L'Inferno ancora segreto

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMA PARTE ***
Capitolo 2: *** SECONDA PARTE ***
Capitolo 3: *** TERZA PARTE ***
Capitolo 4: *** QUARTA PARTE ***



Capitolo 1
*** PRIMA PARTE ***


PRIMA PARTE

Stavano seguendo la pista di quei demoni da giorni e ora, sicuri, sapevano che li avrebbero trovati.
Dean e Sam, avevano sentito voci di un gruppo infernale, una sorta di scheggia impazzita che agiva indiscriminatamente, ignorando gli ordini di un inferno comunque allo sbaraglio nonostante la nuova regnante cercasse di tenere salde le legioni.
Gli ultimi indizi indicavano che il gruppo demoniaco si era spostato fuori dalla città di Denver in Colorado, nella zona industriale. Dovevano agire e subito anche perché lo sceriffo locale non si era dimostrato molto convinto dei due “agenti federali”.

Tutto era poi successo in fretta. 

Non appena erano entrati nel magazzino su cui si notavano dei chiari simboli demoniaci, e anche anti angelo, i due fratelli si erano ritrovati accerchiati da una decina di demoni.
All’inizio, uno con il pugnale di Ruby , l’altro con una lama angelica, erano riusciti a tenerli testa, ma poi, l’arrivo di altri demoni li aveva fatti capitolare.
I demoni li avevano circondati e costretti alla resa.
Non lo avrebbero fatto se non fossero stati assurdamente curiosi di capire perché non li avessero uccisi invece di , semplicemente, disarmarli e dire “Lui vi sta aspettando!”

Chi li stava aspettando? 

Anche se a quel punto, il dubbio che il tutto fosse stata una trappola per portarli a quel magazzino si faceva sempre più concreta nei due Winchester.
Stavano per muoversi, quando uno dei demoni, li fermò e sogghignò un ironico: “E ci ha detto anche di non fidarci!” e un istante dopo tutto divenne buio.
Un dolore improvviso e secco alla testa e tutto si spense.

Quando ripresero i sensi, erano seduti. A fare loro la guardia, solo quattro demoni, non troppo grossi. Erano legati a delle sedie di legno decisamente fatiscenti. Le sentivano scricchiolare sotto il loro peso e scambiandosi  uno sguardo veloce, i due fratelli, ebbero la stessa idea. Sicuramente con un movimento secco e veloce, quelle sedie avrebbero ceduto. Si diedero il via con un solo cenno della testa e in men che non si dica erano già coinvolti in un corpo a corpo con i loro sorveglianti. Non avevano armi e quindi la loro unica possibilità di vittoria era il vecchio caro buon esorcismo.
La porta era chiusa , quindi bloccarono due demoni per il collo, sistemandosi alle loro spalle e mentre gli altri due cercavano un modo per prevalere, i due cacciatori iniziarono a recitare il rito antipossessione.
Una rabbiosa nuvola nera, pregna dell’odore dello zolfo, invase la piccola stanza. Sam e Dean trattennero il fiato fin quando quei quattro corpi non rimasero inermi a terra e il fumo nero non fu svanito completamente.
“Cazzo..Sammy!!” esclamò Dean recuperando le loro armi da quei corpi morti. Non avrebbero ucciso tutti gli altri demoni, ma almeno li avrebbero rallentati.
“Già!! e siamo solo a meno quattro!” convenne il minore.
“Sì, ma...” e si guardò attorno.
“Ma?!” lo osservò perplesso, Sam.
Dean fece un sorriso estasiato e …
“E’ stato fantastico!!” esclamò Dean entusiasta. “Un esorcismo in dolby surround!”
Sam non poteva crederci, ma entusiasmarsi per una cosa del genere quando erano ancora nella merda fino al collo era tipico di Dean. Quindi , rimettendosi dritto , non potè che sorridere al sorriso del fratello.
“Ok...ma vediamo di uscire di qui. Ce ne sono ancora tanti lì fuori.” disse aprendo la porta.
Dean guardò il gesto e notò il modo in cui Sam lo aspettava alla soglia.
“Fratellino , mi stai suggerendo di andare avanti?!”
“Prima i vecchietti!” rispose a tono il minore.
“Sì, così che i pivellini possano imparare!” ribattè sagace Dean, oltrepassandolo e infilandosi con attenzione nel corridoio semi buio.

Dire che fecero appena una ventina di metri, forse è esagerare, fatto sta che i due si ritrovarono di nuovo al centro di una stanza, accerchiati dai demoni rimasti.
Lo stesso che li aveva avvertiti la prima volta, si fece di nuovo avanti.
“Se fosse per me vi avrei già fatti fuori, ma lui vuole vedervi!”
“Lui...lui...ma chi cazzo è questo lui!?” sbottò Dean, ancora affannato dallo scontro appena finito.
Il demone stava per rispondere quando una voce lo fermò.

“Che tristezza, Dean.” fece fintamente delusa la voce che si faceva via via più vicina. “E io che speravo in un classico viaggio sul viale dei ricordi!”

Dean e Sam si girarono verso quella voce, e quando questa ebbe anche un corpo, lo seguirono con lo sguardo fin quando il demone non gli fu di fronte.
“E tu chi saresti?” si fece avanti Sam, mentre cercava comunque di divincolarsi dai demoni che lo tenevano fermo dalle braccia.
“Tu non mi conosci.” fece il demone rivolto al minore dei cacciatore. E poi spostando lo sguardo su Dean. “Ma tu...” e sospirò con aria delusa. “...tu!! che delusione!”
I due fratelli si guardarono perplessi.
“Dopo tutto quel tempo passato insieme all’Inferno!” proseguì il demone. “Dopo tutto quel tempo in cui le mie mani ti hanno squartato più e più volte, giocando con le tue budella e palleggiando con il tuo cuoricino affranto e disperato!” fece malefico e con aria comunque soddisfatta.
Dean e Sam stralunarono gli occhi. Increduli.
“No..no...” sibilò Dean. “Tu sei morto.”
“Io ti ho ucciso!” aggiunse Sam.
“Tu non puoi essere Alastair!” sembrò voler concludere Dean e deglutì a vuoto quando vide il demone pararsi di fronte a lui con sguardo vittorioso.
“Ma io non sono Alastair.” disse compiaciuto.
“E chi saresti?!” fece con tono di sfida , Sam.
Il demone fece solo un passo indietro. Un solo passo per allontanarsi da loro. Per mostrarsi come si mostra un attore al centro del palco.
“No!” esalò Dean che sembrava già aver riconosciuto quello che era stato un suo carnefice ben più feroce di Alastair.
“Io sono Marchosias!” fece con orgoglio.

A Sam quel nome non disse niente di che.
A Dean….A lui gelò il sangue. 

E quella parte dell’Inferno che non aveva confessato a Sam, quell’Inferno ancora segreto, riemerse imponente come un’onda di un impietoso tsunami che stava per travolgere e sommergere tutto.
“No!” sussurrò ancora il maggiore.
Sam lo udì appena , ma quel sussurro arrivò comunque alle sue orecchie  e si voltò verso il fratello. Lo sguardo pietrificato di Dean, la pelle improvvisamente madida di sudore, le labbra che tremavano appena, gli occhi lucidi di tensione, lo mandarono in confusione.
“Dean?” lo richiamò sorpreso e decisamente in apprensione. “Dean...chi è?” gli chiese.
“Sì, Dean. Digli chi sono, perché...da quello che vedo dalla tua faccia...mi hai appena riconosciuto!!” lo stuzzicò malefico. “O magari….” fece interrompendo una risposta che sapeva non sarebbe arrivata subito. “...o magari, che ne dici? Glielo mostriamo.” sembrò suggerire entusiasta. “Riprendiamo da dove abbiamo lasciato quando quel pennuto ti portò via dalla nostra festa privata? Magari ci facciamo dare una mano da Sammy!” e questa volta nel suo tono c’era un palese tono di minaccia.
“No!!” sibilò Dean e con terrore spostò lo sguardo sul fratello.
“Ma cosa..” azzardò Sam, stranito da quella sorta di monologo e da quel “no” appena detto da Dean.
Il minore stava per controbattere certo che avrebbe avuto man forte dal fratello, ma quando si voltò verso di lui quello che vide lo mandò nel panico.
Dean non era in piedi.
Dean era in ginocchio. La testa bassa. Completamente remissivo.
Sam non poteva credere ai suoi occhi. 

