Les Wizardables di NargilliRosa (/viewuser.php?uid=1148890)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incarico della Umbridge ***
Capitolo 2: *** Il calice rosa ***
Capitolo 3: *** A lezione con la Umbridge ***
Capitolo 4: *** Smanie musicali ***
Capitolo 5: *** L'annuncio ***
Capitolo 6: *** A proposito del ballo ***
Capitolo 7: *** Inviti ***
Capitolo 8: *** Duello-duetto ***
Capitolo 9: *** Arriva il ballo ***
Capitolo 10: *** I miracoli della Umbridge ***
Capitolo 11: *** Il finale segreto ***
Capitolo 12: *** Finali alternativi ***
Capitolo 13: *** I congiurati ***
Capitolo 1 *** L'incarico della Umbridge ***
Les
Wizardables
“È
un incarico molto delicato e
importante. Chi di voi se la sente?”
“Ehm,
ehm”.
Il Ministro
della Magia sorrise.
Sì, Dolores Umbridge era proprio la persona adatta per
ricoprire quel ruolo.
~
Un nuovo anno
era iniziato a
Hogwarts: i primini si erano già accomodati alle rispettive
tavole e i ragazzi
più grandi fremevano alla vista delle pietanze dopo il lungo
viaggio
sull'Espresso. La cena però non poteva iniziare senza il
tradizionale discorso
del Preside, che tintinnò la posata sul bicchiere con un
sorriso di benevolenza.
Benvenuti,
regole, auguri per il
nuovo anno... E infine la presentazione delle due nuove figure sedute
l'una di
fianco all'altra al tavolo dei professori.
“Un
caloroso benvenuto al
professor Moody che ricoprirà la cattedra di Difesa contro
le Arti Oscure!”
esclamò Albus Silente, interrompendosi il tempo di
permettere all'intera sala
di applaudire – e di fare conoscenza con la stramba figura.
“Avremo
altresì anche un nuovo
corso fortemente voluto dal Ministero della Magia: lezioni di teatro,
tenute
dalla professoressa Dolores Umbridge!”
La seconda
figura era per ragioni
diverse curiosa almeno quanto la prima ma in più aveva anche
una certa
loquacità.
“Ehm
ehm. Scusi l'interruzione,
Preside, vorrei se possibile dire qualche parola”.
Si
alzò in piedi senza neanche
attendere l'approvazione e iniziò a parlare a ruota libera
del suo programma di
lavoro.
“Puah,
quella è una principessa
del teatro tanto quanto lo sono io!”
La strega si
interruppe
improvvisamente e si voltò verso la direzione di quel
borbottio. C'era da
pensare che se Moody poteva guardare dappertutto con il suo occhio
magico,
Dolores Umbridge non fosse da meno quanto a udito.
“Oh,
splendido, Professor Moody!
Cercavo proprio un collaboratore. La ringrazio per essersi
proposto!”
La risposta
sgarbata del nuovo
professore di Difesa divenne presto uno degli argomenti preferiti dagli
studenti durante la prima settimana, così come la nuova
inaspettata materia.
“Io
non ho affatto voglia di
rendermi ridicolo”.
“Io
parteciperò sicuramente,
invece” affermò Draco, attirandosi lo sguardo
scettico di Blaise. “Mio padre mi
aveva anticipato questa novità, i suoi contatti al
Ministero gliel’hanno
fatto sapere naturalmente. Conta su di me per far colpo sulla Umbridge,
pare
abbia una certa influenza” spiegò, dandosi
un’aria d’importanza che portò
Zabini a roteare gli occhi con uno sbuffo esasperato. Tiger e Goyle
borbottarono un’approvazione, tornando però quasi
subito a dedicarsi alle loro
cioccorane.
“Parteciperò
anch’io!” esclamò
raggiante Pansy, raggiungendoli. “Potremo essere principe e
principessa, Draco”
aggiunse, avvicinandosi al giovane Malfoy.
Lui
esitò qualche secondo. “Uhm,
certo” confermò, evidentemente poco convinto.
Simili
conversazioni si
svolgevano anche nella Sala Comune dei Grifondoro.
“Che
ne pensi, Harry?”
“Non
mi interessa il teatro.
Vorrei solo un anno tranquillo, per una volta”.
“Io
vorrei provare” mormorò
Neville, a voce bassissima. “Ho sentito dire che
può aiutare a superare la
ti-timidezza, e…”
“È
un’ottima idea, Neville!” lo
incoraggiò convinta Hermione (essendo la più
vicina, era riuscita a sentirlo).
“Grazie”
balbettò lui.
“Non
mi convince l’insegnante,
però. Tutto quel rosa!” commentò Ron
disgustato.
Harry
annuì. “Il modo in cui ha coinvolto
l’altro professore è stato divertente,
però”.
“Oh,
non me ne parlare, Harry!
Malocchio Moody sarà pure un Auror esperto, ma sembra un
vero maleducato”
intervenne Hermione, scuotendo la testa contrariata.
Il giorno dopo,
il programma di
teatro raggiunse la prima grande svolta quando Argus Gazza si mise ad
affiggere
una serie di avvisi al muro.
“Ehm
ehm” tossicchiò la nuova
insegnante, quando il gruppo di studenti radunati attorno alla bacheca
improvvisata le sembrò sufficientemente numeroso.
“Oggi stesso inizieranno le
lezioni canonicamente divise per anni, ma il Ministero non
può permettersi il
lusso di attività poco produttive. Vuole vedere
qualità e io sono qui per
tirarla fuori dai migliori di voi. Domani ci saranno dunque le
audizioni per i
ruoli principali del musical che si terrà alla fine
dell'anno davanti al nostro
Ministro, Cornelius Caramell. L'opera scelta, e sono certa ehm che
piacerà a
tutti…” fece una pausa a effetto,
“È I Miserabili del grande mago francese Victor
Hugo!”
Dopo aver
rivolto un sorriso
generale – un po' esagerato, in verità
– agli studenti Dolores fece per
girare sui suoi tacchi, tuttavia prima di iniziare a dileguarsi si
voltò di
nuovo bruscamente verso il custode.
“Oh,
signor Gazza, tolga pure
Marius dalla lista... abbiamo già un attore per quel ruolo:
il mio caro amico
Lucius Malfoy mi ha suggerito caldamente un candidato!”
aggiunse, lanciando
un'occhiata complice al ragazzino platinato che si trovava nella prima
fila.
“Malfoy
è un suo amico? Ma non
dica stronzate per piacere...”
Per un attimo
Dolores trasalì non
avendo notato il professor Moody finché non si fu fatto
largo a suon di insulti
tra gli studenti, ma poi ritrovandoselo di fronte si limitò
a lanciargli
un'occhiataccia e fare uno dei suoi finti sorrisetti.
“Professor
Moody! La vedo davvero
molto interessato al teatro! Non mi dica che vuole fare un'audizione!
È
interessato al ruolo del vecchio e bisbetico nonno di Marius? Oppure a
quello
del perdigiorno e meschino Thenardier?”
“Beh,
io direi che lei ha il
physique de rollè per fare la signora Thenardier, a
proposito”.
Dolores
ridacchiò leggermente,
guardandolo dall'alto in basso (o dal basso all'alto nel suo caso).
“Si
dice physique du role... E
comunque, per quanto sarebbe interessante recitare come marito e
moglie, ho già
il mio ruolo”.
“Molto
bene, non ci terrei a
essere suo marito neanche per finta!”
In ogni caso,
però, dopo che la
strega se ne fu andata, il professor Moody indugiò per un
attimo davanti alla lista
dei personaggi richiesti e con un grugnito scrisse il suo nome accanto
a quello
che lo interessava.
“Non
sapevo fossi un così bravo
attore! Sei stato morso da un Verbil da piccolo?”
Malfoy si
voltò, stupito. Davanti
a lui c’era una sconosciuta ragazza di Corvonero che
l’osservava con curiosità.
I Corvonero erano intelligenti, no? Decise di fingere di sapere
perfettamente
cosa fosse un Verb… qualsiasi cosa avesse detto lei, insomma.
“No”
rispose, evitando di
chiedere “perché”.
Vide gli occhi
della ragazza
spalancarsi. Erano di un bel grigio, un po’ gli ricordarono i
suoi – li trovò
anche strani, però, scrutandola meglio. Lei
era strana,
con degli assurdi orecchini a forma di ravanelli giganti, gli occhi
spalancati
e i capelli in disordine.
“Allora
è tutto talento naturale”
concluse la strana ragazza con un sorriso. Draco la guardò
allontanarsi senza
sapere bene né come rispondere – serviva, una
risposta? – né se fosse il caso
di accettare il complimento. Perché era un complimento, no?
Non gli era sembrata
ironica.
“Hai
un’ammiratrice, Malfoy” gli
sussurrò Zabini ridendo, trascinandolo dentro alla classe.
“Lunatica
Lovegood è un’illusa,
se pensa di poterti piacere” sbuffò invece Pansy,
seguendoli. “Quindi sei…
Marius, Draco? Non conosco la storia, per che ruolo dovrei andare? Chi
è la tua
innamorata?”
“Prova
con Eponine” suggerì
Blaise con un ghigno a cui la ragazza non prestò attenzione.
“Allora
anche tu puoi renderti
utile, a volte, Zabini!” esclamò invece,
segnandosi il nome su un angolo della
pergamena.
Draco rimase
assorto per tutto lo
scambio. Il nome pronunciato da Pansy non voleva saperne di uscirgli
dalla
testa: Lunatica? Doveva essere un soprannome, e
davvero non lo stupiva –
aveva un’aria decisamente strana, la biondina del corridoio.
In altri casi
l’avrebbe trovato divertente, ma in quel momento non riusciva
e la cosa
l’urtava. Non riusciva a comprendere perché mai
quel nomignolo poco lusinghiero
attribuito a una sconosciuta gli provocasse quell’irrazionale
fastidio.
Forse
c’entrava il fatto che non
gli avesse fatto nulla di male, anzi gli si fosse rivolta con gentilezza
– Draco decise di aver perso già decisamente
troppo tempo a riflettere su una
simile futilità e cercò un passatempo migliore
nell’attesa del professore.
Individuò Potter in uno dei banchi davanti e gli
scoccò l’occhiataccia più
irritante del suo repertorio.
Ecco, ora andava
già meglio.
NdA
Salve
a tutti!
Dolores
vi
ringrazia per essere giunti fin qui! Se volete partecipare ai provini
lasciate
un commento (ma probabilmente non verrete scelti, sono selezioni
difficili).
Questa
storia
nasce con l’intento di unire le OTP delle due autrici
(è un account condiviso),
Dolastor e Druna, con Les Miserables!
Speriamo
che
questo primo capitolo vi abbia incuriositi e che possiate apprezzare i
seguenti!
Tanti
baci rosa,
Nargilli
Rosa
|
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Capitolo 2 *** Il calice rosa ***
In occasione dei
provini per lo
spettacolo teatrale fu messa a disposizione della professoressa
Umbridge l'unica
stanza che potesse disporre di tutto il necessario per
l'improvvisazione degli
aspiranti artisti: la Stanza delle Necessità. Mentre la
piccola insegnante se
ne stava seduta con una tavoletta sulle ginocchia e una penna in mano
pronta a
scribacchiare le sue considerazioni, gli studenti si alternavano a
tentare la
loro miglior prova. I copioni e i testi delle canzoni Dolores Umbridge
li aveva
tutti in mente e già tre candidati – Lavanda
Brown, Seamus Finnigan e Padma
Patil – erano stati depennati solamente perché si
erano presentati con i fogli
in mano.
Non sapere le
battute era peggio
delle stonature secondo lei: era a Hogwarts per riportare ordine e
disciplina
attraverso il teatro e non avrebbe tollerato il caos.
Fu per questo
che, dopo quei
primi casi disperati, si ritrovò a dare forse con un po'
troppa rapidità il
ruolo di Enjolras a Neville Paciock.
“È
tempo per tutti noi di
decidere chi siamo... Combattiamo per... Il diritto di una serata a
Hogsmeade
ora? Oppure è solo un gioco per dei ricchi
purosangue?”
“Ehm
ehm, può bastare signor
Paciock. La voglio più deciso e un po' più
intonato quando canta, ma direi che
sono colpita dal fatto che abbia memorizzato le parole del
testo!” esclamò
rivolgendo un sorriso apparentemente caloroso al ragazzo che
sembrava sul
punto di svenire sul palco improvvisato. Poi chinò la testa
sulla tavoletta e
mise accanto al suo nome una spunta – ma con una piccola
nota: se non trovo
proprio di meglio.
Con la stessa
scusa – sapere le
parole – e la stessa clausola – “se non
trovo di meglio” – si ritrovò a
scritturare ben presto anche Hermione Granger, Fred Weasley (non il suo
gemello, che oltre al talento mancava anche di memoria!) e Cedric
Diggory.
“Ha
problemi di udito, principessa
del teatro? Il signor Diggory mi ha perforato i timpani e le assicuro
che non
posso permettermi di perdere anche questi!”
“Oh
professor Moody! La aspettavo
almeno un'ora fa!” Dolores si voltò per lanciare
un'occhiata di rimprovero al
nuovo arrivato. Poi riportò lo sguardo sulla sua tavoletta e
sospirò vagamente
delusa. “Lo so bene che il signor Diggory è
pessimo! Ma sono tutti pessimi in
questa scuola! La qualità è davvero bassa... E ho
anche sentito già il gruppo
del coro di Vitious! Sono davvero ehm basita. Non ci sono
più i talenti di una
volta!”
Alastor Moody si
sedette accanto
a lei, facendo un grugnito mezzo divertito.
“Talenti
come lei?”
“Oh,
beh, non cerco qualcuno ai
miei livelli, ma almeno con un piccolo germe di talento!”
sospirò lei in risposta,
non cogliendo l'ironia del collega. “Mi dia pure un'opinione
sul prossimo
candidato, anche se non le prometto di essere d'accordo con
lei...” aggiunse
poi, cercando di apparire conciliante e forse perfino complice, prima
di
chiamare un nuovo studente.
“C’è
un castello su una nuvola,
vorrei andarci nei miei sogni…”
La studentessa
entrò cantando
direttamente, un tono sognante che sorprese Dolores. Non era terribile.
“Dovrebbe
richiudere la bocca,
prima che qualche mosca decida di entrarci”.
Il rimarco del
professor Moody la
fece tornare in sé. Notò il suo ghigno con la
coda dell’occhio e si indispettì.
“Ehm, va bene così,
signorina…” controllò il suo elenco,
“Lovegood. Mi sembra
adatta per interpretare Cosette”.
Luna
accennò un inchino e lasciò
la stanza, mormorando qualcosa che Dolores non capì
– qualcosa sul morso di
qualcuno, ma decise di lasciar perdere. Si volse verso Moody prima di
chiamare
il prossimo studente. “Non sia sciocco, non ero a bocca
aperta” chiarì. “In
ogni caso”, aggiunse esaminando la scheda di Luna Lovegood,
“non mi stupisce
che quella ragazza canti decentemente. È
purosangue”.
