crepuscolo, plenilunio e mattino

di ToscaSam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** sbagli ***
Capitolo 2: *** consigli ***
Capitolo 3: *** troppi sbagli ***



Capitolo 1
*** sbagli ***


Disclaimer
mi avvalgo della facoltà di ispirarmi solo ed esclusivamente a quello che è contenuto nei libri di Harry Potter: questo significa che non terrò minimamente in considerazione tutto quello che Colei Che Non Deve Essere Nominata ha scritto su twitter, o ha dichiarato nelle interviste o ha sognato stanotte (a meno che non sia utile per la mia storia). Non tengo di conto di Harry Potter and The Cursed Child, per ovvi motivi di schifo.

 
 
« Oh Harry, credo che stiamo sbagliando tutto»
Hermione si alzò in fretta, proteggendosi con il lenzuolo. Si rivestì in un baleno e fu come se non si fosse mai spogliata. All'istante Harry si sentì fuori luogo. Si domandò cosa diavolo ci stesse facendo, nudo come un verme, nel letto di Hermione e se non gli fosse andato di volta il cervello.
Lei stava soffrendo: gli occhi sbarrati, le labbra strette e le mani che si contorcevano. Harry capì che si stava tormentando.
Con molta più lentezza e goffaggine, Harry si alzò e si rivestì. Si sentì molto in imbarazzo, mentre si piegava per infilare i pantaloni.
Fece il giro del letto e vi si sedette, prima di aver rassettato un poco le coperte. Fece cenno a Hermione di sedersi accanto a lui e lei, suo malgrado, cedette.
Gli si abbandonò sulla spalla. Tremava.
« Hermione, io …»
« Ho fatto una cosa ingiusta. Sono stata perfida, infida, manipolatrice, calcolatrice, traditrice, bugiarda, ipocrita … »
« Ehi, ehi, basta così» intimò Harry con dolcezza, cingendole le spalle con il braccio. In quel momento era la sua migliore amica di sempre. Chi diamine erano stati in quei folli attimi precedenti?
Hermione ascoltò il consiglio di Harry ma si mise a pensare intensamente; Harry non riuscì a indovinare cosa. Anche la sua mente galoppava: la rottura con Ginny, i bambini, non li avrebbe più visti ogni giorno, i litigi, le bugie. Anche Hermione non se la passava bene, ma Ron non se ne accorgeva. Era questo il problema, probabilmente. Si sentiva ed era completamente trascurata: Ron non riusciva a capire che a lei bastava anche solo un bacio sulla guancia ogni tanto, qualche regalino sciocco per ricordarle che le voleva bene, qualche chiacchierata a cuore aperto per migliorare le cose che non andavano. Niente, per lui tutto andava bene così.
Harry capì che Hermione amava Ron, ma che lei si stava interrogando se valesse la pena rinunciare all'amore per una vita più tranquilla.
«Harry … » cominciò Hermione, dolorosamente.
« Non dire niente, ho capito. Siamo stati degli idioti. Ma è normale, può succedere. Sai a quanti è successo» rispose lui, pronto.
« Tu … tu credi?» Harry la vide asciugarsi le punte degli occhi con le mani.
« Certo che si. Sarà un segreto che ci porteremo per un po' e poi svanirà. Non ce ne importerà più niente. Perché non significa niente, no? Eravamo tutti e due tristi e confusi e abbiamo fatto una sciocchezza».
Harry la guardò e vide che gli angoli della bocca le si arricciavano in un sorriso tremulo e debole.
« Tu sei così … diverso. Sei gentile e premuroso. Non so perché non ho mai pensato a te come a qualcosa di più di un amico. Ho sempre saputo che amavo Ron. Non so. Tutto questo non ha senso».
Si portò gli occhi alle mani.
Harry le scostò i folti capelli castani dietro la schiena e le dette un bacio sul collo, caldo e liscio.
Inutilmente rimproverandosi per quello che stava facendo, non smise di baciarla e continuò a farlo su, per il collo, poi dietro l'orecchio, poi sul lobo. Non l'amava. Lo sapeva. Non amava nemmeno Ginny. Forse non amava nessuno.
Hermione era l'unica persona intelligente con cui potesse conversare da pari a pari, aprirsi, confidarsi. E ogni volta che entrambi concordavano sul fatto che la loro relazione non avesse senso, tornavano ad amarsi. Il senso non c'era: questo terrorizzava Hermione e annichiliva Harry.
Hermione emise un piccolo sospiro di trasporto. Si curvò con dolcezza ai baci di Harry, poi si voltò e lo baciò sulla bocca e di nuovo si baciarono con passione e di nuovo furono nudi, nel groviglio delle lenzuola.

