Venti anni dopo

di AlexMarinuzzi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Venti anni dopo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Ricordi ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Il Vaso di Pandora ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Alla ricerca di papà ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - L'occasione di una vita ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - La svolta ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Una vecchia amica ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - La città eterna ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - A carte scoperte ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Suspense ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Sospetti ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - La Mattina dell’Apocalisse ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Il Pomeriggio dell'Apocalisse ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - La Sera dell'Apocalisse ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - Non c’è posto al mondo più per noi ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Silenziosa Possibilità ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Combinazione Senza Nome ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Prologo ***


PROLOGO

La mia storia inizia venti anni dopo l’operazione di Sofia Scaramozzino ed il mondo è cambiato parecchio da quel giorno: nel 2015 l’attentato a Charlie Hebdo, nel 2016 la Brexit, l’insediamento di Trump nel 2017, il caso di Cambridge Analytica nel 2018, l’incendio a Notre-Dame del 2019, l’epidemia del Covid19 nel 2020...ma il mio non è un trattato storico.

La mia è la storia di una ex famiglia allargata, una famiglia della Garbatella il famoso quartiere romano: Giulio, Lucia, Marco, Eva, Rudi, Alice, Mimmo e tutti i loro amici.

 

Ma a loro cosa è successo in questi venti anni?

Giulio dopo l’operazione di Sofia ha deciso di intraprendere una relazione stabile con quest’ultima divorziando definitivamente con Lucia aprendo la sua casa agli Scaramozzino.

Nessuno si sarebbe immaginato che proprio nel 2020, quell’influenza maledetta avrebbe portato via sia Giulio sia Sofia lasciando un vuoto incredibile in tutti i loro cari.

 

Suo figlio Marco Cesaroni è rimasto un cantante di successo, arrivando a collaborare con artisti di calibro internazionale come Ed Sheeran o Brian May: la sua storia con Maya, la granduchessa del Lussemburgo, è durata appena due anni, poco prima del loro matrimonio reale lui ha incontrato un’altra donna che gli ha rubato il cuore ma anche con lei è durata poco; di lui non ho molte altre notizie se non quelle poche di gossip che leggo su Twitter e su Facebook e da quello che mi dice Marta.

 

Rudi è un deputato della Repubblica italiana, ho letto notizie su di lui su Internet, so che ha riqualificato le periferie ed è riuscito, con il suo gruppo politico, a trasformare Roma nel centro culturale e turistico più importante del mondo.

 

Mimmo so che ha ereditato lo storico negozio dal padre, dopo la sua morte, e da suo zio quando quest’ultimo è andato in pensione.

 

Lucia è diventata un critico d’arte internazionale, ha lavorato al MOMA di New York, all’Ermitage di San Pietroburgo ma ora è in pensione e vive a Roma con la sua migliore amica Stefania.

 

Eva è una giornalista per il New York Times, ha ricevuto molte proposte di lavoro in Italia ma ha preferito rimanere sulla costa Est degli Stati Uniti, con il suo fidanzato storico James: loro non credono nel matrimonio, il loro è un amore sincero ed io sono davvero contento per loro.

Fino a qualche anno fa faceva da spola da New York a Roma per accompagnare Marta da Marco; oggi che Marta è maggiorenne va a trovare il padre quando vuole.

 

Alice è una stilista, lavora per la Alexander McQueen a Londra; le sue idee ed i suoi abiti sono tra i più apprezzati tra le ragazze e le donne del mondo.

Alice non ha alcun rapporto con la sua ex famiglia allargata, il tradimento di Giulio non gliel’ha mai perdonato. Ha tagliato i rapporti con tutti, li ha visti per l’ultima volta in videochiamata per dare le sue condoglianze ai ragazzi Cesaroni ma poi ha deciso di non rivederli mai più: né Marco, né Rudi, né Mimmo, nessuno.

Dopotutto non c’erano rapporti di sangue tra di loro, non c’era un figlio in mezzo come con Eva e Marco. Poteva fare a meno dei fratelli Cesaroni.

Lei ha deciso di non amare più nessuno: in venti anni non ha mai avuto una relazione, o meglio, l’unica relazione che ha avuto è con me, e dura proprio da venti anni.

Ora vi starete chiedendo chi io sia: bene mi presento, mi chiamo Alberto Cudicini e Alice Cudicini è mia madre.

Lo so, lo so, vi starete chiedendo chi sia mio padre ma stavolta non posso darvi alcuna notizia: purtroppo non ho mai conosciuto mio padre, mamma dice che mi ha avuto con l’inseminazione artificiale ma io non le credo...quando sono stato concepito mamma era a Roma e so che era fidanzata...e conosco anche il nome di lui: Francesco Rizzo, nonna Lucia e Zia Eva se lo sono lasciate sfuggire circa un anno fa mentre le videochiamavo.

E da quel momento ho deciso di frequentare l’università a Roma, facoltà di Chimica.

 

E qui inizia la mia avventura a Roma: cosa accadrà ora? Beh non prevedo il futuro, vivo la vita alla giornata con un obiettivo ben preciso: incontrare Francesco Rizzo e poterlo finalmente chiamare papà.




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A/N Ciao a tutti ragazzi. Sono felice di essere tornato a scrivere e pubblicare qualcosa dopo tanto tempo. E sono felice di aver ritrovato l'ispirazione durante il rewatch della serie.
Nel mio piccolo, da fan, voglio dare un seguito a questa serie e soprattutto darle un finale decente.

Spero vi piaccia e mi raccomando, recensite e soprattutto criticate, criticate, criticate :)

Alla prossima settimana con il primo capitolo 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Venti anni dopo ***


VENTI ANNI DOPO

Anno 2034.

“Ancora non ho capito perché hai deciso di trasferirti a Roma con me” chiese Alberto alla guida della nuova Golf della Volkswagen durante il tragitto da Fiumicino alla loro casa romana.

“Beh perché, anche se è cambiata, Roma è una città che conosco molto bene, dopotutto dagli 11 ai 20 anni ho vissuto qui, posso farti da Cicerone” rispose Alice.

“O perché ne sentivi la nostalgia di Roma?”

Alice sorrise verso il figlio.

“Dì la verità Ali, in fondo sentivi la mia mancanza vero?” rispose Jole dal sedile posteriore.

Alice scoppiò in una risata: “Beh sì, vederti solo in video o quando venivi a Londra a trovarci non era il massimo; ora che torno a Roma sarà come quando eravamo adolescenti, pronte a conquistare il mondo”

“Sì, al massimo a conquistare casa nostra” ribattè Alberto..

La macchina percorreva veloce il tracciato Fiumicino centro città, la loro meta era ormai vicina: quartiere Parioli.

“Finalmente arrivati, meno male che i traslocatori hanno già sistemato tutto altrimenti sarei impazzita dietro agli scatoloni” esordì Alice entrando nella nuova casa.

“Anche perché io non avrei alzato un dito” rispose Alberto.

“Se pensi davvero che io ti permetta di non fare nulla in casa hai sbagliato di grosso” sogghignò Alice.

“Ed io sarò qui a sorvegliarti quando mamma sarà a Firenze per lavoro caro Alberto” concluse Jole.

“Beh ma che ne dite se usciamo e mi mostrate Roma?” chiese Alberto.


“Io penso che tu stia sbagliando Cesaroni; non è possibile estendere quella legge sulla riqualificazione delle periferie a Napoli, Palermo e Bari” accusò l’Onorevole Bucchi.

“Ma cosa dici? È possibile. I conti dello Stato sono a posto, possiamo fare questo investimento...se va in porto trasformeremo le tre città più importanti del Sud in tre centri turistici da fare invidia a tutto il mondo” ribatté Rudi.

“Ma non ha senso! Bisogna investire quei soldi in altro. Hai presente il Ponte sullo Stretto?”

“Il Ponte sullo Stretto? Quell’utopia che voleva Berlusconi? Siamo tornati all’alba della Seconda Repubblica senza che nessuno mi abbia avvisato?”

“Simpatico. Sai, ora con le varie agevolazioni possiamo fare la più grande opera della storia italiana”

“Io credo che tu abbia le idee confuse. Ascolta, io ho un altro impegno ora, non posso continuare ad ascoltare le tue stupidaggini” concluse l’Onorevole Cesaroni che girò i tacchi e andò verso l’uscita di Montecitorio.

“Arrivederci Onorevole” salutò una delle guardie giurate fuori dalla Camera.

“Arrivederci a lei”

Il passo di Rudi si fece svelto, doveva stare alla Garbatella in due ore, in metropolitana ce l’avrebbe fatta senza problemi; era l’anniversario della morte di suo padre Giulio, non poteva mancare alla commemorazione.

Il tratto dall’uscita della Camera alla fermata dell’autobus era breve ed in cinque minuti era già arrivato; nell’attesa decise di accendersi una sigaretta, una Marlboro light; non si poteva definire un assiduo fumatore, né uno con il vizio, amava sentire il fumo della sigaretta grattargli la gola.

Un messaggio arrivò allo smartphone dell’Onorevole Cesaroni.

“Allora sei in arrivo?” recitava il messaggio.

Rudi vide il messaggio e rispose subito.

“Sì Mimmo, sono in arrivo; in mezz’ora sono a casa”

“Dai che dobbiamo passare dalla cappella di famiglia prima”

“Lo so, mi ricordo. Non ti preoccupare arriverò in tempo”

Alzò gli occhi dal telefono guardando l’altro lato della strada. 

Notò un volto familiare anche se non vedeva da vent'anni: possibile fosse lei?

Decise di attraversare di fretta la strada e di inseguire quel volto: non poteva essere  lei, lei era chissà dove, sapeva che era a Londra, o almeno era lì l’ultima volta che l’ha vista in videochiamata, al commiato di suo padre quasi quindici anni prima.

Provò a farsi strada tra la folla di gente, ma ormai l’aveva persa di vista tra tutta quella gente.

“Ma cosa vado a pensare” pensò Rudi passandosi la mano sul volto “Alice a Roma e non ci avrebbe avvisato?”

Si voltò per tornare alla fermata dell’autobus quando si scontrò con una donna che conosceva bene

“Jolanda?”

“Rudi???” trasalì la donna.

“Ma è una vita che non ci si vede, dimmi come stai, cosa fai”

“Ehm, benissimo Rudi. A te?” rispose una delle amiche della sua adolescenza mentre cercava con lo sguardo di comunicare qualcosa a qualcuno.

“Ehi che succede?” chiese Rudi guardandosi intorno “Stai cercando qualcuno? È Mattia?”

“Eh? No no, è un tic che ogni tanto esce fuori...ascolta scusami ma vado di fretta”
“Non ti preoccupare Jole; possiamo vederci uno di questi giorni? Così, giusto per rievocare i bei tempi”

“Certo Rudi, perché no. Anzi ti lascio il mio numero”

Jole scrisse velocemente il suo numero su un bigliettino che porse all’amico perduto.

“Dai allora aspetto una tua chiamata”

“Certo...è stato bello rivederti Jole. A presto allora” si congedò Rudi tornando alla fermata dell’autobus e prendendo quest’ultimo al volo.

 

“Uff...scampato pericolo” sospirò Jolanda.

“Mi sono spaventata a morte quando l’ho visto alla fermata dell’autobus” disse Alice visibilmente agitata.

“Ho notato come sei fuggita per evitarlo...Ali, ora hai scampato il pericolo però Roma, anche se è enorme, se deve farti incontrare una persona riesce a farcela...E poi c’è anche quella vostra storia...”

“Ne abbiamo già parlato Jole. Quel capitolo è chiuso e non voglio riaprirlo per nessuna ragione al mondo”

“Non è mai chiuso Ali e lo sai...però sono la tua migliore amica e farò in modo di non parlarne più” sorrise Jole accennando un abbraccio all’amica di sempre.

“Mamma, Jole andiamo a Montecitorio?” urlò Alberto a poca distanza da loro.

 

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Ciao a tutti ragazzi, benvenuti al primo vero capitolo della mia storia.
Spero sia di vostro gradimento e mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate.
A settimana prossima per il Capitolo 2

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Ricordi ***


RICORDI

“Arrivato giusto in tempo caro fratellino” esordì Marco non appena Rudi varcò la soglia della loro casa.

“Sì...non saprai mai chi ho incontrato prima” rispose Rudi che mantenne la suspance.

“Se non lo dici non posso mica immaginarlo”

“Hai ragione...ho incontrato Jolanda”

“Jolanda? Mamma mia non sentivo il suo nome da quando bazzicava da queste parti per incontrare Alice”

“Già Alice” sospirò Rudi.

 

-Flashback-

 

“Come sarebbe a dire che non mi accompagni Giulio?” disse la ragazza Cudicini con gli occhi pieni di odio.

“Devo fare compagnia a Sofia, oggi c’è l’intervento e non mi va di lasciarla da sola…” rispose Giulio visibilmente afflitto.

“Scusa, ho chiesto il tuo sostegno, andiamo da mia madre che è anche tua moglie e ci volti le spalle???”

“Scusami Alice ma non posso fare altrimenti...perdonami se puoi” si congedò Giulio tornando verso il furgoncino della Bottiglieria.

Alice crollò in lacrime per le seconda volta nel giro di dodici ore...prima il suo ex ragazzo che ha ammesso di amare un’altra donna, poi il suo patrigno che volta le spalle a lei ed a sua madre.

“Alice” sospirò Rudi vedendola piangere ed abbracciandola.

Alice all’inizio sembrò ricambiare l’abbraccio ma si divincolò.

“No, no, no Rudi! Basta! Basta! Non ce la faccio più. Voi Cesaroni siete tutti uguali; appena la vostra donna si allontana per qualche tempo voi vi buttate a letto con un’altra. All’inizio Giulio con Olga ed Emma e ora Sofia, poi Marco con l’altra Sofia e con Maya, poi tu che ti fai Lisa e poi Irene”

“Ali, ma cosa dici...quando sono stato con Lisa e con Irene io non ero fidanzato con nessuna…o meglio avrei voluto essere fidanzato con te ma tu hai preferito rimanere con Francesco”

“Ed ho sbagliato ok? Questa notte mentre ero in lacrime per colpa di Francesco ho pensato alle cazzate che ho fatto…forse avrei dovuto seguirti alla stazione quella notte...forse oggi sarebbe stata una giornata completamente diversa”

“E allora perché non ci proviamo ora?”

“Perché vuoi provarci ora? Ora che sono così debole, che sono appena stata mollata...vuoi usarmi come hai fatto in passato con le tue amichette”

“No Alice! Io ti amo! Ti amo e non ho mai smesso. Sono stato con Irene perché volevo dimenticarti ma con lei non poteva mai esserci nulla di serio. Perché secondo te sono scappato? Perché volevo allontanarmi da una che mi sono fatto una sola volta? O perché nonostante stessi con lei continuavo a pensare a te?”

