La locanda dei desideri

di storiedellasera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuti alla locanda dei desideri ***
Capitolo 2: *** Le regole del desiderio ***
Capitolo 3: *** Le conseguenze del desiderio -parte 1/3- ***
Capitolo 4: *** Le conseguenze del desiderio -parte 2/3- ***
Capitolo 5: *** Le conseguenze del desiderio -parte 3/3- ***
Capitolo 6: *** Il desiderio di Milla ***
Capitolo 7: *** La strega dei desideri -parte 1- ***
Capitolo 8: *** La strega dei desideri -parte 2- ***
Capitolo 9: *** La strega dei desideri -parte 3- ***
Capitolo 10: *** La strega dei desideri -parte 4- ***
Capitolo 11: *** La strega dei desideri -parte 5- ***
Capitolo 12: *** La strega dei desideri -parte 6- ***
Capitolo 13: *** Un desiderio impossibile ***
Capitolo 14: *** L'ombra ***
Capitolo 15: *** Un uomo senza desideri ***
Capitolo 16: *** Esprimi un desiderio ***
Capitolo 17: *** L'ultimo desiderio ***



Capitolo 1
*** Benvenuti alla locanda dei desideri ***


Gli alberi di Vecchia foresta erano avvolti nell’oscurità della notte.
La pallida luce della luna si adagiava sulle loro chiome come un velo spettrale.
Nel cuore del bosco, una luce ambrata guizzò all’improvviso.
Si muoveva rapidamente tra l’oscurità e gli alberi.
Era una lanterna. Il cavaliere che la reggeva correva disperato del bosco, seguito da altri due uomini in arme. Tutti loro erano a corto di fiato e spaventati a morte.
I loro mantelli, un tempo bianchi e immacolati, erano ormai ridotti a brandelli sporchi di terra.
“Correte!” Urlò il cavaliere in testa al gruppo. La sua voce era rauca quanto profonda.
“Sono troppo stanco” rispose l’uomo in fondo che era sul punto di piangere. Inciampò su una radice di un faggio e cadde su un mucchio di foglie morte.
Gli altri due fuggitivi non si fermarono per soccorrerlo, nonostante le sue suppliche e le sue urla.

Rimasto da solo, l’uomo non vide più i suoi compagni.
Poté solo osservare la luce della lanterna allontanarsi da lui, riducendosi prima a un piccolo puntino per poi sparire nel buio. Tremante di paura, il soldato si alzò lentamente in piedi.
Attorno a lui regnava uno sconfinato silenzio. Si guardò attorno mentre i suoi respiri si facevano sempre più corti e frenetici. Ogni albero sembrava un mostro pronto a ghermirlo.
Improvvisamente l’uomo avvertì alle sue spalle il suono di una spada fendere l’aria.
Un istante dopo, la sua testa rotolò su un mucchio di foglie morte.

Gli altri due cavalieri, dopo un po’, furono costretti a fermarsi per riprendere fiato.
La luce della lanterna proiettava sinistri riflessi sugli alberi.
In lontananza si poteva intravedere una delle tante statue di che affollavano Vecchia foresta, antico retaggio di una civiltà morta e dimenticata da tempo.
“Credi ci stia ancora inseguendo?” Sussurrò uno dei due uomini.
“Non lo so” rispose l’altro, ancora a corto di fiato.
Continuarono a controllare la zona circostante. D’un tratto un movimento nel buio rivelò la presenza di qualcosa, simile a un'ombra, che si stava avvicinando verso di loro.
I due guerrieri sussultarono per lo spavento. Estrassero le loro armi all’unisono.
La misteriosa figura continuava ad avanzare imperterrita. Impugnava una spada grondante sangue.
Per un breve istante, la luce della luna toccò quella lama affilata, generando un gelido riflesso azzurro.

Uno dei due uomini non riuscì a reggere tutta quella tensione, si voltò e riprese la fuga.
Continuò a correre e accelerò quando sentì il suo compagno, che aveva lasciato da solo a fronteggiare l’ombra, levare un urlo agghiacciante.
Si ritrovò poi nel buio più totale poiché, in preda al panico, aveva dimenticato di portare con se la lanterna.
La paura lo stava rapidamente portando alla follia.
Continuava ad avanzare nell’oscurità mentre i rami più bassi degli alberi gli rigavano il volto. Raggiunse infine un corso d’acqua che serpeggiava nella foresta.
Lì la luce lunare offriva una modesta illuminazione.
Nella speranza di raggiungere l’altra sponda, l’uomo entrò nel fiume ma si rese subito conto che era troppo profondo. Un rumore alle sue spalle lo fece istintivamente voltare.
L’ombra l’aveva trovato e infine raggiunto. Fissava immobile il traumatizzato guerriero.
Capendo che non poteva più fuggire, l’uomo cercò di dominare i tremori del suo corpo.
Agguantò la sua spada con entrambe le mani e si mise in posizione di guardia: “vieni e affrontami!” Urlò al suo oscuro nemico.

L’ombra sollevò la sua spada e iniziò ad avanzare.
Per un momento, la luce lunare rivelò i suoi crudeli occhi. Il guerriero li vide e sperimentò un terrore mai provato in tutta la sua vita.
La lenta camminata dell’ombra si tramutò improvvisamente una celere carica. In un istante raggiunse il suo avversario e iniziarono a duellare.
Le loro spade cozzarono sulle loro teste.
Ma l’ombra era incredibilmente rapida e agile. Roteò la sua arma e colpì con possente fendente il guerriero, aprendogli uno squarcio dal collo fino al ventre.
L’uomo spalancò gli occhi per la paura e il dolore, aprì la bocca ma non riuscì ad emettere alcun suono.
Perse rapidamente le forze, il suo corpo si inarcò all’indietro per poi cadere nel fiume.
La corrente iniziò a trascinarlo via e, mentre moriva, le acque si tinsero del cupo colore del suo sangue.
 

Benvenuti alla locanda dei desideri




Il canto delle cicale era assordante.
Per molte persone, tutto quel frinire poteva risultare fastidioso, ma per Milla era una piacevole melodia.
Si trovava nel retro della sua locanda, in quello che aveva ribattezzato il suo angolo privato di mondo.
Era un piccolo spiazzo di terra battuta, abbracciato da moltissimi fiori dell’equinozio, bellissimi e rossi come il fuoco.
Era una splendida giornata e Milla stava facendo un bagno, immersa in una grande botte di legno di ciliegio piena d’acqua. Le sue braccia erano adagiate sul bordo della botte e il sguardo era rivolto verso l’orizzonte. Sotto i suoi occhi si apriva un’ampia vallata. Lì sorgeva l’immensa Vecchia foresta: le chiome dei diversi alberi tessevano uno sconfinato manto dalle varie tonalità di verde.
I vari fiumi che percorrevano il bosco erano come delle scie d’avorio, scintillati sotto la luce del sole.
E ancora più avanti si trovava un banco di nuvole bianche sospinte da un vento frizzante.
Oltre le nubi si potevano ammirare le cime di alte montagne celesti come il cielo.
Milla adorava quel panorama, la riempiva di un senso di infinita serenità.
Si chiese quali e quanti misteri si nascondevano nel bosco, quali creature volteggiavano tra le nuvole e se dei draghi avessero scelto le montagne celesti per i loro nidi.

Il volto di Milla era ciò che lei stessa amava definire una faccia-da-volpe: il mento affusolato, la punta del naso rivolta all’insù e un sinuoso taglio degli occhi, molto espressivi e di color verde scuro.
La sua pelle era olivastra e i suoi lunghi capelli erano di un intenso mogano. Le punte delle sue ciocche galleggiavano sulla superficie dell’acqua della botte.
D’un tratto si alzò un dolce e piacevole vento.
Milla chiuse gli occhi e assaporò quel momento. Si sentì in pace e in comunione con la natura.
Nulla poteva disturbarla… o almeno era ciò che pensava.
Kyleen, apparsa improvvisamente, si sedette sullo sgabello posto al fianco della botte. Distese la parte superiore del suo corpo sull’orlo della botte e immerse un braccio nell’acqua.
I suoi movimenti erano intenzionalmente rudi e scomposti.
Per Milla fu come essere travolta da una mandria impazzita: “ti delizia il tormentarmi?” Chiese contrariata.
Kyleen rispose con voce annoiata: “era il mio intento, ma fa troppo caldo anche per provocarti.”
“Cosa ti aspetti? Siamo in piena estate!”
“Da dove vengo io, nevica anche d’estate.”
Kyleen non esagerava. Era nata nelle lontane terre del nord, dove regnava un perenne gelo pungente.
Il suo aspetto era tipico dei popoli del settentrione: i suoi capelli, che portava corti, erano ondulati e scintillanti fili d’oro. I suoi occhi erano grandi gemme azzurre.
Erano meravigliosi ma Kyleen li considerava troppo distanti tra di loro.
Milla fece scioccare la sua lingua sul palato per poi commentare: “una terra costantemente sommersa dal bianco della neve, che luogo triste in cui vivere.”
Kyleen replicò: “dovresti visitarlo prima o poi. E’ un posto pieno di pace e silenzio.”
Milla le tirò sul volto un po’ d’acqua e stirò un ampio sorriso: “anche questo posto era pieno di pace e silenzio… prima che arrivassi tu.”
Le due iniziarono una lotta di schizzi e spruzzi d’acqua, ridendo e smanacciando.
Alla fine si abbracciarono e si tennero per mano.
Per diverso tempo restarono in silenzio, intende a rilassarsi.
Kyleen poi si fece seria e chiese: “li hai avvertiti anche tu?”
Anche Milla aveva smesso di sorridere: “si, sono in cinque” rispose.
“E invece sono quattro.”
“Ti dico che sono in cinque, ci scommetto un grifone.”
“Sfida accettata!” Replicò Kyleen, sicura di se.
Un grifone corrispondeva a una moneta d’oro, con quella somma si poteva comprare un pranzo sontuoso in molte locande del regno.
“Aiutami ad uscire, mio fiore di ghiaccio. Dobbiamo prepararci” disse infine Milla mentre iniziava ad alzarsi.
Kyleen le diede un piccolo bacio sulla fronte: “si, mia scintilla ardente.”

-.-.-.-.-.-

Al tramonto Milla e Kyleen sedevano l’una accanto all’altra, sotto la veranda della loro locanda, intente a fissare il sole sparire oltre le montagne occidentali. Le due ragazze vestivano abiti marroni e bianchi, molto simili tra loro.
A quell’ora della sera, il cielo si tingeva di ardenti sfumature d’arancio e porpora.
La locanda era circondata da rigogliosi alberi di un fitto bosco, attraversato da un esile sentiero che passava proprio d’innanzi l’edificio.
Verso sud apparve poi un gruppo di cavalieri. Galoppando lasciavano dietro di loro una coltre di polvere e terra. Si stavano avvicinando alla locanda e solo in quel momento Milla e Kyleen si resero conto che erano in cinque.
Kyleen sbuffò contrariata e lanciò, con uno scatto del pollice, un grifone alla sua compagna.
Lei intascò la moneta senza dir nulla, ma non riuscì a trattenere un sorriso beffardo.
I cavalieri avevano quasi raggiunto la locanda.
Kyleen si voltò verso Milla: “allora, cosa facciamo questa volta? Cugine? Amiche?”
“Restiamo su qualcosa di semplice…” rispose Milla “…propongo di essere sorelle.”
“Genitori morti?”
“Genitori morti.”
 
Le due ragazze si alzarono quando arrivarono i cinque cavalieri.
Erano uomini stanchi e dall’aspetto trasandato. Vestivano abiti scuri e logori, le loro armature erano sporche e piene di ammaccature. Avevano con se molte armi: spade, asce e pugnali.
In testa ai cavalieri c’era un giovane e tarchiato uomo dal volto rotondo, occhi piccoli e capelli rossicci.
Al suo fianco cavalcava un gigante: un guerriero imponente, dalle ampie spalle e braccia possenti. Aveva occhi azzurri e una lunga treccia dorata. I suoi tratti erano tipici dei popoli nordici, il luogo d’origine di Kyleen. Dietro il colosso si trovava un cavaliere di mezz’età, con capelli e barba argentata e una cicatrice che solcava il suo volto, passando sopra il suo occhio sinistro.
A chiudere il gruppo vi erano due ragazzini, molto giovani, dai capelli e occhi scuri.

“Buonasera, miei signori” Milla li salutò portando le mani all’altezza del ventre e assumendo una posizione composta. Kyleen restava in silenzio al suo fianco.
L’uomo dai capelli rossi alzò lo sguardo verso l’insegna dell’edificio e la lesse ad alta voce: “la locanda dei desideri…” rivolse poi un sorriso a Milla e le chiese “…siete davvero in grado di esaudire desideri?”
La ragazza sorrise di rimando prima di rispondere: “se è della birra e un pasto caldo ciò che desiderate, posso senz’altro accontentare voi che i vostri uomini, mio signore.”
“Come fate a sapere che sono il capo di questi uomini?”
Milla alzò le spalle: “è solo la mia intuizione.”
Ma l’uomo dai capelli rossi insistette, incrociò le mani sulla sella per stare più comodo e continuò: “vi prego, non siate così modesta. Spiegatemi come avete fatto.”
C’era qualcosa in quel cavaliere che innervosiva Kyleen. Giudicava il suo sorriso e il suo atteggiamento troppo spavaldo.
Milla non se ne accorse e rispose: “voi, mio signore, siete il solo ad aver alzato lo sguardo verso l’insegna della mia locanda. Sapete leggere quindi avete ricevuto un’istruzione.
Forse siete un lord… decaduto dato che la vostra armatura è uguale a quella degli altri cavalieri.
O forse appartenente a una famiglia abbiente e questo vi ha permesso di studiare in qualche monastero. Ma siete un uomo quindi avete ricevuto anche lezioni di scherma.
Una persona del vostro calibro merita un ruolo di comando in un gruppo di cavalieri.”
L’uomo stirò ancora più il suo sinistro e spavaldo sorriso: “siete forse una strega?”
Milla ridacchiò: “la mia capacità d’osservazione si è affinata grazie al mio lavoro di locandiera. Ho avuto molti uomini e donne come clienti e ho ascoltato centinaia di storie.
Ma, vi prego, entrate. Sarete affamati…” indicò poi Kyleen al suo fianco “…mia sorella si preoccuperà dei vostri cavalli.”
L’uomo però alzò una mano e replicò: “non serve. Sarà uno dei miei uomini a portare i cavalli nella stalla.”
Si voltò poi verso uno dei due giovani: “Rodd, pensaci tu.”
Il ragazzo smontò dalla sella e portò via i cavalli, mentre tutti gli altri entravano nella locanda.
Prima di chiudere la porta d’ingresso, Kyleen rivolse un ultimo sguardo verso gli animali e notò una macchia di sangue su una delle selle.

-.-.-.-.-.-

La locanda dei desideri era costituita tra tre strutture: la prima struttura era una stalla posta verso sud, la seconda consisteva in un lungo edificio centrale in cui si trovava la sala da pranzo, le cucine, la dispensa e un piano superiore che contava diverse camere da letto. L’ultima struttura, situata a nord, era una costruzione alta tre piani, di base quadrata, il cui accesso era vietato a ogni cliente.

I cavalieri seguirono Milla e Kyleen nella grande sala da pranzo.
Era una stanza di forma rettangolare, fatta unicamente in legno e, in quel momento, era immersa nella penombra della sera. I tavoli rotondi erano disposti ordinatamente tra le varie colonne che sorreggevano il soffitto.
Kyleen si occupò di accendere lanterne e candele.
La luce cremisi delle fiammelle ondeggiava sulle pareti e sulle colonne, rivelando diverse pregiate incisioni sulle loro superfici. Raccontavano, attraverso varie immagini, alcune delle favole più popolari del regno.
Si potevano ammirare dei cavalieri in marcia contro dragoni a guardia di castelli, duelli tra spadaccini, scontri tra stregoni, driadi danzanti e molte altre creature silvane.
Vicino il bancone era esposta una spada dall’elsa dorata che attirò l’attenzione dei cavalieri.
“Come fanno due sorelle a possedere una locanda?” Chiese sempre l’uomo dai capelli rossi mentre si guardava attorno. I suoi occhi notarono una botola posta vicina a un camino della sala.
Milla rispose mentre si recava dietro il bancone: “fu nostro padre a costruirla. Io e mia sorella l’abbiamo ereditata dopo la sua morte in battaglia.”
“Capisco. E vostra madre?”
“E’ morta molto prima di lui per una polmonite.”
“Sono desolato” commentò l’uomo, visibilmente disinteressato nel sentire quella storia.
Infine anche il giovane Rodd entrò nella sala da pranzo.
Tutti i cavalieri si sedettero su un grande tavolo posto vicino a una finestra.
Fu in quel momento che il gigantesco uomo del nord posò sul tavolo un curioso forziere di metallo, chiuso da un pesante lucchetto.
La curiosità di Kyleen la spinse a indicare il forziere e a chiedere agli uomini cosa ci fosse al suo interno.
Ma il cavaliere dai capelli argentati la fulminò con uno sguardo e rispose: “ragazza, ti consiglio di rivolgere il tuo sguardo altrove.”
Si generò immediatamente una sgradita tensione ma l’uomo dai capelli rossi intervenne: “suvvia, non è il caso di essere così scortesi. Perché non iniziamo a bere?”
“Buona idea…” rispose subito Milla per poi rivolgersi a Kyleen “…porta una birra a ognuno dei nostri graditi ospiti. Io penso alla loro cena.”
La ragazza propose diverse pietanze che era in grado di cucinare.
I cavalieri discussero con lei per diverso tempo. Ma il loro capo era di ottimo umore, batté la mano su una gamba e infine esclamò: “per gli Dei, io e i miei uomini dobbiamo festeggiare. Concediamoci il lusso della carne.”
Milla sorrise: “posso suggerire della carne di cervo alle noci ed erbe aromatiche?”
I cavalieri annuirono con entusiasmo.
“Allora vi lascio in compagnia di mia sorella, Kyleen. Tornerò presto con la vostra cena.”

Milla, prima di recarsi nelle cucine, si avvicinò al bancone dove Kyleen era intenta a spillare della birra doppio malto.
“Vedi di comportarti bene, Kyleen” le sussurrò volgendo uno sguardo furtivo verso i loro ospiti.
I cavalieri erano intenti a chiacchierare tra di loro e a fumare dalle loro pipe.
“Non devi riprendermi, io sono sempre calma.” Rispose Kyleen.
Milla annuì mentre continuava a scrutare i cavalieri: “hai visto il bestione che è con loro?”
“Difficile non notarlo” Kyleen aveva appena finito di riempire l’ultimo boccale di birra.
“Viene dal nord, come te.”
“Lo so… e sembra anche un bell’uomo.”
Milla assottigliò gli occhi fino a ridurli a due piccole fessure: “che intendi dire?”
Kyleen adorava la spropositata gelosia di Milla nei suoi confronti e per questo si dilettava nel provocarla. Si limitò ad ammiccare mentre portava le birre ai cavalieri.
Milla soffiò via dalla sua fronte una ciocca dei suoi capelli color mogano, si voltò e raggiunse le cucine con passi pesanti.

Rimasta da sola con il gruppo di cavalieri, Kyleen si rivolse al loro capo: “come vi chiamate, mio signore?”
“Il mio nome è Orber” rispose quest’ultimo.
La ragazza iniziò a posare le birre sul tavolo: “signor Orber, posso domandarvi cosa festeggiate con i vostri cavalieri?”
L’uomo indicò il forziere con un cenno del capo e rispose: “ci siamo scontrati con un gruppo di orchi, li abbiamo uccisi e abbiamo preso il loro bottino.”
“Frottole” esclamò istintivamente Kyleen.
“Non credete all’esistenza degli orchi?”
“Ci crederò quando ne vedrò uno.”
Orber ampliò il suo sorriso e offrì un po’ della sua birra alla ragazza. Lei rifiutò educatamente.
L’uomo dai capelli d’argento intanto aveva preso, da sotto il suo mantello, un piccolo liuto.
“Della musica!...” Commentò sorridendo Kyleen “…non potevo chiedere di meglio.”
Orber le avvicinò di nuovo il boccale di birra e disse: “suoneremo se vi unirete a noi in un brindisi.”
Questa volta la ragazza bevve un lungo sorso di birra e le prime note del liuto iniziarono a riempire la stanza.
Dopo un po’ Kyleen spillò altre birre per i suoi ospiti.
Il sole era tramontato da tempo e fuori dalla finestra si vedeva solo una sconfinata oscurità.
Orber le rivolse un’altra domanda: “voi e vostra sorella non avete molti clienti.”
Kyleen trascinò una sedia vicino al tavolo dei cavalieri, si sedette e, mentre sorseggiava altra birra, rispose: “avete ragione. Del resto questa locanda si trova sulla cima della montagna, un luogo piuttosto isolato.
Qualcuno potrebbe dire che il numero dei nostri clienti è esiguo… ma è un numero che io e mia sorella riusciamo a gestire.”
“E non avete mai pensato di assumere un aiutante?”
Kyleen trattenne a stento una risata: “oh, no! Per carità. Milla cucina e io le do una mano. Non ci serve alcun aiuto.”
Orber si avvicinò a lei inclinando in avanti il corpo: “e per quanto riguarda la vostra protezione?”
Anche la ragazza si sporse in avanti, stirò un sorriso beffardo e rispose: “per quella basto io.”
Gli altri uomini sghignazzarono e chiesero altre birre.

Finalmente Milla tornò nella sala da pranzo, portando con se delle ciotole piene di carne fumante.
I cavalieri mangiarono rapidamente e con incredibile voracità.
Chiesero ancora da bere mentre l’uomo dai capelli argentati tornò a suonare. Questa volta le melodie erano più allegre e frenetiche.
Orber chiese alle due ragazze se sapevano cantare.
Milla aveva una voce stupenda ma non  lo avrebbe mai rivelato a quelle persone.
Sia lei che Kyleen rifiutarono cortesemente anche un invito a ballare.

Gli uomini erano ormai storditi dal troppo bere, eppure continuavano a ordinare altre birre.
Kyleen portò un altro boccale al colossale uomo del nord, quest’ultimo si rivolse a lei…  ma era così ubriaco che parlò nella sua lingua nativa.   
Disse alla ragazza che aveva degli occhi bellissimi.
Kyleen lo ringraziò istintivamente nello stesso idioma. Del resto quella era anche la sua lingua madre.

Ma le sue parole furono uditi da tutti i presenti.
“avete parlato la lingua del nord?!” Commentò sorpreso Orber.
Kyleen non sapeva cosa rispondere, si voltò verso Milla che intanto la stava fissando con occhi carichi di rimprovero e preoccupazione.
“E’ vero…” intervenne il gigante biondo “…la ragazza ha parlato nella lingua del nord.”
Kyleen tornò a guardare i cavalieri e inventò rapidamente una bugia: “il fatto è che… ecco …avevo un amato che veniva dal nord.”
Il colossale cavaliere ribadì: “la vostra pronuncia è perfetta, difficile da ottenere se non si è nati nel nord.”
Il sospetto iniziò a serpeggiare tra i cavalieri mentre gli occhi di Kyleen rivelavano tutta la sua paura. Il gigante parlò nelle sua lingua a Milla ma quest'ultima non capì neanche una parola.
Orber si alzò in piedi: “non avevate detto di essere sorelle? E allora come mai solo una di voi parla alla perfezione la lingua del nord?” Chiese mentre avanzò verso le due ragazze.
Il giovane Rodd chiamò il suo capo, supplicandolo di non muoversi.
Ma le sue richieste non furono ascoltate.
Orber continuò ad avvicinarsi alle locandiere: “non mi piace quando qualcuno mi mente.”
Anche gli altri uomini si alzarono dal tavolo, assumendo un atteggiamento minaccioso.
“M-miei signori…” rispose Milla “…così mi spaventate.”
“Sul serio?!” Orber era visibilmente deliziato nel vedere la ragazza agitarsi.
Lei indicò la porta e rispose: “si è fatto tardi. Pagate la cena e rimettetevi in viaggio.”
“E se non volessimo pagare? Credo proprio che invece prenderemo i vostri grifoni e tutto ciò che nascondete lì dentro…” l’uomo indicò la botola vicino al camino “…è da quando sono entrato che mi chiedo cosa nascondete lì dentro.”
“Non sono affari vostri” replicò Milla che stava iniziando ad arrabbiarsi.
Rodd era visibilmente spaventato e si mosse rapidamente per interporsi tra Orber e la ragazza.
Si rivolse poi a quest’ultima: “vi prego, mia signora, non cercate di opporre resistenza. Noi non siamo cavalieri! Siamo ladri e assassini. Abbiamo rubato quel forziere agli uomini di un villaggio vicino questa montagna.”
Orber lo sgridò ma il ragazzo non aveva ancora finito di sfogarsi: “no, Orber. Sono stanco della tua violenza. Avevi detto che avremmo solo rubato alla gente di quel paesino… invece li abbiamo massacrati.
Basta con tutto questo sangue!
Lasciamo stare queste locandiere, non ci hanno fatto nulla.”
Orber smise di recitare la parte dell’uomo calmo e urlò furiosamente al ragazzo, ordinandogli di farsi da parte.
Rodd però si rivolte a lui e ai suoi compagni: “a quale scopo abbiamo ucciso quelle persone? Non vi sopporto più. Quanto vorrei vedervi morti, tutti voi!”
Le ultime parole del giovane fecero sussultare Milla. Il suo corpo si irrigidì per poi essere pervaso da spasmi involontari. Tutti i presenti la stavano fissando.
Milla mosse rapidamente la mano e immediatamente tutte le serrature delle porte e delle finestre scattarono.
Gli uomini iniziarono ad innervosirsi.
Tentarono di aprire le porte o di rompere i vetri delle finestre, ma non riuscirono nei loro intenti.
In preda al panico, Orber avanzò verso Milla: “che cosa hai fatto?” Urlò.
Usò la spada su Rodd per spingerlo via.
Fu un colpo brutale che squarciò il ventre del ragazzo. Lui cadde a terra e iniziò a strisciare sul pavimento, lasciando dietro di se una lunga scia di sangue.

Fu in quel momento che Kyleen agguantò la spada dal manico dorato e si mise tra Milla e i quattro cavalieri.
Il tempo sembrò cristallizzarsi mentre la tensione continuava a crescere.
Kyleen puntava la spada contro i quattro uomini. Respirava lentamente mentre strisciava i piedi a terra, invece di camminare, e piegava leggermente le gambe, tenendo sempre il ginocchio destro più avanti del sinistro. Gli uomini potevano vedere, oltre la lama affilata, i suoi occhi azzurri ardere di rabbia.
Lei non smetteva mai di fissare i quattro cavalieri.
Lentamente abbassò la spada per provocare un attacco da parte loro.
Orber fu il primo a cadere in quel tranello e caricò Kyleen.
La ragazza sollevò di nuovo l’arma e sventrò Orber. Continuò ad avanzare e con un movimento fulmineo recise la gola dell’uomo dai capelli d’argento.
Kyleen era incredibilmente veloce, i suoi attacchi troppo rapidi per poter essere seguiti con lo sguardo.
In quel momento il colossale guerriero del nord agguantò la sua ascia e riuscì a trovare un punto scoperto nelle difese di Kyleen.
Ma l’uomo era troppo ubriaco e la sua arma impattò su una delle colonne della locanda. La lama rimase conficcata nel solido legno.
Kyleen la fissò con occhi carichi di terrore, ma approfittò immediatamente della sua fortuna e conficcò la spada nella pancia del gigante.
Sangue, viscere e cervo parzialmente digerito fuoriuscirono da quella ferita.
La ragazza richiamò a se la sua arma mentre l’uomo moriva lentamente.

Kyleen avanza con determinazione verso l’ultimo cavaliere rimasto in vita.
Ma il suo avversario era troppo spaventato per reagire, del resto si trattava solo di un giovane. Probabilmente aveva la stessa età di Rodd.
Quel ragazzo gettò a terra la spada e alzò la mani in segno di resa.
Arretrò fino a toccare una parete della locanda con la schiena.
Tremava sempre di più mentre iniziava a piangere e sudare.
Kyleen lo guardò con rammarico: “chiudi gli occhi” disse al ragazzo.
Lui però era paralizzato dalla paura.
“Chiudi gli occhi!” Questa volta Kyleen alzò la voce e il giovane obbedì.
Continuava a piangere e tremare.
Kyleen gli recise rapidamente la gola. Fu un colpo potente e ben assestato. La morte giunse rapidamente e senza alcuna sofferenza.

Il duello era durato una manciata di secondi e ora la sala da pranzo era disseminata di cadaveri.
Pozze di sangue si propagavano sul pavimento.
Immersa in un silenzio irreale, Kyleen osservò il suo macabro operato.
Alzò poi lo sguardo verso Milla e le domandò se era ferita.
“Sto bene” rispose lei con un filo di voce.

Un gemito di dolore fu avvertito da entrambe le ragazze.
Si resero conto che il giovane Rodd era ancora vivo… ma lo squarcio che aveva sul ventre lo avrebbe presto portato alla morte. Il ragazzo era a terra, con la schiena contro una parete e con una mano faceva pressione sulla ferita. Stava perdendo moltissimo sangue.
Piangeva a dirotto: “c-cos’è successo?” Chiese alzando lo sguardo verso le due ragazze.
Kyleen si avvicinò a lui e rispose: “hai espresso il desidero di veder morti i tuoi compagni. Ebbene, ora guarda ciò che hai chiesto” indicò con la spada i corpi senza vita dei cavalieri.
Rodd era così spaventato e confuso che riuscì solo ad emettere qualche suono senza senso.
Milla intervenne: “in questa locanda si esaudiscono sul serio i desideri. Non potevamo dirvelo prima altrimenti non si sarebbero mai realizzati.”
“Ma v-voi chi siete?” Chiese il ragazzo.
Rispose Kyleen: “noi realizziamo i desideri. Purtroppo però ogni desiderio comporta delle conseguenze e nel tuo caso… ecco …sono conseguenze fatali per te.”
Rodd scostò la mano dal ventre per controllare la ferita: attraverso quella lacerazione poteva vedere le sue interiora.
“Stai soffrendo?” Chiese Kyleen, provando pietà per quel ragazzo.
Lui si limitò ad annuire.
Milla avanzò di un passo ma Kyleen le fece cenno di non muoversi: “ci penso io.”
La ragazza sollevò la sua spada, pronta a colpire Rodd con un poderoso fendente.
L’ultima cosa che il giovane vide, fu un arco d’argento tracciato dalla lama della spada sotto la sua gola.

 

 

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Capitolo 2
*** Le regole del desiderio ***



Le regole del desiderio


“Come hai detto che ti chiami?” Chiese Milla con fare scontroso. Le braccia incrociate sul petto comunicavano tutta la sua frustrazione.
“A-Anders” rispose timidamente il ragazzino che a stento riusciva a reggere lo sguardo della locandiera.
Se c’era una cosa che rendeva furiosa Milla, oltre a provare gelosia nei confronti di Kyleen, era l’idea di insegnare a qualcuno la magia. E Anders le aveva appena chiesto di diventare il suo apprendista stregone.
Il ragazzino sembrava un passerotto appena caduto dal nido. Era paffuto, con il volto rotondo e occhi gentili. La sua bassa statura e i suoi capelli neri come la notte erano i tratti distintivi dei popoli dei fiumi che abitavano a ovest del regno, oltre un’imponente catena montuosa.

Anders si era presentato alla locanda dei desideri in tarda mattinata accompagnato da lady Flio, la maga dei boschi. I due avevano viaggiato sul carro della maga: si trattava di un grande mezzo di legno, ricoperto da piante, funghi e tantissimi fiori che germogliavano e si muovevano costantemente, alimentati dalla magia di lady Flio. Tutti quei colori e odori attiravano un gran numero di farfalle, api, calabroni e libellule.  Il carro era trainato da due maestosi cervi silvani, molto più grandi e massicci dei comuni cervi, muniti di corna arcuate e nodose, avvolte da muschi e piccole campanule bianche.
In quel momento, lady Flio si trovava ancora sul carro, stringeva tra le mani le redini dei cervi silvani e  dialogava con Kyleen.
La maga era una donna particolarmente bassa e minuta, con una pelle candida e luminosa e occhi così sottili da sembrare due sinuose e aggraziate fessure.  I suoi capelli, lunghissimi e verdi, erano adornati con diversi fiori. Quella mattina indossava un lungo abito di un pallido color oro
Milla non nutriva la minima simpatia nei confronti di lady Flio, la giudicava troppo irriverente e arrogante.
Ma la maga aveva da tempo percepito l’astio della locandiera nei suoi confronti e ciò le dava un certo piacere.


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Milla superò l’intimorito Anders per raggiungere lady Flio seduta sul carro: “hai deciso di portarmi il ragazzo per burlarti di me? Sai benissimo che detesto avere un apprendista.”
La maga finse di esser scioccata: “voi, lady Milla, credete sul serio che possa essere così meschina?” La sua voce era limpida e squillante.
Milla però continuò a fissarla con occhi cupi: “falla finita di essere così plateale.”
Lady Flio terminò la sua recita ma non smise di sorridere in modo beffardo: “Sapevate che sarebbe successo prima o poi. Noi maghi siamo sempre di meno e non possiamo permetterci di avere un altro allievo.
Vedrete che il ragazzo non vi arrecherà alcun problema. E poi… chissà …magari scoprirete di essere portata per il ruolo di maestra.”
Milla si voltò verso Anders e gli rivolse uno sguardo tagliente.
Sussurrò poi alla maga: “avete rivelato al moccioso che nella mia locanda si esaudiscono i desideri?”
Lady Flio rispose: “il ragazzo conosce il segreto della locanda ma non sono stata io a rivelarlo. Purtroppo gli altri maghi hanno la lingua lunga.”
La locandiera sospirò rumorosamente. Fece per replicare ma Kyleen, che intanto si era avvicinata a lei, le prese un braccio e intervenne al suo posto: “perché non invitiamo i nostri ospiti ad entrare? Del resto è da parecchio tempo che siamo sotto questo sole cocente.”
“Buona idea” esclamò immediatamente lady Flio che balzò fuori dal carro.

Una volta all’interno della locanda, Anders e lady Flio notarono i segni dello scontro avvenuto nella sala da pranzo la scorsa notte. C’erano diversi tagli sul pavimento e sulle colonne di legno, inoltre si intravedevano ancora delle tracce di sangue sparse per tutta la stanza.
“Per gli Dei…” esclamò lady Flio “…cos’è accaduto qui dentro?
Rispose Milla: “ieri notte è stato espresso un desidero di morte.”
La maga alzò subito una mano per interrompere quel discorso: “per carità, risparmiatemi i dettagli.”

Milla raggiunse il retro del bancone mentre i suoi ospiti si sedettero di fronte a lei.
Kyleen intanto si era diretta verso la cantina per prende una cassa di acquavite delle alte montagne, una bevanda che lady Flio prendeva tutte le volte che si recava nella locanda.
“Non ti ho mai chiesto se prendi l’acquavite solo per te” disse Milla alla maga.
Quest’ultima rispose: “riservo per me solo una o due bottiglie. Le altre le regalo alle driadi che vengono a passeggiare nel mio giardino o ai satiri del sottobosco.
Dicono che la bevanda abbia su di loro degli effetti afrodisiaci…” ridacchiò “…come se un uomo-montone avesse bisogno di qualche stimolo.”
Milla assottigliò gli occhi e guardò lady Flio con un espressione annoiata e al tempo stesso irritata: “ti prego, non abbassiamo il livello delle nostre conversazioni.”
“Come desiderate.”
Nella locanda calò un silenzio che Anders reputò insopportabile. Dopo un po’ si rese conto che Milla lo stava di nuovo scrutando e questo lo fece innervosire.
La locandiera, anche se non voleva ammetterlo neanche a se stessa, provava soddisfazione nel suscitare un simile timore nei confronti del ragazzino.
Gli rivolse infine una domanda: “da quanto tempo conosci Flio, moccioso?”
Anders rispose: “solo da qualche giorno. Sono scappato di casa per poter studiare la magia. Dopo un lungo e faticoso viaggio finii su questa montagna e mi persi nei suoi boschi. Per mia fortuna fu lady Flio a trovarmi o i lupi mi avrebbero di sicuro sbranato. Questa è la mia storia, maga Milla.”
“Sono una strega, non una maga” ribadì immediatamente la locandiera.
“Che differenza c’è?” domandò istintivamente il ragazzo, quasi senza rendersene conto.
“Streghe e stregoni conducono una vita solitaria, non stanno in gruppo come i maghi” Milla indicò lady Flio con un cenno del capo.
Quest’ultima replicò: “noi maghi formiamo congreghe e ordini, ci aiutiamo come una grande famiglia.”
“Ma dovete sottostare alle regole imposte dai vostri anziani” puntualizzò Milla con un tono critico.
Lady Flio stirò ancora di più il suo sorriso: “ogni gruppo o società fiorente si basa su delle leggi…” si rivolse poi ad Anders “…dovresti essere felice, ragazzino. Lady Milla ti ha appena insegnato qualcosa sul mondo della magia. Questo vuol dire che ti ha accettato come apprendista.”
Anders fissò sorpreso Milla. Chinò il capo e la ringraziò di cuore.
Lei si limito a fissarlo con un gelido sguardo.
In quel momento Kyleen tornò dalla cantina con la cassa di acquavite. Milla gliela prese dalle mani e si offrì di caricarle sul carro di lady Flio.


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La maga salutò i presenti e augurò a Anders tutta la fortuna del mondo.
Uscì dalla locanda insieme a Milla.
Quest’ultima caricò l’acquavite sul carro.
Il sole era alto nel cielo e il canto delle cicale era a dir poco assordante. All’orizzonte, il sentiero sembrava tremolare per via dell’aria incandescente.
Poiché erano sole, Milla si rivolse a lady Flio: “ascolta, non puoi presentarti alla mia locanda e scaricarmi così un ragazzino. Non ho mai voluto un apprendista.”
La maga salì con calma sul carro e prese le redini dei cervi silvani.
Sospirò e, sorridendo, rispose alla locandiera: “che cosa avrei dovuto fare con Anders? Lasciarlo morire nella foresta? Non posso ospitarlo in casa mia e non posso avere un altro allievo.
Inoltre, lady Milla, siete l’unica persona del regno che conosce la magia a non avere ancora un apprendista.”
“Quindi mi state dicendo che dovrei fare la mia parte?! Trovo comunque ingiusto il vostro comportamento.”
Lady Flio ridacchiò: “ho capito, volete un compenso.”
“Oh, no…” esclamò subito la locandiera, visibilmente imbarazzata “…mi hai frainteso. Non sono una miserabile.”
Ma la maga alzò una mano e ridacchiò: “state tranquilla, non ho mai pensato questo di voi. In realtà ho portato qualcosa che vi renderà felice, ne sono certa. Ho preferito tenervelo nascosto per tutto questo tempo perché… ecco … per un po’ volevo prendermi gioco di voi.”
Milla era troppo scioccata e disorientata per poter rispondere.
Lady Flio frugò nelle sue tasche per poi estrarre un curioso oggettino. Era così piccolo che poteva stare nella sua minuscola mano.
La locandiera spalancò gli occhi e non riuscì a tener chiusa la bocca per lo stupore quando capì di cosa si trattava. Era di forma sferica, del colore dell’oro e irradiava una pallida luce.
Sulla sua superficie si trovavano incise diverse spirali di varie dimensioni.
“Vi brillano gli occhi, lady Milla” commentò soddisfatta lady Flio.
“Ma… dove lo hai trovato?”
“Sono pur sempre la maga dei boschi.”
Milla fece per prendere quella sfera ma lady Flio le afferrò improvvisamente un polso e la trascinò verso di se. Per via di quell’energico strattone, la chioma color mogano della locandiera si agitò in aria come una vivace lingua di fuoco.
La maga si era fatta seria di colpo e rivolse a Milla un cupo sussurro: “dovete stare attenta.. Il vento mi ha sussurrato di un’ombra che si aggira tra gli alberi di Vecchia foresta!”
“Un’ombra?” Chiese la locandiera, confusa dal repentino cambio di umore della maga.
“Si, un’ombra. Brandisce una spada e uccide tutti coloro che incontra sul suo cammino. Lady Milla, non dovete entrare a Vecchia foresta, è pericoloso.”
Lady Flio lasciò il polso della locandiera per poi consegnarle la sfera dorata.
Tornò a sorridere prima di far ripartire il carro.

Milla si sentiva troppo turbata per poter reagire in qualche modo.
Si limitò a osservare in silenzio il carro allontanarsi dalla locanda e farsi sempre più piccolo sul sentiero brecciato.
Migliaia idee iniziarono a ronzare nella sua testa mentre rientrava nel locale.
Una volta dentro, Kyleen notò immediatamente la sfera che la locandiera stringeva nella mano ed esclamò entusiasta: “non ci credo, Milla. E’ un regalo di Flio?”
Milla, ancora pensierosa, si limitò ad annuire.
Neanche si accorse che Kyleen si era gettata su di lei per abbracciarla: “è fantastico, hai sempre sognato di avere un famiglio… oh, guarda! Sta iniziando.”
Milla osservò la sfera.
Dalla sua superficie stavano spuntando delle minuscole radici: strisciarono verso l’esterno e si avviluppavano attorno la mano della donna. Le appendici continuarono ad avanzare e a farsi sempre più grandi, superarono il polso e si avvolsero attorno l’avambraccio.
Diversi viticci si insinuarono nella pelle di Milla e, senza provocarle alcun dolore, continuarono ad avanzare all’interno del suo corpo.
Anders balzò in piedi, bianco di paura, quando vide tutte quelle appendici verdastre iniziare a pulsare.
Ma Kyleen lo rassicurò: “sta tranquillo, ragazzino. Non c’è alcun pericolo. La sfera che vedi è un uovo di una creatura silvana. Si sta nutrendo del sangue di Milla così potrà schiudersi…”
Milla continuò quel discorso senza distogliere lo sguardo dall’uovo: “…con il mio sangue non solo lo sto nutrendo ma sto creando un legame con la creatura. Quando nascerà sarà il mio famiglio.
Tutti i maghi e gli stregoni sognano di averne uno.”
Kyleen si piegò verso l’uovo per vederlo meglio: “secondo te quale creatura uscirà da lì?” Chiese a Milla.
“Non so…” rispose lei con un timido sorriso “…le uova di molte razze si assomigliano tra di loro. Può essere qualunque cosa: un gwyllion, un pixie, una fata…”
“Un drago?” Una scintilla attraversò gli occhi di Kyleen.
Milla ampliò il suo sorriso: “oh, no. Le uova dei draghi sono più grandi di questo piccoletto.”
La locandiera iniziò a barcollare.
Kyleen la sorresse cercando di essere premurosa e delicata: “guardati come sei pallida, Milla. vai di sopra a riposare. Penso io alla locanda e al ragazzo.”
In un’altra occasione Milla avrebbe protestato ma in quel momento si sentiva troppo debole e diede retta alla sua amata. Si fece accompagnare da lei al piano di sopra.

Kyleen tornò da sola nella sala da pranzo, dove Anders la stava aspettando.
La donna gli lanciò una scopa e disse:  “la tua prima lezione, apprendista stregone… spolvera il pavimento.”  
 “Cosa?” Esclamò deluso Anders dopo aver agguantato la scopa.
Kyleen lo fissò con superficialità: “sai quali sono i doveri di un apprendista? Pulire, stirare, rammendare, cucinare e altre cose di questo tipo.”
“Stai dicendo che sono uno sguattero?”
“Oh, no. Uno sguattero verrebbe pagato. Tu sei una specie di schiavetto.”
Anders non replicò ma era ben evidente il suo pessimo umore.
“Non fare così…” continuò Kyleen “…sappi che a questo mondo esistono degli incantesimi molto potenti. Maghi e stregoni dovrebbero sempre comportarsi con umiltà altrimenti verrebbero inebriati dalla forza della loro magia. Ecco perché gli apprendisti svolgono dei lavori umili. Ora pulisci il pavimento.
Ci sono molte cose da fare in una locanda e tu mi darai una mano.”
Anders fissò la scopa che stringeva tra le mani: “non potremmo usare la magia per sbrigare tutte le faccende domestiche?”
Kyleen mascherò una risata di scherno fingendo un colpo di tosse: “allora non mi hai ascoltato?! Devi imparare l’umiltà prima di iniziare a usare la magia.
E poi io e Milla abbiamo già provato, tempo fa, ad animare delle scope per farle lavorare da sole. Qualcosa andò storto e fummo costrette ad abbatterle con una scure.
Ah, fu una giornata assurda!
Da allora abbiamo deciso di non usare più la magia come scorciatoia per i nostri doveri quotidiani.
Avanti, rimboccati le maniche e inizia a spazzare il pavimento.”


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Anders e Kyleen pulirono a fondo la sala da pranzo, le cucine e le stalle.
Presero dell’acqua da un antico pozzo e al tramonto portarono un paio di vecchie e grandi botti vuote sul retro della locanda.
La giornata, anche se quasi terminata, era ancora torrida.
“Voglio spiegarti una cosa, ragazzino …” disse Kyleen, visibilmente affaticata dal caldo “…io non sono una strega. E’ Milla a saper usare la magia.
Streghe e stregoni hanno bisogno di protezione, dato che conducono una vita solitaria.
E la mia spada difende Milla… ma non devi considerarmi come una sua sottoposta. Io e lei siamo pari in virtù e autorità. Per questo motivo, ragazzino, dovrai darmi lo stesso rispetto che nutri nei confronti di Milla, tutto chiaro?”
Anders ascoltò con interesse le parole della donna: “tutto chiaro, mia signora.”

Il caldo infine ebbe la meglio su Kyleen.
Si sedette sotto il portico del retro della locanda, in un punto all’ombra. In quel momento si alzò un fresco vento e Kyleen lo interpretò come un favore degli Dei.
Chiuse gli occhi e si sdraiò a braccia aperte sul pavimento di legno.
Il sole stava tramontando e i suoi raggi tingevano il mondo con intense sfumature dell’ambra.
Sotto quella luce, i petali rossi dei fiori dell’equinozio che circondavano la locanda apparivano incandescenti come lava.
Anders si accomodò al fianco di Kyleen:  “se posso permettermi, mia signora… voi venite dalle lontane terre del nord, giusto?”
“E’ così evidente?” Chiese lei.
“Ecco… avete capelli dorati, occhi azzurri e un accento piuttosto marcato, tipico del nord. Come mai avete lasciato la vostra terra?”
Kyleen sollevò la schiena dal pavimento e lanciò un severo sguardo nei confronti di Anders.
Il ragazzino si rese subito conto che quella donna era molto più spaventosa di Milla.
“Hai qualche problema con il popolo del nord?” Chiese lei con una voce terribilmente calma.
Anders non tardò a rispondere: “assolutamente no, mia signora. Ma ho sentito dire da lady Flio che la gente di questo regno detesta il popolo del nord.”
Kyleen lo scrutò per qualche secondo. Abbassò poi lo sguardo e sospirò: “lady Flio dice  il vero. Le persone di questa nazione odiano quelli come me… voglio dire, quelli che sono nati nel nord. E’ un disprezzo nato per vie delle varie guerre tra i due reami. Ma non ho alcuna intenzione di parlarti di questa storia. Tu invece vieni dalle terre dei fiumi?”
“Si, mia signora.”
“Perciò anche tu sei uno straniero in questo regno. Cosa ti ha spinto ad allontanarti così tanto dalla tua casa?”
Lo sguardo di Anders mutò radicalmente e Kyleen, per la prima volta, notò nei suoi occhi un sentimento diverso dal timore e dalla paura. Era rabbia.
Il ragazzo si prese un po’ di tempo prima di rispondere: “mio padre mi ha proibito di studiare la magia. Aveva già pianificato tutto il mio futuro così ho deciso di fuggire di casa. Non avevo intenzione di finire in questa locanda, volevo solo scappare il più lontano possibile dalla mia terra.”
Kyleen si alzò e si sistemò il vestito, guardò negli occhi Anders e commentò: “ci vuole coraggio per ribellarsi alle decisioni del proprio padre, te lo concedo…” sorrise e indicò la locanda con un cenno del capo “…avanti, rientriamo.”

Una volta tornati nella sala pranzo, Kyleen iniziò a riempire un boccale di birra.
“Cosa bevi, ragazzino?” Chiese voltandosi verso Anders.
“Non ho mai bevuto” rispose lui timidamente.
“Se sei stato abbasta uomo da andartene dalla tua casa sei anche abbastanza uomo da farti una bevuta. Allora, cosa prendi? Vino? Birra? Idromele?”
“Se dite che sono un uomo allora non chiamatemi più ragazzino.”
“Senti, senti!...” Commentò divertita Kyleen mentre spinse con vigore un boccale contro il petto di Anders “…ma non prenderti così tante confidenze.”

I due si sedettero su un tavolo, l’uno di fronte all’altro.
Fuori il sole era tramontato del tutto e fu subito sera.
Timidamente Anders poggiò le labbra sul suo bicchiere e assaggiò, per la prima volta nella sua vita, una goccia di birra. La trovò disgustosa e amara… ma anche intrigante.
Kyleen, scomposta sulla sedia, si godeva le buffe espressioni del ragazzino mentre scopriva quel nuovo sapore.
Anders iniziò a guardarsi attorno. La locanda esercitava su di lui un fascino misterioso. Molto suggestive erano le incisioni sulle colonne di legno e la spada dal manico dorato posta vicino al bancone.
“Quindi come funziona?...” Chiese infine il ragazzino “…le persone entrano qui dentro, esprimono un desiderio e questo si realizza?”
Kyleen, riflettendo su quelle parole, iniziò a ridacchiare: “in effetti è proprio come hai detto tu. Ma il procedimento è un po’ più complicato.”
La donna si sporse in avanti prima di continuare il suo racconto: “prima di ogni cosa, ragazzo, devi tenere in considerazione che questa è a tutti gli effetti una vera locanda. Non tutti i clienti quindi entrano qui dentro per esprimere un desiderio. Alcuni vengono qui solo per mangiare, bere e dormire.”
“E come si fa a capire chi di loro ha un desiderio da esprimere.”
“Non è una scienza esatta. Ma se si vive a lungo nella locanda si sviluppa una sorta di sesto senso. Io e Milla lo chiamiamo sentore.”
“Sentore?”
“Si. Io e Milla possiamo avvertire coloro che hanno un desiderio da esprimere ancor prima che questi entrino nella locanda. E’ come una divinazione ma non è possibile controllarla a proprio piacimento.
Inoltre è possibile anche percepire la presenza di altre persone che accompagnano l’uomo che esprimerà il desiderio.” Kyleen non poté fare a meno di rammentare le vicende della scorsa giornata, quando lei e Milla divinarono i cinque briganti avvicinarsi alla locanda.
I suoi occhi si posarono su ogni taglio e altro segno del duello della scorsa notte.
Poteva ancora sentire riecheggiare le urla degli uomini e il fragore delle armi cozzare tra loro.
Kyleen finì tutto d’un fiato la sua birra, si asciugò il mento con il dorso della mano e poi continuò: “c’è una regola fondamentale, Anders, la più importante tra tutte: nessuno deve sapere che in questa locanda si esaudiscono dei desideri, neanche i clienti.”
“Perché?” Il ragazzo era rapito dalla spiegazione di Kyleen. Bevve un altro po’ di birra.
Lei rispose: “perché altrimenti il desiderio diventerebbe una richiesta e a quel punto non potrà essere esaudito in alcun modo. Un vero desiderio dev’essere espresso istintivamente. Solo dalle proprie emozioni nasce un autentico desiderio.”
Kyleen indicò la porta d’ingresso e continuò: “se in questo momento entrasse un uomo e scoprisse il segreto di questa locanda allora chiederà cose di cui non ha bisogno.     
Vorrà diventare un re oppure essere la persona più ricca del mondo. Magari chiederà di avere una vita immortale, un numero illimitato di desideri o uno sconfinato harem pieno di donne bellissime come me.”
Kyleen alzò il volto, sorrise e fece scorrere le dita tra i suoi corti capelli, tutto per far arrossire Anders. Non lo trovò così divertente senza Milla che moriva dalla gelosia.
Smise di punzecchiare il timido ragazzo e tornò a parlare: “normalmente un uomo non desidererebbe queste cose, poiché sono capricci e voglie.
Un vero desiderio è una necessità, ecco cosa si realizza in questa locanda.”
Terminato il suo discorso, Kyleen andò a riempirsi il boccale.
Anders intanto fissava la birra di fronte a se: “quindi chi sa del potere della locanda non può esprimere alcun desiderio?”
La giovane donna del nord tornò a sedersi di fronte a lui e rispose: “temo proprio di no. Per farlo si dovrebbe provare un sentimento così potente da sopprimere la propria mente. E sinceramente non ho mai visto qualcuno sperimentare un’emozione così forte da silenziare tutti i suoi pensieri.”
Vedendo Anders dispiaciuto, Kyleen si sporse su di lui e gli diede una pacca sulla spalla: “suvvia, ragazzo, oggi ti sei comportato bene. Adesso mangiamo qualcosa e andiamo a dormire.
Domani ci sarà altro lavoro per noi.”
Il ragazzo aveva molte altre domande da rivolgere a Kyleen ma in quel momento preferì tacere.


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Era notte e Milla si trovava in camera da letto, al piano superiore della locanda proprio sopra la sala da pranzo. Non la smetteva di massaggiarsi il braccio.
Le radici erano da poco appassite e cadute a terra.
I segni e i forellini lasciati dai viticci sul suo arto sarebbero scomparsi nel giro di un paio di giorni.
Milla, dopo aver nutrito a sufficienza l’uovo del suo futuro famiglio, l’aveva posto in un luogo sicuro.
Avrebbe dovuto attendere almeno un mese prima di vederlo schiudersi.

Alle sue spalle, Kyleen si preparava per andare a dormire mentre le raccontava la sua giornata passata con Anders. Ma Milla non stava ascoltando neanche una parola di quel discorso.
Era distratta e fissava il buio della notte oltre la finestra della camera.
La luce della luna irradiava d’argento le chiome degli alberi più alti di Vecchia foresta. Milla poteva scorgerli da lontano e, ripensando all’avvertimento di lady Flio, si chiese quale genere di creatura si nascondeva in quell’oscurità.
Con questo dilemma, Milla si distese sul letto.
Ancora assorta nei suoi pensieri, notò solo in ritardo Kyleen gattonare verso di lei con un sorriso malizioso. La donna del nord la fissava con occhi carichi di passione.
“C-che vuoi fare?” Milla, intimorita, parlò senza ragionare.
“Non è chiaro?” Rispose Kyleen mentre continuava ad avanzare con movimenti sensuali.
Ma Milla alzò una mano per bloccarla: “non possiamo farlo.”
“Cosa?” Esclamò la sua amata, raggelata da quel rifiuto.
“Che ti salta in mente? C’è un ragazzino che dorme al piano di sotto.”
“E con ciò?”
“Ci sentirà di sicuro. Faremo di sicuro rumore. E se dovessi mettermi ad urlare?”
Kyleen sbuffò: “parli sul serio?”
Milla si avvicinò a lei e le accarezzò una guancia: “non mi farò sentire da un moccioso mentre faccio l’amore. E’ troppo imbarazzante. Inoltre i ragazzini della sua età pensano solo a una cosa. Non hai notato come ti guardava?”
Kyleen, frustrata e in disaccordo, stirò un mezzo sorriso dettato dal nervosismo: “tu sei paranoica, Milla.”
“Dico sul serio. Tra noi sei tu quella bella. E anche Anders lo ha notato.”
“Ora sei ridicola” Kyleen si distese sul letto con le braccia incrociate.
La sua amata si sdraiò al suo fianco e iniziò a toccarle i capelli dorati.
Dopo un po’ le chiese: “ti sei arrabbiata, Kyleen?”
“Diciamo che in questo momento odio Anders più di te.”
Milla, nel sentire quella risposta, ridacchiò.

Anders nel frattempo non riusciva a dormire.
La sua mente galoppava. Troppe novità si erano accalcate nel corso della giornata.
Il ragazzino si aggirava nella sala da pranzo avvolta nell’ombra della notte.
Solo la pallida luce della luna, filtrata attraverso le finestre, rivelava la posizione dei tavoli e delle colonne.
Anders non aveva cattive intenzioni, voleva solo famigliarizzare con il luogo.
Osservò a lungo le incisioni sulle colonne, le botti dietro il balcone e altri elementi della locanda. Notò persino la botola vicino al camino ma non osò aprirla.
Calibrava ogni suo passo per non far scricchiolare le assi di legno del pavimento.
Fu per caso che intravide una sagoma bianca fuori da una finestra.
Sussultò per lo spavento e si pietrificò sul posto.
Non era in grado di capire cosa fosse quella visione. Si trattava di una sagoma informe, che emanava una fioca luce, intenta ad avvicinarsi alla locanda.
Anders deglutì per poi acquattarsi sotto una finestra. Attese il passaggio di quell’entità misteriosa.
Senza far alcun rumore, la sagoma continuò la sua lenta avanzata.
Iniziò a superare la locanda.
Il ragazzino notò che l’entità era più grande della locanda stessa. I bordi della sagoma erano sfumati. Sembrava un strana nuvola opalescente.
Il cuore di Anders batteva all’impazzata mentre si avvicinava alla finestra per osservare meglio quell’assurdo fenomeno. Solo in quel momento notò che la sagoma aveva l’aspetto di un enorme lupo evanescente, senza zampe, che fluttuava nell’aria.
“Cosa fai?” Chiese Milla alle sue spalle.
Anders urlò per la paura. Impiegò moltissimo tempo per calmarsi.