 

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Capitolo 2
*** consigli ***


Harry beveva il caffè. Non sapeva mai cosa ordinare e “caffè” sembrava sempre la scelta più naturale, anche se non gli piaceva molto.
« A te non piace il caffè» disse Luna, sedendosi, senza salutarlo.
« Lo so» rispose Harry.
Lei non replicò. Si sedette al tavolino rotondo, foderato da un incerato con una fantasia piuttosto brutta.
« Allora, perché mi hai mandato il gufo? È per la tua storia con Hermione?»
A Harry andò di traverso il liquido bollente della tazzina. Tossì come un forsennato per alcuni minuti ma Luna non ne sembrò turbata.
Quando si fu ripreso, sussurrò: « Come … chi … chi diavolo te l'ha detto? L'ha scoperto qualcuno?»
« Oh, no, tranquillo. L'ho capito da come lei ti ha guardato a quel negozio di Hogsmeade. Sai, quando ci siamo trovati prima di Natale»
« Ma … non è possibile. Quello è successo mesi fa! Non c'era niente fra me e Hermione, in quel momento»
« Ma ci sarebbe stato» rispose lei, semplice, alzando le spalle e afferrando il menù plastificato dal tavolo.
« Immagino che siamo in un locale babbano perché vuoi che quest'incontro rimanga segreto» continuò lei, gli occhi bulbosi che salivano e scendevano sulla lista di bevande.
Harry era sempre stato colpito dalla capacità di Luna di capirlo al volo, di dire le verità scomode senza vergognarsi e di essere sua amica a prescindere da tutto.
« Si, è vero» ammise. Era un luogo di Londra che non frequentavano mai, né lui né i suoi amici.
L'aveva cercato il più anonimo possibile, il più indiscreto possibile. Harry era certo che lì ci fossero solo babbani.
Luna studiò a lungo il menù, parve indecisa per un po', poi chiamò la cameriera e le chiese che differenza c'era fra “milkshake alla fragola” e “milkshake alla fragola con panna”. La cameriera rimase interdetta, ancor di più quando Luna si accertò che con “panna” si intendesse quella del latte e non la muffa di Spiffi (che come spiegò, sono funghi sopra cui cresce una muffa bianca identica alla panna anche nel gusto).
« Mi prende in giro?» chiese la cameriera, turbata.
« No, una volta l'ho assaggiata, la muffa di Spiffi. È molto buona, solo che per qualche motivo non la digerisco. Preferirei che metteste panna regolare, grazie».
La cameriera se l'era squagliata col taccuino e Harry immaginò che non l'avrebbero rivista presto. Quella che portò il milkshake di Luna era una ragazza diversa; consegnò la bevanda e sparì.
Il bicchiere di vetro conteneva un liquido rosa ricoperto da uno strato abbondante di panna montata e zuccherini. Luna sorrise, gioiosa e le labbra si stirarono lasciando qualche ruga sulle guance.
Luna era una donna molto magra e gli occhi sporgenti mettevano in risalto gli zigomi.
Si accorse che Harry la stava squadrando.
« Forse pensi che tu ed io ci metteremo insieme, alla fine di questa storia» disse, tranquilla: « e a me sta bene. Voglio dire, chissà che cosa ci riserva il futuro. Io e te ci siamo sempre capiti bene, immagino perché entrambi siamo stati considerati degli strambi o della gente da cui stare alla larga. Però non farti troppe idee, sarebbe sgradevole a questo punto». La cannuccia divenne di un colore più scuro e poco dopo si sentì lo scricchiolare del ghiaccio e il rumore del risucchio.
Harry era spaesato. Era tutto vero: lui e Luna erano sempre stati molto a loro agio, insieme. A Harry tornò alla mente quando il suo padrino, Sirius, era morto e il vuoto e il dolore lo attanagliavano. Era riuscito a parlare solo con Luna. Non con Ron. Non con Hermione. Luna, franca e disincantata. Luna, l'amica fedele. Luna, che come lui aveva sofferto e ancora soffriva a causa degli altri.
La cosa che gli strinse lo stomaco fu che era vera anche l'assunzione “forse pensi che tu ed io ci metteremo insieme”. Non l'aveva fatto apposta, ma l'aveva pensato. Poco dopo che il dialogo con lei era iniziato, quest'idea gli si era infilata nella testa e ora si sentiva uno stupido e un disperato. Davvero pensava queste cose di ogni sua amica? Se avesse preso un caffè con Cho Chang si sarebbe di nuovo invaghito di lei? Alicia? Katie? Addirittura di Angelina, che era sposata con George e avevano due figli? Avrebbe fatto lo stesso che aveva fatto con Hermione?