“Non me la dai a bere Rudi. Non posso credere che tu mi ami ancora, nonostante tutto”

“Cosa dovevo fare? Venire da te e dirti ‘Sai Alice, anche se hai chiesto a Francesco di sposarti voglio dirti che io ti amo ancora, non ho smesso di farlo’...che figura ci avrei fatto?”

“La figura del Cesaroni, come tuo fratello e tuo padre”

Alice si asciugò le lacrime e si diresse al gate pronta per le operazioni di Check In.

Rudi rimase fermo immobile in quel punto, non poteva inseguirla, non poteva...Alice era una leonessa ferita.

E fu in quel momento che la rabbia e la frustrazione di Rudi esplosero in un pianto che sarebbe dovuto essere liberatorio; ancora non sapeva che quel pianto lo avrebbe segnato per il resto della sua vita.

 

-Fine Flashback-

 

“Dispiace che Alice abbia deciso di interrompere tutti i rapporti con noi, sai?” aggiunse Marco.

”Anche a me...mi ci ero affezionato a lei”

“Non solo tu; anche io e Mimmo ci tenevamo a lei...anche papà ci teneva”

Rudi fece un lungo sospiro sollevando gli occhi al cielo quando la porta di casa si aprì.

“Ciao Marco, ciao Rudi” esordì Irene Scaramozzino entrando in casa.

“Ciao Irene” risposero in coro.

“Siete pronti? Andiamo al cimitero e poi in chiesa? Domi è già in macchina” aggiunse lei.

A Rudi faceva sempre strano sentire il vero nome di suo fratello minore anche se era pronunciato da sua cognata.

“Sì andiamo, tanto siamo solo noi quattro da qui. Nina e Francesco ci raggiungono direttamente al cimitero” rispose Marco

“Ottimo, andiamo allora” concluse Irene uscendo di casa.


“Certo che Roma è meravigliosa mamma” disse entusiasta Alberto “Mi chiedo perché siamo venuti così poche volte qui” aggiunse il ragazzo mentre scattava una foto alla Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona.

“Perché era inutile venire a Roma senza un motivo preciso...l’unico motivo sarebbe la nonna ma lei preferisce venirci a trovare a Londra”

“Chi hai chiamato nonna scusa?” rispose cagnescamente Lucia Liguori mentre si avvicinava al gruppetto.

“Mamma ciao. Hai letto il mio messaggio”

“E certo che l’ho letto, non sono mica una scema. Ciao Jolanda, ciao bel nipotino mio” rispose Lucia abbracciando e baciando suo nipote.

“Ciao nonna, sono felice anche io di rivederti”

“Allora vi siete già sistemati nell’appartamento?” chiese Lucia.

“Sì mamma, l’appartamento è perfetto anche se si sente la mancanza di qualcuno”

“Oh no Alice, sai benissimo che non voglio trasferirmi da te. Non sei più una bambina: ora sei una donna con uno splendido ragazzo come figlio. E poi io ho il mio appartamento con Stefania, le nostre cose, non voglio lasciarle”

Alice sorrise in modo triste, sperava di avere la madre accanto a sé come accadde durante il loro primo trasferimento a Roma.

“Dai Alice non essere triste. Che ne dite di un bel gelato?” chiese Jole.

“Sì che bello il gelato” rispose entusiasta Alberto.

“Voi andate avanti, vorrei dire una cosa ad Alice”.

Jolanda ed Alberto iniziarono a correre verso la gelateria più vicina.

“Non pensare che io abbia ignorato la seconda parte del messaggio…’L’ho rivisto’ si capisce lontano un chilometro che parli di lui”

“Mamma è che è tutto così complicato l’ho escluso completamente dalla mia vita”

“E sai benissimo che io non ero affatto d’accordo”

“Non ce la potevo fare mamma”

Lucia sorrise all’indirizzo della figlia...era diventata una bellissima donna. I suoi lunghi e fluenti capelli corvini le accarezzavano le spalle e la schiena, il suo corpo è magro e slanciato, il suo viso trasuda la voglia di dominare il mondo ma i suoi occhi sono così malinconici.

“Mamma, nonna, andiamo! I gelati si sciolgono se rimangono per troppo tempo sotto il sole cocente”

“Sì arriviamo Alberto” rispose Alice la quale, a braccetto della madre, si diresse verso suo figlio e la sua migliore amica.

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A/N Buongiorno a tutti, questo è il secondo capitolo della mia storia e spero vi piaccia.
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla prossima settimana con un nuovo capitolo :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Il Vaso di Pandora ***


IL VASO DI PANDORA

La cerimonia di commemorazione finì ed i quattro fratelli Cesaroni accompagnati da Francesco ed Irene rientrarono a casa.

“Ogni anno c’è sempre meno gente” tuonò Mimmo una volta varcata la soglia.

“Dai Mimmo non te la prendere...dopotutto sono passati quattordici anni da quando papà è venuto a mancare, alcuni dei suoi amici sono morti anche loro. Purtroppo è il ciclo della vita” rispose pacatamente Marco.

“Sì però non è giusto, papà era una istituzione nel quartiere. Mi aspettavo che almeno i figli dei suoi amici, persone che conosciamo, si presentassero” ribattè il minore dei quattro fratelli.

“Dai Mimmo, l’importante è che ci siamo noi assieme a zio Cesare, Pamela, Matilde ed Ezio” concluse la sorella Nina.

“Beh se fossero mancati anche loro forse avrei rotto tutti i legami” disse Mimmo.

Rudi rimase sulle sue e non spiccicò una parola per tutto il tempo: succedeva sempre quando Nina e Francesco ronzavano vicino a lui.

 

-Flashback-

 

Giulio fece riunire i suoi figli a casa tre mesi dopo l’operazione di Sofia. Aveva invitato anche Sofia e i suoi figli: era giunto il momento di dire la verità a tutti.

“Bene ragazzi, se siete qui è perché io e Sofia abbiamo una cosa molto importante da dirvi” esordì Giulio.

L’uomo era visibilmente teso, fece un lunghissimo respiro che sembrò distendere le rughe sul suo volto: era strano dover confessare nuovamente ai suoi figli di avere una nuova relazione...ma dopotutto ci erano già passati con Lucia ed Olga ormai dovevano esserci abituati.

“Io e Sofia ci siamo fidanzati” continuò di getto.

“Beh questo lo avevamo capito papà” rispose con leggerezza Mimmo.

“Ma non è tutto…” intervenne Sofia “Vedete io e Giulio molto tempo fa, circa venti anni fa, ci eravamo già conosciuti ed io ero innamorata di lui, ma lui era sposato ed aveva occhi solo per sua moglie. Ma una sera, lo incontrai fuori casa sua sconvolto e mi chiese di uscire...quella sera complice un bicchiere di troppo abbiamo fatto l’amore ed io rimasi incinta.”

Il racconto di Sofia fece gelare l’atmosfera della stanza: lui, Giulio Cesaroni, colui che ha sempre dichiarato di aver amato solo due donne in tutta la sua vita prima di Sofia aveva avuto un figlio da Sofia stessa mentre era sposato con Marta?

“E da quel rapporto è nata Nina” continuò stavolta Giulio “Rudi, Mimmo, Nina è vostra sorella”

Le facce dei due ragazzi erano sconvolte, non potevano credere a quella storia.

“Se è accaduto venti anni fa...oddio...mamma aspettava me quando è successo?” domandò Rudi.

Giulio chiuse gli occhi ed annuì all’indirizzo del figlio.

Rudi vedendo la risposta affermativa del padre fu emotivamente choccato: come poteva suo padre aver tradito sua madre.

“Papà...io non voglio vederti per un po’ di tempo. Devo assimilare questa notizia e trovare il modo per perdonarti...se mai vorrò farlo” continuò Rudi con il cuore visibilmente a pezzi ed il viso ricolmo di rabbia; andò verso la sua camera, si chiuse dentro e scoppiò in lacrime.

“Non pensavo che potesse avere una reazione del genere” disse Giulio.

“Cerca di capire Giulio, scoprire un tradimento è mai facile.” cercò di confortarlo Sofia.

“Mimmo...” continuò Giulio.

“Papà...non accetto il tradimento, è una ferita che non credo si possa rimarginare...però d’altro canto sono felice che da quella sera sia nata una splendida persona come Nina...mia sorella” rispose Mimmo.

“Mamma…” aggiunse Irene “come hai potuto fare questo a papà…”

“Irene, purtroppo al cuore non si comanda...ho amato vostro padre, è stato l’uomo più importante della mia vita ma Giulio era il mio primo amore. Il mio cuore non ha retto quella sera.” rispose Sofia; anche il suo volto era palesemente afflitto, aveva fatto un errore venti anni prima, un errore che avrebbe voluto evitare. Il cuore quella sera ebbe la meglio sulla ragione.

“Si fanno sempre cose pazze quando si è innamorati” disse malinconicamente Irene guardando prima la madre e poi Mimmo.

Giulio allargò le braccia chiedendo l’abbraccio della sua nuova famiglia allargata: tutti abbracciarono l’uomo senza esitazioni...ma l’uomo sentiva la mancanza di qualcuno. Avrebbe voluto che anche Rudi fosse lì in quel momento ma capì che il contraccolpo era stato devastante per suo figlio.

 

-Fine flashback-

 

“Ohi Rudi tutto bene?” domandò Francesco.

“Sì sì, grazie. Scusate ma ora torno nello studio, ho delle mail da leggere. A più tardi per la cena”.

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A/N Ciao a tutti ragazzi, questo è il terzo capitolo della mia storia, spero possa piacervi.

Mi raccomando fatemi sapere se avete apprezzato o meno il capitolo.

A giovedì prossimo con il capitolo 4 :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Alla ricerca di papà ***


ALLA RICERCA DI PAPÀ

Era passato un mese dal loro trasferimento a Roma: Alberto si fece in quattro per cercare Francesco Rizzo, suo padre.

Ma non immaginava che nella sola Roma ci fossero cento persone con quel nome: non era una cifra esorbitante ma era sicuramente più di quanto avesse immaginato.

Sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio.

Armato di santa pazienza cercò di ridurre il più possibile il numero di persone, aveva tolto i Francesco Rizzo troppo vecchi e quelli più giovani di sua madre.

Riuscì a sfoltire la rosa dei potenziali padri a cinque elementi.

Quel pomeriggio di Settembre avrebbe incontrato uno dei cinque: Francesco Rizzo, 46 anni, imprenditore edile, proprietario e fondatore della Reign SPA.

Riuscì a fissare un colloquio conoscitivo per quel pomeriggio.

Alberto era su di giri: avrebbe potuto trovarsi di fronte a suo padre e non vedeva l’ora.

Il ragazzo raggiunse di fretta la sede della ditta e rimase in sala d’attesa fino a quando non arrivò il suo turno.

“Alberto Cudicini?” domandò la segretaria dell’azienda; il ragazzo si alzò ed entrò nella saletta dei colloqui.

L’incontro con il responsabile delle risorse umane fu estremamente rapido, qualche domanda per conoscere le sue esperienze pregresse ed una rapida esposizione della sua potenziale mansione. Non gli interessava, aspettava solo la fine per andare a cercare l’ufficio del presidente.

Cercò in lungo e in largo il luogo, e a chi gli domandava chi egli fosse la risposta era sempre la stessa “Il nuovo stagista, ho iniziato oggi”.

Dopo mezz’ora di ricerca finalmente trovò l’ufficio di Francesco Rizzo e ci entrò: l’ufficio era vuoto ma arredato finemente: la finestra alle spalle della scrivania illuminava la stanza in modo perfetto; la scrivania stessa era ordinatissima con un enorme monitor del computer appoggiato su di essa.

Sentì dei passi avvicinarsi all’ufficio e vide un nuovo che si dirigeva proprio verso di esso; l’uomo era basso, decisamente più basso di lui, obeso, con i capelli brizzolati che gli coprivano solo la parte inferiore del capo con uno sforzato riporto sulla parte superiore.

L’uomo osservò il ragazzo nel suo ufficio “Desidera?” fu la lapidaria domanda che l’imprenditore fece.

“Salve, noi non ci conosciamo, ma la sto cercando da molto tempo. Mi chiamo Alberto Cudicini, sono tuo figlio”

L’uomo d’altro canto rispose a quella affermazione con un ghigno.

“Sai, solo questa settimana sei il quarto figlio che si presenta nel mio ufficio” aggiunse sedendosi sulla sua poltrona.

“Ma dimmi, come fai ad essere sicuro che io sia tuo padre?” domandò l’uomo.

“Beh ho un certo intuito per queste cose” rispose il ragazzo con la voce tremante.

Il ghigno dell’imprenditore si trasformò in una risata che schernì l’affermazione di Alberto.

“Il tuo intuito fa cilecca ragazzo: è difficile per un gay avere un figlio, specie se non ha mai avuto rapporti con una donna”

Alberto rimase allibito: aveva sbagliato, aveva preso un abbaglio colossale; sapeva che trovare il padre sarebbe stato difficile ma non così complicato.

“Mi scusi...ho sbagliato persona...levo subito il disturbo”

“Arrivederla, e se si presenta nuovamente nel mio ufficio si becca una denuncia”

Alberto totalmente affranto lasciò l’edificio: le sue convinzioni iniziarono a venir meno; lanciarsi in questa avventura forse è stato un errore; come poteva cercare una persona di cui sapeva solo il nome? Forse sarebbe stato meglio rinunciare, forse avrebbe conosciuto la verità quando Alice avrebbe deciso finalmente di parlargliene apertamente.

“Ma cosa vado a pensare?” bofonchiò il ragazzo “Mi arrendo al primo risultato negativo? No, un Cudicini non si arrende mai. Lotta fino alla fine per raggiungere il risultato, è disposto a dare anima e corpo pur di centrare l’obiettivo”

Depennò il nome dell’imprenditore dal suo taccuino.

Avrebbe cambiato strategia, avrebbe conosciuto meglio l’uomo e poi gli avrebbe detto la verità; non poteva incontrare un perfetto sconosciuto e dirgli che era suo figlio, non gli avrebbe mai creduto.

Avrebbe dovuto conquistare la fiducia di ogni persona che avrebbe incontrato.

Il prossimo sarebbe stato Francesco Rizzo, 45 anni, proprietario del pub irlandese “Dublino”.

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A/N Ciao ragazzi, come ogni giovedì vi presento il nuovo capitolo della mia storia.
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate :)

A presto

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - L'occasione di una vita ***


L'OCCASIONE DI UNA VITA

Allyson Fryman guardava fuori dalla finestra del suo ufficio al 50° piano della sede del New York Times.