Moody non
commentò.
Dopo la
signorina Lovegood seguì
una serie di candidati che la professoressa Umbridge ritenne del tutto
inadatti
– si decise a scritturare alla fine Cho Chang solo per
disperazione, dato che
il suo scorbutico collega la sollecitava a prendere per buono qualcuno.
(“Scelga
qualcuno, per Salazar! Tanto fanno schifo tutti comunque! E per la
Barba di
Merlino, prenda questa Corvonero qui che sembra sul punto di scoppiare
a
piangere se non lo farà!”).
In mezzo a quel
caos generale, la
voce di una studentessa riuscì però a emergere
particolarmente e a sfatare la
bassa aspettativa di Dolores.
“Da
sola, il mondo attorno a me
cambia: gli alberi sono spogli e ovunque le strade sono piene di
estranei!”
Pansy Parkinson
diede il meglio
di sé sul palco e si sorprese non poco quando
sentì la terribile insegnante
applaudirla e acclamarla con entusiasmo.
“Ma...
Sei un vero talento! Sul
serio io... Ehm ehm... Cara ragazza, rivedo te in me. Sei proprio
com'ero io da
giovane!”
Pansy fece un
incerto sorriso,
non troppo soddisfatta a dire il vero dal paragone. Sperava di essere
almeno
leggermente più bella di quel rospo rosa!
“Bene...
Grazie mille, o almeno
credo” rispose e forse per via di quel paragone si mise a
tossicchiare. “Ehm,
può ricordarmi quali sono i duetti romantici con
Draco?”
“Oh,
vediamo... Intendi forse il
pezzo in cui il tuo personaggio muore e Marius finge di amarlo solo per
non
farla morire completamente disperata? È A little
fall of rain
naturalmente! Ho sempre trovato quel momento tragico e, beh, forse sono
troppo
romantica ma ho sempre tifato per Eponine invece che Cosette. A
proposito, sarà
interessante vedere il signor Malfoy duettare così tanto con
la Lovegood!”
rispose prontamente la professoressa con un altro sorriso
incoraggiante.
E fu non poco
confusa quando
improvvisamente Pansy smise di sorridere, invece.
Dopo aver
ascoltato altri tre
ragazzi, Dolores decise di aver sofferto abbastanza. “Ehm
ehm” tossicchiò per
interrompere un Corvonero che aveva appena iniziato a intonare
– o piuttosto
a stonare – Red and Black, “direi che per
oggi basta così”. Agitò la bacchetta
attirando a sé, sotto gli sguardi attoniti di tutti gli
studenti ancora in
attesa di esibirsi, un calice completamente rosa.
“Vuole
lasciare all’alcool la
scelta degli interpreti?” domandò ironico il
professore al suo fianco; l’occhio
artificiale si concentrò sul misterioso oggetto.
“Naturalmente,
ehm, no”. La
professoressa iniziò a recitare a voce bassa, eseguendo con
la bacchetta alcuni
complicati movimenti. Dal calice si levò una fiammata,
anch’essa squisitamente rosa.
Dolores fu lesta a gettare nella fiamma – che sembrava non
avere alcun effetto
sul proprio contenitore – l’elenco di tutti gli
aspiranti attori. “Domani, sarà
questo rarissimo oggetto magico a decretare i nomi degli
interpreti” annunciò
dopo essersi nuovamente schiarita la voce. “La sua sapienza
è assolutamente
infallibile”.
Un po’
delusi, gli studenti
iniziarono a sciamare fuori dalla stanza vociando il loro scontento.
“Ingrati”
sentenziò la Umbridge,
ignorando lo sguardo acuto del professor Moody. “Ehm ehm,
pensa lei a chiudere
qui? La vedrò domani, allora”.
Alastor non
rispose, aspettando
di vederla uscire prima di dedicarsi al calice rosa.
In Sala Grande a
colazione
regnava un silenzio strano, teso. Quasi tutti gli sguardi erano puntati
sul
calice che di lì a poco sembrava dover decidere dei destini
dell’intero corpo
studentesco, mentre naturalmente avrebbe solo annunciato a chi sarebbe
stato
concesso di partecipare allo spettacolo evento dell’anno. Le
due cose
sembravano equivalersi, per la maggior parte degli studenti.
“Harry!
Davvero non hai nemmeno provato
a ottenere una parte?” Ron suonò
incredulo.
L’interrogato
roteò gli occhi
infastidito. “Vorrei solo un anno normale, Ron”
spiegò, recuperando il
bicchiere pieno di succo di zucca. Forse vedendolo intento a bere
l’avrebbero
lasciato in pace.
“Non
so che darei per una parte,
miseriaccia”.
L’ormai
inconfondibile “ehm, ehm”
risuonò nella sala. Era arrivato il momento.
Dolores Umbridge
si avvicinò al
calice e agitò la bacchetta. La fiamma si alzò,
assumendo striature violacee.
Poi gettò fuori un primo biglietto.
“Jean
Valjean: Alastor Moody”
lesse la professoressa. Un grugnito soddisfatto arrivò dal
tavolo dei
professori.
Ricevuto il
secondo biglietto,
iniziò a leggerlo. “Ispettore Javert” si
bloccò, rossissima. “Questo…
è
inaccettabile!” strillò, facendo rizzare i capelli
a tutti.
Il calice
cominciò a eruttare un
altro foglietto e poi anche un altro, ma lei prontamente li
bloccò a mezz'aria
con la sua bacchetta, decidendosi finalmente a ricomporsi e ad
affrontare la
dura realtà del nome che aveva tra le mani.
“Javert:
Harry Potter” annunciò,
sputando il nome fuori quasi fosse veleno. “Signor Potter,
lei non ha neanche
fatto un dannato provino, come spiega questa cosa? Signor
Preside...” disse
poi, voltandosi verso il tavolo dei professori con espressione furente,
“la
prego di intervenire, non verrò presa in giro nel mio ruolo.
In qualche modo il
signor Potter ha chiaramente manomesso il mio prezioso calice
rosa!”
Mentre la Sala
era immersa in un
teso silenzio e tutti gli insegnanti la fissavano sbalorditi
– meno uno che
invece ridacchiava senza ritegno tra sé e sé
–, Silente si alzò stancamente in
piedi e fece cenno a Harry di raggiungerlo.
“Harry”
gli disse poi con calma,
fissandolo con un luccichio di divertimento negli occhi. “Sei
stato tu a
mettere il tuo nome nel calice rosa della professoressa
Umbridge?”
“No,
signore” rispose Harry con
fermezza.
“Il
ragazzo mente!” strillò
Dolores con voce inauditamente stridula. “Altrimenti chi
può essere stato a
fare una cosa simile... Con quale titolo...” Si interruppe
improvvisamente,
incrociando lo sguardo del professor Moody che sogghignava ancora.
“Come osa?
Con quale titolo ha fatto una cosa del genere?”
sbraitò ancora, lanciandosi
stavolta quasi contro di lui, con solo il tavolo a dividerli.
Alastor si
alzò in piedi e
schiarendosi leggermente la voce, iniziò a cantare
– anzi a parlare.
“Il
mio nome è Jean Valjean!”
Senza quasi
rendersene conto, la
professoressa gli rispose immediatamente per le rime intonando il resto
della
canzone.
“E io
sono Javert! Non
dimenticare il mio nome, 24601!”
La Sala si
ammutolì nuovamente,
finché dal tavolo Serpeverde partì un rumoroso
applauso.
“Per
Salazar, dovrebbe cantare
sempre invece di parlare: farebbe un favore a tutti!”
commentò Draco, rivolto
ai suoi migliori amici.
“Sì,
è davvero bravissima!”
commentò Pansy, finalmente realizzando che forse si trattava
davvero di un
complimento quello che la professoressa le aveva rivolto durante le
audizioni.
“Quanto
te, Pansy, a quanto ho
sentito...”
“Oh,
stai zitto Blaise!” sibilò
la ragazza, recuperando la sua espressione innervosita. “Con
te non parlo
ancora! Avrei potuto fare Cosette e duettare con Draco, sei proprio uno
stronzo!”
“Non
è colpa mia se sei del tutto
ignorante in letteratura magica” replicò lui con
un ghigno soddisfatto.
“Ehm
ehm”
Dolores si schiarì la voce, come se improvvisamente conscia
di avere su di sé
gli occhi di tutti gli studenti. Si allontanò da Alastor.
“Mi sembra chiaro che
c’è stato un errore. Il ruolo non andrà
a Potter”.
“Bene”
iniziò Harry, ma fu coperto dalla voce divertita del
professor Moody. “Come, il
suo infallibile calice?”
La
Umbridge lo ignorò. “Come dicevo, il ruolo
andrà a qualcuno di ben più
qualificato, ehm, sarò io naturalmente. Potter
può fare uno degli sciocchi
giovani che gettano la loro vita al vento”.
“Io
veramente–”
“Basta
così, Potter! Torna al tuo posto. Ho altri ruoli da
annunciare”.
Harry
eseguì, visibilmente irritato dall’inattesa piega
degli eventi.
“Ecco,
lo
sapevo, hai ottenuto un ruolo anche senza fare nulla!” si
lamentò Ron,
riuscendo solo a peggiorare il suo umore.
I
minuti seguenti videro
confermare Neville nel ruolo di Enjolras, Draco in quello di Marius,
Luna come
Cosette – Hermione sbarrò gli occhi sentendolo
– e Pansy nelle vesti di
Eponine. La sorpresa arrivò quando Ginny fu nominata per il
ruolo di Gavroche.
“Sì, ehm, a volte innovare può far
bene” commentò distrattamente la Umbridge.
“Sempre con ordine, però!”
NdA
Se siete arrivati fino a qui, congratulazioni!
Che ne pensate dei provini, sono andati come vi aspettavate? Qualcuno
ipotizzava Alastor-Javert e sì, avrebbe avuto senso, ma come
potrebbe Dolores non pretendere per sé quella parte?
♥
Tenevamo a inserire comunque il calice, anche se ovviamente non poteva
che divenire un calice
rosa! Non è, tra l'altro, l'unico elemento del
quarto libro che manterremo.
Speriamo che la lettura continui a piacervi (e a dirvertirvi); un
bacione e al prossimo capitolo!
NargilliRosa
|
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Capitolo 3 *** A lezione con la Umbridge ***
Le prime
lezioni di teatro risultarono pesanti e noiose quasi quanto
quelle
di storia della magia: nessuna improvvisazione era prevista e le ore
scorrevano nell’acquisire passivamente tecniche che
gli studenti non
avrebbero mai messo in pratica.
“Scusi
professoressa, ma non dovremmo esercitarci?”
Dolores
interruppe la sua spiegazione delle opere teatrali del mago italiano
Pirandello
per scoccare un’occhiataccia al ragazzo che aveva appena
parlato.
“Deve
alzare la mano per richiedere la parola, signor Potter! Ad ogni modo,
nei libri
di testo ci sono tutte le informazioni sufficienti per superare gli
esami...”
“Ma
come
faremo a prepararci per il musical?”
“La
preparazione per il musical avverrà in altre giornate e non
è destinata a
tutti. Cercare di preparare tutti voi a diventare artisti sarebbe solo
un vano
dispendio di energie... Anche se qualcosa mi dice che sarà
ehm... Dispendioso
insegnare a lei vista la sua insolenza. Si ricordi che io non l'ho mai
voluta
nello spettacolo e che questo privilegio può essere revocato
in ogni momento...”
“Ma io
veramente non volevo–”
“Basta
così Potter!” strillò Dolores con un
lampo di irritazione negli occhi, per poi
tornare a sorridere. “Basta così”
ripeté poi con un tono calmo, prima di
riprendere la lezione.
Quando
l'ora finalmente finì, Ron raccolse in fretta le sue cose
senza degnare di uno
sguardo i suoi migliori amici: un atteggiamento passivo aggressivo che
il rosso
aveva tenuto fin dall'annuncio del calice rosa.
“Ron,
aspetta!” lo chiamò Hermione rincorrendolo nel
corridoio, seguita a ruota da
Harry.
“Perché
dovrei aspettarvi, eh? Perché ora siete due divi del teatro
e i divi si fanno
attendere?”
Gli altri
due lo guardarono perplessi.
“Ma
che
stai dicendo?”
“Dico
che
ero l'unico a voler davvero far parte di quel musical e invece voi mi
avete
soffiato il posto da sotto al naso! Begli amici!”
“Ma
Ron,
io neanche volevo partecipare! Non ho fatto nessuna audizione e non ho
messo il
mio nome nel calice rosa!”
“E tu
ti
aspetti che io ci creda?” ribatté Weasley con
espressione autenticamente
furiosa e ancor di più delusa. “Volevo diventare
attore, non chiedevo tanto,
avrei venduto uno dei miei fratelli pur di fare Jean Valjean!”
In quel
momento uno dei suoi fratelli effettivamente gli passò
accanto in mezzo al
viavai degli studenti che si spostavano per cambiare aula.
“Spero
non starai pensando a me o Ginny - noi un posto nel musical lo abbiamo,
ma ti
vogliamo bene lo stesso anche se sei mediocre fratellino!”
Fred si
allontanò ridacchiando, lasciandosi dietro il Miseriaccia
del fratello
minore.
L’umore
di Ron non migliorò né quella sera né
il giorno dopo, anzi peggiorò quando a
colazione due gufi raggiunsero Harry e Hermione consegnando loro
l’orario della
prima prova ufficiale degli attori selezionati dal calice.
Harry, di
malumore a sua volta ma per motivi opposti, decise che era troppo
stanco per
cercare di farlo ragionare e si diresse direttamente a lezione di
Pozioni –
avrebbe voluto sperare in una mattinata tranquilla, dato che la lezione
extracurricolare del pomeriggio non prometteva nulla di buono, ma tre
anni con
Piton come insegnante gli suggerivano
l’improbabilità del pensiero.
Draco si
avviò,
accompagnato da Pansy, alle prove di teatro con un ghigno divertito
stampato
sul volto. A giudicare dalla scenata in Sala Grande e dalle voci che lo
avevano
raggiunto su un loro alterco durante l’ora di lezione, avere
la Umbridge e
Potter nella stessa stanza gli avrebbe regalato non poche soddisfazioni
e
risate.
Le future
umiliazioni dell’Idiota-Che-È-Sopravvissuto non
erano tuttavia l’unico motivo
per cui si sentiva soddisfatto. Draco godeva dello stare al centro
dell’attenzione e aveva una certa familiarità con
il teatro: l’aver ottenuto –
in virtù delle sue innegabili qualità –
la parte di Marius, protagonista
accanto a Valjean e Javert, lo riempiva d’orgoglio. Gli erano
arrivati commenti
indispettiti sull’assegnazione del ruolo senza che sostenesse
un provino, ma
aveva subito compreso che si trattava soltanto di poveri invidiosi e
non aveva
infierito più di tanto. Raggiunse la Stanza delle
Necessità e fu accolto da uno
stridulo “Potter!”.
