L'agnello è un leone

di delfigen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 capitolo ***


La guerra magica si era conclusa da mesi ormai e nulla era più come prima.

Il regime di terrore instaurato da Voldemort in tutto il mondo magico si era concluso con la sua morte da parte di Harry Potter. Conosco bene Harry e i suoi amici Ron ed Hermione, ero un membro dell’esercito di Silente e loro mi avevano insegnato molti incantesimi utili in battaglia.

Se sono ancora viva è anche merito loro.

Ma come tutti i soppravvisuti ad una guerra, porto addosso le cicatrici di esperienze vissute e sopratutto di perdite subite.

Mia madre, Reneè, durante la guerra,era scappata con il suo nuovo marito a Phoenix in America,sperando di sfuggire dalle rivolte contro i maghi oscuri.

 Sommosse nate prima in Inghilterra e poi propagate per il resto del mondo.

Fu proprio durante una di queste rivolte magiche, che Phil morì.

Phil era un abile mago e Reneè preoccuppata per la situazione decise di far iniziare a settembre a me e a mio fratello Cole l’anno scolastico ad Hogwarts.

Hogwarts fino a pochi mesi fa era considerato l’unico luogo sicuro nel mondo magico contro attacchi di magia oscura. Questo fino dicembre quando Voldemort attaccò la scuola con lo scopo non solo di uccidere Harry, ma anche di instaurare lì il suo dominio. Nessuno era pronto per una battaglia, tanto meno Cole, che ancora scosso dalle perdita de padre e con conoscenze magiche, limitate al secondo anno non potè nulla contro l’Anatema che uccide, scagliato da Bellatrix.

Non è quindi difficile comprendere la mia decisione di allontanarmi per un pò dal mondo magico.

 Saluto per l’ennesima volta mia madre, sento un “pop” e mi ritrovo nel retro di casa di mio padre Charlie.

 Ho deciso che trascorrerò i prossimi due anni qui a Forks con lui,lo sceriffo Swan, frequentando la scuola babbana.

Non sono particolarmente entusiasta,io detesto Forks così umida e cupa ma sono spinta dal desiderio di allontanarmi per un pò dal mio mondo.

-Papà sono a casa- urlai mentre entro dalla porta posteriore lasciata appositamente aperta per il mio arrivo.

-è un piacere vederti Bells,- disse mentre mi abbracciava calorosamente - sei cambiata così tanto dall’ultima volta che ci siamo visti...... Come sta Reneè?-

Gli raccontai come mia madre fosse occupata nella ricostruzione post guerra, mentre lui mi aiutava con i bagagli. Charlie è un babbano e la magia lo mette a disagio, per questo i miei avevano divorziato, non appena ero nata aveva scoperto la vera natura di Reneè.

In sua presenza non usavo la magia quindi sistemai le mie cose in modo babbano, ovvero in modo lento e noioso.

Fortunatamente mi ero portata dietro poche cose,come libri magici, vestiti e il mio gufo Argo.

Durante la cena Charlie mi informò di avermi regalato un furgoncino per aiutarmi negli spostamenti quotidiani, eravamo entrambi preoccuppati all’idea di me alla guida di un tale mezzo, ricordandoci le guide fatte l’estate precedente per cercare di prendere la patente.

Finita la cena andai in camera e scrissi una lettera a Nevil, Luna e Ginny raccontandogli la mia scelta e invitandoli qui per un fine settimana.

 

 

 