Dean Winchester in ginocchio di fronte al nemico. Arreso. Sconfitto. 

Nemmeno nei suoi incubi più assurdi la sua mente aveva mai partorito una simile assurdità.
Per Dean era stato già un inferno in terra dover dire a Crowley “Mi arrendo!” pur di salvare la vita di Jody. Quindi che cosa aveva potuto piegare così il maggiore? E poi…

Stupido, stupido Sam. E’ per te! Sta proteggendo te. Questo bastardo ti ha messo in mezzo e Dean ti sta proteggendo in una maniera che tu ancora non sai!!

“Bene, bene!! E’ ora di riprendere l’addestramento.” spezzò quel momento di stasi completa, il demone. “Portatelo via!” fece accennando al cacciatore in ginocchio.
In quell’esatto momento le menti dei due fratelli esplosero in un caos assoluto.
“Cosa??” urlò sorpreso Dean, per quella decisione, mentre veniva tirato su a forza e trascinato lontano da Sam.
“No..no...lasciatemi andare!” gridava Sam, che cercava di divincolarsi per poter raggiungere un Dean che veniva letteralmente trascinato via.
“No..No...non è che così che doveva andare...mi sono piegato...mi sono piegato...lascialo stare. Lascia stare mio fratello!! Mi sono piegato...mi sono arreso!!!” gridava furioso Dean, mentre scalciava e gridava per essere lasciato libero.
Mentre Sam per un solo infinitesimale secondo tacque nel sentire Dean pronunciare quella sorta di supplica “Lascialo stare. Mi sono piegato!

Poi , le loro grida pian piano si separarono definitivamente. Dean chiuso in chissà quale stanza di quel magazzino. Sam ancora alla presenza di Marchosias.
“Chi sei davvero? Che vuoi da noi?”
“Ma quante domande, Sammy Sammy!!”
“Se ci volevi morti, lo avresti già fatto. Quindi questo mi dice che vuoi qualcosa. Cosa? Che hai fatto a mio fratello?”
“Ok! Uno: hai ragione. Se vi avessi voluti morti, lo sareste stati non appena messo piede qui dentro. Due: hai ancora ragione. Voglio decisamente qualcosa da voi o meglio da tuo fratello. Tre: tu non hai idea di quello gli ho fatto!” ghignò vittorioso vedendo un’espressione di puro sgomento sul volto del suo prigioniero.
Poi senza dire altro, andò via, lasciandolo da solo, sorvegliato dai suoi demoniaci scagnozzi, mentre furente gli gridava dietro: “Cosa vuoi da mio fratello?? lascialo stare!! Cosa vuoi da lui??!”

Forse passò un’ora, forse di più e mentre Sam restava in piedi al centro di quel magazzino, Dean, rinchiuso in quello che forse era un vecchio ufficio in disuso senza finestre e con una sola via d’uscita, faceva avanti e indietro come un animale chiuso in gabbia. Cosa che in effetti era.
L’angoscia terrifica per aver rivisto Marchosias. La dolorosa morsa alla bocca dello stomaco sapendo Sam da solo con lui. La rabbiosa frustrazione nell’essere consapevole di essere completamente inerme.
Sentì una furia esplodergli dentro. Implacabile.
Gridò. Si passò le mani tra i capelli e piano cedette alla parete alle sue spalle, scivolando lentamente fino al pavimento.
Cercò di resettare la rabbia, di regolare il respiro, di schiarire quei pochi pensieri, ma l’idea di Sam alla mercè del demone, di quel demone, gli impediva di ritornare lucido.
Fin quando non sentì la serratura della porta scattare. Anche lui scattò. In piedi. Pronto a lottare, pronto a cercare una possibilità di fuga per raggiungere il fratello. 

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Capitolo 2
*** SECONDA PARTE ***


Ma ogni suo proposito di rivolta si sedò quando da quella porta vide entrare proprio Sam.
Il minore venne spinto a forza nella stanza e un secondo dopo, la porta si richiuse.
I due fratelli si guardarono. Nessuna parola.
Parole mute.
Ringraziamenti silenziosi.

Fu Dean, poi, ad agire istintivamente.
Raggiunse il minore. Gli mise le mani sulle spalle. Lo guardò intensamente. Lo osservò, lo scrutò centimetro dopo centimetro.
Sam non aveva segni. O graffi...o altro.
“Stai bene! Stai bene!” disse a denti stretti tirandoselo addosso per abbracciarlo. “Grazie al cielo stai bene!” ripeteva ancora.
Sam ricambiò l’abbraccio. Si strinse al maggiore cingendogli la schiena. Per un attimo si sentì come al sicuro come quando Dean lo abbracciò dopo il suo passaggio dal Purgatorio per salvare l’anima di Bobby.
Si lasciò abbracciare perché capì che Dean ne aveva bisogno.
Ma anche lui aveva un disperato bisogno.
Un bisogno di sapere. Di avere risposte. 

Quando con delicatezza si staccò dalla stretta fraterna, sorrise al velato imbarazzo con cui Dean cercava di nascondere l’emozione di vederlo sano e salvo.
“Sì, Dean. Sto bene, tranquillo. Sto bene!” lo rassicurò ancora.
“Non ti ha fatto niente? Non ti...”
“No, no..Dean. Non mi ha fatto niente. Ma..” e restò per un attimo incerto.
“Ma , cosa?!” lo anticipò Dean, preoccupato che quel “niente” fosse qualcos’altro.
“Sembrava solo che lui volesse lasciarmi senza risposte. È come se fosse tutto nei suoi piani agire come ha fatto. E quello che ha detto...quello che hai fatto tu. Io... ho bisogno di capire.”
“Sammy...” fece frustrato, dandogli le spalle e allontanandosi di poco.
“No, niente “Sammy”. Non questa volta. Non ora. Quel figlio di puttana tornerà alla carica tra un po’ e ha detto che vuole qualcosa da te, che vuole ripercorrere il viale dei ricordi con te. Che cazzo significa, Dean? Chi è? Che ti ha fatto?!” lo investì di domande.
Domande a cui Dean sapeva di non potersi sottrarre. Non più. Non in quella situazione.
“Sam…..io...”
“No, Dean!” lo fermò. “Io!!” ribattè con decisione il minore. “Io ho bisogno di sapere. Di capire chi è il bastardo che ti ha costretto a metterti in ginocchio con un semplice sguardo. Devi dirmelo Dean!” fece con una gelida decisione. “Devi dirmelo perché in questo momento sono talmente spaventato e incazzato che ho una fottuta e dolorosa voglia di scolarmi uno di quei demoni per essere abbastanza forte da far sputare l’anima nera di quel bastardo pur di vendicarti!” asserì con forza.
Dean sgranò gli occhi, esterrefatto e allarmato alla sola idea che Sam ricadesse nella follia del sangue di demone.  Così iniziò istericamente a cercare un modo giusto per svicolare. La sua mente cercava. Invano.
“Parla con me!” fece poi  la voce improvvisamente calma di Sam. “Ti prego, Dean. Parla con me!”

