Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lui non avrebbe combattuto mai più: a cosa erano
serviti anni e anni di allenamenti, di sfinimenti e di dolore? A nulla, ecco a
cosa erano serviti, lui era il principe dei sayan,
era nato per essere il più forte e invece gli era stata salvata la vita da Karoth, un miserabile di terza classe e da suo figlio, un
mezzo sayan. Era umiliante, ecco cos’era; ora era
davvero il principe del nulla, non aveva un pianeta su cui governare da molto
tempo e ora non c’era più nemmeno l’unico sayan in
vita su cui avrebbe potuto governare. Ma la cosa che bruciava più di tutte era
sicuramente la sua arroganza: era stato lui a permettere a Cell di completarsi
e tutto per la propria presunzione di sconfiggerlo nella sua forma più
completa, ed era stato talmente tanto pieno di sé che non si era nemmeno
accorto di quando suo figlio era caduto a terra morto per mano di quel mostro e
non aveva avuto nemmeno in quel momento le capacità di vendicarlo degnamente;
alla fine era stato il figlio di Karoth a portare a
termine il lavoro. Davvero patetico, sì, lui era veramente patetico, aveva
fallito su ogni cosa e addirittura Piccolo aveva provato pena per lui offrendogli
il suo aiuto per tornare a casa; già casa…ma qual era casa sua? Il suo pianeta
non esisteva da moltissimi anni, la base aliena non esisteva più, l’unico posto
che poteva chiamare casa era quell’edificio giallo e semisferico della Capsule
Corporation, dove era stato ospitato per pietà probabilmente all’inizio, Bulma sapeva perfettamente che non aveva nessun posto dove
andare a quell’epoca e che nessuno si sarebbe mai sognato di offrirgli un posto
dove stare, lei era stata l’unica a passare sopra a tutto quello che era
successo fino a quel momento e nemmeno gliel’aveva fatto mai pesare,
probabilmente per questo aveva accettato; fingendo di non vedere le occhiatine
stupite e divertite di Crili e di Yamcho
mentre la seguiva dentro casa. E ora lui sarebbe dovuto tornare a casa,
guardare la sua donna negli occhi e dirle che non era stato nemmeno in grado di
riportare vivo a casa loro figlio, lei non gli avrebbe fatto pesare nemmeno
quello, perché il Trunks del futuro sarebbe tornato
sano e salvo alla Capsule Corporation grazie alle sfere del drago, ed ecco il
punto, da quando era venuto a contatto con quei terrestri lui era saltato fuori
dalle più svariate situazione grazie a qualcun altro, grazie ai fagioli di
Balzar e grazie a quelle dannate sfere del drago, che l’avevano addirittura
riportato in vita.
I suoi pensieri verso la via di casa erano funesti,
non faceva altro che ripetersi che non avrebbe combattuto mai più, ma cosa
avrebbe fatto dal giorno seguente non lo sapeva proprio, dato che lui era nato
per combattere.
Ormai era atterrato alla Capsule Corporation e trovò
Bulma in giardino con in braccio suo figlio, lei gli
corse in contro visibilmente preoccupata per chiedergli cosa fosse successo e
dove fosse il Trunks del Futuro. Ma lui le rispose
semplicemente che era tutto finito e che ora aveva solo bisogno di dormire e
così la superò oltre la porta ignorando le sue grida di protesta che cercavano
altre spiegazioni.
Si chiuse quindi a chiave nella sua vecchia stanza
che utilizzava quando ancora non aveva una vera e propria relazione con Bulma, tutto era perfetto come l’aveva lasciato, totalmente
anonimo, il letto era fatto, il bagno era pulito e nell’armadio c’erano ancora
dei suoi vecchi abiti constatò, trovò il contesto molto rassicurante, in quella
stanza non c’era nessun segno visibile del suo recente e totale fallimento.
Avrebbe dovuto farsi una doccia per togliersi di dosso il sangue e la polvere e
forse c’era pure qualche ferita da medicare, ma era davvero stanco, voleva solo
dormire, si meritava di dormire e se anche avesse dormito per giorni non
sarebbe importato a nessuno probabilmente e questo fu il suo ultimo pensiero
prima di lasciarsi cadere sul letto in cui si addormentò in meno di una
manciata di secondi.
Bulma
aveva visto andare via Vegeta con passo malfermo, era visibilmente ferito, ma
non era preoccupata per quello, era allarmata dal suo sguardo, non era mai
stato così triste come in quel momento, lui era tante cose: arrogante,
presuntuoso, tronfio, altezzoso, malvagio, ma mai triste, si chiese cosa fosse
accaduto su quel campo di battaglia, ma probabilmente l’avrebbe scoperto
all’arrivo del Trunks del futuro, anche se le parve
strano che non fosse tornato subito assieme al padre; decise comunque di non
tormentare Vegeta, aveva compreso che non era proprio il momento.
Giusto un paio d’ore dopo il Trunks
del futuro tornò alla Capsule Corporation perfettamente in salute grazie alle
sfere del drago; una volta resuscitato aveva subito cercato con lo sguardo il
padre tra i presenti, ma Piccolo gli aveva spiegato in privato che Vegeta aveva
bisogno di stare solo e per quel motivo non si trovava con loro. Trunks capì perfettamente le parole non dette da Piccolo.
Suo padre era furibondo per essere stato salvato dal sacrificio di Karoth, quindi quando arrivò alla Capsule Corporation era
pronto alle sue occhiatacce e magari a qualche commento velenoso, eppure ad
attenderlo trovò solo sua madre che gli gettò le braccia al collo e poi gli
ordinò di raccontargli tutto quello che era successo.
Una volta terminato il racconto Trunks
vide sua madre di quella dimensione diventare di colpo triste, gli accarezzò il
viso e gli disse che era davvero felice che tutto fosse finito per il meglio, a
quel punto però il ragazzo le chiese dove fosse suo padre.
Bulma
trasalì, ma gli rispose: “aveva bisogno di dormire, lascialo solo, non deve
essere molto in vena ora, ma non preoccuparti, uscirà da quella stanza più
arrogante che mai!” erano parole che avrebbero dovuto rassicurare entrambi, ma
in realtà li lasciarono preoccupati, perché Vegeta non si fece vedere nemmeno
per cena, a quel punto Bulma decise di andare a
controllare, temendo che fosse scappato dalla finestra per chissà dove e invece
lo trovò ancora addormentato con la stessa battle
suite, non si era nemmeno cambiato constatò richiudendo a chiave piano la
porta.
Vegeta si svegliò la mattina seguente, aveva fatto
un sonno senza sogni fortunatamente, era affamato, ma era anche decisamente
sporco, e sapeva che se fosse andato in cucina in quelle condizioni Bulma avrebbe iniziato a strillare e non l’avrebbe lasciato
in pace finchè non avesse fatto una doccia e quindi
decise che era meglio evitare tante discussioni inutili, non aveva davvero
voglia di parlare. Forse sarebbe stato meglio se quella notte l’avesse passata
fuori, forse avrebbe dovuto andarsene e stare via qualche giorno, ma non ne
aveva avuto le forze, voleva vedere Trunks, voleva
assicurarsi che fosse davvero tornato in vita.
Fece quindi una lunga doccia, si mise indosso i
primi vestiti che trovò nell’armadio e scese di sotto, percepì l’aura di Trunks, stava ancora dormendo probabilmente, tanto meglio,
preferiva fare colazione da solo, avrebbe avuto ancora modo di rimuginare
almeno.
E invece in cucina trovò la vecchia che iniziò a
trillare su quanto fosse contenta che fosse tornato a casa sano e salvo e che
dopo la battaglia era sicuramente ancora più affascinante e altre sciocchezze,
che Vegeta non ascoltò, senza sprecare nemmeno un’occhiataccia si diresse verso
il frigo e agguantò quanta più roba possibile e iniziò a mangiare e finalmente
la donna si levò dai piedi, aveva recepito il messaggio che voleva stare in
pace.
La pace purtroppo durò poco perché in cucina si
presentò la figlia della vecchia e sapeva che era decisamente un osso più duro
rispetto alla madre e quasi rimpianse che se ne fosse andata, ora che si
trovava da solo con Bulma sapeva che avrebbero dovuto
parlare, fece comunque finta di niente e proseguì a mangiare, era davvero
affamato.
“Forse quella carne potrei cucinartela, o hai
davvero intenzione di mangiarla cruda?” esordì la donna, notando subito lo
sguardo selvatico del principe dei sayan, che aveva
alzato lo sguardo dal piatto per poi allungarle la suddetta carne.
“Sai oggi Trunks tornerà
nel suo tempo e sarebbe carino se venissi anche tu a salutarlo” spiegò Bulma mentre passava la carne cotta a Vegeta. Quella
semplice frase in realtà significava che avrebbe dovuto sforzarsi di non
sparire come aveva probabilmente intenzione di fare e di lasciare un bel
ricordo a quel ragazzo venuto dal futuro con l’unico scopo di salvarli da un
funesto destino.
Per tutta risposta Vegeta mugugnò qualcosa che Bulma interpreto però in maniera positiva e quindi non gli
fece nessuna altra domanda né osservazione, poteva percepire però che c’era
qualcosa di diverso in lui, qualcosa di rotto probabilmente, ma sperò fosse
solo una sua impressione errata.
Vegeta fu di parola, venne a salutare il figlio,
certo si tenne a distanza di sicurezza rispetto agli altri, ma fece comunque un
cenno di saluto verso il Trunks del futuro ed
entrambi sapevano quel cenno stava a significare molte cose: che confidava in
lui per risistemare le cose nella sua epoca e che lo ringraziava per aver
salvato il loro futuro.
Vegeta aveva avuto modo di conoscere quel figlio
nella stanza dello spirito e del tempo e anche se all’inizio l’aveva visto solo
come una scocciatura, come qualcuno che avrebbe potuto intralciare i suoi
allenamenti, col tempo aveva invece imparato ad apprezzarlo e il fatto che
fosse addirittura divenuto più forte di lui, anche se faceva di tutto per
nasconderlo per non ferirlo, invece l’aveva riempito d’orgoglio, nelle vene di
quel ragazzo scorreva il suo sangue e fu quella la prima volta che si sentì
davvero padre, non che avesse mai esternato questi pensieri sia ben chiaro,
però vederlo ripartire per la sua epoca e dirgli quindi addio l’aveva lasciato
provato, gli sarebbe piaciuto misurarsi ancora con lui come avevano fatto in
quella stanza. Ma già, tanto lui non avrebbe più combattuto, per cosa poteva
combattere ora? Con tutta probabilità sarebbe iniziata un’epoca di pace, non
che poi la cosa per lui aveva tutta questa importanza d’altra parte, l’unico
essere con cui avrebbe potuto scontrarsi per migliorarsi era morto e questa
volta definitivamente, cosa avrebbe dovuto fare? Scontrarsi con suo figlio? Con
un moccioso? No, non si sarebbe mai abbassato a tanto, pensò allontanandosi dai
festeggiamenti; anche la donna di Karoth stava
festeggiando, si chiese cosa avesse da festeggiare poi? Il suo uomo era morto e
non che prima fosse stato poi un gran compagno per quello che ne sapeva lui era
più il tempo che aveva passato lontano da casa che quello che aveva passato
insieme a lei, bah doveva essere una terrestre davvero sciocca, pensò con
disprezzo mentre si chiudeva nella sua camera, forse almeno lì avrebbe trovato
un po’ di pace.
Finiti i festeggiamenti Bulma
decise che era giunto il momento di affrontare Vegeta, tutti quanti avevano
notato come si fosse dileguato appena la navicella di Trunks
era sparita, erano tutti dispiaciuti per lui, ma ovviamente nessuno aveva osato
esternare la sua pietà verso di lui, altrimenti probabilmente quel qualcuno
avrebbe perso la vita; Vegeta sembrava un animale feroce chiuso in gabbia, ma
pronto ad attaccare alla minima occasione.
