Dreaming
Usagi
Autore: ellephedre
Disclaimer: i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
1
- Perfetto?
Dopo
l'episodio 136, 'Un ospite inaspettato'
Faccio
riferimento soprattutto al momento in cui, per errore, Rei entra nel
bagno di casa sua e 'becca' Mamoru lì dentro, mentre lui era
ospite a casa sua per studiare.
Quella che racconto è
una reazione allargata di Usagi; nella
puntata lei era gelosissima e tormentava Rei dopo aver scoperto cosa
aveva 'visto' :)
C'erano cose che una ragazza non
poteva accettare.
Una ragazza non poteva tollerare
che in casa non ci fosse almeno un
dolcetto da sgranocchiare, da gustare, da divorare fino a che l'ultima
goccia di cioccolato o crema non fosse stata leccata via dalle labbra
(anche la marmellata andava bene). Una ragazza non poteva
sopportare di non avere almeno un
appuntamento alla settimana con il suo fidanzato - naturalmente in
assenza di una certa peste dai codini rosa. Una ragazza non
poteva capire che
il suddetto ragazzo fosse stato visto
senza vestiti da un'altra PRIMA che avesse potuto farlo
lei. Anzi,
non poteva capire che fosse
stato visto in quel modo da un'altra
ragazza
e basta.
Per vendetta, Usagi
provocò un piccolo strappo
nell'angolo di un manga prestato dalla colpevole.
«Senti.» Rei
picchiettò il tavolino
basso con la gomma della matita. «Se ce l'avessi davvero con
me, non saresti qui a
scroccare
letture gratuite di fumetti, perciò falla finita.»
Appoggiata contro il muro, Usagi
si limitò a tenere il manga
sulle ginocchia, le sue sopracciglia due linee dritte di
superiorità. «Cosa intendi?»
«Stai strappando tutti
i miei manga!»
«Li sto
segnando» sibilò lei, lisciando
le pagine in bianco
e nero con le mani. «Così ti ricorderai per sempre
del
giorno in cui mi hai derubata!»
Rei rilasciò un
lungo sbuffo rivolto al soffitto. Ad Usagi sembrò un treno a
vapore datato, vecchio e brutto.
Sentì tremare le labbra.
Perché doveva essere stata Rei a vedere per prima
Mamo-chan?!? Era stata anche la prima ad uscirci insieme, quella era
una vera e propria opera di furto continuata!
«Si può
sapere perché non ne parli con
Mamoru?
Lui si farà una bella risata e finalmente capirai
anche tu che è stata una stupidaggine, un equivoco
che-»
Macché equivoco!
«Tu l'hai visto! Niente e nessuno
potrà mai cancellare quel momento crudele!»
Rei picchiò il suo
libro aperto. «Te l'avevo
già detto una volta, ma tu passi il tuo tempo a inventare
problemi! Mamoru ti ama, puoi creare con lui tutti i momenti che vuoi!
Invece di esserne contenta, non fai che lamentarti di cose senza
senso!»
Usagi rannicchiò le
gambe. Per consolarsi, le
abbracciò contro il petto. «Sei cattiva! E non
è una cosa senza senso, tu non puoi
capire.»
Rei
afferrò il bicchiere accanto a
lei. «Va bene, non posso capire.» Si
portò l'acqua alla
bocca e cominciò a mandarla giù tutto d'un colpo,
senza prendere fiato.
Usagi osservò il modo
in cui le sue dita stringevano la
presa sul vetro. «Non
volevo dire che...»
Rei terminò di bere e
lanciò sul letto il libro
che aveva tentato di
leggere. Ne prese un altro dalla pila che aveva creato accanto sul
tavolino. Inspirando pesantemente, lo aprì. Non disse
altro.
Usagi si rifiutò di
lasciar cadere il discorso in quel modo.
«Non volevo dire che non mi capisci perché non hai
un
ragazzo!» Aveva inteso proprio quello, ma non
in senso
negativo. «Volevo dire che...» Cercò di
formulare meglio il
pensiero, ma nella sua mente ogni tentativo risultò peggiore
del precedente.
«Volevi dire che non ti
capisco perché non ho un
ragazzo, ma
che non è una colpa che io non ne abbia uno.»
«Sì!»
Rei scosse piano la testa. Si era
calmata, ma non sembrava disposta a
sorridere di nuovo con lei.
Usagi capì di essere
riuscita nel suo intento: aveva
trasmesso la sua miseria ad un'altra persona e ora si sentiva un verme
piccolo e malvagio. Lasciò scivolare il manga sul pavimento.
«Mi dispiace, Rei.»
