Meet me at the end of time

di Lacus Clyne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Home - Kougami Shinya ***
Capitolo 2: *** Forgiveness - Ginoza Nobuchika ***
Capitolo 3: *** Freedom in chains - Tsunemori Akane ***



Capitolo 1
*** Home - Kougami Shinya ***


Home

 

 

Alieno.

Era così che gli era sembrato il mondo quando l'aereo del MOFA l'aveva riportato in Giappone. A casa. Durante quegli anni in fuga, tra guerriglia, scontri e sangue versato, la sola costante era stata il cielo stellato che di notte gli teneva compagnia. Si era perfino ritrovato a scomodare l'epitaffio sulla tomba di Kant*, pensando che la legge morale fosse ciò che gli rimaneva di sensato per non soccombere del tutto a quella incessante voce all'orecchio che gli ricordava, melliflua e diabolica, il suo peccato più grande. E così, Tokyo gli era sembrata improvvisamente troppo grande, troppo caotica, troppo meccanica, aliena come la Los Angeles di Philip K. Dick. C'era ancora posto per lui in quel mondo? Se l'era domandato più volte, durante quel viaggio che gli era sembrato eterno, nonostante i riguardi che gli erano stati riservati. Cortesia di Hanashiro per le cene da lui preparate. Quella donna sembrava saperne una più del diavolo. Non avevano avuto grandi conversazioni. Mentre lei si era occupata di dare una sistemata al suo curriculum, patteggiandone l'immediata esecuzione in nome dell'utilità presso il Ministero ottenendo, infine, la sua ammissione al Dipartimento Operativo in qualità di consigliere tattico e il blocco della lettura del suo coefficiente di criminalità, Kougami aveva dormito. O almeno, ci aveva provato. Il suo sonno era costellato di pensieri. Per Tenzing, che aveva lasciato in un mondo in cui lui era nuovamente considerato un criminale. Per il vecchio Sem, che portava avanti la resistenza a Shamballa Float. Per i suoi ex compagni di squadra. Hanashiro aveva scommesso con lui che avrebbe ricomposto la squadra in due o tre anni. Kougami aveva risposto che l'unico motivo per cui qualcuno di loro avrebbe potuto lasciare la Prima Divisione volontariamente sarebbe stato l'eventualità in cui fosse accaduto qualcosa a Tsunemori Akane. E quel pensiero l'aveva turbato più di ogni altra eventualità. Si erano lasciati con una promessa, a Shamballa. Se usciamo vivi da qui, torna a catturarmi, Ispettore. E poi, lei...

Un'intensa ventata di fumo della sua Spinel, subito scacciata dalla mano di Hanashiro, era servita a portare temporaneamente via quei pensieri e a ricordargli che in quel mondo alieno da cui era scappato cinque anni prima c'era ancora qualcosa che gli apparteneva. E qualcuno che lo attendeva da troppo tempo.

"Non più di cinque minuti. Cercherò a breve di farti avere più tempo" gli aveva detto Hanashiro, mentre lui scendeva dal SUV nero. Kougami aveva spento il resto della sigaretta, di cui aveva fumato non più della metà, e aveva annuito. E lei aveva arricciato le labbra, inarcando divertita il sopracciglio perfetto. "E comunque, sono curiosa di scoprire se avevo ragione o meno".

"Sta' zitta", era stata la sua risposta secca, prima di raggiungere l'abitazione in cui lei risiedeva. Per la prima volta da tanti anni, Kougami Shinya sentiva una certa inquietudine che diventava sempre più intensa tanto più le sue falcate erano vicine all'appartamento. Prese un sospiro e ricordò le parole che un tempo gli aveva rivolto Masaoka. Doveva avere coraggio per affrontare anche quelle situazioni. Trascorsero meno di trenta secondi da quando ebbe suonato il campanello a quando la porta si aprì.