Il Trunks del futuro dopo
il suo risveglio aveva cercato di parlare con lui, ma non c’era stato verso,
Vegeta era irreperibile, era tornato giusto poco prima che partisse, Bulma l’aveva giustificato dicendogli che se aveva imparato
un po’ a conoscerlo sapeva com’era fatto e che quindi non era certo il tipo da
lunghi addii e che ora comunque doveva combattere la sua battaglia personale
contro il suo dannato orgoglio, le cose non erano andate come da lui
programmato, anzi era stato tutto catastrofico, aveva bisogno di tempo per
rimettersi in sesto, ma tutto ciò non aveva nulla a che vedere con lui
ovviamente.
Trunks
aveva condiviso e accettato quella spiegazione, certo avrebbe voluto parlare
per un’ultima volta con suo padre, ma si sarebbe accontentato dei momenti
passati nella stanza dello spirito del tempo, avrebbe detto a sua madre che non
si era affatto sbagliata su suo padre, era davvero come gliel’aveva descritto,
ma almeno a quel tempo era vivo e avrebbe potuto crescere quel Trunks di quella dimensione o almeno così lui sperava con
tutto il cuore.
Bulma
trovò la porta chiusa a chiave, avrebbe potuto aprirla con la propria chiave
personale, ma decise invece di bussare e di chiamare a gran voce Vegeta, il
quale venne ad aprirle con la sua solita espressione infastidita.
“Bene e così hai intenzione di stare chiuso a chiave
qui dentro per sempre?” gli chiese incrociando le braccia, lo stava provocando
deliberatamente.
“Che t’importa!” rispose Vegeta.
“M’importa eccome, sono passati due giorni e non hai
fatto altro che mangiare e dormire; avresti anche potuto rimanere un po’ alla
festa invece che essere sempre il solito scimmione scorbutico” lo accusò
puntandogli il dito contro.
“Non mi piacciono le feste lo sai, e non mi
piacevano nemmeno gli invitati comunque” commentò il principe dei sayan, augurandosi che quella schermaglia finisse presto,
entrambi sapevano come sarebbe finita, tra loro era sempre stato così, ci
sarebbe stato un qualche botta e risposta per accendere l’atmosfera e poi del
sesso, peccato che lui quella sera non avesse nessuna voglia di parlare e
quindi prima che lei rispondesse con qualche altra sciocchezza su quanto lui
fosse sempre sgarbato le fu addosso con un balzo e l’attiròa sé chiudendole la bocca con un bacio.
Fecero sesso con urgenza, Vegeta non si sarebbe
trattenuto, doveva sfogarsi e lei gliene stava offrendo l’occasione e quindi le
strappò gli abiti e senza troppi complimenti la fece finire sul letto, l’atto
durò in tutto una decina di minuti, si erano mancati a vicenda in quelle
settimane di lontananza, ma tanto nessuno dei due l’avrebbe ammesso.
Una volta finito il tutto Bulma
lo invitò a dormire nella sua camera o meglio nella loro camera che già da
tempo condividevano prima che iniziasse il dramma del Cell game, ma Vegeta
rifiutò adducendo che aveva ancora bisogno di riposare e non aveva intenzione
di essere svegliato dalla grida notturne del figlio.
Si aspettava che Bulma
protestasse e invece gli diede ragione prima di lasciare la stanza, era strano
che fosse così remissiva, ma decise di non approfondire, voleva solo dormire,
almeno in quei momenti non pensava e non rivedeva la faccia stolta e serena di Karoth mentre si teletrasportava
via dal pianeta con Cell.
Bulma
aveva lasciato in fretta la stanza di Vegeta perché in ogni secondo che era
rimasta lì aveva percepito la sua tristezza, non era da lui comportarsi così,
era uscito da questa battaglia molto più provato delle altre volte, gli serviva
tempo probabilmente, o almeno così sperava.
Il giorno seguente Vegeta si svegliò stranamente
positivo, la notte era passata tranquilla e quindi decise che dopotutto poteva
allenarsi, è vero non avrebbe combattuto mai più, però un po’ di movimento gli
avrebbe fatto bene e quindi si diresse direttamente nella gravity
room.
Non impostò una gravità particolare, voleva solo
sgranchirsi un po’, ma prima avrebbe dovuto trasformarsi in super sayan e quindi concentrò tutta la sua aura nell’intento, ma
davanti agli occhi gli si parò l’immagine di Trunks a
terra morto e perse quindi tutta la concentrazione di colpo, senza riuscire a
trasformarsi.
Iniziò allora a gridare di rabbia e frustrazione,
cadde a terra battendo i pugni, non sarebbe servito a niente riprovare,
improvvisamente si sentiva addosso tutto il peso del fallimento, uscì quindi
dalla gravity room come un automa e si lasciò cadere
sul divano e accese la televisione.
Non aveva mai guardato la televisione per più di
dieci minuti alla volta, e solo per il telegiornale, per il resto trovava
sciocchi e ridicoli quei programmi, ma in quel momento non si sentiva in grado
di fare altro.
Durante il giorno i genitori di Bulma
erano venuti più volte a chiamare Vegeta per i pasti, ma lui non aveva dato
nessuna risposta, era rimasto tutto il giorno in salotto finchè
non era arrivata alla sera Bulma e a quel punto lui
si era alzato come se nulla fosse per andare a fare la doccia, quasi come se
avesse fatto realmente allenamento e poi alla sera fecero nuovamente sesso, ma
lui rimase a dormire nella sua stanza.
Nei giorni seguenti per Vegeta prese forma una
specie di routine, si alzava presto, andava nella gravity
room e provava a trasformarsi, i primi giorni ancora con convinzione, poi solo
semplicemente per routine, ovviamente in nessun’occasione gli riusciva la
trasformazione in super sayan e quasi gli sembrava di
vedere dall’altro la faccia di Karoth pronto a
deriderlo. Lui sicuramente non avrebbe mai avuto problemi nel trasformarsi,
anzi la trasformazione gli era venuta facilmente se paragonata alla sua. Altre
volte invece aveva davanti agli occhi la morte di Trunks
e a quel punto gridava di rabbia e usciva dalla stanza frustrato. Spesso
passava quindi le giornate a guardare la tv, altre volte invece usciva e andava
in un posto isolato e rimaneva a guardare il cielo sforzandosi di svuotare la
mente, ma difficilmente ci riusciva. Alla sera comunque faceva sempre in modo di
farsi trovare quando Bulma rientrava ed era certo che
i due vecchi non avrebbero mai fatto la spia e poi perché avrebbero dovuto, era
libero di fare quello che voleva no? A chi sarebbe importato se avesse smesso
di allenarsi o se passava le notti insonni, era continuamente avvolto da una
nube di inquietudine che gli dava il tormento, voleva solo essere lasciato in
pace.
Bulma
effettivamente non avrebbe sospettato nulla se non fosse stato suo padre ad
avvisarla che forse c’era qualcosa che non andava in Vegeta: era un pomeriggio
tranquillo e lei era in laboratorio con suo padre, stavano sistemando alcune
invenzioni e la situazione era molto silenziosa, suo padre d’altra parte non
era mai stato di molte parole e quindi si stupì quando le chiese dal nulla come
stessero andando le cose con suo marito. Bulma era
arrossita e aveva risposto che tutto considerato non stava andando male, Vegeta
era piuttosto tranquillo, se ne stava abbastanza sulle sue, ma presto gli
sarebbe passata e avrebbe ripreso a fargli il tormento su come potenziare la gravity room, anzi era strano che non avesse già rotto
qualcosa là dentro da quando era tornato a casa.
Vide allora suo padre diventare improvvisamente
serio e a voce bassa le confessò che da quando era tornato Vegeta non si era mai
allenato, passava tutto il giorno sul divano a guardare la televisione oppure
spariva per tutta la giornata e tornava poco prima del suo ritorno.
Bulma
rimase perplessa, ma gli rispose che magari era solo stanco e aveva bisogno di
una vacanza e ne aveva tutto il diritto.
“Tesoro, lui va nella sua stanza di allenamento ogni
mattina, ma ne esce pochi minuti dopo e purtroppo ha sempre una pessima
espressione. Sai, io e tua madre non sapevamo se dirtelo o meno, ma temiamo ci
sia qualcosa che non va, forse dovresti provare a parlargli, sì per essere
sicura che stia bene, a noi piace quel ragazzo e siamo preoccupati per lui.
Voleva andare tua madre a parlargli, ma credo che non sia una buona idea!” le
spiegò il padre ed era il discorso più lungo e più serio che le avesse mai
fatto e quindi capì che la situazione era davvero più seria di quello che
pensava. E in effetti se sua madre avesse deciso di sua iniziativa di
affrontare Vegeta senza prima consultarla sarebbe successo il finimondo, sapeva
che il principe dei sayan tollerava sua madre a
malapena, era l’unica al mondo in grado di metterlo in imbarazzo senza
accorgersene minimamente e probabilmente non si accorgeva nemmeno delle
occhiate omicida che lui le lanciava perennemente, lei le trovava affascinanti,
ma sua madre era così e non sarebbe mai cambiata. Promise quindi al padre che
quella sera avrebbe affrontato l’argomento con Vegeta, ma che sicuramente non
c’era motivo di preoccuparsi, i sayan era risaputo
che fossero strani a volte.
Pochi minuti dopo, però, Bulma
con una scusa uscì dal laboratorio, erano passate due settimane da quando
Vegeta era tornato a casa e sì lei si era accorta che lui era meno arrogante
del solito e aveva anche notato che si teneva quasi alla larga dal figlio, ma
l’aveva giustificato dicendosi che probabilmente non era abituato ai bambini
piccoli e non sapeva come rapportarsi e non aveva nemmeno pensato a cosa
potesse fare lui tutto il giorno, era certa che lui si allenasse tutto il tempo
come sempre, non faceva altro da quando aveva imparato a camminare per quello
che ne sapeva lei. Improvvisamente le cadde addosso la verità, Vegeta stava
soffrendo e lei non si era accorta di nulla, l’aveva giustificato e aveva finto
di non vedere tante cose.
E quindi si diresse in gran carriera verso casa e
appunto trovò Vegeta davanti al televisore, gli si parò davanti con i pugni sui
fianchi e notò solo la sua espressione infastidita nell’essere stato
interrotto.
“Ehi, ma tu a quest’ora non dovresti essere ad
allenarti?” gli chiese e notò che era appunto vestito con gli abiti da
allenamento.
“Sto facendo una pausa, perché è proibito?” ribattè lui scocciato.
A quel punto Bulma osservò
meglio il marito come se lo vedesse per la prima volta, gli abiti da
allenamento erano intonsi, ma lui aveva delle profonde occhiaie e uno strano
alone di barba che non gli aveva mai visto addosso, era decisamente trasandato,
cosa che per lui non era affatto normale.
“Ho saputo che non ti alleni da giorni, si può
sapere cosa c’è che non va?” le chiese lei e vide che lui la stava fissando con
un’espressione quasi paurosa.
“Non ho voglia di allenarmi e allora?” rispose lui
stando sulla difensiva.
“Vegeta sono due settimane che passi le giornate
senza fare nulla, sei inquieto te lo si legge in faccia e soprattutto stai evitando
tuo figlio, da quando sei tornato non ti sei mai avvicinato a lui” lo attaccò
lei.
Ecco, alla fine se n’era accorta, pensava che
avrebbe potuto volerci più tempo prima che lei iniziasse a tormentarlo, i
vecchi dovevano averlo tradito alla fine, non se l’aspettava davvero da loro. E
poi aveva anche capito che si stava tenendo alla larga volutamente dal figlio:
non ce la faceva ad avvicinarsi a lui, guardarlo negli
occhi gli ricordava l’altro Trunks e soprattutto
tutti i suoi fallimenti, lui era un guerriero, un assassino, non era tagliato
per fare il padre a quel moccioso, non aveva nulla di buono da insegnargli;
sarebbe cresciuto meglio se lui si fosse tenuto alla larga, ma Bulma non avrebbe certo capito, l’avrebbe rassicurato e
questo lui non poteva davvero sopportarlo, non voleva ne comprensione ne pietà.
