A Man To Die For

di Angel TR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fedeltà a genitori e insegnanti ***
Capitolo 2: *** Fiducia e fratellanza tra amici ***
Capitolo 3: *** Fedeltà alla propria patria ***
Capitolo 4: *** Coraggio di non arretrare e non uccidere se non è necessario ***



Capitolo 1
*** Fedeltà a genitori e insegnanti ***


Seconda stella:
- 1° prompt: “L’amore! Ma l’amore è tutto, è un diamante, è il tesoro di una fanciulla! Per meritare questo amore c’è chi è pronto a buttar via l’anima, ad affrontare la morte.” — Fëdor Dostoevskij
- 2° prompt: AU
- 3° prompt: almeno 1’000 parole

Giappone medievale! AU


Prima cosa, qualcuno mi tolga internet. Ma da dove mi escono certe idee ridicole!? La seconda è: datemi la seconda stagione di Scarlet Heart Ryeo! :'( terza cosa: avrò un distacco terribile da The Untamed.
Breve premessa a questa minilong sconclusionata scritta per la Challenge di molanguccia <3
La storia si ispira a Sa Da Ham e Moo Kwan Rang, la cui "amicizia" è stata materia di epica cavalleresca coreana. Essendo un AU, ho cercato di prestare attenzione all'ooc. Sarà una minilong composta da flashfic e drabble.
Per quanto riguarda il collegamento Hwarang-samurai, nel 935 D.C., a causa del disordine in cui cadde Silla, molte famiglie nobili coreane si spostarono in Giappone. Si narra che il fondatore del dayto-ryu Jujitsu giapponese fosse strettamente connesso ai guerrieri Hwarang e discendente di una famiglia nobile coreana. Il sistema Hwarang influenzò probabilmente lo sviluppo del metodo di combattimento dei Samurai e quindi del Bushido.
In Giappone, a quel tempo, Tadahira prese il titolo di kanpaku fino alla sua morte nel 949; ma il suo potere ebbe difficoltà ad affermarsi, infatti scoppiarono numerose rivolte nelle province.
Dopo questo bla bla bla, potete leggere ahahah



*


A Man To Die For


홀로 서기엔 아직 너무 어려
이 세상은 jungle full of warriors
조준경이 너의 목을 노려
~
Still too young to stand alone
This world is a jungle full of warriors
The sight is aiming at your throat
TXT - Puma




2) 사친이효 – "Fedeltà ai genitori ed agli insegnanti"


936 D. C.

{28 Marzo: Soldato}

Dall'altro lato della distesa grigio ferro, sorgeva una lingua di terra. Il ragazzino socchiuse gli occhi per schermarli dal vento che spirava sulla spiaggia.
Per lui, qui o lì non faceva molta differenza. Che fosse un regno o un altro, l'importante era avere un tetto sopra la testa e un pasto caldo, due elementi che poteva ottenere soltanto se fosse rimasto con il maestro.
Baek Doo San, la schiena dritta come un fuso, disse: «Vedete quella lingua di terra? Ci aspetta»
Un folto gruppo di ragazzini annuì, i visi dai lineamenti morbidi improvvisamente seri. Non appartenevano a famiglie nobili ma nel giro di qualche anno sarebbero diventati dei temibili guerrieri rispettati da ogni anima vivente. Il ragazzino dal bizzarro ciuffo rosso spinse il petto ossuto in fuori.
Degli hwarang.


과건 뒤주에 가두고
내걸 챙겨 다 잡수쥬
~ I trap the past in a rice chest
and I’ll take mine and eat them all
Agust D - 대취타


{#28. Castello}

Quel nuovo regno – o meglio, han – non era poi molto diverso dal luogo dove il ragazzino era cresciuto.
Il castello che li ospitava era costituito da più edifici collegati in un anello con un cortile e una torre; era realizzato quasi completamente in legno. A una prima occhiata, aveva addirittura creduto che fossero tornati alla fortezza dove si era trasferito quando era stato arruolato nel corpo degli hwarang. Tuttavia, era bastata una visita più approfondita per capire che quella era una struttura completamente diversa.
Innanzitutto, i suoni che vi riecheggiavano sembravano appartenere a un mondo estraneo e i piatti serviti non facevano vibrare le sue papille gustative come quelli del castello dall'altro lato del mare.
Al suo interno, poi, la fortezza ospitava altri corpi militari che, a volte, si allenavano con loro.
Anche quei gruppi erano rangdo, ovvero giovani ragazzi prelevati da famiglie non nobili.
I loro occhi, però, fuggivano dai suoi.