L’immenso lupo bianco era sparito da parecchi minuti.
Anders sedeva vicino a un tavolo mentre Milla, con la schiena contro una parete, lo fissava a braccia conserte. “Non riesci a dormire?” Chiese al ragazzino.
Lui scosse il capo.
“Nemmeno io…” continuò Milla per poi rivolgere il suo sguardo oltre una finestra “…il lupo che hai visto poco fa era uno spirito.”
Anders aprì la bocca ma non riuscì a dir nulla, lo stupore che provava lo costringeva la silenzio.
Milla si aspettava una simile reazione: “devi sapere, ragazzo, che sia vivi e che i morti possono camminare su questa montagna. Qui gli spiriti della natura, i fantasmi e persino i redivivi si mescolano con i viventi.”
“Redivivi?” Chiese confuso e agitato Anders.
Milla annuì: “sono persone non-morte. Coloro che hanno subito il trapasso ma per qualche ragione continuano a esistere nel loro corpo. Anche loro possono entrare qui dentro per esprimere dei desideri.”
“Dite sul serio?” Esclamò scioccato Anders.
“Oh, si! Tutti coloro che raggiungono la mia locanda durante il giorno appartengono al mondo dei vivi. Ma tutti i clienti che vengono qui dopo il calar del sole sono morti. Poiché anche dopo la morte continua ad esistere il bisogno di desiderare qualcosa.”
Anders si alzò dalla sedia nonostante sentisse le gambe molli e tremanti: “e quali desideri possono mai chiedere i defunti?”
Milla alzò le spalle: “un vivente può esprimere un desiderio solo per se stesso… mentre un morto, o uno spirito della natura, può esprimere un desiderio solo per una persona ancora in vita.
I defunti continuano ad amarci o ad odiarci e io esaudisco anche i loro desideri.”
“E non potete rifiutarvi? Voglio dire, voi esaudite anche i desideri più crudeli.”
Milla continuò a scrutare il buio al di fuori della locanda, accennò un sorriso e rispose: “oh, ragazzino, non puoi immaginare quanto un desiderio possa risultare atroce. Ma una volta espresso io sono costretta a realizzarlo.”
“Come?”
“Non appena un desiderio viene dichiarato, la magia che permea questo luogo scorre attraverso me e prende forma. In questo modo l’incanto agisce e realizza il desiderio espresso. Io non posso impedire che ciò accada. Sono solo un tramite, uno strumento.
Ammetto che qualche volta devo partecipare più attivamente per la realizzazione del desiderio. Non sempre sola la magia è sufficiente, serve anche il mio aiuto… o quello di Kyleen.”
“Vi riferite al desiderio di morte della scorse notte?” Anders avanzò verso Milla per poterla vedere meglio.
Lei annuì: “non è l’esempio più felice ma spiega alla perfezione come si realizzano i desideri nella locanda. Qualche volta la magia del luogo è più che sufficiente per esaudire il desiderio… mentre altre volte occorre una piccola spinta.”

Seguì un lungo momento passato in silenzio.
Milla si avvicinò poi al ragazzino. Gli occhi smeraldo della giovane donna brillavano in quella tetra sala.
Rivolse ad Anders con un sorriso: “credi di riuscire a dormire sapendo che là fuori ci sono spiriti e fantasmi?”
Il ragazzo annuì timidamente.
Milla ebbe l’impulso di scompigliare affettuosamente i suoi capelli corvini ma desistette.
Si limitò seguirlo con lo sguardo mentre tornava nei suoi alloggi.
“Un’ultima cosa” disse Milla e Anders si voltò verso di lei.
La donna, con un cenno del volto, indicò la botola vicino al camino: “non dovrai mai aprire quella botola, per nessuna ragione al mondo.”
“Ho capito, mia signora.”
Milla annuì soddisfatta: “chiamami maestra.”


fiore

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Capitolo 3
*** Le conseguenze del desiderio -parte 1/3- ***



Le conseguenze del desiderio



In una notte nera e mostruosa, una tempesta infuriava in mare aperto.
Tutto era avvolto da un buio infinito.
Raffiche di gelido vento aggredivano una piccola barca in balìa di onde immense e invisibili.
A bordo della misera imbarcazione, una bambina cercava di restare in piedi, afferrando e stringendo le funi delle vele ormai stracciate.
Un lampo improvviso illuminò di un gelido azzurro il mare agitato.
E mentre la luce moriva, la bambina poté osservare le nuvole e le onde quasi sfiorarsi tra loro, per poi tornare nelle tenebre della notte.
La bambina era paralizzata dal terrore. Le sue lacrime si mescolavano con le gocce di pioggia che le scendevano sul volto. Aveva grandi occhi azzurri e una lunga e rovinata treccia dorata.
Lo scroscio della pioggia era assordante, così come il rombo dei tuoni, il ruggito delle onde e l’ululato del vento. Un secondo lampo si irradiò nell’oscurità.
La bambina abbassò lo sguardo verso il cadavere dell’uomo disteso sulla barca.
Sembrava che stesse dormendo tranquillo, circondato da una moltitudine di tesori. La sua testa era adornata da una corona tempestata di rubini e le sue fredde mani, congiunte all’altezza del cuore, stringevano l’elsa dorata di una spada posta sul suo corpo.
La barca oscillò tremendamente e la bambina scivolò in avanti.
Barcollò nel buio, alzò d’istinto una mano per attutire la caduta ma il braccio affondò nel mare oscuro.
Spaventata, la bambina riuscì a scattare all’indietro e a ritrovare l’equilibrio.
Urtò il cadavere e temette che quell’uomo potesse risvegliarsi, adirato, per gettarla in mare.

Un intenso lampo rivelò di nuovo le acque agitate.
Tra le onde scure e colossali, la bambina vide qualcosa di altrettanto immenso e spaventoso. Levò un urlo di terrore, occultato dai rumori della tempesta, quando capì di star guardando il dorso di un mostro marino.



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Non si udiva alcun rumore nella locanda dei desideri.
La luce del mattino scorreva lentamente in una silenziosa stanza per poi posarsi sul volto di Kyleen, ancora distesa sul suo letto.
Lei aprì i suoi occhi di zaffiro e osservò il cielo oltre la finestra.
Rimase immobile per un po’ ad ascoltare il canto dei merli nascosti tra gli alberi.
Si mise poi a sedere. Aveva una forte emicrania. Succedeva tutte le volte che esagerava con il bere prima di andare a dormire. Inoltre l’incubo del suo passato aveva tormentato il suo sonno.
Era da tempo che Kyleen non ripensava alla sua terrificante esperienza sulla barca in balìa della tempesta.

La giovane si massaggiò le tempie per poi guardarsi attorno.
Trovò confortante la calma e il silenzio che regnavano nella stanza da letto. Milla era al suo fianco, dormiva scomposta come al suo solito.
Come ogni notte, la locandiera non faceva altro che agitarsi e contorcersi come se volesse occupare l’intero letto. Kyleen rimase ad osservarla ed ebbe l’impulso di svegliarla con un secchio pieno d’acqua… ma la sua testa dolorante non avrebbe sopportato le urla rabbiose di Milla che sarebbero scaturite da quel dispetto.
Decise quindi di rimandare lo scherzo a un’altra occasione. Si alzò dal letto e barcollò fuori dalla stanza.

Stordita dall’emicrania, Kyleen si diresse sul retro della locanda, all’aperto, nel luogo che Milla chiamava il suo angolo privato di mondo.
Era una calda mattinata e non soffiava neanche un alito di vento.
Gli innumerevoli fiori dell’equinozio, che circondavano la locanda, apparivano più rossi del solito.
Kyleen era ancora assonnata, a stento teneva gli occhi aperti e i suoi corti capelli d’oro erano del tutto in disordine. Trascinò vicino al portico una grande botte per poi riempirla d’acqua.
Iniziò a spogliarsi.
Sulla sua scapola sinistra aveva delle rune, ideogrammi della sua lingua natia impressi con il fuoco sulla sua carne. Inoltre, al centro della schiena, si trovava una grande e raccapricciante cicatrice.

Anders, che aveva appena raggiunto il portico, fissò inorridito quella ferita.
Kyleen riuscì a scorgere il ragazzino con la coda dell’occhio mentre finiva di spogliarsi. Sussultò e levò un grido di imbarazzo mentre si rannicchiava dietro la botte per nascondersi.
Anders si coprì gli occhi e scappò all’interno della locanda mentre implorava a Kyleen di perdonarlo.


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“Lo giuro sulla mia stessa mia, non volevo spiare” piagnucolò Anders seduto a un tavolo della sala da pranzo. Kyleen intanto si trovava su uno sgabello vicino al bancone e teneva un panno umido premuto sulla sua fronte. Anche se erano passati molti minuti, la ragazza poteva ancora sentire il suono del suo grido di imbarazzo riecheggiare nella sua testa dolorante. Agitò una mano in direzione di Anders e rispose con voce frustrata: “ti ho già detto che non è successo nulla. Non serve che ti scusi per la decima volta.”

Milla entrò nella sala con in mano una tazza piena di una brodaglia fumante. Emanava un odore pungente.
La diede a Kyleen e disse: “forza, bevi. Tutta d’un fiato.”
Ma Kyleen protestò: “devo proprio? Il tuo infuso di lumaca è disgustoso.”
“Farà sparire il tuo mal di testa. La prossima volta non bere così tanta birra… ” Milla assottigliò i suoi occhi smeraldo “…così, prima di fare un bagno all’aperto, ti ricorderai del giovane apprendista che è venuto a vivere nella locanda.”
La locandiera si voltò poi verso Anders e gli chiese come mai era sveglio a quell’ora del mattino.
Il ragazzino rispose: “è difficile prender sonno la stessa notte in cui scopri dell’esistenza di spiriti, redivivi e fantasmi.”
Milla sollevò gli occhi al soffitto: “credimi, moccioso, i vivi sono più pericolosi dei morti.”
Kyleen, ridacchiando, si intromise nella conversazione: “non devi temer nulla, Anders. Qui hai tutta la protezione di cui hai bisogno. Io sono un’abile guerriera e la nostra Milla è una formidabile strega, potrebbe incenerire un plotone di uomini con un semplice schiocco di dita.”
La locandiera sospirò: “non esageriamo, nessun mago o stregone è così potente.”
Kyleen si limitò ad alzare le spalle. Prese poi un gran respiro e bevve il più rapidamente possibile l’intruglio di lumaca preparatogli da Milla.
La ragazza si contorse per l’orrendo sapore che si espandeva nella sua bocca.
Imprecò nella sua lingua madre delle parole che non ebbe il coraggio di tradurre.
Ma la brodaglia stava già facendo effetto e l’emicrania scemava velocemente.

Kyleen si rivolse poi ad Anders: “ad ogni modo, ragazzino, sei fortunato. Devi sapere che Milla è molto gelosa di me. Solo lei può vedermi nuda.
Se non ti ha ancora carbonizzato con uno dei suoi incantesimi vuol dire che le piaci molto. A quanto pare Milla vuole davvero essere la tua maestra di magia.”
La locandiera portò le mani ai fianchi e replicò: “io non sono così violenta.”
Kyleen stirò un sorriso beffardo nei confronti della locandiera: “chi vuoi prendere in giro, faccia-di-volpe? Ricordi quel menestrello che si era innamorato di me? Iniziò a corteggiarmi e gli tirasti uno sgabello in pieno volto.”
“Ah, fu una magnifica giornata” commentò Milla che iniziò a ridacchiare con Kyleen… mentre Anders le fissava scioccato.


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Le giornate trascorsero tranquille una dopo l’altra.
In due settimane, la locanda fu raggiunta una sola volta da un gruppo di clienti.
Viaggiavano formando una grande carovana composta da diversi mercanti. Provenivano da terre lontane ed esotiche.
Milla e Kyleen avevano avuto la premonizione che un desiderio sarebbe stato espresso da una di quelle persone. I mercanti erano numerosi e trasportavano merce di ogni tipo: metalli, spezie, oggetti rari, gioielli e persino esseri umani. Le meretrici erano gli schiavi più remunerativi e la carovana ospitava un discreto numero di prostitute.

Anders osservava a debita distanza Milla e Kyleen che si spacciavano per semplici e umili locandiere.
Le due donne avevano spiegato al ragazzo la necessità di recitare quel ruolo.
In passato infatti i clienti fuggivano dalla locanda, senza esprimere alcun desiderio, quando scoprivano di trovarsi di fronte a una strega e alla sua guardia personale.
Anche Anders era costretto a recitare un ruolo. E Milla, con sadico piacere, gli aveva ordinato di interpretare il servo della locanda.
Il ragazzo si occupava dei cavalli dei viaggiatori, di servire ai tavoli e di pulire le pentole nelle cucine.
Ad aumentare ancora di più la sua frustrazione era il fatto di non sapere quale dei clienti avrebbe espresso il desiderio. Il sentore, ossia il potere divinatorio di Milla e Kyleen, non era in grado di individuare la persona che serbava in se il desiderio.

Ma la carovana, al tramonto, lasciò la locanda senza che nessun cliente avesse espresso alcun desiderio.
Milla uscì dal locale e guardò i carri dei mercanti che si allontanavano da lei fino a sparire oltre l’orizzonte.
La ragazza si concesse un momento di riflessione.
Si alzò in quel momento un piacevole e fresco vento che agitò dolcemente le chiome degli alberi.
Milla annusò l’aria che profumava di pino.


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Anders stava spolverando la sala da pranzo mentre Kyleen, seduta a uno dei tavoli, contava i grifoni d’oro lasciati dai mercanti.
I due si raggiunsero subito Milla quando questa rientrò nella locanda.
“Ma cos’è accaduto?” Esclamò Kyleen. Sia lei che Anders erano confusi e delusi dato che nessun desiderio era stato espresso.
Milla sollevò un sopracciglio: “una simile domanda potevo aspettarmela dal marmocchio…” e indicò il suo apprendista con un cenno del capo “…ma non da te, Kyleen.”
La ragazza del nord sbuffò: “vuoi continuare a deridermi o preferisci darmi una spiegazione?”
Milla riordinò i suoi pensieri prima di rispondere: “uno tra tutti quei mercanti e meretrici aveva un desiderio da esprime ma non ha avuto il coraggio di farlo. Ogni desiderio comporta delle conseguenze e non tutti sono capaci di sopportarle.
La verità è che un desiderio è come uno specchio: ci mostra esattamente chi siamo, cosa vogliamo e cosa dobbiamo affrontare per ottenerlo. E non tutte le persone hanno il coraggio di inseguire i propri sogni. Alcune sono troppo deboli e altre, nel tentare di realizzare i propri desideri, incontrano ostacoli apparentemente insormontabili.
Un desiderio inespresso ha lo stesso peso di un desiderio che viene dichiarato. Ecco perché io e Kyleen abbiamo avuto il sentore anche se nessuno dei clienti ha rivelato i propri sogni.”
“E’ così triste e crudele” commentò Anders.
Milla annuì: “lo so, ma questa è realtà. E’ da un anno che io e Kyleen esaudiamo i desideri in questa locanda. Vedrai che presto ci farai l’abitudine anche tu, ragazzino.”

Anders tornò a spazzare il pavimento.
Ma nella sua testa ronzavano molti altri dubbi e pensieri. Rivolse una domanda alle due ragazze: “che ci facevano qui tutti quei mercanti?”
Milla rispose: “sono diretti alla capitale del regno. Tra una settimana, a partire da oggi, il re darà inizio a un mese di giochi, tornei e banchetti. Tutta la città festeggerà non solo il primo anniversario dell’incoronazione di sua maestà, ma anche la recente nascita del suo primogenito. Dicono che sia un maschio, bello e in salute.”
“Capisco…” commentò Anders “…e la capitale è lontana?”
“Assolutamente no. Si deve solo scendere da questa montagna e proseguire verso est. La capitale si trova tra Vecchia foresta e le montagne celesti che si vedono all’orizzonte.”
“Credevo che i boschi di questa montagna fossero Vecchia foresta.”
“Oh no, Vecchia foresta si trova nella vallata che confina con questo monte.
Ciò che vedi attorno alla locanda sono altri boschi … che tra l’altro appartengono ai domini della maga Flio”
Le ragazze e il giovane apprendista lavorarono fino a tarda notte per ripulire l’intera locanda.
Stanchi e assonnati si ritirarono nei propri alloggi.

Milla e Kyleen, nella loro stanza da letto, si stavano preparando per andare a dormire.
La locandiera notò lo sguardo pensieroso della sua amata: “conosco quell’espressione” disse sospirando alla ragazza del nord.
“Io non ho detto niente” replicò quest’ultima.
Ma Milla non riuscì a trattenere un mezzo sorriso: “non hai bisogno di parlare, per me sei come un libro aperto. Tu vuoi chiedermi di andare nella capitale durante i festeggiamenti.”
Kyleen non riuscì più a trattenersi e si avvicinò rapidamente alla locandiera: “oh, per favore Milla. Ci saranno tornei d’arme, esibizioni, musiche, balli…”
Milla continuò “…e anche criminali. La capitale inoltre è piena di brutti ricordi. Non ho intenzione di immergermi di nuovo in quel labirinto di strade mentre il re sperpera la propria ricchezza in inutili feste e banchetti. Che modo tremendamente dispendioso per ostentare la propria potenza.”

Per qualche minuto Kyleen non disse nulla, rimase vicino a una parete intenta a fissare il pavimento.
“E’ strano…” disse con un filo di voce “…esaudisci i desideri degli sconosciuti ma non vuoi accontentare la donna che ami.”
Nel sentire quelle parole, Milla sospirò.
Rivolse uno sguardo fuori dalla finestra, nel buio della notte si vedevano le stelle brillare e la falce di luna risplendere. Irradiava d’avorio delle soffici nuvole.
“Quanti grifoni abbiamo guadagnato?” Chiese dopo un po’ la locandiera.
Kyleen rispose: “parecchi. I mercanti si sono rivelati molto generosi. Inoltre nel forziere dei briganti che ho ucciso qualche giorno fa c’erano moltissime monete. Perché mi fai questa domanda?”
Milla alzò le spalle: “non mi sento al sicuro sapendo di avere così tanto denaro nella locanda. Inoltre stiamo esaurendo alcune spezie e sono convinta che nella capitale potrei trovare tutto quello di cui ho bisogno.
Perciò… potrei anche pensare di andare con te e Anders in città.”
La locandiera non aveva ancora finito di parlare che Kyleen si gettò su di lei. L’abbracciò e la fece cadere, insieme a lei, sul letto.
Entusiasta come una bambina, Kyleen riempì di baci Milla senza smettere di ringraziarla.
La locandiera tentò invano di liberarsi. E mentre si agitava sul letto urlò: “ora smettila, Kyleen! Cosa penserà Anders se dovesse sentirci?”
“Oh, diamogli un motivo per fantasticare” rispose la ragazza del nord.

Al piano inferiore, Anders udiva chiaramente tutto quel baccano, le risate di Kyleen e le urla di Milla.
Il giovane, disteso sul suo letto, poté solo fissare il soffitto della sua stanza con aria imbarazzata.


fiore

Fine prima parte.
Nota: ho spezzato questo capitolo in tre parti altrimenti sarebbe risultato troppo lungo rispetto agli altri capitoli della storia.

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Capitolo 4
*** Le conseguenze del desiderio -parte 2/3- ***



Le conseguenze del desiderio


La settimana trascorse rapidamente e all’alba dell’ottavo giorno, Milla, Kyleen e Anders partirono per la volta della capitale del regno.
Lasciarono la locanda e si incamminarono sul sentiero brecciato.
Era una mattinata piacevolmente fresca. L’aria aveva il profumo dell’erba bagnata dalla rugiada e l’aurora tingeva il cielo di grigio e celeste.
Kyleen aveva con se la sua spada, riposta nel fodero dietro la sua schiena. L’elsa dorata dell’arma era coperta con delle bende, una precauzione obbligatoria dato che avrebbe potuto suscitare non poche attenzioni una volta giunti nella capitale.
“Non è più sicuro dare anche a me una spada?” Chiese Anders.
Milla rispose: “ne avrai una quando diventerai un uomo.”
Ma Kyleen diede un colpetto sulla spalla della ragazza e la sgridò: “va bene stuzzicare il moccioso. Ma questa volta sei stata crudele.”
Il commento di Milla infatti aveva ferito Anders. Il giovane non riusciva più a sopportare il fatto di essere trattato come un bambino dalle sue due maestre. Si voltò all’indietro, verso la locanda, per nascondere la sua triste espressione.
Si accorse così che il locale era svanito nel nulla. Al suo posto si vedevano solo dei cespugli e i rossi fiori dell’equinozio.
Anders per la sorpresa non fu più in grado di muoversi.
Kyleen si avvicinò a lui: “sorprendete, vero?! Stai ammirando uno degli incantesimi di lady Flio.
La maga ha benedetto la foresta molto tempo fa. Ogni volta che la lasciamo la locanda, questa scompare. Sarà occultata per tutta la durata della nostra assenza.”
Anders, ancora sconvolto ed emozionato, riprese a camminare insieme alle due ragazze.

In poco tempo raggiunsero un grande fiume che scorreva tra i boschi e proseguiva verso oriente.
Un traghetto stava imbarcando diverse persone, tutte dirette nella capitale.
“Sbrighiamoci…” disse Milla accelerando il passo“…o salperanno senza di noi.
Kyleen iniziò a innervosirsi: “non possiamo tagliare per Vecchia foresta?”
Ma la locandiera non aveva dimenticato l’avvertimento di lady Flio a proposito dell’ombra che dimorava a Vecchia foresta. Il traghetto era quindi l’unico modo per raggiungere la capitale in tutta sicurezza.
Kyleen si fermò di colpo e si irrigidì. I suoi occhi erano colmi di paura.
“Sai che ho il terrore delle barche e delle navi” disse a Milla.
Quest’ultima ordinò ad Anders di raggiungere il capitano per chiedergli di aspettare qualche minuto prima di levare le ancore.
Rimaste da sole, Milla prese le mani di Kyleen.
“Non ci riesco” disse tremando la ragazza del nord.
“Ti avevo avvertita che avremmo preso un traghetto” rispose Milla.
“Lo so. Ma ora che mi trovo vicina al fiume ho troppa paura. Qualche notte fa ho sognato ancora di quando ero una bambina in balìa della tempesta.”
Milla indicò il corso d’acqua vicino a loro: “guarda, Kyleen. Si tratta solo di un fiume, non è il mare aperto. Non ci sono tempeste, onde o mostri marini.”
“Si tratta solo di un fiume” ripeté Kyleen per darsi coraggio.
Milla le diede un piccolo bacio sulla guancia “andiamo, e quando saremo sul traghetto non ti lascerò mai la mano.”
“Promesso?”
“Promesso.”



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A mezzogiorno Il traghetto raggiunse il porto della capitale, il quale era invaso da un gran numero di navi attraccate l’una al fianco dell’altra. L’aria aveva l’intenso odore del pesce appena pescato.
Kyleen scese rapidamente il pontile, felice di tornare sulla terra ferma.
Milla e Anders la seguirono ridacchiando.
Attorno a loro, una moltitudine di uomini e donne passeggiavano per le vie del porto.
I marinai scaricavano e caricavano grandi casse dalle loro navi.
Lì vicino si trovava il mercato del pesce.
Anders veniva dalle terre dei fiumi e non si meravigliò nel vedere una gran varietà di specie acquatiche esposte tra i bazar del mercato.
Oltre il porto, le case e gli edifici della capitale sembravano ammassati tra di loro.
La città appariva caotica, chiassosa e piena di andirivieni.
Le strade principali si dividevano in vie e vicoli sempre più piccoli. Scalinate e pendii si trovavano dietro ogni angolo.
E poi locande, templi e negozi di ogni tipo si affacciavano sulle numerose strade gremite di gente. Fontane, obelischi colorate e statue di bronzo abbellivano le piazze.
Kyleen e Anders osservavano stupefatti le meraviglie della città. Milla invece continuava ad avanzare senza guardarsi attorno. La locandiera aveva vissuto molti anni della sua vita nella capitale e non vi era nulla in quella città che potesse sorprenderla, neanche durante i festeggiamenti in onore del re.
I tre attraversavano una piccola e affollata piazza.
Il vocio dei passanti, i rumori di una fucina nelle vicinanze e le musiche di alcuni bardi riecheggiavano in quel luogo, formando una cacofonia di rumori assordanti e caotici.
Una volta superata la piazza, Milla, Kyleen e Anders si ritrovarono in una delle strade principali della capitale. Lì vi erano moltissimi uomini e donne di varie etnie, provenienti da ogni angolo del mondo. Parlavano strani linguaggi e indossavano abiti di ogni forma e colore.
C’erano i bassi e tarchiati uomini delle terre dei fiumi, con i loro tipici capelli corvini. Gli uomini della lontanissima Vallata scarlatta, famosi per commerciare gemme e pietre preziose.
Il popolo delle montagne celesti, i più abili lancieri del mondo.
D’un tratto uno squillo di trombe annunciò il passaggio di un nobile. I suoi scudieri avanzavano attraverso la folla per aprire un passaggio al loro signore.
Si trattava di un lord del meridione, una terra dominata da un buio perenne. Era in sella a un grande destriero e sfoggiava abiti variopinti. Aveva la pelle come l’ebano e un grande opale al posto del suo occhio sinistro.
Dietro di lui sventolava il suo stendardo blu scuro. Raffigurava una lancia d’argento sotto una scia di lune e stelle. Il lord superò rapidamente la folla.  
Intanto i soldati del regno, con le loro pesanti armature a piastre, pattugliavano ogni punto della capitale. Avevano molto lavoro da sbrigare: si erano infatti verificati diversi disordini nella capitale da quando erano iniziati i festeggiamenti. Risse in qualche taverna, accoltellamenti, furti, violenze e persino omicidi.
I mercati erano i luoghi maggiormente sorvegliati.
Erano posizionati in punti strategici della città, specialmente nella zona nord-orientale.
Lì si ergeva il grande castello del re. Una struttura imponente e scura, cinta da solide mura. Contava un gran numero di torri e saloni. Si diceva che i giardini interni erano meravigliosi oltre ogni immaginazione e che un mostro si nascondeva tra le buie acque del fossato.
Tutto questo era la capitale del regno, bellissima quanto disordinata.

Anders, Milla e Kyleen si fermarono in una taverna per mangiare e riposare per un po’ di tempo.
Al tramonto ripresero a visitare la città, muovendosi verso il cuore della capitale.
Bardi e giocolieri si esibivano per le strade. Le meretrici si affacciavo dai balconi per chiamare a gran voce gli uomini intenti a passeggiare. Nelle piazze più grandi erano state costruite delle arene per delle contese tra vari cavalieri. I vincitori di quegli scontri avrebbero avuto l’onore di partecipare al gran torneo d’arme di fronte al sovrano del regno e a tutti i nobili che erano giunti da ogni angolo del mondo.
In una di quelle arene, un guerriero della capitale stava affrontando un cavaliere proveniente da una terra lontanissima.
L’eroe della città era acclamato dall’immensa folla che si era radunata attorno a lui.
Indossava un’armatura scintillante e brandiva una corta lancia. Il suo avversario era un colosso d’uomo, sfoggiava un’armatura nera e impugnava un mazzafrusto a tre teste.
Kyleen volle assistere a quello scontro, costringendo Anders e Milla a fermarsi.
Ma il duello durò pochi secondi. Il guerriero dall’armatura nera colpì al volto l’eroe della città, scaraventandolo a terra e facendogli perdere i sensi.
Per sua fortuna era protetto da un elmo altrimenti sarebbe morto all’istante.
Kyleen adorava i tornei d’arme e tutto ciò che riguardavano i guerrieri e i duelli.
“Secondo voi chi vincerà il grande torneo?” Chiese Anders.
Milla rispose: “mi pare ovvio! Sir Yarnan, l’alfiere del re, sarà il vincitore. Hai mai sentito parlare di lui?”
Il ragazzo annuì: “ma certo. E’ famoso anche nelle terre dei fiumi. Si dice che sia un guerriero imbattibile.”
“In effetti non ha mai perso un combattimento.”
Ora che lo scontro era finito, alcuni bardi si avvicinarono all’arena dove la folla non si era ancora diradata e iniziarono a intonare musiche frenetiche e coinvolgenti.
Alcuni uomini lanciarono dei grifoni d’oro ai bardi mentre altre persone iniziarono a cantare e ballare. In poco tempo le danze coinvolsero tutti i presenti in quel luogo.
Kyleen prese le mani di un’imbarazzata Milla e iniziò a ballare con lei.
Anders rimase fermo, vicino a una taverna al limitare della piazza.
Era troppo timido per unirsi ai balli e gli stava bene essere ignorato. Osservava divertito Kyleen danzare con eleganza e sensualità mentre Milla, malgrado i suoi sforzi, era rigida come un tronco d’albero.
Quando le due ragazze si scambiarono un dolce e prolungato bacio, Anders fu sorpreso nel provare un inteso senso di gelosia e amarezza.
Fu in quel momento che comprese di essersi innamorato di Kyleen.

Anche se le danze non erano terminate, Milla, Kyleen e Anders abbandonarono quella piazza per visitare altri luoghi della città.
Anders si era ammutolito. Aver compreso di provare dei sentimenti nei confronti di Kyleen lo aveva turbato.  Ma le ragazze non si erano accorti dell’umore del loro apprendista, poiché erano troppo concentrate a sgomitare tra la folla per poter avanzare.
Raggiunsero poi una piccola stradina poco trafficata. In quel momento, Milla si fermò di colpo e inizio a scrutare quella via. In quel posto viveva una persona che conosceva molto bene.
“Devi andare a trovarla” le disse Kyleen.
“Devo proprio farlo?” Protestò Milla.
“Oh, si…” rispose la ragazza del nord mentre sistemava il colletto della sua amata “…vai da lei.”
Anders era confuso nel sentire quel discorso: “lei chi?” Chiese.
Kyleen rispose: “è una storia lunga, ragazzino.”
La locandiera sospirò: “non voglio andare da lei. Non le parlo più da quando abbiamo litigato.”
Kyleen le rivolse un tenero sorriso: “sai quanto ti amo?! Detesto pensare che hai dei rancori nella tua vita. Vai da lei e prova a riconciliarti, fallo me.
Ci rivediamo qui tra qualche ora.” e come augurio le diede un piccolo bacio.
Prese per mano Anders e si allontanò con lui, lasciando Milla da sola.

Quest’ultima continuò a sospirare mentre imboccava la piccola via.
Era da molti anni che non visitava più quel luogo eppure rammentava ogni piccolo particolare. Raggiunse infine una piccola casetta.
Una donna si trovava fuori dalla modesta dimora. Aveva braccia ossute, capelli rossicci ma grigi all’altezza delle tempie. Diverse rughe adornavano il suo volto stanco.
Quando vide Milla, ferma a pochi passi da lei, sussultò per la sorpresa.
La locandiera si sentiva terribilmente vulnerabile. Stirò un timido nei confronti di quella donna e la salutò: “ciao, mamma.”




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“Vuoi spiegarmi cosa ho appena visto?...” Chiese Anders, rimasto solo con Kyleen “…perché abbiamo lasciato lady Milla? Chi c’è in quella strada?”
Kyleen sospirò: “Lì vive sua madre.”
“Sua madre?” Esclamò sorpreso Anders.
“Hai sentito bene. Lei odia parlare di questo argomento… quindi non potevo dirti nulla in sua presenza, comprendi?”
“C-credo di si.”
Kyleen si prese del tempo per ragionare. Si guardò attorno: la notte era illuminata da diverse fiaccole e bracieri disseminati in tutta la capitale.
Le strade erano sempre colme di passanti, bardi, giocolieri e mercanti.
La ragazza del nord tornò a rivolgersi ad Anders: “Milla e sua madre non si parlano da tempo.”
“Cos’è accaduto tra loro?” Chiese il ragazzo.
Kyleen sorrise nonostante i suoi occhi comunicavano una grande tristezza: “dovrò ubriacarmi prima di rivelarlo” rispose.

Lei e Anders vagarono un altro po’ per le vie della città e trovarono così una seconda arena.
Lì due cavalieri erano impegnati in un violento scontro, attirando un gran numero di curiosi.
Ai lati dell’arena erano stati posizionati gli arazzi delle casate di appartenenza dei due sfidanti.
Uno dei due blasoni era di color grigio scuro e mostrava un pesce mostruoso che usciva da un mare agitato. Anders riconobbe subito lo stemma, poiché era quello della terra dei fiumi.
Il secondo arazzo era semplicemente di colore giallo, senza alcun simbolo o immagine.
Né Anders né Kyleen lo riconobbero, probabilmente apparteneva a un nobile minore proveniente da chissà quale terra. Il cavaliere che combatteva in onore di quella casata brandiva un grande spadone.
Il suo modo di duellare colpì particolarmente Kyleen che rimase incantata a guardare il resto del combattimento. In poco tempo quel guerriero sconfisse il suo avversario e la folla lo acclamò calorosamente.
Lui rimosse l’elmo dal suo volto. Una lunga chioma di capelli d’oro liquido discese sulla sua schiena. Kyleen era completamente rapida da quella visione.
Quel guerriero in realtà era una combattente dagli occhi blu, con tratti del volto simili a quelli del popolo del nord.
Kyleen provò delle emozioni contrastanti ed ebbe un sussulto quando la guerriera, per puro caso, posò il suo sguardo su di lei.
Alzò poi la mani in segno di vittoria e salutò la folla prima di andar via.

“Andiamo…” disse infine Kyleen strattonando Anders “…cerchiamo qualcosa da bere.”
In breve tempo la ragazza notò una locanda grande e di bell’aspetto.
Fece per entrare ma il giovane apprendista la fermò sull’uscio della porta: “sei sicura che vuoi entrare qui dentro, per giunta con una spada?”
Kyleen lo fulminò con uno sguardo: “e perché? Credi forse che potrei mettere a disagio degli uomini solo perché sono armata?”
“Non intendevo questo” Anders era visibilmente intimorito e imbarazzato.
Con un cenno del capo indicò un cartello posto sotto l’insegna della taverna. Un cartello che Kyleen, fino a quel momento, non aveva notato e che riportava un semplice messaggio:


Vietato l’ingresso ai cani del nord.

Cani del nord.
Non esisteva un insulto peggiore per il popolo del settentrione.
Kyleen era una ragazza forte e fiera. Ma quando lesse quelle parole, i suoi occhi si riempirono di lacrime. Per l’ennesima volta strattonò via Anders: “non mi piace più questa locanda, troviamone un’altra” disse rabbiosa e a denti stretti.




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“Milla!” Esclamò sua madre.
Si chiamava Ajara. Raggiunse sua figlia e fece per abbracciarla ma decise all’ultimo momento di trattenersi: “sei venuta a trovarmi! Da quanto tempo che non ti vedo.”
“Già… troppo tempo” rispose Milla con freddezza mentre si sforzava di sorridere.
“Ma guarda come sei cresciuta! Vieni, accomodati dentro” e indicò la casa alle sue spalle.

La dimora di Ajara era piccola, buia e con pochi mobili.
La donna cercò qualcosa da offrire a sua figlia ma Milla le disse che non era necessario.
Si sedettero poi a un tavolo vicino a una finestra.
Dall’esterno i rumori della città in festa sembravano assai distanti.
Milla e Ajara rimasero in silenzio per diversi interminabili secondi.
“Allora…” disse infine la madre “…ti trovi bene nella tua locanda, lassù in montagna?”
“Oh, si. Il lavoro non è pesante e incontro molte persone” Milla non aveva mai rivelato ad Ajara che era una strega in grado di esaudire desideri.
La ragazza si guardò attorno per poi commentare: “vedo che qui non è cambiato nulla.”
“Alcune cose sono sempre le stesse. Ma… dimmi …Kyleen come sta?”
“Sta bene, mamma.”
“Sei ancora attratta da lei?”
Milla ascoltò con attenzione le parole di sua madre e in quel momento colse un certo astio nel tono della sua voce. Un astio che aveva sempre accompagnato Ajara e che aveva sempre riversato su sua figlia. La locandiera sollevò un sopracciglio, incrociò le braccia e rispose: “sono innamorata di lei, è diverso dall’essere attratti.”
Iniziò a pentirsi di trovarsi in quel luogo. Prese un gran respiro prima di tornare a parlare: “sai, madre, per molto tempo non capivo perché mi odiassi così tanto. Forse perché ti avevo detto che amavo una donna che proveniva dalle terre del nord. Ma sono arrivata alla conclusione che mi odi per il semplice fatto che sono venuta al mondo.”
Ajara cercò di giustificarsi ma Milla era troppo addolorata.
“E’ stato un errore venire qui” disse la locandiera mentre si alzava dalla sedia.
Uscì di casa, ignorando sua madre che le supplicava di restare un altro po’ con lei, e si riversò in una strada piena di gente.




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Kyleen e Anders avevano trovato una modesta taverna che servivano anche alle persone del nord.
Avevano preso un tavolo in una sala da pranzo gremita di clienti.
L’aria all’interno della stanza era assai viziata. Si sentiva l’odore del fumo di molte pipe e del sudore dei presenti. Urla, risate e schiamazzi riecheggiavano in ogni punto della taverna.
Diverse meretrici passavano tra i tavoli per sedurre i clienti e per condurli a un paino superiore, dove si trovava un balcone interno e diverse stanze da letto.
Alcuni uomini, completamente ubriachi, iniziarono a intonare una canzone così oscena da far arrossire Anders. Kyleen non badò a loro e ordinò diverse birre.

Il giovane apprendista fissò scioccato la ragazza del nord bere tutto d’un fiato i primi due boccali di birra. Si rivolse poi a lei: “è difficile per te essere uno straniero in questo regno.”
Kyleen lo guardò con superficialità: “sei uno straniero anche tu, moccioso. Quindi non provare a compatirmi. Tu sei uno straniero, io sono una straniera e anche Milla è una straniera.”
“Sul serio? Anche Milla?” Anders era sinceramente sorpreso.
Kyleen stirò un sorriso beffardo: “suvvia! Come hai fatto a non notarlo? Nessuno persona di questo regno ha gli stessi tratti di Milla: capelli rossi, occhi smeraldo, una faccia da volpe…
La realtà è che lei viene dal lontano e torrido deserto che sorge a sud-ovest.
Sai chi vive lì?”
Anders annuì: “si, molti popoli nomadi...”
Kyleen continuò “…e anche pericolose bande di predoni. Un giorno, un gruppo di quelle bestie assediò un piccolo villaggio. Uccisero gli uomini e violentarono le donne. Nove mesi dopo, una di loro diede alla luce Milla.”
Kyleen iniziò a bere la sua terza birra. La sua testa iniziò a farsi leggera.
Si avvicinò ad Anders e continuò la sua storia: “la madre di Milla decise di abbandonare il villaggio e, con la bambina ancora in fasce, arrivò in questa città.
Gli anni passarono ma la donna non riusciva ad amare sua figlia. Ogni volta che guardava i suoi occhi smeraldo rivedeva il volto dell’uomo che aveva abusato di lei. Iniziò a odiarla.
Un giorno lei e Milla litigarono più del dovuto e quest’ultima se ne andò via di casa.”
Anders non ebbe il coraggio di commentare.
Una meretrice si avvicinò a lui e a Kyleen ma la ragazza del nord le rivolse un truce sguardo, mettendola in fuga. Tornò torno a parlare con il giovane apprendista: “se Milla scopre che ti ho rivelato il suo passato, sai cosa ci farà?…” Si passò un dito sul collo, a simboleggiare il taglio della gola “…a tutti e due.”
“Non dirò nulla” esclamò immediatamente Anders.
“Bravo, moccioso…” Kyleen gli diede una forte pacca sulla spalla e gli offrì un boccale di birra “…ho bisogno di una respirare un po’ d’aria fresca, tu aspettami qui.”

Kyleen uscì dalla locanda.
I rumori attorno a lei rimbombavano nella sua mente annebbiata dal troppo bere.
Iniziò a sentirsi nauseata a stanca.
Posò la schiena sulla parete esterna della taverna e assaporò la fresca aria della sera.
Rimase così per molto tempo. Tra la folla notò poi una donna alta e dai capelli dorati.
Era la guerriera che aveva vinto il duello contro il combattente delle terre dei fiumi. Circondata da diversi ammiratori, la donna camminava ridendo e scherzando con loro. Indossava ancora la sua armatura e al fianco portava il suo grande spadone.
Kyleen non poteva fare a meno di fissarla.
Immaginò quella guerriera affrontare sir Yarnan nel gran torneo d’arme e perdere miseramente contro il campione della città.
“Spero non ti rovini quel bel faccino” sussurrò tra se e se Kyleen mentre continuava a fissare la guerriera. Si guardò attorno, con acceso imbarazzo, per controllare se qualcuno l’avesse ascoltata.
Aveva parlato istintivamente, probabilmente le birre avevano sciolto la sua lingua.
Si apprestò quindi a tornare nella taverna.


⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Una volta nel locale, Kyleen non riuscì più a trovare Anders.
Il giovane non era più al loro tavolo.
La paura destò completamente Kyleen dal suo torpore. Dopo una manciata di terrificanti secondi, la ragazza intravide Anders mentre saliva delle scale per raggiungere il piano superiore della taverna.
Una meretrice lo stava tenendo per mano e lo invitava a seguirlo.

Come una furia, Kyleen scostò con irruenza tutti i clienti della taverna che intralciavano il suo cammino. Quando raggiunse Anders, questi stava per entrare in una camera da letto con la meretrice.
Kyleen agguantò un braccio dell’apprendista e lo separò dalla prostituta.
Si rivolse poi a lei con tono rabbioso: “sei già stata pagata?”
La ragazza, spaventata, si limitò a scuotere la testa. Allora Kyleen le diede due grifoni d’oro e le disse di andarsene. Lei prese le monete e corse via.
“Che ti è saltato in mente?” Ringhiò la ragazza del nord voltandosi di scatto verso Anders.
Lui alzò le manie rispose: “n-non lo so, ho bevuto troppa birra e non riuscivo a controllarmi.”
Ma Kyleen non voleva ascoltare le sue scuse, alzò una mano verso il piano terra del locale e continuò la sua sfuriata: “ti ho detto di aspettarmi al tavolo! Sono morta di paura!”
“Mi dispiace. Ma, tutto sommato, non ero in pericolo.”
Per diversi secondi, Kyleen non riuscì a replicare. Tale era la rabbia e la paura che provava in quel momento. Inclinò lo sguardo e fissò Anders con incredulità.
“Qual era il tuo piano?...” Chiese infine “…fottere una disperata, bisognosa di soldi e tornare al tavolo senza che me ne accorgessi?”
Anders continuava a sbracciarsi: “come ho già detto, ho bevuto troppa birra. E comunque non stavo facendo nulla di male.”
Per la seconda volta, Kyleen rimase senza parole. Era sempre più scioccata.
Anders si spiegò: “nelle terre dei fiumi non vieni considerato un uomo fino a quando non giaci con una donna.”
La ragazza del nord schioccò la sua lingua sul palato. Iniziò a ridacchiare per il nervosismo.
Rilassò le spalle e rispose: “non sapresti neanche dove mettere le mani su una donna, moccioso.”
Anders la spinse via.
Fu un gesto dettato dalla rabbia e dall’istinto.
Kyleen smise di ridere e guardò il ragazzo con occhi spalancati. Non era stato un vero e proprio colpo, la ragazza non si era ferita ed era indietreggiata solo di un passo.
Anders tremava dalla paura.
Strinse i denti cercò di apparire furioso: “sono stanco di te e di Milla che mi trattate come un bambino. Mi chiamate marmocchio, moccioso, ragazzino. Vi burlate di me, non mi state insegnando nulla e mi trattate come un servo della vostra taverna.”
Kyleen fece appello a tutte le sue energie per conservare quel poco di pazienza che le era rimasta in corpo: “sai cosa ti dico? hai ragione. Va e comprati una donna. Tieni, ti presto io stessa dei grifoni.
Ma credi davvero che in questo modo sarai finalmente un uomo? Oh, se questa è la tradizione della tua terra, chi sono io per giudicare?
Ma voglio ricordarti che hai rinnegato la tua terra quando sei scappato di casa.
E comunque, pagare una prostituta ti renderà solo più spregevole di quanto lo sei in questo momento. Come pensi che ti guarderemo, io e Milla, dopo che sarai stato con una meretrice?”
Anders rivolse altrove il suo sguardo e stirò un amaro sorriso.
Kyleen interpretò quel gesto come un affronto.
“E va bene” esclamò esasperata.
Spalancò la porta di una camera da letto con un calcio. Al suo interno non c’era nessuno.
Tornò a guardare il ragazzo: “forza, portami lì dentro. Diventa un uomo con me, non una meretrice.”
Anders fece per rispondere ma non riuscì a dir nulla per quanto era agitato.
Kyleen continuò a fissarlo con uno sguardo truce: “so come mi guardi quando credi di non essere osservato. E so anche non è stato un caso quando mi hai visto che mi spogliavo sul retro della locanda. Coraggio, portami in quella stanza.”
“Credi che non ne sia capace?” Ringhiò Anders, stanco di essere provocato.
“Non lo so. Dimostrami che uomo vuoi diventare, moccioso.”
“Falla finita di chiamarmi moccioso, cagna del n…” il ragazzo frenò immediatamente la sua lingua e fissò mortificato la ragazza del nord.  
Kyleen aveva intuito l’insulto che stava per pronunciare il giovane nei suoi confronti.
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime. Fissò delusa Anders per poi voltarsi con l’intento di andarsene dalla taverna.
Fu proprio in quel momento che notò tre uomini che si stavano avvicinando a lei, su quello stretto balcone interno in cui si trovava assieme ad Anders.
I tre uomini erano di bassa statura, con occhi scuri e capelli corvini.
Indossavano armature leggere, con il simbolo della terra dei fiumi incisa all’altezza del cuore. Ai loro fianchi portavano delle spade corte.
Kyleen si fermò di colpo. Istintivamente si mise in posizione di guardia e fissò intensamente i tre uomini.
Uno di loro si rivolse alla ragazza: “parli la mia lingua?”
Lei si limitò ad annuire.
“Allora spostati, mi intralci il cammino.”
Kyleen continuò a studiare i tre uomini per altri secondi, infine rispose: “subito, mio signore.” Allungò una mano dietro di se e afferrò la spalla di Anders: “andiamocene, moccioso.”
Ma l’uomo che prima aveva appena parlato fece un passo in avanti: “il ragazzo viene con noi, cagna del nord. Manca molto a suo padre.”
“Ma di cosa state parlando?” Domandò Kyleen che non riuscì più a nascondere la sua agitazione. Mille domande iniziarono ad affollare la sua mente.
L’uomo rispose: “non sai chi è quel ragazzo che hai al tuo fianco, vero? Beh, io ho il compito di riportarlo a casa. Non sono venuto qui più per parlare con una cagna del nord.”
“Come avete fatto a trovarmi?” Chiese Anders. Era molto nervoso.
Ma prima che gli uomini potessero rispondere, Kyleen si rivolse al giovane: “Anders, vattene da qui. Più tardi dovrai spiegarmi molte cose.”
Uno degli uomini si avvicinò a Kyleen: “perché ti rivolgi al ragazzo? Lo conosci, cagna del nord?”
In meno di un istante, la ragazza estrasse la spada e decapitò quell’uomo.
Schizzi di sangue uscirono dal corpo senza testa dell’uomo e caddero al piano terra, nell’affollata sala da pranzo della taverna.
I clienti si agitarono, urlarono e imprecarono.
Kyleen spinse via Anders mentre gli altri due uomini delle terre dei fiumi sguainarono le loro armi.
Iniziarono a duellare con la ragazza su quell’angusto balcone interno.
Le spade corte dei guerrieri erano adatte per uno scontro del genere e Kyleen fu costretta ad arretrare. Non poté far altro che difendersi da un turbinio di lame affilate.
“Tu prendi il ragazzo” urlò poi un uomo al suo compagno.
Costui abbandonò lo scontro e corse verso Anders, agguantandolo e sollevandolo da terra. Il giovane iniziò a scalciare ma non riuscì a liberarsi.
Kyleen gridò il suo nome ma era ancora impegnata a duellare con uno dei guerrieri.
Le spade cozzarono sulle loro teste. La ragazza richiamò subito la sua arma e usò l’elsa per colpire il suo avversario a una tempia.
L’uomo si accasciò al suolo e Kyleen ne approfittò  per superarlo.
Corse verso Anders e il suo rapitore.
Quest’ultimo si accorse di essere inseguito, gettò a terra il ragazzino e impugnò di nuovo la sua spada. Ma Kyleen accelerò e si slanciò contro l’uomo, placcandolo.
I due finirono contro il corrimano del balcone interno che non riuscì a reggere l’urto.
Il guerriero e Kyleen, avvinghiati l’uno all’altro, caddero nella sala da pranzo al pian terreno, precipitando su un tavolo di legno che si frantumò in mille pezzi.
 


fiore

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Capitolo 5
*** Le conseguenze del desiderio -parte 3/3- ***



Le conseguenze del desiderio


Era notte fonda ma nella capitale ancora si festeggiava.
Balli e canti risuonavano in ogni via, taverna o piazza.
Nel cuore della città sorgeva una torre che emanava una candida luce.
Le mura erano di un cristallo simile a un quarzo purissimo. Grandi giardini ed eleganti fontane circondavano la struttura.
La torre era la roccaforte dei maghi al servizio della corona. Formavano una grande e potente congrega di cui faceva parte anche lady Flio.

All’interno della struttura risplendeva una luce aurea. I diversi piani accoglievano numerosissimi libri, laboratori alchemici, strumenti magici e camere che custodivano segreti noti solo a pochissimi eletti. La porta principale della torre si aprì, generando un cupo e prolungato mormorio.  
Milla entrò e percorse una lunga navata di marmo e alabastro. La sua figura proiettava una lunga e oscura ombra verso una grande e circolare sala posta al centro del piano terra.
I maghi, intenti a discutere tra loro fino a un attimo fa, si ammutolirono nel vedere la strega della locanda dei desideri avanzare nella loro direzione. Erano quasi tutti uomini anziani, con lunghe barbe bianche e abiti di seta e satin dalle complicate trame dorate.
Tra di loro, seduta su una lussuosa poltrona, si trovava lady Flio. La maga stringeva tra le mani un calice di cristallo, colmo di idromele di castagno.
Fu l’unica dei presenti a rivolgere un sorriso a Milla.
Tutti gli altri fissarono la strega con sguardi perplessi.
“Quale sorpresa…” esclamò sarcastico un anziano mago “…la strega della locanda ci onora della sua presenza.”
Milla ignorò quella provocazione e si rivolse a tutti i presenti: “chi di voi, fattucchieri di quart’ordine, ha rivelato il segreto della mia locanda al giovane Anders?”
“Non dovevamo dirlo?” Chiese un mago con lo scopo di provocare la ragazza.
Lei rispose: “no, razza di idioti! Nessuno deve sapere che nella mia locanda si realizzano desideri. Ho avuto il sentore su Anders prima che lui si presentasse al mio cospetto. Ma il moccioso ora conosce il segreto della locanda e, per questo motivo, io e Kyleen dobbiamo trovare un modo per ingannarlo così che possa esprimere spontaneamente il suo desiderio.”
“E come intendete procedere?” Chiese un altro mago. La sua curiosità era sincera.
“Io e Kyleen fingiamo di averlo accettato come nostro apprendista stregone.”
Lady Flio si alzò dalla sedia: “ma… forse il più grande sogno di Anders è quello di essere un apprendista stregone. Se così fosse non ha nient’altro da desiderare. A non questo non avete pensato, lady Milla?”
La locandiera si aspettava una simile domanda e parlò immediatamente: “non ho modo di saperlo in questo momento… dato che uno di voi maghi ha spifferato il mio segreto. La prossima volta tenete a freno le vostre lingue.”

Le parole di Milla, pronunciate in un tono assai aspro, risuonarono come una minaccia nei confronti dei maghi. Persino coloro che si trovavano ai piani superiori della torre si affacciarono per osservare cosa stesse accadendo nelle sala circolare in cui si trovava la strega.
Un mago iniziò a spazientirsi, portò le mani ai fianchi e si rivolse a Milla: “milady, siete venuta fin qui solo per mancarci di rispetto e sfidare la nostra pazienza?”
La strega gli rivolse una truce occhiata.
In quel momento nessun mago osò muovere un dito. Tutti loro infatti conoscevano la potenza della magia di Milla e si sentirono in pericolo.
Ma la ragazza infine sospirò e disse: “in realtà un secondo motivo mi ha spinto a farvi visita. Lady Flio mi ha avvertito della presenza di un’ombra a Vecchia foresta che uccide tutti coloro che incontra sul suo cammino.”
“Ne siamo al corrente…” un anziano mago interruppe il discorso di Milla “…il popolo ancora non sa della sua esistenza e non deve saperlo, questi sono gli ordini del re.”
“Ma cosa avete scoperto su quest’ombra?”
Il mago, desolato, scosse la testa: “sappiamo solo che compare durante la notte.”
Una scintilla sembrò guizzare negli occhi di Milla quando udì quelle parole.
La ragazza aveva appena avuto un’intuizione.
Rimase immobile per alcuni secondi, intenta a ragionare.  Rivolse poi un gelido saluto ai maghi e andò via.



⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Kyleen cercava invano di rialzarsi.
Era stordita e dolorante. Le sue orecchie fischiavano, impedendole di udire i suoni attorno a lei.
Avvertiva la sua testa pulsare. Si toccò la fronte e quando osservò le sue mani scoprì che erano completamente sporche di sangue.
Le urla e gli altri rumori nella taverna la travolsero all’improvviso. Kyleen tornò ad essere cosciente e lucida.  Sotto di lei si trovava l’uomo delle terre dei fiumi che aveva travolto. Era circondato dai frammenti del tavolo di legno su cui era precipitato, insieme alla ragazza, dopo il volo dal primo piano. Attorno a loro i clienti della taverna continuavano ad agitarsi e a far baccano.

Il secondo guerriero della terra dei fiumi, che era rimasto sul balcone interno del locale, iniziò a scendere le scale. Ma Anders, che era rimasto nascosto alle sue spalle, scattò verso di lui e lo spinse di sotto. L’uomo ruzzolò giù per i gradini e quando toccò il pavimento si accorse che la sua gamba sinistra si era spezzata e in piegata in modo innaturale.
Iniziò a urlare per il dolore.
Qualcuno dei clienti si precipitò fuori dalla taverna per chiamare le guardie della città.

“Anders!” Gridò preoccupata Kyleen.
Fece per muoversi ma l’uomo sotto di se le afferrò la gola e iniziò a strangolarla.
La ragazza cercò di liberarsi e di rotolare via ma il suo aggressore si rivelò più forte del previsto.
Allora Kyleen iniziò a tastare il pavimento alla ricerca della sua spada. Al posto dell’arma trovò un pezzo di legno del tavolo. Era appuntito e abbastanza lungo per essere usato come un’arma. Agguantò quel paletto e lo usò per pugnalare al volto il suo sfidante. Una volta. Due volte.
Alla terza volta Kyleen cavò un occhio dell’uomo.
Fu allora che quel guerriero lasciò il collo della ragazza e lei fu libera di muoversi e respirare. Vide finalmente la sua spada tra i detriti del tavolo.
La prese con uno scatto fulmineo per poi balzare in piedi.
“Allontanatevi!” Urlò rabbiosa a tutti i presenti della taverna che, nel frattempo, l’avevano circondata. Puntò in avanti la sua spada e assunse una posizione di difesa.
La tensione nel locale era altissima.
Ogni uomo, attorno alla ragazza, sembrava che stesse per scattare contro di lei.
I due guerrieri delle terre dei fiumi non facevano altro che dimenarsi, piangere e urlare. Furono soccorsi da alcuni clienti della locanda.
Nel frattempo Kyleen tremava per le ferite subite. I suoi occhi azzurri brillavano di una crudele luce, risaltati dal  colore del sangue che le tingeva il volto.
Era terrorizzata e furiosa. Chiamò di nuovo Anders.
Il giovane la raggiunse, posizionandosi al suo fianco e afferrando un lembo dei suoi vestiti.
“Andiamo via” disse la ragazza e iniziò a camminare all’indietro, verso un’uscita secondaria della taverna. Teneva ancora la spada di fronte a se per proteggersi da una seconda eventuale aggressione.
Anders la seguiva senza dire una parola, tremante come una foglia per la paura.
D’un tratto un enorme uomo si fece strada tra i clienti.
“Cagna del nord…” ringhiò nei confronti di Kyleen “…dopo tutto quello che hai fatto, pensi di poter scappare?”
Era molto più alto di tutti gli altri presenti, con spalle larghe e braccia possenti.
Aveva piccoli occhi azzurri, una mascella squadrata e corti capelli color della cenere.
Sollevò da terra un pesante maglio da guerra e lo posò su una delle sue spalle. Era un’arma così pesante che nessun altro uomo, presente nella taverna, avrebbe potuto sollevarla da terra.
Ma quel colosso riusciva a maneggiarla con una sola mano.
Kyleen non si mostrò intimorita: “pensi di fermarmi? Fatti sotto!” Gli disse mostrandogli i denti.
Le sue gambe tremarono per quanto era stremata. Eppure i suoi occhi ardevano per la determinazione. Gli altri uomini si scansarono da lei e dal colosso armato di maglio.
Anders si sentì mancare il respiro quando Kyleen puntò la spada verso quel gigante.
“Credi di farmi paura?...” continuò la ragazza del nord “…ti mozzerò le mani ancora prima che tu possa levare un fendente. Avanti, mettimi alla prova?”
Qualcosa nello sguardo di Kyleen pietrificò l’imponente uomo, che si limitò a sputare a terra e fissare la ragazza mentre lei raggiungeva, insieme ad Anders, l’uscita secondaria della taverna.


⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Milla attendeva Kyleen e Anders in una via poco trafficata della città.
Avvertì  un tonfo al cuore quando vide Kyleen correre verso di lei, ferita e insanguinata, mentre teneva la mano di un traumatizzato Anders.
Milla urlò il nome della ragazza del nord, corse verso di lei e l’afferrò per le spalle.
Aprì la bocca per parlare ma era così sconvolta da non riuscire a pronunciare neanche una sillaba.
I suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Sto bene” Kyleen tentò di rassicurarla ma la sua postura curva e il suo respiro affannoso raccontavano un’altra realtà.
Milla abbracciò forte Kyleen, incurante del sangue che le macchiava gli abiti. Prese poi per mano sia la ragazza sia Anders e li condusse in un manipolo di strade buie e deserte.
La locandiera conosceva perfettamente ogni angolo della capitale e in men che non si dica raggiunse il porto.
Comprò i servizi di un capitano di vascello per poter risalire il fiume, così da avvicinarsi il più possibile alla sua locanda.

Milla nascose Kyleen e Anders in una cabina dell’imbarcazione.
La ragazza del nord tentò di riposare durante il viaggio di ritorno verso la locanda dei desideri. Ma la sua fobia dei fiumi e dei mari la tenne sveglia e in tensione.
Il vascello intanto proseguiva tranquillo la sua navigazione notturna, scivolando sulle acque oscure del fiume. Milla si avvicinò a Kyleen e iniziò a prendersi cura delle sue ferite.
Quest’ultima iniziò a raccontare alla locandiera l’aggressione che aveva subito nella capitale.
Anders si trovava vicino a loro, seduto a terra, con le gambe piegate e la fronte premuta sulle sue ginocchia.

La ragazza del nord diede un colpetto alla spalla del giovane per poter attirare la sua attenzione: “perché quegli uomini ti stavano dando la caccia?” Chiese con tono terribilmente calmo e tranquillo.
“Cosa?” Disse istintivamente Anders.
Kyleen iniziò ad innervosirsi e alzò di poco la voce: “perché qualcuno ti stava dando la caccia?”
Milla le fece cenno di far silenzio.

Il giovane apprendista sospirò: “mio padre ha combattuto molte guerre per difendere il popolo dei fiumi, conquistando l’ammirazione del sovrano di quelle terre.
Il re volle premiarlo, così combinò un matrimonio tra me e la figlia di un nobile al suo servizio.”
Anders stirò le gambe e assunse una posiziona più comoda prima di continuare il suo racconto: “io sono l’unico figlio di mio padre. E il matrimonio ordinato dal re gli avrebbe garantito un titolo nobiliare, gloria e fortuna.”
Milla decise di intervenire: “ma tu volevi diventare un mago e per questo sei fuggito di casa, dico bene?”
Anders si limitò ad annuire.
“Non potevi sposare la figlia del nobile e studiare la magia nella terra dei fiumi?”
“Non ci sono più maghi o stregoni nelle mie terre…” rispose il ragazzo “…inoltre non volevo più essere controllato da mio padre.”
Né Milla né Kyleen avevano intenzione di commentare e la discussione terminò in quel momento.
Navigarono per un altro paio d’ore prima di scendere dal vascello.
Milla diede altri grifoni al capitano della nave, dicendogli di dimenticare il suo volto e quello degli altri due passeggeri.

All’alba, Milla, Kyleen e Anders raggiunsero la locanda dei desideri, che era appena tornata ad essere visibile. Non appena entrò nel locale, Milla avvertì tutto il peso della tensione sulle sue spalle. Scoppiò quindi in un pianto disperato che sorprese Kyleen e Anders.
Si curvò in avanti e coprì il volto con una mano. Sarebbe crollata a terra se Kyleen non l’avesse presa. Ad Anders gli si strinse il cuore nel vedere la strega in quello stato.
“Quando ti ho vista correre verso me, ferita e piena di sangue…” disse Milla a Kyleen, tra un singhiozzo e l’altro, senza riuscire a terminare la frase.
La ragazza del nord tentava di consolarla. Le diceva che non vi era più alcun pericolo e che le sue ferite non erano gravi.
Milla iniziò a calmarsi e, ancora in lacrime, si ritirò con Kyleen nella loro camera da letto.

Anders era rimasto nella sala da pranzo, incapace di pensare o di muoversi.
Ma in poco tempo Kyleen tornò in quella stanza per poter riporre, vicino al bancone, la sua spada dall’elsa dorata. I suoi occhi saettarono verso il ragazzo.
I due si fissarono, immersi nel buio e nel silenzio della notte.
Senza dir nulla, ripensarono non solo ai terribili momenti dello scontro in taverna ma anche al loro litigio. Per tale motivo Kyleen tornò a sentirsi delusa e triste.
Anders si avvicinò a lei e disse: “mi dispiace. Ti ho detto delle cose orrende, cose che non ho mai pensato… pronunciate mentre ero in preda all’ira.”
La ragazza del nord rispose con voce debole: “non racconterò a Milla del nostro litigio. Inoltre non ti chiamerò mai più moccioso o ragazzino.”
Risalì le scale per tornare ai suoi alloggi.
Il cuore di Anders batteva all’impazzata mentre la voce nella sua testa gli implorava di fermare di nuovo Kyleen. Ma rimase in silenzio e si limitò a seguirla con lo sguardo fino a quando non sparì dalla sua vista. Si recò poi nella sua stanza e cadde in un sonno profondo.

Milla e Kyleen, nel loro letto, si strinsero in un lungo abbraccio.
Fuori dalla finestra si vedeva la luna quasi piena e si udiva il canto di mille cicale.
“Ho rischiato di perderti” sussurrò Milla, ancora sconvolta.
Rispose Kyleen: “neanche per un momento.”


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In mattinata, il rumore degli zoccoli di cavalli che si avvicinavano alla locanda svegliò Milla.
Ancora assonnata, la ragazza uscì dalla sua stanza e sbirciò fuori da una finestra del primo piano. Un manipolo di cavalieri galoppavano verso l’edificio.
Avevano armature leggere e nere, con il simbolo di un pesce mostruoso che sporgeva dalle onde di un mare agitato.
Milla riconobbe subito il vessillo delle terre dei fiumi.
Spalancò gli occhi e iniziò a urlare.

Kyleen balzò subito dal letto.
Si infilò rapidamente degli abiti e un paio di stivali per poi raggiungere, assieme a Milla, la sala da pranzo. Lì trovarono Anders. Era agitato, anche lui aveva udito il rumore dei cavalli.
“Ci hanno trovato!” Urlò.
Kyleen fece capolino dalla porta per contare i guerrieri. Erano quattordici ed erano quasi arrivati alla locanda. La ragazza del nord richiuse la porta e la bloccò con una trave.
“Fuggiamo” disse Milla con voce tremante.
Kyleen, pallida in volto, rispose: “non abbiamo più tempo.”
“Sono qui per me” commentò Anders, mortificato.

I cavalieri raggiunsero l’edificio.
Smontarono rapidamente dai loro cavalli e sguainarono le loro spade.
Kyleen si voltò verso Milla: “sono troppi per me, devi usare la magia.”
Ma Milla la fissò con aria colpevole. I suoi occhi erano spalancati e carichi di terrore.
“Che ti prende?...” Le chiese la ragazza del nord “…ricorri ai tuoi incantesimi.”
La locandiera tremò. Era sul punto di piangere quando rispose con un sussurro: “non… posso.”
Quelle parole risuonarono come un cupo tuono nel cuore di Kyleen.
Confusa e spaventata, la ragazza del nord indicò le scale che portavano ai piani superiori: “allora va a nasconderti, Milla. E porta Anders con te.”
La locandiera afferrò Anders che iniziò a scalciare: “no, voglio aiutare Kyleen!” Urlò il giovane.
“Va tutto bene” rispose Kyleen con voce tremante.
Milla trascinò Anders con lei ai piani superiori della locanda.
I cavalieri colpirono con violenza la porta d’ingresso della sala da pranzo. L’avrebbero sfondata in pochi secondi.

Rimasta da sola, Kyleen agguantò la sua spada, toccò la lama con la sua fronte e recitò rapidamente, nella sua lingua, una preghiera rivolta agli Dei del nord.
La porta d’ingresso cedette e i cavalieri irruppero nella locanda.


⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Un paio di guerrieri, colti dalla frenesia, si precipitarono immediatamente contro Kyleen.
Il più lesto dei due alzò la spada sopra la sua testa.
Ma la ragazza scattò al suo fianco e con un rapido fendente gli mozzò le braccia all’altezza dei gomiti. Fiotti di sangue disegnarono ampi archi rossi.
Kyleen urlò dalla rabbia mentre si slanciava contro il secondo cavaliere. Gli affondò la spada nella pancia, per poi sventrarlo da parte a parte.
Intestini e altri organi ancora pulsanti caddero a terra provocando un disgustoso rumore.
Kyleen si era mossa con incredibile velocità. Diede un colpo di frusta alla sua spada per scacciare via dalla lama il sangue dei nemici.
E mentre i due soldati cadevano a terra, urlando per le atroci sofferenze, gli altri guerrieri si riversarono nella sala da pranzo.

Kyleen afferrò la spada di uno dei due uomini caduti e fuggì al centro della stanza.
Sfruttò tavoli e colonne per non farsi circondare.
Roteò le sue armi per schermare diversi attacchi, poi riprese a correre.
Balzò su un tavolo, rotolò sulla sua superficie e toccò di nuovo terra. I cavalieri invece aggirarono l’ostacolo. Uno di loro tentò  un affondo contro la ragazza.
Ma Kyleen schivò la sua arma per poi tagliargli la gola. Non riuscì a decapitalo del tutto… ma la testa dell’uomo si levò all’indietro, rimanendo attacca al resto del corpo solo grazie a un sottile lembo di pelle. Il sangue che schizzò da quel terrificante squarcio raggiunse il soffitto della sala.
Kyleen spinse il cadavere contro alcuni uomini ma uno di loro riuscì a colpirla all’altezza della spalla. Il suo abito e la sua carne si lacerarono e subito la ragazza iniziò a perdere sangue.
Ruggì per la rabbia e il dolore.
Passò al contrattacco, sollevò una delle due lame in suo possesso e colpì al volto un guerriero, tagliandogli via il volto dal cranio.
Rossi fasci muscolari, bianche ossa e tendini della faccia furono così esposti.

La ragazza roteò le spade per guadagnare spazio tra lei e i suoi aggressori.
Con la coda dell’occhio scorse un attacco al suo fianco e riuscì ad abbassarsi appena in tempo. Acquattata, Kyleen tracciò un ampio arco d’argento con una delle sue spade, tagliando di netto la gamba di un guerriero.
Si voltò e riprese la fuga.
Le urla e le bestemmie dei cavalieri rimbombavano in tutta la stanza.
I caduti che non avevano ancora esalato il loro ultimo respiro stavano rapidamente morendo dissanguati. L’uomo che all’inizio era stato sventrato, impazzito per l’orrore, stava prendendo le sue viscere dal terreno per riporle all’interno del suo corpo, tentando di infilandole nello squarcio che aveva nella pancia.
Kyleen balzò sul bancone e accelerò la sua fuga. Gli uomini mirarono alle sue gambe ma la ragazza riuscì, con un po’ di fortuna, a evitare i loro attacchi.
Corse in direzione delle scale e, quando scese dal bancone, un fendente raggiuse la sua schiena.
Si formò sulla sua carne una sottile linea rossa che rapidamente si aprì in un ampio squarcio.
Kyleen serrò i denti e contrasse i muscoli del corpo ma non rallentò. Sentì il suo sangue caldo bagnargli la schiena.
Raggiunse le scale che portavano al primo piano.
I soldati, dietro di lei, erano costretti a salire due alla volta.
Kyleen si voltò e affrontò la prima coppia di guerrieri, mentre camminava all’indietro sui gradini.


La ragazza riuscì a scorgere un punto scoperto tra le difese di uno dei due guerrieri e gli affondò una lama nell’occhio.
Colpì poi il compagno di quest’ultimo conficcandogli una spada nel cranio.
La lama entrò in profondità nel teschio e Kyleen non riuscì più ad estrarla. Non volle sprecare istanti preziosi per tentare di recuperarla. Lasciò quindi l’arma e calciò al petto l’uomo per farlo rotolare contro gli altri guerrieri sulle scale.
Una volta in cima ai gradini, la ragazza si ritrovò su un lungo e stretto corridoio del primo piano.
Fece qualche passo prima di voltarsi e ingaggiare contro il primo dei soldati che l’aveva raggiunta. Le loro spade cozzarono sulle loro teste ma Kyleen riuscì a richiamare rapidamente la sua arma e sferrò un colpo mortale al torace dell’uomo. La ragazza ripeté quelle mosse contro altri due guerrieri, uccidendoli in pochi istanti.
In quel momento, un altro guerriero balzò di su lei.
Kyleen vide la sua spada, balzò all’indietro ma non riuscì a scansarsi in tempo. Fu colpita al volto.
La lama dell'avversario gli aveva aperto un’orrenda ferita, dalla fronte fino al mento.
La ragazza ebbe l’impressione di avere la faccia in fiamme e non riusciva più a vedere da un occhio. Urlò di rabbia.
Passò al contrattacco e colpì con un affondo il suo aggressore all’altezza dei testicoli.
Richiamò tutte le sue forze e fece scorrere la spada verso l’alto, aprendo un lungo squarcio verticale su tutto il corpo del nemico. Sangue e vari organi si riversarono al suolo.

Gli ultimi tre uomini raggiunsero lo stretto corridoio.
Kyleen alzò la spada e assunse una posizione di guardia. Né lei né i guerrieri si mossero. Rimasero fermi per riprendere fiato. La ragazza era stremata e perdeva molto sangue. I suoi polsi tremavano per via di tutti i colpi inflitti e parati.
I suoi ampi respiri gonfiavano e sgonfiavano il suo petto.
In quello spazio così angusto, i guerrieri non potevano caricare all’unisono.
Uno di loro scattò improvvisamente contro Kyleen ma quest’ultima rimase ferma. Il soldato alzò la spada, urlò e abbassò con violenza l’arma sulla ragazza.
Lei saettò di lato, deviando l’arma dell’uomo con la sua. Piroettò dietro di lui e gli trafisse la nuca. Estrasse rapidamente la spada e attaccò un secondo cavaliere, tagliandogli di netto la testa.
Ma Kyleen non riuscì a riposizionarsi per difendersi dall’ultimo nemico.
Quest’ultimo mirò ai polsi della ragazza e gli mozzò la mano che stringeva l’arma.
Lei serrò i denti. Era scioccata e terrorizzata.
Ma continuò ad avanzare e si avventò sul cavaliere. Entrambi caddero a terra e iniziarono a rotolare sul pavimento. In quella colluttazione, l’uomo fece cadere la sua spada. Invece di recuperarla continuò a combattere a mani nude.
I due erano avvinghiati in una lotta scomposta fatta di graffi, pugni e morsi.
Il soldato riuscì infine a bloccare Kyleen al suolo. Sguainò un pugnale che teneva nascosto sotto la cintura e trafisse il cuore della ragazza.
Lei spalancò gli occhi e serrò le labbra.
Irrigidì tutto il corpo mentre il guerriero girava la lama nel suo petto.
Kyleen infine smise di lottare e di muoversi.

Il soldato si rilassò.
Prese dei grandi respiri e con fatica recuperò la sua spada. Si alzò lentamente da terra e, dolorante e tremante, si trascinò sul corridoio alla ricerca di Anders e Milla.


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Anders e Milla si erano nascosti in una stanza da letto al secondo piano della locanda, il punto più in alto dell’edificio.
La strega era pallida per la paura. Cercava di escogitare un piano ma era troppo nervosa per pensare. Anders intanto non la smetteva di tremare.
Dal piano terra si levarono gli orrendi suoni della battaglia tra Kyleen e i guerrieri delle terre dei fiumi.
Il giovane apprendista corse verso la finestra, la spalancò e osservò il suolo all’esterno della locanda. Capì di trovarsi troppo in alto ed scartò subito l’idea di saltar giù .
“E’ tutta colpa mia” iniziò a ripetere in modo ossessivo Anders.
“Smettila…” urlò Milla “…non hai fatto nulla.”
“Invece si! Quegli uomini sono qui per me. Li ha mandati mio padre.”

A giudicare dai rumori, la battaglia si era spostata al primo piano della locanda.
Anders, in preda al panico, si portò le mani alle orecchie: “voglio sparire!”
Milla si voltò di scatto verso di lui e urlò il suo nome, come se volesse zittirlo. Ma ormai il ragazzo aveva parlato.
La strega avvertì la magia della locanda scorrere dentro di lei. Tentò di contrastarla: si gettò a terra e iniziò a contorcersi.
Anders la fissò con orrore, ignaro di cosa le stesse accadendo.
Milla però non poté più trattenersi e alzò la mano verso di lui.

Il giovane non udì alcun suono e non vide alcuna luce. Percepì solo una dirompente e invisibile forza travolgerlo e sollevarlo da terra. Mentre veniva scaraventato via, Anders iniziò a sentirsi strano e disorientato. Si chiese come mai le dimensioni della stanza, e tutto ciò che si trovava al suo interno, stavano aumentando a dismisura.
Comprese solo in ritardo che in realtà era lui a rimpicciolirsi.

La magia del desiderio aveva prosciugato tutte le energie di Milla.
Per diversi secondi non riuscì neanche a muoversi. Si sollevò poi da terra, molto lentamente, e si mise a sedere. Anders era svanito nel nulla.
Milla iniziò a guardarsi attorno alla ricerca del giovane.
Non poteva sapere cosa aveva fatto la magia del desiderio. Il silenzio che era sceso non solo nella stanza, ma anche in tutta la locanda, la rendeva nervosa.
Ancora seduta sul pavimento, Milla notò solo un piccolo passerotto dalle piume nere, posto sul davanzale della finestra, intento a fissarla.
La strega trovò familiare alcuni tratti di quell’uccellino: “Anders” Sussurrò terrorizzata.
Il passero spiccò il volo verso il cielo, allontanandosi dalla locanda.
Milla lo vide andar via.
Era così sconvolta che non si era resa conto che un guerriero della terra dei fiumi era appena entrato in quella stanza.


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L’uomo afferrò Milla per il collo e la costrinse a rialzarsi.
“Dov’è il ragazzo?” Chiese con voce rauca.
Era ferito, sporco di sudore e sangue, eppure iniziò a strangolare Milla sollevandola da terra.  
I piedi della strega oscillarono a pochi millimetri dal pavimento.
Lei cercò di liberarsi ma la magia della locanda le aveva tolto tutte le sue forze.
Non era più in grado di respirare. Divenne ancora più debole e iniziò a vedere tutto offuscato.

Kyleen pugnalò alle spalle il guerriero.
Questi inarcò la schiena e lasciò andare Milla. La strega cadde in malo modo a terra. Tossì mentre prendeva dei grandi respiri.

L’uomo si voltò verso Kyleen.
La ragazza era curva su se stessa, senza una mano e coperta di sangue.
Respirava come una fiera famelica.
Lo squarcio sul suo volto le aveva privato di un occhio e aperto una voragine nella guancia, attraverso la quale si potevano vedere alcuni dei suoi denti.
Tra le mani stringeva il pugnale che il guerriero aveva usato per trafiggerle il cuore.

Il soldato fissava scioccato la ferita che Kyleen aveva al centro del petto.
“Io ti ho ucciso” sussurrò confuso l’uomo.
Ma una terrificante idea balenò nella sua mente. Fissò negli occhi la ragazza e disse con voce tremante: “sei… una rediviva?!”
Kyleen prese un grande respiro prima di rispondere: “eh già!”
Con uno scatto fulmineo pugnalò l’uomo sotto il metto. La lama guizzò verso il cervello. La punta insanguinata fuoriuscì dalla sommità della testa dell’uomo.
Lui roteò gli occhi e iniziò ad emettere degli orrendi rantoli.
Stramazzò poi al suolo, senza vita, ai piedi di una furiosa Kyleen.



fiore

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Capitolo 6
*** Il desiderio di Milla ***



Il desiderio di Milla



La locanda dei desideri era immersa in un silenzio assoluto.
I corpi smembrati dei guerrieri giacevano immobili nella sala da pranzo e nel corridoio al primo piano. Le assi di legno dei pavimenti non erano in grado di assorbire l’incredibile quantità di sangue che si era riversata a terra. Organi e arti mozzati erano sparsi ovunque.

In una camera del secondo piano, Milla sedeva su un angolo di un letto, singhiozzante e intenta a ricucire la mano di Kyleen sul suo braccio menomato.
La ragazza del nord era di pessimo umore. Si era accomodata su uno sgabello vicina alla locandiera. La sua natura di rediviva le permetteva di rimarginare, seppur lentamente, tutte le ferite che le erano state inflitte: lo squarcio sul suo volto si stava richiudendo e il suo occhio lacerato si era già riformato.
Kyleen non muoveva neanche un muscolo, si limitava a fissare il pavimento sotto di se mentre porgeva il braccio ferito verso Milla.
La locandiera sentì una lacrima scorrergli fin sulla punta del suo naso. Si asciugò strofinandosi il volto su una spalla e riprese a ricucire.
Una volta terminato il lavoro, Kyleen osservò con attenzione la mano ricollegata al suo braccio. La sollevò, roteò il polso, aprì e chiuse le dita.
Finì di saggiare la mobilità della mano e fu soddisfatta del risultato, anche se la sentiva ancora indolenzita. Il suo sguardo cadde poi sulla finestra della stanza, da lì si poteva vedere un limpido cielo celeste.
Poco fa Milla aveva confessato che Anders, esprimendo il desiderio di sparire, si era trasformato in un uccellino. Spiegando le ali, il giovane era volato via e non era più tornato.
Fissando quella finestra, Kyleen sentì la rabbia ravvivarsi dentro di se. Voleva bene al ragazzo e l’idea di non poterlo più rivedere la faceva star male.
Rivolse improvvisamente una domanda a Milla: “perché non sei più in grado di usare i tuoi incantesimi? Prima che i guerrieri entrassero nell’edificio avevi detto che non puoi più usare la tua magia.”
La locandiera rispose: “non ho perso la magia. La sto usando tutta quanta per conservare una cosa nei sotterranei della locanda.”
“Cosa stai conservando di così importante? E perché mi hai tenuto all’oscuro di tutto?”
“Kyleen… non posso dirtelo.”
La ragazza del nord si alzò dallo sgabello e spinse via Milla, la quale finì distesa sul letto.
“Aspetta!” Urlò quest’ultima preoccupata. Ma Kyleen era già uscita dalla stanza.

Milla si affacciò sul corridoio e iniziò a seguire Kyleen. Era intimorita, così decise di restare in silenzio. Raggiunsero il primo piano ed entrarono nella loro camera. La ragazza del nord si accucciò a terra e iniziò a cercare qualcosa sotto il letto.
Lì si trovava ancora l’uovo dorato di Milla. Le era stato regalato da lady Flio il giorno in cui presentò Anders alle due proprietarie della locanda.
Kyleen allungò una mano per tastare il pavimento. Sapeva che lì si trovava un minuscolo scompartimento segreto, dove Milla nascondeva una chiave molto particolare.
La trovò in pochi secondi.
La chiave era antica e pesante. Kyleen la prese e si rialzò da terra.
Fu in quel momento che Milla iniziò ad agitarsi. Si posizionò di fronte la porta per impedire alla sua amata di uscire.
“Kyleen, ti prego…” disse con voce tremante “…parliamo.”
Ma la ragazza del nord la scansò facilmente. Fissò Milla negli occhi e rispose: “Devo scoprire cosa mi stai nascondendo e non posso fidarmi di te.”
“Kyleen… per favore” le suppliche di Milla non sortirono alcun effetto.

Kyleen raggiunse la sala da pranzo e si diresse verso la botola vicino al camino.
“No!” Gridò Milla.
Superò i cadaveri disseminati sul pavimento e si avvicinò alla sua amata. La prese per le spalle: “non scendere lì sotto, Kyleen! Non andare nei sotterranei” disse piangendo.
La ragazza del nord la ignorò di nuovo. Si chinò sulla botola. Infilò la chiave nella serratura e la fece scattare. Si sentì un suono metallico riecheggiare in tutta la stanza.
Kyleen dovette sforzarsi molto per sollevare il pesante coperchio della botola. Era da un anno che non veniva aperto. Nel compiere quel gesto, la ragazza sentì diversi scricchiolii all’attaccatura della mano appena ricucita. Ma lei non badò alle condizioni delle sue ferite.
Oltre la botola si vedeva una scala di legno discendere verso il buio.
Un forte odore di muffa, polvere e aria viziata si sprigionò da quel buco. Kyleen accese una torcia prima di scendere nei sotterranei. Milla la seguì terrorizzata, si era ormai arresa all’idea di bloccare la sua amata.



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Le due si ritrovarono in una piccola stanzina piena di vecchie bottiglie di vino poste su degli scaffali di legno marcio. La metà di quelle bottiglie erano vuote e l’altra metà contenevano del vino ormai inacidito. Kyleen aveva visto quella stanza una sola volta, molto tempo fa… eppure rammentava perfettamente il passaggio segreto che si trovava al suo interno e come aprirlo.
Premette una specifica pietra su una parete e quest’ultima sprofondò al suo interno, mettendo in funzione una serie di ingranaggi nascosti.
Una porta, nascosta in un muro, si aprì provocando dei cupi mormorii. Scie di polvere caddero dal soffitto. Milla tossì.

Oltre la porta segreta si vedevano solo tenebre.
Kyleen puntò in avanti la sua torcia e proseguì, sempre seguita da Milla.
Si ritrovarono in un angusto corridoio dal soffitto molto basso.
Kyleen, che era più alta della locandiera, fu costretta a curvarsi. L’aria era quasi irrespirabile e per un po’ di tempo la torcia illuminò solo le pareti di roccia e la moltitudine di vecchie ragnatele che infestavano quel posto da incubo.
D’un tratto le ragazze scorsero una tenue luce color verdeacqua di fronte a loro.
Alla fine di quel buio e stretto corridoio si apriva una grotta naturale.
Non era molto ampia ed era invasa da un gran numero di strane piante. La maggior parte di loro erano rampicanti o funghi così grandi da raggiungere i fianchi delle ragazze.
I loro ombrelli erano maculati ed emanavano la tenue luce verdeacqua.
Quel luogo inoltre ospitava delle radici nodose e di notevoli dimensioni che salivano verso l’alto, oltre il soffitto naturale.
Kyleen proseguì la sua esplorazione, raggiungendo in pochi secondi la fine della grotta.
Lì trovò un antico piedistallo di alabastro, aggredito da diversi rampicanti. Sulla sua superficie erano incise delle rune in una lingua sconosciuta alla ragazza del nord.
Su quel piedistallo di trovava un cuore umano ancora pulsante… ancora vivo.
Il cuore era collegato a diverse radici. Anche quei viticci risalivano la grotta e proseguivano oltre il soffitto. Kyleen fissò scioccata quell’ammasso di carne sul piedistallo.
Illuminò poi le radici connesse all’organo e iniziò a studiarle. Le pulsazioni del cuore si trasmettevano in quei viticci, come se pompasse sangue al loro interno. Si trattava un sistema circolatorio tra un organo umano e una misteriosa componente vegetale. Kyleen non riusciva a comprendere cosa fosse, centinaia di teorie germogliarono nella sua mente, una più inquietante dell’altra.
Si voltò lentamente verso Milla. Quest’ultima sembrava divorata da dei sensi di colpa.
“Perché hai quell’espressione sul volto?” Chiese confusa Kyleen ma non ricevette alcuna risposta. In quel momento la ragazza del nord ripensò al giorno in cui fu uccisa e trasformata in rediviva.
Un terribile pensiero le attraversò il cervello.
Indicò in cuore pulsante sul piedistallo: “questo… questo…” disse balbettando a Milla “…questo è il mio cuore?”
Milla annuì.
Kyleen sentì le sue gambe tremare e temette di cadere.
Respirò a fatica e si portò una mano all’altezza del petto. Scioccata continuò a parlare: “non è vero. Stai mentendo, Milla. Sento il mio cuore battere dentro di me.”
Milla chiuse gli occhi, prese un grande respiro e cercò di dominare la paura.
Dopo diversi secondi alzò lo guardo verso Kyleen e rispose: “quello che senti nel petto è solo l’eco dei battiti del tuo cuore… lo stesso cuore che ora si trova su quel piedistallo a pochi passi da te. Non è più nel tuo corpo ma continua a pompare sangue dentro di te grazie a una potente magia.”
“Ma perché si trova fuori dal mio corpo? E’ perché sono una rediviva?” Kyleen non poté far a meno di pensare all’orrenda cicatrice che aveva al centro del petto e della schiena.
Milla rispose: “tutto quello che so… è che quando ti trasformai in rediviva fui costretta a estrarti il cuore dal corpo.”
La ragazza del nord spalancò gli occhi: “s-sei stata tu a rendermi una rediviva? Mi avevi detto che non avevi idea di come ero riuscita a tornare in vita. Perché tutte queste menzogne, Milla?”
Per diverso tempo nessuna delle due parlò. Nella grotta calò un silenzio opprimente, interrotto solo dal crepitio della torcia, dal suono di alcune gocce d’acqua che cadevano dal soffitto a dai sinistri battiti del cuore di Kyleen. Il ritmo di quelle pulsazioni era aumentato poiché la ragazza del nord si stava agitando. La luce della torcia irradiava la grotta di un bagliore cremisi. si rifletteva in maniera inquietante negli occhi della locandiera.
Milla sospirò: “mia amata… tu non hai ricordi del giorno in cui ti uccisero.
Avvenne un anno fa. Io non ero ancora la strega di questa locanda. Ti assassinarono di fronte a me. Quante lacrime versai quel giorno.”
Kyleen, fino a quel momento, non sapeva quanto avesse sofferto Milla.
Sentì le lacrime scorrergli sul volto mentre la strega continuava il suo racconto: “trascinai il tuo corpo nella locanda e senza accorgermene pronunciai un desiderio… un desiderio che ti fece tornare dal mondo dei morti. Non era mia intenzione trasformarti in ciò che sei ora, ossia una rediviva.”
Milla sentì di star per piangere e fece un gran respiro per controllarsi.
Tornò a guardare Kyleen: “è da un anno, da quando ti ho stappata alla morte, che sto usando la tutta la mia magia per incanalare il potere della locanda nel tuo cuore. Ecco perché riesce ancora a battere fuori dal tuo corpo. Sono sempre in grado di lanciare incantesimi ma se dovessi farlo allora bloccherei il tuo cuore e moriresti definitivamente.”
“E le radici che vi sono collegate?” Kyleen era troppo sconvolta per poter proferire altre parole.
Milla rispose: “secoli fa, quelle radici appartenevano a un albero incantato in grado di esaudire i desideri delle persone. Ma un giorno l’albero fu abbattuto e dal suo tronco fu ricavato il legno per costruire questa locanda.
Le radici formano un legame tra il tuo corpo e il tuo cuore, trasferendo le pulsazioni dell’organo nelle tue vene. Questo ti tiene in vita e ti permette di rigenerare le tue ferite.”  

Kyleen iniziò a camminare avanti e indietro.
Tutte quelle rivelazioni le facevano girare la testa. Poggiò la schiena contro una parete della grotta. Era scomoda a umida ma la ragazza non era in grado di muoversi. Si rivolse di nuovo a Milla: “il tuo desiderio mi ha riportato in vita in forma di rediviva… e stai usando tutta la tua magia per convogliare il potere della locanda nel mio cuore, permettendomi di continuare a vivere.”
La strega annuì: “precisamente.”
“A che prezzo, Milla? Cosa comporta sfruttare il potere della locanda in questo modo?”

Milla fissò intensamente Kyleen e questo la fece rabbrividire.
La strega infine rispose: “sai benissimo che ogni desiderio ha delle conseguenze… queste possono essere buone o disastrose. Dipende unicamente dal caso.
Ma nel convogliare il potere della locanda nel tuo cuore privo le persone di tale casualità, costringendole a subire solo le conseguenze più gravi dei loro desideri.”
Kyleen iniziò a tremare come una foglia: “Ma allora… Anders?”
Milla la guardò con occhi gelidi: “diventare per sempre un animaletto era la conseguenza più grave del desiderio di Anders. Il ragazzo poteva subirla anche se non manipolavo il potere della locanda. Ma non gli ho lasciato altra scelta e si è trasformato in un uccellino.
Tutti i miei clienti sono in realtà maledetti, costretti a subire gli effetti più orrendi dei loro desideri. E’ inevitabile e io non posso farci nulla.
Ti è tutto chiaro, Kyleen? Il tuo cuore va a parassitare il potere dei desideri della gente così che tu possa continuare a vivere.
Ecco perché avevo deciso di non dirti nulla. Sei in grado di vivere con un simile fardello, mia amata?”
“S-sei un mostro!” Sussurrò Kyleen mentre indietreggiava da Milla.
La torica le scivolò dalle mani, cadde a terra ma non si spense.
Nessuna delle due ragazze parlò per diversi interminabili secondi.
Milla interruppe quel silenzio e parlò con un tono di voce terribilmente pacato: “Kyleen, pur di restare al tuo fianco, darei alle fiamme il mondo intero... non mi interessa se brucio dei peccatori o degli innocenti.”
Kyleen scattò in avanti, colpì involontariamente Milla con una spalla, facendola volteggiare su se stessa. La ragazza del nord continuò a correre.
Si tastò la vita alla ricerca della sua spada. Il contatto con la sua arma le diede la forza per contrastare, seppur in minima parte, la paura che provava in quel momento.
Le parole di Milla continuavano a risuonargli nella mente.
Un improvviso senso di nausea la costrinse a fermarsi e a piegarsi in due.
Kyleen strinse i denti e riprese la sua fuga, senza riuscire a voltarsi per vedere se Milla la stesse guardando o inseguendo.
Percorse a ritroso il tragitto nei sotterranei e infine tornò nella sala da pranzo.
Si precipitò poi verso l’uscita della locanda, spalancò con irruenza la porta e continuò a correre fuori dal locale.


⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



I fiori dell’equinozio brillavano sotto la luce del tramonto.
Kyleen si guardò attorno e cercò di riordinare le idee. Ma era troppo spaventata per poter ragionare.
Scappò via. Scappò tra gli alberi senza mai fermarsi.
Le ombre della notte iniziarono ad avvolgerla quando raggiunse Vecchia foresta… lì dove dimorava un’ombra assassina.


fiore

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Capitolo 7
*** La strega dei desideri -parte 1- ***



La strega dei desideri


“Per tutti gli Dei!” Esclamò inorridita lady Flio entrando nella locanda dei desideri.
Era passato un giorno dal massacro dei guerrieri da parte di Kyleen. Nella sala da pranzo si vedevano chiaramente moltissime tracce di sangue e diversi altri segni dello scontro.
Milla, rimasta sola, era riuscita a trascinare i cadaveri sul retro della locanda per poterli dare alle fiamme. Si poteva ancora sentire l’odore della carne umana bruciata.

La strega dei desideri si trovava nella sala da pranzo. Era stremata e si limitò a osservare lady Flio che continuava a guardarsi attorno sbalordita.
Dopo un’altra manciata di secondi, Flio si rivolse a Milla: “sei ferita?”
Lei fece cenno di no con la testa.
“Anders e Kyleen?”
“Stanno bene anche loro…” rispose Milla con voce debole “…ma non si trovano qui.”
“Capisco” disse lady Flio annuendo e continuando a osservare le macchie di sangue sparse per tutto il salone.
Milla non aveva intenzione di raccontarle la verità... che aveva trasformato Anders in un animaletto e che Kyleen era fuggita, chissà dove, dopo aver scoperto l’orribile segreto della locanda.
Lady Flio sospirò e guardò negli occhi la strega: “devi venire con me, mia cara. Il re ti ha convocata a corte.”
“Cosa vuole sua maestà da me?” Chiese Milla. Non si aspettava una simile notizia ma non era per niente sorpresa o agitata. Sapeva inoltre che nessuno poteva rifiutare una chiamata del re.
“Non so perché sua altezza vuole vederti. Mi hanno ordinato di venirti a prendere senza darmi alcuna spiegazione” rispose lady Flio. Come maga della gilda al servizio della corona, Flio aveva solo ricevuto l’ordine di condurre Milla al cospetto del sovrano.
La locandiera annuì: “va bene, andremo solo noi due. Non porterò con me Kyleen e Anders.”
“Come desideri.”

Entrambe uscirono dal locale e salirono sul carro di lady Flio. Partirono per la volta della capitale.
Un piacevole vento rinfrescava l’afosa e soleggiata giornata.
Milla si spostò sul retro del carro e si distese sulla soffice erba che germogliava grazie alla magia di lady Flio.
“Sei stanca?” Chiese quest’ultima. Il vento le agitò i suoi lunghissimi capelli verdi.
La locandiera rispose: “ti dispiace se dormo? Mi sono dovuta occupare da sola dei corpi dei guerrieri e sono stremata. Sento di star per crollare da un momento all’altro.”
Lady Flio ridacchiò: “tranquilla, riposati. Sarà un lungo viaggio…” si voltò verso Milla e le rivolse un sorriso “…sai, questa è la prima volta che ti vedo senza Kyleen al tuo fianco.”
“Eh già” si limitò a rispondere la strega dei desideri, che non riusciva più a tenere gli occhi aperti.
E mentre si abbandonava a un profondo sonno, non poté fare a meno di ricordare la prima volta che incontrò la sua amata Kyleen.



⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Quando aveva dodici anni, Milla scappò di casa dopo aver litigato con sua madre, Ajara.
Si era trattato di un violento litigio, molto più grave di tutte le loro precedenti discussioni.
Così, durante la notte, la piccola Milla aveva preso un fagotto e lo aveva riempito di abiti, provviste, un otre piena d’acqua, qualche grifone d’oro e una mappa del continente.
Uscì di casa e andò via dalla capitale del regno.

Per Milla non fu doloroso lasciare la città, del resto non sentiva di appartenere a quel luogo.
Ma il suo cuore era comunque colmo di dispiacere per i problemi che aveva avuto con sua madre.
Ajara, originaria del grande deserto del sud, era stata vittima di violenza da parte di un predone. Da quell’abuso nacque Milla.
Dopo un anno, Ajara intraprese un lungo viaggio e si trasferì nella capitale del regno portando con se la bambina. Ma la donna, nel corso della sua vita, non era mai riuscita a esprimere affetto per sua figlia. Litigava spesso con lei e la trattava con freddezza poiché, ogni volta che guardava i suoi occhi smeraldo, vedeva solo il volto del suo assalitore.
Questo spinse Milla fuori dalle mura della sua casa.

Una volta abbandonata la capitale, la piccola si fermò un secondo e consultò la mappa che aveva portato con se. Lei discendeva dal popolo del deserto, composto da uomini e donne famosi per essere grandi esploratori. Questo confortava Milla che era sicura di esser portata per i viaggi e le avventure grazie al suo retaggio.
Studiò con attenzione la mappa: alle sue spalle si trovava la capitale mentre di fronte a lei, a ovest, sorgeva una grande montagna. Milla sapeva che sul monte abitava una strega, così scartò l’idea di recarsi in quel posto. E poiché a sud si trovava il deserto, il luogo delle sue tristi origini, la bambina pensò che c’era solo una direzione da prendere… il nord.

Camminò tutta la notte e all’alba raggiunse le coste sabbiose del settentrione.
Il sole  faceva risplendere d’oro la superficie dell’oceano. Il suono delle onde cullava Milla che iniziò a camminare lungo la spiaggia. Si immerse nei suoi pensieri mentre avvertì in lontananza il verso di qualche gabbiano.
Sapeva benissimo che oltre l’oceano, a neanche un giorno di navigazione, sorgevano delle gelide e misteriose terre abitate da feroci barbari, i cosiddetti cani del nord.
Il pensiero di incontrare uno di quei bruti provocò in Milla un brivido lungo la sua schiena.
La bambina doveva scegliere di nuovo una direzione. Se si fosse diretta a ovest avrebbe raggiunto le Terre dei fiumi ma si trattava di un reame scosso da una feroce battaglia. Pensò quindi di continuare a camminare lungo la costa e dirigersi a oriente. Lì avrebbe potuto incontrare dei mercanti di gemme e unirsi a loro. Quei mercanti erano originari della remota Vallata scarlatta, il luogo più ad est conosciuto dagli esseri umani.   
Fu in quel momento che qualcosa attirò l’attenzione di Milla. Sulla spiaggia, non molto distante da lei, si trovava una sagoma scura e immobile, bagnata dalle onde dell’oceano.
La curiosità vinse sui timori della bambina che decise di raggiungere, con cautela, il misterioso oggetto. Milla scoprì che si trattava di una piccola imbarcazione.
Le vele erano state stracciate come se avessero dovuto affrontare una tempesta.
Lo scafo di scuro legno era abbellito con incisioni di draghi e mostri marini. Si trattava di una forma d’arte che Milla non aveva mai visto. Sembrava provenire da un altro mondo.
La bambina sentiva il suo cuore battere forte nel petto. Si avvicinò ancora di più alla barca e sbirciando al suo interno scoprì la presenza di un uomo morto.
Milla non aveva mai visto un cadavere e levò al cielo un urlo di terrore.
L’uomo era disteso sulle assi dell’imbarcazione. Indossava abiti regali, stringeva una spada dall’elsa dorata e una corona adornava la sua testa. Ai suoi fianchi inoltre si trovavano strane monete e altri tesori.

Milla iniziò a indietreggiare, tremando come una foglia.
I suoi respiri si fecero corti e veloci. In quel momento scoprì la presenza di un secondo corpo.
Apparteneva a una bambina, riversa sulla spiaggia vicino la barca.
Milla, credendo che fosse morta, si avvicinò a lei. La osservò attentamente e pensò che poteva avere la sua stessa età. Aveva lunghi capelli biondi e indossava un abito bianco, sporco di sangue e sabbia. Quella bambina non era morta ma aveva solo perso i sensi. Improvvisamente spalancò gli occhi e balzò subito in piedi quando si accorse della presenza di Milla, la quale aveva urlato di nuovo per lo spavento.
Corse contro di lei e le saltò addosso.
Entrambe caddero sulla sabbia, iniziarono a lottare e rotolare sulla spiaggia. Ma la misteriosa ragazzina riuscì a bloccare Milla, sedendosi sul suo petto e afferrandogli i polsi.
Era terribilmente forte.
Per diversi secondi le due rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi.
Un’onda, particolarmente vivace, sfiorò i loro corpi.
“Non farmi male!” Sussurrò Milla terrorizzata e in procinto di piangere.
Notò solo in quel momento che il suo aggressore aveva gli occhi di un intenso azzurro.
Quel colore, così come quei capelli dorati e quella incredibile aggressività erano tratti tipici dei barbari del nord. Milla capì quindi di trovarsi faccia a faccia con una piccola bruta proveniente dalle gelide terre oltreoceano.
La paura crebbe dentro di lei e si tramutò in puro terrore quando vide il suo aggressore afferrare una pietra e sollevarla sulla sua testa.
Milla chiuse gli occhi e alzò le mani per proteggersi il volto: “non farmi male!” Ripeté, questa volta urlando.
La barbara rispose in una lingua incomprensibile. La sua voce era rauca ed esprimeva tutta l’ira che ardeva dentro di lei.
Milla deglutì prima di rispondere: “non… non ti capisco.”
La misteriosa bambina la guardò con aria perplessa e si accorse di non esser stata compresa dal suo ostaggio. Frustrata, colpì Milla al volto con la pietra.
Quest’ultima sentì la sua faccia andare a fuoco e iniziò a perdere sangue dal naso. Poiché era stata tramortita, la misteriosa bambina poté trascinarla verso la barca senza alcun problema.
Prese poi delle corde, legò una mano di Milla alla prua dell’imbarcazione e le rubò il fagotto.

Milla si riprese anche se sentiva ancora molto dolore.
Osservò la giovane barbara intenta a frugare nel fagotto. Gli occhi azzurri di quella violenta bambina si spalancarono quando trovò l’otre e le provviste di Milla. Bevve l’acqua e divorò con sorprendente rapidità quasi tutte le razioni da viaggio. Di fronte a quella scena, Milla smise per un momento di avere paura e fissò con stupore la bambina ingozzarsi come solo una bestia sa fare.
Una volta finito il pasto, la barbara continuò a rovistare nel fagotto, trovando così la mappa del continente. La mostrò al suo ostaggio e iniziò a battere una mano su quel foglio.
“Vuoi sapere dove siamo?” Chiese Milla anche se era consapevole di non poter essere compresa dal suo aggressore. Ma parlare riusciva in qualche modo a farla calmare.
Indicò poi un punto sulla mappa: “ci troviamo qui” disse alla barbara.
Quest’ultima si portò la carta sotto gli occhi e iniziò a studiare il continente. Milla si chiese cosa stesse pensando quella bambina del nord.
Dopo diversi interminabili secondi, la piccola barbara prese la spada dalle fredde dita del cadavere nella barca. Liberò Milla ma solo per poterle legare i polsi dietro la sua schiena.
Le indicò poi un punto sulla mappa, ossia il monte vicino la capitale del regno.
Gesticolando, la bambina del nord riuscì a comunicare i suoi intenti: voleva raggiungere quella montagna, costringendo Milla ad accompagnarla per mostrarle il cammino.
Quest’ultima spalancò gli occhi per la paura: “vuoi che ti porti lì?! Su quella montagna? Oh no! No, no, no! Non se ne parla! Lì abita una strega…”
Le sue proteste si interruppero quando la barbara le puntò la spada alla gola.
Milla si irrigidì per la paura: “va bene, va bene! Ti condurrò dove vuoi.”
La barbara aveva intuito il senso di quelle parole, dato il tono supplichevole del suo ostaggio. La strattonò per un braccio per incitarla a iniziare il viaggio verso la montagna.
Milla sospirò poiché non aveva altra scelta.
Insieme alla feroce ragazzina si diresse verso sud, percorrendo a ritroso il viaggio che aveva intrapreso il giorno precedente. Cercò di muovere i polsi legati dietro la sua schiena e si rese subito conto che la barbara aveva usato un nodo impossibile da sciogliere.
Durante il cammino rivolgeva spesso delle occhiate alla sua rapitrice.
Milla non aveva il coraggio di parlarle… tantomeno ribellarsi.
Si chiese come mai quella piccola furia avesse deciso di recarsi sulla montagna. Pensò che fosse un luogo adatto per trascorrere dei giorni: era ben isolato, vicino a molti corsi d’acqua e protetto da altre catene montuose.
L’unico problema era la strega che viveva sulla sommità del monte.
La barbara non era a conoscenza di quel terrificante dettaglio. Milla rabbrividì al sol pensiero di incontrare la strega. Non aveva mai conosciuto una persona in grado di usare la magia ma aveva sentito molte storie spaventose sui maghi e sugli stregoni.

Tutti quei pensieri le provocarono un attacco di panico e fu costretta a fermarsi.
Si piegò in due e iniziò a respirare freneticamente.
Lei e la barbara avevano da poco lasciato la spiaggia ma si poteva ancora sentire il profumo del mare. La bambina del nord dimostrò un briciolo di pietà e attese che Milla si fosse calmata.

Lentamente la ragazzina riprese a respirare normalmente.
Tornò in posizione eretta e si concesse altri secondi per tranquillizzarsi del tutto.
Si voltò poi verso la barbara che continuava a dimostrarsi fredda e impassibile.
“Mi chiamo Milla” disse con voce sorprendentemente rilassata e squillante.
La bambina del nord la fissò con aria interrogativa.
“Mi-lla! Mi-chiamo-Milla. Milla.”
“Kyleen” rispose la barbara prima di toccare la spalla della sua prigioniera per incitarla a riprendere il cammino.
Le due ragazzine si rimisero in viaggio.

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Capitolo 8
*** La strega dei desideri -parte 2- ***



La strega dei desideri

-Parte 2-

 

La pallida luce dell’alba rischiava il cielo notturno.
La giovane Milla si svegliò tremando, attraversata da brividi di freddo. Vicino a lei si trovava Kyleen. Anche la bambina del nord si era svegliata da poco: i suoi occhi erano ancora socchiusi e i suoi capelli dorati erano così arruffati da sembrare un covone di fieno sfilacciato. Tra le mani stringeva la spada dall’elsa dorata. Non si separava da quell’arma neanche per un istante.
Milla e Kyleen avevano viaggiato per una settimana prima di raggiungere la montagna vicino la capitale. Dopo due giorni di scalata, le due bambine erano ancora ben lontane dalla sua cima. Si erano immerse in un bosco secolare che avvolgeva l’intera fiancata del monte. In quel luogo, solo pochi raggi del sole riuscivano a penetrare le chiome degli alberi.

I polsi di Milla erano sempre legati con della ruvida corda ma la ragazzina non aveva alcuna intenzione di fuggire. Kyleen, che era più forte e più veloce di lei, l’avrebbe di sicuro acciuffata se solo Milla avesse tentato la fuga. Tentar di affrontarla o di sorprenderla durante il sonno era fuori discussione.
Inoltre c’era un altro motivo che spingeva Milla a restare con la piccola barbara del nord. Nella foresta in cui si trovavano viveva infatti una strega. Milla aveva sentito spesso delle storie terrificanti che si raccontavano su di lei e non voleva restare da sola tra quegli alberi sinistri. Si convinse che la compagnia di Kyleen, per quanto indesiderata, potesse offrirgli una qualche difesa nel caso avesse incontrato la spaventosa strega della montagna.
 
Le due giovani erano ancora assonnate e sedute nei loro giacigli. Vicino a loro si trovavano le braci morenti del falò che avevano acceso la sera precedente. Durante le notti, lei e Kyleen cercavano di comunicare tra di loro per imparare alcuni vocaboli delle loro reciproche lingue.
Kyleen aveva insegnato a Milla parole come “ferma”, “cammina”, “fa silenzio”… ordini essenziali per la loro condizione.
 D’altro canto Milla, servendosi di alcuni bastoncini carbonizzati per disegnare su delle pietre, cercava di far capire a Kyleen che sulla montagna viveva una strega e che loro due si trovavano in serio pericolo. Ma la bambina del nord, malfidata o troppo testarda per cambiare idea, voleva a tutti i costi raggiungere la cima del monte.

Milla si era rassegnata all’idea di farla ragionare. Sospirò mentre si alzava dal suo giaciglio.
Se non altro Kyleen si era addolcita un poco nei suoi confronti: le concedeva pause più lunghe durante le loro marce e condivideva con lei tutta l’acqua e il cibo che trovava.
Le razioni da viaggio erano finite da quattro giorni e le due bambine erano riuscite a sopravvivere trovando bacche o altri frutti di bosco, funghi e radici. Trovarono persino tre uova in un nido di qualche uccellino di montagna e una volta Kyleen riuscì a catturare un grande rospo.
Lo fece arrosto e lo divise con Milla.
Lei lo mangiò, seppur inorridita. La fame la costrinse ad addentare quel mezzo rospo cotto a puntino. Le smorfie di disgusto di Milla divertirono Kyleen che, per la prima volta da quando si era risvegliata sulla spiaggia del settentrione, ridacchiò.
Nonostante questo, il cibo che riuscivano a rimediare era scarso ed entrambe erano consumate dalla fame.

“Cammina” disse Kyleen nella sua lingua natia.
Milla aveva compreso il comando: si guardò attorno per trovare il nord -sentendosi fiera della sua capacità di orientamento, retaggio del suo popolo- e riprese la scalata del monte insieme a Kyleen.



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Un fresco vento agitava le chiome degli alberi, provocando un fruscio costante. Era un rumore che ricordava l’oceano cullano da una brezza.
Tutta quella tranquillità agitava Milla che non faceva altro che guardarsi attorno, come se si aspettasse di scorgere il volto della famigerata strega dietro una qualche siepe, intenta a fissare lei e Kyleen.
Milla non conosceva il volto della strega, ma ipotizzava che fosse molto vecchia, scheletrica e brutta, con un cappello nero e abiti fatti con vecchi stracci.
Kyleen aveva notato il nervosismo della sua prigioniera e anche lei iniziò a scrutare meglio l’ambiente circostante. La paura di Milla si era in qualche modo irradiata nell’animo della barbara del nord.

Quando il sole fu alto nel cielo, in tutta la foresta si levarono i canti di vari uccellini.
Di tanto in tanto si sentiva un cinguettio diverso da tutti gli altri. In lontananza si poteva udire il suono di qualche vivace torrente o forse di una piccola cascata.
Kyleen decise che era arrivato il momento di fare una pausa.
Scorse, su alcuni rametti, delle bacche piccole e perfettamente sferiche. Erano di un intenso colore blu e non appena fece per addentarne una, Milla esclamò istintivamente: “veleno!”
Kyleen fece cadere a terra la bacca che aveva raccolto. La fissò inorridita mentre rotolava sotto il fogliame tra i suoi piedi.
Milla conosceva quei piccoli frutti blu e sapeva che erano letali se ingeriti.
Si domandò perché avesse voluto salvare Kyleen. Una manciata di quelle bacche e la barbara sarebbe morta nel giro di qualche ora. Avrebbe sofferto moltissimo: atroci e lancinanti dolori si sarebbero scatenati all’interno del suo ventre… e Milla avrebbe potuto liberarsi e scappar via dal monte.
No, Milla non era un mostro. Non avrebbe permesso una fine così orribile neanche a colei che l’aveva rapita e portata sulla montagna che era la dimora di una strega.


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Dopo un’altra ora di marcia, le due ragazzine scorsero un sentiero breccioso.
Si meravigliarono moltissimo nel vedere una traccia di civilizzazione in un luogo così selvaggio. Quel sentiero era un’esile scia di pallido pietrisco che tagliava in due la rigogliosa foresta.
Kyleen temette di incontrare qualche passante e magari Milla avrebbe urlato per chiedere aiuto.
La barbara decise così di strappare un lembo del suo vestito e di imbavagliare la sua prigioniera, la quale non poteva ribellarsi a tale imposizione.

Le due ripresero il loro viaggio, seguendo la via brecciosa.
Milla poteva solo mugugnare. Ma ogni suo lamento veniva ignorato da Kyleen, la quale appariva sempre più stanca e nervosa… colpa anche della fame.
C’era una casa in fondo alla via. Era occultata in parte dagli alberi.
Milla e Kyleen si accorsero dell’edificio solo quando furono molto vicine ad esso. Era quasi interamente di legno e circondato da molti fiori dell’equinozio, rossi come il sangue. Al suo fianco si trovava persino una stalla.

In base alla forma e alle dimensioni, Milla comprese che si trattava di una locanda.
Era ben pulita. Questo lasciava intuire che qualcuno se ne prendeva cura ogni giorno.
Non si vedeva nessuno attraverso le scure finestre.
In quel momento, un silenzio irreale calò nel bosco… un silenzio interrotto di tanto in tanto da qualche cinguettio.
Milla sentì le sue gambe tremolare per la paura. Si avvicinò a Kyleen per farle capire che voleva andar via da lì. Ma la barbara, senza mai distogliere lo sguardo dalla locanda, scosse il capo per poi rispondere: “andiamo.”

Così fecero.
Lentamente si avvicinarono alla locanda. Tentarono di sbirciare al suo interno ma i vetri delle finestre erano troppo opachi. Riuscirono solo a scorgere quello che sembrava essere una stanza grande e buia.
Kyleen toccò la maniglia della porta d’ingresso e scoprì che non era chiusa a chiave.
Milla fissava con orrore e ammirazione la barbara che apriva lentamente l’anta di solido legno, generando un sinistro e prolungato scricchiolio.
Le due giovani entrarono nella locanda e si ritrovarono in una grande sala da pranzo.
L’intera stanza era immersa nel silenzio e nella penombra.
Era spaziosa e pulitissima, come se non fosse mai stata usata. Le varie colonne, disseminate in tutta la sala secondo un perfetto schema geometrico, erano di legno e sulla loro superficie vi erano intagliate immagini di draghi, cavalieri e varie creature silvane.
Milla fu rapita dalla bellezza di quelle figure e per un istante smise di avere paura.

Ma il terrore investì di  nuovo la piccola quando udì dei passi provenire da un’altra stanza della locanda. Erano passi leggeri e incerti che si stavano avvicinando alla sala da pranzo.
“Chi è là?” Disse una voce nel buio. Sembrava appartenere a una giovane ragazzina.
Kyleen impugnò la spada con entrambe le mani e si mise in posizione di guardia. Lei e Milla si paralizzarono per la paura, trattennero persino il respiro. Stavano osservando una porta semichiusa oltre la quale si vedevano solo tenebre.
Sull’uscio di quella porta apparve infine una persona. Si trattava di una giovane fanciulla, poteva avere qualche anno in più di Milla.
Era minuta e molto magra, con capelli a caschetto di un insolito colore verde chiaro.
Ma ciò che colpi più di ogni altra cosa Milla e Kyleen era la benda che la misteriosa ragazzina portava sugli occhi. Era bianca ed emanava un profumo di angelica e altre erbe mediche.
Fu chiaro in pochi istanti che la ragazzina era cieca.
“Chi c’è?...” Chiese di nuovo, ma questa volta un tremolio nella sua voce rivelò tutta la sua apprensione “…ho sentito chiaramente qualcuno aprire la porta. Vi prego, rivelate la vostra presenza.”