Gli balenarono agli occhi Hugo e Rose, i loro lineamenti simili a un tempo a quelli di Ron e a quelli di Hermione. Si sentì un verme. Cosa aveva fatto? Aveva rovinato un'altra famiglia perché la sua era a pezzi.
« Oh, non tormentarti così» lo rassicurò Luna con una voce lontana: « non sappiamo cosa succederà. Io non cercherò di sedurti e tu non lo farai con me. E non sei un mostro, se è quello che stai pensando. Hermione ha la sua parte. È una persona assai intelligente ed è in grado di prendere le sue decisioni».
Luna era davvero di grande aiuto. L'aveva fatto sentire molto meglio.
« Grazie Luna, non so come ringraziarti per il tuo tempo»
« Ma io per gli amici faccio sempre così, Harry. Non devi sentirti in colpa o in debito con me» alzò di nuovo le spalle e succhiò l'ultimo sorso dal bicchiere di carta.
Rimasero in silenzio per un po', poi Harry chiese: « Allora, vuoi andare?»
« No, Harry, tu non hai ancora parlato. Com'è successo con Hermione?»
Harry sentì che la gola gli era diventata arida.
« è un po' difficile»
« Sono qui per questo»
« E va bene» Harry prese un respiro: « io e Ginny avevamo sempre avuto dei problemi. Facevamo finta di non vederli, ma c'erano. Poi lei aveva la sua carriera da sportiva e io ho buttato tutte le mie energie nell'addestramento da Auror. E poi, ecco, non ci amavamo davvero, credo. Lei si è accorta che mi aveva sempre ammirato solo perché ero famoso e forse era smaniosa di attenzioni, si è sempre sentita ultima in tutto, a partire dai suoi fratelli, la bambina, l'incapace e tutte queste cose qua. Quindi mi voleva solo per la notorietà, ma ora ha scoperto di potersela guadagnare da sola. E io ho capito che lei non mi manca. Però mi manca terribilmente avere qualcuno, qualcuno di intimo con cui condividere i pensieri, qualcuno da baciare, qualcuno di cui prendermi cura e qualcuno che si prenda cura di me»
« E i tuoi figli?»
Harry contrasse il volto in un'espressione dolorosa: « Pensavamo che facendo figli ci saremmo innamorati di più. In realtà non è stato così e ora loro soffrono a causa nostra. È orribile».
« E Hermione?»
« Hermione … ecco, io non lo so. Era venuta a casa mia il giorno del suo compleanno. Ron se ne era dimenticato e lei era molto giù di corda. Gliene erano capitate di tutte: mi ha raccontato dei problemi in ufficio, problemi con il suo capo e con Rose che entrava nell'adolescenza e diventava irritabile. Ecco, era proprio distrutta. E quando le ho fatto gli auguri per il compleanno le sono venute le lacrime agli occhi, si è stupita che me lo fossi ricordato e che le avessi preso un regalo. E … beh, mi ha baciato. E io ho sentito che ne avevo una gran voglia»
« è comprensibile, lo capisco»
« E da quel giorno, Hermione viene a casa mia quasi ogni pomeriggio. Lei, in ufficio, finisce la mattina, mentre Ron lavora anche dopo pranzo. Stiamo insieme, poi lei si sente in colpa e se ne va. Ma il giorno dopo, ritorna sempre».
Luna ascoltava, seria. Harry non sapeva qual era il limite, quando Luna gli avrebbe detto che stava esagerando, che era un depravato e che doveva chiuderla con Hermione. Ma Luna non lo disse mai.
Ascoltò con attenzione tutto quello che Harry aveva da dire. Quando lui le chiese la sua opinione, lei ci pensò qualche minuto e poi rispose:
« Credo che non siate innamorati l'uno dell'altra»
« Lo credo anche io» ammise Harry, mogio.
« Se Hermione ti dicesse che con Ron le cose vanno meglio e che con te vorrebbe chiudere, tu non soffriresti»
« No, non credo»
« Però non vuoi smettere di vederla, per adesso, perché ti manca una compagnia affettiva»
« Credo sia così»
« Beh, lo trovo molto egoista da parte vostra. Hermione ti usa per sfogare la repressione e tu la usi per sentirti di nuovo amato»
Luna aveva gli occhi seri, ma giusti.
Harry assunse un'espressione contrita. Non sapeva cosa fare.
Capì che Luna non avrebbe detto altro, se lui non l'avesse chiesto, così decise di essere franco:
« Che cosa devo fare?»
Lei ci pensò.
« Mmm, credo che dovresti privarti di Hermione per un po'. Anzi, un po' alla volta. Decidi con lei di ridurre i vostri incontri. Se vi vedete sette giorni su sette, dille che dovreste vedervi cinque volte. Se già vi vedete cinque volte, dille che dovreste vedervi tre. Il vostro piano non è di vivere insieme, sposarvi o cose così, giusto?»
«No, non credo. Non per me … e credo che nemmeno lei lo pensi»
« Bene. Allora fai come ti ho detto».
L'appuntamento con Luna finì poco dopo.

