Into Eternity

di lokiandcoffee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Abisso. ***
Capitolo 2: *** 2. Blu. ***
Capitolo 3: *** 3. Mostro. ***
Capitolo 4: *** 4. Bellissimo. ***
Capitolo 5: *** 5. Caos. ***
Capitolo 6: *** 6. Frigga. ***
Capitolo 7: *** 7. Fuga. ***
Capitolo 9: *** 8. Casa. ***
Capitolo 10: *** 9. Risveglio. ***
Capitolo 10: *** 10. Ricominciare. ***
Capitolo 11: *** Ricordi. ***



Capitolo 1
*** 1. Abisso. ***






Abisso.





Vuoto.
Cadde nel vuoto il principe di Asgard. E lo definì vuoto poichè non immaginava, la sua mente, cosa ci sarebbe stato ad aspettarlo. Le parole di Odino lo accompagnarono, lo seguirono feroci, vorticarono nella sua testa, fin quando non toccò terra.
Fin quando lo schianto del suo corpo contro un terreno gelido non fermò i suoi pensieri.
Era stato come cadere in un abisso tanto profondo quanto oscuro, e non sapeva dire esattamente quanto avesse impiegato a toccare terra.
Tuttavia, lo sguardo di Thor, quella supplica silenziosa, quegli stessi occhi che lo avevano guardato cadere, arrendersi, lasciarsi andare, immezzo al nulla e allo stesso tempo tra stelle e colori diversi, quello sguardo non gli diede tregua e albergò nei suoi sogni quando la mente si annebiò e le forze lo abbandonarono.
Si attaccò al suo cuore e non lo lasciò più.
E, inevitabilmente, si ritrovò debole e vulnerabile in quelle terre sconosciute. Non tentò nemmeno di alzarsi, la forza lo abbandonò del tutto, così come la capacità di ragionare, non sentiva più nulla, solo il dolce ronzio del silenzio.
Poi il buio.


"Ci sarei riuscito, padre! Ci sarei riuscito! Per te! Per tutti noi!"
"No, Loki."



Fu un sonno privo di sogni. Solo buio.
Spiragli di luce, a tratti, forse nel ricordo della distruzione del ponte. Non avrebbe mai creduto che Thor potesse esserne capace.
A parte questo, la voce di Odino continuava a ripetersi quasi come un disco rotto, così come le sue suppliche, il suo desiderio di essere capito, accettato. Mai più diverso.
Ed ora? Cosa sarebbe cambiato ad Asgard? Chi sarebbe stato in lutto per lui in quella terra che una volta avrebbe chiamato casa? Il suo essere crollato, scomparso, ucciso, si sarebbe affermata come una lieta notizia?
Quanti cuori sollevati? Quante anime gioiose nell'udire tale sconvolgente novità?

Dimenticato. Ecco cosa sarebbe stato.
Un semplice ricordo di un vano tentativo di ribellione, di ricerca del potere, di bramosia di un trono.
E, tutto a un tratto, le ombre dei mostri sotto al letto non sembravano più così spaventose.
Dal momento che era lui stesso il mosto. Ed era fuggito dalla sua stessa ombra per quasi una vita mentre Thor gli prometteva che lo avrebbe protetto da qualunque male, da qualunque cattivo, proprio come un eroe. E forse non avrebbe mai compreso che l'unica persona per cui avrebbe dato la sua vita sarebbe stata la più crudele nel ferirlo.
Ma, dopotutto, la malvagità nasce da pura innocenza. E Loki lo era stato, innocente.
Ma poi qualcosa si era spezzato. Una voragine nel petto che riempiva con infiniti e infiniti libri, standosene spesso nella muta compagnia della propria solitudine.
Che fossero le mancanze da parte di un padre che si definiva giusto, a causare tali squilibri? L'ingenuità di un fratello che, preso dalla guerra fin da bambino, non capiva che le ferite sono più profonde se causate dalle parole? L'amore di una madre che non aveva fatto altro che amarlo?

E se la sarebbe presa di certo con qualcuno che non fosse stato se stesso, se il rimorso non gli avesse attanagliato lo stomaco.
Aveva ucciso Laufey, e se non fosse stato per causa sua Odino non sarebbe caduto nel suo sonno, aveva permesso che i Giganti di ghiaccio entrassero ad Asgard, aveva allontanato Thor dalla sua amata.
Povera, stupida, inutile mortale.
Ma nonostante tutto, aveva provato un senso di vittoria nel vederli crollare. Uno dopo l'altro.
Vittoria. Non soddisfazione.
La soddisfazione non era nella sua natura.
Tutto bruciava nelle sue mani, tutto andava distrutto, ma non poteva negare che tutto ciò gli piacesse. In un modo quasi insano.
Dopotutto era stato disprezzato, temuto da quello che si era presentato a lui come un padre in tutti quegli anni. Aveva tutto il diritto di provare odio. Gratitudine anche, certo, ma neanche troppa.
Era stato tenuto in condizioni inferiori, ritenuto incapace di fare la guerra, molte volte era risultato quasi invisibile mentre il figlio di Odino si atteggiava da guerriero: quel noioso verde non aveva alcuna vittoria sull'ardore del rosso del mantello di Thor.
E questo lo aveva capito a sue spese.
Fu per questo che la sua unica realtà divenne quella di lottare in maniera sconsiderata per tentare di affermare la propria egemonia in quel modo sorprendentemente diabolico e infangato di buoni propositi.

Era un processo di trasformazione complesso, il suo. Ostentava contraddizione, delusione, ambizione, fino a generare radici profonde nell'odio stesso. E con il tempo accumulò risentimento aggravando una lacerazione nata nel profondo del suo cuore, costretto alla mercè dei propri sentimenti di rivolta, dando vita ad un conflitto radicale contro un re, un fratello, un regno.
Contro se stesso.
L'oscurità che prese possesso di lui, della sua mente, accrebbe quando sorse una domanda nella sua testolina da fanciullo: se Asgard era casa, allora per quale motivo anche lì, soprattutto lì, Loki si sentiva del tutto fuori posto?
Così smise di capire gli altri quando gli altri smisero di capire lui.
E da quel giorno vederlo sorridere non fu più la stessa cosa. C'era qualcosa di sofferente nel modo in cui le sua labbra si piegavano verso l'alto, e non vi era gioia per la maggior parte delle volte, erano solo denti.
E comunque era troppo orgoglioso per chiedere aiuto. E chi avrebbe potuto aiutarlo, poi? Chi gli avrebbe restituito l'identità che gli era stata tolta? Chi gli avrebbe restituito tutti quegli anni in cui era cresciuto su delle menzogne?
E in questo caso, al contrario di quanto molti oseranno pensare, Loki era vittima.
Si era rifuggiato nell'autodistruzione come ultimo irreparabile gesto, lasciandosi cadere nel vuoto, tenendo lo sguardo incatenato a quello di Thor, e non importava quanto quelle lacrime fossero state vere, desiderava solo appagare il suo desiderio di vederlo morire dentro mentre veniva inghiottito dall'abisso.
Scaraventato in un regno che avrebbe scoperto essere fin troppo familiare.








Il mio primissimo tentativo di scrivere una Thorki.
Spero apprezziate questo piccolo esperimento e soprattutto spero non si riveli un buco nell'acqua. Li adoro troppo quei due insieme.
:*
XOXO

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Capitolo 2
*** 2. Blu. ***





Blu.




Il palazzo di Asgard eretto da enormi colonne d'oro scintillava vanitoso illuminato dalla luce del giorno. Le enormi finestre accompagnavano invece la luce all'interno permettendo ai vari raggi di rendere ancor più vistose le ampie sale ricche e decorate.
Una di queste, in particolare, era dotata di una luce in grado di renderla se possibile ancor più bella. E a qualcuno, tale bellezza non era affatto sfuggita: Loki sedeva rannicchiato su una delle sue poltrone preferite in un angolo della biblioteca. Da un lato una grande finestra, dall'altro enormi scaffali colmi di libri.
Era forse questo il momento in cui il piccolo principe si poteva definire quasi vulnerabile. Immerso nel suo mondo, non prestava attenzione a nient'altro, a niente che non fosse il vecchio tomo che teneva tra le mani o il numero infinito di fogli contenenti disegni e appunti di ogni genere sparpagliati ai suoi piedi o abbandonati su un tavolo.
E se ne stava lì, a fingere che tanta solitudine non gli pesasse. A fingere che non importasse, che andava bene così. Doveva andare bene così, perchè non lo avrebbe mai ammesso che ogni volta che Thor si lasciava trascinare fuori dai suoi amici a giocare a quei stupidi giochi di guerra la voraggine nel suo petto si apriva ancor di più, come se qualcosa di oscuro lo stesse risucchiando. E crescendo avrebbe capito che si trattava di rabbia, rancore, gelosia.
Sentimenti così puri, eppure così sbagliati per un bambino della sua età.
Così leggeva, leggeva, si esercitava con la magia e poi leggeva ancora un pò, disegnava mostri e scene di guerra e subito dopo correva a mostrarli a sua madre. La maggior parte delle volte ritraevano Thor, che per molto tempo era stato il suo eroe. Un fratello maggiore perfetto, almeno finchè crescendo le differenze tra i due si erano notevolmente mostrate.
Thor era forte, socievole, molto bello gia da bambino, con quei capelli biondi che Loki gli aveva sempre invidiato.
Lui, invece, non era mai stato l'eroe di nessuno. Si trascinava dietro una grande insicurezza da quando ne aveva memoria, cercava approvazione tra le braccia di sua madre, nel suo sguardo, nel suo sorriso, ovunque, purchè rimpiazzasse quella che Odino gli aveva sempre negato. Conosceva molto bene l'ammirazione che suo padre aveva per Thor, ma da quando era diventato il figlio preferito?
Per quale motivo nessuno prestava attenzione al piccolo Loki? Non erano forse uguali? Fratelli? Non era forse lo stesso sangue quello che scorreva nelle loro vene?

Forse aveva solo bisogno di imparare cosa significasse svegliarsi al mattino e non sentirsi triste.

Poco dopo, quando finalmente si decise ad uscire, ripose con cura i libri al loro posto, rischiando persino più volte di inciampare in alcuni volumi posati a terra accanto alla poltrona e raggiunse la porta con fare annoiato. Camminò lungo l'ampio corridoio e salì le scale che lo avrebbero portato nelle sue stanze. Per un attimo fu tentato di raggiungere Thor e gli altri all'aperto, magari sarebbe stato divertente vederli azzuffarsi tra loro, ma quell'intenzione svanì quando, raggiunto l'ultimo scalino, trovò Thor che gli dava le spalle zoppicante.
Dapprima lo scrutò attentamente, poi si avvicinò preoccupato.

-Thor?-

Il fratello sembrò irrigidirsi al suono della sua voce. Si fermò di colpo e si voltò rivelando i suoi occhi lucidi, le guance arrossate.

-Cos'è successo?-

Le sue labbra si schiusero, tremanti -Non dirlo a Madre.- e solo in quel momento Loki sembrò accorgersi del modo quasi possessivo in cui stringeva il braccio ferito contro il proprio petto. Spostò più volte lo sguardo dalla manica bianca macchiata di un rosso acceso al suo viso notando una traccia di stupore e una scintilla di gratitudine mentre gentilmente lo accoglieva tra le sue braccia nel tentativo di aiutarlo a raggiungere più velocemente la sua stanza.

-Riesci a camminare?- chiese soltanto lanciando uno sguardo alla caviglia che probabilmente doveva essersi slogato.

Thor annuì e senza proferire parola si aggrappò a lui.
 
Qualche altro passo dopo, seguito da vari lamenti, Thor riuscì a raggiungere il letto e a sedersi finalmente sospirando di sollievo. Farsi male o procurarsi ferite era all'ordine del giorno per un ragazzino come lui, ma questa volta ebbe l'impressione di non essersi procurato solo dei leggeri graffi.
Solo dopo si accorse che Loki si era allontanato per qualche secondo, ma non ebbe neanche il tempo di pensare a qualche scusa su come spiegare l'accaduto che lo vide tornare con una bacinella contenente dell'acqua e un panno. Lo raggiunse sul letto e nonostante sentisse lo sguardo del fratello che quasi gli scottava sulla pelle decise di ignorarlo concentrandosi sul braccio ferito. Gli alzò la manica, attento a non strappargli altri lamenti, scoprendo la pelle arrossata.

-Sei uno stupido.- si decise finalmente a parlare mentre, come tutte le volte, si prendeva cura di lui.
E come tutte le volte Thor stette in silenzio.

Loki strizzò lo straccio una, due volte, finchè l'acqua non assunse un colore rossastro -Sei stato alle grotte, di nuovo. Non è vero?-

Thor abbassò lo sguardo, colpevole -Volevo solo..-

-Lo sai che non ci è permesso andare lì. Quante volte dovrai ancora tornare in queste condizioni?-

-Guarirà presto..-

-Non è questo il punto.- gli rivolse un'occhiataccia.

Che poi non sarebbe neanche dovuta andare così, non era lui il fratello maggiore. Non era lui a potersi prendere il diritto di fargli una ramanzina. Perciò Thor cominciò a chiedersi per quale motivo vedere Loki così infastidito lo facesse sentire così in colpa.
Era lui il fratello maggiore. Non viceversa.
E lo disse, giusto per ricordargli una cosa ovvia.

-Sono io il fratello maggiore.- ma non riuscì comunque a mascherare il suo tono infantile.

E Loki sbuffò -Gia. Ma sei anche il più stupido.-
Tipico di lui avere sempre la risposta pronta.

Continuò a prendersi cura della sua ferita, mentre Thor sobbalzava di tanto in tanto a contatto con l'acqua fresca. O forse era la pelle di Loki ad essere inspiegabilmente fredda.
-Che ci facevi là?-

-Escursione.-

Loki gli lanciò un'occhiata, scettica.

-Poi sono scivolato.- continuò. Come se gli dovesse tutte quelle spiegazioni.

-E ai tuoi stupidissimi amici non è venuto in mente di aiutarti?-

-Ero da solo.- confessò torturandosi le mani. E in quel momento Loki smise di fare ciò che stava facendo. E la sua espressione mutò mentre alzava lo sguardo su di lui -So cosa stai pensando.- continuò Thor -Sarei dovuto andarci con te. Tu conosci ogni-

-Quasi.- lo corresse -Io non conosco ogni angolo del regno, Thor. Non potrei mai. Asgard è tanto grande persino per me.- sbuffò -Dovresti saperlo, almeno questo.-

-Ero solamente curioso.-

-Gia. E guarda dove ti ha portato.-

Persino Thor a volte non capiva se quella che provava Loki fosse rabbia o preoccupazione. La sola cosa che poteva dire con certezza era che suo fratello era lì, ogni volta che ne avrebbe avuto bisogno. Lui era lì.
E non riusciva neanche a immaginare che un giorno non sarebbe stato più così.

-Mi dispiace.-

Quelle due parole strinsero il cuore di Loki in una morsa.
Decise comunque di ignorarlo, come succedeva sempre, quando si trattava di Loki nessun sentimento veniva preso per scontato, e spostò la sua attenzione sulla caviglia -Ti fa male?-

-Non troppo.-

Allungò una mano sulla zona lesa sfiorandola appena con le dita, quando Thor improvvisamente si ritrasse corrugando la fronte e Loki lo guardò sorpreso.

-Sei freddo.- mormorò. E Loki pensò che percepire tanto freddo, così, quando lo aveva soltanto sfiorato, doveva essere in qualche modo impossibile. Percui non diede peso alle sue parole, e nemmeno alla sua espressione, scosse solo la testa credendolo il solito stupido e di nuovo avvicinò la mano in quel punto.
Quel che accadde dopo lasciò entrambi esterrefatti. I loro occhi stupiti rifletterono la luce azzurra e a tratti argentata che il palmo di Loki emanava. Le sue dita avevano preso a risplendere di luce propria così come la caviglia di Thor che, tutto a un tratto, non faceva più male.
Quando Loki si ritrasse, cercò inutilmente di mascherare la paura, dietro la meravigia che si era appena presentata davanti ai loro occhi. Era sicuro di non aver mai visto nulla del genere tra gli incantesimi che sua madre gli aveva insegnato.
Si guardarono all'unisono sgranando gli occhi.

-Non fa più male.-
La voce di Thor si era ridotta ad un flevile sussurro, tanto che ebbe per qualche secondo persino il terrore di muovere la gamba. Non riusciva a capire esattamente cosa fosse successo: sentiva solo una traccia di freddo sulla pelle che pian piano cominciava a svanire portando il dolore via con sè.
-Cos'hai fatto?-

Ma Loki, al contrario, non trovò voce, ne le parole per esprimersi. Spostò soltanto lo sguardo sulla propria mano, rigirandola più volte sotto ai suoi occhi.
Poi scosse la testa freneticamente -Non lo so.-

-Fallo ancora.-

E mentre Thor pronunciava quelle parole, Loki potè giurare di aver visto la sua pelle colorarsi di blu.