Kyleen studiò a fondo quella ragazzina bendata.
Si separò poi da Milla e iniziò ad avvicinarsi a lei con passo felpato. Le sue mani serravano ancora la spada dorata.
Milla comprese immediatamente i crudeli intenti della barbara.
Il suo primo istinto fu quello di bloccarla in qualche modo o di far rumore in modo da allertare la giovane cieca. Ma temeva la reazione di Kyleen: magari la barbara avrebbe rivolto su di lei la sua furia.
Milla si limitò a fissare con orrore la giovane bruta del nord avvicinarsi sempre di più all’ignara ragazzina dai capelli verdi… quando la porta dell’ingresso si aprì alle sue spalle.
“Cosa sta succedendo qui?” Chiese una voce di una donna anziana.

Milla e Kyleen sobbalzarono nel sentirla.
Si voltarono di scatto verso l’origine di quel suono.
Un’anziana signora era apparsa all’uscio della porta della sala da pranzo. Non indossava, come credeva Milla, un cappello a punta e vestiti di stracci… ma un abito da locandiera marrone chiaro con qualche elemento bianco. Era una persona alta e robusta.
Nonostante la sua età avanzata poteva vantare una schiena ancora forte e una postura perfettamente dritta. Aveva poche rughe sul volto e i suoi capelli grigi erano raccolti in un semplice chignon.
I suoi occhi d’argento scrutavano a fondo Milla e Kyleen.
L’anziana signora era calma e forse era proprio quest’appetto a spaventare le due ragazzine.


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Rimasero a scrutarsi per diversi interminabili secondi.
L’anziana poi si rivolse alla ragazzina cieca: “stai bene, piccola Flio?”
“S-si” rispose quest’ultima, che non aveva ancora capito cosa stava accadendo. La signora spostò poi la sua attenzione su Kyleen e le chiese gentilmente di abbassare la sua spada.
Ma la barbara non aveva compreso neanche una parola e rispose nella sua lingua natia.
Uno strano sorriso comparve sulle labbra sottili dell’anziana locandiera: “cosa sentono le mie orecchie!...” Esclamò “…il linguaggio delle lontane terre del nord! Molto bene…”
Si schiarì la voce e continuò a parlare, ma lo fece usando la stessa lingua di Kyleen.
Sia la barbara che Milla strabuzzarono gli occhi quando compresero che l’anziana parlava fluentemente quella lingua.

Questa volta fu Milla a non comprendere neanche una parola… ma a giudicare dai gesti dell’anziana intuì che quest’ultima stava cercando di tranquillizzare Kyleen e, per la seconda volta, le stava chiedendo di abbassare l’arma.
Come tutta risposta, Kyleen si scagliò contro l’anziana locandiera, pronta a colpirla con un poderoso fendente.
Quell’inaspettato gesto riempì Milla di un terrore mai provato prima.
Eppure qualcos’altro terrorizzava ancora di più la ragazzina: l’anziana donna infatti non appariva intimorita dalla carica di Kyleen.
Continuava persino a sogghignare.


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Capitolo 9
*** La strega dei desideri -parte 3- ***



La strega dei desideri

-Parte 3-



Kyleen impugnò la spada dall’elsa dorata e caricò l’anziana locandiera.
Quest’ultima non si mosse, rimase sull’uscio della sala da pranzo. Non sembrò per nulla intimorita dalla giovane barbara del nord. Ma fece un semplice gesto con la mano e per incanto la spada di Kyleen divenne incredibilmente pesante.
La ragazzina non riuscì più a sorreggere l’arma che precipitò immediatamente al suolo. L’improvviso aumento di peso della spada sembrò strattonare la piccola barbara, la quale arrestò bruscamente la sua carica, perse l’equilibrio e cadde anche lei sul pavimento.

Milla non aveva mai visto una magia. Credeva che un incantesimo richiedesse oscure formule arcane e che si sarebbe manifestato con sprizzi di luci colorate e incredibili suoni. La magia dell’anziana locandiera invece non assortì nessuno di quegli effetti.
Fu incredibilmente semplice e risolutiva.
Kyleen tentò invano di sollevare la spada ma non riuscì a spostarla neanche di un poco.
Fu in quel momento che la ragazzina del nord iniziò ad aver paura della locandiera. La sua furia e la sua baldanza scemarono rapidamente e ora i suoi occhi erano carichi di un terrore immenso.
Fissò intensamente l’anziana per poi gattonare all’indietro fino a quando non urtò con la schiena una delle colonne di legno che affollavano la sala.
Kyleen tremava così tanto che non era in grado di alzarsi o di compiere qualsiasi altro movimento.
L’anziana sembrò soddisfatta nel vedere una simile reazione da parte della barbara. Si diresse poi verso Milla, anche lei paralizzata dalla paura.
La tolse il bavaglio dalla bocca, poi iniziò a sciogliere i nodi che aveva attorno ai polsi. Ma incontrò molte difficoltà poiché si trattavano di nodi ben fatti.
"Ti prego…” Milla si rivolse alla locandiera un filo di voce “…non mangiatemi.”
Era così vicina all’anziana che poteva scorgere chiaramene ogni sfumatura argentea dei suoi occhi.
La locandiera ampliò ancora di più il suo sorriso: “e perché mai dovrei mangiarti?...” Chiese con fare beffardo “…ma guardati! Sei una bambina tutta pelle e ossa e per di più sporca di fango e terriccio. Non sei per nulla appetitosa.”
Finì di sciogliere i nodi che bloccavano i polsi di Milla.
La ruvida corda aveva scorticato la pelle della ragazzina. Lei si limitò a massaggiare le sue ferite mentre continuava a fissare l’anziana con occhi spalancati dal terrore.
 
La locandiera cambiò espressione e rivolse un dolce sguardo a Milla: “le streghe non mangiano i bambini… beh …almeno io non lo faccio. Non ho bisogno di mangiare pargoletti, la mia dispensa infatti trabocca di cibo. Ho ben sette tipi di carni, formaggio stagionato, pesce essiccato, gamberi di fiume, funghi, verdure, uova, dolci e frutta! Tanta, tantissima frutta.
Ha mai assaggiato una fragola? Almeno ne hai mai vista una?”
L’elenco di tutte quelle pietanze fecero brontolare lo stomaco di Milla, del resto la ragazzina stava morendo di fame.
Nel sentire quel brontolio, l’anziana strega levò indietro la testa e scoppiò in una fragorosa risata.

“Qualcuno mi spiega cosa sta accadendo?” Chiese la giovane Flio dall’altra parte della sala da pranzo. La piccola, poiché cieca, si era innervosita nel sentire tutti quei rumori.
Fu proprio la locandiera a tranquillizzarla.
Nel frattempo Kyleen non la smetteva di tremare dalla paura ma riuscì comunque a trovare le forze per muoversi: si chinò fino a toccare il pavimento con la fronte e blaterò qualcosa nella sua lingua madre.
“Cosa gli è preso?” Chiese Milla. La sua fu una domanda istintiva, di certo non voleva iniziare un discorso con l’anziana strega della locanda.
Ma quest’ultima rispose immediatamente: “non ci sono maghi o stregoni nel nord, bensì sciamani. A quanto pare sono uomini in grado di comunicare con gli Dei.
Per il popolo del settentrione quindi, chi sa usare la magia gode un profondo rispetto…” indicò Kyleen con un cenno del capo “…la tua amica qui sta implorando il mio perdono ora che ha capito che sono in grado di lanciare incantesimi.”
“Non è mia amica!” Ancora una volta Milla parlò istintivamente.
La strega si portò le mani ai fianchi e rispose ironicamente: “lo sapevo già! Diciamo che corde che avevi attorno ai polsi e il bavaglio mi hanno fatto capire che eri una sorta di ostaggio. Adesso però tu e la piccola barbara dovete andarvene.”
“Andare? Andare dove?” Milla fu sorpresa nel provare timore all’idea di abbandonare la locanda.
Come tutta risposta, l’anziana si avvicinò a Flio e le posò le mani sulle spalle: “io devo occuparmi di questa povera creatura. Devo trovare un rimedio per la sua cecità. Non posso di certo perdere altro tempo con due mocciose come te e quella barbara piagnucolona. Perciò… sciò, via dalla mia locanda.”
“Ma…ma…” Milla non sapeva cosa dire. Si voltò verso Kyleen, come se si aspettasse una qualche forma di supporto da parte di quella barbara. Ma quest’ultima non la smetteva di supplicare la strega restano china con la faccia contro il pavimento.
Milla tornò a guardare la strega: “non possiamo tornare là fuori. Non conosciamo la montagna o i suoi boschi. Moriremo di fame.”
“Oppure sbranate dai lupi” si limitò a precisare la strega.
Il suo commento spaventò ancora di più Milla, che avanzò con passi pesanti verso Kyleen. Le prese il fagotto che la barbara stessa le aveva rubato il giorno in cui si erano incontrate.
Milla frugò all’interno di quel sacco di stoffa e tirò fuori delle monete… le sue monete.
Le tenne sul palmo della mano e le mostrò alla strega: “avete detto che questa è la vostra locanda…” disse stringendo i denti per evitare di tremare o balbettare “…allora vi pagherò il pranzo e una stanza.”
Flio, nel sentire quelle parole, supplicò la strega di riconsiderare la sua decisione e di accogliere Milla e Kyleen nella sua locanda.
“Così sia…” esclamò infine la strega, intenerita dall’intervento di Flio “...preparerò qualcosa per le due vagabonde. Lo faccio come atto di carità, non voglio essere pagata.”
“Anche per lei?” Commentò sorpresa e irritata Milla indicando Kyleen.
“Certo” rispose la strega.
Milla però continuò a protestare: “ma… lei è una barbara del nord. Vi ha attaccato nella vostra stessa locanda. Mi ha rapita, derubata, picchiata, affamata e minacciata di morte.”
“Può essere vero…” rispose tranquillamente la strega “…ma io vi guardo e vedo solo due girovaghe bisognose di aiuto. Se non ti sta bene il mio volere puoi sempre tornare nella foresta.”
Milla deglutì e per molti secondi rimase ferma e in silenzio.
Infine annuì dimostrando di aver accettato le disposizioni della strega. Si rivolse poi a lei con tono riverenziale: “mi chiamo Milla. La barbara del nord si chiama Kyleen.”
L’anziana sorrise di nuovo: “il mio nome è Zeela, mentre questa piccolina è Flio.”



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Poco più tardi, la strega Zeela servì uno stufato di carne aromatizzato alle erbe di montagna. Si trattava di un pasto sostanzioso, l’ideale per Kyleen e Milla che erano ormai a corto di energie. Le due divorarono avidamente quella leccornia.
Per molto tempo nella sala da pranzo non si udì altro che il ticchettio dei cucchiai di legno contro le ciotole colme di stufato e il masticare delle due ragazzine.
Flio e la strega sedevano accanto a loro. Zeela era divertita nel vedere quelle due piccolette rimpinzarsi in modo così vorace.
Milla, di tanto in tanto, alzava lo sguardo verso Kyleen. La scrutava con sospetto.
Era ancora intimorita da lei, del resto era la prima volta che si trovava al suo fianco senza essere il suo ostaggio.
Kyleen improvvisamente afferrò la brocca piena d’acqua sul tavolo e bevve direttamente da quel contenitore. Milla osservò scioccata Kyleen mentre deglutiva rumorosamente tutta l’acqua.
A ogni sorso, la gola della barbara sussultava nel suo collo.
La strega ridacchiò di fronte a quella scena. Si rivolse poi a Kyleen, esibendo di nuovo la sua incredibile conoscenza della lingua del settentrione.
Zeela e Kyleen iniziarono a discutere avidamente.
Milla le osservava attentamente mentre finiva di divorare il suo stufato. Non comprese neanche una parola ma vedeva Kyleen particolarmente coinvolta… addirittura entusiasta. Parlare con qualcuno, nella propria lingua, rallegrava la barbara.
Iniziò anche a gesticolare e Milla sperava invano di comprendere qualcosa, almeno il più piccolo dei dettagli, attraverso quel frenetico movimento delle mani di Kyleen.
Quando finì di parlare, l’anziana strega tradusse quel discorso a Milla e Flio.
La barbara le aveva raccontato la storia della sua vita: disse che nel lontano e gelido nord, le famiglie erano organizzate in grandi clan. E il clan a cui apparteneva Kyleen era uno dei più forti del regno.
Era suo padre a governarlo e per tale motivo ricopriva anche l’importantissimo ruolo della guarda personale del re.
Il padre di Kyleen inoltre aveva avuto sette figli maschi prima di dare alla luce la piccola barbara.
Erano di sette uomini forti e coraggiosi, ma perirono tutti quanti nel corso delle varie guerre con altri clan del nord.
Ormai giunto alla vecchiaia, il padre di Kyleen non era più in grado di generare altri figli, così decise di educare la sua piccola figlia come se fosse un guerriero, poiché un giorno avrebbe ereditato il suo clan, diventando così la guardia personale del re del nord.
A Kyleen fu insegnato a combattere con la spada, la lancia, l’ascia e anche a mani nude. Le insegnarono a tirare con l’arco, ad andare a cavallo e persino le tattiche di guerra.

Milla fu rapita da quel racconto. Finalmente comprese come mai la giovane barbara fosse così forte fisicamente e abile nel maneggiare la spada dall’elsa dorata.
Ma la strega non aveva ancora finito di narrare tutta la storia di Kyleen.
Il padre della giovane morì circa tre mesi fa e Kyleen divenne la guardia del sovrano. Ma il re aveva un fratello minore, crudele e geloso. Egli non avrebbe mai permesso a una donna, per giunta giovanissima, di ricoprire un ruolo così importante per il regno del nord.
Decise così di assassinare suo fratello e di ereditare il trono. Secondo le leggi del nord, il corpo del defunto re sarebbe dovuto bruciare su una barca lasciata alla deriva del mare, circondato dai suoi tesori. Anche la sua guardia doveva salire sulla barca e bruciare viva, in modo da seguire il sovrano e servirlo nel mondo dei morti.
Kyleen fu preparata per il rituale. Venne addormentata con una droga per non farle sentire il dolore del fuoco e poi fu adagiata nella barca, al fianco del corpo del re.
Durante il rito funebre, la barca fu affidata alla corrente dell’oceano… ma proprio in quel momento si sollevò un violentissimo quanto improvviso vento e fu impossibile colpire l’imbarcazione con le frecce infuocate.
Il vento si tramutò in una tremenda tempesta.
Kyleen, nel suo racconto, rammentava di essersi svegliata nella piccola barca, con il cadavere del re al suo fianco. Era notte fonda e si trovava in mare aperto. Il mal tempo sollevava onde gigantesche.
L’oceano era così agitato che persino i mostri abissali si erano diretti sulla superfice.
Milla fu attraversata da un gelido brivido mentre si chiedeva quali creature potessero vivere nelle acque più profonde del mare.
Kyleen infine raccontò proprio del suo incontro con Milla.
Aveva rapito la giovane perché le serviva una guida dato che si trovava in una terra a lei sconosciuta. La giovane barbara infatti doveva allontanarsi dal mare del nord il prima possibile.
Sapeva che i guerrieri del nord le stavano dando la caccia proprio perché la barca, con il re al suo interno, non era stata data alle fiamme.
Secondo il popolo del settentrione, un tale evento è un grave presagio di sventura. L’unico modo per scongiurare tale sventura è trovare la guardia del defunto re e ucciderla.

Milla, per l’emozione, batté le mani sul tavolo e balzò in piedi. Esclamò fissando Kyleen: “quando ho trovato la barca sulla riva del mare, il cadavere al suo interno apparteneva al vecchio re del nord?”
La strega Zeela rispose al posto della barbara, limitandosi ad annuire.
Milla continuò: “ma perché questa barbara voleva raggiungere proprio questa montagna?”
La locandiera rivolse quel quesito a Kyleen per poi tradurre la sua risposta: “i monti, per gli uomini del nord, sono considerati dei luoghi sacri e spaventosi. Loro credono che sulle montagne si trovino gli Dei. Kyleen cercava una montagna abbastanza alta e lontana dal mare su cui nascondersi. E’ convinta che nessun guerriero del nord sia così folle e imprudente da raggiungere questa montagna.”
“Quindi tale monte fa proprio al caso suo” commentò Milla.
Ancora una volta, la strega si limitò ad annuire.


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Finito il pranzo, Zeela portò le tre ragazze all’aperto sul retro della locanda dato che era una giornata serena e afosa. Quel lembo di terra era circondato da moltissimi fiori dell’equinozio. Da quel punto, che si affacciava al meridione, si poteva ammirare tutta Vecchia foresta sorgere ai piedi della montagna. Milla sapeva che oltre quel bosco, a neanche un giorno di cammino, si trovava la capitale del regno. Pensò che fosse terribilmente ironico il fatto ritrovarsi così vicina alla sua casa dopo averla abbandonata.

Flio si accomodò sotto un portico mentre Zeela riempiva d’acqua un paio di botti così che Kyleen e Milla potessero farsi un bagno. Quest’ultima si lavò in fretta e uscì rapidamente dalla botte.
Si sistemò poi vicino alla strega che iniziò a fasciarle i polsi scorticati con delle bende.
Mentre veniva curata, Milla lanciò uno sguardo in direzione di Kyleen che era ancora immersa nella sua botte. Sulla schiena della barbara si trovavano delle rune marchiate a fuoco.
“E’ una preghiera per i morti” disse la strega che si era accorta della curiosità di Milla.
Lei arrossì e distolse lo sguardo dalla schiena di Kyleen.
La strega continuò: “le hanno marchiato quelle rune durante il rito funebre del suo re. Ti fanno impressione quelle ferite?”
“Si” rispose Milla quasi sussurrando. Si domandò se Kyleen era cosciente mentre le imprimevano con il fuoco quelle rune… ma non ebbe il coraggio di chiederlo, inoltre non voleva mostrare compassione nei confronti della sua rapitrice.
Si voltò verso Zeela e le rivolse un’altra domanda: “perciò… la spada dall’elsa dorata, quella che avete appesantito con la magia, è la spada del re?”
Quel discorso attirò anche l’attenzione di Flio.
La strega, mentre continuava a fasciare i polsi di Milla, rispose: “ora quella spada appartiene a Kyleen. Se qualcuno prende un oggetto da un morto diventa suo.”
“Fatemi indovinare…” commentò Milla “…è un’altra tradizione del nord?!”
“Precisamente.”
“Come mai conoscete così tanto il nord?”
“Oh, io conosco molte cose. Nella mia lunga vita ho viaggiato e visto ogni angolo del mondo.”
Dopo quell’affermazione, Milla iniziò a guardare con ammirazione la strega. Lei era -o era stata- un’avventuriera, esattamente come le donne del deserto del sud, il popolo di Milla.
La ragazzina avrebbe voluto continuare quella conversazione ma non era più in grado di tenere gli occhi aperti. Sentiva il peso della stanchezza gravare improvvisamente sulle sue spalle.
Alzò un’ultima volta lo sguardo verso Kyleen e scoprì che anche la barbara stava per addormentarsi nonostante si trovasse ancora nella botte.
Milla cadde in un profondo sonno senza neanche rendersene conto.


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Il profumo delle erbe mediche tra le bende attorno ai suoi polsi fu la prima cosa che Milla percepì mentre si svegliava. Scoprì di trovarsi in un letto comodo e morbido. Un letto tutto per lei.
Attraverso una finestra aperta vide il cielo limpido e il sole splendente del mattino. Udì il canto degli uccelli e il fruscio del vento tra le fronde degli alberi. Comprese che aveva dormito per un giorno intero.
Quel momento di beatitudine era così intenso che Milla non rammentò nulla delle sue precedenti giornate. I ricordi poi riaffiorarono lentamente nella sua testa.
Si girò più volte nel letto, assaporando quella magnifica sensazione.

Trovò i suoi vestiti puliti e rammendati su una sedia vicino a lei.
Si vestì in fretta e raggiunse la sala da pranzo della locanda.
“Salve, Milla.” La voce di Flio sorprese la ragazzina. Si trovava seduta su uno dei tavoli della sala.
“Come sapevi che ero io?” Chiese Milla.
“Dal modo in cui cammini…” rispose Flio “…ogni persona ha un modo tutto suo di camminare e io riesco a sentirlo. Immagino che sia un talento affinato in tutti i miei anni di cecità.”
Milla fu incuriosita non sono dai modi di fare di Flio ma anche dal suo aspetto: era bassa e incredibilmente minuta, con insoliti capelli verdi e corti.
“Sei nata senza la vista?” Chiese cercando di essere più educata possibile.
Flio sorrise mentre si sistemava la benda che le copriva gli occhi: “da quando avevo due anni. Un morbo mi ha privato della vista.”
“E ora quanti anni hai?”
“Sedici.”
“Sedici?...” Esclamò Milla estremamente confusa “…credevo ne avessi dodici, come me, o addirittura di meno.”
Il sorriso di Flio si ampliò: “questo perché nelle mie vene scorre sangue fatato. Sono una mezza fata. Ecco perché appaio più piccola di un normale essere umano.”
Quell’affermazione ammutolì Milla che non poté far altro che fissare Flio.
Quest’ultima continuò: “sono una maga apprendista. Conosci la congrega dei maghi del re?”
“So che vivono in un’alta torre nella capitale” Milla conosceva perfettamente quel luogo, dato che aveva vissuto nella capitale per la maggior parte della sua vita.
Flio, seppur non vedendola, si voltò verso di lei: “i maghi della torre, i miei maestri, mi hanno condotta in questa locanda nella speranza che lady Zeela possa curarmi.”
“E può farlo?”
“Chi può dirlo? Lei però ci sta provando con tutte le sue forze.”

In quel preciso momento, il suono di un paio di voci attirarono l’attenzione delle due ragazzine.
Provenivano fuori dalla locanda.
Una di quelle apparteneva e Zeela ma la seconda voce era di un uomo.
Preoccupata, Milla si diresse verso la porta della sala, la aprì un poco per sbirciare all’esterno.
Vicino alla stalla, la strega stava chiacchierando con qualcuno.
Aveva uno strano e buffo accento. Un accento che Milla non aveva mai udito e che giudicò molto divertente. L’uomo poteva avere trenta o quarant’anni, difficile capirlo.
Il suo volto riportava i segni di quella che doveva esser stata una vita difficile e piena di dolore. Ma erano proprio quei segni che donavano un certo fascino a quell’individuo.
Aveva capelli marroni e raccolti all’indietro, occhi di un intenso color nocciola, un lungo naso e una corta barba incolta su un mento affusolato.
Indossava un curioso abito di cuoio scuro, con un incredibile numero di pugnali e altre lame riposte nei foderi di diverse cinture. Al suo fianco si trovava una bizzarra spada ricurva.
Quell’uomo sembrava scherzare con la strega e questo fatto tranquillizzò Milla che decise di uscire all’aperto.
Fu proprio in quel momento che incrociò lo sguardo con Kyleen.
La barbara sedeva su un masso proprio vicino l’ingresso della locanda. Anche lei stava fissando la strega e il misterioso uomo armato di tutto punto.
Sulle prime, Milla non riconobbe Kyleen. Era la prima volta che vedeva la barbara del nord pulita e pettinata e si meravigliò di quanto fossero belli i suoi capelli dorati e i suoi occhi grandi e del colore dello zaffiro. Kyleen le rivolse uno sguardo enigmatico, impossibile comprendere le sue emozioni.

“Milla…” esclamò la strega che alzò una mano per salutarla “…ti sei svegliata, finalmente.”
Milla, ancora stupefatta dall’aspetto di Kyleen, le lanciò un’ultima occhiata prima di raggiungere la strega e lo strano uomo.
La strega lo presentò alla ragazzina: “costui è Valden.”
“Piacere” salutò lui con il buffo accento.
Milla sorrise nel sentire quella pronuncia e per questo avvampò per l’imbarazzo.
L’anziana locandiera continuò ridacchiando: “Valden è la mia guardia… anche se è venuta a mancare nel momento del bisogno!”  
“Momento del bisogno?” Chiese confusa Milla.
Zeela rispose: “non ho forse subito un’aggressione ieri? Una feroce barbara del nord è entrata nella mia locanda armata di spada.”
Milla comprese che la strega stava continuando a scherzare e sdrammatizzare.
Valden alzò lo sguardo verso Kyleen, la quale se ne stava seduta sul masso vicino la locanda a non far nulla.
“Non mi sembra una grande minaccia, quella ragazzina” commentò l’uomo e di nuovo Milla non poté trattenere un sorriso.
La ragazzina si rivolse poi alla strega: “se posso chiedere; che ve ne fate di una guardia? Ieri avete bloccato la carica di Kyleen con estrema semplicità.”
Zeela rise per poi rivolgersi all’uomo: “hai sentito, Valden? Milla pensa che io possa fare a meno di te!”
“No…” esclamò Milla terribilmente imbarazzata “…non volevo dire questo! Non… non…”
Ma Valden si era già unito allo scherzo di Zeela, guardò Milla e le disse: “volete togliermi il lavoro, piccola?!”
La ragazzina per la vergogna non riuscì più reggere lo sguardo di Valden.
Quest’ultimo smise di tormentare Milla e si voltò verso la strega: “torno ora da una battuta di caccia. Ecco perché ieri non mi trovavo nella locanda.”
“Sei stato troppo tempo lontano da qui…” Zeela sembrava un poco più seria “…cos’hai cacciato? Quale bestia ti ha trattenuto così a lungo? Cinghiali? Cervi?”
“Gemme” Rispose baldanzoso Valden.
La sua risposta fu così strana e apparentemente insensata che Milla non riuscì a trattenere una squillante quanto sincera esclamazione: “cosa?!”

L’uomo mostrò un sorriso smagliante mentre entrava nelle stalle.
Uscì subito dopo con un grosso sacco che aveva caricato sulle spalle. All’interno del sacco qualcosa tintinnava. Valden si recò sul retro della locanda, seguito immediatamente da Zeela, Milla e Kyleen.
Anche Flio raggiunse il gruppo. Ormai la mezza fata sapeva come orientarsi nella locanda senza urtare alcuna porta o altri ostacoli.

Valden, una volta nel retro della locanda, aprì il sacco.
Al suo interno si trovavano degli elmi, alcune armi, monete d’oro e una manciata di grandi gemme colorate. Erano zirconi, acquamarine, ametiste e persino dei rubini.
Milla e Kyleen si avvicinarono a quel bottino quando scorsero le gemme. Il luccichio di quelle pietre preziose si riflettevano nei loro occhi che, per l’emozione, erano completamente spalancati.
“Che meraviglia!” Commentò Milla sussurrando.
Ma Zeela fissò con sospetto la sua guardia: “dove le hai prese?” Chiese.
Lui stirò un sorriso beffardo: “ho sorpreso dei predoni a Vecchia foresta mentre si spartivano questo bottino. Li ho uccisi e ho preso il loro tesoretto.”
“Li hai uccisi?” Chiese Milla alzando un sopracciglio. Non credeva alle parole di Valden.
“Tutti quanti” rispose l’uomo.
Intervenne Zeela: “Milla, non farti ingannare dai suoi modi di fare. Valden è bravissimo con le spade e i pugnali. A dire il vero non ho mai visto nessuno combattere come lui.”
“Così mi lusinghi” rispose Valden.
“Siete davvero così bravo come lady Zeela afferma?” Chiese da lontano Flio.
Rispose la strega prima che la sua guardia potesse intervenire: “Valden viene dalla remota Vallata scarlatta, la terra dei migliori guerrieri del mondo.”
Valden ridacchiò: “solo che io non sono un guerriero. Sono un ladro.”
“Accidenti…” esclamò estasiata Flio “…e le gemme come sono?”
“Una meraviglia!” Disse Milla che non riusciva a smettere di ammirarle.

Flio, per l’emozione, iniziò a giocherellare con le dita: “quanto vorrei vederle!”
Nel sentire quelle parole, Valden si voltò di scatto verso Zeela e la fissò con occhi carichi di emozione. Quel suo gesto attirò l’attenzione di Milla e Kyleen.
Le due ragazzine compresero che stava per accadere qualcosa.
L’anziana Zeela rivolse un grande sorriso nei confronti di Flio. Sentì in quel momento la magia della locanda espandersi dentro di lei.
La strega si lasciò trasportare da quel potere e raggiunse la mezza fata. Le toccò poi la fronte con la punta del dito indice.
Un desiderio era stato espresso e Zeela l’aveva appena realizzato.
Improvvisamente il vento cessò di smuovere le foglie degli alberi e gli uccellini smisero di cantare.
Il mondo sembrò fermarsi e piombare in un silenzio surreale.
Si udì solo il respiro di Flio. Un respiro interrotto dai singhiozzi di un pianto imminente.
Terrorizzata da una speranza che non osava esprimere, Flio si portò una mano tremante verso la benda che aveva attorno agli occhi.
Il suo mento iniziò a tremolare mentre le prime lacrime le rigavano il volto.
Milla e Kyleen, confuse, rimasero in silenzio a fissare la mezza fata rimuovere la benda dal suo volto.
Flio dovette socchiudere gli occhi… poiché  la luce del sole le dava fastidio.
Vide un’ombra di fronte a lei diventare sempre più nitida, fino a prendere le sembianze della strega.
Commossa, l’anziana sorrideva alla ragazzina.
Flio sussultò per l’eccitazione prima di abbandonarsi a un pianto di gioia.
Abbracciò forte Zeela mentre continuava a piangere a dirotto.

Milla e Kyleen avevano appena assistito alla realizzazione di un desiderio.
Tremarono per l’emozione, incapaci di muoversi o parlare.


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Era passata mezz’ora dal prodigio di Zeela, eppure Flio non la smetteva di saltare, esultare e rincorrere le farfalle attorno alla locanda.
La strega si era ritirata nella sala da pranzo insieme alla sua guardia, Milla e Kyleen.
Erano tutti seduti attorno a un tavolo vicino una grande finestra.
“Non dovevo farmi scoprire…” disse l’anziana “…nessuno deve sapere che in questa locanda si esaudiscono dei desideri. Ma quando una persona ne esprime uno, la magia prende immediatamente possesso di me e non posso più controllarmi.”
Zeela spiegò a Milla i segreti della locanda e di come i desideri vengono esauditi.
Tradusse poi il suo racconto a Kyleen.
Quest’ultima si alzò di colpo dal tavolo e disse qualcosa alla strega.

Milla e Valden non riuscirono a capire neanche una parola pronunciata dalla piccola barbara. Qualunque cosa avesse detto, aveva sbalordito l’anziana locandiera… poiché fissava Kyleen con occhi spalancati.
“Cosa vi ha detto?” Chiese Milla mentre moriva dalla curiosità.
“Si…” intervenne anche Valden “…si può sapere cos’ha blaterato la mocciosa?”
La strega si voltò lentamente verso di loro: “Kyleen mi ha chiesto di poter restare in questa locanda. Vuole vivere qui. Dice che è un grande onore, per un guerriero del nord, servire e proteggere una persona in grado di usare la magia.”
Valden ridacchiò mentre indicava Kyleen: “questa piccoletta vuole giocare a fare la guerriera?”
Ma Zeela lo rimproverò: “Kyleen è stata educata dai barbari del nord per essere un’eccellente spadaccina.”
“Ah, si? Dunque mettiamola alla prova allora…” Valden batté la mano sull’elsa della spada che aveva al suo fianco “…giudicherò io stesso le sue capacità.”
La strega stirò un ghigno: “oh, caro Valden. Metterai alla prova Kyleen moltissime volte, dato che ho deciso di accettare la sua richiesta. E tu dovrai insegnarle tutto quello che sai sull’arte della scherma.”
“Cosa?” Esclamò Valden.
“Cosa?” Fece eco Milla.

La strega si voltò proprio verso di lei: “e tu, cara Milla, non vorresti trattenerti in questa locanda ancora un altro po’?”



fiore

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Capitolo 10
*** La strega dei desideri -parte 4- ***



La strega dei desideri

-Parte 4-



Erano passati quattro anni dall’arrivo di Milla e Kyleen alla locanda dei desideri.
In una mattinata d’autunno particolarmente calda e soleggiata, Kyleen si trovava sul retro dell’edificio, nello spiazzo circondato dai rossi fiori dell’equinozio.
Era diventata una ragazza forte e splendida, alta e con lunghi capelli dorati raccolti in una grande treccia. Le sue mani serravano una spada d’allenamento.
I suoi occhi di ardente zaffiro fissavano Valden, il quale si trovava a pochi passi da lei.
Anche l’uomo stringeva una spada d’allenamento e attendeva l’attacco di Kyleen.

La carica della ragazza non tardò ad arrivare.
Le loro armi cozzarono sulle loro teste. Il clangore metallico parve riecheggiare per l’intera montagna. I due sfidanti si scambiarono veloci attacchi, formando un turbinio di lame tra i loro corpi. Infine fu Valden ad avere la meglio: con una finta e uno sgambetto fece perdere l’equilibrio a Kyleen, che cadde rovinosamente al suolo.
“Valden!...” Ringhiò lei furiosa “…sei stato sleale!”
L’uomo sorrise mentre puntava la sua spada alla gola della ragazza per decretare la fine di quel duello: “è vero…” rispose “…ed è per questo che ho vinto.”
“Almeno io ho combattuto con onore” cercò di giustificarsi Kyleen.
“Ecco perché sei morta… o lo saresti stata in un vero scontro.”
Valden l’aiutò ad alzarsi e lei si scrollò di dosso la polvere e il terriccio. In questi quattro anni, l’uomo aveva addestrato Kyleen rendendola una spadaccina formidabile.
Si rivolse di nuovo a lei: “nel combattimento devi solo pensare a restare in vita. Non importa cosa fai per sconfiggere il nemico.”
Kyleen era a corto di fiato per via di quell’allenamento. Si portò le mani ai fianchi e sbuffò via dal volto una ciocca dei suoi capelli dorati prima di chiedere al suo maestro: “non conta neanche l’onore?”
Lui ampliò ancora di più il suo sorriso: “lascia l’onore agli eroi delle ballate. Del resto loro muoiono sempre alla fine delle storie. Tu pensa a uccidere il nemico prima che lui uccida te.
E smettila di affidarti solo alla tua spada, ci sono altri strumenti che puoi usare.”
“Per esempio?”
“Lo spazio attorno a te, ovviamente…” Valden allargò le braccia come se volesse indicare l’intero spiazzo sul retro della locanda “…la luce del sole, la terra, i sassi. Se dovesse servirti usa anche i denti per mordere l’avversario. Sputagli! Graffialo! Insomma…”
“…resta in vita.” Finì lei la frase.
Valden le toccò la punta del naso con il suo indice: “esatto” rispose con il suo marcato e buffo accento tipico della remota Vallata scarlatta.
Fece per andarsene, ma a metà strada si voltò un’ultima volta verso la sua allieva: “ah, c’è un’altra cosa: smettila di combattere come un barbaro del nord.”
“Ma io vengo dal nord” replicò Kyleen.
“Eppure non sei un barbaro. Non sei uno di quegli omaccioni enormi e pieni di muscoli. Quando lottiamo, cerchi di sovrastarmi con la tua forza fisica. Hai capito che io sono un uomo adulto? Sono più alto e forte di te. Tu invece… beh …tu sei tu.”
“Che intendi dire?” Lo sguardo di Kyleen si indurì.
Ma questo non scompose Valden, il quale replicò: “non combattere come quello che non sei. Sfrutta i tuoi punti di forza. Sei agile, veloce, hai ottimi riflessi e una postura perfetta. Ti muovi bene e sai mantenere la posizione. Affidati a quello che hai.”
Questa volta Valden andò via senza più voltarsi.

Kyleen rimase da sola con i suoi pensieri.
L’allenamento di quella mattina era stato sfiancante e ora la ragazza sentiva le sue braccia doloranti. All’orizzonte si stavano accumulando grosse e cupe nuvole. Si alzò un vento frizzante che aveva l’odore della neve e della brina, l’odore di un inverno sempre più vicino. Kyleen ispirò a fondo, chiuse gli occhi e ripensò alla sua terra, il gelido nord; con le sue foreste oscure, infine praterie, montagne inesplorate, bianche scogliere e la neve… distese di neve a perdita d’occhio.

Kyleen si stava perdendo nel mare dei suoi ricordi. Fu solo in quel momento che si rese conto di essere osservata. Da una finestra delle cucine infatti, Milla e Flio avevano assistito alla sua intera sezione di allenamento.
Era stata una mattinata noiosa per le due ragazze e volevano in qualche modo ingannare il tempo.
Ma un altro motivo, oltre alla noia, spingeva Milla a guardare Kyleen.
Da qualche tempo lei avvertiva strane sensazioni ogni volta che posava gli occhi sulla ragazza del nord. Sensazioni mai provate prima e che non aveva il coraggio di esplorare.
Quando si facevano particolarmente intense, Milla cercava di reprimerle con tutte le sue forze.
“Non avete niente di meglio da fare, voi due?” Urlò imbronciata Kyleen alle due giovani affacciate alla finestra.

Quando Flio espresse il desiderio di guarire e di riacquistare così la vista, ben quattro anni fa, prese la decisione di restare nella locanda. I maghi al servizio della corona, i suoi vecchi maestri, avevano implorato la strega Zeela di prendere la ragazza come sua allieva.
Zeela accettò. Del resto adorava la piccola Flio e non voleva inimicarsi i maghi del re.
La strega si sarebbe presa cura di lei, istruendola alle arti magiche.
Ciò che nessuno si aspettava è che la strega propose anche a Milla di diventare la sua allieva, così da avere due giovani apprendiste.
La ragazza accettò l’invito di Zeela e nel corso dei quattro maturò un amore incommensurabile per la magia. Milla aveva finalmente trovato la sua strada: desiderava infatti diventare una strega.
Ma la magia era una materia difficile da comprendere e padroneggiare. Nonostante questo, Lei e Flio si impegnavano moltissimo nello studio delle arti arcane.



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Milla e Flio passavano gran parte del loro tempo a studiare e ad aiutare lady Zeela con le faccende della locanda. Questo significava pulire, cucinare, rassettare, servire ai tavoli, prendersi cura dei cavalli e controllare le provviste nella dispensa. Di tanto in tanto nella locanda si presentava qualche cliente con un desiderio da esprimere e allora la strega lo esaudiva al meglio delle sue possibilità.
Durante le ore di svago, Milla e Flio non si allontanavano mai dalla locanda, dato che la montagna non era un luogo sicuro.
Anche Kyleen dava una mano nel locale ma i suoi allenamenti la costringevano a rimanere piuttosto separata dalle altre due ragazze.
Meglio così, pensava spesso Milla che non aveva mai perdonato del tutto Kyleen per averla rapita e minacciata di morte il giorno in cui si erano incontrate.

Verso mezzogiorno, lady Zeela chiamò le tre giovani.
Esse raggiunsero la strega nella grande sala da pranzo. “Devo partire” disse lei
“Per dove?” Chiesero quasi in coro Milla e Flio.
“Vado nella capitale. II concilio dei maghi di sua maestà mi ha convocata e Valden verrà con me.”
“Ditegli che non potete partire” intervenne Kyleen in modo così improvviso che sorprese tutti i presenti. La ragazza del nord continuò: “ditegli che non vi sentite bene o che non volete farlo. Lady Zeela, siete troppo anziana per affrontare un viaggio.”
Flio diede un piccolo colpo al fianco di Kyleen con il gomito, dato che era stata scortese nei confronti di Zeela.
Ma la strega sorrise dolcemente prima di alzarsi e di salutare le tre giovani.
“Valden mi accompagnerà…” continuò “…significa che resterete da sole. Non è la prima volta che vi lascio nella locanda, quindi sapete cosa fare: non uscite dal locale per nessuna ragione al mondo, specialmente durante la notte. Chiudete porte e finestre, non fate troppo rumore e non aprite a nessuno. E’ tutto chiaro?”
“Tutto chiaro” risposero le ragazze.

Poco dopo, Zeela e Valden partirono per la volta della capitale sul loro carro.
Kyleen, Flio e Milla rimasero da sole.
Si divisero gli ultimi compiti della giornata prima di chiudere le porte e le finestre della locanda.
Milla si trovava a uno dei piani superiori dell’edificio, in una delle stanze il cui accesso era vietato ai clienti.
Lì infatti si trovava lo studio della strega.
Era una stanza squisitamente arredata con svariati e antichi volumi di dottrine dimenticate. Sui vari mobili si trovavano strani e curiosi oggetti legati al mondo della stregoneria: una sfera di cristallo, diversi rotoli di pergamena, candele nere, un corvo imbalsamato, fiale di varie forme e dimensione. C’era persino il corpo di un serpente in un recipiente pieno d’alcol e un teschio umano impolverato.
In quella stanza, Zeela impartiva spesso le sue lezioni di magia.
Durante le notti d’estate, quando faceva molto caldo, la strega si radunava lì con le ragazze poiché era la camera più fresca di tutta la locanda.
Prima di mandarle a dormire, Zeela raccontava alle giovani le diverse ballate che aveva udito dai bardi di tutto il mondo.
Flio, al contrario di Milla e Kyleen, voleva sempre ascoltare le storie d’amore. Quei racconti epici di dame e cavalieri che si innamoravano dopo aver superato svariati pericoli, magari dopo aver ucciso draghi malvagi o sconfitto crudeli monarchi.
Zeela accontentava la ragazza, eppure le rammentava che il vero amore non nasce mai nel modo in cui veniva descritto delle ballate. “Non occorre…” diceva di continuo la strega “…uccidere un drago per innamorarsi di una persona. Il vero amore può germogliare pian piano, senza grandi eventi.”

Milla, mentre si trovava da sola in quella stanza, rammentò le storie raccontate durante le sere d’estate. Aprì la finestra per far entrare un po’ di luce e iniziò a spolverare il pavimento.
Una voce alle sue spalle la fece sussultare: “l’ultima volta che pulisti questa stanza, decidesti di incantare la scopa.” Era Kyleen, poggiata allo stipite della porta con braccia conserte e un sorriso beffardo sul volto.
Continuò: “rammento che prendesti uno dei grandi libri della strega e recitasti male la formula per animare la scopa, rammenti?”
“Si…” rispose Milla distogliendo lo sguardo da Kyleen “…dovemmo abbattere la scopa con la scure.”
“Che risate” commentò Kyleen entrando nella studio della strega, avvicinandosi a Milla.
Quest’ultima iniziò di nuovo ad avvertire quella strana sensazione nel petto. Tentò prima di ignorarla, poi di reprimerla.
“Cosa vuoi?” Chiese.
Kyleen fece schioccare la lingua sul palato in segno di frustrazione: “non essere così fredda con me, lo sei sempre stata.”
Milla cercò di non guardarla negli occhi. Continuò a mettere in ordine in ordine la stanza, ma era solo un pretesto per tenersi occupata e lontana da Kyleen: “devi perdonarmi, ma ogni volta che ti guardo ripenso ai giorni in cui ero tua prigioniera.”
La ragazza del nord soffocò una risata dettata dall’incredulità: “sono passati quattro anni, Milla. Quattro anni! Ti avrò chiesto scusa un’infinità di volte.”
“Quel che dici è vero, Kyleen. Ma questo non toglie il fatto che mi hai spaventato a morte.”
Kyleen si avvicinò a lei: “tu che avresti fatto al mio posto? Ero spaventata anch’io. Non sapevo chi eri e dove mi trovavo.”
“Sai… ti preferivo quando non sapevi parlare la mia lingua.” Milla sperò di esser stata abbastanza pungente. Fece per andarsene ma Kyleen allungò un braccio contro una parete per bloccarla.
Da quella distanza così ravvicinata, Milla poteva osservare ogni minimo particolare degli occhi di Kyleen e per questo si sentì mancare il respiro.
Sul volto della ragazza del nord tornò quel suo tipico sorrido beffardo: “cosa intendi, Milla? Che ora non mi preferisci neanche un po’?”
Milla si sentì divampare ma provò anche una certa frustrazione per i modi arroganti di Kyleen. La scansò con una spalla e uscì dallo studio.
Ma la ragazza del nord continuò a rivolgerle la parola: “ho notato come mi guardi, quando combatto contro Valden.”
Milla si pietrificò per la paura. Ebbe la sensazione che il corridoio in cui si trovava si era tramutato in sabbie mobili e che non le permettevano più di camminare.
Si voltò verso Kyleen, decisa ad affrontare il suo sguardo: “non so di cosa parli.”
La ragazza del nord ridacchiò: “Valden ha un certo fascino, bisogna ammetterlo. Ma quando duelliamo, tu non resti affacciata alla finestra per guardare lui.”
Milla sentì il bisogno di interrompere al più presto quella conversazione. Decise quindi di recitare la parte dell’ingenua: “se in qualche modo ti ho infastidita…”
“…affatto” Kyleen la interruppe. Cambiò espressione e Milla comprese che voleva dire qualcosa di molto importante.
Ma Flio giunse sul corridoio proprio in quel momento: “eccovi!” Esclamò fingendosi arrabbiata.
Si esibì in un inchino scomposto e continuò: “devo pensare solo io alla cena, mie signore, o avete intenzione di darmi una mano?”
Milla sospirò. In cuor suo ringraziò Flio per aver interrotto quel momento così imbarazzante… anche se una parte di lei si chiedeva cosa stesse per dire Kyleen. Quella Kyleen che ora aveva lo sguardo puntato verso il basso e il volto arrossato.


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“Zeela, c’è qualcosa sul sentiero.”
Le parole di Valden svegliarono la strega. Si era assopita durante il viaggio al fianco del suo guardiano. Aprì pian piano gli occhi e si guardò attorno. A giudicare dal fitto bosco che la circondava, Zeela capì di trovarsi a Vecchia foresta e che aveva da poco lasciato la montagna. Il sentiero su cui si trovavano era una scia brecciosa che tagliava a metà il bosco.
Così come aveva detto Valden, qualcosa si trovava di fronte a loro.
Si trattava di un altro carro, molto grande e lussuoso. Era fermo a bloccare il sentiero, con due maestosi cervi silvani come cavalcature. Il velo che copriva il retro del carro era di uno sgargiante tessuto rosso, molto costoso a giudicare dall’intensità del colore.
Vicino al carro, qualcuno aveva lasciato un falò acceso e lo aveva circondato con delle pietre, aveva messo dell’acqua a bollire in un pentolino e aveva posizionato due sgabelli vicino al fuoco.
Su un terzo sgabello aveva posto una tovaglia rossa con sopra una scacchiera esagonale e delle pedine intagliate nel legno di ciliegio. Per finire, un cesto pieno di dolci e pani giaceva vicino ai due sgabelli.
“Fermati…” disse Zeela quasi sussurrando “…siamo arrivati.”
“Arrivati?” Chiese confuso Valden che obbedì alla strega. Lei non diede alcuna risposta. Un’ombra parve calare sul suo volto.
Scese dal carro grazie all’aiuto di Valden: “tu aspetta qui” disse all’uomo.

La strega si avvicinò al secondo carro.
Sembrava esser calato un silenzio irreale nel bosco. Un silenzio interrotto solo dal crepitio del falò, dallo scricchiolio della breccia sotto i passi della strega e dal canto di qualche uccellino tra gli alberi. Lei scrutò con attenzione ogni elemento di fronte a lei: il fuoco, la scacchiera, gli sgabelli… si accomodò su uno di essi e allungò la testa in direzione del pentolino posto sulle fiamme.
Al suo interno l’acqua stava bollendo.
“Gradite un infuso, mia signora?” Disse un anziano signore apparso improvvisamente sull’altro sgabello. Era alto e magro, con una lunga barba bianca… lunga quasi quanto i suoi capelli anch’essi bianchi. Aveva occhi piccoli e blu, un naso aquilino e una lunga tonaca rossa.
La strega non si scompose. Accennò a un sorriso e annuì.
L’uomo disciolse delle ebre nel pentolino e si sprigionò nell’aria un intenso profumo simile all’odore dei mirtilli.
L’anziano continuò: “mi duole doverla ricevere in questo posto e non nella capitale. Ma, come lei ben sa, io sono l’unico della gilda dei maghi a conoscere il segreto della vostra locanda... ed ho bisogno di parlarvi proprio della vostra locanda.”
“E siete anche il signore della gilda…” rispose la strega “…potete fare quello che volete. Ad ogni modo non dovete scusarvi. Avete scelto un bel posto per dialogare.”
Zeela prese una delle pedina della scacchiera e la mosse di quattro caselle in avanti.
Il mago sorrise. Anche lui spostò una pedina sulla scacchiera.
Per un po’ di tempo, i due non parlarono.
Rimasero concentrati su quel gioco di strategia. Di tanto in tanto l’uno eliminava qualche pedina dell’altro. Quando l’infuso fu pronto, il mago riempì due calici di legno e ne offrì uno alla strega.
“Come sta Flio?” Chiese l’anziano, il quale non la smetteva di contemplare la scacchiera esagonale. Spostò in avanti una pedina a forma di drago.
“Dovreste vederla…” rispose con fierezza Zeela “…è cresciuta in salute ed è felice.” La strega spostò un’altra pedina. Fu una mossa banale che non destò alcuna preoccupazione nel mago.
“E per quanto riguarda la magia? Come se la cava Flio?”
Questa volta i due si fissarono negli occhi.
Zeela rispose: “Flio è brava. Per gli Dei! E’ maledettamente brava” e con una mossa, eliminò dal gioco una pedina del mago.
Lui sorseggiò il suo infuso prima di continuare: “sono passati quattro anni, lady Zeela. Ben quattro lunghi anni. E’ il tempo che impiegano gli adepti per diventare maghi o stregoni.”
“E con ciò?”
“Milady, dovreste nominare Flio una strega e non trattarla più come allieva. Non credete che la ragazzina sia pronta?” Il mago fece una mossa audace sulla scacchiera.
Zeela osservò a lungo la posizione di tutte le pedine: “sono diventata anziana. Sono lenta in tutte le cose che faccio. Credo che Flio necessiti di altri sei mesi di lezioni prima che essere considerata una strega a tutti gli effetti.”
Improvvisamente Zeela vide una crepa nelle difese delle pedine del mago, mosse in diagonale uno dei suoi pezzi a forma di cavaliere. Nascose un sorriso, poiché sapeva di aver messo in difficoltà l’anziano, poi continuò: “non trattatemi come una sciocca. Conosco le regole di voi maghi al servizio della corona. Potete rivendicare ogni diritto su Flio dato che è stata una vostra allieva. Potete anche decidere di richiamarla nel vostro ordine.”
Il mago non rispose, ma si limitò a muovere una delle sue pedine nella scacchiera. Fu una mossa difensiva che Zeela aveva previsto. Passò al contrattaccò ed eliminò dal gioco un importante pezzo del mago.
Lei continuò: “se nomino Flio una strega allora la locanda passerà a lei. Quindi mi chiedo: cosa vi tratterrà nel richiamare Flio nell’ordine dei maghi e ottenere così anche la locanda dei desideri?”
Con un’altra mossa sulla scacchiera, Zeela si avvicinò moltissimo alla vittoria.
Il mago, rimasto in silenzio per tutto quel tempo, fissò la posizione delle pedine.
Fece poi la sua mossa… una mossa che Zeela non aveva previsto.
Rispose poi alla strega: “è per questo che vi ho convocata, milady. Ed è per questo che tale conversazione dev’essere fatta qui, lontana da occhi e orecchie indiscrete. Parliamoci chiaro, mia signora, siamo entrambi molto anziani. Quanti anni ci restano su questa terra? Voi dovete lasciare in eredità la locanda e, come avete voi stessa, Flio è maledettamente brava.”
“Ma consegnare la locanda a Flio significherebbe darla ai maghi della corona” ribadì Zeela.
“E questo è forse un male, mia signora?”
I due scambiarono diverse mosse aggressive sulla scacchiera che nel frattempo contava sempre meno pedine.
Zeela alzò le spalle: “mi chiedo solo perché mai dovreste metter le mani sulla locanda. Sapete bene che non si possono esaudire i desideri di chi conosce il segreto… o almeno è quasi impossibile.”
Il mago si stiracchiò la schiena e si prese una pausa dal gioco.
La partita si era fatta tesa e complicata e aveva bisogno di schiarirsi le idee. Ravvivò le braci del falò con un ramoscello prima di rispondere alla strega: “siamo in guerra con il nord. Lo siamo sempre stati. Immaginate questo scenario: un uomo del nord, o qualunque altra persona che odi il re, si presenta alla vostra locanda. La birra scioglie la sua lingua e distrattamente confessa di desiderare la forza di distruggere il regno. Cosa potrebbe accadere?”
Il mago tornò a giocare: spostò una pedina sulla scacchiera. Zeela non comprese il senso di quella mossa e iniziò a preoccuparsi.
Ciononostante continuò a mostrarsi calma: “non si possono controllare i desideri, mio signore.”
“Ma possiamo controllare le persone. Possiamo decidere chi mandare sulla montagna, cosa che voi  ci avete sempre impedito di fare.”
“La cima della montagna è considerato un luogo sacro, la corona non può controllare quel luogo.”
“Ma noi maghi potremmo controllarla… e la corona non saprà nulla di tutto ciò. Dovete solo lasciare la locanda in eredità a Flio. Del resto la ragazza è meritevole.”
“In effetti lo è” Zeela abbassò lo sguardo verso la scacchierà. Comprese che avrebbe perso in quattro mosse. Spostò una pedina nella speranza di tendere una trappola al suo sfidante.
Ma il mago era troppo furbo e non cadde nel tranello.
“Noi maghi abbiamo sempre servito la corona nell’ombra. Con la locanda dei desideri sotto la bandiera del re potremmo creare un regno in grado di durare per l’eternità.”
“Spiegatevi.”
“Una volta che Flio sarà la strega dei desideri, noi dell’ordine invieremo cavalieri e membri della famiglia reale alla locanda. Ci inventeremo qualche buona scusa per farli muovere...” girò tra le dita la pedina a forma di re mentre parlava “…così che questi lord, inconsapevoli dei poteri della locanda, possano esprimere i loro desideri.”
“Immagino che sceglierete accuratamente chi mandare nella locanda.”
Il mago annuì: “manderemo nella locanda solo i più leali del regno.”
“E chi non fa parte del regno? O non dimostra cieca lealtà?” Chiese Zeela dimostrando una certa spensieratezza, nascondendo le sue vere emozioni.
Gli occhi del mago raggelarono il sangue della strega: “loro non raggiungeranno mai la locanda.”

Zeela dovette abbassare lo sguardo o il mago avrebbe visto il terrore nei suoi occhi.
L’anziana si era persa nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni.
Vide di sfuggita la scacchiera e in quel momento un lampò le attraversò il cervello: c’era una mossa in quel gioco che le era sfuggita. Una mossa che avrebbe potuto ribaltare le sorti della partita.
Spostò quindi una pedina e il mago corrucciò le sopracciglia, sorpreso nel vedere quella reazione.
La strega rispose: “ho un’altra allieva, sapete?”
La mano del mago tremolò appena mentre si allungava verso le sue pedine per correre ai ripari: “state parlando dell’orfanella venuta dal deserto del sud?!”
“Noto che sapete molte cose” Zeela mosse un’altra pedina.
“E’ il lavoro di noi maghi al servizio del re. Sapevamo del vostro sfizio di prendere una seconda allieva. Pensate che quella ragazzina sia talentuosa come Flio? Io non credo proprio.”
Il mago creò una solida difesa con le pedine che gli rimanevano sulla scacchiera.
“Eppure ho il diritto di scegliere a chi dare la locanda. Per questo ho due allieve” rispose Zeela
“Suvvia, milady. Mi state dicendo che avete preso una seconda apprendista proprio per evitare di dare la locanda alla gilda dei maghi? Il potere dei desideri non merita di essere gestito dal migliore dei vostri due studenti? Devo forse pensare che avete condizionato la vita dell’orfanella solo per un vostro capriccio?” Il mago consolidò ancora di più le sue difese sulla scacchiera e ora era pronto per tornare all’attacco.
Zeela non fissò la scacchiera. I suoi occhi scrutavano quelli del mago così a fondo che l’anziano ebbe timore della strega.
Un silenzio irreale calò su di loro.
Il tempo sembrò rallentare. Persino il vento smise di scivolare tra gli alberi.
Zeela infine sospirò e si alzò dallo sgabello: “su una cosa avete ragione. Le due ragazze non meritano di essere ancora trattate come delle allieve. Presto dichiarerò terminate le loro lezioni e nominerò una di loro la strega dei desideri, ed erediterà la mia locanda.”
Il mago annuì: “so che sceglierete la strega giusta” ma le sue parole risuonarono come una minaccia velata.
I due si strinsero la mano per salutarsi.
Zeela indicò la scacchiera con un cenno del capo: “è una partita molto difficile, decretiamo il pareggio?”
“Per questa volta” rispose l’anziano con tono cupo.
Il mago e la strega si separarono.