“Non m’importa nulla di quel moccioso vuoi capirlo o
no?” gridò lui e capì di aver esagerato quando vide l’espressione ferita di Bulma, che però di riprese subito per tornare battagliera.
“Ma come puoi dire queste cose? E’ tuo figlio? E’
quel figlio che è venuto indietro nel tempo per salvare te e tutti quanti noi.
E comunque cosa pensi di fare rimanere qui così per sempre? Non fai il padre
per Trunks, non ti alleni e resti qui a farti
mantenere da me? Eh no, non posso accettarlo. Io non so cosa sia successo nello
scontro con Cell, ma deve essere successo qualcosa che ti ha dato veramente
fastidio, non ti riconosco più!” esclamò lei con le lacrime agli occhi.
“Lo sai cosa è successo? Trunks
è stato ucciso da Cell e io nemmeno me ne sono accorto subito e non sono
neanche riuscito a vendicarlo come meritava e ora ho continuamente
quell’immagine davanti agli occhi, mi sta tormentando ogni singolo minuto.
Bene, ora che puoi finalmente dispiacerti per me, me ne vado, non posso
sopportare la tua pietà!” si congedò lui uscendo dalla stanza prima che Bulma potesse fermarlo.
Una volta che se ne fu andato la donna scoppiò in
lacrime, aveva percepito tutto il dolore di Vegeta in una volta, come un pugno
nello stomaco e sapeva che non poteva fare nulla per aiutarlo purtroppo, doveva
fare tutto da solo anche in quella occasione, sperava soltanto che riuscisse ad
uscirne e che tornasse da lei libero dal senso di colpa che lo stava
distruggendo, ma comunque il senso d’impotenza di fronte a quella situazione
era davvero doloroso. Non era certo colpa sua se Trunks
era morto, però poteva ben comprendere la sua frustrazione e ora capiva
perfettamente il motivo per cui aveva evitato quello del futuro mentre era
ancora nel loro tempo e pure loro figlio, sicuramente non si sentiva
all’altezza di essere il padre di Trunks dopo quello
che era successo, ma lei non credeva assolutamente che a lui non importasse del
figlio e appunto gliel’aveva appena dimostrato. Doveva solo sperare che il
tempo lo guarisse e se nemmeno quello avesse funzionato si sarebbe fatta venire
in mente un’altra soluzione.
Vegeta era uscito sbattendo la porta e poi si era
alzato in volo senza avere la minima idea di dove andare, era uscito con gli
abiti da allenamento addosso, abiti terrestri tra l’altro, che quindi non
sarebbero nemmeno stati adatti a resistere alla vita nei boschi e poi quanto
sarebbe resistito comunque nei boschi? Ormai non era più abituato a quel tipo
di vita, che comunque aveva sempre condotto per brevissimi periodi in realtà,
poiché alla base aliena c’era sempre stati tutti i comfort. Comunque quei
terrestri e soprattutto Bulma, avevano anche la colpa
di averlo fatto rammollire, pensò digrignando i denti.
Senza nemmeno accorgersene aveva virato e invece che
rifugiarsi nei boschi come era sua intenzione, si diresse verso il centro di
Città dell’Ovest senza ancora avere un piano preciso.
Atterrò in una zona che doveva essere piuttosto
malfamata, ormai era sera e in giro c’erano pochi terrestri e con facce per
nulla raccomandabili, ma nemmeno la sua la era
d’altra parte; notò che c’era un bar con una tristissima scritta luminosa rossa
che lampeggiava; improvvisamente gli venne una strana voglia di bere, se quel
posto all’interno era triste come la sua insegna, faceva davvero al caso suo.
Mentre entrava si ricordò che non aveva né denaro e
nemmeno la carta di credito, ma non sarebbe stato un problema, avrebbe
consumato e se ne sarebbe andato, nessuno sarebbe stato in grado di fermarlo. E
anche se poi avessero recapitato il conto a Bulma,
come era successo in altre occasioni, lei non avrebbe avuto nessun problema a
pagare.
Dentro era piuttosto buio a parte le luci al neon
blu, tant’è che gli altri avventori si vedevano a malapena, nessuno quindi fece
commenti sul suo abbigliamento sportivo, poco adatto per un bar di quel tipo,
anzi nessuno l’aveva notato fino a quel momento.
Si sedette su uno sgabello alto vicino al bancone e
osservò con calma le bottiglie di alcolici dietro al bancone, a dire la verità
gli alcolici non gli erano mai piaciuti, non gli piaceva il gusto e soprattutto
detestava perdere il controllo dovuto al suo abuso, salvo alcune occasioni da
ragazzino non aveva mai bevuto molto, anzi se poteva evitava del tutto. Ma in
quel momento desiderava davvero non pensare e quei liquidi dal sapore
disgustoso sicuramente facevano al caso suo, ordinò quindi al barista qualcosa
di molto forte, non gli importava cosa fosse specificò, il barista non fu
assolutamente sorpreso dalla richiesta, prese alcune bottiglie e le mischiò
insieme in un bicchiere che poi gli passò senza nemmeno guardarlo in faccia.
Vegeta assaggiò l’intruglio e lo trovò pessimo, ma
perfetto per il suo scopo, tant’è che lo finì in pochissimo tempo e ne ordinò
un altro e poi altri due, stava per ordinare il quinto, ma a quel punto il
barista alzò lo sguardo e gli chiese se era sicuro di quello che faceva perché
quella roba era davvero pesante e forse ne aveva avuto abbastanza.
“Ehi dammi da bere e fai silenzio, non sopporto di
essere fissato!” rispose Vegeta senza notare che la sua voce era impastata. Il
barista decise di non discutere con quel tizio che gl’incuteva abbastanza
timore, era decisamente meglio accontentarlo e sperare che lasciasse presto il
locale.
Ormai le voci che aveva in testa si erano spente,
sentiva solo le voci soffuse degli altri clienti e pensò che presto se ne
sarebbe anche potuto andare, forse poteva tornare a casa a dormire, Bulma almeno per la notte l’avrebbe lasciato in pace,
poteva sempre andarsene il mattino seguente.
“Ehi tu, offrimi da bere, direi che è il minimo che
puoi fare visto che sei seduto al mio posto!” esordì un tizio alle sue spalle.
“Lasciami in pace e vattene!” rispose Vegeta senza
nemmeno guardarlo, ma percepì che il tipo in questione stava per caricare un
pugno e quindi lo scansò con relativa facilità nonostante avesse bevuto.
In pochi istanti il tipo tornò alla carica e quindi
scattò la rissa, ovviamente il livello combattivo di quel terrestre era
irrisorio e quindi riuscì a metterlo a tappeto con facilità, peccato che poi
gli furono addosso altri della banda di quel tizio, dovette metterci più
impegno per difendersi, qualcuno riuscì addirittura a colpirlo e questo lo fece
infuriare, come osavano quei luridi terrestri colpire il principe dei sayan: all’istante decise che oltre a metterli tutti a
tappeto, facendoli soffrire il più possibile, avrebbe anche distrutto quel
penoso locale. E così fece e più colpiva e distruggeva e più si sentiva se
stesso finalmente dopo tanto tempo, era come aver rindossato i suoi vecchi
abiti da spietato mercenario. Sentiva le grida di protesta e di paura attorno a
lui, ma lo caricavano, nella sua testa erano solo incitamenti a continuare e
così avrebbe fatto anche per tutta la notte, se non si fosse accorto all’ultimo
secondo, che qualcuno era riuscito a scivolare alle sue spalle e gli aveva dato
una bella botta in testa; gli scese immediatamente l’adrenalina e cadde di
faccia a terra percependo distintamente i sospiri di sollievo dei presenti.
Crili
aveva iniziato da un paio di giorni il suo lavoro da poliziotto a Città
dell’Ovest e quindi visto che era il nuovo arrivato a lui toccavano i turni
peggiori, tra cui quella sera, i colleghi gli avevano detto che di solito le
sere erano abbastanza tranquille, al massimo gli sarebbe capitato di dover
sedare una rissa o due, ma non succedeva di frequente.
E quindi quando fu chiamato dal barista del Tahiti
caffè perché un pazzo ubriaco con i capelli a fiamma gli stava distruggendo il
locale e la clientela si era precipitato là in moto sperando di essere
all’altezza della situazione, che avrebbe dovuto risolvere da solo per la prima
volta.
Una volta entrato nel locale, però, a Crili venne un colpo, il pazzo che stava mettendo a ferro e
fuoco il bar altri non era che Vegeta, a terra ai suoi piedi c’erano diversi
tizi visibilmente feriti e privi di sensi, mentre altri stavano scappando o si
stavano nascondendo dalla sua furia, sembrava quasi essere tornato il principe
dei sayan dei vecchi tempi, anche se notò che il suo
sguardo più che crudele era annebbiato e i suoi movimenti erano piuttosto
goffi.
“Ha bevuto per tutta la sera, poi un tizio l’ha
provocato e lui non ci ha visto più, ha fatto scoppiare una rissa, come non ne
vedevo da anni, ma lo fermi la prego, ormai mi ha distrutto quasi tutto il
locale!” spiegò il barista a Crili, visibilmente
sollevato dal suo arrivo.
“Sì, certo, tranquillo, lasci fare a me!” rispose Crili fingendosi padrone della situazione, ma cosa avrebbe
dovuto fare? Chiamare Bulma forse? Provare a parlare
con lui? Se Goku fosse stato ancora in vita l’avrebbe chiamato e sicuramente
lui sarebbe riuscito a fermarlo, ma era inutile pensarci, Goku era morto e non
poteva certo risolvere ne quello ne
i problemi futuri, doveva farsi venire in mente un’idea alla svelta. Ormai il
locale era ridotto in pessime condizioni e Vegeta non accennava a smettere,
gridava come se fosse un oozaru, anche se non era
trasformato ovviamente.
Doveva prendere una decisione alla svelta, decise,
quindi, che la cosa migliore era metterlo fuori combattimento e portarlo via da
quel posto, azzerò quindi l’aura e in qualche modo riuscì a scivolargli alle
spalle senza che il principe dei sayan se ne
accorgesse e gli diede un fortissimo colpo in testa, sperando che bastasse per
metterlo fuori gioco. Fortunatamente fu sufficiente, in un'altra situazione
avrebbe esultato per aver sconfitto il principe dei sayan
con così tanta facilità, ma non era quello il momento, il barista si aspettava
sicuramente che lo arrestasse, ma come poteva arrestare il marito di Bulma e soprattutto Vegeta? Appena si fosse ripreso avrebbe
distrutto la prigione e l’avrebbe messo nei guai con i colleghi. Crili si dannò per l’assurdità della situazione in cui si
era appena andato ad invischiare, pensava che un tranquillo lavoro come
vigilante lo tenesse lontano dai guai e invece era tutto il contrario, decise
che era il caso di provare a venire a patti col barista per evitare l’arresto
di Vegeta.
“Le potrà sembrare strano da parte mia, ma vorrei
chiederle di non sporgere denuncia, sa io conosco quest’uomo, è il marito di Bulma Brief e purtroppo sta passando un brutto momento, ma
sua moglie sarà più che lieta di risarcirla e anche di darle qualcosa in più
per i danni morali; oltre alla promessa che questo signore non metterà più
piede qui dentro!” spiegò Crili al barista che lo
fissava con espressione incredula.
“Ecco, non mi aspettavo davvero un discorso simile
da un poliziotto, però se lui è davvero il marito di Bulma
Brief credo che potremmo metterci d’accordo per non sporgere denuncia. Farò
recapitare il conto alla Capsule Corporation e se verrà pagato dimenticherò
tutto quello che è successo stasera; però ora per favore lo porti via da qui
prima che si risvegli!” rispose il barista pesando già a quanto avrebbe potuto
scucire dalle tasche dei Brief.