Che anno
meraviglioso gli si prospettava.
“Ehm
ehm”
A quel
richiamo, che sarebbe stato normalmente ignorato, tutti i ragazzi si
zittirono
immediatamente e scattarono quasi sull'attenti. Non era infatti una
lezione
qualsiasi, ma l'inizio delle prove speciali del musical a cui avevano
avuto
accesso solo i fortunati prescelti dal calice rosa.
“Bene”
commentò Dolores, un pochino sorpresa lei stessa della
facilità con cui aveva richiamato
l'attenzione. “Per prima cosa, miei cari ragazzi, vi invito a
dimenticare tutto
quello che ho detto a lezione. Il teatro è essenzialmente
pratica, per cui non
è minimamente importante conoscere le teorie precedenti ma
solo buttarsi e
improvvisare, sentendo l'emozione che nasce dal vostro... Piccolo...
Tenero
cuore”.
“Ma
professoressa...”
“La
mano
Potter, devi alzare la mano, quante volte devo dirlo?”
Harry si
lanciò un'occhiata intorno, poi si arrese all'idea di alzare
la mano nonostante
l’esiguo numero di persone presenti.
“Dicevo,
a lezione ci ha detto esattamente il contrario. E io appunto le ho
chiesto come
avremmo fatto ad affrontare il mondo del teatro quindi...”
“Lei
ha
già parlato e io le ho già risposto!”
strillò la professoressa. “Ogni corso ha
le sue regole e io pretendo ordine! Un ordine che lei sta minando da
troppo
tempo... Mi chiedo se non sia il caso davvero di rimuoverla dato
che...”
Prima che
potesse finire la frase, il coordinatore dell'attività
alzò la mano in alto in
modo volutamente canzonatorio, tentando anche una parodia della finta
tossettina della professoressa.
“Scusi
se
la interrompo, ma Potter non si schioda proprio dal suo posto, casomai
è quel
raccomandato del signor Malfoy che non dovrebbe essere qui!”
Tra gli
studenti le risatine sovrastarono le proteste sdegnate di Draco e della
sua
amica Pansy.
“Il
signor Malfoy non è un raccomandato, solo caldamente
consigliato” ribatté
Dolores, con una leggera indecisione nella voce. “E comunque,
in merito alla
sua voce, il signor Malfoy ha perlomeno un pregio: sa quando non
usarla. Il
signor Potter non sa proprio quando stare zitto!”
“Neanche
lei...” borbottò Moody.
Dolores
lo fulminò con lo sguardo e strinse le mani a pugno, segno
che si stava irritando
davvero.
“Se mi
contraddirà un'altra volta sarò costretta a
cacciare via anche lei, oltre a
Potter ben inteso, altrimenti...”
Moody
scattò avanti e, con un’agilità del
tutto imprevista data la gamba di legno, si
parò esattamente di fronte alla professoressa facendola
trasalire.
“Altrimenti
cosa, bamboluccia rosa?”
Dolores
strinse le labbra e apparve per un attimo stupita da quella vicinanza
inattesa.
“Beh,
in
c-caso...” iniziò balbettando leggermente per poi
riprendere la sua consueta
spavalderia, “beh, lo vedrà ehm direttamente sulle
barricate cosa potrei farle!”
“Professoressa”
intervenne Pansy alzando la mano, “potremmo iniziare subito?
Forse il professore
si convincerà dell’abilità di Draco,
ascoltandolo!”
Moody
roteò l’occhio artificiale. “Parkinson,
hai mai sentito Malfoy cantare?”
La
ragazza avvampò. “N-no, ma sono certa che
è bravissimo!”
“Naturalmente
lo sono” dichiarò il diretto interessato, muovendo
un passo in avanti. “Ho
studiato musica fin da quando ero piccolo, con precettori di altissimo
livello.
Diversamente da Potter”.
“Ecco,
ben detto!” esclamò la Umbridge riprendendosi.
“Inizieremo ehm ehm con degli
esercizi per schiarirsi la gola. Dividetevi in tre gruppi –
con ordine! –, sono
certa che Draco saprà mostrare ai suoi compagni come fare.
Lei crede di esserne
in grado?” domandò, scrutando scettica Alastor.
“Naturalmente”
replicò questo con uno sbuffo. “Ma pensavo fosse
importante che i ragazzi
seguissero il loro piccolo, tenero cuore”
aggiunse con un ghigno
provocatorio.
“Non
testi oltre la mia pazienza, Moody”.
Dolores
si voltò verso il gruppo per riprendere il filo del discorso
ma sobbalzò sul
posto quando si ritrovò davanti una figura inaspettata con
gli occhi spalancati
e i capelli chiarissimi.
“Anche
voi fate parte del gruppo, non è forse
così?” constatò semplicemente Luna con
voce sognante. “Visto che siete solo in due e gli altri
gruppi sono già
formati, posso fare gli esercizi insieme a voi professori! Del resto,
dovrò
interpretare la figlia del professor Moody, quindi sarebbe importante
cominciare a cantare insieme!”
Fu Moody
il primo a riprendersi e a ridacchiare con ironia, forse pensando che
la logica
non era così sbagliata in fondo: lui aveva un occhio pazzo e
gli era stata
assegnata come finta figlia una pazza.
“Signorina
Lovegood, non farò nessun esercizio vocale di preparazione
in quanto non ne ho
bisogno” rispose la professoressa, cominciando nel frattempo
a scrutare i
gruppi che si erano formati. “Ecco, in realtà i
gruppi sono sproporzionati: si
metta insieme al signor Malfoy e alla signorina Parkinson e... Per
Salazar,
siete in troppi qui: vediamo, Paciock vieni qui... Tu ti unirai a
Malfoy,
Parkinson e Lovegood”.
Quando
finalmente i tre gruppi furono in egual numero, la professoressa
creò con la
bacchetta tre flussi di magia a forma di gomitolo e ne
posizionò uno al centro
di ogni gruppo.
“Cominciate
a cantare – semplici vocalizzi per il momento andranno bene.
Cercate di
rispettare ordini precisi e di non accavallarvi per piacere. Se la
magia rimane
di colore rosa significa che va tutto bene, se diventa invece nera
significa
che state stonando. Ehm spero per voi che questo non succeda”.
Una volta
assegnato il compito, si sedette su una sedia e si mise ad osservare
con un
sorriso – molto precario – la situazione, pronta a
intervenire in qualsiasi
momento.
“Com’è
andata?” domandò Zabini ai due compagni, quando
finalmente lo raggiunsero al
tavolo Serpeverde. La cena era già iniziata da almeno
mezz’ora, ma Draco e
Pansy non erano gli unici ritardatari: insieme a loro si
riversò in Sala Grande
pressoché l’intero gruppo di attori scelti,
Dolores Umbridge e Alastor Moody
inclusi.
“Male”
sputò Pansy, sedendoglisi accanto.
Blaise
sussultò, sentendo la sua voce roca. Inarcò un
sopracciglio. “Avete cantato
tutto il pomeriggio o cosa? E perché sembri avercela con
Malfoy?”
Draco
scrollò le spalle indifferente. Si versò del
succo di zucca e lo bevve quasi
d’un sorso, tornando subito a riempire il bicchiere. Qualcosa
suggerì a Blaise
che Pansy non fosse l’unica a corto di voce.
La ragazza
sbuffò drammaticamente, accigliandosi. “Avresti
dovuto vederlo! Tutto il tempo
a fissare Lunatica, è stata una cosa francamente
ridicola”.
Draco
tossicchiò. “Ti ho detto di finirla con le
sciocchezze, Parkinson” disse
lapidario. La sua voce era quasi normale, notò Zabini.
“Dovremo duettare,
volevo capire se fosse alla mia altezza. Tutto qui”.
Un ghigno
malandrino si fece strada sul volto di Blaise. Malfoy interessato a
Lovegood?
Suonava interessante. C’era del potenziale per prenderlo in
giro a vita. “E
allora, lo è?” chiese con finta nonchalance.
Pansy, fumante di rabbia, si era
gettata sull’arrosto dopo aver borbottato un paio di commenti
cattivi ai danni
della biondina di Corvonero.
“Non
canta male” replicò Malfoy, dopo un attimo di
riflessione. Poi ghignò malevolo.
“Sicuramente meglio di Potter, avresti dovuto vedere la
faccia della Umbridge
nel vedere il suo gomitolo rosa annerirsi. Esilarante”.
“Per
poco
quello scemo di Paciock non faceva annerire il nostro, di
gomitolo” rimarcò
Pansy, lanciando un’occhiata torva al Grifondoro
dall’altra parte della Sala.
“Perché è stato scelto, comunque? Non
so se sia più ridicolo dover cantare con
lui o con Lovegood”.
“Piantala,
Parkinson, Malfoy ha detto che è brava”.
Il calcio
che gli arrivò sotto al tavolo in tutta risposta
riuscì soltanto ad acuire il
suo ghigno.
“Chissà,
magari Eponine soccomberà al fascino di Enjolras
lasciando lo sciocco Marius alla sua
Cosette”.
Anche tra
i Grifondoro l'inizio delle lezioni teatrali era l'argomento principale
e –
complice la presenza di Harry Potter nel gruppetto dei Prescelti
– alla
conversazione sembrava voler partecipare l'intera tavolata.
“È
stato
bellissimo, non c'è che dire!” esclamò
Hermione, controbilanciando la tenue
reazione di Harry. “E smettila di fare il modesto, se il
calice rosa ti ha
scelto ci dev'essere una ragione!”
L'unico
in disparte scelse proprio quel momento per sbuffare.
“Certo,
lui è il Prescelto, solo io sono l'unico a non essere preso!
E mica è giusto,
già sei famoso di tuo, potevi lasciare un po' di spazio
anche a me. E tu,
Hermione, non sei meglio di lui. Begli amici!”
Ginny
roteò gli occhi al cielo e si allontanò dal
fratello per non sentire la sua
ennesima lamentela. Si sedette invece accanto a Neville e solo in quel
momento
sembrò ricordarsi che in effetti mentre lei cantava insieme
a Hermione, Harry e
Fred, lui era stato costretto a unirsi al gruppo di Malfoy.
“Come
è
andata con le serpi?”
Neville
alzò lo sguardo dal suo piatto e quasi sobbalzò
nel sentirsi rivolgere
inaspettatamente la parola.
“Oh,
bene, molto bene!” esclamò poi in gran fretta.
La
ragazza sollevò un sopracciglio e gli scoccò
un'occhiata perplessa.
“In
che
senso tutto bene? Sei finito con quell'idiota di Malfoy, la stronza
della
Parkinson e Lunatica Lovegood!”
“Beh,
ecco, ehm... Non è andata male... Lei non è
così male” si ritrovò a dire quasi
senza rendersene conto.
Ginny era
ancora sospettosa ma sulle labbra si aprì un sorriso
– il sorriso di chi crede
di aver capito tutto e invece non ha capito niente.
“Lei?
Ti
riferisci a Luna? È strana ma posso capirlo... È
carina in fondo. Non c'è nulla
di male se ti piace e...”
Ginny
continuò a parlare,
ma Neville smise di ascoltarla cercando di non scoccare un'occhiata al
tavolo
dei Serpeverde. Solo allora si rese conto di essersi preso in modo del
tutto
imprevisto un'assurda cotta per Pansy Parkinson.
NdA
Promettiamo
solennemente che nessun Harry è stato maltrattato durante la
stesura di questo capitolo! Forse.
Le lezioni di teatro
sono finalmente iniziate, come vi sono sembrate? Ve le aspettavate
così o avevate in mente qualcosa di diverso?
Fateci sapere!
Un saluto,
Nargilli
Rosa
|
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Capitolo 4 *** Smanie musicali ***
“Nella
mia vita ci sono volte in cui nel silenzio avverto la traccia di una
canzone
lontana, e canta di un mondo che vorrei vedere, fuori portata per un
solo
sospiro. Aspettami!”
Draco si
ritrovò ad ascoltare incantato senza praticamente rendersene
conto. Entrò
nell’aula quasi deserta e richiuse la
porta dietro di sé, ma la ragazza
presente all’interno non diede segno d’aver notato
la sua presenza. Continuò
invece a cantare tranquilla.
“Vede
lui
ciò che vedo io?” intonò, voltandosi
verso di lui – riuscì a non sobbalzare
sorpreso –, “Prova ciò che
provo?”
Concluse
la battuta e gli sorrise. “Oh, ciao Draco!”
“Che
fai
qui, Lovegood? Perché sei da sola?”
Lei lo
guardò confusa. “Anche tu sei da solo”
constatò. “Sono venuta a provare per il
musical” spiegò poi, come già dimentica
delle strane domande del ragazzo. “E
tu?”
“Speravo
di poter provare un po’ in pace” rispose Draco,
sbuffando teatralmente. “Però
visto che saremo costretti a cantare insieme, già che ci
siamo potremmo
provare. Tutti e due. Non canti malissimo”.
“Oh,
va
bene” approvò lei, annuendo. Draco si
stupì leggermente della facilità con cui
aveva accettato, ma ne fu soddisfatto.
“Un
cuore
pieno d’amore, un cuore pieno di musica”
iniziò Draco, focalizzando lo sguardo
su Lovegood. Non era brutta, decise, solo un
po’ scompigliata. E
comunque più carina di Pansy – aveva
sempre avuto un debole per le bionde. “Nemmeno
so il tuo nome, Madamigella – non lo dirai? Lo
rivelerai?”
Luna si mise
a ondeggiare leggermente, seguendo il ritmo, e pronunciò le
sue prime battute.
“Il
mio
nome è Marius Pontmercy” proseguì
Draco, fissandola ora negli occhi.
“Il
mio è
Cosette” intervenne lei, perfettamente a tempo, ricambiando
lo sguardo. Lui deglutì,
sentendosi scrutato da quei grandi occhi grigi.
“Cosette,
non so che cosa dire”
“Allora
non parlare”
“Mi
sono
perso”
“Mi
hai trovata!”
Terminato
il duetto rimasero per un po’ in silenzio, riprendendo fiato.
Alla fine, Luna
gli si pose davanti e lo guardò seria. “Dovresti
cantare con più emozione”
affermò convinta.
Draco la
fissò incredulo, ma lei non aggiunse altro e dopo poco se ne
andò mormorando un
“Ciao, Draco, alla prossima prova”.
Si
fissò
le mani. Come si permetteva di dirgli come cantare? Le aveva fatto un
minuscolo
complimento, rivolto qualche attenzione e si era subito montata la
testa!