Dean fece qualche altro passo, fino ad arrivare all’angolo della stanza. Come se quella posizione potesse proteggerlo in qualche modo da quello che stava per confidare.
“Dean?!” lo incoraggiò Sam.
“Si chiama Marchosias!” fece finalmente.
“L’ho sentito!”
“Quando sono stato all’Inferno, lui è stato...” e in quel momento la porta della stanza si spalancò sbattendo rumorosamente alla parete.
I due fratelli scattarono in allerta vedendo entrare il solito gruppo.
“E’ ora di iniziare i giochi!” fece il demone che sembrava comandare, dopo Marchosias.
Si divisero in due gruppi da quattro e ogni gruppo afferrò uno dei fratelli , trascinandoli fuori, fino a raggiungere il demone in capo che li attendeva al centro del magazzino.
Solo che questa volta , non era solo.
No! Alle sue spalle era stato sistemato un tavolo su cui, quello che sembrava il corpo di una ragazzina, si muoveva tremante , in preda al panico.
E quello stesso panico investì Dean, quando, quei ricordi di un non troppo lontano inferno, tornarono a bruciare.
“No..no...” esalò cercando di resistere ai demoni che lo spingevano verso Marchosias e il tavolo.
“Allora Dean?! Pronto a riprendere il nostro addestramento?!”
“No, no, no...” e ormai Dean cercava di divincolarsi, di difendersi.
“Sai questo cosa significa?!”
“Lascialo stare Marchosias!!” gridò Sam, cercando di reagire a quella situazione che non comprendeva.
A quella visione di Dean che non concepiva.
“Sei solo un vigliacco codardo come solo un demone può essere. Hai bisogno di tutti questi demoni per affrontarci. Fallo da solo, fallo...”
“Ma io non devo affrontare nessuno. Io sono solo il maestro e tuo fratello l’allievo che deve recuperare le sue assenze alle mie lezioni.”
“Lasciala andare Marchosias….non è un’anima...è una ragazzina...è un’innocente…” si intromise Dean, oramai bloccato al suo cospetto.
Sam ascoltò quelle parole. 

Tortura! Ecco di che cosa si trattava.

Marchosias voleva che Dean tornasse a torturare.
Ma allora Alastair? E perché Dean aveva reagito così a Marchosias e non ad Alastair? Infondo aveva incontrato anche lui ai tempi dei sigilli spezzati dai demoni.
C’era altro. Qualcosa di più oscuro. Di più doloroso.

“Veditela con noi!!” cercò di dar forza al maggiore.
“Vedi , mio caro Sam...il fatto è che già so che il caro Dean non farà quello che voglio. Quindi ho bisogno di un….” e fece come se stesse pensando alla parola giusta da dire. “..un incentivo, sì!!” fece soddisfatto della parola trovata.
“Marchosias...no..” fece la voce frustrata di Dean.
“E quella ragazzina per te è un valido incentivo?!” domandò sarcastico Sam.
“No!” lo sorprese il demone. “Ma tu si!” e detto questo , fece un semplice cenno ai demoni alle spalle del più giovane dei due fratelli.
“Noooo!!” gridò Dean, frenato a forza dai suoi carcerieri.
Fu un secondo.
Due bloccarono Sam dalle braccia. Uno gli andò dietro, gli afferrò la testa in modo da scoprirgli il collo. L’ultimo si piazzò davanti e gli puntò la lama alla gola pronto a reciderla senza esitare, al solo comando del suo capo.
“No...no...no…” si agitava Dean. “Marchosias , no...non lui...non Sam...”
Marchosias godette di quella scena , della rabbia del minore, del terrore del maggiore.
“Sai cosa devi fare, Dean!” fece impassibile.
Dean scattò con gli occhi sul demone. “No...no...”
Marchosias fece solo un cenno con la testa. Senza esitare , uno dei demoni, quello che teneva Sam dal braccio destro, lo strattonò con forza, con una violenza tale che gli slogò la spalla.
Sam gridò simultaneamente al rumore delle sue ossa che si dislocavano.
“Nooooo!” urlò Dean, che cercò di raggiungere il fratello, ma impossibilitato a farlo a causa dei demoni che tenevano lui. “Sammy!!!!” lo richiamò mentre Sam cercava di riprendere fiato e sostenere il dolore. Che comunque provava.
“Sai da dove si inizia.” insistette con un tono sadico, Marchosias.
“Sam….”
“Non fare niente …..Dean...” ansimò Sam vedendo la confusione, l’apprensione e la rabbia sul volto del maggiore.
“Ora gli hanno dislocato solo una spalla...magari dopo….gliela faccio strappare via!!” minacciò serio.
“No...no...” ringhiava Dean, combattuto tra quello che voleva fare e quello che sarebbe stato costretto a fare,
“Conosci com’è la storia….inizia con te, finisce con te!” sembrò ricordargli Marchosias. “O soffre il cacciatore..” indicando Dean. “..o soffre la preda!” fece indicando la ragazzina terrorizzata. “E naturalmente Sammy-Sammy è il mio jolly perché qualcosa, qualsiasi cosa accada. Lo sai cos’è mi interessa.” sibilò all’orecchio del maggiore dei Winchester. “Non penso che tu l’abbia dimenticato.” e Dean, prigioniero di quello sguardo demoniaco, si ritrovò ad ammettere solo con un cenno della testa che non aveva dimenticato niente di quello che erano stati i passatempi di Marchosias. “A me interessano le grida e il dolore e il sangue. Finiti quelli, finisce il divertimento!!” disse come se avesse detto la cosa più logica e tranquilla del mondo.
“Marchosias...” sembrò quasi supplicarlo Dean.
“O fai gridare lei….” fece indicando la povera vittima. “O io faccio gridare lui!” disse indicando Sam. “Iniziamo!” fece poi impietoso il demone. “O il tuo fratellino finisce in mille pezzi e tu sai come ci si sente in mille pezzi!” e si erse in tutta la sua infernale nefandezza mentre Dean invece finiva in ginocchio con i palmi delle mani rivolte all’insù come se fossero in attesa di ricevere qualcosa.
“Dean...Dean, no!! cosa stai facendo? No...Non farlo!!” lo incoraggiò Sam, mentre il demone che gli teneva la testa gliela strattonò per farlo tacere. “Dean!!” lo chiamò ancora, comunque. “Ce la faccio….non farlo...io...io ce la faccio...” sibilò comunque.
Dean chiuse gli occhi solo per un attimo.
“Non puoi!” sussurrò solo.
Poi non disse altro.
Dean non gli rivolse più parola. Troppa vergogna. Troppa colpa.
Ma quello che stava per fare , sapeva che, almeno per il momento, avrebbe salvato la vita di Sam.

Marchosias mise tra le mani di Dean, il coltello di Ruby e il cacciatore non appena sentì il peso della lama, si alzò piano.
Impugnò con entrambe le mani l’elsa del pugnale e ne indirizzò la lama verso il torace ansimante della ragazzina il cui volto ormai era completamente coperto di lacrime e sudore. I capelli scomposti. Il trucco disfatto. Il rossetto sbavato a causa della stoffa stretta tra le labbra.
“Perdonami...perdonami...” esalava Dean alla povera vittima.
A Sam , forse.
“Dean...no….non farlo...non puoi farlo. Dean...”
“Lo sai Dean, o lei o...” e indicò alla sua destra. In direzione di Sam. “..o lui!!”
Dean scattò con lo sguardo verso Sam, quando lo sentì gemere a causa di un taglio che il demone, con il coltello puntato alla sua gola, gli fece.
“Ho bisogno di sangue….di grida...di dolore...” continuava a ripetergli il demone. “E tu sai cosa devi fare!!” lo assillava.