I suoi capelli biondo platino raggiungevano i suoi fianchi, i suoi occhi nocciola guardavano lo skyline della grande Mela, il suo volto non mostrava una ruga segno della grande quantità di botulino che si iniettava: portava benissimo i suoi sessant’anni.

Come molte donne manager aveva rinunciato a tutto per raggiungere il successo: ricorda ancora quando scoprì i brogli di Trump durante le elezioni presidenziali del 2020; quell’inchiesta che distrusse il partito Repubblicano e che mise a serio rischio la Repubblica statunitense.

Si voltò verso la foto appesa sulla parete, lei che riceveva la medaglia presidenziale della libertà conferita direttamente dal primo Presidente donna della storia: Michelle Obama.

“Signora Fryman, Miss Cudicini è qui” furono le parole della sua segretaria che interruppero quel momento.

“Grazie Lily, falla entrare”

Eva entrò nel grande ufficio del suo capo.

“Buongiorno Allyson, mi cercavi?” esordì la donna italiana.

“Sì Eva. Ti ho convocata per proporti un articolo. Anzi più che un articolo, un vero e proprio saggio.”

“È una proposta entusiasmante. Di cosa si tratta?”

“Roma: dalla crisi a ombelico del mondo, nascita crescita e consolidamento della nuova Capitale mondiale. Dovrai andare a Roma sei mesi e raccogliere più informazioni possibili. Voglio un reportage di almeno 100 pagine. Vogliamo pubblicare il saggio insieme al giornale”

Eva trasalì: non si aspettava questa proposta; durante gli anni era tornata a Roma per qualche ora giusto il tempo di lasciare Marta da Marco e poi ripartire subito per New York. Stavolta sarebbe dovuta rimanere a Roma per sei mesi, troppo tempo, troppi mesi in quella città che l’aveva fatta rinascere e che l’aveva distrutta. La città che aveva distrutto il suo cuore, la città da cui era scappata vent’anni prima.

“Questo potrebbe portarti ad una promozione Eva. Conosco benissimo la tua storia, so che Roma non è la tua città preferita, ma se sto facendo questo è perché credo in te. Sei la giornalista più talentuosa che io abbia mai conosciuto. Se tutto andrà a buon fine potresti diventare un punto di riferimento qui a New York” provò a rassicurarla il suo capo-redattore.

Eva chiuse gli occhi.

 

-Flashback-

“Io non ti amo più” furono le lapidarie parole di Marco.

“Non dire così. Non è vero che non mi ami più, e lo sai anche tu che non è così” provò Eva a farlo ragione.

“No, io non ti amo più perché amo Maya”

“No, tu Maya l’hai lasciata” ribadì Eva con gli occhi che si stavano gonfiando di lacrime amare “Voi vi siete lasciati perché io e te siamo più importanti perché tu ami me. Perché io e te siamo Marco ed Eva, perché siamo una famiglia, perché...”

Marco continuò a scuotere il capo “No, Marco ed Eva non esistono più da tempo e tu lo sai. Eva tu sei importante per me. Sei la madre di nostra figlia. E quando mi sono innamorato di te non pensavo neanche esistesse un amore del genere. E quando mi hai lasciato, credevo di non trovarlo più quell’amore. E invece alla fine l’ho ritrovato. E l’ho ritrovato per Maya. Ed è lei che amo. Voglio andare da lei. Voglio stare con lei. Eva io ci ho provato. Ma io amo Maya.”

Eva serrò gli occhi, il suo dolore e la sua rabbia stavano invadendo ogni cellula del suo corpo.

Lei che aveva subito il tradimento di Marco ed aveva avuto la forza di perdonarlo ora si ritrova nuovamente da sola perché lui non è riuscito a perdonare l’unico momento di debolezza della sua vita. Non poteva accettarlo, non poteva continuare a guardarlo con gli stessi occhi.

“Non volevo ferirti”.

‘Sciocco’ pensò Eva, come poteva pensare di non ferirla dopo quello che le aveva appena detto.

“Vattene” fu il commento rabbioso di Eva mentre una lacrima rigava la sua guancia destra.

“Eva...”

“Va via”

“Eva…”

“Va via!”

Marco la guardò con gli occhi di un uomo ferito dalle parole che aveva appena detto.

Lui ha amato Eva, una parte del suo cuore sarebbe stato sempre con lei, ma non poteva, non riusciva a vedere la sua vita con Eva.

Ci sarebbe stata solo Maya per lui da quel momento, se lui era tornato a vivere era solo grazie a Maya.

“Va via Marco” fu l’epitaffio di Eva sulla tomba del loro amore.

Si era ripromessa che non avrebbe più sofferto per Marco, nonostante avesse rinunciato a tutto, nonostante l’avesse perdonato più volte.

Sarebbe rinata, sarebbe stata solo Eva Cudicini, il suo nome non sarebbe mai più stato associato a Marco Cesaroni.

 

-Fine Flashback-

 

“Eva, tutto bene?” incalzò la signora Fryman.

Eva aprì gli occhi, erano rosso cremisi, segno che stava trattenendo a stento le lacrime.

“Allyson, accetto. La carriera prima di tutto.” fu la risposta affermativa di Eva. Aveva un conto in sospeso con la città di Roma. Avrebbe avuto la sua vendetta su quella città. Avrebbe usato quella città per sé stessa, solo ed esclusivamente per sé stessa.

“Grazie Eva. Ho già preparato tutto. Tra quindici giorni hai l’aereo per Roma. Ho anche prenotato l’albergo dove alloggerai”

“Credo che non avrò bisogno dell’albergo. So già dove stare”

“Va bene Eva. Mi raccomando, conto su di te”

Eva salutò il capo-redattore ed uscì dal suo ufficio: prese immediatamente il telefono e chiamò un numero a lei ben famigliare.

“Ali, sorellina. Devo chiederti un favore”




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Ciao a tutti,

so di essere in ritardo di un giorno nella pubblicazione ma ho passato giorni travagliati dove non sono stato molto bene e ho dovuto posticipare, anche se di poco, la pubblicazione del capitolo.

Dalla prossima settimana la pubblicazione tornerà regolarmente il giovedì :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione positiva, neutra o negativa

A presto :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - La svolta ***


LA SVOLTA

“Ed è per questi motivi, Onorevoli colleghi, che ho avanzato la proposta di legge in Commissione, per dare alla nostra Italia un nuovo e raggiante futuro. Grazie” furono le ultime parole pronunciate da Rudi prima di tornare a sedersi al suo posto alla Camera.

Dall’Aula si alzarono applausi, dagli esponenti della Maggioranza, e insulti, provenienti dall’Opposizione.

Rudi gongolava, quel discorso avrebbe spianato la strada all’ampliamento della sua precedente legge e forse avrebbe assunto una posizione più importante all’interno del suo partito.

“Sei stato grande Cesaroni” si complimentò il collega Ricchiuti.

“Grazie” rispose raggiante Rudi.

“Stasera, mi raccomando, dobbiamo festeggiare. Ho un paio di ragazze che non sono affatto male.”

“No grazie ma stasera non me la sento di uscire.” 

“Ma come no? Dai, da quando sei entrato in Parlamento non hai partecipato a nessuna festa, sei il politico più candido d’Italia e forse del mondo.”

“Perdonami ma sono troppo preso dal mio lavoro per pensare a divertirmi”

“E sia Cesaroni, non insisto. Tanto parlare con te o parlare con un muro è la stessa cosa.” concluse adirato l’Onorevole Ricchiuti.

 

La giornata alla Camera si concluse alle 19: Rudi era nel suo ufficio a riordinare i suoi documenti, pronto a tornare a casa alla Garbatella, l’unico luogo in cui Rudi si sentiva al sicuro anche se gli evocava brutti ricordi.

Mentre rimetteva i documenti a posto notò che aveva ancora il biglietto datogli da Jolanda.

Vent’anni erano passati prima del loro incontro vicino a Montecitorio di qualche giorno prima: avrebbe potuto chiamarla e incontrarla. Sarebbe il primo incontro con il suo passato, un passato che aveva chiuso a chiave in soffitta.

Forse riaprendo le porte a quel passato avrebbe potuto portare serenità in quel suo presente burrascoso.

Rudi compose il numero di Jolanda e avviò la chiamata.

Primo squillo.

Secondo squillo.

Terzo squillo.

“Pronto?” rispose la donna dall’altro capo del telefono.

“Ciao Jole. Sono Rudi”

“Ciao, che sorpresa sentirti.”

“Volevo chiederti se sei ancora disposta a incontrarci. Vorrei tanto parlare con una vecchia amica.”

“Certo, piacerebbe anche a me rivedere un vecchio amico”

“Ottimo, che ne dici di venerdì sera?”

“Certo, dove ci vediamo?”

“C’è un locale chiamato ‘The Apricot Tree’ in centro. Ci sono stato un po’ di volte e l’ho trovato molto carino.”

“Va bene, accetto. Facciamo per le 20?”

“Va bene Jolanda. Sarà bello rivederti. Grazie”

Rudi chiuse la chiamata e abbozzo un sorriso: aveva preso la decisione più coraggiosa della sua vita quella di riaprire la porta del suo passato.

 

“Era Rudi” disse Jolanda non appena riattaccato.

“Rudi?” domandò esterrefatta Alice.

“Sì... ti ricordi quando lo abbiamo incontrato? Beh, mi aveva chiesto di vederci. E mi ha chiesto di farlo venerdì.”

“Uao, non si fa sentire per vent’anni e di punto in bianco da un giorno all’altro vuole rivederti? Che gran gesto”

“Dai Ali, sarà solo una serata, rivangheremo il passato e poi tanti saluti.”

“Lo spero sia così Jole. Ma sono sicura che lui tirerà fuori un argomento particolare...Me”

“Lo so, farò di tutto per evitare di parlare di te.”

“No Jole. Sarebbe ipocrita. Se ti chiede di me puoi dirgli tutto...ti chiedo solo di non dirgli che sono a Roma. So già che farebbe di tutto per rivedermi.”

“Ali lo sai che non potrei mai farti una cosa del genere. Ci conosciamo da ventinove anni ormai, non ti volterò mai le spalle.”

Alice sorrise verso l’amica e l’abbracciò.

“Grazie Jole, su di te posso sempre contare”

“Ehi, mi dovete dire qualcosa voi due?” intervenne Alberto rientrando in casa.

I tre risero ed andarono a preparare la cena quando il cellulare di Alice squillò.

“Eva, ciao che sorpresa”

“Ali, sorellina. Devo chiederti un favore”

“Di cosa si tratta Eva?”

“Ora che sei tornata a Roma, posso chiederti se puoi ospitarmi per sei mesi?”

“Ma certo Eva. Qui nell’appartamento ho una grande camera per gli ospiti. Ma posso chiederti perché proprio per sei mesi?”

“Ho un importante lavoro che mi è stato commissionato.”

“È fantastico Eva, non vedo l’ora che arrivi il giorno del tuo arrivo.”

“Grazie sorellina, sapevo che potevo contare su di te”

Alice riattaccò e fece un sorriso raggiante.

“Eva verrà a Roma. Si fermerà sei mesi.” esplose in un urlo di gioia.

“Ma è fantastico mamma. Io te, zia Eva e zia Jole a Roma. Metteremo a soqquadro la città!” aggiunse entusiasta Alberto.

“Bene. Ora Alberto sai cosa dovrai fare? Sistemare la camera degli ospiti per la zia. Dai su, inizia a lavorare dai” concluse Jolanda lanciando una pezza verso il ragazzo.

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Ciao a tutti ragazzi :)

Come promesso torno a pubblicare regolarmente di giovedì :)

Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione negativa, neutra o positiva tutte sono ben accette :)

A giovedì prossimo per il settimo capitolo della mia storia

A presto 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Una vecchia amica ***


UNA VECCHIA AMICA

Rudi era più nervoso del solito: avrebbe solo dovuto re-incontrare una vecchia amica, avrebbero parlato delle loro vite dalla maturità ad oggi, nient’altro.

Avrebbe chiesto cosa stava facendo ora, se si era sposata con Mattia, se avessero avuto dei figli. Lui di contro gli avrebbe parlato di come era riuscito ad entrare in Politica, di come stava cercando di cambiare in meglio l’Italia, di come avesse sposato il suo Stato donandogli cuore, anima, fatica.

Rudi aveva messo in quella soffitta qualsiasi altra faccenda che non fosse lavorativa.

No, Rudi aveva deciso di non sposarsi, aveva deciso di non innamorarsi mai più.

Aveva visto fallire troppe storie d’amore, aveva visto naufragare rapporti che gli sembravano inaffondabili, aveva ferite profonde nel suo animo che non era mai riuscito a rimarginare.

Aveva dedicato tutto al suo lavoro, solo ed esclusivamente ad esso.

 

Ore 20 in punto, era arrivato al locale da qualche minuto, si era già messo a sedere, Jolanda sarebbe arrivata da un momento all’altro.

Cosa che effettivamente successe: Jolanda arrivò poco dopo, in un lungo abito bianco a tema floreale, i ricci sempre ribelli e con il suo viso che stava subendo il passare degli anni.

“Jole, ciao, sono contento che sia venuta” esordì Rudi.

“Ciao Rudi, è un piacere rivederti”

“Allora ci sediamo? Prendiamo qualcosa?”

Rudi era ancor più nervoso di quanto si aspettasse: era di fronte ad una persona che non vedeva da vent’anni, una persona con la quale aveva condiviso tante avventure, una persona che conosceva dalle elementari e che l’ha accompagnato fino alla maturità, la gemella del suo migliore amico dell’epoca e la migliore amica della sua ex sorellastra.

“Allora, cosa hai fatto dopo il tuo trasferimento a Londra?” domandò l’uomo.

“Beh, ho studiato e mi sono laureata lì in Design e discipline della moda e ho aperto una società di Consulenza proprio riguardante la moda. Abbiamo clienti sparsi per tutta l’Europa. Vorrei chiederti di te, ma so già tutto, Onorevole Cesaroni”

Rudi sorride divertito davanti a queste ultime parole dell’amica.

“Già, chi se lo sarebbe aspettato vero?”

“Beh noi tutti, da adolescenti, pensavamo che tu fossi una persona straordinaria ma che all’epoca preferivi divertirti. Ma non ti biasimavamo, sapevamo che saresti uscito alla distanza.” sorrise la donna.

Rudi fu stupito da quelle parole: i suoi amici dell’adolescenza avevano grande considerazione di lui e come uno stupido non se n'era mai accorto. O meglio, aveva visto solo Alice credere in lui.

“E con Mattia? Ti sei sposata con lui?”

“No Rudi...con Mattia è finita poco dopo la mia laurea. Aveva solo la musica per la testa.”
“Oh...mi dispiace”

“Non ti preoccupare, non lo sapevi fossi stata nei tuoi panni ti avrei fatto la stessa domanda.”