Zabini e Parkinson sarebbero morti dal ridere quando
gliel’avesse raccontato – solo
che, si rese conto, non voleva farlo.
Il duetto
con Lovegood era un suo segreto, attimi rubati che voleva tenere
nascosti ai
suoi amici.
Draco
sbuffò. Voleva più emozione? Benissimo.
Le avrebbe fatto sentire, la
prossima volta.
Parola di
Malfoy.
Era
bastata quella semplice lezione preliminare per far entrare per davvero
la
frenesia di cantare nelle vene di tutti i partecipanti al musical. Non
solo gli
attori si ritagliavano spazi e tempi per provare, ma le canzoni
sembravano
scandire gli stessi pensieri nelle loro teste. Fu per questo che, in un
primo
momento, lo scontro tra Moody e la Umbridge una mattina davanti
all'aula di
Difesa contro le Arti Oscure apparve meno assurdo di quanto sarebbe
potuto
apparire altrimenti.
“Ehm
ehm
Malocchio, finalmente, la incontro di nuovo”
iniziò a intonare la
professoressa, cercando di attirare l'attenzione del mago, il quale
stava
fingendo poco brillantemente di non averla notata. “Professor
Moody, indosserai
catene diverse!”
Alastor
la scrutò per un lungo attimo facendo roteare il suo occhio
magico, poi grugnì
e si decise a unirsi a quel canto, modificando anche lui le parole
della
canzone originale dei loro due personaggi.
“Prima
che lei dica un'altra parola, Umbridge, prima che mi trascini come un
bamboccio
a parlare di teatro, mi ascolti: c'è qualcosa che devo fare.
Questi studentelli
devono fare lezione, non c'è nessuno a parte me che
può ficcare loro in testa
qualcosa... Nel nome di Salazar, un'ora di tregua è
ciò che le chiedo!”
Dolores
mosse un passetto verso di lui e fissandolo con aria fiera, rispose a
tono.
“Lei
deve
scambiarmi per una pazza! L'ho cercata per tutta la mattinata, uno
sciocco
auror come lei non può cambiare... Uno sciocco auror come
leeeeeei”.
Non
appena il suo acuto finì, i due si guardarono un attimo e
poi, per un segreto
accordo ignoto a tutti (e forse perfino a loro), iniziarono a cantarsi
sopra
ognuno la propria parte con perfetta simmetria.
“Ma
sono
bravissimi!” esclamò Pansy portandosi una mano al
petto, talmente rapita dalla
scena da non notare di essersi rivolta a Neville Paciock nel fare quel
commento.
Tra tutti
gli studenti entusiasti, spiccavano attoniti solo due professori.
“Severus,
per piacere, puoi procurare una pozione soporifera al professor Moody e
alla
professoressa Umbridge?” chiese la McGranitt, fissando lo
spettacolo con gli
occhi spalancati. “Anzi, forse due”.
“Certamente,
Minerva” replicò Piton, facendo affiorare un
ghigno malevolo sul suo volto
diafano. “Mi aspetto che in cambio metterai una buona parola
con Silente per
dare a me la cattedra di Difesa l'anno prossimo al posto di quel
cantante da
strapazzo”.
“Non
temere, parlerò con Albus oggi stesso!”
“Draco,
aspettami! Draco!”
Il
ragazzo inseguito sbuffò, fermandosi a pochi passi
dall’ingresso della Sala
Grande. Si voltò verso Pansy, accigliato.
“Finiscila, Parkinson”.
“Perché
non vuoi dirmi dove sei finito ieri pomeriggio, eh? Mi stai nascondendo
qualcosa? Volevo provare insieme a te!”
Draco
roteò gli occhi, scocciato da quell’insistenza.
“E va
bene!” sbottò Pansy. “Tieniti pure i
tuoi segreti, allora! Però mi dici almeno
cosa pensi di fare per quel Moody? Quel che ha fatto a lezione
è una vergogna, non
è ammissibile, io…”
Malfoy
avvampò, fin troppo sensibile all’argomento. Quasi
preferiva il
precedente.
“…penso
dovresti dirlo alla Umbridge, non si deve permettere di minacciarti di
trasfigurarti
se dovessi comportarti male alle prove, lei farebbe qualcosa!”
“L’ha
detto tanto per divertirsi” replicò, la rabbia che
trapelava nell’intonazione,
“Non oserebbe. Gli insegnanti non possono trasfigurare noi
studenti”.
Pansy
stava per ribattere qualcos’altro, ma in quel momento
passò accanto a loro –
saltellando – una Corvonero del terzo anno.
“Ciao,
Draco!” esclamò Luna Lovegood, entrando nella Sala.
Malfoy
lanciò uno sguardo agli occhi improvvisamente spalancati di
Pansy Parkinson e
imprecò prevedendo la sequela di domande in arrivo.
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Capitolo 5 *** L'annuncio ***
La sua
missione era iniziata soltanto da poco, ma Dolores si sentiva
già oberata dalle
responsabilità che aveva: lo spettacolo richiedeva un
grandissimo impegno,
infatti, e gli studenti di Hogwarts erano chiaramente solo dei
dilettanti.
Certo, c'era la signorina Lovegood che era abbastanza promettente... E
la
signorina Parkinson era un autentico talento... Ma potevano
controbilanciare
l'assoluta incapacità di quasi tutto il resto del cast? Beh,
perlomeno lei
stessa avrebbe avuto uno dei ruoli principali, in modo da assicurare
allo show
qualche scena di luce!
Una
figura rigida e scheletrica ritta sulla porta dell'aula interruppe le
sue
riflessioni e il sorriso inquietante che quella figura aveva sul volto
attirò
la sua completa attenzione.
“Ehm
ehm,
signor Gazza, posso fare qualcosa per lei?”
Il
custode mosse qualche passo incerto verso di lei.
“Professoressa
Umbridge... Io veramente volevo...”. Balbettò per
un po' prima di riuscire a svelare
da dietro la schiena un fiore – un po'
appassito e scolorito. “È un pensiero
per lei...”.
“Oh,
incantevole” commentò lei e, anche se il suo tono
non era particolarmente
entusiasta, cercò di accennare un sorriso vagamente
cordiale.
Prima che
lei potesse aggiungere altro, lui le afferrò una mano e vi
stampò un bacio
appiccicoso, per poi sgattaiolare via insieme alla sua fidata Mrs Purr.
“Oh
Salazar” sospirò Dolores, ancora con gli occhi
spalancati. Era disgustata, non
c’era che dire, però, mentre si era subito lavata
con la bacchetta la mano, non
si decideva a gettare via il fiore. Non era tutti i giorni che un uomo – e
sì,
Argus Gazza in fondo era pur sempre un uomo – la
degnasse di attenzioni romantiche, del resto.
“Oh,
qualche strega ha fatto colpo, non è
così?”
Per la
seconda volta, Dolores fu interrotta dal filo dei suoi pensieri,
ritrovandosi
questa volta davanti il suo coordinatore per il musical.
“Non
dica
sciocchezze, Professor Moody... Il custode è... un
magonò!”
Alastor
non nascose il suo ghigno e le si sedette vicino.
“Beh,
io
sono un purosangue”.
“E
questo
cosa dovrebbe significare?”
A quella
nuova vicinanza, ora che erano seduti, si fissarono per qualche istante
senza
dire niente. Proprio quando lei stava per dire qualcosa, gli studenti
entrarono
nell'aula come uno sciame confuso e fastidioso.
Cosa
voleva dire Dolores? Al primo vocalizzo lamentoso di Cho Chang
dimenticò
qualsiasi altra cosa che non fosse l'immenso lavoro che la aspettava.
Settimana
dopo settimana, le prove del musical procedevano a ritmi serrati,
rubando
spazio alle lezioni dei corsi facoltativi e perfino al Quidditch.
I
progressi perlomeno cominciavano a vedersi – anche se
non da parte di tutti. E ogni singola scena era stata provata almeno
una volta – anche se
non con la stessa riuscita.
La scena
di apertura era la più problematica, specialmente
perché vedeva il maggior
numero di attori in scena: alcuni attori di altri ruoli si erano
infatti
riproposti come prigionieri (quali Fred Weasley, Potter e Cedric
Diggory),
mentre altri in quello dei dissennatori.
Tra
questi ultimi spiccava Draco Malfoy. “È bravissimo
a interpretare un
dissennatore! Non è vero, Harry?” aveva commentato
una trasognata Luna.
Ma se
Malfoy era effettivamente bravissimo, ancora una volta non
così erano gli
altri.
“Guarda
giù, guarda giù, non guardarlo nell'occhio matto–”
“Potter!
Weasley!” urlò la Umbridge per la terza volta in
quel pomeriggio, interrompendo
la base musicale con un colpo di bacchetta. “Vi sembra
così tanto divertente modificare
il testo?”
“Ci
scusi,
professoressa” replicò Fred, non senza
sghignazzare. “Ma davanti al professor
Moody non riesco a trattenere la battuta!”
“E
invece
dovrà trattenersi, signor Weasley, altrimenti io non
riuscirò a trattenere una
punizione!”
Dopo la
non velata minaccia, la professoressa sospirò stancamente e
fece cenno alla
classe intera di sgomberare.
“E la
parte del nostro duetto iniziale?” borbottò il
professor Moody avvicinandosi a
lei. “Potremmo sempre provare da soli nella mia camera, che
ne dice?”
Dolores
lo fissò con gli occhi spalancati, per poi decidere di
emettere una breve
risatina.
“Potrei
fraintenderla, Malocchio. Sembra quasi che mi stia facendo una proposta
indecente”.
Mentre la
professoressa si allontanava, Moody rimase a borbottare tra
sé in modo seccato,
senza essere udito da alcuno.
“È
dall'inizio dell'anno che ti sto facendo proposte indecenti, stupida
strega!”
~
Luna era
seduta in un angolo della Sala Comune di Corvonero, da sola –
non che fosse una
novità. Era abituata a trovarsi isolata dai propri compagni,
ma ultimamente le
capitava di rifletterci maggiormente; dipendeva dalle prove di teatro,
probabilmente – un piccolo assaggio di compagnia
che le faceva desiderare di
più.
Lasciò
vagare lo sguardo sugli studenti intorno a lei; facce solo vagamente
note, compagni
con cui non aveva mai parlato davvero. Tuttavia non erano loro a
occupare i
suoi pensieri. Nell’ultimo mese, da quando erano iniziati gli
incontri
pomeridiani con la Umbridge, si era sorpresa spesso a pensare al suo
partner
nel musical, Draco Malfoy. Non gli aveva mai prestato attenzione prima,
ma dopo
averlo osservato un po’ aveva concluso che fosse un ragazzo
un po’ confuso –
era quasi certa di aver notato un gorgosprizzo ronzargli intorno
all’orecchio
sinistro, in un’occasione – ma molto bravo a
cantare. Aveva notato inoltre che
anche lui aveva iniziato a prestarle attenzione, più di
quanto non facesse lei,
e questo le suscitava una strana – nuova –
sensazione. Magari Draco
Malfoy avrebbe potuto essere suo amico, anche se in genere si
circondava solo
di Serpeverde.
Era
venuto a cantare con lei, però. Si alzò, pensando
di andare a cercarlo per
provare nuovamente il loro duetto.
“A
caccia
di nargilli, Lovegood?” le domandò un ragazzo del
suo anno, Rolf Scamander. Le
faceva sempre domande simili con un tono buffo.
“No”
mormorò Luna, superandolo. Doveva cercare una creatura
più curiosa dei
nargilli.
~
“Ehm
ehm”.
Draco fu
bruscamente riportato alla realtà da quel suono irritante.
Si riprese,
distogliendo lo sguardo da una sorridente Luna Lovegood. Pansy, accanto
a lui,
era intenta a discutere con Paciock perciò –
notò con sollievo – non aveva
notato nulla.
“Stavate
provando la scena dell’innamoramento a prima vista? Bravi
ragazzi! Ma purtroppo
devo interrompervi, ho una notizia molto ehm importante”.
Gli occhi
di tutti gli studenti presenti si focalizzarono sulla Umbridge, a
quelle parole
– persino Fred Weasley sembrò vagamente
interessato.
“Di
qui a
un mese si terrà un ballo!” esclamò la
piccola donna rosa, dopo essersi
assicurata di avere tutti gli sguardi su di sé.
“Sarà un’ottima occasione per
sfoggiare le vostre ehm ehm doti” pronunciò, non
troppo convinta. “Mi aspetto
che partecipiate tutti e che ogni cavaliere si trovi una dama, non
tollererò
che mi facciate fare brutta figura”.
Il
silenzio scese nell’aula. Draco, come probabilmente ogni
altro studente
presente, metabolizzò lentamente l’annuncio.
Un ballo.
Doveva
trovarsi una dama.
Realizzò
d’un tratto che lo sguardo insistente di Pansy non gli
piaceva
affatto.
|
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Capitolo 6 *** A proposito del ballo ***
Capitolo 6
L'annuncio
del ballo aveva scatenato una certa frenesia in tutta la scuola, forse perfino
di più di quella suscitata dal musical – coinvolgendo non solo gli studenti, ma
anche i professori. Mentre Piton e la McGranitt, gli unici quasi immuni, si
lamentavano della completa mancanza di attenzione raggiunta durante le lezioni,
alcuni insegnanti avanzavano i primi inviti.
“Professor
Moody, le piacerebbe venire al ballo con me?” chiese Aurora Sinistra al termine
della colazione, sfoderando il suo sorriso migliore.
Alastor
la guardò confuso e borbottò un rifiuto.
“Lo dice
perché ha una gamba sola?”
“No, è
che... Voglio andare al ballo con qualcun altro, va bene?”
Il
sorriso della strega sparì improvvisamente e per un attimo il mago temette che
si potesse mettere a piangere. Invece, alla fine, lei scoppiò piuttosto in un
moto di stizza.
“Beh,
spero non la McGranitt dato che l’ha già invitata Piton. Che problemi avete a
preferire una vecchia megera a me?”
“Minerva
non è una vecchia megera!”
Mentre
Sinistra finalmente se ne andava, la Umbridge si materializzò in qualche modo
al suo fianco.
“Quindi
inviterà la McGranitt?” gli chiese in tono vagamente indispettito.
“Ma
veramente...”
“Beh, non
faccia tardi alle prove. Oggi saranno particolarmente ehm impegnative”.
Con quelle
parole, anche Dolores si allontanò e ad Alastor rimasto solo nel corridoio
restò solo da imprecare.
“Stupide,
deficienti streghe! Ci andrò con Albus a questo cazzo di ballo, ho deciso!”
“Signor
Malfoy!”
Draco si
bloccò sulla soglia dell’aula, riconoscendo la voce gracidante dell’insegnante.
“È in
anticipo. Molto bene, volevo proprio ehm parlarle” disse con un sorriso un po’
troppo largo per i gusti del ragazzo.
