Hard feelings

di LadyPalma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-10 ***
Capitolo 2: *** 11-20 ***
Capitolo 3: *** 21-30 ***



Capitolo 1
*** 1-10 ***



Hard feelings









 
1-Things you said when we first met
Alastor Moody non è mai stato un uomo paziente e non trova giusto che tocchi proprio a lui un lavoro noioso come quello. Raccogliere dati di ufficio? Potrebbe farlo chiunque, ma da quando ha perso la gamba è diventato un chiunque anche lui.
“Ehm ehm”.
Si volta di scatto, trovandosi di fronte un piccolo involucro rosa.
“Senta, devo parlare con una tipa che assomiglia a un rospo. Non ricordo il nome… Sa dove posso trovarla?”
La donna abbassa lo sguardo e tossicchia di nuovo. “Sono io quella strega, credo”.
Alastor la scruta e poi scuote la testa.
“Bah… mai visto un rospo rosa. E neanche con versi così striduli”.



 



2-Things you said when you were drunk
Alle nove di sera, lui ha rivoluzionato il suo soprannome – Bamboluccia invece di Lady Rospo – e lei ha iniziato a trangugiare bicchierini di sherry come tazzine di tè.
“Ehm i babbani dovrebbero essere tutti sterminati, vero?”
I discorsi che inizia a fare da brilla mettono i brividi, ma Alastor ha sentito di peggio.
“Perché cazzo ce l’hai così tanto con i babbani?”
Dolores lo fissa turbata. Nessuno glielo ha mai chiesto prima, neanche lei a se stessa.
“Non lo so. Ma ehm bisogna pure odiare qualcosa, no?”
Sente qualcosa di strano mentre la vede – dietro il rospo, è vipera e gattina insieme.
Senza saperlo, ha appena deciso che gli piace.



 



3-Things you said when no one else was around
“I babbani sono mediocri”.
Non è più brilla, dev’essere proprio ubriaca adesso. Il soggetto della conversazione è lo stesso, ma l’odio ha ceduto il posto al dolore personale.
Racconta tutto – la sua famiglia, la separazione dalla madre, le idee del padre.
Non ha mai detto quelle cose a nessuno prima, ma adesso sembra così facile – dopo lo sherry e davanti a quel mago quasi sconosciuto.
È che lui non la condanna né la giustifica, forse neanche capisce – la ascolta e basta.
Tutto quello che accadrà tra loro inizia lì, quando sembra inevitabile il piacersi pur essendo così inconciliabili.
È che io la vedo.
È che lui mi vede.


 



4-Things you said I wouldn’t understand
“Vai a letto con Whitehead?”
“Lo dici come se ci fosse qualcosa di sbagliato”.
“Nulla, bamboluccia, tranne il fatto che ha quarant’anni più di te e la sola idea mi fa vomitare”.
“Beh, non importa se fa vomitare te”.
“Quindi ci vai a letto”.
“Beh, se si vuole fare carriera funziona così. E poi del resto una donna come me non deve fare troppo la schizzinosa, no?”
“In che senso?”
Alastor la fissa confuso e lei si limita a sorridergli.
Ha detto tante cose – una peggio dell’altra. Ma la peggiore di tutte l’ha lasciata sottintesa.
“Lascia stare. Non capiresti”.



 



5-Things you said before you kissed me
“Per fortuna abbiamo finito di controllare questi documenti così non dovrai più venire qui e… Cosa stai facendo? Cosa accidenti vuoi? Cosa?”
Dolores è in iperventilazione quando si accorge che il viso dell’auror è a soli pochi centimetri dal suo.
È un’immobilità assurdamente dinamica – lei continua a sbraitare e lui inizia a ridacchiare, ma nessuno dei due si allontana.
“Non sei obbligata a fare niente. Se vuoi tirarmi un cazzo di schiaffo dopo, puoi farlo”.
“Dopo cosa? Che cosa? Cosa vuoi fa-“
I centimetri si annullano e lui la bacia.
Dopo lei gli tira uno schiaffo e poi lo bacia di nuovo.



