Lontana dai miei occhi ma mai dal mio cuore

di PRISHILLA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non puoi liberarti del passato ***
Capitolo 2: *** Mi conosci ***
Capitolo 3: *** Nel mio letto ***
Capitolo 4: *** E' quello che vuole lei ***
Capitolo 5: *** Pan ***
Capitolo 6: *** Finale ***



Capitolo 1
*** Non puoi liberarti del passato ***


Salve a tutti! ^.^

Una “breve” introduzione...

Ho voluto accantonare per una volta tanto la mia coppia preferita (Draco e Ginny) per dedicarmi a una coppia che di recente è stata rievocata dalla mia memoria. Parlando con una di voi mi sono ricordata del tempo in cui ero fan spassionata delle Bulma/Vegeta (che per me resteranno per sempre la coppia perfetta in assoluto sotto tutti i punti di vista!!! ^,^) e Pan e Trunks mi sono apparsi in mente e non ho potuto più scacciarli... era come se mi supplicassero di scrivere qualcosa su di loro (che della serie sono la mia seconda coppia preferita anche se non ufficiale... ma io ci spero!) XD e così l'ho fatto.

Nasce come one shot ma poi come al solito mi sono messa a sproloquiare ed è venuta un po' più lunghetta... e così l'ho divisa in capitoli... non sono molti forse tre credo, ma comunque intera era troppo lunga... (questo capitolo è già lungo di suo ma non mi andava di spezzettarlo!!!)

Ebbene... so che molti non apprezzano le Pan Trunks perché lui è quattordici anni più grande di lei (bla, bla, bla...) però io credo che non bisogna soffermarsi sul fattore età, anche perché la razza saiyan invecchia diversamente rispetto a quella umana, quindi anche il fattore “differenza di età” sarà diverso no? E comunque l'amore non ha età, o quantomeno quattordici anni non sono questo gran che, magari lo si nota quando si è molto giovani, ma poi con il tempo le cose migliorano...

(Io sono stata con un ragazzo 10 anni più grande... e lo lasciai io perché era immaturo... quindi! XDXDXD)

Questa è una mia piccola visione dei tormenti di Trunks perché anche lui come molti si fa le pippe mentali per quel problemino, ma quando si ama qualcuno, se il sentimento è sincero, non è mai una colpa e non è mai sbagliato.

Vi lascio alla storia, scusate se mi sono dilungata ma volevo rendervi questo concetto.

Come sempre, spero vi piaccia e mi auguro che mi facciate sapere la vostra opinione in merito... Commentate!!!

Un bacione buona lettura! ^.^

 

Lontana dai miei occhi ma mai dal mio cuore.

Capitolo 1


 

Un'altra giornata era iniziata un po' come tutte le altre, con l'unica differenza che sua madre aveva deciso di chiudere la Capsule Corporation per un breve periodo per prendersi delle meritate ferie.

A lui la cosa era andata piuttosto a genio non essendo mai stato amante del suo lavoro, di quegli obblighi che portava avanti diligentemente solo per la sua famiglia, sentendosi però come in una prigione dorata, fuori luogo, in trappola.

Non ne poteva più di quegli abiti formali, di quella compostezza che doveva assumere quando era a lavoro, perché lui era il presidente, e doveva mantenere un certo tipo di decoro.

Rimpiangeva spesso il viaggio nello spazio che l'aveva visto lontano da quell'ambiente costrittivo, circondato da persone che, piuttosto in fretta, erano entrate a far parte della sua vita in un modo drastico e inesorabile. Quella seconda famiglia che gli mancava da morire. Quelle avventure che soddisfacevano la sua anima saiyan, la sua voglia di sfide, di battaglia.

Adesso che era in ferie però poteva dedicarsi anima e corpo agli allenamenti, finalmente poteva tenere contento suo padre che odiava l'idea che il figlio non si dedicasse unicamente al potenziamento di se stesso per qualunque evenienza futura.

Discutevano spesso su questo suo padre e sua madre, quando lui le ricordava che se fosse arrivato un nuovo nemico la nuova generazione non sarebbe stata in grado di affrontarlo, ma come diceva lei “non si vive di soli allenamenti!”, ad un certo punto bisognava anche portare la pagnotta in tavola.

Lui allora taceva mandandola però a quel paese, ma non replicava, perché lei aveva tutte le ragioni...

Eppure...

Era oramai una settimana che si dedicava a lui, a quel saiyan egocentrico e narcisista di suo padre, vedendolo felice, anche senza dirlo apertamente.

Trascorrere del tempo insieme in realtà gli faceva piuttosto piacere, soprattutto dal momento in cui era cambiato così tanto.

Ricordava quando tornato dal viaggio nello spazio, dopo che quella storia di Baby fu finita, lui gli girasse intorno più del dovuto, si fermasse a fissarlo come se solo vederlo lì davanti a sé lo rasserenasse.

Aveva poi appreso dalla madre di essergli mancato a modo suo, che era stato preoccupato per lui, e che quando finalmente ebbe ripreso coscienza della realtà, era stato felice di rivederlo sano e salvo, più forte che mai.

Erano nella stanza gravitazionale, quella sfera gigante che Vegeta usava per allenarsi, facendola anche esplodere di tanto in tanto tra le urla di Bulma che non capiva come diamine facesse considerando l'attenzione che lei metteva nel costruirla.

Era malconcio e indolenzito, non ci andava leggero su di lui solo perché era suo figlio, anzi per questa ragione credeva davvero ci andasse più pesante.

-Forza muoviti Trunks... non fare il pappamolle... rialzati!- gli intimò in un ringhio sommesso che risuonò come un eco nelle sue orecchie fischianti per la quantità di botte già prese.

Ma fece come gli aveva detto... si rialzò.

Con un urlo fu su di lui ancora una volta, qualche pugno, un paio di calci, e fu ancora scaraventato per aria, urtando rovinosamente la schiena alla parete della capsula finendo di faccia per terra.

Udì i passi di suo padre avvicinarsi a lui, appoggiò una mano per terra per rialzarsi, non doveva arrendersi, non doveva mostrarsi debole.

Udì la sua risata sadica.

Era spacciato...

-Ehi voi due!-

Si fermarono entrambi, voltando lo sguardo sul monitor interno, la videro. Sua madre con uno sguardo accigliato e le mani sui fianchi li stava sgridando per qualcosa.

-Che vuoi Bulma!? Non ti ho già detto e ripetuto di non disturbare gli allenamen...-

-Taci Vegeta!- lo azzittì lei con poca grazia mentre Trunks vedeva l'espressione di suo padre mutare ancora, indurirsi ai limiti del possibile, finché i suoi occhi furono appena due fessure.

Trunks però sorrise. Suo padre non aveva neanche replicato, aveva rinunciato a mettersi contro di lei da anni.

Ancora si domandava come avesse fatto a domarlo... ma in fondo, non voleva davvero saperlo...

-Uscite da lì, abbiamo ospiti... forza!- disse finendo la frase con un sorriso e un occhiolino facendo schioccare le dita, interrompendo la comunicazione.

Suo padre lo guardò mentre lui tentava di rialzarsi portandosi una mano allo stomaco dove gli aveva assestato un calcio qualche istante prima e che ancora gli doleva.

-Tu ne sai niente?- gli domandò freddamente.

-No.- ammise tossicchiando e avviandosi con il padre verso l'uscita della capsula.

Quando il portello s'aprì i suoi occhi furono investiti dalla luce forte e abbagliante del sole di mezzogiorno. Dovette socchiuderli per abituarli pian piano a quella luce.

-Trunks!- una voce famigliare, fin troppo conosciuta.

Sorrise. -Goten!- lo salutò felice di vederlo.

Da quando il pericolo sulla Terra era scampato non si erano visti un gran che. Vuoi per il lavoro, vuoi perché Goten aveva sempre troppo da fare con le ragazze.

Fece per avvicinarsi a lui ma un altro saluto attirò la sua attenzione. -Gohan?- domandò più a sé che lui. Che ci faceva lì? Glielo domandò mentre salutava anche Videl al suo fianco.

-Li ho invitati io!- annunciò sua madre affiancando suo padre prendendolo a braccetto mentre lui incrociava le braccia al petto scocciato della situazione, e perché no, anche da quelle effusioni pubbliche a cui non si sarebbe mai abituato abbastanza. Ma come sempre non la scostò da sé, lasciandola fare con quell'aria da finta vittima.. -Non ci vedevamo da troppo, e volevo fare una piccola reunion.- disse felice della sua meravigliosa idea.

Anche Trunks ne fu piuttosto felice in realtà, gli erano mancati un po' tutti.

In quel momento però realizzò...

Gohan gli stava parlando, ma non riusciva a sentire una parola di quello che gli diceva. Con lo sguardo si rese con di stare cercandola.

In realtà si sentì un po' stupido, ma non poteva farne a meno. Da quando erano partiti per lo spazio per quella ricerca delle sfera, era diventata importante per lui, era successo gradualmente, ma inevitabilmente.

Ricordò di quando non riusciva a sopportarla, con quel caratteraccio, e con tutti i guai che combinava, tutti i pasticci in cui aveva messo sia lui che Goku, ma non aveva potuto evitare di affezionarsi a lei...

E la vide.

O almeno credette di vederla... era lei?

Era di spalle che parlava con Bra. La sorella notò che lui l'aveva puntata e la vide fare un cenno con la testa all'amica che si voltò e gli sorrise.

-Pan...- sussurrò a fior di labbra. Adesso sì che tutto il resto passò in secondo piano. Gohan si rese contro di non essere ascoltato, e Goten fu superato senza neanche che l'amico si fermasse un istante.

Si mosse piano ma non riuscì a fermare le gambe dall'avanzare verso di lei spontaneamente.

-Trunks!- urlò Pan correndogli invece incontro, come era solita fare, come aveva sempre fatto...

Sentì nello stomaco un moto di felicità esplodergli come una bomba, fuochi d'artificio, lava allo stato più puro infuocarlo e riempirgli il corpo nel momento in cui lei gli fu addosso gettandogli le braccia al collo ridendo forte nel suo orecchio mentre lui la cingeva stringendola stretta facendola volteggiare per sentirla ridere di più.

Pan.

Non la vedeva da quanto? Due anni?

L'ultima volta era stato quel capodanno in cui sua madre aveva organizzato un'altra reunion.

E poi...

Poi aveva deciso di smettere.

-Da quanto tempo!- piagnucolò lei tra la contentezza e il dispiacere senza staccarsi da lui che intanto si era fermato.

-Tanto.- le disse tenendola forte per non lasciarla cadere, godendo di quel momento, maledicendosi per quella debolezza, ma lasciandosi andare totalmente a quelle emozioni che non provava da tempo, inspirando il suo profumo con il viso premuto nell'incavo del suo collo immerso nei suoi capelli corvini che avevano il medesimo odore di allora.

-Trunks...- sussurrò lei, e il suo nome pronunciato con la sua voce gli parve più bello, aveva il sapore antico della loro amicizia, del loro affetto.

-Si?- le chiese attendendo di sapere cosa volesse.

-Sei sudato!- si lamentò prendendo a ridere ancora sulla sua spalla.

Lui trasalì ricordando solo in quel momento di essere reduce di un allenamento con suo padre che lo aveva lasciato indolenzito, se non proprio spezzato, ma questo non gli aveva impedito di sollevarla da terra afferrandola al volo quando con un balzo l'aveva raggiunto.

-Scusa.- riluttante la posò con i piedi per terra di malavoglia, ma sapeva che doveva farlo, non voleva destare sospetti inutili e pericolosi.

-Mi sei mancato così tanto...- gli disse lei guardandolo con uno sguardo da cane bastonato.

Le sorrise. Ricordava bene quello sguardo, quello con cui riusciva sempre a fargli fare tutto ciò che voleva, con cui lo comandava a bacchetta, a lui, che era più forte di lei, e che poteva rigirare la situazione a suo piacimento solo volendolo.

Ma no. Non lo aveva mai fatto, aveva sempre ceduto alla sua piccolina. Ma forse il punto era quello, era che non voleva affatto farlo.

-Anche tu.- ammise in un sussurro.

La guardò meglio sollevando un sopracciglio. Era cambiata. Era cresciuta.

Il suo meraviglioso sorriso era ancora quello di un tempo, vispo, furbo e allegro. Ma il suo sguardo era diverso, più profondo. I capelli in un caschetto perfetto erano tirati dietro da un fermaglio incorniciandole il viso in modo delizioso. Poi strabuzzò gli occhi. -Pan ma...- la guardò per bene. -Sei più... alta.- le disse vedendola arrossire lievemente di piacere.

-Beh si.- gli rispose soddisfatta.

-Credeva di non crescere mai... e invece.- Gohan si era avvicinato a loro.

-Doveva succedere prima o poi.- le disse sorridendole dolcemente portandosi al suo fianco misurandola contro la sua spalla notando che la sua testa arrivava proprio lì.

-Si ma...- vide Pan voltarsi verso Bra. -Continuo a sembrare una poppante in confronto alle ragazze della mia età. Guarda Bra.- disse infatti puntandola e poi tornando a focalizzarsi su se stessa aggiunse: -Lei è più piccola di me di un anno e sembra più grande.- lo sguardo intristito e quel broncio che lo faceva sempre ridere.

-Ma dai.- le disse chinandosi leggermente per cercare il suo sguardo. Non dovette neanche chinarsi molto ormai. -Sei cresciuta e come...- le disse guardando in quelle iridi scure che tanto gli erano mancate. -Adesso mi arrivi ad una spalla. E' notevole.- le disse raddrizzandosi e portandosi ancora al suo fianco per farglielo notare. -E poi su questo discorso ci siamo già stati. Tu sei una saiyan e i saiyan crescono e maturano più lentamente dei terresti.- concluse facendole un occhiolino.

-Si ma Bra...-

-Bra non è neanche metà del saiyan che sie tu.- le fece notare.

-Ehi!- lo ammonì la ragazza dai capelli turchini avvicinandosi a lui che rise di lei.

-E' così.- insistette sapendo bene che entrambe si erano arrese da tempo a quella che era la realtà. Bra aveva metà sangue saiyan ma più geni di mamma che di papà. -Tu piccola sei un vero saiyan, e cresci come tale. Inoltre ricorda che tua nonna e tua mamma sono piuttosto piccoline, forse semplicemente non crescerai mai più di così.- notò convinto portando un dito al labbro riflettendo sulla cosa.

-Che?!- esclamò lei sconvolta. -No non voglio! Non voglio restare così bassa!- protestò portando i pugni stretti davanti al petto con uno sguardo misto tra l'impaurito e l'arrabbiato.

Rise.

Quanto lo faceva ridere con tutte quelle espressioni buffe, quel visino che si imbronciava per un nonnulla, quel caratteraccio facilmente infiammabile. -Che c'è di male... le ragazze piccoline sono carine. E poi così resterai sempre la mia piccolina.- l'ultima frase sapeva benissimo, poteva anche risparmiarsela. Ma gli era uscita così spontanea da non riuscire a trattenerla o a riflettere per tempo.

Sorrise per superare quell'imbarazzo crescente, dando l'idea che quello che aveva appena detto valesse piuttosto poco.

-Si come no.- disse infatti lei senza darci troppo peso. Poi la vide voltarsi ancora a guardarlo, scrutandolo per bene. -Anche tu sei cambiato sai?- proruppe guardandolo con una sorta di malizia. Si disse che non poteva essere e che ci aveva visto male.

Ma poi... -Parli dei capelli...- l'anticipò. -Si dovrei tagliarli.- ridacchiò portando una mano alla nuca dove i capelli erano raccolti in una coda.

-Direi di si.- rise di quei capelli che gli arrivavano sulle spalle -Ma non ti stanno male.- aggiunse sorridendogli. Trunks arrossì lievemente per il complimento inaspettato. -E inoltre vedo che ti stai allenando.- gli tastó il braccio per testare la sua muscolatura.

Senza farlo davvero a posta indurì il braccio per rendere i muscoli più possenti. Un gesto di vanità maschile che in generale non gli apparteneva, ma come tante altre cose gli veniva spontaneo con lei.

-Ebbene si.- le disse.

Ed era uno stupido.

Quando lei era nei paraggi lui diventava uno stupido.

Cosa stava facendo? Ci mancava solo che facesse la ruota come un pavone perché lei lo notasse!

Come se non sapesse che non aveva bisogno di certe cose per farsi notare da lei! Come se non avesse deciso di allontanarla proprio perché sapeva che Pan aveva una cotta per lui!

Già. Una cotta.

E lui, cosa aveva per lei?

Sbuffò mentre rifletteva sulla questione spinosa che ancora in quel momento, dopo tutto quel tempo, gli dava dolore.

-Credevo stessi morendo fino ad un attimo fa.- la voce pungente di suo padre. -Vedo che sei resuscitato in fretta.- lo canzonò.

Trunks rise per distogliere l'attenzione dalla cosa. -Sono un saiyan anch'io no? Ho buone capacità di ripresa.- gli disse ridendo assieme agli altri. -Ma vedo che anche tu ti stai allenando Pan, sento la tua aura più forte.- ed era vero, non potevano negarlo.

-E già.- disse lei soddisfatta del fatto che se ne fosse accorto. -Mi sono allenata prima con Goten, ma con lui ad un certo punto non c'era più giusto.- affermò diventando seria chiudendo gli occhi come arresa alla realtà.

-Ehi mocciosa!- l'aggredì suo zio che non apprezzava quei commenti degradanti sulla sua persona.

-E' la verità.- gli disse guardandolo sbieco. -Sono più forte di te.- affermò mentre Goten prendeva ad urlarle contro e iniziavano a bisticciare come ragazzini.

-Non ci credo.- disse invece lui che effettivamente era sul serio incredulo della cosa. Notò che anche suo padre aveva preso a dare ascolto al discorso. Finalmente si parlava di qualcosa che poteva interessare anche lui...

-E invece è così!- concluse lei zittendo lo zio.

-Solo finché non mi trasformo in super saiyan!- la rimbeccò Goten. -E per te sono “zio” Goten signorina!- le ricordò come fosse stata l'ennesima volta e non certamente l'ultima.

-Sarebbe scorretto da parte tua farlo...- gli fece una linguaccia voltandosi verso di lui.

Trunks guardò il suo amico di sempre non potendo far altro che spallucce. In effetti aveva ragione lei, sarebbe stato uno scontro impari. Non sarebbe stato giusto.

Ma d'altra parte...

Possibile che Pan avesse superato Goten?

-Poi ho preso ad allenarmi con mio padre... ma lui ha sempre da fare.- continuò lei intristendosi. -In fine sono rimasta ad allenarmi da sola. Ma non c'è gusto, non riesco a migliorare, anzi sento di stare rammollendomi.- era palesemente stizzita. Ci teneva alla sua forza, a spingersi oltre i suoi limiti, ai combattimenti. Così come l'aveva istruita suo nonno Goku fin da bambina.

E l'immagine della piccola Pan di quattro anni che partecipava al torneo di arti marziali gli balenò la mente facendogli tenerezza. Sembrava una vita fa.

-Ho bisogno di qualcuno che mi alleni.- disse lei guardandolo. Trunks temette che si riferisse a lui e deglutì. -Di qualcuno che sia più forte di me, che non abbia pietà, che mi stimoli e che mi atterri con brutalità!- Trunks retrocesse per tutto quel fervore. Ma era seria? Non pareva la sua descrizione, lui non ne sarebbe stato capace. Doveva saperlo!

Era davvero quello che voleva?

No un attimo, pensò, non posso.

Non poteva farlo, non poteva prendere ad allenarla, vedendola tutti i giorni, trascorrendo con lei tutto quel tempo di cui si era privato faticosamente pur di non rovinare tutto.

Non ci sarebbe riuscito. Non poteva.

-Pan io...-

-Vegeta.- disse lei guardando il più anziano dei saiyan lì presenti, e lui trasalì preso dallo stupore più totale. -Ti prego... allenami!-

Era impazzita?!

La guardava come se stesse guardando un alieno, per poi ricordare che in effetti lo era, in una minima parte ma...

Ma che le era saltato in mente?

Guardò suo padre che guardava la piccola di casa Son con un espressione dubbia e seria, mentre lei aveva incrociato le dita davanti al mento in una supplica disperata.

-Non esiste.- le rispose lui freddo.

-Ma...- Pan pareva atterrita. Credeva davvero che avrebbe acconsentito? -E dai Vegeta... allenami.- insistette inseguendolo mentre lui si allontanava da lei, prima lentamente, poi con maggiore foga, e in fine con disperazione -Diventa il mio sensei!-

In un primo momento Trunks rise anche della scena, suo padre non aveva idea di con chi avesse a che fare, se Pan si metteva una cosa in testa...

Dovette anche constatare che era davvero ammattita.

Udì Goten al suo fianco ridere. -Credevi parlasse di te?- gli domandò schernendolo dandogli una gomitata bonaria.

-Si.- gli rispose sincero lanciandogli un'occhiata poco gentile, prendendo poi a ridere forte assieme. Lui e Goten continuavano a capirsi al volo nonostante non si frequentassero più come un tempo.

-Ho detto no ragazzina e smettila... togliti di dosso!-

La voce di suo padre li distrasse facendo voltare tutti. Strabuzzò gli occhi vedendo quella scena.

-Pan falla finita!- urlò Gohan che era arrossito di vergogna per il comportamento di sua figlia, che lo ignorò completamente continuando nel suo intento di convincere Vegeta a diventare il suo maestro.

-Ti prego Vegeta sii buono!- lo supplicò con le parole più sbagliate che potesse usare con lui.

-Buono?!- domandò infatti suo padre arrossendo tra l'imbarazzo e la rabbia. -Io sono il principe dei saiyan! Io non sono buono!- ringhiò contro di lei che non si smosse minimamente da quella posizione assurda. -E levati!- urlò ancora.

Pan ancorata ad una sua gamba non lo lasciava andare mentre strisciava pur di non lasciarlo.

Era da lei. Non avrebbe demorso tanto facilmente, suo padre non aveva idea in che guaio si era cacciato.

-Dovremmo separarli?- gli domandò Goten con tono neutro.

Si guardarono. -No.- si risposero in coro ridendo ancora.

Un po' di sano divertimento non poteva fare male.

Pan si rialzò e puntò il suo obbiettivo con due occhi infuocati. Aveva le mani sui fianchi e lo sguardo alto e fiero. Era impavida, lo era sempre stata, anche se fin troppo spericolata. -Vegeta.- iniziò con un tono assolutamente fermo. -Tu sei il più forte di noi qui sulla Terra da quando mio nonno non c'è e lui...- adesso la vide vacillare un istante, parve mancarle il fiato per una frazione di secondi, la voce un pochino strozzata mentre si faceva prendere da quelle emozioni che il solo pronunciare il suo nome le procuravano. Lui lo sapeva meglio di chiunque altro. -Non sappiamo quando tornerà, ed io ho bisogno di allenarmi con qualcuno di davvero competente, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a superare i miei limiti... a superare me stessa!- aveva levato un pugno mentre parlava con enfasi. Era sincera e decisa e sapeva che anche suo padre lo aveva visto.

Sapeva che quello era l'atteggiamento che piaceva a lui, quello che avrebbe sempre voluto vedere in lui e quello che non avrebbe mai visto in Bra.

Avrebbe accettato?

La guardò con sguardo fiero e risoluto mentre le diceva ancora un altro no, secco, che Pan non accettò di buon grado.

-Ma perché no!?- gli disse infatti facendo sorridere lui e innervosire l'altro.

-Pan adesso falla finita!- questa volta era stata Videl a parlare.

-Ma mamma...- protestò lei. -Voi non capite!- annunciò urlando, e pareva anche piuttosto seria. Lui e Goten si fecero più vicini. -Siamo noi la nuova generazione, siamo noi che un giorno proteggeremo la Terra da invasori e mostri!- le disse guardandola accigliata mentre Videl sobbalzava per lo stupore, e per la realtà che Pan le stava mettendo davanti agli occhi. -Godetevi la vostra pace...- disse ancora furente. -Ma per quando finirà, io vorrò essere al massimo delle mie capacità per proteggervi! Vorrò essere pronta!-

Trunks la guardava ammirato. Non riusciva a non farlo. Non aveva mai avuto paura di nulla, era stata sempre lei il timone dell'antico trio, quella che li spingeva a fare le cose più assurde.

-Ma tanto tu non combatterai.- le disse ad ogni modo, senza rifletterci su neanche un secondo. Era un'illusa se credeva davvero che con lui in giro lei avrebbe dovuto combattere.

La vide voltarsi nella sua direzione accigliata come non l'aveva mai vista prima.- Credi davvero di potermelo impedire Trunks.- una voce fredda, gelida come la neve. Fiera come non mai sosteneva il suo sguardo e la sua tesi, sicura che quando il momento fosse giunto lei ci sarebbe stata.

-Certo che si.- le rispose con lo stesso tono. Lo faceva per lei, e anche per se stesso, perché non avrebbe mai potuto sopportare l'idea di perderla.

-Lo vedremo.- gli rispose stringendo i pugni. -Non credere che io sia ancora la ragazzina che ti sei lasciato dietro due anni fa...- Trunks trasalì a quelle parole, gli parvero così maledettamente un rimprovero che riuscirono ad ammutolirlo. -Non ho bisogno di essere difesa, ne tanto meno è quello che voglio.- Pan era preoccupata per il futuro. Come poteva non esserlo? Aveva ragione. -Io mi sento ancora una rammollita! Il nonno non c'è più e quanto volete che campi ancora Vegeta?!-

Calò il silenzio tra i presenti mentre guardavano il principe dei saiyan che metabolizzava quella frase sobbalzando nel riflettere che quella ragazzina lo vedeva come un vecchio decrepito al limite della sua vita. -Ma come osi mocciosa impertinente!- ringhiò a denti stretti arrossendo imbarazzato per quegli sguardi divertiti che tutti loro gli avevano puntato addosso, udendo le loro risatine sommesse.

-Vegeta ti prego.- lo supplicò ancora guardandolo tristemente, ignorando le sue lamentele.

Trunks notò gli occhi lucidi e tutto il sentimento che aveva messo in quella richiesta che per lei doveva significare davvero tanto.

-Sono venuta qui per questo oggi.- insistette mentre suo padre prendeva a ridacchiare divertito.

-Si come no.- la canzonò mentre lei lo guardava con uno sguardo interrogativo.

Lui invece aveva capito benissimo a cosa il padre si stesse riferendo, concetto rinforzato dalla gomitata e dalla risatina che Goten gli aveva rifilato.

Lo guardò e tentò di sorridere della cosa, ma gli riuscì piuttosto male, anche se l'amico non si era probabilmente accorto di nulla.

Tutti erano a conoscenza della cotta che Pan aveva per lui da sempre. Tutti. Anche suo padre.

Nessuno però pareva rendersi conto di quello che provava lui. Forse perché nessuno avrebbe mai pensato che un uomo come lui potesse mettere gli occhi addosso ad una ragazzina come lei...

Con tutte le donne svenevoli che gli morivano dietro, come potevano immaginare che Trunks potesse ricambiare il sentimento così delicato e forse immaturo della piccola Pan.

Già... chi?

Intanto lei non aveva demorso e continuava a bisticciare con suo padre che faceva il prezioso, chi sa poi per quale ragione. Di solito non negava mai l'occasione di poter affrontare un combattimento, e Pan era vogliosa di combattere.

Per un istante, solo per un brevissimo istante un'idea gli balenò la mente.

Ma era impossibile.

Però...

Che le stesse rifiutando quella possibilità per tenerla lontana da lui?

Se fosse stato quello il caso allora il padre avrebbe dovuto sapere che era stato lui a negarsi a Pan in quei due anni appena trascorsi, e avrebbe anche dovuto saperne il motivo. Ma come detto, era impossibile.

-Ma dai Vegeta... e che ti costa?- gli chiese sua moglie intervenendo per la prima volta nel discorso in difesa della nipote del suo più caro amico al mondo.

-Tze.- rispose semplicemente stizzito lui, e poi lo guardò.

Trunks ricambiò il suo sguardo serio, immobile, dubbioso. Quello sguardo era abbastanza eloquente da fargli capire che forse quello che gli era venuto in mente un attimo prima non era proprio un'idiozia.

Ma questo avrebbe voluto anche dire che... che lui sapeva!

Ma no... non era possibile!

Arrossì lievemente distogliendo lo sguardo e voltandosi per negargli la vista del suo viso stravolto.

Cosa avrebbe pensato di lui se lo avesse saputo? Cosa pensava di lui se già lo sapeva?

Strinse i pugni lungo i fianchi. Maledizione! Imprecò mentalmente vergognandosi immensamente di se stesso.

Non imparava mai...

-Ti allenerò.- affermò Vegeta mentre lui strabuzzava gli occhi incredulo voltandosi per guardare suo padre che guardava ancora lui. Lo vide ghignare mentre si voltava verso di lei che aveva già preso ad esultare. -A condizione che tu batta tutti i presenti... meno che me.- le disse sorridendo sadico convinto che una cosa del genere fosse impossibile.

In realtà, anche se lui stimava Pan, era certo che non sarebbe riuscito a battere tutti i presenti. Era salvo in qualche modo, anche se gli dispiaceva per lei.

-Accetto!- annunciò imperterrita annullando il sorriso divertito che suo padre aveva sul viso.

-Avanti allora forza iniziamo!- disse lui deciso oramai punto nell'orgoglio. Cosa aveva sperato, di vederla impaurita? Trunks ridacchiò. Illuso, pensò tra sé.

Forse non avrebbe vinto, di sicuro sarebbe stato così, ma di certo lei non avrebbe demorso fino a che non ci avesse almeno provato.

La vide voltarsi verso di lui e sollevando un pugno in segno di forza gli sorrise allegra. Non gli restò altro da fare che ricambiare il gesto per poi scuotere il capo e ridere di lei che intanto rideva di se stessa.

La vide corrergli incontro. -Non hai speranze Pan.- le disse bonariamente.

-Lo so.- confessò lei lasciandolo di stucca. Questo era qualcosa che la Pan che conosceva lui non avrebbe mai ammesso, ma era cresciuta, probabilmente era un po' cambiata. -Ma non potevo tirarmi indietro dopo tutto quello che ho fatto per cercare di convincerlo.- gli spiegò e lui capì perfettamente. -Che figura avrei fatto con tuo padre?- gli domandò seria. -Così ne uscirò a testa a alta.- concluse sollevando il mento fiera. Era una vera guerriera.

-Sono d'accordo con te piccola.- le disse appoggiandole una mano sulla testa scompigliandole i capelli mentre lei gli sorrideva dicendogli di smetterla ricordandogli che non era più una bambina.

Si sentiva osservato, ma più probabilmente veniva guardato per riflesso, tutti guardavano Pan che guardava lui.

Si era domandato se in quegli anni qualcosa in lei fosse cambiato. Ma dal suo sguardo vedeva perfettamente che non era affatto così, e come lui anche gli altri lo vedevano.

A volte gli era sembrato che lo guardasse come sua madre guardava suo padre.

Si domandò se lei lo avesse capito che tutti la guardavano e tacitamente la canzonavano per quella cotta che tutti credevano impossibile da essere corrisposta.

Quanto si sbagliavano...

Vegeta intanto con l'aiuto degli altri aveva organizzato un ring improvvisato su cui combattere poco lontano dalla casa.

L'unica regola del gioco era, chi toccava con i piedi fuori dal ring era ufficialmente battuto. Quando Pan avesse toccato con i pedi per terra fuori dal ring sarebbe finito tutto.

Era un modo ironico che suo padre aveva trovato per dirle che doveva “tornare con i piedi per terra”.

Sorrise.

Pan intanto si era andata a piazzare al centro del ring, fiera e combattiva, pronta mentre saltellava sul posto e faceva stretching per riscaldare i muscoli.

Era decisamente cambiata, constatò guardandola ancora con una tenerezza infinita. I pantaloncini verde scuro e le calze che le coprivano le gambe fino a metà coscia, il toppino nero e il giacchetto di pelle rosso.

E no...

In quel momento non gli faceva più solo tenerezza mentre la vedeva muoversi decisa facendo scattare i muscoli, quella pelle soda e visibilmente elastica, decisamente allenata, tonica, forte.

Dovette ingoiare a vuoto quando si rese conto di star guardando la sua piccola Pan con più ardore del consueto, ma quella che era la sua piccola un tempo adesso era diventata una piccola donna.

-Finiscila Trunks o la consumerai.- gli disse suo padre che al suo fianco non lo guardava, ma aveva capito esattamente cosa stesse succedendo dentro di lui.

Adesso ne era quasi certo, suo padre doveva sapere o sospettare. O era stato il flusso del suo sangue che scorreva veloce nelle vene ad averlo insospettito?

Si sentiva come un libro aperto vicino a lui, poteva notare ogni variazione nella sua aura e nel suo corpo, poteva anche sentire il suo cuore che batteva, e non c'era nessuno che lo conoscesse meglio di lui, forse neanche sua madre, perché lei non poteva entrare così a fondo dentro di lui, nei suoi pensieri, nella sua anima.

Si sentì comunque in qualche modo profanato. Era una sensazione che non gli piaceva, specialmente con tutto lo sforzo che aveva messo nel cercare di nascondere la cosa a tutti, a volte anche a se stesso.

Riportò la sua attenzione su Pan lasciando cadere la cosa senza dir nulla.

-Sotto a chi tocca!- disse poi lei all'improvviso infervorata con uno sguardo di sfida che aveva un non so che di... suo padre?

Si portò una mano alla fronte. Ci mancava solo che adesso lei iniziasse a ricordargli quell'arrogante di suo padre Vegeta. Ma era così. Quel ghigno malefico e quella sicurezza in se stessa, anche se non era sempre fondata su fondamenta solide.

La prima fu...

-Videl?- urlarono tutti in coro vedendola salire sul ring.

-Ma no mamma dai.- piagnucolò Pan vedendola davanti a sé.

-Finiamole con questa pagliacciata Pan!- le urlò contro sua madre che non aveva nessuna voglia di vederla combattere come un maschio. Almeno così diceva lei, ma poi da che pulpito considerando che lei stessa era una sorta di “super eroe” sulla Terra con il marito. Ma forse Videl aveva paura che la figlia diventando più forte si ritrovasse davvero coinvolta in combattimenti pericolosi che potevano portarla a morire.