L’imitò,
comunque. “Posso aiutarla in qualche modo, professoressa?”
“Ha già
deciso con chi andare al ballo, signor Malfoy?” domandò la donna,
scrutandolo con un’espressione indecifrabile.
Draco si
domandò perché avrebbe dovuto interessarle; lo sfiorò l’improbabile idea che
volesse invitarlo ad andare con lei ma si affrettò a scacciarla. Non era
possibile, no? Tra l’altro era certo che quell’insopportabile professor Moody –
non riusciva proprio a capire perché mai gli fosse così ostile, era inspiegabile
– ci stesse provando con lei dal primo giorno, l’avrebbe invitata di certo.
Rassicuratosi così, si decise a rispondere con un neutro “Non ancora”.
Lo
sguardo della donna si illuminò a quelle parole. “Ottimo, ottimo!” esclamò. “Ho
un piccolo, ehm, progetto per il ballo. Daremo un assaggio anticipato del
nostro lavoro a tutti. Proprio per questo, penso sarebbe un’ottima idea se lei
andasse con la signorina Lovegood. Perché non la invita?”
Draco non
reagì subito; impiegò qualche secondo ad elaborare la richiesta. Dolores
Umbridge voleva che lui andasse al ballo con Lovegood. Lovegood, non
Parkinson.
“Accetto”
affermò rapido, mentre i primi studenti iniziavano ad arrivare.
Vide
disegnarsi sul volto della professoressa un’espressione piuttosto soddisfatta,
prima che lei gli voltasse le spalle per mettere in riga i nuovi arrivati. Tra
loro Draco notò Luna Lovegood – come avrebbe fatto per invitarla? Doveva
trovare il momento adatto.
D’altra
parte, era certo che nessuno sarebbe stato tanto folle da rifiutare un
suo invito.
Alastor
stava progettando un modo per cavarsi di impiccio dalla questione “ballo”.
Ormai nella scuola non si parlava d'altro ed era dato per scontato che tutti
dovessero andare accompagnati. Era di fronte a un bivio: tentare di nuovo di
invitare Dolores oppure decidersi davvero a invitare Albus.
Era
immerso in quei pensieri – di cui all'esterno si percepivano solo le
imprecazioni che fungevano da intercalare – quando la stessa domanda di sempre
(“Con chi va al ballo, lei?”) gli fu posta una volta di più.
Solo che
questa volta proveniva da una figura del tutto inaspettata.
“Signorina
Lovegood!” esclamò semplicemente, troppo stupito per aggiungere il naturale “Si
faccia i folletti suoi!”.
“Sì,
professore, ha già chiesto alla professoressa Umbridge di andare al ballo con
lei?”
L'occhio
vero di Alastor divenne quasi della stessa grandezza di quello finto per quanto
si era spalancato.
“Perché
dovrei voler andare al ballo con quella pazza?” chiese in modo brusco, con una
risata un po’ eccessiva.
Luna
inclinò leggermente la testa e continuò solamente a fissarlo in modo
stralunato.
“Perché
vi piacete, naturalmente”.
Alastor
riprese a ridere più forte. Perfetto – pensò – perfino la matta ci è
arrivata!
“E lei,
allora, andrà con il signor Malfoy?” scelse di dire comunque in tono
dispettoso.
La
ragazza spalancò un po’ di più gli occhi, ma più che imbarazzata sembrò essere
solo sorpresa e pensierosa.
“Oh... Non lo so ancora. Forse”.
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Capitolo 7 *** Inviti ***
Pansy
fumava di rabbia. Durante le prove del musical aveva notato Lunatica
avvicinare
il professor Moody, così si era spostata per poter origliare
la loro
conversazione; aveva tuttavia scoperto che spiare un discorso non
è proprio
l’attività più semplice da eseguire in
mezzo a una ventina di persone che si
esercitano nel canto. Era riuscita a distinguere un'unica frase,
pronunciata a
voce un po’ più alta da Moody – un acuto
particolarmente alto di Ginny Weasley
le aveva reso del tutto impossibile distinguere la risposta.
Quel poco
che aveva sentito, però, bastava e avanzava per farla andare
su tutte le furie.
Lei
allora andrà con il signor Malfoy?
Non si
capacitava del perché il professore – no, chiunque
– avrebbe dovuto
porre una simile domanda a Lunatica Lovegood. Solo perché
per uno strano
scherzo del destino – e di Blaise, aggiunse con rabbia
– si era trovata a
duettare con lui nei panni di Cosette non significava che la vita reale
avrebbe
dovuto specchiare la finzione! Draco era suo,
l’aveva puntato ben prima,
gli stava accanto da prima che il ragazzo scoprisse
dell’esistenza di Lovegood.
Pansy non
le aveva mai prestato particolare attenzione prima, limitandosi a
prendere in
giro le sue strambe scelte stilistiche ogni tanto, ma era ormai
dall’inizio
dell’anno che Lunatica sembrava mettersi d’impegno
per starle sui nervi. Perché
al contrario di quanto si ripeteva, era dall’inizio del
musical che Draco
sembrava essersi davvero avvicinato a lei, in modi
che non comprendeva.
Non solo: aveva l’atroce sospetto che avesse iniziato a
evitare lei, la sua
amica di ben più lunga data! Era quasi come se la sfortuna
del suo personaggio,
Eponine, le si fosse trasmessa insieme alla sua parte. Non era un
brutto
personaggio, aveva deciso Pansy dopo aver letto per intero il copione,
ma lei
voleva tutt’altra parte per sé: Pansy Parkinson
era una vincente, non un’eroina
sventurata che rinuncia alla vita per un amore non ricambiato.
Finite le
prove non si fermò ad aspettare Draco: si fiondò
fuori dall’aula, decisa a
intercettare Lovegood e a mettere in chiaro le cose una volta per tutte.
Ciò
che
vide, però, la stupì. Lunatica non era sola,
c’era un ragazzo con lei – l’aveva
sicuramente già visto, ma non ricordava chi fosse
– che non apparteneva al
ristretto gruppo di attori prescelti; doveva averla aspettata fuori per
tutto
il tempo.
“Chi
è
quello, Parkinson?”
Pansy quasi
sussultò sentendo la voce di Draco. “Sei
geloso?” domandò, irritata. “Forse
dovresti chiederlo alla tua amichetta, allora. Io non sono la tua
Eponine”
dichiarò, voltandogli le spalle sdegnata.
Nel
superare Lunatica, tuttavia, lanciò uno sguardo di sottecchi
allo sconosciuto:
non poteva negarsi di essere curiosa. Era un Corvonero; avrebbe fatto
qualche
ricerca – ma non l’avrebbe detto a Draco.
A
sorpresa, però, l'attenzione di Pansy fu catalizzata da
un’altra persona,
apparentemente meno misteriosa. Neville Paciock era impalato davanti a
lei con
un lo sguardo fisso sui piedi.
“Ciao
P-pansy” balbettò, osando lanciarle uno sguardo.
“Paciock,
che accidenti vuoi?”
Il tono
le uscì perfino più acido del solito, non era
proprio in vena di affrontare un’altra
seccatura. La seccatura in questione aveva tuttavia la forma di un
fiore blu
che le veniva offerto con mano tremante.
“Che
cos’è?”
chiese allora stupidamente, esitando con leggera diffidenza.
“Un
fiore... Una viola del p-pensiero, come il tuo nome. Ecco, io mi
chiedevo se...
Se volessi venire al b-ballo con me”.
Pansy
spalancò gli occhi e non poté evitare la risatina
che le uscì fuori – ma per
una volta non vi era nessun tono canzonatorio. Non aveva mai
considerato
Paciock come un ragazzo, ma ora che era costretta a
farlo doveva
riconoscere che non era affatto male. Aveva fegato, se non altro. E poi
era
Enjolras: sarebbe stata una scelta sensata, la Umbridge avrebbe
approvato.
“Direi
che si può fare!” esclamò ad alta voce
per farsi sentire da Draco.
Chissà,
magari sarebbe anche riuscita a farlo ingelosire.
Intanto,
procurarsi un piano B non poteva essere negativo.
In
un’altra
parte del castello, un altro uomo balbettante avanzava
un’analoga proposta. Non
con la stessa fortuna, però.
“Ehm
mi
dispiace, Argus, ma non credo che sia consono per me mostrarmi al Ballo
in tua
compagnia. Ho una certa ehm immagine e un certo status, tu lo capisci,
vero?”
Mentre il
custode si allontanava con un’espressione mezza affranta e
mezza irritata,
Dolores rigirò l’ennesimo fiore appassito che
aveva ricevuto da lui. Non aveva
ancora avuto nessuna alternativa migliore di quel magonò
– che cosa
incredibilmente disdicevole! Poco male in ogni caso, pensò
poi con un sospiro,
tanto lei in quanto organizzatrice non avrebbe avuto bisogno di un
accompagnatore. Sia Silente che Cornelius sarebbero stati costretti a
chiederle
un ballo e per il resto... In virtù del suo ruolo avrebbe
potuto costringere
anche la McGranitt con lei se solo l’avesse voluto!
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Capitolo 8 *** Duello-duetto ***
“Non
capisco cosa ci sia da pensarci. Ti ha invitata qualcun
altro?”
“La
mia
risposta non dovrebbe dipendere dal numero di inviti”
puntualizzò Luna.
Osservava con curiosità il ragazzo davanti a lei –
l’aveva colta alla
sprovvista.
Lui
esitò;
infine si trovò ad annuire. “Hai ragione, non
conta. Ma perché non verresti con
me?”
In quel
momento Draco Malfoy si intromise, piazzandosi al fianco di Luna.
Squadrava con
malcelata irritazione il ragazzo davanti a loro. Non c’erano
dubbi che avesse
origliato buona parte della conversazione.
“Perché
dovrebbe accettarti? Non sei neanche nel musical”
affermò, voltandosi poi verso
Luna. “Vieni con me al ballo, Lovegood”.
“Che
buffo, non sembrava una domanda”.
“Nessuno
ti
ha interpellato, Malfoy”.
Draco non
si aspettava un tono tanto strafottente da un emerito nessuno, ma non
si lasciò
certo intimidire. “Tu chi saresti?”
“Oh,
non
vi ho presentati! Draco, lui è Rolf. Rolf, Draco”.
“Rolf Scamander”
specificò l’interessato, scandendo bene il
cognome. “Ma immagino tu sia troppo
ignorante per conoscere mio nonno”.
Scamander gli
sembrava d’averlo già sentito, in
realtà. “Theseus Scamander è un eroe di
guerra. E allora?”
Rolf
sbuffò. “Non mi riferivo a lui. Ma per voi Malfoy
esistono solo le guerre,
vero?” domandò acido, ma non lasciò a
Draco il tempo di rispondere. “Mio nonno,
Newt Scamander, non è solo un esperto
magizoologo” dichiarò, “è
anche
stato il primo e più noto interprete di Marius Pontmercy. E tu
mi hai
soffiato il ruolo, solo perché sei un
raccomandato!”
“Basta,
Rolf, non sei gentile! Draco è molto bravo a cantare,
sai?” rimarcò Luna, che
fino ad allora non era intervenuta, osservando curiosa lo scambio tra i
due.
“Dubito
che sia migliore di me, ma si è sottratto a un
confronto” replicò Rolf,
portando nuovamente su di lei la sua attenzione. “Non
accettare il suo invito.
C’ero prima io”.
“Hai
frainteso” sibilò gelido Draco. “Non ho
partecipato ai provini per risparmiare
a te e agli altri una sonora umiliazione, non certo per
paura”. Si voltò verso
Luna. “Non dargli retta, Lovegood”.
Lei
passò
lo sguardo dall’uno all’altro alcune volte, infine
batté le mani. “Come nelle
fiabe della mamma! Anche se non sono una principessa. Perché
non vi sfidate a
duello, per decidere?”
I due
ragazzi guardarono Luna a dir poco perplessi, ma quando i loro sguardi
si
incrociarono la competizione finì per avere la meglio sul
buon senso. Draco
aveva già la mano sulla bacchetta, ma per fortuna Rolf lo
precedette iniziando
a intonare una canzone e non una qualsiasi: Empty chairs at
empty tables,
quella da solista di Marius nel musical. Draco si inserì
immediatamente e il
duello-duetto ben presto attirò l’attenzione di un
ampio gruppo di studenti. I
due si cantavano addosso, si spingevano, alzavano sempre di
più la voce e si
rubavano le battute, mentre Luna rimaneva al centro imperturbabile.
Alla fine
fu Draco ad avere la meglio, quando diede uno spintone alla maniera
babbana al
povero Rolf e si mise di fronte a Luna con aria vittoriosa, modificando
ad hoc
la parte finale della canzone.
“Oh
mio
nemico, nemico perdonami
Ché
io ti
soffio il musical e la ragazza
C'è
una
felicità di cui non si può parlare
E una
fortuna che aumenta e aumenta”.
Il
pubblico improvvisato iniziò ad applaudire – e le
ragazze perlopiù a sospirare
in modo romantico –, e intanto nessuno si curava del povero
Rolf che solamente
adesso riusciva ad alzarsi da terra. Luna non ancora aveva risposto, ma
per
Draco si trattava già di una vittoria schiacciante.
“È
l'ispettore Javert!” urlò all'improvviso Ginny,
calandosi nel ruolo. “Cioè,
volevo dire, la professoressa Umbridge”.
Pochi
istanti dopo la figura bassa della donna apparve, palesandosi con la
sua solita
finta tosse.
“Che
cosa
sta succedendo qui?” chiese senza parlare a nessuno in
particolare, per poi
sorridere nel vedere i suoi due pupilli del musical. “Ma che
bravi, stavate
provando? Sì, portate la musica anche ehm al di fuori
dell'aula. Venti punti in
più a Serpeverde e dieci in più a Corvonero. Di
sicuro è stata un’idea del
signor Malfoy e, ehm, signor Scamander, la sua divisa è
sporca e i suoi capelli
sono in disordine! Dieci punti in meno a Corvonero!”
Rolf
sembrò sul punto di protestare, sul momento, ma
passò in fretta. Si limitò a
fissare torvo la Umbridge che si allontanava nel corridoio.
“Non
è
stato carino spingerlo a terra, Draco” affermò
Luna, pensosa.
“Mi
sono
lasciato prendere dall’emozione”.
“Tu
stai
bene, Rolf?”
“Sì”
rispose il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli nel tentativo di
sistemarli. “Dovevo saperlo che Malfoy bara,
pur di non accettare la
sconfitta”.
“Ora
non
accampare scuse, Scamander. Mi hai spinto almeno quanto io ho spinto
te. La mia
vittoria è giusta”.
“È
vero”
dichiarò Luna, prima che Rolf potesse ribattere.
“Ha vinto Draco”.
Alcuni
dei ragazzi intorno a loro, che avevano ascoltato tutto con molto
– fin troppo
– interesse, annuirono.