Spero vi sia piaciuto, commentate per sapere cosa ne pensate

baci baci

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2 capitolo ***


Quella notte non riuscì a dormire bene, tra gli incubi, che ormai mi seguivano ogni notte e l’agitazione del primo giorno di scuola. Mi preoccupava l’idea di essere la nuova arrivata in una cittadina dove tutti si conoscono dalla nascita, non amo stare al centro dell’attenzione. La colazione con Charlie però, fu tranquilla, mi rassicurò e mi augurò buona fortuna per il mio primo giorno.
Fu semplice trovare la scuola per fortuna Forks è piccola. A vederla non avrei detto che fosse una scuola se non per il cartello che indicava ”Forks High School”.
 Sembrava una raccolta di case tutte uguali con mattoni rossi, tutti piuttosto informale. Un senso di solitudine e tristezza mi invase ripensando alla mia amata Hogwarts, che nonostante i terribili ricordi  per me era casa. L’interno della scuola era ancora peggio, muri bianchi,lampade a neon e file di armadietti grigi ai lati dei corridoi, non facevano altro che ampliare il senso di anonimo, nonostante qualche disegno colorato o striscione per il ballo attaccato qui e là. Ero abituata a corridoi in pietra, torce alle pareti, quadri ai muri che si muovevano e ti salutavano, scale che cambiavano direzione a loro piacimento,ma sopratutto alla compagnia dei fantasmi che escluso Pixie era piacevole.  
Inutile dire che per me quel cambiamento fu sconvolgente. Con mia grande sorpresa feci conosciesenza con altri ragazzi, tanto che a pranzo mi invitarono a sedermi al loro tavolo. Erano tutti molto gentili con me, mi fecero molte domande sull’ Inghilterra. Mi sentivo in imbarazzo perchè non avevo idea di cosa parlassero,per quanto con Charlie mi sforzassi a condurre una vita babbana non ero aggiornata sul ultimo film uscito al cinema o sui punteggi dell’ultima partita di football,nessuno dei miei interessi rientrava nel mondo babbano. Quindi mi limitai a ridere delle battute e ad annuire, lievemente spaesata.
Fu in quel momento,che li vidi per la prima volta. Erano seduti nell’angolo più lontano e isolato della mensa. Erano in cinque. Non parlavano e non mangiavano, benchè ogniuno di loro avesse di fronte a sè un vassoio pieno di cibo intatto. Non si assomigliavano affatto tra loro, eppure tra i tre ragazzi e le due ragazze c’era qualcosa che li rendeva tutti somiglianti. Erano tutti pallidi come il gesso, troppo pallidi per un normale essere umano,occhi molto scuri e le occhiaie cosi violacee da sembrare lividi. Eppure il resto dei lineamenti era diritto,perfetto. 
 Non riuscivo a distolgliere lo sguarado dalla loro bellezza INUMANA.
-E quelli chi sono?-  chiesi ad una certa Jessica che si voltò per seguire la direzione del mio sguardo.
-Sono Edward,Alice ed  Emmet Cullen, assieme a Rosalie e Jasper Hale. Vivono tutti assieme al Dottor Cullen e sua moglie- mentre parlava me li indicava uno ad uno. Il più giovane Edward si girò a guardarci, prima Jessica poi me, mi voltai subito.
Ero certa che non fossero umani sin dal primo squardo che li avevo rivolto, ma non sapevo cosa fossero. Forse erano Veela data la loro incredibile bellezza, ma non ne ero convinta perchè nel caso, avrebbero mangiato il pranzo. 
C’era un’altra possibilità, improbabile, a sentire le legende e spaventosamente orribile nel caso fosse stata reale. Erano VAMPIRI. 
Non ne avevo mai visto uno.Erano stati cacciati dalla comunità magica nel 1692 con lo statuto Internazionale di Segretezza della Magia perchè considerati pericolosi persino per i maghi più abili, poichè difficili da uccidere. Rinnegati dal mondo magico erano stati tutti Obliviati persino i loro “capi”, i Volturi non sapevano nulla del mondo magico. Stessa sorte era stata affidata ai mutaforma perchè essendo nemici naturali dei vampiri non sarebbero riusciti a mantenere il segreto. Secondo i libri, i vampiri conducevano una vita nomade perche la loro sete incontrollabile  non gli permetteva di vivere vicino alle loro prede senza rischiare di essere scoperti. 