Crili
si affrettò a trascinare fuori Vegeta, peccato che era venuto in fretta e furia
in moto e quindi sarebbe stato pericoloso caricarci sopra il principe dei sayan privo di sensi, avrebbe potuto telefonare a Bulma perché se lo riportasse a casa, ma qualcosa gli
diceva che era una pessima idea: Vegeta e Bulma
avevano avuto diversi litigi nel corso degli anni, ma erano sempre stati
perfettamente in grado di gestirli tra di loro senza coinvolgere altre persone
o distruggere pubbliche proprietà, quindi questa volta doveva essere successo
qualcosa di diverso e quindi non era il caso di riportarlo a casa ubriaco e
privo di sensi.
Al principe dei sayan non
sarebbe piaciuto affatto, e probabilmente anche qualcun altro non avrebbe
gradito, ma non aveva altra soluzione e quindi chiamò qualcuno che fosse
disponibile per portarlo subito a casa sua.
Nel giro di una decina di minuti C18 e C17
arrivarono davanti al bar con l’auto di Crili e caricarono
sul sedile posteriore il corpo svenuto di Vegeta, non senza fare battute sul
fatto che il famoso principe dei sayan veniva tratto
in salvo proprio dai cyborg che aveva tanta voglia di distruggere.
I due cyborg al momento si erano trasferiti a casa
di Crili non avendo nessun posto dove andare, anche
perché era iniziata una relazione tra C18 e Crili,
anche se al momento non era ancora di pubblico dominio.
“E così il famoso e temibile principe dei sayan è ubriaco e privo di sensi in macchina con noi, se
fossimo ancora nemici sarebbe molto facile e divertente farlo fuori, vero
sorellina?” le chiese C17 parlando a voce volutamente alta.
“Oh beh a dire il vero io non ho avuto problemi a
metterlo a tappeto anche nel pieno delle sue forze, non è poi questo gran
guerriero. Comunque ora non facciamo più queste cose e quindi lo porteremo a
casa e ci prenderemo cura di lui e sarà pure costretto a ringraziarci e questo
sì che sarà uno spasso!” rispose con voce perfida C18.
Il principe dei sayan non
si svegliò nemmeno quando lo trascinarono giù dall’auto e nemmeno durante il
viaggio su per le scale in spalla a C17, il quale si lamentò per tutto il tempo
dell’odore di alcool che emanava sua altezza.
Venne sistemato bruscamente sul letto e fu a quel
punto che aprì leggermente gli occhi e vide di rimando degli occhi azzurri che
lo scrutavano, doveva essere Bulma, in qualche modo
doveva averlo trovato e riportato a casa, sarebbe sempre stato meglio che
dormire sul pavimento sudicio di quel bar pensò mentre sprofondava di nuovo
nelle tenebre.
Doveva essere mattino da un pezzo e lo capì perché
il sole entrava dalle tende illuminando a giorno la stanza, ancora disteso a
letto si mise poi a fare la conta dei danni: aveva la testa che gli stava per
esplodere e aveva pure un vistoso cerotto sulla fronte, ma soprattutto la cosa
peggiore era che dopo il colpo in testa non ricordava proprio nulla e ora che
era riuscito a riaprire gli occhi aveva notato che si trovava in una stanza che
non conosceva affatto. Era una stanza molto anonima, piccola, con un solo letto
e un piccolo armadio, si chiese a chi potesse mai appartenere. Dal momento che
non si trovava a casa sua di chi diavolo appartenevano gli occhi azzurri che
l’avevano scrutato, di quelli si ricordava assolutamente.
Provò a mettersi a sedere, ma la testa gli faceva
ancora più male ed era pure iniziata una nausea tremenda, si sentiva
avvelenato, non avrebbe mai più toccato gli alcolici terresti si ripromise.
“Ben svegliato Vegeta, ti ho preparato la colazione,
ti ho fatto le uova strapazzate, spero che ti piacciano e poi ti ho anche
preparato la spremuta d’arancia e qui c’è pure un’aspirina se ti può essere
utile e…” spiegò C18 che però fu bruscamente interrotta da Vegeta.
“Forse ho preso una botta in testa più forte del
previsto, mi vuoi spiegare cosa diavolo ci fai qui? Sei stata tu a colpirmi nel
bar?” chiese il principe dei sayan prendendo il
vassoio della colazione, detestava dover accettare qualcosa da quella cyborg,
ma era affamato e soprattutto desiderava l’aspirina per mettere a tacere quel
mal di testa che lo stava facendo impazzire.
“Oh no, non sono stata io, anche se ammetto che mi
sarebbe piaciuto moltissimo, ma è stato Crili, sai
dovresti davvero ringraziarlo, se fosse venuto qualcun altro ti avrebbero
arrestato!” rispose C18 osservandolo soddisfatta mentre divorava la colazione
che aveva preparato.
“Sai che me ne importa…” commentò Vegeta che forse a
causa dei fumi dell’alcol non riusciva a cogliere il collegamento tra
l’androide e Crili.
“Ti avevo detto che ci pensavo io a portargli la
colazione” esordì Crili entrando nella stanza
trafelato.
“Oh su stavi dormendo, hai fatto il turno di notte,
e poi come vedi stiamo solo scambiando due chiacchiere! Dopo questa fantastica
colazione che ho preparato apposta per lui, non mi porta più nessun rancore per
avergli rotto un braccio, vero Vegeta?” lo stuzzicò C18.
“Prima o poi me la pagherai cyborg, ma devo
ammettere che ai fornelli ci sai fare. E quindi ora
tu vivi qui insieme a lui? A quanto pare il tuo migliore amico è morto, ma tu
non hai perso tempo a farti per ragazza una dei nemici i miei complimenti” ribattè Vegeta, chiedendosi silenziosamente come una donna
graziosa come C18 avesse scelto proprio Crili.
“Mi sembra che Bulma abbia
fatto la stessa cosa con te…o almeno così mi ha raccontato Crili!”
rispose C18 che detestava che si attaccasse Crili.
“Su forza C18 lasciaci soli, devo parlare con Vegeta
da solo!” esclamò Crili spingendo la ragazza verso la
porta, gli animi si stavano scaldando e non ci teneva affatto che Vegeta gli
distruggesse la casa visto che era in affitto tra l’altro.
“E va bene vi lascio soli. Ah sulla sedia troverai
degli abiti puliti, sono di mio fratello, forse i pantaloni ti saranno un po’
lunghi, ma immagino tu ci sia abituato!” infierì allegramente C18 mentre
usciva.
“Lasciala perdere, Vegeta, sai ieri sera per fortuna
ero in servizio io e sono riuscito a non farti denunciare, ma bisognerà
ripagare i danni, mi dispiace, ma di più non sono riuscito ad ottenere!” spiegò
Crili cercando di distrarre il principe dei sayan prima che cogliesse l’ennesima provocazione di C18.
“Mh ok, tanto Bulma provvederà a pagare i danni” commentò Vegeta mentre
si rialzava faticosamente dal letto, improvvisamente quella casa gli sembrava
stretta, doveva andarsene.
“Sì, ma posso chiederti cosa è successo? Io non
sapevo se potevo riportarti a casa tua, quindi ti ho portato qui da me e se ti
vuoi fermare qui per un po’, ecco credo che …” tentò di dire Crili, ma interrotto da Vegeta che stava indossando gli
abiti forniti da C18, avrebbe voluto farsi una doccia, ma non voleva davvero
trattenersi in quella casa più del dovuto.
“Non ho affatto bisogno della tua ospitalità o della
tua amicizia o di qualsiasi altra cosa. Spreca pure il tuo tempo con quella
cyborg e lasciami in pace! Sono certo che Karoth
dall’alto dei cieli ti avrà dato la sua benedizione!” esclamò Vegeta per poi
aprire la finestra e volare via.
Crili
guardò Vegeta volare via, era sempre il solito orgoglioso, ma si notava lontano
un metro che non era più il solito, stava soffrendo, anche se non era sicuro
del motivo; trovò C18 fuori dalla porta con un sorrisetto cattivo:” immagino
che Vegeta non si fermerà per pranzo!”.
“Sì credo di no, però potevi evitare di provocarlo
così apertamente!” la rimproverò Crili.
“Eddai non è successo
niente, quel Vegeta è davvero permaloso oltre che un ingrato!” rispose lei ridendo,
era decisamente una battaglia persa, quindi Crili
decise di telefonare a Bulma per avvertirla, anche
perché probabilmente era preoccupata per il marito.
Crili
spiegò a Bulma tutto quello che era successo e sentì
la donna sospirare e quindi le chiese cosa diavolo fosse successo tra loro. A
quel punto fu la volta di Bulma di spiegare che
Vegeta dopo il combattimento con Cell stava passando un momento di crisi dovuta
alla morte di Trunks.
“Credo che non sia solo per quello, con me ha
nominato Goku, mi ha accusato di aver dimenticato Goku con C18...sì insomma ha
poco senso, ma ho avuto questa impressione!” le spiegò Crili,
il quale fu poi costretto a mettere al corrente della sua relazione anche
l’amica, la quale però non gli mosse nessun rimprovero o disapprovazione.
“E’ plausibile invece che nella sua crisi c’entri
pure Goku, probabilmente non sopporta di essere stato salvato da lui, si sente
ferito nell’orgoglio, è sempre il solito zuccone. Purtroppo per sua altezza non
posso fare nulla, dobbiamo aspettare che riesca a venire a patti con se stesso”
rispose Bulma, sperando che Vegeta ne fosse davvero
in grado.
“Speriamo che nel frattempo non distrugga altri bar,
non so se potrò fare ancora finta di niente. Ma anche volendo come potrei
arrestare Vegeta, non si farebbe certo arrestare!” esclamò Crili
preoccupato per il suo nuovo posto di lavoro.
“Se dovesse combinarne una delle sue ripagherò i
danni, ma vedrai che per un po’ si terrà alla larga dalla gente, lo conosco!”
lo rassicurò Bulma prima di riagganciare.
Sì lei conosceva Vegeta, o almeno ne era abbastanza
sicura, anche l’aver distrutto un bar non l’aveva lasciata poi molto stupita,
anzi si era aspettata qualcosa di peggiore, ed era abbastanza sicura che per un
po’ si sarebbe isolato da tutto, doveva leccarsi le ferite e poi avrebbe pagato
molto di più per vedere la faccia di Crili quando
aveva trovato Vegeta in quel bar. Sperava soltanto che questo momento di crisi
passasse alla svelta, Trunks aveva bisogno di suo
padre e lei aveva bisogno del suo compagno, voleva credere che col tempo tutto
sarebbe andato a posto, doveva essere così. E poi ora Crili
aveva confermato il suo sospetto, in quella crisi c’entrava davvero anche il
sacrificio di Goku, oltre alla colpa di avergli salvato la vita, ora era morto
e con lui moriva l’unico essere con cui avrebbe potuto confrontarsi: lo scopo
dei suoi allenamenti e dei suoi sacrifici di anni, ora era tutto chiaro, ma
purtroppo lei poteva fare poco per aiutarlo.
Vegeta aveva volato senza una meta particolare, si
era fermato nei pressi di un lago e finalmente era riuscito a lavarsi, si era
tolto di dosso l’odore di alcool e di sangue, gli abiti che gli erano stati tanto
gentilmente donati da C18 erano ridicoli, ma non gli importava affatto: la
maglietta era gialla con una scritta rossa e i jeans erano decisamente lunghi,
ma soprattutto non capiva perché fossero strappati sulle ginocchia, quel C17
vestiva davvero come un moccioso, appena possibile avrebbe trovato altri
vestiti, ma per il momento se li sarebbe fatti andare bene.
E ora cosa avrebbe fatto? Poteva fare finta di
niente e tornare a casa? No, non era ancora pronto, non voleva la pietà di Bulma e pensava davvero di non poter essere un padre per
quel bambino; avrebbe potuto vagare per i boschi almeno per un po’, prima o poi
avrebbe deciso cosa era meglio fare.
