Riots (Dystopian AU)

di eli_mination
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Decadence//Quello strano sogno... ***
Capitolo 3: *** I Predict a Riot//Il paradiso dei delinquenti ***
Capitolo 4: *** Let Me Live, Let Me Die//A questo punto, ho scelta? ***
Capitolo 5: *** Move//Una banda di folli ***
Capitolo 6: *** Song 2//Jasper, brutto figlio di... ***
Capitolo 7: *** Bury Me Face Down//Dovete prima passare sul mio cadavere ***
Capitolo 8: *** Brain Stew//Il teatro ***
Capitolo 9: *** Know your Enemy//Colpevoli, mancanze e protezioni ***
Capitolo 10: *** Highway Tune//Preparazione al colpo e segreti ***
Capitolo 11: *** Disposable Teens//Aiuti importanti ***
Capitolo 12: *** Hero//Vis à vis con il nemico ***
Capitolo 13: *** Heatens//Me lo merito? ***
Capitolo 14: *** Hunger//Va tutto male ***
Capitolo 15: *** Petrified//Spaventi di fine giornata ***
Capitolo 16: *** Sick Shit//Prima notte in bianco ***
Capitolo 17: *** Dance, Dance//Doveri e una lettera ***
Capitolo 18: *** Судно//Elaborare piani ***
Capitolo 19: *** Last Resort//Alyssa PT1 ***
Capitolo 20: *** Used to the Darkness//Una maschera ***
Capitolo 21: *** Falling Apart//La caduta ***
Capitolo 22: *** Broken Home//Lezione di armi ***
Capitolo 23: *** What's My Age Again?//Tom PT1 ***
Capitolo 24: *** Renegades of Funk//Ora di reagire! ***
Capitolo 25: *** Teeth//Messi al tappeto ***
Capitolo 26: *** Worldwide Torture//Essere osservati ***
Capitolo 27: *** Painkiller//Assalto imminente ***
Capitolo 28: *** Panic Attack//La fuga ***
Capitolo 29: *** Do I Wanna Know?//Ferite aperte ***
Capitolo 30: *** I'll Ray (The King)//Ritorni tanto attesi ***
Capitolo 31: *** Hall of Fame//Il mio ruolo ***
Capitolo 32: *** Toxicity//Sembra tutto così diverso... ***
Capitolo 33: *** Lithium//La prova di coraggio ***
Capitolo 34: *** Don't Look At Me//Dall'altra parte... ***
Capitolo 35: *** Astronaut in the Ocean//Acque agitate ***
Capitolo 36: *** Demons//Lo sfogo di Ruby ***
Capitolo 37: *** Dark Side//Risvegli confusionari ***
Capitolo 38: *** Life Goes On//Ed io che volevo dormire... ***
Capitolo 39: *** Drain You//Lucy PT1 ***
Capitolo 40: *** The Answer Lies Within//Traumi e ricordi bui ***
Capitolo 41: *** Sweater Weather//Dove eravamo rimasti? ***
Capitolo 42: *** Thank God I'm Not You//Goliardia ***
Capitolo 43: *** Fed Up//Tentativo di manipolazione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nota iniziale dell’autrice: Informazioni riguardo gli aggiornamenti della storia in fondo al capitolo. Buona lettura!

*

Il caos. Il buio interrotto solo da alcune luci provenienti da esplosioni. In strada c’è il delirio più totale, gruppi di persone ammassate tra di loro, che si stringono l’uno all’altro per proteggersi e fortificarsi. Suoni distinti, che si propagano tra le vie di un quartiere malfamato, con edifici abbandonati e distrutti, i quali fanno da cornice a quella tentata rivoluzione. La polizia respinge quei manifestanti e in un attimo quelle grida di protesta si trasformano in urla di terrore nel momento in cui viene aperto il fuoco su di loro. Tanti spari, tanti morti… La causa? La speranza di una vita migliore, troncata dal potere.

*******

“No, Aki, qui non è sicuro!” dice un giovane dai capelli scuri e gli occhi celesti, mentre si trascina dietro una ragazza dai capelli rossi e gli occhi castani, tenendole il polso. I due corrono per le vie della città piena di neon e lampioni, mentre diverse volanti della polizia si avvicinano e allontanano. Nelle pupille di lui vi sono paura e determinazione, nello sguardo di lei dolore e preoccupazione. I loro passi incontrano pozzanghere e fango, ma in questo momento non è proprio il caso di pensare alle scarpe che si sporcano. La loro è una corsa disperata, alla ricerca di un posto sicuro dove curare le ferite della ragazza, con il sangue che le scende lentamente da una spalla e le bagna una manica a sbuffo del suo abito. 

*******

Da tutt’altra parte, sotto la pioggia, un’altra fanciulla con i capelli legati in una coda alta è a terra, sulle ginocchia e di spalle su uno squallido marciapiede del Satellite. Il suo pianto si mescola all’acqua che cade dal cielo, mentre i suoi logori vestiti sono zuppi. Poco le importa dove si trova, rivuole indietro la persona che tanto amava e che le hanno portato via. Sa bene che dando sfogo a tutta la sua rabbia e frustrazione non otterrà nulla, ma la disperazione le impedisce di pensare ad altro, nemmeno al freddo che prova. Come poteva essere accaduto? Perché proprio lui? Tante domande, nessuna risposta. Niente di niente. 

“È colpa mia…” si ripete, tra i singhiozzi. “Lui voleva lottare per me… Per noi… Per avere un futuro…”

Deve essere ancora vivo, lo sente. Il problema è che non era sicura che lo avrebbe rivisto…

******* 

“Bambini, non uscite da qui per nessuna ragione al mondo!”

Le raccomandazioni di un ragazzo segnato sul volto dai numerosi segni gialli gli costano tantissimo. Vede le facce impaurite di quei piccoli. Chissà quando potrà rivederli, ma sa benissimo che questa sua assenza è dovuta alla loro sicurezza. Se qualcuno li ferisse per colpa sua, non se lo perdonerebbe mai.

“Tornerò…” dice, con le lacrime agli occhi, mentre si allontana assicurandosi che nessuno lo veda. “Ve lo giuro, amici…”

Mentre sale sulla sua moto, vive dei ricordi che sanno di rimpianto. Quante cose avrebbe potuto fare diversamente, quante persone avrebbe evitato di ferire… Si pentiva, in particolare, di un gesto che era costata la vita di alcune persone. Aveva pensato che era la cosa giusta da fare, in quel momento. Invece aveva solo alimentato un sistema marcio, andando contro i suoi stessi ideali. 

*******

“Ti prego, ho bisogno che tu adesso mantenga la tua sanità mentale!” 

Il ragazzo biondo è scosso per le spalle da un’altra giovane dai folti capelli castani, mentre osserva le sue mani e i suoi vestiti macchiati di sangue. Che cosa era appena successo, non se lo sa spiegare. Cerca di collegare i due eventi che erano appena capitati, ma non ci riesce. Un attimo prima, la sua amica era in fin di vita, un attimo dopo ad essere morto era quell’agente. Non avrebbe potuto mai farlo, assolutamente no. Non era stato lui. Eppure, le prove della sua colpevolezza erano lì davanti ai suoi occhi. 

“Cosa cazzo aspetti?! Andiamocene da qui!” continuava a ripetere lei, invano. La sua mente è fissa su quell’avvenimento.

Si desta quando, in lontananza, sente dei passi. Un altro pericolo sta giungendo e, per evitare il peggio, ascolta finalmente la sua compagna e si nascondono, approfittando dell’oscurità della notte. 

*******

“Perché lo stai facendo, Carly?” domanda un ragazzo alto e biondo ad una quattrocchi con dei capelli di lunghezza media, neri come la pece. Si trova in un appartamento molto ampio assieme a lei, ancora scioccato per il trambusto che si sta consumando in città. 

“Ehm… ecco…” risponde timidamente lei, aggiustandosi gli occhiali. “Non potevo permettere che ti facessero del male, tutto qui…”

Il biondo scuote la testa. È perfettamente a conoscenza dei rischi che corre Carly. Ospitare un criminale ribelle, dopotutto, è da incoscienti. Avrebbe potuto compiere qualche crimine oppure mettere in pericolo la vita di quella ragazza stessa, anche se lui non aveva fatto nulla. Qualcosa gli dice che sarebbe meglio uscire di lì e non causare problemi ad una povera fotografa innocente. 

“E se me ne andassi, chi rimarrebbe qui a proteggerla?” si domandò nella sua testa, allontanando dai suoi pensieri l’idea precedente.

*******

Nella centrale di polizia, una figura scura si avvicina ai computer dell’Ufficio Ricerca Criminali. È pieno zeppo di nomi di individui precedentemente arrestati e condotti alla Struttura. Neanche lui manca in quell’elenco. Oltre al tipo misterioso, nessuno è presente in quella sala. Perfetto, è l’occasione giusta. Con un solo tocco sulla tastiera, svuota interamente la lista. Anni e anni di lavoro per identificare i criminali e schedarli buttati nel cesso premendo un unico pulsante.

“Tanto ormai…” pensa, uscendo con nonchalance dalla stanza. “Nulla ha più senso in questo posto di merda. Ora… devo cercare quel Crow Hogan… Penso che quell’idiota mi sarà molto, molto utile.”

Altre persone sono presenti in quella centrale di polizia, ma nessuno dà corda a quel tipo inquietante.

“Sono felice di non dover lavorare più con quel branco di stupidi…” riflette, prendendosi tutto il tempo per ammirare il paesaggio screziato davanti a sé. Per la prima volta, aveva deciso di abbracciare una causa, mettendo da parte l’orgoglio personale e la sua misantropia.

*******

“Leo, cosa pensi che stia accadendo a Nuova Domino?” 

Due gemelli, intanto, osservano la città avvolta nel fumo dal balcone del proprio appartamento, situato più in periferia. La preoccupazione nei loro volti si manifesta anche nel tentativo di contattare alcune persone, senza alcun successo. 

“Non lo so, Luna.” risponde l’altro, abbassando lo sguardo. “Dobbiamo solo sperare che Yusei e gli altri stiano bene…”

Ritornano dentro per evitare problemi, chiudendosi in casa con il terrore che cresce in loro. Per fortuna stanno insieme, possono farsi forza a vicenda e sperare per il meglio. Sia per sé stessi che per i loro amici.

*******

Lunghi capelli biondo miele cadono sul pavimento, con il suono delle forbici ad accompagnare la solitudine di quella adolescente. Davanti allo specchio, il suoi occhi castani, rossi e gonfi osservano il suo nuovo aspetto. Ora ha un caschetto che le arriva alle spalle, degli abiti un po’ vecchi ma colorati… L’unica cosa che le manca è il sorriso, che si dipinge pizzicandosi le guance paffute e tirando gli angoli della bocca verso l’alto con le dita. Da quel momento, diventa brava a fingere che stia andando tutto bene. 

“Ora questa è la mia casa…” pensa, mentre si avvia tra le strade piene di buche e immondizia del Satellite, senza una meta né un perché. 

*******

Cammina barcollante, sconvolta per quello che era appena successo, con il volto costellato di ferite. In un attimo aveva perso un’altra famiglia e pareva essere l’unica sopravvissuta di quel massacro. In mano ha ancora la maschera anti-gas, il loro simbolo.

“Devo eliminarla… Se dovessero trovarla sapranno che c’è un sopravvissuto…” pensa, estraendo dalla tasca un accendino e dandole fuoco, osservandola bruciare assieme ad una pila di legno. Rimane lì ad osservare quel rogo, tremante, guardando la sua ultima identità andare in cenere. “Abbiamo sottovalutato la portata di questa rivoluzione… Non commetterò più un simile errore.”

Presa com’è dall’eliminazione di quella prova, non si rende conto che qualcuno aveva messo gli occhi addosso a lei da un po’. Ora quella persona è bramosa di vendetta. Dopotutto, quella ragazzina è sola. Non sarebbe mancata a nessuno se fosse morta strangolata.

*

“Allen!”

Mi sveglio strabuzzando gli occhi, che ancora si devono abituare alla luce che entra dalla finestra della mia camera e alle strane scene che ho visto in sogno. A queste ultime non ci do troppo peso, ho sempre sognato cose assolutamente senza senso. Diciamo che in questo momento le mie preoccupazioni sono altre… La sveglia suona con un “beep beep” per nulla fastidioso. Scherzo, lo odio profondamente. 

Sbatto il pugno su quel maledetto orologio, imprecando come ogni santa mattina. Sono le sette, mi tocca alzarmi, fare colazione e prepararmi ad incontrare delle facce da culo incredibili in un edificio di nome “Scuola”. Magari mi pagassero per entrarci, sono solo un misero studente nel suo ultimo (per fortuna) anno di liceo! 

Rimango in posizione seduta sul letto, fissando la porta semiaperta della mia cameretta, illuminata da alcuni timidi raggi di sole che fuoriescono dai fori della saracinesca. Come tutti i giorni. Oh, no, quando fuori piove io non vedo questo. Non voglio alzarmi. Guardare il pulviscolo sembra molto più interessante! È incredibile come dei granelli di polvere si muovano, sembrano così leggeri e allegri mentre volteggiano nella luce-

“Forza, figliolo!” mi incita mio padre da un’altra stanza. “Oggi è l’ultimo giorno!” 

Caspita, avevo dimenticato che da oggi pomeriggio sarò libero per sempre. Agito un pugno in segno di vittoria, con la motivazione giusta per alzarmi dal letto e andare a fare colazione.

 

Angolo autrice

Salve ragazzi, sono sempre io, eli8600! Già, totalmente a sorpresa sono qui con una nuova storia! Beh, a sorpresa proprio no, avevo già anticipato l’arrivo di questo AU nelle note finali di un capitolo di “My Love, My Life”… solo che non vi avevo detto QUANDO avrei pubblicato un assaggio di questa nuova fanfiction! Per questo, un aggiornamento del genere vi sarà arrivato come una torta in faccia! XD

Inizialmente avrei dovuto pubblicare questo prologo il giorno 08/06… Perché? Ehm… La spiegazione è nel mio nickname (per chi non l’avesse capito, era il mio compleanno quel giorno ^^’)! Avendo avuto la giornata impegnata, però, ho dovuto rimandare. L’altra motivazione risiede nel fatto che pensavo che fosse troppo presto per farlo uscire… Poi mi sono resa conto che tra poco sono ben sette anni che sto su EFP! Poiché ogni anno faccio qualcosa per festeggiare l’anniversario, per stavolta ho voluto dare inizio a questo nuovo progetto che ho in porto da mesi u.u

Beh, cacchiate a parte, passiamo alle cose importanti. Ho pubblicato solo il prologo, per ora, ma prima di vedere il prossimo capitolo dovrete aspettare la fine di “My Love, My Life”. Poiché ho quasi finito la stesura di quest’ultima, mi sa che non dovrete aspettare molto (spero di non dare false speranze…)… Purtroppo pubblicare contemporaneamente due storie è da autolesionisti (almeno, nel mio caso xD), per cui onde evitare impappinamenti di cervello, facciamo una cosa alla volta ^^’

Nulla, spero di avervi incuriosito! Vi preannuncio che alcuni personaggi saranno OC, altri invece sono i protagonisti di 5D’s e un paio di personaggi secondari. E sì, sono presenti in questo prologo, sta a voi capire di chi si tratta! ;)

Per quanto riguarda il rating, ho scelto di inserire l’arancione poiché ci saranno quasi sicuramente episodi di violenza e trattazione di tematiche delicate, oltre che ad un utilizzo di linguaggio scurrile. Ovviamente, eviterò di andare nel dettaglio ma metterò comunque un trigger warning qualora ce ne sia bisogno nei successivi capitoli per, eventualmente, tutelarvi.

Ho finito questa lunghissima spiegazione! Ragazzi, grazie mille per essere arrivati fin qui, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione (o anche un bel messaggio privato, mi farebbe molto piacere in entrambi i casi)!

Ci vediamo al prossimo aggiornamento! Ciaoooo!

 

P.S. Importante

Sono consapevole degli eventi recenti che sono accaduti nel mondo, in particolare negli USA. Anche il termine “Rioting/Riots” è stato nominato svariate volte nei vari giornali. Questa piccola nota forse non necessaria ma meglio specificare serve per chiarire una cosa: 

Questa è un’opera di fantasia. Fatti e personaggi (ad eccezione di quelli canon) sono frutto della mia immaginazione. Ogni somiglianza a fatti e personaggi reali sono da considerarsi assolutamente casuali.

Tradotto, non ho preso ispirazione dalle attuali proteste in USA. Il contesto e il titolo sono stati decisi molto prima che avvenisse questo fatto di cronaca e l’ispirazione è data da altre opere di fantasia di genere distopico (tanto per citarne alcuni, “1984” di George Orwell, “Hunger Games” di Suzanne Collins, “Divergent” di Veronica Roth e “Six of Crows” di Leigh Bardugo). La lista potrebbe allungarsi. xD 

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Capitolo 2
*** Decadence//Quello strano sogno... ***


“SIIIII! LIBERTÀ!”

Un’onda di ragazzini si riversa sulle scale dell’edificio scolastico da cui sto uscendo, tutti felici perché finalmente è finito l’anno scolastico. Vengo spintonato a destra e a manca e in un arco di tempo di nemmeno un minuto perdo di vista i miei amici. Succede sempre così, ormai… Ogni anno la stessa storia!

Non fraintendetemi, non sono triste perché, dopo mille torture, non sarò più costretto a stare in un cesso di classe con un cesso di elenco alfabetico di compagni idioti e avere le scatole sfracellate da quel cesso di corpo docenti, anzi! Sto benissimo! Iniziare l’università di Nuova Domino è quello che aspettavo di più, voglio studiare medicina e diventare un chirurgo di successo! Sognerò pure in grande, ma ce la sto mettendo tutta. Mio padre mi ha sempre detto che la carriera di medico è lunga, tortuosa e pieno di persone che non vedono l’ora di costringerti a tagliarti le vene, ma è comunque uno spasso… Detto da lui, poi, che è un chirurgo eccezionale… Pensate che ha scoperto un metodo per curare-

Oh, mi sono perso nei miei pensieri… Di nuovo… Cosa stavo facendo? Ah, sì, recuperare gli unici esseri viventi che considero davvero “compagni”.

“Allen! Uff… Eccoti!” esclama una voce affannata alle mie spalle, una volta che mi sono allontanato dalla calca.

“Jane! Noto che non ti hanno calpestato…” ridacchio, voltandomi e prendendola in giro.

“Vuoi smetterla di percularmi sull’altezza?!” si irrita lei, con la faccia arrossata. Non ci riesco, ogni volta che noto i suoi 155 centimetri d’altezza mi viene da scherzare. Ovviamente lo so che lei non si offende davvero, però mi piace comunque punzecchiarla.

“Cosa si prova ad essere arrivati a diciotto anni e sembrare una loli che per farsi notare deve alzare un braccio?” le domando, scompigliandole i suoi capelli verdi a caschetto.

“Si, mi mancherai anche tu!” dice ironicamente, afferrandomi il polso e avvicinandosi a me con gli occhi celesti fissi su di me. Mi fa la linguaccia. “Davvero tanto!”

“Eccovi, dannazione!”

Una terza voce si aggiunge a noi. È Damien, che come al solito avrà fatto a botte con qualcuno. Lo chiamiamo “Incerottato” perché pare che ogni giorno ne compaia uno diverso sul suo viso. A volte scompaiono anche, eh! Gli è rimasto comunque il visino da rubacuori. Alle ragazze pare che piacciano le sue lentiggini sul naso, le pupille scure e i capelli a spazzola di colore grigio. Penso che quella tinta sia la cosa più sbagliata che lui potesse fare ai suoi capelli, ma chi sono io per giudicare?

“Ehi, mister Cerotto!” lo saluto io con un cenno della mano. “Ti mancherà fare a pezzi chiunque calpesti le scarpe nuove?”

“Simpatico…” dice annoiato, guardandosi attorno. Come al solito, il suo sguardo si posa su un paio di ragazze, prima di prestare effettivamente attenzione a noi.

Ci dirigiamo fuori dal cortile, ricordando i bei tempi ormai andati. Rammento una valanga di episodi a dir poco ridicoli successi in quel posto che la società chiama scuola, ma che per me ha rappresentato l’inferno. Andavo bene, cioè, nella media. Il problema era che ogni mattina mi alzavo a fatica dal letto, l’unica motivazione che mi spingeva a farlo era immaginare di spaccare la faccia di quegli imbecilli che ci lavorano, anche detti “professori”. Per non parlare di quanto desiderassi che l’impianto elettrico malfunzionante fulminasse tutti tranne me e i miei unici amici.

“Io non mi dimenticherò mai quella volta in cui per poco non lanciavo il banco addosso a Mark…” commentò Damien, sistemandosi il ciuffo grigio con uno scatto della testa. Diciamocela tutta, a chi non voleva lanciare un tavolo addosso?

“Poi ci chiamavano ‘classe unita’… Si, certo…” sbadiglia Jane, sarcastica. Non posso che essere d’accordo con loro, purtroppo.

Percorriamo lo stesso tratto che facciamo ogni giorno per tornare a casa, tra le vie del Satellite. Devo dire che, se penso a come era messo una decina di anni fa, le differenze sono abissali. Adesso pare una Nuova Domino 2.0. Certo, ne ha ancora di strada da fare ma è comunque strabiliante che noi abitanti di questa isola abbiamo potuto vivere più dignitosamente, con case migliori e la possibilità di ricevere gratuitamente l’istruzione. C’è persino vita notturna qui! Insomma, comparati alla grande città, siamo quasi sullo stesso piano.

“Comunque, domenica verrete ad assistere al duello tra Jack Atlas e Crow Hogan?” domanda all’improvviso il mio amico, grande fanatico di duelli.

“Mah, a me non interessa più di tanto…” sospira Jane, con le braccia dietro il capo.

“Come, scusa?!” si altera lui. “Questo è uno degli scontri più attesi dell’ultimo decennio! Come fa a non interessarti un duello turbo che coinvolge i migliori duellanti, per giunta entrambi del Satellite?!”

Non lo biasimo. Quei due erano nel Team 5D’s, la squadra che ha vinto un Mondiale di Duelli Turbo piuttosto movimentato una decina di anni fa. Tra le varie cose, rischiavamo tutti di non essere qui a parlarne in questo momento. Hanno salvato il mondo e sono considerati delle leggende tutt’ora. Grazie a loro, poi, la vita qui al Satellite è diventata decisamente più facile, a partire dalla costruzione del famoso ponte.

“Allen, a te interessa almeno?” mi chiede. “Ho un biglietto in più e purtroppo la persona con cui dovevo andarci mi ha dato buca. Mi dispiacerebbe se i soldi andassero sprecati…”

“Oh, non c’è problema!” dico, raggiante. “Dimmi solo quanto ti è costato così-”

“Non se ne parla!” esclama minaccioso. “Non ti farò pagare un centesimo!”

Annuisco ringraziandolo di cuore, mentre ci fermiamo davanti ad una palazzina di tre piani. Siamo arrivati a casa mia.

“Perfetto, ci sentiamo via telefono così ti comunico tutti i dettagli!” mi saluta lui, seguito a ruota da Jane.

Io supero il cancello aprendolo con le chiavi, arrivando oltre un minuscolo giardinetto curato dalla portinaia.

“Salve, signorino Allen!” mi saluta lei, una signora nei suoi cinquant’anni molto simpatica, che ogni tanto attacca a parlare e non la finisce più. “Come è andata oggi a scuola?”

“Bene, oggi era l’ultimo giorno di lezione!” le rispondo io con un sorriso. “Ho fatto anche gli esami finali in queste settimane…”

“Oh, davvero? Il giorno in cui tu e la tua famiglia vi siete trasferiti qui sembra ieri, eri un bambino così piccolo!” esclama malinconica. “Come passa il tempo!”

Beh, non ero poi così piccolo, avevo undici anni e mio padre era stato assunto da poco all’ospedale, ma evito di farglielo notare altrimenti parte una conversazione che non finisce più. Sgattaiolo sulle scale con la scusa che sono in ritardo per il pranzo.

“Ci vediamo!” urla lei quando io ho già raggiunto la terza rampa di scale. Arrivo finalmente a casa, un ambiente curato ma non esagerato mi accoglie in un appartamento fatto apposta per ospitare me, mio fratello e mio padre. Mia madre è scomparsa poco dopo la nascita di mio fratello Kyle, quindi ci siamo dovuti occupare di lui. In un certo senso sono cresciuto prima del previsto, ma non me ne lamento. Già in età giovane avevo capito come funzionava il mondo, facendomene una ragione.

“Sono tornato!” urlo, comunicandolo ai presenti. Mio padre fa capolino dal soggiorno, seduto su una di quelle sedie da ufficio che hanno le rotelle sotto.

“Ehi, figlio! Che mi dici?” esclama caloroso come al solito. Io gli sorrido, raccontandogli come abbiamo passato questo ultimo giorno di scuola.

“Mi fa piacere che tu sia più sollevato ora che la scuola è finita, ma ricordati che dopo…”

“Si, ‘la strada è tutta in salita’…” finisco la frase. L’ho imparata a memoria, per tutte le volte in cui me lo ha detto…

Successivamente mi dice che il pranzo è quasi pronto, il tempo che mio fratello rincasa e si mangia. Intanto, decido dunque di cambiarmi d’abito e indossare indumenti più comodi. Il pantaloni in jeans chiari cedono il posto ad un paio di pantaloni della tuta, abbinati ad una t-shirt bianca con una stampa fin troppo ridicola per farsi vedere in giro. Mi dirigo in bagno. Devo ritenermi fortunato, sono tornato nella mia dimora senza ricevere gavettoni o uova miste ad altre schifezze che si lanciano a fine anno. Almeno non dovrò pulirmi i riccioli castani e farmi quattro docce per smettere di puzzare. Mi fisso allo specchio. L’acne sembra che stia per andare via dalla mia vita. Non che me ne importi molto dell’aspetto fisico, però…

Gli occhi verdi… Mio padre mi dice sempre che gli ricordano mia madre. Diceva che lei avesse degli occhi bellissimi ed è felice che io li abbia ereditati. Ah, mi manca tantissimo … Vorrei poterla rendere fiera come io renderò fiero il mio altro genitore. Mi guarderà dall’alto?

“Allen! È pronto!” mi chiama papà. Quanto tempo ho passato in questa stanza?

 

Dopo pranzo passo il pomeriggio a giocare ai videogiochi con Kyle. Lui è più piccolo di me di cinque anni ed è un ragazzino molto tranquillo. Mi somiglia molto, ma vi assicuro che siamo due menti diverse. Io tendo ad essere più impulsivo, lui invece non si fa scalfire l’orgoglio da nulla.

“Questo gioco è un capolavoro!” esclamo, premendo vari tasti del mio joypad. “Guarda che combo ti faccio!”

Il mio personaggio esegue una capriola a mezz’aria, colpendo il mostro di Kyle con un calcio in testa.

“Boom!” esulto.

“Sei comunque un dilettante a Vital Battle 5!” mi stuzzica lui, facendo lo stesso. Il mostro prende per le braccia il mio pg e lo sbatte violentemente a terra. Accidenti, ha vinto lui!

“Il mio joypad aveva le pile scariche, cavolo!” dico, usando questa stupida scusa.

“Ma se le ho caricate tutta la notte…” ribatte lui, spegnendomi.

 

Devo dire che ho passato una serata molto spensierata, ma adesso è ora di andare a dormire. Una bella cena abbondante e si sprofonda a letto. Non ci metto molto a chiudere le palpebre e cadere tra le braccia di Morfeo…

 

 

“… aiuto…” 

“… è un inferno!” 

“Ve la faranno… pagare…”

“Maledetti stronzi!”

 

Apro gli occhi. Cos’erano quelle voci distinte che si lamentavano e urlavano? La camera è buia e non vedo assolutamente nulla. Sarà saltata la corrente nel quartiere? Plausibile, la mia camera ha una finestra e da lì entra anche la luce dell’illuminazione artificiale esterna. Non pensavo si dovesse arrivare a protestare per un semplicissimo calo di tensione, però-

BOOM!

Ok, questo non era previsto! Mi alzo dal letto ancora intontito e a tentoni vado verso la finestra. Ci impiego un sacco di tempo, ma tutto quello che le mie mani raggiungono sono delle semplici mura. Eppure ero sicuro che qui ci fosse un vetro… Mi arrendo, uscirò dalla porta! Un momento, una maniglia! La giro e una luce molto soffusa si palesa davanti a me. Ora finalmente riesco a vedere cosa ho nei dintorni-

Ma… questa non è casa mia! La camera che doveva essere la mia è in realtà spoglia, senza niente. Non vi è neppure una finestra, una decorazione. Solo una scatola di cartone vicino ad un letto di fortuna, con un griglia in ferro sopra un materasso sottilissimo. Nient’altro.

Il corridoio che mi si presenta davanti è un’accozzaglia di bianco. Mura vuote, con una decina di crepe che si espandono sul soffitto. No, non è possibile.

“Questa è la mia vecchia casa…” do voce ai miei pensieri. Si, senza dubbio, qui ho vissuto durante la mia infanzia, prima che vivessimo in quella palazzina. Cosa diavolo sta succedendo?

Io mi sono solo addormentato, sarà solo uno di quei sogni strani… In ogni caso vedo che sono vestito con degli abiti molto vecchi e rovinati. Pantaloni che sono più strappati che coprenti, una maglia di lana a maniche lunghe… In estate?! Ah, già, devo ricordarmi che sono in un sogno… Spero di svegliarmi presto, onestamente… Tanto vale fare più cavolate possibili prima che la sveglia suoni!

Esco dunque dall’appartamento, che presenta un numero strettamente necessario di stanze, sempre con il minimo indispensabile. Sono tutte vuote, non ci sono né mio fratello Kyle né papà. Come varco la porta, un vento gelido mi investe facendomi rabbrividire. Non mi era mai capitato di provare sensazioni tangibili durante un’avventura notturna nella mia testa.

Quello che appare davanti a me è assurdo. Sono subito sulla strada, in quello che è il ring di una guerra civile. Ci sono almeno dieci persone, di sesso ed età differenti, che inveiscono contro la polizia. I palazzi nello sfondo sono diroccati, proprio come me li ricordavo. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, ma non ho mai visto una protesta simile qui al Satellite, ci sono addirittura le autorità in tenuta antisommossa. Non ho mai visto la gente così arrabbiata. Uno dei ribelli si gira verso di me, guardandomi in modo strano.

“Ragazzino, cosa ci fai qui?! Torna a casa!” urla, poco prima di ricevere una pallottola piantata nel cervello. Rabbrividisco, la scena mi sembra fin troppo reale. Faccio un passo indietro completamente sconvolto. È… è successo… è successo davvero?! Il sangue è riverso sull’asfalto, gli occhi del cadavere ancora aperti mentre il liquido si allarga sempre di più.

Lo shock è tale che mi si annebbia la vista e sento solo suoni. Altri spari, un’altra esplosione, grida di terrore, insulti… In che guaio mi sono cacciato?

Un oggetto pesante vola sulla mia testa, facendomi male alla fronte. Un dolore pazzesco mi invade il capo mentre sento calore sul viso. Mi tocco… non ci credo, sono stato ferito! Arrivano altre persone dietro di me… Mi sa che non posso tornare dentro… Corro allontanandomi dalla folla, dirigendomi verso i vicoli stretti delle rovine. E se non fosse solo un sogno? A quest’ora mi sarei dovuto svegliare. Però- AH! Mi sento malissimo! Continuo a scappare, senza alcuna meta. “Ti prego, svegliati” dico a me stesso. È un cazzo di incubo in cui non volevo capitare…

Destra, sinistra, sinistra- No, sto andando a destra. Sono così confuso, ma non importa. Voglio uscire da qui. Svolto di nuovo a sinistra e finisco in un vicolo cieco. No, devo tornare-

“Ehi, bello, dove scappi?”

Mi giro e vedo dei ragazzi illuminati da un lampione che sfarfalla. Sono in tre e non hanno l’aria di essere collaborativi.

“Mi stavo allontanando dalla-”

“Era una domanda retorica, coglione!” mi insulta uno di loro, facendo ridere anche gli altri due. Li osservo mentre si avvicinano, mentre il mio respiro si fa sempre più accelerato, un po’ per la stanchezza ma anche per la paura.

“Dacci tutto quello che hai!” esclama il più alto. “Oppure ci assicureremo che tu non torni dalla mamma!”

Che bastardi… Dio, che dolore!

“Non ho nulla con me!” urlo con tutte le mie forze. “Sono uscito di casa solo per vedere cosa stava succedendo!”

Il ragazzo al centro imita un no con l’indice.

“Non sparare cazzate, amico. Non ce la beviamo!” dice, mentre aumentano il passo. Ormai mi sono quasi addosso, ho indietreggiato e sono con la schiena al muro. Un brivido mi scuote. È la fine? Quando mi voglio svegliare?!

Un calcio mi arriva nello stomaco, togliendomi il fiato. Mi piego in ginocchio, cercando di far entrare l’aria nei polmoni, invano. Pare che non vogliano collaborare. Sento poco dolore, l’adrenalina mi permette di soffrire di meno.

“Ehi, facce di merda!”

Prima che mi possano tirare un pugno, un urlo riecheggia in questo vicolo. Appartiene ad una ragazza, ma io non vedo nulla. In ogni caso, sento i passi dei teppisti che si allontanano e vanno nella direzione opposta alla mia.

“’Facce di merda’ a chi, brutta puttana?!” esclama uno di loro, colpito nell’orgoglio.

“A voi, mi sembra ovvio!” continua questa lei. A quanto pare ha attirato l’attenzione di quei decerebrati. Prendo finalmente fiato, cercando di rialzarmi. “A quanto pare vi sentite grandi a picchiare in piena notte un ragazzo esile, eh?! La dittatura vi ha sostituito il cervello con la segatura!”

Dittatura? Quale dittatura? Nuova Domino e il Satellite hanno un sindaco e siamo tutti uguali e liberi, non c’è un tiranno al comando di questi due luoghi.

“Chi se ne frega della dittatura?” sostiene uno dei ragazzi, esplodendo in una risata. “Possiamo fare quello che vogliamo, anche divertirci un po’ con te, visto che hai avuto il coraggio di insultarci, non credi? Ti tapperemo la bocca… Letteralmente…”

Immediatamente penso al peggio. No, devo impedirlo! Con le poche forze che ho mi scaglio sul ragazzo più a destra, spingendolo e facendolo cadere addosso agli altri. Non mi fermo a picchiare nessuno, passo oltre quella barriera umana e mi avvicino velocemente alla ragazza. Vedo veramente poco, l’unica cosa che la distingue è un abbigliamento completamente nero.

“Ok, dobbiamo andarcene da qui!” mi dice. “Corri!”

Lei scatta e io la seguo, cercando di starle dietro nonostante la stanchezza. Lei si imbuca in altre stradine, con l’obiettivo di seminarli. Vorrei chiederle cosa diavolo sta succedendo qui, ma non mi sembra il caso. Insomma, stiamo scappando da tre ragazzi imbufaliti. Per guadagnare tempo rovescio dei cassonetti dietro di me, senza perdere il ritmo della corsa.

Mi giro svariate volte per vedere se ci seguono ancora oppure siamo riusciti nell’impresa. E ancora una volta mi domando… Perché non mi sveglio?!

 

Note dell’autrice

Immagine che contiene parete, persona, interni, parrucchino

Descrizione generata automaticamenteNuova storia, nuova me (?)!

Finalmente ho postato il primo capitolo di “Riots”, dopo un bel po’ di tempo da quando ho postato il prologo! Meglio tardi che mai, no? ^^’ Ho deciso di farlo uscire ora poiché era passato molto tempo dalla pubblicazione del prologo. Inoltre, a differenza del capitolo successivo di “My Love, My Life”, questo era già pronto e poiché la settimana prossima non pubblicherò null’altro eccoci qui ^^’

Allora, oltre a dirvi che se vi è piaciuto il capitolo o comunque volete darmi dei suggerimenti di qualsiasi tipo potete sentirvi liberi di esprimervi con una recensione, vi annuncio un’importante novità! Se siete tra i “pochi eletti” avrete visto che il titolo del capitolo è lo stesso di una canzone dei Disturbed. Bene, anche i successivi capitoli avranno dei titoli che rimandano a delle canzoni. La musica fa parte della mia vita praticamente sempre, compresi i momenti in cui mi metto a scrivere… Per cui, perché non dare ad ogni capitolo una propria soundtrack? Magari se vi interessa potrei suggerirvi di leggere il capitolo ascoltando quella determinata canzone… Ma non è un obbligo! ^^

I generi varieranno abbastanza, le songs saranno nella maggior parte dei casi rock e sottogeneri, ma chissà… Potrei buttarci qualcosa di metal, rap o addirittura pop… Un fritto misto, insomma!

Per questa volta, la canzone è, dunque, “Decadence” dei Disturbed. Mi ha ispirato per tutto il casino che vede Allen sin dal momento in cui si sveglia.

A proposito di Allen, che ne pensate di lui? Vi intriga come protagonista? ^^

Per ora è tutto, altrimenti queste note diventano più lunghe del capitolo stesso! Grazie a tutti, ci si vede al prossimo capitolo! 

EDIT 21/05/2021: Ho aggiunto le foto di tutti i personaggi, li vedrete man mano che andremo avanti con la storia, a fine capitolo! Qui abbiamo il nostro protagonista, Allen! ^^

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Capitolo 3
*** I Predict a Riot//Il paradiso dei delinquenti ***


Dopo esserci imbucati in vari vicoli e aver passato qualcosa come dieci minuti a scappare da quei teppisti, pare che siamo riusciti a seminarli.  Recuperiamo il fiato in una strada abbastanza illuminata, lei con le mani sulle ginocchia che respira affannosamente ed io che mi reggo la testa. Adrenalina scomparsa, il suo effetto sparisce e inizio a sentire di nuovo dolore allo stomaco e alla fronte. Per fortuna, almeno quella botta sul viso si sta cicatrizzando e non esce più sangue. La sensazione di plasma raggrumato non è delle migliori, però cosa devo farci...

Mi dò ripetutamente degli schiaffi sul viso per cercare di svegliarmi. Niente.

"Ma che... anf... stai facendo?" domanda la ragazza, alzando lo sguardo. Finalmente riesco a vedere il suo aspetto: la sua età sarà più o meno quanto la mia, i suoi capelli castani sono mossi e ribelli, lo scalpo è coperto da un berretto di lana nera, mi guarda con un bel paio di occhi verdi (più scuri dei miei) e veste come una punk, total black con un chiodo di pelle nera e jeans molto attillati dello stesso colore, ai piedi degli anfibi (si, indovinate di che colore? Esatto.) e una maglia nera (vi è chiaro adesso che colore indossa?) che sembra abbia il logo di una band. Aspetta, ma è un marchio della Struttura quello che ha sotto l'occhio destro? Gli abitanti del Satellite ne erano pieni quando ero bambino! 

"I... io..." mi fermo, non sapendo cosa dire per non sembrare idiota. Poi mi ricordo, di nuovo, che è tutto nella mia testa, un viaggio mentale notturno. "Sto cercando di svegliarmi da un sogno..."

Mi guarda in modo molto strano, ma chi se ne frega? Non è nulla di reale...

"Mah, spero che tu abbia avuto le tue buone ragioni per uscire di casa a quest'ora..." sostiene lei, seria. "Hai idea di che pericolo correvi?"

"Potrei dire lo stesso di te, no?" ribatto io, asciugandomi il sudore freddo dalle guance con la maglia di lana. 

"Non hai tutti i torti, ma sto imparando a difendermi e a difendere..." risponde lei, sistemandosi il ciuffo.

Osservo l'ambiente circostante. Non ci sono dubbi, questo è il Satellite di quando ero piccolo. Non ricordavo ci fosse tutta questa criminalità... Sicuramente era pericoloso uscire di casa quando si faceva buio, ma gli episodi erano rari. 

"Sei stato comunque coraggioso a buttarti addosso a quei macachi, lo devo ammettere!" mi dice con un sorriso un po' forzato. "Un momento, sei ferito alla testa... Cosa ti è successo?"

Si avvicina a me prendendomi il mento con una mano e osservando la cicatrice. 

"Non lo so, ero sceso di casa e ho trovato una protesta in corso. Mi è arrivato qualcosa di pesante addosso, forse un sasso..." le spiego. La sua espressione cambia e diventa preoccupata.

"Oh mio Dio, un'altra?! C'era la polizia?" mi domanda, lasciandomi andare. Quando annuisco si gira mettendosi le mani nei capelli e cacciando un urlo di sfogo.

"Porca puttana!" dice successivamente arrabbiata, dandosi i pugni sulle ginocchia. "Se solo avessi avvisato gli altri... Avremmo potuto evitarlo..."

Preferisco evitare di dirle che ho visto un uomo morire davanti ai miei occhi, quindi le racconto di essere scappato perché non sarei potuto tornare a casa. 

"Ed ecco perché sono capitato in quel vicolo cieco..." termino, con lei ancora contrariata per tutto quello che è successo. "Perché quella gente protestava?"

Lei mi squadra con un'occhiata assassina.

"Come fai a non sapere cosa sta succedendo?" mi domanda, avvicinandosi pericolosamente a me. "Abiti qui oppure sei un privilegiato di Nuova Domino, ah?!"

"Calma! Io abito qui al Satellite! Come ti ho detto prima, mi devo svegliare da un sogno!" esclamo io, indietreggiando. Lei si ferma e scuote la testa.

"Ultimamente noi del Satellite siamo nella merda fino al collo... e TU hai anche il tempo di berti un paio di birre?!" mi urla contro, indicandomi minacciosa. 

In effetti ha ragione, io riderei in faccia alla prima persona che mi dice queste cose, però... Ehi, mi ha dato dell'ubriaco!

"Uff... La dittatura ti dice niente?" mi domanda, calmandosi un po'. Io faccio di no con la testa.

"Oh, cielo... Che ignorante ho dovuto salvare!" si mette una mano in faccia, sconsolata.

"Ignorante io? Mi sono appena diplomato e inizierò presto l'università di Nuova Domino!" le dico, colpito nell'orgoglio. 

"Come hai intenzione di studiare nella Grande Città se non puoi arrivarci? Sveglia! Il ponte è pattugliato dalle forze dell'ordine, se provi a passare ti sparano a vista!" mi risponde lei. Ma in che razza di sogno sono capitato?! 

"Tra l'altro, dove ti sei diplomato? Qui non ci sono scuole..." continua lei. 

Sto iniziando seriamente ad innervosirmi. Voglio solo tornare nel mio letto e nella mia casa! Invece devo stare qui a litigare con un avanzo di galera solo perchè non sto capendo un accidenti di quello che sta succedendo! Il ponte chiuso, c'è una dittatura... Argh! Troppe informazioni per un solo sogno! Per di più vedere una persona con un buco in testa sarà ricorrente nei miei pensieri, sono stato traumatizzato a vita!

"Senti, Tipa, questo non è il Satellite in cui vivo! Qui è diventato tutto più moderno, quasi al pari di Nuova Domino, e non c'è nessun governo totalitario!" racconto, irritato. "Mi sono solo addormentato e sono arrivato qui, capitando nella stessa merda in cui mi trovavo da piccolo ma persino peggio! Ringrazio di non aver avuto un'infanzia in un contesto simile! Se sto qui a parlare con te è solo perchè non riesco a svegliarmi e sto perdendo tempo!" 

La ragazza mi fissa senza dire una parola, facendo spallucce.

"Come vuoi... Mi hanno sempre detto di assecondare i racconti delle persone ubriache per evitare risse, quindi facciamo finta che ti credo..." 

Che impertinente! 

"Allora, cosa ti sei perso?... Ah, giusto, hanno catturato i governatori di Nuova Domino e Satellite ed è salito al potere un imbecille che ha deciso di assumere tutto il comando, imponendoci un sacco di regole. Chiunque violi la legge, viene punito..."

"Un momento, non è sempre così?" la interrompo io. È sempre stato così!

"Se mi facessi finire di parlare!" si altera lei, facendomi zittire. "Dicevo, questo accade solo a Nuova Domino. Al Satellite... Beh, in sostanza sono cazzi nostri. Si può violare la legge quanto si vuole, non si viene mai puniti... L'unica eccezione avviene nel momento in cui tu vai contro al Grande Capo, lì la polizia o ti fa fuori oppure ti arresta... Dove porteranno i prigionieri? Ah, questo non lo sa nessuno..."

Ecco perchè quella gente stava protestando... Ora capisco...

"Per gli altri crimini, siamo noi a farci giustizia. Sono nate un sacco di bande che garantiscono la pace nelle vie del Satellite, ma molte sono state distrutte dalle autorità perchè complottavano contro il governo e sono stati scoperti..." continua, rattristendosi. Deve essere terribile, sono contento di non vivere qui ma mi dispiace un sacco. Neanche a scuola ho studiato eventi storici in cui capitavano queste cose... 

Lei rimane in silenzio, palesemente triste. Stavo per metterle una mano sulla spalla confortante, quando una vibrazione attira la sua attenzione. Il suo telefono squilla nella tasca dei suoi jeans e lei lo estrae.

"Oh, cavolo..." sospira lei, guardando il nome del mittente sul display e avvicinandoselo all'orecchio. "Pronto?"

Non riesco a sentire cosa dica la persona dall'altra parte, eppure sono certo che sia abbastanza arrabbiato (sembra una voce maschile, non saprei…).

"Scusami, ho avuto un contrattempo con... Oh, andiamo, stasera era il mio turno per fare la ronda, cosa ti aspettavi?... Ho salvato un giovanotto ubriaco da una possibile aggressione... Cosa, verrai qui?! Ma non c'è bisogno che... Uffa, come vuoi, io sono qui a Denver Street... Mi sto cagando sotto dalla pauraaa!" 

Chiude la telefonata prima che l'altra persona possa ribattere, sussurrando un “Testa di cazzo…” e rimettendo in tasca il cellulare.

"Scusami, un mio... ecco, amico... si stava chiedendo che fine avessi fatto..." si giustifica qui. "Ha detto che ti riporteremo a casa in modo che né io né te ci facciamo male..." 

Annuisco. Tanto peggio di così non può andare. Sto seriamente impazzendo... E se non fosse solo un sogno? Che diamine di scherzo del destino mi sta facendo credere che sia tutto reale? 

Aspettiamo l'arrivo di questo tipo, io seduto sul marciapiede con la testa tra le mani e lei in piedi a camminare avanti e indietro. La vedo particolarmente turbata, sarà per quello che le ho raccontato riguardo alla protesta? Tremo dal freddo e a quanto pare anche lei non ha proprio caldo. Una luce ci investe all'improvviso, accecandomi gli occhi e costringendomi a coprirmi il viso con le braccia.

"Eccolo..." dice la ragazza. "Ah, non fare caso a quello che dirà, ok?"

Io annuisco strabuzzando gli occhi. La luce proviene da un singolo faro, quello di una moto. Lo capisco per il rumore che fa quando si avvicina a noi. Quella moto è tutta nera (ma caspita, vedo solo nero o sono io scemo?) e da essa scende una figura che indossa un casco integrale, una giacca marrone e dei pantaloni color petrolio. Le sue scarpe sono degli stivali che gli arrivano a metà polpaccio. Si avvicina con passo duro alla giovane. 

"Allora, quando vogliamo smettere di cacciarci nei guai, Alyssa?!" le domanda arrabbiato. Si toglie il casco e... No, impossibile. Non può essere lui. Capelli arancioni, segni della Struttura, occhi grigio chiaro. Non riesco a crederci!

"Mi mandate fuori da sola, al buio e al gelo, a perlustrare le vie del Satellite e tu ti aspetti che io non incappi in qualche soggettone?!" ribatte lei, guardando un angolo random della via. 

"Ma tu... sei Crow Hogan!" esclamo io sollevato. "Che bello, ci sei anche tu in questo sogno?"

Entrambi si girano per guardarmi sorpresi.

"Ehm, vi conoscete?" domanda la ragazza, indicando entrambi.

"Non ho mai visto questo tipo prima d'ora..." risponde lui, avvicinandosi a me. Che strano avercelo così vicino... sembra molto più giovane di quello che ricordassi.

"Vedi?! Te l'avevo detto che era ubriaco!" esclama lei. Oh, che diamine!

"Non sono ubriaco!" ribatto io, rivolgendomi ad Alyssa. “E comunque, Crow Hogan è famosissimo! Lui, assieme al Team 5D’s ha salvato il mondo!”

Silenzio. Nessuno dei due parla. Finché Crow non scoppia in una risata fragorosa…

“HAHAHAHAHAHA!”. È letteralmente piegato in due dalle risate! “Mi sa che hai ragione, Alyssa… Un paio di birre? Nah, anche di più!”

Mi sento umiliato. In questo sogno, quindi, Crow non è mai entrato nel Team 5D’s… Alyssa prima ha parlato di un ponte… Almeno quello sarà stata opera sua?

“Forza, bello, è ora di tornare a casa! Ti accompagniamo noi, dicci solo dove abiti e ci assicuriamo che nessuno ti dia fastidio!” mi invita lui, porgendomi una mano per farmi alzare in piedi. Io accetto l’aiuto, dopotutto ho l’onore di stare con un campione… e una ragazza rompiscatole… ma almeno c’è Crow! Ah, se solo ci fosse anche Damien!

Do l’indirizzo di casa, dunque ci incamminiamo verso la mia vecchia dimora. Mi fido di loro, Alyssa mi ha salvato da una brutta situazione, Crow invece… beh, so che tipo è, quindi è naturale avere fiducia in lui in questo momento. Anche se continua a sembrarmi assurda la situazione… 

“Comunque mi spiegate cosa è successo?” domanda il ragazzo. “Avete incontrato qualche criminale per la via?”

“Ecco, stavo scappando da una protesta in corso…” inizio a dire. Crow chiude gli occhi.

“Si, è successo di nuovo…” commenta Alyssa, dispiaciuta. 

“… e mi sono ritrovato in un vicolo cieco. Sono stato raggiunto da tre ragazzi che volevano derubarmi e picchiarmi, poi è arrivata lei e li ha distratti provocandoli…”

“Come, prego?!” reagisce Crow, assottigliando lo sguardo verso la ragazza. “È vero quello che ha detto? Ma sei stupida?!”

“Cosa dovevo fare, secondo te?! Non potevo lasciarlo lì…” si giustifica lei.

“Erano in tre contro due, anzi, una persona, considerando che lui è in stato d’ebbrezza!” protesta lui. Mi sento leggermente a disagio, ormai sono definito “l’ubriaco”. 

“Siete stati fortunati, tutti e due. E… Alyssa, queste stronzate da parte tua…” continua.

“Oh, ti prego, smettila! Stiamo entrambi bene!” risponde lei. Cerco di sostenerla anche io.

“Questo è vero… Poi non avrei potuto fare granché se lei non li avesse distratti, non avrei avuto il tempo per scappare!” 

Crow si zittisce, tirando un sospiro. 

“Va bene, se lo dite voi…” conclude. “Vi invito a non scherzare troppo con il fuoco, però… è stata comunque una mossa rischiosa e c’erano così tante cose che sarebbero potute andare storte…”

Alyssa mi sorride. Almeno ho dimostrato di essere più che ebbro! 

“Comunque siamo arri-”

“Oh, è peggio di quello che pensavo…” mi interrompe Alyssa, coprendosi la bocca con le mani.

Non ha tutti i torti. Non è rimasto più nulla di quella protesta, se non sangue a volontà, vetri rotti e un silenzio inquietantissimo. Non ci sono nemmeno i cadaveri per terra, tutto sparito ad eccezione di quei piccoli indizi. 

“La gente, ad un certo punto, si stanca e vuole cambiare le cose… Vogliono fare gli eroi e… rovesciare tutto…” commenta il ragazzo, rabbrividendo alla vista di quella scena. “Non so quante persone c’erano, ma si sono battuti tutti per provare ad aiutarci…”

Stringe il pugno così forte, a giudicare dallo schiocco che sento, che secondo me si è infilzato il palmo con le unghie. Mi sento così impotente, specie se ripenso a quell’uomo che veniva freddato con un proiettile davanti alla mia vista.

“Que… questo è il posto in cui abito…” riesco a dire, indicando l’edificio distrutto di fronte alla strada. “Grazie per avermi scortato, scusatemi se non vi posso offrire nulla…”

“Non ce n’è bisogno, amico!” esclama Crow, facendo un piccolo sorriso. “Non pretendiamo nulla in cambio, lo facciamo per aiutarci tra di noi nel bene e nel male!”

Alyssa annuisce a sua volta. Mi dirigo verso la porta, voltandomi e guardandoli mentre lui preme un pulsante su una chiave.

“Ora torniamo al garage…” lo sento dire. “Penso che sia il caso di tornare subito alla Blackbird.”

“Già, non voglio rimanere qui un secondo di più…” sostiene lei, passandosi le mani sulle braccia per scaldarsi. 

Varco la porta, ritornando nel mio appartamento. Deve essere un bruttissimo sogno quello che sto vivendo, vorrei poter tornare a letto e risvegliarmi nella mia casa nuova… Mi infilo sotto la coperta sottile, senza nemmeno togliere le scarpe. Provo a chiudere occhio, ma continuo a sentire quelle voci disperate che chiedevano aiuto. Non immagino quante volte Crow e Alyssa abbiano visto le stesse scene… 

E poi…

“Ragazzino, cosa ci fai qui?! Torna a casa!”

In seguito lo sparo. Il sangue che si espande a terra. Le altre urla. I suoi occhi rimasti aperti. Non riesco a pensare ad altro…

 

Il mattino seguente arriva e io, per tutta la notte, non ho fatto altro che addormentarmi e svegliarmi. Addormentarmi e svegliarmi. Dopo una nottata passata così, sono ancora nella mia vecchia casa. Esco dalla camera e vado nel soggiorno. Lì c’è una finestra da cui entra la luce solare. Finalmente! La notte precedente è accaduto tutto al buio, quindi vedere più illuminazione non può che farmi piacere. Ormai mi sono convinto, sto vivendo un incubo ma non è un sogno. È reale.

Spero di non essere impazzito, davvero! Devo ancora capire perché stia partecipando a tutto questo… Allora, ricapitolando: ultimo giorno di scuola, ho passato la giornata a casa con la mia famiglia, poi sono andato a letto, mi sono svegliato nella mia vecchia casa… 

Spari. Sento degli spari, e di sicuro non sono petardi. Immediatamente mi torna in mente l’uomo riverso a terra- BASTA! Questa storia mi sta ossessionando! Non ce la faccio a togliermela dalla testa! 

Osservo il mondo al di là del vetro e noto che non mi sono immaginato quel suono. Sulla stessa strada di ieri, due ragazzi stanno inseguendo con le moto una terza persona. Quest’ultimo individuo cade e struscia sull’asfalto per un metro circa, fermandosi solo per rialzarsi faticosamente in piedi e puntare una pistola contro gli altri due, che hanno frenato proprio poco lontano e sono scesi dai loro mezzi. 

“Io ho una pistola, non vi conviene fare altri passi…” urla il tipo armato, togliendosi il casco e rivelando una chioma liscia lunga fino alle spalle di color rosso carminio. 

Non riesco a sentire molto bene la conversazione tra di loro, ma la situazione sembra molto seria. Allora è vero che il Satellite è diventato un cumulo di criminali e nessuno fa nulla a riguardo? 

I due di fronte a lui si tolgono il casco, provano a far ragionare quell’uomo. Uno dei due ha i capelli biondi, molto chiari, l’altro i capelli aranci- MA QUELLO…

“Crow…” dico, uscendo dall’appartamento e sbattendo la porta.

  

imageNote dell’autrice

Eccoci al capitolo due! Abbiamo conosciuto un nuovo personaggio e un volto conosciuto: Crow Hogan! Beh, in realtà nemmeno Alyssa è proprio “nuova”, qualcuno l’ha già potuta incrociare altrove, eheh!

Per stavolta, il titolo è un riferimento alla canzone “I Predict A Riot” dei Kaiser Chiefs che mi ha catturato per la base e per il testo (che, ovviamente, è anche un mezzo riferimento al titolo della storia ^^’). Insomma, calza a pennello secondo me!

Niente, fatemi sapere che ne pensate! Ciau! 

EDIT 21/05/2021: Altra foto, stavolta abbiamo Alyssa! Che ve ne pare? ^^




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Capitolo 4
*** Let Me Live, Let Me Die//A questo punto, ho scelta? ***


Mi precipito immediatamente fuori dall’appartamento, mentre quei tre stanno discutendo. Non si accorgono di me. D’altronde io mi sono nascosto dietro una colonna, vicino all’ingresso.

“Ascolta, amico…” inizia a parlare Crow. Lo riconosco dalla voce.

“Non siete amici miei, voi!” esclama una voce rauca. Credo che sia il tipo che stavano inseguendo…

“Abbassa quella pistola…” gli ordina il ragazzo dai capelli arancioni. Mi sporgo leggermente per vedere meglio la situazione: il tipo dai capelli rossi continua a puntare l’arma contro quei due, mirando prima verso Crow, poi verso quel ragazzo biondo in sua compagnia. Nessuno dei due sembra avere paura di essere sparato… Al loro posto io sverrei. Non voglio vedere di nuovo quella scena orribile di ieri… Ci deve essere un modo per aiutarli…

“Non è questo il modo di risolvere le cose…” sussurra il biondo, mentre cerca di avanzare verso il rosso. “Puoi vivere anche senza rubare nulla e far male agli innocenti, noi ce la stiamo facendo… Hai bisogno di una famiglia, Rodd…”

La mano che regge la pistola trema, mentre lo sguardo di quel Rodd si assottiglia. Non capisco, sta ridendo o piangendo?

“Volete fare giustizia in questo mondo marcio, eh?” domanda lui, scuotendo la testa. “Cosa ci guadagnate? Ditemelo, vorrei tanto saperlo!”

“Non puoi arrenderti e sottometterti al sistema, dannazione!” esclama Crow, avvicinandosi anche lui. “Che tu ci creda o no, possiamo rendere il Satellite più vivibile, tutti insieme!”

Rodd ride di gusto a quell’ultima affermazione. Intanto il biondo si gira proprio nella mia direzione… Merda, che mi abbia visto? La sua espressione diventa scioccata ma pare non voglia darlo a vedere. Il suo sguardo torna a fissare il tipo dai capelli rossi, mentre, con la mano dietro la schiena, gesticola.

“Devo andarmene…” penso, comprendendo il messaggio che voleva darmi quel ragazzo. No, non posso stare qui senza far niente, non posso fare finta di nulla!

“Crow, lo sai bene anche tu in che merda vivi, suvvia!” continua Rodd, continuando a sbellicarsi ma senza abbassare l’arma. “Sei anche il primo a commettere crimini!”

“Io li commettevo per il bene dei miei più cari amici… A differenza tua, poi, non ho mai fatto del male a nessuno!” ribatte il ragazzo dai capelli arancioni. Rodd sembra alterarsi sempre di più… Che faccio? Mi guardo attorno e valuto la situazione: se corro verso di lui non ci metterà nulla a piantarmi una pallottola nel corpo, mentre se emetto un suono affinché si distragga farò capire che sono qui e mi farà del male. Un pensiero assurdo invade la mia mente… E se morissi? Mi risveglierò nel mio “mondo”? Meglio non rischiare… Il mio piede urta qualcosa di solido… Una pietra? Si, ha anche del sangue sopra… Un momento, che sia quella che mi ha ferito alla testa ieri notte? Non ci penso ulteriormente, la prendo e la scaglio. Corro il rischio.

“Quindi? Si tratta pur sempre di cr-”

Rodd non termina la frase. Il masso colpisce la sua testa, facendolo sbilanciare e cadere a terra, sbattendo nuovamente la testa sul sedile della moto su cui si trovava prima. L’arma che aveva in mano spara un colpo prima di finire anch’essa sull’asfalto sporco… Accidenti, cosa ho combinato?

“Adesso, Tom!” esclama rapido Crow, gettandosi sul tipo e fermandosi poco dopo, notando che il suo amico raccoglie la pistola e la punta contro il nemico. Contro ogni previsione, sono stato davvero utile… Quindi il colpo di pistola è andato a vuoto…

“Rodd, vattene via…” sussurra poi il ragazzo dai capelli arancioni, guardandolo torvo. “Non vogliamo farti del male.”

Il tipo lo guarda inespressivo, senza staccargli gli occhi di dosso. Si rialza lentamente.

“Non finisce qui…” è l’unica cosa che esce dalle sue labbra, prima di salire sulla moto.

“Fidati, è meglio terminare qui la faccenda…”

Tom lo interrompe.

“Vuoi farlo andare via così?” dice a Crow, voltandosi verso di lui mentre Rodd parte sgommando.

“L’hai visto con i tuoi occhi, Tom. È caduto dalla moto e ha ricevuto una botta in testa… A proposito…”

Crow punta lo sguardo verso la mia direzione. Accidenti, mi preparo alla ramanzina. Ricordo perfettamente come si era arrabbiato ieri con Alyssa.

“Si, volevo dirtelo ma non volevo che Rodd lo sparasse.” sostiene Tom, avvicinandosi a me. “Ti sei bevuto il cervello?”

Io non so cosa dire, in compenso…

“Stai calmo, in realtà è stato d’aiuto. L’ha disarmato e non ci ha sparato. Ci siamo anche guadagnati una pistola, Jasper la adorerà!” mi difende Crow, salutandomi con la mano. “Passata la sbornia?”

La sborn- Oh, giusto… Ieri ero “ubriaco”.

“Ehm, credo…” faccio io, avvicinandomi ai due. “Cosa… cosa stava succedendo?”

“Parli di Rodd? Ah, voleva derubare dei ragazzini e noi l’abbiamo inseguito…” spiega, mettendomi una mano sulla spalla. “Comunque, lui è Tom… Tom, lui è l’ubriacone di cui ti abbiamo parlato ieri…”

Porgo una mano al ragazzo e lui me la stringe timidamente, ignorando l’aggettivo affibbiatomi.  

“Mo… molto piacere…” sussurra. Ha gli occhi azzurri e delle occhiaie scure, i capelli spettinati che incorniciano un viso segnato anche dalle cicatrici dell’acne.

“Io sono Allen!” esclamo io, cercando di essere più amichevole possibile.

“Allen… Pensavo ti chiamassi Bacco!” ridacchia Crow, colpendomi sulla spalla con il dorso della mano.

“Spiritoso…” dico io, sarcastico.

Tom si gira verso la sua moto, prendendo il casco. Si ferma, osservando bene un punto del suo veicolo.

“Oh, cazzo! Come faccio ad essere così sfigato, dico io?!” esclama disperato poco dopo. Guardo attentamente e noto un buco sulla gomma anteriore.

“Accidenti, quando hai forato?” domanda Crow, sorpreso. Pensandoci, credo di aver sentito qualcosa che scoppiava proprio quando Rodd ha premuto il grilletto per sbaglio…

“Forse il proiettile di prima è finito lì…” ipotizzo io. Tom si mette le mani nei capelli, imprecando ancora. “Mi dispiace…”

“Quando sarò in grado di provare gioia?!” si lamenta lui, cercando di far partire il mezzo.

“No, tu non la guiderai in quelle condizioni, accidenti!” lo ferma Crow, mettendo le mani sui manubri. “Forza, è ora di spingerla fino al rifugio!”

Chissà quanto sarà lontano quel fantomatico rifugio… In ogni caso, non è un problema mio, quindi faccio per salutarli e tornare a casa quando vengo afferrato per un braccio.

“Aspetta, per caso sei solo? Non vuoi venire con noi nel nostro covo?” domanda Crow, tenendomi per il polso. Dove vorrebbero portarmi?

“Crow! Fai sul serio?!” lo richiama Tom, guardandolo stranito. “Prima lasci andare quel criminale, ora vuoi metterci in mezzo ai guai? Già è tanto che ti abbia visto in compagnia mia e di Alyssa…”

Non capisco in che senso potrei mettere in pericolo queste persone, ma mi sento leggermente offeso. Sono letteralmente la persona più calma e tranquilla dell’universo, pensa un po’! Non ho mai avuto neppure il coraggio di dire in faccia ai miei compagni di classe che mi stavano sulle palle. Ho lanciato quel sasso? Bene, non so quale stregoneria mi abbia fatto compiere quel rischio perché normalmente io evito i guai come la peste.

“Ho un’ottima impressione di questo ragazzo, potrebbe entrare a far parte della nostra squadra!” ribatte Crow, fissando Tom e indicandomi. Quale squadra?

“Oh, maledizione…” commenta il biondo, con una manata in fronte. “Ora non si scappa più, te ne rendi conto?”

Che diavolo intendono dire?!

“Sono io il capo, decido io!” esclama poi il tipo dai capelli arancioni, parlando poi con me. “Senti, salta su in moto. Fidati, starai meglio con noi!”

Io continuo a non capire assolutamente nulla, ma ubbidisco prendendo il casco che Crow mi porge e salendo dietro di lui sulla sua moto.

“Tom, te la senti di spingerla da solo?” domanda poi il “capo”, salendo e mettendosi il casco.

“Mh, tranquillo… Sono solo cinquecento metri, ce la faccio!” bofonchia lui, palesemente innervosito. Senza avvertirmi dell’imminente partenza, vengo sbalzato all’indietro. Accidenti, chissà a che velocità stiamo andando con la sua Blackbird (era così che si chiamava, no?)! Se lo raccontassi a Damien morirebbe d’invidia… Chissà se in questo sogno lui c’è…

Il tragitto non dura molto, dopo due o tre vicoli ci ritroviamo davanti alla saracinesca di un garage, raggiungibile da una piccola discesa, di un edificio pieno di crepe. L’ambiente intorno è pressoché lo stesso, la solita desolazione del Satellite. Fa male vederlo in questo stato, considerando che io ho visto la sua storia e come è cambiato. Quando rimuovo il casco sento un gran trambusto, pare che qualcuno stia facendo un concerto di chitarra elettrica, con varie voci che urlano e cantano. Non so ben dire quale sia la differenza qui…

“Forza, vieni!” mi incita Crow, alzando la saracinesca. Ah, è qui la festa! C’è un ragazzo con i capelli corvini seduto sul divano, un ciuffo che quasi gli copre uno degli occhi viola, l’altro con un segno giallo sul sopracciglio (anche lui un criminale? Accidenti!), con abiti scuri e rovinati, che suona una chitarra elettrica e canta a squarciagola seguito da due ragazze. Una la riconosco subito, anche se girata di spalle è palese che sia Alyssa. L’altra invece ha lunghi capelli scuri, legati in una coda alta, ha la pelle ambrata e gli occhi neri. Veste con una canotta celeste e dei pantaloncini di jeans che le arrivano al ginocchio.

“Oooh, let me live, oh let me live, oh let me dieeee!” gridano in coro, ripetendo la frase più di una volta e muovendo la testa a ritmo. Poco dopo si aggiunge anche Crow mentre chiude la saracinesca. Proprio quando inizia a cantare, tutti si girano nella nostra direzione e si fermano. Vengo colto subito dallo sguardo penetrante della ragazza con la coda di cavallo. I suoi occhi scurissimi mi inquietano e noto che si morde il labbro in corrispondenza di un piercing al lato della bocca.

“E dai, ragazzi! Stavate facendo uno spettacolo fantastico!” si lamenta Crow dopo l’interruzione di quell’esibizione.

“Crow, chi è questo ragazzo?” domanda la ragazza con la coda avvicinandosi a noi. Il ragazzo para una mano davanti a sé, sulla difensiva.

“Rilassati, Lucy, è un nostro amico!” la rassicura lui. La reazione generata dal resto dei ragazzi è abbastanza negativa.

“Mi prendi per il culo?!” esclama rabbioso il ragazzo con la chitarra, posandola velocemente a fianco al divano e alzandosi da quest’ultimo. Che accoglienza…

“Ragazzi, state buoni…” cerca di calmarli Crow, mettendomi un braccio dietro la schiena e facendomi avanzare. “Lui è Allen, ha aiutato me e Tom contro quell’idiota di Rodd.”

“Non mi interessa, io altra gente qui dentro non la voglio vedere. Già è stato un grosso errore prendere Alyssa…” afferma il chitarrista.

“Ehi!” protesta lei, venendo tirata in causa, afferrando il corvino per il colletto. “Dillo un’altra volta e io ti-”

“Fallo, coraggio!” le dice lui, beffardo, aprendo le braccia e invitandola ad attaccare. Ha un sorrisetto veramente antipatico.

“Finitela, bambini!” si spazientisce Crow, separando i due prima che la dark gli regali un occhio nero. “Jasper, la vuoi una pistola nuova?”

Quando sente quella proposta, improvvisamente diventa molto tranquillo e pacato, soprattutto nel momento in cui prende in mano l’arma.

“Automatica… Una Glock 26… Dai, ho visto di meglio…” commenta, analizzandola nel dettaglio. Mi stupisce questa sua conoscenza in materia di armi. “Il suo vecchio proprietario non sapeva nemmeno come si impugna, andiamo. È tenuta malissimo…”

“A me non hai portato nulla?” chiede ironicamente Alyssa.

“Il tuo amico!” risponde il ragazzo dai capelli arancioni, indicandomi e poggiandosi con la schiena al muro. “Se non ti va bene, spero che ti basti almeno la mia presenza!”

Ignorando la mezza provocazione di Crow, lei mi riconosce, a giudicare dall’espressione sorpresa che si è stampata sul suo volto.

“Ciao!” la saluto io, sorridendo.

“Ehilà, Bacco!” mi prende in giro lei.

“Mi hai rubato la battuta!” esclama Crow, grattandosi la guancia. “Comunque, ora lui è parte del team.”

Ancora una volta sento gli sguardi di tutti addosso. Aspetta, cos-

“Quale team?” domando io.

“Crow, più avanti…” inizia a dire Jasper, avanzando verso di noi e guardandomi male. “... ecco, vorrei evitare di dirti ‘te l’avevo detto’…”

“Tanto me lo dirai lo stesso, è la tua fottuta frase preferita!” ribatte lui, fissandolo con un sopracciglio alzato, poi si guarda intorno. “Dov’è Ruby?”

“Eccomi!”

Una voce femminile acuta si aggiunge a noi. Mi giro nella sua direzione e vedo una ragazza dal caschetto biondo miele, con un paio di occhiali tondi, occhi marroni e dei vestiti larghi, un maglione molto colorato infilato dentro un paio di jeans oversize.

“Ho appena finito di portare i biscotti che ho fatto stanotte ai bambini del quartiere!” dice allegra. “Hanno apprezzato tantissimo. Ah, vi salutano!”

Crow sorride sentendo quelle parole, mentre dalla bocca di Jasper esce un brontolio infastidito.

“Ruby, ti dispiacerebbe spiegare al nostro nuovo arrivato come funzionano le cose qui? Io devo aiutare Tom con la sua moto...” le chiede Crow.

“Non ci sono problemi! Ciao, piacere, Ruby!” si presenta lei, con fare felice. “Tu invece come ti chiami?”

Mi presento a lei, sorridendole. Cavolo, è davvero gentile. Finora è l’unica che ha usato questo tono con me, dopo Crow ovviamente. Non le dà neppure fastidio il fatto che io sia il “nuovo arrivato”!

“Allen, che bel nome!” mi sorride lei. “Dunque, ti sembrerà assurda questa storia, ma a quanto pare il nostro capo ti ha scelto per far parte di una banda di protezione del Satellite. Sai cos’è? Ne hai mai sentito parlare?”

Faccio di sì con la testa, essendo che Alyssa me lo ha già spiegato ieri. Ora ci vedo un po’ più chiaro. La motivazione che li spingeva ad operare era questa, allora. Sono una banda.

“Avete un nome?” domando io. Che domanda idiota! Perché non penso mai a quello che devo dire agli sconosciuti?

“Al momento no, diciamo che su questo nessuno sa decidersi… L’ultima volta che abbiamo proposto dei nomi è finita con Jasper e Alyssa sull’orlo di una rissa…”

Come fanno a litigare così tanto rimanendo però nello stesso gruppo? Già prima si è visto quanto si tenessero antipatici!

“Non preoccuparti, tutto sommato andiamo d’accordo!” mi rassicura lei. “Jasper ha un caratteraccio, ma in fondo so che un minimo di sentimenti li prova. Avrai visto che ha coinvolto le ragazze a cantare con lui…”

Ammetto che mi sarebbe piaciuto continuare a vedere “quel” Jasper, ma a quanto pare è fatto così… Mah, che tipo strano!

“Comunque, parlando seriamente…” sussurra lei, conducendomi a fare un giro di quel ritrovo. “Se sei qui devi sottostare ad alcune regole. Fidati, è per garantire la vita tua e degli altri, nonché del Satellite intero…”

Io la ascolto, mentre Tom fa il suo ingresso nella dimora assieme alla sua moto dal pneumatico forato. È sudato per lo sforzo e mi guarda male. Non lo biasimo, dopotutto io ho avuto il lusso di farmi accompagnare su un veicolo utilizzabile.

“Io non ce la faccio più a sistemarti la moto…” si lamenta Lucy, con le mani nei capelli. “Prima il sistema di aspirazione, poi il motore, poi lo scarico e ora anche questo?!”

“Me la vedo io, calma!” esclama Crow, impedendole di mettere le mani sul mezzo.

“Dicevo…” continua Ruby, guardandomi negli occhi. “Ci assicuri che non dirai a nessuno quali sono i nostri piani?”

Mi chiedo per quale motivo dovrei tenere segreto il loro operato. Voglio dire, sono dei protettori dei più deboli, che male c’è? Non mi sembra che sia un crimine aiutare gli altri… Poi realizzo… Ricordo la frase che aveva detto ieri Alyssa…

“Sono nate un sacco di bande che garantiscono la pace nelle vie del Satellite, ma molte sono state distrutte dalle autorità perchè complottavano contro il governo e sono stati scoperti..."

“Assolutamente no!” protesto io. “Non voglio mettermi in mezzo ad una rivoluzione!”

Di nuovo, per l’ennesima volta, si girano tutti verso di me e pare che Jasper stia per aggredirmi.

“Dai, Jas, me la vedo io!” gli dice Ruby, trascinandomi fuori dal garage.

“Voi siete pazzi se pensate che io mi metta a rovesciare un governo. Mi hai per caso visto?! Non ricordo neppure cosa ho mangiato ieri a cena!” esclamo, una volta fuori. La ragazza mi tappa la bocca con la mano.

“Shh!” fa lei. “Senti, Allen, lo so che è difficile, ma guarda come è ridotto il Satellite. Abbiamo un ponte che potrebbe portarci alla libertà, ma non si può attraversare. Abbiamo un sacco di criminalità, ma nessuno se ne preoccupa, se non noi e altre bande. Ogni giorno diventa sempre più difficile sopravvivere qui… Tu per caso vuoi questo?”

Faccio di no con la testa.

“Ciò, però, non significa che io debba tagliare la testa al Grande Capo, o come si fa chiamare lui…” mormoro, molto a disagio.

“Lo so, ma è l’unico modo per farci sentire…” dice tristemente Ruby. “Altrimenti non ci ascoltano, anzi, se proviamo a lamentarci… ecco…”

Si interrompe. Vedo chiaramente che sta facendo di tutto pur di non piangere. La scena di quel massacro torna a tormentarmi… Si, è un’ingiustizia…

“Io vorrei tanto aiutarvi, ma non sono capace di fare nulla…” le dico, mettendole una mano sulla spalla e abbassandomi per guardarla negli occhi. La sua risposta non tarda ad arrivare.

“Non è vero, ci sarà qualcosa che tu sai fare!” esclama lei. “Ad esempio, io cerco di aiutare tutte le persone in zona e di rallegrarle nonostante i tempi difficili…”

Ora che ci penso, in effetti… C’è qualcosa in cui riesco a distinguermi…

“Riflettendoci, mio padre era un medico e mi ha insegnato un sacco di cose a riguardo. Poi ho anche fatto un corso di pronto soccorso avanzato… Certo, non sarò un dottore coi fiocchi, ma penso di saper curare le ferite e salvare qualcuno… credo…”

Il suo volto si rischiara subito, con la bocca aperta per la felicità. Si precipita immediatamente dentro il garage e urla: “Ragazzi, abbiamo un medico in squadra!”

Beh, ora credo di non avere più scuse.


Note dell’autrice

Immagine che contiene parete, persona, uomo, interni

Descrizione generata automaticamenteDevo dire che non vedevo l’ora di far conoscere il resto della banda. Ovviamente, ci tengo a specificare che anche loro avranno spazio in questa storia. Conto di mettere i punti di vista anche degli altri ragazzi, non solo di Allen (ma questo credo di averlo già detto nel prologo ^^’ Nel caso, lo ripeto!). Mi scuso se questi capitoli possono sembrare un po’ lenti ma serve prima un po’ di introduzione per capire a pieno il contesto e iniziare a conoscere i personaggi…

Tra l’altro, sempre a proposito del contesto, questi primi capitoli hanno delle tematiche abbastanza leggere. Ecco, vorrei dirvi che più avanti potrebbero esserci riferimenti a tematiche più delicate, al momento la storia è in corso e non vi posso dire con precisione a che livello di “pesantezza” arriveremo. In ogni caso, vi posso dire con sicurezza che non sfoceremo mai nel rating rosso e che, qualora dovessero esserci, queste non saranno trattate in maniera approfondita ma con leggerezza (però senza essere troppo generici!). Porrò sempre un trigger warning indicando le possibili tematiche che potrebbero dar fastidio anche se minimamente accennate, ci tengo che voi siate in pace con voi stessi durante la lettura ^^

Cooomunque… Il titolo del capitolo, questa volta, è “Let Me Live/Let Me Die”, Des Rocs, ladies and gentlemen! Penso che non ci sia bisogno di specificare cosa abbia ispirato in questo capitolo… xD

È tutto! Ci sentiamo al prossimo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate finora ^^

Ciauuu!

EDIT 21/05/2021: La foto di questo capitolo, invece, mostra il caro Tom! ^^

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Capitolo 5
*** Move//Una banda di folli ***


Io e Ruby rientriamo nel garage e mi guida a fare un tour della base. Devo dire che, nonostante siano evidenti le condizioni di ogni singolo oggetto in questo luogo, i ragazzi hanno saputo creare un ambiente molto accogliente. Innanzitutto, non mi ero accorto delle scale ad una prima occhiata: da quello che mi ha detto la ragazza, a quanto pare lì ci sono le camere da letto arrangiate di ogni singola persona.

“Abbiamo modo di ridimensionare le stanze attraverso dei pannelli removibili che fungono da pareti, quindi non preoccuparti, c’è tanto spazio libero e puoi dormire tranquillamente qui!” mi dice, conducendomi al piano di sopra. In maniera molto arrangiata, questa specie di soppalco è stato diviso in sei stanze, una per ogni persona. L’ingresso di ognuna è costituito da un’apertura che viene coperta da una porta di legno avvitata sul pannello. Le stanze sono piuttosto piccole, ma con lo stretto necessario. Fuori alle stanze c’è un piccolo comodino con un sacco di cianfrusaglie varie sopra… noto telefoni, chiavi (probabilmente delle Duel Runner), penne, proiettili- PROIETTILI?!

“Ognuno, poi, se la decora come vuole! Ad esempio, questa è la mia…” esclama, tutta contenta mentre apre una delle sei porte. Qui mi viene da ridere perché la sua personalità frizzante e giocosa non si manifesta solo sui suoi coloratissimi abiti, ma anche nella sua camera si capisce che tipo di persona sia. Ci sono… no, non riesco a contarli, c’è un’infinità di pupazzi di ogni tipo di animaletto, con colori naturali e non, le pareti pieni di disegni altrettanto colorati, alcuni che sembrano essere opera di bambini, altri più elaborati ma comunque carini. Il letto, poi, ha delle coperte rosa. Insomma, mi ricorda la cameretta di una bambina delle elementari. 

“Se questa è la tua camera e rispecchia come sei, mi immagino quella di Alyssa…” scherzo, provocandole una piccola risatina.

“In effetti, la sua ha molti meno arcobaleni…” dice lei, chiudendo la porta e conducendomi giù. “Quella di Jasper è un’armeria…”

Entrambe le sue affermazioni non mi stupiscono. Mi hanno sempre detto di non avere pregiudizi sulle persone, eppure da quel poco che ho potuto conoscere di quei due personaggi avevo ragione su tutto. 

“Questo è il soggiorno… beh, io lo chiamo soggiorno ma è il luogo di svago per eccellenza quando si vuole stare in compagnia!” dice allegramente, mentre la ragazza di nome Lucy e Jasper, seduti sul divano color ferro, giocano a carte. “Qui sotto invece è la zona dove teniamo parcheggiate le moto e ne effettuiamo la manutenzione!”

Indica il sottoscala, dove invece ci sono Tom e Crow che cercano di sostituire la gomma bucata, dopodiché osservo il resto dell’ambiente. C’è tutto quello che troveresti in un salotto, il divano, un tappeto (anche se è talmente impolverato che sono sicuro mi sia venuta un’allergia solo a guardarlo), due poltrone dello stesso colore del divano (su una di quelle c’è Alyssa che legge un librone) affiancate da un altro scatolone con ulteriori cianfrusaglie. 

“Alla tua sinistra c’è la cucina!” esclama Ruby, indicando un’area del soggiorno separata da alcune colonne che possiede alcuni elettrodomestici … Vedo un frigo, un fornello con sotto il forno, una bombola del gas poggiata in un angolo… 

“E qui si mangia!” dice infine la ragazza, poggiando entrambe le mani su un tavolo d’ebano affiancato da alcune sedie pieghevoli. “Allora, che te ne pare?!”

“Non è per niente male!” dico sincero. Sarà stato anche l’entusiasmo di Ruby a farmi apprezzare di più l’area. In ogni caso, sempre meglio della mia vecchia casa.

“Direi… dopo essermi spaccato il culo a portare quei mobili qui dentro…” bofonchia la voce di Jasper, mettendo un asso di cuori in cima alla pila creatasi. 

“Come se fossi stato l’unico qui ad essersi spaccato il culo…” sussurra ironicamente Lucy, roteando gli occhi come per dire “Ecco che ricomincia…”. Non ha tutti i torti.

“Perché? Non è così?” domanda lui, rivolgendo lo sguardo alla ragazza di fronte a sé, poi con un cenno del capo indica anche Alyssa. “Lei, per esempio, è la rappresentazione della pigrizia!” 

Quest’ultima, sentendolo, stacca lo sguardo dal libro. Se avesse il potere di sparare raggi laser dagli occhi, con quelli avrebbe incenerito quel burbero di Jasper.

“Tu, invece, sei la rappresentazione del giramento di palle!” ribatte lei, appoggiandosi con la schiena ad uno dei braccioli e mettendo le gambe sull’altro, tornando a leggere il libro. 

“Jasper…” lo rimprovera Crow, sentendolo mentre si pulisce le mani unte di grasso con un asciugamano.

Il corvino scuote la testa, tornando a giocare a carte, ma non prima di scatenare un altro caos con una semplicissima frase, detta a denti stretti.

“La difendi sempre, solo perché te la vorresti portare a letto-”

In un attimo volano una chiave inglese e un libro verso di lui, che si ritrova a schivare appallottolandosi sul divano e proteggendosi la testa con le mani. La scena mi fa alquanto ridere.

“Di’ un po’…” sussurro a Ruby nel bel mezzo di una ridacchiata, mentre Crow e Alyssa urlano contro al rompiscatole e Lucy cerca di calmare la situazione. “È una cosa frequente o…”

“A Jasper non è mai piaciuta Alyssa, ma tutti qui ne ignoriamo i motivi… Ha fatto un sacco di storie quando Crow l’ha condotta qui da noi, assieme a Tom. All’inizio credevamo che si conoscessero già ma Alyssa non sapeva chi fosse Jasper… Quest’ultimo poi non ha mai dichiarato nulla!” mi spiega lei, mettendosi una mano in testa.

“Che mi dici invece di Tom?” le chiedo, curioso di sapere qualcosa di più su tutti i membri della banda. 

“Tom si è unito a noi assieme ad Alyssa. Entrambi erano stati trovati da Crow in condizioni un po’ precarie e con svariate ferite. Dicono di essersele procurate tentando di scappare dalla polizia.” mi racconta lei. “Tom era un cuoco, lui e suo padre gestivano una mensa dei poveri dove i meno fortunati potevano cibarsi. Dopo la dittatura e dopo la morte di suo padre, ha tentato di sopravvivere in vari modi finché non è finito qui. È molto bravo a cucinare ma a volte è un po’…”

Tom si avvicina per aiutare Lucy a fermare quella lite, ma in suo piede si incastra in un groviglio di fili e cade di faccia a terra.

“… sbadato.” termina Ruby, aiutandolo a rialzarsi. Tra le risate e le provocazioni di Jasper e Alyssa che vorrebbe mettergli le mani addosso, continua a parlare dicendomi qualcosa in più su quest’ultima.

“Alyssa è una ragazza senza paura, sempre con frasi spiccate e provocatorie. Gioca molto sulla psicologia ed è utile per far sbagliare qualche criminale e farlo cadere in trappola!” esclama fiera. “Anche se è una testa calda… ma farebbe di tutto per aiutare delle persone in difficoltà… Penso che tu ne abbia avuto dimostrazione ieri notte, no?”

Annuisco, mentre la situazione si calma e la punk riprende il libro che ha lanciato precedentemente a Jasper. 

“Poi c’è Lucy, brava sia con la testa che con i combattimenti corpo a corpo. È quasi sempre lei a porre fine ai litigi, lo farei anche io se avessi l’aria più minacciosa… Non parla molto di sé, però…” continua, indicando la ragazza che torna a giocare a Scala 40 con il corvino. “Jasper era un poliziotto. La sua formazione gli ha permesso di essere esperto di armi e bravo negli inseguimenti. Talmente bravo che durante il suo periodo in servizio ha arrestato Crow per ben due volte…”

“Era davvero necessario dirlo?!” fece Crow con tono stizzito, sentendosi tirare in causa mentre dava una controllata alla sua Blackbird.

“Si!” cinguettò l’ex poliziotto, con un indice alzato. “Quei segni sotto gli occhi ti donano molto! Fanno pendant con il nido che hai in testa!”

Il tipo con i capelli arancioni gli risponde con il terzo dito. Caspita, chi l’avrebbe mai detto!

“Infine abbiamo Crow, che ha avuto già esperienze con la difesa del Satellite in una banda chiamata ‘Team Satisfaction’ e che ha dato numerosi aiuti agli abitanti. Lui è il nostro capo!” mi spiega Ruby, terminando la presentazione dei membri. Si, mi ricordo perfettamente del Team Satisfaction, c’erano anche Yusei Fudo, Jack Atlas  e un terzo di cui non ricordo il nome… 

“Beh, diciamo che sono il capo solo per comodità. Preferisco pensare che qui siamo tutti uguali!” sussurra Crow. Ovviamente, non poteva mancare il commento di Jasper…

“Si, è una cavolata che si ripete sempre per non ammettere di essere un idiota impulsivo e per parare il culo a chi, invece, ha un deficit di buon senso rispetto agli altri!” 

A chi si starà riferendo stavolta? 

“Se non si fosse capito…” continua. “In entrambi i casi mi riferisco al Crestone!”

Ah…

“Jasper, precisamente… Chiudi la bocca solo quando dormi?!” si irrita Crow. Jasper ridacchia. Lo fa apposta a criticare gli altri oppure la sua mente è costituita solo da un puro concentrato di sarcasmo? 

“Chissà, magari nel sonno gli escono ulteriori insulti…” commento io. Per una volta, Jasper mi dà ragione.

“Esattamente!” mi fa, porgendomi la mano per darmi un cinque, che accetto. Stavo per cantare vittoria, quando mi sussurra freddamente “Non pensare che adesso tu mi stia simpatico, nuovo arrivato. Ti servirà ben più di una semplice frase intelligente.”. Beh, avrei dovuto aspettarmelo.

Gli altri fanno spallucce. Mi sa che questa convivenza sarà più lunga del previsto…

“E tu, ubriacone?! Che ci dici?” fa Alyssa dall’altra parte della stanza. Ancora insiste con questa storia?

“Io non sono… Uff, accidenti…” cerco di spiegare, bloccandomi. Tentare di spiegare che io non vivo in QUESTO Satellite è come trovare un ago in un pagliaio. Cosa mi invento? Magari se mettessi un fondo di verità in questa storia… “Ecco, mio padre è un dottore e mi ha insegnato un po’ di trucchi del mestiere. Ho ricevuto una discreta istruzione e mi piacerebbe molto studiare all’università per diventare un medico…”

“Ammirevole!” esclama entusiasta Ruby, saltellando per la gioia. È sempre così allegra? Chi lo sa, emana una grande positività ogni volta che apre bocca e mi piace!

“Chiuso!” esclama Jasper, portando a termine la partita a carte. Vedo Lucy gettare le carte sul divano con forza, infastidita dalla sconfitta. Tom, intanto, inizia a preparare da mangiare, aiutato da Ruby. Io, rimasto senza nulla da fare, domando inizialmente se qualcuno ha bisogno di una mano. Sentendo i vari rifiuti, mi siedo sul divano e rifletto. Queste persone già sono abbastanza memorabili perché non mi sono dimenticato affatto i loro nomi! 

“Ehm, Alyssa?” attacco a parlare. Lei solleva gli occhi verdi dal libro e mi fissa minacciosa. “Non per essere impiccione, ma-”

“Arriva al dunque, prima che io perda il segno!” esclama subito lei, riferendosi alla sua lettura. 

“Ehm, dicevo… Come mai hai un segno della Struttura sotto l’occhio?” 

Lei solleva un sopracciglio. Ho detto qualcosa di sbagliato?

“Perché sono stata alla Struttura come detenuta e non come visitatrice, forse?” risponde lei retorica, indicandosi quel tatuaggio che consiste in un triangolo proprio sotto la palpebra inferiore e, sotto di esso, un segno che sembra un cuore squadrato (o una L scritta male, dipende dai punti di vista…).

“Si, ma… Perché?”

“Regola numero uno del carcere: mai chiedere come ci sei finito dentro.” taglia corto lei, tornando a leggere. Non lo sapevo! Ho avuto a che fare con ex-carcerati, ma nessuno è stato restio a raccontarmi dettagli sul loro soggiorno alla Struttura, quindi per me questa regola è una stronzata. Ero curioso di saperlo, siccome ho visto poche (se non zero) ragazze con quel tipo di segno facciale. A quanto pare, però, non mi è permessa tale curiosità.

Dopo aver assistito all’ennesimo teatrino di Jasper che critica (questa volta la vittima è Tom, che si difende a colpi di cucchiaio di legno), arriva finalmente l’ora di pranzo. Complice una gran fame (non avevo nemmeno fatto colazione stamattina) e il fatto che Ruby avesse ragione sulla bravura di Tom, finisco tutto in pochissimo tempo.

“Altro che quelle schifezze istantanee! Qualcuno che finalmente mi apprezza!” esclama contento il cuoco con un sorrisone. Questo ramen è buonissimo, forse è persino il migliore che io abbia mai mangiato!

“Ehi, anche noi ti apprezziamo, Tom!” esclama Lucy con la bocca piena. “Cucini sempre benissimo!”

“Oh, beh… Ti ringrazio…” dice lui, un po’ imbarazzato e rosso in viso. Li vedo sorridere tra di loro, sembrano davvero un gruppo unito. Spero di non aver turbato alcun equilibrio, in fondo non tutti parevano entusiasti di avermi come nuovo membro. 

Dopo pranzo, Crow mi prende in disparte.

“Ascolta, lo so che questo compito richiede un po’ di forze, però saresti capace di rimanere sveglio per una notte intera?” mi domanda, consegnandomi un foglio. Sopra ci sono delle date e dei nomi: sono quelli dei membri del gruppo. Mi domando a che cosa serva, comunque rispondo che per me non ci sono problemi.

“Per quale motivo ci sono questi turni notturni?” domando, stranito. Lui non ci mette molto a darmi una risposta pacata e per nulla infastidita.

“Molto semplicemente, di notte è più facile che avvengano furti o blitz. Noi ci troviamo in una zona abbastanza nascosta e poco frequentata del Satellite, in ogni caso preferiamo prendere precauzioni. Se dovesse esserci un reale pericolo, chi è di guardia in quel momento lancia l’allarme e noi agiamo di conseguenza. Per fortuna, ad oggi, non sono mai successe incursioni notturne.” 

Effettivamente, avrei dovuto capirlo. Comunque, quando dovrebbe toccare a me? Tra due giorni…

“Non ti ho messo subito questa notte perché avrai prima bisogno di abituarti a rimanere attento nonostante il sonno, per cui farai compagnia a chi toccherà la vigilanza stanotte e domani notte. Ovviamente, finché non ti addormenterai…” continua lui, mettendomi una mano sulla spalla.

“Tranquillo, non dovrei avere problemi, sono abituato a stare fuori casa fino a tardi quando esco con-”

Mi interrompo subito.

“Ehm, si, mi piace stare sveglio durante la notte per fare brevi passeggiate…” ridacchio nervosamente. Crow non pare farci molto caso, comunque è felice di sapere che io accetto le regole senza alcuna protesta. 

“Perfetto! Allora, stanotte ti tocca stare con… Alyssa!” 

La ragazza in questione alza un pollice inespressiva, mentre aiuta Tom a riordinare la stanza. 

“Se hai bisogno, io sto qui. Puoi anche chiedere agli altri!” sostiene lui, allontanandosi per prendere il casco della sua Duel Runner e infilarselo in testa.

“Non contare su di me!” parla Jasper, stravaccato sul divano con gli anfibi su uno dei cuscini. Se ci fosse mia nonna lo avrebbe già picchiato con il battipanni…

“L’avevamo capito…” sospira esasperato il pilota della Blackbird. “Lucy, andiamo?”

Anche Lucy si avvicina al sottoscala e prende una delle due moto rimanenti, che ha una cromatura grigio scuro. 

“Ronda pomeridiana?” domanda Tom, affacciandosi dalla cucina. La ragazza dai capelli scuri annuisce, mettendosi anche lei il casco. Poco dopo, i due partono diretti chissà dove.

“Tu sai guidare la moto, Allen?” mi domanda la vocina di Ruby. Faccio di no con la testa e le spiego che mi sarebbe molto piaciuto averne una.

“Benvenuto nel club! Anche io e Lyssa non sappiamo portarla!” fa lei, mettendo un braccio attorno alla dark.

“L-Lyssa?” chiedo confuso. 

“È un nomignolo che mi ha affibbiato quando mi sono unita alla gang…” mi spiega Alyssa sbadigliando. “Perché le pesa pronunciare la A all’inizio…”

“E dai, è un bel soprannome, Lyssa!” esclama la bionda, stringendola (anzi, quasi strozzandola). Non posso fare che assistere alla scena, sorridente. Queste persone mi ricordano i miei amici, anche se la prima impressione che mi hanno fatto è stata quella di un gruppo di sciroccati… Chissà che fine avranno fatto Damien e Jane… Spero solo che stiano bene.

Intanto Jasper (o Jas, come viene abbreviato da Ruby) prende la chitarra.

“Allora, che suono oggi? Proponete qualcosa…” dice annoiato. 

Io evito di parlare mentre Alyssa inizia a nominare dei gruppi che io conosco solo di nome. Ovviamente il corvino non ci mette neanche due secondi a rifiutare ogni richiesta perché “No, quelli fanno schifo.” oppure “Che gusti schifosi che hai…”. 

“Va bene, allora facciamo che decido io, sei d’acc-”

Un forte rumore metallico ci distrae, facendoci voltare tutti verso la saracinesca. Qualcuno l’ha colpita con qualcosa. Immediatamente vedo Jasper posare la chitarra sul divano e prendere un fucile.

“Statemi dietro.” è l’unica cosa che dice. Gli altri sembrano tranquilli mentre io… beh, io me la sto facendo sotto. Chi potrà essere e cosa vorrà da noi?

“Tu, apri la saracinesca di due centimetri!” mi ordina il tipo con il fucile, puntandomi l’arma contro. Perché proprio io, accidenti?! Senza lasciar trasparire ulteriore paura, mi avvicino alla maniglia della saracinesca e la alzo lievemente. Tom si abbassa per vedere meglio. Si sentono delle voci maschili che non riesco a distinguere. 

“Non sono gli sbirri…” sussurra Tom. “Sembrano dei civili… Sono in due.”

“Chiunque sia, non vengono qui a lanciare un mattone contro l’ingresso senza volere effettivamente qualcosa…” dice piano Alyssa, cauta mentre prende una mazza da baseball.

“Che vorresti fare con quella?” domanda silenziosamente Ruby. Che situazione assurda! Io cosa dovrei fare adesso? Sono qui vicino all’ingresso, nascosto in un angolo, con il cuore in gola. Dopo l’esperienza di quei bulletti, non so davvero come comportarmi. Vedo, però, che anche gli altri sembrano impauriti. O meglio, Tom sta tremando e Ruby si tiene le mani vicino alla bocca, attenta a non farsi scappare nessun suono dalla bocca. E poi ci sono io, probabilmente quello più spaventato. 

Con una mossa fulminea, Jasper cinge il collo di Alyssa con un braccio, facendo pressione sulla sua gola. L’altra mano, libera, butta il fucile per terra ed estrae una pistola dai suoi pantaloni, che punta alla tempia della ragazza. Un’espressione di shock si dipinge sul suo viso e le sue mani vanno direttamente al braccio che la costringe, lasciando la presa sulla mazza.

“Ma cosa stai-” dico io, colto dalla sorpresa e cercando di andare verso di lui per fermarlo, quando punta l’arma contro di me. Io mi impietrisco all’istante. Cazzo, è armato… Non c’è molto che io possa fare.

“Stammi a sentire, brutto pezzo di idiota… Fa’ come ti dico io o faccio saltare le teste a tutti quanti, siamo intesi?” urla, tornando a puntare la pistola contro la povera Alyssa, che a momenti fa fatica a respirare. 

Gli altri due rimangono a guardare, molto spaventati. Che Jasper abbia deciso di tradirci?

 

imageAngolo Autrice

Primo cliffhanger, signore e signori! xD

La canzone di oggi è “Move” di una band che ho amato, peccato che il tempo di entrarci in fissa è finito con lo scioglimento della band xD. Parlo dei “Pretty Vicious”! Ci sono stata in fissa per parecchio tempo (grazie “Life is Strange: Before the Storm”! Anche se per me sei stato un flop, almeno mi hai fatto scoprire un gruppo che era valido T.T).

Ringrazio CyberNeoAvatar e jigokuko per le recensioni e il supporto dimostratomi, passate da loro perché le loro storie meritano! uwu

Ovviamente, anche chiunque abbia cliccato sulla mia storia per darle una possibilità e sta un po’ dietro le quinte è più che ringraziato! ^^

Ci vediamo la settimana prossima con un nuovo capitolo! Ciau!

EDIT 21/05/2021: Siamo arrivati alla foto di Ruby! Anche se può darsi che più avanti ne farò un’altra perché non mi soddisfa al 100% ^^’ 

 

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Capitolo 6
*** Song 2//Jasper, brutto figlio di... ***


“Ora, fammi il cazzo di piacere di alzare la saracinesca, così riesco a vedere quelle facce da culo che vogliono sorprendermi…” mi ordina Jasper, guardandomi di sbieco. Maledizione, perché mi sono fidato? Sapevo che Jasper fosse un totale psicopatico, ma arrivare fino a questo punto... Cazzo!

“Ehi, mi hai sentito?!” ripete il corvino, alzando il tono. “Oppure devo spararle?”

Alyssa scuote la testa, la presa di Jasper stretta ancora su di lei. Dannazione, dannazione! Sono costretto ad obbedire, magari i tizi che sono qui fuori sono più armati di lui e potrebbero salvarmi… Oppure potrebbero uccidermi… Avrei pistole puntate contro a prescindere, ammesso che i due estranei siano effettivamente armati. E va bene, apro la saracinesca, rischio.

Mi dirigo subito verso l’apertura, prendendo in mano la maniglia e facendo forza per alzarla.

“Crow tornerà subito e-” sussurra affaticata Alyssa, interrotta bruscamente dal pazzo.

“Crow non tornerà a salvarti, bellezza!” le urla in un orecchio, facendola sussultare. 

Sollevo completamente la serranda, trovandomi davanti a due individui coperti da un cappuccio nero, che indossano delle magliette e dei pantaloni strappati. I due sembrano avere intenzione di entrare e far casino, quindi mettono piede nel garage. Vedo con la coda dell’occhio Jasper che lascia andare di getto Alyssa, lanciandola su Tom e Ruby, e puntare la pistola contro i due nuovi arrivati. I due reagiscono in maniera eroica… facendo dei passi indietro e scappando mentre urlano “No, cazzo, questo è il maniaco che ci ha fatti neri l’altra volta!” e “Corri, ha pure una pistola!”? Accidenti, sono stati veramente d’aiuto… E adesso che faccio? Scappo anche io? La canna della pistola viene posta sulla mia schiena. Il mio cuore impazzisce, battendo come se non ci fosse un domani. In tutto questo vedo gli sguardi preoccupati degli altri tre. Mentre continua a puntarmi, abbassa nuovamente la saracinesca. Ora le mie possibilità di scappare si sono ridotte a zero.

“Beh… Direi che questa messinscena è durata fin troppo…” sostiene, riponendo la pistola nella cintura. Ma che…

“Jasper, st-stai sc-scherzando pe-per caso?” balbetta Tom, ancora preso dall’ansia. In un attimo capisco tutto!

“Tu… stavi fingendo?” gli domando, ricevendo un cenno del capo come risposta. Brutto-

In un attimo, lo afferro per la giacca e lo sbatto contro il ferro dell’ingresso, facendo rimbombare il suono per tutto il covo. Sono parecchio arrabbiato! Il bastardo ride di gusto, indicando con una mano l’arma che ha addosso.

“Non so quanto ti convenga metterti contro di me, Allen…” sostiene, continuando a ridacchiare. A separarci interviene Ruby, che con gentilezza mi fa capire che non ha senso picchiarlo. 

“Pensaci, alla fine ci ha salvato!” mi fa riflettere lei, tentando di riportare un po’ di allegria in quel clima d’astio che si era creato. Anche se Alyssa è di tutt’altra opinione…

“Potevi essere anche un po’ più gentile, che cazzo!” 

Jasper non ci mette molto a rispondere.

“Se fossi stato più gentile, voi avreste capito che stavo solo scherzando con voi e, di conseguenza, avreste mandato a puttane il mio fantastico piano, rendendovi poco credibili!” ribatte, riprendendo in mano la pistola e portandola in alto. “E per dovere di cronaca…”

Un boato ci coglie impreparati. Ha veramente sparato un colpo nell’appartamento?! 

“… era carica!” 

Sollevo lo sguardo. Ha lasciato un buco sul soffitto. Ho davvero paura di condividere la casa con lui, ma devo ammettere che un carattere forte come il suo potrebbe essere molto utile in un Satellite malfamato come questo. Insomma, la sua espressione neutrale sarebbe anche traducibile con “Non rompetemi le scatole altrimenti sono fatti vostri!”.

“Se mi piantavi una pallottola in testa, Jasper-”

“Non avresti fatto nulla perché saresti già stata a terra, senza vita.” taglia corto il corvino, interrompendo la protesta della dark e salendo le scale. A tutto questo assiste un Tom ancora scosso per gli avvenimenti di prima, con Ruby che cerca di calmarlo. 

“Ehi, va tutto bene, Tom!” esclama Alyssa, massaggiando la spalla del biondo. “Non è successo nulla!”

Capisco che quello che è appena successo possa far spaventare qualcuno, soprattutto se ignaro del teatrino creatosi, ma Tom sembra più che impaurito. Il suo respiro si è fatto affannoso e si è dovuto sedere sul divano per calmarsi. 

“Amico, che accade?” provo a domandargli, avvicinandomi a lui. 

Il ragazzo non risponde, rimanendo a fissare il pavimento senza dire una singola parola. Mi dispiace vederlo in quel modo, sembra… tormentato.

“Ti faccio un tè!” gli sussurra Ruby, alzandosi in piedi e prendendo un pentolino dalla cucina, che riempie d’acqua e mette sul fuoco. Mi accovaccio, cercando di incontrare il suo sguardo. 

“Perché hai paura?” provo a domandargli. Lui sbotta all’improvviso.

“Per favore, lasciatemi stare!” esclama, allontanando sia me che Alyssa. Lei si alza in piedi rassegnata, cercando qualcosa da fare mentre aspettiamo che ritornino Lucy e Crow. Intanto Tom muove nervosamente una gamba, con gli occhi chiusi e la fronte appoggiata sul dorso delle mani. Decido di non indagare oltre, preferisco non dare motivo a qualcuno di essere triste. Voglio dire, anche io preferirei evitare quelle persone che mi ricordano costantemente degli avvenimenti brutti nella mia vita… Tipo quello che è successo ieri notte… Rabbrividisco solo al pensiero, penso proprio che non lo dimenticherò facilmente. 

 

Un tè dopo e alcuni attimi di silenzio, arrivano le sei del pomeriggio. Pomeriggio che è già sparito, vista l’oscurità del cielo che si intravede anche tra la polvere che costantemente invade l’aria del Satellite. Si sentono in lontananza suoni di auto, a volte sirene della polizia, che quando passano dobbiamo mantenere il silenzio più assoluto e spegnere tutte le luci. Un clima di terrore incredibile… Convivendoci per un bel po’ di tempo, sono sicuro che gli abitanti si siano fatti una pellaccia dura a sopportare tutte queste ingiustizie. 

Nei momenti di silenzio, invece, c’è Jasper che strimpella qualcosa alla chitarra.

“Hey ho, let’s go… Shoot ‘em in the back now…” canticchia, con degli accordi deboli e lenti. Non ricordavo che quella canzone fosse così lenta, onestamente… Forse sta solo evitando di fare casino, considerando il ritmo di “Blitzkrieg Bop” dei Ramones…

“What they want, I don’t know…” continuo io, seguendo quella lentezza.

“They’re all revved up and ready to go…” termina pigramente lui quel ritornello. “Che palle!” commenta poi.

Già, che noia! 

Ad interrompere quel momento di silenzio e nullafacenza è il suono della saracinesca che si alza, con Crow che porta dentro la sua Blackbird, seguito da Lucy e la sua moto.

“Ehi, ragazzi…” ci saluta stanco, guardando poi il soffitto. “Ma… cos’è quello?”

Indicando il buco provocato dalla pistola, si sentono le risatine di Alyssa che continua a ripetere “Ecco che arriva il cazziatone!”.

“Chissà chi è stato…” dice ironicamente Lucy, sistemandosi sul divano senza staccare lo sguardo da Jasper, che fa il finto tonto. 

“Me lo chiedo anche io…” fischietta lui in modo strafottente, sedendosi anche lui e mettendosi le mani dietro la testa. 

“Jasper!” esclama Crow, arrabbiato. “Vuoi far crollare tutto, per caso?!”

“Ehm…” sussurro, intromettendomi. “A dire il vero…”

“Sei stato tu?!” mi domanda Crow, sempre nervoso. Metto subito le mani avanti. 

“Ma cos- No! È stato Jasper, ma diciamo che l’ha fatto per un motivo… Avevamo degli intrusi…”

Crow si sbatte una mano sulla fronte, proprio in corrispondenza del tatuaggio a forma di M.

“È la terza volta questo mese…” sbuffa, rivolgendosi poi a Jasper. “Chi erano? Sempre ‘Cappuccetti Neri’?”

C-Cappuccetti Neri? 

“Si…” risponde Ruby, con le mani in vita. 

“Vorrei avere la loro stessa tenacia nel tentare di entrare qui, anche se sanno che abbiamo un tizio sempre armato…” scuote la testa il ragazzo dai capelli arancioni, avvicinandosi poi al corvino. “Questa volta hai dovuto sparare davvero, allora?”

Lui annuisce. 

“Mancandoli di proposito… Sai com’è, ha deciso di sprecare un proiettile solo per fare il figo e dire che era carica… Dopo che erano scappati in cerca della mammina!” si intromette Alyssa. Ouch, che infame!

“Zitta tu, che invocavi l’aiuto del tuo criminale preferito!” esclama Jasper, facendola arrossire senza farle perdere l’espressione corrucciata. “Non sei meglio di loro!”

“Non indagherò oltre…” conclude Crow, alzando un sopracciglio e rilassando l’espressione. “Basta che stiate tutti bene e che ve la siate cavata…”

Ripresosi un po’, è arrivato il momento per Tom di iniziare a cucinare. 

 

Una cena abbondante dopo e mi ritrovo solo con Alyssa al piano di sotto. Come Crow mi aveva comunicato, devo fare da guardia durante la notte e per farlo devo abituarmi a rimanere sveglio. Contemporaneamente, Jasper e Tom sono andati in esplorazione notturna e faranno ritorno più tardi. Il resto dorme, ognuno nella propria camera… Credo…

“Stai tranquillo, anche io all’inizio ho dovuto fare il sacrificio di farmi due notti insonni di fila per abituarmi…” mi comunica Alyssa, seduta sul divano con le ginocchia al petto. Il suo turno non è iniziato da molto, saranno passate si e no solo un paio d’ore. Finora tutto bene, sono abituato ad andare a dormire tardi la sera, anche se il giorno dopo dovevo andare a scuola. 

Mi guardo attorno, notando la scatola con alcuni videogiochi vecchi. Caspita, vorrei quasi dargli un’occhiata.

“Posso?” domando, indicandola con un dito. Alyssa annuisce, dicendomi che non ne capisce molto, preferisce la lettura. Mentre le mie dita si infilano in quell’ammasso di cartucce e console vintage, cerco di mantenermi attivo anche parlando.

“Mi piacerebbe sapere una cosa…” dico, esaminando ogni pezzo uno per uno. “Ho saputo che tu e Tom siete arrivati qui assieme… Che rapporto avete?”

“Oh, nessuno… Siamo solo amici!” ridacchia lei. “Lo conosco da un po’, ci siamo ritrovati assieme in una situazione abbastanza incasinata…”

Sento che si incupisce con quell’ultima frase. Volgo la mia attenzione verso di lei, desideroso di saperne i dettagli. 

“Ecco… Diciamo che…” inizia a raccontare lei. “Quella notte io e lui stavamo passeggiando… Di nuovo, non farti strane idee! Comunque… Dov’ero rimasta… Ah, sì! Per una coincidenza ci siamo ritrovati lì mentre un gruppo di poliziotti faceva un blitz e arrestava dei ribelli… Ci hanno…” 

Si interrompe. 

“Ehm… Lyssa, non c’è bisogno che tu me lo dica…” la rassicuro, chiamandola anche per il nomignolo che le ha dato Ruby. È vero che ero curioso, ma non voglio forzare nessuno a raccontare qualcosa di doloroso…

“Tranquillo… L’ho raccontato anche agli altri, è giusto che lo sappia anche tu, in quanto parte di questo gruppo…” mormora lei, riprendendosi un po’. “Dicevo… Ci hanno scambiati per membri di quella banda… Per questo, volevano farci fuori.”

I miei occhi si aprono improvvisamente e involontariamente. Merda… Sapendo quello che la polizia fa ai ribelli immagino quanto possano aver passato loro due.

“Quindi siete scappati…” cerco di intuire io.

“Ecco… Si, fortunatamente era notte e non c’erano luci, l’oscurità ci ha permesso di defilarci senza essere riconosciuti…” annuisce lei. “Siamo stati feriti, uno degli sbirri mi aveva stretto il collo impedendomi di respirare, Tom era stato colpito alla testa. Per fortuna non ci hanno preso, ma ci hanno lasciato abbastanza malridotti…”

Metto fuori dalla scatola alcuni videogames che mi interessano, continuando ad ascoltare quello che Alyssa e Tom hanno passato. Mi è appena venuto in mente un lampo…

“Quindi… Per quello Tom prima ha reagito in modo un po’ strano?” le chiedo, senza essere troppo invadente.

“Credo proprio di sì…” fa lei, ancora seduta sul divano. “Deve essergli rimasto il trauma di quell’esperienza…”

Lo capisco perfettamente… 

“Quando è successo?” continuo io con un’altra domanda.

