutto il tempo a urlare, mettendo di fatto a nudo il nostro modo d’agire, accusa gli altri di essere responsabili di un attacco a sorpresa.-
Quasi si stava pentendo di aver provato a dargli un’occasione, il giorno prima, ma era inutile girare troppo intorno alla questione.
A meno di un miracolo, Kosei non sarebbe riuscito a liberarsi da solo, Kendo non era certo una sprovveduta.
Era la consapevolezza delle capacità della compagna, nonché rappresentante di classe, a demolire così brutalmente la fiducia del biondo in abiti eleganti, si poteva sempre sperare in un colpo di fortuna, ma francamente non ci si sarebbe mai affidato.
Non era con la fortuna che si costruiva la propria strada.
Un sorrisetto freddo e cinico si formò ben presto sulle sue labbra ad osservare il volto contrito di Bakugo, in quei due giorni (neanche due giorni, volendo essere precisi) probabilmente non l’aveva mai visto rilassato.
Ricordava il festival sportivo, quel giorno incluse, tra le motivazioni per cui lo odiava, quella che fosse palesemente un baciato dalla fortuna.
Si era soliti dire che la fortuna fosse cieca… a detta di Monoma Neito la fortuna non era altro che una puttana superficiale.
Perché altrimenti non si sarebbe spiegato come mai a Bakugo Katsuki sembrasse sempre andar tutto bene, senza mai scontare le conseguenze del suo atteggiamento, e ci avrebbe scommesso che, se avesse indagato, avrebbe scoperto un’interminabile lista di “gesti indecorosi” fatti scivolare sotto il tappeto.
Ma adesso, per intercessione di chissà quale entità, o magari perché la sua dose di buona sorte si era esaurita, sembrava proprio che quel moccioso arrogante stesse vedendosi sbattere in faccia tutte le porte.
“Anche se, tra tutti i momenti disponibili, proprio quando ci devo fare squadra, eh.”
-Mi stai forse accusando di qualcosa, fotocopia di merda?!- se lo ritrovò a sibilargli vicino dopo la sua ribattuta.
Wow, si ritrovò a pensare, ma non si annoiava mai a presentare sempre quell’atteggiamento da disco rotto?
-Non vedo proprio come qualcuno possa considerarti interessante o meritevole di attenzione.-
Strinse ancora di più i denti, era palesemente furioso, Neito dentro di sé era soddisfatto.
Non intendeva certo arrendersi, ma bisognava pur ingoiare l’amaro boccone del realismo: in un lasso di tempo inferiore ai due giorni la loro squadra era stata dimezzata.
Ovviamente non andava esclusa la possibilità che Tsuburaba riuscisse a cavarsi dall’impiccio della prigionia, ma ciò non avrebbe attutito la gravità della situazione.
Bakugo stava sbraitando di nuovo, non gli prestò neanche più attenzione, fece un cenno ad Uraraka di seguirlo.
-COME CAZZO VI PERMETTETE DI IGNORARMI?!-
Il rumore dei passi parlava chiaro, lì stava comunque seguendo, pestando violentemente il terreno e mugugnando.
Decisero di silenzioso accordo di ignorarlo, il gioco di squadra con lui funzionava solo se accettavi di degradarti a “servo fedele”.
La castana chinò la testa, era delusa da come stavano virando gli eventi per loro.
-Non azzardarti a pensare sia colpa tua!- la voce di Monoma giunse fredda e severa alle orecchie di Ochaco, attirando la sua attenzione.
-Come?-
-Ignora quello che ha detto, non hai responsabilità per ciò che è successo!-
Ma… era per caso finita in un universo alternativo o roba del genere?! Perché aveva appena avuto l’impressione che Monoma, si, proprio Monoma, le avesse detto qualcosa di vagamente consolatorio.
Stupore che si manifestò in occhi ingranditisi come piatti e bocca assurdamente spalancata.
E noia da parte di Neito.
-Che mi significa quella faccia?-
Silenzio.
-La pianteresti di guardarmi in quel modo?-
Ma lei era ancora imbambolata.
-Guarda che non sei spiritosa. Voi della classe A siete proprio dei casi persi.- e concluse con una risata di scherno.
Uraraka si riprese alcuni secondi dopo, e quasi si sentì in colpa per non avergli mostrato almeno un minimo di riconoscenza.
Monoma Neito era un idiota montato che non faceva che provocarli e cercare di metterli in ridicolo, almeno questa era l’opinione che tutti nella sezione A si erano fatti di lui in quelle rare occasioni in cui avevano avuto il dispiacere di interagirci.
Forse erano stati troppo prevenuti nel giudicarlo?
Pensieri che svanirono nell’aria al diramarsi dell’ennesima risata da psicopatico.
-Siamo arrivati a questo punto perché fate di testa vostra. Andiamo prima che ci facciate eliminare entro questa giornata.- e affrettò il passo continuando a ridere, ben presto oscurato dagli ennesimi sbraiti e insulti di Bakugo.
Ochaco sbuffò e gonfiò le guance, continuando.
Ma riuscì comunque a farsi spuntare un lieve sorriso.
Monoma Neito era un idiota, un ambiguo provocatore e forse anche un latente squilibrato non poi così latente.
Però, forse, in lui c’era ancora un pizzico da poter recuperare.
 
 
 2° Giorno, ore 10:15
Una vallata racchiusa tra due montagne le era sembrato in quel momento il posto più sicuro in cui nascondersi.
Mentre Kirishima poggiava uno svenuto Tsuburaba sulla fredda pietra di un masso, Kendo Itsuka tirò un sospiro soddisfatto e gonfiò fieramente il petto.
-Bel lavoro, tutti quanti, ora assicuriamoci di tenerlo buono fino alla mezzanotte.-
Ci sarebbe voluto ancora tanto tempo, ma era fiduciosa stavolta, non sarebbe finita come con Kuroiro.
-Certo che, comunque, si sta rivelando davvero stancante questa prova, e siamo ancora al secondo giorno.- mormorò Hagakure, andando ad asciugarsi il sudore dalla fronte, almeno così sembrava.
-Non posso darti torto, ma quando diventeremo dei Pro questa sarà la normalità per noi, è giusto che iniziamo a prenderci la mano già da adesso.- disse la leader del gruppo mentre si sgranchiva una spalla.
-La sorella Kendo ha ragione, in quanto Veri Uomini dobbiamo essere sempre pronti a scattare!- concordò con lei un estasiato Kirishima.
Aggiunse poi che il suo “Uomini” era da intendersi nel senso generico notando le loro espressioni stranite.
I minuti successivi il gruppo li passò assicurandosi di rimanere ben nascosto per riprendere fiato in tranquillità, era necessario recuperare le energie.
Koda, preventivamente, pensò fosse il caso di richiamare alcuni degli animali della zona, tra insetti (per quanto ancora gli facessero un po' paura), piccole lucertole e volatili e chiedere loro di pattugliare la zona per intercettare qualche possibile minaccia.
-Bella pensata, Koda, meglio essere cauti.- fu il sincero complimento della leader del team.
-Chissà che faccia sta facendo Bakugo adesso?- chiese sardonicamente Toru, soffocando una risatina tra i denti.
Già se lo immaginava a fauci digrignate, magari stava pure emanando fumo dalle orecchie e gli occhi più spiritati di quelli di un demone.
Kirishima non riuscì a trattenere a sua volta un piccolo risolino, anche se il pensiero del biondo incazzato a morte con loro e sicuramente desideroso di fargliela pagare non era certo qualcosa che suscitava allegria.
Lo conosceva abbastanza da poter dire che ora fosse già sulle loro tracce, più ansioso di vendicarsi per quello che ai suoi occhi era stato un affranto che per l’effettivo altruismo verso il compagno di team catturato.
-Oh, a proposito.- rifilò un cazzotto in testa a Kosei quando notò che sembrava star rinvenendo, meglio sempre tenerselo buono.
Yanagi si guardava intorno con una scintilla di sospetto nell’iride azzurro/argentata visibile.
Da navigatrice di internet di assiduo livello quale era aveva finito col vedere abbastanza film da pensare modestamente di avere una buona conoscenza dei loro cliché.
A meno che la memoria non la ingannasse, quello sembrava il momento idoneo per subire un’imboscata, gli elementi sembravano combaciare, ci mancava solo che…
-Ok ragazzi, direi che ci siamo riposati abbastanza, meglio rimettersi in movimento.-
Ecco, Kendo involontariamente aveva fatto scattare un altro elemento, Reiko cominciò a guardarsi intorno con maggior attenzione, si aspettava quasi che dalle alture sovrastanti sbucasse qualcuno o cominciasse a franargli contro qualcosa.
Notando che non stava accadendo nulla che rientrasse nella sfera del sospetto, la ragazza fantasma della classe B tirò un sospiro di sollievo.
Sembrava che, fortunatamente per loro, la realtà non sempre tenesse fede a certi dettami filmici, meglio per loro.
 
 
2° Giorno, ore 10:30
Tokoyami fissava oltre il bordo del precipizio, la cascata andava a tuffarsi per parecchi metri finendo, come logica conseguenza, in un lago sottostante.
-Non è mica poco come caduta, vero?- chiese retoricamente Dark Shadow, ricevendo presto un cenno di assenso.
-Meglio non restare qui, un’imboscata ci lascerebbe con le spalle al muro.-
Andò a ricongiungersi al resto del gruppo: Tsunotori era sempre stata molto mattiniera, ma anche lei sembrava leggermente meno vivace del solito, magari la caffeina non aveva ancora fatto effetto.
Ashido sbadigliò rumorosamente e si sgranchì le braccia.
-Allora, gente, come pensate di muoverci per oggi?-
Già, bella domanda.
Alla fine il loro primo giorno si era concluso con un bilancio positivo, un ostaggio che gli aveva garantito un punto prezioso e nessuna perdita.
E che soddisfazione che si fosse trattato di Kuroiro, il sovrano dell’Oscurità del dipartimento di Eroismo era stato or dunque decretato.
Un sorriso sorse spontaneo sul suo becco a quella dolce e poetica rimembranza.
-Direi che per il momento dobbiamo tenerci in movimento, ci aiuterà sia a renderci meno facili come bersagli che a scacciare la sonnolenza e potremo così organizzarci con più attenzione, siete d’accordo?-
Sembrò che nessuno fosse contrario al suggerimento, Pony espresse il suo assenso tramite un adorabile “Yay” che gli fece drizzare per un istante le penne.
Mentre il gruppo riprese dunque a muoversi lungo il limitare della foresta, rasente al flusso d’acqua, il ragazzo corvo perlustrava costantemente la zona col suo occhio vigile, contando ovviamente su un Dark Shadow che, per quanto meno vigile, faceva la sua parte.
Ad un certo sentì la sua estensione emettere quello che alle sue orecchie giunse come uno squittio di realizzazione (non immaginava neanche potesse emanarlo, un verso simile) e lo vide prolungarsi fino ad un albero lì vicino.
Tornò poco dopo con una mela tra gli artigli, lasciando dunque l’assoluta assenza di dubbi sulla tipologia d’albero in questione, ma il preside aveva tenuto qualche criterio effettivo nella creazione di quell’ambiente?
-Non ho fame ora, Dark Shadow.-
-Andiamo, capo, ti facevo più sveglio. Il nostro rivale per il trono è stato definitivamente spazzato via.-
-E la maestosità di tale evento mi inonda di oscura gioia, ma comunque non vedo il nesso con quanto hai appena fatto.-
L’ombra gli diede qualche colpetto col gomito ad altezza spalla.
-Ogni Re deve avere al suo fianco una Regina che lo assista nella gestione del suo Nero Dominio, no?- gli sussurrò complice, prima di indicare una certa biondina che, camminando davanti a lui, stava canticchiando un allegro motivetto.
E la faccia di Tokoyami divenne presto un misto di rosso e nero che creava un sorprendentemente assortito contrasto di colori.
Però, non poteva negarlo, ormai aveva concepito la consapevolezza di un sentimento crescente dentro di lui e rintanarsi nel diniego sarebbe stato controproducente.
Tergiversare sarebbe stato sciocco, poteva approfittare del momento propizio, ora che non si profilavano minacce.
Accettò il frutto e affrettò il passo per affiancare colei che era riuscita a destare il suo interesse.
-E-ehm…- finse un colpo di tosse per attirare la sua attenzione.
-Sì, cosa c’è?-
Lui si rigirò distrattamente il pomo tra le mani, cercava di darsi quel tono di mistero e oscuro appeal che, per quel che le sue scarne conoscenze gli permettevano, sembrava piacere molto alle ragazze.
-Ho colto questa mela, mi chiedevo se fossi interessata a spartirla con me… non che io ti voglia costringere, beninteso.- arrancò un po' sul versante finale, forse per timore di apparire troppo esagerato nella terminologia.
Pony era cresciuta in una fattoria negli Stati Uniti, non era certo il genere di ambiente che dava eccessivo peso al linguaggio formale o alla troppa classe.
-Mi stai chiedendo di fare a metà, giusto?- chiese ingenuamente, inclinando un po' la testa.
-Sì, esatto, p-proprio di questo si tratta.- e la parte del bel tenebroso venne presto soppiantata da un lieve balbettio e un forte strato di rossore (stava diventando come Midoriya, accidenti!).
Gli altri tre membri del gruppo camminavano poco più avanti, ma la scenetta non sfuggì allo sguardo già sbrilluccicante di Mina Ashido.
“Ship, ship, ship!” questo pensò nel vedere Pony accettare educatamente ciò che il suo compagno di classe le stava porgendo, iniziando a divorare la sua metà con infantile entusiasmo; Tokoyami becchettava quasi distrattamente, palesemente non interessato al cibo in sé.
Quello era palesemente un impacciato tentativo di corteggiamento, nulla poteva ingannare il suo senso da Cupido incallita.
Avrebbe voluto prodigarsi in un piccolo commento su quanto fossero adorabili, ma un sussulto di Shoji glielo impedì.
-Fermi tutti!- le orecchie in più che si era fatto spuntare vibravano e saettavano in ogni direzione.
Un punto di domanda ed uno esclamativo sorsero affiancati nel fumetto di Manga, probabile gli stesse chiedendo se avesse percepito qualcuno in avvicinamento, aspettandosi già la risposta.
-Percepisco dei passi.- appunto.
Tutti si voltarono verso il limitare della foresta, dove Shoji aveva indicato.
-Riesci a dirci la distanza?-
-Circa cento metri, sta correndo in fretta ed è da solo.-
Tokoyami capì che bisognava riflettere velocemente.
Da solo, separato dal resto della squadra forse? O l’esca di un’eventuale offensiva? In ogni caso, poteva trattarsi di un’importante occasione da cogliere, meglio aspettare e capire chi avevano di fronte.
-Attraversiamo il fiume!- ordinò prontamente.
-Scusa, ma perché?- chiese un’incuriosita Ashido.
-Ci nascondiamo tra gli alberi dall’altro lato, vediamo chi spunta fuori e proviamo a coglierlo di sorpresa, sbrighiamoci!-
Per fortuna ci pensò Manga a provvedere, dal suo fumetto fece emergere la parola BRIDGE a grandezza sufficiente da fungere appunto da mezzo di passaggio, la usò per collegare i due argini.
-Ottimo lavoro Manga!- esclamò gioiosamente Pony mentre il gruppo iniziava ad attraversare.
Non immaginavano di essere cascati dalla padella alla brace.
A metà strada dall’acqua, come i tentacoli di un’enorme piovra pronti a ghermirli, spuntarono enormi fruste di liane spinate che distrussero il ponte da sotto e bloccarono i cinque componenti della squadra, sollevandoli in aria.
Shoji e Fukidashi vennero totalmente immobilizzati, Tokoyami evocò Dark Shadow, il quale iniziò a tranciare le funi erbose, Pony fece altrettanto lanciando due corna e Ashido lanciò un getto d’acido dalle mani per scioglierle.  
Liberatasi dalla morsa e in procinto di precipitare in acqua, la ragazza rosa venne intercettata da un’altra frusta che la sferzò con forza all’addome scagliandola dall’altro lato dell’argine, portandola ad un doloroso schianto a terra.
Tsunotori, una volta libera, cavalcò un corno per cercare di portarsi in alto e studiare la situazione.
Venne prontamente intercettata da altre liane che, provando a catturarla nuovamente, le impedivano di ascendere, bloccandola costantemente e impedendole di guadagnare quota.
Shoji e Manga si ritrovarono sbattuti con forza dal lato di partenza, chiunque fosse l’artefice voleva separare i membri del gruppo.
Quando anche Tokoyami fu libero, il leader del gruppo tentò di raggiungere Ashido per riorganizzarsi, quando toccò terra, colse un barlume verde in avvicinamento.
“Oh diamine.” Stavolta sembrava che la sorte non sorridesse verso di loro.
-Dark Shadow!- l’ombra tentò una disperata difesa, ma le scintille elettriche emanate dall’avversario, per quanto non paragonabili al fuoco generato da Todoroki o le esplosioni di Bakugo, bastarono a destabilizzarlo quando bastava affinché venisse superato.
Il ragazzo corvo si ritrovò bloccato da Midoriya Izuku.
Il ragazzo in verde lo teneva bloccato per il becco con una mano (palesemente per bloccargli la comunicazione) e col resto aveva immobilizzato i suo arti, emanava scariche elettriche che tenevano Dark Shadow a distanza, non era certo un caso se era stato lui ad attaccarlo.
Con la coda dell’occhio vide Tsunotori cercare di volare in suo soccorso, ma era sotto la costante pressione dei rovi che la inseguivano neanche avesse avuto un sensore che gli indicava sempre dove fosse.
Era Shiozaki, senza dubbio, ma come riusciva a seguire i movimenti? Non sembrava essere nelle vicinanze.
Dall’altro lato del fiume, dalla foresta, era sbucato Kamakiri che (era stato lui, dunque, il diversivo) aveva ingaggiato una lotta serrata con Shoji che a fatica bloccava le sue spade tramite gli arti multipli.
Manga era impossibilitato a sparare uno dei suoi fumetti giganti, l’eccessiva vicinanza avrebbe danneggiato anche il compagno di squadra.
Mina, l’unica apparentemente ignorata, tentò di andare in aiuto del compagno, ma una lingua sbucata proprio dal fiume in quel momento, si annodò attorno al suo bacino e, tra grida e schiamazzi, la trascinò sott’acqua.
Asui, allora c’era anche lei.
-Ritirata!- ordinò Midoriya una volta che Ashido venne portata a mollo.
-Scusa Tokoyami.- gli disse prima di sferrargli un pugno in pieno petto che lo piegò dal dolore e gli impedì di inseguirlo.
Le enormi liane erbose si inabissarono nuovamente, Kamakiri sferrò un attacco che spinse Shoji all’indietro di alcuni metri e batté in ritirata nel folto verde del bosco, seguito ben presto da Izuku.
Per Tsukuyomi furono secondi di grande frustrazione i successivi, strinse i denti mentre Dark Shadow gli si avvicinava per sincerarsi delle sue condizioni, presto raggiunto da Pony.
-Stai bene?- gli chiese con sincera apprensione.
-Si, nulla di rotto.- mormorò a bassa voce, non nascondendo la frustrazione.
Il gruppo si riunì, ora con un componente in meno.
-Ci hanno teso una trappola: ci hanno fatto credere di star sferrando un attacco frontale quando in realtà era la distrazione.- riflettè a voce alta Shoji.
-E ci siamo cascati in pieno… WHAT DISASTER!- Pony si fece sfuggire qualche parola nella lingua natia, succedeva quando si innervosiva.
-Questo però non spiega l’incredibile coordinazione delle liane di Shiozaki. Ogni direzione che Tsunotori prendeva la seguivano istantaneamente, come se letteralmente vedessero dove andava.- mormorò Tokoyami con una mano sotto al mento.
Come poteva essere possibile: Midoriya, Kamakiri, Asui, Shiozaki e… il quinto membro del loro team, non sapevano chi era.
E tanto bastò perché nella testa del corvo si accendesse la lampadina: poteva essere questo che spiegava quel particolare.
Il suo sguardo si fece più arcigno.
-Va bene, siamo stati colti di sorpresa, ma ora basta stare con le mani in mano, cerchiamo di ritrovarli! Dobbiamo recuperare Ashido.-
 
 
 
2° Giorno, ore 10:45
-Bene, si sono ritirati e il bersaglio è stato preso!- l’avvisò Setsuna.
Shiozaki sospirò sollevata e, poggiando una mano vicino al bordo del fiume, cominciò a richiamare le sue liane.
Quando esse fecero ritorno, un reticolo di esse si avvicinò a Lizardy e, sgretolandosi, liberarono il suo occhio destro, che la ragazza prontamente riattaccò.
Poco dopo dall’acqua saltò fuori Froppy con una Pinky incosciente avvolta nella lingua.
-Bella pensata nascondere l’occhio tra le liane di Shiozaki, kero.- era stato facile così guidarla nel muoverle senza portarla a scoprirsi.
-Modestamente, quando voglio sono geniale.-
-La superbia rientra tra i peccati capitali, Tokage, dovresti essere più umile.-
-Non è superbia se mi limito a dire la verità.- replicò lei con un sorrisetto.
Tsuyu diede una pacca sulla spalla ad entrambe e le invitò a muoversi.
-Su forza, riuniamoci a quei due, ho francamente paura a lasciarli da soli, kero.-
Kamakiri, un Bakugo un po' meno isterico, e Midoriya, un incosciente che spesso agiva d’istinto finendo con il rompersi le ossa… no, non potevano permettersi di lasciarli incustoditi.
 
 
2° Giorno, ore 11:22
Il muro di bulloni giganti gli bloccava la strada, Iida trattenne un verso di fastidio.
-Restate in formazione!- prontamente formò un rombo con i suoi compagni team, spalla contro spalla, Mineta a parte.
Sospettava che infilarsi in quel piccolo sentiero racchiuso tra due pareti rocciose avrebbe portato ad una possibile imboscata, ma stavolta aveva pensato alla giusta controffensiva.
Prima però era necessario capire chi avessero di fronte.
-Deve essere stata Kodai, ha sempre dei bulloni con sé. Posso mangiarli e levarceli di torno.-
-Ti chiedo di pazientare, Tetsutetsu, prima è necessario capire chi siano i suoi compagni.-
Un rimbombo in lontananza, un altro muro metallico ostruiva ora anche la via da cui erano entrati.
-Sta sopra il crepaccio, questo è evidente!-
Poi il terreno sotto di loro iniziò a tremare, sembrava quasi che un trapano stesse perforando la nuda terra.
-Scansatevi!- i quattro componenti rimasti della squadra 3 si appiattirono contro le pareti, scampando al crollo del suolo sottostante.
-Kaibara, maledizione.- borbottò Tetsutetsu a denti stretti.
Li avevano completamenti privati dello spazio di manovra.
-Va bene, direi che abbiamo tergiversato a sufficienza. Mineta, come hai suggerito tu!-
Al nanetto spuntò d’istinto un’espressione stupita, cioè, Iida gli aveva dato il permesso di applicare il suo suggerimento?! Perfetto, e magari, visto che c’era Kodai, avrebbe anche potuto approfittarne, ma questo, ovviamente, non lo disse a parole.
Tirando fuori una corda, Grape Juice cominciò a inserirvi le sue sfere appiccicose, mentre Iida continuava ad osservare la situazione.
Non ci fu però molto tempo per ragionarci, visto che, dalla buca, sbucò fuori Kaibara e, per sua somma frustrazione, portò con sé Todoroki.
“Oh, diamine, Mineta cerca di sbrigarti,” vide infatti il ragazzo più basso affrettarsi nel compimento della sua azione.
-Iida, sarebbe meglio per voi arrendervi, non vorrei ricorrere a metodi aggressivi.-
-Apprezzo l’apprensione, Todoroki, ma quanto posso ritenere affidabili le parole di un villain? Un vero Hero non cede mai!-
E stavolta non avrebbe permesso la cattura di un suo compagno.
-Vai, Aoyama.-
-Oui!-
 Il ragazzo di origine francese agì prontamente indirizzando il suo raggio laser verso il costone opposto al loro.
Il risultato fu una pioggia di rocce e detriti sopra il buco aperto dai loro avversari, che Todoroki bloccò prontamente innalzando un blocco di ghiaccio.
-Real Steel, tocca a te!-
-Ricevuto, fratello!-
Tetsutetsu afferrò Mineta per il mantello del costume e, spiccato un goffo balzo a causa dello spazio ridotto, si lasciò cadere nel buco di schiena ma, ancora a mezz’aria, si assicurò di lanciare il compagno di team.
Il tappo viola si ritrovò così proiettato verso l’alto da una forza inaudita, riuscì ad arrivare fino alla cima del crepaccio, mentre, sotto di sé, sentiva il suo del ghiaccio frantumarsi sotto i pugni d’acciaio del collega.
Con una mano continuava a stringere la corda ricoperte di sfere, con l’altra intanto cominciò a staccarsene altre dalla testa e lanciarle di sotto.
Nel mentre eseguì un movimento rotatorio affinché la corda, tramite la rotazione, attraversasse i bordi, se ci avevano visto giusto.
Un buffo rumore di appiccico giunse distrattamente alle sue orecchie.
“Fa che sia Kodai, fa che sia…” non era Kodai.
La palla appiccicosa era rimasta invischiata sull’avambraccio di Sato, ma il ragazzone non sembrava affatto infastidito da quel risvolto, a giudicare da come ora sorrideva deciso.
Kodai, per inciso, era dietro di lui, doveva essersi prontamente messo davanti per farle da scudo.
Minoru ebbe giusto il tempo di formulare un “oh-ho” di tragica paura prima di venire letteralmente tirato verso l’avversario.
La già notevole forza naturale di Rikido e la notevole differenza di stazza non gli costarono nemmeno l’utilizzo del suo quirk.
Tirò la corda verso di sé e l’ultima cosa che Mineta fu il bianco del suo guanto che gli occupava la visuale.
Intanto di sotto Todoroki si trovò Tetsutetsu a pochi centimetri, pronto a colpirlo con un gancio.
-Sei lento, Todoroki!- fortuna volle che Sen intervenisse prontamente, intercettando l’attacco con la sua mano roteante.
Lo scontro fu comunque a suo svantaggio, il corpo ferroso dell’avversario gli fece provare un fremito alla mano e lo portò ad allontanarsi con un gemito di fastidio.
Oltretutto Aoyama aveva iniziato a bersagliarli coi suoi raggi laser per ostacolarli.
Iida nel mentre, decise di scalare la parete per recuperare il quarto membro del gruppo, se Mineta non era ancora sceso giù qualcosa era evidentemente andato storto.
 Coi propulsori sulle gambe scalò la parete rocciosa e si trovò davanti lo spettacolo del compagno messo a terra da un pugno di Sato, Kodai a pochi metri di distanza.
-Non prenderete il mio compagno di squadra, non ve lo consentirò.-
Al momento dello scatto successivo percepì uno strano rumore alle sue spalle.
Dall’altro lato del crepaccio intravide la figura di Earphone Jack indirizzargli gli amplificatori contro.
“Questa sarà complicata da evitare!”
 
 
 
2° Giorno, ore 11:49
Kirishima raramente era “quello dei piani”, più correttamente non lo era mai.
Era consapevole che, nel reparto strategico, lui non sarebbe mai stato in grado di conferire notevole supporto, pertanto aveva deciso che avrebbe messo tutto sé stesso per aiutare i suoi compagni, in ogni occasione.
-Ci è voluto un po', ma vi abbiamo trovato. Spero tu sia pronta a pagare pegno, Kendo!- la provocazione sprezzante di Monoma fu il campanello di allarme generale.
La provenienza non identificata della voce fu il primo elemento di sospetto.
Il mancato accompagnamento delle grida minacciose di Bakugo fu il secondo, e ben più incisivo.
-Sai, normalmente direi di catturare uno della sezione A, ma il tuo modo d’agire mi ha veramente offeso, sarai il degno compenso per il fastidio che ci avete recato.-
Era strano, troppo, sembrava echeggiare sempre da una parte diversa, ma era impossibile che Monoma si stesse muovendo così in fretta tra le fronde del bosco.
Bakugo avrebbe fatto troppo rumore, e Uraraka avrebbe necessitato di più tempo.
Itsuka fece cenno al gruppo di formare un cerchio, l’ostaggio svenuto lasciato al centro.
-Non prenderla come un affronto al tuo orgoglio, Monoma, dubito che tu…-
E per Red Riot fu il definitivo campanello d’allarme, Kendo si bloccò, il suo sguardo divenne vitreo.
-Ora si gentile e colpisci Koda.-
Fu istintivo, nel mentre che il pugno di Battle Fist si ingrandiva, lui era scattato per fare da scudo al compagno di squadra.
Il dolore subito, a discapito della protezione offerta dal suo quirk, fu ben più pulsante di quanto si aspettasse, Kendo di certo non era una che trascurava gli allenamenti, lo scoprì nella maniera peggiore.
L’impatto della schiena contro la rugosa corteccia dell’albero non fu da meno, gli fece quasi rimpiangere di non avere un effettivo elemento di vestiario a coprire la pelle, per quanto si fosse potuto rivelare utile.
Con la coda dell’occhio intravide Itsuka sbattere gli occhi confusa e guardarsi intorno freneticamente, prima che tutto degenerasse.
Tutti i membri della squadra 7 rimasti in piedi sentirono il terreno farsi molle sotto di loro, finché non cominciarono a sprofondarci dentro come fossero stati nelle sabbie mobili.
Il risucchio si interruppe quando tutti furono intrappolati fino al collo.
Poco più in là, dal manto erboso, emerse una familiare figura in costume intero nero e arancione.
-Honenuki, non c’era altra spiegazione.- mormorò Itsuka.
Era la voce di Monoma che tuttavia non quadrava, i loro team avevano forse deciso di allearsi? Questo, anche nell’eventualità, non avrebbe spiegato il vuoto improvviso nella sua testa, perciò…
Juzo infilò una mano nel terreno affiancò a lui, rendendolo malleabile, e, come se avesse letteralmente cercato dentro una sacca, ne tirò fuori una chioma viola seguita dal resto del corpo.
-Certo che viaggiare con te è un’esperienza traumatica.-
-Ci si abitua col tempo, non fartene cruccio.- ridacchiò Mudman.
Shinso Hitoshi, ma certo, ora tutto tornava.
Grazie agli animali di Koda avevano udito che aveva fatto parte della squadra di Monoma, ma quanta sfortuna ci sarebbe voluta per incappare proprio nella squadra che poi lo aveva catturato?
Il suddetto rivolse uno sguardo sbilenco a tutti loro, condito da un sorrisetto quasi derisorio.
-Beh, sembra che il piano sia riuscito.- commentò, per poi muovere le sue bende e avvolgerle attorno alla bocca di Koji, previdente.
Ben presto i due vennero raggiunti anche dal resto del loro team.
-Bondo, per ogni evenienza blocca Kirishima, non è svenuto, ma solo stordito, quindi meglio essere prudenti.-
“La solita previdenza di Honenuki, siamo messi male.” pensò Itsuka.
Tentò di analizzare brevemente la situazione: Kirishima era ora letteralmente incollato ad un albero, loro quattro erano intrappolati fino al collo nel terreno, e Koda era stato messo in condizione di non poter usare il suo potere, con Tsuburaba sempre lì, i loro avversari erano in cinque, contando anche Shinso.
Quindi loro o avevano perso uno dei tre elementi che erano stati eliminati il giorno prima (forse Sero?) o lo stavano tenendo nascosto per eventualità.
-Faremo in fretta, Kendo, poi vi libererò. E, se non vi spiace, ci prendiamo anche il vostro ostaggio.-
La ragazza strinse i denti, non ci stava a quella piega degli eventi.
Nulla di relativo al piano personale ovviamente, Honenuki non si stava comportando diversamente da lei, ma non riusciva ad accettare il pensiero di deludere i suoi compagni in questo modo.
Mudman riprese a modellare il terreno come plastilina sotto il suo controllo, tramite il movimento portò Kosei e Koda in sua direzione.
Mossa astuta, senza Koda avrebbero perso il ricognitore per seguire i movimenti altrui, non era sicuramente una scelta casuale.
“Coraggio! Coraggio Itsuka, vuoi veramente arrenderti così facilmente?!” no, per niente.
Attivò il suo quirk e, in uno sfoggio di potenza, frantumò il terreno, sotto gli sguardi allarmati dei suoi avversari.
Spiccò un balzo all’indietro atterrando sulle ginocchia, quando rialzò la testa puntò il suo sguardo in rassegna sui componenti dell’altro team.
Non c’era tempo per riflettere, non gliel’avrebbero concesso.
“Sembro che dovrò caricare a testa bassa. O la va o la spacca!”
Poi però un rimbombò, poi un altro.
Le orecchie di tutti si fecero tese, in ascolto.
Pareva a tutti gli effetti il rumore che facevano le…
-BRUTTI FIGLI DI TROIA, VI AMMAZZO!-
Itsuka ghignò al sentirle sempre più vicine.
Non era nel suo stile, ma quello poteva decisamente valere come diversivo, se lo sarebbe fatto andare bene.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora, sono qui dopo il capitolo 284 e dico, a mente fredda: Bakugo, ti schifo, voglio vederti soffrire ecc., ma per una dannatissima volta fa seguire i fatti alle parole! Ti schiferò comunque, ma cerca di non fare come negli altri casi, tante belle paroline seguite dal nulla in merito a fatti concreti,
Detto questo, il fatto che Bakugo sembri finalmente aver avuto un briciolo di sviluppo, seppur tramite un retcon (opinione mia ovviamente, potrei benissimo sbagliarmi, ma per come è reso il capitolo mi ha dato quest’idea ed ecco perché continuo a pensare che Bakugo sia scritto malissimo) non cambierà magicamente il modo in cui lo gestirò, ormai ho deciso da troppo come voglio trattarlo e non cambierò idea per così poco. Scherzi a parte, cercherò comunque di essere un po' più imparziale, perché mi sono effettivamente lasciato un po' andare contro di lui (non sono pentito di questo, ma bisogna saper essere più equi e ammetto che potrei non esserlo stato).
In merito a Itsuka, personalmente mi è sempre piaciuto il suo personaggio e vorrei tanto avesse avuto maggior ruolo nella storia, penso avrebbe saputo fare la sua figura. Quindi state tranquilli che saprà farsi valere fino all’ultimo e non mollerà facilmente, specie che ora c’è anche Bakugo in gioco e un Honenuki che, mia modesta opinione, è tra quelli che più possono dargli filo da torcere.
Ma non vi faccio spoiler del prossimo capitolo.
Scusate per i tempi relativamente lunghi, farò in modo che non ripeta, spero.
Alla prossima.

