Dreaming Usagi

di ellephedre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perfetto? ***
Capitolo 2: *** Adulta? ***
Capitolo 3: *** Chi è più importante tra me e Chibiusa per te? ***



Capitolo 1
*** Perfetto? ***


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Dreaming Usagi

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

   

1 - Perfetto?

Dopo l'episodio 136, 'Un ospite inaspettato'

Faccio riferimento soprattutto al momento in cui, per errore, Rei entra nel bagno di casa sua e 'becca' Mamoru lì dentro, mentre lui era ospite a casa sua per studiare.

Quella che racconto è una reazione allargata di Usagi; nella puntata lei era gelosissima e tormentava Rei dopo aver scoperto cosa aveva 'visto' :)

 

C'erano cose che una ragazza non poteva accettare.

Una ragazza non poteva tollerare che in casa non ci fosse almeno un dolcetto da sgranocchiare, da gustare, da divorare fino a che l'ultima goccia di cioccolato o crema non fosse stata leccata via dalle labbra (anche la marmellata andava bene). Una ragazza non poteva sopportare di non avere almeno un appuntamento alla settimana con il suo fidanzato - naturalmente in assenza di una certa peste dai codini rosa. Una ragazza non poteva capire che il suddetto ragazzo fosse stato visto senza vestiti da un'altra PRIMA che avesse potuto farlo lei. Anzi, non poteva capire che fosse stato visto in quel modo da un'altra ragazza e basta.

Per vendetta, Usagi provocò un piccolo strappo nell'angolo di un manga prestato dalla colpevole.

«Senti.» Rei picchiettò il tavolino basso con la gomma della matita. «Se ce l'avessi davvero con me, non saresti qui a scroccare letture gratuite di fumetti, perciò falla finita.»

Appoggiata contro il muro, Usagi si limitò a tenere il manga sulle ginocchia, le sue sopracciglia due linee dritte di superiorità. «Cosa intendi?»

«Stai strappando tutti i miei manga!»

«Li sto segnando» sibilò lei, lisciando le pagine in bianco e nero con le mani. «Così ti ricorderai per sempre del giorno in cui mi hai derubata!»

Rei rilasciò un lungo sbuffo rivolto al soffitto. Ad Usagi sembrò un treno a vapore datato, vecchio e brutto.

Sentì tremare le labbra. Perché doveva essere stata Rei a vedere per prima Mamo-chan?!? Era stata anche la prima ad uscirci insieme, quella era una vera e propria opera di furto continuata!

«Si può sapere perché non ne parli con Mamoru? Lui si farà una bella risata e finalmente capirai anche tu che è stata una stupidaggine, un equivoco che-»

Macché equivoco! «Tu l'hai visto! Niente e nessuno potrà mai cancellare quel momento crudele!»

Rei picchiò il suo libro aperto. «Te l'avevo già detto una volta, ma tu passi il tuo tempo a inventare problemi! Mamoru ti ama, puoi creare con lui tutti i momenti che vuoi! Invece di esserne contenta, non fai che lamentarti di cose senza senso!»

Usagi rannicchiò le gambe. Per consolarsi, le abbracciò contro il petto. «Sei cattiva! E non è una cosa senza senso, tu non puoi capire.»

Rei afferrò il bicchiere accanto a lei. «Va bene, non posso capire.» Si portò l'acqua alla bocca e cominciò a mandarla giù tutto d'un colpo, senza prendere fiato.

Usagi osservò il modo in cui le sue dita stringevano la presa sul vetro. «Non volevo dire che...»

Rei terminò di bere e lanciò sul letto il libro che aveva tentato di leggere. Ne prese un altro dalla pila che aveva creato accanto sul tavolino. Inspirando pesantemente, lo aprì. Non disse altro.

Usagi si rifiutò di lasciar cadere il discorso in quel modo. «Non volevo dire che non mi capisci perché non hai un ragazzo!» Aveva inteso proprio quello, ma non in senso negativo. «Volevo dire che...» Cercò di formulare meglio il pensiero, ma nella sua mente ogni tentativo risultò peggiore del precedente.

«Volevi dire che non ti capisco perché non ho un ragazzo, ma che non è una colpa che io non ne abbia uno.»

«Sì!»

Rei scosse piano la testa. Si era calmata, ma non sembrava disposta a sorridere di nuovo con lei.

Usagi capì di essere riuscita nel suo intento: aveva trasmesso la sua miseria ad un'altra persona e ora si sentiva un verme piccolo e malvagio. Lasciò scivolare il manga sul pavimento. «Mi dispiace, Rei.»

«Okay.»

«... ti voglio bene.»

«... okay.»

Usagi notò la piega allegra della bocca di Rei, trattenuta a stento, e tornò a sorridere. «Voglio bene a Mamoru in un modo stupido. Cioè no, in un modo che mi fa diventare stupida.» Perché non era brava con le parole?

«Questo l'avevo capito.»