 

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Capitolo 3
*** troppi sbagli ***


Quando Harry rincasò, si rese conto che c'era molto silenzio. Gli accadeva da un po', già da quando James era andato a Hogwarts per la prima volta. Anche Albus era a scuola, adesso. Ma Ginny e Lily sarebbero state lì con lui se solo tutto fosse filato liscio.
Al solo pensiero di Lily si sentì bruciare di dispiacere. Avrebbe voluto abbracciarla, dirle che andava tutto bene, implorare il suo perdono. Lei e Ginny avevano gli stessi occhi marrone chiaro, come nocciole, ma l'intensità era diversa: Ginny sapeva guardarlo in modo tagliente e sprezzante, mentre Lily, forse per l'età ancora giovane, non ne era capace.
Harry si sentì trafitto dal timore di leggere lo stesso disprezzo di Ginny negli occhi di Lily, quando l'avesse rivista. Gli scoppiava la testa per il troppo pensare e, per un attimo, fu come se la cicatrice facesse di nuovo male.
Chiuse la porta e si trascinò a sedere sul divano.
Un gufo doveva essere entrato dalla finestra aperta e aver consegnato la posta: sul tavolino basso di legno accanto al sofà figuravano tre buste di pergamena. Harry allungò la mano, cercando di distrarsi, di calmarsi e prese la prima: era una bolletta, che noia. La seconda gli annunciava che la settimana successiva avrebbe dovuto fare degli straordinari a lavoro, per via di una banda di adolescenti infognati con le Arti Oscure che da alcuni mesi gli causavano non pochi problemi. La terza era di James.
Harry sorrise, sospirando: almeno quella era una lettera piacevole.
Si stupì invece di sentirsi ancora più nauseato dopo le prime righe.
 
