Les Wizardables

di NargilliRosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incarico della Umbridge ***
Capitolo 2: *** Il calice rosa ***
Capitolo 3: *** A lezione con la Umbridge ***
Capitolo 4: *** Smanie musicali ***
Capitolo 5: *** L'annuncio ***
Capitolo 6: *** A proposito del ballo ***
Capitolo 7: *** Inviti ***
Capitolo 8: *** Duello-duetto ***
Capitolo 9: *** Arriva il ballo ***
Capitolo 10: *** I miracoli della Umbridge ***
Capitolo 11: *** Il finale segreto ***
Capitolo 12: *** Finali alternativi ***
Capitolo 13: *** I congiurati ***



Capitolo 1
*** L'incarico della Umbridge ***


Les Wizardables

 

“È un incarico molto delicato e importante. Chi di voi se la sente?”

“Ehm, ehm”.

Il Ministro della Magia sorrise. Sì, Dolores Umbridge era proprio la persona adatta per ricoprire quel ruolo.

~

Un nuovo anno era iniziato a Hogwarts: i primini si erano già accomodati alle rispettive tavole e i ragazzi più grandi fremevano alla vista delle pietanze dopo il lungo viaggio sull'Espresso. La cena però non poteva iniziare senza il tradizionale discorso del Preside, che tintinnò la posata sul bicchiere con un sorriso di benevolenza.

Benvenuti, regole, auguri per il nuovo anno... E infine la presentazione delle due nuove figure sedute l'una di fianco all'altra al tavolo dei professori.

“Un caloroso benvenuto al professor Moody che ricoprirà la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure!” esclamò Albus Silente, interrompendosi il tempo di permettere all'intera sala di applaudire – e di fare conoscenza con la stramba figura.

“Avremo altresì anche un nuovo corso fortemente voluto dal Ministero della Magia: lezioni di teatro, tenute dalla professoressa Dolores Umbridge!”

La seconda figura era per ragioni diverse curiosa almeno quanto la prima ma in più aveva anche una certa loquacità.

“Ehm ehm. Scusi l'interruzione, Preside, vorrei se possibile dire qualche parola”.

Si alzò in piedi senza neanche attendere l'approvazione e iniziò a parlare a ruota libera del suo programma di lavoro.

“Puah, quella è una principessa del teatro tanto quanto lo sono io!”

La strega si interruppe improvvisamente e si voltò verso la direzione di quel borbottio. C'era da pensare che se Moody poteva guardare dappertutto con il suo occhio magico, Dolores Umbridge non fosse da meno quanto a udito.

“Oh, splendido, Professor Moody! Cercavo proprio un collaboratore. La ringrazio per essersi proposto!”

 

La risposta sgarbata del nuovo professore di Difesa divenne presto uno degli argomenti preferiti dagli studenti durante la prima settimana, così come la nuova inaspettata materia.

“Io non ho affatto voglia di rendermi ridicolo”.

“Io parteciperò sicuramente, invece” affermò Draco, attirandosi lo sguardo scettico di Blaise. “Mio padre mi aveva anticipato questa novità, i suoi contatti al Ministero gliel’hanno fatto sapere naturalmente. Conta su di me per far colpo sulla Umbridge, pare abbia una certa influenza” spiegò, dandosi un’aria d’importanza che portò Zabini a roteare gli occhi con uno sbuffo esasperato. Tiger e Goyle borbottarono un’approvazione, tornando però quasi subito a dedicarsi alle loro cioccorane.

“Parteciperò anch’io!” esclamò raggiante Pansy, raggiungendoli. “Potremo essere principe e principessa, Draco” aggiunse, avvicinandosi al giovane Malfoy.

Lui esitò qualche secondo. “Uhm, certo” confermò, evidentemente poco convinto.

 

Simili conversazioni si svolgevano anche nella Sala Comune dei Grifondoro.

“Che ne pensi, Harry?”

“Non mi interessa il teatro. Vorrei solo un anno tranquillo, per una volta”.

“Io vorrei provare” mormorò Neville, a voce bassissima. “Ho sentito dire che può aiutare a superare la ti-timidezza, e…”

“È un’ottima idea, Neville!” lo incoraggiò convinta Hermione (essendo la più vicina, era riuscita a sentirlo).

“Grazie” balbettò lui.

“Non mi convince l’insegnante, però. Tutto quel rosa!” commentò Ron disgustato.

Harry annuì. “Il modo in cui ha coinvolto l’altro professore è stato divertente, però”.

“Oh, non me ne parlare, Harry! Malocchio Moody sarà pure un Auror esperto, ma sembra un vero maleducato” intervenne Hermione, scuotendo la testa contrariata.

 

Il giorno dopo, il programma di teatro raggiunse la prima grande svolta quando Argus Gazza si mise ad affiggere una serie di avvisi al muro.

“Ehm ehm” tossicchiò la nuova insegnante, quando il gruppo di studenti radunati attorno alla bacheca improvvisata le sembrò sufficientemente numeroso. “Oggi stesso inizieranno le lezioni canonicamente divise per anni, ma il Ministero non può permettersi il lusso di attività poco produttive. Vuole vedere qualità e io sono qui per tirarla fuori dai migliori di voi. Domani ci saranno dunque le audizioni per i ruoli principali del musical che si terrà alla fine dell'anno davanti al nostro Ministro, Cornelius Caramell. L'opera scelta, e sono certa ehm che piacerà a tutti…” fece una pausa a effetto, “È I Miserabili del grande mago francese Victor Hugo!”

Dopo aver rivolto un sorriso generale – un po' esagerato, in verità – agli studenti Dolores fece per girare sui suoi tacchi, tuttavia prima di iniziare a dileguarsi si voltò di nuovo bruscamente verso il custode.

“Oh, signor Gazza, tolga pure Marius dalla lista... abbiamo già un attore per quel ruolo: il mio caro amico Lucius Malfoy mi ha suggerito caldamente un candidato!” aggiunse, lanciando un'occhiata complice al ragazzino platinato che si trovava nella prima fila.

“Malfoy è un suo amico? Ma non dica stronzate per piacere...”

Per un attimo Dolores trasalì non avendo notato il professor Moody finché non si fu fatto largo a suon di insulti tra gli studenti, ma poi ritrovandoselo di fronte si limitò a lanciargli un'occhiataccia e fare uno dei suoi finti sorrisetti.

“Professor Moody! La vedo davvero molto interessato al teatro! Non mi dica che vuole fare un'audizione! È interessato al ruolo del vecchio e bisbetico nonno di Marius? Oppure a quello del perdigiorno e meschino Thenardier?”

“Beh, io direi che lei ha il physique de rollè per fare la signora Thenardier, a proposito”.

Dolores ridacchiò leggermente, guardandolo dall'alto in basso (o dal basso all'alto nel suo caso).

“Si dice physique du role... E comunque, per quanto sarebbe interessante recitare come marito e moglie, ho già il mio ruolo”.

“Molto bene, non ci terrei a essere suo marito neanche per finta!”

In ogni caso, però, dopo che la strega se ne fu andata, il professor Moody indugiò per un attimo davanti alla lista dei personaggi richiesti e con un grugnito scrisse il suo nome accanto a quello che lo interessava.

 

“Non sapevo fossi un così bravo attore! Sei stato morso da un Verbil da piccolo?”

Malfoy si voltò, stupito. Davanti a lui c’era una sconosciuta ragazza di Corvonero che l’osservava con curiosità. I Corvonero erano intelligenti, no? Decise di fingere di sapere perfettamente cosa fosse un Verb… qualsiasi cosa avesse detto lei, insomma.

“No” rispose, evitando di chiedere “perché”.

Vide gli occhi della ragazza spalancarsi. Erano di un bel grigio, un po’ gli ricordarono i suoi – li trovò anche strani, però, scrutandola meglio. Lei era strana, con degli assurdi orecchini a forma di ravanelli giganti, gli occhi spalancati e i capelli in disordine.

“Allora è tutto talento naturale” concluse la strana ragazza con un sorriso. Draco la guardò allontanarsi senza sapere bene né come rispondere – serviva, una risposta? – né se fosse il caso di accettare il complimento. Perché era un complimento, no? Non gli era sembrata ironica.

“Hai un’ammiratrice, Malfoy” gli sussurrò Zabini ridendo, trascinandolo dentro alla classe.

“Lunatica Lovegood è un’illusa, se pensa di poterti piacere” sbuffò invece Pansy, seguendoli. “Quindi sei… Marius, Draco? Non conosco la storia, per che ruolo dovrei andare? Chi è la tua innamorata?”

“Prova con Eponine” suggerì Blaise con un ghigno a cui la ragazza non prestò attenzione.

“Allora anche tu puoi renderti utile, a volte, Zabini!” esclamò invece, segnandosi il nome su un angolo della pergamena.

Draco rimase assorto per tutto lo scambio. Il nome pronunciato da Pansy non voleva saperne di uscirgli dalla testa: Lunatica? Doveva essere un soprannome, e davvero non lo stupiva – aveva un’aria decisamente strana, la biondina del corridoio. In altri casi l’avrebbe trovato divertente, ma in quel momento non riusciva e la cosa l’urtava. Non riusciva a comprendere perché mai quel nomignolo poco lusinghiero attribuito a una sconosciuta gli provocasse quell’irrazionale fastidio.

Forse c’entrava il fatto che non gli avesse fatto nulla di male, anzi gli si fosse rivolta con gentilezza – Draco decise di aver perso già decisamente troppo tempo a riflettere su una simile futilità e cercò un passatempo migliore nell’attesa del professore. Individuò Potter in uno dei banchi davanti e gli scoccò l’occhiataccia più irritante del suo repertorio.

Ecco, ora andava già meglio.




NdA

Salve a tutti!

Dolores vi ringrazia per essere giunti fin qui! Se volete partecipare ai provini lasciate un commento (ma probabilmente non verrete scelti, sono selezioni difficili).

Questa storia nasce con l’intento di unire le OTP delle due autrici (è un account condiviso), Dolastor e Druna, con Les Miserables!

Speriamo che questo primo capitolo vi abbia incuriositi e che possiate apprezzare i seguenti!

Tanti baci rosa,

Nargilli Rosa

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Capitolo 2
*** Il calice rosa ***


In occasione dei provini per lo spettacolo teatrale fu messa a disposizione della professoressa Umbridge l'unica stanza che potesse disporre di tutto il necessario per l'improvvisazione degli aspiranti artisti: la Stanza delle Necessità. Mentre la piccola insegnante se ne stava seduta con una tavoletta sulle ginocchia e una penna in mano pronta a scribacchiare le sue considerazioni, gli studenti si alternavano a tentare la loro miglior prova. I copioni e i testi delle canzoni Dolores Umbridge li aveva tutti in mente e già tre candidati – Lavanda Brown, Seamus Finnigan e Padma Patil – erano stati depennati solamente perché si erano presentati con i fogli in mano.

Non sapere le battute era peggio delle stonature secondo lei: era a Hogwarts per riportare ordine e disciplina attraverso il teatro e non avrebbe tollerato il caos.

Fu per questo che, dopo quei primi casi disperati, si ritrovò a dare forse con un po' troppa rapidità il ruolo di Enjolras a Neville Paciock.

“È tempo per tutti noi di decidere chi siamo... Combattiamo per... Il diritto di una serata a Hogsmeade ora? Oppure è solo un gioco per dei ricchi purosangue?”

“Ehm ehm, può bastare signor Paciock. La voglio più deciso e un po' più intonato quando canta, ma direi che sono colpita dal fatto che abbia memorizzato le parole del testo!” esclamò rivolgendo un sorriso apparentemente caloroso al ragazzo che sembrava sul punto di svenire sul palco improvvisato. Poi chinò la testa sulla tavoletta e mise accanto al suo nome una spunta – ma con una piccola nota: se non trovo proprio di meglio.

Con la stessa scusa – sapere le parole – e la stessa clausola – “se non trovo di meglio” – si ritrovò a scritturare ben presto anche Hermione Granger, Fred Weasley (non il suo gemello, che oltre al talento mancava anche di memoria!) e Cedric Diggory.

“Ha problemi di udito, principessa del teatro? Il signor Diggory mi ha perforato i timpani e le assicuro che non posso permettermi di perdere anche questi!”

“Oh professor Moody! La aspettavo almeno un'ora fa!” Dolores si voltò per lanciare un'occhiata di rimprovero al nuovo arrivato. Poi riportò lo sguardo sulla sua tavoletta e sospirò vagamente delusa. “Lo so bene che il signor Diggory è pessimo! Ma sono tutti pessimi in questa scuola! La qualità è davvero bassa... E ho anche sentito già il gruppo del coro di Vitious! Sono davvero ehm basita. Non ci sono più i talenti di una volta!”

Alastor Moody si sedette accanto a lei, facendo un grugnito mezzo divertito.

“Talenti come lei?”

“Oh, beh, non cerco qualcuno ai miei livelli, ma almeno con un piccolo germe di talento!” sospirò lei in risposta, non cogliendo l'ironia del collega. “Mi dia pure un'opinione sul prossimo candidato, anche se non le prometto di essere d'accordo con lei...” aggiunse poi, cercando di apparire conciliante e forse perfino complice, prima di chiamare un nuovo studente.

“C’è un castello su una nuvola, vorrei andarci nei miei sogni…”

La studentessa entrò cantando direttamente, un tono sognante che sorprese Dolores. Non era terribile.

“Dovrebbe richiudere la bocca, prima che qualche mosca decida di entrarci”.

Il rimarco del professor Moody la fece tornare in sé. Notò il suo ghigno con la coda dell’occhio e si indispettì. “Ehm, va bene così, signorina…” controllò il suo elenco, “Lovegood. Mi sembra adatta per interpretare Cosette”.

Luna accennò un inchino e lasciò la stanza, mormorando qualcosa che Dolores non capì – qualcosa sul morso di qualcuno, ma decise di lasciar perdere. Si volse verso Moody prima di chiamare il prossimo studente. “Non sia sciocco, non ero a bocca aperta” chiarì. “In ogni caso”, aggiunse esaminando la scheda di Luna Lovegood, “non mi stupisce che quella ragazza canti decentemente. È purosangue”.

