Brothership

di karter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Snow ***
Capitolo 2: *** Star ***
Capitolo 3: *** Miss U ***
Capitolo 4: *** Verità ***



Capitolo 1
*** Snow ***


 
 
Snow
 

 
«Fratellone!» urlò estasiata una ragazzina di tredici anni, mentre con il naso vicino alla finestra osservava incantata quei piccoli fiocchi di neve danzare nel cielo, prima di posarsi a terra.
Amava la neve Julia. Le dava un senso di quiete e tranquillità.
«Secondo te si poserà?» chiese curiosa senza distogliere lo sguardo da quello spettacolo magnifico.
«Se va avanti così tutta la notte, credo proprio di sì» rispose il ragazzo soffermandosi anche lui a guardare quella danza proibita con un senso di nostalgia nel cuore.
C'erano stati anni in cui anche lui aveva amato la neve, anche se non l'aveva mai ammesso apertamente.
Gli piaceva farsi trascinare sotto una bufera da mani gentili così simili alle sue, eppure diverse. Era bello rotolarsi sul manto bianco che pian piano si posava intorno a loro o più semplicemente rincorrersi lanciandosi palle di neve. Pareva tutto perfetto, così magico.
Si divertivano tanto anche se il giorno dopo erano costretti a letto per la febbre, ma non importava, non a loro che erano così felici nel calore del loro abbraccio.
«Axel mi stai ascoltando?» lo richiamò la ragazzina dai capelli castani, interrompendo quei pensieri che lo avevano fatto ritornare indietro nel tempo a quando le sue dita erano sempre intrecciate a quelle di lei.
«Scusami sorellina!» rispose il biondo scompigliandole la frangia castana come faceva sempre quando voleva farsi perdonare qualcosa.
«Ti ho chiesto se volevi venire a giocare con me sulla neve?» ripetè nuovamente la piccola Julia con un sorriso.
Ormai aveva imparato a riconoscere quello sguardo malinconico che caratterizzava le iridi cioccolato del suo fratellone quando la mente lo riportava indietro nel tempo.
Axel rimase qualche secondo immobile, mentre davanti ai suoi occhi alla figura della piccola Julia si sovrastava quella di una bambina di quattro anni dalle codine bionde e con due vispi occhi color cioccolato.
Immediatamente scosse la testa. Non doveva illudersi. Lei non c'era più.
«Copriti bene!» l'ammonì il sedicenne facendo urlare di gioia la castana che corse subito in camera a vestirsi, mentre Axel rimase lì, immobile, a fissare la neve che cadeva dal cielo mentre una lacrima gli rigava il volto ormai non più bambino.
Alex sarebbe sempre stata parte di lui.
 

 

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Capitolo 2
*** Star ***




 
Star
 
 
«Fratellone come facciamo a mettere la stella là in cima?» domandò Julia osservando la punta del loro albero di Natale.
Era decisamente troppo in alto anche per Axel.
«Vedrai che qualcosa ci inventeremo» le rispose il biondo entrando in salotto con una cornice tra le mani e catturando subito l'attenzione della più piccola.
«Cos'è?» chiese infatti saltellando, dimentica del grande problema che l'aveva afflitta fino a qualche secondo prima.
Axel sorrise davanti alla genuina curiosità di quella piccola peste, prima di mostrarle il piccolo tesoro che aveva trovato in mezzo alle decorazioni natalizie.
Julia la osservò estasiata per qualche secondo.
Era una vecchia foto e ritraeva due bambini che ridevano felici in mezzo a tutte le decorazioni di Natale cadute a terra.
«È stato l'ultimo Natale che abbiamo passato assieme...» iniziò Axel con sguardo malinconico «La mamma e il papà ti avevano portato dal dottore perché stavi poco bene, mentre io e Alex rimanemmo soli a casa. Eravamo tristi per te, quando ci venne in mente un'idea che noi considerammo geniale» continuò non riuscendo a trattenere un sorriso «Mamma e papà avevano montato l'albero e noi per farvi una sorpresa volevamo farvelo trovare già addobbato. Ci impegnammo tanto. Mettemmo tutto al loro posto, le luci, le palline, i festoni. Mancava solo la stella» aggiunse prendendo quella decorazione tra le mani e osservandola attentamente, come se avesse avuto il potere di riportarlo indietro nel tempo a quei giorni felici «Non sapevamo come metterla, quando Alex ebbe l'illuminazione, se così possiamo chiamarla» disse ridendo leggermente e facendo sorridere anche Julia.
Era raro sentir ridere Axel quando si parlava di lei. Solitamente i suoi occhi diventavano sempre tristi e malinconici.
«Mettemmo una sedia sopra all'altra, poi salì io e Alex sopra di me. Ci eravamo quasi riusciti finché non abbiamo sentito la serratura girare e Alex ha perso l'equilibrio. Prendemmo davvero una bella botta e la mamma ci rimproverò non so nemmeno per quanto tempo!» concluse sorridendo a quel ricordo che gli scaldava sempre il cuore.
«Eravate terribili!» commentò la piccola con un sorriso andando a sistemare la cornice sul camino.
Era lì il suo posto, non in uno scatolone.
«Sai Axel» iniziò d'un tratto la tredicenne «Io non ricordo quasi nulla di lei, eppure mi manca» aggiunse non riuscendo a trattenere un singhiozzo.
Il sedicenne, vedendola, non poté che stringerla forte in un abbraccio.
«Manca tanto anche a me!» confessò stringendo il suo piccolo angelo ancora più forte tra le sue braccia.
Avrebbe voluto eliminare quel dolore dal suo cuore, ma non era possibile e lo sapeva fin troppo bene.
«Ti va di mettere la stella?» le chiese dolcemente non appena il pianto si fu calmato, asciugandole le lacrime dal volto candido.
Julia lo osservò qualche secondo prima di sorridere serenamente.
«Prendiamo le sedie?» chiese separandosi da quell'abbraccio sicuro e scatenando una sana risata sul volto del fratello.
Il tempo non avrebbe mai guarito quella ferita, ma se erano assieme il dolore diventava più sopportabile.
 