 



6-Things you said after you kissed me
“Perché lo hai fatto?”
“Vuoi sapere perché ti ho baciata?”
“Sì”.
“Perché cazzo si bacia qualcuno, secondo te? Perché mi andava”.
“Oh”.
Dolores lo fissa stupidamente. Un bacio solo per voglia lei non ha mai sperimentato, e ora trova strano che quella voglia possa essere collegata a lei.
E invece di quella voglia si ritrova improvvisamente insieme oggetto e soggetto.
“E a te… beh, a te andava?”
Distoglie lo sguardo e trattiene una risatina. Non sa cosa dire – non la verità perché non ne è sicura, non la bugia perché non ne ha voglia.
Quindi non dice niente, ma lo bacia ancora.



 



7-Things you said when we were young
“Quanti anni hai?”
Dolores smette di litigare con le calze e si volta verso di lui, ancora steso tranquillamente sul letto.
“Sì, beh, ormai scopiamo da un po’ e non so neanche quando sei nata”.
 “26 Agosto 1951”.
“1951? Per Salazar, hai… 27 anni?”
“Perché, quanti pensavi ne avessi?”
“Dipende. A volte 16, a volte 48… ma non ho mai pensato potessi avere un’età in mezzo”.
“Quindi ti piacciono le ragazzine o le donne mature?”
Alastor grugnisce – difficile dire se è divertito o seccato.
“Mi piacciono le ragazzine vecchie. Che peccato che conosco solo te come esemplare”.



 



8-Things you said with my lips on your neck
Si incontrano perlopiù nell'hotel vicino al Ministero – una manciata di ore di cui venti minuti spesi solo per inutili controlli.
Precauzioni che rubano tempo ai preliminari.
Uno sciocco rituale – lo chiama lei.
È la vigilanza costante – ribatte lui.
"Smettila di guardarti intorno" sibila Dolores in tono lamentoso, tra le sue braccia, con le labbra sul suo collo. "Non è che un mangiamorte comparirà all'improvviso mentre facciamo ehm le nostre cose".
Alastor la guarda e... Sa che non dovrebbe, ma ride.
“Anche un fottuto mangiamorte si cagherebbe sotto davanti a una simile scena, in effetti”.
La bacia con impeto e per un attimo – solo un attimo – dimentica la vigilanza costante.



 



9-Things you said in a hotel room
“Hai rotto con il sottosegretario?”
Dolores non lo sa come mai quelle domande arrivano sempre dopo che si sono intimamente intrattenuti. Forse perché lui abbassa la guardia – o perché spera di farla abbassare a lei.
“Sì. Non per te ovviamente, ma ehm si è trovato un’altra ragazza. Non sono mica Becky Sharp”.
“E chi cazzo sarebbe questa Becky Sharp?”
“Solo la protagonista di un libro che leggevo da piccola. La adoravo. Mia madre me ne aveva regalato una copia al mio decimo compleanno, l’ultimo regalo che mi ha fatto.”
“Lo rileggi ancora?”
Dolores scuote la testa, la sua risatina stridula serba all’improvviso una nota malinconica.
“Non ce l’ho più”.



 



10-Things you said when you gave me my first present
Dolores occhieggia con sospetto il pacchetto che Alastor le porge.
“Oggi non è il mio compleanno, adesso dovresti saperlo”.
Lui alza gli occhi al cielo e sbuffa spazientito, ficcandole letteralmente il regalo tra le mani.
“Aprilo e basta, dai”.
Lei esegue, con lentezza quasi esasperante. Sotto il verde della carta, spunta una superficie rosa con una famigliare scritta in rosso. La fiera delle vanità.
“Ci ho messo un po’ a scoprire di quale cazzo di libro parlassi ma deve essere questo. Non ci sono altre Becky Sharp e… Bamboluccia, dì qualcosa, mi sto sentendo un coglione”.
Dolores non dice niente ma il sorriso autentico sul suo viso dice tutto.