E così fece per un paio di giorni, trovò una grotta
non eccessivamente umida e passò le giornate a fissare il cielo o le acque del
lago, si era cacciato il cibo e l’aveva cotto sul fuoco, aveva provato a
meditare, ma nonostante il silenzio di quel luogo non riusciva a raccogliere la
concentrazione necessaria per farlo: ogni volta che chiudeva gli occhi aveva
davanti l’immagine di Trunks a terra, oppure di Karoth che salutava prima di andarsene e gli saliva addosso
una tale rabbia che lo costringeva ad interrompere bruscamente la meditazione e
quindi di riuscire a trasformarsi in super sayan
nemmeno a parlarne, non riusciva più nemmeno a percepire le forze per farlo,
era tutto spento.
Dopo un paio di giorni passati così, decise di
lasciare quel luogo e senza pensarci si diresse verso i monti Paoz a casa di Karoth, non sapeva
il motivo per cui stesse andando là, magari avrebbe potuto affrontare suo
figlio, vendicarsi di lui, dopotutto era anche colpa sua, anche lui aveva fatto
la sua bella figura da eroe a suo discapito, sì Gohan
avrebbe pagato anche per suo padre e chissà forse allora si sarebbe sentito
finalmente meglio. Avrebbe lavato col sangue di Gohan
il torto che lui e suo padre avevano fatto nei suoi riguardi. Ma soprattutto
questa volta Karoth non sarebbe certo potuto arrivare
a salvare la situazione come al solito, avrebbe vinto lui, come era giusto che
fosse sin dall’inizio e nel formulare tali nefasti pensieri si sentì
addirittura tornare le forze, forse la chiave per tornare a trasformarsi era
sconfiggere il figlio di Karoth.
Una volta arrivato alla casa di Karoth
trovò una fila di panni stesi che offuscavano la visuale della casa, li aggirò
e seguendo l’aura raggiunse la finestra di quella che doveva essere la camera
di Gohan. Gli era capitato raramente di andare a casa
di Karoth e ogni volta la trovava deprimente, piccola
e arretrata, ma tanto lui in quella casa aveva davvero passato poco tempo
dopotutto, negli anni aveva speso molto tempo in giro per le sue avventure,
lasciando la famiglia ad aspettarlo e probabilmente nell’animo era più sayan di quanto pensasse di essere, nel suo popolo non
esisteva un reale e radicato concetto di famiglia, esisteva solo la sete di
potere e di gloria.
Trovò Gohan chino sui
libri e si trovò a pensare che fosse una scena davvero patetica, quel moccioso
era un guerriero che si era misurato con avversari molto temibili, tra cui se
stesso, aveva addirittura salvato il pianeta e ora se ne stava lì come un
normale terrestre annoiato a studiare, era certo che non si fosse più allenato
dalla fine del Cell game, sua madre sicuramente non gliel’aveva permesso. Anche
quella cosa trovava assurda, sia Karoth che il figlio
nonostante fossero forti guerrieri, per quanto detestasse ammetterlo lo erano
davvero, eppure avevano timore di Chichi, non erano
assolutamente in grado di tenere testa a quella fragile terrestre, anche quello
lui lo trovava davvero ridicolo. Come ridicola era questa ossessione per lo
studio, una terza classe istruito, le polveri di suo padre sicuramente stavano
ridendo di disprezzo da qualche parte dell’universo.
Rimase a fissarlo in perfetto silenzio, il moccioso
sembrava essere così assorto negli studi da non accorgersi della sua presenza, finchè ad un certo punto lo udì percettibilmente a voce
molto bassa, senza alzare gli occhi dal libro: “Vegeta cosa sei venuto a fare
qui? Devo studiare altrimenti sarò nei guai con la mamma”.
“Non m’importa un accidente moccioso, vieni subito
fuori, altrimenti smonterò questa ridicola capanna che tu chiami casa un pezzo
alla volta e ti verrò a prendere io. Ho intenzioni di fartela pagare per quello
che avete fatto tu e il tuo caro padre!” lo minacciò Vegeta stringendo lo
stipite della finestra.
Gohan
stava per rispondergli che non avevano fatto niente di male, se non salvare
tutti quanti e che lui aveva appena perso il suo papà e voleva essere lasciato
in pace, ma lo sguardo risoluto di Vegeta lo fece desistere e quindi uscì dalla
finestra e s’incamminò verso i campi silenziosamente seguito dal principe dei sayan a breve distanza.
In poco tempo presero a combattere, Vegeta confidava
davvero che la foga dell’incontro riuscisse a sbloccarlo e a farlo trasformare
nuovamente in super sayan, ma niente, Gohan d’altra parte parava semplicemente i colpi, non si
stava impegnando affatto e infatti lo rimproverò aspramente, ordinandogli di
fare sul serio.
“Nemmeno tu stai facendo sul serio, non ti sei
nemmeno trasformato!” osservò candidamente Gohanallontandosi di alcuni passi da Vegeta, non riusciva
davvero a capire quale problema avesse, aveva uno sguardo folle negli occhi
eppure non stava combattendo sul serio.
“Non ti preoccupare, farò sul serio a tempo debito,
io non posso perdonarvi di avermi salvato la vita, non dovevate farlo, voi
luridi di terza classe!” gridò Vegeta stringendo i pugni.
“Ma cosa stai dicendo, Vegeta, non ti capisco. Cell
ci avrebbe uccisi tutti e quindi…” rispose Gohan che
non riusciva davvero a capire la rabbia di Vegeta.
“Certo che non capisci, stupido moccioso, tu non hai
nessun orgoglio, sei davvero il figlio del tuo patetico padre, voi non capite
mai, eppure per qualche strano motivo fate sempre la vostra bella figura da
eroi a discapito degli altri. Io vi detesto e tu pagherai anche per tuo padre,
stanne certo!” lo accusò Vegeta gettandosi contro Gohan.
Il bambino continuava a schivare i colpi, ma alcuni
alla fine riuscirono a raggiungerlo, ma non riusciva ancora a perdere il
controllo per trasformarsi, non avvertiva nessun pericolo per la sua vita,
infatti nonostante la rabbia che pervadeva le vene di Vegeta non c’era ancora
nessun sentore che riuscisse a farlo trasformare in super sayan,
più guardava in faccia il moccioso e più gli tornava in mente il viso del suo
sciocco padre e questo lo mandava in tilt completamente.
Quel combattimento sarebbe andato avanti a lungo se
ad un certo punto non avessero udito le grida isteriche di Chichi:
“Vegeta, ma cosa stai facendo al mio bambino, lascialo subito, deve studiare,
ha già perso troppo tempo a causa di Cell. Non gli permetterò di diventare un
fannullone come voi sayan!”.
Vegeta si fermò bruscamente e lasciò cadere a terra Gohan, che però si rimise svelto in piedi e notò lo sguardo
impaurito dovuto all’arrivo di Chichi, a quel punto
osservò meglio la donna e con suo tremendo stupore e disappunto notò che era
visibilmente incinta e a riguardo provò emozioni contrastanti: molto presto
sarebbe arrivata un’altra copia di piccolo Karoth a
ricordargli il suo fallimento, un mocciosetto che
sarebbe stato più o meno coetaneo di suo figlio oltretutto; per un attimo li
immaginò a combattere scherzosamente nel giardino di casa sua e l’immagine gli
diede il voltastomaco: suo figlio non poteva diventare amico del figlio di Karoth, mai e poi mai, lui l’avrebbe impedito e soprattutto
proibito.
“Gohan, hai sentito tua
madre? Torna a studiare da bravo moccioso. Sparisci!” esclamò Vegeta lasciando
di stucco Chichi e Gohan.
Il bambino fissò entrambi e notò che avevano lo
stesso sguardo di fuoco, anche se probabilmente per ragioni diverse e quindi lasciò
il campo senza protestare, sicuro che sua madre alla fine l’avrebbe spuntata in
ogni caso anche senza il suo aiuto.
“E così Karoth ti ha
lasciato un regalo d’addio prima di andarsene!” esordì Vegeta una volta che
furono rimasti soli.
“Sì, è stata una sorpresa, ma ne sono davvero
felice, mi sento meno sola” rispose Chichi,
sforzandosi di non cogliere le provocazioni dell’altro, il quale annuì serio.
“Non provi nemmeno un po’ di rabbia? Karoth se ne è andato di nuovo verso nuove avventure,
lasciandoti qui da sola con due figli da allevare” esplose Vegeta.
“Forse dovrei, ma non ci riesco proprio. Sai, quando
l’ho sposato sapevo che non era un ragazzo comune, certo non ero preparata al
fatto che fosse un sayan e il resto, ma anche se per
te sarà difficile capirlo, per il tempo che abbiamo passato insieme siamo stati
molto felici. E quindi ho tutta l’intenzione di crescere al meglio i nostri
figli e spero che non arrivino più altri nemici a rovinare loro la vita” spiegò
Chichi con sguardo determinato.
“Tutti amate Karoth, tutti
ammirate Karoth, anche se lui se ne va e vi lascia i
suoi guai da risistemare!” rispose Vegeta aspro.
“Già se ne è andato e tutti dobbiamo farcene una
ragione, persino tu. Bulma mi ha detto che manchi da
casa da giorni. Fai pace con te stesso e torna a casa, devi riprendere la tua
vita” gli disse Chichi con lo stesso tono aspro.
“E cosa dovrei fare? Diventare anch’io uno studioso
come tuo figlio?” la provocò ridendo malignamente.
“Non dire sciocchezze, sei un guerriero, sei il
principe dei sayan e ora hai anche un figlio; un figlio
che è tornato indietro nel tempo per salvarti e darti un futuro. Non sprecare
questa occasione” lo rimproverò.
Come osava quella donna, quella terrestre,
rimproverarlo come se fosse un moccioso, lui il principe dei sayan e poi cosa ne sapeva lei di cosa doveva farne della
sua vita quando nemmeno lui lo sapeva. Tutti si aspettavano che lui tornasse a
casa a fare il padre di Trunks, chissà magari ci si
aspettava che si trovasse anche un lavoro, oppure avrebbe dovuto insistere
perché anche suo figlio diventasse un patetico studioso. No, dopo tutto quello
che era successo lui non si sentiva tagliato per fare il padre, non era mai
stato nei suoi piani; ora poi che non era nemmeno in grado di trasformarsi in
super sayan che modello sarebbe stato? E poi un
giorno cosa gli avrebbe raccontato? Che aveva lasciato morire il Trunks del futuro senza nemmeno accorgersene o riuscire a
vendicarlo? Non era stato in grado di proteggerlo come avrebbe dovuto fare un
padre, non era certo stato migliore del suo che l’aveva venduto a Freezer, ma
quella donna non avrebbe potuto capire e non doveva osare intromettersi. Per un
attimo considerò l’ipotesi di metterla a tacere per sempre, non sarebbe stata
la prima donna che uccideva, eppure era sicuro che non sarebbe mai andato fino
in fondo, quel pianeta, quel Karoth e anche Bulma l’avevano danneggiato irrimediabilmente, non era più
quello di un tempo per quanto si sforzasse.
“Non sai quello che dici donna. Goditi il tuo nuovo
cucciolo di Karoth!” esclamò Vegeta prima di alzarsi
in volo, doveva allontanarsi da lì alla svelta, altrimenti non sarebbe più
stato padrone delle sue azioni probabilmente.
Chichi
lo vide volare via e non fece nulla per trattenerlo, non l’aveva mai visto così
sconfitto, era visibilmente dimagrito, con la barba molto lunga e persino il
suo odore era piuttosto sgradevole, ma Bulma aveva
ragione, nessuno poteva fare nulla per aiutarlo, doveva uscire da solo da
quella prigione che si era creato attorno a se stesso.