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Zeela era sulla strada del ritorno per la sua locanda.
Nella sua testa, mille pensieri e dubbi ronzavano come le api in un alveare.
“possiamo fermarci?” Chiese alla sua guardia.
Valden tirò le redini e arrestò i cavalli. Scese poi dal carro per stiracchiarsi la schiena. Lui e la strega erano sul fianco della montagna ma molte ore li separavano dalla locanda.
Da quella posizione si poteva ammirare Vecchia foreste e, all’orizzonte, le montagne orientali. Da lì i nuvoloni carichi di pioggia si stavano avvicinando minacciosamente alla montagna.
Zeela era sempre più irrequieta.
Strinse il pugno all’altezza del cuore e iniziò a respirare freneticamente.
Valden se ne accorse e si avvicinò a lei.
“Sto bene” disse la strega per tranquillizzare la sua guardia.
“Le parole del mago ti fanno star male? O è la vecchiaia?” Valden sorrise per sdrammatizzare la situazione.
“Entrambe le cose…” ridacchiò Zeela “…ma lui ha ragione. Milla e Flio non saranno per sempre delle allieve. Presto dovrò dare a una di loro la locanda.”
Valden si mise in bocca una foglia e soffiandoci sopra provocò uno strano e buffo fischio.
Si rivolse di nuovo alla maga: “e Flio è davvero così brava come hai detto al mago?”
Zeela sospirò rammaricata: “si… è molto più brava di Milla. Flio merita di essere la strega dei desideri. Voglio bene a entrambe, in egual misura.”
“Lo so.”
“Ma Flio è un talento innato. Può diventare una maga, o una strega, formidabile.”
Valden si avvicinò a lei e le prese una mano per consolarla.
Nel frattempo, il sole del tramonto tingeva la foresta di roventi sfumature color del rame.
“Se consegno la locanda a Flio, vuol dire consegnarla ai maghi. Sarebbe un disastro” Zeela era avvilita.
Valden le chiese: “credi che Milla, anche se non è brava come Flio, possa comunque essere una brava strega dei desideri? Magari crescendo diventerà eccezionale anche lei.”
“Può darsi…” sorrise Zeela ripensando ai momenti passati con Milla “…ma non sarebbe giusto nei confronti della magia della locanda.”
Valden sospirò a fondo: “che brutta situazione” e contemplò il cielo che stava assumendo i colori della sera.
Zeela si voltò di scatto verso di lui: “scegli tu.”
“Cosa?” Esclamò l’uomo.
“Scegli tu per me. Milla o Flio.”
“Non darmi questa responsabilità, Zeela.  Non posso.”
“Invece si. Sei il guardiano della locanda e della sua strega. Non sei uno schiavo a cui non è dato il diritto di pensare. Tu proteggi la locanda! Scegliere la strega più adatta è come proteggere il futuro della locanda stessa.”
Valden cercò di riordinare le sue idee.
Rimase in silenzio per qualche minuto prima di rispondere: “non posso decidere… ma posso consigliarti.”
“E allora, per gli Dei, consigliami.”
“Milla.”
“Sei sicuro?”
“Non dare la locanda ai maghi. Sarebbe come darla alla corona. Se un re o un principe vuole entrare nella locanda di sua volontà allora è il benvenuto. Ma dare un simile potere decisionale all’ordine di maghi è spaventoso. Scegli Milla.”
Questa volta fu Zeela a sospirare: “spezzerò il cuore a Flio.”
“Oh, si…” rispose Valden “…gli arrecherai un grande dolore.”
Zeela abbasso la testa.
Non ricordò l’ultima volta che aveva pianto ma in quel momento sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime: “grazie per il consiglio, Valden. Sei un bravo guardiano.”
“Dunque cos’hai deciso di fare?”
“Ho bisogno di un altro po’ di tempo per riflettere. Rimettiamoci in viaggio. Il sole è quasi tramontato.”
Valden tornò sul carro e fece ripartire i cavalli.


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Il cupo rombo di un tuono mormorò in lontananza.
Una tempesta si stava avvicinando.
L’aria era gelida e un vento sferzava la locanda immersa nell’oscurità della notte.
Come aveva ordinato Zeela, le porte e le finestre erano state ben sigillate.
Nella sala da pranzo, Milla, Kyleen e Flio consumavano, da sole e in silenzio, una cena a lume di candela. Stavano ancora attendendo il ritorno della strega e di Valden.
Di tanto in tanto le ragazze scambiavano tra loro qualche frase o qualche breve discussione. In quei momenti, Milla poteva scorgere un certo luccichio negli occhi di Kyleen… era evidente che la ragazza del nord voleva parlarle in privato.

Un tonfo le fece sussultare.
Qualcosa aveva urtato contro la porta di ingresso della locanda. Le ragazze si voltarono verso l’origine di quel suono. Credevano fosse un ramo di un albero strappato dal vento che aveva urtato contro la locanda. Ma quel suono si produsse ancora.
Fu chiaro, per le ragazze, che qualcuno stava bussando disperatamente alle porta d’ingresso.
Balzarono via dalle sedie.
In quel momento il vento si fece più forte e il boato di un fulmine fece urlare Flio per la paura.
“Aiuto!” Gridò qualcuno all’esterno della locanda, poiché aveva udito Flio.
Milla avanzò verso la porta ma la sua compagna la trattenne per un braccio: “cosa fai?” Chiese terrorizzata.
Milla rispose: “non apro, voglio solo sapere di chi si tratta.”
“Aiuto!” Una seconda voce si udì dalla locanda.
“Ma quanti sono?” Esclamò Milla.
“Non muoverti” supplicò Flio che non la smetteva di trattenerla.
Kyleen intanto si era precipitata a prendere la spada dall’elsa dorata. La lama scintillò nel buio della sala… un’immagine così suggestiva che fece cadere ancora più nel panico Flio. E ora anche Milla iniziava ad avere paura.
Chiunque si trovasse fuori dalla locanda, non la smetteva di urlare e di battere.
I colpi si spostarono dalla porta fino alla finestra. Nel frattempo una violenta tempesta investì la zona. Le gocce di pioggia tartassavano la locanda.
“Cercano di entrare” disse Milla con voce tremante.
Kyleen strinse i denti. Con la spada al suo fianco si avvicinò alla finestra e con un movimento deciso tirò via le tende.
Proprio in quel momento un lampo illuminò di bianco la montagna, rivelando il volto di due uomini all’esterno della locanda. Questa volta tutte e tre le ragazze urlarono per la paura.
Milla e Flio si strinsero l’un l’altra mentre Kyleen perse quasi la presa dalla sua spada.
La coppia di uomini che battevano sulla finestra, implorando di entrare, erano due viaggiatori. Lo si poteva capire dal modo in cui erano vestiti. Ma non era che quello spaventava le ragazze… bensì la vista del sangue.
I due uomini infatti erano gravemente feriti e nei loro volti era impressa una smorfia di puro terrore.
La cosa che li aveva ridotti in quel modo apparve di colpo dietro di loro.
Era gigantesco e colpì con violenza non solo gli uomini ma il fianco della locanda, deformandola.
Le assi della parete si spezzarono e le finestre si frantumarono, generando un boato di rumori terrificanti.
Il colpo fu così devastante da mutilare i corpi dei due sventurati.
Uno di loro si ripiegò in maniera orrenda, poiché la sua spina dorsale si era frantumata in diversi punti. Entrambi gli uomini morirono sul colpo mentre venivano scaraventati nella sala da pranzo.
Detriti, fango e pioggia irruppero nella locanda.
Milla e Flio urlarono per la paura e arretrarono. Kyleen invece si era abbassata per evitare i detriti.
Poiché era vicina alla finestra -o ciò che restava della finestra- la ragazza del nord poté vedere la cosa responsabile di tutto quello scempio.
I suoi occhi incontrarono quelli del mostro.
Kyleen fu pervasa da un terrore immenso. Un terrore che la fece sentire piccola e indifesa.
Il mostro richiamò la clava che aveva usato per abbattere parte della locanda. Si stava preparando a un secondo attacco.
Kyleen rinsavì. Era completamente fradicia per via della tempesta.
Si voltò verso Milla e Flio e urlò con tutta la forza che aveva in corpo: “troll!”




fiore

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Capitolo 11
*** La strega dei desideri -parte 5- ***



La strega dei desideri

-Parte 5-



Un lampo accese la notte.
Gli alberi sulla montagna venivano sferzati dalle raffiche del vento. A un tratto il rombo di un tuono sovrastò ogni altro suono provocato dalla tempesta. La natura stava sfogando tutta la sua immensa furia. Un secondo lampo illuminò la locanda dei desideri.
“Troooool!” Urlò di nuovo Kyleen. Era completamente fradicia nonostante si trovasse nella sala da pranzo, colpa della pioggia che entrava dallo squarcio nel muro.
Sulle prime, Milla e Flio non capirono cosa stesse dicendo la ragazza del nord.
Ma un ruggito, diverso dal rumore dei tuoni, allarmò le giovani.
Il volto deforme di un troll fece capolino dalla voragine sul muro. Era grottesco e cinereo. Sembrava un tubero marcio… un tubero enorme e con occhi piccoli e neri.
Il troll era alto almeno tre uomini, nonostante fosse gobbo e torto su un fianco. Le braccia, spropositate e coperte di muschio, toccavano il suolo. Le mani grottesche e possenti stringevano un enorme tronco d’albero, lavorato in maniera grossolana per conferirgli le sembianze di una clava.
Pelli d’animali coprivano il bacino del troll. Come macabro ornamento, su quell’unico e insulso indumento erano appesi teschi e teste di varie creature parzialmente decomposte.

L’attacco del troll aveva divelto la parete della locanda, esponendo la sala da pranzo, e le ragazze al suo interno, alle intemperie di quella furente notte tempestosa.
Kyleen sapeva che il mostro era in grado di distruggere l’edificio con solo pochi fendenti.
Si voltò verso le altre giovani e iniziò a correre.
Milla e Flio in qualche modo avevano compreso le intenzioni della fanciulla del nord. Tutte e tre uscirono dalla locanda, riversandosi sul retro.
La pioggia le investì. Era gelida.
Un lampo rivelò lo spazio attorno alle ragazze. Altri due troll si trovavano al loro fianco.
Erano accovacciati, intenti ad ispezionare il portico della locanda.
Le urla delle ragazze furono ovattate dai rumori della tempesta. Con orrore capirono che l’edificio era circondato da un totale di tre troll.
Flio continuò a fuggire ma Milla si paralizzò dalla paura.
I mostri si accorsero di lei eppure si limitarono a fissarla. Prima di quella notte non avevano mai visto un essere umano e non riuscivano a comprendere cosa fosse quella piccola creaturina atterrita e tremante.
La loro natura violenta e aggressiva prevalse infine sulla loro perplessità e si scagliarono contro Milla. Lei non poté far altro che fissare le loro enormi e contorte bocche nere spalancarsi.
L’avrebbero divorata se Kyleen non l’avesse afferrata per un polso e trascinata con se nel bosco.
In poco tempo le ragazze raggiunsero Flio.
La pioggia aveva reso scivoloso il terreno: un miscuglio di fango, foglie bagnate e detriti. In alcuni punti del sottobosco si erano formati persino dei piccoli torrenti.
Le fanciulle non potevano vederli ma erano in grado di udire l’acqua zampillare tra gli alberi.
Nonostante tutti quegli ostacoli, continuarono a correre. Spesso cadevano o scivolavano ma si rialzavano immediatamente. La paura infondeva in loro la forza per ignorare fatica e dolore.
Ma alle loro spalle i troll continuavano a rincorrerle e a ruggire.
I loro versi sovrastavano i suoni della tempesta.

Giunte in un punto del bosco particolarmente fitto, le ragazze si fermarono per riprendere fiato.
“Luce!...” Urlò Kyleen voltandosi verso le altre “...c’è bisogno di luce.”
Flio portò le mani all’altezza del torace. Richiamò a se la magia e creò dal nulla una piccola scintilla.
Ma Milla smanacciò quella minuscola fonte di luce ardente. Terrorizzata disse: “no! Non dobbiamo farci scoprire.”
Kyleen rispose: “i troll vedono perfettamente al buio…”
“…e hanno un incredibile olfatto” continuò Flio per poi riprendere il suo incantesimo.
In men che non si dica, la mezza fata generò una sfera di fuoco tra le sue mani.
Il globo volteggiava e ardeva nonostante la pioggia dirompente.
Kyleen sguainò la spada dall’elsa dorata. La lama sibilò nel buio della notte e quel suono rincuorò la ragazza del nord: “qui” disse a Flio, indicandogli l’arma.
Quest’ultima spinse il globo verso la spada.
La sfera incantata andò ad unirsi all’arma e la lama si cosparse di fiamme, proiettando riflessi rossi e ambrati attorno le ragazze.
Fu proprio grazie a quella luce che Kyleen riuscì a scorgere un tronco scagliato contro di lei. I troll le avevano appena lanciato un arbusto.

Il tronco andò a impattare contro gli alberi... ma le ragazze furono travolte da schegge di varie dimensioni. Flio fu colpita alla testa da un detrito particolarmente grande: un fiotto di sangue bruno zampillò da un orrendo squarcio sulla fronte della mazza fata.
Milla e Kyleen inorridirono nell’udire il pezzo di legno colpire la testa della loro compagna. Fu un tonfo sordo e possente. Anche loro furono travolte dai detriti e ruzzolarono a terra.
Milla si rialzò rapidamente, chiedendosi come mai sentiva il suo braccio sinistro formicolare. Osservò meglio l’arto e si accorse che un detrito del tronco si era conficcato nelle sue carni.
Cercò di urlare ma la paura le impedì di generare anche il più flebile dei gemiti. Fu come avere una mano ghiacciata serrata attorno la gola.
Flio, vicino a lei, non si muoveva.

Kyleen era finita distante da Milla e Flio.
Alzò il capo e notò le grottesche sagome dei troll mentre si avvicinavano. Il fitto bosco rallentava la loro corsa, il che dava del tempo a Kyleen per ragionare. Si accorse che Milla la stava fissando, spaventata e ferita.
Kyleen le rivolse uno sguardo carico di emozioni. Si alzò da terra e corse nella direzione dei troll.
“Sono qui! Sono qui…” urlò la ragazza del nord mentre agitava la spada fiammeggiante sulla sua testa “...sono qui, razza di bastardi! Venite a prendermi!”
I troll erano facili da provocare. Quei mostri furono attirati dalla luce e dal movimento di Kyleen.
Eccitati di aver trovato una delle loro prede, caricarono la ragazza.
Lei corse via nella speranza di allontanare i troll dalle sue compagne ferite… ma uno di loro, il più lento, si fermò di colpo. Alzò la testa e fiutò l’aria.
Un fulmine cadde a pochi passi da lui, squarciando in due un’antica betulla.
Nonostante la pioggia e il vento, il troll riuscì ad avvertire l’odore del sangue. Si voltò verso Milla e si accorse di lei.
La ragazza strisciò verso Flio. Quest’ultima era viva ma aveva perso conoscenza.
“Flio, alzati” supplicò Milla mentre la scrollava.
La ferita sulla testa della ragazza era orrenda, le si potevano intravedere le bianche ossa del cranio.
“Flio! Flio!”
Ma la ragazza non apriva gli occhi… e il troll era sempre più vicino.

Nel frattempo, Kyleen era riuscita ad attirare l’attenzione degli altri due troll. Ma non si era accorta che il terzo di quei mostri aveva puntato Milla e Flio.
La ragazza del nord corse… corse come non aveva mai fatto in vita sua, con la sola luce della spada a farle da guida in quell’oscuro labirinto di alberi.
Scorse il ciglio di un burrone alla sua sinistra.
Un tronco era caduto proprio in quel punto, formando una sorta di ponte naturale sul baratro.
Kyleen svoltò improvvisamente in quella direzione… e fu fortunata poiché quel brusco cambio di direzione le permise di evitare inconsapevolmente il fendete della clava di un troll.
La ragazza si accorse solo in quell’istante che i mostri erano proprio alle sue spalle.
Accelerò in direzione del burrone, richiamò a se tutte le sue forze e trattenne il fiato mentre spiccò il balzo sul baratro.
Il tempo sembrò rallentare. Persino le gocce della pioggia rallentarono la loro caduta… o almeno questo era ciò che percepiva Kyleen mentre eseguiva il salto.
Continuò a muovere le gambe e le braccia anche se sotto di lei c’era solo un nero abisso. Raggiunse l’altro lato del burrone, scivolò e si rialzò dopo aver compiuto una capriola.
Sporca di fango, con il cuore che le batteva all’impazzata, Kyleen si voltò in direzione dei troll.
Uno di loro mise il piede sul tronco che fungeva da ponte e avanzò.
Si udì il legno gemere e contrarsi sotto il peso del mostro. Il tronco si spezzò in due e la creatura precipitò nel vuoto.
Il troll, mentre cadeva, lanciò un possente ruggito. Riversò in quel verso tutta la sua rabbia e la sua paura. Poi il silenzio. L’impatto con il suolo doveva averlo ucciso all’istante.
In quel momento, Kyleen rammentò le parole del suo maestro:
La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso: “Valden, saresti stato fiero di me” sussurrò tra se e se.
Un lampo illuminò la foresta, seguito dal boato di un tuono.
La luce di una saetta rivelò l’altro troll. Era immobile e intento ad osservare Kyleen dall’altro lato del burrone. L’espressione del mostro comunicava tutta la sua rabbia e la sua frustrazione.
La ragazza ricambiò lo sguardo di sfida del mostro. Lei non aveva più paura. L’idea di aver sconfitto un troll la riempiva di un’eccitazione assopita da parecchi anni.
Attese.
Ma il mostro, invece di tentare un balzo, si voltò e scomparve nell’oscurità della notte.
Il terrore si ravvivò in Kyleen, ancora più forte e intenso di prima.
“Un momento…” urlò “…dove vai? Dove vai?”
Ma il troll era andato via. Kyleen precipitò nella più buia delle disperazioni quando comprese che anche il terzo troll era scomparso.
“Milla” sospirò in preda al panico.

Il terzo troll… il mostro che aveva deciso di non inseguire Kyleen, aveva trovato Milla e Flio.
Quest’ultima non aveva ancora ripreso conoscenza.
Milla la teneva stretta a se, seduta sotto un albero per trovare un minimo di riparo dalla pioggia. La luce dei lampi permetteva alla ragazza di intravedere il troll mentre avanzava. Poteva persino sentire il suo tanfo… un odore di carogne misto a erbe marce e altre cose indefinibili.
Milla balzò in piedi ma non aveva idea di cosa fare. Non poteva fuggire e Kyleen inoltre era scomparsa chissà dove.
La ragazza poté avvertire il troll a un passo da lei. In quel momento era sicura che sarebbe morta.
La frustrazione prese il posto della paura e in poco tempo di tramutò in rabbia… una rabbia sempre più intensa fino a divampare in ira.
Milla non si era neanche resa conto della sfera infuocata che ardeva tra le sue mani. Aveva richiamato a se la magia per evocare quel globo incandescente.
L’alone delle fiamme illuminò di rosso gli occhi della ragazza. Fissò il troll che in quel momento si sentì minacciato da lei.
La strega Zeela non aveva ancora insegnato a Milla e Flio delle magie complesse o potenti.
Milla quindi si affidò all’ira e all’istinto: puntò bene i piedi sul suolo fangoso, ispirò a fondo e lanciò la sfera infuocata contro il troll.
Un’enorme lingua di fuoco si sprigionò dalle mani di Milla.
La sfera che aveva evocato un attimo fa, ora pareva il soffio di un drago. Le fiamme tracciarono una scia ardente nel bosco e la notte si illuminò di rosso e d’arancio.
Il troll fu investito dalle fiamme.
Alzò un braccio per difendersi ma non servì a nulla. Il fuoco lo divorò in pochi secondi.
Lui lanciò un urlo che sembrò raggiungere la sommità del cielo. Ma in pochi istanti il suo lamento regredì a un flebile gemito fino a spegnersi del tutto.
Il troll cadde a terra, privo di vita. Il suo cadavere pareva un enorme pezzo di carbone rovente e fumante.

Le gambe di Milla cedettero e la ragazza cadde sulle ginocchia. L’incantesimo le aveva sottratto tutte le sue energie.
Abbassò lo sguardo verso le sue mani e inorridì. Erano carbonizzate.
Dalla punta delle dita fino ai gomiti, le carni erano un ammasso di materia nera e fumante, attraversate da una serie di profondi solchi che esponevano una polpa di muscoli rossi e pulsanti. Milla tremò dal terrore. Si lasciò sfuggire un gemito mentre sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime. Ma non pianse. Non era in grado di farlo, tale era il trauma che stava provando.
“Milla…” urlò una voce nel buio della notte “…Milla, Flio!”  
Era Kyleen.
Milla riuscì a intravedere la spada fiammeggiante tra gli alberi.
La ragazza del nord la raggiunse in pochi secondi.

Kyleen notò immediatamente le braccia ustionate di Milla.
Sul volto della ragazza del nord si materializzò la stessa espressione inorridita e terrorizzata della sua compagna. Aprì bocca ma non riuscì a dire una parola.
Un ruggito alle sue spalle la fece sussultare.
L’ultimo troll rimasto in vita aveva appena raggiunto le ragazze. Il mostro ruggì di nuovo e partì alla carica.
“Vai via” disse Milla.
Kyleen la fissò perplessa.
“Devi andare…” ripeté Milla “…tu puoi correre. Salvati almeno tu.”
L’orrore travolse la ragazza del nord.
La sua compagna aveva ragione. Il troll si sarebbe fermato per divorare Flio e Milla, dando così il tempo a Kyleen di fuggire. Si trattava di una soluzione terrificante ma logica.
“Vattene” ripeté Milla con un filo di voce, sforzandosi di apparire calma come se avesse accettato il suo destino.
Kyleen era paralizzata dalla paura. Un brivido la scosse dalla testa ai piedi.
Si chinò su di Milla e la baciò.
“Perdonami” disse la ragazza del nord mentre Milla la fissava scioccata.

Kyleen si rialzò da terra, roteò la spada infuocata e caricò il troll.
Urlò qualcosa nella sua lingua madre. Era un urlo di battaglia tipico dei guerrieri del nord.
Ragazza e troll ingaggiarono battaglia.
Kyleen iniziò a danzare attorno l’enorme mostro, mentre la tempesta continuava a dar sfogo alla sua furia. Il troll tentò più volte di colpire la fanciulla, ma la sua clava era troppo ingombrante per essere brandita in quel punto della foresta così fitta.
Più volte l’arma andò a impattare contro qualche albero.
Kyleen sapeva che sarebbe morta se il troll l’avesse colpita almeno una volta. Scelse con cura ogni suo movimento. Di tanto in tanto riusciva a colpire il mostro ma, non volendo esporsi, la ragazza infliggeva solo qualche taglio o ferita superficiale.
Questo non faceva altro che far infuriare ancora di più il troll.
Se lui avanzava, Kyleen indietreggiava per poi continuare a danzare attorno a lui.
Il mostro voleva gettar via la sua clava e afferrare la ragazza con le sue possenti mani. Sarebbe stata una facile cattura… ma desistette poiché aveva paura del fuoco della spada di Kyleen.
Mentre continuava a muoversi, la ragazza mise un piede su una roccia nascosta da un letto di foglie morte. Scivolò a terra.
Il troll ruggì dall’eccitazione, la raggiunse in un baleno e sollevò la clava sul suo testone grigio e deforme. Kyleen sentì il suo cuore sussultate per la paura.
Il mostro abbassò l’arma su di sei… ma la clava rimase impigliata tra i rami di un albero.
No, non erano rami. Kyleen, ancora a terra, aguzzò la vista e comprese che si trattavano di viticci, simili a liane, e si stavano muovendo. Si avvolsero attorno l’arma del troll.
Altre appendici legnose iniziarono ad aggredire il mostro. Iniziarono ad avvinghiarlo mentre lui urlava e si dimenava.
In poco tempo quei viticci riuscirono a bloccare il troll e a farlo cadere a terra.
Un senso di felicità e speranza divampò nell’animo di Kyleen: “è la magia di Zeela” sussurrò.

Un lampo irradiò d’argento l’intera foresta, seguito dal fragore di un fulmine.
In quella luce così accecante, Kyleen scorse da lontano la figura di Valden. L’uomo avanzava verso di lei. Era velocissimo e nelle sue mani stringeva una coppia di spade.
Quando fu vicino al mostro, Valden balzò su di lui e gli conficcò una lama in un occhio fino a raggiungere il cervello. Roteò l’arma nella testa del troll prima di estrarla con un decisivo strattone. Il troll emanò un rantolo prima di smettere di respirare.
Valden si voltò poi verso Kyleen per sincerarsi delle sue condizioni.
Lei non aveva mai visto il suo maestro così preoccupato per lei. Si commosse e scoppiò in un pianto liberatorio. Valden si precipitò per abbracciarla forte: “la mia ragazza” disse con voce tremante.
In poco tempo raggiunsero Flio e Milla.
Quest’ultima non era ancora in grado di muoversi. Sapeva che da un momento all’altro avrebbe sentito il dolore delle ustioni… e sarebbe stato un dolore insopportabile.
Valden si rivolse a Kyleen: “tu prendi Flio, io penso a Milla.” Dovette urlare poiché la tempesta si stava facendo sempre più intensa.

Milla sentì Valden che la sollevava da terra.
La testa le faceva un gran male e avvertiva la foresta vorticare attorno a lei. Cercò di restare cosciente mentre veniva riportata alla locanda. Dietro di lei poteva scorgere Kyleen con Flio tra le sue braccia. Dopo pochi minuti Milla riuscì a vedere la sagoma della locanda scagliarsi nel buio della notte. Zeela era lì, in trepidante attesa.
Fu l’ultima cosa che la ragazza vide prima di svenire.



⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Per moltissimo tempo, Milla non fece altro che chiedersi come mai si trovava a fissare il soffitto di una stanza della locanda. Si rese poi conto di trovarsi distesa su un comodo letto e di non esser in grado di muovere le braccia. Cercò di alzarsi ma la minima contrazione dei muscoli della schiena le provocò dei dolori lancinanti, come se dei lunghi aghi le attraversassero il corpo.
Lentamente i ricordi riaffiorarono nella sua mente stanca: rammentò la tempesta, lei che cenava insieme a Flio e Kyleen… poi l’attacco dei troll, la fuga disperata nel bosco, una lunga scia di fuoco e un bacio. Ma quest’ultimi ricordi erano ancora sbiaditi e confusi nella sua memoria.
Si riaddormentò.

Nei giorni successivi, Milla fu sconvolta dalla febbre.
Alternava momenti di lucidità con illusioni spaventose. Non riusciva più a distinguere la realtà dalle immagini prodotte dalla sua fantasia. Incubi, alimentati dalla febbre, iniziarono ad affollare la sua stanza. Incubi generati dai suoi ricordi di infanzia o dai racconti che aveva udito nella sua vita.
Vide di fronte a se i predoni del deserto, in sella a dei cammelli, dirigersi verso il villaggio di suo madre. Udì le grida di battaglia dei popoli del nord. Ammirò con orrore i mostri marini che si sollevavano da un oceano agitato.
Vide poi i troll ed ebbe una grande paura. I mostri erano entrati nella sua stanza, ruggendo e agitando le loro armi. Quando la videro, distesa inerte sul letto, si gettarono contro di lei.

Milla si svegliò di soprassalto. Tremava come una foglia.
Nella sua stanza regnava un senso di pace assoluta. La camera era colma di talismani e amuleti magici, molti dei quali pendevano dal soffitto. Erano stati creati appositamente per lei, per poter accelerare la sua guarigione. La luce del sole filtrava attraverso le imposte chiuse. Oltre quella finestra, Milla scorse dei fiocchi di neve scendere dolcemente dal cielo.
Ispirò a fondo e percepì nell’aria un odore di erbe medicinali. Fissò le braccia e scoprì che erano completamente avvolte da delle bende. Qualcuno doveva averle cambiate da poco poiché erano candide, senza neanche una traccia di sangue o pus.
Chiuse gli occhi poiché voleva dormire di nuovo… ma il cigolio sommesso della porta la fece sobbalzare.
Zeela entrò nella stanza: “come ti senti?” Disse a bassa voce quando si accorse che Milla era sveglia.
“Bene…” rispose lei “...Flio e Kyleen?”
La strega si sedette al suo capezzale e le disse che le altre due ragazze non correvano più alcun rischio e che erano in grado di camminare.
“Io non riesco neanche a muovere un muscolo” commentò Milla, scoprendo che anche il solo parlare le procurava un certo fastidio al collo.
Zeela annuì prima di replicare: “hai usato un incanto molto potente, sei fortunata a esser sopravvissuta.”
“E la locanda?” Chiese Milla dopo diversi secondi passati a contemplare il silenzio.
“Che intendi?”
“E’ stata distrutta dai troll.”
“Io e Valden la stiamo riparando. Tra qualche settimana sarà come nuova.”
“Ma fino a quel momento non sarà possibile esaudire i desideri della gente?”
Zeela sorrise: “tu credi, Milla?”
“Ecco… non saprei. Ho solo pensato…”
“…che siccome la locanda ha una parete distrutta non è possibile usare la sua magia?!” La strega sospirò e si avvicinò a Milla.
La ragazza notò qualcosa nello sguardo della sua maestra… qualcosa di solenne.
“Ascoltami…” disse Zeela “…sto per rivelarti un segreto che non ho mai detto a nessuno.”
Milla deglutì nel sentire quelle parole.
La strega continuò: “stai dando troppa importanza alla forma materiale di questa locanda. Certo… la magia scorre tra queste mura e confluisce in me per poter esaudire i desideri delle persone. Ma io non sono solo un tramite. In me vive la magia esattamente come vive in questa locanda. Sai cosa vuol dire, Milla?”
La ragazza scosse la testa. Era completamente incantata dal discorso della sua maestra.
Quest’ultima continuò: “vuol dire, cara Milla, che io posso portare la magia della locanda in un altro luogo. Potrei distruggere la locanda e incantare qualsiasi altro posto e continuerei comunque a esaudire i desideri del prossimo.”
“Allora perché resti in questa locanda?” Chiese istintivamente Milla.
Zeela ridacchiò di fronte all’ingenua bontà della sua allieva.
Ebbe l’impulso di accarezzarle i capelli rossastri ma aveva paura di farle del male. Del resto Milla era ancora molto debole e fragile.
Si limitò a restarle vicina e rispose: “vorrei dirti che resto nella locanda per un motivo nobile… del resto questo posto è stato creato con il legno preso da un albero magico. Ma la verità è che sarebbe terribilmente pericoloso scegliere un altro posto. Attirerei troppa attenzione su di me. Questa montagna invece è un posto perfetto… è isolata, tranquilla e difficile da raggiungere.”
Milla rimase in silenzio per molti secondi prima di chiedere: “perché mi stai dicendo questo?”
“Non potevo rivelare un segreto così importante a cuor leggero. Immagina se qualcun altro venisse a scoprirlo! Ogni re o lord del regno farebbe di tutto per prendere la magia della locanda e trasferirla nel suo castello. Userebbero persino la tortura per ottenere un potere così smisurato.
Inoltre, cara Milla, ti sto rivelando questo segreto perché… quando arriverà la mia ora …tu mi succederai come strega dei desideri.”
Milla strabuzzò gli occhi e fece per replicare. Ma Zeela alzò una mano e continuò: “quando sarai completamente guarita, ti benedirò con un incantesimo. Così, al momento della mia morte, tu prenderai il mio posto. Sarai tu a realizzare i desideri delle persone e un giorno tramanderai questa magia a un tuo allievo. Questo è il mio volere. Avrei voluto dirtelo la sera in cui i troll hanno attaccato la locanda.”
Inizialmente Milla fu pervasa da un inteso senso di euforia. Ma la felicità durò solo un instante perché paura e insicurezza si espansero nel suo animo.
“E Flio?...” Chiese alla strega “…lei è più meritevole di me.”
Zeela fissò emozionata la ragazza: “io ho scelto te” le sussurrò sorridendo. Era orgogliosa della sua allieva e la ragazza l’aveva compreso.

In quel momento qualcuno bussò alla porta.
“Avanti” disse Zeela.
Kyleen fece capolino nella stanza. Milla avvertì un tuffo al cuore quando i suoi occhi incontrarono i suoi.
“Si è svegliata?” Chiese la ragazza del nord e la strega la invitò a farsi avanti.
Timidamente Kyleen entrò. Anche lei aveva delle bende attorno le braccia ma le sue ferite erano decisamente meno gravi rispetto a quelle di Milla.
Zeela raggiunse Kyleen. Come gesto d’affetto le sistemò una ciocca dei suoi capelli dorati che le cadevano su una spalla: “una vera guardiana di streghe…” commentò Zeela “...hai protetto le mie allieve rischiando la tua stessa vita.”
Kyleen era imbarazzata ma felice. Milla intanto non le staccava gli occhi di dosso e non poteva far altro che ripensare al bacio che le aveva dato prima di scagliarsi contro il troll nella foresta.
Zeela uscì dalla stanza ma non prima di aver rivolto uno sguardo di complicità nei confronti di Milla. Lei si sentì divampare dalla vergogna… come se la strega avesse letto i suoi pensieri.

Milla e Kyleen rimasero da sole.
Apparivano tranquille ma in ognuna di loro si agitava un mare di emozioni. La ragazza del nord si sedette sul bordo del letto, vicino a Milla.
Notò le braccia fasciate della ragazza. Sembravano prive di vita, immobili e con i palmi rivolti verso l’alto.
Kyleen infine prese la parola: “Zeela ha detto che sei stata molto male. Non potevo farti visita fino a questo momento. Ma la strega dice che guarirai completamente. Non avrai neanche una cicatrice.”
Milla ridacchiò. Ma era un riso amaro: “non ne sono sicura, le ustioni che ho visto su di me erano orrende.”
La ragazza del nord sollevò un sopracciglio: “dopo tutti questi anni sottovaluti ancora la magia della tua maestra?”
Milla alzò le spalle. Non voleva dare una risposta. Rimase a contemplare per un po’ la neve che si vedeva fuori dalla finestra: “perché nel bosco ti sei comportata in quel modo?” Chiese d’un tratto.
Kyleen stirò un mezzo sorriso: “cosa vuoi sapere, Milla? Perché ho affrontato un troll invece di scappare? O forse vuoi sapere perché ti ho baciata?”
“Ecco… entrambe le cose, suppongo.”
Kyleen annuì. Iniziò a giocherellare con un talismano mentre rispondeva: “ho affrontato il troll perché non volevo che tu morissi.”
“E per il bacio?”
“Ero convita che il troll mi avrebbe divorata. E non volevo lasciare questo mondo senza averti almeno dato un bacio.” Kyleen mise via il talismano che stava tormentando.
Toccò delicatamente il palmo di Milla con la punta delle dita: “ti faccio male?”
“No.”
Kyleen la prese per mano.
Nessuna delle due disse più una parola. Pensarono che non c’era bisogno di continuare quel discorso. Si limitarono a restare in silenzio, mano nella mano, ad assaporare quel momento.


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“Volevi vedermi?” Disse Flio entrando nello studio della strega.
La ragazza aveva la testa avvolta da delle bende.
Zeela era seduta vicino a un tavolo, intenta a leggere un antico tomo. Ripose via quel libro e chiese a Flio di chiudere la porta. Lei obbedì.
Erano sole in quella bizzarra stanza piena di vecchi volumi e strani oggetti legati al mondo della stregoneria.
“Sei pronta a conoscere il tuo destino?” Chiese Zeela con aria solenne.
Flio assunse una posa marziale, incrociando le mani dietro la schiena e drizzando le spalle: “sono pronta” rispose.
Zeela sospirò: “tu non sarai la strega dei desideri.”
Quelle parole colpirono al cuore la mezza fata. Flio diede fondo a tutte le sue forze per restare ferma e composta… ma dentro di lei si espande un grande dolore.
I suoi occhi si velarono di lacrime.
“Quindi…” rispose con voce spezzata “…Milla?!”
“Si…” disse Zeela “…sarà Milla ad ereditare la locanda e ad amministrare la magia del posto.”
“Milla, ma certo” commentò Flio amareggiata.
Fissò prima il pavimento, poi sollevò di nuovo lo sguardo verso la sua maestra: “ti ho forse delusa in qualche modo?”
Quelle parole straziarono la strega: “no…” rispose con un filo di voce “…tu non hai colpa.”
Ma Flio sentiva il bisogno di sputar fuori il veleno che si era generato nel tuo cuore: “ho sempre obbedito ai tuoi comandi. Ho studiato e ho fatto più di quello che mi hai chiesto di fare. Sono brava con la magia… so che devo essere umile ma sappiamo entrambe che sono molto con la magia. Amo questa locanda e amo te, maestra.
E tu preferisci consegnare la magia dei desideri a una… a una… trovatella che entrò qui dentro per puro caso?”
“Flio.”
La mezza fata alzò una mano per zittire la strega. Iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, non riuscì più trattenere le lacrime. Il volto si tinse di rosso.
Tentò di calmarsi e Zeela attese pazientemente.
Flio infine si fermò, portò le mani ai fianchi e fece un gran respiro: “hai preso la tua decisione, maestra. E’ tempo che io prenda la mia…” si voltò verso Zeela “…partirò all’alba. Tornerò alla gilda dei maghi.”
“Non sei obbligata ad andar via” la strega era sempre più addolorata.
“Invece si” ringhiò Flio che non riusciva a smettere di piangere. Si avvicinò alla sua maestra: “invece si” ripeté. Uscì poi dallo studio e corse nella sua camera da letto.
Il mattino seguente sarebbe tornata nella capitale del regno.



fiore

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Capitolo 12
*** La strega dei desideri -parte 6- ***



La strega dei desideri

-Parte 6-





Venne l’inverno e fu molto rigido.
Le nevi si sciolsero in primavera. Passò poi un anno intero.
Fu un periodo tranquillo sulla montagna. La locanda, in tutti quei mesi, aveva accolto diversi clienti e solo pochi di loro avevano espresso dei desideri.
Milla, ormai l’unica allieva di Zeela, si era trasformata in una giovane donna, fiera e innamorata di Kyleen. Ciò che era nato come un profondo affetto tra le due ragazze, si era tramutato lentamente in amore. Non c’era bisogno di confessarlo a Zeela e Valden, poiché era evidente il sentimento che provavano le fanciulle l’una per l’altra.
Erano entrambe felici… e la loro felicità, in un certo senso, sembrava far risplendere la locanda di luce propria.
Milla, durante l’anno, tornò a visitare la capitale del regno.
Qualche volta lo fece per sbrigare delle commissioni per conto di Zeela, altre volte per puro diletto. In un paio di occasioni portò persino Kyleen con se.
Verso l’estate, Milla si recò nella sua vecchia abitazione nella speranza di riconciliarsi con sua madre. La ragazza si considerava una persona del tutto nuova ora che aveva trovato l’amore e per questo voleva rimediare ai suoi errori del passato.
Sua madre l’accolse in lacrime… ma la gioia non durò a lungo.
Quando Milla le rivelò la sua relazione con Kyleen, la madre andò su tutte le furie. Disse che era una vergogna legarsi a una persona del nord.
Gli uomini e le donne del settentrione erano solo dei barbari, più insulsi delle bestie.
Tale era il parere degli abitanti del regno e la madre di Milla non faceva eccezione. La donna continuò a sgridare sua figlia per poi passare agli insulti.
Milla, mentre ascoltava la violenta sfuriata, fu scioccata nello scoprire che neanche una di quelle parole era in grado di ferirla. Comprese che ogni legame con sua madre era ormai reciso e questo le andava bene. Lei aveva Kyleen, aveva la locanda e la magia… e non poteva desiderare nient’altro.



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“Serve altro stufato!” Urlò Milla affacciandosi nelle cucine.
Zeela, troppo indaffarata con le pentole sui fuochi, si limitò ad annuire. Era mezzogiorno e la locanda pullulava di clienti decisamente affamati. Raramente la sala pranzo vantava così tanti ospiti. Il baccano era assordante ma piacevole. Si levavano risate, schiamazzi e brindisi. Un bardo saltò improvvisamente su un tavolo e iniziò a suonare una melodia con il suo liuto.
Si unirono a lui altri musicisti muniti di flauto e tamburello. In men che non si dica tutti i clienti nella locanda iniziarono a battere le mani a ritmo della canzone. Cantarono, in maniera stonata e allegra, dei versi esilaranti quanto osceni.
Milla, che serviva ai tavoli, aveva molte difficoltà a muoversi tra i clienti così ubriachi ed euforici.
Kyleen le dava una mano mentre Zeela e Valden erano impegnati nelle cucine.
Le due ragazze attiravano non poche attenzioni. Gli ospiti nella sala da pranzo gradivano la loro presenza, specialmente quella di Kyleen.
Lei non dava peso alle battute e agli ammiccamenti nei suoi confronti. Ma Milla era tremendamente gelosa di tutti quegli sguardi lascivi sulla sua amata… e questo divertiva moltissimo Kyleen.
“Altro stufato!” Esclamò uno dei clienti seduto a un tavolo insieme ai suoi rumorosi compagni.
Un altro uomo, per richiedere altra birra, alzò fin sulla sua testa un boccale di legno e lo fece oscillare cercando di attirare l’attenzione di Milla.
“Solo un momento” rispose lei dall’altro lato della sala. Si asciugò la fronte imperlata di sudore e corse verso il bancone della locanda. L’aria viziata e il caldo di quella giornata non aiutavano di certo Milla nelle sue mansioni. Ma non osava lamentarsi, poiché sapeva che il calore nelle cucine era molto più intenso rispetto a quello che si percepiva nella sala da pranzo.

Milla stava ancora spillando della birra dietro il bancone quando Kyleen la raggiunse.
La ragazza del nord, fingendo di lavorare, allungò una mano sul fianco di Milla, sicura che nessuno dei clienti era in grado di vederla per via del bancone.
Milla iniziò a spingerla via con dei colpi d’anca mentre era ancora impegnata a riempire il boccale di birra. “Falla finita!” Sussurrò, come se temesse di essere udita da qualche cliente nel mezzo di tutta quella baraonda. Kyleen era fatta così: adorava stuzzicare Milla, non per malizia -non sempre- ma solo per il puro gusto di infastidirla.
Continuò a punzecchiare Milla, lei sussultò e si versò della birra sull’abito. Ridacchiarono entrambe.

D’un tratto, al di fuori della locanda si levò un urlo brutale. Seguirono altri terrificanti versi, pronunciati in una lingua straniera. Non ci fu il tempo per reagire, tantomeno pensare.
La porta della sala da pranzo fu spalancata violentemente. Diversi uomini irruppero nel locale. Vestivano abiti di cuoio e pelli d’animale. I loro volti erano decorati con pigmenti bluastri. Avevano occhi chiari e capelli dorati, sciolti o legati in lunghe trecce. Brandivano diverse armi. Iniziarono a scagliare lance e frecce tra i clienti. Non miravano a nessuno di loro in particolare, volevano semplicemente massacrare tutti i presenti.
Alcuni degli ospiti erano armati e tentarono di contrattaccare ma gli invasori erano troppo forti per poter essere fermati. In pochi istanti si scatenò il panico nella sala da pranzo.
Urla di disperazione sostituirono i canti e le risate.
Milla era paralizzata dalla paura e Kyleen, sempre al suo fianco, aveva appena impugnato la spada dall’elsa dorata nascosta dietro il bancone: “mi hanno trovata” disse con un filo di voce.
Solo in quel momento Milla notò una certa somiglianza tra gli invasori e la sua amata. Comprese che quei barbari erano guerrieri del nord, giunti fin sulla montagna per scovare e uccidere Kyleen… oltre a tutti coloro che trovavano sul loro cammino.


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Ciò che nessuno poteva aspettarsi era che gli invasori avevano circondato la locanda prima di passare all’attacco. Diversi barbari entrarono nelle cucine mentre il resto di loro irrompeva nella sala da pranzo.
Valden agì d’istinto: agguantò una pentola piena d’olio bollente e la gettò contro uno dei barbari. E mentre la sua faccia iniziava a sciogliersi tra atroci dolori e grida lancinanti, Valden rubò la spada di quel guerriero per poi scagliarsi contro altri tre uomini del nord.
Muovendosi rapidamente, il guardiano della locanda mozzò la gola a due di loro, facendo arretrare il terzo. Ma altri barbari stavano entrando nelle cucine e iniziarono a scoccare diverse frecce.
Un dardo colpì Zeela in pieno petto. Una seconda freccia si conficcò nella sua gamba.
Altri due dardi gli perforarono il ventre.
La strega cadde al suolo, immersa in una pozza del suo stesso sangue.
Valden capì che Zeela era ormai condannata. Con la morte nel cuore uscì fuori dalle cucine per precipitarsi nella sala da pranzo.


⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Pochissimi clienti, i veri fortunati, riuscirono a fuggir via dalla locanda.
Gli altri venivano uccisi brutalmente dai guerrieri del nord. Uno di loro alzò lo sguardo e intravide Milla e Kyleen: afferrò dalla cintola un’accetta e la scagliò contro le ragazze.
L’arma vorticò a mezz’aria e in un lampo percorse l’intera stanza, andando a conficcarsi nel muro alle spalle di Milla. Lei aveva sentito chiaramente il rumore dell’aria che veniva smossa dalla lama mentre le sfiorava una guancia.
Per la paura, le sue gambe cedettero. Stava per cadere a terra ma Valden, appena giunto al suo fianco, l’afferrò con un braccio e la caricò su una spalla.
“Corri!” Urlò poi l’uomo a Kyleen.
La giovane non fece alcuna obiezione e seguì Valden tra i corridoi della locanda. Milla era ancora sulla sua spalla. I barbari partirono all’inseguimento mentre urlavano qualcosa nei confronti di Kyleen.

Valden entrò in una camera da letto e si precipitò subito verso una finestra che dava sul retro della locanda. Il sole del mezzogiorno inondava di una luce dorata la stanza.
Kyleen fu l’ultima ad entrare, chiuse la porta alle sue spalle e la bloccò con un mobile.
“Dov’è Zeela?” Chiese Milla guardando Valden.
Ma l’uomo preferì tacere. Aveva già spalancato le imposte, afferrò subito Milla e la fece uscire dalla stanza.
“Dov’è Zeela?” Ripeté lei, questa volta urlando.
Valden la ignorò di nuovo e Milla cadde nella più buia delle disperazioni.
I barbari intanto stavano sfondando la porta della camera con colpi d’ascia e di spada. Valden porse la mano verso Kyleen e aiutò anche lei ad uscire dalla stanza.
I due si guardarono negli occhi per un unico, intenso momento. La ragazza del nord colse qualcosa nell’espressione del suo maestro di scherma, qualcosa che non le piacque affatto.
“Vai” disse lui con un sussurro.
In quel momento, i barbari del nord riuscirono a sfondare la porta.
Valden fece roteare la sua spada e corse contro di loro. Kyleen urlò disperata, fece per tornare nella camera ma Milla la prese e iniziò a trascinarla via.
Le due ragazze riuscirono a intravedere Valden squarciare il ventre di un barbaro per poi esser circondato da altri nemici. Le loro armi si alzarono e si abbassarono ripetutamente sul guardiano della locanda.
Kyleen continuò a gridare, rabbiosa e addolorata. Si agitò, scalciò con tutte le sue forza ma Milla la teneva stretta a se. Non avrebbe mai permesso alla sua amata di andar incontro a una morte certa. Ma i barbari volevano Kyleen. Si riversarono quindi all’esterno della locanda e corsero in direzione delle due ragazze.
Milla aveva raggiunto i fiori dell’equinozio. Si fermò perché sapeva che i bruti erano molto più veloci di lei. Lasciò andare Kyleen che si mise subito al suo fianco. Con occhi gonfi di lacrime urlò qualcosa nei confronti degli invasori, pronunciando parole, maledizioni e bestemmie nella sua lingua madre. Mentre gridava, batteva le mani sul petto in segno di sfida.
In qualche modo la sua rabbia si espanse in Milla, come un fuoco che divampa da un albero all’altro.
La ragazza serrò i denti e portò le mani all’altezza del petto. Una luce cupa e rossa si sprigionò di fronte a se. Era una fonte di luce così minacciosa da bloccare l’avanzata dei barbari.
Milla piegò un poco le ginocchia poiché sapeva che il contraccolpo della sua magia era abbastanza potente da scaraventarla via.
Evocò una lunga scia di lava incandescente e la scagliò contro i guerrieri del nord. Come una frusta rovente, l’incantesimo investì alcuni di loro.
Si udì immediatamente il rumore della carne umana sfrigolare. Gli abiti e i capelli dei barbari presero subito fuoco. Quei malcapitati caddero a terra, contorcendosi e urlando per la disperazione.
Milla li fissò solo per un istante e comprese di aver appena ucciso, per la prima volta, degli esseri umani. Un senso di nausea germogliò nel suo stomaco, la ragazza lo avvertì come se fosse un’enorme palla di acido altamente corrosivo.
Con grande sforzò ignorò quell’orrenda sensazione e scagliò una seconda lingua di lava contro altri barbari. Questi iniziarono a battere in ritirata, terrorizzati.
Non avevano mai visto una magia e per fortuna Milla era riuscita a ritrovare la concentrazione per generare un incanto molto potente.
Ma i barbari, prima di sparire nella foresta, scoccarono diverse frecce contro la strega.
Milla era stremata e capì che non poteva muoversi. Non sarebbe mai riuscita a schivare quei dardi, tantomeno accucciarsi al suolo. Eppure neanche una di quelle frecce riuscì a colpirla. Kyleen le aveva fatto da scudo umano, scattando di fronte a lei.
Milla udì chiaramente il suono dei dardi colpire e affondare nella carne della sua amata.
I barbari erano andati via e improvvisamente era calato un silenzio a dir poco surreale.
Kyleen tremò nel tentativo di restare in piedi. Ma le ferite che aveva subito erano troppo gravi. Una delle varie frecce che l’avevano colpita si era conficcata in profondità nel suo torace.
Si accasciò. Milla la prese e l’aiutò a sdraiarsi al suolo.

La ragazza era incapace di pensare. Aprì la bocca per parlare ma riuscì solo ad emettere degli striduli gemiti. Il mento le traballava ogni volta che cercava di articolare qualche frase.
Pianse a dirotto mentre stringeva a se Kyleen. Anche la ragazza del nord era incapace di parlare e respirava a faticava.
Milla avvertì il sangue della sua amata scorrergli sulla sua pelle.
Quella sensazione sembrò destarla dal suo atroce torpore: “s-sta calma” riuscì a dire. Nonostante si fosse sforzata per parlare, quelle parole uscirono fuori dalla sua bocca come un flebile sussurro.
Raccolse un grade respiro e tornò ad essere padrone di se stessa.
“Zeela” gridò. “Zeela!”
Non ci fu risposta. Si udiva solo il crepitio del fuoco che bruciava gli abiti dei barbari uccisi dalle scie di lava.
“Zeela.”
Kyleen cercò di muoversi. Alzò lentamente una mano, era sporca di sangue.
Milla la prese e guardò negli occhi Kyleen. Entrambe piangevano.
 
“Non ti lascio” disse Milla con voce tremante.
Si alzò e cercò un modo per trascinare Kyleen nella locanda. “Zeela” continuò a urlare il nome della sua maestra. Milla infine alzò da terra la sua amata e iniziò a portarla in braccio.
Quest’ultima gemeva di dolore a ogni sussulto che investiva il suo corpo.
Milla strinse i denti mentre tutti i suoi muscoli tremavano per la fatica. Era stremata per le magie che aveva usato e non era abituata a sollevare pesi.
Avanzò a tentoni verso la locanda ed entrò nelle cucine. Trovò i corpi di tre barbari del nord e una lunga scia di sangue che non apparteneva a quei cadaveri.
Milla seguì quella traccia rossa fino a raggiungere la grande sala da pranzo. I clienti giacevano senza vista sul pavimento. C’era sangue ovunque.
“Zeela!” Urlò Milla quando scorse la sua maestra al suolo.
L’anziana strega si stava trascinando sul pavimento. Era lei a lasciare quella lunga scia rossa. Milla adagiò Kyleen vicino a Zeela per poi gattonare verso di lei.
Tra tutti i corpi dei clienti si levò un lamento.
Un uomo era sopravvissuto all’invasione dei barbari. Milla alzò lo sguardo verso di lui: era seduto a terra, gravemente ferito. Aveva il ventre lacerato e gli organi pulsanti riversi al suolo.
L’uomo, impazzito per l’orrore, stava cercando di raccoglierli e di rimetterli in nel corpo.
Milla non poteva aiutarlo o forse non voleva. La sua priorità era salvare Zeela e Kyleen.
Quest’ultima iniziò a tossire e a gemere. Sputò sangue.
“No” sussurrò Milla mentre le stringeva la mano. Cercò poi di tamponare le sue ferite usando lembi rimediati dalle maniche del suo abito che strappava con i denti.
Kyleen era pallidissima. Il suo corpo era gelido e tremava per i brividi. Iniziò a perdere le forze. Milla continuava a darsi da fare per arrestare le emorragie.
Gli ultimi respiri di Kyleen si ridussero prima a flebili sospiri... poi cessarono del tutto. La ragazza smise di muoversi.
Milla fu pervasa da un dolore insopportabile.
Contrasse la bocca e irrigidì tutti i suoi muscoli. Desiderava urlare ma non era in grado di farlo. Si piegò e baciò la fronte di Kyleen. Sentì il sapore metallico del sangue espandersi nella sua bocca. Le lacrime tracciavano delle calde scie sulle sue guance.
Strinse a se il corpo della sua amata: “non lasciarmi sola…” sussurrò “…non voglio!”
Un rumore alle sue spalle la fece sussultare.
Zeela si stava lamentando per il dolore. Milla si voltò verso di lei e vide la strega contorcersi mentre allungava la mano nella sua direzione.
Milla la fissò scioccata per diversi secondi. Era confusa e spaventata.
Comprese solo dopo qualche secondo di aver espresso un desiderio con quelle sue ultime parole.
E Zeela era stata costretta, dalla magia della locanda, ad esaudirlo.
Kyleen improvvisamente prese un lungo e straziante respiro. Milla tornò a fissarla.
La ragazza del nord si agitava e si lamentava per il dolore. Urlava ogni volta che veniva sfiorata da Milla. La magia del desiderio l’aveva rianimata ma, per vie delle sue gravi ferite, era bloccata in un limbo tra la vita e la morte. Un ciclo perpetuo di sofferenza.
Inondata di nuova energia, Milla balzò in piedi e corse verso lo studio della strega. Passò vicino la stanza in cui si trovava Valden.
La ragazza lo vide: il corpo senza vita dell’uomo era stato martoriato in un modo così atroce da far venire il capogiro a Milla. Lei lottò per non perdere i sensi, si piegò in due per vomitare. Tale era l’orrore che provava nel vedere cos’era rimasto del guardiano della locanda.
Prese un gran respiro, si asciugò le labbra con il dorso della mano e infine raggiunse lo studio di Zeela. Frugò freneticamente tra gli oggetti dell’anziana e prese diverse pozioni in grado di far addormentare Kyleen.
Il suo piano era quello di lenire le sofferenze della sua amata e prendere così del tempo per poterla guarire… anche se non sapeva come rimarginare ferite della ragazza del nord.

Tornò immediatamente nella sala da pranzo. Raggiunse Kyleen, ancora preda di dolori lancinanti. Le fece bere il contenuto di quelle pozioni. La ragazza del nord deglutì a fatica e in poco tempo si assopì. Milla, che ora iniziava a sentirsi tremendamente stanca, strisciò verso la sua maestra.
“Zeela…” disse, e nel farlo provò un grande dolore alla gola. Tutti quegli urli le avevano quasi fatto perdere la voce. “Zeela, cosa posso fare?” Chiese.
La strega alzò gli occhi verso di lei, respirava a fatica.
Milla si avvicinò un altro po’ alla sua maestra: “dimmi che cosa posso fare.”
Ma l’anziana locandiera ormai non udiva più alcun suono. Non sentiva neanche il dolore delle sue ferite. Si sentì leggera, come se stesse fluttuando nel vuoto. Era persino tranquilla.
Continuò a fissar Milla e pensò che i capelli rossastri della sua allieva erano bellissimi.
Con quell’ultimo pensiero, Zeela chiuse per sempre i suoi occhi.


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Il rumore delle foglie calpestate rompeva il silenzio nella foresta.
Flio era a corto di fiato ma strinse i denti e continuò a correre. Passò vicino a un gruppo di cervi intenti a pascolare nelle vicinanze. Gli animali balzarono agilmente e fuggirono via.
La giovane, con un ultimo sforzo, raggiunse la locanda dei desideri. Erano passati due giorni dall’attacco dei barbari del nord.
Nell’aria aleggiava un orribile tanfo, qualcosa che era stato dato alle fiamme. Si poteva percepirlo addirittura nel bosco, ma vicino alla locanda quell’odore si era fatto intenso e insopportabile.
Flio esitò prima di aprire la porta del locale. Si fece coraggio ed entrò.
L’aria nella sala da pranzo tremendamente viziata. La stanza era stata messa a soqquadro: tavoli e sedie erano riverse al suolo, cibo marcio e macchie rossastre tappezzavano il pavimento e le pareti. In quella penombra, Flio iniziò ad aver molta paura.
Aprì la bocca per parlare, per annunciare la sua presenza… ma in quel momento un rumore la fece trasalire, costringendola al silenzio.
Era il rumore di passi, provenienti al retro della locanda.
Flio deglutì e, tremante come una foglia, avanzò in quella direzione. Superò le cucine che, come la sala da pranzo, riversavano in un pessimo stato.
Una volta all’esterno, nello spiazzo sul retro della locanda, Flio sussultò per l’orrore: un cumulo di cadaveri carbonizzati giacevano al suo cospetto. I morti, ammassati gli uni sugli altri, sembravano un agglomerato di corpi cinerei.
Flio fu così scioccata nel fissare quell’immagine che non si era resa conto di non esser sola. Milla era apparsa al suo fianco.
Appariva stremata e affamata, curvata in avanti e con occhiaie pesanti. Era sporca di terra, polvere e sangue essiccato. I suoi capelli erano rovinati e sfilacciati.
Flio deglutì prima di rivolgerle la parola: “Milla! Cosa…? D-dove sono tutti gli altri?” Un secondo brivido scosse la mezza fata. Istintivamente tornò a guardare il mucchio di cadaveri vicino a se, come se si aspettasse di intravedere dei volti familiari tra quei morti.
Lentamente, Milla indicò i fiori dell’equinozio alle sue spalle: “lì ci sono Valden e Zeela” rispose con voce spenta.
Flio la fissò turbata. Pensò che Milla fosse impazzita.
Ma lei continuò: “ho sparso le loro ceneri sui fiori, non volevo lasciarli insieme a tutti gli altri cadaveri.”