Poi fu un susseguirsi di..

Perdonami...perdonami...”
Dean, no!”
Perdonami..”
Tu sai quello che devi fare..”
Perdonami….”
Dean, no...no!!”
Se lei muore, Sam vive. A te la scelta Dean...”

Dean, ormai nel caos mentale più assoluto, spostava lo sguardo tra Sam e la sua gola ferita, gli occhi malefici di Marchosias , il terrore della ragazzina e poi ancora Sam, e ancora la ragazzina e ancora Marchosias e così ancora con un fare frenetico dei suoi occhi.
Fin quando una malsana idea, quella stessa che già aveva valutato nel silenzio di quella stanza mentre era lontano da Sam, non sovrastò  del tutto quello che vorticava nella sua testa.
Dean strinse forte le mani intorno all’impugnatura del coltello anti demone e senza guardare più nessuno, respirò a fondo , chiuse gli occhi e sperò che tutto andasse come quell’idea che la sua mente gli aveva suggerito.
Alzò un altro po’ le braccia, pronto ad affondare.

“Noooo!” gridò sconvolto Sam
“Siiii!” gridò vittorioso Marchosias.

Il coltello si abbassò e andò a piantarsi impietoso nello stomaco di Dean che si afflosciò agonizzante al suolo e dopo pochi momenti smise di lamentarsi. Le labbra velocemente sporche di sangue scuro e denso.
Quel gesto raggelò tutti. Perfino il demone, colto di sorpresa.
“Deeeaaaannn!” urlò Sam
“Maledetto stupido umano!” imprecò l’altro. “Non sei cambiato affatto.” fece afferrandogli la testa dai capelli. “Ci provasti anche all’Inferno, inutilmente. Ma qui sapevi che non posso riportarti indietro. Non senza un patto!” e fissò ironico Sam che sbuffava rabbia. “Non è che a te va di fare un patto, no?!” chiese sadicamente.
“Ti ucciderò...ti ucciderò….maledetto figlio di puttana , io ti ucciderò!!” gli gridò contro, Sam.
“Lo prendo come un no!” replicò seccato Marchosias.

Il demone guardò il corpo inerme del cacciatore e deluso si guardò in giro con aria indifferente, come indifferente rimase ai richiami disperati di Sam verso il fratello riverso a terra in una pozza di sangue.
“Ripulite tutto!” fece con distacco.
Un demone stava per pugnalare la ragazzina, mentre quello pronto a colpire Sam stava per affondare il coltello nel collo del giovane.

Un attimo.
Un boato sordo.
Le porte del magazzino saltarono.

Qualcosa rotolò verso l’assembramento di demoni.

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Capitolo 3
*** TERZA PARTE ***


“Chiudi gli occhi Sam!” gridò una voce familiare.
Quella di Castiel.

Sam obbedì e un secondo dopo una luce folgorante esplose dai due oggetti rotolati poco prima.
Bombe anti demone. Quelle create da Kevin.
I demoni gridarono, dissolvendosi nell’aria e nella polvere e durante quelle grida, Castiel si fiondò contro Marchosias.
L’angelo sapeva che quell’incantesimo non sarebbe bastato per quel demone. Ma quell’incantesimo insieme ad una spada angelica piantata in pieno petto non avrebbe lasciato scampo a quel demonio sputato fuori dagli abissi dell’Inferno.
E così fece. Mentre ancora la luce azzurra invadeva tutto il magazzino, la sua spada affondava nel torace del demone, che colto di sorpresa da quell’attacco angelico, non ebbe scampo.
Rantolava ancora mentre Castiel gli ringhiava nelle orecchie: “Non puoi colpire la mia famiglia e pensare di farla franca, demone immondo!”
“Tu...sei...!!” sibilò prima di spegnersi definitivamente. 

Quando tutto sembrò tornare alla realtà, perfino il tempo sembrò iniziare a scorrere di nuovo regolarmente.
E quando la luce dell’incantesimo svanì del tutto, Sam riaprì gli occhi. Si rese conto di essere ormai libero dalle strette demoniache e nel permettere ai suoi occhi di rimettere a fuoco la prima cosa che vide fu Castiel chino su Dean ancora incosciente.
Si tirò su, corse verso il fratello e si inginocchiò accanto a lui, preoccupato.
“E’ svenuto, ma è ancora vivo!” fece Castiel.
“Guariscilo!” disse senza smettere di guardare il fratello, mentre gli teneva le mani premute sulla ferita all’addome.
“Non posso!” fece avvilito, l’angelo.
“Cosa? Perché?” domandò stranito Sam.
“C’è voluta grazia di angelo per fare quelle due bombe anti demone, e questo posto ha sigilli anti angelo ovunque e quei sigilli stanno prosciugando le mie energie. Anzi...” disse sfilandosi l’impermeabile e usandolo come fascia di fortuna intorno alla ferita dell’amico cacciatore. “...dovremmo decisamente uscire di qui, prima che mi facciano fuori del tutto!” asserì finendo di sistemare la benda di fortuna. “Libera la ragazza, la lasceremo nel primo posto in cui possano aiutarla a ritornare a casa.” fece risoluto. “Una volta fuori di qui, con le energie che ho ancora riuscirò a fermare l’emorragia. Questo ci darà il tempo di tornare al bunker. Lì, Jack, farà il resto.”
“Ma Jack non può usare i suoi poteri!” gli fece presente Sam.
L’angelo lo fissò. “Con le energie che mi resteranno attiverò i sigilli di occultamento per nascondere i poteri di Jack. ”
Sam, ancora confuso da tutto quello che era successo e che ancora non sapeva, obbedì. Anche perché Castiel sembrava assolutamente sicuro di quello che aveva appena pianificato.
“Non rischiamo...fermiamoci al primo ospedale e...” provò comunque , ancora, il minore.
“E come spiegherai quello che è successo? La solita aggressione? La solita rapina finita male? Avete usato talmente tante volte questa scusa che ormai i vostri alias sono in quasi tutti gli ospedali del paese!” e poi guardò la ragazzina. “Lei è giovane...non ha ferite gravi ed è in un tale stato confusionale che penseranno abbia preso qualcosa o che sia ubriaca!” fece presente. In effetti Castiel aveva ragione.
“Castiel...” fece però ancora incerto.
“Sam!!!” lo richiamò con forza Castiel. “Non abbiamo tempo!!” disse indicando il trench sempre più pregno di sangue.
Il ragazzo scattò un attimo dopo.
Si avvicinò alla ragazza, decisamente in stato di choc, la liberò e l’aiutò a mettersi in piedi. Cercò di rassicurarla dicendole che presto sarebbe tornata a casa. E mentre uscivano da quel magazzino e raggiungevano l’Impala , non toglieva mai lo sguardo dall’angelo che sorreggeva il fratello.
Fecero sedere la ragazza davanti. Sam si mise al posto di guida, Castiel dietro con Dean e ogni volta che recuperava forze le spendeva di nuovo per  tenere in vita Dean.
Un attimo prima di partire, dopo aver lasciato la ragazza nei pressi di un pronto soccorso, Sam guardò Castiel dallo specchietto retrovisore.
“Castiel….come hai fatto a trovarci?!” chiese giustamente curioso.
Castiel guardò l’amico ferito.
“Mi ha pregato e Jack mi ha teletrasportato qui!” rispose telegrafico. “A dopo tutte le altre spiegazioni. Ora , va. Forza!! abbiamo parecchia strada da fare!”
Sam non disse o chiese altro. Partì.
Sarebbero state le cinque ore più lunghe della sua vita.