-sono...molto carini- dissi cercando di nascondere la preoccupazione.
-si- disse Jessica con una risatina -ma stanno assieme. Voglio dire Emmett  e Rosalie, Jasper  e Alice.E vivono assieme- mentre jessica mi parlava mi ero girata a guardarli.Il più giovane Edward, muoveva talmente veloce la bocca che quasi non si apriva.Eppure mi sembrava che parlassero e la cosa non mi stupì, a quanto ne sapevo i vampiri sono incredibilmente forti e veloci con incredibili sensi,sicuramente avevano sentito la mia conversazione con Jessica e stavano commentando l’arrivo della ragazza nuova. Quel pensiero mi innervosì -non sembrano parenti-dissi.
 -oh, non lo sono. il Dottor Cullen è molto giovane ha trentanni forse meno. sono tutti figli adottivi. Gli Hale sono davvero fratello e sorella,gemelli- mentre Jessica parlava li guardai, erano tutti li a fissarmi.
Magari mi sbagliavo ero ancora sotto schock per via della guerra e tendevo a vedere pericoli anche dove non esistevano. Sicuramente era solo una mia invenzione e loro erano dei semplici babbani, incredibilmente belli cresciuti in una piccola cittadina dove tutti si conoscono fin da bambini.- HANNO sempre abitato a Forks?-
-No, si sono trasferiti un paio di anni fa, vengono da un qualche posto in Alaska- mi rispose Jessica. Mi irrigidì, questo voleva dire non solo che nessuno li aveva visti crescere,cambiare nel tempo, ma anche che ne venivano da un’altro posto poco soleggiato perfetto per chi non si può mostrare al sole. 
Ero persa nei pensieri quando Jessica mi riporto alla realtà e ci recammo entrambe a lezione. 
Quando entrammo nell’aula di biologia notai subito Edward Cullen seduto in un banco da solo. Appena entrai si irrigidì,sembrava una stupenda statua di marmo. Jessica si andò subito a sen
dere,mentre mi presentai al prof che mi fece segnio di sedermi all’unico posto libero vicino Edward.
Ero preoccupata,tesa, rimasi tutta l’ora a braccia incrociate sulla pancia per nascondere la bacchetta che avevo in mano, in caso di un un suo movimento strano.Ma la sua reazione mi stupì. Non si rilassò nemmeno per un istante durante l’intera lezione e rimase rigido,sull’orlo della sedia il più lontano possibile da me, ma con lo sguardo fisso su di me.I suoi occhi neri erano pieni di disprezzo verso di me,non ne capivo il motivo neanche ci conoscevamo.
 Possibile che sapesse che ero a conoscenza del suo segreto? I libri riportavano di alcuni vampiri che possedevano poteri unici, come leggere la mente con un semplice tocco della mano. Non capivo il suo odio per me, non c’eravamo nemmeno sfiorati, nel caso non poteva aver letto la mia mente.
Basta, come al solito mi ero fatta trascinare, i Cullen NON erano vampiri. Dovevo smetterla di vedere pericoli immaginari dietro ogni angolo, la guerra era finita da tempo, ormai ero al sicuro a Forks. Non accadeva mai nulla di interessante a Forks, figuriamoci un intera famiglia di vampiri civilizzati.
Finita la scuola andai a riconsegnare dei moduli in segreteria, e lui era li. Era intento a convincere la segretaria a cambiargli l’ora di biologia, l’unica che frequentavamo insieme con un’altra qualsiasi. Non si era accorto del mio ingresso nella stanza fino a quando entrò una ragazza, che fece sbattere la porta facendo entrare una folata d’aria gelida dall’esterno.
 In quel momento Edward si irrigidì mi fisso con uno sguardo pieno d’odio e se ne andò di fretta. Non capivo il suo odio nei miei confronti, ma ero decisa a non lasciare che i miei pensieri pessimisti prendessero il sopravvento.
 Decisi di ignorare i Cullen in fondo avevo altri pensieri e problemi in testa, ci mancavano solo loro e la loro presenza quasi inumana a peggiorare la mia salute mentale.