Rolf,
irritato, si voltò a fronteggiare nuovamente Draco.
“Perché l’hai invitata,
comunque? È semplicemente un gioco per un giovane
ricco?”
“Hai
cambiato personaggio?” intervenne Ginny, uscendo dalla folla
per unirsi a loro.
“Sinceramente non tifo per Malfoy, anzi,
però è vero, ha vinto lui.
Piuttosto!” esclamò, voltandosi verso Luna,
“Non ti ha invitata anche Neville?”
L’interrogata
scosse la testa, ma a parlare fu Rolf. “Hai origliato tutta
la conversazione, Weasley?
Non hai niente di meglio da fare?”
“Oh,
Rolf,
tutti questi studenti stanno origliando” dichiarò
tranquillamente Luna,
indicando la folla intorno a loro. “Dovete averli attirati
cantando”.
“Allora
verrai con me?” si inserì nuovamente Draco,
piuttosto soddisfatto per la piega
presa dagli eventi ma un po’ infastidito per quanto si
stessero allungando le
cose. Se non altro, aveva trionfato davanti a una trentina di compagni.
Nessuno
avrebbe più potuto mettere in dubbio le sue doti canore.
Luna lo
guardò.
“Sì, penso di sì”
affermò semplicemente, facendo accigliare Ginny e sbuffare
Rolf.
“Sei
pazza, Lovegood – più del solito,
intendo” sibilò, scontento, quest’ultimo.
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Capitolo 9 *** Arriva il ballo ***
Fare
lezione il giorno del Ballo fu un’impresa per i professori.
La maggior parte,
tra cui Vitious e la Sprite, vi avevano rinunciato, alcuni come Minerva
e Piton
erano riusciti a proseguire solo facendo fioccare punizioni e
detrazione di
punti a ogni Casa – Piton arrivò persino
stoicamente a sottrarne trenta a Serpeverde.
L’unica lezione che proseguì in modo abbastanza
tranquillo fu quella riservata
alle prove del musical, anche se i soli che si offrirono di provare
furono
Cedric e Cho che fino ad allora non si erano mai esibiti nella loro
Master of
the House.
“Ehm
ehm,
carino signor Diggory, ma direi fin troppo. Thenardier è un
uomo viscido,
meschino, interpretato da lei finirebbe per distogliere
l’attenzione dal vero
protagonista che dovrebbe catturare tutti gli sguardi”.
“Professoressa,
non si preoccupi, dubito che Diggory possa surclassarmi” si
intromise Draco
prontamente, dopo aver alzato la mano da alunno modello.
“Ehm
veramente parlavo dell'ispettore Javert” precisò
Dolores, prima di dare un
colpo energico sulla cattedra. “Bene, basta così.
Andatevi a preparare per il
ballo, finiamo prima oggi”.
Mentre la
classe si disperdeva, la professoressa si alzò in piedi
canticchiando tra sé e
sé con aria stranamente spensierata, attirando
inevitabilmente il sospetto del
suo collega.
“Che
accidenti ha fatto, professoressa? C’è qualcosa
che vorrebbe dirmi?” la
affrontò, credendo di essere poco diretto.
“Oh,
beh,
che la signorina Chang è terribile come Signora Thenardier.
Ci avrei visto
benissimo la mia ex compagna di Hogwarts Bellatrix Black, ma ci si
accontenta
con quel che si ha”.
Alastor
tentò di ignorare il riferimento alla spietata mangiamorte
– se avesse fatto
caso a tutte le assurdità che uscivano dalla bocca di quella
donna si sarebbero
uccisi ben prima della messa in scena del musical – e
proseguì nella sua
investigazione.
“Intendevo
in merito al Ballo”.
“Oh”
esclamò lei, alzando finalmente lo sguardo su di lui.
“Ehm nulla, suppongo, si
diverta con la professoressa McGranitt”.
“Ma
veramente...”
“Ho
sempre pensato ci fosse del tenero tra lei e Piton, ma se Minerva viene
al
ballo con lei invece...”.
“Se
solo
mi ascoltasse, strega, lei―”.
“Bene,
la
saluto, professor Moody. A stasera!”
“Paciock?
Sul serio?”
“Se
vuoi
prendermi in giro perché vado con un Grifondoro, Blaise,
sappi che―”
iniziò
Pansy, ma Zabini non la lasciò terminare.
“Niente
affatto, so bene che alcuni Grifondoro possiedono un certo… fascino”
scandì divertito. “Non pensavo fosse il caso di
Paciock, certo, ma anch’io ho
invitato una Grifondoro”.
Pansy
spalancò gli occhi, stupita dalla notizia. In effetti non si
era chiesta con
chi sarebbe andato Blaise, forse dando per scontato che avrebbe scelto
Daphne
Greengrass. La verità era che non le importava – o
meglio, non le era importato
fino a un istante prima. “Davvero? E chi avresti
invitato?” domandò, versandosi
dell’altro succo di zucca.
Il
ragazzo ghignò. “Non sono affari tuoi”.
“Oh,
capisco. Non ha accettato” affermò lei senza
battere ciglio, tornando a
sorseggiare con interesse la propria bevanda.
Il
sorriso di Blaise, tuttavia, non vacillò. “Non
ancora,” concesse. “Ma a
giudicare dall’occhiata che sta rifilando a quel tonto del
suo amico, lo farà
presto. Scommetto che lui non si è neanche reso conto di
avere a che fare con
una ragazza”.
Pansy non
reagì a quest’ultima dichiarazione, perdendosi in
altri pensieri. Draco si era
seduto più in là quella sera, accanto a Tiger e
Goyle. Il suo piano per farlo
ingelosire attraverso Paciock era, fino a quel momento, fallito
miseramente. Le
era persino giunta voce che si fosse esibito in un duello canoro con un
altro
ragazzo pur di portare Lunatica Lovegood al ballo con sé!
Non riusciva proprio
a capirlo. Che non si fosse reso conto di avere già una ragazza
accanto,
come asseriva Blaise, o forse interpretare Marius aveva un effetto
nocivo sugli
interpreti? Venivano contagiati dalla cecità del
personaggio, magari.
Posò
il
calice e sbuffò irritata.
A
stranirla davvero non era che Draco non avesse pensato di invitarla al
Ballo – era
piuttosto che, se si permetteva di essere sincera almeno con
sé stessa, non
le dispiaceva poi così tanto.
Il Ballo
iniziò ufficialmente alle 19.30. Studenti e professori,
agghindati al meglio e
quasi tutti accoppiati in modo più o meno casuale,
cominciarono ad affacciarsi
in Sala Grande e a fare i primi giri di valzer. Tuttavia, il primo
momento
davvero alto della serata giunse solo alle 20, quando un mago distinto
e
particolarmente attraente varcò la soglia. Il ballo in corso
rallentò
considerevolmente, le ragazze cominciarono a sospirare eccitate e i
ragazzi a
indicare curiosi; tutti conoscevano l'ospite a sorpresa della festa:
era il
politico del momento e vincitore del Premio Miglior Sorriso dell'anno,
il
segretario Joseph Earl! E la sorpresa per la sua apparizione non fu
nulla rispetto
alla scoperta di chi fosse la sua accompagnatrice, visto che Joseph
procedette
spedito con la sua sconvolgente eleganza fino a fermarsi proprio
davanti alla
professoressa Umbridge.
“Dolores,
mia cara, sei incantevole come sempre!” esclamò
con la sua voce naturalmente
seducente, senza la minima traccia di ironia.
“Oh,
Joseph, caro, sei venuto alla fine!”
“Ero
all'estero per trattare con la comunità magica italiana
quando ho ricevuto il
tuo gufo, ma per una vecchia amica questo e altro, mi sono liberato
subito”.
Sotto lo
sguardo attonito dell'intera Sala – invidioso quello delle
ragazze,
curiosamente irritato quello del professor Moody – i due
iniziarono ben presto
a volteggiare in pista. Ballarono almeno per dieci balli in tutta la
serata e
sedettero poi sempre vicini – una vicinanza che permise al
nuovo arrivato di
comprendere in una manciata di ore molto più di quanto lei
avesse capito in
mesi interi.
“Dolores,
sbaglio o hai iniziato una frequentazione con qualcuno?”
La strega
lo fissò autenticamente stupita e smise anche di ballare per
qualche secondo. “Ehm
ma che dici mai, Joseph caro?”
“Suvvia,
Dolores, ti conosco dai tempi in cui abbiamo elaborato insieme i
decreti per la
distanza sociale per il contenimento dell'emergenza vaiolo di
drago!” la interruppe
lui con una risatina soave e allo stesso tempo il tono fermo di chi sa
farsi
ascoltare.
“Io
non
ho ehm davvero idea a chi tu... ti riferisca”.
“Allora,
perdonami, ma devo proprio fare nome e cognome: Alastor Moody detto
Malocchio!”
A quel
nome, la Umbridge avvampò e ridacchiò
nervosamente nel tentativo di dissimulare
il confuso mix di emozioni che l’aveva colta.
“Ehm,
devi perdonarmi, Joseph caro” dichiarò, dopo aver
controllato l’ora, “ma è
arrivato il momento di annunciare l’evento principale della
serata. Il mio ehm
momento!”
Erano
le undici, quando
Dolores si portò – sola – al centro
della Sala e tossicchiò. La maggior parte
degli studenti continuò a ballare, ignorandola, ma gli
attori del suo corso riconobbero
subito il segnale e iniziarono a muoversi. Anche Moody, brontolando tra
sé e
sé, si avviò verso Malfoy e Lovegood.
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Capitolo 10 *** I miracoli della Umbridge ***
All'improvviso
nella Sala si distinsero immediatamente gli attori del musical: erano
quelli
che si erano alzati in piedi e avevano presto iniziato a intonare, uno
alla
volta e ognuno da parti diverse, la canzone “One day
more”. Il punto più alto
fu immancabilmente quando Draco Malfoy abbandonò la sua
accompagnatrice per
correre a perdifiato in direzione di Neville Paciock e salire sul
tavolo delle
bevande dove quest’ultimo era già salito
– qualche brocca di succo di zucca
cadde rovinosamente a terra – e cantare “Il mio
posto è qui, combatterò con te!”.
La Sala
scoppiò a rumoreggiare immediatamente. Quella scena di
così grande intesa tra
un Serpeverde e un Grifondoro (tra un Malfoy e un Paciock) bastava da
sola a
rendere conto della potenza del musical, tanto che perfino Albus
Silente si
ritrovò ad applaudire con entusiasmo.
“Ero
molto scettico, Minerva. Ma Madame Umbridge sta proprio combinando un
piccolo
miracolo, devo ammetterlo. Tu cosa dici?”
Al suo
fianco, la vicepreside si limitò a scuotere la testa.
“Dico che è ora che mi
ritiri, Albus. Ho visto abbastanza insensatezza per una serata
sola”.
“Ti
seguo, Minerva” aggiunse subito Severus, mentre ancora
fissava con un
sopracciglio pericolosamente alzato Paciock e Malfoy mezzi abbracciati.
“Oh.
Andate a ballare in privato, amici miei?”
La
domanda di Silente colse per un attimo di sorpresa la coppia, ma come
sempre l’abile
pozionista fu rapido a ricomporsi – anche se non nel modo che
il preside aveva
ipotizzato.
“Anche
se
fosse, questo costituirebbe forse un problema?”
Albus
accennò un sorriso mentre un luccichio divertito
attraversava il suo sguardo.
Erano
anni che cercava di far avvicinare i due e, sebbene non avesse
immaginato di
vederli vicini in quel modo, la cosa non gli dispiaceva affatto. Quello
forse
era un altro miracolo collaterale della Umbridge, dopotutto.
Minerva
tossicchiò vagamente imbarazzata, ma Albus non aggiunse
altro e lei se ne andò
insieme a Severus. Uscirono sulle note finali di One day more.
Mentre la
musica, lentamente, si spegneva, gli studenti estranei al musical si
guardarono. Lo spettacolo appena avvenuto li aveva lasciati a bocca
aperta:
nessuno di loro aveva immaginato nulla del genere. Qualcuno
iniziò a
rimpiangere seriamente d’aver sottovalutato il corso di
teatro, qualcun altro si
ripromise di impegnarsi sul serio da quel momento nella memorizzazione
delle
varie teorie analizzate a lezione – se i risultati erano
quelli, poteva valerne
la pena!
L’attenzione
maggiore era stata
naturalmente calamitata dai protagonisti, in particolare –
nonostante la
bravura e il carisma dimostrati dagli interpreti di Valjean e Javert
– dai
ribelli, grazie anche allo stupore suscitato dal vedere Neville Paciock
e Draco
Malfoy apparentemente tanto vicini. Accanto a loro avevano attirato
più di uno
sguardo anche un personaggio minore, Gavroche, e il suo accompagnatore.
Quest’ultimo
non era realmente
parte del cast, ma nessuno avrebbe potuto notarlo: quando le prime note
avevano
risuonato nell’aria, pur ignaro del programma, si era subito
unito al canto con
naturalezza – la sconfitta bruciava, ma la passione
per il canto rimaneva.
In realtà, considerò spiando verso la sua partner
per il ballo, non gli era
neanche andata male – affatto.
“Senti
un
po', Weasley, tu con chi ci vai al ballo invece?”
Ginny
alzò un sopracciglio. “Con nessuno,
perché?”
“Vienici
con me”.
Lo
squadrò con curiosità. “Non sei
riuscito a invitare Luna, quindi ripieghi sulla
prima che capita?”
“Non
sei
la prima che capita” ribatté Rolf, serio.
“Ma se non vuoi...”
“E va
bene” rispose Ginny, senza pensare – d'altra parte
Harry non l'avrebbe mai invitata.
“Per stavolta verrò con te.”
Se
l’accompagnatore
di Ginny aveva preso la non partecipazione al musical con relativa
filosofia,
così non poteva dirsi per suo fratello. Seduto in disparte
con le braccia
conserte e un'espressione imbronciata, non faceva altro che lamentarsi
della
sua sfortuna e giudicare scadenti le interpretazioni di tutti
– Rolf in primis
per qualche motivo catalizzava tutta la sua frustrazione.
“Adesso
prendono anche i Signori Nessuno, e io no! Miseriaccia, e io
no!”
Calì
–
che aveva avuto la disgrazia di accettare il suo poco galante invito
all’ultimo
momento – sbuffò e fece roteare gli occhi al
cielo, palesemente seccata.
“Ron,
dovresti proprio smetterla... È solo uno stupido musical, in
fondo, te ne
dimenticherai presto”.
“Dimenticarmene?”
le fece eco lui con un moto di rabbia, “ma io non me ne
scordo proprio, mai
dimenticherò questa sconfitta... Anzi, sai che ti dico, se
mai avrò un figlio
lo chiamerò Hugo!”
“Hugo...
E allora?”