“Ma a proposito degli amici della nostra adolescenza: hai ancora rapporti con loro? A parte Budino che è il tuo gemello, ma con Diego, Miriam, Regina...Alice?”

“Ho perso i contatti con tutti a dirti la verità. Ho solo mantenuto il rapporto solo con Alice.”

“Davvero? E come sta? Cosa fa?”

“Lei sta alla grande. È stilista per Alexander McQueen, lavora a Londra.”

“Sono contento che abbia avuto successo.”

Jolanda sorrise nuovamente.

“Sarebbe bello vederci tutti un giorno. Riunire il gruppo” aggiunse la riccia.

Rudi cambiò espressione. Vedere Jolanda sì, ma vedere tutti non avrebbe retto. Avrebbe significato riaprire definitivamente quella soffitta.

“Ho detto qualcosa che non va?” domandò Jole.

“No, Jole. È tutto a posto.” mentì Rudi.

“Ok, Rudi. Ordiniamo la cena?”

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - La città eterna ***


LA CITTÀ ETERNA

Lunedì pomeriggio; Alberto non aveva lezioni quel giorno. Decise che avrebbe incontrato il secondo Francesco Rizzo della sua lista, il proprietario del “Dublino”.

Arrivò al locale nel primo pomeriggio, notò che fervevano i preparativi per la serata musicale.

“Buon pomeriggio” disse il ragazzo.

“Salve, desidera?” rispose un uomo alto riccioluto sulla quarantina d’anni.

“Sto cercando il proprietario del locale”

“E cosa vorrebbe da lui?”

“Volevo chiedergli se aveva disponibilità per un posto di lavoro qui.”

“E che esperienza avresti?”

Alberto abbassò lo sguardo. Forse sarebbe stato meglio portargli un curriculum con delle false esperienze lavorative.

“Fammi indovinare...nessuna esperienza nel campo della ristorazione. Mi spiace ragazzo, ma non posso assumerti.” concluse l’uomo voltando le spalle al ragazzo. 

“Difficile fare esperienza se non inizio da qualche parte no?”

L’uomo si voltò nuovamente e sorrise.

“Dimmi la verità: tu non ti arrendi mai vero?”

Alberto scosse la testa.

“Va bene ragazzo. Sarai in prova per sette giorni da domani. Mi raccomando, ore 16 qui.”

“La ringrazio, davvero. Ma mi scusi lei è il signor?”

“Francesco Rizzo, proprietario del locale” rispose Francesco tendendogli la mano.

“Piacere, Alberto Cudicini.” rispose il ragazzo.

Il viso di Francesco si incuriosì: “Cudicini hai detto?”

“Sì, sorpreso?”

“No, no. Sei omonimo di una persona che ho conosciuto in passato. Ma non ti preoccupare. A domani, ragazzo.”

“A domani, grazie ancora.”

Alberto esultò nella sua testa; era riuscito a incontrare il suo obiettivo, il suo cognome aveva scosso una reazione positiva da parte dell’uomo.

Forse aveva appena fatto un passo avanti nella sua ricerca.

 

L’aereo atterrò puntuale all’Aeroporto internazionale “Leonardo Da Vinci” di Roma.

Eva e Marta attendevano con impazienza i loro bagagli al nastro trasportatore.

La donna ancora non si capacitava di come era riuscita a farsi convincere dalla figlia.

 

-Flashback-

 

“Vengo a Roma con te. Sarà bello passare un po’ di tempo con zia Alice e Alberto, siamo così poco con loro. E poi, potrò vedere papà quando voglio”

“Secondo me non è una buona idea. E con il lavoro come farai?”

“Mamma, sono una ricercatrice universitaria, non hanno bisogno della mia presenza lì. Potrò svolgerlo in Smart Working da Roma.”

“E se capitasse un’emergenza?”

“Se capitasse prenderei il primo aereo e tornerei qui. Dai mamma, è un’occasione più unica che rara.”

Eva abbassò lo sguardo e sorrise “Sai, mi ricordi me quando avevo la tua età. Testarda e pronta a tutto per raggiungere il suo obiettivo.”

“Quindi lo prendo per un sì?”

Eva annuì continuando a sorridere.

“Grazie mamma.”

“Però ci sono delle regole: sia io che zia Alice non vogliamo che i Cesaroni sappiano della nostra presenza a Roma.”

“Perché no?”

“Perché conoscendoli farebbero di tutto per incontrarci.”

“E questo è un male?”

“Marta, non è un male. Però io e zia Alice siamo state ferite da loro e rivederli riaprirebbe vecchie ferite mai rimarginate.”

“Immagino…”

“Tu sarai a Roma per lavoro e alloggerai in un appartamento pagato dall’Università.”

“Va bene mamma, dovrò dire una piccola bugia a papà e agli zii”

“Grazie Marta, sapevo che avresti capito.”

 

-Fine flashback-

 

Eva volse lo sguardo verso la figlia: Marta sorrideva raggiante, era a Roma, la città dove è nata, dove è cresciuto suo padre, i suoi zii, i suoi nonni; la Città Eterna, piena di storia e lei voleva assolutamente far parte di quella storia.

“Eccole.” disse la ragazza “Questa è la mia e questa è la tua mamma.” Marta prese due  grandi trolley uno di colore rosso e l’altro di colore arancio.

Eva era più agitata del previsto: non pensava che Roma le potesse fare quell’effetto; era cresciuta in quella città, aveva raggiunto picchi notevoli ma aveva anche toccato il fondo quel pomeriggio di Giugno di venti anni prima in una mansarda della Garbatella.

Pensava che tutto fosse passato ma il solo essere lì non la rasserenava.

“Mamma, mamma. Ho trovato il taxi. Andiamo?” urlò Marta poco distante da lei.

“Sì, arrivo.”

“Dove vi porto signore?” domandò il taxista.

“Ai Parioli. Questo è l’indirizzo” rispose Eva porgendo all’uomo un biglietto dove era segnato l’indirizzo di casa di Alice.

“Perfetto. ci metteremo poco. Mettetevi pure comode, partiamo subito.”

In taxi, tornata a Roma da New York, con sua figlia, anche stavolta di nascosto; Eva ebbe una sensazione di dejavù: era uguale a quando fu mollata da Alex. 

All’epoca non sapeva che quella sua fuga sarebbe coincisa con l’anno più difficile della sua vita culminato con il momento più bello che abbia mai vissuto con la nascita di sua figlia e la rinascita del suo amore per Marco...e allo stesso non si sarebbe mai immaginata che un anno e mezzo dopo avrebbe vissuto il momento peggiore della sua vita con il tradimento del suo grande amore.

La donna sentì stille salate scendere dai suoi occhi; il solo stare a Roma aveva liberato ricordi che si era sforzata a dimenticare. La sua storia con James che portava avanti da quindici anni l’aveva aiutata a lenire il dolore per la rottura con Marco...ma il ricordo del suo primo vero amore era rimasto in fondo al suo cuore.

“Eccoci arrivati. Fanno 120€.”

“Accettate carte di credito?” domandò Eva.

“Certo, prego” rispose il taxista porgendo il POS.

“La ringrazio.”

Eva e Marta scesero dal taxi, erano di fronte alla palazzina con l’appartamento di Alice e Alberto.

Marta citofonò al nome “Cudicini”.

“Sì chi è?” domandò Alice.

“Hi, I’m an american journalist. I want to talk with the best fashion designer of the world.” rispose Eva.

“Eva! Siete arrivate. Salite, l’appartamento è all’ultimo piano.”

Alice aprì il cancello permettendo ad Eva e Marta di salire.

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Ciao a tutti ragazzi :)

Stavolta vi ho fatto una sorpresa pubblicando due nuovi capitoli :)

Spero vi piacciano :)

Mi raccomando fatemi sapere sempre cosa ne pensate con una recensione negativa, positiva o neutra qualsiasi consiglio è ben accetto :)

A giovedì prossimo con il capitolo 9 :)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - A carte scoperte ***


A CARTE SCOPERTE

“Allora come ti trovi a Roma cuginetto?” disse Marta mentre stava mangiando un gelato seduta alla panchina di Villa Borghese una settimana dopo il suo arrivo con Eva nella Capitale.

“Bene Marta, l’Università è fantastica, i ragazzi italiani sono così cordiali e accoglienti, e poi la città è così fantastica.” rispose Alberto accanto a lei.

“Sapevo che avresti avuto una reazione positiva. Io ho vissuto per poco tempo qui ma ha conquistato anche me.”

“Marta posso dirti un segreto?”

“Certo Alberto. Anzi, è strano che tu abbia un segreto. Io e te ci siamo sempre detti tutto.”

Marta aveva ragione, lei e Alberto si sentivano ogni giorno e si raccontavano sempre tutto: i loro primi amori, le loro prime volte, i loro successi, i loro fallimenti.

“C’è un motivo ben preciso se sono venuto a Roma.”

“Per l’Università giusto?”

Alberto scosse la testa con vigoria “No; l’Università è solo il mio cavallo di Troia. Sono a Roma per cercare un uomo.”

“No...davvero? Cioè...tu...ti sei innamorato di un uomo?” balbettò Marta.

Alberto iniziò a sorridere sotto i baffi.

“Ma se questo è il tuo coming out con me giuro che io ti sosterrò quando farai coming out a casa.”

“No Marta, non sono gay. Non mi sono innamorato di un uomo. Sto cercando sì un uomo ma per un altro motivo.”

“E quale?”

“Sto cercando Francesco Rizzo. L’ex di mamma.”

“E cosa vuoi da lui?”

“Beh, lui è stato l’ultimo fidanzato di mamma, si sono lasciati venti anni fa e io ho proprio vent’anni...quindi se due più due fa quattro.”

“Cioè, Francesco Rizzo…quel Francesco Rizzo…l’amico di papà?”

“Sì Marta, sono sicuro che Francesco Rizzo sia mio padre.”

“Incredibile...certo me lo sarei dovuto aspettare...dopotutto alla storia della provetta non ho mai creduto.”

“Ti dirò di più. Ho iniziato a lavorare nel suo locale da una settimana e gli sono piaciuto. Stasera sono di turno...sarei felice se tu riuscissi a passare.”

“Ma certo. Farò una sorpresa a Francesco. E magari posso invitare anche papà” 

Alberto corrucciò il volto.

“Ehi ho detto qualcosa che non va?” domandò Marta.

“No Marta...spero solo che Marco non abbia sospetti. Se notasse delle somiglianze tra me e te e tra me e Francesco potrebbe tempestarti di domande...dopotutto Marco non sa della mia esistenza giusto?”

“Hai ragione Alberto, papà non sa che tu sei figlio di zia Alice. Posso presentarmi con lui e far finta di non conoscerti. Non sospetterà di nulla”

“Spero solo che vada tutto bene. Tuo padre è un Cesaroni e, da quel poco che mi ha detto mamma su di loro, è capace di raggiungere il suo obiettivo con il suo ‘metodo Cesaroni’ ”

“Hai ragione Alberto, ma ti dimentichi che anche nelle mie vene scorre il sangue dei Cesaroni e posso disinnescare mio padre senza problemi”

“Grazie Marta, sapevo che potevo fidarmi di te.” concluse Alberto abbracciando la cugina.

 

Eva e Alice erano in Via Condotti davanti alla vetrina dell’atelier di Alexander McQueen.

“Quindi queste sono le tue ultime creazioni?” domandò Eva.

“Sì Eva. Ti piacciono?”

“Beh, sono tanto belli quanto cari.” sentenziò Eva guardando il cartellino con il prezzo dell’abito rosso esposto.

“Dai, lo sai che posso farti fare uno sconto.”

“Ali lo so che puoi farlo però non posso approfittarne.”

Le due donne iniziarono a camminare verso la Scalinata di Trinità dei Monti.

“Com’è stato tornare a Roma?” chiese Eva.

Alice abbassò lo sguardo “Più difficile di quel che potessi pensare. La città, i momenti felici, quelli tristi...è stato un turbine che mi ha investito e che non riesco a far passare.”

“Lo so Alice. Per me è la stessa cosa. Appena atterrata ho avuto le stesse sensazioni. Qui a Roma siamo diventate donne, qui a Roma sono nati Marta e Alberto, qui a Roma abbiamo toccato il cielo con un dito e toccato il fondo dal quale siamo risalite.”

“Una città, uno stesso destino per noi due.” 

“Cerchiamo di non rivangare il passato. Dopotutto è passato. Ora siamo due donne, indipendenti e forti. Siamo le sorelle Cudicini e niente e nessuno potrà batterci.” sorrise Eva, prima che Alice colpisse inavvertitamente un uomo.

“Oh mi scusi, non l’avevo vista.” disse immediatamente la donna.

“Non si preoccupi non mi sono fatto niente.” rispose l’uomo voltandosi “Alice?” aggiunse stupito.

Alice guardò l’uomo davanti a lei, non ci volle molto a riconoscerlo nonostante fosse passato tanto tempo dal loro ultimo incontro.

“Annibale?” disse con tono preoccupato.

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Sorpresa :)

Ho deciso di anticipare di un giorno la pubblicazione del nuovo capitolo dato che ho sistemato i titoli dei vari capitoli della storia :)

Spero che il capitolo vi piaccia :)

Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate lasciando una recensione positiva, negativa o neutra :)

A presto :)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Suspense ***


SUSPENSE

Marco era intento a comporre un nuovo singolo da consegnare alla casa discografica; non avrebbe cantato questo pezzo, il suo successo lo aveva portato ad essere un autore molto apprezzato da molti suoi colleghi.

Mentre componeva il brano Marco ripensò a tutto ciò che aveva affrontato negli ultimi vent’anni: ormai era diventata una routine.

-Flashback-
“Ti amo Marco, sapevo che alla fine il nostro amore avrebbe trionfato” disse Maya correndo verso Marco che l’attendeva al termine della scalinata del Palazzo Reale.
“Ti amo anche io Maya, non ti abbandonerò mai”
Per due anni la vita di Marco fu contornata da banchetti e serate di gala, ma più era dentro quel mondo e più sentiva una strana sensazione di disagio.
A tre anni dalla loro riconciliazione, due mesi prima del matrimonio reale, Marco scappò dal Granducato del Lussemburgo lasciando a Maya una lettera sulla scrivania e tornando dal padre Giulio alla Garbatella.

“Cara Maya,
questa è una lettera di addio. Non potevo continuare una storia che ormai non poteva darmi la felicità, non potevo continuare a vivere in un mondo che non era il mio, non potevo continuare a farti soffrire.

 Cara Maya, ti lascio perché mi sono innamorato di un’altra donna e non potevo continuare a donarti un amore fasullo.
Perdonami se puoi.