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Capitolo 21
*** 2° Giorno: siamo giunti a metà giornata. ***


2° Giorno, ore 12:01
-CREPA!- un urlo minaccioso, un forte rimbombo e un’esplosione che arrostì il terreno.
La fortuna per tutti fu che Bakugo contenne la potenza, fu assennato abbastanza da non dar fuoco a tutto quanto, ma di certo il suo bersaglio non l’avrebbe certo ringraziato per questo.
Il biondo esplosivo atterrò sul ramo di un albero per godersi il frutto del suo operato, la ricompensa fu un cerchio di terreno ora spoglio e annerito.
-Che cazzo.- sputò verso terra in segno di frustrazione.
Il dannato scheletro si era già sotterrato ed evidentemente si era portato dietro lo strizzacervelli da strapazzo, i suoi tre compagni di team erano arretrati per non farsi coinvolgere.
Poco più in là notò che Mani Giganti stava liberando i suoi compagni di squadra smuovendo enormi zolle, era l’occasione di fargli pagare lo smacco che gli avevano recato.
Faccia Tonda e Fotocopia erano rimasti indietro, fattacci loro, se non erano in grado di reggere il passo era colpa della loro debolezza.
Con questi pensieri in testa, Bakugo si gettò in picchiata verso la nuova vittima designata.
-Kendo, voltati!- l’urlo di Kirishima, ancora intrappolato, sembrò raggiungerla in tempo.
La ragazza istintivamente portò una delle sue mani, la sinistra, in avanti ad impersonare uno scudo, per lei e i suoi compagni.
L’esplosione coprì il suo grido di frustrazione e dolore, Bakugo atterrò poco distante.
-Sembra che tu non sia completamente inutile, rossa.- tentò di provocarla.
Lei sbucò fuori dalla nube nera correndogli incontro; tsk, non era una completa vigliacca, ma di certo era molto stupida se pensava di poter avere qualche possibilità contro di lui.
-Fatti avanti, ti distruggo in un att…- un guanto sbattutogli in faccia senza preavviso lo costrinse a tacere e, soprattutto, gli coprì la visuale per un istante che si rivelò decisivo.
Itsuka colse l’occasione al volo e lo centrò in pieno con un pugno ingigantito che lo spinse metri più in là.
Bakugo roteò per alcuni metri prima di accasciarsi a terra, tra rantolii e lamenti.
Il guanto prese a volteggiare e tornò tra le mani della sua proprietaria.
-Complimenti per la rapidità di pensiero, Yanagi.- si congratulò Hagakure mentre lo rindossava.
-Volevo tacesse.- replicò la ragazza dai capelli d’argento, si poteva cogliere un barlume di soddisfazione nei suoi occhi.
Itsuka si teneva la mano sinistra, ustionata da alcune bruciature, sembrava necessario medicarla al più presto.
-Grazie per l’aiuto ragazze. Ora però sarà meglio se… dannazione.- biascicò quando si accorse che il team di Honenuki stava tornando alla carica.
Ingigantì nuovamente le mani, stringendo i denti per il dolore, e ci afferrò le compagne di squadra, per poi spiccare un salto ed evitare una zampata di Shishida che minacciò di colpirla.
“Ok, Itsuka, fa un rapido punto della situazione: Bakugo non è servito a nulla, ma probabilmente si rialzerà a breve, Honenuki e Shinso sono nascosti ma devono essere ancora nei paraggi, altrimenti gli altri tre non sarebbero rimasti qui, Kirishima è ancora immobilizzato e Koda è in mano loro così come Tsuburaba. L’importante è cercare di non perdere componenti, ma dobbiamo sbrigarci, siamo tutti stanchi.”
-Yanagi, vai… e scusa.- le dispiacque sinceramente doverlo fare, ma l’unica soluzione che trovò fu letteralmente afferrarla e lanciarla come un sacco di patate verso il punto in cui Red Riot era stato bloccato, forse il suo quirk funzionava sulla colla di Bondo.
Quando Yanagi si rialzò da terra le rivolse il suo solito sguardo… non riuscì a capire se era un buon segno.
-Ok, Hagakure, dobbiamo reggere almeno finché non riapparirà Honenuki. Visto l’improvviso attacco di Bakugo non penso abbia avuto il tempo di riflettere su dove lasciare gli ostaggi, saranno sicuramente qui vicino.-
-Ma non ci daranno mai il tempo di andarli a cercare.-
-Infatti dovrai occupartene tu. Io me la caverò!-
Ad Hagakure non fu dato il tempo di ribattere, Kendo si era nuovamente gettata all’attacco, l’essenziale ora era impedire che i suoi compagni venissero catturati.
Si fidava di Toru, era certa sarebbe riuscita a recuperare Koda e, a quel punto, si sarebbero ritirati insieme.
La sorte sembrò arriderle quando, con l’ennesimo grido bellico, Bakugo si rituffò nella mischia scagliandosi contro Gevaudan.
-Fatti sotto, stupida bestia!-
Tatto a parte, il suo intervento andava a suo vantaggio, Shishida lo avrebbe tenuto impegnato a sua volta.
Bondo non era molto portato per il combattimento fisico, dunque ora…
-A noi due!-
Ojiro schivò con un salto il suo pugno gigantesco, non era certo uno sprovveduto, non avrebbe cercato il confronto di forza con lei.
Tailman assunse a sua volta la posa da battaglia, un sorriso battagliero rispose presto al suo.
-Bondo, devi assicurarti che Kirishima non venga liberato, dobbiamo mantenere il vantaggio numerico!-
-Vado.-
Quando finalmente rimasero relativamente soli (anche se le urla di Bakugo non erano certo il sottofondo che si immaginavano) poterono tornare ad analizzarsi.
-Non sembri in ottima forma, Battle Fist, sarebbe meglio ti ritirassi e curassi le bruciature di quella mano.-
-Ti ringrazio per il sincero interessamento, ma non abbandono i miei compagni, tu faresti lo stesso a ruoli invertiti.-
-Non posso darti torto, anzi, mi scuso se sono sembrato irrispettoso.-
-Mostrare sincera preoccupazione per qualcuno non è mai una mancanza di rispetto. Ma ora direi che è finito il momento delle chiacchiere.-
-Su questo mi trovi d’accordo.- Ojiro rilassò i muscoli e strinse i pugni.
Kendo era fisicamente superiore a lui, doveva sfruttare la maggior abilità tecnica.
Spiccò un balzo per aggirarla quando lei partì all’attacco con un pugno diretto.
Itsuka allungò perpendicolarmente il braccio e tentò di colpirlo con un movimento rotatorio quando il ragazzo fu in fase di atterraggio, Mashirao fu lesto a servirsi della coda per contrastare l’enorme mano avversaria e lanciarsi indietro per portarsi fuori dalla sua portata.
Beh, di certo sarebbe stata una battaglia interessante.
-CREPA, FOTTUTA BESTIA.-
Le urla di Bakugo continuavano a riecheggiare in sottofondo, il biondo esplosivo schivò una zampata di Shishida e lo centrò in pieno con un’esplosione di dimensioni ridotte.
Cominciò ad avvertire fastidio ai polsi.
“Cazzo, devo stendere questo maledetto al più presto!” non ricorreva alla strategia, il bestione, si limitava a caricare.
Però, ogni volta, come guidato da un istinto ferale, riusciva a stare dietro le sue mosse, niente strategia ma una furia animale pura e cieca, evidentemente era la controindicazione del suo quirk.
Si catapultò in alto per schivare un altro attacco e atterò a distanza di sicurezza.
“Diventa sempre più stupido, basterà farlo stancare senza sprecare altre forze, a quel punto… MA CHE CAZZO…?!” il terreno sotto di lui si fece molle e lo intrappolò fino alle ginocchia.
-Tu?!- biascicò a denti stretti quando la testa di Honenuki emerse poco distante.
-Nulla di personale, ma direi proprio che te lo meriti.- e si riferiva alla sferzata di uno Shishida infuriato che sbattè Bakugo a terra senza pietà, la sagoma del suo corpo scavata nel terreno e un’espressione di furia cieca stampata in faccia anche una volta privo di sensi.
Shishida, riuscito a recuperare un po' di lucidità, tirò alcuni lunghi respiri prima di disattivare il proprio potere e ridurre le sue dimensioni, tornando a quelle normali.
-Come stai, amico?-
-Sono riuscito a restare relativamente calmo, Honenuki, non c’è da preoccuparsi.-
Il ragazzo senza labbra annuì in segno di incoraggiamento.
-Bene. Meglio se per qualche ora non ti trasformi più, sei molto stanco.- e non avrebbe tollerato di metterlo a rischio.
Shinso, nascosto poco più in là tra le fronde, teneva d’occhio la situazione, Tsuburaba e Koda, ancora legati, erano poco distanti da lui.
Poi vide una figura saltare giù da un albero in direzione proprio dei suoi nuovi compagni di team, si era astutamente messa sotto il sole per rendere difficile identificarne i tratti, mossa intelligente, chiunque fosse.
La caduta però sembrava più lenta del previsto, come se fluttuasse e l’unica persona che conosceva in grado di…
“Oh diamine.” Il ragazzo dai capelli viola capì subito e agendo d’istinto saltò fuori dal suo nascondiglio.
Frapponendosi tra l’assalitore ed i suoi compagni, lanciò le sue bende in sua direzione avvolgendogliele attorno al busto; con un rapido movimento tirò verso di sé e portò in avanti la mano destra per bloccarla al collo.
-Non sei stata abbastanza veloce Ura…- il richiamò gli morì in gola appena i contorni non furono più sfumati, la persona che aveva afferrato non era chi pensava.
Quello era… e la sua mano era sul suo braccio.
Gli aveva parlato.
-Ora, se non ti spiace, vorrei mollassi la presa.-
All’improvviso tutto divenne un ammasso indistinto di nero e immagini sconnesse, il cervello sembrò svuotarsi di ogni emozione e ricordo.
Quel giorno Shinso Hitoshi subì qualcosa che mai avrebbe pensato di subire: fu vittima del suo stesso quirk.
 
 
2° Giorno, ore 12:36
-Dai, Midori, mettimi giù!-
Togaru era ben consapevole di avere una scarsa pazienza, era il primo che non l’avrebbe mai negato.
-Ashido, te l’ho già detto, non posso. Almeno non finché non avremo trovato un punto sicuro in cui fermarci per riposare.-
Francamente lui reputava che la vita gli avesse fatto un favore in merito, una benedizione in incognito si sarebbe potuta definire.
-Ma mi si addormenteranno le gambe di questo passo.-
Era un misto di pessimi tratti, così si definiva, che gli tenevano alla larga i seccatori: un aspetto che molti avrebbero descritto come uscito da un incubo (fifoni!), una pazienza più sottile delle lame che il suo potere gli conferiva e una brama per il confronto fisico.
-Cercheresti di scappare.-
-Mi sembra ovvio.-
-Beh, hai appena spiegato perché non posso.-
Odiava le persone superficiali, il suo “caratteraccio” era un ottimo deterrente, solo chi era interessato a conoscerlo davvero riusciva a guardare oltre, a superare la sua scorza e a divenire suo amico.
Alle volte, quindi, non era così male essere burberi e scontrosi, se ti aiutava a trovare quegli amici veri che sentivi di voler tenere vicino.
Anche se, in effetti, era una concezione recente, andata a soppiantarne una molto più rabbiosa e volta solo al tenere tutti lontano.
I bambini sapevano essere crudeli certe volte e, se i loro pregiudizi non variavano, divenivano persone sempre più disgustose e spietate.
Il suo carattere fumantino era una diretta conseguenza di botte, indifferenza e sguardi spaventati, superficiali da far schifo.
-Smettiamola di pensare a chi non ci vuole per come siamo… e non vergogniamoci di come siamo.- le parole di una Setsuna dagli occhi arrossati dal pianto e dai tinti capelli castani sparsi disordinatamente sul volto, eppure sorridente, gli rimbombavano ancora in testa certe volte.
Capitava nei rari momenti in cui il suo lato pensieroso prevaleva, rivedeva le pareti di quel bagno, risentiva il fetore di fumo causato da sigarette estranee nelle narici, percepiva nuovamente lo stesso senso di frustrazione.
Un’occhiata alla persona in questione, in quel momento in discussione con Asui: Setsuna quella volta aveva sfogato tutto ciò che si portava dentro, voci basate sul nulla e alimentate da persone che valevano ancora meno alla fine avevano infranto la corazza che cercava malamente di tenere intatta.
Fu la prima e unica volta che pianse, davanti a lui almeno, un pianto liberatorio che segno l’inizio di un nuovo percorso per entrambi.
Si poteva dire che fu quel giorno che si mostrarono sotto la corazza e divennero amici, giurandosi, in solenne silenzio, di sostenersi a vicenda e aiutarsi a migliorare, si poteva dire che fu quel giorno in cui entrambi piantarono nelle loro teste il seme che li convinse a voler essere eroi.
-Dai, Midori, siamo amici, fammi questo piccolo favore!-
-M-mi fa piacere che mi c-consideri tuo amico, ma non posso comunque.-
E a loro modo l’avevano sempre mantenuta la promessa, anche nell’ambito relativo al relazionarsi con gli altri: lui cercava di tenere a freno la sua lingua a volte troppo “senza veli”, lei provava a non farlo esplodere quando qualcosa lo infastidiva.
Evidentemente in quel momento se ne stava scordando…
-Ma ti ho anche insegnato la break-dance.- si lamentò ancora Ashido e, a quel punto, Kamakiri era certo che la vena gli stesse emergendo dalla fronte.
…o piuttosto ne era consapevole fin troppo e si godeva la scena di lui che copriva a grandi balzi la distanza che lo separava dal punto di rottura; in effetti, era quella l’eventualità che si era concretizzata più volte.
-Ma… non è rilevante in questo momento.-
-Uffa, mi annoio.-
Il ragazzo mantide sentì un dito pizzicargli una spalla, Setsuna lo invitò con lo sguardo a lasciar correre, con un sorrisetto che mal celava il suo divertimento.
-Se continua a lamentarsi giuro che le spacco la testa.-
-Uh, mi sa che è meglio che vada a calmarla allora. Tu arretra un pochino, vecchio mio.- gli disse lei, congedandosi con un cenno da Asui e affiancando Midoriya per dargli man forte.
-“Vecchio mio” un corno, sono nato dopo di te.- mormorò a denti stretti, per poi rallentare un po' il passo ugualmente, la voce di Ashido non divenne meno assordante, ma con più distanza sarebbe stato più semplice bloccarlo qualora gli fosse partito l’embolo.
-In certi momenti sembri veramente Bakugo, kero.- commentò Asui, ora lei di fianco a lui, Shiozaki alla sinistra di quest’ultima.
-Tsk.-
-Il Buon Dio non ha fornito Kamakiri di un’alta dose di pazienza, malgrado tutto vi sono dei tratti apprezzabili in lui, quando si ricorda di possederli.- aggiunse la religiosa del gruppo.
-Che ca… cavolo staresti insinuando?!- moderò i termini quando notò parte dei suoi capelli cominciare ad arrotolarsi tra loro e adagiarsi sulla sua mano.
Shiozaki sapeva essere sorprendentemente pericolosa, in netto contrasto con la sua personalità calma e pacata.
-Dico solo che per quanto certe volte tu sia sgradevole, in certi momenti sai anche dimostrarti un bravo amico. Altrimenti tu e Tokage non sareste legati da un’amicizia così forte.-
-Amicizia così forte?! Solo perché il Dio a cui sei tanto devota sostiene i bei sentimenti, non vuol dire che il mondo funzioni così. Tokage mia amica?! Io al massimo la tollero.- incrociò le braccia al petto e sbuffò, decisamente poco convincente.
Tsuyu portò, come d’abitudine, l’indice sotto il mento.
-Si vede che tieni molto al vostro legame.-
-Ma che… ma avete ascoltato quello che ho detto o lo fate apposta? È stata lei, vero? Vi siete coalizzate per infastidirmi, ammettetelo.-
Le due lo fissarono comicamente stralunate, Ibara si lasciò scappare una piccola risata.
Lui strinse i denti.
-Ehi Tokage!- richiamò l’attenzione della ragazza che stava parlando con Izuku e Mina in quel momento. -Perché non racconti a tutti della volta che hai presentato Jimmy a Shiozaki?- un ghigno gli sorse spontaneo quando vide l’espressione allarmata della giovane credente.
-No, Tokage, ti prego di non farlo!-
Kamakiri ebbe finalmente il suo turno di ridere, anche se poi Ibara lo fissò visibilmente offesa.
-Sei un maleducato ed un irresponsabile, lo sai che non voglio che si rivanghi quella storia.- e, alzando impettita il mento, avanzò in testa al gruppo superando tutti.
Togaru si sentì quasi in colpa, quasi.
-Voi donne siete strane.- commentò, forse più a sé stesso che ad Asui, grattandosi la fronte.
-Si vede che non capisci la sensibilità delle ragazze, kero.-
-Grazie tante, non lo sono.- si lamentò lui allargando le braccia.
-Non si tratta di questo, ma di avere la giusta capacità di empatia.-
Lui sbuffò infine, non ci capiva niente di quei discorsi.
-Quindi in conclusione? Dovrei chiederle scusa o cos’altro?-
Tsuyu gli rivolse quella che intrepretò come un’occhiata di sottecchi, tirò un po' fuori la lingua (per un istante temette che avrebbe tentato di mangiarlo, a discapito del suo enorme vantaggio in termini di dimensioni) e scrollò le spalle.
-Non saprei, kero.-
-Ah, prima i bei discorsi sul capire le donne e poi non lo sai.-
-Kamakiri, tu sei in classe con lei, non io.-
Cacchio, qui aveva ragione lei, rivolse lo sguardo al cumulo di rovi che era la chioma di Shiozaki.
Ricordava che, una volta, si era chiesto distrattamente se le facessero male quando ci entrava in contatto, magari quando si sdraiava a letto o simili (anche se era probabile li legasse in quei casi), però non le aveva mai porto la domanda, per puro disinteresse.
Per quanto effettivamente compagni di classe, in realtà, non avevano avuto poi molte interazioni.
Solitamente erano i richiami di lei al suo indirizzo in merito al suo “linguaggio colorito” e le sue pronte ribattute sulla sua rigidità, ogni volta battibeccavano come scemi.
Tokage sosteneva che il loro fosse un palese caso di tensione sessuale che prima o poi sarebbe esplosa… nah, quella guardava troppi film.
Tirò un sospirò infastidito.
-Va bene, ho capito. Vedrò di sistemare le cose… quando avrò capito cosa ho fatto di male.- loro potevano sfottere e lui no? E poi parlavano di parità dei sessi?!
Per lo meno gli altri sembravano star discutendo in modo pacifico, Ashido non sbraitava da un po', magari finalmente la sua testa avrebbe sbollito un pochino.
-Quindi quando mi metti giù?-
-E CHE CAZZO!-
Setsuna strizzò un occhio con comico disappunto; come sospettava, l’amico insetto era ancora in fase di escandescenze.
-D’accordo, Ashido, lasciamo perdere, è evidente che ora non ci conviene. A proposito, Midoriya, vuoi che ti dia il cambio con il nostro ostaggio? L’hai trasportata soltanto tu da quando l’abbiamo presa e hai pure gli zaini.-
-Oh, no, non preoccuparti Tokage, nessun problema, Ashido non è affatto pesante, non è una fatica per me.- la rassicurò lui con un sorriso.
-Oh, grazie Midori, che carino che sei… anche se mi tenete vostra prigioniera a conti fatti.- Izuku arrossì, non immaginava di starle facendo un complimento, si era limitato a dire la verità.
Setsuna rise a quella scena.
-Se cerchi di recitare la parte del figo per fare colpo su di me non è necessario. Lo sai già di interessarmi.- aggiunse anche, incrociando le braccia dietro la schiena.
-N-non… n-non sto recitando una parte! D-dicevo sul serio.- lei ridacchiò e gli pizzicò una guancia, con suo sommo imbarazzo.
E fu lì che il senso di shipper di Ashido pizzicò… cioè, ma per caso tra quei due…?
-Ehi, Tokage, ma hai appena ammesso di provare interesse per il nostro adorabile nerd?- le chiese con un sorrisetto sarcastico.
Ochaco di certo non avrebbe gradito saperlo, ma almeno lei ora avrebbe smorzato il dispiacere della prigionia con un po’ di imbarazzo tra ragazze.
Vide Tokage distanziarsi di qualche metro e prendersi il volto tra le mani.
-Oh… oh cielo, ho… ho parlato troppo. Il punto è che i-io…-
Izuku era rosso come un pomodoro, ma seppur annebbiato dal calore dell’imbarazzo capì che c’era qualcosa di strano, da quando Tokage si intimidiva così?
Infatti la ragazza scoppiò a ridere subito dopo, per la delusione di una Ashido che già stava maliziosamente sghignazzando al pensiero di creare un po' di arrossamenti e dialoghi da romanzo rosa.
Sembrava che Tokage non le avrebbe dato questa soddisfazione.
-Lo so, Ashido, mi hai creduta una ragazzina da Shojo che diventa tutta rossa e balbetta, scusa se ti ho distrutto le aspettative.-
La rosa gonfiò le guance, per poi unirsi a lei in una risata gioviale.
-Ok, mi hai beccata.-
In tutto questo il povero Izuku temette sempre più di essere prossimo allo svenimento.
-A-an… andiamo Ashido. A… a… a Tokage piace scherzare. Per… p-per favore non darle corda.-
-Scherzare?! Oh, io sono serissima, e ho detto che tu mi…-
-Oh, ora che mi ci fai pensare in effetti sono molto stanco, potrei non farcela ancora per molto, devo conservare le forze. Tengo solo gli zaini.- in preda ai sudori della vergogna, Izuku lasciò Ashido sulle spalle di una Lizardy stupita e corse da Shiozaki, chiedendole di rispiegargli quella storia sui respiri profondi per mantenere la calma.
Mina guardo Setsuna… che guardò lei a sua volta, poi risero nuovamente.
-Midori è troppo simpatico, fa morire dal ridere quando si imbarazza.-
-Cos’è questa storia che gli hai insegnato la break-dance, comunque? Sono curiosa, sul serio.-
Ashido scrollò le spalle.
-Per il festival scolastico, ci teneva a fare bella figura con la piccola Eri. Non per vantarmi, ma ho fatto un lavoro eccellente: era un disastro totale!-
Tokage osservò la schiena di Izuku piacevolmente sorpresa: chissà quante cose ancora doveva scoprire sul suo conto.
Che dire, Ashido si stava rivelando una piacevole compagnia, quasi le dispiaceva che l’avrebbero (sperabilmente) eliminata, ma una sfida era pur sempre una sfida.
-Ehi… fallo un’altra volta.- le sussurrò con comica perfidia.
Ashido sghignazzò divertita e cominciò a dimenarsi come una bambina.
-Uffa, voglio essere messa giù.-
-IO L’AMMAZZO!-
Sì, si sarebbero decisamente divertite finché sarebbe durato.
 
 
2° Giorno, ore 13:58
Gli venne da chiedersi se non fosse una conseguenza di quell’istinto paterno ormai sempre più prominente l’essersi allarmato per ciò che aveva visto.
Un dubbioso Aizawa gli aveva mostrato le riprese della sera precedente e, in tutta franchezza, non sapeva cosa pensare.
Il giovane Midoriya contava molto per lui e aveva smesso di negare a sé stesso la forza del loro legame da tantissimo tempo; si chiedeva però se tale sentimento non avesse finito con l’acuire il suo senso di preoccupazione.
-Continuo a sospettare che tu nasconda qualcosa.-
Aizawa non era certo uno sciocco, era plausibile che avesse sospetti a riguardo, e non sapeva per quanto ancora sarebbero stati in grado di tenerglielo nascosto.
Quelle registrazioni avevano instillato il seme della paura in lui.
Per quanto avesse avuto un piacevole effetto vedere il ragazzo ricevente delle sincere attenzioni da parte dei suoi compagni di team, la causa scatenante non giustificava l’effetto.
Se ci si aggiungeva ciò che il ragazzo gli aveva rivelato si otteneva un impasto composto di previsioni infauste e sincero terrore.
Il One For All sembrava divenire sempre più instabile, erano stati colti totalmente impreparati.
Toshinori sentiva ora quell’ulteriore peso gravargli sulle spalle.
Non sarebbe mai più riuscito a guardare in faccia la madre del ragazzo se gli fosse accaduto qualcosa, non dopo aver solennemente giurato.
“Sensei, lei che cosa mi suggerirebbe di fare?”
Nana Shimura gli aveva insegnato come sorridere fosse importante, quanta forza potesse risiedere in un sorriso, sperava di essere riuscito a trasmettere questo valore al suo giovane allievo.
Magari si trattava solo di questo, trovare la forza di farlo anche in una situazione come questa e sarebbe stato possibile riuscire ad uscirne.
Allora perché stavolta si sentiva così dannatamente scettico a riguardo?
La porta si aprì e nella roulotte adibita a sala controllo entrò Aizawa, la piccola Eri al suo seguito.
-Si mangia, All Might, ti do il cambio io.- sembrava annoiato, difficile dirlo visto che era la sua espressione standard.
Un sospiro per l’uomo biondo, sperava di starsi solo costruendo castelli in aria.
-E tu non mangi?-
-Lo farò dopo, qualcuno deve restare a controllarli.- diligente come al solito.
Cercando di nascondere la stanchezza dovuta ai troppi pensieri, l’ex Hero numero 1 si alzò dalla sua postazione e si apprestò a raggiungere la roulotte del ristoro, Vlad King per fortuna era bravo ai fornelli, meglio non rivangare cosa accadde la sera prima con Mic.
Il moro lo continuò a squadrare finché non lo affiancò, percepì il suo sguardo indagatore perforargli le ossa e scavargli dentro.
Aizawa riusciva ad intimorirlo certe volte.
-C’è qualcosa che non va?-
-Dovrei chiederlo io, non ti pare?- tagliente e diretto come al solito, sembrava puntasse a svilirlo lentamente fin quando non avesse ceduto.
Era un pensiero che gli aveva sfiorato la mente, negli ultimi tempi.
Il giovane Bakugo, anche se per ragioni tutte sue, si era dimostrato affidabile in merito alla riservatezza, ma non era la persona che di certo avrebbe consigliato al giovane Midoriya come riferimento qualora avesse necessitato di un conforto emotivo.
C’era ancora troppa distanza tra loro e, a costo di apparire di parte, non riteneva fosse il suo pupillo colui che non stava tentando di ridurla… almeno al momento, sperava che il biondo potesse prima o poi trovare la sua strada, ancora non era tutto perso.
Aizawa, d’altro canto poteva essere un valido alleato e consigliere per il ragazzo.
Ancora a volte gli tornava in mente la visione del defunto NightEye.
Midoriya aveva bisogno di una figura di sostegno, qualora lui fosse morto davvero nell’imminente futuro.
Un piccolo strattone adoperato da una morbida manina, sui pantaloni, attirò il suo sguardo verso sotto.
-Va tutto bene, signor Might?- gli chiese la bambina, sembrava che anche lei avesse notato qualcosa.
L’uomo le rivolse un sorriso incoraggiante e, piegandosi sulle ginocchia, le carezzò la testa.
-Certo che sto bene, ti ringrazio piccola.-
Ma per quanto ancora avrebbe potuto reggere la pressione? Non per molto, se anche una bambina di nemmeno sette anni notava che qualcosa non sembrava quadrare.
C’era la crudele attenuante che suddetta bambina avesse vissuto l’Inferno e, si sapeva, certe esperienze lasciavano segni indelebili, tanto nel corpo quanto nella mente e, soprattutto, rendevano più sensibili a determinate situazioni psicologiche.
Ma non sminuiva ciò che si portava dentro, ciò a cui aveva condannato quel ragazzo.
Non era pentito della sua scelta e mai lo sarebbe stato, però…
“I precedenti possessori non mi erano mai apparsi in maniera così diretta. Ragazzo mio, ho paura di averti cacciato in un guaio ben più grosso del previsto… spero tu possa perdonarmi.” Un’ultima occhiata agli schermi, in uno di essi si vedeva il team del ragazzo.
Si stavano dirigendo verso la zona sicura.
Sembrava tutto apposto.
-Beh, io per ora vado, tornerò più tardi.-
Sperava fossero davvero paranoie e nulla di più.
Quando Aizawa ed Eri rimasero soli l’uomo notò lo sguardo preoccupato della bambina, il legame con Izuku sembrava averla resa particolarmente percettiva su quest’ultimo, era come se avesse intuito che All Might fosse preoccupato per quel ragazzo che lei aveva iniziato a considerare come un padre.
Non aveva permesso che guardasse quei filmati, non necessitava di preoccupazioni.
Lui, d’altronde, ora aveva un dubbio dietro l’altro.
Un attacco di panico dovuto ad un’improvvisa claustrofobia, in circostanze normali ci avrebbe anche potuto credere.
Quella circostanza, però, non era normale: si trattava sempre di Midoriya!
Anche troppe volte quel ragazzo si era ritrovato coinvolto in situazioni che dire pericolose sarebbe equivalso a sminuirle, peggio di una calamita per guai, quel giovane sembrava attirare su di sé i villain e i problemi in generale.
E All Might non era certo bravo a sminuire le sue palesi ansie e l’ovvio affetto che nutriva per quel ragazzo.
Era qualcosa che sorpassava di gran lunga un banale rapporto tra maestro e allievo, un legame ben più profondo li univa.
Ricordava che qualche volta aveva sentito il suo allievo Todoroki alludere ad una possibile paternità segreta, non voleva entrare in ambiti che non gli confacevano ma l’affetto tra quei due sembrava quello a tutti gli effetti.
Dubitava che All Might avesse effettivamente dei figli naturali (sua supposizione, poteva anche sbagliarsi, ma l’intuito gli suggeriva questo), ma la predilezione per Midoriya non riusciva a nasconderla; almeno gli poteva riconoscere di rispettarlo per non aver mai lasciato che ciò si tramutasse in favoritismi di sorta.
Andò alla sua postazione e aiutò Eri ad accomodarsi di fianco a lui.
-All Might è un gran testardo.- le disse all’improvviso, attirando la sua attenzione -E Midoriya lo è tanto quanto lui. Qualunque cosa gli capiti… loro non mollano mai.-
Le sue parole sembrarono avere l’effetto sperato, la bambina sorrise e annuì con la testa.
-Hai ragione zietto!-
Aizawa le rivolse un piccolo cenno prima di tornare a concentrarsi sugli schermi, era un bene che lei… un attimo.
Un enorme paio di occhi sgranati, più di quanto quelle occhiaie perenni avrebbero fatto credere possibile, puntò verso di lei.
-Come mi hai chiamato?-
-Zietto, perché mi vuoi bene e mi proteggi. Non… non posso chiamarti così?- la piccola chinò un po' la testa, sembrava imbarazzata.
Non riuscì a capire se lo stava facendo di proposito o meno, ma ora si sentiva in colpa.
-Se… se ti fa piacere lo puoi fare.- disse poi il professore con aria sconfitta, non poteva dirle di no.
La piccola Eri rise felice prima di tornare a concentrarsi sullo schermo, Aizawa silenziò lo schermo in cui appariva Bakugo per precauzione.
Non avrebbe certo permesso che sentisse certi termini e… oh cavolo.
All’ingresso della roulette era apposta, solo metà della testa che sporgeva dall’uscio, Midnight che lo fissava ridacchiando mentre aspirava quelli che sembravano essere i noodles da una ciotola di ramen.
-Ma come sei premuroso, “zietto”.-
-Strozzatici!-
 