-Mamma, finiscila tu.- le disse incrociando le braccia al petto stizzita. -Vattene dal ring e lascia che combatta in pace.- l'aveva innervosita, ed ecco che cacciava fuori quel broncio che tanto gli piaceva e quel caratteraccio che l'aveva conquistato.

Videl non si mosse e Pan allora persa la pazienza la sollevò di peso appoggiandola fuori dal ring mentre sua madre scalpitava e urlava, ma le regole erano regole. Era fuori dai giochi!

Trunks e Goten risero di lei che li guardava truce correndo da suo marito che corse in sua difesa prendendo allora il posto di sua moglie sul ring.

-Credo che i giochi siano finiti per tutti.- annunciò Goten con poco entusiasmo. -Mio fratello è estremamente noioso.-

-Ha preso da tua madre.- gli disse Vegeta facendo ridere i due ragazzi come fossero dei ragazzini. Ma aveva dannatamente ragione, per fortuna Chichi non lo aveva uditi.

In cuori suo Trunks sperò che Gohan non la eliminasse, anche se era una cosa impossibile.

-Papà.- piagnucolò ancora Pan con più enfasi. Questa volta non aveva il solito broncio, aveva uno sguardo impaurito. Non aveva paura di lui, ne era certo, aveva paura di quello che rappresentava, di quell'occasione che adesso pareva andasse in fumo davanti ai suoi occhi impotenti.

-Pan dai falla finita.- le disse lui serio ma pacato.

-No!- urlò lei contro suo padre indispettendolo.

-Pan ho detto basta!-

-Dovresti averlo capito ormai.- gli disse lei tornando a parlare piano assumendo ancora una volta quella posa alla Vegeta che lo fece rabbrividire. Ma in quello sguardo poté vedere lui, Goku. -Non puoi dirmi quello che devo fare... non potevi dirmelo anni fa... figuriamoci adesso.- gli fece notare con naturalezza. E forse in realtà con una nota di stanchezza. Lo vedeva benissimo che era stanca di lottare contro di loro, stanca di dover affermare continuamente che non era una bambina, che non aveva bisogno di protezione, che era perfettamente in grado di badare a se stessa. E tutto questo nessuno lo sapeva meglio di lui che aveva vissuto con lei per un anno, uno splendido ma brevissimo anno. -Papà.- lo richiamò interrompendo la predica che Gohan le stava propinando. -Lasciami fare.- lo implorò con uno sguardo supplice che non le vedeva fare spesso. -Lasciami provare, e se sbaglierò qualcosa sarò felice, perché sarà stata una mia scelta.- gli disse.

-Ma Pan, piccola mia...-

Lei gli sorrise. -Ti prego papà, io sono grande oramai, non sono più la tua piccola.- e la cosa colpì in qualche modo anche lui. Non era più neanche la “sua” piccola? -Ti voglio bene papà, ma ho bisogno di fare questa cosa.- insistette facendo leva sui sentimenti. -Il nonno sarebbe stato d'accordo, e lo sai...- gli disse in fine mettendo Gohan KO.

-E brava Pan.- si lasciò sfuggire sorridendo furbo.

-Che vuoi dire?- gli chiese Goten mentre anche Vegeta allungava un orecchio per ascoltare.

-Semplice.- spiegò. -Non sarebbe mai riuscita a battere Gohan con la forza, allora... l'ha fatto con il sentimentalismo.- sorrise ancora quando vide lo sguardo degli altri due, che solo allora avevano capito il trucco della piccola di casa Son, illuminarsi.

-Hai ragione...- confermò Goten vedendo il fratello vacillare.

-Spero tu sappia quello che stai facendo.- le disse suo padre guardandola dolcemente arretrando per poi spiccare un balzo e atterrare fuori dal ring tra le urla di sua moglie. -Vegeta è un osso duro Pan.- le ricordò.

-Lo so.- gli rispose grata. -E' il migliore... per questo che voglio che sia lui il mio sensei.- gli disse orgogliosa di quell'idea.

Con la coda dell'occhio vide suo padre accennare ad un sorriso timido prendendo ad arrossire lievemente sulle gote. Era certo che gli avesse fatto piacere quella lusinga spassionata.

Non sapeva che Pan avesse tutta quella considerazione di suo padre però. Una cosa maturata con il tempo sicuramente.

Il prossimo concorrente fu...

-Che cosa?- esclamò la mora a bocca aperta.

-No, no e no... non voglio!- urlava Bra mentre suo padre la spingeva sul ring insistentemente.

-Combatti maledizione sei un saiyan!-

Un altro tentativo fallito di suo padre di far combattere sua sorella. Lui e Goten presero a ridere così forte che lei si voltò verso di loro urlandogli insulti di ogni genere, ma non potevano farci nulla, era davvero troppo divertente.

-Siete due imbecilli!- concluse poi voltandosi verso Pan dando loro le spalle.

Le due si sorrisero. -Allora che vuoi fare Bra?- le domandò bonariamente Pan.

-Combatterò... per tenere contento quello stolto di mio padre.- mise le mai sui fianchi in una posa naturalmente sensuale. Quegli atteggiamenti erano l'eredità inconfondibile di Bulma. -Ma vacci piano... mi sono appena fatta le unghie.- le ricordò guardando la manicure perfetta.

Rimasero tutti a bocca aperti a questo giro. Avrebbe combattuto... davvero!?

-Bra ma sai almeno da dove si comincia a combattere?- le urlò lui prendendo a ridere ancora con l'amico.

-Occhio alle unghie!- le disse poi Goten vedendola voltarsi verso di loro nervosa e rossa fino ai capelli.

-Fatela finita!- urlò, non riuscendo di certo a metterli a tacere. -Papà.- piagnucolò e Vegeta si portò alle loro spalle che raggelarono a quella presenza maligna che da dietro li intimava di smettere di importunare quello che era da sempre il cucciolo di casa Brief.

-Allora avanti inizia.- le disse Pan dolcemente sorridendole.

Bra non se lo fece ripetere partendo all'attacco colpendo Pan al viso con un pugno, ma lei non si mosse lasciandola fare. Allora l'altra iniziò a tirarle calci, pugni e in fine schiaffi mentre loro trattenevano a stento le risa consapevoli della minaccia che incombeva sulle loro teste.

Pan non aveva fatto una piega, si lasciava colpire dall'amica senza proferire verso, senza smuoversi di un millimetro.

Bra la colpì ancora per poi afferrarsi la mano saldamente con l'altra imprecando in modo molto esplicito. -Ma di che diamine se fatta tu!- le urlò in fine dopo essersi fatta male al polso a furia di colpirla. Pan rise chiedendole scusa per qualcosa che non aveva fatto e Bra si congedò scendendo elegantemente dal ring rimproverando suo padre di essere il colpevole del suo polso slogato.

Vegeta le chiese scusa a modo suo arrossendo per poi portare una mano alla fronte disperato all'idea di avere una figlia tanto debole domandandosi dove fosse nascosto tutto il sangue saiyan che le aveva inevitabilmente dato geneticamente.

-Avanti! Sono stufa, voglio combattere!- urlò allora lei guardando Vegeta in cagnesco. Trunks rabbrividì pensando allo sguardo che lei si era permessa di rifilare a suo padre.

Tornò a respirare solo quando lo vide sorridere del prossimo avversario.

Krillin.

Pan sorrise pensando di aver trovato finalmente qualcuno con cui scaldare i muscoli. Infatti poco dopo l'uomo fu atterrato e gettato fuori da ring.

-C-18.- disse Pan un po' sorpresa vedendola salire il ring.

-Credevi che non avrei vendicato mio marito? Guarda come me lo hai ridotto.- le disse scherzando. -Stanotte sarò costretta a prendermi particolare cura di lui.- aggiunse in un tono sensuale che non sfuggì a nessuno.

Un'allusione così esplicita da farla arrossire, ma Pan sorrise comprendendo esattamente quello che voleva fare la donna a quell'uomo che inspiegabilmente amava da impazzire. -Finalmente un avversario degno.-

Le due si guardarono, i sorrisi dai loro volti scomparvero, e in men che non si dica si gettarono l'una contro l'altra.

Questa volta il duello durò un pochino di più. Pan era forte ma il cyborg non era da meno.

Trunks si ritrovò a pensare se davvero Pan fosse in grado di batterla. In fondo quella donna era stata pericolosa in passato.

Quando la vide volare fuori dal ring gli venne un colpo.

Pan aveva vinto?

Era sotto shock mentre lei prendeva a guardarlo con un sorriso felicissimo soddisfatta di se stessa facendogli il segno della vittoria con due dita sollevate in aria.

Lui ricambiò quel sorriso che sapeva essere riservato solo a lui. Perché a scapito di ogni altra cosa, anche di quella cotta che era tanto chiacchierata e giudicata, sapeva che per Pan lui era importante a prescindere da tutto il resto.

E lei lo era per lui.

-Vai Goten.- gli disse Vegeta.

-Io?- domandò l'altro. -Ma non sono vestito adeguatamente.- si lamentò beccandosi uno sguardo omicida da Vegeta che lo convinse in un attimo a partecipare a quella sfida.

-Non ridere troppo Trunks.- disse poi rivolto a lui.

Che voleva dire?

-Allora zietto... sei pronto alla sconfitta?- gli domandò lei spavalda.

-Non ridere troppo neanche tu ragazzina ricordati che io sono un super saiyan e tu no.-

Lo sguardo di lei s'incupì. -Certo, se vuoi combattere in modo sleale fai pure... trasformati. Non ho nessun problema.- non riusciva proprio a tenere a freno la lingua. Ma aveva ragione, dovevano combattere senza l'uso di forze superiori, dovevano essere “alla pari”.

-No tranquilla basteranno le miei forze per metterti al tappeto.-

Pan rise. -Ma dai Goten quei tempi sono andati.- gli ricordò allegramente e Trunks vide Goten arrossire di rabbia. -Se avessi pensato ad allenarti anziché perdere ii tuoi giorni appresso alle femmine...- Pan canzonava Goten senza nessuna pietà, e ancora una volta quello era un ragionamento da Vegeta.

Trunks dedusse che il sangue saiyan in Pan doveva davvero essere fortemente presente.

-Parli così per invidia mia cara considerando che tu non hai un appuntamento da anni.- rise di lei che s'imbronciò al punto da ringhiargli letteralmente contro.

-E' per mia scelta! Preferisco restare sola che uscire con quella massa di rammolliti!- gli urlò con ferocia.

A Trunks mancò un battito.

Non riuscì a controllarlo guardando poi suo padre di sottecchi per vedere se se ne fosse accorto. Non lo guardava, ma sogghignava.

Era per lui? O era per come Pan fronteggiava suo zio a testa alta?

Intanto rifletteva sulle parole di Goten che involontariamente aveva risposto ad un quesito che non poteva domandare a nessuno, men che meno a lei. Adesso però sapeva, era certo che nella vita di Pan nessuno avesse preso il suo posto.

E la gioia e il dolore combatterono ancora nel suo stomaco tra la felicità e i sensi di colpa.

-Fatti sotto!- le urlò contro arrabbiato Goten. Trunks sapeva che quella rabbia lo avrebbe deconcentrato al punto da fargli perdere dei colpi e lei ne avrebbe approfittato.

Partì infatti con il primo pungo che andò a vuoto perché Pan ebbe il tempo di scansarlo, e non solo... in men che non si dica gli fu alle spalle e allungando una gamba all'indietro lo colpì appena sbilanciandolo mentre Goten incespicava e lei lo guardava divertita con un ghigno sadico sul viso e le braccia incrociate al petto.

-E' questo tutto quello che sai fare Goten?- lo istigò lei.

Goten si voltò scuro in viso, aveva perso le staffe, e la faccia. -Maledetta mocciosa!- le urlò contro. -E' “zio” Goten per te!- urlò scagliandosi su di lei che si mise in posizione, pronta per riceverlo, soddisfatta nell'anticipare gli eventi nella sua mente.

Ne era certo, quel gusto per il combattimento Pan lo aveva ereditato da Goku. In lei rivedeva quell'uomo incapace di rifiutare una sfida, voglioso di superare se stesso, di accrescere la sua aura al punto da sottoporsi ad allenamenti estremi.

E così Pan.

Voleva allenarsi con Vegeta perché con lui sarebbero stati allenamenti estremi che gli altri non le avrebbero imposto, anzi permesso.

Neanche lui.

Ma Vegeta...

Li vide levarsi in volo e combattere ad una velocità invisibile ad occhio umano. Infatti solo in pochi riuscirono a seguirli, anche Krillin stesso faticava a seguire il combattimento lassù in cielo.

Pan era davvero migliorata, era forte, doveva ammetterlo.

Non la ricordava così veloce, ne ricordava la sua aura così potente. Riusciva a rispondere e ricevere gli attacchi di Goten con notevole facilità.

Era riuscito a colpirla un numero così limitato di volte da essere insignificanti.

Lo aveva lasciato di stucco.

Lo lasciò sbalordito però dopo che l'ebbe udita urlare un “facciamola finita!” con una grinta tale da sembrare un rombo di un tuono e scaraventare suo zio per aria facendolo atterrare bruscamente al suolo al di fuori del ring creando una voragine di dimensioni assurde.

-Non ci credo.- proruppe lui guardando quella scena come fosse qualcosa di impossibile.

Si voltò per guardare suo padre, che adesso aveva un'espressione strana, un misto tra l'apprensione e il dubbio. Che stesse decidendo di allenarla comunque?

Tornò a guardare Pan che lentamente scendeva appoggiando ancora i piedi per terra sul ring con il fiato corto e i pugno stretti ai fianchi. La sua aura così luminosa e potente da fargli mancare il fiato.

-Ti è andata solo bene!- urlò Goten tornando tra loro.

-Chi è il pivello adesso?- lo canzonò Bra prendendosi quella rivincita tanto desiderata.

-Sta zitta!- le rispose con arroganza, e riattaccarono briga insultandosi e prendendosi in giro a vicenda bisticciando come gatto e cane. Infondo erano molto simili, pensò sorridendo di loro.

Quando riportò l'attenzione su Pan lei lo guardava.

Questa volta però il suo sguardo era diverso, era serio e deciso, forse piuttosto freddo.

-Vai.- disse solamente suo padre, ma capì che diceva a lui.

Si voltò verso di lui che non lo guardava. -Eh? Ma...- tentò di protestare, ma Vegeta fu irremovibile. -Non ha senso, si sa che sono più forte di lei!- gli urlò contro arrabbiato.

Era un tranello quello di suo padre, un modo per dare una lezione a Pan, e forse anche un modo per far notare a tutti che nella nuova generazione era la sua prole la più forte.

Per qualche ragione Gohan era sempre rientrato nella generazione precedente...

Ma non avrebbe funzionato, perché se anche Pan avesse perso oggi, si sarebbe ripresentata un domani.

-Falla finita Brief e sali su questo dannatissimo ring!- fu lei ad urlagli contro, in quella voce nessuna pietà, solo tanta voglia di farla finita lei stessa per mano sua.

Si portò sul ring strascinandosi quasi e salendovi di malavoglia. -E un'assurdità Pan.- Le disse convinto.

-Non credertela così tanto Trunks. Potrei stupirti.- gli rispose sorridendo beffarda. Ma Trunks sapeva che era un bluff.

-Dai Pan smettila, lo sappiamo entrambi che non mi batterai mai.- e la sua non era spavalderia, era solo la verità chiara e semplice.

-Finiscila tu piuttosto, non mi sottovalutare e combatti con me.-

A Trunks mancò il fiato per un'istante, sperando ancora una volta che suo padre non se ne fosse accorto. Combattere con lei era la cosa più intima che avessero fatto in anni. Quello che sarebbe stato un vero e proprio corpo a corpo, il pensiero di toccarla, di colpirla.

Non poteva farlo. -Dai piccola arrenditi e andiamo a fare altro vuoi?- tentò, ma sapeva che non avrebbe funzionato.

-Attaccami.- gli disse lei invece. E la sua voce gli era sembrata la cosa più suadente che avesse mai udito. -Forza Trunks... vieni... avanti!- e ancora poteva sentire quella nota di sensualità che aveva paura stesse solo immaginando.

-Va bene...- disse infine accettando quella situazione che tanto non poteva cambiare o eludere più a lungo.

Infondo aveva già indosso la sua bella tuta creata da sua madre per gli allenamenti e le battaglie. Tanto valeva far finta che fosse solo un'altra sessione degli allenamenti di suo padre.

E forse lo era davvero...

La vide sorridere mentre partiva all'attacco contro di lui avanzando a pugno chiuso. Si limitò a spostarsi veloce e quel pugno andò a vuoto quando ricomparve dietro di lei.

Non l'aveva però colta di sorpresa, Pan lo conosceva bene, sapeva come combatteva, l'aveva visto all'opera in diverse occasioni, si erano allenati insieme nello spazio, e anche sulla Terra. Gli scagliò contro un calcio all'indietro e poi un altro rotante che lui evitò con maestria.

Dovette ammettere con se stesso che era veloce, ed era migliorata più di quello che aveva notato nello scontro con Goten. Il calcio che s'infranse sul suo avambraccio nel momento in cui lo aveva parato fu così forte da dolergli. Ma più probabilmente era debilitato dall'allenamento precedente con suo padre.

Ovviamente si stava risparmiando con lei. Ci stava andando piano e lei lo sapeva. Poteva vedere nei suoi occhi la rabbia, la consapevolezza della sua inferiorità rispetto alla sua forza. Ma questo non le impedì di continuare ad attaccarlo.

Combatterono così per un po'. Lei attaccava e lui si difendeva da lei, incapace in realtà di colpire la sua Pan.

Con un balzo nelle direzioni opposte si separarono.

-Non ti stai impegnando.- gli disse lei con sguardo cupo. Era arrabbiata.

-E invece si.- le rispose divertito vedendola ritta in piedi con le mani sui fianchi. Quei fianchi che adesso gli sembravano più tondi, le sue pose più sinuose, qualche curva aveva preso il posto del suo vecchio corpo di bambina saiyan, e adesso iniziava a sembrargli una piccola donna. Quello che lei aveva sempre voluto essere infondo...

-E invece no.- disse la voce tuonante di stizza di suo padre alle sue spalle.

Sobbalzò udendo quelle parole, non gli rispose, né si voltò. Preferì di gran lunga continuare a concentrare tutta la sua attenzione sulla battaglia, su di lei.

-Tuo padre ha ragione, non mi risparmiare. Combattimi.- gli disse seria e decisa.

Combatterla diceva.

Un risolino di scherno gli sfuggì dalle labbra, e la vide accigliarsi.

No, non rideva di lei, rideva di se stesso.

Non poteva neanche avere immaginazione, nessuno poteva averne, di quanto lui l'avesse combattuta, di quanti anni avesse passato a combatterla. A combattere contro se stesso e i suoi maledetti impulsi, quegli istinti malsani che aveva per lei.

No, non rideva di lei. Rideva di se stesso. Dello stupido che era.

La vide sciogliere qualcosa dal polso, era un pezzo di stoffa, un foulard...

Strabuzzò gli occhi.

No... era la sua bandana blu.

Lei afferrò il fermaglio che aveva sulla testa e lo gettò via, e attorcigliando la bandana si legò i capelli in una sorta di mezza coda o uno chignon, non avrebbe saputo definirlo meglio di così. Sapeva solo che era bellissima con quelle ciocche che spettinate le ricadevano sul viso e la frangetta, lasciata finalmente libera dal fermaglio, imperlata di sudore come la sua pelle ormai lucida.

Ricordava esattamente il momento in cui glielo aveva regalato.

Era stato quell'ultimo capodanno, a quella che fu poi la loro ultima reunion.

Avevano trascorso tutta la serata assieme, diventati ormai culo e camicia per così dire. Forse il loro rapporto era più forte persino di quello che aveva con Goten.

Si erano sempre capiti al volo, le risate erano immancabili e quell'aura di allegria in cui erano avvolti faceva invidia a molti.

Erano stati bene, davvero bene. Trunks credette che quella fosse stata la serata più bella della sua vita, non facendo niente di speciale, semplicemente stando seduto sul tappeto del salotto giocando ai videogiochi facendo coppia virtuale con Pan contro Bra e Goten.

Inutile dire che vinsero. Non poteva essere diversamente, il loro affiatamento era palpabile in tutto ció che facevano.

Bra e Goten trascorsero tutta la serata litigando, mentre loro ad un certo punto si erano assolutamente estraniati da tutto quello che li circondava.

Potevano essere in una sala piena di gente senza neanche rendersi conto della loro presenza, troppo presi da quel rapporto unico che avevano creato durante l'assenza da tutti.

Per lungo tempo erano stati solo loro, e solamente Goku poteva intrufolarsi in quel duo ricreando il trio che erano stati. Ma lui non era più presente tra loro.

Pan ne soffriva.

-Mi manca sai...- gli disse d'un tratto mentre ricordavano le loro avventure.

-Lo so.- le rispose prendendole la mano. -Manca anche a me.- sorrise ricordandolo.

Erano ancora per terra nel salotto, le schiene contro la seduta del divano, nascosti alla vista degli altri seduti di là, in sala da pranzo, proprio alle loro spalle.

Lei strinse forte la sua mano e la passò attorno alle sue spalle costringendolo in un abbraccio appoggiandosi sopra il suo braccio con la testa senza lasciare di tormentargli le dita con le proprie.

Trunks ebbe un sussulto, il fiato corto mentre abbracciava la sua Pan. Non che non fossero atteggiamenti consueti per loro, ma c'era stato qualcosa in quel momento che non riuscì bene a definire. Qualcosa che forse poteva identificare in quel bacio leggero che gli posò nell'incavo del braccio. Le sue labbra che parevano bollenti contro la sua pelle.

Non lo aveva mai fatto, non si era mai spinta fino a baciarlo.

Il cuore che prese a martellargli in petto, e quella leggera sensazione di ebrezza che gli diede alla testa nonostante i saiyan fossero degli astemi decisi.

La strinse in un abbraccio completo chiudendola tra le sue braccia in una morsa delicata mentre lei si lasciava cullare da lui, e chiacchierarono ancora di Goku mentre le loro labbra affrontavano quel discorso e le loro menti uno del tutto differente.

Pan sollevò lo sguardo d'un tratto, l'aveva fatta ridere. Il suo sorriso si spense nei suoi occhi quando si resero conto di quanto fossero vicine le loro labbra.

E lei era lì che non si muoveva, non si scostava, pareva piuttosto attenderlo, aspettando che fosse lui a colmare quello spazio tra di loro... che non ridevano più.

Deglutì.

Lei non poteva minimamente immaginare quanto desiderasse farlo, quanto desiderasse annullare le distanze tra di loro, prendere le sue labbra, farla sua in ogni modo possibile.

Ma...

Non sarebbe stato corretto. Nei suoi confronti, e in quelli di quella gente che di là in sala si fidava di lui, teneva a lui, a lei, a loro.

Avrebbe deluso tutti.

Lei aveva solo sedici anni, o come preferiva dire lei “sedici e mezzo”, e lui? Al confronto era un pervertito di trent'anni suonati perso di lei.

Le sorrise amaramente capendo che la cosa si era protratta per troppo tempo. Doveva fermarsi, adesso che erano ancora in tempo.

Sollevò la testa e posò le sue labbra sulla sua fronte sentendola sospirare.

Furono chiamati dagli altri, era mezzanotte e stavano tutti fuori a guardare i fuochi d'artificio che annunciavano l'inizio di un nuovo anno.

Corsero fuori raggiungendo gli altri ancora l'uno affianco all'altra.

E mentre salutava il nuovo anno, dicendo addio al vecchio, lui diceva addio a lei, che ignara di tutto ciò rideva divertita da quello spettacolo meraviglioso che si prospettava dinnanzi ai suoi occhi, in quel cielo pieno di stelle che lei amava tanto, che le ricordava quel tempo in cui si erano appartenuti, in un modo unico e speciale.

Ricordò benissimo le lacrime pungergli gli occhi. Non pianse, non in quel momento, non davanti a tutti.

Le tenne la mano, per quella che sarebbe stata l'ultima volta, consapevole del peso di quella scelta che presto o tardi sarebbe stata inevitabile. Aveva solo tergiversato, lo sapeva, ma separarsi da lei era un dolore così grande da risultare intollerabile anche per lui, che nella vita aveva combattuto diverse battaglie, subendo diversi colpi, ma quel dolore, era diverso.

Fu taciturno per il resto della serata, ed era certo che lei se ne fosse resa conto da come lo guardava. Era semplicemente così si capivano senza il bisogno di parole inutili.

Finita la serata era giunto il momento di separarsi.

-Allora, io vado.- disse lei timidamente sull'uscio della porta.

Gli altri li scansavano uscendo allegramente mentre tra loro due era calato un silenzio imbarazzante, assolutamente innaturale.

Non seppe mai se gli altri si fossero accorti del momento solenne o meno, ma non gli importava molto soprattutto allora, quando avendola difronte non riusciva a sorreggere il suo sguardo.

-Ciao...- sussurrò lei appena non udendo nessuna risposta facendo per voltarsi quando lui l'afferrò per un polso impedendole di lasciarlo così.

-Tieni.- le disse porgendole la sua preziosa bandana, quella del viaggio nello spazio. -Un piccolo regalino per l'anno nuovo.- le fece un occhiolino tentando di replicare quel sorrisetto furbo che era solito farle non sapendo se in effetti gli riuscì o meno.

Forse no.

Pan gli saltò tra le braccia in un impeto, come se ci fosse stato qualcosa in lei che l'avesse spinta ad annullare le distanze tra loro per l'ultima volta.

Ricambiò l'abbraccio con forza prima di lasciarla andare.

Gli sorrise, le lacrime agli occhi mentre stringeva quel leggero tessuto tra le dita come fosse l'oggetto più prezioso del mondo. -Lo custodirò con cura.- gli disse prima di correre via da lui.

Quella fu la notte più lunga, e più dura, della sua vita.

Pianse tutte le lacrime che aveva, per quell'amore che sapeva non essere corretto, ma impossibile da cancellare.

L'amava. Era così. E adesso doveva dimenticarla e lasciare che andasse avanti e si facesse una vita lontana da lui. Era quello il miglior regalo che potesse farle.

-Buon anno nuovo piccola mia.- disse augurandole tutta la felicità che la sua assenza avrebbe potuto portarle.

Da quel momento in poi semplicemente si negò a lei con scuse banali ma necessarie: “devo lavorare” “ho sonno” “sono stanco” “ho da fare” “devo uscire con Goten”.

Era certo di non essere creduto, ma non importava.

Infine, lei non lo cercò più, e lui costrinse se stesso a non cedere facendo si che il loro rapporto perfetto pian piano divenisse solo un ricordo bellissimo.

E la cosa gli era riuscita piuttosto bene, fin quando quella mattina sua madre aveva deciso di richiamare tutti all'appello.

Non aveva idea del dolore che gli aveva procurato.

-Attaccami Trunks!- insistette lei mettendosi in posa pronta a scattare.

Tornò alla realtà. Adesso gli era difronte. -No Pan finiamola qui questa pagliacciata.- le disse incrociando le braccia al petto.

-Pagliacciata?!- domandò lei con esasperazione nella voce. -Trunks! Tu allora non capisci...- vedeva nei suoi occhi la delusione. Pan si fidava di lui, era sempre stato così, come diceva lei, lui era l'unico che la capisse, che l'ascoltasse e che la sostenesse in tutto... o quasi.

Ma in quel momento seppe di averla fatta sentire tradita, e ancor di più se ne rese conto quando la vide partire all'attacco lanciando un urlo di dolore e di rabbia che riecheggiò nella sua mente quando lo colpì sotto il mento con un pugno scaraventandolo per aria.

L'impatto fu devastante, non l'aveva mai colpito con così tanta forza e disperazione.

In un battito di ciglia se la ritrovò davanti mentre ancora lo attaccava con pugni e calci, riuscendo anche a colpirlo.

Le implorava di smetterla mentre ancora in aria continuava quella che pareva essere una sorta di vendetta. Si vendicava contro chi stava distruggendo i suoi sogni, contro quell'amico che stava distruggendo la loro amicizia, contro il compagno che la stava tradendo.

La rabbia assalì anche lui mentre nel petto sentiva come una fiamma divampare e farsi più grande, incontenibile, stimolata da quegli impatti che contro il suo corpo non bruciavano la pelle ma l'anima.

-Adesso basta!- urlò intensificando la sua aura e afferrandola in men che non si dica da dietro portando entrambe le mani di lei dietro la schiena nel tentativo di fermare quell'assurdità. -Non voglio combattere contro di te Pan!- le urlò contro disperato.

Non così almeno.

-E' solo un combattimento Trunks, non è la prima volta che combattiamo!- lo rimbeccò lei. Ed era vero. Ma non a quel modo...

-Non così però.- le disse stringendo maggiormente la presa sui suoi polsi sentendola irrigidirsi e agitarsi nel tentativo di liberarsi.

-Che vuoi dire?- gli domandò tra i denti stretti a soffocare quel dolore che sicuramente stava provando.

Piano la riportò con i piedi per terra. Adesso erano di nuovo sul ring.

-Non mi hai mai attaccato in questo modo Pan...- le disse in un orecchio mentre lei smetteva in fine di muoversi. -Lo so che ce l'hai con me.- insistette per rendere più chiaro il concetto. -Ti stai solo vendicando.- un sussurro doloroso uscito dalle sue labbra che non poteva più essere trattenuto.

Pan respirava a fatica, vedeva chiaramente il suo petto sollevarsi in movimenti irregolari, sapeva benissimo di aver toccato un punto dolente, e in verità non era un argomento che avrebbe voluto tirar fuori mai, ma le circostanze avevano mandato all'aria tutti i suoi piani e la rabbia la sua lucidità.

Quel corpo stretto al suo, il suo profumo misto al sudore. Quell'odore che ricordava benissimo, rimasto immutato nel tempo, che non poteva dimenticare e che di tanto in tanto ritornava a solleticargli il naso, anche sapendo benissimo che fosse solo frutto della sua fantasia, della nostalgia. Adesso era reale.

-Lasciami!- gli urlò lei, e la voce era uscita più stridula del consueto. -Lasciami Trunks... Lasciami!- urlò disperata mentre sentiva la sua aura accrescere.

La piccola di casa Son adesso era circondata da un aura energetica bluastra che continuava a crescere di potenza mentre le sue urla squarciavano il cielo azzurro e sereno.

Sentiva quel corpo fremere sotto le sue dita, finché quella forza non esplose e non poté più trattenerla oltre.

Si era liberata.

La guardò un attimo come inebetito per quella dimostrazione di forza. Ma poi le sorrise.

Lei con uno scatto si era piazzata dinnanzi a lui a qualche metro di distanza. Bella come il sole, affannata, stanca per quello sforzo immane, estremamente sudata lo guardava con il suo solito sguardo di sfida, con quella grinta che tanto aveva amato, con quella forza di volontà che in più occasioni era stata la loro ancora nello spazio.

-Adesso fai sul serio però.- gli intimò severa.

Partì all'attacco contro di lui ancora una volta colpendolo un paio di volte prima che si decidesse a reagire.

Lo scontro proseguì in aria dove nessun dei due si risparmiava, o quasi.

La loro doveva sembrare una sorta di danza agli occhi degli spettatori che guardavano ammutoliti il combattimento.

Si conoscevano bene, benissimo, potevano anticipare le mosse l'uno dell'altra e per un po' nessuno dei due riuscì a colpire l'altro, anche se la voglia di colpirla in realtà per Trunks era nulla.

-Colpiscimi!- gli urlava a squarciagola istigandolo, provocandolo, cercando di dire cose che lo avrebbero fatto arrabbiare.

E in fine ci riuscì quando gli disse che era un codardo e che non combatteva contro di lei perché: -Perchè credi che io sia debole!- urlò con gli occhi oramai lucidi di rabbia. Gli disse che non gli importava nulla dei suoi desideri, della voglia che aveva di imparare da suo padre l'arte del combattimento dei saiyan. -Sei un'egoista! Non ti importa niente di me in realtà Trunks, ed è per questo che neanche mi combatti, mi neghi anche questa possibilità. Perché semplicemente non ti importa di me!- gli urlò con tutto il fiato che avesse in corpo, con quella disperazione che aveva percepito prima ma che adesso con le sue parole aveva confermato.

Come poteva dirlo? Come poteva credere che a lui non importasse nulla di lei!?

La vide arrivare all'attacco e preso da un istinto incontrollabile in un istante le fu alle spalle e con una gomitata sulla schiena la scaraventò sul ring vedendo il suo corpo infrangersi al suolo creando una voragine di dimensioni notevoli.

Immediatamente strabuzzò gli occhi mentre guardava inorridito la scena.

-Pan!- urlò fiondandosi al suolo correndo al suo fianco afferrando il suo corpo e voltandola in modo da guardarla in viso. -Piccola tutto bene? Ti ho fatto male?- le domandò frettoloso con un'ansia crescente in petto.

-Finalmente.- disse lei invece sorridendo mentre un rivolo di sangue le scendeva lungo il sopracciglio finendole nell'occhio.

-Oh Pan mi dispiace, non so cosa mi sia preso.- e invece no. Sapeva esattamente cosa gli fosse preso.

Aveva toccato le sue corde e lo aveva suonato come un violino. Non era vero quello che gli aveva detto, se si era comportato come aveva fatto era stato per lei dannazione!

Ancora l'aura di Pan s'intensificò e con un balzo fu di nuovo ritta in piedi. -Ancora! Non ho finito con te!- gli disse sorridendo sorniona mentre barcollante tentava di mantenere la posizione di difesa.

-No.- rispose lui ansioso di farla finita con quell'idiozia! -Non ho nessuna intenzione di combattere ancora, basta!-

-Basta lo dico io e ancora non mi sono arresa!- gli urlò decisa.

-Falla finita Trunks e combatti!- gli intimò suo padre che da poca distanza guardava la scena tra il serio e il divertito.

-No papà basta non voglio più combattere!- esplose di rabbia contro quell'uomo che lo aveva messo in quella situazione impossibile da gestire.

Trunks era stufo e deciso a lasciare quel combattimento a metà arrendendosi scendendo dal ring, sventolando la bandierina bianca che avrebbe portato Pan a vincere e ad allenarsi con suo padre. Avvicinandosi a lui inevitabilmente.

La cosa non lo allettava affatto, ma non poteva più combattere maledizione!