Flio arretrò di qualche passo: “no…” disse sconvolta “…no, no, no.”
Si sedette sotto il portico della locanda e iniziò a piangere.
Milla avanzò e si chinò di fronte a lei: “perché sei qui, Flio?” Chiese.
La mezza fata singhiozzò per altri secondi prima di rispondere: “sapevo dell’attacco alla locanda.”
“Come facevi a saperlo?”
“Il signore dei maghi. Ieri sera mi ha confessato di aver inviato i guerrieri del nord su questa montagna. Voleva uccidervi tutti così da prendere la locanda per se.”
“E ti ha mandato qui per vedere se eravamo tutti morti? Per vedere se il suo piano aveva funzionato?”
Flio si sorprese nel sentire quelle accuse. Alzò da testa verso Milla… ma lei le aveva già messo le mani attorno al collo.

Il cuore di Flio iniziò a battere all’impazzata.
Tentò invano di liberarsi dalla presa di Milla. Cercò quindi di alzarsi ma perse l’equilibrio e ruzzolò a terra. Milla si sedette su di lei. Aveva gli occhi iniettati di sangue.
Flio comprese che voleva ucciderla e magari l’avrebbe fatto senza provare alcun rimorso.
“Mi hai portato via tutto” disse Milla con voce rauca.
La mezza fata tentò di replicare ma non poteva. Continuò a dimenarsi: allungò le mani sul volto di Milla, tentò di graffiarle gli occhi o di strappargli via i capelli. Infine infilò le dita tra i denti della sua assalitrice e lanciò una magia nella sua bocca.
Delle piante iniziarono a germogliare e a crescere rapidamente nella gola di Milla.
Lei, terrorizzata, lasciò la presa da Flio che iniziò a tossire e a prendere grandi respiri.
Milla finì a terra. Il suo corpo era pervaso da conati e contrazioni nella speranza di sputar via le piante nella sua gola.
Flio si alzò: “attenta, Milla. Ora sono una maga a tutti gli effetti. Le piante e gli animali rispondono al mio volere.”
La mezza fata continuò a far germogliare rami e foglie all’interno di Milla. Avrebbe potuto far apparire anche delle spine, così da lacerare la gola della ragazza, oppure avrebbe potuto semplicemente soffocarla.
Flio però decise di porre fine al suo incantesimo e le piante da lei evocate appassirono rapidamente. Milla rimase a terra per molto tempo, impegnata a sputar via tutti quei rametti e foglie morte.

La mezza fata si avvicinò a lei: “sei tu che mi hai portato via tutto.”
Milla la fissò. Era perplessa ma anche oltraggiata.
Flio sembrava molto arrabbiata: “ti sei mai chiesta perché Zeela ha voluto dare la locanda a te e non a me?”
“Non osare pronunciare il suo nome” ribadì Milla seppur con un filo di voce.
Ma la mezza fata avanzò un altro po’ e si puntò l’indice sul petto: “lei era la mia maestra. Poi sei arrivata tu è hai rovinato tutto. Io dovevo ereditare la locanda. Non tu.”
Milla balzò subito in piedi e indicò l’edificio: “e guarda dove il tuo desiderio ci ha condotti, Flio.”
Nella confusione della lotta, i verdi capelli della mezza fata si erano scompigliati.
Lei li legò dietro la testa, dando così il tempo a Milla di calmarsi.
Flio poi si guardò attorno, fissò le condizioni della locanda, i cadaveri carbonizzati e i fiori dell’equinozio: “credi che tutto questo sia opera del mio volere, Milla?” Chiese con voce calma.
“Se non sei stata tu, allora chi?”
“Ti ho già spiegato che è stato signore dei maghi.”
“Perché non è venuto lui di persona ad affrontarci?”
“Perché i maghi non posso attaccare qualcosa che si trova nei domini di sua maestà. Inoltre il re avrebbe iniziato a fare troppe domande. Ti rammento, Milla, che poche persone al mondo conosco il segreto della locanda. L’attacco dei barbari poteva essere scambiato come una semplice e brutale aggressione da parte degli uomini del nord. E il signore dei maghi avrebbe poi reclamato questa locanda.”
“Mettendo te a gestire la magia dei desideri” Milla stirò un sorriso beffardo quanto crudele.
“Si. Il signore dei maghi mi ha confessato tutto giusto ieri sera. Lui non sa che sono qui.”
Milla sollevò un sopracciglio: “mi vuoi far credere, Flio, che ti sei precipitata nella locanda… la stessa locanda che hai abbandonato dal giorno alla notte …perché eri preoccupata per me?”
Flio annuì: “ero preoccupata per te e per tutti gli altri. Ma dov’è Kyleen?”
Milla ignorò  quella domanda e si avvicinò alla mezza fata con fare minaccioso: “perché dovrei crederti?”
Flio affrontò quello sguardo di fuoco: “perché potevo ucciderti con uno schiocco di dita.”
Milla scruto a fondo gli occhi della mezza fata e non vide alcuna menzogna. Iniziò a rilassarsi.
“Ora mi dici dov’è Kyleen?” Insistette Flio.


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Milla condusse Flio in una camera all’ultimo piano della locanda.
Kyleen si trovava distessa su un letto, con una benda sugli occhi e le frecce ancora conficcate nel corpo. La mezza fata pianse e si agitò nel vedere la ragazza in quelle condizioni.
Milla le raccontò ogni cosa: l’attacco dei barbari, la morte di Kyleen, il suo desiderio.
Flio ascoltò con orrore ogni dettaglio di quella storia.
Tornò poi a fissare la ragazza del nord: “perché non le hai ancora tolto le frecce?” Domandò a Milla.
Lei rispose: “morirebbe nel giro di pochi secondi. Il mio desiderio le ha impedito di morire ma non significa che è diventata immortale. Non so cosa fare.”
“Io si” disse Flio prima di uscire di corsa dalla stanza.
Milla la seguì.

Entrarono nello studio di Zeela.
Flio si diresse verso uno degli scaffali e prese un grande volume nero. Era antico e rovinato.
Milla fissò intimorita quel libro: “magia oscura…” disse rabbrividendo “…non sono mai stata brava con questi incantesimi.”
“Lo so…” rispose Flio, anche lei spaventata “…Zeela non ha mai voluto insegnarci le arti oscure. Ma sono convinta che in questo libro troveremo un modo per guarire Kyleen.”
Non appena la mezza iniziò a sfogliare quel tomo, dalle sue pagine vecchie e ingiallite si librarono strani e inquietanti rumori simili a sussurri. Un’ombra inoltre scese nella stanza.
Flio fece un gran respiro nel tentativo di dominare la sua paura. Continuò a consultare il libro fino a quando non trovò quello che stava cercando: “guarda qui” si rivolse a Milla mentre le indicava una pagina. La ragazza lesse ad alta voce il titolo di quel capitolo: “redivivi.”
“Esatto…” continuò Flio “…Kyleen era deceduta ed è stata rianimata dal suo desiderio. Ma ora è bloccata tra la vita e la morte. Solo in questa rarissima condizione è possibile creare un redivivo.”
“Perché mi stai proponendo una cosa così orrenda?”
“Perché è l’unico modo per salvare Kyleen.”
“Salvarla?”
“Si, i redivivi possono rimarginare ogni ferita.”
Milla lesse con attenzione il contenuto di quelle pagine. Il rituale per la creazione di un redivivo non era particolarmente complesso o lungo. Ma tenere in vita un redivivo richiedeva un’enorme e costante fonte di magia.
“Mi darai una mano?” Chiese Milla alla mezza fata.
Flio annuì.


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Le ragazze trasportarono delicatamente Kyleen nei sotterranei della locanda.
In quel luogo, così buio e umido, grandi funghi emanavano una sinistra luce bluastra. Flio e Milla raggiunsero la piccola grotta in cui si trovavano le radici del vecchio albero magico. L’albero che era in grado di esaudire i desideri delle persone e che fu abbattuto per costruire la locanda.
“Da quanto tempo non entri qui dentro?” Chiese Flio a Milla.
“Tre o quattro anni” rispose lei.
Adagiarono Kyleen al suolo. Flio estrasse poi una serie di coltelli e altri bizzarri strumenti rimediati dallo studio di Zeela: “va bene… va bene… facciamolo.”
Milla, in quel momento, fu pervasa dal dubbio: “sei sicura, Flio? Funzionerà?”
La mezza fata indicò Kyleen: “intendi forse lasciarla in questo stato?”
“No.”

Le ragazze iniziarono il rituale. Per prima cosa rimossero le frecce dal corpo di Kyleen. Impiegarono più forza del previsto poiché quei dardi parevano essersi fusi con la carne della giovane. Milla e Flio si mossero poi con rapidità e precisione.
Estrassero il cuore di Kyleen e lo adagiarono su un piedistallo di pietra che si trovava proprio sotto le radici. Flio si preoccupò di pulire, ricucire, cauterizzare e fasciare le ferite di Kyleen.
Milla nel frattempo, posta vicino al piedistallo, iniziò a intonare una cupa melodia. Cantò versi in una lingua morta, presi dal libro di magia oscura.
Le ombre della caverna si espansero e un sinistro mormorio si levò dalle zone più buie.
Flio, dopo aver medicato Kyleen, chiuse gli occhi e si concentrò per incantare le radici dell’albero magico. Queste iniziarono ad allungarsi e ad avvolgere il cuore della ragazza del nord.
Milla infine smise di cantare e la grotta sprofondò nel silenzio.
Il rituale era ultimato.
Per molto tempo non si udì nulla… poi un battito, un altro e un altro ancora.
Il cuore di Kyleen era tornato a pulsare.
Milla si lasciò sfuggire un gemito. Era commossa e piena di speranze.
Flio le rivolse un timido sorriso: “Kyleen si sveglierà tra qualche ora, immagino che sarà molto affamata.”
Milla ridacchiò.
La mezza fata si alzò da terra e continuò il suo discorso: “la tua magia, Milla, permette al cuore di Kyleen di battere. La magia della locanda invece nutrirà il cuore. Sai questo cosa vuol dire, Milla?”
Lei scosse la testa.
Flio, in quel momento, appariva minacciosa nella penombra della grotta: “ogni volta che esaudirai il desiderio di un uomo… in realtà lo maledirai. E il potere di quel desiderio alimenterà il cuore di Kyleen, permettendo alla ragazza di sopravvivere. Sei disposta a tenere questo fardello?”
“Si” rispose immediatamente Milla. Voleva apparire sicura di se ma stava tremando dalla testa ai piedi.
Flio scosse la testa: “ah, Milla. Non hai idea delle sofferenze che arrecherai alle persone.”
Milla rispose a denti stretti: “credo sia troppo tardi per questi esami di coscienza, non credi?”
“E cosa dirai a Kyleen, quando riaprirà gli occhi?”
“Lei non dovrà sapere nulla di questo fardello. Le dirò che è stato il mio desiderio a tramutarla in una rediviva… ma niente di più. Ora aiutami a portarla in una camera.”


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Kyleen fu messa in un comodo letto della locanda.
Flio uscì poi dall’edificio e raggiunse i fiori dell’equinozio, lì dove Milla aveva sparso le ceneri di Zeela e Valden. La mezza fata recitò una preghiera per la sua vecchia maestra e il suo guardiano.
Milla, seduta sotto il portico, la fissava in silenzio.

Quando Flio ebbe finito, si voltò verso la ragazza e la salutò.
Milla si alzò di scatto: “dove vai?” Chiese sorpresa.
“Torno in città.”
“Sul serio? Ritorni dai maghi?”
“Si.”
Milla stirò un sorriso amaro: “i maghi ha ucciso Valden e Zeela e tu torni da loro?”
“Mi sembra di averti detto, cara Milla, che solo il signore dei maghi ha organizzato questo attentato.”
“Flio, la locanda è casa tua.”
La mezza fata guardò Milla con occhi tristi prima di rispondere: “non più. Perciò ti saluto, strega dei desideri.” Si voltò e allontanò dalla locanda.

Milla la vede andar via mentre diverse emozioni si mescolavano nel suo animo.
Tornò nella stanza in cui Kyleen riposava. Rimase al suo capezzale per tutto il giorno. Al calar della sera, la ragazza del nord aprì gli occhi: “ho sete” sussurrò con una voce che pareva provenire dall’oltretomba. Ma per Milla fu il suono più bello del mondo.
Si chinò sul pavimento e abbracciò Kyleen. Lo fece delicatamente per paura di farle del male.
Avrebbe voluto parlarle, dirle che l’amava… ma scoppiò in lacrime.
Kyleen le accarezzò i capelli. Non rammentava nulla dell’attacco dei barbari.
Presto avrebbe chiesto spiegazioni a Milla: perché era coperta di bende, perché provava dolore al petto e perché nella locanda c’era un gran silenzio.
Ma tutte quelle domande potevano aspettare. Kyleen voleva solo essere abbracciata da Milla e nient’altro.


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Quella stessa sera, il signore dei maghi si preparò per andare a dormire.
Le sue stanze si trovavano in un’alta torre del castello reale.
L’anziano mago era soddisfatto del suo operato… anche se provava un certo rimorso per Zeela. Una strega così talentuosa non meritava una fine del genere.
Ma la locanda dei desideri era un luogo troppo potente e doveva essere gestito dai maghi al servizio della corona. In effetti si poteva dire che Zeela era stata sacrificata per una nobile causa.
Si, il mago era fiero di se stesso.
Pensò di aver conquistato la locanda e l’avrebbe consegnata a Flio. Quel giovane prodigio della magia che rispondeva al nome di Flio.

Si coricò, compiaciuto.
Non si accorse dell’edera che stava strisciando nella sua buia stanza. La pianta stava risalendo rapidamente dal muro esterno della torre, passando per la finestra che il mago lasciava sempre aperta in quel periodo dell’anno. La pianta si avvicinò sinuosamente verso il letto.
Si sollevo poi da terra. La sua estremità era affusolata e appuntita come una lancia.
Come prima cosa mirò alla gola dell’anziano.
Fu un colpo fulmineo e preciso, talmente rapido che il mago non capì cosa stava accadendo. Si era svegliato di soprassalto mentre il sangue iniziò a zampillargli dal foro apparso nella sua gola. Zampillava a ritmo delle pulsazioni del suo cuore.
Provò a urlare, provò a respirare. La pianta si contrasse e scattò di nuovo contro di lui: gli cavò gli occhi, gli perforò le guance… passò poi a torace e all’addome.
Infierì su di lui anche dopo averlo ucciso. Le coperte si erano tinte di rosso.
Il sangue gocciolava al suolo, impregnando le assi di legno. Il giorno dopo, i servi avrebbero trovato il mago disteso sul suo letto, sfigurato in maniera irriconoscibile.

Flio, ai piedi della torre, fissò la finestra del mago illuminata dal chiaro di luna.
Contrasse le labbra in segno di disappunto. Avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere la sua edera incanta uccidere quell’uomo. Ma era troppo rischioso avvicinarsi a quella stanza.
Si limitò quindi a tendere le orecchie: di tanto in tanto poteva sentire l’edera colpire ancora il cadavere del signore dei maghi.

fiore

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Capitolo 13
*** Un desiderio impossibile ***


Un desiderio impossibile



Il carro di Flio sussultò violentemente.
La mezza fata non si fermò. Si limitò solo a tirare le redini, ordinando ai suoi cervi silvani di rallentare. Si trovava su un sentiero breccioso disseminato di buche e altri ostacoli.
Un altro sussulto del carro fece svegliare Milla. Si era appisolata sul retro del mezzo. Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un limpido cielo azzurro.
“Ben alzata!” Esclamò la mezza fata con voce squillante. Era sempre di buon umore durante le giornate calde e soleggiate. Milla, assonnata, rispose con un mugugno per poi sedersi al suo fianco.
Aveva ancora gli occhi socchiusi, le spalle curve in avanti e i capelli arruffati. Diversi ciuffi d’erba facevano capolino dalla sua rossa chioma.
Flio la trovò buffa ma si trattenne dal ridacchiare, “ti sei riposata?” Chiese.
Milla alzò le spalle: “stavo ripensando al passato.”
“A cosa di preciso?”
“Sai… ecco …al mio primo incontro con Kyleen, la prima volta che ti ho vista e tutti gli anni in cui abbiamo vissuto insieme nella locanda.”
Flio, questa volta, si limitò ad annuire.

Era mezzogiorno e le due ragazze stavano percorrendo un sentiero nel bel mezzo di un’incantevole prateria. Di tanto in tanto si poteva vedere qualche albero all’orizzonte.
Faceva molto caldo e il canto delle cicale era assordante.
Sciami di moscerini creavano vari nuvolette scure e tremolanti su rigogliosi cespugli. Api, calabroni e farfalle danzavano su una moltitudine di fiori sparsi un po’ ovunque. L’ennesima buca sul sentiero fece sussultare di nuovo il carro. Milla si guardò attorno: alle sue spalle si trovava l’oscura Vecchia foresta. E ancora più in là svettava la montagna in cui si ergeva la locanda dei desideri.
“Dove siamo?” Chiese la strega.
“Siamo quasi arrivati alla porta occidentale della capitale.”
Milla annuì. Con fare annoiato incrociò le braccia sul bordo del carro. Mentre la prateria scorreva di fronte a se, la strega non poté fare a meno di pensare agli ultimi eventi che avevano sconvolto la sua vita… come l’arrivo di Anders nella locanda. Quel giovane, piccolo Anders che voleva solo studiare la magia ma il suo desiderio lo aveva maledetto e trasformato in un uccellino.
Milla pensò poi a Kyleen. Lei era fuggita dalla locanda, sparendo nel nulla, dopo aver scoperto il segreto custodito sotto le fondamenta del locale.
La strega voleva cercarla. Ma il re aveva richiesto la sua presenza a corte… e nessuno può disobbedire a un ordine del re.



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Nella capitale del regno ancora si festeggiava la nascita dell’erede al trono.
Le locande e i bordelli erano pieni di clienti. I mercati non erano mai stati così affollati. Una moltitudine di persone, venute da diverse parti del mondo, passeggiava tra le strade arroventate dal sole. Le campane suonavano a festa e nelle piazze si esibivano giocolieri, bardi e giullari.
Degli squilli di trombe attirarono l’attenzione di Milla.
La strega non stava prestando molta attenzione a tutto ciò che la circondava. Preferiva restare sul carro, vicino a Flio, immersa nei suoi pensieri.
“Cosa succede laggiù?” Chiese alla sua compagna, riferendosi agli squilli di trombe.
Flio rispose: “stanno annunciando l’imminente inizio di un torneo d’arme.”
“Di che genere?”
“Oh… il torneo d’arme reale. Sai di cosa si tratta?”
Milla scosse la testa.
Flio stirò un sorriso: “sono tanti cavalieri in un’unica arena. Tutti contro tutti.”
“Sembra brutale.”
“Lo è… lo è davvero. L’ultima volta sono morti tre lord e altri quindici sono rimasti feriti gravemente. Intendo ossa rotte, mani mozzate, occhi cavati via…”
“Per carità, Flio, basta così.”
“E’ un torneo molto atteso dal popolo.”
“Capisco la ragione.”
“Vorresti assistere, Milla?”
“Ti ringrazio, Flio, ma ultimamente ho già visto troppo sangue. Inoltre so già chi vincerà”
“Tu dici?”
“Si. L’alfiere del re sarà il vincitore.”
Flio si voltò di scatto verso Milla: “intendi sir Yarnan?”
“Esatto.”
“Ma lui non è in città.”
All’udire quelle parole, Milla sembrò destarsi del tutto.
Fissò sbalordita Flio e quest’ultima continuò: “lo so, sembra assurdo. Ma il campione della capitale non prenderà parte al torneo. E’ un peccato non vederlo combattere: gli uomini lo ammirano, i nemici lo temono e le donne sospirano il suo nome.” E con fare sognante, Flio appoggiò la testa sulla spalla di Milla.
La strega sollevò un sopracciglio: “non dirmi che ti piace sir Yarnan?”
“E’ un giovane e affascinante cavaliere dall’armatura scintillante. Secondo te?”
Milla alzò le spalle: “e come mai il re si priva del suo campione?”
“Non saprei dirti. Lo ha inviato da qualche parte con un manipolo di soldati.”
“E’ accaduto qualcosa di grave?”
Flio scosse il capo: “il re ha lo ha riferito solo ai suoi più fidati consiglieri.”

Mentre finivano di parlare, un’ombra discese sul carro e sulle due ragazze. L’ombra del castello.
Era un’imponente e antica struttura. Fu creata con pietre scure estratte dalla profondità della terra. Milla alzò lo sguardo per osservare l’edificio, così maestoso da suscitare una certa inquietudine nel suo cuore.
Il nero castello era protetto da un ampio fossato, solide mura e varie torrette difensive.
Il ponte levatoio era già abbassato. Flio e Milla lo oltrepassarono. Superarono poi il massiccio corpo di guardia e infine raggiunsero le stalle reali.
Fu lì che smontarono dal carro. Alcuni fanti si avvicinarono in quel momento alle due ragazze, ma Flio disse loro che era una maga del circolo e nessuno le diede più fastidio.
Milla intanto non la smetteva di fissare le alti torri del castello. Erano numerosissime, alte e minacciose. Alcuni stendardi, rossi come il sangue, sventolavano dalle mura interne della struttura.
La strega, in quel momento, rabbrividì. Si sentì indifesa, come una lepre di fronte a un lupo.
Pensò di esser impazzita poiché era proprio il cupo aspetto del castello a farla sentire così irrequieta.
“Vieni” le disse Flio toccandole un braccio.
Milla sembrò rinsavire. In silenzio, seguì la maga all’interno del castello.


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La sale del palazzo reale erano immense.
I pavimenti, di pregiato marmo, erano decorati con bizzarre trame di rombi e linee curve.
Le titaniche colonne di granito che sorreggevano l’alto soffitto erano rivestite con del bronzo. Sul quel metallo erano raffigurate, in rilievo, immagini di draghi o di eroi dei tempi antichi: alti e forti guerrieri dalla pesante armatura e lo sguardo rivolto verso il vuoto.
Milla rimase sbalordita dalle dimensioni di quelle sale. Ai suoi occhi apparivano solenni come la navata di una cattedrale… ma anche oscure poiché le finestre erano troppo poche poste troppo in alto. I grandi bracieri, issati dal suolo grazie a possenti catene nere, non erano in grado di illuminare la vastità di quelle stanze.
Di tanto in tanto, Milla rallentava il passo. Si guardava attorno e si soffermava di fronte ad alcune statue o altri elementi disseminati ovunque.
Il suono dei suoi passi riecheggiava per le sale e i corridoi del castello. Tale suono la faceva sentire tremendamente piccola e sperduta… sperduta in un mondo che non le apparteneva.
“Non eri mai entrata in questo castello?” Domandò Flio, sorridendo.
“Non ero mai stata in nessun castello” rispose Milla.
“E cosa pensi di tutto questo sfarzo?”
Milla ragionò un po’ prima di dare la sua risposta: “inizio a credere che il mondo sia pieno di meraviglie… forse ancora più sbalorditive delle cose che si trovano in questo posto. Meraviglie che vorrei tanto vedere.”
Flio stirò ancora di più il suo sorriso: “eccolo qui.”
“Cosa?”
“Il tuo retaggio. Le donne del deserto del sud amano viaggiare, scoprire nuovi territori, avventurarsi in terre sconosciute.”
“In effetti hai ragione.”

Flio condusse Milla verso una scala tortuosa fatta di solida roccia.
Si trattava di un luogo claustrofobico, umile e polveroso. Salirono per molti gradini prima di raggiungere una porticina di legno rinforzata con borchie metalliche.
Da una tasca, Flio estrasse una pesante chiave, aprì la porta ed entrò. Milla la seguì.
Si ritrovarono in una piccola stanzina circolare, illuminata dalla luce che penetrava da un’ampia finestra. In quella camera si trovava un vecchio letto, un tavolo di legno disseminato di pergamene, un divisorio, alcuni armadi rovinati e delle mensole piene di libri.
“Benvenuta nella mia stanza” disse Flio.
“Tu… tu vivi qui?” Chiese Milla, sorpresa.
La maga annuì. Si diresse poi verso i suoi armadi e scelte un vestito bianco e nero: “tieni, ti starà benissimo.”
“Cosa?” Milla parve confusa.
“Devi incontrare il re. Non puoi farlo conciata in quel modo.”  

La strega sospirò.
Guardò i suoi abiti: erano logori, pieni di strappi, sporchi di terra e polvere. Decise così di cambiarsi. In seguito si sedette sul letto.
Flio si accomodò dietro di lei e iniziò a spazzolarle i capelli, poiché erano pieni di nodi.
“Non capisco il motivo di tutte queste cerimonie…” disse poco dopo Milla “…se il re vuole vedermi, perché farlo attendere?!”
Flio rispose: “perché in questo momento sei impresentabile. E mostrarsi a un lord nelle tue condizioni equivale a offenderlo.”
Milla annuì. Alzò poi lo sguardo verso le pergamene sul tavolo e lesse alcune rune vergate su quelle pagine: “cosa sono?” Chiese indicandole.
“Alcuni dei miei studi…” disse Flio “…sto studiando per conto mio degli incantesimi molto complicati. La mia comunione con la natura diventa sempre più potente. Pensa che sono quasi riuscita a parlare con gli animali.”
Milla ridacchiò: “frottole! Vuoi solo farmi morire di invidia. Sono secoli che non si vede una magia così potente.”
Flio, amichevolmente, le diede una pacca sulla spalla: “non ho motivo di mentirti, ma solo felice di sapere che provi invidia.”
Risero entrambe. E provarono un senso di pace che mancava da diverso tempo nelle loro vite. Per un po’ non parlarono, si limitarono ad assaporare quel momento.

“Ahi!” Esclamò improvvisamente Milla. Allungò una mano sulla sua testa.
“Scusa” Flio aveva trovato un nodo particolarmente ostinato tra i suoi capelli e aveva tirato il pettine con troppa forza.
La maga tornò a sorridere, ma questa volta il suo sorriso aveva il sapore della nostalgia: “Milla, siamo mai state così?”
“Cosa intendi, Flio?”
“Così vicine. Quando vivevamo nella taverna… ecco …non abbiamo mai legato. Dovevamo essere come sorelle e invece ci comportavamo come delle perfette sconosciute. E con il passar del tempo ci siamo allontanate sempre di più.”
Milla prese un gran respiro: “c’è stato un tempo, Flio, in cui ho provato persino odio nei tuoi confronti. Cieco e furente odio. Ti ritenevo in parte responsabile della morte di Zeela e Valden. Voglio dire… eri molto vicina al signore dei maghi, colui che ha pianificato l’attentato alla locanda, e non ti eri accorta di nulla.”
La strega sentì un groppo in gola. Si guardò attorno alla ricerca di una qualsiasi distrazione. Non voleva piangere o parlare con voce tremolante.
Riuscì rapidamente a calmarsi e tornò a parlare: “ma questa mattina, mentre eravamo in viaggio, ho avuto il tempo di ripensare al nostro passato. E allora mi sono detta: Flio era solo una ragazzina, come poteva accorgersi degli intenti del signore dei maghi?”
Per molto tempo le due ragazze rimasero in silenzio.
Milla anelava una risposta da parte di Flio. Tendeva le orecchie alle sue  spalle ma udiva solo il fruscio del pettine tra i suoi capelli di fuoco.
Finalmente la maga prese parola: “io invece mi ritengo responsabile di ciò che è accaduto. Di notte non riesco a dormire. Ripenso a quei giorni… quando ero vicina al signore dei maghi, mentre lui pianificava la strage nella taverna. Penso e ripenso di continuo a ogni momento passato con lui. E mi chiedo se potevo percepire i suoi intenti attraverso un suo sguardo, un movimento delle sue mani, un tremolio nei suoi occhi. Mi sarei accontentata di un sussurro appena accennato.
Ma nulla. Non mi sono accorta di nulla.  E la mia distrazione è stata la rovina delle nostre vite.”  
Flio mise via il pettine: “ho finito.”
Milla si voltò verso di lei: “torna a vivere nella taverna.”
“Cosa?”
“Tu non hai alcuna colpa. Torna a vivere con me e Kyleen. Hai detto che vuoi essere mia sorella.”
Ma Flio scosse il capo: “ormai questa è casa mia. Ora dobbiamo andare, sei pronta per incontrare il re.”


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Il sovrano del regno rispondeva al nome di Alsen III Wyorr.
Era giovane e non troppo alto… ma il suo carattere lo faceva apparire come un gigante.
Aveva capelli corvini, corti e ricci. Portava un pizzetto nero e sempre curato. I suoi occhi nocciola erano penetranti e alcuni uomini li definivano addirittura innaturali. C’è chi diceva che il re possedeva gli occhi di un lupo, sempre fissi su un punto senza mai sbattere le palpebre.

Milla e Flio lo raggiunsero in una grande stanza dall’aspetto bizzarro.
Aveva la forma di una punta di lancia. Pareti, soffitto e pavimento erano rivestiti d’ebano e di pietre nere. Era inoltre ben illuminata da un gran numero di finestre, ampie e senza imposte. Un gran numero di oggetti arredavano gli interni: armature, stature, bracieri, arazzi e tappeti, armi e corna di cervo appesi sulle pareti. Un modellino del continente era stato finemente scolpito su un tronco di un castagno e posto in un angolo. E poi piedistalli e mobili vari erano colmi di pergamene ma anche di calici e otri intarsiate con gemme splendenti.
Un lungo tavolo, scuro come la notte, si trovava al centro della sala. Era imbandito con frutta, formaggio, vino e idromele.
Lì, re Alsen e alcuni consiglieri, stavano discutendo animosamente. Milla non capì di cosa stessero parlando quegli uomini. Il sovrano si accorse immediatamente della sua presenza.
Alzò lo sguardo verso di lei e iniziò a fissarla intensamente. Milla provò un certo disagio ma gli occhi del re non conoscevano alcuna discrezione.
Lui vestiva abiti scuri, di certo lussuosi ma non regali. Poteva sembrare un ricco lord ma non n sovrano. Milla e Flio lo salutarono con una riverenza, eseguita involontariamente in perfetta sincronia.

“Lasciateci” disse re Alsen suoi consiglieri. La sua voce era calda e squillante.
Tutti i lord si inchinarono al suo cospetto prima di congedarsi.
Superarono Milla senza degnarla di uno sguardo e abbandonarono la sala.
“Anche voi” continuò il re, ma questa volta si rivolse a Flio.
La maga esitò. Non si aspettava un simile ordine ma fu costretta a obbedire. Milla sentì i passi della sua amica farsi sempre più lontani.
Flio infine uscì dalla sala e richiuse la porta.

Fu solo in quel momento che il re si rivolse alla strega: “ho un indovinello per voi” disse mentre riempiva una coppia di calici dorati con del vino.
Milla sorrise nel tentativo di calmarsi:  “Mio signore…” non aveva voglia di cimentarsi in qualche indovinello. Ma il re la interruppe: “questa stanza ha una particolarità che la rende unica rispetto a tutte le altre stanze del castello. Sapete dirmi di cosa si tratta?”
La strega si morse il labbro inferiore.
A lungo rimase a studiare la sala. Avrebbe voluto risolvere l’indovinello per mostrarsi acuta e intelligente. Eppure non trovò alcuna risposta.
Scosse il capo e sorrise di nuovo: “desolata, mio signore.”
Il re trovò quel sorriso esternamente dolce e seducente… anche se Milla non aveva alcuna intenzione di provocarlo.
Lui la invitò ad accomodarsi al tavolo e lei si sedette.
“In questa stanza…” continuò il re “…c’è una sola porta. Tutte le altre camere del castello hanno almeno due passaggi.”
“Tutte quante?” Chiese Milla, questa volta sinceramente interessata.
Il re annuì.
“Persino la camera da letto di sua maestà?”
Re Alsen si sedette sopra il tavolo, vicino a Milla, e rispose: “oh si. C’è un passaggio segreto proprio a pochi passi dal talamo nuziale. Non potete immaginare l’angoscia che provo quando mi trovo in intimità con mia moglie.”
Milla ridacchiò: “sua maestà vuole burlarsi di me.”
“Sono serio. Secondo voi perché sono riuscito ad avere solo un figlio? E dopo tutto questo tempo?”
Questa volta risero entrambi.

Il sovrano cambiò poi espressione: “come state, Milla?” Anche il suo tono di voce era mutato. Si era fatto più confidenziale.
La strega rispose: “sono stanca” sorrise di nuovo… e, ancora una volta, quel sorriso incantò il sovrano. Lui annuì: “posso farvi una domanda?”
“Certamente, mio signore.”
“Davvero sono stato il vostro primo cliente? Il primo a cui avete esaudito un desiderio.”
“Si, mio signore.”

All’epoca, Zeela e Valden erano morti da diversi giorni, e Milla si era data da fare per ripulire il locale. Kyleen, ancora stremata, passava le sue giornate a letto.
Alsen si accomodò nella locanda, incuriosito nel trovare un simile edificio in un luogo così sperduto. Milla gli servì il pranzo e molta birra.
Fu un quel momento che il re, stordito dal troppo bere, confessò di voler diventare il re il prima possibile. Non appena il principe finì di parlare, Milla avvertì, per la prima volta nella sua vita, la magia della locanda scorrere nel suo corpo.
Fu pervasa da tremori incontrollabili mentre fu costretta a lanciare l’incantesimo. Il principe la soccorse poiché credeva che si trattasse di un malore.
Ma il desiderio era stato espresso e Milla, a sua insaputa, lo aveva appena realizzato.>

“Voi siete stato il primo” continuò Milla.
Il re reggeva ancora la coppia di calici. Ne porse uno alla strega: “assaggiate questo vino.”
Milla si bagnò appena le labbra: “è… delizioso!”
“Un vino così pregiato non si trova in nessuna locanda.”
Lei sorrise di nuovo: “oh, no. Solo un re o un lord può permettersi un simile nettare.”
Ridacchiarono entrambi per poi sprofondare in un silenzio irreale.
Il sovrano bevve un lungo sorso dal suo calice, senza mai smettere di fissare la strega: “mia cara Milla…” disse “…vi ho chiamato per chiedervi una cosa.”
“Dite pure” rispose la ragazza, sistemandosi meglio sulla sedia.
“Voglio che bruciate la vostra locanda dei desideri.”
Milla non provò nulla. La richiesta del  re era così assurda che la strega non fu in grado di elaborarla.
Ma il re continuò:  “un anno fa entrai nella vostra locanda e desiderai di diventare il re. Quel giorno, quando tornai al castello, i medici di corte dissero che mio padre era stato colto da un male misterioso. Lo aveva ucciso in poche ore. Non si era mai visto un morbo così aggressivo e letale in tutto il regno.”
“Mio signore…” Milla esordì con un sussurro.
Ma re Alsen continuò: “Allora non feci alcuna domanda. Io avevo desiderato di essere re e lo stesso giorno mio padre morì. Non volevo sapere altro.
Non volevo neanche incolparvi di regicidio o tornare nella vostra strana locanda. Non volevo sapere se avevate volontariamente tolto la vita a mio padre o se neanche voi sapevate cosa sarebbe accaduto.
Ma ora sono padre. Ho un figlio… l’erede al trono. E mi sono chiesto: cosa accadrà se, un giorno, mio figlio entrerà nella vostra locanda dicendo di voler succedere a me?
Morirò come mio padre? La vostra magia o il volere degli Dei saranno clementi con me? O patirò delle sofferenze che mio padre non provò nel momento del trapasso?
Intendo vivere il più a lungo possibile. E la vostra locanda è divenuta un pericolo per la mia persona. Lo capite questo, Milla?”
“Io… capisco” balbettò la strega. Ansia e terrore si stavano rapidamente impossessando del suo animo. Distruggere la locanda significava uccidere Kyleen.
Poggiò il suo calice sul tavolo: “ma… mio signore. La locanda è tutta la mia vita.”
Il sovrano si aspettava una simile risposta.
Ispirò a fondo e si diresse verso una finestra. Con un cenno della mano fece cenno a Milla di raggiungerlo. Lei obbedì nonostante le sue gambe tremassero per la paura.
Oltre la finestra si poteva ammirare uno scorcio nella capitale. E ancora più in là sorgeva un incantevole boschetto.
Il re indicò proprio quella zona verdeggiante: “laggiù…” disse “…si trova un castello circondato da laghi e foreste. Il suo padrone è morto molti anni fa.
Io ordinerò di ristrutturare il castello. Lo riempirò di servitori, cavalieri e dame di corte… e lo donerò a voi.”
Milla si voltò di scatto verso di lui.
Il re la fissò negli occhi: “vi renderò una lady. Sarete servita e riverita fino alla fine dei vostri giorni. Potrete passare le estati sulle rive di meravigliosi laghi. E potrete farmi visita, in questo castello, tutte volte che lo desiderate.”
In quel momento, Milla avvertì le dita del sovrano chiudersi attorno alla sua spalla.
Si ritrasse istintivamente. Sperimentò una nuova forma di paura. Fu come sprofondare in acque buie e gelide. Lo sguardo del re si era fatto lascivo e minaccioso.
Lui avanzò e lei indietreggiò fino ad incontrare il lungo tavolo al centro della stanza.

Milla si sentiva paralizzata dalla paura.
Lei che aveva affrontato troll, barbari e assassini. Lei che aveva dormito in foreste oscure e osservato gli spiriti fluttuare fuori dalla sua locanda. Lei che più volte aveva visto da vicino la morte… ora tremava di fronte a una singola persona, per giunta disarmata.
Il re le accarezzò una ciocca di capelli.
Milla si sporse ancora di più all’indietro e dovette puntare i palmi sul tavolo per non cadere. Fu in quel momento che la sua mano toccò la fredda lama di un oggetto.
Poteva essere un coltello, un tagliacarte o un pugnale lasciato lì da qualcuno.
La voce nella sua testa le ordinava di impugnare quell’arma e di affondarla nel collo del re… lì dov’era visibile una grossa vena pulsante.
Il sovrano continuò a fissarla come un lupo famelico: “brucerete la locanda oggi stesso.”
“M-maestà…”
L’uomo si allontanò finalmente da Milla.
Lei si apprestò a chinare il capo e ad uscire rapidamente dalla stanza.


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Mentre scendeva in fretta e furia una lunga scalinata di marmo, Milla ebbe l’impulso di tornare indietro dal re per affrontarlo. Pensò a decine di modi per aggredirlo, per fargli del male. Lei sapeva che aveva il coraggio e la forza per farlo..
“Milla” una voce in fondo alle scale la fece riemergere dal mare dei suoi pensieri.
Era Flio a chiamarla: “allora, com’è andat…” ma la maga si zittì non appena notò lo sguardo sconvolto della sua compagna.
“Il re mi ha chiesto un desiderio impossibile” disse lei.
“Non aggiungere altro” concluse Flio, che aveva intuito cos’era accaduto in quella stanza. Prese immediatamente Milla per le spalle e la portò fuori dal castello.
Raggiunsero rapidamente le stalle reali.
Flio sellò i suoi cervi silvani e li assicurò al suo carro. Salì sul mezzo insieme a Milla e ripartirono alla volta della locanda dei desideri.


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La luna era alta nel cielo e le cicale riempivano la notte di acuti stridii.
Milla e Flio tornarono sulla montagna a poche ore prima dell’alba.
Diverse piante, incantate moltissimo tempo fa dalla maga, nascondevano l’edificio quando nessuno si trovava al suo interno. Ma in quel momento, quelle piante iniziarono a ritirarsi, scoprendo la locanda. Milla fu la prima ad entrare. Si diresse subito verso una stanza al primo piano e si gettò su uno dei letti.
Flio, timidamente, fece capolino in quella camera: “vuoi che resto con te?”
Milla non rispose. Non aveva voglia di parlare. Del resto era rimasta in silenzio durante tutto il viaggio di ritorno.
Flio le diede la buonanotte e scelse un’altra stanza in cui dormire.

Per diverso tempo, Milla rimase immobile con il volto premuto contro il cuscino.
Ascoltò i suoi della notte: il frinire delle cicale, il verso di un gufo reale… poi uno strano picchiettio sulla sua finestra. Le imposte erano spalancate, dato che si tratta di una calda notte, e Milla alzò pigramente lo sguardo verso l’origine di quel rumore.
Un uccellino si era posato sulla finestra. Saltellava e cinguettava.
Milla, perplessa, lo fissò per qualche secondo. Si mise poi a sedere sul letto, mentre la luce lunare rischiarava la sua stanza.
La strega socchiuse gli occhi: “A-Anders? Sei proprio tu?” Sussurrò.
L’uccellino sbatté le ali e cinguettò più forte.
Milla avvertì una fitta allo stomaco: “Oh, Anders… potrai mai perdonarmi?”
Anders rimase immobile, fissando la strega dritta negli occhi.
“Vedrai, ragazzino, in qualche modo riuscirò a farti tornare umano. E’ una promessa.”


 

fiore

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Capitolo 14
*** L'ombra ***


L'ombra



“Chi è là?” Gridò una voce nella notte.
“Mi chiamo Kyleen, non ho cattive intenzioni” rispose la ragazza del nord che, pur non vedendo nessuno di fronte a se, alzò le mani in segno di resa. Si trovava a Vecchia foresta, nel cuore della notte, persa nei suoi pensieri. Durante il suo cammino senza meta aveva notato la luce di un focolare tra gli alberi.
Decisa a indagare quel mistero, Kyleen si era avvicinata di soppiatto a quella zona e fu in quel momento che la voce di un uomo la sorprese.  

“S-sei armata?” Domandò di nuovo il suo interlocutore. Questa volta Kyleen colse una punta di apprensione nella sua voce.
“Si…” rispose semplicemente lei “…ho una spada. Ma la tengo nel fodero.”
Qualcuno iniziò ad avanzare verso di lei, facendosi strada tra la vegetazione. Doveva stringere tra le mani una torcia, poiché Kyleen notò una luce oscillare tra le fronde degli alberi. Di fronte a lei apparvero tre uomini. Uno di loro gli stava puntando una balestra.
Erano soldati, indossavano armature con il marchio di re Alsen III Wyorr.
“Siete guardie reali” constatò Kyleen.
“E tu sei una cagna del nord” ribadì il soldato di mezzo, quello che reggeva la torcia.
Una smorfia di delusione e frustrazione apparve sul volto di Kyleen: “non vi siete accorti che parlo la lingua di questo regno? Non vedete il modo in cui sono vestita? Credete che vengo dal nord?” Provò a mentire.
“Oh, lo crediamo eccome!” Concluse il soldato con la balestra.
“Cosa ci fa una cagna del nord a Vecchia foresta?” Continuò l’uomo con la torcia.
“Qui vicino c’è la mia dimora…” Kyleen indicò un punto alle sue spalle “…lì si alza il monte. Vicino la vetta c’è una locanda. Io abito lì.”
I soldati si scambiarono delle occhiate perplesse: “come si chiama la locanda?” Chiese uno di loro.
Un angolo della bocca di Kyleen si arricciò a formare un sorriso beffardo: “cosa c’è? Volete mettere in discussione le mie parole?”
“E’ proprio quello che stiamo facendo” alzò la voce il balestriere che iniziava ad innervosirsi.
Lei sospirò: “La locanda dei desideri, si chiama così. Ha una stalla e tre piani, gli interni sono quasi interamente di legno e sul retro ci sono moltissimi fiori dell’equinozio. Posso descrivere le incisioni che abbelliscono le colonne nella sala da pranzo o ciò che conservo nella dispensa. Posso elencarvi tutti i tipi di idromele e birra della mia cantina, sempre se vi aggrada. Oppure posso dirvi come cucino la carne di cervo che compro dai cacciatori della zona.”
Scese il silenzio. Si udì solo il crepitio della fiaccola.
“Cosa facciamo?” Sussurrò uno dei soldati.
“Aspettate qui” rispose l’uomo con la torcia e si allontanò dal gruppo.
Poco più tardi tornò e indicò Kyleen: “il capo ha detto che può venire con noi.”
I suoi due compagni lo fissarono sbalorditi: “senza disarmarla?” Chiese uno di loro.
Kyleen si irrigidì, non si sarebbe mai separata dalla sua spada.
“Il capo ha detto che non è pericolosa, basta trattarla con riguardo.” Rispose l’uomo con la torica.
“Il vostro capo deve conoscermi bene?” Dedusse Kyleen. Il suo sorriso appena accennato si era tramutato in un ampio ghigno.

I soldati la scortarono nel loro accampamento. Lì si trovavano ben venti uomini, tutti attorno a un vivace focolare. Sedevano a terra o su dei tronchi d’albero abbattuti.
Kyleen rimase stupita nel vedere così tante persone. Quasi tutti indossavano armature con il sigillo reale. Uno di loro invece vestiva una comoda e sgargiante cappa rossa con una trama dorata sulle maniche, indumento tipico dei maghi al servizio del re.
In un angolo, invece, si trovava un’altissima donna che sfoggiava una lunga treccia dorata. La sua armatura era diversa da tutte le altre e portava simboli che non appartenevano al regno.
E infine, in mezzo a tutti quei guerrieri, c’era il loro capo.
Kyleen lo riconobbe immediatamente. Era sir Yarnan, l’alfiere di sua maestà.
Si trattava di un giovane guerriero straordinariamente alto e con larghe spalle. I suoi capelli erano scuri e ondulati, incorniciavano un volto perfetto, con alti zigomi e occhi di un intenso nocciola. Un velo di barba appena accennata gli decorava il mento.
Indossava un’armatura degna un lord, con cavalli rampanti in rilievo sul torace. Al fianco portava Valorosa, la sua spada flamberga che lo aveva accompagnato in molte battaglie.
Sulle prime, Kyleen  rimase sbalordita nel trovarsi di fronte a sir Yarnan. Per diversi instanti fu incapace di muoversi. Molti ricordi stavano riaffiorando nella sua mente… ricordi di quando quell’uomo varcò la soglia della locanda, dieci mesi orsono, ed espresse il suo desiderio.

“Vi prego…” sir Yarnan si rivolse a lei “…prende posto vicino al fuoco.”
La sua voce era flebile, e quel dettaglio sorprese molto Kyleen.
Il campione del regno continuò: “abbiamo ottima carne e del buon vino.”
La ragazza del nord stirò un mezzo sorriso: “sbaglio o l’alfiere del re ha appena invitato una cagna del nord a mangiare qualcosa insieme a lui e ai suoi uomini?”
I soldati la scrutarono con occhi di ghiaccio.
Sir Yarnan rispose: “a dirla tutta non siete la prima barbara a farci compagnia” e indicò, con un cenno del capo, la donna con la treccia dorata.
Kyleen incrociò il suo sguardo e la fissò intensamente.
Lei le rivolse un lieve sorriso e la salutò nella lingua delle terre ghiacciate.

Kyleen rimase esterrefatta.
Senza quasi rendersene conto, prese posto tra i soldati e non distolse mai lo sguardo dall’altissima donna in armatura. In quel momento, ebbe l’impressione di averla già incontrata da qualche parte. Avrebbe voluto parlare con lei, conoscere la sua storia e magari dialogare nella sua lingua madre… cosa che le mancava moltissimo.
L’alfiere del re le chiese: “perché siete qui?”
Kyleen chinò il capo. Perché si trovava lì? Lei si fece quella stessa domanda. Era fuggita dalla locanda dei desideri, quella stessa notte, dopo aver scoperto il segreto celato al suo interno.
Milla, la sua amata Milla, condannava i clienti a subire delle maledizioni celate in forma di desideri. Tutto questo per alimentare il suo cuore riposto nei sotterranei della locanda.
Kyleen era fuggita poiché non poteva sopportare un simile fardello. Sapere che ogni suo respiro, ogni suo momento di vita, si basava sulle sofferenze di altre persone… la faceva semplicemente impazzire. Avvertì un nodo allo stomaco.
Pensò ad Anders e a tutti gli altri clienti che Milla aveva condannato nel nome dell’amore.
Pensò anche a sir Yarnan. L’eroe del regno era stato un cliente della locanda e aveva espresso un desiderio.
Anche lui era stato maledetto?
Kyleen alzò lo sguardo verso di lui. Voleva  scrutarlo come se, attraverso una semplice occhiata, potesse cogliere qualche indizio sulla natura della sua maledizione.
Ma l’uomo gli aveva rivolto una domanda e lei era rimasta in silenzio per troppo tempo. Divenne rossa per l’imbarazzo e si apprestò a dare una risposta: “cammino sempre quando ho brutti pensieri nella testa.”
“Devono essere pensieri assai cupi se il vostro passeggio vi ha condotto fin qui” puntualizzò sir Yarnan.
“Eh già.”

Kyleen tornò a guardare l’alfiere del re. Doveva ammettere, anche se aveva gusti molti difficili, che si trattava di un uomo molto affascinante. Era ovvio che la maggior parte delle ballate cantante nel regno parlavano di lui.
Ma la ragazza si rese conto solo in quel momento che anche sir Yarnan la stava fissando intensamente.
Ed eccolo lì… l’indizio che stava cercando. L’indizio della maledizione di Milla che gravava sulla sua anima. Gli occhi di Yarnan, infatti, erano spenti.
Non vi era alcuna traccia della scintilla vitale presente negli occhi di ogni altra creatura.
Kyleen, fin da bambina, aveva imparato una verità fondamentale: tutte le volte che un uomo la fissava intensamente era perché desiderava la sua testa o la virtù tra le sue gambe.
Ma il volto di sir Yarnan non rivelava alcun intento violento o lascivo. Non rivelava nulla.
Era semplicemente vuoto.
Quegli erano gli occhi di un morto e Kyleen fu scossa da un brivido.
Non voleva più cercare indizi sulla natura della maledizione. Aveva troppa paura di scoprire la verità.
“E voi… perché siete qui?” Domandò lei. In qualche modo doveva distrarsi dai suoi timori.
Sir Yarnan si concesse tutto il tempo del mondo prima di rispondere. Prese un corno pieno di vino e lo porse a Kyleen.
Lei lo accettò.
“Se siamo qui, lady Kyleen, è per volontà del re…”
“Mio signore…” lo interruppe uno dei suoi uomini “…credete sia saggio rispondere?”
Ma sir Yarnan alzò le spalle: “la nostra ospite deve essere messa in guardia. Deve sapere della minaccia che si trova in questo bosco.”
“State parlando dell’ombra?” Chiese Kyleen.
Tutti i presenti si meravigliarono nell’udire quelle parole. Un comune senso di paura sbocciò nei cuori dei soldati. Yarnan annuì: “è così. L’ombra ha ucciso troppe persone… troppe. I pochi soldati che sono riusciti a fuggire la descrivono come una sorta di nero fantasma armato di spada. Vaga per Vecchia foresta e sembra che possa essere vista solo di notte.”
“Ma c’è chi giura di averla intravista anche di giorno” puntualizzò  il mago con la cappa rossa.
Kyleen inspirò a fondo. Se non altro aveva smesso di pensare alle maledizioni di Milla.
Bevve un gran sorso di vino. Era molto forte.
Non si aspettava un simile sapore e strizzò gli occhi. Alcuni soldati ridacchiarono nel vedere la sua reazione. Kyleen non badò a loro: “il re vi ha ordinato di uccidere l’ombra?” Chiese a sir Yarnan.
Lui si limitò ad annuire.
Uno dei suoi uomini prese parola: “nessuno può battere l’alfiere di sua maestà. Anche l’ombra è destinata a cadere!” Alzò il suo corno colmo di vino e tutti gli altri soldati si unirono a lui in un brindisi.
Si mostravano baldanzosi e spavaldi.
Ma Kyleen riuscì a scorgere il terrore nei loro finti sorrisi e nei loro occhi.



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Sir Yarnan divise i suoi uomini in vari gruppi e assegnò a ognuno di loro i turni per la notte.
Kyleen offrì la sua spada e i suoi servigi, ma l’alfiere del re rifiutò cordialmente.
“Siete mia ospite…” le disse “…riposate tranquilla vicino al fuoco. Alle prime luci dell’alba vi scorteremo nella locanda.”
La ragazza del nord non era stolta. Aveva intuito che sir Yarnan non voleva affidargli alcun turno di veglia.
Lui si fidava solo dei suoi uomini.

Kyleen si ritrovò così a fissare il fuoco, con le gambe piegate e le ginocchia sotto il mento, circondata da diversi soldati addormentati.
Aveva estratto la sua spada e la teneva di fronte a se, sul grembo.
Tamburellava la lama con le sue dita. Desiderava una cote, affilare l’arma l’avrebbe aiutata a calmarsi... se non altro avrebbe ingannato il tempo.
“Tutto bene?” Una voce gentile si levò vicino a lei. Era la donna dalla treccia dorata.
Kyleen si limitò ad annuire.
Lei continuò: “hai l’aria di essere nervosa.”
“Voi credete che l’ombra si farà viva?” Chiese Kyleen.
“Oh, si. Se non sta sera, verrà domani.”
“Cosa vi dà così tanta sicurezza?”
“L’ombra diventa ogni giorno sempre più aggressiva. Credetemi, verrà senza dubbio.”
Kyleen si avvicinò a lei: “come vi chiamate?”
“Sayl” rispose la donna. La sua treccia era adagiata su una spalla. Con un gesto della mano, Sayl la scacciò via e la fece ricadere dietro la schiena.
“Non è un nome del nord” puntualizzò Kyleen inarcando un sopracciglio.
“No. Non lo è. Mio padre era un barbaro delle terre ghiacciate, mia madre veniva dall’ovest…” Sayl si trovò una posizione più comoda prima di continuare la sua storia “…non ho mai visto il nord. Sono nata in un regno lontano, ben oltre le terre dei fiumi.”
“E come mai siete qui?”
“Sono venuta in questo regno, nel nome del lord che servo, per omaggiare sire Wyorr e per partecipare a qualche torneo d’arme. Ho offerto la mia spada a sir Yarnan nell’imminente battaglia contro l’ombra dato che il mio signore è un caro amico e alleato del re.”
“Ora mi ricordo di voi…” disse improvvisamente Kyleen con un filo di voce “…vi ho vista combattere contro un cavaliere nella capitale durante i festeggiamenti indetti dal re.”
Sayl stirò un sorriso. Riempì il suo corno con del vino e sollevò la testa verso il cielo notturno.
Alcune stelle facevano capolino tra le scure chiome degli alberi.
Poco dopo si rivolse di nuovo a Kyleen: “e la vostra storia?”
La ragazza del nord alzò le spalle: “ecco… sono nata nelle terre ghiacciate, ho viaggiato molto… e in questo regno ho trovato l’amore.”
Sayl si voltò verso di lei: “oh, e lui come si chiama?”
“E’ una lei” sorrise Kyleen.
“La mia domanda non cambia.”
“Si chiama Milla.”
“E questa Milla vi sta aspettando a casa?”
Kyleen smise di sorridere: “immagino di si. La verità è che abbiamo qualche… problema al momento.”

In quel momento, un urlo si levò a pochi passi dall’accampamento.
Tutti i soldati sobbalzarono nei loro giacigli. Kyleen e Sayl erano scattate in piedi.
“E’ l’ombra!” Ipotizzò, terrorizzato, uno dei soldati.
 Un secondo urlo riecheggiò nella foresta. Si trattava di un verso disumano.
Sir Yarnan, che in quel momento sorvegliava un punto a sud dell’accampamento, tornò di corsa tra i suoi soldati: “spade alla mano!” Ordinò mentre estraeva la sua Valorosa.
La lama ondulata della flamberga scintillò alla luce del falò.


⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



I soldati si disposero attorno al fuoco seguendo le istruzioni di sir Yarnan.
Kyleen era con loro.
Al suo fianco, Sayl baciò la lama della sua spada. Kyleen pensò che doveva trattarsi di un gesto rituale della donna. Un inquietante silenzio scese nella foresta.
Nessun guerriero osava muoversi o parlare. Alcuni di loro trattennero persino il fiato.
Erano tutti rivolti verso l’origine delle urla disumane che avevano udito poco prima. Appartenevano ad alcuni dei loro compagni intenti a vegliare vicino l’accampamento.

Poi i rami più bassi degli alberi e alcuni cespugli iniziarono a muoversi.
Qualcosa si stava avvicinando all’accampamento. Si udì il suono di alcuni passi e il fruscio delle foglie smosse. Di fronte ai soldati apparve poi un guerriero.
Era uno dei loro compagni. La luce del falò fece brillare l’orrido squarcio che aveva sul volto. Era stato provocato da una lama estremamente affilata, che aveva persino divelto l’elmo di quello sciagurato.
Attraverso la ferita si potevano vedere i muscoli e i fasci di tendini del volto, qualche osso e l’intera arcata dentale. Incredibilmente l’uomo era ancora vivo.
Il terrore alimentava la sua anima. I soldati nell’accampamento furono paralizzati dalla paura. Ma non era lo squarcio nel volto del loro compagno a preoccuparli, bensì l’espressione di puro orrore impressa nei suoi occhi. L’uomo infine perse le forse: cadde prima sulle ginocchia, la sua armatura tintinnò all’impatto con il suolo. Infine si accasciò al suolo.