Caro papà,
le cose vanno bene. Ho giocato contro Tassorosso e ho segnato 6 goal su 8. l'anno prossimo forse sarò Capitano, perché Cindy è al settimo e io sono il più grande dopo lei. Mi sono ripreso subito dall'infortunio del match contro Serpeverde, mi dispiace aver perso, ma se ci impegniamo e stracciamo anche Corvonero nella prossima partita abbiamo delle possibilità di rimanere in alto nella classifica. …
 
Quidditch.
Harry sentiva come morsi nello stomaco. Possibile che avesse plagiato James? A lui piaceva davvero il Quidditch o gli aveva imposto qualcosa solo per farsi piacere da solo? Sembrava che si stesse scusando per essersi infortunato o che sperasse nell'approvazione di Harry per i goal e la possibile promozione.
Si chiese cosa sapesse di suo figlio.
Cosa piaceva a James oltre al Quidditch?
Gli avevano mandato alcuni richiami durante gli anni, perché James aveva combinato qualche disastro, come uscire di notte, infastidire altri amici.
No. No. Harry non poteva crederci. Come aveva fatto a proiettare su suo figlio la personalità di suo padre e la sua stessa personalità? Perché non lo aveva mai sgridato, quando aveva appreso delle scorribande notturne? Perché l'aveva incoraggiato a usare la Mappa del Malandrino e il mantello dell'invisibilità? Un genitore normale non fa queste cose, si disse, portandosi una mano sugli occhi. Si scoprì sudato. Gettò sul tavolino la lettera di James, sentendosi un perfetto idiota.
Vide l'espressione adirata di Ginny che gli diceva: “Albus piange giorno e notte perché non l'hanno preso nella squadra di Quidditch!” e Harry non aveva capito che anche quella era tutta colpa sua.
Ginny era una sportiva professionista, firmava autografi, posava per foto promozionali. Perché lei non aveva mai imposto ai figli i propri desideri?
Lily odiava il Quidditch e odiava i suoi occhiali rotondi. E allora perché l'aveva costretta a comprare quella montatura? Quando l'aveva vista al negozio si era commosso, le aveva detto che era identica a lui. Lily aveva accettato con un broncino tenero, vedendo l'emozione del padre. Che problemi aveva, Harry? Che diavolo gli passava per la testa? Se Lily non voleva gli occhiali rotondi, non doveva portarli. Che importava se Harry e suo padre li avevano avuti uguali? Che necessità c'era di portare avanti una insulsa tradizione? Lily era sua figlia e la gente non aveva motivo di dubitarne: i lineamenti del viso erano identici ai suoi, che diavolo c'entravano gli occhiali?
Harry boccheggiò e arrivò a stenti fino alla camera da letto. Si buttò sulle coperte e si addormentò, in pieno pomeriggio, stanco morto e confuso.
 
*
 
Il giorno seguente, in ufficio, il suo capo Donovan gli picchiettò sulla scrivania:
« Potter, hai visite»
« Che visite?» chiese Harry alzando la testa dal diagramma che ritraeva i sei maghi oscuri adolescenti su cui stava lavorando.
Donovan indicò col pollice la porta di ingresso. Con un colpo al cuore, Harry vide la faccia spaventata di Hermione oltre il vetro.
« è la tua amica, quella rompiscatole delle Pari Opportunità fra le Creature».
Harry abbozzò un sorriso alla battuta ma più che altro sembrò che si stesse strozzando. Cercando di mantenere la calma, si alzò dalla scrivania e raggiunse la porta.
Quando l'aprì, Hermione pigolò:
« Scusami. Lo so che non dovrei cercarti a lavoro, lo so che ti ho disturbato»
« Non fa niente» rispose Harry distrattamente: « cosa c'è?»
« Ecco …» Harry capì che stava cercando le parole. Forse il pretesto non era così urgente e Hermione stava cercando di far sembrare che lo fosse:
« … ieri ti ho cercato … per una questione, ecco, volevo parlarti. Però non eri a casa. Ho suonato e tu non hai risposto. Mi chiedevo se … ecco, se va tutto bene».
Harry aggrottò le sopracciglia. Hermione aggiunse in fretta, mangiandosi le parole: « Magari eri malato e non sapevi a chi chiedere aiuto, ecco».
« Non sono malato. Ieri ero molto stanco e mi sono addormentato presto. Scusami. Di cosa avevi bisogno di parlare?»
« Oh … di niente in particolare, ecco, solo … vederti. Prendere un caffè, magari»
« Buffa coincidenza: ieri ho proprio preso il caffè».
Hermione lo fissò spaesata.
Harry sentì che era il momento di mettere in atto il piano di separazione. Era molto più facile parlare con Hermione a lavoro, luogo in cui non potevano ricadere nella tentazione di baciarsi e amarsi. Si sentì molto sicuro ed ebbe quasi voglia di urlarle contro “ma che diavolo fai? Sei sposata!”.
Hermione aspettava che Harry spiegasse l'uscita sul caffè, ma lui disse:
« Ascolta. Credo che dobbiamo darci un taglio. Non puoi venire da me tutti i giorni. Proviamo … ehm … a privarci un po' l'uno dell'altra» concluse in un sussurro.
Gli occhi di Hermione si fecero in qualche modo più liquidi. Guardò Harry terrorizzata.
« è successo qualcosa?» chiese lei.
« No, certo che no. Senti, non possiamo continuare così. Non vogliamo mica sposarci, no? Stiamo, ehm, ecco, ci stiamo usando a vicenda. Tu per sfogare la repressione e io per sentirmi amato»
« Chi ti ha detto queste cose?» la faccia di Hermione assunse una tonalità di rabbia.
« Nessuno» mentì Harry.
« Ho capito. Questo non è il luogo adatto per parlare. Vieni tu da me, oggi pomeriggio. Ron ha detto che finisce prima, quindi avremo poco tempo solo per noi e … ecco, non lo useremo inutilmente» disse, molto rossa in viso.
 