 
2° Giorno, ore 14:10
-Io sono sempre più convinto che tu abbia qualche rotella fuori posto.- disse Kamakiri mentre scostava uno dei rami alti che gli ostruivano il cammino, certe volte era fastidioso sfoggiare una tale stazza verticale.
-Ti… ti posso garantire che sono abituato, ogni giorno mi sveglio presto per allenarmi, quindi due ore mi basteranno.- gli rispose Izuku di rimando.
-Ok, Midoriya, come ti pare.- sbuffo da parte del ragazzo insetto. -Sicuro che sia una buona idea lasciare quelle tre pazze da sole?-
-Credo di aver sentito Tsuyu chiedersi lo stesso di noi.-
-Sì, ma l’ostaggio c’è lo hanno loro adesso. Ti giuro, se Ashido gli scappa io mi imbestialisco.-
-Sono sicuro che le ragazze sapranno gestire bene la situazione, sono tutte e tre in gamba.- commentò Midoriya con sincerità. -E poi non credo che Ashido tenterà la fuga per il semplice fatto che si ritroverebbe da sola e spaesata. Non voglio mancarle di rispetto, ma non è molto brava nell’organizzarsi, almeno non da sola, finirebbe con il girovagare senza una meta, visto che appunto non sappiamo dove sia ora il suo team.-
I due componenti maschili del Green Team avevano raggiunto la radura che portava alla zona franca dell’arena, potevano già vedere i riflessi del sole sul lago cristallino che circondava l’isolotto.
-E, comunque, non avremmo potuto portare Ashido dentro la zona sicura in ogni caso, è vietato.-
-Anche questo è vero.-
Izuku sapeva di non conoscere ancora abbastanza bene Kamakiri, ma in certe occasioni gli sembrava davvero di parlare con Bakugo.
Il modo di atteggiarsi, i commenti sprezzanti, anche la volgarità del linguaggio andava per una sorprendente complementarità, anche se lievemente inferiore.
Eppure la compagnia del ragazzo insetto non lo metteva in stato di agitazione come succedeva con il suo ormai ex amico.
Certo, c’erano molti elementi da considerare, primo fra tutti il non poco trascurabile fatto che Kamakiri non lo avesse vessato, tanto nel corpo quanto nello spirito, per oltre dieci anni.
Essere orgogliosi non era un peccato, ma lo era lasciarsi controllare da esso, da quel punto di vista Bakugo aveva peccato anche troppe volte senza mai davvero imparare dai suoi sbagli.
Non li reputava nemmeno tali, era la dura verità.
“Prega di avere un quirk quanto meno decente nella prossima vita e fa un salto della fede dal tetto!” non avrebbe mai potuto dimenticare quelle parole.
Come avrebbe potuto d’altronde? E sapere che l’aveva detto senza riflettere non ammorbidiva la questione.
Quanto si stava tenendo ancora dentro nei suoi confronti? Di quante cose ancora sentiva il bisogno di un chiarimento, sperava di trovare prima o poi l’occasione giusta.
Perché si stava rendendo conto che ogni volta, ogni singola volta, persino quella volta al Ground Beta, tutto sembrava volgere solo verso Bakugo.
Non c’era mai stata una volta in cui avesse potuto sfogarsi davvero, era forse sbagliato che lui, la vittima di bullismo, volesse l’opportunità di dire la sua?
Ma Bakugo non lo ascoltava neanche, non lo aveva mai davvero ascoltato.
“Sai, potresti staccargli le orecchie, non è che gli occorrano d’altronde.”
Izuku si imbambolò per un istante.
“Cosa?”
“Andiamo, lo sai che se lo merita, è il minimo per tutto ciò che ti ha fatto.”
-Ehi, Midoriya!-
“No, io non potrei mai fare qualcosa del genere!”
“Davvero? La rabbia che ora percepisco in te racconta ben altro.”
-Midoriya, che c’è, ti sei incantato?-
“Io non farei mai del male a qualcuno. Bakugo ha fatto molti sbagli, ma sono certo che nel profondo lui voglia cambiare. Non sono nessuno per giudicare!”
“Hai più diritto tu di giudicarlo di chiunque altro! Un eroe fa ciò che è giusto, allora libera il mondo di quello scarto che vuole spacciarsi per Eroe solo per soddisfare la sua brama di potere!”
-Ehi, ma mi senti?-
“Smettila! Io non farei mai certe cose. Non è quella la persona che voglio essere! Chi sei? Esci dalla mia testa!”
Sentì una cupa e fredda risata ottenebrargli la mente.
“Anche volendo non potrei, Izuku Midoriya. Tu sai che cosa vuoi davvero! Scatena la tua rabbia, distruggi Bakugo e chiunque altro proverà a intralciarti! Nessuno può saperlo meglio di noi, perché noi siamo…”
-Midoriya, che cazzo, ti vuoi riprendere?- la forte presa di Kamakiri e lo scossone seguente lo riportarono infine alla realtà
Il flusso di pensieri nefasti si interruppe, Izuku non avrebbe saputo dire se era felice di non sentire più quella voce nella testa o meno, specie perché sembrava sul punto di dirgli qualcosa di importante.
-Cosa… cosa mi è successo?- chiese, era disorientato e aveva la fronte imperlata di sudore.
-Ti sei praticamente fermato di colpo e sembravi non starci più con la testa. Si può sapere che cavolo hai?-
-Io… mi… mi sono distratto mentre riflettevo su una cosa.-
Kamakiri sbuffò contrariato, ormai poteva dire di aver capito che Midoriya usasse troppo il cervello, ma qui qualcosa non quadrava per niente.
-Vedi di non pensarci troppo. Se ci fai perdere per le tue seghe mentali ti faccio a pezzi!- il tono di voce era troppo tranquillo, lo sguardo rivolto altrove come per paura di essere visto, non si riusciva a prendere sul serio la sua minaccia, sembrava piuttosto volesse mascherare altro.
Ecco, si ritrovò a pensare Izuku, un’altra cosa che in Bakugo non aveva mai notato.
Le sue minacce erano dichiarate con una tale consapevolezza che non c’era altro modo di interpretarle, erano dirette e non celavano messaggi obliqui.
Quando Bakugo lo minacciava o gli urlava contro non nascondeva presunte preoccupazioni, faceva solo trasparire il suo odio.
Sperava davvero ci fosse altro sotto quello strato apparentemente infinito di rabbia e orgoglio, non voleva credere che fosse solo una mera illusione dettata dal suo voler aiutare tutti.
Un sospiro fu tutto ciò che gli uscì di bocca.
-Ti chiedo scusa.- disse timidamente.
-Ma piantala, mi fai stare da schifo!- distolse nuovamente lo sguardo, Kamakiri sembrava preoccuparsi a suo modo, ma per qualche ragione pareva si vergognasse a dimostrarlo.
I due raggiunsero finalmente il pontile, non si vedeva nessuno nei paraggi, potevano stare tranquilli.
-Vediamo di farcela una dormita, voglio essere in forma per la prossima volta che combatteremo.-
-Si, hai ragione.-
Izuku però si chiese se dormire, paradossalmente, non avrebbe solo peggiorato le cose.
Oscure visioni e melliflue parole erano ormai un appuntamento continuo quando dormiva, non sapeva nemmeno cosa significasse tutto ciò.
Strinse i pugni e seguì il compagno di squadra.
Forse a breve sarebbe tornato in quell’Inferno, doveva scoprire il più possibile e capire cosa gli stava succedendo.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore(Spoiler):
In merito al capitolo 285: l’evoluzione di Bakugo in sé ci sarebbe anche potuta stare, anzi, sarebbe stata coerente col personaggio, se fosse stata fatta bene, peccato che, per come ci siamo arrivati (senza il suddetto “come”, siamo passati da un estremo all’altro), conferma solo la pessima scrittura del personaggio, oltre ad un possibile retcon (due in due capitoli, guarda caso riguardanti Bakugo… eh, ma il suo è un “bel personaggio”) che non sono disposto ad accettare. Per come è stato reso nel manga, l’unica impressione che ho avuto io è che Bakugo non si è evoluto, ma è stato cambiato… e sono due concetti diversi. Non mi dilungo ulteriormente, dico solo però che, per quanto io lo odi e lo disprezzi, una parte di me è anche dispiaciuta che questo personaggio non sia stato sviluppato come meritava.
Di contro io mi sto divertendo un mondo: è più credibile un Bakugo che si intestardisce sul volere fare tutto da solo è capisce l’importanza del gioco di squadra poco per volta, prendendo botte su botte, di uno che impara a farlo dal nulla semplicemente perché “ha deciso!” (dico bene, eh, saga del manga fatta completamente a c***o?!)
E Itsuka comunque meritava il suo momento.
Parlando di Izuku: niente, nel manga fa sempre più paura, qui nella mia storia è sempre più vicino al ricovero in manicomio (e nel manga non credo sia poi tanto diverso), mi divertirò a torturarlo perché sono s*****o ma c’è un perché a ciò che sto facendo e spero di rendere bene la spiegazione, quando arriverà.
Alla prossima.

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Capitolo 22
*** 2° Giorno: Riflessioni. ***


2° Giorno, ore 14:36
Itsuka si lasciò sfuggire un verso infastidito.
Yanagi le rivolse un’occhiataccia, mentre continuava a fasciarle la mano sinistra e le fece intendere di non muoversi.
-Scusa.-
Sentiva un profondo senso di frustrazione, aveva deluso i propri compagni, checché ne dicesse Kirishima, che sosteneva che lei non avesse colpe per ciò che era avvenuto.
Era irrilevante che la responsabilità non fosse direttamente sua, i suoi compagni l’avevano scelta come leader della squadra e li aveva delusi.
L’arrivo improvviso di Monoma ed Uraraka, le esplosioni rubate a Bakugo, il trambusto seguente, Shishida che si ritrasformava e quasi perdeva il controllo.
Hagakure e Koda dispersi, probabilmente sfortunati al punto da essere incappati in uno dei team avversari e catturati.
Strinse i denti, non seppe se fu più per il dolore o la frustrazione.
-Smettila di incolparti!- la rimbeccò Emily, una volta ultimato il bendaggio.
La rossa mosse un pochino la mano ora soccorsa, quando provò a chiuderla il bruciore divenne preponderante, di formare il pugno non se ne parlava per il momento.
Kendo si adagiò seduta sull’erba, si prese qualche minuto per riflettere, non era detto che la loro situazione fosse irreparabile.
“D’accordo Itsuka, non è tutto perduto. Hagakure e Koda sono in gamba, sicuramente staranno cercando un modo per ricongiungersi a noi.”
Si rimise in piedi dopo qualche minuto.
-E va bene. Yanagi, vorrei ti recassi nella zona sicura per un po'.-
La ragazza fantasma sgranò leggermente gli occhi per quella che, tanto per lei quanto Kirishima, a giudicare dalla sua bocca spalancata, era una decisione poco sensata.
Era Kendo la più stanca dei tre, avrebbe avuto molto più senso se fosse stata lei ad andare per riprendere le forze.
-Io e Kirishima ovviamente verremo con te! Il punto è che, nello stato in cui ci troviamo, è il modo più probabile per riunirci con loro, quindi ti accompagneremo. Vorrei tu rimanessi lì per qualche ora. Noi rimarremo nelle vicinanze per alcune ore, per ora non siamo in condizione di sostenere altri scontri, per il resto della giornata dovremmo essere molto cauti.-
Kirishima annuì subito dopo, convinto dalle sue parole.
-In effetti ha ragione, dobbiamo ritrovare i nostri compagni e non siamo in condizione di combattere ancora.-
Dopo aver organizzato gli orari di riunione e separazione, i tre componenti della squadra 7 si misero in cammino, nascosti nel folto della foresta.
 
 
2° Giorno, ore 14:52
Bakugo non si fece la minima remora nel lanciare un grido di frustrazione.
-Dannazione, dannazione cazzo!-
Non solo quella specie di scheletro e il King Kong dei poveri lo avevano umiliato pesantemente, ma aveva pure subito lo smacco di essere salvato dalla fotocopia vestita da pinguino deficiente.
E la cosa che più lo faceva incazzare era che la colpa era sua.
-Cazzo!- biascicò, mollando un pugno a terra.
-Sai, un grazie sarebbe gradito.- subdola e provocatoria giunse la voce alle sue orecchie.
-Fottiti!-
Non doveva andare così, non doveva andare così proprio per niente. Perché diavolo non stava più riuscendo a vincere? Lui aveva un potere superiore a quello di quegli scarti, lui si allenava costantemente per migliorare, lui era quello che sarebbe riuscito a divenire il Numero Uno.
Lui era il più forte!
Strinse i denti, l’immagine di Deku gli balenò in mente; cazzo, quanto avrebbe voluto averlo tra le sue mani in quel momento.
Era partito tutto da lui, lui e il suo continuo mettersi in mezzo.
Solo perché aveva avuto una botta di culo clamorosa, solo perché ora aveva immeritatamente il quirk di All Might pensava di essere superiore a lui.
-Bakugo, ascoltaci per favore.-
-Non rompere anche tu!- urlò, non voleva sentire le loro stupide prediche, non voleva sentirsi dire in faccia che se avevano rischiato di veder peggiorare ulteriormente la loro situazione era nuovamente per una sua mancanza.
Perché? Perché cazzo stava succedendo a lui? Come? Davvero le stronzate di quel nerd maledetto bastavano a convincere tutti che bastasse provarci per ottenere risultati?
Beh, si sbagliavano, era la forza che contava!
Lui aveva la forza e si sarebbe erto sopra ognuno di loro!
E allor che diamine era quella strana sensazione? Cosa accidenti era quel presentimento di star sbagliando tutto, di essere totalmente sulla strada sbagliata.
Riaffiorarono le parole di All Might.
Il suo idolo, l’unica persona che lui avesse mai rispettato, l’unico degno di ammirazione, l’eroe che vinceva sempre, quello che lui puntava ad essere.
Lui gli aveva detto che non sarebbe mai stato un Eroe, perché, a differenza di Deku, lui non aveva ancora trovato la sua strada.
Ma che bella puttanata, ci avrebbe scommesso che la colpa era delle scemenze che Deku doveva aver spifferato.
E non c’era stato verso di rimetterlo al suo posto: Sabato non aveva reagito di proposito (ora non lo reputava nemmeno degno di attenzione?!) e Lunedì si era permesso di parlargli in quel modo di fronte a tutti quegli altri scarti, facendo montare la testa a tutti, per giunta poi umiliandolo portandogli via la sua vittoria perfetta.
-Bakugo!- la voce della stupida fotocopia, irritante come la carta vetrata, lo distrasse dai pensieri di vendetta verso l’essere inutile che aveva osato, ennesimamente, metterglisi contro.
-Che vuoi?-
-Io e Uraraka abbiamo parlato. Pensiamo dovresti andare nella zona sicura per un po'.-
-Che cazzo vorresti dire?-
Il biondo incravattato gli andò faccia a faccia, era leggermente più basso di lui ma non era minimamente intimorito, anzi, era fin troppo sprezzante; quanto era odioso!
-Voglio dire che, nelle condizioni in cui sei, se non riposi non ci sarai di alcuna utilità!-
Ringhiò furiosamente; il lieve tremore dei polsi parlò da sé, il suo quirk era stato sforzato troppo, le sue implacabili esplosioni erano un tabù, il massimo che avrebbe ottenuto al momento era lo scoppiettio di una micetta del Capodanno.
E faceva male vedere il suo potere inarrestabile sminuito così.
-Bakugo, stiamo cercando in tutti i modi di venirti incontro, ora però devi essere tu a sforzarti!- la voce di Uraraka era ferma e decisa, per un attimo, quando la guardò negli occhi, rivide quella follia sconsiderata che mostrò al festival sportivo.
Lo faceva imbestialire anche lei; lei, che in presenza di Deku si trasformava in una tale rincitrullita dalle gambe molli, osava alzare la voce con lui?!
-Considerato anche quello che è successo, e sai bene di cosa parlo, direi che ti stiamo dando più di quanto ti meriti.- aggiunse poi la castana.
Strinse i denti e ringhiò.
Il fottuto problema era che i fatti stavano davvero in quel modo, se non si fosse rimesso in sesto non avrebbe ottenuto un cazzo.
Ed era stufo di perdere contro Deku.
Sospirò, ribolliva ancora di furia ma prese qualche respiro profondo per cercare di placarsi almeno un po'.
-E per dopo che diavolo suggerite di fare, sentiamo?-
La serietà nello sguardo di Monoma non fu scalfita, se non pre un breve istante, da una risatina.
-Allora finalmente hai deciso di considerare anche le nostre opinioni, un miracolo.-
-NON ROMPERE IL CAZZO E SPUTA IL ROSPO!-
Ochaco arretrò di qualche passo, voleva tenersi a distanza di sicurezza, ormai aveva ben chiaro in mente che in una discussione in cui i due interlocutori erano quei due il risultato più plausibile era una rissa sfiorata.
-Veniamo a prenderti lì attorno alle 19:00, non dovresti metterci troppo ad arrivare, quindi avrai qualche ora di riposo a tua disposizione che ti farai bastare.-
-Ah, venite voi?! Così magari la rossa maledetta e il suo team di comparse ci rintracciano un’altra volta?!-
Monoma inclinò malignamente la bocca in un ghigno.
-Sai, tra quelle comparse, come le chiami tu, c’è il tuo “carissimo amico” Kirishima, sempre ammesso che te ne ricordassi.-
L’espressione di Bakugo sembrò farsi meno contrita, Monoma capì di aver fatto pressione su un tasto, forse uno dei pochissimi di cui Bakugo disponesse.
Per un breve istante sembrò quasi balenare una scintilla assimilabile al senso di colpa nei suoi occhi.
-Vuoi continuare oppure no?-
Avrebbe potuto infierire, farlo arrabbiare ancora di più e magari portarlo a sclerare, a livello personale sarebbe stata una soddisfazione che avrebbe piacevolmente conservato.
Ma persino lui decise che non era il caso di rigirare il coltello nella piaga, stavano già messi male, non era una buona idea andare ad intaccare il briciolo di coesione che stavano tentando di stabilire.
-Non credo che correremo questo rischio. Mentre eri a terra si è scatenato un putiferio enorme, il team di Itsuka, tra l’altro, mi pare si sia pure disperso, non sono una minaccia attualmente. Quindi approfittiamo anche di questo.-
-Questo non esclude tutti gli altri.-
-Posso darti ragione su questo. Ma dei veri eroi sanno che certe volte vanno corsi dei rischi. O vuoi forse dirmi che non sei disposto?-
Un verso di supponenza e rabbia fu ciò che ottenne.
-Tsk, nessuno di voi scarti è una minaccia per me, figurati quindi se non corro rischi.-
Monoma sorrise, era un sorriso dei suoi, ma si poteva notare lo sforzo per apparire un po' meno arrogante del solito.
-Bene, vediamo se collaborerai per una dannata volta.-
 
 
2° Giorno, ore 15:00
Kaminari allargò la bocca in uno sbadiglio che di elegante non aveva niente, non si curò neanche di coprirsela.
-Ragazzi, io però mi sto annoiando, quand’è che cominceremo a fare qualcosa?-
Il biondo elettrico era in quel momento appoggiato alla parete della caverna che il team 4 aveva scelto come sua base operativa, la noia aveva raggiunto un livello tale che aveva iniziato a contare le gocce d’acqua che cadevano da una stalattite pur di intrattenersi in qualche modo.
Aveva retto fino a 314, poi si era stufato.
-Fino a 314?! Wow, sai contare allora, ogni giorno ti riveli sempre meno tonto.- la sua mente gli fece sentire la voce di Jiro.
Cacchio, gli mancavano le sue prese per i fondelli in quel momento.
-Tra tutte le ragazze possibili perché proprio lei?-
-Ehi!- la voce di Komori lo distrasse dai suoi pensieri.
Notò solo in quel momento che lo stava chiamando e facendo cenno di raggiungerla.
“Oh, finalmente cominciamo a fare qualcosa di concreto. Sperabilmente non un'altra sessione di scarico totale.”
Yaoyorozu si era rivelata una gran perfida, cinque minuti aveva detto, cinque minuti!
Cioè, in effetti era vero, ci erano voluti giusto cinque minuti per caricare il generatore… il punto stava nel fatto che, previdente fino all’inverosimile, la ragazza ne avesse predisposti più di uno.
-Dobbiamo averne degli altri per ogni eventualità. La previdenza è indispensabile per un eroe.- ed ecco come aveva rischiato di mandarsi il cervello in arrosto per… cavolo, quante volte gli era già successo nell’arco della sua vita?
La giovane amante dei funghi gli rivolse un’occhiata incuriosita… o almeno che lui suppose fosse così, visto e considerato che con quella lunga frangia era difficile da dire con certezza.
-Sembri pensieroso, cosa ti nebbiola la mente?-
-Ah, niente, Yaoyorozu mi sta mandando in pappa il cervello nel vero senso dell’espressione.-
Komori non trattenne una risatina.
-Non immaginavo potesse essere così cattiva.- si lamentò lui versando comici lacrimoni, sembrava un bambino.
-Beh dai, cattiva mi sembra un’esagerazione. È determinata a vincere anche per noi, non vuole deluderci, quindi sta facendo del suo meglio.-
Un sospiro da parte di lui.
Lo sapeva che era effettivamente così, Yaoyorozu era una ragazza gentile e premurosa con tutti, come faceva ad essere amica di una strega sarcastica come Jiro? (E nuovamente si chiese come potesse piacergli proprio lei tra tutte?)
-Si, lo so, è solo che non mi va giù di essere usato come batteria portatile. Con Jiro per qualche motivo non è così fastidioso.- l’ultima parte fu mormorata a bassa voce per la vergogna, peccato ignorasse un fondamentale dettaglio: l’amore per il gossip di Komori.
-Vuoi forse dire che…-
-No, non hai sentito niente!- e, senza darle il tempo di aggiungere altro, corse verso il centro di comando allestito da Momo.
Con Rin era stato disposto a farsi scappare qualche piccolo dettaglio veritiero, ma con una ragazza sarebbe stato tutto un altro discorso.
-… quindi, mi raccomando, quando sarà il momento, attivate l’interruttore e allontanatevi il più in fretta che potete.-
Fu questo che Kaminari sentì pronunciare alla mora una volta arrivato alla struttura centrale.
Tutte le lucine del bancone a momenti lo stordirono, sembrava veramente di essere nel centro operativo di un’organizzazione segreta.
Chissà quanto grasso le era costato? In effetti stava mangiucchiando del caviale (come aveva fatto a portarselo dietro?) con la sua tipica eleganza, mentre continuava ad istruire gli altri due.
Inspirò profondamente e comunicò la sua presenza.
-Oh, Kaminari, sei qui anche tu. Bene, così posso spiegarti cosa dovrai fare.-
Il biondo stava già facendo gli scongiuri nella sua testa.
“Ti prego, non un altro generatore!”
Poco dopo i restanti membri della squadra quattro si sarebbero sentiti in colpa per aver riso di nuovo.
 
 
2° Giorno, ore 15:28
Shinso riaprì gli occhi con estrema fatica.
La prima cosa che avvertì fu un forte fischio nelle orecchie e un battito incessante nel cervello, come un martello pneumatico; neanche fosse stato protagonista della sua prima sbronza.
In seguito le sue orecchie furono raggiunte dal rumore di legno calpestato, unito al senso di movimento che gli stava causando un lieve giramento.
“Wow, dunque è questo che ti lascia dentro il Brainwash?!” pensò distrattamente “Non è affatto piacevole.”
E, come se tutto ciò non bastasse, il fatto di essere in movimento andava a braccetto con l’ovvia conclusione che qualcuno lo stesse trasportando.
Anche perché già era brutta l’insonnia, ci mancava solo che, quando finalmente riusciva a dormire, fosse anche soggetto al sonnambulismo.
Mise finalmente a fuoco una zazzera di capelli biondi.
Bakugo? No, quello li aveva palesemente ispidi, e aveva il serio sospetto che fossero ruvidi al contatto, questi invece erano lisci e anche più corti, gli pizzicavano la guancia e, se avesse sofferto il solletico, probabilmente gli sarebbe scappato anche da ridere.
-Oh, ti sei svegliato, come va?- la voce era calma e rassicurante, ma non riuscì a nascondere anche una lieve nota di preoccupazione.
A quanto pare si trattava di Ojiro, la conferma la ebbe quando percepì anche la coda di questi sostenerlo nell’atto di metterlo a terra sul pontile.
Era sorprendentemente delicata per essere così muscolosa quella coda, doveva allenarla parecchio.
Una volta coi piedi nuovamente a terra, il viola si massaggiò le tempie.
-Diciamo che almeno mi sono fatto qualche minuto di sonno, una benedizione per il mio stato.-
Il giovane combattente di arti marziali non nascose una piccola risata.
-Bhe, possiamo dire che adesso sai cosa si prova ad avere il cervello completamente scombussolato.-
Un verso di sufficienza fu tutto ciò che Shinso gli diede in risposta.
-Comunque ora sembri star meglio, Honenuki ha pensato fosse il caso ci andassimo a riposare un po'.-
-Shishida sembrava messo peggio.-
-Ehm, diciamo che… ti sei perso qualche cosa mentre eri in trance.-
Quello che Shinso recepì dopo fu di un Monoma che causò un’esplosione pazzesca col quirk temporaneamente rubato a Bakugo, uno Shishida trasformatosi nuovamente prossimo a perdere il controllo e gente che si menava senza più capirci niente.
Ad un certo punto le tre squadre coinvolte si erano distanziate, ma sembrava che la squadra di Kendo fosse rimasta divisa, un’occasione che Juzo aveva deciso di sfruttare, tanto in merito a Tsuburaba, ora finito in mano loro, quanto per il resto, non prima di aver calmato un Jurota furibondo.
-Un bel macello.- commentò infine, mettendosi a camminare.
Si accorse che Ojiro aveva tenuto gli zaini di entrambi sulla punta della coda, evidentemente si era dovuto adattare per poterlo trasportare.
-Andiamo, in effetti riposare potrà farci solo bene.-
Il biondo non ebbe nulla da obbiettare mentre completavano la strada, anche se gli parve di notare una scintilla di insicurezza nei suoi occhi.
-Che c’è?-
-Nulla, è solo che sembravi arrabbiato. Sei… deluso per quello che è successo?- si percepiva chiaramente la lieve esitazione nella sua voce, non voleva risultare involontariamente offensivo.
-In effetti deluso è il termine adatto. C’è l’ho con me stesso, avrei potuto fare di più.-
-Suvvia Shinso, non dire così. Anzi, io credo tu abbia fatto la cosa giusta.-
-La cosa giusta?!- quasi gridò nel dirlo, puntando i piedi e fermandosi al limitare del confine tra ponte e isolotto. -Mi sono gettato istintivamente, senza pensare, facendomi fregare in pieno e rischiando di rovinare tutto. Anzi, rovinando tutto!-
Ojiro rimase attonito per alcuni istanti, fu colto di sorpresa, ma non ci volle molto prima che il suo sguardo divenisse colmo di determinazione.
-E non è appunto questo che fanno gli eroi? Agire d’istinto per aiutare gli altri, anche a costo di loro stessi?- chiese con educato sarcasmo.
Hitoshi alzò il sopracciglio.
-Ok, ti sei gettato senza riflettere, ma quello che ti ha spinto è stato l’istinto di aiutare noi, i tuoi compagni.- il suo sorriso era calmo, trasmetteva fiducia -Se non l’avessi fatto, probabilmente Monoma avrebbe messo in difficoltà gli altri e ora saremmo in una situazione irrimediabile.-
-Questo non possiamo saperlo, non si ottiene nulla con i se.-
-Sì, qui hai ragione. Ma mettiamo appunto che sia vera la tua versione, che quello che hai fatto sia stato uno sbaglio: lo è stato solo nel modo di agire, noi siamo qui per questo, giusto? Perché vogliamo diventare degli eroi migliori possibile, non è così? È per questo che ti stai impegnando per entrare nel corso di eroismo, no?-
Come diavolo ci riusciva, ad essere così ottimista.
-Certo che ne dici di belle parole.-
A quel piccolo commento Ojiro si grattò una guancia imbarazzato, come se lui stesso si fosse sorpreso del fervore che aveva dimostrato.
-Beh, forse sì, ma credevo sul serio a quello che ho detto.-
Seguirono alcuni secondi di silenzio che nessuno dei due avrebbe saputo come interpretare.
Ojiro non capì neanche se le sue parole smossero effettivamente qualcosa nell’animo del viola.
Non poteva negare di provare un po' di ritrosia nei suoi riguardi dopo ciò che era avvenuto al festival sportivo, ma un eroe non doveva permettere ai suoi sentimenti personali di interferire.
Shinso forse aveva un carattere un po' scontroso, questo sembrava ovvio, ma era convinto che non fosse un cattivo ragazzo, voleva essere un Eroe per gli altri.
Alla fine, dunque, cosa aveva di meno degli altri?
Nulla, e aveva il diritto tanto quanto loro di avere la sua occasione per dimostrare di essere degno di aspirare al titolo di Hero.
Lo vide sorridere, era un sorrisetto sghembo dei suoi, ma poté giurare fosse un po' meno pronunciato, forse anche simile a quello del professor Aizawa (possibile fosse suo figlio e nessuno sapesse nulla?); lo ritenne un fatto positivo.
-Giusto per chiarirci, non è che questa conversazione ci abbia reso amici del cuore o altre stupidaggini che direbbe Midoriya. Non sono qui per quello. Ma ammetto che avevo bisogno delle tue parole. Sai il fatto tuo, Tailman!-
Ojiro gli sorrise di rimando e gli diede un’amichevole pacca sulla spalla, che venne però evitata dal compagno che si scansò all’ultimo.
Un comico gocciolone di sudore gli scese dalla testa.
-Beh, magari è ancora un po' presto per i gesti di cameratismo.-
Ma era sicuro che, nel profondo, Shinso fosse il primo a non credere al suo giuramento di non stabilire legami con nessuno.
Già solo il fatto che ormai lui e Midoriya si conoscessero lo aveva bollato.
Gli scappò una risata.
-Che ti ridi adesso?-
-Niente, niente. Su, meglio andare a riposare un po'.-
 
 
2° Giorno, ore 15:30
Shinso aveva ancora molto da imparare.
Ancora presentava un eccessivo ammontare di riservatezza che gli impediva di parlare con gli altri senza barriere mentali, per quanto potesse apparire ipocrita una simile concezione, detta da lui.
Mostrava anche un livello di scetticismo non indifferente, il che poteva essere molto utile per un Hero, mai fermarsi al primo segno, alla superficialità, ma, anzi, andare sempre più a fondo, scavare oltre lo strato più esterno e capire meglio le persone.
Sembrava che Ojiro fosse almeno un po' riuscito a far breccia nello strato esterno della corazza di Shinso, probabilmente era il primo dopo Midoriya.
Sarebbe stato prematuro dire che quei due ora fossero divenuti amici, Aizawa poteva però ritenersi soddisfatto di quanto aveva visto: era vero che era stato lui a dire di non affidarsi troppo ai legami e non darli mai per scontati, ma sapeva anche quanto fosse importante beneficiare di quelli sinceri che in pochi avevano la fortuna di cementare.
E sperava, in fondo, che quel ragazzo così burbero, silenzioso e cinico (ma stava descrivendo se stesso?) riuscisse a provare la gioia che un legame del genere conferiva.
Ancora più importante, sperava che, come potesse provarne la gioia, non si sarebbe mai dovuto ritrovare anche a patirne il dolore della perdita.
Il professore sospirò, era un bravo ragazzo Shinso, meritava quell’occasione e, a sé stesso poteva riconoscerlo, non lo stava deludendo.
Eri, seduta ancora di fianco a lui, lo guardava sorridendo.
-Cosa c’è?- le chiese apatico.
-Tuo figlio ti somiglia tanto, zietto. Fa tanto il silenzioso ma si vede che è buono.-
Aizawa si lasciò scappare un piccolo ghigno.
-Deve fare ancora molta strada, ma si sta mettendo di impe… mio figlio?!-
La bimba inclinò la testa e tornò a guardare sullo schermo dove si vedeva Shinso che, insieme al suo compagno di squadra, entrava nella baita della loro squadra.
-Non lo è? Siete come me e papà quindi?-
Cioè, quella bambina stava forse alludendo al fatto che lui stesse proiettando in Shinso una figura filiale?!
-Eri… per caso, la settimana scorsa, hai passato del tempo in compagnia di Todoroki?-
-Hm?-
-Il ragazzo coi capelli e gli occhi di due colori diversi.- spiegò con un sospiro.
-Ah, il signor Complotto!-
-Signor Complotto?!- ma da dove li tirava fuori certi soprannomi?
-Perché ieri, sul pullman, l’ho sentito mormorare qualcosa sul fatto che papà e la signorina tutta rosa sarebbero fratelli, papà però mi ha detto di non prenderlo sul serio quando fa così e che è una cosa che fa spesso.- disse lei con un dolce sorriso ed una risatina gioviale.
Lo sguardo di Aizawa era atono, voleva dire qualcosa su quella storia ma…
Voltò semplicemente lo sguardo e tornò a guardare gli schermi.
-Mi farete invecchiare prima del tempo.-
 