Usagi le mostrò un broncio e Rei alzò le mani in segno di resa. «Va bene, va bene.» Liberò anche un sorriso rassegnato. «Sentiamo. Sfogati.»

«Volevo essere la prima.»

«Guarda che io non ho visto niente» arrossì Rei.

«E allora perché continui a diventare rossa?» Come una mela!

«Perché è stato un incidente imbarazzante! E io...» Sbatté velocemente una mano in aria. «Ora devo pure entrare nei dettagli! Quando dico che non ho visto niente, intendo che l'ho guardato subito in faccia! Mi sono vergognata subito, ho avuto solo un'impressione generale di-... del resto. Mamoru si è girato immediatamente.»

Ecco. Usagi sentì uscire fumo dalle orecchie. Come aveva immaginato, Rei aveva proprio visto tutto.

Rei la guardò male e incrociò le braccia. «Ne avrei fatto volentieri a meno.»

... uh? «In che senso?»

«Che vuol dire 'in che senso?»

«Vuol dire 'in che senso'! Per caso...» Non seppe nemmeno lei cosa provare. «Hai visto qualcosa che...» Ahhh! Rei aveva notato qualcosa che non andava?

Lei infilò le mani nei capelli. «Usagi, ma mi hai sentito?! Non ho visto niente!» Puntò la porta aperta. «Scusa, se vedi una macchina per strada senza pensarci cosa vuoi notare? Il colore al massimo, mica le ruote!»

«... era una ruota?»

Rei chiuse gli occhi.

«... c'era qualcosa che... ti è sembrato strano?» Non era possibile. Vero che il suo Mamo-chan era perfetto?

Rei stava controllando il respiro. «Non ho l'esperienza necessaria a notare cose 'strane'. Ne so quanto te e non saprei descrivere nulla!»

«Non arrabbiarti.»

Rei tremò con le labbra. «È meglio che mi metta a ridere.» Cominciò a sussultare con le spalle.

Usagi si disperò. «Non è divertente!» Ora le aveva fatto venire un dubbio atroce!

«Vuoi controllarle il suo aspetto!» scoppiò Rei. La sua risata fece il giro della casa. «È per questo che volevi vederlo?»

Usagi volle nascondersi sotto il tavolino della stanza e non venire mai più fuori. «No! Io non voglio vederlo, volevo essere la prima!»

Ingoiando le risate, Rei tentò di calmarsi. «Ma sei già stata battuta.»

«Da te!» si indignò Usagi.

«No» tirò fuori la lingua Rei. «Da sua madre. Dalle infermiere dell'ospedale in cui è nato, quasi sicuramente anche da qualche pediatra quando era più grande-»

«Io volevo dire da adulto!»

Rei prese in mano la penna. «Questa la scrivo. Minako deve leggerla.»

«Non hai capito! Non è una cosa... insomma, è una cosa romantica!»

«Voler vedere il tuo ragazzo senza vestiti?» Rei inarcò un sopracciglio.

«No!» arrossì Usagi. «Io... volevo solo che succedesse la prima volta che... che noi...» Si abbandonò a un sospiro. «Ce l'avevo con te perché ti stai prendendo piccole cose. I suoi primi appuntamenti, per esempio, o anche la prima notte che passa in casa di una ragazza. E infine... questo.»

«I suoi primi appuntamenti?» Rei assottigliò lo sguardo. «Ma non può essere.»

«Mamoru era timido! Non aveva avuto altre fidanzate.»

Rei rimuginò. «Be', in effetti non sembrava a suo agio con me.» Scrollò le spalle. «Se è come ti ha detto, tu sei la prima che ha amato. Hai avuto i suoi primi appuntamenti con un ragazza a cui vuole bene.»

Ma...

Rei sospirò. «Usagi, non so cosa vuoi di più. Un giorno avrai anche quell'esperienza speciale senza vestiti di cui hai parlato.» La squadrò. «Un giorno lontano. Hai solo quindici anni adesso.»

Infatti, solo quindici anni. Poteva davvero aspettare ancora anni - anche solo mesi - per togliersi il dubbio che Rei la aveva fatto venire?

Più che dubbio era una curiosità, perché lei era certa che il suo Mamo-chan non avesse nulla che non andava. Tutto in lui era perfetto. La forma delle sue orecchie, per esempio: non sporgevano troppo, non erano troppo piccole ma neppure troppo grandi. Erano perfette per la testa di lui. Le dita? Lui tagliava sempre le unghie con precisione, ma la loro forma era magnifica per natura su ogni falange - anche dei piedi! - e le ossa della sua mano erano lunghe sì, ma non stecchini sproporzionati. Il suo Mamo-chan era un esempio di perfezione mai visto, quasi impossibile.

... infatti magari non era possibile. Magari, dove lei non lo aveva visto, lui aveva qualche... difetto?

«Ho paura di quello che stai pensando.»

Usagi guardò l'orologio da polso. «Sono le tre. Di mercoledì.»

«... Sì» fece cauta Rei.