****

NDA: Questa mini-long era in cantiere da tanto: in pratica ho sfruttato i prompt della challenge di Juriaka per raccogliere un po' alcuni miei headcanon su questi due e ricostruire in maniera completa una delle mie ipotesi della loro relazione. Per questo, ci saranno drabble di tutti i generi (dall'angst al comico, senza tralasciare il fluff).
Il titolo è preso dalla canzone "Hard feelings" di Lorde. Ho sempre detto che le canzoni di Lorde le trovo adattissime a questa ship - e in effetti non è la prima volta che mi ispiro a una sua canzone in qualche modo.
Per chi si imbatte per la prima volta in una mia Dolastor, la storia famigliare di Dolores è presa da Pottermore, così come la sua origine babbana per parte materna. In questo senso introdurre un libro babbano non mi è sembrato un azzardo; a tal proposito la Fiera delle Vanità di Thackeray è uno dei miei romanzi preferiti in assoluto, e ho scelto di menzionare questo perché Becky Sharp è il personaggio femminile che più mi ha fatto pensare a Doll come modo di fare. Anche la sua data di nascita non è una mia invenzione, mentre lo è il sottosegretario Whitehead (che talvolta cito nelle mie storie su questa ship).
Fun fact: per la drabble numero 8 mi sono immaginata un mangiamorte super chic come Lucius Malfoy.

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Capitolo 2
*** 11-20 ***


11- Things you said when you met my parents
“Alastor–”
“No, lasciami parlare”.
Ma resta zitto, fa un sospiro pesante e prende un lungo sorso di burrobirra – perché deve parlare ma non sa come fare. Così alla fine tira fuori un biglietto dalla tasca e basta.
“Questo è il numero di telefono di tua madre. So che non volevi che la cercassi, ma non me ne frega un cazzo. Io l’ho trovata e sembra una donna… a posto. Non dico che devi incontrarla, ma puoi parlarle, ecco“.
“Ehm… Tu l’hai vista?”
“Sì”
“Le hai detto qualcosa?”
Stavolta Alastor esita. Sembra imbarazzato.
“Solo che conosco sua figlia” – E che deve perdonarla perché non è stronza come sembra essere diventata.



 
 
 



12-Things you said over the phone
 “Ehm ehm sono io, mamma. Dolores… Va tutto bene, sì… Lavoro adesso, al Ministero della magia e– lascia stare… Tu? Donald?... Ne sono contenta… Ecco io ehm devo andare… Ciao” ---- “T-ti voglio bene anch’io”.
Alastor, appoggiato alla cabina sente tutta la parabola discendente di quella telefonata – dall’artificioso tono squillante dell’inizio al soffio finale.
Una figlia che ritrova la madre dopo anni e poi – lui lo sa – l’abbandona di nuovo, forse per sempre.
La porta si apre e lacrime di coccodrillo sono intrappolate in quegli occhi di rospo.
“Portami via, ti prego”.
Lui annuisce e la stringe. Non cerca un grazie – è già troppo quel ti prego.


 
 



 
13-Things you said at the back of the theatre
Luci ormai spente, applausi lontani – lo spettacolo è finito, per loro inizia.
Non dicono niente mentre si incontrano sul retro del teatro magico.
Nessuna parola esce dalla bocca di Dolores – se non cantata.
Nessuna parola esce dalla bocca di Alastor – neanche un sospiro.
La canzone da poco sentita sembra perfino più bella in questa speciale versione. Dolores deve essere stata proprio una Dorothy un tempo, poi qualcosa è andato storto.
“Cazzo, sei davvero bravissima, bamboluccia!”
“Lo so. Non mi sarebbe dispiaciuto fare la cantante…”
“Beh, da qualche parte oltre l’arcobaleno lo sei”.



