Broken_Alec Lightwood_

di Always_wa_71
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nota dell'autore ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Nota dell'autore ***


Benvenuto, benvenuto!
Se sei qui ora, vuol dire che la mia storia ti ha in un qualche modo incuriosito...
Beh, sono contenta!
Questa storia è nata nella mia testa già un po' di tempo fa. ma non mi sono mai ddecisa a pubblicarla, troppa paura che sarebbe stato un fiasco.
Alla fine mi sono convinta, ed eccoci qui!

Questa è la storia di Alexia Jules, una semplice ragazza che da un momento all'altro si troverà la vita sconvolta; tre ragazzi, tre shadowhunters, piomberanno nella sua vita, sconvolgendola e negando tutte le sue certezze...ma sarà davvero un male per Alexia?

Beh, Alexia è una ragazza particolare, come scoprirete andando avanti, ed io spero di riuscire ad affrontare nel modo giusto i vari temi che verranno fuori.
Inoltre, come avrete notato, questa è una fanfic con, come interesse amoroso della protagonista, Alec Lightwood. In questa storia ho deciso che Alec è eterosessuale, ma questo non vuol assolutamente dire che abbia qualcosa contro gli omosessuali, anzi. Nella serie tv io adoro i Malec, letteralmente, ma per la mia idea di storia ho bisogno che ad Alec piacciano le donne, quindi ecco il perchè della mia scelta. Spero davvero che nessuno si senta offeso, perchè non è assolutamente mia intenzione.

Grazie per la pazienza, ma sentivo che era un discorso da affrontare.
Vostra, 
J.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Vi è mai capitato di essere sicuri della vostra vita, sicuri che sarebbe rimasto tutto uguale fino alla fine, e poi invece qualcuno arriva e spazza via tutte le tue sicurezze?

 

Sono Alexia Jules, e sono una shadowhunter.

La mia vecchia vita mi è stata tolta da sotto il naso per colpa di qualche demone di troppo e di qualche shadowhunter un po' invadente.

Ma alla fine è stato meglio così: ho trovato una famiglia, l’amore e cosa più importante, uno scopo.

Sono una shadowhunter e non lo cambierei per niente al mondo.

Però ora siamo in guerra. Lui è tornato e non si fermerà finché non otterrà quello che vuole. E sta a noi fermarlo. Insieme a qualche nuova recluta che sta distruggendo tutto quello che ho creato, tutto ciò per cui ho lottato a lungo. E non lo posso permettere, non dopo tutto quello che ho passato.

Sono Alexia Jules, e sono pronta a lottare per chi amo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


4 anni prima…

 

È incredibile come New York sia sempre così caotica. C’è sempre una confusione infernale, un viavai di gente continuo; tutti occupati a fare qualcosa, a cercare qualcuno. 

E poi ci sono io, una ragazzina di 15 anni che cammina indisturbata con le cuffie nelle orecchie e la musica a palla.

Sì, ho solo 15 anni e giro sola per strada tutti i giorni fino a tardi. Perché? Semplice, sto scappando dalla mia vita. O almeno, finché non è davvero tardi e devo tornare a “casa”.

Per chi non lo sapesse, vivo in un orfanotrofio, praticamente da sempre. Non ho mai conosciuto i miei genitori, non ho fratelli, zii, cugini, nessuno. Sono solo io, Alexia.

Una ragazzina minuta e magrolina, con lunghi capelli castani sempre raccolti in delle trecce, occhi verdi e spenti. Sì, avete letto bene, spenti; e non perché sono di un verde smorto, ma perché sono perennemente stanca e debole, e questo si vede dai miei occhi.

La mia vita all'orfanotrofio è semplicemente orribile: i proprietari ce l’hanno a morte con me e le altre ragazze trovano ogni scusa possibile per farmi finire nei guai; perciò una volta sveglia e fatta colazione esco per ritornare la sera quando tutti dormono, e a nessuno potrebbe fregargliene di più. 

Sono ormai 7 anni che la mia routine è sempre la stessa, e 5 anni che sono sempre più debole, perché se prima ero una bambina che suscitava tenerezza ai passanti che mi compravano del cibo, ora sono una ragazzina strana e dalla quale tutti tengono le distanze. A me va bene così, sopravvivrò finché ne avrò la forza, quando sarò troppo stanca lo accetterò, e magari riuscirò finalmente a conoscere i miei genitori.