Il freddo era pungente. La pelle, il viso, gli arti indolenziti.
Loki non sapeva dire per quanto tempo fosse svenuto. Ma avrebbe tanto voluto non risvegliarsi ancora lì. Esattamente nel punto in cui il suo corpo si era schiantato contro il terreno ricoperto di neve.
Neve. La sentiva soffice sotto il palmo delle mani, che con non poca difficoltà incominciò a muovere piano. Schiuse le labbra e fu quasi come tornare a respirare dopo un tempo indefinito, anche se l'aria gli si bloccava in gola come fosse armata di mille lame.
Provò a muoversi ma ogni tentativo gli strappava un gemito acuto di improvviso dolore che aveva la capacità di espandersi ovunque facendolo ricadere inerme al suolo.
Quando sentì qualcosa di freddo, forse ancora più dell'aria che si respirava, sfiorargli la guancia non si meravigliò del fatto che si trattasse delle sue stesse lacrime, lo fece invece nel momento in cui il vento si alzò prepotentemente e incominciò a nevicare.
Come se il cielo piangesse per lui.
Con lui.
Lo stesso cielo cupo, buio e spoglio che aveva ritrovato davanti ai suoi occhi una volta risvegliatosi.
E Loki, a quel punto, fu quasi tentato di starsene lì e magari farsi ricoprire da uno strato di neve, abbastanza da nasconderlo.
Ma nasconderlo agli occhi di chi?
Fu forse questa l'unica ragione per cui si concesse di essere debole, ammaccato, esausto: non c'era nessuno lì. Nessuno che potesse riconoscere nei suoi occhi la paura, nessuno che potesse osservarlo così allo scoperto. Nessuno che potesse aiutarlo.
Ed era quasi sicuro che se non fosse stato così folle da lasciarsi cadere nel vuoto a quest'ora Thor avrebbe gia trovato un modo per cancellare ogni sua colpa perfino davanti agli occhi di Odino, lo avrebbe certamente difeso, rimesso a posto i suoi casini, gli errori che continuava a commettere. Gli avrebbe donato il suo aiuto senza chiedere il perchè, era qualcosa che Thor aveva sempre fatto, anche quando tutti gli altri avevano pensato che Loki non sarebbe mai guarito dalla follia che albergava nella sua mente. Ma forse, semplicemente, non avevano mai capito per davvero che quel pizzico di malvagità era sempre stato lì, alimentato col tempo, cresciuto a dismisura, perchè doveva essere così, perchè non c'era posto per due principi ad Asgard.
Perchè lui era un gigante di ghiaccio.

E Thor, che da bambino gli aveva sempre promesso che lo avrebbe protetto da tutti i mostri, non avrebbe mai realizzato veramente che il mostro, quello vero, ce lo aveva davanti.

Alzò una mano tremante portandola sul viso, asciugando quelle gocce salate che continuavano a scendere per poi sciogliersi nella neve. E nonostante si fosse ripromesso di non falro mai, nonostante fosse riuscito a trattenersi anche nei momenti più bui, questa volta non riuscì a farne a meno: si coprì gli occhi con la mano e pianse.
Pianse tutto quello che aveva dovuto sopportare, pianse per tutti gli anni in cui non l'aveva fatto, ma soprattutto pianse per se stesso. Solo per se stesso.
Per il mostro che era diventato per mano degli altri e per il mostro che era stato sin dalla nascita.
E fu un pianto sincero, quello. Ma era un segreto, e tale sarebbe rimasto.
Tremò convulsamente e solo dopo ebbe la forza di tirarsi a sedere. Sapeva che il suo corpo sarebbe guarito in fretta, ma questa consapevolezza non lo avrebbe di certo privato del dolore che provava in quel momento. Si portò le mani tra i capelli, bagnati, lasciando che alcune ciocche scivolassero sul viso, scomposte. Odiava essere in disordine, odiava le vesti bagnate e fredde che si appiccicavano al suo corpo come una prigione troppo stretta. Eppure non sentiva freddo, a malapena conosceva quella sensazione. E per un attimo si fermò a desiderare di morire congelato.
Davvero improbabile, rammentò portando i palmi aperti davanti agli occhi. La sua pelle aveva assunto un colorito azzurro come reazione alla rabbia appena provata, lasciando che dimostrasse, inconsapevolmente, che non poteva controllarlo. Che il mostro non era solo all'esterno, quando indossava la sua maschera di indifferenza, ma era esattamente dentro di lui: nelle vene, nel cuore, nella testa. Strisciava indisturbato per venir fuori al momento giusto.
Gli occhi studiarono velocemente quella terra desolata, che era sicuro di aver visto gia in passato, tingendosi inaspettatamente di un rosso intenso. Le membra si calmarono, il respiro si regolarizzò, i pensieri si placarono lasciandogli il tempo di raggionare, di realizzare mentre Loki lottava per riappropriarsi del proprio aspetto.
E quando lo fece, quando riuscì a impedire al mostro di venir fuori ancora una volta, la neve cessò di cadere, il vento si zittì, la solita desolazione scese su quelle terre e Jotunheim si aprì davanti ai suoi occhi.









Hi!
Nonostante avessi gia una storia in sospeso da un pò ho voluto dare la precedenta alla pubblicazione di questo nuovo capitolo. E, sinceramente, spero vi piaccia ^^
Un grazie speciale a chi ha recensito lo scorso capitolo e chi ha messo la storia nelle preferite e nelle seguite.
Perdonate eventuali errori.
Un bacio.
XOXO

 

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Capitolo 3
*** 3. Mostro. ***





Mostro.




Piccole farfalle azzurre luccicavano comandate dalle dita del loro padrone volando fin sopra al soffitto, leggere.

Loki continuava a muovere le dita creandone sempre di più, per la gioia degli occhi di Thor. Erano bellissime, certo, ma restavano niente davanti al sorriso di quest'ultimo.

Ormai Loki aveva appreso che c'era assolutamente qualcosa di speciale e di estremamente strano nella sua magia, ma non aveva perso un solo minuto cercando spiegazioni in qualcuno dei suoi libri, aveva invece impiegato queste sue capacità per meravigliare Thor e scoprire innanzitutto cosa potesse arrivare a creare.
E non ne era spaventato, all'inizio, cominciava a sentirsi in qualche modo speciale. E forse era anche un pò merito di Thor, che adorava vederlo fare quelle cose, muovere le mani in quel modo e creare qualcosa di estremamente bello.

Thor, con il suo tocco tutt'altro che delicato, alzò una mano sfiorando una delle farfalle con sguardo estasiato. Inutile dire che questa svanì all'istante lasciando al suo posto una nuvoletta fine di polvere azzurra. E il piccolo Thor quasi ci restò male.

Loki, dal canto suo, sorrise -Prova ora.-
Una seconda farfalla si materializzò vicino al suo viso, allungò di nuovo la mano nel tentativo di toccarla, ma lei fu più veloce e in un battito di ciglia si posò sulla punta del suo nasino. Così leggera.
Thor incrociò gli occhi facendo ridere il fratello minore.

-Oh.- sussurrò sorpreso. Poi scosse la testa per mandarla via e questa si allontanò, sparendo insieme alle altre.
-Come ci riesci?-

Loki alzò le spalle -Ne sò quanto te.-

-Non ne hai ancora parlato a nostra Madre?-

-E' solo magia, Thor. Può darsi che--

-E da quando per te è solo magia?- lo guardò sorpreso. Loki non avrebbe mai detto una cosa del genere. Per lui avere quelle capacità era sempre stato fondamentale. Era con la magia e con i suoi trucchetti che se la cavava semrpe quando si facevano la guerra per gioco. Non era stata mai "solo magia".
Perchè ora sarebbe dovuto essere diverso?

Il piccolo Loki alzò lo sguardo su di lui forzando un sorriso -Sto solo cercando di pensarla come te. Non era la guerra la cosa più importante? Padre dice che per fare la guerra devi essere un buon guerriero...- il suo sguardo si incupì -...io non lo sono. Temo che se sapesse anche di questo--

-Lui non ti priverebbe mai della tua magia.-

-Come fai ad esserne così sicuro?-

-Faremo in modo che la tua magia sia tanto forte da vincere anche la più grande delle battaglie!- esultò con un gran sorriso.

-Promesso?-

-Te lo prometto. Sarà il nostro segreto.-

E Loki torno a sorridere.


Era sempre stata la sua specialità: farlo sorridere.
Anche quando avevano uno di quei litigi che sembravano irreparabili, Thor faceva qualcosa di stupido e allora Loki sorrideva. Era sempre stato così. E per molto tempo il maggiore si convise di poter risolvere le cose in questo modo. Ma nessuno gli aveva mai raccontato di come le persone a volte possono morire dentro, e come dall'esterno non si noti nulla. Nessuno gli aveva mai detto parecchie cose in realtà.
Era stato sempre così cieco.
Il migliore dei guerrieri, ma anche il più stupido.

Eppure, nonostante questo, era a lui che Loki aveva permesso di conoscere il suo lato migliore. Solo lui. Solo perche Thor aveva sempre accettato e sopportato fin da subito anche il suo lato peggiore.
E non lo riteneva diverso o strano. Amava semplicemente tutto ciò che riguardava il suo fratellino, dal primo momento in cui Frigga lo aveva posato ra le sue braccia. Avevano condiviso qualcosa di speciale sin dall'inizio.
L'unico errore era stato quello di non confessargli mai nulla. Da bambini era più semplice dimostrarsi affetto, ma crescendo quei sentimenti avevano incominciato a far paura. E quando Loki aveva iniziato a chiudersi in se stesso, Thor non aveva più tentato di farlo sorridere.











Un paio di grosse catene giravano più volte intorno ai polsi trattenendoglieli dietro la schiena. Un lamentò abbandonò le sue labbra quando provò a muoverli. Erano fastidiose, troppo grandi e pesanti.
Ancora una volta Loki si ritrovò ad ammettere di essere fin troppo esile.

Ad ogni modo, non provò neanche a chiedersi come ci fosse finito inginocchiato a terra e incatenato ad una parete di ghiaccio.
Una goccia di sangue gli colò dalla tempia, giusto a ricordargli di essere forse ancora più ammaccato di prima. La testa faceva male, dovevano averlo colpito piuttosto forte perchè due attimi prima era sveglio, immerso nella neve, mentre ora tutto intorno trovava solo ghiaccio, pareti alte che sembravano stagliarsi fino al cielo e desolazione.
Difficilmente aveva dimenticato quelle terre, e ritrovarsi di nuovo lì, beh, non era certamente una cosa che gli andava a genio.

Strattonò più volte le catene, usando quel briciolo di forza che aveva in corpo, incurante del dolore e delle ferite che ci avrebbero messo più del solito a rimarginarsi. Ma finì per arrendersi, ansimando spossato.
Non avrebbe mai creduto di vedersi così fragile.

Se la memoria non lo ingannava, non c'èra modo che i Giganti Di Ghiaccio fossero sopravvissuti...ma allora chi poteva averlo trascinato fin lì?
E, inoltre, non sapere quanto tempo fosse passato da quando era svenuto lo stava facendo impazzire. Non riuscire ad avere il controllo su ciò che succedeva intorno a lui lo aveva sempre messo in una posizione piuttosto scomoda. Odiava non sapere, non capire.
E non ci trovò nessuna consolazione nell'essere lontano da Asgard, nell'essere nella sua vera casa, il posto in cui lo avevano disprezzato, abbandonato, lui che era destinato ad essere molto di più di quanto gli altri si aspettassero.
Alla fine, smise di provare a liberarsi, non fiatò, nè pregò qualcuno, qualunque creatura potesse sentirlo, di rivelarsi. Restò in quella solitudine e aspettò. E pregò anche di morirci in un certo senso.
Era sempre stato propenso all'autodistruzione, in fondo.




Dei passi lenti e pesanti si fecero sempre più vicini, Loki incominciò a contarli.

Uno...due...tre...

Non alzò la testa, lasciò che i capelli gli ricadessero sul viso coprendo la sua pelle più pallida del solito.

...quattro...cinque...

Quel suono continuava a espandersi tra le pareti. Deglutì imponendosi di restare calmo. Aveva questa assurda capacità di nascondere qualunque emozione, riusciva a tramutare il suo sguardo in rabbia, indifferenza, senza lasciare che nessuno si accorgesse della fragilità che aveva dentro.

...sei...sette...

Quando i passi cessarono l'ombra della figura imponente fermatasi al suo fianco ricorprì il suo corpo che così rannicchiato sembrava ancora più piccolo, e provò una sensazione di pura vulnerabilità.
Una mano strattonò i suoi capelli tirandogli indietro la testa. Loki strinse i denti ma non osò ribellarsi.

-Tu!-
Un ringhiò gruttale lo costrinse ad aprire gli occhi, che erano stati serrati fino a quel momento.
Il Gigante Di Ghiaccio avvicinò il viso al suo e il fiato gelato gli inondò le narici.
Un lampo di sorpresa che non riuscì a controllare attraversò il suo sguardo con una luce intrisa di paura rendendolo agli occhi del Gigante forse ancor più vulnerabile.
-Odino ha voluto forse offrirci un dono?- la stretta tra i suoi capelli si fece più forte -Il traditore di Asgard, nonchè di Jotunheim!-

Loki tentò di sottrarsi a quella presa ma ogni suo movimento fu inutile.

-Loki.- fu un sussurrò gelido il suo, capace quasi di farlo rabbrividire, che gli sfiorò la pelle dell'orecchio lasciando che si colorasse istantaneamente di blu, esattamente come quella del Gigante, rivelando il suo più oscuro segreto. Questa volta tentò di allontanarsi da lui con più forza, ma l'unica cosa che ottenne fu una roca risata e di conseguenza venne scaraventato a terra.
Strinse gli occhi attraversato da una fitta di dolore, il suo corpo era fin troppo debole.
-E' corsa veloce la notizia della tua sopravvivenza.- grugnì guardandolo dall'alto -Figlio di Laufey. Devo ammettere che sono sorpreso.-

Loki stette in silenzio. Di certo non possedeva nulla con cui barattare la sua libertà, e anche se lo avesse liberato poi non avrebbe avuto molte possibilità di sopravvivere. Ad Asgard non poteva di certo tornarci.
Anche se ce lo vedeva Thor ad aspettarlo, e Frigga...l'unica che avrebbe versato lacrime per lui. Odiava il fatto che lo credesse morto. Odiava averla delusa, doverle costantemente ricordare quanto fosse sbagliato, quanto fosse tanto diverso Thor.
L'unica, magra, consolazione era il fatto di immaginare Thor afflitto per la sua scomparsa, perchè nonostante tutto sapeva che non era mai stato in grado di odiarlo. Thor provava una certa ammirazone per lui, lo aveva sempre fatto, e questa era una cosa che di sicuro andava a vantaggio di Loki.
La creatura, che in ogni caso trovava ripugnante, continuò a muovere qualche passo intorno a lui, quasi studiandolo. E Loki si rimise a sedere, con non poco facilità. Piegò le labbra in una smorfia di dolore quando le catene sfregarono rovinosamente i polsi.

-Questo non è posto per te, gracile Jotun.-
E Loki si sentì un mostro anche solo nel ricordare quali erano in realta le sue discendenze, o peggio, che nessuno dei Nove Regni sembrava essere posto per lui.
-Immagino che Odino abbia avuto premura di rivelarti le tue vere discendenze.- il Gigante si abbassò sul suo viso sfiorando con un dito il suo contorno mentre l'unghia affilata si infilava nella carne lasciando un visibile segno dalla tempia alla mascella. Ma Loki non disse nulla, non fece nulla, nemmeno quando il sangue cominciò a colare dalla ferita. Respirò affannosamente serrando le labbra ed evitando i suoi occhi rossi.
-Un principe.- disse, con un sorriso a storcergli le labbra. Un sorriso che proprio non gli apparteneva.

Mostro. Continuava a pensare Loki.
E non voleva neanche lontanamente pensare di essere come lui.

-Eppure non sembri degno di alcun trono.-

-Io non ti temo, mostro.- e per quanto si sforzasse, la sua voce arrivò alle orecchie del Gigante come un debole e tremante sussurro.
Tremava, Loki, ma non per il freddo.

-Mostri.- l'altro scandì quella parola come a volerla assaporare, come fosse quasi un complimento -Si, è ciò che siamo. Ma tu non sei poi tanto diverso da noi, non è così?- ghignò, prendendogli il mento tra le dita e impedendogli di allontanarsi in alcun modo -Eppure non è me che dovrai temere.- strinse la presa costringendolo a voltare la testa e Loki non potè che ubbidire -Ma loro.-

Per un attimo provò a convincersi che quello fosse solo un altro dei suoi orribili incubi, come quelli che faceva da bambino. Strinse gli occhi, impedendosi di vedere oltre, ma il Gigante non fu daccordo e gli strattonò il capo intimandogli di riaprirli. Lo fece, e i Giganti Di Ghiaccio davanti ai suoi occhi continuavano ad aumentare di numero, alcuni sulle alture del castello, altri ai suoi piedi, mentre i più grossi cominciavano ad avvicinarsi.

-I Giganti Di Ghiaccio sono stati privati del loro re.- il mostro al suo fianco riprese a parlare -Spero solo che abbiano pietà della tua anima.-



Bentornato a casa, figlio di Laufey.






Salve!
Non ho molto da dire se non che, come sempre, spero che darete voce a ciò che pensate di questi capitoli.
Descrivere Loki per alcuni versi è una tortura, ma è una sfida che accetto volentieri. E soprattutto spero di riuscire a farlo bene c.c
Sono consapevole del fatto che i capitoli possono sembrare un pò corti e scusate eventuali errori di distrazione.

Alla prossima!
XOXO



 

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Capitolo 4
*** 4. Bellissimo. ***



Bellissimo.




Molto spesso gli capitava di perdersi a guardare fuori dalla finestra e sognare di essere da un'altra parte.

Perchè un principe dovrebbe desiderare di trovarsi altrove? Cosa ci può essere di più bello del proprio regno?
Secondo Loki la bellezza era qualcosa che dava piacere, qualcosa che era in grado di regalarci sensazioni meravigliose. Qualcosa di bello non riguardava però soltanto i nostri occhi, ma anche il cuore. Un buon libro era bello, la conoscenza, la magia, il suo enorme castello, Frigga...il sorriso di Thor, quello era bellissimo.

Loki arrossiva ogni volta al solo pensiero. Arrossiva e si concentrava su altro, lasciando che quel pensiero venisse inghiottito da qualche angolo buio della sua mente.
Lo nascondeva per bene.

Le storie che raccontava Odino, anche quelle erano bellissime. Loki adorava immergersi in quelle vicende, cavalcare al fianco dei più nobili guerrieri, apprendere le arti della guerra, scontrarsi con nemici e mostri e vederli cadere ai suoi piedi.
Non lo avrebbe mai ammesso, almeno non in presenza di Thor, ma non ne sapeva molto su come difendersi in una battaglia, in realtà. Sapeva maneggiare una spada, certo, nonostante le sue esili braccia, sapeva correre veloce, forse più di tutti i suoi amici, sapeva essere agile se la situazione lo richiedeva...e poi sapeva usare la magia.
Qualcosa di così bello eppure così maledetto.