E ora dove sarebbe andato? Anche il piano di
prendersela con Gohan alla fine era fallito e a
pensarci a mente fredda era stata davvero una sciocchezza prendersela con quel
miserabile moccioso per i suoi problemi; rimaneva comunque il fatto che i suoi
poteri sembravano completamente spariti ed era una sensazione terribile. Poteva
andare a cercare Piccolo e prendersela con lui per riuscire a sbloccarsi? Lui
sicuramente non gli avrebbe fatto nessuna domanda o discorsetti pietosi, ma in
quel momento gli era improvvisamente anche passata la voglia di combattere,
chissà forse nel futuro sarebbe diventato davvero uno studioso, forse era
proprio quello il futuro della stirpe sayan pensò con
disprezzo.
Passò tutta la giornata spostandosi di luogo in
luogo senza trovare la pace che tanto disperatamente stava cercando e infine
cadde addormentato sulla spiaggia di un’isola, era stanco e affamato, ma non
aveva voglia di procacciarsi il cibo, a quello avrebbe provveduto il giorno
seguente, tanto ora gli unici scopi della sua vita erano dormire e nutrirsi a sufficienza:
zero programmi e zero aspettative.
Dove sarà finito Vegeta? Lo scoprirete nel
prossimo capitolo! Grazie mille a chi sta seguendo questa storia, spero che vi
sia piaciuto anche questo capitolo. A presto.
“Ehi hai intenzioni di startene qui a dormire ancora
a lungo?” chiese un uomo anziano pungolando le costole di Vegeta con il suo
bastone.
Vegeta aprì lentamente gli occhi, pronto a
distruggere chi aveva osato svegliarlo, ma si trovò davanti il maestro Muten e la sua tartaruga: non poteva crederci, era stato
così sciocco da addormentarsi proprio su quell’isola, forse anche le sue
facoltà mentali erano danneggiate oltre a quelle fisiche.
“Me ne vado” gli rispose a denti stretti mettendosi
a sedere.
“Sì, beh potresti, ma magari prima ti va di mangiare
qualcosa. Tartaruga non è male come cuoco” gli propose Muten.
Per orgoglio stava per rifiutare e rimettersi in
viaggio verso un’altra meta sconosciuta dove potesse rimanere solo con i suoi
funesti pensieri, eppure stava davvero morendo di fame e la carne cacciata e
cotta in un falò non era poi così appetitosa, quindi accettò l’invito
dirigendosi verso la casa di Muten, avrebbe mangiato
e poi se ne sarebbe andato immediatamente.
Non era mai entrato nella casa di Maestro Muten, la trovò piuttosto piccola, ma almeno dotata dei
comfort elementari constatò guardandosi attorno; si sedette a tavola e Tartaruga
gli mise davanti diverse pietanza che prese a divorare famelico.
Dire che Tartaruga fosse portato in cucina era un
eufemismo, ma lui era davvero affamato e quindi non fece commenti.
Notò che entrambi lo stavano fissando e stavano
toccando a malapena il cibo, con la coda dell’occhio cercò la via di fuga più
vicina nel caso in cui il vecchio avesse iniziato a fargli la predica sul fatto
che doveva tornare a casa dalla famiglia e sciocchezze simili, anzi visto che
ormai era sazio decise di provocarlo apertamente per capire le sue intenzioni:
“allora? Ora mi dirai che devo tornare a casa da Bulma,
oppure hai intenzione di rimproverami per il bar?”.
Il maestro Muten abbassò
gli occhiali da sole e lo fissò direttamente negli occhi:” e perché dovrei? non
sono ne tuo padre ne il tuo
maestro!”.
La risposta lasciò spiazzato il principe dei sayan, il quale si era già preparato al confronto e quindi
annuì serio e riprese a mangiare in silenzio sotto lo sguardo compiaciuto del
vecchio.
“Certo che se però ti volessi fermare qui per un po’
per recuperare le forze, io non avrei nulla in contrario. Non ti disturberò
durante i tuoi allenamenti e ti darò tre pasti al giorno e ovviamente una
camera tutta tua!” gli propose Muten dopo alcuni
minuti di silenzio.
L’offerta era piuttosto allettante dovette
ammettere: l’isola era sufficientemente sperduta nell’oceano e nessuno sarebbe
venuto presto a scocciarlo, anche Bulma andava di
rado a trovare il maestro Muten. Eppure lui di
quell’uomo sapeva davvero poco, non si era mai interessato a quel vecchio,
perché mai avrebbe dovuto: era a conoscenza solo del fatto che fosse stato il
maestro di Karoth e Crili
quando erano dei mocciosi e aveva sentito dire da Bulma
che era molto appassionato di belle ragazze, ma lì non ne vedeva nemmeno l’ombra
fortunatamente, ci mancava solo che ci fossero su quell’isola pure delle
femmine a scocciarlo. Essendo un esperto di arti marziali probabilmente il
vecchio si era accorto che la sua aura aveva qualcosa che non andava, ma era
stato abbastanza accorto da non dargli da intendere che aveva capito e questo
l’aveva davvero apprezzato, probabilmente un po’ di pace su quell’isola gli
sarebbe davvero servita e poi era stanco di vagabondare di grotta in grotta.
Intanto il maestro lo stava fissando con espressione incoraggiante e decise
quindi di dargli una risposta affermativa, avrebbe sempre potuto andarsene in
qualunque momento se la situazione non gli garbava.
“Bene, mi
farà piacere avere un po’ di compagnia e poi è molto tempo che nessuno si
allena su questa isola!” rispose entusiasta il vecchio maestro.
“Non ti dovrai intromettere nei miei allenamenti,
hai promesso e come hai detto tu prima, non sono il tuo allievo! E non lo sarò
mai!” rispose secco Vegeta, non voleva assolutamente che il vecchio assistesse
ai suoi tentativi fallimentari di trasformarsi in super sayan.
“Certo che no, altrimenti non saresti così arrogante
e presuntuoso, ma non temere io durante il giorno sono molto impegnato e quindi
non ho nessuna intenzione d’interferire. Tartaruga ti mostrerà la tua camera”
gli spiegò il maestro.
Salì le scale seguendo Tartaruga che gli aprì la
porta della sua nuova camera da letto dopo avergli indicato dove fosse ubicato
il bagno.
Una volta solo Vegeta scandagliò la camera, non era
molto grande, ma era piuttosto pulita e ordinata, notò poi la presenza di due
letti singoli e comprese subito che quella doveva essere la camera di Karoth e Crili quando erano stati
allievi del maestro Muten, ma fortunatamente non
c’erano in giro oggetti personali che potessero ricordarne la presenza.
Aprendo l’armadio trovò alcune tute da
combattimento, purtroppo della stessa fattura di quella di Karoth,
ma almeno di colore differente al suo classico arancione, ne scelse una nera e
si diresse verso il bagno dove si concesse una lunghissima doccia, stava per
farsi anche la barba, ma alla fine lasciò perdere, anzi decise che se la
sarebbe rifatta solo quando sarebbe tornato in grado di trasformarsi.
Passò il resto della giornata in meditazione,
nonostante quella fosse l’isola doveva Karoth aveva
vissuto per lungo tempo, era riuscito a raccogliere più concentrazione rispetto
agli ultimi tempi, ovviamente la trasformazione in super sayan
non gli era riuscita, ma il vecchio almeno fu di parola non si fece vedere.
Mentre il principe dei sayan
era impegnato nella sua meditazione, il maestro Muten
aveva contattato Bulma per rassicurarla che Vegeta
era sulla sua isola ed era piuttosto tranquillo, sarebbe rimasto lì per un po’
ad allenarsi. Bulma fu molto sollevata nel ricevere
quella telefonata, almeno sull’isola del maestro non avrebbe potuto fare grandi
danni e forse il vecchio maestro avrebbe trovato il modo per aiutarlo ad uscire
dalla sua crisi.
In realtà nei primi giorni Muten
vide ben poco il suo ospite, si faceva trovare in casa puntualmente per i
pasti, ma non era affatto un gran chiacchierone, infatti divorava tutto quello
che aveva davanti e poi si ritirava nella sua stanza o sulla spiaggia per i
suoi allenamenti. Sembrava per certi versi più un animale selvatico in gabbia
che un uomo e poi quella terribile e scomposta barba che si stava lasciando
deliberatamente crescere lo aiutava ad accentuare ulteriormente lo sguardo
folle che aveva perennemente negli occhi pensò Muten,
ovviamente non ne aveva fatto parola con Bulma, si
limitava a chiamarla ogni due giorni solo per rassicurarla sulle condizioni di
Vegeta, si sarebbe solo preoccupata ulteriormente.
Il maestro aveva notato sin da subito che quel
ragazzo aveva qualcosa che non andava all’aura, ma avendogli promesso che non
avrebbe interferito non gliel’aveva fatto notare esplicitamente, l’aveva
osservato da lontano durante i suoi allenamenti e si era accorto che passava la
maggior parte del tempo a meditare oppure a fissare il cielo, a volte, anche se
di rado, percepiva distintamente che concentrava tutte le sue forze, ma alla
fine crollava tutto quanto come un castello di carte e allora notava
l’espressione furente del principe mentre tornava in casa per rintanarsi nella
sua stanza. Ci mise un po’ di tempo a mettere insieme tutti i segnali, ma alla
fine comprese quale fosse il problema di Vegeta: non era più in grado di
trasformarsi in super sayan e questo era davvero un
bel problema, anche per il futuro della Terra, poiché anche se lui non se n’era
forse ancora accorto, la prematura morte di Goku faceva di lui l’uomo più forte
dell’universo.
Il maestro prese a riflettere su cosa poteva fare
per aiutare quel ragazzo, forse un po’ di acqua miracolosa avrebbe potuto
curarlo, ma era sicuro che non l’avrebbe mai presa di sua iniziativa, avrebbe
potuto procurarsela lui stesso e poi mescolarla al suo cibo, ma era anche vero
che per funzionare al meglio avrebbe dovuto scalare l’obelisco di Balzar lui
stesso ed era certo che non l’avrebbe mai fatto a causa del suo smisurato
orgoglio. Ma avrebbe fatto comunque un tentativo a tempo debito magari,
dopotutto nel fisico Vegeta non era affatto ferito, era la sua anima ad essere
compromessa.
Passarono diversi giorni e il principe dei sayan aveva trovato una pace apparente, un suo nuovo
personale equilibrio, là nessuno osava guardarlo con compassione, o
rimproverarlo per le sue mancanze, il maestro Muten
si limitava solo a fargli trovare i pasti e a scambiare poche parole di
circostanza, non si intrometteva mai nei suoi allenamenti, anzi non lo vedeva
quasi mai durante il giorno, a volte gli capitava addirittura di chiedersi come
impiegasse il suo tempo.
Forse se si fosse trasferito su quell’isola subito
dopo il suo arrivo sulla Terra avrebbe evitato diverse scocciature, lì non
c’era nessuno che lo tormentasse se rientrava sporco di fango e lasciava le
impronte sul pavimento, oppure che lo inseguisse con pasticcini da fargli
assolutamente assaggiare.
Si pentì però subito di quel pensiero, anche se era
doloroso ammetterlo alla Capsule Corporation aveva vissuto anche momenti
importanti e poi là c’era Bulma, avrebbe tanto voluto
riuscire a mettere a tacere per sempre ciò che provava per lei, ma non ci era
mai riuscito, era forse il momento di tornare a casa? No, non era ancora
pronto, si sentiva ancora come uno strumento rotto, se solo fosse riuscito a
mettere a tacere quelle immagini che aveva perennemente davanti agli occhi, ci
riusciva a malapena con la meditazione.
Passarono altri giorni finchè
un giorno durante il suo allenamento Vegeta si tagliò con un pietra che gli
sfregiò il braccio; perse ovviamente la concentrazione che tanto faceva fatica
a mantenere e si esaminò il taglio, non necessitava di punti anche se
sanguinava copiosamente, però una vocina piuttosto stridula si fece largo nella
sua mente: quando si tagliava doveva correre subito a disinfettarsi perché
altrimenti i germi avrebbero potuto infettare la ferita e portarlo addirittura
alla morte.