Di loro, e di qualunque vita avessi prima di finire in orfanotrofio, mi sono rimaste solo alcune cose: una collana con delle ali da angelo spiegate e una specie di fermacarte con incisi sopra dei simboli strani. Li ho trovati mentre da piccola mi nascondevo nella soffitta, ed insieme ad un mp3 trovato già pieno di musica sono la cosa più preziosa che ho; li porto sempre con me, in una borsetta che nascondo sotto una felpa di parecchie taglie più grossa. 

Sono l’unica cosa che mi fa sentire parte di qualcosa, che mi assicura che esisto anch'io.

 

Comunque, dopo questa introduzione alla mia vita, mi sembra giusto avvertirvi che sta per cambiare tutto.

Oggi, 17 maggio 2012, è un giorno perfettamente normale e abitudinario. La mia giornata è andata esattamente come tutte quelle prima, ma la mia serata...questa è un’altra storia.


Sto camminando da ore per New York, è tardi e comincio a sentirmi debole, forse dovrei tornare e dormire un po'; ma in quel momento, le vedo. 

Due ombre nere che corrono dentro un vicolo come se stessero inseguendo qualcuno. Mi guardo un po' intorno ma nessuno li ha visti, strano…

So che me ne pentirò, ma la curiosità prende il sopravvento, li raggiungo e mi nascondo dietro dei bidoni per non farmi vedere. Ora che sono fermi riesco a distinguerli: sono due ragazzi, alti e vestiti tutti di nero, uno biondo e uno dai capelli corvini. Si stanno avvicinando ad altri due ragazzi e alzano le loro armi come per attacc-

No, aspetta. Armi? Attaccarli? Oddio li vogliono uccidere! Alexia devi fare qualcosa, pensa pensa!

In quel momento il biondo si tuffa in avanti ed affonda la sua spada nello stomaco di uno dei ragazzi, ed io capisco che fanno sul serio, che sono degli assassini e che io non dovrei assolutamente essere qui.

Mi alzo per correre via, ma faccio cadere tutto. I ragazzi si girano a guardarmi ed io, boccheggiando, faccio l’unica cosa che mi viene in mente. Corro.

Esco dal vicolo il più in fretta possibile e cambio strada più volte per depistare chiunque abbia l’idea di seguirmi. Alla fine, con il fiato corto e le gambe doloranti, entro in una stradina per riprendermi, ma non ne ho il tempo che vedo il ragazzo di prima, quello che era minacciato, avvicinarsi a me con un’aria minacciosa e affamata.

Aspetta che? Affamata?

Si avvicina sempre di più, ed io non posso far altro che indietreggiare, ma data la mia fantastica fortuna inciampo e finisco per terra, mentre quella cosa con i tentacoli che prima era il ragazzo si china su di me…

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccoci qui ragazzi! Al primo vero e proprio capitolo di questa storia.

La storia comincia 4 anni prima dell'arrivo di Clary (2016), quindi le età sono un po' diverse, anche perché qualcuna l'ho cambiata per adattarla alla storia

Alexia: 15 anni / Alec: 18 / Jace: 18 anni / Isabelle: 16 anni
 

Spero sia piaciuto e che non sia stato una noia mortale. Fatemi sapere!

Vi rimando al prossimo capitolo, in cui vedremo finalmente qualche Nephilim di nostra conoscenza ;)

J.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


E poi, nel giro di un secondo, si sta dissolvendo. Il tempo di battere le ciglia e davanti a me non c’è più quella cosa con i tentacoli ma una freccia, e un po’ più lontani vedo i due ragazzi di prima. E mi stanno osservando.

Sposto gli occhi tra loro e la freccia un paio di volte, ancora terrorizzata e con il cuore che batte a mille, per poi finalmente realizzare cosa è successo. Hanno ucciso un’altra persona, ed io… io sono la prossima.

Guardo i due ragazzi spaventata e con il terrore negli occhi quando cominciano ad avvicinarsi a me, la presa sulle armi ancora ben salda. Indietreggio il più possibile, voglio andarmene da lì, in che cavolo di guaio mi sono cacciata, accidenti!

E poi mi fermo. Sono al capolinea. Dietro di me c’è il muro, ed io sono in trappola, non ho via di uscita. Cazzo.