{#09. Corsa}

Tutti tranne uno.
C'erano un paio di occhi che non evitavano mai il suo sguardo, ma lo ricambiavano, agganciandosi come il ragazzino si agganciava alle funi che utilizzava per gli esercizi di forza.
Erano due occhi nocciola chiaro, di una sfumatura ambrata – un colore che il ragazzo non aveva mai visto. Non avrebbe saputo spiegare il motivo ma, quando quegli occhi lo fissavano, il cuore gli schizzava in gola come dopo una corsa.
Anche quel giorno, settimane dopo il suo arrivo al castello, l'allenamento gli risultò più faticoso a causa di quegli occhi. Il maestro lo notò e le sue labbra si strinsero in una linea severa, provocando una fitta allo stomaco del ragazzino.
Deludere il maestro era fuori discussione.
Così, per dimostrare la sua buona volontà, il suo allenamento proseguì oltre il tempo previsto.
Baek Doo San approvò.


{#02 Gatto}

Non fu l'unico a trattenersi.
Silenzioso come un gatto, il ragazzino dagli occhi ambrati gli si avvicinò, posizionandosi alle sue spalle.
L'imbarazzo gli serrò la gola.
«Da dove vieni?» chiese la voce. Una voce già adulta che mascherava dietro i toni formali la curiosità tipica dell'età giovanile e che rivelava la nobile provenienza.
«Da un posto, esattamente come te» ribatté finalmente.
Il ragazzo parve rifletterci su. Non sembrava offeso: era semplicemente curioso.
«Immagino di sì eppure non avevo mai visto qualcuno come te» concluse, serio. «Come ti chiami?» chiese.
Il ragazzino tentennò.
Non aveva un nome. Quando sarebbe stato considerato degno della casta, allora le sue qualità migliori sarebbero state trasformate in due parole da pronunciare con orgoglio e ammirazione.
«Mi chiamo Hwarang.»
«Hwoarang?» ripeté l'altro, sbagliando la pronuncia.
Hwoarang non ebbe cuore di correggerlo.


{#13. «Che ci fai qui?»}

Il ragazzino si chiamava Jin Kazama e, come Hwoarang aveva immaginato, proveniva da una famiglia nobile. Siccome era rimasto orfano, il nonno, un potente signore di un han, l'aveva spedito tra i ranghi dei guerrieri che si sarebbero formati con gli hwarang, i samurai.
A dispetto dell'idea che Hwoarang si era creato su di lui, Jin era incredibilmente schivo. Pareva non andare molto d'accordo con i suoi coetanei, i quali avevano frainteso la sua riservatezza per arroganza.
Eppure ogni giorno, silenzioso come un'ombra, lo aspettava sull'uscio della porta, nonostante Hwoarang lo salutasse con uno scorbutico «Che ci fai qui?»
Si recavano insieme al grande spiazzale per allenarsi, scambiarsi pensieri e silenzi fino a quando il giapponese, quella lingua che fino a qualche mese fa suonava tanto estranea, iniziò a trasformarsi in colori, emozioni, significati e sapori.