Di mercoledì Mamoru faceva jogging nel primo pomeriggio. Quando avevano un appuntamento la sera di quel giorno, lei non poteva mai fare a meno di notare quanto lui fosse profumato e pulito. Mamoru, perciò, faceva il bagno intorno alle tre o quattro di mercoledì.

«Usagi?»

Lei scattò in piedi. «Grazie per l'aiuto, Rei.»

«Io non ti ho aiutato! Non mi piace quello che stai pensando!»

«Non sto pensando a niente!» Usagi si fermò sulla porta della stanza e tirò la lingua fuori da un angolo della labbra.

Rei salì gattoni sul tavolo. «Usagi, l'innocenza è una cosa importante! Anche se si è innamorati, non si può abbandonarla come se-ahhhhhh!» Il tavolino si spezzò e Rei cadde a terra, matite e libri che volavano per aria.

«Stai bene?!» Usagi cercò di accorrere, ma lo sguardo di Rei la massacrò ferocemente sul posto. Lei cominciò a rimettersi in piedi e Usagi lo trovò un buon momento per dire, «Ciao!»

Si volatilizzò nel corridoio.

Le quattro meno dieci.

Togliendo le chiavi dalla toppa della porta d'ingresso di Mamoru, Usagi sfilò i sandali e affinò l'udito. Mentre chiudeva l'uscio ed entrava in casa, sentì il rumore lontano dalla doccia che scorreva. Una volta in salotto, lo scroscìo divenne inconfondibile.

"Ciao, Mamo-chan, oggi volevo vederti!" nudo "Ho pensato di passare a trovarti." Si vergognò dei propri pensieri.

Ma poteva veramente rimanere col dubbio per tanti mesi, forse anni?

Non che gli avrebbe voluto meno bene se lui... Anche se fosse risultato che... Massì, in fondo che ne sapeva lei? Con Mamo-chan sarebbe stato tutto perfetto in ogni caso. In fondo anche lei era carina, ma non aveva certo misure perfette: il suo seno avrebbe potuto essere più grande, per dirne una. Mamoru non se ne sarebbe lamentato, ne era sicura. E anche se il seno non aveva la stessa funzione di... insomma, anche se non si usava per... durante...

Affondò con la faccia tra le mani. Basta, doveva almeno farsi un'idea!

Si guardò intorno e si diresse in cucina. Recuperò un panno per piatti pulito, abbastanza grande per... Non riuscì a pensarci.

Infatti il suo piano era ridicolo. Avrebbe emessso un grido, Mamoru sarebbe accorso subito, lei avrebbe visto e poi gli avrebbe lanciato addosso il panno per coprirsi.

Si stava comportando da stupida! Le rodeva essere stata preceduta da Rei, ma avrebbe rovinato da sola qualunque momento speciale se fosse ricorsa a quello stupido stratagemma per eliminare i suoi dubbi. Dov'era finita la fiducia?

Buttò per aria il panno che aveva preso e decise di calciarlo all'altro mondo. Beccò il bancone con l'alluce nudo del piede. «AHIA!» Saltò in aria per il dolore. Col fianco colpì uno sgabello: quello si rovesciò al suolo e saltellando lei inciampò con le gambe nei tubi metallici. Cadde in avanti, colpendo il sedile in legno col gomito. «AHO!» Rotolò a terra.

Ahia, ahio, ouhh! Strinse piede e gomito. La punizione divina! Ecco cosa succedeva a voler ingannare gli altri!

Oltre il dolore udì una gran confusione di passi.

«Usagi?!»

Oh, Mamo-chan! «Mi sono fatta maleee!» Si girò su un fianco.

Lui si precipitò da lei, regalandole la vista di un mucchio di pelle bagnata e di un asciugamano bianco. Accovacciandosi accanto a lei, le riempì di gocce d'acqua la faccia. Il nodo precario sulla sua vita si sciolse e a Usagi si paralizzò il cervello.

Mamoru acchiappò l'asciugamano prima che potesse cadere al suolo. «Usagi!»

Lei scattò a guardarlo in faccia e lo scoprì più mortificato di lei. Divenne color fiamma.

«Cosa ci fai qui, cosa-?» Indietreggiando, Mamoru tornò in piedi, la mano ben salda sul fianco a tenere fermo l'asciugamano. «Aspetta, torno subito.» Corse verso il bagno.

Usagi rotolò sullo stomaco, per guardare dritta in faccia la moquette. Morì d'imbarazzo.

«Usagi!»

Lei sussultò. Ma quanto era veloce? 

Si azzardò a guardare e trovò Mamoru con indosso un accappatoio, che rientrava in salotto. «Come sei finita lì? Cos'hai fatto?»

Lei tentò umilmente di mettersi in ginocchio. «Ah... è stato un incidente. Scusa» bofonchiò.

«Ti sei fatta male?»

«Oh, nono! Cioè, sì, due brutte botte.» Le gambe la riportarono in piedi. «Ma ora è tutto a posto!» Ridacchiò come una sciocca.