Nel momento in cui si avvicinò al bordo del ring allungando il primo piede per scendere un calciò lo colpì alla testa facendolo volare via come fosse stato un moscerino colpito da una mano umana. Il suo volo non si arrestò contro una superficie ma contro un altro colpo sferrato da Pan che a differenza sua non aveva nessun ritegno nel colpirlo.

Questa volta il suo volo fu verso l'altro. Ma ripresosi si arrestò all'istante ritrovandosi gli occhi scuri di lei che lo fissavano accigliati.

-Ho detto no!- e ancora lei lo colpì al viso con un pugno. Lui non reagí vedendola chiudere i pugni stretti tra di loro e con un unico colpo colpirlgli la schiena facendolo piombare di peso sul pavimento del ring.

-Combatti Trunks!- ancora suo padre.

Trunks era finito sul ring a carponi. Aveva il fiato corto e la gola arida e secca che gli doleva quando tentava di parlare. Si guardò le mani che strette a pugno divenivano sempre più bianche mentre interrompeva il flusso regolare della circolazione.

Come poteva farlo. Non poteva. Non voleva!

Levò lo sguardo su suo padre con astio, rancore e forse odio per quello che gli stava facendo fare. -No non voglio più colpirla! Non voglio colpirla!- urlò in preda a quella che pareva una crisi di nervi, davanti a tutti gli sguardi indiscreti di amici e famigliari che non potevano capire.

Odiò suo padre perché lo stava costringendo a mettersi a nudo davanti a tutti. Lo stava forzando in quella battaglia che da segreta e interiore, ma in qualche modo gestibile, stava diventando reale e concreta, visibile ad occhio nudo.

E tutti lo videro. Tutti videro gli occhi di Trunks prima accigliarsi e poi divenire più lucidi mente qualcosa dentro di lui si spezzava.

Dannazione! Imprecò mentalmente dandosi dell'idiota abbassando il capo per evitare di essere guardato da loro.

Era solo uno stramaledettissimo combattimento! Non era il primo come aveva detto anche Pan, e non sarebbe stato l'ultimo!

E allora perché faceva così male? Perché non riusciva neanche ad immaginare di colpirla in nessun modo?!

Rilasciò quel respiro che aveva trattenuto in gola fino a quel momento riprendendo fiato, per poi trattenerne un altro un attimo dopo.

Non doveva piangere.

Qualunque cosa avesse fatto, non doveva piangere.

-Rialzati Trunks!- ancora lui, a non capire il suo stato d'animo, la sua angoscia, il suo dolore.

Con uno sforzo immane si rimise in piedi e si voltò trovando la piccola Pan dietro di sé che lo fissava con uno sguardo indecifrabile.

Si stava mostrando debole. Pan si sbagliava prima, era lui quello debole, non lei. Forse suo padre aveva ragione quando diceva che il DNA di sua madre aveva fatto danni a quello del saiyan.

Pan si mosse lentamente. Si levò il giacchetto di pelle rosso e lo gettò di lato rimanendo con il top nero.

Si mise ancora nella sua solita posizione pronta per ricominciare quello che non poteva davvero essere definito un combattimento.

Perché voleva continuare a tutti i costi? Lo odiava forse?

Non volle neanche pensarci, anche se la cosa era plausibile dopo come si era comportato con lei.


-Non posso Pan.- un sussurro, una supplica che gli morì sulle labbra quando lei incurante del suo stato partì all'attacco colpendolo ancora.

In realtà si lasciò colpire.

L'unico modo di farla finita in quel momento era lasciarla vincere e lasciarsi cadere fuori dal ring. E così fece ma...

Nell'istante prima che toccasse terra lei lo afferrò e lo lanciò in aria pronta a ripartire all'attacco.

-Non lasciarmi vincere!- gli intimò e in quello sguardo non lesse odio.

Sorrise appena di lei che adesso era tornata la bambina imbronciata che era sempre stata.

-Non è quello che vuoi?- le domandò sarcastico.

-Si... no...- la vide mordersi un labbro indecisa sulla risposta da dargli. -Voglio vincere per merito... non perché hai provato pena per me.- gli spiegò. -Ti prego Trunks.- adesso era lei che supplicava.

Il suo desiderio di allenarsi con suo padre era davvero grande. Ma infondo lo sapeva che per Pan il combattimento era tutto. Lei non era come loro, era quella che aveva meno sangue saiyan ma era quella che ne aveva tutto lo spirito.

Cosa doveva fare? Sapeva benissimo che se avesse combattuto avrebbe perso.

-Non vincerai mai Pan.- le ricordò. E la vide annuire consapevole senza però tirarsi indietro.

Ridacchiò portandosi le mani a tirarsi dietro i capelli che gli ricadevano scomposti sul viso.

-Ti prego Trunks.- lo implorò con quella vocina che lui conosceva bene, quella che usava quando voleva qualcosa da lui, sapendo che non avrebbe mai resistito e l'avrebbe accontentata sempre.

Lo guardava con quegli occhioni che gli parvero più tondi, le sopracciglia vicine tra loro e le mani unite davanti al visino che in quel momento era tornato immensamente dolce.

Sentì le gambe molli tremare mentre si scioglieva come un gelato al sole davanti a quella scena che, per tutti i supremi dell'universo, gli era mancata da morire.

Aveva abbassato le difese, tutte, lasciando che la sua aura tornasse ad un intensità normale, il tempo di vedere una scintilla malefica brillare negli occhi di lei che con un impeto pazzesco gli fu addosso colpendolo con un pugno sotto il mento, un calcio nello stomaco che lo piegò in due e una gomitata dietro al schiena che lo scaraventò sul ring dove adesso il suo corpo aveva rimpiazzato quello di lei nella medesima voragine.

La vide atterrargli vicina con le mani sui fianchi.

-Non vale... usare questi mezzuncoli non è leale!- le fece presente sollevandosi tenendosi lo stomaco indolenzito.

-Ma come dici tu... senza non avrei speranze di vincere.- gli fece un occhiolino mentre si godeva la scena. -E poi in amore e in guerra tutto vale...-

Sorrise. Era dannatamente scaltra la sua piccola, lo era sempre stata, e adesso che aveva anche il corpo giusto poteva usarlo a suo piacimento, almeno contro di lui. Si domandò solamente se lei ne fosse consapevole mentre ancheggiando si avvicinava a lui che deglutì con forza per mandare giù qualche invisibile ma ingombrante boccone.

-Questo è barare.-

-Non importano i mezzi... è il fine che conta.- gli disse soddisfatta mentre udiva quella che pareva una risatina di scherno di suo padre che doveva aver appoggiato in pieno quella frase.

-Vigliacca.- le disse guardandola dritta negli occhi sostenendo il suo sguardo d'ebano con non poca fatica.

-Codardo.- gli disse facendosi avanti di un altro passo.

-Poppante.- sapeva di innervosirla. Lo aveva fatto apposta, se si fosse avvicinata di un altro passo non avrebbe più potuto rispondere delle sue azioni.

-Io non sono una poppante! Non sono più una bambina!- urlò inferocita riuscendo a farlo ridere. Adesso era tornata lei, era di nuovo la sua piccola Pan, quella con cui riusciva a parlare di tutto e di niente, quella che lo aveva inseguito nello spazio per dimostrare a tutti di essere un'adulta quando in realtà non lo era.

Adesso però...

-E vero... non lo sei più.- anni erano trascorsi e quella ragazzina aveva lasciato il posto a quella giovane donna dispettosa che aveva difronte, che lo guardava accigliata, adesso un po' più confusa mentre le mani ai fianchi cadevano mollemente. Gli mancò un battito quando si ritrovò a fissare le sue labbra per un tempo fin troppo lungo e il suo corpo ebbe un fremito che sperò nessuno avesse captato. -Sei una piccola mocciosa impertinente! Ecco cosa sei!- le urlò sorridendole a trentadue denti spiccando il volo per non essere acchiappato da lei che si era fiondata su di lui intimandogli di strozzato a mani nude.

Adesso era ancora lì che lo inseguiva cercando di bloccarlo, fermarlo, vendicarsi per quegli insulti che per lei erano in assoluto i più pesanti di tutti.

Ma quello non poteva definirsi combattimento, quello era un gioco, era un bellissimo gioco che facevano sempre, in cui si divertivano a punzecchiarsi e a stuzzicarsi finché uno dei due non avesse ceduto.

Di solito finivano sempre con il “fare la pace” con un abbraccio.

Quei tempi lontani ormai andati che gli mancavano fino a togliergli il fiato.

-E dai Trunks lasciati acchiappare.- piagnucolò lei facendolo ridere.

-Ma come? Non volevi vincere per meritocrazia?- la canzonò vedendola imbronciata e poi intristita.

-E dai fermati.- piagnucolò ancora e gli fece tenerezza fino al punto di fermarsi per davvero ma senza volerlo, quasi fosse stato un istinto seguire le indicazioni che la sua voce gli imponeva.

Gli sorrise, e quel sorriso così sincero gli scaldò l'anima da tempo fredda.

Possibile che lei fosse davvero in grado di fare la differenza in lui così tanto. Possibile che lei fosse il suo inverno e la sua primavera?

Non poteva essere, non poteva lasciare che fosse così, la differenza d'età tra loro era troppo grande, nessuno avrebbe capito, a volte non lo capiva neanche lui...

Pan approfittò dell'ennesimo attimo di esitazione per colpirlo ancora e scaraventarlo verso il suolo, ma questa volta fu lui a fermarsi in tempo prima di toccare terra, domandandosi subito dopo perché non si fosse semplicemente lasciato cadere mettendo fine a tutto quello scompiglio.

Ma oramai era fatta, si era sollevato in volo mentre lei lo guardava con delusione.

Le sorrise furbo, voleva combattere? Perfetto, non poteva far altro che accontentarla come aveva sempre fatto, assecondando quei mezzi sleali che aveva per torturarlo! -E' così che combatti adesso?- le domandò con una nota di rimprovero. -Va bene l'hai voluta tu! Ti insegnerò una lezione che no dimenticherai tanto facilmente!- si fiondò su di lei che poteva sentire carica di un misto di adrenalina, paura, divertimento e eccitazione. La sua aura brillava come non l'aveva mai vista prima mentre lo attendeva sorridente ansiosa di colmare quel vuoto che li separava. -Non è così che ci si comporta in una battaglia seria!- urlò poco prima di raggiungerla.

Aveva vinto lei... ancora.

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Capitolo 2
*** Mi conosci ***


Capitolo 2

Non la colpì, lei si scanso ma le sfiorò la testa e quell'impatto fece si che la bandana che le tratteneva i capelli volasse via lasciando che si sciogliessero e svolazzassero al vento.

Si fermò bruscamente quando la vide distrarsi e voltare lo sguardo seguendo il percorso della bandana che volava via sotto di loro. I suoi occhi si erano come impauriti mentre urlava un “oh no!” e si fiondava via, lontana da lui, in direzione di quel pezzo di stoffa blu che forse per lei valva più di quella battaglia.

Trunks rimase fermo a guardarla mentre acchiappava l'oggetto al volo e lo stringeva forte al petto lasciandosi sfuggire un “menomale” dalle labbra che adesso sorridevano serene.

La guardò ancora più intensamente quando suo padre le disse: -Fine dei giochi.- con quella sua voce pacata, e lei si voltava verso di lui accigliata inconsapevole della sciocchezza che aveva appena compiuto.

-Ma che dici, proprio adesso che si è deciso?- gli urlò in faccia, sprudente, senza neanche pensare chi fosse il suo interlocutore.

-Sei fuori mocciosa fattene una ragione.- gli disse lui senza alterarsi troppo per i modi di fare dell'altra.

Lei parve prima indispettita, ma poi si rese conto della sciocchezza che aveva compiuto mentre lui le atterrava davanti.

-Che?!- urlò a se stessa imprecando mentalmente.

Nel recuperare l'oggetto aveva appoggiato i piedi per terra fuori dal ring auto-eliminandosi dai giochi, ponendo fine a quello scontro, con suo grande sollievo.

Aveva in questo modo evitato che fosse lui a decretare le sue sorti, sollevandolo da quel enorme peso che gli gravava sul petto.

Adesso potevano tornare ad essere semplicemente Trunks e Pan.

Come se lo avesse letto nel pensiero lei lo guardò, gli occhi ricolmi di lacrime e il viso contratto in una smorfia di dolore e delusione. Tirava su con il naso mentre diceva: -Non è giusto però.- piagnucolando come una bambina, ma guai a farglielo notare.

Rise di gusto di quella scena, di quella piccola guerriera impavida tornata ad essere solo la sua tenera e capricciosa Pan. Si avvicinò a lei che lo guardò con uno sguardo tristissimo mentre piangeva a dirotto del suo personale fallimento strofinandosi gli occhi per evitare che le lacrime scivolassero sul viso con poco successo.

-Dai Pan, sarà per la prossima volta...- le disse sapendo benissimo che non ci sarebbe mai stata quella “prossima volta” di cui aveva accennato perché lui avrebbe fatto di tutto per evitarlo.

-Trunks!- urlò gettandosi tra le sue braccia com'era solita fare quando piangeva per qualunque cosa, come se la sua vicinanza potesse in qualche modo placare il suo dolore, le sue pene e le sue frustrazioni. -E' tutta colpa tua!- gli urlò contro il petto senza alzare lo sguardo continuando a frignare forte battendogli i pugni contro senza però fargli alcun male, nascondendo il viso al suo sguardo.

Era una scena vista e rivista, consumata quasi negli anni, ma in quel momento tutto sembrava così diverso, amplificata dalla loro lontananza. Lei era diversa, e anche quello che provava per lei era diverso.

L'afferrò per le spalle, scostandola appena da sé mentre lei nascondeva il viso tra le mani lasciandogli intravedere però gli occhi lucidi.

Le sorrise. -Dai su non fare così...- lei levò lo sguardo e lo guardò disperata. Quegli occhi così neri in cui aveva quasi dimenticato quanto facilmente riuscisse a perdersi, come in quel momento quando perse il filo del discorso non ricordando affatto quello che le volesse dire.

Tirava su con il naso arrossato e si mordeva il labbro inferiore per evitare di piangere ancora, e tutto quello che quella visione adesso riusciva a rievocare nella sua mente era quanto fosse dannatamente bella.

Il cuore prese a martellargli fino in gola e le mani iniziarono a sudare. Lei aspettava che lui continuasse, che le dicesse qualcosa, che però non arrivò mai, perché le uniche parole che sarebbe stato in grado di dire erano impossibili da pronunciare.

-E smettila di frignare mocciosa.-

Goten...

Fu grato della sua intromissione che sbloccò quella situazione almeno in parte.

-Non sono una mocciosa!- gli urlò contro lei tra le lacrime.

-Ah no? E allora come mai frigni per una cosa così stupida?- insistette lui facendola arrabbiare.

-Non sono affaracci tuoi Goten!- gli urlò. -E poi tanto non capiresti razza di mezzo saiyan venuto male!- a Trunks venne da ridere della scena. Aveva quasi dimenticato quanto fossero divertenti quei due quando litigavano... cioè sempre.

-Ma come osi?- s'innervosì l'altro sollevando i pugni a mezz'aria. -Io sono più saiyan di quanto tu non lo sarai mai!- le ricordò, ed era vero, in parte.

Sì perché il sangue non mentiva, ma lo spirito neanche, e Pan era un saiyan a tutti gli effetti, forse più di quanto loro non lo sarebbero stati mai.

In lei erano ormai chiari gli atteggiamenti di Vegeta, e quindi della sua razza d'appartenenza, fiera, impavida, sprudente. Ma soprattutto la voglia di combattere, di superare i suoi limiti, l'impossibilità di tenerla lontana dal campo di battaglia, in cui chiaramente rivedeva Goku.

Lei gli fece una linguaccia e si lanciò ancora tra lei sue braccia quando Goten fece per colpirla dicendole che le avrebbe dato una bella lezione.

D'istinto l'accolse abbracciandola, quasi a volerla davvero proteggere dall'altro che sapeva benissimo non le avrebbe mai potuto fare del male.

E dai suoi atteggiamenti sembrava non fosse trascorso neanche un giorno dall'ultima volta...

-Si facile così... andare a piangere da Trunks ogni volta che sto per picchiarti!- continuò lui mentre lei rideva consapevole del fatto che era vero, che era sempre stato così. Lui l'aveva sempre “protetta” dalle “aggressioni” del ragazzo moro, anche quando era chiaramente colpa di lei. -E tu che te la difendi tanto... siete proprio fatti l'uno per l'altra.- adesso era Goten ad essere imbronciato mentre si voltava dando loro il profilo a braccia conserte e il mento alto.

Trunks a quelle parole trasalì sperando che nessuno notasse il leggero rossore sulle sue gote mentre Pan ancora stretta a lui non pareva volersi muovere di lì, guardando l'altro ridendo come una matta stringendo ancora in una mano la bandana.

-E sono “zio” Goten per te!- le ricordò ancora facendosi grande davanti a lei che però rise più forte se possibile facendolo innervosire ancora.

-Ci passiamo solo tredici anni, per quel che ne sappiamo potresti essermi fratello... altro che zio.- lo canzonò.

Trunks si rese contro che Pan non dava molta importanza al fattore età, avendone una concezione completamente diversa dalla sua.

-Dai ragazzi smettetela.- la voce calma e pacata di Gohan interruppe quella buffa lite. -Pan cara, hai avuto la tua possibilità... te la sei giocata per quel... coso lì.- le disse con uno sguardo stupito e confuso puntando la bandana che aveva ancora stretta tra le dita.

Lei abbassò lo sguardo sull'oggetto e poi alzò lo sguardo su di lui. Era arrossita, lo aveva visto chiaramente, così come aveva notato quanto adesso era più facile guardarla dritta negli occhi con tutti quei centimetri guadagnati in quei due anni in cui non si erano visti affatto.

Le sorrise, dimenticando la bandana, dimenticando Goten e Gohan che erano lì a guardarla mentre aspettavano una qualche risposta, concentrandosi solo su tutta la voglia che aveva trattenuto dentro di rivederla e riabbracciarla.

-Spero solo ne sia valsa la pena.- fece spallucce suo padre non avendo ricevuto alcuna risposta allontanandosi da loro, raggiungendo il gruppo che si avviava verso la casa poco distante.

-Io sono certo che per Pan ne sia valsa la pena...- disse poi Goten malizioso verso sua nipote che prendeva ad arrossire come un peperone agitandosi tra le sue braccia mentre si voltava verso di lui intimandogli di farla finita.

-Non sei divertente Goten!- lo aggredì. -Sei uno stupido!- urlò ancora allontanandosi da loro in tutta fretta senza dare spiegazioni.

La videro poi tornare immediatamente indietro superandoli a testa alta senza dire una parola per recuperare il giubbino che aveva lanciato prima e il fermaglio che rimise in testa stizzita.

Ancora una volta lì superò e si allontanò da loro a passo deciso battendo i piedi per terra nervosamente.

-Che è successo?- domandò Trunks all'amico non capendo a pieno quella reazione guardandola allontanarsi sbigottito.

Goten rise. -Secondo te?- gli domandò come se fosse la cosa più naturale del mondo. -Quella è la tua bandana Trunks...- gli ricordò come se solo quel particolare fosse sufficiente a fare la differenza. Gli diede un paio di pacche sulla schiena e gli fece un occhiolino invitandolo a seguirlo verso casa.

Trunks capì l'antifona.

La canzonavano ancora per quella cotta infantile che aveva per lui? Sicuramente Goten lo faceva.

Ma quella frase lasciata metà gli faceva intendere che forse per lei le cose non erano cambiate, che forse essere stato lontano dai suoi occhi non l'aveva allontanato dal suo cuore.

E allora si spiegava la sua reazione sul campo di battaglia, quella strana voglia di punirlo, di ferirlo, forse come lui aveva fatto con lei. La voglia vendicarsi, di sfogare quel dolore che lui le aveva fatto provare ricordando a se stesso che lo faceva per il suo bene.

S'incupì.

-Che fai Trunks vieni o no?- Goten gli fu subito alle spalle spintonandolo finché non prese a camminare da solo. -Si calmerà da sola vedrai e tornerà a piagnucolare tra le tue braccia alla prima occasione buona.- lo canzonò con quel tono di voce strano, quasi malizioso.

Cosa voleva dirgli con quella frase? Era un'allusione a lei o forse peggio, a lui?

Guardò Goten mentre chiacchierava allegramente sulla via del rientro ascoltando a malapena i suoi discorsi, troppo impegnato a domandarsi se lui avesse capito qualcosa.

Ma non poteva essere.

Se avesse saputo era certo che la sua reazione non sarebbe stata piacevole, come poteva esserlo? Il suo migliore amico innamorato di sua nipote quattordici anni più giovane.

L'avrebbero fatto fuori in appena venti minuti, dopo una misera resistenza, senza lasciargli il modo di spiegare, e senza alcuna pietà.

Scosse il capo rientrando in casa dove suo padre lo accolse accigliato.

-Ti sei comportato come una mammoletta.- gli disse schifato del suo comportamento.

-Lasciami perdere papà.- gli intimò scuro in volto mentre vedeva gli occhi dell'altro sciancarsi per lo stupore di quella risposta.

Non era solito rispondergli male. Lo lasciava parlare, si difendeva come poteva senza mai esagerare, perché anche se come padre era particolare, aveva un gran rispetto di quell'uomo che, nonostante tutto, negli anni aveva dimostrato per loro un amore innaturale per uno della sua razza. Per un principe... qual'era.

Ma non poteva mettersi in mezzo tra lui e la sua Pan. Tra lui e quei sentimenti che stava cercando di reprimere così disperatamente e che a causa sua aveva rischiato esplodessero come fuochi d'artificio sul ring.

-Tu quello lo chiami combattere?- insistette lui non percependo l'invito del figlio a chiudere lì il discorso.

Si ritrovò a stringere i pugni lungo i fianchi. Prese un respiro per calmare i nervi che danzavano a fior di pelle. -Non sono affari che ti riguardano papà.- un ringhio sommesso sussurrato a denti stretti mentre gli occhi si facevano due fessure impenetrabili.

-Sei un debole Trunks!- gli urlò lui imperterrito.

-Non sono un debole!- gli urlò contro sollevando un pugno aggressivo avvertendo la sua aura incrementare in un picco improvviso. Se solo fosse stato debole avrebbe ceduto anni prima a quei sentimenti impuri che gli impregnavano l'anima, ma lui era stato forte, aveva avuto la forza di allontanarsi da lei. Di lasciarle vivere la sua vita senza mettersi in mezzo. Di sparire chiudendosi in una sorta di isolamento, un mutismo che lo aveva in parte cambiato, rendendolo più duro, più forte.

No, non era un debole!

-Però è vero che hai combattuto come una femminuccia.- la voce della piccola di casa Son lo distolse da quella discussione con suo padre che stava prendendo una brutta piega.

Il suo livello energetico tornò normale.

-Non volevo farti male senza un vero motivo.- le spiegò semplicemente.

-Io il motivo lo avevo.- gli disse lei incrociando le braccia al petto. -E tu avevi la mia approvazione.- gli ricordò.

-Ma l'hai detto anche tu che se avessi combattuto come si deve saresti finita al tappeto in un batter d'occhio.- le ricordò lui questa volta sorridendo sornione.

Pan si accigliò e s'infiammò com'era facile per lei fare. -Non ho mai detto in un batter d'occhio!- gli rispose inferocita. -A lungo andare magari...- continuò con fare serio chiudendo gli occhi e voltando il viso di lato facendolo sorridere, rilassando ogni muscolo nel suo corpo fino ad un attimo prima teso. -Ma ti avrei di certo dato filo da torcere.- aggiunse facendogli una breve linguaccia.

Le portò una mano a scompigliarle i capelli. -Si come no...- le disse per poi allontanarsi da lei e dallo sguardo di suo padre che era rimasto fisso su di lui per tutto il tempo.

Udì vagamente le proteste di Pan a quel gesto mentre gli ricordava che non era più una bambina e che non poteva continuare a scompigliarle l'acconciatura ogni volta che lo avesse voluto.

Ridacchiando la lasciò lì.

Adesso si sentiva stanco mentre si dirigeva verso il bagno in camera sua per farsi una doccia e eliminare di dosso ogni traccia di quelle emozioni che assieme al sudore e al suo odore si erano come appiccicate addosso in modo così vivido che aveva paura potessero essere fiutate da quei saiyan riuniti allegramente di sotto.

Era già un miracolo non si accorgessero di battiti del suo cuore che acceleravano come impazziti quando lei lo sfiorava.


 


 


 


 

Quando scese la tavolata era stata imbandita all'esterno sulla grande balconata dove il sole iniziava il suo declino a pomeriggio inoltrato.

Si guardò intorno non vedendo Goten, Pan e Bra.

-Si stanno lavando.- le spiegò sua madre. E lui annuì sorridendole dolcemente. Vide suo padre seduto su una sedia ad un tavolino isolato ombreggiato da un ombrellone aperto che dava sul giardino sottostante.

Lo guardava ancora.

Distolse lo sguardo mentre chiedeva a sua madre di tagliargli i capelli.

Lo aveva sempre fatto lei, fin da bambino, e quel taglio non solo gli piaceva ma gli stava anche piuttosto bene. Era comodo e pratico.

Si isolarono recandosi in uno dei bagni del piano terra.

La lasciò fare mente si lasciava cullare da quei movimenti aggraziati, dalla sua presenza rinvigorente ed energica, carica d'amore, quello che provava per lui, che da buon saiyan riusciva a percepire attraverso la sua debole aura.

-Trunks cos'hai?- gli domandò piano.

Erano soli, in una stanza appartata dove aprirle il suo cuore sarebbe stato facile. Ma non poteva farlo... neanche con lei.

-Niente.- le sorrise, con uno dei sorrisi più falsi del pianeta.

-Non me la conti giusta.- gli rispose storcendo le labbra. -E' troppo tempo che non parli più con me.- aveva una vocina malinconica che gli mise tristezza, ma non poteva farlo, lei era sua madre e di certe cose non poteva discuterne con lei.

-Sto bene mamma... di che ti preoccupi?- sorrise ancora cercando di sembrarle sincero.

Lei lasciò cadere il discorso riprendendo a tagliare come nulla fosse.

-Era da un po' che non vedevi Pan...-

Quella frase uscita dal nulla lo fece tremare, si sistemò meglio sulla sedia per non darlo a vedere. -Già.- le rispose tentando la voce più neutra che gli riuscì.

-E' cresciuta.- continuò lei come a voler fare conversazione.

-Ho notato.-

-E' piuttosto carina...- gli disse e lui questa volta non le rispose. -Non trovi?- insistette.

Trunks si domandava cosa avesse in mente con quello che gli stava sembrando un interrogatorio. Cosa voleva sentirsi dire? Che era bella? Si lo era... era dannatamente bella maledizione a tutti loro!

-Si è carina.- le rispose dandosi una calmata. Stava reagendo da stupido, sua madre non gli stava dicendo nulla di assurdo o di insinuante, stava solo facendo conversazione e lui doveva smetterla con quell'atteggiamento da coda di paglia che aveva assunto da quella mattina!

-Ho notato che è ancora molto affezionata a te... anche se siete stati lontani per tanto tempo quello che vi ha legati allora è ancora forte adesso.-


Aveva colpito nel segno. Aveva assolutamente ragione.

Bulma passò sul davanti prendendo a tagliare le ciocche sulla fronte e allora lui chiuse prontamente gli occhi.

-Mi è sempre piaciuta Pan.- Trunks sospirò domandandosi perché non la facesse finita con quel discorso e non passasse ad altro come era solita fare. Era geniale il modo in cui spaziava nelle conversazioni. In quel momento invece il suo unico pensiero era... -Pan è in gamba... e ha un non so ché che mi ricorda tuo padre e Goku.- rise mentre lui prendeva a roteare gli occhi.

-Si... mi ha dato la stessa impressione.- dovette convenire con lei. Era inutile non risponderle, tanto aveva capito che avrebbe continuato.

-Sai Trunks...- gli disse mettendo le mani sui fianchi guardando in alto come a voler rievocare qualcosa. -Credo che abbia ancora una cotta per te.-

Arrossì, così vistosamente da non poterlo nascondere, e quando sua madre lo vide, perché non aveva via di fuga in quel momento, ridacchiò sommessamente di lui dicendogli che era proprio un ragazzo timido.

-Ad ogni modo se è davvero così non credo la cosa le passerà molto in fretta, dovrai rassegnarti al fatto che la piccola Pan ti amerà per sempre almeno un po'.- concluse portando le mani giunte al lato del viso con uno strano sguardo trasognante.

-Ma finiscila mamma.- la rimproverò. -E riprendi a tagliare per favore.- sperò davvero che la smettesse.

La vide come imbronciarsi per aver interrotto i suoi sogni ad occhi aperti e riprendere il lavoro.

Quello che gli aveva detto intanto si era insinuato nella sua mente e gli aveva anche dato una sorta di piacere perché anche lui sarebbe sempre stato innamorato di lei... e ne era certo, non solo un po'.

-Lo sai che quando vuoi io sono qui.- gli ricordò tagliando l'ultima ciocca che cadde per terra. -Fatto.- disse soddisfatta di se stessa lasciandolo poi solo non prima di avergli fatto un occhiolino.

Le era grato, ma questo non voleva dire che potesse dirle tutto. C'erano cose che non voleva che nessuno sapesse. Come il fatto di provare quei sentimenti sconfinati per quella ragazza che all'epoca aveva solo quattordici anni mentre lui ne aveva già ventotto.

Ammetterlo sarebbe stato imbarazzante, degradante, ripugnante per molti.

No, non poteva parlargliene.

Ripulì il bagno dai suoi capelli e tornò fuori.

La luce del sole adesso era più calda e rilassante.

-Trunks!- lo richiamò Goten.

Lo guardò stranito.

-Ma quelle sono le mie robe...- constatò.

-Ovvio... cos'altro avrei dovuto mettere?- domandò senza esitazione. -Quelle di tua madre?- continuò mentre l'immagine gli dava i brividi. -Comunque dobbiamo andare a fare un po' di shopping... il tuo armadio è noioso.- gli fece notare puntando il pantalone nero largo e la maglia a mezze maniche verde militare che aveva indossato e poi puntando quelle che indossava lui.

Trunks si guardò come d'istinto, sorridendo appena all'amico dopo aver notato che forse non aveva tutti i torti mentre sfoggiava un bermuda verde militare e una canottiera nera.

-Quella andata peggio sarei io.- si voltò per guardare Pan.

Arrossì leggermente quando la vide. Lei sembrava assolutamente a disagio, ma secondo lui era deliziosa.

Era rossa in viso e si stringeva nelle spalle non sentendosi a proprio agio con quel vestitino a salopette in jeans verde acido e la maglietta bianca con lo scollo a barca con balze in pizzo, tono su tono, sotto.

-Sei carina.- gli disse lui vedendola distogliere lo sguardo, ridendo di quell'atteggiamento.

-Era la cosa meno provocante o... imbarazzante... che sono riuscita ad estrapolare dall'armadio di Bra.- disse con un tono ammonitore verso l'amica che non era per nulla d'accordo. -I suoi pantaloni non mi entrano.- aggiunse poi imbronciandosi all'idea di essere tanto più bassa di tutto il resto della compagnia.

-Non ti succede niente cara se ogni tanto indossi qualche bel vestito.- la rimbeccò sua madre mentre portava le pietanze in tavola.

Dall'espressione di Pan, non pareva per nulla d'accordo con lei. -Mi sento ridicola.- disse poi andando verso il tavolo imbandito. -Come si combatte con questa roba indosso... adesso capisco perché i movimenti di Bra sono lenti e scostanti... è impossibile tirare un calcio assestato quando sei rinchiuso in una sorta di gabbia...-

-Ehi! A chi hai chiamato lenta?- le domandò una Bra offesa.

Pan si voltò verso l'amica. -A te.- le rispose sorridendo del fatto che presto lei avrebbe reagito e avrebbero preso a bisticciare su quelle sciocchezze, come infatti poi fecero mentre si vedeva chiaramente che si stavano divertendo a punzecchiarsi.

Trunks si sedette e in men che non si dica Goten gli fu affianco sorridendo allegro. Voltandosi dall'altra parte vide che Pan aveva preso posto accanto a lui come aveva fatto suo zio.

Gli sorrideva e lui ricambio.

Era più che naturale. Era così da sempre. Lei sedeva sempre accanto a lui quando mangiavano, un'abitudine, quella come altre, presa nello spazio.

-Allora come va?- gli domandò lei d'un tratto timidamente.

-Direi bene, nulla di nuovo in realtà da quando ci siamo visti l'ultima volta.- e riflettendoci era proprio così. Il sorriso di Pan però si fece più triste, ma non scomparve mai dal suo viso. -E a te come va?- le domandò poi. -Spezzato il cuore a più di qualche ragazzo in questi anni?- si morse la lingua afferrando un bicchiere d'acqua e bevendolo con finta tranquillità come a voler dare la sensazione che quella domanda fosse stata gettata lì a casaccio.

Ma la realtà era diversa. Voleva sapere, aveva bisogno di sapere se qualcuno avesse preso il suo posto nel suo cuore o se come aveva detto Goten, non c'era stato nessuno.

Attese impaziente la risposta di lei che arrivò quando scosse il capo negando quella possibilità. Trunks tirò senza rendersene conto un sospiro di sollievo. -No nessun ragazzo.- confermò. -Non mi va di perdere il mio tempo con i terresti.- la sentì ammettere lasciandolo un pochino di stucco.

-Ma come?-

-Non mi fraintendere. Io amo la Terra ma...- si accigliò un attimo. -Io sono un saiyan, ho una forza immensa e quando i ragazzi terrestri lo scoprono corrono via come impauriti.- disse tristemente aprendo le braccia per rinforzare il concetto. Il rancore era palpabile.

-A me non succede.- Bra sedendosi al suo fianco si era introdotta nel discorso.

Pan la guardò di sottecchi con sguardo furbo. -Ma chi sa perché...- e risero insieme della consapevole mancanza di forza di Bra.

In realtà nessuno credeva alla storia della sua debolezza, più semplicemente non si era mai sforzata di farla uscire fuori la sua forza, ma tutti sapevano che doveva essere lì dentro da qualche parte...

Ad ogni modo Pan aveva ragione. Trunks annuì capendo perfettamente quello che stava spiegandogli.