*parti tratte dal libro “Twilight”

Spero vi sia piaciuto e se volete commentate per sapere cosa ne pensate. Presto pubblicherò il continuo perchè mi sto divertendo troppo a scrivere questa storia.
 Un saluto a tutti

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Capitolo 3
*** 3 capitolo ***


Era passata poco più di una settimana dal mio arrivo a Forks ma già mi sentivo meglio, mi stavo abituando velocemente alla mia nuova ruotine. Le giornate si assomigliavano tutte: scuola,casa, compiti, partita alla tv con Charlie, cena e poi si ricominciava uguale il giorno dopo. In somma la vita babbana era monotona,ogni cosa era esattamente come sembrava,non c’èra nulla di inaspettato o stupefacente come nel mondo magico. Eppure questa monotonia mi piaceva, mi faceva sentire protetta, al sicuro.
C’era però un pensiero che mi seguiva per buona parte della giornata, i Cullen.
Ero certa che non fossero umani, a scuola li osservavo, stavano li tutti e 4 immobili al tavolo come statue, senza parlare ne mangiare. Dico 4 perchè Edward non si era più presentato a scuola. Avevo monitorato la cronaca della zona ma non c’era stato nulla di strano da spiegare una famiglia di vampiri.
Così il sabato mattina, prima di andare a pranzo dai Weasley, mi smaterializzai a Diagon Alley, alla ricerca di libri che trattassero di vampiri. Dopo aver svaligiato il Ghirigoro feci una passegiata per la via, ma gran parte dei negozi erano ancora chiusi e vedere i Tiri Vispi Weasley chiuso mi intristì, così decisi di andare per negozi babbani.
Girando per il centro di Londra comprai diversi cd musicali e dei libri mentre apettavo l’ora di pranzo,quando mi smatterializzai a casa Weasley.
-Ciao cara che bello vederti, come stai? Entra prego- disse Molly Weasley mentre mi strzzava in un abbraccio caloroso.
C’erano tutti Ron, Hermione, Ginny, Harry, Percy, Arthur e George. Mi chiesero vagamente della mia nuova vita babbana, ma nessuno aveva granchè voglia di parlare.
Finito di pranzare, mentre Harry e Ron correvano fuori in giardino per fare una partitella a Quiddichi, Ginny, Hermione ed io ci sedemmo sotto un albero al fresco. Gli raccontai dei Cullen mostrando loro anche dei ricordi, così che potessero comprendere meglio.
Finita la visine Hermione con un Accio chiamò i libri che avevo appena comprato e inizio a sfogliarli uno alla volta.
-Non credo che siano vampiri,non dovrebbero avere tipo occhi rossi eccetera? Non credo nemmeno che siano Veela,insomma cosa ci farebbero degli esseri del mondo magico come dei Veela in quello babbano? poi a Forks che non c’è nulla....- disse Ginny pensierosa
-Magari si sono rifugiati a Forks nel tentativo di scappare dalla guerra e non sanno che è finita- replicai.
Ginny sbuffando aggiunse scettica- è impossibile essere allo scuro della morte di Voldemort, tutti lo sanno-
Continuammo la conversazione sul quanto fosse facile estraniarsi dal mondo magico, quando Hermione ci interruppe
- è come dice Bells, sono vampiri-
Prese un grosso respiro mi guardò dritta negli occhi e aggiunse - io credo che siano vampiri, che con il tempo abbiano sviluppato un autocontrollo necessario per vivere in mezzo agli umani. Il dottor cullen probabilmente si procura di nascosto dall’ ospedale il sague necessario per farli vivere una vita civilizzata e non nomade- rimasi scioccata non avevo pensato a nulla di cio.
-Devi fare attenzione Bells sono esseri molto pericolosi, per questo sono stati banditi dal mondo magico. Non dargli mai modo di pensare che tu sai il loro segreto, non sappiamo come potrebbero reagire.-aggiunse con un tono preoccupato.
- Menomale che a forks non succede mai nulla di interessante, ci vivono solo una famiglia di sette vampiri e una strega- aggiunsi ironicamente nel tentativo di sdrammatizzare.


Scusate il ritardo, ma con il lavoro non ho avuto molto tempo libero.
Spero vi sia piaciuto, commentate per sapere cosa ne pensate
baci baci

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Capitolo 4
*** 4 capitolo ***


Ciao a tutti, vi ringrazio per i commenti e messaggi sono sempre stra utili. Fino a qui la storia non si distacca molto da Twilight, ma presto Edward capirà che neanche Bella è una semplice umana.  Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia.
Buona lettura!