“Più o meno qualche giorno prima che Crow ci proponesse di rifugiarci qui, vale a dire…” si ferma per pensarci. “Penso… un paio di mesi fa...”

Dunque anche Tom e Alyssa sono abbastanza nuovi nel gruppo. 

“Prima di allora cosa facevate?” chiedo a quel punto. A quel punto Alyssa si zittisce, cambia atteggiamento. Se prima forniva facilmente spiegazioni, adesso sembra che si sia chiusa. 

“Per quanto riguarda Tom, dovresti chiedere a lui. Per quanto riguarda me, spiacente. Non ho intenzione di parlare del mio passato.” 

“V-va bene…”. Mi zittisco senza insistere o altro. È giusto così, se non ne vuole parlare è ok… Anche se, lo devo ammettere, questo silenzio da parte sua mi incuriosisce parecchio. Chissà cosa le sarà accaduto... Beh, in ogni caso ci sarà un motivo per cui non vuole raccontarmelo. 

Segue un silenzio imbarazzante. Lei osserva quello che sto facendo senza dire una parola, io scovo delle perle in questa scatola. In mano ho, in questo momento, Vital Battle 2! Wow!

“Io giocavo con mio fratello al 5!” esclamo, rivolto ad Alyssa. Lei si attiva subito.

“Aspetta, hai un fratello? È uscito il quinto capitolo di quel picchiaduro?” 

“Ehm… Si, perché? Ho anche un padre, l’ho detto… ma non ho la più pallida idea di dove siano…”

Alyssa mormora un “Mh…”

“Per quanto riguarda Vital Battle, sono arrivati all’undicesimo!” 

“Undici?!” si stupisce lei. “Lucy ci gioca spesso e mi dice che quello che hai in mano è l’ultimo uscito sul mercato… Beh, i ragazzi lo hanno trovato tra i rifiuti che Nuova Domino ci scarica, può effettivamente essere vero…”

Ah, giusto… Dimenticavo che, a quanto pare, mi ritrovo nel passato… Allora, ne approfitto per ricavarne un po’ di informazioni.

“Dì un po’… Il ponte è stato ultimato, anche se non si può passare, dico bene?”

La sua risposta è un sì. Vado avanti.

“Perfetto… Chi è stato ad ultimarne la costruzione?”

“Andiamo, lo sanno tutti che si parla di Yusei Fudo, Jack Atlas e Crow Hogan…” 

“Ehm… Si, volevo vedere se mi ricordavo bene…” mi giustifico io. “Questo è avvenuto dopo la minaccia dei Predestinati Oscuri e degli Immortali Terrestri, vero?”

“Proprio così…” commenta lei. “Hanno terrorizzato il Satellite…”

Già, me lo ricordo perfettamente. Non ci era data la possibilità di uscire di casa per paura di incrociarli… In effetti, il clima di paura che si respira attualmente ricorda un po’ quel periodo, seppure ora non si accenni a nessun aspetto sovrannaturale. O meglio, lo spero vivamente. Una situazione politica che non è delle migliori non può essere peggiorata da qualche forza maligna.  

“Riguardo al Gran Prix di Duelli Turbo?” domando ancora una volta. Capisco la sua risposta solo guardandola in faccia: ha un’espressione stranita.

“Quale Gran Prix?” chiede. Perfetto, neanche il Gran Premio è mai avvenuto… Ora capisco la reazione di Crow quando ho detto che lui e gli altri Predestinati avevano salvato il mondo. Hanno salvato solo il Satellite, per ora… Credo…

“Oh, nulla, ne avevo sentito parlare in giro…” invento io, cambiando poi il discorso. “Gli amici di Crow, invece? Che fine hanno fatto?”

“Purtroppo non ne abbiamo idea… Crow pensa che siano rimasti bloccati a Nuova Domino, anche se tutto è possibile, onestamente…” ipotizza, riprendendo in mano il volume che stava leggendo. “Può darsi che siano al Satellite, come noi… Di sicuro non sono morti, quello strano segno che il nostro capo ha sul braccio a volte si illumina… Pare che da quello capisca che loro stanno bene.”

Bene, ora credo di aver capito un paio di cose. Ricapitolando, sono finito in un passato che non ho mai vissuto, avvenuto tra l’ultimazione del ponte e l’inizio del famoso Gran Prix in cui il Team 5D’s vinse, credo. In questo pezzo di storia, abbiamo un dittatore a cui non stiamo molto simpatici, perciò siamo trattati diversamente rispetto all’èlite, che è rappresentata da Nuova Domino… Una situazione già presente prima della costruzione del Ponte Dedalo, dite? Si, ma a quanto pare è più grave… La polizia prima era onnipresente, anche il minimo crimine ti poteva portare dritto alla Struttura, invece adesso se ne infischiano della sicurezza di questa zona. L’unica cose che ti può mettere nei guai contro di loro è opporsi a questo regime. In questo momento sono un colpevole, come gli altri sei che vivono qui. 

“Mi pare di aver capito che non siamo l’unica banda del posto…” dico, tornando a sistemare le varie cose all’interno dello scatolone, lasciando da parte quei pochi giochi che mi interessano.

“No, purtroppo…”

“Eh?!” esclamo io. Cosa significa quel “purtroppo”?! Non sono felici di avere degli alleati? 

“Molti gruppi hanno idee comuni alle nostre solo per finta, ciò che gli interessa davvero è arricchirsi. Usano la scusa di voler aiutare e combattere, ma la realtà dei fatti è che la loro ideologia preferita è ‘Morte tua, vita mia’.” replica, con un velo di rabbia. “Ci scontriamo con loro ogni giorno, praticamente…”

C’è comunque qualcuno che si approfitta di questa brutta situazione, come sempre… Allora si dovrà lottare contro Nuova Domino, i criminali del Satellite e i finti anarchici?! Ottimo, direi… Uhm, lottare… C’è qualcosa che non mi torna…

“Perché usare armi quando si può duellare con le carte? I conflitti, qui, si risolvevano in questo modo…” obietto. 

“Non so se ridere o piangere per quello che hai appena detto…” fa lei, scuotendo il capo. “Cosa pensi di fare con un deck contro la polizia, armata fino al collo? Dai… Anche se volessimo, verremmo localizzati nel momento in cui posizioniamo il mazzo nel Duel Disk… Poi, non hai preso in considerazione che alcuni individui, tipo la sottoscritta, non hanno un deck o non sanno duellare!”

Giusto… Tra l’altro, scommetto che provare a duellare contro la polizia risulti automaticamente in un atto di ribellione. Questa chiacchierata con Alyssa è stata molto illuminante, ora mi sento meno inconsapevole di quello che sta succedendo al Satellite. Ovviamente, non mi piace neanche un po’ la piega che ha preso il governo verso di noi. Si, parlo di “noi”, voglio includere anche me in questa lotta. Sono anche io parte del Satellite, anche se sono abituato ad uno stile di vita più dignitoso non rinnego le mie origini. Se c’è qualcosa che posso fare per aiutare, lo farò senza ripensamenti. 

Mi sono deciso… Ora sono pronto a tutto!  

 

imageAngolo Autrice

Ehilà!

Si, questi capitoli hanno poca azione, me ne rendo conto. Tuttavia servono per far capire a voi tramite il personaggio di Allen cosa vuol dire far parte del Satellite e in che cosa consiste il contesto, dunque portate pazienza. ^^

Finora ho impostato il POV solo con Allen, ma vi preannuncio che presto o tardi includerò il POV anche di altri personaggi. Mi viene più comodo perché Allen non ha il dono dell’ubiquità e non può trovarsi sempre ovunque… Mi sa che questa affermazione potrebbe essere un mezzo spoiler, quindi mi cucio la bocca e non dico altro xD

Arriviamo alla canzone di oggi, che è “Song 2” dei Blur. WOO-HOO, mi sembra il mood perfetto del troll riuscito di Jasper… Ah, per favore, non insultatelo troppo xD Lo so che sotto sotto gli volete bene ^^’

Ringrazio chiunque stia leggendo la storia, noi ci vediamo al prossimo capitolo ^^

Zaoooo! >3<

EDIT 21/05/2021: Ecco anche la foto di Jasper! Ottenere gli occhi viola è stato un parto incredibile, però here he is! ^^

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Capitolo 7
*** Bury Me Face Down//Dovete prima passare sul mio cadavere ***


Passata la notte, sono giunte le sei del mattino. Avevo detto che ero abituato a rimanere sveglio tutta la notte? Bene, me lo rimangio! Alyssa è stata pimpante tutto il tempo, forse ha iniziato a sbadigliare solo verso la fine del turno, mentre io faticavo a tenere la testa sul collo… Devo abituarmici, anche la prossima notte dovrò essere sveglio…

Il primo a svegliarsi è Tom, che scende le scale strofinandosi gli occhi e mancando uno scalino, rischiando di fare un capitombolo. Beh, è normale… Trattandosi di lui, distratto com’è, non mi stupisco tanto. Bisogna anche considerare che si è appena svegliato… Anche io, ora come ora, ne sarei capace.

“Finalmente!” esclama Alyssa, stendendosi sul divano e chiudendo gli occhi. Non vorrà addormentarsi lì, spero!

“Com’è andata?” mi domanda il ragazzo, avviandosi verso la cucina per preparare la colazione.

“Bene, sono riuscito… yawn… a rimanere sveglio…” sbadiglio, sforzandomi di guardarlo. Purtroppo la mia testa tende verso il basso, rischiando di farmi sbattere il naso a terra se dovessi perdere l’equilibrio dal sonno.

“Su, fate colazione e poi potete andare nelle vostre stanze a dormire un paio d’ore!” si aggiunge una voce. Crow. Ovviamente fresco come una rosa. Io, invece, sono proprio cotto…

Nonostante tutto, riesco a bere una tazza di latte e caffè senza infilare accidentalmente la mia faccia dentro il contenitore e a mangiare un paio di biscotti, per poi dirigermi, senza dire una parola, verso l’amabile letto della mia piccola stanza. Posso stare nella mia solitudine e abbandonarmi tranquillamente tra le coperte del letto, finalmente. Queste giornate sono state davvero assurde, eh? Prima finisco la scuola, poi finisco in un assurdo Satellite governato da un’assurda dittatura… “Assurdo” è proprio la parola giusta.

 

“Perché non me lo avete detto prima?!”

Un urlo interrompe il mio riposo. Tutto scombussolato, cerco di capire l’origine di quel casino alzandomi dal letto e scendendo le scale, trovandomi Crow con un’espressione particolarmente adirata di fronte a Jasper e Tom. Il corvino mi nota in un attimo.

“Oh, buongiorno, fiorellino!” mi saluta ironico, con un saluto da boy scout.

“Jasper, io avevo chiesto solo una cosa a voi due…” continua Crow con tono nervoso. Ad assistere a quel litigio ci sono anche Lucy e Ruby, che se ne stanno in disparte. Mi avvicino a loro, chiedendo a Ruby cosa sta succedendo ma pare che neanche lei lo sappia.

“E noi l’abbiamo fatto! Non ci hai detto ‘Controllate ogni sera la zona del teatro’?” ribatte Jasper. Il teatro? Non è che parlano di quell’edificio decadente in cui i giovani del Satellite, me compreso, si incontravano per passare il tempo insieme?

“Era sottinteso che dovevate agire in caso di pericolo…” risponde Crow a denti stretti. “Soprattutto dopo che mi venite a dire che pullula di criminali!”

Il corvino ridacchia scuotendo la testa. Crow non prende bene quella reazione.

“Non riderei al tuo posto, visto che sai cosa c’è lì vicino!” alza il tono di voce. “Tu non sei cresciuto con una famiglia, perciò non capisci.”

Spinge via Jasper, il quale resta impassibile, per andare verso la sua Blackbird.

“Mi fidavo di voi, perciò vi avevo affidato questo compito…” conclude, mettendosi il casco. “Ora, se permettete, devo risolvere una faccenda…”

Il rumore assordante del motore si propaga per tutto il garage mentre Crow si allontana con la sua moto. Jasper sbuffa, scocciato.

“Quell’idiota dovrà ringraziarmi… Mi sto lasciando intenerire per dei marmocchi…” dichiara, andando anche lui verso una delle due moto rimaste. Ma che sta…

“Lascia che venga anche-” fa Lucy, peccato che Jasper sia già partito, presumibilmente all’inseguimento di Crow. “Cazzo!”

Anche lei prende una moto e va via, lasciando me, Ruby e Tom da soli. Quest’ultimo appare dispiaciuto, per cui gli do una pacca sulla spalla.

“Qualsiasi cosa sia successa, non colpevolizzarti troppo…” gli suggerisco. Lui mi guarda con gli occhi di chi è pentito e agitato.

“Tu non lo sai… Crow ci tiene che quella zona rimanga pulita…” sussurra, sedendosi sulla poltrona e poggiando il mento sul dorso della mano.

“Perché?” domando. “È solo un vecchio teatro…”

Ruby si fa avanti.

“Ecco… Lì vicino ci vivono dei bambini di cui Crow si prendeva cura e vorrebbe evitare di vederli coinvolti in qualsiasi pericolo…” dice, perdendo un po’ di allegria nella sua voce. Ora mi è chiaro e non lo biasimo…

“Dobbiamo aiutarlo!” esclamo io. “Se è davvero pieno di persone poco raccomandabili, state sicuri che in tre non ce la faranno. Hanno bisogno di noi!”

Tom è contrariato, lo si legge in faccia… facendo due più due, capisco il perché: non abbiamo modo di arrivarci se non a piedi, perderemmo un sacco di tempo. Ci deve pur essere un’altra soluzione…

In quel momento, scende le scale anche Alyssa.

“Ragazzi, non vi chiedo di fare silenzio, ma almeno lasciatemi dormire…” sussurra, assonnata. “Se non dormo non posso assicurarvi che… Ehi, ma dove sono le moto?”

“Crow, Jasper e Lucy stanno andando al teatro abbandonato.” le spiego, poiché gli altri due non sembrano voler dare spiegazioni. “Da quello che ho capito, c’è un problema e ci sono persone poco raccomandabili lì…”

Alyssa rimane interdetta, per poi essere colta da un’improvvisa fretta e diventa immediatamente pimpante. Aumenta il passo sulle scale, urlandoci poi in faccia.

“Quindi mi state dicendo che VOI avete permesso che andassero da soli?! È vero che Jasper e Lucy sono particolarmente combattivi, ma non sono convinta che riuscirebbero a placare l’insolenza di quel pel di carota! Dobbiamo andare tutti lì!”

Menomale che Alyssa è della mia stessa idea. Resta però il problema di come arrivarci…

“Seguitemi, qui vicino possiamo procurarci un mezzo di trasporto!” dice la ragazza, conducendoci fuori al garage per poi chiuderlo a chiave e piazzando dei comandi su un tastierino poco lontano. Nonostante la fretta della dark, riusciamo a tenere il passo con lei per arrivare ad uno sfasciacarrozze… Cioè, è quello che sembra. Pile di motori, ricambi di auto, ma anche vetture incidentate o arrugginite si intravedono in quest’area delimitata da una recinzione in ferro molto alta.

“Non avrai mica intenzione di-”

“Si, Tom, hai capito perfettamente!” risponde lei, iniziando ad arrampicarsi sulla ringhiera. “Voi rimanete qui!”

Sarò troppo stupido o troppo innocente per capirlo, anzi, forse non voglio che sia quello che penso. Voglio dire, non sono arrivato qui nemmeno da un giorno e già mi metto nei guai?

“Devo ammettere che però è la nostra unica soluzione…” sussurra Tom. Ehm… Sicuri? Ci sono altri mille mezzi di trasporto, perché proprio un’auto? Andiamo, ci sarà un motivo se tutte quelle vetture si trovano in una recinzione alta… Cercare di usare delle biciclette, ad esempio, non è più fattibile?

In un attimo perdiamo di vista Alyssa, rimanendo dall’altra parte della recinzione ad attenderla. L’ansia inizia a salire, mentre Tom è abbastanza tranquillo e Ruby si ritrova a dover seguire questa assurdità. In effetti, pensandoci, come avrà fatto una persona così mite a finire in un gruppo del genere? Cioè, Jasper è uno strambo armato di pistole che non ci metterebbe nulla a piantarti un proiettile in corpo, Alyssa non se ne frega di possibili rischi, Crow ha una testardaggine tale da mettere possibilmente in pericolo le persone, Lucy non sembra sia meglio degli altri (anche se devo conoscerla meglio) e Tom… Beh, Tom, insieme a Ruby, sembra essere tranquillo. Direi che è pericoloso solo perché ha fatto da spalla al Predestinato ieri mattina con Rodd, per il resto sembra che ami farsi i fatti suoi.

Mi fermo ad osservare quest’area del Satellite… Una strada tutta rotta, piena di buche, che affianca questo autodemolitore. Quest’ultimo non presenta la minima traccia umana, a parte tutte le auto, alcune capovolte altre con pezzi mancanti e tutte arrugginite, poste l’una sopra l’altra. Non pare un’area poi così grande.

“Chissà cosa staranno facendo Crow e gli altri…” si domanda Ruby.

“Boh… Secondo me sarà solo una stupida perlustrazione e stiamo andando lì per nulla…” prevede Tom, calciando un sassolino che va a finire proprio sul mio stinco.

“Ahi!” faccio io, colto più dalla sorpresa che dal dolore. Non ha fatto male, è stata certamente più dolorosa la sassata sulla tempia… Certo che sono una calamita per questi oggetti senza vita!

Il biondo si scusa alzando le mani e abbassando lo sguardo un po’ dispiaciuto.

“Non importa!” lo rassicuro io, rimanendo con gli occhi vigili sulle auto incidentate. Dove è finita Alyssa, dannazione?! È passato un bel po’ di tempo da quando ha scavalcato la recinzione…

“Secondo voi dovremmo andare a controllare?” chiede timorosa la bionda, stringendo i suoi pantaloni larghi tra le mani. “Voglio dire, non è ancora tornata…”

Proprio nel momento in cui tento di arrampicarmi sulla ringhiera, la mia maglia viene afferrata da qualcuno.

“Sta arrivando.”

A parlare è Tom, che si volta alla sua destra, invitandoci a guardare. E in effetti una macchina sta venendo verso di noi dopo essersi fatta strada sfondando una parte della recinzione… Per essere completamente accartocciata sul davanti e sverniciata in più punti, questa piccola auto grigia riesce comunque ad essere guidata. Sul sedile destro c’è proprio la ragazza che avevamo perso di vista prima, che si ferma facendoci cenno di salire.

“Sei sicura che non ci schiantiamo a metà strada?” le domando, mettendomi sul sedile passeggero accanto a lei.

“Tu fidati di me.” sibila, rimanendo con lo sguardo fisso sull’asfalto. Fidarmi… Un parolone…

“Tranquillo, Allen! Alyssa faceva gare clandestin-”

“Shh!” la zittisce subito Alyssa, partendo sgommando.

“Cazzo, neanche il tempo di mettere le cinture!” protesto io, meravigliato sia da quella dichiarazione che dall’improvvisa spinta ricevuta a causa dell’accelerazione, per poi rendermi conto che, in effetti, questa macchina è una bara in movimento perché le cinture non ce le ha. Mi fido ciecamente di una ragazza che conosco da pochissimo alla guida di un’auto che avrà tutti i suoi motivi per essere stata portata a rottamare? Ehm, insomma…

Devo ammettere che dopo vari sballottamenti, questa avventura è divertente. Alyssa ha una certa dimestichezza con i pedali e con il volante. Si vede che ha avuto una certa esperienza, quindi mi pare scontato credere che fosse una pilota di competizioni illegali. Neanche ho il tempo di focalizzarmi sull’ambiente circostante perché sparisce man mano con l’avanzare della nostra auto verso la destinazione.

Ruby e Tom rimangono silenziosi, reggendosi alle due maniglie poste sopra i finestrini rotti. Nessuno dei due sembra essere sconvolto come lo sono stato io all’inizio.

“Con le tue abilità da pilota e un’auto sarebbe più semplice fuggire!” esclamo scherzando. Il volto di Alyssa rimane concentrato, ma riesce comunque a rispondermi.

“Spera che non dobbiamo mai scappare da qualcuno con un catorcio tale…”

Beh, in realtà lo spero anche io…

 

POV: Lucy

Scendo dalla moto nel momento in cui vedo quelle di Crow e Jasper parcheggiate davanti al teatro abbandonato. A parte loro due, non vedo nessun altro.

Le figure dei due ragazzi sono ferme a fissare l’edificio caduto in pezzi in occasione di quel famoso incidente del Reattore Ener-D, quello che ci ha condannato a vivere come degli emarginati… Da allora nessuno l’aveva rimesso a nuovo, piuttosto quella decadenza divenne il punto d’incontro di giovani ragazzi. Anche io lo frequentavo spesso, era lì che avevo conosciuto Crow…

Intento a fumarsi una sigaretta, ancora nervoso per la discussione di prima, Crow nota la mia presenza.

“Anche tu qui…” sussurra, senza rivolgermi lo sguardo.

“Sei un idiota se pensi che ti avremmo lasciato da solo.” ribatto freddamente. Lui pare infischiarsene, si porta ancora quella striscia di tabacco alla bocca e aspira. Non ho mai avuto la curiosità di chiedergli perché avesse iniziato a fumare, magari per sentirsi figo o per una vera e propria necessità… Mah, da quando ci siamo lasciati è diventato un tipo di ragazzo molto misterioso.

Jasper, armato della sua fidata pistola che ha gentilmente “preso in prestito” dal commissariato in cui lavorava, osserva attentamente l’area, assicurandosi che non ci sia nessun pericolo. O meglio, credo che stia facendo quello… Va bene che è talmente sano di mente da camminare con un’arma fuori dalla fondina anche durante una semplice passeggiata, ma ha sempre in mente qualcosa. Stabilire “cosa” è la vera impresa.

Crow termina la sigaretta e la schiaccia con la suola dello stivale, girandosi verso di me. Sembra che voglia dire qualcosa… Poi mi accorgo che non sono io il centro della sua attenzione, bensì quello che c’è dietro di me: la residenza dei bambini. Poco lontano dal punto in cui ci troviamo, c’è un blocco di edifici bassi, senza nessuna porta né finestra. Le aperture sono coperte da delle semplici lenzuola logore e bucherellate. In alcuni punti si intravedono degli sprazzi di colore, opera delle piccole pesti che abitano quegli edifici che si divertono ad utilizzare i pochi colori per decorare l’ingresso di quella che chiamano “casa”.

“Da qui non dovrebbero vederci se uscissero…” sussurra Crow con aria triste. Dover abbandonare i suoi piccoli amici è stato un duro colpo per lui, ma non poteva fare altrimenti. Quei ragazzini non devono sapere l’attività di Crow e del resto del gruppo, altrimenti li metteremmo in pericolo.

Avanzando verso di noi, anche Jasper si ferma ad osservare questo ambiente, anche se con aria decisamente meno empatica.

“Qui intorno non c’è nessuna sentinella, dovremmo provare ad entrare.” annuncia il corvino, mettendo una mano sulla spalla di Crow, che lo segue non prima di aver dato un’ultima occhiata a uno dei posti che hanno segnato di più la sua crescita. Io li seguo silenziosamente, attenta a non ricevere brutte sorprese.

“Un avviso per chiunque voglia anche solo avvicinarsi ai miei ragazzini…” sussurra il pel di carota. “Dovrete prima passare sul mio cadavere.”

Dobbiamo essere pronti a tutto, qui al Satellite. È diventato persino più pericoloso di quando non c’era alcun modo per accedere a Nuova Domino… Prego chi è in alto per proteggermi che nessuno si faccia del male…

Un pensiero viaggia anche verso il resto dei ragazzi che è rimasto al covo. Spero vivamente che non subentrino problemi mentre aspettano il nostro ritorno…

 

POV: Allen

Arriviamo a destinazione, frenando bruscamente. Lasciamo la macchina lontana dall’ingresso, davanti al quale sono lasciate incustodite le moto dei tre ragazzi. Perfetto, questo ci fa capire che siamo nel posto giusto.

Il teatro, all’esterno, è esattamente come lo ricordavo. Tantissime crepe nel muro, nonostante tutti gli anni e i danni subiti si regge ancora in piedi. L’ingresso ha due porte pesanti in legno che sono state buttate giù, garantendo l’accesso a chiunque. Si può dire che questo posto ha rappresentato una specie di discoteca, qui al Satellite. Non si ballava, non c’era un’unica canzone ad essere riprodotta, bensì un misto di suoni e stili differenti, e ogni gruppetto aveva la propria zona in cui incontrarsi e passare il tempo assieme, ma era decisamente un luogo per chiunque volesse un po’ di compagnia. Molte volte le compagnie non erano proprio il massimo, poteva capitare anche qualcuno di poco raccomandabile…

Anche se era perfettamente prevedibile, un po’ mi dispiace che questo posto abbia preso una piega più illegale. Se è pieno di criminali sarà pieno di spacciatori, immagino. Oppure prostitute…

“Sembra tutto tranquillo, anche se mi fa un po’ paura…” sussurra Ruby, avvicinandosi a me e poggiandosi al mio braccio. Cerco di scostarmi leggermente da lei, ma rimane attaccata come se fossimo uniti dalla super colla. Non che mi dispiaccia, onestamente. Se riesco ad infonderle un po’ di serenità posso ripagare l’accoglienza cordiale che ho ricevuto da lei appena giunto al covo.

D’altra parte, Alyssa e Tom rimangono sull’attenti, assicurandosi che non ci sia nessuno a seguirci. Neanche la consapevolezza che siamo solo noi, in tardo pomeriggio, ad occupare quest’area li rassicura più di tanto. Farebbe molto comodo avere a disposizione un Jasper tascabile che ti difende con le sue pistole automatiche. Troppo stupido come pensiero? Almeno queste stupidaggini mi distraggono dalla fifa crescente e mi impediscono di tirarmi degli schiaffi in faccia per risvegliare il coraggio.

Parlando di Tom, è incredibile il suo cambiamento nei modi di fare. Se prima sembrava fragile e con tanti sensi di colpa, ora sembra un cavaliere senza macchia e senza paura. Sicuro di sé e determinato. Mi fa molto piacere, è brutto vedere qualcuno che si sente in difetto. Magari in presenza nostra e in una situazione incerta come questa si attiva, come è successo quella volta con Rodd, in cui ha dimostrato prontezza e fermezza.

Avvicinandoci all’ingresso, sentiamo delle voci. In un primo momento do per scontato si trattino di quelle dei nostri tre amici, però riflettendoci bene…

Alyssa e Tom si posizionano con la schiena sul muro. Io e Ruby li imitiamo.

“Secondo te cosa sta succedendo?” le sussurro con la voce più bassa che posso. Lei increspa le labbra e solleva le spalle.

“Può darsi che non siamo gli unici qui dentro… Ci sarà un’altra banda, secondo te, Lyssa?” domanda Ruby alla sua amica. Anche la sua espressione è piuttosto confusa.

“Non sento la voce di Jasper, né quella degli altri…” dichiara Tom. “Può darsi che non sono in reale pericolo…”

“E se fossero dei criminali rotti in culo che non hanno la minima intenzione di collaborare con la causa?” si pone il dubbio Alyssa a bassa voce.

Restiamo tutti perplessi. È lo stesso dubbio di prima…

“Rimane il fatto che dobbiamo capire se qui ci sono cattivi o buoni. Quindi, finché non cerchiamo di capirlo, resteremo qui fuori ad aspettare come degli stupidi…” provo a convincerli.

“Vorresti buttarti a capofitto contro delle persone di cui non abbiamo stabilito l’identità? Fallo!” ribatte Alyssa, pestandomi il piede.

“Purtroppo Alyssa ha ragione…” si aggiunge Tom.

“Come sarebbe a dire ‘purtroppo’?” si innervosisce lei, venendo ignorata dal biondo, che si spiega.

“Non sappiamo quanti sono, la stazza di ognuno, se sono armati, se hanno in ostaggio qualcuno… Troppo rischioso.”

“Non hai tutti i torti, ma non dobbiamo per forza scontrarci con loro…” affermo, con un ricordo che riaffiora alla mente.

“Allora cosa facciamo?” domanda la povera Ruby, con la paura che l’ha resa tremolante come la gelatina.

Tutti mi guardano, attendendo una risposta. Allora tocca a me prendere iniziative? Bene, e sia. È ora di tirare fuori le palle, Allen.

“C’è un altro ingresso che possiamo utilizzare e che quasi sicuramente ci impedirà qualsiasi scontro fisico.”


 imageAngolo autrice

Altro aggiornamento, bitches! xD

A parte gli scherzi, spero che finora la storia vi stia piacendo! Per la prima volta abbiamo anche un POV diverso rispetto a quello di Allen che si sta pian piano ambientando e abituando ai ritmi, giusto per cambiare un po’ i pensieri perché sennò che noia! XD

Annuncio che potrei rallentare leggermente la pubblicazione perché… Ehm… *apre un armadio da cui escono centinaia di libri* Ho giusto un paio di cose da studiare (e un paio di libri da mettere a posto, adesso…)… xD

Qualche capitolo è già pronto, per cui state tranquilli perché, almeno fino a Natale, dovreste ricevere aggiornamenti almeno una volta alla settimana (salvo cambi di programma di cui vi metterò a conoscenza in anticipo ^^). Quando scrivevo “My Love, My Life” ho utilizzato lo stesso metodo (vale a dire, portarmi avanti con la storia e pubblicarla poco per volta) e, anche se vi ho avvisato di possibili ritardi, alla fine riuscivo comunque a rispettare i tempi perché trovavo quasi sempre il tempo di buttare giù qualcosa. Potrebbe essere anche il caso di “Riots”, per carità, ma di ‘sti tempi la vedo leggermente più difficile ^^’

Concludo con la canzone di oggi, che è “Bury Me Face Down” di “grandson” in riferimento alla frase di Crow “Dovete prima passare sul mio cadavere”. In pratica, mettete in mezzo i “mocciosi” e siete fottuti. ^^

Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli, sono sempre accettati ^^

Ci vediamo la prossima settimana ^^

Ciau!

EDIT 21/05/2021: Siamo arrivati all’ultimo componente del nostro team! Eccovi qui… una foto di Lucy! ^^

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Capitolo 8
*** Brain Stew//Il teatro ***


“C-c’è un altro ingresso?” domanda Ruby, ancora spaventata. Io annuisco, facendo cenno di seguirmi.

“E se anche quell’ingresso fosse sorvegliato? C’è il rischio che una banda che non ha intenzione di collaborare con noi abbia occupato l’intera zona e voglia usarla come nascondiglio…” protesta ancora Alyssa. Roteando gli occhi, le rispondo.

“Di nuovo, non ne avremo la certezza finché non ci dirigeremo anche lì. Se dovessero esserci problemi, vedremo di trovare un’alternativa. Non tutto deve essere programmato dall’inizio per funzionare…” le rispondo, iniziando cautamente ad allontanarmi seguito da Ruby.

“Detto da uno che vuole diventare medico…” ironizza Tom. Oh mio dio… Mi stanno davvero dando sui nervi.

“Zitti e fidatevi di me. Troppe chiacchiere ci faranno scoprire!” esclamo silenziosamente, con il dito indice sulle labbra. “Prendete esempio da Ruby…”

Finalmente piomba il silenzio, se non fosse per una piccola risatina di Ruby. Sia Tom che Alyssa si arrendono e iniziano a seguirci a ruota.

Probabilmente penseranno che io li condurrò alla morte, ma se mi stanno seguendo vuol dire che c’è un motivo. Avranno dunque capito che ho ragione? Che fino a quando non affronteranno le situazioni che gli capiteranno non saranno mai capaci di rovesciare le carte in tavola? Che ho delle ottime doti di comandante? Beh… Magari quest’ultima cosa non varrà sempre…

Ci dirigiamo dunque davanti all’ingresso alternativo, una porta decisamente più nascosta. Credo che, quando Nuova Domino e il Satellite erano uniti e il teatro funzionava, questa fosse usata per far entrare gli attori. Difatti, una volta varcata l’entrata, ci ritroviamo proprio dietro al palco. Esattamente come lo ricordavo… Il pavimento del backstage è pieno di travi e calcinacci e, a parte alcuni posti tranquilli su cui io e alcuni miei amici ci sedevamo, non c’è altro. A parte la nostra presenza, non sembra ci sia qualcun altro qui. Chissà dove saranno gli altri… Il teatro è molto grande, non mi stupirei se si trovassero nel nostro stesso luogo… Magari sono nascosti… Di chi saranno state le voci di prima?

“Ok…” si avvicina a me Alyssa, attenta a non calpestare quel macello che c’è per terra. “Qual è il piano?”

Tom perlustra la zona per assicurarsi che non ci sia nulla di pericolante. Io mi guardo attorno, ma quello che riesco a cogliere nel buio illuminato da alcuni raggi di sole è solo il sipario color scarlatto e malandato. Dobbiamo girare in maniera cauta, poiché il silenzio non è l’affermazione alla domanda “Oltre a noi, c’è qualcun altro?”. Per cui, se uscissimo dal palco, è come se annunciassimo l’inizio dello spettacolo… Ci faremmo scoprire!

“C’è uno spazio qui sotto!” accorre Ruby, con un entusiasmo tale da farci dire “shh!” allo stesso tempo. Grattandosi la testa imbarazzata, indica proprio il sottopalco… Ma certo!

“Grande, Ruby!” esclamo anche io con voce troppo alta, ottenendo la mano di Tom sulla bocca. Mi divincolo da lui, proseguendo. “Allora, da qui sotto si può raggiungere una botola che sta sul palco. Se la aprissimo leggermente per poter spiare cosa sta succedendo dall’altra parte del sipario avremmo un’idea di cosa fare. In questo modo, non ci faremo scoprire. Che ne dite?”

I ragazzi si guardano tra di loro, poi mi rivolgono un cenno di affermazione. Bene, andiamo.

Ci abbassiamo per poter passare sotto il palco, cercando di orientarci nell’oscurità per cercare l’apertura. L’odore di polvere mi entra nelle narici, rendendomi difficile trattenere uno starnuto.

“Qui…” bisbiglia Alyssa, venendo illuminata da un leggero fascio di luce. Mi avvicino per vedere cosa sta succedendo e… Ci sono dei ragazzi della nostra età, dunque sui venti anni, che fumano sui sedili della grande sala dove si accomodava il pubblico. Ridono, senza fare un rumore eccessivo, e alcuni di loro camminano in avanti e indietro. Da come si muovono sembrano molto sballati. Uhm… Oltre a loro, non vedo nessun altro. Nessuna traccia di Crow, Lucy e Jasper.

“Allora non mi stavo immaginando quell’odorino…” ridacchia la ragazza a fianco a me, controllando attentamente il posto.

“Voi che ci fate qui?”

Una voce. Poco rassicurante. Io e Alyssa chiudiamo la botola e torniamo nel buio. Tom e Ruby non sono con noi, sono rimasti fuori… E sono lì da soli con quella voce.

“Oh, ehm…” fa Ruby, venendo interrotta.

“Non potete stare qui senza invito… Voi non sembrate affatto dei nostri…” continua quella persona. Un uomo. O un ragazzo? Non ne ho idea.

“Ecco, in realtà stavamo cercando il mio gatto!”

R-Ruby?! Sul serio? Si è inventata di avere un gatto…

“Si, io e il mio amico siamo entrati qui perché ho visto il mio Puffi venire qui. Ho provato a fermarlo, ma siamo stati costretti a venire qui!”

Qualcosa mi dice che dobbiamo andarcene da qui. Faccio segno ad Alyssa di seguirmi ma lei mi blocca.

“Aspetta.” dice gelida.

“Un gatto, eh?” domanda il tipo misterioso. “Se lo vedo in giro lo faccio uscire, ma voi dovete andarvene.”

Sentiamo i passi di Tom e Ruby allontanarsi sempre di più. Ecco, siamo soli. Soli con un tipo sconosciuto, che se ci dovesse beccare qui potrebbe seriamente farci male. Se ha creduto alla storia della nostra amica, dubito che vedendoci ci darà la grazia.

“Che palle…” impreca il ragazzo. “Tra tutte le cose che potevano affidarmi, perché proprio il teatro?! Ci vengono soltanto dei fighetti che vogliono sentirsi grandi con la droga che vendiamo! Non si sono degnati nemmeno di farmi compagnia…”

“Che si fa?” sussurro nella maniera più silenziosa possibile ad Alyssa, che rimane tranquilla.

“Fidati, i nostri compagni mi hanno fatto venire un’idea… Tu prendi qualcosa di pesante o con cui puoi colpire la nuca di quell’idiota!”

Si allontana un po’ da me, ben attenta a non fare passi falsi. Rimane con lo sguardo fisso su quel tipo, che io continuo a non vedere. In ogni caso, ubbidisco e cerco subito un qualcosa di abbastanza pesante. Spero solo di mettere a nanna quel tipo e non di fargli qualcosa di peggio. Vediamo… Dei pezzi di legno… Uhm, troppo sottili e leggeri per mandare al tappeto qualcuno… Vedo qualcosa di scuro e di forma rettangolare, sembrerebbe una cassa. Riesco a prenderla tra le mani senza troppa difficoltà e noto con piacere che può tranquillamente essere un’arma. Faccio quindi cenno ad Alyssa e lei mi si avvicina dandomi ulteriori indicazioni.

“Nulla di più semplice… Io lo distrarrò e tu lo colpirai da dietro, d’accordo?”

“C-certo…” dico un po’ riluttante. Mi dispiacerebbe fare del male a qualcuno. In ogni caso, la dark ignora questa mia insicurezza e prosegue subito ad assumere un atteggiamento completamente diverso. Esce allo scoperto passando da un’altra parte, dando l’impressione di essere arrivata grazie all’ingresso e si ritrova fulminea alle spalle del tipo.

“Ciao!” esclama sensuale.

Il ragazzo si gira subito. Intanto mi avvicino per essere pronto a colpire. Ora riesco a definire meglio l’aspetto del giovane: abiti consumati (ma d’altronde, chi non li indossa qui al Satellite?), capelli rasati scuri e la corporatura abbastanza robusta. Accidenti, non so se basterà…

“Ehi, bellezza… Il bordello è da tutt’altra parte, poco lontano dal ponte, credo che tu abbia sbagliato posto…”

“Il fatto che tu sappia dove si trovi mi fa capire che tu ne sei un gran frequentatore… Comunque, no. So benissimo dove mi trovo e vorrei… Sai, un po’ di quella roba…” mente Alyssa. A cosa deve ridursi… E a cosa devo ridurmi io! Ma è davvero necessario?

“Hai un invito? Se non ce l’hai, non importa. Paghi in altro modo, che ne dici?”

Dal tono di voce comprendo le reali intenzioni di quel tipo. Che schifo di persona! A questo punto, se prima non ero intenzionato a compiere questa azione, ora sono più che fremente! Mi avvicino piano, senza fare rumore. Alyssa mi butta una rapida occhiata. È il momento!

“Va bene, accetti i pagamenti in…”

Scaglio subito la cassa poco sotto la nuca, nel posto perfetto per non causargli troppi danni ma al contempo renderlo un vegetale per le successive ore, e come previsto lui cade a terra in avanti, sbattendo la testa. Alyssa fa un paio di passettini all’indietro per scansarlo.

“… buoni per svenimenti?” ridacchia lei, non mancando di sputargli addosso. “E comunque, non te l’avrei mai data. Puzzi di morte!”

“Che. Schifo.” commento io, incurante del fatto che ho picchiato fortemente qualcuno per la prima volta in diciotto anni.

“Bel lavoro, Allen…” sussurra lei rivolgendosi a me, uscendo poi fuori per richiamare Ruby e Tom.

Con la mente più lucida mi assicuro delle condizioni di quella testa di rapa, non notando ferite che potrebbero condurlo ad un’emorragia. Dopotutto, se ammazzassi qualcuno mi rimarrebbe un trauma profondo. Già il fatto che io abbia assistito ad un omicidio a sangue freddo è troppo!

I due ragazzi si riuniscono a noi, non dimenticandosi di fare commenti scioccati alla vista del corpo dell’energumeno.

“Che cosa avete fatto?” domanda Ruby preoccupata.

“Nulla che non andasse fatto!” tronca subito Alyssa. “Non dovremmo preoccuparci di un complice di spacciatori, non trovate?”

“Non hai tutti i torti…” bisbiglia Tom, mantenendo lo sguardo distaccato dal ragazzo svenuto. “Ora, che si fa?”

“Cerchiamo di trovare gli altri, sperando che non siano in pericolo!” propongo io, mettendo piede nel corridoio buio al lato degli spalti, scortato anche dagli altri.

 

Jasper’s POV

“Quando usciremo di qui, testa di carota?” chiedo io, stanco di avere nel naso l’odore pungente di chiuso e di muffa.

“Quando avremo sistemato questa faccenda!” esclama Crow, rimanendo davanti a me e Lucy e guardandosi attorno concentrato. Ci troviamo al piano superiore del teatro, abbiamo già perlustrato l’area degli spalti ma a parte alcuni tossici che ridevano (avranno visto qualche drago… magari in gonnella e con le trecce, chi lo sa…) non c’era traccia di criminali. Il massimo di criminalità che abbiamo visto finora era un omaccione addormentato su una sedia che reggeva un bracciolo della seduta a fianco. Ho davvero temuto per la mia vita…

“Non c’è un cazzo di nessuno qui, sprechiamo il nostro tempo!” cerco di fargli capire. “Anche se fosse come dici tu… Il nostro problema non è un paio di fattoni in un teatro, che problema creerebbero?”

Lo scatto del capo verso di me che mi afferra per il colletto mi fa capire che non ha recepito il messaggio.

“Tu lo sai benissimo, Jasper. Devono fare le loro cose lontano dal rifugio dei bambini!”

“E tu pensi che se ne fottano qualcosa se i tuoi cari amici vivono vicino al loro luogo preferito?” ribatto io, nervoso. Il risultato è che lui, sempre tenendomi per il bavero, mi sbatte contro al muro. Per l’impatto, un po’ di vernice si distacca dalla parete e sporca la mia giacca. “Se volevi farmi male, beh, avresti dovuto metterci più forza, caro mio…”

“Faresti meglio a chiudere quella bocca!” esclama, trascinato via da Lucy che ci esorta a calmarci.

“Vi prego, ragazzi, avrete tutto il tempo di scannarvi dopo… Ma adesso sarà meglio continuare per la nostra missione… Capito, Jasper?!”

Crow si allontana da me, rimanendo con lo sguardo fisso e dannatamente incazzato verso di me. Non me ne curo tanto, alla fine chi se ne importa? Non ho detto una stupidaggine, anzi, è vero che chi spaccia qui o compie atti criminali non ha il nemmeno un briciolo di coscienza e buon senso.

“Se posso proteggere qualcuno lo faccio. Punto e basta.” chiude il discorso il pel di carota, continuando a camminare visibilmente più nervoso. Lucy mi getta un’occhiataccia e lo segue a ruota.  Mi mordo l’interno della bocca, costretto ad arrendermi al loro volere. Continuo a rimanere dell’idea che stare qui è inutile… Proprio per noia, mentre proseguiamo dentro il corridoio del piano superiore, caratterizzato dalle pareti scure e la moquette piena di povere e chissà quante malattie, osservo attentamente quali forme creano le crepe nel muro e nelle colonne portanti. Il mio sguardo, a volte, incontra le tende rosse ammuffite e aperte, che forniscono uno scorcio sull’interno del teatro dall’alto, da un’altra prospettiva: le balconate. Lo ammetto, anche se questo posto non sembra affatto il massimo del lusso, mi dà l’impressione di essere un giovane aristocratico del Settecento che si reca qui a vedere un’opera lirica… E che magari, catturato dallo sguardo di una dolce fanciulla, ci si apparta per corteggiarla…

Certo che la noia ne tira fuori, di stronzate.

“Chi è là?”

Una voce interrompe il mio flusso di pensieri e mi fa tornare alla realtà, vigile come un cane da guardia. Non so di preciso da dove venga quel suono, ma quello che fa Crow è stendere un braccio, come per dirci di non fare niente. Chi sarà costui? Sembrerebbe qualcuno che il nostro capo conosce, altrimenti non mi spiego questo tentativo di fermare il mio dito dal premere il grilletto della mia fidata pistola…

Una timida testa folta di capelli rossi tendenti al rosa, tenuti a bada da un insulso cappellino giallo, si sporge da una porta dalla parte opposta della balconata e lì compaiono anche un paio di occhi verdognoli. Sembrerebbe una bambina…

“Rally! Sei tu! Sono contento che sia sano e salvo!” esclama Crow, contento. Un momento… Come sarebbe a dire “sano e salvo”?! Sarebbe… un ragazzino, quello lì?

“Non sono l’unico ad aver pensato fosse femmina, vero, Lucy?” sussurro alla ragazza.

“Certo che i tuoi concetti di genere sono davvero limitati…” mi risponde lei, stizzita.

“Cosa avrei detto di male?! Ho solo avuto un’impressione iniziale evidentemente errata, per il resto non me ne può fregar di meno!” ribatto io. In tutto questo, Crow ci ignora, rimanendo a parlare con questo Rally.

“Io, Tank, Nervin e Blitz siamo salvi, per fortuna… Siamo un po’ nomadi nel Satellite, ormai, ma è la soluzione migliore per non avere rogne di nessun tipo con la gente…” dice il ragazzino, posando lo sguardo anche su di me e Lucy. “Vedo che Yusei non è con te…”

“Guarda, volevo proprio chiedervi se avessi alcuna notizia su di lui, ma a quanto pare…” sussurra un po’ sconsolato il rosso. Ho sentito parlare di Fudo fino allo sfinimento, oramai… Il fratello, amico, compagno inseparabile di Crow assieme a Jack Atlas. Non conoscevo molto della loro storia anche se quest’ultimo è diventato molto famoso per essersi affermato come campione di Duelli Turbo. Diciamo che l’unico su cui ero davvero informato era Crow… Si, il suo nome compariva su qualsiasi lista nera della polizia!

“Si dice che sia ancora al Satellite, ma molte volte sono solo fesserie, quelle raccontate dalla gente del posto…” continua a parlare Rally. “Comunque, che ci fai da queste parti? Spero vivamente tu non sia passato a quel tipo di divertimento…”

“Che intendi dire?” domanda Crow, non capendo il collegamento.

“Ehm, credo che lui intendesse la droga…” suggerisce Lucy. Il rosso, prontamente, nega.

“Assolutamente no! Più che altro, ero stato informato di alcune attività criminali proprio in questa zona e, poiché credo che tu sappia dove ci troviamo, ero venuto personalmente a controllare che fosse tutto a posto!”

“Giusto, per i bambini! Farò sapere loro che-”

“No!” esclama Crow, troncando subito le parole di Rally. “Loro non devono sapere dove mi trovo… Quindi ti pregherei di non farne parola né con loro, né con Martha…”

“Accidenti, non posso dirgli nemmeno che tu stai bene?” domanda sconsolato il ragazzino. “Sai, sono davvero tutti preoccupati per te… Gli farebbe bene, quantomeno, sapere che sei ancora vivo…”

Il capo scuote la testa, abbassando lo sguardo. Lucy poggia una mano sulla sua spalla per dargli conforto mentre io rimango ad osservare in silenzio la scena.

“Per la loro sicurezza, non farlo…” sussurra la ragazza.

“Aspetta, ma io ti conosco! Lucy, giusto?” nel riconoscere la giovane, il volto del ragazzino si rischiara. “Allora tu e Crow vi siete rimessi insieme!”

“Ehm, a dire il vero no… Siamo solo rimasti amici!” gli risponde Lucy un po’ in imbarazzo, stringendo la coda di cavallo sulla testa. “Comunque, mi fa piacere rivederti, Rally! Spero che anche gli altri stiano bene e che siate al sicuro in un posto nascosto…”

Cavolo, a volte mi dimentico che quei due sono stati insieme…

“Comunque, non vi converrebbe preoccuparvi troppo del teatro… Qui ci sono solo ragazzini che si dilettano con stupefacenti, ma sono totalmente innocui. Pare che i criminali preferiscano altri luoghi…”

Questo non coincide affatto con quello che ho visto io. Assolutamente no. Sono stato nel corpo di polizia per ben due anni, so distinguere molto bene i criminali dagli idioti!

“Jasper, tu ci avevi informato diversamente…” sussurra Lucy.

“No, c’è qualcosa che non torna… Sono assolutamente serio.” la avverto silenziosamente. Poi decido di rivolgermi al ragazzino. “Ehi, tu… Nelly, giusto?”

“Rally. Mi chiamo Rally!” mi corregge lui un po’ frustrato.

“Si, beh, come hai detto tu… Non avresti ancora spiegato al tuo amico una cosa…” dico noncurante dell’errore. “Se ci sono dei giovincelli che amano farsi gli spinelli qui dentro… Tu cosa ci faresti qui?”

Noto l’espressione del ragazzino contorcersi, come agitato. Colto nel segno!

“Tutto bene?” gli domando con tono curioso.

“Ehm… Si! Certo… Noi…” balbetta lui, in preda all’ansia.

“Rally, cosa succede?” chiede Crow, sospettoso di quel comportamento. “Non mi dirai che…”

“No! Non pensate male!” esclama subito Rally mettendosi le mani nei capelli. “È che quel tipo mi fa paura, sembra un agente cattivo…”

Che ridere, tecnicamente ha ragione…

Lucy si fa avanti, abbassandosi per avere un contatto visivo con il giovane e mettendogli una mano sulla spalla.

“Ehi, va tutto bene! Se non è successo nulla non hai motivo di cui preoccuparti!” lo rassicura, mentre Crow mi rimprovera per l’ennesima volta per il tono duro. Fa niente, mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro.

“È che non voglio tornare in una cella…” si fa triste Rally, sforzandosi di non piangere. “La situazione qui al Satellite è diventata troppo pericolosa e ogni giorno dobbiamo cambiare rifugio… Ero solo venuto a controllare che qui potessimo stare al sicuro… Lo giuro, non sto facendo nulla di male…”

Evito di aggiungere altro, ha le sue ragioni per stare qui e dubito che un tipo come lui possa spingersi a fare pazzie del genere.

“Solo… Stai lontano da quella roba… Ti converrebbe!” lo avverte Crow con una lieve risatina per smorzare un po’ l’atmosfera.

 

Angolo autrice

Ciao, ragazzuoli! ^^

Oltre a Crow, abbiamo visto un’altra vecchia conoscenza… Uhm, beh… Almeno do a Rally un po’ di spazio, visto che dopo l’arco dei Predestinati Oscuri chi se lo è cagato più (ovviamente lo stesso vale per gli altri tre)? xD

In questa nota d’autore volevo scusarmi se in questo periodo risulterò un po’ assente poiché, oltre alla mancanza d’ispirazione, sarò impegnata anche con lo studio per prepararmi alla prima sessione d’esami all’università. Per cui, mi scuso se non risponderò subito a recensioni o messaggi privati e non vi recensirò le storie. Sappiate, però, che vi leggo lo stesso e appena ritaglio un po’ di tempo vengo a trovarvi ^^

Rinnovo anche l’avviso precedente, potrà succedere che io rallenti la pubblicazione ad un certo punto. Mi scuso anche di questo ^^’

Per oggi, la canzone viene ripescata dal mio periodo “Green Day” :’) Invece di prendere qualcosa di più mainstream tratto da album come “American Idiot”, ho decido di scegliere un brano di “Insomniac”, vale a dire “Brain Stew”. Sono state date varie interpretazioni al testo, ma quella corretta è l’effetto che ti provoca la droga, tra cui non farti dormire. Considerando il luogo in cui sono finiti i nostri compari, ci sta! xD

Ed è tutto, per questa settimana! ^^

Ci sentiamo alla prossima ^^

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Capitolo 9
*** Know your Enemy//Colpevoli, mancanze e protezioni ***


Allen’s POV

Dopo esserci effettivamente assicurati che gli unici ragazzi presenti sugli spalti del teatro fossero innocui e fin troppi fatti per considerarci un pericolo, proseguiamo cercando altre stanze dove potrebbero esserci spacciatori o altro. Dopotutto, Tom lo aveva visto… Dice che c’erano dei criminali qui e dalla sua esperienza dubito che abbia detto una bugia.

“Jasper lo sapeva benissimo, ha visto qui fuori della gente sospetta…” sussurra lui, mentre Alyssa apre piano tutte le porte che trova ai lati degli spalti, facendole cigolare il meno possibile, e assicurandosi che non ci sia nessuno. “E se lo dice Jasper…”

“Anche il ragazzo che abbiamo steso prima lo ha confermato… Bisogna capire bene chi…” gli do ragione, quando sentiamo un forte rumore proveniente dal piano di sopra. Sembra che sia caduto qualcosa di pesante. Ruby sussulta, attaccandosi a me e coprendosi la testa con le braccia. “Ehi, va tutto bene, non veniva da qui!”

Lei si allontana subito da me, forse resasi conto della sua azione tanto improvvisa quanto imbarazzante. Divampa e fa un sorrisetto.

“S-si, scusa… Mi sono presa un piccolo spavento!” ridacchia lei. Alyssa, invece, è di tutt’altro umore.

“Spera che non sia successo niente ai ragazzi…”

“Oh, staranno bene… Loro tre assieme sono una bomba ad orologeria!” sostiene Tom, poi si rivolge a me. “Vedi, Allen… Lucy pratica arti marziali sin da quando era piccola, Crow è abituato a fuggire dalla polizia e Jasper… Beh, lui è Jasper…”

“È un coglione per definizione.” risponde Alyssa. “Un coglione armato, però.”

“Si, ho capito!” esclamo, comprendendo cosa intendessero dire. “Comunque, secondo voi dovremmo indagare su quello che è successo sopra?”

“Secondo me… Si, per lo meno così escludiamo il peggio, non trovate?” propone Ruby. A quanto pare, siamo tutti d’accordo. Imbocchiamo le scale per salire.

 

Crow’s POV

Mentre rimaniamo a parlare con Rally, ecco che un rumore improvviso ci fa mettere in allerta. Rally si nasconde dietro una tenda, mentre Jasper toglie la sicura della pistola per prepararsi, eventualmente, a colpire. Poi, guardandoci attorno, ci rendiamo conto che quel suono proveniva da un semplice idiota arrabbiato che ha calciato con forza un mobile posizionato nel corridoio in cui ci troviamo. Ecco perché non sono mai andato oltre le sigarette…

“Continuo a non capire perché dobbiamo stare qui, Crow…” si rivolge a me Jasper, rimettendo a posto la sua arma. Anche io comincio a pensare che forse è il caso di andare via, ma qualcosa mi dice di rimanere qui e continuare a cercare…

“Ragazzi, eccovi qui!”

Dietro di me, una voce familiare. Alyssa, seguita anche dal resto del gruppo.

“E voi cosa ci fate qua?!” domando immediatamente, ribollendo di rabbia. “Non eravate tenuti a seguirmi… In più avete lasciato il covo incustodito!”

“Crow, non potevamo semplicemente lasciarvi andare da soli, specie se qui c’è un giro di spaccio!” mi informa Allen. Un… giro di spaccio?! Ma qui… Accidenti, avrei dovuto immaginarlo…

“Un momento, come potete dirlo?” si intromette Lucy.

“Beh, diciamo che Allen e Alyssa hanno sentito un omaccione parlare di questo…” sostiene Tom. “Prima che Allen gli buttasse un amplificatore in testa…”

Vedo i suoi occhi azzurri assottigliarsi verso Allen, che ricambia imbarazzato con una grattata di testa e una risata. Beh, direi che, solo per questo, l’ubriacone si merita di stare in squadra! In ogni caso non dimentico quello che mi hanno detto… Immediatamente ripenso ai bambini… Ho detto loro di non uscire di casa, di rimanere sempre nei pressi, di dare ascolto a Martha e di non mettersi mai nei guai… Ma ho sempre paura che violino queste regole e vadano dove non devono andare, come in questo teatro…

“Crow, tutto bene?” domanda Alyssa, notando il mio incupimento.

“S-si… Ragazzi, dobbiamo mandarli via di qui!” dico prontamente. “Dov’è questo tipo?”

“È al piano di sotto!” sussurra Ruby. In tutto questo, non hanno minimamente notato la presenza di Rally, ancora nascosto dietro la tenda. Spero solo che non sospetti nulla sul nostro conto, che non venga mai a sapere quello che facciamo realmente. Non mi è nemmeno dato salutarlo, purtroppo…

Ci dirigiamo tutti verso le scale, seguendo l’altro gruppo.

“Che cazzata…” sussurra Jasper, sistemandosi i guanti senza dita sulle mani.

“Jasper, chiudi quella cazzo di bocca.” sussurra Alyssa. “E abbi un po’ di tatto.”

Vorrei dire ad Alyssa di non insistere con lui, poiché non cambierà mai mentalità, ma ammetto che vederla impegnata a contrastare le opinioni di Jasper mi fa alquanto piacere. Ho capito che lei era la persona giusta per questo gruppo da quando, appena giunta assieme a Tom, ha “osato” contraddire Jasper. Tutti gli altri non ci provavano nemmeno, invece quel giorno lei ha avuto l’ultima parola. “Che tipa tosta!” ho pensato. Proprio quello che ci serviva.

Non che gli altri non lo siano, eh! Anche se ho i miei dubbi su Ruby e Allen, non significa che non si meritano di far parte del nostro clan.

“Spero solo che quell’idiota non sia fuggito… Oppure non abbia avvisato nessuno…” dice Tom. “Non gli abbiamo nemmeno impedito di andarsene con qualche impedimento, tipo legandolo o che ne so…”

“Male, accidenti…” commento io. “Non siate stupidi, la prossima volta…”

“Ho ancora molto da imparare, Capo…” si scusa il biondo. Gli do una pacca sulla spalla per fargli capire che è tutto a posto.

Poco dopo, raggiungiamo il retro del palco, scostando il sipario e trovandoci quasi al buio. Proviene un po’ di illuminazione dall’esterno, ma dal colore del cielo si capisce che si sta facendo buio e quindi dovremmo sbrigarci. Ad un certo punto, calpesto qualcosa di morbido, inciampando su di essa. L’oscurità non mi ha fatto vedere un accidenti!

“Ti sei fatto male?” domanda Allen, sentendo il tonfo e aiutandomi a rialzarmi. Abbassando lo sguardo mentre mi rimetto in piedi, mi accorgo di essere finito addosso a qualcuno svenuto… Che sia…

“Eccolo, prendetelo!” sussurra Ruby, sfilandosi la cintura dai jeans e passandola ad Allen. Facendomi aiutare da Tom e Jasper, giriamo il corpo di quel tipo e gli leghiamo i polsi dietro la schiena, lasciandolo a pancia in giù. In tutto questo, lui non si è ancora svegliato.

“E svegliati, brutto scemo!” esclama Alyssa, dandogli un calcio sullo stomaco. L’uomo reagisce tossendo e lamentandosi dal dolore.

“Non… Ce n’era… Bisogno…” dice a fatica.

“Oh, sì, invece! Visto che hai provato a fare il maiale con me!” ribatte lei, rabbiosa.

“Seriamente?!” reagisco io, abbassandomi per incrociare lo sguardo di quel tipo. “Proprio non ce la fate a tenere il cazzo nelle mutande, voi?! Davvero un atteggiamento schifoso, non trovi?”

“No, non è come sembra!” si difende lui, impaurito dal mio cambio di tono. “Aveva detto di volere della droga, così mi sono offerto di farla pagare in altro modo…”

“L’ha fatto perché io potessi mandarti al tappeto con quel coso!” si mette in mezzo Allen, indicando i pezzi della cassa andati in frantumi dopo avergliela gettata addosso. “Non hai scuse, amico… Rimani un lurido…”

Accidenti, non pensavo che Allen avesse le palle di dire determinate cose!

“E ora parla!” esclama Lucy. “Chi è il tuo capo?”

“Eheh… Sperate che io ve lo dica così facilm- EHI, POSSIAMO PARLARNE!” dice, spaventandosi alla vista di Jasper con la pistola in mano. Mi sposto, non si sa mai… magari sbaglia mira…

“Solo tu dovrai parlare, caro mio… Anche perché se non lo fai…” dice il corvino, puntandogli l’arma contro. “Non avrai più possibilità di farlo… Quindi, a te la scelta…”

“Va bene, parlerò! Abbassa prima quella pistola!” urla il tipo molto spaventato.

“La abbasserò solo quando avrai fatto quello che ti abbiamo chiesto!” ribatte Jasper. “Non mi faccio mettere i piedi in testa da uno come te…”

“Ok, però calmiamoci…” sussurra Ruby, colta dalla tensione e attaccata al braccio di Allen.

“Non ho un capo, io… Sono stato chiamato dagli ‘X-Sabers’ a fare da guardia ai loro spacci… Non so chi sia il vero capo, so solo che sono stato chiamato da un tipo chiamato Rodd…”

“Non ci credo… Quel bastardo è a capo di una banda o parte di essa…” si mette le mani nei capelli infastidito Tom. E non ha tutti i torti… A quanto pare ci tocca dargli un’altra lezione.

“Sede?” domanda Jasper, tenendo ancora l’arma puntata su di lui.

“Devo dirvi anche dove si trovano?! Ho già detto abbastanza, non trovate?!” domanda il tizio. “Se vengono a sapere che ho parlato…”

“Non hai detto un bel niente!” esclama Jasper, facendoci sussultare tutti, tanto che è stata improvvisa la sua frase. “Se non saranno loro a farti fuori, ci penso io…”

“NO! Zona Sud del Satellite, un edificio rosso vicino alla piazza con la fontana!” confessa l’uomo, in tensione.

“Bravo, vedo che sai ragionare…” sussurra Jasper, rimettendo a posto la sua amata pistola. “Ah, giusto perché sono buono, ti faccio scoprire qualcosa di nuovo… Sai a che velocità viaggia una pallottola?”

Il nemico lo guarda fisso negli occhi, terrorizzato.

“Dipende dalla lunghezza della canna e dal tipo di proiettile. In generale, intorno ai cinquecento metri al secondo, inferiore o superiore… A prescindere, è abbastanza per forarti il cranio e arrivare al cervello, portandoti alla morte… Tienilo bene in testa, perché qualora tu ci avessi detto una bugia o andassi a spifferare quello che è appena successo ai tuoi superiori…” Jasper gli pesta con forza una gamba. “Avrò la libertà di decidere se condannarti ad una vita di sofferenze o sopprimerti direttamente, così come ce l’avranno gli ‘X-Sabers’, con un singolo movimento dell’indice. Comportati di conseguenza, sei ancora in tempo per dirci la verità. Non provare neppure a scappare, perché non ci metterò nulla a trovarti.”

“N-no… Quello che ho detto non è una menzogna, è davvero così…” balbetta turbato l’omaccione. Beh, chi non lo sarebbe? Jasper ha la capacità di minacciarti seriamente e di incuterti timore per ottenere i suoi scopi. Un sistema efficace, visto che il tipo ha troppa paura di lui per mentire… Anche se non si può mai sapere… Potrebbe avvertire gli ‘X-Sabers’, che si potrebbero fare una grossa risata perché saranno già preparati ad incursioni rivali o di qualcuno che prova a fermarli. Oppure potrebbero punirlo, spaventati da quello che potremmo fargli. È una roulette russa e non so se me la sento di rischiare. Intanto, abbiamo un’informazione.

“C’è altro che dovremmo sapere?” domanda Alyssa, ancora incazzata per il trattamento che le era stato riservato.

“È tutto…” dice il tipo.

“Liberatelo.” ordino a Lucy e Tom. “Ah, non farti più vedere qui, sono stato chiaro?!”

L’omaccione annuisce, mentre Lucy provvede a slacciare la cintura che tiene fermi i polsi sulla sua schiena. Come viene liberato, si lancia in una corsa goffa verso la porta e sparisce nel buio.

“Rodd è quello a cui ho tirato un sasso in testa, vero?” domanda Allen, con Ruby ancora vicina a lui.

“A quanto pare…” gli risponde Lucy. “Quel babbeo non solo si permette di rubare ai più deboli, si è persino azzardato a mettersi in mezzo ad un giro di questo tipo… Come ci comportiamo, Crow?”

Guardo la finestra. Al di là del vetro, il tramonto sembra al suo ultimo stadio. Non conviene lanciarci impreparati proprio adesso, ci serve tempo…

“Per il momento torniamo a casa, ci serve un piano prima di agire. Inoltre, ora è buio e fa freddo.” rispondo. “A meno che non abbiate altre proposte…”

Dagli sguardi degli altri e dai loro modi di muoversi, pare che siano d’accordo o non abbiano alternative da esprimere a voce.

“Perfetto, ci vediamo al covo, allora.”

 

Allen’s POV

Bene, siamo tornati finalmente a casa. Per evitare di farci vedere tutti assieme per troppo tempo, ci siamo divisi: io, Alyssa e Ruby in macchina, Jasper e Lucy sulle rispettive moto e Tom assieme a Crow sulla Blackbird.

Dopo una cena abbondante, mi tocca fare di nuovo la guardia notturna, questa volta in compagnia di Crow.

“Allora, Allen… Che si dice di interessante?” attacca bottone lui, lanciandomi un controller della console di gioco. “Ti va?”

“V-va bene!” rispondo un po’ colto alla sprovvista, impugnandolo. “Comunque, tutto bene… Direi…”

“Ti fa un po’ strano essere entrato nella banda, eh?” cerca di comprendere il rosso. “Piuttosto, scusami per il comportamento di alcuni di loro, è che… La rivoluzione ha causato danni a molti di noi, perciò viene difficile fidarsi di nuove persone, chi di più e chi di meno…”

“Non importa, è comprensibile!” lo rassicuro io.

“Tra l’altro, non tutti vogliono parlarne così facilmente…” sussurra, venendo a sedersi accanto a me sul divano dopo aver acceso la console.

Nel momento in cui si parte la schermata di avvio, un’ondata di nostalgia mi travolge. Non l’ho mai posseduta, ogni tanto in televisione facevano vedere la pubblicità con quell’esatto video e suoni. Non potevamo permettercela, sognavo di poter vivere come un qualsiasi bambino di Nuova Domino che ne aveva una in casa, o almeno così credevo. Non metto in dubbio che alcuni di loro ce l’avessero, ma nella mia testa ogni singolo giovane della città aveva quella console nella propria cameretta. Se sono finito nel passato, quella che mi ritrovo davanti apparteneva a uno di loro e… ha deciso di buttarla. Sicuro! Qualcuno come Jasper o Lucy l’avrà ritrovata assieme alla spazzatura e i rottami che ci invia la città… Incredibile… Non so se esserne felice perché almeno qualcuno meno fortunato ha potuto possederla o triste perché per loro un oggetto non ha un minimo di valore neppure se ancora funzionante.

“Tutto bene, Allen?” dice Crow, interrompendo il mio flusso di pensieri.

“Oh… Si, stavo solo riflettendo sui… ragazzi…” mi invento io. Dopotutto, era di quello che stavamo parlando. “Non ho potuto ancora ascoltare le reali motivazioni che li spingono ad unirsi ad una causa del genere, oltre alla stanchezza per le ingiustizie… Però… Sarei curioso di saperlo…”

“Beh, tu perché sei qui? Sempre se ti va di dirmelo…” domanda Crow- No, sul serio?!

“Magari perché mi ci hai trascinato senza dirmi nulla e non ho avuto alcuna scelta?!” ribatto io.

“Questo è vero!” ridacchia lui, notando la mia reazione. “Però, sai… Avresti potuto scappare… Andare dalla polizia… Denunciarci tutti… E non avere più il peso di essere contro un intero sistema. Eppure… Non lo hai fatto.”

Ah… Beh, non ha tutti i torti.

“Perché qui ci sono cresciuto, Crow. È qui che ho le mie origini, è a questo posto che devo tutto perché mi ha insegnato davvero a vivere, anche se sembrava tutto così dannatamente sbagliato…” inizio a dire in automatico. “Nell’essere limitato a non poter attraversare quel mare e cambiare la mia vita, io mi sentivo ugualmente libero. Sapevo che, nella disuguaglianza sociale, almeno in parte io ero protetto. Adesso… Adesso avrei paura di qualsiasi cosa… Non mi sento al sicuro in queste condizioni. E se posso fare qualcosa per cambiare la situazione… Beh, perché non mettersi in gioco?”

Crow rimane attentamente in ascolto. Cavolo, non sapevo di essere capace di fare certi discorsi! Eppure… Si, è tutto venuto dal cuore! Solo perché non ho vissuto questa situazione quando ero più piccolo, bensì ora, in una maniera così assurda che non so chi ci crederebbe, non significa che io non abbia questa necessità di vedere il Satellite come un posto migliore, per tutti…

“Sono sicuro che tutti la pensano come te, Allen. Gli altri hanno anche altre motivazioni in più per agire, ma è questo il bello: abbiamo degli ideali comuni. Questo ci tiene uniti.” sussurra lui. “Ed è quello che dobbiamo far capire alle persone che non ci credono.”

“Giusto!” rispondo io. “Piuttosto… Che cosa spinge te?”

“Oh… Beh…” inizia lui, abbassando lo sguardo. “Non saprei da dove partire… Io mi occupavo di alcuni orfani, davo loro da mangiare, un posto in cui sentirsi a casa e una ragione per non arrendersi. La dittatura ha cambiato drasticamente tutto… Ed io non posso permettere che vivano in condizioni ancora peggiori… Così, ho dovuto fare una scelta: o continuavo ad occuparmi di loro e facevo solo quello, arrancando per dare loro speranza che un giorno le cose cambieranno… Oppure dovevo costituire io una speranza per loro, impegnandomi per quel cambiamento… Così, mi sono unito a Jasper e ho fondato questo gruppo.”

“Wow…” sussurro io, catturato da quel racconto.

“Poi, c’è il desiderio di proteggere i miei cari e, anche se qualcuno non lo sa, io sto facendo di tutto pur di trovarli, far sì che stiano bene o motivarli… Se solo facessero del male a Yusei, Jack, Aki oppure a qualcuno del gruppo, in particolare a…”

Si ferma, storcendo la bocca come per non lasciarsi sfuggire un’altra parola.

“Dimentica quello che stavo dicendo… È ovvio che qui dentro siate tutti importanti e a nessuno deve essere torto un capello!” sorride Crow, un po’ amaramente.

“In particolare a chi, Crow?” domando io, curioso di sapere quale nome stesse per tirare fuori.

“A nessuno, stavo parlando senza cognizione di causa!” si giustifica lui, immediatamente.

“Tu non me la racconti giusta…” ridacchio io. Per lo meno, la leggera tristezza che avevo letto nel suo sguardo sparisce.

“Vogliamo giocare, dannazione?!” propone lui, innervosito ma rimanendo scherzoso. “Prima che questa roba si surriscaldi e faccia esplodere il garage!”

 

???’s POV

Ormai l’oscurità ha avvolto completamente il cielo. Simile a quella in cui è piombata questa città dopo tutto quello che è successo. Non so dove siano gli altri, che fine abbiano fatto, se sono ancora vivi. So solo che va tutto una merda, una vera merda.

Le sirene della polizia rimbombano tra le vie, non si sa per quale tipo di operazione in corso. Poco importa, a me interessa solo che si ribalti tutto. Ma in che modo? Normalmente sono così sicuro di me, tutti mi chiedono come io faccia a uscire sempre da tutte le situazioni pericolose. La verità è che non lo so, mi viene naturale, non mi sono mai arreso di fronte a nulla.

“Pensieroso?”

Una voce femminile dietro di me pone fine ai miei pensieri… Per il momento… La riconosco, comunque. È l’unica persona che mi è rimasta e che so come sta… Sempre che lei non dica menzogne.

“Si, adesso rientro.” le faccio sapere.

“Già, non ti conviene gelare qui fuori!” esclama.

“Stai tranquilla.” dico, avvertendo le mie guance tirarsi in su. La sua preoccupazione a volte mi fa sorridere, soprattutto perché è un po’ ingiustificata.

Con il suono della porta che si richiude alle mie spalle, do un ultimo sguardo al Satellite e torno anche io nell’appartamento.

 

Angolo autrice

Ciao ragazzi!

Come vi va? Io devo dirvi la più onesta verità, in sto periodo non dico che sto male a livello mentale ma quasi, ed è una situazione che mi fa passare praticamente tutti i buoni propositi che mi ero prefissata durante la giornata. Vuoi studiare? Tiè, eccoti un mental breakdown! Vuoi continuare a scrivere? Eccotene un altro! Eh vabbè, facciamo altro, procrastiniamo tutto… Bah.

È una situazione del cacchio, veramente… Per ora non mi sento neppure di raccontarvela, però sappiate che cercherò di prendermi cura di me stessa. Come già preannunciato una infinità di volte (lo so, sono ripetitiva xD) ci sarà quasi sicuramente una pausa per permettermi di studiare per prepararmi agli esami ed eventualmente anche per riprendermi. Se vedrete dei capitoli pubblicati sarà perché erano già pronti o ho avuto modo di continuare a scrivere. Spero di non sparire completamente in questi mesi. E forse, se me la sentirò o quando sarà tutto placato, vi racconterò un paio di dettagli… Per ora, rimarrò in silenzio sperando che passerà tutto.

Tornando alla storia, ohibò! Chi sarà la persona misteriosa a cui è stato dedicato il POV a fine capitolo? Vediamo chi di voi riuscirà ad indovinarlo! In un certo senso, per un minuscolo dettaglio si può facilmente comprendere ^^

Nascono altri dubbi e un nuovo fardello e nel prossimo capitolo ne sapremo di più ^^

Intanto, la canzone del giorno è “Know your Enemy” dei Rage Against the Machine”. Insomma, si capisce che il nemico dei nostri eroi non è soltanto il capo di questa dittatura del cacchio, bensì anche chi, inconsapevolmente, lo asseconda.

Ci vediamo al prossimo capitolo! Grazie per la lettura a tutti ^^

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Capitolo 10
*** Highway Tune//Preparazione al colpo e segreti ***


Allen’s POV

Controllo l’orologio sul muro alla mia destra, accanto alle scale. Sono le tre e mezza del mattino, o di notte. Com’è che si dice in questo caso? Comunque, altre due ore e mezza e poi potrò finalmente gettarmi sul materasso e crollare in un sonno profondo. Beh, questo non è proprio sicuro, a dire il vero… Domani dovremmo andare a fare una visitina a Rodd… Ho un po’ paura di come le cose possano andare, ma finchè rimaniamo tutti uniti supereremo qualsiasi cosa.

Già, la forza dell’unità. Quella di cui mi sta parlando Crow proprio adesso. Dopo aver perso cinque partite su dodici a Vital Battle 2, il rosso mi ha raccontato un po’ di fatti antecedenti alla dittatura, nel particolare qualcosa che ricordo benissimo: la minaccia degli Immortali Terrestri.

“Dopo quell’evento così assurdo, credevo di aver visto tutto per una vita sola… E invece…” conclude lui, riferendosi al recente sconvolgimento della società.

“La penso come te!” gli faccio sapere. “Ti immagini se una struttura a forma di fortezza al rovescio cadesse su Neo Domino?”

“Perché dovrebbe accadere una cosa del genere?” ride lui. “Ok che ho visto un sacco di cose strane ultimamente, ma addirittura una fortezza a mo’ di meteorite su Neo Domino?! Quello sì che sarebbe assurdo!”

Certo, sarebbe alquanto strano… Peccato che è successo veramente, solo che voi Predestinati lo avete fermato in tempo. Forse dovrei evitare di fare ulteriori allusioni al futuro, chissà che io non abbia fatto un casino interdimensionale solo con questo spoiler velato…

Crow si solleva la manica del braccio destro, su cui compare uno strano segno. Dunque, dovrebbe essere quello il Marchio del Drago Cremisi?

“Questo tatuaggio, marchio, voglia… Non so come definirlo… Mi fa capire che tutto quello che stiamo vivendo non è ancora niente. Sono legato ad una battaglia assieme ai miei amici di una vita e nuove conoscenze…” torna a fissarmi. “Intanto, pare che ci sia questa scocciatura che deve essere prima risolta…”

Eh, già… Magari quel marchio gli fosse stato dato per sconfiggere il dittatore! Purtroppo, le difficoltà per lui non finiranno con la nostra vittoria.

“Comunque, prima non ti ho chiesto una cosa.” mi fa lui, con un leggero sorriso. “Come ti trovi con gli altri? Vedo che hai particolarmente legato con Ruby!”

“Oh, si, al momento mi sono avvicinato di più a lei! Anche Alyssa, devo dire, mi è simpatica!” gli racconto. “Devo ancora cercare di inquadrare bene Tom e Lucy, per ora non ho capito molto bene i loro modi di fare. Nel particolare, Lucy… Sembra abbastanza chiusa in sé stessa.”

“Ah, Lucy…” sussurra. “Lo sai che io e lei stavamo insieme un paio di anni fa?”

Eh?! Davvero?!

“Aspetta, stavate insieme… Quindi ora non siete più…”

“Ovviamente. Altrimenti Jasper avrebbe fatto il suo nome, non quello di Alyssa…” ridacchia lui. “Sai, il primo giorno che sei arrivato…”

Come farei a dimenticarlo? Una breve frecciatina di Jasper e il garage è piombato nel caos… Un momento, quindi…

“Tu e Alyssa…”

“No, non farti strane idee!” taglia subito, frettoloso. “Intendevo dire che Jasper non avrebbe mai detto una cosa del genere in presenza di Lucy se io e lei fossimo stati ancora fidanzati! Non badare molto a quello che dice, lo fa apposta per causare scompiglio.”

“Si, certo…” dico ironicamente. “Comunque, se posso saperlo… Come mai non state più assieme?”

“Certo che puoi, però ti chiederei di non dipingerla come una persona cattiva, perché non lo è…” inizia lui. Già da questa premessa, mi aspetto qualcosa di interessante. “Ecco… Diciamo che a quanto pare non sono stato abbastanza per lei, quindi… Mi ha tradito.”

Io rimango senza parole. Mi dà sempre un gran dispiacere sentire parlare di relazioni finite, specie se per colpa di un tradimento.

“Mi dispiace un sacco, Crow…” sono capace di far uscire dalla mia bocca. “Immagino tu abbia dato tutto per lei…”

“No, sono sempre rimasto fedele a me stesso ma senza pensare solo ed esclusivamente alla mia persona o ad altro… Eppure, non è stato abbastanza…” afferma, con una smorfia. “Comunque stai tranquillo, ormai ci ho messo una pietra sopra! Tutti commettiamo degli errori, dobbiamo sempre essere disposti a perdonare, soprattutto in questi tempi… Ora siamo amici, ma nulla di più…”

“Ti ammiro, io non avrei avuto il coraggio di farlo.” gli faccio sapere.

“Beh, non potremmo avere tutti la stessa reazione, altrimenti il mondo sarebbe un posto così noioso!” esclama allegramente. “Però non ti nego che ci sono rimasto abbastanza male, sono stato in depressione, per così dire, per almeno una settimana. Per fortuna mi sono ripreso, anche grazie all’aiuto dei bambini!”

Meglio così, almeno le sofferenze si riducono a poco tempo.

“Comunque, su quello che hai detto prima, ben presto imparerai a conoscere Lucy. In generale è difficile capire cosa le passa per la testa, non si apre molto. Vedrai che con il tempo si fiderà anche di te e risulterà più simpatica!” mi comunica.

Già, lo spero veramente… Farei meglio a non stare antipatico a nessuno qui dentro. Nel dubbio, posso almeno contare sulla protezione di Ruby.

 

“Bene, siamo tutti pronti?” domanda Crow, attirando la nostra attenzione. Io mi sgranchisco il collo, ancora irrigidito per essermi appena svegliato. È mezzogiorno, mi sono fatto circa sei ore di sonno e adesso dovrei stare meglio. Anche se avrei preferito continuare a dormire… Purtroppo, non ho dimenticato quello che dobbiamo fare oggi.

Per l’occasione, mi sono cambiato i vestiti. Ora indosso una camicia a quadri nera e verde e dei jeans scuri, che mi ha dato Tom poiché non sono più della sua taglia.

Tutti quanti ci avviciniamo al tavolo, attendendo istruzioni.

“Allora, ragazzi, Tom ha elaborato una piccola strategia. Come saprete, stamattina è andato ad accertarsi che nella zona indicata dal nostro omaccione ci fosse effettivamente un edificio rosso e una banda…” introduce il discorso Crow, seguito da un Tom stranamente sicuro di quello che dice, con una bandana celeste arrotolata sulla fronte.

“L’affermazione di quel tipo era corretta, ho intravisto Rodd parlare con alcune persone proprio davanti all’ingresso. Ho notato anche un bel viavai di gente, per cui prevedo che, se dovessimo arrivare allo scontro, ci ritroveremo parecchio in svantaggio e la cosa migliore che rischieremmo è l’umiliazione pubblica. Non sono riuscito a stabilire con certezza, però, che tutta quella gente facesse parte della banda degli ‘X-Sabers’.”

Non sarebbe comunque strano. Immagino che ogni banda abbia il proprio numero di membri e modi di fare. Spero solo che non si arrivi allo scontro diretto, anche se, visto il comportamento di Rodd quella volta davanti alla mia casa, è quasi una certezza.

“Erano armati?” domanda Lucy, con le braccia incrociate.

“Quelli che ho visto io no, non lo erano. Ciò potrebbe significare che…”

“Non sanno che stiamo per andare a fargli visita?” azzarda Alyssa.

“Proprio così, per questo appaiono impreparati. Ma non si può mai sapere…” risponde Tom. “Può darsi che ci tengano una trappola, dobbiamo valutare prima cosa fare direttamente sul campo. Sarebbe più saggio comportarsi in questa maniera: alcuni di noi dovranno perlustrare la zona in incognito e comunicarci la presenza di eventuali sicari o gente armata. Non posso andare né io né Crow, Rodd si ricorda benissimo le nostre facce. Non sono sicuro abbia visto quella di Allen.”

“Non ha mai rivolto lo sguardo in quella direzione, in effetti…” gli do ragione io.

“Ottimo, allora dovremmo valutare di mandare te e qualcuno che possa difenderti in caso dovessero scoprirci… Uhm…” dice Tom, guardandosi intorno e beccando l’aria minacciosa di Jasper che, probabilmente, gli avrà voluto dire di non accoppiarmi con lui. “Lucy, tu saresti disposta ad andare in perlustrazione?”

Lucy solleva lo sguardo e annuisce sicura, senza lasciar trapelare un’ulteriore emozione.

“Perfetto, quindi Allen e Lucy… Noi altri aspetteremo le vostre comunicazioni di nascosto, poco lontano.” suggerisce Crow. “Dirigetevi sul campo prima di noi in moto, noi vi staremo dietro. Lucy, sai come arrivarci?”

“Si.” afferma, facendomi cenno di seguirla alla moto.   

“Ok, state attenti.” dice Alyssa, mentre io mi incammino. Do un ultimo sguardo a Ruby, che mi osserva preoccupata mentre alza la saracinesca. Cerco di farle capire dalla mia espressione rilassata che andrà tutto bene, dunque prendo il casco e salgo sul mezzo di Lucy, con lei che avvia il motore e inizia ad uscire dal garage.

 

Durante il tragitto in moto, nessuno dei due sa cosa dire. Probabilmente è meglio che io non distragga Lucy, sta guidando e non dovrei disturbarla. A dire il vero, dopo aver parlato con Crow so per certo che lei non è una gran chiacchierona, soprattutto con i nuovi arrivati… Beh, in ogni caso è meglio che io non parli, potrei essere imbarazzante…

Ora che ci penso, mi sto davvero preoccupando di fare figuracce quando stiamo per andare incontro ad una gang di idioti?! Ammetto che sono un po’ preoccupato, ma devo stare calmo. Sicuramente Crow ha acconsentito a spedirmi in ispezione perché vorrà mettermi alla prova. Vuole capire se quella volta con Rodd ho solo avuto uno spasmo e ho lanciato il sasso contro la sua testa per puro caso oppure ho veramente le palle di partecipare ad una rivolta. Non ho intenzione di deluderlo, di tradire la sua fiducia.

In silenzio, mi limito ad osservare il paesaggio che sparisce e che viene sostituito man mano che percorriamo le strade del Satellite. A volte la moto “saltella” a causa delle buche e crepe nell’asfalto, distraendomi dalla visione degli edifici ingialliti e rovinati dalle cui finestre si affacciano dei curiosi, attratti dal suono della moto di Lucy. Non riesco a distinguere bene i loro volti, ma quello che posso capire è che appartengono a tutte le fasce d’età, che siano adolescenti, anziani, bambini… Ognuno di loro in questo posto ha delle difficoltà di tutti i tipi…

Ad un certo punto, la nostra andatura rallenta e, dalla visione di un insieme di palazzi posti in semicerchio attorno ad una fontana distrutta, di cui uno è color cremisi, capisco che siamo arrivati a destinazione. Lucy non prosegue dritto, bensì gira a destra e si ferma vicino ad un cartello stradale piegato a metà.

“Non voglio attrarre sguardi, cerchiamo di essere meno sospetti possibile…” commenta, mettendo il cavalletto alla moto e scendendo, facendomi perdere l’equilibrio per un attimo e rischiando di cadere. Il casco mi avrebbe protetto, certo, ma non mi avrebbe prevenuto una sbucciatura al ginocchio… O peggio…

Scendo dunque dal veicolo e mi prendo un po’ di tempo per riflettere su quello che sta succedendo qui.

“Coraggio, togliti il casco!” mi incita lei, non dandomi il tempo nemmeno di pensare alla mia famiglia. Anche se… Non è il momento ora… Per quanto io sia preoccupato.

“S-si, certo…” obbedisco, sganciandolo e riponendolo nel portaoggetti sotto al sedile. A quel punto, Lucy inizia a spingere la moto dietro ad un cassonetto.

“La moto ha un efficace sistema antifurto, simile a quello di Crow… Se qualcuno provasse a toccarla senza aver prima inserito la chiave, la batteria si aziona provocando una piccola scarica elettrica.” mi spiega lei. “Ma non si sa mai, la tengo comunque nascosta…”

“Non male…” commento io. “Speriamo solo che non ci accompagnerà a casa assieme all’odore nauseante, quando andremo via di qui.”

“Beh… ‘SE’ andremo via di qui…” aggiunge lei, non apprezzando la mia battuta. “Comunque, avviciniamoci senza attrarre troppi sospetti. Faremo finta di essere due amici che vogliono farsi una passeggiata… La zona non è interdetta.”

“Ricevuto!” esclamo. Poniamo fine a questa storia.

 

Alyssa’s POV

Sollevo lo sguardo sentendo un forte rumore.

“Finalmente siete qui!” esclamo io. “Sono passati un paio di poliziotti da queste parti, avrebbero potuto-”

“Ehm, no, Alyssa… Non ci avrebbero mai fermato, non stavamo facendo nulla di politicamente scorretto…” mi interrompe Ruby. In effetti ha ragione, secondo il regime attuale saremmo le persone meno sospettabili di questo mondo.

“Ancora così dura di comprendonio…” commenta Jasper, togliendosi il casco e rivelando la sua immensa faccia da culo.

“Sai com’è, vorrei rimanere viva almeno finché non ti faranno a pezzi. Prima di allora, non voglio essere portata via né uccisa.” ribatto, sprezzante.

Crow scuote la testa, probabilmente penserà che siamo stupidi per litigare ogni giorno come dei bambini. La verità? Se quel deficiente dall’aspetto deprimente non mi provocasse ogni due per tre, io non risponderei e, di conseguenza, niente litigi! Però deve sempre comportarsi da stronzo…

“Avete per caso avuto notizie dai ragazzi?” dice il rosso, posando lo sguardo su noi tre, soffermandosi in particolare su di me. Dannazione, perché ogni volta mi deve fissare così intensamente? Mi mette estremamente a disagio…

“Ancora nulla…” sussurra Tom, smanettando con il suo cellulare per assicurarsi che non ci siano notifiche o chiamate perse. Crow fa un verso d’assenso, girandosi di spalle e osservando il vicolo in cui ci siamo piazzati.

“Penso che dovremo dargli il tempo… Saranno appena arrivati!” suggerisce Ruby.

Mi appoggio alla portiera della macchina, mentre Crow ne approfitta per accendersi una sigaretta e ci rivolge il pacchetto offrendocene una. Al rifiuto di tutti quanti, fa spallucce.

“Arriverà mai il giorno in cui la finirai di rovinarti con quelle cose?” lo stuzzica Jasper.

“Arriverà mai il giorno in cui ti farai i cazzi tuoi?” risponde Crow, sbiascicando con la sigaretta tra le labbra mentre cerca l’accendino nelle sue tasche. Mi scappa da ridere.

“Per quanto mi duole ammetterlo, Jasper ha ragione.” sussurro. “Già l’aria del Satellite non è un granché, poi tu fumi anche…”

“Se il mio corpo e la mia mente potessero fare a meno di questi pacchetti, beh…” spiega, accendendosi finalmente quella schifezza. “Però ehi, vedete in quale posto di merda ci troviamo? Vedete quanti pensieri abbiamo ogni giorno? Ecco, per questo non riesco a smettere… Dovreste ringraziarmi perché non faccio uso di droghe…”

Nessuno ha la capacità di replicare. Non c’è che dire, ha ragione. Non dovrebbe fumare, ma è così che funzionano le dipendenze, no? Arriva un punto in cui non puoi fare a meno di qualcosa, per quanto ti faccia male, per colmare un vuoto. In un certo senso, lo capisco… E vorrei non poterlo capire, ma i pensieri del mio passato si rifanno vivi e mi divorano dentro.

“Senti, ho cambiato idea.” dico, interrompendo il silenzio dell’attesa. “Mi fai fare un tiro?”

Gli altri mi guardano sconvolti, come se non se lo aspettassero. E in effetti, sono sempre stata la prima a rifiutare le sigarette. Ma ora come ora ne ho bisogno, anche solo per un attimo, per rilassarmi e spegnere il cervello per quei cinque minuti. Il tempo di focalizzarmi su altro.

“Certo, ma guai a te se ti prende il vizio!” replica il rosso, passandomi la sigaretta arrivata a metà. “Finiscila tu, se vuoi.”

“Ho detto che faccio solo un tiro.” ribatto, aspirando il fumo e tossicchiando successivamente. Poi passo il resto di quello schifo a Crow e mi allontano, appoggiandomi con la schiena al muro in attesa che ci diano istruzioni.

Tom deve aver notato che sono rimasta ad osservare una finestra rotta per un bel po’, perché mi si avvicina chiedendomi se va tutto bene. Io rispondo annuendo debolmente.

“Si, è solo che avevo bisogno di stare un attimo da sola…” sospiro con un mezzo sorriso. Non voglio far preoccupare nessuno, abbiamo già tutti quanti i nostri cazzi a cui pensare. Se mi ci metto anche io, poi, è la fine…

“Non sarà per… Quello che è successo…”

Lo interrompo.

“So dove vuoi andare a parare. Non è per quello, tranquillo…” lo rassicuro. “Non sei decisamente qualcuno che mi ha ferito in passato, anzi… Mi hai salvato la vita.”

“Si, ma a quale costo?” ribatte lui.

“Ragazzi, tutto bene?” ci domanda Ruby, che si è appena aggiunta a noi. Spero che non abbia sentito una parola di quello che abbiamo detto, non voglio che si faccia delle idee sbagliate. I ragazzi non sanno di quello che è accaduto realmente durante la notte in cui siamo scappati dalla polizia, Tom preferisce tenere segreto questo accaduto. Mentire fa schifo, lo so, ma la volontà del mio amico è che non si venga a sapere, per cui evito di raccontarlo.

“Certo, Ruby, si parlava del più e del meno!” afferma subito Tom. La sua abilità di risultare insospettabile mi fa paura, a volte…

“Chissà cosa staranno facendo adesso Lucy e Allen…” aggiunge la ragazza, appoggiandosi anche lei al muro e lasciando che i suoi capelli biondo miele si sporchino di polvere.

“Oh, staranno bene!” ci rassicura Tom. “Lucy non è una che si lascia sconfiggere facilmente!”

“Parli sempre così bene di lei, non è che sarai innamorato?” suggerisce Ruby, provocando l’immediata reazione di Tom.

“Ehi, ma cosa dici?!” esclama, muovendo le mani davanti a sé e avvampando. “Per-permettimi di avere delle buone impressioni su qualcuno!”

Io ridacchio per il momento di leggerezza che si è creato.

“Alyssa, tu ridi ma secondo me ti piace qualcuno…” si rivolge a me Ruby. “Ho notato una certa reciprocità con il cap-”

“Ruby, dai, non siamo alle elementari!” protesto io, distogliendo l’attenzione sui ragazzi e guardando in direzione di Crow. Notando l’incrociarsi dei nostri sguardi, torno immediatamente a rivolgere la vista ai due biondini. “E poi, ho notato che ti stringi spesso al nuovo arrivato! Stai attenta, io l’ho conosciuto in stato di ebbrezza!”

Sia io che Tom ci mettiamo a ridere.

“Oh, andiamo, lo sapete che faccio così con tutti voi!” si lamenta lei. “Se ho paura resto vicina a qualcuno! E poi non credo che Allen si ubriachi…”

“Si, certo… Credi alla storia che lui sia in un sogno o che cazzo ne so io?” le dico. “Altrimenti perché lo direbbe? A meno che non sia uno di quei bastardi di Neo Domino…”

“Si, quei privilegiati falliti del cazzo…” aggiunge Tom. Ci fosse un abitante del Satellite che non odi i ricchi della città! Se chiedi a qualcuno in giro, ti risponderanno tutti la stessa cosa.

“Non dovreste parlare così di loro… Sono comunque delle persone…” ci rimprovera lei. “Per quanto potrebbero aiutarci, il governo gliel’avrà proibito…”

“Avevano l’occasione di farlo anche prima della dittatura e non lo hanno fatto, perciò…” sussurro, andando dagli altri. Noto che Crow ha il cellulare vicino all’orecchio. Speriamo che Lucy o Allen siano portatori di buone notizie.

“Certo, lo faccio subito…” afferma il ragazzo, allontanando il dispositivo dall’orecchio e attivando il vivavoce. “Ecco, ti sentiamo tutti.”

“Ragazzi, la situazione è alquanto complicata… Io e Allen ci siamo dovuti rifugiare…”

Il tono di voce è quello di Lucy ed è alquanto preoccupato e teso.

“Abbiamo visto Rodd prendersi un proiettile sulla spalla…”

 

Angolo autrice

Salve ragazzi!

Oggi nessuna news importante, semplicemente un mini avviso dove vi faccio sapere che FORSE farò una piccola pausa di un mesetto per permettermi di studiare per gli esami. Però non è detto, devo capire se riesco a conciliare le due cose (non tanto per il tempo a disposizione, quanto per l’ispirazione) ^^

La canzone di oggi è “Highway Tune” dei Greta Van Fleet. Nulla da dire, è una bella canzone e ci sta tantissimo nel pezzo iniziale e nel giro in moto di Lucy e Allen ^^

Sulla trama… Accidenti, Rodd è ferito! Chissà come sarà successo… Inoltre… Iniziano ad arrivare dei piccoli misteri… Io so già tutto (xD) però magari li avete individuati e siete curiosi di sapere cosa sia accaduto! Tempo al tempo, guys ^^

Ringrazio sia CyberNeoAvatar che Jigokuko per le recensioni (quest’ultima anche per aver inserito la storia tra le seguite), nonché per i suggerimenti che mi hanno fornito su qualcosa che vedrete in seguito, e alla new entry Sasa1809 che ha messo “Riots” tra le preferite ^^

Ci sentiamo la settimana prossima con il nuovo capitolo, ciau! ^^

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Capitolo 11
*** Disposable Teens//Aiuti importanti ***


Ruby’s POV

Spalanco gli occhi nel sentire la voce di Lucy attraverso l’altoparlante del telefono di Crow… Una sparatoria? Rodd ferito? Cosa potrebbe essere successo?!

“Aspetta, come è successo? Avete visto qualcosa o qualcuno?” chiede di getto Crow.

“Abbiamo visto una persona con Rodd… Non lo so, pareva che stessero discutendo in allegria…” dice una voce. Allen. È Allen che parla!

“E poi è arrivato qualcun altro, abbastanza arrabbiato. Sembra che abbiano avuto una discussione accesa e questo ha portato uno dei due a cacciare fuori la pistola…” continua Lucy. “Le ragioni sono ignote…”

“Cazzo…” impreca Alyssa, togliendosi il berretto.

Mi guardo attorno, incontrando anche lo sguardo di Tom, confuso quanto me. Anche gli altri rimangono in silenzio…

“Secondo voi dovremmo aiutarlo?” chiede Allen, con la voce distorta dallo scarso segnale. “Quantomeno toglierlo da lì…”

“Rimanete in linea.” dice Crow, avvicinandosi alla sua Blackbird. “Noi arriviamo… Intanto, iniziate a prestargli soccorso. State attenti.”

 

Allen’s POV

“Ricevuto.” risponde Lucy, chiudendo la chiamata e osservando la scena con fare preoccupato. È stato assurdo, un altro tuffo a quella sera in cui ho visto un omicidio a sangue freddo… Di nuovo, è accaduto troppo velocemente… Troppo, per rendermi conto della gravità della situazione.

Io e Lucy stavamo osservando la zona che circondava il famoso edificio rosso, quello dove doveva trovarsi la banda degli “X-Sabers”. Non abbiamo aspettato molto per individuare anche Rodd, davanti all’ingresso, vestito con una giacca color verde militare e dei pantaloni grigi e macchiati, intento a conversare allegramente con… Un suo amico? Un collaboratore? Non fa differenza, è stato lui a sparargli e il modo in cui la situazione è degenerata così rapidamente mi ha spaventato. Fatto sta che è arrivata una terza persona, parecchio incazzata… Io e Lucy eravamo lontani, non abbiamo capito nulla di quello che si sono detti… Poi uno spintone, un urlo e infine lo sparo…

In quel momento ho visto Rodd cadere, rimanendo con la schiena a terra e l’espressione sofferente, mentre si reggeva la spalla destra. Gli altri due, successivamente, si sono dileguati. Quello che lo ha sparato non si è risparmiato nemmeno lo sputo che gli ha lanciato come “ultimo saluto”…

Appena il colpo è partito e il forte botto si è propagato nel quartiere, il mio istinto è stato quello di rannicchiarmi e coprirmi la testa, con lo sguardo fisso sulla scena che si stava consumando, mentre Lucy mi strattonava, dicendomi di nasconderci con una fretta tale da farla sembrare un’altra persona. È evidente che si sia spaventata anche lei, anche se non voleva lasciarlo trasparire…

“Che… facciamo ora?” domando a Lucy.

“Anche se ci sta sulle scatole, non possiamo lasciarlo lì… E poi… Chissà, potrebbe dirci qualcosa in più sull’organizzazione di cui fa parte…” risponde lei, gettando qualche idea sul da farsi. Questo implicherebbe avvicinarsi all’edificio, rischiando di essere sparati.

“Non credo sia una buona idea…” lamento io, ricevendo una singola occhiataccia come risposta. A quel punto, mi convinco che ignorare il problema, forse, porterebbe ad ulteriori problemi…

“Uff, d’accordo…” dico, abbastanza terrorizzato. Spero davvero che uno dei suoi amici non stia aspettando che noi ci avviciniamo, così che possa bucarci la pelle e gli organi con un singolo sparo. Ormai è tardi per i ripensamenti, stiamo già correndo verso di lui. Lucy si guarda intorno, permettendo a me di abbassarmi su di lui e controllare le sue condizioni.

“A…rgh…” geme Rodd, tenendosi stretta la spalla. Le dita si sono impregnate di sangue, così come la sua felpa, nella quale c’è un buco che lascia scoperta una brutta ferita da arma da fuoco. I suoi occhi sono chiusi e umidi, i denti digrignati e il resto del corpo disteso sul marciapiede in posizione supina.

“Calma.” cerco di dire. Lui mi ignora. Starà soffrendo tantissimo… Anche se volessi, non saprei come rimuovergli quel proiettile… Per il momento, allora, devo limitare l’uscita di sangue e sperare che abbia una gran sopportazione del dolore.

“Rodd, mi senti?” lo scuote Lucy.

“Ferma, lo farai stare peggio!” la avverto.

“Non mi interessa, ci deve dire cosa è successo!” protesta lei. “Ricordati chi è lui…”

Adesso è il mio momento di guardarla male. Per quanto Rodd si sia, sin dal primo istante in cui l’ho visto, distinto per i suoi modi, non è di certo con questa maniera che verrà a dirci per filo e per segno tutto quanto. Dobbiamo prima guadagnarci la sua fiducia… Dovrebbe essere facile, se non ci ha mai visto assieme a Crow. E il modo migliore è quello di aiutarlo nel suo attuale problema, ossia una pallottola nel corpo.

Con tutta la forza che ho, strappo una striscia di quel tessuto spesso di cui è fatta la felpa del membro degli X-Sabers, abbastanza lunga da permettermi di legarla attorno alla ferita.

“Ch… che stai… facendo?” mi chiede Rodd, sofferente e con un occhio aperto.

“Ti sto facendo una medicazione provvisoria. In qualche modo, però, dovrai farti togliere quel proiettile…” gli rispondo, facendo un nodo.

“Quei… Bastardi…” sussurra lui.

“Chi erano quegli individui?” lo interroga Lucy.

“Nessuno… Solo degl… Urgh… Degli infami…” mugugna il ragazzo, interrompendosi ogni tanto per fare delle smorfie di dolore. “Uno di noi… Ha detto ai nostri rivali… Il posto dove ci incontriamo…”

Getto subito lo sguardo su Lucy, che evidentemente ha capito la stessa cosa. Che quell’idiota al teatro abbia fatto comunque i nostri nomi? Spero vivamente di no…

“Quegli… stronzi infami… se la sono presa con me…” continua, cercando di mettersi a sedere ma urlando dal dolore quando poggia la mano del braccio ferito a terra. “Argh… Pensano che sia stato io…”

Accidenti, questo non va affatto bene… Non va bene neanche per il cazzo!

“Rispondete, maledizione…” impreca Lucy con il telefono appoggiato all’orecchio, mangiucchiandosi le unghie per l’ansia. Farebbero meglio a rispondere subito, perché se quelli lì non si sono ancora preparati… Lo faranno a breve. Forse saremmo ancora in tempo per coglierli di sorpresa… Inoltre, cosa ce ne faremo di Rodd? Lo lasceremo qui, a morire?  Che situazione complicata… Vorrei riuscire a dire a Lucy che dobbiamo consultarci velocemente con loro sul da farsi, ma con Rodd che sentirebbe tutto e capirebbe che siamo noi la banda che vuole fermarli… Oppure…

“Lucy, fermati!” le ordino io, strattonandola lievemente per un braccio. Venendo colta alla sprovvista, la sua reazione è un po’ brusca.

“Cosa?!” dice seccata, spingendomi via. Per la perdita di equilibrio rischio di cadere addosso al malcapitato con il buco sulla spalla.

“Lucy, non devono venire qui. Incontriamoci con loro nascosti da qualche parte, qui vicino. Portiamo lì Rodd, però per favore…” sussurro, facendo attenzione a non farmi sentire dal ragazzo. Poi, abbassando ulteriormente la voce, aggiungo “Sarebbe un suicidio di massa.”

Lucy mi guarda negli occhi per un paio di secondi. All’improvviso, la voce di Tom esce dal telefono, così lei riavvicina il dispositivo.

“Tom, qualunque cosa facciate… Non andate davanti all’edificio rosso. Ci vediamo tutti a fianco al palazzone con la scala antincendio, quello con l’insegna del cinema. Vicolo destro. Non passate davanti alla piazza, fatevi qualche via interna… Si, certo, vi spieghiamo tutto dopo…”

Mi ha dato ascolto. Ok, non c’è tempo da perdere.

“Io lo afferro per il busto, tu dalle gambe.” le propongo, sollevandolo da terra con la massima delicatezza possibile, mettendogli però prima il braccio ferito sul ventre. A parte qualche lamento, riusciamo a trasportarlo e metterlo in posizione seduta, appoggiato alla parete. Non sarà il massimo, ma per il momento il nostro amico dovrà accontentarsi…

“Perché…” inizia a chiedere il rosso, interrompendosi per dare un colpo di tosse. “Perché lo state facendo…”

“Ti pare che ti avremmo lasciato lì?” domando io, cercando di alleggerire la situazione.

“No, ricciolino… Perché mi stai aiutando… Se l’ultima volta che ci siamo visti… Mi hai ferito alla testa?”

Cazzo, allora mi ha visto! In effetti non lo avevo notato, ma sotto i suoi capelli incolti, al lato della fronte, c’è la cicatrice di quella volta…

“Mi ricordo la tua faccia… Aiutavi quel demente di Crow e la sua banda…” continua a dire con un sorrisetto. Riesce a sembrare antipatico anche quando è ferito gravemente.

“Per quanto la mia prima impressione su di te non sia stata gradita, non sarei mai stato così stronzo da lasciarti lì agonizzante.” ribatto.

“Mi ci pulisco il culo…” commenta lui. “Peccato per la pistola, se l’avessi avuta ancora… Avrei potuto difendermi da quel coglione… Magari gli avrei restituito il favore… Occhio per occhio, dente per dente, spalla per spalla, gamba o testa…”

Potrebbe essere l’occasione giusta per fargli qualche domanda sull’organizzazione.

“Tu lavori per loro?” esordisco.

“Lavoravo per loro… Se sopravviverò, non ci torno più con quelli…” sibila Rodd, smettendola di fissarmi. “Ero nel giro da poco, ma… Ho dato loro una grande mano con gli uomini…”

“In che senso?” domanda anche Lucy, incuriosita dalle possibili nuove informazioni.

“Loro ottengono la droga, io porto loro persone che spacciano…” sostiene lui. “Riesco a convincere le persone molto facilmente…”

“In pratica ti approfitti della debolezza altrui per i tuoi vantaggi e di quelli della banda?” replica la ragazza. “Fai schifo.”

“Andiamo… Lo sai anche tu che da quando c’è la dittatura non esistono più lavori onesti… Se sei onesto, sei debole… E se sei debole… I disonesti ci guadagnano…” ribatte Rodd, fermandosi ogni tanto per riprendere fiato. Per quanto vorrei spaccargli ancora la faccia, mi fa una certa pena nel vedere la sua ferita.

“Noi stiamo riuscendo a campare facendo gli onesti…” sostiene lei, venendo interrotta.

“I lavori onesti non portano il pane in casa…”

Rodd si sporge con la schiena in avanti, storcendo la bocca per la fitta che gli è venuta ma lasciando sulle sue labbra quel ghigno da stronzo.

Nel frattempo, dei passi rimbalzano sulle pareti della stradina. Numerosi. Mi giro e vedo che il resto del nostro gruppo sta arrivando da noi. Anche Rodd se ne accorge e quando nota la testa arancione di Crow fa uno sbuffo.

“Non ci credo… Lavori seriamente per quel tipo?” domanda, rivolto a me. Io annuisco sollevando le sopracciglia. Così. A mo’ di presa in giro.

“Hogan, Hogan…” sussurra, scuotendo la testa per quanto gli è possibile. Avvicinatisi a noi, gli altri notano la quantità di sangue raggrumato sulla manica di Rodd. Ruby storce il naso, avvicinandosi a me.

“Sono contenta che almeno voi stiate bene!” esclama, con un sorriso genuino.

Crow si accovaccia accanto al rosso, incrociando il suo sguardo e mantenendolo fisso su di lui.

“Ti hanno detto che stavamo arrivando?” chiede, serio.

“Esatto, mi hanno detto ciò…” risponde l’altro, debolmente. “Pensano che sia stato io, Hogan… Però non sanno che è la tua banda quella che sta per infiltrarsi…”

A questo punto, io e Lucy spieghiamo per filo e per segno tutto quello che è successo, con l’aggiunta di qualche commento di Rodd su quanto siano stati malvagi (sto parafrasando, in realtà li ha apostrofati con epiteti non molto simpatici…) i suoi compari.

“Se è vero quello che avete detto…” esordisce Jasper. “Può darsi che ora siano pronti ad accoglierci… Presumo che, avendo preso la mia nuova arma da questo… Idiota… Gli altri siano altrettanto armati, vero?”

Rodd ci osserva, non intenzionato a parlare ulteriormente.

“Non avevi detto che non vuoi tornare più da loro?” lo provoca Alyssa. “Non ti costa nulla darci qualche informazione in più…”

“Bella, non ci guadagno nulla… A sostenere una o l’altra banda…” obietta il tipo.

“Sei sicuro?” aggiunge lei. “Perché conosco qualcuno che potrebbe toglierti quel proiettile… Sarebbe un peccato se non ci aiutassi… Se non ti ammazza il sangue che stai perdendo, lo farà un’infezione…”

Aspetta, sta parlando di me? Perché io non so assolutamente trattare ferite da arma da fuoco! Cerco di incontrare lo sguardo di Alyssa per farle capire che con me non è una buona idea.

“Oh, andiamo, se non ce la fai ti basta sapere che morirà e non causerà più problemi a nessuno, tantomeno a te!” aggiunge lei con un insulso gesto della mano, capendo le mie intenzioni. Che cinismo, mamma mia…

“Altrimenti conosco qualcun altro che potrebbe farlo… E magari insegnare ad Allen come si fa…” si intromette Tom.

“Già, per ora non lo voglio ancora morto…” sostiene Crow. “Ovviamente, se ci dirà qualche informazione. Altrimenti non ti garantiamo neppure il trasporto dal dottore, amico mio!”

“Ehi, mi ci sono affezionata già a quella macchina! Non voglio macchie di sangue sui sedili!” protesta Alyssa.

Rodd fissa il vuoto. Probabilmente si starà chiedendo se gli conviene tradire, questa volta per davvero, la sua banda oppure rischiare la morte. Si morde le labbra, palesemente indeciso.

“È vero, non ci perdo più nulla ormai… Non dovevano permettersi di ferirmi…” sussurra. “D’accordo, vi aiuterò. Io non sono il capobanda, al momento lui non è in sede… poiché aveva delle faccende da sbrigare dall’altra parte del Satellite… Vi conviene andare adesso, prima che ritorni… Poi, il vostro amico che veste nero pece ha detto una cosa giusta. Quelli sono armati… Il problema è che sono disorganizzatissimi, si fanno prendere… dal panico… C’è sempre il boss a fargli capire cosa fare e cosa no, quindi, di nuovo… approfittatene… Non dovete prestare attenzione a nessuno in particolare, tranne ad Elliot, lo riconoscete dai mille piercing in faccia, e Strong che, come dice il nome, ha una muscolatura di tutto rispetto… Loro due, oltre ad essere i più svegli lì dentro… Sono anche molto furbi.”

Non deve essere difficile, sono due tipi molto riconoscibili. Per il resto, deve esserci capitato un caso facile.

“C’è altro?” domanda Tom.

“L’edificio è a tre piani… So già che quegli stupidi si rifugeranno all’ultimo piano… Dietro le scrivanie…” aggiunge il rosso. “Ma state comunque attenti ovunque… Non mi fido del loro cervello, magari dentro i loro crani c’è qualche neurone che gira…”

Mi verrebbe da chiedere perché lavorava con loro- Ah, giusto, i soldi!

“Non perdiamo tempo, andiamo!” esclama Jasper, seguito a ruota da Alyssa, Crow e Lucy. Faccio per andare con loro.

“Tom.” dice Rodd a terra. “Io vi aspetterò qui, nelle mie condizioni non posso fare altro. Sappi che… Forse ho una punta di rispetto in più per voi…”

“Non preoccuparti, tu stai attento!” esclama il biondo. “Forza, non lasciamoli soli!”

Dà delle pacche sulle spalle sia a me che Ruby, i più docili (credo) nel gruppo, e li seguiamo di corsa.

In corrispondenza della piazza con la fontana, dei fischi attirano la nostra attenzione. Continuiamo a correre, mentre io lentamente mi rendo conto che ci stanno sparando… Dall’alto… Nonostante la forte paura, non mi fermo ed esorto anche Ruby ad aumentare il passo.

“Siamo sotto assalto!” grida Jasper. “Testa bassa, ragazzi!”

Un proiettile che era diretto a noi va a finire sul vetro della porta d’ingresso, frantumandolo e permettendo a Jasper di farlo cadere completamente a pezzi con una gomitata. Alcune schegge rimangono attaccate alla porta, quindi entriamo da quell’apertura con molta attenzione.