-E' diverso per voi...- continuò. -Se uscite con una terrestre a lei può solo fare piacere avere un ragazzo tanto forte al suo fianco... le ragazze si sentono protette.- aggiunse e a Trunks parve che la cosa valesse in qualche modo anche per lei. Era quello che Pan cercava? Un uomo che potesse proteggerla? Impossibile, lei odiava essere protetta... -Mentre per me non è così... io non posso sperare di trovare un uomo sulla terra in grado di proteggermi... al massimo è il contrario... e la cosa non mi piace affatto.- disse imbronciandosi e guardando altrove.

-Ma tu odi essere protetta dagli altri...- le ricordò lui non riuscendo a pensare a quella eventualità.

Pan arrossì lievemente. -Si è vero...- balbettò. -Ma non era quello che intendevo...- aggiunse imbarazzata incapace di trovare le parole giuste per spiegarsi. -Quello che intendo è che... un uomo deve essere più forte della sua donna perché... vedi lui in questo modo le da un senso di.. non proprio protezione...-

-La fa sentire più donna.- fu Bulma a venirle incontro per aiutarla a finire quel discorso. -Noi donne vogliamo sentirci inerme tra le braccia del nostro uomo.- disse guardando suo marito con passione e ardore battendo più volte le ciglia.

Vegeta prese parola dopo sua moglie per tentare di evitare di guardarla e arrossire di quei suoi atteggiamenti spudorati in pubblico. -Le donne saiyan in genere cercano uomini in grado di batterle sul campo di battaglia perché altrimenti...-

-Perdono di virilità ai miei occhi...- finì Pan la frase per lui, come se le loro menti avessero elaborato al stessa frase, o meglio come se quel concetto fosse assolutamente naturale dentro di lei. -E non mi attirano su nessun altro fronte poi... soprattutto non mi ecc...- si fermò lasciando il discordo a metà quando parve rendersi conto che stava parlando con qualcun altro e non con se stessa nell'intimità della sua mente, prese quindi a sorridergli imbarazzata.

Trunks non seppe mai cosa avesse voluto dire, ma ne aveva un'idea e capì il suo imbarazzo sentendosi a disagio lui stesso con quel discorso in quel contesto.

Pan non era più una bambina, ormai gli ormoni giocavano il loro ruolo perfettamente e a lei piacevano i ragazzi, e a quanto pareva le piacevano forti e virili...

La descrizione in qualche modo gli ricordò se stesso.

-Chi si accontenta gode.- le ricordò Goten scansandolo per guardarla.

-No, non nel mio caso...- gli rispose sporgendosi anche lei per guardare suo zio. -E come potrei?- domandò facendo spallucce mentre con la mente pareva perdersi in chi sa quali pensieri. -Non li sentirei neanche...- poi la vide trasalire e si domandò a cosa diamine stesse pensando per fare quelle facce. -Rischierei di ucciderli piuttosto.- pensò più rivolta a se stessa che a loro.

Goten prese a ridere forte. -Buona questa.- disse poi facendo un occhiolino a Pan che prese a ridere con lui.

Trunks rimase un attimo attonito.

Quello a cui aveva appena assistito era un discorso a doppio senso malizioso?

Guardò i due ridere di gusto e capì che, sì, era un'allusione!

Da quando scherzavano così apertamente su certe cose?

Si convinse che in quei due anni le cose dovevano essere decisamente cambiate. Anche il rapporto tra Pan e Goten, arrivando a scherzare su discorsi che riguardavano il sesso senza il minimo segno di pudore o di vergogna, lì davanti a orecchie indiscrete.

Non immaginava cosa succedeva quando erano soli...

Goten aveva finito col coinvolgerla con il suo modo di fare leggero?

Guardò la sua piccola al suo fianco.

La vide accavallare una gamba sull'altra mentre la gonna si sollevava un po' lasciando parte della coscia scoperta, nuda alla sua vista, ai suoi occhi, che non riuscivano a staccarsi da quell'immagine che gli diede un forte senso di calore.

Ancora quei movimenti sensuali di cui probabilmente lei non era neanche consapevole, ma che non potevano sfuggire a lui.

Se non gli avesse appena confermato che non aveva avuto nessun ragazzo avrebbe avuto paura che qualcuno l'avesse già avuta.

Il fiato gli si mozzò in gola e il solo pensiero bastò a mandarlo in bestia. Non poteva, non voleva accettarlo! Eppure era stato lui a decidere di non lasciarsi corrompere da quei sentimenti. Era qualcosa che doveva mettere in conto! Era stato lui a spingerla tra le braccia di altri uomini pensando che fosse solamente la cosa più giusta da fare!

-Mi sei mancato Trunks.- gli disse poi d'un tratto, e ancora una volta tutta quella frustrazione andò scemando, sfumando fino al punto in cui scomparve del tutto lasciando il posto solo al quel calore che adesso passò nel petto e da lì gli divampò per tutto il corpo.

Le sorrise. -Anche tu.- ammise senza riuscire ad impedirselo. Ma era solo la verità.

La sua Pan di un altro...

Impossibile.

Ingoiò il vuoto mentre ricordava tutte quelle notti trascorse a guardarla in silenzio dormire. Mentre lei infilandosi nel suo letto si accoccolava contro di lui dicendogli che aveva bisogno di calore umano.

E sapeva che stava sbagliando, che lei aveva una preferenza per lui e lo faceva solo per stargli accanto, ma non riusciva ad allontanarla, a costo di alimentare le sue speranze.

Una volta così vicina, nel momento in cui si sentiva più vulnerabile, non poteva fare altro che cingerla con un braccio e lasciare che si addormentasse su di lui.

Quante notti insonne...

Quante notti guardandola dormire così serenamente accanto a lui aveva desiderato tenerla stretta per sempre? Quante volte si era detto che se anche le cose fossero rimaste così per lui andava bene? Perché tutto quello che voleva era che lei gli fosse vicina.

Quante notti aveva guardato la pelle candida della sua spalla desiderando immensamente di farla sua, di morderla lasciandole i segni dei suoi denti nella carne, quel segno di riconoscimento, quel marchio indelebile che l'avrebbe segnata come sua per sempre agli occhi di tutti, impedendo a qualunque altro di avvicinarlesi.

Quell'azione sconsiderata che faceva parte della sua essenza di saiyan, quell'istinto che nasceva dai meandri più bassi della sua persona.

Un po' come quella voglia inconscia che Pan aveva di trovare un uomo in grado di “domarla”, lui aveva quel bisogno infimo di marcare il suo territorio “domando” quella che sarebbe stata la sua donna per sempre.

La voglia di farla sua per sempre...

Erano saiyan fin nel midollo e la cosa non poteva essere elusa o modificata, ma solo accettata.

Ma non lo aveva mai fatto. Non avrebbe potuto.

Ogni giorno si torturava pensando a quanto fosse caduto in basso, a quando fosse deplorevole per lui sentire quei bisogni, quelle necessità, quelle pulsioni per una ragazzina, quella che era poco più che una bambina.

Ma non era riuscito ad impedirselo.

Ricordò di quella volta in cui Goku gli aveva parlato prendendolo in disparte.

-Trunks dovresti dirglielo sai.-gli disse lasciandolo di stucco.

Sentendosi colto in flagrante tutto quello che volle fare fu sprofondare da qualche parte. Ma Goku non era in collera con lui, non lo aveva giudicato affatto. Pareva quasi accettare la cosa con una certa gioia.

-Non posso...-gli aveva risposto senza esitazione.-E' una bambina... cosa penserebbero gli altri?-gli domandò, ma forse quella domanda era rivolta più a se stesso. Era lui che marciva nei suoi sensi di colpa.

-Non è una bambina e lo sai bene Trunks. E poi crescerà no? E la differenza si noterà appena.-

Ogni volta che ricordava quel discorso una morsa gli attanagliava lo stomaco. Goku era l'unico che avrebbe capito quella storia impossibile. Forse perché di tutti era il più ingenuo, il più folle, il più libero, il più aperto al mondo.

Quando era scomparso con lui erano sfumate la sua decisione e la sua forza d'animo.

-Trunks ci sei?- gli domandò Pan vedendolo fissarla come inebetito.

Trasalì annuendo per poi ridere forte e lasciar cadere al cosa.

Quando finalmente fu dato loro il permesso iniziarono a mangiare.

D'istinto era Pan a servirlo, riempendogli il piatto di tutte le pietanze che più gli piacevano. Come facesse a ricordare così bene i suoi gusti per lui era un mistero. Ma era così e la lasciò fare lasciandosi viziare un po' da lei che pareva godere delle attenzioni che gli riservava.

Sapeva che gli altri di tanto in tanto puntavano i loro sguardi indagatori su di loro. Ma sapeva anche che non la vedeva da due lunghissimi anni e che probabilmente non l'avrebbe più rivista per un pezzo.

Voleva imprimersi nella mente ogni singolo momento, ogni dettaglio di lei che potesse fargli compagnia negli anni a venire, quando tutto ciò che gli sarebbe rimasto sarebbe stato un ricordo.

Come se il mondo intorno a loro non esistesse più iniziarono a parlare dei vecchi tempi, della navicella, della missione, delle sfere, di suo nonno Goku che mancava immensamente ad entrambi.

Risero di cose che potevano capire solo loro due, ricordarono cose che appartenevano a loro e che gli altri non potevano capire né sottrarre loro.

-Quando divenisti una bambola ebbi così tanta paura di non rivederti più che...- iniziò scuotendo poi il capo per dimenticare certi orrori.

-E' acqua passata, sono ancora viva e vegeta.- gli disse sorridendogli allegra. -Io invece volevo ammazzarti ogni volta in cui dicevi di voler tornare sulla terra a scaricami per quello lì.- gli ricordò accigliata puntando con il capo suo zio.

Lui rise scusandosi ricordandole che poi però aveva cambiato idea.

In realtà voleva riportarla indietro perché aveva capito benissimo che stare un anno a stretto contatto con lei gli avrebbe mandato in brodo di giuggiole il cervello. E infatti fu così.

Ma in quell'occasione fu debole, si disse di approfittare di quei momenti che non sarebbero mai più tornati e di godere della sua presenza prima di ritornare alla dura realtà.

La cosa però gli era sfuggita di mano quando, una volta tornati, tutti i suoi pensieri restarono ancorati alla sua piccola che adesso accanto a lui mangiava felice.

Trunks afferrò i tramezzini e iniziò a tagliarne via i bordi porgendoglieli, mettendoli nel suo piatto. Lei sorrise di quel gesto che per loro era naturale.

Lo faceva sempre quando erano sulla navicella, così come lei gli sbucciava la frutta. Cosa che vide stava facendo proprio in quel momento.

Piccoli gesti naturali, spontanei, frutto di azioni meccaniche che nonostante il trascorrere degli anni non li avevano lasciati.

Lo sguardo degli altri era sbigottito.

Si sentirono osservati quando sollevarono le teste dai piatti ritrovandosi avvolti nel silenzio.

-Da quando Trunks mangia la frutta da sbucciare?- domandò Bulma con un'espressione attonita sul viso.

-Da sempre- le rispose Pan facendo spallucce alla donna. -Se qualcuno la sbuccia per lui.- rise canzonandolo, dandogli delle gomitate nel fianco, mentre lui prendeva a sentire l'imbarazzo crescere.

Pan sapeva cose di lui che neanche la sua famiglia sapeva. Quello che non sapeva lei però era che lui non aveva più mangiato la frutta da sbucciare non perché si scocciasse o altro, ma perché gli ricordava troppo quei momenti, e il sapore che aveva quella frutta era immensamente più buono, più dolce.

Sorrise a sua madre annuendo mentre lei prendeva a sorridergli con un'espressione furba sul viso. -Così nello spazio ti schiavizzava eh?- domandò Bulma alla ragazza con fare malizioso.

-Lui e anche il nonno...- rispose Pan convinta.

-Ma che dici?!- l'ammonì sentendosi tirato in causa. -Non ero forse io quello che ti preparava il caffè la mattina e che ti toglieva le croste dal pane?- le ricordò guardandola truce indicando i tramezzini nel suo piatto.

Lei si limitò a sollevare lo sguardo su di lui facendogli una linguaccia prendendo poi a mangiare proprio quel tramezzino che lui le aveva porto prima.

Trunks incrociò le braccia al petto. -Sei proprio impossibile.- l'ammonì sospirando. -Voglio dell'altra frutta per questa fesseria che sei riuscita a dire.- la minacciò e Pan divertita prese a pulirgliene dell'altra mentre gli ricordava che comunque era vero che loro due la schiavizzavano.

Certo, come no, con quel caratteraccio lei si lasciava schiavizzare...

-Trunks vuoi del succo d'uva?- gli domandò Gohan dalla parte opposta del tavolo ma prima ancora che potesse rispondergli intervenne ancora Pan.

-Non papà, aranciata per Trunks.- lo corresse e il padre le passò l'altra brocca.

Lui intanto la guardava come stranito. Non stava facendo nulla di strano o di inconsueto, non per loro, ma tutte quelle attenzioni che aveva per lui non facevano che indebolirlo, mandandolo in confusione.

La gente continuava a domandargli se volesse questa e quell'altra cosa, ma lui non riusciva ad aprir bocca perché lei lo anticipava sempre senza rendersene conto, dicendo loro che questo non gli piaceva o che quello lo aveva già mangiato ed era meglio non esagerasse perché poteva stare male, come in passato era successo.

Tutto quello che diceva era corretto, frutto delle loro esperienze passate, di quei ricordi che a quanto pareva non l'avevano mai abbandonata.

Inutile dire che fu una delle cene più belle e più imbarazzanti della sua vita. Soprattutto quando Videl chiese a sua figlia se non fosse il caso di lasciar parlare Trunks per se stesso senza intervenire ogni volta.

Ma Pan si limitò a ridere della cosa rendendosi conto solo allora del suo atteggiamento. Era fatta così, era dominante, non era possibile sottometterla. Doveva avere sempre la situazione sotto controllo.

E poi andava a raccontargli che voleva un uomo più forte di lei che la domasse...

Rise al pensiero.


 


 


 


 

Dopo quella bella cena ci fu un attimo di tregua in cui tutti spaparanzati sulla balconata si godevano l'aria fresca primaverile e chiacchieravano allegramente dei vecchi tempi.

Anche loro, i “ragazzi”, gruppo a cui ancora credeva di appartenere nonostante i suoi trentatré anni suonati, erano riuniti seduti in un angolo per terra, con le spalle alla ringhiera che dava sul giardino, che digerivano chiacchierando del più e del meno.

Sua sorella e Goten erano in realtà quelli che chiacchieravano di più, Marron si limitava a prendere parte alle discussioni con sorrisetti e qualche frase lasciata lì per caso e lui...

Con la schiena e la testa appoggiati alla ringhiera di pietra guardava lei che lontana da lui si avvicinava a suo padre per molestarlo ancora.

Sorrise vedendola. Non si era ancora arresa.

Rise guardandola poi di sottecchi in quel abitino che, nonostante le stesse divinamente, non le rendeva giustizia. Semplicemente “non era Pan”. Si muoveva goffamente ed era ancora visibilmente a disagio mentre con una mano e poi con l'altra di tanto in tanto afferrava un lembo tirandolo giù nel vano tentativo di allungarlo e coprirsi un po' di più.

-Che tipino.- gli disse Goten seguendo il suo sguardo.

-Non dirlo a me.- gli rispose arrossendo lievemente quando Goten ridacchiò.

-Non so come tu faccia.- gli disse poi prima di tornare a chiacchierare con le ragazze facendo lo sbruffone e atteggiandosi in modo da essere il centro dell'attenzione.

Intanto lui si domandava cosa avesse voluto dirgli con quella frase. Lo stomaco gli aveva fatto una giravolta completa nell'udire quelle parole a cui non riusciva a dare una spiegazione.

Pan intanto si era animata. Apriva e chiudeva le braccia esasperata e piagnucolava contro suo padre non sapendo che lui era totalmente immune a quegli atteggiamenti e non poteva convincerlo a fare qualcosa con due moine o con piagnistei.

A meno che la persona in questione non fosse stata Bra.

Rise di lei, e anche di lui che continuava ad allontanarsi ma veniva riacciuffato e nonostante le urlasse contro non riusciva a togliersela dai piedi.

Vide suo padre guardarlo truce e sempre ridendo fece spallucce.

No, a questo giro non lo avrebbe aiutato. Lo aveva fatto innervosire prima e non aveva nessuna intenzione di toglierlo dai pasticci. Se la doveva cavare da solo.

Gli augurò mentalmente buona fortuna.

Vide Gohan andare a soccorrerlo un attimo dopo e s'imbronciò. -Tuo fratello ci toglie tutto il gusto così.- disse all'amico che si era voltato per osservare la scena.

-Si, è davvero pesante... tra lui e mamma non saprei chi scegliere.- aggiunse. -Povera nipote mia.- disse guardando in su sbuffando per poi prendere a ridere di quello che vedevano in lontananza.

Trunks invece sorrise di lui. Nonostante bisticciassero sempre era certo che il legame che li univa fosse davvero forte. infondo erano cresciuti come fratelli, come aveva detto Pan prima, tredici anni di differenza non erano un gran che in questo senso, anche lui e Bra se ne passavano quindici, eppure il loro rapporto non era male, anche se non andavano d'accordo perché troppo diversi.

Ma si volevano bene, come loro.

-Che ne diresti di andare a salvare la tua bella donzella.- gli sussurrò quasi in un orecchio.

Trunks si voltò di scatto verso di lui guardandolo accigliato, incuriosito dall'atteggiamento che aveva avuto per tutta la giornata.

-Perché io? Vacci tu no? E' tua nipote.- tentò di salvare la faccia.

-Ma è tra le tue braccia che corre quando decide di piagnucolare per qualcosa.- gli fece notare sornione sollevando le sopracciglia mentre lo fissava sorridendo furbo.

-Solo perché sono l'unico che non la giudica, non le fa le paternali, e non la prende in giro... come invece fa qualcun altro.- gli rispose con lo stesso atteggiamento.

-E muoviti.- gli rispose invece l'altro dandogli una spinta che ebbe l'effetto di spostarlo di pochi millimetri. -Tanto lo so che stai morendo dalla voglia di alzarti e andare lì a difenderla.- gli disse convinto.

-E cosa te lo farebbe pensare?- lo rimbeccò.

Goten gli sorrise maligno mentre lo puntava. -Quel tic alla gamba.- Trunks guardò in basso trovando la sua gamba che si agitava freneticamente come impazzita. La fermò. -Non ha smesso di tremare da quando Gohan le si è avvicinato.-

-Ma va...- lo mandò a quel paese ignorando la palese verità della cosa, delle sue azioni inconsce. Era davvero così facile da leggere?

-Non puoi farne a meno Trunks... vai e falla finita.- insistette lui.

Trunks si alzò. -Vado, ma non per quello che credi tu.- fermò l'amico dal dire qualunque cosa gli fosse venuta in mente. -Vado solo per smettere di sentire le tue idiozie.- si allontanò mentre Goten rideva di lui, il tempo di fare qualche passo che però fu richiamato dalla sua voce.

-Ehi Trunks.- gli aveva detto. -Mi ha chiamato un'amica, dice di essere interessata ad uscire con te... posso dirle che...-

-Dille che sono impegnato.- gli rispose senza pensare. Si morse la lingua quando voltandosi trovò il trio sorridente e sghignazzante alle sue spalle. -Nel senso che ho da fare...- si corresse immediatamente, ma non mancò di notare lo sguardo che gli stavano lanciando gli altri. Che stupidi, pensò tra sé. Ma più stupido lui che si lasciava coinvolgere in certi scherzetti di cattivo gusto. -Andate a quel paese.- disse voltandosi e riprendendo la sua camminata verso di lei, che rossa in viso lottava contro un gruppo di adulti inferociti. -Ma che succede qui?- domandò intrufolandosi tra la folla.

-Oh Trunks.- Pan gli fu addosso, proprio come aveva detto Goten, e aguzzando l'udito gli parve di poterlo sentire sghignazzare come un idiota.

-Non una parola!- urlò inferocito mentre gli altri lo guardavano come fosse impazzito, soprattutto Pan. -No, non dicevo a te.- ridacchio imbarazzato portandosi una mano dietro al nuca.

Intanto il trio aveva preso a ridere forte attirando l'attenzione dei presenti su di loro.

-Ma che hanno tanto da ridere?- domandò Krillin che non si era lasciato coinvolgere dalla faida famigliare.

-Non so ma se Goten mette un dito su Marron glielo spezzo.- disse C-18 guardandolo truce.

-Trunks...- Pan attirò ancora la sua attenzione mentre con le mani sul suo petto lo guardava implorante. -Convincilo tu ti prego.-

-Cosa ti fa pensare che io abbia questo genere di ascendente su mio padre?- le domandò sincero. -Hai sbagliato figlio... dovresti correre dalla tua amichetta dai capelli blu per convincere Vegeta a fare qualcosa.- le spiegò facendole un occhiolino.

-Ma come osi?- gli domandò suo padre.

-E' solo la verità.- Bulma gli diede man forte.

-Pan ma che combini?- le domandò afferrandola per i gomiti sorridendole dolcemente.

-Pan finiscila di dar fastidio a Vegeta... questa è la volta buona che Bulma non ci invita più.- le fece notare accigliato rimproverandola suo padre.

-Ma Pan non ha bisogno di un invito per venire... lei lo sa bene che qui è sempre ben accetta.- Trunks guardò sua madre che guardava la piccola Pan sorridendole con quel sorriso che gli era tanto famigliare. Era lo stesso che riservava a lui... -Lei è di casa.- la vide sollevare lo sguardo facendogli un occhiolino mentre lui sussultava.

-Grazie Bulma.- le rispose Pan senza scostarsi da lui.

Trunks prese un bel respiro. -Papà...- lo chiamò, piano, con una voce quasi tremante, non perché avesse paura di lui, ma piuttosto perché aveva paura di ciò che stava per dirgli. Vegeta lo guardò attendendo di sentire qualcosa che forse sapeva stava arrivando. Trunks abbassò lo sguardo ancora un attimo incrociando i suoi occhi scuri che parevano implorarlo. Come poteva negarle qualcosa? Non ci era mai riuscito, e quella non sarebbe stata di certo la volta buona. Sospirò. -Accetta.- un soffio appena udibile, ma che arrivò chiaro e tondo alle orecchie di lui, e a quelle di tutti i presenti.




Ciao a tutti!!! ^^

Eccomi ancora qui, ho trovato due minuti e sono riuscita a pubblicarvi il secondo capitolo (anche se a fatica!!!). Quindi per chi di voi è arrivato fin qui, e ha apprezzato il primo, spero apprezzi anche il secondo!
Un grazie a tutti quelli che hanno letto anche non essendo fan delle Pan/Trunks, e sono felice se siate arrivati fin qui, vuol dire che avete apprezzato, quindi sono contenta. ^^
Scusate se non mi dilungo ma non ho molto tempo vado di fretta!! XD
Grazie a tutti voi che leggete, un bacione e commentate mi raccomando non siate timidi!!! ^.^

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Capitolo 3
*** Nel mio letto ***


Capitolo 3

 



Tutti si voltarono a guardare Trunks, “accetta”, aveva detto a suo padre, con quel tono di voce pacato che gli era proprio.

Pan gli sorrise felice all'idea che la stesse aiutando. Guardando suo padre vide che sorrideva anche lui. O forse rideva di lui dall'interno. Almeno questa era l'impressione che gli aveva dato.

-Va bene.-

Si voltarono tutti verso Vegeta che in meno di un secondo aveva ribaltato la situazione, cambiando quell'idea che pareva ferrea fino a un attimo prima, rimescolato le carte in tavole.
 

-Come va bene?- gli uscì spontaneo chiedere.

-Cos'è? Non è quello che vuoi?- gli rispose invece lui con un ghigno dipinto sul viso.

-Beh si... cioè no...- si corresse chiudendo gli occhi per poi riaprirli guardando il cielo riflettendo. -Non proprio... ma è quello che vuole Pan e allora...-

-E allora è quello che vuoi anche tu.- concluse per lui suo padre facendolo arrossire e sentire debole come non mai, nudo davanti a quegli sguardi che curiosi lo fissavano straniti da tutta quella faccenda. Solo Pan non faceva che sorridere allegra, felice di aver vinto la battaglia.

-Sempre pronto a prendere le parti di mia nipote tu eh?- lo canzonò Goten arrivandogli da dietro appoggiandosi con un braccio alla sua spalla.

-Ma che dici?-

-E' più che naturale che sia così in realtà...- Bra gli arrivò dall'altra parte fermandosi ad un passo da lui. -Dopo che per un anno interno non hanno potuto fare affidamento su nient'altro che loro tre...- esitò un attimo prima di proseguire. -Adesso loro due...- e guardò prima lui e poi Pan con un sorriso debole e complice prima di riprendere invigorita tornando a guardare Goten ancora appoggiato alla sua spalla. -Era ovvio che si legassero così tanto.- concluse, e in qualche modo le fu grato. Per una volta tanto aveva parlato bene.

-Già.- confermò Pan guardandolo negli occhi con innocenza.

Lui si limitò a sorriderle appena lasciando per se i suoi pensieri mentre si specchiava in quelle iridi scure che parevano brillare sotto la luce del lampione lì sulla terrazza, incurante di cosa gli altri stessero facendo o pensando.

-Allora iniziamo domani mattina all'alba.- disse Vegeta serio interrompendo quel momento.

-Che cosa?- domandarono all'unisono.

-Ma papà è troppo presto.- protestò Trunks. Per lui era una prassi normale, ma per lei forse era un'esagerazione. Non voleva la stremasse.

-Non protestare!- lo zittì. -Si fa a modo mio o non se ne fa niente.- concluse fiero e indispettito.

-Per me va bene.- sorrise lei all'uomo che adesso poteva chiamare sensei. E lo fece, facendolo arrossire. -Meglio che vada allora...- rifletté poi staccandosi da lui allontanandosi di un passo fermandosi di colpo alla voce di Bulma.

-Resta piuttosto.- tutti guardarono sua madre. -Se vai via dovrai alzarti ancora prima per fare la strada fin qui, se sei già sul posto recupererai in sonno.- le fece un occhiolino e Pan sorrise accettando di buon grado.

Poi parve riflettere ancora come scossa da un pensiero importante e il sorriso scomparve dal suo bel viso -Ma non ho le mie robe.- si diede un'occhiata. -Non posso... e non voglio... combattere così.- spiegò con una faccia disgustata che fece ridere forte tutti.

-Le tue robe sono state già lavate, e per domandi potrai usare una delle tute di allenamento di Bra dell'anno scorso.- le spiegò la donna.

-Le troverai intatte.- le spiegò Vegeta per nulla contento della cosa. -Forse impolverate.- aggiunse. -Bulma, lava anche quella per domani...- la donna ridacchiò battendo la mano contro il suo braccio a mo di rimprovero.

-Io non sono una guerriera.- gli ricordò la ragazza con indifferenza mentre Goten rideva del fatto che infondo anche lui potendo preferiva di gran lunga uscire a divertirsi che combattere.

-Non so davvero come facciate.- aggiunse Pan che invece viveva per l'adrenalina delle battaglie. -Se io non potessi più combattere mi sentirei persa.- ammise e Trunks poté giurare di aver visto suo padre guardarla con un'espressione soddisfatta, emanando una sorta di aura di tacito orgoglio, mista all'invidia verso “Kakarot” nell'aver avuto un'erede tanto valida.

-Questo perché non sei mai voluta venire a fare shopping con me... oppure ti ricrederesti.- Bra era convinta della cosa mentre gesticolava con una mano per rendere il concetto più autentico.

-E non lo farò mai...- Pan ridacchiò spaventata al solo pensiero di andare girando con Bra tra negozi.

-Brava, scappa finché sei in tempo.-

Pan Guardò Vegeta che aveva appena parlato e rise forte quando notò che quel pover'uomo pareva non avere altra scelta che seguire sua figlia in quegli spostamenti. Una sorta di resa d'amore, perché in realtà Bra non aveva altri mezzi che quello per costringerlo.

L'occhiataccia che sua figlia infatti gli lanciò fu da manuale, Vegeta sussultò senza neanche il bisogno di guardarla, sentendo il suo sguardo di ghiaccio su di sé.

Questo invece fece ridere tutti.

-Ti allenerai con noi domani?- Gli domandò Pan.

Avrebbe voluto risponderle di si ma... -No. Assolutamente no.- Vegeta aveva preso la parola freddando quel tentativo. -Ci sarebbe solo d'intralcio.- lo guardò con uno sguardo tale da pietrificare chiunque, ma lui lo conosceva bene quello sguardo e non ne ebbe paura.

Non replicò, aveva ragione lui, gli avrebbe sicuramente impedito di usare i suoi mezzi d'insegnamento su di lei, facendo arrabbiare entrambi.

-Ha ragione lui... meglio che io non sia presente.- confermò guardando Pan che lo fissava con uno sguardo incuriosito.

-Va bene.- gli disse solamente facendo spallucce.

Trunks sapeva che glielo avrebbe chiesto. C'era stato un tempo in cui non faceva un passo senza chiedergli di accompagnarla o di essere presente. Non poteva fare a meno della sua presenza da quando erano tornati dallo spazio, pareva quasi aver sviluppato una sorta di dipendenza verso si lui.

E a quanto pareva le cose non erano cambiate, vecchie abitudini dure a morire.

Ricordò di quella volta qualche anno prima, erano ritornati da poco e la faccenda di baby era stata messa a tacere per sempre, Pan era assidua frequentatrice della casa all'epoca. Diceva che non riusciva più a far nulla senza di lui e glielo diceva con una naturalezza che lo lasciava ogni volta sconvolto e disarmato.

Quel giorno era al telefono con Goten che gli aveva proposto un'uscita con una ragazza. -No grazie Goten, ho troppo da fare, non riuscirei a trovarne il tempo.- lo liquidò subito.

Non ne aveva nessuna voglia in realtà, uscire con le amiche di Goten per lui voleva dire solo annoiarsi mentre ascoltava i loro discorsi sconclusionati e aspettare ore e ore che tornassero dal bagno per “incipriarsi il naso”. Cosa diamine volesse dire incipriarsi il naso poi era un mistero!

Chiuse la telefonata finendo la sua colazione chiacchierando con i suoi del più e del meno quando un'altra telefonata lo trovò coinvolto.

Sorrise allo schermo questa volta. -Pan piccola come va?- le domandò allegro, e già da lì iniziò a sentire gli sguardi dei suoi pressanti su di sé. Ma li ignorò troppo preso dalla telefonata. -Certo che puoi passare... no... no, non ho niente di meglio da fare.- le assicurò sorridendo al telefono come se lei lo potesse vedere.

Chiuso il telefono notò i loro sguardi, ma non disse nulla e loro non domandarono nulla.

Pan d'altra parte gli diede appena il tempo di riportare la sua attenzione sulla colazione che se la ritrovò in casa come una furia facendolo sobbalzare a alzare in piedi facendo cadere la sedia per terra mentre se la ritrovava stretta al collo piagnucolante che urlava il suo nome.

-Che succede- le domandò stranito ma sempre sorridendo. Sapeva che non doveva essere nulla di che, era l'adolescenza che faceva brutti scherzi sulla sua fragilità.

-Non ne posso più.- gli disse staccandosi da lui. -Non voglio più continuare così...-

Trunks si accigliò... che diamine aveva tutto un tratto?

-I miei non li sopporto!- esplose facendo sobbalzare tutti i presenti, compreso suo padre che però non volle darlo a vedere. -Non vogliono che combatta, mi stanno alle calcagna, non mi lasciano respirare!- esplose ancora sfogando quella rabbia che teneva repressa nello stomaco. -Quella storia della “signorina” poi...- emise qualcosa di simile ad un ruggito, la vide stringere i denti nervosamente. -Io non sono una signorina son una saiyan!- affermò sicura di se, e Trunks credette che fu proprio quello il momento in cui suo padre iniziò a vederla in modo diverso. -Dovete darmi un navicella... Devo andarmene prima di diventare pazza.- esclamò staccandosi da lui con i pugni stretti guardandolo minaccioso.

-Ma dai, calmati adesso su...-

-Calmarmi Trunks!- urlò. -Io non ce la faccio più! Io sono una saiyan, ho bisogno dell'adrenalina, dell'avventura, delle battaglie... ho bisogno di sentirmi viva...- e sapeva che era sincera, perché la conosceva bene e sapeva che tutto quello che diceva non era che la descrizione di quello che era. -Non sono una brava bambina, non sono la figlia prediletta, non sono lo studente modello... non sarò mai come mi vogliono loro...- continuò mentre gli occhi le si facevano più lucidi. -Non voglio neanche esserlo... io ho bisogno di sentirmi “io”... questa non sono “io”.- scuoteva forte la testa. -Mi manca il nonno!- urlò in fine sull'orlo del pianto.

-Pan...- l'afferrò per le spalle e le sorrise. La capiva, ma scappare non era una soluzione. Doveva parlarle. -Andiamo.- e così fece portandola fuori per restare solo con lei.

Intanto Vegeta e Bulma continuavano a guardarli un po' straniti.

-Non aveva detto che aveva troppo da fare per uscire?- domandò lui alla moglie che ridacchiò.

-Certo, per uscire con altre ragazze che non siano “lei”.- gli disse indicando il punto in cui sul balcone erano seduti sulla ringhiera in pietra e parlavano spintonandosi e punzecchiandosi finché a Pan tornò il sorriso.

 

-Allora è deciso, resti qui.- Bra guardò l'amica e sorrise divertita della cosa.

Trunks fu riportato al presente, sorrideva, ma dentro provava un turbinio di emozioni contrastanti per nulla piacevoli. Non aveva nessuna voglia di attraversare ancora una volta quel calvario che aveva passato allontanandosi da lei la prima volta.

E adesso si sentiva esattamente così...

Trascorrere tutto quel tempo con lei, avere la possibilità di guardarla e anche di toccarla era stato l'inferno, ma anche il paradiso. Tutto quello che aveva creduto di essere riuscito ad accantonare riemerse dal profondo senza lasciargli scampo, tutto con un solo sguardo.

Pan sorrideva felice di aver ottenuto quello che voleva, di restare lì con loro, di aver vinto la battaglia.

Non poteva immaginare che in quel momento era lui che stava combattendo una battaglia, era lui quello in guerra e lei era il suo avversario più temibile.