Alle prime luci dell’alba, l’Impala si fermava nel parcheggio sotterraneo del bunker dei Letterati.
Castiel e Sam, trasportarono Dean attraverso i lunghi corridoi e arrivarono fino alla sua camera. I poteri “malandati” di Castiel avevano fatto comunque il loro dovere , tenendo in vita il cacciatore ma ora c’era bisogno del tocco risolutivo di Jack.
“Jack!!” lo richiamò infatti Castiel, mentre Sam sistemava il cuscino sotto la testa del fratello.
Un attimo e Jack fu nella stanza.
“Castiel...i sigilli!” fece presente il nephilim.
“Vado!!” e l’angelo corse ad attivarli così che Chuck non potesse intercettare la magia del mezzo angelo.
Pochi minuti dopo il richiamo di esortazione di Castiel viaggiò lungo il bunker. “I sigilli sono attivi!”
“Ok!” sussurrò Jack e subito si affrettò a posare le sue mani sulla ferita.
La meravigliosa luce salvifica angelica fece la sua apparizione. Sam vide la ferita di Dean richiudersi e la sua pelle risanarsi , sotto i suoi occhi. Vide il respiro del fratello tornare regolare, il suo colorito più roseo. Perfino l’espressione di Dean sembrò pacificarsi.
“Riposerà per qualche ora.” fece soddisfatto il nephilim mentre lasciava i due fratelli da soli.
“Jack?!” lo richiamò Sam e il ragazzo si girò. “Grazie Jack!” disse grato.
Jack sorrise. Guardò Dean e poi di nuovo Sam. “Siete la mia famiglia. Non c’è niente che non farei per voi!” e andò via.

Sam restò a vegliare Dean per una mezzora buona , poi , quando si rese conto che i vestiti che aveva addosso emanavano un nauseante odore di sangue , zolfo, polvere e sudore, decise di spostarsi in camera sua e darsi una ripulita. Infondo , Dean, stava bene.
Almeno fisicamente.
Dopo che si fu fatto una doccia ed ebbe indossato dei vestiti puliti, passò di nuovo dalla stanza del fratello. Dean riposava ancora e questo lo tranquillizzò così decise di andare nella grande sala dove vi trovò Castiel seduto al tavolo tattico.
“Ehi!!” lo richiamò amichevolmente.
“Dean?!” fece in rimando l’angelo, che sembrava ancora mostrare i segni dell’affaticamento per il consumo della sua grazia.
“Riposa ancora. Ma sta bene.” rispose. “Jack?”
“Billie lo ha richiamato!”
“Novità su Chuck?!” chiese Sam.
“Jack non ne aveva idea, ma ci farà sapere tutto non appena potrà tornare.”
“Ok!” fece più o meno convinto. L’idea di Jack , da solo con Billie, nel Vuoto con il Vuoto, non lo faceva impazzire.
Poi senza rendersene conto, sembrò incantarsi sull’angelo.
Castiel sentendosi osservato, ne rimase ..confuso.
“Sam…cosa c’è?” si decise a chiedere.
“Ci sto pensando da un po’!” esordì Sam, sistemandosi sulla sedia su cui si era seduto.
“A cosa stavi pensando?!” fece curioso Castiel che andò a sedersi di fronte a lui , ma dall’altro lato del tavolo.
“In quel magazzino...quando hai fatto irruzione...” fece ripercorrendo con la mente quei momenti.
“Cosa?!” lo incoraggiò a continuare.
“Dopo aver tirato le due granate….ti sei lanciato senza esitare su Marchosias!” riflettè.
“E allora?!”
“E allora...come facevi a sapere che era lui che comandava? Erano tutti demoni...come sapevi che era lui quello che...”
“Sapevo chi era!” lo fermò, sorprendendolo, Castiel.
Sam strabuzzò gli occhi, incredulo.
“Tu sapevi di Marchosias? Tu sapevi chi era?!” chiese ancora e l’angelo annuì soltanto.
Sam si passò una mano tra i capelli,  frustrato. “E sai anche che cosa ha fatto a Dean quando era all’Inferno?” e questa volta la domanda suonò con un tono piuttosto duro e decisamente di rimprovero.
L’angelo dopo aver inspirato profondamente, annuì ancora.
“Cazzo!” sbottò alterato, Sam. “E tutte quelle volte che ti ho confessato che vedevo Dean schiacciato dal ricordo di quello che aveva dovuto sopportare e fare lì sotto, non ti è mai passato per la testa di nominarmi quel gran bastardo di Marchosias!” finì per inveirgli contro.
“Sam...” cercò di calmarlo.
“Quel figlio di puttana lo ha messo in ginocchio. Ha messo in ginocchio mio fratello!!” e a questo punto gridava rabbioso al ricordo di quella scena.
“Io non...”
“Io non riesco ad accettarlo, cazzo!!” fece buttando all’aria quello che c’era sul tavolo e alzandosi con uno scatto violento facendo cadere la sua sedia. “Non ci riesco...sono furioso...potrei ….Dio!!...potrei uccidere chiunque in questo momento!!” fece frustrato. “E tu? Tu lo sapevi!” continuò puntandogli il dito contro.
“Ora ascoltami!!” si impose a questo punto con una tale forza nella sua voce, che Sam, non potè far altro che tacere. “Ho strappato letteralmente l’anima di Dean dalle mani di Marchosias, ma non saprai altro da me. Sta a tuo fratello decidere quello che vuole o può dirti riguardo quello che Marchosias gli ha fatto. Aveva e ha i suoi motivi e io non tradirò questa sua decisione.” e in quella sua presa di posizione, Sam capì che davvero l’angelo non avrebbe rivelato altro.

“Grazie... Cas!” 

 

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Capitolo 4
*** QUARTA PARTE ***


“Grazie...Cas!”

I due si voltarono contemporaneamente verso la voce di Dean, alle loro spalle.
Il maggiore era in piedi accanto ad una delle colonne portanti, la mano su quella parte del corpo che lui stesso aveva ferito. Jack lo aveva guarito ma era come se comunque sentisse dei punti invisibili tirare.
“Grazie!” ripetè avanzando verso l’amico angelo e poggiandogli una mano sulla spalla quando lo raggiunse. “Puoi lasciarmi da solo con mio fratello, per favore?!” chiese gentilmente.
Non che Dean fosse scortese con lui, ma per un momento a Castiel mancò l’essere liquidato da Dean al suo solito ironico modo: “Prendi il volo Cas!...Vaporizzati, Cas!...Va’ a farti un giro, moccioso!...Spazio personale, dannato angelo!
Sorrise. “Certo! Vado di là...ho degli scritti enochiani da controllare!”
“Ok! Divertiti!!” replicò Dean, sorridendogli. “Ah...Cass?” lo richiamò l’amico.
“Sì?”
“Hai un aspetto di merda, amico!” affermò sorridendogli.
Castiel, sospirò.
Ecco il suo amico Dean!!!
Annuì . Lo fissò. “Anche tu!” replicò.
L’angelo si allontanò da loro ma prima di sparire oltre il corridoio fu richiamato anche da Sam.
“Castiel ...io ..prima ...non volevo...insomma...”
“Tranquillo, Sam. È tutto ok!” e lo disse con sincerità e poi andò via, lasciandoli da soli.

I due fratelli si guardarono per qualche momento, poi fu Dean a spezzare quel silenzio.
“Ho decisamente bisogno di una birra. Mi fai compagnia?!” propose dirigendosi verso la cucina.
“Sì..sì..ne ho bisogno anche io!” convenne il minore , seguendolo.