 
2° Giorno, ore 16:00
Aveva ancora un’ora di tempo prima di darsi il cambio con Shiozaki.
Izuku in quel momento era sdraiato sul letto di una delle camere della baita riservata al suo team.
Doveva ammetterlo, la U.A non si era minimamente risparmiata coi comfort, tra la zona cucina con la dispensa ampiamente rifornita, i bagni in stile occidentale (una doccia era proprio ciò di cui necessitava; era stato veramente liberatorio) e due camere separate rifornite di ampi armadi e ampi letti, questi ultimi davvero comodi tra l’altro.
O il preside Nezu riceveva anche più fondi del previsto o sapeva sfruttare magistralmente quelli a sua disposizione; optava per la seconda possibilità, d’altronde aveva un quirk che gli donava la super intelligenza, questo bastava come prova.
Kamakiri gli aveva lasciato usare il bagno per primo.
-Guarda, vai prima tu, che mi sa che ti serve una rinfrescata. E vedi di non finire l’acqua calda!-
Ci rimase cinque minuti, o giù di lì.
Aveva tentato di dormire, la fortuna per quella volta sembrò arridergli, dal momento che non ci furono vaste nubi di oscurità e oscuri presagi nel ruolo di protagonisti dei suoi viaggi onirici.
Anche se quei mossi capelli verdi e quel sorriso affilato lo fecero svegliare col volto rosso e la fronte sudata.
“Noi ci stavamo… noi ci stavamo…” fu a quel punto che decise che non era più il caso di dormire, era stato troppo imbarazzante e… e… e sbagliato.
In fretta il ragazzo si alzò dal letto, infilò la giacca verde sopra la maglia bianca con scritto “Maglietta” in kanji e si apprestò ad uscire un po' all’esterno; voleva solo stendersi sul prato e approfittare del sole pomeridiano, prima che calasse e il freddo si facesse davvero pungente.
Sapeva che non sarebbe più riuscito a prendere sonno, ma almeno avrebbe continuato a ritemprare le proprie membra.
Sentì un forte rumore una volta in corridoio.
Sembrava come se qualcuno stesse passando un taglierino sul legno in maniera molto vigorosa col preciso scopo di farsi udire.
Dopo una rapida riflessione, dedusse che doveva essere Kamakiri che russava.
La sorpresa fu il successivo rumore: un pugno che batteva sul legno, all’entrata.
Lieve, un tocco leggero, giusto per rispondere al requisito di rendere nota la presenza di qualcuno dietro la porta.
-Evidentemente non siamo l’unico team che sta approfittando delle baite anche durante il giorno.- perfettamente sensato comunque, con suolo due ore su ventiquattro di divieto era plausibile si volesse approfittare di tutte le altre.
Alla porta si trovò di fronte l’impassibile volto di Todoroki.
Notò che anche l’amico era in abiti civili in quel momento: pantaloni scuri, una maglia bianca e una giacca azzurra in quel momento con la cerniera alzata a metà.
Era una sua impressione o sembrava che assurdamente Todoroki stesse bene con qualunque cosa? Ci credeva che avesse il fan club più nutrito tra i ragazzi del primo anno, anche se lui non ne sapeva nulla.
-Oh, ehi Todoroki, come va?-
-Non posso lamentarmi.- replicò con un piccolo cenno di saluto.
-Volevi… chiedermi qualcosa?-
-Esattamente.-
-Ok, ehm, come sapevi che era la baita del mio team?-
-Ti ho visto mentre ci entravate tu e Kamakiri, ero arrivato poco prima di voi.-
-Ah, in effetti era semplice.- banalmente li aveva notati, tutto qui.
-Va bene, vuoi discuterne dentro, magari ci facciamo un tè o roba del genere?-
-In effetti credo sia meglio, ti ringrazio.-
I due amici si sarebbero ritrovati poco dopo nel salottino della baita (Izuku nella sua testa ribadì: non avevano badato a spese) a sorseggiare una bevanda calda dalle rispettive tazze.
Le poltrone erano decisamente comode e morbide, chissà che materiale era?
-Quindi, dunque, di cosa volermi parlarmi, precisamente?- gli chiese il verde.
Il bicolore sembrò darsi un’occhiata intorno, sembrava stesse analizzando la stanza, come se volesse scrutare in ogni angolo.
-Pare non ci siano telecamere qui.-
Un Izuku stupito da quella introduzione lanciò una piccola occhiata a sua volta.
-Beh, immagino sia normale, i professori devono sì tenerci d’occhio, ma presumo che per una questione di privacy abbiano dovuto mettere un confine fino al quale spingersi.-
-Si, lo penso anche io. Meglio così, conoscendoti non vuoi che si sappia.-
-Di che stai parlando?- chiese un Izuku titubante, il tono serioso dell’amico lo portò sull’attenti.
-Vedi, ho riflettuto su una cosa. La mia ovviamente è un’ipotesi, ma credo di non sbagliarmi.-
Izuku distrattamente roteò gli occhi, sentì di colpo l’aria farsi molto più leggera.
Todoroki era un suo caro amico, ma certe aveva il sospetto che avrebbero dovuto fargli un discorso in merito alla sua fissazione di cercare complotti ovunque e fare teorie su qualsiasi cosa.
-Midoriya…-
Insomma, non c’era nulla di male nell’avere una fervida immaginazione, far viaggiare la fantasia era anzi un fattore positivo, almeno lui la vedeva così.
-… è possibile che tu sia…-
Però era anche vero che non bisognava esagerare in certi voli pindarici, alla fine si rischiava di visualizzarsi immagini fin troppo irreali che andavano a…
-… stato vittima di bullismo da parte di Bakugo?-
…coincidere con la verità.
Izuku aveva gli occhi sgranati, sentì il cuore stretto in una morsa, Todoroki ci aveva visto giusto.
-P-perché pensi questo?-
-Midoriya, gli elementi che portano a crederlo sono molteplici, ciò che è successo Sabato incluso. Onestamente, considerato anche quello che ho passato, mi sorprende di non averci fatto caso prima.-
Izuku sentì un rivolo di sudore scendergli lungo la tempia.
Francamente aveva sempre temuto quest’eventualità, per varie ragioni, dalle quali però aveva debellato da tempo la paura di ripercussioni.
Ora Todoroki cosa avrebbe fatto? Era ovvio che non si sarebbe accontentato di giri di parole e, a discapito dell’imbranataggine sociale, non era stupido.
-Perché vuoi… parlarne adesso?-
-Perché è una conclusione a cui sono arrivato adesso e l’argomento non è da prendere alla leggera. Volevo chiarimenti e sono venuto da te!-
Izuku sospirò, il solito Todoroki, in fondo, diretto, conciso e incapace di girare intorno alle questioni.
Sarebbe stata la cosa giusta dire la verità?
Beh, certo che lo era, ma quali sarebbero state le conseguenze?
Era evidente che non si sarebbe accontentato di miseri cenni o spiegazioni vaghe.
-Promettimi che tutto rimarrà tra noi.-
 
 
2° Giorno, ore 16:18
Reiko si allungò il colletto del suo caldo maglione color crema fin sulla bocca mentre si avvicinava al laghetto.
Kendo in fondo ci aveva visto giusto, forse aveva bisogno davvero di un paio di ore di pace.
Andò ad accomodarsi sulla riva del lago, soffiava un po' di vento, fortunatamente nulla di esagerato, per quanto fossero a nel periodo del tardo autunno.
Sospirò beatamente e un piccolo sorriso si formò sul suo volto.
Un ringhio poco distante lo fece sparire e acuì la solita apatia del suo sguardo.
Una settimana di convivenza forzata le era bastata per riconoscere il proprietario di un simile verso frustrato.
Si voltò e, come immaginato, la figura di un biondo dal cattivo temperamento le si palesò davanti.
“Tra tutti proprio lui.” Bakugo stava venendo proprio nella sua direzione, immusonito come al solito.
La prima cosa che venne spontaneo chiedersi a Reiko fosse il perché di quell’abbigliamento: pantaloni trasandati neri e maglia nera col teschio dalle maniche corte; o il suo quirk gli dava una resistenza naturale al freddo, in quel caso avrebbe anche potuto capire, oppure quello lì ci teneva così tanto a farsi vedere come “il duro della situazione” da fregarsene delle conseguenze sul fisico.
-Che ti guardi, spettro? Sei irritante!- le disse con “delicatezza” quando la notò.
Reiko aggrottò le sopracciglia e tornò a guardare le limpide acque del lago, smosse ogni tanto da qualche timida folata.
-Come osi ignorarmi?!-
“Questo non ha le rotelle al posto giusto!” dichiarò la ragazza nella sua testa.
Era stato lui a lasciar intendere di non voler essere guardato, per poi arrabbiarsi se non lo guardava, dire strano era poco.
E quest’idea si cementò nel suo cervello quando, senza apparente motivo, andò a sedersi anche lui in riva al lago, a pochi metri da lei.
La sua espressione era ancora irritata.
-Vattene, voglio stare solo!-
Reiko lo degnò del suo silenzio.
-Che diavolo sei, muta? L’aveva capito che voi della B eravate assurdi e ridicoli, direi che me ne stai dando la fottutissima conferma.-
Santo cielo, che fastidio, ma non poteva stare zitto e provare a rilassarsi?
Davvero era incapace di farlo?
-Tsk.-
Alzarsi e andarsene sarebbe stato meno doloroso per lei, ma non intendeva darla vinta a quel presuntuoso.
Lei era arrivata prima ed era rimasta in placido silenzio tutto il tempo, di certo non era lei a dare fastidio.
Il fatto che con tutto lo spazio a disposizione sull’isolotto in cui piazzarsi avesse scelto di mettersi vicino a lei e poi provare a costringerla ad alzare i tacchi era solo la riprova di come quel tipo sentisse il bisogno di imporsi sugli altri in un modo o nell’altro.
Ma lei lo avrebbe ignorato, se avesse continuato a lamentarsi lo avrebbe lasciato fare fin quando non gli sarebbe seccata la gola.
-Deku che non fa che parlare e ora questa che non spiccica parola. Ci credo che siete diventati amici, tra idioti ci si completa.- ed ecco un’altra cosa che la infastidiva di lui, le immancabili frecciate verso Midoriya.
Reiko sapeva di ignorare totalmente ciò che quei due avevano condiviso, ma l’atteggiamento di Bakugo non le piaceva, indipendentemente dalla situazione.
Il fatto che nominasse Midoriya dal nulla quando non aveva senso citarlo poi non lo capiva, nessuno aveva parlato di lui, lei era rimasta zitta, perché introdurlo nel discorso così? Solo per lamentarsi, per questo?
Non era sicura di come avrebbe definito il rapporto con Midoriya, ora che ci rifletteva: nell’ultima settimana si erano ritrovati ogni giorno sul tetto a parlare (quasi esclusivamente lui, chissà se aveva un tasto per spegnersi?) e avrebbe ammesso che era piacevole la sua compagnia.
Provavo un sincero rispetto per il cammino che il verde aveva fatto e forse fu proprio il potenziale incredibile che aveva dimostrato a farle nascere dentro il desiderio di confrontarsi contro di lui.
Il primo scontro non era stato favorevole per lei, ma aveva alimentato il suo desiderio di prevalere la volta successiva ed era un peccato che ancora non avessero avuto occasione per misurarsi.
Forse definire Amicizia quello che c’era tra loro era un’esagerazione al momento, ma c’era un sano spirito di Rivalità che aveva incrementato il suo desiderio di migliorarsi per essere il miglior Eroe possibile.
Magari l’amicizia sarebbe arrivata, e sarebbe stata anche ben accetta, ma al momento era soddisfatta del legame che avevano stabilito.
Bakugo all’improvviso afferrò un sasso lì vicino e, usando il suo quirk, lo scagliò sulla superficie del lago dove, tra un saltellò e l’altro, arrivò fino all’altra sponda, piantandosi sull’altra riva.
-Diamine, ci avrebbe dovuto impiegare molto meno.- si lamentò.
Yanagi gli rivolse un’occhiataccia corrucciata.
-Che vuoi? Hanno detto che qui non possiamo combattere, non che è vietato usare i quirk.- la burocrazia stava dalla sua parte, questo era vero.
-Visto che non vuoi levarti di torno, vediamo che sai fare tu.- la sfidò con un ghigno, afferrando un altro sassolino e lanciandoglielo sgraziatamente.
Grazia al Poltergeist lo fermò a mezz’aria, avvolgendolo in una tenue aura azzurrina.
Fissò impassibile Bakugo, il desiderio di cancellargli quel ghigno dalla faccia era molto invitante.
Ma l’unica cosa che Reiko fece fu cancellare il suo controllo sulla pietruzza e lasciare che ricadesse al suolo.
-Cos’è, hai paura, spettro?- la sfidò lui.
-Non sei in forma.- aveva notato che gli tremavano un po' i polsi, evidentemente non poteva usare il suo quirk al massimo.
E, visto il tipo di persona, qualora avesse vinto lei, sarebbe potuto andare avanti per chissà quanto dicendo su quanto ciò avesse influito, su come l’avrebbe umiliata se fosse stato al pieno e altre cose che, francamente, non era interessata a sentirgli blaterare.
-Tsk, codarda.- ovviamente, non gli stava bene nulla.
E poi il forte rumore di una porta che si apriva.
Da una delle baite uscì fuori l’imponente figura simil-insetto di Kamakiri, i suoi occhi verdi erano puntati su Bakugo.
Stava stringendo i denti.
Reiko ebbe un brutto presentimento.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Capitolo totalmente senza combattimenti, lo so, volevo staccare un po' la spina, fare un capitolo in cui le lotte sarebbero state assenti per andare un po' giù di introspezione.
Varie annotazioni: si, Eri ha conosciuto Todoroki e vi lascio immaginare cosa quel pazzo possa aver ficcato in testa a quella dolce bimba, Shinso e Ojiro nel manga non hanno avuto un vero e proprio momento di chiarimento e questo non mi piace (ecco un’altra cosa di questa saga che non mi è piaciuta), Yanagi tiene testa a Bakugo perché sì, sono stufo del fatto che nel manga gli altri o abbiano paura di lui o semplicemente lo lascino fare perché “è fatto così”.
E su Todoroki e Midoriya: è semplicemente ridicolo che Todoroki non abbia mai sospettato niente in merito, addirittura Horikoshi ci sta ficcando in gola che lui e Bakugo sarebbero amici adesso, starei a chiedermi dov’è il senso ma ormai ho realizzato da tempo che Bakugo c’ha quella cosa chiamata Plot Armor che lo protegge da tutto ciò che si meriterebbe… e non mi parlate degli ultimi capitoli, perché Horikoshi questo favore non me lo farà.
Fortunatamente io posso fare quello che voglio nella mia storia, e Bakugo continuerà a sperimentare quelle sane botte che non hai mai avuto nella vita.
Alla prossima ragazzi.

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Capitolo 23
*** 2° Giorno: lo sfogo di un nerd! ***


2° Giorno, ore 16:14
-Midoriya, ti rendi conto, vero, della gravità della situazione?-
-Credimi, so benissimo quanto sia orribile ciò che mi ha fatto.-
-E allora vorrei capire perché non hai ancora fatto niente a riguardo.-
All’insaputa dei due, impegnati in quel momento a discutere, Togaru Kamakiri, dall’altro lato della porta, strinse i denti.
-Ci terrei ad aggiungere una cosa, prima che tu risponda: sono a dir poco furioso e vorrei prenderlo a calci, quindi sarà meglio tu mi dia una risposta che si riveli ben più che soddisfacente.-
Ricordi poco piacevoli gli riaffiorarono nella testa, se ci ripensava poteva addirittura ricordarsi dove si trovavano le ferite che gli avevano causato quella volta, con aspro condimento di insulti e inviti a sparire per sempre.
-Tanto nessuno sentirà la mancanza di uno schifoso insetto.-
Brevi flash del vicolo, il puzzo della spazzatura gettatagli addosso, la frustrazione crescente e il desiderio di staccare la testa a quei miserabili.
Che dire, neanche ci pensava all’epoca, a voler diventare un Eroe.
-Todoroki, la verità è che non voglio abbassarmi al suo livello.- sentì la voce di Izuku che mormorava dall’altro lato, se si fossero accorti di lui avrebbero già cambiato argomento.
Ricordava il bruciore dell’alcol sulle ferite mentre Setsuna lo medicava, quella volta ancora la odiava, ma fu anche la volta in cui cominciò a sospettare che non fosse una stronza, poi col tempo ebbe la conferma che Tokage stronza lo era eccome… ma in senso positivo.
-Non basta come motivazione, vuoi veramente dirmi che è solo per questo? Denunciare il suo comportamento non è abbassarsi al suo livello, ma far sì che paghi le conseguenze delle sue azioni.-
Sentì la voce di Todoroki farsi più veemente, sembrava che la sua calma si fosse incrinata.
Se avesse parlato per sé stesso, Togaru avrebbe detto che la sua, di calma, era andata a farsi benedire appena l’argomento bullismo era entrato in causa.
-Se riportassi questa storia potrebbe venire espulso.-
-Il minimo che si meriterebbe.-
Cazzo, se dava ragione a Todoroki qui, lui avrebbe optato anche per un bel paio di calci in culo.
-Dico sul serio, Midoriya, magari aspettiamo che finisca l’esercitazione, ma poi Domenica tu…-
-Non faremo nulla del genere!- Midoriya quasi alzò la voce, era serio e determinato, inconsciamente quasi tirannico.
Togaru sgranò gli occhi scioccato, una simile presa di posizione, assunta con tale fermezza, era decisamente una presa in contropiede e poteva scommetterci che l’espressione di Todoroki non fosse da meno.
Ma perché? Non lo capiva, non riusciva a capire cosa Midoriya Izuku avesse per la testa.
-Ascolta, non è che non capisco cosa vuoi dire, e ti mentirei se ti dicessi che non c’è neanche una parte di me che desidererebbe fargliela pagare, per tutto quanto.-
E allora che diavolo aspettava ancora?
Il ragazzo insetto strinse i pugni, non riusciva a comprendere cosa spingesse il suo compagno di team ad adottare quest’atteggiamento.
Perché non volere che un individuo disgustoso come Bakugo imparasse la lezione, che pagasse per le schifezze che aveva fatto? Perché lasciare che la passasse liscia?
Per il piano? Per questo? Ora francamente gli sembrava ancora più insensato, era uno sforzo che quello lì non si meritava.
-Todoroki, ricordi su cosa ci siamo accordati, no?-
-Certo che ricordo, e ora mi sembra ancora più incomprensibile l’impegno che ci stai mettendo, uno come lui ne vale la pena?-
Già, il piano, a loro della squadra 5 lo aveva spiegato pure, era stato proprio lui il più reticente, lui che aveva solo voglia di fare a botte per confrontarsi con avversari forti, non gliene importava di aiutare uno come Bakugo, adesso ancora di più.
-Una parte di me ancora lo odia, Todoroki. Una parte di me ancora odia Bakugo!-
-Direi che è compren…-
-Non va bene!- lo interruppe con calma.
Togaru strinse i pugni, era sicuro gli fossero sbiancate le nocche.
-Voglio che Bakugo capisca i suoi sbagli, ma con lui bisogna andarci per gradi. Facendolo espellere non cambierebbe nulla. Lo porterò a capire l’importanza dei compagni, della fiducia, di cosa voglia dire essere un Eroe. Lo farò sconfiggendolo!-
-Credi che questo lo farà cambiare?-
-Sarà il primo passo! E poi… ne ho bisogno io… per affrontare definitivamente i miei demoni.-
Demoni? Fantastico, era arrivato il momento della discussione simil-filosofica, magari se ne tornava a dormire e ripassava dopo.
-Voglio essere un Eroe che salva tutti col sorriso. Ma come potrei riuscirci se un giorno in pericolo fosse una persona verso cui dovessi nutrire risentimento? Ultimamente ci ho pensato.-
Qualcuno verso cui si provava risentimento?! Togaru si trovò a sgranare lo sguardo nuovamente, lui non ci si era mai fermato a pensare a certe cose, e bastava il suo carattere a spiegare il perché.
-Non voglio che i miei rancori possano portarmi un giorno a fare, o non fare, qualcosa di cui so già che mi pentirei. Un Eroe vero cerca di salvare chiunque indiscriminatamente, eventuali dissapori non devono importare. Quindi sconfiggerò Bakugo e al contempo lo aiuterò a capire, o almeno cercherò di far sì che cominci a provarci. Perché se gli voltassi le spalle un giorno potrei farlo anche con qualcun altro. Non è l’Eroe… non è la Persona che voglio essere!-
Se qualcun altro fosse stato in quel corridoio avrebbe visto Kamakiri chinare la testa e rimanere imbambolato per alcuni secondi buoni.
Todoroki disse qualcos’altro dopo, ma ormai non stava più ascoltando, sinceramente colpito da quelle parole.
Un ghigno sorse spontaneamente sul suo volto.
“Brutto figlio di puttana, sei veramente pazzo!” e si rese conto di provare qualcosa, qualcosa che si chiamava rispetto.
Midoriya Izuku ne aveva passate tante, forse anche più di lui, aveva visto il peggio delle persone, cavolo, aveva la causa che aveva dato inizio a tutto sempre a pochi passi da lui.
Era costretto a vedere Bakugo ogni giorno, la personificazione delle sue sofferenze, eppure non aveva impedito a ciò di ostacolarlo, di non cadere preda del desiderio di vendetta.
Lui non c’è l’avrebbe fatta, doveva essere sincero, avrebbe ceduto alla rabbia e avrebbe tentato ogni giorno di spaccargli la faccia.
Sospirò, non aveva senso continuare ad impicciarsi, ormai aveva finito per ascoltare abbastanza da capire che genere di persona fosse il suo compagno di squadra.
Nessuno dei due di là sospettava della sua presenza, magari poteva tranquillamente tornarsene nella stanza che si era scelto e dormire ancora, almeno si sarebbe riposato.
Poi però volse distrattamente lo sguardo alla finestra di fianco la porta di ingresso e il suo ghigno si trasformò in una smorfia di disgusto.
Senza accorgersene si era già mosso.
 
 
2° Giorno, ore 16:20
Reiko non poteva dire di conoscere bene Kamakiri, le loro interazioni nel corso dell’anno erano state ridotte al lumicino.
Al massimo avrebbe potuto dire che aveva una scarsa pazienza, ma era un dato mostratosi ovvio già dai primi giorni.
Era relativamente facile irritarlo, ma ogni volta risultava palese come non andassero prese sul serio le sue sfuriate, non c’era stata una singola volta in cui questi poi non avesse fatto intendere di non pensare davvero certe cose che diceva.
Ma stavolta aveva il serio sospetto che non fosse lì per delle parole al vento.
La ragazza fantasma della classe B stava osservando il compagno avvicinarsi a passi pesanti verso un Bakugo già nervoso di suo, ma che non appena intese di essere l’oggetto d’interesse di quelle occhiate fulminanti, si alzò in piedi per fronteggiarlo senza timore alcuno.
Così vicini com’erano adesso rendevano evidente la differenza di altezza, il biondo non appariva minimamente scalfito da ciò, e Reiko dubitava che l’intento del più alto fosse spaventarlo.
-Che vuoi, insetto?-
Kamakiri ringhiava a denti stretti, sembrava a tutti gli effetti un predatore che non aspettava che il minimo cenno per scattare, e il cenno in questo caso era una parola di troppo pronunciata dalla bocca di Bakugo, condizione facilmente ottenibile.
-Ti ho chiesto che vuoi, rispondimi o ti faccio esplodere!- sapevano entrambi che non avrebbe dato seguito alla minaccia, ci teneva troppo a non farsi squalificare.  
Due bombe ad orologeria dalle micce estremamente corte e la ragazza non sapeva come gestirli, pensò quasi di mettersi in mezzo, e forse lo avrebbe fatto, se non fosse che il compagno di classe sembrò rilassare leggermente il suo cipiglio aggressivo.
Reiko stessa si sentì più leggera quando Togaru sospirò, un chiaro tentativo di ristabilire l’equilibro nella sua testa, ma continuò a fissare Bakugo con estrema serietà.
-DECIDITI A PARLARE!-
Gli occhi del mezzo insetto si assottigliarono, si poteva leggere in essi il desiderio di passare alle mani, ma una piccola scintilla di raziocinio adesso stava riuscendo a farlo stare relativamente calmo.
Voltò leggermente la testa dietro di sé quando sentì il suono della porta che si apriva e le figure di Midoriya e Todoroki stanziarsi all’uscio, erano stati palesemente allertati dal grido di prima.
Sembravano seriamente allarmati, forse sospettavano che li avesse sentiti, non che avessero torto in quel caso.
Midoriya sembrò implorarlo con lo sguardo, sudava freddo durante la sua silenziosa richiesta di non fare nulla, di non dire nulla.
Tornò a guardare Bakugo.
-Ti dico solo questo, ritieniti fortunato che lui abbia il mio rispetto a differenza tua…- e lì indicò Izuku -…e che io non voglia mandare tutto in malora per il mio team, solo per questo non aggiungo altro. Ma fossi in te mi farei un esame di coscienza finché non mi renderei conto di tutti gli sbagli che ho commesso.- disse, senza mai smettere di guardarlo negli occhi.
Ignorò le proteste del biondo e gli diede le spalle per raggiungere gli altri due ragazzi.
Si fermò un attimo quando si ritrovò affianco proprio a Midoriya.
-Sei un tipo in gamba, Capo.- e gli rifilò un’energica pacca sulla spalla.
Izuku sgranò gli occhi, non lo aveva ancora chiamato con quell’appellativo da quando lo avevano scelto come leader del team, gli sorse spontaneo un piccolo sorriso.
-Grazie Kamakiri.- ed era sincero, a quanto sembrava poteva contare sulla sua segretezza.
-Oh, ma che smielata dimostrazione di affetto, volete baciarvi già che ci siete?-
 
 
2° Giorno, ore 16:23
-Hm.-
Midnight portò la matita sotto il labbro, pensierosa.
Aprì il taccuino e tornò sulla sezione dedicata alla squadra 5 e cominciò ad annotare.
“Midoriya Izuku e Kamakiri Togaru. Nome in codice: MidoKiri. Ignoriamo cosa sia avvenuto dentro la baita (e c’era anche Todoroki, le yaoiste praticamente sarebbero in brodo di giuggiole), ma sembra che abbia sigillato la nascita di un sincero rapporto di rispetto. Certo, bisognerebbe accertarsi dei “gusti” di entrambi prima di pensarci, ma intanto mettiamola come ipotesi.” Scrisse con un sorrisetto divertito.
Rivolse poi un’occhiata alla piccola Eri.
-Sentiamo, tesorino, tu con chi lo shippi il tuo papà?-
-Io… cosa?- la bambina dagli occhi rossi inclinò la testa confusa, cosa voleva dire quella parola?
Aizawa rivolse a Midnight la sua peggior occhiataccia.
-Non parlare con lei di certe cose. Ci manca solo che le vengano idee strane in testa.- già era preoccupato del fatto che Midoriya e Bakugo fossero ora faccia a faccia.
Meglio alzare il volume, con quei due era necessario ascoltare ogni cosa.
Sarebbe bastato muovere lestamente le dita per silenziare quando parlava il biondo, anche se basarsi solo sulle parole di uno non avrebbe fornito un quadro completo.
Ma con quei due bisognava cercare di capire cosa diavolo li legasse in quel rapporto a dir poco assurdo.
-Midnight, vammi a chiamare All Might, credo vorrà sentire, visti i due coinvolti.-
 
 
2° Giorno, ore 16:25
Izuku sospirò prima di volgere lo sguardo a Bakugo, quest’ultimo aveva il volto contorto nel suo immancabile ghigno innervosito.
Poi guardò Todoroki, lui aveva il suo usuale sguardo impassibile.
-Pensi sia davvero necessario?-
-Midoriya, rispetto il tuo punto di vista, per quanto non lo condivida in pieno, ma se non fai almeno questo ci penserò io.-
-Non dirai sul serio?-
-I patti sono chiari: devi fare almeno questo perché io rispetti i termini.-
-Di che diavolo confabulate voi due, eh?-
Izuku strinse i denti, ultimamente si stava rendendo conto di quanto la voce di Bakugo suonasse fastidiosa, probabilmente una conseguenza di una maggior leggerezza di pensiero.
Riflettendoci, pensò il ragazzo, c’era una parte di lui che gli diceva di farlo, anzi, ora che ci pensava bene, lui voleva farlo, ne sentiva effettivamente bisogno, per sfogarsi definitivamente.
Dopo l’ennesimo sospiro, il verde decise di percorrere la strada che lo separava dal biondo, sotto gli occhi concentrati degli altri tre presenti.
-Beh, che cavolo vuoi adesso anche tu, Deku?- gli sputò per l’ennesima volta contro quel soprannome denigratorio, carico di tutto l’odio che aveva sempre nutrito verso di lui.
Izuku lo fissava seriamente, sorprendentemente calmo.
-Sai, Deku, dovresti tenere a bada quell’insetto extralarge che ti porti dietro.-
-TU RINGRAZIA CHE LUI SI SIA CONQUISTATO IL MIO RISPETTO, SOLO PER QUESTO, e perché siamo nella dannata zona sicura, CHE NON TI STO FACENDO A PEZZI!-
Izuku era rimasto in silenzio, ma non occorreva un’attenta analisi per notare che non era contento dell’ultima frase del rivale.
-Cos’è, niente da aggiungere? Adesso che ti sei ritrovato con altri lecchini da strapazzo che ti vengono dietro ti senti padrone del mondo? Credi che solo perché hai avuto una botta di culo stratosferica…-
-MI HAI ROTTO IL CAZZOOOOOOOOOOOOO! –
L’urlo di Izuku riecheggiò nell’aria… e numerose furono le conseguenze.
 
Tokoyami ebbe un sussulto quando Dark Shadow sbucò fuori dal suo ombelico senza ragione.
-Che ti prende?-
-Capo, per un istante io… ho pensato che… che dovremmo convertirci alla Luce!- mormorò sconvolto, sotto lo sguardo altrettanto scioccato del suo padrone.
-Rimangiatelo!-
 
Vicino al laghetto, nel piccolo spiazzo ormai divenuto nascondiglio del Green Team, Ibara Shiozaki si voltò sconvolta verso un punto improvviso.
Le altre tre ragazze la videro mettersi in ginocchio e fare il segno della croce.
-Signore, abbi pietà, perché hai fatto succedere una cosa del genere? Per cosa vuoi punirci?-
Setsuna di contro ebbe, senza saperselo spiegare, un brivido di piacere lunga la schiena.
-I bravi ragazzi quando si arrabbiano… oh, mamma mia come sono eccitanti.-
 
Le braccia di Iida cominciarono a muoversi senza la loro tipica angolatura, sembravano quasi normali.
-Cosa sta succedendo?-
 
Al laboratorio del dipartimento scientifico della U.A…
Hatsume Mei mostrò fiera il suo ultimo macchinario al professor Power Loader, già corso a nascondersi dietro un tavolo da lavoro.
Non ci fu nessuna esplosione, la ragazza fu scioccata al punto che le cadde il cacciavite di mano.
-L’apocalisse sta arrivando.-
 
Intanto, ad I-Island…
David Shield osservava impietrito l’incendio che divampava in uno dei laboratori mentre i pompieri lo spegnevano.
-Melissa, non era mai successo prima che una delle tue invenzioni esplodesse.-
-Non… non so cosa dirti, papà, non ho fatto nulla di diverso dal solito.- si scusò la ragazza massaggiandosi distrattamente il collo.
David si portò le mani alla testa sconvolto.
-Da qualche parte è successo qualcosa che non era stato concepito che avvenisse. Forse dovrei chiamare All Might e chiedergli come sta.-
 
A casa Midoriya…
Inko Midoriya si bloccò come una statua di fronte alla tv.
Era appena successo qualcosa di sbagliato, il suo istinto di madre era completamente in subbuglio.
-Izuku ha avuto un incidente… no, sennò adesso avrei le gambe molli… oh santo cielo, si è appena scambiato il suo primo bacio con una ragazza… no, starei piangendo altrimenti… oh… mio… dio… il mio bambino ha detto una parolaccia!-
La povera donna rischiò lo svenimento.
 