-Ehi Trunks.- si sentì chiamare. La guardò aspettando di sapere cosa avrebbe detto. -Che ne dici se facciamo quella cosa... quella che ci piaceva tanto fare quando eravamo sulla navicella?- sorrideva radiosa mentre gli proponeva quello che alle orecchie di tutti era parsa una proposta indecente.

-Quale “cosa” Trunks?- gli domandò Goten staccandosi da lui solo per sferrargli una bella gomitata nello sterno mentre lo guardava con quell'aria da pervertito “so tutto io” mentre lui emetteva un suono gutturale all'impatto con il suo gomito e si piegava leggermente indebolito per quella proposta fattagli da Pan che davvero non si sarebbe aspettato di ricevere.

Si voltò poi verso Goten accigliato.

-Oh, forse non si può dire pubblicamente?- dedusse l'altro senza una vera ragione.

-Goten!- urlò sollevando un pugno pronto a colpirlo accorgendosi solo in quel momento degli sguardi dei presenti che lo fissavano, chi stranito, chi accigliato, chi decisamente innervosito.

Avvampò agitando immediatamente le mani davanti a se cercando in tutti i modi di discolparsi da quegli sguardi accusatori che guardavano solo lui.

Certo che guardavano lui. Lei allora era solo una ragazzina, e lui un ventottenne, era lui quello che doveva mostrarsi maturo dei due, era lui quello che doveva capre i suoi limiti e allontanarsi da lei.

-Non è come pensate!- urlò infine notando quegli sguardi insistenti e avvertendo l'aura di Gohan accrescere in modo smisurata. Mancava poco che non si trasformasse...

-E allora com'è?- domandò l'uomo con una voce sommessa che pareva arrivare direttamente dai meandri più oscuri dell'inferno.

Trunks deglutì mentre riprendeva la sua compostezza, sicuro di non essere in torto, almeno a quel giro...

-Guardavamo le stelle dal lucernario della navicella papà.- affermò Pan togliendolo dai pasticci guardando suo padre in modo piuttosto ironico incrociando le braccia al petto. Forse non era la sua prima scenata di gelosia.

Trunks si ritrovò a pensare a quale altra occasione aveva potuto vedere Gohan arrabbiato per la gelosia nei confronti di sua figlia, non volendosi dare una reale risposta.

-Facevamo una sorta di gioco.- ammise portando una mano dietro la nuca. Non capiva perché doveva tutte quelle spiegazioni a quella gente, anche se erano al sua famiglia e i suoi amici più cari, la sua vita privata doveva restare privata. Poi guardò Pan. Lei non era la sua vita privata, lei era la piccola di tutti i presenti, nonostante il tempo fosse passato non c'era nessuno lì che non avrebbe dato un braccio per proteggerla. -Non essendoci nuvole davamo le forme più disparate alle stelle.- concluse sentendo ancora gli occhi di tutti addosso, ma questa volta era diverso, non lo guardavano più un pervertito... -Che volete?- domandò a quelle facce stralunate. -Non avete mai giocato al gioco “diamo le forme alle nuvole”?- domandò come fosse una cosa naturalissima. I presenti convennero che, certo, ci avevano giocato un po' tutti.

-Già.- Pan ridacchio ricordando quei momenti. -Non era sempre facile essere così lontani da casa, dalla Terra, e allora Trunks inventò questa cosa per tenere su il morale e distrarci dalla pesantezza del viaggio.- spiegò. Trunks notò con molto piacere e sollievo che aveva evitato di aggiungere, come anche lui aveva fatto, che per guardare le stelle erano soliti accoccolarsi l'uno all'altra sul divanetto di quella piccola stanzetta, paragonabile ad una sorta di mansarda. -Anche nonno Goku si univa a noi di tanto in tanto.- aggiunse con voce più dolce.

-Capisco.- disse Gohan tornando in se, ma prendendo a guardarlo con uno sguardo più mesto del solito.

-Allora? Lo facciamo?- gli domandò ancora sorridendo nell'attesa di quella risposta che lei sapeva benissimo sarebbe stata positiva.

Annuì.

Debole...

-Anche se non credo sarà come nello spazio...- le fece notare.

-Non importa.- gli sorrise lei.

Trunks la guardò ancora un attimo. La sua piccola guerriera sembrava decisamente cambiata. C'erano momenti in cui lo guardava e gli sembrava più dolce, meno spavalda, più accomodante. Questi atteggiamenti che in passato non aveva affatto.

Quando tutti ebbero lasciato la casa rimasero davvero soli per quella che pareva essere la prima volta durante tutto l'arco della giornata.

Bra si era congedata dicendo che non avrebbe rinunciato al suo sonno di bellezza per nulla al mondo, rifiutando il loro invito a raggiungerli, e suo padre li aveva avvertiti di non fare tardi perché gli allenamenti sarebbero iniziati all'alba come aveva preannunciato.

Innalzarono una sorta di tenda da campeggio nel giardino sottostante la balconata, spegnendo tutte le luci della villa per creare l'atmosfera da “spazio infinito”, ritrovandosi immersi in un buio pesto, illuminato solo dalle stelle che brillavano allegre in cielo, e per un attimo gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo.

Trunks si sedette per terra e sollevando lo sguardo ammirò quel cielo stellato che senza luna riusciva a far emergere ancor meglio la luce di quelle miriadi di stelle che lo illuminavano.

Quando lei gli si sedette accanto quella sensazione di essere ancora nella navicella tornò a farsi sentire. Era come se il tempo tra di loro fosse immobile, come se non trascorresse.

-E' meraviglioso.- esclamò Pan quasi senza fiato.

Lui dovette convenire con lei. -Si è bello.-

-Solo bello Trunks?- gli domandò guardandolo nell'oscurità. -Non c'è nulla di più meraviglioso dello spazio infinito... è da lì che veniamo...- sussurrò con voce rotta dall'emozione.

E ancora quella sensazione che in Pan ci fosse un saiyan in trappola si fece largo sotto la sua pelle. Forse lei neanche si rendeva conto di quanto fosse legata alle sue origini, ma per lui la cosa era palpabile.

-Ti appartiene... è una cosa che nessuno potrà toglierti mai Pan.- le disse dolcemente sentendola ridacchiare mentre sussurrava un “lo so” sottovoce.

Trunks si sdraiò portando le mani dietro la testa per ammirare meglio quello spettacolo e iniziare il loro gioco, che però sulla Terra, come aveva previsto, era diverso perché...

-Con le costellazioni già esistenti la cosa si fa più difficile.- disse lei esponendo ad alta voce i suoi pensieri.

-Già...- aggiunse lui solamente, prima di avvertire il dolce peso della testa di Pan sul suo braccio piegato. Sobbalzò, ma lei non disse nulla.

Il suo corpo era vicino al proprio e voltando il capo i suoi capelli gli stuzzicarono il naso.

Chiuse gli occhi inspirando piano a fondo quella che era la sua essenza, quell'odore così tanto famigliare da togliergli il respiro già di per se tremolante. Quell'odore tanto famigliare che gli sapeva di casa, di sicurezza...

-Un uccello.-disse lei d'improvviso interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

Trunks guardò il cielo. Rise. -Ma dove lo vedi un uccello?-

-E' proprio lì.- gli rispose sicura puntando il dito in alto indicando quella forma che vedeva solo lei.-E sforzati... è lì.- lo ammonì.

Trunks si sforzò ma non lo vide. Lei era sempre stata più brava di lui a quel gioco.

Pan si voltò verso di lui che abbassando lo sguardo si ritrovò difronte a due occhioni neri che lo fissavano in quell'oscurità accigliati. Lo sapeva che era accigliata, non aveva bisogno di vederla per saperlo. Ma riusciva a vedere quella fluorescenza che gli occhi assumevano al buio, illuminati dal chiarore delle stelle, e le sorrise come faceva sempre quando vedeva cose che lui non decifrava.

-Ma dai Trunks è proprio lì!- s'innervosì sporgendosi un po' più su di lui, facendo pressione sul suo petto con la mano per sorreggersi, allungando ancora il braccio a puntare quel qualcosa che vedeva solo lei. -Segui il mio dito.- gli disse nonostante in quell'oscurità non si vedesse molto anche se gli occhi si stavano abituando piano piano al buio.

Non lo fece.

Lei voltata verso il cielo non vide che Trunks non guardava più le stelle, ma guardava lei.

Il suo profilo che nell'oscurità riusciva comunque a dargli i brividi, e quel corpo, così diverso da come lo ricordava, premuto sul suo gli aveva messo la pelle d'oca. Sentiva chiaramente i peli delle braccia elettrizzati, ringraziò l'oscurità che nascondeva quelle emozioni a lei, ma anche a se stesso.

-Lo vedi?- gli domandò con quella vocina esasperata, con la stessa tonalità che usava quando erano sulla navicella e quella stessa scena si ripeteva più e più volte.

-Si lo vedo.- mentì.

Ridacchiò con quella sua risatina allegra e cristallina e tornò al suo posto sul suo braccio soddisfatta.

In realtà era stato lui ad inventare quel gioco, sì, ma lui non aveva mai visto nulla in cielo, non era come le nuvole a cui si potevano dare delle forme, le stelle erano più difficili da unire tra loro in forme sensate. Certo sapeva che esistessero le costellazioni, quindi la cosa era possibile, solo che lui faticava a vederle...

Pan pareva riuscirci divinamente, la sua attrazione per lo spazio si denotava anche da quello, in astronomia era sempre stata piuttosto ferrata, quel richiamo alle origini forte in lei.

Ma lui? Aveva visto di rado qualcosa lassù, lo faceva solo per vederla sorridere.

Il più delle volte aveva inventato oggetti curiosi e disparati solo per farla ridere di gusto, per sentire il suono di quella risata che risuonava nella sua testa costantemente.

-Un aeroplano.- la voce neutra e l'attesa della sua esplosione che non tardò ad arrivare.

-Non ci credo dove?!- si sporse, si voltò, si concentrò ma non lo vide. E allora lui insistette trattenendo le risa.

-E' lì come puoi non vederlo?- e lei scalpitò, si lamentò e in fine si arrabbiò, ma non lo trovò. -E' lì ti dico.- dentro rideva come un forsennato di lei, di quella genuinità che era stata la sua fine...

-Ma dai Trunks non lo vedo.- piagnucolò come era solita fare.

-Guarda lì allora.- disse puntando un punto qualunque sogghignando. -Un gelato.-

-Che?!- disse lei portandosi a sedere, voltandosi poi verso di lui.

-Ma si, un cono gelato.- aggiunse per rendere la cosa più divertente.

Pan guardò quell'immensità con decisione in cerca di quello che la fantasia di Trunks riusciva ad inventare alle sue spalle. -Ma dov'è?- domandò lei piano, più a se stessa che a lui che adesso faticava davvero a trattenersi dal riderle in faccia.

Si schiarì la voce. -Da lì non lo puoi vedere.- si maledì per quello che aveva appena detto. Si maledì doppiamente quando lei dandogli ascolto tornò ad appoggiarsi su di lui. Sapeva benissimo che era sbagliato, sapeva che non andava bene, ma sapeva anche che quelle sensazioni, le emozioni che provava con lei, non riusciva a trovarle in nessun'altra. -E' lì.- continuò per interrompere quel silenzio assordante.

-Non lo vedo Trunks.-

-Ma come?- la canzonò. Se solo avesse saputo si sarebbe infuriata, gli avrebbe fatto una scenata, e la cosa lo avrebbe divertito un mondo. -E' lì... un bel cono gelato... al cioccolato.- aggiunse.

-Come piace a me!- esclamò lei allegra ridendo dell'unica cosa che sapeva per certo essere una pura invenzione.

Trunks lo sapeva bene che era il suo gusto preferito, certo non lo aveva dimenticato.

-E lì c'è un unicorno...- disse mentre lei ancora rideva per il gelato sentendole fermare le risa per cercare il cavallo alato. -Questa volta è azzurro... ma credo abbia delle sfumature sul rosa...- cercava di rimanere serio e aspettava la sua reazione.

Dapprima lei parve cercarlo davvero agitando a testa a destra e a sinistra sul suo braccio, poi quando udì del colore ridacchiò sollevando lo sguardo ancora su di lui ma non disse ancora nulla.

-E guarda lì!- esclamò lui questa volta con finta meraviglia. -Quello è orologio a cucù...-

-Trunks!- gli disse con un tono bonariamente ammonitore.

-Davvero... non lo vedi il pendolo?- insistette.

-Trunks!- lo richiamò ancora, ma rideva la piccola Pan oramai voltata su un fianco appoggiata al suo petto.

-Ma si...- sorrise. -Non stai neanche guardando.- la rimproverò ridendo adesso che lei si era impuntata con le mani su di lui e lo guardava con uno sguardo fintamente imbronciato. Quella volta non riuscì a trattenersi e rise di gusto, forte finalmente libero di farlo. -Che c'è?- le chiese come fosse davvero stupito della sua reazione.

-Trunks!- urlò lei sistemandosi più comodamente con gli avambracci sul suo petto e le mani sulle sue spalle per non cadere. -Mi stai prendendo in giro!- affermò con rimprovero.

-Chi, io?- le domandò con il tono più sinceramente sbigottito che avesse potuto riesumare dal suo repertorio.

-Si tu!- ma non era mai stato un bravo bugiardo e lei lo sapeva benissimo. Iniziò a colpirlo tirandogli dei finti pugni così deboli che scansarli fu un gioco da ragazzi. A volte si lasciava colpire per il gusto di farle notare quanto più forte fosse di lei.

Rise di quel loro giochetto amichevole che finiva bene o male sempre in qualche bisticcio. E lo ammetteva, lo aveva sempre fatto apposta a farla arrabbiare, perché per lui la sua piccola Pan agitata e nervosa era uno spettacolo semplicemente bellissimo.

-Sei un cretino Trunks! Un perfetto idiota! Non prendermi in giro!- gli urlava.

Ma come poteva non farlo, era parte delle gioie della sua vita, gioie di cui si era precluso da due anni a quella parte.

Le afferrò il polso impedendole di continuare a “picchiarlo” e si accorse subito di quanta poca resistenza ci avesse messo nel tentare di liberarsi da quella morsa. Si era piuttosto lasciata afferrare, forse sperando che lo facesse.

La cotta che Pan aveva nei suoi confronti era cosa nota a tutti, forse solo lei non sapeva che tutti ne erano a conoscenza, proprio tutti anche lui...

Era stata proprio quella la ragione del suo allontanamento da lei.

Non poteva.

-Non prendermi in giro!- gli urlò ancora sul viso.

-Non lo sto facendo.- non lo aveva mai fatto, non lo avrebbe mai fatto... Il fiato improvvisamente corto fece uscire quelle parole leggermente strozzate. Diede la colpa al peso che gli stava mettendo sullo sterno con il suo corpo.

Il braccio di Pan si fece più molle sotto la sua presa, come se si fosse del tutto arresa lasciando che la sua mano levata a mezz'aria scivolasse lentamente nella sua, e lui la lasciò fare.

Quando incrociò le sue dita con le proprie avvertì il braccio debole e fu costretto ad abbassarlo ma lei non mollò la presa neanche allora.

Gli mancò un battito quando la udì ridacchiare a labbra serrate, forse per l'imbarazzo. Si augurò vivamente che non avvertisse il suo cuore pulsare velocemente nel petto mentre lei si faceva più vicina.

Avvertì il tocco delicato delle sue dita sulla fronte mentre gli scostava qualche ciocca ribelle accarezzando lentamente quei fili lilla, con una cura e un'attenzione particolare, che lui sapeva benissimo lei riservava solo a lui.

Le dita dell'altra mano ancora intrecciate, quel dolce peso nella sua mano.

Era così vicina da poter sentire il suono dei suoi respiri irregolari, quel calore così confortevole da annebbiargli i sensi e stuzzicargli la pelle. La voglia scalpitante di lasciarla fare, di lasciare che si avvicinasse, che ponesse fine alla distanza che li separava, a quella tortura che durava da troppo tempo.

Avrebbe potuto dare a lei la colpa di tutto, giustificare se stesso affermando saldamente che era stata lei a volerlo, a baciarlo.

Ma...

-Pan.- un filo di voce a malapena percettibile alle sue orecchie, un soffio uscito con disperazione. -E' piuttosto tardi...- la vide fermarsi di colpo, come scossa dalla rinnovata consapevolezza delle sue azioni, ripresasi da quell'intorpidimento che aveva avvolto entrambi. -Dovremmo dormire o non riuscirai ad essere in forma per gli allenamenti di domani con mio padre...-

Vigliacco.

Lei sorrise annuendo impercettibilmente su quello sfondo stellato che le piaceva tanto.

Non gli disse nulla, non rispose, si limitò ad accucciarsi contro il suo fianco, la testa sul suo petto, accoccolata come era solita fare quando erano sulla navicella e non riusciva a dormire la notte sgattaiolando dal suo letto per rifugiarsi in quello di lui.

E l'aveva sempre lasciata fare, le aveva sempre accordato tutto ciò che voleva.

-Buonanotte Trunks.-

-Buonanotte piccola.- le disse sentendola stringere maggiormente la sua mano che non aveva voluto lasciare, le loro dita adesso intrecciate sul suo petto accanto al suo viso.

Ricordava perfettamente la prima volta in cui se l'era ritrovata nel letto.

Dormiva e un movimento sospetto lo destò. Si voltò e con prontezza allungò un braccio afferrando per il collo quell'intruso, con uno sguardo assassino pronto a difendersi da un attacco, a difendere la sua compagnia.

Ricordava le sue mani strette sulla sua gola. “Trunks”, quel nome strozzato uscitole dalle labbra e il suo sguardo impaurito.

La lasciò andare immediatamente chiedendole mille volte scusa mentre lei prendeva a tossicchiare.

-Che diamine credevi di fare?!- le domandò una volta assicuratosi che si fosse ripresa. Era infuriato e non glielo nascose.

-Io...- tentennava, balbettava... -Io...- non aveva nulla della piccola Pan che conosceva, quella impavida combina guai che era durante il giorno.

-Avanti.- insistette a braccia conserte con sguardo accigliato e severo.

-Posso dormire con te?- gli domandò con un filo di voce lasciandolo di stucco.

Si ritrovò ad arrossire, grato anche allora a quell'oscurità che rendeva le sue emozioni nascoste allo sguardo.

-Perché?- le domandò di getto incapace di formulare una risposta sensata nella sua mente, incapace di comprendere perché non le avesse semplicemente detto di no.

Ricordava benissimo che all'epoca erano ancora ai ferri corti. Litigavano ogni giorno e lui insisteva perché tornassero indietro a prendere Goten lasciando lei. Lei allora si offendeva e correva su, in quella sorta di stanza mansardata e piangeva disperata.

-Perché...- si morse il labbro indecisa. -Niente lascia stare.- disse tentando di allontanarsi, ma per qualche strano istinto finì con l'afferrarla e riportarla a sedere sul letto dove la guardò e le pose ancora quella domanda di cui voleva davvero una risposta. -Ho avuto un incubo...- gli disse solamente.

L'aveva lasciato spiazzato. Spinto da uno strano moto di tenerezza si ritrovò a sorridere di lei facendole spazio su quel materasso che in realtà era sufficiente solo per una persona.

Lei non gli lasciò il tempo di risponderle che recependo il messaggio nascosto in quel gesto s'infilò sotto le coperte al suo fianco.

Trovare una posizione decente fu imbarazzante quella volta. Si giravano e voltavano cercando di entrare in due in quello spazio minuscolo senza necessariamente toccarsi. Quando capirono che era un'impresa impossibile rimasero semplicemente distesi di lato schiena contro schiena.

Un movimento gli fece capire che si era voltata, e si voltò a sua volta per vedere se avesse bisogno d'altro ritrovandosi occhi negli occhi.

Arrossì mentre lei sorridendo imbarazzata gli dava la buonanotte chiudendo gli occhi addormentandosi quasi istantaneamente.

Non le rispose, non c'era bisogno di farlo, dormiva già.

Trascorse tutta la notte guardandola dormire al suo fianco serena come non l'aveva mai vista prima. Mugugnava nel sonno, a volta parlava anche dicendo cose sconnesse facendolo ridere al punto in cui si copriva la bocca voltandosi poi per vedere se Goku si fosse svegliato sentendolo ridacchiare.

In quel momento qualcosa in lui cambiò. Pan non era più solo la figlia di Gohan, la piccola di casa Son.

Era la “sua” piccola.

Come quella notte ve ne furono altre, quasi tutte in realtà. Meno imbarazzanti a mano a mano che il tempo passava e la confidenza cresceva.

Le scuse che trovava poi divennero banali, fino al punto in cui non si curava più neanche di trovarne, e alla sua domanda “che ci fai nel mio letto?” rispondeva semplicemente con un “dormi Trunks ho sonno non mi va di chiacchierare.”.

Dal canto suo, lui non la minacciava più di rimandarla al mittente come fosse un pacco postale. Non le urlava più contro sgridandola per un nonnulla.

Erano diventati amici, si era sviluppata una bona dose di affetto reciproco e di tenerezza. Pan era adesso la compagna di quel trio assurdo, la sua confidente e lui di lei, era la sua piccola da proteggere, da coccolare, da rincuorare.

Si rese conto troppo tardi di essersi lasciato così tanto andare con lei al punto da non vederla più come una ragazzina. Adesso quando la guardava vedeva solo Pan. E la cosa inizialmente lo terrorizzò.

Trascorse settimane intere colpevolizzandosi di quei sentimenti nati così senza un vero motivo. Si guardava allo specchio e si sentiva sporco.

Era poco più che una bambina e lui...

E lui..?

Era lo scapolo d'oro ventottenne vice presidente della Capsule Corporation. Era lo scapolo più ambito del paese. Poteva avere tutte le donne che voleva. Goten gli organizzava incontri al buio con ragazze diverse ogni settimana, ed erano tutte molto belle, ma lui si sentiva sempre impacciato, a volte annoiato dalle loro risatine squillanti, divertite da ogni cosa dicesse, come se non si rendesse conto di essere invece a malapena ascoltato.

Quelle donne non avevano nessuna voglia di conoscerlo, nessun vero interesse nel sapere chi fosse Trunks Brief, volevano solo arrivare a conquistarlo per “sistemarsi”.

Ma non era quello che voleva lui.

Lui voleva qualcuno che lo capisse, che lo ascoltasse, che conoscesse tutto di lui, che lo vedesse semplicemente come Trunks.

Qualcuno che lo mandasse a quel paese, che si scontrasse con lui, che non amasse compiacerlo solo per tenerlo contendo. Una donna forte, combattiva...

E voleva la tenerezza, l'affetto, la dolcezza.

Qualcuno che lo amasse, davvero, senza una vera ragione per farlo.

E poi era arrivata lei.

La piccola di ben quattordici anni, si era insinuata nel suo letto, letteralmente, e poi nella sua mente, nel suo cuore, sotto la pelle come un fuoco che bruciava e lasciava cicatrici nascoste che solo lui poteva vedere, sentire.

Era genuina, sincera, allegra, piena di vita. Era forte e combattiva, grintosa e spavalda a livelli paragonabili solo a suo padre, il grande principe dei saiyan.

Lo faceva ridere, e sorridere. Gli metteva allegria. Sentiva una morsa al cuore ogni volta in cui era triste, non poteva soffrire di vederla piangere.

Era successo, e basta...

La evitò per due settimane intere, e non fu affatto facile considerando che vivevano in una navicella, fino a quella notte in cui se la ritrovò ancora nel letto, senza chiedergli il permesso come fino a quel punto era solita fare, infilandosi sotto le coperte abbracciandolo da dietro stringendosi contro la sua schiena, tenendosi stretta alla sua canottiera con la mano con cui lo avvolgeva.

Quel singhiozzare sommesso fu per lui intollerabile.

Si voltò e l'abbraccio cullandola finché non ebbe smesso di piangere, di versare lacrime per lui, che si sentiva un mostro.

Le carezzò i capelli per tutto il tempo che ci volle, finché la sentì prendere un bel respiro e tornare a rilassarsi.

-Perché mi eviti?- gli domandò a bruciapelo.

Per qualche attimo aveva sperato di vederla addormentarsi per evitare quelle chiacchiere obbligatorie dopo il suo cambio improvviso di comportamento.

-Non ti evito.- le mentì senza lasciarla, continuando ad accarezzare quella schiena sentendola rabbrividire al suo tocco. -Ho solo avuto da fare... con la manutenzione della navicella e... con.. altro.- inventò qualcosa così in fretta che sperò vivamente se la bevesse per non doverle dare altre spiegazioni.

Quando la sentì annuire sul suo petto capì che andava tutto bene. -Ma non farlo più.- aggiunse facendogli capire che in realtà non se l'era bevuta, ma aveva volutamente fatto finta di crederci per far cadere il discorso, ammonendolo poi con severità.

La sentì accoccolarsi meglio contro il suo petto, riempendo ogni spazio tra di loro, tirando di quando in quando su con il naso finché non si fu addormentata.

Non lo credette affatto, ma ad ogni modo le fu grato di aver fatto cadere il doscorso.

Il silenzio della stanza era assordante, interrotto solo dal russare sommesso di Goku.

La fissò per un po' nella penombra, scendendo sul cuscino per arrivare al suo livello e averla proprio difronte.

Era bella la sua piccola Pan che dormiva finalmente serena al suo fianco. Il nasino ancora arrossato e le labbra che leggermente dischiuse erano ancora umide dal pianto.

Fu una tentazione troppo grande a cui resistere, e in fine lo aveva fatto, approfittando dell'oscurità, della sua momentanea incoscienza e della solitudine, sfiorò le sue labbra con le proprie, un tocco appena percettibile, delicato, carico di angoscia e paura per il suo possibile risveglio improvviso, di sensi di colpa, di dolore e di rabbia verso se stesso.

Come avrebbe potuto giustificare la cosa se si fosse svegliata?

Ma lei non si svegliò. Ne quella volta ne tutte le altre che seguirono...

Furono innumerevoli i baci che Trunks le aveva rubato nel sonno, diventando man mano meno fugaci quando si rese conto di quanto di fosse pesante il sonno della sua piccola, che aveva preso anche questo da suo nono Goku. Neanche le cannonate sarebbero riuscite a svegliarli.

Ed era così che riusciva a mettere pace nella sua anima malata d'amore, a mettere a tacere il suo istinto, quella forza che lo spingeva verso di lei inesorabilmente.

Ma con Pan non era solo quello, non era quello che voleva da lei, non bramava il suo corpo come poteva fare con quello di una donna più matura. Lui voleva Pan, per tutto ciò che era, per tutto ciò che oramai rappresentava per lui.

Avrebbe aspettato tutta la vita restandole silenziosamente accanto, aspettando i suoi tempi, i suoi segnali, rispettando le sue esigenze e la sua persona.

No, non voleva il suo corpo, o quanto meno non solo quello, non in quel momento, c'era tempo per certe cose. Quello che lui voleva era la possibilità di restarle accanto, ti tenerla stretta a se quando dormiva beata, di cullarla e proteggerla da ogni sorta di pericolo.

Voleva godere della sua risata cristallina, dei suoi sorrisi, di quei bronci che gli facevano girare la testa, della sua purezza di spirito e di quella ingenuità firmata “Son” che solo quella famiglia possedeva e che a lui piaceva tanto.

Trunks guardò ancora il cielo carico di stelle che aveva rievocato in lui tutti quei ricordi, quei momenti meravigliosi, ormai appartenenti al passato.

L'avvertì sciogliere la presa dalle sue dita e si mosse impercettibilmente nel sonno rotolando di lato. Trunks allungò il braccio stendendolo e lei vi finì sopra supina senza svegliarsi.

Sorrise.

Non la guardava dormire da anni ormai.

Rotolò anche lui su un fianco per guardarla meglio.

Aveva preso una decisione un paio d'anni prima. Aveva deciso di troncare i loro rapporti in modo da lasciarla crescere in pace.

Voleva che vivesse una vita normale, che facesse l'adolescente, che trovasse qualcuno più vicino alla sua età magari, qualcuno con cui sarebbe stato possibile vivere un rapporto normale...

Gli era costato tanto, ma aveva dovuto farlo.

Aveva deciso di proteggerla, e questo voleva dire anche da se stesso.

Sapeva benissimo di averla fatta soffrire. Sapeva che si era sottoposta a quegli allenamento estenuanti solo per distrarsi, per sfogare la rabbia e la frustrazione.

E lui sapeva che se Goten gli avesse detto che Pan si vedeva con qualcuno il suo cuore sarebbe andato in frantumi, come un bicchiere di cristallo dopo l'impatto con il suolo. Ma era tutto necessario.

Non era successo, Pan non era uscita con nessuno di rilevante. Chiedeva di lei a quello che era da sempre il suo migliore amico, e lui gli dava tutte le informazioni possibili senza mai domandargli il perché di quell'interesse, e fino a quella sera aveva creduto che fosse perché sapeva quanto erano legati, ma adesso aveva il sospetto che Goten fosse a conoscenza di tutto il resto...

Non lo avrebbe sorpreso, lo conosceva bene infondo, erano amici da tutta la vita.

Anche lui non era più stato con una ragazza dal loro ritorno. Goten cercava di organizzargli incontri e appuntamenti, ma lui rifiutava categoricamente. Non voleva prendere in giro nessuno e tanto meno se stesso. Non voleva illudere nessuno.

Lui era preso da altro, da un'altra...

Anche se non poteva averla, non poteva neanche ignorare i suoi sentimenti, quel vincolo inscindibile che lo legava a lei. E non voleva nessun altra che lei, preferendo la solitudine alla menzogna.

Attese e sperò che la distanza facesse il resto.

Non fu così.

Non bastò averla lontana dagli occhi per cancellarla dal cuore. Era oramai una costante nella sua vita e ci sarebbero volute vite prima di riuscire a dimenticare quello che senza fare assolutamente nulla lei gli aveva fatto provare.

E anche in quel momento le cose non erano diverse. Quei sentimenti che non si erano mai assopiti lo avevano colpito come un pugno nello stomaco solo rivedendola ancora.

Si avvicinò al suo viso lentamente come attratto da una forza calamitante impossibile da fermare.

Lo fece ancora.

Le sue labbra si posarono su quelle di lei, delicatamente, godendo della loro morbidezza, del loro calore, del suo profumo che gli riempiva le narici mentre il cuore gli martellava nel petto e il fiato iniziava a divenire sempre più corto.

L'avvertì dischiudere maggiormente le labbra trasalendo al pensiero che fosse sveglia. Si staccò da lei guardandola, ma no, dormiva beata. Forse quella era stata una reazione incondizionata a quella presenza su di sé.

Lo fece ancora unendo le sue labbra a quelle di lei, baciandola teneramente, afferrando il labbro inferiore leccandolo appena, avvertendo quell'eccitazione che non avvertiva così forte da tempo salirgli fino alla gola facendogli emettere un suono gutturale un po' rauco.

Si fermò trafelato, affannato come se avesse appena terminato un allenamento con suo padre.

Decise che poteva bastare, o non avrebbe retto la pressione.

Si separò da lei di malavoglia prendendo a seguire i contorni del suo viso, di quei lineamenti che conosceva tanto bene e che in quel momento gli parevano diversi.

Era cresciuta, non era più la sua piccola.

Era la sua piccola donna adesso, e se in passato i suoi istinti si erano limitati a volerla proteggere e coccolare, adesso qualcosa era cambiato.

Il suo corpo gli provocava desiderio, e questa volta era carnale. Baciare le sue labbra non gli aveva dato solo quella sensazione di farfalle allo stomaco e un moto di calda tenerezza che si propagava nel petto come in passato, questa volta il calore si era spinto più in basso risvegliando i suoi sensi, ricordandogli che era un uomo e che quella per lui era la sua donna.

Le accarezzò la fronte scostando la frangia, accarezzando i suoi capelli corvini, sentendosi disperato all'idea di cosa gli stesse succedendo, di cosa stesse provando, di cosa avrebbero detto gli altri se avessero saputo, di cosa avrebbero pensato di lui.

Gohan lo avrebbe di sicuro ammazzato, rifletté mentre un sorriso amaro gli si dipingeva sul viso.

Si addormentò così, con la fronte sulla sua e una mano sulla sua spalla in una sorta di abbraccio protettivo.

 

 

 

Ciao a tutti ^.^

Eccoci alla fine del terzo capitolo. Non so voi, ma a me sta piacendo la storia, l'ho scritta così di getto che quando sono andata a rileggere per sistemare qualcosina sono rimasta stupita di quanto sia carina nella sua piccolezza (me la canto da sola, lo so XD)
Grazie a tutti quelli che perdono qualche minuto del loro tempo per leggere e per recensire, spero di avervi lasciato con un pò di calore nel cuore con questo capitolo.
Un bacione a tutti alla prossima, e non dimenticate che i vostri commenti fanno sempre piacere!!!
Ciao!!^.^

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Capitolo 4
*** E' quello che vuole lei ***


 

Capitolo 4

 

 

 

Una strana luce le stuzzicò gli occhi, destandola dal sonno profondo in cui era caduta, costringendola ad aprirli e poi a richiuderli per il fastidio di quel bagliore sottile.

Si rese conto in breve tempo di dove fosse rievocando i ricordi della sera appena trascorsa rendendosi constatando che era quasi l'alba.

Il peso del braccio di Trunks mollemente abbandonato sul suo petto le ricordò la sua presenza al suo fianco.

Sorrise voltando il viso ritrovando il suo a un respiro di distanza.

Quello era stato in assoluto il risveglio più bello in anni...

Il suo Trunks, pensò con tristezza, amarezza, dolore, mentre gli occhi già inumiditi dal sonno si facevano più lucidi quando il suo cuore fece riaffiorare tutto quello che aveva passato in quei due anni senza di lui.

Quando aveva iniziato ad evitarla ne era rimasta ferita, ma non poteva fare come l'ultima volta che era successo, non poteva correre da lui in lacrime disperata, piangendo come una bambina la perdita di qualcosa che non era mai stata sua.

Non era più una bambina, non poteva farlo.

Non capì mai il perché di quell'allontanamento, dando la colpa al fatto che una volta tornati sulla Terra e ripresa la vita reale tutto era tornato al suo stato primordiale, quello in cui Trunks non aveva affatto bisogno di lei.

Soffrì, inutile negarlo, così tanto da sentirsi disperata in diverse occasioni.

A volte avvertiva un peso sul cuore così grande da avere paura che potesse spezzarsi, rompersi, frantumandosi in mille pezzi.