 



 
14-Things you said when you kissed me goodnight
“Aspetta!”
Lo trattiene per un braccio mentre cerca di alzarsi dal letto.
“Ehm… Dammi un bacio della buonanotte”.
Non sa perché lo dice – ma dà la colpa alla notte. Per la prima volta hanno fatto quelle cose a casa sua, quindi non si sente troppo in colpa nel sentirsi vagamente vulnerabile.
Ed è vulnerabile anche lui, perché senza dire niente – senza neanche essere sorpreso – le si avvicina e le posa un bacio insolitamente casto sulle labbra.
“Tu mi canti una ninna nanna?”
Dolores è certa che quella è una provocazione, ma inizia a cantare lo stesso.
Come una sirena, la sua voce lo fa tornare a sdraiarsi – accanto a lei.



 



15-Things you said when I told you who was my favorite group
“Ehm… il mio gruppo musicale preferito sono i Beatles”.
Alastor la fissa stralunato.
Un po’ di più quando lei inizia a spiegare – non sembra il tipo da apprezzare scarafaggi e babbani.
Un po’ di meno quando poi inizia a cantare – beh sì, può essere dopotutto una bamboluccia nel cielo con i diamanti.
“Quindi i babbani sono delle merde ma sanno cantare?”
“Che significa? Ehm la voce è uguale per tutti”.
Discutono un intero pomeriggio e alla fine Dolores deve riconoscere che le differenze sono insensate e l’odio superfluo.
Non lo ammette ad alta voce, ovviamente.
Ma quando si ritrova a canticchiare una canzone chiamata Imagine sembra capirne il senso.



 



16-Things you said you’ll never forget
Mentre Alastor trangugia un’enorme fetta di torta alle fragole e una cioccolata calda, Dolores mescola a vuoto il suo tè amaro.
“Sei sicura di non voler mangiare niente?”
“Sì, sono a dieta”.
La reazione di lui è forte e quasi offensiva: scoppia a ridere, attirando l’attenzione di tutto il locale.
“Che stronzata! Stai bene così… rotondetta, e poi la faccia di rospo resterebbe comunque”.
Non è bravo con le parole, quindi le piazza davanti quello che resta della sua colazione e la invita bruscamente a mangiare.
“Ehm lo pensi davvero?”
“Certo e non me ne dimentico. Anzi, sai che ti dico? Da oggi mangiamo sempre insieme così ti tengo d’occhio”.



 



17-Things you said under the stars and in the grass
Sono distesi nel giardino di casa Moody.
Dolores si lamenta – per gli insetti e la gonna che si sgualcisce.
Alastor non si lamenta – a dispetto della gamba di legno.
“…Ecco Orione e quella forse è l’Orsa Maggiore…”
“Ehm ehm… E quell’altra?”
“E io che cazzo ne so?”
“Sei tu che hai preso un MAGO in Astronomia, non io”.
Alastor grugnisce seccato, poi con un’agilità imprevista si ritrova goffamente sopra di lei e inizia a farle il solletico.
“Ho trovato la costellazione del Piccolo Rospo Rosa”.
“Oh…Vaffanculo” ribatte lei ridendo.
È in questi rari momenti che la ama di più.
Quando non sembra lei eppure è lei più che mai.



 



18-Things you said as we danced in our socks
Alastor fa partire una musica con la bacchetta e Dolores lo guarda confusa.
“Potremmo ballare un po’.”
Una risatina stridula è la sua unica risposta, mentre continua a rimuovere i mille ferretti nei capelli.
“Che c’è? Puoi volteggiare con tutto il Ministero, ma con me no?”
“Beh, avresti potuto chiedermi di ballare alla festa, allora”.
“Ho una fottuta gamba di legno, se non l’hai notato”.
“Ehm ce l’hai anche adesso, qual è la differenza?”
“La differenza è
–”
Questo è tutto quello che dice – parole in sospeso – mentre la afferra di peso e la costringe a ballare insieme a lui.
A casa Moody, in piena notte, con vestaglia e calzini addosso.