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Capitolo 2
*** Fiducia e fratellanza tra amici ***


3) 교우이신 – "Fiducia e fratellanza tra amici"


{#31: Scudo}

Dopo sei mesi, il maestro Baek e il maestro Yoshimitsu decisero che era giunto il momento di testare i due gruppi.
La regola imponeva che tutte le coppie formate rispettivamente da un rangdo e da un futuro samurai si scontrassero contemporaneamente. Oltre alle loro abilità, dunque, sarebbero state testate anche la loro concentrazione e impassibilità davanti alla sorte dei compagni.
Hwoarang lo sapeva bene.
Ma, quando vide Jin capitombolare sotto i colpi di un rangdo più grande di lui, fu impossibile non schierarsi davanti al ragazzo per fargli da scudo.
L'intera classe si fermò. Stranieri e compagni lo guardarono sconvolti.
Al maestro Baek sfuggì un ghigno soddisfatto.
«Il valore più importante per un hwarang: la fedeltà fraterna» decretò, fiero.


{#06. «Che vuoi ancora?»}

Negli occhi ambrati di Jin brillava una luce strana.
Hwoarang fece finta di non badargli. «Che vuoi ancora?»
Lui lo scrutò con quelle iridi che parevano volergli scavare l'anima. «Perché l'hai fatto?» chiese.
Hwoarang scrollò le spalle. «Solo io posso gonfiarti di botte» fu la sua scusa infantile.
E allora successe qualcosa di straordinario: le labbra di Jin si piegarono per la prima volta in un sorriso. Si avvicinò, obbligando Hwoarang a guardarlo negli occhi. «Ricambierò il gesto. Ti difenderò a costo della mia vita, Hwoarang. E, se non dovessi riuscire nel mio intento, ti seguirò nel Regno delle Anime. Lo giuro sul nome dei Samurai» promise, solenne come un vecchio.
Imbarazzato, Hwoarang sbatté le palpebre. «Ma che dici!? Ora devo giurare anche io altrimenti mi fai sfigurare!»
L'onore, però, c'entrava ben poco.


I'm yours, you were mine 세계의 비밀
마법 같던 영원의 그 약속
별빛 아래 꽃피운 둘만의 Scintilla
~ I'm yours, you were mine, secrets of the world
That eternal promise was like magic
Our scintilla bloomed underneath the starlight



{20 Aprile: Chimica}

Erano passati sei anni da quel giorno e i due ragazzi avevano mantenuto fede alla promessa.
Erano passati sei anni e gli occhi ambrati di Jin avevano ancora lo stesso buffo effetto sul cuore di Hwoarang.
Ogni volta che sollevava lo sguardo su di lui, l'hwarang arrossiva, si scansava, gli piazzava un pugno scherzoso per allontanarlo.
Ogni volta che gli sfiorava una ciocca rossa con le dita, il ragazzo si scostava, si agitava, iniziava a sudare.
Si sarebbe detto che non lo sopportasse e, invece, Hwoarang era lì con lui.
Jin lo beccava sempre a guardarlo.


{10 Febbraio: “Cuore”}

La lezione di letteratura annoiava Hwoarang a morte tuttavia, per essere un buon guerriero, bisognava innanzitutto allenare la mente. Si sforzò di concentrarsi, focalizzando la sua attenzione sui caratteri del poema davanti ai suoi occhi.
Il maestro Baek fece sfilare i suoi occhi, cercando una vittima sacrificale. «Kazama Jin. Vuoi leggere e commentare?» ordinò, più che chiedere.
Jin, impassibile come sempre, obbedì. «L’amore! Ma l’amore è tutto, è un diamante, è il tesoro di un fanciullo» intonò. La sua voce profonda fece vibrare l'aula. Sollevò lo sguardo, sapendo di incontrare quello imbarazzato di Hwoarang, e lo incatenò ai suoi occhi di fuoco liquido. «Per meritare questo amore c’è chi è pronto a buttar via l’anima, ad affrontare la morte» recitò, senza mai interrompere il contatto visivo.
Nessuno fiatò.
«Un commento?» invitò il maestro.
Mortalmente serio, Jin rispose: «Sacrificarsi per chi si ama è un modo onorevole per morire»
Il cuore di Hwoarang fece una capriola.