Arrivati in cucina, Sam andò a sedersi al bancone in acciaio, Dean, invece, proseguì fino al frigo e ne tirò fuori due birre. Le aprì con il suo solito gesto e ne porse una al fratello.
Si sedette di fronte al minore e incrociò con lui il collo della bottiglia.
Un brindisi muto.
Al semplice fatto di essere ancora vivi.
Sam bevve e per un po’ trattenne il liquido in bocca fin quando non iniziò a pizzicare. Un gesto semplicemente dettato dal fatto di trattenere le mille domande che aveva voglia e diritto di fare.
Poi mandò giù , stringendo gli occhi a causa della birra che gli bruciava la gola.
Dean compì esattamente lo stesso gesto, ma se per il minore quel gesto aveva significato il trattenere la voglia di fare domande, per il maggiore aveva significato il ritardare la consapevolezza di dover dare risposte.
Ma a quel timore , Dean, dovette arrendersi.
Tutto quello che aveva visto Sam era andato ben oltre il poter essere coperto da una semplice scusa.
Un banale “hai frainteso...” o “hai visto male...” o un’altra stronzata del genere non avrebbe avuto senso.
Così il maggiore mandò giù un altro sorso, fece un respiro profondo.
“Come stai, Dean? Come ti senti?!” chiese Sam, solo per non andare subito al sodo, temendo un possibile dietro front del maggiore.
“Non ti ho mai mentito Sammy...” esordì invece Dean tenendo però ancora lo sguardo puntato alla bottiglia.
“Non ho mai detto che tu lo abbia fatto ma..”
“...ho solo omesso una parte del racconto!” provò a giustificarsi.
“Ok! Ora, se vuoi, però, hai la possibilità di dirmi il resto della storia. Non voglio litigare Dean, non voglio costringerti, davvero. Ma...ma dopo quello che è successo...dopo quello che ho visto….merito di saperlo!” fece Sam.
Dean annuì. Sapeva che Sam aveva ragione. Inspirò ed espirò.
E…
“Alastair fu solo quello che mi fece scendere dalla ruota e che mi mise una lama in mano.” iniziò, deglutendo al ricordo.
“Lo so!” sussurrò Sam, solo per non interrompere con troppa decisione quella confessione.
“Ma fu Marchosias a ….fare il resto!” scelse come conclusione della sua frase.
“Dean….quello che ti ho visto fare….Io...Io non oso immaginare cosa ha potuto farti per ...per….” e si fermò perché sapeva che parola usare ma si rifiutava di pronunciarla.
Ci pensò Dean a farlo.
“Piegarmi in ginocchio?!” ma Sam non disse nulla.
Dean lo vide solo contrarre nervosamente la mascella.
“Quando Alastair mi passò il suo rasoio, mi trascinò al tavolo dove teneva legata una povera anima da torturare. Mi teneva il polso in cui stringevo la lama e mi ordinò di iniziare a tagliarla. Ma io vedevo il terrore nei suoi occhi...la supplica di non farlo. Una parte della mia mente mi diceva che se era all’Inferno di certo aveva fatto qualcosa per meritarselo. L’altra parte del mio cervello mi diceva che c’ero anche io e io ero lì perché...” ma non finì per ovvi motivi.
“Perchè avevi scelto di condannare la tua anima ad un supplizio eterno pur di salvarmi la vita!” e fu Sam a finire.
Dean lo fissò e fissò la decisa consapevolezza sul volto del fratello.
“Non fare il melodrammatico!” cercò di smorzare il momento.
“E’ quello che sarebbe successo se non fosse arrivato Castiel a tirarti fuori dalle fiamme dell’Inferno!” precisò ancora, l’altro.
Dean accennò appena con la testa ma non rispose altro.
“Che è successo, poi?” proseguì Sam, cercando di nascondere quel suo personale e profondo senso di colpa che da quel lontano 17 maggio 2007 si portava dentro.
Dean riprese il racconto.
“Alastair mi afferrò il polso e con la sua mano mi costrinse ad affondare nel petto di quell’anima , o spirito o chiamala come ti pare. Ma quello che successe, la mia reazione, credo che lo colse di sorpresa.” ricordò con una punta di orgoglio. “Mi divincolai dalla sua presa, lasciai cadere il rasoio , mi feci indietro e ...”

Rimettimi sulla ruota, figlio di puttana!”
Non avrai un’altra possibilità, parassita..”
Fottiti!”
Mi piacerà squartarti ancora!! Godere di ogni tuo grido, ancora!!”

Dean riportò quella frase e fece finta di ignorare il terrore e lo sconcerto sul volto di Sam.
“So a cosa stai pensando...ma Alastair non c’entra con quello che feci all’Inferno. Fu Marchosias. Quando mi rifiutai di torturare quella poverina, Alastair stava davvero per rimettermi sulla ruota, ma Marchosias lo fermò.” e ricordò ancora…

Fermo Alastair!”
Maestro?! Mi onori con la tua presenza.”
Perchè privarci di un simile divertimento?!”
Credo abbia bisogno di un incentivo in più per cedere a ciò che vogliamo!”
Lascia che ti mostri la mia idea di... incentivo.”
E’ un onore, maestro!”

Dean si stupì di come la sua mente ricordasse ogni singola parola, mentre pensava che anni di analgesici e alcool le avessero cancellate.
“Sai...sapevo che il dolore e la sofferenza provata a causa delle torture di Alastair non aveva paragoni, ma quando..quando quel bastardo mi lasciò nelle mani di Marchosias ...beh!, il dolore che provai...la sofferenza che mi causò furono talmente profondi , ineguagliabili, indescrivibili che a volte mi convincevo che sarei impazzito... che pur essendo solo un’anima, mi sarei perso definitivamente in una follia fatta di puro dolore. Con Alastair , nonostante tutto, riuscivo ancora a pensare, perfino a sognare...ma con Marchosias...” disse, rivelandolo con una risata tristemente amara
“Mio Dio...” si ritrovò a sussurrare Sam, profondamente turbato da quella rivelazione.
“Se fino a quel momento avevo creduto che il modo di dire “ti farò in mille pezzi” fosse solo un modo dire...Marchosias mi dimostrò che non lo era. E ne godeva. Ne godeva ogni volta, ad ogni pezzo che mi strappava via dal corpo. E ogni volta che finiva, mi rimetteva insieme e mi piegava in ginocchio. Mi metteva tra le mani una lama e...”

Lenisci il tuo dolore, Dean!”
No...no...”
Fallo ..o prima o poi non rimarrà più niente di te...”
Allora…. vorrà dire ….che….che sarà finita!”
Sì, ma il “poi” è lungo un’eternità qui all’Inferno!”
Fanculo!”

Ricordò ancora, Dean.
“E tutto ricominciava. E ogni volta era sempre più doloroso. Tra Alastair e gli...incentivi di Marchosias, io….”
“Mio Dio...Dean!” esalò Sam, oltremodo sconvolto. Il suo cuore si era già spezzato quando Dean gli rivelò di Alastair seduti sul cofano dell’Impala, anni addietro. Ma questo...questo non era umanamente sopportabile.
“Fin quando una volta, che il Cielo mi perdoni!, quando Marchosias mi mise in mano per l’ennesima volta quel dannato coltello e io non lo feci cadere ma lo strinsi forte. Il bastardo non si fece sfuggire l’occasione. Mi alzò di peso, mi portò al tavolo e mi costrinse ad affondare nello stomaco di quella povera anima incatenata. In quel momento...in quell’esatto momento sentii una parte del mio dolore scivolare via da me. Ed era bello, Sammy. Era dannatamente bello non provare ancora tutto quel dolore, quella sofferenza, quel tormento e affondai ancora e ancora fin quando non rimase più niente in cui affondare….” e poi , quasi con aria di disgusto, non si guardò le mani. Appena tremanti. “Fin quando non rimaneva solo il sangue sulle mie mani e quelle grida disperate in sincrono con le mie furiose, nella mia mente. E nelle volte successive più Marchosias si accaniva su di me, più io mi accanivo sulle anime che mi metteva davanti. Mi accanivo su di loro con rabbia. Come se fosse colpa loro se io pativo quello che pativo. Usavo ogni arma pur di portare via il mio dolore. Arrivai ad usare le mie sole mani pur di far tacere il ricordo del rumore della mia pelle che si lacerava sotto le lame di Marchosias.” disse ancora con durezza , buttando giù l’ennesimo sorso di birra ormai inutile  a lenire il dolore di quel racconto. “Ecco come è andata. Come sono diventato quello che loro volevano diventassi. “L’uomo giusto che versò sangue all’Inferno”. Fin quando...”