 



19-Things you said with no space between us
È stato un incendio rapido – ma anche una lenta combustione.
Perché continuano a bruciare ancora e ogni singolo giorno alimenta il calore di quel fuoco.
Sono sempre più vicini – baci, cene, sesso, dormite, coccole, bevute, casa di lei, casa di lui –, talmente tanto che non c'è più spazio tra loro. Non uno spazio personale che non abbia un po' anche il sapore dell'altro.
Insieme stanno bene – talmente bene che Dolores si sente male.
"Ehm domani non ci sono".
Sono queste le parole che dice quando si accorge finalmente che sono troppo vicini: inizia a prendere le distanze.



 



20-Things you said when we were on top of the world
"Le stelle si vedono meglio da quassù".
Alastor si limita a grugnire, appoggiandosi alla  balaustra. Non indica le costellazioni, né tenta di indovinarne il nome stavolta.
Sono più vicini alle stelle, forse – ma più lontani tra loro.
Sono sulla cima del mondo – e da lì si può solo cadere.
"Oh, una stella cadente! Sai, i babbani dicono che quando ne vedi una bisogna esprimere un desiderio".
"Beh, il mio desiderio è che ti levi un po' dai piedi e mi lasci in pace".
"Se lo dici ad alta voce non si avvera".
Lui le lancia un'occhiata e non nasconde un sorrisetto.
Ci spera proprio che non si avveri.
 









***
NDA: Eccomi con il secondo capitolo di questa minilong. Come vedete, ho continuato a mettere molti riferimenti palesemente babbani (il telefono, Il mago di Oz, i Beatles) ma è una scelta voluta per sottolineare il legame che Dolores ha a dispetto di tutto verso il mondo babbano; credo che, almeno durante la sua giovinezza, Dolores abbia continuato a "vivere in due staffe" e quindi a conoscere alcuni aspetti del nostro mondo. 
Una nota particolare è su "Somewhere over the rainbow" (la canzone del Mago di Oz che Doll canta): sia il fatto che lei sappia cantare, sia la scelta della canzone derivano completamente da Imelda Staunton, la quale nel 1988 ha interpretato Dorothy nel musical (se volete vedere quanto è splendida e tenera questo è link: 
https://www.youtube.com/watch?v=O_DEI1paTC4)
Inevitabilmente già siamo arrivati al punto in cui Dolores realizza che Alastor non è abbastanza: è una costante - forse l'unica - nelle mie Dolastor (perfino nelle comiche); in qualche modo il contrario (Alastor che si allontani da lei) lo vedo difficile.
Come sempre quando sperimento la struttura a drabble, spero che questo mix di momenti non sia troppo confusionario. Alla prossima!

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Capitolo 3
*** 21-30 ***


21- Things you said when we were driving

“Ehm” – si schiarisce la gola, lo fa lui adesso? –  “Dovremmo parlare, Dolores”.
Ma lei ha perso ogni cosa: il suono insolito, il suo nome per esteso, la proposta traballante. Pensieri persi nel frangente della Smaterializzazione.
“Oh, dicevi qualcosa, Alastor?”
La fissa sistemarsi la giacca del completo verde smeraldo nell’ingresso del Ministero e resta in silenzio.
“No, niente” borbotta semplicemente, superandola senza guardarsi indietro.
Mentre invece dovrebbe dire qualcosa, qualsiasi cosa, perché c’è un tutto incastrato nella sua gola, e a lui non basta mica un ehm casuale per scacciarlo. Non basta, perché sa che se sarà lei la prima a parlare, di tutto quel tutto rimarrà davvero solo niente.