“Non
Hugo, Hugo con l’accento, alla francese. Così
ricorderò per sempre lo smacco
che ho subito e... Calì, dove stai andando,
Calì?”
La
ragazza si era infatti alzata, gettandosi tra le braccia di un
Serpeverde non
meglio identificato che si fermò ad invitarla per un giro di
danza. Ron stava
quasi per imprecare nuovamente contro i Signori Nessuno che riuscivano
a essere
più protagonisti di lui, quando la sua attenzione fu
attirata da qualcos’altro:
a pochi passi da lui, a volteggiare in pista e ridacchiare affiatati,
c’erano
la sua amica Hermione e Blaise Zabini. Alzarsi in piedi fu una reazione
immediata, così come dirigersi verso di loro con aria
indispettita.
“Hermione,
non sapevo fossi venuta al ballo con lui! Che fai, fraternizzi con il
nemico?”
La
ragazza apparve confusa per un attimo, poi accennò un
sorriso incredulo. “Il
nemico, Ron? Solo perché non partecipa al musical... Allora
anche tu sei un
nemico, che significa?”
Di fronte
a quella risposta, lui sgranò gli occhi e poi
batté in ritirata, troppo
sconvolto per replicare. Ora l’unica differenza che esisteva
a Hogwarts era tra
gli attori e gli esclusi; il musical era riuscito perfino a cancellare
le
differenze tra case, tra Grifondoro e Serpeverde addirittura: lo aveva
visto
con Draco e Neville poco prima, lo vedeva con Hermione e Zabini adesso.
Miseriaccia, tutto era definitivamente perduto!
Era
così
preso da simili pensieri funesti che non si accorse di un altro
distratto; si
scontrarono.
“Ron!”
“Harry,
ma che…”
“Sono
felice di vederti, Ron! Non sei ancora arrabbiato, vero?”
Avrebbe
voluto dire di sì, ma vedere Harry lì, solo come
lui e quasi disperato,
glielo impedì. In fondo gli doveva anche l’essere
riuscito a invitare Calì,
sebbene ormai lei l’avesse abbandonato.
“Diciamo
di no. Perché non sei con Lavanda?”
“Voleva
ballare, ci siamo lasciati quasi subito” spiegò
rapido Harry, omettendo il
fatto che a convincere la ragazza ad andarsene fosse stata la sua
ammissione su
quanto poco gli piacesse recitare nel musical. Lavanda si era offesa,
gridandogli in faccia che molte persone escluse avrebbero voluto essere
al suo
posto, e se n’era andata verso un gruppetto di Corvonero.
Ron si
impietosì un pochino. “Hai visto
Hermione?” domandò, assumendo un tono
cospiratorio. “Il musical le ha dato totalmente alla testa,
dovevi vederla mentre
volteggiava con Zabini!”
Harry
annuì in silenzio, non osando contraddire l’amico
finalmente ritrovato.
Luna
sorrideva. “È stato molto divertente,
Draco!”
“Certo”
rispose lui, sprecando meno fiato possibile. Si rifiutava di
ammetterlo, ma era
stanchissimo. Aveva dato il suo massimo durante l’esibizione,
si era davvero
superato, ma ora ne pagava le conseguenze.
“Tu e
Neville siete stati bravissimi”.
Sì,
immaginava che fosse vero dopo tutto: Paciock non era stato male. Non
al suo
livello, certo, ma neanche troppo più in basso.
“È molto migliorato dall’inizio
delle prove” si lasciò sfuggire. Si chiese cosa
avrebbe pensato suo padre
vedendoli così affiatati, ma accartocciò il
pensiero dicendosi che almeno
Paciock era Purosangue; in più suo padre era in grado di
apprezzare l’essenza
del teatro, ne era certo.
“Il
professor Moody sembrava amareggiato, invece”
mormorò ancora Luna, fermandosi.
Erano davanti alle scale per la Torre di Corvonero. “Grazie
per la serata,
Draco” disse, suggellando il ringraziamento con un bacio
sulla guancia come
aveva visto fare a molte altre ragazze quella sera.
Draco
controllò la sorpresa, ma quel gesto era l’ultima
cosa che si sarebbe
aspettato. “Sì, uhm, buonanotte,
Lovegood”.
“Dovresti
chiamarmi Luna” replicò lei con un ultimo cenno di
saluto prima di voltargli le
spalle e saltellare su per le scale.
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Capitolo 11 *** Il finale segreto ***
Il Ballo
si era concluso e questo significava di fatto solamente tornare alla
routine di
tutti i giorni. Nessuna stupida idea in testa poteva infatti
più valere come
scusa per non essere attenti alle lezioni (anche se, a dire il vero,
adesso
sembravano Piton e la McGranitt un po’ distratti), che
ripresero con
un'intensità quasi doppia per recuperare il tempo perso. E
tra le lezioni,
ovviamente, non potevano mancare quelle di teatro.
“Molto
bene, cari ragazzi e care ragazze” esordì la
professoressa Umbridge
(stranamente da sola) vedendoli entrare con aria stanca nell'aula,
“vi annuncio
che ho ricevuto un permesso speciale dal Preside Silente di triplicare
le
nostre lezioni! Ehm ehm il giorno del debutto si avvicina e voi non mi
farete
fare nessuna pessima figura!”
I ragazzi
trasalirono tutti rumorosamente e si scambiarono occhiate preoccupate.
Certo,
erano felici di passare più tempo a cantare, ma...
“Triplicare,
professoressa?”
Harry,
come sempre, decise di parlare per tutti. Senza alzare la mano, con
somma
irritazione di Dolores.
“Sì,
triplicare, Potter. Continui ad avere decisamente troppo spazio,
considerato
che il tuo personaggio non ha neanche un nome!”
“Mi
chiamo Combeferre, professoressa”.
“Sì
e
quante strofe hai da cantare, Combeferre?” A parlare stavolta
era stato Draco,
che si era messo a sghignazzare, ben ricordando comunque da studente
modello di
alzare la mano. “Lo perdoni, professoressa, non ha un ruolo
di spicco e
probabilmente questo lo annoia. Io, che sono uno dei protagonisti e ho
grande
dedizione per il teatro, posso essere solo felice di lavorare
più ore!”
Luna lo
osservò un attimo, poi annuì. “Bravo,
Draco! Non basta essere lontani dai
Nargilli per riuscire ad avere il successo finale, bisogna anche
impegnarsi!”
Draco,
che non aveva ben capito il collegamento, si ritrovò
comunque a fare un
sorrisetto soddisfatto per l'approvazione della ragazza.
“Ehm
ehm
molto bene, sono contenta di sentire che chi ha un ruolo esistente
concorda con
me” riprese la Umbridge, mettendo di nuovo in mostra il suo
ampissimo finto
sorriso. “Allora, oggi direi che è arrivato il
momento di provare la canzone
finale, il momento più alto di tutto il musical... Qualcuno
sa di cosa parlo?”
La mano
di Hermione scattò in aria.
“La
morte
di Jean Valjean davanti a Cosette e Marius. Torna anche il mio
personaggio,
Fantine, che accoglie Valjean in Paradiso e...”
“Oh,
no,
no, no, cara. So che lei è una... mezza babbana, ma la
versione originale del
grande Hugo è un’altra. La canzone finale si
chiama Il trionfo della
giustizia”.
Stavolta
fu la mano di Ginny a scattare in aria.
“Ma,
professoressa, neanche tra i maghi esiste una canzone simile!”
“Soltanto
perché lei è poco informata, cara, non significa
che non sia così. Oserei dire
che la scena autentica la conosciamo in pochissimi, ma vi posso
assicurare che
il romanzo di Hugo – e dunque anche il musical – si
sarebbe dovuto concludere
con ehm la vittoria di Javert, vero eroe indiscusso, e nella canzone
finale
appunto ci sono Valjean e Marius che chiedono perdono e finiscono in
prigione”.
Prese una pausa per allargare perfino di più il suo sorriso.
“Proprio un
autentico ehm lieto fine, non trovate?”
Passarono
alcuni secondi di silenzio attonito, dopodiché alcuni degli
attori si
ricomposero e borbottarono qualche non molto convinto
“sì”. Draco non fu tra
questi, per una volta; uno sguardo attento avrebbe invece potuto notare
sul suo
volto l’indizio di una smorfia prontamente celata. Era
deluso, intuì Luna
osservandolo, ma non diede troppo peso alla cosa; non aveva mai sentito
parlare
prima del vero finale di Hugo e questa notizia la
incuriosiva molto.
Alzò la mano e, incrociato lo sguardo della professoressa,
pose la sua domanda.
“Se
Valjean e Marius vengono arrestati cosa ne sarà di Cosette,
professoressa?”
Dolores
tossicchiò. “Domanda interessante, signorina
Lovegood, ehm o lo sarebbe se non
fosse che di fronte alla straordinaria interpretazione conclusiva di
Javert e
al simbolico trionfo della giustizia dubito che qualcuno
s’interesserà alla
fine dell’orfanella. Si arrangerà in qualche modo,
immagino, le donne trovano
sempre una via” concluse, distogliendo lo sguardo dalla
giovane. Batté le mani.
“Basta chiacchierare, iniziamo! Diggory, Chang, partiamo
dalla vostra scena. Si
ricordi, Diggory, Thenardier è un uomo viscido, faccia del
suo peggio o dovrò
considerare di sostituirla”.
Tutto
stava andando bene, persino Silente si era dimostrato stranamente
collaborativo
nei confronti suoi e del suo progetto; ciononostante, non era
tranquilla.
L’inspiegabile assenza di Moody dall’aula non
aiutava affatto la sua
irritazione crescente.
“Canti
più forte, signorina, o la gente penserà che stia
piangendo piuttosto!”
“Sì,
è
proprio vero, è un’autentica ingiustizia,
incredibile”.
“È
bello
trovare qualcuno che capisce. Non mi spiego proprio come sia potuto
succedere,
è talmente assurdo che quello stupido calice non abbia
scelto me!”
“Hai
ragione, RonRon, sono certa che nascondi mille talenti…
Vorrei…”
“Si
zittisca, Brown, ho già ascoltato fin troppe
scemenze”.
Lavanda e
Ron impallidirono e si voltarono di scatto: il professor Moody li
osservava
severo, un occhio per ognuno. Non l’avevano minimamente
notato avvicinarsi –
perché troppo concentrati l’uno
sull’altro, più che per una sua abilità
nello
scivolare silenzioso, con tutta probabilità. Quanto poteva
aver sentito il
professore, e perché era lì? Rabbrividirono al
pensiero delle conseguenze che
ci sarebbero state se le loro brucianti critiche avessero raggiunto le
orecchie
della Umbridge. “Professore, noi… stavamo
solo…”
“So
benissimo cosa stavate facendo, Weasley, mi prendi per scemo solo
perché mi
manca qualche pezzo?”
Ron
ammutolì.
“Non
lo
dica alla Umbridge, la prego!” intervenne Lavanda di getto.
Era arrabbiata per
non essere stata scelta, certo, non aveva nemmeno ricevuto
una vera
possibilità, ma sperava ancora di potersi rifare
l’anno successivo in
fondo.
Alastor
roteò l’occhio blu, ma la sua espressione si
trasformò presto in un ghigno.
“Potrei farlo” replicò divertito,
“oppure” riprese tornando a puntare
l’occhio
magico sulla studentessa, “potremmo parlare insieme di quanto
siete delusi per
non essere nel musical e quelle stronzate là, per poi
trovare un accordo”.
“Che
tipo
di accordo?” domandò Ron, cauto, ma il cuore aveva
iniziato a battere più forte
per l’emozione – sincronicamente a quello di
Lavanda. Quella poteva essere la
loro chance!
Il
burbero professore ridacchiò. “Vigilanza costante!
Qui potrebbe sentirci
chiunque, sciocchi, come io ho sentito voi. Seguitemi, poi
parleremo”.
“Perché
dovremmo…?” domandò, esitante, Lavanda.
Non capiva bene cosa stesse succedendo,
sapeva che il vecchio Auror poteva rappresentare
un’opportunità per lei – per
loro – ma non riusciva a fidarsi del tutto, non senza sapere
cosa volesse.
Alastor
sbuffò spazientito. “Le cospirazioni non si
discutono all’aperto, ragazzina”.
Poi, senza un’altra parola, si mise in moto.
Ron e
Lavanda si scambiarono un’occhiata stupita, ma fu un attimo;
lo seguirono.
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Capitolo 12 *** Finali alternativi ***
La
trovò
seduta nell'aula del teatro – la si trovava costantemente
lì, tanto che si era
portata dietro pure i piattini con i gattini in quella stanza
– a sorseggiare
una tazza di tè e a leggere con avidità un paio
di lettere.
“Chi
le
scrive, il belloccio mezzo italiano?”
Dolores
sollevò lo sguardo, e l’attimo di smarrimento si
tramutò ben presto in un
sorriso in qualche modo divertito.
“Ehm
ehm,
si riferisce forse a Joseph? È un mio caro amico, ma ormai
il suo ruolo di
rilievo per la comunità italiana si è esaurito e,
ovviamente, per tenermi al
passo con le informazioni sto riallacciando i miei rapporti con Marius
Dragons,
il nuovo diplomatico di spicco. Le piacerà sapere che chiede
a me un parere
e... Ehm ma a lei cosa interessa della politica?” Smise di
parlare con una
risatina finta, lanciandogli un’occhiata di sufficienza.
“Piuttosto si può
sapere perché non si è presentato negli scorsi
due giorni di lezioni?” chiese
poi in tono palesemente più freddo.
Moody
arricciò le labbra e poi si lasciò goffamente
cadere sulla sedia accanto a
quella di lei. “Ero impegnato, questo stupido musical non
è la priorità”.
“Non
è la
priorità? Le ricordo che lei non è soltanto il
mio aiuto-coordinatore, è anche
uno dei protagonisti e ehm abbiamo provato il finale
e—”.
Improvvisamente
l'uomo scoppiò allegramente a ridere “So tutto del
finale! Non si preoccupi, mi
sono tenuto aggiornato e ho anche provato tra me e me la
parte”.
“Bene,
lo
spero perché questo musical dovrà essere un
successo... Come dice il mio amico
ehm ehm whatever it takes!”
~
Harry non
conosceva se non di nome il romanzo di Hugo, prima di venire costretto
in una
parte che non aveva mai desiderato. Vista la piega degli eventi,
tuttavia, aveva
deciso di recuperarlo (anche perché gli serviva qualcosa da
fare la sera in
dormitorio, finché Ron non gli parlava).