Dal momento in cui l'aveva appresa aveva compreso di possedere qualcosa in più degli altri.
Nessuno era bravo come lui con gli incantesimi, ma tutti erano più bravi di lui con le armi. E così, fin troppo spesso, si era ritrovato a ricorrere alle sue arti magiche durante gli allenamenti in giardino, o le lotte con gli amici, o in qualunque altro campo richiedesse forza. Forza che Loki non aveva, o almeno non credeva di avere.
E le vedeva quelle occhiate, quell'aria di sfida da parte di Fandral, Volstagg o addiritura Sif. Loro non lo reputavano un guerriero, non lo avevano mai fatto da quando aveva dato prova di poter utilizzare la magia per difendersi. Non gli aveva dato peso, all'inizio, in fondo ciò che importa in guerra è sopravvivere, distruggere il nemico, tornare a casa nonostante tutto. Nonostante il sangue, il dolore, la paura.
Poi però gli era stato chiesto di provare, per una volta, a battersi contando solo sulle proprie forze. Ed era una richiesta che avrebbe potuto declinare con facilità, se solo non fosse stato Odino stesso a pronunciare quelle parole.

Così aveva impugnato la spada, alta quanto lui, possente, beh, molto più di lui. Aveva puntato bene i piedi a terra, cercando di non cedere alla pesantezza dell'oggetto, aveva mosso qualche passo, sferrato qualche colpo.
Subito prima di caderre a terra, con una lama posata appena sul suo collo e un sorriso beffardo che lo scrutava dall'alto. Fandral, come sempre, non aveva avuto pietà, neanche quando con un gesto cavalleresco gli aveva porso la mano aiutandolo a tirarsi su. Avrebbe approfittato di qualunque occasione per ricordargli quanto fosse debole in realtà, quando fosse niente in confronto a Thor.

E forse lo era davvero, un debole. Per tutte le volte che si ritrovava tra le braccia di Frigga, stanco, con gli occhi lucidi e le labbra tremanti. E non piangeva per essere stato buttato a terra, non piangeva perchè Odino stesso riteneva la magia qualcosa che appartenesse solo alle donne e non ad un principe, non si rannicchiava da qualche parte nel castello desiderando di scomparire solo perchè qualcuno approfittava del suo essere fragile per prendersi gioco di lui. Loki non piangeva. Non lo faceva e basta.

Perchè -Un guerriero non versa lacrime.- gli aveva detto un giorno suo padre -E tantomeno un principe.-

-E allora cosa fa?-

E Odino si era inginocchiato, guardandolo in quegli occhi chiari -Combatte.- gli aveva rivelato, fiero, porgendogli un dono.

Loki lo aveva guardato, tirando su con il naso arrossato, poi aveva posato le mani sulle sue afferrando il pugnale. Quello che poi sarebbe diventato il suo migliore amico, il dono più bello.

-Questo è un pugnale speciale.- gli aveva spiegato.

-Davvero?-

-E' stato forgiato dai Nani, coloro che creano le più grandi armi dei Nove Regni. Gungnir* stesso è nato nelle loro terre.-

Gli occhi del piccolo Loki brillarono di ammirazione -E anche Thor ne ha uno?-

-No, Loki.- sorrise addolcendo lo sguardo -E' tuo. Se saprai farne buon uso.-

-Mio? Vuol dire che anch'io sarò un guerriero un giorno?-

-Solo se persevererai.-

-Lo farò.- esclamò pregustando gia il sapore di mille vittorie -Combatterò! Per Asgard! E sconfiggerò tutti i mostri che esistano!-

-E si racconterà delle tue avventure su ogni libro del regno.-


...E sarà bellissimo.




 












Se un tuono colpisce il buio in lontananza e non c'è nessuno ad ascoltarlo, farà ancora rumore?


La verità è che a volte alcune cose accadono così in fretta che un uomo non ha il tempo di compiere una scelta. Così, Thor non aveva potuto scegliere di salvare Loki, e Loki non aveva previsto un destino diverso da quello in cui era caduto.
E Thor lo aveva lasciato cadere, aveva permesso che accadesse. Ed ora, il Dio Del Tuono, non sarebbe stato più lo stesso.

Ogni notte tornava lì, sul ponte arcobaleno, esattamente nel punto in cui tutto finì, dove vide per l'ultima volta l'espressione ferita di Loki, dove urlò impotente lasciando che i fatti si compiessero davanti ai propri occhi, senza poter fare nulla.
E continuava a pensare che sarebbe dovuto cadere con lui, seguirlo ovunque, purchè avesse significato stare insieme.

Ogni notte torturava il cielo con la sua rabbia, i suoi fulmini, squarciava i colori con lampi di luce mentre tutto di quel luogo gli ricordava la tragedia.
E un pò ci sperava che Loki percepisse il suo potere, la sua disperazione, ovunque fosse. Sperava che fosse vivo e che aspettasse di essere salvato, perchè, si, era ancora il suo fratellino, il suo migliore amico. Nonostante tutto.
Loki aveva un cuore, e Thor lo sapeva. Era solo difficile da raggiungere.

O forse stava solo cercando un modo per giustificare le sue azioni, il suo rancore, il modo in cui gli aveva mentito rubando il trono, pretendendo di essere un re. Cercava sempre di giustificarlo, e a volte riusciva perfino ad odiarsi per questo.

Ma lui lo avrebbe riportato a casa, se solo fosse stato in grado di trovarlo, di provare che era ancora vivo. Che non era affatto la fine.
E non si sarebbe dato pace.






Heimdall scrutava il cielo. Dritto davanti a sè.
Lo guardava, ma mai per davvero.

E Thor sapeva cosa stava cercando, lo ringraziava ogni giorno per non aver esitato davanti alla sua richiesta di aiuto. Naturalmente Odino non ne sapeva nulla, ma davvero in pochi potevano sperare di ingannare il Padre Degli Dei.

-Cosa vedi?-

-Ancora nulla, mio principe.- Heimdall pronunciò quelle parole con un nodo in gola. Loki aveva tradito tutti, ingannato, ma lui riusciva a capire. Comprendeva le intenzioni di Thor, capiva il suo cuore tenero e lacerato, vedeva la speranza nei suoi occhi nonostante giorno dopo giorno non vi erano ancora notizie di suo fratello. Riusciva a percepire quell'amore puro e travagliato, eppure non faceva domande, eppure stava al suo posto, mostrando lealtà al figlio di Odino.

Ed entrambi speravano, giorno dopo giorno, di ricevere un qualche segno, che qualcosa colpisse l'occhio di Heimdall permettendogli di ritrovare il principe perduto.

-Continua a cercare.- sussurrava Thor ogni volta.

E come ogni volta l'uomo annuiva restando allerta e non permettendo a nulla di sfuggirgli -Naturalmente.-

-Lei come sta?-

Jane.
Erano giorni che non chiedeva di lei. Ma sta volta se lo concesse, come se lo considerasse un dovere.
E per un attimo si chiese se sentisse davvero, in qualche modo, la sua mancanza. Da quando ritrovare Loki era diventata la priorità, ogni cosa era passato in secondo piano.
Il bisogno di diventare re non era più ardente come un tempo.

-Lei sta bene.-

-Riesci a vederla?-

-Oh si.- assottigliò un poco lo sguardo, poi sorride -Sente la vostra mancanza.-


E quando un cuore si spezza esattamente a metà, diviso tra due amori differenti che richiedono la più complicata delle scelte, questa volta, anche se non c'è nessuno ad ascoltarlo, farà rumore?










Buonsalve!
Dopo tanto ce l'ho fatta ad aggiornare anche questa storia!
Il capitolo non doveva concludersi qui, purtroppo...ma ho deciso di interromperlo per dedicarlo a cosa sta succedendo a Thor e a ciò che prova ora che Loki è lontano.
Spero, come sempre, di non essere stata banale nella scrittura e perdonate eventuali errori ma proprio non ho la forza di rileggerlo, i miei occhi pregano per un pò di riposo c.c
E boh, spero vi piaccia!
XOXO



*Gungnir: il termine in norreno significa letteralmente "implacabile" ed è, nella mitologia norrena, la lancia di Odino.

 

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Capitolo 5
*** 5. Caos. ***




Caos.




Thor attraversò il ponte in fretta. I giorni continuavano a susseguirsi eppure ancora nessuna notizia.
Ma questa volta sarebbe stato diverso.

-Heimdall.- chiamò a gran voce -Mi hai fatto chiamare?-

-Si, mio pirincipe.- e non fu affatto sorpreso di vederlo gia lì.

-Che succede?-

-Lo vedo.-

-Loki?-

Heimdall mosse appena il capo, annuendo.

-Dove?-

Il Guardiano esitò davanti allo sguardo speranzoso di Thor.
Scosse la testa, sapendo gia che ciò che sarebbe venuto dopo non sarebbe stata affatto una buona idea.

-Jotunheim.-












Quando la luce abbracciò il buio dando vita a un'alba ombrosa Loki aveva gia aperto gli occhi da un pezzo.
L'alba era fin troppo diversa da quella che fin da bambino era abituato a vedere su Asgard, e provò una sensazione simile alla nostalgia davanti a quell'azzurro cupo che sembrava non voler abbandonare il cielo di Jotunheim. Nessun raggio di luce calda avrebbe accarezzato la sua pelle, solo il freddo che a stento lo disturbava.
Dopotutto, era pur sempre uno Jotun. Era fatto per vivere in quel posto.

Non si muoveva ancora nulla sulle alture dei palazzi, ne per il deserto ghiacciato che si intravedeva appena fuori dalla sua cella. Probabilmente non lo ritenevano abbastanza pericoloso da decidere di raddoppiare il numero delle guardie.
E, riguardo a questo, Loki pensò che, si, i Giganti Di Ghiaccio erano sopravvissuti ad una più che certa estinzione, ma restavano comunque stupidi.
Nessuno era tanto sciocco da pensare che lui, il Dio Del Caos, non fosse pericoloso.
Perchè anche così, privo di forze, Loki era tutto meno che innoquo.

La quiete smorzata solo dal suo respiro andante e dal tintinnio delle catene che continuava a strattonare. Una pozza d'acqua al suo fianco gli mostrava costantemente il proprio riflesso: la pelle pallida, gli occhi stanchi, ciuffi di capelli sparsi sul viso, a ricordargli quanto tanto fosse lontano da quell'aspetto regale che lo aveva reso un principe.
Non sapeva esattamente quanti giorni fossero passati, ma non avrebbe mai chiesto nulla a simili creature, nè del cibo, nè cosa intendessero farne di lui. Preferiva marcire in silenzio piuttosto che rivolgergli la parola.
Marcire gettato lì a terra, col ghiaccio gelido su cui giaceva ogni notte e da cui veniva raccolto quando il sole si levava in cielo e le sue grida potevano essere ascoltate da chiunque in quella terra.

Non aveva mai gridato prima, le prime volte, il suo corpo era sempre guarito piuttosto in fretta, si era rigenerato senza difficoltà cancellando ogni cicatrice mentre sussultava debolmente a causa del dolore.
Ma questo ai Giganti Di Ghiaccio non piaceva.
Poi cominciò ad indebolirsi, sempre di più, le ferite impiegavano più tempo per rimarginarsi e Loki cominciò a chiedersi quanto avrebbe dovuto sopportare ancora prima che lo uccidessero. Non aveva mai bramato tanto la morte come in quel momento.

Gemette appena ma non cercò di dimenarsi quando due possenti mani lo afferrarono tirandolo su. Le gambe tremanti a stento sorreggevano il suo peso mentre, abbandonando il suo angolo buio, veniva scortato al cospetto dell'ennesima tortura.
Loro intanto non fiatavano, i Giganti non chiedevano mai nulla, non sembravano nemmeno volergli offrire una via di scampo, un patto che gli avrebbe permesso di scegliere di sottrarsi a simili trattamenti.
Forse volevano soltanto vederlo agonizzare, sanguinante a terra e indifeso come non lo era mai stato.
E quella fu la volta in cui Loki aveva urlato, mai come prima. Ce l'aveva messa tutta, ci aveva provato a resistere ancora un pò, a non dargli una tale soddisfazione. Si era accasciato a terra, come tutte le volte, e aveva stretto gli occhi pregando di risvegliarsi altrove o di non risvegliarsi affatto.

Era debole, allo stremo, sentiva di star perdendo se stesso, la sua maschera era caduta e, si, l'aveva sentita infrangersi al suolo in mille pezzi, senza avere la forza di ricomporsi. E il suo viso si era rotto mostrando la più pura sofferenza.

-Straordinario.-

Una voce alle sue spalle e una mano tra i suoi capelli. Lo Jotun si inginocchiò alla sua altezza mostrando un sorriso beffardo che aveva accompagnato il suono roco di quella parola appena pronunciata. Sembrava quasi sorpreso.

-Il modo in cui rifiuti il tuo vero essere.- continuò scrutandolo attentamente negli occhi -Davvero straordinario.-

Loki sputò sangue liberandosi da quella presa. Ma il movimento brusco gli costò non poco dolore.
L'altro si alzò, girando attorno al suo corpo, studiandolo dall'alto.

-Chi ti ha insegnato?- chiese -Questo.- tracciò la figura delle sue braccia con le dita studiando la sue pelle del tutto diversa dalla propria, con una delicatezza che sarebbe dovuta essergli estranea -Non è ciò che sei.-

Loki si ritrasse a quelle parole, ma non trovò la forza di negarle, nonostante fosse in collera, nonostante quell'ottuso Gigante avesse ragione.
Poi li avvertì, quei brividi che gli scossero il corpo nonappena il rosso dei suoi occhi si fece più vivido e il suo viso più vicino.
Gli teneva la testa ferma infilandogli le unghie nella carne.

-Che cosa sei tu?- scandì con prepotenza -Metà Jotun.- sbuffò un sorriso -Metà Asgardiano. Eppure nessuno dei due.- sputò fuori con disprezzo lasciando bruscamente la presa.

-O forse entrambi?-

Loki non lo guardò, posò la fronte a terra respirando affannosamente. Poi parlò.
-Che cosa vuoi?- articolò quelle parole con non poca difficoltà.

E il Gigante si mostrò quasi sorpreso -Che cosa voglio?- un ghigno si formò sulle sue labbra -Voglio scoprire qual'è il tuo limite. Fin dove la tua stupida magia ti permette di spingerti. Professi o no di essere un mago?- nella sua voce soltanto derisione e sfida.

Loki strinse i denti posando entrambi i palmi a terra e facendo leva sulle braccia tremanti nel tentativo di tirarsi su. Un rivolvo di sangue scivolò dalle sue labbra formando una macchia rossa a terra, la guardò toccare il suolo e sorrise. Un sorriso perfido che non presaggiva nulla di buono.
Voleva vedere il suo limite?
Bene. Dopottutto era da giorni che si imponeva di non superarlo quel limite, ma ora un'eccezione poteva anche concedersela.


-I Giganti di Ghiaccio vivono ancora?-


Ricordò quelle parole, pronunciate da bambino, e il viso di quello che per molto tempo aveva creduto essere suo padre. Ricordi che gli portavano soltanto rabbia. Perchè Odino avrebbe dovuto dirgli la verità, perchè non avrebbe dovuto nutrirlo di menzogne facendolo sentire colpevole di essere diverso, perchè Loki era destinato ad avere un trono e, oh, lo avrebbe avuto eccome. Scorreva sangue reale nelle sue vene, il sangue di un principe, e così era sempre stato.


-Quando io sarò re darò la caccia a quei mostri e li sterminerò! Come hai fatto tu, padre.-


Gli sembrò di risentire la voce di Thor, quasi lo rivide da bambino, innocente come lui, stupido quanto lui.
Ingenuo.
Ingenui entrambi per aver creduto che sarebbe stato facile, che i Giganti di Ghiaccio fossero l'unico pericolo, che niente li avrebbe divisi.

Una risata sommessa si levò nell'aria, quasi terrificante ma priva di qualsiasi traccia di divertimento.

-C'è qualcosa che ti diverte?-

Le labbra di Loki rimasero tirate in un sorriso anche quando la risata si ridusse appena ad un sussurro per poi scemare del tutto.
E solo allora gli occhi si colorarono di rosso e la pelle cominciò a tingersi di blu, come se il Dio stesso gli avesse finalmente dato il permesso di farlo. E fu un sollievo alleggerirsi dal peso di cercare di essere qualun'altro, o qualcos'altro. Un sollievo che però gli sarebbe costato il ricordo della sua vera natura. Linee perfette tracciarono il suo corpo con disegni indelebili per uno Jotun: sul viso, sulle spalle, le braccia e infine sul resto del corpo. Come cicatrici o tatuaggi che gli appartenevano e da cui nessuno poteva liberarlo.

-Si.- sussurrò alzando il capo mentre ciocche di capelli scuri gli coprivano parte del viso. Scoprì i suoi occhi rossi e stanchi, e nello stesso istante sentì le guardie irrigidirsi, schiuse le labbra ancora una volta e indirizzò il suo sguardo al Gigante davanti a lui mentre raccolglieva tutta la sua energia convogliandola nei propri arti, sentiva ancora quel briciolo di magia scorrergli nelle vene.
Poi sibilò.
-Tu.-


Subito dopo fu solo il caos.





Buonsalve!
Vado di fretta quindi non andrò per le lunghe. Semplicemente vi ringrazio come sempre e vi adoro con tutto il cuore ogni volta che decidete di spendere un pò del vostro tempo leggendo questi capitoli.
Spero anche questa volta che non ci siano errori e che abbiate voglia di lasciare anche un commentino^^
A presto.
XOXO



 

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Capitolo 6
*** 6. Frigga. ***






Frigga.




Un paio di mani candide e rosee sfioravano l'elmo dorato di un Dio perduto.
Di un figlio.

Frigga strinse l'oggetto tra le mani, in un moto di tristezza, come a volerlo scalfire con le unghie, come se sentisse il bisogno di lasciare un segno su quella superficie immacolata e brillante.
E provava rabbia. Forse perchè non poteva mentire a se stessa dicendosi che lui sarebbe tornato, che Loki fosse ancora vivo. Da qualche parte.
Tutto solo.