{21 maggio: Angelo custode}

Usciti dall'aula, Hwoarang pungolò Jin: «Ah, Kazama, sei veramente teatrale da far vomitare! Ho un angelo custode!» scherzò.
Jin sorrise, ambiguo. «È la verità. Abbiamo un patto.»
Quel "noi" piacque all'hwarang più di quanto fosse lecito. «Lo so, Kazama. Non ti preoccupare, ho un certo onore, io!» ghignò.
Un sopracciglio di Jin si inarcò e nei suoi occhi balenò una luce birichina. «Il tuo cuore sarà pieno di onore ma la tua testa manca di attenzione, Hwoarang. Non hai ascoltato il maestro leggere tutti quei poemi sui patti?» insinuò.
Hwoarang si grattò la testa. «No» ammise, senza alcuna vergogna.
Jin sogghignò. «I patti vanno suggellati.»
Sul viso di Hwoarang si dipinse una buffa espressione. «Sugge che?» sbottò, ignaro del significato di quella parola assurda.
Jin si fermò davanti a lui, sul bel viso la solita espressione solenne. «Permetti?»
Hwoarang scrollò le spalle, confuso.


{#10: Zucchero}

I ciliegi erano in fiore, ammantando il castello di rosa, bianco, rosso. La primavera era in procinto di risvegliare la natura e i suoi figli.
La vita di Hwoarang, fino ad allora, si era svolta tra allenamenti e scontri, ferrea disciplina e un vortice di ribellione che sconvolgeva ogni fibra del suo essere da quando aveva memoria.
Non conosceva altro.
Ma la primavera era arrivata.
Fu per questo che, quando l'aspirante samurai posò le labbra sulle sue, Hwoarang spalancò gli occhi, travolto da un'esplosione dolce come zucchero.
Come dare un nome a quella nuova sensazione?
A fior di labbra, Jin gli sussurrò: «Patto suggellato.»


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Capitolo 3
*** Fedeltà alla propria patria ***


1) 사군이충 – "Fedeltà alla propria patria"


Together together
We forever forever, you know



{15. Felicità}

L'arte della spada, gli allenamenti di primo mattino accompagnati dal vento frizzantino, i pasti frugali, le notti passate ad annaffiare il loro legame che da corda sottile diventò oro massiccio, più forte e reale della corona dell'imperatore.
Jin era l'unico amico, l'unico compagno, l'unico nemico, l'unico, l'unico. Lo capiva e, anche quando non lo capiva, restava in silenzio offrendogli conforto. Era fuoco, era una goccia che scavava la roccia, era la roccia stessa.
La felicità riempiva l'animo del giovane, riscaldandogli il cuore come un fuoco perennemente acceso in una notte fredda d'inverno.
Felice, troppo felice.
E si sa che la tempesta si nasconde sempre dietro l'arcobaleno più splendente.


{5 Febbraio: Orgoglio}

Quasi un anno dopo, in una fredda mattinata di marzo, gli hwarang e i samurai furono radunati dai maestri.
Aspettative ed eccitazione serpeggiavano nell'aria.
«Il vostro momento è giunto. Dopo anni di addestramento, siete pronti per prestare le vostre abilità dove necessario» annunciò solenne il maestro Yoshimitsu. «Il vostro servizio è richiesto presso le province del Regno.»
Jin mosse un passo in avanti. «Chiedo di essere il primo a sferrare l'attacco al nemico, maestro» tuonò.
Gli occhi del maestro scintillarono. «Questa è una richiesta da porgere all'imperatore, giovane samurai.»
E l'imperatore Tadahira accettò al fine di dimostrare il coraggio di Kazama Jin.
Nessuno fu fiero di lui come Hwoarang.