Moody non commentò.

Dopo la signorina Lovegood seguì una serie di candidati che la professoressa Umbridge ritenne del tutto inadatti – si decise a scritturare alla fine Cho Chang solo per disperazione, dato che il suo scorbutico collega la sollecitava a prendere per buono qualcuno. (“Scelga qualcuno, per Salazar! Tanto fanno schifo tutti comunque! E per la Barba di Merlino, prenda questa Corvonero qui che sembra sul punto di scoppiare a piangere se non lo farà!”).

In mezzo a quel caos generale, la voce di una studentessa riuscì però a emergere particolarmente e a sfatare la bassa aspettativa di Dolores.

“Da sola, il mondo attorno a me cambia: gli alberi sono spogli e ovunque le strade sono piene di estranei!”

Pansy Parkinson diede il meglio di sé sul palco e si sorprese non poco quando sentì la terribile insegnante applaudirla e acclamarla con entusiasmo.

“Ma... Sei un vero talento! Sul serio io... Ehm ehm... Cara ragazza, rivedo te in me. Sei proprio com'ero io da giovane!”

Pansy fece un incerto sorriso, non troppo soddisfatta a dire il vero dal paragone. Sperava di essere almeno leggermente più bella di quel rospo rosa!

“Bene... Grazie mille, o almeno credo” rispose e forse per via di quel paragone si mise a tossicchiare. “Ehm, può ricordarmi quali sono i duetti romantici con Draco?”

“Oh, vediamo... Intendi forse il pezzo in cui il tuo personaggio muore e Marius finge di amarlo solo per non farla morire completamente disperata? È A little fall of rain naturalmente! Ho sempre trovato quel momento tragico e, beh, forse sono troppo romantica ma ho sempre tifato per Eponine invece che Cosette. A proposito, sarà interessante vedere il signor Malfoy duettare così tanto con la Lovegood!” rispose prontamente la professoressa con un altro sorriso incoraggiante.

E fu non poco confusa quando improvvisamente Pansy smise di sorridere, invece.

 

Dopo aver ascoltato altri tre ragazzi, Dolores decise di aver sofferto abbastanza. “Ehm ehm” tossicchiò per interrompere un Corvonero che aveva appena iniziato a intonare – o piuttosto a stonare Red and Black, “direi che per oggi basta così”. Agitò la bacchetta attirando a sé, sotto gli sguardi attoniti di tutti gli studenti ancora in attesa di esibirsi, un calice completamente rosa.

“Vuole lasciare all’alcool la scelta degli interpreti?” domandò ironico il professore al suo fianco; l’occhio artificiale si concentrò sul misterioso oggetto.

“Naturalmente, ehm, no”. La professoressa iniziò a recitare a voce bassa, eseguendo con la bacchetta alcuni complicati movimenti. Dal calice si levò una fiammata, anch’essa squisitamente rosa. Dolores fu lesta a gettare nella fiamma – che sembrava non avere alcun effetto sul proprio contenitore – l’elenco di tutti gli aspiranti attori. “Domani, sarà questo rarissimo oggetto magico a decretare i nomi degli interpreti” annunciò dopo essersi nuovamente schiarita la voce. “La sua sapienza è assolutamente infallibile”.

Un po’ delusi, gli studenti iniziarono a sciamare fuori dalla stanza vociando il loro scontento.

“Ingrati” sentenziò la Umbridge, ignorando lo sguardo acuto del professor Moody. “Ehm ehm, pensa lei a chiudere qui? La vedrò domani, allora”.

Alastor non rispose, aspettando di vederla uscire prima di dedicarsi al calice rosa.

 

In Sala Grande a colazione regnava un silenzio strano, teso. Quasi tutti gli sguardi erano puntati sul calice che di lì a poco sembrava dover decidere dei destini dell’intero corpo studentesco, mentre naturalmente avrebbe solo annunciato a chi sarebbe stato concesso di partecipare allo spettacolo evento dell’anno. Le due cose sembravano equivalersi, per la maggior parte degli studenti.

“Harry! Davvero non hai nemmeno provato a ottenere una parte?” Ron suonò incredulo.

L’interrogato roteò gli occhi infastidito. “Vorrei solo un anno normale, Ron” spiegò, recuperando il bicchiere pieno di succo di zucca. Forse vedendolo intento a bere l’avrebbero lasciato in pace.

“Non so che darei per una parte, miseriaccia”.

L’ormai inconfondibile “ehm, ehm” risuonò nella sala. Era arrivato il momento.

Dolores Umbridge si avvicinò al calice e agitò la bacchetta. La fiamma si alzò, assumendo striature violacee. Poi gettò fuori un primo biglietto.

“Jean Valjean: Alastor Moody” lesse la professoressa. Un grugnito soddisfatto arrivò dal tavolo dei professori.

Ricevuto il secondo biglietto, iniziò a leggerlo. “Ispettore Javert” si bloccò, rossissima. “Questo… è inaccettabile!” strillò, facendo rizzare i capelli a tutti.

Il calice cominciò a eruttare un altro foglietto e poi anche un altro, ma lei prontamente li bloccò a mezz'aria con la sua bacchetta, decidendosi finalmente a ricomporsi e ad affrontare la dura realtà del nome che aveva tra le mani.

“Javert: Harry Potter” annunciò, sputando il nome fuori quasi fosse veleno. “Signor Potter, lei non ha neanche fatto un dannato provino, come spiega questa cosa? Signor Preside...” disse poi, voltandosi verso il tavolo dei professori con espressione furente, “la prego di intervenire, non verrò presa in giro nel mio ruolo. In qualche modo il signor Potter ha chiaramente manomesso il mio prezioso calice rosa!”

Mentre la Sala era immersa in un teso silenzio e tutti gli insegnanti la fissavano sbalorditi – meno uno che invece ridacchiava senza ritegno tra sé e sé –, Silente si alzò stancamente in piedi e fece cenno a Harry di raggiungerlo.

“Harry” gli disse poi con calma, fissandolo con un luccichio di divertimento negli occhi. “Sei stato tu a mettere il tuo nome nel calice rosa della professoressa Umbridge?”

“No, signore” rispose Harry con fermezza.

“Il ragazzo mente!” strillò Dolores con voce inauditamente stridula. “Altrimenti chi può essere stato a fare una cosa simile... Con quale titolo...” Si interruppe improvvisamente, incrociando lo sguardo del professor Moody che sogghignava ancora. “Come osa? Con quale titolo ha fatto una cosa del genere?” sbraitò ancora, lanciandosi stavolta quasi contro di lui, con solo il tavolo a dividerli.

Alastor si alzò in piedi e schiarendosi leggermente la voce, iniziò a cantare – anzi a parlare.

“Il mio nome è Jean Valjean!”

Senza quasi rendersene conto, la professoressa gli rispose immediatamente per le rime intonando il resto della canzone.

“E io sono Javert! Non dimenticare il mio nome, 24601!”

La Sala si ammutolì nuovamente, finché dal tavolo Serpeverde partì un rumoroso applauso.

“Per Salazar, dovrebbe cantare sempre invece di parlare: farebbe un favore a tutti!” commentò Draco, rivolto ai suoi migliori amici.

“Sì, è davvero bravissima!” commentò Pansy, finalmente realizzando che forse si trattava davvero di un complimento quello che la professoressa le aveva rivolto durante le audizioni.

“Quanto te, Pansy, a quanto ho sentito...”

“Oh, stai zitto Blaise!” sibilò la ragazza, recuperando la sua espressione innervosita. “Con te non parlo ancora! Avrei potuto fare Cosette e duettare con Draco, sei proprio uno stronzo!”

“Non è colpa mia se sei del tutto ignorante in letteratura magica” replicò lui con un ghigno soddisfatto.

“Ehm ehm” Dolores si schiarì la voce, come se improvvisamente conscia di avere su di sé gli occhi di tutti gli studenti. Si allontanò da Alastor. “Mi sembra chiaro che c’è stato un errore. Il ruolo non andrà a Potter”.

“Bene” iniziò Harry, ma fu coperto dalla voce divertita del professor Moody. “Come, il suo infallibile calice?”

La Umbridge lo ignorò. “Come dicevo, il ruolo andrà a qualcuno di ben più qualificato, ehm, sarò io naturalmente. Potter può fare uno degli sciocchi giovani che gettano la loro vita al vento”.

“Io veramente–”

“Basta così, Potter! Torna al tuo posto. Ho altri ruoli da annunciare”.

Harry eseguì, visibilmente irritato dall’inattesa piega degli eventi.

“Ecco, lo sapevo, hai ottenuto un ruolo anche senza fare nulla!” si lamentò Ron, riuscendo solo a peggiorare il suo umore.

I minuti seguenti videro confermare Neville nel ruolo di Enjolras, Draco in quello di Marius, Luna come Cosette – Hermione sbarrò gli occhi sentendolo – e Pansy nelle vesti di Eponine. La sorpresa arrivò quando Ginny fu nominata per il ruolo di Gavroche. “Sì, ehm, a volte innovare può far bene” commentò distrattamente la Umbridge. “Sempre con ordine, però!”






NdA

Se siete arrivati fino a qui, congratulazioni!
Che ne pensate dei provini, sono andati come vi aspettavate? Qualcuno ipotizzava Alastor-Javert e sì, avrebbe avuto senso, ma come potrebbe Dolores non pretendere per sé quella parte? ♥
Tenevamo a inserire comunque il calice, anche se ovviamente non poteva che divenire un calice rosa! Non è, tra l'altro, l'unico elemento del quarto libro che manterremo.
Speriamo che la lettura continui a piacervi (e a dirvertirvi); un bacione e al prossimo capitolo!
NargilliRosa

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Capitolo 3
*** A lezione con la Umbridge ***


Le prime lezioni di teatro risultarono pesanti e noiose quasi quanto quelle di storia della magia: nessuna improvvisazione era prevista e le ore scorrevano nell’acquisire passivamente tecniche che gli studenti non avrebbero mai messo in pratica.

“Scusi professoressa, ma non dovremmo esercitarci?”

Dolores interruppe la sua spiegazione delle opere teatrali del mago italiano Pirandello per scoccare un’occhiataccia al ragazzo che aveva appena parlato.

“Deve alzare la mano per richiedere la parola, signor Potter! Ad ogni modo, nei libri di testo ci sono tutte le informazioni sufficienti per superare gli esami...”

“Ma come faremo a prepararci per il musical?”

“La preparazione per il musical avverrà in altre giornate e non è destinata a tutti. Cercare di preparare tutti voi a diventare artisti sarebbe solo un vano dispendio di energie... Anche se qualcosa mi dice che sarà ehm... Dispendioso insegnare a lei vista la sua insolenza. Si ricordi che io non l'ho mai voluta nello spettacolo e che questo privilegio può essere revocato in ogni momento...”

“Ma io veramente non volevo–”

“Basta così Potter!” strillò Dolores con un lampo di irritazione negli occhi, per poi tornare a sorridere. “Basta così” ripeté poi con un tono calmo, prima di riprendere la lezione.

Quando l'ora finalmente finì, Ron raccolse in fretta le sue cose senza degnare di uno sguardo i suoi migliori amici: un atteggiamento passivo aggressivo che il rosso aveva tenuto fin dall'annuncio del calice rosa.

“Ron, aspetta!” lo chiamò Hermione rincorrendolo nel corridoio, seguita a ruota da Harry.

“Perché dovrei aspettarvi, eh? Perché ora siete due divi del teatro e i divi si fanno attendere?”

Gli altri due lo guardarono perplessi.

“Ma che stai dicendo?”

“Dico che ero l'unico a voler davvero far parte di quel musical e invece voi mi avete soffiato il posto da sotto al naso! Begli amici!”

“Ma Ron, io neanche volevo partecipare! Non ho fatto nessuna audizione e non ho messo il mio nome nel calice rosa!”

“E tu ti aspetti che io ci creda?” ribatté Weasley con espressione autenticamente furiosa e ancor di più delusa. “Volevo diventare attore, non chiedevo tanto, avrei venduto uno dei miei fratelli pur di fare Jean Valjean!”

In quel momento uno dei suoi fratelli effettivamente gli passò accanto in mezzo al viavai degli studenti che si spostavano per cambiare aula.

“Spero non starai pensando a me o Ginny - noi un posto nel musical lo abbiamo, ma ti vogliamo bene lo stesso anche se sei mediocre fratellino!”

Fred si allontanò ridacchiando, lasciandosi dietro il Miseriaccia del fratello minore.

 

L’umore di Ron non migliorò né quella sera né il giorno dopo, anzi peggiorò quando a colazione due gufi raggiunsero Harry e Hermione consegnando loro l’orario della prima prova ufficiale degli attori selezionati dal calice.

Harry, di malumore a sua volta ma per motivi opposti, decise che era troppo stanco per cercare di farlo ragionare e si diresse direttamente a lezione di Pozioni – avrebbe voluto sperare in una mattinata tranquilla, dato che la lezione extracurricolare del pomeriggio non prometteva nulla di buono, ma tre anni con Piton come insegnante gli suggerivano l’improbabilità del pensiero.

 

Draco si avviò, accompagnato da Pansy, alle prove di teatro con un ghigno divertito stampato sul volto. A giudicare dalla scenata in Sala Grande e dalle voci che lo avevano raggiunto su un loro alterco durante l’ora di lezione, avere la Umbridge e Potter nella stessa stanza gli avrebbe regalato non poche soddisfazioni e risate.

Le future umiliazioni dell’Idiota-Che-È-Sopravvissuto non erano tuttavia l’unico motivo per cui si sentiva soddisfatto. Draco godeva dello stare al centro dell’attenzione e aveva una certa familiarità con il teatro: l’aver ottenuto – in virtù delle sue innegabili qualità – la parte di Marius, protagonista accanto a Valjean e Javert, lo riempiva d’orgoglio. Gli erano arrivati commenti indispettiti sull’assegnazione del ruolo senza che sostenesse un provino, ma aveva subito compreso che si trattava soltanto di poveri invidiosi e non aveva infierito più di tanto. Raggiunse la Stanza delle Necessità e fu accolto da uno stridulo “Potter!”.