Quello che ci appare è un comunissimo ingresso di una palazzina, con un ampio spazio al coperto e le scale che portano su, con l’androne adornato da alcune motociclette. All’esterno, gli spari diminuiscono fino a fermarsi. Probabilmente c’era un solo sicario sul tetto, non ci ho fatto caso poiché preferivo pensare a salvarmi la pelle.  

“Ok…” mormora Jasper, guardandosi attorno e pestando alcuni pezzi di cemento che popolano il pavimento. “Silenzio, ragazzi!”

Obbediamo, tenendoci in allerta. Gli altri sembrano in ascolto di qualcosa… O qualcuno… E in effetti, si sentono rumori di urla e quella che parrebbe una corsa da una parte all’altra dell’edificio. Non c’è alcun dubbio, il nostro arrivo ha portato ad un gran trambusto nella banda.

“Beh… Andiamo.” dice un annoiato Jasper, iniziando a salire le pericolanti scale.

“Sei matto?! Almeno noi dovremmo avere un minimo di organizzazione!” replica Tom, alquanto timoroso. Dov’è tutta la sua fiducia che aveva tirato fuori in teatro?!

“Tranquilli, vi copro io. L’importante è che vi mantenete vicini e che non vi venga la brillante idea di staccarvi dal gruppo e ispezionare le stanze da soli…” sussurra il corvino, seccato. Si rivolge, in seguito, a Ruby. “Non è vero?”

Lui la gela con lo sguardo, come se in passato avesse fatto qualcosa di sbagliato e glielo volesse ricordare. Non ha nulla di cui preoccuparsi, se dovesse venirle in mente una simile idiozia la fermerò io. Intanto, tutto quello che riesce a fare Ruby è annuire e abbassare lo sguardo.

Jasper tira fuori una pistola, la stessa che era stata sottratta a Rodd qualche giorno fa, la carica e la richiude. Tirando un sospiro, continua la sua salita sulle scale, seguito da tutti noi. La tensione è palpabile. Gli altri devono aver avuto esperienze simili, ma ciò non fa di loro dei coraggiosi. Quello a tremare di più è Tom, accanto a me. Con un cenno dello sguardo cerco di infondergli sicurezza, anche se sono il primo che in questo momento si sta cagando sotto.

Ed ecco che arriviamo al primo piano. Proprio quello che mi immaginerei se pensassi ad un ospedale abbandonato, anche se forse quello non era il suo scopo. Un lungo corridoio, che termina con un’ampia finestra rimasta stranamente integra e un’altra rampa di scale, che porta a quattro stanze. Le porte di queste sono inesistenti, rimangono solo i cardini e le loro cornici, senza nulla che le divida dallo spazio esterno. I colori delle pareti sono smorti, il tempo li avrà resi così… Mi piace credere che fossero pareti brillanti, che davano un’aria più tranquilla a questo posto. Invece, il timore aumenta anche alla vista dei graffiti fatti con la vernice spray rossa, non ben traducibili, sia sul pavimento grigio che sui muri. Altri dettagli riguardano i cavi che pendono dal soffitto… Non molto rassicuranti.

Che impressione mi dà questo posto? Ristretto. Troppo piccolo per tutti noi, ma al tempo stesso, se mai dovessi trovarmi da solo, pauroso e inquietante.

“Mah, ho visto di peggio…” sussurra Alyssa. I suoi occhi verde scuro si focalizzano sul paesaggio al di fuori di quella finestra. Attraversiamo il corridoio, osserviamo tutte le stanze e ci dirigiamo al secondo piano.

Quello che si presenta dopo è… Una nuvola di fumo, comparsa all’improvviso, che ci costringe a chiudere gli occhi e tossire. Ma la cosa peggiore è… Il rumore di altri spari, che echeggiano nell’aria e si fanno sentire molto ravvicinati. E qui… Ho paura che arrivi la nostra fine…

 

Angolo Autrice

Ragazzi miei, come va?

Parto con la canzone del giorno che è “Disposable Teens” di Marilyn Manson (non ci sono in fissa, no no! *Sweet Dreams intensifies*) riferita alla situazione del “povero” Rodd. Momento redemption per lui? Chissà…

Comunque, vi volevo dire che la settimana prossima metterò un avviso piuttosto importante che vi inviterei a leggere! Quello che c’è scritto implica un paio di decisioni che ho già preso e sulle quali sono irremovibile, al momento ^^’

Detto questo, ci sentiamo la settimana prossima!

P.S. Si, pubblicherò proprio il giorno di Natale! ^^

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Capitolo 12
*** Hero//Vis à vis con il nemico ***


Prima di iniziare, vi chiedo di leggere queste righe iniziali:

1) Possibile Trigger Warning: riferimenti agli effetti degli stupefacenti;

2) Alla fine del capitolo prestate attenzione all’ “Angolo Autrice” perché ho un avviso importante da fare.

Buona lettura. ^^

 

 

Appena mettiamo piede sugli ultimi gradini, l’aria diventa irrespirabile e la mia vista si appanna, fino a riuscire a vedere soltanto il colore bianco… Ma non è finita qui.

“Merda!” impreco io, chiudendo di scatto le palpebre al sopraggiungere di un dolore fastidiosissimo agli occhi. Pizzicano e bruciano, come se fossero entrati a contatto con qualche sostanza urticante. Anche la gola non è da meno… Inizio a tossire, annaspando per dell’ossigeno come se stessi annegando. Il senso dell’udito capta, invece, il rumore esplosivo degli spari. Quello che sento sulla pelle è la spinta di qualcuno. Cado a terra, con quello che sembra un braccio a tenermi giù.

“Allen, sono io-” mi avverte la voce di Lucy, tossendo per effetto di quella nube. E non è la sola a farlo, sento distintamente i colpi di tosse di tutti. Seguendo quello che ho imparato alle scuole medie durante le prove antincendio, prendo il colletto della mia camicia e lo avvicino alla mia bocca, creando una specie di filtro per evitare di respirare quell’aria.

“Tutti giù!” esclama Jasper, seguito da una serie di spari. Senza alcun modo per vedere, devo solo immaginare quello che sta succedendo. Chi starà sparando? Jasper? Qualcun altro? So solo che sto lacrimando.

“Aiuto!” esclama la voce di Ruby, avvicinatasi a me tastando. Le sue mani incontrano la mia schiena, facendomi capire che lei è qui, dandomi un’idea… Cerco di usare gli unici sensi rimasti a disposizione e che possono effettivamente servire: il tatto e l’udito.

Ho appurato che c’è una sparatoria in mezzo a noi e quello che capisco è che a sparare c’è sia Jasper (essendo sempre stato quello armato del gruppo) sia qualcun altro, almeno altre due persone, a giudicare dal triplo suono dei proiettili che attraversano le canne delle armi, uno vicino (che è quello del mio compagno) e due lontani, possibilmente i membri dell’altra banda. Deve esserci qualcosa che ci protegge, magari un muro, perché l’intera lunghezza del mio corpo pare incontrare un ostacolo… Un muro. La conferma di ciò la dà la mia mano, che tocca una struttura solida. Infine, con me dietro al muro, ci sono Lucy e Ruby. Per il resto, riesco a sentire anche gli altri che tossiscono, il che mi fa pensare… Che i nostri rivali abbiano tentato di fregarci con i lacrimogeni. Situazioni come queste mi fanno capire quanto sia fortunato ad avere il dono della vista.

“Jasper, fammi prendere una delle armi!” ordina Crow al corvino. “Con questo fumo non si vede un cazzo! Argh!”

Intanto, provo ad aprire gli occhi ma il bruciore si fa sentire peggio di prima. La scarsa aerazione ci impedisce di fare qualsiasi cosa. A meno che…

Un fragore si sente all’improvviso sopra le nostre teste e dei frammenti cadono su di noi. Pare che ci fosse una finestra lì vicino e qualcuno l’ha rotta. Tenendo la testa bassa per evitare tagli o danni di altro genere, cerco di non muovermi. Un passo falso e potrei tagliarmi in modo più o meno grave.

I colpi di tosse diminuiscono progressivamente… Che l’aria sia tornata alla normalità? Cerco di inspirare con la bocca e senza il pezzo di stoffa davanti alle labbra e, in effetti, l’apertura di quello spiraglio ha permesso maggiore aerazione. Dopo altri spari, anche aprire gli occhi diventa più semplice. Ciò che vedo è Ruby distesa a terra, faccia in giù e coperta dalle sue mani, Lucy sopra di lei che fa altrettanto con i vestiti della bionda. Sollevando un po’ la vista, Crow è in piedi accanto a me, con gli occhi semichiusi e il fucile che il corvino portava dietro la schiena. Dall’altro lato, c’è un muro a mezza altezza, accanto al quale sono rannicchiati gli altri. Jasper tende un braccio verso l’esterno, sparando alla cieca dalla parte opposta con una pistola, Alyssa si copre la bocca con parte della sua giacca e Tom usa una fascia che aveva sulla fronte come filtro. Non sembrano feriti, solo provati dagli effetti dei lacrimogeni.

Dall’altra parte sento dei passi pesanti che si allontanano. Il rumore degli spari cessa, rimane solo Jasper ad azionare il grilletto. Rischiando, mi affaccio dal mio riparo. In effetti, i due che ci volevano morti erano un ragazzo e una ragazza, che riesco a vedere di sfuggita. Distinguo solo la testa rasata di lui e i capelli azzurri di lei.

“Merda, ci sono scappati!” ringhia Jasper, dandosi un pugno sul ginocchio. Il silenzio è quasi surreale, specialmente con il fischio che sento nelle orecchie. I rumori forti devono avermi fatto male, eravamo anche in un luogo chiuso. Devo fare attenzione a non perdere l’udito, già dopo aver momentaneamente perso la vista mi sono sentito inutile.

Ci guardiamo intorno, assicurandoci di stare tutti bene. In particolare Crow.

“Tutto bene?” domanda a Ruby, poi passa lo sguardo su Tom, osserva l’ansimante Jasper, guarda me (gli faccio un cenno di risposta). Controlla lo stato di Alyssa, abbassandosi e mettendole una mano sulla guancia. Tutti abbiamo le guance bagnate e gli occhi arrossati, che si notano ancora di più sulla dark a causa del trucco scuro e sbavato. Poi si rimette in piedi e nel vedere Lucy che fa altrettanto, gli scappa un sussulto. Capisco il perché… Lucy ha una mano sanguinante che le sta sporcando i vestiti chiari.

“Che succede?” domanda lei, non accorgendosene, tanto che con la stessa mano si sistema un ciuffo di capelli che è uscito dalla sua lunga coda di cavallo nera. Evidentemente, provando la sensazione del suo sangue in faccia, deve aver capito il perché molti di noi la stiamo guardando impauriti. “Oh, non me n’ero neppure accorta…”

La paura di essere sparata deve aver fatto scattare qualcosa nel suo corpo per annullarle l’azione dei nervi, un po’ come è già successo a me, quella volta in cui Alyssa mi ha tirato fuori dai guai, lo stesso giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta. Nonostante avessi una ferita in testa e dolori allo stomaco, non ho sentito nulla finché non mi sono sentito completamente al sicuro. Ah, l’adrenalina!

“Aspetta, non muoverti!” dice prontamente Tom, avvicinandosi a lei con la bandana che ha usato prima per proteggersi dal fumo. Io lo blocco.

“Tom, se permetti, vorrei prima vedere la ferita.” gli dico, porgendo a Lucy la mia mano. Lei la allunga verso di me noncurante, permettendomi di esaminarla. Il taglio le attraversa il palmo in diagonale. Non sembra molto profondo, sono sicuro che guarirà da solo. Ovviamente, in un ambiente del genere dovrà fare attenzione a delle infezioni… Sto divagando da solo, faccio spazio a Tom per bendarle la mano, facendo capire che va tutto bene e che non è nulla di grave.

“Sei sicuro che vuoi usare la tua… Bandana preferita?” sussurra Lucy, storcendo il naso quando lui le stringe il nodo.

“Almeno ti proteggi la ferita, nessuno dovrebbe andare in giro con un taglio scoperto!” le risponde sorridente Tom.

“Ben detto!” aggiungo io. Ha perfettamente ragione.

“Beh… Ti ringrazio…” mormora la ragazza, con tono di gratitudine. Anche se non sembra, posso dire che gli è davvero riconoscente. Anche se piccolo, quel gesto deve averle fatto piacere. “Devo essermi tagliata con uno di quei vetri della finestra…”

E infatti, una scheggia giace a terra insanguinata. Ci avrà messo la mano sopra senza rendersene conto.

“In parte è colpa mia…” confidò Crow. “Però dovevo fare qualcosa per quel fumo…”

Uhm… Intuisco che sia stato lui a rompere quella finestra, magari con un colpo di fucile…

“Non essere ridicolo!” lo rimprovera Lucy. “Anche se non potrò dare pugni forti, ho ancora le gambe!”

Questo è lo spirito giusto!

“Ragazzi, non vorrei interrompere questo teatrino del cazzo… Però voglio interrompere questo teatrino del cazzo!” si intromette Jasper. “Vi ricordo che dobbiamo continuare con la nostra missione, non abbiamo molto tempo! Ora che abbiamo dato un bacetto sulla ferita di Lucy, è tempo di muovere quelle chiappe!”

“Neanche il tempo di riprenderci, maledetto!” protesta Alyssa, passandosi la manica sul viso per asciugarsi le lacrime.

“Però ha ragione…” sostiene Ruby. “Se aspettiamo troppo potrebbe tornare il loro capo… E lì altro che bombe fumogene, passeremo dei brutti guai…”

“Si, dai… Andiamo!” avanza la stessa Lucy, affiancandosi a Jasper nel proseguimento della nostra esplorazione. Noi li seguiamo senza aggiungere altro.

La cappa è sparita completamente e si percepisce il freddo esterno. Il secondo piano è la copia spiccicata del piano inferiore, lo stesso numero di stanze, la stessa disposizione delle scale e la stessa carta da parati scollata in più punti. Le uniche differenze sono la mancanza di graffiti e una maggiore presenza di fori di proiettile. Di nuovo, diamo particolare attenzione al controllo delle stanze che si affacciano sul corridoio, ma a parte alcuni mobili di legno stravecchi e non sopra attrezzi per lavorare la droga (e io non voglio neppure sapere che tipo di droga vendono…) con tracce della stessa, non c’è nessuno. Per fortuna. L’edificio non è per nulla vuoto, anzi, le figure dei ragazzi che scappavano le abbiamo viste.

“Lo sapete che nel momento in cui metteremo piede al prossimo piano rischieremo di morire?” avverte il corvino. “Quindi, se qualcuno di voi si vuole ritirare, lo faccia ora…”

“Meglio di no… Se uno di noi dovesse scappare, ho paura che ci prendano e ci tengano come ostaggi…” obietta Lucy. “O peggio…”

“Almeno ci liberiamo dei codardi, no?”

“Jasper…” lo rimprovera Tom.

“Oh, andiamo, era una battuta!” ribatte lui. Dopo questo breve scambio di parole, è arrivato il momento di salire le scale che ci condurranno al piano successivo… Ho la tremarella alle gambe, non so cosa aspettarmi… Probabilmente l’inferno…

A passi cauti, un gradino per volta. Incontro lo sguardo di Crow, con gli occhi ancora arrossati per via del gas lacrimogeno, che mi infonde sicurezza e mi fa capire che, anche se rischiamo grosso, possiamo farcela perché siamo uniti. Su questo non vi è alcun dubbio.

Sotto i nostri piedi sentiamo degli scricchiolii… Non vorrei che cadessimo giù, sarebbe il colmo!

Mancano pochi gradini prima di arrivare a destinazione. Jasper, davanti a noi con le sue fidate armi, si ferma un istante per chiudere gli occhi e prendere un bel respiro. Per quanto sia un ragazzo particolarmente spericolato e forte, anche lui ha le sue ansie e cerca di non darle a vedere… In effetti, mi fa più paura la sua esitazione piuttosto che i suoi piani assurdi.

Proseguiamo, sempre a testa bassa, per trovarci quello che ci aspettavamo: circa tre persone (tra cui gli stessi che ci stavano sparando nel fumo) ci puntano contro le pistole, altri due invece stanno dietro una scrivania rovesciata, in ginocchio. Jasper si mette sulla difensiva parando subito la Glock di Rodd davanti a sé, mentre anche Crow si posiziona davanti, affiancandolo. Noi altri ci stringiamo.

“Calmi, ragazzi… Vogliamo solo discutere in maniera tranquilla…” si introduce Jasper.

“E senza morti…” aggiunge Crow.

I due tipi dietro la scrivania si fanno una risata sotto i baffi. Il loro aspetto è riconoscibile: uno è un ragazzo esile, dai capelli scuri rasati ai lati e con un’intera acciaieria in faccia (sul serio, ha piercing alle sopracciglia, al naso, setto nasale compreso, sulle labbra ed entrambe le orecchie completamente coperte di ferro), tanto che non riesco a concentrarmi sullo sguardo maligno e le pupille dilatate. L’altro, invece, ha la testa rasata, un tatuaggio sotto l’occhio che non appartiene alla Struttura ed è molto massiccio. Non c’è dubbio, sono Elliot e Strong, i due di cui ci ha informato Rodd.

“Ma sentilo, vuole chiacchierare!” parla Strong, scrocchiandosi le dita.

“Aggressivo, il tipo…” commenta sottovoce Alyssa.

“Tanto, cosa avete intenzione di fare?” Elliot si aggiunge, sistemandosi uno degli anelli al lobo.

“Lo abbiamo già detto… Se sei sordo, non è colpa nostra…” si fa sentire Alyssa. “Voglio dire, è normale che non senti nulla… I tintinnii del metallo distraggono un po’…”

“Ah, ragazza, non ti conviene fare tanto la spiritosa…” sussurra Elliot, a denti stretti.

“Altrimenti?” continua a provocarli lei. “Siete in leggero svantaggio numerico, qui…”

“Non più.”

Alle nostre spalle si aggiunge una voce. È quella di un uomo con dei vestiti logori, con la barba rasata e capelli scompigliati biondi, che si ritrova dietro Ruby e tiene una mano sulla sua spalla. L’altra, invece… No, non può essere.

Jasper tira fuori un’altra pistola, puntandola contro l’uomo. Ruby è paralizzata dalla paura.

“Ci state minacciando, per caso?” inizia a dire il tipo appena arrivato.

“Capo, finalmente è qui… Anche se… Potevamo tranquillamente cavarcela da soli…” sussurra Strong un po’ intimorito. In effetti, lo sguardo intenso del loro capo è particolarmente cattivo. Quegli occhi scuri che neanche si premurano di osservare il suo ostaggio, ma che sono invece fissi nel vuoto…

Cosa posso fare in questa situazione? Ho paura di fare un qualsiasi passo per aiutare quantomeno Ruby a tirarsi fuori da lì… Ho paura che la spari…

“Ascoltaci, noi vorremmo-” inizia a dire Crow.

“Distruggere il mio impero della droga? Mai e poi mai, voi ragazzini non sapete minimamente contro chi vi siete messi contro.”

Il capo della banda degli “X-Saber” risponde con un tale gelo da farmi rabbrividire.

“Vorremmo saperlo, allora… A partire dal tuo nome…” si intromette Alyssa.

“Draven. Non vedo a cosa vi possa servire tutto ciò.”

“Un nome figo, non c’è che dire… Peccato che quello che tu stia facendo non sia così figo. Vendere droga in un luogo in cui chiunque può entrare… Come dei ragazzini.” risponde Crow con rabbia.

“Secondo il tuo stupido ragionamento, è sbagliato vendere droga ovunque… Perché se dovessi spostare la mia zona, incapperei in un’altra dove abitano persone in difficoltà, donne incinte… O altri ragazzini. Tutto il Satellite è uno schifo.”

“Sbagliato è vendere droga. Punto.”

La voce di Lucy sovrasta quella di Crow, prima che lui possa continuare ad argomentare.

“Stai contribuendo a peggiorare la situazione, Draven. Già dobbiamo affrontare varie difficoltà, ora anche tu che vuoi che il tuo lurido giro di affari sia impeccabile. Così facendo distruggi le vite di tutti, te ne rendi conto?”

“Sentiamo, perché dovrei peggiorare la vita di tutti? Non trovi che io, invece, la stia migliorando?” ribatte Draven, stringendo la presa su Ruby.

“Lasciala andare.” sussurro, un po’ preso dall’apprensione, un po’ arrabbiato per quel discorso.

“Migliori lo stato d’animo dei tuoi acquirenti… Per un breve tempo e soprattutto solo con le prime dosi di qualsiasi schifo tu venda. Quando si accorgeranno che non servirà più a placare i loro animi, sarà troppo tardi… Perché non ne faranno più a meno.” aggiunge Alyssa, anche lei con tono parecchio arrabbiato.

“E pur di non lasciarsi andare all’astinenza, oppure sotto effetto della stessa, farebbero di tutto.” conclude Crow. Con quest’ultima frase, Alyssa abbassa lo sguardo e inizia a fremere, stringendo un pugno e tremando.

“Eroina. Vendiamo eroina. Anche hashish, però quello è un altro discorso.” continua a dire Draven. “Sta di fatto, cari miei, che a me non importa. In un modo o nell’altro devo viverci, su quest’isola di merda. E anche voi, dovreste farvi gli affari vostri. Ma poiché non siete stati intelligenti-”

“Aspetta!” esclamo, prima che lui possa fare del male a Ruby oppure ordinare ai suoi sottoposti di fare altro. Lui mi rivolge il suo sguardo gelido.

“Bene, tu hai la responsabilità di convincermi a non fare fuori questa biondina e il resto dei tuoi amici. Ah, e salvare anche te stesso. Perché, in questo momento, non dovrei sterminarvi?”

“Oh, ehm…”

Detto così non riesco ad organizzare le parole, la paura di non risultare abbastanza convincente non me lo permette.

“Muoviti, prima che ti tolga questo diritto. Dopotutto, sono stato anche fin troppo buono nel concederti questa possibilità.”

“S-si… Draven, posso chiederti una cosa? Come mai ci tieni così tanto a vivere qui?”

“Non posso andare da nessuna parte. Dove cerchi di andare a parare?”

“Nel senso… Qual è la motivazione che ti spinge a compiere questi atti criminali? Vuoi davvero diventare ricco, qui dentro?”

Draven si scompone.

“Dovrei spiegarlo ad un ragazzino come te?!”

“Giusto, Capo, glielo di- Eh?”

La voce di Elliot è alquanto dubbiosa.

“Capo, scusi se mi permetto di contraddirla, ma… Perché non ha subito detto che si tratta di den-”

“Chiudi il becco, Uomo di Latta!”

La sua esclamazione è seguita da uno sparo al soffitto, di avvertimento, che ci fa sussultare tutti. Ruby singhiozza per lo spavento. Maledizione… A quanto pare, però, abbiamo beccato un tasto dolente.

“Giusto, non si tratta solo di denaro…” provo a dire.

“Non sono cazzi vostri.”

Jasper abbassa la pistola. Forse, abbassando la guardia, vuole provare che siamo disposti a scendere ad un compromesso. La prima cosa che deve assolutamente fare è restituirci Ruby.

“Il nostro obiettivo è navigare nell’oro, è ovvio!” dice la ragazza dai capelli azzurri che ci ha teso un agguato assieme all’altro ragazzo.

“Draven, hai mentito ai tuoi compagni?” domando io.

Draven volta lo sguardo altrove, come se stesse nascondendo qualcosa.

“Anche se fosse, che cosa ve ne importa?”

“Importa eccome, perché potresti non essere un nostro nemico… Magari rimarrai tale, ma non credo che sia il caso di mentire ai tuoi sottoposti. Vero?”

Tutti quanti reagiscono in malo modo alle mie parole.

“Stai scherzando?!” dice Crow prontamente. “Pensi che uno come lui, che vende droga, possa andare d’accordo con i nostri ideali?!”

“Se non sbaglio, lui non ha mai detto quali sono i suoi…” gli faccio capire, poi cerco di incontrare gli occhi pensierosi di Draven. “Allora, in cosa credi? Perché vuoi che gli altri acquistino la tua roba? Quali sono i tuoi obiettivi?”

Draven incontra lentamente il mio sguardo, mordendosi il labbro.

“A che ti servono quei soldi?” insisto. Freddamente, spinge via Ruby. Io e Tom la afferriamo prima che cada a terra, con lei che si stringe a me per la forte paura che ha provato.

“Sei al sicuro adesso!” provo a rincuorarla, abbracciata a me.

“Abbassate quelle pistole, vi devo delle spiegazioni.” dice il capo degli X-Saber al resto della banda. “Tutti quanti, seguitemi. Vi prometto che non ci saranno scherzi, ma sappiate che se uno di voi fa uno sgarro vi ammazzo tutti… ‘X-Saber’ compresi.”

 

Angolo Autrice

Ciao ragazzi! Vi avevo detto che avevo degli aggiornamenti da farvi ed eccomi qua!

Innanzitutto, buon Natale a tutti! La schedule di pubblicazione settimanale mi ha permesso di pubblicare questo capitolo proprio in questo magico giorno! Spero che stiate passando delle ottime feste nonostante la situazione Covid e, nel caso, di avervi fatto un minimo di compagnia ^^

Prima di parlare di alcune cosette, la canzone di oggi è “Hero” degli Skillet. Non credo ci sia bisogno di spiegare il perché ^^’

Passiamo ora alla notizia vera e propria: la storia, da adesso fino a data da destinarsi, subirà una pausa. Ho bisogno di tempo per studiare (devo dare quattro esami in due mesi, ragazzuoli belli :c) e per stare in pace con me stessa poichè, ora come ora, sento che la pubblicazione di questa storia sia un piccolo peso. Non fraintendetemi, io adoro scrivere! Il problema è che al momento vorrei dare priorità ad altro… Può darsi che in questo periodo riuscirò comunque a buttare giù qualche capitolo, ma finchè non mi sentirò pronta di ricominciare a pubblicare non vedrete aggiornamenti :c

Seconda cosa… Duole un po’ anche a me, ma sul sito non mi vedrete più con il nome “eli8600”. In realtà non è proprio una cosa così importante, but- Oh, well… Per cui, non vi spaventate se troverete questa storia o altre scritte da una certa… “eli_mination”! Sono sempre io uwu

Perché il cambio nome? Da una parte è un piccolo capriccio (xD), dall’altro si tratta di una piccola cosa che mi dà modo di avere a che fare con una nuova me. Non che ci sia stato un grosso cambiamento e una forte motivazione dietro, semplicemente “eli8600” non mi rappresentava più! ^^ Potete continuare a chiamarmi Eli, non vi preoccupate! Tranquilli, cambio nome ma io e la mia testa di cazzo rimaniamo sempre, pronti a gettare forconi sui plagiatori e gli sgrammaticati, ad elogiare le storie che meritano e a ritardare le recensioni! xD

Detto ciò vi volevo comunque ringraziare per aver seguito la storia finora e spero che quando tornerò vi continui ad interessare. Non vi deluderò, promesso ^^

Ci tenevo, ovviamente a ringraziare tutti voi lettori. Nonostante la maggior parte di voi è silenziosa, vi vedo che date un’occhiata ai capitoli! ^^

Nel particolare vorrei ringraziare CyberNeoAvatar e Jigokuko per le recensioni lasciate a questa storia, assieme a Black_RoseWitch che, invece, è passata a recensire “My Love, My Life” ^^

A loro si aggiunge anche Sasa1809 che ha inserito la storia tra la preferite e di nuovo Jigokuko che invece l’ha messa tra le seguite ^^

Se questi autori hanno delle storie, supportateli assolutamente con tutto il vostro affetto! Se lo meritano <3

Detto questo, vi mando i miei più sinceri auguri di buon Natale e di un felice anno nuovo, sperando sia meglio di questo pazzo 2020! Noi ci sentiremo con “Riots” il prima possibile!

Bacioni a tutti!

-eli8600 (per l’ultima volta ^^’)

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Capitolo 13
*** Heatens//Me lo merito? ***


Crow’s POV

“Seguirti? Dove?”

È alquanto strano che qualcuno di una banda che fa cazzate come quelle abbia voglia di discutere altrove. Mi chiedo che cosa abbiano in mente…

“Capo, ma noi cosa abbiamo fatto?” ribatte la ragazza dai capelli blu. “Cioè, se questi brutti ceffi fanno stronzate ci andiamo a rimettere noi?”

“Guarda che se ti venisse in mente di fare casino, vale lo stesso anche per te…” risponde Alyssa. “In ogni caso, non vedo perché dovremmo andare con Draven. Gli unici di cui mi fido sono i miei compagni.”

“Per una volta sono d’accordo con la darkettona!” esclama Jasper, provocando un piccolo segno di vittoria di Alyssa. “Non possiamo sapere cosa avete intenzione di farci.”

Draven si stiracchia, rivelando un tatuaggio all’altezza del polso.

“Non credo che sia facile instaurare un rapporto di fiducia con persone sconosciute. In ogni caso…” aggiunge. “A voi la scelta. Sappiate, per quanto non ci crediate, che nemmeno i miei compagni sanno cosa ho intenzione di fare.”

“Che giochetti stai facendo, Draven?” sussurra Strong. Dal tono non fa più il gradasso, segno che potrebbe essere seriamente preoccupato…

“Che… Che cosa facciamo?”. Ruby è ancora scossa per lo spavento. Accanto a lei c’è Allen, che tiene una mano sulla sua spalla. Ci avviciniamo per decidere in silenzio cosa fare.

“Non lo so, la voce incrinata che ha tirato fuori mi fa credere che una punta di verità c’è… Anche gli altri potrebbero non esserne davvero al corrente.” spiega il novellino, a bassa voce.

“Se stessero recitando, il fatto che lavorino in un teatro sarebbe una coincidenza alquanto assurda!”

Cerco di smorzare la situazione, anche se non sono minimamente convinto di quello che stiamo per fare.

“Magari… Potremmo chiedere qualche condizione…” suggerisce Tom. “Del tipo… Almeno uno di noi deve rimanere armato.”

“E guarda caso, quella persona sarà proprio Jasper…”

Jasper sbuffa. Per quanto faccia finta di essere infastidito dal fatto che, qualsiasi cosa succeda, lo mettiamo sempre in mezzo assieme alle sue armi, in realtà noto un ghigno soddisfatto. In altre situazioni dovrebbe evitare di tradirsi in questo modo, ora che ci penso. O forse l’ha fatto apposta, chi lo sa…

“Draven, facciamo una cosa… Accettiamo.” propongo al capo della banda rivale. “Però devi permetterci di avere almeno uno di noi armato. Non siamo imbecilli, se non ce ne sarà bisogno non spariamo.”

Draven solleva un sopracciglio. Evidentemente la proposta non deve essergli piaciuta.

“Sarò anche io armata, allora.”

La ragazza dai capelli blu degli “X-Saber” si fa avanti, impugnando il fucile. Ora che la guardo meglio, sembra una ragazza più giovane di quello che pensavo. Avrà sui sedici anni…

“Ve lo concedo…” risponde Draven. “A patto che, quando ve lo dirò, nascondiate pistole, fucili, coltelli… Qualsiasi cosa che possa spaventare.”

Spaventare? In che senso? Vorrei tanto chiederlo, poi penso che probabilmente otterrei una reazione brusca da parte dell’uomo. Non mi sembra tipo da dare molte spiegazioni.

E così iniziamo ad abbandonare l’edificio. Come ci è stato promesso, sia Jasper che la ragazza dai capelli blu (credo che si chiami Anya, non ne sono poi così sicuro…) hanno le armi da fuoco pronte all’utilizzo in caso di emergenza. Nell’edificio rimangono altri due ragazzi, sotto raccomandazione del loro capo, mentre con voi sono presenti anche Elliot e Strong. Subito fuori, iniziamo a percorrere strade su strade, lungo le quali abbiamo modo di parlare. Alcune volte Draven ci fa “shh” per silenziarci. Non gli piace nemmeno il sussurro della voce, ottimo.

“Dove ci starà portando Draven?” si domanda Strong.

“Voi ‘X-Saber’, come fate a non sapere nulla?” chiede Allen.

“Smilzo, ne sappiamo quanto te. La nostra ignoranza non è nostra colpa.” ribatte Elliot. “Smilzo”… Pff, da che pulpito!

Intanto mi do un’occhiata nei dintorni. La solita tiritera: strade su strade, edifici su edifici, calcinacci che giocano a fare le bombe nucleari cadendo dai palazzi, spazzatura e pozzanghere per terra. È più interessante assicurarsi delle condizioni di ognuno. I miei ragazzi stanno bene, a parte la preoccupazione visibile sul volto di Lucy, che ogni tanto storce il naso per la ferita sulla mano, lo spavento che si è presa Ruby (che proprio non vuole allontanarsi da Allen)… e infine Alyssa. Che strano, in occasioni simili non ha quell’espressione.

Faccio un passo indietro per avvicinarmi a lei, camminandole di fianco.

“Ti senti bene?” le chiedo, attirando brevemente la sua attenzione. In corrispondenza delle occhiaie ha ancora tracce di trucco sciolto, ma non ho il tempo di osservarla meglio che subito torna a guardare per terra. L’ho comunque visto, quello sguardo pensieroso e malinconico. Gli occhi di un verde scuro lucidi, ma non per i lacrimogeni.

“Si, sono a posto.” risponde con voce flebile.

“Mh… A me non sembra…” le dico, poco convinto. “Non voglio insistere, però ci tengo che siate tutti a vostro agio anche nelle situazioni particolari. Hai affrontato di peggio ed è la prima volta che ti vedo così tormentata. Dov’è quella determinazione che ti contraddistingue?”

Cerco di essere pacato nel tono, per tranquillizzarla e magari invogliarla a sfogarsi con me.

“Ti urta avere il make-up rovinato?” ci scherzo su, dandole una spintarella. “A dire il vero, così sembri più cazzuta. Tipo una guerriera vichinga!”

Per un attimo sorride.

“Stavo solo pensando… Perché una persona avrebbe bisogno di quei soldi, soprattutto vendendo stupefacenti?” espone lei. “Cosa lo porta a comportarsi così?”

“Mi sa che lo scopriremo, presto o tardi…”

Faccio spallucce. Tra noi due cala il silenzio. A parte i fischi del vento e uno scambio di battute tra Strong, Elliot e Anya, non si sente null’altro. Cerco comunque di capire di cosa stiano parlando, anche se pare che siano le stesse cose, ovvero “Chissà dove ci sta portando Draven” e bla bla bla…

“Per favore, non toccare mai una siringa.”

Le parole di Alyssa mi distraggono momentaneamente.

“C-come?” dico spaesato.

“Neanche per scherzo o per provare…” continua lei, sempre con lo sguardo fisso a terra. “Lo stesso vale per gli altri, come capo non puoi permettere che si perdano in quel modo…”

Questa conversazione sta prendendo una piega un po’ strana. Voglio dire, è ovvio che non dobbiamo drogarci!

“Tranquilla, lo sapevo già…” la rassicuro. “Vi controllo, so cosa fate e cosa non fate. Piuttosto, come mai insisti su questo? Non dirmi che-”

“No, che schifo!” mi interrompe lei, stizzita. “Lo dico solo per… Buon senso… Io ho paura degli aghi…”

“Mh…”

La credo sulla parola, non voglio essere asfissiante. Eppure è fin troppo strano che abbia quella reazione… Credo che sia più saggio aspettare che ne parli lei, senza forzarla. Magari mi sto solo facendo dei film mentali e lei ha pensato ad una cosa triste per un attimo in cui l’ha distratta… Mah, non ne ho proprio idea, so solo che mi preoccupa abbastanza…

“Siamo quasi arrivati. Nascondete le vostre armi.”

Draven, muto per tutto il tragitto e con lo sguardo fisso sulla strada davanti a sé, mi fa prendere un colpo quando rompe il suo silenzio e si gira verso di noi. A quel punto, sia Anya che Jasper coprono le pistole e i fucili con i loro cappotti, rendendoli invisibili. Il capo degli “X-Saber” assottiglia le palpebre in direzione del nostro amico.

“Tutte. Le. Armi.”

Jasper sbuffa infastidito mentre si mette in tasca tutti i proiettili che aveva nella cintura e nasconde lì anche un coltellino a serramanico.

“Mi sento come un tacchino durante la cena del Ringraziamento…” commenta lui. “Cosa mi tocca fare…”

In effetti, il cappotto che indossa lo fa sembrare più grosso del solito. Mi viene da ridere vedendolo così goffo e anche Tom sembra concordare. Entrambi ridiamo e lo prendiamo in giro.

“Troppe ciambelle in servizio, sbirro?” lo sfotte il biondo.

“Continuate e vedrete dove vi infilerò quelle ciambelle… una ad una.” risponde il corvino, facendo un sorrisetto. Tutti gli altri ridacchiano, ad eccezione di Draven.

“Smettetela di fare i ragazzini idioti e fate silenzio!” ci rimprovera.

“Oh, calma…” sussurro. Dopotutto la situazione di serietà pare essersi affievolita di molto. Durante il tragitto ci siamo scomposti un po’… Credo che dovremmo stare attenti, ancora non sappiamo dove Draven voglia andare a parare. Guardando la strada, d’altronde, sembra una comunissima via… C’è però qualcosa di stranamente familiare… Saranno le finestre rotte e dei timidi sguardi che si affacciano verso l’esterno, oppure il fatto che mi sento molto più al sicuro qui rispetto al nostro covo.

“Voi aspettate qui.”

Draven avanza, lasciandoci dietro a guardarci in faccia. Poco dopo, però, capisco tutto… Capisco il perché lui abbia tenuto tutto in segreto, il perché compia azioni riprovevoli… Dopo aver atteso, si piega in avanti prendendo in braccio qualcuno… Una bambina, molto piccola, avrà sui sei anni, con delle codine corvine sulla testa e un vestitino lacerato… Poi si avvicinano altre piccole figure, tutte di statura diversa… Ma quello di cui sono certo è che si tratta di bambini…

 

“Crow, non vieni?”

Una voce insistente attira la mia attenzione mentre impiego il mio tempo a dare una ripulita alla Blackbird. Sono sempre loro, i mocciosi… Credo che la mia moto dovrà aspettare. 

“Andiamo, ragazzi, mi sono appena svegliato!” scherzo io. 

“Pappamolle!” mi prende in giro un altro ragazzino.

“Crow sa che perderà a Duel Monster, per questo non partecipa alla partita!” 

Che impertinenti…

“Ah, le cose stanno così? Ora ve la faccio vedere io!” esclamo, correndo verso di loro.

 

Proprio così, sono stato assalito dai ricordi come vedo la figura del capo degli X-Saber vicina a quei piccoli marmocchi. In qualche modo, mi ricordano i miei ragazzini, quelli che a lungo tempo sono stati a fianco a me. Allontanarmi da loro mi ha davvero fatto male, ma era il minimo che potessi fare. Esporli ad un pericolo costante non è la cosa più intelligente da fare, anzi, è da stronzi. Ho dovuti lasciarli alle cure di Martha (e sono sicuro che se ne stia prendendo cura come si deve, anche basandomi su quello che Rally mi ha detto quella volta al teatro) senza neanche dirgli dove andassi, perché mi allontanassi… Lasciarli nel dubbio così…

Basta, fa troppo male. Strizzo gli occhi, distogliendo lo sguardo da quella scena e allontanandomi.

“Ehi, Crow!”

“Tom, scusami, lasciami solo due secondi…”

“È per i bambini…?”

Si, lo è… Tom, te ne ho già parlato, per favore… Non riprendere l’argomento… Rimango in silenzio e di spalle sperando che capisca che adesso non sono proprio dell’umore.

“Ti mancano, vero?”

“Si, cazzo! Smettila!” sbotto, girandomi verso di lui.

“S-scusa… Non volevo mancare di rispetto…” mette le mani avanti. Intanto sento lo sguardo di Lucy addosso, anche lei preoccupata per me.

Ah, al diavolo. Perché sto così? Perché per un attimo mi sono rivisto in Draven? Perché lo capisco? Perché so come ci si sente?

 

Ruby’s POV

Nel momento in cui osservo Draven prendere in braccio quella bambina capisco tutto. Non mi sento pronta a scusarlo per quello che ha fatto, ma un po’ comprendo il perché venda droga. Lo fa per garantire un futuro a quei ragazzini…

“Accidenti… Noi finora abbiamo lavorato per questo…” dice Anya.

“Cosa vorresti dire?!” si infastidisce Alyssa. “Sbaglio o parte della pagnotta l’hai guadagnata anche tu?!”

“Non ho nulla da ridire, deficiente. Semmai quella che ha da ridire qui sei tu!”

“Prova a chiamarmi di nuovo deficiente e a furia di calci ti tingo la faccia di nero.” ribatte Alyssa, rissosa.

“Stiamo calme, ragazze!” mi metto in mezzo io. “Capite che vedere alcune cose faccia un certo effetto…”

Infatti Crow si è allontanato, come se fosse tormentato da qualcosa. Immagino che ognuno di noi qui abbia avuto qualche reazione in base a quello che abbiamo vissuto. Draven sembra essere una figura paterna per quei bimbi… Sono contenta che loro abbiano avuto la possibilità di avere qualcuno che li accudisca. Molti non hanno avuto questa fortuna, purtroppo… Ah, se solo anche io avessi avuto un vero padre…

“Però non capisco… Perché non dircelo?” parla Elliot. “Lui ci ha accolti nella sua organizzazione per darci un aiuto e per darlo anche a lui… Ma avremmo potuto aiutarlo anche in altri modi, piuttosto che vendere eroina…”

“Perché è denaro… Sporco, ma pur sempre denaro. Anche quello serve per sopravvivere qui, strano ma vero.”

Jasper si avvicina ad Elliot.

“Oppure non ve l’ha detto perché non si fida abbastanza di voi.”

Mi aspettavo che Elliot reagisse in modo brusco, tentando di contrastare l’opinione di Jasper… Invece no, abbassa lo sguardo dandogli ragione.

“Si ma cosa vuole provare adesso che ci ha mostrato quei ragazzini?” si domanda Strong.

“Che sotto sotto lui è un uomo onesto?” ipotizza Allen.

“O che in qualche modo ha i nostri stessi ideali, no?” sussurro.

“Possibile che sia riuscito a capire tutto dal primo momento in cui ci ha visto?” si domanda Lucy.

“No, lo sapeva già…”

Tutti ci giriamo verso Anya.

“Lui vi conosce, sa già quello che fate per il Satellite.”

Oh, no… Addio segretezza. Beh, teoricamente non sanno che stiamo anche contro il Grande Capo… Quindi per il momento non ci vedo nulla di grave.

Draven intanto fa ritorno da noi, con un’espressione grave in volto, dopo aver abbandonato i sorrisi rivolti ai ragazzini.

“Draven…” dice Strong, afflitto. “Vecchio mio, se solo ci avessi detto tutto sin dall’inizio…”

“Non sapevo fino a quanto potessi spingermi con la fiducia… Il mio obiettivo non è mai stato quello di arricchirmi personalmente, tutto quello che guadagnavo dalla nostra attività personale lo investivo in parte con le vostre paghe, dall’altro… Prendendomi cura di quegli orfani… Prima di prenderli in carico erano ospitati in un vero e proprio orfanotrofio, poi l’edificio in cui vivevano è crollato, anche per colpa di alcuni vandali. Alcuni di loro sono scomparsi, i sopravvissuti li ho adottati personalmente, garantendo loro del cibo e un tetto.”

Il capo degli X-Saber continua a raccontare la sua storia.

“Vi chiederete il perché lo abbia fatto… Non sono riuscito a proteggere le persone che amavo di più, la mia fidanzata e mio figlio…”

Improvvisamente mi rendo conto che l’anima di Draven deve essere stata lacerata da un evento traumatico… In qualche modo, quando qualcuno mostra una parte di sé, questa entra anche dentro di noi. Per questo sento un dolore nel petto, come se avessi vissuto anche io quel brutto avvenimento. Qualcuno la chiama “empatia”… Lucy mi ha detto che tendo ad essere molto empatica… Ma è davvero un bene immedesimarsi nelle emozioni di qualcuno? Quando sono positive è bello, ma quando sono negative… Difficile, vorresti solo silenziare quella sensazione ma non riesci.

“Così mi sono ripromesso di dare protezione a qualcun altro e contemporaneamente vendicarmi di tutti i delinquenti diventando uno di loro… Avrei lasciato che si consumassero con i loro vizi, qualcosa di molto richiesto…”

“Capisco perfettamente quanto tu sia arrabbiato per tutto quello che è successo, quanti rimorsi tu abbia…” si fa avanti Alyssa. “Ma non puoi… Semplicemente… Rovinare la vita anche a chi non se lo merita…”

“Spiegati meglio.”

“Gli effetti della tua attività si fanno sentire anche su chi non ha fatto nulla. Portare altre persone a consumare droga conduce queste ad azioni scellerate, facendo del male a chiunque voglia starci lontano. Non è per questo che hai perso i tuoi cari?”

Già, in effetti è un’incoerenza.

“Perché devono provare tutto quello che ho provato io.” risponde freddamente Draven. “E se questo porta un beneficio che io posso sfruttare per aiutare altri…”

“Io me lo merito?!” sbotta Alyssa. “Mi merito di aver… Argh…”

“Sei una criminale, quindi significa che hai messo in pericolo la vita di qualcuno. Quel tatuaggio in faccia parla chiaro.”

“Io, invece? Me lo merito?”

Allen dà manforte ad Alyssa.

“Io non ho mai fatto nulla di sbagliato. Voglio solo il meglio per il luogo in cui sono cresciuto. Dunque, me lo merito?!” sostiene.

Draven rimane con lo sguardo fisso su di lui, non sapendo cosa dire.

“Draven, ascolta… Ci sono tantissimi altri modi per aiutare i tuoi piccoli amici e mettere al tappeto tutti i criminali del Satellite…” mi aggiungo. “Ma così… Fai solo del male a chi non se lo merita…”

“Io non giudico le tue azioni, capisco il motivo scatenante di tutto questo… Però pensaci…” sussurra Tom. Intanto, Anya, Elliot e Strong confabulano tra di loro, un po’ provati da quelle parole. Gli occhi scuri di Draven tremano, come se volessero nascondere la lucidità che si è formata su di essi. Il ricordo di suo figlio e della sua fidanzata deve essere pesante da digerire e il fatto che non sia riuscito a proteggerli peggiora il suo stato.

“Ho perso di vista troppe cose e ho agito in maniera avventata. Chiunque abbia solo intenzione di fare del male ai deboli deve bruciare all’inferno. Buffo, sono sempre stato uno di loro… Mi merito anche io un destino simile…” sussurra.

“Puoi sempre redimerti! Quei bambini ti stanno molto a cuore, perché non fai qualcosa di concreto per aiutarli? Perché non diventate una banda di protezione del Satellite?” propongo. “Buttate via tutto quello che avete e fate qualcosa di concreto per dare un calcio nel sedere a chiunque si approfitti di questa stupida dittatura!”

“Ruby, non dire queste cose troppo ad alta voce, potrebbero sentirci!” mi tappa la bocca Lucy.

“Ah, non disturbatevi a camuffarvi. In questa zona siamo tutti a favore della liberazione del Satellite. Lo sono anche il resto degli X-Saber!” spiega il capo della banda. I suoi compagni fanno gesti di approvazione.

“Allora unitevi alla lotta.”

Crow, che fino a quel momento era rimasto in disparte, avanza una richiesta che facciamo spesso a vari capobanda. Quando siamo sicuri che di loro ci possiamo fidare, parte la collaborazione.

“Ne facciamo già parte, anche se pareva il contrario. Diciamo che vendere la droga era anche un modo per nasconderci e non farci passare per quello che siamo.” risponde Draven.

Crow tende una mano, che l’altro stringe con un mezzo sorriso.

 

Angolo Autrice

Oh. My. Fucking. God.

CIAO RAGAZZI! DA QUANTO TEMPO!

Ebbene sì, sono finalmente tornata! Come va, ragazzi? ^^

Le motivazioni per la mia assenza le sapete già, ho avuto una stressante sessione d’esami che ora è finalmente terminata e mi sento libera come una farfalla! Certo, le lezioni universitarie riprenderanno a breve, la settimana prossima, ma avrò comunque tempo per scrivere oltre che cercare di recensirvi tutti (a tal proposito, scusate davvero tanto ma ho avuto proprio la testa fissa sui libri ^^’ Recupererò tutto, tranquilli ^^).

Dunque, vi comunico anche con gaudio che, dopo esserci lasciati a dicembre con uno stato mentale abbastanza merdoso, vi dico con felicità che sono tornata nel mood giusto! Spero di non avere ricadute perché ora mi sento come se potessi spaccare il mondo >3<

Purtroppo sono ancora qui con il nome di eli8600, ancora non è stato cambiato ^^’ Nei prossimi giorni vedrò di contattare anche l’amministrazione a tal proposito, ma comunque capisco che tra le tante cose saranno impegnati ^^’

Ora, parlando del capitolo, sento che qualitativamente è un po’ inferiore a quelli che ho scritto prima della pausa. Diciamo che ho bisogno di un po’ di tempo per rimettermi in carreggiata, intanto gustatevi questo capitolo pieno di sadness e momenti ship (?). Insomma, tutto è bene quel che finisce bene, no? Eheheh, prossimamente vedrete altro che metterà in difficoltà i nostri eroi muhahahah.

Ahem- Ci sentiamo la prossima settimana con un nuovo capitolo, ciauuu!

 

P.S. Ah, la canzone! Mi sto dimenticando come si svolge il mio lavoro xD Oggi abbiamo “Heatens” dei Twenty One Pilots, tratta da Suicide Squad (spoiler: ok che sono biased che preferisco la Marvel alla DC, però quel film non mi è comunque piaciuto ^^’ La colonna sonora, tho… Non sarà l’ultima canzone che le appartiene e che metterò in questa storia!)  

 

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Capitolo 14
*** Hunger//Va tutto male ***


Allen’s POV

“Bene, allora siamo d’accordo? Niente più droga?”

Crow scambia le ultime parole con Draven.

“No, credo di aver capito cosa posso fare. Sono sicuro che, se mio figlio Josh e la mia ragazza dovessero guardarmi dall’alto, approverebbero questa decisione. Ho sbagliato un po’ di cose… Poi ho sempre contato solo su me stesso anche se in società con Anya, Elliot, Strong e altri… Posso contare anche sul loro aiuto per proteggere i bambini!”

“E faresti benissimo!” dice Elliot con un pollice in su, rivolgendosi dopo a noi. “Comunque, scusate per l’accoglienza brusca. Siamo stati tutti stupidi, in effetti…”

“Ah, non c’è problema!” lo rassicura Tom. “Più che altro, dovreste scusarvi con Rodd… Sapete com’è, uno di voi gli ha sparato su una spalla…”

“Ah, il tale che si è permesso di sparargli in questo momento non è tra i presenti… In ogni caso, ci assicureremo di trovarlo e fargliela pagare. Rodd, in fondo, è un bravo ragazzo e non si meritava quel trattamento.” spiega il capo degli X-Saber. “Se volesse tornare, anche se ne dubito fortemente, le nostre porte sono aperte.”

Fatto ciò, è ora di congedarsi. Che giornata intensa… E non è ancora finita. Dobbiamo recuperare Rodd e andare subito a curarlo. Per questo, Crow e Jasper sono tornati alla base a bordo delle loro moto, mentre il resto di noi è andato a prendere il nostro “amico” ferito. Lucy ci segue con il suo mezzo.

“Finalmente, iniziavo a credere… che mi avreste abbandonato qui. Onestamente, me lo sarei aspettato da gente… infame come voi.” commenta appena ci vede. All’apparenza sembra più stanco, ma per il resto è lucidissimo. Come quando lo abbiamo lasciato.

“Oh, non c’era affatto bisogno di ringraziarci. Non ce li meritiamo tutti questi complimenti, alla fine facciamo solo il nostro lavoro!” risponde sarcasticamente Tom, aiutandolo ad alzarsi e facendolo entrare nell’auto guidata da Alyssa. Dopo di che, anche noi saliamo a bordo e partiamo, con la dark che segue le indicazioni del biondo.

 

“She’s a killer… queeeen! Gunpowder, gelatine, dynamite with a laser beam!” cantiamo a squarciagola. A quanto pare, il precedente proprietario della macchina è un fan dei Queen, abbiamo trovato alcuni CD di quel gruppo nel portaoggetti. Beh, meglio, chi saprebbe resistere a quelle canzoni così belle? Ah, giusto, Rodd… Dimentico che abbiamo un ragazzo agonizzante in macchina con noi e che non si unisce al coro.

“Tom, questo dottore è bravo?” domando per rompere il ghiaccio, mentre la voce di Freddy Mercury continua a cantare.

“Oh, assolutamente! Lo conosco sin da quando ero bambino! Ogni volta che mi facevo male sullo skate era una garanzia. Tutte le volte che mi sono rotto un osso ero perennemente nel suo studio. Insomma, sa chi sono e mi fido di lui!” racconta, ondeggiando la testa a ritmo di musica.

“Aspetta, andavi sullo skateboard?!” dico sorpreso. “Non sembravi quel tipo!”

“Hahaha! Sai quanto rimorchiavo?” scherza lui. “Se vuoi ti insegnerò qualche trick!”

“Ma se cadi anche da sdraiato!” puntualizza Alyssa, provocando una piccola risata in Ruby. Rodd, d’altro canto, sembra che voglia dire “Fatemi scendere subito da questa macchina, non li sopporto più…”. Beh, Rodd, soffri. Un po’ te lo sei meritato!

 

Dopo un po’, arriviamo davanti ad un edificio che presenta una scala che porta ad un seminterrato. A giudicare dall’indicazione di Tom, credo che quello sia lo studio medico.

“Io rimango qui fuori, vi aspetto.” sussurra Alyssa. Lucy scende dalla moto e ci aiuta a tirare fuori Rodd.

Aiutandolo con il suo braccio sano sulle mie spalle, entriamo con Tom che ci tiene la porta aperta. Lucy ci segue dentro, poiché anche lei si è procurata una ferita, quella alla mano. Non proprio gravissima, ma ha comunque bisogno di farsi medicare. Anche Ruby è con noi.

Appena metto piede in quello studio medico improvvisato, noto che gli attrezzi e le apparecchiature sono ben sistemate e l’odore di alcool che penetra nelle mie narici mi fa capire che questo dottore prende davvero sul serio il proprio lavoro. Menomale, viste le condizioni del Satellite ci si aspetterebbe ambienti molto meno curati. Tom ha davvero fatto centro, trovando quest’uomo.

Ovviamente, non siamo gli unici presenti già lì. Appoggiato ad un lettino d’ospedale, c’è proprio lui: un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati grigi e una barba incolta, che indossa un camice. Dietro gli occhiali si nascondono occhiaie e rughe, che incorniciano degli occhi scuri. Appena solleva lo sguardo su di noi e nota la brutta ferita di Rodd, si fa da parte e ci ordina di metterlo sul lettino.

“Oh, cielo, cosa è successo?” chiede, con tono tranquillo mentre si sistema gli occhiali.

“Gli hanno sparato…” risponde Tom.

“Beh, questo lo posso vedere… Intendevo, come mai ti hanno sparato, giovanotto?”

“Lunga storia… Mi tolga questo schifo dalla spalla… Argh…” dice Rodd, fermandosi a causa di una fitta di dolore.

“Prima togliti i vestiti che ci intralcerebbero.”

Rodd obbedisce, facendosi aiutare da me e Lucy per togliersi la giacca e la felpa. Rimane a petto nudo, mostrando sul corpo altre cicatrici e lividi.

“Da quanto tempo hai questa ferita?” domanda l’uomo, esaminandola tastando la parte attorno ad essa e dando delle scosse di dolore al ragazzo.

“Purtroppo abbiamo dovuto ritardare il soccorso, dottore.” gli spiega Tom. “Tra l’altro, abbiamo nel gruppo un aspirante medico… Sarebbe utile se gli insegnasse come si toglie un proiettile dal corpo. Ci tornerebbe molto utile!”

“Oh, davvero? Chi sarebbe?” chiede in modo pacato. Timidamente, mi indico facendomi avanti.

“Bene, osserva attentamente quello che faccio…”

 

Alyssa’s POV

Il crepuscolo. Un’altra giornata è andata.

Mi fa male lo stomaco, sarà perché non ho mangiato? Oppure perché è stata letteralmente una giornata difficile da digerire? Certo, siamo riusciti a portare a termine il nostro lavoro contro gli X-Saber e adesso ce li siamo fatti amici, eppure… Sento che non tutto sia al suo posto.

Le cose sono diventate alquanto strane quando Draven ha nominato la parola “eroina”. Nella mia testa si sono accese un sacco di luci, tante sensazioni diverse tutte in una. Dopo ho smesso di comportarmi come al solito, la mia mente era altrove e non riuscivo semplicemente ad essere me stessa. A volte credo che, dopo tutto quello che mi è successo, la faccia da dura la utilizzi per mascherare le mie insicurezze e le difficoltà che ho dovuto affrontare. Seppur mi sia ripresa, ho ancora dei dubbi che vorrei risolvere… Sarà stato Draven a fornire l’eroina a Grant? Sarà stato lui a rovinargli la vita e indirettamente rovinarla anche a me?

No, non ne sono sicura. Una parte del comportamento di Grant era chiaramente visibile anche quando era lucido e non sotto effetto di quello schifo… Ma non ne sono tanto sicura, sono solo così confusa…

Oh, merda, ora che ci penso questo mio cambiamento di personalità è stato notato da Crow… Accidenti, spero solo che non si faccia domande, non mi sento ancora pronta a parlarne con qualcuno…

“Ohi, Alyssa!”

Mi giro. C’è Tom che è appena uscito dallo studio medico, chiudendosi la porta alle spalle ma non senza aver lasciato scappare le urla doloranti di Rodd dalla stanza. Assumo un atteggiamento rilassato.

“Ti faceva impressione vedere il medico fare quelle cose?” gli domando. Lui scuote la testa.

“Nah, semplicemente Rodd mi stava spaccando i timpani… Purtroppo, il dottore ha finito l’anestetico. Gli tocca soffrire!”

“Dai, un po’ se l’è cercata. Dopo tutte le volte in cui ha pestato i piedi alle persone sbagliate… Spero che impari la lezione, stavolta.”

Faccio spallucce.

“Secondo me lo rivedremo a collaborare con un altro gruppo malavitoso… Non mi fido di quelli con i capelli rossi…”

“Cosa ti hanno fatto di male?” ridacchio.

“Non lo so, esistere?” scherza lui. “Comunque, abbiamo nuovi alleati ma io non mi fido ancora di loro… Certo, la storia strappalacrime ha fatto breccia nel cuore di Crow, ma penso che lui sappia meglio di me che un conto è parlare, l’altro agire… Insomma, spero non ci denuncino…”

“Se lo facessero e sopravvivessimo anche stavolta, avremmo un motivo per poterci vendicare.”

Tom mi guarda, cercando di capire cosa intendo. Poi realizza.

“Oh, cazzo… No, non farei mai del male a quei ragazzini. Non se lo meritano, d’altronde.”

“Neanche io, ma qui nessuno si merita nulla di quello che siamo costretti a vivere. È per gente come lui abbiamo tanti problemi al Satellite, sia da prima che durante la dittatura.”

Rimaniamo in silenzio, a riflettere forse su quanto possiamo diventare stronzi e vendicativi in tempi del genere.

“Io non voglio essere costretto ad uccidere di nuovo…”

“Oh, Tom, non accadrà!” lo sprono io. “Quella volta hai agito d’istinto e mi hai salvato la vita!”

“Si, ma quell’uomo, per quanto fosse un nemico, era comunque una vittima di questo schifoso sistema.” protesta lui, calciando un sassolino.

“Se avesse avuto anche solo un minimo di buon senso, avrebbe fatto la stessa cosa che ha fatto Jasper…” ribatto. “Jasper è un bastardo, ma se c’è una cosa buona che ha fatto è stata abbandonare la polizia.”

“Alyssa, io voglio solo che quell’incubo ricorrente in cui ammazzo quel poliziotto la smetta di tormentarmi…” bisbiglia. “Non so nemmeno come potrebbero reagire gli altri se venissero a sapere che la nostra precedente banda è stata smembrata perché gli altri sono tutti morti. Per una fottuta retata in cui sono noi due siamo sopravvissuti.”

Mi viene un tuffo al cuore a pensare ai nostri vecchi compagni… Eravamo un gruppo davvero unito, per quanto, a volte, il loro modus operandi non rispecchiasse quello che siamo io e Tom. Anzi, non so se mi faccia più male questo o il fatto che abbiamo dovuto mentire per entrare nella banda di Crow… Come reagirebbero gli altri? Se avessimo detto la verità, per quello che sappiamo, ci avrebbero potuto uccidere… La situazione è alquanto complicata…

“Forse avremmo dovuto dirglielo subito… Crow è un mio amico, mi fa schifo avergli detto bugie per tutto questo tempo…”

Non dirlo a me, Tom… Anche a me fa schifo…

Nella confusione dei miei sensi di colpa sento anche delle grida di aiuto. Cosa vuole farmi capire la mia testa? Che forse dovrei aprirmi di più con gli altri? Dovrei parlare di me e di come la mia vita è peggiorata nel corso del tempo?

“Alyssa, cosa…”

No, le voci non erano nella mia testa. Non me le stavo immaginando. E in mezzo a quelle grida di aiuto, c’erano anche dei rumori inconfondibili… Scontri…

“No… No…” balbetto, capendo quello che stava succedendo. Inizio a correre. Non importa, devo cercare in qualche modo di fare qualcosa. Non possono esserci altre vittime. Però la mia corsa si interrompe quando qualcuno mi strattona trattenendomi per la vita.

“No!” esclamo, divincolandomi.

“Alyssa, non farlo! Ti metterai solo in pericolo, non siamo abbastanza per impedirglielo!”

“Tom, tu non capisci! Non ci devono essere altri morti perché vogliono andarsene via da qui! Le persone devono essere ascoltate, non sparate perché sono in difficoltà!”

“Lo capisco, ma nelle condizioni attuali la nostra lotta finirebbe qui perché moriremmo! Abbiamo ancora troppe cose da sistemare prima di andarcene, quindi calmati e cerchiamo di avvisare gli altri capibanda nostri alleati!”

Smetto di divincolarmi e cerco di riflettere. È vero, non posso fare nulla. Non possiamo fare nulla. Non da soli, non così.

Il casino aumenta, il vociare incessante si avvicina.

“Stanno venendo qui…” sussurra Tom.

“Dobbiamo nasconderci!” esclamo, prendendo il mio amico per un braccio e conducendolo dietro dei cassonetti. Siamo abbastanza riparati per non essere visti, con l’unico difetto che noi invece abbiamo il posto in prima fila per quel massacro. Con le mani che tremano, chiamo il primo numero che mi appare sulla cronologia… Crow.

 

Allen’s POV

Taglio il filo della sutura. Rodd, a furia di urlare, ha esaurito il fiato e cerca di riprenderselo con dei grossi sospiri.

“Finito.” dico soddisfatto. Devo dire che non è stato facile, soprattutto con le espressioni di disgusto di Lucy e Ruby. D’altronde, hanno scelto loro di assistere. Nessuno ha detto loro che non potevano girarsi.

“Ah…” si lamenta ancora Rodd. Cosa diamine vuole? Gli abbiamo salvato la vita, teoricamente è in debito con noi.

“Se quel proiettile fosse stato sparato più in basso, probabilmente non sarebbe stato qui…” commenta il medico, strofinando delicatamente del disinfettante sulla ferita, prima di fasciarla. “Il ragazzo è stato molto fortunato. Ora dovrà solo riposare.”

Guardo la benda sulla mano di Lucy. Anche lei ha avuto alcuni punti sul palmo, con la raccomandazione di non usare troppo quella mano.

“Dottore, grazie mille per avermi insegnato come si fa! Ora sarò in grado di aiutare i miei compagni!” lo ringrazio, riconoscente.

“Figurati, Allen! Continua così e andrai molto lontano!” mi incoraggia l’uomo. Davvero molto utile!

“È normale che i punti tirino così tanto?” domanda Lucy, storcendo il naso. “Fa un po’ male… Cioè, nulla di insop-”

Lucy si silenzia non appena Ruby alza un dito, come ad invitarci a prestare attenzione. C’è qualcosa che non torna, dall’esterno iniziano a sentirsi rumori alquanto strani. È quando sento delle urla separate che intuisco cosa sta succedendo fuori… Non mi piace affatto.

“Un altro scontro… Riconosco questa sinfonia…” dico gravemente. È la stessa che ho avuto il dispiacere di sentire al mio risveglio. La stessa in cui ho visto quell’uomo morire sotto il mio sguardo.

“Alyssa e Tom… Sono lì fuori…”

Cazzo, è vero! Ruby ha ragione, ci sono i nostri amici in pericolo.

“Allen, cosa fai?!”

Troppo tardi, mi sono già buttato sulla porta e sono uscito fuori, con l’aria gelida e tesa che subito mi investe il viso. Mi guardo intorno, con il buio che mi fa vedere ben poco… Eppure li vedo, dietro un mucchio di spazzatura. Riesco a riconoscerli perché Alyssa ha il telefono, la cui luce le illumina il viso, vicino all’orecchio. Anche Tom è vagamente riconoscibile, ma sono sicuro si tratti di lui. Sento il suo sguardo poggiarsi su di me.

Cautamente e rapidamente, mi avvicino a loro.

“Chi state chiamando?” domando, cercando di farmi sentire tra i rumori di spari ed esplosioni.

“Aiuto.” dice rapidamente Alyssa.

“Tu perché sei uscito fuori?!”. Tom è arrabbiato con me. “Hai l’abilità innata di cacciarti nei guai quando sei al sicuro in una stanza!”

“Oh, scusami se mi preoccupo per voi!” ribatto. Che trattamento… Non solo provo ad aiutarli… Poi penso che non sia il caso di soffermarsi su questi dettagli e rifletto su cosa potremmo fare. La scelta più saggia sarebbe quella di ritornare tutti insieme nello studio medico. Siamo ancora in tempo per farlo, così faccio segno con le mani ai ragazzi per condurli lì.

Lentamente ci alziamo in piedi e come vediamo lo spiraglio di luce della porta dell’edificio aprirsi e il timido sguardo di Ruby affacciarsi, ci gettiamo subito all’interno. Ed è lì che mi blocco all’improvviso. Tutti ci giriamo verso la strada e vediamo un manifestante a terra, con una gamba sanguinante e il viso contratto dal dolore. Chiunque sia, quella persona non può stare lì. Deve sopravvivere.

Mi lancio subito in soccorso. Un braccio, anzi, più di uno mi afferra per la camicia. Riesco a sentire gli strappi dei vestiti, come anche un altro sparo rivolto verso quella figura, che solo dopo capisco che è una donna. L’urlo straziante si propaga per tutta la strada, prima di farle crollare la testa a terra. È morta. Non c’è più nulla che possa fare.

Non so più cosa sta succedendo, non capisco più nulla. Ora sono nello studio medico, trascinato dai miei compagni. L’unica cosa che penso adesso è che ho visto un’altra persona morire davanti ai miei occhi, che di nuovo non ho potuto fare nulla per salvarla.

“Accidenti, Allen, sei impazzito?!” mi rimprovera Lucy, agitata. Deve aver visto anche lei quello che ho visto anche io…

Mi manca il respiro, i miei polmoni fanno fatica ad accumulare aria. La mia pelle inizia a sudare e al tempo stesso sento freddo.

“Allen, calmati…” si preoccupa Ruby, venendomi vicino. Io mi accascio a terra, piegandomi su me stesso e tremando.

“Un attacco di panico…” commenta il dottore, avvicinandosi anch’egli. “Lasciategli spazio, deve respirare e non sentirsi oppresso.”

Io non guardo in faccia nessuno, rimango con gli occhi fissi sul pavimento e una sensazione di soffocamento in corpo. Sto iper-ventilando e non capisco il motivo preciso. Ho un sacco di pensieri per la testa… Questo posto fa schifo, fa davvero schifo… No, è una merda! La gente si comporta una merda, quelli che non lo fanno vogliono solo stare in pace e invece rischiano ogni giorno di morire. Ed io che ho fatto? Niente! Non ho fatto nulla per poterlo fermare, ho solo pensato a salvare i miei amici ma non ce l’ho fatta a salvare un’altra vita. Come penso di diventare un medico?! Come penso di riuscire a fare qualcosa? Avrò quelle persone di cui ho visto la morte sulla mia coscienza per il resto dei miei giorni.

Senza neanche volerlo mi escono le lacrime. Ora capisco cosa hanno provato i miei amici. Pensavo di averlo capito sin da subito, invece non avevo ancora sbattuto contro la realtà. Non avevo visto ancora nulla. Ora che so perché lottano, perché ogni giorno sono costretti a vedere tutto questo, provo una rabbia insormontabile. Perché tutti si saranno ritrovati nella mia stessa situazione. Tutti avranno pensato “Cazzo, io potevo salvarle, quelle persone, e non ce l’ho fatta!” e questo mi fa male. Non dovremmo essere noi a farci giustizia, dovrebbe essere qualcun altro.

Voglio spaccare la faccia a quel qualcun altro. Lo voglio morto.

“Quando te la senti, bevi un po’ d’acqua…” mi suggerisce il dottore, riempiendomi un bicchiere che poi appoggia sul pavimento accanto a me. Mi appello alla mia parte razionale, se è rimasta… Per favore, calmati… Potrei essere fin troppo impulsivo adesso. Non mi riesco a controllare, con un colpo di braccio rovescio quel bicchiere e ritorno a piangere.

 

???’s POV

“Ehi, abbiamo avuto un’altra segnalazione di una protesta! Qualcuno mi riceve?!”

Il walkie talkie appoggiato ad una pila di casse mi distrae mentre cercavo di prendere sonno sul pavimento. Cosa succede… Un’altra? Accidenti… Mi avvicino al dispositivo e rispondo, mentre indosso la giacca.

“Dove?”

“In una zona poco lontana dalla piazza centrale, sarebbe meglio perlustrare tutta la zona… Così possiamo dissuadere chiunque voglia parteciparvi e mettere al sicuro degli esterni alla faccenda…”

La voce di chi parla, molto roca, è abbastanza agitata. Così lontano? Non arriverò mai in tempo, ma sempre meglio tentare. Dopotutto, se dovessi andare troppo veloce, alla polizia non fregherebbe nulla. Non mi sbatterebbero di nuovo nella Struttura.

“Adesso arrivo, mantenetevi sull’altra linea così comunichiamo mentre sono in moto. Passo.”

“D’accordo. Passo e chiudo.”

 

Angolo Autrice

A rieccoce! xD

Sono stata puntuale anche stavolta (ho terminato il capitolo un paio di giorni dopo aver pubblicato il precedente ^^), come sempre spero di mantenere vivo il ritmo ^^

Il titolo della canzone di oggi è “Hunger” degli Amaranthe. Ah, gli Amaranthe… Belle canzoni ma video musicali trashissimi XD Per fortuna, dovete leggere il capitolo senza vederlo ^^’

Allora, ohibò… Oggi tante rivelazioni strane, n’è vero?! Alyssa e Tom che nascondono un segreto come quello al resto del gruppo e Allen che perde il controllo. Per non parlare di chi sarà il tipo misterioso a cui è dedicato un POV… A voi scoprire di chi si tratta, spero di poterlo inserire il prima possibile nella storia (anche perché si tratta di un personaggio chiave u.u)!

Detto ciò, ci vediamo la settimana prossima! Bye, chicos! ^^

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Capitolo 15
*** Petrified//Spaventi di fine giornata ***


Allen’s POV

Con la testa tra le gambe, mi rendo conto che sto riuscendo ad immagazzinare più aria nei miei polmoni, così inizio a fare dei respiri più profondi. Accanto a me si è seduta Ruby, senza dire una singola parola. Ha una mano sulla mia schiena e mi massaggia delicatamente con dei movimenti circolari. Immagino che il mio stato abbia attirato parecchia preoccupazione, mi sento osservato da tutti. Non biasimo nessuno di loro, in questo momento sembrerò uno schifo. Interiormente, sembra che io mi stia calmando, anche se ho ancora nella testa quelle immagini e quella rabbia…

Sollevo lo sguardo (con le guance bagnate dal sudore e dalle lacrime, che fastidio…) e incontro quello di Alyssa, che ha l’aria di una persona in pena.

“Non sono stato in grado di salvare tutti…” sospiro, tremante.

“Allen, ascolta-”

“Tom, so quello che mi stai per dire. In situazioni del genere non possiamo salvare tutti. Noi non dovremmo essere nelle condizioni di dover salvare qualcuno!” scatto, interrompendo Tom.

“Calmati, ne parleremo dopo…”. Ruby mi afferra la mano. “Te la senti di rialzarti in piedi?”

“Vorrei stare ancora qui…” le faccio sapere. Sento ancora le gambe di gelatina, se mi mettessi in piedi rischierei di crollare. Poi, ho freddo. Voglio stare ancora un po’ accucciato.

“Ci tocca aspettare qui finché la situazione non si calma…” dice grave Alyssa. “Magari anche barricandoci…”

“Giusto… Tom, aiutami a mettere il lettino medico davanti all’ingresso. Non si può mai sapere!” dice il medico, ricevendo l’assenso del biondo. Mentre coprono l’ingresso con qualsiasi cosa gli capiti a tiro, Alyssa invece smanetta con il cellulare. Probabilmente si starà mettendo in contatto con dei nostri alleati per calmare la protesta senza altri morti, non lo so.

Poi tutto si ferma. Rimaniamo in silenzio, tutti in attesa che la situazione si calmi. Io rimango sul pavimento per non so quanto, finché l’assenza di alcun suono dall’esterno ci fa capire che la situazione sia tornata normale. Mentre aspettiamo nello studio a luci spente, si sono sentite delle voci che dicevano cose agghiaccianti:

“Che odio, questa gente… Muore e dobbiamo anche portarla via…”

Il dottore ci ha spiegato che, a rivolta sedata, la polizia ha anche il compito di sequestrare i cadaveri per occultare tutto quello che è successo. Per continuare a fare finta che vada tutto bene. Maledetti…

“Temo che abbiano tagliato il segnale…” comunica Alyssa, mettendosi il cellulare in tasca. “Ho fatto in tempo ad avvisare Crow e altri gruppi… Spero che lui e Jasper abbiano fatto lo stesso.”

 

Jasper’s POV

“Libero. Anche qui non c’è nessuno.”

Dopo l’avviso di Alyssa, come siamo giunti al covo ci siamo dovuti rimettere in sella alle nostre moto. Un’ennesima rivolta… Cristo, la gente non ha ancora capito come funzionano le cose qui!

Mi ritrovo a perlustrare le strade circostanti la zona della battaglia, comunicando a tutti di rientrare nelle proprie abitazioni per evitare di essere scambiati per manifestanti. Per mia fortuna, non mi sono ritrovato a discutere con nessuno o a tirare fuori la Glock.

Ovviamente, non è l’unica cosa a cui devo fare attenzione. A cosa dovrei stare attento, oltre alla gente stupida che appena cala la notte si riversa per le strade? Esatto, la polizia. Normalmente se ne fottono di un idiota in moto, ma ricordiamoci che l’unica ragione per cui i miei ex-colleghi se ne vanno in giro per il Satellite è perché è stato segnalato loro un movimento sospetto di gente che viola le regole del Grande Idiota. Quindi, se vedono me lì vicino, devo stare certo che partirà un inseguimento… Con tanto di esplosioni, quelle le aggiungo io.

Anche per questo vado piano con il mio mezzo, per non attirare l’attenzione… Sarebbe un peccato dare un colpo di acceleratore facendo rimbombare il suono del motore per tutta l’isola, no?

“Neanche qui sembra esserci gente, per fortuna…” dice Crow, parlandomi attraverso un dispositivo nel casco. “Anche se non mi sono avvi-”

La conversazione si taglia all’improvviso.

“Crow, mi senti?” provo a domandare. “Ci sei o sei morto?”

Mi fermo, poggiando un piede sull’asfalto. Controllo le tacche del segnale sul mio telefono e noto che al loro posto c’è un bel segnale di divieto. Ottimo, ci hanno tagliato di nuovo la linea. Ultimamente si sono svegliati, quegli stupidi. Hanno interrotto Crow proprio nel momento in cui stava per chiedermi di sposarlo. Non mi hanno nemmeno dato il tempo di dirgli di no… Ah, ringrazio il mio orientamento sessuale per non avermi fatto piacere gli uomini. Specialmente quelli con lo scopettone del cesso al posto dei capelli. Di colore arancione, precisamente.

Dunque, che fare? Continuerò a girare nei dintorni per assicurarmi che la gente abbia deciso di rimanere a casa propria oppure me ne vado? Decido di fare ulteriori perlustrazioni, non si può mai sapere. A volte gli stolti sono invisibili, devi passarci davanti più volte per notarli…

 

Alyssa’s POV

Anche le voci esterne sono sparite. Penso che sia finita.

“Dite che si possa dare il segnale di via libera?” domanda Ruby, alzandosi dal pavimento e aiutando anche Allen a rimettersi in piedi. Io e Tom sbirciamo dalle persiane. No, non c’è più nessuno in giro, nemmeno i poliziotti.

“Dobbiamo tornare a casa, ragazzi. Prima che ci scoprano.” sussurra il biondo.

“Spero solo che l’auto e la moto non abbiano subìto danni…” rispondo, aiutando Ruby a liberare l’ingresso.

“Fate molta attenzione, ragazzi!” ci raccomanda il medico. “Io e il vostro amico rimarremo qui, lascerò che lui si riprenda poi sarà libero anche lui.”

“Grazie mille…” ringrazia Allen.

“Mi raccomando, Rodd! Non farti più trovare con le mani nel sacco, mi sono spiegato?” lo minaccia Tom.

Rodd, ancora sdraiato sul lettino, alza le mani debolmente. Ha ancora la faccia tosta di dirci “Ah, chissà…”. Chissà… Chissà se la prossima volta non gli rifilo un pugno…

Usciti fuori, non ci mettiamo molto a sgattaiolare in macchina. Anche Lucy si infila in fretta il casco e parte subito per raggiungere casa. Prima di partire, osservo il foro di proiettile che ha rotto il vetro. Che palle, quando pioverà avremo dei problemi, a meno che non cambiamo auto. Potrei sempre tornare a fare una visita dallo sfasciacarrozze…

Do un ultimo sguardo alla strada, dove abbiamo visto quella donna morire, poi giro la chiave e accendo la macchina. Ci conviene sbrigarci.

 

Crow’s POV

Niente, questo coso non funziona. Che odio. Adesso non so cosa starà facendo Jasper, tantomeno so come dovremmo organizzarci con le perlustrazioni. Raramente ci vengono staccate le comunicazioni, per fortuna dopo tornerà tutto alla normalità. Abbiamo delle conoscenze che riparano i ripetitori, fungendo da elettricisti per noi.

Tra le varie cose che quelli di Nuova Domino hanno fatto per metterci in difficoltà, infatti, c’è anche tagliare i fili di… Non ne ho idea, non so come funzioni un telefono, sta di fatto che pensavano di fregarci le chiamate e i messaggi. Beh, non oggi. Ci siamo arrangiati fin troppo in questi anni per non sapere come riparare un contatore, un ripetitore o come si chiama lui! Ogni tanto, però, si ricordano di rompercelo di nuovo.

Tornando a noi, che fare adesso? Le strade sono silenziose, nessun segno di vita. L’unica cosa che mi ha permesso di capire che la rivolta c’è effettivamente stata sono stati dei nuovi segni di spari e un decrescente casino da quando sono arrivato. Per non dimenticare il sangue. Quello si lava via solo con la pioggia, a volte nemmeno quella basta…

Sospiro. Quando finirà mai questa situazione?

Cerco anche di valutare cosa fare. I ragazzi erano andati allo studio medico, forse dovrei avviarmi da quella parte, così faccio capire loro che va tutto bene, che possono uscire da lì… Spero che siano riusciti a rifugiarsi… Quando Alyssa mi aveva chiamato, lei e Tom erano all’esterno dello studio e si stavano nascondendo poco lontano. Io avevo appena messo piede nel covo, ma non ci ho messo niente a ripartire a tutta velocità. Ho dovuto ricorrere anche alle ali della Blackbird per arrivare più velocemente. Certe volte vorrei non essere in grado di provare ansia e preoccupazione per gli altri, l’agitazione di Alyssa mi ha trasmesso i suoi stessi sentimenti.

Risalgo sulla moto, infilandomi di nuovo il casco. Sta cominciando a fare freddo, la giacca di pelle che mi sono messo non aiuta per nulla. Non vedo l’ora di coricarmi, è stata una giornata piuttosto pesante, ci mancava soltanto un’altra protesta… Sono stanco di dover combattere, ma mi ricordo ogni volta il perché lo sto facendo. Basta questo per farmi andare avanti.

La mia moto fa parecchio rumore quando viene accesa, complice un ottimo motore, eppure non è abbastanza per coprire un altro suono… Di un altro motore…

Mi guardo intorno. Il buio non mi permette di vedere molto, ma sono certo di aver visto qualcosa correre nell’oscurità. Una moto, una macchina? Non lo so, ma potrebbe essere qualsiasi cosa. Mi lancio all’inseguimento, cercando di aiutarmi ad identificare il veicolo con i fari della mia moto. Niente, va troppo veloce.

“Dai, questo è tutto quello che sai fare?!” mi dico, ruotando ancora il polso e cercando di accelerare. Devo raggiungere chiunque sia alla guida, voglio essere sicuro che non sia qualcuno che possa fare del male ai miei amici. O a chiunque altro.

Raggiungiamo una zona poco più illuminata e riconosco il veicolo. È una macchina e da quel poco che vedo sembra essere anche una di quelle della polizia. Proveniva da… La stessa strada dove si è consumata la protesta… Sto temendo il peggio…

“Coraggio, forza!” dico, incitando la Blackbird ad andare ancora più veloce. Ormai sembra essere al limite. Non importa, ho bisogno di sapere.

La mia mente è talmente offuscata che i miei riflessi non captano più i movimenti dell’auto. Credevo di essere distante, invece una spinta laterale mi smentisce. Mi sento sbalzare via dalla moto e impattare sull’asfalto, ma non prima di riconoscere il viso di chi stava guidando attraverso uno degli specchietti… Alyssa.

 

Allen’s POV

“Ma che-”

Alyssa perde momentaneamente il controllo dell’auto, sbandando leggermente ma mantenendo la tenuta sulla strada.

“Cosa diavolo è stato?!” chiede allarmato Tom. Le pupille verdi di Alyssa si spalancano all’improvviso dopo averle puntate sullo specchietto retrovisore alla sua sinistra. Lo sterzo si gira a destra e noi ci ritroviamo ad essere spinti dall’altra parte. Un’inversione di marcia molto brusca.

“Si può sapere che cazzo ti pren…” inizia a domandare Tom, rimanendo di sasso per quello che vede davanti. Mi sporgo, un po’ intontito, e noto anche io… Quella moto a terra è la Blackbird… Crow…

In un attimo, dopo aver frenato bruscamente, Alyssa si fionda fuori dalla macchina e corre verso di lui. Esco anche io, così che io possa giudicare l’entità dei danni, in particolare per assicurarmi che non si sia fatto troppo male. Da quello che vedo, però, la situazione sembra seria: Crow si regge lo stomaco, urlando dal dolore e incapace di muoversi. Merda… Spero che non si sia spappolato la milza perché io non sono affatto pronto ad eseguire il mio primo intervento chirurgico!

“Crow, cazzo!” esclama Alyssa, in preda all’ansia e con le lacrime agli occhi, sollevandogli il busto.

“No, ferma!” le dico io. “Non toccare niente!”

Accidenti, che pensava di fare?! Se si fosse rotto anche la schiena? Non era affatto un incidente da niente, quello! Ok, che fare? Lui è a terra, sofferente, ho Alyssa che non fa altro che piangere e chiedere scusa a Crow, gli altri rimangono attorno a me in tensione per lui…

“Amico, dove ti fa male?” gli domando, approfittandone del suo stato cosciente. Mi piego vicino a lui, vicino ad Alyssa. Che diavolo gli sarà venuto in mente per buttarsi sull’auto?!

“Ovun… que…” riesce a dire a fatica il povero motociclista con voce strozzata. Bene, non so da dove partire… Provo iniziando a tastargli l’addome e ottengo una reazione che non mi aspettavo… Inizia a ridere.

“HAHAHAHA! Scusate ragazzi, hahaha…” dice, trattenendosi dal ridere e alzandosi in piedi… come un ninja, come se nulla fosse, facendo rimanere tutti di sasso. Ditemi che non fa sul serio…

“Quindi stai bene…” commenta Ruby, esasperata ma sollevata.

“Beh, non posso dire di non essermi fatto proprio nulla, ma come potete vedere sono in piedi!” esclama lui, tornando a ridere sguaiato, trattenendosi la pancia e piegandosi in due. Tiro un sospiro di sollievo ma continuo a pensare a quello scherzo di merda… Ci ha fatto seriamente preoccupare!

“Beh, nemmeno la Blackbird ha avuto troppi danni… Niente che una mano di vernice non può aggiustare!” commenta guardando le condizioni della sua moto, che presenta vari graffi sulla fiancata che avrà strusciato sull’asfalto al momento della caduta, e sollevandola. La sua giacca presenta alcuni squarci, ma lui non sembra avere ferite.

Alyssa si alza in piedi, asciugandosi le lacrime. Cavolo, ammetto che la reazione che ha avuto è stata piuttosto triste ma perfettamente comprensibile. Era lei a guidare l’auto e se Crow si fosse fatto male sul serio non se lo sarebbe mai perdonato.

“Ora mi spieghi cosa cazzo ti è saltato in mente per scaraventarti sulla nostra auto?!” gli domanda rabbioso Tom, spintonandolo sulla spalla.

“Ehehe… Scusate, ragazzi, credevo si trattasse della polizia in borghese…” afferma, con una mano dietro la testa. “Da quando c’è la dittatura nessuno va più in giro con le auto! Poi, sapendo che stavate tornando a casa, ho avuto paura che vi potessero fermare e arrestare, perciò ho provato a guadagnare tempo! Invece eravate proprio voi!”

Mh, gli credo. Preferisco questa versione piuttosto che pensare che lui l’abbia fatto completamente a caso.

“Scusa, Crow…” esordisce Alyssa. “Sei sicuro che non ti sei fatto nulla?”

“Ehm, sono tutto dolorante sulla schiena ma per il resto sto bene!” le sorride lui. Lei gli si avvicina.

“Ne sei proprio sicuro? Nemmeno alla testa?”

“Non vedi che ho il casco?” la rassicura, togliendoselo. Lei lo osserva con sguardo pieno di stizza, poggiando poi la mano sulla sua guancia.

“Mh… In realtà c’è qualcosa che non va in te…” dice. Cosa?

“Ah, davvero? Che intendi… dire?!” domanda lui, allarmandosi nel momento in cui Alyssa allontana la mano dal viso del ragazzo per “riappoggiargliela” con un potente schiocco… In altre parole, gli dà una sberla.

“Il tuo cervello, ecco che cosa non va!” gli urla contro, facendo per gettarsi di nuovo su di lui ma venendo trattenuta da Tom e Ruby. Crow indietreggia per la botta.

“Ohi ohi…” commenta, coprendosi il punto colpito.

“Cosa hai in quella testa di merda per fare questi scherzi del cazzo?!” continua ad infierire Alyssa, arrabbiatissima. “Pensavo che ti fossi fatto malissimo!”

“Mi hai fatto più male così che con tutto l’incidente…” ridacchia lui, provocando l’ennesima reazione nella dark, che si divincola dalla presa dei suoi amici.

“Te lo sei meritato, bastardo infame! Mi hai fatto preoccupare!”

Si appresta subito a rimettersi alla guida, dirigendosi verso il sedile dell’auto, venendo però fermata dallo stesso Crow, che la blocca per il polso.

“Ehi, dai… Sei molto dolce per esserti preoccupata per me, ma tranquilla che mi hai ancora tutto intero!” continua a prenderla in giro. Alyssa fa mollare la presa a Crow con un movimento del braccio.

“Vai a farti fottere!” gli dice, sedendosi e chiudendo la portiera davanti a lui, non intenzionata a dargli ulteriore spago.

“Che dire, ha ragione!” commento io. “Sicuro che non ti sei fatto proprio niente di niente?”

“Sta anche fin troppo bene.” risponde Alyssa, arrabbiata.

“Le passerà, oggi è stata una giornata tosta per tutti noi!” la giustifica Tom. Già, lo è stata…

“Comunque, vi giuro che non è stata una mossa completamente a caso, è che le comunicazioni di qualsiasi tipo sono state disabilitate e non avevo alcun modo di contattarvi. Inoltre, qui non si vede un cazzo e vista la situazione non ho dato per scontato che foste voi…” spiega il rosso. “Tra l’altro, se proprio vogliamo dirla tutta, neanche Alyssa mi ha visto… Ma non fa nulla, cara!”

“’Cara’…” si infastidisce lei, con Ruby che, seduta al lato passeggero, la trattiene per un braccio.

“Beh, che dire… Si ritorna?” propongo io. “Sono stanco, vorrei riposare… Magari facciamo un resoconto della giornata a casa…”

“Eh no! Tu stanotte non dormirai!”

Che vorrebbe dire Crow?... Ah, dannazione, è vero! Stanotte tocca a me fare la guardia, stavolta per davvero! Ed io che volevo dimenticarmi di tutto…

“Beh, non importa, tanto per quello che ho visto oggi non sarei riuscito comunque ad addormentarmi… Ne sono certo…” rispondo.

“Sicuro di stare bene, Allen?”

“Si, Crow, solo tanti eventi messi assieme…” tronco io. Non so se sono in grado di parlarne adesso…

“D’accordo, allora ci vediamo a casa… Vero, Alyssa?”

“Sempre che io non decida di appiattirti sotto le ruote…” ribatte lei, facendo rombare il motore minacciosa.

“Devi solo prendermi!”

 

Finalmente a “casa”! Ad attenderci c’è Lucy, che ci chiede come mai ci avessimo messo più del dovuto. Attendiamo il ritorno di Jasper per raccontarglielo, ed ecco che ci aggiorniamo su tutto: in primis, la protesta e quello che abbiamo visto, poi Rodd è stato curato (ed io che in tutto quel trambusto avevo anche dimenticato di aver fatto quell’esercitazione con il dottore) e infine Crow e i suoi scherzi del cazzo (sentendo quel racconto, Jasper ha riso, dando il cinque al pel di carota e sfottendo Alyssa, con l’effetto di irritarla ancora di più). Dall’altra parte, Crow e Jasper raccontano dei loro giri di ricognizione e di quello che hanno notato. Lucy, invece, ha qualche notizia in più… Che sicuramente attira l’attenzione del capo.

“Mentre mi dirigevo qui, per qualche assurdo motivo mi sono ritrovata dei motociclisti che mi dicevano di tornare a casa per stare al sicuro dalla polizia… Normale, ho detto loro che venivo proprio da lì e che mi stavo mettendo al sicuro… Prima di andarsene, hanno detto qualcosa come… Non so, si stavano riferendo ad una certa persona che aveva consigliato loro come muoversi e ne stavano discutendo… Spero di aver capito bene quello che ho sentito…”

“Che nome hanno fatto?” domanda anche Ruby, curiosa come tutti noi altri.

“Non ne sono certa, ma c’è solo una persona qui che potrebbe chiamarsi in quel modo…” parla lei, incrociando le braccia. “Quindi… Dovrebbero aver menzionato un certo ‘Yusei’.”

 

Angolo Autrice

Hello, bitches!

Oggi ho pubblicato il capitolo un po’ tardi (complici vari impegni ^^’) e mi ritrovo a scrivere ora l’angolo autrice… Ops!

Allora, canzone di oggi è Petrified di Fort Minor (aka Mike Shinoda dei Linkin Park ^^’), che è adattissimo allo stato d’animo della povera Alyssa. Ah, Crow…

Intanto, colgo l’occasione per ringraziare i miei recensori abituali CyberNeoAvatar e Jigokuko, oltre che tutte le persone che seguono la storia ^^

Non ho molto da dire sul capitolo, è abbastanza autoesplicativo, alla fine xD Avevate riconosciuto la figura di Yusei? Eh, qualcuno si (Jigo, ti vedo u.u)!

Ci sentiamo la prossima settimana, ciauuu! ^^

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Capitolo 16
*** Sick Shit//Prima notte in bianco ***


Yusei. Quel Yusei…

“Allora lui è qui!” esclama Crow, stupito ma raggiante al tempo stesso. “Ah, sicura di aver capito bene?”

“Ehi, di solito sono molto attenta, però non metto in dubbio che a volte potrei capire male…” si giustifica Lucy. “Intanto te lo dico!”

“Non importa, ti credo sulla parola!” risponde il capo. “Il suo aiuto potrebbe essere davvero vitale, inoltre devo dire che mi è mancato un sacco in quest’ultimo anno!”

Un anno? Questa situazione c’è da un anno? Accidenti, credevo si fosse instaurata da poco… Sono dovuti rimanere così lontano per così tanto tempo?

“Comunque, riunioni familiari strappalacrime a parte… C’è anche da dire un’altra cosa… Gli episodi violenti stanno aumentando sempre di più qui al Satellite e credo che più temporeggiamo, più libertà ci verrà tolta…” si intromette Jasper. “Dobbiamo trovare sempre più alleati e un piano comune per assaltare Nuova Domino e riprenderci quello che ci è stato tolto. In altre parole, dobbiamo muoverci più velocemente di loro…”

“Assolutamente, ma dobbiamo impegnarci perché non tutti hanno intenzione di buttarsi su un piano del genere…”. Alyssa si fa avanti. “C’è chi ha intenzione di continuare ad approfittarsi della situazione, come tante altre bande… Vogliamo anche parlare di come i Vylon-”

“Oh, Alyssa… Li avevo completamente rimossi dalla testa…” commenta Lucy, sbattendosi la mano sana sulla fronte. Devono essere una vera palla al piede, questi “Vylon”…

“Da domani dobbiamo iniziare a organizzarci per raggiungere Nuova Domino… Appena sarà possibile, contatteremo tutti i nostri alleati e vedremo di raggrupparci per la missione.” ci comunica il capo. “Vorrei includere anche gli X-Saber, però prima dovrebbero fare un paio di cosette per noi… Voglio garantirmi che ci possiamo fidare di loro, per quanto anche solo il fatto di averci detto che sono contro il Grande Capo li abbia messi nelle condizioni di collaborare con noi e il resto delle bande…”

Giusto. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

“Per cui, magari potremmo chiedere loro una mano per sgominare i Vylon… Se supereranno la prova, in un certo senso, li metteremo al corrente di tutta la situazione.”

“Scusate se mi intrometto…” dico, curioso. “Però che cosa hanno-”

“Ah, giusto, tu sei nuovo e non sai cosa hanno fatto quei beceri!” mi interrompe Lucy. “I Vylon… Beh, hai presente il comportamento di Rodd? Ecco, loro sono almeno tre volte peggio. Il loro obiettivo è quello di controllare tutto il Satellite attraverso la violenza. Non si fanno problemi a puntarti un coltello alla gola se tu hai qualcosa che interessa a loro, per questo si dice in giro che si sono macchiati del sangue di innocenti. Non sappiamo se credere a queste dicerie ma, al tempo stesso, la notizia non ci stupirebbe. La loro influenza è esercitata su un’ampia zona del Satellite ed è da quando si è instaurata la dittatura che danno fastidio a noi ‘buoni’.”

“C’è anche un altro problema… Sono molto numerosi, probabilmente i Vylon non sono altro che un’alleanza tra più bande. Al momento, sappiamo che tra questi ci sono anche i Jurrac e i Genex, ma chissà… Ce ne saranno molti altri…” aggiunge Jasper.

Una bella gatta da pelare, non c’è che dire… In qualche modo, dovremo pur sgominarli, no?

“Adesso non pensiamoci, godiamoci un po’ di riposo!” esclama Crow. “Avremo modo di confrontarci con altre bande, domani vedo di contattare dei nostri amici, se si ripristineranno le comunicazioni! Ora, Tom ci preparerà un delizioso pasto e dimenticheremo tutto quello che è successo oggi!”

 

Spero che sia veramente così… Mi accascio sul divano, con gli occhi chiusi. Sempre meglio di rimanere a fissare il vuoto senza sapere cosa stia provando. L’incidente di Crow mi ha fatto momentaneamente distrarre da quello che ho visto, ma ora che la mia mente non è occupata da nient’altro… Rivedo gli occhi di quella donna spegnersi e la sua testa sbattere violentemente sull’asfalto.

“Allen, allora?”

Crow si avvicina, sedendosi accanto a me.

“’Allora’ cosa?” domando. Non mi va proprio di parlarne.

“Tutto bene?”

“Meh, potrebbe andare meglio… Sono solo tanto incazzato…” rispondo sinceramente.

“Capisco perfettamente. Non voglio illuderti, quindi ti comunico sin da subito che non sarà l’ultima scena orribile a cui dovrai assistere… Spero che non avvengano, ma non ti assicuro nulla.”

“Apprezzo la sincerità…”

Il nostro capo rivolge il busto verso di me, sistemandosi sul bracciolo del divano.

“Allen, è tutto uno schifo, lo sappiamo entrambi. Però sappi che non dovresti colpevolizzarti, hai fatto il possibile per evitare altri spargimenti di sangue. Sei uscito dallo studio medico senza esitare nemmeno per un istante e hai riportato dentro i tuoi compagni.”

“Non posso salvare tutti…” sussurro.

“Nessuno può farlo! Non da solo!” esclama Crow. “Lo so, è brutto pensarlo. Quello che noi, singoli individui, possiamo fare è rimanere uniti. È a questo che dobbiamo puntare per poter vincere!”

Crow ha perfettamente ragione. Non siamo dei supereroi, siamo solo delle persone normali che vogliono migliorare le cose. Da soli non possiamo fare nulla, se non unirci tutti assieme per poter vincere questa battaglia. Eppure, quello che è successo per due volte mi ha destabilizzato.

Ora che ci penso, finora ho vissuto questa situazione come ordinaria amministrazione (cosa che, effettivamente, lo è in questo contesto) … Ma non dimentico il fatto che io qui non dovrei esserci… A quest’ora avrei dovuto essere in un’arena ad assistere al duello tra Jack Atlas e il tizio che ho qui di fronte, assieme al mio amico Damien. Cavolo, quanto ero fortunato ad avere una vita come quella… Andavo a scuola e avevo l’ambizione di diventare un medico professionista. Adesso l’unica ambizione che io ho è sopravvivere e riportare il Satellite ad una posizione più dignitosa.

Vedo che anche gli altri sono rimasti provati dalla giornata. Lucy cerca di proteggersi la ferita alla mano con dei guanti, Alyssa fa avanti e indietro per la stanza, Ruby è seduta sulla poltrona mentre ci ascolta. Non ci avevo proprio fatto caso, quanto mi ha distratto tutta questa situazione!

L’unico che sembra tranquillo e che non lascia trasparire un velo di emozione è Jasper, che nella più totale indifferenza si pulisce le unghie. Se solo mi prestasse anche per un paio d’ore il suo carattere…

“Ascolta, vuoi che ti faccia compagnia stanotte?” riprende Crow, alzandosi in piedi. “Dico davvero, non devi per forza stare da solo!”

“È tutto a posto, Crow… E poi, tu hai fatto due notti insonni di fila…” gli rispondo.

“Con questa, tu sarai a tre, quindi che fa?”

Vero, che idiota… Dimenticavo che io non avessi proprio dormito in questi tre giorni.

 

“Beh, buonanotte a tutti, ragazzi!” esclama Alyssa, salendo sopra. Parte un coro di “Buonanotte” da parte di tutti, un insieme di passi che si affrettano a salire le scale ed un leggero vociare. Quando si placa, regna il silenzio e mi rendo conto di essere solo. Nonostante l’insistenza di Crow, sono riuscito ad avere la meglio e a fare il turno in solitudine.

Per le prime ore funziona, mi limito semplicemente a stare steso sul divano a fissare il vuoto e a non pensare a nulla. Solo un ripercorrere delle cose che sono successe oggi, poi il niente cosmico. I miei occhi si divertono a passare dall’angolo in cui il soffitto e la parete si intersecano fino al risultato della voglia matta di Jasper di sprecare un proiettile. Quel foro.

Ormai credo di essermi abituato all’ambiente del covo. Il “Covo”! Quanto suona figo dire “Covo”? Molto meglio di “Luogo dove degli scappati di casa si riuniscono per fare cose losche ma non così losche per sgominare altre bande losche e contemporaneamente mandare a segno un colpo contro il governo che se ci scopre ci fa una damnatio memoriae”, no? Decisamente. “Covo”. Breve, incisivo e tagliente.

Decido che è arrivato il momento di annoiarsi, così mi butto sulla pila di videogiochi a recuperare Vital Battle 2. Giocare in solitaria non è la stessa cosa, ma forse c’è qualcosa da fare… Magari una modalità storia… Non so se nei primi capitoli ci fosse una lore dietro i personaggi.

Abbasso il volume del televisore, riducendolo a 2, e, con la luce che mi disturba gli occhi, inizio a combattere e fare combo distruttive contro l’IA. Troppo facile, mi rompo le scatole dopo tre combattimenti e chiudo tutto. Che deficiente che sono, avrei dovuto accettare la proposta del capo… Almeno a quest’ora avrei potuto chiacchierare con qualcuno.

Rovisto anche nella scatola di libri a cui di solito Alyssa attinge per le sue letture. Alle scuole medie amavo leggere, poi sono arrivate le superiori e la montagna di compiti. Dopo aver studiato da un libro, quindi con un ex albero con dei testi, delle parole stampate sopra, figuratevi se avevo la voglia di leggere un romanzo. Quindi eccomi, alla veneranda età di diciotto anni, a riprendere in mano un testo che non sia da studiare.

Sono talmente annoiato che non leggo neppure il titolo, mi assicuro solo che non ci sia qualche segnalibro lasciato da Alyssa. Se dovessi perderle il segno mi ammazzerebbe! Inizia la lettura: uhm, interessante, una città futuristica divisa in cinque parti, ognuna delle quali contiene degli abitanti dotati di varie capacità, in cui si può cambiare zona quando si raggiungono i sedici anni. Molto… utopistica questa cosa. Almeno una singola persona può scegliersi un posto con gente che gli sta simpatica, magari avessi potuto scegliere anche io! Mi sarebbe tornato utile, a scuola…

“Oh, Bis, ti sei cacciata in un mare di guai!” penso, rivolgendomi alla protagonista del libro, l’ennesima Mary Sue, quando le mie orecchie catturano un piccolo scricchiolio. Ah, non essere paranoico, sarà il vento…

Al secondo scricchiolio, mi rendo conto che non abbiamo finestre qui. Da dove potrebbe passare il vento, sennò, Allen? Menomale che vuoi studiare medicina e non fisica…

E poi il terzo, ancora più forte… Chiunque sia, mi ha fatto gelare il sangue ed è dietro di me. Che faccio ora? Sono congelato. La paura mi ha paralizzato, tutto quello che posso fare è rimanere con lo sguardo puntato sulle parole sul libro. Al quarto, mi decido.

Rapidamente, mi alzo, mi giro e getto il libro in direzione delle scale… Mancando per pochissimo Ruby che le stava scendendo.

“Ehi!” esclama, coprendosi la testa e abbassandosi.

“Oh, cazzo…” sussurro, sollevato. “Perdonami, Ruby… Io non…”

“Oh, tranquillo! È tutto a posto!” mette le mani avanti lei. “In effetti, io non mi sono fatta notare troppo!”

Già, ma ho esagerato a lanciarle quel libro. Credevo che ci fosse un estraneo qui…

“Comunque, come va?” domanda, avvicinandosi a me. Indossa una vestaglia leggera color rosso e dei leggins azzurri. Anche quando deve dormire, non manca di indossare abbinamenti colorati.

“Beh, che dire… Mi sto annoiando un po’ ma per il resto va tutto bene…” ammetto. “Credo…”

“Non ti biasimo, anche io quando devo fare i turni mi annoio tantissimo!” dice, sfregandosi le mani sulle gambe. “Ne approfitto per fare qualcosa che richieda tempo, gli altri invece si allenano oppure pianificano missioni!”

“Oppure accendono quella console e sfogano la loro rabbia sui videogiochi!” le indico io.

“Giusto!”

Ha un tipo di allegria e modo di fare un po’ strano, ma non è per niente fastidioso, anzi! È quasi divertente, ti mette di buonumore all’istante.

“Comunque, che ci fai qui sveglia?” le chiedo. Controllo l’orologio e noto che sono “solo” le due e mezza di notte.

“Oh, giusto!” scatta subito andando verso il frigorifero. “Dovevo prendere un bicchiere d’acqua!”

“Come hai fatto a dimenticare di-”

Non termino la frase perché mi viene da ridere. Ah, Ruby… Spero tanto che tu sia una costante in questo gruppo, non cambiare mai!

“Ehehehe, mi sono persa a chiacchierare con te!” risponde lei, con il sorriso sulle labbra mentre si versa l’acqua nel bicchiere di vetro e la inizia a sorseggiare. “Comunque… Domani ci aspettano un paio di giri di ricognizione, hai visto?”

Giri di ricognizione? Non sapevo…

“Crow ne ha parlato a cena, ricordi?” spiega lei, notando la mia espressione confusa. “Ha detto che lui incontrerà un paio di capi di bande accompagnato da qualcuno, mentre il resto di noi perlustrerà il Satellite alla ricerca di criminali.”

Ah, ha detto tutto questo? Accidenti, devo essere stato così perso nei miei pensieri che non ho proprio ascoltato oppure ho dimenticato tutto. Menomale che Ruby me lo ha fatto presente, non oso immaginare quale sarebbe stata la reazione degli altri se avessi detto loro che non ne sapevo nulla. Jasper mi avrebbe fatto fuori.

“Spero tanto che ci mettano in coppia!” esclama Ruby. “Anche se ne dubito… Nessuno dei due sa guidare una moto o qualcosa del genere, per cui mi sa che andrò con Lucy o Tom… Spero di capitare con Alyssa, a questo punto!”

Ah, quindi le ricognizioni funzionano a coppia? È vero, anche in quel pomeriggio in cui Crow si arrabbiò con Tom e Jasper avrei dovuto intuirlo. Quei due avevano ricevuto una ramanzina anche perché, essendo due testimoni, nessuno di loro aveva avvertito Crow dello spaccio degli X-Saber nel teatro. Beh, comunque stare in coppia con Ruby sarebbe il massimo, ci intendiamo e la sua presenza smorzerebbe l’atmosfera cupa e la serietà degli altri.

“Chissà, lo vedremo domani!” sospiro io. “In ogni caso, Ruby, almeno tu puoi dormire, quindi fallo!”

Mi farebbe piacere avere ancora un po’ di compagnia, ma non voglio che qualcun altro si privi del sonno per soddisfare un mio capriccio.

“Stai tranquillo!” mi risponde, riponendo il bicchiere nel lavandino. “Ci sono abituata, non preoccuparti!”

“Insisto!” le faccio capire io.

“Uff… D’accordo, ma concedimi di restare qui per altri dieci minuti!” propone lei, porgendomi la mano. Va bene, sempre meglio di prenderla con la forza e scaraventarla sul letto.

“Affare fatto, ma che siano dieci minuti!” accetto, stringendole la mano.

 

Puntuale come un orologio, alle sei del mattino Tom si fa vedere per preparare la colazione, dopo aver tentato di fare un’entrata di scena scivolando sul corrimano delle scale e rischiando di fratturarsi tre vertebre e una costola. Appena lo vedo sano e salvo al piano terra, esulto mentalmente per essere stato sveglio per tutto questo tempo e senza che qualcuno mi ricordasse che dovevo essere vigile. È un piccolo traguardo, toccherà di nuovo a me la settimana prossima. Significa… Che potrò dormire tranquillo per i prossimi sei giorni? WOO-HOO!

E dunque, fatta la colazione ricevo la comunicazione di Tom che io rimarrò a casa e non dovrò fare perlustrazioni.

“Dopotutto, sei rimasto sveglio tutta la notte, sarai stanchissimo ed è meglio che per oggi non partecipi ma sorvegli semplicemente il covo!”

Sul serio? Ah, che noia… Non mi va più di sorvegliare un bel niente, vorrei uscire! Andando in giro mi sveglierei e diventerei più pimpante!

“Te lo dico per esperienza personale, è meglio così!” mi racconta il biondo. “La prima volta che rimasi da solo a fare il turno notturno, mi addormentai sulla schiena di Crow mentre mi scarrozzava in moto per il Satellite. Che figuraccia!”

Cerco di non ridere, ma un piccolo soffio d’aria mi esce dalla bocca anche se è chiusa. A giudicare dal suo sorriso, ci scherza sopra anche lui!

“Dai, amico! Vai a dormire, verrò a svegliarti quando stiamo per andare via!”

 

Alyssa’s POV

Con passo pesante, mi dirigo al piano di sotto dopo aver passato un po’ di tempo libero prima delle perlustrazioni a truccarmi. Niente di che, il solito ombretto nero vecchio di non so quanti anni sulle palpebre e l’eyeliner che ho rubato ad una ragazza dopo averla pestata… In mia difesa, lei aveva attaccato briga con me e io mi sono difesa. Aveva una borsa e le è caduto qualche prodotto di make-up, tra cui l’eyeliner. Mentre era a terra che faceva finta di provare dolore (giuro, avrei potuto farle molto peggio) ne ho approfittato e da allora è un mio fidato compagno di tutti i giorni.

“Allora, come ci organizziamo?” domando, attirando l’attenzione degli altri.

“Oh, la principessa è arrivata!” commenta Jasper. Grr…

“Sono ancora in orario!” ribatto, appendendomi alle sbarre delle scale.

“Avremmo iniziato prima se non avessi perso tempo a metterti il carbone in faccia!”

“Jasper, ha ragione, non c’è fretta…” lo zittisce Crow.

“Grazie.” rispondo, voltando lo sguardo. “A-allora, dicevamo?”

“Allora, Allen rimane a casa, come avevamo già detto. Dunque, avevo pensato di dividervi in questo modo: due di voi gireranno nei dintorni del ponte e la zona nord, gli altri dalla parte totalmente opposta. Questi ultimi avranno anche il compito di controllare la zona del teatro… Non credo ci sia bisogno di specificare ancora il perché.”

Crow rivolge un’occhiataccia a Tom e Jasper.  

“Ne resta fuori uno, che verrà con me per incontrare i capi di alcuni nostri alleati. Allora, chiedo dunque a.. Lucy e Jasper, voi avrete tutta la zona nord, ponte compreso. Poiché sarà vasta, usate due moto, una ciascuno, e dividetevi. Siete d’accordo? Lucy, riesci a guidare anche con la fasciatura?”

“Assolutamente sì!” annuisce lei.

“Ok, credo che per Jasper sia lo stesso, visto che è un bastardo senza cuore che non vuole sorvegliare dei ragazzini.” continua Crow con un mezzo sorriso. “E poi, voglio che Tom e Ruby facciano il giro della zona sud. Tom guida, Ruby fa da supporto.”

Un momento, c’è qualcosa che non mi torna. In questo modo io rimango fuori. Inoltre, se anche Crow dovesse guidare la Blackbird, secondo il suo calcolo non ci sarebbero moto a sufficienza. Quattro motociclisti su tre veicoli a due ruote.

“E ‘Faccia da Panda’?” si attiva subito Jasper. “Faccia da Panda” sarei io? Brutto stronzo…

Crow rivolge lo sguardo verso di me, poi guarda il corvino.

“Jasper, ti affido la Blackbird. Mi raccomando, neanche un graffio!” gli dice, lanciandogli le chiavi.

“Ma che ca- Non mi daresti mai la tua moto! E poi… Tu come raggiungi gli alleati?” si stupisce Jasper, osservando l’insieme di chiavi tenuto insieme da un anello di metallo. Crow, a quel punto, mi indica.

“Alyssa, tu mi accompagnerai alla riunione, perciò andiamo a prendere la macchina!”