«Okay.»
«... ti voglio
bene.»
«... okay.»
Usagi notò la piega allegra della bocca di Rei,
trattenuta a
stento, e tornò a sorridere. «Voglio bene a
Mamoru in un
modo stupido. Cioè no, in un modo che mi fa
diventare stupida.» Perché non era brava con le
parole?
«Questo l'avevo
capito.»
Usagi le mostrò un
broncio e Rei alzò le mani in
segno di resa. «Va bene, va bene.»
Liberò anche un sorriso
rassegnato. «Sentiamo. Sfogati.»
«Volevo essere la
prima.»
«Guarda che io non ho
visto niente»
arrossì Rei.
«E allora
perché continui a diventare
rossa?» Come una mela!
«Perché
è stato un incidente
imbarazzante! E
io...» Sbatté velocemente una mano in aria.
«Ora devo pure
entrare nei dettagli! Quando dico che non ho visto niente, intendo
che l'ho guardato subito in faccia! Mi sono vergognata subito,
ho avuto solo un'impressione generale di-... del resto. Mamoru si
è girato immediatamente.»
Ecco. Usagi sentì
uscire fumo dalle orecchie. Come aveva
immaginato, Rei aveva proprio visto tutto.
Rei la guardò male e
incrociò le braccia.
«Ne
avrei fatto volentieri a meno.»
... uh? «In che
senso?»
«Che vuol dire 'in che
senso?»
«Vuol dire 'in che
senso'! Per caso...» Non seppe
nemmeno lei cosa
provare. «Hai visto qualcosa che...» Ahhh! Rei
aveva notato qualcosa che non
andava?
Lei infilò le mani nei
capelli. «Usagi, ma mi hai
sentito?!
Non ho visto niente!»
Puntò la porta aperta.
«Scusa, se vedi una macchina per strada senza pensarci cosa
vuoi notare? Il
colore al massimo, mica le ruote!»
«... era una
ruota?»
Rei chiuse gli occhi.
«... c'era qualcosa
che... ti è sembrato
strano?» Non era
possibile. Vero che il suo Mamo-chan era perfetto?
Rei stava controllando il
respiro. «Non ho l'esperienza
necessaria a
notare cose 'strane'. Ne so quanto te e non saprei descrivere nulla!»
«Non
arrabbiarti.»
Rei tremò con le
labbra. «È
meglio che mi
metta a ridere.» Cominciò a sussultare con le
spalle.
Usagi si disperò.
«Non è
divertente!» Ora le
aveva fatto venire un dubbio atroce!
«Vuoi controllarle
il suo aspetto!»
scoppiò Rei. La sua risata fece il giro della casa.
«È per
questo che volevi vederlo?»
Usagi volle nascondersi sotto il
tavolino della stanza e non venire mai
più fuori. «No! Io non voglio vederlo, volevo
essere la
prima!»
Ingoiando le risate, Rei
tentò di calmarsi. «Ma
sei
già stata battuta.»
«Da te!» si
indignò Usagi.
«No»
tirò fuori la lingua Rei.
«Da sua madre. Dalle
infermiere dell'ospedale in cui è nato, quasi sicuramente
anche da qualche pediatra quando era più grande-»
«Io volevo dire da
adulto!»
Rei prese in mano la penna.
«Questa la scrivo. Minako deve
leggerla.»
«Non hai capito! Non
è una cosa... insomma,
è una
cosa romantica!»
«Voler vedere il tuo
ragazzo senza vestiti?» Rei
inarcò un
sopracciglio.
«No!»
arrossì Usagi. «Io...
volevo solo che succedesse la
prima volta che... che noi...» Si abbandonò a un
sospiro. «Ce l'avevo con te perché ti stai
prendendo piccole cose. I
suoi primi appuntamenti, per esempio, o anche la prima notte che passa
in
casa di una ragazza. E infine... questo.»
«I suoi primi
appuntamenti?» Rei
assottigliò lo sguardo. «Ma
non può essere.»
«Mamoru era timido! Non
aveva avuto altre
fidanzate.»
Rei rimuginò. «Be', in effetti
non
sembrava a suo agio con me.» Scrollò le
spalle. «Se
è come ti ha detto, tu sei la prima che ha amato. Hai avuto
i suoi primi appuntamenti con un ragazza a cui vuole bene.»
Ma...
Rei sospirò.
«Usagi, non so cosa vuoi di
più. Un
giorno avrai anche quell'esperienza speciale senza vestiti di cui hai
parlato.» La squadrò. «Un giorno
lontano. Hai solo quindici
anni adesso.»