Maestro….gli angeli assediano l’Inferno!”
Che vogliono quei maledetti pennuti?!”
Lui!”
Abbiamo raggiunto il nostro intento. Gettatelo nella Giudecca. Che diventi cibo del nostro signore Lucifero!”
..
Osate ancora toccare l’uomo giusto e l’ira del Paradiso annienterà questo posto e voi tutti.”
Castiel, è tardi. Il sangue è stato versato e tu non puoi…. non osare...tu non devi...”
L’anima di Dean Winchester non vi appartiene! Non avrebbe mai dovuta essere qui, essere vostra!”
Beh! Ormai è fatta….guardalo, guarda cosa ne è rimasto. È nostra ormai. Tornatene da dove sei venuto!”
Tu non mi dai ordini, demone immondo!”
.
La tua anima è salva Dean Winchester!”
Non...lo ...merito...lasciami qui...”
Questo non è il tuo posto….il Cielo ha una missione per te!”

Sam ascoltò con apprensione ogni parola che venne fuori dalla bocca del fratello.
Dean gli aveva già rivelato quello che aveva dovuto patire all’Inferno, ma solo ora, dopo questo racconto, dopo questa parte mancante, si rese conto di quello che Dean aveva davvero passato.
Per avergli salvato la vita.
Cercò di mandare giù il magone che gli aveva chiuso la gola.
Guardò il maggiore. Lo vide massaggiarsi il lato dell’addome che si era ferito.
“Perchè?!” disse solo, indicando quella parte del corpo. “Perchè lo hai fatto?!”
Dean capì cosa volesse sapere il fratello.
“Marchosias è...” e poi si corresse. “..era un bastardo fissato con certi riti da seguire. Voleva che fossi io ad uccidere quella poverina. Forse si sentiva come se giù all’Inferno non avesse finito il suo lavoro con me. Era la sua “fissa”,  ma sapeva che adesso non lo avrei mai fatto. E sapeva che qui, sulla terra, da vivo, non poteva farmi quello che mi faceva all’Inferno. Così ha usato il mezzo più sicuro per piegarmi velocemente.”
“Me.”
“Te.” convenne il maggiore.
“Dean...”
“Niente “Dean”. Mai e poi mai avrei permesso che Marchosias facesse a te solo un accenno di quello che fece a me. Mai, Sammy. Mai.” fece con una decisione che fece tremare lo stomaco del minore.
“Così, quando ci hanno separato, hai pregato Castiel!” gli fece presente.
“Sì.

Cass...Cass ti prego...ti prego cerca di sentire la mia preghiera...Marchosias...Marchosias mi ha trovato. Ha preso me….ha preso Sam e tu sai...sai cosa piace fare a quello psicopatico demioniaco. Ha circa una decina di demoni con lui. Siamo in magazzino agricolo ad est di Denver…ci ha separati...non so che cosa sta facendo a Sam...sto andando fuori di testa!! Devi aiutarmi, spero tu mi stia ascoltando….Jack può teletrasportarti qui...io, quando verranno a riprendermi... io ti darò comunque il tempo per arrivare e portare quello che serve per far fuori questi figli di puttana. Cass...Castiel..ti prego...io non voglio...non voglio tornare a fare ...ti prego, ti prego fa’ presto perchè se Marchosias userà Sam come ricatto e lo farà….io non esiterò. Cass io non esiterò….ti prego!”
……

Castiel...Castiel che hai ? Gli angeli? Ti stanno parlando?”
No, Jack...è Dean!”
Dean?”
Mi sta pregando….dobbiamo fare presto!!”

“L’ho pregato, gli ho detto quello che stava succedendo, che sarebbe successo...dove eravamo e quello di cui avevamo bisogno. Gli ho detto che gli avrei dato più tempo possibile per organizzarsi. Lui e Jack hanno fatto il resto.”
“E pugnalarti allo stomaco è l’unica cosa che ti è venuta in mente?!” sembrò chiedergli quasi con ironia.
“In quel momento , si!” e poi con altrettanta ironia. “Ehi??! ha funzionato in fondo!!” fece soddisfatto. “Tolto me dai giochi, quel bastardo avrebbe perso ogni interesse alla cosa!” sembrò voler giustificare il suo gesto.
“Ma se Castiel non fosse arrivato in tempo, tu saresti morto, e Marchosias avrebbe ucciso me e la ragazza comunque.” gli fece notare.
“Sì, Sammy, lo so. Ma almeno sarebbe stata una cosa veloce. E con Marchosias “morire velocemente” è solo un bene. Ero io quello che lui voleva ..”
“Piegare?” lo anticipò Sam, senza però guardarlo.
Dean ingoiò a vuoto. E mandò giù  altra birra, stranamente troppo amara.