 

Angolo Autrice

Rieccomi, puntuale come un orologio! ^^

Allora, la canzone di oggi altri non è che “Sick Shit” dei Together Pangea. Mi è sembrata adattissima alla situazione di noia di Allen ^^

Niente, ragazzi, volevo aggiungere che nel capitolo precedente avevo inserito la figura di Yusei (anche se nominandolo solamente) ma oggi non si è parlato granché di lui. Tranquilli, lo vedrete presto ^^

Non mi sembra di dover dire altro, ci sentiamo la settimana prossima ^^

Ciau!

 

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Capitolo 17
*** Dance, Dance//Doveri e una lettera ***


Tom’s POV

La faccia di Jasper, per quanto provi a rimanere impassibile, forma un’espressione sorpresa, quasi scioccata. Continuo davvero a non capire il perché lui ce l’abbia così tanto con Alyssa. Come se l’avesse in qualche modo ferito, come se non si fidasse di lei… Eppure i due, prima che Alyssa ed io entrassimo nella banda, non si erano mai incontrati.

In ogni caso, a giudicare anche dalla reazione di Alyssa, nemmeno lei si aspettava quell’uscita. Assottiglia lo sguardo verso il capo, per poi rivolgerlo altrove con gli occhi corrugati. Dopo quello che è successo ieri, cosa vorrà ottenere Crow? Un altro schiaffo in faccia?

“Sul serio?” è tutto quello che Jasper riesce a dire, alzando un sopracciglio. “Secondo me voi due non andrete davvero dai nostri compagni. Anche il fatto che voi stiate prendendo la macchina mi puzza…”

“Jasper, ti sto dando la possibilità di guidare la mia moto, lusso che non concedo a nessuno perché sai benissimo quanto io ci tenga ad essa…” sussurra Crow con le dita sugli occhi. “Però ci tengo anche a fare in modo che il Satellite sia al sicuro, quindi monta in sella alla moto e cuciti quella cazzo di bocca!”

“Infatti io non parlavo della Blackbird, parlavo del perché farti accompagnare da-”

“Che ti piaccia o no, lei è nella banda e come mi fido di te, mi fido di lei.” taglia il capo, rivolgendo successivamente uno sguardo esasperato anche a noi, come per chiederci aiuto a farlo stare zitto. Alyssa risolleva il viso, con le labbra dischiuse. Evidentemente, le parole di Crow devono aver calmato momentaneamente quella furia che ieri voleva avventarsi su di lui per farlo a pezzi.

Come ieri sono corso in soccorso di Crow, prima che, appunto, la dark lo facesse a fettine, accorro anche stavolta per placare le acque anche con Jasper.

“Dai, Jasper, dopo la ronda ci facciamo una birretta?” lo distraggo io. Ci riesco, perché rivolge lo sguardo verso di me con la solita espressione insofferente, ma quello che dice fa capire che apprezza un’offerta simile.

“Non si beve sul lavoro… Ma anche ‘sti cazzi, io non lavoro!” esclama, dando un’ultima occhiata a Crow e Alyssa e facendo un sorrisetto. Non capiremo mai cosa gli passa per la testa…

“Beh, stavo dicendo…” continua Crow. “Allora, siamo d’accordo?”

Tutti annuiamo, prendendo il necessario per la perlustrazione. Non dimentico, ovviamente, di salire le scale per andare a svegliare Allen nella sua stanza. Apro la porta, con la luce esterna che entra nel tugurio in cui il novellino sta dormendo con la faccia spiaccicata sul cuscino. Come farà a respirare?

“Ohi, è ora di svegliarsi! Stiamo per uscire!” sussurro, scuotendogli la spalla. Lui mugugna infastidito (chi non lo sarebbe, d’altronde!) e si gira su un fianco, fissandomi con gli occhi semichiusi.

“Che ore sono?” chiede, con voce roca. Gli comunico che sono le undici circa e che stiamo per andare via. Nel giro di poco, per fortuna, non nasconde la testa sotto il cuscino ma si solleva in posizione seduta. Alcuni riccioli gli cascano sulla fronte.

“Beh, comunque ci vediamo dopo!” lo saluto. “Se ti va, dopo ti passo a prendere e andiamo a farci una birra assieme a Jasper!”

“Continuerò a ripeterlo fino alla nausea: sono astemio!” protesta lui, sbadigliando. “Verrò con voi ma non berrò!”

“Nessuno ci crede!” ridacchio io, tornando giù dove c’è solo Ruby ad attendermi.

“Per favore, vai piano con la moto…” mi raccomanda lei. Diavolo, ha un po’ paura delle moto.

“Stai tranquilla, tu indossa il casco e fidati di me!” la rassicuro. “Non sono un incosciente come Crow!”

“Ehehehe…” soffoca una piccola risatina, allacciandosi la protezione alla testa, ben salda.

 

Crow’s POV

Chiudo lo sportello e attendo che il motore si accenda. Alyssa armeggia con dei cavi sotto il volante.

“Ti serve una mano?” le domando.

“No, grazie.” mi risponde freddamente. Poco dopo, la macchina parte. Urrà, per fortuna funziona ancora! Chissà per quanto potremo continuare ad arrangiarci così… Non è che sia proprio un ultimo modello uscito sul mercato, anzi, quasi quasi puzza di fossile… Beh, non fa nulla, abbiamo altri mezzi. La macchina ce la teniamo finché dura, potrà sempre servire (come stavolta).

Mentre lei svolta per la strada principale, cerco di far partire la conversazione.

“Dunque, sarà la prima volta che conoscerai i capi degli alleati. Te li presenterò tutti, tu non dovrai preoccuparti troppo!” le comunico. Lei continua a fissare la strada, distogliendo lo sguardo solo per cambiare marcia e stringendo le palpebre ogni volta che prende una buca.

“So che a te non piace molto conoscere le persone, ma me la vedrò io!” continuo, ricevendo ancora del silenzio come risposta.

“Beh, comunque oggi è proprio una bella giornata!” ritento, ma Alyssa continua ad ignorarmi. Ottengo finalmente delle parole quando sussurro con tono di scherno “Quanto siamo silenzioooosi…”.

“Volevi che ti accompagnassi solo per rompermi i coglioni, Crow?” dice con tono neutrale, anche se capisco che è nervosa dal tic all’occhio destro e l’aumento dei giri del motore, segno che sta premendo più forte sul pedale dell’acceleratore.

“Assolutamente no!” le dico, poggiando il gomito sul finestrino. “Prima di tutto volevo introdurti ai nostri alleati, visto che ancora non li hai incontrati ma ne hai solo sentito parlare. Seconda cosa… Mi andava di farmi un giro in macchina.”

“Non hai nient’altro da dire?” mi domanda.

“No, perché?”

“Sai com’è, ieri sembravi sull’orlo della morte, mi hai fatto venire i sensi di colpa misti ad un infarto e tutto quello che hai avuto da dire è stato ‘Ohohoh, dovevate vedere le vostre facce!’ con quel tono da imbecille che sei!” mi risponde, alzando la voce e abbassando il pedale dell’acceleratore ancora di più. “Come se non bastasse, tu hai continuato anche dopo a fare il decerebrato! Mi hai fatto perdere dieci anni di vita!”

In effetti, avrei dovuto immaginarlo. È vero, ieri ho esagerato un po’ troppo, credevo che avesse già dimenticato lo scherzo. Beh, mi sbagliavo. Sono proprio un idiota.

“Quindi…” sussurro. “Ti sei preoccupata per me?”

“Starai scherzando…” scuote la testa.

“Sono serio. Ti sei preoccupata per me?” ripeto.

“No, per la tua moto!” ribatte sarcastica. “Certo che mi sono preoccupata per te, cazzo!”

Mi ammutolisco. Certo, è perfettamente comprensibile che qualcuno si preoccupi per un amico, ma il tutto mi sembra particolare… Non so, ho una strana sensazione. Mi sento in colpa, come si sarà sentita lei ieri sera dopo avermi preso in pieno. Ho la tendenza a scherzare molto e pare che attraverso scherzi e bugie si riesca a capire cosa prova veramente una persona. Puoi vedere le reazioni crude e non filtrate, se sei credibile. È stato nel momento in cui ho sentito i suoi singhiozzi che mi sono fermato, buttandola sul ridere… Ma l’ho fatto senza rendermi conto delle sue emozioni. Ora, a freddo, capisco come si è sentita. Le devo delle scuse, belle grosse.

“Senti, Alyssa…” le dico, sinceramente pentito. “Lo ammetto, ho commesso un errore e non me ne sono reso davvero conto fino ad ora. Certo, avevo già capito di aver esagerato ma nonostante ciò ho continuato a fare il coglione. Nonostante tu mi avessi tirato un ceffone, ho continuato a comportarmi da idiota. Per cui… Scusami, davvero.”

Lei non risponde. Decelera leggermente.

“Cercherò di farmi perdonare, ho notato che ti stai affezionando a questo ferro vecchio!” propongo, in riferimento all’auto che sta guidando. “La rimettiamo a nuovo, che dici?”

“Non ce n’è bisogno, mi piace così com’è…” sussurra. “Anche io, a dire il vero, ti devo delle scuse. Anche se mi hai fatto davvero arrabbiare, ho esagerato a darti uno schiaffone…”

“Hahaha! Non importa, hai fatto benissimo!” le dico.

“Anche se…”

“Cosa?” faccio in tempo a domandare, prima che il mio corpo venga leggermente sbalzato in avanti per effetto di una frenata improvvisa. “Gulp!”

“Hahahaha! Vendetta!” ridacchia lei. L’ha fatto apposta!

“Bastarda…” mi unisco alle sue risate. “Qui svolta a sinistra…”

Alyssa ubbidisce, guardandosi prima attorno. Sarebbe meglio che nessuno ci segua.

“Ok, ora continua su questa strada finché non te lo dico io!” le comunico. Annuisce in risposta, poi mi guardo intorno. Gli interni della macchina sono piuttosto vuoti e polverosi. Mi pare anche assurdo che la radio sia ancora collegata e funzionante… Beh, in realtà mi stupisce che tutta la macchina sia ancora utilizzabile!

Un momento… La radio! Le frequenze dove trasmettono la musica non dovrebbero più funzionare, tuttavia il dispositivo si può ancora usare perché noto che c’è un lettore CD! Dando un altro sguardo, infatti, ci sono dei CD in basso alla mia destra, nel portaoggetti. Non ci penso due volte, li prendo e inizio a vedere che repertorio musicale avesse il precedente proprietario. Dunque, “Sheer Heart Attack”, “Toxicity”, “Voulez-Vous”… Quando si dice “ascolto un po’ di tutto”…

E poi, l’ultimo disco… “From Under the Cork Tree”. Oh. Mio. Dio!

“Devo assolutamente mettere una canzone!” esclamo prontamente, mettendo mano al lettore CD con una fretta tale che incuriosisce Alyssa.

“Che ti prende?” domanda, confusa.

“Aspetta e sentirai!” le rispondo colto dall’entusiasmo. Ti prego, fa’ che il disco funzioni ancora… Dopo che il lettore sputa fuori il CD che i ragazzi stavano ascoltando ieri, inserisco anche quello dell’album scelto. Un paio di secondi di attesa, metto la terza traccia e premo play…

Come parte la batteria, esulto e inizio a ballare in un modo improponibile.

“Ah, adesso ho capito!” esclama Alyssa, ondeggiando con la testa e schioccando le dita a tempo di musica, continuando a guidare con una mano sul volante. “Questa è ‘Dance, Dance”, giusto?”

“Esatto!” annuisco. “Cinque anni fa ce l’avevo sempre in testa! Jack si incazzava con me quando la mettevo, diceva dopo un numero svariato di ascolti non ne poteva più!”

“A lui cosa piaceva ascoltare?” mi domanda, alzando un po’ la voce per sovrastare quella di Patrick Stump.

“Non lo so, una volta l’ho beccato ad ascoltarsi Lady Gaga!”

Alyssa scoppia in una fragorosa risata.

“Non lo facevo tipo…” sussurra, quasi con le lacrime agli occhi. “Però devi ammettere che Lady Gaga spacca in quello che fa, te lo dice una cresciuta a pane e rock ‘n roll!”

“Anche io, ero perennemente in fissa con gli AC/DC!” mi ricordo. “Bei tempi, cazzo…”

 “In effetti somigli al chitarrista!”

“Fammi indovinare: è perché sono basso?”

“Ma no!” ride lei. A quel punto parte il ritornello e senza rendercene conto lo cantiamo a squarciagola.

“Dance, dance! We're falling apart to half time! Dance, dance! And these are the lives you love to lead. Dance, this is the way they'd love if they knew how misery loved me…” 

Quanto mi gasa! Per un attimo mi sembra di vivere la normalità, quella di due ragazzi in macchina che, diretti chissà dove, passano tutto il tempo a cantare e stonare. Due ragazzi che non hanno la minima preoccupazione di quello che gli accade intorno perché non c’è nulla di cui si dovrebbero preoccupare. In effetti, una situazione di normalità simile non l’ho mai vissuta. Anche quando ero nel Team Satisfaction con Yusei, Jack e Kiryu, per quanto ci fosse del divertimento al di fuori delle nostre azioni, vivevo l’ingiustizia del Satellite e sentivo di dover sempre fare qualcosa a riguardo.

Lo stesso anche ora. Siamo in ballo, balliamo… e cantiamo.

“Why don't you show me a little bit of spine you've been saving for his mattress?”

Non importa, rimango concentrato sul mio obiettivo e non voglio perdere la speranza. Lo devo a me stesso, ma soprattutto ai miei amici Yusei, Jack, Aki, Leo, Luna, i mocciosi, a Tom, Allen, Lucy, Ruby, Jasper e ad Alyssa. Bisogna continuare a combattere.

“I only want sympathy in the form of you crawling into bed with me…”

Mentre questa frase viene cantata da entrambi, do uno sguardo ad Alyssa, che casualmente stava per fare lo stesso nel preciso istante in cui mi sono voltato verso di lei. Subito torna a guardare la strada, accortasi del possibile incrocio di sguardi. Mi viene da sorridere al pensiero che lei sia così timida quando in generale dà tutt’altra impressione.

Quando sarà tutto finito, vorrei ripetere questa scena. Rivoglio Alyssa in macchina, con lo stereo acceso e la stessa canzone. Le stesse identiche cose, le stesse identiche azioni… Senza dovere più temere per la propria vita. Senza sentirsi in dovere di proteggersi l’un l’altro. Senza tutto questo gran casino.

Decisamente.

“A destra, poi accosta e siamo arrivati.” dico ad Alyssa. La canzone è finita, siamo a destinazione, quindi spengo il lettore CD. Si ritorna alla realtà.

 

Ruby’s POV

“Finalmente respiro un po’!” dice Tom dopo essere scesa dalla moto. Mi fa paura andare a velocità eccessiva, soprattutto su due ruote! Per questo, finché non siamo arrivati a destinazione, mi sono stretta a Tom e ho tenuto gli occhi chiusi.

“M-mi dispiace…” sorrido, grattandomi la testa finalmente libera dal casco.

Dopo la nostra incursione al teatro, pare che si respiri un’atmosfera più pacifica nei dintorni. Delle persone si aiutano, portando dei pacchi dentro un piccolo negozietto. Altri bambini, invece, corrono per le strade, sgridati dalle proprie madri per la loro incoscienza.

“Ehilà!”

Dall’ingresso del teatro esce Strong, il ragazzo che era nella banda degli X-Saber. Tom si incuriosisce, e in effetti avrebbe ragione: è proprio qui che la banda faceva affari loschi, quindi perché Strong è ancora qui?

“Come vi va, ragazzi? Che ci fate da queste parti?” domanda lui, avvicinandosi.

“Tutto bene, ma… Come mai sei qui?” rigira la domanda Tom. “Spero che tu sia al teatro in buona fede…”

Strong sorride, con il viso che si increspa tutto.

“Beh, non sapete l’ultimissima, allora!” ci comunica. “Da oggi, ci chiameremo XX-Saber!”

XX-Saber? Oh, bene! Cioè, spero che lo abbiano fatto per dire “Ehi, non siamo più le persone di una volta!”.

“In questo momento mi trovo qui al teatro per allontanare qualunque tipo losco dalla zona! Eh, già! Stiamo ricostruendo gli interni dell’edificio grazie all’aiuto degli abitanti dei dintorni e sono felicissimi di sapere che stiamo facendo qualcosa per loro!” racconta il ragazzone. “Dovremmo ringraziare voi, ragazzi. Non pensavamo fosse così gratificante aiutare la gente! Certo, oggi è solo il primo giorno, però i risultati di questa esperienza sono già visibili!”

“Ci fa molto piacere, Strong!” esclamo con i pollici in su. “Continuate così, vi piacerà tantissimo! Io mi diverto a fare dei dolci da portare ai bambini!”

“Che bello! Qualche volta passa anche di qua a darci quelle leccornie!”

“Lo farei volentieri!”

“Ehm!” ci interrompe Tom. “Scusa, Strong, resteremmo qui a chiacchierare con te, ma i doveri affidati dal capo ci portano altrove…”

“Oh, peccato… Beh, fatevi rivedere ogni tanto!” risponde lui. “Solo una domanda… Avreste qualche suggerimento per noi?”

“Ehm…” riflette il biondo. “Magari non cambiate più nome… E se doveste decidere di cambiarlo, non aggiungete ancora un’altra X…”

Non capisco, perché non dovrebbero farlo? Anche Strong pare abbastanza confuso.

“Uhm…”

“Fidatevi, va benissimo così!” risponde Tom frettoloso. “Ora dovremmo andare…”

“Aspettate un attimo, quasi dimenticavo!”

Strong inizia a trafficare con le tasche della sua giacca, ricercando in tutte quelle possibili e immaginabili e spazientendosi. Finalmente, tira fuori da una tasca interna una lettera stropicciata e ce la porge.

“Questa è per Crow. Mi è stato detto di darla a lui. È venuto un tipo incappucciato a consegnarmela, ma non mi ha voluto dire chi fosse. Sarei venuto più tardi da voi, ma visto che siete qui faccio prima a darvela adesso!”

Una lettera per Crow? E chi sarà mai?

“Hai qualche informazione da darci riguardo questo tipo?” chiede Tom, prendendo la busta in mano ed esaminandola.

“Purtroppo no, l’unica cosa che posso dirvi è che era abbastanza alto e aveva una voce maschile…” spiega Strong. Uhm, chissà chi sarà stato…

“Grazie per avercela data, adesso continuiamo le nostre perlustrazioni!” saluta Tom, trascinandomi per un braccio allontanandomi da lui.

“Ehi, ma che modi!” protesto subito.

“Scusa, è che vorrei terminare il prima possibile di girare i dintorni e soprattutto vorrei aprire questa lettera!”

“Non puoi, la lettera è per Crow!” dico subito. È cattiva educazione leggere le lettere degli altri…

“E se l’avessero avvelenata apposta? Non possiamo correre un rischio simile…”

“Un momento, si possono avvelenare le lettere?”

“Non so, ma Alyssa mi ha detto che in uno dei libri che ha letto hanno ammazzato un presidente mettendo una sostanza velenosa sulla carta e poi dandogliela imbustata… Non ci capisco molto di queste cose, però stiamo attenti…”

Capisco… Mi sembra una congettura un po’ esagerata, ma la prudenza non è mai troppa.

“Però se la aprissimo e fosse realmente velenosa, finiremmo per avvelenarci noi…” dico.

Tom rimane interdetto, riflettendo su cosa potrebbe fare. Poi, prende la sua bandana, se la mette davanti al naso e alla bocca e si infila un paio di guanti per proteggersi le mani.

“Resta qui.” mi ordina, facendo alcuni passi e distanziandosi da me. Lo vedo aprire delicatamente la busta, togliere il foglio di carta che è all’interno e scuoterla per vedere se esce qualcos’altro. Subito dopo, spiega la lettera e ci passa sopra la mano.

“Niente?” domando io. Tom allora si libera dalla bandana e se la rimette in testa, porgendomi la lettera.

“Nulla di nulla!” esclama lui. A quel punto mi ritrovo con delle parole davanti che non riesco a non leggere. La mia curiosità è alta, quindi non ce la faccio a non leggerne il contenuto. Insomma, lo so che avevo detto che non era corretto leggere qualcosa destinato a qualcun altro, però potrebbe essere qualcosa di cui dovrebbe informarci anche Crow… Credo…

“Ciao, Crow.

Non saprei come iniziare questa lettera, nemmeno cosa scriverci sopra. Ho voluto fartela consegnare per dirti che sto bene. 

Ho saputo che ti stai dando davvero da fare per il Satellite. Non posso essere più fiero di così, sono davvero contento per te e per tutti i ragazzi che stai aiutando e che ti aiutano ogni giorno. 

Non posso dire molto, sappi solo che ci rivedremo presto. Troverò il modo di farti sapere come e quando, potrebbe non essere ancora sicuro per nessuno dei due.

A presto.”

Non c’è alcuna firma, solo un simbolo che ricorda la testa di un drago.

 

Angolo Autrice

Ciao ragazzi!

Woah, giusto in tempo! Temevo di non riuscire a portare a termine il capitolo ma alla fine ce l’ho fatta! ^^

Allora, che ne pensate? Vi è piaciuta la scena in macchina e la lettera? A questo punto, tra l’altro, credo che sia ovvio chi sia il mittente, ma nel dubbio non ve lo dico perché magari qualcuno ancora non ci è arrivato (disattenti >:c)!

La canzone di oggi è quella che Crow ha messo in macchina, ovvero “Dance, Dance” dei Fall Out Boy. Perché? Eeeeeeeeeh, a parte il ritmo c’è anche una frase che presagisce un qualcosa che succederà più avanti (in senso lato, eh!) xD

Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione oppure con un messaggio privato (apprezzo in entrambi i casi *^*)! Alla prossima!

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Capitolo 18
*** Судно//Elaborare piani ***


Alyssa’s POV

Due paia di occhi scuri e un ciuffo azzurro si sporgono dalla porta, posandosi prima su di me, poi su Crow.

“Ah, sei tu!” esclama il tipo, spalancando l’uscio e invitandoci ad entrare.

Siamo alla sede di riunione degli alleati. Stando a quello che mi ha detto Crow, un tempo questo doveva essere un luogo reclamato dai Vylon, tuttavia, in seguito a svariati scontri, i nostri colleghi sono riusciti a prenderselo togliendo loro anche una parte del dominio che esercitavano sulla zona. Insomma, se prima c’era un favoreggiamento per i Vylon, ora non c’è più! Una piccola vittoria, ma per eliminarli del tutto dovremmo fare ancora molti progressi.

“E chi è questa figa? La tua nuova conquista, eh Crow?” dice, senza mostrarsi.

“Ringrazia che hai la porta a proteggerti.” gli sussurro a denti stretti.

“Nah, ignoralo… Dice spesso cose stupide…” mi rassicura Crow, nascondendo l’imbarazzo ma anche una nota di nervosismo.

Mettendo piede nell’edificio, quella che subito sale al mio naso è una puzza di stantio e di fumo. Poi la mia vista capta anche gli interni del lungo corridoio, che sembra appartenere ad una casa di lusso. Ricordano un po’ il teatro, se non fosse per il fatto che quello non è legno vero ma semplicissima carta da parati. La moquette è impolverata e in alcuni punti forma delle bolle d’aria con il pavimento. Tutto sommato, è molto meglio di quello a cui sono abituata. Mi dà una buona impressione, vorrei vivere qui se non fosse per le lampade a neon gialle e sfarfallanti, il soffitto annerito dal fumo e l’odore di marijuana che mi fa girare la testa.

Le cose positive che avevo da dire sul posto si interrompono appena mettiamo piede nella sala che si trova alla fine del corridoio, sulla destra. È di medie dimensioni, presenta la stessa carta da parati, lo stesso soffitto, si riesce a respirare meglio grazie a delle finestre rettangolari collocate a ridosso del soffitto… Per il resto, sono presenti delle sedie e un divano in pelle marrone così rovinato che per rattopparlo è stato utilizzato del nastro adesivo. Le luci sono molto soffuse, c’è qualche applique in vetro crepato, e, a dare ulteriore atmosfera al luogo, c’è uno stereo che riproduce della musica perfetta per ubriacarsi o farsi una canna…

Difatti, non a caso, in un angolo della stanza ci sono alcuni ragazzi della nostra età che discorrono tra di loro mentre aspettano che uno di loro rolli una joint. Preferirei mille volte stare in mezzo ad una discarica dove danno fuoco agli pneumatici…

“Crow, vecchio mio!”

La voce di un ragazzo attira la mia attenzione. Poco più alto di Crow, il tipo ha una felpa con cappuccio rossa che gli copre la testa, da cui spuntano delle ciocche verdi che gli ricadono sulla fronte, gli occhi blu notte e un sorriso accompagnato da un piercing al lato del labbro inferiore. Ha dei pantaloni neri sgualciti e degli anfibi impolverati color verde militare.

Questo saluta Crow stringendogli la mano e poi abbracciandolo con una veloce pacca sulla spalla.

“Cavolo, è da un po’ che non ci vediamo!” afferma il ragazzo.

“Beh, da un paio di mesi o giù di lì… Ti vedo dimagrito!” scherza Crow.

Ridono per alcuni istanti, poi si accorge della mia presenza.

“Tu devi essere… Alyssa, giusto?” mi porge la mano lui. “Molto piacere, Joseph! Questo delinquente mi ha parlato di te!”

Si riferisce a Crow… Cosa avrà mai detto? Oh, Alyssa, magari gli avrà semplicemente riferito che sarebbe venuto con me… Non farti strane idee…

“Spero che te ne abbia parlato bene.” dico con un mezzo sorriso mentre gli stringo la mano.

“Mh, chissà!” alza le braccia Joseph. Crow, d’altro canto, si gratta la testa. “Accomodatevi pure!”

Il ragazzo dai capelli verdi ci indica il divano, su cui io e Crow ci sediamo, proprio di fronte a lui.

“Allora, Crow, come vi stanno andando le cose? Ho sentito dire che avete fatto passare una banda dalla nostra parte!”

“Si, gli X-Saber! Anche se vorremmo prima testarli per capire quanto possano essere affidabili…” gli spiega Crow, incrociando le gambe. “Arriviamo al sodo, come mai ci avete convocato?”

Joseph si sporge in avanti, poggiando i gomiti sulle cosce.

“Dunque, alla riunione doveva essere presente anche il resto dei Flamvell, i miei compagni… Purtroppo sono dovuti scappare in missione per andare a placare un po’ le acque in una zona neutrale del Satellite, per questo mi faccio portavoce di tutti, in particolare del mio capo…” dice. “Dovevamo discutere del piano per arrivare a Neo Domino senza farci ammazzare.”

“Si, con le barche…” sussurra Crow.

“Quello era il piano iniziale, però, grazie ad un confronto nella nostra coalizione ci siamo resi conto che non si può assolutamente fare. In primis ci localizzerebbero subito e moriremmo prima di rendercene conto. Seconda cosa, non possiamo scaricare un centinaio di persone su delle barche. Dove ce le procuriamo?” puntualizza Joseph.

“Vero, non abbiamo le risorse per farlo.”

“Però non scartiamo completamente questa opzione, magari potremmo mettere alcuni di noi su dei pescherecci e farli infiltrare a Neo Domino come clandestini, in qualche modo… Non sappiamo cosa aspettarci, sicuramente il porto sarà sorvegliatissimo, ma le altre aree costiere? Insomma, capisci che è un rischio enorme…”

“Il rischio c’è sempre, qualsiasi sarà la nostra soluzione.” mi intrometto io. Di certo non siamo stupidi, non possiamo aspettarci di compiere una rivoluzione con le forze dell’ordine che ci dicono “Prego, da questa parte per assassinare il dittatore!”.

“Esatto, ma dobbiamo far sì che un gran numero di noi arrivi effettivamente in città. Se perdessimo anche solo metà del nostro esercito, sarebbe una missione suicida. Niente di più.” sostiene Joseph.

“Capisco il ragionamento, ma credo che in parte sappiamo a cosa stiamo andando incontro…” ribatto.

“Alyssa ha ragione.”

Mi giro verso il capo.

“D’altronde, anche il fatto di riunirci qui è un grosso pericolo che stiamo correndo, quindi ormai che importanza ha?” continua a dire. “In sostanza, siate meno cagasotto!”

“Oh, ma lo penso anche io, Crow!” sorride Joseph. “Il discorso è ‘Come introdurci in città senza perdere troppi uomini’!”

Bella domanda… Non che ci siano chissà quante alternative.

“Le idee sono svariate: c’è chi vorrebbe fare un raid sul ponte, chi vuole le barche…” continua il ragazzo. “Qualche pazzo vuole arrivarci a nuoto… Non sopravviverà…”

Come facevano prima le persone a raggiungere la città senza farsi beccare o rischiando al massimo la prigione? Un momento…

“Yusei.” dico. Solo quel nome attira lo sguardo di Crow su di me. “Yusei Fudo. Come ha fatto a raggiungere la città?”

Entrambi si prendono del tempo per riflettere.

“Yusei utilizzò il tunnel di scarico per arrivare a Nuova Domino e sfidare Jack Atlas.” dice Joseph. “O almeno credo…”

“Non avete mai considerato l’ipotesi di usare proprio quel tunnel?” domando.

“In effetti no… Però credo che sia lo stesso discorso del Ponte Dedalo, anche quello avrà un sacco di sorveglianza…” sussurra Crow.

“Credi oppure ne sei certo? Avete mai messo piede lì da quando si è instaurato il regime dittatoriale?” chiedo a entrambi. Si guardano e scuotono la testa.

“Dobbiamo condurre delle indagini più approfondite per capire se si può fare… Intanto, teniamo in considerazione l’idea!” sostiene Joseph. “Qualche altra-”

Sentiamo un rumore di porta che sbatte, che porta i ragazzi impegnati a discorrere nell’angolo a girarsi e spegnere quella musica ripetitiva. Il silenzio, seguito da un vociare insistente e dei passi sempre più vicini. Per un attimo temo il peggio, poi vedo un ragazzo e una ragazza insanguinati che reggono sulle spalle un loro compagno. Il volto completamente pieno di sangue, la maglia sporca di quello stesso liquido viscoso e gli occhi chiusi, a significare che il ragazzo è quasi incosciente.

“Spostatevi da quel divano!” urla la ragazza, terrorizzata e affranta. Io e Crow ubbidiamo all’istante, mentre Joseph si alza lentamente dalla sua seduta.

“George…” mormora, con poco fiato. “Chi cazzo è stato?!”

“I Vylon! Si sono intromessi nello scontro!” esclama il ragazzo, mentre aiuta l’altra a stendere il tipo insanguinato sul divano. All’apparenza, George sembra essere più giovane di me e Crow, avrà sui sedici anni... Cosa diavolo ci hanno fatto… Ci mettono ogni giorno l’uno contro gli altri…

“Giuro che li ammazzo!” grida Joseph, arrabbiatissimo. Fa per gettarsi sull’uscio quando viene bloccato da Crow, preso per le spalle.

“Joseph, ora sei solo arrabbiato, non farlo!”

“Cosa dovrei essere? Felice perché il mio migliore amico è stato ferito in quel modo da membri di quella banda?!” domanda, divincolandosi dalla presa del mio amico.

“Tu, piuttosto, cosa vorresti fare? Gettarti da solo nella mischia e facendoti picchiare a morte da tutti?” ribatte Crow, scuotendolo. “Troveremo il modo, Joseph.”

“Allora spero per voi che riusciate ad organizzare una squadra numerosa perché non vedo l’ora di abbatterli tutti, uno dopo l’altro!” ringhia Joseph. I suoi occhi si illuminano per le lacrime di rabbia che sta trattenendo. “Non ci andrò da solo, ma voglio almeno la testa di uno di loro! Solo uno, il resto per me può essere cibo per i pesci!”

“Joseph, adesso basta!” esclama la ragazza, ancora in lacrime. Poi si rivolge anche a me e Crow. “Voi due, ci sono altri due ragazzi che sono stati feriti. Potete prestargli soccorso? Hanno ferite meno gravi!”

Io guardo Crow, lui guarda me.

“Andiamo!” gli dico, scattando verso la porta.

 

Jasper’s POV

Parcheggio la moto nel garage e getto la giacca sul divano con un colpo secco. Per il momento ho finito, forse dopo dovrò ritornare in sella e per la perlustrazione notturna.

Allen solleva finalmente lo sguardo verso di me dopo essere stato fisso sulla televisione a premere tasti a caso sul controller di quella stupida console. Non capisco cosa ci sia di divertente, sono solo delle immagini su schermo che compiono azioni dopo aver dato loro un comando, un “input”, come dicevano quei saccenti professoroni che erano i miei colleghi poliziotti.

“Non ti rompi il cazzo a passare le giornate con il culo sul divano a distruggerti la vista davanti allo schermo?” gli domando, posando il casco su un vecchio mobile in legno rovinato dal tempo.

“Oh, beh… In realtà si, volevo farmi un giro anche io ma… Beh, ordini di Crow…” bofonchia.

“La prossima volta ribellati, caccia gli attributi!” esclamo, sedendomi sulla poltrone e sprofondandoci dentro.

“Non fa nulla, ero anche stanco…” sospira. Che mammone! Oh, poverino, ha sonno! Bah… Qui siamo stanchi perennemente ma non ci lamentiamo se ci prendono a calci in culo tutti i giorni. Eseguiamo… E poi, al momento giusto, attacchiamo.

“Un momento, dov’è Lucy?” domanda Allen. “Non eravate usciti assieme?”

“Se non te ne fossi accorto, eravamo su due moto diverse.” rispondo freddamente. “Ogni volta che perlustriamo si prende sempre del tempo per recarsi da una parte… Non so bene dove, ma tanto… Cazzi suoi.”

“E se fosse in pericolo?!”

“Ci hai per caso presi per stupidi?!” mi altero io. “Non siamo di certo dei coglioncelli, se vediamo un guaio cerchiamo di allontanarci il più possibile. Non come te, che per ben due volte hai rischiato la vita… Per cosa poi? Perché in determinate situazioni non sai come comportarti. Il fatto che quel giorno tu l’abbia fatta scampare a Crow e Tom è stato fantastico, ma se la sarebbero cavata benissimo anche senza di te.”

Lo vedo aprire bocca come per ribattere, ma quello che fa è storcere il naso e abbassare lo sguardo, indispettito. Espressione corrucciata, occhi semichiusi dalla rabbia.

“Come volevasi dimostrare.” commento io, con una risata. Quanto amo avere ragione! “Non riesci nemmeno ad argomentare sul perché Crow non avrebbe dovuto introdurti alla squadra.”

“Taci.”

“Oh, perché dovrei farlo?” continuo io. Amo provocare la gente, vedere fino a che punto si spinge. Solo in situazioni di stress puoi capire davvero il carattere di una persona. “Perché non dovrei avere motivo di parlare così di te?”

“Tu hai questa convinzione che io non abbia mai lottato una singola volta da quando sono nato qui al Satellite. Da quando mia madre è morta e ha lasciato me, mio fratello e mio padre a cavarcela da soli. Non è stato per niente facile, Jasper. Mio fratello Kyle era ancora piccolo quando è successo. Nonostante lo sconforto ho sempre lottato, garantendo a me stesso e al resto della mia famiglia un barlume di speranza, anche piccolo.”

Rimango ad ascoltare attento le sue convinzioni, espresse con tono rabbioso. Non ha ancora spiegato il perché dovrebbe rimanere qui.

“Come te, non sono mai stato privilegiato. Siamo molto simili. Entrambi siamo cresciuti in un posto schifoso, entrambi abbiamo avuto le nostre difficoltà… Ed entrambi abbiamo la stessa speranza a portare avanti il Satellite, la stessa che ti ha fatto creare questo gruppo più o meno unito.”

Sbarro gli occhi mentre lui solleva la testa e mi fissa.

“Si, Crow me lo ha raccontato. Voi due siete i fondatori.” annuisce, alzandosi in piedi. “Vuol dire che tu, di tua spontanea volontà, un giorno ti sei alzato dal letto e hai pensato a quanto fosse sbagliato tutto questo. Hai accettato di creare quello che vedi. Hai accettato di riunire persone con lo stesso obiettivo. Beh, io sono uno di loro, che ti piaccia o no.”

Rimane quei pochi secondi in silenzio. Dannato Crow, perché gli hai raccontato che sono venuto da te a chiederti di aiutarmi a formare un gruppo di sostegno del genere?!

“Datemi fiducia, datemi il tempo di migliorare. Vedrete che vi sarò più utile di quello che pensate.” sibila, infine. “Per il resto, non mi aspetto che tu capisca le mie motivazioni. Non sai cosa vuole dire volere bene a qualcuno, Jasper.”

Detto ciò, si reca in bagno sbattendo la porta. Mi fa incazzare, mi fa davvero incazzare. Che cosa, precisamente? Il fatto che si sia permesso di alzare la voce? No, me ne sbatto. Il fatto che mi abbia additato come un senza emozioni? Quello per me è un mezzo complimento: meno ti fai guidare dalle emozioni, più intelligentemente vivi la tua vita perché ti affidi solo al cervello.

No… è il fatto che lui abbia dannatamente ragione. Non ho mai avuto persone accanto a me a cui volere bene, non ho mai avuto rapporti umani con delle persone, ho sempre provato schifo per tutti tranne di me stesso. Allen ha ragione, non potrò mai capire che cosa si cela dietro la sua scelta di salvare il Satellite, così come non potrò mai capire perché lo facciano Lucy o Crow.

Ma la cosa che più mi fa ribollire è il fatto che anche Crow non aveva torto. Prendersi Allen in squadra è stata un’ottima scelta… brutto stronzo di un pel di carota…

 

Lucy’s POV

Apro gli occhi, con la luce del sole che, seppur soffocata da alcune poche nuvole vaganti, mi acceca. Ah, devo essermi addormentata… Che ore sono? Mi alzo per affiancare la moto e rovisto nel portaoggetti. Ecco, l’orologio. Sono le undici e mezza. Menomale, credevo fosse passato molto più tempo. Non avrei voluto far preoccupare i miei compagni…

Mi scrollo di dosso un po’ di sabbia rimasta attaccata ai miei vestiti e i lunghi capelli neri. Shinji mi aveva detto di non tagliarli, secondo lui ci stavo bene.

Vengo spesso qui in spiaggia dopo le ricognizioni, mi ricorda quegli appuntamenti che io e lui ci gustavamo. Al tempo eravamo poco preoccupati dei nostri destini, due fidanzati che facevano tutto quello che due fidanzati facevano normalmente… A dire il vero, non mi sono mai preoccupata dei miei coetanei e non mi è venuto il pensiero di unirmi ad una banda finché lui… No, non oso credere che sia morto. Tutti mi dicono “Non voglio illuderti, quindi ti dico che secondo me lui non ne è uscito vivo da quando la polizia lo ha catturato!”. Stronzate, lui non è morto. Lo credevo anche io, il giorno in cui l’hanno portato via… Temevo che fosse morto, che l’avrebbero ucciso. Invece qualcosa mi dice che lui è ancora tra noi. Me lo sento.

Sono molto spirituale, se fosse morto lo avrei sentito proteggermi, in qualche modo avrei percepito la sua presenza. Invece no, lui non mi ha mai difeso da quando se n’è andato. Se non può farlo, vuol dire che la sua anima è ancora nel suo corpo e non può aiutarmi. Sono io a dover aiutare lui, costi quel che costi. Non lo lascerò morire.

Lascio le spiegazioni solo a chi vuole ascoltarmi davvero, mi sono stancata di sentirmi dire che sono pazza solo per questo. Lui si è impegnato così tanto per il Satellite, non lascerò che il suo lavoro venga sprecato. Questo è il motivo per cui mi ritrovo nella banda. Da sola non ce l’avrei mai potuta fare.

Sollevo lo sguardo verso l’orizzonte. Non c’è nulla, solo il mare. Chissà, magari oltre c’è qualcos’altro… Per ora, non lo sapremo mai, quasi nessuno ha avuto la possibilità di lasciare il Satellite appena era possibile. Beati quelli che ce l’hanno fatta… Se ce l’hanno fatta…

Mi metto in sella alla moto.

Shinji, ovunque tu sia, ti prometto che un giorno torneremo qui ad osservare l’orizzonte. Per adesso, mi tocca tornare alla base.

 

Angolo Autrice

Ciao ragazzi!

Lo so, il capitolo di oggi è più breve del previsto, seppur di una centinaia di parole. L’ispirazione non è stata molto dalla mia parte, per la verità ^^’

Ho già in mente cosa far succedere nel prossimo capitolo, quindi spero di performare (?) meglio con la settimana prossima.

Intanto vi lascio, come di consueto, la canzone di oggi. Avrete notato il titolo in cirillico… Beh, qui vi verrebbe da dire “E adesso come me la cerco? Non ho mica la tastiera in alfabeto russo!”. Tranquilli ragazzi, vi basta cercare “Sudno” (la trascrizione in alfabeto latino di quella parola) di una band chiamata Molchat Doma. Stra-consigliata da ascoltare sia nel POV iniziale che in quello finale!

Tuttavia, c’è un remix di questa canzone in particolare che mi ha catturata parecchio, che trovate cliccando qui. È stata proprio con questa versione che ho scritto gran parte del capitolo, quindi ve la consiglio di più rispetto l’originale (ma alla fine, fate quello che volete xD).

Nulla ragazzi, nella speranza che in questa settimana riesca a scrivere di più, noi ci rivediamo venerdì! ^^

Ciauuuu!

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Capitolo 19
*** Last Resort//Alyssa PT1 ***


Quando le persone con cui avevo conversazioni mi dicevano di voler abbandonare il Satellite per raggiungere, in qualunque modo possibile, Nuova Domino, io non riuscivo mai a capirli. Per me, la vita che conducevo in questa sorta di isola non era poi così male, gli episodi di criminalità c’erano raramente (al tempo non erano poi così numerosi, le persone erano più propense ad aiutarsi tra di loro piuttosto che danneggiarsi), vivevo con un fratello acquisito e mi piaceva quella semplicità e avevo tanti amici. Non sono mai stata abituata ad avere tutto nella vita, quindi non mi aspettavo di raggiungere i miei obiettivi con un semplice schiocco di dita.

Sono cresciuta con una famiglia adottiva, che si è presa cura di me dopo la morte dei miei genitori. Mi hanno detto che erano stati coinvolti nell’incidente del reattore Ener-D e che ero l’unica ad essere sopravvissuta. Non ricordo le loro facce, ero veramente piccola, avrò avuto sui tre anni… Dio, come vola il tempo… 

Grazie alle loro cure, ho avuto la possibilità di avere un’istruzione, un tetto sulla testa e la pancia piena. Certo, non è nemmeno paragonabile alla vita di Nuova Domino, ma anche se vivevamo in condizioni povere ero soddisfatta e riconoscente di quello che avevo. Mi sono persino dilettata ad aiutare la mia nuova famiglia con dei piccoli lavori assieme a mio fratello Lucas, come la consegna dei giornali. 

Quando avevo quindici anni, a mio fratello venne l’idea di aprire un autolavaggio. Era sempre stato un appassionato di automobili, gli sarebbe sempre piaciuto possederne una se non fosse per alcuni piccoli dettagli: aveva diciassette anni, quindi non aveva l’età legale per guidare; anche dopo i diciotto anni, prendere la patente non era di certo economico, neppure rivolgendosi a qualcuno che falsificava documenti; stessa cosa per l’auto, a meno che non la rubasse da qualche poliziotto o da chi ne possedesse una. Un autolavaggio gli avrebbe permesso di guadagnare soldi e, contemporaneamente, stare a contatto con la sua passione. Era entusiasta di ricevere le visite di agenti in borghese e da piloti di gare clandestine che volevano una lucidata alla carrozzeria dei propri bolidi. 

Finii per aiutarlo, dopotutto col tempo il lavoro era aumentato. Continuavamo ad essere felici, con i nostri genitori, i nostri amici e il nostro lavoro onesto, finché…

“Condoglianze per vostro padre…” continuavano a dire i clienti dell’autolavaggio che ci affidavano i loro veicoli. Nostro padre scomparve in seguito ad una malattia misteriosa, di cui successivamente si ammalò anche nostra madre. Da qui le cose si complicarono molto… Alla tristezza della morte di uno dei due genitori e all’agonia di vedere soffrire l’altra, si aggiunsero anche le spese mediche per tentare di curare la mamma. Nei primi tempi, anche lavando auto per altre persone, i soldi non bastavano affatto. Mamma diceva sempre di non preoccuparci troppo, che ce la saremmo cavata anche senza di lei, ma per noi era fuori discussione un pensiero simile. Non potevamo lasciare nessuno indietro.

Lucas riuscì a trovare un altro lavoro, di cui mi teneva però all’oscuro. Questa cosa non mi piaceva affatto, in compenso ha permesso alla nostra famiglia di avere più possibilità. Le condizioni di Mamma peggiorarono sempre di più, però, fino alla sua morte. Non riuscimmo a salvarla… Fu uno shock, soprattutto per Lucas, che diventava sempre più chiuso in sé stesso. Mi raccontava che il suo nuovo lavoro gli permetteva di distrarsi da quella brutta situazione.

“Lucas, dimmelo, cosa fai per guadagnare altri soldi?!” continuavo a chiedergli. La sua risposta era sempre un silenzio tombale oppure un “Meglio che tu non lo sappia…”. Tutto quello che sapevo era che di sera lasciava la casa e tornava quasi la mattina dopo. Passava, poi, poche ore a dormire e subito dopo mi veniva ad aiutare all’autolavaggio. Ero stufa, vivevo con una persona che mi nascondeva un segreto. Doveva essere per forza qualcosa di illegale, per tenere la bocca cucita. 

Ho sempre avuto un difetto: con me non si possono avere segreti. Se una persona cara mi nasconde qualcosa, mi assicuro di fare la qualsiasi pur di scoprirlo. Così, una notte, mio fratello si rivolse a me dicendo:

“Io vado. Mi raccomando, non uscire di casa e chiuditi a chiave. Io sarò di ritorno più tardi.”

Dovevo scoprire cosa si celava dietro quel farabutto dagli occhi castani e i capelli rossi. In fretta. Decisi di infilarmi dei vestiti scuri, indossare un berretto e far uscire da esso alcune ciocche di capelli per fare finta di avere i capelli corti, terminare il tutto con un paio di occhiali da sole e uscire. Camuffata in quel modo, seguii Lucas senza farmi scoprire. Il suo cammino ci condusse in un ampio spazio aperto con alcune persone e torce accese. Mi fermai per osservare da lontano la scena: non c’erano solo persone lì… c’erano anche auto truccate, molte delle quali erano passate da noi per essere lavate. Non ci potevo credere, ma con tutto il mio cuore speravo che lui gestisse solamente il giro di scommesse attorno a queste competizioni illegali… Invece lo vidi salire su una delle auto, prestata da un individuo di nome Inkman (un uomo sulla trentina, capelli neri brizzolati e occhi dello stesso colore, si chiamava così perché aveva un sacco di tatuaggi sul corpo, oltre ai numerosi marchi della Struttura), una Muscle Car color arancione lucido. 

A quel punto mi avvicinai per vedere e sentire meglio tutto quello che stava succedendo. Tutto ciò che notai furono altre auto poste su un’immaginaria griglia di partenza, oltre a quella di Lucas, una ragazza tutta succinta che raccoglieva i soldi delle scommesse, un’altra che avrebbe dato il via alla gara e numerosi spettatori, alcuni venuti solo a vedere, altri che invece scommettevano. 

“Ehi, bello, sei qui per scommettere?” domandò un individuo in carne che si avvicinò a me al punto che riuscivo a sentire il suo alito fetido. Mi aveva scambiato per un ragazzo. Comprensibile, non c’erano molte luci (oltre i fari dei veicoli e alcune torce) ed ero vestita in modo assolutamente non femminile, per cui…

“N-no…” dissi titubante, imitando una voce rauca e abbassando lo sguardo. “Sono solo venuto a vedere…”

“Capito, amico!” esclamò lui, con una vigorosa pacca sulla schiena che mi tolse il fiato. “Quel Lucas Khan è un astro nascente del Satellite, ha vinto un sacco di gare in questi mesi.”

In quell’istante feci solo un mormorio soffocato, ma volevo urlare. Così mio fratello si era guadagnato da vivere rischiando di essere arrestato o, peggio ancora, morire, il tutto per mesi. Senza che io lo sapessi. Il mio istinto iniziale fu quello di andarmene e aspettarlo a casa, ma decisi di restare allontanandomi da quell’omone e sistemandomi in un punto strategico. Avrei potuto assistere alla gara e poi vomitargli in faccia tutti i peggiori insulti. 

La gara non ci mise molto ad iniziare e in breve quella bambola gonfiabile diede il via guadagnandosi anche i fischi degli spettatori. Tutte le auto partirono sgommando, alzando un vento che mi fece venire i brividi. Ricordo ancora il freddo che faceva quella notte, amplificato da un colpo al cuore che mi venne poco dopo l’inizio del terzo giro. Una delle sei auto in gara spintonò quella di mio fratello, che uscì di pista e andò a schiantarsi ad alta velocità contro un edificio, prendendo fuoco subito dopo ed esplodendo. Quanto tempo era passato? Non lo so, rimasi pietrificata e non ebbi la minima forza di muovermi. Tutti scapparono vedendo quello che era appena successo, soprattutto con l’arrivo delle sirene della polizia in lontananza. Io rimasi lì, mentre sentivo gli occhi riempirsi di lacrime e il calore delle fiamme farsi sentire sul viso. 

Ricapitolando tutto quello che successe in quel periodo: in un arco di tempo di otto mesi, persi tutto quello che avevo. L’ultima emozione che avevo provato prima di vederlo morire davanti ai miei occhi era la rabbia per avermi nascosto tutto. La casa era diventata vuota, silenziosa e angustiante. Continuavo a lavare auto per potermi permettere il cibo. L’unica motivazione che mi spingeva a vivere era l’istinto di sopravvivenza, che stranamente rimase dentro di me anche dopo tutte quelle vicende. Per il resto, non sono riuscita a provare nient’altro. Nessuna emozione, ero vuota. Non mi importava più nulla di nessuno, non mi facevo problemi ad andare contro quei pochi che si lamentavano delle auto lavate male (o quello che dicevano loro). 

I pochi amici che avevo mi dicevano di chiedere aiuto, di andare in qualche orfanotrofio, ma io mi rifiutavo. L’ultima cosa che volevo fare in quel momento era affezionarmi ad un’altra famiglia e rischiare di perdere anch’essa. 

Dopo aver ricevuto la visita di Inkman, però, qualcosa in me si accese. Nulla stava avendo più senso nella mia vita, quindi quando lui mi chiese di lavargli una delle tante auto…

“Non voglio soldi in cambio, voglio che tu mi procuri un veicolo.” 

Inkman mi guardò stranito. Povero sciocco, pensava che io non sapessi nulla.

“Tu credi veramente che io fornisca auto ai piloti clandestini?”

“E tu credi veramente che io non sappia chi aveva procurato quella Muscle Car a mio fratello?!” gli urlai in faccia, indicandolo. “Ti conviene fare come dico io, oppure dirò tutto alla polizia.”

Quella minaccia bastò per farlo stare zitto. Diciamocelo, avrebbe potuto tranquillamente mandare qualcuno ad ammazzarmi così che lui non dovesse nulla a nessuno. Invece mi diede un’automobile usata dalla polizia per gli inseguimenti, ovviamente rubata e ritinteggiata per non destare sospetti. Oltre a quello, mi insegnò anche a guidarla e in breve ottenni la possibilità di gareggiare. Pensai, all’inizio, che lo facesse in buona fede, dopotutto conosceva mio fratello e poteva essere in debito con me. Invece lo faceva solo perché una parte dei soldi vinti alle gare la prendeva lui. Lo devo ammettere, al tempo ero veramente stupida, ma neanche me ne importava più di tanto.

Ricordo la mia prima competizione come se fosse ieri: avevo compiuto da poco diciotto anni… mi presentai in pista, vestita in abiti normali (vale a dire, in total black… da quando ero rimasta sola, era l’unico colore che mi faceva sentire a mio agio) e uno degli scommettitori si avvicinò a me.

“Ehi, bonazza, non ci serve un’altra zoccola che faccia partire la gara.” mi disse, facendo ridere anche i pochi presenti che avevano ascoltato quella breve conversazione. Il mio istinto diceva di dargli un pugno in faccia, ma poco prima che lo facessi arrivò Inkman con la quota di partecipazione, zittendo quei maschilisti. Era davvero la prima volta che una ragazza partecipava a una di quelle gare? Il tipo compose un numero di telefono, prima che io e il mio maestro ci allontanassimo da loro. Non ero sicura di quello che aveva detto, tuttavia mi parve di sentire un “Qualsiasi cosa facciate, buttate fuori la ragazza, quella vestita come la Morte.”. Non ne ero sicura, perciò non me ne preoccupai più di tanto.

“Non c’era bisogno che tu intervenissi…” sbottai, avvicinandomi alla mia vettura, per l’occasione ritinteggiata di viola. Inkman rise di gusto.

“Mi servi tutta intera per la gara, tesoro.” rispose, accendendosi una sigaretta e facendomi cenno di entrare. “Nell’auto troverai degli auricolari, ti serviranno per avere informazioni sulla gara, oltre che per avvisarti nel caso in cui parta un inseguimento della polizia.”

Annuii senza dire altro, entrando nell’abitacolo e attendendo pazientemente l’inizio della gara. L’ansia c’era, cercai dunque di non focalizzarmi troppo sull’incidente di Lucas. Piuttosto, notai con estrema sorpresa che alcune ragazze facevano il tifo per me, anche se, da quello che mi era stato comunicato via radio, nessuno aveva scommesso su di me se non lo stesso Inkman. Chissà che sorpresa avranno avuto tutti i poveri idioti quando hanno scoperto di essere stati sbaragliati da me.

La gara si svolgeva per le vie del Satellite, era un percorso breve ma pieno di curve. Si dovevano completare cinque giri e, ovviamente, il primo vinceva. Io partivo in fondo alla griglia di partenza (normale, era la mia prima gara), nonostante ciò riuscii a recuperare superando cinque vetture e arrivando tra i primi tre. In due anni di allenamento avevo preso molta dimestichezza con i pedali, mi stupii di me stessa. Mi resi conto, però, che avevo capito perfettamente quello che aveva detto quel bastardo di uno scommettitore. Arrivavano le spinte da un lato e dall’altro, persino dal retro della vettura. Allora era vero che volevano buttarmi fuori. La mia reazione iniziale fu quella di cercare di accelerare il più possibile per portarmi davanti a loro e non avere rogne… Vedendo che non la smettevano, decisi di ignorare i consigli di Inkman e buttarmi su di loro, spintonandoli e mandandoli in testacoda. Rischiai molto, ma alla fine riuscii a vincere quella gara maledetta. Nessuno, e dico davvero nessuno, esultò. Uscii dall’auto con un sorrisetto provocatorio, dirigendomi verso Inkman, che mi abbracciò. 

I soldi guadagnati furono sfruttati per apportare migliorie all’auto, per partecipare ad altre competizioni e per sopravvivere permettendomi anche qualche lusso ogni tanto, come ulteriori vestiti. Tutte le gare le vincevo, non ce ne fu neanche una che non vinsi, perciò mi fu affibbiato il soprannome “Black Arrow”, la Freccia Nera del Satellite. La mia fama aumentò sempre di più, così come gli inseguimenti della polizia. Neanche quelli riuscirono a fermare la mia furia, in breve sparivo e non risultavo più identificabile. Ci avevo preso molto gusto a gareggiare, all’inizio avevo paura di morire ma questa passò vedendo tutti i soldi che facevo attraverso le scommesse e le vittorie. Guidare quelle auto per me era diventata una manifestazione di libertà, anche se nessuno me la privava. Ed era così bello…

Ovviamente c’è una ragione per cui ho un tatuaggio giallo in faccia… Sono riuscita a sfuggire a tutti gli inseguimenti, meno uno. Quella notte la gara era tosta, si trattava di un giro attorno all’intero Satellite. Era ovvio che avremmo attirato l’attenzione degli sbirri, quindi ci eravamo preparati a dovere. Infatti, proprio a metà gara, spuntarono le prime pattuglie. Non diedero subito attenzioni a me, piuttosto si preoccuparono prima di buttare fuori le persone dietro per poi lasciarmi sola. Cercai di resistere, la mia auto aveva delle strisce chiodate installate, quindi le prime pattuglie le ho messe fuori gioco. Poi, inaspettatamente, ricevetti un colpo laterale da un’altra vettura, talmente forte che persi il controllo della mia auto e mi schiantai contro altri veicoli parcheggiate a lato della strada. I vetri della mia vettura erano andati, due gomme erano esplose e non c’era verso di farla partire senza farla esplodere. Neanche io ne uscii illesa: l’impatto mi aveva portato violentemente in avanti, la cintura mi costrinse lo stomaco e il torace, i frammenti del parabrezza mi avevano tagliato le mani e la fronte e, infine, la mia faccia colpì di prepotenza l’airbag. 

“Sei circondato!” urlavano da un altoparlante.

Il mio primo istinto fu quello di uscire dall’auto prima che scoppiasse, difatti lo feci. In maniera del tutto inevitabile, mi trovai circondata da sei poliziotti, due dei quali mi avevano raggiunto in moto, che mi puntavano la pistola contro. Non provai neppure a scappare, ero ferita, dolorante e mi sentivo estremamente debole, quindi alzai solo le braccia per fare vedere che non ero armata.

“Toh, ma tu guarda un po’…” disse uno di loro avvicinandosi a me, perquisendomi. Un altro, intanto, mi aveva ordinato di mettere le mani dietro la schiena. Un terzo si avvicinò a me.

“Che c’è?” domandai io seccata. “Non vi aspettavate che Black Arrow fosse una femmina?”

“Elenchiamo subito tutti i tuoi crimini… Dunque, partecipazione a gare clandestine, guida senza patente, guida pericolosa… Qualcos’altro?!” mi sbeffeggiò il nuovo arrivato. “Sei in arresto, mia cara. Fine dei giochi. Sei stata fortunata ad avere incrociato dei miei colleghi incompetenti nei giorni precedenti, ma con me non si scappa.”

Io lo guardai inespressiva, senza dire una parola. Dentro di me, una rabbia insormontabile mentre mi mettevano le manette.

“Si segnala la presenza di un ladro nel deposito dei deck. È richiesta assistenza.” disse poi una voce da un walkie talkie posto sulla spalla di quel tale. 

“Ancora quell’idiota…” commentò lui divertito, comunicando successivamente la conferma dell’incarico, successivamente si rivolse a me. “Tu vai direttamente alla Struttura, bella. Se partecipi a corse clandestine dovresti anche saper scappare dalla polizia… In ogni caso, ora devo andare. Devo arrestare un coglione a cui piace infiltrarsi nei nostri archivi per rubare carte.”

Le sue prese per il culo erano incredibilmente fastidiose… Sicuramente mi sarei incazzata ancora di più sapendo che non sarebbe stata l’ultima volta che avrei avuto a che fare con quell’idiota. Non potevo saperlo, dopotutto… Il suo viso era nascosto da un casco.

“Fottetevi tutti…” dissi a denti stretti, mentre i poliziotti mi costringevano a sedermi sui sedili posteriori di una delle pattuglie diretta in carcere.

 

Angolo Autrice

Ciao ragazzi!

Allora, vi aspettavate un capitolo di backstory su uno dei personaggi? Devo dire la verità, manco io! xD

Vi svelo un segreto: io questa settimana avrei dovuto proseguire quello che avevo iniziato a narrare la settimana scorsa, tuttavia sono stata impegnata in cose che non avevo previsto e quindi ecco che non ho portato a termine il capitolo. Per mia grande fortuna, però, avevo pronto un capitolo di questi che raccontano un po’ il passato dei personaggi, quindi per oggi vi beccate questo, sperando che lo apprezziate ^^

Quindi, detto questo, avete capito bene! Per tutta la storia, ogni tanto, vedrete spuntare un capitolo “Backstory” per ogni personaggio della banda. Ora ho postato quello di Alyssa, ma non è finita qui con lei! Ogni personaggio ha ben due capitoli flashback ^^

Ora tocca alla canzone di oggi, che SPERO conosciate! “Last Resort” dei Papa Roach! Ci azzecca, no? ^^

See you next week! Ciaoooo!

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Capitolo 20
*** Used to the Darkness//Una maschera ***


Tom’s POV

Ruby scende di fretta dalla moto appena giungiamo davanti al garage. Non vedeva proprio l’ora di arrivare alla base, eh?

“Mi puoi aprire la saracinesca?” le chiedo, spegnendo il mio veicolo. Lei fa un cenno, poi si accinge a prendere la maniglia e sollevarla… Invano. Tenta più volte ma non riesce, sforzandosi. Ah, le servono un po’ di muscoli nelle braccia…

“Tranquilla, faccio io!” esclamo, avvicinandomi e aprendo finalmente il varco, così che Ruby possa sgattaiolare dentro con una certa fretta. Strano, è da quando ha aperto quella lettera che è in tale fermento.

“Dov’è Crow?” domanda a Jasper, stravaccato sulla poltrona con l’aria assorta.

“Non è ancora tornato…” sbadiglia lui. “Dagli il tempo di farsi una scopata…”

“Jasper!” gli urla contro una voce, dietro di me. Parlando del diavolo gli spuntano le corna: Crow, accompagnato da Alyssa. “Ti ho sentito, brutto bastardo!”

Il corvino si fa una grossa risata.

“Ti innervosisci, eh? Cos’è, un’ammissione di colpa?” lo continua a sbeffeggiare.

“Non dovevate andare a farvi una birra, voi due?” mi domanda spazientita anche Alyssa. Giusto, è vero!

Anche Allen fa capolino. Abbozza un sorriso ma anche lui appare un po’ nervoso. Uhm, sarà successo sicuramente qualcosa con Jasper… Oppure sarà solo stanco.

“Allen, sei pronto?” gli chiedo, porgendogli il casco. Lui annuisce e sale con me sulla moto. Anche Jasper si accinge a salire sulla sua. Partendo, noto che anche Lucy sta rientrando alla base. Le faccio un cenno con il clacson e lei mi risponde facendo altrettanto. Sarà di nuovo andata lì? Non lo so, non vorrei preoccuparmi troppo di lei…

Per ora, l’importante è che sia tornata salva.

 

Crow’s POV

“Ma perché siete sporchi di sangue?!”

Ruby si spaventa e non ha tutti i torti. Ci sono alcune macchie rosse ben visibili sulla mia giacca e sul maglione arancione. Alyssa è vestita completamente di nero, quindi l’unico sangue ben distinguibile è quello asciutto sul suo collo e le mani.

“Ah, merda… Devo lavare queste cose…” sussurro, togliendomi prima la giacca e poi il maglione, rimanendo in canotta. Poi noto che anche quella è sporca e impreco silenziosamente, gettando gli indumenti che ho buttato a terra dopo essermeli tolti dentro il lavabo della cucina.

“I Vylon hanno attaccato di Flamvell e sono tornati alla loro base pieni di ferite. Li abbiamo aiutati, per questo ci vedi un po’ provati.” le spiega Alyssa, distogliendo lo sguardo da me in fretta con la scusa di prendere un asciugamano per pulirsi. Per un attimo, sorrido.

“Accidenti…” risponde Ruby, dispiaciuta. Non è stato bello da vedere, Joseph era molto incazzato. Se non ci fossi stato io o qualcun altro a fermarlo, si sarebbe subito catapultato nella mischia contro tutti i Vylon e le conseguenze sarebbero state terribili.

Faccio per togliermi l’unico indumento rimasto che copre la parte superiore del mio corpo, quando vengo interrotto da Ruby.

“Strong mi ha dato una lettera per te.”

Mi giro verso di lei.

“Una lettera per me? Chi vuole dichiararsi?” scherzo io, mentre prendo il pezzo di carta che Ruby mi porge. Apro la busta e spiego il foglio, iniziando a leggere. Non ci credo… La rileggo una seconda volta. Poi una terza. Una quarta, una quinta…

“Chi gliel’ha data?!” domando alla ragazza bionda.

“Strong ha detto che è venuto da lui uno sconosciuto incappucciato. Non l’ha potuto vedere in faccia, ma ha sentito la sua voce ed era profonda, maschile…” risponde Ruby.

Con lo sguardo fisso, cerco di capire chi possa essere stato. Il simbolo in basso è una testa di drago, la stessa che Yusei ha sul suo braccio destro. È identica, solo lui avrebbe potuto replicare quel simbolo. Tutti gli indizi portano a lui, ma ho come l’impressione che sia una trappola. Quasi tutto il Satellite conosce le mie amicizie, le persone con cui ho legato, e sanno che potrebbero usare il mio rapporto con Yusei per danneggiarmi…

Anche Lucy giunge a casa. Entra in sella alla moto e si toglie il casco, rivelando un viso un po’ contorto dalle emozioni. Deve essere di nuovo andata in spiaggia, come ogni ronda che fa.

“Lucy, tutto bene?” le chiedo, attirando la sua attenzione. Lei annuisce un po’ assente. Tutti noi sappiamo perché a volte si reca lì, così che non la disturbiamo quando ha intenzione di rimanere completamente sola. Dentro di lei c’è ancora la speranza che Shinji sia vivo, ma le probabilità che sia già morto sono più alte… Non vorrei mai ritrovarmi nei suoi stessi panni…

Per quanto sia stato anche Shinji il fautore della nostra separazione, c’è da dire che mi dispiace. Posso solo immaginare cosa stia provando Lucy in questo momento e non deve essere la migliore delle sensazioni. In più, ha dovuto anche lei abbandonare i suoi cari (lei è l’unica del gruppo ad avere ancora entrambi i genitori biologici) e su questo la posso capire perfettamente.

“Sto un po’ qui fuori…” sussurra Lucy, uscendo fuori dal covo e appoggiandosi al muro.

Ruby sospira. In qualche modo, vorrebbe aiutarla ma sa che qualsiasi cosa possa fare, sarebbe difficile tirarle su il morale… Almeno per il momento.

Sapendo che non posso fare altro, ripenso alla lettera e al fatto che forse, un giorno, potrò finalmente rivedere Yusei. Devi solo essere paziente, Crow. Vedrai che le cose andranno per il meglio.

“Comunque, mettiti qualcosa addosso, santo cielo!” esclama Alyssa.

“Che c’è?” replico, con un sorrisetto. “Se vuoi posso anche togliermi i-”

“So quello che stai per dire, zittisciti immediatamente!” ribatte lei, voltandosi all’improvviso. Scoppiamo tutti a ridere.

 

Allen’s POV

L’ho detto, più e più volte, che sono astemio e che non ho l’abitudine di bere. Quindi, perché mi sono fatto trascinare da Tom e da Jasper (con cui ho anche litigato da poco, maledetto!) con la scusa di farci una birretta? Semplice, mi andava di uscire e di stare in buona compagnia. Certo, la compagnia di quel corvino malefico non è proprio il massimo, ma almeno sono fuori casa anche se non era previsto.

Arriviamo in una zona che è vuota, non c’è letteralmente nessuno se non noi tre. C’è tanto silenzio, il che fa paura e ti mette pace al tempo stesso. Da cosa è popolata? Polvere, tanta polvere per terra che a volte viene sollevata da alcune deboli raffiche di vento assieme alla spazzatura.

C’è un angolo di un palazzo, separato dalla strada da un muro, dove ci sono alcuni cassonetti bruciati e che, per qualche strana legge fisica, si reggono ancora in piedi. Ovviamente, che lo dico a fare? Sono inutili, secondo me nessuno passa a raccoglierli, tanto meno li usa per buttare i propri scarti.

Il palazzo in questione doveva essere verde, ma i vari danni del tempo hanno fatto staccare gran parte dell’intonaco rivelando i mattoni sottostanti. Rossi come la ruggine.

Tom si arrampica su uno di questi cassonetti. Segue anche Jasper a fare la stessa cosa. Il biondino rischia anche di scivolare, mancando con il piede il coperchio della pattumiera, però ce la fa, in contemporanea con l’altro, a raggiungere il muretto e sedersi sopra.

“Allen, se apri il portaoggetti della moto di Jasper ci sono delle bottiglie di vetro. Prendine tre e passale a noi. Una, ovviamente, tienitela!” mi ordina Tom, indicandomi il veicolo.

“Io non bevo!” faccio io, aprendo il contenitore e prendendo le prime due bottiglie che mi capitano a tiro. Sono di colore verde, tipico delle bottiglie di birra.

“Suvvia! Non pensare che solo perché l’altra sera eri-”

“Tom, quante volte ve lo devo dire?!” sbotto, avvicinandomi ai ragazzi per passare loro le bevande. “E poi, non sono poi così sicuro che voi abbiate l’età giusta per bere!”

“Non dire stronzate, Allen!” esclama Jasper, facendosi anche lui una risata e stappando la bottiglia con un colpo secco del tappo contro l’angolo del muretto. “L’età per bere non esiste più. Ammesso che fossimo stati in una situazione in cui alla polizia importa se per strada hai dell’alcol in mano, noi due siamo in regola.”

Indica sé stesso e Tom.

“In effetti, ora che ci penso, non so quanti anni voi abbiate…” sussurro.

“Io sono il più grande, con ventitré anni.” spiega il biondo. “Questo scemo, invece, ne ha ventuno. Poi ci sono Crow, Alyssa e Lucy che ne hanno venti e Ruby è la più giovane, con diciotto anni. E tu, Allen?”

Tom ha ventitré anni?! Ne dimostrava di meno! Cavolo, non me lo aspettavo!

“Anche io sono diciottenne. Compiuti a luglio.” rispondo.

“Oh, finalmente Ruby la smetterà di rompere le scatole sul fatto di essere la più piccola del gruppo!” esulta Jasper, non mettendoci chissà quanto entusiasmo. Io mi gratto la testa.

“Comunque, che ci fai ancora lì?” mi chiede Tom, sbattendo la mano su uno spazio vuoto accanto a lui sul muretto. “Forza, sali anche tu qui!”

Non me lo faccio ripetere due volte. Emulando quello che avevano fatto i miei compagni, con l’aiuto di un piccolo mattone incastrato che sporge dalla parete acuminata, mi sollevo poggiando il piede su uno dei cassonetti. Con una piccola spinta, riesco a salire prima su questo contenitore di immondizia, poi con la forza delle braccia mi spingo verso l’alto, poggiando il mio sedere sulla base solida del muretto e mi giro nella stessa direzione in cui sono rivolti i due ragazzi, che nel frattempo hanno brindato facendo scontrare piano le due bottiglie, producendo un tintinnio. Intanto, un po’ di polvere (forse derivata dallo sgretolamento del cemento?) cade giù assieme a dei piccoli frammenti in pietra.

“Una piccola domanda…” sussurra Tom, dopo essersi bevuto un sorso. “Un uccellino mi ha detto che voi due avete avuto una piccola discussione…”

“Come hai fatto a-”

“Appena sono arrivato, ho sentito la porta del bagno, che è l’unica vera porta che abbiamo, sbattere. Guarda caso, chi c’era in bagno? Proprio tu, Allen!” mi interrompe il biondo. “Quindi, cosa ti ha detto Jasper che ti ha fatto innervosire così tanto da cercare di scardinare l’unica porta nel covo, anche se inconsciamente?”

“Perché credi che sia stato proprio Jasper?” domando, mentre l’altro solleva un sopracciglio.

“Oh, non è ovvio? Lui è un attaccabrighe seriale!” risponde Tom. Jasper si fa una risatina.

“Perché non lo chiedi proprio a lui?” ribatto.

“Perché l’ho visto nervoso. E lui non è mai nervoso dopo aver provocato a morte la gente.”

“Ehi, ma che cazzo dici?!” si intromette Jasper. Viene silenziato dalla singola mano sollevata di Tom.

“Forza, Allen, cosa vi siete detti?” mi fa un sorriso. “Se Jasper è veramente incazzato, vuol dire che c’è stato un piccolo conflitto, non solo una mera provocazione…”

Addirittura?

“Io credo che fosse solo un tentativo di provocarmi, come hai detto tu, ma a quanto pare devono avergli dato fastidio alcune parole che ho usato…” rispondo con tutta la sincerità di questo mondo.

“Io? Infastidito?” domanda il corvino, ridendo. “Assolutamente no!”

“Davvero?”

Tom non se la beve per nulla. Su questo non posso dire nulla, appena ho detto l’ultima parola me ne sono andato in bagno a gettarmi dell’acqua in faccia per calmarmi. Non potrei aver mai visto l’espressione o i gesti di Jasper. Cavolo, pagherei oro per vedere come ci è rimasto!

“Jasper, starò in squadra da due mesi, ma questi mesi mi sono bastati per inquadrare i vostri comportamenti. Tu hai sempre l’ultima parola su tutto perché nessuno ha intenzione di continuare a darti corda, perderebbero tanto tempo. Ogni volta, poi, hai un sorrisetto incredibilmente fastidioso che ti tradisce sempre. Sei soddisfatto di avere il controllo sul discorso. Eppure… Questa volta dondolavi la gamba e ti mangiavi le unghie. Quindi, deduco che qualcuno ti ha finalmente sconfitto!”

Jasper si volta lentamente verso di noi, con lo sguardo assottigliato e la bocca increspata.

“Bingo!” esclama Tom, sbattendo una mano sul ginocchio. “Io lo sapevo! Allen, mi spieghi come hai fatto?”

“Si, Allen, digli tutto quello che mi hai detto.” aggiunge Jasper, freddo come il marmo.

Non mi faccio alcun problema a raccontare tutto il discorso fatto da Jasper e tutto quello che è uscito dalla mia bocca. Lo ricordo a memoria. Ha provato a farmi vacillare, ma a nulla è servito. Tom sorride ascoltando tutto il racconto, finché il suo entusiasmo non svanisce quando gli dico l’ultima frase da me pronunciata.

“Ah, capisco…” sussurra.

“Mi ha dato fastidio solo perché ha avuto ragione, non per il contenuto in sé…” si giustifica Jasper.

“Non ci credo nemmeno se mi paghi.” risponde Tom.

Ora che ci penso… In effetti è stato abbastanza strano vedere Jasper squilibrarsi dalla sua convinzione di essere superiore, quasi come se avessi capito il suo punto debole. Senza pensarci, tra l’altro, si è reso vulnerabile anche se per poco.

“Beh, alla fine ha detto cose giuste, no? Come quasi tutti qui sono stato solo!” spiega il corvino, con tono poco convinto.

“Questa cosa ha sempre gravato su di te, dico bene?” domando io, ricevendo il suo sguardo assassino come risposta. “Non ti conosco, ma-”

“Esatto, non mi conosci. Ora, basta parlarne.”

In un attimo, tira fuori la Glock dalla fodera puntandomela in faccia. Trasalisco dalla paura che lui mi possa sparare in mezzo agli occhi, anche se non ne capisco il senso.

“Jasper, calmati…” gli dice Tom con voce tremante, che trovandosi in mezzo a noi due si è spaventato rischiando di cadere giù. Mantiene gli occhi e l’arma su di me per dei secondi interminabili, mentre il sudore scorre giù dalle mie guance. Nonostante tutto, cerco di non fargli capire che mi sto turbando.

L’ex-poliziotto fa un sospiro profondo e innervosito, come un toro che espira dalle sue narici, lancia la sua bottiglia in aria, lontano da noi, e con un singolo sparo la prende in pieno facendo volare schegge di vetro e gocce di birra. Il colpo rimbomba e in lontananza si sente un urlo. In pieno giorno, è normale che qualche residente si sia spaventato…

“Che cazzo ti prende?!” gli urla contro Tom, mentre Jasper ripone la pistola.

“Dovevo pur sparare a qualcosa, lo stesso uccellino che ti ha comunicato il mio disguido con il novellino mi dice che non è la cosa più saggia piantare una pallottola nel cervello di un innocente. Non ringraziarmi, Allen.”

Il suo tono è neutrale, lo sguardo fisso a terra ma senza lasciar trasparire alcun tipo di emozione. È un po’ come se la sua indifferenza fosse una maschera che cela dei sentimenti reali. Come se quella maschera fosse caduta momentaneamente, mostrando il vero lui. Ora non ho più la stessa voglia di vedere che espressione ha fatto, voglio solo scusarmi per quello che ho detto. Non so la sua storia, ma le mie parole devono avergli ricordato qualcosa di brutto.

“Ci vediamo a casa.”

Jasper scende giù lasciandosi andare e atterrando in piedi, attutendo il colpo piegando le ginocchia. Si strofina le mani e sale sulla moto, non aggiungendo altro. A quello, ci pensa il motore della sua moto che si allontana gradualmente.

“Non capisco, è la prima volta che si comporta così…” sussurra Tom, preoccupato.

“Mi dispiace, io non…”

“No, Allen, non prenderti le colpe!” esclama il biondo. “Sono stato io a reintrodurre il discorso! In ogni caso, a volte quel tipo mi preoccupa. Voglio dire, ha sempre quell’aria da menefreghista e non parla mai di sé… Non lo so…”

“Credo che sia anche la situazione in generale del Satellite…” provo a capire.

“Uhm, no… Qualcosa mi dice che c’è dell’altro sotto. Ti dico la mia più sincera verità, non è solo lui a preoccuparmi.”

“Davvero? Chi altro?”

“In primis, Alyssa. Io e lei ci conosciamo da molto prima che conoscessimo gli altri del gruppo e sin da quando le ho parlato per la prima volta ho notato che c’era qualcosa che non andava. Mi ha raccontato degli episodi della sua vita, il perché ha iniziato a correre illegalmente… Io sono convinto che non mi abbia detto ancora nulla…”

“In effetti, su questo è molto misteriosa…”

“Non solo lei, anche Ruby. Ogni volta che si nominava mio padre o quello di Lucy, il suo entusiasmo svaniva e si estraniava dal discorso.”

“Ruby?”

“Esattamente.”

Sapere che c’è qualcosa che non va anche con Ruby mi ha un po’ spiazzato. Sarà che anche lei, come Jasper, si maschera dietro delle finte emozioni? Plausibile? Insomma, non voglio crederci, secondo me lei è davvero perennemente felice. Eppure…

“Non so, purtroppo io non sono nessuno per giudicare gli altri… D’altronde, anche Crow mi aveva accennato al fatto che non è solo la dittatura a farci stare male, bensì anche i mostri del passato che un po’ tutti ci portiamo dietro…” commento.

“Non è bello tenersi le cose dentro…”

Tom ha ragione, non lo è per nulla.

“Allen, certo che hai davvero una bella casa!”

Ricordo quel giorno. Avevo quindici anni. Jane e un altro compagno di classe dovevano fare un progetto scolastico assieme a me. Quest’ultimo era in ritardo (un motivo in più alla lista dei perché odio la mia ex-scuola superiore…) e la mia amica era venuta a casa mia per organizzarci su come svolgere il lavoro.

“Gli arredi sono stupendi, c’è sicuramente la mano femminile di tua madre sulla scelta dei mobili!”

Non ebbi il coraggio di dirle che in realtà no, la casa era già ammobiliata e che mia madre ci aveva lasciati quando io avevo solo cinque anni.

“Grazie, in effetti ha scelto lei tutti i mobili!” risposi, mentendo.

“Adesso sta lavorando?” 

“Oh, sì! Perciò non è in casa…” continuai a seguire quella farsa. “Sai, lavora tutta la giornata… Comunque, nel frattempo iniziamo?”

Ci misi tre mesi e una conoscenza più approfondita di Jane e Damien per dire loro che in realtà io non avevo più una madre. Quando finalmente sputai la verità mi sentii più leggero. Capii il perché non volevo dirgli nulla: Jane scoppiò a piangere e si scusò, mentre Damien aveva il volto affranto. Non volevo che gli altri provassero pena per me. Non volevo renderli tristi.

“Beh, torniamo a casa! Per me è ora di cucinare!” esclama Tom, scendendo dal muretto allo stesso modo di Jasper ma cadendo di sedere. Ouch!

“Ti sei fatto male?” gli domando, mentre io sono più cauto.

“Oh no! Assolutamente!” mi rassicura, anche se si massaggia le natiche. Ah, Tom!

 

Angolo autrice

Cari ragazzi, buongiorno!

Ne approfitto velocemente per augurarvi una buona Pasqua, visto che ci rivedremo direttamente venerdì prossimo! ^^

La canzone di oggi è “Used to the Darkness” di Des Rocs. Questa dovrebbe essere la seconda canzone di questo artista che metto nella storia (eeeeeh, credo che ce ne saranno altre BD anche qualche altro gruppo/cantante lo ritroverete spesso… Che ci posso fare? Mi piacciono le loro canzoni xD).

In conclusione, appuntamento alla settimana prossima! ^^

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Capitolo 21
*** Falling Apart//La caduta ***


Tornati a casa, non rimane altro da fare. Quando giungiamo a destinazione, troviamo tutti gli altri nel covo, che ci aggiornano sulle varie situazioni avvenute in ricognizione. Crow e Alyssa, ad esempio, ci rendono partecipi di quello che è successo con l’incontro con gli alleati.

Qui vengo a sapere alcune informazioni importanti: innanzitutto, l’incontro con un rappresentante dei Flamvell si è concluso con l’arrivo di alcuni feriti. A quanto pare, i Vylon di cui mi hanno parlato ieri non hanno gradito una loro visita e hanno cacciato i coltelli. In ogni caso, si discute l’ipotesi di utilizzare un condotto di scarico per arrivare a Neo Domino… Cosa che non viene molto apprezzata da Lucy, a dire il vero.

“Ragazzi, quello è un tunnel dove vengono scaricati i rifiuti. Avete idea di che fine potremmo fare se dovessimo camminarci negli orari in cui la spazzatura arriva qui?” protesta, mettendosi un po’ di cibo in bocca. Siamo tutti a tavola, a consumare il pranzo.

“Moriremmo soffocati dalla merda…” sussurra Tom.

“Esatto!” annuisce la ragazza. “Se Yusei è sopravvissuto attraversandolo è stato solo un insieme di fortuna e mezzo veloce… Farci passare una grande quantità di persone? Non lo vedo molto bene…”

“In effetti, il nucleo di sicurezza potrebbe tranquillamente bloccarci l’accesso, tra le varie cose…” aggiunge Ruby, grattandosi la testa, pensierosa. “Argh, cosa potremo fare?”

“Posso dire una cosa?” attiro l’attenzione su di me. Se tutti prima avevano gli occhi fissi sul proprio piatto di udon, ora diverse pupille mi fissano, in attesa di un parere. “Ok, allora… Sono sicuro che la spazzatura non arrivi gradualmente qui, ma viene spinta nel Satellite tutta in una volta ad orari precisi. Ora, dovremmo solo capire quando non dovremmo muoverci, magari uno di noi si apposta nelle vicinanze sia per assicurarsi che sia libero dalla polizia, sia per trovare questi momenti…”

“Allen, c’è un problema…” si intromette Crow. “Non so se tu lo sai, ma il tunnel è stato costruito sotterraneo, si trova addirittura sotto il mare! Non solo, è praticamente parallelo al ponte, ma contrariamente a quello che si potrebbe pensare non ha un percorso dritto. Ci sono svariati cunicoli ed è facile perdersi… Alla luce di ciò, a piedi potrebbe trattarsi anche di una traversata lunga… Ci potremmo mettere giorni per arrivare in città.”

“Per questo potremmo muoverci in moto!”

“Bravo! È il modo più veloce non solo di spostarci, ma anche di attirare la polizia e diventare degli insaccati!” ribatte ironico il rosso, imboccandosi con le bacchette. “Il rumore della mia Blackbird arriverebbe a Neo Domino!”

“Il che sarebbe alquanto figo!” aggiunge Tom. “La città deve sapere che stiamo arrivando! Sarebbe un’entrata in scena pazzesca!”

“Boom, bitch!” ride Alyssa, mimando con la mano una pistola che spara verso l’alto.

“Si, esatto, faremmo ‘Boom’ nell’arco di due millesimi di secondo.” spezza l’entusiasmo Jasper. Sempre il solito, anche se non ha tutti i torti.

“In effetti, ci sarebbe un modo per rendere i mezzi più silenziosi… Il problema è che ciò richiederebbe una modifica drastica al motore…” riflette Crow.

“Vuoi farla diventare totalmente elettrica?” gli domando. Lui solleva lo sguardo su di me. “Voglio dire, so che questi modelli hanno un motore ibrido, cioè sia a benzina che elettrico. La batteria si ricarica con l’energia cinetica della frenata, giusto?”

“A parte il fatto che mi hai letto pienamente nel pensiero, come fai a sapere queste cose?” mi domanda, sorridendo. Facile, me lo ha detto Damien, lui è un appassionato di motori, in particolare di Duel Runner.

“Diciamo che conoscevo una persona patita di meccanica…” spiego, cercando di non suonare troppo vago.

“Capisco. Comunque, si, pensavo di usare lo stesso sistema ma adattandolo in modo che non sia necessario il motore a carburante, solo che… sarebbe troppo utopistico e non so nemmeno se abbiamo i materiali a sufficienza per convertire tutte le moto. Se fossimo solo noi sette a compiere questa pazzia, si riuscirebbe a realizzare… Ma capisci che da soli non andremo da nessuna parte…”

Giusto. Una minoranza contro un’intera metropoli.

“Yusei saprebbe cosa fare, in questo momento io non ho uno straccio di idea…” continua Crow, mettendosi le mani nei capelli con i gomiti poggiati sul tavolo.

Il resto del pranzo lo consumiamo in modo silenzioso. Nessun altro ha qualcosa da dire, probabilmente perché stiamo cercando di farci venire l’idea brillante che salverà tutti. Eppure, è tutto così difficile…

 

“Andiamo, Allen! Ti ho detto un milione di volte che a destra c’è l’acceleratore, a sinistra il freno!”

Tom mi sta guidando, come un maestro, all’arte del “saper portare la moto”. Perché? Oh, semplicemente gli è venuta questa improvvisa voglia!

“Vuoi sentire l’ebbrezza di rischiare la vita perché stai su un mezzo che ha pochissimi sistemi di protezione, guidato da te?” mi aveva proposto. Io ero rimasto a guardarlo, usando i muscoli facciali per formare un’espressione che si traducesse in “Tu sei fuori di testa se hai intenzione di propormi ciò!”.

“Assolutamente no!” gli avevo risposto, con quella medesima espressione.

“Questo è lo spirito giusto! Andiamo!”

Poi non ricordo più nulla, so solo che mi ha preso per un braccio, mi ha condotto fuori, ignorando bellamente le mie proteste e i miei inviti a lasciarmi andare, accanto alla due ruote grigia che guida uno dei ragazzi e mi ha invitato (quasi obbligandomi, a dire il vero!) a montare in sella e farmi dei giri qui attorno.

“Sai andare in bicicletta? Perché è la stessa cosa, ma senza pedali!” aveva detto. Si, certo, “come una bicicletta”… Questo veicolo sarà grande e pesante il doppio di una mountain bike! Quando gliel’ho detto, mi ha preso in giro dicendomi “Che esagerato!”. Che odio! Nonostante tutto, mi sono infilato il casco e ci sono salito su. Alla fine, che mi costa imparare? Potrebbe essere un’abilità che mi tornerà molto utile… Solo che volevo essere pronto ad una simile eventualità! Andiamo, non mi aspettavo di certo che oggi a Tom venisse questa voglia di vedermi spiaccicato sull’asfalto dopo essere volato via dal veicolo.

“Stai andando lento!” urla, sovrastando i rumori circostanti.

“Dammi il tempo di prendere confidenza con il mezzo!” gli ho urlato, di tutta risposta. In effetti, starò andando a passo d’uomo in questo momento. Non mi interessa, devo imparare gradualmente! Devo capire ancora la percezione della mia mano sul manubrio, quanto devo girare il polso per accelerare e quando devo usare l’altro per frenare. È importante, perché quando vai a velocità elevate hai poco tempo per pensare e devi agire in automatico.

Lo vedo alzare le mani, mentre percorro il vialetto esterno cercando di non sbandare troppo. Vado solo dritto e poi, arrivato alla fine della strada, segnato da un muro con delle scritte inquietanti che non voglio decifrare, faccio inversione con non poca paura. È proprio con questa manovra che ho paura di cadere, poiché da bambino, imparando ad andare in bici, trovandomi a cambiare strada in quel modo, soprattutto in strettoie, cadevo cercando di imitare i motociclisti durante le gare sui circuiti internazionali, quando dovevano fare delle curve e si piegavano quasi fino a toccare l’asfalto. D’accordo, su questo Tom ha ragione, c’è una similitudine tra la moto e la bici…

“Se non aumenti la velocità non ne avrai abbastanza per avere equilibrio mentre curvi e cadrai a terra!” mi spiega Tom, urlando e tenendo le mani attorno alla bocca per farsi sentire meglio.

Colgo il suo consiglio. Arrivo alla fine della strada e quello che faccio è girare per fare inversione… Finisco a terra. Piuttosto che percorrere la curva, mi fermo proprio lì in mezzo cadendo dalla moto, mentre quest’ultima struscia a terra prima di fermarsi. Dannato Tom!

“Ouch!”

Mi fa male il braccio, ma devo essermi semplicemente fatto un livido perché riesco a muoverlo e rialzarmi proprio con l’aiuto della mano a terra. Per il resto, sto bene. Solo un po’ provato per l’incidente… Oh, andiamo, che sarà mai, Allen?! Poteva andarmi peggio…

“Tutto bene?”

Tom intanto mi è corso incontro per assicurarsi che io stessi bene. Gli faccio un cenno con il pollice alzato.

“Mi hai dato un consiglio sbagliato!” protesto io, togliendomi un po’ di polvere dai pantaloni grigi. Fortuna che non mi sono fatto nulla di che, altrimenti… No, non avrei potuto prenderlo a pugni con un braccio rotto.

“Che ti credevi? Che andando a quella velocità in una curva così stretta saresti riuscito ad eseguire un’inversione da paura?” si giustifica lui. “Se facevi così anche in bicicletta non ho capito come hai fatto a non romperti mai un osso… Capisco che io ti abbia detto di andare più veloce, ma in curva devi sempre rallentare, soprattutto se non è larga… Una mossa del genere si può fare derapando, ma è una cosa troppo avanzata per un principiante…”

“Non mi è venuto in mente di farlo, ero troppo in ansia di cadere…” sussurro io, recuperando la moto dall’asfalto. È pesante, quindi mi aiuta a rimetterla dritta.

“Indovina cosa è successo?” obietta lui, mettendo le braccia conserte. “D’accordo, fa nulla! L’importante è che non ti sia fatto troppo male. Sai, per imparare per bene ad andare in moto sono dovuto cadere non so quante volte. Te la senti di riprendere?”

Annuisco, rimettendomi in sella e togliendo il cavalletto. Ripercorro lo stesso viale, con il vento che sferza il mio viso e il gomito un po’ dolorante, faccio le stesse identiche cose ma stavolta do un tocco di freno, prima di svoltare e cambiare corsia di marcia. La moto sbanda leggermente, ma ci sono riuscito. Faccio più volte lo stesso movimento, con Tom che mi osserva e mostra approvazione.

Ci sto prendendo gusto, è davvero figo guidare una Duel Runner. All’inizio, l’idea mi spaventava non poco, ma ora vorrei solo correre per queste strade e null’altro.

Il biondo mi fa cenno di smettere, agitando le braccia in aria. Mi fermo proprio davanti a lui, sganciando il casco e liberando la mia testa dal suo ingombro. Riesco a percepire il contatto dei miei capelli sudati con il freddo dell’aria.

“Beh, che dire? Impari in fretta!” commenta. “La prossima volta spingerò Crow a farti fare un giro di ricognizione proprio a bordo di questo rottame!”

“Non lo definirei proprio un ‘rottame’…” gli comunico, massaggiandomi il polso dell’acceleratore. “Fa il suo dovere e la trovo molto veloce, anche se devo ancora sfruttare appieno le sue potenzialità!”

“Obiettivamente, però, è un rottame. È fatta con materiali da discarica. Il termine vuole essere un complimento, qui. Nonostante sia un insieme di rottami, va che è una meraviglia!” mi spiega, con gli occhi che brillano. “Solo così possiamo arrangiarci, eppure…”

“L’avete costruita voi?”

Sono perfettamente consapevole che prima, al Satellite, era prassi costruirsi una Duel Runner partendo da zero, per quanto fosse illegale andarci in giro. Nonostante ciò, vedere che c’è qualcuno che sa farlo è ammirevole!

“Si e no. Era una moto già bella che fatta, però era quasi inutilizzabile. Era parcheggiata fuori da un palazzo quasi distrutto, in uno dei quartieri che ora è in mano ai Vylon. Con l’aiuto di Crow e Lucy, l’abbiamo rimessa a nuovo. Credimi, portandola qui avevo paura di-”

“Allen, vedo che stai imparando le nostre stesse abilità…”

La voce profonda di Jasper arriva alle nostre orecchie. Quando è arrivato qui? Non che questa via sia lontana dal covo, anzi, semplicemente non avevo proprio percepito la sua presenza…

“Diciamo di sì…” affermo, con un mezzo sorriso, in contrasto alla sua serietà. “Ho bisogno di esercitarmi ancora, però posso dire di essere a buon punto!”

“Sarebbe interessante fare delle simulazioni di inseguimento. Magari potremmo chiedere ad Alyssa di fare finta di essere una poliziotta che ci segue e che vuole catturarci!” propone Tom, dando una leggera spallata a Jasper e smuovendolo. Oddio, sarebbe difficile seminare Alyssa… Ho potuto constatare che è un’esperta ad usare quella macchina…

“Di solito odio questi giochi da bambini idioti… Ammetto che, però, potrebbero tornarci utili delle esercitazioni simili, soprattutto in vista di un golpe…” blatera, a voce bassa. “In ogni caso, mi piange il cuore ma sono consapevole del fatto che debba condividere le mie armi con voi, quindi… Seguitemi.”

“C-come?!” domanda il biondo, stranito. “Non avrai mica intenzione di-”

“Si, voglio mettervi in mano una pistola!” lo interrompe immediatamente il corvino. “Siete a piedi e vi si palesa davanti un individuo sospetto che vuole farvi del male. Non avete via d’uscita e l’unico oggetto che avete con voi è un’arma da fuoco. Cosa fate?”

“Scappiamo?” propongo io.

“Così che vi possa lanciare un coltello nella schiena o vi possa paralizzare con un proiettile piantato nel collo? Ma bravo!” ironizza il corvino. “Ottimo senso di sopravvivenza, davvero! Avete una pistola, usatela. Sparate. Abbandonate per una volta l’etica a favore di una via sicura verso la salvezza e la vita.”

Il pensiero di dovermi difendere sparando a qualcuno non mi piace per nulla. Ma perché diavolo sono finito in questo posto?! Sto ancora sperando che il vero Allen si svegli da questo incubo. Mi hai sentito, ‘me stesso’? Svegliati! Apri gli occhi! Alza il culo dal letto, fa’ qualcosa! Ah, al diavolo, non ci spero più…

Ho quasi paura di dover dire a Jasper che mi rifiuto di fare una cosa del genere. Mi sono guadagnato un minimo di rispetto da parte sua mettendolo a tacere (anche se non avevo nessuna intenzione di ferirlo…), non voglio perderlo tutto in una volta. Avrebbe nuovamente ragione di credere che non sono adeguato e finirebbe con il prendermi di nuovo di mira.

Do una rapida occhiata a Tom, cercando di comprendere anche le sue intenzioni. Entrambi facciamo spallucce, capendo che non abbiamo alcuna via di scampo e che ci tocca seguirlo in questa pazzia.

Devo vedere il lato positivo delle cose… Almeno impareremo qualcosa. Così come io ho imparato a portare la moto.

“D’accordo, ci vediamo alla discarica!” esclama, salendo subito sulla stessa moto che ho usato prima per esercitarmi.

“Ma che- Ehi!” protesta Tom. “Usa la tua moto!”

Troppo tardi. È già partito, diretto chissà dove.

“Quello stronzo…” mormora il biondo. “Poteva usare l’altra, invece ce la deve soffiare come se fosse un fottuto ladro-”

“Calma!” lo fermo io. “Ci sono altri veicoli per spostarci…”

“Crow e Lucy sono usciti in ricognizione pomeridiana, non abbiamo moto da utilizzare…”

“Chi ha parlato di moto?” gli dico, alzando il sopracciglio.

 

“Così voi due avreste bisogno di un passaggio per la discarica perché quel figlio di buona donna di Jasper vi ha fregato la moto sotto il vostro naso…” esordisce Alyssa, seduta sul divano con le gambe accavallate. “Ma bravi!”

“Non ci giudicare, ci ha colti di sprovvista!” si lamenta Tom.

“Già… Probabilmente avrà colto di sprovvista anche sua madre, appena è nato, nel momento in cui è uscito dalla sua-”

“Ci accompagni o no?!” taglia corto il ragazzo.

“Dovete andarci per forza? Voglio dire, potreste pure farlo aspettare lì come un idiota senza concludere nulla…”

“Sai che appena ci vedrà ci farà fuori.” le risponde lui.

“Uhm… Fammici pensare…” sussurra lei, alzandosi in piedi e facendosi un giro. “Cosa otterrei in cambio?”

Inizio anche io a guardarla storto.

“Alyssa!” la richiama Tom.

“Sto scherzando, ragazzi! Vi accompagnerò, ma poiché non posso lasciare Ruby da sola…”

Non riesco a seguire il resto del discorso perché la mia mente inizia ad offuscarsi, quasi come se mi stessi per addormentare. In un attimo, mi ritrovo al buio. Non vedo nulla, zero. Cosa è successo? Sono morto?

Più mi guardo intorno, più mi gira la testa. Come è possibile? Un attimo prima ero nel piano terra del covo, ora invece sono nel… Niente, non c’è niente qui.

Anche a livello uditivo, non sento nulla.

“Ehi!” provo a dire. Almeno riesco a sentire la mia voce, segno che non sono diventato sordo. Provo a guardarmi intorno ma non riesco a girarmi più di tanto. I miei piedi non toccano terra, è come se io stessi galleggiando nell’aria. O in quello che è, chiaro.

Cosa dovrei fare in questo momento? Non è che finalmente sto abbandonando quella realtà in cui mi trovavo prima e mi sto svegliando? Spero vivamente di sì…

All’improvviso, un lampo rosso davanti a me mi acceca, costringendomi a ripararmi gli occhi. In quel frangente, mi rendo conto che ho ancora il corpo, sono tutto intero e sto effettivamente in aria, come in mancanza di gravità. Quel poco di luce rossa, però, non mi ha permesso di vedere quanto questo posto fosse grande e… profondo? Su dove mi trovo, ho ancora troppi dubbi.

Il lampo in questione si ripete, stavolta alla mia destra. Adesso pare che sia comparso più lontano… Un momento, non è un lampo. La luce forte mi aveva impedito di comprendere la natura di quel fenomeno… È una creatura, dal corpo lunghissimo, come se fosse un serpente… O meglio, deduco che lo sia, ne vedo soltanto una sottile lingua… Probabilmente è una coda, la cui punta presenta delle righe. Si agita come se fosse impazzita, per poi sparire e ricomparire davanti a me. Lo fa all’infinito e io cerco di seguire quei movimenti, girando la testa ad ogni cambio direzionale. Finché non scompare… Senza riapparire.

“Ma che…”

Questa sensazione non mi piace. È come se io fossi tirato giù da qualcosa. C’è una strana forza che mi spinge verso il basso, che vuole farmi sprofondare in un abisso. Cerco di trattenermi e di non lasciarmi cadere, annaspando per mantenere quell’equilibrio. Ma non ci riesco.

Inizio a scendere giù, aumentando la velocità e senza avere la possibilità di controllarla. Come se stessi cadendo dal cielo, le sferzate del vento che investono il mio corpo in contrapposizione alla mia caduta verso il basso, facendo attrito con la forza di gravità. E io cado, cado, sembra che io stia per toccare il fondo di questo immenso abisso.

“Allen!”

Una voce appannata. Mi chiama. Penso di riuscire a capire chi sia…

“Allen! Svegliati!”

La voce è più chiara. È Alyssa che mi sta parlando.

“Allen, ma che cazzo!”

Chiudo gli occhi perché capisco di essere arrivato giù, pronto ad assorbire quel potente colpo. Pensavo di cadere di schiena, invece i miei piedi iniziano a sentire la stabilità di un pavimento. Riapro gli occhi… e mi ritrovo di nuovo nel covo, con Alyssa che mi sta scuotendo per le spalle.

“Che cosa…”

 

Angolo autrice

Che parto che è stato finire questo capitolo o.O

Ehm, ma ciao! ^^’ Queste ultime settimane mi hanno messo K.O. e quindi zero ispirazione, ma nonostante tutto sono riuscita a portare a termine il capitolo ^^’

Inizio con la canzone di oggi, che è “Falling Apart” dei zebrahead. Fa da sfondo a tutto il capitolo, in generale, anche se il titolo si potrebbe riferire alla “caduta” di Allen! Scoprirete più avanti di che si tratta ^^

C’è una canzone in particolare che è una bomba che non vedo l’ora di buttare, ma mi sa che toccherà aspettare (sad me T.T), ho in mente un momento preciso nella fic in cui metterla ^^

Anyway, mi prendo questo piccolo spazietto per dei piccoli ringraziamenti, ma dovuti ^^

In primis CyberNeoAvatar e Jigokuko, che hanno sempre la santa pazienza di recensirmi la storia. Consiglio di passare da loro per la lettura, rispettivamente, di “Yu-Gi-Oh! 5D's Spirits Unleashed e “La Voce della Speranza”. Sono storie molto valide e in quanto tali meritano tanto ^^

Altra persona da ringraziare, anche se silenziosa, è Sasa1809, che ha aggiunto la mia storia tra le preferite ^^

Infine tutti voi che leggete, mi fate tutti andare avanti nel migliore dei modi ^^

Ho finito le cose da dire, ci vediamo la settimana prossima con un nuovo capitolo di Riots :D

See ya!

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Capitolo 22
*** Broken Home//Lezione di armi ***


“Si può sapere che ti è preso?!” mi domanda Tom, visibilmente preoccupato, incontrando il mio sguardo.

La stanza è proprio come l’avevo lasciata, con l’unica differenza che a noi si è aggiunta anche Ruby, sulle scale, che si avvicina per sincerarsi che io stia bene… credo…

“Non lo so…” scuoto la testa, portandomi la mano alla fronte. Sento un forte dolore proprio lì.

“Sei rimasto in trance per circa un minuto.” Alyssa mi molla e fa un sospiro. “Stavi fissando il vuoto e non rispondevi a niente di quello che dicevamo…”

“Siediti un attimo…” ordina il biondo, accompagnandomi al divano tenendomi per il braccio. In realtà riesco tranquillamente a muovermi, con o senza il suo aiuto, è solo che mi fa male la testa. È abbastanza sopportabile, ma comunque fastidioso, quindi chiudo gli occhi nella speranza che passi.

“Ho perso i sensi?” domando loro, con i gomiti sulle cosce e a testa bassa.

“Non credo, altrimenti saresti caduto a terra…” risponde Alyssa.

Vero, è che questa situazione è alquanto strana. Anche nella mia vita “normale” non mi è mai capitato di avere queste… “visioni”? Non saprei come definirle… Quella creatura simil serpente… Sono sicuro di averla già vista da qualche parte, ma in questo momento proprio non saprei… Ho la testa offuscata da questi pensieri.

Procedo a raccontare ai miei amici quello che ho visto, o almeno ci provo. È difficile, più che altro perché non so nemmeno io quello a cui ho assistito… Prima il buio totale, poi quella creatura di colore scarlatto, di cui si vedeva solo la coda… E poi, quella incessante sensazione di cadere.

“Sarà lo stress…” conclude Tom, allargando le braccia. “In questi giorni hai dovuto assistere a tante cose diverse e a tratti macabre… Dovresti riposarti un po’.”

“Sto bene, non preoccupatevi! Anzi, scusatemi se ho causato in voi timore…” li rassicuro, con le mani davanti e alzandomi lentamente in piedi. “Non… Dovevamo andare da Jasper?”

“Sicuro che te la senti?” continua a chiedermi il ragazzo.

“Assolutamente!” gli sorrido. Cavolo, Tom, capisco che ti preoccupi, però basta che sono vivo e rispondo a tutto. “Andiamo, Alyssa?”

Lei annuisce debolmente.

“Non preoccupatevi per me, tanto tra poco arriverà anche Lucy!” esordisce anche la bionda. “Ho sentito che vi preoccupavate perché io rimanessi da sola, così ho contattato la nostra combattente preferita e ha detto che lei e Crow stanno ritornando! Ero scesa per dirvelo e poi…”

“Sei sicura, Ruby?” le domanda la dark, titubante.

“Non succede niente se rimango da sola per alcuni minuti, suvvia!” la rassicura con allegria, con una piccola linguaccia.

“Eheh…” sussurra, poi si rivolge a noi ragazzi. “D’accordo, allora andiamo?”

“State attenti quando usate le pistole!” ci raccomanda Ruby.

“Correzione: ‘state attenti a Jasper’!” ribatte Alyssa.

 

Eccoci qui, nella discarica. Stranamente Alyssa non ha spinto troppo sull’acceleratore, non ho avuto la sensazione che corressimo tanto. Tuttavia, eravamo l’unica macchina in giro. Abbiamo scorto una pattuglia della polizia in lontananza ma non aveva le sirene spiegate e pareva che stesse semplicemente andando in cerca di abitanti del Satellite che vogliono fare gli eroi ribellandosi.

Come appare la discarica? Esattamente come una discarica. Un recinto in metallo con sopra del filo spinato che circonda una montagna di cose buttate, apparentemente, senza un filo logico.

“Qui vicino ci sta anche l’ingresso del tunnel… Ne approfittiamo per dare un’occhiata generale, dopo?” propone la ragazza vestita di nero, guardandosi attorno e tappandosi il naso.

“Ci può stare!” approva Tom, cercando di togliersi la cintura e incastrandosi con essa. Lo aiuto a divincolarsi e poi esco anche io dalla macchina. Il tanfo di spazzatura, se prima non si era fatto sentire, adesso mi ha inondato il naso, costringendomi ad usare il colletto del dolcevita grigio che ho addosso, srotolandolo e tenendolo a mo’ di mascherina chirurgica o di foulard… Cambia ben poco ma è già qualcosa.

“Ce ne avete messo, di tempo!”

Dietro di noi, Jasper si avvicina. Sempre vestito in abiti scuri e sporchi di polvere o strappati. Sempre con quelle occhiaie che lo rendono più pauroso, ma con l’aggiunta di una bandana nera che gli copre il volto dal naso in giù.

“Piccolo contrattempo!” ci giustifica Tom, con un sorriso simpatico.

“Il contrattempo sarebbe quella darkettona che ‘oh, facevo le gare di corsa ma adesso sono più lenta di una tartaruga’?” domanda, imitando Alyssa. Poi sbadiglia. “Ricordatemi di non salire in macchina con lei che guida, quando la polizia ci starà alle calcagna…”

“E voi ricordatemi di bloccare le porte quando avrà bisogno di qualcuno con cui fuggire!” si rivolge a noi Alyssa, facendo un gestaccio al corvino.

“Seguitemi, ragazzi!” ci invita Jasper, freddo come sempre. Noi tutti obbediamo, destreggiandoci tra pezzi di ferro arrugginito (non voglio prendermi il tetano proprio ora, quindi dovrei stare molto attento…) e bottiglie di plastica, alcune rese più inquietanti dal sole che le ha sciolte in parte.

Come sempre, oltre all’aria pesante data dalla puzza di spazzatura, si respira la solitudine più totale. Nonostante dietro alcuni cumoli ci siano un paio di coppiette a pomiciare (molto romantico, direi…) oppure dei ragazzini che si esercitano sullo skate, ho l’impressione di trovarmi completamente da solo. Che desolazione…

“Tu venivi qui quando andavi sullo skateboard?” domando al biondo, rompendo il silenzio.

“Per quanto fossi consapevole che qualcuno, qui, ci passava le giornate, preferivo le aree più cittadine…” mi risponde lui. Non lo biasimo, sentire la puzza di immondizia per ore e ore non deve essere sano. Vorrei proporre a Jasper di andare altrove, la prossima volta… Anche se ho paura che mi mangi vivo se provo a chiederglielo.

Alcuni metri dopo, eccoci dove Jasper ha preparato il nostro “poligono di tiro”. È riuscito a trovare una cassa con alcuni oggetti frantumabili, tra cui bottiglie di birra e oggetti in vetro di varie dimensioni, ma vedo che ha recuperato anche dei vasi in ceramica o argilla. Accanto, ha accumulato altri oggetti della stessa natura.

“Avrei voluto portarvi ad un poligono di tiro vero e proprio, il problema è che l’unico esistente è praticamente incollato al commissariato e se mi vedono… Beh, sarei costretto a fuggire!”

“Vorresti dire ‘saremmo’…”

Alyssa corregge Jasper.

“No, ‘sarei’.”

La castana alza le braccia, arrendendosi.

“Bene, chi vuole iniziare?”

Mi propongo io per primo. Lui mi porge una pistola completamente nera, che ha al di sopra una sporgenza che non avevo mai visto sulle pistole in tv, e io la prendo in mano. È pesante, cavolo! Me l’aspettavo un pelino più leggera…

“Io vi guardo da lontano!” fa Alyssa, incamminandosi verso una montagna di ciarpame.

“Non vuoi provare anche tu, ‘Black Arrow’?” le domanda Jasper.

“Meglio di no, perché se mi dessi una pistola in mano ti sparerei ‘per errore’ alle palle!” ribatte, mimando le virgolette con le dita.

“Nah, di quello non mi preoccupo.” le sorride di scherno. “Non sapresti nemmeno dove mirare!”

La ragazza ci dà le spalle, allontanandosi e lasciandosi dietro un dito medio.

“Stavamo dicendo, Allen…” si rivolge a me il tipo. “Innanzitutto, mettiti in una posizione in cui sai di essere stabile. Tom, ascolta attentamente anche tu perché non ho la voglia di ripeterti nulla. Comunque, non importa se sei seduto, in piedi, in ginocchio, sdraiato o appoggiato ad un muro, l’importante è che sai di non perdere l’equilibrio e cadere in quel modo. Quello che è importante è come metti le braccia: visto che sei principiante, ti consiglio di utilizzare entrambe le mani per reggere la pistola. Il grilletto lo dovrai premere con l’indice della tua mano dominante.”

Bene, allora… Per questa volta allora divaricherò leggermente le gambe, così che i miei piedi siano fissi al suolo. Metto le braccia in avanti, reggendo la pistola tra le dita. Come aveva suggerito Jasper, uso la mano destra per tenere l’arma e la sinistra a sostegno dell’altra. Immagino che serva per rendere la traiettoria del proiettile… Stabile?

“Bene, deduco che tu sia destrorso…” continua il “maestro”, sistemandomi le dita in posizione corretta. “Medio, anulare e mignolo reggono il manico, il pollice a riposo lungo la canna, dall’altro lato… Ho già detto a cosa servirà l’indice… Ora, l’altra mano deve circondare l’altra e deve garantire che tu mantenga una presa stretta. Non deve scivolare in alcun modo, altrimenti sarai impreciso.”

Prende anche la mano destra e fa sì che io stringa forte. Anche se l’arma non va da nessuna parte, devo reggerla come se fossi appeso ad una corda e mi tenessi con la sola forza delle mani. O almeno, così mi sembra.

“A questo punto, dovresti sparare. Prima di farlo, devi togliere la sicura e premere sul cane. Questa è una pistola semi-automatica, per cui dovrai fare entrambe le cose una sola volta prima di scaricare in successione una raffica di proiettili. Per questa volta, userete una pistola con mirino laser. Quando sarete più abili, vi toglierò questo aiutino.”

“Non potremmo sempre portarcene dietro una con il laser, così ci aiutiamo se dovessimo-” inizia a chiedere Tom, prima di essere interrotto dal corvino.

“Potreste, ma non venitevi a lamentare con me nel caso in cui, in mezzo ad un assalto con armi da fuoco, per pura fortuna vi capitasse una pistola senza la luce e non sapete mirare con precisione!”