Il biondo e il corvino si avvicinano sempre di più, ed io mi rendo sempre più piccola portando le ginocchia al petto e nascondendo il volto con il cappuccio della mia felpa, aspettando impotente il loro attacco.

 

Che non arriva. Io continuo però a rimanere nella stessa posizione, tremante, aspettando una loro mossa. Ma non sento rumori né altro, solo i loro sguardi che perforano il mio capo, come a valutare che cosa fare con me. Finalmente decidono, e percepisco uno dei due che si abbassa alla mia altezza e si rivolge a me.

“Ehi, tutto bene?”

Piano decido di alzare la testa e guardarli, non sembra che mi vogliano attaccare nell'immediato. Li osservo attentamente: chinato davanti a me c’è il corvino, occhi azzurri allo stesso tempo preoccupati e all'erta; dietro di lui c’è il biondo, un’espressione arrogante sul volto e le braccia incrociate sul petto. Due ragazzi che avranno qualche anno più di me, pieni di tatuaggi e con le armi sempre a portata di mano.

Devo osservarli da un po’ di tempo, perché il biondo sembra spazientirsi

“Ehi! Non abbiamo tutto il giorno, stai bene o no?”

mi riscuoto e tutto sembra ripiombarmi addosso.

Sono due bei ragazzi, ma sono assassini.

Scuoto la testa e con voce tremante rispondo
“Bene? Non sto affatto bene! Un ragazzo mi stava per attaccare e voi...voi l’avete ucciso! Ne avete uccisi due in realtà! Ed io, io sono la prossima...”

A questa mia affermazione i due si guardano e con mio sommo stupore, si mettono a ridere.

A ridere? Si sono davvero messi a ridere in questa situazione? Stanno male, non c’è altra soluzione.

“Primo, non vogliamo ucciderti. Secondo, non abbiamo ucciso due ragazzi, ma due demoni.”

Confermo, stanno davvero male. Demoni?

“Scusa che? Demoni?”

“Certo che sì, cosa pensavi che fossero?”

“Ehm...ragazzi?”

“Sì, certo, e a tutti i ragazzi che conosci spuntano tentacoli dalla faccia?”

 

I tentacoli. È vero, aveva i tentacoli.

“Bene, ora che abbiamo appurato che erano demoni e che a quanto pare stai più che bene, visto che ci hai urlato contro, direi che la nostra presenza qui non è più richiesta, Alec.”

“Jace, non credo sia il caso, è sconvolta e non possiamo lasciarla così. Per di più ha la Vista, potrebbe trovarsi di nuovo in pericolo.”

 

Alec e Jace. Almeno ora so i loro nomi.

 

“Beh allora che facciamo? Non possiamo portare una mondana all’Istituto. Lo sai, Alec.”

“Controlleremo solo che sia al sicuro, e poi torniamo a casa. Ce la fai ad alzarti?”

Alec ora mi sta guardando, e al mio silenzio si sporge in avanti per afferrare la mia mano. Subito mi irrigidisco e libero la mia mano dalla sua presa, non notando la confusione nel suo sguardo.

“Ce la faccio da sola.”

E proprio in quel momento, alzandomi, mi accorgo di una cosa fondamentale. Non ho più la mia borsa.

“Cazzo, cazzo, cazzo. Dov’è?”

No no no, non può succedere. Quella borsa è tutto quello che ho, dentro ci sono le uniche cose che posseggo. Ne ho bisogno.

“Scusa, ma che stai cercando?”

“La mia borsa. Deve essermi caduta quando quel coso con i tentacoli…”

“Il demone.”

“...mi ha fatto cadere. La devo trovare. È nera, con dei simboli sopra.”

Fortunatamente senza molte domande i due si mettono ad aiutarmi, e il biondino, no, Jace, dopo qualche secondo mi urla “È questa?”

Oddio, sì. L’ha trovata. Grazie a Dio.

“Sì. Dammela, grazie”

nel momento però in cui la raccoglie per passarmela qualcosa scivola fuori e cade per terra. Jace la raccoglie, strabuzza gli occhi e guarda Alec, il quale gli si avvicina e rimane a bocca aperta dallo shock.