Alla roulotte/centro di comando degli insegnanti…
“Beh…” pensò All Might, con gli occhi comicamente sgranati per lo stupore. “… di sicuro era… qualcosa che non mi aspettavo.”
Midnight aveva lo sguardo di qualcuno che aveva appena ricevuto una rivelazione mistica, prese il block notes per le annotazioni sulle ship e andò nella pagina dove aveva segnato BakuDeku.
La scritta era stata coperta da numerose ripassate di penna rossa, pensò comunque di aggiungerci un’annotazione.
“Anche mettendo per assurdo che succeda, mi viene il sospetto che sarebbe Midoriya il dominante.”
Aizawa stava fissando, con comica preoccupazione, la piccola Eri.
Aveva silenziato Bakugo per tutto il tempo per timore di termini sconci o volgari, chi diavolo se lo aspettava che sarebbe stato Midoriya a presentare il problema?
Fissò la bambina, che ricambiò lo sguardo.
Adesso lei rivedeva in Midoriya una figura paterna, ed era una cosa ben nota che i bambini tendessero ad imitare la figura genitoriale da cui prendevano ispirazione.
Passarono parecchi secondi di tensione, ma trascorsero in silenzio.
La bambina poi sorrise, come se per lei in quel momento fosse la cosa più naturale al mondo.
Shota temette che gli sarebbe venuto un colpo.
Ma trascorsero altri secondi e la bimba tornò a concentrarsi sullo schermo specifico in cui c’era la figura da lei eletta a papà.
Il professore responsabile della classe A poté tirare un sospiro di sollievo, il candore di quella piccola non era stato scalf…
-Cazzo!-
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
Quella volta Aizawa Shota provò il serio impulso di uccidere un suo allievo.
 
 
Quando Todoroki gli aveva imposto una condizione per il suo silenzio in merito alla faccenda bullismo aveva accettato subito.
-PARLO SERIAMENTE. NON LE TOLLERO PIÙ LE STRONZATE CHE DICI, SEMPRE LE STESSE DA ANNI E ANNI, OLTRETUTTO QUASI SEMPRE GRIDANDO, MI SORPRENDE CHE LE TUE FOTTUTE CORDE VOCALI NON TI ABBIANO PIANTATO IN ASSO!-
Certo non si era aspettato che la condizione in questione fosse che, alla prima occasione in cui avesse rivisto Bakugo, sarebbe dovuto andare a sfogarsi con lui e dirgli quello che pensava.
-DICI CHE VUOI DIVENIRE L’EROE NUMERO UNO?! NOTIZIA DELL’ULTIMA ORA: NON FOTTE A NESSUNO, OK? TANTO ORMAI ABBIAMO CAPITO CHE SOFFRI DI UN COMPLESSO COMUNEMENTE DETTO “SENTIRE DI AVERCELO PICCOLO” E CHE VUOI COMPENSARE GRIDANDO E CERCANDO DI CONVINCERE TUTTI CHE SEI SUPERIORE, MA HAI SUPERATO IL LIMITE E VERAMENTE DA PARECCHIO!-
Izuku in un primo momento aveva acconsentito esclusivamente per garantirsi il silenzio dell’amico, riflettendo, tra sé e sé, che al massimo che avrebbe pronunciato un breve discorso sull’essere Eroi e cosa volesse dire davvero quel concetto.
-E SONO DANNATAMENTE STUFO DI ESSERE IL BERSAGLIO DEI TUOI INSULTI E DELLE TUE MINACCE SOLO PERCHÉ TI RODE CHE IO ORA SIA AL TUO LIVELLO E SONO SICURO CHE CHIUNQUE ALTRO NON TI SOPPORTI PIÙ PER LA TUA ARROGANZA. L’UNICO CHE TI TOLLERA DAVVERO È KIRISHIMA, PERCHÉ LUI TI CONSIDERA DAVVERO UN AMICO E TU NON LO APPREZZI NEMMENO PER QUESTO. PORCA TROIA, SI GETTEREBBE SOTTO UN CAMION SENZA ATTIVARE IL SUO QUIRK IN NOME DELL’AMICIZIA CHE NUTRE VERSO DI TE!-
Poi si era ritrovato davanti l’oggetto del discorso praticamente subito, aveva pensato di risolverla presto, poi però Bakugo aveva ricominciato con la sua ennesima provocazione e qualcosa in lui scattò stavolta.
-SONO PASSATI ORMAI PIÙ DI SEI MESI DA QUANDO SIAMO IN QUESTA SCUOLA E ANCORA NON HAI IMPARATO UN BEL NIENTE! SEI ANCORA CONVINTO CHE IL MONDO GIRI INTORNO A TE, PRETENDI CHE SIA COSÌ PERCHÉ HAI PAURA DI CRESCERE E AFFRONTARE LA REALTÀ. PERCHÉ TU SEI IL “GRANDE KATSUKI BAKUGO”, NON SIA MAI CHE TU SIA NEL TORTO. LA VERITÀ TE LA DICO IO: LA VERITÀ È CHE SEI SOLO UN BAMBINO VIZIATO, VIGLIACCO E, SOPRATTUTTO, DEBOLE!-  
Le prime parole erano state come un fulmine a ciel sereno che per un istante sconvolse anche lui, poi però fu tutto diverso, fu come se il freno inibitore fosse stato tolto dal suo animo, lasciandolo a velocità folle.
-NON ACCETTI QUANDO LA REALTÀ NON VA COME VUOI TU, MA NON CERCHI DI CAMBIARLA, TU GRIDI E TI FISSI CHE SIA IL CONTRARIO. NON TOLLERI CHE GLI ALTRI PROVINO AD AIUTARTI, LO CONSIDERI SEMPRE UN ATTACCO ALLA TUA PERSONA. TI REPUTI INFALLIBILE E CREDI CHE TUTTO QUELLO CHE FAI SIA SEMPRE GIUSTO, MAI UNA VOLTA TI HO VISTO SERIAMENTE RIFLETTERE SU QUALCOSA E CHIEDERTI SE TI FOSSI SBAGLIATO. PRETENDI TI CONSIDERINO UN DIO SCESO IN TERRA E TI FAI STRADA CON LA PAURA PER NON SENTIRE OPINIONI DIVERSE DALLA TUA, CHE IN AUTOMATICO ETICHETTI COME INUTILI. SE CONTINUERAI COSÌ RIMARRAI DA SOLO! E CREDIMI, PARLO PER ESPERIENZA, LA SOLITUDINE È ORRIBILE, TI SEGNA PER LA VITA, E PUOI “IMMAGINARE BENISSIMO” COME MAI LO SO!-
E ora, più andava avanti, più Izuku si rendeva conto di averne effettivamente bisogno. Aveva subito per anni le sue angherie in nome di nulla, di accuse di guardarlo dall’alto in basso totalmente infondate, pestaggi per aver provato a difendere altri bambini quando lui voleva “dare sfoggio del suo potere superiore”, insulti e minacce anche quando solo lo incrociava, un’istigazione al suicidio che, poco importava fosse stata pronunciata senza pensarci, non lo avrebbe mai giustificato.
-SE VUOI ANCORA RIFIUTARTI DI CRESCERE FA PURE, MA SMETTILA DI USARMI COME VALVOLA DI SFOGO E DI ACCUSARMI DI ESSERE LA CAUSA DEI TUOI PROBLEMI. TU SEI L’ULTIMO CHE PUÒ PERMETTERSI DI PUNTARMI IL DITO CONTRO! IO VOGLIO ANCORA AIUTARTI E LO FARÒ A PRESCINDERE, UN EROE FA QUESTO! MA NON TI ASPETTARE CHE SARÒ ANCORA DISPOSTO A TOLLERARE IL TUO COMPORTAMENTO INFANTILE!-
Si sentiva sorprendentemente leggero, tutto l’odio che aveva covato per anni, tutto il risentimento, tutto ciò che Bakugo gli aveva immotivatamente gettato sulle spalle, le denigrazioni, le ferite, le parole di derisione, si stava spogliando di tutto per ripartire dall’inizio. Voleva riuscire a far sì che i sentimenti negativi non lo ostacolassero più, e ora finalmente capiva che, per farlo, era necessario sfogarli ed estinguerli.
-QUINDI DA ADESSO IN AVANTI FARAI MEGLIO A DARTI UNA SVEGLIATA E CAMBIARTI L’ASSORBENTE, BAKUGO! LA VITA NON È UN GIOCO DI CUI SEI PROTAGONISTA O UN MANGA IN CUI SEI IL PREFERITO DEI FAN E PERTANTO LE PASSI TUTTE LISCE, SE CONTINUERAI CON QUESTO ATTEGGIAMENTO NE PAGHERAI LO SCOTTO! E RISCHI CHE NON CI SIA NESSUNO A TENDERTI LA MANO, PERCHÈ NESSUNO VORRÀ AVERE A CHE FARE CON TE!-
Izuku ebbe infine il fiatone, tirava lunghi respiri a testa china, sotto gli sguardi scioccati di tutti.
-Cavolo, non immaginavo nemmeno io uno sfogo del genere, ma mentirei se dicessi che Bakugo non se lo meritava.- mormorò Todoroki all’indirizzo di Kamakiri.
Quest’ultimo aveva un ghigno largo quanto l’intera faccia e di certo non si stava facendo problemi a nascondere la soddisfazione.
Izuku voltò le spalle ad un Bakugo la cui espressione era un misto tra lo scioccato e l’incredulo, ormai la frittata era fatta, pertanto preferì affrettare il passo e tornare dentro la baita per non doverlo guardare.
Si fermò quando fu di fianco a Todoroki, aveva gli occhi sgranati per lo stupore.
-Non pensavo avrei mai potuto parlargli così. Mi sento benissimo.- mormorò in tutta sincerità.
-Te l’avevo detto che ne avevi bisogno. Ora le cose ti verranno più facili.-
-Spero tu abbia ragione.- se la voce nella sua testa non avesse ripreso ad importunarlo si intendeva.
-Kamakiri, io me ne vado prima, vado incontro a Shiozaki. Per il resto rimaniamo come ci siamo organizzati.- rivolse un cenno al compagno di squadra e poi rientrò nella baita, non ebbe nessuna rimostranza a proposito.
Sarebbe uscito cinque minuti, costume di nuovo indosso e zaino in spalla.
Ricevette un’energica pacca sulla spalla da Togaru e un cenno d’assenso da Todoroki, che gli raccomando di stare calmo, non aveva sbagliato a dirgli quelle cose.
Si ritrovò ancora faccia a faccia con Bakugo.
Ringhiava a denti stretti, scintille che sprizzavano dai palmi, frustrazione e rabbia.
Ma Izuku non tentennò, sostenne il suo sguardo e, per quella che forse fu la prima volta, fu il biondo a chinare la testa, trattenendo a stento il suo ennesimo verso di stizza rabbiosa.
Midoriya rimase in silenzio, quello che doveva dirgli lo aveva infine detto.
Lo superò e si rivolse per la prima volta a Reiko.
-Scusa per la… sceneggiata, diciamo.- era sinceramente dispiaciuto, non ci teneva a fare una figura del genere, magari ora lo credeva un isterico.
-Meritava ogni parola.- gli disse lei in risposta, si erano parlati abbastanza ormai che sapeva che Izuku si portava un peso dentro che prima o poi avrebbe dovuto scaricare, era contenta che lo avesse fatto.
La ragazza dai capelli argentati allungò una mano per dargli un colpo sulla spalla così lieve da non sentirlo neanche, piccolo gesto di intesa che gli strappò un sorriso.
Un inchino in segno di rispetto per entrambi, poi Izuku Midoriya si apprestò a rientrare in gioco.
 
 
2° Giorno, ore 17:10
Shoji sapeva di non essere il più forte della classe A, o il più intelligente, o il più veloce, in parole povere, era consapevole di non essere il primo in nulla.
Onestamente non gli aveva mai dato fastidio questo pensiero, per lui non era mai stata una questione di prevalere sugli altri o ottenere la gloria personale.
Non era quello l’Eroismo in cui credeva, quello che lo aveva ispirato era quello che, anche ad un’analisi molto superficiale, sarebbe risultato un voler diffondere la sua filosofia di vita: semplicità priva di eccessi.
Non era una convinzione arrogante, si era sempre limitato a guardare la cosa nel pratico: il suo stile di vita, dall’arredamento (inesistente) della sua stanza ai dormitori, al suo vestiario, passando per le abitudini quotidiane, tutto improntato sulla semplicità.
Era soddisfatto della sua vita, e a volte pensava che il mondo avesse dimenticato il valore che la semplicità possedesse.
Si applicava anche all’Eroismo ovviamente: un Eroe aiuta gli altri semplicemente perché deve, obbiettivi come il denaro e il divenire famosi non dovevano esserci o, comunque, essere secondari.
Voleva diffondere la sua filosofia, ricordarla al mondo, che sembrava sempre più improntato alla spettacolarizzazione della figura dell’Eroe.
Se poi i suoi concetti si fossero rivelati errati sarebbe stato il primo a riconoscerlo, ma era convinto delle sue ragioni.
Uno dei vantaggi, a suo dire, di una vita priva di vizi e tentazioni, era che ti permetteva di essere molto attento a ciò che ti circondava, prestavi maggior attenzione alle persone, agli ambienti, imparavi a capire certi stati d’animo anche senza parlare, anche senza conoscere troppo bene la persona che viveva il travaglio mentale.
Tokoyami era suo amico e stava palesemente attraversando una fase di tormento, attualmente.
Si era appollaiato sul ramo di un albero e, da ormai alcuni minuti, era rimasto in silenzio.
Era tutto il giorno che cercavano Ashido e, sfortunatamente, non erano incappati nuovamente nella squadra di Midoriya, erano stati bravi, andava riconosciuto.
Fumikage si sentiva responsabile per questo, all’occhio attento di Shoji non sfuggì certo quel particolare non da poco, seppur non ufficialmente lo avevano eletto a leader del gruppo, lui aveva accettato quel fardello e ora stava comprendendo quanto potesse pesare.
Da che il ragazzo mascherato ricordasse di conoscerlo, Tokoyami non era mai stato insignito della posizione di comando, quindi era un’esperienza nuova, negativa ma nuova, la prima ovviamente era quella che influiva maggiormente.
-Non vuole ancora scendere?- gli chiese Tsunotori, che ora lo affiancava.
Lui si limitò ad un breve cenno di diniego con il capo.
-Mi dispiace, che si senta così, non è stata colpa sua.-
Manga, seduto sulla fresca erba, poco più in là, materializzò nella sua nuvola un volto triste stilizzato, dispiaceva anche a lui.
Mezo materializzò una bocca da uno dei suoi arti.
-Se Ashido fosse qui… beh, intanto non saremmo neanche in questa situazione… ma lei saprebbe tirarlo su di morale.- e chiunque avrebbe potuto confermare.
Mina si poteva dire, insieme a Toru, l’elemento più allegro della classe, era la studentessa che riusciva bene o male a strappare un sorriso quasi a tutti con le sue chiacchiere un po' sciocche, magari a volte anche invadenti, ma sempre guidate dalle migliori intenzioni.
Lei e Tokoyami non si parlavano molto (effettivamente Tokoyami parlava poco con chiunque in generale), ma quelle volte che avevano interagito capitava di vederla scherzare e ridere con Dark Shadow, quindi qualcosa doveva pur significare.
Per quanto il team esistesse solo da un giorno e mezzo, la ragazza rosa si era dimostrata il collante del gruppo, aveva trovato subito il suo posto all’interno della squadra.
E, forse, avevano dato tutti per scontato che, fino alla fine, ci sarebbe stata lei a far stare meglio gli altri nelle situazioni più buie, erano stati colti impreparati dalla sua cattura.
Shoji non sentiva tuttavia il bisogno di parlare.
Gli dispiaceva per quello che era successo, ovvio che anche lui ci tenesse a fare del suo meglio e tentare di vincere, ma, per quanto la situazione si fosse complicata, non era ancora irreparabile.
Tokoyami stava passando un breve momento buio, doveva essere lui a trovare la forza di uscirne e rimettersi in piedi.
Quando, dopo qualche altro minuto passato a riflettere, questi scese dall’albero, notò che i suoi occhi rossi erano ancora un po' spenti.
-Rimettiamoci in marcia, finché non sarà mezzanotte non dobbiamo mollare, possiamo ancora riprenderci Ashido!-
-Hai ragione.- Tsunotori sorrise al suo indirizzo.
Shoji si limitò ad incrociare le braccia ed annuire, mentre la squadra otto si rimetteva in cammino.
Il percorso per essere dei bravi leader era irto e complicato, Tokoyami aveva a malapena iniziato a grattarne la superficie.
Sperava che l’amico non si facesse schiacciare, ma aveva fiducia.
 
 
2° Giorno, ore 17:30
-Ehilà, guarda un po' chi si rivede.- Setsuna fu la prima a salutare Izuku quando questi ritorno al “quartier generale” -Già si sentiva la tua mancanza, boss.-
-Sono stato via solo per poche ore.-
-Questione di soggettività.- replicò lei con un sorrisetto.
Il ragazzo andò a sedersi sulla fresca erba dello spiazzo e poggiò la schiena su un masso.
-Dov’è Tsuyu?-
-Qui nei paraggi, in perlustrazione, qualora il team di Mina, o qualunque altro, passasse nelle vicinanze.-
-Capisco, previdente come al solito. Almeno non saremo scoperti per un’eventuale attacco.-
Parlando dell’ostaggio, Izuku notò che Ashido era davvero molto tranquilla, sorprendentemente tranquilla.
-Tokage, Ashido ha tentato di fuggire qualche volta?-
Setsuna lanciò un’occhiatina alla ragazza seduta proprio di fianco a lei vicino al laghetto, quest’ultima scrollò le spalle con un sorrisetto.
-Molto educata e collaborativa. Ammetto che anche io ho avuto dei sospetti, non l’ho mollata per un istante.-
-E per ammazzare il tempo abbiamo chiacchierato parecchio.- Mina parlò per la prima volta da quando Izuku fece ritorno.
-Oh, bene, allora buon per voi. Sono… contento che abbiate fatto amicizia.-
-Te lo dico, Midori, Tokage è uno spasso, ancora non capisco perché io e lei non abbiamo mai passato del tempo insieme e sia servita questa esercitazione per conoscerci.-
-Perché Monoma c’ha il sederino che brucia, amica mia.-
Le due risero insieme al nominare il (secondo) biondo più isterico del dipartimento di eroismo, il ragazzo si fece scappare una lieve risata a sua volta, prima di rilassare i muscoli e sospirare sovrappensiero.
Non mancò molto prima che Setsuna alzasse un sopracciglio, incuriosita dalla cosa.
Lanciò poi uno sguardo verso Ashido, di lasciarla incustodita non se ne parlava.
Fortuna che aveva il Lizard Tail Splitter che tornava sempre utile per casi del genere.
Izuku si ritrovò un dito a picchiettargli la spalla e una bocca a pochi centimetri dal volto, tanto bastò per imbarazzarlo dopo aver capito la situazione.
-Un dito per i tuoi pensieri.-
-Non… non si dice “un penny per i tuoi pensieri”?-
-Ti sembro forse inglese io?- chiese sarcasticamente la bocca fluttuante, sogghignando.
-No, in effetti no.- disse Izuku con un sorriso lieve e forse anche un po' amaro -È solo che… è successa una cosa prima, una cosa che ho fatto, e… non so ancora cosa pensare a riguardo.-
-Come ti sei sentito dopo questa cosa?-
Izuku alzò lo sguardo al cielo, cosa aveva provato lo sapeva benissimo.
-Mi ha fatto star bene, era un peso che portavo da troppo e credo di essermene liberato finalmente.-
La bocca andò a riattaccarsi alla sua proprietaria, che alzò le spalle sorridendo divertita.
-Allora non hai motivo di pensarci. Un peso via dalle spalle, ti fa star bene, allora tanto meglio, no?-
Prima di continuare, Setsuna trascinò Mina più vicina ad Izuku in modo da averla sempre a portata d’occhi, poi andò a sedersi di fianco a lui.
Inizialmente il verde arrossì e fece un piccolo saltello per distanziarsi, cosa a cui lei rispose facendone un altro a sua volta.
-Stiamo replicando ieri mattina?- gli chiese allusiva, prima di mostrare uno sguardo più comprensivo.
-Ascolta, lo capisco che non ci conosciamo ancora abbastanza bene da essere la tua prima scelta come confidente, ma ricordati che siamo compagni, ci sosteniamo a vicenda, e sono sincera quando dico che puoi contare su di me.-
Il sorriso di Izuku era stanco, ma lasciava trasparire il sincero apprezzamento per quelle parole.
-Anche io ho avuto i miei momenti no, sai?-
-Mi… mi sembra difficile da credere, sei così… sicura di te.-
-Oh, puoi scommetterci che lo sono.- disse con fierezza -ma… non vuol dire che lo sia sempre stata. Diciamo che sono successe certe cose che mi hanno fatto rivalutare quali tipi di persone voglio nella mia vita.-
-C-cioè?- chiese, incuriosito, solo per ritrovarsi il dito staccato volargli davanti al viso e fare il gesto di diniego prima di posarsi ancora sulla sua spalla.
-Non funziona così, se non vai nei dettagli tu non lo faccio neanche io.- e gli mostrò giocosamente la lingua.
Il ragazzo si gratto imbarazzato la guancia, in effetti non sarebbe stato giusto.
-Prometto di tenere a mente le tue parole. E… mi sento un po' meglio.-
Notò che il dito di Setsuna era rimasto sulla sua spalla senza tornare dalla proprietaria.
-Perché non lo riattacchi?-
-Ho detto un dito per i tuoi pensieri, quindi ora lo devi tenere.-
Poi Izuku fece qualcosa che avrebbe portato Mina a volersi portare le mani alle guance, se non le avesse avute legate dietro la schiena.
Con un sorriso gentile, Izuku afferrò delicatamente la mano di Setsuna e con l’altra riportò il dito mancante al suo posto.
-Sta molto meglio se rimane attaccato a te.-
Cavolo, si ritrovò a pensare Mina, lei sapeva il contesto, ma quanto poteva apparire fraintendibile quella scena.
Setsuna aveva persino le guance imporporate, si riusciva a notare nella parte non coperta dalla maschera, sembrava fosse stata colta di sorpresa da quel gesto, forse non se l’aspettava.
“Chi si immaginava che Midori sapesse essere così deciso con le ragazze?”
Poi Izuku rimase imbambolato per alcuni secondi, i suoi occhi scattarono verso la mano di Setsuna ancora stretta nelle sue, divenne tutto rosso e cominciò a sudare.
Si girò dall’altro lato e si copri il volto.
-Oh accidenti, scusa, scusa, scusa, non volevo invadere i tuoi spazi.-
Di fronte allo spettacolo di lui che cercava di distanziarsi e Setsuna che, ridendo, lo prendeva amichevolmente in giro per le sue “doti seduttorie”, Mina si ritrovò a sorridere un po' sconsolata.
“Ochaco, io faccio il tifo per te, amica mia, ma sembrano molto presi l’uno dall’altra. E cavolo se sono carini, avrò tanto di cui parlare con Toru.”
 
 
2° Giorno, ore 20:32
Non andava bene per niente, erano sempre alle calcagna.
Koda crollò in ginocchio, ansimando per la stanchezza.
-Coraggio, Koji, dobbiamo ricongiungerci agli altri.- la compagna di squadra si inginocchiò accanto e lui e cercò di farlo rialzare tirandolo per un braccio
Hagakure aveva i brividi lungo tutto il corpo, sia per il vento che ora le perforava la nuda e invisibile pelle sia per la situazione in cui versavano.
Il ragazzo, tra un respiro affannato e l’altro, le fece la silenziosa richiesta di scappare, di lasciarlo lì, almeno lei c’è la faceva ancora a correre, poteva ancora ritrovare Itsuka e gli altri.
-Non ci pensare neanche. Siamo compagni, o ci salviamo entrambi o veniamo catturati entrambi.- continuò lei con determinazione, mai avrebbe abbandonato un amico.
Ma la minaccia era incombente.
Da quanto li avevano rintracciati e li stavano seguendo ormai? Non ricordava, era sicura solo che entrambi fossero stremati.
E poi il molle tocco del terreno che li risucchiava fino alle ginocchia, a Koda vennero bloccate anche le braccia fino ai gomiti per via della posizione in cui era messo per rifiatare.
“No, no, no. Ci ha raggiunti!”
E fu poi che i brividi aumentarono.
In un’apparizione tanto scenografica quanto da rimanerci col fiato bloccato in gola, Honenuki emerse dal terreno.
Gli effetti dei primi raggi lunari attraverso il suo casco riflettevano il bianco del suo scheletro dentale, minaccioso e perennemente ghignante.
-Trovati… e stavolta non si scappa.-
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora… può anche essere che io mi sia lasciato trasportare sul pezzo di Izuku, ma onestamente non sono pentito di averlo fatto, anzi, non potrei sentirmi più soddisfatto.
Diciamoci la verità: nel manga una cosa del genere doveva succedere, era giusto che succedesse, Izuku merita di potersi sfogare con quell’essere e dirgli in faccia quanto sia uno schifo di persona, ma poi i Bakuminkia (da adesso chiamerò così la parte tossica dei fan di Bakugo) avrebbero bruciato l’auto ad Horikoshi o gli avrebbero messo una testa di cavallo mozzata nel letto e quindi… e non so fino a che punto si può considerare ironico quello che ho detto.
Riguardo Eri… beh, a quale genitore non capita di insegnare per sbaglio qualche parolaccia ai figli?
E tanto la bambina non sa il significato e tranquilli che non saprà “certe cose” ancora per molti anni.
Forse Aizawa tenterà di uccidere Izuku, se non ci riuscirò prima io… scherzo, qui non morirà nessuno… almeno, io sto dicendo così.
Alla prossima.

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Capitolo 24
*** 2° Giorno: una serata caotica! ***


2° Giorno, ore 20:35
Le sabbie mobili lo stavano risucchiando, e mentre guardava la sua compagna di squadra affrontare il medesimo destino, Koda Koji si rimproverò di non essere abbastanza forte.
Non era mai stato un patito di manga o fumetti, qualcuno lo aveva letto nel corso degli anni, ma mai abbastanza da farsi un’idea precisa delle tipologie fisse di personaggi.
Però, si ritrovò a pensare certe volte, qualora avesse dovuto indicare la categoria che riteneva più idonea per sé stesso, il ragazzo più timido della classe A avrebbe optato per un degradante personaggio secondario, prossimo al terziario.
La vita ovviamente non aveva nulla a che vedere con le opere di fantasia, gli stereotipi non si potevano applicare alla lettera, ma quel ruolo, misero e marginale, sembrava il più adatto per lui.
Non aveva mai avuto grandi pretese, Koji.
Non voleva diventare l’eroe numero uno (era consapevole dei suoi limiti, e quello sarebbe stato un obbiettivo irraggiungibile per lui), non gli interessava divenire famoso (un Eroe non doveva mai agire per egoismo), non gli importava di divenire ricco (erano un elemento secondario, i soldi).
Ma ricordava bene la fierezza e l’orgoglio negli occhi di sua madre quando venne ammesso alla U.A
Mai come quel giorno Koji si sentì soddisfatto di sé stesso; era partito col presupposto che avrebbe fallito e che quel tentativo di sostenere l’esame di ammissione fosse più per darsi una metaforica pacca sulla spalla, il tipico almeno ci hai provato che si soleva dire in quelle situazioni.
Invece, contro ogni sua aspettativa, era riuscito a passare l’esame, era alla U.A.
E dunque si era fatto una promessa: avrebbe sempre fatto del suo meglio, per poter vedere lo sguardo che aveva visto negli occhi di sua madre anche in quelli delle altre persone.
Voleva poter leggere quella gratitudine sincera che gli aveva scaldato il cuore quel giorno, voleva provare ancora il piacere della consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono che aveva reso felice qualcuno.
Voleva proteggere i suoi compagni, e adesso c’era una compagna da proteggere.
E doveva agire, a discapito della stanchezza e della paura.
 
Juzo capì che qualcosa non quadrava nel momento in cui la terra attorno agli arti di Koda cominciò a modellarsi spasmodicamente in una maniera da lui non voluta, come se qualcosa la smuovesse da dentro.
Mudman aveva già tirato fuori il nastro di cattura per bloccare Hagakure, aveva designato lei come nuovo bersaglio per una pura questione fisica, sarebbe stata più facile da trasportare, e poi, avendo già Tsuburaba, sarebbe stato troppo complicato gestirne tre in una volta.
“Sarà meglio fare in fretta.”
Poi un fischio acuto, una specie di segnale stridulo che si infiltrava fin nel cervello, uscito fuori apparentemente da un incubo.
E aumentava di intensità, sempre più alto di tonalità.
Fu in quel momento che la terra che bloccava Koda si ruppe, rosicchiata e scavata da un esercito di insetti.
La maschera non permetteva di vedere la bocca, ma lo sguardo vitreo, quasi in trance, di Koda, diede ad Honenuki un’idea su cosa stava accadendo: sembrava sotto shock per lo spavento.
“Entomofobia?” e stava parlando così in fretta da non permettere che le sue parole si capissero, ecco cos’era il sibilo.
E poi la terra cominciò a tremare sotto i suoi di piedi.
Il leader della squadra sei si rese conto che stava rischiando, Koda stava scatenando il potenziale del suo quirk radunando un nutrito gruppo di creature attorno a lui, stava cercando di contenere la sua fobia per avere la meglio.
Ammirevole, un Hero doveva essere sempre disposto a superare ciò che lo spaventava, anche se ovviamente avrebbe preferito lo avesse fatto in un’altra occasione.
Poi Koda lanciò un grido, un acuto richiamo che si protrasse per chilometri.
 