 
 
 





 

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Capitolo 3
*** Miss U ***




 
Miss U
 
 
Il sole splendeva alto nel cielo quella mattina cercando di riscaldare quella giornata di festa. Poche persone si vedevano per le strade. Dopo la precedente notte di festa nessuno era tanto pazzo da mettere il naso fuori casa prima delle undici.
Un ragazzo, però, si aggirava silenzioso per le strade della sua città. Aveva lo sguardo assorto, forse perso in quelle canzoni che sentiva con le sue cuffiette o nel paesaggio circostante. Nessuno lo avrebbe mai saputo.
Camminava tranquillamente, conscio della sua destinazione. Tante volte si era recato in quel posto. Le sue gambe, ormai, riconoscevano la strada automaticamente.
Camminò a lungo, fino a trovarsi davanti un enorme cancello in ferro battuto. Era spalancato per permettere a persone come lui di entrare tranquillamente.
Percorse vari metri, senza guardarsi intorno, mentre il cuore batteva sempre più forte, man mano che si avvicinava a destinazione.
Poteva sentirli chiaramente quei battiti sconnessi che lo facevano sembrare un bambino spaventato e forse lo era ancora e sempre lo sarebbe stato.
«Ciao Alex!» disse fermandosi davanti a una lapide in granito nera.
Tutti avevano considerato strana quella scelta, ma nessuno poteva capire, perché nessuno la conosceva come lui che aveva sempre avuto le dita intrecciate alle sue.
«Eccomi di nuovo qui» continuò sistemando il mazzo di iris e camelie nel vaso in modo che non coprisse quella bambina bellissima che si era portata via un pezzo del suo cuore «Sono passato a farti gli auguri di Natale e a portarti questo!» aggiunse posando un piccolo pacchetto arancio con un nastro blu «Spero ti piaccia, ma sono quasi certo sarà così» continuò portandosi una mano a stringere quel bracciale con una goccia d'acqua e una fiammella uniti, il gemello di quello nella scatoletta mentre una lacrima gli rigava il volto.
Si sentiva stupido nel fare tutte quelle cose, eppure il suo cuore ne aveva bisogno. Aveva ancora bisogno di lei e non riusciva a credere all'idea di averla persa per sempre.
«Mi manchi sorellina. Mi manchi come può mancare l'aria nei polmoni. Non riesco a farcela senza di te. Sento tutto il mondo crollarmi sulle spalle e io sono stanco di cercare di non essere schiacciato dal suo peso» scoppiò d'un tratto inginocchiandosi all'altezza di quegli occhi vispi così simili ai suoi, mentre nuove lacrime gli rigavano il volto «Non sai quante volte avrei voluto trovare la forza per lasciarmi andare, per crollare sotto tutto quel dolore, ma non ci sono mai riuscito. Ogni volta che credevo di essere ad un passo da te, ecco che una manina compariva a sorreggermi, per aiutarmi a non mollare» aggiunse accarezzando quel vetro freddo al tocco delle sue dita «Julia, anche senza saperlo, mi ha sempre sostenuto e non posso abbandonarla. Mi manchi Alex, ma Julia ha bisogno di me e non voglio che provi anche lei questo dolore struggente che la tua scomparsa mi ha lasciato» disse cercando di asciugarsi le lacrime «È per questo che lotterò ancora, sorellina, e quando ci rivedremo tu sarai fiera di me!» concluse alzando gli occhi al cielo mentre un sorriso gli dipingeva le labbra.