Marco



Il cuore di Maya si spezzò. Si ripromise che non si sarebbe mai più innamorata, avrebbe governato il suo Paese da sola senza un uomo al suo fianco.
Sapeva che ce l’avrebbe fatta.

“Marco che ci fai qui a Roma?” domandò Giulio dopo aver aperto la porta di casa.
“È finita papà. Non potevo continuare a vivere in un mondo che non era il mio. Non riuscivo a vivere a fianco di una donna che non amavo più.” rispose Marco in lacrime.
“Non ha importanza Marco. Ti rialzerai nuovamente, so che ce la farai. Noi saremo sempre al tuo fianco” controbattè il padre abbracciandolo.
-Fine flashback-

Il cellulare di Marco iniziò a squillare.
“Pronto?”
“Ciao papà” disse Marta dall’altro capo del telefono.
“Marta, tesoro, che bello sentirti”
“Papà, io sono a Roma per lavoro.”
“Davvero? Fantastico allora ti vengo a prendere all’aeroporto. Anzi mi chiedo perché non me l'hai detto prima.”
“Perché è successo tutto in fretta e sono partita subito da New York.”
“Non ti preoccupare. Ma quando verrai a casa?”
“Non verrò a casa papà; l’Università mi ha pagato un appartamento a Roma e alloggio lì”
“Ah...peccato, avrei preferito che fossi qui con noi però non è un problema. Dai, ti raggiungo ovunque tu sei ora, voglio stare con la mia bambina.”
“Papà, ho 25 anni ormai. Possiamo vederci stasera al locale di Francesco.”
“Stasera? Assolutamente sì. Passo a prenderti alle otto?”
“No papà non preoccuparti. Ci vediamo direttamente lì.”
“Va bene piccola mia, a più tardi.”

Alice era visibilmente agitata: possibile che tra tutti gli abitanti di Roma doveva imbattersi proprio in uno della famiglia Cesaroni?
“Ma ciao Alice, è bellissimo rivederti dopo tutti questi anni” continuò l’uomo.
“Eh già, lo stesso vale per me.” mentì Alice.
“Vedo che sei in compagnia della tua splendida amica e non voglio farvi perdere tempo.” aggiunse Annibale.
“Beh, non sono proprio una sua amica, sono sua sorella” controbattè Eva.
“No...tu sei la famosa Eva. Non sai quante volte Marco mi ha parlato di te.”
“Marco chi, scusi?”
“Marco Cesaroni naturalmente.”

 Eva sentì le forze mancare: come poteva un uomo totalmente sconosciuto a lei, incontrato per la prima volta in quel momento conoscere Marco?
Eva voltò lo sguardo verso sua sorella, notò lo stato di agitazione di Alice e sentì una forte empatia con lei: se conosceva Marco probabilmente conosceva anche altri componenti della famiglia, dopotutto gli amici di Marco sono amici di tutti i Cesaroni.
“Mi scusi, posso chiederle come ha conosciuto Marco?” domandò titubante Eva.
“Eva lui è...” tentò di rispondere Alice con un filo di voce.
“Beh, sono suo zio. Sono Annibale Vitale in Cesaroni. Piacere di conoscerti Eva” rispose l’uomo allungando la mano verso la donna.
Stavolta le forze di Eva mancarono davvero al solo sentire il cognome Cesaroni: il buio invase gli occhi di Eva facendola cadere come corpo morto cade.
“Eva, Eva, EVA!” il tono di Alice era sempre più agitato.
“Scusate, io non volevo accadesse ciò” continuava a ripetere Annibale.
Eva riaprì gli occhi dopo cinque minuti abbondanti dopo che un capannello di persone si era formato intorno ai tre.
“Ahia la testa, me la sento pesantissima” disse Eva risvegliandosi.
“Eva, meno male. È tutto a posto?” chiese Alice.
“Sì sì tutto a posto. Deve essere stato il jet lag non ancora smaltito”
“Per fortuna ti sei risvegliata. Ci hai fatto prendere un bello spavento” continuò Annibale tirando un sospiro di sollievo.
“Vi chiedo scusa se vi ho spaventato. Ho solo bisogno di un po’ di riposo.”
“Non preoccuparti Eva, ora andiamo dirette a casa” aggiunse Alice.
“Sì, è l’idea migliore. Se volete posso accompagnarvi, ho la macchina qui vicino” intervenne Annibale.
“No, non serve, la nostra casa è qui vicino. Ti ringrazio Annibale.” provò a divincolarsi Alice. “Va bene, non insisto. Però Alice, Eva mi farebbe piacere reincontrarvi. Magari invito anche i figli di Giulio, anche a loro farebbe sicuramente piacere”
Le due donne iniziarono a sudare freddo: non potevano accettare l’invito, non potevano rivederli.
“No Annibale, grazie ma non possiamo accettare l’invito. Siamo piene di impegni lavorativi e trovare anche una sola giornata libera è impossibile.” rispose quasi stizzita Alice.
Annibale abbassò lo sguardo in segno di resa: sapeva che tra loro e i ragazzi non scorreva più buon sangue ma non si aspettava questo astio.
“Nel caso cambiaste idea, questo è il mio numero di cellulare. È stato bello rivederti Alice, ed è stato bello conoscere di persona Eva.” concluse Annibale porgendo il suo bigliettino da visita ad Alice.
“Lo stesso vale per noi Annibale” concluse a sua volta Alice prendendo il bigliettino da visita. Annibale si congedò dalle due donne accennando un piccolo inchino con il capo voltandosi e disperdendosi tra la folla; Eva e Alice fecero altrettanto voltando le spalle alla direzione intrapresa dall’uomo: le due donne videro nuovamente il bigliettino da visita dell’avvocato; senza pensarci troppo lo strapparono gettandolo presso il cestino a loro più vicino.
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A/N
Ciao a tutti ragazzi 🙂
Lo so questa settimana non sono stato molto attivo, purtroppo sono in ferie e non accedo spesso su EFP.
Riesco ad aggiornare la mia FF con questo nuovo capitolo 🙂
Come sempre spero vi piaccia e fatemi sapere con una recensione positiva, neutra o negativa cosa ne pensate.
A presto 🙂

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Sospetti ***


SOSPETTI

La sera arrivò in fretta e Marta era già arrivata al locale di Francesco vestendo un elegantissimo abito rosso porpora, il trucco appena accennato e i capelli raccolti in una elegante coda di cavallo.

Aveva già incrociato Alberto con cui aveva scambiato un cenno d’intesa e si sedette al primo tavolo libero trovato.

Poco dopo fu raggiunta da Marco.

“La mia bambina diventa ogni giorno più bella” esordì l’uomo.

Marta sorrise e abbracciò il padre “Grazie papà sei sempre troppo dolce con me.”

“Perché te lo meriti piccola mia.”

I due si sedettero.

“Allora, come mai sei a Roma?”

“Ho del lavoro da svolgere per conto dell’Università e quindi mi hanno catapultato qui.”

“E che tipo di lavoro?”

Marta si sentì presa in contropiede: era d’accordo con sua madre che sarebbe stata a Roma per lavoro ma cosa avrebbe dovuto svolgere non ne aveva mai parlato.

“La Columbia sta sviluppando un nuovo algoritmo informatico riguardo alla sicurezza dei dati su Internet e voleva avvalersi dei migliori ricercatori italiani del settore che si trovano alla Sapienza e quindi hanno mandato me” mentì spudoratamente la ragazza.

“Wow immagino sia un compito di grande responsabilità.”

“Sì in effetti lo è” sorrise Marta: aveva dovuto usare il Metodo Cesaroni contro suo padre, in cuor suo sperava ci cascasse.

“Ma guarda un po’. Il mio migliore amico fissa un appuntamento con una splendida ragazza nel mio locale e non mi avvisa?” domandò Francesco avvicinandosi ai due.

Marta si sporse per mostrarsi meglio all’amico del padre.

“Sì, lui sarà sempre il mio principe azzurro, zio.” rispose sarcasticamente Marta.

“Marta, ciao che sorpresa. Ma come mai a Roma?” aggiunse l’uomo.

“Sono qui per lavoro.”

“Ma è fantastico averti qui.”

“INSOMMA FÀ ATTENZIONE” urlò d'improvviso un uomo rivolgendosi ad Alberto “È LA SECONDA VOLTA CHE MI URTI, SE NON LA FINISCI PASSO ALLE MANIERE FORTI”

“Mi scusi, ho chiesto più volte permesso, ma c’è tanta gente e passare in mezzo a tutti voi non è semplice” tentò di salvarsi il ragazzo.

“NON MI INTERESSA, LA TUA STRAFOTTENZA MI STA STANCANDO.”

Francesco corse a salvare il suo nuovo cameriere “Lo perdoni, purtroppo è stato vittima di uno scherzo innocente, qualcuno l’ha spintonato e si è nascosto. Ora per farci perdonare il prossimo giro di birra glielo offro io. Glielo faccio portare subito.” sorrise all’indirizzo del cliente.

“Grazie, lei è davvero gentile. Si vede che il locale va bene solo grazie a lei.”

“Mi fa piacere ciò. Ora mi perdoni, devo dire due paroline a questo ragazzo”

Francesco prese sotto braccio Alberto e lo portò vicino al tavolo dov’era seduto con Marco.

“So benissimo che non l’hai fatto apposta. Quello lo conosco, è un tipo che ogni sera viene qui solo per attaccare briga e stavolta ha usato te come pretesto. Non ti preoccupare, continua a lavorare e tutto andrà per il meglio.” disse Francesco rincuorando Alberto.

“Grazie Francesco, sei gentile con me.”

“Dovere. Ora vai, e tra cinque minuti passa dal mio tavolo che sono con due miei amici che devono ancora ordinare.”

“Sarà fatto.”

I cinque minuti concordati passarono velocemente e Alberto si presentò al tavolo di Francesco, Marco e Marta.

“Buonasera signori, vi chiedo se siete pronti ad ordinare.”

“Ammazza, da dove lo hai preso? Dal DAMS?” domandò Marco “Ascolta ragazzo, qui siamo alla Garbatella, è un quartiere popolare e molto semplice, non servono molti complimenti. Soprattutto con noi che siamo amici e parenti di Francesco.” 

“Va bene, lo terrò a mente, grazie.” sorrise Alberto.

“Comunque a me puoi portare un Negroni.” aggiunse Marco.

“Per me invece un Sex on The Beach.” fu invece l’ordinazione di Marta.

“A me invece la birra alla spina chiara.” concluse Francesco.

“Grazie mille, ve li porto subito.”

Dopo dieci minuti il ragazzo fece ritorno con le tre bevande.

“Allora il Sex on The Beach per la ragazza, la birra per il mio capo e il Negroni per l’amico del mio capo” in quel momento gli sguardi di Alberto e Marco si incrociarono: Marco sentì un brivido percorrergli la schiena. Quello sguardo serio e ricco di sogni, uno sguardo che aveva già visto in passato; lo aveva visto l’ultima volta venti anni prima davanti al cancello di casa di Francesco mentre parlava con Alice. 

“Perdonami” disse Marco prendendo il braccio destro di Alberto e continuando a fissarlo negli occhi.

“Hai lo stesso sguardo di… noi non ci siamo mai visti prima giusto?” domandò l’uomo.

“No, è la prima volta che la incontro”

Marta iniziò a sudare freddo, era pronta ad affrontare tutto ma non si aspettava questo comportamento da parte del padre.

“Ehm papà non ti starai mica innamorando.” cercò di smorzare la tensione Marta.

“Eh infatti, il ragazzo mi serve come cameriere non come tuo amante.” aggiunse Francesco.

Marco mollò immediatamente la presa e voltò lo sguardo verso gli altri due commensali “Perdonatemi, ho avuto una strana sensazione. Scusami anche tu ragazzo”

“Non c’è problema, ora scusatemi devo tornare al bancone.” ci congedò Alberto.

“Uuuh scampato pericolo” pensò Marta mentre sorseggiava il suo drink.

“È che lo sguardo di quel ragazzo mi ha ricordato terribilmente qualcuno.” 

“Allora è una sensazione che non ho avuto solo io.” controbattè Francesco.

“Chi ti ha ricordato?” domandò Marco.

“Alice”

“Allora siamo in due.”

“MERDA!” continuò a pensare Marta bevendo il suo cocktail.

“Marco, il cognome del ragazzo è Cudicini.”

Marta non si trattenne e sputò immediatamente tutto il liquido che aveva in bocca in quel momento mentre Marco rimase a bocca spalancata.

“Cudicini? Come è piccolo il mondo.” aggiunse Marta provando a strappare una risata ai due uomini.

“Troppo piccolo per i miei gusti.” Marco iniziò ad insospettirsi “Marta, amore di papà, non è che tu sai qualcosa?”

“Io? No, assolutamente no. Ti pare che se zia Alice avesse un figlio io non avrei mai dovuto parlartene? Suvvia. Ora scusate devo andare in bagno.” concluse Marta alzandosi immediatamente e correndo verso il bagno lasciando soli Marco e Francesco.

Marco continuò a guardarla con sguardo sospettoso.

“Le credo. Però devo dire che quello sguardo era terribilmente uguale a quello di Alice.”

“Marco cosa hai in mente?”

“Francesco quanti anni ha il ragazzo?”

“Ho letto sul suo curriculum che è nato nel 2015 quindi ne ha 19”

“E Alice oggi ne dovrebbe avere 40.”

“Non sto davvero riuscendo a capire dove tu voglia andare a parare”

“Pensaci, compare nel tuo locale un ragazzo di 19 anni, dal cognome Cudicini che ha lo sguardo identico ad Alice. Dai è palese che si tratti di suo figlio.”

“E che vuoi fare? Andare da lui e chiederglielo chiaro e tondo?”

“Oh no Francesco. C’è un altro modo per estorcergli informazioni”

“Ma certo”

“Metodo Cesaroni” dissero all’unisono.

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Ciao a tutti ragazzi. Spero che il dodicesimo capitolo sia di vostro gradimento 😄
Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione negativa, neutra o positiva 😄
A giovedì prossimo con il nuovo capitolo 😀

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - La Mattina dell’Apocalisse ***


LA MATTINA DELL'APOCALISSE 


“Tu sei completamente matto a dare il tuo cognome” tuonò Marta in camera di Alberto il mattino successivo.

“Eh ma cosa dovevo fare? Inventarmene un altro?”

“Sì Alberto! Sì cazzo! Pensi che ora mio padre se ne stia tranquillo a casa senza indagare?”

“Beh tu mi hai detto che puoi disinnescarlo.”

“Sì, posso quando sono con lui non quando sono qui.”

“Dai, scommetto che non succederà niente di particolare. Dobbiamo tranquilizzarci così io potrò continuare ad indagare su Francesco.”