*
 
Erano soli, Hermione sedeva sul divano, composta, come a fissare uno standard di castità.
Harry le sedette accanto e immediatamente fu consapevole che il corpo di lei era lì, a pochi centimetri dal suo, nudo sotto gli strati dei vestiti. Che ci voleva a rivelarlo? Che c'era di male a sbagliare ancora una volta? Da domani avrebbe cominciato a separarsi da lei.
Domani.
Poggiò una mano sul ginocchio di Hermione. Lei sussultò.
« Dobbiamo parlare» mugolò, debolmente.
Harry strinse la presa, poi le afferrò un fianco con l'altra mano per avvicinarla a sé e la baciò con trasporto. Hermione cedette subito e annaspò come se non avesse abbastanza superficie da baciare. Ricaddero sul divano, Harry le sbottonò la camicia e tastò la pelle calda che nascondeva.
Sapeva che Ron poteva arrivare a momenti e la cosa non lo spaventava; anzi, in un momento di follia, Harry si sentì molto eccitato dall'idea di poter essere scoperto. Sapeva che non sarebbe successo, che avrebbe vinto lui, che Ron sarebbe arrivato un attimo dopo all'ultimo bottone riagganciato. Questa prospettiva gli annebbiò il cervello e in un attimo lui e Hermione furono un tutt'uno di corpi nudi che si agitavano e mugolavano sul divano.
Fu l'amore più veloce di sempre. Harry era certo che non avesse mai amato Ginny in quel modo, rapido, furioso, eccitato. Sapeva che non c'erano sentimenti, sapeva che era solo un piacere perverso, una consolazione, ma come diceva Luna, anche Hermione aveva la sua parte.
Rimasero distesi sui cuscini, nudi e sudati, per alcuni minuti, travolti da quello che era appena successo.
Quando si rivestirono, Harry era sempre fiero dell'accaduto, mentre Hermione era agitata. Divenne quasi isterica quando la serratura scattò e Ron entrò in casa sorridendo:
« Ehilà! Ciao Harry! Ho visto la macchina. Che combini da queste parti, amico?».
Harry fu pervaso da un incomprensibile senso di soddisfazione. Era come aveva previsto lui. Ron non sospettava di niente ed era arrivato proprio qualche minuto dopo che lui aveva fatto l'amore con Hermione. Sentì le labbra sorridere da sole:
« Ciao Ron! Oggi a lavoro Hermione mi ha detto che saresti tornato presto da lavoro e ho pensato di venire a trovarti»
« Grande. Ceniamo insieme stasera?»
« Ciao, Ron» disse Hermione stizzita dal mancato saluto.
« Ciao, amore. Insomma, Harry, che ne dici? Andiamo al Paiolo Magico? Ho sentito dire che fanno uno stufato eccezionale»

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