{#10. Respiro}

Come tutte le notti, Hwoarang si infilò nel letto di Jin, trattenendo il respiro. Le braccia del ragazzo gli cinsero la vita e lo trascinarono al petto.
«Kazama» lo canzonò Hwoarang. «Tutti canteranno il tuo nome, sei contento?»
Il respiro dolce di Jin gli solleticava la pelle. «Canteranno il nostro nome. Il regno si ricorderà di noi» promise.
Hwoarang si lasciò sfuggire un ghigno. «Io sarò quello figo, tu quello musone.» Si morse un labbro, tentato da una domanda che gli torceva le budella. Conosceva i precetti degli hwarang ma il numero uno… «Sei pronto a morire per la patria?» chiese in un filo di voce.
«Devo difendere il popolo» rispose Jin.
«Anch'io» aggiunse Hwoarang, per non sfigurare.
Non gli avrebbe mai rivelato che l'unica patria che aveva erano lui e il maestro. Non il regno.
Si chiese se era degno del nome degli hwarang. Si chiese se era degno di Jin.


{24 Aprile: Avengers}

Un esercito di trecento soldati, hwarang e samurai, furono scelti dai maestri. Jin pretese Hwoarang al suo fianco in battaglia.
Il maestro Baek lo raggiunse il giorno prima della partenza. Nei suoi occhi brillava un misto di orgoglio e paura. «Combatterai fieramente, ne sono certo. Non ho mai avuto dubbi al riguardo. L'unica cosa che mi preoccupa è la tua testa calda, giovane guerriero» sussurrò.
Il cuore di Hwoarang si strinse. Il maestro era stato più di un semplice insegnante per lui. «Combatterò anche per voi, maestro Baek» promise, inchinandosi. «Non siate in pensiero per me. Porterò in alto il vostro nome e la patria.»
Il maestro sorrise.


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Capitolo 4
*** Coraggio di non arretrare e non uccidere se non è necessario ***


4) 임전무퇴 – "Coraggio di non arretrare di fronte ai nemici"


{20 Gennaio: Disegno}

Prima che spuntasse l'alba, cavalcarono fino al confine dove li attendeva l'esercito nemico.
Al suo fianco, Jin, una bandana che gli scostava i ciuffi dagli occhi, le vesti da battaglia e un fuoco negli occhi di oro fuso, aveva le sembianze di una figura appartenente a un passato mitico, degna di essere narrata nei poemi a venire. Emanava un'aura di puro carisma e autorità.
Questo è un guerriero, pensò Hwoarang, scrutandolo. È lui che vorrei essere.
Jin ricambiò il suo sguardo, altero. Poi, mentre il sole sorgeva alle sue spalle, le sue labbra si schiusero in un sorriso solo per lui.
Hwoarang lo fissò imbambolato. Quella visione avrebbe meritato un disegno, un quadro da essere esposto nei secoli a venire.


{#15: Urla}

Come solito, anche l'esercito nemico giunse a cavallo e fu subito chiaro che li superavano in numero.
Gli hwarang e i samurai si tesero, le narici si dilatarono. Ancora prima di prepararsi per la battaglia, accettavano la possibilità che il loro sangue avrebbe irrorato il campo e che i loro cavalli sarebbero tornati senza cavalieri.
Morire in battaglia significava compiere il proprio dovere di difensori.
A capo dell'esercito, Jin fece voltare il suo cavallo e, pacato ma risoluto, affermò: «Ci batteremo e guadagneremo tempo e terreno. Per il re e per il regno!»
Nei suoi occhi brillava ancora la ferrea determinazione quando, con un grido di incitamento, lanciò il cavallo nella mischia. Come mosso da fili invisibili, Hwoarang lo imitò. Dietro di lui, duecentonovantanove guerrieri gettarono un grido di battaglia e si unirono alla folle carica.


{#04. Grigio}

La fuliggine e la polvere sollevatesi dallo scalpitare dei cavalli e dal ruzzolare dei guerrieri avevano macchiato il mondo di grigio. Persino le ciocche fiammanti di Hwoarang erano state soffocate dalla cenere. Gli bruciavano gli occhi ma continuava a far danzare la sua spada; i suoi calci erano altrettanto micidiali.
Nonostante la sua stessa sopravvivenza fosse in gioco, i suoi occhi seguivano Jin come segugi. La sua vita era la propria.
Attorno a lui, il caos. Le katane dei samurai vibravano nell'aria e presto la terra grigia si tinse di rosso sangue.
Era una vita intera che si preparava a una tale scena ma, quando il sangue di un compagno gli schizzò sulla guancia, capì che non ne sarebbero bastate altre mille. Chiuse gli occhi.