Ma forse lo meritava. Forse meritava tutto quello che gli era accaduto, come punizione per le sue azioni sconsiderate e avventate, per aver bramato fino alla fine un trono che non gli era mai appartenuto.
E l'unica cosa su cui Loki non aveva torto era l'aver provato così tanta ira dopo aver scoperto la verità. Aveva tutto il diritto di sentirsi ingannato ma forse c'era qualcosa di più dietro alla rabbia di aver avuto la conferma di essere diverso.
Loro gli avevano mentito, lo avevano chiamato "futuro re di Asgard" pur sapendo che non lo sarebbe mai diventato, che non poteva, che non doveva. Gli avevano mentito, forse per proteggerlo, forse per non spaventare la mente di un bambino abbandonato tra i ghiacci...ma gli avevano mentito, su tutta la sua vita.
Aveva creduto di poter aspirare a molto, che il tempo passato in solitudine tra i libri e la magia lo avrebbe ripagato alla fine, lo avrebbe aiutato a crescere più in fretta, solo per la gioia di suo padre, solo per poter essere un re.
Solo per renderlo orgoglioso.
Ma non era stato così, magari era destinato a fallire dall'inizio, destinato ad essere inferiore e mai eguale.
Gli avevano insegnato ad odiare quello che era, pur sapendo che un giorno ne sarebbe venuto a conoscenza. Avevano voluto che rinnegasse la sua vera natura, il sangue che gli scorreva nelle vene. E così era stato.

E poi c'era Thor.
Lui intendeva il regnare in modo diverso, a modo suo. Lui avrebbe protetto Asgard, certo, ma lo avrebbe fatto con la mente di un ragazzino, e Odino in cuor suo odiava pensare che forse, in qualche modo, Loki sarebbe stato molto più abile nel governare.
Ma non avrebbe mai accettato di vedere un Gigante di ghiaccio giacere sul proprio trono. Neanche dopo aver professato di essere suo padre, nemmeno dopo averlo cresciuto come un figlio.
Come poteva?

Frigga si immerse nei ricordi e nel caos che c'era ora nella sua mente mentre cercava di capire, scavava nel passato scoprendo in realtà quanto avessero sbagliato con lui: perchè Loki era speciale, ma tutti erano stati cechi su questo.




Il bambino era rannicchiato accanto all'enorme finestra che dava sul giardino, teneva le ginocchia strette al petto, lo sguardo assente, gli angoli delle labbra appena piegati verso il basso. Più in là si udivano le voci di quelli che sarebbero dovuti essere i suoi amici, che ridevano sotto il sole dimenticandosi di lui.
Era stato sempre molto bravo Loki a nascondere qualsiasi preoccupazione avesse, ma quel giorno, testimone Frigga, qualcosa dentro di lui si ruppe. Cambiò.

-Loki.- lo chiamò con tono amorevole sedendosi al suo fianco.

Ma il piccolo principe non alzò lo sguardo, anzì, la ignorò rintanandosi nel suo silenzio.
E Frigga sapeva che lo avrebbe fatto, lei lo conosceva bene. O almeno lo pensava.
-C'è qualcosa che posso fare per il mio principe?-

Lo sentì sospirare piano e spostare lo sguardo al di là del giardino, glielo leggeva negli occhi che non voleva essere lì. Lo percepiva che non si sentiva a casa, che si sentiva scomodo, perso, nel posto sbagliato. Anche quando ce la metteva tutta per amare la luce del sole e l'oro di Asgard che vi risplendeva. L'unica differenza era che magari Loki non sapeva cosa gli mancasse in realtà, ma lei si. Lei sapeva.
E faceva terribilmente male.
A Loki mancava il gelo, non era il suo posto quello, a lui mancava una terra che lo aveva rifiutato, un popolo che lo aveva rinnegato. Ma non era una mancanza che veniva dal cuore, era qualcosa che veniva dal sangue. Come se il suo corpo premesse per scappare via da lì e la sua mente si convincesse che, per quanto strano fosse, Asgard era casa.

-Non ho amici.-

Un tuffo al cuore ebbe, nel sentire quelle parole. In realtà non si aspettava neanche di ricevere una risposta.
Probabilmente Loki aveva intuito che sua madre si stesse chiedendo perchè fosse lì tutto solo e non in compagnia dei suoi amici, o di suo fratello. E si meravigliò che a Thor non pesasse la sua assenza in quel momento.

-Non sono come Thor.-
La sua voce continuava ad essere poco più di un sussurro, così innocente da lacerare anche il più duro dei cuori.
Non fu nuova quella situazione ma di certo lo fu sentirlo finalmente ammettere ciò che provava e Frigga si sentì impotente, per la prima volta. Ebbe tanta voglia di sringerlo tra le braccia, ma sapeva quanto Loki poteva essere orgoglioso anche se piccolino.

E dunque era proprio questo che desiderava? Essere come Thor? Somigliare a lui era davvero così importante?





Una lacrima solcò il volto della Regina. Bagnò la guancia e poi più giu, tracciò il profilo del mento.
Poi altre due, tre. Finchè non ruscì più a trattenerle.
Singhiozzò immaginando le sue giornate senza di lui e strinse le braccia intorno al proprio grembo come se quel figlio, non suo, gli fosse appartenuto sin dall'inizio. Era un dolore che saliva dalle viscere, una mancanza che era in grado di divorarle il cuore.
Giorno dopo giorno.




-Sai che cosa penso?-

Loki continuò a non rivolgerle lo sguardo, ma lei sapeva di avere tutta la sua attenzione. Lo vedeva dal modo in cui il suo corpo aveva assunto una posa rigida in attesa di sentirla parlare ancora.

-Penso che tu non abbia bisogno di diventare qualcosa di diverso da ciò che sei.-

-Diverso.- sussurrò -Io sono gia diverso.-

-Lo sei.- Frigga annuì davanti agli occhi confusi di Loki -Sei un principe. E un principe non ha motivo di sentirsi inferiore. Quello che scorre nelle tue vene è il sangue di un re. Tutto ciò che puoi fare è aspirare alla grandezza.-

-Lo faccio gia..-

-Non è abbastanza.-
Frigga si alzò e gli sorrise incoraggiante e fiera mentre Loki seguiva i suoi movimenti -Per cui, schiena dritta.- ordinò guardandolo dall'alto -Hai mai visto un principe singhiozzare in un angolo del castello?-

Loki obbedì, curioso di ricevere l'ennesimo insegnamento da parte di sua madre, tutto ciò che sapeva in fondo l'aveva appreso da lei. Quindi ascoltava di buon grado le sue parole. Raddrizzò la schiena sedendosi composto e alzò il mento dandosi contegno. Una cosa che aveva sempre visto fare ad Odino quando impugnava il suo scettro e siedeva sul trono.

-Non curvare le spalle.- lo corresse lei posando una mano su di esse -Mani sul grembo. Dimostra di essere forte e ti spezzerai solo quel che basta, il necessario per sopravvivere.- continuò.

Loki eseguì, ancora. Gli occhi non erano più lucidi, l'espressione abbandonò quella traccia di insicurezza...e si sentì bene, regale.
-E' così che si fa il principe?- fece l'errore di muovere la testa verso sua madre e questa prontamente gli afferrò il mento riportandolo al suo posto. Era troppo piccolo per capire, ma aveva l'innata capacità di imparare in fretta.

-Sorridi solo se devi, pensa prima di parlare, ogni azione è calcolata. Si tratta solo di restare costante.- Frigga lo osservò a lungo mentre una nuova sicurezza cresceva dentro di lui e le labbra si tiravano in un sottile sorriso -Ricorda: è qualcosa che puoi controllare. Tu sei nato per questo.-

Loki aprì bocca solo dopo alcuni minuti, solo dopo essersi assicurato che persino il tono della sua voce fosse sotto controllo. E da quel giorno avrebbe imparato che avere il controllo su qualsiasi cosa, beh, gli piaceva parecchio.
-Va bene così?- chiese dunque.

-E' perfetto.-





Smise di contare i giorni dalla scomparsa di Loki quando la notte ed il giorno iniziarono a confondersi e le lacrime finirono.









 

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Capitolo 7
*** 7. Fuga. ***




Fuga.



Le antiche foreste di ghiaccio di Jotunheim non avevano mai nascosto nulla di buono, o almeno questa era una delle tante leggende che aveva ascoltato da bambino. Ma ora che ci si trovava dentro, Loki, sperduto nel buio, non riusciva a trovare un motivo per non credere a quelle vecchie storie.
Sentiva continui fruscii tutt'intorno ogni volta che si concedeva di fermarsi e posare le mani sulle ginocchia riprendendo fiato, come se qualcuno, o qualcosa, non avesse mai smesso di seguirlo dal momento in cui aveva iniziato a correre.
Dopotutto, persino gli Jotun stessi si guardavano bene dall'attraversare in solitudine simili luoghi.

Ma Loki doveva continuare a correre, era l'unica cosa che gli restava da fare. Non poteva confidare nell'aiuto di nessuno e a breve, ovviamente, non avrebbe più potuto contare nemmeno sulle proprie forze.

Aveva fatto tutto ciò che era in suo potere, tutto ciò che lo rendeva diverso e forse anche un pò migliore di quegli Jotun, perchè potesse finalmente ritrovarsi libero. Ma la libertà, a quel punto, non era esattamente un granchè: davanti a lui potevano esserci chilometri dove fuggire, ma un posto sicuro, un posto da chiamare casa, forse non lo avrebbe trovato mai più.

Ricominciò a correre, con un dubbio che ora gli assaliva la mente: forse sarebbe dovuto restare lì a morire. Dopotutto, quale posto poteva avere ormai lui nei Nove Regni?
L'unica nota positiva che riuscì a trovare in quella corsa verso il nulla era il vento freddo che gli baciava il viso e che, seppur restituendogli un pò di quel suo colore naturale, riusciva a trasmettergli una sensazione di piacere, come se per secoli la propria pelle non avesse desiderato altro sotto la tortura del sole di Asgard. Ruotò appena i polsi, alcora doloranti per via delle catene che li avevano segnati, e provò non poco dolore ma fu sollevato di sentirli di nuovo liberi. Si beò dei piedi nudi che correvano sulla neve, degli occhi che scorsero forse il termine di quella folta foresta, delle mani che tastavano non solo ghiaccio ma finalmente anche qualcosa di diverso come cortecce di alberi, enormi e vivi, del battito del suo cuore così forte che riusciva a sentirlo nelle orecchie, del petto che si alzava frenetico e dei respiri corti e veloci. Adorò essere ancora in piedi dopo tutta la fatica e la distanza che aveva percorso, ma il suo cuore ebbe un sussulto, quasi volle fermarsi, e i suoi occhi si spalancarono, come specchi del terrore, quando le sue ginocchia improvvisamente toccarono terra.

Gli sembrò di udire un tonfo nella sua testa. Non poteva essere lui, non poteva cadere a terra. Non poteva fermarsi ora.
Non adesso.
Si girò su se stesso, con la vista offuscata, esausto, con il respiro corto. Aveva male al petto, ma non vi badò.
Portò lo sguardo sulle proprie gambe e strattonò disperatamente quella che sembrava una corda che gli immobilizzava entambe le caviglie. Velocizzò i movimenti quando riuscì ad udire delle voci avvicinarsi dal fondo di quell'oscuro scenario, cosa che non aiutò affatto. Finchèn un ultimo tentativo si trascinò issandosi sui gomiti e stringendo i denti sperando di raggiungere quel cumulo di neve a pochi passi da lui che magari lo avrebbe nascosto tanto a lungo da permettergli di liberarsi da ciò che gli stringeva le caviglie, la stessa cosa che lo aveva ridotto a strisciare in quel modo.
Come una preda, senza un briciolo di possibilità, senza un briciolo di poteri a cui potersi aggrappare.

Ma, a quel punto, qualunque cosa ci fosse alle sue spalle, gli fu addosso e lo colpì prima ancora che Loki potesse rendersi conto di essere stato raggiunto. Strinse gli occhi lasciando che le proprie labbra si schiudessero in un gemito di dolore mentre veniva scagliato qualche metro più in là.
Quando li riaprì la vista era annebbiata ma distingueva la figura del Gigante di ghiaccio che lo raggiungeva a grandi passi. Smise di lottare, di sperare, rinunciò a fare qualunque cosa esalando quelli che probabilmente sarebbero stati i suoi ultimi respiri e accettò il destino che le Norne avevano scritto per lui.
Loki lo accettò. Lasciò che l'unica storia che si avverasse davvero fosse, non quella di mitiche battaglie e neppure quella di un fiero re, ma quella della sua morte, della sua sconfitta. Del momento in cui avrebbe pagato tutto, perfino la sua nascita indegna.

Immaginò la voce di Frigga accarezzare le sue orecchie dolcemente, mentre lo Jotun gli rammentava l'unica verità che gia conosceva.
-Ti sei illuso di essere un re, ma morirai come un folle.-

Poi un rumore, forte, un frastuono simile ad un tuono. E le orecchie di Loki si drizzarono, attente, come avesse udito qualcosa di familiare. Ma prima che potesse lasciar scivolare via quell'idea, lo Jotun che prima era in piedi davanti a lui cadde a terra smuovendo la neve fresca sotto il suo peso.
Neanche in quel momento Loki si mosse, almeno finchè non voltò lo sguardo su quel corpo immobile a terra e in seguito sull'oggetto caduto quasi come una cometa ai suoi piedi. E, seppur lo volesse, non riuscì a trovare la forza di sollevarsi nemmeno a quel punto, lasciò soltanto che la sua mente vagasse nell'oblio quando gli occhi si chiusero, stanchi, e il buio lo accolse.

Svenne. Senza nemmeno preoccuparsi di non doverlo fare.
Svenne perchè c'era Mjolnir, adesso ai suoi piedi, che in silenzio vegliava su di lui.
   







Decisamente corto c.c ma era necessario.
Un bacio!
Ringrazio chi legge ^^
e perdonate l'infinità di tempo che impiego per aggiornare :/

 

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Capitolo 9
*** 8. Casa. ***






Casa.




Frigga sorrise dolcemente, e visibilmente sovrappensiero, mentre adagiava con cura le coperte finemente decorate con ricami dorati sopra il corpo esile di Loki disteso sul letto. Una delle cose che più le erano mancate era poter prendersi cura di lui come se nulla li avesse mai divisi, e come se non ci potesse essere niente a dividerli ancora.
All'inizio Odino aveva insistito affinchè non sarebbe dovuto spettare a lei occuparsene, ma niente aveva smosso la Regina dalla decisione di curare suo figlio e stargli accanto quanto più poteva. La mancanza di Loki, nonostante tutto, l'aveva distrutta e vederla così ora era come tornare indietro in quegli anni in cui un Loki bambino e con le lacrime agli occhi correva tra le sue braccia con una ferita procuratasi in giardino a causa della sua troppa curiosità o quando gli rimboccava le coperte dandogli la buonanotte con uno dei suoi caldi abbracci.
Ma poi anche per Loki era arrivato il momento di crescere, così come per Thor, ma non per questo il loro rapporto era cambiato. Certo, magari non correva più piangendo verso di lei, non gli chiedeva di raccontargli ogni sera la sua storia preferita, non piangeva tra le sue braccia come aveva fatto tante volte quando erano lontani da tutti, ma Loki ricordava perfettamente ogni insegnamento che sua Madre gli aveva dato, ogni prezioso consiglio per spingerlo a fare di più, ricordava i suoi abbracci caldi e i loro sguardi complici. E forse bastava questo.

-E' uno Jotun. Non c'è bisogno che tu lo copra.-

Odino, che la osservava da un pò standosene in disparte, aveva iniziato davvero a preoccuparsi del fatto che la sua Regina non sembrava affatto intenzionata a lasciare il capezzale di suo figlio, nemmeno dopo essere stata per ore ad osservarlo nel sonno. Per cui si concesse di borbottare quelle parole ricordandole la sua presenza.

-Lo so.- l'espressine serena sul suo viso non mutò, continuava ad accarezzare il viso, le mani o i capelli di Loki sperando che questo potesse sentire in qualche modo la sua presenza e reagire.
-Ma mi ricorda quando era ancora solo il mio piccolo Loki.- mormorò mentre continuava a pregare di vederlo riaprire gli occhi.
-E tu dovresti smetterla di stare lì a brontolare. Rammenta invece di quando ti rivolgevi a lui come un padre orgoglioso.-

Odino mosse qualche passo che gli permise di avvicinarsi quanto bastava per ammirare il viso di Loki pallido e magro più di quanto lo ricordasse e i suoi occhi chiusi mentre il corpo immobile avrebbe fatto pensare che fosse privo di vita se non fosse stato per il respiro debole che provocava il movimento impercettibile del suo petto.
Su e giu. Così calmo e silenzioso.
Si soffermò ad osservarlo per qualche istante prima di ridare voce a quel silenzio.

-Non siate così premurosa, mia Regina, se il suo unico desiderio appena sveglio sarà quello di andare via.-

-Se lo farà, sarà solo per il volere di qualcun'altro.-

-In caso contrario passerà l'eternità in una prigione.-

-L'eternità.- ripetè Frigga sfiorando le dita di quella mano abbandonata sulle coperte, come fossero fatte di porcellana. Lunghe e perfette.
-Non siate così duro con lui. E' soltanto...siamo stati noi a fargli questo.-

-Sono state le sue azioni a fargli questo. Non hai colpa per essere stata una buona madre.-

Se lo fossi stata...non saremmo giunti a questo..