Mamoru era confuso. «Io... ero sotto la doccia, scusa se-»

Macché scusa, non era colpa sua! «No, perdonami piuttosto per...» Gli lanciò un'occhiata. Alla velocità della luce, fece vagare gli occhi sul suo corpo. «No, non scusa.»

«Che?»

Con i capelli bagnati, notò Usagi, a lui stava davvero bene l'accappatoio. L'asciugamano gli era stato anche meglio. «Niente» arrossì.

Lui guardò un punto imprecisato della stanza. «Avevamo un appuntamento oggi?»

«No. Volevo solo venire a vederti.» Nudo. Serrò gli occhi per la vergogna.

Lui non aveva ancora capito niente. Che non lo capisse mai, pregò lei.

«Ah...» Con un pollice Mamoru puntò la stanza dietro le sue spalle. «Vado ad asciugarmi. E mi vesto.»

Usagi si sforzò di mostrargli un sorriso silenzioso.

Lui lo prese per un assenso e sparì nella propria camera.

«Stai scherzando?» gli chiese lei più tardi, trovandosi davanti un foglio scritto a mano pieno di regole di grammatica.

«No.»

Usagi cercò con lo sguardo la porta. «Ma io non voglio studiare!» Era scappata da casa di Rei anche per evitare la sessione pomeridiana di studio con le altre. Più o meno.

«Sai che ti serve.»

Mamoru la convinceva a mettersi sui libri semplicemente parlandole: la sua delusione la spingeva a impegnarsi per farlo sentire fiero di lei. Sospirò.

«Magari possiamo pensare a un premio» sorrise lui. «Ti preparo un dolce. Ieri ho comprato un'altra confezione per torte.»

Da quando aveva chiesto aiuto una volta a Makoto, pensò Usagi, Mamoru preparava spesso torte. Le usava per corromperla. «Non mi interessano solo i dolci.»

Lui sollevò un sopracciglio, sorridendo, e lei si sporse sopra il tavolino. Lo baciò su una guancia e indugiò sul suo viso. «Offrimi baci, hm?»

Lui la guardò per un momento, senza muoversi. Poi sollevò un braccio e le tenne la testa con una mano. Poggiò la bocca sulla sua e la aprì piano, lentamente, facendole perdere la testa per istanti infiniti, indimenticabili. Quando separò le labbra da lei, Usagi le sentì ancora su di sé, come il gusto di un dolce caldo che bramava di essere assaggiato fino allo stordimento.

«Uno di questi» le disse lui a bassa voce, «ogni due... anzi, tre costrutti ben riusciti in inglese. Senza errori. Pensi che valga la pena di impegnarsi?»

Usagi gli accarezzò il naso col respiro. «Ti impegnerai anche tu?»

«Sì.»

Lei si ritrasse con una risatina. «Allora sì.»

Si mise a studiare.

Qualche ora dopo, asciugò una lacrima di commozione. «Saremmo dovuti andarlo a guardare insieme a  Chibiusa!»

Non avrebbe mai pensato che una frase simile sarebbe uscita dalla sua bocca, ma eccola lì, a pentirsi di non essere andati tutti e tre al cinema a vedere quel film.

Anche se guardarlo seduta sul divano con Mamoru, mangiando i pop-corn che lui le aveva insegnato a preparare, era stato ugualmente bello.

Mentre scorrevano i titoli di coda, gli lanciò un'occhiata. «Grazie per aver noleggiato il film che volevo io.»

Lui scrollò le spalle. «Mi è piaciuto.» Guardava con un sorriso invisibile lo schermo del televisore.

Era piaciuto molto anche a lei, pensò Usagi, ma entrambi avevano fatto l'errore di considerarlo un film per bambini quando l'avevano scelto. Lei non avrebbe mai immaginato che una parte tanto importante della trama sarebbe stata dedicata al leoncino che perdeva suo padre.

Non era un argomento che avrebbe scelto di far rivivere a Mamoru con tanta intensità, neppure in un cartone animato. Era il suo unico rimpianto.

Mise da parte il recipiente di pop-corn ormai vuoto e appoggiò la tempia contro la spalla di lui. «Sei diventato un leone grande anche tu. Ehi, è anche il tuo segno zodiacale!»

«Già.»

Accarezzandogli la fronte, lei gli spostò di lato un ciuffo di capelli neri. «Non pensare a cose tristi, Mamo-chan.»

«No. Pensavo solamente.»

«A cosa?»

«... ai cerchi che si chiudono. Come dice quella canzone.»

Lei provò a decifrare i versi in inglese che si accompagnavano ai titoli di coda del film. Capì una sola parola. Life? Cerchi della vita?

Mamoru sorrise. «Sai, penso che il mio lo abbia chiuso tu. Vieni qui.»

Portò le braccia intorno a lei, in un momento di abbandono così raro che Usagi lo incorniciò. Tenne stretta la serenità di lui, gli accarezzò le spalle e, nel ritmo di quella pace, fece dei loro respiri uno solo.

Dall'esperienza di quella giornata Usagi ricavò tre importanti conclusioni.