Sono d’accordo, senza contare che un laser potrebbe farci scoprire nel caso in cui uno di noi volesse sparare senza farsi scoprire, soprattutto al buio.

“Tornando a noi, vediamo come te la cavi. L’arma è scarica, quindi ora non ti faccio sparare sul serio… Voglio solo vedere la tua destrezza e se hai capito quello che ti ho detto finora…” mi dice Jasper. “Prima di tutto, la sicura si toglie scorrendo in avanti una levetta, il cane si abbassa con il pollice, che tu in seguito avrai libero. Punta un bersaglio a caso e premi il grilletto, sentirai un clic. Ah, e rilassa le spalle.”

Eseguo tutto quello che mi dice. Ora, se la pistola fosse carica, dovrebbe sparare un colpo potentissimo… E se Jasper l’avesse caricata davvero? Voglio dire, mi sembra strano che sia così pesante… Forse mi sto facendo mille paranoie ed è solo la paura di sbagliare e andare a combinare qualche disastro. D’altronde, che ne posso sapere io del peso di un’arma se è la prima volta che ne maneggio una? Eppure non ne sono così sicuro…

Il mio indice esita nel premere il grilletto e quando ci riesce chiudo gli occhi con la paura che fuoriesca un boato improvviso e assordante…

Clic.

Come non detto, era scarica…

“Hai paura di sparare anche quando non ci sono proiettili al suo interno? Non andiamo bene…” sussurra Jasper, anche se lo vedo ridacchiare. “Devo ammettere che è stato molto tenero vederti chiudere gli occhi. Sembravi il cerbiatto a cui avresti dovuto sparare, visto che, armato in quel modo, avresti dovuto essere il cacciatore!”

Tom non riesce a nascondere una risata, seppur ci provi.

“Anzi, può darsi che tu abbia chiuso gli occhi per lo sforzo di premere il grilletto!” continua a prendermi in giro il moro.

“Hahaha… Divertente.” rispondo ironicamente. “Ora fatemi concentrare!”

“Giusto…” torna serio l’ex-poliziotto. “Allora, dicevamo… Focalizzati sull’obiettivo e poi spara. Non perdere la concentrazione, altrimenti sai già che cosa succede…”

Questa volta non mi lascio intimorire da nulla. Mantengo lo sguardo fisso su una delle bottiglie di vetro, metto il puntatore sulla stessa linea del bersaglio… Le mie mani tremano un po’, così come anche quella piccola lucina rossa del mirino laser… Quando mi stabilizzo, sento un altro “clic”.

“Beh, per essere… Come dire, principiante… Direi che va bene.”

Si rivolge a Tom.

“Biondo, tocca a te.”

La sua espressione scherzosa svanisce all’improvviso.

“Ehm… Devo proprio?” domanda insicuro, con un sopracciglio alzato.

“Si, perché non sto qui a perdere tempo della mia vita per convincere un cagasotto a prendere in mano una pistola e imparare a sparare.”

Prontamente, Jasper mi toglie la pistola dalle mani e la affida a Tom.

“Tieni. Mi pareva che tu fossi d’accordo sul seguire questa masterclass che vi sto dando…”

Lui la prende in mano, girandosela tra le mani e osservandola attentamente, in ogni singolo dettaglio. Sembra che lui stia temporeggiando perché non vuole usarla…

Ora che ci penso, il primo giorno Tom ha avuto una strana reazione quando Jasper ha finto di prendere Alyssa in ostaggio per allontanare quei delinquenti… Non capisco a cosa sia dovuto, forse gli fa paura Jasper e non si fida di lui? Gli fanno paura le pistole? Non ne ho idea…

Mi avvicino a entrambi. Preferisco evitare che il mio compagno viva una situazione di disagio, qualunque sia la causa di esso.

“Jasper, se permetti… Vorrei provare di nuovo… Ad arma carica.”

Jasper si gira verso di me. Tempo un paio di secondi e si riprende la sua semi-automatica, tira fuori un caricatore da una tasca della cintura portaoggetti e lo inserisce a ridosso del manico. Poi me la porge.

Intanto Alyssa si è avvicinata a noi.

“Tom, come ti avevo già accennato, nel frattempo vogliamo dare un’occhiata lì?”

Tom le annuisce, seguendola. Ammetto che rimanere solo con Jasper mi fa un po’ paura, ma non ci faccio troppo caso.

“Ora sai cosa devi fare, giusto?”

Si, Jasper. Togli la sicura, azioni il cane e spari. Mi allontano sia da lui che dalla cassa con sopra i bersagli (non vorrei beccarmi qualche scheggia) e inizio a puntare, dopo aver eseguito tutti i passaggi precedenti. Ora è carica, quindi qualsiasi passo falso mi porterebbe a combinare qualche casino…

Stabilizzo la mira e, non appena ho la certezza e il sangue freddo di voler premere quel proiettile, lo faccio. Percepisco una leggera spinta, quella del rinculo, che cerco di minimizzare il più possibile tenendo ben salda l’arma tra le mani e le braccia tese. Il proiettile manca il mio bersaglio, finendo probabilmente in quel mucchio di schifo dietro la cassa.

“Mancato.” sussurra Jasper. Come se non lo sapessi già… “Fa nulla, riprova. Ci sono altri colpi nel caricatore.”

 

Tom’s POV

 L’intervento di Alyssa è stato provvidenziale. Anche quando Jasper aveva proposto questa sorta di lezione, sentivo su di me un grosso macigno. Ho evitato di dire di no perché, come prima cosa, Jasper mi fa un po’ paura… Due, volevo rimuovermi quel trauma dal cervello… E tre, non volevo fare capire che maneggiare una cosa del genere mi facesse paura. Forse riprendere in mano una pistola dopo mesi dall’ultima volta che l’ho fatto mi avrebbe aiutato. Invece no, solo toccare il metallo di quell’arma mi aveva completamente bloccato.

Così ci siamo allontanati, io e lei, alla ricerca del fantomatico tunnel. Non avendolo mai visto, non saprei come possa essere fatto. Deduco che sia un buco larghissimo, altrimenti come ci sarebbe passata la Yusei Go?

“Non eri tenuto ad accettare…” mi rimprovera Alyssa. “Meglio di te stesso non ti conosce nessun altro, Tom. Tu sai cosa ti provoca fastidio…”

“Credevo che sparando a qualcosa che non sia una persona mi avrebbe permesso di scaricare tutta la tensione accumulata in questi ultimi due, tre mesi… Invece appena quello stupido metallaro si è avvicinato a me, non so se hai visto, ma me la stavo facendo sotto!”

“Qui l’unica metallara sono io!” ribatte scherzosa. Nel frattempo, dietro di noi si sente un boato. Allen deve aver sparato il suo primo colpo. “In ogni caso, solo parlandone con qualcuno che non sia io potresti superare la cosa e andare avanti con la tua vita…”

“Ci sei anche tu di mezzo e lo sai…”

“Solo perché ero presente in quel momento tu dovresti mantenere il silenzio?! Ma per favore…”

“Ho ucciso un uomo…”

“Ne abbiamo già parlato infinite volte!” sbotta lei, poi si rende conto di star perdendo la compostezza e dunque si tranquillizza. “Non avresti potuto comportarti diversamente, l’istinto ti ha detto di fare ciò e non hai potuto fermarti… Ma ora non parliamone più. Io ti dico solo di fare quello che è meglio per te, non voglio pressarti, quindi ti dico che quando ti sentirai a tuo agio ne parlerai con gli altri…”

“Secondo te, se ne parlassi con Lucy… La allontanerei?” le domando.

“Purtroppo non ne ho idea, è una tipa che non vuole lasciare intendere molto di sé... Rimango dell’idea, però, che in qualche modo possa comprenderti… Non lo so, mi dà questa impressione! Quindi provaci!”

Mi fa il segno del pollice in su. Ho la sua approvazione.

“Bene, se lo dici tu… Grazie, Alyssa! Sei davvero un’amica!”

Le sono riconoscente. Io e lei siamo quelli che si conoscono da più tempo, quindi anche grazie al suo carattere ho potuto integrarmi subito con il gruppo. Non si fa problemi nel dire nulla, è molto espansiva ma al tempo stesso conosce i rischi e i pericoli di fidarsi di qualcuno.

Continuiamo a camminare, cercando di trovare l’ingresso di questo fantomatico tunnel e alla fine lo incontriamo. Proprio lì davanti a noi, si vede parte del tubo che conduce a Neo Domino. Per averne piena visione, però, ci tocca arrampicarci su della ferraglia.

Rischiamo di cadere spesso, poiché il nostro peso fa cedere tutta la paccottiglia lì presente, come se fosse una montagna che frana. Raggiungiamo la cima e…

“Cazzo!” esclama Alyssa, parandosi le orecchie. Si sente uno scoppio improvviso, molto vicino a noi. Le orecchie mi iniziano a fischiare e per la sorpresa barcollo e scivolo giù dalla pila di rifiuti, fermandomi a pochi centimetri dal terreno polveroso. Alcuni oggetti acuminati mi grattano la pelle delle mani, bruciandomi anche se le ferite non sono chissà quanto gravi.

Alzo la testa e vedo che anche Alyssa ha avuto il mio stesso destino, anche se la sua caduta si è arrestata molto prima della mia. Mi rialzo, cercando di raggiungerla e tentando di capire cosa sia successo. Un colpo di pistola molto vicino a noi? Una bomba? Che cosa diamine…

“Tutto bene?” le chiedo, alzando la voce. Pare che dopo quell’esplosione io non riesca a sentire più nemmeno la mia voce.

Lei mi fa cenno di sì. Si rialza con difficoltà, dovuta al poco equilibrio e inizia a guardarsi intorno per capire la fonte di quello che è successo.

“E voi due chi sareste?”

 

Angolo autrice

Buongiorno chicos! :D

Il titolo della canzone di oggi è “Broken Home” dei Papa Roach. Seconda canzone di questo gruppo in questa storia ^^

Comunque, ragazzi miei, piccolo avviso: potrebbero esserci dei ritardi nella pubblicazione. Si stanno avvicinando anche gli esami della sessione estiva e quindi ad un certo punto dovrei smettere di scrivere per dedicarmi allo studio per un esame da 9 CFU. Fortunatamente si tratta solo di un esame che mi toglierà parecchio tempo perché: un esame l’ho evitato grazie ad una certificazione e ce l’ho già convalidato; un altro consiste nel creare un progetto che sto preparando strada facendo con le lezioni, quindi sto a buon punto; l’ultimo è una cagata, è un laboratorio che ha un esame che non mi preoccupa perché sul libretto apparirebbe solo la scritta “SUPERATO”, quindi anche se prendessi 18 non mi rovinerebbe la media ^^’

L’unico esame che mi preoccupa ha un programma bello corposo e per giunta si tratta di una materia che alle superiori mi ha causato non pochi traumi ^^’ Quindi può darsi che ad un certo punto dovrò prendermi almeno un mesetto di pausa, anche se sto già studiando ora. Non sarà una pausa lunga come quella di inizio anno, almeno credo XD (e spero…)!

Per il resto, ci sentiamo la settimana prossima con un nuovo capitolo! Byeeee!

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Capitolo 23
*** What's My Age Again?//Tom PT1 ***


Vediamo… Cosa posso raccontare di me? Da cosa è costituita la mia vita antecedente all’arrivo nella banda se non da ricordi? È arrivato il momento di espormi.

La mia storia inizia, come tutti, al Satellite. Come quasi tutti i ragazzini del Satellite, avevo due possibilità: avere un solo genitore oppure nessuno. Uno stereotipo, non trovate? Eppure, purtroppo, questo si basa sulla realtà. Crow non ha mai conosciuto i suoi veri genitori, Alyssa è cresciuta con una madre e un padre adottivi e li ha visti morire, Jasper non ha avuto nessuno nelle fasi più importanti della sua vita, Allen ha perso la sua mamma ad un certo punto della sua vita… Le uniche che si salvano sono Lucy, i cui genitori sono ancora vivi, e Ruby, di cui ignoriamo lo stato poiché non ne ha mai voluto parlare. Poi, ci sono io, Tom, che sono cresciuto con due vecchi: mio padre e mio nonno. Una famiglia di uomini.

Sin da quando ero piccolo, sono stato educato con dei sani valori che non ho mai perso… O meglio, fino ad un certo punto… Comunque, quello che facevano i miei due unici parenti era aiutare i più bisognosi. Tutti, se ne avevano modo, cercavano di dare una mano, specie se c’erano di mezzo persone che avevano meno di quello che avevamo noi. Nel nostro caso, noi tre gestivamo una mensa dei poveri. Cucinavamo per chiunque avesse fame e non potete capire quanto fosse soddisfacente vedere tutti con la pancia piena e il sorriso sulle labbra. Proprio lì, ho scoperto di saper cucinare e di essere un assoluto maldestro. Prima tenevo a mente tutte le volte in cui mi tagliavo o scottavo per sbaglio, quando facevo cadere le pentole oppure quando cadevo io nel tentativo di raccoglierle, ma con la frequenza di quelle situazioni ho smesso. Avevo anche perso il conto. L’ho detto che sono un maldestro?

Ovviamente la mia vita non girava solo attorno alla cucina. Quando non ero lì, sappiate che ero uno di quelli che se vedete per strada non sapete se menarlo oppure farvelo amico. Giovane, stupido e intraprendente. Avevo un gruppetto di amici con cui mi vedevo per andare sugli skateboard ed, essenzialmente, fare casino. Molti di loro erano stati arrestati, chi anche più volte, io invece ero il più tranquillo di tutti! Ok… Diamo una definizione di “tranquillo”: nel mio caso, non davo fastidio a nessuno, non mi mettevo nei guai con la polizia, non davo inizio a risse… Se per “tranquillo” intendete un ragazzo attento a quello che fa, che sa perfettamente come si usa uno skateboard e che sa che certi trick non li può fare altrimenti si riempie la schiena di lividi e i capelli di polvere… Beh, io ero il totale opposto. A volte mi guardavo allo specchio, notavo una nuova ferita e cercavo di ricordarmi come me la fossi procurata…

Nonostante tutto, quello era il mio mondo. Mi divertivo un sacco, ero spensierato e avevo un’ottima compagnia. Avevo anche successo con le ragazze, mi sembra che in un mese me ne feci… cinque? Sei? Chi se ne importa ormai, avevo palesemente altre priorità. Insomma, vivevo la vita di un adolescente del Satellite, tra amici, nuove esperienze, tanto divertimento e meno responsabilità.

Anche se ero un piccolo ribelle, ho sempre rispettato mio nonno e mio padre, anche dopo la loro morte. Morte naturale per entrambi, mio nonno era vecchio e stanco, mio padre a quanto pare aveva una malattia cronica che gli impediva di dare il massimo. Le loro scomparse sono sopraggiunte i due momenti diversi della mia vita, prima mio nonno a sedici anni, poi mio padre al sopraggiungere dei diciannove. Promisi loro di impegnarmi affinché io potessi aiutare i più bisognosi, perciò continuai la mia attività di cuoco, assumendo anche degli aiutanti per rendermi più semplice il lavoro.

Questo impegno mi costò un saluto alla mia giovinezza. Dovetti smettere di andare in skate e purtroppo col tempo mi allontanai anche dai miei vecchi amici e il resto della compagnia. Certo, quello che facevo era comunque gratificante, ma a volte mi soffermavo a guardare quel pezzo di legno con quattro ruote e un’ondata di nostalgia mi travolgeva. Chissà cosa succederebbe se adesso riprovassi ad utilizzare lo skateboard…

Quel mezzo fu sostituito, pian piano, da una moto. Ora se ne fregano, ma al tempo era illegale sfrecciare per le strade con le Duel Runner poiché molte di queste erano costruite partendo da zero, con dei rottami o materiali di dubbia qualità. Se ti beccavano, poi, eri costretto a duellare contro la polizia e perdendo finivi in carcere. Se vincevi, però, non sempre avevi la garanzia che ti lasciassero andare così facilmente. Quindi, perché io avrei dovuto avere una moto? Facile, era molto più veloce dello skate! Si, lo so, è una frase scontata, ma quella moto aveva uno scopo ben preciso. Come ho già detto, lavoravo come cuoco nella mensa dei poveri e davamo la possibilità di sfamarsi a molte persone della zona. Solo della zona? No, mi dava incredibilmente fastidio che solo chi era vicino alla mensa poteva essere servito!

Quindi diventai anche un fattorino. Già.

Se adesso Jasper mi stesse ascoltando, direbbe subito “Che noia questa storia, quand’è che diventa più interessante?”. E vi capisco, non ho avuto una vita particolarmente movimentata, non ero mica un ladro, un pilota clandestino, un combattente o un membro della polizia! Questo finché non è arrivata lei… Una ragazza veramente brutta! Si chiamava “dittatura”.

Lo ammetto, la cosa degli Immortali Terrestri mi ha spaventato, ma d’altronde non ero convinto che io interessassi a loro. Per questo, il periodo l’ho vissuto con tranquillità. Quello che successe dopo fu assurdo, accadde una serie di cose che mi fece pian piano capire che le cose non stavano andando per niente per il verso giusto.

Per primo, l’accesso a Nuova Domino, anche se era stato appena inaugurato con il Ponte, fu bloccato. A tanti abitanti del Satellite fu negato il sogno di cambiare la propria vita, mentre chi ci era già arrivato è stato costretto a tornare indietro. Riconobbi io stesso delle persone che sfamavo, su alcune barche scortate dalla polizia, ritornare su quest’isola. Quello fu il primo campanello d’allarme, a cui seguirono tanti altri.

Un altro che mi inquietò tantissimo fu la televisione. Un giorno, senza motivo, smise di funzionare. Prima di allora, le nostre antenne ricevevano tutto ciò che veniva trasmesso a Nuova Domino (io e i miei compagni seguimmo, infatti, i duelli di Yusei Fudo e Jack Atlas, come anche la Fortune Cup). L’ultimo notiziario che vidi riguardava proprio la costruzione del Ponte Dedalo e l’inaugurazione di esso. Poi qualsiasi mezzo di comunicazione per Nuova Domino sparì. Da allora, siamo completamente tagliati fuori dal resto del mondo, non abbiamo modo di informarci. L’unico mezzo che abbiamo per comunicare è il cellulare e qualche canale radio, ma sempre ristretti al Satellite.

È passato un anno da allora e la situazione è peggiorata, sempre di più. Non credo che riusciremo mai a toccare il fondo, ogni giorno che passa diventa sempre più difficile vivere qui. Motivo per cui, come penso si sia capito, mi sono unito ad una banda.

La verità, quello di dare la mia vita a questa causa non è stata una scelta immediata. All’inizio avevo molta paura, soprattutto vedendo gli altri come reagivano a tutto questo: dove vivevo io, c’era sgomento e terrore all’ordine del giorno. C’era persino il timore di affacciarsi dalla finestra. Io assorbivo tutto come una spugna e l’incessante terrore cresceva sempre di più, paralizzandomi dal fare qualsiasi cosa, anche la più stupida, per evitare di farmi fare del male fisico. Ero costretto anche a starmi zitto e non agire quando sotto casa c’erano i soliti scontri con la polizia. Tutte le volte in cui mi accovacciavo, accanto al letto, con l’espressione persa di chi vorrebbe fare qualcosa ma è frenato dai propri sentimenti, davanti allo specchio. Un’immagine filosofica, direi… Scherzi a parte, stavo veramente male. Ero in bilico tra voglia di fare e la paura di morire.

Come ho fatto allora a prendere finalmente una decisione? Semplice, non so come io abbia fatto. Ricordo che un giorno ero sotto casa, tornavo dopo alcune commissioni, e mi sono imbattuto in alcuni criminali. Fortunatamente, non ero io quello che era stato preso di mira, bensì una ragazzina adolescente. I molestatori erano tre ragazzi molto più grandi di lei, non so nemmeno se avessero i criteri per essere definiti “ragazzi”. Lei, giustamente, spaventatissima. Cercava di scappare ma non riusciva a scrollarseli di dosso. Erano famelici come dei leoni.

Vedendo quella scena, non sono riuscito ad intervenire. Avrei voluto liberarla dalla morsa di quei bastardi ma ero sempre frenato dalla mia testa. Proprio mentre stavo guardando, sono arrivati alcuni motociclisti che, arrivati immediatamente sul posto, scesero e conciarono per le feste quei tre scimmioni che si erano permessi di toccare senza ritegno quella povera ragazza. Li picchiarono tantissimo, uno di loro li minacciò di sparare se non si fossero allontanati immediatamente. I tre scapparono, continuando ad essere inseguiti da uno dei salvatori della ragazza, mentre a quest’ultima fu chiesto se stesse bene e fu riaccompagnata a casa in moto. Dopo quell’episodio, non ho più visto nessuno di loro. Né i tre molestatori, né la ragazza, né i motociclisti. Questi ultimi non li vidi mai in faccia perché rimasero tutto il tempo con il casco, quindi non avrei potuto riconoscerli dal loro volto, eppure ricordo perfettamente i loro veicoli. Non li ho mai più riconosciuti.

Tornando a noi… Rimasi sulla soglia della porta di casa per non so quanto ad arrabbiarmi con me stesso. Perché non avevo mosso un dito? Perché devo essere sempre spaventato di tutto quando qui è guerra aperta con tutti? Perché non posso fare qualcosa per aiutare le persone?

“Ho ventidue anni e devo cagarmi sotto per tutto? Ora basta, c’è in ballo anche il mio futuro!”

Ed è stato con questo pensiero che la mia paura iniziò a sfumare sempre di più, trasformandosi in voglia di fare. Credetemi, ho avuto un cambio radicale. Da un ragazzo scemo di quartiere sono diventato una macchina da guerra… Almeno nella mia testa. A fatti, continuavo ad essere sbadato… Finché non mi sono unito ad una banda.

Ammetto che la prima cosa che penserebbe qualcuno è “Quindi hai incontrato Crow e il resto dei ragazzi dalla banda e ti sei unito a loro?”. Ebbene, la risposta è… Si e no. Io di fatto sono nella loro banda, attualmente… Ma il mio primo approccio con le gang non è stato con loro, bensì con altri.

Dopo l’episodio di molestia a cui ho assistito, mi sono messo alla ricerca di qualcuno con cui mi potessi alleare. Le prime persone a cui chiesi furono i miei amici con cui condividevo la passione per lo skate e i pochi che erano rimasti mi dissero immediatamente di no.

“Tu sei pazzo, io col cavolo che rischio la mia vita. Piuttosto, mi sto zitto e sopravvivo.”

“Alla fine, la situazione non è poi così diversa da come lo era un tempo… Basta semplicemente farsi i cazzi propri e nessuno ti dà fastidio!”

“Io lo farei, ma devo aiutare la mia famiglia a reggersi in piedi…”

Queste sono solo alcune risposte che ottenni da loro. Sostanzialmente, anche se al tempo reagii in malo modo, allontanandomi dopo averli provati a convincere, ora li capisco. Ho fatto una richiesta troppo audace in un momento di confusione per tutti ed è anche normale che provino paura. Dopotutto, come ho già spiegato, anche io ero terrorizzato da questa faccenda.

Poi cercai di beccare delle persone che lavoravano per alcuni di questi gruppi di ribelli. Le prime mi dissero di non avere a che fare con nessuna opposizione, altre invece mi dicevano di essere già al completo, altri mi ridevano in faccia perché il pensiero di stare in combutta con una di queste gang era ilare per loro. Va bene, arriviamo al dunque… Parliamo di come ho incontrato Brad.

Chi è Brad? Brad è stato il mio primo capo. La prima persona che ha trovato me, che mi ha preso nella sua banda e che mi ha insegnato tutto quello che dovevo sapere. È stata anche la persona che mi ha permesso di avvicinarmi ad Alyssa e vivere una disavventura con lei… Tempo al tempo, vorrei non pensarci ora…

Ero, dunque, nei miei soliti giri in cerca di bande e lui mi sentì fare le solite domande di rito ad alcuni tizi sospetti (che, di norma, erano sempre quelli che mi dicevano di essere parte di bande e che erano al completo o non mi volevano).

“Ho sentito che sei in cerca di fortuna con uno di noi, vero?”

Brad, un tipo con capelli color pece che gli arrivavano alle spalle, con un piercing sul sopracciglio e occhi castani penetranti, attirò la mia attenzione. Era appoggiato ad un muro, con una sigaretta tra le labbra e la mano nella tasca del suo giubbino.

“Oh, sì… Ecco, in realtà sono abbastanza inesperto…” ammisi.

“Non importa! Sei fortunato ad avermi incontrato, avrei la pazienza di insegnarti tutto quello che ti serve…”

Per tutto il tempo della conversazione, non fece mai un sorriso. Aveva sempre un’espressione impassibile, che per certi versi rivedo in Jasper. Strano, perché dopo che entrai in quella banda notai che aveva una certa affinità con tutti i membri e scherzava spesso… Mi verrebbe da pensare che con me si è comportato così, all’inizio, per apparire più tosto di quello che non sia già…

Dopo qualche conversazione in cui sono stato convincente sui miei obiettivi, eccomi nella banda dei “Gas Masks”. Una delle poche bande che non aveva nomi legati ad archetipi di Duel Monsters. Le origini di questo nome riguardano il loro simbolo distintivo, ovvero una maschera anti-gas che indossavano per non farsi riconoscere. Nelle missioni che facevamo e nei giri di ricognizione, non ci prendevamo nessun merito proprio perché eravamo irriconoscibili con quelle cose addosso. Personalmente, le odiavo. Erano alquanto ingombranti e davano un aspetto particolarmente inquietante, però dovevo indossarle lo stesso perché, come membro, dovevo sottostare a questa regola.

Da quel momento, per quasi un anno, sono stato con loro. Di quel periodo ho dei ricordi abbastanza vaghi, poiché le giornate erano quasi tutte uguali. Mi trovavo benissimo con quel gruppo, in totale eravamo una decina (davvero tanti, eh? Vivevamo pure sotto lo stesso tetto… La nostra casa era un palazzo a più piani e noi avevamo occupato i primi due, per questo non stavamo stretti): le persone con cui ho legato di più (anche se simpatizzavo per tutti lì) sono stati Brad, Julie (una ragazza esuberante con un sacco di tatuaggi su tutto il corpo) e… Alyssa. Proprio così, anche Alyssa era coinvolta nelle nostre avventure. Sono stato io a farla entrare nei “Gas Masks”.

In quel periodo, Brad mi aveva dato un po’ di nozioni su quello che facevano insieme, sul perché lavoravano duramente per il Satellite e in che modo. La loro caratteristica era l’aggressività: attraverso minacce, risse e quant’altro, si guadagnavano il rispetto di coloro che volevano affossare noi abitanti. La verità, non sono mai stato d’accordo su questo uso eccessivo di violenza, tant’è che sono stato ripreso più volte da Brad e Julie proprio perché ero “troppo buono” nei confronti di chi non se lo meritava. Tuttavia, non ci facevo caso perché i loro erano solo dei rimproveri che duravano alcuni minuti, dopo tornava la normalità e ricominciavamo a scherzare e ridere assieme.

Tra i vari compiti che dovevo svolgere, ce n’era uno in cui eccellevo (lo facevo molto volentieri): arruolare la gente. Non sempre ci riuscivo, ma mi piaceva parlare e cercare di convincere i ragazzi ad unirsi a noi. Era la mansione più tranquilla. In totale, dunque, sono riuscito ad accogliere ben cinque tra ragazzi e ragazze, tra cui, ovviamente, Alyssa.

La prima volta che l’ho vista era completamente da sola, con un grande zaino sulle spalle. Pareva che fosse in viaggio, senza alcuna meta. Così l’ho fermata, chiamandola. Lei si è girata verso di me, con un’espressione stanca, persa e malinconica ma, al tempo stesso, altamente diffidente. Le ho spiegato chi fossi e cosa facessi. Alyssa era altamente riluttante e non voleva affatto sentire ragioni… Nemmeno io. Col cazzo che l’avrei lasciata andare. Così, dopo svariati tentativi, sono riuscito ad apparire affidabile ai suoi occhi e l’ho condotta nella nostra banda. Ci è voluto un po’ prima che si ambientasse, se ne stava sempre per le sue (non capisco se per paura di noi o altro… Sta di fatto che l’unica cosa che ci ha raccontato di lei era la sua identità da pilota clandestina e la sua famiglia… Nient’altro…), ma ci sono riuscito a cacciare fuori il suo lato pazzerello e scherzoso. Da allora, siamo stati due amici molto uniti. Passavamo un botto di tempo assieme ed è per questo che alcuni nostri compagni ci prendevano in giro definendoci “piccioncini”. Prima che ve lo chiediate, no. Ho una grande stima nei confronti di Alyssa e le voglio un mondo di bene (e lo stesso vale per lei), ma non provo alcun sentimento romantico verso di lei.

Tra missioni, avventure, ho vissuto dei mesi tranquilli, nonostante non stessi fermo un secondo. Credevo che sarei riuscito a mantenere sempre questa stabilità interiore, fatto di amicizie, impegno nel sociale e carico di speranza.

Ovviamente, il tutto non poteva durare per sempre. È bastato solo un secondo per stravolgere completamente la mia vita… ed è da allora che non vivo più allo stesso modo. Un secondo in cui non ho fatto niente, a parte premere un grilletto…

 

Angolo autrice

Toh, un altro backstory! Anche stavolta, non è stato programmato sin da subito. Diciamo che vorrei includere i backstory di tutti perché poi non ci sarà modo di scoprire i passati dei nostri OC ^^

Oggi è il turno di Tom, eh? Questa volta, rispetto a quello di Alyssa, ha avuto una collocazione nella storia abbastanza… Buona… Se così si può dire xD In questi capitoli si è parlato un po’ di Tom come tormentato da qualcosa e, anche se in questo capitolo non si è detto, almeno le basi sono state gettate! ^^

La canzone di oggi è dei Blink-182, “What’s My Age Again?”. Quel “Nobody likes you when you’re 23” è una reference all’età di Tom nel presente, LOL! Sono brava anche a fare queste correlazioni!

In ogni caso, lo so che vorreste menarmi perché lo scorso capitolo vi ho lasciato un cliffhanger! Vi dico sinceramente, però, di prepararvi psicologicamente. Da qui in poi, le cose assumeranno una certa piega… Non dico altro, ci vediamo la settimana prossima ^^

Byeeee! :D

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Capitolo 24
*** Renegades of Funk//Ora di reagire! ***


Alyssa’s POV

“Allora?”

Il tizio attende la risposta. Appare minaccioso, con degli occhi scavali e lo sguardo da assatanato, con un fucile d’assalto in mano. Ce lo punta contro e la paura inizia a salire… Non mi faccio scavalcare da questo, anzi…

“Avete azionato una mina. Vi sconsiglio di proseguire oltre, altrimenti pagherete il pedaggio quando arriverete all’inferno.” sibila. Così hanno l’artiglieria pesante, quelli lì.

“Nah, nessun inferno!” sostengo, alzando le braccia. “Come puoi vedere, qui non siamo venuti con intenzioni cattive…”

“A chi appartenete?” ci domanda. Avrei la faccia tosta di dirgli “ad una banda che spaccherebbe il culo a voi bulletti”, ma preferisco evitare.

“Oh, a nessuno! Io e il mio amico eravamo qui in cerca di rottami per… Beh, costruire cose…” spiego, mentre con un calcio faccio capire a Tom che deve parlare anche lui. Accidenti, non è per nulla d’aiuto!

“S-si, è vero! Ci servono anche dei ricambi per un aspirapolvere!” sorride lui, alzando anche lui le mani in alto.

“Vogliamo costruirci una ditta di riparazioni!” aggiungo. Quante stronzate stiamo sparando…

“I rottami sono da quella parte, stupidi ragazzi…” dice quello lì, mettendosi a riposo. “Non dovreste essere qui!”

“Si, ci scusi- Ehi, non siamo degli stupidi!” protesto. “Ehm, cioè… Quando diventeremo ricchi, sono sicura che verrai da noi strisciando per avere lavoro!”

“Certo… Che mi tocca sentire, mamma mia…”

A quel ragazzo armato, si aggiunge una giovane alquanto esaltata. Ha i denti gialli. Ha anche altre caratteristiche, ma vedo solo i suoi denti… Uh… Pare che abbia fretta di dirgli qualcosa, comunque.

“Hai sentito l’ultima?!” gli dice, con la esse moscia. Il tipo ha un momento di realizzazione e cambia completamente atteggiamento.

“Non dirmi che abbiamo abbattuto i Mist Valley…” le dice, impaziente. La ragazza annuisce saltellando, facendo urlare il ragazzo di gioia. No…

“Ci siamo presi un’altra parte del Satellite!”

Cosa?! Non ci credo… I Mist Valley erano dalla nostra parte… Quindi… Questi due che abbiamo davanti a noi sono degli alleati dei Vylon, se non proprio quella banda… Cazzo, dobbiamo andarcene da qui e riferire tutto a Crow!

“Alyssa…” mi sussurra Tom. Anche lui ha capito cosa è appena successo.

“Si, muoviamoci!” dico a voce bassa, annuendo e iniziando a correre verso l’altra parte.

“Ehi, perché tutta questa fretta all’improvviso?” ci blocca il tipo. Spara a vuoto, facendoci paralizzare.  

Io mi giro lentamente. E adesso che scusa mi invento?

“Ehm, si… Avremmo degli impegni, quindi per noi sarebbe meglio finire il lavoro qui e andare via…” interviene Tom, con la voce tremolante.

“Che peccato, avremmo voluto festeggiare la vittoria assoluta dei Vylon con voi!” risponde la ragazza… Certo, qui c’è poco da festeggiare… Cosa sperano di ottenere facendo la lotta in questo modo?! Dannati stronzi…

“Ci sarebbe piaciuto, ma davvero, ci aspettano a casa! Non vorremmo far preoccupare i nostri genitori!” continua Tom. Menomale che sta parlando lui, perché in questo momento sto ribollendo di rabbia e non posso parlare, altrimenti la mia e la loro possibile impulsività potrebbe portare a delle conseguenze gravi…

“Che noiosi…” conclude lei, lasciando intendere che potevamo andarcene… Senza destare sospetto. A questo punto, corriamo il più velocemente possibile verso Allen e Jasper.

“Cazzo, non solo sorvegliano il tunnel… Ora hanno fatto fuori alcuni dei nostri…” si arrabbia il mio amico, ansimando.

“Dobbiamo fare qualcosa.” aggiungo. Raggiungiamo gli altri… Jasper sta ancora facendo sparare ad Allen. No, dobbiamo andare via.

“Ragazzi!” grido, attirando il loro sguardo.

“Che vuoi?!”

Jasper mi risponde infastidito. Che odio- No, mi deve ascoltare e basta!

“Ci sono… I Vylon qui…” ansima Tom, piegandosi in avanti dalla fatica.

“Oppure qualcuno che sta con loro…” aggiungo.

“Dobbiamo assolutamente parlarne con gli altri!”

“Fermi tutti!” ordina Jasper, confuso. “Uno di voi due mi può spiegare con un discorso sensato che cosa avete visto?”

“Non c’è tempo!” esclamo.

“Lo dico io quando non c’è tempo, sciocca ragazzina.”

Si avvicina a me, pensando che io mi intimidisca perché lui è più alto di me. Si sbaglia. Faccio per allontanarmi da lui e mi blocca per un braccio.

“D’accordo, ascoltate…” ci separa Allen. “Diteci in breve quello che è successo mentre andiamo alla macchina, poi ne parliamo meglio una volta a casa… Vi va bene?”

Menomale che c’era Allen…

Comunque, iniziamo ad incamminarci velocemente verso la macchina e nel mentre raccontiamo la situazione.

“La cosa è seria…” commenta Jasper. “Decisamente… Non possiamo starcene con le mani in mano.”

“Soprattutto dopo che hanno abbattuto dei nostri compagni…” stringo un pugno, mentre salgo in auto e mi metto alla guida. Mi rivolgo a Tom e Allen. “Forza, salite! Jasper, noi ci vediamo lì.”

Il corvino annuisce, mettendosi il casco e avviando il motore della sua moto. Anche io accendo il mio veicolo e, poco dopo, mi lascio dietro la discarica. Che disastro… Spero che almeno alcuni dei poveri Mist Valley siano rimasti vivi…

 

Lucy’s POV

Dopo essere ritornati dal giro di ricognizione pomeridiano, mentre mi cambio la fasciatura sulla mia mano dopo aver fatto la medicazione (con l’aiuto di Ruby), mi faccio raccontare da Crow quella storia della lettera e insieme facciamo ipotesi su chi possa essere il mittente.

“Sicuro che voi Predestinati siate gli unici a conoscenza di quel marchio sul vostro braccio?” gli faccio. “Non vorrei che qualcun altro li abbia visti e voglia tenderti una trappola, andando a replicare quel simbolo…”

“Non vorrei crederlo… Anche perché, se ci fai caso, il simbolo della testa del Drago Cremisi è ricopiato perfettamente… O è Yusei oppure è uno che fa il disegnatore di mestiere…”

Lui mi porge la lettera, indicandomi il simbolo alla fine.

“Non per dire, ma io ho praticamente passato tutta la mia vita assieme a lui… Insieme a Jack, da bambini abbiamo imparato a leggere e scrivere… Sarebbe il colmo se non riconoscessi la sua scrittura!” aggiunge.

“Crow, dunque sei sicuro che l’abbia scritta lui?” gli domando, anche se so già la risposta. Quando stavamo insieme, mi ripeteva spesso che loro tre erano (anzi, sono) una famiglia. Ruby, intanto, mi chiede se la fasciatura è troppo stretta e io le dico di no con un cenno.

“Ti dico di sì!” esclama.

“Beh…” commento, ridandogli il pezzo di carta. “Spero davvero che sia come dici tu…”

“Lo spero anche io…” sorride debolmente lui.

Dall’esterno, sentiamo il fischio di una frenata brusca.

“Che cosa è stato?” domanda curiosa Ruby. Contemporaneamente, anche dei suoi simili a dei pugni sul metallo della saracinesca rimbombano per tutto il garage.

“Chi cazzo-”

“Crow, siamo noi quattro!” dice la voce di Alyssa. “Apriteci, è urgente!”

Mi getto a sollevare la maniglia di quell’ingresso e subito sgattaiolano dentro tutti. Ora il nostro gruppo è al completo. Sembrano abbastanza agitati, in particolare Tom e Alyssa.

Crow li squadra tutti, interrogandosi su cosa sia successo.

“La cosa è grave… Hanno sconfitto i Mist Valley.”

“Chi?!”

Crow assume un’espressione scioccata. Non lo biasimo, anche io non ci posso credere… I Mist Valley sono una delle bande alleate più potenti che abbiamo. O erano…

“I Vylon.” risponde Tom.

Nel covo cala un’aria pesante. Non è possibile…

“Chi ve lo ha detto?” chiede Ruby, timidamente.

A quel punto, Alyssa e Tom spiegano per filo e per segno tutto quello che gli è successo. Cazzo, i Vylon si sono impossessati dell’ingresso del tunnel e ci hanno fatto fuori dei compagni molto validi… Di questo passo, finiremmo per essere sopraffatti da loro.

“Io non ho intenzione di lasciarli fare…” sussurro. “Abbiamo rinunciato ad attaccarli prima per paura che fossero troppo forti, ma adesso basta.”

“È pericoloso…” commenta Crow, indeciso sul da farsi.

“Lucy ha ragione, se continuiamo così gli stiamo praticamente comunicando di venirci a prendere ed impalarci tutti. In qualche modo, dobbiamo reagire.”

Alyssa sostiene la mia parola, anche se dal suo viso comprendo che sia intimorita da tutta la situazione.

“Se dobbiamo farlo, sarà stasera.” aggiunge Jasper.

“È una follia!” esclama Tom.

“Follia è vedere che ancora ti caghi sotto di fare qualsiasi cosa, dopo un anno di dittatura.” lo zittisce Jasper.

“Ehi, piano con le parole!” mi faccio avanti, in difesa del biondo. “Cerchiamo di trovare una soluzione che sia consona a tutti!”

Quale soluzione, però… Questo è il difficile… I Vylon sono astuti e non si fanno problemi a causare disordini. Sono in lenta ascesa per la conquista del Satellite e il loro dominio assoluto significherebbe vivere una dittatura nella dittatura. Non oso immaginarlo…

“Quindi… Che si fa?” domanda Allen. Iniziano ad uscire delle idee, che io non ascolto perché ho troppi pensieri per la testa. Io non ho intenzione di starmene con le mani in mano, qui… Devo pensare a qualcosa che sia efficace, che ci permetta di avere successo subito… Il tutto è difficile, con gli altri che dibattono anche alzando la voce.

Fammici pensare… Mi allontano dal gruppo per avere un po’ di silenzio. Esco dal garage e respiro l’aria ferrosa. C’è odore di asfalto bagnato, probabilmente a breve verrà a piovere… O è già successo…

Strategicamente, come potremmo colpirli? Loro sono un’accozzaglia di persone e non so quanti ce ne sono, tra tutte le bande che battono la stessa bandiera, quella dei Vylon. Trovarli tutti è un’impresa e non abbiamo nemmeno la sicurezza di farcela da soli… Un attimo… Loro sono l’unione di più bande… E se…

“Convinciamo una parte di loro ad allearsi con noi!” esclamo. Rientro frettolosa dentro e ripeto.

“Convinciamo una parte di loro ad allearsi con noi!”

Tutti mi guardano come se fossi pazza.

“Fai sul serio?!” domanda Jasper, stizzito. “È la cosa più stupida che io abbia sentito!”

“Si, ma-”

“No, non se ne parla! Avete altre idee?” taglia corto il corvino.

“Aspetta, Jasper… Lasciala parlare, perché non ho capito nulla di quello che vuole fare…”

A prendere le mie difese è stato Tom.

“Puoi farci capire meglio cosa intendi?” mi domanda. Jasper, intanto, sbuffa insinuando sottovoce che stiamo solo perdendo tempo.

“Noi sappiamo che i Vylon hanno tante bande alleate. Come avranno fatto a passare dalla loro parte? Due potrebbero essere i motivi: o questi qui gli avranno promesso qualcosa che, di certo, alla fine dei conti non otterranno mai; oppure avevano bisogno di protezione. La mia idea era quella di colpire i più deboli tra di loro per portarli dalla nostra parte, se occorre anche con la forza.”

“In pratica colpire i più stupidi di loro…” comprende Allen.

“Esattamente. Quelli che si sa che sono i più freschi nella coalizione.” affermo.

“Potrebbe funzionare… Ma abbiamo prima bisogno di alcune informazioni…” dice Crow. “Ad esempio, chi sono i nuovi arrivati tra loro, chi e quanti sono i membri, dove è la loro sede… Al momento, non abbiamo nulla di tutto questo.”

“Sei sicuro? E i nostri alleati non sanno nulla di loro?” domanda Ruby.

“Provo a fare una telefonata…” si propone Crow. “Vediamo se… Si, magari potrei provare con Draven…”

Draven, il capo dei neo XX-Saber? Non so quanto ne possa sapere di queste dinamiche… Potrebbe, però, essere un’occasione per capire se siano buoni compagni per noi…

Intanto, continuiamo a fare le nostre supposizioni mentre Crow si mette in contatto con svariate persone.

“Gli unici che sono sicuramente alleati loro sono i Genex e i Jurrac. Potrebbero esserci almeno altre tre bande, secondo me…” dice Jasper. Sta provando a far funzionare il piano… Anche se non è completamente d’accordo, deve aver capito che non ci sono alternative migliori, al momento.

“Io provo a vedere se, da parte nostra, i Flamvell hanno delle informazioni in più…” dice Tom, prendendo il telefono in mano.

“Se ti rispondono… Dopo quello che è successo oggi…” sussurra Alyssa. Si, Crow mi ha informato dell’attacco dei Vylon contro la loro banda… Si commentano da soli, sono assurdi. Picchiarli mentre stavano risolvendo una faccenda che non li riguardava in primis? Non ha senso e non è così che si dovrebbe combattere… Chissà cosa direbbe il mio maestro vedendo questi atti barbarici… Si dispiacerebbe nel vedere le armi e le botte usate per imporre il proprio dominio.

“Aggiungete alla lista dei Vylon la banda dei Naturia…”

Crow arriva da noi, comunicandoci un altro nome.

“Draven mi ha appena detto che uno di questi Naturia è venuto da loro per chiedergli di unirsi alla coalizione, circa un paio di mesi fa…” aggiunge. I Naturia…

“Non erano neutrali?” chiede Ruby. Bella domanda, Ruby… A quanto pare non lo erano così tanto da rimanere indipendenti…

“Li terrei in considerazione, sono dei tipi abbastanza prevedibili… Oltre che stupidi come capre…” commenta Jasper. “Se non abbiamo alternative migliori, possiamo andare anche da loro!”

“Si, certo…” fa Tom, ancora al telefono.

“Quindi…” dico io. “Siete sicuri di voler fare un assedio presso una di queste bande… Stanotte?”

Pensavo di attrarre facce timorose, confuse e incazzate per quello che ho detto… Invece no.

“Farlo nelle prossime ore è una follia…” ammette Ruby. “Però… Se non ora, quando?”

Proprio lei, che è quella più timorosa e che spesso si tira indietro nei piani più folli, sta dicendo che non dobbiamo aspettare. Ne sono contenta. Si sta mettendo in gioco per noi, per la banda! Proprio come mi diceva Shinji… Anche io devo mettermi in gioco e il fatto che io abbia proposto questo piano mi rende più fiera di me stessa. Lui vorrebbe anche che io mi aprissi di più, invece che stare in disparte… Non è semplice.

“Beh, Allen… Devo prepararti una pistola allora!” esclama Jasper, anche se non molto entusiasta.

“Oh, ehm- Si, se vuoi…” risponde lui, colpito da quelle parole.

 

“Ci sono!”

Tom fa capolino dall’esterno del garage. Ha chiuso la chiamata con uno dei Flamvell. Sono curiosa di quello che dirà…

“Per caso hai detto a Joseph che abbiamo intenzione di colpirli?” domanda Crow. Tom annuisce. “Accidenti, quello adesso si butterà a capofitto!”

Joseph è conosciuto per essere alquanto impulsivo… Al momento, però, lo vedo più come un vantaggio per noi… Ci farebbe comodo avere anche i Flamvell con noi, più siamo meglio è. Tra l’altro, non mi è chiaro… Che fine avranno fatto i Mist Valley? Sono stati semplicemente sconfitti, uccisi… Non ne avrei la più pallida idea…

“Aggiungo che, ora che hanno assaltato i Mist Valley, sono più incazzati di prima… Quindi mi hanno obbligato di aggiornare anche loro su quello che vogliamo fare perché vogliono parteciparvi.” ci inizia a spiegare Tom. “Comunque, notizia interessante: quando hanno assaltato i nostri amici, non c’erano solo i Vylon originali, bensì… Anche una banda che non avevano mai visto né sentito, ragion per cui credono si tratti di qualche banda emergente e che sarebbe perfetta per quello che vogliamo fare noi.”

“Hanno messo in mezzo anche dei novellini?!” domanda Allen.

“Proprio così. Chiamiamolo ‘tirocinio’…” gli risponde il biondo. “Quindi i Flamvell, che erano in cinque, si sono ritrovati contro dieci persone in totale, tra Vylon e questo nuovo gruppo loro alleato!”

“Accidenti…” fa Crow. “Beh, direi che questa ragione è un’ulteriore aggiunta alla lista dei perché dovremmo muoverci a farli fuori… Spero metaforicamente, non vorrei arrivassimo al caso estremo di doverli davvero seppellire… Anche perché…”

“Si, potrebbero vendicarsi…” rabbrividisce Tom. “Beh, questo è tutto. Non sappiamo altro su questa neo-gang… Né come si chiama, né dove si trovi il covo…”

Dunque, che si fa? Dei Naturia sappiamo che hanno un nascondiglio nei pressi (se non dentro) uno stabilimento che prima dell’Inversione Zero produceva oggetti in metallo. Però chissà se ne varrà la pena, ho paura che quel minimo di esperienza acquisita possa andare a nostro svantaggio… Gli altri, invece, non sappiamo nulla se non che potrebbero essere degli incapaci totali. Insomma…

“A proposito, hai notizie di George?” domanda Crow a Tom, all’improvviso.

“Sta bene, mi hanno detto che sta riposando…”

Il rosso tira un sospiro di sollievo. Deve essere stata dura vedere un ragazzo così giovane in condizioni pietose…

“In ogni caso, non possiamo coinvolgere i Flamvell… Non dopo quello che è successo…” sussurra Alyssa.

“Hai ragione…” concorda Allen. “E se chiedessimo agli XX-Saber? Potrebbe essere l’occasione giusta per metterli alla prova, che dite?”

Annuisco. Le alternative sono poche e credo proprio che sia meglio evitare che la stanchezza data dall’attacco possa fare solo ulteriori danni ai Flamvell. Quello che è certo è che stasera dobbiamo colpire i nostri avversari.

“Per stasera, affidiamoci nelle mani del Fato e colpiamo i Naturia, almeno abbiamo più informazioni su di loro…” propongo.

 

“Gli XX-Saber sono dei nostri!” esulta Crow, rimettendosi il telefono in tasca.

“Evviva!” alza le braccia Ruby. “Sotto sotto, mi stanno simpatici!”

“A te stanno simpatici anche i poliziotti…” commenta Jasper, caricando la Glock acquisita da Rodd.

“Ehi, non è vero!” protesta lei.

Tom si avvicina, assicurandosi che i punti sulla mia mano non mi creino problemi. Forse dovrei farli togliere… Comunque, lo rassicuro.

“Non mi fanno più male!” esclamo con un mezzo sorriso.

“Menomale!” ricambia anche lui il sorriso. “Dobbiamo essere al top in questo momento, dobbiamo spaccargli il culo…”

“Si, giusto…” mi giro verso i miei compagni e alzo il pugno. “Facciamogli vedere chi comanda qui al Satellite!”

“Si, cazzo!” rispondono gli altri, meno che Ruby, che si limita ad alzare il braccio, imitandomi.

 

Allen’s POV

Attendiamo l’arrivo degli XX-Saber. Davanti a me si presenta un edifico pieno di tubi di metallo, largo e alto circa tre piani. È proprio come me l’avevano descritta… Una fabbrica. Tra l’altro, l’edificio sembra essere tenuto molto bene, per quanto anche questo sia più vecchio del Satellite.

Siamo appostati, per fortuna il buio ci ha permesso di nasconderci meglio. Abbiamo atteso che la notte giungesse, per poi partire, ognuno sui propri mezzi, raggiungendo quello che è il territorio di caccia… La sede dei Naturia. Come sempre, io, Ruby e Tom in macchina con Alyssa. Come banda, noi siamo al completo.

Jasper batte ripetutamente il tacco della sua scarpa, come nervoso. Sarà il fatto che gli altri stiano ritardando…

“Eccoci!”

Ci giriamo. Draven è lì, assieme al resto della sua banda… Elliot, Strong, Anya e altri due ragazzi.

“Ci siamo?” domanda Crow.

“Ci siamo.” risponde Elliot.

“Perfetto…”

Crow inizia ad incamminarsi verso l’ingresso della fabbrica.

“Ora non si torna più indietro.”

 

Angolo Autrice

Beh, che dire… Ciao ragazzi! ^^’

Dunque, mi scuso se in queste ultime settimane non sono stata molto attiva in sezione, causa piccoli esaurimenti nervosi e procrastinazione a mille ^^’

Cercherò di rimettermi in carreggiata, così che io vi possa recensire tutti e rispondere alle vostre, di recensioni. Per cui, capite perché le risposte sono tardive…

La canzone di oggi è “Renegades of Funk” dei Rage Against The Machine.

Per quanto riguarda Riots, ci si becca la settimana prossima con un nuovo capitolo ^^ Ciauuu!

 

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Capitolo 25
*** Teeth//Messi al tappeto ***


Allen’s POV

Senza aggiungere ulteriori parole, ecco che ci incamminiamo verso quella ex-fabbrica. Devo dire la verità, in gioventù non passavo mai da queste parti. È stato difficile riconoscere la zona, anche perché, se non fosse per quel grande edificio adornato di tubi, sarebbe alquanto anonima.

Per terra, il riflesso di alcuni lampioni sfarfallanti è proiettato su delle pozzanghere. L’aria ha iniziato ad infreddolirsi e l’effetto si fa sentire sulla mia pelle. Ho i brividi, sia per il freddo che per quello che potrebbe succedere. Per quanto ne so, l’ultima cosa che uno di noi potrebbe vedere è l’asfalto…

Nonostante i timori, non resto indietro. Mi mantengo accostato ai miei compagni, i quali hanno quasi tutti gli occhi fissi sull’obiettivo: in effetti, in loro la motivazione è più forte della paura.

Ci fermiamo per analizzare la situazione, a debita distanza dall’ingresso principale.

“Alcuni dei miei si sono infiltrati sul tetto o affacciati, in modo che, se dovessimo essere in pericolo all’esterno, un colpo di cecchino ed è fatta!” spiega Draven, indicando dei punti in alto, in dei palazzi nei pressi della sede dei Naturia.

“Spero che abbiano una mira decente…” commenta Jasper. “Qualcos’altro, prima di trovare il modo di entrare?”

Silenzio.

“Bene, allora…” riflette Crow. “Come potremmo fare?”

“Vedo delle guardie…” sostiene Tom, facendoci cenno di abbassarci dietro alcuni veicoli. “Dobbiamo prima farli fuori, altrimenti da qui non ci muoviamo…”

“Ci penso io.” sussurra Lucy.

“Come pensi di fare?” le domando. Sicura che ce la faccia da sola?

“Non so, la mia idea era quella di coglierli di sorpresa e stanarli… In qualche modo…”

La mora dalla lunga coda di cavallo tira fuori dalla tasca dei suoi pantaloni comodi un paio di guanti mezze dita di colore scuro, imbottiti sulle nocche, e se li infila.

“Un suggerimento… Colpiscili qui.”

Le indico una zona in corrispondenza della nuca, poco sotto la mandibola.

“Un colpo ben assestato causerebbe un movimento repentino della testa e una perdita di conoscenza momentanea…” continuo. “Dovrebbe bastare anche fargli sbattere la testa…”

“Premere il grilletto no?” propone Anya.

“Evitare di farci scoprire no?” ribatte scocciato Jasper. “E poi, il nostro obiettivo non è farli fuori, bensì farli passare dalla nostra parte… Che è diverso.”

“Lucy, sicura che tu possa farcela?” le domanda Tom. Lei risponde sorridendo.

“Contate pure su di me!”

 

Lucy’s POV

Se devo farlo, devo evitare che mi scoprano, perciò dovrei fare un lungo giro per arrivare sul retro dell’edificio… D’accordo, vado. Do un ultimo sguardo ai miei compagni e subito alzo il cappuccio della mia felpa per rendermi… Invisibile? Non so, in questo modo sento di potermi davvero nascondere nel buio. Ah, spero che la mia idea non sia più folle di quanto avevo previsto…

Corro nella strada parallela a quella che circonda la fabbrica e mi assicuro, ogni volta che svolto gli angoli, che non ci sia nessuno che mi voglia fermare. Fortunatamente, pare che la gente che incrocio abbia altre priorità piuttosto che attaccare una ragazza di venti anni completamente da sola in una delle tante zone brutte del Satellite.

Finalmente arrivo sul retro e… Merda. Ci sono delle guardie anche qui, dove non ci sono ingressi. Ora come devo fare? Uno di loro si gira nella mia direzione e io prontamente mi nascondo dietro una colonna di un palazzo adiacente. Calma, niente panico, devo trovare il modo per distrarli… Potrei buttare giù tutte le guardie lì presenti… Mi guardo attorno… Ho trovato!

Prendo un calcinaccio abbastanza grosso e velocemente mi sposto accanto ad un altro edificio, prima che se ne accorgano. Il freddo si accumula sulla punta del mio naso ed è come se lo sferzasse. Non ci penso, scaglio subito quel sasso verso il muro della fabbrica, generando un forte rumore che attira l’attenzione di entrambi.

“Che è stato?!” domanda, avvicinandosi al punto in cui si è distrutto quel calcinaccio. Sono più che sicura che capiranno da quale direzione è partito il colpo, così, senza perdere la calma, mentre loro osservano quel graffio di polvere sulla parete io mio getto verso un prefabbricato ancora più vicino allo stabilimento. Ora, se arrivasse qualcuno, si accorgerebbe di me. O la va o la spacca, io mi butto. Mi accosto alla parete della fabbrica. Sono così vicina al mio obiettivo, ora devo solo trovare il modo di raggiungere le altre guardie che si trovano dall’altra parte ed eventualmente metterli a nanna. Di certo non saranno collaborativi.

Vado dunque nella direzione opposta, continuando a fare il giro dell’edificio dell’industria. Sono fortunata, ci sono molti punti dove nascondermi: dietro cassonetti, rientranze nelle pareti, punti ciechi… Allora sarà semplice, devo solo sperare di non ricevere sorprese.

Sento il rumore di alcuni passi. Mi metto subito dietro un cassonetto. Scorgo una figura che va nella direzione da cui io provenivo che si guarda attorno e, senza vedermi, mi supera. È il mio momento: mi alzo, mi getto su di lui e prima che possa dire qualsiasi cosa lo prendo per la sua maglia, tiro e gli tappo la bocca con la mano, mentre con l’altro braccio gli circondo il collo e stringo. Questo tipo puzza maledettamente di benzina…

Ovviamente, lui cerca di fare resistenza ma non ha capito che non ho alcuna intenzione di lasciarlo andare… almeno finché non è lui stesso a lasciarsi andare alla mia ninna nanna silenziosa. Lo trascino anche dietro il mio nascondiglio, così che nessuno ci possa vedere. Mi metto a terra e lo blocco finché non perde totalmente i sensi.

Assicuratami che non stesse solo fingendo (anche se non credo, sarà rimasto asfissiato per almeno cinque minuti), me lo scrollo di dosso ed esco cautamente allo scoperto, proseguendo il mio cammino e cercando di prendere anche l’altra sentinella. Non è necessario fare fuori anche gli altri due, ci serve solo avere l’ingresso libero.

Proprio mentre cercavo di orientarmi, qualcuno mi afferra il braccio, portandomi a voltarmi e trovare la figura di un ragazzo che mi trattiene per il polso, stringendo talmente forte che ho come l’impressione che voglia spezzarmelo. È lo stesso che si trovava all’ingresso, assieme all’altro che ho fatto addormentare.

“Cosa credi di fare, eh?” dice, minaccioso, con una voce profonda. “Ti ho visto, sai? Pagherai molto per avere violato i nostri confini!”

Mi tira a sé. Con il braccio libero, riesco a dargli una gomitata in faccia abbastanza forte da lasciarmi andare. Ripenso velocemente al consiglio di Allen… Un movimento repentino e improvviso del capo. Leggermente stordito dalla botta, lo spingo via con un calcio frontale, colpendolo in corrispondenza sul petto e facendolo finire contro il muro, sbattendo violentemente la testa e cadendo a terra. A questo punto, dovrei fuggire via… Ma lui si rialza, anche se con qualche difficoltà.

“Hai la pelle dura, eh?” gli chiedo ironicamente, preparandomi a picchiarlo ancora. Anche lui, seppur barcollante, ha tutta l’intenzione di non darmela vinta. Per fortuna, la situazione volge a mio favore: con lui già malmenato, sarà un gioco da ragazzi.

Goffamente, prova a darmi un pugno, che io schivo senza alcuna difficoltà abbassandomi e colpendolo sotto la mascella. Per il dolore, rantola e cade a terra, respirando a fatica. Non è l’unico a provare fastidio, perché la mano che aveva il taglio ricomincia a farmi male. Sono più che certa che si sono rotti i punti… Ah, che palle.

Prova un’altra volta a rialzarsi.

“Non ti conviene affatto.” gli comunico, facendo per colpirlo ancora sulla testa. Ricevo, in quel momento, una forte spinta laterale che mi fa perdere l’equilibrio e cadere, strusciando la faccia a terra. Vedo un’altra figura, nel buio… Cazzo, sono arrivati i rinforzi per lui.

Più rapidamente possibile, rotolo via prima che mi arrivi un calcio sullo stomaco e mi rialzo. Quel tipo, chiunque sia, ha in mano un lungo bastone che fa girare dietro la sua schiena e sopra la sua testa. Accidenti, deve essere esperto di combattimento…

Cerca prima di prendermi sulle caviglie, in un tentativo di farmi crollare nuovamente, ma io schivo. Peccato che i suoi colpi siano alquanto rapidi e prontamente torna all’attacco, facendo schiantare la sua arma sul mio fianco.

“Argh…” mi lamento per la botta subita. Lui non si ferma, anzi, prende in pieno anche il mio stinco. Cado sulle ginocchia, con la sofferenza che mi offusca la vista, già svantaggiata dal buio. L’unica cosa che vedo è il bastone che viene sollevato per infliggermi un colpo di grazia e mi viene da pensare al sacrificio che ho fatto per i miei compagni, alla delusione che io sono perché non sono riuscita a adempiere ai miei compiti… Per favore, proteggete i miei amici, fate che questo sacrificio non vada perso…

Attendo con le braccia davanti al viso l’ultima mazzata che tarda ad arrivare. Degli indistinti suoni di affaticamento e difficoltà a respirare, invece… Cerco di mettere a fuoco quello che sta succedendo e vedo un omaccione che, stringendo il bastone sulla gola di quel tipo, lo sta asfissiando. Quello è… Strong?

Rialzandomi a fatica, con la gamba dolorante, mi rendo conto di quanto mi sono arresa facilmente e quanto avrei potuto lottare… Perché c’è qualcuno dalla mia parte, un aiuto provvidenziale che non avevo visto. Perdonatemi, avrei dovuto sperare in un vostro aiuto da lassù, che adesso mi avete mandato con l’arrivo di Strong.

“Dietro di te!” esclama il mio salvatore, facendomi voltare e trovare l’ennesimo sorvegliante. Lo vedo compiere grandi falcate verso di me, raggiungendomi in poco tempo. In altrettanto poco tempo, però, riesco a gettarmi di lato e riprenderlo con una ginocchiata nello stomaco. Con un tempo di reazione breve, anche lui punta al mio ventre con un pugno, per poi afferrarmi per i lunghi capelli e tirandoli. Nonostante il forte mal di testa che mi provoca quella stretta improvvisa, mi giro e con forza gli pianto l’indice e il medio della mia mano malandata nell’incavo delle clavicole. È una mossa che il mio maestro di combattimento mi aveva detto di fare solo in casi estremi perché è potenzialmente pericolosa per la vita di chi la subisce. In questo momento, non me ne vogliate, maestro, ma…

Quel ragazzo inizia ad annaspare per dell’aria, cadendo a terra tenendosi per la gola. Spero davvero di non avergli causato danni permanenti, per quanto abbia tentato di farmi fuori.

Anche Strong arriva. A giudicare dalla scena, vedo che anche lui ha stanato una delle guardie. L’altro ragazzo con cui avevo combattuto prima e che avevo messo in seria difficoltà giace a terra. Mi avvicino a lui per controllare che respiri ancora e, per fortuna, appare solo svenuto. Sembrerà assurdo, ma non vorrei uccidere nessuno. Non lo farei mai, neppure in condizioni estreme.

“Come hai fatto ad arrivare qui senza farti scoprire?” domando a Strong.

“Beh, Draven mi ha suggerito di seguirti, così l’ho fatto e ho notato come avevi distratto quelle due guardie, così quando sei riuscita ad andare dall’altra parte, ho approfittato della loro distrazione e nulla… Anche loro sono andati a dormire!”

Non voglio chiedergli “in che senso siano andati a dormire” e tantomeno voglio farmi problemi su come io abbia fatto a non accorgermi di essere pedinata da lui. Fatto sta che gli sono grata, è stato fondamentale quel suo aiuto.

“A questo punto, credo proprio che anche gli altri possano avere un via libera, no?” suggerisco.

“Certo, avvertiamoli subito!” mi comunica, mentre il ragazzo a cui ho tolto il respiro sta lentamente perdendo i sensi e non si dimena più. Furtivamente, torniamo dai nostri compagni.

 

Tom’s POV

Sono impaziente. Quanto ci stanno mettendo, quei due? Le sentinelle davanti all’ingresso avevano lasciato il loro posto, come se avessero avuto ordine di andare altrove, e da allora c’era stato il silenzio totale.

“Va tutto bene!” mi rassicura Ruby. “Lucy è bravissima, si saprà difendere!”

“Ehi, dimentichi che con lei c’è anche Strong!” esclama Elliot, giocherellando con uno dei suoi piercing.

Ignoro le loro parole perché vedo le due figure dei nostri compagni avvicinarsi. Tiro un sospiro di sollievo, assieme agli altri rimasti con me: stanno bene. O meglio, Strong appare abbastanza sano, mentre Lucy… Man mano che si avvicina, noto prima che zoppica un po’, dopodiché un graffio sul suo viso. Ah, si tiene anche la mano con i punti… Saranno saltati via?

“Ragazzi miei, credo proprio che adesso possiamo intrufolarci!” avverte Strong, mentre io abbraccio Lucy.

“Cosa ti hanno fatto?” le chiedo. Lei mi tranquillizza e velocemente mi dice di aver ingaggiato uno scontro con tre guardie diverse. Accidenti, è davvero tosta! Se l’è cavata con solo quelle ferite e nonostante io veda che fa ripetute smorfie e versi di dolore, fa finta che stia bene…

Alyssa mi fa un sorrisetto, sollevando le sopracciglia. Mi allontano dall’abbraccio di Lucy, colpito da un certo imbarazzo.

“Se non avete altre obiezioni, potremmo pure andare!” afferma Crow.

“Agli ordini, capitano!” risponde Ruby, con un gesto militare che fa ridacchiare Allen.

“E comunque…” mi avvicino ad Alyssa mentre compiamo i nostri passi verso l’ingresso della fabbrica. “Quei sorrisetti falli alla tua amica Ruby oppure li farò io ogni volta che tu e Crow vi avvicinerete!”

Vendetta!

“Non cedo alle tue preoccupazioni, stupido biondo!” ribatte lei, alzando gli occhi al cielo, infastidita.

“Si, certo!” rispondo io, tornando serio.

Siamo riusciti ad entrare, senza che nessun altro ci fermasse. Lucy e Strong hanno fatto un ottimo lavoro e quelle botte che si sono presi sono valse la pena.

“Dite che i Naturia sono qui oppure no?” domanda Anya, tenendo sempre le braccia distese e la pistola in mano. Dalla parte opposta, anche Jasper si tiene sull’attenti.

“Bella domanda…” dico, guardandomi intorno. Davanti a noi, all’ingresso, sono presenti due rampe di scale, posizionate l’una opposta all’altra, e al centro un enorme buco nel muro che lascia intravedere una stanza molto più grande e alta, da cui si può passare tranquillamente. Contrariamente all’esterno, qui le luci ci sono e funzionano tutte, ad eccezione di un paio che lampeggiano. La visibilità, tutto sommato, è alta.

“Ehi, voi!”

Una figura femminile appare su una delle due rampe di scale, armata di coltello.

“Maledetti ficcanaso, adesso la pagherete!”

Con un rapido movimento, lancia un coltello nella nostra direzione, che tutti noi evitiamo. Si pianta nel muro, rimanendo incastrato lì. Anya e Jasper si fanno avanti, puntandole le pistole contro.

“Oh, siete armati?” dice quella ragazza, facendo finta di essere sorpresa. Ha i capelli corti a caschetto neri con una frangetta rossa e indossa abiti scialbi e larghi, che nascondono il suo corpo.

“Che peccato…”

Un’altra voce ridacchiante si aggiunge sull’altra rampa di scale. Un ragazzo, anch’egli armato con una pistola.

“Menomale che i Vylon ci fanno così tanti bei regalini!” esclama lei.

“Così i Vylon vi hanno fornito delle armi…” sussurra Crow.

“Esattamente, pel di carota.”

Anche quel ragazzo esce dalla penombra e si riconosce dai capelli scuri spettinati, occhiaie profonde che contornano gli occhi verdi e vestiti spenti. Ha una maglietta con dei tagli sopra, tenuti insieme da delle spille da balia.

Vedo Allen trasalire appena lo nota.

“Allen, che succede?” gli domando.

“Quello non è…” inizia a dire Alyssa.

“Si, è lui. Il ragazzo che mi ha picchiato nel vicolo la notte prima che entrassi nella banda…” continua il castano.

Ciò significa… Che i Naturia davvero vivono in questo modo? Andando a picchiare i più deboli? Diamine, perché mi stupisco? Già il fatto che si siano alleati con i Vylon…

“La pagheranno per questo affronto, Allen!” gli comunica Crow.

“Comunque…” sussurra la ragazza con il caschetto, tirando fuori un altro coltello da un foderino. “Vi diamo una possibilità… Andatevene via e ci dimenticheremo che voi siete venuti qui…”

“Altrimenti?!” chiede Draven, minaccioso.

“Volete davvero saperlo?” dice lei, spocchiosa. “Se non si fosse capito, non siamo gli unici qui presenti…”

Un rumore di passi che scendono le scale. Non uno, né due… Molteplici… Quanti sono?!

“Avete tempo prima che arrivino e spacchino il culo ad ognuno di voi!” sussurra il ragazzo.

“No.”

Alyssa fa dei passi verso la ragazza con i coltelli.

“Noi. Non. Ce. Ne. Andiamo.”

Scandisce ogni singola parola, senza alcun timore.

“Allora. Morirete.” la imita, lanciandole contro un coltello che Alyssa evita per un soffio, sussultando per lo spavento.

“Di qua!”

Non so bene cosa stia succedendo, ma il nostro folto gruppo si dirige verso quell’ampia apertura nel muro, entrando in un enorme spazio adibito alla produzione di ferro. Ora tutti gli impianti sono spenti, ma fa comunque caldo, come se quegli altoforni fossero ancora accesi.

La nostra banda e gli XX-Saber si dividono nel momento in cui arrivano anche gli altri nostri nemici, compresi i due ragazzi sulle scale. Noi andiamo a destra, loro a sinistra. L’area è così grande che le possibilità sono infinite. Non c’è tempo, ci stanno seguendo. Mi butto su delle scale di ferro, che conducono ad un corridoio che porta a numerose stanze. Sembra la scena di un film horror. Merda, mi sono scavato la fossa da solo. Se adesso mi dovessi ritrovare con dei membri dei Naturia… O dei Vylon…

Tutte quelle persone che ho visto non possono essere solo dei Naturia… Impossibile. Deve esserci per forza qualcun altro, oltre a loro…

“Tom.”

Sobbalzo dalla paura, per poi rendermi conto che si tratta solo di Lucy.

“Scusa, non volevo spaventarti!” si scusa lei.

“Oh, è tutto a posto! Ero solo… Sovrappensiero…” le dico.

“Presto, non possiamo stare qui, altrimenti ci raggiungono!”

Concordo con lei, sicuramente qualcuno di loro avrà visto che siamo venuti qui… Ci mettiamo a correre, percorrendo quel lunghissimo corridoio che quasi circonda l’intero edificio. Ora che ci penso, dove sono gli altri? Ci siamo davvero divisi?

“Ok, cosa facciamo?” chiedo a Lucy.

“Dobbiamo trovare il modo di ricongiungerci agli altri… Non possiamo fare nulla da soli, o forse…”

“Mani in alto, intrusi!”

Sento prima il rumore di una porta che sbatte, poi quello di un proiettile passarmi accanto all’orecchio, accendendo ancora di più la paura e attivando il mio istinto di sopravvivenza, facendomi correre ancora più forte.

“Corri, Lucy!” esclamo, invogliandola ad andare più veloce. Accidenti, in quale assurdo guaio ci stiamo cacciando per il bene del Satellite?!

Angolo Autrice

Ehilà, belli!

Sono stranamente riuscita a finire questo capitolo in tempo, avevo paura di dover posticiparne l’uscita di almeno un giorno… Ma comunque!

Avviso di servizio: la settimana prossima non aggiornerò la storia. Ho un esame alle porte e mi ci vuole almeno una settimana per prepararmi a dovere, dunque ci vediamo il 21 con il prossimo aggiornamento! ^^

La canzone di oggi è “Teeth” dei Five Seconds of Summer. Mi è venuta in mente per le scene di combattimento di Lucy (a proposito, vi è piaciuta la scena di azione? Mi ci sono impegnata molto u.u) ^^

E nulla ragazzi, datemi un “in bocca al lupo” per questo esame e noi ci sentiamo la prossima volta, tra due settimane! Bye! ^^

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Capitolo 26
*** Worldwide Torture//Essere osservati ***


Allen’s POV

“Cammina lungo il muro e non ti sporgere!”

Una rocambolesca fuga ha portato me e Crow a ritrovarci da soli, nella vecchia fabbrica… Chissà dove, però… Non riesco a capire dove siamo. Ogni corridoio sembra uguale all’altro, con le pareti grigie e le luci che a tratti mi danno l’impressione di trovarci in una discoteca.

Crow fa capolino da una parte e dall’altra, dandomi un cenno silenzioso con la mano. Possiamo andare avanti senza alcun pericolo. Diciamocelo, sarebbe stato più semplice uscire fuori e tornare a casa, ce la saremmo cavata con un inseguimento e adesso non rischieremmo la vita ad ogni respiro… Tuttavia, mi sono ripromesso di essere più coraggioso e di fare davvero la differenza per salvare il Satellite. In nome del posto in cui vivo, devo compiere questo sacrificio.

“Vorrei tanto sapere dove sono gli altri… Se stanno bene…” sussurro. Spero che anche loro siano riusciti a scappare dalle grinfie dei Naturia e si ritrovino nella nostra stessa situazione, a girare qui senza una meta.

“Non preoccuparti, Allen! Sono tutti in gamba e se la caveranno… Certo, sarebbe meglio trovarli il prima possibile, vorrei davvero avere la certezza che siano ancora vivi…” mi risponde Crow. “Sai, l’ultima volta che è accaduta una cosa simile abbiamo rischiato di non tornare tutti a casa…”

“Perché? Cosa è accaduto?” domando.

Crow esita, mutandosi. Non voleva che io glielo chiedessi?

“Preferirei non parlarne… Non ora.” taglia corto, ritornando a guardare dritto e fare attenzione a tutti i suoi. Bene, un ennesimo interrogativo… Sto iniziando a stufarmi del loro modo di non coinvolgermi nella loro vita. Certo, immagino che tante situazioni abbiano avuto una bruttissima influenza nella loro vita… Sono solo frustrato perché vorrei che facessero più affidamento su di me…

Un forte rumore mi riporta alla realtà. Mi giro, ma non c’è nulla… Solo il corridoio con tante porte… Le porte… Segue un altro rumore, ma questa volta anche un lieve movimento di una maniglia di uno dei tanti varchi mi fa capire che c’è qualcuno lì… Dentro quella stanza.

“Cazzo!” esclamo silenziosamente, mettendomi con le spalle al muro e nascondendomi. Prontamente, anche Crow fa la stessa cosa.

“Che è successo?!”

Gli spiego quello che ho visto e lui mi chiede su quale porta dovrebbe focalizzarsi.

“La seconda alla tua destra, a partire dalla più lontana.”

Spero che abbia capito, visto che si sporge stringendo gli occhi per cogliere l’obiettivo. Quel rumore continua, incessantemente. Facendo due più due, ho come l’impressione che ci sia qualcuno che sta provando ad uscire sfondando la porta… Perché una persona normale della banda dei Naturia dovrebbe comportarsi in quel modo?

Espongo il problema anche a Crow, che è d’accordo sulla mia teoria.

“Chiunque sia, dobbiamo tirarlo fuori di lì.” sostiene. A passo felpato, ci dirigiamo verso quella misteriosa entrata. Guardo in alto… E noto un dettaglio che avremmo dovuto verificare prima. Come diavolo ha fatto a sfuggirmi?!

“Crow, ci sono le telecamere!”

Il rosso si gira verso di me in un misto di confusione e terrore. La porta che finora non ha fatto altro che continuare a sbattere si spalanca con un colpo secco.

“Attento!” lo avverto, prima che una figura varchi quell’uscio e inizi a sparare. La sua mancanza di mira, per fortuna è dalla nostra parte, così ci gettiamo a terra e strisciando velocemente ci nascondiamo dietro una parete.

“Merda!” esclama Crow, inspirando ed espirando pesantemente con una mano all’altezza del cuore. Mi appoggio con la schiena al muro, ancora colto dalla paura di essere colpito.

“Che ci facciamo qui?!” domando. “Questione di meno di un minuto e ci ritroveranno!”

“È assurdo che quelle telecamere funzionino!” ribatte, ironico. “Una fabbrica in disuso da prima che nascessi, con gli impianti spenti da Dio solo sa quanto… però le telecamere funzionano ancora! Non ha senso!”

“Allora come faceva quel tipo a sapere che stavamo lì fuori?” sussurro, alzandomi in piedi.

“E io che cazzo ne so?!”

Sta perdendo la calma. Tipico di una situazione di stress. Non lo biasimo: siamo disarmati, probabilmente tracciati e circondati dai nostri nemici… Cos’altro potrebbe andare storto?!

“Potete continuare a nascondervi, ma siete solo un branco di inetti! Appena vi scopro farete una brutta fine!”

La voce rimbomba in tutta l’area. A questo punto, non sarebbe il caso di alzarci e fuggire? Magari cerchiamo di ritrovarci con i nostri compagni… Magari ci procuriamo un Jasper e lo mettiamo contro di lui, non lo so! Ma io-

“Non voglio stare qui!” do voce ai miei ultimi pensieri.

“Neanche io… Ma se scappiamo via… Dove andiamo?” domanda Crow. Intanto, i passi di quel tizio sconosciuto continuano a farsi sentire, seguiti da altri rumori di spari.

“Non lo so, rischieremmo di incontrare altri Naturia… Accidenti, se solo fossi-”

Fermi tutti. La mia mano tocca il mio fianco, dove, attaccata alla cintura, c’è la custodia di una pistola. Io sono armato!

“Sicuro di saperla usare?” mi chiede il capo, mentre prendo in mano l’arma e tolgo tutte le sicure di questo mondo. Gli dico brevemente che Jasper mi aveva dato qualche piccola indicazione, ma la verità è che devo ancora imparare molto… Almeno, rispetto a Crow, so maneggiare una pistola.

Non avrei mai pensato che sarei arrivato al punto in cui avrei dovuto maneggiare un’arma per difendermi da qualcuno… Eppure, in qualche modo, la cosa non mi fa sentire male… Dovrei avere paura di me stesso?

“Ok, allora…” inizia a dire il ragazzo dai capelli arancioni. “Non è il caso di toglierci dai piedi? Cerchiamo un’altra via, ti va?”

Un colpo di avvertimento mi fa capire che effettivamente scappare non è la cosa più saggia da fare in questo momento. Sparo a mia volta per fargli capire che sono armato, che non deve romperci le scatole in alcun modo.

Crow sussulta perché sono stato talmente veloce che non se lo aspettava. A giudicare da quello che sento, deve essersela fatta sotto e si è nascosto. Ho paura di sporgermi per controllare la situazione, per cui attendo… Ma prima o poi dovrò uscire allo scoperto! E a quel punto cosa farò? Premerò quel grilletto finché non avrò esaurito tutti i proiettili?

I miei pensieri vengono bruscamente interrotti da altri spari… Quel Naturia starà cercando di attirare la mia attenzione… No… C’è qualcun altro qui…

“È una mia impressione o pare che ci sia qualche altro malato di mente armato?”

Crow mi legge nel pensiero. Jasper. È qui!

Faccio capolino per vedere cosa sta succedendo… Il tipo che minacciava di farci fuori ha una folta chioma di capelli ricci e castani. Lo vedo solo di spalle, indossa una felpa e dei pantaloni neri. Usa la porta come scudo… Ho un’idea…

Osservo che lui sta dando più peso a Jasper, forse dimenticandosi che noi esistiamo. Magari, se mi avvicinassi lentamente a quell’uscio, sperando che Jasper si renda conto che ci sono anche io.

È l’unico modo che abbiamo per uscire da questa situazione del cavolo. La sua vista è oscurata dal rettangolo di legno dell’ingresso ad una stanza, quindi mi ritrovo dietro di lui senza che lui se ne renda davvero conto. Tira fuori il braccio sinistro con la pistola in mano (è mancino?) e senza pensarci troppo, mi butto con tutto il mio peso sulla porta, chiudendogli l’avanbraccio tra lo stipite e la porta stessa.

Lascia cadere immediatamente l’arma. Non so quanta forza io abbia impiegato, ma, a giudicare dalle sue urla di dolore e da quel “crack” molto inquietante, devo avergli spezzato l’ulna… O il radio… Ritrae il braccio, forse per reggerselo. Un po’ mi dispiace.

Crow accorre, sottraendogli l’arma. Tempo di alcuni secondi e spalanca l’uscio, forse ad usare la porta allo stesso modo in cui l’ho sfruttata io, e quindi vengo colpito alla testa. Il tempo di sbilanciarmi per non riuscire ad acchiappare in tempo il fuggitivo dei Naturia che sta scappando. Si allontana per alcuni metri e a questo punto avrei potuto mettere a segno un colpo di pistola, non per colpirlo, ma per spaventarlo… Se Crow non avesse iniziato a seguirlo…

“Dove credi di andare?!” gli urla, maneggiando pericolosamente quella semi automatica che ha in mano. Il riccio non si ferma, continua a correre tenendosi il braccio sinistro fisso sullo stomaco, retto dal braccio sano. Provo a tenere il loro passo ma sono troppo scattanti.

Riesco a raggiungerli solo quando Crow si getta su quel ragazzo e sono entrambi a terra, l’uno sull’altro. Naturalmente, il tipo si lamenta fortemente anche quando il rosso lo solleva mettendogli le braccia dietro la schiena.

“Così peggiorerai la situazione!” gli faccio presente.

“È un nemico, sai quanto me ne importa di un braccio rotto?” mi risponde lui. Ironico, visto che al Gran Prix mondiale dei Duelli Turbo non ha potuto partecipare ad alcuni duelli proprio perché si era fratturato la spalla…

Il ragazzo dei Naturia rimane in silenzio. Finalmente lo riesco a vedere anche in faccia: ha gli occhi nero pece, delle sopracciglia spesse ed un accenno di barba. All’apparenza, non può essere più giovane di me. Mi viene un brivido perché ho come l’impressione di averlo già visto… Ciò significa che è uno dei tre teppistelli che mi ha picchiato il primo giorno…

“Voi maledetti vermi…” impreca. “La pagherete cara per questo affronto!”

“Si, certo… Dicono tutti così…”

Una voce femminile si palesa dietro di noi. Mi giro e vedo i capelli azzurri di Anya, che fa girare tra le dita la sua pistola.

“Aspetta, sei stata tu ad aiutarci, prima?” le domando. Lei annuisce leggermente. Accidenti, ero convintissimo si trattasse di Jasper! “Per caso, sai dove siano gli altri?”

“Purtroppo nella fuga non ci ho fatto molto caso, ho solo notato che tutti i miei compagni hanno seguito quel corvino…” risponde annoiata. Crow annuisce ascoltandola.

“Quindi, Jasper a parte, non sai con chi siano Alyssa e gli altri?” domanda in seguito.

Anya risponde alzando le braccia. In ogni caso, spero che stiano bene. Lo spero vivamente, dal momento in cui sembrano tutti armati.

“Comunque, cosa ce ne facciamo di quel mingherlino?”

“Magari potrebbe rispondere ad alcune domande, non trovate?” fa un sorrisetto il capo.

“Sono d’accordo… Ma non qui… Magari ci potremmo mettere nella stessa stanza in cui si nascondeva…” propongo.

“Oh, certo!” acconsente Crow, trascinando il nostro ostaggio in direzione di quella maledetta stanza. “A proposito… Come hai fatto a sapere che stavamo qui fuori? C’entrano per caso quelle telecamere?”

“Tanto… Ugh… Non parlo…” borbotta il riccio.

“Certo che lo farai…”

Anya varca per prima la soglia.

“Ehm, ragazzi… Non siamo soli…” sussurra lei. Io e Crow ci mettiamo sull’attenti, mentre il Naturia sbuffa, non capisco se per il dolore o per il fastidio che prova stando con noi.

Anya, però, esce e ci fa cenno di entrare per vedere e giudicare la situazione. Difatti, è vero… Non siamo soli… Ci sono tre persone imbavagliate e legate dietro la schiena, due in ginocchio ed uno sdraiato sul fianco, legato anche per le caviglie. Hanno tenuto in ostaggio delle persone… Come diavolo gli è venuto in mente?!

“Perché lo avete fatto?!” domando a quel ragazzo con rabbia.

“Perché loro sono i Mist Valley, Allen.” risponde Crow.

 

Lucy’s POV

Mi sono stancata di correre. Mi sono stancata di scappare. Sembra quasi che io stia solo ritardando il mio dovere. No, cavolo, dovrei combattere… Ma ce la farei con solo la mia forza? Qui quasi tutti sono armati. Dannati Vylon, sono una costante spina nel fianco per noi e il fatto che siano riusciti a convincere i Naturia a passare dalla loro parte… Non so cosa sia peggio, se il fatto che li abbiano chiamati ad unirsi a loro oppure il fatto che i Naturia abbiano accettato.

Fa freddo, eppure sento ogni singola goccia di sudore che mi imperla la fronte. Io e Tom abbiamo girato per gran parte dell’edificio e abbiamo ottenuto finalmente un po’ di silenzio. Nessun altro sparo, siamo soli.

“Fermiamoci un attimo.” rallento fino a fermarmi, appoggiandomi ad un muro per riprendere fiato. Tom si mette la mano sullo stomaco e fa respiri profondi.

“Fortunatamente siamo abbastanza atletici da resistere ad una corsa prolungata…” commenta Tom, ridendo. “Ho avuto paura che ci sparassero…”

“Non abbassiamo la guardia. Tecnicamente, non siamo ancora fuori pericolo…” gli faccio presente. “Il tempo di riprendere un attimo fiato e poi cerchiamo gli altri, così vediamo cosa potremmo fare…”

“La linea telefonica è stata ripresa… Potremmo tentare di contattarli, anche per capire se stanno bene…”

Tom… Ammetto che nella sua ingenuità è spiritoso…

“Beh, dubito che presterebbero attenzione ad un messaggino, ora che siamo accerchiati dai Naturia…”

Faccio una pausa per riflettere.

“Sperando che ci siano solo i Naturia e non anche qualche altra banda alleata ai Vylon…”

“Se non i Vylon stessi…” aggiunge sottovoce Tom. “In ogni caso, vediamo cosa possiamo fare. Andiamo?”

Si, andiamo. Iniziamo ad incamminarci lungo i corridoi, osservando attentamente ogni singolo angolo. Ci capita di districarci tra numerosi corridoi, come se fosse un labirinto. Cerchiamo di essere prudenti e di non fare troppo rumore, d’altronde non vorremmo essere scoperti…

Le nostre tattiche di furtività, però, non funzionano. Il tempo di affacciarmi e vedere la faccia del ragazzo dai capelli neri e occhi verdi di prima, quello che era armato di pistola sulle scale, fissarmi. Quell’attimo in cui i nostri sguardi si sono incontrati… Mi è sembrato lungo un’infinità di tempo, quando alla fine è stata solo questione di pochi secondi, forse anche meno di un secondo. Non ho avuto il tempo di reagire, di provare a scappare. Lui era già lì, pronto ad aspettarci… Altrimenti non mi spiego come abbia fatto ad essere così rapido da afferrarmi per un braccio, stringermi forte a lui e bloccarmi il respiro con l’interno del gomito mentre qualcosa di metallico mi toccava la tempia.

“Arrendetevi o la sparo.” sussurra. A nulla serve che io lo strattoni, è stato più furbo di me… Anzi, quanto me… Ha adottato la stessa tattica che avevo usato anche io per annientare le sue guardie. Maledizione, mi sento fregata.

Tom non sa cosa fare. Mi guarda preoccupato, ma riesco a percepire in lui la volontà di soccorrermi. Eppure, io ho una pistola puntata alla testa e se Tom facesse anche un solo passo, un proiettile mi finirebbe nel cervello. Piano, calma, Lucy… Non lasciarti prendere dal panico e trova un modo per tirarti fuori da quella situazione.

Porto in avanti la testa e di scatto colpisco il ragazzo in faccia con una craniata, talmente forte che ho il tempo di abbassarmi per liberarmi da quella presa ed afferrargli il polso e ruotarglielo. L’indice della sua mano preme il grilletto. Per un attimo mi spavento, ho la paura che possa avermi colpito o che abbia preso in pieno Tom, ma si tratta di una semplice paranoia poiché il mio amico riesce a percuotere il ragazzo dei Naturia con un gancio destro, dritto in faccia.

Peccato che non gli basti quello. Con il naso sanguinante tenta di rialzarsi, venendo bloccato da Tom che si getta su di lui prendendolo a pugni ancora e ancora. Il Naturia si ribella mettendogli le mani in faccia, in un tentativo di distrarlo e accecarlo per scappare o attaccare ancora. Gli sporca la faccia con il suo stesso sangue.

“Cedric…” sussurra lui. “È il mio nome. Ricordatelo bene, perché sarà il nome del tuo assassino!”

“Non ci pensare nemmeno, brutto traditore del Satellite!” ribatte Tom. In qualche modo, Cedric riesce a spostare il proprio peso e piombare a cavalcioni su di Tom, stringendogli la gola tra le mani.

“Traditore è colui che non vuole seguire la forza dirompente di noi Vylon!” puntualizza Cedric, con gli occhi iniettati di sangue. Devo fare qualcosa oppure Cedric strozzerà Tom! Mi slaccio la cintura e con quella tiro via il ragazzo per la gola, facendolo cadere all’indietro e liberando il mio amico dalla sua stretta.

“Voi non siete Vylon, siete i Naturia e non eravate così prima di incontrare quei demoni!” gli dico. Sento Tom tossire…

Cedric mi prende una gamba e me la tira, facendomi cadere a terra e sbattendo su un fianco. Ora è su di me, con il pugno chiuso intento a spaccarsi sulla mia faccia ma io sono più rapida di lui e gli do una gomitata. Lo spingo via e mi rimetto in piedi, con le mani serrate e pronte a colpire, se necessario. Ho deciso di non fare tutto subito, ma di attendere… Aspettare che lui mi attacchi così posso bloccarlo, esattamente come facevo con il mio maestro, come mi ha insegnato. Forza, vieni qui…

Si rialza e fulmineo stende il braccio per darmi un pugno. Che idiota, in questo momento non si ricorderà nemmeno come si fa a botte, visto che i suoi movimenti sono goffi. Da questo, mi viene difficile comprendere il perché i Naturia si siano voluti invischiare in questa stupida lotta tra bande e mi chiedo come abbiano fatto i Vylon ad affidare loro delle armi… Un momento, io ho disarmato il ragazzo… Ma la sua pistola, dov’è?

Al momento, però, sembra che gli interessi di più lottare con me, anche se non c’è una singola volta in cui riesce a colpirmi. Evidentemente le mazzate che ha preso prima devono averlo stordito alquanto…  Mantengo gli avanbracci fissi sul petto, in difesa. Ad un certo punto mi stanco di quella situazione e gli do un cazzotto così forte che vedo la sua testa girarsi di lato e il corpo seguire la sua direzione, accasciandosi a terra.

“Ops…” faccio io. “Beh, dovrebbe bastare per noi… Abbiamo il tempo di andarcene da qui e cercare i nostri amici…”

Mi avvicino al biondo, che nel frattempo si è rimesso in piedi tenendosi la gola.

“Tutto bene?” gli domando, mettendogli una mano sulla spalla.

“Certo…” mi sorride, con voce roca. “Sono contento che stiamo entrambi bene… Ora cerchiamo anche gli altri!”

“Assolutamente!”

Ricominciamo il nostro giro di perlustrazione, non prima di aver legato Cedric per le mani e le caviglie (con la cintura che Tom ha messo a disposizione), lasciandolo lì. In tutto questo, continuo ad avere il dubbio su come abbia fatto Cedric a sapere dove ci trovassimo…

Sollevo lo sguardo e la risposta è lì, in un angolo che unisce due pareti. C’è una telecamera.

 

Angolo Autrice

Ciao ragazzi! Vi sono mancata? :’)

Ho finalmente dato quell’esame che mi ha stoppato per due settimane (per farvi capire, ho completato il capitolo in questi tre giorni, oggi compreso… Di solito mi prendo una settimana per finire il capitolo ^^’), anche se vi avverto che almeno a metà giugno dovrò di nuovo fermarmi per un mese per la preparazione di un altro esame (dopodiché non mi prenderò più pause a meno che non andrò in vacanza, cosa che in realtà spero xD).

Comunque, vi faccio presente una piccola novità che potete vedere tra i capitoli 2 e 7, ovvero… I volti degli OC principali! In pratica, tutti i membri della banda! Sono volti realistici, non anime (nella mia testa non li riesco ad immaginare in altri modi), che ho realizzato grazie ad un sito che si chiama Artbreeder, che vi fa modificare volti preesistenti a vostro piacimento (è l’unico modo che ho per farveli vedere, non so disegnare xD). Le foto sono un po’ messe a caso alla fine dei capitoli perché devo ancora capire come funziona, sta di fatto che almeno ci sono e potete visualizzarle. Quando avrò tempo, risolverò il problema di collocazione nella pagina ^^’

Pianifico di fare i volti anche di altri OC secondari perché mi diverto un botto ad usare quel sito u.u In ogni caso, vi farò sapere se ne aggiungerò altri e in quali capitoli ^^

Termino le note con la canzone di oggi, “Worldwide Torture” di Jazmin Bean. Mi ricorda un po’ Lucy ^^

E nulla ragazzi, mi scuso anche se non ho ancora risposto a tutte le recensioni o non ho recensito le vostre storie, una relazione su Word e tanti ma tanti scleri mi hanno impedito anche di vivere ^^’

Ci sentiamo alla prossima, ciau! ^^

EDIT del giorno dopo: Ho risolto il problema di collocazione delle immagini, adesso dovrebbero vedersi tutte allineate alla sezione Angolo autrice, sul lato sinistro! ^^

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Capitolo 27
*** Painkiller//Assalto imminente ***


Allen’s POV

I Mist Valley! Ma allora…

“Dobbiamo liberarli!” faccio io, vendendo trattenuto da Anya, che mi afferra per la giaccia.

“Un attimo, dobbiamo verificare di essere gli unici.” mi dice, rivolgendosi poi al ragazzo Naturia. “Tu, mingherlino. Eri l’unico a sorvegliare i Mist Valley?”

“Oh, chissà…” sghignazza lui. Una ragazza dai capelli rossicci, di lunghezza media, e occhi castani, vestita con un crop top a maniche lunghe a quadri e un paio di pantaloni della tuta in acetato, seduta su una sedia, legata e imbavagliata, emette alcuni lamenti. Attirando la mia attenzione verso di lei, annuisce.

“C’eravate solo voi?” le domando. Lei annuisce nuovamente. A questo punto, procedo a liberarle almeno la bocca da quel nastro adesivo color grigio. Appena ha la possibilità di parlare, fa un bel respiro e, con voce tuonante, non si risparmia alcun insulto.

“Fottuti cagasotto che non siete altro! Dovevate allearvi con i Vylon per combinare qualcosa nella vita! Feccia del Satellite!” esordisce, rivolta al giovane col braccio rotto.

“Gyda, fa’ silenzio, cazzo!” la rimprovera Crow. A quanto pare, si conoscono. Probabilmente Crow saprà i nomi di tutti i Mist Valley qui presenti.

“Sono stata zitta tutto questo tempo, adesso finalmente posso esprimermi e sputare in faccia a quel tipo!” continua, rabbiosa. “Ricciolino, dico a te! Liberami almeno le braccia così che io possa distruggergli quella faccia da culo che si ritrova!”

Si rivolge a me mentre libero le labbra ad un ragazzo dal volto asiatico, con occhi di un profondo nero e capelli corti e lisci dello stesso colore, salvo per una frangia che gli copre la fronte blu elettrico. Indossa una camicia verde smeraldo e un paio di pantaloni aderenti neri. Ne manca solo uno, dopo di lui, che è addormentato su un fianco… Mi assicuro che sia ancora vivo. Ha una brutta ferita tra i capelli, la quale ha tinto un’area abbastanza larga del suo capo di rosso, comprese alcune ciocche che naturalmente, altrimenti, erano di un biondo chiarissimo, quasi bianchi. Per fortuna, sembra che respiri ancora. Anche lui, stessa cosa: gli tolgo quel nastro adesivo dalla bocca.

“Farei dopo le presentazioni, comunque… Allen, Anya.” dice Crow, indicandoci con il capo mentre sta facendo sedere il nostro avversario sulla sedia (quasi spingendolo). Congiunge i suoi polsi dietro lo schienale, facendolo imprecare per il dolore, e prende uno dei rotoli di scotch che era su una cassa per tenerglieli fermi lì. Arrivo in suo aiuto prendendo un altro rotolo (sempre sulla stessa cassa) e legandogli le caviglie. Anya, intanto, procede alla liberazione dei Mist Valley. “La ragazza, come già detto, si chiama Gyda. L’altro è Garren, mentre il giovane addormentato dovrebbe essere… Lucian, se non sbaglio.”

“Prometti che non farai azioni avventate se ti libero?” domanda la ragazza degli XX-Saber a Gyda, ricevendo un piccolo verso di assenso. Peccato che, una volta ritrovatasi in piedi e completamente svincolata da qualsiasi impedimento, provi a gettarsi sull’idiota dal braccio rotto.

“Gyda!” esclama Crow, afferrandola appena in tempo. Questa protesta, dando pugni sulla schiena al mio capo.

“Dai, cazzo, morivo dalla voglia di dargli un pugno!” si lamenta, allentando la presa di Crow con una spinta delle braccia.

“Un po’ di autocontrollo, tu sei il capo dei Mist Valley. Non dare il cattivo esempio ai tuoi compagni!” la rimprovera Crow. “Altrimenti la vedi quella brutta faccia? Non ci dirà niente!”

“Che cosa vi servirebbe sapere?” si intromette Garren. “Noi abbiamo alcune informazioni raccolte durante la nostra prigionia qui, per cui…”

“Tipo, come ha fatto questo scemo a capire che noi fossimo qui?” lo interroga il ragazzo dai capelli arancioni. “Di certo non vede attraverso le porte…” fa una pausa per rivolgersi a me. “Allen, potresti controllare che Lucian stia bene?”

“Affermativo!” gli rispondo, già accovacciato vicino a lui. Ha ricevuto una bella botta, ma dovrebbe riuscire a riprendersi. Magari con alcuni schiaffetti sulla guancia. A me si affianca anche Gyda che, da buon capo qual è, vuole assicurarsi che il suo compagno non sia gravemente ferito.

“Crow, non hai visto le telecamere fuori? Questi qui hanno un dispositivo che permette loro di collegarsi alla telecamera che preferiscono e vedere tutti i movimenti…” gli spiega Garren, rovistando nella tasca per tirare fuori un aggeggio simil telefono di ultima generazione che però, come unica opzione, pare possedere solo la capacità di ricevere una trasmissione video. Mostra a tutti quello che il Naturia vedeva… Non c’è dubbio, si tratta dell’esterno della stanza.

“Bella la furbizia dei Vylon, eh?!” commenta Gyda.

“Io mi preoccuperei su come abbiano ottenuto queste strumentazioni…” sussurra Crow, piegandosi sulle ginocchia per incontrare il volto del membro dei Naturia. “Tu per caso sai qualcosa?”

Lui scuote la testa, increspando le labbra.

“Lo so che richiedere un minimo di serietà da parte tua è difficile, però potresti rispondere per davvero?” si aggiunge Anya.

“È quello che sto facendo! Non ho la minima idea di come i Vylon abbiano avuto le telecamere e i dispositivi simili a quello che il ciuffo d’erba arancione ha in mano!” ribatte.

“Spiritoso… Ma facciamo che io ti credo.” risponde Crow. “Sono cose che vanno chieste direttamente ai Vylon, visto che sono i diretti interessati.”

Lucian, intanto, si desta. Fa dei movimenti lenti quando avvicina la sua mano alla tempia e dalla sua gola escono lamenti di dolore.

“Piano…” gli dico. Apre gli occhi, rivelando le iridi blu notte.

“Stavo dormendo così bene…” borbotta, mettendosi a sedere. Non dovrebbe essere più giovane di me. In ogni caso, sembra essere perfettamente cosciente.

“Tutto bene?” gli domando. Lui mi guarda confuso, poi rivolge lo sguardo a Crow e annuisce, capendo che io sono un suo alleato.

“Mi gira la testa, ma nulla di che…” afferma lui.

“Come hanno fatto a prendervi?” chiede Anya.

“Non ne ho la più pallida idea, ricordo solo un colpo fortissimo in testa e una caduta… Poi un black out…”

“Ve lo racconteremo un’altra volta, ora dobbiamo uscire di qui!” dice Gyda, frettolosa. “Il signorino qui presente ha allertato i suoi alleati, più forti di loro…”

“I Vylon stanno arrivando?!” domando, impaurito. Non li ho mai incontrati, tuttavia le storie che mi hanno ripetuto più volte mi hanno fatto capire che sia meglio stargli lontano.

“Esatto!”

“Dobbiamo trovare i miei compagni!” esclama Anya, uscendo dalla stanza e facendoci cenno di seguirla con la mano.

“Anche i nostri…” sussurra Crow, preoccupato. Dà uno sguardo al ragazzo dei Naturia. “Tu rimarrai qui. Auguro al tuo braccio una buona guarigione!”

“Fottiti.” gli risponde, irritato da quell’impertinenza.

 

Ruby’s POV

“Ci siamo!”

Io e Alyssa non abbiamo fatto altro che correre, in cerca dei nostri amici. Ormai le pareti sembravano tutte uguali e pareva che noi avessimo percorso anche più di dieci volte lo stesso corridoio. C’è da perdersi qui… Nonostante tutto, un’uscita di emergenza diventa per noi motivo di speranza. Magari Lucy e gli altri staranno fuori, saranno riusciti ad uscire! Non ci resta che scoprirlo!

“Spero solo che non si attivi l’allarme…” sussurra Alyssa, abbassando il maniglione per aprire la porta. Fa più di un tentativo, ma non sembra funzionare. “Dannazione, che palle!”

Prende la rincorsa e si getta sull’uscio, spingendo con il corpo anche il maniglione.

“Aspetta, ti aiuto io!” le dico, mentre indietreggia.

“Al tre!” mi dice. “Uno…”

“Due…”

“Tre!” esclamiamo all’unisono, sbattendo entrambe su quella superficie metallica e riuscendo finalmente a trovarci fuori dall’edificio. In realtà, dal terreno ci separano due rampe di scale antincendio di cui non mi fido molto. Quando ero piccola, le scale mi facevano molta paura. Ero solita cadere da quei gradini dopo essere stata spinta giù… La voglia di sapere se i nostri compagni sono qui fuori, però, è più grande della paura, perciò nemmeno ci penso più di tanto quando il mio piede compie un piccolo affondo che mi fa perdere momentaneamente l’equilibrio e aggrapparmi a Lyssa.

“Ehi, attenta!” mi prende al volo, fermandosi per assicurarsi che io stia bene.

“Non preoccuparti, andiamo!” le dico, prendendola per un braccio e invitandola a proseguire. Finalmente ci troviamo al piano terra! Sono stata brava a superare questa paura?

“Ora non resta che cercare gli altri...” comunica la mia amica. “Vogliamo vedere se sono tornati nel posto in cui abbiamo aspettato che Lucy facesse il lavoro sporco?”

“Si può fare!” le sorrido, anche se non so quanto riesca a vederlo. È buio e fa veramente freddo qui, con il vento gelato che peggiora la situazione. Mi stringo nelle braccia mentre ci incamminiamo verso il luogo designato, passandomi le mani sulle spalle e alternando con dei respiri tra di esse per scaldarmi anche il naso. Funziona sempre, anche se per poco.

D’altra parte, Lyssa non sembra soffrire il clima rigido. Cammina spavalda, o almeno così la vedo. Nonostante abbia l’apparenza da dura, mi dà davvero tanta tranquillità. Sarà che mi sento più protetta con lei che con gli altri…

“Credi che ci stiano cercando?” le domando.

“Lo spero… Sarà che siamo tanti ma, come hai potuto vedere, ci siamo dovuti separare tutti e questo non è un bene…” commenta. “Forse introdurci qui è stato un po’ troppo avventato…”

“Che intendi dire?”

“Beh…” si scosta una ciocca di capelli dal viso e la sistema sotto il berretto nero. “È stato rischioso… Abbiamo beccato solo due di loro, anche se, a giudicare da tutto il trambusto che abbiamo sentito, sicuramente erano molti di più…”

“In effetti hai ragione… Però… Cosa potevamo fare, altrimenti?” le dico. “Non mi piace starmene con le mani in mano, già mi sento un peso per voi…”

“Perché credi ciò?”

“Non sono brava a fare nulla… Insomma, voi sapete sparare, combattere, guidare, curare… Io, invece? Al massimo so cucinare dei biscotti…”

Confesso che era da tempo che mi sentivo un po’ insicura sul mio ruolo nella squadra. Vedo gli altri e automaticamente faccio un confronto con le mie abilità. Non sono nulla in confronto a loro.

“Dei biscotti che noi e altri bambini apprezziamo tantissimo, in questi tempi.” ribatte la mia amica. “Fidati, tu fai molto più di quello che credi. Metti tutti di buonumore e, come sai, non è l’epoca d’oro del Satellite, questa… Aggiungo che ti fa molto onore avere comunque deciso di rischiare il tutto per tutto per salvare questo posto. Basta questo per renderti, ai miei occhi, una persona cazzutissima.”

Mi fa un leggero sorriso mentre proseguiamo lungo la strada che ci riporta indietro.

“E poi, se c’è qualcosa da imparare, perché non chiedi agli altri di insegnarti?” propone. “Guarda Jasper, ad esempio: ha proposto ad Allen di insegnargli qualche trucco su come usare una pistola. Se vuoi, io sarei disposta a darti delle lezioni di guida, ti va?”

Annuisco energicamente. Ha ragione, devo mettermi in gioco.

“Io so disegnare… E se io facessi dei manifesti per convincere la gente ad allearsi alla causa?” domando.

Alyssa storce un po’ il naso.

“Sarebbe un’idea fantastica, però la vedo una mossa un po’ rischiosa… In questo contesto, è illegale avere ideologie politiche differenti… Se la polizia vedesse quei manifesti, indagherebbe più a fondo e rischieremmo di farci scoprire tutti…” sussurra Alyssa.

“Accidenti, hai ragione…” sospiro.

“In ogni caso, non escluderei questa tua iniziativa! Magari ne parliamo con il capo e gli altri quando torneremo, che ne pensi?”

“Certo, vale la pena tentare!” esclamo.

“Mi pare di avere capito che il vostro proposito è tornare a casa…”

Mi si gela il sangue. A parlare non è stata Alyssa e di certo quelle parole non sono uscite dalla mia bocca.

“Sono stata qui ad ascoltarvi tutto il tempo, perché mi piace farmi i fatti degli altri… Ma ora mi sono stancata!”

Io e Alyssa per istinto ci guardiamo intorno, finché una figura non esce dalla penombra, accanto al muro.

“Mi dispiace darvi questa comunicazione… Ho un annuncio da farvi.”

La poca luce riflette su una lama in corrispondenza di una mano guantata, mentre i lineamenti del volto diventano più chiari alla mia vista. È la ragazza armata di coltelli da lancio che ci ha accolto al nostro ingresso nella struttura.

“Io, Nefeli dei Naturia, farò in modo che il letto su cui dormirete questa notte sarà quello di morte!”

 

Jasper’s POV

BANG! Ennesimo sparo per l’ennesimo membro dei Naturia che mi trovo a colpire con un proiettile. In questi casi, mi dovrebbe dispiacere per la loro possibile fine, eppure ho perso la capacità di provare compassione per chiunque non mi appartenga da tempo. O forse non ho mai avuto veramente compassione, sin da quando sono venuto al mondo.

“Cavolo, Jasper, sei fortissimo!” esclama Strong, che finora non ha combinato proprio nulla se non nascondersi dietro di me. Come se io fossi tenuto a fargli da scudo umano. Ah, che odio. Se solo quel giorno in cui Crow e gli altri hanno convinto gli X-Saber (che poi hanno anche cambiato nome…) ad unirsi a noi… si fossero fatti i cazzi propri… Beh, devo riconoscere che può essere una mano in più, d’altronde Draven sembra che ci sappia fare. Non gli ho dovuto affatto comunicare di sparare a qualsiasi telecamera che vede, lo ha fatto lui in automatico.

È difficile capire dove ci troviamo. L’unico indizio che abbiamo per valutare se siamo già passati per una determinata zona sono i resti di quegli aggeggi elettronici che abbiamo eliminato, sparsi sul pavimento come briciole di pane.

“Sembra che non ci sia nessuno…” afferma Draven. “Cosa si fa?”

“Continuiamo a girare finché non troviamo qualcosa di interessante.” dico.

Prima di proseguire, vado sempre avanti e mi assicuro che non ci sia alcun pericolo, poi faccio loro cenno con la mano di seguirmi. Qui, ad esempio, non ci siamo ancora stati. Senza pensarci, sparo alla videocamera che ci stava riprendendo. Sto davvero iniziando a pensare che questi Naturia siano dei fottuti maniaci…

Elliot si ferma, toccandosi la tasca dei suoi pantaloni come se avesse perso qualcosa. Poi tira fuori il cellulare.

“Fai sul serio?! Ti sembra il momento di leggere i messaggini del tuo fidanzato?!” gli domando con rabbia. Devo interrompermi, però, perché anche a me arriva una notifica.

“È Anya… Mi ha detto che sta con Crow, Allen e… I Mist Valley!” risponde il ragazzo pieno di piercings. Mi ritrovo a prendere in mano anche io il cellulare per leggere ed effettivamente mi viene detta la stessa cosa da Crow. Qualcosa non mi torna, però… Cioè, i Mist Valley… Avevo capito che quelli fossero stati uccisi! Ah, dannata Alyssa, ed io che le credo ancora!

“Ci hanno detto di uscire immediatamente dalla fabbrica…” osserva Draven. “Perché?!”

“Non lo so, ma qualcosa mi dice che la situazione è grave…” ipotizza Strong. “Se ci hanno scritto di uscire con un sms…”

“Beh, seguiamo quello che ci viene detto.” sussurro. “E nel caso in cui fosse una trappola…”

Già che ci sono, ricarico la pistola. Ora… Non resta che trovare un’uscita.

 

Alyssa’s POV

La faccia di quella ragazza è davvero antipatica. Sembra una che se la tira tantissimo solo perché ha dei coltelli in mano e noi no. Oppure crede di essere figa, ma il fatto che non stia dalla nostra parte la rende automaticamente una brutta stupida.

“Alyssa…” sussurra Ruby. Lei, naturalmente, è molto spaventata. La guardo negli occhi per farle capire che andrà tutto bene, che lasciasse fare a me. Io faccio un passo davanti alla mia amica, mentre la stronzetta dei Naturia si avvicina, minacciosa.

“Non mi fai paura.”

“Non conta farti paura, conta il tempo necessario per tagliarti la gola.” ribatte. Sento una vena di tremore nella sua voce. Continuo a provocarla.

“Con quei cosi? Dei coltelli in plastica usa e getta sono più taglienti.” affermo.

“Questi “cosi” sono affilatissimi. Non sottovalutarne la potenza.”

“Chi te li ha regalati? Lo sugar daddy?” ridacchio. Pesta un piede con forza, come se volesse avanzare per farmi paura o gettarsi su di me. Non si lascia intimidire. Il suo sguardo furioso, fermo su di me, si sofferma sulla ragazza alle mie spalle. Ruby!

“Eh, no! C’ero prima io!” la afferro di riflesso prima che mi spintoni per colpire Ruby. Per fortuna riesco nel mio intento, buttandola a terra con il mio peso. L’impatto del mio corpo sull’asfalto è abbastanza doloroso, eppure non dimentico che devo difendere Ruby.