-E' pur sempre nostro figlio. Lo abbiamo cresciuto come tale e anche se tu dovessi smettere, io continuerò a farlo. E non smetterò di guardarlo come la prima volta in cui l'ho tenuto tra le braccia, come se fosse la cosa più preziosa. Persino Thor ha imparato ad amare ogni suo difetto, e non puoi pretendere che smetta semplicemente di farlo. Sapevamo che non sarebbe stato facile, lo sapevamo fin dall'inizio, ma abbiamo detto che avremmo fatto in modo che sarebbe andata bene, e io ho intenzione di mantenerla quella promessa. Solo sarebbe più facile farlo con te al mio fianco.-

Odino ascoltò quelle parole con attenzione, in silenzio, e intrappolato in quell'amore che lo spinse a stringerla a sè.
Frigga non protestò, lasciò che quelle braccia la facessero sentire al sicuro ancora una volta, perchè non bastavano le mura del castello se non c'era lui al suo fianco. Posò la testa sul suo petto e si strinsero a vicenda.
Sembrò durare solo pochi secondi, perchè non era abbastanza, non avrebbe mai potuto essere abbastanza.

-Non permetterò mai che tu sia sola ad affrontare tutto questo. Ma non posso prometterti che Loki non pagherà per i suoi crimini.-

Frigga ascoltò con pazienza le sue parole. Poi chiuse gli occhi lasciandosi cullare da esse e dalle braccia del suo Re attorno al proprio corpo.

-Ricordi prima che nascesse Thor? Ricordi le guerre che ci hanno tenuti lontani?-

-Ricordo che sembravano non finire mai.-

-Eppure eccoci qui. E supereremo anche questo.-

Frigga mosse il capo, annuendo, e sorrise. Odino aveva questo suo orgoglio che gli permetteva di proteggere i propri sentimenti, eppure in quei momenti sembrava possedere il più dolce dei cuori. E adorava il fatto di poter sempre contare su questo.
Perchè anche tra miliardi di anni, di secoli, o anche dopo tutti il tempo del mondo, tra le ceneri dei loro sguardi, loro non sarebbero mai finiti.












-Hai attraversato il più insidioso dei Nove Regni solamente per riportarlo qui.-

Thor non voltò il capo, riconoscendo la voce di Odino alle sue spalle. Sapeva che avrebbe chiesto spiegazioni prima o poi, ma forse non era pronto a darne: non aveva pensato alle conseguenze, non aveva pensato a ciò che sarebbe potuto accadere a Loki una volta tornato ad Asgard, non si era preoccupato di nulla, se non di riaverlo lì. Di riaverlo a casa.
Dal momento in cui aveva fatto ritorno con un Loki sanguinante e svenuto tra le sue braccia, lo sguardo preoccupato di suo padre non gli aveva dato tregua. Poche volte avevano ripreso l'argomento dopo la sua scomparsa ma mai Odino avrebbe pensato di vederlo capace di un'azione tanto avventata.
Nessun principe avrebbe mai attraversato le terre di Jotunheim da solo, nessun guerriero avrebbe messo in pericolo il proprio regno e la propria gente per portare in salvo qualcuno che sarebbe dovuto essere morto.

-E' a casa ora. E' qui che deve stare.-

Poche volte lo aveva visto con quell'espressione sul viso, mentre guardava il giorno terminare dal suo terrazzo dorato ora tinto di un rosso che si rifletteva nel tramonto. E magari era stata solo l'ennesima azione avventata, solo un altro capriccio di un dio fin troppo giovane, eppure Odino continuava a pensare a quanto fosse nuova quella luce negli occhi di suo figlio.
Un figlio a cui aveva dato sin da piccolo l'enorme fardello di amare una creatura che mai sarebbe stata in grado di meritarsi tali sentimenti da parte sua. Perchè forse poteva ancora pensare a Loki come a suo fratello ma nelle vene il sangue sarebbe stato sempre diverso e questa era una cosa che non poteva essere cambiata. Gli era stato insegnato ad odiarli certi mostri...   

-Questa non è una decisione che spetta a te prendere. Loki ha tradito, ha messo in pericolo l'intero regno.-

-Sono pronto ad assumermi la responsabilità di qualunque sua azione d'ora in avanti, ti chiedo solo di risparmiarlo alla sentenza del consiglio.-

Chiese placidamente, come se tentare di salvare il mostro fosse qualcosa che doveva essere fatto.
Eppure la sua mente non riusciva ancora a capacitarsi di come questo potesse essere vero. Non lo aveva mai visto, Loki, nelle sue vesti da Jotun e non riusciva a far altro che pensare che per tutto quel tempo aveva amato una bugia. Quello che aveva avuto al suo fianco non era mai stato il vero Loki, nient'altro che una menzogna.
Tutte quelle storie sulla potente Asgard, sui grandi esercizi di Odino e di Bor, tutte quelle leggende sui temibili Giganti di ghiaccio pronunciate dallo stesso Loki che con un libro tra le mani gli raccontava meravigliato di guerre e vittorie, di antenati e creature malvagie, lo stesso Loki che inconsapevole aveva fantasticato di memorabili battaglie contro i mostri a cui non sapeva di appartenere.
E chissà se Thor lo avrebbe mai temuto, chissà se lo avrebbe guardato allo stesso modo al suo risveglio. Quante cosa sarebbero cambiate, quante cose da spiegare e quante altre da cui nascondersi.  

-Cosa ti spinge a fare così tanto per lui? Loki e' nemico di Asgard, ora.-

-E' mio fratello.- disse, senza alcuna traccia di esitazione -Sei stato tu a portarlo qui...era così piccolo..-

-Non hai mai dimenticato quel giorno..-

-L'unica cosa che non dimenticherò d'ora in poi temo sarà il modo in cui hai mentito a tutti noi sin dall'inizio.-

-Davvero non credi che io lo abbia fatto per proteggerti?-

-Proteggermi da che cosa? Dalla verità? Pensi che le menzogne con cui siamo stati cresciuti siano migliori della semplice verità?-

-Non è mai stato così semplice, dovresti comprenderlo ormai. Avresti accettato di condividere la tua vita, le tue cose, il tuo tempo con uno Jotun? Lo avresti accettato nel tuo regno? Tra la tua gente?-

-L'ho fatto.-
Gia. Lo aveva fatto, aveva sempre condiviso tutto con lui e aveva dimostrato che in fondo non erano poi così diversi.
E se solo Odino, o chiunque altro, si fosse sforzato un pò di più nel vederlo al pari di Thor allora magari il suo sangue Jotun non avrebbe più contato molto. Ma questo non era mai accaduto: Odino aveva sempre preferito Thor, suo legittimo erede, e Loki aveva continuato a pensare che doveva per forza esserci qualcosa di sbagliato in lui.
-E lo hai fatto anche tu.- gli ricordò allora.
Ma dopotutto, nemico o no, Loki era sempre stato la cosa più importante nella vita di suo fratello.
Solo che quello non glielo aveva mai detto.

Odino tacque. E un silenzio glaciale si stese come un velo su di essi.
Thor intanto pensò a come sarebbe potuto essere, a cosa sarebbe stato diverso e a cosa no.

-E ora cosa ne sarà di lui? L'ho riportato ad Asgard perchè fosse al sicuro...non sopporterei di vederlo in catene.-

-Non esiste luogo nei Nove Regni in cui tu possa tenerlo al sicuro. Non puoi salvarlo da qualcosa che è parte di lui, nè tanto meno sottrarlo al destino che le Norne hanno voluto gli appartenesse. Il cammino di Loki è colmo di insidie, Thor, e il tuo perdono non lo salverà dalla condanna che gli verrà imposta. Risponderà delle sue azioni in prima persona: non appena sarà sveglio il consiglio prenderà una decisione riguardo la sua condanna, dopo di chè verrà scortato nelle prigioni.-

Con quelle parole Odino sperò di metterlo a tacere e zittire qualunque altro dubbio egli avesse, dopotutto forse Thor era ancora troppo ingenuo per comprendere fin dall'inizio quella storia.

-Padre..- lo chiamò infatti vedendolo allontanarsi.

-Non un'altra parola.-

Bastò questo a convincerlo a lasciar cadere il discorso.
Padre-Tutto aveva espresso la sua decisione, ma a questo punto niente vietava a Thor di prendersi cura di suo fratello. Infatti nessuno aveva mai detto che non avrebbe dovuto farlo.
Quindi avrebbe continuato a trattarlo come un principe perchè, almeno quello, lo era sempre stato.





 

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Capitolo 10
*** 9. Risveglio. ***




Risveglio.



L'intero castello sembrava dormire insieme al principe ritrovato. Silenzio, in ogni angolo di esso. Ma la vita, a quanto pare, non sarebbe tornata alla normalità tanto facilmente come Thor aveva sperato. Tuttavia, vegliava su di lui dal primo momento in cui quel corpo gelido e provato era stato posato tra le coperte morbide di quel letto caldo che prima gli apparteneva. Dal momento in cui i primi giorni passati nella camera dela guarigione gli avevano restituito il calore e le sembianze di un asgardiano. Così come doveva essere.
La bestia agonizzante non esisteva più. Era tornato, il suo fratellino. Il cielo si era aperto e Asgard lo aveva accolto ancora. E al suo risveglio Loki non avrebbe trovato altro che oro, e mai più neve.

Le ferite, alla fine, si erano rimarginate quasi del tutto, lasciando il posto a lievi cicatrici che rendevano la sua pelle ancora troppo sensibile. Frigga esitava anche nello sfiorargli il viso con delicatezza. A volte si perdeva nella speranza che attraverso quel gesto Loki avrebbe potuto sentire che lei era lì, costantemente al suo fianco. Poi c'erano volte in cui sussurrava parole nella speranza di vederlo finalmente aprire quegli occhioni verdi che sembravano concedere solo a lei fugaci sguardi dolci o in qualche modo privi di qualsiasi forma di rancore.
Solo una volta aveva visto i suoi occhi chiusi tremare appena, come sopraffatto da un incubo. E all'nizio aveva aspettato di vederli aprirsi. Aveva trattenuto il respiro mentre Loki sembrava lottare per riappropriarsi della coscenza di cui la sua mente lo privava.
Aveva anche provato a chiamarlo, Frigga. Più di una volta aveva ripetuto il suo nome, preoccupata, speranzosa.
Poi più niente.

Loki si era concesso di crollare, almeno un pò. Solo per questa volta. Lo aveva promesso a se stesso, dal momento in cui i suoi occhi si erano posati su Mjolnir e aveva lasciato che le sue membra sprofondassero nella neve. Privo di conoscenza, non aveva sentito le braccia di Thor stringersi intorno al suo corpo e sollevarlo, non aveva udito la sua voce ordinare ad Heimdall di aprire il Bifrost, aveva semplicemente lasciato che il buio lo circondasse, lo reclamasse. Si era lasciato inghiottire dall'oblio e dal freddo che aveva dentro.
E chissà se la sua mente ne sarebbe uscita priva di profonde ferite così come il suo corpo. Chissà se questa volta avrebbe avuto voglia di lottare ancora.










-E chi ci assicura che non ci sia un'altro esercito di quei mostri là fuori? Pronti ad entrare nuovamente ad Asgard con il suo aiuto, magari?-
Fandral, come sempre sicuro delle proprie parole, pronunciò a gran voce quella che, in quel momento, sembrava essere l'unica preoccupazione dei tre guerrieri amici di Thor.
Thor. E non Loki. Rammentò il Dio Del Tuono seduto in disparte, lo sguardo assente davanti a sè. E in testa il pensiero ormai chiaro che nessuno di loro si sarebbe curato della salute di Loki. Lui ad Asgard era il nemico ora.

-Non sappiamo nulla di quanto è avvenuto su Jotunheim. Quando riprenderà conoscenza gli suggerirò di parlare in fretta.-

Intanto Lady Sif si muoveva su e giu per la stanza, irrequieta, pensierosa, mentre Volstagg reprimeva qualsiasi traccia di nervosismo divorando quantità di cibo che, vista la tensione che aveva tolto l'appetito ai suoi amici, sarebbe finito comunque nel suo stomaco.

-Non abbiamo la possibilità di prevedere nulla finchè rimarrà in quello stato.-
sottolineò Hogun.

-Heimdall ci avviserebbe in caso-

-Heimdall non è in grado di controllare tutte le entrate segrete del regno, di cui Loki stesso è a conoscenza. Non ha previsto nulla nemmeno la prima volta.- valutò Sif.

-Questa è follia.-
Il mormorio che Thor lasciò scivolare dalle proprie labbra mentre la sua mente era totalmente sottosopra non venne celato alle loro orecchie. Non fece comunque caso ai loro sguardi, posò i gomiti sulle ginocchia massaggiandosi piano le tempie.

-Follia? Thor-

Ma Sif tacque quando la voce di Thor la precedette.
-Dubito che abbia stretto un patto con il popolo di Laufey. Cosa ci guadagnerebbe?- scandì con voce roca.

-Vendetta.-

Le dita smisero di roteare piano ai lati della testa mentre cercava di accettare quelle parole. Vendetta, aveva detto. E senza alcuna esitazione.
Thor mantenne la calma perchè pensò che probabilmente sarebbe stato quello che gli avrebbe imposto di fare Loki, se fosse stato lì.

-Ma Laufey è morto per mano sua. Nessuno stringerebbe un patto con un traditore.- disse Volstagg.

-A meno che quella serpe non sia stata tanto abile da strisciare nelle loro menti. Sappiamo cosa i suoi poteri gli permettono di fare. E' pericoloso.-

Si ritrovarono ad annuire alle parole di Fandral. Tutti tranne Thor che non aveva ancora alzato lo sguardo.
Lo aveva ritrovato in fin di vita. E l'unica cosa che riuscivano a pensare era...quanto potesse essere pericoloso?
Era quello che succedeva sempre quando si trattava di Loki, nessuno si sforzava quel poco per guardare aldilà di quello che il suo sguardo lasciava trapelare. Chiunque si fermava in superficie, temendo ciò che c'era sotto, ciò che non riuscivano a vedere.
Ma che Thor aveva sempre visto.

-Thor?-
Non si concentrò su chi avesse pronunciato il su nome. Semplicemente non importava. Si chiese solo per quale motivo aspettassero un suo parere dal momento che le idee sembravano averle piuttosto chiare.

-Bene. Immagino di non poter contare su di voi per assicurarmi la sua protezione allora.-

-Proteggerlo? E da che cosa?-

Da quelli come voi, avrebbe voluto dire. Però non lo fece e si alzò soltanto con l'intenzione di dar loro le spalle.

Fandral schiuse le labbra incapace di continuare. Se Thor aveva il desiderio di congedarsi in quel modo non sarebbero state altre chiacchiere inutili a impedirglielo. Ma l'attimo dopo fu Sif a parlare -Stai perdendo la ragione.-
E contro ogni previsione Thor si arrestò.
-Lui non ha bisogno di protezione. Siamo noi a doverci proteggere da lui.-
Thor ascoltò con attenzione, ma non si voltò.
-Cos'altro deve fare perchè tu capisca che non è più il Loki che conoscevi?-

-Lui non è- ...cosa? Il nemico? Cosa, Thor?

E' mio fratello.

-Thor! Se perde di nuovo la testa...se perdesse di nuovo il controllo..- ma Sif non demorde. Perchè lei sa quanto male possano fare le parole. Riaprire ferite, o procurarne altre -Noi non possiamo permetterlo. Questo lo capisci?-

Certo che era in grado di capire. Ed era questo a spaventarlo. Sapere che avevano ragione.
Ma continuavano a parlarne come se fosse...perchè lui non poteva credere che...Loki non era...lui non era un mostro..
Avrebbe voluto che Loki fosse soltanto Loki. E che quelle fossero soltanto parole.
Forse le cose sarebbero andate come dovevano andare. Magari non oggi, però lo avrebbero fatto. Ma non poteva saperlo, ovviamente, il destino non è qualcosa che ti costruisci. Il destino è gia scritto, tu puoi solo corrergli incontro.

-E come pensate di agire?- chiese allora il semidio. Le spalle tese tradirono la sua voce calma.

-Aspettando il suo risveglio. E sperando che ricordi.-

-Ricordare cosa?-

-Qualunque cosa possa aiutarci ad attaccare Utgard e sterminarli tutti.- le parole di Sif invece suonavano così fiere e piene di coraggio.

-Non puoi sterminare un'intera razza.- Thor si voltò. Aveva il fuoco negli occhi.

-Vorresti aspettare che attacchino ancora?- intervenne Fandral -O stare qui a sperare che non lo facciano? Abbiamo i mezzi per fermarli. Perchè non dovremmo?-

Gia, Thor..perchè?

-Non hai esitato la prima volta.-

-Si. E abbiamo scatenato una guerra.-

-La guerra è necessaria, Thor.-

Necessaria...un tempo lo avrebbe pensato.

-Attaccheranno.- disse Hogun -Asgard ha qualcosa che appartiene a loro.-

Lo scrigno...






-Lo Scrigno degli Antichi Inverni. La fonte del potere degli Jotun.-

Thor allontanò la mano che sfiorava lo scrigno non appena la voce di Odino gli giunse alle spalle. Non si voltò e suo padre non si mostrò infastidito nel trovarlo lì. Dopotutto lo portava in quella camera da quando era bambino, quando i suoi occhi e quelli di Loki bramavano quello strano ogetto e desideravano saperne sempre di più.
Sembrava essere al sicuro lì, tra le mura del castello, ma solo ora sembrava capire che una guerra, per un potere immenso come quello, sarebbe sempre stata alle porte. Soprattutto se quel potere non apparteneva ad Asgard ma era stato portato via da una terra che, così facendo, era stata privata del proprio cuore.
Il cuore di Jotunheim.

Certo, Odino aveva raccontato molte volte la storia della propria battaglia contro gli Jotun e di come Laufey bramava la conquista di Midgard, unica strada certa che viaggiare tra i Nove Regni, di come Jotunheim era caduto in un'eterna oscurità e decadenza, eppure aveva omesso qualcosa. Lo Scrigno non era la sola cosa che aveva portato via, era ormai ovvio, e Odino aveva nascosto la verità dietro uno scudo di bugie e falso onore per troppo, troppo tempo.
 
-Raccontami di quel giorno.- disse finalmente Thor. Intimorito dalla verità, ma aveva il diritto di sapere.