“Ehi! Ridammi tutto!”

ma sembro non esistere, i due continuano a scambiarsi sguardi stuputi e cominciano a borbottare tra loro

“Alec, non è possibile.”
“Lo so, Jace.”
“Non può averne uno, è una mondana”
“Non ne siamo poi così sicuri, non sappiamo neanche il suo nome.”
“Lo sapremmo se fosse una di noi.”

Una di noi? Ma di che stanno parlando? Almeno lo sanno che li sento benissimo?

“Ehi! Guardate che vi sento! Di che diavolo state parlando? E ridammi le mie cose!”

D’un tratto si ricordano della mia presenza, si girano cautamente e avvicinandosi mi porgono la mia borsa, tenendosi però quello che ora riconosco come il mio fermacarte.

“Cos’è questo?” “Il mio fermacarte.”

“Questo non è un fermacarte, è uno stilo. Come fai ad averlo?”

“Ma cosa state dicendo? È un fermacarte, e ce l’ho da sempre, è mio. Ora ridammelo.”

questo biondino mi comincia a stare veramente antipatico. È così difficile ascoltarmi e rendermi le mie cose?

“Ascoltami, so che sembra strano, ma ha ragione lui, questo è uno stilo. Ed essendo una mondana tu non dovresti averlo.”

ecco che ora ci si mette anche quell'altro, Alec.

“Vi ho detto che l’ho sempre avuto, era dei miei genitori.”

“Come si chiamano i tuoi genitori? Dove sono?”

Mi irrigidisco di nuovo, guardando in basso e cominciando a torturare le maniche della felpa, perché devono fare queste domande? Perché?

“Io-io non lo so. Non li ho mai conosciuti.”

“Oh, mi dispiace. Posso...posso chiederti come ti chiami?”

“Sono Alexia Jules.”

e di nuovo, rimangono a bocca aperta e si scambiano occhiate allibite.

“Cosa c’è?”

“Alexia, tu sei una di noi. Una shadowhunter.”

“Una che?”

“Una cacciatrice. Noi shadowhunters proteggiamo i mondani, gli esseri umani. Siamo metà angelo, metà umani. Come te. Tu sei una di noi, Alexia.”

“E come fate a saperlo? Fino a due minuti fa dicevate che sono una mondana. Perché ora sarei una shadowhunter?”

“È vero, lo pensavamo, ma Jace ha ragione. Tu sei una di noi. Sei una Jules. Fai parte di una delle famiglie più conosciute, e se i tuoi genitori erano shadowhunters, lo sei anche tu.”

“Io...”
“Lo so che sei confusa. Ti portiamo all'Istituto, nostra madre saprà spiegarti meglio. Andiamo, Jace, Alexia.”


E ora stiamo andando a questo famoso Istituto, mentre camminiamo mi spiegano quello che fanno, il potere delle rune, che non sono tatuaggi, grazie alle quali acquisiscono abilità speciali e che li nascondono agli occhi dei mondani.

Sì, ora a chiunque ti vede sembrerai scema. Ai loro occhi stai parlando con l’aria. Carino.

Ad un tratto ci fermiamo, e distogliendomi dai miei pensieri mi dicono

“Benvenuta all’Istituto.”




Ehilà gente! 
Capitolo numero 3 arrivato!
Sono così felice di condividere con voi quello che scrivo, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Lasciate qualche commento ragazzi, idee, chiarimenti, critiche, qualunque cosa. giusto per farmi sapere se devo cambiare qualcosa o se vi piace così.

Vi rimando al prossimo capitolo, che vorrei pubblicare tra stasera e domani.
A presto,
J.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


“Wow...è stupendo.”

“Puoi dirlo forte.” dice Jace ghignando

“Dai, entriamo.”

 

una volta entrati rimango davvero senza parole...è semplicemente wow.

Ci sono schermi tecnologici, attrezzature varie e tanti shadowhunters che si aggirano indaffarati senza prestare attenzione a noi.

 

“Vieni Alexia, andiamo da mia madre.”

 

seguo Alec e Jace fino a quella che credo sia la sala allenamento, dove una ragazza con lunghi capelli corvini si sta esercitando con una specie di...frusta?

 

“Ehi Izzy, vieni qui.”

“Jace, eccovi. Alla buon’ora, vi stavo aspettando per allenarci insieme.
Ooh, e lei chi è?”