 

22-Things you said when you were scared

"Tra noi non c'è niente... Ehm ci sollazziamo insieme e basta"
Alastor prorompe in una risata aggressiva. Ridere è l'unico modo che si concede per ferirla.
"Scopiamo, Dolores: se sei abbastanza grande per fare certe cose, lo sei anche per chiamarle con il giusto nome".
"Va bene... Scopiamo" mormora lei alla fine in tono incerto, con una nota disgustata che gli fa venire voglia di afferrarla e baciarla finché non ripete quella parola come un'implorazione. "Facciamo solo questo. Quindi finiamola qui".
Alastor la fissa senza riuscire a dire niente.
Lo sa che ha detto quelle parole solo perché ha paura.
Ma la verità è che ha paura pure lui.

 

23-Things you said too quietly

Stupida, stupida, stupida – è quello che si ripete nella testa mentre lei si avvia verso la porta e sente che non la vedrà più.
 Dovrebbe declinare la parola al maschile – lo sa – ma non osa. Forse al plurale?
“Doll!”
Lei gira sui tacchi e restano a fissarsi per qualche secondo.
Aspetta un attimo.
Tra noi c’è di più.
Non voglio che finisca così.
“Credo di essermi innamorato di te”.
Riesce a dirlo alla fine anche se lo fa sentire vulnerabile, anche se non lo capisce, anche se è troppo.
Ma è anche troppo poco, troppo piano, troppo tardi.

 

24-Things you said after it was over

“Madame Umbridge”.
“Moody”.
Si incrociano – le loro strade, non i loro sguardi.
Nel Ministero si sfiorano quasi nel sorpassarsi e indugiano un po’ più del necessario quando sono alla stessa altezza d’aria. Alastor trascina la gamba con lentezza esasperante e Dolores fa passi chiaramente più corti del solito.
All’improvviso, lui la afferra e la trattiene – parole senza ancora guardarsi.
“Stai attenta, Bamboluccia. Vigilanza costante”.
Per un lungo attimo lei pensa di dirgli la stessa cosa – è lui che potrebbe più facilmente morire, del resto –  ma non lo fa e riprende a camminare a testa alta.
Se fosse una donna diversa, piangerebbe.
La sera, dopo una bottiglia di sherry, lo fa.

 

25-Things you were afraid to say

“Caro Alastor, pensavo che forse potremmo rivederci e
come stai? So che non ci siamo lasciati nel migliore dei mondi ma mi capita ogni tanto di pensarti, così
sei stato villano a non salutarmi l’altro giorno in Ministero, non puoi fingermi di non conoscermi, è così scortese!
ho saputo dei recenti lutti tra le fila degli auror. Vuoi davvero fare quella fine? Per Salazar cerca di stare attento, ecco.
Mi manchi.”
Nella lettera mai spedita ci sono strati su strati di parole che Dolores ha troppa paura di dire.
La lascia sepolta in un cassetto.
Alastor la troverà per caso solo anni dopo – fingerà di non averlo mai fatto.

 

26-Things you said when you were crying

"Alastor?"
In piena notte, con la mente ancora mezza addormentata, lo riconosce a fatica davanti alla sua porta – e solo per via della gamba di legno.
Una cosa, però, la capisce subito: sta piangendo.
"Alastor, per Salazar, che succede?"
Non si avvicina, lo fissa solamente – non è mai stata capace di consolare.
In altri casi Alastor riderebbe, adesso invece piange e basta.
Marlene McKinnon, Dorcas Meadowes, Gideon e Fabian Prewett, Edgar Bones... La lista è talmente lunga che non riesce neanche a ricordarla tutta.
Ma non c'è il suo nome – e non c'è quello di lei.
"Non dire niente, Bamboluccia"
È tutto quello che dice prima di sparire di nuovo.

 

27-Things you said when you thought I was asleep

“Cosa ci fai tu qui?”
“No, ehm, cosa ci fai tu qui, Prewett?”
“Sono Weasley da anni e sono qui perché Alastor è mio amico”.
“È anche… ehm amico mio”.
“Da quando? A quanto ne so stavate insieme finché tu non lo hai mollato”.
“Non l’ho mollato”. Silenzio – sospiro – sorriso? “Anche se fosse, ora sono qui. E sarei grata se te ne andassi via, Molly cara”.
Le voci gli arrivano ovattate, ma Alastor riconoscerebbe quel tono stridulo ovunque.
Sorride nel dormiveglia.
Ecco perché quando apre l’occhio – drammaticamente uno solo – non ha subito l’istinto di gridare.