Che anno meraviglioso gli si prospettava.

 

“Ehm ehm”

A quel richiamo, che sarebbe stato normalmente ignorato, tutti i ragazzi si zittirono immediatamente e scattarono quasi sull'attenti. Non era infatti una lezione qualsiasi, ma l'inizio delle prove speciali del musical a cui avevano avuto accesso solo i fortunati prescelti dal calice rosa.

“Bene” commentò Dolores, un pochino sorpresa lei stessa della facilità con cui aveva richiamato l'attenzione. “Per prima cosa, miei cari ragazzi, vi invito a dimenticare tutto quello che ho detto a lezione. Il teatro è essenzialmente pratica, per cui non è minimamente importante conoscere le teorie precedenti ma solo buttarsi e improvvisare, sentendo l'emozione che nasce dal vostro... Piccolo... Tenero cuore”.

“Ma professoressa...”

“La mano Potter, devi alzare la mano, quante volte devo dirlo?”

Harry si lanciò un'occhiata intorno, poi si arrese all'idea di alzare la mano nonostante l’esiguo numero di persone presenti.

“Dicevo, a lezione ci ha detto esattamente il contrario. E io appunto le ho chiesto come avremmo fatto ad affrontare il mondo del teatro quindi...”

“Lei ha già parlato e io le ho già risposto!” strillò la professoressa. “Ogni corso ha le sue regole e io pretendo ordine! Un ordine che lei sta minando da troppo tempo... Mi chiedo se non sia il caso davvero di rimuoverla dato che...”

Prima che potesse finire la frase, il coordinatore dell'attività alzò la mano in alto in modo volutamente canzonatorio, tentando anche una parodia della finta tossettina della professoressa.

“Scusi se la interrompo, ma Potter non si schioda proprio dal suo posto, casomai è quel raccomandato del signor Malfoy che non dovrebbe essere qui!”

Tra gli studenti le risatine sovrastarono le proteste sdegnate di Draco e della sua amica Pansy.

“Il signor Malfoy non è un raccomandato, solo caldamente consigliato” ribatté Dolores, con una leggera indecisione nella voce. “E comunque, in merito alla sua voce, il signor Malfoy ha perlomeno un pregio: sa quando non usarla. Il signor Potter non sa proprio quando stare zitto!”

“Neanche lei...” borbottò Moody.

Dolores lo fulminò con lo sguardo e strinse le mani a pugno, segno che si stava irritando davvero.

“Se mi contraddirà un'altra volta sarò costretta a cacciare via anche lei, oltre a Potter ben inteso, altrimenti...”

Moody scattò avanti e, con un’agilità del tutto imprevista data la gamba di legno, si parò esattamente di fronte alla professoressa facendola trasalire.

“Altrimenti cosa, bamboluccia rosa?”

Dolores strinse le labbra e apparve per un attimo stupita da quella vicinanza inattesa.

“Beh, in c-caso...” iniziò balbettando leggermente per poi riprendere la sua consueta spavalderia, “beh, lo vedrà ehm direttamente sulle barricate cosa potrei farle!”

“Professoressa” intervenne Pansy alzando la mano, “potremmo iniziare subito? Forse il professore si convincerà dell’abilità di Draco, ascoltandolo!”

Moody roteò l’occhio artificiale. “Parkinson, hai mai sentito Malfoy cantare?”

La ragazza avvampò. “N-no, ma sono certa che è bravissimo!”

“Naturalmente lo sono” dichiarò il diretto interessato, muovendo un passo in avanti. “Ho studiato musica fin da quando ero piccolo, con precettori di altissimo livello. Diversamente da Potter”.

“Ecco, ben detto!” esclamò la Umbridge riprendendosi. “Inizieremo ehm ehm con degli esercizi per schiarirsi la gola. Dividetevi in tre gruppi – con ordine! –, sono certa che Draco saprà mostrare ai suoi compagni come fare. Lei crede di esserne in grado?” domandò, scrutando scettica Alastor.

“Naturalmente” replicò questo con uno sbuffo. “Ma pensavo fosse importante che i ragazzi seguissero il loro piccolo, tenero cuore” aggiunse con un ghigno provocatorio.

“Non testi oltre la mia pazienza, Moody”.

Dolores si voltò verso il gruppo per riprendere il filo del discorso ma sobbalzò sul posto quando si ritrovò davanti una figura inaspettata con gli occhi spalancati e i capelli chiarissimi.

“Anche voi fate parte del gruppo, non è forse così?” constatò semplicemente Luna con voce sognante. “Visto che siete solo in due e gli altri gruppi sono già formati, posso fare gli esercizi insieme a voi professori! Del resto, dovrò interpretare la figlia del professor Moody, quindi sarebbe importante cominciare a cantare insieme!”

Fu Moody il primo a riprendersi e a ridacchiare con ironia, forse pensando che la logica non era così sbagliata in fondo: lui aveva un occhio pazzo e gli era stata assegnata come finta figlia una pazza.

“Signorina Lovegood, non farò nessun esercizio vocale di preparazione in quanto non ne ho bisogno” rispose la professoressa, cominciando nel frattempo a scrutare i gruppi che si erano formati. “Ecco, in realtà i gruppi sono sproporzionati: si metta insieme al signor Malfoy e alla signorina Parkinson e... Per Salazar, siete in troppi qui: vediamo, Paciock vieni qui... Tu ti unirai a Malfoy, Parkinson e Lovegood”.

Quando finalmente i tre gruppi furono in egual numero, la professoressa creò con la bacchetta tre flussi di magia a forma di gomitolo e ne posizionò uno al centro di ogni gruppo.

“Cominciate a cantare – semplici vocalizzi per il momento andranno bene. Cercate di rispettare ordini precisi e di non accavallarvi per piacere. Se la magia rimane di colore rosa significa che va tutto bene, se diventa invece nera significa che state stonando. Ehm spero per voi che questo non succeda”.

Una volta assegnato il compito, si sedette su una sedia e si mise ad osservare con un sorriso – molto precario – la situazione, pronta a intervenire in qualsiasi momento.

 

“Com’è andata?” domandò Zabini ai due compagni, quando finalmente lo raggiunsero al tavolo Serpeverde. La cena era già iniziata da almeno mezz’ora, ma Draco e Pansy non erano gli unici ritardatari: insieme a loro si riversò in Sala Grande pressoché l’intero gruppo di attori scelti, Dolores Umbridge e Alastor Moody inclusi.

“Male” sputò Pansy, sedendoglisi accanto.

Blaise sussultò, sentendo la sua voce roca. Inarcò un sopracciglio. “Avete cantato tutto il pomeriggio o cosa? E perché sembri avercela con Malfoy?”

Draco scrollò le spalle indifferente. Si versò del succo di zucca e lo bevve quasi d’un sorso, tornando subito a riempire il bicchiere. Qualcosa suggerì a Blaise che Pansy non fosse l’unica a corto di voce.

La ragazza sbuffò drammaticamente, accigliandosi. “Avresti dovuto vederlo! Tutto il tempo a fissare Lunatica, è stata una cosa francamente ridicola”.

Draco tossicchiò. “Ti ho detto di finirla con le sciocchezze, Parkinson” disse lapidario. La sua voce era quasi normale, notò Zabini. “Dovremo duettare, volevo capire se fosse alla mia altezza. Tutto qui”.

Un ghigno malandrino si fece strada sul volto di Blaise. Malfoy interessato a Lovegood? Suonava interessante. C’era del potenziale per prenderlo in giro a vita. “E allora, lo è?” chiese con finta nonchalance. Pansy, fumante di rabbia, si era gettata sull’arrosto dopo aver borbottato un paio di commenti cattivi ai danni della biondina di Corvonero.

“Non canta male” replicò Malfoy, dopo un attimo di riflessione. Poi ghignò malevolo. “Sicuramente meglio di Potter, avresti dovuto vedere la faccia della Umbridge nel vedere il suo gomitolo rosa annerirsi. Esilarante”.

“Per poco quello scemo di Paciock non faceva annerire il nostro, di gomitolo” rimarcò Pansy, lanciando un’occhiata torva al Grifondoro dall’altra parte della Sala. “Perché è stato scelto, comunque? Non so se sia più ridicolo dover cantare con lui o con Lovegood”.

“Piantala, Parkinson, Malfoy ha detto che è brava”.

Il calcio che gli arrivò sotto al tavolo in tutta risposta riuscì soltanto ad acuire il suo ghigno.

“Chissà, magari Eponine soccomberà al fascino di Enjolras lasciando lo sciocco Marius alla sua Cosette”.

 

Anche tra i Grifondoro l'inizio delle lezioni teatrali era l'argomento principale e – complice la presenza di Harry Potter nel gruppetto dei Prescelti – alla conversazione sembrava voler partecipare l'intera tavolata.

“È stato bellissimo, non c'è che dire!” esclamò Hermione, controbilanciando la tenue reazione di Harry. “E smettila di fare il modesto, se il calice rosa ti ha scelto ci dev'essere una ragione!”

L'unico in disparte scelse proprio quel momento per sbuffare.

“Certo, lui è il Prescelto, solo io sono l'unico a non essere preso! E mica è giusto, già sei famoso di tuo, potevi lasciare un po' di spazio anche a me. E tu, Hermione, non sei meglio di lui. Begli amici!”

Ginny roteò gli occhi al cielo e si allontanò dal fratello per non sentire la sua ennesima lamentela. Si sedette invece accanto a Neville e solo in quel momento sembrò ricordarsi che in effetti mentre lei cantava insieme a Hermione, Harry e Fred, lui era stato costretto a unirsi al gruppo di Malfoy.

“Come è andata con le serpi?”

Neville alzò lo sguardo dal suo piatto e quasi sobbalzò nel sentirsi rivolgere inaspettatamente la parola.

“Oh, bene, molto bene!” esclamò poi in gran fretta.

La ragazza sollevò un sopracciglio e gli scoccò un'occhiata perplessa.

“In che senso tutto bene? Sei finito con quell'idiota di Malfoy, la stronza della Parkinson e Lunatica Lovegood!”

“Beh, ecco, ehm... Non è andata male... Lei non è così male” si ritrovò a dire quasi senza rendersene conto.

Ginny era ancora sospettosa ma sulle labbra si aprì un sorriso – il sorriso di chi crede di aver capito tutto e invece non ha capito niente.

“Lei? Ti riferisci a Luna? È strana ma posso capirlo... È carina in fondo. Non c'è nulla di male se ti piace e...”

Ginny continuò a parlare, ma Neville smise di ascoltarla cercando di non scoccare un'occhiata al tavolo dei Serpeverde. Solo allora si rese conto di essersi preso in modo del tutto imprevisto un'assurda cotta per Pansy Parkinson.






NdA
Promettiamo solennemente che nessun Harry è stato maltrattato durante la stesura di questo capitolo! Forse.
Le lezioni di teatro sono finalmente iniziate, come vi sono sembrate? Ve le aspettavate così o avevate in mente qualcosa di diverso?
Fateci sapere!
Un saluto,
Nargilli Rosa

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Capitolo 4
*** Smanie musicali ***


“Nella mia vita ci sono volte in cui nel silenzio avverto la traccia di una canzone lontana, e canta di un mondo che vorrei vedere, fuori portata per un solo sospiro. Aspettami!”

Draco si ritrovò ad ascoltare incantato senza praticamente rendersene conto. Entrò nell’aula quasi deserta e richiuse la porta dietro di sé, ma la ragazza presente all’interno non diede segno d’aver notato la sua presenza. Continuò invece a cantare tranquilla.

“Vede lui ciò che vedo io?” intonò, voltandosi verso di lui – riuscì a non sobbalzare sorpreso –, “Prova ciò che provo?”

Concluse la battuta e gli sorrise. “Oh, ciao Draco!”

“Che fai qui, Lovegood? Perché sei da sola?”

Lei lo guardò confusa. “Anche tu sei da solo” constatò. “Sono venuta a provare per il musical” spiegò poi, come già dimentica delle strane domande del ragazzo. “E tu?”

“Speravo di poter provare un po’ in pace” rispose Draco, sbuffando teatralmente. “Però visto che saremo costretti a cantare insieme, già che ci siamo potremmo provare. Tutti e due. Non canti malissimo”.

“Oh, va bene” approvò lei, annuendo. Draco si stupì leggermente della facilità con cui aveva accettato, ma ne fu soddisfatto.

“Un cuore pieno d’amore, un cuore pieno di musica” iniziò Draco, focalizzando lo sguardo su Lovegood. Non era brutta, decise, solo un po’ scompigliata. E comunque più carina di Pansy – aveva sempre avuto un debole per le bionde. “Nemmeno so il tuo nome, Madamigella – non lo dirai? Lo rivelerai?”

Luna si mise a ondeggiare leggermente, seguendo il ritmo, e pronunciò le sue prime battute.

“Il mio nome è Marius Pontmercy” proseguì Draco, fissandola ora negli occhi.

“Il mio è Cosette” intervenne lei, perfettamente a tempo, ricambiando lo sguardo. Lui deglutì, sentendosi scrutato da quei grandi occhi grigi.

“Cosette, non so che cosa dire”

“Allora non parlare”

“Mi sono perso”

“Mi hai trovata!”

Terminato il duetto rimasero per un po’ in silenzio, riprendendo fiato. Alla fine, Luna gli si pose davanti e lo guardò seria. “Dovresti cantare con più emozione” affermò convinta.

Draco la fissò incredulo, ma lei non aggiunse altro e dopo poco se ne andò mormorando un “Ciao, Draco, alla prossima prova”.

Si fissò le mani. Come si permetteva di dirgli come cantare? Le aveva fatto un minuscolo complimento, rivolto qualche attenzione e si era subito montata la testa! Zabini e Parkinson sarebbero morti dal ridere quando gliel’avesse raccontato – solo che, si rese conto, non voleva farlo.