5) 살생유택 – "Non uccidere senza la necessità"


{#03. Volpe}

Solo per un istante.
Quando li riaprì, nulla era cambiato: la battaglia continuava a impazzare. Dov'è Jin? Gli occhi di Hwoarang schizzavano da un samurai all'altro, da un hwarang all'altro. Con una stretta al cuore, si accorse che molti degli hwarang erano caduti.
Non c'era tempo per compiangerli, però. Dov'era Jin?
E poi, finalmente, lo individuò: si batteva con onore, affrontando gli avversari di petto. Ne aveva sbaragliati parecchi, constatò Hwoarang, orgoglioso.
Troppo coraggio fa gola, però. Alle sue spalle, silenzioso e furbo come una volpe, un uomo strisciava verso di lui, la katana tesa.
Il mondo smise di girare.
«Kazama!» urlò Hwoarang. Senza riflettere, si buttò nella mischia e scattò davanti a Jin, usando il suo corpo come scudo.


{29 Febbraio: Genere Angst}

Jin si girò, gli occhi spalancati dall'orrore.
La lama penetrò nella zona morbida del collo.
L'altro la staccò senza nessuna grazia e la mulinò, pronto a uccidere ancora, distogliendo lo sguardo dal ragazzo crollato al suolo. Era solo un altro hwarang quello che aveva ucciso, nulla di più.
La bocca di Jin si schiuse in un urlo muto. La katana nella sua mano si tese come dotata di vita propria e bucò quella nuca senza nome che gli aveva strappato Hwoarang. Quella stramazzò.
Jin cadde in ginocchio e posò una mano sulla guancia del compagno. «Hwoarang, resisti!» impose, pacato, come se la sua voce potesse paralizzare persino la Morte.
Ma nemmeno Jin Kazama possedeva quel potere.
«Il solito maledetto eroe, Kazama…» rantolò Hwoarang, abbozzando un sorriso insanguinato.


또 홀로 남겨지는 나
~
Once again I’m left alone


{20 Marzo: «L'inverno sta finendo»}


«Rompiamo il patto, Kazama.»
Erano state le ultime parole di Hwoarang prima di spirare tra le sue braccia, mentre un rivolo di sangue, più rosso dei suoi capelli coperti dalla fuliggine, gli scorreva lungo il mento. Persino da morto, sporco e insanguinato, riusciva a colorare il mondo attorno a Jin.
Ora non più.
Il sole che spuntò quella mattina portava con sé il primo timido calore di primavera, accarezzando ciò che restava del manto di neve, e annunciando il settimo giorno che Jin Kazama si rifiutava di bere, mangiare e dormire.
Anche senza Hwoarang, il mondo continuava a girare, le stagioni arrivavano e passavano.
Un sorriso stanco si fece strada tra le labbra screpolate e aride di Jin al suono di un cinguettio. «L'inverno sta finendo, Hwoarang» annunciò.
E poi, finalmente il suo corpo smise di combattere. Il patto era stato onorato.


돌려놔줘 나를 네 옆에
~
Return me to your side again
TXT - 세계가 불타버린 밤, 우린…



Note:
- Tennin (天人), which may include tenshi (天使), ten no tsukai (天の使い, lit. heavenly messenger), hiten (飛天, lit. flying heaven) and the specifically female tennyo (天女) are spiritual beings found in Japanese Buddhism that are similar to western angels, nymphs or fairies (Wikipedia)
- Durante una guerra, Sa Da Ham chiese al Re di essere il primo a portare un attacco ai nemici. Nella stessa guerra Sa Da Ham perse un suo compagno cui era molto legato, Moo Kwan Rang. Da quando erano bambini i due avevano fatto un patto che obbligava entrambi al suicidio se uno dei due fosse morto in battaglia. Sa Da Ham rifiutò quindi di mangiare e dormire per sette giorni ed alla fine del settimo giorno morì.

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