Per un po’ ci fu silenzio tra loro. Quasi a voler, entrambi, metabolizzare quello che era stato rivelato e ascoltato.
Poi fu Sam a spezzare quel silenzio.
“C’è altro che dovrei sapere?!” azzardò Sam.
Dean senza rendersene conto alzò di scatto lo sguardo verso il minore. Sì, che c’era ma …
“No!” disse tradendo una sorta di incertezza che Sam comunque colse.
“Dean...basta tenerti tutto dentro. Ti prego...è offensivo per me essere sostituito da una bottiglia di whisky!” fece sarcastico conoscendo l’istinto alcolico autodistruttivo del fratello quando il peso di quella vita e di quel passato diventava insopportabile.
“Colpo basso, fratellino!” replicò Dean, roteando la bottiglia che aveva tra le mani così che il roteare di quello che c’era sul fondo lo distraesse almeno un po’.
“Lo so, ma ti conosco e so che c’è...”
“Credevo che una volta tornato vivo...in carne e ossa intendo...quel malessere sottile sarebbe passato. Quella vergogna... Invece, dopo che mi risvegliai a Pontiac...giorno dopo giorno, mi resi conto che anima o corpo..tutto era ancora lì e tutto faceva ancora male!” ammise.
“Ti sei sempre sentito in colpa per quello che ti era successo. Ti sei sempre vergognato per quello che eri stato costretto a fare all’Inferno. Dio!!, Dean. Era l’inferno!!!” ribadì con decisione Sam e nemmeno ricordava quante volte lo aveva ripetuto durante quelle notti in cui era stato costretto a svegliarlo da incubi che lo facevano gridare. “So che nella mente ti girano le parole di Alastair: che papà aveva la stoffa dell’eroe e che sarebbe ancora su quella ruota se non avessimo aperto quella dannata porta dell’inferno in quel cimitero. Che tu ti sei spezzato, che hai ceduto...”
“Sembra che spezzarmi e cedere siano cose che mi riescano bene!” ironizzò con amarezza, il maggiore.
“Beh!!...papà poteva permettersi di restare su quella maledetta ruota!” sbottò.
“Sam, ma che dici??!” fece irato Dean, stranito da quell’affermazione. Dopo che avevano rivisto loro padre e quello che si erano detti prima che questi ritornasse al suo tempo, era certo che tutto il risentimento che Sam provava per John fosse passato e invece…
“Papà sapeva di aver lasciato noi, insieme, a guardarci le spalle, a combattere contro il male. Aveva assolto alla sua missione: vendicare la mamma e averci reso capaci di prendere in mano gli “affari di famiglia”. Non aveva motivo per cedere. E’ scappato dalla sua dannazione solo grazie a noi. Tu..tu invece...” e un nodo alla gola gli fermò il resto della frase.
“Sammy!” fece addolorato , l’altro.
“Tu sapevi di aver lasciato me qui. Da solo. Sapevi che avrei fatto di tutto per riportarti indietro. Ed è questo costante pensiero, lo so, ne sono certo, che ti ha reso...come dici tu...debole!” si costrinse a finire. Poi vedendo che non arrivò risposta: “Ammettilo!!” insistette.
Dean abbassò lo sguardo. Un altro segreto rivelato.
Sam sospirò incredulo di aver fatto centro. Perfino all’Inferno , suo fratello lottava per tenerlo al sicuro. Aveva lottato fin quando le forze glielo avevano concesso.
“Dean!” esalò amareggiato guardando il maggiore che non riusciva a guardarlo negli occhi. Poi , quando Dean alzò lo sguardo su di lui, Sam continuò: “Io ho scelto di seguire i consigli di un demone invece che i tuoi, ti ho voltato le spalle quando uccidesti Amy che era comunque un mostro che andava eliminato, non ti ho fermato quando andasti via da quel pontile dopo che mi salvasti per l’ennesima volta la vita usando un angelo, non ti ho cercato quando svanisti nel purgatorio..” poi come se se ne fosse appena reso conto: “Mio Dio!! ti ho perfino detto che ti avrei lasciato morire se fossi stato tu a portare avanti le prove per chiudere le porte dell’Inferno e tu invece...” ed era sinceramente in colpa. Allibito da se stesso.
“Sammy!” lo richiamò appena il maggiore.
“Sapevo...so che quello che c’è tra noi, il nostro legame fraterno è qualcosa che né Paradiso né Inferno riusciranno mai a spezzare, ma ...” e sembrò cercare il modo adatto a continuare.
“Ma, cosa?!”
“Ma quanto deve essere forte quello che ti lega a me per darti la forza di affrontare e sopportare tutto quello che hai affrontato e sopportato anche a causa mia?!” domandò spiazzando il maggiore.
Questi lo guardò e questa volta il suo sguardo era fermo, deciso. Sinceramente convinto.
“Tu non ne hai idea, Sammy!” rispose senza esitare.
A quella risposta , Sam deglutì e sentì una strana quanto forte sensazione salirgli fin dalla bocca dello stomaco.
Immensa gratitudine e leale devozione.

“Perchè non mi hai mai detto di Marchosias?!” riprese dopo un po’.
“A causa di quello che mi dicesti una volta tu.” rispose prontamente Dean.
“Io?!” replicò confuso, il minore.

“….Ho seguito le tue orme per tutta la mia vita. E’ da quando avevo 4 anni che ti osservo e sogno di diventare come te, Dean. Di essere come mio fratello maggiore...

“Non volevo deluderti!” disse Dean, dopo quel ricordo. “Tu volevi assomigliare ad un eroe. Io invece , dopo l’Inferno, mi sentivo solo rotto, svuotato, rabbioso e...debole.” ammise. “E io non potevo permettere che tu somigliassi a me. A quel me, per lo meno!”

A quel punto Sam si alzò dal suo posto, fece il giro del tavolo, raggiunse Dean che fissava la sua bottiglia di birra, e poggiò una mano sulla spalla del maggiore.
“E’ da quando ho 4 anni che voglio diventare come te. Oggi, ho passato i 35, e sto facendo ancora del mio meglio per assomigliarti. Perché, ora più che mai, so che non c’è persona al mondo a cui io voglia assomigliare più di te, Dean Winchester.”
Dean deglutì emozione e orgoglio. Aspettò che Sam si allontanasse qualche passo da lui e si alzò dalla sua seduta.
“Sammy...”
“Smettila di pensare che tu sia una delusione per me , Dean. Non lo sei. Non lo sei mai stato.”
Dean sorrise grato  e poi cercò di ritornare il Dean Winchester di sempre.

“Ok! Questa birra non mi basta più. Che ne dici di passare a qualcosa di più forte fin quando non crolliamo?!”
“Ecco!!” rispose risoluto Sam. “In questo vorrei non assomigliarti. Un fegato alcolizzato è più che sufficiente! Preferisco tenermi il mio!!” 

I due fratelli risero. Uno di fronte all’altro. Uno vicino all’altro. Come sempre da quando quella vita da cacciatori li aveva inghiottiti.
Poi, di nuovo seri, ma non tristi.
“Che ne dici ora, fratellino? Ti va di salvare ancora questo mondo con me?”
“Ci sto! Con te...ci sto!”
“Io e te insieme contro il mondo?”
“Io e te insieme contro il mondo!!”

In un angolo del bunker, lontano solo fisicamente da quei discorsi, Castiel aveva ascoltato tutto.
L’angelo, con la schiena ad una parete di cemento poggiò la testa contro il muro. Gli occhi appena rivolti verso un Cielo che non poteva vedere. Sospirò , sorrise.
“Vinceranno loro. In qualsiasi modo finisca…..vinceranno loro!” fece orgoglioso di essere stato ed essere ancora parte di quella storia, di quelle persone, di quella famiglia. “Hanno già vinto!”


 

                                                                                                                   “Fumo, fuoco, tutto sta arrivando….                                                                                                     Sai che non ho paura di versare un po' di sangue                                                                                                                                   Le fiamme si stanno alzando                                                                                                                            ...ma non avrai bandiera bianca, no                                                                                                    Questa volta non mi arrenderò. Preferirei morire.”                                                               (Bishop Briggs, White Flag)


 


 

N.d.A.: Lo so, lo so. Capitolo decisamente più lungo. Chiedo perdono, ma avevo promesso 4 parti e siccome qualcosa è cambiato in corso d'opera, non mi andava di  rimangiarmi la promessa.
Un grande grazie a chiunque abbia letto questa storia e un grazie ancora più grande a chi ha avuto anche la pazienza di recensire.

Vi rompo solo un altro po’ per spiegarvi alcuni riferimenti sparsi nella storia:

1. Temporalmente siamo in un momento imprecisato della seconda parte della stagione 15.

2. Marchosias: nell’anagrafe demonologica esiste ed è un “Marchese dell’Inferno” e mi fa sorridere il fatto che giù all’Inferno siano tutti nobili (Re, principi, marchesi, cavalieri…)

3. “Mi arrendo!”: nell’episodio 23, stagione 8, Crowley costringe Dean a dirlo in cambio della vita di Jody.

4. “...laggiù riuscivo ancora a sognare..”: Dean lo dice ad Alastair nell’episodio 16, stagione 4, mentre lo tortura per farsi dire chi uccide gli angeli.

5. Giudecca. Nella Divina Commedia è la parte più profonda dell’Inferno in cui è prigioniero Lucifero che si nutre delle anime che gli arrivano.

6. 17/05/2007: è semplicemente il giorno in cui venne messo in onda l’episodio in cui Dean vende l’anima per salvare Sam. Episodio 22, stagione 2.

7. “Ho seguito le tue orme per tutta la vita…..”: Sam lo dice a Dean nell’episodio 7, stagione 3.


Ok! credo sia tutto. Mi eclisso!!

Cin.


 

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