Hanashiro l'aveva avvisato di aver già provveduto ad avvisarla del suo rientro, affinchè lo shock non le provocasse troppe variazioni nella tonalità, ma quando furono l'uno davanti all'altra, quando quegli occhi, dello stesso colore dei suoi, si spalancarono umidi come se la sua ragione di vita fosse finalmente di nuovo lì con lei e la sua voce si ruppe, tradendone l'emozione nel pronunciarne il nome, Kougami non potè non pensare che per la prima volta dopo tanto tempo, poteva abbassare le difese.

Sono a casa, mamma.

 

 

 

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Prima parte, il ritorno di Kougami in Giappone. Ho pensato che il viaggio di ritorno possa essere stato davvero pieno di pensieri per Kougami, senza contare che rimettere piede in un mondo ipertecnologico dopo anni spesi in mezzo alla natura non sia stato particolarmente facile. E poi,lei... quanti pensavano che mi sarei riferita ad Akane nel finale? In realtà, il personaggio di Tomoyo Kougami è più approfondito nelle novel, almeno per quanto riguarda il fatto che Akane spesso è andata a trovarla e la donna (che, diciamocelo, ha avuto fegato a crescere tanto di Shinya da sola) è, a quanto pare, piuttosto tosta. Torno a dire, con un figlio come Kougami... :3 Oltretutto, del rapporto tra i due si intende qualcosa anche nel terzo film di Sinners of the System, quando Frederica praticamente lo psicanalizza. Quindi, perchè non accennare a ciò?

* L'epitaffio di Kant: "Il cielo stellato sopra di me. La legge morale dentro di me".

 

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Capitolo 2
*** Forgiveness - Ginoza Nobuchika ***


Forgiveness

 

 

È un'allucinazione?

Era stato il primo pensiero di Ginoza, quando l'aveva visto chinato sulla tomba di suo padre, che in un certo senso era stato tale anche per lui, ora impegnato in una preghiera silenziosa. C'era qualcosa, nella sua postura concentrata durante quel muto monologo, che gli aveva fatto pensare a quanto lui avesse sempre avuto un certo legame con la morte. I compagni della Terza Divisione, Sasayama, suo padre Tomomi, Kagari... tutti loro erano stati criminali latenti, mentre quell'uomo davanti a sè lo era diventato del tutto. Uno di quelli che non si erano limitati a guardare nell'abisso, ma ci si erano immersi consapevolemente, diversamente da lui. E quel genere di criminali aveva un legame decisamente speciale con la signora dalla lunga falce.

Cinque anni prima, l'assassinio di Makishima Shougo aveva decretato per lui l'impossibile risalita in superficie. Eppure, l'aveva ritrovato una volta e avevano combattuto insieme. E alla fine, lui l'aveva colpito. Un gancio ben assestato, ma col pugno ancora umano. Qualcosa che gli facesse capire una volta per tutte che per uno come lui esisteva soltanto una strada. No. Non era mai stato così. Aveva mentito a se stesso, allora. In realtà, la parte egoista del suo cuore di ormai criminale latente urlava a gran voce la sua rabbia e la sua impotenza. Per coloro che erano morti, per un legame spezzato, per colei che era pronta a sacrificare la sua incolumità e la sua tonalità pur di salvarlo. Ma non ci sarebbe stata salvezza per i criminali. Ginoza lo sapeva bene. E se ancora aveva qualche dubbio, ci pensava Shimotsuki a ricordarglielo, con un certo cipiglio di sfida che tanto, da qualche tempo, aveva preso a incuriosirlo. Kougami lo sapeva a sua volta. Si era rialzato, un po' invecchiato e più robusto di come lo ricordava e lo aveva salutato con un semplice "Yo, Gino". Tuttavia, c'era qualcosa, nel suo tono, che ne aveva tradito l'incertezza, nonostante si fosse mostrato cordiale come sempre. Sempre quella parte egoista gli aveva solleticato l'ego. "Hai proprio deciso di farti ammazzare, stavolta, eh?", gli aveva risposto, sforzandosi di suonare seccante abbastanza, ma Kougami, stavolta, aveva risposto con un sorriso a quel commento. Ci aveva provato a morire, ma ad ogni volta scampata, gli era sembrato che nemmeno la morte lo volesse. Sembrava piuttosto che fosse destinato, per il momento, ad accontentarsi di conversare con un fantasma.