“Sei troppo ottimista Alberto. Papà è degno figlio di nonno Giulio: nonno era testardo e pronto a tutto per raggiungere il suo obiettivo e papà è uguale a lui.”

Il cellulare di Alberto squillò in quell’istante, era un SMS.

“Ciao Alberto sono Francesco. Vorrei parlarti in merito a ciò che è successo ieri durante il servizio e darti qualche dritta per il servizio di stasera. Vediamoci al locale alle 16.” recitava il messaggio.

“Chi è?”

“È Francesco. Vuole vedermi al locale alle 16 per parlarmi di lavoro.”

“Spero solo che non sia un piano organizzato da lui e mio padre.”

“Dai tranquilla, non essere paranoica. Vedrai che andrà tutto per il meglio.”

“Vorrei avere il tuo ottimismo cuginetto.”

 

Nella camera accanto Eva, Alice e Jolanda erano intente a fare colazione.

“Certo che quei due parlano davvero tanto.” disse Jolanda.

“Sì, sono praticamente cresciuti insieme, è naturale che abbiano un rapporto tanto stretto.” rispose Eva mentre era intenta a fare ricerche sul suo portatile.

“Dopotutto sono i due unici cugini della famiglia, era ovvio che legassero così tanto.” aggiunse Alice “Caffè?”

 

“Sì grazie.” Risposero le due donne all’unisono.

“Già indaffarata di prima mattina Eva?” domandò Alice.

“Beh sì, devo raccogliere più informazioni possibili per il saggio che devo scrivere.” 

“E hai già trovato qualcosa?” chiese invece Jolanda.

“Sì, ho visto che questo ‘Rinascimento romano’ è dovuto ad una legge di riqualificazione delle periferie del 2030. Ho già scaricato il testo completo.”

“Ottimo. E chi ha firmato la legge?” fu la domanda di Alice.

“Non so, ci sono le informazioni sul Parlamentare in fondo al documento. Vado a spulciarlo subito.”

Eva aprì velocemente il file e andò in fondo al documento scoprendone l’identità.

“Oh no…” furono le sue parole.

Alice e Jolanda la guardarono con sguardo interrogativo; Eva guardò Alice con gli occhi di chi implorava il perdono.

“Eva cosa è successo?” domandò preoccupata Alice.

Eva girò il computer in direzione di Alice mostrando una foto impeccabile in giacca e cravatta dell’uomo e sotto, come didascalia, il suo nome ‘Rodolfo Cesaroni’.

 

Rudi era nel suo studio nella mansarda di casa Cesaroni a leggere la miriade di mail che riceveva giornalmente.

“Mi hanno messo nel giro di mail riguardante il progetto del Ponte sullo Stretto. Bucchi stavolta mi sentirà.”

Mentre era intento a scrivere una mail chiedendo la sua rimozione da quella conversazione Marco entrò in mansarda.

“Rudi.”

“Ehi Marco, entra pure.”

“Hai cinque minuti?”

“Sì invio questa mail e sono tutto tuo. Siediti intanto.”

Marco si avvicinò alla scrivania accomodandosi sull’elegante sedia davanti al fratello.

“Ok ci sono.”

“Marta è qui a Roma.”

“Davvero? Fantastico. Ma è qui a casa? Voglio riabbracciare la mia nipotina.”

“No Rudi, non è a casa, è in un appartamento pagato dall’Università, forse.”
“Forse?”

“Sì forse. Non sono molto sicuro che Marta sia a Roma da sola credo sia in compagnia.”

“Un uomo? Non mi dire che stai facendo il papà geloso.” sorrise Rudi.

“No Rudi. O meglio credo che sia con un uomo ma non credo si tratti del suo ragazzo. Credo si tratti di suo cugino.”

“Cugino? Ma né io né Mimmo abbiamo figli.”

“Rudi, non ci siete solo voi due.”

Rudi spalancò gli occhi.

“Vedo che hai capito di chi sto parlando.” continuò Marco.

“Ma non è possibile, avremmo saputo di suo figlio, ce l’avrebbe detto, che senso ha tenerlo nascosto?”

“Alice è stata tradita da Francesco e da papà. Non voleva nel modo più assoluto avere a che fare con noi. Prova a metterti nei suoi panni: ha visto il secondo matrimonio di sua madre fallire, io ho fatto soffrire sua sorella, il suo ex è il mio migliore amico e con te il rapporto non era più come un tempo. Che senso aveva dirci che aveva avuto un figlio?”

“Hai ragione. Dopotutto non c’è alcun nulla che lega noi e lei. Tu e Eva avete Marta ma lei?”

“Appunto Rudi. Ascolta io e Francesco oggi tenderemo una trappola per assicurarci che il ragazzo sia effettivamente figlio di Alice. Tu sei dei nostri?”

“Aspetta, lo avete già conosciuto?”

“Sì. Non ho avuto conferme da Marta ma sono sicuro che lui sia il figlio di Alice. Ha il suo stesso sguardo Rudi.”

“Sì ma dove lo avete conosciuto? Era con Marta?”

“Oh no. Lavora al locale di Francesco.”

“Come è piccolo il mondo. Tra tutti i luoghi dove poteva lavorare a Roma ha trovato un posto proprio nel locale dell’ex di sua madre. Comunque sì, sono dei vostri. Cosa avete intenzione di fare?”

“Tu vieni al locale di Francesco alle 15:30. Metodo Cesaroni.”

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Ciao a tutti ragazzi, spero che il tredicesimo capitolo sia di vostro gradimento 😄
Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione negativa, neutra o positiva
A giovedì prossimo con il nuovo capitolo 😄

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Il Pomeriggio dell'Apocalisse ***


IL POMERIGGIO DELL'APOCALISSE

“No, io non posso intervistarlo.” continuò Eva.

Alice era impietrita: si sarebbe aspettata chiunque meno che lui; sapeva che era entrato in Parlamento, sapeva come la sua vita era cambiata, ma mai avrebbe immaginato che Rudi fosse il padre di una delle leggi più importanti della Repubblica Italiana.

“Eva. Io penso che tu debba farlo. È il momento più importante della tua carriera, non puoi sottrarti solo per non ferirmi.” provò a rassicurarla Alice.

“Ali, non riguarda solo te, riguarda anche me. Se io intervisto Rudi l’incontro con Marco sarebbe poi una conseguenza.” controbattè la maggiore delle Cudicini.

“Ma non saresti costretta ad incontrare Marco. Se lui propone l’incontro tu gentilmente rifiuti” intervenne Jolanda.

“Sì potrei farlo, però” rispose Eva.

“Però cosa?” domandò nuovamente Jolanda.

“Però...nulla. Mi inventerò qualcosa dai.” le rassicurò Eva. “Provo a scrivere una email al suo ufficio stampa spero mi rispondano il prima possibile” aggiunse.

“Oh così mi piaci, piena di voglia di lavorare.” sorrise Jolanda seguita dalle altre due donne.

“Per tirarvi su il morale” aggiunse la riccia “Stasera facciamo una bella uscita a quattro solo donne.”

Le due sorelle si guardarono.

“Ma sì dai, da quando siete a Roma non siete mai uscite, avete passato tutte le serate rinchiuse in casa. Avete bisogno di una bella boccata d’aria.” continuò Jole.

“Dai in fondo, perché no. Dopotutto non possiamo passare la nostra vita rinchiuse.” rispose Alice.

“E dove vorresti portarci?” chiese Eva.

“Beh, casualmente qualcuno ha scoperto dove lavora Alberto. Sarebbe una bella sorpresa per lui se andassimo a trovarlo noi tre e Marta.” rispose Jolanda.

“Uhm sì. Non è una cattiva idea.” rispose a sua volta Alice.

“Ottimo, allora avviso Marta. Anzi no. Conoscendola ci impedirebbe di andare a trovarlo.” aggiunse Eva “Ho un modo però per convincerla” 


Le 16 quel giorno arrivarono in fretta ed Alberto si presentò puntuale al locale di Francesco.

“Oh eccoti qui.” esordì Francesco.

“Buonsera a tutti” rispose Alberto.

“Allora come stai? Immagino tu abbia passato momenti migliori dopo quello che è successo ieri sera.”

“Beh sì, però ti ringrazio per avermi salvato.”

“Dovevo, te l’ho detto quello è una testa calda ma lascia parecchi soldi ogni sera, bisognava tenerlo a bada.”

“Capisco.”

“Ma sediamoci un po’, parlare in piedi non è proprio il massimo.”

Francesco accompagno Alberto verso un tavolo già occupato da due persone: una faccia già conosciuta, Marco, il padre di Marta, e un altro uomo a lui sconosciuto.

“Perdonami Alberto ma ieri non abbiamo fatto le presentazioni, lui è Marco, mio amico da sempre.”

“Piacere.” rispose Alberto.

“Mentre lui non l’hai mai conosciuto, è Rudi, fratello di Marco.” continuò Francesco.

“Piacere di conoscerla.” rispose nuovamente Alberto mentre si sedeva.

“Francesco ci ha parlato di te, sei uno studente universitario giusto?” domandò subito Marco.

“Sì, sono al primo anno della facoltà di Chimica.”

“Bella la Chimica, mi divertivo un sacco quando la studiavo: in laboratorio mi divertivo a sciogliere i quaderni negli acidi che avevamo a disposizione.” rispose Marco.

“E come mai hai scelto proprio Roma per l’Università? Non sei romano e non sei nemmeno cresciuto in Italia da quello che mi diceva Francesco” domandò invece Rudi.

“Beh Roma è una delle città più importanti del mondo, poi da quando è diventata così importante le opportunità universitarie e lavorative si sono moltiplicate.” rispose il ragazzo.

“E a Roma sei solo?” chiese stavolta Marco.

“Sì, sono qui da solo, ho una stanza in una casa con una aspirante medico e una studentessa di giornalismo.” mentì Alberto.

“Ti starai dando alla pazza gioia senza mamma e papà che ti controllano.” sorrise Francesco.

“No, no. Ho deciso di lavorare per sostenere i miei studi, non voglio essere un peso. Per il divertimento c’è tempo dopo la laurea.”

“Sei un bravo ragazzo.” controbattè Rudi.

“E dicci un po’, tua madre e tuo padre che lavoro fanno?” domandò Marco.

“Mia madre è una stilista, mentre mio padre non l’ho mai conosciuto.” rispose tristemente Alberto.

“Ah...non lo sapevo perdonami. E dimmi un po’ Sergio come sta?” chiese a bruciapelo Marco.

“Il nonno sta alla grande. Vive alle Bahamas con la sua colf che ha spos…” Alberto si interruppe immediatamente mordendosi la lingua mentre Rudi fece cadere la tazzina del caffè che teneva in mano.

“Sergio Cudicini è tuo nonno.” disse Marco chiudendo gli occhi.

Alberto di contro abbassò il capo: si era tradito con le sue stesse mani, il suo piano era andato a farsi benedire, ora assicurarsi la fiducia di Francesco sarebbe stato impossibile.

Marco si alzò dal divanetto da cui era seduto.

“Quindi facendo due più due una tra Eva e Alice è tua madre.” continuò l’uomo.

Alberto annuì tristemente con il capo.

“Tu sei il figlio di Alice.” intervenne Rudi con lo sguardo basso.

Alberto stavolta sospirò: “Sì Alice Cudicini è mia madre.”

Marco sorrise: “Il figlio di Alice, cugino della mia Marta. Che svolta inaspettata. Ragazzo, anche se hai tenuto la tua identità nascosta non preoccuparti delle conseguenze. Io ti do ufficialmente il benvenuto nella famiglia Cesaroni.”

Alberto era stupito, si aspettava una reazione dura da parte dell’uomo invece era stato più dolce del previsto: Marta gli aveva parlato del cuore d’oro del padre ma non si aspettava fosse così buono.

Anche se vedeva tanta bontà da una parte vedeva nel fratello di Marco uno sguardo attonito e triste: Alberto non fece ulteriori domande e si godette quel momento conviviale.

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Buongiorno ragazzi,

spero come sempre che il capitolo sia di vostro gradimento.
Mi raccomando, fatemi sempre sapere cosa ne pensate con una recensione critica che sia negativa, neutra o positiva :)

A giovedì prossimo con il prossimo capitolo :)

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - La Sera dell'Apocalisse ***


LA SERA DELL'APOCALISSE


La sera arrivò quasi all’istante.

Eva, Alice, Jolanda e Marta erano quasi arrivate al locale di Alberto.

“Quindi mi stai dicendo che questa serata tra donne non è altro che una sorpresa ad Alberto?” Rabbrividì Marta.

“Certo. Se te l’avessi detto subito non saresti mai voluta venire” sorrise Eva.

“Cazzo, non ci voleva, spero solo che papà non sia qui stasera.” Pensò Marta.

“Va bene, troviamo Alberto, lo salutiamo e poi andiamo via giusto?” rispose la ragazza.

“Ma no, passiamo tutta la serata qui. C’è una bella atmosfera stasera.” Concluse Eva.

“Calma Marta, calma e gesso. Non è detto che papà sia qui stasera; al massimo si potrà incontrare zio Francesco.” rimuginò mentalmente Marta.

 

Marco, Rudi e Mimmo erano al bancone del locale intenti a sorseggiare una birra.

“Quindi il ragazzo è nostro nipote. Chi l’avrebbe mai detto: Alice mamma. Suona comunque così strano anche se lei ha raggiunto i 40 anni” disse Mimmo.

“È stato strano anche per noi: però nonostante oggi abbia 40 anni rimane pur sempre Alice, la nostra ex sorellastra.” sospirò Marco.

Rudi invece aveva la testa bassa davanti al bicchiere di birra ancora pieno.

“Oh Rudi. Mi spieghi cos’hai?” domandò il fratello maggiore.

“Niente Marco. Quando si parla di lei mi succede sempre lo sai.” rispose il fratello di mezzo.

“Lo so Rudi, però sono passati 20 anni, è il momento di svoltare no?”

L’uomo abbassò lo sguardo abbattuto: l’aveva promesso a sé stesso, l’aveva promesso alla mamma, avrebbe amato solo Alice per il resto della sua vita, il suo cuore sarebbe appartenuto solo a lei.

“Va beh, il mio in questo caso è un monologo. Ascolta, Francesco mi ha chiesto di suonare un pezzo stasera, mi aiutate a portare dentro tutta la strumentazione?” chiese Marco ai suoi fratelli.

I due annuirono prima di uscire e a dirigersi verso l’auto.

 

“Meglio di quanto mi aspettassi.” esordì Alice entrando nel locale guardandosi attorno alla ricerca di suo figlio trovandolo immediatamente e dirigendosi verso di lui sorridendo.

“Mi scusi ragazzo, c’è un tavolo libero?” Domandò Alice al figlio.