Il duetto con Lovegood era un suo segreto, attimi rubati che voleva tenere nascosti ai suoi amici.

Draco sbuffò. Voleva più emozione? Benissimo. Le avrebbe fatto sentire, la prossima volta.

Parola di Malfoy.

 

Era bastata quella semplice lezione preliminare per far entrare per davvero la frenesia di cantare nelle vene di tutti i partecipanti al musical. Non solo gli attori si ritagliavano spazi e tempi per provare, ma le canzoni sembravano scandire gli stessi pensieri nelle loro teste. Fu per questo che, in un primo momento, lo scontro tra Moody e la Umbridge una mattina davanti all'aula di Difesa contro le Arti Oscure apparve meno assurdo di quanto sarebbe potuto apparire altrimenti.

“Ehm ehm Malocchio, finalmente, la incontro di nuovo” iniziò a intonare la professoressa, cercando di attirare l'attenzione del mago, il quale stava fingendo poco brillantemente di non averla notata. “Professor Moody, indosserai catene diverse!”

Alastor la scrutò per un lungo attimo facendo roteare il suo occhio magico, poi grugnì e si decise a unirsi a quel canto, modificando anche lui le parole della canzone originale dei loro due personaggi.

“Prima che lei dica un'altra parola, Umbridge, prima che mi trascini come un bamboccio a parlare di teatro, mi ascolti: c'è qualcosa che devo fare. Questi studentelli devono fare lezione, non c'è nessuno a parte me che può ficcare loro in testa qualcosa... Nel nome di Salazar, un'ora di tregua è ciò che le chiedo!”

Dolores mosse un passetto verso di lui e fissandolo con aria fiera, rispose a tono.

“Lei deve scambiarmi per una pazza! L'ho cercata per tutta la mattinata, uno sciocco auror come lei non può cambiare... Uno sciocco auror come leeeeeei”.

Non appena il suo acuto finì, i due si guardarono un attimo e poi, per un segreto accordo ignoto a tutti (e forse perfino a loro), iniziarono a cantarsi sopra ognuno la propria parte con perfetta simmetria.

“Ma sono bravissimi!” esclamò Pansy portandosi una mano al petto, talmente rapita dalla scena da non notare di essersi rivolta a Neville Paciock nel fare quel commento.

Tra tutti gli studenti entusiasti, spiccavano attoniti solo due professori.

“Severus, per piacere, puoi procurare una pozione soporifera al professor Moody e alla professoressa Umbridge?” chiese la McGranitt, fissando lo spettacolo con gli occhi spalancati. “Anzi, forse due”.

“Certamente, Minerva” replicò Piton, facendo affiorare un ghigno malevolo sul suo volto diafano. “Mi aspetto che in cambio metterai una buona parola con Silente per dare a me la cattedra di Difesa l'anno prossimo al posto di quel cantante da strapazzo”.

“Non temere, parlerò con Albus oggi stesso!”

 

“Draco, aspettami! Draco!”

Il ragazzo inseguito sbuffò, fermandosi a pochi passi dall’ingresso della Sala Grande. Si voltò verso Pansy, accigliato. “Finiscila, Parkinson”.

“Perché non vuoi dirmi dove sei finito ieri pomeriggio, eh? Mi stai nascondendo qualcosa? Volevo provare insieme a te!”

Draco roteò gli occhi, scocciato da quell’insistenza.

“E va bene!” sbottò Pansy. “Tieniti pure i tuoi segreti, allora! Però mi dici almeno cosa pensi di fare per quel Moody? Quel che ha fatto a lezione è una vergogna, non è ammissibile, io…”

Malfoy avvampò, fin troppo sensibile all’argomento. Quasi preferiva il precedente.

“…penso dovresti dirlo alla Umbridge, non si deve permettere di minacciarti di trasfigurarti se dovessi comportarti male alle prove, lei farebbe qualcosa!”

“L’ha detto tanto per divertirsi” replicò, la rabbia che trapelava nell’intonazione, “Non oserebbe. Gli insegnanti non possono trasfigurare noi studenti”.

Pansy stava per ribattere qualcos’altro, ma in quel momento passò accanto a loro – saltellando – una Corvonero del terzo anno.

“Ciao, Draco!” esclamò Luna Lovegood, entrando nella Sala.

Malfoy lanciò uno sguardo agli occhi improvvisamente spalancati di Pansy Parkinson e imprecò prevedendo la sequela di domande in arrivo.

 

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Capitolo 5
*** L'annuncio ***


La sua missione era iniziata soltanto da poco, ma Dolores si sentiva già oberata dalle responsabilità che aveva: lo spettacolo richiedeva un grandissimo impegno, infatti, e gli studenti di Hogwarts erano chiaramente solo dei dilettanti. Certo, c'era la signorina Lovegood che era abbastanza promettente... E la signorina Parkinson era un autentico talento... Ma potevano controbilanciare l'assoluta incapacità di quasi tutto il resto del cast? Beh, perlomeno lei stessa avrebbe avuto uno dei ruoli principali, in modo da assicurare allo show qualche scena di luce!

Una figura rigida e scheletrica ritta sulla porta dell'aula interruppe le sue riflessioni e il sorriso inquietante che quella figura aveva sul volto attirò la sua completa attenzione.

“Ehm ehm, signor Gazza, posso fare qualcosa per lei?”

Il custode mosse qualche passo incerto verso di lei.

“Professoressa Umbridge... Io veramente volevo...”. Balbettò per un po' prima di riuscire a svelare da dietro la schiena un fiore un po' appassito e scolorito. “È un pensiero per lei...”.

“Oh, incantevole” commentò lei e, anche se il suo tono non era particolarmente entusiasta, cercò di accennare un sorriso vagamente cordiale.

Prima che lei potesse aggiungere altro, lui le afferrò una mano e vi stampò un bacio appiccicoso, per poi sgattaiolare via insieme alla sua fidata Mrs Purr.

“Oh Salazar” sospirò Dolores, ancora con gli occhi spalancati. Era disgustata, non c’era che dire, però, mentre si era subito lavata con la bacchetta la mano, non si decideva a gettare via il fiore. Non era tutti i giorni che un uomo e sì, Argus Gazza in fondo era pur sempre un uomo la degnasse di attenzioni romantiche, del resto.

“Oh, qualche strega ha fatto colpo, non è così?”

Per la seconda volta, Dolores fu interrotta dal filo dei suoi pensieri, ritrovandosi questa volta davanti il suo coordinatore per il musical.

“Non dica sciocchezze, Professor Moody... Il custode è... un magonò!”

Alastor non nascose il suo ghigno e le si sedette vicino.

“Beh, io sono un purosangue”.

“E questo cosa dovrebbe significare?”

A quella nuova vicinanza, ora che erano seduti, si fissarono per qualche istante senza dire niente. Proprio quando lei stava per dire qualcosa, gli studenti entrarono nell'aula come uno sciame confuso e fastidioso.

Cosa voleva dire Dolores? Al primo vocalizzo lamentoso di Cho Chang dimenticò qualsiasi altra cosa che non fosse l'immenso lavoro che la aspettava.


Settimana dopo settimana, le prove del musical procedevano a ritmi serrati, rubando spazio alle lezioni dei corsi facoltativi e perfino al Quidditch.

I progressi perlomeno cominciavano a vedersi anche se non da parte di tutti. E ogni singola scena era stata provata almeno una volta anche se non con la stessa riuscita.

La scena di apertura era la più problematica, specialmente perché vedeva il maggior numero di attori in scena: alcuni attori di altri ruoli si erano infatti riproposti come prigionieri (quali Fred Weasley, Potter e Cedric Diggory), mentre altri in quello dei dissennatori.

Tra questi ultimi spiccava Draco Malfoy. “È bravissimo a interpretare un dissennatore! Non è vero, Harry?” aveva commentato una trasognata Luna.

Ma se Malfoy era effettivamente bravissimo, ancora una volta non così erano gli altri.

“Guarda giù, guarda giù, non guardarlo nell'occhio matto–”

“Potter! Weasley!” urlò la Umbridge per la terza volta in quel pomeriggio, interrompendo la base musicale con un colpo di bacchetta. “Vi sembra così tanto divertente modificare il testo?”

“Ci scusi, professoressa” replicò Fred, non senza sghignazzare. “Ma davanti al professor Moody non riesco a trattenere la battuta!”

“E invece dovrà trattenersi, signor Weasley, altrimenti io non riuscirò a trattenere una punizione!”

Dopo la non velata minaccia, la professoressa sospirò stancamente e fece cenno alla classe intera di sgomberare.

“E la parte del nostro duetto iniziale?” borbottò il professor Moody avvicinandosi a lei. “Potremmo sempre provare da soli nella mia camera, che ne dice?”

Dolores lo fissò con gli occhi spalancati, per poi decidere di emettere una breve risatina.

“Potrei fraintenderla, Malocchio. Sembra quasi che mi stia facendo una proposta indecente”.

Mentre la professoressa si allontanava, Moody rimase a borbottare tra sé in modo seccato, senza essere udito da alcuno.

“È dall'inizio dell'anno che ti sto facendo proposte indecenti, stupida strega!”

~

Luna era seduta in un angolo della Sala Comune di Corvonero, da sola – non che fosse una novità. Era abituata a trovarsi isolata dai propri compagni, ma ultimamente le capitava di rifletterci maggiormente; dipendeva dalle prove di teatro, probabilmente – un piccolo assaggio di compagnia che le faceva desiderare di più.

Lasciò vagare lo sguardo sugli studenti intorno a lei; facce solo vagamente note, compagni con cui non aveva mai parlato davvero. Tuttavia non erano loro a occupare i suoi pensieri. Nell’ultimo mese, da quando erano iniziati gli incontri pomeridiani con la Umbridge, si era sorpresa spesso a pensare al suo partner nel musical, Draco Malfoy. Non gli aveva mai prestato attenzione prima, ma dopo averlo osservato un po’ aveva concluso che fosse un ragazzo un po’ confuso – era quasi certa di aver notato un gorgosprizzo ronzargli intorno all’orecchio sinistro, in un’occasione – ma molto bravo a cantare. Aveva notato inoltre che anche lui aveva iniziato a prestarle attenzione, più di quanto non facesse lei, e questo le suscitava una strana – nuova – sensazione. Magari Draco Malfoy avrebbe potuto essere suo amico, anche se in genere si circondava solo di Serpeverde.

Era venuto a cantare con lei, però. Si alzò, pensando di andare a cercarlo per provare nuovamente il loro duetto.

“A caccia di nargilli, Lovegood?” le domandò un ragazzo del suo anno, Rolf Scamander. Le faceva sempre domande simili con un tono buffo.

“No” mormorò Luna, superandolo. Doveva cercare una creatura più curiosa dei nargilli.

~

“Ehm ehm”.

Draco fu bruscamente riportato alla realtà da quel suono irritante. Si riprese, distogliendo lo sguardo da una sorridente Luna Lovegood. Pansy, accanto a lui, era intenta a discutere con Paciock perciò – notò con sollievo – non aveva notato nulla.

“Stavate provando la scena dell’innamoramento a prima vista? Bravi ragazzi! Ma purtroppo devo interrompervi, ho una notizia molto ehm importante”.

Gli occhi di tutti gli studenti presenti si focalizzarono sulla Umbridge, a quelle parole – persino Fred Weasley sembrò vagamente interessato.

“Di qui a un mese si terrà un ballo!” esclamò la piccola donna rosa, dopo essersi assicurata di avere tutti gli sguardi su di sé. “Sarà un’ottima occasione per sfoggiare le vostre ehm ehm doti” pronunciò, non troppo convinta. “Mi aspetto che partecipiate tutti e che ogni cavaliere si trovi una dama, non tollererò che mi facciate fare brutta figura”.

Il silenzio scese nell’aula. Draco, come probabilmente ogni altro studente presente, metabolizzò lentamente l’annuncio.

Un ballo.

Doveva trovarsi una dama.

Realizzò d’un tratto che lo sguardo insistente di Pansy non gli piaceva affatto.

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Capitolo 6
*** A proposito del ballo ***


Capitolo 6

L'annuncio del ballo aveva scatenato una certa frenesia in tutta la scuola, forse perfino di più di quella suscitata dal musical – coinvolgendo non solo gli studenti, ma anche i professori. Mentre Piton e la McGranitt, gli unici quasi immuni, si lamentavano della completa mancanza di attenzione raggiunta durante le lezioni, alcuni insegnanti avanzavano i primi inviti.

“Professor Moody, le piacerebbe venire al ballo con me?” chiese Aurora Sinistra al termine della colazione, sfoderando il suo sorriso migliore.

Alastor la guardò confuso e borbottò un rifiuto.

“Lo dice perché ha una gamba sola?”

“No, è che... Voglio andare al ballo con qualcun altro, va bene?”

Il sorriso della strega sparì improvvisamente e per un attimo il mago temette che si potesse mettere a piangere. Invece, alla fine, lei scoppiò piuttosto in un moto di stizza.

“Beh, spero non la McGranitt dato che l’ha già invitata Piton. Che problemi avete a preferire una vecchia megera a me?”

“Minerva non è una vecchia megera!”

Mentre Sinistra finalmente se ne andava, la Umbridge si materializzò in qualche modo al suo fianco.

“Quindi inviterà la McGranitt?” gli chiese in tono vagamente indispettito.

“Ma veramente...”

“Beh, non faccia tardi alle prove. Oggi saranno particolarmente ehm impegnative”.

Con quelle parole, anche Dolores si allontanò e ad Alastor rimasto solo nel corridoio restò solo da imprecare.

“Stupide, deficienti streghe! Ci andrò con Albus a questo cazzo di ballo, ho deciso!”

 

“Signor Malfoy!”

Draco si bloccò sulla soglia dell’aula, riconoscendo la voce gracidante dell’insegnante.

“È in anticipo. Molto bene, volevo proprio ehm parlarle” disse con un sorriso un po’ troppo largo per i gusti del ragazzo.