La luce del sole d'agosto aveva invaso quel silenzioso corridoio e li aveva avvolti entrambi. Era sembrato, a Kougami, che gli occhi di Ginoza fossero ancora più verdi di quanto ricordasse. Non li copriva più da anni con gli occhiali e in essi, poteva leggere la stessa espressione di Totsan.

Per un attimo, invece, l'esecutore aveva quasi avuto la sensazione di udire la risata compiaciuta del suo vecchio, del loro vecchio. Il figliol prodigo era tornato e per entrambi, finalmente, era giunto il tempo di fare ammenda e perdonare.

Entrambi si strinsero la mano, finalmente eguali. Presto, sarebbero tornati a combattere fianco a fianco.

 

 

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Più che una one-shot è una flashfic, ma dettagli. Il rapporto tra Kougami e Ginoza si è evoluto tantissimo dal primo film, ma ho sempre avuto la sensazione che mancasse qualcosa. Nel primo caso di Sinners of the System, Ginoza racconta al piccolo Takeya del suo vecchio amico e di come si rimproverasse di non avergli teso la mano. In PP3 sono tornati amici di vecchia data, pronti a coprirsi le spalle l'un l'altro, così come in First Inspector. Eppure, c'è troppo non detto. Per questo, ho voluto provare ad approfondire poco poco anche questa parte, almeno per quanto riguarda il loro primo incontro che non poteva essere se non davanti alla tomba di Masapapi. ç_ç<3 

 

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Capitolo 3
*** Freedom in chains - Tsunemori Akane ***


Freedom in chains* 

 

 

Quando il Sybil System le aveva comunicato che avrebbe avuto un certo grado di libertà, Akane aveva subito pensato a una qualche nuova sfida. Sapeva che il Sistema adorava metterla alla prova e l'intera vicenda di Shindou Arata era stata all'altezza delle aspettative. Non che volesse distruggerla, perchè Akane era una perla rara in quel mondo di asserviti dalla libertà in catene. Semplicemente, ne riconosceva il valore ai fini della sua evoluzione. Quel gioco tra loro durava da otto anni ormai e non si era fermato nemmeno a seguito dell'incidente che l'aveva coinvolta, trascinando con sè segreti che ancora aleggiavano e inquietavano la nuova Prima Divisione.

Homura Shizuka, durante il loro ultimo colloquio, il primo da capo umano del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, le aveva assegnato ufficialmente il titolo di esecutore statale. Avrebbe coadiuvato Shimotsuki nel suo ruolo e riorganizzato il Dipartimento.

Già, una sfida... quella della libertà in catene.

Durante la prigionia, aveva ricevuto spesso le visite di Kougami. Tra tutti loro, era quello che aveva visto più spesso. E sebbene vi fosse uno massiccio portone in ferro a dividerli, ogni volta che lui era lì, Akane aveva la sensazione di essere libera. Come se quella barriera tra di loro non fosse sufficiente a far sì che la sua schiena e quella di quella persona fossero irrimediabilmente separate. La vera distanza l'aveva percepita realmente soltanto quando l'aveva lasciata su quella vecchia strada tra i campi di grano, incurante dei suoi appelli, per raggiungere quel destino che lo attendeva e che, per sei anni, l'avrebbe tenuto lontano dai suoi compagni, dalla sua amata mamma, da lei... e poi, Kougami era tornato, al seguito di Hanashiro Frederica. Akane non era mai stata gelosa. Non ne aveva motivo, dato che la loro relazione non aveva mai oltrepassato la soglia della professionalità. Almeno, fino a che non si era resa conto di quanto l'assenza di lui fosse in grado di renderla vulnerabile. Aveva preso ad accendere la sua marca preferita di sigarette e a domandarsi se l'odore le rimanesse addosso. L'aveva visto in Tougane Sakuya, ma quello era stato un gioco crudele di cui aveva pagato il prezzo più grande negli affetti. Aveva pensato a lui dopo tanto tempo, quando la sua amica Kaori le aveva comunicato delle sue nozze. E aveva mandato al diavolo il buon senso, accettando una missione rischiosa a Shamballa Float pur di rivederlo. Pur di provare a riportarlo a casa. Ma non ci era riuscita. Al contrario della bionda collega. Alla fine, Kougami era tornato, libero dal giudizio del Sybil, almeno per quanto ciò potesse essere possibile. E Akane aveva perso la sua libertà. Ciononostante, quegli istanti in cui lui era lì con lei erano ciò in cui, segretamente, sperava di più e rendevano quel suo tempo meno difficile. D'altronde, lei era sempre stata una tosta, ma c'erano rari momenti in cui la responsabilità era un fardello troppo pesante da portare da sola.