 
2° Giorno, ore 20:40
Le dita picchiettavano sul bordo della tastiera, in attesa.
Ogni mossa ora andava organizzata con attenzione e minuziosità, era necessario analizzare i vari avversari, capire come ogni quirk potesse adattarsi contro di loro e, dopo attente osservazioni, catalogarli in base alla potenziale pericolosità e alla conseguente necessità.
Su uno schermo una visione allarmante: Koda stava radunando un intero esercito di creature al suo servizio, in un ambiente aperto come l’arena Omega un potere come quello poteva rivelarsi devastante.
Forse era una sua supposizione, ma gli schermi non mentivano: gli animali si stavano muovendo, attratti dalla voce del quirk di Anima, anche da gli angoli più remoti dell’arena, dove in teoria non sarebbe dovuto arrivare nessun richiamo.
Gli allenamenti del campo estivo allora stavano mostrando i loro effetti: Koda aveva esteso il raggio d’azione del suo quirk, cosa che combinata con la maschera megafono che portava, lo rendeva di fatto onnipresente in quel terreno.
Era una minaccia, avrebbe potuto scoprire il loro nascondiglio.
Era necessario catturarlo, quella sera stessa.
-Kaminari, tu e Komori preparate l’attrezzatura e preparatevi ad andare!-
Nel suo angolo di comando, Momo Yaoyorozu era finalmente pronta a rimettersi in gioco.
Diede anche un’ulteriore occhiata e notò che c’era anche un’altra squadra non molto lontana dall’obbiettivo designato, un sorriso che, alle luci intermittenti dei macchinari, le conferiva un’aura inquietante.
-Rin, se non ti dispiace, vorrei che andassi con loro. C’è la possibilità di eliminare un altro elemento scomodo e prima lo facciamo meglio sarà.-
Annuì soddisfatta nel vedere il ragazzo cinese rivolgerle un cenno d’assenso e raggiungere i due compagni di squadra già andati a prendere ciò che gli sarebbe servito.
-Si comincia la caccia!-
 
 
2° Giorno, ore 20:58
-Cioè, mi stai dicendo che Midoriya ha sbroccato di brutto all’indirizzo di Bakugo?!-
-Hai capito bene.-
-Questo dovevi dircelo subito, non dopo tre ore che sei tornato! Ecco cos’era quella sensazione di prurito che sentivo ai lobi. Avrei pagato per essere lì.- ammise Jiro sghignazzando.
La squadra 2 si era riunita in quel momento attorno ad un piccolo falò (cortesia di Shoto), i ragazzi avevano consumato una cena veloce e ora stavano decidendo sul da farsi.
-Mineta ha dato problemi?-
Yui voltò leggermente la testa per dare un’occhiata al nanerottolo catturato quel giorno, in quel momento sembrava tranquillo, era sdraiato e dava loro le spalle, sembrava quasi che dormisse.
Aveva provato non poche volte a strisciare verso di lei con quello sguardo poco rassicurante, cercando di sbirciarle sotto la gonna, era stato rimandato indietro ogni volta con una bullonata in testa.
Portò il pollice in alto.
-Quindi, come vogliamo agire adesso? Chi di noi dovrebbe andare alla baita?-
Alla domanda di Kaibara il leader del gruppo cominciò a rifletterci.
L’idea di fondamento era chiara dal principio: nulla contro Sato, Kodai o lo stesso Kaibara, ma fin dall’inizio aveva reso chiaro che almeno uno tra lui e Jiro doveva restare sempre nell’arena per guidare gli altri.
Non conosceva abbastanza bene i due ragazzi della B, per quanto loro avrebbero ovviamente potuto dire lo stesso, ma Jiro era l’unica che reputava abbastanza assennata da sapersela cavare come guida in sua assenza.
-Io sono riposato, non sarà certo un problema passare la notte fuori, penso che dovrebbero essere Kodai e appunto tu, Kaibara. Per voi due va bene?-
Il suggerimento del bicolore non incontrò nessuna opposizione, i due interessati si dimostrarono subito d’accordo.
-Molto bene, allora intanto io perlustro la zona, sapete com’è, meglio essere certi che non ci sia nessuno, e per me sarà più semplice.- comunicò poi Kyoka coi jack già drizzati in aria.
Todoroki annuì al suo indirizzo, condivideva la pensata.
-Mi raccomando, orecchie ben tese.-
-Se non lo sono le mie allora qui siete tutti sordi.- replicò divertita la giovane rocker prima di alzarsi.
Quando il silenzio tornò a regnare Todoroki si ritrovò involontariamente a fissare lo sguardo con quello di Yui.
Impassibile quello di lei, altrettanto per il suo.
Rimasero a fissarsi in silenzio, Kaibara e Sato li fissavano confusi, non capendo nulla.
Poi si sentì il frinire di un grillo, letteralmente, era sul tronco di un albero lì vicino, poi saltò via seguito da altri esemplari della sua specie.
Il ragazzone alla fine dovette sporgersi verso l’orecchio del compagno di squadra e chiederglielo.
-Ma è possibile che stiano comunicando telepaticamente o roba del genere?-
 
 
2° Giorno, ore 21:00
-Ma non potevamo trovarci un’altra zona in cui passare la notte, tira un vento qui.- si lamentò Kamakiri.
-Puoi semplicemente rimanere dentro, ieri lo hai fatto, no?- gli chiese Ibara accanto a lui.
I due erano in quel momento all’entrata della piccola grotta in cui avevano passato la notte anche la sera prima, avevano ormai fissato i loro punti ritrovo.
-Ieri non c’era la tizia rosa con le sue lagne continue.-
-UFFA, VOGLIO ESSERE LIBERATA!-
-CHIUDI IL BECCO UNA BUONA VOLTA!-
Dannata Ashido, lo aveva palesemente fatto apposta, di nuovo, e pensare che aveva trascorso un pomeriggio meraviglioso, tra una bella dormita e gli insulti a Bakugo.
Con uno sbuffo volse lo sguardo all’orizzonte, di solito non si perdeva in certe sdolcinatezze e smancerie, ma c’era una bella luna quella sera, gli infondeva un piacevole senso di rilassatezza.
Poi però vide un’enorme massa nera cominciare ad avvicinarsi dal cielo.
“Ah, nuvole di pioggia, certo che… aspetta, non sono delle cazzo di nuvole quelle!”
-Shiozaki, vedi anche tu quell’enorme cosa scura che si avvicina, vero? Sono io che sono impazzito o sono proprio stormi di uccelli?-
Vine volse lo sguardo nella direzione indicatele e assottigliò lo sguardo per vedere meglio alla misera luce lunare.
Sgranò gli occhi.
-Vero, e pare stiano venendo proprio di qua!- la ragazza ebbe giusto il tempo di formulare la frase prima che il compagno l’afferrasse, anche con una certa sgarbatezza, e la trascinasse dentro, spostando alcune fronde degli alberi che avevano usato per nascondere l’entrata.
Ben presto alle loro orecchie giunse l’assordante suono di incessanti battiti d’ali che si esaurì dopo alcuni secondi che i due trascorsero con la tensione che potesse trattarsi di un attacco diretto a loro.
Sporsero leggermente la testa per osservare, lo stormo stava procedendo oltre dirigendosi verso un altro punto.
Ibara tirò un sospiro di sollievo, prima che Togaru dicesse la sua.
-Caspita, non vedevo così tanti volatili da quella volta che cliccai per sbaglio un certo video su internet… eheheh, poveraccia lei.- la ragazza sgranò gli occhi per lo sconvolgimento.
-Tu… tu…-
-Io cosa?- le chiese un Togaru sinceramente in buona fede, non l’aveva detto per suscitare una reazione, gli era semplicemente uscito quel commento.
-Tu… sei… una cosa indecente! Che il signore abbia pietà di te e della tua anima peccaminosa.- urlò Vine, rossa in volto (un altamente probabile misto di imbarazzo e rabbia).
La ragazza si diresse verso l’interno della piccola caverna sotto lo sguardo del compagno.
-Ma che… ah, ok, ho capito perché. Però tu non ti puoi scandalizzare per ogni cosa… santarellina.-
Quando Midoriya chiese spiegazioni, Ibara gli tenne il broncio per parecchi minuti, il ragazzo insetto rispose che avevano discusso di agricoltura e che lei non capiva nulla in merito alle carote.
-Non capisco che ci sia di strano. Neanche io me ne intendo di agricoltura.-
-Midoriya… lascia perdere, credimi, è meglio!-
 
 
2° Giorno, ore 21:15
La situazione si era complicata fin troppo.
Non aveva i suoi compagni a guardargli le spalle, aveva espressamente detto a Shishida e Bondo di restare al nascondiglio per riposare, poteva farcela da solo, non voleva metterli in una posizione di eccessiva stanchezza.
Con il tanto e perennemente biasimato senno di poi, avrebbe dovuto rischiare di farli venire con lui.
Oltretutto Shinso e Ojiro al momento dovevano essere ancora alla baita, quindi anche loro due non potevano fornire quello che sarebbe stato un supporto tanto improbabile quanto gradito.
Koda si era rivelato un avversario ben più complesso da gestire di quanto avesse preventivato, dal momento in cui aveva lanciato il suo richiamo non aveva avuto più un istante di tregua.
Animali, da ogni parte, un esercito vero e proprio, a riprova della pericolosità del quirk di cui disponesse quel ragazzo.
Gli uccelli lo accerchiavano impedendogli di nascondersi, gli insetti lo localizzavano quando si nascondeva sottoterra e, se provava a intrappolare i suoi avversari, rosicchiavano il terreno per liberarli non appena l’effetto di Softening si interrompeva.
La verità era semplice: Koda lo stava surclassando su tutta la linea.
Il ragazzo dai capelli biondo cenere si ritrovò in ginocchio e col fiatone, sentiva il bisogno di levare il casco e riprendere aria, non lo aveva lasciato senza un attimo di respiro.
Un gruppo di piccole creature, tra cui riconobbe scoiattoli, conigli e simili, gli fu presto addosso finché non si ritrovò schiacciato a terra da un morbido ammasso di pelo.
Anima, in piedi davanti a lui, sembrava ora essersi calmato.
-Accipicchia, Koda, sei stato fenomenale!- si complimentò Hagakure con il compagno di squadra, mentre questi si grattava la testa imbarazzato.
Sembrava lui il più stupito di tutto di ciò che aveva appena fatto.
Juzo tirò un sospiro affranto, non era riuscito a tenergli testa alla fine.
Eppure l’unico rimpianto che aveva in quel momento era aver deluso i suoi compagni, nulla da recriminare contro il suo avversario, Koda era semplicemente stato più determinato a cercare la vittoria.
A giudicare dalla reazione del vincitore dello scontro, però, quello che accadde dopo non doveva essere in previsione, non nelle sue almeno.
I tre ragazzi si ritrovano presto circondati da numerose sferette metalliche, ciascuna grande quanto un pugno, ognuna di esse si aprì lungo la circonferenza e rilasciò una cortina di fumo che ben presto li avvolse.
-Accidenti, che puzza, ma cos’è?- si chiese una Toru intenta a coprirsi il naso, a giudicare dalla posizione di uno dei guanti e dalla voce nasale.
Gli animali richiamati da Koji non resistettero un istante prima di darsi alla fuga.
-Repellente!- acuta e allarmata fu la voce di quest’ultimo.
Chiunque fosse l’artefice aveva appena organizzato il campo di gioco affinché lui non fosse in grado di agire.
Honenuki ebbe solo il tempo di rimettersi in ginocchio prima di sentire altri rumori di metallo che toccava terra: delle scatoline, di metallo anch’esse, cominciarono ad arrivare verso di loro, a giudicare dalla curvatura e dalla velocità, erano state lanciate, senza ombra di dubbio.
Prima di perdere i sensi, i tre ragazzi avrebbero sentito il rumore crepitante dei fulmini e una lieve puzza di bruciato.
 
 
2° Giorno, ore 21:19
Kyoka trattenne a stento uno sbadiglio assonnato, la stanchezza cominciava a farsi sentire.
-Diamine, e pensare che questa è un’esercitazione, a conti fatti.- se la carriera da Pro sarebbe stata sempre così, allora tanto valeva farsi le ossa già da quel momento, perché, in caso contrario, ne avrebbero avuti non pochi di fastidi fisici.
Il professor Aizawa in fondo era stato chiaro fin dal primo giorno, guai a pensare che si trattasse di un gioco.
Beh, la giovane poteva confermare ogni parola, ne stavano saggiando la durezza già in quel momento.
Fortunatamente sembrava che almeno quella serata sarebbe trascorsa nella piacevole calma, accarezzata dalla luce lunare e contornata dai versi degli animali.
A proposito di animali, aveva il serio sospetto che prima fosse opera di Koda quella specie di trasloco di massa di fauna che scombussolò l’arena per qualche minuto.
Kyoka scrollò le spalle, la sorte non gliel’aveva messo contro e lo reputava una fortuna.
Inoltre avevano catturato Mineta, il pensiero di levarsi il piccolo pervertito di torno incrementava la soddisfazione per quella che era stata una giornata proficua.
Avrebbe soppresso un’imprecazione a bassa voce subito dopo quel pensiero non appena i suoi jack captarono un movimento lì vicino.
“Ovviamente, mai una volta che la sfiga non colpisca.”
Si acquattò dietro un albero, schiena aderente alla rugosa corteccia, jack infilati nel tronco a captare l’eco dei passi: una persona sola, si muoveva con circospezione, non voleva farsi notare.
Ma i passi erano alquanto pesanti, non era qualcuno esperto nel passare inosservato.
A giudicare dal rimbombo non era qualcuno molto grande fisicamente, quindi gente come Shoji, Koda o Shishida andava esclusa.
Altezza media, elemento che non riduceva molto i candidati, ancora troppe variabili per tentare un attacco.
La fortuna sembrò volerla assistere sotto forma della direzione presa dal misterioso individuo, veniva verso di lei, lei lo sapeva, al contrario suo.
Correre e avvisare gli altri poteva essere rischioso, era abbastanza vicino da notarla e, se fosse stata una trappola, avrebbe messo a rischio tutti.
La via della sorpresa era la carta migliore al momento.
Kyoka decise di aspettare, l’eco era sempre più vicino, era a pochi metri.
“Dai, ancora qualche altro passo.”
Era parallelo a lei e non l’aveva notata, agendo rapidamente, la ragazza prolungò i suoi jack avvolgendoli attorno alle gambe della vittima e, tirando all’indietro, la fece cadere di pancia.
Prontamente gli saltò addosso e gli bloccò le braccia dietro la schiena, a quel punto l’identità le fu chiara.
-Ma guarda un po', il nostro JammingJay.-
-Ma ti stancherai mai di chiamarmi così?-
-No, non direi proprio.- replicò lei con sarcasmo, mentre Kaminari sospirava sconsolato.
Anche se poi si fece scappare una risatina.
-Che hai da ridere adesso?-
-No, è che… ti facevo più il tipo di ragazza che aspetta minimo il terzo appuntamento, invece non ti ho neanche offerto la cena e sei già sopra di me.-
Le guance della ragazza si tinsero di rosso-imbarazzo misto a rabbia, persino in situazioni del genere Kaminari non riusciva ad essere serio.
Gli rifilò un pizzicotto sulla guancia, ignorando le sue proteste strinse pure la presa dei lobi attorno alle sue gambe.
-Non mi circolerà più il sangue lì se stringi ancora.- pigolò lui disperato.
-Oh, scusa, ma mi pareva di capire che ti piacesse andarci “giù pesante”.- replicò lei, cercando di non dar a vedere l’imbarazzo completo che la stava cogliendo, ma Kaminari meritava di essere messo in riga.
Strinse ancora di più la presa dei jack e lui gemette nuovamente.
 
2° Giorno, ore 21:25
Midnight si leccò le labbra.
-Si, bravi ragazzi, altro che la saga di “Cinquanta sfumature”, tra voi e Shiozaki che frusta Kamakiri quei due imbecilli possono impallidire soltanto.-
Aizawa, li affianco, teneva coperte le orecchie di Eri, la bambina aveva già sentito abbastanza impurità quel giorno.
 
2° Giorno, ore 21:26
-Dai, vacci piano Jiro, guarda che fai male.-
-Magari, se mi implori, potrei anche pensare di accontentarti.- stava mentendo, ma non gliel’avrebbe detto.
-Lo giuri sul serio?-
-Tu intanto rischia, Jay.- non lo avrebbe mai confessato, ma si stava divertendo a torturarlo, per quanto la situazione potesse apparire… ambigua.
-Va bene… va bene.- si schiarì la gola -O somma e stupenda Jiro Kyoka, io, povero misero mortale, imploro la tua benevolenza. Tu che sei così maestosa e giusta, concedimi la tua pietà.-
Per un attimo pensò seriamente che sarebbe scoppiata a ridere, Kaminari lo aveva fatto sul serio, santo cielo.
-Contenta adesso?- chiese lui, comicamente imbronciato.
-Diciamo che non ti immaginavo capace di essere così bravo nel sembrare sincero, un esterno potrebbe quasi crederci, anche se è ovvio che lo dici solo perché speri che ti liberi.-
-Quindi lo farai?- aggiunse lui speranzoso, non che ci credesse sul serio.
-Hm… no, ti pareva che sul serio avrei lasciato andare un ostaggio?- gli disse lei con sarcasmo.
-No, ma valeva la pena provarci. Tanto…- il suo sguardo si condì di un’evidente nota saccente -…quello che volevo lo ho ottenuto.- e fu quello che portò la ragazza ad insospettirsi.
Di colpo l’atmosfera quasi ironica svanì, quelle ultime parole le fecero nascere il sospetto che Denki stesse tramando qualcosa o, quantomeno, stesso svolgendo la sua parte in qualcosa.
Effettivamente, ora che ci pensava, perché non aveva ancora tentato di liberarsi usando il suo quirk? Non era questione di incapacità, erano in contatto diretto, gli sarebbe bastata anche una scarica incontrollata a basso voltaggio e lei sarebbe stata costretta a scansarsi.
Possibile che in realtà lui, facendo il tonto come suo solito, l’avesse in realtà tenuta a distanza dal resto del team?
-Chi sono i tuoi compagni di team? Sputa il rospo.-
-Scusa, ma non voglio dirtelo. Tanto, se mentissi, tu lo capiresti.- già, su quello non c’erano dubbi.
-Quindi sapevate che mi ero allontanata dal gruppo, tu eri il diversivo?-
Lui cominciò a fischiettare facendo orecchie da mercante.
Diamine, bastava così poco, dunque, per mettere il quirk Earphone Jack in difficoltà: poteva percepire se una persona mentiva dal battito cardiaco, ma se questa si rifiutava di parlare non aveva nulla su cui basarsi.
-Sei un diversivo o sei qui da solo?-
Era una situazione complicata: se si trovava lì per tenerla distante dal resto della squadra, allora era possibile stessero tendendo loro un’imboscata, ritornare sarebbe stata la scelta più logica per avvisarli, ma se la sua presenza fosse stata dettata dal caso non poteva andarsene e lasciar scappare un ostaggio.
Strinse i denti innervosita.
Lui continuava a fischiettare, tutto avrebbe creduto tranne che un giorno Kaminari sarebbe stato in grado di tenerla sulle spine a suo piacimento.
Non voleva aumentare la stretta attorno alle sue gambe, erano avversari ma certi limiti andavano pur messi.
Cosa doveva fare? Qual era la decisione giusta da prendere? In una situazione simile cos’era più giusto fare per un Hero?
-Maledizione.- mormorò la ragazza a denti stretti prima di sciogliere la presa attorno alle gambe del ragazzo.
-Io e te poi regoleremo i conti!-
Ma si rese presto conto di aver fatto la scelta giusta, quando Kaminari l’afferrò, con sorprendente rapidità, ad una gamba, per non farla andare via.
-Ok, ok, speravo non ci cascassi, ma evidentemente devo imparare a mentire meglio, mi sa che non sono questo granché.- disse con evidente imbarazzo per le sue doti recitative non proprio eccellenti.
-Però…- aggiunse poi, con un sorrisetto un po' dispiaciuto. -…devo impedire tu interferisca, quindi spero non ti arrabbierai.-
Scintille crepitanti cominciarono a vibrare nell’aria, Kyoka capì subito che si sarebbe fatta male e che il suo team avrebbe dovuto fare a meno di lei.
“Te la sei giocata bene stavolta, Kaminari!” malauguratamente per lei.
Il suono di un’esplosione fu l’ultima cosa che raggiunse le sue orecchie, ed era proprio nella direzione della sua squadra.
Cavolo, stavolta era stata fregata in pieno dal tonto della classe.
 
 
2° Giorno, ore 21:42
Sen fece saettare il braccio vorticante a distruggere l’ennesima sfera metallica che gli venne lanciata contro.
Una fitta al polso gli fece trattenere a stento un verso di dolore subito dopo.
Gyrate mostrava i suoi contro sotto forma di indolenzimento quando cominciava ad esagerare, spingersi oltre avrebbe portato a conseguenze ben peggiori di un banale fastidio.
Da quanto quei maledetti droni avevano cominciato a bersagliarli? Se ricordava bene le tempistiche del suo quirk, almeno una ventina di minuti.
E Jiro dov’era finita? Le sue onde sonore sarebbero state utilissime.
Il moro schivò l’ennesima biglia lanciatagli contro con un salto laterale, guardandosi attorno comprese ancora quando la situazione fosse complicata.
Sato ormai non riusciva più a ragionare, l’enorme consumo di zuccheri del suo quirk presentava il conto, Kodai era all’angolo, contro le mura di pietra della montagna e Todoroki…oh, accidenti.
Come aveva fatto a non rendersene conto prima? Beh, in realtà la spiegazione andava subito a trovarsi nel bersagliamento costante subito da tutti, ma brevi occhiate sparute sarebbero dovute bastare per realizzarlo.
E se, come suo solito, non si fosse fatto coinvolgere dalla foga del combattimento allora forse lo avrebbe notato.
Todoroki era stato la vittima del maggior numero di attacchi, e non erano mai casuali: quando il bicolore tentava di usare il lato ghiacciato, prontamente dai droni fuoriuscivano dei piccoli marchingegni simili a trivelle in miniatura che scavavano all’interno del ghiaccio frantumandolo, non lasciandogli modo di usarlo come appiglio.
E se provava con la sua parte fiammeggiante, altri lasciavano piovere un’immensa quantità d’acqua come se fossero stati degli irrigatori, e apparentemente ne avevano una scorta considerevole.
Era palese che lo scopo fosse debilitare l’elemento più forte del loro team.
Kaibara sapeva di non avere una conoscenza specifica dei quirk della classe A, ma quel genere di marchingegni poteva essere considerato regolamentare solo se diretta conseguenza dell’utilizzo di un quirk e solo uno poteva consentire di disporre di materiali così complessi.
“Questa è opera di Yaoyorozu Momo, nessun altro avrebbe potuto farlo. Siamo nei guai fino al collo!”
Ora che era riuscito a mettere il buonsenso sopra allo spirito di competizione, il moro comprendeva che continuare in quella maniera avrebbe portato all’ovvia conclusione della loro sconfitta.
L’unico modo per scamparla era battere in ritirata.
Era necessario un ultimo sforzo, ignorare il dolore per salvare la squadra.
Ma ancora prima che potesse agire successe qualcos’altro: un fungo gli era spuntato sopra il naso.
Piccolo, rossiccio, apparentemente innocuo… ben presto seguito da altri.
E numerosi altri ancora li seguirono, su tutta la zona, sui suoi compagni di squadra.
Proprio Todoroki fu l’unico risparmiato da quell’assalto di miceti impazziti; Komori doveva essere nelle vicinanze.
Vide Sato e Kodai crollare sotto il peso dell’enorme massa cresciutagli addosso, lui stava riuscendo a ritardare l’inevitabile grazie al suo quirk con cui stava cercando di liberarsi del più possibile di quei fastidiosi parassiti.
Ma fu questione di poco prima che divenissero troppo, e anche Sen alla fine precipitò a terra, troppo appesantito.
Todoroki fissò impotente la caduta dei suoi compagni di team, fiamme spente e ghiaccio frantumato erano il desolante scenario che lo circondava, più piccoli funghi che spuntavano ovunque accerchiandolo.
Poteva provare a bruciarli ma quei maledetti droni avrebbero prontamente soppresso le sue fiamme.
Era stato messo all’angolo e la dura verità divenne ancora più evidente quando da uno dei droni, da sotto un portellino nella parte inferiore, venne sparato un gancio metallico che, come quello di una macchinetta automatica, si avvinghiò attorno al suo braccio.
La differenza stava nel fatto che questi non tentò di issarlo verso l’alto, ma gli trasferì una scarica elettrica che lo portò a gemere per il dolore.
E fu presto seguito da altri.
I restanti membri della squadra 2 poterono solo guardare impotenti il loro leader venire abbrustolito per alcuni secondi, sicuramente le scariche non erano mortali, ma di certo il dolore era notevole.
Shoto crollò in ginocchio con tutto il corpo indolenzito, prossimo a perdere i sensi.
La vista cominciò a divenire annebbiata, si distinguevano a malapena le forme, quelle che aveva davanti erano scarpe, ma li ricordava bene i costumi dei suoi compagni, quelle due paia non corrispondevano a nessuno di loro.
-Bene, pare proprio che il piano di Momo sia andato alla grande. Non l’hanno… sfungata!-
-Komori, ti prego, basta!-
 
 
2° Giorno, ore 23:30
-Lo sai, vero, che non cambierà niente?!-
“Devi lasciarmi in pace!-“
-E non provare a mostrarti deciso con me, lo percepisco che sei spaventato.-
Izuku aveva smesso di contarli ormai.
Aveva ingenuamente pensato che, dopo la sfuriata contro Bakugo, magari si sarebbero fermati.
Solo sciocche illusioni che si era raccontato per cercare di alleggerire la gravità di ciò che aleggiava su di lui.
Quegli incubi nascondevano palesemente un messaggio più arcano, non era una semplice pressione psicologica di cui doveva liberarsi.
-Oh, anche Bakugo ha la sua parte, questo mi sembra ovvio. La colpa è soprattutto sua se non accetti ancora ciò che sei!-
“Io…io non sono chi tu vuoi convincermi di essere!” persino nei pensieri gli tremava la voce, una paura residua? Che magari avesse ragione?
No, no, era semplicemente troppo assurdo.
La landa desolata, l’oscurità totale che avvolgeva tanto la vista quando il suo corpo, quello era lo stesso posto in cui aveva visto i precedenti possessori, di loro ora nessuna traccia.
Notò che ora aveva, oltre alla metà superiore del volto, anche parte del braccio destro scoperta, forse il maggior controllo sul One For All?
-Però non hai negato, l’ultima volta, di essere d’accordo con me, Izuku.- sempre quel tono di voce a metà tra il mellifluo e il subdolo, distorto e disturbante.
Era ovvio che l’ipotesi che più di tutte aveva attraversato la sua mente fosse quella giusta, quella corrispondente a verità, d’altronde non c’erano altre possibilità sensate.
Izuku strinse i denti, tremava, non sapeva per la rabbia, per il terrore che quella voce gli incuteva, per freddo che gli martellava le ossa o per tutto quanto.
“Perché… perché purtroppo è vero!” ammise a malincuore, come se provasse una profonda vergogna nel constatare quella che era una tragica realtà dei fatti.
Ma lo pensava sul serio, su questo il suo interlocutore non aveva sbagliato: pensava che quella società avesse un concetto distorto della figura degli Eroi, che Stain avesse ragione a sostenere che bisognava ricordare a tutti cos’era davvero un Eroe, che i quirkless fossero ingiustamente tenuti ai margini e che il valore di una persona era determinato dalla potenza e dalla visibilità che il quirk conferiva.
E tutto ciò era sbagliato!
“Ed è per questo che intendo cambiare le cose!” annunciò poi, con fiera determinazione.
Dopo alcuni secondi di silenzio fu una risata a metà tra lo sdegnato e il derisorio a dargli una nuova parvenza di contatto con l’entità ormai divenuta il suo tormento.
-Devo dire che potrebbe fare quasi tenerezza questa tua ingenua bontà e speranza. Ma il mondo non funziona come nei film: non bastano le buone intenzioni e i nobili ideali! Ormai dovresti averlo capito da tempo.-
Izuku strinse i denti, ribatteva ad ogni sua parola con la fredda logica, e purtroppo non diceva mai esternazioni che si potessero definire errate davvero.
-La società necessità di una scossa per cambiare. Tu… NOI… possiamo dargliela. Devi solo abbracciare chi sei veramente e scatenare il potere che il One For All ha in serbo per noi!-
-Ho detto che devi smetterla! Io… io non… non diverrò come te!-
La risata successiva fu molto più divertita, era un gusto sincero, come se avesse sentito una battuta ritenuta molto spassosa.
-Come si vede che non hai ancora capito, dici che non diverrai come me?! Noi non ne abbiamo bisogno. Direi che posso usare lo slogan di All Might, è perfetto per riassumere: non è necessario che tu divenga come me, perché ti chiedi? Perché io sono qui!-
E quello che Izuku vide dopo fu l’oscurità gettarsi su di lui come un’onda anomala che lo travolse.
Il suono di quella maledetta risata sempre nelle orecchie.
 
 
2° Giorno, ore 23:55
Eh no, no, non andava bene per niente.
Kamakiri ringhiò innervosito alla vista del suo leader che si agitava nel sonno.
-Sta accadendo di nuovo, diamine!-
Notò Ashido, poco distante, fissarlo incuriosita a sua volta.
Che avrebbe dovuto fare, chiamare Shiozaki? O era meglio lasciarla fuori a fare la guardia? Ma se il verde avesse avuto un attacco peggiore della sera prima?
Lo osservò contorcersi, sudare e, anche stavolta, svegliarsi di soprassalto col fiatone, spaesato e stralunato.
-Ok, Midoriya, potevo anche crederci fosse successo una volta, ma qui non si tratta solo di incubi, quindi…-
Non ebbe il tempo di terminare la frase perché l’altro ragazzo, ignorandolo completamente, prese a correre verso l’uscita.
-Sto avendo un dannato déjà-vu.- mormorò Togaru a denti stretti.
Ignorando totalmente una confusa Pinky e le sue domande, cominciò a guadagnare l’uscita a sua volta.
Stavolta sembrò che almeno Shiozaki fosse stata più tempestiva di lui nell’agire, considerato che trovò Izuku avvinghiato nelle sue liane e tenuto fermo, proprio all’uscita.
-Ti chiedo perdono per i bruschi metodi, ma per favore, ora calmati Midoriya.-
Ci vollero alcuni minuti buoni prima che il respiro si placasse e tornasse regolare, le scintille crepitanti nere c’erano state di nuovo, tra l’altro.
-Midoriya, senti un po', questa volta non voglio scuse, quindi sarà meglio che…-
A interromperlo stavolta fu il suono della sirena e l’annuncio successivo.
-Orario della mezzanotte della seconda giornata di allenamento. Ostaggi catturati: Tsuburaba Kosei, dalla squadra 6, Mineta Minoru, dalla squadra 4, Hagakure Toru, dalla squadra 4, Koda Koji, dalla squadra 4, Honenuki Juzo, dalla squadra 4, Todoroki Shoto, dalla squadra 4.-
-Tsk, due pezzi grossi eliminati già il secondo giorno, ammetto che non me l’aspettavo.- commentò Kamakiri, distraendosi un istante da Izuku.
Poi successe quello che preoccupò tanto lui quanto i due compagni.
-Si raccomanda agli studenti eliminati di raggiungere il rispettivo gate di partenza entro le ore nove di domani mattina in attesa del prelievo.- e l’annunciò finì lì.
E dov’era Ashido? Perché non aveva fatto il nome di Ashido?
Notò lo sguardo altrettanto esterrefatto di Shiozaki e il lieve barlume di confusione in quello ancora stravolto di Midoriya, facendo dietrofront Togaru tornò all’interno del loro rifugio.
Ad accoglierlo una Mina Ashido sorridente come una bambina colta con le mani nella marmellata, i resti del nastro di cattura a terra, sciolti dall’acido.
-Non potevo scappare perché non sapevo come riunirmi agli altri, ma se non ho il nastro attorno non risulto catturata a tutti gli effetti.- e gli rivolse una linguaccia divertita.
-Porca di quella…-
 
 
 
 
Angolo dell’autore:


Hm, non ho molta voglia di parlare a questo giro.
Scommetto che l’eliminazione di Todoroki non ve l’aspettavate, vero? Quantomeno, non così presto.
Volevo per infrangere il solito cliché dei più forti che resistono fino all’ultimo per il mega-battaglione finale.
Ok, finito, alla prossima.

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Capitolo 25
*** 3° Giorno: le prime nubi! ***


3° Giorno, ore 00:15
Awase era certo che non servisse essere dei geni per comprendere quello che ormai, nella sua testa, era divenuto un assunto imprescindibile: Momo Yaoyorozu era geniale!
L’aveva vista analizzare la situazione, gestire ogni avversario con la metodologia giusta e cogliere l’occasione ogni volta che questa si era presentata.
-Bene, direi che per stasera possiamo prenderci del meritato ristoro, ragazzi. Kaminari e Rin, potete recarvi alla zona sicura, gli orari li conoscete già. Komori, ricongiungiti a noi, presta la massima attenzione, mi raccomando.- comunicò prima di staccare l’auricolare.
Un colpetto di piedi per spingere indietro la sedia, il suono delle rotelle sulla fredda pietra riecheggiò meno del previsto, smorzato da tutti i macchinari che ormai ostacolavano l’eco.
Una stiracchiata con le braccia portate in alto, il petto che si gonfiava in un’inspirazione soddisfatta, con Awase che dovette distogliere lo sguardo imbarazzato, e un sorriso conscio dei risultati ottenuti e desideroso di replicarli ancora.
Ai tempi del festival sportivo non aveva prestato attenzione a quella ragazza, da tutti presentata come un talento inavvicinabile ma che venne spinto facilmente fuori dal ring da un corvo fatto d’ombra, nello sbalordimento generale.
Poi, durante il campeggio estivo aveva intravisto qualcosa di diverso: non era una divenuta una leader, non aveva improvvisamente maturato un senso di comando inaspettato.
Aveva semplicemente fatto del suo meglio per proteggere tutti.
Fu da allora che capì che forse in lei c’era di più e ora si stava sempre più convincendo di ciò.
Awase Yosetsu era certo di avere dinanzi un diamante grezzo in attesa di essere lavorato e liberato dalle impurità.
Era una questione di fiducia in sé stessi, pura e semplice.
-Scusa, Yaoyorozu, solo una domanda.-
-Si, chiedi pure.-
-Perché non hai voluto che Kaminari prendesse anche Jiro? Sarebbe stato un punto in più per noi.- disse lui, inconsapevole delle sue ragioni, ma era certo che vi fossero.
La mora non avrebbe corso mai questo rischio, lasciar andare un avversario così, non senza avere una linea generale di azione, era dunque ovvio che avesse eccome un perché nel giustificare il suo agire.
-Dimmi Awase: cosa ci hanno detto i professori in merito agli altri team, sul come considerarli?-
Il moro portò una mano sotto il mento in segno di riflessione.
-Che per ogni team gli altri devono essere considerati villain.-
-Esattamente!- confermò la ragazza.
La osservò mentre passava in rassegna i vari schermi della loro base improvvisata, ormai non più tanto improvvisata, perfino in quel momento stava riflettendo sulle loro prossime mosse.
-Vedi, è un punto di vista interessante: ognuno è l’eroe della propria storia e chi lo ostacola viene automaticamente concepito come villain. Mi sono ritrovata a riflettere su questo: dal momento che saremo i villain imprescindibilmente per gli altri, perché allora non agire come tali?-
-Vuoi… ricorrere a metodi scorretti?-
La ragazza portò una mano davanti alla bocca per nascondere un risolino, si rese conto che, detta in quella maniera, poteva effettivamente apparire esagerata la sua dichiarazione.
-No, no, mi sto un po' troppo immedesimando, scusami. Intendo dire che dobbiamo pensare come dei villain, adottare stratagemmi che si avvicinino al loro metodo d’azione, seppur non dobbiamo spingerci oltre dei giusti limiti.-
Awase era sinceramente stupito: un concetto tanto basilare quanto ovvio.
Chissà che non fosse anche questo nei piani degli insegnanti: dicendo di considerare alla stregua di villain chiunque fosse estraneo al proprio team, di fatto era come se ti istigassero a considerare metodi più… coercitivi.
-Se ci pensi non è un’esagerazione: i villain si fanno forse scrupoli, indipendentemente da chi hanno davanti? Ovviamente no, ricorrono ad ogni mezzo. Noi, in quanto futuri Hero, dobbiamo comprendere dunque il loro modo d’agire e preventivamente porgli freno. E qual è il modo migliore di imparare qualcosa?- l’ultima domanda era ovviamente sarcastica.
-Beh, attraverso l’esperienza.- rispose il ragazzo grattandosi distrattamente una guancia.
-Per l’appunto. Dobbiamo riuscire ad anticipare il ragionamento di un villain quando siamo sul campo, e il modo migliore per farlo è anticipare questi ragionamenti provando ad attuarli in prima persona ora, durante le esercitazioni.-
Awase non si era mai ritenuto un esperto calcolatore ed era sicuro fosse un fatto, non una sua semplice considerazione.
Perché ora che guardava quella ragazza si rendeva conto che certe elucubrazioni la sua mente non le avrebbe mai concepite, non senza istigazione esterna e diretta almeno.
Quell’esame era stato molto sibillino su quell’argomento, non era mai stato accennato il concetto di “pensare come dei villain”.
-Tornando dunque alla tua prima domanda: l’eliminazione di Todoroki era essenziale, oltre ovviamente perché è equivalso all’estromettere uno degli elementi più forti dall’equazione, anche perché ha lasciato il suo team senza una figura che ricoprisse il ruolo di leadership.-
E, era una cosa ben nota, un simile vuoto, giunto con tale mancanza di preavviso, lasciava la squadra disorientata e in balia degli eventi.
-Un team senza una figura salda a coordinarlo… è facile da manovrare!- continuò lei, accarezzando con disinvoltura i contorni metallici della sua postazione, come se ne stesse contemplando il perimetro con malcelato compiacimento.
-Verranno assaliti dall’insicurezza, avranno paura di come adattarsi a questo insperato scenario, cercheranno un appiglio a cui restare saldi, anche esterno se necessario.- proseguì nel suo discorso, voce ferma e pacata, celatrice di un piano tutto suo ma di facile intuizione.
-E dunque, chi siamo noi per “negargli” quell’appiglio. Conosco Kyoka molto bene, so le giuste argomentazioni per portare lei e gli altri a considerare il suddetto appiglio che gli forniremo come l’unica ancora di salvezza possibile. Li convinceremo a fare quello che vogliamo e… agiremo di conseguenza.- concluse con un dolce sorriso.
Awase per un istante pensò seriamente di essere al cospetto di una villain ormai esperta, conscia del metodo per farsi strada nella malavita.
Deglutì ammirato, Yaoyorozu si stava rivelando sempre più sorprendente.
-Oh cielo, scusami, mi stavo di nuovo immedesimando troppo.- aggiunse poi, coprendosi le gote arrossate per l’imbarazzo, era così disdicevole per lei assumere certi atteggiamenti minacciosi.
Lui la trovò semplicemente stupenda.
-Esci con me, ti prego!-
-Come?!-
-Esci con me, ti prego, così andiamo incontro a Komori! Questo volevo dire, ma ho pensato subito che sarebbe stato stupido lasciare il rifugio incustodito e non ho terminato.- si giustificò prontamente con una scusa improvvisata, cercando di non dare a vedere di essere arrossito.
Si era decisamente salvato all’ultimo.
Momo voltò leggermente lo sguardo, spaesata, poi lo rivolse a lui nuovamente.
-In effetti hai ragione, meglio non rischiare.-
Se l’era bevuta sul serio, che fortuna.
 