“Izzy, ti presento Alexia. Alexia, lei è nostra sorella Isabelle.”

“Molto piacere Alexia, chiamami Izzy.”

“Ehm...piacere.”

“Izzy stiamo cercando la mamma, Alexia deve parlare con lei. Sai dov’è?”

“No Alec, sono qui da quando siete usciti per la missione. Prova nel suo ufficio però.”

“Grazie. Andiamo, Alexia.”

“Io resto ad allenarmi con Izzy, Alec.”

 

lui annuisce e mi fa cenno di seguirlo su per delle scale. E poi altre, ed altre ancora.

Ed io non ce la faccio più, sento il fiato che comincia a mancarmi, le gambe che cominciano a tremarmi e la testa pesante; non ora, non ora, devi resistere ancora un-

“Alexia, mi hai sentito?”

esco dalla trance e mi volto verso Alec, che ora mi sta guardando confuso

 

“Eh? Cosa?” “Ti ho chiesto se hai sentito quello che ho detto.”

“No scusa, io...io non t-ti ho sentito.” “Sei sicura di stare bene? Sei un po’ bianca.” “Sì, sì sto bene.”

 

Non sto affatto bene. La testa è sempre più pesante e devo sforzarmi per tenere gli occhi aperti. All’improvviso le mie gambe cedono, ed io cado per terra.

 

“Alexia! Ehi, ehi. Meglio se ti porto in infermeria, andiamo.”

 

sto bene, vorrei dirgli. Sto bene, non serve.

Ma mi sento sprofondare nell’oscurità, e ormai senza forze mi ci abbandono.

 

 

 

Sento di nuovo. Sento il mio corpo, le voci intorno a me. Sono su un letto, sento la morbidezza delle lenzuola che mi coprono, il cuscino soffice sotto la testa, ma non riesco ad aprire gli occhi.

Finalmente ci riesco ma devo richiuderli subito a causa della luce troppo forte. Ci riprovo un’altra volta con calma, e questa volta riesco a tenerli aperti e a guardarmi intorno. Il soffitto è molto alto, e sono circondata da bianco, bianco ovunque.

L’infermeria. Sono in infermeria.

 

Beh per forza idiota, sei svenuta. E davanti ad Alec, aggiungerei.

 

Mi devo alzare, me ne devo andare. Non mi interessa incontrare la madre di Alec e Jace, non voglio scoprire niente, non voglio far parte di questo mondo.

 

Idiota, loro conoscevano i tuoi genitori! È la tua occasione per scoprire chi sei veramente!

 

Cazzo. Non so che fare. Vado o rimango?

Comunque, devo sempre alzarmi, qualunque scelta io faccia.

Provo a tirarmi a sedere ma una fitta di dolore mi blocca.

Ci riprovo ed ecco di nuovo la fitta, ma stavolta me l’aspettavo e mi tiro su comunque

“Merda, merda, merda.” grugnisco riuscendo a sedermi sul bordo del letto

 

“Alexia! Sei sveglia!”

questa è Isabelle, che sta entrando dalla porta con in mano dei vestiti molto poco coprenti, diciamo.
 

“Ero andata a prenderti dei vestiti puliti per cambiarti, ma ti sei svegliata.”

“Quanto...quanto sono stata incosciente?”

“Oh per davvero poco, un quarto d’ora direi. Sennò a quest’ora saresti già in vestiti diversi.
 

Oh grazie al cielo
 

Beh, vado a chiamare Alec e Jace. Aspetta qui, okay?”

annuisco e lei esce.
 

Tempo 5 minuti ed è già di ritorno con i due ragazzi al seguito. Tutti e tre si avvicinano e cominciano le solite domande scomode.

“Stai bene?” “Cosa è successo?”

“Sto bene. Non è niente.”

“Beh a me non è sembrato niente. Quando Alec ti ha portato qui eri bianca cadaverica e respiravi a malapena.”

“Ho detto che sto bene, Isabelle. Era solo un calo di zuccheri, è da stamani che non mangio. Una volta finito il momento d’adrenalina sono svenuta. Ma sto bene, quindi smettetela di fare domande.”

alla mia risposta secca vedo le loro espressioni stupite e forse leggermente ferite, ma non mi interessa, come a loro non interessa di me. Sono solo una Jules per loro, una strana tra l’altro, dato che ho sempre vissuto tra i “mondani”.