L’imitò, comunque. “Posso aiutarla in qualche modo, professoressa?”

“Ha già deciso con chi andare al ballo, signor Malfoy?” domandò la donna, scrutandolo con un’espressione indecifrabile.

Draco si domandò perché avrebbe dovuto interessarle; lo sfiorò l’improbabile idea che volesse invitarlo ad andare con lei ma si affrettò a scacciarla. Non era possibile, no? Tra l’altro era certo che quell’insopportabile professor Moody – non riusciva proprio a capire perché mai gli fosse così ostile, era inspiegabile – ci stesse provando con lei dal primo giorno, l’avrebbe invitata di certo. Rassicuratosi così, si decise a rispondere con un neutro “Non ancora”.

Lo sguardo della donna si illuminò a quelle parole. “Ottimo, ottimo!” esclamò. “Ho un piccolo, ehm, progetto per il ballo. Daremo un assaggio anticipato del nostro lavoro a tutti. Proprio per questo, penso sarebbe un’ottima idea se lei andasse con la signorina Lovegood. Perché non la invita?”

Draco non reagì subito; impiegò qualche secondo ad elaborare la richiesta. Dolores Umbridge voleva che lui andasse al ballo con Lovegood. Lovegood, non Parkinson.

“Accetto” affermò rapido, mentre i primi studenti iniziavano ad arrivare.

Vide disegnarsi sul volto della professoressa un’espressione piuttosto soddisfatta, prima che lei gli voltasse le spalle per mettere in riga i nuovi arrivati. Tra loro Draco notò Luna Lovegood – come avrebbe fatto per invitarla? Doveva trovare il momento adatto.

D’altra parte, era certo che nessuno sarebbe stato tanto folle da rifiutare un suo invito.

 

Alastor stava progettando un modo per cavarsi di impiccio dalla questione “ballo”. Ormai nella scuola non si parlava d'altro ed era dato per scontato che tutti dovessero andare accompagnati. Era di fronte a un bivio: tentare di nuovo di invitare Dolores oppure decidersi davvero a invitare Albus.

Era immerso in quei pensieri – di cui all'esterno si percepivano solo le imprecazioni che fungevano da intercalare – quando la stessa domanda di sempre (“Con chi va al ballo, lei?”) gli fu posta una volta di più.

Solo che questa volta proveniva da una figura del tutto inaspettata.

“Signorina Lovegood!” esclamò semplicemente, troppo stupito per aggiungere il naturale “Si faccia i folletti suoi!”.

“Sì, professore, ha già chiesto alla professoressa Umbridge di andare al ballo con lei?”

L'occhio vero di Alastor divenne quasi della stessa grandezza di quello finto per quanto si era spalancato.

“Perché dovrei voler andare al ballo con quella pazza?” chiese in modo brusco, con una risata un po’ eccessiva.

Luna inclinò leggermente la testa e continuò solamente a fissarlo in modo stralunato.

“Perché vi piacete, naturalmente”.

Alastor riprese a ridere più forte. Perfetto – pensò – perfino la matta ci è arrivata!

“E lei, allora, andrà con il signor Malfoy?” scelse di dire comunque in tono dispettoso.

La ragazza spalancò un po’ di più gli occhi, ma più che imbarazzata sembrò essere solo sorpresa e pensierosa.

“Oh... Non lo so ancora. Forse”.

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Capitolo 7
*** Inviti ***


Pansy fumava di rabbia. Durante le prove del musical aveva notato Lunatica avvicinare il professor Moody, così si era spostata per poter origliare la loro conversazione; aveva tuttavia scoperto che spiare un discorso non è proprio l’attività più semplice da eseguire in mezzo a una ventina di persone che si esercitano nel canto. Era riuscita a distinguere un'unica frase, pronunciata a voce un po’ più alta da Moody – un acuto particolarmente alto di Ginny Weasley le aveva reso del tutto impossibile distinguere la risposta.

Quel poco che aveva sentito, però, bastava e avanzava per farla andare su tutte le furie.

Lei allora andrà con il signor Malfoy?

Non si capacitava del perché il professore – no, chiunque – avrebbe dovuto porre una simile domanda a Lunatica Lovegood. Solo perché per uno strano scherzo del destino – e di Blaise, aggiunse con rabbia – si era trovata a duettare con lui nei panni di Cosette non significava che la vita reale avrebbe dovuto specchiare la finzione! Draco era suo, l’aveva puntato ben prima, gli stava accanto da prima che il ragazzo scoprisse dell’esistenza di Lovegood.

Pansy non le aveva mai prestato particolare attenzione prima, limitandosi a prendere in giro le sue strambe scelte stilistiche ogni tanto, ma era ormai dall’inizio dell’anno che Lunatica sembrava mettersi d’impegno per starle sui nervi. Perché al contrario di quanto si ripeteva, era dall’inizio del musical che Draco sembrava essersi davvero avvicinato a lei, in modi che non comprendeva. Non solo: aveva l’atroce sospetto che avesse iniziato a evitare lei, la sua amica di ben più lunga data! Era quasi come se la sfortuna del suo personaggio, Eponine, le si fosse trasmessa insieme alla sua parte. Non era un brutto personaggio, aveva deciso Pansy dopo aver letto per intero il copione, ma lei voleva tutt’altra parte per sé: Pansy Parkinson era una vincente, non un’eroina sventurata che rinuncia alla vita per un amore non ricambiato.

Finite le prove non si fermò ad aspettare Draco: si fiondò fuori dall’aula, decisa a intercettare Lovegood e a mettere in chiaro le cose una volta per tutte.

Ciò che vide, però, la stupì. Lunatica non era sola, c’era un ragazzo con lei – l’aveva sicuramente già visto, ma non ricordava chi fosse – che non apparteneva al ristretto gruppo di attori prescelti; doveva averla aspettata fuori per tutto il tempo.

“Chi è quello, Parkinson?”

Pansy quasi sussultò sentendo la voce di Draco. “Sei geloso?” domandò, irritata. “Forse dovresti chiederlo alla tua amichetta, allora. Io non sono la tua Eponine” dichiarò, voltandogli le spalle sdegnata.

Nel superare Lunatica, tuttavia, lanciò uno sguardo di sottecchi allo sconosciuto: non poteva negarsi di essere curiosa. Era un Corvonero; avrebbe fatto qualche ricerca – ma non l’avrebbe detto a Draco.

A sorpresa, però, l'attenzione di Pansy fu catalizzata da un’altra persona, apparentemente meno misteriosa. Neville Paciock era impalato davanti a lei con un lo sguardo fisso sui piedi.

“Ciao P-pansy” balbettò, osando lanciarle uno sguardo.

“Paciock, che accidenti vuoi?”

Il tono le uscì perfino più acido del solito, non era proprio in vena di affrontare un’altra seccatura. La seccatura in questione aveva tuttavia la forma di un fiore blu che le veniva offerto con mano tremante.

“Che cos’è?” chiese allora stupidamente, esitando con leggera diffidenza.

“Un fiore... Una viola del p-pensiero, come il tuo nome. Ecco, io mi chiedevo se... Se volessi venire al b-ballo con me”.

Pansy spalancò gli occhi e non poté evitare la risatina che le uscì fuori – ma per una volta non vi era nessun tono canzonatorio. Non aveva mai considerato Paciock come un ragazzo, ma ora che era costretta a farlo doveva riconoscere che non era affatto male. Aveva fegato, se non altro. E poi era Enjolras: sarebbe stata una scelta sensata, la Umbridge avrebbe approvato.

“Direi che si può fare!” esclamò ad alta voce per farsi sentire da Draco.

Chissà, magari sarebbe anche riuscita a farlo ingelosire.

Intanto, procurarsi un piano B non poteva essere negativo.

 

In un’altra parte del castello, un altro uomo balbettante avanzava un’analoga proposta. Non con la stessa fortuna, però.

“Ehm mi dispiace, Argus, ma non credo che sia consono per me mostrarmi al Ballo in tua compagnia. Ho una certa ehm immagine e un certo status, tu lo capisci, vero?”

Mentre il custode si allontanava con un’espressione mezza affranta e mezza irritata, Dolores rigirò l’ennesimo fiore appassito che aveva ricevuto da lui. Non aveva ancora avuto nessuna alternativa migliore di quel magonò – che cosa incredibilmente disdicevole! Poco male in ogni caso, pensò poi con un sospiro, tanto lei in quanto organizzatrice non avrebbe avuto bisogno di un accompagnatore. Sia Silente che Cornelius sarebbero stati costretti a chiederle un ballo e per il resto... In virtù del suo ruolo avrebbe potuto costringere anche la McGranitt con lei se solo l’avesse voluto!

 

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Capitolo 8
*** Duello-duetto ***


“Non capisco cosa ci sia da pensarci. Ti ha invitata qualcun altro?”

“La mia risposta non dovrebbe dipendere dal numero di inviti” puntualizzò Luna. Osservava con curiosità il ragazzo davanti a lei – l’aveva colta alla sprovvista.

Lui esitò; infine si trovò ad annuire. “Hai ragione, non conta. Ma perché non verresti con me?”

In quel momento Draco Malfoy si intromise, piazzandosi al fianco di Luna. Squadrava con malcelata irritazione il ragazzo davanti a loro. Non c’erano dubbi che avesse origliato buona parte della conversazione.

“Perché dovrebbe accettarti? Non sei neanche nel musical” affermò, voltandosi poi verso Luna. “Vieni con me al ballo, Lovegood”.

“Che buffo, non sembrava una domanda”.

“Nessuno ti ha interpellato, Malfoy”.

Draco non si aspettava un tono tanto strafottente da un emerito nessuno, ma non si lasciò certo intimidire. “Tu chi saresti?”

“Oh, non vi ho presentati! Draco, lui è Rolf. Rolf, Draco”.

“Rolf Scamander” specificò l’interessato, scandendo bene il cognome. “Ma immagino tu sia troppo ignorante per conoscere mio nonno”.

Scamander gli sembrava d’averlo già sentito, in realtà. “Theseus Scamander è un eroe di guerra. E allora?”

Rolf sbuffò. “Non mi riferivo a lui. Ma per voi Malfoy esistono solo le guerre, vero?” domandò acido, ma non lasciò a Draco il tempo di rispondere. “Mio nonno, Newt Scamander, non è solo un esperto magizoologo” dichiarò, “è anche stato il primo e più noto interprete di Marius Pontmercy. E tu mi hai soffiato il ruolo, solo perché sei un raccomandato!”

“Basta, Rolf, non sei gentile! Draco è molto bravo a cantare, sai?” rimarcò Luna, che fino ad allora non era intervenuta, osservando curiosa lo scambio tra i due.

“Dubito che sia migliore di me, ma si è sottratto a un confronto” replicò Rolf, portando nuovamente su di lei la sua attenzione. “Non accettare il suo invito. C’ero prima io”.

“Hai frainteso” sibilò gelido Draco. “Non ho partecipato ai provini per risparmiare a te e agli altri una sonora umiliazione, non certo per paura”. Si voltò verso Luna. “Non dargli retta, Lovegood”.

Lei passò lo sguardo dall’uno all’altro alcune volte, infine batté le mani. “Come nelle fiabe della mamma! Anche se non sono una principessa. Perché non vi sfidate a duello, per decidere?”

I due ragazzi guardarono Luna a dir poco perplessi, ma quando i loro sguardi si incrociarono la competizione finì per avere la meglio sul buon senso. Draco aveva già la mano sulla bacchetta, ma per fortuna Rolf lo precedette iniziando a intonare una canzone e non una qualsiasi: Empty chairs at empty tables, quella da solista di Marius nel musical. Draco si inserì immediatamente e il duello-duetto ben presto attirò l’attenzione di un ampio gruppo di studenti. I due si cantavano addosso, si spingevano, alzavano sempre di più la voce e si rubavano le battute, mentre Luna rimaneva al centro imperturbabile.

Alla fine fu Draco ad avere la meglio, quando diede uno spintone alla maniera babbana al povero Rolf e si mise di fronte a Luna con aria vittoriosa, modificando ad hoc la parte finale della canzone.

“Oh mio nemico, nemico perdonami

Ché io ti soffio il musical e la ragazza

C'è una felicità di cui non si può parlare

E una fortuna che aumenta e aumenta”.

Il pubblico improvvisato iniziò ad applaudire – e le ragazze perlopiù a sospirare in modo romantico –, e intanto nessuno si curava del povero Rolf che solamente adesso riusciva ad alzarsi da terra. Luna non ancora aveva risposto, ma per Draco si trattava già di una vittoria schiacciante.

“È l'ispettore Javert!” urlò all'improvviso Ginny, calandosi nel ruolo. “Cioè, volevo dire, la professoressa Umbridge”.

Pochi istanti dopo la figura bassa della donna apparve, palesandosi con la sua solita finta tosse.

“Che cosa sta succedendo qui?” chiese senza parlare a nessuno in particolare, per poi sorridere nel vedere i suoi due pupilli del musical. “Ma che bravi, stavate provando? Sì, portate la musica anche ehm al di fuori dell'aula. Venti punti in più a Serpeverde e dieci in più a Corvonero. Di sicuro è stata un’idea del signor Malfoy e, ehm, signor Scamander, la sua divisa è sporca e i suoi capelli sono in disordine! Dieci punti in meno a Corvonero!”

Rolf sembrò sul punto di protestare, sul momento, ma passò in fretta. Si limitò a fissare torvo la Umbridge che si allontanava nel corridoio.

“Non è stato carino spingerlo a terra, Draco” affermò Luna, pensosa.

“Mi sono lasciato prendere dall’emozione”.

“Tu stai bene, Rolf?”

“Sì” rispose il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli nel tentativo di sistemarli. “Dovevo saperlo che Malfoy bara, pur di non accettare la sconfitta”.

“Ora non accampare scuse, Scamander. Mi hai spinto almeno quanto io ho spinto te. La mia vittoria è giusta”.

“È vero” dichiarò Luna, prima che Rolf potesse ribattere. “Ha vinto Draco”.