Alle sue spalle c’era l’ombra.
Si ergeva nel buio della notte, con una spada insanguinata in una mano. Era come veniva descritta dai racconti dei sopravvissuti: aveva una forma umana ed era ammantata di nero.
Il volto era occultato da un cappuccio. Kyleen fissò intensamente quel nero abisso sul viso dell’ombra e avvertì, in qualche modo, un intento crudele.
Sir Yarnan si voltò verso il mago dalla cappa rossa: “adesso!” Disse.
Il mago agitò le mani di fronte a se e recitò rapidamente una formula magica. Un’esplosione di fiamme si materializzò nel punto in cui trovava l’ombra.
Kyleen e gli altri uomini dovettero coprirsi il volto mentre venivano investiti da rametti inceneriti e altri detriti. Si alzò un intenso fumo nero e il boato dell’incantesimo scosse gli alberi di quella zona.

L’ombra sbucò improvvisamente da quel denso fumo e si scagliò contro i soldati.
La magia non le aveva fatto alcun danno.
La sua spada saettò di fronte a lei e due soldati furono sventrati all’istante.
Si scatenò il panico.
Gli uomini circondarono l’ombra in un caotico agglomerato di metallo e lame. Kyleen fu sovrastata da diversi soldati che, ignorandola, si erano gettati in battaglia.
Ma l’ombra si muoveva rapidamente… troppo rapidamente. Nessun uomo era in grado di compiere i gesti di quel nero spettro. Erano innaturali.
Il suo manto nero inoltre creava ancora più confusione.
Altri tre uomini perirono sotto i colpi dell’ombra. Lei roteò su se stessa e ne decapitò un quarto.
I soldati tentarono di colpirla ma non riuscirono neanche a sfiorarla.
Era come tentare di infilzare la nebbia.
Di tanto in tanto l’ombra era costretta a indietreggiare o a schermare qualche attacco… ma nessuno dei soldati aveva l’impressione che quel mostro fosse in difficoltà.
Persino sir Yarnan, l’eroe del regno, non era in grado di colpirla. L’alfiere del re era schiacciato tra i suoi uomini e la sua flamberga era troppo grande per essere maneggiata in un luogo così angusto.
Il mago dalla cappa rossa alzò le mani al cielo e incantò le spade di tutti i soldati. Le lame di quei guerrieri presero fuoco e la notte si illuminò di rosso.
Persino la spada di Kyleen fu avvolta dalle fiamme. Finalmente la ragazza del nord si scagliò contro l’ombra.
Ma quando raggiunse il mostro, quest’ultimo si voltò rapidamente verso di lei e attaccò.
Kyleen non aveva mai visto un attacco così veloce.
Sussultò e si bloccò di colpo. Avvertì una strana e gelida sensazione espandersi nel petto. Guardò in basso e solo allora si accorse che l’ombra le aveva trafitto il torace.
Il mostro richiamò a se la sua spada e Kyleen, esterrefatta, cadde a terra. Il suo sangue iniziò a uscir fuori dal corpo. Lo avvertiva sulla sua pelle, caldo e umido.
“Ritirata!” Urlò sir Yarnan.
Furono le ultime parole che Kyleen udì prima di chiudere gli occhi.


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Si risvegliò di soprassalto pochi secondi dopo.
La sua natura di rediviva l’aveva riportata indietro dalla morte. Sentì le urla dei soldati farsi sempre più lontani e sir Yarnan che ordinava ai superstiti di raggiungere una valle.
Il fuoco dell’accampamento ardeva ancora. Illuminava i corpi martoriati di molti soldati.
Alcuni di loro erano stati fatti a pezzi. Vicino a Kyleen si trovava una mano troncata. Poco più distante un paio di braccia, entrambe destre.
E ancora più in là c’era una testa mozzata. Gli occhi spalancati di quel soldato erano fissi su Kyleen, trasmettevano tutto il terrore che avevano registrato nell’ultimo attimo di combattimento contro l’ombra.

Il mostro era ancora nell’accampamento.
Aveva appena roteato la spada per scacciar via del sangue dalla lama.
Kyleen, rimasta a terra, la fissò sbalordita.
Era stata sconfitta al primo colpo. Lei, la guardiana della locanda, era stata battuta con un solo affondo.
Aveva affrontato molti pericoli e incrociato le armi con più uomini contemporaneamente e aveva trionfato. E ora eccola lì, a terra, con un foro nel petto.
Si immaginò il suo maestro, Valden, che la incitava a rialzarsi.
“Eccomi” Kyleen si ritrovò a sussurrare al vuoto.
Raccolse la spada e le fiamme tornarono ad ardere sulla sua lama.
“Dove vai?” Urlò all’ombra.
Questa si fermò di colpo e, lentamente, si voltò verso Kyleen.
La ragazza allargò le braccia: “io sono ancora qui.”

L’ombra accolse la sfida.
Entrambi rotearono le spade e si misero in posizione di guardia.
“Siamo solo io e te” ringhiò Kyleen mentre il sangue iniziò a uscirgli dalla bocca.
I due sfidanti iniziarono ad avvicinarsi. Erano concentrati e intenti a studiarsi tra di loro.
Scattarono contemporaneamente.
Il clangore delle loro spade che si scontrarono sulle loro teste fu intenso.
Kyleen tentò subito di colpire l’ombra al fianco: la sua spada incendiata tracciò un ampio arco incandescente nel buio della notte. Ma l’ombra riuscì a intercettare quel fendente.
Passò poi all’attacco e Kyleen fu costretta a difendersi. Dopo un turbinio colpi, l’ombra sferrò un calcio alla bocca dello stomaco della ragazza e lei cadde a terra.
La sua spada le scivolò di mano, rimbalzò un paio di volte al suolo e si allontanò da lei. Le fiamme sulla lama svanirono.

Kyleen sputò sangue e si toccò il ventre dove l’ombra l’aveva colpita.
Iniziò a ridere. Kyleen stava ridendo senza sapere il motivo.
L’ombra non infierì. Iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro, in attesa che la ragazza si alzasse da terra.
“Che gesto cavalleresco” commentò lei con ironia.
Rimase al suolo per qualche secondo. Ripensò al suo contro appena concluso con l’ombra e rivisse ogni mossa. Quel mostro era troppo veloce e troppo forte.
Kyleen non aveva mai visto nessuno muoversi in quel modo. Si alzò e recuperò la sua spada. Le fiamme tornarono ad avvolgere la lama. La luce del fuoco rivelò tutta la rabbia nei suoi occhi.
“Attaccami!” Urlò con voce rauca. Si era espressa nella lingua del nord.
L’ombra tornò alla carica.
Travolse Kyleen con un frenetico turbinio di colpi. Ogni volta che le loro spade cozzavano, mille scintille venivano sprigionate nell’aria.
La ragazza fu costretta ad arretrare mentre schermava i colpi del mostro.
Con una rapida finta, l’ombra sollevò la sua spada e squarciò la gola della ragazza.
Lei inarcò la schiena all’indietro mentre il sangue le zampillava dal collo. L’ombra si era già voltata. Il suo intento era quello di dare la caccia agli altri soldati.
Ma Kyleen non cadde a terra, non questa volta.
Urlò di rabbia e balzò alle spalle dell’ombra, agguantandola. Il mostro iniziò a dimenarsi come un cavallo imbizzarrito. Kyleen avvolse le braccia attorno al suo collo e iniziò a morderlo e a graffiarlo senza smettere di urlare.
Infine l’ombra riuscì ad afferrarle i vestiti della ragazza: la issò oltre la sua testa e la scaraventò al suolo.
Kyleen sentì le costole incrinarsi.
Il nemico torreggiava sopra di lei. Tentò di decapitarla ma Kyleen riuscì ad afferrare una spada da uno dei cadaveri che giaceva nelle vicinanze.
Sollevò l’arma sul suo voltò e bloccò il colpo dell’ombra.
L’impatto delle due armi fu così brutale che Kyleen avvertì un intenso dolore al polso.
Rapidamente si alzò in piedi.
L’ombra si avventò di nuovo su di lei. Questa volta Kyleen finse un attacco e riuscì ad aprire le difese del mostro. La ragazza sussultò dalla gioia quando riuscì a spingere l’ombra all’indietro. Finì sul falò dell’accampamento.
In pochi istanti la creatura fu avvolta dalle fiamme…  ma non si mosse.

La ragazza del nord fissò con orrore l’ombra circondata dalle fiamme.
Il fuoco non consumava il suo manto o le sue carni.
Kyleen corse a recuperare la sua spada. Dovette slanciarsi in avanti, poiché aveva sentito il nemico alle sue spalle. Evitò un colpo dell’ombra, ruzzolò a terra e agguanto di nuovo la sua spada.
Ancora una volta le fiamme si accesero sulla sua lama.
L’ombra sembrava contrariata.
Kyleen strinse i denti e si portò la spada arroventata sotto la sua gola, cauterizzando lo squarcio che aveva al collo. Il rumore della carne che sfrigolava si diffuse per tutto l’accampamento.
La ragazza pianse per il dolore: “sfidami di nuovo!” Urlò subito dopo.
L’ombra stava per tornare alla carica, ma una voce alle sue spalle la fece desistere: “Kyleen!” Era Sayl.

La donna apparve nell’accampamento ormai disseminato di corpi e sangue.
Kyleen la fissò preoccupata: “perché sei tornata?”
Ma Sayl aveva già incrociato la sua spada con quella dell’ombra. I due sfidanti si scambiarono una serie di colpi possenti ma nessuno dei due guadagnava terreno.
Kyleen si unì alla battaglia e l’ombra fu attaccata su entrambi i fianchi.
Il mostro si muoveva freneticamente: prima parando un colpo da destra, poi schermando un colpo da sinistra.
Le due guerriere incalzavano con attacchi coordinati, e un paio di volte riuscirono a lacerare il manto nero dell’ombra.

Sayl intanto era sempre più stanca. Tentò un affondo, un fendente, una finta, un altro affondo… l’ombra riuscì a evitare ogni suo colpo e, contemporaneamente, si difendeva da Kyleen.
Il mostro poi riuscì ad aprire le difese di Sayl e le squarciò il volto. Lei cadde a terra, urlando disperatamente. Si toccò il viso con entrambe le mani mentre il sangue inondava il terreno.
“Sayl!” Gridò Kyleen.
L’ombra si era voltata su di lei e la travolse con una serie di attacchi.
Kyleen avvertiva tutta la furia e la frustrazione di quella creatura.
Il mostro raccolse tutte le sue forte ed eseguì un brutale fendente contro la ragazza. Lei riuscì a pararlo in tempo… ma la sua spada si spezzò all’impatto con l’arma del nemico.
Schegge d’acciaio schizzarono in ogni direzione.
Kyleen balzò in avanti e superò l’ombra. Raccolse Sayl che nel frattempo stava cercando di rialzarsi.

Le due iniziarono a fuggire dall’ombra.
Corsero nel buio della foresta senza mai voltarsi. Kyleen stringeva ancora ciò che restava della sua spada… la spada dei re… la spada del nord.
Era leggera ora che stata distrutta. Di quell’arma era rimasto solo il manico e un brandello di lama ad esso congiunto. Pianse per il rammarico ma non smise mai di correre.

“Eccole, mio signore.” Urlò un soldato.
Kyleen e Sayl erano entrate in una vallata nel cuore del bosco. La luna illuminava d’argento quella zona.
Sir Yarnan e sette soldati raggiunsero le due fuggitive. Erano feriti e spaventati.
“Dove sono gli altri?” Chiese Kyleen.
“Morti” rispose sir Yarnan.
Gli uomini esaminarono le ferite delle due guerriere. “Sto bene…” rispose Kyleen che non voleva rivelare la sua natura di rediviva “…pensate a Sayl.”
Le tenebre della notte occultavano le sue reali condizioni.

L’ombra fece la sua apparizione nella vallata proprio in quel momento.
Rimase a contemplare i superstiti del suo massacro.
Sir Yarnan iniziò ad avanzare verso di lui.
“Mio signore…” sussurrò uno dei suoi uomini. Ma l’alfiere alzò una mano nella sua direzione, non voleva nessuno dei suoi sottoposti al suo fianco.
Si stava preparando ad affrontare da solo l’ombra.
Anche il mostro si era messo a camminare. La sua avanzata, insieme a quella di Yarnan, si era poi tramutata in una carica.

Ombra e Yarnan stavano per scontrarsi nella vallata.
L’uomo sollevò Valorosa, avvolta dalle fiamme, quando fu vicino al suo sfidante.
Un ampio fendente fu tracciato a mezz’aria. L’ombra lo evitò con un balzo.
Lo scontro era iniziato.
I superstiti e Kyleen fissarono sbalorditi il campione del regno tener testa al suo terrificante avversario. In quello spazio aperto, Yarnan era libero di maneggiare Valorosa senza alcun impedimento.
Ogni movimento di quella possente spada fendeva l’aria, provocando cupi suoni.

I soldati stavano cercando di medicare Sayl.
“Dov’è il mago?” Chiese Kyleen senza mai distogliere lo sguardo dai due sfidanti.
“Sparso per la foresta, come il resto di noi” rispose un soldato.
“Sayl sta morendo!” Esclamò un altro uomo.
Yarnan riuscì a sentire quel grido. Incrociando la sua spada con quella dell’ombra aveva iniziato una prova di forza con il suo nemico.
“Scappate!” Aveva urlato l’alfiere del re.
 I suoi muscoli erano tesi fino allo spasmo nel tentativo di sovrastare l’ombra… ma lei sembrava essere più forte. Yarnan slittò su un fianco, separandosi dal mostro.
Si voltò poi verso i suoi uomini: “E’ un ordine! Scappate.”
“Vieni con noi!” Urlò Kyleen.
“No….” Yarnan voleva replicare, ma l’ombra tornò alla carica e i due ripresero a duellare.

Kyleen ragionò per qualche istante.
Si voltò poi verso gli uomini: “andate a est. Troverete un ponte che attraversa un burrone, aspettatemi lì.”
“E tu cosa farai?” Chiesero i soldati.
Kyleen indicò le loro armi: “ho bisogno di queste!”


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Yarnan agitò di nuovo la sua Valorosa infiammata. La punta della spada colpì il suolo e scaraventò in aria ciuffi d’erba e terra… lì dove un instante prima si trovava l’ombra. Nessun’altra creatura avrebbe potuto evitare quel colpo.
“Razza di mostro!” Commentò frustrato l’uomo.
L’ombra rispose con una serie di colpi che Yarnan riuscì a schermare. Si separarono e iniziarono a fissarsi intensamente. In quel momento, una lancia  si piantò nel terreno tra loro due.
Entrambi si voltarono nella direzione in cui il dardo era stato scagliato.
Kyleen stava correndo verso di loro. Brandiva un’altra lancia e una spada corta.
“Ti ho detto di andar via!” Urlò Yarnan.
“Lo farò…” urlò Kyleen mentre scagliava la seconda lancia “…e tu verrai con me.”
Il dardo discese contro l’ombra. Questi spazzò via l’arma con un semplice movimento della sua spada.
Yarnan, in quel momento, vide i suoi uomini allontanarsi dalla valle.
Kyleen si mise al suo fianco: “se tu muori, i tuoi soldati sono spacciati!”

L’ombra si scagliò contro di loro.
Yarnan agitò Valorosa e tornò a combattere.
Kyleen si unì alla lotta. Si avvicinò all’ombra senza pensare a difendersi. Il mostro la colpì al fianco ma la ragazza continuò ad avanzare.
Superò l’ombra, estrasse dal terreno una lancia e la scagliò di nuovo.
Riuscì a colpire il manto dell’ombra che si impiantò a terra. Il mostro barcollò, fece per inciampare ma riuscì rapidamente a ritrovare l’equilibrio.
Sfilò via il suo mantello per liberarsi. Nel farlo, il suo cappuccio venne via.
Si voltò verso i suoi sfidanti e solo in quel momento si accorse che Kyleen e Yarnan stavano fuggendo.
La ragazza si voltò un solo istante verso il mostro. Fu allora che vide i suoi occhi.
Erano incavanti un orrido cranio nero e brillavano di una fioca luce rossa. Sembravano due profondi pozzi neri, con la luce rossa incastonata nel fondo.
L’ombra partì all’inseguimento.


⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Kyleen e Yarnan corsero a perdifiato nella foresta fino a raggiungere il ponte di legno.
Era vecchio ma solido e si ergeva su un ampio burrone.
In quel momento, Kyleen rammentò la sua disavventura con i troll.
Lei e l’alfiere del re superarono il ponte e raggiunsero l’altra sponda del burrone, dove i soldati e Sayl li stavano aspettando.
“Come sta?” Chiese Yarnan indicando la donna.
“E’ molto grave” rispose un uomo.
Sayl aveva perso conoscenza e il suo volto era stato fasciato con dei lembi di stoffa ricavati da un mantello.

“Mio signore!” Esclamò terrorizzato un uomo, indicando il ponte.
L’ombra era apparsa dall’altro lato del burrone.
Il suo volto era di nuovo occultato dal mantello. Quella creatura rimase immobile a fissare gli uomini, senza mettere un piede sul ponte.
“Non è un idiota” sussurrò Yarnan.
“Che mostro è mai quello?” Chiese uno dei soldati.
Kyleen scrutò l’ombra per qualche secondo: “andiamo via” disse infine.
“E dove?” Domandò Yarnan.
“Alla locanda dei desideri. Lì possiamo ripararci e curare i feriti.”

L’alfiere studiò lo sguardo dei suoi uomini: erano stremati e terrorizzati.
Impugnò di nuovo Valorosa e iniziò a tranciare le corde del ponte. Kyleen lo aiutò e in pochi colpi riuscirono a far crollare quella struttura.
L’ombra li stava ancora fissando senza muoversi.
“Non è finita qui” disse Yarnan.
“Oh, no…” continuò Kyleen “…vedrete che quella creatura tornerà a scontrarsi con noi.”
Raccolsero da terra Sayl e, insieme ai soldati sopravvissuti, si addentrarono nel bosco per la volta della locanda dei desideri.

Kyleen si voltò un’ultima volta verso il burrone.
L’ombra era ancora lì. Fissò la ragazza un’ultima volta, prima di voltarsi e ritirarsi nel buio.


fiore

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Capitolo 15
*** Un uomo senza desideri ***


Un uomo senza desideri


Era una mattinata insolitamente silenziosa.
Il sole si era posato da poco sulla locanda dei desideri, cospargendola di una tenue luce dorata. Non si udiva alcun canto di cicala o il cinguettio degli uccelli. Persino il vento taceva.

Milla si trovava nella sua stanza da letto, seduta di fronte a uno specchio antico. Era concentrata ad accorciare i suoi capelli con delle grandi paia di forbici.
Ogni volta che tagliava, sentiva il sommesso scatto delle lame metalliche recidere una delle sue ciocche di fuoco. Quei fili rossi cadevano a terra o sulle spalle nude della strega. Milla, per quanto fosse impegnata, non poteva far altro che ripensare al suo spiacevole incontro con il re avvenuto il giorno prima.
Il sovrano le aveva ordinato di distruggere la locanda o avrebbe subito delle amare conseguenze. Milla rammentò anche il tocco dell'uomo sui suoi capelli e il suo viscido atteggiamento nella sala del consiglio.
Una smorfia di disgusto si palesò sul volto della strega. Iniziò ad accorciare ancora di più i suoi capelli, armeggiando le forbici con movimenti sempre più frenetici.
Quando finì l'operazione, si diede un'ultima sistemata con le mani e studiò a fondo la sua immagine riflessa nello specchio per giudicare la sua nuova acconciatura.
I capelli di Milla assomigliavano a una sinuosa onda di fuoco. Pareva incresparsi in direzione della sua fronte. Le scopriva il collo e questo le piacque.
Stava ancora scrutando la sua nuova immagine quando colse un movimento alle sue spalle... un movimento catturato dallo specchio.
Milla sobbalzò violentemente e si voltò di scatto. Due grandi occhi neri la stavano fissando sul suo letto.
La strega levò un urlo così forte da far vibrare la sua cassa toracica.
In pochi istanti, Flio, allarmata da quel grido, percorse il corridoio del primo piano e irruppe nella stanza di Milla: "che succede?" Chiese tutto d'un fiato.
Milla si trovava in un angolo della stanza, in punta di piedi e con la schiena premuta contro la parete. Con sguardo atterrito si voltò verso Flio e dedusse che il suo urlo aveva svegliato di soprassalto la maga.
Flio infatti era scalza, indossava un largo e candido abito da notte e i suoi verdi capelli erano arruffati e scompigliati.

Flio ispezionò con lo sguardo la stanza di Milla, alla ricerca di ciò che stava terrorizzando la strega.
Notò quasi subito la cosa che si trovava sul letto. Sulle prime pensò che si trattasse di un gatto nero, poichè quella creatura era raggomitolata su se stessa e sembrava fosse ricoperta da un folto pelo scuro. Ma dopo un attenta osservazione, Flio comprese di non esser di fronte a un felino.
L'animaletto che tanto aveva spaventato Milla, era un esserino di forma sferica, non più grande di una testa umana. Aveva orecchie simili e quelli dei gatti e grandi occhi vispi. Non era ricoperto da pelo... bensì da fuliggine. A dire il vero, la creatura era composta quasi del tutto da scura fuliggine. Se ne stava ferma, sul materasso, a fissare Flio e Milla.
"C-Che cos'è?" Chiese quest'ultima, con la schiena ancora premuta contro la parete.
Flio, ormai certa che quella creatura non era affatto pericolosa, si avvicinò al letto, sospirando. Accarezzò l'essere di fuliggine e lui prese subito confidenza con i modi gentili della maga.
"Si può sapere cos'hai fatto?" Chiese Flio indicando la nuova acconciatura di Milla.
"Lascia stare i miei capelli..." rispose lei, avanzando verso la maga "...che cos'è quella cosa?" La indicò con un gesto nervoso della mano.
Flio si sedette ai piedi del letto, senza smettere di coccolare l'animaletto, e si rivolse alla strega: "rammenti l'uovo che ti donai tempo fa? Il mio piccolo pegno per te per aver accettato Anders nella tua locanda?"
Milla rispose: "l'uovo?! Certo che rammento l'uovo."
"Ecco... si è appena schiuso."
Milla spalancò gli occhi nell'udire quella risposta: "vuoi dire...?"
Ma Flio la interruppe: "...voglio dire che quest'esserino è appena venuto al mondo. Nessuno può sapere in anticipo cosa può uscir fuori da un uovo fatato. Ma tu te ne sei presa cura e quindi hai creato un legame tra te e questa palla di fuliggine. Congratulazioni, Milla, hai appena ottenuto un famiglio."

La strega dei desideri aveva smesso di aver paura, ma doveva ancora calmarsi del tutto. Si avvicinò un altro poco a Flio: "ho un famiglio!?" Disse con un filo di voce.
La maga annuì: "eh già. Questa creaturina è piuttosto rara da trovare. Si tratta di un fuoco fatuo notturno... più comunemente noto come spirito della notte."
"Spirito della notte" ripeté incredula Milla.
Flio smise di accarezzare l'animaletto e si avvicinò alla strega: "peccato che non puoi usare la tua magia. Maghi e stregoni diventano molto più potenti quando si legano a un famiglio."
Milla fece per replicare, ma un suono dall'esterno della locanda bloccò le parole nella sua gola. Anche Flio aveva udito quel rumore: fuori dal locale, qualcuno stava gridando aiuto.

Flio infilò il primo paio di scarponi e i primi vestiti che trovò nella stanza di Milla e si preparò a uscire.
La strega invece appariva confusa e agitata.
"Datti una mossa!" La incitò Flio.
"E' il famiglio?"
"Lascialo qui, gli spiriti della notte non fanno quasi nulla durante il giorno."
Le urla fuori dalla locanda si facevano sempre più vicine.
Milla si vestì in fretta e, insieme a Flio, corse fuori dal locale.



⁓•⁓•⁓•⁓•⁓•⁓



Sette soldati spuntarono fuori dal bosco e iniziarono a dirigersi verso la locanda.
Erano stremati e feriti.
Le loro armature erano sporche di terra e sangue. Milla e Flio si diressero rapidamente verso di loro. Accelerarono il passo quando videro Kyleen emergere dal bosco subito dopo i sette soldati.
La ragazza del nord stava aiutando una donna a reggersi in piedi e ad avanzare. Quest'ultima aveva il volto completamente coperto di sangue e indossava un'armatura adornata di simboli appartenenti a un regno lontano. Aveva un braccio attorno al collo di Kyleen e respirava a fatica.
Infine, a chiudere la fila di quegli uomini mezzi morti, apparve sir Yarnan.
L'alfiere aveva l'aspetto di un cadavere appena rianimato da chissà quale maledizione. Era pallido in volto, perdeva sangue e la sua armatura era piena di graffi e ammaccature.

Milla gridò il nome della sua amata. Superò i soldati e raggiunse subito Kyleen. Era la prima volta che si rincontravano dopo il loro litigio avvenuto nei sotterranei della locanda.
Kyleen prese immediatamente la parola: "sta morendo!" Disse riferendosi alla donna ferita. La sospinse verso Milla in modo che potesse aiutarla a sorreggerla.
Solo in quel momento la strega poté notare un orrendo squarcio sul volto di quella guerriera: "ma cosa...?" La sua domanda si spense nella sua bocca, tale era l'orrore e la confusione che si dimenavano nella sua mente.
Kyleen continuò: "siamo stati attaccati dall'ombra."
"L'ombra?!" Esclamò Milla.
La ragazza del nord tuonò con fare esasperato: "non c'è tempo per le domande! Portaci nella locanda!"
Milla serrò le labbra e aiutò Kyleen a portare i feriti nel locale.
Flio si unì a loro. Con sguardo esterrefatto seguì il movimento di quegli uomini entrare nella sala da pranzo. I suoi occhi si posarono poi su Yarnan. Non l'aveva mai visto in uno stato così pietoso. Un freddo brivido le attraversò la schiena quando l'alfiere la superò senza neanche accorgersi della sua presenza.


⁓•⁓•⁓•⁓•⁓•⁓



Milla e Flio condussero i soldati nelle stanze da letto della locanda.
Si occuparono di ognuno di loro portandogli acqua, spogliandoli delle loro armature e curando le loro ferite. Dovettero lavare e ricucire molti tagli.
Usarono delle lenzuola per fasciare le ferite poichè nella locanda non vi erano abbastanza bende per tutti quegli uomini.
In alcuni casi dovettero persino cauterizzare gli squarci più profondi, stordendo prima i soldati dando loro del vino.
Uno di loro aveva riportato una ferita così grave sul volto che perse il suo occhio destro. A un altro, Milla e Flio dovettero amputargli una mano.
Kyleen aveva riportato tagli e perforazioni su tutto il corpo, ma la sua natura da rediviva le impediva di morire. Per tanto, la ragazza del nord non aveva alcun bisogno di cure immediate.

Il ferito più grave era la donna dall'armatura esotica.
Lei fu portata su una stanza al secondo piano della locanda, lontana dai lamenti e dalle urla degli altri soldati.
Milla si prese cura di lei per tutta la mattinata e solo a mezzogiorno finì di ricucirla e di arrestare l'emorragia.
La strega si sentì stanca e affamata. Era completamente sporca di sangue e cercò subito un pò d'acqua per lavarsi.
Uscì poi dalla stanza in cui la donna riposava e subito Kyleen si avvicinò a lei, seguita da Flio.
"Come sta?" Chiese la ragazza del nord.
"Non saprei dirlo..." rispose Milla "...ho fatto tutto il possibile per salvarla. Ora è nelle mani degli Dei."
Kyleen annuì: "si chiama Sayl."
Nel sentire quella parola, Milla stirò un sorriso amaro ma anche beffardo.
"Cosa c'è?" Chiese Kyleen, confusa.
Flio scosse la testa prima di intervenire: "oh, Kyleen. Si vede che vieni proprio da un altro mondo! Sayl non è un nome ma un titolo."
"Un titolo? Un titolo per cosa?"
"Per gli schiavi. Chi è schiavo non ha diritto a un nome. Sayl è il modo in cui vengono chiamati tutti coloro che non sono liberi."
Kyleen era sempre più confusa: "ma non ci sono schiavi in questo regno!"
Questa volta fu Milla a rispondere: "hai visto la sua armatura? Probabilmente questa Sayl viene da una terra dove esiste ancora la schiavitù."
"Ma... ma perchè non scappa?"
"E finire con l'essere braccata? Tu stessa sai che fine fanno i fuggitivi, Kyleen."
La ragazza del nord lanciò un'occhiata di fuoco nei confronti di Milla.
Lei percepì quello sguardo e si sentì oltraggiata.
Persino Flio avvertì la tensione nell'aria. Loro tre si trovavano in un angusto e buio corridoio del secondo piano, lontane da occhi e orecchie indiscrete.
Parlavano a bassa voce per non disturbare i feriti.
Milla decise di reagire provocando la ragazza del nord: "non hai fatto in tempo a scappare da questa locanda, Kyleen, che già ti trovo al fianco di un'altra donna!"
Kyleen fece schioccare la lingua in segno di disappunto: "e io cosa dovrei pensare di te, Milla? Sbaglio o te ne stavi da sola, nella locanda, con Flio che in questo momento indossa i tuoi vestiti?!"

Flio si sentì imbarazzata, ma quella sensazione durò solo un instante.
La maga sgomitò per separare le due ragazze: "ma sentitevi! Parlate come delle sciocche! Ci sono dei feriti in questa locanda e un'ombra apparentemente invicibile è sulle loro tracce... e voi ve ne state qui a bisticciare in una maniera così infantile?!"
Milla e Kyleen non riuscirono a replicare. Abbassarono in capo, vergognandosi di loro stesse.
Flio continuò: "è inutile fissare il pavimento, lì non troverete alcuna soluzione! Io penserò a sfamare i soldati. Quanto a te, Milla, pensa a ricucire Kyleen... e non vi voglio sentire ligitare. Potrete chiarirvi più tardi."
Le due ragazze annuirono, intimorite di fronte a quella Flio così autoritaria.


⁓•⁓•⁓•⁓•⁓•⁓



Mentre Flio serviva zuppa e pane ai soldati, Milla e Kyleen si erano ritirate in una stanza da letto al primo piano.
Lì, milla stava curando le ferite della sua amata.
La ragazza del nord sedeva su un letto, con lo sguardo rivolto verso una finestra. Non aveva il coraggio di fissare il suo corpo scempiato dall'ombra. Fissava le chiome degli alberi che si intravedevano dalla finestra. Sentiva l'ago pungerla, il filo scorrergli nella carne e le sue ferite richiudersi.
Milla operava con la massima cura. Fu lei a interrompere quel silenzio così pesante: "una sola ombra ha fatto tutto questo?!"
"Dovevi vederla..." rispose Kyleen "...non siamo neanche riusciti a metterla in difficoltà! Io, Yarnan, i suoi uomini... ci ha massacrati tutti."
Milla annuì: "non riesco a immaginarmi un avversario così formidabile."
"C'è dell'altro" disse Kyleen con voce triste. Allungò una mano verso la sua spada, la estrasse dal fodero e la mostrò a Milla.
L'arma era spezzata. Vi era rimasta solo l'elsa dorata e un brandello di lama.
La strega scostò delicatamente ciò che restava dell'arma e si rivolse a Kyleen: "tu sei salva, solo questo importa." Fece per baciarla, ma la ragazza del nord si allontanò da Milla. "Ho un favore da chiederti" disse mentre si alzava dal letto. Si rivestì con degli abiti puliti, slegò la sua treccia e districò i nodi tra i suoi capelli d'oro.
Milla attendeva pazientemente la sua amata, intristita dai suoi modi così gelidi e distaccati.
"Non devi farti vedere da questi guerrieri" disse la ragazza del nord.
La strega balzò in piedi: "cosa?"
Kyleen si avvicinò a lei: "se uno di loro dovesse desiderare qualcosa?! Verrà maledetto dalla tua magia, dico bene?"
"Dovrei nascondermi nella mia stessa locanda?" Milla iniziò a sentirsi oltraggiata.
"Esattamente."
"Kyleen, ti rendi conto che sono proprio le mie maledizioni a permetterti di restare in vita?"
La ragazza del nord scosse la testa: "non ho intenzione di condannare questi uomini per il mio sostentamento. In cosa mi sono trasformata? Sono una specie di... di..." Kyleen ragionò per qualche secondo "...di parassita."
Milla si avvicinò a lei: "tu eri morta! Ti avevano colpita al cuore! Ho visto un'opportunità per riportarti da me, cosa dovevo fare? Lasciar perdere? Tu che avresti fatto al mio posto?"
Kyleen rispose: "allora perchè non mi hai mai detto nulla, Milla? Perchè hai voluto portare da sola questo fardello?"
"Non volevo che tu soffrissi."
"No, Milla. La realtà è che ti vergognavi di quello che avevi fatto."
Milla indietreggiò: "s-si può sapere cosa vuoi da me?"
"Non devi avere segreti con me, Milla. Ecco cosa voglio da te. Se mi ami, non devi nascondermi nulla."
"Anche se la cosa rischia di farti soffrire?"
"Soprattutto se la cosa rischia di farmi soffrire, Milla."

In quel momento, Flio aprì la porta ed entrò nella loro stanza.
Milla e Kyleen si ammutolirono.
"I soldati stanno riposando..." disse la maga "...si può sapere cosa state facendo voi due?"
"Nulla" rispose Kyleen quasi con un sussurro.
Ma Milla aggiunse: "Kyleen è arrabbiata con me."
"Riguarda la maledizione della locanda?" Provò a indovinare Flio.
Nel sentire quelle parole, la ragazza del nord spalancò gli occhi: "ma come fai a saperl...? T-tu conosci il segreto di Milla?"
Flio annuì: "a dire il vero sono io che ho proposto a Milla di trasformarti in rediviva. Sempre io ho informato Milla della maledizione che sarebbe scesa sulla locanda."
Kyleen voleva urlare, riempire di domande e di insulti Flio... ma era così agitata e sconvolta che non riuscì a emette alcun suono.
La maga continuò: "Kyleen, tu non c'eri quel giorno... o meglio, eri morta. Non hai visto gli occhi di Milla, non sei stata testimone della sua sofferenza."
La ragazza del nord si voltò verso Milla.
Quest'ultima ricambiò lo sguardo per un solo istante, prima di abbassare gli occhi verso il pavimento. Milla stava ripensando ai tremendi attimi in cui piangeva sul cadavere di Kyleen e non voleva mostrarsi affranta e vulnerabile.
La sua espressione sembrò intenerire la ragazza del nord: "come avete fatto a trasformarmi in rediviva?" Chiese dopo un lungo silenzio.
A giudicare dal suo tono di voce, Kyleen sembrava essersi calmata.
Flio alzò le spalle: "c'è un vecchio libro di magia nera nello studio di Zeela. Lì si trovano incantesimi e rituali oscuri... tra cui il rito per la creazione di un redivivo."
"Voglio vederlo" disse Kyleen tutto d'un fiato.
Milla tentò di farla desistere, ma la ragazza del nord era determinata a conoscere i particolari di quel rituale.


⁓•⁓•⁓•⁓•⁓•⁓



Milla e Flio portarono Kyleen nel vecchio studio della strega Zeela.
C'era qualcosa, secondo Kyleen, di lugubre in quella stanza. Probabilmente era la luce soffusa del sole che filtrava attraverso la finestra o forse erano tutti quei tomi antichi e strani oggetti sugli scaffali a rendere inquietante quel posto.
Kyleen si avvicinò a uno degli armadi: lì vide un teschio umano, ciò che sembrava essere un feto di una qualche creatura deforme riposto in contenitore di vetro. C'era anche un pugnale dalla lama ondulata, l'intero scheletro di un serpente, una manciata di candele nere, fiale contenenti intrugli scuri e apparentemente vischiosi, un enorme ragno imbalsamato, rotoli di pergamena ingiallita dal tempo. L'aria era pesante e aveva l'odore della muffa mescolata a dell'incenso andato a male.
Per un attimo, Kyleen ebbe l'impulso di scappar via da quella stanza.
Ma la voce di Milla la fece riemergere da quell'oceano di brutte sensazioni: "eccolo qui!" Esclamò la strega mentre afferrava il libro nero.
Dal mondo in cui Milla maneggiava quell'imponente tomo, si capiva che era straordinariamente pesante.
Posò il libro su un leggio di legno, liberando nell'aria degli sbuffi di polvere.
Flio e Kyleen si misero ai lati della strega, mentre quest'ultima iniziò a sfogliare il libro. Ogni volta che girava una pagina, si poteva sentire chiaramente lo scricchiolio della carta indurita dal tempo.
Kyleen fissava le antiche rune e le immagine inquietanti scorrergli di fronte a se ogni volta che Milla voltava pagina.
La ragazza del nord non sapeva leggere quelle parole vergate chissà quanti secoli fa. Appartenevano a una lingua morta, una lingua che solo gli studiosi di magia conoscevano. I disegni erano a dir poco raccapriccianti: erano immagini di demoni o creature così contorte da sfuggire alla comprensione umana.
E poi vi erano raffigurazioni di sezioni di corpi umani, osceni ibridi tra animali, occhi mostruosi che parevano fissare Kyleen.
"Eccolo qui..." disse infine Flio e puntò il dito su una pagina.
La ragazza del nord si chinò sul libro e ne avvertì l'odore pungente della muffa. Osservò i disegni e le rune di quel lungo capitolo. Quei vocaboli, come tutte le altre rune del libro, sembravano solo delle linee affilate, come un intreccio di spine di rovi.
Milla spiegò nel dettaglio il rituale descritto in quelle pagine.
Raccontò di come fu necessario estrarre il cuore di Kyleen dal suo corpo, della litania intonata da Flio per richiamare le forze del male e tutto il resto.
Una volta terminato il racconto, Kyleen appariva perplessa e impressionata.
Milla sospirò: "ti aspettavi di star bene dopo aver saputo di questo rituale?"
La ragazza del nord non sapeva dare una risposta: "sto cercando di immaginarmi la scena. Di te e Flio che mi portate nei sotterranei, di come mi avete rimosso il cuore dal petto..."
Milla alzò una mano, ridacchiando per il nervosismo: "per carità, basta così. Non farmi rivivere quei momenti. Ti avevo avvertito che questo libro contiene solo cose raccapriccianti..." continuò a parlare e a sfogliare il libro.
Improvvisamente Kyleen notò un'immagine tra le quelle pagine. Un'immagine terribilmente familiare.
"Ferma!" Gridò e puntò una mano su quel disegno.
La sua fu un'esclamazione così inaspettata che Milla e Flio sobbalzarono per lo spavento. Ma Kyleen non badò alle loro reazioni, era concentrata a fissare quel disegno che tanto aveva attirato la sua attenzione.
"Questa... questa è l'ombra!" Disse incredula.
Non aveva alcun dubbio. Il disegno su quelle pagine raffigurava l'ombra che aveva affrontato nella foresta.
"Sei sicura?" Chiese Milla terrorizzata.
Kyleen annuì. Avrebbe riconosciuto gli occhi dell'ombra tra altri mille. Quegli occhi che tanto assomigliavano a due pozzi bui e profondi. E in fondo a quei pozzi ardeva una fioca e crudele luce rossa.
"Sicurissima" rispose infine Kyleen.

Milla e Flio alzarono lentamente lo sguardo dal libro. Si fissarono con occhi carichi di un terrore così intenso che Kyleen, nel percepirlo, fu attraversata da un gelido brivido.
"Cosa c'è?" Chiese, poichè non poteva sopportare tutto quel silenzio.
"Cosa dice il libro? Che cos'è quest'ombra?"
Ma Milla alzò una mano nella sua direzione e le chiese di far silenzio: "va oltre ogni mia paura" riuscì a sussurrare.
La strega iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.
Flio invece crollò su una sedia vicino alla scrivania di Zeela. Anche la maga era sconvolta come Milla.
Kyleen invece iniziava a innervosirsi: "voi sapevate da tempo dell'esistenza dell'ombra, e non avete mai avuto l'idea di cercare informazioni in questo libro?" Chiese a entrambe le ragazze.
Milla rispose: "mi è stata descritta come una creatura vagamente umana che brandiva una spada... poteva essere letteralmente ogni cosa! Ma mai avrei pensato che poteva essere... essere...."
" 'essere' cosa? Milla, spiegati!"
Flio sospirò: "uno spirito del rancore. Si tratta di uno spirito del rancore."
La maga si accasciò ancora di più sulla sedia. Si toccò la fronte con una mano e si accorse che era imperlata di sudore.
Milla si avvicinò a Kyleen: "le cose stanno così: quando vengono realizzati dei desideri nel corso di moltissimi anni, c'è una remota... remotissima... possibilità che si crei uno spirito del rancore."
"Lo spirito è in qualche modo collegato alla locanda?" Chiese Kyleen.
"Propro così."
"E come è nato?"
Fu Flio a rispondere. Si sistemò meglio sulla sedia, posò i gomiti sul tavolo e intrecciò le dita sotto il suo mento: "le persone sono felici quando realizzano i propri desideri. Ma la loro felicità genera odio e invidia nell'animo degli altri uomini.
Purtroppo l'essere umano ha questo lato oscuro... irrazionale e crudele. Lo spirito del rancore è l'incarnazione di tutto questo odio."
"Assurdo" commento Kyleen.
Milla proseguì: "purtroppo è ciò che accade. Una giovane coppia di innamorati può suscitare invidia anche negli occhi di perfetti sconosciuti. Un uomo che diventa ricco e potente viene odiato da molte persone... e tutti questi sentimenti possono accumularsi e condensarsi fino a creare l'ombra."
Flio si alzò dalla sedia: "e qui arrivano le brutte notizie: lo spirito del rancore non può essere sconfitto!"
Kyleen si lasciò scappare una risatina isterica: "mi state dicendo che è imbattibile?"
Milla avanzò verso di lei: "stiamo parlando dell'incarnazione dell'invidia e del rancore umano. Come pensi di sconfiggere dei sentimenti così antichi, così atavici?!"
"Allora... come possiamo fermarlo?"

Flio iniziò a consultare il libro: "qui dice che lo spirito può essere solo placato."
"In che modo?" Chiesero all'unisono Milla e Kyleen.
Un'espressione di puro terrore si materializzò sul volto di Flio: "sul libro c'è scritto: 'lo spirito brama l'albero e il suo frutto più bello. Solo dopo aver abbattuto l'albero e distrutto il suo frutto potrà finalmente acquietarsi.' "
"Cosa significa?" Chiese Kyleen.
Milla rispose: "l'albero è questa locanda. Il suo tronco è stato abbattuto per costruire questo posto ma la sua magia dei desideri è sopravvissuta, incantando la locanda. L'ombra la sta cercando per distruggerla.
Per quanto riguarda il 'frutto più bello'... credo si riferisca al desiderio più potente espresso da qualcuno in questo posto."
La ragazza del nord deglutì: "ossia il desiderio di riportarmi in vita?!"
Flio scosse il capo: "no... tu sei stata rianimata da un desiderio ma non è stato abbastanza potete da vincere sulla morte, ecco perchè è stato necessario il rituale del redivivo su di te. Dev'esserci stato un altro potentissimo desiderio e l'ombra sta cercando l'uomo che lo ha espresso."
"Il re..." disse improvvisamente, e quasi sottovoce, Milla "...re Wyorr ha desiderato la corona del regno. L'ombra non si fermerà fino a quando non avrà ucciso il re e raso al suolo questa locanda."

Calò il silenzio nella stanza.
Le tre ragazze sembravano essere precipitate nello sconforto più totale. Per molto tempo non furono in grado di parlare.
"Cosa facciamo?" Chiese infine Flio.
"Come mai l'ombra non ci ha ancora trovati?" Domandò Kyleen.
Milla alzò le spalle: "probabilmente a Vecchia foresta c'è una sorta di protezione magica. Un arcano potere dell'antico popolo che viveva tra quegli alberi. O forse l'ombra non sa ancora come orientarsi... del resto sembra essere nata da poco.
Non so cosa dire, sta di fatto che prima o poi ci troverà. Fino a questo momento siamo state tremendamente fortunate a non esser state scovate dall'ombra."
"Però dobbiamo fare qualcosa!" Ribadì Flio.
Milla annuì: "fuggiamo! Fuggiamo via da questo posto, da questo regno!"
Kyleen si sbracciò: "per andare dove?"
"Andremo a ovest, lì dove ci sono terre ancora inesplorate!" L'amore per il viaggio e l'avventura fecero brillare gli occhi di Milla.
"E la locanda? Il mio cuore?" Chiese Kyleen.

Milla sospirò a fondo: "ieri ho parlato proprio il re. Lui mi ha ordinato di dar fuoco alla locanda entro un giorno o l'avrei pagata cara!"
Flio si alzò dalla sedia: "Milla... perchè non mi hai detto nulla?"
"Ecco... ora sai tutto, Flio. Sono disposta ad abbandonare questa locanda se avrò voi due al mio fianco. Ma dobbiamo prima separare il cuore di Kyleen dalle fondamenda di questo posto. Flio, conosci una magia che possa tenere in vita il cuore di Kyleen una volta rimosso dalla locanda?"
La maga tremò per la paura: "posso controllare tra i miei libri se c'è un incantesimo che faccia al caso nostro. Ma mi stai chiedendo qualcosa che rasenta l'impossibile."
Milla si avvicinò a lei: "c'è almeno una speranza?"
"Forse..." rispose Flio "...ma devo tornare nella capitale. Ho i libri nel castello."
Kyleen si intromise: "l'ombra è sulle nostre tracce, come pensate di scendere questa montagna e tornare nella capitale?"
Milla ci ragionò per qualche secondo prima di spiegare una mappa sulla scrivania. La cartina mostrava la regione in cui si ergeva la capitale del regno.
La strega indico un sentiero che percorreva un fianco della montagna: "c'è questa strada..." disse "...non viene usata più da nessuno perchè è lunga e tortuosa. E' distante dai luoghi in cui avete combattuto contro l'ombra. Possiamo portare i feriti con noi così, in caso di avvistamento dell'ombra, sir Yarnan potrebbe aiutarci a difenderci."
Flio domandò: "allungheremo di molto il tragitto da qui alla capitale?"
Milla sospirò amaramente: "oh si!"
"Di quanto?"
"Tre giorni."
"Tre giorni?!" Esclamò Kyleen.
Milla si corresse: "forse saranno quattro giorni dato che i feriti si muoveranno lentamene. Ma quando saremo in viaggio, la magia di Flio occulterà la locanda, come sempre, proteggendola da un eventuale passaggio dell'ombra."

Flio annuì: "ci vorranno quattro giorni per tornare nella capitale, dopodichè voi due..." indicò Milla e Kyleen "...impiegherete altri tre giorni per ritornare nella locanda. Nel frattempo io studierò un incantesimo per separare il cuore di Kyleen da questo posto senza ucciderla."
Milla aggiunse: "e in una settimana, a partire da oggi, abbandoneremo questo posto per sempre."
Flio però aggiunse: "voi due partirete, non io. Milla, mi sembra di averti già detto che la capitale, ormai, è la mia nuova casa!"
Il piano fu stabilito.


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Durante la notte, Milla non riusciva a dormire.
L'idea di fuggir via con Kyleen la riempiva di un'eccitazione assopita da tempo. Non le importava di perdere la locanda se questo voleva dire iniziare una nuova avventura con la sua amata.
La strega era seduta nella sala da pranzo, illuminata solo dalla tenue luce di qualche candela. Si trovava vicino al camino. Avrebbe voluto accenderlo ma quella notte era troppo calda per i falò.
Sul suo grembo riposava il suo famiglio.
Milla lo accarezzava mentre si domandava se era un maschio o una femmina. Non che la cosa avesse un certa rilevanza. La strega iniziava a provare affetto per quella piccola palla di fuliggine.
La creatura fissava intensamente il camino di fronte a se. I suoi occhi brillanti rivelavano una certa curiosità innata di quell'esserino.
Milla avrebbe voluto conoscere i pensieri e le emozioni che si stavano ammassando in quella piccola testa fuligginosa.
Cercò poi un nome, qualcosa che fosse appropriato per lo spirito della notte.
"Buio..." sussurrò poco dopo "....si, Buio mi sembra perfetto come nome."

Un suono di passi attirò la sua attenzione.
Milla si voltò e vide sir Yarnan apparire nella sala da pranzo. L'uomo, ancora stremato per la battaglia contro l'ombra, si avvicinò alla strega e prese posto al suo fianco.
"Lady Milla" salutò l'alfiere.
"Milord" rispose lei.
"Non ho avuto modo per ringraziarvi della vostra ospitalità."
La strega alzò le spalle: "era il minimo."
"Domani partirò con i miei uomini per la volta della capitale, ho sentito che avete intenzione di accompagnarci."
"Proprio così, milord."
"Non c'è alcun bisogno, vi abbiamo già recato abbastanza disturbo."
"Non conscete questa montagna come me, sir Yarnan. Non posso permettere che l'alfiere di sua maestà si perda a Vecchia foresta, non con un'ombra che si aggira tra quegli alberi."
L'alfiere fece per replicare ma Milla continuò: "io insisto."
Sir Yarnan non poté far altro che stirare un debole sorriso.
La strega lo scrutò a fondo: era un uomo estremamente affascinante. Flio sarebbe morta di invidia se solo avesse visto Milla intrattenere una conversazione con lui a lume di candela.
Milla scacciò subito quel pensiero dalla testa o si sarebbe messa a ridere.

Sir Yarnan, ignaro di tutti i ragionamenti della strega, si sporse verso di lei: "quanto tempo è passato dal mio desiderio, lady Milla? Un anno? Dieci mesi?"
"Qualcosa del genere" si limitò a rispondere lei. Notò poi una certa inquietudine negli occhi dell'alfiere: "cosa vi turba, mio signore?" Chiese mentre continuava ad accarezzare il suo famiglio.
"Rammentate il mio desiderio, lady Milla?"
"Ma certo! Avevate chiesto di diventare il guerriero più forte del regno."
"E da allora non ho mai perso uno scontro... che sia avvenuto sulla sabbia dell'arena o sui campi di battaglia. Ho sempre trionfato."
Milla stirò un mezzo sorriso: "non vedo cosa ci sia di male in tutto questo."
"Il cibo" rispose immediatamente l'alfiere.
"Il cibo?" Ripeté lei, confusa nel sentire quelle parole.

Sir Yarnan si sistemò meglio sulla sedia prima di dare una spiegazione: "il cibo non ha più sapore per me. E' iniziato tutto diversi mesi fa. Prima si trattava solo di qualche evento sporadico. Ma ora non riesco più ad avvertire il gusto di quello che mangio... o di quello che bevo. Non sento più gli odori e non ho più alcuna forma di passione... se capite quello che intendo."
"C'è dell'altro?" Chiese Milla, particolarmente interessata.
Sir Yarnan annuì: "in effetti, non riesco più a provare emozioni. I medici di corte dicono che non sono malato e non sono stato toccato da alcun maleficio. Ma questi strani effetti sono iniziati poco dopo aver espresso il mio desiderio.
Allora mi sono chiesto se esite un qualche collegamento tra la vostra magia e la mia insolita condizione."
Milla si ammutolì. Fissò il vuoto tra lei e il camino per diversi minuti. Il suo sguardo, pensieroso e concentrato, imponeva il silenzio più assoluto da parte di sir Yarnan.

Dopo molto tempo, la strega tornò a guardare l'alfiere: "da quanto tempo vi allenante nell'arte della scherma?"
"Il mio addestramento è iniziato quando avevo due anni."
Milla annuì: "avete sempre voluto diventare un cavaliere?"
"Certamente! E vi dirò di più: fin da quando ho memoria ho cercato di diventare un guerriero imbattibile."
"E cos'altro?"
Quella domanda sembrò confondere Yarnan: "temo... temo di non capirvi."
"Oltre a essere un combattente eccezionale, cos'altro volete? Ci saranno altri desideri che volete esaudire?!"
Ma l'alfiere non diede alcuna risposta.
Gli occhi di Milla erano fissi su Yarnan: "come pensavo..." disse lei "...voi non avete altri desideri. Volete solo trionfare in combattimento."
L'alfiere iniziò a sentirsi irrequieto. Cercò di sdrammatizzare dicendo: "sono un tipo così noioso?
Milla non diede peso a quella battuta: "sapete cosa ci rende vivi, milord? Cosa rende viva la nostra anima?"
"La capacità di ragionare?" Provò a indovinare Yarnan.
La strega scosse il capo: "i desideri..." rispose con un solenne tono della voce "...noi esistiamo per desiderare fino alla fine dei nostri giorni.
La vita non ha alcuno scopo... la vita è un mezzo per raggiungere il vero scopo dell'esistenza, ossia desiderare.
E un uomo senza desideri è un uomo senza più un'anima."
Yarnan ridacchiò per il nervosismo: "state dicendo che la mia anima è morta?"
"Sta morendo, mio signore. Riuscite ancora a provare qualche sentimento. Avete provato rabbia e paura durante lo scontro con l'ombra?! Questa è la prova che siete ancora capace di provare delle emozioni."
"Cosa posso fare?" Chiese Yarnan sporgendosi di nuovo in avanti, rapito completamente dalla spiegazione di Milla.
La strega rispose con estrema semplicità: "desiderate! Cercate nuovi desideri e rincorreteli. Siete sicuro di non desiderare altro dalla vita?"
"No" rispose lui. Ma Milla notò un'espressione terrorizzata sul volto dell'uomo. Fu un'espressione che durò appena un battito di ciglia.
"Milord..." continuò lei "...avete sempre voluto servire il vostro sovrano."
"Ovvio" disse Yarnan e involontariamente si toccò il ciondolo che portava al collo, quello con l'emblema della casata reale.
Quello fu un segno rivelatorio per Milla: "mio signore, non credo che vogliate continuare a servire il vostro re."
Sir Yarnan rimase in silenzio per diversi secondi.
Si alzò poi dalla sedia: "milady..." disse sussurrando "...avete offerto la vostra locanda a me e ai miei uomini, salvando la nostra vita. Per la vostra gentilezza, farò finta di non aver udito quello che avete appena detto."
Milla annuì senza più dir nulla. Sapeva che poteva essere incriminata per tradimento e la pena per i traditori era la decapitazione.
Sir Yarnan scrutò la strega per altri secondi. Chinò poi il capo per salutarla e si ritirò nelle sue stanze.

Rimasta sola, Milla scacciò via dal corpo le sue paure sottoforma di un lungo sospiro.
Il suo famiglio si voltò verso di lei, sembrava avesse percepito il timore che provava la strega. Lei tornò ad accarezzarlo un altro pò, prima di andar a dormire anche lei.






fiore

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Capitolo 16
*** Esprimi un desiderio ***


Esprimi un desiderio


Quando Milla si destò da quello che era stato un sonno profondo, fu pervasa da un momento di pura estasi. I problemi e le vicissitudini che la riguardavano erano ancora lontani dalla sua memoria. La strega dei desideri poté quindi crogiolarsi per un altro pò tra le lenzuola del suo letto.
Buio, il suo famiglio, dormiva al suo fianco. Kyleen invece era già andata via.

Milla, accorgendosi dell'assenza della sua amata, si decise ad alzarsi dal letto. Si vestì in fretta e uscì dalla stanza.
Nella sala da pranzo si erano raccolti i guerrieri sopravvissuti all'aggressione dell'ombra. Sayl era con loro.
Milla li raggiunse e scrutò a fondo quella donna. Sembrava ancora molto debole. Delle bende occultavano la cicatrice che le solcava il volto. Non parlava con nessuno e si muoveva con fare incerto. La strega dei desideri provò compassione per lei.
Flio intanto stava servendo un abbondante colazione a tutti quei soldati.
Si avvertiva una certa apprensione nell'aria. Del resto quegli uomini avrebbero dovuto affrontare un lungo viaggio per poter tornare a casa. L'idea di entrare di nuovo nella foresta, in quella vecchia e oscura foresta abitata dallo spirito del rancore, faceva innervosire i soldati. Persino sir Yarnan sembrava essere agitato e teso come una corda.

Milla superò il manipolo di uomini senza scambiare una sola parola con loro.
Uscì e si diresse sul retro della locanda. Un rumore infatti stava attirando la sua attenzione. Si trattava di un tintinnio generato da alcuni colpi di martello che impattavano contro qualcosa di metallico.
Milla, raggiunto il retro della locanda, scoprì che era Kyleen a provocare quei suoni. La donna del nord sedeva sotto il portico a gambe incrociate.
Aveva riposto la sua spada... o ciò che restava di quell'arma ...su un pesante incudine. Con un martello stava cercando di separare la lama spezzata dall'elsa dorata. Faceva molto caldo quella mattina. Kyleen indossava un semplice abito bianco che le lasciava scoperte le braccia. Aveva raccolto i capelli formando un'alta e lunga coda di cavallo. Sul collo le scorrevano varie gocce di sudore e quel particolare provocò in Milla un brivido di piacere lungo tutto il corpo.
Kyleen aveva notato la sua presenza ma rimase concentrata sul suo lavoro. Dopo un ultimo e poderoso colpo di martello, la donna del nord afferrò un paio di pinze. Usò tutta la sua forza per separare la lama spezzata dall'elsa della spada. Milla si avvicinò a lei senza proferir parola, incuriosita da quello che la sua amata stava facendo.
Kyleen inclinò l'elsa dorata, rivelando un fondo segreto al suo interno. Da quel piccolo spazio vuoto rotolò fuori una modesta collana.
La donna del nord la fece cadere delicatamente sul palmo della sua mano, la sollevò verso l'alto così da farla risplendere alla luce del sole.
La collana era composta da un semplice e sottile filo metallico legato a un rubino. La gemma era allo stato grezzo e aveva la forma di una piccola pietra dai bordi irregolari. Alcune facce del rubino però brillavano di un rosso così intenso da ricordare un tizzone ardente.
Milla non aveva mai amato i gioielli, ma rimase a bocca aperta nel fissare quel minuscolo e meraviglioso rubino. “Cos'è?” Chiese emozionata.
Kyleen rispose con voce spenta: “si chiama 'cuore del nord'. E' un oggetto sacro per il mio popolo. Simboleggia l'intero nord: tutto ciò che vive ed è morto in quelle terre. Rappresenta anche le nevi, i monti, i fiumi, i laghi e persino il cielo.”
La donna del nord indossò la collana e continuò: “ora ho di nuovo un cuore, dato che il mio si trova nelle fondamenta della locanda.”
Milla sorrise: “non ti serve un altro cuore, hai già il mio.”
“In questo caso...” Kyleen fece per sfilarsi la collana e cederla a Milla, ma quest'ultima replicò: “mi darai il cuore del nord quando tutta questa storia sarà finita. Quando ce ne andremo via da questo posto, insieme.”
Kyleen annuì e Milla le diede un tenero bacio sulla fronte.
Flio le raggiunse in quel momento: “siamo pronti per partire” disse con tono solenne.
La strega dei desideri annuì: “andiamo!”