E probabilmente era stato così.

E quei pezzi sparpagliati, perduti qua e la, lasciati indietro nel tempo ognuno in momenti differenti del loro trascorso, erano oramai irreparabili.

Quando sentiva lo zio Goten che gli organizzava le uscite con le ragazze aveva voglia di picchiarlo così forte da fargli dimenticare anche solo i nomi di quelle oche che lui chiamava “amiche” e che proponeva a quello che era...

Che per lei era...

Fu a quel punto che prese ad allenarsi con lui, con suo zio, e la voglia di farlo fuori per quello che a lei sembrava quasi un tradimento nei suoi confronti la spinse a diventare sempre più forte fino al punto in cui era riuscita a superarlo in potenza. Almeno finché non si fosse trasformato in super saiyan.

Cosa che a lei non era ancora riuscita.

Non riuscendo a spiegarsene il motivo...

Era poi arrivata al punto da non riuscire più neanche a guardare suo zio perché gli ricordava ogni giorno che Trunks aveva una vita, che stava andando avanti serenamente anche senza di lei. E la cosa la feriva immensamente, perché per lei non era così, non era affatto così.

Allora era arrivato il turno di suo padre di allenarla.

Questa volta era più dura, non arrivava ai suoi livelli neanche per sogno, e la cosa la entusiasmava, la faceva sentire viva.

Lottare, combattere, spingere al limite il suo corpo fino non riuscire più a sentire un briciolo di forza pervaderla, fino a sentirsi morire, fino a perdere i sensi, era l'unico modo che avesse trovato per dare sollievo alla sua anima ferita.

Questo finché suo padre decise che poteva bastare e che stava esagerando. A quel punto aveva smesso di allenarla e le aveva proibito di andare avanti a quel modo.

Si era ritrovata di nuovo nella palestra di suo nonno, ma non resistette un'ora che già andò via delusa, furiosa, stufa.

I Terrestri non erano alla sua altezza, non potevano soddisfare la sua fame, il suo bisogno di dolore. L'unico modo che avesse trovato per non pensare a lui.

Anche uscire con i ragazzi aveva perso il suo gusto. Non perché loro avessero paura di lei, beh si anche, ma soprattutto perché li sentiva così tanto inferiori a sé da non trovarvi stimoli, non trovarvi gusto.

Non voleva sentirsi l'uomo della coppia, voleva sentirsi donna.

Voleva qualcuno che la stringesse così forte da farle mancare il respiro, qualcuno che fosse notevolmente più forte di lei, con cui non dovesse limitare la sua forza, con cui non nascondersi più.

Un uomo che le ricordasse quanto fosse fragile e delicata, che la facesse sentire al sicuro e protetta.

Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma in realtà sapere di avere un uomo al suo fianco in grado di farla sentire protetta era davvero quello che voleva.

E poi...

Nella testa non c'era spazio per nessun altro che non fosse lui.

Ma quella persona non esisteva... non più.

Aveva trovata in lui, nel suo Trunks, quella persona, tutto quello che avesse mai voluto, l'unico al mondo a rientrare nei suoi canoni, l'unico a farla ridere come solo lui sapeva fare, l'unico che sopportava i suoi sbalzi d'umore e il suo caratteraccio, l'unico che stringendola in quelle notti buie l'avesse fatta sentire piccola e indifesa. Protetta.

Aveva scoperto poi negli anni crescendo e maturando che il suo appetito sessuale dipendeva anche molto dall'idea di essere in qualche modo dominata dal suo uomo.

Nulla riusciva ad eccitarla come il pensiero di sentirsi inerme tra le braccia di quel qualcuno che più forte di lei aveva il potere di darle piacere o di farle del male se solo avesse voluto farlo.

Il gusto macabro per la paura dell'ignoto, l'ansia eccitante del pericolo.

Non che le piacesse l'idea di essere malmenata o ferita, ma semplicemente l'idea di correre il rischio che fosse così. Di avere un uomo accanto che fosse più virile di lei, che scegliesse di essere gentile con lei non perché inferiore, ma perché l'amava.

Come nonno Goku con sua nonna Chichi, Vegeta con Bulma, i suoi genitori.

La risposta a quelle sue fantasie fu il suo sangue saiyan, sicuramente quella era un'eredità delle donne della sua razza che avevano costantemente a che fare con uomini brutali decisamente più forti di loro.

Ma erano domande a cui non aveva potuto mai dare delle risposte, perché non vi erano donne saiyan sulla terra a parte Bra, e lei era diversa...

Il giorno prima però in qualche modo Vegeta aveva risposto a quel quesito, dandole la tanto agognata risposta. Si, era un'eredità del suo sangue.

E Trunks rientrava perfettamente anche nei suoi canoni attrattivi, facendole battere il cuore ad ogni sguardo e provocandole fitte dolorose al basso ventre ogni volta in cui lo vedeva combattere con quell'espressione seria e decisa che assumeva solo in quelle occasioni.

Ridacchiò cercando di far piano per non svegliarlo ripensando a come il giorno prima combattendo contro di lui aveva voluto in diverse occasioni saltargli al collo e supplicarlo di prenderla lì sul ring in quel momento incurante della folla.

Maledetti ormoni! Pensò tra sé.

Anche quello probabilmente era parte dei suoi istinti di saiyan. O forse semplicemente lo desiderava da così tanto tempo da non avere più molta resistenza nei suoi paraggi.

Era divino il suo Trunks addormentato al suo fianco con la luce calda dell'alba che gli illuminava il viso, le labbra...

La voglia di lui si fece così forte da essere incontrollabile. Erano soli, lui dormiva...

Che male c'era se..?

Sollevò il viso di quel poco che bastò per annullare quella distanza impercettibile tra le loro labbra e lo baciò, per la prima volta, presa da un istinto incondizionato, irrazionale, incontrollabile, dipeso forse da quei pensieri e dalla sua presenza che gli annebbiavano i sensi.

Non ebbe il tempo di gustarne il sapore che avvertì dei movimenti impercettibili e capì che si stava risvegliando.

Chiuse gli occhi in fretta presa dal panico fingendo di dormire come nulla fosse mai accaduto.

Il suono di un soffio proveniente dalle sue labbra le fece intuire che avesse sorriso. Avvertì il tocco leggero delle sue dita sulle tempie, che pian piano scendevano ad accarezzarle la guancia, il mento, le labbra, così delicatamente, con cura...

Dovette fare affidamento su tutta la sua buona volontà per non lasciarsi sfuggire un gemito sommesso dovuto a quei brividi che dallo stomaco avevano iniziato a percorrerle tutto il corpo, nessun punto escluso, sotto il suo tocco.

-Pan, svegliati piccola è giorno.- la voce di Trunks era leggera e silenziosa, carica della dolcezza che gli era propria, rauca e ovattata dal sonno.

Aprì gli occhi lentamente specchiandosi in quel cielo liqueforme che erano i suoi occhi. Così azzurri da far invidia al cielo stesso.

E ancora una fitta allo stomaco le impedì di proferire parola, limitandosi a sorridergli debolmente con gli occhi languidi che non riusciva a controllare quando era in sua presenza.

Bra diceva che si poteva vedere semplicemente guardandola negli occhi quanto fosse innamorata di Trunks.

Forse aveva ragione lei.

Li aveva lasciati soli la notte precedente nella speranza che suo fratello si dichiarasse perché lei era convinta che fosse davvero preso da lei e da nessun'altra.

Pan le rideva in faccia ogni volta che se ne usciva con quella storia dicendole di smettere di sognare, e che neanche lei aveva mai osato sperare tanto.

In realtà aveva mentito, ci aveva sperato eccome.

Ma Trunks era un uomo, e al suo fianco voleva sicuramente una donna fatta, come quelle oche delle amiche di Goten. Non una ragazzina finalmente uscita dalla pubertà, alle prime esperienze, incapace di soddisfarlo come meritava.

In quel momento fu come rinsavita. Si levò dal braccio di lui che aveva usato come cuscino per tutta la notte e si sgranchì le ossa indolenzite.

Tutto quello che poteva ottenere da lui era qualche abbraccio amichevole, chiacchiere sconclusionate o battibecchi divertenti.

E andava bene così. Non osava più sperare in altro adesso che era cresciuta e iniziava a ragionare da adulta.

A diciannove anni si apprestava ad entrare nel mondo dei “grandi” abbandonando per sempre quello dei bambini, anche se il suo aspetto cambiava così lentamente a causa dei geni saiyan da avere paura che la gente non lo notasse affatto, come in effetti succedeva.

-Buongiorno Trunks.- gli sorrise mentre lo vedeva alzarsi in piedi sgranchendosi a sua volta sbadigliando. -Dormito bene?- gli domandò vedendo quella faccia assonnata.

-Così così.- le rispose.

-E' colpa mia ho insistito io affinché dormissimo all'aperto ieri notte.- si scusò sorridendogli portando le mani ad incrociarsi dietro la schiena.

-Ma no tranquilla. Mi ha fatto piacere trascorrere una serata come i vecchi tempi.- anche lui sorrideva, ma Trunks era così, sempre gentile, sempre sorridente...

-A me mancano molto i vecchi tempi.- non immaginava neanche quanto.

-Ti manca tuo nonno?- le domandò bonariamente.

-Si... e mi manchi tu.- ammise con un moto di coraggio che poteva farsi così vivido solo appena sveglia, frutto di quel rintontimento mattutino che non le dava modo di ragionare prima di parlare.

Abbassò lo sguardo imbarazzata guardando poi verso la casa ricordandosi degli allenamenti con Vegeta.

Aveva davvero voluto farsi allenare da lui.

Dopo che suo padre l'aveva in qualche modo abbandonata aveva pensato a chi altri poteva allenarla e Vegeta fu l'unico nome nella lista dopo Junior, che però era stato impedito dal farlo a causa di Gohan e della loro amicizia.

C18 non era da prendere in considerazione con tutto il da fare che aveva nell'ultimo periodo e poi voleva qualcuno che non avrebbe avuto istinti materni nei suoi confronti, qualcuno capace di lasciarla per terra in una pozza di sangue continuando a colpirla, ad infierire finché non avesse trovato da sola la forza di reagire o quella di svenire.

Era lui il suo uomo!

Quel momento tanto agognato era infine giunto, non avrebbe mai accettato un “no” come risposta, e sapeva che così facendo lo avrebbe conquistato. Com'era in fine accaduto.

-Mi manchi anche tu.-

Si voltò verso il ragazzo dagli spettinati capelli lilla guardandolo come se quelle parole fossero state solo immaginate dalla sua mente, con il cuore che batteva a mille e lo sguardo che incrociava quello sereno di lui e le sue labbra sorridenti.
 

Prima che potesse replicare però lo vide voltarsi per poi incamminarsi e richiamarla a sé dicendole che era ora.

Lo seguì fin dentro casa dove s'infilò una delle tute da combattimento di Bra, che dovette convenire con Vegeta, aveva trovato intatta. Si domandò se l'avesse mai indossata prima.

Entrò in cucina dove trovò Vegeta e Trunks seduti a far colazione.

-Come sto?- esordì allegra.

Era la prima volta che indossava una tuta come quella, la prima volta che specchiandosi vedeva il riflesso di quello che era una vera guerriera saiyan, coda a parte.

-Ti sta bene.- le rispose Trunks dandole un'occhiata.

Vegeta si limitò a sogghignare leggermente del suo entusiasmo. -Non ridere troppo, tra un po' ti pentirai della tua decisione.-

Pan si fermò guardandolo negli occhi, sostenendo il suo sguardo senza alcun timore. -Non credo sarà così.- gli rispose seria.

Aveva preso quella decisione nel pieno delle sue facoltà mentali e fisiche, sapeva a cosa andava incontro.

-Papà...- lo rimbeccò Trunks preoccupato.

Vegeta lo guardò con uno sguardo gelido. -Non immischiarti.- lo freddò.

-Ha ragione lui.- Trunks si voltò verso di lei guardandola come perso. -Non sono affari tuoi di quello che faccio con il mio corpo. Io voglio combattere.- affermò incapace questa volta di sostenere quello sguardo, distogliendo il suo riportandolo sull'altro che pareva piuttosto soddisfatto quando le disse “andiamo” alzandosi e facendo strada.

-Pan...- si sentì richiamare, si voltò sull'uscio della porta con una mano che accarezzava lo stipite. Lui non disse nulla.

Gli sorrise debolmente. -A dopo.- gli disse lasciando la stanza.

Entrarono nella stanza gravitazionale.

Era la prima volta che metteva piede lì dentro. Si sentì intimorita ed eccitata allo stesso tempo. Quello che era solo un sogno stava diventando realtà così in fretta da lasciarla senza fiato, emozionata a dir poco.

Quando il suo sguardo incrociò quello del combattente attualmente più potente dell'universo, capì che non vedeva l'ora di iniziare, e lo stesso valeva per lei.

Si chiusero dentro da soli lasciando fuori Trunks come promesso.

In realtà lei fu grata a Vegeta per quella decisione, per lei sarebbe stata una distrazione constante, e poi si allenava per dar sfogo al suo dolore, con lui presente non sarebbe stata la stessa cosa.

Vide Vegeta macchinare con dei bottoni, e poi avvertì un peso costante sul proprio corpo incrementare finché avvertì le gambe sorreggerla a malapena e le ginocchia piegarsi mentre contraeva i muscoli addominali per sostenere il pehso del suo corpo che andava facendosi insostenibile.

Vegeta si voltò e trovandola in quello stato rise di lei. -Questa è la gravita del pianeta Vegeta.- le spiegò. -Il nostro pianeta d'origine.-

Pan era in silenzio mentre ascoltava il suo racconto, stupendosi quando aveva detto quel “nostro” con tanta leggerezza.

-La gravità è dieci volte maggiore di quella sulla Terra.- incrociò le braccia al peto guardandola soffrire mentre sorrideva sadico.

-Lo sento.- riuscì a dire lei affannata mentre la voce strozzata quasi non le usciva intrappolata nella gola insieme all'aria che faticava a respirare.

-Probabilmente adesso starai sentendo una compressione degli organi interni, e un peso che ti impedisce di stare in piedi.- era sereno mentre le spiegava i dettagli dei suoi organi in procinto di collassare. -Ma tranquilla...- disse. -Quel che non ti uccide ti fortifica!- urlò partendo all'attacco completamente a suo agio con quella gravità che la stava invece schiacciando verso il suolo.

Non le restò che sgranare gli occhi inerme aspettando l'impatto che non si fece attendere a lungo. Inutile dire che non parò i suoi colpi e fu atterrata in meno di un minuto dopo aver ricevuto innumerevoli percussioni.

Si ritrovò sul pavimento della stanza schiacciata da quella pressione invisibile che la faceva faticare anche a respirare.

Aprendo gli occhi con il fiatone crescente vide il principe dei saiyan sopra di lei in una posizione eretta e fiera, le mani ai fianchi e quel ghigno sadico che non aveva mai abbandonato il suo viso.

Sorrideva divertito, ridacchiando di quella visione.

-Ti piace l'idea di essere un saiyan, giusto?- le domandò non attendendo una vera risposta. -Bene, allora per prima cosa dovrai imparare a sentirti a tuo agio con la nostra gravità.- le spiegò, e quella pareva essere davvero una lezione vera.

E in quel momento, nonostante fosse a terra, sconfitta, inerme, debole, sentendosi una sorta di formica schiacciata da un gigante, una nuova sensazione le percorse l'intero corpo arrivando alle labbra.

Rise.

Non sapeva spiegarsi il motivo, ma fu colta da una risata improvvisa e liberatoria che la fece sentire al settimo cielo, mentre tossicchiava sangue affogandosi di quando in quando, mentre i polmoni richiedevano quella dose di aria di cui non riusciva interamente a rifornirli.

Rise più forte quando capì che aveva finalmente trovato quello che cercava, quell'adrenalina, quel sensei che l'avrebbe trasformata nel guerriero che aveva sempre voluto essere. Lui avrebbe fatto di lei la guerriera più potente dell'universo.

Continuò a ridere mentre lui le porgeva una mano aiutandola a rialzarsi.

-Con questa gravità Trunks si allenava quando aveva otto anni.- le spiegò mentre arrossiva un po' imbarazzata della propria debolezza. -E' così che è diventato un super saiyan in un niente.- continuò a spiegarle.

Pan strabuzzò gli occhi. Vegeta le stava dicendo che l'avrebbe aiutata a trasformarsi? Avrebbe fatto in modo da tirare fuori da lei quell'immenso potere che lei sapeva di avere ma in cui gli altri non avevano creduto mai.

Vegeta credeva in lei...

Non ebbe la forza di rispondergli nulla mentre avvertiva gli occhi farsi più lucidi. Se il nonno fosse stato presente in quegli anni era certa avrebbe creduto in lei allo stesso modo.

Adesso la figura di Goku stava venendo momentaneamente rimpiazzata da quel principe alieno che in altre circostanze sarebbe dovuto essere il suo monarca.

Annuì senza dir nulla, semplicemente grata.

-Iniziamo lentamente... ho solo voluto darti un assaggio di quello che ti aspetta.- aveva un ghigno divertito, forse nel constatare che non solo lei non avesse cambiato idea ma era assolutamente eccitata al pensiero di quegli allenamenti che la gasavano come null'altro.

Annuì ancora, avrebbe accettato tutto quello che lui le avesse detto, o imposto, ciecamente. -Non risparmiarti.- gli disse solamente prima di iniziare l'allenamento.

-Non l'ho mai fatto.- le rispose iniziando.

 

 

 

 

 

Trunks aspettò seduto la fine di quella che per lui era una tortura.

Conosceva benissimo gli allenamenti di suo padre, i suoi metodi anticonvenzionali che avevano fatto di lui un vero guerriero ma che non potevano andar bene per una ragazza.

E di certo stava usando gli stessi metodi con lei.

Tamburellava con il piede per terra mentre a braccia conserte rifletteva sull'assurdità di quella situazione.

-Trunks.- sua madre lo raggiunse di fuori.

Si voltò vedendo che indossava il bikini. Si stava proprio godendo la vacanza. Le sorrise ma non disse nulla, non ne aveva la forza.

-Perché sei qui fuori tutto nervoso?- insistette lei.

-Io non sono nervoso mamma.- le rispose stizzito.

-No, certo che no caro.- sorrideva mentre si sedeva al suo fianco con quel modo di fare canzonatorio che tanto odiava. Come odiava il fatto che riuscisse a leggerlo così bene. -Sai, con quello sguardo imbronciato mi ricordi proprio tuo padre.- gli disse sorseggiando la sua bevanda ghiacciata.

Sbuffò.

-Pan è dentro con lui da ore ormai. Non credi sia il casi di fartene una ragione?-

Si voltò verso di lei guardandola finalmente negli occhi. -Che vuoi dire?- le domandò accigliato.

-Che lei ha deciso così... e tu non puoi farci nulla.- gli spiegò calma. -Vuole combattere e vuole farlo con tuo padre che è un sadico e non ha nessuna paura di farla fuori se dovesse essere necessario.-

-Che cosa?!- si alzò si scatto e la sedia alle sue spalle cadde rumorosamente per terra.

Aveva sollevato i pugni che teneva stretti e la sua aura si era intensificata al punto che i fili d'erba per terra iniziarono a svolazzare qua e là.

Bulma rise di gusto della scena. -Ma dai...- ridacchiò ancora, di lui, ne era certo. -Tuo padre non le farebbe mai del male...- si fermò a riflettere. -Almeno non fino ad ucciderla.- si corresse, giustificando suo marito con gli occhi che ancora sorridevano. -Calmati dai la “tua” Pan non corre nessun rischio con lui.-

Sorrise a sua madre prendendo ad arrossire leggermente quando l'aveva definita “sua” non soffermandosi neanche a chiedere spiegazioni di quella che gli era parsa un'allusione.

In quel momento il portellone della stanza gravitazionale si aprì e ne uscì Vegeta con...

Trunks sgranò gli occhi mentre un moto di rabbia e una forte sensazione di nausea pervadevano il suo corpo.

Non riusciva quasi a respirare ne a sentire la voce di sua madre che gli intimava di darsi una calmata.

Tutto quello che vide furono gli occhi di suo padre che lo guardavano accigliati mente gli urlava un “ Trunks finiscila!” che percepì a malapena.

-Cosa le hai fatto?!- urlò con un ringhio inferocito a quella visione del tutto macabra che i suoi occhi non riuscivano a smettere di fissare, e al contempo a sostenere.

Senza riflettere il suo corpo si scagliò verso di lei come una furia.

La sua piccola Pan pareva svenuta tra le braccia di Vegeta che la reggeva come fosse una piuma.

Si riprese da quello stato di shock solo quando la sua voce fioca raggiunse le sue orecchie calmando all'istante la bestia che giaceva dormiente nella sua anima irrequieta.

Quel “Trunks” sussurrato tra le braccia di suo padre aveva avuto la capacità di impedirgli di commettere un'assurdità come quella di colpire l'uomo che la reggeva delicatamente.

In quel momento però per lui quello era solo l'uomo che aveva ridotto Pan in quelle condizioni pietose.

-Pan!- esclamò ad un passo da lei guardandola con due occhi che si spalancarono maggiormente nel momento in cui vide la tuta ridotta a brandelli e il suo corpo totalmente tumefatto, sanguinante in diversi punti.

La rabbia che lo aveva infervorito un attimo prima era tornata alla ribalta possedendolo ancora.

Guardò suo padre con disprezzo. -Non ti sembra di aver un pochino esagerato?!- ancora un ringhio, ma non poteva che parlargli al quel modo.

-Tze...- fu la risposta dannatamente snervante che l'uomo gli rifilò. -Non ho fatto nulla che lei non abbia chiesto o voluto.- si giustificò con tono neutro.

A lui però quella scena pareva un sopruso! Come aveva potuto farlo? Come aveva potuto assecondare le fantasie di quella piccola saiyan sapendo benissimo che era sfrenata, impulsiva, incosciente!

-Dai qua!- urlò inferocito strappandogliela letteralmente dalle braccai portandola dentro casa per medicare al più presto quelle ferite maledicendosi di non avere fagioli magici a disposizione.
 

Quando si fu allontanato Bulma si avvicinò a suo marito.

 

-Vegeta.- Bulma aveva le mani ai fianchi mentre guardava il marito in cagnesco. Lui tossicchiò voltando lo sguardo in un'altra direzione. -Non credi che tuo figlio abbia ragione?- lo ammonì ringhiando come una leonessa.

L'uomo la guardò accigliato di quell'impertinenza. -Non ho fatto nulla che...-

-E' una ragazzina! Non puoi assecondare tutto ciò che dice!- urlò ancora lei.

Vegeta arrossì leggermente sulle gote. -E' una saiyan... noi alla sua età siamo adulti abbastanza da decidere per noi stessi!- le spiegò giustificando la voglia irrazionale di indipendenza di Pan. -E se vuole allenarsi e spingersi oltre i suoi limiti ha tutti i diritti di farlo senza che tu, la sua famiglia o quello sciocco innamorato di tuo figlio si mettano in mezzo per fermarla!- le urlò lui contro preso da una rabbia che solo quella donna riusciva a scatenare in lui in un secondo, come un fiamma che divampava e lo accendeva, e che solo lei allo stesso modo poteva spegnere lasciandolo senza energie né forze.

Bulma incrociò le braccia al petto. -Hai comunque esagerato.- gli disse parlando severa senza però urlare come aveva fatto un attimo prima.

-Lo so...- ammise lui piano. -Non mi sono reso conto finché non è stramazzata al suolo.- confessò. -Non sembrava così stanca, e invece...- fece spallucce. -L'ho vista cadere, e mi sono fermato.- si giustificò. -Io le avevo detto di avvisarmi quando le cose fossero diventate troppo pesanti per lei!- urlò in preda alla rabbia.

Bulma si ritrovò stranamente a ridere e suo marito si voltò incuriosito della scena. -Già... mi ricorda qualcuno.- lo guardò con uno sguardo eloquente che lui recepì facilmente arrossendo ancora. -E' per questo che hai deciso di allenarla... perché ti ricorda te stesso.- Vegeta non le rispose limitandosi ad irrigidirsi fermo sul posto.

Bulma gli si fece più vicino per poi abbracciarlo e baciargli una guancia.

-E anche fosse?- domandò lui stizzito. -E' uno degli ultimi membri della mia razza, e tocca a me, che sono il principe dei saiyan, occuparmene.- giustificava quell'attrazione incondizionata verso quella piccola saiyan con la storia della sua supremazia, per nascondere che in realtà Pan gli piaceva molto, era esattamente tutto ciò che gli ricordava “casa”.

-Nulla.- gli disse lei mentre lui si voltava a guardarla. -Sono felice per te.- ammise. -Sei in assoluto il miglior monarca che quei ragazzi potessero avere.- gli disse posandogli una mano sulla mascella dura e possente mentre lui la lasciava fare assecondandola in ogni suo movimento rendendosi conto solo allora che la sua bella mogliettina aveva indosso null'altro che il bikini che a lui piaceva tanto.

Vegeta sorrise, grato per quelle parole gentili che lei aveva sempre avuto per lui, per il sostegno e l'amore che gli dava da sempre, anche quando non lo aveva meritato.

In realtà aveva ragione lei, lui era soddisfatto di quella faccenda. Pan si era rivelata la degna nipote di suo nonno Goku.

Aveva un vero spirito saiyan!

-So che hai sempre avuto paura che Trunks con quel caratterino dolce e delicato finisse con una delle amichette stupide di Goten.- la moglie sapeva sempre esattamente dove andare a colpire, quali fossero le sue ansie, le sue paure, i suoi punto deboli. L'abbracciò, stringendole la vita, cercando quel calore e quel sostegno di cui necessitava in un discorso come quello. -E l'idea che invece fosse Pan non ti è mai dispiaciuta.- concluse mentre lui arrossendo distoglieva lo sguardo imbarazzato. -Pur di vederlo con una donna forte, e magari con il sangue del tuo popolo, chiuderesti un occhio anche sulla sua parentela con il tuo”peggior nemico”.- gli fece un occhiolino ridendo come una matta delle sue proteste e di quell'imbarazzo che lei amava tanto stuzzicare in lui.

Il suo Vegeta era la creatura più meravigliosa del mondo per lei, e non sarebbe mai riuscita a vedersi con accanto altro uomo se non lui.


-Vegeta.- gli disse poi improvvisamente tornando seria. -Ma perché hai fatto tante storie per non allenarla e poi invece alla fine hai accettato così facilmente dopo aver fatto tanto il sostenuto per tutto il giorno?- era un dubbio che doveva togliersi.

-Semplice... possibile che tu non l'abbia capito?- le domandò come fosse la cosa più naturale del mondo, ma lei lo guardava in cerca di quelle risposte. -Doveva essere Trunks a darmi il permesso.- le disse mentre lei strabuzzava gli occhi. -Non sapevo se era pronto o meno a reintegrarla nella sua vita dopo averla allontanata...- le spiegò mentre a Bulma tutto pareva più chiaro. -Era una cosa che doveva decidere lui.- continuò.

-Un po' come quando tu te ne andasti lasciandoci soli per poi tornare quando finalmente avevi deciso?- lo stuzzicò ancora guardandolo con malizia vedendolo arrossire.

-Già, una cosa del genere.- confermò frettolosamente sentendosi sotto accusa. -Dobbiamo essere sicuri di un passo del genere... non è una cosa da prendere alla leggere l'amore di un saiyan.-

Bulma sorrise avvicinando il viso a quello di lui. -Ma allora mi ami davvero...- lo prese in giro vedendo la sua faccia cambiare espressione in una esasperata e scandalizzata.

-Ma certo che sì!- le urlò stizzito. -Hai ancora dei dubbi?!- urlò arrabbiato.

Lei rise. -No.- gli rispose. -Tale padre tale figlio.- aggiunse poi riflettendoci.

-E poi... è la sua donna ed è lui a deciderne le sorti.-

Bulma guardava un Vegeta assolutamente paonazzo che esponeva quella tesi assurda in un modo assolutamente naturale rendendola quasi una cosa ovvia.

-La sua donna?- ripeté lei.

Lui annuì. -Quando un saiyan sceglie una donna, qualunque cosa accada, sarà lei per sempre. Che lui lo voglia o meno.- soggiunse guardando quella che era la sua di donna per tutta la vita ormai appoggiando la fronte a quella di lei che arrossì lievemente a quel gesto così tenero di quel marito tanto burbero ma follemente innamorato.

Bulma capì immediatamente che il riferimento era rivolto anche a lei e gli sorrise annuendo per poi sollevare il viso e baciarlo con tutto l'amore del mondo, tutto il trasporto, tutta l'eccitazione che le infondeva anche a distanza di tempo.

Quello che c'era tra loro era speciale e immortale. E adesso capiva perché lui era stato così scostante all'inizio, preso da uno strano senso di vergogna e di paura per quei sentimenti che un guerriero del suo calibro non aveva mai provato prima.

Quando si staccò da lui però una domanda le balenò la mente. -Vegeta?- lui mugugnò qualcosa, seccato di quel brusco allontanamento dalle sue labbra. -Ma non avevi appena detto che Pan era libera di fare quello che voleva e che nessuno poteva dirle quello che doveva o non doveva fare?-

-Già.- le rispose seccato, tentando di riappropiarsi delle sue labbra.

Ma lei lo scansò di nuovo facendolo innervosire. -E allora perché mai Trunks dovrebbe decidere “delle sue sorti” come hai detto tu un attimo fa?-

Vegeta si morse la lingua deglutendo forte. -Beh ecco... io...- aveva ragione lei come sempre. -Perché noi uomini decidiamo per le nostre donne!- esclamò in fine deciso. -Ma lui non ha ancora dichiarato il suo stato di appartenenza quindi non può ancora nulla.- concluse fiero di se stesso.

Lei intanto lo fissava con uno sguardo attonito che gli faceva capire di aver decisamente toppato. -Sarebbe a dire che sei tu a decidere per me..?- s'informò.

-Esattamente.- le rispose titubante ostentando una finta risolutezza.

-Da quando?- gli fece notare ricordandogli che lei era padrona di se stessa e che faceva tutto quello che voleva quando lo voleva perché lo voleva, mentre lui prendeva a d arrossire, tossicchiando, cercando di uscire da quella situazione assurda in cui si era cacciato con le stesse mani.

-Da quando hai questo!- urlò indicandole le cicatrici che il morso che le aveva tirato in una notte di passione le aveva lasciato sulla pelle delicata della spalla. Ricordando quanto era stato dannatamente eccitante marchiare così quella che aveva deciso essere la compagna della sua vita.

Bulma arrossì ricordando il momento in cui lui le aveva spiegato perché l'aveva morsa mentre lei si lamentava di quando era stato violento e lui tentava di giustificarsi lasciandola assolutamente ammutolita, forse ancora più innamorata, quando lui ebbe finito di mettere a nudo i suoi sentimenti.

-Ma dai Vegeta...- disse avvicinandosi alle sue labbra vedendolo a fiato sospeso attendendo quel bacio mancato. -Lo sappiamo tutti e due che comando io.- e prima che potesse replicare in alcun modo prese le sue labbra con passione e con una fretta che Vegeta non ebbe la forza di staccarsi da lei continuando ad approfondire quell'unione che non poteva che finire in un unico modo.

-Andiamo in camera.- le disse afferrandola più saldamente prima di spiccare il volo verso la finestra della loro camera da letto entrandovi con sua moglie che rideva divertita all'idea di quello che aveva scatenato in lui.

E lui?

Non poté replicare a quello che lei gli aveva detto, perché lo sapevano entrambi, che... lei aveva maledettamente ragione!





Ciao a tutti ed eccomi qui con un nuovo capitolo che spero vivamente vi piaccia perché non ho avuto molto tempo per revisionarlo come si deve quindi scusate se ci sono schifezze varie qua e la ^^

Volevo pubblicarlo ieri perché è stato il mio compleanno e volevo regalarvi un capitolo con qualche giorno d'anticipo.. missione fallita ho lavorato tutto il giorno e sono tornata a casa alle tre... sono crollata... perdonatemi.

Però mi sono ritagliata un attimino adesso... quindi... buona lettura!!!

Ah si... la storia che un saiyan sceglie una donna per la vita credo di averlo inventato di sana pianta... è solo che riflettendoci sono guerrieri, non proprio degli amanti ecco, e poi sia Goku che Vvegeta che Gohan hanno avuto una sola donna in vita loro... quindi ho sfruttato la cosa perché mi piaceva l'idea... una sorta di vincolo inscindibile che si crea senza volerlo e che non può essere spezzato per nessuna ragione. ^.^

Un bacione a tutti quelli che seguono la storia!!! e se volete sapere come continua, non vi resta che ritrovarci qui la settimana prossima!!!! Ciao!!!! ^,^

 

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Capitolo 5
*** Pan ***


Capitolo 5

 

 

 

Aveva appoggiato Pan sul divano mentre era andato a prendere la cassetta del pronto soccorso.

Era ancora arrabbiato con suo padre per quello che aveva fatto, e con lei per quello che gli aveva lasciato fare, anzi implorato di fare.

Ma era soprattutto arrabbiato con se stesso per aver appoggiato quell'idea balorda!

Pan pareva riposare distesa ad occhi chiusi. Un sorriso appena accennato sul viso stanco ma soddisfatto.

-Sei una sciocca.- le disse sedendosi su una sedia accanto a lei prendendo ad armeggiare con i medicinali.

Lei ridacchiò senza aprire gli occhi.

-Hai deciso di farti uccidere?- insistette lui che in qualche modo doveva gettare fuori la frustrazione che lo logorava dall'interno.

-E anche fosse...- gli rispose facendogli andare il sangue alla testa, ma prima che potesse aggiungere altro continuò. -Piantala Trunks.- sorrise voltando il capo nella sua direzione prendendo finalmente a guardarlo.

-Come posso piantarla?! Ne vedrò altre di queste scene? Dimmi Pan!- la stava rimproverando come faceva un tempo, anche se sapeva di non averne nessun diritto, di non avere nessuna autorità su di lei.

Ma non gli importava. Voleva che sentisse.

-Probabilmente si.- gli rispose facendogli la linguaccia facendolo innervosire e digrignare i denti.

Strinse forte i pugni sulle ginocchia. Respirò affondo per calmarsi. -Devi togliere la tuta.- le disse riflettendo solo dopo su quello che le aveva chiesto di fare.