“Mamma? Che ci fai qui?” ribattè Alberto.

“Sorpresa. Volevamo vedere dove lavoravi.”

“Volevamo?”

“Certo. Sono qui con Eva, Jole e Marta.”

“Riunione di famiglia” rispose ironicamente il ragazzo.

“No tranquillo, giuriamo che non ti saremo d'intralcio. Ora però c’è posto per me e le mie
amiche?”

“Controllo cosa c’è. Vi faccio sapere non appena possibile.”

 

“Non capisco perché porti il mixer e il basso nonostante tu suoni solo la chitarra.” domandò Mimmo.

“Scaramanzia. Quello è stato il mixer utilizzato dallo staff durante X-Tour mentre il basso è un regalo di Saturnino prima del concerto di Parigi nel 2022” rispose Marco.

“Meno male che sono assicurati” aggiunse Mimmo.

“Eh già.” i tre uomini passarono accanto al bancone ed al bagno del locale proprio mentre stava uscendo Marta.

“Marta amore mio” disse Marco.

“Papà?” Rabbrividì la ragazza.

“Perché non mi hai detto che eri qui stasera?”

“Ehm...sorpresa.”

“Che bello, ma sei da sola? Immagino di sì” incalzò il padre.

“Ehm, sì sono da sola.”

“Marta, nipotina mia che bello vederti.” intervenne Rudi.

“Ciao zio.” Rispose la ragazza abbracciando l’uomo.

“Come mai non ci hai detto che eri qui stasera?” domandò Mimmo.

“Ehm volevo farvi una sorpresa, sapevo di trovarvi qui” sorrise mentendo la ragazza.

“Marta come mai ci stai mettendo tanto, il tavolo è pron…” disse Jolanda raggiungendola e mordendosi la lingua alla vista dei tre fratelli Cesaroni.

“Ma guarda un po’, non manca proprio nessuno stasera.” ironizzò Marco.

“Ciao Marco, Rudi, Mimmo.” rispose Jolanda visibilmente agitata.

“Che sorpresa averti qui, fai da tutor alla mia piccola Marta?” domandò Marco.

“Ma no, l’ho incontrata per caso qualche giorno fa e le ho chiesto di uscire.” Mentì la donna.

I tre fratelli Cesaroni si guardarono sorridendo.

“Stasera mi hanno chiesto di suonare qui, Marta perché non canti la Ninna Nanna con me? Dopotutto è stata la prima canzone che ti ho dedicato.”

“No papà, non so cantare e poi mi vergogno.” Rispose Marta lanciando uno sguardo gelido verso il padre.

“Wow va bene non insisto. Dai comunque canterò per te. Rudi, Mimmo accompagnate le ragazze non appena finite di aiutarmi?” Domandò il cantante.

“Certo fratellone.” Risposero i due all’unisono prima di allontanarsi tutti e tre.

 

“Siamo nella merda fino al collo. Sai cosa può succedere se Eva e Alice incontrano Marco e Rudi?” Incalzò agitata Jolanda.

“Lo so Jole. Sarebbe un disastro. Cosa possiamo fare” rispose Marta chiudendo gli occhi.

“Idea! Jole. Metodo Cesaroni.” Continuò.

“Mi fai paura lo sai Marta?”

 

“Quindi vuoi incastrare Marta facendole sputare il rospo su Alberto?” Chiese Rudi mentre montavano la strumentazione.

“Sì. La mia bambina ha bisogno di un po’ di Metodo Cesaroni ristorativo. Mi ha tenuto, anzi, ci ha tenuto nascosto suo cugino per vent’anni. Deve capire che ha sbagliato.” fu la risposta piccata di Marco.

“Va bene non insisto nel farti cambiare idea.”

“Anche perché non l’avrei cambiata.”

D’improvviso l’allarme anti incendio del locale iniziò a suonare.

Tutta la gente presente iniziò a defluire all’esterno.

“Cazzo, non ci voleva. Ragazzi smontiamo tutto e usciamo. Mi sa che la serata è saltata.” disse Marco amareggiato.

 

“Dai usciamo veloce. Non vorrei ritrovarmi in mezzo al fumo” disse Marta rivolta ad Eva e Alice che si erano appena sistemate al tavolo preparato da Alberto.

“Sì, hai ragione. Andiamo velocemente” rispose Eva.

Appena fuori l’ingresso del locale Alice si accorse di aver lasciato la borsa nel locale; la donna girò i tacchi e rientrò nel locale ormai vuoto.

“Alice, dove vai?” chiese Eva seguendola.

La giornalista raggiunse la sorella all’interno del locale “Ohi Alice, perché sei rientrata?” domandò.

“Avevo dimenticato la borsa. Però strano, non c’è fumo qui dentro.” rispose Alice avvicinandosi al palco del locale notando tre uomini intenti a smontare della strumentazione.

 

“Ma mamma e zia Alice dove sono?” chiese Marta.

“Non so, pensavo le tenessi d’occhio.”

“E io pensavo che tu stessi facendo la stessa cosa. Seguimi Jole”

La ragazza trascinò Jolanda nuovamente all’interno del locale.

 

“Ottimo, abbiamo finito, scappiamo dai.” disse Marco.

I tre fratelli Cesaroni si voltarono all’unisono e si diressero verso l’uscita del locale, trovandosi di fronte due donne.

I tre si immobilizzarono alla loro vista. Non si aspettavano di trovare loro quella sera al locale di Francesco. Non si aspettavano di trovarle a Roma.

 

Alice ed Eva si avvicinarono sempre di più al palco quando i tre uomini si voltarono e si diressero verso di loro.

Le due donne riconobbero i tre davanti a loro: non li incontravano di persona da oltre vent’anni ma non potevano dimenticare i loro volti.

 

“Oh Marta perché stai rientrando?” domandò Alberto incrociando Marta.

“Seguimi Alberto, tua madre dentro con mia madre.”

“Ma perché si cacciano sempre nei guai?”

I due ragazzi con Jolanda entrarono di corsa nel locale e si trovarono davanti ai loro occhi l’ultima scena che avrebbero mai voluto vedere.

 

I cinque ex-fratellastri si trovarono faccia a faccia; tutti notarono l’arrivo di Marta, Alberto e Jolanda.

Marco chiuse gli occhi prima di riguardare le due ex sorellastre.

“Eva, Alice” esordì.

Rudi rimase con la bocca spalancata.

Gli occhi di Mimmo iniziarono a gonfiarsi di lacrime.

“Rudi. Marco. Mimmo.” balbettò Alice.

Marta si portò entrambe le mani sul volto.

“Mamma” disse invece Alberto.

“Riunione di famiglia.” fu il commento amareggiato di Jolanda.

Il tutto mentre il corpo di Eva cadde a terra perdendo i sensi.

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Buonasera ragazzi,

vi presento il nuovo capitolo. Ho voluto dare una svolta decisa alla mia storia con l'incontro tra i cinque ex fratellastri.

Spero vi piaccia :)

Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione positiva, neutra o negativa.

A presto :)

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - Non c’è posto al mondo più per noi ***


Non c’è posto al mondo più per noi

Gli otto si ritrovarono in Ospedale raggiunti da Lucia e Stefania, Francesco, che affidò il locale al suo secondo, e Nina.

L’atmosfera nella sala d’attesa era surreale: Alice, Alberto, Jolanda, Lucia e Stefania erano seduti da un lato, Marco, Rudi, Mimmo, Francesco e Nina dall’altro, Marta passeggiava nervosamente su e giù per la stanza.

Nessuno riusciva a parlare ai membri dall’altro lato, nessuno voleva fare la prima mossa.

La tensione fu smorzata dall’inferniere che uscì dal Pronto Soccorso.

“Chi ha accompagnato la signora Cudicini?” Domandò.

“Io sono la figlia. Loro sono la sorella e la madre.” Rispose prontamente Marta indicando successivamente Alice e Lucia.

“Bene. Allora, la signora sta bene, naturalmente passerà la notte sotto osservazione da noi.” Continuò l’infermiere.

“Che splendida notizia” si rasserenò Marta

“In quale stanza l’avete sistemata?” Chiese Lucia.

“Stanza numero 14. Vi accompagno.”

“Nonna, zia Alice andate avanti, io vi raggiungo subito.” 

Marta voltò i tacchi e raggiunse suo padre.

“Allora? Come sta?” Chiese Marco.

“Sta bene. Passerà la notte qui e credo che già domani potrà tornare a casa” rispose la figlia.

I presenti tirarono un sospiro di sollievo.

“Marta, puoi chiederle se posso incontrarla?” continuò l’uomo.

“Papà, se la mamma ha avuto questo mancamento credo sia stato causato proprio da te. Sai cosa ha passato vero?”

“Sì lo so, me l’hai detto però non voglio che vada tutto a puttane. Ora che è a Roma vorrei provare almeno a ricostruire un rapporto civile con lei.”

Marta chiuse gli occhi: come poteva suo padre chiedere ciò, come poteva dopo vent’anni sperare di tornare ad essere amico di Eva, come poteva osare così tanto.

“Papà, pensi che tu possa tornare di punto in bianco e ricostruire ciò che tu hai distrutto con la mamma? Pensi che la mamma non sappia che tu hai mollato Maya pochi anni dopo? Come pensi che sia stata?”

“Marta, io”

“Papà, hai avuto vent’anni e non hai mai provato a fare il primo passo.”

“Marta c’è qualcosa che devi sapere.”

Marco prese un lungo sospiro.

“Era il 20 Giugno del 2018, io e Maya avevamo rotto da ormai tre anni. Decisi di prendere tutto il coraggio che avevo e partii per New York. Avevo molto da dire ad Eva, anzi dovevo dirle tutto.”

“Papà dai basta. Non riesco più a crederti. Lo sai, io non mi sono mai intromessa nel vostro rapporto, però tu le hai fatto troppo male e non voglio vederla soffrire nuovamente. Ti prego, basta.” sentenziò Marta prima di raggiungere la stanza di Eva.

Marco rimase basito: Marta non aveva mai reagito in questo modo.

“Marco andiamo a casa. Purtroppo qui non siamo molto graditi.” disse Rudi.

I due abbassarono il capo e seguiti dagli altri abbandonarono l’ospedale.

 

“Zia, Alberto perché in corridoio?” chiese Marta vedendo Alice ed il cugino.

“La zia e la nonna volevano dell’acqua. Ora però stiamo tornando.”

“Devi smetterla di fingere questi svenimenti per evitare Marco o qualsiasi altro componente della sua famiglia.” tuonò Lucia dalla stanza, venendo ascoltata da Alice, Alberto e Lucia sopraggiunti all’uscio della porta.

“E perché scusa? Lui e la sua famiglia ormai hanno poco a che fare con me.”

“Ma perché devo sentire queste cazzate?” 

“Non sono cazzate mamma. Marco mi ha tradito! Ha tradito Marta! Ha voltato le spalle a quella che era la sua famiglia! E poi che ha fatto? È scappato in Lussemburgo, è scappato da Roma, dall’Italia, da Marta, da tutti.”

“E allora perché quando è venuto da te ti sei inventata la storia di James?”

“Come inventata la storia di James?” domandò Alberto ad Alice e Marta.

“Dopo ti spiego Alberto” rispose prontamente Alice.

“Cosa dovevo fare? Accoglierlo a braccia aperte? Perdonarlo?” continuò Eva rivolta verso la madre.

“No, ma dovevi ascoltarlo. Almeno ora avresti un rapporto civile con il padre di tua figlia. E invece guardatevi.”

“Eva, è da quando sono a Roma che non faccio che pensarci. Forse sarebbe il momento di voltare pagina: dopotutto noi siamo cresciute con loro e non meritano questa totale freddezza da parte nostra.” intervenne Alice entrando nella stanza.

“Ah ora origliamo le conversazioni private. Brava sorella, non me l’aspettavo da te.” rispose furiosa Eva.

“Mamma. Prima ho fatto una scenata contro papà per proteggerti, convinta che tu non abbia sbagliato. Ora vorrei tanto sotterrarmi sotto terra.” aggiunse Marta con voce sommessa.

“Voi non capite. Non c’è posto al mondo più per loro. Dopotutto lo diceva anche Marco nella sua canzone no?”

“La canzone che ti ha riconquistato” fu la risposta di Lucia.

Eva chiuse gli occhi ripensando a quel giorno di fine Maggio 2009.

I preparativi che fervevano, lei in abito bianco pronta a sposare Alex, Marco che cantava per lei, la loro bambina che nasceva mentre erano in chiesa, il loro amore che rinasceva quel giorno.

Il viso di Eva iniziò a riempirsi di lacrime salate.

“Non ci riesco ok? Non ho mai superato lui che sceglie Maya.”

Lucia, Alice, Marta, Alberto e Stefania d’istinto abbracciarono Eva.

“Grazie per esserci sempre.”

“Dai ora ti lasciamo dormire e riposare.” sorrise Alice.

Tutti uscirono dalla stanza e si stavano dirigendo all’uscita dell’ospedale fino a quando non furono bloccati da Rudi.

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Ciao a tutti ragazzi :)

Scusate per il ritardo.

Spero che il capitolo vi piaccia :)

Mi raccomando come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione negativa, neutra o positiva.

A presto :)

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - Silenziosa Possibilità ***


Silenziosa Possibilità

Il battito cardiaco di Alice accelerò notevolmente, il suo respiro iniziò a farsi irregolare, ma cercò di nascondere le sue emozioni, non poteva crollare anche lei, non davanti a lui.

La sudorazione di Rudi aumentò in modo esponenziale: era lì davanti a lui, bella come non mai, i suoi capelli castani sinuosi, le sue iridi nocciola.

“E tu cosa vuoi da qui?” urlò Stefania.

Rudi rimase impassibile continuando a fissare Alice.

“Allora? Sei sordo?” continuò Stefania.

Rudi si voltò verso di lei scosso: “Scusa Stefania. Volevo solo”

“So bene cosa vuoi. Ma non l’avrai, non oggi almeno. Ora fila a casa.” rispose l’ex moglie di Ezio.

“Stefania, ti prego. È inutile continuare a scappare. Siamo qui e ora. Potete lasciarci soli?” intervenne Alice.

“Ali. Sei sicura?” domandò Jolanda.

“Sì. Non si può fuggire per sempre.” rispose fissando Rudi negli occhi.

Stefania, Lucia, Alberto, Marta e Jolanda lasciarono soli i due dirigendosi verso il parcheggio.

“Grazie Alice.” esordì Rudi.

“Rudi, è stata una serata movimentata. Arriva al sodo.”

“È sempre bello rivederti.” sorrise l’uomo.

“Rudi ti prego.” lo interruppe Alice chiudendo gli occhi “Arriva al sodo”.

Rudi abbassò il capo.