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Flio, Milla e Kyleen si erano messe in marcia, scortando Yarnan e i suoi uomini su di un antico sentiero che percorreva Vecchia foresta.
Si trattava di una strada che non veniva usata da moltissimi anni, per questo motivo la natura l'aveva reclamata coprendola con piante, funghi e foglie morte.
Non era facile orientarsi e solo un occhio esperto come Milla poteva scorgere ogni tratto del sentiero.
Le fronde degli alberi offrivano un riparo dalla calura del sole. Il vento faceva oscillare quelle chiome, creando un perenne fruscio.
Milla adorava quel suono e lo giudicava rilassante. A quella sinfonia si aggiunse il frinire delle cicale, il cinguettio di varie specie di uccelli e, in lontananza, il vivace gorgoglio di qualche ruscello.
I raggi del sole che riuscivano a penetrare nel sottobosco creavano un caleidoscopio di luce e ombre. Fiori e grandi funghi a ombrello coloravano il panorama. Sembrava un vero e proprio paesaggio uscito da una fiaba... ma, come ogni favola, un mostro si trovava in agguato da qualche parte.

Milla si voltò alle sue spalle. La locanda ormai non si vedeva più.
“Cos'hai?” Le chiese Flio, che marciava dietro di lei.
La strega scosse il capo: “Buio starà bene?” Domandò.
“Puoi stare tranquilla, gli spiriti della notte non fanno praticamente nulla durante i primi giorni di vita. Inoltre non hanno bisogno di bere o di mangiare” la rassicurò la maga dai capelli verdi.
Per tutta la giornata continuarono a camminare. I soldati apparivano stanchi e nervosi, eppure procedevano senza batter ciglio.

Al calar della sera, Flio trovò un luogo perfetto in cui accamparsi. Alcuni guerrieri accesero un fuoco mentre Kyleen cucinava della carne presa dalla dispensa della locanda. Milla invece si era avvicinata a Sayl per poterle medicare la ferita.
“Non vi ho ancora ringraziata” disse Sayl alla strega. Era la prima volta che le rivolgeva la parola.
“Non serve” rispose  Milla. Voleva apparire gentile ma Sayl colse una punta di gelo nella sua voce.
La strega rimosse delicatamente le bende sporche dal volto della donna e si concesse qualche secondo per osservare la cicatrice.
“E' così orrenda?” Chiese Sayl.
Milla annuì: “resterà il segno” concluse subito dopo. La ferita aveva deformato il volto di Sayl, gonfiando i lembi di pelle ai bordi dello squarcio. Era come guardare un grande tubero marcescente, colpa del sangue rappreso.
Dalla ferita fuoriusciva ancora del pus. Ma Milla l'aveva ricucita con grande perizia, e le erbe mediche che aveva adoperato stavano rimarginando in fretta quel tratto di carne lacerata. Le erbe mediche inoltre sprigionavano un profumo intenso e gradevole.
Milla cambiò rapidamente le bende e si sedette poi al fianco di Sayl. Flio servì ad entrambe uno stufato di carne aromatizzato con bacche, funghi e radici raccolte vicino l'accampamento. Anche Kyleen e i soldati ricevettero una porzione di quella pietanza. L'intera compagnia si accomodò attorno al fuoco.
Per molto tempo, Milla e Sayl non si scambiarono neanche uno sguardo.
Fu quest'ultima a interrompere il silenzio: “Kyleen mi ha parlato di voi.”
“Ah, si?” Rispose la strega, che non sembrava per nulla interessata a dialogare con lei.
Sayl sorrise, finì di mangiare e si coricò sul suo giaciglio. “Mi ha raccontato di quanto siete innamorate l'una dell'altra.”
Milla piegò le gambe e portò le ginocchia sotto il mento. Fissò con fare imbronciato il falò che ardeva di fronte a lei. I soldati stavano finendo di mangiare, alcuni di loro chiacchieravano ma Milla non li stava ascoltando.
Yarnan e Flio intanto stavano stabilendo i turni di guardia per la notte. Milla li osservò e notò chiaramente gli occhi di Flio brillare per l'affascinante alfiere di sua maestà.
La strega pensò che Flio doveva essere proprio innamorata perdutamente di quel cavaliere. Tornò poi a osservare Sayl: “Perciò... Kyleen vi ha confessato che io e lei ci amiamo?”
La donna annuì mentre cercava la posizione più comoda per dormire.
“Vi ha anche detto che in questo momento ci sono dei problemi tra noi due?” Continuò la strega.
Sayl chiuse gli occhi: “anch'io ho il sangue del nord nelle vene, posso quindi comprendere il carattere di Kyleen. Anche se si dimostra scontrosa, è sempre innamorata di voi. Noi donne del nord siamo fatte così.”
“Perchè cercate di rassicurarmi?” Milla iniziava a provare un certo interesse per quella conversazione.
Sayl rispose: “non vi sto rassicurando, sto semplicemente esponendo i fatti. Inoltre mi avete salvato la vita, questo è il minimo che posso fare.”
Milla tornò a fissare il fuoco. Il crepitio delle fiamme ebbe su di lei un effetto ipnotico. Rimase a guardarle per molto tempo e quando spostò di nuovo lo sguardo su Sayl, notò che la donna si era appena addormentata.

Flio chiamò Milla con un cenno del capo: “vai a riposare...” le disse la maga “...farò io il primo turno di guardia.”
La strega fece per coricarsi. Fissò poi Flio e le indicò sir Yarnan con un movimento del capo: “sicura di non distrarti?”
Flio si fece rossa... avvampò come della paglia secca gettata su un fuoco.
Fulminò Milla con lo sguardo ma quest'ultima si era già distesa, sogghignando.


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Il viaggio continuò senza alcun imprevisto. Nessuno lupo, troll o spirito del rancore bloccò il cammino di quella bizzarra compagnia.
I soldati erano così felici che l'ultima sera, prima di ritornare nella capitale, iniziarono a ridere e scherzare tra di loro. Si erano accampati in un punto in cui la foresta si faceva meno fitta e si poteva respirare la frizzante aria di una magnifica notte d'estate. Kyleen, contagiata dal buonumore di quei guerrieri, rivelò di aver portato con se del vino. Lo condivise con i presenti e tutti iniziarono a brindare e a ridere. Si sistemarono attorno al fuoco e iniziarono a raccontare delle storielle, alcune delle quali fecero ridere persino Milla e Kyleen. In quei momenti così spensierati, la strega posò il capo sulla spalla della sua amata. Fu un gesto spontaneo e Kyleen replicò stringendosi di più a Milla. Non stavano più pensando a tutti i pericoli che dovevano affrontare. Erano semplicemente sedute l'una al fianco dell'altra, in compagnia di persone allegre, nel bel mezzo di una foresta.
Tutto il resto poteva aspettare.
Uno di guerrieri poi, sollecitato dai suoi compagni, confessò di essere particolarmente intonato. Sotto le richieste degli altri soldati, l'uomo iniziò a cantare.
Scelse una canzone che narrava di un cavaliere che tornava a casa dopo aver combattuto una lunga e sanguinosa guerra.
I presenti si ammutolirono nel sentire quella melodia. Quelle strofe fecero riaffiorare in loro i ricordi dei loro compagni uccisi dall'ombra.
Quando la canzone terminò, tutti loro sollevarono i calici e brindarono in onore dei loro amici caduti.

Sir Yarnan, subito dopo, rivelò che anche Sayl sapeva cantare.
Gli uomini iniziarono a supplicare la donna: “cantateci qualcosa” ripetevano.
Ma Sayl era imbarazzata.
Fu solo quando l'alfiere del re disse: “è ciò che desidero” che la donna si decise a cantare. Fissò per qualche secondo il fuoco, alzò poi lo sguardo verso i presenti e chiese: “cosa volete sentire?”
“Scegliete voi una canzone” rispose subito sir Yarnan.
Sayl ci pensò a lungo. Il suo volto poi si fece incredibilmente serio. Iniziò a cantare.
Fin dalle prime note, tutti i presenti rimasero scioccati nell'udire un suono così soave. Era come sentire la voce di una creatura fatata, una voce in grado di far innamorare persino gli Dei.
Ma l'elemento più scioccante di quell'esibizione era che Sayl stava cantando nella lingua del nord. Aveva scelto una canzone delle lontane terre ghiacciate e tutti i soldati lì presenti... soldati che erano al servizio di re Wyorr, da sempre nemico del nord ...rimasero estasiati nell'ascoltare quella melodia.
Kyleen sembrava completamente rapita da quelle parole. Distolse lo sguardo quando la musica terminò, poiché si era commossa e non voleva mostrare le lacrime neanche a Milla.
La strega la fissò e stirò un tenero sorriso. Non le chiese di tradurre quella canzone, si trattava di qualcosa che doveva restare nel cuore di Kyleen e non doveva essere condiviso con nessuno.


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Durante il quarto giorno di cammino, la compagnia trovò finalmente il limitare della foresta. Tutti loro erano ancora circondati dagli alberi quando intravidero le mura della capitale del regno. I soldati esultarono, grati agli Dei per essere sopravvissuti e per esser tornati a casa. Ringraziarono e salutarono calorosamente Milla e Kyleen.
Yarnan si trattenne un pò di più per scambiare qualche parola con la strega dei desideri: “sono in debito con voi...” disse l'alfiere “...non dimenticherò mai la vostra gentilezza.” I due si strinsero la mano.
Anche Sayl la salutò, dicendole che le aveva salvato la vita.
Arrivò poi il turno di Flio. La maga abbracciò forte Milla.
Kyleen, che era vicino alle due donne, si accorse che la sua amata stava sussurrando qualcosa all'orecchio di Flio.
“Conta su di me” aveva detto infine la maga. Si separò da Milla e raggiunse il resto dei soldati che, nel frattempo, si stavano avviando verso le porte della città.

Milla e Kyleen rimasero da sole.
Improvvisamente si accorsero di essere immerse in un profondo silenzio. Solo il vento, di tanto in tanto, generava un debole fruscio tra i fili d'erba.
“Andiamo” disse Milla, voltandosi verso Vecchia Foresta. Lei e Kyleen avrebbero dovuto raggiungere la locanda entro tre giorni, percorrendo le stesso antico sentiero che avevano usato per scendere dalla montagna.


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Al secondo giorno di viaggio, mentre il sole scendeva oltre l'orizzonte, assumendo intense sfumature dell'ambra, Kyleen trovò un luogo adatto per passare la notte. Si trattava di una rupe la cui superficie era piatta e levigata.
Lei e Milla accesero un fuoco, cenarono e infine si sdraiarono per contemplare le stelle. Kyleen si era avvinghiata al fianco di Milla e le chiedeva di indicarle le varie costellazioni. Da quel punto della montagna si poteva godere di una vista mozzafiato.
La donna del nord, fissava quello sconfinato cielo notturno brillare di un numero infinito di astri... e fu come innamorarsi di nuovo di Milla.

“Cos'hai sussurrato a Flio?” Chiese improvvisamente.
La strega dei desideri alzò le spalle. Anche lei stava ammirando il cielo e provava le stesse emozioni della sua amata: “ho ricordato a Flio che aveva tre giorni di tempo per trovare un incantesimo in grado di risolvere il nostro problema.”
“Credi che possa farcela?”
“Si tratta di una vera e propria impresa...” Milla sospirò “...stiamo parlando di una magia in grado di separare il tuo cuore dalla locanda e che ti permetta comunque di vivere. Ma io ho fiducia in Flio. E' una maga eccezionale... è sempre stata più brava di me.”
Kyleen si sistemò meglio, senza mai staccarsi da Milla: “e una volta separato il cuore dalla locanda?”
La strega rispose: “scapperemo via da questo regno. Andremo ad ovest.”
“ 'Quanto' ad ovest?”
“Sai cosa si trova a occidente? Oltre questo monte?”
Kyleen ci pensò su: “altre terre di Wyorr.”
“E poi?”
“Delle città libere?!”
“Esatto... ”  Milla sorrise “ ...e oltre quelle città si estendono delle paludi piene di troll e viverne. Oltre le paludi c'è la terrificante terra delle nebbie. Oltre ancora si innalza la Dorsale del titano, la catena montuosa più alta del mondo.
Attraverseremo la Dorsale grazie a un sistema di gallerie e tunnel scavate secoli fa dai nani... anche se si sono estinti ...le loro grotte offrono ancora una via sicura per oltrepassare le montagne...”
Mentre parlava, Milla aveva alzato la mano verso il cielo. Muoveva le dita come se stesse tracciando quel viaggio su una mappa immaginaria posta tra le stelle.
“...oltre la Dorsale del titano, c'è una terra meravigliosa. E' lì che andremo.”
Kyleen annuì: “quando ero bambina, i miei nonni mi raccontavano delle storie riguardo i luoghi oltre la Dorsale. Nel nord vengono chiamate 'terre incantate'. Credevo che fosse solo una favola.”
“Oh... ma le terre incantate esistono, Kyleen. Uomini e donne del mio popolo hanno visitato quei posti e hanno detto di aver visto foreste piene di magia, stormi di draghi, stregoni millenari, castelli oscuri, elfi...”
“Elfi?!” Esclamò Kyleen.
“Già...” rispose Milla “...gli elfi esistono ancora in quelle terre. E poi ci sono ragni grandi quanto bufali, necromanti e montagne volanti.”
La strega si voltò verso Kyleen e si accorse che la sua amata aveva chiuso gli occhi. Sorrise e pensò che fosse una buona idea addormentarsi con quei bei pensieri nella testa. Sollevò un'ultima volta il capo verso il cielo. In quel momento, una stella cadente tracciò una linea bianca tra gli astri.
Milla stirò ancora di più il suo sorriso: “esprimi un desiderio” sospirò, prima di addormentarsi.


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Il terzo giorno, Milla e Kyleen iniziarono a sentirsi stanche e affaticate.
La montagna sembrava farsi sempre più ripida. L'aria rarefatta e l'afa dell'estate di certo non erano d'aiuto.

“Quanto manca?” Chiese Kyleen mentre arrancava tra la vegetazione. La sua domanda sembrava una sorta di supplica.
“Un ultimo sforzo!” Rispose Milla a denti stretti.
Secondo i suoi calcoli, avrebbero dovuto raggiungere la locanda verso il tramonto... ma stavano rallentando il ritmo di marcia e questo iniziava a far innervosire la strega. Sussultava a ogni rumore che captava attorno a lei. Urlò quando sentì un ramo spezzarsi alle sue spalle. Si voltò verso l'origine di quel suono, credendo di incrociare il suo sguardo con quello dello spirito del rancore.
Ma si trattava solo di un cervo, che fuggì nella boscaglia terrorizzato dal brusco movimento di Milla.
“Fermiamoci un attimo” implorò Kyleen.
“Tu sei addestrata a combattere, hai un fisico più forte del mio... come fai a essere più stanca di me?” Chiese Milla. Una goccia di sudore le scivolò su una guancia e si raccolse sulla punta del suo mento. La strega la scacciò via con il dorso della mano.
“Non ne ho la minima idea!” Rispose Kyleen mentre prendeva grandi boccate d'aria.
Milla la prese per mano: “forza! Ci siamo quasi... e poi il sole sta già tramontando.” Indicò il cielo per mostrare che le ombre della sera si stavano già affacciando da est.

Kyleen si piegò in due, fece un gran respiro e riprese a camminare.
Milla era sempre avanti a lei di uno o due passi.
Lentamente qualcosa iniziò ad insidiarsi nell'animo della strega. Era sempre più agitata. Un elemento, che sfuggiva alla sua comprensione, le infondeva un terrore immane. Iniziò a guardarsi attorno alla ricerca di... Milla non sapeva cosa stava cercando. Eppure era lì! Poteva percepirlo ma non era in grado di riconoscerlo.
“Non capisco” sussurrò tra se e se, senza rendersene conto.
 “Hai... detto... qualcosa...?” Kyleen a stento riusciva ad articolare le parole.
“No” rispose Milla mentre continuava ad avanzare.
Non smetteva mai scrutare attentamente il bosco attorno a lei. Nulla si muoveva. Nessuno rumore, oltre al suono dei passi suoi e di Kyleen, veniva prodotto. Le ombre della sera avevano raggiunto quel tratto di montagna e la visibilità era calata drasticamente.
Milla era sempre più irrequieta... “qualcosa non va” sussurrò di nuovo.
Kyleen voleva rivolgerle una domanda, ma proprio in quel momento Milla si fermò di colpo. Alzò di scatto una mano per imporre alla donna di nord di bloccarsi e di tacere.

Milla socchiuse gli occhi e tese le orecchie. Studiò ogni singolo albero di fronte a lei... ogni singola roccia... ogni singolo filo d'erba. Alzò il mento verso e fiutò l'aria. Allora comprese cosa stava accadendo. Comprese cosa la stava terrorizzando.
Aveva percepirlo odore di fumo.
Gli occhi di Milla si spalancarono... si dilatarono per la paura.
“Fuoco!” Urlò. Iniziò a correre.
Kyleen la seguì. Non aveva compreso cosa stesse accadendo ma il grido di Milla le aveva trasmesso tutta l'angoscia provata da quest'ultima.
In pochi secondi, un alone arancione sorse in un punto della montagna... nel punto in cui si trovava la locanda dei desideri. L'odore acre e pungente del fumo si fece improvvisamente intenso e asfissiante.
Milla lanciò un altro urlo. Un urlo di rabbia misto al terrore.
L'alone arancione danzava e proiettava sinistre ombre contro gli alberi di Vecchia foresta. “La locanda!” Esclamò Kyleen con tutto il fiato che le era rimasto in corpo. Ma Milla, scioccata e traumatizzata, non percepì le parole della sua amata.
Le arrivarono all'orecchio come un lontano e strano rumore, che non fu neanche registrato dalla sua mente.

Milla e Kyleen, sempre più vicine alla locanda, potevano vedere delle lingue di fuoco farsi sempre più grandi e vivaci.
La strega dei desideri ruzzolò a terra e provò un gran dolore ai palmi e alle ginocchia. Strinse così forte i denti che avvertì diversi scricchiolii nella bocca. Continuò ad avanzare a quattro zampe, artigliando terra e fogliame con le mani.
Il crepitio delle fiamme che divoravano la locanda le giunse alle orecchie e quel suono le fece provare una disperazione senza precedenti.
Qualcosa nella sua mente si spezzò. Levò al cielo un acuto e possente grido e per un solo istante si meravigliò della potenza dei suoi polmoni.
Si voltò verso Kyleen. La sua amata aveva un'espressione di puro terrore impressa sul volto... e quell'immagine rinnovò l'angoscia nell'animo della strega.
Afferrò per un braccio la donna del nord ed entrambe percorsero l'ultimo tratto del sentiero che le separava dalla locanda.


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Riemerso dalla foresta.
Di fronte a loro, la locanda dei desideri era avvolta completamente dalle fiamme. Sembrava di vedere un'enorme pira ardente, simile a quelle usate per qualche rito in onore degli Dei. Illuminava la notte di una spaventosa luce rossa e gialla.
Il crepitio delle fiamme era assordante. Oltre a quel suono, si poteva udire il rumore dei piatti e degli oggetti di vetro nella locanda mentre andavano in frantumi per via dell'inteso calore.

Milla corse verso la locanda e Kyleen dovette urlare così forte, per farla fermare, che provò un dolore acuto nella gola.
La strega si voltò verso di lei. Piangeva e delirava. Si portò le mani ai capelli, ai suoi corti e rossi capelli, e per un momento pensò di strapparli via dalla testa.
“Spegni le fiamme!” Urlò Kyleen. Dovette alzare la voce per sovrastare il terrificante frastuono dell'incendio.
“Come?” Strillò Milla con fare isterico.
“Usa la magia!” Kyleen afferrò la sua amata per le braccia e iniziò a scuoterla.
“Morirai...” rispose la strega, sempre più disperata “...morirai se uso la magia!”
In quel momento, qualcosa nella locanda iniziò a scricchiolare e gemere. Il secondo piano della struttura collassò su se stesso.
Milla e Kyleen sussultarono quando videro il tetto della locanda crollare. Anche il primo piano cedette e una nube di milioni di scintille ardenti si espanse, travolgendo le due donne.
Milla alzò le braccia per ripararsi e avvertì quelle scintille ustionarle la pelle.
Si precipitò verso ciò che restava della locanda ma Kyleen le afferrò un polso.
“Lasciami!” Ulrò la strega. Avvertiva il calore delle fiamme sul suo corpo. Si trattava di un dolore insopportabile.
Due lacrime scivolarono sul volto di Kyleen: “non puoi entrare lì dentro” disse.
Aveva ragione ma Milla non voleva darle retta.
Cercò di liberarsi dalla presa di Kyleen, graffiandole la mano serrata attorno al suo polso, colpendola al braccio e urlando. Arrivò persino a mordere quella maledetta mano che le impediva di avanzare verso la locanda... locanda che sembrava essersi trasformata in una fornace... o peggio ...in una caldera di un vulcano.
Alcuni vetri esplosero per il calore del fuoco. Il fumo impediva a Milla di respirare. Tossì e tra quei colpi di tosse riuscì comunque a rivolgersi a Kyleen: “lasciami entrare! Ti prego! C'è il tuo cuore lì dentro! Lasciami entrare!”
“No!” Ripeté la donna del nord, addolorata.
Milla si voltò verso la locanda e, con un possente strattone, si liberò dalla presa della sua amata. La strega si sorprese di esser riuscita nel suo intento.
Guardò prima il suo polso, poi Kyleen... e scoprì perchè era riuscita a prevalere fisicamente contro di lei. Kyleen infatti si era accasciata al suolo.
Il suo sguardo era puntato contro il nulla. Sembrava stordita e... assonnata.
“Oh, no” esclamò Milla con un flebile sussurro. Corse verso la sua amata, la prese tra le sue braccia e l'aiutò a distendersi.
Milla iniziò a dirle qualcosa.
Kyleen si era portata le mani all'altezza del cuore, fissava la strega che non la smetteva di piangere, agitarsi e parlare. Kyleen non era in grado di sentirla, non era in grado di sentire più nulla. Per la donna del nord, le parole di Milla si confondevano con i rumori dell'incendio, generando un manipolo di suoni cupi sempre più lontani, sempre più deboli. Kyleen sollevò una mano dal petto e accarezzò delicatamente la guancia di Milla.
Si domandò perchè la sua amata era così agitata... perchè entrambe erano all'aperto... e perchè lei era distesa per terra...

La mano di Kyleen scivolò sulla guancia di Milla e cadde a terra.
La strega fissò atterrita la sua amata. I suoi occhi azzurri non si muovevano più.
“Resta qui!” Disse la strega. Parole che non furono mai udite.
Milla si alzò da terra e corse verso la locanda. Un ulteriore cedimento della struttura fece crollare una trave che bloccò l'ingresso della sala da pranzo.

Milla afferrò quel pesante legno incandescente.
Era troppo sconvolta per rendersi conto dell'ovvio: non solo non riuscì a smuovere la trave, ma la carne delle sue mani iniziò a sfrigolare.
Lasciò immediatamente la presa da quell'oggetto rovente e si guardò le mani. Erano prive di pelle, completamente ustionate e lacerate in diversi punti. Il sangue iniziò a sgorgare in diversi punti. Milla provò a muovere le dita ma le sue estremità non riuscivano più a rispondere ai suoi comandi.
“Domani ci faremo delle grasse risate...” disse a gran voce “...mi hai sentito, Kyleen?”
Si diresse verso il retro della locanda nelle speranza di trovare un'altra entrata.
Continuò a guardare le sue mani e trovò esilarante tutto quel sangue le che zampillava dai palmi.
Si voltò verso il corpo di Kyleen disteso a terra: “temo proprio che dovrai cucinare al mio posto” rise.
La locanda continuava a bruciare e Milla non trovò neanche uno spiraglio per poter entrare al suo interno.
“Mi hai sentito...”continuò “...con queste mani così malridotte, temo proprio che non potrò più cucinare o spolverare per una settimana. Ma che dico?! Per un mese!” Ridacchiò di nuovo.
Trovò però irritante il silenzio di Kyleen.
La raggiunse: “sto parlando con te! Vuoi dire qualcosa?” Milla le diede un calciò contro un gomito. Il corpo di Kyleen reagì con uno spasmo.
“Vuoi dire qualcosa?” Chiese di nuovo Milla.
Continuò a ripetere quella domanda e ogni volta che la formulava, la sua voce si faceva sempre più stridula.
Quando Milla riacquistò la ragione, cadde in ginocchio vicino al corpo di Kyleen. Avrebbe voluto urlare per la disperazione ma le grida erano troppo numerose per poter uscire dalla sua bocca. Le sentiva ammassarsi nella sua gola come una grappolo di pietre.
Sentiva i muscoli del suo collo contrarsi.
Gli occhi di Kyleen erano rivolti al cielo, le sue labbra appena dischiuse e i suoi capelli dorati erano completamente sciolti.
Il mento di Milla iniziò a tremare. La sua bocca si piegò in una smorfia di dolore.
La strega si accasciò sul corpo di Kyleen, abbracciandola forte a se.
Singhiozzò, pianse e solo in quel momento iniziò a urlare.


⁓•⁓•⁓•⁓•⁓•⁓



Le prime luci dell'aurora si posarono sulla locanda dei desideri.
Era ormai ridotta a un cumulo di macerie carbonizzate e ancora fumanti. L'odore del legno bruciato ristagnava in quel luogo. Un odore nauseante e intenso.

Milla aveva adagiato Kyleen attorno ai fiori dell'equinozio, l'unica cosa che le fiamme avevano risparmiato.
La strega aveva usato lembi del suo vestito per fasciare le sue mani, che nel frattempo si erano ricoperte di piaghe e vesciche.
Camminò sulle macerie della locanda una sola volta, voleva vedere da vicino i danni dell'incendio. Buio, in quel momento, fece capolino da sotto un cumulo di cenere.
Milla lo prese tra le sue braccia. Il suo famiglio, lo spirito della notte, era fatto di fuliggine e per tanto era immune al fuoco.
Mentre Milla usciva dalle macerie, notò un piccolo specchio di metallo al suolo. Si fermò a vedere la sua immagine riflessa su quella minuscola superficie... e notò che gran parte dei suoi capelli erano diventati bianchi.
Era come vedere dei fili d'argento mischiati a delle ciocche di fuoco. Il suo volto era sporco di cenere e terra, la pelle pallida e gli occhi, per la stanchezza, si erano ridotti a due fessure.

Milla posò a terra il suo famiglio e diresse verso Kyleen.
La strega le sistemò una ciocca dei suoi capelli d'oro, le accarezzò il volto e la baciò. Le sfilò dal collo la collana con il 'cuore del nord' e la indossò. Sentì di nuovo le lacrime rigarle le guance. Allora abbracciò forte la sua amata, sapendo che quella era l'ultima volta che la toccava.
“Ora devo andare...” disse sussurrando. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa ma non aveva la forza per parlare. Sapeva che se avesse tentato di finire quella frase, si sarebbe messa di nuovo a piangere non avrebbe più trovato il coraggio per separarsi da Kyleen.
Si allontanò di qualche passo dalla sua amata e la fissò per un periodo di tempo che le parve infinito. Infine, con un semplice movimento del polso, Milla evocò delle fiamme attorno la sua amata.

Quando il corpo di Kyleen fu ridotto in cenere, la strega abbassò lo sguardo.
Cercò di spostare i suoi pensieri su Flio. La rabbia iniziò a farle ribollirle nel sangue. Si chiese perchè quella cagna di Flio l'aveva tradita. La sua magia avrebbe dovuto occultare la locanda... e invece si trovava in bella vista anche in assenza della sua padrona.

Alcuni uomini, per ordire di re Wyorr, avevano scalato la montagna e avevano dato fuoco all'edificio. Avevano usato un olio incendiario poiché volevano esser sicuri di compiere un ottimo lavoro. Del resto anche le fondamenta erano state divorate dalle fiamme.
E Milla riusciva ad avvertire chiaramente l'odore di quell'olio. Risaliva nel suo naso e si piantava nel suo cervello come un dardo acuminato.

La strega sentì l'ira crescere ancora di più dentro di se. Chiuse gli occhi e si sforzò per non urlare di rabbia. Oh no, lei avrebbe riversato tutta la sua furia contro la capitale... di certo non avrebbe sprecato energie per urlare lì, in quel momento, contro il nulla.
Riaprì gli occhi e una scintilla scarlatta le attraversò le iridi. Milla sentì la sua magia tornare nel suo corpo. L'aveva appena percepita quando aveva evocato la pira per Kyleen. Ma in quel momento sentiva tutta la sua potenza magica riaffiorare in lei.

Prese Buio da terra: “andiamo” sussurrò all'animaletto.
Si voltò verso Vecchia foresta... e sussultò per lo spavento. Tra gli alberi del bosco, a pochi passi da lei, l'ombra la stava osservando.

Milla sentì le sue gambe tremolare come se improvvisamente avesse perso le ossa dei suoi arti inferiori. Un brivido le risalì la schiena e sentì il sangue gelare nelle sue vene. Lo spirito del rancore non la smetteva di fissarla con i suoi occhi oscuri. Sfoderò la spada e con grandi falcate raggiunse Milla.







fiore

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Capitolo 17
*** L'ultimo desiderio ***


L'ultimo desiderio


I rintocchi delle campane, cupi e possenti, riecheggiavano per tutta la capitale. Annunciavano un'imminente esecuzione di un condannato a morte. Diverse colombe, adagiate sul tetto di un tempio, si alzarono in volo, spaventate da quei possenti suoni.
Si librarono in cielo e sorvolarono una grande piazza che sorgeva di fronte al castello di re Wyorr.
Su quella piazza era stato eretto un patibolo. Si trattava di una struttura imponente per un solo condannato. Di fronte a essa, si trovavano degli spalti riservati al sovrano, alla sua scorta armata e ad altri nobili e cavalieri. Stendarti con il sigillo reale, e lunghi veli di seta colorata, proiettavano un'ombra su quegli spalti.
Il sole era alto nel cielo e le strade della città sembravano ardere per l'intenso caldo dell'estate.

Il popolo non faceva altro che parlare dell'esecuzione. Era l'unico argomento di discussione nei mercati, nelle locande, per strada e persino nelle case del piacere.
Il condannato era stato riconosciuto colpevole di alto tradimento... ma tradimento per cosa? Il popolo non sapeva dirlo.
"Avrà cercato di assassinare il re" aveva ipotizzato un uomo in una taverna.
"Voi dite?" Aveva domandato un altro dei presenti.
Un terzo uomo si intromise: "vedrete che avrà cercato di sedurre qualche nobile. Magari qualche nemico del re."
"E' se fosse una spia? Una lurida spia al servizio dei cani del nord."
"Peccato che il re debba uccidere una maga così promettente."
Il locandiere, nel sentire quelle parole, sputò a terra e commentò: "promettente o no, i traditori del regno meritano di fare quella fine... anzi ...la decapitazione è una morte misericordiosa. Te ne vai senza soffrire, senza provare neanche un pò di dolore."
Un cliente prese parola: "dicono che quanto la testa viene recisa dal corpo continua a vivere per qualche secondo."
"Oh per gli Dei!" Esclamò l'unica donna presente nella taverna, un'anziana cuoca che si era avvicinata a quegli uomini per poter ascoltar meglio la loro conversazione.



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Le porte del castello si spalancarono e un piccolo manipolo di soldati si riversò all'esterno, scortando il condannato a morte.
Nonostante il caldo di quella giornata, molte persone si erano ammassate attorno alla piazza e ai lati delle strade che portavano ad essa. File di guerrieri, armate di lance, formavano una barriera tra il popolo e il patibolo.
Sugli spalti, il re e gli altri lord si erano già accomodati. Dalla loro posizione si poteva vedere il piccolo corteo di soldati che avevano in custodia il condannato.
Il popolo osservava incuriosito quel misero esserino avanzare verso il patibolo.
Nessuno dei presenti riuscì a riconoscere quella persona Si aspettavano una maga dai lunghi capelli verdi, così come era stata descritta dagli emissari del re.
Ma chi avanzava, scortata dai soldati, era una creatura piccola e fragile. I segni delle torture aveva reso irriconoscibile Flio. La sua testa era stata completamente rasata e il suo volto era pieno di ferite e lividi. Non aveva più l'occhio sinistro e diverse piaghe da ustione erano disseminate sulle sue braccia.
Le mani erano state legate dietro la sua schiena. Le unghie le erano state strappate via e diverse dita erano spezzate, gonfie e violacee.
Ai polsi portava delle pesanti catene, tintinnavano a ogni suo passo.
Flio indossava un lurido saio pieno di pidocchi, sporco del suo stesso sangue.

Quando era tornata nella capitale, dopo aver attraversato Vecchia foresta, si era immediatamente recata nei suoi alloggi. Ma gli uomini del re l'avevano presa e condotta nelle segrete del castello.
Le fu ordinato di rimuovere i suoi incantesimi di protezione dalla locanda dei desideri, così che un gruppo di uomini, al servizio di sua maestà, potesse darle fuoco.
Flio si rifiutò e per questo venne incarcerata e torturata nelle segrete. Riuscì a resistere per due giorni... infine obbedì alle richieste del re.
Ma il suo rifiuto iniziale non fu tollerato dal sovrano, che decise di condannarla a morte per decapitazione.


⁓•⁓•⁓•⁓•⁓•⁓



Flio raggiunse lentamente il patibolo.
Le sue ferite erano così gravi da impedirle di salire i gradini della struttura. Fu quindi trascinata con forza e infine venne legata a un palo.
Gli uomini in piazza iniziarono ad insultarla, mentre chiedevano a gran voce di accelerare l'esecuzione. La calura di quella giornata rendeva impazienti tutti quei presenti. Flio sentì i lacci stringersi attorno a se, mentre i soldati finivano di assicurarla al palo del patibolo.
Alzò poi lo sguardo e vide dei grandi bracieri vicino a se.
Un uomo anziano, un consigliere del re, salì i gradini e si posizionò al suo fianco. Aveva una lunga barba bianca e indossava abiti pregiati e colorati. Spiegò una pergamena e lesse ad alta voce l'ordine di condanna a morte ordinata dal sovrano. Si trattava di una formalità ma il popolo la considerò solo una perdita di tempo.
Quando l'anziano finì di parlare, scese immediatamente dal patibolo.
Fu in quel momento che Flio notò il boia avvicinarsi alla struttura. Era un uomo alto e imponente, vestito completamente di nero. Il volto era coperto da uno scuro cappuccio. Di fronte a se camminava il suo servitore. Era piccolo e magro. Indossava gli stessi abiti del boia, con un cappuccio e una maschera di tessuto nero a coprirgli il volto. Portava una coppia di armi avvolte da uno spesso panno di cuoio. Una scure e una spada decisamente pesanti. Lo sfrozo di quell'esile servitore era evidente... così evidente da strappare un timido sorriso a Flio.
Il terrore aveva invaso completamente la sua mente e la maga sentiva di stare per impazzire.
Boia e servitore la raggiunsero.
Quest'ultimo prese la grande scure e immerse la sua lama nei tizzoni ardenti di uno dei bracieri del patibolo. Per un'antica tradizione del regno, i condannati a morte venivano decapitati con un'arma incandescente.
Il gracile uomo poi si avvicinò a Flio e si chinò. Prese da una tasca un mazzo di chiavi e iniziò a cercare quella che avrebbe rimosso le manette dalle caviglie della condannata.

Flio iniziò a tremare per la paura.
Osservò il boia, la sua scure nel fuoco, il trespolo a cui avrebbe offerto il collo entro pochi minuti, la spada ancora avvolta dal cuoio... a cosa serviva quella spada? Flio non riusciva a capirlo. Pensò che, con quell'arma, avrebbero fatto a pezzi il suo cadavere ed esposto le membra ai lati della città.
Quella visione la fece quasi svenire. Il terrore che provava era insopportabile e iniziò a piangere.
"Sei così mal ridotta..." disse il gracile servitore "...che non sei capace neanche di usare il più semplice degli incantesimi, dico bene?"
Flio abbassò il suo unico occhio verso quell'uomo. Lui era ancora chino alla ricerca della giusta chiave.
La maga era così traumatizzata che non aveva ascoltato il suo interlocutore. Ma aveva udito la sua voce... voce che le era familiare.
Quel servitore alzò i suoi verdi occhi su Flio.
Lei rimase esterrefatta nel vederli: "Milla!" Esclamò con debole voce.


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Il popolo che si era radunato attorno il patibolo era sempre più agitato e nervoso.
Persino il re stava perdendo la pazienza. Sedeva scomposto sul suo scranno e con la mano tamburellava e tormentava uno dei braccioli.

Flio alzò di colpo la testa. Temeva che il boia l'avesse sentita mentre pronunciava il nome della strega. Ma l'uomo continuava a ignorare lei e Milla.
"Come... come sei riuscita ad arrivare fin qui?" Domandò Flio a quest'ultima.
Milla alzò le spalle: "storia lunga. Ti basta sapere che ho usato qualche incantesimo."
Quelle parole sconvolsero Flio: "dov'è Kyleen?"
Non ci fu alcuna risposta da parte della strega. Lei continuava a cercare la chiave, muovendosi lentamente al fine di guadagnare più tempo possibile.
Un'espressione di tristezza si palesò sul suo volto e Flio capì cos'era accaduto alla locanda e alla donna del nord.
Un senso di profondo dolore avvolse l'animo e il corpo martoriato della maga.
"Milla... perdonami" sussurrò.

Il re, nel frattempo,iniziò a nutrire dei sospetti per quel gracile servitore del boia.
Trovò una posizone composta sulla sua sedia osservò attentamente quell'uomo. "Sta parlando con Flio?!" Disse tra se e se.
"Come dite, mio signore?" Domandò un soldato della guardia reale alle sue spalle.
"Nulla, nulla" rispose il re, agitando una mano in direzione di quel guerriero, senza mai distogliere lo sguardo dal patibolo.

"Sei venuta fin qui per assistere alla mia esecuzione?..." Continuò Flio "...volevi un posto in prima in fila?"
Milla aveva perso fin troppo tempo: rimosse le manette dalle caviglie della maga e si alzò. "Le mie intenzioni erano quelle di ucciderti!..." Rispose "...ero convinta che mi avessi tradito. Ma solo di recente ho scoperto cosa ti è capitato. Un giorno implorerò il tuo perdono. Non avrei mai dovuto dubitare di te."
"Un giorno?!..:" Flio stirò un sorriso beffardo "...ti sei resa conto che sto per perdere la testa?"
Milla fissò intensamente Flio: "ai condannati a morte non è forse concesso un ultimo desiderio?"
"Cosa intendi?"

Il comportamento di Milla era troppo bizzarro per non essere notato da tutti i presenti. Il popolo iniziò a inveire contro di lei, le guardie la fissavano con sospetto e il re, proprio in quel momento, si alzò in piedi.
"Voi!" Urlò il sovrano, puntando il dito contro Milla che continuava a spacciarsi per il servitore del boia.

Lei si sfilò la maschera dal volto e, ignorando il sovrano, continuò a parlare con Flio: "questa è ancora la tua casa? Dimmi, maga della capitale, consideri ancora questo posto la sua casa?"
Flio singhiozzò.
Milla le prese il volto tra le mani: "la tua vera casa è sempre stata la locanda. Avremmo potuto gestirla insieme, come sorelle. Siamo sempre state sorelle, vuoi capirlo?"
"Ormai è troppo tardi" riuscì a dire la maga tra le lacrime.
Il re urlò in direzione di Milla ma lei, ignorandolo, continuò a fissare Flio: "voglio sentirti dire che desideri venire via con me. Voglio sentirti dire che questa città non è mai stata la tua casa! Senti le grida di questa gente..." Milla indicò la folla "...senti quanto ti odiano."

"Voi!" Urlò ancora re Wyorr.
Si alzò un fresco vento che agitò gli stendardi ai suoi lati. I suoi ricci capelli neri si agitarono sulla sua testa e il suo mantello iniziò a svolazzare.
Milla finalmente si voltò verso di lui. Avanzò di qualche passo sul patibolo e infine rimosse il cappuccio dal suo capo. La corta chioma dei suoi capelli rossi e d'argento fu accarezzata dal vento.
Un'espressione di pura incredulità, mista a un vago senso di terrore, si palesò sul volto del sovrano. Milla intanto lo stava fissando con occhi di ghiaccio... occhi che avrebbero scoraggiato il più indomito dei guerrieri.
Wyorr si sentì giudicato da quegli occhi così carichi di odio e dolore, così privi di pietà nei suoi confronti.
Il capo delle guardie reali parlò in sua fece: "lancieri!"
I soldati che circondavano il patibolo puntarono le loro lance acuminate in direzione della strega. La paura iniziò a serpeggiare tra il popolo e le loro urla si fecero più deboli.
Il capo delle guardie alzò la mano destra per ordinare agli arcieri di mettesi in posizone. Molti archi puntarono le frecce contro Milla... la quale non la finiva di fissare re Wyorr.
Fliò singhiozzò un'ultima volta: "voglio vivere..." disse "...portami via con te, Milla!"

Accadde tutto in meno di un istante.
La magia di Milla fu estremamente rapida: le braci sul patibolo eruttarono un'impressionante  quantità di denso fumo. Si espanse su tutta la piazza in un battito di ciglia, scatenando il panico tra i presenti. Il popolo gridò terrorizzato e iniziò a fuggire via. Alcuni uomini caddero e furono calpestati dalla folla atterrita.
Il sovrano alzò il mantello per ripararsi dalla nebbia e quando iniziò a diradarsi, cercò subito di individuare Milla sul patibolo.


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L'ombra aveva estratto la spada e con grandi falcate aveva raggiunto Milla.
"Aspetta!" Gridò lei e alzò una mano contro il suo aggressore.
Questi si fermò.
Milla rimase a fissarlo, sbalordita, incapace di muoversi o di ragionare. Era così vicino che poteva sentirlo respirare.

Lei deglutì e le indicò le macerie della locanda: "g-guarda..." disse con voce tremolante "...non c'è più alcuna locanda. Non abbattere la tua furia su di me, ti prego. Non ha più alcun senso."
Fissò negli occhi l'ombra. Non solo quello spirito aveva compreso le sue parole... ma sembrava addirittura che stesse ragionando. Ciò sorprese moltissimo Milla.
Dopo un lungo attimo, lo spirito del rancore sollevò la sua spada per poterla abbattere sulla strega.
Lei si rannicchiò. Si fece piccola e alzò le sue mani ustionate in segno di disperata protezione: "so che non puoi uscire da qui!" Urlò.
Quelle parole fecero arrestare l'ombra.
Milla lo fissò per qualche istante, poi continuò: "forse una magia ti impedisce di oltrepassare il confine di Vecchia foresta, forse non sei in grado di trovare la strada giusta... non so cosa ti impedisce di farlo! Ma posso aiutarti."
L'ombra abbassò il braccio armato. Non aveva più intenti minacciosi.
Milla si alzò da terra. Sentiva il cuore che le batteva forte nel petto. Era spaventata, agitata, emozionata... e addolorata per la perdita della sua Kyleen.
L'ombra stava attendendo una proposta da parte della strega. Proposta che non tardò ad arrivare: "se mi risparmi..." disse Milla "...posso condurti fuori dalla foresta. Posso condurti fin dentro la capitale."
Lo spirito del rancore inclinò la testa e Milla, nel vedere quel suo semplice gesto, si accorse di aver ottenuto il suo completo interesse.
Lei continuò"so che vuoi uccidere il re. Posso portarti da lui... ma devi lasciarmi in vita." Tese la mano verso l'ombra: "accetti?"



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Il fumo iniziò a diradarsi dalla piazza.
Re Wyorr fu uno dei primi uomini a intravedere la sagoma del patibolo. Milla e Flio però erano sparite. Il vento spazzò via gli ultimi residui della coltre.
Il sovrano sentì la rabbia ribollire nel sangue.
Alzò lo sguardo verso il boia... quel grosso e imponente boia che non aveva alzato neanche un dito per bloccare la fuga delle due donne.
Solo in quel momento, il boia iniziò a muoversi: rimosse il cappuccio dal suo volto e ruotò lentamente lo sguardo verso il re.
I suoi occhi oscuri, per nulla umani, si posarono sulla figura atterrita del sovrano.

Lo spirito del rancore fece cadere a terra il cappuccio da boia. Si chinò poi per estrarre la sua spada dal panno di cuoio e tornò a fissare il sovrano.
Re Wyorr sentì le sue gambe tremare. Cadde sulla sedia, incapace di muoversi o parlare. Sir Yarnan, tre giorni prima, l'aveva avvertito della presenza di uno spirito del rancore a Vecchia foresta... una creatura antica che non poteva essere sconfitta o fermata in alcun modo.
E ora eccolo lì! Quello spirito vendicativo stava fissando il re negli occhi.
Wyorr si guardò attorno: "sir Yarnan? Dov'è sir Yarnan?"
Ma l'alfiere del re non si trovava in quella piazza. Il sovrano non poteva saperlo, ma il cavaliere non era nella capitale.
Il capo delle guardie ordinò ai suoi uomini di attaccare l'ombra.
Il sovrano, ormai paralizzato dalla paura, iniziò ad assistere al massacro da parte dello spirito del rancore.


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Lontano dalla porta occidentale della capitale, in un grazioso boschetto che sorgeva non poco distante da Vecchia foresta, Milla aveva nascosto il carro di Flio.
I due cervi silvani, legati al mezzo, brucavano l'erba incuranti della strage che stava avvenendo nella città.
Buio, il famiglio della strega, dormiva sul carro.

Milla aiutò Flio a salire sul mezzo.
Lei si sistemò sul retro, distese le gambe e appoggiò la schiena contro il parapetto.
Chiuse gli occhi e prese delle grandi boccate d'aria fresche. Il fruscio del vento tra gli alberi e il canto delle cicale risuonava nelle orecchie di Flio come la più dolce di tutte le melodie. Grata di esser viva, la maga neanche udiva il debole eco delle campane e delle grida che provenivano dalla città.

Riaprì gli occhi solo quando il carro iniziò a muoversi.
Milla aveva schioccato le redini e i cervi avevano risposto al quel comando. Flio aveva notato solo in quel momento che le mani di Milla erano coperte con delle bende macchiate di sangue. Le ustione sui palmi della strega non si erano ancora rimarginate del tutto.
Lei estrasse da una borsa un abito color vermiglio e lo lanciò a Flio.
"Cambiati..." le aveva detto, senza smettere di guardare la strada di fronte a se "...e getta via quel saio pieno di pulci e pidocchi."

Seppur dolorante, Flio iniziò a cambiarsi sul retro del carro.
Milla si voltò una sola volta verso la maga, mentre lei si stava spogliando, e vide tutti i segni delle torture rimaste impresse sul suo corpo.
La strega avvertì un nodo allo stomaco. Distolse lo sguardo poichè non era in grado di osservare ancora tutte quelle orrende ferite.
Flio finì di cambiarsi, coprendo anche il capo rasato con una benda.
"Dove stiamo andando?" Chise la maga.
In quel momento, il carro si trovava vicino il versante meridionale della montagna solitaria. Milla alzò lo sguardo in quella direzione. I suoi pensieri erano rivolti a Kyleen, le cui ceneri erano sparse sulla vetta del monte.
Accarezzò delicatamente il cuore del nord che portava al collo e solo in quel momento si decise a rispondere: "terre incantate. Siamo dirette alle terre incantate."
Flio voleva ridacchiare, ma riuscì solo ad emettere qualche colpo di tosse che solo vagamente assomigliavano a una risata: "un lungo viaggio" commentò.
"Lo è!" Rispose Milla.
"Non sarà pericoloso? Siamo solo una maga e una strega con il suo famiglio."
"A dire il vero, non siamo sole."
Milla aveva appena finito di parlare, quando un uccellino si posò sul parapetto del carro, proprio vicino a Flio.
La strega guardò quella creaturina alata e disse: "nelle terre incantate potrai tornare ad essere un ragazzo, Anders."
L'uccellino rispose cinguettando.


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Flio si era addormentata di colpo, cullata dal movimento del carro.
Aprì gli occhi verso il tramonto. Milla stava ancora guidando e governando i cervi silvani. Si trovavano su una pianura sconfinata, tagliata a metà da un semplice sentiero di pietra battuta. La montagna solitaria ancora si intravedeva sull'orizzonte orientale. Buio stava fissando la maga con i suoi enormi occhioni neri. Anders non si era mai posso dal parapetto.
Flio cercò di stiracchiarsi ma le ferite delle torture rinnovarono il dolore nel suo corpo. Gemette e cercò una nuova posizione per appisolarsi. Fu in quel momento che vide, verso est, una coltre di polvere che veniva sollevata da due cavalieri.
"Milla" sussurrò Flio, allarmata.
La strega si voltò. Anche lei vide i due uomini a cavallo galoppare verso di loro.
Tirò le redini e arrestò l'avanzata dei due cervi.
Si mise poi in piedi sul carro e attese l'arrivo dei due cavalieri.

Sir Yarnan galoppava al fianco di Sayl. I due raggiunsero in pochi minuti il carro.
Milla li studiò a fondo e notò che trasportavano molte borse.
"Non ci state dando la caccia?!" Commentò la strega.
"Al contrario..." rispose l'alfiere, sinceramente sorpreso di tale incontro "...mai mi sarei aspettato di vedervi qui."
Flio, che non aveva la forza per alzarsi, chiese: "come mai vi trovate in questa pianura?"
"Per il vostro stesso motivo, presumo..." sir Yarnan sorrise "...per fuggire via."

Maga e strega si scambiarono uno sguardo perplesso.
L'alfiere si rivolse a Milla: "rammentate il nostro ultimo discorso nella locanda?"
"Rammento" si limitò a rispondere Milla.
"C'è qualcosa che desidero oltre al successo in battaglia."
"Presumo che sia andar via dalla capitale e dal vostro re."
"Non è più il mio re" si apprestò a precisare Yarnan.
Milla rivolse la sua attenzione a Sayl: "e voi?"
La donna rispose: "sono sempre stata una schiava al servizio dei lord. Ma voi, Milla, avete creato l'occasione perfetta per fuggire."
Milla tornò a guardare Flio e le chiese: "cosa facciamo?"
La maga si limitò ad alzare le spalle.
Yarnan si intromise: "in quattro si viaggia più sicuri."
Milla si rivolse all'uomo: "eppure non mi sento sicura nel sapere che un uomo armato viaggia al mio fianco... un uomo che è sempre stato al servizio del re."

Yarnan, senza aspettare un solo secondo, sfilò Valorosa dalla sua cinta e la lanciò, ancora nel fodero, sul carro. Lo spadone cadde vicino a Flio.
"Ora non sono armato" replicò Yarnan.
Sayl fece per privarsi anche lei delle sue armi, ma Milla le chiese di fermarsi alzando una mano. Si avvicinò poi a Flio e sussurrò: "ho bisogno di un tuo consiglio."
Lei rispose: "io dico che possiamo fidarci... inoltre sia tua che io possiamo usare di nuovo la magia. Non ci faranno del male."
In quel momento, Sayl chiese di Kyleen.
La risposta di Milla non tardò ad arrivare: "è stata assassinata, Sayl. Assassinata dal suo re!" E indicò Yarnan.
"Vi ho già detto che non è più il mio... a dire il vero, a quest'ora non è più il re di nessuno! Sapete cos'ha fatto lo spirito del rancore, Milla?"
"Non ho bisogno di una spiegazione. So cos'è in grado di fare l'ombra."
"Ad ogni modo..." continuò Sayl "...sono addolorata per la tua perdita."

Scese il silenzio in quella pianura.
Il sole era tramontato quasi del tutto e il cielo iniziava a tingersi di un color porpora sempre più scuro.
Milla osservò intensamente la coppia di cavalieri. Infine annuì e disse: "si è fatto tardi. Accendiamo un fuoco e accampiamoci per la notte. Io penso alla cena.
Ci aspetta un lungo viaggio."
Fissò Flio e si scambiarono un sorriso appena accennato.


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Oltre la Dorsale del titano, sorgevano le terre incantate.
Era un vasto luogo diviso in vari regni.
Dorksa era uno villaggi più vicini alla grande dorsale. Un manipolo di semplici case di legno e paglia, circondate da una ragnatela di stradine fangose.
Era un umile luogo abbracciato da foreste oscure che per secoli avevano alimentato le leggende e le paure degli uomini.

Gli abitanti di Dorksa trascorrevano una vita tranquilla... ma da qualche tempo la loro tranquillità era stata interrotta da uno strano evento.
Si diceva che quattro forestieri, venuti dalle remote terre orientali oltre la dorsale, erano giunti nel villaggio. Avevano trovato un luogo, in cui vivere, da qualche parte nelle buie foreste proprio vicino a Dorksa.
Molti abitanti non avevano mai visto tali forestieri, di conseguenza fu subito messo in dubbio la veridicità di quelle voci. Ma altri uomini di Dorksa erano pronti a giurare di aver incontrato uno di quei quattro stranieri.
Si trattava di una donna dai capelli rossi e bianchi. Di tanto in tanto passeggiava per le vie del villaggio e addirittura scambiava qualche parola con gli abitanti del posto. Era una straniera ma stava imparando in fretta la loro lingua.

Kostar non sapeva ancora se credere o no a quelle voci. Del resto si trattava di una storia troppo strana per poter essere vera. Nessuno si fermava a Dorksa per troppo tempo... magari, di tanto in tanto, qualche cacciatore si smarriva nei boschi e finiva per trovare il villaggio. Ma pensare che quattro stranieri delle terre orientali avessero deciso di stabilirisi vicino Dorksa era semplicemente ridicolo... o almeno questi erano le supposizioni di Kostar.
Aveva quasi settant'anni, un'età invidiabile e raggiunta da pochissimi uomini, e non aveva mai sentito una storia così bizzarra.
"Uomni provenienti dalle terre orientali? Figuriamoci!" Aveva commentato una sera, in una locanda, mentre tracannava il suo ennesimo boccale di birra di radice.

La mattina dopo, Kostar si svegliò con i postumi della sbornia.
Nonostante l'emicrania si recò nella sua fucina e accese i fuochi. Quel giorno avrebbe dovuto riparare alcuni ferri di cavallo, forgiare delle chiavi e unire anelli di un paio di catene. Si preannunciava un lavoro lungo e faticoso.
Il freddo autunnale penetrava nelle sue vecchie e stanche ossa mentre una nebbia, proveniente dalla foresta, tingeva l'intero di villaggio di un triste e cupo color cenere. Attraverso l'arcata della sua fucina, Kostar poteva scorgere la lugubre foresta affacciata sul villaggio. Ripensò alle storie dei quattro forestieri e per un secondo fu attraversato da un brivido di paura.
"Figuriamoci!" Borbottò tra se e se.
Prese un martello e iniziò a battere un ferro di cavallo contro un incudine. Ma il tintinnio delle martellate sembravano piantare dei chiodi nel suo cervello a ogni colpo. Kostar decise di prendersi una pausa. Si stiracchiò la curva schiena e tornò di nuovo a osservare la foresta.
Fu in quel preciso momento che vide una donna camminare per le vie del villaggio. Aveva i capelli rossi e d'argento, esattamente come veniva descritta dagli abitanti che giuravano di averla incontrata.
Kostar avvertì un tonfo al cuore.
Quella donna vestiva abiti completamenti neri, con un elegante cappuccio sulla testa e un paio di guanti di pelle di scoiattolo nero a protezione delle mani.
Alle sue spalle si trovava la via che connetteva Dorksa alla foresta... e Kostar non poté far a meno di pensare che quella donna provenisse proprio dal quell'oscuro bosco. E stava avanzando nella sua direzione.
Malgrado il cappuccio, Kostar poteva chiaramente vedere il suo volto. La giudicò una donna bellissima... e questo, in qualche modo, lo rese ancora più nervoso.

Quella misteriosa creatura sembrava esser uscita fuori da qualche favola. I suoi abiti non assomigliavano per nulla ai miseri e rovinati vestiti degli abitanti di Dorksa.
Lei si fermò proprio di fronte alla fucina di Kostar e l'anziano deglutì mentre veniva pervaso da un intenso timore.
Non poteva far altro che fissare quella donna. Lei intanto osservava i lavori che Kostar aveva esposto, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
Aveva l'atteggiamento di un normalissimo e tranquillo cliente... e questo non faceva altro che rendere ancora più strana e bizzarra quella situazione.

Kostar prese un gran respiro. Si avvicinò alla donna: "d-desiderate qualcosa?" Chiese.
Lei alzò i suoi occhi verdi sull'anziano: "è strano...." rispose lei con il suo accento straniero. Stirò un sorriso che Kostar giudicò malefico e continuò "...stavo proprio per farle la stessa domanda."

Fine.







fiore

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