 

28-Things you said with too many miles between us
Si presenta a casa Tonks in tarda serata, con un aspetto indecente – che diventa peggiore dopo tre bicchieri di vino. Non chiede scusa all'amica per gli anni in cui non le ha rivolto la parola, né per aver sputato veleno sul suo matrimonio. Le rovescia semplicemente addosso la propria incertezza, aspettandosi la comprensione che lei non ha mai saputo offrire.
"...Non posso stare con uno storpio mezzo orbo, no? Però...ehm mi manca. Vorrei non dover rinunciare a lui. Tu cosa dici?"
Andromeda sorride, ingoiando il Te l'avevo detto che mi avresti capita prima o poi.
"Dico che non dovresti dirlo a me e che sei nel posto sbagliato."

 

29-Things you said after you fell in love

Quando Dolores torna al San Mungo, Alastor è ben sveglio e il suo nuovo inquietante occhio la accoglie roteando dappertutto.
Si lascia cadere sulla sedia accanto al letto e comincia a blaterare.
Non gli chiede come sta – è lì per dirgli come sta lei.
“Oh, Alastor, sei diventato… orrendo, davvero, sembri un mostro. Va bene una gamba di legno ma le cicatrici, il naso e l’occhio… Oh Salazar, è troppo… Eppure non è ancora troppo. Non mi fai schifo, neanche un po’…”
“Respira, Bamboluccia. Che cazzo stai dicendo?”
Gli si butta tra le braccia e lui la stringe automaticamente.
“Non lo so”.
Ma lo sa. E lo sa anche lui.

 

30-Things you said while holding my hand
“Non capisco, sei tu che mi hai detto: o me o il lavoro. Cos’altro vuoi da me, strega?”
“Niente, Alastor, sono contenta ma… Non pensavo avresti davvero scelto me”.
“Bamboluccia, mi taglierei anche l’altra gamba per te”.
“Ehm no, ti prego, sei già un mezzo mostro così”.
Si guardano e ridacchiano, su quel letto del San Mungo dove la pensione di Alastor non è l’unica decisione importante che viene presa.
“Voglio qualcosa in cambio, però”.
“Io non lascerò il mio lavoro. Non mi mette in pericolo di vita e–

“Nessuna legge razziale o antibabbana. Piantala con queste stronzate”.
Si stringono le mani – qualcosa di più di un Voto Infrangibile.








 

NDA: Due righe qui sono doverose, nel tornare dopo tanto tempo su questa raccolta. L'avevo abbandonata: non nel senso di scrittura, ma di pubblicazione. Le drabble (tutte pronte) le ho lasciate marcire sul mio PC perché non mi sentivo sicura, perché sono pensieri sparsi anche stridenti tra loro, e sarebbero rimaste lì a lungo se non fosse stato per un piccolo incidente di percorso. A causa di una formattazione del PC, ho perso il file che conteneva tutte le drabble, ho potuto recuperare solo le 10 di questo capitolo da un file provvissorio e alcune a sbalzo dalle note del telefono. Ed ecco il motivo per cui le pubblico: non voglio lasciar marcire niente, non voglio perdere più altro senza che abbia almeno provato a renderlo noto. E quindi ecco qui il capitolo, insieme all'intento certosino di provare a recuperare le altre drabble o a riscriverle per terminare questa raccolta, con più tenacia di prima.
Ci tengo a ringraziare tantissimo le persone che hanno lasciato un proprio parere (mi sentirei sciocca a rispondere adesso con così tanto ritardo), ma davvero grazie.
Per quanto riguarda la trama, ovviamente da questo punto in poi si colloca in un what-if?

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