Infatti, solo quindici anni.
Poteva davvero aspettare ancora anni -
anche solo
mesi - per togliersi il dubbio che Rei la aveva fatto venire?
Più che dubbio era una curiosità,
perché lei era certa che il suo Mamo-chan non avesse nulla
che
non andava. Tutto in lui era perfetto. La forma
delle sue orecchie, per esempio: non sporgevano
troppo, non erano troppo piccole ma neppure troppo grandi. Erano
perfette per la testa di lui. Le dita? Lui tagliava sempre le
unghie con precisione, ma la loro forma era magnifica per natura su
ogni falange - anche dei piedi! - e le
ossa della sua mano erano lunghe sì, ma non stecchini
sproporzionati. Il suo Mamo-chan era un esempio
di perfezione mai visto, quasi impossibile.
... infatti magari non era possibile. Magari, dove lei non lo
aveva
visto, lui aveva qualche... difetto?
«Ho paura di quello che
stai pensando.»
Usagi guardò l'orologio da polso. «Sono
le tre. Di
mercoledì.»
«...
Sì» fece cauta Rei.
Di mercoledì Mamoru
faceva jogging nel primo
pomeriggio. Quando avevano un appuntamento la sera di quel giorno, lei
non poteva mai fare a meno di notare quanto lui fosse
profumato e pulito. Mamoru, perciò, faceva il bagno
intorno alle tre o quattro di mercoledì.
«Usagi?»
Lei scattò in piedi.
«Grazie per l'aiuto,
Rei.»
«Io non ti ho aiutato! Non mi piace quello che stai
pensando!»
«Non sto pensando a
niente!» Usagi si
fermò sulla porta della
stanza e tirò la lingua fuori da un angolo della labbra.
Rei salì gattoni sul
tavolo. «Usagi, l'innocenza
è una cosa importante! Anche se si è innamorati,
non si può abbandonarla come se-ahhhhhh!» Il
tavolino si
spezzò e Rei cadde a terra, matite e libri che
volavano per aria.
«Stai bene?!» Usagi cercò di
accorrere, ma
lo sguardo di Rei la massacrò ferocemente sul posto. Lei
cominciò a rimettersi in piedi e Usagi lo trovò
un buon momento per dire, «Ciao!»
Si volatilizzò nel
corridoio.
Le quattro meno dieci.
Togliendo le chiavi dalla toppa
della porta d'ingresso
di Mamoru, Usagi sfilò i sandali e
affinò l'udito. Mentre chiudeva l'uscio ed entrava in casa,
sentì il rumore lontano
dalla doccia che scorreva. Una volta in salotto, lo scroscìo
divenne
inconfondibile.
"Ciao,
Mamo-chan, oggi
volevo vederti!" nudo "Ho
pensato di passare a
trovarti." Si vergognò dei propri pensieri.
Ma poteva veramente rimanere col
dubbio per tanti mesi, forse anni?
Non che gli avrebbe voluto meno
bene se lui... Anche se fosse
risultato che... Massì, in fondo che ne sapeva lei? Con
Mamo-chan sarebbe stato tutto perfetto in ogni caso. In fondo anche lei
era carina, ma non aveva certo misure perfette: il suo seno
avrebbe potuto essere più grande, per dirne una. Mamoru non
se
ne sarebbe lamentato, ne era sicura. E anche se il seno non aveva la
stessa funzione di... insomma, anche se non si usava per... durante...
Affondò con la faccia
tra le mani. Basta, doveva almeno
farsi un'idea!
Si guardò intorno e si
diresse in cucina.
Recuperò un panno per piatti pulito,
abbastanza grande per... Non riuscì a pensarci.
Infatti il suo piano era ridicolo. Avrebbe emessso un grido,
Mamoru sarebbe accorso subito, lei avrebbe visto e poi gli avrebbe
lanciato addosso il panno per coprirsi.
Si stava comportando da stupida!
Le rodeva essere stata
preceduta da Rei, ma avrebbe rovinato da sola qualunque
momento speciale se fosse ricorsa a quello stupido stratagemma per
eliminare i suoi dubbi. Dov'era finita la fiducia?
Buttò per aria il panno
che aveva preso e decise di calciarlo
all'altro mondo. Beccò il bancone con
l'alluce nudo del piede.
«AHIA!» Saltò in aria per il dolore. Col
fianco
colpì uno sgabello: quello si rovesciò
al suolo e saltellando lei inciampò con le gambe nei tubi
metallici. Cadde
in avanti, colpendo il sedile in legno col gomito.
«AHO!»
Rotolò a terra.