Primo: una ragazza poteva sopportare di non vedere il proprio fidanzato senza vestiti. Bastava avere l'occasione di guardarlo con la sola protezione di un asciugamano.

Secondo: una ragazza, trovandosi davanti solo un asciugamano sottile e bianco in una giornata di sole, poteva intravedere qualcosa di ciò che c'era dietro.

Terzo: non sapeva le altre ragazze, ma lei, Usagi, poteva tollerare il pensiero di non avere un ragazzo perfetto. Il punto era che non le importava affatto.

Lei aveva Mamoru, che era suo. Suo da amare, suo da custodire e suo da rendere felice.

Suo. Perfettamente suo.

 

1- Perfetto? - FINE

 


 

NdA: questa è una storia che mi era venuta in mente guardando la puntata 136 della quarta serie di Sailor Moon, più o meno durante il periodo della messa in onda (guardavo le puntate anche su internet, visti gli orari). L'avevo concepita in maniera un po' diversa all'inizio: pensavo di puntare di più sulla gelosia di Usagi e sul fatto che era risentita con Rei per l'esclusiva che la sua amica si era inavvertitamente presa :)

Mentre scrivevo la storia ho finito per aggiungere alcune scene - quelle a casa di Mamoru - che hanno dato al racconto un tono diverso, più dolce. Nel complesso così mi piace la storia.

Spero sia piaciuta anche a voi :)

Questa, come già la mia fanfic 'Super Usagi!' potrebbe diventare una raccolta di missing moments, questa volta legati alla quarta serie di Sailor Moon. Se avrò idee, aggiornerò :)

Ah, se siete interessati a partecipare ad un concorso di fanfiction di Sailor Moon, visitate questa pagina in cui ne sto organizzando uno. Per inviare la storia c'è tempo fino al 26 giugno. Si vincono pubblicità, recensioni e al primo classificato va anche una storia scritta da me, su un'idea decisa dal vincitore stesso.

Grazie mille per aver letto la mia storia!

ellephedre

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Capitolo 2
*** Adulta? ***


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Dreaming Usagi

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


2 - Adulta?
Durante l'episodio 158, quando ParaPara fa scambiare i corpi di Usagi e Chibiusa.