“Ho visto quel ragazzo con te. Volevo solo farti gli auguri anche se in ritardo. Lo hai educato bene”

“E tu come sai che Alberto è mio figlio?”

“Lo abbiamo scoperto oggi”

“Tombola; cosa vuoi fare ora? Una ramanzina sul perché non ti ho detto che ho avuto un figlio?”

“No, no assolutamente. Non c’è rammarico per non averlo conosciuto.”

“E allora cosa vuoi?”
“Nient’altro.”

“Ottimo. Posso andare ora?”

Rudi acconsentì permettendo alla donna di sfilargli accanto per raggiungere gli altri.

“Questa non è l’ultima volta che ci vediamo vero?” domandò Rudi.

Alice si bloccò: “Rudi, dammi un po’ di tempo per pensarci. Potrebbe non essere tutto perduto.” sorrise la donna che scaturì la stessa reazione sul volto di Rudi.

 

“Cosa pensi si siano detti?” chiese Alberto a Marta.

“Magari poterlo immaginare. Zia Alice e zio Rudi un tempo erano legatissimi, poi non so perché si sono divisi” rispose la ragazza.

“Cosa volete che si siano detti? Non si vedono da vent’anni, saranno stati i classici convenevoli.” intervenne Lucia.

“Eccola che esce.” disse invece Jolanda.

Il volto di Alice era più sereno del previsto.

I cinque accerchiarono Alice.

“Ehi calmi calmi. Non è successo niente.” esordì Alice.

“Come niente?” chiese perplessa Lucia.

“Davvero. Mi ha fatto i complimenti per aver cresciuto bene Alberto e nient’altro”

Lucia sgranò gli occhi preoccupata.

“Non preoccuparti mamma” ribattè Alice senza dar modo alla madre di parlare.

“Va bene. Ora andiamo a casa? Domani mattina dovremmo tornare qui a prendere la zia” concluse Alberto.

“Certo, andiamo. Si prospetta una bella giornata domani.”

I sei si avviarono verso le loro auto: Alice si voltò verso l’ingresso dell’Ospedale e intravide Rudi che la guardava; la donna abbozzò un piccolo sorriso prima di seguire gli altri.

Rudi continuò a guardare Alice andare via: in cuor suo sperava di poter avere una silenziosa possibilità con lei.

 

Marco e Rudi passarono la notte insonne.

Marco ripensò alla visione meravigliosa di Eva, la sua figura quasi regale. 

Bellissima come la prima volta che varcò la soglia di casa Cesaroni nel lontano 2005.

No, il suo amore per lei non era mai tramontato.

Il divano del salotto di casa Cesaroni, dove era seduto in quel momento, gli ricordava uno dei momenti più dolci passati con lei, il giorno prima della sua partenza per l’X tour, i loro sogni, le loro speranze, il loro amore vivo ed il pancione di Eva a dimostrarlo.

Tra le mani in quel momento aveva uno spartito, l’unica canzone che Marco non aveva mai avuto il coraggio di pubblicare, la canzone che avrebbe suonato solo davanti a lei, la canzone che gli aveva fatto capire quanto Eva fosse l’unica donna della sua vita.

“Che fai Marco?” chiese Rudi avvicinandosi al divano.

“Niente Rudi. Ripenso a quanto io sia stato codardo.”

“Marco, non potevi far nulla. Tu non eri più innamorato di Eva, c’era Maya, amavi lei.”

“Amavo non essere solo. Rudi, se in questi anni non mi sono più fidanzato, non ci ho nemmeno provato c’è un motivo.”

“Il mio stesso motivo immagino.”

“Due uomini lo stesso destino” sorrise Marco.

I due rimasero un lungo minuto in silenzio sorridendo amaramente.

“E questo spartito? È una nuova canzone?” domandò Rudi.

“Sì, una nuova canzone di vent’anni fa.”

“E perché non l’hai mai pubblicata?”

“Perché questa canzone è stato il motivo della mia rottura con Maya.”

Rudi iniziò a leggere il testo della canzone

 

Ogni tanto penso ancora a te

Quasi sempre quando non c’è lei

Poi sto male. te lo giuro non vorrei

Ogni tanto non penso che a te

Lei diventa tutto e non ci sei

E' così perfetto

Siamo solo noi

Ti prego vai via

Non serve e lo sai

Quel che c'è stato non tornerà

Spiegami perché

Tormenti i miei sogni

E non riesco piu' a guardare avanti

Spiegami perché

Tutti i nostri sbagli

Da lontano sembrano bei ricordi

Spiegami perché

Ogni tanto penso solo a te

Come se non ci fosse più lei

Poi sto male

Non sai quanto ti vorrei

Ti prego vai via

Non serve e lo sai

Quel che c'è stato non tornerà

Spiegami perché

Tormenti i miei sogni

E non riesco piu' a guardare avanti

Spiegami perché

Tutti i nostri sbagli

Da lontano sembrano bei ricordi

Spiegami perché

Lei sempre la più bella

Te lo dicevo sempre io

Che ne sarà di noi

Spiegami perché

Tormenti i miei sogni

E non riesco piu' a guardare avanti

Spiegami perché

Tutti i nostri sbagli

Da lontano sembrano bei ricordi

Liberami da te.


“Wow!” fu l’unica esclamazione che riuscì a dire Rudi.

“Lo so. Ero e sono innamorato solo di lei.”

“Credi tu possa avere una chance con Eva?”

“In fondo al mio cuore lo spero” rispose amaramente Marco.

“E tu invece con Alice?” continuò.

“Da come mi ha sorriso lo spero anche io, però ho sempre paura che lei non sia mai stata innamorata di me.”

“Però è pazzesco: nonostante siano passati vent’anni il tuo amore per lei non è mai tramontato”

“E come avrei potuto.”

“Ah, certo che voi due siete davvero incredibili: però forse è proprio vero quello che diceva papà ‘Per ogni Cesaroni c’è solo una Cudicini’” intervenne Mimmo dopo aver sentito tutta la conversazione.

“Che fai ti metti ad origliare?” chiese ridendo Marco.

“Ovvio, siete i miei fratelli e dato che vi voglio bene sapevo che sareste stati male dopo averle riviste.”

Mimmo si avvicinò ai due fratelli seduti al divano ponendosi alle loro spalle poggiando le braccia allo schienale del divano stesso.

“Io devo chiedervi scusa.” continuò il fratello minore.

“Perché Mimmo?”

“Perché mi sono messo in mezzo a voi inseguendo un mio ideale scellerato: per colpa mia tu Marco non ti sei dato una seconda possibilità con Eva quasi costringendoti a metterti con Maya, mentre con te Rudi ti ho proprio impedito di avere una chance con Alice. Ho pensato alla nostra stabilità familiare piuttosto che alla vostra felicità.” rispose Mimmo con gli occhi lucidi.

“Mimmo, non devi preoccuparti. Se io e Alice non ci siamo messi insieme è perché il destino ha scelto in quel modo. Non è colpa tua.” rispose Rudi.

“Ha ragione Rudi. Mimmo, io in quel momento credevo di amare davvero Maya.” rispose invece Marco.

I due uomini si alzarono dal divano e abbracciarono il loro fratello.

“Grazie ragazzi. Vi prometto che se vorrete riprovarci con loro stavolta vi aiuterò.”

I tre sciolsero l’abbraccio.

“Grazie Mimmo” risposero all’unisono.

 

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Ciao ragazzi, so di essere in ritardo da una vita però ho cercato di scrivere un capitolo che potesse essere di svolta.
Spero sia di vostro gradimento :)
Mi raccomando, come al solito fatemi sapere con una recensione positiva, neutra o negativa.
A presto :)

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - Combinazione Senza Nome ***




Combinazione Senza Nome


-Flashback-

20 Giugno 2018

“Tu saresti?” domandò James vedendo Marco davanti a sé.

“Sono Marco Cesaroni. Il fratellastro di Eva” rispose.

“Ah il famoso Marco. Colui che l’ha abbandonata sei anni fa” controbattè gelido l’uomo newyorkese.

“In carne ed ossa. E con chi ho l’onore di parlare?”

“James Woodgate, amico di Eva.”

“Così amico che è in casa di Eva e di mia figlia in mutande e canottiera?”

“Forse ha trovato in me la persona che ha inseguito vanamente per anni”

Marco abbassò il capo: aveva sbagliato tutto, aveva sbagliato ad andare a New York, non poteva pensare che Eva fosse lì ad aspettarlo.

“Puoi evitare di dire ad Eva che sono passato?” chiese Marco prima di andar via.

“È l’ultimo desiderio del condannato, chi sono io per negarglielo”.

Marco girò i tacchi e andò via da quella palazzina: quella pagina si era chiusa, quell’amore era ormai finito.

“Grazie James.” Disse Eva non appena l’amico chiuse la porta.

“Di niente Eva. È stata una fortuna essere qui stamattina.” sorrise l’uomo.

“Già, se non fossi stato qui per raccontarmi della tua ultima avventura di ieri sera con questo Scott a quest’ora sarei al divano con Marco a parlargli. Anzi probabilmente sarei impietrita.”

“Tranquilla: io per te ci sarò sempre. L’amicizia tra una donna ed il suo migliore amico gay è indissolubile.”

-Fine Flashback-

 

La notte di Eva trascorse continuando a ripensare a quell’avvenimento del 2018: quella promessa fatta con James, quel patto dei finti fidanzati per non destare sospetti, quella bugia che continuava imperterrita a dire alla società: “Io e James? Stiamo benissimo. Lo sapete che noi non crediamo al matrimonio, quindi non ci sposeremo mai. Dopotutto perché sposarsi quando c’è già un grande amore che lega?”, quella menzogna che ormai la stava soffocando, la verità conosciuta solo a lei, sua madre, sua sorella, sua figlia e a James stesso naturalmente.

 

Eva era davanti all’enorme finestra dell’Ospedale vestita di tutto punto, in attesa che arrivassero Marta, Alberto e Alice.

Aveva ripensato ai suoi momenti felici, a quanto fosse stata bene a Roma in passato, a quanto era bello stare insieme a lui, abbracciati sotto il caldo sole romano, fare l’amore sotto la volta stellata che incorona il Colosseo.

“Forse sarebbe il momento di voltare pagina: dopotutto noi siamo cresciute con loro e non meritano questa totale freddezza da parte nostra”

Le parole di Alice della sera precedente le martellevano la testa.

Marco è il padre di sua figlia, forse meritava davvero un’ultima possibilità: ma stavolta non sarebbe caduta, non si sarebbe nuovamente innamorata di Marco, non avrebbe più voluto soffrire per lui.

I suoi pensieri e furono interrotti dalla voce di sua figlia.

“Mamma”

“Ciao tesoro.”

“Pronta? Torniamo a casa?”

“Sì: andiamo alla Garbatella”

Alice accanto a Marta sgranò gli occhi: “Sei sicura Eva?”

“Sì. Hai ragione. Non possiamo comportarci come due estranee con loro. Non lo meritano”

Alice sorrise.


Rudi e Marco si erano addormentati sul divano quella notte e furono risvegliati dai raggi del Sole che entravano dalla finestra  del salotto.

“Wow, abbiamo dormito sul divano come se niente fosse” esordì Marco.

“Quando si dice sonno pesante” rispose Rudi.

“Oppure quando si dice che ci avete costretto ad aver preparato la colazione da soli.” ribattè Irene arrivata nella stanza.

“Dai preparare il caffè non è una impresa” sorrise Marco.

“Muovetevi prima che si raffreddi” controbattè Irene.

Si diressero verso la cucina quando il campanello della porta suonò.

“Vado io” disse Marco che aprendo la porta ebbe una incredibile sensazione di deja vù.

“Ciao papà” esordì Marta con il vassoio di cornetti in mano e con alle sue spalle Eva, Alice e Alberto.

Marco rimase di sasso.

“Oh ma chi è a quest’ora del mattino?” domandò Mimmo avvicinandosi alla porta d’ingresso.

“Marta! Eva! Alice! Che bello vedervi.” aggiunse.

“Ciao zio. È davvero bello vedervi” sorrise la ragazza.

“Ma non rimanete qui fuori, entrate.”

“Ciao Eva” balbettò Marco non appena la donna gli passò accanto.

“Ciao Marco.” rispose la donna non riuscendo a rivolgergli lo sguardo.

Rudi era davanti alle scale mentre Mimmo invitava il gruppo ad entrare; che strano, ogni volta che loro tornavano a casa Cesaroni lui era sempre lì, davanti a quella scalinata, altre volte con occhi sognanti, ma stavolta con lo sguardo malinconico.

Alice incrociò fugacemente il suo sguardo, erano visibilmente imbarazzata.

“Ciao Alice.” disse Rudi con gli occhi lucidi.

“Ciao Rudi.” controbattè Alice.

“Finalmente conosco di persona la leggendaria Eva e sua figlia. Alice non sei cambiata di una virgola. Mentre il ragazzo non so chi sia. Sarà il ragazzo della figlia di Eva e Marco.” intervenne Irene interrompendo l’idillio.

“Scusate tutti. Lei è Irene, la mia fidanzata.” aggiunse Mimmo.

“Uao, Mimmo fidanzato, è incredibile.” sorrise Eva.

“Ma vi prego, accomodatevi.” continuò Mimmo indicando il tavolo della sala da pranzo.

Tutti si accomodarono a parte Rudi e Marco.

Mimmo si mise a capotavola, il posto che solitamente era di suo padre Giulio.

“Allora, come mai siete a Roma?” domandò il più piccolo dei fratelli.

“Lavoro. Lavoro e studio” rispose Eva.

“Immagino che lo studio sia per il ragazzo.”

“Sì, è per lui. Lui è Alberto; e come alcuni di voi già sanno, è mio figlio” intervenne Alice.

Mimmo d’istinto si alzò e abbracciò Alice.

“Non sai quanto sono felice di essere diventato nuovamente zio. E tu ragazzo, benvenuto in famiglia.”

“Grazie zio Mimmo.”

“Allora dobbiamo festeggiare. Stasera allora dobbiamo metter su la nostra tradizionale grigliata. Voi ragazze e Alberto siete nostri ospiti quindi non dovrete far nulla. Dovete solo presentarvi alle 19 qui.” sorrise nuovamente Mimmo.

“Va bene Mimmo, non mancheremo” rispose altrettanto sorridente Eva rivolgendo quel suo sorriso anche a Marco che sentì le farfalle nello stomaco, così come non le sentiva da anni.

 

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Ciao a tutti ragazzi, so che sono in ritardo di una vita nell'aggiornamento dei capitoli XD
Questo è il mio piccolo regalo di Natale (in ritardo).
Spero sia di vostro gradimento e mi raccomando fatemi sapere con una recensione critica, neutra o positiva cosa ne pensate.
A presto.
- Alex -

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