Quella notte non dormì molto. Le parole di Hermione, continuavano a girarmi per la testa. Ero preoccupata per Charlie, ovviamente. Saperlo armato solo di una pistola, in una cittadina con 7 vampiri e una strega mi agitava.
 Non sapevo cosa fare. Pensai di avvisare il MACUSA della loro presenza, ma subito ci ripensai, sicuramente qualche strano ufficio, teneva traccia degli spostamenti e degli attacchi da parte di vampiri.
Quella mattina  approfittai che Charlie fosse a lavoro, per fare le pulizie di casa e cucinare. La giornata passo velocemente, così la sera scrissi una lettera a Reneè raccontandole della scuola babbana, ma evitando accuratamente il discorso Cullen.
Durante la notte nevicò lievemente così, il lunedi mattina, mentre tutti a scuola erano elettrizzati per la prima nevicata dell’anno, il mio umore si fece ancora più nero del solito.
 Non odiavo la neve come pensava Mike Newton, è solo che mi riportava a ricordi passati. 
Ricordi di regali di natale scartati nella sala comune dei grifondoro, caramelle comprate a Hogsmeade e burrobirre bollenti.
Entrai di corsa in mensa, schivando per un soffio una palla di neve lanciata da Tayler, quando per forza dell’abitudine, diedi un’occhiata al loro tavolo. Rimasi di stucco. Erano in 5. 
L’ansia mi assalì, mi ricordavo fin troppo bene le occhiate cariche d’odio che Edward mi aveva tirato la settimana precedente e il solo pensiero di dover passare l’ora di biologia accanto a lui mi agitava.
Arrivata nella classe di biologia, mi accorsi con sollievo che il mio banco era vuoto.
Sapevo che Cullen sarebbe arrivato da li a qualche minuto,  ma il fatto di potermi sedere e riordinare le idee - prima che un vampiro mi guardasse tutta l’ora come se avessi la lebbra-  mi traquilizzò.
Iniziai a scarabocchiare il quaderno, quando lo senti chiaramente sedersi accanto a me. Rimasi concentrata sul disegno, non volevo incrociare il suo sguardo carico di disgusto misto d’odio.
Quando la sua voce bassa e melodiosa mi distrasse -ciao- disse.
Mi voltai a guardarlo sbalordita - mi chiamo Edward Culllen, La settimana scorsa non ho avuto occasione di presentarmi. Tu devi essere Bella Swan- aggiunse.
 Ero sotto schock la sua voce era così vellutata e anche con i capelli spettinati e bagnati sembrava un modello. Per qualche secondo mi dimenticai persino di avere un killer assetato di sangue di fronte a me. Quando mi ripresi mi ricordai il motivo per cui non c’eravamo presentati la settimana precedente, il mio scazzo si manifestò palesemente sul mio volto.
Sembrò confuso dalla mia reazione-  preferisci che ti chiami Isabella?-
- No, Bella va bene - risposi.
La lezione cominciò, era un lavoro di coppia. Dovevamo analizzare dei vetrini e riconoscere le  varie fasi della mitosi di cipolla. 
Un compito piuttosto semplice , l’avevo già fatto con embrioni di corogene con Piton ,al terzo anno. Ogni fase della veniva affiancata ad una pozione differente. Noi usavamo la magia per ingrandirli ed esaminali, ma non sarà poi cosi diverso con un microscopio. Poi  senza Piton che ti gira intorno sicuramente sarà più semplice.
-Prima le  donne- disse indicando il microscopio, ma vedendo la mia esperessione da disagiata aggiunse - se vuoi faccio io-
-No, faccio io - risposi, esaminai i vetrino rispondendo subito con sicurezza -profase-
-Ti dispiace se do un’occhiata?- chiese lui, mentre rimuovevo il vetrino dal microscopio mi tocco la mano, che  allontanai subito di scatto.
le sue dita erano fredde come il ghiaccio. La cosa non mi doveva scioccare  poi così tanto, in fondo era morto, ma quando mi aveva toccato, avevo sentito come una leggera scossa elettrica percorrermi per tutto il corpo.
-Scusa- mormorò, ritirando la mano.
 Diede un’occhiata veloce al vetrino, -profase - concordò.
Continuammo così, a ricontrollare il vetrino che l’alto aveva appena esaminato correttamente e finimmo prima di tutta la classe. 
Iniziai a scarabocchiare il lato di un foglio, cercando di non guardarlo, la sua innaturale bellezza era da mozzare il fiato. Ma non riuscì un granchè nel mio intento e quando mi girai a guardarlo ma lui era già li con un espressione frustrata a fissarmi. Mi senti a disagio ma non i pericolo stranamente. 