"Mamo-chan."
Usagi come bambina di otto anni era dolce come una bomba a orologeria: se provavi ad accarezzarla, lei esplodeva d'affetto. Alla stessa età di Chibiusa, Usagi dimostrava due anni di meno e un'innocenza che lo faceva sentire male: davvero aveva mai baciato una ragazza con una mente così pura e un'indole tanto infantile? Non era un insulto, solo una constatazione: alla vista delle caramelle sul tavolo Usagi aveva iniziato a saltellare proprio come faceva quando aveva un metro d'altezza in più, leccandosi le labbra con la lingua sbarazzina. Vederla in forma di bambina aveva dato tutto un altro significato a quel suo modo di comportarsi: Usagi in realtà era candida come una bambina delle elementari, persino più innocente della loro futura figlia.
"Mamo-chan?"
Lui deglutì. "Cosa c'è?" Dovette abbassare lo sguardo fino a sotto la cintura per vedere il viso di lei.
Usagi si era attaccata alla sua gamba. "E se non tornassi più come prima?"
Lei lo disse con una vocetta che gli fece venire voglia di prenderla tra le braccia e confortarla. Si trattenne. "Non dire sciocchezze."
"Per ipotesi. Tu cosa faresti?"
"Non avrai paura di rimanere in questo stato per più di un altro giorno, vero? Troveremo una soluzione." Dovevano essere ottimisti. Doveva esserlo lui, o sarebbe impazzito.
Usagi sfoderò un broncio piccolo e delizioso, infelice. "Ti troverai un'altra ragazza, vero? Non mi aspetterai."
Lui sospirò mentalmente. "No, Usako. Certo che ti aspetterei."
"E se ci vogliono altri dieci anni? Poi tu saresti trooooppo vecchio per me." Lei scoppiò in una risatina estatica che gli fece salire un brivido lungo la schiena.
"Che stai dicendo?"
"Niente, niente... ma tu sei l'unica persona per cui non vorrei restare così. È tanto bello non avere preoccupazioni. Il mio unico compito a questa età è giocare."
Parlava lei, o la mente di una bambina di otto anni? La mise alla prova. "Credo sia ora che tu faccia una dormita. Non sei stanca?"
Lei sgranò gli occhi, poi rise e sbadigliò. «È vero! Che bello, Mamo-chan mi mette a dormire!»
L'entusiasmo lo tranquillizzò: sicuramente Usagi era influenzata dall'incantesimo che le avevano fatto, anche nel carattere.
La mise nel centro del suo letto, mentre Chibiusa leggeva un libro e lo guardava di soppiatto con un sopracciglio alzato. Ora lei era tutta gambe lunghe e compostezza da adulta, grande nel corpo come in fondo lo era sempre stata nell'animo. Mamoru era felice di averla conosciuta da piccola: vedendola tanto simile ad Usagi sarebbe stato molto più severo con lei e i suoi capricci. Ora desiderava che tornasse piccola: per quanto potesse essere grande nei propositi e nella volontà, Chibiusa doveva a se stessa ancora qualche anno per diventare grande sul serio.
"Mamo-chan, mi racconti una favoletta?"
Lui evitò la cascata di braccia. "Come?" Guardò Usagi e le mani che uscivano tenere dalle coperte che lui le aveva rimboccato.
"Una favoletta. Per dormire."
Mamoru guardò il soffitto. Non sto per raccontare la favola della buonanotte alla mia ragazza. Questa è una bambina piccola. "Hm..."
"Per favore!"
Sconfitto, cedette. "Okay."
Usagi fece un balzo sotto le coperte troppo grandi, finendo sdraiata di lato. Lo guardava estasiata, in attesa.
"Allora..." cominciò lui. "C'era una volta una... una... principessa."
"Sììì!"
Principessa? Se le bambine erano ossessionate da figure regali, era colpa di padri privi di immaginazione.
Ma lui non era il padre di Usagi!
"La principessa si chiamava Serenity, vero?"
"Ehm... sì. Serenity era una principessa allegra e generosa col suo prossimo. Aveva delle guerriere che la proteggevano e la spronavano a studiare per diventare più saggia. Ma lei era... particolare."
"Le piaceva mangiare tanti dolci!"
"Uh, sì. Anche se non leggeva molto, era intelligente a modo suo. Un giorno..." Ci pensò su. "Un giorno la principessa Serenity fece il bagno in una fonte incantata e si trasfornò in un coniglio."
Usagi aveva stretto gli occhi grandi. "Un coniglio?"
"Sì, un consiglio bianco con le orecchie a punta e le guance paffute. Aveva il segno di una luna sulla fronte, ma siccome era coperto dal pelo tutto bianco che la principessa si era guadagnata nella trasformazione, Serenity non riusciva a parlare."
Usagi lo stava ascoltando con attenzione e lui dovette inventarsi in fretta il resto della favola.
"Serenity saltellò per la sua Luna in lungo e in largo, facendo amicizia con molti piccoli animali. Furono loro a dirle che per tornare ragazza lei doveva volare sulla Terra. Serenity si fece accompagnare sul pianeta da una... da una cicogna spaziale."
"Eh?"
Lui non si lasciò interrompere. "La gentile cicogna la depositò sul balcone di un palazzo molto grande, tutto bianco. Lì la piccola Serenity coniglio venne trovata da un principe."
Ad occhi chiusi, Usagi sorrise.
"Il principe capì che Serenity era un dono della Luna, e la accolse tra i suoi animali. Egli era un principe moderno che aveva deciso di lavorare come... come veterinario. Si affezionava molto ai suoi pazienti e, poiché aveva una casa grande, ne ospitava tanti. Durante i giorni che passarono, il principe - che si chiamava Endymion - vide con quanta cura il coniglio della Luna cercava di confortare e rimettere in salute gli altri animali. Man mano che Serenity si rendeva protagonista di buone azioni, il segno sulla sua fronte diveniva più visibile ed ella riprendeva capacità umane. Il mormorio del suo canto si levava nella stanza, facendo sentire bene i suoi amici animali e il principe, che si addormentava al suono del motivo intonato da lei. Così cresceva l'affetto che provavano l'uno per l'altra. Una sera, nel cielo comparve la Luna piena. Il coniglietto Serenity si era addormentata sul cuscino del principe Endymion. Avvenne una magia: il loro amore silenzioso diede forza alla Luna, che ritrasformò Serenity in un'umana. Il principe si svegliò, la vide, e.... e insieme decisero di passare il resto della loro vita a gestire la clinica veterinaria. Sposandosi, naturalmente. E... e vissero felici e contenti, sulla Terra."
Usagi era crollata dal sonno, e la sua favola non aveva fatto fine migliore: non era riuscito a raccontare di un finale romantico con Chibiusa che sorrideva da lontano ascoltandolo.
Si alzò e con un sospiro andò da lei. "Tu hai bisogno di una mano coi compiti? La scuola non sparirà come la vostra magia, e per lunedì tu sarai già tornata come prima."
Chibiusa ridacchiava a bassa voce. "Non preoccuparti, non ha alcuna voglia di frequentare le superiori. Non sono pronta."
Ecco, almeno la sua futura figlia si stava dimostrando normale.
"Col tempo diventerai più bravo a raccontare le favole, farai pratica con me."
Sì, ma tra molti anni. "Allora, se non ti serve aiuto per i compiti... esco a comprare qualcosa da mangiare. Non pensavo di avere ospiti per cena stasera." Un trio insolito: lui, la sua futura figlia che dimostrava quindici anni e la sua futura moglie che ne dimostrava sei.
Si arrese alla preghiera. Fa' che questa situazione non duri oltre domani, o sarò rovinato.