Quel giorno, dopo due anni trascorsi presso il Centro di Correzione Torozawa, Akane aveva percorso il lungo e asettico corridoio che l'avrebbe riportata temporaneamente alla luce del sole con la convinzione di trovare davanti a sè un ordinario cellulare, di quelli automatici che trasportavano criminali latenti ed Esecutori. Sebbene la sua tonalità fosse del solito, cristallino Pale Turquoise, era quello ciò che la attendeva. Akane ne aveva preso consapevolezza, così come sapeva che un giorno sarebbe arrivato il momento del suo giudizio. Semplicemente, non era ancora tempo per porre fine ai giochi. Quando le porte specchiate si erano aperte e la voce di Kougami l'aveva accolta, però, i suoi grandi occhi nocciola avevano rivelato ciò che più Akane aveva desiderato: la sorpresa del non dover affrontare tutto da sola aveva ben presto lasciato il posto al bisogno di averlo vicino, per una volta, senza vincoli. Scusa, aveva detto Kougami. Quella sola parola racchiudeva tutto il non detto di quegli otto anni. E Akane non voleva che quel breve tempo che era stato loro concesso fosse abitato dai fantasmi del passato e da ciò che non poteva più essere cambiato. Tutto ciò che avevano, in quel momento, era il presente. E in quel presente erano liberi di andare a mangiare qualcosa insieme e di trattare sull'argomento. Dato che l'ultima volta che si erano visti, Kougami le aveva detto che un giorno le avrebbe raccontato le storie dei suoi viaggi, tanto valeva farlo davanti a un buon piatto di noodles.

Offrimi qualcosa.

Agli ordini.

 

 

 

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Akane... oh Akane... quanto ho amato le due scene in PP3 e First Inspector in cui compaiono? Che fosse un modo per torturare noi fan della Shinkane o per la captatio benevolentiae del vecchio fandom, quelle due scene sono state sufficienti a farci impazzire. Perchè si può dire quel che si vuole, che la natura del loro rapporto non sia per il romantico, ma cavolo, è dalla prima stagione che Kougami è nel cuore di Akane (e nella mente) e da quel momento di quell'urlo disperato del suo nome da parte di Kougami compreso di chiamata post serie, un intero film per loro, riconoscere quanto lei sia importante per la Divisione davanti a Frederica più quelle due scene... insomma, va bene lo slow burning, ma nella prossima stagione diamoci una mossa!! ç_ç Comunque... anche qui ci sono dei missing moments. Ho scelto di rifarmi a First Inspector in particolare perché altrimenti mi sarei impelagata nella rete dei miei sentimenti immortali per loro e non oso immaginare che fluff ne sarebbe venuto fuori, ma spero che renda l'idea ugualmente. L'espressione di Akane all'uscita della prigione dice tutto. ç_ç Fatemi sapere cosa ne pensate! La raccolta è terminata, un grazie a chi vorrà leggerla!


* Homura ancora non mi convince, ma quell'espressione mi ha fatto alquanto pensare... vedremo!!

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