Improvvisamente i suoi occhi mi colpirono. erano di un bellissimo color dorato, sembravano oro fuso. La cosa mi stupì perchè mi ricordavo bene gli occhi della scorsa settimana erano neri. Non badai molto al cambio di colore, dando per scontato che usasse lenti a contatto per mascherare il  rosso reale.
-Peccato per la neve  eh?- aggiunse improvvisamente dopo un po’.
 - Non direi- risposi
-Il freddo non ti piace? - chiese.
- e nemmeno l’umido- aggiunsi sinceramente. 
Mi scrutò attentamente. Era tutto così strano, lui era strano, pensai che si sentisse in obbligo a parlare con me, assurdo. Come se io mi sforzassi a fare una conversazione con una fetta di pizza. Non aveva senso.
-Ma allora perchè sei venuta a Forks? Londra a confronto sembra i Caraibi- aggiunse con un leggera risatina. Nessuno me l’aveva mai chiesto in maniera cosi diretta.
-è ....una storia complicata- cercai  tagliare corto.
-Penso di poterla capire- insistette.
Cosa ne poteva sapere lui di perdere un fratello, di un mondo che è cambiato all’improvviso, di una madre cosi lacerata dal dolore da non essere più in lei. Reneè era forte, le volevo bene, e apprezzavo i suoi sforzi nel aiutare a ricostruire, ma non era più in lei.
Lo guardai dritto negli occhi dorati e profondi, - mia madre si è risposata- dissi senza pensarci.
-Non sembra così complicato- ribatte lui con fare comprensivo. Una fitta al cuore mi assali al ricordo del corpo di Phil, freddo dentro una bara con Reneè che si dispera ed io che abbraccio Cole tremante e singhiozzante
 -E lui non ti piace-dedusse Edward con tono dolce, riportandomi al presente.
-No Phil è un tipo ok- le parole mi uscirono di nuovo da sole senza che potessi fermarle. Non so perchè ma quel suo modo gentile, comprensivo e quei occhi dorati mi tranquillizzavano. Tutte le mie difese si abbassarono. 
-Perchè non sei rimasta con loro?- incalzo lui curioso, con lo sguardo fisso su di me.
 Altre immagini mi passarono davanti agli occhi: Bellatrix che colpiva Cole, i festeggiamenti per la morte di Voldemort per le strade, la gioia accompagnata alle grida di dolore dei genitori che venivano avvisati dal ministero della perdita del proprio figlio, i funerali, il breve ritorno a Pohinix , Reneè irriconoscibile.
-Perchè ti dovrebbe interessare ?- chiesi irritata.
- Questa è una domanda molto sensata- borbotto quasi tra se e se.
Una scintilla di curiosità si riaccese in me, ma dopo qualche secondo di silenzio, sospirai irritata dalla sua mancata risposta e mi girai a guardare fisso di fronte a me.
-Ti do fastidio?- sembrava divertito.
Mi voltai e senza pensare risposi di nuovo con la verità - Non esattamente. Sono io stessa che mi do fastidio. Il mio volto è così facile da leggere... Mia madre dice sempre che sono un libro aperto- mi scapò un sorriso.
 Ero accanto ad un vampiro, il peggior assassino al mondo e io mi stavo preoccupando che lui potesse capire quanto fossi fragile in quel momento.
- Al contrario per me tu sei molto difficile da leggere- sembrava sincero e sconfortato.
-Devi essere un bravo lettore allora- con tutte le prede che aveva ammagliato sicuramente lo era.
-Di solito si - disse illuminandosi in un gran sorriso perfetto e bianchissimo. Se voleva spaventarmi non ci era riuscito, ci voleva ben altro per spaventarmi.
Finalmente suonò la campanella e dopo un’ora di tortura in palestra anche la giornata scolastica terminò.
 Ero impaziente di tornare a casa, cosi una volta dento al mio pick up accesi il riscaldamento, guardai intorno a me per controllare che non ci fossero altre auto per potermi immettere nella strada, quando notai la sagoma bianca di Edward, appoggiato alla sua volvo che mi fissava. Mi distrasse per una frazione di secondo, così invece di mettere la prima misi la retromarcia, per poco non tamponavo l’auto dietro.
Rossa come un pomodoro dalla vergogna, feci un respiro misi la prima e partì.
Passando accanto alla volvo con la coda dell’ occhio vidi Edward cullen ridere di gusto. 
Maledetto sposta babbani. ODIO GUIDARE 