"Mamo-chan."
Sorrise alla voce adulta di Usagi: la battaglia che le aveva ridato il suo aspetto adulto era appena terminata. Non ci era voluta nemmeno una giornata intera perché le cose tornassero alla normalità.
Invaso dalla felicità, acchiappò Chibiusa prima che potesse scappare via. La prese in braccio e la sua veste Sailor lo solleticò sul collo.
"Ehi!" si lamentò lei, sorprendendolo. "Mamoru, mettimi giù! Ormai sono grande!"
Come?
Soddisfatta, Usagi scrollò le spalle. "E così questa marmocchia non si sente più una bambina?"
"Marmocchia sarai tu! Io me ne vado a casa, mi accompagnano le ragazze." Come fosse diventata un'adolescente, Chibiusa marciò via fiera con le Inners.
Mamoru non riuscì a capacitarsene.
"Finalmente" sussurrò Usagi. "Doveva venire questo giorno, ha smesso di volerti stare attaccata tutto il tempo. Ehi, non sarai mica deluso?"
Un po' sì. E ora con chi sfogava quello che Usagi gli aveva fatto provare tutto il pomeriggio? Aveva sperato in Chibiusa: era lei quella giusta da coccolare, perché era una vera bambina. Ma ora non lo era più?
Usagi aveva incrociato le braccia, in volto un broncio. "Buh. Perché non coccoli me? Male non mi fa."
Lui comprese. "Oggi... lo stavi facendo apposta?"
"Chi lo sa..."
"Usagi."
"Coccolami e te lo dico."
"Io non coccolo te, io ti..." Cercò di farsi venire in mente la parola giusta, senza successo.
"Non sai cosa dire perché tu mi niente, troppo spesso." Gli mostrò la lingua, un gesto divertito, un poco debole. "Per questo oggi ho fatto la bambina. A proposito, racconti favole strane."
Lui fu felice del buio: non si poteva vedere che era quasi arrossito.
Usagi ebbe pietà e gli prese la mano. "Ma sono favole troppo dolci. Vuoi che da sposati facciamo i veterinari?"
"Meglio i medici."
"Io poi svengo davanti a una siringa."
Mamoru ne sorrise.
"Mamo-chan?"
"Hm?"
"Tra poco, davanti a casa mia, prima di andartene... Tu mi... qualcosa?" Per favore.
Usagi gli piaceva grande per tanti motivi. "Io qualcosa, promesso."
Lei sorrise e lo invitò a saltare in alto, verso il cielo.
Era veloce e coraggiosa, fiera. Per quella sera, lui qualcosa che l'avrebbe fatta sentire felice di essere grande, ma non troppo. Usagi era ancora giovane a quindici anni, ma per fortuna non ne aveva avuti dieci, o cinque, quando lo aveva incontrato. Perché allora lui avrebbe dovuto aspettare per essere felice, e aspettare ancora, e quell'incubo era quasi diventato vero quel giorno.
A metà strada, lei si fermò sul tetto di un palazzo. "Non ce l'hai con me per oggi, vero?"
Sorridendo, lui la strinse forte e procedette a qualcosare con lei senza pensieri.

FINE



NdA: dovevi venirmi l'ispirazione per un'altra storiella su questa serie, è ricca di episodi succosi :) Spero che abbiate gradito.
ellephedre




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Capitolo 3
*** Chi è più importante tra me e Chibiusa per te? ***


dreamingusagi3

 

Dreaming Usagi

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

   

3 - "Chi è più importante tra me e Chibiusa per te?"

Episodio collocato dopo il film 'Il mistero dei sogni'. 

      

A volte Usagi desiderava cose che in realtà non desiderava davvero. Se n'era resa conto più che mai durante l'ultima battaglia in cui era stata coinvolta.

Percependo il suo sguardo sul viso, Mamoru intuì che stava per ricevere una domanda da lei. «Sto bene» la rassicurò in anticipo. «Le costole sono completamente guarite.»

Usagi non temeva quel tipo di bugia da lui: come futuro medico Mamo-chan era molto preciso quando si trattava di salute. Se non doveva sguainare tuba e bastone non si dava arie da grand'uomo indistruttibile. Se aveva ancora qualche acciacco rispettava i tempi di recupero del suo fisico.

«Non è questo» iniziò. «Ti ricordi la domanda che ti ho fatto l'altro giorno?»

«Hm?»

«Ti ho chiesto se per te fossi più importante io o Chibiusa.»

 Proprio come l'altra volta lui vagò velocemente con lo sguardo, tentando di sfuggire al quesito impossibile.

Ma non doveva preoccuparsi di irritarla. «Ho fatto un sogno in cui mi rispondevi.»

Mamoru era cauto e un po' curioso. «Ah, sì?»

Lei annuì debolmente. «Dicevi che ero io la più importante per te. La persona a cui tenevi di più al mondo.»

Mamoru percepì la sua tristezza. Capì che non stava più facendo i capricci sull'argomento e si preparò a parlarle come un'adulta. «Non è questione di classifiche tra te e Chibiusa. Lei non ci sarebbe se non ci fossi tu. E da sola lei non basterebbe a rendermi felice.»