 
3° Giorno, ore 00:30
Le urla preoccupate di Shiozaki erano un eco lontano, sovrastato dalle voci nella testa che gli promettevano morte e distruzione.
Il bruciore al cervello veniva ignorato a fatica, cedere alla pressione in quel momento sembrava futile, non finché non avesse trovato un posto tranquillo.
Le gambe avevano cominciato a far male, anch’esse volevano istigarlo a rinunciare a tutto, sembravano invitarlo ad accogliere ciò che era diventato il suo tormento interiore, a non opporglisi.
Ma tutto era schiacciato dal senso del dovere e dal desiderio di tenere tutti al sicuro.
Izuku correva a perdifiato, non importava cosa avrebbero pensato di lui, non importava cosa sarebbe successo a lui, ma fintanto che quelle visioni si facevano più vivide allora era necessario stare lontano da tutto e tutti.
Liberarsi dalle liane di Shiozaki era stato semplice grazie al One For All, alcune spine, come un monito atto a non fargli dimenticare, erano ancora incastrate tra le pieghe del costume dopo il tentativo di tenerlo con loro e non lasciarlo.
“Stai facendo preoccupare i tuoi compagni!” questo sembrava volessero comunicargli.
Izuku, tra un ansimo e l’altro per la corsa, malgrado tutto, non rimpiangeva ciò che aveva fatto.
Era semplicemente più forte di lui: aveva cercato di rendere gli altri più partecipi, sapeva di poter contare su di loro, ma la loro sicurezza veniva più di tutto il resto.
Si fidava di loro ciecamente, ma il One For All era un potere tanto eroico quanto maledetto, e se quello che stava vivendo era il prezzo da pagare per detenere una simile eredità, allora doveva gravare solo sulle sue spalle.
Che fosse solo la sua di vita a venirne consumata, avrebbe stretto i denti e sopportato, era abituato, ma non era giusto che anche altri se ne facessero carico.
Dove stava andando adesso? Aveva una metà? Sarebbe davvero cambiato qualcosa tenendo tutti a distanza?
L’eco dei passi che calpestavano il terreno si univa ai gemiti soffocati in un concerto tetro e sfiancante, tragica sinfonia di quella che stava diventando sempre più la sua normalità.
La sua testa era in confusione, non capiva più niente, non sapeva più cosa pensare in quel momento.
Voleva solo stare lontano da tutto e tutti, voleva avere un po' di pace.
Una radice sporgente causò il suo inciampo e la conseguente caduta a terra, faticò anche solo a rialzarsi sui gomiti.
“E dire che tutto questo sta avvenendo solo perché sei testardo.” ora lo tormentava anche da sveglio, davvero stupendo.
-Lasciami stare… smettila! Non intendo ascoltarti!- mormorò a denti stretti, sputando terra ed erbacce.
Poi non sentì più niente, che se lo fosse immaginato? Che stesse impazzendo sul serio?
Rialzatosi in piedi cominciò a brancolare fino ad una zona leggermente più spoglia del bosco, trovò un albero più largo degli altri e vi si appoggiò.
Izuku rimase in quello stato per chissà quanto.
“Ma cosa sto facendo?” pensò, se solo avesse avuto anche la risposta giusta.
Un forte rumore altisonante rimbombò nelle sue orecchie, alzò lo sguardo al cielo e ciò che vide fu il nero opaco delle nubi temporalesche in avvicinamento.
Sospirò, rimettendosi in piedi e mettendosi al centro dello spiazzo erboso.
Allargò le braccia in attesa delle prime gocce, in attesa forse di lavare via i suoi dubbi e le sue incertezze, in attesa magari di una risposta nella pioggia.
Una risposta che sapeva non avrebbe trovato lì.
E quando la pioggerellina si trasformò in acquazzone e i lampi e i fulmini divennero la colonna sonora che il crollo avvenne.
Izuku gridò, un grido rabbioso e frustrato, capace di risaltare perfino in quel tonante concerto.
Era arrabbiato con quei maledetti incubi che ormai lo tormentavano da giorni, da ciò che essi simboleggiavano.
Un altro grido.
Era arrabbiato con quella voce che cercava di condizionarlo, di renderlo un mostro vendicativo che si faceva guidare dai suoi impulsi egoistici.
Un altro grido, ancora più forte.
Era arrabbiato con sé stesso, perché non riusciva a concepire di coinvolgere gli altri, perché doveva proteggerli, anche a costo di non considerare cosa volessero loro.
Ancora gridò, ancora con più enfasi.
Ed era arrabbiato con la causa dei suoi tormenti.
Era infuriato con colui che aveva reso la sua vita un Inferno per oltre dieci anni, con colui che lo aveva condizionato al punto da convincersi di contare meno degli altri, con colui che, per una mera questione di forza, lo aveva picchiato, denigrato e portato a credere di essere davvero indegno di vivere; colui che era indirettamente la causa della sua paura di confidarsi con gli altri, di accettare che potessero tenere a lui.
Era furibondo con quell’essere che per tanto tempo, prima di All Might, prima del One For All, lo aveva costretto ad adottare una maschera sorridente e di falsa determinazione per nascondere a tutti che stava morendo dentro.
E doveva per giunta convivere col fatto che quell’essere fosse sempre a due passi di distanza, sempre pronto a sputare su di lui o sminuire i frutti del suo impegno, solo per soddisfare il suo ego, solo per la sua incapacità di concepire il bene di qualcuno che non fosse sé stesso.
“Avanti, dillo! DILLO!”
E Izuku lanciò un altro grido, che superò in fragore ogni fulmine di quella tempesta, perfetta rappresentazione di come si sentiva, di ciò che era in quel momento il suo animo.
-BAKUGO! IO TI ODIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!-
E le scintille nere si scatenarono.
 
 
 
3° Giorno, ore 00:52
Osservava le gocce scivolare sul corpo del suo allievo, martellanti.
Sentiva solo in parte le grida, le parole erano coperte da lampi e tuoni, ma erano straziate e furiose, una rabbia covata dentro per troppo tempo, che aveva nascosto anche a lui.
E lui che non era stato in grado di vedere quella sofferenza… come poteva definirsi un valido maestro se non era stato neanche capace di percepire quel dolore?
E quelle scariche nere, ciò che successe dopo, furono solo la conferma definitiva dei suoi peggiori presagi.
L’assenza di Aizawa in quel momento poteva essere tanto una manna quanto una complicazione, avevano i turni per la notte così che tutti potessero riposare.
Toshinori Yagi si prese la testa tra le mani, soffocando un singhiozzo pieno di risentimento.
-Mi dispiace, ragazzo. In cosa ti ho cacciato!-
 
 
3° Giorno, ore 06:31
Gocce di rugiada appese sulle foglie riflettevano le prime luci dell’alba, quei pochi raggi di vita riusciti a penetrare attraverso i pochi spiragli concessi dal letto di nuvole grigie creavano su di esse magnifici giochi di colori.
In un istante alcune cadevano e si infrangevano al suolo, la magia di un secondo, piccoli cristalli brillanti dalla durata irrisoria.
Fu uno di essi che, trovandosi nella coincidenza di posizione giusta, baciò gentilmente il naso ad Izuku Midoriya in quella fresca mattinata di tardo Autunno.
Un senso di pesantezza fu la prima percezione una volta sollevate le palpebre, persino quella sembrava un’azione faticosa, magari solo frutto del breve stordimento causato dal dormiveglia.
Stancamente una mano sfilò il guanto del costume all’altra affinché andasse a strofinarsi su di esse.
Dolore alla schiena, intorpidimento totale, una notte passata all’aperto sotto un acquazzone non era certo favorevole alla salute.
La mano andò a tastare la fronte, nessun segno di calore sintomo di possibile febbre, poteva dirsi fortunato almeno in questo.
-Ti sei destato!-
Troppo stanco persino per preoccuparsi, Izuku si limitò a voltare lievemente lo sguardo all’indirizzo della voce.
Un familiare occhio grigio-azzurrino contornato da un caschetto argentato lo stava analizzando.
-Immagino… che stare qui… mi abbia reso… un bersaglio facile.- sospirò a malincuore.
Reiko aveva la maschera abbassata in quel momento, la sua espressione non variò minimamente.
Per quanto fosse normale per lei, il pensiero che stavolta fosse ben altro il motivo si insinuò nella mente del ragazzo.
-Non… mi hai catturato.- aggiunse, non notando nastri di sorta avvolti sul suo corpo.
I suoi occhi captarono anche la presenza di alcune fronde, ricoperte di goccioline, staccate vicino a loro, fece un rapido collegamento coi suoi abiti meno zuppi del previsto e arrivò ad una deduzione: Yanagi era stata in sua compagnia più di quanto avesse preventivato.
-Quando… quando mi hai trovato?-
-Le due.-
Ed era rimasta con lui tutto il tempo?! Ma… il resto del suo team?!
Emily andò a sedersi accanto a lui e Deku ebbe il presentimento che lo stesse tenendo sotto analisi con quel suo sguardo atono solo all’apparenza.
-Cosa c’è?- le chiese, cercando di spostarsi un po' per assumere una posa più comoda sul tronco dell’albero.
Lei gli afferrò delicatamente il viso e gli fece alzare lo sguardo.
Lo spettacolo di quella zona di foresta totalmente scarnificata lo fece rabbrividire.
L’assenza di bruciature sulla legna escludeva quirk esplosivi, Bakugo di sicuro non era passato da lì; no, era come se quegli alberi fossero stati letteralmente sradicati fin alla radice, altri tronchi erano come spaccati in due, come fossero stati stretti in una presa ferrea.
-Quando… quando sei arrivata c’ero solo io qui?-
Lei si limitò ad annuire, incrementando le paure del suo animo.
La scorsa notte era stato completamente privo di controllo, aveva scaricato la rabbia e la frustrazione tenute dentro.
Era convinto che la sfuriata dello scorso pomeriggio all’indirizzo del suo ormai ex-bullo avesse svolto il ruolo di deterrente almeno per i suoi complessi nei suoi confronti, ora si stava rendendo conto che il danno psicologico si era propagato molto più a fondo nel suo animo perché bastasse così poco per farlo svanire.
Qualcosa di ben più di un’irritazione esteriore che poteva essere lavata via da qualche grido e invito alla maturazione.
Ma questo andava a cementare la convinzione che il One For All fosse fuori controllo, le visioni degli incubi si trasmigravano sempre più in condizioni reali.
Lo sguardo di Yanagi era inquisitorio, voleva spiegazioni.
-Non so cosa dirti, ad un certo punto per me è stato solo un susseguirsi di rumori senza chiarezza. Dico davvero.- e stavolta la sua mancanza di specificità era sincera.
Si sentiva male, sotto più punti di vista: stava facendo tutto quello che un Vero Eroe non avrebbe dovuto fare, sentiva come se stesse sbagliando tutto.
Reiko volse lo sguardo alle nuvole in cielo, si stavano facendo più fitte, molto probabilmente avrebbe piovuto ancora quel giorno, non le piaceva quel pensiero.
Contrariamente a quanto molti credessero, la pioggia non le andava a genio, smorzava il piacere di una giornata trascorsa in camera a navigare su internet per depistare il sole.
-Qualcosa di nefasto avverrà oggi!- sperava di sbagliarsi.
Ignorò lo sguardo bramoso di chiarimento di Izuku, poteva avere anche lei i suoi segreti, e poi di rado faceva previsioni… anche se spesso si avveravano.
Ricordava una volta che disse ad Awase che questi avrebbe sperimentato ciò che provavano le donne e questi alla fine della giornata aveva lo stesso livello di isteria di Kendo quando arrivava ad affrontare una certa complicazione che purtroppo loro dovevano sopportare… non era un bello spettacolo in “quel periodo”, Itsuka Kendo.
Beh, pensandoci un po', era probabile fosse stato il modo in cui lo disse che lo portò ad un tale livello di paranoia da sembrare una versione meno manesca di Bakugo.
Poteva dunque darsi che fosse solo condizionamento psicologico involontariamente causato da lei stessa.
Ora però sapeva solo una cosa: voleva la sua rivincita contro Midoriya!
E quello che aveva accanto ora era solo una pallida imitazione.
Che apparisse presuntuoso o meno da parte sua, era convinta di aver conosciuto Izuku Midoriya in quelle giornate in cui, durante le pause pranzo, avevano conversato placidamente sul terrazzo.
Quello che ora stava accanto a lei sembrava l’ombra del ragazzo timido eppure determinato con cui aveva passato piacevoli discussioni a senso unico (parlava quasi sempre e solo lui), non era colui che l’aveva sconfitta alcuni giorni addietro, non c’era la scintilla che lo aveva portato alla vittoria.
Combattere ora che senso avrebbe avuto?
No, voleva uno scontro alla pari, a prescindere dall’esito.
Voleva confrontarsi con un altro aspirante eroe che aveva dimostrato di possedere lo spirito per farcela, anche per sé stessa, per verificare quanto anche in lei tale spirito fosse presente.
Perché sapeva di avercelo, o non sarebbe mai entrata alla U.A d’altronde.
E voleva che i loro animi entrassero in collisione come due fantasmi che, in una sorta di giustapposizione ai vivi, potevano interagire e comprendersi solo tra loro.
La ragazza sospirò e portò un braccio di Izuku attorno alle sue spalle, facendo lo stesso col suo, per poi iniziare ad alzarsi.
-Ehm, che stai facendo?-
-Zona sicura.-
-Ehm, veramente ci sarebbero già…-
-Immagino.-
Izuku recepì, voleva appunto ricongiungerlo con la squadra, doveva essersi resa conto subito che si era staccato dal gruppo, per quanto non volesse parlarne.
-Oh, in… in effetti era ipotizzabile. Tu perché sei sola? I tuoi compagni sono stati tutti eliminati?-
Lei alzò indice e medio con la mano destra.
Due eliminati e due ancora in gioco; poi alzò un sopracciglio al suo indirizzo, rendendogli il quesito.
-Noi siamo ancora tutti e cinque.-
Lei si limitò ad annuire.
Non poteva negare di provare un po' di fastidio, indirettamente la stava battendo, ma era una sfida aperta contro di tutti a conti fatti.
-Parla con loro!-
La paura si fece presto padrona di lui nuovamente; parlare con loro, il pensiero che lo spaventava anche quando riusciva a restare lucido, per tutto ciò che esso comportava.
-Non posso coinvolgerli. È un problema che riguarda me.-
Con Reiko provava sempre quella strana sensazione, indipendentemente dalla situazione o dalla consapevolezza di conoscersi da poco, la prospettiva di confidarle le sue insicurezze si faceva più flebile.
Era come se inconsapevolmente avvertisse che non sarebbe mai stato vittima di giudizi da parte sua, o, più correttamente, non sarebbe mai stato ignorato.
Stava di fatto che il pensiero di dirle che stava nascondendo qualcosa a tutti non lo intimoriva; semplicemente, Reiko riusciva a capire.
Lei non insistette oltre, ennesima conferma.
Poi gli rifilò un colpetto sulla fronte e riprese a camminare.
-Stupido.- gli dedicò però un lieve sorriso pieno di comprensione e, al tempo stesso, invito ad essere più disposto al dialogo per quanto concerneva la sua condizione, qualunque essa fosse.
Izuku si fece sfuggire una risatina divertita, condivideva le sue gentili prediche e sperava davvero di riuscire a trovare il coraggio (e la metodologia, il One For All restava comunque un argomento tabù) di ammettere a sé stesso che non valeva meno degli altri, che poteva chiedere il loro sostegno, perché i suoi compagni tenevano davvero a lui e non gliel’avrebbero mai negato.
Come d’altronde stava facendo Reiko proprio in quel momento.
Izuku per quei momenti trascorsi con l’amica (poteva definirla un’amica ormai, no?) si sentì il cuore un po' più leggero.
-Già, lo sono decisamente. Però, insomma, non c’è bisogno che tu mi sorregga, sono solo un po' indolenzito, posso camminare tranquillamente.-
Lei, comicamente annoiata, gli indicò le borse sotto il suo di occhio.
Messaggio recepito: ti ho fatto la guardia tutta la notte, ora per giunta ti accompagno dalla tua squadra, ma tu dovrai fare lo stesso con me!
-Oh, scusa, hai ragione, però poi cerca di dormire, mi sento già in colpa.-
Lo fisso di nuovo.
-Non ricominciare.- non era palesemente un rimprovero vero, era solo un sussuro, lo fece pure sorridere di nuovo.
 
 
3° Giorno, ore 07:18
Jiro addentò l’ennesimo pezzo di barretta proteica con evidente fastidio.
Gabbata in pieno da Kaminari, questa non se la sarebbe scordata per tutta la vita.
Oltretutto l’alquanto… imbarazzante contesto della situazione in cui erano rimasti coinvolti la sera prima era ancora stampato a fuoco nella sua testa e, quando ci ripensava, si diffondeva prepotentemente tramite il rossore sulle guance.
Già qualche occhiatina sospetta da parte di Kodai c’era stata, quella ragazza aveva qualcosa di inquietante: sempre zitta, eccezione fatta per brevi mugugni o risposte monosillabiche, e quello sguardo apparentemente bloccato sulla completa atonia (a differenza di quello di Todoroki era palese che non nascondesse un’ingenuità sociale di fondo quasi imbarazzante), in realtà atto a nascondere una costante sorveglianza delle persone che la circondavano come a voler scandagliare le loro anime.
Non pericolosa, ma inquietante appunto sì.
-Allora, ragazzi, ora come dobbiamo comportarci?- chiese gentilmente Sato, maschera in quel momento levata, mentre beveva un sorso d’acqua.
Già, bella domanda, pensò la giovane musicista.
Todoroki l’aveva effettivamente eletta sua seconda in comando, ma quando mai avrebbe potuto prevedere che uno degli elementi più forti del dipartimento di eroismo sarebbe stato eliminato così presto.
Oltretutto le avevano riferito che pure Honenuki risultava tra gli eliminati della precedente giornata, il che equivaleva a dire che, su quattro studenti entrati tramite Raccomandazione, la metà era già stata tolta di mezzo.
Non sapeva se ritenere ciò come un segno di poca serietà nello svolgimento dei suddetti esami o se, più semplicemente, non fosse stato un errore di valutazione di molti di loro.
Alla fine, ora che ci pensava, un esame di Raccomandazione, almeno per come la vedeva lei, premiava il talento, ma nel resto si trattava di studenti come tutti, con rispettivi punti di forza e punti deboli.
Un errore che molti con Todoroki avevano commesso ai primi tempi, in effetti, era stato quello di considerarlo una sorta di Predestinato inarrivabile; medesimo errore fatto con Bakugo.
Poi al festival sportivo era rimasta a dir poco stupita dalla prestazione di Midoriya, ed era certa fosse il pensiero di tutti.
Certo, alla fine l’esito era stato quello che tutti avevano preventivato, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che un ragazzino timido, imbranato socialmente, con una strana fissa per i quirk, incapace di utilizzare il proprio senza spaccarsi le ossa avrebbe messo alle strette il figlio dell’attuale Eroe numero 1, portandolo vicino alla sconfitta.
Kyoka cominciò a sospettare in quel momento che superare l’esame di Raccomandazione non equivalesse ad una superiorità assoluta.
L’impegno ed il duro lavoro ripagavano, era la lezione che Midoriya aveva lasciato a molti di loro.
Ma ciò nondimeno non cancellava il fatto che Todoroki era, a rigor di fatti, il più forte della loro squadra, il loro leader, e adesso lo avevano perso.
La ragazza, in quel momento seduta su di un tronco, portò i gomiti alle ginocchia e poggiò il volto sui palmi, in riflessione.
Come comportarsi, Sato aveva fatto benissimo a domandarselo, perché lo stava facendo anche lei.
Se Yaomomo (l’eliminazione di Todoroki era stata palesemente opera sua) aveva deciso di fare sul serio allora sì che avevano da preoccuparsi.
La sua intelligenza superiore era un dato di fatto, non era da escludere che mettere Todoroki fuori dai giochi fosse prestabilito, anzi, era chiaramente ciò che la mora voleva.
Magari ancora tentennava sotto pressione, ma se lasciata libera di pensare ed organizzarsi, Yaomomo era pericolosissima, molto probabilmente la più pericolosa tra tutti gli studenti rimasti.
Un sospiro fu tutto ciò che le uscì di bocca, così, su quattro e quattr’otto non le veniva in mente nulla.
Limitarsi a stare nascosti e colpire di sorpresa chi avessero incrociato?! Nulla di disonorevole in questo, una volta divenuti Pro non avrebbero certo dovuto farseli certi dilemmi con i villain.
Ma si trattava comunque di un’idea generica che voleva il requisito di non essere avvistati per primi a loro volta.
-Ah, diamine, senza più la potenza di fuoco, in tutti i sensi, di Todoroki, non abbiamo a tutti gli effetti un combattente dalla lunga distanza.-
-Tu potresti sempre usare le tue onde sonore per compensare, Jiro.- commentò Kaibara.
-Certo, qui non ti do torto, il problema è che maggiore è la distanza più smorzato è l’effetto. Funzionano bene come distrazione e per destabilizzare, ma diciamo che devo essere a distanza ravvicinata per infliggere danni seri.-
Quindi il combattente a distanza non lo avevano.
-Sentite, intanto direi di metterci in una zona più appartata, magari una grotta o magari andando su una delle montagne, in alto avremmo una miglior visuale e quindi sarebbe più semplice.-
Un rimbombo in lontananza cancellò quell’ipotesi.
Le nubi erano ammassate ormai dalla sera precedente, l’acquazzone era stato a dir poco violento.
La loro costante presenza rendeva altamente probabile il verificarsi di ulteriori precipitazioni nell’arco di quella giornata.
-Come non detto, l’ultima cosa che ci serve è che qualcuno si becchi la polmonite.-
Ad un certo punto i jack fremettero, un suono, una sorta di ronzio in avvicinamento.
Dalle fronde della foresta sbucò fuori un drone.
Kyoka strinse i denti ma fece cenno a tutti di non muoversi.
-Yaomomo, che avrà architettato questa volta?-
Era decisamente sospetto, però: i droni della sera precedente erano stati totalmente silenziosi, al punto tale da cogliere tutti di sorpresa, elemento che giocò sicuramente un grande ruolo nella loro sconfitta.
Quel prototipo invece emetteva un verso udibile anche ad un orecchio normale, era praticamente impossibile non udirlo, a meno di non essere sordi.
Sembrava quasi volontario, e aveva la convinzione che fosse proprio il caso.
Sul lato inferiore del macchinario si aprì poi un piccolo pannello e, per lo stupore generale, ne uscì fuori quello che sembrava essere un piccolo aggeggio con schermo, come un tablet, collegato tramite un cavo al drone.
“Quand’è che Yaomomo ha deciso di darsi agli oggetti più… vicini a noi in termini proprio storici?”
Quando poi l’apparecchio si accese fu proprio quest’ultima ciò che apparve dall’altro lato dello schermo.
O più correttamente, due parti lei.
-Salve, Jiro, vo… A-Awase…la telecamera, alzala, cortesemente.-
Ed ecco che subito non riuscirono a prenderla sul serio.
-Oh cacchio, scusa, ti giuro, non l’ho fatto apposta.- poterono sentire l’impacciato tentativo di giustificazione del ragazzo anche loro.
La visuale si alzò e mostrò interamente il viso di Momo; la ragazza, ancora in imbarazzo, si schiarì la voce per recuperare la serietà perduta, per poi mettere su un enigmatico sorriso.
-Ricomincio… Salve, Jiro e compagni, voglio fare un gioco con voi… no, Kaminari, ti chiedo perdono, ma non posso recitare questo script, sembrerei una persona mentalmente disagiata che si macchia di sequestro e tortura di innocenti.-
-Ma dai, Yaoyorozu, recitalo, ti garantisco che così li facciamo cacare sotto.-
Jiro serrò comicamente gli occhi, perché aveva già da prima il sospetto che simili cavolate potesse partorirle solo la mente di quel biondo senza neuroni?!
-Mi dispiace ma devo astenermi dal farlo, capisco che è stato arrangiato frettolosamente, ma non giustifica l’adopero di certi estratti linguistici.-
-Ma dai, ti dico che va bene.-
-Komori, per favore, portalo via.-
-Subito.- si poté sentire in sottofondo il gran numero di proteste di Kaminari che, evidentemente, stava venendo portato via, a distanza di sicurezza, forse con la minaccia di fargli spuntare funghi in posti poco piacevoli.
Kyoka in quel momento voleva solo sbattere la testa al muro.
“Sul serio siamo stati fregati da questi?!”
 
 
3° Giorno, ore 08:12
Se vedere Midoriya andare loro incontro sorreggendosi a Yanagi poteva ancora non essere considerato un segnale negativo, per Tsuyu e Setsuna lo fu il costante rifiuto di guardarle in faccia da parte di quest’ultimo.
La ragazza dai capelli argentati dovette rifilargli pure una gomitata ed una lieve spinta verso di loro.
Fu una fortuna che stessero attraversando il pontile per tornare all’arena proprio mentre loro stavano arrivando, aspettare lì in campo aperto sarebbe stato un grande rischio.
Ma se il numero di eventi preoccupanti si fosse limitato a quello avrebbero quasi potuto soprassedere, dopo tutto Midoriya non aveva parlato, nei minuti successivi, di attacchi, imboscate o simili, quindi si poteva dare per buono che il team contasse ancora tutti i suoi componenti.
Yanagi e Midoriya avevano chiaramente stabilito una sorta di tregua temporanea (la ragazza aveva pure dichiarato un conciso -Solo per stavolta.- al suo indirizzo, lui per risposta le aveva augurato di riposare quando i suoi compagni sarebbero usciti) quindi, per rispetto, l’avrebbero lasciata in pace quella volta.
L’evento che fece intendere che qualcosa di storto, di enormemente storto, era in atto, fu l’accoglienza che Kamakiri e Shiozaki riservarono al verde quando il gruppo si ricongiunse al solito laghetto nel bosco.
-Oh, cazzo, questa volta te lo scordi che soprassiedo. Puoi trascorrere anche il resto delle giornate ad insultare Bakugo dalla mattina alla sera, mi farebbe ridere tanto, ma comunque non cancellerebbe il fatto che sono incazzato con te.- furono le prime parole che i tre sentirono.
E non c’erano dubbi sul fatto che il ricevente fosse Midoriya.
A quel punto, tanto per Tsuyu quanto per Setsuna, divenne palese che qualcosa di preoccupante era successa per forza.
Shiozaki non nascondeva l’apprensione nel suo sguardo, una Ashido riuscita a scampare alla “mattanza” degli eliminati era seduta poco più in là, nuovamente con le braccia legate, che lasciava trasparire solo una sincera confusione, comprensibile data la sua ignoranza nella questione, e Togaru non si fece problemi a rilasciare il misto di fastidio e principio di arrabbiatura che in quel momento lo stava cogliendo.
Le due ragazze volsero a loro volta l’attenzione al leader del gruppo, l’imbarazzo era leggibile in ogni centimetro della sua persona, dallo sguardo basso alle spalle strette.
-Midoriya, che sta succedendo?-
-Direi che ci devi una spiegazione, kero.-
Le nuvole scure si addensarono in cielo, non si prospettava una bella giornata.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora, so che forse ci sto andando giù pesante con Izuku, che magari lo sto mettendo in una posizione pessima e che potrei star premendo forte l’acceleratore in merito all’odio verso Bakugo, ma diciamoci la verità: Izuku è un essere umano, si, ok che è un ragazzo dal cuore d’oro che non serba rancore verso nessuno e che darebbe a chiunque una seconda occasione, ma un essere umano rimane.
Anni e anni di bullismo e sevizie, nella completa noncuranza di una società circostante che addirittura copre il bullo che ti tormenta (e guai a chi mi dice che non è vero che a Bakugo paravano il c**o) il segno lo lasciano a livello psicologico, e un Izuku che si rifiuta di confidarsi con gli altri perché non si ritiene degno della loro considerazione è molto più canonico di quanto non possiate credere.
Gli ultimi capitoli del manga lo dimostrano: Izuku non si preoccupa minimamente di sé stesso (colpa di Bakugo, ma questo il mestruato si è “dimenticato” di dirlo ad All Might) perché, psicologicamente, la sua sicurezza è un dettaglio non secondario, ma inesistente. Sì, eroico lo è sempre stato, ma c’è differenza tra il mettere la sicurezza degli altri prima della propria e non avere minimamente a cura sé stessi.
E, cosa che tanto Horikoshi non ci farà mai vedere, Izuku prima o poi lo doveva avere un crollo psicologico e sfogarsi e dopo oltre dieci anni non ne bastava certo uno solo.
Fortuna che c’è Reiko, che ormai ho eletto a sua confidente di fiducia oltre che rivale, che lo tiene un po' a bada, ai prossimi capitoli la sentenza: la ascolterà e cercherà di aprirsi col suo team, il nostro Izuku?
Non aggiungo altro.