 

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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***


Pov Edward

 

 

Faceva freddo e la neve sciolta si stava ghiacciando di nuovo ed io ero lì freddo ed immobile come la roccia sulla quale ero seduto. Di fronte a me un ruscello carico d’acqua scorreva calmo.

 Seppur i miei occhi stessero fissando l’acqua, che mutava lievemente il colore per via del sorgere del sole, vedevo solo due grandi occhi marroni. Il suo sguardo era lì impresso nella mia mente, profondo, pieno di pensieri e desideri a me ignoti. Esausto e frustrato dal mio malsano interesse per quella inutile e fragile umana, mi ripetevo ormai da tutta la notte, che esso era dovuto al fatto che io non riuscissi a leggerla e una volta “sbloccata” la sua mente, il mio interesse sarebbe scemato. Tutto sarebbe tornato alla normalità, io alla mia eterna solitudine, lei alla sua prevedibile e scontata vita mortale.

Il pensiero di separarmi da lei e non poter più vedere quei bei rotondi occhi cioccolatosi inspiegabilmente mi rattristava.

Ero partito per una settimana subito dopo il nostro primo incontro durante l’ora biologia, in solo 50 minuti quell’esserino era riuscita a risvegliare il mostro che tanto cercavo di tenere a bada da da più di 80 anni. Quel giorno ero scappato via come un codardo, per poi ritornare come un ipocrita attirato dai segreti dietro i suoi occhi scuri e dal richiamo del suo odore.

Mi sentivo fragile perchè avevo rischiato di ucciderla, di fare una strage solo per sentire sulle mie labbra il calore, il sapore e quel inebriante odore che solo il suo sangue riusciva ad emanare. Dovrei partire per la sua sicurezza ma continuavo come un vigliacco a rimandare la partenza soprattutto dopo che ieri pomeriggio avevamo parlato per la prima volta.

Avevo pensato tutta la notte a lei e rivisto più volte nei ricordi la nostra conversazione, cercando di capire se ci fosse una chiave per aprirmi la sua mente, ma niente era rimasta muta e io solo più frustrato e desideroso di lei, delle sue parole e dei suoi sguardi.

Sentii l’auto di Carlies allontanarsi alle mie spalle, capendo che era il momento di andare a scuola, mi alzai svogliatamente e corsi a casa per prepararmi.

In macchina durante il tragitto verso scuola nessuno fiatò, mi concentrai sulle visioni di Alice sulla giornata, niente massacri in vista, per il momento almeno.

Ovviamente la prima cosa che feci una volta arrivato a scuola fu cercare Bella. I miei fratelli già annoiati dal mio continuo interesse per l’umana si dirigevano verso le proprie lezioni, tranne Alice rimase al mio fianco intenta a guardare più lontano.

La ragazza parcheggiò non lontano da me e mentre scendeva incerta sui suoi passi da quel pick up malconcio, sembrava preoccupata per il terreno ghiacciato sotto di lei. Stretta al furgoncino osservava confusa i pneumatici posteriori del mezzo, corrugando la fronte creando così una lieve ruga al centro della fronte. Che cosa la preoccupava? La curiosità mi bruciava dentro tanto quanto la fame del suo sguardo, volevo che lei mi guardardasse.

 “NOO!!” il grido nella mente di Alice mi fulminò.

 Vedevo la scena: il furgoncino di Tayler che slittava sul ghiaccio diretto verso Bella, il tutto sarebbe accaduto tra una manciata di secondi. Uscito dalla visione, due occhi color cioccolato mi stavano fissando inorriditi, mentre sentivo lo stridolio del furgoncino di Tayler che sbandava.

 NON LEI!! urlavo a me stesso mentre mi fiondavo su di lei ad una velocita tale da rendere tutto sfocato. Lei non mi vide arrivare, ma nel centesimo di secondo che impiegai per spostarla dalla traiettoria del furgoncino e cadere sul’ asfalto con lei tra le braccia capì quanto il suo corpo fosse fragile. Sbatte la testa contro l’asfalto e per un decimo di second diventai immobile come una statua dall’ansia che lei potesse essersi ferita.

 Non ebbi nemmeno una frazione di secondo per potermi accertare delle sue condizioni che udii il furgoncino stridere e fischiare mentre tornava come una attratto da una calamita verso di noi. Con la mano destra lo spinsi via mentre facevo da scudo con il mio corpo alla ragazza.

 Sembrava che la morte stesse guidando il furgoncino e che stesse richiedendo avida la vita della fragile umana tra le mie braccia perchè il mezzo urtando con altri mezzi parcheggiati aveva ripreso la traiettoria mortale puntando nuovamente verso di noi. Mi preparai in modo da afferrarlo sotto la carrozzeria per poi bloccarlo, ma tutt’un tratto il tempo ralentò quasi impercettibilmente.

Quello che doveva essere un secondo diventarono 2 e il furgoncino, che nel frattempo aveva colpito il marciapiede sollevandosi leggermente in aria, sembrava rallentare puntando ancora verso di noi.

Con la coda dell’occhio vidi spuntare da sotto le mie braccia uno strano bagliore, mi voltai e vidi Bella che fissava il furgoncino mentre dalla manica sinistra del suo giubbotto usciva un bagliore, una strana luce color azzurro puntata in direzione del mezzo.