Alcuni dei ragazzi intorno a loro, che avevano ascoltato tutto con molto – fin troppo – interesse, annuirono.

Rolf, irritato, si voltò a fronteggiare nuovamente Draco. “Perché l’hai invitata, comunque? È semplicemente un gioco per un giovane ricco?”

“Hai cambiato personaggio?” intervenne Ginny, uscendo dalla folla per unirsi a loro. “Sinceramente non tifo per Malfoy, anzi, però è vero, ha vinto lui. Piuttosto!” esclamò, voltandosi verso Luna, “Non ti ha invitata anche Neville?”

L’interrogata scosse la testa, ma a parlare fu Rolf. “Hai origliato tutta la conversazione, Weasley? Non hai niente di meglio da fare?”

“Oh, Rolf, tutti questi studenti stanno origliando” dichiarò tranquillamente Luna, indicando la folla intorno a loro. “Dovete averli attirati cantando”.

“Allora verrai con me?” si inserì nuovamente Draco, piuttosto soddisfatto per la piega presa dagli eventi ma un po’ infastidito per quanto si stessero allungando le cose. Se non altro, aveva trionfato davanti a una trentina di compagni. Nessuno avrebbe più potuto mettere in dubbio le sue doti canore.

Luna lo guardò. “Sì, penso di sì” affermò semplicemente, facendo accigliare Ginny e sbuffare Rolf.

“Sei pazza, Lovegood – più del solito, intendo” sibilò, scontento, quest’ultimo.

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Capitolo 9
*** Arriva il ballo ***


Fare lezione il giorno del Ballo fu un’impresa per i professori. La maggior parte, tra cui Vitious e la Sprite, vi avevano rinunciato, alcuni come Minerva e Piton erano riusciti a proseguire solo facendo fioccare punizioni e detrazione di punti a ogni Casa – Piton arrivò persino stoicamente a sottrarne trenta a Serpeverde. L’unica lezione che proseguì in modo abbastanza tranquillo fu quella riservata alle prove del musical, anche se i soli che si offrirono di provare furono Cedric e Cho che fino ad allora non si erano mai esibiti nella loro Master of the House.

“Ehm ehm, carino signor Diggory, ma direi fin troppo. Thenardier è un uomo viscido, meschino, interpretato da lei finirebbe per distogliere l’attenzione dal vero protagonista che dovrebbe catturare tutti gli sguardi”.

“Professoressa, non si preoccupi, dubito che Diggory possa surclassarmi” si intromise Draco prontamente, dopo aver alzato la mano da alunno modello.

“Ehm veramente parlavo dell'ispettore Javert” precisò Dolores, prima di dare un colpo energico sulla cattedra. “Bene, basta così. Andatevi a preparare per il ballo, finiamo prima oggi”.

Mentre la classe si disperdeva, la professoressa si alzò in piedi canticchiando tra sé e sé con aria stranamente spensierata, attirando inevitabilmente il sospetto del suo collega.

“Che accidenti ha fatto, professoressa? C’è qualcosa che vorrebbe dirmi?” la affrontò, credendo di essere poco diretto.

“Oh, beh, che la signorina Chang è terribile come Signora Thenardier. Ci avrei visto benissimo la mia ex compagna di Hogwarts Bellatrix Black, ma ci si accontenta con quel che si ha”.

Alastor tentò di ignorare il riferimento alla spietata mangiamorte – se avesse fatto caso a tutte le assurdità che uscivano dalla bocca di quella donna si sarebbero uccisi ben prima della messa in scena del musical – e proseguì nella sua investigazione.

“Intendevo in merito al Ballo”.

“Oh” esclamò lei, alzando finalmente lo sguardo su di lui. “Ehm nulla, suppongo, si diverta con la professoressa McGranitt”.

“Ma veramente...”

“Ho sempre pensato ci fosse del tenero tra lei e Piton, ma se Minerva viene al ballo con lei invece...”.

“Se solo mi ascoltasse, strega, lei”.

“Bene, la saluto, professor Moody. A stasera!”

 

“Paciock? Sul serio?”

“Se vuoi prendermi in giro perché vado con un Grifondoro, Blaise, sappi che” iniziò Pansy, ma Zabini non la lasciò terminare.

“Niente affatto, so bene che alcuni Grifondoro possiedono un certo… fascino” scandì divertito. “Non pensavo fosse il caso di Paciock, certo, ma anch’io ho invitato una Grifondoro”.

Pansy spalancò gli occhi, stupita dalla notizia. In effetti non si era chiesta con chi sarebbe andato Blaise, forse dando per scontato che avrebbe scelto Daphne Greengrass. La verità era che non le importava – o meglio, non le era importato fino a un istante prima. “Davvero? E chi avresti invitato?” domandò, versandosi dell’altro succo di zucca.

Il ragazzo ghignò. “Non sono affari tuoi”.

“Oh, capisco. Non ha accettato” affermò lei senza battere ciglio, tornando a sorseggiare con interesse la propria bevanda.

Il sorriso di Blaise, tuttavia, non vacillò. “Non ancora,” concesse. “Ma a giudicare dall’occhiata che sta rifilando a quel tonto del suo amico, lo farà presto. Scommetto che lui non si è neanche reso conto di avere a che fare con una ragazza”.

Pansy non reagì a quest’ultima dichiarazione, perdendosi in altri pensieri. Draco si era seduto più in là quella sera, accanto a Tiger e Goyle. Il suo piano per farlo ingelosire attraverso Paciock era, fino a quel momento, fallito miseramente. Le era persino giunta voce che si fosse esibito in un duello canoro con un altro ragazzo pur di portare Lunatica Lovegood al ballo con sé! Non riusciva proprio a capirlo. Che non si fosse reso conto di avere già una ragazza accanto, come asseriva Blaise, o forse interpretare Marius aveva un effetto nocivo sugli interpreti? Venivano contagiati dalla cecità del personaggio, magari.

Posò il calice e sbuffò irritata.

A stranirla davvero non era che Draco non avesse pensato di invitarla al Ballo – era piuttosto che, se si permetteva di essere sincera almeno con sé stessa, non le dispiaceva poi così tanto.

 

Il Ballo iniziò ufficialmente alle 19.30. Studenti e professori, agghindati al meglio e quasi tutti accoppiati in modo più o meno casuale, cominciarono ad affacciarsi in Sala Grande e a fare i primi giri di valzer. Tuttavia, il primo momento davvero alto della serata giunse solo alle 20, quando un mago distinto e particolarmente attraente varcò la soglia. Il ballo in corso rallentò considerevolmente, le ragazze cominciarono a sospirare eccitate e i ragazzi a indicare curiosi; tutti conoscevano l'ospite a sorpresa della festa: era il politico del momento e vincitore del Premio Miglior Sorriso dell'anno, il segretario Joseph Earl! E la sorpresa per la sua apparizione non fu nulla rispetto alla scoperta di chi fosse la sua accompagnatrice, visto che Joseph procedette spedito con la sua sconvolgente eleganza fino a fermarsi proprio davanti alla professoressa Umbridge.

“Dolores, mia cara, sei incantevole come sempre!” esclamò con la sua voce naturalmente seducente, senza la minima traccia di ironia.

“Oh, Joseph, caro, sei venuto alla fine!”

“Ero all'estero per trattare con la comunità magica italiana quando ho ricevuto il tuo gufo, ma per una vecchia amica questo e altro, mi sono liberato subito”.

Sotto lo sguardo attonito dell'intera Sala – invidioso quello delle ragazze, curiosamente irritato quello del professor Moody – i due iniziarono ben presto a volteggiare in pista. Ballarono almeno per dieci balli in tutta la serata e sedettero poi sempre vicini – una vicinanza che permise al nuovo arrivato di comprendere in una manciata di ore molto più di quanto lei avesse capito in mesi interi.

“Dolores, sbaglio o hai iniziato una frequentazione con qualcuno?”

La strega lo fissò autenticamente stupita e smise anche di ballare per qualche secondo. “Ehm ma che dici mai, Joseph caro?”

“Suvvia, Dolores, ti conosco dai tempi in cui abbiamo elaborato insieme i decreti per la distanza sociale per il contenimento dell'emergenza vaiolo di drago!” la interruppe lui con una risatina soave e allo stesso tempo il tono fermo di chi sa farsi ascoltare.

“Io non ho ehm davvero idea a chi tu... ti riferisca”.

“Allora, perdonami, ma devo proprio fare nome e cognome: Alastor Moody detto Malocchio!”

A quel nome, la Umbridge avvampò e ridacchiò nervosamente nel tentativo di dissimulare il confuso mix di emozioni che l’aveva colta.

“Ehm, devi perdonarmi, Joseph caro” dichiarò, dopo aver controllato l’ora, “ma è arrivato il momento di annunciare l’evento principale della serata. Il mio ehm momento!”

Erano le undici, quando Dolores si portò – sola – al centro della Sala e tossicchiò. La maggior parte degli studenti continuò a ballare, ignorandola, ma gli attori del suo corso riconobbero subito il segnale e iniziarono a muoversi. Anche Moody, brontolando tra sé e sé, si avviò verso Malfoy e Lovegood.

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Capitolo 10
*** I miracoli della Umbridge ***


All'improvviso nella Sala si distinsero immediatamente gli attori del musical: erano quelli che si erano alzati in piedi e avevano presto iniziato a intonare, uno alla volta e ognuno da parti diverse, la canzone “One day more”. Il punto più alto fu immancabilmente quando Draco Malfoy abbandonò la sua accompagnatrice per correre a perdifiato in direzione di Neville Paciock e salire sul tavolo delle bevande dove quest’ultimo era già salito – qualche brocca di succo di zucca cadde rovinosamente a terra – e cantare “Il mio posto è qui, combatterò con te!”.

La Sala scoppiò a rumoreggiare immediatamente. Quella scena di così grande intesa tra un Serpeverde e un Grifondoro (tra un Malfoy e un Paciock) bastava da sola a rendere conto della potenza del musical, tanto che perfino Albus Silente si ritrovò ad applaudire con entusiasmo.

“Ero molto scettico, Minerva. Ma Madame Umbridge sta proprio combinando un piccolo miracolo, devo ammetterlo. Tu cosa dici?”

Al suo fianco, la vicepreside si limitò a scuotere la testa. “Dico che è ora che mi ritiri, Albus. Ho visto abbastanza insensatezza per una serata sola”.

“Ti seguo, Minerva” aggiunse subito Severus, mentre ancora fissava con un sopracciglio pericolosamente alzato Paciock e Malfoy mezzi abbracciati.

“Oh. Andate a ballare in privato, amici miei?”

La domanda di Silente colse per un attimo di sorpresa la coppia, ma come sempre l’abile pozionista fu rapido a ricomporsi – anche se non nel modo che il preside aveva ipotizzato.

“Anche se fosse, questo costituirebbe forse un problema?”

Albus accennò un sorriso mentre un luccichio divertito attraversava il suo sguardo.

Erano anni che cercava di far avvicinare i due e, sebbene non avesse immaginato di vederli vicini in quel modo, la cosa non gli dispiaceva affatto. Quello forse era un altro miracolo collaterale della Umbridge, dopotutto.

Minerva tossicchiò vagamente imbarazzata, ma Albus non aggiunse altro e lei se ne andò insieme a Severus. Uscirono sulle note finali di One day more.

Mentre la musica, lentamente, si spegneva, gli studenti estranei al musical si guardarono. Lo spettacolo appena avvenuto li aveva lasciati a bocca aperta: nessuno di loro aveva immaginato nulla del genere. Qualcuno iniziò a rimpiangere seriamente d’aver sottovalutato il corso di teatro, qualcun altro si ripromise di impegnarsi sul serio da quel momento nella memorizzazione delle varie teorie analizzate a lezione – se i risultati erano quelli, poteva valerne la pena!

L’attenzione maggiore era stata naturalmente calamitata dai protagonisti, in particolare – nonostante la bravura e il carisma dimostrati dagli interpreti di Valjean e Javert – dai ribelli, grazie anche allo stupore suscitato dal vedere Neville Paciock e Draco Malfoy apparentemente tanto vicini. Accanto a loro avevano attirato più di uno sguardo anche un personaggio minore, Gavroche, e il suo accompagnatore.

Quest’ultimo non era realmente parte del cast, ma nessuno avrebbe potuto notarlo: quando le prime note avevano risuonato nell’aria, pur ignaro del programma, si era subito unito al canto con naturalezza – la sconfitta bruciava, ma la passione per il canto rimaneva. In realtà, considerò spiando verso la sua partner per il ballo, non gli era neanche andata male – affatto.

 

“Senti un po', Weasley, tu con chi ci vai al ballo invece?”

Ginny alzò un sopracciglio. “Con nessuno, perché?”

“Vienici con me”.

Lo squadrò con curiosità. “Non sei riuscito a invitare Luna, quindi ripieghi sulla prima che capita?”

“Non sei la prima che capita” ribatté Rolf, serio. “Ma se non vuoi...”

“E va bene” rispose Ginny, senza pensare – d'altra parte Harry non l'avrebbe mai invitata. “Per stavolta verrò con te.”

 

Se l’accompagnatore di Ginny aveva preso la non partecipazione al musical con relativa filosofia, così non poteva dirsi per suo fratello. Seduto in disparte con le braccia conserte e un'espressione imbronciata, non faceva altro che lamentarsi della sua sfortuna e giudicare scadenti le interpretazioni di tutti – Rolf in primis per qualche motivo catalizzava tutta la sua frustrazione.

“Adesso prendono anche i Signori Nessuno, e io no! Miseriaccia, e io no!”

Calì – che aveva avuto la disgrazia di accettare il suo poco galante invito all’ultimo momento – sbuffò e fece roteare gli occhi al cielo, palesemente seccata.

“Ron, dovresti proprio smetterla... È solo uno stupido musical, in fondo, te ne dimenticherai presto”.

“Dimenticarmene?” le fece eco lui con un moto di rabbia, “ma io non me ne scordo proprio, mai dimenticherò questa sconfitta... Anzi, sai che ti dico, se mai avrò un figlio lo chiamerò Hugo!”