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Capitolo 26
*** 3° Giorno: Addensamento! ***


3° Giorno, ore 08:15
Se Kamakiri glielo avesse mai chiesto (ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto perché ben più cocciuto di lei) Setsuna sapeva già che inizialmente si sarebbe tenuta di proposito sul vago al solo scopo di farlo irritare, per poi fingere di ricordarlo come per epifania.
La verità era che rammentava benissimo quel giorno nel vicolo, lui sembrava un gatto messo all’angolo da un branco di cani, che rizzava il pelo e soffiava nel tentativo di apparire minaccioso e battagliero.
Ci erano andati pesanti con lui, quella volta, malgrado lei lo avesse avvisato di non fare a botte.
Ma all’epoca, d’altronde, non gli aveva mai dato motivo di tenere in conto la sua opinione.
Il gatto tornò ad essere mantide quando provò ad avvicinarlo, credette sul serio che avrebbe provato a reciderle la testa con una lama e quel giorno non le andava di scoprire se quest’ultima le sarebbe potuta ricrescere se distrutta; per inciso, ancora non lo sapeva e di certo non si sarebbe mai presa quel rischio.
Mise letteralmente avanti le mani e parecchio tempo fu necessario per convincerlo di non avere intenzioni simili a quelle dei suoi precedenti interlocutori, poté infine curarlo con in sottofondo i suoi lamenti per l’alcool sulle ferite aperte.
Izuku Midoriya, in quel momento, le ricordava terribilmente il Togaru di quel giorno vecchio di oltre un anno: un gatto che si sentiva in trappola e cercava di apparire privo di timore o insicurezza.
Ma Midoriya non era palesemente uno che sapeva celare bene le emozioni, lieve tremore, occhi che saettavano ovunque, primi sudori freddi, non occorreva chissà quale capacità deduttiva.
-Midoriya, ieri ho lasciato correre, ho voluto darti fiducia. Ora voglio vederci chiaro, kero.- Tsuyu era una ragazza che certe cose le notava, specie nei suoi amici.
Era schietta e diretta e mai come adesso Izuku non avrebbe voluto avercela davanti, il suo sguardo inquisitore riusciva ad essere molto eloquente.
-D-davvero, ragazzi, non è… n-nulla di serio, è stato solo… un incubo più realistico del solito, t-tutto qui.-
-Midoriya, ti sei guadagnato il mio rispetto ieri, quindi vedi di non buttarlo nel cesso a tempo di record.- Kamakiri era tremendamente serio.
Setsuna avrebbe voluto sentirsi quasi felice per l’amico nello scoprire che lui e l’altro ragazzo avevano cominciato a formare un legame, ma ora ciò che occupava il primo posto nella sua testa, come in quelle di tutto il gruppo, era la possibilità che quel legame si recidesse ancora prima di rafforzarsi.
Ricordava che Togaru si mantenne schivo con lei, anche sgarbato e maleducato, le prima occasioni dopo quel giorno, ma col tempo si era ammorbidito.
Nascondeva le sue cicatrici, esattamente come lei, aveva semplicemente un modo diverso dal suo di celarle, poi entrambi avevano creato un sincero sodalizio e si erano concessi vicendevolmente di scoprire le rispettive fragilità.
Ora le appariva sempre più evidente che per Midoriya la situazione non doveva essere diversa e la rabbia che leggeva negli occhi del suo migliore amico la portò a credere che lui dovesse saperne anche di più.
-Midoriya, siamo i tuoi compagni e, qualunque sia ciò che ti tormenta, noi forse possiamo aiutarti.- fu stavolta la voce di Shiozaki a cercare di avvicinarlo.
Setsuna, man mano che le parole fluivano, man mano che le scuse goffamente imbastite si accumulavano, man mano che la frustrazione di tutti montava, si rese conto di essere arrabbiata.
Con lui, con Izuku.
Perché quell’intestardirsi sul non volere aiuto quando era palese che ne avesse bisogno aveva quel sapore amaro e consapevole che la fece tornare ancora indietro.
La fece tornare a tutti i falsi sorrisi che mostrava ogni giorno per nascondere il dolore di non sentirsi apprezzata per ciò che era, per il doversi presentare sotto vesti che non le appartenevano più per sentirsi parte integrante di qualcosa, per essere ciò che altri volevano che fosse non curandosi della vera lei.
E francamente, la sensazione che anche qualcun altro commettesse i suoi sbagli, per giunta in maniera ben più veemente, la faceva solo arrabbiare.
Non ci vide più quando, dopo l’ennesima richiesta apprensiva di fiducia non ricambiata, Izuku voltò loro le spalle per nascondere il suo disagio.
E disse ciò che più di tutto lasciava intendere il contrario.
-Ragazzi, io sto bene!-
Setsuna separò in due il corpo così da fluttuargli davanti e ricomporsi faccia a faccia con lui.
-Io sto bene?! Ma parli sul serio?!-
Troppo rievocava quell’espressione, troppa testardaggine immotivata, atta solo al non voler apparire debole di fronte agli altri… una menzogna con cui si prendeva in giro se stessi e basta.
Lei si riteneva fortunata, lo aveva capito prima che divenisse irreparabile, e non riusciva ad accettare che qualcun altro ci stesse cascando.
-Midoriya, da quando questa prova è iniziata hai incubi su incubi, scappi nel cuore della notte lasciando indietro i tuoi compagni, non ci dici niente non permettendoci di aiutarti. Da… da quanto va veramente avanti questa cosa?- gli chiese Setsuna a denti stretti.
Perché quei sintomi erano dannatamente familiari, ma molto più accentuati, come se un tarlo lo stesse divorando dentro e lui si ostinasse a negarne l’esistenza pur avvertendone gli effetti.
-Non… non c’è niente che va avanti. Gli incubi capitano a tutti, no? Dico davvero, sto bene!-
Izuku provò ad andare oltre ma si trovò Setsuna spostarsi per impedirglielo.
-Tokage… dobbiamo rimetterci all’opera, non… riusciremo certo a catturare altri ostaggi restando qui, no?- lei gli ostruì nuovamente il cammino.
-Non provare a cambiare discorso!-
-Non ha alcun senso continuare a discutere di un problema che non c’è neanche.-
-Il problema c’è eccome e tu ti stai ostinando a negarlo.-
Gli altri tre componenti della squadra (più una Ashido sinceramente confusa) osservavano impietriti quello scambio di battute privo di qualsiasi senso di cordialità.
Togaru era l’unico a comprendere perché Setsuna stesse prendendo tanto la cosa sul personale, visti i loro trascorsi.
Però, adesso che sapeva del passato del leader del gruppo, si stava cominciando a chiedere se fosse il caso di andargli addosso in modo così pesante.
Con lui non era forse stato lo stesso? Beh, era ancora vero che persino lui non aveva mostrato simili livelli di diniego, lei nemmeno a sua volta.
Era una brutta spirale, quella in cui erano entrati, erano stati fortunati entrambi ad uscirne quando finalmente si era presentata la chance.
Izuku però ci aveva convissuto per molto più tempo rispetto a lei e, in paragone con lui, l’aveva ricevuta a dosi molto più massicce… e certe ferite in fondo facevano sempre male, non si riusciva a parlarne a cuor leggero a discapito di tutto, se non ci si sentiva pronti.
-Perché non capisci che ci preoccupiamo per te?-
-Lo capisco e vi ringrazio per la premura, ma non è necessaria.-
Kamakiri strinse i denti, forse, ora che ci pensava…
-Perché ti ostini così tanto a…-
-PERCHÉ HO DETTO CHE STO BENE!- Izuku urlò all’improvviso, infuriato, lasciando sconvolti tutti.
… avevano solo versato il sale su una ferita ancora aperta.
Izuku tirava lunghi sospiri, in faccia ad una Setsuna scioccata, quasi ferita, da tanta rabbia improvvisa.
Rabbia di cui lui stesso sembrò rendersi conto solo in quel momento, i suoi occhi erano ora ridotti a due puntini, il peso della realizzazione emergeva ad ogni espirazione.
Crollò seduto a terra, si coprì la testa con le braccia.
-Mi… mi dispiace… non… non dovevo urlare in quel modo. Scusatemi.- era sinceramente dispiaciuto.
Ci stava cascando, ancora una volta.
Non importava che le parole di Reiko gli bruciassero ancora in testa, invitandolo a liberarsi dei suoi pesi interiori, il pensiero lo rendeva ancora ansioso e spaventato.
Un Hero doveva mostrarsi forte in ogni occasione, doveva ispirare tanto i suoi compagni quanto le persone con le sue azioni.
Lui non poteva coinvolgerli, era… era… era inutile preoccuparsi per lui.
Sentì il caldo tocco di una mano sulla spalla.
Tsuyu si era inginocchiata di fianco a lui e lo fissava con quel suo sguardo tanto vacuo quanto capace di esprimere numerose emozioni a seconda della luce che vi brillava.
E ora vi leggeva preoccupazione.
-Qualcosa ti tormenta, kero. Lo capisco se non te la senti di parlarne, ma continuando a rimandare farà solo più male.- non c’era rimprovero nelle sue parole.
E aveva ragione, la morsa che sentiva al petto confermava ogni singolo termine.
Ma la questione non riguardava solo Bakugo e ciò a cui lo aveva ignobilmente sottoposto per anni; ora che l’ammirazione si era notevolmente ridotta si rendeva conto di non dovergli proprio nulla.
Il problema era ben più ampio: gli incubi erano strettamente legati al One For All e, in un modo o nell’altro, la discussione avrebbe potuto generare sospetti ed era qualcosa che non si poteva permettere.
Lo doveva ad All Might, per tutto quello che aveva fatto per lui, per l’uomo che era stato per lui più “Padre” del suo genitore effettivo del quale nemmeno ricordava i tratti somatici.
Il One For All non doveva essere scoperto e i suoi problemi erano un fattore secondario rispetto a tutto il lungo concatenarsi di conseguenze che sarebbe scaturito dalla sua rivelazione.
Però… non poteva più andare avanti in quella maniera, stava distruggendo sé stesso, stava facendo preoccupare tutti e stava mettendo a rischio la loro esercitazione.
I suoi compagni non meritavano di fallire per colpa sua.
Una soluzione per parlare del suo problema doveva essere trovata, in un modo o nell’altro il peso andava tolto di dosso.
E non sopportava l’idea di mentire.
Un piccolo cenno con la testa verso la ragazza rana per ringraziarla della comprensione e un conseguente sospiro.
-Cercherò… cercherò di parlarvene, promesso.-
Setsuna osservò quella scena non riuscendo a capire se fosse più arrabbiata o dispiaciuta.
Sospirando a sua volta, la ragazza decise che era il caso di dargli una tregua e andò ad accomodarsi sulla roccia vicino il laghetto, perpendicolarmente ad Ashido per tenerla sempre d’occhio, malgrado Shiozaki le fosse rimasta accanto con quel preciso scopo.
Poco dopo anche Togaru si sarebbe accomodato di fianco a lei, non prima di aver lanciato un’occhiataccia d’avvertimento alla rosa in merito a certe provocazioni.
-È più cocciuto di te, lo sai?- le disse lui ad un certo punto.
-Ci avevo fatto caso.- replicò lei con un sorriso amaro, dunque avevano più tratti in comune del previsto. -Vorrei solo che non si facesse carico di tutto da solo, potrebbe condividere il peso con noi.-
-Eh, fosse facile.-
Setsuna rivolse un’occhiata incuriosita all’amico, quasi sospettosa.
-Ti sei calmato presto, considerati i tuoi standard. Sai qualcosa che io non so…e non è una domanda, la mia.-
E fu lì che Kamakiri iniziò a sudare freddo, per un attimo si era dimenticato che Setsuna era intelligente.
Il sospiro stavolta fu da parte sua.
-Diciamo di sì.- mentire non avrebbe avuto alcun senso. -Più che altro, ho origliato. Per inciso, lo sa che io so.-
-E ti ha fatto promettere di non dire niente, ho indovinato?-
-Ha le sue ragioni, per quanto faccia incazzare anche me che non voglia dire nulla.-
-Perché mi sta venendo il sospetto che sia qualcosa di estremamente serio?- gli chiese poi lei, facendolo tentennare.
Quando voleva, Setsuna la sapeva dimostrare eccome la sua posizione nella classifica della classe.
-Perché è qualcosa di serio! Ma qui non riguarda me.- abbassò la testa, fissò l’erba per terra come a sperare di trovarci la soluzione per quella situazione intricata.
-Senti, Tokage, a discapito di tutto, rispetto la sua decisione e penso che sarà meglio non pressare la mano. Lo sappiamo entrambi che succede in quei casi.-
Lei sbuffò e alzò la testa al cielo.
-Lo so, lo so bene. E mi auguro che anche lui ne esca.-
Volse uno sguardo al ragazzo, in quel momento Izuku si era andato a sciacquare la faccia nel lago, si vedeva che ancora era nervoso.
Ora che si era liberata dalla foga del momento capiva che arrabbiarsi era l’ultima cosa che serviva; aveva rivisto sé stessa per un istante, forse il rancore verso la vecchia lei non si era del tutto sopito e aveva lasciato i suoi strascichi.
Ancora si meravigliava se ripensava a quanto si era comportata da stupida all’epoca.
Strappò qualche filo d’erba e, dopo averci giocherellato un po', li soffiò via, osservandoli mentre un lieve venticello li trasportava in aria.
Le nubi scure in cielo però non fornivano un bel paesaggio di sottofondo.
-Di solito, nei film, il brutto tempo arriva prima di un momento o drammatico o comunque di pericolo per i protagonisti.-
-E quindi?-
-Mi auguro che questo cliché non si verifichi anche qui.-
 
 
3° Giorno, ore 12:00
Erano ormai parecchie ore che pioveva a dirotto, almeno tre, da che ricordasse.
Aizawa osservava le gocce di pioggia sui vetri dei finestrini con aria contemplativa, Eri stava col faccino premuto su uno di essi a guardarle a sua volta, i grandi occhioni rossi sgranati e brillanti di vivido interesse.
Ogni tanto vibrava qualche colpetto col dito sulla superficie trasparente, un ritmo casuale di cui forse non era neanche consapevole, si ritraeva un po' quando qualche tuono rimbombava, poi però tornava alla sua piccola osservazione.
Qualche volta ricordava anche di averla vista tirare fuori un piccolo quadernetto dallo zaino, scriveva qualcosina e poi lo riponeva, e ricominciava ad osservare.
Chissà che ci scriveva?
Beh, era sinceramente un piacere vederla così, senza preoccupazioni né ansie.
Lo stesso non si poteva dire di un’altra persona, un certo, ormai ex, Eroe numero 1 che, almeno da tutta quella giornata, stava mostrando un atteggiamento fin troppo riservato per i suoi gusti.
Appurato che quella di All Might fosse una maschera ben studiata per non lasciar trasparire paura ed emozioni negative, Toshinori Yagi non si era comunque mai dimostrato un uomo taciturno, al punto tale da rinchiudersi nel silenzio, quello al massimo poteva essere lui, già sentiva la voce di Mic provocarlo a riguardo.
E, a costo di apparire fissato e paranoico, aveva sempre il maggiore sospetto che Midoriya Izuku fosse coinvolto nella questione.
Il Ragazzo Problematico aveva mostrato un atteggiamento, quella mattina, che, francamente, giudicava tanto sospetto quanto preoccupante.
Era consapevole che i suoi allievi fossero nella delicata fase dell’adolescenza e che, in quegli anni, si sperimentavano cambiamenti, tanto dal punto di vista fisico che da quello emotivo, ma simili esplosioni improvvise e repentine come quella di alcune ore prima erano un campanello d’allarme.
Col senno di poi, forse anche lui era responsabile di quella situazione.
Stava di fatto che non riusciva non vedere una correlazione tra le recenti sfuriate emotive di Midoriya e il crescente mutismo di All Might.
E quest’ultimo si stava dimostrando sorprendentemente evasivo, era tutta la mattinata che riusciva ad evitarlo.
Evidentemente ormai aveva imparato a conoscerlo almeno un po’, si aspettava domande… e intendeva fargliele alla prima occasione, c’era qualcosa di strano sotto, ormai ne era convinto.
Magari si sbagliava, e lo avrebbe accettato in quel caso, ma fino a prova contraria era certo dei suoi sospetti.
E Toshinori non sarebbe riuscito ad evitarlo per sempre.
 
 
3° Giorno, ore 13:12
Il rimbombo di un tuono, poi un altro, seguito da uno ulteriore, ad ognuno la gioia di Dark Shadow cresceva.
-Sì, un concerto di tenebra e brutale potere distruttivo, delizia i nostri uditi col tuo possente tonare, ma abbassa solo la luminosità, se non ti spiace.-
La squadra 8 aveva trovato rifugio in un capanno in una zona dell’arena atta a simulare un piccolo villaggio montano, per la gioia di Pony che poté liberarsi dai capelli che li ricadevano sopra gli occhi senza la preoccupazione che continuassero a farlo.
Tokoyami e il suo quirk senziente sembravano gli unici a godersi quel clima ostile.
Ormai era quasi un’ora da che si erano appartati lì dentro, in attesa della fine della tempesta che non sembrava voler arrivare tanto presto.
L’unica cosa che al leader del gruppo non era piaciuta della situazione fu quando dovette scuotere la testa per liberarsi dell’acqua e, come risultato, si ritrovò con tutte le piume arruffate, che imbarazzo.
Anche se poi Tsunotori gli carezzò gentilmente la testa dicendo di trovarlo coccoloso, forse ne valse la pena quindi.
-Speriamo smetta, non mi piacciono le giornate piovose.- commentò la ragazza ad un certo punto.
Dark Shadow interruppe il suo elogio alla tempesta per sussurrare alle orecchie di Tokoyami un convinto -Su questo poi ci lavoriamo.-
Il ragazzo corvo si avvicinò a sua volta alla finestra per contemplare lo spettacolo, gli piaceva la pioggia, fin da piccolo.
Ricordava quando da piccolo fantasticava su quante misteriose creature si nascondessero in mezzo ad essa, la considerava latrice di oscuri presagi, le lacrime del cielo spaventato da tutti i mostri che sapeva si sarebbero potuti scatenare in ogni istante, in attesa di uscire dai meandri più oscuri del pianeta per portare l’Apocalisse.
“Ah, che sogni stupendi.” Peccato che poi, crescendo, si mise in mezzo la scienza e la sua spiegazione pertinente al fenomeno.
La prima volta ci rimase davvero male.
-A cosa stai pensando?- gli chiese Shoji.
-Credo che questo posto sarebbe perfetto per un’imboscata, sempre ammesso che qualcun altro passi di qui.- ammise subito questi.
Manga materializzò un punto di domanda nel suo fumetto, chiedendo spiegazioni.
Tokoyami passò in rassegna i suoi compagni; Ashido non era stata nominata tra gli eliminati della serata precedente, quindi voleva dire che era riuscita a scappare dalle grinfie del team di Midoriya, o comunque a liberarsi temporaneamente.
Peccato non fosse lì, lei avrebbe permesso una resa ancora più efficace del suo piano.
Magari avrebbero beneficiato in un colpo di fortuna e sarebbe riuscita a ritrovarli, magari sarebbe potuta passare proprio da lì, mai smettere di sperarci.
-Che cosa hai in mente, Tokoyami?- gli chiese un’entusiasta Pony, portando le braccia al petto in attesa.
Il becco di questi si incurvò verso l’alto, una piega macabra che raramente assumeva.
Forse la pioggia non era a tutti gli effetti latrice di mostri spaventosi e creature portatrici di sventura…
-Faremo piombare l’eterna oscurità…-
…ma era perfetta affinché gli Eroi vi si celassero per portare un’orrida punizione per i villain, portandoli a maledire la loro corrotta strada di malvagità con pene indicibili.
-…su coloro che saranno così sventurati da condurre le proprie membra in questo posto dannato!-
Anche ai suoi compagni venne per un istante un brivido.
Certo che Tokoyami amava la teatralità, checché ne dicesse lui.
 
3° Giorno, ore 15:17
Kyoka dovette reprimere uno starnuto portandosi il braccio al naso, e ringraziare che il suo quirk riguardasse le orecchie, sai che disgrazia per coloro il cui quirk riguardava l’olfatto ritrovarsi con un principio di raffreddore.
-Stupida pioggia.- fortuna che, almeno, avesse smesso dal almeno un’ora, ma aveva lasciato i suoi strascichi.
E pensare che in realtà aveva sempre apprezzato gli acquazzoni, da piccola aveva improvvisato spesso motivetti e canzoncine basandosi sul ritmo delle gocce che si infrangevano sui vetri delle finestre.
Ogni volta poteva uscire fuori una melodia diversa, forse ne aveva scritta qualcuna su uno dei suoi tanti quaderni per gli appunti di musica che aveva già da bambina, magari, dopo la prova, avrebbe dovuto chiedere a sua madre di mandarglieli, chissà che a sorpresa non ci avesse trovato qualcosa di ispirante.
Poi un altro starnuto e un’altra imprecazione a denti stretti.
Sato le picchiettò gentilmente su una spalla e le offrì un fazzoletto, lei accettò con un cenno della testa e un grazie sottovoce.
Il gruppo due in quel momento, seguendo le coordinate che gli erano state fornite, stava raggiungendo una determinata zona dell’arena, dove avrebbe incontrato il gruppo di Yaoyorozu.
Lo scopo di tale riunione? Nessuno dei quattro poteva saperlo.
Il primo pensiero fu ovviamente quello che volessero tendergli un’imboscata.
“No, ne dubito.” Pensò la giovane musicista, continuando a soffiarsi il naso. “Yaomomo ha dimostrato di poterci tendere un’imboscata quando vuole, non avrebbe senso sprecare tempo ed energie per farci andare da tutt’altra parte”.
Il gruppo era al limitare della foresta, la parte successiva dell’arena dava su quella che sembrava una segheria, a giudicare dalla forma dell’edificio, dai tronchi accatastati in mucchi ordinati e dalla presenza di un muletto vicino ad essi.
La ricostruzione era veramente fedele, almeno ad osservarla da lontano.
-Ragazzi, sono certo che anche altri se lo saranno domandato, ma quanto cacchio sarà costato al preside tutto questo?- chiese ad un certo punto Kaibara.
 
 
3° Giorno, ore 15:20
La tazza piena di tè caldo era poggiata sul tavolo, accanto ad una pila di documenti.
Nezu l’afferrò e cominciò a sorseggiare mentre leggeva uno di essi, per la precisione una certa parte.
“Si precisa che, firmando questa delibera, lo studente acconsente, per gli anni successivi, a devolvere il 15% dei guadagni della sua futura carriera da Pro Hero in favore dell’Academia U.A. fino alla data del suo ritiro ufficiale dalla carriera causa anzianità, infortuni gravi o, augurandoci non capiti, eventuale decesso nel corso dello svolgimento delle proprie mansioni.”
Ah, che cosa meravigliosa le postille scritte in piccolo.
-hahahahahahaha…HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH… oh, ho macchiato i documenti… oh beh, le copie si fanno per questo…HAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!-
 
3° Giorno, ore 15:22
Fortunatamente per Kyoka e i suoi compagni, Momo era una pianificatrice che ci teneva quasi morbosamente al rispetto delle tempistiche.
Kaminari era già lì ad aspettarli, cosa che la fece sbuffare con comica noia, aveva ancora il dente avvelenato nei suoi confronti.
-Ciao Jiro, sei “abbagliante” come al solito.- si ritrovò i jack a pochi centimetri dagli occhi.
-Vuoi mandare all’aria le trattative prima ancora che inizino, ‘Jay?- lo minacciò lei con uno dei ghigni più sarcastici e isterici del suo repertorio, per un attimo pensò anche di lanciargli in faccia il fazzoletto usato.
Lui alzò impacciatamente le braccia in segno di resa amichevole.
-Ok, ok, non rendermi cieco.-
-Bene. Gli altri dove sono?-
-Ci sono soltanto io.- disse il biondo, e Jiro si guardò intorno disorientata.
-Seriamente?! Dubito decisamente che Yaomomo sia così sconsiderata da affidare a te la gestione di una trattativa, non sei esattamente un esperto oratore tu. Oltretutto, noi siamo in quattro, a discapito del tuo quirk possiamo batterti senza difficoltà.-
L’ultima frase suscitò una risatina al biondo, cosa che infastidì la sua interlocutrice.
-Infatti Yaoyorozu ha previsto tutto, la zona è cosparsa di trappole ovunque e radar che ci monitorano, basterebbe un breve istante per attivarle e neutralizzarvi.- disse lui con un sorrisetto da birbante che Kyoka non avrebbe saputo dire se voleva prendere a schiaffi o carezzare.
Si bloccò per un istante.
“E l’ultima da dov’è uscita?! Ovvio che vorrei prenderlo a schiaffi, e nient’altro.”
E non stava mentendo sulle trappole, il battito cardiaco non era aumentato, mantenendosi regolare.
-E poi non sono da solo, Rin è nelle vicinanze pronto ad intervenire qualora ne avessi bisogno.-
Diamine, Momo aveva veramente preso tutte le precauzioni.
Un sospiro da parte della “seconda in comando ormai divenuta leader” della squadra 2.
-Ok, qual è l’argomento della discussione?-
 
3° Giorno, ore 15:25
Rin e Awase erano ancora troppo sconvolti.
-Io credevo fosse solo una leggenda.-
-Ma è probabile che ci siamo solo immaginati tutto, no?-
Esatto, doveva trattarsi di quello, certe superstizioni lasciavano il tempo che trovavano, quella semplicemente non sarebbe mai morta, ma appunto restava una superstizione e nulla di più.
-Parliamo d’altro, che è meglio: secondo te Kaminari se la caverà da solo con Jiro e il resto del suo team? Dico, va bene che abbiamo tolto Todoroki di mezzo, ed era lui il più pericoloso, ma in quattro avrebbero ragione di lui comunque.- Rin non dubitava certo del compagno di squadra, ma sembrava comunque eccessivo lasciare che se ne occupasse da solo.
-Ti ricordo che Yaoyorozu ha predisposto trappole in tutta la zona, un minimo cenno di sovversione e li prendiamo.-
-Però questo porterebbe i suoi piani a stravolgersi, non diceva di volerli sfruttare così da far fare a loro il lavoro sporco e farci riposare?-
-Certo, ma immagino che abbia già delle idee di riserva.-
-Mentire a Kaminari era l’unico modo per depistare l’Earphone Jack di Kyoka.- la voce di Yaoyorozu si fece più alta man mano che la ragazza ornava nella sala centrale della grotta, Komori era insieme a lei.
-Lei riesce a sentire il battito cardiaco e, di conseguenze, a decifrare quando qualcuno mente o dice la verità.-
-E Kaminari è un sempliciotto che di certo non si farà domande, shroom.- ridacchiò la ragazza castana con un pizzico di cattiveria.
-Komori, questo però è un po' scortese… anche se non è inesatto.-
-Quindi, in sostanza, Kaminari è la perfetta contromisura al quirk di Jiro?!-
-Esattamente, Rin.-
Niente da fare, Yaoyorozu sapeva essere brillante in tanti modi, e anche quei piccoli colpi di genio lo dimostravano.
Poi uno strano gorgoglio risuonò tra le pareti e un’espressione imbarazzata da parte della mora.
-Ehm… se volete scusarmi, avrei da eseguire… e-ehm… una riflessione esistenziale. –
-E io vado con lei per passarle la carta qualora…- con un’espressione comicamente allarmata, Momo rifilò un leggero colpetto di gomito alla compagna, intimandole di correggere il tiro. -…q-qualora le venga il desiderio di trascrivere certi pensieri. Sapete com’è, certi sono talmente interessanti che è meglio tenerli scritti per non dimenticarli.-
E così le due ragazze si allontanarono, dirette al “pensatoio” fabbricato personalmente dalla mora secondo il suo stile.
Awase aveva gli occhi sgranati.
Rin poté solo poggiargli una mano sulla spalla con fare consolatorio.
-Su, amico, non è poi la fine del mondo.-
-Io mi rifiuto di credere che sia vero.- era caduto nella disperazione un’altra volta.
-Ma dai, non è poi così…-
-LE RAGAZZE NON FANNO LA…-
 
 
3° Giorno, ore 15:30
Aizawa tappò le orecchie di Eri a velocità di crociera, mentre Midnight era indecisa se scoppiare a ridere a sbattersi una mano in faccia.
-Povero ragazzo, tendono tutti a divinizzarci e poi gli crolla il mondo addosso.- ridacchiò infine la donna.
Aizawa, d’altro canto, stava sinceramente pensando di disattivare perennemente l’audio e seguire un corso rapido per imparare a leggere il labiale (com’è poi che non aveva pensato ad una cosa del genere prima d’ora, visto anche quanto poteva tornare utile nel lavoro?), quei ragazzi erano deleteri per il lessico di quella bambina.
 
 
3° Giorno, ore 16:25
Dalla zona rocciosa rialzata che dava sulla valle, Itsuka vedeva un piccolo villaggio montano.
Il panorama di nubi scure (era tutto il giorno che occultavano il sole) con alcuni fulmini crepitanti di tanto in tanto, dava a quell’ambiente un’aura tetra e decisamente poco invitante, sembrava un’ambientazione da film horror di serie b, di quelli che non fanno paura minimamente ma che, anzi, gli amici guardavano appunto per ridere di quanto certe cose fossero forzate e palesemente troppo esagerate.
Da quando si erano stabiliti nei dormitori, in effetti, ne avevano organizzate, di serate cinema e, doveva ammetterlo, quel genere di film divertivano anche lei.
Poi, tra le risate sguaiate di Tetsu e Awase, i commenti derisori di Monoma sulle “patetiche performance da quattro soldi di quei cosiddetti attori”, l’adorabile ingenuità di Pony quando chiedeva dove fosse il senso di certe scene (se lo chiedevano tutti) e Yanagi che storceva il naso dicendo come i maestri del cinema horror si rivoltassero nella tomba per tali scempi non c’era mai un momento di noia.
Guarda caso, la ragazza fantasma lo stava facendo anche in quel momento, si vedeva sotto la piega assunta dalla maschera all’altezza del naso.
Kirishima osservava a sua volta, un’espressione di pura indecisione sul suo volto.
-Che dite, proviamo ad andare lì?-
La leader del gruppo ci riflettè su per alcuni secondi, alla fine poteva accadere di tutto, potevano trovarci un’altra squadra come nessuno e, puntando verso l’ottimismo, magari addirittura usare il posto in questione per organizzare un’imboscata o comunque cogliere di sorpresa gli altri.
-Credo sia meglio se va solo uno di noi.-
-Non ritengo sia giusto che sia solo uno a prendersi i rischi.- protestò il ragazzo tinto, non gli andava a genio il pensiero che un compagno rischiasse per tutti.
-Nemmeno io lo penso, ma se qualcuno ci avesse anticipato e ci stesse tendendo una trappola?- replicò la ragazza con la pura logica.
Eijiro si grattò distrattamente il collo, il ragionamento di Kendo era semplice quanto vero.
Non era altrettanto giusto mettere a rischio tutta la squadra.
“Diamine, e pensare che quando diventeremo professionisti certe situazioni potrebbero essere l’ordine del giorno.” Non era effettivamente qualcosa su cui aveva riflettuto spesso.
Trovava inconcepibile l’idea di mandare qualcuno a fare da esca per adescare possibili trappole, ma era anche vero che, in una situazione reale, mandare tutta la squadra in bocca ad un tranello equivaleva alla disfatta e a ben peggiori conseguenze.
Red Riot si stava rendendo conto che c’erano ancora tante cose su cui doveva fare chiarezza, ora qualche tentennamento era permesso, era un’esercitazione dopo tutto, ma quando poi sarebbero stati sul campo… beh, lì era tutta un’altra storia.
Lì non ci sarebbe stato spazio per i dubbi, anche un secondo di troppo e la disfatta avrebbe colpito.
E, per quanto continuasse a non piacergli l’idea, era effettivamente meglio mandare soltanto una “sentinella” a sondare il terreno così da permettere al resto del gruppo di agire più tranquillo.
-Hai ragione, in effetti. Posso andare io, se voi siete d’accordo.- disse poi, con fiera determinazione. -D’altronde, sono lo scudo ideale.- attivò l’Hardening e sbattè i pugni per rafforzare il concetto.
Itsuka e Reiko si scambiarono una breve occhiata, la ragazza fantasma si limitò ad annuire brevemente con la testa.
-D’accordo Kirishima, vai tu in avanscoperta. Ma presta molta attenzione, e se ti ritrovi nei guai non esitare a gridare, verremo subito ad aiutarti.-
-State tranquille, farò molta attenzione.- replicò lui con un ghigno amichevole ed il pollice in su, prima di cominciare a discendere il sentiero.
Dopo alcuni passi sgranò gli occhi e si fermò, poi tornò indietro.
-Ehm, mi è appena venuta in mente una cosa: Kuroiro è per caso appassionato di magia nera o cose simili? No, perché mi ha dato l’impressione, durante la settimana di convivenza, di essere praticamente il vostro Tokoyami.-
Itsuka inclinò leggermente la testa in segno di confusione, si scambiò una perplessa occhiata con Yanagi, la quale si limitò a scrollare le spalle, come adirle che Kirishima aveva chiesto a lei e doveva provare a sbrigarsela lei.
-Beh… francamente non saprei ma, conoscendolo, non mi sorprenderei se lo fosse.-
-Ah… andiamo bene.- il rosso si limitò a dire quello prima di rimettersi di nuovo in cammino.
-Scusa, perché questa domanda?-
Il ragazzo stavolta si limitò solamente a voltarsi verso le compagne di squadra, dando loro la vista del suo sguardo comicamente annoiato.
-Niente, è che in due giorni e mezzo ci sono sfuggiti due ostaggi, abbiamo perso due componenti in un colpo solo e adesso ci ritroviamo in un posto del genere dove potremmo cadere vittima di una trappola. Mi viene da pensare che ci abbia fatto una macumba.-
 
 
3° Giorno, ore 16:30
Nell’oscurità due paia di occhi si accesero, rosso cremisi e giallo crepitante che scandagliavano la stanza circostante.
L’equilibrio era stato infranto da qualcosa, qualcuno più che altro, la soglia era stata varcata ed era giunto il momento di accogliere i loro ospiti.
-Che l’oscurità dirami le sue ossute dita, che gli estranei vengano ghermiti.-
Tokoyami era pronto a far calare la Notte sui suoi avversari.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:







Arrivederci a tutti! No, sul serio, non ho… voglia di dire nulla stavolta, mi gira così, quindi non vi trattengo oltre. Ciao ciao.

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