Si alzò e la lasciò lì per il tempo che ci volle a prendere una canottiera e un paio di pantaloncini di Bra.

-Riesci a cambiarti?- le domandò mentre lei annuiva cercano di sollevarsi a fatica dal divano facendo leva sulle mani e sulle braccia tremanti.

Si sporse in un impeto e l'aiutò.

Sapeva che non sarebbe riuscita a farlo da sola, ma era troppo orgogliosa per chiedere aiuto. Lo fece ugualmente sfilando la corazza dal petto e poi abbassando la lampo sulla schiena aiutandola a rialzarsi per sfilarla.

Vedere la sua schiena nuda, e il leggero tessuto del reggiseno gli mise i brividi.

Non sarebbe stata la prima volta che l'avesse vista in intimo, ma si parlava di anni addietro quando il suo corpo non era quello di adesso. Quando non gli provocava quelle voglie insensate che lei non aveva idea di suscitare in lui.

Continuava a dimenticare che era prossima ai vent'anni e che adesso il suo corpo era cambiato.

Pan portava il reggiseno.

Arrossì all'idea che gli inaridì la gola.

Ingoiò a vuoto deglutendo a fatica quando la tuta cadde per terra e Pan rimase seminuda dinnanzi ai suoi occhi che presero a divorarne ogni lembo di pelle con avidità.

Ricordò che la porta era aperta e l'andò a chiudere.

Quando si voltò ancora anche lei s'era voltata e adesso poteva vedere chiaramente cosa il tempo avesse fatto con quel corpo che per lui rasentava la perfezione mentre s'infilava i pantaloncini rosa confetto di sua sorella.

Vide anche i danni che un solo giorno di allenamento avevano comportato.

Lividi, escoriazioni, tagli, e una gran voglia di andare d lui e fargliela pagare nonostante fosse suo padre, nonostante fosse una delle persone che più amasse al mondo.

-Tua sorella ha davvero dei gusti orrendi sul vestiario.- si lamentò lei con un'espressione schifata.

Sorrise. Dove trovava la forza di lamentarsi? -Non è proprio il tuo stile...- le rispose vedendola scuotere il capo decisa con uno sguardo semi impaurito che gli fece scaturire una debole risata involontaria.

Trunks avanzò verso di lei che intanto si era piegata per afferrare la canottiera dal divano. L'afferrò un attimo prima che cadesse. Probabilmente un momento di debolezza o... -Un giramento di testa?- le domandò.

La sua pelle nuda scottava come fiamme ardenti al contatto con le sue mani. Avvertì gli occhi velarsi quando gli fu così vicina da sentirne l'essenza così forte da pervadergli ogni angolo dei polmoni, il suo corpo seminudo stretto al proprio, e quei seni che adesso poteva vedere chiaramente aderire al suo petto.

Allentò la stretta sulle sue braccia quando vide il viso di Pan contrarsi in una smorfia di dolore. -Scusa.- le disse ritornando in sé.

-Non importa... è colpa mia no?- sorrise.

Continuò a tenerla con una mano mentre con l'altra afferrò la canottiera bianca dal divano infilandogliela poi dalla testa aiutandola ad indossarla.

Lei lo lasciò fare. Era solo arrossita per l'intimità di quella situazione. Non era più una bambina, adesso ne era certo.

-Siediti.- le disse aiutandola ancora, sedendosi a sua volta prendendo a disinfettare le ferite con cura godendo senza volerlo davvero ogni volta che aveva l'occasione di toccarla, di sfiorare la sua pelle, immaginando cose che non avrebbe mai dovuto immaginare, non potendo fermare la sua mente dal farlo.

La sua vicinanza era diventata oramai ingestibile per i suoi sensi, per i suoi istinti più infimi, quelli indomabili.

La fasciò laddove ve ne fosse stato bisogno e poi riportò lo sguardo sul suo viso.

Lei non gli aveva tolto gli occhi di dosso un istante, e lui lo sapeva.

Non disse nulla mentre con il respiro corto la fissava accigliato. Era ancora arrabbiato con lei ad ogni modo.

La vide arrossire sentendosi probabilmente osservata e giudicata, distolse lo sguardo dal suo mordendosi le labbra con forza per smorzare quell'imbarazzo, andando però ad intaccare sulla crosta che aveva sul labbro inferiore, quel taglio che si riaprì prendendo a sanguinare nuovamente.

Trunks si ritrovò a fissare quel labbro gonfio che pian piano si tingeva di rosso, del suo sangue, provocandogli un vuoto allo stomaco, arrestandogli il respiro in gola.

Allungò una mano verso di lei e con il pollice sfiorò quelle labbra sanguinanti sentendola gemere appena mentre sfiorava il taglio.

-Sei una stupida.- le disse con voce roca.

-Lo so.- gli rispose muovendo le labbra sulle sue dita provocandogli una pelle d'oca mai provata prima, perfettamente visibile a occhio nudo.

Tolse la mano dal suo viso e osservò il sangue che gli aveva bagnato il dito.

Avvertì un'insana voglia di leccare via quel sangue dalle sue labbra, una forza disarmate che voleva spingerlo su di lei, in modo da succhiare via quel dolore dalle sue ferite una volta per tutte.

E dannazione a lui lo avrebbe anche fatto se la porta non si fosse aperta in quell'istante facendo entrare una Bra preoccupata in cerca della sua amica.

-Pan!- esclamò avvicinandosi a loro mentre lui prendeva a togliere tutto di mezzo ricordandosi di respirare, cercando di calmare i battiti del suo cuore che potevano essere uditi con facilità. Forse anche per questo amava la compagnia di sua madre, lei non certe cose non poteva saperle, avvertirle. Restavano nascoste, come dovevano essere.

-Tranquilla Bra sto bene.- le disse sorridendo.

-Ma perché lo fai?- le domandò sedendolesi accanto e prendendole le mani tra le sue guardandola con uno sguardo triste.

-Lo sai perché.- fu la risposta che Pan le diede mentre lui faceva finta di non seguire i loro discorsi, ma non poteva far a meno di immagazzinare quello che si dicevano.

Bra sbuffò chiudendo gli occhi un istante. -Pan è assurdo... perché ami tanto combattere?- sua sorella non aveva minimamente la concezione del combattimento, non poteva capirla.

In realtà lui sì, poteva. Ma si rifiutava di farlo per il semplice fatto che quella lì fosse la sua Pan, e non voleva vederla ridotta in quello stato.

-Bra fa parte di me.- disse ridendo la bruna, e Trunks prese a guardarla mentre i capelli a caschetto si agitavano sotto le sue risate allegre. -Siamo saiyan è nella nostra natura...-

-Non nella mia...- la corresse l'altra.

-Perché tu hai preso tutti i geni della mamma.- le ricordò Trunks intromettendosi per la prima volta nel discorso. -Pan... ha lo spirito del guerriero saiyan.- concluse tristemente ammettendo quella cosa che nonostante fosse veritiera, non gli garbava affatto.

-Esatto, quindi falla finita di frignare come una mammoletta.- la voce severa e seccata di suo padre gli giunse alle orecchie come un pugno.

Lo guardò con astio, e con lo stesso astio fu ricambiato. Non gli era di certo passata. Non gli importava se quello fosse o meno il principe dei saiyan, in quel momento era solo la persona che aveva ridotto Pan in quello stato.

Fu lui a distogliere lo sguardo per primo dirigendosi poi verso la cucina seguendo sua moglie che aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza saltellando allegramente come solo lei sapeva fare, sembrando piuttosto soddisfatta di qualcosa.

-Vedi di ricordartelo la prossima volta che minacci il mio sensei!-

Trunks si voltò verso Pan guardando accigliato anche lei. -Non dirmi come comportarmi con mio padre- l'ammonì nervosamente senza un minimo di garbo afferrando la valigetta del pronto soccorso riportandola al suo posto.

-No, non con tuo padre.- le sentì dire mentre si alzava e faceva qualche passo verso di lui. -Ma con il mio sensei.- ripeté. Si voltò per guardarla. Faticava a stare in piedi eppure camminava verso di lui con occhi inferociti. -Non dirmi come devo comportarmi con il mio maestro, Trunks.- il suo nome uscì come un soffio dalle sue labbra prima che si suoi occhi rotolassero all'insù e accasciandosi perdesse i sensi.

Si mosse per tempo e l'afferrò prima che toccasse terra. -Pan!- e in quell'urlò non poté nascondere la sua disperazione.

La prese tra le braccia sollevandola con la stessa facilità con cui l'aveva afferrata Vegeta prima e la trasportò fino alla stanza degli ospiti dove la mise a letto.

La guardò.

Il viso era rilassato e pareva dormisse serena.

Non fosse stato per i lividi e i tagli avrebbe creduto davvero che dormisse, non che fosse stramazzata al suolo per lo sfinimento, per il dolore.

Si portò sul letto alle sue spalle stringendola a sé finché non si fu calmato.

Si addormentò accanto a lei lasciandosi cullare dai suoi respiri regolari consapevole del fatto che non sarebbe riuscito a smuoverla dalla sua posizione per nulla la mondo.

 

 

 

Trascorse una settimana da quel giorno e Pan continuò a presentarsi agli allenamenti tutte le mattine all'alba.

Si chiudevano in quella stanza e vi passavano ore. A volte uscivano solo per pranzare, il tempo di digerire e riprendevano.

Non era più arrivata al punto di stramazzare al suolo, suo padre aveva imparato a conoscerla e sapeva i suoi limiti fermando i giochi prima che fosse troppo tardi.

Questo non impedì al suo corpo di somigliare ad un campo di battaglia.

Sapeva che quando Gohan l'avesse vista sarebbe andato su tutte le furie, e non aveva voglia di assistere alla scena anche se sapeva benissimo che sarebbe stato lì al fianco di Pan pronto a difenderla, a difendere la sua causa anche se non l'appoggiava. L'avrebbe difesa da qualunque attacco esterno, poi di sera una volta rimasti soli l'avrebbe rimproverata dicendogliene di tutti i colori come faceva ormai da una settimana a quella parte.

Il loro rapporto era migliorato in qualche modo, anche se i litigi non mancavano di certo con tutto quello che doveva patire a causa degli allenamenti, ma sembrava che anni di assenza non fossero riusciti ad intaccare la bellezza di quello che c'era prima, anzi se possibile le cose andavano anche meglio adesso che era cresciuta e potevano affrontare discorsi ancora più complessi, più maturi.

Si stupiva di tanto in tanto di quanto fosse brillante e svelta la sua mente. Poteva intavolare qualunque argomento e lei aveva sempre un modo, sì tutto suo, ma piuttosto concreto di affrontare le cose.

Apprendeva in fretta ed era molto sveglia.

Questo doveva averlo ereditato da suo padre.

Ma poi d'un tratto era come se quella persona fredda e calcolatrice, seria e pensierosa svanisse lasciando il posto alla sua Pan allegra, divertente, scherzosa.

Bastava un nonnulla perché riuscissero a tirar fuori qualcosa su cui ridere, sdrammatizzando anche le cose più tristi, più buie. Si facevano del bene l'un l'altro, ognuno perfettamente consapevole delle debolezze dell'altro, evitando di toccare tasti intoccabili, e sapendo perfettamente come smussare quegli angoli spigolosi che altri non sapevano neanche avvicinare.

Come aveva potuto vivere senza di lei? Come poteva vivere senza di lei?

Senza la sua presenza ad illuminargli le giornate ormai grigie e cupe?

Come avrebbe potuto tornare alla sua vita di tutti i giorni, il grigiore dell'ufficio della Capsule, gli appuntamenti svogliati privi di senso con le ragazze insignificanti che Goten gli presentava.

Se solo si fosse lasciato andare era certo che una settimana sarebbe bastata a commettere l'errore più bello della sua vita. La voglia di baciare le sue labbra e stringerla come non aveva mai fatto prima era diventata insostenibile e solo tutto il suo sangue freddo e i suoi sensi di colpa erano riusciti ad evitare che facesse azioni troppo azzardate.

La notte però, aveva ripreso a sgattaiolare nel suo letto, con la solita scusa di non riuscire a dormire, e lui, vigliacco, non era mai riuscito a dirle di no, anche sapendo benissimo che non era più come allora, che loro due non erano più quelli d'allora.

Il suo letto però, a differenza di quello della navicella che era appena una branda, era ampio e lo spazio per due era assicurato.

Questo non gli aveva impedito di dormire stringendola tra le sue braccia mentre lei si accoccolava contro il suo petto disegnando cerchi immaginari sulla sua schiena.

Lui la lasciava fare godendo di quelle attenzioni rubate alla notte in silenzio fingendo di essere addormentato.

 

 

 

 

 

Trascorse ancora una settimana. E nulla era cambiato, a parte la sua forza che era incrementata in modo straordinario in così poco tempo.

Vegeta si era rivelato davvero la scelta migliore.

Allenarsi con lui era la cosa più insensata e più bella che avesse mai fatto in vita sua. Era il maestro che aveva sempre voluto.

Con lui si sentiva capita, mai giudicata, guardata come aveva sempre voluto essere guardata: come un'adulta.

Lui la chiamava mocciosa, e poi la trattava come se fosse una donna indipendente, lasciandola decidere per sé in ogni occasione, o quasi.

Quando decideva che l'allenamento era terminato, non c'era modo di fargli cambiare idea.

Ma per il resto era perfetto con lei. Era certa che suo nonno l'avrebbe allenata quasi allo stesso modo.

Il suo stile di combattimento però era diverso dal proprio.

Lei aveva avuto le basi da suo nonno, suo padre e suo zio, che combattevano tutti in un certo modo, mentre Vegeta era stato addestrato dai saiyan, e il suo stile di combattimento era totalmente diverso, ma non le era del tutto estraneo, le ricordava quello di Trunks, ovviamente.

Rivedeva molto di lui in Vegeta, riconoscendo totalmente la paternità di quell'individuo nel suo Trunks.

E pensare che vi era un tempo in cui non riusciva a comprendere come fosse possibile che un ragazzo così dolce potesse essere il figlio di quello che per lei era solo un uomo presuntuoso e arrogante.

Adesso invece...

Sorrise. Non era solo quello, era anche quello, ma non solo...

Vegeta era un uomo risoluto, serio, caparbio, capace, testardo. Molto di tutto ciò ereditato dalla sua razza. Ma era anche gentile, dolce e premuroso, in un modo così sottile da essere impercettibile a chi non gli fosse stato accanto per diverso tempo ininterrottamente, come adesso faceva lei.

Sapeva che quando diceva “basta” era per il suo bene, perché non voleva vederla stramazzare ancora al suolo, perché non voleva ferirla più del necessario, stessa ragione per cui non si era mai trasformato, per cui non aveva mai usato il cento per cento della sua forza su di lei.

Si assicurava che mangiasse a dovere, che dormisse abbastanza da sopportare l'allenamento.

Una volta le aveva anche sorriso quando ad un certo punto nella capsula gravitazionale di suoi occhi avevano mutato colore assieme alla sua aura per quella che parve una leggera frazione di secondi. Ma lei ne fu così entusiasta da iniziare a saltellare dalla gioia abbracciandolo come se fosse stato il nonno Goku in persona davanti a sé per poi riprendersi immediatamente, guardarlo imbarazzata, chiedendo scusa al suo sensei che però, per qualche ragione, scosse il capo divertito e sorrise terminando lì l'allenamento di quella giornata.

Seduta sulla balconata guardava il giardino al tramonto, con il sole che faceva capolino dietro le montagne lontane, dov'era la casa di suo nonno Goku, dov'erano cresciuti suo padre Gohan, Goten e perché no, anche lei in un certo senso.

-Pan?-

Quella voce che tanto amava la riportò al presente. Si voltò appena trovandosi Trunks ad un passo da lei con le mani sulla ringhiera che guardava un punto indefinito davanti a se sorridendo.

-Ciao.- gli disse in un soffio.

-Ciao.- le rispose volandosi per guardarla.

Calò il silenzio tra di loro, ma non di quelli imbarazzanti, piuttosto rilassanti, solenni, cullati solo dal suono delle cicale che cantavano per loro quella dolce melodia mentre una leggera brezza faceva sventolare ciocche di capelli qua e la.

-Che ci fai qui tutta sola?- le domandò lui poi prendendo a sederlesi accanto a lei.

Fece spallucce. -Niente di che...- gli rispose. -Bra è uscita per un appuntamento e Vegeta mi ha liquidata un'ora fa.- gli rispose sorridendo.

-E perché non sei venuta da me?- le chiese così di getto.

Pan lo fissava. Faceva sul serio?

Poteva sbagliarsi, ma le era parso che fosse stato lui quello mettere fine al loro rapporto chiudendo ogni ponte.

-Credevo preferissi stare per conto tuo, o che avessi da fare.- gli rispose tenendo per sé i suoi commenti.

Lui ridacchiò piano guardando in basso mentre sorrideva debolmente senza risponderle.

-Ieri mi sono quasi trasformata.- gli disse per cambiare discorso.

Lui si voltò si scatto. -Come?!- le domandò preso alla sprovvista con un vocino piuttosto emozionato.

Lei annuì. -E già... un brevissimo istante.- aggiunse. -Ma credo che tuo padre fosse davvero orgoglioso di me.- sorrise imbarazzata prendendo ad arrossire lievemente sulle gote.

-Te l'ha detto lui?- le domandò sollevando un sopracciglio.

Scosse il capo. -No!- esplose in una risata. -Non lo farebbe mai.- gli ricordò dandogli una gomitata nel fianco.

-Mi pareva strano...- ironizzò lui.

-Ma oramai credo di conoscerlo abbastanza da capire che se Vegeta ti sorride allora è qualcosa di grandioso.-

-Ti ha sorriso?- le domandò ancora più incuriosito e sorpreso della cosa.

Annuì. -Già.-

Lui sorrise a quel punto affermando: -Allora devi piacergli molto.- ridendo poi di gusto mentre lei sentiva di star arrossendo di nuovo di piacere per quella che poteva essere la verità.

-Hai intenzione di restare qui anche domani?- le domandò poi tornando a guardare davanti a se dove il sole era un puntino luminoso quasi del tutto scomparso dietro le montagne.

-Che vuoi dire?- gli rispose non capendo che differenza ci fosse tra quello che sarebbe stato il giorno seguente e i giorni passati.

Lui si voltò verso di lei con un viso tra il serio e lo stupito. -Domani è... il tuo... compleanno.- le disse abbassando la voce, forse preso dai sensi di colpa.

Lei intanto strabuzzò gli occhi per ben due ragioni: primo perché lo aveva del tutto dimenticato; secondo perché in quei due anni appena trascorsi lui non...

Ma allora...

Tornò a guardare il sole mentre alcuni ricordi le tornavano alla mente, ritrovandosi ad indurire il viso più di quello che avrebbe voluto.

Precisamente ritornò ad un anno prima.

Era proprio tra quelle montagne, che adesso ammirava da lontano, a far esplodere collinette, abbattendo alberi con la scusa di procurare legna per sfogare quelle sensazioni che la logoravano dall'interno.

-Pan! Ma che diamine stai facendo?!- suo zio Goten l'aveva raggiunta.

-Non lo vedi Goten? Mi alleno... provaci anche tu ogni tanto.- gli rispose sarcastica, acida, colpendo una montagna abbattendola in un colpo solo.

-E piantala... vuoi far saltare all'aria la Terra?- le domandò a braccia conserte rimproverandola.

-Non mi importa!- gli rispose prendendo a colpire l'aria con calci e pugni rapidi, dando sfogo al dolore.

-Che ti è preso d'un tratto si può sapere?- continuò lui imperterrito. -Ti sembrano modi di...-

-E piantala!- gli urlò contro zittendolo. -Vi avevo avverti! Ma voi non mi date mai retta!- urlò voltandosi dandogli le spalle.

Udì suo zio sbuffare restando in silenzio ancora un po'.

Era il giorno del suo compleanno, ma dentro di lei non era nessuna festa. Non aveva nulla da festeggiare in fondo, nulla che le tirasse su il morale, che le facesse venire la voglia di dire “sì, un altro anno è passato”, nessun bel ricordo da rievocare.

Aveva avvertito tutti di non fare nessuna festa, di non fare nessuna torta. Ma non l'avevano ascoltata.

Quando erano arrivati da lei con quello stramaledettissimo dolce con quelle diciannove candeline accese piazzandogliela davanti cantando allegramente, non ci aveva visto più.

Si era alzata urlano di lasciarla in pace ed era corsa via lasciandoli lì a guardarla allontanarsi.

-Potevi almeno soffiare le candeline.- le disse lui.

-E perché?- gli domandò con un nodo in gola che diventava sempre più prepotente mentre tentava di impedirle di parlare. -Per esprimere per l'ennesima volta lo stesso desiderio che non si avvererà mai?!- adesso avvertiva le lacrime pungerle gli occhi che dovette chiudere nel tentativo di fermare.

-Pan...-

-No Goten... non insistere.- riuscì a dirlo in un soffio, un unico solenne soffio prima di perdere le forze e la capacità di trattenere il dolore, la rabbia la frustrazione.

Quante volte aveva espresso quel desiderio? Quante volte aveva chiesto all'universo di far si che potesse stare finalmente insieme alla persona che amava più qualunque altra al mondo? Quante volte era già stata delusa?

E poi...

-Non mi ha nemmeno fatto gli auguri.- disse mentre il suo corpo era scossa da tremori. -Di nuovo.- come l'anno precedente.

Avvertì i suoi passi farsi più vicini. -Allora è così.- lo sentì dire mentre lei incapace di muoversi restava dov'era completamente stravolta da quel singhiozzare che si faceva sempre più tirannico, più opprimente. -Piangi per lui?- le domandò.

Cosa rispondergli?

Sapeva benissimo che tutti erano a conoscenza di quello che provava per Trunks. Tanto valeva confessare. Tanto più che in quel momento era troppo indebolita. Annuì con vigore.

-Non ti è ancora passata la cotta per Trunks, Pan?- parve canzonarla, forse divertito.

Aprì gli occhi e un paio di lacrime scivolarono via rotolando libere sulle sue guance mentre lei si voltava per guardare suo zio negli occhi con il viso arrossato.

Lo vide fare un passo indietro trovandola così sconvolta che per un attimo lo vide esitante.

-Ti stai sbagliano zio...- gli disse. -La mia non è una cotta.- lo corresse sorridendo appena tra le lacrime che le illuminavano gli occhi e le imperlavano il viso. -Io sono innamorata di lui... da sempre.- concluse vedendolo guardarla tra l'accigliato e l'incredulo.

-Ma dai Pan falla finita.- la rimbeccò. -Cosa vuoi saperne tu dell'amore?- le disse spezzandole il cuore. -La tua è un'infatuazione.-

-Che va avanti da sei anni.- gli spiegò zittendolo. Sorrise. -Perché credi che sia partita per lo spazio?-

Non le rispose subito, parve riflettere. -Credevamo fosse per stare con tuo nonno e per lo spirito d'avventura.- le spiegò.

Lei annuì. -Si.- confermò. -E per avere la possibilità di stare con lui indisturbata, senza avere voi attorno che mi trattavate come una bambina rendendomi ridicola ai suoi occhi.- gli disse indurendo lo sguardo, ferita da quel pensiero. -Per avere una possibilità... per poter stare con lui, per averlo tutto per me, anche se per così poco tempo.- ancora le lacrime a scivolarle via dagli occhi senza che potesse fermarle.

Goten la guardava incredulo, incapace forse di pensare che quella che per tutti loro era una bambina, fosse invece una piccola donna innamorata di quello che era da sempre il suo migliore amico.

-Ma lui è molto più grande di te...-

-Non mi importa.- rispose senza fiato, con tutto il dolore che il suo petto le procurava in quel momento. -Non mi è mai importato. Non l'ho scelto, non me la sono cercata, è successo e non ho potuto farci nulla.- gli spiegò. -Quando lo guardo non vedo un numero, io vedo solo Trunks.- sospirò pesantemente. -E ci ho provato zio Goten, ci ho provato e far finta di nulla, a ignorare quello che sentivo, quello che solo sorridendomi riusciva a farmi provare!- urlò stringendo i pugni lungo i fianchi. -Ma non ci riesco!- pianse più forte sentendo la disperazione pervaderla finché avvertì le braccia di Goten avvolgerla, stringendola, sostenendola.

A quel punto le sue difese caddero, lacerate dal peso del suo dolore, si levò sulle punte e lo strinse forte a se cercando di riprendere fiato faticosamente. Era come se i polmoni si rifiutassero di immagazzinare aria, come se le mancasse la facoltà di respirare.

-Io non ci riesco.- ripeté con le labbra umide e la bocca impastata. -Lo amo troppo, morirei per lui in qualunque momento se solo me lo chiedesse, muoio ogni giorno da quando si è allontanato da me!- strinse più forte quel corpo che le dava la sicurezza che cercava, quella sensazione di famiglia, di casa, che poteva in qualche modo cullarla. -E oggi... ho sentito ancora il cuore spezzarsi, per l'ennesima volta.-

-E' per questo che ti sei sottoposta a quegli allenamenti assurdi?- le domandò a bruciapelo.

-Si.- le sfuggì dalle labbra quasi involontariamente.

-Sei una stupida Pan.- l'attirò di più a se posandole una mano sul capo accarezzandole le testa.

-Lo so.- gli rispose tra le lacrime. -Ma ho capito che non posso, non potrò mai essere di nessun altro in vita mia...- un moto di rabbia e di ribrezzo si agitò in lei. -Il solo pensiero mi fa schifo! Mi odierei se solo ci provassi!- ed era così, le saliva la nausea al pensiero di braccia non sue ad avvolgerla, e labbra non sue a baciarla, assaporando quel gusto che le era ancora proibito conoscere.. -Allora ho deciso di dedicarmi a me, ai miei allenamenti, sperando che sfinendo il mio corpo riuscissi in qualche modo anche a sfinire la mia mente... ma...-

-Non è andata così.- concluse per lei che scosse il capo sulla sua spalla.

-E poi ci sei tu!- urlò battendo i pugni sulla sua schiena.

-Io?-

-Si tu!- confermò -Con tutte quelle ochette che gli proponi costantemente!- urlò dando finalmente sfogo anche a quei pensieri che l'avevano torturata per anni. -Come hai potuto farlo? Come hai puoi?!- continuò respirando affannosamente. -Mi hai spezzato il cuore, mi sono sentita tradita!-

-Mi dispiace.-

Bastò quell'unica frase a lasciarla ammutolita, a stroncare quel discorso, ad incrinare quel che restava delle sue difese, a farle sentire che lo aveva perdonato, per tutto.

Lo abbracciò ancora più forte. Non era colpa sua, lui non poteva saperlo.

-Lo ami a questo punto?- le domandò con una strana voce atona, un po' triste, un po' pensierosa, forse rassegnata.

Pan annuì forte. -Si.- ammise con tanta enfasi e tanto sentimento che Goten non poté far altro che annuire lui istesso accettando la cosa, riflettendovi su in una muta rassegnazione.

-Pan...- le disse poi. -Mi hai chiamato zio.- le fece notare con voce divertita facendola anche ridere mentre le lacrime scendevano come se vivessero di vita propria.

-Non ti ci abituare!- lo rimbeccò.

Rimasero così avvolti in quell'abbracciò finché il sole non scomparve definitivamente dal cielo e furono avvolti dall'oscurità.

Una volta tornati a casa Goten la difese dalle accuse di tutti, lasciandole il modo di salire su in camera sua per restare isolata da tutti convincendo Gohan e Videl a lasciarla restare lì a casa sua. La raggiunse qualche tempo dopo essersi assicurati che se ne fossero andati davvero e le lasciò spiegare per bene tutta la situazione, tutto quello che avevano vissuto, tutte quelle emozioni che lei diceva di provare per quello che fino a poco prima era “solo” il suo migliore amico e che adesso era l'uomo di cui la sua nipotina era innamorata.

Parlarono distesi nel suo letto mentre una bella brezza entrava dalla finestra e la luce della luna rendeva il tutto quasi etereo, creando una complicità mai esistita tra loro, una confidenza e una comprensione che non pensavano di avere l'uno per l'altra. E si capirono. Parlarono finché non si furono addormentati.

Quel giorno aveva cambiato tutto.

-Pan.- la voce di Trunks la riportò al presente.

Lei gli sorrise appena. -Non lo ricordavo.- ammise. -Ma credevo neanche tu.- era una frecciatina bella e buona, lo ammetteva, ma non poteva non fargli notare che lei s'era accorta benissimo che i suoi auguri erano mancati per tutto quel tempo.

Si alzò e lo lasciò lì.

Quei ricordi avevano riaperto delle ferite, ricordandole tutto il dolore che a causa sua aveva sofferto.

Si allontanò da lui lasciandolo lì senza dire altro.

Quella notte non andò nel suo letto come era solita fare.

Forse stava sbagliando tutto, forse faceva male a stare lì, a riaprire tutte quelle ferite mai veramente sanate, consapevole che ce ne sarebbero state altre poi contro cui combattere.

E lei non ne aveva più le forze ormai.

L'unica cosa certa era che, se possibile, adesso, lo amava anche di più.

 

 

 

 

Caio a tutti ^-^ eccomi qui con questo capitoletto che spero gradirete...

Ci occupiamo dei sentimenti di Pan a questo giro perché giustamente non aveva potute esprimersi a pieno nei capitoli precedenti. Spero di averli resi sufficientemente bene considerando il non volermi dilungare come invece sono solita fare ^.^

Grazie a tutti quelli che seguono un bacione!

 

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Capitolo 6
*** Finale ***


Capitolo 6

 

 


Quella notte trascorse lenta per Trunks, privato del calore del suo corpo, di quella presenza che gli teneva compagnia, che lo cullava, che lo torturava, e dannava la sua anima.

Ma di cui non poteva fare a meno.

Non voleva fare a meno.

Quella mattina toccava a lui allenarsi con suo padre. Lo aveva raggiunto non appena ebbe finito con lei che li lasciò soli.

Combattevano da un po', suo padre come al suo solito non si risparmiava, anzi, era più combattivo del consueto. Gliele stava proprio suonando. In verità non si sentiva un gran che in forma reduce di diverse notti in bianco, di quell'ultima notte trascorsa tra rimpianti e pensieri agitati che lo avevano stancato, voglioso solo di farla finita una volta per tutte con quella storia che sapeva bene non sarebbe mai riuscito ad accantonare del tutto.

-Lotti come una femminuccia.- gli disse il padre ad un tratto. Non si scompose più di tanto, sapeva che gli avrebbe propinato qualche commento sgradevole. -Pan combatte meglio di te.-

Ancora non fece una piega, l'aveva vista arrivare quella battuta, la prese per quello che era: una provocazione.

-Immagino.- gli rispose stancamente in tono sarcastico.

Vegeta era lì che lo fissava senza muovere un muscolo, Trunks a qualche metro di distanza ricambiava lo sguardo attendendo qualche segnale che gli indicasse di proseguire, ma nulla.

D'un tratto vide la luce del monitor illuminare il viso di suo padre, ma non ci fece più di tanto caso quando un ghigno tra il divertito e il disgustato si parò sul viso dell'uomo.

-Ma guardati.- il suo disprezzo era quasi palpabile, gli fece aggrottare la fronte non comprendendo del tutto quell'atteggiamento che adesso gli pareva esagerato. -Guarda come sei ridotto.- continuò senza smettere mai di fissarlo con due occhi scuri e scrutatori. -Ti sei lasciato ridurre in questo stato pietoso da una femmina.-

A Trunks mancò un battito nell'udire quelle parole arrivate dall'oblio. -Ma che dici?- gli domandò senza volere una vera risposta a quella domanda sfuggitagli dalle labbra lasciate schiuse e tremanti.

Vegeta emise quello che pareva un ringhio sommesso. -Quello che ho detto!- affermò con decisione. -Lo vedrebbe anche un cieco che le sbavi dietro.-

Le sue parole erano lame affilate e gli scalfivano la pelle con decisione arrivando fin dentro l'anima. -Non è così... io...-

-Tu cosa- lo interruppe bruscamente. -Vuoi davvero che io non conosca mio figlio?- gli domandò severo, e non poté rispondergli a tono perché era così, Vegeta poteva sembrare un padre freddo e distaccato, ma in realtà teneva moltissimo a tutti loro. -Conosco bene quest'odore...- disse annusando l'aria con fare disgustato. -E' l'odore del sesso.-

Strabuzzò gli occhi incapace di credere a ciò che suo padre stesse dicendo. Lo guardava smarrito mentre cercava di trovare qualcosa di sensato da dirgli non riuscendovi sentendosi mancare il terreno sotto i piedi.

Lui sorrise, un ghigno sadico, divertito, derisorio, che gli fece tremare le gambe e le mani per la rabbia. -Scopatela una volta per tutte e togliti lo sfizio così possiamo tutti tornare a respirare aria pulita.-

Era davvero troppo. -Non ti devi permettere!- si fiondò su di lui senza riflettere, senza pensare, con l'unico intento di farlo smettere, ti metterlo a tacere mentre il suo corpo si riempiva di un'energia sconosciuta che voleva solo esplodere dall'interno, liberando la rabbia che aveva tentato invano di reprimere.


Gli sferrò un pugno che lui scansò magistralmente e come quello diversi altri.

-Piantala di fare il bambino Trunks... cosa vuoi che sia... ti togli lo sfizio e puoi tornare a stare bene come prima.- insistette dandogli fastidio.

Era quello che stava provando. Fastidio.

Si perché nessuno poteva permettersi di considerare la sua Pan come uno sfizio, un corpo da usare per mettere a tacere quelle voglie che provava per davvero, e che solo lei poteva mettere a tacere, solo lei poteva soddisfare, ma non certo in una singola notte.

No, non era quello che poteva di certo appagarlo, contentarlo, saziare la sua fame di lei. Non era quello che voleva.

E ancora quelle parole insopportabili alle sue orecchie, ancora i suoi attacchi più feroci che mai contro di lui. -Non parlare di lei a quel modo!- gli urlò tra un calcio e l'altro. -Lei non è uno sfizio!-

-Ah no?- rise l'altro beffandosi di lui continuando a schivare i suoi colpi come fossero nulla. -E allora cos'è?- gli domandò con un sorrisetto irritante dipinto sul volto.

Si stava rendendo ridicolo. Ne fu cosciente in un attimo, ma questo non bastò a fermarlo.

-Lei è...- una pausa. -E'...- un'altra.