 

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Capitolo 4
*** Verità ***




 
Verità


 
«Come mi hai convinto a venire qui, ti prego ripetimelo!» sospirò, Axel, seduto al tavolino del bar della pista di pattinaggio mentre sorseggiava un the caldo facendo sorridere Celia seduta davanti a lui.
«Eri solo a casa, come lo ero anch'io e così ti ho invitato a cena da me assieme a Erik e Silvia che ha proposto di venire a pattinare e dato che la maggioranza ha votato si, eccoci qui!» gli rispose sorridendo guardando i due amici pattinare insieme tenendosi per mano.
Erano davvero una bellissima coppia quei due.
Axel sospirò a quelle parole. Se non si fosse lasciato coinvolgere a quest'ora si sarebbe trovato a osservare il cielo dalla loro terrazza sorseggiando una tazza di cioccolata calda in attesa del nuovo anno, come sempre. Invece non era riuscito a dire di no a quegli occhi color miele che lo guardavano sorridenti e pieni di aspettative.
Sorrise impercettibilmente a quel pensiero. Non ne capiva il motivo, eppure non riusciva a dire di no a quella ragazza. Vedere il sorriso sul suo volto gli scaldava il cuore e gli trasmetteva quella sensazione di benessere che solo altre tre persone erano riuscite a trasmettergli, peccato che due di quelle non ci fossero più.
Celia lo osservava di sottecchi. L'aveva sempre osservato da lontano, fin dalla prima volta in cui lo aveva visto. Non ne aveva mai capito il motivo, eppure quel ragazzo dai ribelli capelli biondi e lo sguardo tormentato l'aveva da sempre intrigata, in quel momento più che mai. Le pareva di essere come un pezzo di metallo attratto da una calamita. Le piaceva Axel, tanto. Ci aveva impiegato parecchio per rendersene conto, ma alla fine l'aveva capito. Le piaceva tutto di lui. Quei sorrisi sereni che regalava agli amici nei momenti di gioia, quelli pieni d'amore che coinvolgevano anche gli occhi che lui rivolgeva solo a Julia, quei silenzi che lo caratterizzavano da sempre, perché Axel non era mai stato un tipo esuberante, ti sosteneva da dietro le quinte, senza che te ne accorgessi. Adorava i suoi occhi. Guardandoli potevi leggergli l'anima, come in quel momento che erano diventati improvvisamente malinconici.
«L'ultima volta che sono stato a pattinare sul ghiaccio avevo da poco compiuto cinque anni» disse d'un tratto senza neanche rendersene conto.
Non sapeva perché l'aveva detto, sapeva solo di aver bisogno di parlare di lei a qualcuno.
«Ero una frana, finivo sempre a terra, ma non m'importava. Più cadevo, più la mia determinazione cresceva. Volevo riuscire a fare un giro completo sul ghiaccio senza cadere» continuò fissando lo sguardo sulla pista.
In quel momento non c'erano più Erik e Silvia che pattinavano tenendosi per mano. Non c'era quel papà che tentava di insegnare alla figlia come rimanere in equilibrio. Non c'erano i due fidanzati che giocavano ad acchiapparello. Non c'era nessuno, solo due bambini biondi che ridevano. O meglio la bambina rideva del fratello che non riusciva a stare in equilibrio, mentre dall'altro lato della pista la loro mamma lo incoraggiava a non arrendersi.

«Sei una frana!» lo prese in giro la bambina porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi «Forza aggrappati al muretto e tieni la mia mano!» gli disse la bionda sorridendo in quel modo speciale in cui sorrideva solo a lui.
Il bambino rimase qualche secondo immobile, prima di ascoltare la sorella e iniziare a muovere qualche passo.
Non gli pareva più così spaventoso.
«Ci sto riuscendo!» esclamò felicissimo il bambino osservando i suoi piedi scivolare sul ghiaccio guidati dalla mano della sua sorellina «Sto pa...» continuò.
Ma non fece neanche in tempo a concludere
la frase che entrambi i bambini si ritrovarono sul ghiaccio.