Ahia, ahio,
ouhh! Strinse piede e gomito. La punizione
divina! Ecco cosa succedeva a voler ingannare gli altri!
Oltre il dolore udì
una gran confusione di passi.
«Usagi?!»
Oh, Mamo-chan! «Mi sono
fatta maleee!» Si
girò su un
fianco.
Lui si precipitò da
lei, regalandole la vista di un mucchio
di pelle bagnata e di un asciugamano bianco. Accovacciandosi
accanto a lei, le riempì di gocce d'acqua la faccia. Il nodo
precario sulla sua vita si sciolse e a Usagi si
paralizzò il cervello.
Mamoru acchiappò
l'asciugamano prima che potesse cadere al suolo.
«Usagi!»
Lei scattò a guardarlo
in faccia e lo scoprì più mortificato di lei.
Divenne color fiamma.
«Cosa ci fai qui,
cosa-?» Indietreggiando, Mamoru
tornò in piedi, la mano ben salda sul fianco a tenere fermo
l'asciugamano. «Aspetta, torno subito.» Corse verso
il bagno.
Usagi rotolò sullo
stomaco, per guardare dritta in faccia la
moquette. Morì d'imbarazzo.
«Usagi!»
Lei sussultò. Ma
quanto era veloce?
Si azzardò a guardare e trovò Mamoru con
indosso un accappatoio, che rientrava in salotto.
«Come sei finita
lì? Cos'hai fatto?»
Lei tentò umilmente di
mettersi in ginocchio.
«Ah...
è stato un incidente. Scusa» bofonchiò.
«Ti sei fatta
male?»
«Oh, nono!
Cioè, sì, due brutte
botte.» Le gambe
la riportarono in piedi. «Ma ora è tutto a
posto!»
Ridacchiò come una sciocca.
Mamoru era confuso.
«Io... ero sotto la doccia,
scusa se-»
Macché scusa, non era
colpa sua! «No, perdonami
piuttosto
per...» Gli lanciò un'occhiata. Alla
velocità della luce, fece vagare gli occhi sul suo corpo.
«No, non
scusa.»
«Che?»
Con i capelli bagnati,
notò Usagi, a lui stava davvero bene
l'accappatoio. L'asciugamano gli era stato anche meglio.
«Niente»
arrossì.
Lui guardò un punto
imprecisato della stanza. «Avevamo un appuntamento
oggi?»
«No. Volevo solo venire
a vederti.»
Nudo.
Serrò gli occhi
per la vergogna.
Lui non aveva ancora capito
niente. Che non lo capisse mai,
pregò lei.
«Ah...» Con
un pollice Mamoru puntò la stanza
dietro le sue spalle. «Vado ad asciugarmi. E mi
vesto.»
Usagi si sforzò di
mostrargli un sorriso silenzioso.
Lui lo prese per un assenso e
sparì nella propria camera.
«Stai
scherzando?» gli chiese lei
più tardi, trovandosi
davanti un foglio scritto a mano pieno di regole di grammatica.
«No.»
Usagi cercò con lo
sguardo la porta. «Ma io non
voglio
studiare!» Era scappata da casa di Rei anche per evitare la
sessione
pomeridiana di studio con le altre. Più o meno.
«Sai che ti
serve.»
Mamoru la convinceva a mettersi
sui libri semplicemente parlandole: la
sua
delusione la spingeva a impegnarsi per farlo sentire fiero di lei.
Sospirò.
«Magari possiamo
pensare a un premio» sorrise lui.
«Ti preparo un
dolce. Ieri ho comprato un'altra confezione per torte.»
Da quando aveva chiesto aiuto una
volta a Makoto, pensò
Usagi, Mamoru preparava spesso torte. Le usava per corromperla.
«Non mi interessano solo i dolci.»
Lui sollevò un
sopracciglio, sorridendo, e lei si sporse sopra
il tavolino. Lo baciò su una guancia e indugiò
sul suo viso. «Offrimi baci, hm?»
Lui la guardò per un
momento, senza muoversi. Poi
sollevò un braccio e le tenne la testa con una mano.
Poggiò la bocca sulla sua e la aprì piano,
lentamente, facendole perdere la testa per istanti infiniti,
indimenticabili. Quando
separò le labbra da lei, Usagi le sentì ancora su
di sé, come il gusto di un dolce caldo che bramava di essere
assaggiato fino allo stordimento.
«Uno di
questi» le disse lui a bassa voce,
«ogni due... anzi, tre
costrutti ben riusciti in inglese. Senza errori. Pensi che valga la
pena di impegnarsi?»
Usagi gli accarezzò il
naso col respiro. «Ti
impegnerai
anche tu?»