-Sarebbe morto. Se io non..- non esistevano parole giuste per questo, e Odino non era mai stato pronto per affrontare quel discorso -Era stato rifiutato. Troppo piccolo e debole per sopravvivere. Ho dovuto..-

-No. Tu hai scelto di farlo. Ma non solo per salvarlo. Speravi in qualcos'altro.-

-L'ho fatto per Asgard. Per il nostro regno, Thor..-

-Era solo un bambino.- ...un principe.

-Lo so.- nel silenzio si avvicinò di pochi passi -Ma non abbiao fatto altro che amarlo.-

Thor prese un respiro profondo mentre la sua mente ripercorreva la propria vita a ritroso.
-Loki...lui, come lo ha scoperto?-
 
-Ha creduto di essere maledetto.- sospirò Odino aspettandosi prima o poi quella domanda -Quando il tuo animo irruento e desideroso di vendetta ti ha portato ad attaccare Jotunheim, Loki ha vissuto qualcosa su quelle terre. Qualcosa che non ti ha detto. Qualcosa che doveva accadere. Durante il tuo esilio...lui è tornato qui. Ha rammentato le leggende sul potere dello Scrigno, sulle conseguenze che porta con sè il tocco di un Gigante Di Ghiaccio sulla pelle di un asgardiano...poi ha chiesto il perchè lui fosse in grado di toccarlo senza alcun danno.-

Thor guardò in silenzio la fonte di potere che scintillava di un blu intenso davanti i suoi occhi, a pochi passi da lui. Ascoltando con attenzione le parole di Odino e chiedendosi cosa lui avrebbe potuto fare per evitare che Loki cadesse in quel vortice di menzogne e follia che lo aveva risucchiato.

-Non era così che meritava di saperlo. Non in questo modo.-

-Cancelleresti tutti i suoi crimini se potessi, non è così?-

-Lo farei.- rispose con vece flebile.

Per Loki, lo farei..










Pesantezza.
Fu la prima sensazione che Loki registrò. Gli occhi pesanti, così come gli arti indolenziti. E l'unica cosa che ricordava era di aver lasciato che il buio lo inghiottisse tra la neve di Jotunheim. Ricordava il rumore. Un rumore forte.
Come un tuono.
E...dolore, ce ne era tanto. Così tanto che per un attimo temette di non essere morto. Oh, la morte suonava tanto come una poesia in quel momento.

Sentiva caldo, come se il suo corpo ardesse tra le fiamme. E qualcosa dentro di lui agì per congelare quel calore, letteralmente.
Meccanismo di difesa. Non che avesse altra scelta, la sua mente si rifiutava di capire. Voleva solo farla finita con quell'incubo.
Gli occhi tremavano ora, il corpo si irrigidì preso da leggeri spasmi. Le labbra si serrarono in una linea sottile per attutire i gemiti mentre il sudore colava dalla fronte.

Voci. Tutte intorno. Sentiva delle voci.
Il suo corpo era debole, le orecchie percepivano movimenti.

Poi un tocco. O quasi. Aveva percepito il calore della mano che stava per posarsi sulla propria pelle fredda ancor prima che questa potesse averci un vero e proprio contatto. Gli occhi allora si aprirono di colpo. Rossi, più del sangue. Terrorizzati, ma spaventosi al tempo stesso.
E la mano venne bloccata a mezz'aria quando un paio di dita blu si serrarono attorno al suo polso. Loki sollevò appena il busto dalle coperte scattando in avanti e respirando affannosamente mentre teneva ben salda la presa su quell'arto tremante e latteo.
La figura al suo fianco si pietrificò. E forse non stava neanche più respirando. Poi toccò a Loki guardarla spaventato. All'inizio sembrò non capire, la testa girava e tutto appariva confuso. Poi il suo sguardo mutò e la consapevolezza lo assalì. Sciolse la presa guardando con orrore la propria mano, rigirandosela incredulo davanti al viso. Cercò di regolare il respiro, e i battiti ancora troppo veloci, e ciò accadde quando una mano si avvolse calda e delicata attorno alla sua facendogli inaspettatamente acquistare un pò di calore. Spostò lo sguardo su un paio di occhi che lo gardavano umidi e bellissimo.
Poi ancora quella voce che aveva udito nei suoi sogni, chiamava il suo nome.

-Loki.- sussurrò. Per niente spaventata, e Loki si chiese come fosse possibile. Come tanta bellezza potesse ancora guardare il mostro che era, in quel modo.

Schiuse le labbra secche e sfiatò quella che sembrò quasi una supplica tremante -Madre.-

-Sono qui bambino mio. Sono qui.-







NdA:
Mi scuso per l'immenso ritardo, innanzitutto, per eventuali errori nel testo e per non aver risposto alle recensioni c.c mi dispiace moltissimo ma rimedierò domattina. Promesso!
Non so con quanta frequenza aggionerò purtroppo ma cercherò di non sparire per periodi troppo prolungati.
Spero in qualche commento e..alla prossima :*
XOXO

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Capitolo 10
*** 10. Ricominciare. ***










Erano anni che non riprendevo questa storia, avevo tanti progetti per questi capitoli ma... poi succede la vita e niente, credo solo di non aver avuto tempo o pazienza. Cercherò di tornare costante con gli aggiornamenti e di riprendere tutte le storie lasciate alla deriva. Ringrazio chi vorrà seguirla e spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate.









Ricominciare.







Il primo risveglio non fu piacevole. Come avrebbe potuto esserlo? Il corpo dolorante si destò con lui, aprì gli occhi con fatica sorpreso dalla morbidezza su cui riposava. Un sospiro lasciò le labbra screpolate, sentiva male alla testa, ogni respiro era una lama che gli trafiggeva il petto.
Riconoscere le mura della propria camera fu semplice, il come fosse arrivato lì sfuggiva ai suoi ricordi, che come lampi nella sua mente apparivano e sparivano così velocemente da lasciarlo ancora più confuso. C'era qualcosa che continuava a dimenticare, qualcosa di importante, qualcosa che gli aveva salvato la vita strappandolo dalla morsa fredda di Jotuhneim.
Gli unici ricordi che aveva gli provocavano la nausea ma era fin troppo esausto anche solo per comandare ai suoi muscoli di muoversi. Flettè piano le dita, una leggera carezza sulle lenzuola candide, quello fu l'unico rumore nella stanza, un fruscio silenzioso, quasi invisibile.
Una lacrima sfuggì al suo controllo e gli occhi bruciavano ma ciò che provava era sollievo per le membra a cui era concesso di riposare, la paura gli attanagliava ancora lo stomaco, e poi c'erano gli incubi, ma a questo avrebbe pensato dopo. Accantonò l'umiliazione che provava verso se stesso per essere stato un debole, non ci avrebbe pensato, non ancora, voleva solo affogare ancora un pò in quel tepore, in quel sollievo, al resto avrebbe badato dopo.

La mano che silenziosa portò via quell'unica lacrima fu inaspettata, la presenza al suo fianco  non era qualcosa che era pronto ad affrontare.
Una parola morì sulle sue labbra, un nome, e frammenti di ricordi sollecitarono la sua memoria. Mijolnir al suo fianco, un paio di braccia che lo sollevavano dalla neve fresca. Thor.

-Bevi questo-

Digrignò i denti quando quella voce lo aiutò a sollevare un pò la testa, il tanto che bastava per spingergli qualcosa contro le labbra. Avrebbe voluto urlare per il dolore ma si limitò ad opporre resistenza a quel gesto. Voleva solo essere lasciato in pace.

-Ti aiuterà- lo pregò ancora la voce -Te lo prometto-

Schiuse le labbra, impazziente di poter tornare a stendersi ed esausto accettò quel liquido che scese come fuoco giu per la gola. Mandò giu tutto, forzato da una mano ora più pesante, e avrebbe voluto imprecare ma l'unica cosa che gli fu concesso fare fu tossire più volte a quella sostanza amara. Poi ricadde piano tra le coperte, ora sentiva il calore crescergli dentro, inarcò la schiena lamentandosi appena, non era piacevole, era come andare a fuoco.

-Andrà tutto bene-
Il fantasma di una voce gentile lo accompagnò nel buio. 





Quando riaprì gli occhi la seconda volta, un paio di dita si districavano tra i suoi capelli in una carezza leggera. Sentiva caldo, più del solito, si agitò appena in un lamento mentre la vista diventava meno offuscata. Dei suoni ovattati e poi un voce, dei passi, una luce troppo forte e il suo nome ripetuto più volte, dolcemente.
La spossatezza non era passata, la mente delirava tra ricordi e sogni, non distinguendo più l'uno dall'altro.

-Loki- qualcosa di fresco gli fu adagiato sulla fronte -Loki, figlio mio. Riesci a sentirmi?-
Gli occhi minacciavano di chiudersi ancora ma lottò perchè non accadesse. Schiuse le labbra ma nessun suono vi uscì.

-Devi svegliarti. Apri gli occhi- Voltò il capo con non poca fatica. Frigga gli rivolse un sorriso, così sincero che pensò di non meritarlo -Sei a casa- Le sue mani tornarono incerte, questa volta ad accarezzargli il viso.
La sua fu una muta domanda che sua madre sembrava aver gia colto -Hai la febbre. Ma scenderà, il peggio è passato- disse con premura -L'elisir che ti ho dato aiuterà il tuo corpo a guarire. Ma devi aiutarlo, Loki, ho bisogno che tu mangi qualcosa. Devi rimetterti in forze-

Guardati. Sei sparpagliato. Non sei più nulla.
Che cosa sei tu? In cosa consisti? E' pena quella che senti?

Scosse piano la testa in una smorfia di dolore scacciando quei pensieri che mai sembravano volerlo abbandonare.
-C-come..?-

-Shh, non affaticarti- di nuovo il panno numido tornò a rinfrescargli la fronte -Abbiamo tempo per questo- 

-Quanto ho...ho dormito?- si sforzò di dire.

-Qualche giorno- Frigga cercò il suo sguardo, trovandolo solo quando Loki, orgoglioso, glielo concesse -Ma starai bene. Stai bene, ora-



Sulla base di cosa esisti?






L'unica persona che continuò a vedere fu Frigga. Ma non chiese quanto tempo fosse passato, non distingueva ancora il giorno dalla notte o le ore passate a dormire da quelle in cui riusciva a tenere gli ochi aperti. Alcuni giorni si offriva di aiutarlo a mangiare qualcosa, altri si accontentava di starsene lì e guardarlo dormire. Ma i morsi di vecchi e nuovi rancori spingevano Loki a voltarsi altrove quando una parola di troppo lo turbava, a lasciare il cibo e non mangiare per giorni, a non aprire bocca per impedirsi di fare domande di cui non era pronto a conoscere la risposta o che non era sicuro di voler fare.
Frigga gli parlava di qualsiasi cosa. Raccontava delle sue giornate, nel tentativo di alleviare il buio nella sua mente, di nuovi libri, incantesimi o pozioni, nella speranza di animare il suo interesse.
Ma non parlava di Thor, o di suo padre. Delle volte si chiedeva se non fosse lì a loro insaputa.

-Perchè sono ancora vivo?-

Entrambi non restarono sorpresi da quella domanda. Loki non trovava riposo tra pensieri tormentati e incubi oscuri e sapeva di non avere la forza di affrontare ciò che sarebbe venuto. Aveva bisogno di riconciliarsi con se stesso, ma non accettava un aiuto nel farlo, e quasi non era più il figlio che Frigga ricordava di conoscere. O almeno pensava di farlo.

-Thor...lui- Frigga prese posto accanto al suo letto, lui non la guardava ma sapeva che stava ascoltando -Lui non ha smesso di cercarti-

-Avrebbe dovuto-

-Non pensarlo nemmeno-
I suoi occhi stanchi cercarono quelli di sua madre. Solo allora si rese conto di aver parlato.
-Sai che non l'avrebbe fatto. Sai bene che non ti avrebbe abbandonato-

-L'ha fatto-

-No, Loki. E' tuo fratello, lui...-

-Fratello- ripetè con un sguardo affilato e sprezzante. Ancora menzogne.
Ma Frigga non ritrasse quelle parole, nè provò rimorso per averle pronunciate.

-Ti ha salvato la vita. E ti ha riportato a casa-

-Oh e immagino di doverlo ringraziare per questo suo gesto puramente eroico-

-Ti ha riportato da me- la sua voce volle sovrastare quella di Loki interrompendo il veleno delle sue parole. Il silenzio calò tra i loro sguardi duri e nessuno dei due abbandono quello dell'altro.

Testardo. Come suo padre.
Ma mancò di farglielo notare.

-Raccontati di come tu debba odiare il modo in cui abiti questa vita, se questo ti rincuora. Ma non dimenticare il bene che ti abbiamo fatto, nè quello che tu hai fatto a noi-

-Quale bene posso aver causato?- chiese ingenuamente.

-Ti amiamo, Loki, questo dovrebbe essere semplice da comprendere. Nessuno di noi dimenticherà le tue azioni, tanto meno tu, ma c'è del buono in te, c'è sempre stato. Accetta questo e imparerai a riconciliarti, ad abitarti, e ti sarai dimora- esitò davanti a un paio di occhi lucidi che la guardavano attenti, incerti, così verdi da toglierle il fiato. Avvicinò piano una mano sulla sua, la trovò fredda ma non osò lasciarla -Ti chiedo di perdonarmi. Le bugie con cui sei cresciuto..- 
Ma Loki non voleva ascoltare altro, non era pronto per questo, non lo era mai stato. Nessuno pensava di dover chiedere scusa, nesuno avrebbe chinato il capo. Ma questo era diverso. Avrebbe voluto dirle di tacere, dirle che lei non era sua madre e di smettere di comportarsi come se lo fosse ma inaspettatamene la sua mano strinse quella di lei. E non si senti debole.

Capì che era tutto quello che aveva bisogno di sentirsi dire.
E Frigga comprese,
Loki era tutto cuore.






La condanna di Odino tardava ad arrivare. Loki avrebbe dovuto essere rinchiuso nelle prigioni, questo era ciò che spettava ai traditori e non avrebbe fatto eccezione, nemmeno l'intervento di Frigga avrebbe cambiato le cose. L'amore che Odino provava per il figlio che aveva cresciuto non bastava a redimerlo dalla distruzione che aveva portato nel regno. Ma, nonostante la decisione fosse gia stata presa, Loki dormiva ancora nelle sue stanze e le cose non sarebbero cambiate fino a quando non sarebbe stato meglio. Su questo Frigga non voleva sentir ragione.
Anche la sua magia era debole, quasi spenta, Odino aveva evocato delle rune per tenerla sotto controllo, non poteva privarlo di essa ma poteva impedirgli di usarla finchè sarebbe stato nel regno. Anche gli incantesimi più semplici gli restavano difficili, se non impossibili, e questo era peggiore di essere rinchiuso in una prigione.


Ma Loki riprendeva in fretta le forze mentre sua madre gli lasciava i suoi spazzi. Non era di lei che aveva bisogno ora.

Indossò un paio di pantaloni comodi, lasciando che i capelli umidi gli scendessero sulle spalle, erano cresciuti durante il suo esilio ma era l'ultimo dei suoi pensieri. Il bagno caldo lo aveva aiutato a rimettere in ordine le idee, almeno in parte. Non aveva visto Thor da giorni nè aveva chiesto di lui, nonostante Frigga gli avesse riferito che lo aveva visto vegliare il suo sonno più di una volta, l'indifferenza che aveva dimostrato nei suoi confronti non l'aveva però aiutato a scacciarlo dalla sua mente.  
A piedi nudi attraversò la stanza da bagno stando attento a non incrociare il proprio riflesso nel grande specchio, era stanco di vedere quelle cicatrici che faticavano ad andare via. La mente guariva in fretta, i ricordi tornavano ora, il corpo invece voleva più tempo.
Scostò la porta socchiusa tornando in camera, ma fu costretto a fermarsi sull'uscio, di colpo, e un peso enorme gli crollò al centro del petto, il respiro incespicò, lo sguardo si ingrandì sorpreso per un breve momento. E faticò a nasconderlo.
Thor era in piedi, al centro della stanza e gli dava le spalle. Che aveva avvertito la sua presenza lo capì dal modo in cui queste si irrigidirono mentre si voltava a guardarlo.

-Ho bussato- disse soltanto, con un cenno timido verso la porta, come fosse stato colto a fare qualcosa di sbagliato. E a Loki non mancò di notare il fastidio che gli procurava quell'aria innocente.
Thor era chiaramente felice di vederlo, ma era strano ritrovarsi in quel modo: rabbia, confusione, gioia, erano un groviglio di elettricità nella sua testa.
Poi quegli occhi lasciarono i suoi, incerti, e l'ultima cosa che Loki voleva era che si fermassero sul suo corpo. Sul petto nudo era ben visibile ciò che aveva passato e certamente non cercava la sua pietà. Ancora in silenzio, represse la voglia di abbassare lo sguardo mostrando il proprio disagio e quasi indietreggiò quando Thor, che aveva silenziosamente intercettato i suoi pensieri, si mosse svelto verso la maglia abbandonata sul letto e gliela porse, aspettando che Loki la afferrasse con dita incerte. Portò lo sguardo altrove mentre lasciava che si rivestisse, come a lasciargli un pò di quella privacy di cui lo aveva privato.
Certo, Thor non aveva mai avuto il massimo del tatto ma Loki dovette riconoscere che qualcosa sembrava cambiato in lui. Comunque aspettò a trarre delle conclusioni e si maledì per quei sentimentalismi. Indurì lo sguardo e si mosse accanto alla finestra, guardando di fuori, in un chiaro invito ad essere lasciato solo: Thor non era il benvenuto ma nessuno dei due sembrava crederlo veramente.
Seguì altro silenzio, che al maggiore proprio non si addiceva, e per un momento credette di vederlo andar via ma poi fu ancora la sua voce.

-Loki- sospirò non ricevendo alcun cenno ad andare avanti -Nostra... Frigga, lei...dice che ti riprendi in fretta...sono felice che tu stia bene..- sapeva di dover scegliere con cura le parole, con Loki erano l'arma più potente, ma lui non era mai stato bravo in quel genere di cose. Fosse stato per lui lo avrebbe soltanto stretto tra le braccia -Credevo... quando ho capito dove fossi, quando Heimdall ti ha visto... tu gli hai permesso di vederti, Loki...-

-E' entrato nella mia mente con la forza- sibilò.