“Hugo... E allora?”

“Non Hugo, Hugo con l’accento, alla francese. Così ricorderò per sempre lo smacco che ho subito e... Calì, dove stai andando, Calì?”

La ragazza si era infatti alzata, gettandosi tra le braccia di un Serpeverde non meglio identificato che si fermò ad invitarla per un giro di danza. Ron stava quasi per imprecare nuovamente contro i Signori Nessuno che riuscivano a essere più protagonisti di lui, quando la sua attenzione fu attirata da qualcos’altro: a pochi passi da lui, a volteggiare in pista e ridacchiare affiatati, c’erano la sua amica Hermione e Blaise Zabini. Alzarsi in piedi fu una reazione immediata, così come dirigersi verso di loro con aria indispettita.

“Hermione, non sapevo fossi venuta al ballo con lui! Che fai, fraternizzi con il nemico?”

La ragazza apparve confusa per un attimo, poi accennò un sorriso incredulo. “Il nemico, Ron? Solo perché non partecipa al musical... Allora anche tu sei un nemico, che significa?”

Di fronte a quella risposta, lui sgranò gli occhi e poi batté in ritirata, troppo sconvolto per replicare. Ora l’unica differenza che esisteva a Hogwarts era tra gli attori e gli esclusi; il musical era riuscito perfino a cancellare le differenze tra case, tra Grifondoro e Serpeverde addirittura: lo aveva visto con Draco e Neville poco prima, lo vedeva con Hermione e Zabini adesso. Miseriaccia, tutto era definitivamente perduto!

Era così preso da simili pensieri funesti che non si accorse di un altro distratto; si scontrarono.

“Ron!”

“Harry, ma che…”

“Sono felice di vederti, Ron! Non sei ancora arrabbiato, vero?”

Avrebbe voluto dire di sì, ma vedere Harry lì, solo come lui e quasi disperato, glielo impedì. In fondo gli doveva anche l’essere riuscito a invitare Calì, sebbene ormai lei l’avesse abbandonato.

“Diciamo di no. Perché non sei con Lavanda?”

“Voleva ballare, ci siamo lasciati quasi subito” spiegò rapido Harry, omettendo il fatto che a convincere la ragazza ad andarsene fosse stata la sua ammissione su quanto poco gli piacesse recitare nel musical. Lavanda si era offesa, gridandogli in faccia che molte persone escluse avrebbero voluto essere al suo posto, e se n’era andata verso un gruppetto di Corvonero.

Ron si impietosì un pochino. “Hai visto Hermione?” domandò, assumendo un tono cospiratorio. “Il musical le ha dato totalmente alla testa, dovevi vederla mentre volteggiava con Zabini!”

Harry annuì in silenzio, non osando contraddire l’amico finalmente ritrovato.

 

Luna sorrideva. “È stato molto divertente, Draco!”

“Certo” rispose lui, sprecando meno fiato possibile. Si rifiutava di ammetterlo, ma era stanchissimo. Aveva dato il suo massimo durante l’esibizione, si era davvero superato, ma ora ne pagava le conseguenze.

“Tu e Neville siete stati bravissimi”.

Sì, immaginava che fosse vero dopo tutto: Paciock non era stato male. Non al suo livello, certo, ma neanche troppo più in basso. “È molto migliorato dall’inizio delle prove” si lasciò sfuggire. Si chiese cosa avrebbe pensato suo padre vedendoli così affiatati, ma accartocciò il pensiero dicendosi che almeno Paciock era Purosangue; in più suo padre era in grado di apprezzare l’essenza del teatro, ne era certo.

“Il professor Moody sembrava amareggiato, invece” mormorò ancora Luna, fermandosi. Erano davanti alle scale per la Torre di Corvonero. “Grazie per la serata, Draco” disse, suggellando il ringraziamento con un bacio sulla guancia come aveva visto fare a molte altre ragazze quella sera.

Draco controllò la sorpresa, ma quel gesto era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato. “Sì, uhm, buonanotte, Lovegood”.

“Dovresti chiamarmi Luna” replicò lei con un ultimo cenno di saluto prima di voltargli le spalle e saltellare su per le scale.

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Capitolo 11
*** Il finale segreto ***


Il Ballo si era concluso e questo significava di fatto solamente tornare alla routine di tutti i giorni. Nessuna stupida idea in testa poteva infatti più valere come scusa per non essere attenti alle lezioni (anche se, a dire il vero, adesso sembravano Piton e la McGranitt un po’ distratti), che ripresero con un'intensità quasi doppia per recuperare il tempo perso. E tra le lezioni, ovviamente, non potevano mancare quelle di teatro.

“Molto bene, cari ragazzi e care ragazze” esordì la professoressa Umbridge (stranamente da sola) vedendoli entrare con aria stanca nell'aula, “vi annuncio che ho ricevuto un permesso speciale dal Preside Silente di triplicare le nostre lezioni! Ehm ehm il giorno del debutto si avvicina e voi non mi farete fare nessuna pessima figura!”

I ragazzi trasalirono tutti rumorosamente e si scambiarono occhiate preoccupate. Certo, erano felici di passare più tempo a cantare, ma...

“Triplicare, professoressa?”

Harry, come sempre, decise di parlare per tutti. Senza alzare la mano, con somma irritazione di Dolores.

“Sì, triplicare, Potter. Continui ad avere decisamente troppo spazio, considerato che il tuo personaggio non ha neanche un nome!”

“Mi chiamo Combeferre, professoressa”.

“Sì e quante strofe hai da cantare, Combeferre?” A parlare stavolta era stato Draco, che si era messo a sghignazzare, ben ricordando comunque da studente modello di alzare la mano. “Lo perdoni, professoressa, non ha un ruolo di spicco e probabilmente questo lo annoia. Io, che sono uno dei protagonisti e ho grande dedizione per il teatro, posso essere solo felice di lavorare più ore!”

Luna lo osservò un attimo, poi annuì. “Bravo, Draco! Non basta essere lontani dai Nargilli per riuscire ad avere il successo finale, bisogna anche impegnarsi!”

Draco, che non aveva ben capito il collegamento, si ritrovò comunque a fare un sorrisetto soddisfatto per l'approvazione della ragazza.

“Ehm ehm molto bene, sono contenta di sentire che chi ha un ruolo esistente concorda con me” riprese la Umbridge, mettendo di nuovo in mostra il suo ampissimo finto sorriso. “Allora, oggi direi che è arrivato il momento di provare la canzone finale, il momento più alto di tutto il musical... Qualcuno sa di cosa parlo?”

La mano di Hermione scattò in aria.

“La morte di Jean Valjean davanti a Cosette e Marius. Torna anche il mio personaggio, Fantine, che accoglie Valjean in Paradiso e...”

“Oh, no, no, no, cara. So che lei è una... mezza babbana, ma la versione originale del grande Hugo è un’altra. La canzone finale si chiama Il trionfo della giustizia”.

Stavolta fu la mano di Ginny a scattare in aria.

“Ma, professoressa, neanche tra i maghi esiste una canzone simile!”

“Soltanto perché lei è poco informata, cara, non significa che non sia così. Oserei dire che la scena autentica la conosciamo in pochissimi, ma vi posso assicurare che il romanzo di Hugo – e dunque anche il musical – si sarebbe dovuto concludere con ehm la vittoria di Javert, vero eroe indiscusso, e nella canzone finale appunto ci sono Valjean e Marius che chiedono perdono e finiscono in prigione”. Prese una pausa per allargare perfino di più il suo sorriso. “Proprio un autentico ehm lieto fine, non trovate?”

Passarono alcuni secondi di silenzio attonito, dopodiché alcuni degli attori si ricomposero e borbottarono qualche non molto convinto “sì”. Draco non fu tra questi, per una volta; uno sguardo attento avrebbe invece potuto notare sul suo volto l’indizio di una smorfia prontamente celata. Era deluso, intuì Luna osservandolo, ma non diede troppo peso alla cosa; non aveva mai sentito parlare prima del vero finale di Hugo e questa notizia la incuriosiva molto. Alzò la mano e, incrociato lo sguardo della professoressa, pose la sua domanda.

“Se Valjean e Marius vengono arrestati cosa ne sarà di Cosette, professoressa?”

Dolores tossicchiò. “Domanda interessante, signorina Lovegood, ehm o lo sarebbe se non fosse che di fronte alla straordinaria interpretazione conclusiva di Javert e al simbolico trionfo della giustizia dubito che qualcuno s’interesserà alla fine dell’orfanella. Si arrangerà in qualche modo, immagino, le donne trovano sempre una via” concluse, distogliendo lo sguardo dalla giovane. Batté le mani. “Basta chiacchierare, iniziamo! Diggory, Chang, partiamo dalla vostra scena. Si ricordi, Diggory, Thenardier è un uomo viscido, faccia del suo peggio o dovrò considerare di sostituirla”.

Tutto stava andando bene, persino Silente si era dimostrato stranamente collaborativo nei confronti suoi e del suo progetto; ciononostante, non era tranquilla. L’inspiegabile assenza di Moody dall’aula non aiutava affatto la sua irritazione crescente.

“Canti più forte, signorina, o la gente penserà che stia piangendo piuttosto!”

 

“Sì, è proprio vero, è un’autentica ingiustizia, incredibile”.

“È bello trovare qualcuno che capisce. Non mi spiego proprio come sia potuto succedere, è talmente assurdo che quello stupido calice non abbia scelto me!”

“Hai ragione, RonRon, sono certa che nascondi mille talenti… Vorrei…”

“Si zittisca, Brown, ho già ascoltato fin troppe scemenze”.

Lavanda e Ron impallidirono e si voltarono di scatto: il professor Moody li osservava severo, un occhio per ognuno. Non l’avevano minimamente notato avvicinarsi – perché troppo concentrati l’uno sull’altro, più che per una sua abilità nello scivolare silenzioso, con tutta probabilità. Quanto poteva aver sentito il professore, e perché era lì? Rabbrividirono al pensiero delle conseguenze che ci sarebbero state se le loro brucianti critiche avessero raggiunto le orecchie della Umbridge. “Professore, noi… stavamo solo…”

“So benissimo cosa stavate facendo, Weasley, mi prendi per scemo solo perché mi manca qualche pezzo?”

Ron ammutolì.

“Non lo dica alla Umbridge, la prego!” intervenne Lavanda di getto. Era arrabbiata per non essere stata scelta, certo, non aveva nemmeno ricevuto una vera possibilità, ma sperava ancora di potersi rifare l’anno successivo in fondo.

Alastor roteò l’occhio blu, ma la sua espressione si trasformò presto in un ghigno. “Potrei farlo” replicò divertito, “oppure” riprese tornando a puntare l’occhio magico sulla studentessa, “potremmo parlare insieme di quanto siete delusi per non essere nel musical e quelle stronzate là, per poi trovare un accordo”.

“Che tipo di accordo?” domandò Ron, cauto, ma il cuore aveva iniziato a battere più forte per l’emozione – sincronicamente a quello di Lavanda. Quella poteva essere la loro chance!

Il burbero professore ridacchiò. “Vigilanza costante! Qui potrebbe sentirci chiunque, sciocchi, come io ho sentito voi. Seguitemi, poi parleremo”.

“Perché dovremmo…?” domandò, esitante, Lavanda. Non capiva bene cosa stesse succedendo, sapeva che il vecchio Auror poteva rappresentare un’opportunità per lei – per loro – ma non riusciva a fidarsi del tutto, non senza sapere cosa volesse.

Alastor sbuffò spazientito. “Le cospirazioni non si discutono all’aperto, ragazzina”. Poi, senza un’altra parola, si mise in moto.

Ron e Lavanda si scambiarono un’occhiata stupita, ma fu un attimo; lo seguirono.

 

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Capitolo 12
*** Finali alternativi ***


La trovò seduta nell'aula del teatro – la si trovava costantemente lì, tanto che si era portata dietro pure i piattini con i gattini in quella stanza – a sorseggiare una tazza di tè e a leggere con avidità un paio di lettere.

“Chi le scrive, il belloccio mezzo italiano?”

Dolores sollevò lo sguardo, e l’attimo di smarrimento si tramutò ben presto in un sorriso in qualche modo divertito.

“Ehm ehm, si riferisce forse a Joseph? È un mio caro amico, ma ormai il suo ruolo di rilievo per la comunità italiana si è esaurito e, ovviamente, per tenermi al passo con le informazioni sto riallacciando i miei rapporti con Marius Dragons, il nuovo diplomatico di spicco. Le piacerà sapere che chiede a me un parere e... Ehm ma a lei cosa interessa della politica?” Smise di parlare con una risatina finta, lanciandogli un’occhiata di sufficienza. “Piuttosto si può sapere perché non si è presentato negli scorsi due giorni di lezioni?” chiese poi in tono palesemente più freddo.

Moody arricciò le labbra e poi si lasciò goffamente cadere sulla sedia accanto a quella di lei. “Ero impegnato, questo stupido musical non è la priorità”.

“Non è la priorità? Le ricordo che lei non è soltanto il mio aiuto-coordinatore, è anche uno dei protagonisti e ehm abbiamo provato il finale e—”.

Improvvisamente l'uomo scoppiò allegramente a ridere “So tutto del finale! Non si preoccupi, mi sono tenuto aggiornato e ho anche provato tra me e me la parte”.

“Bene, lo spero perché questo musical dovrà essere un successo... Come dice il mio amico ehm ehm whatever it takes!”

~

Harry non conosceva se non di nome il romanzo di Hugo, prima di venire costretto in una parte che non aveva mai desiderato. Vista la piega degli eventi, tuttavia, aveva deciso di recuperarlo (anche perché gli serviva qualcosa da fare la sera in dormitorio, finché Ron non gli parlava).