«Sì.»
Lei si ritrasse con una
risatina. «Allora
sì.»
Si
mise a studiare.
Qualche ora dopo,
asciugò una lacrima di
commozione. «Saremmo dovuti andarlo
a guardare insieme a Chibiusa!»
Non avrebbe mai
pensato che una frase simile sarebbe uscita dalla sua bocca, ma eccola
lì, a pentirsi di non essere andati tutti e tre al
cinema a vedere quel film.
Anche se guardarlo seduta sul divano con
Mamoru, mangiando i pop-corn che lui le aveva insegnato a preparare,
era stato ugualmente bello.
Mentre scorrevano i titoli di
coda, gli lanciò un'occhiata.
«Grazie per aver noleggiato il film che volevo io.»
Lui scrollò le spalle.
«Mi è
piaciuto.» Guardava
con un sorriso invisibile lo schermo del televisore.
Era piaciuto molto anche a lei,
pensò Usagi, ma
entrambi avevano fatto l'errore di considerarlo un film
per bambini quando l'avevano scelto. Lei non
avrebbe
mai immaginato che una parte tanto importante della trama sarebbe stata
dedicata al leoncino che perdeva suo padre.
Non era un argomento
che avrebbe scelto di far rivivere a Mamoru con tanta
intensità, neppure in un cartone animato. Era il suo unico
rimpianto.
Mise da parte il recipiente di
pop-corn ormai vuoto e
appoggiò la tempia contro la spalla di lui. «Sei
diventato un
leone grande anche tu. Ehi,
è anche il tuo segno zodiacale!»
«Già.»
Accarezzandogli la fronte, lei
gli spostò di lato
un ciuffo di capelli neri. «Non pensare a cose
tristi, Mamo-chan.»
«No. Pensavo
solamente.»
«A cosa?»
«... ai cerchi che si
chiudono. Come dice quella
canzone.»
Lei provò a decifrare
i versi in inglese che si
accompagnavano ai titoli di coda del film. Capì una sola
parola. Life?
Cerchi della
vita?
Mamoru sorrise.
«Sai, penso che il mio lo abbia chiuso
tu. Vieni
qui.»
Portò le braccia
intorno a lei, in un momento di abbandono
così raro che Usagi lo incorniciò. Tenne stretta
la serenità di lui, gli accarezzò le spalle e,
nel ritmo di quella pace, fece dei loro respiri uno solo.
Dall'esperienza di quella
giornata Usagi ricavò tre
importanti conclusioni.
Primo: una ragazza poteva
sopportare di non vedere il proprio fidanzato
senza vestiti. Bastava avere l'occasione di guardarlo con la sola
protezione di un
asciugamano.
Secondo: una ragazza, trovandosi
davanti solo un asciugamano sottile e
bianco in una giornata di sole,
poteva intravedere qualcosa di ciò che c'era dietro.
Terzo: non sapeva le altre
ragazze, ma lei, Usagi, poteva tollerare il
pensiero di non avere un ragazzo perfetto. Il punto era che non le
importava affatto.
Lei aveva Mamoru, che era suo. Suo da amare, suo da
custodire e
suo da rendere felice.
Suo. Perfettamente suo.
1- Perfetto? - FINE
NdA:
questa
è una
storia che mi era venuta in mente guardando la puntata 136 della quarta
serie di Sailor Moon, più o meno durante il periodo della
messa in onda
(guardavo le puntate anche su internet, visti gli orari). L'avevo
concepita in maniera un po' diversa all'inizio: pensavo di puntare di
più sulla gelosia di Usagi e sul fatto che era risentita con
Rei per
l'esclusiva che la sua amica si era inavvertitamente presa :)
Mentre
scrivevo la storia ho finito per aggiungere alcune scene - quelle a
casa di Mamoru - che hanno dato al racconto un tono diverso,
più dolce.
Nel complesso così mi piace la storia.
Spero sia piaciuta anche a voi :)
Questa,
come già la mia fanfic 'Super Usagi!' potrebbe diventare una
raccolta
di missing moments, questa volta legati alla quarta serie di Sailor
Moon. Se avrò idee, aggiornerò :)
Ah, se siete interessati a
partecipare ad un concorso
di fanfiction di Sailor
Moon, visitate questa
pagina
in cui ne sto organizzando uno. Per inviare la storia c'è
tempo
fino al 26 giugno. Si vincono pubblicità, recensioni e al
primo
classificato va anche una storia scritta da me, su un'idea decisa dal
vincitore stesso.
Grazie mille per aver letto la
mia storia!
ellephedre