-Gli era stato ordinato di usare ogni mezzo necessario per ritrovarti-

-Non volevo essere trovato. Ci hai mai pensato a questo?- scosse la testa davanti al silenzio del fratello, continuando a dargli le spalle -Certo che no. Si tratta sempre di ciò che vuoi tu. Non è vero?-

-Che cosa credevi? Che non avrei fatto niente per-

-Tu hai sempre fatto niente!- si voltò, affrontandolo, ma trovando solo il suo sguardo ferito e confuso -Che cosa c'era di diverso?-

Thor esitò per quelche secondo -Hai cercato di toglierti la vita- era terribile da pronunciare, ma Loki sembrava così tranquillo davanti ad una simile realtà.

-Desolato di non esserci riuscito-

-Come fai a dire questo?-

-Che cosa dovrei dire? Che cosa ti aspettavi venendo qui oggi?- agrottò la fronte, portandosi poi una mano al petto -Un... grazie? E' questo che vuoi sentirti dire? Beh, grazie, Thor! Dal più profondo del mio cuore. Grazie! Di ricordarmi sempre quanto sia maledettamente semplice essere te!- quasì gli urlò contro, mentre la testa cominciava a girargli, era esausto anche solo per provare altra rabbia -O quanto sia tremendamente atroce essere me- finse di non sentire il vuoto sotto i propri piedi, o la stanza che girava vorticosamente o la vista improvvisamente appannata. Ma il respiro irregolare lo tradì, o forse il modo in cui quasi perse la forza nelle gambe. Cercò un appiglio nella parete al proprio fianco ma quello che avvertì sotto il palmo aperto quando cercò di toccarla non fu ciò che si aspettava. Trovò invece una mano che si chiuse intorno alla propria con una presa salda mentre Thor lo aiutava a sedersi sulla sedia e si inginocchiava al suo fianco portando entrambe le loro mani contro il proprio petto. Cercò il suo sguardo per assicurarsi che stesse bene, ma lo teneva rivolto a terra, troppo impegnato a riprendere il controllo di se mentre la gola sembrava volersi chiudere impededogni di respirare.

-Va tutto bene- con movimenti circolari del pollice Thor cominciò ad accarezzargli il dorso della mano -Respira- poi accennò un sorriso quando i loro occhi si trovarono -Non sei ancora del tutto in forze per permetterti di inveire contro di me-

-Sempre così stupido-

-Hey, non dovresti prenderti troppo seriamente-

-Posso sempre colpirti-

Thor inarcò un sopraciglio -Sicuro di esserne in grado?-

Loki si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito che scomparve con la stessa facilitàà con cui la sua mano sfuggì a quella di Thor quando tornò in sè.
Questo, un pò deluso, rimase comunque al suo fianco -Sapevi che saresti sopravvissuto?- chiese poi, forse senza volerlo davvero -Dimmi che lo sapevi-

Loki sospirò, stanco. Scosse piano la testa -Non lo sapevo- confessò -Ma mentirei se ti dicessi che sono grato di essere vivo-
Thor non disse nulla, qualsiasi parola non gli sembrava quella giusta. Così Loki parlò per lui.
-Dovresti andare ora- ordinò rompendo quel momento e qualsiasi altro.

-Dobbiamo parlarne, Loki-

-Dobbiamo? Odino non ti ha gia detto tutto ciò che c'era da dire?-

-Voglio parlare con te, tu sei...- indugiò.

-Non dire fratello. Non prenderci in giro più di quanto non sia gia stato fatto-

Thor abbassò lo sguardo, chiedendosi perchè sembrasse così sbagliato nel suo cuore considerarlo ancora tale.
-Domani- disse poi alzandosi, sotto lo sguardo di disappunto di Loki.

-Non ho detto si-

-No. Ma non vedo come tu possa evitarmi-
Aveva ragione, ma non gliel'avrebbe mai data vinta -Non disturbarti a venire- disse voltandosi altrove.
L'ombra di un sorriso comparve sulle labbra del Dio del Tuono riconoscendo la familiare testardaggine di Loki.
Quindi lo lasciò solo, con una muta promessa.





-Stiamo ancora evitando di parlarne?-

Thor si era presentato nella sua stanza di buon mattino, non mascherando affatto la sua impazienza. Il cibo che gli aveva portato era rimasto intoccato fino a pochi minuti prima quando lo stomaco di entrambi aveva reclamato attenzioni. Quando Loki lo aveva lasciato entrare non era riuscito a nascondere un leggero fastidio che ovviamente Thor decise di ignorare e proseguire per la strada che si era prefissato. Ci aveva pensato a lungo quella notte, a dire il vero ci aveva pensato per tutta la notte, le cose non dette non erano qualcosa che Loki avrebbe amato prendere alla leggera e voleva essere pronto a cancellare ogni suo silenzio, ogni ostacolo avesse trovato.

-Lo sai, la mattina è fatta di silenzi e contemplazione. Forse dovresti tornare più tardi-

Loki siedeva a gambe incrociate sulla sedia accanto alla finestra, amava particolarmente la luce del sole del mattino, Thor occupava l'altra sedia, all'altro capo del tavolo. Che non voleva soffocarlo lo si intuiva subito.
Loki, comunque, non aveva dormito affatto e lo si notava dalle occhiaie che incupivano il suo sguardo, o dal modo in cui si strofinava gli occhi se questi minacciavano di chiudersi. Era stanco, ma non abbastanza da sbarazzarsi di lui.

-Ancora incubi?-

Solo allora Loki gli donò la sua attenzione -Come sai dei miei incubi?- chiese posando l'infuso che teneva tra le mani sul tavolo accanto.

-Me lo hai detto tu-

-No. Non l'ho fatto-

Thor schiuse le labbra per parlare nello stesso momento in cui lui capì. Rilassò lo sguardo annuendo tre sè e sè.
-Lei... parla molto di te- Thor gli rivolse un sorriso di scuse.

-Lei parla molto e basta-

-E' tua madre-
Si pentì di averlo detto solo per metà.

Loki scosse la testa con un sorriso amaro -Sono uno Jotun- disse con disprezzo.

-Sei cresciuto qui. Con me. Abbiamo condiviso ogni cosa-

-In una bugia-

-In una famiglia che ti ha amato, fin dal primo momento-
Thor non esitò. Fu Loki a farlo. Aveva incominciato a pensare che l'amore non era per tutti, o almeno non per quelli come lui, che lo avrebbe sempre trovato inafferrabile, fino a quando non si fosse stancato di cercarlo, o di trovarlo nei posti sbagliati.

-Allora come sono arrivato a questo?- chiese piano.

-Il potere, Loki. Ha accecato entrambi-

Loki guardava perso un punto davanti a sè -Si- mormorò -Deve essere andata così-

Erano molte le cose che avrebbe voluto chiedergli ma non si sarebbe aperto così facilmente, sapeva di non sbagliarsi su questo. Ma Loki era anche tante altre cose, tante cose che lui non conosceva.

-Ora cosa succederà? Non dovrei stare qui-

-Quando starai meglio...troveremo un modo..-

-Mi rinchiuderanno. Un mostro dovrebbe stare in gabbia-

-Tu non sei un mostro-

-Le mie azioni dicono il contrario-

Lo guardò a lungo -Hai commesso degli errori. Io non ti abbandono per questo. Tu sei..-

Loki alzò le sopracciglia sfidandolo apertamente a pronunciare quelle parole. Certe cose non sarebbero mai cambiate.

Allora Thor sorrise -Uno Jotun niente male-

Quello lo guardò, agrottando la fronte -Che cosa hai detto?-

-Non sei il mostro delle favole-

-Questo non è...- Loki sbuffò divertito ma frustrato -Non lo diresti se vedessi il mio vero aspetto-

-L'ho detto- affermò sincero -Non sei come loro-

Loki distolse lo sguardo quasi immediatamente. Assurdo, pensò, mentre si ritrovava a sorridere, quasi senza accorgersene.
Thor accanto a lui faceva lo stesso.
Dev'essere così che si ricomincia.





 

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Capitolo 11
*** Ricordi. ***










Rieccomi qui. Vado a rilento ma ce l'ho fatta. Finalmente qualcosa incomincia a smuoversi e comincio ad avere le idee più chiare sulla direzione da prendere. Grazie a chi leggerà e a chi vorrà lasciare un suo parere anche solo per rendermi partecipe di cosa ne pensate. A presto.





Ricordi.




Se la compagnia di Thor gli desse in qualche modo piacere o sollievo, Loki questo non lo disse mai. La soltudine per lui non era mai stata un problema. O per lo meno non così grave. Aveva imparato da essa, fin dalla sua infanzia, cose che i libri non insegnano.
Aveva imparato a leccarsi le ferite, da solo, ad accettare il fatto che non rispettasse i canoni di quello che era definito un bravo guerriero asgardiano. Non era mai stato abbastanza bello, all'altezza o forte, era un arte differente, che disturba, che confonde, un corpo estraneo che avrebbe trovato il suo posto soltanto lontano da quella che chiamava casa.
Ma l'arte, il più delle volte, non deve essere bella, deve supporre di farti sentire qualcosa. E quel qualcosa, più tardi, quando si tramutò in una forma meno acerba, fu notato e apprezzato dagli occhi più inaspettati e bramato da mani che mai avrebbe creduto di voler sentire modellarsi sulle sue forme.

La mente vagò senza ostacoli tra vecchi ricordi, mentre percepiva piano piccole scintille di quello che era il suo potere aleggiargli tra le dita. Spostare piccoli oggetti era quello che gli riusciva meglio, tutto il resto avrebbe richiesto tempo considerato che la sua magia era stata imbrigliata da antiche catene che non gli avrebbero permesso di percepirla o servirsene a suo piacimento. E per Loki equivaleva a tagliarsi un braccio o perdere la vista o la parola, era un dolore non percepibile ma così radicato nel suo essere da far paura.
Si reggeva sulle proprie gambe ormai, ma il processo di guariggione era comunque lento, le cicatrici inferte da armi di ghiaccio, i lividi ovunque sulla pelle pallida gli avrebbero ricordato ancora per molto quanto fosse stato non così forte, non così... Thor.
Quasi ringhiò al solo pensiero. Le visite del Principe erano diminuite e Loki poteva quasi tornare a respirare. Averlo intorno a volte era destabilizzante. Non chiedeva mai se Odino sapesse, ma qualcosa gli diceva che, con l'aiuto di Frigga, non lo immaginava neppure. Lei che desiderava che le cose tra loro tornassero ad essere quelle di una volta. Mentre Loki covava, in segreto o no, ancora folle rancore.

Immaginò che l'assenza di Thor avesse a che fare con missioni eroiche tra i Nove Regni con i suoi eroici amici, pur di non pensare che potesse essere coinvolta invece la midgardiana, protgonista di una stupida fuga d'amore.
Gli capitava comunque di sentirlo percorrere il corridoio fuori dalla stanza, ampie falcate per niente silenziose che accompagnavano il lieve cigolio della porta che veniva scansata permettendo a una debole luce di illuminare l'interno buio. Il più delle volte fingeva di dormire quando lo sentiva sedersi piano al suo fianco. Non aveva mai aperto gli occhi, aspettava semplicemente il momento in cui sarebbe andato via, ascoltandolo respirare piano, a volte invece gli capitava di addormentarsi solo dopo aver percepito la sua presenza.
E gli piaceva pensare che Thor sapesse. Che si sarebbe accontentato di sapere, senza il bisogno di sentirselo dire.
Comunque non gli aveva mai chiesto di restare, ne aveva aperto occhio. Fino a quella sera.

La notte era la parte più difficile, i ricordi e i sogni non lo lasciavano mai. Durante il giorno ringraziava di poter stare solo, senza parole da scambiare o sguardi da evitare, ma di notte era più buio nella sua mente.
Quella sera Thor si distese al suo fianco, il letto si mosse appena sotto il suo peso e Loki quasi sbuffò per quella piccola premura. Irrigidì appena la schiena attento a non muoversi nemmeno per sbaglio. Ancora una volta finse di dormire, mentre ascoltava il suo respiro lento.
Di nuovo ricordi di notti consumate tra lenzuola sfatte e mani che esploravano si rifecero vividi, ma nessuno di essi ritraeva Thor, era un peccato a cui Loki si lasciò andare molto tempo prima, il sapore di una passione rude che mai avrebbe rivelato di aver vissuto.
E da qui, bisogna fare qualche passo indietro.






Il corpo di Fandral era caldo contro il suo, nudo ed esposto come non lo era mai stato, Loki si lasciò stringere ancora per qualche istante prima di decidere di mandarlo via. Accadeva sempre più spesso ormai, Fandral, nudo, nella sua stanza, nel suo letto, sul suo corpo, il suo odore era ovunque arrivata la sera ed era qualcosa di così normale oramai, abituale e voluto da entrambi. Era qualcosa che non sarebbe mai iniziato se Fandral non avesse avuto la premura di imparare a riconoscere quali corde toccare per far si che il Principe di Asgard, inafferrabile, si sciogliesse tra le sue braccia. 

Era iniziato quasi per gioco, innocenti provocazioni, non più offese giocose come quando si era bambini. C'era stato un giorno in cui Fandral lo aveva guardato in modo diverso, un giorno in cui aveva smesso di ignorare la sua presenza, un momento in cui le sue mani si erano soffermate su di lui forse più del necessario. E Loki, che mai si era lasciato sfuggire quelle attenzioni, non aveva smesso comunque di fingere di non vedere, o sentire.

"Bella prova oggi."
Si era rivolto a lui una sera, dopo gli allenamenti, Loki non capiva perchè volesse essere gentile o che cosa si aspettasse che dicesse. A stento riusciva a credere che si stesse rivolgendo proprio a lui, di solito le loro strade si dividevano con poche battute scherzose per poi rincrociarsi la volta dopo. Ma giorno dopo giorno quegli occhi avevano cominciato ad indugiare più a lungo su di lui, in un modo che non capiva ma che gli penetrava nella pelle e che la faceva rabbrividire in modo piuttosto piacevole.
Quella sera gli aveva soltanto sorriso in risposta, per poi chiedersi perchè il suo viso sembrasse andare in fiamme così all'imrovviso.
Si chiese se qualcun'altro lo avesse notato ma ogni cosa intorno a lui continuava come se nulla fosse cambiato. Comunque dubitava che Thor come al solito impegnato a ricevere fin troppe attenzioni da Sif avesse tempo di accorgersi d'altro.
E quasi gli dava il volta stomaco il modo in cui le cose cambiavano in così poco tempo, crescendo Thor preferiva sempre di più la compagnia di qualche fanciulla per poi raccontare di quelle fugaci conquiste che appagavano il suo ego da guerriero ancora non troppo cresciuto. Raccontava di labbra morbide e nient'altro ma Loki gia sentiva la gelosia di qualcosa con cui non poteva competere mentre Thor si allontanava piano da lui, dalle serate passate insieme, le risate accanto al fuoco, le passeggiate nei boschi.
Odiava non essere il suo punto focale. Perchè lui era la sua luce. E col tempo avrebbe capito che non gli sarebbe più bastato soltanto averlo intorno.
Poi avrebbe cercato conforto in qualcuno che non fosse lui, con Sigyn avrebbe conosciuto la passione, un fuoco che bruciava dentro ma insaziabile da chi non era degno di manovrarlo, e pensare a lunghi capelli biondi e fianchi morbidi o a spalle larghe da guerriero e grandi mani non avrebbe fatto differenza quando avrebbe raggiunto il piacere, ciò che importava era un barlume pace per i suoi pensieri così sbagliati da fargli desiderare qualcosa che mai avrebbe rivelato di bramare.

Comunque capì di aver accettato di giocare a quella strana danza con Fandral quando ormai era troppo tardi, sentirsi desiderato era qualcosa che scoprì piacergli molto e non volle rinunciare a sperimentare cosa fosse il peso di un altro corpo solido contro il proprio e quale calore avrebbe emanato.
Sigyn era stata la sua unica amante fino a quel momento, e lo stesso non poteva dire per Thor vista la frequenza con cui sembrava intrattenersi con donne diverse col passare degli anni, quindi aveva cercato in lei una via d'uscita che mai aveva trovato e per qualche tempo sembrò esserci qualcosa di più profondo, tutti sapevano del loro legame anche se nessuno lo aveva mai annuciato apertamente ma frequentarsi era una consuetudine ormai e le occhiatine maliziose di Thor nel vederli insieme quasi fecero si che Loki la odiasse per non essere stata abbastanza brava nel suo compito di farlo ingelosire.
Loki l'aveva avvicinata ad una festa, era stato facile, quasi aveva una dote naturale nell'ammaliare le persone, la birra scorreva, il caos cresceva e l'oggetto dei suoi desideri più segreti di nuovo rivolgeva tutta la sua attenzione a qualcno che non era lui. A quel punto veder sparire Thor un attimo dopo non fu una sorpresa, gia se lo immaginava spingere in un corpo che si apriva per lui. Decise che non se ne sarebbe tornato in camera ad ascoltare i gemiti che si levavano insistenti a pochi passi da lui, Sigyn al contrario sembrò una buona via d'uscita. Era bella, piacevole da guardare nelle sue movenze, e più volte Loki si perse nel farlo, completamente estraniato da qualsiasi altro rumore mentre lei sembrò apprezzare il suo sguardo su di se, ridacchiarne con  le amiche e ricambiare mestamente. Loki aveva percepito un brivido salirgli su per la schiena, un desiderio piacevole che lo spingeva in quella direzione. Thor scomparve per un momento, la gelosia, l'invidia, la carne tesa, i muscoli e persino il suo sorriso. Ammaliato, aveva mosso un passo, poi un altro ancora fino a non capire come fosse arrivato così vicino ai suoi occhi. Non ricordò mai cosa le disse, o quale effetto ebbe su di lui la sua voce, l'alcol faceva parte dell'equazione e forse era questa la spinta che gli serviva. Ma ricordò le sue labbra e il loro sapore, i giochi di ombre sulla sua pelle al chiarore della luna e quanto il corpo di lei fosse sensibile ad ogni suo tocco e liscio tra le sue mani. I gemiti di piacere leggeri come respiri per impedire che venissero uditi, lì in un angolo del giardino, a scoprirsi nel buio della notte, non il migliore dei posti ma in quel momento sembrava non importare, ciò che entrambi desideravano era esattamente lì, a un passo dal piacere assoluto, e Loki si lasciò trasportare per la prima volta da mani sconosciute che lo avvolgevano perfette, che scoprivano il suo corpo come nessuno aveva mai fatto mentre un paio di labbra rosee incontravano le sue non più timide. Qualsiasi pensiero svanì nel momento esatto in cui le sue gambe gli avvolsero la vita, quando la sollevò contro il muro freddo alle sue spalle ed entrò in lei. La tenne stretta tra le braccia quando la sentì tendersi e si fermò studiando il suo respiro irregolare per un breve attimo prima di accarezzare le sue forme con delicatezza da sotto le vesti fine. Poi la vide sorridere, un sorriso ferale, mentre posava la fronte contro la sua e scavava la pelle della nuca aggrappandosi con ogni fibra a quel piacere, pregandolo di non fermarsi. Loki ubbidì e strizzò gli occhi come riflesso alle sue unghie che graffiavano la sua carne, poi sentì il bisogno di gemere forte ma lei lo baciò intimandogli il silenzio e guidandolo nelle spinte sempre più irregolari, sempre più forti. E desiderò che non finisse mai, ma poi lei lo morse soffocando il suo orgasmo contro la sua spalla, un grido dolce e acuto che solo a lui fu concesso di assistere, un corpo teso e bagnato quanto il suo, e gli parve così sporco e intimo da non riuscire a fermarsi, fece scivolare una mano sul suo seno uscedo da lei quando si sentì al limite, fu tentato di voltarla e prenderla nuovamente ma abbandonò quel pensiero quando le mani di lei si chiusero attorno alla sua erezione prendendo a massaggiarlo su e giu con movimenti sicuri nel momento in cui i suoi piedi toccarono terra. Venne con forza, scosso da tremori e un piacere così intenso da volerne ancora e ancora. Lei lo baciò con impeto togliendogli il fiato, accompagnado il suo orgasmo, le mani di lui tra i suoi capelli.