Cos'era lei per lui? Come avrebbe potuto spiegarlo a qualcuno?

Come avrebbero mai potuto capirlo?

-Sai Trunks... ti facevo migliore di così in effetti.- gli disse Vegeta una volta separati per riprendere fiato. E lui ansante lo ascoltava non credendo a quello che stava succedendo. -Infondo fino a qualche tempo fa non era che poco più che una bambina... non credevo fosse quello il tuo genere...-

-Smettila papà!- gli urlò contro ferito da quello che gli stava dicendo e dal modo in cui aveva intavolato quel discorso così delicato, con quello che pareva l'unico scopo di ferirlo.

E ci stava riuscendo, eccome...

Trunks abbassò il capo stringendo i pugni e gli occhi sentendo la rabbia sfociare in quelle che parevano lacrime che gli pungevano gli angoli degli occhi.

Ma non voleva farlo, non voleva piangere, doveva resistere!

-La tensione sessuale è palpabile Trunks, è inutile che lo neghi.- sollevò ancora lo sguardo puntandolo sul suo viso, lo vide ghignare ancora prendendo poi a ridacchiare di gusto. -Non mi stupirei affatto di sapere che voi due abbiate già fatto...-

-Non abbiamo fatto proprio niente!- lo zittì prima che potesse aggiungere altro con una ferocia che non gli apparteneva.

-Mi prendi in giro?- continuò lui imperterrito. -Vuoi davvero farmi credere che con tutta la voglia che hai di lei... e che ti sento addosso...- aggiunse avvicinandosi di qualche passo prendendo ad annusarlo. -Su quella navicella in cui eravate soli soletti per un anno intero non sia mai successo niente?- rise così forte che Trunks avvertì il sangue nelle vene agitarsi, scorrendo più in fretta verso ogni angolo delle sue carni.

-No papà!- esplose. -Non abbiamo mai fatto niente, non è successo niente e poi c'era Goku...-

-Kakaroth!?- esclamo l'altro. -Adesso si che mi fai davvero ridere!- e lo fece assolutamente divertito della cosa. -Non credo affatto che sia stato lui l'adulto della compagnia.... credo che la sua età mentale finalmente combaciasse quella fisica.- parve riflettervi seriamente, e in effetti doveva convenire con lui almeno su questo punto.

Ricordò benissimo quella notte in cui Goku lo aveva beccato a baciare Pan assopita.

-Dovresti dirglielo sai?- gli aveva detto cogliendolo si sorpresa.

Trunks era sconvolto e piuttosto incredulo di quello che gli stava dicendo. Lui avrebbe acconsentito a quell'assurdità, ma la sua coscienza no.

-Non lo avrei mai fatto a prescindere!- esplose in un impeto di rabbia e frustrazione. -Era una bambina, non l'avrei mai e poi mai toccata!- si giustificò quando vecchi sensi di colpa e angosce prepotenti tornarono a fargli compagnia facendolo sentire inadeguato.

-E pensare che credevo che fossi tu l'adulto della situazione...-

-Non l'ho toccata! Non l'ho mai toccata!- continuò ad urlargli ma per Vegeta era come se suo figlio non stesse dicendo nulla. Continuava quello che pareva un monologo, quello sproloquio cattivo, e lui non poteva far altro che subire quelle prepotenze ingiustificate sperando che tutto passasse al più presto mentre il cuore iniziava a dolergli stretto in una morsa antica, che quando rievocata, faceva ancora male.

-Ma per piacere...- continuava a ripetergli con quell'aria da so tutto io che in quel momento rischiava di fargli perdere il controllo delle sue azioni. -Credi che non lo sappia? Credi davvero che io non sappia che dormite insieme tutte le notti?-

Si ritrovò a strabuzzare ancora gli occhi mentre il fiato gli si mozzava in gola. -Dormiamo e basta.- si giustificò in un soffio strozzato. Non lo negò, perché avrebbe dovuto, sarebbe equivalso a dargli ragione, ma lui non aveva niente da nascondere.

-Certo come no...-

-Io pan non l'ho mai toccata!- questa volta quell'urlo ringhiatogli contro con violenza ebbe l'effetto di immobilizzarlo sul posto mentre smetteva di ridere per guardarlo negli occhi. -E tu neanche immagini quanta voglia io avessi di farlo... ma...- si fermò per riprendere fiato dopo quell'ammissione. -Non avrei mai potuto...- la voce incrinata da quell'emozione troppo grande da trattenere. -L'ho sempre rispettata, ho sempre saputo che fosse troppo più giovane di me...- non voleva negare quello che provava, non era più tempo di farlo, non con lui. Aveva bisogno di dirlo a qualcuno di liberarsi il petto da quel peso troppo grande che iniziava a diventare ingestibile. -Perché credi che l'abbia allontanata da me? Perché credi che sia sparito così improvvisamente dalla sua vita!?- avvertì le lacrime pungergli ancora gli occhi che iniziavano a bruciare e a pizzicargli. Ma non volle battere le palpebre o gli avrebbero rigato il viso, e voleva evitarlo davanti a lui. Ma non poteva più tacere doveva parlare. -Ho sempre voluto il meglio per lei, volevo solo proteggerla... io l'amo papà!- urlò con voce strozzata, in una tonalità fin troppo alta, squillante, stridula, con i pugni sospesi stretti a mezz'aria piegandosi in avanti mentre chiudeva gli occhi stringendoli così forte da far male nel tentativo vano di catturare quelle lacrime che oramai avevano preso a scendergli lungo il viso rigandolo.-Io la amo da impazzire!- ed era sinceramente così, l'amava fino alla pazzia, fino a farlo diventare un folle, un incosciente incapace di gestire i propri sentimenti neanche davanti alla persona che più temeva e rispettava al mondo: suo padre.

Pianse.

Non potendo fare altro si lasciò cadere in ginocchio stancamente portando le mani davanti al viso aprendo i pugno per nascondersi al loro interno celando la sua faccia agli occhi di suo padre che non diceva più nulla mentre lui continuava a ripetergli quando l'amasse.

-E fa male!- ammise piegandosi in due per quei crampi che nello stomaco parevano attorcigliargli le budella. -A volte fa così male da sentirmi soffocare.-

-Trunks.- non riuscì a decifrare il suo tono. Non capì se fosse più arrabbiato, più deluso o più agitato...

-Non vorrei...- ammise ancora. -E ho fatto di tutto per farla finita con questa storia, per ignorare quello che provo per lei, ma non ci riesco...- era così doloroso da risultargli insopportabile, lui che aveva lottato, che era stato ucciso, che aveva subito punizioni corporee dolorosissime, adesso non sopportava il peso dell'amore. -Mi sono odiato per quello che sentivo per lei... soprattutto allora, quando era poco più che una bambina, domandandomi come potessi davvero provare quei sentimenti per lei, avendo a disposizione qualunque donna avessi voluto... ma...-

-Ma quello che tu non sai figliolo è che quando un saiyan sceglie una compagna, non ha più facoltà di decidere di cambiare strada.- a Trunks mancò un battito, lo guardò stringendo i denti per non lasciare che altre lacrime scivolassero ancora fuori dal suo controllo. -Per questo bisogna stare attenti prima di innamorarsi. Dopo è troppo tardi.-

Fu inevitabile riprendere a piangere udendo quelle parole. Era perduto, per sempre. Aveva condannato entrambi e non c'era nulla che potesse fare a riguardo.

Perché, perché non glielo aveva detto prima? Perché non gli aveva mai fatto quel discorso? Quanto del suo essere ignorava ancora?!

Non gli restava che lasciarsi cadere carponi al suolo e continuare a disperarsi per quell'amore impossibile, che oramai sapeva, non avrebbe mai smessi di procurargli dolore.

 

 

 

 

 

 

Bulma si era domandata più volte che intenzioni avesse suo marito quando le aveva detto di chiamare “la mocciosa” e accendere lo schermo di collegamento della stanza gravitazionale mentre allenava Trunks.

Fece comunque come le aveva detto, chiamando Pan all'appello e portandola davanti al monitor dove suo marito e suo figlio si allenavano.

Non si aspettava però l'arrivo di Gohan, Goten e Videl, anche se era diverso tempo che Pan mancava da casa e probabilmente avevano voglia di vederla.

Poi però ricordò esattamente che giorno fosse, rinsavendo, facendo gli auguri alla piccola Pan, che ormai ventenne non era più così piccola.

Se c'era un'altra cosa che non si aspettava fu di vedere quel maledetto idiota di suo marito mortificare a quel modo suo figlio e la piccola di casa Son, domandandosi più e più volte cosa avesse in mente ripetendosi costantemente che doveva esserci una spiegazione plausibile a quello scempio.

Pan dal canto suo aveva iniziato a guardare l'allenamento con gusto, poi però quando avevano iniziato a parlare, le cose erano andate man mano imbruttendosi al punto in cui era rimasta attonita, senza parole davanti a quelle sentenze così brutali da parte di quello che per lei era il suo sensei, a cui aveva imparato a voler bene, e che dette davanti alla sua famiglia facevano anche più male.

-L'odore del sesso.- aveva detto Vegeta ad un punto aggiungendo di scoparla in modo da togliersi lo sfizio.

A quelle parole Pan si ritrovò ad avvampare mentre suo padre si agitava dietro di lei domandandole di cosa diamine stesse parlando. Ma lei non poteva rispondergli troppo ferita da quelle parole che non potevano essere vere.

Una morsa le attanagliò lo stomaco quando udì Trunks difendere il suo onore, arrivando ad attaccare violentemente Vegeta che però parava i suoi colpi con maestria.

Aveva visto il suo sguardo, conosceva Trunks, sapeva, sentiva la sua furia, la frustrazione.

-La tensione sessuale è palpabile Trunks, è inutile che lo neghi.- aggiunse il principe dei saiyan facendola sobbalzare mentre prendeva ad arrossire ancora furiosamente. -Non mi stupirei affatto di sapere che voi due abbiate già fatto...-

-Non abbiamo fatto proprio niente!- Trunks continuava ad urlare, era sconvolto, non pareva più essere il suo Trunks. Aveva il fiato corto e continuava a chiudere gli occhi stringendo i pugni così forte che se non avesse avuto i guanti della tua indosso avrebbe visto di sicuro le sue nocche sbiancate.

-Mi prendi in giro?- continuava Vegeta imperterrito. -Vuoi davvero farmi credere che con tutta la voglia che hai di lei... e che ti sento addosso... su quella navicella in cui eravate soli soletti per un anno intero non sia mai successo niente?-

A quelle parole il mondo intorno a lei scomparve.

Non udiva le voci dietro di lei urlare nervosamente imprecazioni di ogni genere. Suo padre scagliarsi contro lo schermo cercando di premere l'interfono per urlargliene di santa ragione mentre Goten lo afferrava trattenendolo.

Non le importò di sua madre intenta a fermarlo, di Bulma che guardava la sua famiglia come fosse impazzita.

Si avvicinò maggiormente allo schermo lasciandoli dietro di sé concentrata unicamente sulle parole con cui il saiyan più anziano stava infierendo su suo figlio.

“La voglia che hai di lei”, aveva detto, e sembrava sincero. Vegeta pareva assolutamente certo di quello che diceva, e solo Pan poteva sapere quanto in cuor suo avrebbe voluto che fosse così, che Trunks la volesse almeno quando lei voleva lui, da sempre.

Si portò una mano al cuore che pareva pompare impazzito nel suo petto mentre scalpitava come un forsennato rischiando di scoppiarle.

Trunks negava e negava ancora, ma a quel punto lei non sapeva più se dar retta a uno o all'altro.

Perché Vegeta avrebbe dovuto dire quelle cose se non fosse stato vero?

Perché decidere di umiliarlo a quel modo, di mortificarlo?

Poi Trunks esplose. -Non lo avrei mai fatto a prescindere! Era una bambina, non l'avrei mai e poi mai toccata!-

Udì il silenzio avvolgere la stanza. Anche suo padre aveva smesso di scalpitare prendendo finalmente ad ascoltare quello che il ragazzo stava dicendo.

-Pan... è così?- un ringhio sommesso alle sue spalle. Annuì in risposta sussurrando un flebile “si” tra le labbra umettandole.

Trunks non l'aveva mai toccata, non si era mai permesso, lei era certa che fosse perché lui non provasse nessun genere di attrazione per lei, per quel corpo infantile che non avrebbe mai potuto attirare le attenzioni fisiche di un uomo, di un uomo onesto come lui poi...

-E pensare che credevo che fossi tu l'adulto della situazione...-

-Non l'ho toccata! Non l'ho mai toccata!- continuava a giustificarsi dalle accuse incriminanti di Vegeta che non smetteva di dire quelle cose orribili.

Provò il forte impulso di correre da lui, difenderlo, proteggerlo da quella ingiustizia, correre da Vegeta e pregarlo di smetterla, confermargli che Trunks non provava nulla per lei, che in quell'anno... -Non mi ha mai toccata.- sussurrò attirando l'attenzione di tutti. -Non l'ha mai fatto, e non perché non si fossero presentate occasioni.- un sorriso amaro e una risatina al ricordo di tutto quello che aveva fatto per stuzzicarlo, istigarlo, convincerlo. -Semplicemente non ha mai fatto niente di scorretto nei miei confronti. Forse perché mi ha sempre vista come una bambina.-

Quella consapevolezza faceva più male di mille pugnali conficcati nelle carni.

Gli occhi si fecero lucidi mentre un nodo alla gola le impedì di proseguire quel monologo, anche se non c'era molt'altro da aggiungere.

Tentò di respirare ma fu come se quel respiro le si fermava in gola. Strinse i denti per non piangere.

Bulma al suo fianco si accorse del suo stato e le posò una mano su una spalla per darle forza. Ma la percepì appena.

 

-Ma per piacere... Credi che non lo sappia? Credi davvero che io non sappia che dormite insieme tutte le notti?-

Ancora quelle parole fredde a raggelare l'atmosfera.

-Pan!- l'urlo di suo padre alle sue spalle, quel rimprovero sommesso che non accettava repliche.

Come poteva Vegeta sapere così tante cose?

La loro intimità così esposta alla luce del sole, quei momenti che si concedevano, che lei si concedeva per fingere che vi fosse altro tra di loro che non le era dato avere nella realtà. Adesso era venuto tutto fuori, e se ne vergognò, perché il suo comportamento stava mettendo Trunks in nei guai, facendolo sprofondare nella vergogna.

Era tutta colpa sua.

-Sono io che vado nel suo letto.- proruppe poi d'un tratto. Non voleva che incolpassero lui! -E' colpa mia ma...-

-Dormiamo e basta!- aggiunse Trunks per lei. Ed era così.

-Certo come no...- Vegeta, come anche molti in quella stanza, non ci credettero affatto.

-Ma è così!- urlò Pan come se l'uomo nello schermo potesse udirla anche senza l'interfono ovviamente spento. Le guance oramai rigate da calde lacrime inacidite dal dolore che provava per lui, dall'imbarazzo per se stessa, dalla vergogna.

-Io Pan non l'ho mai toccata!- insisteva Trunks con rabbia. Pan la vedeva chiaramente quella rabbia, ed era certa che dopo tutto quello che stava succedendo non avrebbe mai più voluto vederla. -Non avrei mai potuto...- Lo stava perdendo per sempre... -L'ho sempre rispettata, ho sempre saputo che fosse troppo più giovane di me...- ed ecco il loro problema più grande, quell'inghippo che impediva loro di essere felici, che impediva a lei di avere una qualunque possibilità con lui. -Perché credi che l'abbia allontanata da me? Perché credi che sia sparito così improvvisamente dalla sua vita!?- era finita... adesso ne era certa. -Ho sempre voluto il meglio per lei, volevo solo proteggerla... io l'amo papà!-

Pan avvertì un crack nel petto a livello del cuore. Il modo si fermò ancora, ma questa volta fu diverso.

Strane fitte nel cuore avevano preso a pungerle, facendole un male che non aveva mai provato prima, un dolore così dolce e pungente da essere non solo tollerato ma ricercato, voluto, agognato.

L'amava?

Trunks l'amava...

Le lacrime che ripresero a scendere copiose adesso avevano un sapore nuovo, un dolce salato che sapeva non più di morte ma di vita.

Sorrise con la bocca impastata respirando irregolarmente prendendo ad arrossire di piacere così tanto violentemente da farle girare la testa.

Continuava a domandarsi se avesse udito bene o se fosse stato solo il frutto di qualche scherzo della sua immaginazione mentre si portava le mani al viso nel tentativo di coprire al mondo le sue emozioni palesemente visibili.

-Io la amo da impazzire!-

L'aveva ripetuto, adesso non poteva più sbagliarsi. La mano di Bulma le strinse la spalla mentre la guardava con un bel sorriso radioso.

-Finalmente quell'idiota si è dichiarato.- la voce di Bra fece voltare tutti i presenti.

-Tu lo sapevi?- le domandò Goten.

-Come se tu no...- lo rimbeccò facendolo arrossire per lo sguardo furioso che suo fratello Gohan gli servì.

-E fa male!- era però la voce straziante di Trunks ad attirare maggiormente l'attenzione dei presenti. Il dolore palpabile, quello strazio, la vergogna. -A volte fa così male da soffocarmi.- Lo videro che piangeva piegato in due per il peso di quello che aveva dovuto ammettere per forza di cose, per quella punizione che Vegeta gli aveva inferto per qualche ragione che conosceva solo lui.

-E' così Gohan, ti prego di non giudicarlo male...- Disse Goten a suo fratello in un moto di protezione verso il suo migliore amico di sempre.

-Ti prego anche io di non giudicarlo male... si è già punito abbastanza da solo.- continuò Bra in difesa di suo fratello, sapendo esattamente cosa avesse passato. -Abbondantemente.- continuò. -Tu non sai cos'ha passato.-

-Non vorrei...- ancora la sua voce. -E ho fatto di tutto per farla finita con questa storia, per ignorare quello che provo per lei, ma non ci riesco... Mi sono odiato per quello che sentivo per lei... soprattutto allora, quando era poco più che una bambina, domandandomi come potessi davvero provare quei sentimenti per lei, avendo a disposizione qualunque donna avessi voluto... ma...-

Nessuno poteva negare che i suoi sentimenti fossero sinceri.

D'istinto tutti guardarono Pan ma...

Non c'era più!

-Ma quello che tu non sai figliolo è che quando un saiyan sceglie una compagna, non ha più facoltà di decidere di cambiare strada. Per questo bisogna stare attenti prima di innamorarsi. Dopo è troppo tardi.-

Il tempo di udire Vegeta finire la frase che videro il portellone aprirsi e la Pan comparire nello schermo...

Più furiosa che mai!

 

 

 

 

 

 

Pan era nella stanza, Trunks difronte a lei carponi piangeva a dirotto mentre quello che adesso era il suo maestro si voltava verso di lei guardandola incuriosito.

Non gli prestò attenzione, aveva un obbiettivo solo, ed era lui. Da fin troppo tempo.

Era ora di farla finita.

-Tu...- un ringhio basso, severo, ma lui la udì sollevando lo sguardo di scatto strabuzzando gli occhi. -Come hai potuto..?- continuò lei ignorando il suo sguardo smarrito, il rossore che s'impossessò di lui quando vide il monitor acceso e il pulsante dell'interfono illuminato segno che tutta quella gente nella schermo che adesso era lì a fissarlo aveva udito quello che si erano detti.

-Papà...- un soffio strozzato. -Come hai potuto?- gli domandò senza mai alzare la voce.

Vegeta si limitò a fare spallucce.

-Come hai potuto tu non dirmi niente!- gli urlò lei contro con rabbia crescente.

-Pan... ascolta io...- si era alzato e tentava di giustificarsi, forse negando ancora l'evidenza, ma non era più tempo di sotterfugi, adesso si parlava chiaro!

-Tu sapevi benissimo quello che provavo per te... perché non me lo hai mai detto che ricambiavi i miei sentimenti!?- era arrabbiata, perché lo capiva, perché sapeva che aveva ragione lui, che lei era assolutamente infantile a far finta di nulla, ma non poteva negare che in amore si era tutti un po' folli e la ragione non entrava a far parte del pacchetto.

-Pan come avrei potuto dirtelo? Perché poi..? Per rovinarti la vita?- lo sguardo di lui era feroce, serio, glaciale.

-Lascia decidere a me se credo sia rovinarmi la vita o meno!-

-Sei una bambina!-

-Non sono più una bambina Trunks maledizione ho vent'anni ormai!- credette davvero di non aver mai urlato a quel modo in vita sua. La voce uscì squillante e a tratti strozzata, ma fu liberatorio.

Lui tacque, la guardava senza avere il coraggio di dirle nulla. La cosa la fece imbestialire al punto che in un attimo gli si scagliò contro colpendolo al viso con un pugno.

Lui probabilmente fu preso alla sprovvista perché il colpo andò a segno.

-Ma che diamine fai?- le domandò solo per ritrovarsela ancora addosso intenta a cercare di colpirlo ancora e ancora senza accennare a fermarsi. -Pan finiscila!-

-Finiscila tu!- urlò senza dargli ascolto. -Hai immaginazione di quello che ho dovuto soffrire in questi anni? Hai idea di cosa si provi quando tutti sanno che sei innamorato di una persona che non ti potrà mai guardare con gli stessi occhi?- un pugno scansato e le lacrime a offuscarle la visuale di lui. -Cosa si prova quando tutti ti ridono dietro chiamandoti “bambina” dicendoti di smetterla con quei sogni ad occhi aperti e di essere realista...- il nodo nella gola ormai famigliare a frenare il suo sproloquio. -Anche se per nessuna ragione al mondo avrei potuto smettere di amarti Trunks...- un soffio dolente che le portò via tutte le forze.

Dovette fermarsi allontanandosi da lui di un passo o due per riprendere fiato mentre stringeva gli occhi cercando di impedire a quelle lacrime di continuare a torturarla.

-Pan... mi dispiace piccola io non...-

-Non ci sono mai risuscita, ci ho provato tanto...- gli disse interrompendolo, aprendo gli occhi prendendo a guardarlo accigliata. -Ma non potevo cancellare la tua immagine dalla mia testa in nessun modo... non potevo smettere di pensare a te.- gli confessò con il cuor in mano, mettendo a nudo tutte le sue emozioni per la prima volta, affidandogli i suoi sentimenti, consapevole del fatto che da quel momento lui ne avrebbe potuto fare ciò che voleva.

Lui però non parlava, la fissava solamente con uno sguardo ferito, i piedi piantati per terra, immobile come una statua.

Avrebbe fatto qualcosa, si sarebbe mai dato una mossa?

Non lo sapeva, ma non voleva aspettare di scoprirlo, perché era stanca, stanca di aspettare i suoi tempi, di aspettare lui!

Si fiondò contro Trunks ad una velocità pazzesca vedendolo restare immobile strabuzzando gli occhi attendendo l'impatto.

Ma quell'impatto non arrivo.

Si fermò a pochi centimetri dal suo viso. Le mani tremanti dietro la sua nuca per impedirgli di scappare ancora da lei.

-Baciami stupido!- gli urlò arrabbiata, in lacrime, in quello che fu un ordine ben preciso a cui lui non poté far altro che ubbidire.

In un attimo fu sulle sue labbra, e quella sensazione tanto attesa, così tanto sognata poté finalmente provarla sul serio.

Non era più una sua fantasia, non era più l'immaginazione di una ragazzina sognante. Era la realtà di un uomo che baciava quella che per lui era da sempre la sua piccola donna.

Sospirò sulle sue labbra quando avvertì le sue braccia a circondarle la schiena, stringendola così forte a sé da farle mancare un respiro, non potendo impedirsi di sorridere prima di prendere le sue labbra con maggiore foga.

Trunks ci mise poco a superare il primo momento di smarrimento sentendolo chiedere di più quando premette sulle sue labbra più forte mentre lei schiudeva le proprie per lasciare che intensificasse quel piacere che ormai le aveva fatto perdere il senno.

-Finalmente.- avvertì il calore del suo fiato sulla pelle quando quel sussurro sommesso gli sfuggì dalle labbra liberandolo da quel dolore rinchiuso per troppo allungo.

-Trunks!- l'urlo di Gohan li fece sobbalzare entrambi che si guardarono ricordando solo allora dello schermo ancora acceso e del pubblico che aveva assistito a quello che era stato il momento più intimo che avessero mai vissuto. -Metti giù le tue zampacce da mia figlia!- urlò ancora.

Trunks fece come gli era stato detto lasciando andare la presa da quel corpo come se scottasse.

-Non è come sembra.- gli disse guardandolo attraverso lo schermo mentre Pan non si decideva a mollare la presa dal suo collo malgrado i suoi sforzi di allontanarla.

-Sei un codardo Trunks.- gli disse lei con uno sguardo tra il disgustato e il deluso.

-Ma Pan... quello è tuo padre... dai...- disse afferrando le sue mani cercando di sciogliersi da quell'abbraccio. -Lasciami...- insisteva senza ottenere altro che una presa più salda da parte di lei.

Levò ancora lo sguardo nel suo. Quegli occhi accigliati che lo guardavano con rimprovero, scuri come le notti più buie... ed ecco, si era ancora perso nei meandri più bui di lei, in quelli più nascosti di se stesso dai quali adesso era impossibile uscirne senza la sua Pan.

Si arrese alla sua piccola, quell'unica persona in grado di renderlo debole, di fargli fare tutto ciò che volesse.

Sospirò sorridendole debolmente mentre lei tornava ad addolcirsi.

-Trunks!- urlò ancora Gohan.

-E falla finita vuoi?- questa volta era stato Vegeta a parlare.

Si resero conto che non era più con loro bensì in casa con gli altri. Lo videro avvicinarsi allo schermo e allungando una mano parve distruggere qualcosa.

-Ma che fai?- Gohan aveva un'aria disperata.

-Smettetela di guardare!- urlò loro il principe dei saiyan. -Non sono affaracci vostri!- insistette.

-Ma quella lì dentro tra le grinfie di Trunks è la mia bambina!- protestò l'altro furibondo.

-E quindi? Quelle “grinfie” sono di mio figlio!- gli ricordò. -Eppure io non sto facendo tante lagne come stai facendo tu!-

-Ma è diverso...-

-Diverso un corno!- lo interruppe sgarbato. -Lui è un principe... dovresti essere orgoglioso di lei per la sua scelta invece di urlare come una femminuccia in preda ad una crisi isterica!- Vegeta si portò una mano alla tempia. -Se fossimo ancora su Vegeta questo genere di cose non accadrebbero, lo considereresti un onore e un gran privilegio... tze.-

-Credo che mio padre abbia rotto la telecamera.- spiegò Trunks a Pan che guardava con lui la scena attonita. La vide annuire. Lui la guardò ancora. -Però non ha tutti i torti...- disse maliziosamente. -Io sono un principe...- affermò vedendola arrossire lievemente. -Quindi hai decisamente fatto una buona scelta... e io devo davvero amarti alla follia per abbassarmi a stare con una saiyan di infimo livello...-

Pan aprì la bocca per parlare ma non uscì nulla troppo sbigottita da quell'affermazione così dolce, così cattiva, così da...

-Quello è davvero mio figlio allora...- la risatina di Vegeta giunse cristallina alle loro orecchie.

-Certo che lo è!- gli urlò contro Bulma. -Avevi dubbi per caso?!-

-Beh... è un mollaccione in realtà, quindi...-

-Vegeta!-

Li videro bisticciare e presero a ridere. -Io scherzavo papà!- un'espressione delusa comparve sul viso dell'uomo che per un attimo si era davvero illuso di aver impartito al figlio la distinzione di rango.

-Ma io no papà!- disse invece Pan a suo padre, che non poteva vederla, ma poteva ancora sentirla. -Io amo Trunks... e non ho intenzione di tirarmi indietro.- affermò con fierezza e decisione.

No, adesso che era suo, nulla poteva portarlo via dalle sue braccia.

Nulla.

-Pan... vieni immediatamente qui!-

-No papà scusa ma ho da fare.- loro potevano benissimo vedere gli altri anche se la cosa non era contraccambiata. E l'espressione di suo padre era esilarante. Decise di spingersi oltre e di farlo soffrire un po'... così, per il gusto di farlo.

-Pan!-

-Trunks!- urlò lei con una vocina esageratamente sdolcinata. -Ma che fai?-

-Che fai tu?- le disse lui guardandola stranito non capendo le sue intenzioni.

-Ma no... non lì...- continuò lei miagolando come una gatta.

-Ma che dici?- Trunks prese ad arrossire per quelle parole dette con tanto ardore, con quella tonalità che non le aveva mai sentito raggiungere.

-Smettila dai... mi vergogno... non lì...- insistette lei voltandosi per guardare suo padre che nel monitor prendeva a cambiare colore.

Tappò la bocca a Trunks, che aveva capito benissimo dove volesse andare a parare, prima che potesse rovinarle in divertimento.

-Che stai facendo alla mia bambina?!- domandò infatti suo padre inferocito mentre le donne della casa tentavano di calmarlo.

Solo Vegeta aveva un sorrisetto divertito stampato in faccia.

Trunks riuscì a liberarsi dalla sua presa. -Non è vero Gohan, non sta succedendo niente!- si giustificò imbarazzato dal comportamento di lei.

Pan prese a ridere forte avvicinandosi al monitor. -Si papà è vero stavo scherzando...- ammise. -Questa volta.- aggiunse poi. -Perché io sono sua, e non puoi farci niente... nessuno può.- confessò guardando l'uomo che amava negli occhi.

Trunks le si avvicinò sorridendo perso nel suo sguardo dolce. -E io sono tuo Pan.- Ammise lui. -Da sempre.- soggiunse avvicinandosi a lei abbracciandola, stringendola liberamente, senza più impedimenti. Lo vide allungare una mano raggiungendo il pulsante dell'interfono. -Passo e chiudo.- disse prima di chiudere il microfono interrompendo anche il sonoro.

Nello schermo Gohan si agitava, Vegeta era in disparte sulla porta impedendogli di raggiungerli, Goten e le donne cercavano di calmarlo, probabilmente spiegandogli quello che Vegeta aveva appena spiegato loro, cioè che la cosa non era modificabile e che doveva imparare a conviverci.

Più probabilmente però Gohan non era sconvolto per Trunks in quanto tale, ma per l'idea pura e semplice che la sua bambina non fosse più una bambina.

Avrebbe odiato qualunque uomo le si fosse avvicinato. Trunks era solo incluso nella mischia.

Intanto Pan baciava ancora il suo Trunks, godendo delle sue labbra come mai aveva osato, o potuto, fare prima.

No, Trunks non le diede retta. La voglia di lei era tanta, trattenuta da anni, arrivata ai limiti della sopportazione. Ma aveva aspettato così tanto prima di farla sua da non voler certo sprecare quel momento nella stanza gravitazionale con un monito acceso dentro i quale vedeva amici e parenti discutere a proposito di loro due, e soprattutto correndo il rischio che in qualche modo Gohan si liberasse di loro e se lo trovassero nella stanza interrompendoli magari sul più bello.

No, non era quello che voleva, ed era certo che non fosse neanche quello che voleva Pan. Infondo sarebbe stata la sua prima volta e non voleva che la sprecasse a quel modo.

-Pan, fermati.- le disse prendendole le mani e staccandola dal proprio collo. Abbassando lo sguardo la vide imbronciata. Ridacchiò chinandosi per baciarle le labbra ancora una volta. -Dobbiamo andare da loro, dobbiamo spiegare la situazione.- decretò vedendola sbuffare per poi annuire.

-Non che siano affaracci loro.- aggiunse lei.

-No, in effetti da questo momento sono solo affari nostri, ma dobbiamo comunque dare delle spiegazioni per mettere le cose in chiaro.-

-E cosa esattamente dovremmo mettere in chiaro?- gli domandò con una punta di malizia.

Non che non sapesse cosa dovessero dire, ma voleva davvero tanto sentirlo ancora una volta dalle sue labbra.

Lui sorrise attirandola ancora a sé. -Che io ti amo Pan e che voglio poter stare con te alla luce del giorno, senza rancori, o malumori...- il suo sguardo si rattristò ancora. -Non voglio astio o disordini...-

-Trunks.- adesso era lei a sorridergli mentre gli accarezzava il viso con una mano. -Andrà tutto bene, capiranno, devono farlo... perché anche io ti amo, e non potrei mai amare nessun altro.- gli ricordò. -L'ha detto anche Vegeta no?-

Risero di quel particolare che sapevano bene, in futuro, avrebbero raccontato ad ogni nuovo saiyan che sarebbe venuto al mondo per tempo.

Se solo avessero saputo...

Forse non lo avrebbero lasciato succedere.

Si guardarono negli occhi per un tempo indefinito.

No.

Anche sapendolo per tempo, sarebbe successo.

Sarebbe stato inevitabile.

Sarebbe ricapitato milioni e milioni di volte ancora, perché quello che c'era tra loro non era qualcosa di macchinoso, non era stato pianificato o orchestrato in alcun modo. Era successo e basta, sarebbe bastato trascorrere ancora una volta un po' di tempo l'uno con l'altra perché quell'amore che c'era sempre stato, sbocciasse inesorabile, e nulla al mondo avrebbe potuto impedire a quei sentimenti di affiorare presto o tardi.

Nulla.

Di questo, furono assolutamente certi quando le loro labbra si unirono ancora in un incastro perfetto che sembrava essere stato creato per quell'unico scopo...

Amarsi.



Fine.



Eccomi alla fine di questa bella fanfic ^.^

me la canto da sola lo so ma mi è piaciuta fin dalle prime righe. Mi è piaciuto scriverla e anche rileggerla, sarà perché sono innamorata degli amori impossibili o di quelli un po' tortuosi, sarà perché mi piace l'idea di non fare di tutta l'erba un fascio e di dare la possibilità a tutti di godere del beneficio del dubbio, o sarà semplicemente il fatto che credo nell'amore vero, e mi auguro sempre che in situazioni incomprensibili o inaccettabili ci sia questo fondamento a rendere tutto più chiaro, più accettabile, perché so per certo che in questo momento tutti voi che avete letto avere sofferto con Pan e Trunks, li avete capiti e vi siete dispiaciuti per loro... ne sono certa! E nessuno di voi ha più prestato attenzione all'età ad un certo punto!! ^.^

quindi viva l'amore e viva i lieto fine di cui io non posso fare a meno!

Un bacione a tutti quelli che sono arrivati fin qui!!! grazie di aver letto <3

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