«Prendemmo davvero una bella botta e la mamma non la smetteva più di ridere. A detta sua avevamo due espressioni buffissime» aggiunse senza riuscire a trattenere un sorriso «Alex invece mi avrebbe ammazzato con le sue mani inizialmente, poi è scoppiata a ridere anche lei. Non siamo mai riusciti ad essere arrabbiati l'uno con l'altra» confessò.
E fu strano. In dieci anni non aveva mai parlato di lei, si era sempre rifiutato. In quel momento, invece, era parso così semplice e naturale. Come se stesse raccontando una fiaba.
Celia lo osservò qualche secondo. Era successo di nuovo. Aveva fatto di nuovo quel nome. Alex. E anche quella volta gli occhi di Axel si erano adombrati nel nominare quella persona che aveva capito essere stata tanto speciale nella sua vita e in quella di Julia.
«Axel...» lo chiamò incerta rimuginando su tutto ciò che aveva notato in quei giorni «So che non sono cose che mi riguardano e che non ami parlare della tua vita» aggiunse cercando di trovare dentro sé il coraggio per porgli quella domanda tanto importante e attirando su di sé l'espressione curiosa del ragazzo biondo seduto con lei «Ma, mi chiedevo, chi è Alex?».
A quella domanda l'ex numero dieci della Raimon sbarrò gli occhi qualche secondo. Se la sarebbe dovuta aspettare, eppure...
«La domanda giusta è chi era Alex, non chi è...» rispose il ragazzo osservando nuovamente la pista da pattinaggio.
Una bambina dai codini biondi e gli occhi cioccolato lo guardava sorridendo, incitandolo a continuare.
Scosse il capo a quella visione. Doveva smetterla di illudersi.
La blu sbarrò gli occhi. Non sapeva cosa dire. Con quella frase Axel era riuscito a farle capire di aver toccato un tasto dolente.
«Io...» iniziò senza sapere cosa dire.
«Alex era la persona più importante della mia vita» iniziò il biondo salvandola da quella situazione scomoda «Il mondo poteva anche finire per me, l'importante era averla al mio fianco» aggiunse senza distogliere lo sguardo da quelle persone che ridevano serene «Era tutta la mia vita e quando è morta, è morta anche una parte di me. È così per i gemelli, no?  Le stesse gioie e gli stessi dolori» concluse con un sospiro rassegnato, come se parlare di tutto quello fosse un enorme sofferenza, e forse era proprio così, pensò Celia, non riuscendo a trattenere le lacrime.
Axel aveva perso sua sorella gemella e nessuno di loro lo sapeva. Anzi, il loro amico non ne aveva mai voluto parlare. Si era tenuto dentro tutto quel dolore e l'aveva sopportato da solo.
«Perdonami!» riuscì solo a dire con un filo di voce.
Si sentiva in colpa. Non aveva nessun diritto di porgli una domanda tanto riservata.
«Non è colpa tua!» rispose il ragazzo cercando di riacquistare un tono neutro «È successo tanti anni fa, quindi non hai motivo di piangere» aggiunse tentando di rassicurarla con un sorriso, uno di quelli che gli aveva visto rivolgere solo a Julia.
Celia ne rimase incantata e non poté impedire alle sue guance di tingersi di un flebile color ciliegia. Era così bello con quell'espressione in volto.

«Ragazzi!» li chiamò d'un tratto Silvia interrompendo quel momento magico che si era creato «Tra qualche minuto sarà mezzanotte» li avvisò avvicinandosi a loro assieme ad Erik «Venite in pista, da qui si vedono meglio i fuochi d'artificio!» aggiunse con un sorriso radioso.
Celia a quelle parole esitò un secondo. Aveva visto il volto dell'amico sbiancare per un attimo. Non doveva essere facile per lui entrare in quella pista dopo ciò che le aveva appena raccontato.
«Arriviamo!» rispose, invece, Axel cogliendola di sorpresa.
Credeva che avrebbe trovato una scusa per andare via come faceva spesso nell'ultimo periodo, invece no. Si era alzato e le stava porgendo una mano per fare altrettanto.



 
***


«Sono bellissimi!» disse Silvia con il naso all'insù osservando quel magnifico spettacolo di fuochi pirotecnici che aveva sancito l'inizio di un nuovo anno.
«Mai quanto te!» le sussurrò in un orecchio Erik facendola arrossire «Buon anno, amore!» aggiunse poi, prima di rubarle un dolcissimo bacio.
Il nuovo anno era iniziato nel migliore dei modi per loro.

Poco più in là, appoggiati al muretto, anche Axel e Celia osservavano quei bellissimi fuochi con un sorriso sulle labbra.
«Buon anno!» disse la blu avvicinandosi al ragazzo per farsi sentire.
Axel le sorrise teneramente a quell'augurio così spontaneo.
«Anche a te!» le rispose, prima di alzare nuovamente il volto al cielo perdendosi in quella maestosità di colori «E buon anno anche a te, sorellina!» aggiunse per la prima volta serenamente.
Sì, quell'anno era iniziato nel modo migliore!






 

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