Aveva
saltato qualche parte più noiosa e descrittiva, ma si era
appassionato alle
pene di Marius per Cosette – in cui si rivedeva molto:
provava qualcosa del
genere quando incrociava lo sguardo di Hannah Abbott, una Tassorosso da
poco
unitasi al musical come sostituta di Grantaire – e gli dava
fastidio pensare
che venisse interpretato proprio da Malfoy. Anche Javert gli piaceva,
comunque,
con il suo inamovibile senso di giustizia. Era rimasto un po’
deluso nel
leggere la sua fine, in effetti, per quanto le accuse sul capo di
Valjean gli
paressero ridicole.
Quando la
Umbridge aveva annunciato quale finale avrebbero messo in scena, per un
attimo
aveva dimenticato le lezioni triplicate e aveva sorriso: guardare
Malfoy
chiedere perdono in ginocchio avrebbe potuto essere l’unica
cosa buona di quel
musical. Finite le prove era corso nella Sala Comune di Grifondoro per
dirlo a
Ron, lasciandosi indietro anche Hermione e i suoi borbottii di
protesta, ma era
successo qualcosa di strano. Ron aveva annuito distrattamente, come se
la
futura umiliazione di Malfoy davanti a tutta Hogwarts fosse un
argomento che
non reputava interessante. Non era sembrato nemmeno irritato per la sua
esclusione dal musical, solo… con la testa da
un’altra parte.
Da quel
momento erano passati due giorni, e gli atteggiamenti scostanti di Ron
si erano
moltiplicati. Inoltre, l’aveva visto spesso confabulare con
Lavanda Brown, e
quando gli aveva chiesto di che parlassero lui aveva sviato
l’argomento.
Era
strano, molto strano.
Ma tra i
compiti – Piton assegnava temi lunghissimi in quel periodo
–, le triplici prove
del musical e le lamentele di Hermione sull’inaccettabile e
assurdo finale
imposto dalla Umbridge, non era riuscito a trovare il tempo di indagare
su
quelle stranezze.
“Lavanda...
Tutto a posto?”
Ron,
così
distratto con i suoi amici – neanche la vicinanza al Ballo
aveva ricucito del
tutto I rapporti con Harry –, era invece completamente
attento quando si
trattava di quella compagna di casa alla quale non aveva prestato mai
fino a
quel momento la minima attenzione. Era con lei del resto che aveva
ritrovato un
suo ruolo nelle dinamiche della scuola, sentendosi finalmente
speciale... E poi
c'entrava proprio lei: si sbagliava o gli sorrideva molto? Adesso
però non
sorrideva; al contrario sospirava rumorosamente e sembrava avere gli
occhi
lucidi.
“Oh,
RonRon, questo copione è romanticissimo!”
esclamò alla fine, stringendosi le
pergamene top secret del finale alterato al petto. “Chi
l'avrebbe mai detto che
il professor Moody sarebbe stato capace di esprimere parole
così dolci e
tenere?”
Ron
apparve confuso e si limitò ad annuire lentamente.
“Sì... Suppongo di sì”.
“Ma
non
capisci?” insisté lei afferrandogli con calore le
mani. “Siamo i custodi del vero
finale del musical, uno più bello di quello scritto da Hugo,
uno più bello di
quello pensato dalla Umbridge! E questo finale speciale ce lo abbiamo
solo noi:
siamo la chiave di tutto!” Sospirò ancora una
volta, passandogli il copione.
Il
ragazzo andò direttamente alle pagine finali, quelle che lo
interessavano, e
gli diede una rapida occhiata. Fu sufficiente per notare che non era
previsto
nessun Malfoy inginocchiato come aveva blaterato Harry, né
una parte importante
per nessun Grifondoro.
“Perché
non proviamo le parti? Solo tra noi, Ron-Ron... Giusto per provare che
saremmo
stati degli attori ma-gni-fi-ci”.
Batté
le
mani entusiasta e iniziò a intonare le prime note stonate e
sbagliate del Javert's
Unsuicide.
Venti
minuti dopo erano sul divano della vuota Sala Comune a sbaciucchiarsi.
Galeotto
fu il copione sbagliato e il Malocchio che lo scrisse.
~
“Si
può
sapere che stai facendo, Lov— Luna?”
Aveva
evitato di chiederlo subito, ma dopo averla osservata girargli intorno
per due
minuti con occhi stralunati non aveva più resistito.
“Cercavo
dei Gorgosprizzi, ma non sembri averne in testa. Allora
perché non ti piace più
provare lo spettacolo, Draco?”
Rimase
così stupito dall’affermazione improvvisa e
insensata – e che tuttavia di senso
ne aveva fin troppo – che non rispose subito. Per un attimo
squadrò con
sospetto la ragazza davanti a lui: e se fosse stata una spia e lo
stesse
testando per conto della Umbridge?
Poi si
rese conto dell’assurdità della cosa –
un compito del genere sarebbe stato
perfetto per lui, non certo per Luna Lovegood.
Scacciando quel pensiero
assurdo, decise che poteva concedersi un po’ di
onestà (ma senza esagerare).
“Mi
piacerebbe provare, se il finale avesse senso!”
sbottò, lasciando trapelare
l’irritazione che provava ormai da una settimana.
“È semplicemente ridicolo,
invece, e rovina del tutto il mio personaggio… è
inammissibile che io reciti
una simile parte davanti a tutti, assolutamente no. Mio padre non
sarebbe mai
d’accordo”.
Lo
sguardo di Luna, che si era finalmente fermata, si era fatto attento.
“Se la
pensi così, dovresti dirlo alla Umbridge! Mi è
sempre sembrato che le piacessi
molto”.
Draco
sbuffò. “Sì, certo. Mi sembra chiaro
invece che le interessi solo della parte
che interpreta lei…” Notando lo sguardo sorpreso
di Luna, tossicchiò. “E a te
non dispiace che abbia tagliato il nostro matrimonio? Era una bella
scena”.
“Oh,
sì,
lo era” assentì Luna, sognante.
“Perché non la proviamo? Anche se la scena
sarà
tagliata, così, per divertirci”.
Draco
inarcò un sopracciglio. E se la Umbridge li avesse sentiti e avesse deciso di
interpretarlo come un atto sovversivo? Scosse la testa, decidendo che
non gli
importava poi molto di che cosa pensasse l’insegnante rosa.
Avrebbe dovuto
accontentarsi di prendersela con Potter e i Weasley, senza cercare di
rovinare
la sua parte da protagonista.
“Ma
sì”
accettò, ghignando. “Chiamiamo anche Diggory e
Chang”.
Luna
sorrise. “Forse vuole partecipare anche il professor
Moody” disse, muovendosi
verso la porta dell’aula. “È un
po’ ormai che ci ascolta”.
La porta si
aprì; era vero, Alastor Moody li stava ascoltando.
Entrò nell'aula, chiudendo
secco la porta dietro di sé, come se non fosse affatto
imbarazzato a essere
stato sorpreso in quel modo.
Nessuno di loro
aveva tuttavia notato la figura in fondo al corridoio: Pansy Parkinson
osservava la porta chiusa con occhi di fuoco.
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Capitolo 13 *** I congiurati ***
“Forse non ha
capito la gravità di quello che ho detto: la Brown e Weasley
hanno in mente un
piano sovversivo e anche la Lovegood e Malfoy sono coinvolti!”
Era la terza
volta che Pansy ripeteva in modo diverso quell'informazione, ma la
reazione
della professoressa Umbridge rimaneva invariata: batteva le palpebre e
sorrideva poco convinta, mentre girava distrattamente il cucchiaino
nella sua
tazza da tè.
“Mia cara,
quante zollette di zucchero hai detto? Oh, senza zucchero, davvero?
Comunque…
Hem hem penso che la tua mente ti stia giocando dei brutti scherzi.
Draco e la
Lovegood sono i personaggi di punta del teatro e… Brown e
Weasley chi sarebbero
mai?”
Pansy tentò
invano per l’ennesima volta di far sentire le proprie
ragioni; tutto ciò che
ottenne però fu un'altra tazza di tè –
e due biscotti a forma di gatto.
Inquietanti.
“Per la barba
di Merlino, dannazione!” imprecò una volta uscita
dall'ufficio. “Non mi ha
voluto dar retta! Eppure io lo dico: qui c'è qualcosa che
non quadra, vogliono
far saltare il musical e nessuno mi crede!”
Neville fece un
passo avanti un po’ incerto. “Io... Io ti credo,
Pansy”.
Nonostante
fosse ben conscia della sua presenza, la ragazza si ritrovò
quasi a trasalire
nel sentirlo parlare. Gli scoccò un’occhiata
stupita e poi scoppiò a ridere.
“Sai che ti
dico? Non è male averti tra i piedi, Paciock”.
~
“Volete fermare
la Umbridge e il musical?”
“Sì, certo,
Alastor, ma…”
“Mi rendo conto
che questo non è esattamente quello che vorreste, ma
è insomma il massimo che
si può avere. È sempre fare un po’ di
casino e poi…”
“Non approvo
fare casino. Per quanto mi riguarda, vorrei
semplicemente il totale
silenzio offerto dai miei sotterranei”.
“Beh, quindi
nessuno dei due vuole darmi una mano?”
Alastor si
allontanò seccato: per quanti alleati trovasse, altri
rifiutavano la sua
proposta. Perlomeno, però, si rivolgeva solo a coloro che
non avrebbero mai
spifferato nulla alla Principessa del Teatro.
Severus e
Minerva, per esempio, se ne andavano a braccetto a rintanarsi insieme
nel
silenzio dei sotterranei… “Stupidi romantici da
strapazzo” borbottò Alastor tra
sé. Rompevano con le loro rimostranze sul musical e la
Umbridge dall’inizio
dell’anno e adesso che lui proponeva di fare effettivamente
qualcosa si
tiravano indietro – vigliacchi.
~
Draco era a
disagio. Non era una novità: da quando il professor Moody
aveva tentato di
arruolare lui e Luna nel suo ridicolo piano, sobbalzava ogni volta che
lo
sguardo della Umbridge si posava su di lui durante le prove. Temeva
costantemente che gli leggesse in volto la colpevolezza, nonostante lui
non
fosse affatto colpevole. L’idea era del professore, lui non
c’entrava nulla,
non aveva nemmeno accettato… eppure, per qualche
inspiegabile motivo, non era
nemmeno andato a fare la spia. Non aveva detto nulla, aveva a stento
promesso
di rifletterci quando Luna aveva dichiarato che avrebbe rispettato la
sua
scelta.
Era ridicolo.
Si sentiva diviso: da una parte l’istinto gli gridava di
correre dalla Umbridge
e denunciare il complotto ai suoi danni e osservare ghignando il corso
della
giustizia, dall’altra il solo pensiero dell’assurdo
finale stabilito dalla
donna gli toglieva ogni voglia di sorridere. Un Malfoy si schiera dalla
parte
del più forte, del vincente, non si ribella senza un
tornaconto assicurato.
Allora perché ogni volta che si era trovato a portata
d’orecchio della Umbridge
le parole gli erano morte in gola, e perché intimamente si
sentiva già colpevole?
“Si concentri,
signor Malfoy! Ha recitato la parte con mezzo secondo di ritardo, non
è da lei,
ehm ehm devo ammettere di essere preoccupata. Negli ultimi giorni
sembra
distratto”.
“Mi perdoni,
professoressa” recitò in automatico, abbassando lo
sguardo per nascondere
l’irritazione.
“Nervoso,
Malfoy? Non ti preoccupare, sei bravissimo a inchinarti
supplicando”.
Draco alzò la
testa di scatto, punto sul vivo.
“Ehm ehm,
gentile a incoraggiarlo ma ha altro di cui preoccuparsi, signor Potter.
Riprendiamo” intervenne la Umbridge, richiamando tutti
all’ordine. Alzò la
bacchetta per far ripartire la musica.
Fissando torvo
l’idiota-che-è-sopravvissuto,
Draco decise che per nessun motivo al mondo gli avrebbe dato la
soddisfazione
di vederlo inchinarsi di fronte a tutta Hogwarts. Avrebbe parlato con
Luna subito
dopo le prove; suo padre, ne era certo, avrebbe compreso che le sue
azioni
erano mirate a evitare un’inaccettabile umiliazione. Se ne
convinse.
Non notò lo
sguardo compiaciuto di Malocchio, che osservava le prove in disparte.
~
Dolores si
trovava sola nell’aula, una copia del copione in mano e
un’espressione
accigliata in volto.
Le prove non
stavano andando nella maniera eccellente che lei pretendeva: perfino
Draco
Malfoy, la sua punta di diamante, stava perdendo qualche colpo. Il
finale, poi,
era la parte che avevano provato meno! Ce l’avrebbe fatta
Moody-Valjean a
inginocchiarsi con la gamba di legno oppure avrebbe dovuto concedergli
la
grazia di implorare perdono in piedi? Con un sospiro, decise di
rileggere
integralmente gli ultimi due fogli del copione, anche se li conosceva
praticamente a memoria: Javert che arresta Valjean e Marius appena
usciti dalla
fogna di Parigi, Valjean che comprende come il potere della legge sia
superiore
a qualsiasi cosa, entrambi i fuorilegge che si inginocchiano (oppure
Valjean
no? – aggiunse come appunto), la piccola Cosette che implora
per risparmiare
loro almeno la pena di morte e, infine, il sipario che cade dopo
l'ultima
solenne canzone dell’eroe Javert: “Il trionfo della
giustizia”. Dolores stava
quasi per intonare le prime parole della canzone, quando la porta
dell'aula si
spalancò rivelando il suo aiutante.
“Professor
Moody! Hem che ci fa qui?”
Lui ridacchiò,
mentre avanzava con il suo solito riconoscibile passo. “Io
cercavo lei, perciò
la vera domanda: cosa ci fa lei qui, professoressa Umbridge? Troppo
presa dal
lavoro?”
“A dire il
vero, sì” replicò, leggermente piccata.
“Ci tengo a vedere questo spettacolo
realizzato ehm nel migliore dei modi, che il messaggio del finale
penetri nelle
menti dei più giovani e ehm di tutti e poi...”
“Oh, non
preoccuparti, Bamboluccia, sarà uno spettacolo con i
fiocchi”.
Dolores batté
gli occhi un paio di volte, sorpresa non tanto per
l’improvviso tono famigliare
di lui (o per il successivo occhiolino) ma soprattutto per la sicurezza
stessa che
mostrava.
“Adesso crede
nello spettacolo? Non pensa più sia una marea di
scempiaggini?”
“Sono
abbastanza certo di non aver usato quelle parole, forse un casino di
stronzate.
Comunque sì, diciamo che ho cambiato idea: lo spettacolo e
il finale saranno
perfetti”.
Mentre Dolores
Umbridge veniva lasciata ai suoi appunti (e alla confusione di
quell’apparente
ravvedimento del collega), Alastor Moody tornò a caracollare
nel corridoio con
ben altri piani nella mente. Gli esercizi di dissimulazione musicale di
Lavanda
Brown e Ronald Weasley stavano andando a meraviglia (o almeno quasi):
lo
spettacolo sarebbe stato davvero perfetto.
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