«Già.» Usagi continuava a sentirsi stupida. «Dentro di me ho sempre saputo che avresti risposto così. Non volevo sentirtelo dire, ma quando in sogno hai detto il contrario - che per te io contavo più di lei... non ero affatto felice, ero delusa. Appena l'hai detto non ti ho amato più come prima. Mi sei sembrato così egoista... Come potevi amare di meno Chibiusa? Lei non lo merita. É la nostra bambina, ti vuole un bene dell'anima. Perciò ho capito di sognare: tu non sei così.»

Mamoru le circondò le spalle con un braccio, posando un bacio sulla sua fronte. Tenne le labbra premute contro la sua pelle, permettendo a Usagi di chiudere gli occhi, beandosi del conforto del suo respiro caldo.

«Vorrei avere più tempo per non farti sentire esclusa, Usako. So che non vuoi che ami di meno Chibiusa. Ti dispiace solo che quando vuoi uscire con me lei mi abbia già prenotato.»

Usagi annuì di cuore. «Le manca il suo papà. Capisco che in futuro lui avrà ancora meno tempo di te. É solo che... lei si prende piccole cosine che vorrei che fossero solo mie, come tua fidanzata. Ad esempio scegliere i vestiti che metti, o essere l'unica di cui mangerai i terribili biscotti, facendoti uscire lo stesso dei complimenti...»

«I tuoi biscotti non erano così terribili.»

«Lo dici solo perché non li hai assaggiati. Quelli di Chibiusa erano più buoni dei miei e io potevo accettarlo solo finché non lo capivi pure tu. É anche un po' colpa sua: non fa che mettersi in competizione con me.»

Ritraendosi lentamente, Mamoru si preparò a spiegarle.

«Lo so: devo essere più matura di lei.»

«Non era questo che stavo per dire. Cercherò di educarla un po' e dirle che non va bene tentare di primeggiare su di te. Ha il mio amore, anche lei deve imparare a non fare classifiche.»

Usagi accettò le sue intenzioni: probabilmente per farle venire meno a Chibiusa sarebbe bastato sbattere le ciglia ed esibire una faccina triste, ma quantomeno Mamoru ci avrebbe provato. Teneva a non fare differenze tra loro.

Lui le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Comunque non sono un bravo fidanzato: ti faccio desiderare risposte che in realtà non vuoi.»

«Non è tutta colpa tua. Ho la testa dura.»

Lui stava sorridendo. «Per la parte che è colpa mia... cosa vuoi di me in esclusiva, Usako?»

Lei drizzò le orecchie. «Eh?»

«Facciamolo rimanere un segreto tra noi. Chiedimi una cosa che Chibiusa non possa prendersi.»

A lei - maniaca che non era altro - vennero in mente tutta una serie di attenzioni a cui solo due adulti innamorati potevano dedicarsi. Si sentì arrossire al solo pensiero di riferirle a Mamoru. Non era così audace. «Io... dammi un bellissimo bacio.»

Lui era sorpreso. «Tutto qui?»

«Non adesso. Dammi un bacio... che mi sorprenda. Un bacio da film! Un bacio come me ne hai dati qualche volta, sei capace. Più tardi, domani... quando vuoi. L'importante è che mi faccia battere il cuore in maniera incredibile e mi faccia sentire che per te io...»

Mamoru si intenerì. «Che tu sei la più importante?»

«Sì. Non la persona più importante della tua vita. Quando c'è una figlia di mezzo non è più possibile. Mi accontento di sentirmi l'unica ragazza che amerai mai in maniera romantica.»

«É la verità.» Un suo pollice le accarezzò la guancia. «E adesso sto per baciarti, ma non sarà il bacio da film che mi hai chiesto.»

«Sarà meno bello?»

«No, solo meno studiato.»

Infatti fu più uno sfioramento di labbra accorato, che però non fece sentire Usagi meno speciale.

Mamoru le aveva preso la testa tra le mani e la guardava, fiero e innamorato. «Tu sei l'anima più generosa che abbia incontrato. Non potrei mai essere felice senza di te.»

Era tutto quello che lei aveva bisogno di sentirgli dire. Si buttò tra le sue braccia e lo tenne stretto stretto.

Il suo Mamo-chan. La luce della sua vita e il papà della sua bambina. 

Finché Chibiusa non c'era, lo avrebbe tenuto tutto per sé.

  

 

3 - "Chi è più importante tra me e Chibiusa per te?" - FINE

 


 

NdA: Ieri ho guardato questo ultimo film realizzato negli anni '90 assieme alla mia nipotina e quando sono arrivata alla scena che ho descritto nella storia non ho potuto fare a meno di notare l'incredibile delusione di Usagi nel vedere Mamoru che diceva esattamente quello che lei aveva chiesto a inizio film. Mi ha colpito e ho voluto scriverci su una storiella.

Vi è piaciuta? 


Elle

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