 

“Beh? Non dovevo andare a vedere la vostra famosa madre?”

“Noi...io...sì, sì. Andiamo.” “Oh, grazie Alec.”

mi giro per prendere la mia borsa, ma non c’è. Di nuovo.
 

Mi rigiro e con la voce tremante pongo la fatidica domanda

“Dov’è la mia borsa?”

“Si può sapere perché è così importante questa maledetta borsa? Volevi tanto andare da Maryse, ora ci vai e basta.” Jace sembra davvero spazientito ora

“Voglio la mia borsa. Ora.”

“Senti, ora mi hai davvero rotto, ragazzina. Ci hai rovinato la missione, ma noi ti abbiamo comunque salvato la vita, abbiamo aspettato che ti svegliassi dopo che sei svenuta come un’idiota. E ora credi di poter fare le cose a tuo modo? Ah no, carina, qui comandiamo noi.”

“Jace! È abbastanza!”

 

ma io già non sento più, il mio cervello si è fermato a “ragazzina”…

e mentre i tre fratelli borbottano tra loro, io sento un’altra voce nella mia testa

 

“Ragazzina.

Debole!

Ora te la faccio pagare, ragazzina!

Malata!

Non ti vuole nessuno, ragazzina!

Matta!

Sei solo un fardello, ragazzina!

 

“No, no...”

Mi accascio a terra tra i singhiozzi e mi prendo la testa tra le mani, cercando in ogni modo di far scomparire la voce

 

Ragazzina...ragazzina...ragazzina!

 

“Basta, basta...ti prego, basta”

 

sento le lacrime scorrermi sulle guance, e non faccio niente per fermarle

 

“Alexia...ehi Alexia, guardami.”

È Alec, si inginocchia accanto a me e cerca di prendermi le mani

di nuovo mi allontano, e stavolta posso vedere il suo sguardo ferito, che però nasconde in fretta.
 

“Non ho fatto niente, non ho fatto niente, non sono stata io...per favore...”
 

“Alexia, ascoltami. Non è reale, non è reale; siamo all’Istituto, nessuno vuole farti del male. Forza Alexia, respira…”
 

con fatica, con molta fatica, cerco di silenziare la prima voce, la voce che mi tormenta da anni, e di ascoltare la seconda invece, quella meno familiare, ma quella più vicina a me
 

“Brava, così, respira. Va tutto bene, è tutto okay. Ci sono io con te.”

 

Finalmente riesco a far smettere quella voce, ed esitante rilascio la stretta che le mie mani avevano sulla mia testa, alzando lentamente lo sguardo verso Alec, che è ancora inginocchiato davanti a me, e che ha un sorriso rassicurante sul volto.

“Va tutto bene, tranquilla. Ora ti aiuto ad alzarti, okay?”
 

ancora scossa io annuisco e lascio che mi afferri le mani per tirarmi su
 

ma appena riguadagnato il mio equilibrio mi libero dalla sua stretta, spostando il mio sguardo su qualsiasi altro punto della stanza che non siano i due fratelli, davanti ai quali sono appena crollata
 

sì, hai fatto un bello show. Giusto perché volevi sembrare una ragazza forte, dico bene?
 

Bene, ora che la mia dignità è andata a farsi fottere, che diavolo faccio?
 

Dopo minuti di agonizzante silenzio e imbarazzo, decido che è ora di smuovere la situazione
 

“Ehm, che facciamo ora?”

“Oh, ehm, potremmo accompagnarti da nostra madre, che dici?”

“Sì, certo. Solo, potrei avere la mia borsa?”
 

con un sorriso indirizzato a me, Isabelle esce dalla stanza, rientrando poco dopo con in mano la mia borsa, che mi affretto a prendere e mettermi a tracolla.

“Grazie.”

“Di niente, ora andiamo.”

 

e così, insieme ai due Lightwood, mi dirigo verso l’ufficio di Maryse, mi sembra questo il suo nome;
arrivati davanti alla sua porta, Alec bussa e si sente in risposta un secco “Avanti.”















Buongiorno, buongiorno!!!
eccomi qui con il capitolo 4. so che è passato veramente tanto tempo dal mio ultimo aggiornamento, e mi scuso tanto.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che in qualche modo ripaghi della lunga attesa.
A presto, 
J.

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