“Va’ via!” le urlo, mentre trattengo il polso della ragazza che voleva affondarmi nel petto. Non do alcuno sguardo alla mia amica, non mi posso permettere di distrarmi, altrimenti qui ci resto secca io e probabilmente anche Ruby. Almeno lei, deve scappare! Ma non lo fa, sembra che le sue gambe siano diventate di pietra.

“Ruby!” le urlo, mentre Nefeli cerca ancora di liberarsi dalla presa facendosi forza con l’altro braccio, che io blocco. Ora trattengo entrambi i suoi arti ed è come se stessimo facendo una gara a braccio di ferro.

Dopo la mia esclamazione, finalmente Ruby mi dà ascolto e, con un verso preoccupato, si allontana.

“Perché ti sei intromessa?!” digrigna i denti la ragazza dal caschetto scuro, mentre fa forza con le braccia. Non si arrende, ma nemmeno io. Anche se non ce la faccio più e vorrei solo mollare la presa. Ma se lo facessi… Prima ci scherzavo su quelle lame, ma le mie erano solo provocazioni. Quando mi sono vista il coltello passarmi accanto ho seriamente temuto per la mia vita. Si era trattato solo di un istante, poi avevo visto gli altri fuggire e li ho seguiti senza nemmeno pensarci.

Mentre c’è una vera e propria battaglia a chi cede per prima, inizio a sentire dei suoni che si diffondono nell’aria. Suoni di spari, davanti e dietro di me, a destra e a sinistra. Non riesco a capire da dove provengano, so solo che io avevo detto a Ruby di scappare. Il panico, ecco cosa si instaura in me. La paura che uno di quegli spari lo abbia ricevuto lei prende il sopravvento sulla mia ragione. A questo punto, diventa automatico lo spostamento del mio viso nella direzione in cui Ruby è scappata, vedendo qualcuno che dirige i propri colpi di arma nella mia direzione. Oltre a lui, la figura in controluce di Ruby è lì vicino.

Il sollievo è enorme. Quello deve essere Jasper, a giudicare dal fatto che Ruby si sia messa dietro di lui. Sono talmente rasserenata che non mi rendo conto di quanto ho allentato la presa sul polso di Nefeli. Me ne accorgo solo quando un dolore lancinante investe la mia coscia sinistra e vedo la lama del coltello conficcata proprio lì.

 

Angolo Autrice

Ciao ragazzi! Lo so che vorreste conficcarmi anche voi un coltello nella coscia per avere finito il capitolo in questo modo ^^’

Nulla da aggiungere, vi lascio solo con la canzone del giorno che è “Painkiller” dei Judas Priest!

Con il capitolo, ci vediamo la settimana prossima! Per le recensioni arretrate, in questi giorni conto di passare da voi, garantito! Anche se vorrei anche portarmi avanti con la storia visto che fra due settimane avrò un piccolo impegno che mi terrà impegnata un paio di giorni. E non dimentichiamoci che mi manca un esame che richiede un botto di impegno ^^’

Ciauuu! ^^

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Capitolo 28
*** Panic Attack//La fuga ***


Jasper’s POV

Degli spari e un urlo. Questo è tutto quello che le mie orecchie hanno sentito. Appena ho varcato la soglia di un’uscita nascosta assieme al resto degli XX-Saber hanno iniziato a prenderci di mira in una pioggia di spari. Quei pochi che sono riuscito a vedere li ho colpiti in pieno e probabilmente uccisi, gli altri non sono riuscito a comprendere bene dove fossero. Soprattutto perché ho visto Ruby, la mia compagna, avvicinarsi a me di corsa, colta da un’ansia distruttiva. Ha iniziato a sbiascicare parole senza senso.

“Che sta succedendo?” le domando di getto. Lei si pone alle mie spalle, tremante. Guardo davanti a me e sento un grido di dolore, un lamento breve ma così acuto che per un attimo distrae la mia concentrazione.

“Alyssa!” urla Ruby. Alyssa? Quella stupida è lì?!

“Non dirmi che devo salvarla io…” faccio. Non ottengo alcuna risposta dalla biondina. Si dice che chi tace acconsente, quindi non me lo faccio ripetere due volte. Man mano che vado avanti, le figure diventano più distinguibili. Al centro della strada, infatti, c’è la ragazza dei Naturia che ha accoltellato Alyssa. Lo vedo chiaramente, quel coltello nella gamba della darkettona, e lo vedo ancora meglio quando con alcuno sforzo la nostra avversaria glielo sfila via, senza alcuna pietà. Perché lei lo sapeva che se lo avesse mantenuto lì, Alyssa non avrebbe rischiato di perdere troppo sangue. Lei lo sapeva. Bastarda… Glielo devo riconoscere, è furba.

Non ho scelta, mi tocca spararle. Mi tocca anche usare il mirino laser perché non ci vedo un cazzo. Distinguo poco le figure e voglio assicurarmi che io non spari ad Alyssa, anche solo per un colpo a vuoto. Poi ci ripenso… No, rischierei solo di peggiorare la situazione per la mia compagna. Quella tipa è pericolosa con il coltello in mano e se dovessi farle male, un riflesso involontario potrebbe portarla a trapassare la gola di Alyssa con quella lama. Non mi trovo nemmeno nelle condizioni di sparare alla mano che circonda quell’arma.

Non mi resta che avvicinarmi…

“Lasciala andare!”

Ora che sono più vicino, distinguo meglio quello che sta succedendo. La ragazza dei Naturia si è posizionata sopra la mia compagna, con un piede sopra il suo braccio per tenerla immobile e il coltello accanto alla gola della malcapitata. Vedo del sangue uscire copiosamente dalla sua coscia… Devo fare in fretta.

“Oh, sono arrivati i rinforzi, vedo!”

La ragazza dal caschetto si gira verso di me, assottigliando lo sguardo. Senza pensarci troppo, lancia la lama che aveva sulla trachea di Alyssa verso di me. Non mi centra in pieno, dato che mi sposto velocemente di lato, eppure riesco a sentire del bruciore sul polpaccio. Deve avermi fatto un taglio lieve… Per lo meno non mi ha preso in pieno.

“Non ho finito con te!”

Dalla sua cintura ne prende un altro, che di nuovo mi lancia. Questo, invece, lo evito senza problemi. La vedo tastarsi lo stomaco, alla ricerca di un altro coltello che, apparentemente, non trova. È il mio momento per reagire e scattare e permettere ad Alyssa di fuggire… Ma quest’ultima è arrivata prima di me.

“Principiante…” sussurra, prima di infilare con tutta la sua forza una delle lame nella sua gola. La Naturia apre gli occhi di scatto, emettendo rantoli di soffocamento. La sua forza la abbandona lentamente, mentre cade sopra la dark, che tenta di scrollarsela di dosso. La aiuto, anche a rimettersi in piedi, dandole la mano e tirandola su. Quella ragazza morirà… Tanto vale darle ora il colpo di grazia, è il minimo che io possa fare… Per quanto sia una nemica, alla fine è solo una vittima della situazione in cui ci troviamo. È stata influenzata negativamente e questo l’ha portata a ricevere un coltello, la sua stessa arma in gola.

Alyssa ha un sussulto e si gira dall’altra parte non appena, con uno sparo in testa, pongo fine alle sofferenze di quella giovane.

“Lo ammetto, non me lo aspettavo.” commento, allontanandomi da lei. “Che tu avessi il coraggio di difenderti in quel modo, intendo…”

“Non avevo altra scelta…” si giustifica lei, dolorante. Abbasso lo sguardo verso la sua gamba e vedo che il rosso cremisi del sangue, nonostante lei indossi pantaloni scuri, si nota eccome. Non è un buon segno.

“Dobbiamo farti chiudere quella ferita. Non ho intenzione di sentire Crow urlarmi contro perché abbiamo temporeggiato su una cosa simile.” le dico, iniziando a correre verso la direzione in cui si dovrebbero trovare Ruby e gli XX-Saber.

“Si, cert- Argh!”

Ci ha provato a tenere il passo con me, ma evidentemente il dolore alla gamba deve essere invalidante. Non solo per lei, ma anche per me…

“Ah, che palle…” impreco. “Sali sulla mia schiena.”

Mi metto davanti a lei, di spalle, e mi abbasso per permetterle di salire. Lei alza la gamba, aggrappandosi… Nel frattempo, gli spari che sentivo in lontananza si avvicinano… Dobbiamo andarcene via, e in fretta. D’altronde, cosa diceva quel messaggio di Crow? Che dovevamo uscire dalla fabbrica… Andarcene via…

“Forza.” dico, con Alyssa sulle spalle. Mi incammino, con la velocità che mi è consentita con questa zavorra addosso, raggiungendo anche Ruby, la quale si mette le mani davanti alla bocca vedendo la sua amica ferita. Mi fermo all’improvviso, però. Alle mie spalle, dei boati.

“Che sta succedendo?” si intimorisce Alyssa. Mi giro ma nel buio ci capisco ben poco. L’orecchio, però, non mente. Ci passa di fianco un proiettile, poi un altro, un altro ancora. Ci stanno sparando.

“Merda!” esclamo, scattando dietro un cumulo di ferraglia abbastanza alto da permetterci di ripararci. Adagio Alyssa a terra.

“Sta’ giù!” ordino a Ruby. La zona è poco più luminosa e questo mi permette di vedere quanto sangue stia effettivamente perdendo la mia compagna. E non è poco. Vedo anche che quella ragazza non si è affatto risparmiata con il coltello, le ha fatto uno squarcio molto profondo.

Mi tolgo la giacca e la metto sulla sua ferita, premendo forte.

“Tieni forte e non lasciare andare, d’accordo?” dico a Ruby. Lei annuisce e procede a trattenere la giacca sul taglio. In questo modo, almeno, la fuoriuscita di sangue viene limitata. “Rimanete giù, qui ci penso io.”

Mi preparo all’inferno che sta per scendere in terra. Mi assicuro di tenere carica ogni singola arma. Se vogliono avvicinarsi, lo faranno solo quando saranno fantasmi. Non mi interessa chi sono.

 

Allen’s POV

“È libero!”

A grandi falcate, raggiungiamo l’uscita. Quella da cui siamo anche entrati. Che casino! Non è molto promettente quello che si sente qui fuori… Addirittura esplosioni?! Non mi piace per niente…

“Saranno già arrivati, i Vylon?” domanda Gyda, a voce alta per farsi sentire in mezzo a quel trambusto.

“Credo di sì… Vedo anche alcuni dei nostri cecchini che fanno fuoco!” annuisce Anya, indicando gli edifici dove erano appostati i ragazzi di cui ci aveva parlato Draven. “Il loro obiettivo è da quella parte!”

Indica con la testa un altro punto.

“Andiamo allora… Facciamo attenzione!” ci incita Crow.

A questo punto, trovare riparo ad ogni passo che compiamo è diventato l’unico modus operandi ammissibile. Vado avanti agli altri, assieme alla ragazza degli XX-Saber, essendo noi due gli unici armati. Cautamente, ci affacciamo per trovarci davanti al resto dei compagni di Anya.

“Ragazzi, state bene!” fa lei, abbracciando Strong. Deve aver avuto paura per loro. Beh, gli XX-Saber ci sono… Ma i nostri? Mi giro verso Crow, che si starà chiedendo la stessa cosa.

“Jasper è in mezzo al trambusto, sono arrivati dei brutti ceffi e hanno iniziato a dare fuoco alle polveri…” spiega Draven.

“Merda, i Vylon sono già arrivati…” impreca Garren.

“I Vylon?!” si spaventa Elliot. “Fermi tutti, voi tre chi siete?”

“Mist Valley. Siamo con voi, ma credo che sia meglio spiegarvi tutto meglio dopo!” dice prontamente Gyda.

“Crow, non c’è solo Jasper lì in mezzo. L’ultima volta che l’ho visto aveva sulle spalle quella ragazza vestita di nero.” afferma Draven. “C’era anche la biondina, Ruby, giusto? L’abbiamo persa di vista…”

“Cosa è successo ad Alyssa?” domanda immediatamente Crow. Una punta di allarme è percepibile nella sua voce.

“E come sarebbe a dire che avete perso di vista Ruby?!” mi agito io.

“Non lo so, si è gettata ad aiutare i vostri compagni…” aggiunge Strong. Qualsiasi cosa sia successa, dobbiamo tirarli fuori di lì!

“Allen, dove vai?!” grida Anya. Sento anche un “Che cazzo stai facendo?!” da parte di Crow. Non mi importa, devo vedere meglio quello che sta succedendo e aiutare i miei compagni. Sono in troppi e loro sono pochi. Spero con tutto il cuore che anche Lucy e Tom stiano bene…

Mi nascondo dietro una colonna e ne approfitto del fatto che non sono, per ora, il bersaglio di nessuno. Mi avvicino ancora di più, camminando sempre con la schiena sul muro. Quando gli spari si avvicinano ancora, tra le polveri provocate dallo scoppio di alcune bombe a mano, intravedo una piccola montagna di pezzi di ferro o di qualche altro metallo arrugginito, dietro al quale vedo Jasper fare capolino per sparare. Lo vedo anche ricaricare frettolosamente. Poi Ruby incrocia il mio sguardo, mentre preme sulla gamba di Alyssa con un indumento. Cattivo presagio, anche per il sangue che ha in faccia e sulla mano.

Una scia di fumo mi passa accanto. Capisco subito che cos’è, una bomba. Immediatamente mi butto verso il nascondiglio dei miei compagni.

“State giù!” urlo, abbassando la testa di Ruby con la mano e facendo lo stesso. Dopo un istante di silenzio, le mie orecchie avvertono uno dei boati più forti che io potessi sentire. È come se la bomba fosse scoppiata nella mia testa. Provo di nuovo quella sensazione di essere sordo, con un fischio fastidiosissimo che mi pervade la testa. Nonostante tutto, prendo la pistola dalla cintura e do manforte a Jasper. Lui, dopo un attimo di distrazione dovuto all’esplosione, ritorna all’attacco.

Lo scoppio di quella bomba, però, ha fatto volare via alcuni pezzi di metallo, riducendo le nostre difese. Non so per quanto ancora dovremmo combattere per permetterci di fuggire in sicurezza. Non sono affatto preparato a questa situazione, faccio solo quello che mi sento. Esco allo scoperto solo quando devo sparare. Stabilizzo le braccia solo con l’ausilio della montagna di rottami che ci proteggono perché sto tremando. Per questo mi taglio anche le mani involontariamente. Avrei sentito un grandissimo bruciore se non stessi sotto effetto dell’adrenalina.

Non ho molto tempo per mirare, quindi quasi sparo alla rinfusa. Vedo solo la silhouette di qualcuno nella fitta nebbia che si accascia a terra dopo un mio sparo. O forse è stato qualcuno dei cecchini di Draven, preferisco pensare che sia stato uno di loro piuttosto che io.

Quando sono finiti i proiettili, torno giù per ricaricare, accorgendomi solo adesso di non avere più munizioni.

“Fanculo!” impreco, gettando a terra il contenitore delle munizioni. Il fatto che io riesca a sentire la mia voce mi fa capire che sto pian piano riprendendo l’udito. “Jasper!”

Attiro la sua attenzione mentre si mantiene riparato da tutti i colpi che ci stanno mandando.

“Dovremmo iniziare ad andarcene!” gli faccio presente con voce più alta che posso. Mi tocca ripetere la frase perché il frastuono è troppo per comprenderci chiaramente. Faccio segno a Ruby di spostarsi per permettermi di dare un’occhiata alla ferita di Alyssa. Quando scosto la giacca che teneva su, noto con gran rammarico che non è affatto una ferita da niente… Non posso vedere molto, quindi non riesco a stabilire se le abbia reciso una vena o un’arteria… Mi auguro vivamente di no, cazzo! Anche se il sangue che vedo è tanto e il taglio è molto profondo e non è per niente un buon segno. Tuttavia, noto che il sangue esce in maniera regolare e non pare che stia schizzando, quindi questo già mi tranquillizza. Se riuscissimo a portarla a casa, potrei suturarle la ferita e dovrebbe guarire nel giro di qualche giorno… Però dobbiamo fare in fretta. La giacca l’ho vista particolarmente zuppa di rosso, ne ha perso davvero tanto... D’altronde, anche Alyssa ha gocce di sudore sulla fronte e respira come in preda ad un attacco di panico.

“Ruby, comprimi la ferita con la giacca con tutta la tua forza!” le ordino. Lei esegue immediatamente, mentre io mi tolgo la cintura e la uso per circondarle la coscia, al di sopra del taglio. Alyssa si lamenta emettendo versi di dolore.

“Resisti…” le dice Ruby, molto preoccupata.

“Aspetta, adesso lego le maniche attorno alla ferita. Quindi non smettere di premere.” le spiego. Sollevo lievemente la coscia di Alyssa per permettermi di farle un bendaggio improvvisato che dovrebbe funzionare finché non torniamo al covo per curarla adeguatamente.

Per un attimo mi viene un colpo al cuore quando sento spari provenire dalla direzione opposta, dove noi siamo scoperti. Per nostra fortuna, si tratta di Anya. Vedo i tre Mist Valley trascinare un cassonetto, uno di quelli con le rotelle, portandolo vicino a noi in modo da avere una protezione in più.

“Ragazzi, va tutto bene, non preoccupate- Oh, cazzo…” accorre Gyda, fermandosi appena vede il volto impallidito di Alyssa. Lei, di risposta, alza gli occhi al cielo con un profondo respiro.

“Ho capito che sto morendo, però…”

“No, tesoro, tu non morirai!” la rimprovera il capo dei Mist Valley. “Avviso Crow che porti qui la moto. Deve portarti da un dottore, e in fretta.”

“Aspettate, Allen può chiuderle la ferita!” esclama Ruby.

“Sul serio? Beh, in ogni caso qui non è il posto indicato.” dice Gyda. “Tenete duro, intanto voi…” ordina ai suoi compagni. “Aiutateli a portare via la ragazza da qui.”

In un attimo svanisce nel buio.

“Ok, io la prendo sotto un braccio!” comunico.

“Ce la faccio, non ti preoccupare…” sostiene la nostra compagna ferita. Poggia un piede a terra e con il mio aiuto si solleva, rimanendo accovacciata per non uscire allo scoperto e diventare preda facile di un proiettile. Digrigna i denti per il dolore e si appoggia a me per non cadere. Ha la fronte sudatissima e il respiro accelerato.

“Non ti sforzare!” le raccomando. Senza che io dica nulla, Garren la prende in braccio aiutato da Lucian. Quest’ultimo mi dice di spingere il cassonetto così che possiamo essere riparati finché non raggiungiamo un posto più tranquillo. Faccio cenno con la mano anche a Ruby e Jasper di seguirci. Che la fuga abbia inizio.

 

Crow’s POV

Non riesco a non essere irrequieto per quello che sta succedendo. Il fatto che qualcuno possa essere ferito mi mette addosso un’agitazione assurda. Sarei voluto andare ad aiutare anche io, ma Draven me lo ha sconsigliato, per questo siamo rimasti nascosti nei pressi dell’ingresso.

“Sono già in troppi lì e non potresti comunque fare nulla…” mi aveva detto Draven. “Se la caveranno, non ti preoccupare. Jasper è un tipo in gamba.”

“Sono tutti in gamba…” avevo ribattuto, con un sorriso per smorzare la situazione. Ed è vero, mi fido di tutti loro, eppure la preoccupazione non mi abbandona, soprattutto da quando Draven ha detto di aver visto Alyssa sulle spalle di Jasper… Sapendo che rapporto hanno quei due, non posso non pensare al fatto che le possa essere successo qualcosa se il corvino l’ha dovuta trasportare in quel modo…

Gyda torna da quella mischia e la prima cosa che fa è dirmi quello che è successo. Avrei voluto non saperlo. Una coltellata… Tanto sangue… Lei parla ma è dal momento in cui mi ha comunicato che Alyssa rischiava grosso che sono andato in blackout e di tutto quello che ne è seguito ho solo compreso il tono preoccupato e calmo del capo dei Mist Valley. Sta parlando di una moto… La Blackbird. Devo prendere la moto e devo assolutamente portare Alyssa a casa.

“Stanno procedendo a recuperare i tuoi compagni.” aggiunge infine. Devo pensare velocemente.  

“Gyda, tu sai guidare le auto?” le dico con il fiato corto, senza distogliere lo sguardo dal vuoto.

“Me la cavo…”

“Vieni con me, andiamo a prendere le moto. Io mi carico Alyssa, quella che guiderai lasciala ad Allen… Poi, ti posso chiedere il favore di ritrovare Lucy e Tom e riportarli tutti a casa con la macchina di Alyssa?” le chiedo, mentre inizio a correre con lei.

“Tutto quello che vuoi, Crow. Tu e la tua banda ci avete salvato, mi sembra il minimo!” acconsente lei, fiduciosa.

Fortunatamente, non abbiamo lasciato i nostri mezzi troppo lontano da qui, quindi ci mettiamo poco ad arrivarci. Mentalmente, spero che la moto vada più veloce.

Raggiungiamo in un lampo l’ingresso e ritrovo tutti lì, compresi Lucy e Tom. Almeno posso stare tranquillo su di loro, anche se li vedo alquanto spaventati. Alyssa è tenuta in braccio dai due compagni di Gyda, che la fanno sedere dietro di me. Non è nelle condizioni migliori, è pallida e respira affannosamente. Si guarda attorno, come se fosse confusa per quello che sta succedendo.

Le do il mio casco, che prova a mettersi da sola ma anche un’azione del genere la compie debolmente. Per questo la aiuto, anche se a causa dell’ansia le mie dita non vogliono funzionare e non riesco ad allacciarle il casco al primo tentativo. Che perdita di tempo, Crow!

Le prendo entrambe le braccia e le permetto di stringermi in vita per tenersi salda a me. Sento le sue braccia avvolgermi il corpo e stringermi forte, il che mi fa sentire meglio poiché ho la consapevolezza che è cosciente ed è ancora qui con noi. Poi le tocco la gamba, quella ferita, e, rendendomi conto di quanto sono bagnati i suoi pantaloni, ho la sensazione che la sua vita sia nelle mie mani e che non mi posso permettere di perdere tempo.

“Tieniti forte…” le dico, mentre do un’accelerata e parto alla volta del covo. Non è, effettivamente, la prima volta che mi ritrovo a salvare la vita di qualcuno. Non posso non pensare a Yusei: quella volta ho visto il momento esatto in cui un pezzo di metallo si era conficcato nel suo addome dopo il duello con Kalin… Non me ne sono affatto dimenticato e mi sembra di rivivere lo stesso incubo.

“Non lasciarmi andare…” dico ad Alyssa. Il polso mi fa male per tutti i colpi di acceleratore che ho dato, ma non basta. Per lo meno, adesso siamo in una zona più silenziosa e tranquilla, lontana da tutti gli spari.

“Mh-hm…” sussurra lei, appoggiandosi con la testa alla mia schiena. “Fa malissimo…”

“Arriveremo presto a casa e starai bene, te lo prometto…” la rassicuro. “Però per favore… Rimani sveglia, continua a parlarmi. Insomma, non mi abbandonare!”

“Ci provo… Ma sono così stanca…” bisbiglia. Sento poco la sua debole voce.

Stai tranquilla, Alyssa. Andrà tutto bene, te lo prometto.

 

Angolo Autrice

Ragazzi. Sto impazzendo. Due terzi del capitolo li ho scritti OGGI, giorno della pubblicazione. Voglio morire. Arriverà il giorno in cui scriverò tutte le 3000 parole in un unico giorno, che guarda un po’ è il giorno di pubblicazione xD

Se non altro, sono soddisfatta del risultato e di quello che ho scritto e COME l’ho scritto! Per questa impresa eroica, ringraziate i Dream Theater che ci forniscono anche la canzone di oggi, “Panic Attack”! Mi credete che l’ho ascoltata a ripetizione per (quasi) tutta la fase di scrittura? Che bomba di canzone, mamma mia *^*

E niente, con la schiena a pezzi vi comunico che in questo mese ci saranno ritardi nella pubblicazione perché devo prepararmi all’ultimo esame di questa sessione estiva (primo anno di università e già voglio abolire la sessione estiva -.-). Anche il fatto che io abbia finito di scrivere praticamente pochi minuti prima di pubblicare il capitolo è stato dovuto sia a un esame che ho dato oggi, oltre che ad altri impegni nella settimana ^^’

Per cui, mi scuso se dovessi evitare di postare oppure fare ritardo in questo mese. Lo stesso vale per le recensioni :’c

In ogni caso, ci vediamo al prossimo capitolo ^^

Ciau! :3

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Capitolo 29
*** Do I Wanna Know?//Ferite aperte ***


Alyssa’s POV

Le immagini del Satellite scorrono velocemente davanti ai miei occhi e diventano sempre più strane, sfocate, distorte. Non ho la percezione di dove mi trovo… So solo che sono a bordo della Blackbird che sta guidando Crow… E anche che mi sento molto debole e non riesco a tenere gli occhi aperti. L’unica cosa che mi tiene sveglia è un bruciore infernale alla gamba, insopportabile. Non immagino come mi verrà chiusa quella brutta ferita… Non ho nemmeno visto quanto quella stronza sia andata in profondità con quel coltello, mi sono solo accorta di tutto il sangue perso…

“Ehi, ehi, resta sveglia!” esclama Crow, dandomi una pacca sulla gamba destra. “Manca poco, coraggio!”

“Non… ce la faccio…” dico debolmente. Le forze mi stanno lentamente abbandonando.

“Alyssa, tu ce la farai, fidati di me!” continua ad esortarmi. La sua moto aumenta sempre di più di velocità, finendo col farmi perdere l’equilibrio momentaneamente, anche se sono abbracciata al ragazzo.

“Sono tanto stanca…” mi lamento. Sento un peso sul petto che non mi fa nemmeno respirare a dovere e devo faticare per un po’ d’aria.

“Lo so e ti capisco, ma se vuoi essere curata devi restare sveglia, mi hai capito?” dice lui, in preda all’ansia. “Stringimi più forte, non voglio che tu cada dalla moto! Anche a costo di rompermi le costole, usa tutta la forza che hai.”

“Ci provo…” dico, appoggiando la testa sulla sua schiena e cercando di tenermi aggrappata a lui, più che posso. “Non voglio che ti preoccupi, però…”

“Facile a dirsi…” soffoca una risata nervosa. “Ti hanno fatto del male e la pagheranno molto cara…”

“È morta…” gli faccio presente. Cazzo, ora realizzo anche di aver ucciso una persona… Finora il desiderio di mettermi in salvo non mi aveva fatto riflettere su quanto accaduto, ma adesso… Adesso sono ancora in pericolo e non ci posso fare nulla, devo solo sperare di sopravvivere… Che l’intervento di emergenza di Allen sia servito a qualcosa, almeno. Forse gli incubi di quella ragazza con il coltello in gola mi tormenteranno più tardi… Oppure la rivedrò negli inferi…

“Allora saranno i suoi compagni e alleati a pagare questo affronto…” dice lui. “Anche se… La colpa è anche mia… Non sono stato in grado di proteggervi da una situazione pericolosa…”

“Ne riparleremo… Non sentirti un responsabile, dai…” lo rassicuro io. “Dobbiamo ancora… Arrivare a casa…”

“Hai ragione… Siamo quasi arrivati, resisti ancora per un po’…” continua a dirmi. Non dovrebbe preoccuparsi così, io sto bene… Devo solo dargli ragione di non avere paura per me, ma credo che quella arriverà solo quando questa ferita sarà chiusa…

Le mie mani tremano. Inizio a sentire molto freddo e le braccia vogliono cedere.

“Dammi la mano.”

Crow poggia la sua mano sinistra sulla mia, stringendomela delicatamente e intrecciando le sue dita tra le mie. Una dolce carezza che quasi mi fa sprofondare nel sonno, con il suono del motore che mi culla, portandomi a chiudere gli occhi e sentire solo la voce di Crow che continua a dirmi di rimanere sveglia.

Non ci riesco più… Con la mia mano nella sua, mi affido completamente a lui. Solo… Riportami a casa, Crow…

 

Allen’s POV

“Allen, ascolta. Sali sulla moto e segui Crow, per favore. Non mi è piaciuta la faccia pallida di quella Alyssa e so che tu puoi curarla…” dice velocemente Gyda, sovrastando le voci preoccupate degli altri, che si stanno chiedendo cosa sta succedendo. Tom e Lucy vengono aggiornati dagli XX-Saber di quello che è successo e la loro reazione è rabbiosa. “Non preoccuparti per noi, vi raggiungeremo al vostro covo.”

“D’accordo, allora vado!”

“Allen, vengo con te!” esclama Ruby. Ha l’aria stravolta e particolarmente agitata. Le faccio cenno con la mano di seguirmi, allora. Una mano in più può servire, soprattutto quando si tratta di salvare la vita di qualcuno.

Non me lo faccio ripetere due volte. Saliamo sulla moto e inizio a seguire la Blackbird, anche se con non poca difficoltà perché Crow sta correndo come un pazzo. In più, ho paura di cadere e anche Ruby, visto che si trattiene a me con tutta la sua forza… Non ho fatto molta pratica con la moto, ma in questo momento anche un minimo di abilità è utile. Non sono nemmeno così bravo a suturare ferite, ma mio padre mi ha fatto esercitare in vista dell’università di medicina. I principi base li possiedo e va bene così, meglio di niente.

Parto alla volta del nostro rifugio, perdendo di vista la moto nera e gialla. Fa nulla, mi ricordo la strada. Devo solo spingere al massimo il motore e arrivare in tempo per curare Alyssa.

“È colpa mia…” fa Ruby, singhiozzando.

“Perché sarebbe colpa tua?” le domando.

“Avrei potuto aiutare Lyssa contro Nefeli, invece l’ho ascoltata e sono scappata via…” trema lei. “Perché l’ho fatto, perché?! Sono una stupida…”

“Ruby, non colpevolizzarti adesso…” le faccio capire. “Non sei stata tu a ferire Alyssa e se fossi rimasta lì, le cose sarebbero andate diversamente…”

“È questo il punto!”

“Intendo, sarebbe potuta andare molto peggio… Invece di un ferito, forse una di voi due sarebbe morta… Non guardare al passato e a quello che avresti potuto fare o non fare, è andata così e non te ne devi fare una colpa!” esclamo. “Quindi stai tranquilla, vedrai che Alyssa sarà molto contenta di vedere che tu stai bene!”

Dopo averle parlato, si calma un po’ anche se continua ad emettere singhiozzi. Poverina, la situazione deve averla davvero scioccata…

“Adesso calmati e respira, ok?” le dico con tranquillità. Una luce riflette sullo specchietto… Un’altra moto, sembrerebbe… sarà quella di Jasper? Non so, io continuo ad andare avanti, compiendo il percorso che abbiamo fatto tutti insieme al contrario.

“Allen, ci stanno seguendo!” urla Ruby.

“I nostri?” le chiedo.

“No, non è nessuno dei nostri…” specifica, tremante. La cosa che mi turba è che ci ha seguito per un bel pezzo, quindi è palese che le sue prede siamo noi…

“Cambio strada, reggiti forte!”

Repentinamente, mi butto in una via perpendicolare a quella che stavamo percorrendo. Ci sta ancora dietro… Cambio ancora strada, ma sembra che stia guadagnando sempre più velocità, fino ad arrivarci molto vicino. Ruby è girata, ad osservare e aggiornarmi costantemente sulla sua posizione.

“Oh, no! Allen, ha in mano un’arma da fuoco!”

“Ma da dove prendete tutte queste pistole, dico io?!” mi sfogo. C’è un problema se tutti questi ragazzi così giovani hanno più pistole che parenti vivi! Ho ragione di credere che qui c’entri qualche potere forte… Del tipo, qualcuno ha portato armi dall’esterno del Satellite, anche se, stando a quanto mi hanno detto, sarebbe impossibile far circolare qualcosa da e per l’isola…

“Argh, attento!” si spaventa la ragazza, abbassando la testa e premendola contro la mia schiena. Non posso fare nulla, devo solo trovare il modo di fargli perdere le nostre tracce… Se solo potessi spintonarlo… Lo farei volentieri, se non avesse una fottuta pistola in mano!

Forse potrei… Ma certo! Spero solo che questa azione non si ritorca contro di noi.

“Ruby, trattieniti con tutta la tua forza!” le dico.

“D’accordo, cos- Aiuto!”

Freno all’improvviso, facendo in modo che il nostro inseguitore vada avanti e noi guadagniamo tempo. Appoggio un piede a terra e mi giro con il mezzo dalla parte opposta, poi subito imbocco altre strade fino a ritornare su quella principale che stavamo percorrendo, facendo qualche deviazione per confondere il tipo che ci stava alle calcagna. Do sfoggio di tutta la mia forza nel polso per scappare via. Sono sicuro che Ruby, stretta a me fino a soffocarmi, abbia gli occhi chiusi in questo istante per la paura. Non la biasimo, anche io butto sempre un occhio allo specchietto retrovisore per confermare la nostra solitudine. Ci ritroviamo di nuovo sulla stessa strada di prima e, per nostra fortuna, ci troviamo affiancati a tutti i nostri compagni.

“Ma dove diavolo eravate?” domanda Jasper. Al che, gli spiego tutto quello che era successo. Anche Tom e Lucy, affacciati ai finestrini, sentono tutto. Nella macchina ci sono i Mist Valley (alla guida, Gyda) più i miei compagni. Gli XX-Saber, invece, stanno sui loro mezzi.

“Vi stiamo dietro. Se vediamo qualcuno di sospetto, ce ne occupiamo noi!” propone Tom.

“Esatto! Andate, ragazzi!” annuisce Gyda. “Uno di quei pezzi di merda stasera dovrà finire sotto le ruote!”

“Vi ringrazio, amici!” esclamo io, mentre tutti gli altri rallentano per tenermi davanti. Crow, Alyssa, stiamo arrivando!

 

Crow’s POV

“Porca troia, dove cazzo è Allen?!”

Ho appena finito di adagiare Alyssa sul tavolo, ancora cosciente anche se immagino non per molto. La situazione è una merda, peggio di quello che pensavo. Alla luce sono riuscito a vedere tutto e se dico che i suoi pantaloni scuri sono zuppi di sangue e lei è pallida come un lenzuolo è un eufemismo. Anche appena l’ho messa su quella superficie ho visto la scia di rosso. In tutto questo, dove cazzo è Allen?!

L’unica cosa che mi resta da fare è comprimere quella ferita. I miei occhi si posano sul suo viso. La sua espressione è sofferente, con le sopracciglia corrucciate e le labbra schiuse. Compie dei profondi e lenti respiri. Mi dispiace, Alyssa… Non sono riuscito a proteggerti e capisco il tuo dolore. I sensi di colpa devono far male quanto quel brutto taglio… Ti posso solo promettere che quei figli di puttana la pagheranno. Eccome se la pagheranno.

Con una mano sporca del suo sangue, le scosto alcune ciocche di capelli dal viso. Non se lo meritava, non ha fatto nulla… Solo proteggere un’amica…

“Resisti, ti prego…” la imploro silenziosamente. Lei mugugna qualcosa.

Mentre sono nel pieno dei miei sensi di colpa, entra qualcuno nel covo. Sussulto perché non me lo aspettavo.

“Mi spieghi perché ci hai messo così tanto, Allen?!” quasi lo aggredisco. Con lui c’è anche Ruby…

“Ci stavano pedinando.” risponde velocemente. Preferisco indagarci sopra più tardi. “Ruby, trova delle forbici, strappale il pantalone all’altezza della ferita o trova il modo di liberarle la gamba dal tessuto. Crow, dov’è il kit di pronto soccorso?”

“Lo prendo subito!” dico, aprendo un cassetto e trovando tutto il necessario per medicare in una scatola verde. Lo passo ad Allen, lui saprà sicuramente come usarlo.

“Bene, c’è anche l’ago e il filo…” osserva, tirando fuori un ago di medie dimensioni e ricurvo e facendo entrare un filo nella cruna. Ruby, intanto, libera la coscia di Alyssa da tutti i vestiti (strappandole il pantalone come se non ci fosse un domani) e dalla cintura. Per quanto mi provochi disgusto, non posso non vedere la ferita aperta. È un taglio molto profondo ricoperto di sangue.  

“Che devo fare?” domanda Ruby. Allen si avvicina, rimanendo stranamente serio di fronte a quello spettacolo agghiacciante, a mio parere. Osserva la ferita, prendendo una garza e tamponando per rimuovere parte di quel fluido e vedere meglio quello che c’è dentro. Con le dita, allarga leggermente la ferita e stringe gli occhi.

“Vedo una vena…” sussurra. Non so quanto sia promettente questa affermazione.

“Quindi?!” gli domando, preoccupato.

“Vedo una lieve fuoriuscita di sangue da lì. Avevo ragione a dire che tutto quel sangue doveva uscire da un vaso sanguigno…” continua. “Tuttavia, il flusso sta diminuendo e sembrerebbe che la vena si stia già chiudendo da sola, perciò basterebbe mettere i punti.”

Non ci sto capendo nulla. Sarà anche l’ansia…

“Aspetta, prima di tutto… Quello che hai detto è una cosa buona?!”

“Ti spiego: una vena ha il compito di trasportare il sangue dal cuore al resto del corpo e viceversa, detto in parole povere. Se questa viene tagliata, la perdita di sangue è maggiore di un taglio normale proprio per la quantità di sangue che circola lì. Se ne perde troppo? Si muore.”

A quest’ultima conclusione ci ero arrivato anche da solo… Ma il mio cuore salta comunque un battito sentendo quelle parole di Allen proprio adesso!

“In questo caso, la sua vena ha subito un taglietto quando Alyssa è stata attaccata, ma il nostro corpo è capace di fare grandi cose e questa si sta già chiudendo da sola. Vedi? Sta già sanguinando di meno rispetto a prima… Ruby, mi prendi una torcia e la punti sul taglio, per favore?”

Avvicina l’ago alla sua pelle, mentre la bionda si procura la torcia.

“C’è qualcosa che posso fare?” domando. Mi sento abbastanza inutile, devo dire.

“Beh… Potresti tenerle la mano…”

“Tenerle la mano? A che scopo?”

“Alyssa, ti chiedo scusa in anticipo. Farà male…” mi ignora Allen, rivolto alla ragazza. Ah, ora capisco…

“Andrà tutto bene, coraggio!” la incito, stringendole il braccio. Guardo Allen infilare l’ago nella carne e io mi giro d’istinto perché sotto sotto mi fa schifo vederlo. Rivolgo il mio sguardo ad Alyssa, che sta soffrendo tanto. Si aggrappa a me con forza e si lamenta stringendo i denti.

“Shh, sta’ calma…” le dico, avvicinandomi a lei. “Respira, ok?”

Lei annuisce, con le lacrime agli occhi.

“Ahi, ahi… Basta, fa malissimo…” sussurra, tremando.

“Dai, Alyssa…” le faccio, avvicinandomi di più e poggiando la fronte sulla sua. “Ti prometto che dopo potrai riposare e non pensarci più!”

La sua espressione inizia a rilassarsi, fin troppo per una cosa così dolorosa… Con una rapida occhiata vedo che Allen sta ancora applicando le cuciture alla sua pelle. Un campanello d’allarme!

“Alyssa, ehi, resta qui con noi, ti prego!” la scuoto nel tentativo di tenerla sveglia. È come se si fosse già addormentata, non mi ascolta più!

Allen toglie mano ai suoi attrezzi per metterle due dita sotto il collo. Sarà controllando il battito? Non lo so, fatto sta che dopo alcuni secondi torna a rimettere a posto la ferita.

“Lasciala stare adesso, è meglio che abbia perso conoscenza. Almeno non soffre per il dolore.” mi tranquillizza il giovane medico.

“Si riprenderà?” gli domando.

“Certo! Adesso è normale che sia svenuta, ha perso tanto sangue e il dolore ha contribuito a farle perdere i sensi. Fidati, starà meglio di prima!”

Mi fido delle sue rassicurazioni, anche perché posso vedere il suo petto salire e scendere ad intervalli più regolari. Qui inizio a fare un sospiro di sollievo e la tensione accumulata finora sulle spalle si scioglie… Adesso ho urgente bisogno di una sigaretta. O anche due… Non mi aspettavo che succedesse una cosa del genere e non ero per niente preparato ad affrontarla. È stato orribile vedere soffrire Alyssa ed io, in quanto capo di questo gruppo, me ne assumo la più totale responsabilità. Adesso sta meglio ma non riesco a smettere di pensarci… Non vedo l’ora di rivederla in piedi e pimpante come sempre, poiché quei gesti ed espressioni di timore e dolore la facevano sembrare un’altra persona… Altri pensieri intrusivi mi suggeriscono, invece, che avrebbe rischiato di morire… Ho avuto paura di vederla perdere conoscenza, la imploravo di stare sveglia… Merda…

Esco fuori al garage, lasciando Alyssa nelle mani di Ruby e Allen (un po’ a malincuore, ma ora come ora non è più necessaria la mia presenza). Devono aver quasi finito con l’operazione, a giudicare da quelle poche frasi che dicono. Intanto, anche Jasper e il resto dei nostri arriva. Mancano all’appello solo gli XX-Saber. Tom scende dalla macchina con una certa fretta, seguito da Lucy. Evidentemente, la preoccupazione per Alyssa si è diffusa, contagiando tutti… Tranne Jasper, che sembra il più tranquillo. È comunque provato, a modo suo. Abbassando lo sguardo, noto che anche lui ha una ferita alla gamba (non grave come quella di Alyssa, per fortuna).

“Come sta la ragazza?” domanda prontamente Gyda.

“Meglio, hanno quasi finito di medicarla…” sospiro, cacciando del fumo dai polmoni. Merda, che serata del cazzo… “Ho sentito da Allen che qualcuno vi stava seguendo…”

“È così. In procinto di arrivare qua, però, non abbiamo più visto nessuno. Abbiamo tardato un po’ proprio per assicurarci che quel tipo non ci stesse più alle spalle. Spero che se ne sia andato all’inferno, qualsiasi cosa avesse intenzione di fare…”

Il capo dei Mist Valley entra nel nostro covo, curiosa di sapere come sta Alyssa. Il suo sguardo, poi, si posa su tutti i metri quadri della stanza, soffermandosi sul mobile su cui è poggiata la lettera di Yusei… Per un attimo, osserva bene le parole… Che strano, perché le interessa così tanto?

“Beh, noi andiamo…” esordisce, infine. “Non vediamo l’ora di ritornare nei nostri letti… Anche se senza una buona fetta di noi non sarà facile…”

“Che intendi dire?” le domando.

“Ci hanno ammazzato dei compagni, Crow.”

Porca troia… Mi dispiace un sacco…

“Se avete bisogno, noi siamo sempre qui!” le faccio sapere.

“Grazie, vale lo stesso anche per noi…” sussurra, triste. “Comunque… Possiamo incontrarci per aggiornarci su quello che è successo? Adesso è abbastanza strano, viste tutte le cose che sono successe…”

“Si, certo. Dormiamoci sopra e poi… Si vedrà…”

Aspiro ancora altro fumo. Ci congediamo dai nostri alleati e io rimango fuori con Jasper.

“A proposito, Jasper…” esordisco. “Grazie…”

“Per cosa? Per aver protetto quell’idiota?” domanda freddamente. “Ah, mi sono solo ritrovato lì, quindi…”

“Hai comunque tratto in salvo la tua compagna!” gli dico, ignorando quell’insulto. Gli sono molto riconoscente perché il suo aiuto è stato fondamentale. Se non provasse costantemente astio nei confronti di Alyssa, gliel’affiderei senza pensarci due volte. “Ti ha fatto molto onore…”

“Non è la prima volta che lo faccio, ormai ci sono abituato. Ammettetelo tutti che sono il più forte della squadra e senza di me sareste perduti!” si autocelebra. Mi scappa una lieve risata. Che tipo che è!

Poco dopo, escono anche Tom e Allen dal covo.

“Tutto a posto, ho disinfettato la ferita e adesso le ragazze le stanno cambiando i vestiti!” dice, togliendosi del sangue dalle mani con uno straccio bagnato.

Rifaccio un altro sospiro di sollievo e, mentre gli altri parlano aggiornandosi su tutto quello che è successo, io mi estraneo continuando a pensare ad oggi. A qualsiasi minimo dettaglio di quella corsa verso casa, a lei che si tiene stretta a me, che trema per il freddo. Ed io che la invito a non addormentarsi, dicendole che a breve saremmo arrivati. Io che tocco picchi di velocità esagerati proprio perché l’unica cosa che volevo era che lei si salvasse.

Adesso sta bene, per fortuna… Però… Perché continuo a pensarci? Perché la mia mente continua a focalizzarsi sulla sua sofferenza?

In ogni caso… Io non voglio che le risucceda. Non voglio che nessuno di noi riceva più queste ferite. E voglio rendere chiaro a tutto il Satellite che, per aver fatto del male ad una di noi, non ci saranno più sconti per chi si oppone alla nostra causa.

“Spuntino di mezzanotte?” dice Tom.

“Cacchio, in effetti sto morendo di fame!” ridacchia Allen. “Crow, tu vuoi qualcosa?”

Sollevo lo sguardo verso i tre ragazzi.

“Vedo cosa riesco a mangiare, non ho molto appetito al momento…” rispondo, accettando l’offerta.

“Suvvia, Crow! Ne hai bisogno!”

Allen si avvicina mettendomi un braccio sulla spalla e conducendomi dentro il covo.

“Siamo riusciti a sopravvivere tutti, dovremmo festeggiare!” continua.

“Un po’ hai ragione…” gli dico. “Comunque, grazie. Devo ringraziare anche te per aver salvato Alyssa…”

“Non dovresti, ho fatto solo quello che dovevo!” mi risponde lui. “Ti sei preoccupato molto, vero?”

Mugugno qualcosa. Lui mi dà un paio di pacche sulle spalle e mi sorride. Curvo anche io le labbra, anche se al momento sono ancora provato da tutto. Spero di riuscire a dormire, stanotte…

 

Angolo Autrice

Ebbene, eccomi qui!

Anche oggi ho finito di scrivere il capitolo… Oggi! xD

Beh, diciamo che questa volta non conta tanto. Ho scritto le prime 3000 parole tra sabato e domenica scorsa ^^’ Oggi ho solo aggiunto la parte finale, tanto si trattava di poca roba!

Anyway, volevo dire un paio di cosette! Partiamo con la canzone di oggi, che è “Do I Wanna Know?” degli Arctic Monkeys. Cosa c’entra con il capitolo? Eh, qualcosina (ina ina u.u), ma non è tanto correlata al testo. L’ho ascoltata a ripetizione mentre scrivevo il capitolo? ABSO-FUCKING-LUTELY! In un certo senso stavolta è la melodia a costruire il mood del testo, non so se voi possiate provare la stessa cosa (nel caso fa nulla, la musica è bella perché è soggettiva ^^).

Seconda cosa, che in realtà dico sempre: i capitoli potrebbero subire ritardi! Vediamo quando succederà, ma se succederà saprete il perché u.u

Terza e ultima cosa, dei piccoli ringraziamenti! La prima persona che voglio ringraziare è Jigokuko. Jigo, tu sei fuori di testa! Ha aspettato la mezzanotte dell’8 Giugno per scrivermi un messaggio di auguri su EFP e mi ha anche linkato una fanart fatta da lei di Crow che ho apprezzato davvero davvero tanto (che trovate cliccando qui! Mi raccomando, passate da lei a dimostrarle tanto love con recensioni alle sue storie, soprattutto Antithesis che è in corso ed è molto interessante ^^). È stato un gesto che davvero non mi sarei mai aspettata e mi ha migliorato la serata *^* Grazie ancora, non smetterò mai di dirtelo, Jigo! ^^

La seconda persona è CyberNeoAvatar, che da anni ormai passa a farmi recensioni alle storie. Ti devo dare una carta fedeltà xD Leggere le sue recensioni, cosa ne pensa e cosa andrebbe migliorato mi fa sempre bene e mi fa capire che lui ci tiene ^^ Per questo, consiglio anche la sua di storia (Yu-Gi-Oh! 5D's Spirits Unleashed) oltre a tutte quelle che ha fatto in precedenza!

Ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite e seguite, oltre che a tutti i lettori invisibili! ^^

Ho finito con il mio sproloquio, se tutto va bene come questa settimana ci vediamo alla prossima ^^

Ciauuuu! <3

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Capitolo 30
*** I'll Ray (The King)//Ritorni tanto attesi ***


Allen’s POV

Rientriamo nella nostra dimora per ritrovarci davanti una scena in cui ci sono Lucy e Ruby che mettono dei vestiti addosso ad Alyssa. I suoi panni sporchi sono su una pila sul pavimento polveroso e lei è ancora priva di sensi. Accidenti, per non essersi risvegliata quando Ruby le ha sollevato il braccio per infilarle meglio la manica di una vestaglia vuol dire che ha preso una botta pesante con quella ferita. Non ha nemmeno riaperto gli occhi per un istante.

Lo ammetto, so che in questi casi non dovrei preoccuparmi, ma a volte mi prende la paranoia e ho sempre paura di aver sbagliato qualcosa e di aver trasformato Alyssa in un vegetale. Ho fatto mente locale più di dieci volte da quando ho finito di medicare la ragazza, eppure non c’è letteralmente nulla che ho potenzialmente sbagliato. Sarà l’ansia da prima volta? Chissà…

Tom ci prepara dei panini con del pancarrè vecchio e dei condimenti di dubbia provenienza. Me ne basta uno per saziarmi mentre ci raccontiamo ogni singola cosa successa. Tra tutti, Ruby e Crow sono i più silenziosi: alla nostra esperienza vissuta questa notte prendono parte poco e niente, taciturni, quasi a voler fare compagnia ad Alyssa, addormentata sul divano e che compie profondi respiri.

Terminata la cena, infatti, il primo ad alzarsi è Crow.

“Jasper, puoi andare a dormire adesso. Resto sveglio io.” esordisce, rivolto al corvino.

“Ne sei sicuro? Domani non dovremmo vederci con i Mist Valley per pianificare roba?” domanda quest’ultimo, disinteressato, mentre si passa uno straccio bagnato su una macchia di sangue sulla giacca mimetica.

“Né io né Gyda abbiamo mai menzionato un ‘domani’, per cui…”

“Beh, potrebbero anche chiamarti proprio fra dodici ore. D’altronde, cosa hanno da fare?” si intromette Tom.

“Hanno entrambi ragione…” dico io. “Non preoccuparti, Crow. Riposati, ne hai bisogno.”

“Ma io-”

“Non rompermi i coglioni e vai a dormire.”

Come se fosse una voce dall’Oltretomba, Jasper interrompe quello che Crow stava per dire. Piombato un silenzio teso, continua.

“Tocca a me il turno di guardia e, visto che è mio, non lascerò che tu me lo porti via. Ti preoccupi per la sfaticata mezza morta?! Non è la prima volta che mi ritrovo a fare da babysitter a qualcuno, l’ho fatto decine di volte con te! Quindi… Fila a letto!”

“Non parlare di lei in quel mod- Argh!”

Pare che Crow volesse sgridare Jasper ma si è interrotto, arrendendosi.

“Fanculo…” dice a denti stretti, quasi intelligibile. “Va bene, ma se dovesse succedere qualcosa non esitare a chiamarci.”

“Che vuoi che succeda?!” domanda infastidito Jasper. Il rosso non gli risponde, si limita a sospirare e a girarsi di spalle per salire in camera.

“Aspetta!”

Ci giriamo tutti verso Ruby, che in tutto questo tempo, come già detto, non ha spiccicato parola se non per aggiungere alcuni dettagli al nostro resoconto.

“Che succede?” chiede Crow. “Ehi, che ti prende?”

“Che le prende”? In che sens- Oh. Quando mi giro verso di lei, i suoi occhi sono inondati di lacrime e ha lo sguardo abbassato. Le mani sono giunte e si stringono l’una all’altra.

“C-Crow… Mi… Mi dispiace…”

“Perché, che cosa è successo?” domanda, allarmato.

“Non sono riuscita a proteggere Alyssa, è per colpa mia se è stata ferita in quel modo!” dice tutto d’un fiato, mentre la sua voce si rompe. Crow si rilassa e fa un sospiro comprensivo. “Se solo non fossi scappata… Se solo non l’avessi ascoltata!”

Il capo, a quel punto, le fa un sorriso. Si avvicina a lei e la abbraccia.

“Non era una tua responsabilità, Ruby. Non potevi sapere come sarebbe andata se tu fossi scappata, tantomeno se fossi rimasta. Nessuno qui ti darà la colpa per aver dato ascolto ad una tua compagna o per aver capito che, in quella situazione, non avresti potuto fare nulla. Anzi, se Alyssa adesso è su quel divano a dormire piuttosto che-”

Si interrompe bruscamente, allontanandosi dall’abbraccio e mettendo poi le mani sulle spalle di Ruby.

“Beh, è anche merito tuo! Ora va’, riposati e domani sarà solo un brutto ricordo. Intesi?” le dice con una certa sicurezza. Lei annuisce e se ne va, dandomi prima uno sguardo. Io le faccio un cenno e un sorriso, facendole intendere che sono d’accordo con quello che dice Crow.

 

Il mattino seguente mi ritrovo di nuovo nel nostro piccolo luogo di svago. Scendo le scale e la prima cosa che noto è che Alyssa è ancora sul divano, profondamente addormentata nonostante Tom avesse fatto cadere un pentolino (fortunatamente per lui vuoto) a terra producendo un certo fragore. Il che lascerebbe presagire qualcosa di terribile, eppure respira autonomamente e si è anche girata dall’altra parte, con la faccia rivolta allo schienale.

“Non mi direte che questa volta ha una scusa per oziare!” esclama Jasper, salendo le scale colto dal sonno.

“Hai rotto le palle…”

Ci giriamo tutti increduli verso il divano. Non c’è dubbio, è stata proprio lei a parlare. Allora è sveglia!

“Alyssa, sei con noi?” le domanda Tom, avvicinandosi alla dormiente che a quanto pare non lo è così tanto.

Beh, scherzavo. Nessuna risposta. Che ridere, risponde alle provocazioni del corvino maledetto anche nel sonno!

“Umpf…” fa Jasper, levandosi di torno.

“Ci speravo, fa strano vedere qualcuno che conosci in questo stato…” si lamenta Tom, abbassando lo sguardo. “Non vedo l’ora che si svegli…”

“Già, è surreale.” annuisco. “Per ora, è meglio che recuperi al meglio tutte le sue forze…”

 

Durante il pomeriggio, a Crow arriva una comunicazione che viene a riferire a me.

“I Mist Valley richiedono un incontro. Vogliono che ci presentiamo noi due.”

“Io? E perché mai?”

“Non ne ho idea, ma di certo ci sarà un motivo dietro, quindi preparati che tra alcuni minuti andiamo!” fa spallucce lui, infilandosi una giacca di pelle nera. Non ha tutti i torti, ma comunque non faccio a meno di fare alcune ipotesi mentre mi infilo dei vestiti più pesanti (sono uscito fuori dal covo per due minuti per controllare l’esterno e stavo diventando un ghiacciolo, oggi fa davvero freddo!). In ogni caso, la possibilità di partecipare assieme a Crow a questo tipo di incontri mi rasserena. Vuol dire che sono riuscito ad integrarmi anche tra i nostri alleati, che ho fatto una buona impressione. Ormai il mio destino è quello di rimanere qui. Neanche stanotte mi sono risvegliato da questo incubo…

 

Dopo un breve tragitto in moto, scendo e rimuovo il casco per osservare meglio l’ambiente. È molto simile a quello del nostro covo, difatti ci sono tantissime saracinesche tutte abbassate e ammaccate lungo la via. Quello che spicca, però, è una discesa che credo porti ad ulteriori garage sotterranei.

“Da questa parte.” mi indica Crow. Lo seguo proprio in direzione di quella discesa e in poco tempo l’ambiente attorno a noi si fa più buio. Alcune luci a neon attaccate al soffitto illuminano il percorso, anche se ad intermittenza perché saranno vecchie e stravecchie. Come al solito, le crepe non mancano mai: in alcune noto che, sorprendentemente, si è insinuata un po’ di flora locale (in pratica, muschio ed erbacce… Intravedo anche scarafaggi morti, bleah!) nonostante l’oscurità.

Da uno di questi garage si sporge proprio Gyda, preoccupata. Deve aver pensato potessimo essere degli intrusi poiché, appena ci ha riconosciuto, il suo volto quasi sempre corrucciato si è rilassato un po’.

“In perfetto orario, noto!” osserva. Ci invita ad entrare con un gesto del braccio. La mia reazione appena mi rendo conto di come sono disposti gli ambienti è “wow”. Sembra un appartamento di città, i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro nell’abbinare i vari mobili (o nel costruirli, chissà!). Dunque, non so da dove partire: anzitutto, è uno spazio molto grande e capisco anche il perché. Loro non occupano un singolo garage, bensì due in uno. Da una parte c’è l’area relax, costituita da sedie e poltrone di tutti i tipi poste attorno ad un tavolino su cui ci sono delle carte da gioco. C’è anche la piccola cucina che non è niente male, con tanti banconi e degli sgabelli vicino ad essi, al di sotto di un soppalco sul quale scorgo un letto. Dall’altra parte, invece, ci sono le brandine e le moto (in numero superiore rispetto a quanti sono effettivamente i Mist Valley. La cosa che mi ha più colpito, però, usano delle lucine di Natale per illuminare le stanze! Ok, non è una cosa chissà quanto innovativa, ultimamente va di moda nelle camerette dei teenagers fare una cosa simile, però fa atmosfera e rende l’ambiente molto accogliente! O magari useranno le lucine perché siamo proprio sotto Natale, visto il gelo…

Dalla stanza da letto escono Garren e Lucian, che ci salutano con un lieve sorriso. Menomale, Lucian sembra stare meglio rispetto a ieri! Ha la testa fasciata, però è in piedi ed è perfettamente cosciente.

“Come sta la ragazza?” domanda Gyda, rivolta in particolar modo a Crow. Ciò mi lascia intendere che quasi tutti abbiano capito che, se tocchi Alyssa, per Crow sei letteralmente un uomo o donna morta… Eheh… O forse sto leggendo troppo tra le righe.

“Da quando ha perso conoscenza non si è ancora svegliata… Tuttavia, sta bene.” risponde Crow, abbassando lievemente lo sguardo. È evidente che la faccenda gli provochi ancora tanta rabbia e fastidio. Non posso che capirlo, sono stati attimi di tensione che difficilmente scorderò.

“Si, datele il tempo di riprendersi a dovere!” ci suggerisce, sedendosi su una poltrona e invitandoci a fare lo stesso. “Ha fatto un sacrificio anche lei, che però è costata la nostra liberazione. Ci sdebiteremo con voi, siete stati vitali. Naturalmente, ci darete modo di fare lo stesso anche con l’altra banda?”

“Gli XX-Saber? Gli faremo sapere cosa ne pensate di loro!” annuisce Crow.

“Comunque, è stato il minimo che potessimo fare…” aggiungo io.

“Ben detto, Allen!” esclama il mio capo. “Comunque, siamo qui perché hai detto di volere parlare con noi. È così?”

“Certo.” si fa più seria Gyda. Dà un cenno con il capo ai suoi compagni, che lasciano il garage. “Allora, avrete di certo capito che non vi ho convocati solo per darvi un ringraziamento da parte di tutti noi, ma anche perché abbiamo alcune novità che coinvolgono direttamente voi due. Oltre che news dalla nostra coalizione, apprese prima che i Naturia ci rapissero. Purtroppo, queste ultime non sono delle buone notizie…”

Io e Crow ci lanciamo uno sguardo. Mi chiedo quali siano queste novità, anche se sapere che ci sono anche brutte notizie mi preoccupa alquanto.

“Direi di iniziare da qualcosa che può rallegrarvi, non trovate?” ci sorride Gyda. “Abbiamo qui con noi un ospite.”

Un ospite? Chi sarebbe?

“Vedi, Crow… Mi dispiace, ma ieri sera non ho potuto non gettare un occhio su un certo foglio di carta che era su un mobile e ho letto il mittente di quella lettera. Che strana coincidenza, eh? Sai che abbiamo avuto di recente dei contatti proprio con lui?”

Crow è incredulo e altamente interessato. Usa i braccioli della sedia per reggersi mentre si sporge in avanti.

“Vai avanti.” le dice.

“Magari continuo io il discorso, che ne pensi?”

Crow si gira di scatto e lo faccio anche io, nella direzione da cui proveniva quella voce maschile. Il mio amico si alza di scatto e corre verso di lui. Come non riconoscerlo? È Yusei Fudo!

“Amico mio!” esclama il capo, gettandosi su di lui e abbracciandolo in preda all’emozione. “Dannazione, potevi anche farti vedere prima!”

“Se avessi potuto avrei organizzato anche una festa con karaoke. Avrei invitato anche gli sbirri!” fa una battuta il moro. Da una parte c’è la commozione per Crow, che finalmente ha ritrovato il suo amico. Deve essere un grandissimo sollievo vederlo vivo e vegeto, per lui. Dall’altra, provo una grandissima incredulità: ancora non mi sono reso conto che davanti a me c’è un grandissimo campione, divenuto re dei duelli dopo aver sconfitto Jack Atlas, oltre che leader del Team 5D’s e salvatore del mondo. È assurdo!

“Sono così felice che tu stia bene, Yusei!” continua Crow, staccandosi da lui e dandogli una pacca sulla schiena.

“Anche io. Mi vorrai scusare se ho tardato questo incontro, ho preferito tastare il terreno per assicurarmi della sicurezza di questa riunione. La fortuna ha voluto che incontrassi i Mist Valley…” racconta Yusei.

“Beh, Crow, vorrai scusare anche noi. Non eravamo consapevoli di questo rapporto molto stretto tra voi due, me ne sono accorta leggendo il nome di Yusei su quella lettera.” si intromette Gyda. “Vedi, circa un paio di settimane fa alcuni dei nostri hanno avuto modo di entrare in contatto con il tuo amico. Stavano seguendo un’operazione alquanto complicata, non so se ti ricordi…”

“Quando avete dovuto sedare una rivolta alimentata dai Jurrac?” domanda Crow.

“Mh-hm. Yusei era lì, ha visto quello che i miei amici hanno fatto e si è complimentato con loro. Da allora, ci siamo tenuti in contatto stretto finché non ci hanno rapiti e…”

La rossa si morde il labbro, incapace di pronunciare altro. È evidente che sia ancora in lutto per i suoi compagni…

“Lascia stare, ho capito!” le dice Crow, abbassando lo sguardo. “In ogni caso, vi ringrazio molto. Avete reso possibile questo incontro, mi fa capire che possiamo essere sempre più uniti verso la vittoria.”

“Ben detto, Crow.” annuisce il moro, lasciandosi andare ad un lieve e composto sorriso. Posa lo sguardo su di me. “Tu dovresti essere Allen, vero?”

“Io? Oh, sì, sono io.” gli rispondo confuso, porgendogli la mano. Wow, sa il mio nome! Ehm, un momento, come fa a- Oh, certo, potrebbe averglielo detto Gyda! Quando succedono delle cose simili non riesco a fare mai dei ragionamenti sensati…

“Piacere di conoscerti, io sono Yusei Fudo.” si presenta, stringendomi la mano. “Non ti dispiacerà se scambio quattro chiacchiere solo con te?”

Crow ci guarda confuso. In effetti, lo sono anche io.

“Che cosa devi dirgli di così importante? Di farmi da babysitter?” scherza Crow, con una leggera gomitata verso il suo vecchio amico.

“Beh, anche.” ridacchia un po’. “In ogni caso, devo anche dirgli un paio di cose che riferirò anche a te, Crow.”

L’ultima sua affermazione aveva un che di serio… Non mi piace affatto…

“Nel frattempo, posso illustrarti alcuni dei nostri piani e aggiornarti sulle ultime vicende?” si avvicina Gyda, rivolta a Crow.

“Si, certo!” esclama il mio capo, poco convinto.

 

All’esterno del garage, sulla strada in cui abbiamo lasciato la moto, ci ritroviamo io e il capo del Team 5D’s, l’uno di fronte all’altro. Mi chiedo davvero cosa abbia di così tanto importante da dirmi. Deve essere una situazione davvero seria se ha voluto incontrarmi da solo…

“Allora, Allen. Come te la stai passando con Crow e la sua banda?” inizia a chiedere.

“Beh, direi bene. Sono con loro da pochi giorni ma mi sono ambientato, in un certo senso…” gli rispondo. “Tu conosci i nostri compagni?”

“Non di persona, mi sono fatto raccontare un paio di cose dai Mist Valley e, da quanto mi hanno detto, sembrate tutti in gamba. Non che avessi qualche dubbio, sapevo che Crow facesse delle scelte eccellenti.” sussurra, sorridendo. “Più che altro, spero solo che non si sia perso per strada. Immagino che la dittatura non debba essere stato un cambiamento semplice da accettare…”

“Non credo che ci troveremo mai nelle condizioni di accettarlo, è semplicemente… Inaudito.” commento. “Se ti lamenti ti sparano pure.”

“Hai perfettamente ragione, mi sto rendendo conto anche io di quanto sia difficile tutto questo.” annuisce, tristemente. “Comunque, mica Crow ha dei comportamenti strani?”

“Uhm, difficile dirlo… A differenza tua, io non lo conosco da così tanto tempo. L’unica cosa un po’ negativa che ho notato in lui è che fuma, soprattutto quando è particolarmente nervoso…” gli rispondo sinceramente. Scusa, Crow… Non potevo non dirglielo. D’altronde, è normale che sia preoccupato per lui.

“Accidenti, ha intrapreso il vizio del fumo?” mi chiede. Io non posso fare altro che confermare quanto già detto. “Merda… Credo che in parte sia colpa mia… Se non lo avessi lasciato solo, forse avrebbe avuto più positività nelle sue giornate piuttosto che andarla a ricercare in qualcosa di così inutile e nocivo…”

“Non credo che tu lo abbia fatto apposta…” gli dico, cercando di rincuorarlo.

“È così. Dopo l’avvento della dittatura, io e lui ci siamo dovuti separare. L’ultima volta che l’ho visto era ad una di quelle proteste, una delle prime dove abbiamo potuto vedere la violenza della polizia su di noi. C’era tanta, troppa gente e noi non dovevamo neppure stare lì. È stata solo una coincidenza, pensa un po’. Ci è costata la separazione, perché se fossimo stati rivisti assieme dopo così poco tempo ci avrebbero dato la caccia.”

Mi sembra di capire che loro due abbiano dei rapporti fantastici. Avevo già sentito che fossero cresciuti assieme a Jack Atlas… A proposito…

“E i vostri compagni? Sapevo che voi due siete amici anche di Jack, il Re dei Duelli, così come della Strega della Rosa Nera…” dico.

“Aki… Chiamala Aki, non è mai stata una strega.” mi corregge.

“S-scusa, è che non ricordavo come si chiamasse…” mi giustifico io. Gli ho detto una bugia: io ricordo perfettamente il nome di Aki Izayoi, così come quelli dei due gemelli Leo e Luna. Sono convinto che anche lui non mi crederebbe se gli dicessi che non vengo da questo Satellite, per questo ho fatto finta di non sapere nulla dei rapporti che ha con altre persone.

Yusei mi osserva, poco convinto. Emette un sospiro.

“Allen, non c’è bisogno che tu menta. Io ti credo.”

Cosa? Aspetta, cosa?!

“Mi credi? In che senso?”

“Allen, io lo so che tu non sei un abitante di questo tempo. Quindi non preoccuparti, non usare giustificazioni di questo tipo. Io sono dalla tua parte.”

 

Angolo autrice

Ciao, sono venuta qui per subire un’esecuzione in pubblica piazza. O al limite per essere messa alla gogna.

Perché si, avevo detto che avrei potuto ritardare l’uscita dei capitoli, però ehi! Non vi ho mica dato un preavviso di una pausa così lunga, eh? ASSOLUTAMENTE NO, QUINDI TIRATEMI ADDOSSO TUTTO QUELLO CHE AVETE! ME LO MERITO! T.T

Per farmi perdonare, sono tornata col botto. Sia perché ho inserito un personaggio che sono sicura aspettavate da tempo, sia perché c’è una rivelazione un po’ scioccante nelle ultime battute. E un granello di sale di YuAki. Aspettate che versi tutta la saliera xD

Dunque, parto già col dire che ora ho postato perché sono riuscita a finire il capitolo, ma sappiate che forse (anche se, ve lo dico, è quasi impossibile che succeda diversamente) la settimana prossima vi lascio di nuovo a secco. Mi prendo una piccola vacanza. “Come se non te ne fossi già presa una, e pure lunga!” direte voi, e non avete tutti i torti ^^’

La verità è che questo periodo non è stato proprio una vacanza per me. Durante una vacanza bisognerebbe rilassarsi, godersi la tranquillità, no? Ebbene, io ho vissuto proprio il contrario. Sono successe varie cose e a livello di salute mentale ammetto che non me la sono passata nel migliore dei modi. Mi era molto difficile fare qualcosa di produttivo, ma al tempo stesso mi sentivo in colpa se non facevo nulla. Insomma, è difficilissimo da spiegare, vi basta solo sapere che ero off e pensavo a tutt’altro fuorché alla scrittura e a studiare (ho dovuto rimandare a settembre l’ultimo esame che avrei dovuto dare quest’anno, per dirvi…). Adesso devo dire che sto meglio, però sento ancora la necessità di svagare ulteriormente, per questo starò via la settimana prossima. Mi porterò dietro il computer, chissà che non riesca a combinare qualcosa in questi giorni in momenti vuoti ;).

Per il resto, vi lascio solo con la canzone di oggi che è “I’ll Ray (The King)” dei Kasabian. Quanto amo questa canzone! Mi carica sempre tantissimo, mi sembra di stare a Londra e passeggiarci nella maniera più badass possibile… Sono strana, eh? xD

Nulla ragazzi, grazie a chiunque leggerà questo capitolo e noi ci sentiamo presto! Ciau! ^^

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Capitolo 31
*** Hall of Fame//Il mio ruolo ***


Mi sale il panico. Come fa a sapere che io non conosco il posto in cui sono cresciuto, che non è questo il frutto dei miei ricordi, che io sto in realtà sognando tutto questo?! Dannazione, e adesso come dovrei fare? Mi prenderà per un impostore?!

“Non so di cosa tu stia parlando, Yusei.” dico, cercando di svignarmela. Yusei non è affatto convinto.

“Come ti ho già detto,” sussurra. “non c’è bisogno che tu menta.”

Non ha un tono particolarmente freddo… E se fosse una trappola?

Lui si rende conto, probabilmente, delle reazioni che sto avendo, soprattutto timore. Timore perché ho visto come si comportano i ribelli nei confronti dei traditori, di chi va contro di loro. In questo momento potrei essere al pari di chi ho menzionato prima…

“Allen, stai tranquillo…” mi mette una mano sulla spalla lui. “Non c’è nulla che tu debba temere!”

Mi fa anche un pollice in su… Dannazione, che sto facendo?! Mi ero dimenticato che Yusei salvò il mondo una volta, perché mai non dovrei fidarmi di lui?! Stupido, stupido…

“Scusa, è che… Non lo so, non ci capisco più nulla…” gli confesso. “Sono qui da relativamente poco, ho capito l’andazzo ma non è qui che dovrei stare, dannazione!”

“Lo so, immagino che non sia stato facile…” sussurra comprensivo il leader del Team 5D’s. “Ti posso capire, comunque. Molto spesso mi sono ritrovato a pensare al motivo per cui ho questo sul braccio.”

Si alza la manica della sua giacca blu, mostrando il simbolo della testa del Drago Cremisi, lo stesso che era disegnato sulla lettera destinata a Crow.

“Mi chiedevo il perché fossi stato scelto io e non qualcun altro, se io fossi davvero all’altezza del mio ruolo. Questi dubbi, infine, se ne sono andati quando mi sono dato un’unica e plausibile risposta: non c’è un motivo, è scritto nelle stelle ed è così che deve andare. Essenzialmente? Sono in ballo, quindi balliamo. Qualsiasi cosa accadrà, è scritto tutto nelle stelle e non si può cambiare il futuro.”

Lo ascolto attentamente. Già, ha perfettamente ragione. Ormai è successo e devo farmene una ragione, tanto vale combattere e vedere come andrà a finire.

“Tutto vero, sono d’accordo, ma…” inizio. Mi resta ancora un dubbio fondamentale. “Vorrei capire come tu faccia a sapere che non sono di questa… Epoca, credo…”

“Il Drago Cremisi.”

Il Drago Cremisi. Gliel’ha detto lui?! Non ci credo.

“Co-come è possibile?”

Se c’è di mezzo il Drago Cremisi significa solo una cosa: che a quanto pare è una questione di vita o di morte, sono coinvolto in qualcosa di davvero grande il cui risultato potrebbe dipendere sul serio anche da me. Perché, perché proprio io?! Cosa ho fatto?!

“È uno scherzo, vero?” chiedo. Spero davvero che stia scherzando perché non me ne capacito affatto.   

“Vorrei poterti dire che si tratta di uno scherzo di pessimo gusto, Allen… Mi dispiace, è la realtà dei fatti.” risponde, secco.

“Perché?!” gli domando, ormai in preda alla rabbia e la paura.

“Quello che ti dicevo prima: è scritto nelle stelle. Il Drago Cremisi deve aver visto in te la vera chiave per la risoluzione di questo conflitto.”

Conflitto? Mi scoppia la testa, che significa?!

“Ti senti bene?” mi domanda Yusei, mettendomi una mano sulla spalla. “Prenditi tutto il tempo che ti serve, quando te la senti ti dico alcune cose che dovresti sapere, d’accordo?”

Annuisco, massaggiandomi le palpebre con le dita della mano destra. Mi allontano alcuni metri da Yusei, che ha sul volto un sorriso comprensivo, osservando il sole che sta tramontando. Fa così strano vederlo a quest’ora, le giornate in cui vivevo prima erano molto più lunghe… Meno desolate… Più allegre… Meno opprimenti. Che schifo, che schifo, che schifo! È come se io avessi perso tutto e non so se potrò tornare indietro. Chissà se Allen, in questo momento, quello che si è addormentato, si sarà svegliato e sarà andato con Damien a vedere il duello tra Jack e Crow. Chissà cosa starà facendo… Si starà godendo l’estate e si starà preparando per i test d’accesso per la laurea in medicina. Starà passando i pomeriggi davanti alla tv e con un joypad in mano in compagnia di suo fratello Kyle. Starà imparando molte più cose da suo padre.

Invece… Invece io sono qui, senza avere la certezza di poter rifare le stesse cose che l’altro Allen starà facendo. Qui, nel Satellite in cui non avrei mai voluto vivere, un ammasso di criminalità misto all’oppressione e alla dittatura più schifosa, con la grande città che ha tutte le carte in regola per essere il paradiso in Terra, a discapito dei poveri che rischiano la fame e la morte. È sempre stato così, finché i due luoghi non si sono riuniti con il ponte. Adesso? Adesso niente, si è ritornati a zero. E adesso io, che non ho mai fatto nulla per meritarmi l’appellativo di eroe, devo esserlo da questo momento? Che schifo. Ma che dico, che merda! A cosa servo?!

Senza alcun fraintendimento, non è che adesso che ho saputo di essere catapultato qui per salvare il Satellite non abbia più voglia di farlo, anzi. Non mi sono dimenticato della grinta dei miei compagni nel volere la rinascita di questo luogo e ho intenzione di seguire le loro lotte. Solo che… è strano. Io non credo di avere le capacità per potere salvare questo posto… O il mondo, non lo so. Mi sembra semplicemente assurdo che sia stato scelto io, che non so fare granché. Anche quando io e la mia famiglia vivevamo in povertà, ci chiudevamo sempre in casa e aspettavamo i momenti in cui i vandali e briganti se ne andavano dalla zona e ci lasciavano in pace. Non abbiamo mai cercato di opporre resistenza sul serio, ci siamo sempre nascosti. Il risultato è che non ho mai imparato a vivere davvero in un posto del genere, l’unica cosa che so fare è nascondermi. Per questo, cosa ha visto il Drago Cremisi in me?

Mi voglio rassegnare, mi sto facendo un mucchio di domande le cui risposte non credo arriveranno mai. Torno da Yusei per farmi spiegare la situazione e capire, una volta per tutte, cosa dovrò fare e perché sono così tanto fondamentale in questa lotta.

“Ok, Allen. Spero che questa piccola pausa ti abbia svuotato un po’ la mente, perché sto per raccontarti nel dettaglio cosa è successo. Se ci sono delle cose che non capisci, fermami e chiedi pure. Sarà un discorso molto lungo, credo.”

“Vai pure, sono tutt’orecchie.”

“Bene.”

Fa una breve pausa prima di iniziare a raccontare tutto.

“Allora, suppongo che tu abbia notato che quello in cui vivi non è il Satellite che dovrebbe essere, è esatto?”

Annuisco in risposta.

“Questo perché tu hai vissuto in un’epoca differente, vieni dal futuro. In pratica, sai già come sono andate le cose… Vediamo, se non vado errato tu adesso dovresti avere diciotto anni, giusto? Dopo gli eventi degli Immortali Terrestri ne avevi… Sei.”

“Si, la costruzione del ponte è avvenuta dodici anni prima che io ne compissi diciotto, quindi i calcoli… si, sono corretti.” confermo io. Lo ricordo bene, perché mia madre è morta nello stesso anno… Si era ammalata di tumore proprio mentre era incinta di mio fratello. Avremmo potuto salvarla se il ponte fosse stato costruito prima, garantendoci l’accesso a Nuova Domino per poterle dare delle cure migliori. Purtroppo, quando questo è successo… Era troppo tardi, era già in stadio terminale… Mio padre era disperato, e come biasimarlo? Da medico non è riuscito a salvare la vita alla donna che gli ha dato due figli, si colpevolizzava continuamente. Eppure, non è mai stata colpa sua. Lui si è fatto in quattro per noi, anche al limite delle sue capacità. Ci ha provato e ciò gli ha fatto molto onore. Per questo, ambisco a diventare un medico di alto livello: per far sì che situazioni simili non capitino mai più, che tutti si possano curare senza distinzioni e, soprattutto, per tempo.

“Scusa, va tutto bene?”

Yusei mi fa questa domanda destandomi dal sonno dei miei pensieri.

“Si, solo dei brutti ricordi. Comunque, prosegui pure.” lo rassicuro, facendo un sorriso.

“Bene, sappi che in pratica sei finito in una linea temporale dove le cose sono andate diversamente. Il Drago Cremisi mi ha detto che un evento è stato inserito nella storia, qualcosa che non doveva accadere.”

“La dittatura?”

“Proprio così, ma pare che ci sia qualcosa di più oscuro dietro un semplice totalitarismo. È intervenuta una forza sovrannaturale perché questo non sarebbe dovuto succedere.” racconta il capo del Team 5D’s. “Normalmente, ad un evento simile, non avrei dato lo stesso peso. Avrei continuato a combattere per il Satellite, certo, tuttavia mi disturba altamente il fatto che non era previsto. Per cui, dobbiamo porvi rimedio e qui entri in scena tu. Sei venuto qui per dare una mano alla lotta, per permettere agli abitanti di vincere. Purtroppo, qui devo dirlo, non so in che modo. Le spiegazioni del Drago sono state alquanto vaghe, il mio compito è stato quello di rintracciarti e dirti tutto quello che sapevo.”

“Tutto chiaro… Immagino che, in un modo o nell’altro, lo capirò da solo?”

“Credo proprio di sì, Allen. L’unica cosa certa che posso aggiungere è il fatto che hai il sostegno di tutti gli altri Predestinati, visto che c’entriamo anche noi, ma anche lì c’è un piccolo problema: come forse già saprai, non sappiamo e non abbiamo alcun modo per metterci in contatto con loro. Solo uniti, potremo avere la certezza di farcela.”

“Beh, Crow ti ha cercato in lungo e in largo, quindi posso immaginare la difficoltà…” comprendo. “Insomma, che situazione assurda…”

Sul serio, è davvero complicato e bizzarro. Sarei dunque finito in una linea temporale differente? Tutto mi sarei immaginato fuorché ciò! Allora è vero che l’Allen di ora starà facendo tutt’altro. Sempre se, a causa di quello che ho sempre chiamato sogno (ma che alla fine è la realtà), lui non sia finito in una sorta di coma… Sarebbe un duro colpo per papà… Un momento! Se è vero che questa è una linea temporale differente… Forse mia madre è ancora viva!

“Yusei, dimmi se può essere plausibile: il futuro è cambiato anche per me?” gli domando.

“Uhm…” riflette. “Non saprei, però non credo. Hai detto che in questo periodo tu avresti dovuto avere sei anni, eppure lo stai vivendo sotto gli occhi di un diciottenne. È complicato, sai?”

Già, potrebbe avere ragione…

“Però non lo escluderei completamente! Avrai modo di scoprirlo. Avevi degli amici, una famiglia?” mi chiede.

Io gli rispondo di sì e cito mio padre e mio fratello (nomino anche mia madre, anche se è morta quando ero più piccolo, ma non si può mai sapere!), poi nomino i miei amici Damien e Jane.

“Bene, se dovessi sentire questi nomi non ci metterò nulla ad avvertirti, d’accordo?” mi sorride. “Dunque, ho finito di spiegarti tutto. Adesso, da Predestinato a Predestinato, anche Crow dovrebbe saperlo.”

“Dirai le stesse cose anche a lui?” gli domando. Il pensiero che Crow possa vedermi con occhi diversi sapendo quello che sono davvero mi spaventa un po’.

“Si, ma ricordati: noi Predestinati siamo qui per aiutarti, quindi non devi temere nulla!”

Le sue parole mi rassicurano molto (non a caso, è il leader del leggendario team). Chissà se anche gli altri della banda lo verranno a sapere… Oh, ma che mi importa?! Almeno ho capito perché sono finito qui.

“Ci conviene tornare al piccolo covo dei Mist Valley, così, se quei due capibanda hanno finito di parlare, ci scambiamo gli interlocutori e tu ti fai raccontare delle cose anche da Gyda.”

“Giusto, d’accordo!”

Senza dire altro, ritorniamo al covo, dove la conversazione tra Gyda e Crow sembra essere al termine. I due sono seduti l’uno di fronte all’altra, lui su una poltrona rossa e lei acciambellata su un’altra di colore verde.

“E questo è quanto. Credo che tu abbia capito l’urgenza della cosa, no?” dice lei, incrociando le braccia.

Crow sospira.

“Si, capisco perfettamente…”

Si gira verso di noi e ci sorride.

“Oh, vedo che siete tornati!” esclama Crow, alzandosi in piedi. “Ce ne avete messo di tempo!”

“Che caso perso! Crow ha una certa fretta di tornare dalla sua ragazza…” sussurra maliziosa il capo dei Mist Valley.

“Non è la mia ragazza, accidenti!” protesta immediatamente Crow, scatenando la risata incontrollata di Gyda.

“Incredibile che tu abbia pensato immediatamente ad una persona in particolare, HAHAHAHA! Sei un caso perso!”

Ridacchio anche io. So bene a cosa si stia riferendo lei.

“Facciamo che me ne parli dopo, Crow. Sono curioso di saperlo!” si intromette anche Yusei. Non mi sembra il tipo di persona, ma pare che una piccola frecciatina l’abbia comunque lanciata!

“Non avevi detto che dovevi parlare anche con me?” tenta di sviare il discorso il rosso, palesemente nervoso.

“Si, sono qui per questo! Andiamo!”

Yusei e Crow si allontanano, lasciando me e Gyda da soli.

“Beh, non stare lì impalato! Siediti!” mi ordina la ragazza, invitandomi a prendere posto di fronte a lei. Io eseguo, sprofondando nella poltrona dove precedentemente era seduto il mio amico. “Tutto a posto con Yusei?”

“Assolutamente! Nulla di cui preoccuparsi!” confermo, mettendo le mani avanti.

“Mh, ok… Allora, ti riporto le stesse identiche cose che ho già detto al ‘Caso Perso’ e purtroppo, come già detto, non è nulla di buono. Il motivo per cui siamo stati rapiti è che… Siamo venuti a sapere delle cose che non dovevamo affatto sapere, perciò volevano tenerci prigionieri per poi… Ucciderci. Ci hanno già dimezzato per lo stesso motivo e la pagheranno cara… Molto cara…”

Cazzo, avevano intenzione di farli fuori? Maledizione, che coincidenza assurda! Se le tre bande non si fossero trovate lì, i Mist Valley avrebbero cessato di esistere. Siamo stati provvidenziali, non c’è che dire…

“Si può sapere quali sono queste informazioni oppure…?”

“Assolutamente, voi necessitate di saperlo. I Vylon…”

Si avvicina al mio orecchio per sussurrarmi qualcosa.

“Prendono le loro armi dal governo.”

Cosa?!

“State scherzando?!” domando sconvolto. “Questo è assurdo!”

“Purtroppo, no, magari stessi scherzando… Quella banda è letteralmente una pedina del governo che serve per fare i propri comodi. Non abbiamo capito il loro scopo, il perché la dittatura abbia voluto collaborare con una banda del Satellite, sta di fatto che da oggi in poi dobbiamo essere cauti. Possiamo anche considerarci dei fuggitivi, soprattutto noi Mist Valley. Immagina che conseguenze possa avere una simile informazione, è normale che se lo venissero a sapere in molti qui nel Satellite cambierebbe tutto. Si potrebbero formare altre bande per contrastare i Vylon e il governo. È quello che vogliamo noi, certo… Però non è quello che vogliono loro e sarebbero pronti a tutto pur di cancellare le tracce di queste notizie. D’ora in avanti, perciò, dobbiamo stare molto attenti di chi ci fidiamo. Abbiamo persino dovuto cambiare casa, lì non era più sicuro.”

Quindi questa residenza non è loro, è solo un alloggio di fortuna.

“Aspetta, non ho capito una cosa. I Vylon, in questo modo, che utilità hanno per il governo?” domando. “Non sarebbe più facile per loro denunciarvi alla polizia, così vi arrestano e si comportano in questo modo anche con altre bande… Compresi noi?”

“In effetti, non hai tutti i torti. Potrebbero farlo, eppure… Non lo hanno ancora fatto. Questa faccenda ci puzza, mi chiedo ancora come mai non convenga loro dare i nostri nomi agli sbirri e assicurarsi il dominio assoluto del Satellite. Forse… In un certo senso anche loro stanno usando il governo a loro favore… Sono cose che ancora non mi sono chiare. Quello che è certo è che loro sono in combutta con questa dittatura del cazzo e la fornitura di armi proviene tutta da lì.”

“Posso sapere come siete venuti a conoscenza di questa cosa?” le chiedo. Affermazioni del genere non dovrebbero essere riservate ai soli membri dei Vylon e, magari, anche alle bande in coalizione con loro? Come hanno fatto Gyda e i suoi compagni a scoprirlo?

“Ti racconto subito quello che è successo e che ci ha portato a finire prigionieri: eravamo in ricognizione io, Garren e Lucian, tutti e tre assieme. Gli altri nostri compagni, invece, erano da un’altra parte. Alcuni di loro sono anche rimasti a casa. Noi tre avevamo lasciato le moto e stavamo proseguendo a piedi in direzione del molo, vicino al ponte Dedalo, per controllare che cose stesse facendo la polizia. Solita routine, magari beccavamo un’altra protesta. Ci andavamo ogni maledetto giorno e ci stavano sempre quegli idioti in uniforme che non facevano un cazzo se non stare lì fermi ad ispezionare o a fare la guardia affinché nessuno passasse oltre. Eppure, quel giorno la normalità è stata spezzata dal capo dei Vylon che era proprio lì a scambiare due chiacchiere con i poliziotti, accompagnato da altri due tizi che non ho mai visto. Abbiamo origliato e ho sentito testuali parole: ‘Se avete bisogno di altri dispositivi, fatecelo sapere e ve li procuriamo. Ormai siete nostri amici.’”

“Stronzi.” riesco a pronunciare. “Che maledetti pezzi di merda.”

“Si… Poi nulla, siamo fuggiti via perché dei loro compagni ci hanno scoperti. Non so se hanno allertato la polizia, su questo ho dei seri dubbi: credo che il governo non ci farebbe una bellissima figura a sapere una cosa del genere, quindi immagino che vogliano ucciderci perché altrimenti quelli morti saranno i Vylon.”

“Si, può essere.”

 “Noi li avevamo seminati, per poi arrivare…”

Si interrompe ed inizia a tremare.

“… Sul luogo dove… Hanno ucciso i nostri amici…”

Mi viene un colpo al cuore. Deve essere stato orribile vedere una scena simile… Non oso immaginare come avrei reagito se fosse capitato a me…

“Hanno approfittato della nostra debolezza in quel momento e ci hanno catturati… Il resto, lo sapete già.”

“Che stronzi… Scusa, ma non riesco a pensare ad un altro insulto in questo momento. Si sono comportati da veri stronzi.” le dico.

“Lo so.”

Si morde un labbro, probabilmente per ammutolirsi prima che dica altro.

“Tornando a noi, alla luce di questi fatti ci possiamo comportare in due modi differenti…” continua poi, risistemandosi meglio sulla poltrona. “O continuiamo a combattere, radunando un alto numero di consensi nel Satellite… Oppure andiamo a risolvere il problema direttamente alla base.”

“Intendi per caso dire-”

“Si. Andando a Nuova Domino.”

 

Angolo Autrice

Ciao ragazzi! Mamma mia, che bello essere tornati!

Si, lo so, non è passato tantissimo tempo, però è bello poter rimettere mano ad un pc dopo un po’ di tempo e finire il capitolo anche subito! ^^

Dunque, siamo arrivati alla conclusione della prima parte di trama per questa storia. Eh già, un piccolissimo filone narrativo si è concluso con la scoperta del vero scopo di Allen in tutto questo, anche se in realtà non è ancora ben chiaro quello che deve fare. Tranquilli, tempo al tempo e vi sarà chiaro, come lo sarà anche per il nostro protagonista! ^^

Per la canzone di oggi, l’invito è quello di ascoltare “Hall of Fame” dei The Script. Siamo anche in tema, vista la recente chiusura delle Olimpiadi ^^’

E nulla, come sempre fatemi sapere cosa ne pensate! Noi ci vediamo al prossimo capitolo, bye! ^^

 

P.S. Tra i personaggi della storia, adesso compare anche Yusei Fudo ^^ Avrei voluto mettere “Un po’ tutti”, però non so se a voi dà lo stesso problema: quando lo seleziono non me lo inserisce, mentre gli altri si. Ditemi che non sono l’unica TwT Quindi, man mano che si aggiungono personaggi chiave, li andrò ad inserire ^^

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Capitolo 32
*** Toxicity//Sembra tutto così diverso... ***


Andare a Nuova Domino? Beh, che dire… In che modo?

“A Crow era certamente venuta in mente una mezza idea per raggiungerla, però non so se anche a voi andrebbe bene…” dico io.

“Tranquillo, mi ha già riferito tutto e… Potremmo provare dal tunnel, il problema è che dobbiamo prima levarci di torno i Vylon che lo sorvegliano. Ah, dannati Vylon! Sono come il prezzemolo, ma ben più rompicoglioni!” si sfoga Gyda, con le mani nei capelli. “Non li sopporto più!”

Immagino che molti siano della tua stessa opinione, Gyda. Me compreso, anche se non li conosco abbastanza come li conoscono Crow e gli altri… Però mi sono già fatto un’idea su di loro ed è ovvio che non sia delle più positive.

“Comunque, Gyda… Se posso dare una mia opinione… Secondo me, buttarci subito in città potrebbe essere rischioso. La prima ipotesi, quella di farci prima numerosi alleati, secondo il mio punto di vista ci aiuterebbe molto di più.”

“Non hai tutti i torti, siamo pochissimi contro i… Vylon maledetti… Figuriamoci contro una città intera!” annuisce Gyda, infastidita. “Beh, cerchiamo solo di rimanere uniti e cercare altre persone che non abbiano paura di sporcarsi le mani! Nuova Domino, in effetti, deve ancora prepararsi quando la raggiungeremo!”

“Giusto! Mi piace questo spirito!” le dico, con un sorriso.

“Oh, dai! Cerco solo di tenere il morale alto!” ricambia lei. “Bene, questo era quello che avevo da dire a te e Crow. Vi toccherà diffondere il verbo anche ai vostri compagni e agli XX-Saber, io contatterò i Flamvell e organizzerò un incontro privato con loro. Spero solo che non ci faremo ammazzare…”

“Dai, non dirlo nemmeno per scherzo!”

“Crow! Già finito?!” domando impietrito, riconoscendo la voce. Aiuto, ho paura di quello che mi potrebbe dire! Starò esagerando? Può darsi. Ho comunque paura, non voglio girarmi per non vedere la sua espressione di… Boh, disappunto perché non gliel’ho detto? Aspetta, io gliel’ho detto! È stato lui a non volermi credere!

… Oh cazzo, la prima volta che l’ho incontrato gli ho detto che avrebbero salvato il mondo?! Sono uno stupido, interferire con il futuro è un crimine! Ora cambierà tutto, mannaggia a me! Spero che se ne sia dimenticato…

“Allen, ti sei per caso imbambolato? Crow ti ha detto che in realtà è passato un quarto d’ora da quando ha iniziato a parlare con Yusei e che ora hanno finito e potete andare via!” dice Gyda. L’ha… Detto davvero? Non me ne sono nemmeno accorto!

“S-sì, scusa, adesso arrivo!”

 

Crow’s POV

Al ritorno dal covo dei Mist Valley, non ho spiccicato parola. Non sapevo davvero cosa dire, tutte queste informazioni mi hanno davvero confuso. Il Drago Cremisi ha detto a Yusei che è successo un casino con le linee temporali e di mezzo ci è andato a finire anche Allen che poco o nulla centra con questo tempo. Dover metabolizzare la cosa è difficile, per questo ho preferito non dire nulla ad Allen. Mi sono preso il mio tempo per rifletterci, lasciando che il vento gelido e la memoria visiva mi guidassero per tornare a casa.

Il Satellite è sempre lo stesso, eppure, dopo la giornata appena passata, sembra mutato profondamente. Fa strano, a questo punto avrei dovuto farci l’abitudine. Tutti i danni del tempo, uniti a quelli fatti dai Predestinati Oscuri… Ora, questo. Quante cose…

Senza nemmeno rendermene conto, arrivo proprio di fronte al garage. In tutto questo tempo, non ho parlato con Allen. Credo che, prima di entrare, dovrei dirgli almeno qualcosa… Scendo dal mezzo.

“Senti, amico…” esordisco, attirando la sua attenzione. Lui mi osserva, con l’espressione di chi sa già cosa sto per dirgli. “Volevo dirti… Ecco…”

“Crow, stai tranquillo, non c’è bisogno che tu aggiunga altro!” sostiene il ragazzo con un mezzo sorriso. Non sembra essere tanto convinto di quello che dice.

“Lo so, è che… Argh, al diavolo!” esclamo, togliendomi il casco e posandolo sul sedile della moto. Mi metto una mano davanti al viso. “Immagino che per te sarà difficile…”

“Beh, mettiamola in questo modo… Sono capitato qui e ho provato le vostre stesse emozioni, quindi non è difficile solo per me.” mi risponde. “È strano, certo, perché ormai mi ero abituato a ben altro… Però fa parte della vita, in un certo senso… Un giorno sei felice e hai tutto quello che vuoi, ma il giorno dopo potresti aver perso tutto. L’importante è saper rispondere a queste difficoltà, come mi avete insegnato anche voi ragazzi! Si, lo so, non sono passati molti giorni, eppure da voi ho imparato molto più di quanto io abbia imparato a scuola!”

“Non sai quanto mi fa piacere sentirlo!” gli dico. “Ah, e naturalmente scusami se ti ho definito un ‘ubriacone’ e non ti ho creduto quando dicevi tutte quelle cose… Sono stato uno stupido.”

“Suvvia, Crow, non ci avrei creduto nemmeno io!” ridacchia Allen, togliendosi il casco. “Piuttosto, mi preoccuperei di un paio di cose: prima di tutto, secondo te dovremmo dirlo agli altri? E due, avrei proprio bisogno di sapere cosa devo fare per salvare il Satellite…”

“Alla prima domanda risponderei… Dipende da te, se vuoi informare i nostri amici.” lo rassicuro. “Non sei tenuto a dirglielo, se non te la senti, ma non ci sarebbe niente di male se tu glielo raccontassi! Se hai paura che non ti credano, puoi contare su di me!”

Chiudo la mano a pugno e gliela metto davanti. Lui risponde con il suo, di pugno, sulle mie nocche.

“Sulla seconda cosa, ne so meno di te e Yusei…” gli comunico. In effetti, ora che ci penso… Non me lo sarei mai potuto aspettare, ma perché? Chissà se anche gli altri sono informati oppure solo io sono l’unico idiota che non ne era a conoscenza… Uhm, difficile dirlo, non c’è modo in cui io possa chiederlo a Jack, Aki o Luna… “Sono sicuro che lo scopriremo, coraggio!”

Allen annuisce, ancora un po’ pensieroso.

“Beh, a questo penseremo un’altra volta, ora raccontiamo quello che Gyda ci ha riferito ai nostri compagni, che ne dici?”

“Giusto, entriamo che qui fuori fa un freddo cane…” sussurra il ragazzo, strofinandosi le mani sulle braccia. Ha anche il naso rosso, sembra quella renna di Babbo Natale… O un clown…

Sollevo la saracinesca, senza aspettarmi che avrei trovato davanti a me, girata di spalle, Alyssa.

“Crow, Allen, menomale che siete arrivati anche voi!” esclama Lucy, dall’altra parte della sala comune. Alyssa si irrigidisce. “Le abbiamo detto che non dovrebbe già fare i salti mortali, visto che proprio ieri si stava dissanguando, ma non ci vuole ascoltare!”

“Salti mortali?! Vi sembra che io stia facendo i salti mortali?! E dai! Vi preoccupate troppo! Sto solo camminando per conto mio!” esclama la ragazza appena sveglia, annoiata. Si gira anche verso di noi, come per voler dimostrare qualcosa. La sua espressione di dolore quando appoggia il ginocchio a terra per riporre un libro, però, la tradisce. In questo momento, però, mi sento così imbambolato. Lei… Lei è sveglia. “Visto? Non c’è nulla di cui preoccupar- Argh!”

Proprio quando tenta di risollevarsi, gravando il suo peso su quella maledetta coscia, perde l’equilibrio. Non cade a terra, però. Sono io a stringerla. Ma come…? Devo averla afferrata in tempo, eppure non me ne sono neppure accorto.

“Vedi, dannazione? Si fa per dire ‘salti mortali’, comunque!” ribatte Lucy. “È bene che tu sia viva e vegeta, ma devi dare il tempo al tuo corpo di riprendersi!”

“E infatti mi sono ripresa!” risponde Alyssa.

“Non direi proprio, visto che, se non ci fosse stato il capo, avresti battuto la testa a terra!” sussurra la ragazza dai lunghi capelli scuri, incrociando le braccia. Poi alza la voce all’improvviso. “Per giunta, sei in mutande e sto morendo di freddo per te!”

In mutande?! Cazzo, devo essere stato così felice di vederla in piedi che non mi sono nemmeno reso conto che ha addosso soltanto una maglia ingiallita con le maniche corte (che, tra l’altro, le va larga) e un paio di slip neri in vista. Su una delle due gambe scoperte, c’è la fasciatura fatta ieri da Allen e Ruby.

“Decisamente, dovresti metterti qualcos’altro addosso.” commento io, aiutandola a rimettersi in piedi.

“Che succede? Non hai mai visto una ragazza in mutande prima d’ora?!”

Dannazione Alyssa e la sua voce provocatoria! Se avesse il coraggio di guardarmi in faccia sarebbe più complicato per me darle una risposta seria e composta, visto che solo le sue parole mi hanno leggermente spiazzato…

“Scusa se mi preoccupo per la tua salute visto che sei mezza nuda e fuori ci sono minimo quattro gradi!” ribatto, esitante. “Dopo l’emorragia, un’influenza non ci vuole affatto!”

“Uff, va bene, salgo su a prendermi dei vestiti…” si arrende lei, iniziando ad avviarsi sulle- Ah, che pazienza!

“Dove credi di andare? Non riesci a stare in piedi da sola, figuriamoci salire le scale!” la rimprovero io, bloccandola, mettendole il braccio sulle mie spalle e prendendola in braccio.

“Ma che- Ehi, non serve che tu-”

“Se ti fa ancora male la gamba non dovresti camminarci!” la interrompo io.

“Ehm, ragazzi…”

“Che c’è?!” diciamo all’unisono io e lei, rivolti ad Allen.

“Se non vi dispiace, voglio vedere come sta la ferita di Alyssa prima di metterci qualcosa sopra! Magari ha bisogno di una nuova medicazione.” dice subito il novellino.

“Ah… Si, scusa!”

 

“Questi vanno bene?”

Prendo un paio di pantaloni di Alyssa e glieli mostro. Lei annuisce, sulla soglia della sua camera.

“Già che ci sei, potresti prendermi anche la t-shirt dei Nirvana?” mi domanda.

“T-shirt?! Alyssa, fa freddo fuori!”

“Ma noi siamo dentro!”

“Ti darò una felpa…” le dico io. La sento sbuffare, ma non mi interessa. Non deve ammalarsi…

Saltellando su un solo piede (ovviamente quello sano), si avvicina al letto e ci si siede per rivestirsi. Io mi giro di spalle, dopo averle messo gli indumenti puliti di fianco, mentre lei si cambia. È ancora un po’ malandata con quella coscia, purtroppo. Allen le ha dato un’occhiata e ha notato che la ferita deve ancora chiudersi del tutto, sta ancora sanguinando (per fortuna, si tratta di poche gocce), però è tutto normale. Se la sua gamba le dà problemi, a livello di testa è così… Pimpante. Eh, credo proprio di doverla tenere d’occhio… Ha ringraziato molto Allen per averle chiuso la ferita. Lo devo ammettere, è stato un grande!

“Non c’era bisogno che tu ti girassi, non mi dà fastidio e lo so che tu non sei un morto di figa.” mi dice. Un po’ sorrido sentendo questa ultima battuta. “Spero di avere modo di sdebitarmi per avermi salvato la vita, comunque...”

“Non devi sentirti in debito con me, io l’ho fatto perché non avrei potuto mai lasciarti morire lì…” le faccio presente.

“Permetti almeno che io ti ringrazi!” esclama. “Puoi girarti, ho finito.”

“Non c’è di che, Alyssa!” le dico. Incontrando il suo sguardo provo una strana sensazione. Lei è proprio qui, di fronte a me… Eppure, sento che è troppo lontana. Da quando ieri ha perso conoscenza fino ad ora desideravo avere ancora un po’ di contatto fisico con lei, per avere ulteriormente la certezza che lei stesse bene, che i miei occhi non mi stessero ingannando. È vero, anche prima ho potuto toccarla e me ne sono reso conto. Eppure… Non mi basta.

Si alza in piedi per chiudersi la zip di quei jeans color carbone e io non riesco a resistere. La abbraccio, la stringo forte a me e semplicemente mi godo quel momento. Mi sento immediatamente meglio. Il calore che emana e il profumo della sua pelle hanno un effetto calmante su di me.

“Scusa, è che… Ieri ho avuto tanta paura…” mi giustifico io. C’era da aspettarselo, è rimasta interdetta… Sono stato troppo improvviso… Però, in seguito, le sue braccia si stringono in vita, con delicatezza.

“Non… Preoccuparti…”

Cos’era questo tono debole?

“Ehi, va tutto bene?”

Mi stacco prendendola per le spalle. Sul volto ha un’espressione strana… Sarà stanchezza? Lei scuote la testa.

“No, tutto a posto, non preoccuparti…” sussurra flebile. Si distacca da me, uscendo dalla stanza con la testa bassa. “Mi riporti giù?”

“Si, subito…”

Posso giurare che quella non fosse un’espressione dettata dalla stanchezza, bensì qualcosa che va ben oltre. L’ho sempre vista particolarmente tormentata, come se qualcosa la disturbasse continuamente… Eppure, fino a questo momento, non l’ho mai vista così triste… Forse… Non avrei dovuto abbracciarla.

 

Allen’s POV

Yawn… Che sonno… Eppure, devo alzarmi da questo letto.

Ieri sera abbiamo raccontato a tutti i nostri compagni cosa fosse successo. Inutile dire che sono rimasti di sasso quando abbiamo svelato il dettaglio dei Vylon che collaborano con la dittatura. Abbiamo anche parlato di come è stato incontrare finalmente Yusei e Lucy, in particolare, è stata molto contenta di saperlo. Immagino che lei, tra tutti (Crow escluso, naturalmente), conosca meglio Yusei…

E… Basta. Non ho detto loro che io sono un estraneo “temporale”, vorrei che loro non venissero condizionati da questa notizia e lasciare che le cose scorressero come se io fossi una persona di questo tempo.

C’è una ragione se ho sonno, anche se stanotte non ho dovuto sorvegliare il covo: non ho dormito. Non solo per le rivelazioni di Yusei, ma anche perché ho rifatto lo stesso sogno dell’altra volta. Si, lo stesso dove vedevo uno strano simbolo e poi sprofondavo giù. Sogno, visione… Insomma, quella che è. La stessa lingua di luce rossa che va da una parte all’altra attorno a me. Questa volta, però, c’era qualcosa di nuovo. Giuro di aver visto lo stesso simbolo presente sul braccio di Yusei ad una delle estremità di quella creatura, ovvero quella testa di drago, mentre all’altra estremità… Qualcosa che ho già visto almeno una volta…

 

“Questo tatuaggio, marchio, voglia… Non so come definirlo… Mi fa capire che tutto quello che stiamo vivendo non è ancora niente…”

 

Si, anche quell’altro è un marchio del Drago Cremisi! Corro giù per le scale, alla ricerca del capo. Vedo tutti che, senza dire una parola, mi osservano straniti. Hanno ragione, ho proprio l’aria di uno con una certa fretta.

“Ehm, Crow!” lo richiamo. Gli altri si potrebbero insospettire, quindi… Devo inventarmi una scusa. “Devo… Sollevare un attimo il materasso della mia camera. Stanotte ho sentito degli strani rumori sul pavimento… Mi aiuteresti un attimo?”

“Non mi dire che non hai la forza di alzare un materasso…” commenta Jasper. Dannazione, fatti i cavoli tuoi una volta tanto!

“Arrivo!” dice subito Crow, venendo verso di me e accompagnandomi sulle scale. Una volta assicuratosi che nessuno ci possa sentire, mi domanda: “Devi dirmi qualcosa che gli altri non possono sapere?”.

“Si. Riguarda quel simbolo che hai sul braccio, posso vederlo?”

“Oh… Beh, certo!”

Un po’ confuso, si alza la manica della sua giacca e si sfila il guanto da moto, rivelando… Esattamente lo stesso simbolo che ho visto.

“Posso chiederti cosa rappresenta?” gli domando. “So che è del Drago Cremisi, giusto?”

“Esatto, è la sua coda.”

“Come avevo immaginato…”

“Che vuoi dire?” mi chiede il ragazzo dai capelli arancioni.

“Ecco, due giorni fa ho avuto una strana visione, così dal nulla…”

Gli racconto tutto quello che era successo in quel pomeriggio e gli faccio anche sapere del sogno avuto questa notte.

“Sembrerebbe che io abbia sognato entrambe le volte il Drago Cremisi, però… Questa visione è cambiata perché è comparsa anche la testa…” concludo io.

“Ho ragione di crederlo anche io, vista la descrizione che mi hai fatto. Beh, è un’ulteriore conferma per te. Insomma, a questo punto è più che certo che il Drago Cremisi ti abbia designato per qualcosa…” sostiene Crow.

“Già, il problema è capire cosa…” sussurro. “Anche se…”

“Cosa?” domanda il capo.

“Non lo so, vorrei andare fino in fondo. Prima o poi scoprirò il mio ruolo fondamentale, credo… Solo che non riesco a togliermi dalla testa il fatto che abbiamo incontrato Yusei e magicamente nel sogno compare il suo marchio, oltre che il tuo, già presente.”

“Uhm…” si ferma a riflettere lui. “Già, è una coincidenza strana… Chissà cosa vorrà dire…”

“Magari vuole che i Predestinati si riuniscano, non trovi?”

Crow mi fissa per alcuni secondi, poi rivolge lo sguardo altrove per pensare ancora.

“Può darsi…” conclude, infine. “Potremmo averne la conferma quando incontreremo un altro Predestinato, secondo te?”

“Non vedo perché no.” gli do ragione.

Crow si gratta la testa.

“Che situazione assurda… Mi chiedo cosa ne sarà di noi…” dice Crow. Poi gli viene un’illuminazione. “Giusto, posso chiedere a te!”

“C-cosa?”

“Tu sei un ragazzo dal futuro, Allen!” mi spiega, allegro. “Quindi saprai cosa succederà fra dieci anni!”

Come glielo dico?

“Ehm… Non credo che sia una buona idea…”

“Perché no?!” domanda, perdendo quel briciolo di entusiasmo che aveva.

“Ho paura che, dicendoti che cosa succederà, potresti provare a cambiare il futuro. Potrebbe cambiare tutto, capisci? Potrebbero succedere cose brutte, forse peggio di quelle che stiamo vivendo. In più, Yusei mi ha detto che siamo in una linea temporale differente, quindi in questo futuro le cose potrebbero essere ben differenti da quelle che ho vissuto io…” gli spiego. Tutti i film di fantascienza che ho visto mi sono serviti eccome!

“Uffa! Va bene, come ti pare… In fondo, dovrebbe essere meglio scoprirlo da soli, il futuro…” conclude infine.

Il resto della giornata la passiamo a non fare nulla, se non le solite cose e ispezioni in giro per il Satellite. Nel pomeriggio ci arriva una chiamata di Gyda…

 

Angolo Autrice

Ed eccoci con il new chapter! Come vi va, ragazzi?

Non è stato facile per me portare a termine il capitolo, tra impegni vari e studio, però alla fine ce l’ho fatta u.u

Vado abbastanza di fretta, dunque mi vogliate scusare se non rispondo subito a tutti ^^’

Allora, la canzone di oggi: “Toxicity” dei System of a Down. Fav band della mia adolescenza, tuttavia oggi vi propongo anche una cover acustica che, a mio parere, si adatta di più al capitolo in questione! La trovate a questo link!

Detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo! Ciau! 😉

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Capitolo 33
*** Lithium//La prova di coraggio ***


Lucy’s POV

Chi è che osa disturbare il mio sonno, scuotendomi per una spalla affinché io mi svegli? Apro un occhio e sussulto, visto che non mi aspettavo di vedere così vicina la figura di Tom.

“Ops, scusa!” esclama lui, mettendosi una mano dietro la testa e facendo un saltello all’indietro. Mi metto a ridere.

“Non ti preoccupare!” gli comunico, appoggiandomi sui gomiti. “Allora, a che è dovuta questa visita?”

Ieri sera ho fatto il mio turno di guardia, per questo ho dormito tutta la mattinata. Ammetto che, in questo momento, avrei ancora tanta voglia di riposare… Però Tom mi spiega il perché conviene che io mi alzi, dopo essere rimasto ammutolito per alcuni istanti.

“Ehm… Piccola riunione di aggiornamento!” dice. Accidenti, ancora? Non bastavano le notizie “da urlo” che sono uscite ieri sera? Uff…

“Va bene, di’ agli altri che tra due minuti scendo e mi unisco a loro…” gli comunico, seguito da un grosso sbadiglio e un rumorino proveniente dal mio stomaco. Grande, avendo dormito così tanto ho saltato il pranzo! “Per caso è rimasto qualcosa da mangiare? Avrei un certo languorino…”

“Ti preparo subito qualcosa!” esclama il ragazzo, uscendo di tutta fretta dalla stanza sbattendo il mignolo del piede contro il muro. “Ahia!”

“Ehi, stai attento!” lo rimprovero. Ammetto che la situazione mi fa alquanto ridere. “Comunque, se è avanzato qualcosa posso mangiare tranquillamente quello!”

“Non… Ti preoccupare! Ti serve qualcosa di caldo!” insiste lui, riprendendosi dalla botta.