La ragazza, senza distogliere lo sguardo dal furgoncino, abbassava leggermente la mano che puntata verso il mezzo, mentre esso iniziava a scendere lentamente di quei 10 cm che si era sollevato per poi toccare terra, fermandosi definitivamente accanto a noi.

Il tempo tornò a scorrere normalmente e quando mi voltai nuovamente verso Bella lei era lì, a terra, sotto il mio corpo che mi fissa scioccata, la strana luce non cera più.

 “Bella, tutto a posto?” domandai preoccupato.

“Sto bene” lo disse in modo automatico, con tono stupito. Al suono della sua voce mi sentivo già più sollevato, tanto che non badai al bruciore che mi incendiò la gola.

 Il caos intorno a noi esplose, grida ovunque mentre noi restavamo lì a guardarci negli occhi, bloccati dai veicoli che ci circondavano. L’umana si divincolava per mettersi seduta , ma io non volevo lasciarla.

 Il calore del suo corpo stava lentamente scaldano il mio e il suo respiro caldo seppur mi inffiamasse la gola, mi provava una gioia mista a piacere.

Il suo respiro voleva dire che era viva, al sicuro tra le mie braccia.

“Attenta” l’avvertì, mentre scalciava per staccarsi dalla mia presa, “hai sbattuto la testa” dissi stringendola più forte a me.

 “Ahi” esclamò, quasi sorpresa che io avessi ragione. Ero talmente sollevato dal fatto che fosse ancora viva, che trovai la scena quasi comica. Bella continuava a muoversi nel tentativo di mettersi seduta, non volevo staccarmi da lei, non volevo che i nostri corpi si separassero, ma il mostro dentro di me la bramava. In quell’angusto spazio, il suo odore mi circondava, inebriandomi di piacere ma bruciandomi dalla sete.

Il mostro dentro me urlava, ringhiava e bruciava, avevo bisogno di respirare aria pulita, per placare seppur in minima parte la sete. Così lasciai la presa e lei si mise difronte a me, con le gambe che si sfioravano.

 Provavo uno strano desiderio come se desiderassi un contatto maggiore tra noi. Scossi la testa per mandare via quel pensiero. Mostro ecco cosa ero, mentre lei era solo una piccola e fragile umana.

Il caos ci circondava, ma noi eravamo li in silenzio a guardarci negli occhi, entrambi pieni di dubbi e domande. Era frustrante perchè volevo sapere cosa stesse pensando, se aveva visto qualcosa se mi aveva scoperto, ne dubitavo perchè ero troppo veloce per essere visibile ad occhio umano.

 Mi sentivo stordito nel ripensare ai fatti che erano appena accaduti, il tempo che rallentava, la luce nella sua manica, il furgone che si posava piano a terra da solo. Poteva un vampiro entrare in stato di shock? Era realmente successo o mi stavo solo immaginando tutto? Sentivo l’urgenza di parlare con Carlisle.

“Grazie!” sussurrò Bella, riportandomi con la mente al presente.

“Per cosa?”

“Per avermi salvato” disse mentre si massaggiava la testa indolenzita,” non eri obbligato, eri lontano potevi fare finta di niente, ma l’hai fatto e ti sei esposto, quindi grazie.” ero immobile.

“eri lontano.....ti sei esposto” mi galleggiavano in testa. Cosa aveva visto?

“Non capisco cosa intendi, ero qui accanto a te, se non ti avessi spostato adesso saremmo entrambi delle uova strapazzate” aggiunsi in fretta.

 “Si vabbè come dici tu” disse più a se stessa che a me.

 Arrivarono i pompieri che con una grossa pinza meccanica spostarono il furgoncino in modo che i soccorritori potessero passare con le barelle.

 “Ciao Edward, stai bene?” disse Brett Warner, un’infermiere che lavorava in ospedale e che conoscevo bene.

” Benissimo, per fortuna non sono stato colpito, ma la ragazza ha sbattuto forte la testa sono un po’ preoccupato per lei, non vorrei che avesse una commozione celebrale” risposi.

L’infermiere vista la mia calma si convinse che stavo bene concentrandosi sulla ragazza che mi fulminò con lo sguardo mentre le mettevano il collare e la caricavano in barella sull’ambulanza.

Mi fissava imbronciata, era così tenera mi ricordava un cucciolo di panda arrabbiato. Ridacchiai all’idea mente mi sedevo sui sedili anteriori dell’ambulanza.

 

Ciao a tutti, spero che vi sia piaciuto. Se vi fa piacere commentate.

 

Vero

 

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