Ovviamente era la voce di Bulma,
l’aveva tormentato per anni con quella storia del disinfettare le ferite: a
quanto pareva sulla Terra esistevano dei germi che se entravano nelle ferite
potevano anche portare alla morte, o almeno questo era quello che insinuava
lei: nei campi di battaglia lui non si era mai disinfettato nulla ed era ancora
vivo, ma visto le insistenze di lei era arrivato a crederle e quindi ogni volta
che si feriva ricorreva al disinfettante.
Entrò quindi in casa e si diresse nel bagno dove
trovò tutto l’occorrente, versò direttamente una generosa quantità di
disinfettante sulla ferita, stringendo i denti per il bruciore e poi la ripulì
con una garza e quando si ritrovò ad osservare il suo operato pensò che nemmeno
Bulma avrebbe saputo fare di meglio.
Uscendo dal bagno si diresse verso il salotto
attirato dalle voci del televisore e trovò il vecchio addormentato davanti ad
un programma televisivo in cui delle donne facevano degli esercizi ginnici con
addosso delle tutine piuttosto aderenti e dai colori sgargianti.
Allora Bulma aveva ragione
nel dire che quel vecchio è appassionato di belle ragazze pensò il principe dei
sayan guardando con disprezzo alcuni secondi di quel
programma; stava per uscire dalla casa per tornare ai suoi esercizi, ma notò
sul tavolino del salotto uno scatolone piuttosto voluminoso aperto.
Una volta constato che il vecchio maestro continuava
a dormire profondamente, spinto da una forza soprannaturale si avvicinò con
passo felpato e incuriosito gettò un’occhiata rapida all’interno per poi
ritirarsi immediatamente per l’imbarazzo.
All’interno di quella scatola c’erano svariate
fotografie di ragazze e donne in abiti piuttosto succinti, quel vecchio era
davvero un maniaco pensò con disprezzo e improvvisamente quella casa iniziò ad
andargli stretta, si sentì soffocare, sentiva il cuore battergli all’interno
delle orecchie perché iniziò a sentirsi tormentato da un terribile sospetto.
Si avvicinò di nuovo a quella scatola incriminata
mosso da quel sospetto e con palese disgusto inserì la mano all’interno
spostando alcune fotografie che si trovavano in cima, ne spostò altre finchè non trovò proprio quello che temeva di trovare.
Estrasse dal mucchio una singola fotografia di una
ragazzina dalla chioma turchina di circa 16 anni vestita da coniglietta
constatò con rabbia: come osava quel vecchio conservare una foto di Bulma vestita in maniera così indecente, probabilmente se
avesse proseguito nella sua ricerca ne avrebbe trovate altre, forse anche
peggiori, ma decise che quella gli bastava e gli avanzava e quindi con un ki-blast fece esplodere il televisore e poi con una piccola
e controllata sfera di energia diede fuoco a quello scatolone indecente e lo
guardò incendiarsi con soddisfazione. Stava per dare fuoco anche a quella fotografia
che ancora teneva chiusa nella mano, ma alla fine desistette e se la mise in
tasca.
Il maestro Muten si
svegliò di colpo a causa dell’odore di fumo, temeva che la sua casa stesse
andando a fuoco e invece constatò che stavano solo bruciando le sue preziose
fotografie e il televisore, si alzò di scatto dalla poltrona per prendere
l’estintore e solo allora notò il principe dei sayan
che osservava la scena con un palese ghigno di soddisfazione.
“Ma cosa stai facendo lì impalato? Aiutami a
spegnere il fuoco!” esclamò il vecchio riuscendo finalmente ad afferrare
l’estintore.
“E perché dovrei? Sono stato io a dare fuoco a
quella roba e non ti azzardare a spegnere quello scatolone, deve bruciare. E
ora dimmi immediatamente se in questa casa ne conservi altri con quelle
porcherie e non mentirmi altrimenti darò fuoco a tutta la casa con te dentro
vecchio” gli spiegò Vegeta fissandolo con un’espressione malefica.
In quel momento al vecchio maestro sembrò di aver di
fronte lo spietato principe dei sayan di un tempo e
per alcuni secondi rimpianse che Goku fosse passato a miglior vita, lui avrebbe
saputo fermarlo, anche Bulma probabilmente sarebbe
riuscita a domarlo, ma visto l’entità del materiale che conservava gelosamente
era più probabile che desse una mano al marito a sbarazzarsi del tutto invece
di aiutarlo a metterlo in salvo.
E quindi il maestro si diresse sconsolato verso la
libreria e tirò fuori alcuni album e poi prelevò anche alcune scatole dal
sottoscala, tutto ciò sotto lo sguardo attento del principe dei sayan: nel giro di pochi minuti aveva accumulato nel
salotto diversi scatoloni di materiale compromettente.
“Ecco questo è tutto lo giuro, ma per favore non
distruggere la mia collezione ci sono voluti anni per metterla insieme!”
implorò il vecchio maestro.
Ma il principe dei sayan
non si fece impietosi e distrusse tutto il materiale con una sfera energetica e
rimase a guardarlo prendere fuoco con ammirazione, mentre il vecchio
piagnucolava inconsolabile.
“Sarà meglio per te che non ci sia altro, altrimenti
la pagherai. E ora penso che farò un riposino, tutto questo distruggere le tue
porcherie mi ha stancato!” esclamò con tono malevolo Vegeta salendo le scale.
Il maestro Muten una volta
solo cadde in ginocchio disperato per la sua perdita, voleva che quel ragazzo
malvagio se ne andasse immediatamente dalla sua casa, iniziava ad avere paura
di lui, ma come avrebbe fatto a scacciarlo? Non sapeva davvero a chi rivolgersi
per chiedere aiuto e ancora una volta si dispiacque che Goku fosse morto.
Vegeta si gettò sul letto e cadde addormentato in
poco tempo con un ghigno di soddisfazione sul volto: aveva appena compiuto
qualcosa di malvagio e ciò lo faceva davvero stare bene, gli aveva infuso nuova
linfa vitale, forse avrebbe dovuto mollare tutto e tornare ad essere lo
spietato principe dei sayan, non sarebbe stato poi
così difficile procurarsi una navicella e tornare a vagabondare per l’universo
e poi ora che Karoth non c’era più nessuno che
avrebbe osato intralciare i suoi piani di conquista e distruzione pensò.
Stava ancora formulando quei pensieri quando si
addormentò profondamente e prese a sognare, cosa che non gli succedeva da
tempo, era certo che fosse un sogno perché si trovava ancora nella sua nuova
camera da letto, ma era diversa, era piena di oggetti e terribilmente
disordinata, ma soprattutto c’era un moccioso che lo stava fissando seduto su
uno dei due letti. Senza ombra di dubbio riconobbe che il moccioso altri non
era che Karoth da bambino.
“Ehi tu chi
sei? Perché sei nella mia cameretta? Sei un amico del mio maestro?” gli chiese
il bambino.
Per un attimo pensò che poteva ucciderlo, era il suo
sogno, quindi aveva tutto il diritto di fare quello che voleva, valutò se era
meglio incenerirlo con una sfera d’energia, oppure avvolgere le sue mani attorno
al collo e strozzarlo, oppure addirittura strappargli il cuore dal petto. Sì
almeno in sogno si sarebbe preso la sua rivincita e quindi si materializzò di
fronte al moccioso e avvolse le sue mani attorno al suo piccolo collo. Si
aspettava che Karoth si mettesse a piangere o che
almeno provasse ad implorarlo di avere salva la vita e invece quella piccola
nullità scoppiò a ridere, ma con una risata più simile alla sua che a quella di
Karoth e improvvisamente tra le sue mani non c’era
più lui, ma se stesso da bambino che rideva istericamente.
Karoth
era invece alla sue spalle, solo che ora non era più un moccioso, ma un ragazzo
che lo fissava e gli chiese di nuovo il motivo per cui si trovasse nella sua
stanza e con anche addosso i suoi abiti aggiunse.
I suoi abiti, i suoi abiti…quel vecchio aveva osato
dare al principe dei sayan gli stracci smessi di Karoth, come aveva fatto a non arrivarci prima? Il taglio
di quelle tute da combattimento era quello che aveva sempre indossato quella
terza classe, ma lui era così impaziente di togliersi di dosso gli abiti
fornitigli da C18 da non porsi le giuste domande. Improvvisamente quei vestiti
presero a bruciargli sulla pelle, voleva strapparseli di dosso e bruciarli,
voleva bruciare tutto quanto, bruciare ogni ricordo di Karoth
su quel dannato pianeta.
Il ragazzo lo stava ancora fissando e con un dito
gli indicò uno dei due letti e Vegeta si avvicinò e lo disfece senza trovare
nulla di particolare, ma Karoth continuava
imperterrito ad indicare quel letto e quindi lo scagliò lontano e a quel punto
trovò incisa nel legno del battiscopa il nome di Goku.
“Ti devi rassegnare principe dei sayan,
tu non potrai mai essere me, puoi anche dormire nel mio letto, indossare i miei
abiti, ma io rimarrò per sempre l’eroe di questo pianeta che ti ha salvato la
vita due volte. E tu sarai sempre l’eterno secondo, un principe senza corona,
senza terra e senza sudditi!” esclamò Karoth e per
dare maggior vigore ai suoi insulti si trasformò in super sayan
sotto i suoi occhi.
“Non sei più nemmeno in grado di tingere d’oro i
tuoi capelli, sei una delusione! Non ho più nessun interesse a misurarmi con
te, sto decisamente meglio nell’oltretomba, almeno qui ho avversari di tutto
rispetto con cui misurarmi!” aggiunse Goku di fronte alla frustrazione di
Vegeta.
“Sta zitto Karoth, questo
è un sogno, tu non sei reale!” gridò Vegeta lanciandosi contro il ragazzo, ma
attraversandolo poiché non era altro che una proiezione della sua testa.
“Sono reale nella tua testa, sei tu che mi chiami a
tormentarti, ma posso farti una promessa: un giorno tornerò in carne e ossa e
combatterò di nuovo contro di te, quindi è meglio che tu sia pronto per quel
momento!” esclamò Karoth e prima che Vegeta potesse
rispondergli per chiedergli cosa intendesse dire si svegliò di colpo in un
bagno di sudore.
Scattò in piedi dal letto come se scottasse, lo
scostò e trovò la stessa incisione del sogno sotto e improvvisamente si sentì
schiacciare da quelle pareti, si strappò di dosso gli abiti che indossava e
bruciò gli altri presenti nell’armadio e si rassegnò ad indossare quelli che
gli aveva dato C18 e poi scese le scale e trovò il maestro Muten
che nel rivederlo si mise quasi sull’attenti, soddisfatto quindi del timore che
era riuscito ad incutere al vecchio gli disse:” Sai vecchio penso che me ne
andrò, questo alloggio non è adatto al principe dei sayan
e reputati fortunato che non stronco immediatamente la tua inutile vita. Come
hai osato darmi gli abiti e il letto di Karoth,
pensavi di addomesticarmi forse? Io non sarò mai e poi mai il vostro eroe, voi
dovete temermi sempre!”.
“Ne sono consapevole ragazzo, ma sono anche a
conoscenza del tuo problema e credo che l’acqua miracolosa che si trova sopra
l’obelisco di Balzar potrebbe porvi rimedio!” rispose il maestro Muten.
“Sciocchezze, io non ho nessun problema, non sono
mai stato meglio: Karoth è morto e ora io sono
padrone di fare quello che voglio con questo pianeta e con tutti voi!” rispose
il principe ridendo maligno.
“Dimentichi forse Bulma e
tuo figlio!” rispose il vecchio.
“Nemmeno loro possono nulla contro di me, non devo
niente a loro!” gridò Vegeta più per convincere se stesso che il vecchio.
“Bene, allora torna a casa tua, là sarai servito
come si conviene ad un principe dei sayan e se è vero
che non gli devi niente non avrai nemmeno dei rimorsi nei loro riguardi!”
rispose Muten.