“Sono seria, non c’è bisogno che tu…”

Troppo tardi, è già sceso (spero non ruzzolando) dalle scale. Immagino che ormai si sia messo in testa di volermi preparare da mangiare… Ah, tante volte non ci meritiamo proprio il caro Tom! È fin troppo buono…

 

“Spero per voi che sia una buona ragione per svegliarmi!” dico, ironica, appena mi ritrovo al piano di sotto. Tutti si fanno gli affari propri, vedo Ruby attaccata ad Alyssa, seduta sul divano (spero per lei che si sia data una calmata…). Le due chiacchierano, sembrerebbe di disegno… Poi dall’altra parte c’è Jasper con la faccia sporca di nero: pare che stia apportando delle modifiche alla sua moto. Vorrei sapere cosa, in particolare, stia facendo, così potrei dargli una mano! Allen e Crow mancano all’appello, poi mi ricordo che dovevano fare dei giri di ricognizione.

E poi c’è Tom, che è indaffarato a cucinare qualcosa… Sembrerebbe una fetta di carne, sta di fatto che sento un buon profumo e la fame aumenta sempre di più. Che strano, dovrebbe essere un semplice pezzo di carne, eppure l’aroma che emette… Ah, la fame mi sta facendo delirare.

“Beh, considerando che avremo Rodd come spia…” dice Jasper, disinteressato.

“Capisc- Un momento! Rodd come spia?! Che diavolo state dicendo?!” mi viene da chiedere. Rodd… Parliamoci chiaro, è un coglione. Vorrei solo capire in che senso lui dovrebbe essere una spia… Una nostra spia… O qualche spia che ci può aiutare…

“Allora, Gyda ci ha chiamato. Ci ha praticamente detto che hanno trovato questo ragazzo, che, neanche a dirlo, è Rodd. Si è praticamente offerto volontario per aiutarci e Gyda ha avuto la brillante idea di usarlo come spia dei Vylon. Sostanzialmente, Rodd cercherebbe di intrufolarsi nella loro banda ma, in realtà, lavorerebbe per noi.” racconta Jasper.

“E voi credete davvero che ci sarà utile in qualche modo? Secondo me ci tradirà tutti.” faccio presente, sedendomi sulla poltrona.

“Lo penso anche io, ad essere sincera…” si esprime Ruby, perplessa. “Abbiamo sempre avuto problemi con lui, ora, di punto in bianco, vuole aiutarci…”

“Spero che Gyda ne sia a conoscenza… Le avete detto tutto, giusto?” domando a Jasper.

“Si, in questo momento Allen e Crow si stanno recando proprio da lui per capire che intenzioni abbia.” spiega lui, pulendosi la guancia con uno straccio. Peccato che, in quel modo, stia peggiorando la situazione. Ora ha tutta la guancia destra color pece!

“Mi chiedo come possa collaborare quando con noi ci sono anche gli XX-Saber. Vi ricordo che qualche giorno fa gli hanno conficcato una pallottola nella spalla!” scuote la testa Alyssa. “Secondo me trama qualcosa…”

Direi che siamo tutti d’accordo sul fatto che Rodd non sia affidabile, per nulla. L’unico che non si esprime è Tom, che proprio in quel momento termina di cucinare.

“Lucy, ecco a te!” mi chiama, servendo sul piatto quella fetta di carne. A giudicare dall’aspetto sembra pollo, c’è una strana salsa marroncina che dona alla pietanza un aspetto invitante.

“Grazie, Tom, ma non era davvero necessario…” gli faccio presente ancora una volta, sedendomi al tavolo.

“Figurati, è che… Mi andava di cucinare…” risponde con il sorriso, balbettando. “Come si dice… Bon appetit! Spero che ti piaccia…”

Taglio un pezzo di quella carne e senza pensarci la infilo in bocca con la forchetta. In un attimo, vengo invasa dal sapore di quel pollo: è salato al punto giusto… è saporito! Non riesco a distinguere i sapori, ma è ottimo! Accidenti, mi sembra di aver mangiato in un ristorante a cinque stelle!

“Tom, non ho mai mangiato un petto di pollo così buono!” gli dico. “Cosa ci hai messo?”

“Sono contento che ti piaccia! Il macellaio aveva solo questa carne oggi, tra l’altro di ieri… Avevo paura che non potesse essere più commestibile!” dice lui. È evidente che è contento per i complimenti ricevuti. “Comunque, c’è solo dell’olio, un po’ di salsa di soia e dell’aglio… Non è nulla di che, ho improvvisato con ingredienti stravecchi…”

“Nulla di che? È ottimo! Mi insegnerai a cucinarlo?” gli domando.

“Certo! Potresti aiutarmi a preparare da mangiare, alcune volte… Così tu puoi imparare qualcosa!” risponde. Che carino, gli brillano gli occhi. Si vede che la cucina gli piace tantissimo… Spero che, quando questa situazione sarà finita, lui possa fare di ciò una professione. Sono convinta che ce la farebbe, a mani basse!

In un certo senso mi ricorda me quando ero più piccola… I miei genitori praticavano le arti marziali e, grazie a mio padre, ho potuto iniziare a praticare judo. Se avessi combinato qualche marachella, avrebbero minacciato di non allenarmi… Ah, che bravi genitori… Mi domando dove siano in questo momento e, soprattutto, se siano al sicuro. Non dovrei preoccuparmi troppo, con papà judoka e mamma combattente di aikido, però, in un momento come questo… Spero che non siano troppo preoccupati per me…

“Intanto mangia, prima che si raffreddi! In questi giorni fa davvero molto freddo…” mi invita Tom.

“Oh, sì! Non ci metterò nulla a finire questa delizia!” mi riprendo, avventandomi sul cibo.

“Ma no, non esagerare…” dice lui, colpito dal complimento. No, non sto esagerando, è davvero buono… E tu, Tom, sei una bravissima persona.

 

Allen’s POV

“Yo… Allen-chan!”

“Tch, Rodd…”

Eh già. Mai avrei pensato che avrei rivisto quella brutta faccia di Rodd sorridermi come uno scemo su una sedia pieghevole…

“Nemmeno un ringraziamento perché ti ha ricucito la spalla, stupido idiota?!” si altera Crow.

“Eheheh… Sei stato bravo, dottore!” sussurra Rodd. Dal tono non riesco proprio a capire se sia serio oppure mi stia prendendo in giro…

Comunque, siamo poco lontani dal covo dei Mist Valley. In nostra presenza ci sono anche Yusei e Gyda. Da quello che ho potuto capire, Yusei ha un covo tutto suo e ci ha anche invitati a vederlo. In questo momento non è necessario, tuttavia sarebbe interessante se venisse lui a farci visita. Magari avrebbe la possibilità di conoscere tutti…

Ops, sto divagando. Allora, perché siamo qui? Perché Gyda ci ha detto di aver trovato una persona che si intrufoli dai Vylon e raccolga informazioni per noi. Il problema è che… Questa persona è Rodd. È il caso di fidarsi di lui? Non credo proprio.

“Gyda, comunque… Non so se tu ne sia a conoscenza, ma-”

“Si, Allen. So già tutto. Me lo ha raccontato Rodd stesso.” riferisce subito lei, mettendo una mano avanti a Crow, che stava per dirle tutto.

“Hahahaha…” fa Rodd. Sbaglio o si comporta in maniera completamente diversa rispetto all’ultima volta? Sembra più allegro e fuori di testa!

“Accidenti…” storce il naso Gyda. “Comunque, la storia è questa. Lo abbiamo trovato accasciato a terra, con una… Bottiglia in mano…”

Ah, hai capito Rodd!

“Crow, guarda prima lui e poi me!” ne approfitto io. “Qual è la differenza?”

Il rosso si mette a ridere.

“Non ne vedo, siete entrambi ubriachi!” risponde lui.

“Maledetto…” ridacchio io, dandogli uno spintone leggero.

“Ragazzi! Potete fare i seri per un secondo?!” ci richiama Gyda, proprio quando Crow stava per ribattere con una gomitata.

“Mi chiedo, piuttosto, come possa darvi il consenso nello stato in cui si trova…” sussurra Yusei.

“Non hai tutti i torti, amico!” gli da ragione Crow. “E poi… Tu non ce l’avevi a morte con i tuoi ex-compagni?”

“Certo, Crow-chan!” sussurra Rodd con il suo tono alticcio. “Quello che hanno fatto è imperdonabile!”

“Tsk… Se mi chiama di nuovo ‘Crow-chan’, gli lancio un divano in testa.” dice il capo a denti stretti.

“Ghahahaha… Però, ho avuto un’illuminazione! Ho sbagliato tutto!” dice, alzandosi in piedi e facendo cadere la sedia su cui era seduto. “Non avrei dovuto mettermi insieme agli X-Saber, ho commesso vari errori e ho solo fatto danni al Satellite. Così ho preso una decisione, Crow-chan…”

“La decisione si chiama per caso ‘Bere fino a dimenticarmi come mi chiamo’?” domanda Crow. Ho come l’impressione che, se avesse avuto un divano con sé, glielo avrebbe lanciato seduta stante. Secondo me dovrebbe considerare quella sedia lì per terra… Farebbe ugualmente male!

“Ma no, Crow-chan! La decisione è… Quella di aiutare…” dice, barcollando paurosamente. Stavo per tendere le braccia per afferrarlo in caso fosse inciampato.

“Aiutare… Si, come no…” scuote la testa Crow.

Gyda ci allontana da Rodd, lasciandolo da solo con Yusei.

“Allora, diciamo che avete ragione, è abbastanza sbronzo e sarebbe meglio che non stipuliamo rapporti con lui. Tuttavia, lo terremo con noi questa notte e l’indomani, quando si riprenderà, faremo una prova per verificare se lui può essere il candidato adatto a questo lavoro.”  ci spiega, sottovoce.

“Che cosa architettate?! Voglio sentire anche ioooo…” urla da lontano il ragazzo in questione.

“Gyda, per caso lui sa già del piano?” le domando, ignorando la nostra possibile cavia.

“No, anche perché lo abbiamo trovato già ubriaco!” ribatte lei. “Secondo te, potevamo davvero dire una cosa del genere ad uno che non capisce un cazzo?!”

“S-scusa…” metto le mani avanti abbozzando un sorriso imbarazzato.

“Mi pare di aver capito che avete intenzione di metterlo alla prova… In che modo?” chiede Crow.

Gyda chiude gli occhi.

“Vedi, vista la situazione… Vorrei vedere fino a che punto vuole spingersi, se vuole davvero aiutarci… Perciò… Pensavo all’amputazione di un dito, il mignolo…”

“Come?!” mi spavento io. “Ma è una pratica così barbara!”

“Ne sono perfettamente consapevole, Allen… Ma qui non sappiamo se fidarci davvero. Farlo diventare un nostro infiltrato potrebbe essere la chiave per liberarci dei Vylon una volta per tutte… Oppure renderci tutti dei kamikaze… Se fosse stata un’altra persona, avrei agito in maniera differente… Però, poiché ha dei trascorsi e vi ha causato parecchi problemi, è il caso di capire quali siano le sue vere intenzioni.” spiega Gyda.

“In effetti, non ha tutti i torti.” mi dice Crow.

Non so quanto convenga che svolgano una simile prova… Dopotutto, potrebbe tranquillamente rinunciare al dito pur di dimostrarsi affidabile e poi tradirci tutti lo stesso… Il rischio, secondo me, c’è e lo sapranno anche loro… Purtroppo, in tale caso, non ho potere decisionale e devo semplicemente starmi zitto e accettare la situazione.

“D’accordo… Spero, in cuor mio, che tutto questo serva a confermarci che Rodd possa lavorare per noi…” concludo io. Incontro i cenni dei due capi e, in seguito, ci congediamo per tornare a casa.

 

Ruby’s POV

È passato un giorno. Allen e Crow ci hanno raccontato tutto quello che ha detto loro Gyda riguardo Rodd, aggiungendo che avremmo dovuto assistere ad un piccolo test a cui sottoporre il ragazzo… Tutti, compresi anche gli XX-Saber, la sua vecchia banda… Mi chiedo come la possano prendere entrambi, chissà…

Ci ritroviamo, dunque, tutti in uno spazio aperto. Dovrebbe essere un grande parcheggio, ma è completamente desolato e dall’asfalto si vedono delle erbacce spuntare. Distinguo i membri dei Mist Valley, i Flamvell e gli XX-Saber, oltre che noi. Rodd è lì, al centro, a braccia incrociate e con lo sguardo abbassato. Deve essere ancora arrabbiato per la storia con i suoi ex-compagni (infatti, tra tutti, non ha degnato neanche di uno sguardo Draven e compagnia…).

Gyda si fa avanti con una tavola di legno e un coltellaccio da macellaio. Oh, mio Dio, cosa ha intenzione di fargli fare?

“Secondo te, si taglierà davvero un dito?” bisbiglia Elliot ad Anya.

“Non ne ho idea…” risponde lei. Un momento, sul serio?! Attiro l’attenzione di Allen tirandolo per la veste. Un paio di scossoni e lui si gira verso di me.

“Hai sentito?! Vogliono che lui pratichi lo yubitsume* per testarlo!” lo avverto. “Non è un po’ troppo?”

“In qualche modo, purtroppo, dobbiamo capire se fidarci di uno come lui…” risponde lui. Sbarro gli occhi.

“Tu… Lo sapevi?” gli domando. Lui annuisce. “E non hai provato a fargli cambiare idea?”

“Mi sono opposto, Ruby… Però…”

“Però cosa?”

“Ci serve un modo per capire se è veramente disposto a fare tutto oppure ieri dava aria alla bocca solo per far evaporare l’alcool dal corpo…” mi dice lui. “Anche se non è questo il modo… Purtroppo, non sono io a decidere…”

Accidenti, questa cosa non mi piace. Non voglio vedere di nuovo sangue, non dopo quella sera… Argh, non dovrei pensarci!

Rodd si mette in ginocchio, prende in mano il coltello… L’altra mano è chiusa a pugno, ad eccezione del mignolo che spunta fuori. Non mi piace questa scena, non voglio vedere...

Allen mi viene vicino, notando la mia irrequietezza, e mi stringe. Mi mette la mano davanti agli occhi. Almeno adesso non assisterò a questo brutto spettacolo, anche se io sono lì, fisicamente, anche se non guardo. Ho paura delle urla che potrebbe cacciare, ho paura che lui si possa fare male.

“Pronto?” domanda Gyda. Non sento alcuna risposta. Avrà annuito per dire di sì? Oppure semplicemente non ha ancora risposto? Che tensione, mamma mia…

Per un po’, il silenzio. Non sento nemmeno i bisbigli dei membri delle altre bande. Poi sento le mani di Allen irrigidirsi sulla mia schiena, seguito da un urlo breve e da un suono metallico. Oh, no, è successo! Ho bisogno di vedere se Rodd sta bene!

Mi stacco dalla presa di Allen e, con i miei occhi vedo il coltello ai miei piedi… Senza nemmeno un filo di sangue. Getto lo sguardo a Rodd, che si tiene la mano… Ma non quella a cui dovrebbe mancare un dito. Accanto a lui c’è Lucian dei Mist Valley, che lo tira su, in piedi, per un braccio. In tutto questo, non vedo sangue né dita mozzate…

“Hai superato la prova, Rodd. Spero di non arrivare mai a pentirmi di averti salvato le falangi.” dice il membro dei Mist Valley. Rodd lo osserva con lo sguardo spalancato.

“Voi… Avevate previsto tutto?” dice il rosso.

“Avevamo bisogno di vedere fino a dove ti saresti spinto, quale limite avresti raggiunto. Non avremmo mai permesso che tu lo superassi, anche perché un moncherino sulla mano si nota eccome!” spiega Gyda. “I Vylon se ne sarebbero accorti, senza ombra di dubbio!”

“Mi avete preso in giro!” esclama Rodd, rabbioso. Poi fa una pausa, probabilmente rendendosi conto della seconda frase di Gyda.

“E dai, ringrazia che hai ancora tutte e dieci le dita!” esclama Alyssa, con un sorrisetto.

“Cosa intendete dire con ‘I Vylon se ne sarebbero accorti’?” domanda, terrorizzato. Gyda gli mette un braccio attorno al collo.

“Vieni, devo raccontarti una storiella. Intanto, voi altri… Potete andare!” sussurra il capo dei Mist Valley.

“Aspetta, Gyda!”

Lucy? Cosa vorrà dalla ragazza? Nel frattempo, io tiro un fortissimo sospiro di sollievo. In tutto questo tempo, avevo dimenticato come si respira! Per la tensione, naturalmente…

“Grazie, Allen…” dico al ragazzo. “Ero così spaventata che mi sono dimenticata di guardare altrove…”

“Me ne sono accorto!”

Si gratta la testa e mi sorride.

“Dimmi.” dice Gyda a Lucy.

“Avrei bisogno di venire con voi, posso assistere anche io alla vostra conversazione?”

“Non vedo perché no…” le risponde Gyda, guardando a terra. “Se posso chiederti il perché…”

“Dovrei chiedere un’informazione a Rodd. Urgente.”

Gyda la fissa per alcuni secondi con la bocca da un lato, poi la invita a seguirla.

“Io la aspetto qui, voi tornate pure.” dice Tom.

“Va bene, amico!” esclama Jasper. Amico? Jasper che dice “amico”? Starà scherzando, immagino!

“Chissà cosa vorrà dire a Rodd…” si domanda il biondo.

“Io credo di saperlo…” sussurra Crow, abbassando lo sguardo. Tom non lo sente… Mi chiedo se Lucy glielo dirà. Anzi, ce lo dirà. Siamo i suoi compagni, meriteremmo di saperlo! Non dovremmo tenere nascosti nulla ai nostri amici…

Poi dopo, mentre lasciamo quel luogo angusto per tornare a casa, penso “Da che pulpito viene la predica!”. Già, sono proprio un’idiota.

 

Lucy’s POV

“Quindi… Quello che ti ho detto ti è chiaro?”

Rodd annuisce, acciambellato su una poltrona mentre Gyda termina di spiegare al ragazzo il tutto.

“Immagino che tu accetti questo incarico, no?” gli domanda.

“Beh…”

Rodd si alza dalla poltrona.

“Non nego che il solo pensiero di incontrarli mi spaventa, e anche tanto… Tuttavia, ho un pesante conto in sospeso con loro e sorrido al solo pensiero di vederli soffrire.”

Rodd… Quello sguardo… Accidenti, non immagino neppure lontanamente quanto possa aver sofferto.

“Mh… Hai ragione, i Vylon ci hanno tolto tanto. Noi ce lo stiamo riprendendo, poco alla volta. Ci vendicheremo per tutto quello che abbiamo subito.” sostiene il capo dei Mist Valley. “Cos’altro devo aggiungere? Benvenuto in squadra, Rodd.”

Lei gli tende la mano, che lui stringe senza dimostrare chissà quali emozioni.

“Lucy, a te la parola!”

L’invito di Gyda mi prende un po’ alla sprovvista, ma non me ne preoccupo. So bene per quale motivo sono qui.

“Rodd, ora che ti è chiara la situazione saprai che la polizia e i Vylon sono praticamente… In contatto.”

“Gyda me lo ha finito di spiegare da due secondi, quindi si.”

La sua freddezza nel rispondere mi fa chiedere se sia il caso di fargli questa richiesta…

“A tal proposito, vorrei che tu trovassi il modo… Tramite i Vylon… Di avere notizie su una persona che la polizia ha arrestato.”

Rodd, a questo punto, ha la mia più completa attenzione.

“Il suo nome è… Shinji. Shinji Nakano.”

 

*lo yubitsume è una pratica diffusa soprattutto nel contesto yakuza. È un atto, solitamente usato come strumento per la richiesta del perdono da parte del padrino, che consiste nell’amputazione della falange del mignolo sinistro (e delle successive articolazioni in caso di infrazioni multiple). In questo caso, l’ho voluta usare come “prova di coraggio”.

 

Angolo Autrice

Beh, che dire! Sono sparita per una settimana senza farmi sentire, no bueno!

Dovete sapere che, in questi giorni, ho studiato Leopardi (e non solo, mannaggia tutto :D) usando il suo stesso metodo di studio. Si, praticamente studio matto e disperatissimo. Non è che io abbia speso chissà quanto tempo a studiare, passavo comunque tanto tempo a cazzeggiare… Però l’idea di dare un esame di letteratura italiana mi toglie la voglia di vivere e, soprattutto, quella di scrivere. Ecco perché ci ho messo così tanto ad aggiornare.

In compenso, ho avuto alcune illuminazioni per rendere le cose un po’ più interessanti. Spero di potervele far leggere subito, in ogni caso solo il corso della storia farà il suo corso (sto impazzendo :D)!

E nulla, ci vediamo (se il grande e potente Drago Cremisi vuole xD) la settimana prossima con un nuovo chapter! Ciaooo!

P.S. Canzone di oggi, “Lithium” dei Nirvana!

P.P.S. Se le due frasi di dialogo che aprono il POV di Allen vi ricordano qualcosa, vi amo immensamente.

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Capitolo 34
*** Don't Look At Me//Dall'altra parte... ***


Lucy’s POV

“Shinji Nakano…” ripete Rodd. “Un momento…”

Pare che abbia avuto un attimo di esitazione.

“Io lo conoscevo… Cazzo, non mi dire che…”

Annuisco, domandandogli come si conoscessero i due.

“Eravamo amici di infanzia… Oddio, non avevamo un’amicizia stretta, tuttavia ci scambiavo qualche chiacchiera, alle volte…” mi spiega. “Chiederò di lui, non preoccuparti! Se scoprissi che sta bene, farei anche io un sospiro di sollievo.”

“Ti ringrazio, Rodd. Aspetterò notizie.” gli dico, iniziando ad allontanarmi. Mi è sembrato parecchio genuino, in quello che ha detto.

“Sempre se mi tratterrò dal piantargli una granata nel loro edificio e farli esplodere tutti…” aggiunge.

“Lo vorremmo tutti, ma è meglio aspettare prima di arrivare… A così tanto…” scherza Garren, gettandosi sulla brandina sul soppalco.

“Se aspettassi, ammazzerebbero il fratello di qualcun altro, nel frattempo.”

Mi blocco immediatamente e rivolgo subito il mio sguardo al ragazzo, che nel frattempo pare essere impegnato a togliersi della terra dalla scarpa, grattandola via con l’unghia del pollice.

“Rodd…” sussurra Gyda, facendo cadere il coltello da cucina a terra e producendo un tintinnio. Spero sinceramente di aver capito male…

“Si, il mio fratellino è morto per mano loro. Aveva solo otto anni, quando è successo. Non ho intenzione di aggiungere altro.” dice, con la fretta di chiudere subito quel discorso, continuando a rivolgere la sua attenzione alla pulizia maniacale della suola. Lo so che lo sta facendo solo perché non vuole guardarci in faccia, per non scoppiare a piangere. L’ho potuto percepire dal tremolio della sua voce quando ha specificato l’età del fratello. Gyda mi guarda, forse per cercare qualcosa da dire. La verità è che nemmeno io so cosa potrei dire in un caso simile. Sapere che quel ragazzino era così giovane, poi… L’ho sentita come una pugnalata.

“Mi… Dispiace tantissimo…” è l’unica frase che riesco a dire, non senza esitazione. Rodd si limita a scuotere la testa e fare spallucce, ma i suoi gesti fanno capire che quella vicenda lo hanno scosso parecchio.

“Farò quello che devo, per il momento. Quando arriverà l’ora di sferrargli un attacco diretto, lo farò anche a costo della mia vita.” aggiunge, dopo alcuni attimi di silenzio.

“Non morirà più nessuno…” corregge Gyda. Quanto vorrei avere il suo atteggiamento positivo, eppure lo so che compieremmo l’ennesima azione potenzialmente suicida.

“Beh, io vado via. Ci terremo in contatto, ok?” dico, iniziando ad allontanarmi ed uscendo dal covo, sentendo alle mie spalle gli “arrivederci” di tutti. Compiuta quella salita che mi permette di ritrovarmi sulla strada, non c’è più nessuno. Se ne sono andati via tutti… Tranne Tom con una delle moto, che ha l’aria di uno che sta aspettando qualcuno, con le braccia incrociate e la schiena poggiata ad un muro con dei graffiti… Immagino di essere io, quel qualcuno.

“Eccomi!” gli faccio cenno con il braccio, attirando la sua attenzione. Mi avvicino a lui. “Ti ho fatto aspettare troppo?”

“Nah, tranquilla! Solo un quarto d’ora! Gli altri stavano già tornando al covo!” dice, con un mezzo sorriso.

“Lo immaginavo…” dico, sistemandomi la coda di cavallo.

“Tutto bene?” domanda il biondo, prendendo in mano il casco e posizionandoselo sulla testa. “Cosa vi siete detti?”

“Si! Beh…” dico, facendo lo stesso. “Ho chiesto a Rodd se potesse raccogliere informazioni riguardo una persona e-”

“Si tratta di Shinji?” chiede, guardandomi. Faccio un sospiro.

“Si, esatto…” sussurro.

Tom non dice altro. Finisce solo di allacciarsi il casco e si abbassa la visiera, facendomi cenno di salire in moto. Immagino non abbia troppa voglia di approfondire il discorso… Di solito è molto chiacchierone e vuole sapere tutto. Ha sempre voglia di chiacchierare… Che gli dispiaccia così tanto per me e Shinji che non sappia cosa dire? Non lo capisco…

“Scusa, Tom… Non volevo appesantire l’aria.” dico, sinceramente dispiaciuta.

“No, non è…”

Si blocca.

“Va tutto bene, tranquilla.” dice alla fine, scuotendo lievemente la testa come per liberarsi da un pensiero e accendendo il motore.

Per tutta la durata di quel tragitto, non ho fatto altro che pensare a che cosa stesse provando Tom.

 

???’s POV

Pozzanghere. Da quando la situazione è cambiata, ho iniziato a mantenere un profilo basso… Talmente basso che tutte quelle strade che ho percorso (e che ricordo a memoria) le ho sempre attraversate così. A testa bassa. È così che ho notato quante pozzanghere attraversano questa città. Percorressi sempre la stessa via! Ogni volta cambio strada per assicurarmi che nessuno capisca dove vado e puntualmente vedo sempre pozzanghere.

Il meteo di Nuova città di Domino, ultimamente, è sempre stato sereno. Come è possibile, allora, che ci sia così tanta acqua stagnante sull’asfalto? È così che nella mia mente, nel buio di queste notti, ha iniziato ad intrufolarsi un pensiero: quella potrebbe non essere acqua piovana. Ecco che mi sale la paura, ma non per me stessa… Per gli altri.

Io non ho nulla da temere. Anche se quel periodo è finito da un pezzo, ho deciso di tornare ad indossare il costume del mio alter-ego: la Strega della Rosa Nera. È così che molti degli abitanti di questa città mi conoscono: con una maschera sul volto e un mantello nero che avvolge il mio corpo. È così che verrò temuta da qualunque malintenzionato abbia intenzione di avvicinarsi a me. Ormai ho imparato a controllare i miei poteri e non ci metterò nulla ad attaccare qualsiasi persona sia una minaccia per me.

I problemi sono tutti gli altri, coloro che ho deciso di proteggere e aiutare. Soprattutto coloro che abitano in questo lussuoso palazzo, nell’appartamento all’ultimo piano, in cui sgattaiolo per prendere l’ascensore. Non mi ha visto nessuno… Bene, ora posso togliermi la maschera.

Uhm, accidenti. Lo sapevo che non avrei dovuto truccarmi. Anche se fa un freddo cane, la maschera e il mio respiro hanno generato calore sul mio viso e, come risultato, si è sciolto il mascara. Sembro uno stupido panda, spero che i gemelli non ci facciano troppo caso…

Arrivo finalmente all’ultimo piano e busso. Come sempre, due tocchi consecutivi, una breve pausa, un altro tocco, pausa, due tocchi. Dopo la bussata segreta, attendo quei pochi secondi che ci impiega uno dei due ad aprirmi la porta.

“Aki!”mi accoglie Luna, facendomi entrare nell’appartamento. O meglio, in una delle tante e vaste stanze dell’appartamento: il salotto. Ha una grande vetrata che permette di vedere tutte le luci della città, compresi le tante schermate pubblicitarie sui palazzi che, ultimamente, non mostrano altro che propaganda. In una casa così grande ci abitano solo due persone. Persone, poi… Sono solo due ragazzini.

Dietro questa ragazza molto giovane, dai capelli verde acqua legati in due codini e dai grandi occhi color oliva, c’è anche il suo fratello gemello, di nome Leo. Si distinguono, oltre che dalla voce, dall’acconciatura: lui, infatti, si differenzia con una coda di cavallo. Per il resto, è incredibile quanto siano uguali.

“Tutto bene?” mi domanda Leo, curioso. “Hai per caso incontrato qualche cattivone in giro?”

“No, per fortuna!” lo rassicuro, accomodandomi su una sedia dopo essermi tolta il mantello.

Vengo qui tutti i giorni per assicurarmi che i due fratelli stiano bene. I loro genitori lavorano all’estero e non hanno modo, per loro fortuna, di vivere quello che siamo costretti a vivere noi abitanti di Nuova Domino da quando si è instaurata la dittatura del Grande Capo. Leo e Luna li hanno tenuti all’oscuro di qualsiasi cosa gli succeda; infatti, la mamma e il papà non sanno nemmeno che Luna è una Predestinata come me.

Luna, però, non ha i miei stessi poteri psichici. Non sarebbe in grado di difendere nessuno, neppure sé stessa. Così sono io a sbrigare per loro determinate faccende che, altrimenti, li porterebbero ad uscire di casa.

“Vi ho fatto un po’ di spesa!” dico, poggiando le buste di plastica contenente il necessario per poter vivere da soli: dei viveri, alcuni detersivi, carta igienica…

“Grazie! Hai lo scontrino con te? Ti ridò i soldi indietro!” chiede immediatamente Leo.

“Non è necessario, ragazzi! Non ne ho bisogno!” dico immediatamente.

“Sei troppo gentile con noi, Aki…”. Il ragazzo mi fa un sorriso, a cui io, prontamente, ricambio.

“Aki, ecco… Lo so che sono ripetitiva e forse anche stupida…” esordisce la giovane. “Non posso fare a meno di chiedertelo, però…”

“No, Luna. Non sei stupida per preoccuparti dei nostri amici!” la consolo, mettendole una mano sulla spalla. “Nulla, comunque… Non ho saputo niente degli altri…”

Già… Luna mi chiede sempre la stessa cosa e ogni volta, tristemente, le devo comunicare che non ho nessuna notizia né di Yusei né di Crow. Ho come la terribile sensazione che siano rimasti al Satellite, prima che chiudessero il Ponte e qualsiasi via di accesso per chi si trovasse su quell’isola…

“Accidenti…” sospira Luna. “Spero che stiano bene…”

“Non temere, sorellina! Li troveremo!” esclama Leo, più positivo di noi due messe insieme. “Li conosco, se la caveranno egregiamente!”

“Leo… Non sappiamo in che condizioni è il Satellite… Immagino che lì sarà peggio…” considera Luna. Non ha tutti i torti, in effetti. Qui a Nuova Domino ormai il crimine per cui interviene la polizia è l’opposizione al governo attuale. Rapine a mano armata, borseggi, stupri, omicidi… Non sono più punibili in alcun modo. Se vai contro al dittatore, invece, vai incontro a conseguenze così gravi che sparisci, non sai più che fine fai. Ammetto che, per fortuna, ho sentito di pochissimi casi di questo tipo. Probabilmente, la paura di morire o di perdere la propria famiglia deve aver innescato un meccanismo per cui il buon senso (io lo chiamo “egoismo”) ha preso il posto del desiderio di ribellione. Quindi, la situazione è questa: la normalità è solo una facciata che nasconde tutto lo schifo che c’è dietro. Perché, in fondo, dobbiamo dare l’impressione di essere una città fiorente, un’utopia. Gli episodi di criminalità? Ah, succedono in qualsiasi città di qualsiasi paese del mondo. Difatti, solo quando un episodio fa tanto eco nell’opinione comune, il dittatore si prende la briga di fare arrestare chi ha commesso quel determinato fattaccio, dargli un periodo di nemmeno un giorno di carcere e poi buttarlo fuori senza nemmeno marchiarlo a vita. Il minimo sindacale per salvare la propria immagine e non far capire al resto del mondo quanto faccia schifo, in realtà, questo governo.

Per cui, se questo è quello che succede a Nuova Domino, una metropoli in cui questo atteggiamento è… Non proprio giustificabile, ma comprensibile, vista l’importanza economica data dai tornei di Duel Monster e tutti gli altri business nati dietro questa lunga tradizione… Quale sarà, invece, la situazione al Satellite?

Sin da quando ero piccola sono sempre stata abituata a sentire la gente parlare di quell’isola in mezzo al mare che tanto tempo fa apparteneva alla terraferma. Alcuni erano schifati del fatto che dovessimo mantenerli anche noi, “con le nostre tasse”; altri, seppur pochi, sentivano che quelle persone avessero bisogno di una mano. Io? Lo ammetto, con tutto quello che ho dovuto passare nella mia crescita non ho mai dato troppo peso a questa storia. Ricordo che un giorno, dopo aver iniziato a vedere le facce impaurite di mio padre e degli altri che mi definivano una “strega”, un veloce pensiero mi era passato per la testa. Il fatto che avessi capito, a mie spese, come si sentissero gli abitanti del Satellite. Abbandonati, dimenticati, esclusi, sulla bocca degli altri solo quando si trattava di parlarne male… Purtroppo, non ero così diversa da loro.

La situazione non può essere cambiata, dall’ultima volta in cui sono stata lì. Sembrava esattamente quello che è: una sorta di città distrutta da un cataclisma, un disastro, una guerra. C’è una differenza profondissima tra Nuova Domino e Satellite. A loro, il Satellite non serve. È solo una discarica per tutto quello che la città consuma, come è sempre stato.

Forse a loro è concesso avere libertà di pensiero, proprio perché è palese che al dittatore non freghi nulla dei suoi abitanti. Li fa morire lentamente, senza dare loro un aiuto economico reale. Magari continueranno a vivere come sempre, come si sono sempre arrangiati… Non potremo mai saperlo…

Il giorno in cui tutto è cambiato, lo ricordo perfettamente. Yusei e Crow non si sono semplicemente trovati lì per caso, prima che fossero tagliati fuori dal resto del mondo come gli abitanti del Satellite. Prima o poi, sarebbero comunque finiti lì per via dei loro marchi sul viso. Avrebbero dato una cattiva immagine alla città, immagine che si stava pian piano costruendo a nascondere la realtà. Quante volte ho provato a mettermi in contatto con loro! Non hanno mai risposto alle mie chiamate, messaggi, qualunque modo in cui io ci provassi… So solo che sono vivi. Lo sento ogni volta che il mio segno sul braccio si illumina. Lì ne sono più che certa.

“Luna, non devi perdere le speranze!” dice il fratello gemello, scuotendo Luna per le spalle, come per destarla da un sogno. “Hanno sempre vissuto in condizioni precarie, sanno come comportarsi. Li hai mai visti arrendersi di fronte a qualcosa?”

Luna scuote la testa.

“Scusate, è che… Ho paura…”

“Ce l’abbiamo tutti, ma è proprio usando il nostro timore che il motore del governo viene alimentato.” le dico. Mi avvicino a Luna, abbracciandola. “Promettetemi che non avrete mai paura. Intesi?”

Luna dice un debole “si”, Leo mi fa l’occhiolino.

 

Mi chiudo il portone alle spalle. Mi lascio cullare dal movimento del mio mantello al vento, sentendo le sferzate fredde della brezza notturna sul mio viso, mentre proseguo verso la mia casa. Qui non ci sono pozzanghere, la strada sembra essere completamente vuota. E se io provassi a percorrere una via più affollata? No, si accorgerebbero della mia apparenza e vedendo la mia maschera… La maschera…

Istintivamente mi tocco il viso, incontrando la mia pelle. Dannazione, ho dimenticato la maschera a casa dei gemelli… L’unica protezione che ho è il cappuccio del mantello… Devo tornare a riprendermela!

“I go where the wind blows, I can't let go, Baby, don't let go, don't wanna be alone…”

Alle mie spalle, sento una voce molto profonda che canticchia qualcosa. Non mi giro, continuo a camminare verso casa. Adesso proprio non è il caso di andare a riprendersela, cosa potrebbe succedere?

“Girl, let's stay up, don't wanna go home. Drugs make me feel alive like there's nothing wrong.”

Prima che me ne possa accorgere, questo tipo si è avvicinato. Lo percepisco. È incredibile come i suoi passi che incrociano i detriti di asfalto non si sentano minimamente. Se prova a fare un altro passo… Pesco dal mio deck la prima carta sulla sua cima… “Tentacoli di Rosa”… Bene, so come difendermi se mi dovesse aggredire.

Aumento il passo. Magari desisterà dal continuare a seguirmi e non avrò bisogno di ricorrere ai miei poteri. Purtroppo, questa strategia non funziona. Appena mi è vicino, mi piomba addosso, avvolgendo le sue braccia attorno al mio collo e stringendo. Ho per un attimo un sussulto di paura ma il mio sangue freddo mi permette di aprire il mio Duel Disk e posizionare la carta nella prima Zona Mostro che mi capita a tiro.

“Evoco i Tentacoli di… Rosa…” dico, anche se la mia voce viene strozzata dalla pressione che viene applicata sulla mia gola. Vedo, con mia grande soddisfazione, che i tentacoli del mostro iniziano ad uscire dal terreno, quasi come se stessero bucando la pietra per sbocciare in un bellissimo fiore. Uno di questi si attorciglia attorno alle braccia di quest’uomo misterioso e tenta di liberarmi dalla sua presa.

Che cosa sta succedendo? Perché l’uomo sta ridendo? E soprattutto, perché il mio mostro non riesce a farmi scappare da questa situazione?

“Sciocca ragazzina… Credevi davvero che un ologramma di Duel Monsters potesse farmi paura?”

No, non è un semplice ologramma. Io sono una duellante psichica, sono capace di dare vita agli ologrammi e renderli… Reali… Non sono mai riuscita a tenere sotto controllo i miei poteri e ora che ci sono riuscita e tento di difendermi con essi… Come è possibile?!

L’ologramma di Tentacoli di Rosa si distrugge in mille pezzi. Ci riprovo, pesco un altro mostro. Drago della Rosa Nera… Non volevo arrivare a tanto, ma è la mia unica via d’uscita.

Posiziono la carta. Mi viene difficile parlare, anche solo per tentare di intimorire quell’uomo. Dov’è il mio Drago? Perché non è qui a salvarmi? Ma che diavolo sta succedendo?

D’accordo, Aki… Ora devo pensare velocemente e fare affidamento solo su me stessa. Tiro una gomitata allo stomaco dell’uomo, che allenta la presa quel poco che serve per permettermi di divincolarmi e guadagnare distanza. A questo punto corro, corro più velocemente che posso. Le scarpe scivolano su quelle stesse, maledette pozzanghere, rischiando di farmi perdere l’equilibrio.

Ho così tante domande per la testa… Ma ora non è tempo e luogo, la mia priorità è allontanarmi da lui, chiunque egli sia. Mio Dio, cosa avrà voluto da me? No, no… Non può essere lui… Impossibile, Aki…

Istintivamente mi giro per controllare quanto mi sono allontanata. Il mio cuore batte all’impazzata… Eppure mi fermo, perché riesco finalmente ad avere una certezza: che c’è qualcuno che, per strano caso, mi ha protetto.

Testa bionda e occhi color ametista. L’inconfondibile “Re dei Duelli”, come ci piace chiamarlo (anche se ha perso il titolo)… Jack Atlas!

 

Angolo Autrice

Di nuovo, mi sono fatta ben attendere ^^’

In compenso, sono molto contenta perché la settimana scorsa ho stoppato per dare lo sprint finale per questo esame (e anche per riposarmi, dopo ^^’). Questi sacrifici hanno avuto i propri frutti: ho portato a casa un bellissimo trenta e lode ^^ Sono molto contenta, ammetto che questa cosa ha dato una bella botta alla mia autostima (ero convintissima di passarlo con un voto scarso, devo dire la verità xD), quindi ora, dopo un meritato riposo, sono carichissima e pronta a tornare a scrivere più regolarmente, anche se a breve riprenderanno i corsi in presenza ^^’

 Comunque, parliamo di cosa è successo in questo capitolo: ve lo aspettavate questo cambio di prospettiva? u.u State tranquilli che i nostri compagnoni del Satellite non li abbandono, ma volevo comunque mostrarvi un piccolo assaggio della dittatura “dall’altra parte”! ^^ Ammetto che la motivazione è anche mancanza di ispirazione, ma tranquilli! Si risolverà tutto in questi giorni ^^

Arriviamo, infine, alla canzone di oggi: “Don’t look at me” di Poorstacy. Ho scoperto recentemente questo artista e le sue canzoni mi stanno davvero parlando in quest’ultimo periodo, soprattutto questa che dà il titolo al capitolo!

E nulla, sperando di mantenere il proposito di pubblicare il capitolo nella settimana prossima, ci sentiamo presto! ^^

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Capitolo 35
*** Astronaut in the Ocean//Acque agitate ***


È bastato solo un pugno ben assestato sulla guancia e un insulto urlato al vento per far fuggire via quell’uomo misterioso. Solo che non sono stata io a darglielo: fortunatamente, Jack si è trovato al posto giusto e nel momento giusto e mi ha salvata da… No, ho i brividi solo a pensarci.

“Non farti vedere mai più, bastardo!” gli urla contro Jack, mentre il tizio scappa, rischiando di inciampare guardandosi dietro per assicurarsi che Jack non lo stia inseguendo, pronto a dargli ulteriori botte.

Poi si gira verso di me. “Stai bene?” mi domanda.

“Si, solo che… Sono un po’ scossa, ecco tutto…” do voce ai miei pensieri.

“Perché non hai usato i tuoi poteri?” mi interroga. Sollevo lo sguardo verso di lui, che mi fissa un po’ preoccupato.

“Avrei voluto farlo…” gli dico. “Eppure… Non ha funzionato…”

Gli mostro il Duel Disk con sopra le carte di Tentacoli di Rosa e Drago della Rosa Nera. Le rimetto a posto dopo che lui ha controllato che io stessi dicendo la verità.

“Uhm… Non capisco…” sussurra il biondo. “Argh, lasciamo perdere… Piuttosto, l’importante è che tu stai bene. Yusei mi avrebbe fatto il quarto grado se ti avessero fatto del male.”

“Yu-yusei?” gli chiedo. È stato inaspettato, in questo momento, sentire pronunciare il suo nome.

“Si, proprio lui.”

La sua bocca si incurva da un lato. Che idiota.

“Uff… Dovreste smetterla, tutti quanti.” dico, esasperata.

Jack si fa una grassa risata.

“Non c’è niente da ridere!” protesto, sbuffando. “Mi spieghi, invece, che cosa ci fai qui? L’appartamento di Carly non è abbastanza lontano da questo posto?”

Appena nomino Carly, si ammutolisce. Eh, colto nel centro!

In seguito all’inizio della dittatura, ognuno di noi è finito in diverse situazioni. La mia è risaputa, così come quella dei gemelli. Jack, invece, ha accettato di farsi ospitare da Carly non avendo alcun posto dove dormire. In tutto ciò, anche lui è alla disperata ricerca di Yusei e Crow.

“Stavo solo facendo un giro per liberarmi un po’ la mente.” dice lui, freddo.

“Lasciando la tua amica da sola?” gli domando.

“Se la cava benissimo anche da sola!” esclama. “Dai, ti accompagno a casa…”

Iniziamo ad incamminarci verso la mia dimora, con mille domande in testa. Perché i miei poteri non hanno funzionato?

In tutto questo, non ho ringraziato Jack.

“A proposito… Grazie.” gli dico sinceramente. “Se non ci fossi stato tu-”

“Non andare avanti.” mi blocca. “Comunque, prego. È stato il minimo.”

 

“Sono io! Sono tornata!”

Entro, chiudendo la porta alle mie spalle e appendendo il mantello ad un attaccapanni all’ingresso.

Mia madre scende le scale, come sempre presa un po’ dalla paura che io possa essermi fatta male.

“Aki, tesoro, tutto bene?” dice, prendendomi il viso tra le sue mani.

“Si, mamma! Tutto sotto controllo!”

Evito di dirle che un probabile maniaco mi ha aggredito, non vorrei spaventarla.

“Papà dov’è?” le domando.

“In soggiorno a guardare la tv! Vuoi salutarlo?”

Annuisco, facendomi accompagnare lì da lei, che regge la mano dietro la mia schiena. Sono sollevata… A volte mi viene la paura che possano prenderlo, visto che lui era un senatore. Per fortuna, è lì. Sorride e mi saluta.

Sorrido a mia volta, godendomi questo momento di normalità nonostante fuori sia tutto fuorché normale. Spero che, prima o poi, possano averlo tutti. Sia dentro che fuori l’ambiente domestico.

 

Allen’s POV

“Ahi.”

“Non dovrebbe fare male togliere i punti.”

Guardo Alyssa, stranito.

“Muoviti e stai zitto.” sussurra digrignando. La ferita si è quasi completamente cicatrizzata, per questo non le servono più i punti. Le rimarrà il segno di questa disavventura, anche perché la mia esperienza e i materiali non mi hanno permesso di fare un lavoro così spettacolare. Beh, meglio un difetto estetico sulla gamba che non avercela più, no?

“Ok, fai un respiro profondo e non ci pensare…” le suggerisco, mentre io continuo nel mio lavoro. Da una parte mi dispiace che questa procedura le provochi fastidio, dall’altra mi rasserena che non debba farlo su di me… Eheh, che ridere…

Ammetto che sentire Crow che tenta di suonare la chitarra mi distrae abbastanza. Se solo usasse quel plettro con più delicatezza…

“Quelle corde le devi accarezzare, non stuprare, dannazione!” urla Jasper. “Finirai col romperle!”

“Magari, se mi insegnassi come si fa…” gli porge la chitarra il rosso. “Visto che sai fare tutto, sei bravissimo, hai una pletora di ragazze ai tuoi piedi e il Grande Capo ti sta dando le chiavi della città senza esitazione.”

“Mi hai visto suonare innumerevoli volte, hai imparato mai qualcosa? No. Non lamentarti e mettiti sotto.”

Crow sbuffa, rimettendo lo strumento sulle sue cosce. Nel frattempo, ho finito di togliere anche l’ultimo pezzo di filo dalla pelle di Alyssa. La zona è un po’ arrossata, ma dovrebbe essere tutto a posto ora. Come ogni giorno, le chiedo se sente ancora dolore (oltre a quello dato dalla rimozione dei punti, naturalmente) e lei scuote la testa.

“Grazie, Allen. Non so cosa avrei fatto se quel giorno non ci fossi stato tu…” mi sorride lei, alzandosi in piedi per prendere un libro.

“Non ho fatto niente di che, dai!” esclamo, imbarazzato.

“Non fare così, Allen! Ogni contributo, anche minimo che dai alla squadra, è importantissimo!” mi rimprovera il capo, tornando a strimpellare. Inizia a suonare, in successione ma senza seguire un tempo, una serie di note… Ho l’impressione di averle già sentite, da qualche parte…

“Non ti sopporto più, Crow.” si mette le mani in faccia Jasper.

“Che c’è?! È l’unica canzone che so suonare!” protesta il rosso, continuando a suonare. Qui mi viene immediatamente un flash: è “Sweet Dreams” di Marylin Manson. Anche Alyssa mormora le parole a bassa voce, mentre sfoglia le pagine di un ennesimo mattone di carta.

“Dai, Jasper. Gli fa bene esercitarsi, così saprà suonarla alla perfezione!” lo difendo io.

“Ecco, vedi?! Allen riconosce un talento che sta per nascere!” mi indica il capo. Ehm, non era proprio quello che intendevo… Oh, fa nulla! Immagino che gli faccia bene pensare a qualcos’altro, considerando quello che è successo negli ultimi tempi. Anche l’incontro con Yusei lo avrà messo di buon umore.

Il corvino si massaggia l’interno degli occhi, scuotendo la testa. Poi scoppia a ridere.

Qui smettiamo tutti di fare quello che stavamo facendo per fissare Jasper. Accidenti, cosa si sono perse Lucy e Ruby! Peccato che non sono qui ad assistere ad un evento che io (anzi, noi!) credevamo impossibile: Jasper ha riso. Ripeto: Jasper ha riso.

“Non so voi, ma adesso ho paura.” afferma Alyssa.

“Ci credo, sta venendo la fine del mondo!” esclama Tom, quasi terrorizzato.

“Hahaha…” continua il corvino, con le lacrime agli occhi. “Crow, il talento nascente… Aiuto, mi fa male la pancia…”

“Tu stai ridendo di me?!” si indica Crow. “Maledetto…”

“Potresti considerarti fiero di te stesso! Hai fatto ridere la persona meno propensa a-” gli dico io.

“Ragazzi…”

Tom attira tutta la sua attenzione verso di sé. Si gira e indica il lavello della cucina, il cui rubinetto fa sgorgare dell’acqua… Con la sola differenza che, questa volta, non ha quel colore trasparente tipico del liquido… Presenta un colore aranciato, rugginoso…

“Oh, merda…” si alza di scatto Crow, avvicinandosi alla fonte d’acqua. Faccio lo stesso anche io per controllare l’entità di questo danno. Tom prende un bicchiere e lo usa per riempirlo di quell’acqua sporca. In essa, galleggiano alcuni minuscoli frammenti scuri.

“Se non era potabile prima, adesso è davvero imbevibile…” commenta Tom. “Ora che facciamo?”

“Non fatevi prendere dal panico, ragazzi! Provo a chiedere ai membri della nostra coalizione e-”

Squillo di un cellulare. Quello di Crow. Glielo prendo e leggo sopra il nome di Gyda… Non è un buon segno…

“Gyda, ciao!” esclama, rispondendo a quella chiamata. “Sai, stavo per…”

Rimane in silenzio per alcuni istanti, sbarrando gli occhi.

“A-anche qui… Per questo… Ok, va bene… Giusto, fatemi sapere come dobbiamo comportarci e… Stai tranquilla, nessuno di noi l’ha bevuta!... Ok, ci sentiamo allora!”

“Quindi?” domanda Alyssa, alzandosi anche lei in piedi.

“Speravo si trattasse solo di qualche nostra tubatura vecchia… Invece, tutta l’acqua è stata contaminata…” sussurra, chiudendo gli occhi e mettendosi il telefono in tasca.

“In tutto il Satellite?!”

Crow le annuisce. Lei emette un forte sospiro, consapevole che questa è una vera e propria emergenza. Senza cibo, il corpo umano può sopravvivere per più tempo… Senza acqua, tuttavia… Nel giro di tre giorni si muore…

“Per ora, possiamo stare abbastanza tranquilli. In un certo senso, i Flamvell avevano previsto questa evenienza e hanno raccolto tantissima acqua. Ne daranno un po’ anche a noi, tuttavia la useremo solo per bere o cucinare. Per lavarci… Ecco, lì dovremmo arrangiarci con quello che passa il convento…”

“Potremmo tentare di filtrarla!” propongo io. “Certo, non potremmo comunque berla, però…”

“Come pensi di fare?” chiede Jasper.

“Avevo pensato ad un pezzo di tessuto che possa raccogliere parte delle impurità, da mettere in corrispondenza delle bocche del rubinetto e della doccia. Dubito che possa risolvere il problema alla base, tuttavia potrebbe essere un’accortezza in più… Che ne dite?”

“Direi che è perfetto. Potrebbe essere una mossa decisiva… Dai, ti aiuto!” mi dice il capo, prendendo degli stracci. Bene, ritorna la cara e vecchia arte dell’arrangiarsi.

 

Ruby’s POV

Poco fa, Alyssa ci ha chiamate per dirci cosa fosse successo. Le nostre risorse idriche sono inutilizzabili. Speravo che non succedesse mai una cosa del genere, però…

“Questa proprio non ci voleva, dannazione.” dice Lucy, arrabbiata. “Era l’unica notizia che non avrei voluto sentire, specie dopo aver separato due litiganti per un maledetto pezzo di pane… Argh, odio questo posto.”

“Lucy, non dire così, su! È la situazione del momento a rendere questo posto uno schifo…” la rassicuro. Ci stiamo dirigendo verso una cisterna dove si raccolgono tutte le acque del Satellite tramite un sistema di raccolta di acqua piovana (simile ad un acquedotto, per così dire) per capire cosa possa essere successo.

“Lo è sempre stato!” ribatte.

“Si, però adesso ci troviamo in una situazione che ti fa dire quelle cose…” cerco di farle capire. “Immagino che tu ci possa trovare anche del positivo qui, non trovi? Pensa alla tua infanzia…”

Si prende il suo tempo per riflettere.

“Ok, in effetti non hai tutti i torti…” ammette. “Ho comunque dei bei ricordi legati a questo luogo!”

“Visto? Te lo avevo detto!”

“Tante volte non ci penso, eppure c’è sempre un lato positivo in tutto. Solo che, nel mio caso, me lo devono sempre far notare… Anzi…” mi osserva. “Sei sempre tu che me lo fai notare! Come fai a rimanere così positiva?”

Io? Oh, beh… Mi viene naturale…

“Non lo so, davvero!” le dico frettolosa. “È una cosa bella?”

“Assolutamente sì! Hai un atteggiamento che ci permette di andare avanti! Altroché!” risponde Lucy con un gran sorriso. “Persino a Jasper, secondo me, fa piacere averti in squadra!”

“Ti ringrazio, amica!” le dico, quasi commossa. Si, lo so, mi faccio prendere spesso dallo sconforto anche io, eppure, in qualche modo, il mio comportamento fa bene agli altri. Che bello, ne sono contenta!

“Dovremmo essere noi a ringraziarti!” dice Lucy, mettendosi le mani dietro la testa e continuando a passeggiare. “Comunque, sbaglio o le temperature sembrano essere salite?”

“L’ho notato anche io!” le dico.

Continuiamo a camminare, arrivando alla suddetta cisterna. È enorme (d’altronde, è forse l’unica risorsa idrica dell’intero Satellite) ed è di un colore blu. In alcuni punti, però, si vede un mucchio di vernice arrugginita che risalta tantissimo. Si nota da un miglio che si tratta di un impianto vecchissimo, tuttavia funziona ancora molto bene, considerando quanto tempo fa è stato creato… O meglio, a quanto pare adesso non funziona più come una volta…

“Bene, scopriamo subito cosa sta succedendo al Satellite!” dice Lucy, osservando la struttura con le mani in vita. Mi guardo attorno: sembra che, per ora, non ci sia nulla di troppo strano. Il paesaggio è quello di sempre: desolato e desolante. Un piccolo sentiero di terra conduce all’acquedotto. Lo percorriamo, come sempre attente a dove mettiamo i piedi; in alcuni punti si può scivolare, in altri il piede può affondare. Insomma, dipende tutto dalla fortuna.

In lontananza si sente una piccola detonazione. Non ci facciamo troppo caso, potrebbe provenire da qualsiasi direzione.

“Stiamo all’erta, anche se non percepisco alcun pericolo.” suggerisce Lucy. Si stringe la coda di cavallo e si prende anche un po’ di tempo per massaggiarsi il collo.

Proseguendo senza alcun timore, giungiamo finalmente alla cisterna. A proteggerla dagli intrusi ci dovrebbe essere un cancello, chiuso da una catena e da un grande lucchetto, però qualcuno è riuscito a fare un buco tra le grate abbastanza grande da permetterci di passare senza problemi.

“C’è qualcosa che non mi convince…” sussurra Lucy, passandoci attraverso. “Il metodo più semplice per passare, prima, consisteva nel fare tutto il giro dell’impianto. C’era un punto in cui era semplice scavalcare senza farsi scoprire… Ti ricordi, Ruby? Ci sei mai stata qui?”

“Oh, ehm… Si!” dico, anche se mentendo perché non mi sono mai introdotta di nascosto in un luogo in cui fosse vietato l’accesso. Vorrei capire, però, dove vuole arrivare a parare…

“Ecco, perché creare un’ulteriore apertura?” si domanda sottovoce.

“Magari per rendere il passaggio più veloce…” ipotizzo.

“Si… Ma di chi o di cosa?”

Eh, già… Bella domanda…

“Beh, vuoi venire da me o no?” mi domanda Lucy.

“Oh sì, scusa!” dico frettolosamente, infilandomi anche io in quel buco e passando dall’altra parte della grata. Mi faccio aiutare da Lucy, anche se ce l’avrei fatta benissimo senza il suo aiuto. La mia amica si avvia e io la seguo a ruota.

Man mano che proseguiamo, ci accorgiamo di alcuni piccoli dettagli che non ci tornano, ad esempio delle tracce di una polvere terrosa e ferrosa sul pavimento in pietra color grigio.

“Uhm…” fa Lucy, indicando proprio uno di quegli accumuli.

“Non è normale che ci sia?” le domando. Accidenti, sono proprio spaesata qui…

“Hai voglia!” risponde lei. “Nemmeno all’esterno c’è della terra, o qualsiasi cosa essa sia, di questa tonalità di colore così accesa. Ascolta, io direi di andare verso la cisterna più grossa. Ho un bruttissimo presentimento…”

Annuisco e la seguo. In questo momento mi ricorda un segugio che è alla disperata ricerca del suo bottino. Sembra di sapere perfettamente dove andare, districandosi tra i corridoi (anche se è abbastanza semplice capire come muoversi: ci sono più tracce di quella strana sostanza rossa, a volte addirittura intere strisce sul pavimento, come delle impronte che ci permettono di comprendere il percorso da compiere).

Man mano che proseguiamo, capiamo di non essere le uniche qui. Lucy si gira verso di me e, con il dito indice poggiato sulle sue labbra, mi fa segno di stare in silenzio. Nella mancanza assoluta di rumore, infatti, si sentono delle voci…

 

Angolo Autrice

Cari ragazzuoli!

Si, lo so, la lunghezza del capitolo… Ammetto che avrei potuto fare di più ^^’

Vi prego di scusarmi, ma proprio mentre lo stavo per finire mi è venuto un esaurimento nervoso talmente forte che non mi riesco a concentrare per continuare ^^’ Avevo, in realtà, programmato di finirlo stasera (avendo avuto la giornata piena e tutta la settimana, oltre che per problemi… Diciamo, di cuore xD), però vari eventi abbastanza sclerotici mi hanno impedito tutto questo. Siccome sono una persona che, tutto sommato, cerca di rispettare gli orari, ho deciso di pubblicarlo lo stesso anche per non lasciarvi a bocca asciutta. Mi farò perdonare, il prossimo capitolo lo farò più lungo u.u

Per quanto riguarda la canzone di oggi, il titolo è “Astronaut in the Ocean”. Originariamente composta da Masked Wolf, vi consiglio la sua cover metal fatta dagli Our Last Night che trovate qui: https://www.youtube.com/watch?v=ngdSBRQH35Q&ab_channel=OurLastNight

E niente, vi abbandono prima che mi esaurisco ulteriormente! xD

Ci sentiamo presto, ciaooo!

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Capitolo 36
*** Demons//Lo sfogo di Ruby ***


Trigger Warning: lievi descrizioni di molestie sessuali.

Ruby’s POV

Io e Lucy ci guardiamo, cercando di comprendere i discorsi fatti da… Chissà, sconosciuti! Ci avviciniamo acquattate, orientandoci grazie alle nostre orecchie: più riusciamo a capire le parole, più ci rendiamo conto di essere vicine alla meta.

Giungiamo in un corridoio strettissimo, in cui dobbiamo passare una davanti all’altra (Lucy, temeraria, decide di andare per prima, così che io la segua), e ci ritroviamo in una vasta area alquanto diroccata, che al centro possiede una struttura simile ad una piscina enorme. Il contorno è costituito dalle piante rampicanti che hanno ormai preso il controllo di tutta la zona. Parte del soffitto è crollato, anche se esso, in origine, doveva già essere scoperto proprio per permettere all’acqua di raccogliersi nel vastissimo contenitore.

Beh, la prima cosa che avevo notato, in realtà, era proprio la piscina: al centro di essa c’è un mulinello di acqua sporca. È di color marrone, quasi rossiccio.

“Merda, che schifo… Questa è l’acqua che va a finire nelle nostre case!” esclama Lucy. Le metto una mano sulla bocca, visto che le sue parole sono rimbombate per tutta la grande stanza. Le ricordo immediatamente che non siamo sole. Infatti…

“Nascondiamoci!” sussurro, conducendola dietro un muro strategicamente nascosto. Ci accovacciamo sul pavimento e ammetto di avere tantissima paura. Guardo Lucy negli occhi, cercando di capire cosa possa succedere. Sento solo vari rumori di passi, implicando la presenza di non una, ma più persone.

“Non potete farci questo… Ahia, il braccio, dannazione!” dice la voce di un ragazzo.

“Mi dispiace. Ordini dall’alto.” se ne aggiunge un’altra, sempre maschile. Sembra che appartenga ad un ragazzo della mia età. “D’altronde, avete fallito nel vostro intento. I patti erano chiari e non li avete rispettati. Avete lasciato che un gruppo di inutili e inetti giovani con un’esperienza quasi pari a zero vi cogliessero impreparati… E rompessero le vostre ossa.”

Ossa rotte… Allen aveva detto di aver chiuso il braccio di un ragazzo nella porta, causandogli la rottura della… Radio? Oppure era l’urna? Accidenti, usa sempre terminologie così complicate…

Lucy annuisce, lasciandomi intendere che stia pensando alla stessa cosa. Quindi… Quelli colti impreparati potrebbero essere i Naturia. Ho come l’impressione che ci siano due persone e un ragazzo dei Naturia. Non so, potrebbero esserci altri interlocutori silenziosi.

Sentiamo un tonfo. Probabilmente qualcuno è caduto.

“Ti prego, possiamo rimediare!” implora un’altra voce, stavolta femminile. Ok, sono quattro… Dannazione…

“A cosa dovreste rimediare?! Ormai avete commesso una grossa cazzata e, per questo, pagherete con la vita!” si aggiunge una quarta persona. Un altro uomo, dalla voce molto profonda…

“Vi prego, non potete farci questo!” ripete il ragazzo di prima. “Dopo tutti gli aiuti che vi abbiamo fornito, dopo tutte le cose che abbiamo fatto assieme!”

“Mi dispiace dirtelo, ragazzino. Ti hanno illuso. La vostra unica utilità era un compito così semplice, eppure avete fallito. Per il resto, siamo riusciti a fare conquiste…” sento il suono di ricarica di una pistola. Ho i brividi. “Le conquiste sono state ottenuto grazie all’impegno di alcuni, non di tutti. Non prendetevi i meriti, molti dei nostri successi arrivano perché siamo semplicemente troppo forti da soli, senza di voi…”

“Te ne prego, io voglio vivere! Voglio esservi utile!” urla il ragazzo.

“Il tempo di essere utili a qualcuno lo avete avuto, altroché. Avreste dovuto pensarci prima di farvi sfuggire i Mist Valley.” continua l’altro. “Una volta concluso il nostro lavoro qui, andremo subito a cercarli, così come quegli idioti che si sono introdotti per liberarli e che vi siete lasciati scappare. Non una, ma due stramaledette bande! Capite perché siamo altamente incazzati con voi?”

“Vi scongiuro, non fatelo!” si aggiunge la ragazza, con la voce tremolante.

Le preghiere dei ragazzi servono a poco, perché poi… Per tutta la stanza rimbomba il forte boato di uno sparo e io sussulto. Inizio ad iperventilare per lo spavento, al punto che Lucy deve mettermi una mano sulla bocca. Ha avuto la prontezza di zittirmi, nonostante quel colpo abbia avuto effetti anche sul suo stato d’animo: è visibilmente sconvolta.

La ragazza si abbandona ad un lungo e sofferto grido che addolora tanto anche me. Posso solo immaginare cosa stia provando in questo momento… La cosa che, però, mi inquieta più di tutte è sentire il tonfo inconfondibile di qualcosa di pesante che cade in acqua e inizia a lasciarsi trasportare dalla corrente.

“Ora tocca a te…” afferma l’uomo dalla voce più profonda. Il singhiozzare di quella ragazza aumenta di intensità.

“Aspetta, capo. Ho un’idea migliore.”

Passano alcuni attimi di silenzio. Io continuo a tenermi la mano sulla bocca per non lasciarmi sfuggire nemmeno un fiato, stingendo con l’altra il braccio di Lucy. Per quanto anche lei sia molto spaventata, cerca di mostrarsi tranquilla per non impaurire anche me.

“Mh, ammetto che hai ragione…” continua l’uomo. Devono essersi scambiati qualcosa all’orecchio. “Ops, accidenti! Sembrerebbe che io abbia finito i proiettili! Dobbiamo fare qualcos’altro, no? Insomma, tu devi pagare, in qualche modo…”

“C-come?” domanda lei. La risposta, anche se non viene verbalizzata, è palese: una cerniera lampo.

“No…” dico sottovoce. Oddio, cosa ha fatto quella ragazza per meritarsi questo?! Perché hanno ucciso una vita innocente? A che cosa serve tutto questo?

“Ruby, respira…” sussurra Lucy. Come faccio a stare tranquilla sapendo che c’è una ragazza che sta per essere violentata nei miei paraggi e io non posso fare nulla?!

“Non c’è proprio nulla che possiamo fare?” domando alla mia amica. Lo so che anche lei vorrebbe aiutarla, ma mi fa capire che no, allo stato attuale, dobbiamo solo aspettare che la situazione diventi tranquilla per permetterci di scappare. Abbassa lo sguardo e capisco perfettamente cosa sta provando. Impotenza. Essere sicuri che non c’è alcuna via d’uscita, nessuna soluzione per salvare quella ragazza…

No, non è vero. Non posso lasciare che accada.

“Ruby, no.”

Troppo tardi. Mi sono alzata in piedi. Naturalmente, ho attirato la loro attenzione e finalmente posso vedere chiaramente le facce di tutti. I carnefici, come avevo previsto, sono due e devono avere entrambi sui venticinque anni. Il primo, che confuso mi guarda mentre armeggia con la zip dei pantaloni, ha sia gli occhi che i capelli nero pece, che incontrollati gli cadono sulla fronte e celano parte degli occhi. Sul viso ha tante macchie di sporco e veste dannatamente trasandato (ho come l’impressione che non curi nemmeno la sua igiene personale) con abiti scuri e larghissimi. L’altro è quasi il suo opposto: nonostante abbia addosso dei capi vecchi e consumati, sembra che abbia un criterio per abbinarli e sembrare un minimo più decente.  Una camicia di flanella a losanghe color verde e nero, un pantalone cachi che gli va un po’ grande e un berretto grigio. Lo sguardo penetrante dei suoi occhi celesti mi inquieta. Si sistema i lunghi capelli neri, prima di iniziare a parlare.

 “Scusa, cosa ci fa una ragazzina qui?” domanda, stranito mentre getta uno sguardo verso il suo “capo”. Io, invece, mi focalizzo sulla vittima… La ragazza presente, dei Naturia… Difficile distinguere bene i suoi tratti del volto, coperti da tutto il trucco sbavato e i segni delle sue lacrime di colore nero le solcano le sue guance. I suoi capelli, legati in una coda, sono di colore arancione con delle meches gialle. Ha i polsi legati con una fune, le ginocchia arrossate e sbucciate e indossa abiti strappati, in cui si intravede anche l’intimo che indossa.

Lucy mi affianca, anzi, si para davanti a me. Un’espressione di realizzazione si palesa sull’uomo più trasandato.

“Ah, Mihael. Quella non è la puttana di Crow Hogan?” chiede. Nessuna delle due dice nulla, ma io capisco a cosa si stia riferendo… Lucy mi disse, tempo fa, di avere avuto una relazione sentimentale con il nostro capo, molto prima che venisse fondata la banda (quindi, anche prima della dittatura)…

“Jude… Da quanto tempo…” sussurra Lucy. Dal tono, sembra anche molto arrabbiata. “Vedo che l’abitudine di forzare delle ragazze ad andare a letto con te non è per niente cambiata.”

“Tesoro, non farla diventare una questione di genere, adesso. Ti correggo: lui non si scopa solo ragazze.” si intromette Mihael.

Lucy ringhia. “Ciò non esclude il fatto che sia un atteggiamento disgustoso.”

Accidenti, questo tipo è molto pericoloso. Prego che lei non abbia avuto alcun tipo di esperienza con lui…

La Naturia usa la pochissima forza che le rimane nelle sue gambe tremolanti per alzarsi in piedi e tentare di raggiungerci, quando la sua breve corsa verso la libertà viene interrotta perché Jude la afferra per un braccio e la stringe a sé. Lei prova a strattonarsi, ma si ferma subito appena percepisce la canna della pistola sulla sua tempia. Ci guarda terrorizzate, dicendoci con gli occhi di liberarla, in qualche modo. Cosa potremmo fare per aiutarla?

“Lucy, vuoi fare a cambio con lei?” sussurra l’uomo, mettendo la mano sul seno della malcapitata e poi usando la stessa per stringerle la gola. Che schifo… Non ci posso credere, a cosa sto assistendo?

“Stai fermo!” gli urlo contro. L’intensità di quel grido fa cadere della polvere dal soffitto. Non me ne curo.

“Che paura che mi stai facendo, ragazzina! Chi è quella, Lucy? Una tua amica?” domanda Mihael alla mia amica. Si avvicina, intento a raggiungerci.

“Si, Mihael! Mi sa proprio di sì.” afferma Jude. Poi si rivolge alla ragazza che ha in pugno. “Hai mai visto quella tipa? Eh, troietta?!”

La ragazza mi guarda. Poi annuisce, lasciandosi sfuggire un’altra lacrima.

“Che brava che sei, hai visto?” le dice, passando la lingua sulla sua nuca. Lei non reagisce, si limita solo a stringere gli occhi nella speranza che quella tortura finisca.

“Così fate parte della stessa banda che ha liberato i Mist Valley.” Mihael ci è arrivato. Sofferma il suo sguardo su di me. “Beh, ammetto che io avrei un debole per le ragazze un po’… Infantili, per così dire…”

“Siete due schifosi!” li insulta Lucy. “Non vi avvicinate.”

Io e lei iniziamo ad indietreggiare.

“No no no, vi prego…” sussurra la ragazza, scoppiando a piangere. “Non andate, aiutatemi!”

Jude le tappa la bocca con una mano, non dicendo nulla. Tranquilla, troveremo un modo per liberarti. Non ti lascio lì…

“Potete anche fuggire, per il momento… Sappiate, però, che come qualsiasi partita a nascondino…” sussurra Mihael. “Prima o poi, vi troveremo. Voi due, quell’altra puttana che è dalla vostra parte e gli altri coglioni che, pur di scoparvi, vi proteggono. Finirete tutti nella nostra morsa e saranno dolori per tutti. Avete sbagliato a sfidarci. La pagherete cara.”

“Basta.” dico.

“Basta? Stai dicendo tu a me la parola ‘basta’?” domanda Mihael, avanzando ancora puntandomi. Ho paura, indietreggio ancora. Lui ride, come se avessi detto la cosa più divertente di questo mondo. “Ti rendi conto, stupida ragazzina, che siete stati voi ad iniziare? Dovremmo essere noi a dirvi ‘basta’, invece eccovi qui. Che teatrino del cazzo!”

Prende in mano un coltello dalla sua tasca. Lucy mi strattona, facendomi mettere dietro di lei. Allunga le braccia per proteggermi. In questo momento mi sento… Non lo so, così nervosa! In un primo momento avevo paura, ma ora… Ora non lo so. Mi sento infuocata…

“Io lo so chi siete. Tutti quanti. So i vostri nomi e le vostre facce, ci è stato riferito tutto. Non la passerete liscia…”

Si avvicina ancora, tenendo quel coltello davanti a sé, giocherellandoci. Crede di avere il controllo della situazione. Sto iniziando a ribollire di rabbia.

“Ancora un altro passo e-”

“E cosa? Mi dai una raffica di pugni? Oh, che carina che sei…” mi ferma.

“Ruby, vai via!” mi ordina Lucy.

“Si, brava, scappa! Mi renderesti la tua caccia più eccitante!” afferma Mihael. “Nel frattempo, mi permetterai di divertirmi con la tua amichetta corvina in totale silenzio!”

“Io non ti permetterò un cazzo, Mihael!” gli urlo contro. “Non osare avvicinarti né a me, né a qualsiasi donna o mio compagno!”

Lucy si guarda intorno spaesata, inizia a perdere l’equilibrio. Sembra che anche gli altri siano nella stessa situazione, ma non capisco il perché. La mia focalizzazione è tutta su quel bastardo di Mihael. Deve crepare!

“Ma che c-cazzo…” balbetta Jude. Mihael, d’altro canto, ha perso l’aria da gradasso che aveva prima.

“Ahi!”

Lucy cade a terra, permettendomi di avere pieno campo visivo del tizio dei Jurrac. Sta barcollando e, nonostante ciò, affonda cercando di colpirmi con il suo coltello. Non so come, riesco ad afferrargli il polso prima che possa farmi molto male. Inizio a vedere il suo sguardo terrorizzato e sento le sue urla di dolore. Eppure… Io non sto facendo nulla…

“Lasciami, lasciami, cazzo!” grida.

Vedo anche Jude lasciare la ragazza per arrivare a soccorrerlo, ma viene spinto via da qualcosa… O da qualcuno… Non sto capendo più nulla… Che cosa stanno vedendo i miei occhi… Sta diventando tutto più sfocato.

“Ruby!” sento la voce di Lucy. No, non posso addormentarmi adesso. Sento che devo fare qualcosa… Ma cosa… Argh… Mi gira così tanto la testa ma non riesco a smettere. L’unica cosa che vedo, prima che le ginocchia mi cedano, è il grande pezzo di muro dietro il quale eravamo nascoste io e Lucy volare e andare dritto nella loro direzione, colpendoli e facendoli schiantare rovinosamente contro il muro.

Poi… Poi…

 

Jasper’s POV

Questa sede puzza di stantio. Urgh, accidenti…

“Potreste aprire la finestra, ogni tanto…” dico al capo degli XX-Saber. “Sai, c’è una puzza indescrivibile e fareste bene a fare un ricambio di aria, ogni tanto…”

Draven si mette a ridere.

“Se ricambiamo l’aria, qui ci ammaliamo tutti.”

“Addirittura? Non ti preoccupare, è vero che l’inquinamento qui è al limite del legale ma… Numero uno, cosa è legale qui? E due… Per fortuna non siamo stati ancora dannati da un’epidemia, quindi aprite quelle cazzo di finestre.”

Anya sbuffa, dirigendosi proprio vicino alla finestra. A proposito…

“Comunque, tu. Si, tu con i capelli azzurri.” le faccio. “Impugni la pistola veramente di merda.”

“Mi chiamo Anya. Se sei venuto qui per criticare ogni cosa, faresti meglio a tornare a casa prima che ti ci spedisco a calci in faccia!” sussurra. Nervosetta, la ragazza! Eppure, come mi guarda, con quell’atteggiamento tipico da adolescente innamorata. Bleah!

“Che paura…” la prendo in giro, alzandomi la manica. “Guarda qui: la pelle d’oca!”

“Jasper, possiamo andare. Abbiamo finito!”

Mi giro. Tom e Alyssa sono sulla soglia. Ah, già… Il motivo per cui siamo dagli XX-Saber… Ecco, Alyssa, a quanto pare, è l’unica in tutta la banda dotata di una macchina. Non ce n’è uno che, oltre lei, ne guidi una. Tutti in moto! Ok, non posso parlare così tanto perché io stesso mi muovo solo su due ruote. La comodità è tutto, soprattutto quando si è costantemente in fuga.

Ah, dopo aver rimosso totalmente le persone dall’archivio elettronico della polizia. Tutti i nomi di tutti i criminali… Perduti. Quanto ho riso di gusto, quel giorno! Certo, se mi facessi prendere da loro potrei essere la persona più torturata, prima di essere gettato in un fosso, della storia. Me lo meriterei, però, intanto, me ne andrei con stile.

Questo è quello da cui scappo, no? Una vocina, tuttavia, mi suggerisce che no, non è l’unico dei passati. C’è anche dell’altro, da cui vorrei dissociarmi completamente. Non faccio che pensarci, però… Che schifo, dannazione! Che cosa stavano dicendo quei defic- Ehm, compagni di squadra? Ah, sì, giusto! Stavamo qui per distribuire le risorse d’acqua anche ai nostri “cari” amichetti.

“Beh, è stato un piacere! Ciao, belli!” concludo, alzandomi e andandomene. Non ricevo risposta… Uhm, sarà perché da quando sono arrivato non ho smesso di lanciare critiche a destra e a manca… Oppure perché ho messo i piedi, con tanto di anfibi pieni di terra, sul divano? Mah… In ogni caso, ‘sti cazzi.

Attendo pazientemente che Tom e Alyssa finiscano di parlottare con gli altri della banda (ci stanno mettendo un po’ troppo, per i miei gusti). Nei sedili posteriori vedo alcuni grandi contenitori di acqua… Sarà per noi, immagino… Beh, credo proprio che dovrò dire a tutti di iniziare a capire che quella è una risorsa mancante e che dovremmo dividercela in maniera equa e, soprattutto, di stare attenti.

Perché? Beh, a noi tutti manca la libertà, di conseguenza lottiamo per averla. Si lotta per qualcosa che manca, di solito. Se a qualcuno mancano i soldi, li ruba con tanto sacrificio a chi li ha. Se a qualcuno manca l’acqua, do per scontato che compiranno tutti delle immense razzie per ottenerla.

Mi siedo sul sedile passeggero. Yawn, che sonno… Stanotte ho fatto il cane da guardia e proprio non mi va di rimanere ulteriormente sveglio…

Chiudo gli occhi per alcuni minuti, destandomi solo quando sento le portiere aprirsi. Finalmente quei due sono arrivati.

“Quanto tempo ci avete messo?” domando, assonnato. Nessuno dei due mi risponde, piuttosto si limitano a fissare il vuoto. “Oh, allora?”

Alyssa mette silenziosamente in moto, con un grosso sospiro.

“Va bene, mantenete pure il vostro segreto…” li sbeffeggio.

“Puoi stare zitto?!” scatta la ragazza dark. Ehi, ma che modi!

“Sta’ calma, cazzo! Non alzare la voce contro di me!” la minaccio.

“Non ti ci mettere anche tu…” sussurra a denti stretti. Inizia a imboccare strade che non portano assolutamente al covo.

“Ti sei per caso dimenticata la strada?” le domando.

“Jasper, è successa una cosa…” esordisce Tom. Oh, finalmente qualcuno mi spiega cosa è successo!

“Cosa c’è di così importante da ritardare il nostro ritorno a casa?” domando.

“La cisterna è stata distrutta.”

… Wow. Non me lo aspettavo per nulla. Davvero, non so proprio cosa dire… Come se avessi le labbra cucite.

“E… Stiamo andando lì?” domando. Alyssa annuisce in silenzio.

“Lì c’erano anche Ruby e Lucy…”

Ho gli occhi sbarrati. Cazzo!

“Stanno bene?” chiedo.

“È stata Lucy ad avvisarci.” spiega Alyssa. “Lei sta bene, mentre Ruby…”

Si ferma, stringendo gli occhi. Tom le mette una mano sulla spalla.

“Alyssa, tranquilla, andrà tutto bene. Lucy ci ha detto che la nostra amica sta ancora respirando, può essere un buon segno, no?”

Ecco, Tom… Vorrei potergli dire che, solo perché un essere vivente respira, non significa che tornerà presto a camminare, parlare e mangiare… Però… Immagino che ora dobbiamo affidarci solo alla speranza. Mi dispiacerebbe perdere uno dei nostri…

“Raggiungiamoli subito, allora.”

 

Angolo Autrice

E anche oggi ho finito il capitolo… Oggi! Ehm, LOL?

Cooomunque, alla fine il capitolo è di lunghezza standard! Spero vi sia ugualmente piaciuto anche se vi avevo promesso qualcosa di più lungo ^^’

Il titolo di oggi è “Demons” degli Imagine Dragons. Non avrei mai pensato di mettere questo brano nel testo (soprattutto per il meme che c’è dietro x’D), tuttavia, vista la situazione accaduta, mi è sembrato molto azzeccato! ^^

Scopriremo nel prossimo capitolo se la nostra cara Ruby è ancora viva oppure no! (dai, non sono così cattivaaaaaa… u.u’)

Nel dubbio, ci sentiamo la prossima volta! Byeeee!

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Capitolo 37
*** Dark Side//Risvegli confusionari ***


Ruby’s POV

Cavolo, che male alla testa… Non vedo proprio nulla… Magari sarà perché ho gli occhi chiusi? Provo ad aprirli ma vengo improvvisamente investita dalla luce che dà un fastidio tremendo alle mie pupille e alla testa. Quanto vorrei tagliarmela, in questo momento! È insopportabile.

Nemmeno le voci che mi chiamano aiutano… “Ruby… Ruby… Ruby”… Dannazione, lasciatemi dormire! Io non ho mai svegliato di forza nessuno di voi, perché insistono così tanto? Sto così bene, poi, qui. Sento un bel calore e qualcosa che mi avvolge. Non ho proprio voglia di svegliarmi. Voglio continuare a dormire! Mentre stavo riposando non sentivo certo tutto questo mal di testa.

Anche il mio naso si attiva, percependo un buon profumo… Sa di qualcosa che ho già sentito, ma è così buono. Mi sento anche scuotere, ma perché?

“Basta!” esclamo, con quelle poche forze che me lo permettono. Ho urlato, dopotutto… Però sembra che il messaggio non sia stato recepito.

“Ho detto ‘basta’!” ripeto. “Voglio dormire…”

“Ruby! Oh, menomale…” dice una voce. La riconosco, è Alyssa. Sto tornando nel mondo reale? Evidentemente si… Ma continua a girarmi la testa come una maledetta trottola.

Mugugno, portandomi le mani alla faccia e strofinandomi gli occhi. Sbadiglio, aprendo gli occhi con calma per adattarmi a quella forte luce. Quando riesco a distinguere le figure, ci sono tutti i miei compagni, più una ragazza che non conosco. Ha i capelli arancioni con dei riflessi bianchi… No, gialli. Poverina, deve aver pianto: ha tutto il trucco sbavato sulle guance. I suoi occhi sono neri, si confondono con tutto il mascara che si è sciolto.

“Ma… Ragazzi, che ci fate tutti qui?” domando, poi osservo meglio quella ragazza. “E lei chi è?”

Proprio la sconosciuta getta uno sguardo confuso a Lucy. Quest’ultima subito si rivolge a me.

“C-come? Non ti ricordi?”

“Cosa dovrei ricordarmi?” le domando. Realizzo, in quel momento, due cose: la prima è che non ci troviamo a casa; la seconda, invece, è che quel profumo che sentivo veniva da Allen, che mi regge per la schiena. Sono stata stesa a terra, dunque…

“Che diavolo…” commenta la ragazza, grattandosi la testa.

“Ruby, non ti ricordi proprio nulla?” chiede Allen. “Nemmeno il motivo per cui sei andata alla cisterna con Lucy?”

La cisterna? Ah, sì! Giusto! Eravamo venute lì per vedere cosa stesse succedendo, poi… Poi… Poi nulla. Cosa è successo dopo?

“Mi sono appena ricordata… Però non ricordo cosa è successo dopo che siamo arrivate… Lucy, tu lo sai?”

Tutti gli altri si guardano tra di loro. Alcuni bisbigliano, mentre io mi metto a sedere.

“Con calma, Ruby… Ti sei risvegliata da uno svenimento.” mi fa presente Allen. Sono… Svenuta? E perché? “Davvero non ricordi nulla?”

“No, ragazzi… Ve l’ho già detto!” insisto. Lucy si accovaccia vicino a me.

“Hai salvato questa ragazza dal capo dei Jurrac.” dice, indicandomi con il pollice la sconosciuta. Io avrei… Salvato quella ragazza?

“Ma cosa…” inizio a dire, poi una scena mi viene in mente. Quel tipo… Come si chiamava? Jude… Si, Jude! Adesso mi ricordo! Quella ragazza era in difficoltà perché Jude la stava… Oddio… Però… Come l’ho aiutata?

“Dopo che ho visto quel Jude metterle le mani addosso non ho più memoria di niente, quindi…” mi sento così dannatamente spaesata e mi gira la testa da morire. “Potreste spiegarmi cosa è successo?”

“L’unica che sa, qui in mezzo, è Lucy…” sussurra Crow dopo aver poggiato lo sguardo su di lui e Alyssa. Le ha messo una mano sulla spalla… Spero vivamente che quel contatto fisico significhi che si stanno avvicinando, diamine!

Lucy si schiarisce la voce e guarda anche la ragazza, che, da quello che mi ricordo, era una dei Naturia. Faccio un attimo mente locale: i Jurrac hanno catturato e ucciso tutti i Naturia, tranne quella ragazza, alla cisterna; io e Lucy ci siamo trovate lì perché… Per l’acqua, vero? Immagino di sì… E poi… Oh mio Dio, che cosa è successo? Hanno sparato quel ragazzo dei Naturia, no? Cavolo, mi dispiace per quella ragazza… E in seguito… No, non è possibile, non ci credo…

Mi sono girata un attimo verso l’impianto che contiene anche l’edificio dove siamo entrate, quelle con la cisterna vera e propria… Crollato. Cavolo, so benissimo cosa significa ciò… Stiamo e staremo senz’acqua.

“Io…” Lucy guarda verso il basso. “Non so assolutamente da dove partire… Ecco, Ruby è uscita allo scoperto e quindi i due tizi si sono accorti di noi. Hanno iniziato ad avere un comportamento minaccioso e molesto, tanto che entrambe ci siamo arrabbiate… Ma tu, Ruby… Sembrava che la rabbia fosse uscita dal tuo corpo e ti avesse completamente sopraffatta. Io… Non ti avevo riconosciuta più…”

Sento la mia fronte contrarsi. Che significa tutto ciò? Io che mi arrabbio? Sono così maledettamente confusa, non capisco… E soprattutto, come ho trovato il coraggio di alzarmi e tenere testa a qualcuno di così pericoloso come quello?

“Tutto questo non mi torna…” commento.

“Ti posso assicurare che è tutto vero, Ruby!” esclama Lucy. Appare così dispiaciuta… Beh, se la verità fosse questa non dovrebbe preoccuparsi di dirmela… Ho bisogno di sapere cosa sia successo in ogni singolo secondo.

“Tranquilla, ti credo!” la rassicuro con un piccolo sorriso. “Continua!”

“Ruby, quello che ti sto per dire non ti piacerà…” fa lei.

“Non importa, vai avanti!”

Lucy fa un enorme sospiro.

“È stato surreale. La terra ha iniziato a tremare sotto i nostri piedi, eppure tu non sembravi affatto colta da questa calamità. Avevi uno sguardo penetrante fisso verso Mihael e Jude… E poi, quando Mihael ha preso in mano il coltello per aggredirci e io ho tentato di raggiungerti per pararmi davanti a te, ho sentito come un vento fortissimo che mi ha spinto via e, insieme a quel terremoto, mi hanno fatto cadere.”

Oddio… Come è potuto succedere tutto questo? È così strano…

“Poi tu hai… Hai preso il polso di Mihael, poco prima che ti colpisse. Non so con quali riflessi tu ce l’abbia fatta… E ho visto che lo hai stretto così forte che probabilmente gli hai anche spezzato l’osso…”

I miei compagni sono sbalorditi. Io ho veramente fatto del male ad una persona? Voglio dire, se lo meritava e anche tanto… Però non è da me comportarmi così!

“Lucy, dimmi una cosa… Ora loro due dove sono?” le domando. “Sono scappati via?”

Lei abbassa lo sguardo.

“Ecco…  Ti ricordi quel grande pezzo di muro dietro il quale eravamo nascoste?” mi ha chiesto. Io annuisco. “Ebbene, questa cosa che ti sto per dire è… Assurda… Io sono convintissima di aver avuto le allucinazioni in quel momento…”

“No, Lucy…” le fa la ragazza sconosciuta. “Se intendi dire che quel masso si è alzato, come se stesse levitando, e si è andato a schiantare contro il muro schiacciando anche quei due…”

“Aspetta, cosa?!”

Non riesco a contenere lo stupore. È impossibile che ciò sia successo. Da quando un sasso può levitare sfidando le leggi della gravità?! Mi massaggio il viso… Possibile che in realtà io debba ancora riprendermi e sto capendo cose completamente diverse da quelle che mi stanno dicendo?

“Ripetetemelo, per cortesia…” dico alle ragazze. “Vorrei aver capito male…”

Purtroppo, entrambe ripetono la stessa cosa.

“Questa cosa è fantascienza…” commento con la testa tra le mani.

“Secondo me sei stata tu. Hai combinato veramente un casino… Potevi anche controllarti…” mi dice la ragazza dei Naturia. Eh?! Come?!

“Scusami, bella, ma con quali basi dovresti dire ciò?” avanza Alyssa, parandosi davanti a lei, con il viso vicinissimo a quello della ragazza.

“Ho visto tutto con i miei occhi e, visto quello che mi stava succedendo, difficilmente me ne dimenticherò. E poi, nel terremoto che si è generato era l’unica, ti dico, l’unica che è rimasta in piedi!” spiega.

“E con questo?! Ti sembra una giustificazione valida da usare?” le domanda Alyssa, rabbiosa.

“Tu dovresti solo starti zitta!” ribatte la sconosciuta. “Non eri lì e neanche tu hai alcuna prova che non possa essere stata lei. Magari fossi stata tu al posto mio, così avresti egoisticamente potuto vedere con i tuoi occhi di cosa parlo! Al costo di essere stata toccata da delle mani schifose… Tu avresti resistito, eh?!”

“Non usare il tuo abuso come giustificazione per comportarti di merda con la mia amica che ti ha salvato da uno stupro!”

Alyssa a quel punto la prende per il colletto. Tom e Crow a quel punto vorrebbero scattare per trattenere la nostra compagna, ma Jasper fa loro cenno di stare fermi con il braccio.

“Tu fai parte dei Naturia, eh?! Sento che devo vendicarmi ancora con qualcun altro per aver rischiato la morte per mano di uno di voi…” ringhia. “Tu sarai la prossima.”

“Ragazze, calmatevi. Ne discuteremo dopo, ma ora vorrei sapere come è successo questo!” attiro la loro attenzione, indicando il complesso che è crollato. Lucy continua la spiegazione, mentre quelle due si separano senza smettere di guardarsi in cagnesco.

“Evidentemente, quel terremoto deve aver danneggiato ancora di più la struttura, che è crollata. Ho potuto vedere che parte del soffitto è andato addosso ai corpi senza sensi dei due Jurrac, poi ho visto che Ruby è svenuta e io la Naturia l’abbiamo portata qui fuori prima che ci crollasse addosso il resto… Non è stata una fuga particolarmente rocambolesca, per fortuna… Il complesso ha iniziato a crollare praticamente pochi minuti prima che arrivaste voi…”

In effetti, le polveri sottili non si sono del tutto diradate, segno che è tutto avvenuto da pochissimo… Però, eravamo in cinque lì dentro e siamo uscite in tre… Questo vuol dire che…

“Quei due sono morti?” domando.

“Immagino di sì, Ruby…” mi dice Allen.

Sentire ciò fa davvero strano… L’importante, comunque, è che siamo riuscite a fuggire sane e salve.

“Ho avuto il tempo di avvisare anche gli altri. Nel frattempo, abbiamo provato in tutti i modi a svegliarti ma pare che le braccia di qualcuno siano state più efficaci!” osserva Lucy. A che si rifer- Oh, ma dai!

“Non ho fatto assolutamente nulla!” si giustifica Allen. Gli altri si fanno una risatina, mentre io mi nascondo la faccia.

“Uhm… Ho sentito tutto…” si intromette Crow. Intanto, mi faccio aiutare dal mio amico per rimettermi in piedi. Ci riesco senza troppe difficoltà, anche se ho un fortissimo dolore alle tempie, come se due elfi mi stessero martellando da ambo le parti della testa. “Diciamocelo, la vicenda è alquanto singolare… Vorrei sentire il parere di Yusei, prima di scendere a determinate conclusioni. Intanto, preferirei che noi ci allontanassimo da qui: uno di quelli che è potenzialmente morto in quel crollo è il capo dei Jurrac e sono certo che verranno a cercarlo. Se ci vedessero qui, tutti assieme, potremmo essere in pericolo.”

“Giusto, andiamocene da qui!” sussurra Tom, prendendo la mano di Lucy e chiedendole se stesse bene. Lei fa un cenno e un piccolo sorriso, seguendo poi il ragazzo e dirigendosi alla macchina.

“Ed io?” chiede la ragazza sconosciuta.

“Tu cosa?” le domanda a sua volta Alyssa.

“Mi lasciate qui?!”

“Che credevi? Che solo perché ci hai aiutato a tirare fuori la nostra amica da lì il mio desiderio di vendetta sia svanito? No, cara. Ora puoi andartene, ma da noi non avrai altri aiuti. Dovresti solo ringraziarmi, perché se non avessimo avuto altri problemi a cui pensare ti avrei già tagliuzzato la gamba…”

“Oh, andiamo! Io ho-”

“Attaccati. A. ‘sto cazzo.” scandisce bene ogni singola parola Alyssa. “Così lo capisci?! Oppure vuoi che ti falci con la macchina per comprenderlo?”

La tipa fa di no con la testa.

“Bene. Vedo che ci siamo chiarite. Consideralo il prezzo da pagare per la cicatrice che mi rimarrà a vita su questa gamba. Forza, Ruby! Sali in macchina!”

Io annuisco, seguendola per sedermi al lato passeggero. Dietro di me si mettono Allen e Jasper.

“Veramente, c’è una cosa che dovresti fare prima di andartene del tutto…” dice Jasper alla ragazza, dal finestrino frantumato. “Sai, visto che sei l’unica rimasta dei Naturia, presumo che fra qualche minuto ti daranno la caccia se non dovessero trovare il tuo cadavere, quindi… Se ci potessimo rivedere, così che tu ci possa dare qualche info in più sui Vylon, prima che schiatti?”

“I V-Vylon?” domanda, incredula. “Cosa ne dovrei sapere di-”

“Non c’è bisogno che tu nasconda il tuo legame con quella banda… Ormai è risaputo che i Naturia si fossero messi in mezzo a questa coalizione…” la interrompe Allen, stranamente molto risoluto.

“Va bene, okay… Ma io cosa ci guadagnerei? Perché dovrei farlo?” domanda la tipa.

“Ti manca tanto sangue freddo, o forse sei altamente ingenua…” commenta Jasper. “Se non si fosse capito, i Vylon hanno dato l’ordine ai Jurrac di ammazzarvi perché, semplicemente, non gli servivate più. Te lo ripeto: volevano ammazzarti.”

“Non vorresti ripagarli con la stessa moneta? Non vorresti vederli fallire? Sii sincera… Lo so che in questo momento non hai la mente lucida per ragionare, dopotutto quei tizi volevano farti del male per i loro scopi sessuali e mi pare di aver capito che ci stavano anche per riuscire. Però… Pensaci, no?" aggiunge Allen.

“Tanto non credo che tu abbia qualcos’altro da perdere…”

La ragazza abbassa lo sguardo, sfregandosi le mani nella più totale confusione.

“Ho paura che mi possano ferire o mettermi di nuovo le mani addosso…” ammette. “Tuttavia… No, non c’è nient’altro che io possa perdere…”

“Andata allora!” fa Allen.

“Spiacente.” ci interrompe Alyssa. “Io non mi fido di lei.”

“Andiamo, Alyssa… Non puoi basare il tuo odio verso una persona solo perché una sua amica puntava alla tua arteria femorale!” esclama Jasper, con le mani in avanti.

“Non è per quello… O meglio, non solo per quello…” sussurra lei, gelida.

Vedo Jasper prenderla in disparte e allontanandosi con lei. Io li seguo, vorrei capire che cosa ha intenzione di dirle.

“Senti, non puoi rovinare di nuovo tutto.” le dice, glaciale. “Quindi, o vedi di comportarti meglio e avere un atteggiamento meno da bambina e più da persona adulta oppure la vedi questa?”

Le mostra la pistola, per poi puntargliela alla fronte, premendo il cane.

“Fra qualche secondo non vedrai più un cazzo.” continua il corvino.

“Jasper.” lo apostrofa lei, incurante o forse con un atteggiamento di sfida. Lo sa benissimo che non premerà mai quel grilletto. “Tu di fideresti di una persona che è appena uscita da una banda nostra avversaria?”

Jasper fa una breve pausa, per poi annuire.

“Cosa te lo fa pensare? Per quello che so, Jude, quell’altro idiota e quella ragazza potrebbero anche essersi messi d’accordo e fare tutta questa scenata…” sussurra Alyssa, gettando uno sguardo a quella ragazza che, pazientemente, attende. Jasper si mette a ridere, molto ironico.

“Certo che non riesci a fare due più due con quel piccolo cervellino, eh?!” le fa un mezzo sorriso, continuando a tenerle la pistola puntata contro, stavolta poggiandogliela sotto la mascella. “Secondo te, i tizi lì presenti avevano previsto che proprio Lucy e Ruby sarebbero passate di lì? E che l’intero impianto sarebbe crollato sotto i loro occhi, con tutta probabilità uccidendoli anche?”

Jasper si rivolge a me.

“Tu, biondina. Hai per caso sentito rumori di esplosioni?” mi domanda.

“Idiota, non si ricorda nulla!” protesta Alyssa.

“Ecco, Lucy non ha parlato di esplosioni…” sussurro.

“E poi perché le hai fatto una domanda simile?” continua a chiedergli Alyssa. Lui si rimette la pistola nel fodero e si allontana da lei.

“Devi sapere, cara punkabbestia, che quando lavoravo per la polizia ho avuto a che fare con un caso alquanto peculiare…” spiega lui, togliendosi della polvere dai pantaloni. “C’era una strana associazione, gruppo, culto o quello che cazzo era che si faceva chiamare ‘Arcadia Movement’… Qui c’erano tantissime persone, guidate da un pazzo che si faceva chiamare Divine, che sostenevano di avere dei poteri. Io non mi sono informato chissà quanto, poiché il mio ruolo è sempre stato focalizzato sulla sicurezza dell’intero Satellite…”

“Ok, quindi?”

“Quindi ipotizzo che determinate persone esistano e che Ruby abbia un potere simile. Se non mi credessi, magari potresti ascoltare Crow che è della mia stessissima idea. Per questo ho domandato di ipotetiche esplosioni: avremmo avuto modo di ricostruire cosa fosse successo e ci saremmo dati una risposta più o meno plausibile. La risposta è stata negativa, quindi ho ragione di credere che la nostra Ruby ha dei poteri.”

Alyssa lo guarda stranita. Poi guarda me, osservandomi come se stesse cercando di capire in che modo io possa avere dei poteri. In effetti, anche io solo alquanto confusa.

“Non ci sto capendo più nulla…” scuote la testa, esasperata. “In ogni caso, l’importante è che tu stia bene, Ruby. Ora, qualunque cosa sia successa, cercheremo di indagare… Anche perché sono sicura che i Jurrac verranno a darci la caccia e saranno dolori…”

“Per questo, conviene andare via.” aggiungo, iniziando ad incamminarmi.

“Jasper, e la ragazza? Cosa volevi dirmi a proposito di lei?” domanda la mia amica.

Jasper fa un profondo respiro.

“Dunque, vista la situazione alquanto strana dubito che si sia trattato di una cosa organizzata nei minimi dettagli. È chiaro che la ragazza, che doveva essere uccisa, è rimasta alquanto scossa e avrà modo di incazzarsi parecchio con la sua ex coalizione nei giorni successivi. Si trova in una condizione di debolezza psicologica e noi ne approfitteremo per farci dire tutto quello che sa!”

Sul serio?

“È davvero meschino, Jasper.” gli faccio notare.

“In amore e in guerra tutto è lecito, diceva un vecchio bacucco. Siamo chiaramente in guerra, non possiamo permetterci di avere compassione per qualcuno. Useremo ogni mezzo per estrapolare informazioni da loro.” spiega. Il suo sguardo sfuggente mi ha incusso timore e, anche se non sono d’accordo con il suo modo di fare, mi tocca ammettere che potrebbe essere la decisione giusta…

“Avete altre obiezioni, alternative o idee?” chiede infine, avvicinandosi ad Alyssa. “Tu, cara e piccola Lyssa? Nulla da dire?”

Alyssa guarda verso il basso, per poi mormorare un lieve “no”.

“Bene.”

Jasper si allontana da noi.

“Signori!” attira l’attenzione di tutti. “È arrivato il momento di levarsi dal cazzo!”

 

Angolo Autrice

Brr… Che freddo…

Ciao ragazzi! Coraggiosamente ho finito il capitolo oggi, nonostante non mi sentissi tanto bene ^^’ Iniziano i maledetti malanni stagionali… -.-

Prima che io svenga e vomiti anche la cena del 5 maggio 2002, vi riporto la canzone di oggi che è “Dark Side” dei Blind Channel. Penso che, se avete seguito l’Eurovision, vi sarà molto familiare xD

Detto questo, ci sentiamo alla settimana prossima ^^ Bye!

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Capitolo 38
*** Life Goes On//Ed io che volevo dormire... ***


Jasper’s POV

Mi avvicino alla ragazza dei Naturia, che è rimasta ad aspettare pazientemente che io e le mie compagne di squadra finissimo di parlare. Detta così, sembra una cosa alquanto stupida… Se solo sapesse che ho in programma di approfittare della sua rabbia verso i Jurrac per farci dire di tutto e di più! Non ne sarebbe tanto contenta, vero? Ah, mannaggia.

“Allora, abbiamo… Deliberato e siamo arrivati alla conclusione comune di tenerci in contatto con te, a patto che tu, però, ci dica quello che dovremmo sapere sulla vostra coalizione.” le comunico.

“Tutto quello che so?” chiede lei.

“Esatto, tutto. Anche quanti granelli di polvere avete accumulato in ogni singola vostra camera da letto, se le avete.”

Lei sembra alquanto titubante. Distoglie lo sguardo, incrocia le braccia e poi osserva le sue scarpe, sollevando un po’ di polvere con il piede.

“Ok, se non vuoi possiamo anche lasciarti qui!” le faccio sapere. “Magari preferisci farti uccidere, chissà…”

Lei subito mi rivolge lo sguardo.

“N-no. È solo che… Se lo facessi, potrebbero-”

“Potrebbero farti cosa, precisamente? Avrebbero già dovuto ucciderti, eppure mi pare di aver capito che tu ti sia salvata perché uno di loro ha avuto un istinto predatorio nei tuoi confronti.” la stronco. “Se non fosse stato per quello, assieme all’intervento di Ruby, di cui ancora non si sa la natura ma, per lo meno, li ha distratti… Ecco, per essere delicati, avresti fatto compagnia al tuo amico in quella cisterna con un buco in testa… Ammesso che tu fossi stata fortunata e non ti avessero colpito altrove, rendendo la tua morte lenta e dolorosa piuttosto che veloce e indolore.”

Un breve sussulto nella sua voce si percepisce quando nomino il suo compagno. Immagino sia stata dura per lei, tuttavia dovevo assolutamente riportarle alla mente quell’immagine per spingerla ancora di più dalla nostra parte. Tattiche militari, Jasper. Tattiche militari.

“In sostanza, non mi pare che tu abbia chissà quale alternativa, non trovi?”

Con tutte queste parole, porto quella ragazza a riflettere… Giustamente, dovrebbe sbrigarsi, eh! Non mi va di sprecare proiettili e di farci ulteriori nemici, ne abbiamo già fin troppi e il divertimento deve durare a lungo.

“Il treno sta per partire, non ti conviene salirci sopra subito? Sai, dovremmo andarcene subito, prima che i loro compagni vengano a cercarci…”

“Va bene, ho capito!” sbotta. “Vi aiuterò, ma vorrei che mi garantiste protezione.”

Oh la la, qui la signorina vuole essere trattata bene!

“Beh, si potrebbe fare…” dico, anche se l’idea non mi convince granché. Per questo, chiamo Crow, il mio socio, che sta mettendo in moto il suo mezzo. Accende il motore ed io mi avvicino a lui per parlarne. Gli spiego la situazione.

“La tua idea non sarebbe male, Jasper…” mi dà il suo punto di vista. “Non potrà essere ospitata da noi per ovvie ragioni.”

Esulto mentalmente per quest’ultima frase. Si, cazzo! Evitiamo di appiopparci altre pecorelle smarrite! Della sindrome da buon samaritano di Crow Hogan mi sono stufato. Prima Ruby, e fin lì va bene. Poi Tom e Alyssa contemporaneamente (su quest’ultima, poi, Crow ha veramente pensato con il cazzo!), un trauma. Infine, Allen… Dovrei dire che non è poi così male? Nemmeno sotto tortura. Se la cava, è utile avere un dottore in squadra, ma basta così… “Che incontentabile pezzo di merda, Jasper!” direste voi. Avreste ragione, ma sarei fiero di esserlo.

“Quindi, a chi potremmo affidarla?” gli chiedo. “Pensavo di fare una piccola chiamata agli XX-Saber. Ho visto il loro covo. Hanno tantissimo spazio! Inoltre, questo sarebbe un buon modo per instillare fiducia nei loro confronti, non trovi?”

Crow annuisce. Si, un covo altamente polveroso e pieno di mobili antichi che hanno tutto il fascino dei vecchi tempi, malattie comprese, ma pur sempre uno spazio in cui dormire. Io stesso, da piccolo, mi sono dovuto accontentare del più fetido dei posti pur di non rischiare la vita in mezzo alla strada.

“Mi trovi d’accordo, compare!” mi fa sapere. “Ok, dammi un secondo che provo a contattare Draven…”

Si! Vittoria!

“Questo significa che dovremmo accompagnarla presso la loro sede, però… Non vedo Alyssa molto contenta, figuriamoci ora che le diremo che dovrà farle da tassista.” aggiunge Crow, digitando il numero di telefono del capo degli XX-Saber.

Una domanda: chi se ne frega di quello che pensa Alyssa? No, sul serio!

“Per sicurezza, perquisiresti la poverella?”

“Ovvio…” gli dico, sarcastico. “Lo sai che ci avevo già pensato.”

“No, Jasper. Io non so mai cosa gira in quella mente impegnata!” ribatte con una risatina, facendo partire la chiamata e attivando il vivavoce. In effetti, ha ragione. Non so nemmeno io la lamentela del giorno…

Mi avvicino a quella ragazza, le comunico di girarsi e inizio la perquisizione, tastando attentamente sulle gambe, braccia e addome, come mi era stato insegnato durante il mio addestramento presso la polizia. Nulla, sento solo le sue ossa e la pelle. Non ha nulla di pericoloso con sé… A meno che non abbia qualcosa nel reggiseno o, peggio ancora, in qualche orifizio.

“Non hai nulla dentro di te, giusto?” le chiedo.

“No.”

Dal tono di voce e dalla sicurezza che emana, le credo. Si, è stupido credere le persone sulla base della parola, però… Argh, lasciamo perdere, mi addentrerei in discorsi troppo complicati.

“In tutto ciò, qui sei conosciuta come ‘la Naturia’, ‘la ragazza misteriosa’, immagino anche ‘stronza’… Insomma, hai colto il punto. Com’è che ti chiami?” la interrogo.

“Bèrin. Con l’accentuazione sulla ‘e’…” specifica.

“Non c’è bisogno di farlo notare se lo pronunci in quel modo, l’avevo già capito!” le spiego, con uno sbuffo. Certo che questi Naturia si credono migliori degli altri. Che gente povera…

 

Allen’s POV

Che dire? Un’esperienza alquanto strana quella di Ruby! Come dice Jasper, sono anche io dell’idea che possa essere una psichica. Non c’è assolutamente nulla di male… Tuttavia, di questi tempi ricordo che ci fosse stata una sorta di caccia alle streghe per cercare qualsiasi psichico a Neo Domino e Satellite. Spero che questa sua caratteristica non le porti più problemi di quanti non ne abbia vivendo qui al Satellite in tempi di dittatura.

Abbiamo accompagnato la ragazza nella sede degli XX-Saber. Le cose sono andate in questo modo: appena siamo giunti, con loro c’era anche Rodd, il quale ha fatto pace con la sua ex-squadra (o si è solo trattato di una tregua temporanea? Boh, questo resta da capire, ho visto il ragazzo ancora troppo rancoroso…) e ci ha informati del fatto che ha trovato un modo per infiltrarsi presso i Vylon.

“Sono andato all’ingresso del tunnel, dove alcuni di voi li avevano visti, e ci ho trovato delle persone che mi hanno chiesto cosa ci facessi lì. All’inizio erano alquanto diffidenti, poi si sono sciolti e abbiamo iniziato a parlare del più e del meno. Quando è uscito fuori l’argomento ‘dittatura’, ho casualmente fatto riferimento a come far parte di una banda mi potesse far sentire più sicuro. Li ho intortati, mi hanno detto per filo e per segno come hanno creato una banda, reclutato delle persone ed ottenuto la fiducia dei Vylon. Dovevate sentirli come ne parlavano: sembra un credo religioso, un culto, una setta… In sostanza, ho ricavato delle informazioni importanti su come entrare.”

Rodd ha spiegato che in quell’associazione di persone ci può entrare chiunque, la cosa più importante è che non faccia parte di bande avversarie, perché…

“Se scoprono che sei dentro un’altra banda chiaramente loro nemica o ci sei stato e vuoi, in qualche modo, cambiare schieramento… Ti uccidono all’istante.”

Questa cosa mi ha colpito e non poco. Come si fa ad avere il sangue freddo di colpire a morte una persona, persino se ha cambiato idea? Se avessimo seguito la loro stessa logica, avremmo dovuto uccidere Bèrin.

“Quindi, le cose stanno in questo modo… Non so fare calcoli, ma c’è un 20% di possibilità che mi uccidano per il motivo appena citato…”

Si, chiaramente non sa fare calcoli, avrà tirato fuori quel 20% completamente a caso, però su una cosa ha ragione: potrebbe morire… Tutto dipende dalle conoscenze dei Vylon e bande a loro affini.

“In ogni caso, per entrare devo parlare con una persona. Mi pare che si chiami… Mihael?”

Oh-oh… Qui le cose si sono leggermente complicate perché, se così fosse, Mihael in questo momento sarebbe sotto un cumulo di macerie assieme a Jude. Glielo abbiamo spiegato e, inutile dirlo, ci ha urlato addosso.

“Ma che cazzo, ragazzi! Perché dovete rovinare sempre tutto?!” ha iniziato a dire, assieme ad altri epiteti non molto carini.

“Rodd, innanzitutto non darci la colpa di una cosa di cui non siamo sicuri.” ho detto. “Secondo, rovinare sempre tutto?! Proprio tu parli, che la prima volta che ti ho visto eri uno dei tanti che rendeva il Satellite una merda invivibile? Terzo… Non esiste solo Mihael, ci sarà pure qualcun altro!”

A questo punto, è intervenuta Bèrin, la quale ha detto che nei Jurrac ci sono un totale di sette persone, oltre i due già citati.

“Questi si chiamano Jaeger, Balor, Elias, Grant e Iyan. Quest’ultimo era molto amico di Mihael, magari potresti parlare con lui. Di solito si trovano tutti a bazzicare nella zona del porto, si mettono sempre tra due container, uno di colore rosso e l’altro blu. Se li cerchi, potresti trovarli lì.”

“Posso chiederti una cosa, Bèrin?” ha domandato Lucy. “Che rapporto avevi con loro?”

“L’unico che conoscevo meglio era Grant. Era il più gentile lì in mezzo, gli altri si facevano i cazzi loro e non avevano interesse di stare con gli altri delle altre bande.”

Molto interessata a quella conversazione era Alyssa, la quale, quando Bèrin aveva fatto i nomi dei restanti Jurrac, aveva iniziato a prestare attenzione a tutto quello che diceva. Certo, appariva un po’ irrequieta, ma per lo meno aveva messo da parte l’astio che le aveva impedito di ascoltarla.

“Per caso li conosci, Alyssa? Ti vedo incuriosita…” le ha fatto notare Ruby.

“Oh, ehm, no!” ha risposto subito, abbozzando un sorriso.