Non ricordò di essersi mai sentito così bene.
Era quanto di più vicino ad un ricordo felice.
Ci furono molte altre sere come quella, fu inevitabile, naturale, semplice. Aiutava il suo cervello a spegnersi per un pò, ed andava bene così, non erano fatti per i legami ma allietarsi in quel modo era un bel passatempo.

Quando Sigyn partì, tempo dopo, entrambi sapevano che non avrebbero dimenticato, entrambi sperarono di rivedersi.
I loro cuori non si spezzarono, ma Loki quel giorno sentì di aver perso un'amica.

Non si concesse altri svaghi del genere, nè accettò di parlarne con Thor quando questo si faceva avanti credendolo soffrire per amore. Stupido, stupido Thor... così lento nel capire... così ingenuo.

Comunque poi ci fu Fandral, appunto. E fu diverso, caotico ed eccezionalmente bravo in quello che faceva, questo doveva riconoscerglielo. Loki si fermava spesso a pensare a cosa sarebbe accaduto se qualcuno avesse saputo, e il solo pensiero era talmente eccitante.
Tornando a quella sera, Loki avrebbe fatto volentieri a meno di vederlo spogliarsi davanti a lui ora che era più consapevole dell'effetto che gli faceva. Si ritrovò più volte a dover distogliere lo sguardo, a costringersi a guardare il pavimento mentre le maglie sudate venivano sostituite da abiti asciutti prima del rientro dagli allenamenti. Gli diede le spalle persino, come se non lo avesse gia visto senza vesti o mezzo nudo, cercando di controllare i propri pensieri. Ma poi gli rivolse la parola e fu costretto a tornare a guardarlo e quei muscoli guizzarono sotto il tessuto della maglia che aveva appena infilato con estrema e avvilente lentezza. Qualcuno di loro si congedò in fretta, Loki si riscosse pregando di apparire sprezzante o annoiato dalla sua presenza gli sorrise mestamente e abbandonando la sua solita calma cercò di fare lo stesso. Si congedò con lo sguardo basso, avvisò Thor che sarebbe passato in biblioteca prima di raggiungerlo per la cena guadagnandosi un "sapientone" borbottato da Hogun alle sue spalle. Poco gli importava cosa pensassero, doveva trascinarsi via da quella assurda piega degli eventi.

Non aveva bisogno di recarsi in biblioteca, ma scegliere una strada diversa e percorrerla da solo sembrava una buona idea per rinsavire.
"Che diavolo sto facendo.." imprecò contro se stesso arrestando il passo spedito quando fu abbastanza lontano. Fece vagare lo sguardo attorno a sè cercando di regolarizzare il respiro "E' assurdo" asserì con uno sbuffò. E mentre cercava di convincersi che fosse solamente tutto nella sua testa, una voce lo raggiunse alle sue spalle.
"Parli da solo?"

Trasalì e non osò voltarsi se non dopo essersi imposto di stare calmo "Che ci fai tu qui?" sperò che non lo tradisse il tono di voce inspiegabilmente troppo acuto. Si schiarì la gola.

"Ho pensato che potevo accompagnarti" spavaldo come sempre, Fandral mosse ancora qualche passo fino ad assergli esattamente di fronte. Forse addirittura compiaciuto nel notare come lo rendesse quasi impacciato.

Ma Loki impiegava poco a riprendere in mano qualsiasi situazione "Tu mi detesti" gli fece notare con tono ovvio.

L'altro sorrise "Oh andiamo, non è vero che ti detesto!" obbiettò, per poi portare le mani avanti a riempire il silenzio che Loki lasciava parlare "Va bene, ascolta, forse non andiamo proprio daccordo, ma pensavo che"

"Fammi un favore." lo interruppe bruscamente "Non pensare."
Poi gli voltò le spalle inconsapevole che era proprio quell'atteggiamento ad attirare la sua attenzione e che non avrebbe aiutato a disfarsi di lui. Infatti Fandral fece scorrere la lingua sulle labbra secche prima di valutare la prossima mossa. Poi gli fu subito dietro.

"Mi stai seguendo" notò Loki contrariato. Eppure tutto ciò gli smuoveva qualcosa nello stomaco.

"Nient'affatto" ribattè restando al passo "Vai nella mia stessa direzione"

Loki preferì non proferire parola, continuò a proseguire per il suo sentiero in silenzio, incuriosito e infastidito da quel comportamento.
"Lo sai, vado ad allenarmi per conto mio giu al fiume di tanto in tanto. C'è un posto davvero perfetto, scommetto che lo conosci, superate le cascate appuntite" cominciò a parlare sapendo di avere la sua attenzione nonostante fingesse di no "Al tramonto sembra il Valhalla"

"Lo so. Ci sono stato" rispose atono.

"Vuoi venire? Domani?"

Loki corrugò la fronte trattenendosi dal fermarsi proprio lì e voltarsi a guardarlo "Perchè?" chiese incredulo.

Alzò le spalle "Potrei insegnarti qualche mossa"

Loki roteò gli occhi "Ci alleniamo gia ogni giorno per lo stesso motivo. Non vedo perchè dovremmo farlo per conto nostro." ribattè sprezzante. E prima che potesse accorgersene si fermò voltandosi all'improvviso e prendendolo in contropiede "E poi perchè io?"

Ma Fandral sembrava sapere quali tasti toccare, così non trattenne un sorriso davanti al suo sguardo confuso "Posso aiutarti a migliorare. Così non dovrei metterti sempre al tappeto sul campo. Non che la cosa mi dispiaccia ma... è evidente che devi lavorare sulla tua forza." poi fece cenno verso qualcosa alla sua sinistra portandolo a spostare lo sguardo "E meno su quelli" continuò indicando la grande finestra della biblioteca poco lontana, alludendo alla gran quantità di libri con cui era solito passare il tempo.

Loki ponderò le sue parole, aveva ragione, aveva ovviamente ragione ma.. "E all'improvviso hai voglia di aiutare, è così?" commentò sarcastico.

"E' quello che ho detto"

"Va a farti fottere" ringhiò Loki senza preavviso, rosso in viso.

Fandral lo lasciò andare, divertito, e non si risparmiò una breve risata "A domani!" gli urlò dietro perchè lo sentisse.

"Scordatelo!"

Non ci volle molto a convincersi di quanto tutta quella storia fosse assurda, e più cercava di capire più credeva di impazzire.
Ma ancora meno ci volle a persuaderlo dal rifiutare, la convinzione di doversi presentare a quell'appuntamento mise radici nella sua testa il giorno dopo nel momento esatto in cui Thor sgattagliolò via dalla sala di lettura in cui erano soliti studiare chiedendogli di coprirlo mentre sarebbe stato fuori con Sif, l'eccitazione nella sua voce lo infastidì a tal punto da sputare il rospo.
"Passerò il pomeriggio con Fandral"
Voleva solo che gli importasse, in un certo modo. Nel modo giusto.
Ma Thor gli sorrise, sorpreso e felice. Un piccolo tic sul volto e gli lanciò un occhiolino.
"Sapevo che sareste andati d'accordo"
Non era così che sarebbe dovuta andare.

Non aveva idea di cosa stesse facendo quando attraversò il bosco quel pomeriggio. Scuoteva la testa di tanto in tanto dandosi del perfetto idiota. Conosceva bene la strada per cui non ci mise molto a raggiungere il posto. Thor lo portava spesso li da bambino, erano soliti rinfrescarsi sulla riva del fiume. Di nuovo scosse la testa, questa volta per scacciare quel pensiero. Per un attimo si aspettò di vederli tutti lì ma come promesso Fandral era solo e per qualche motivo questo lo animò di una piacevole aspettativa facendogli dimenticare tutto il resto. Lo osservò ancora un pò armeggiare con i pugnali chiedendosi se restare fosse una buon idea ma presto si sentì un completo idiota ed evitando altri ripensamenti avanzò nella sua direzione sperando di non apparire così teso.
Rivelata la sua presenza vide Fandral sorridergli compiaciuto "Sei venuto"

Lui scosse le spalle, non curante "Non avevo di meglio da fare" si guardò intorno ricordando ogni dettaglio di quel posto così familiare "Non venivo qui da molto, in realtà" evitò uno sguardo malinconico, poi riportò l'attenzione sul ragazzo che intanto si era fatto più vicino.

"Sei pronto?" gli sorrise nuovamente porgendogli uno dei suoi pugnali. La sua pelle era ricoperta da una leggera patina di sudore, sembrava oro tra i raggi del sole. Era troppo vicino. Loki mosse istintivamente un passo indietro, poi sorrise d'istinto tirando fuori i propri pugnali che rotearono nelle sue mani esperte "Pronto"
Fandral chinò il capo in un leggero inchino, poi pose distanza tra loro ed entrambi si misero in posizione.
Loki notò con piacere che non aveva mentito, corresse le sue mosse più di una volta e per quando lo detestasse dovette ammettere che il suo attacco migliorò. Qualche ora dopo si lasciarono cadere sul suolo morbido, stremati. Fandral si allungò sulla schiena, lo sguardo verso il cielo, Loki si sedette incrociando le gambe e giocherellando con il suo pugnale. Il silenzio non sembrava pesare ed ebbero modo di riprendere fiato. Poco dopo lo vide alzarsi e camminare verso il fiume per rinfrescarsi. Volse la sua attenzione altrove, afferrò bene la lama tra le dita e con un fluido movimento del braccio lanciò facendolo conficcare nella corteccia dell'albero a pochi metri, fece lo stesso con il secondo che centrò esattamente il bersaglio fermandosi accanto all'altro pugnale con un suono secco. Ammirò per un pò il proprio talento, fino a quando Fandral fu di nuovo al suo fianco.

"Sei bravo" si complimentò, sincero.

Loki sorrise tra sè e sè, poi si rimise in piedi tornando a riprendere le proprie armi "Lo so"
Tornò al suo fianco mentre l'altro afferava uno dei suoi pugnali per imitarlo, fece per prendere la mira ma Loki lo interruppe serrandogli una mano intorno al braccio e scuotendo la testa divertito "Non così" mantenne la presa sul suo braccio mentre con l'altra mano gli sfilava l'oggetto dalle mani posizionandogli la lama tra le dita nel modo corretto "Ecco" non prestò attenzione agli occhi dell'altro su di sè mentre gli mostrava il movimento che avrebbe dovuto fare, ma quando lo fece qualcosa lo spinse ad allontanarsi schiarendosi appena la gola, improvvisamente secca. Si penti di averlo fatto quando il calore della vicinanza del suo corpo svanì.

"Prova ora" gli intimò, sforzandosi di non arrossire come una femminuccia e distogliendo lo sguardo.
Fandral sorrise appena memorizzando tutto nei suoi movimenti, e fu proprio questo a distrarlo e a far risultare il suo lancio imperfetto.

Loki serrò le labbra sforzandosi di non ridere davanti al suo sguardo imbronciato "Beh, è evidente che devi lavorare sulla tua forza" lo canzonò usando le stesse parole che si era sentito rivolgere da lui la sera prima. Ma quando si voltò Loki non potè non ridere di gusto portandosi una mano alla bocca, ma senza riuscire più a trattenersi "Scusa!" bascicò quasi piegandosi in due "La tua faccia.." rise ancora.

"Ah, mi trovi divertente?" Fandral incrociò le braccia al petto fingendosi offeso.

Loki scosse la testa vigorosamente mentre le risate scemavano "E' stato ottimo" lo derise cercando di riprendersi "Davvero un bel lancio"

Fandral lasciò andare le braccia lungo i fianchi mentre avanzava verso di lui, ma Loki di riflesso cominciò ad indietreggiare "Vieni qui tu" volle essere minaccioso ma l'impresa non riuscì.

"Altrimenti?" lo sfidò Loki, divertito.
Entrambi si fermarono, immobili a pochi metri eppure pronti a scattare come preda e predatore.
Accadde qualcosa nel suo sguardo in quel momento, divenne più morbido, Loki lo percepì, lo sentì persino dell'aria, sospesa in un attimo che sembrò congelarsi. Il suo respiro cominciò a tornare regolare e quasi gli si incastrò in gola quando Fandral finalmente parlò.

"Altrimenti ti bacio"

Il suo intero corpo fu attraversato da un brivido che sembrò togliergli le forze, Loki si ritrovò spiazzato e senza alcuna difesa. Schiuse le labbra in procinto di dire qualcosa ma l'attimo dopo il suo cervello smise di pensare e lo stesso doveva aver fatto Fandral visto come diminuiva la distanza tra loro con pochi passi sicuri fino a fermarsi proprio a un palmo dal suo viso.
Ogni fibra del suo corpo non volle respingerlo, le gambe non si mossero, le braccia non lo allontanarono, non fece nulla, Loki, solo aspettò. Forse aveva immaginato ogni cosa, forse poteva essere un sogno, uno strano assurdo sogno.
Ma le sue mani sul suo viso erano reali, così come il suo respiro corto contro la sue labbra, così come la sua bocca che lo catturava in un bacio.
Entrambi trattenero il respiro, come ad aspettarsi che qualsiasi movimento avrebbe potuto spezzare quel momento.
Di nuovo Fandral indugiò piano su quelle labbra incredibilmente morbide, una, due, tre volte, assaporandole fino a che Loki, stordito, glielo concesse. Accarezzò il suo viso facendosi più audace, modellando il proprio corpo contro il suo. Poi sentì un paio di mani stringergli le braccia ma al contrario di quanto pensasse la stretta aumentò fino a scansarlo bruscamente. L'attimo dopo la lama di un pugnale puntava direttamente alla sua gola.
Alzò le mani in riflesso. Lo sguardo di Loki incredulo nel suo.

"Che cosa hai fatto?" 

La presa sul pugnale era incerta quanto la sua voce, un flebile sussurro, tremava appena, non voleva credere a cosa aveva permesso che accadesse.
Fandral fece leva sulla sua insicurezza e disarmarlo non fu affatto difficile, i pensieri di Loki vagavano veloci, era incapace di controllarli. E prima che avesse il tempo di reagire vide il pugnale cadere a terra con un tonfo silenzioso nell'erba, poi di nuovo una mano che lo attirava a sè stringendolo per la nuca mentre veniva spinto ad indietreggiare fino a quando la schiena non incontrò la superficie dura di un albero alle sue spalle. I respiri irregolari si mischiarono, eccitazione, lotta, esitazione, ma solo per un secondo, poi quella bocca fu di nuovo sulla sua.
La resistenza iniziale cominciò a svanire, Loki si sentì mancare di ogni forza davanti a quella richiesta di avere di più, saggiò quel corpo con i palmi aperti sentendone la forza con cui lo sovrastava mentre Fandral lo teneva stretto a sè temendo una seconda fuga. Schiuse le labbra dandogli maggiore accesso, perchè sentì di non poter fare altrimenti, sentiva il fuoco scorrere tra loro e prese ad ansimare quasi senza fiato quando la sua lingua trovò quella dell'altro.
Si separarono con uno schiocco bagnato solo poco dopo, bisognosi d'aria.
Loki si accorse di star stringendo la sua maglia tra le dita in modo che non si scostasse, allentò piano la presa, poi tornò sui suoi occhi. Fandral lo guardò in attesa, riprendendo fiato. Ancora una volta, pensò che fosse troppo vicino.
Si sentì sporco, per qualche motivo, si rifiutò di pensare con lucidità e non si concesse di godere oltre di quel momento.

"Lasciami andare" un lamento, flebile, le guance in fiamme mentre evitava il suo sguardo. Fandral accontentò la sua richiesta con riluttanza. E forse solo in quel momento Loki si rese conto di aver aperto bocca per davvero.
L'ultima cosa che Fandral avrebbe ricordato di quel giorno sarebbe stato il dolore improvviso di un colpo ben assestato allo stomaco che lo allontanò definitivamente da lui. Prima di vederlo allontanarsi velocemente.




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