Aveva saltato qualche parte più noiosa e descrittiva, ma si era appassionato alle pene di Marius per Cosette – in cui si rivedeva molto: provava qualcosa del genere quando incrociava lo sguardo di Hannah Abbott, una Tassorosso da poco unitasi al musical come sostituta di Grantaire – e gli dava fastidio pensare che venisse interpretato proprio da Malfoy. Anche Javert gli piaceva, comunque, con il suo inamovibile senso di giustizia. Era rimasto un po’ deluso nel leggere la sua fine, in effetti, per quanto le accuse sul capo di Valjean gli paressero ridicole.

Quando la Umbridge aveva annunciato quale finale avrebbero messo in scena, per un attimo aveva dimenticato le lezioni triplicate e aveva sorriso: guardare Malfoy chiedere perdono in ginocchio avrebbe potuto essere l’unica cosa buona di quel musical. Finite le prove era corso nella Sala Comune di Grifondoro per dirlo a Ron, lasciandosi indietro anche Hermione e i suoi borbottii di protesta, ma era successo qualcosa di strano. Ron aveva annuito distrattamente, come se la futura umiliazione di Malfoy davanti a tutta Hogwarts fosse un argomento che non reputava interessante. Non era sembrato nemmeno irritato per la sua esclusione dal musical, solo… con la testa da un’altra parte.

Da quel momento erano passati due giorni, e gli atteggiamenti scostanti di Ron si erano moltiplicati. Inoltre, l’aveva visto spesso confabulare con Lavanda Brown, e quando gli aveva chiesto di che parlassero lui aveva sviato l’argomento.

Era strano, molto strano.

Ma tra i compiti – Piton assegnava temi lunghissimi in quel periodo –, le triplici prove del musical e le lamentele di Hermione sull’inaccettabile e assurdo finale imposto dalla Umbridge, non era riuscito a trovare il tempo di indagare su quelle stranezze.

“Lavanda... Tutto a posto?”

Ron, così distratto con i suoi amici – neanche la vicinanza al Ballo aveva ricucito del tutto I rapporti con Harry –, era invece completamente attento quando si trattava di quella compagna di casa alla quale non aveva prestato mai fino a quel momento la minima attenzione. Era con lei del resto che aveva ritrovato un suo ruolo nelle dinamiche della scuola, sentendosi finalmente speciale... E poi c'entrava proprio lei: si sbagliava o gli sorrideva molto? Adesso però non sorrideva; al contrario sospirava rumorosamente e sembrava avere gli occhi lucidi.

“Oh, RonRon, questo copione è romanticissimo!” esclamò alla fine, stringendosi le pergamene top secret del finale alterato al petto. “Chi l'avrebbe mai detto che il professor Moody sarebbe stato capace di esprimere parole così dolci e tenere?”

Ron apparve confuso e si limitò ad annuire lentamente. “Sì... Suppongo di sì”.

“Ma non capisci?” insisté lei afferrandogli con calore le mani. “Siamo i custodi del vero finale del musical, uno più bello di quello scritto da Hugo, uno più bello di quello pensato dalla Umbridge! E questo finale speciale ce lo abbiamo solo noi: siamo la chiave di tutto!” Sospirò ancora una volta, passandogli il copione.

Il ragazzo andò direttamente alle pagine finali, quelle che lo interessavano, e gli diede una rapida occhiata. Fu sufficiente per notare che non era previsto nessun Malfoy inginocchiato come aveva blaterato Harry, né una parte importante per nessun Grifondoro.

“Perché non proviamo le parti? Solo tra noi, Ron-Ron... Giusto per provare che saremmo stati degli attori ma-gni-fi-ci”.

Batté le mani entusiasta e iniziò a intonare le prime note stonate e sbagliate del Javert's Unsuicide.

Venti minuti dopo erano sul divano della vuota Sala Comune a sbaciucchiarsi.

Galeotto fu il copione sbagliato e il Malocchio che lo scrisse.

~

“Si può sapere che stai facendo, Lov— Luna?”

Aveva evitato di chiederlo subito, ma dopo averla osservata girargli intorno per due minuti con occhi stralunati non aveva più resistito.

“Cercavo dei Gorgosprizzi, ma non sembri averne in testa. Allora perché non ti piace più provare lo spettacolo, Draco?”

Rimase così stupito dall’affermazione improvvisa e insensata – e che tuttavia di senso ne aveva fin troppo – che non rispose subito. Per un attimo squadrò con sospetto la ragazza davanti a lui: e se fosse stata una spia e lo stesse testando per conto della Umbridge?

Poi si rese conto dell’assurdità della cosa – un compito del genere sarebbe stato perfetto per lui, non certo per Luna Lovegood. Scacciando quel pensiero assurdo, decise che poteva concedersi un po’ di onestà (ma senza esagerare).

“Mi piacerebbe provare, se il finale avesse senso!” sbottò, lasciando trapelare l’irritazione che provava ormai da una settimana. “È semplicemente ridicolo, invece, e rovina del tutto il mio personaggio… è inammissibile che io reciti una simile parte davanti a tutti, assolutamente no. Mio padre non sarebbe mai d’accordo”.

Lo sguardo di Luna, che si era finalmente fermata, si era fatto attento. “Se la pensi così, dovresti dirlo alla Umbridge! Mi è sempre sembrato che le piacessi molto”.

Draco sbuffò. “Sì, certo. Mi sembra chiaro invece che le interessi solo della parte che interpreta lei…” Notando lo sguardo sorpreso di Luna, tossicchiò. “E a te non dispiace che abbia tagliato il nostro matrimonio? Era una bella scena”.

“Oh, sì, lo era” assentì Luna, sognante. “Perché non la proviamo? Anche se la scena sarà tagliata, così, per divertirci”.

Draco inarcò un sopracciglio. E se la Umbridge li avesse sentiti e avesse deciso di interpretarlo come un atto sovversivo? Scosse la testa, decidendo che non gli importava poi molto di che cosa pensasse l’insegnante rosa. Avrebbe dovuto accontentarsi di prendersela con Potter e i Weasley, senza cercare di rovinare la sua parte da protagonista.

“Ma sì” accettò, ghignando. “Chiamiamo anche Diggory e Chang”.

Luna sorrise. “Forse vuole partecipare anche il professor Moody” disse, muovendosi verso la porta dell’aula. “È un po’ ormai che ci ascolta”.

La porta si aprì; era vero, Alastor Moody li stava ascoltando. Entrò nell'aula, chiudendo secco la porta dietro di sé, come se non fosse affatto imbarazzato a essere stato sorpreso in quel modo.

Nessuno di loro aveva tuttavia notato la figura in fondo al corridoio: Pansy Parkinson osservava la porta chiusa con occhi di fuoco.

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Capitolo 13
*** I congiurati ***


“Forse non ha capito la gravità di quello che ho detto: la Brown e Weasley hanno in mente un piano sovversivo e anche la Lovegood e Malfoy sono coinvolti!”

Era la terza volta che Pansy ripeteva in modo diverso quell'informazione, ma la reazione della professoressa Umbridge rimaneva invariata: batteva le palpebre e sorrideva poco convinta, mentre girava distrattamente il cucchiaino nella sua tazza da tè.

“Mia cara, quante zollette di zucchero hai detto? Oh, senza zucchero, davvero? Comunque… Hem hem penso che la tua mente ti stia giocando dei brutti scherzi. Draco e la Lovegood sono i personaggi di punta del teatro e… Brown e Weasley chi sarebbero mai?”

Pansy tentò invano per l’ennesima volta di far sentire le proprie ragioni; tutto ciò che ottenne però fu un'altra tazza di tè – e due biscotti a forma di gatto. Inquietanti.

“Per la barba di Merlino, dannazione!” imprecò una volta uscita dall'ufficio. “Non mi ha voluto dar retta! Eppure io lo dico: qui c'è qualcosa che non quadra, vogliono far saltare il musical e nessuno mi crede!”

Neville fece un passo avanti un po’ incerto. “Io... Io ti credo, Pansy”.

Nonostante fosse ben conscia della sua presenza, la ragazza si ritrovò quasi a trasalire nel sentirlo parlare. Gli scoccò un’occhiata stupita e poi scoppiò a ridere.

“Sai che ti dico? Non è male averti tra i piedi, Paciock”.

~

“Volete fermare la Umbridge e il musical?”

“Sì, certo, Alastor, ma…”

“Mi rendo conto che questo non è esattamente quello che vorreste, ma è insomma il massimo che si può avere. È sempre fare un po’ di casino e poi…”

“Non approvo fare casino. Per quanto mi riguarda, vorrei semplicemente il totale silenzio offerto dai miei sotterranei”.

“Beh, quindi nessuno dei due vuole darmi una mano?”

Alastor si allontanò seccato: per quanti alleati trovasse, altri rifiutavano la sua proposta. Perlomeno, però, si rivolgeva solo a coloro che non avrebbero mai spifferato nulla alla Principessa del Teatro.

Severus e Minerva, per esempio, se ne andavano a braccetto a rintanarsi insieme nel silenzio dei sotterranei… “Stupidi romantici da strapazzo” borbottò Alastor tra sé. Rompevano con le loro rimostranze sul musical e la Umbridge dall’inizio dell’anno e adesso che lui proponeva di fare effettivamente qualcosa si tiravano indietro – vigliacchi.

~

Draco era a disagio. Non era una novità: da quando il professor Moody aveva tentato di arruolare lui e Luna nel suo ridicolo piano, sobbalzava ogni volta che lo sguardo della Umbridge si posava su di lui durante le prove. Temeva costantemente che gli leggesse in volto la colpevolezza, nonostante lui non fosse affatto colpevole. L’idea era del professore, lui non c’entrava nulla, non aveva nemmeno accettato… eppure, per qualche inspiegabile motivo, non era nemmeno andato a fare la spia. Non aveva detto nulla, aveva a stento promesso di rifletterci quando Luna aveva dichiarato che avrebbe rispettato la sua scelta.

Era ridicolo. Si sentiva diviso: da una parte l’istinto gli gridava di correre dalla Umbridge e denunciare il complotto ai suoi danni e osservare ghignando il corso della giustizia, dall’altra il solo pensiero dell’assurdo finale stabilito dalla donna gli toglieva ogni voglia di sorridere. Un Malfoy si schiera dalla parte del più forte, del vincente, non si ribella senza un tornaconto assicurato. Allora perché ogni volta che si era trovato a portata d’orecchio della Umbridge le parole gli erano morte in gola, e perché intimamente si sentiva già colpevole?

“Si concentri, signor Malfoy! Ha recitato la parte con mezzo secondo di ritardo, non è da lei, ehm ehm devo ammettere di essere preoccupata. Negli ultimi giorni sembra distratto”.

“Mi perdoni, professoressa” recitò in automatico, abbassando lo sguardo per nascondere l’irritazione.

“Nervoso, Malfoy? Non ti preoccupare, sei bravissimo a inchinarti supplicando”.

Draco alzò la testa di scatto, punto sul vivo.

“Ehm ehm, gentile a incoraggiarlo ma ha altro di cui preoccuparsi, signor Potter. Riprendiamo” intervenne la Umbridge, richiamando tutti all’ordine. Alzò la bacchetta per far ripartire la musica.

Fissando torvo l’idiota-che-è-sopravvissuto, Draco decise che per nessun motivo al mondo gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo inchinarsi di fronte a tutta Hogwarts. Avrebbe parlato con Luna subito dopo le prove; suo padre, ne era certo, avrebbe compreso che le sue azioni erano mirate a evitare un’inaccettabile umiliazione. Se ne convinse.

Non notò lo sguardo compiaciuto di Malocchio, che osservava le prove in disparte.

~

Dolores si trovava sola nell’aula, una copia del copione in mano e un’espressione accigliata in volto.

Le prove non stavano andando nella maniera eccellente che lei pretendeva: perfino Draco Malfoy, la sua punta di diamante, stava perdendo qualche colpo. Il finale, poi, era la parte che avevano provato meno! Ce l’avrebbe fatta Moody-Valjean a inginocchiarsi con la gamba di legno oppure avrebbe dovuto concedergli la grazia di implorare perdono in piedi? Con un sospiro, decise di rileggere integralmente gli ultimi due fogli del copione, anche se li conosceva praticamente a memoria: Javert che arresta Valjean e Marius appena usciti dalla fogna di Parigi, Valjean che comprende come il potere della legge sia superiore a qualsiasi cosa, entrambi i fuorilegge che si inginocchiano (oppure Valjean no? – aggiunse come appunto), la piccola Cosette che implora per risparmiare loro almeno la pena di morte e, infine, il sipario che cade dopo l'ultima solenne canzone dell’eroe Javert: “Il trionfo della giustizia”. Dolores stava quasi per intonare le prime parole della canzone, quando la porta dell'aula si spalancò rivelando il suo aiutante.

“Professor Moody! Hem che ci fa qui?”

Lui ridacchiò, mentre avanzava con il suo solito riconoscibile passo. “Io cercavo lei, perciò la vera domanda: cosa ci fa lei qui, professoressa Umbridge? Troppo presa dal lavoro?”

“A dire il vero, sì” replicò, leggermente piccata. “Ci tengo a vedere questo spettacolo realizzato ehm nel migliore dei modi, che il messaggio del finale penetri nelle menti dei più giovani e ehm di tutti e poi...”

“Oh, non preoccuparti, Bamboluccia, sarà uno spettacolo con i fiocchi”.

Dolores batté gli occhi un paio di volte, sorpresa non tanto per l’improvviso tono famigliare di lui (o per il successivo occhiolino) ma soprattutto per la sicurezza stessa che mostrava.

“Adesso crede nello spettacolo? Non pensa più sia una marea di scempiaggini?”

“Sono abbastanza certo di non aver usato quelle parole, forse un casino di stronzate. Comunque sì, diciamo che ho cambiato idea: lo spettacolo e il finale saranno perfetti”.

Mentre Dolores Umbridge veniva lasciata ai suoi appunti (e alla confusione di quell’apparente ravvedimento del collega), Alastor Moody tornò a caracollare nel corridoio con ben altri piani nella mente. Gli esercizi di dissimulazione musicale di Lavanda Brown e Ronald Weasley stavano andando a meraviglia (o almeno quasi): lo spettacolo sarebbe stato davvero perfetto.

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