Comunque, dopo il piccolo aiuto di Bèrin è arrivato il momento di andarcene. Ed eccomi qui. Lo ammetto, non avevamo fatto nulla di così stancante e particolare, ma non vedo l’ora di tornare a casa.

Squilla il telefono a Crow, mentre stavamo per salire ognuno sui propri mezzi.

“A quante ragazze lasci il tuo numero di telefono, Crow?” lo prende in giro Tom. Crow rimane serio e ci fa segno di stare in silenzio. Risponde, dunque, alla chiamata.

“Gyda, dimmi.”

Rimane in ascolto per alcuni secondi.

“Uhm… Capisco…” sussurra. “No, assolutamente! Ne va della nostra sicurezza, avete fatto bene a dircelo… D’accordo… Ok, ci sentiamo allora… Si, vi terrò aggiornati!” chiude la chiamata e si rivolge a noi. “Ok, ragazzi. Brutte notizie.”

Ecco, ti pareva… Cosa sarà successo adesso?!

“Dunque, prima ho informato Gyda su quanto avvenuto e nulla, mi ha detto che si sarebbe informata su chi fossero i due tizi nella cisterna…” spiega. “A quanto pare, Jude è il capo di questa banda, ma questo lo avevamo già capito! Il problema ora è un altro… Essendo lui, o essendo stato, chi lo sa, il capo di una banda… Ci dovremmo aspettare che per tutta la notte cercheranno di scovarci per vendicarsi.”

“Ma è assurdo! Noi non abbiamo fatto niente!” protesto io. “Ruby e Lucy si sono trovate lì per caso!”

“Appunto, Allen…” mi fa notare Jasper. “Se un testimone oculare dice ‘Ho visto un criminale con i capelli da punk arancioni e di bassa statura assieme ad un altro gruppo di persone, tra cui una ragazzina bionda senza sensi’ a uno dei Jurrac, capiranno sicuramente che si tratta della banda di Crow. Purtroppo, già ci siamo ritrovati contro di loro, una volta… Conoscono benissimo le nostre facce e i nostri aspetti, l’unica cosa che non sanno è dove sia il nostro covo!”

“Davvero?” domando.

“Si, ho anche rischiato di non essere con voi su questo pianeta…” afferma Lucy. “È una storia un po’ lunga, magari la racconteremo ai nuovi arrivati mentre facciamo i nomadi per stasera…”

Quindi è questo il piano? Girovagare per il Satellite senza meta ed evitando con tutta la nostra fortuna i Jurrac?

“Altra cosa, ha già detto di aver parlato con Yusei. Lui sarebbe disponibile ad ospitarci, almeno per dormire un paio d’ore!” sorride. “Mi dispiace, ragazzi… Stasera sarà una notte abbastanza fredda e non potremmo in alcun modo attirare l’attenzione. Sarà difficile, ma ce la faremo come squadra!”

Beh, ammetto che dentro di me non ho reagito per niente bene. Vorrei urlare: “Sembrerò il pigro del gruppo che non ha voglia di fare niente, ma mi sono affezionato a quel materasso ingiallito su cui passo sei notti su sette e avrei voluto incontrarlo anche stanotte. Mi private di questa opportunità e vi odio per questo, maledetto il giorno in cui ho deciso di entrare nel vostro gruppo!”. Le mie urla, però, rimangono mentali perché… Beh, mi sembra ovvio il perché. Perché risulterei davvero il pigro del gruppo e questo è un sacrificio che, per il bene di tutti, devo fare.

Sono passate alcune settimane da quando mi sono “addormentato” e ho visto e vissuto sulla mia pelle determinate situazioni che hanno messo a dura prova la mia mente. Il risultato? Anche se oggi non abbiamo fatto proprio nulla di che, a parte alcuni giri di controllo e raggiungere le nostre due amiche per sincerarsi che stessero bene, mi sento davvero stanco. Stanco, debilitato… Soprattutto a livello mentale. Devo tenere duro, lo so… D’altronde, mi sono ritrovato dall’avere niente all’avere tutto, ritornando poi a non avere più nulla, nemmeno gli affetti familiari accanto a me. Mi sono dimenticato cosa significhi vivere non avendo la certezza di sopravvivere un altro giorno, non tanto per il cibo e l’acqua, bensì per tutto il resto.

“Allen, andiamo?” domanda Ruby, più pimpante che mai. Cavolo, come fa? Fino ad un’ora prima era distesa a terra priva di sensi, risvegliandosi confusa per le cose successe prima…

“Si, arrivo!” le dico, mostrandomi carico anche se sono spento quasi del tutto. Purtroppo, questa farsa non fa altro che attirare l’attenzione della bionda.

“Allen, ti senti bene?” mi domanda. Io, a questo punto, non posso fare altro che dirle cosa sto provando. Ci sediamo vicini, sui sedili posteriori della macchina. Alyssa, nel frattempo, mette un po’ di benzina nel serbatoio (strano che il carburante sia durato così tanto!).

“Accidenti, come ti capisco…” sussurra lei. Si è ritrovata anche Ruby nella mia stessa situazione? Dall’avere tutto a rimanere a secco con l’arrivo della dittatura? Le chiedo delucidazioni su questo, ma risponde in modo alquanto vago… Lascio stare, magari non ha intenzione di parlarne…

“Comunque, secondo me dovresti sfogarti di più sui tuoi problemi!” mi consiglia. “Non dovresti tenerti tutto dentro: il dolore accresce dentro di te e superare le situazioni che continuano a crearsi, da soli, diventa sempre più difficile! Non avere paura di parlare dei tuoi problemi!”

In fondo, ha ragione… Avere anche solo qualcuno che, invece di aiutarti, almeno ti ascolta può davvero fare la differenza.

“Grazie… Lo stesso vale anche per te, Ruby!” le faccio sapere. Mi sento in dovere di aiutare anche io qualcuno in difficoltà quanto me! Soprattutto a Ruby, glielo devo. È stata la prima ad avermi accolto e la prima a comportarsi in modo gentile, atteggiamento che è proseguito e tutt’ora mantiene con me e con gli altri… Va bene, lo ammetto! Lei è la persona con cui sento di aver legato più di tutti e stare con lei mi mette molta allegria, per questo la sua presenza mi fa molto piacere!

Alyssa si mette al volante e da uno sguardo allo specchietto retrovisore, incontrando i nostri occhi.

“Di che cosa stavate parlando?” domanda, sistemando lo specchietto.

“Del fatto che dovremmo parlare più spesso dei nostri problemi!” risponde subito Ruby. Alyssa si sofferma su di lei mentre mette in moto, per poi rivolgere la vista verso il basso.

“Si, è vero…” sussurra. In seguito, cambia argomento. “Comunque, ho parlato con gli altri… La prima cosa che faremo sarà dirigerci dalla parte completamente opposta rispetto a quella stramaledetta cisterna, ci facciamo un bel giretto lì e poi faremo una visitina a Yusei. Quello che succederà dopo, non lo so…”

“Tutti insieme?” chiedo. “Oppure ci dividiamo?”

“Insieme. Se ci dividessimo, sarebbe la nostra rovina.” replica la ex-pilota.  

Sarebbe bello se potessimo dormire almeno un po’, da qualche parte… Ce lo meritiamo tutti, d’altronde. Ci risveglieremmo con il sor- Risvegliarci? Si, ci risveglierem- Io mi sono risveglia- Ma certo! Che stupido che sono!

“Siamo degli stupidi, Alyssa!” esclamo io con il sorriso. “Ti ricordi quando tu e Crow mi riaccompagnaste a casa?”

“Si. Era la prima sera che ci siamo visti, giusto?”

“Corretto! Da quando mi sono unito a voi, non sono più tornato nella precedente dimora! E se ci appoggiassimo a quella per stanotte?” propongo.

“Potrebbe essere un’ottima idea!” mi sostiene Ruby. Sapevo che lei lo avrebbe fatto!

“Vediamo prima cosa dicono gli altri… Quell’appartamento non è stato più frequentato da te; quindi, ho paura lo abbiano occupato… Pensa un po’, io ho ancora le chiavi della mia vecchia casa e ho paura di trovarci qualcuno che mi farà del male se ci tornassi…” obietta Alyssa. Spero vivamente che non sia così. Lì dentro conservo così tanti ricordi… Sarebbe un peccato se qualcuno arrivasse e me li distruggesse…

“Magari dopo parliamone con Crow e decidiamo, ok?” domanda Ruby ad entrambi. Alyssa si limita ad annuire, mentre ci porta con la sua macchina attraverso tante strade del Satellite. Rimaniamo tutti e tre a guardare questa bellezza di un posto decadente, che tanto ci ha fatto crescere. La luce del sole color oro invade i nostri volti e per un attimo mi sembra di vivere la mia vita di prima. Sembra che quel tramonto che sta per arrivare mi stia facendo dimenticare le peripezie che ho vissuto e che vivrò.

La macchina si ferma. Poco dopo arrivano anche gli altri, a bordo delle moto, passandoci accanto.

“Noi ci fermiamo qui.” afferma Alyssa, aprendo la portiera per mettere piede all’esterno del veicolo.

“Dove siamo?” domando. Mi guardo attorno e mi rendo conto di questa grande distesa di acqua, illuminata di giallo, oltre la quale c’è lei: Nuova Domino.

“Siamo al porto, Allen. Non hai riconosciuto il luogo?”

 

Angolo Autrice

Ciao, bellissimi fantasmini di Halloween (?)! Come state?

Io diciamo che mi sento meglio, sia a livello mentale che a livello fisico (sono stata un po’ male la settimana scorsa, motivo per il quale non ho postato :c)! Però ehi! Alla fine sono guarita e mi sono ripresa per bene (credo LOL) e quindi si può ritornare in carreggiata.

Prima di parlare della canzone del giorno, vi volevo ringraziare! Siamo arrivati a ben 80 recensioni (siamo quasi a 100 o.O), 5 persone che hanno messo la storia tra le seguite/preferite e le visite sono in continuo aumento! Sono molto contenta ed è tutto merito vostro!

Parto col ringraziare CyberNeoAvatarJigokukoLadyK_1989, i quali mi hanno lasciato tante recensioni in questi giorni (a cui non ho ancora risposto >.< scusate, ragazzi, rimedierò appena possibile!). Oltre loro tre, abbiamo anche Sasa1809camillavaamareLadyTsuky che hanno messo la storia tra seguite e preferite! Grazie, grazie, grazie! A tutti i lettori, passate anche da loro a leggere le storie che hanno scritto! u.u

Chiudo, come preannunciato, con la canzone di oggi! “Life Goes On” di Oliver Tree!

Ci sentiamo al prossimo capitolo, ciauuu!

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Capitolo 39
*** Drain You//Lucy PT1 ***


Raccontare il passato è sempre stato strano per me. Voglio dire, ormai è andato via, perché dovrei rimuginarci su? Eppure, ci sono pezzi del passato da cui proprio non riesco a staccarmi.

A partire da tutto l’affetto che ho ricevuto sin da quando ero bambina: sono stata una dei pochi a non essere cresciuta orfana e ad aver vissuto con entrambi i genitori. Sarà un caso fortuito oppure la tenacia che i miei genitori hanno sempre avuto? D’altronde, sono stati loro a passarmi la passione per le arti marziali: papà è un maestro di judo; mamma, invece, pratica aikido. Immagino che la comune passione li abbia fatti incontrare e la loro unione, naturalmente, ha portato alla mia nascita.

Esattamente lo stesso anno in cui avvenne quel maledetto incidente, che ha portato al distacco del Satellite da Nuova Città di Domino, venni al mondo. Non fu facile: i miei genitori erano stati improvvisamente catapultati in una nuova realtà e, oltre a doversi occupare di me, che avevo pochissimi mesi di vita, dovettero fare i conti con tutti i problemi e le difficoltà. Dall’essere cittadini di una delle città più fiorenti del Giappone, si sono ritrovati ad essere gli scarti della società. Eppure, ce l’hanno fatta. Sono riusciti a sopravvivere e a darmi la vita migliore che potessi avere, anche se nella miseria. Per questo, glielo devo. Tantissimo.

I miei genitori mi direbbero “Era nostro obbligo darti il nostro amore e permetterti di sopravvivere”, però c’è qualcosa di più di quell’obbligo e io lo sentivo. Loro mi volevano (e sono sicura che mi vogliono) un bene dell’anima, quell’amore che ti permette di stare bene anche solo in presenza loro, senza dire una parola. Mi bastava sapere di averli accanto per essere felice.

Mamma e papà non erano neppure quei genitori particolarmente restrittivi (lo erano solo in situazioni in cui potevo essere in pericolo) ma non mi sono mai sognata di deluderli in qualsiasi modo. Avevo scelto di applicare quella disciplina che loro avevano imparato con le arti marziali anche prima di iniziare a praticarle io stessa.

A proposito di ciò, credo che parte della loro calma e serenità fosse dovuta anche agli anni che hanno passato a perfezionare le loro tecniche di combattimento, da cui viene anche una profonda pazienza che hanno tentato di trasmettere anche a me. Dico “tentato” perché quando ero più piccola ero veramente una peste e mi mettevo spesso nei guai. Sia chiaro, spesso nulla di troppo grave, però era anche vero che non stavo un attimo ferma. Ecco che iniziai a praticare judo. Non è stato semplice, all’inizio: sempre la mia turbolenza mi impediva di fare le cose per bene. Pian piano, anche nei momenti in cui mio padre non mi insegnava nulla di pratico di quella disciplina, ho imparato tutto e da allora non ho più perso il controllo di nulla.

Mi piaceva (e mi piace ancora) sentire il mio corpo muoversi e la mia mente elaborare una strategia per mettere l’avversario al tappeto. È così che sono arrivata all’adolescenza e alla cintura nera. Teoricamente, dovrebbe esserci un modo ufficiale per ottenerne una, credo… Però mio padre me ne ha data una delle sue… Quello è stato uno dei momenti più belli della mia vita: mi sono sentita bene a raggiungere un determinato obiettivo e che fosse mio padre stesso a premiarmi, per giunta con una cosa che per lui aveva un estremo valore affettivo. Ancora la conservo, l’ho portata con me nel covo e la custodisco gelosamente, lontano dagli occhi indiscreti di tutti.

Bene, questa era la storia di come si è sviluppato il mio carattere, grazie alla disciplina. Ora, parliamo dei rapporti interpersonali: diciamocelo, sono sempre stata una tipa solitaria e riservata. Davvero in pochi sono riusciti a farmi sbloccare e aprirmi di più… Devo dire, però, che la cosa non mi è mai pesata più di tanto. Ero impegnata davvero tanto con la mente, tra gli allenamenti e la mia istruzione di base (di cui si è sempre occupata mia madre), così tanto che non mi serviva avere altre persone all’infuori dei miei genitori. Potreste immaginare, dunque, quale rapporto avessi con i miei genitori: è qualcosa che mi auguro di avere anche io con i miei figli, qualora decidessi di averne. Ci dicevamo tutto, risolvevamo assieme le situazioni, ci davamo consigli… Erano anche i miei amici, oltre che coloro che mi hanno messo al mondo.

Per quanto mi bastasse avere loro, evidentemente avranno capito che non potevo rimanere segregata in casa quando c’erano altri ragazzi della mia età che, tutto sommato, si divertivano assieme. Così mi cacciavano di casa dicendomi “Su, vai a farti degli amici!”. Eh, avessi saputo come si facessero degli amici forse avrei anche potuto arrivare ad averceli prima dei diciotto anni. In tutto questo tempo, quindi, quando loro mi dicevano di uscire, cosa facevo? Giravo, giravo e giravo, finché il sole non si decideva a lasciare il suo posto alla luna. Avevo dei posti standard dove andare, quindi mi piazzavo lì per tutto il tempo che mi serviva e poi andavo a casa. Quali erano questi? A volte mi divertivo a vedere le gare di corsa illegali (tifavo per una certa Black Arrow… Ci sono rimasta di sasso quando ho scoperto che si trattava di Alyssa!), anche se sapevo che quegli incidenti tanto spettacolari portavano la gente a farsi veramente male. Alcune volte, invece, andavo al porto o nella vicina spiaggia, mi sedevo lì e ammiravo il tramonto, le barche, le luci che in lontananza mi facevano venire la curiosità di imbarcarmi e partire per Nuova Domino, anche se sapevo che non fosse possibile.

Infine, gli ultimi anni li passavo… Si, proprio lì, al teatro. All’inizio non conoscevo davvero nessuno, scambiavo occasionalmente delle chiacchiere con degli sconosciuti del più e del meno, ma la conversazione moriva lì il più delle volte. Ammetto, però, che mi piaceva stare in mezzo alla gente. Certo, sembra una cosa alquanto strana, considerando quanto mi isolassi, però è così!

In quegli anni, vedevo gli adolescenti adottare un proprio stile, una propria personalità, delle caratteristiche particolari che li distinguevano dalla massa e li facevano risaltare rispetto agli altri. Iniziai anche io a fare così: davanti allo specchio mi provavo quegli stessi abiti che usavo per gli allenamenti e li combinavo tra di loro per raggiungere un grado di sicurezza in me che non avevo mai visto prima. Mi ero resa conto che mi piace avere un mio stile! Certo, non mi vesto in maniera impeccabile e con criterio come fanno Ruby o Alyssa, però mi piace il modo in cui appaio. Forse è stata questa consapevolezza di me che mi ha permesso di iniziare a risaltare, in tutto quel folto gruppo. Così ebbi le mie prime “amicizie”…

Anche i miei capelli… Cavolo, crescevano veramente a dismisura! Facevo tagli netti ma questi non è che durassero chissà quanto, poiché l’anno dopo avrei di nuovo raggiunto la stessa lunghezza di prima. Poi dissi a mia madre, che maneggiava un paio di forbici per farmi l’ennesimo restyling:

“Sai, magari me li faccio crescere un altro po’, prima di cambiare stile!”

Lei mi guardò stranita, ricordo ancora la sua faccia.

“Lucy, cara, c’è per caso un ragazzo?”

“Cosa?! No!” le risposi di getto. Beh, in effetti non aveva tutti i torti… Un ragazzo, dopo, ci sarebbe stato…

Quindi, quando avevo i capelli che quasi arrivavano al sedere, ecco che si colloca il mio incontro con Crow. Lui, al tempo, faceva parte di una sorta di banda (non come quella che abbiamo ora) chiamata “Team Satisfaction”. Ricordo che tutti e quattro andavano lì al teatro per festeggiare vittorie contro bande avversarie. Spesso si piazzavano in un angolino e stavano per i fatti loro, ignorando tutto il marasma che ad una certa ora del pomeriggio iniziava a crearsi tra ragazzi che parlavano, qualcuno di loro che metteva la musica ad alto volume e qualche rissa che scoppiava.

Nei primi tempi non mi avvicinavo a loro, anche perché in fondo mi inquietavano, soprattutto sapendo quanto fossero forti nel Satellite. Qualcuno diceva che puntavano a volere il controllo di tutta l’isola e, in effetti, stavano lottando e conquistando zone in un niente. A livello amministrativo, per noi abitanti, non sarebbe cambiato nulla. Il Satellite sarebbe sempre rimasto di tutti, ma loro quattro sarebbero stati i più grandi, quelli di cui tutti avevano timore. Beh, posso dire che fossero tutte leggende metropolitane? Più o meno: loro erano veramente fortissimi, ma non c’era assolutamente nulla di cui temere.

La prima volta che parlai con uno di loro avvenne abbastanza per caso: io mi stavo facendo i fatti miei, chiacchierando con una ragazza di quanto fosse forte Alyssa (che io al tempo chiamavo Black Arrow, essendo lei conosciuta con questo nome), quando si avvicinò a me Jack. Stava ridendo come un idiota.

“Ehi, scusa! Tu con la lunga coda di cavallo!” esordì, attirando la mia attenzione. Appena lo riconobbi, il mio cuore aveva saltato un battito. “Ci sarebbe il mio amico che vorrebbe scambiare un paio di chiacchiere con te!”

“C-cosa?” domandai, intimorita. “Per quale motivo?”

“Perché gli interessi!”

Poco dopo questa frase, subito si avvicinò Crow e gli diede un pugno sulla testa. Non gli fece male, considerando che Jack si era messo a ridere più forte.

“Ma insomma, non posso stare un attimo tranquillo con te!” aveva esclamato il rosso. Al tempo, un solo marchio della Struttura solcava la sua fronte, ma era abbastanza per inquietarmi.

“Sei un senza palle, Crow! Dovevo fare qualcosa per permetterti di approcciare!” aveva esclamato Jack.

“Smettila, dannazione!” lo aveva sgridato Crow. Poi si rivolse a me. “Senti, ci devi scusare! Jack mi fa spesso fare figuracce!”

“Non c’è alcun problema!” li rassicurai io. Loro due si allontanarono, con il più basso che era colto dall’imbarazzo più totale. Fu proprio in quel momento che mi resi conto che quello che si diceva di loro non fosse vero. Erano dei ragazzi, come tutti lì in mezzo.

Ovviamente, non fu l’unico incontro che avemmo. La seconda volta che li vidi mi fecero solo un cenno con la testa (Crow a quel punto preferì nascondersi per la figuraccia della volta scorsa). Ammetto che in quell’occasione avevo visto Kiryu in modo un po’… Particolare. Non so, non mi dava comunque delle vibrazioni positive (capii in seguito il perché… Accidenti, che storia…).

La terza volta ancora, Crow mi sorrise e io ricambiai. Andò a finire che la quarta volta si avvicinò a me per parlare del più e del meno, la quinta volta mi portò a conoscere gli altri, la sesta volta praticamente passai del tempo con tutti e quattro… Ed ecco che dalla settima volta in poi avevo trovato un gruppo di persone con cui mi trovavo. A volte alcune ragazze mi venivano vicino per chiedermi “Non ti pesa essere l’unica ragazza del gruppo?” e la mia risposta era sempre la stessa: “Perché mai dovrebbe?”. Beh, mi resi conto più tardi di una cosa chiamata “amore” che a quanto pare due individui provano passando del tempo assieme e stabilendo un rapporto profondo… E il più delle volte si tratta di un maschio e una femmina (che cosa stupida, tra l’altro… La prima cosa che viene in mente alla maggior parte delle persone vedendo due persone di sesso opposto avere un minimo di amicizia è la relazione sentimentale). Essendo io l’unica ragazza del gruppo, beh… Potreste solo immaginare cosa veniva detto su di me.

Di tutti i commenti strani non me ne fregava assolutamente nulla, anche perché non avevo affatto il focus su quelli… Il mio focus principale era… Quello che stavo iniziando a provare per uno di loro, ovvero… Beh, si è capito ormai che si tratta di Crow.

Non so, precisamente, cosa mi abbia fatto cascare ai suoi piedi… Probabilmente i riguardi che aveva nei miei confronti? Il fatto che con me si comportasse in maniera differente? Il fatto che fosse palese che lui fosse innamorato di me (anche se ero troppo inesperta per capirlo subito)? Non lo so, sta di fatto che mi trasmetteva sempre una certa positività e col passare del tempo mi rendevo sempre più conto di quanto mi sentissi bene a stare con lui. Degli altri poco mi importava: come ho già detto, Kiryu mi dava i brividi, mentre Jack e Yusei li consideravo semplici amici, anche perché non avevano gli stessi riguardi che aveva Crow con me. Eppure, ce n’è voluto di tempo prima che ci mettessimo effettivamente assieme.

Da quando ci siamo conosciuti fino a “quel” giorno erano passati esattamente due mesi. Come ogni pomeriggio, mi ero recata al teatro per passare il tempo con Crow e gli altri, oltre che incontrare altre persone (che per me sono sempre state mie conoscenti). Beh, mi aspettavo di trovarli tutti lì, invece c’era solo Crow. A ripensarci, mi viene un sacco da ridere: era impacciatissimo e sembrava che avesse paura di parlare, anche solo per dirmi un semplicissimo “tutto bene?”. In ogni caso, quello che era accaduto è stato abbastanza semplice: abbiamo passato la serata a chiacchierare (come sempre, d’altronde) e poi mi ha portato fuori.

“Lucy, ci sarebbe una cosa che volevo dirti…” mi disse appena varcata la soglia. Ci siamo messi in disparte per stare lontano da tutti. Me lo ricordo, iniziava a fare freddo al Satellite. Lui mi aveva prestato la sua giacca e sentivo il suo profumo: la sensazione era così piacevole da portarmi a stringerla a me. Le guance congelate, così come le punte delle dita. E poi la sua voce, tremante, che esordiva dicendo: “Non posso più negarlo, tantomeno nasconderlo… Ammetto che nelle ultime settimane ho sviluppato una forte attrazione verso di te.”

Alzai lo sguardo verso di lui e incontrai il suo: fino ad allora non avevo notato quella luce nei suoi occhi che aveva ogni volta che gli parlavo. Sono stata abbastanza stupida, o forse ero semplicemente poco esperta su come funziona l’amore? Non saprei stabilirlo ancora oggi… Sta di fatto che mi sono sentita attratta come una dannata calamita e quello che ho potuto fare è stato gettarmi tra le sue braccia perché me lo sentivo. Era quello che la mia testa e il mio cuore mi dicevano di fare. Poi, non so come, abbiamo finito per baciarci e da allora siamo stati insieme.

Cosa è cambiato? A parte le primissime esperienze con una relazione (e intendo proprio tutte le prime esperienze), passavamo più tempo da soli e di meno con Yusei, Jack e Kiryu. Spesso mi portava in giro, finivamo con lo stare abbracciati, a volte senza nemmeno dire nulla. Lo vedevo anche con la mente completamente libera quando stava con me e questo portava serenità anche a me.

La serenità, purtroppo, non era destinata a durare perché la nostra relazione è stata come l’ultimo gradino di una scala che dà su un dirupo. Sono successe svariate cose che lo hanno portato ad essere più irrequieto: il Team Satisfaction si è sciolto per delle incomprensioni nel gruppo, specialmente con Kiryu. Quest’ultimo, in un attacco di follia, ha addirittura ammazzato un poliziotto senza alcuna pietà, poi è stato arrestato ed è morto in carcere.

Duro colpo per tutti, che ho vissuto anche io nel consolare Crow per tutto quello che era successo.

“Non riesco proprio a capire, te lo giuro…” era la frase che ripeteva più spesso. Non se ne capacitava nessuno, nemmeno io che avevo determinate opinioni su di lui. Non pensavo sarebbe mai arrivato a commettere quel gesto tanto avventato, è stato surreale.

In questo contesto, per distrarsi, ha iniziato a prendersi cura di alcuni ragazzini orfani ed è stato in quell’occasione che ha incontrato Robert Pearson. Dire che per lui fosse un padre è giusto e sbagliato al tempo stesso: si distanziava molto dalla figura di padre, eppure aveva una certa premura per tutti quei ragazzini. Crow (è un po’ brutto dirlo) era il suo figlio preferito, gli ha insegnato tutto quello che sapeva sulla meccanica e come prendersi cura di una moto. Quando è scomparso è stato un durissimo colpo per lui: anche in quel caso, continuava a chiedersi come fosse potuto succedere. Lo vedevo, stava iniziando a diventare un ragazzo smarrito, incapace di comprendere il perché il mondo funzionasse in quel modo.

Qui vi è l’origine di due difetti: il primo era la sua costante voglia di mettersi contro i poliziotti, con la scusa di voler dare un sorriso ai bambini di cui si occupava, andando a rubare carte nella sezione dei deck confiscati dei commissariati; se la prima è un’abitudine che ha in parte perso (che c’è? Adesso siamo costantemente contro le forze dell’ordine!), la seconda lo sta ancora accompagnando ed è il fumo. Devo essere sincera, non ricordo nemmeno come sia partito questo suo bisogno. So solo che un giorno l’ho visto con una sigaretta in mano e non ho saputo nemmeno dirgli “Cosa cazzo stai facendo?”. No, assolutamente. Me ne sono stata zitta, incapace di agire, senza avere il minimo coraggio di fargli capire che fosse tutto dannatamente sbagliato. Era la prima volta che mi ritrovavo nella situazione di vedere una persona fare di tutto per autodistruggersi senza sapere come riparare a tutto quello.

Per questo, me ne sono andata… Sono stata una codarda, soprattutto perché non sono stata onesta con lui. Avrei dovuto dirgli sin dall’inizio di Shinji…

 

Angolo Autrice

Beh, che dire ragazzi, è passato un mese dall’ultimo aggiornamento. Eh, scuse non ne ho, seppure sia stata con il morale a terra.

Per farla breve, ho iniziato il mese di novembre nel pieno dell’euforia perché mi stavo sentendo con qualcuno ed ero veramente un sacco felice perché mi sentivo compresa. Poi, così de botto, è finito tutto e questa storia mi ha lasciato un vuoto incredibile che ho colmato cercando di stare il più possibile con delle brave persone con cui sfogarmi se tutto andava bene, se tutto andava male ubriacandomi :)

Ora forse me la sto passando meglio, anche se sotto sotto sono ancora alla ricerca di quell’amore che idealizzo nelle storie… Ma d’altronde, così come quella storia è arrivata (e se n’è andata) in un attimo, chissà che io domani non possa essere euforica di nuovo. Insomma, è altalenante la situazione.

Quindi ecco perché questo capitolo ci ha messo così tanto ad essere partorito. Immagino che non sia nemmeno tanto piacevole vedere che si tratta di una backstory e non della continuazione della storia vera e propria. Era programmata la backstory, vogliate scusarmi T.T

Comunque, spero che voi ve la stiate passano meglio di me e nel caso che questo capitolo vi abbia aiutato a distrarvi ^^’

La canzone di oggi è “Drain You” dei Nirvana!

Nulla, se tutto continuerà ad andare bene, ci sentiamo la settimana prossima ^^

Ciau! :3

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Capitolo 40
*** The Answer Lies Within//Traumi e ricordi bui ***


Allen’s POV

Il porto? Perché proprio qui, tra i tanti luoghi in cui potevamo andare? Eppure, devo ammettere che la sensazione che provo attualmente è… Serenità. Sarà il momento della giornata, la cosiddetta Golden Hour, a rendere tutto così tranquillo? Sarà la consapevolezza di essere qui, tutti insieme, a proteggerci le spalle l’uno dell’altro? Non saprei, sta di fatto che mi sento particolarmente tranquillo.

“Jasper, ti ricordi cosa aveva detto quella Bérin?” domanda Crow, togliendosi il casco. “Al porto ci sono i Jurrac, perché dovremmo stare qui?”

Jasper si prende tutto il tempo di scendere dalla sua moto e sfilarsi dei guanti in pelle nera prima di fornire una spiegazione. L’importante è che arrivi e che, soprattutto, Jasper non si senta all’erta. Perché se c’è anche solo un sentore di allerta da parte sua, vuol dire che c’è da preoccuparsi. Invece, ci manca solo che fischietti qualche vecchia canzone che entrerebbe, successivamente, in testa a tutti.

“Innanzitutto, vecchio mio, hai bisogno di un paio di occhiali. Chiaramente, non vedi quanto è grande questo schifo di posto… Anche se fossero qui e non fossero venuti a cercarci altrove, difficilmente riuscirebbero a trovarci. Soprattutto se muoviamo il culo e iniziamo a girare questo posto per trovare dove nasconderci! Mi hai sentito, Alyssa?”

“Sei stato il primo a temporeggiare, ora non farci la morale!” esclama la ragazza tirata in causa, vedendo Jasper iniziare ad incamminarsi tra i container. Diventa alquanto restia. “Ehm, no, io lì non ci vado.”

Jasper, sentendo quel rifiuto, si ferma, si gira e la afferra per un polso. Mio Dio, quanto è inquietante quando sta per innervosirsi… Già lo è normalmente, poi con quello sguardo assassino…

“Sentiamo, cosa avresti intenzione di fare?” le domanda a denti stretti.

“Ovunque ma non tra i container, mi sembra ovvio… Sai, Bérin ci ha detto che di solito i Jurrac sono lì…”

“Alyssa, non prendermi per il culo. Non è per questo che non vuoi andarci, lo so che non te ne fregherebbe un cazzo di affrontarli uno per uno…” ribatte Jasper. In tutto questo, Alyssa inarca le sopracciglia come colta da uno strano timore. Eh? Perché Alyssa dovrebbe avere paura di questo posto?

“Non voglio che nessuno venga messo in pericolo stanotte.” sussurra.

“Cazzate. Non vuoi andarci perché hai sentito da Bérin un nome in partic-”

“Stai zitto!” urla la ragazza all’improvviso, facendo mollare la presa a Jasper con un movimento del braccio. La sua reazione mi coglie alla sprovvista, non me lo aspettavo!

Crow si avvicina ai due litiganti, mettendosi in mezzo a loro.

“Non posso stare un attimo tranquillo con voi due… Volete smetterla?!” ringhia, guardando prima il corvino… E poi la castana, che ha abbassato la testa e sta facendo dei profondi respiri. È chiaro che c’è qualcosa che non va… Appena nota il suo stato, inizia ad osservarla preoccupato.

“Alyssa…” mi faccio avanti, mettendole un braccio attorno alle spalle. “Che succede?”

Lei si limita a scuotere la testa, come per dire “Niente”. La stringo più forte a me, mentre anche Ruby si avvicina per massaggiarle la spalla. Intanto, Crow si è alquanto innervosito e sta sfogando con Jasper.

“Qualunque cosa tu le abbia detto, dovresti capire che c’è un limite. Non ti rendi mai conto di varcarlo ogni volta, eh?!”

“Stavo solo cercando di farle capire che non deve avere paura di un idiota, diamine… Deve affrontare i suoi traumi, non tenerseli dentro.”

“Di che cazzo parli, Jasper?” domanda Crow. D’istinto, sento Alyssa staccarsi da noi e la noto avvicinarsi ai due ragazzi, sempre a testa bassa.

“Jasper, fatti gli affari tuoi. È la mia vita e decido io cosa farne.” risponde, a denti stretti e tremante. “E se c’è qualcosa di cui non mi va di parlare, io non lo faccio. Quindi, taci.”

Il corvino ruota gli occhi, scocciato.

“Dai, basta così, ragazzi…” fa Tom, intento ad interrompere quel litigio che Jasper ha creato. Eh, già, è stato lui ad iniziare, è innegabile.

“Si, esatto… Adesso basta… Dobbiamo rimanere uniti.” aggiungo. “Quindi, mettiamo da parte i litigi e dimostriamo a tutti che siamo i più forti.”

“Ehi, ehi… Con calma, a chi è che vuoi dimostrare qualcosa stasera?” ridacchia Tom, con la mano davanti alla bocca. “Dovremmo nasconderci!”

Vero… Che stupido! Forse non era la cosa migliore da dire in questo caso.

“Ragazzi, scusate se vi interrompo… Dovremmo andare, non trovate?” ci incita Lucy (anche lei deve averne avuto abbastanza). Annuiamo tutti quanti, iniziando ad incamminarci tra quei blocchi di metallo che sono i container. Mi chiedo se dentro ci sia qualcosa… Magari ci potrebbe tornare utile. Faccio presente la mia idea a Crow, che purtroppo smonta il mio entusiasmo iniziale per avere avuto un lampo di genio… Stupido, ma pur sempre un lampo di genio.

“È raro trovarne uno ancora pieno, purtroppo… Se ci sono, sono pieni di immondizia inutile. Il più delle volte, questi fungono da rifugi per gli abitanti del Satellite.”

Mentre parla, ha accanto a lui Alyssa. Ha un braccio che le cinge le spalle, mentre lei è ancora afflitta dalla conversazione avuta prima. Le chiedo nuovamente se c’è qualcosa che non va.

“Sto a posto, ragazzi…” sbotta. Bugia, si vede che non sta bene…

“Non sembri stare bene…” le dice preoccupato il rosso. “Lo capisco, però, se non ti va di parlarne ora… Anzi, mi dispiace che Jasper stava per dire qualcosa contro la tua volontà.”

“Parlane con noi quando te la sentirai, non sentirti pressata.” aggiungo, mettendomi dall’altro lato. Quelle poche volte che l’ho vista in questo stato mi è dispiaciuto profondamente… Non sono nella sua testa e non posso immaginare cosa abbia passato, però si vede dai suoi occhi tremanti che sotto c’è qualcosa di molto brutto e che deve averla segnata.

“Grazie, ragazzi…” sussurra, tirando su con il naso. Per giunta, sta anche facendo di tutto per non piangere.

“E di che? Siamo una squadra e se uno di noi cadesse lo aiuteremmo tutti a rialzarsi.” ci ricorda Crow. Mai parole furono più vere. Siamo qui apposta, d’altronde. Ci sosteniamo a vicenda, ci proteggiamo e ci rallegriamo, anche… Mi sento in famiglia, in un posto così.

C’è una fortissima umidità in questo posto, quindi mi sembra di avere costantemente la faccia umida e ghiacciata. All’infinito. Mi guardo attorno e i luoghi sono sempre gli stessi… Mi verrebbero i brividi a stare qui da solo, soprattutto con una banda che ci dà la caccia come si dà la caccia ai cervi in montagna. Ci sarebbe da perdersi, sbagliare di continuo la strada e ritrovarsi al punto di partenza, magari con uno dei Jurrac ad aspettarmi lì con un fucile puntato contro di me. Insomma, mi sento a disagio…

“Ho un brutto presentimento…” sussurro. Crow mi guarda, staccandosi da Alyssa.

“I presentimenti non sono da sottovalutare, quindi…” si avvicina a me. “Che succede, Allen?”

Gli spiego tutto quello che sento, ovvero il fatto che qui non è il posto indicato per poter nasconderci da qualcuno. Lui, fortunatamente, non ci mette molto a rassicurarmi.

“Tranquillo, Allen! Conosciamo questo posto a memoria e stai tranquillo che non vi metteremmo mai in condizioni di rischio tali!” mi sorride.

“Non dopo l’ultima volta…” aggiunge Lucy. Crow si incupisce all’istante.

“Non è stata colpa di Crow, Lucy.” la rimprovera Ruby, per quanto la sua voce dia l’impressione opposta.

“Ne sono perfettamente consapevole… Volevo implicare che fosse stato un errore di tutti e quattro.” specifica la combattente, scrocchiandosi le dita.

“Già, abbiamo sottovalutato le nostre capacità e abbiamo sbagliato i calcoli.” si aggiunge Jasper. “Sapere che anche io ho fatto parte di questo fallimento… Che merda.”

Addirittura, anche Jasper ha “contribuito” a questo presunto rischio? Le cose si fanno negativamente interessanti…

“Noi comuni mortali che ci siamo aggiunti dopo… Potremmo sapere che cosa è successo?” domanda Tom, intromettendosi in quei lamenti. In effetti, ha dato voce a quello che stavamo pensando.

“È una lunga storia, ma abbiamo tutto il tempo di raccontarla!” dice Crow, girando a destra e tirando un calcio ad un container, producendo un rumore assordante. “Ok, vuoto. Entriamo qui dentro!”

Lui e Lucy aprono quella serratura, permettendoci di entrare e trovare degli scatoloni ammuffiti all’interno (ok, non è proprio il luogo ideale per i propri polmoni… Ma, d’altronde, quale luogo nel Satellite lo è?). Il capo si siede a terra come se non ci fosse uno strato di polvere spesso quasi un metro, a gambe incrociate. Quando la porta del container viene richiusa, piombiamo nell’oscurità. Alcuni spiragli di luce ci rendono comunque visibili. Si siedono tutti vicini, i quattro coinvolti da quella faccenda di cui siamo all’oscuro, mentre noi altri tre di fronte a loro.

“Ti è passata la paura, Alyssa?” domanda Jasper, a mo’ di frecciatina. Lei reagisce abbastanza infastidita. Il corvino si sporge per dirle una cosa all’orecchio, a cui lei risponde annuendo. Chissà di cosa avranno confabulato… In ogni caso…

“Allora, chi vuole iniziare?” domanda Lucy.

 

Alyssa’s POV

Dannato Jasper… Proprio quando deve tacere, non tace. Pare che lo faccia sempre apposta, il bastardo! Argh, quanto lo odio! Odio essere emotiva quando non devo esserlo, odio che siano gli altri a determinare il mio stato d’animo. La ferita che ho alla gamba quasi sta tornando a bruciarmi per il nervosismo, eppure si è cicatrizzata. Non mi sento per niente a mio agio…

La verità? Io mi dimostro tanto dura e poco timorosa di qualsiasi cosa, eppure nell’interiorità sono estremamente fragile, specialmente per tutto quello che mi è capitato nel corso del tempo… Cerco sempre di nascondere questa fragilità, anche per fare in modo che con il tempo vada via senza lasciare alcuna traccia… Ho solo bisogno di tempo, dannazione…

E poi arriva quel pezzo di merda di Jasper che deve scoprire quel lato di me senza che io glielo chiedessi. Che rabbia, dannazione!

Ora che ci siamo rifugiati dentro questo container, quasi del tutto al buio, mi tocca vedere lo stesso la sua faccia come il culo. Di fronte a me. Ah, è stato lui a mettersi proprio qui!

“Ti è passata la paura, Alyssa?”

Statti zitto, cazzo! Statti. Zitto. Potrei seriamente ucciderlo adesso, se non fosse un ex-poliziotto super allenato. Non lo perdonerò mai per avermi fatta passare per una debole.

Purtroppo, lui è proprio l’unica persona a sapere chi è Grant (e come abbia fatto a saperlo, proprio non me ne capacito). Giuro, stava per venirmi un attacco d’ansia appena ho scoperto che si è anche unito ad una banda, tra l’altro anche nemica… Da quando l’ho visto l’ultima volta, portato via dalla polizia (al tempo ancora non c’era la dittatura), è passato più di un anno. Sono psicologicamente a posto per rivederlo? Assolutamente no. Lo è lui? Non lo so, ho paura di quello che mi potrebbe fare…

Jasper lo sa… Purtroppo lo sa, è andato ad informarsi, il bastardo. Deve aver saputo il perché è stato arrestato, magari è stato lui stesso ad arrestarlo, chi lo sa… Purtroppo, non ho avuto la mente lucida per ricordarmi i volti dei poliziotti, quella notte… L’unica cosa che mi ricordo è lo sguardo assassino di Grant rivolto verso di me mentre lo portavano via… Ho ancora i brividi, dannazione! Poi quella ragazza, Bérin, ha anche detto che ha più confidenza proprio con lui! Mi auguro con tutto il cuore che non le abbia fatto nulla…

Il corvino si sporge. Devo ascoltarlo? Argh, tanto peggio di così non può andare.

“Che cazzo vuoi?” gli sussurro, con le sopracciglia inarcate.

“Nulla, solo assicurarmi che prima o poi quei tuoi traumi ti passino.” bisbiglia al mio orecchio.

“Che vorresti dire?” gli domando.

“Devi affrontarli, non nasconderli nella tua testa e sperare che la abbandonino.”

Che testa di cazzo… Peccato che abbia ragione. Solo che… Non sono come affrontarli. Non ne ho la più pallida idea. Ecco perché li seppellisco tra i ricordi e lascio che rimangano lì, sotto un cumulo di polvere uguale a quello su cui sono seduta adesso.

“Allora, chi vuole iniziare?”

Lucy interrompe tutto quello scambio di battute che stavamo avendo, portando a rivolgere la mia attenzione ai ragazzi che ci devono raccontare un’esperienza avuta con i Jurrac. Jasper mi rivolge un ultimo sguardo, come per dire “Mi sono spiegato?”. Si, Jasper, ho capito… In ogni caso, la storia con i Jurrac, dalle premesse, non mi pare sia stata tanto bella.

“Dunque, da premettere che eravamo davvero stupidi. Pieni di inesperienza, certo… Al tempo eravamo alleati solo con i Flamvell, anche loro con poca esperienza e molti di meno rispetto ad ora…” inizia a narrare Crow, tastando le sue tasche per cercare l’accendino. Nell’altra mano ha una sigaretta, tra l’indice e il medio, pronta ad essere accesa.

“Pensate che loro erano in tre!” aggiunge Ruby, stringendosi nelle spalle per il freddo.

“Ecco, e noi in quattro. Al tempo, eravamo soliti fare le ronde tutti insieme, quindi avremmo lasciato la casa al suo destino se fosse arrivato qualcuno a rubare…”

“Rubare? Se ci fosse andata bene avrebbero solo rubato. Nel peggiore dei casi, ci avrebbero aspettato lì per farci fuori.” si intromette Jasper, interrompendo il racconto del capo e zittendolo con il braccio rivolto verso di lui.  

“Comunque, eravamo venuti a sapere dai pochi Flamvell che erano presenti che un’altra rivolta era in corso. Ci avevano fortemente consigliato di correre in loro soccorso, così abbiamo accolto la loro richiesta di aiuto per sedarla e cercare di portare a casa più rivoltosi che potevamo per salvare loro la vita.”

“Quella è stata la nostra prima esperienza con le rivolte; quindi, non sapevamo assolutamente cosa fare…” sussurra Lucy, con il viso poggiato sulle nocche. “Tuttavia, ci era stato riferito di non fare nulla se non convincere gli altri che mettersi contro la polizia sarebbe stata un’azione suicida. Così ci siamo buttati, non sapendo a cosa stessimo andando incontro.”

“Perché ad aspettarci c’erano-”

“I Jurrac?” domanda Allen.

“No… I Vylon.” conclude Jasper.

Vylon del cazzo… Sempre presenti in qualsiasi storia…

“Un attimo! Non avevate detto che avevate avuto un problema con-”

“Tom, quanto sei impaziente! Aspetta di sentire prima tutta la storia, e che cazzo!” si lamenta Jasper. “Ti ricordo, inoltre, che i Vylon hanno i Jurrac come alleati. Adesso ci arriviamo! Un po’ di pazienza, che diamine!”

Vorrei potergli dire che ci sono modi e modi di- Argh, lasciamo perdere, sarebbe inutile parlare con Jasper di una cosa del genere. Non lo capirebbe, non lo ha mai capito e non lo capirà mai.

Tom sbuffa in seguito a quel rimprovero. Io gli avrei risposto per le rime! Che pazienza deve avere, questo ragazzo…

“Stavamo dicendo, i Vylon erano lì. Ne avevamo sentito parlare e al tempo non pensavamo fossero così stronzi. Difatti, quando siamo giunti lì, eravamo così convinti che fossero lì per aiutarci che… Che…”

Crow esita nel continuare. Poverino, deve essere qualcosa di cui si sente estremamente in colpa…

“È tutto a posto, qualsiasi cosa sia successa!” cerco di tranquillizzarlo, sporgendomi e mettendogli una mano sulla gamba. D’istinto… Oh, perché l’ho fatto? Non credevo che sarei mai arrivata a fare una cosa simile, specialmente con Crow…

“Già, in effetti… Siete tutti qui, dunque scervellarci sopra non ha senso…” confessa lui. “È solo che è difficile… A lungo mi sono sentito in colpa, anche se adesso ho la consapevolezza che, per lo meno, siamo tutti qui e siamo salvi…”

Vero, almeno questo spirito positivo deve contraddistinguerci, anche nel dolore. Potrei imparare un sacco dai miei compagni…

“Comunque, tornando a noi… I Vylon dovevano essere i nostri alleati, per come li vedevamo… Ci siamo ben presto resi conto che erano tutt’altro che quello che pensavamo, nella nostra ignoranza.”

“Hanno iniziato a fomentare quelle persone dall’animo perso a continuare, e lì non ci siamo potuti stare zitti. Siamo andati vicino a loro e gli abbiamo fatto notare che stessero sbagliando. Il problema era uno solo: mettendoci contro di loro, in realtà siamo stati noi a sbagliare.” continua Jasper.

Sapendo queste cose, adesso nessuno si sognerebbe di andargli contro… Immagino che al tempo non si sapessero quanta merda c’è dietro quella banda. Forse il loro ragionamento era “quella è una banda, ergo sono nostri amici”. No, assolutamente… Magari fosse così! A quest’ora saremmo già andati alla volta di Nuova Domino.

“Cosa vi hanno fatto?” domanda Allen.

“Inizialmente ci hanno solo derisi. Ci dicevano che eravamo stupidi a pensare di poter fermare una rivolta, che non sapevamo a cosa andassimo incontro. Ho iniziato ad alterarmi, loro la stessa cosa… Così abbiamo iniziato a prenderci a pugni.” gli risponde Crow, aspirando un tiro di sigaretta.

“Hanno iniziato loro…” specifica Ruby.

“Ed io e Lucy ci siamo dovuti mettere in mezzo per separare i due litiganti, vale a dire Crow e un tizio di cui non mi ricordo il nome…” racconta Jasper. “Ricordo solo che aveva una cicatrice che gli attraversava la bocca e la divideva perfettamente a metà.”

Mentre ce lo descrive, si passa l’indice sulle labbra per farci capire la posizione di quello sfregio.

“In tempo zero, sono arrivati anche i loro amici. Noi ci siamo dovuti ritirare e, in un primo momento, ci hanno lasciato andare. Probabilmente Jasper avrà fatto scattare in loro un po’ di paura premendo il grilletto a vuoto, chissà…” continua Lucy. “Siamo scappati, correndo come dei dannati. Siamo saliti sulle nostre moto e siamo fuggiti a tutta velocità, non potendo fare altro. Ed ecco che arrivano i Jurrac, che ci hanno iniziato a seguire.”

“Quindi, alla fine i Jurrac c’entrano solo per questo?” domando.

“Aspetta di sentire il resto, poi ci dirai tu se si è trattato ‘solo’ di un inseguimento…” borbotta scocciato Jasper. Evidentemente gli sta dando fastidio che non facciamo altro che interrompere il loro racconto.

“Che vorreste dire?” chiedo.

“Beh, diciamo che stavano per farci fuori…”

Con quella frase di Ruby, piomba il silenzio nella stanza.

 

Angolo Autrice

Eccomi qua!

Dai, devo dire che sono soddisfatta! Nel dolore, sono comunque riuscita a portare a termine un capitolo in tempo! Evviva!

Per quanto mi riguarda, devo solo darmi tempo ^^’ Magari riuscirò a stare meglio, anche se proprio stamattina ho avuto un altro mental breakdown (sono all’università hihihi)!

Non dirò molto, volevo solo ringraziare Cyber e Jigo per avermi fornito sostegno morale (a quest’ultima, scusa se ancora non ti ho risposto, appena ho tempo lo faccio subitissimo ^^)! Se io penso che questo mondo non sia completamente da buttare, è anche grazie a voi!

Ci tenevo anche a fare un minuscolo ringraziamento ad Angela ed Ugo, i miei due piccoli amichetti dell’università che sono venuti a sapere (pochi su mille, tra l’altro!) che io scrivo e stanno leggendo Riots. Quando arriveranno a quest’ultimo capitolo, voglio che sappiate che vi voglio un sacco bene! ^^

Nada, vi lascio con la canzone del giorno che è “The Answer Lies Within” dei Dream Theater, dall’album Octavarium ^^ Ve la dedico se anche voi, come me, state passando un periodo un po’ brutto ^^

Ci sentiamo, si spera, la prossima settimana con un nuovo capitolo ^^

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Capitolo 41
*** Sweater Weather//Dove eravamo rimasti? ***


Tom’s POV

Immediatamente Jasper ci fa segno di stare in silenzio, con il dito indice sulle sue labbra. Capiamo all’istante il perché: fuori c’è qualcuno. Si sentono delle voci, non riesco a capire cosa dicano… Beh, qualsiasi persona sia, resta da capire se è ostile oppure è semplicemente indifferente alle meccaniche di quest’isola (in termini di alleanze, ovviamente… Credo che un individuo che abita qui al Satellite sappia come funziona tutto il resto…).

Nessuno di noi si lascia sfuggire un fiato. Addirittura, Ruby trattiene il respiro, con la paura di fare rumore, mentre Allen si tiene una mano sulla bocca. Il resto, semplicemente, rimane immobile e in silenzio. Anche a me viene un timore assurdo di farci scoprire per colpa mia, tuttavia mantengo la calma… Anche se questa situazione mi ricorda quella a cui sono stato esposto con Alyssa… Seppure non vi era alcun modo di ricollegare quel crimine a noi (o meglio, a me), visti tutti i casini successi quella notte, il modo in cui Crow mi ha guardato quella notte in cui ci ha portato nel rifugio per la prima volta mi ha fatto davvero spaventare.

Nei suoi occhi vedevo una strana luce, probabilmente il frutto delle mie paranoie: come se lui sapesse cosa avessi fatto. Non aveva uno sguardo severo, né arrabbiato o deluso. Era il più normale degli sguardi in un’occasione simile: preoccupazione per noi. Soprattutto per Alyssa, che con me ha cercato di sopravvivere ma si vedeva che fosse più debole per sopportare giorni di mancanza di cibo ed acqua, oltre che la febbre che le era salita dopo che, per sfuggire dalla polizia, ci eravamo gettati in un canale. Un inferno. Non sarò mai abbastanza grato a Crow per averci dato la possibilità di vivere, anche se non so quale potrebbe essere la sua reazione se venisse a sapere di quello che è successo.

Le voci esterne si allontanano. Dal tono sembra che quei tizi stessero scherzando su qualcosa, come degli amici che vivono delle giornate perfettamente normali, passeggiando nel porto e capitando casualmente nella stessa zona in cui noi ci siamo nascosti. Mi auguro che siano dei ragazzi non coinvolti in questa guerra tra bande, o che, al limite, non siano parte dei nemici. La zona, d’altronde, è controllata dai Jurrac, no? Dannazione, che brutto…

Attendiamo ancora alcuni istanti prima di ricominciare ad ascoltare il racconto dei nostri amici, assicurandoci, dunque, che quelle persone se ne siano andate.

“Bene…” sussurra Jasper. “Ringraziate le mie orecchie che captano anche gli ultrasuoni per aver sentito delle stupide chiacchiere anche se da lontano e all’interno di una gabbia di acciaio. Nel frattempo, voi vi stupivate del fatto che stessimo per morire per mano dei Jurrac.”

“In realtà loro lo sapevano già…” precisa Lucy. Il volume della sua voce deve essere stato un pelino troppo alto per il corvino dall’udito sensibile…

“Abbassa quella cazzo di voce!” borbotta lui.

“Ehi, piano con le parole!” la difendo. “Non ha urlato, Batman!”

“Evidentemente non vi è chiaro il fatto che-”

“Hai rotto il cazzo, Jasper.” sibilano Alyssa, Allen e Crow all’unisono. La scena è alquanto comica… Allen che si schiera contro Jasper? Wow, sta iniziando a cacciare davvero gli attributi il ragazzo! Grande!

“Va bene, ok, come volete.” si arrende il corvino. “Se ci scoprono, però, non aspettatevi che io vi copra le spalle! Sarò il primo a squagliarmela!”

Si, certo, dice sempre così… Quello che Jasper non vuole ammettere è che, scavando molto in profondità nel suo cuore, c’è del buono in lui. Anzi, c’è dell’affetto per noi. Lo vedo, perché cosa ci farebbe qui con noi, altrimenti? Lui sarebbe in grado di porre fine a questa dittatura anche da solo, per come è fatto. Starò esagerando? Nah, nella mia testa è l’antieroe che ogni storia che si rispetti dovrebbe avere. Mi sento infimo, in confronto a lui…

“Vogliamo proseguire con il racconto?” domanda la bionda, estranea a quel mezzo litigio che si stava consumando.

“Si, Ruby, sono d’accordo!” le do ragione io. A questo punto, ognuno dei quattro con dettagli diversi, finiscono di narrare la storia.

Sostanzialmente, Jasper e Ruby erano su una moto, mentre Crow era a bordo della sua Blackbird e Lucy sull’altro veicolo. I Jurrac non li hanno lasciati andare così facilmente, tanto che tre moto sono partite all’inseguimento dei nostri amici. Hanno provato in tutti i modi a seminarli, anche attraversando aree molto pericolose e disastrate del Satellite, ma senza alcun successo.

“Non si schiodavano da noi, era assurdo!” commenta Jasper.

Facendosi un altro tiro di sigaretta, Crow aggiunge un dettaglio che, appena lo sento, mi spiazza un po’.

“Ad un certo punto, due moto si affiancano alla mia e mi spintonano sul lato. Ho provato a resistere ma sono finito sull’asfalto, ad un certo punto.” sussurra. “Fortunatamente non mi sono fatto troppo male, però sono scivolato abbastanza e stavo per cadere in un dirupo… O meglio, una di quelle spaccature profondissime nel terreno. Insomma, ero convinto che sarei morto… Fortunatamente, sia io che la Blackbird siamo ancora qui.”

So a cosa si sta riferendo: c’è una zona del Satellite, lì dove c’è una piazza con una fontana, che è stata quella più colpita nella Zero Reverse. Profondi crepe nel terreno danno l’impressione che al di sotto non vi sia altro che un abisso senza fine. Se cadi lì dentro, non hai alcuna possibilità di sopravvivere. Non sai mai quando toccherai il fondo, portandoti a morire quasi all’improvviso: è una sensazione molto strana, sai che la tua fine sta per giungere ma non sai quando arriverà, se tra un paio di minuti, secondi o perfino ore. Insomma, così descrivono quei crepacci… Potrebbe benissimo trattarsi di una leggenda metropolitana che ha portato noi abitanti a stare lontano da lì, a parte Crow che ha una moto predisposta anche al planaggio… Perciò, sapere che stava per finire dentro uno di quegli antri per l’inferno mi mette i brividi.

“Per questo, ho lasciato sola Lucy alle prese con gli stessi che mi hanno buttato a terra. Ruby e Jasper erano dietro di me, molto lontani. Sono stato fortunato perché ho un motoveicolo molto pesante, quindi quando mi hanno spinto non hanno impresso troppa forza e non sono stato sbalzato molto lontano. Mi sono salvato anche per questo motivo…”

“Io mi sono trovata a lottare contro quei tre ed è stato bruttissimo. Il primo l’ho fatto cadere senza troppi problemi, riuscendo a colpirlo prima con un pugno e poi gettandomi su di lui con tutto il peso della moto. Non so come abbia fatto a non perdere l’equilibrio…” aggiunge Lucy. Che tipa tosta, accidenti! Addirittura, un pugno mentre è occupata a guidare a folle velocità? Non so se sarei riuscito ad avere il suo stesso sangue freddo… Prendendosi una piccola pausa, continua a spiegarci la sua impresa.

“Il secondo e il terzo mi hanno dato poco modo di festeggiare, in quanto subito si sono avvicinati a me. Ho provato ad usare la stessa tattica di prima, ma stavolta uno di loro mi ha afferrato il braccio prima che io potessi colpirlo. Intrappolata nella sua morsa, avevo poco controllo sulla guida. In più momenti ero convinta che sarei caduta e ci sono andata molto vicina, infatti. Il peggio è stato quando, mentre ero trattenuta da un lato, dall’altra un tizio aveva in mano qualcosa di affilato. Due volte ha provato ad accoltellarmi e ci stava anche per riuscire. Mi ha semplicemente sfiorato su un fianco, causandomi solo un taglio superficiale… Faceva male come se mi avesse fatto un buco enorme nella carne, però, e bruciava come se io avessi esposto il mio intero corpo alle fiamme.”

Cazzo, Lucy… Mentre racconta quei dettagli le tremano le labbra, come se stesse per piangere. È evidente che l’esperienza l’abbia scossa di molto… Mi metto in ginocchio e mi trascino vicino a lei, mettendole una mano attorno alle spalle.

“È tutto a posto.” mi rassicura lei. “Ora si può dire che sia un brutto ricordo. Dopo esserci messi in salvo, però, passato l’effetto dell’adrenalina è stato devastante. Mi è mancato il respiro…”

“Se non fosse stato per me, che sono giunto in un momento propizio…” si vanta subito Jasper. “Continuo io il racconto, se non vi dispiace. Come abbiamo già detto, io e Ruby eravamo su un’altra moto ed eravamo più lontani da loro. Passando a tutta velocità ho visto Crow che si stava rialzando in piedi e volevo fermarmi per aiutarlo, ma lui mi ha intimato di proseguire. Capii il perché poco più tardi: Lucy era in pericolo. Ruby si aggrappava a me con tutta la forza, non sapendo che se mi avesse stretto di meno non sarebbe caduta ugualmente…”

Riserva un’occhiataccia alla ragazza, che sorride imbarazzata.

“Tu andavi troppo veloce e io avevo paura!” si giustifica.

“Ovvio, la tua amica era circondata!” ribatte Jasper. “Comunque, dicevamo… Siamo riusciti a raggiungerli, schivando anche il tizio che Lucy era riuscita a far cadere. Vidi che la situazione non era delle migliori e l’unica alternativa era bucare le gomme. Quindi prendo la pistola e miro alla ruota posteriore del tizio con il coltello. Sapevo che se lo avessi spaventato sarebbe caduto, quindi ho preferito iniziare da lui. Due colpi, di cui uno andato a segno, e la sua moto sbanda, costringendolo a rallentare. Non era quello che volevo, però sono riuscito comunque a seminarlo. Ora toccava all’altro ed ecco che le difficoltà iniziano, poiché lui aveva Lucy in pugno e se fosse caduto si sarebbe trascinato anche la ragazza con sé. Non potevo correre questo rischio, quindi mi sono avvicinato e ho cercato di mirare al suo braccio.”

“Volevi fare in modo che lasciasse la presa?” domanda Alyssa.

“Wow, Alyssa, complimenti per la perspicacia!” ironizza. “Si, mi pare ovvio… L’intento era quello, peccato che io mi sia accorto di aver finito i proiettili.”

Come? Jasper che fa errori di calcolo? Ahia, questa gliela dovrei rinfacciare ogni volta che rompe le palle per la minima stronzata!

“Tranquilli, non sono andato nel panico. Ho utilizzato l’impugnatura della pistola, assestando due forti colpi alla mano che premeva il freno del suo mezzo. Questo ha permesso a Lucy di liberarsi, dargli una gomitata e allontanarsi. Il povero tizio…” si interrompe il corvino. “Oddio, chiamarlo ‘povero’ è un parolone assurdo, considerando che si è meritato ogni. Singola. Botta.”

Sono d’accordo, anche se non ero presente in quell’occasione. Chiunque faccia del male ai miei compagni deve fare una brutta fine.

“L’ultimo motociclista rimasto ha poi perso le nostre tracce. Ha provato ad inseguirmi quando mi sono rimesso in sella, ma ho usato l’abilità di volo della Blackbird. Un gioco da ragazzi, ho saltato un fosso enorme e non l’ho più visto. E lui non ha più visto me!” commenta Crow.

Che fuga rocambolesca! Sono stato molto preso da questo racconto, lo devo ammettere.

“Insomma, come potete capire è stato alquanto… Assurdo.” conclude Lucy. “Certo, credo che abbiamo vissuto delle esperienze di gran lunga peggiori, come l’ultima volta con Alyssa…”

Nel ricordare quel dettaglio incontra lo sguardo della ragazza dai capelli castani. Di risposta, Alyssa abbassa il capo. Ho come la sensazione che Lucy abbia qualche senso di colpa legato a quella brutta esperienza.

“Tuttavia, questa che vi abbiamo appena raccontato… Non so, l’ho vissuta in maniera diversa. È stata la prima volta che ho davvero temuto per la mia vita. È stato soffocante, ho lottato con tutte le mie forze per cercare di rimanere ancorata alla moto…” continua.

“Immagino… D’altronde, non si trattava nemmeno della zona più sicura del Satellite, anzi…” ipotizzo. Lì basta compiere un passo falso e sei morto. “Comunque non pensarci, anzi…”

Mi balena in testa un’idea, anche se non ho la più pallida idea di come si faccia…

“Ti posso fare una treccia?” le domando. Attiro, in questo modo, gli sguardi allibiti di tutti.

“Da quando sei un parrucchiere?” chiede Alyssa. La sua espressione è divertita, sembra che sia rimasta stranita da tutto questo.

“Da adesso!” ribatto come se nulla fosse. Ho visto tantissime ragazze acconciare dei capelli molto lunghi e belli e quelli di Lucy lo sono. Ho visto i movimenti che fanno, per cui dovrei, in teoria, saperlo.

Lucy mi guarda. Anche lei non se lo aspettava, immagino, però annuisce.

“Voglio vedere come mi farai bella!” dice ironicamente, sciogliendosi la coda e girandosi dandomi le spalle. Non lo nego affatto, ha davvero dei capelli stupendi… Lucidi, lunghissimi e nero pece.

Inizio ad intrecciare i suoi capelli, anche se non so assolutamente cosa sto facendo perché, tempo un minuto, diventano un groviglio. Lucy si tocca la chioma e, invece di arrabbiarsi, scoppia a ridere.

“Credevo che sapessi cosa stavi facendo!” esclama. Si scioglie quello schifo che ho creato e si gira verso di me.

“Guarda, ti faccio vedere come si fa!”

 

Allen’s POV

Crow si avvicina a me.

“Certo che quei due sono una strana coppia!” dice divertito, osservando la scena. Mi allontano un po’ da lui perché la puzza di fumo mi disturba un po’, tuttavia convengo con lui. Tom è proprio una brava persona e sembra che Lucy se ne stia rendendo sempre più conto.

Tiro una gomitata al capo per attirare la sua attenzione e indico con lo sguardo Alyssa. Penso che ormai si siano tutti accorti di che tipo di considerazione lui abbia su di lei, quindi quando vorrebbe darsi una mossa?

“A che pensi?” mi domanda. A che penso? Dai, Crow, ci vuole tanto ad arrivarci? Oppure stai facendo finta di non sapere a che cosa mi riferisco?

Lo guardo con la faccia di chi ti dice “Non prendermi in giro”. Lui spegne la sigaretta sul metallo del container e mi sussurra “Non farti strane idee”. Ah, che ingenuo…

Passiamo il resto del tempo a chiacchierare del più e del meno, alternando questi momenti a del silenzio interrotto da dei colpi di tosse. Mi chiedo se sia il caso di rimanere qui tutto il tempo oppure possiamo tranquillamente spostarci… Ci potrebbero cercare, certo…

“Crow, una domanda…”

“Dimmi, Allen!” dice, mentre si stringe nelle spalle per il freddo che inizia a far penare.

“Stavo riflettendo prima con Alyssa e Ruby… Io avrei la mia vecchia casa in cui potremmo passare la notte, dici che potremmo andarci oppure…?”

Crow distoglie lo sguardo, riflettendoci su.

“Di solito avrei detto di sì, ma diciamo che Yusei ha insistito parecchio e non me la sento di biasimarlo, non tanto per me quanto per voi ragazzi. Lì è l’unico posto in cui potremmo avere un pasto caldo, non so se casa tua ha in dotazione qualche scorta che potremmo usare…” sussurra il rosso. In effetti è vero, non so cosa potrei avere in dispensa e, se dovessi avere qualcosa, non so se basta per tutti.

“Magari lo potremmo tenere presente se avessimo bisogno di un altro rifugio, ammesso che nessuno lo abbia occupato.” propongo.

“Già, quanto vero…” sussurra Crow.

Attendiamo ancora un po’ prima di avviarci, con molta furtività, verso casa di Yusei. Ognuno per conto suo, senza stare tutti assieme. Io vado in macchina con Alyssa e durante il tragitto nessuno ha spiccicato una parola. Sarà il volersi rilassare, saranno i mille pensieri per la testa di tutti, sarà un modo per rimanere attenti o goderci semplicemente la strada. In effetti, a quest’ora il Satellite ha un che di inquietante (non c’è un singolo lampione acceso, ci stiamo guidando con i fari dell’auto che, per quanto sia da buttare, almeno ha i fari funzionanti), però al tempo stesso, paradossalmente, mi sento così rilassato a stare qui. La radio è in funzione (anche questa, grandissima cosa), a basso volume c’è una canzone (Alyssa mi dice che si chiama Sweater Weather), che ha tutta l’aria di essere triste, ma mi fa sentire così bene, specie guardando fuori dal finestrino. Mi godo il momento, finché la canzone non cambia e non arriviamo a casa di Yusei. Sono io ad aver perso la cognizione del tempo o ci abbiamo messo davvero poco?

Parcheggiamo la macchina e ci riuniamo con gli altri. L’unico che è già a casa di Yusei è Crow, in quanto, da come ho capito, è meglio che parcheggi la sua Blackbird nel garage. Lo raggiungiamo, per essere poi accolti dal sorriso di Yusei, che ci apre le porte della sua casa.

 

Angolo autrice

Si, sono ancora viva!

Mi dispiace essere stata assente per tutto questo tempo, davvero… Purtroppo non sono stata psicologicamente bene e in realtà ancora non mi sono ripresa del tutto, ma ho comunque fatto dei progressi, ovvero quello di voler tornare a scrivere. Come ho già scritto ad uno di voi, il mondo di Riots è paradossalmente quello in cui mentalmente vorrei essere, come se trovassi il relax nel caos e nella distruzione di questo posto. Per questo, vorrei continuare a scrivere: in precedenza mi sono allontanata dalla scrittura poiché avevo davvero perso la voglia di fare qualsiasi cosa potesse piacermi e appagarmi, tutt’ora non riesco a trovare ancora la felicità in quelle piccole cose e non ne riesco ad uscire. A questo ci sto già ponendo rimedio andando da una psicologa, ma comunque la sfiga nella vita ce l’ho sempre e il fatto di aver dato fiducia a persone che non se lo meritavano affatto certamente non aiuta. Vorrei poter approfondire ancora questo discorso, magari un giorno lo farò con una storia, perché sento di volermi sfogare su tutto quello che mi sta succedendo. Il bello è che nemmeno io mi capisco, quindi sicuramente questa storia sarà un macello da comprendere anche per voi xD

In ogni caso, il capitolo è abbastanza breve perché ci tenevo a mandare il segnale che io sono tornata, visto che voglio davvero sforzarmi a portare avanti questo impegno. Magari potrà aiutarmi a trovare la pace che tanto cerco…

Intanto, la canzone di oggi è “Sweater Weather” dei The Neighbourhood!

Spero di riuscire a postare il capitolo per la prossima settimana, oltre alla mia salute mentale ho da pensare anche agli esami all’università… Insomma, è un casino la mia vita ^^’

Ci sentiamo presto, spero! Ciao ragazzi, grazie per aver letto il capitolo! <3

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Capitolo 42
*** Thank God I'm Not You//Goliardia ***


Allen’s POV

La casa di Yusei è in un piano interrato, con un piccolo garage come porta d’ingresso che conduce ad un’altra stanza. Gli arredi sono di fortuna, come c’è da aspettarselo in qualsiasi casa del Satellite (devo dire che, a confronto, la nostra sembra una reggia, per quanto è spaziosa e decorata… Che culo, eh? C’è da dire che nemmeno i Mist Valley possono lamentarsi, anzi!), le pareti bianche e spoglie ma stranamente tenute bene. L’unica luce proviene da una lanterna posta al centro della stanza d’ingresso.

“Mi dispiace poiché dovrete dormire a terra, se volete posso concedere il mio materasso ad uno o due di voi…” sussurra, indicando con un movimento del braccio un materasso posizionato sul pavimento, a ridosso del muro, senza alcun lenzuolo, coprimaterasso o coperta. Mi chiedo come faccia Yusei a vivere qui, in totale solitudine. Bene o male, noi non perdiamo la nostra sanità mentale grazie al fatto che viviamo tutti nella stessa casa e ci supportiamo a vicenda. Più o meno.

“Quindi tu sei Yusei… Sono Jasper. Non abbiamo avuto modo di presentarci per bene l’ultima volta.” sussurra Jasper, avvicinandosi al proprietario di questa dimora e tendendogli la mano. Già, non ci siamo persi in troppe chiacchiere, in effetti. Non ha avuto modo di presentarsi agli altri. Probabilmente, la persona che conosce meglio qui dentro sono io (a parte, per ovvie ragioni, Crow). “Hai dato molto da fare ai miei ex colleghi, te ne sono grato. Meno li vedevo, meglio era.”

“Che intendi?” domanda lui, stringendogli la mano.

“Oh, io sono un ex-poliziotto.” risponde il corvino. “Vedi che fine di merda ho fatto, quando avrei potuto starmene lì a godere del mio abuso di potere…”

Yusei fa un mezzo sorriso. Noto che non è tipo da scomporsi facilmente con una risata. Ci sta, anche quando assistevo ai suoi duelli con il Team 5D’s rimaneva molto umile e poco provocatorio. Molto determinato, sicuramente, ma non lasciava trasparire alcuna traccia di superbia. Come sono stato fortunato ad assistere alle sue prodezze: gli altri non sanno nemmeno quali imprese sia riuscito a svolgere assieme ai suoi compagni di squadra.

“È una gran cosa!” si limita a commentare. Il suo sguardo finisce sul resto di noi. “Ora che ci penso, non mi sono presentato a dovere. Voi dovreste essere… Dunque… Tom, Alyssa, Ruby, Allen…”

In realtà mi conosce perfettamente, ma credo che stia mantenendo il segreto per non causare qualche tipo di reazione nei miei confronti. Si sofferma, in seguito, su Lucy.

“Io ti conosco di certo!” le sorride, cingendole le spalle con un braccio come un vecchio amico. “Come stai?”

“Molto bene, grazie!” afferma. Si, certamente l’ha conosciuta quando era fidanzata con Crow. Si stacca da lei e si rivolge al nostro capo.

“Avrete molta fame, immagino.” gli parla. “Ho delle provviste in più che potreste cucinare, non fatevi alcun problema!”

“Qualcuno ha detto ‘cucinare’? Dove sono i fornelli?”

A fiondarsi all’istante è Tom. Meraviglioso, chissà cosa riuscirà a tirare fuori!

 

Sono le 23, abbiamo fatto una cena decente grazie ad una zuppa cucinata dal nostro compagno. Non è molto, ma sicuramente ci è bastato per saziarci. D’altronde, l’ho sempre detto, non mi posso aspettare di mangiare qualcosa di estremamente sostanzioso di questi tempi.

Ora siamo tutti seduti in cerchio a terra, a parte Jasper e Lucy che si trovano sul materasso, a gambe incrociate, a giocare a carte. Yusei e Crow, ovviamente, sono i due che hanno molto di più da parlare.

Mi soffermo su Ruby, intenta a disegnare delle cose sui suoi jeans con dei pennarelli che ha portato da casa.

“Perché lo stai facendo?” le domando, curioso. Lei solleva lo sguardo, con i capelli biondi che le finiscono in faccia. Scostandoseli, accidentalmente si disegna una linea proprio in corrispondenza del naso. Soffoco una risata con la mano sulla bocca. “Scusa, non volevo distrarti!”

Il suo tentativo di sfregare via quello sfregio è inutile, anzi, ha addirittura il potere di peggiorare la situazione. Ora ha la punta del naso sporca di blu. Anche Alyssa si è accorta di ciò e sorride divertita.

“Non ti preoccupare, colpa mia!” esclama prontamente la bionda, cercando ancora di togliersi l’inchiostro.

“Secondo me dovresti rimuoverlo con dell’acqua… Altrimenti, così non cambieresti nulla!” le suggerisce Alyssa. Ruby coglie il suggerimento e subito si allontana per prendere una bottiglia d’acqua, mettersi alcune gocce sulla mano e tentare di pulirsi così. Terminata la sua attività, alza la testa e ci osserva.

“Così va bene?” domanda. Annuisco, ma mi chiedo come mai avesse avuto tutta quella fretta di togliersi quel segno dal suo naso. Voglio dire, è solo l’inchiostro di un pennarello, non è permanente…

“Dicevo, come mai stavi disegnando sui tuoi pantaloni?” la interrogo nuovamente mentre torna a sedersi accanto a me. Mi sporgo un po’ di più verso la ragazza per capire cosa stia disegnando: si tratta di linee e cerchi di vari colori su quei jeans chiari, completamente in linea con la sua personalità vivace. Fanno sicuramente la loro porca figura, oltre al fatto che sono davvero molto creativi!

“È una cosa tanto strana?”   piagnucola lei, come se fosse una cosa di cui vergognarsi, a giudicare dalla sua espressione un po’ timorosa.

“No, non è strana, anzi! È una bella idea per decorare i vestiti!” replico subito. Spero di non averla fatta sentire a disagio…

“Davvero?”. Il suo viso si rilassa.

“Ovvio! Mi piace molto il modo in cui li hai personalizzati!” le faccio capire, indicando la coscia in denim con quel motivo geometrico che lei ha realizzato. Lei mi guarda interdetta, per poi fare un timido sorriso, al quale rispondo allo stesso modo.

“Ti ringrazio…” sussurra. “Posso disegnare sopra i tuoi?”

Pone quest’ultima domanda con il suo solito tono vispo, alzando la mano che regge un pennarello di colore rosso. Ci rifletto su: è il caso di rovinare dei je- Ah, giusto, non sono nemmeno miei! Chi se ne frega?!

“Fai pure, sfoga tutta la tua arte su di me!” esclamo, allungando la gamba verso di lei e permettendole di scarabocchiarci sopra. Ora che ci penso… La sua perdita di controllo di qualche giorno fa… Forse Yusei ne potrebbe sapere qualcosa. Al tempo stesso, però, non vorrei turbare Ruby. So che quell’episodio è stato particolarmente strano e, con tutta probabilità, non ne vorrà nemmeno parlare troppo… Magari dovrei prima domandarle se è ok che ne discutiamo con il leader del Team 5D’s.

“Ruby…” le dico sottovoce, approfittando del fatto che gli altri stanno parlando tra di loro e quindi non prestano attenzione al discorso che sto facendo con lei. “Non so se hai voglia di discuterne, ma Yusei potrebbe sapere qualcosa in più riguardo quello che ti è accaduto oggi. Lo so, è stata una lunga giornata e forse non volevi toccare più questo argomento… Però-”

“Io vorrei sapere cosa è successo… Solo che… Ho paura…” mi interrompe.

“Di cosa dovresti avere paura?” le domando, poggiandole una mano sul polso.

“Di scoprire cosa è davvero successo, ecco…”

Si prende un po’ di tempo per continuare a spiegarmi il suo punto di vista, concentrata com’è nella sua opera sui miei pantaloni.

“Vedi, Jasper ha parlato di poteri psichici e di ‘Arcadia Movement’. Non so tu quanto ne sappia…”

Si, eccome se conosco la storia dell’Arcadia Movement. Fu uno scandalo, al tempo.

“Il solo fatto di poter essere una psichica mi mette addosso un bersaglio, se gli altri dovessero saperlo. Io non voglio vivere quello che altri ragazzi innocenti hanno vissuto solo perché diversi…” parla con la sua voce bassa che a tratti si incrina.

“Capisco quello che provi, Ruby…”

Non è la mia voce. Ci giriamo e ci ritroviamo Yusei, che trova posto a sedere accanto a noi a gambe incrociate. A quanto pare, non siamo stati abbastanza silenziosi…

“Perdonatemi se mi intrometto, ma ho sentito in parte il vostro discorso e non volevo starmene con le mani in mano.” si giustifica lui. “Ho vissuto una situazione simile, anche se in terza persona, poiché ad aver subito le prese in giro di quel movimento è stata una mia cara amica. Tutto questo solo perché ha manifestato in tenera età dei poteri, al tempo incontrollabili. A questo, si aggiunge anche il fatto che nessuno ha mai provato a comprenderla. Chiunque la incontrasse aveva paura di lei. Un atteggiamento ingiusto, non trovate?”

Sta parlando di Aki Izayoi, credo… In effetti, ricordo come mi abbia corretto quando mi sono riferito a lei come la “Strega della Rosa Nera”. Ruby, in ogni caso, alza lo sguardo prestando tutta la sua attenzione al racconto.

“È stato cruciale che avesse incontrato qualcuno che, anche se non avrebbe mai potuto capire il suo dolore, almeno ci avrebbe provato e non si sarebbe mai sognato di escluderla. Da allora, sta vivendo molto meglio e ha anche imparato a gestire il suo dono. Per questo, vorrei dirti di non temere nulla: guardati attorno. Hai tante persone che ti vogliono bene e che sarebbero capaci di supportarti in qualsiasi caso.”

Ruby, a quel punto, dà un rapido sguardo a tutti noi. Anche io osservo la scena: noi tre siamo più in disparte rispetto agli altri, che stanno tutti assistendo alla partita a carte di Lucy e Jasper, facendo ogni tanto dei commenti sulle loro mani. Yusei ha ragione: se siamo un gruppo unito ci sarà un motivo.

“Mi supporterebbero… In qualsiasi caso?” ripete la bionda, guardando fisso negli occhi di Yusei. Lui, di rimando, annuisce e le sorride. Anche io le mostro il mio appoggio.

Lei fa un respiro profondo. Anche dopo la chiacchierata appare irrequieta.

“Sull’Arcadia Movement, anche se ho un paio di dubbi, visti i tempi… Non è una cosa di cui, al momento, ti dovresti preoccupare. La loro associazione è stata sventrata, essendo Divine, il loro capo, scomparso. Comunque, non volevo interrompervi, quindi continuate pure quello che stavate facendo!” si allontana Yusei, rivolgendo un’ultima occhiata a Ruby. “Capito, Ruby?”

Lei annuisce poco convinta. Si, certo, adesso l’Arcadia Movement non dovrebbe più esistere… Come ha lasciato capire Yusei, però, non possiamo esserne certi al cento per cento. Proteggeremo Ruby, quello è sicuro.

Tornando a disegnare sui miei jeans, abbiamo catturato l’attenzione di Tom, che evidentemente si sarà rotto le scatole di assistere alla partita a carte tra i due corvini del gruppo.

“Che state facendo di interessante?”. Lui si avvicina, accovacciandosi e rischiando anche di perdere l’equilibrio, al punto tale da doversi appoggiare d’istinto a me. Con una mano sulla mia testa.

“Tom, ce la fai a non fallire la più piccola azione che compi?” ridacchio io, scostandomi poiché il suo peso sul mio collo grava.

“Assolutamente no!” esclama. Beh, almeno ne è consapevole…

Nota, in seguito, l’opera d’arte di Ruby. “Oddio, sono bellissimi! Posso averli anche io?”

“Ehi, mettiti in fila!” gli faccio notare, divertito. “Ci sono prima io!”

“Se vuoi ti disegno io qualcosa!”

Anche Crow si fa avanti, chiedendo un pennarello color nero alla nostra disegnatrice professionista.

“No, Crow!”. Tom mette le mani avanti e si alza di scatto, camminando lentamente all’indietro. “Tu mi disegnerai un pisello proprio lì!”

“Come hai fatto ad indovinare?”. Crow finge di essere sorpreso. A quanto pare è molto prevedibile, il ragazzo. Ruby, intanto, continua a colorare, incurante della situazione ilare che si sta creando.

“Crow, per favore, non farlo…”

Lui ride nervosamente, cercando di convincere il suo amico a non tracciargli un fallo sui jeans.

“Dai, credi davvero che io sia così immaturo?” continua il rosso, avvicinandosi al biondo minaccioso (con un pennarello, poi… Che ridere!).

“Si!” ribatte Tom, alzando la voce. Beh, Tom avrebbe potuto leggere la sua risposta nel suo sguardo da bambino (nonostante i venti anni… Si vede che ha passato tanto tempo con dei marmocchietti). Il capo fa uno scatto verso Tom, che per proteggersi corre dall’altra parte e si va a nascondere dietro Alyssa.

“Ti prego, proteggimi da questo pazzo!” le fa, porgendola a Crow come se fosse una vittima sacrificale.

“Che c’entro io?!” protesta la ragazza, cercando di scostarsi dalla presa di Tom sulle sue spalle.

“Prendi lei, non me!”

Tom la spinge verso il rosso, il quale, per non farla cadere la afferra giusto in tempo. Il biondo scappa, approfittando della distrazione di Crow.

“Sei uno stronzo! Pur di salvarti, dai i tuoi amici in pasto ai mostri!” commenta Alyssa. Immagino che il capo lo stia ringraziando mentalmente per quella mossa, eheh… Nel frattempo, Tom si è rifugiato in cucina.

“Tranquilla, per ora non sei tu la mia preda…” le sussurra, scostandola delicatamente e gettandosi a capofitto verso la cucina. Yusei raccomanda loro di non rompere nulla, anche se dal tono si capisce che anche lui trovi divertente la situazione. Si sentono, provenienti da quella stanza, i lamenti di Tom, che intima Crow di non disegnargli nulla di volgare. Poi, un attimo dopo, fugge di nuovo qui e cade a terra.

“Sei mio adesso!” esclama Crow, mettendosi a cavalcioni su di lui e compiendo finalmente il suo dipinto di arte contemporanea. Tom non oppone neppure resistenza, si limita a ridere a crepapelle con la mano sugli occhi. Fa bene, almeno non assiste a quella scena che, per quanto sia ordinaria amministrazione tra amici, potrebbe risultare molto equivoca.

“Dico io, perché devi per forza farlo?!” domanda lamentandosi il biondo, continuando a sbellicarsi.

“Stai fermo o verrà storto!” gli ordina Crow. Gli serve davvero tutta quella concentrazione per un simile disegno?

“Come il tuo!” ribatte Tom. Ovviamente, Crow non poteva starsene con le mani in mano di fronte ad una simile offesa. Lo guarda negli occhi con atteggiamento di sfida, con un sopracciglio sollevato e un mezzo sorriso.

“Ah sì?”

Si sposta più sopra, bloccandogli le braccia con le ginocchia e iniziando a tracciare qualcosa sulla sua fronte. Il biondo si dimena, palesemente pentito di quello che ha detto.

“Aiuto!”

La cosa più bella di tutto questo teatrino sono state le risate da parte di entrambi che non hanno smesso di risuonare in tutta la casa. Persino Jasper, assistendo alla scena, ha staccato gli occhi dalle carte (e giuro che l’ho visto trattenere un sorriso).

“Ho finito.” dichiara il rosso, alzandosi. “Non fotti con Hogan, bastardo!”

Tom si mette a sedere, tenendosi ancora la pancia per riprendere fiato. Sulla sua fronte c’è un pene che la attraversa tutta. La stessa cosa appare anche sui suoi jeans, anche se più piccolo. Ah, ma che discorsi del cazzo sto facendo nella mia testa?

“Ma quanti anni avete?” commenta Lucy, scuotendo la testa contrariata.

“Ti voglio bene, Tom!” ridacchia Crow, porgendogli la mano per rialzarsi. Lui la schiaffeggia, non accettando quell’aiuto.

“Fottiti, io ti odio!” ribatte il biondo, nascondendo anche lui un lieve sorriso.

“Non ce la posso fare…”. Alyssa si mette le mani in faccia. In tutto questo, Ruby non ha smesso di rappresentare quelle linee sul denim. Come se si fosse completamente estraniata dall’esterno. Mi chiedo se quello che è successo non abbia influito sul suo modo di fare così allegro e spensierato.

“Fatto! Come ti sembra?” mi domanda alla fine, cercando la mia approvazione con lo sguardo. Il jeans, adesso, in corrispondenza del polpaccio sinistro, ha una serie di piccoli doodle, ognuno dei quali con un colore diverso. I motivi che vedo disegnati più spesso sono fiori, funghi e nuvole, alternati da delle linee dritte e curve, tra cui anche spirali. Non è il mio stile, ma ammetto che ha fatto un ottimo lavoro.

“Molto bello, Ruby!” le dico, sinceramente colpito. Lei fa un piccolo sorriso e mi ringrazia.

 

Alyssa’s POV

Luci spente. È ora di dormire, almeno quel poco che ci possa permettere di non svenire in mezzo alla strada quando torneremo a casa. Chiudo gli occhi e in un tempo che non riesco nemmeno a determinare mi addormento. Non è stato semplice, d’altronde non sono abituata a dormire per terra. O meglio, è un’abitudine che ho perso da molto tempo.

La casa di Yusei è un posto sicuro… Eppure, ho la sensazione che ci sia qualcosa che non va. Troppo silenziosa. Si, lo so che adesso è normale, considerando l’ora… Eppure, io ricordo di essermi addormentata accompagnata dai respiri degli altri, gli sbadigli e il loro russare. Apro gli occhi solo per constatare quello che avevo effettivamente intuito: sono da sola.

Ok, bene, dove sono andati tutti? Mi alzo in piedi per perlustrare per bene il garage. Nel buio riesco comunque a distinguere le sagome degli oggetti grazie a un minimo di luce che entra dal soffitto, quella della luna. Solo oggetti, non sagome di persone. Davvero mi hanno lasciata da sola?

Non posso crederci. Quegli stronzi non potrebbero mai fare una cosa del genere… Persino Yusei! Lo so che lui è la persona meno inaffidabile di questo mondo, seppur ci conosciamo da pochissimo; tuttavia, era la persona che meno mi aspettavo facesse una cosa simile! Argh, al diavolo. Saranno usciti fuori a prendersi un po’ d’aria…

Varco l’uscita e mi guardo attorno. Non sono da nessuna parte, né seduti sul marciapiede, né appoggiati al muro… Non ci sono nemmeno le loro moto e la mia macchina.

“Ma che cazzo…” impreco a bassa voce.

“È una cosa che dovrei dire io, considerando quello che hai fatto.”

Mi si gela il sangue. Quella voce. Quella maledetta voce. Nonostante sia passato poco più di un anno, la ricordo ancora come se facesse ancora parte della mia vita. Inizio a tremare. Ti prego, fa’ che sia solo uno scherzo di cattivo gusto… Ho paura di girarmi; inizio ad allontanarmi a passi decisi.

“Scappi. Certo che scappi. Non sei in grado di affrontare i tuoi problemi, Alyssa.”

Mi paralizzo. Vorrei scappare, eppure le mie gambe hanno deciso di fossilizzarsi qui. Mi viene da vomitare, soprattutto nel momento in cui sento i suoi passi avvicinarsi a me. Un sussulto mi percorre tutta la schiena nell’esatto istante in cui poggia la sua mano sulla mia spalla.

“Volevi dimenticarmi… Che stupida. Lo sei sempre stata…” sussurra al mio orecchio. “È impossibile dimenticarmi, sappilo. Non uscirò mai più dai tuoi ricordi, verrai solo perseguitata per tutta la vita. Questo è quello che ti meriti.”

“Non… Me lo… Meritavo…” balbetto.

“Ricordami qual è il mio nome, Alyssa.”

Lui ignora totalmente il mio tentativo di farmi valere. Come ogni fottuta volta.

“Allora? Come cazzo mi chiamo?!” alza la voce. Il timore inizia ad invadere completamente il mio corpo e l’unica cosa che posso fare è acconsentire a quello che vuole.

“G… Grant…”

 

Angolo Autrice

Polpo di scena! Ho postato un capitolo in tempo! Nessuno credeva in me, tutti dicevano che io non ce l’avrei fatta, che a nessuno frega un cazzo di me e che mi parlano da die- Ok, basta, I’m just kidding!

Allora, solitamente io non do una spiegazione agli eventuali colpi di scena (e nemmeno oggi lo farò), però, siccome è passato davvero tanto tempo da quando il personaggio di Grant è stato nominato, vi dico chi è, senza spoiler: lo abbiamo ritrovato nel capitolo 35 come membro dei Jurrac, nominato da Bérin, la ragazza che era stata salvata dai nostri amici. Tuttavia, la sua prima apparizione è avvenuta nel capitolo 14, citato da Alyssa nel suo POV come persona che ha fatto parte del suo passato. In che senso? Keep reading e lo scoprirete, intanto siete liberi di fare supposizioni ^^

Per il resto, la canzone del giorno è “Thank God I’m Not You” degli Himalayas. Mi è piaciuto ascoltarla mentre scrivevo la scena tra Tom e Crow con il Q.I. di due bambini di sei anni ^^

Ci vediamo prossimamente, adios! ^^

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Capitolo 43
*** Fed Up//Tentativo di manipolazione ***


Alyssa’s POV

Non posso credere che lui sia qui. Per quanto io sapessi che, prima o poi, lo avrei incontrato di nuovo, il pensiero che sia letteralmente con il fiato sul mio collo mi spaventa tantissimo. Vorrei che i miei compagni fossero qui, così che possano salvarmi. Da sola, non ci riuscirei. Ho avuto solo una piccola botta di coraggio quando chiamai la polizia per farlo arrestare… Da allora, tuttavia, il senso di colpa e il timore mi assalgono. Senso di colpa di cosa, poi? Chissà a quali conseguenze sarei andata incontro se non avessi effettuato quella chiamata.

Sono ancora ferma in questo punto, incapace di muovermi e, a tratti, anche di respirare.

“Passa il tempo e tu non mi hai dimenticato.” sussurra. Un velo di rabbia è percepibile dalla sua voce. Sento le lacrime iniziare ad inondarmi gli occhi, in ricordo di tutte le volte in cui si è incazzato con me per la minima stupidaggine.

“Come farei?”. La faccia tosta, in un certo senso, mi permette di affrontarlo, seppur stia procedendo con cautela. Perché dovrei aver paura di lui? Non dovrebbe più far parte della mia vita, è un semplice ricordo di un periodo oscuro della mia vita. Se è un ricordo… Perché sento ancora le stesse sensazioni di pericolo che provavo al tempo?

Mi sento tirata per i capelli all’indietro. Caccio un urlo mentre il mio corpo incontra l’asfalto duro e freddo. A quel punto, riesco a vederlo in faccia. Il suo viso è nascosto dalle ombre, ma ne riconosco i lineamenti e quell’espressione perfettamente normale che celava tanta rabbia, pronta ad essere scagliata su di me come se fossi la preda di un cacciatore.

“Non sono facilmente dimenticabile, tesoro.” obietta, accovacciandosi per guardarmi meglio. Le sue braccia sono appoggiate alle sue ginocchia. Sembra che stia guardando un insetto morente. Mi sento così adesso, incapace di muovermi. Di scappare.

“Questo è il tuo destino. Quello di avere perennemente un parassita nella tua mente che la abita senza pagarne l’affitto. Quello che ti meriti per tutto quello che è successo.”

Non ho avuto scelta, vorrei dirgli. O mi liberavo di lui oppure sarei arrivata a compiere gesti efferati, pur di privarmi del dolore.

“Cosa vuoi da me?” gli domando, con la voce ormai rotta dalla paura.

“Voglio che questo sia un monito, Alyssa. Che la gabbia di certezze che stai costruendo crolli. Pensi che andrà tutto bene, che adesso che hai cambiato vita non debba più confrontarti con il tuo passato… Invece, il passato è molto più vicino di quello che credi.”

Il passato? Quello fa parte di un’altra vita, una vita in cui non mi identifico più. Non deve più avere effetto sul mio presente e futuro, vero? Vero?!

“Che cosa vuoi farmi?” domando impaurita, mentre le sue mani si avvicinano al mio corpo. Mi sento presa per le spalle e cerco di divincolarmi da quella presa, anche pregandolo di lasciarmi andare. Ho paura, chiudo di occhi come se fossi una bambina.

“Alyssa!”

Questa… Questa non era la voce di Grant. La gomitata che ho dato a Grant sulla guancia sembrava troppo… Reale? Apro gli occhi per trovarmi, allungato su di me, Tom.

“Ahia, cazzo…” impreca il mio amico.

“S-scusa, non l’ho fatto apposta!”

Realizzo, successivamente, che stavo vivendo un sogno. Un sogno che mi ha particolarmente turbato, considerando che ho ancora il fiatone. Realizzo, ancora, che mi trovo in casa di Yusei, che tutti i miei compagni sono con me e che sono tutti svegli e alcuni di loro sono impegnati a prepararsi di fretta e furia. Accanto a me c’è Jasper, il quale è in procinto di alzarsi in piedi senza dire nulla. La luce che entra nella stanza è fioca, ma mi permette di distinguere le azioni di tutti.

“Senti, non fa nulla.” Tom parla stranamente a bassa voce, considerando che sono tutti in piedi (più o meno…). “Dobbiamo andarcene.”

“Perché? Cosa è successo?”

Capisco che la motivazione di tutto questo deve essere seria, per questo imito il mio amico nel suo tono di voce.

“I Jurrac sanno che siamo qui.” dichiara Crow, infilandosi gli stivali. Cosa cazzo…

“Come hanno fatto?” mi alzo, ignorando il sogno avuto prima.

“Lucy… Era sveglia e ha riconosciuto uno dei ragazzi che ci fece quell’agguato di cui vi abbiamo parlato.” risponde il capo, infilandosi la giacca. “L’ha visto spiarci da quella finestra.”

Crow indica con lo sguardo quel quadrato piccolo ma significativo di vetro trasparente.

“Quando si è accorto di me, è subito fuggito via. Non c’è dubbio, era un Jurrac. Uno di quegli stronzi.” aggiunge Lucy, legandosi fugacemente i capelli. Nemmeno io perdo tempo: mi infilo le scarpe, il berretto e la giacca di pelle. Ho dormito con tutto il resto degli indumenti addosso, per questo non è stato difficile essere pronta all’istante.

Yusei si sta preparando con la sua moto, così come Jasper e Tom. Crow si sta infilando i guanti, mentre Ruby si sta guardando intorno confusa. Certo, non ha altro da fare, essendo già pronta a partire, così come Allen, che fa un debole sbadiglio. Lucy mi si avvicina.

“Iniziamo ad avviarci verso la macchina… Dobbiamo allontanarci da qui.” mi dice la ragazza, facendo un cenno anche a Ruby e ad Allen. “Dobbiamo stare molto attenti.”

Seguiti da tutti, chi con la propria moto, ci ritroviamo all’esterno. L’umidità si percepisce sulla punta del mio naso e l’aria fredda sferza le mie guance, quasi come delle lame. Non pensavo potesse esserci questa temperatura così rigida.

I miei occhi bazzicano da una parte all’altra, alla ricerca di qualcosa di sospetto. Assolutamente nulla, sembra che la strada sia popolata solo da noi.

“C’è qualcuno lì.”

La dichiarazione di Allen cattura la mia attenzione, facendomi girare nella direzione in cui ha presumibilmente visto qualcuno. In un vicolo, proprio al centro di esso, c’è effettivamente un ragazzo. All’istante, incrocio il suo sguardo: capelli scuri rasati, occhi neri che sembrano due fessure penetranti e un accenno di barba. Ci metto un paio di secondi a riconoscerlo, anche se la luce sfavillante del lampione rotto sopra di lui, oltre a creare un’atmosfera spettrale, mi rende difficile la vista.

“È Grant.”

Così come faccio il suo nome, lui solleva le sopracciglia, come se fosse sorpreso di vedermi lì con i miei compagni. Mi sento morire dentro, volevo solo che quell’incubo non diventasse realtà. Cazzo. Cazzo. Cazzo!

“Ehi, tu!” lo chiama Crow. Grant tira fuori una pistola e la punta verso di me, sparando un colpo. Mi sento gettata a terra da qualcuno. Ho evitato il colpo per un soffio, anche se la botta sul braccio l’ho sentita eccome. Che male, cazzo… Anche la gamba è tornata a bruciarmi. Quel bastardo… Sarebbe disposto anche a spararmi. Ad uccidermi. Il panico mi assale.

“Stronzo, che cosa cazzo fai?”

Crow fa per avvicinarsi a lui ma lo vedo arrestarsi quando punta l’arma anche contro di lui.

“Crow, spostati!” lo avviso terrorizzata, anche se Jasper è arrivato prima sparando un altro proiettile nella sua direzione con il fucile. Un colpo a vuoto, considerando che Grant non sembra minimamente scalfito da quel gesto, anzi, a sangue freddo rivolge la sua pistola verso l’altro mio compagno.

Accanto a me, in procinto di rialzarsi, c’è Lucy. È stata lei a salvarmi… Io resto a terra, incapace di muovermi ulteriormente. L’unica cosa che faccio è sollevarmi con le braccia, anche se mi tremano tantissimo.

“Grant, giusto?” domanda Jasper. “A quanto pare, tra di noi hai fama.”

“Posso immaginare chi vi abbia parlato di me…”

Nel pronunciare quelle parole, i suoi occhi si posano su di me, gelandomi. Vorrei poter vedere quello che fanno gli altri, ma la mia attenzione è tutta su di lui e su quello che potrebbe fare. Spero che non faccia del male ai miei compagni come ne ha fatto a me nel corso del tempo…

“Cosa volete da noi?” chiede il corvino.

“Non prendetemi per il culo, lo sapete meglio di me.” Grant è beffardo ed è testimoniato anche dal mezzo sorriso che si alza. Un sorriso di sfida.

“Veramente, non vedo il motivo per cui tu dovresti venirci contro.” mente Crow. “Sappiamo chi sei e che fai parte dei Jurrac; tuttavia, non capisco cosa possa averti condotto proprio in questa zona del Satellite, dove, guarda caso, ci troviamo proprio noi.”

“Ti correggo… ‘averci condotto da voi’.”

Significa solo una cosa: non è da solo. La paura che qualcuno dei suoi compagni possa essere vicino a me, pronto a farmi del male o a infierire sugli altri, mi desta da quello stato di ipnosi ed inizio a guardarmi attorno, alzandomi anche di tutta fretta. Giro anche su me stessa, alla ricerca di chiunque possa essere nei paraggi, ma niente. Non vedo nessun altro che non sia Grant… Anche Ruby si guarda attorno e dalla sua fugace espressione del volto comprendo che concorda con me. Grant continua a parlare.

“Mi è stato riferito che nella cisterna è stato trovato un solo cadavere, appartenente ad un Naturia. La ragazza che era con loro non era lì dentro. Inoltre, sono scomparsi due dei nostri. Mi chiedevo se voi ne abbiate una minima idea.”

Cosa dovremmo fare? Mentirgli? Se è arrivato fin qui, vuol dire che un’idea che noi possiamo centrare in questi eventi ce l’abbia eccome.

“Non sappiamo di cosa tu stia parlando.” ribatte Jasper, tranquillo. “E adesso smamma, prima che ti faccia male, visto che mi stai rompendo il cazzo.”

“Davvero non ne sapete nulla? Nemmeno la vostra amica Alyssa?”

Quando pronuncia il mio nome, la paura sale. Gli altri mi guardano.

“Perché lei dovrebbe sapere qualcosa?” chiede Jasper.

“Perché potrebbe avermi detto che centrate anche voi.”

Mi sento le occhiate di tutti addosso.

“Non è assolutamente vero.” dico con tranquillità. “Non so nulla di quello che è successo alla cisterna, perché avrei dovuto mettere in mezzo i miei amici?”

In effetti, mi rendo conto, a malincuore, che le tattiche manipolatorie di Grant hanno un fondo su cui basarsi: noi, assieme ai Mist Valley e gli XX-Saber, sappiamo cosa è successo. Il fatto che io e lui ci conosciamo non mi aiuta di certo… Dannato stronzo… Vuole far credere ai miei amici che sono stata io a dire ai Jurrac dove siamo.

“Magari perché vuoi tradirli, no?”

Sorride… Perché cazzo sorridi?

“Non avrei mai potuto fare una cosa del genere, ragazzi…”

La mia voce inizia a tremare per l’ansia. Odio quel bastardo, non volevo più vederlo nella mia vita. Da quando ci siamo allontanati non ha fatto altro che perseguitarmi nei ricordi. Adesso è anche qui a farmi passare le pene dell’inferno… Il mio stato d’animo si riflette sui miei movimenti e sulle mie parole.

“Ti odio, cazzo! Ti odio! Sei una merda di persona!” gli urlo contro. Il mio sbraitare coglie di sorpresa Ruby, che sussulta dallo spavento.

“Quando agli animali selvatici non serve più fuggire, iniziano ad attaccare…” commenta beffardo, incurante delle offese che gli ho rivolto.

 

Crow’s POV

Conosco Grant da neanche cinque minuti e già mi ha rotto il cazzo, anche se… Cosa vogliono dire le sue parole? E perché lui e Alyssa si conoscono?

“Ragazzi, posso spiegarvi che rapporto ho con lui… O meglio, avevo… Non avrei voluto farlo adesso, avrei voluto attendere…”

“Si, Alyssa, spiegacelo.” Sussurra freddo Jasper. Io… No, non voglio credere che Alyssa ci abbia traditi. Oltretutto, è la prima volta che la vedo così spaventata. Come se temesse quel ragazzo più di ogni altra cosa… Il che è strano. Non si è mai fatta il problema di chi avesse davanti a sé, ha sempre avuto un cuor di leone e non si è mai preoccupata delle conseguenze delle sue provocazioni. Ora… Mi sembra tutt’altra persona…

“Ragazzi, un attimo. Alyssa è sempre stata con noi, quando potrebbe aver avuto contatti con i Jurrac?”

Allen cerca di essere ragionevole. A dargli ragione c’è Ruby. Tom guarda Alyssa, poi punta lo sguardo su di me. L’espressione del suo viso dice tutto: no, è impossibile che lei si sia resa capace di una simile azione.

“Alyssa… Lo so che non sei stata tu…” cerco di avvicinarmi a lei, che guarda un punto fisso sull’asfalto, incapace di spiccicare parole. Non riesce a difendersi. È la prima volta in assoluto che la vedo in questo stato. “Noi ti crediamo. Sii sincera e dicci come stanno le cose.”

Lei rimane in silenzio, tremante.

“Alyssa, se dicessi a tutti il motivo per cui conosci questo pezzo di merda, noi avremmo una ragione in più per fargli il culo. Devi affrontare le tue paure, altrimenti queste ti mangeranno viva!” le urla contro Jasper. Così… Lui sa qualcosa?

“Jasper, di che parli?” gli domando.

“Vedi, Grant è una persona che ho arrestato io. La persona a chiamarci è stata Alyssa, l’anno scorso, prima che si instaurasse la dittatura. La ragione fu-”

“Jasper, fermati qui. Basta questo.”

Alyssa interrompe il corvino. La sua testa, però, si è alzata dalla sorpresa quando ha sentito che l’artefice di quell’arresto era proprio lui.  

“Così tu, Jurrac di merda, hai provato a metterci contro perché volevi vendicarti di una scorrettezza che Alyssa avrebbe commesso?” domanda Lucy.

“Non si è trattata di una scorrettezza che Alyssa ha commesso.” le spiega Jasper, continuando a tenere la pistola puntata su Grant, che rimane a guardare la scena in silenzio. “Considerate le azioni di Grant, Alyssa ha fatto più che bene.”

“Non ci sto capendo più nulla…” sussurra Allen. Neanche io, amico…

“Potremmo rimandare le spiegazioni a dopo? Sta arrivando qualcun altro…” ci ferma Ruby, portando la nostra attenzione su un gruppo di tre persone che affianca Grant.

“Ce ne avete messo di tempo per raggiungermi…” dice loro quest’ultimo. Tutti insieme avanzano finché non sono ben visibili alla luce artificiale. I tre compagni di Grant hanno delle caratteristiche che li rendono particolarmente distinguibili: il primo è alto, con i capelli così chiari da sembrare bianchi, la pelle chiara, gli occhi castani e il corpo allenato, visibile attraverso dei vestiti aderenti; il secondo è poco più basso, presenta dei capelli neri con ciocche rosse, occhi verdi e un incarnato color cioccolato; il terzo ha gli occhi di un celeste brillante, la chioma nera, lunga e legata in una coda di cavallo, e la pelle rosea, tumefatta da numerosi lividi sparsi sul suo corpo, viso compreso.

“Quello è…” sussurra Lucy, sorpresa.

“Si, è Mihael.” annuisce Ruby, indicando il terzo uomo. Mihael… Ah, sì, era quello che con Jude si trovava alla cisterna… Quindi non è morto in seguito al crollo. Un momento… Grant non aveva detto che due Jurrac erano scomparsi? Allora ha mentito! Significa… Che anche Jude sarà sopravvissuto?

“Ciao, carina. Non è passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati, vero?” la saluta con un mezzo sorriso diabolico.

“Sei riuscito a sopravvivere?” gli domanda la bionda. Noto una punta di sollievo in quella domanda: lo so che si sarebbe sentita parecchio in colpa se avesse ucciso qualcuno, anche se contro la sua volontà.

“Affermativo.” le dice freddamente. “Vedi, qui al Satellite non sei l’unica ad avere determinati poteri…”

Un momento… Non ditemi che anche lui è uno psichico… Accidenti, come si fa ad avere la meglio su un umano che, oltre alla forza fisica, ha qualcosa in più come dei poteri? Anche Ruby li ha, ma è alle primissime armi…

“Per questo sono riuscito a sopravvivere. Sono riuscito a crearmi una sorta di scudo con i miei trucchetti magici e sono riuscito ad uscire illeso da quel crollo. Anche se…”

Mihael solleva il braccio, rivelando una fasciatura stretta e doppia sul polso.

“Non posso dire di essere stato completamente graziato, visto che sono un po’ malconcio e mi hai spezzato un osso.” continua, indispettito.

“Se lui prova dolore fisico potrebbe essere un’arma a doppio taglio per noi…” mi dice Yusei. “Il dolore potrebbe farlo impazzire e diventare incontrollabile, oppure potrebbe inibirlo e impedirgli di attaccarci.”

Staremo a vedere, intanto sono contento di aver portato con me il deck e il Dueling Disk. Se lo dessi a Ruby, lei potrebbe essere in grado di evocare i mostri proprio come fa Aki.

“Quindi… Voi avete saputo di quello che è successo alla cisterna tramite Mihael?” chiede Tom. “Perché, allora, avete accusato una nostra compagna senza alcun motivo?”

“Prenditela con Grant, non con noi.” sostiene il ragazzo dai capelli bianchi. “A proposito, ci presentiamo: io sono Elias, questo accanto a me è Jaeger. Mihael e Grant… Non credo che ci sia bisogno di ulteriori presentazioni.”

“A Grant piace mettere zizzania, non fateci caso. Non abbiamo bisogno di certi mezzucci…” ci rassicura Jaeger, dando un’occhiataccia al suo compagno. Zizzania, eh? A me è sembrata una vera e propria manipolazione, anche se ammetto che il fatto che lui e Alyssa si conoscano mi disturba un po’. Come avrà fatto lei ad essergli amica? O qualcosa in più… Si saranno conosciuti nel periodo in cui Alyssa gareggiava con le auto? Non saprei…

“In realtà, siamo riusciti a rintracciarvi perché Mihael, come avrete capito, ci ha detto tutto. Dopodiché, non abbiamo fatto altro che osservarvi per l’intera giornata. Voi non vi siete minimamente accorti di noi.”

Come diavolo avranno fatto?! Siamo stati sempre cauti su tutto quello che ci accadeva intorno, è impossibile che siano riusciti a pedinarci senza che noi lo notassimo…

“Un momento, non siete tutti qui. Jude?” nota Lucy, guardandosi intorno.

“Jude… Beh, lui è la motivazione per cui siamo qui.” sussurra Grant, che si avvicina pericolosamente a noi. “Perché lo avete ucciso.”

Punta lo sguardo su tutti, soffermandosi su Alyssa. Poi guarda attentamente Ruby.

“Anzi…” dice, mentre afferra la bionda per il colletto e la solleva. “Tu… Tu, piccola insolente, lo hai ucciso!”

“Ruby, no!”

Alyssa si getta su Grant, afferrandolo per il collo. Con una gomitata ben assestata nello stomaco, però, non ci mette nulla a disfarsi di lei.

“Alyssa!” esclamiamo all’unisono io e Tom, andando verso di lei per assicurarci che stia bene. Non doveva assolutamente permettersi di colpirla…

Mi giro per vedere Jasper puntare la sua arma sulla testa di Grant, minacciandolo di premere il grilletto. Tuttavia, quello che vedo dopo ha dell’incredibile. Un rettile con la testa blu e il corpo rosso, con la cresta fiammeggiante, compare all’improvviso e il suo ruggito feroce fa accapponare la pelle. Mi rendo subito conto di quello che è successo.

“Quella… Quella è una carta mostro…”

 

Angolo autrice

*spunta colpevole* Ciao ragazzi ^^’

Si, lo so, avevo detto che sarei tornata e invece ce ne ho messo di tempo per aggiornare la storia ^^

Non me ne vogliate, sono stata impegnata tra esami e organizzazione di un viaggio in Francia (che effettuerò a fine mese, pertanto potrebbero esserci ulteriori ritardi ^^’), in più mi mancava l’ispirazione necessaria a continuare. Prima di partire cercherò di macinare un po’ e spero che questo mi possa aiutare anche durante il viaggio (con tutta probabilità mi porterò il computer dietro ^^).

Intanto, la canzone del giorno è “Fed Up” di Ghostemane! Ascoltatela che è molto bella (ultimamente mi sto fissando con questo genere musicale più il Phonk o.O)!

Ci sentiamo presto (si spera ^^’)! Ciau!

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