Vegeta appunto stava per andarsene, ma il vecchio
aggiunse:” quando vorrai risolvere il tuo problema ricordati dell’acqua
miracolosa, per ottenerla dovrai scalare l’obelisco con le tue sole forze mi
raccomando, ma quell’acqua è in grado di curare ogni male!”.
“Non ho un bel niente che non va lo vuoi capire o
no!” gridò Vegeta prima di colpirlo con una sfera energetica che lo mancò
volutamente di pochi millimetri, ma che creò un grosso buco nella parete, sotto
lo sguardo sconcertato del vecchio maestro.
Finalmente il principe dei sayan
lasciò l’isola e il maestro Muten dopo aver
quantificato i vari danni della sua furia decise che avrebbe al più presto
chiamato Bulma per farsi risarcire.
Quel ragazzo è veramente imprevedibile oltre ad
essere terribilmente orgoglioso, ma almeno credo di essere riuscito a
rimandarlo a casa dalla sua famiglia, speriamo che la sua anima guarisca presto
pensò, non aveva più nessuna intenzione di ospitarlo a casa sua, gli aveva
distrutto la casa peggio di un uragano.
Spero che la convivenza tra Vegeta e
Maestro Muten vi abbia divertito. Al prossimo
capitolo!
Vegeta volò speditamente verso la Capsule
Corporation, aveva deciso che era ora di tornare a casa, in tutte quelle
settimane che aveva passato nel crogiolarsi nelle sue visioni oscure aveva
perso di vista la cosa più importante: Karoth era
morto e quindi ora nessuno avrebbe potuto fermarlo, poteva davvero fare quello
che più desiderava, era libero finalmente per la prima volta nella sua vita.
E poi quel vecchio aveva perfettamente ragione
poteva tornarsene a casa e riprendere la sua vita, nessuno avrebbe osato
rendergliene conto, nemmeno Bulma, se ci avesse
provato l’avrebbe rimessa al suo posto, quel pianeta ora era alla sua mercè e quella donna gli avrebbe costruito tutto ciò che
gli sarebbe servito per diventare sempre più forte. E anche se al momento
ancora non riusciva a trasformarsi non era poi così importante, si sarebbe
allenato duramente come aveva sempre fatto e avrebbe superato nuovamente i suoi
limiti, ora non c’era proprio niente e nessuno che avrebbe potuto provare a
fermarlo.
Si diede dello sciocco per aver perso tutto quel
tempo: aveva vissuto come un miserabile in tutte quelle settimane, ma ora si
sarebbe rifatto, sarebbe ritornato il principe di un tempo e tutto sarebbe tornato
al posto giusto. Non aveva bisogno di nessuna acqua miracolosa per tornare
quello di prima, doveva solo ritrovare la sua crudeltà.
Arrivò quindi alla Capsule Corporation che era notte
fonda, per un momento contemplò l’idea di entrare dalla porta principale
sfondandola, ma alla fine notando che la finestra della stanza di Bulma era aperta lasciò perdere, sarebbe entrato da lì e
l’avrebbe fatto sua, poi una volta soddisfatto quel tipo di appetito, le
avrebbe ordinato di fargli da mangiare e poi le avrebbe spiegato i nuovi
macchinari che gli avrebbe dovuto costruire immediatamente per i suoi
allenamenti.
Era certo che lei non si sarebbe opposta e se avesse
osato ostacolarlo o addirittura provare pena per lui l’avrebbe fatta pentire amaramente:
le avrebbe portato via Trunks, grazie a quella
minaccia era certo di poterla controllare pensò con malvagia soddisfazione.
Entrò quindi dalla finestra, la stanza era buia, ma
la donna non era a dormire come immaginava, notò allora una piccola fessura di
luce che proveniva dal bagno, si nascose quindi meglio nell’oscurità della
stanza e attese pazientemente che uscisse per coglierla di sorpresa.
Bulma
uscì dal bagno e si sentì stringere da dietro e poi udì la voce roca del
principe dei sayan annunciarle il suo ritorno a casa
e che si aspettava una degna accoglienza.
“Senti, Vegeta, ora non ho davvero tempo per le tue
crisi d’identità, nostro figlio sta molto male e devo tornare immediatamente al
suo capezzale, lasciami andare per favore!” gli ordinò Bulma
e il principe dei sayan la lasciò bruscamente andare
come se scottasse.
La donna accese la luce e si trovò davanti il
compagno in condizioni davvero pessime: indossava abiti quasi da teenager, era
decisamente dimagrito, pallido e con una barba incolta che gli occupava buona
parte del viso facendolo assomigliare ad un profeta folle, ma in quel momento
non aveva davvero tempo di preoccuparsi per lui, erano giorni che Trunks stava molto male e nemmeno il medico sapeva che
pesci pigliare e lei stava morendo di preoccupazione.
“Che cos’ha?” le chiese il principe con tono
circospetto.
“Mi vuoi far credere che ora t’importa di Trunks? Dalla nostra ultima conversazione mi era parso di
capire l’esatto contrario!” rispose la donna che complice la stanchezza e la
preoccupazione non era riuscita a misurare le parole da rivolgere al principe.
Bulma
aveva ragione, perché gl’importava? Non sapeva darsi una spiegazione, ma
l’espressione stanca e preoccupata di quella dannata donna lo stava
contagiando, sentiva dentro se stesso salire il tarlo della preoccupazione per
quel moccioso che fino a quel momento si era rifiutato categoricamente di
tenere anche solo in braccio o di dedicargli più di un fugace sguardo, il
paragone con l’altro Trunks faceva sempre e ancora
troppo male.
“Ti ordino di dirmi cos’ha mio figlio, Bulma!” esclamò secco il principe stupendosi delle sue
stesse parole.
“Ha la febbre alta da giorni, continua a piangere e
il medico non ha idea di cosa possa avere, nessuna medicina ha sortito effetto
fino ad ora” rispose Bulma con voce stanca.
“E si può sapere perché non mi hai contattato? Sono
certo che sapevi benissimo dove mi trovavo” gridò Vegeta rabbioso.
“Hai detto molto chiaramente che non t’importava
nulla di Trunks e poi scusa ma ti sei visto ultimamente
allo specchio? Sembri un folle, credi che non sappia quello che hai combinato
nel bar o da maestro Muten?” chiese lei gridando con
altrettanta rabbia.
“Sciocchezze! Sono suo padre, ho il diritto di
sapere se mio figlio è malato così gravemente come dici!” rispose lui a voce
sempre alta, chiedendosi perché questa cosa lo facesse tanto arrabbiare,
dopotutto era normale che i bambini si ammalassero, forse la stava facendo più
grave di quello che era e forse lui stava davvero perdendo la ragione.
“Molto bene, allora fai il padre, va da tuo figlio,
io non ti trattengo!” lo sfidò Bulma e Vegeta la
scansò e si diresse di gran passo verso la stanza del figlio.
Ancora prima di entrare potè
sentire distintamente i pianti disperati del bambino, spalancò la porta e vide
i due vecchi chini sul lettino che fissavano il nipote con sguardo disperato.
Appena lo videro entrare sussultarono, ma compresero
che era il caso di lasciare la stanza e così fecero, anche se potè distintamente sentire i commenti della vecchia gallina
riguardo alla sua barba, ma decise che non era proprio il momento di pensarci.
Si avvicinò al lettino e notò che il bambino era
paonazzo in viso, piangeva e gridava con tutta la forza che aveva nei polmoni,
con una sconvolgente delicatezza gli tastò la fronte e constatò che scottava
moltissimo, troppo anzi, si voltò verso Bulma, che
l’aveva seguito a ruota, e le chiese cosa avesse intenzione di fare il medico a
riguardo.
“Il medico
non sa più cosa fare, dice che potremmo ricoverarlo, ma fino ad ora mi sono
opposta, se dovessero fargli degli esami più approfonditi potrebbero scoprire
che non è del tutto umano. E poi qui dispongo di tutti i macchinari che ci sono
in un ospedale” rispose la donna stupendosi della preoccupazione dipinta sul
volto di Vegeta.
Vegeta continuando a fissare il figlio malato fu
attraversato da un fulmine, quel moccioso non aveva nessuna malattia terrestre,
ma una malattia sayan, come aveva fatto non pensarci
subito e soprattutto si stupiva che Bulma non ci
fosse ancora arrivata.
“Credo che potrebbe essere una malattia del mio
popolo, i bambini sayan venivano tenuti immersi
diverse ore al giorno nelle vasche di rigenerazione fino ai 3 anni per
rinforzare il loro sistema immunitario, perché spesso venivano colpiti
inspiegabilmente da una febbre altissima che portava spesso alla morte” le
spiegò Vegeta sforzandosi di mettere insieme i ricordi che aveva del suo
pianeta e di quel tipo di malattia; non riuscì comunque a prevedere lo schiaffo
che ricevette da Bulma in pieno viso, gli occhi della
donna erano fiammeggianti e colmi di lacrime e in cuor suo comprese
immediatamente che quello schiaffo era più che meritato e anche quelli che
arrivarono subito dopo.
“E tu mi vieni a dire questa cosa solo ora? Io ho
fatto qualunque cosa per te, senza mai pretendere nulla in cambio e tu eri così
accecato dall’idea di diventare più forte di Goku da non ricordarti nemmeno che
tuo figlio poteva rischiare la vita a causa di questa stramaledetta malattia
del tuo popolo. In fondo credo che tu faccia bene a darti la colpa per la morte
dell’altro Trunks, tutto quello che è successo è
colpa tua e del tuo dannato orgoglio. Ascolta bene le mie parole principe dei sayan: se Trunks dovesse morire
sappi che io ti ucciderò, non avrò la tua forza, ma dispongo di altri mezzi!”
gli gridò Bulma continuando a tempestarlo di
schiaffi.
Vegeta non schivò gli schiaffi, non gli stava
facendo realmente male, ma le sue parole bruciavano come ferri roventi invece,
aveva perfettamente ragione, era stato talmente tanto accecato dal suo voler
diventare super sayan e addirittura superare pure
quel limite che non si era mai minimamente preoccupato di suo figlio, sangue
del suo sangue; no, non avrebbe permesso a quel Trunks
di morire a causa sua, lui l’avrebbe salvato, doveva farlo, altrimenti sarebbe
morto nel tentativo di farlo.
Gli tornarono in mente le parole del maestro Muten, l’acqua miracolosa poteva guarire qualunque tipo di
malattia, poteva essere quella la risposta e se avesse dovuto scalare
l’obelisco di Balzar a mani nude con solo le sue forze l’avrebbe fatto
immediatamente.
“Smettila di colpirmi, ti farai solo male, so cosa
fare, andrò a prendere l’acqua miracolosa all’obelisco di Balzar, penso sia la
nostra unica speranza” le annunciò Vegeta prendendole dolcemente i polsi.
“E allora va, ma se non torni con qualcosa che possa
salvare nostro figlio, non disturbarti a rimettere piede qui!” gli rispose lei
avvicinandosi al capezzale del bambino.
Vegeta li fissò un attimo come per imprimere nella
sua mente la loro immagine e poi volò via sfrecciando verso l’obelisco di
Balzar.
Ancora una volta non sarebbe stato lui a risolvere
la situazione, ma qualcosa di soprannaturale, ma vista la gravità della
situazione decise che non era il momento per certe recriminazioni.
Suo figlio non poteva morire, non doveva morire,
aveva sbagliato tutto con Mirai Trunks, ma non
avrebbe sbagliato di nuovo, non poteva permetterselo; se fosse riuscito a
salvare suo figlio si sarebbe impegnato a fargli da padre, nei limiti delle sue
possibilità ovviamente, ma non se ne sarebbe mai più andato si ripromise,
mentre si dirigeva alla meta a velocità folle.
Giunse ai piedi dell’obelisco e provò a volare verso
la cima, ma fu ricacciato indietro andandosi a schiantare sul terreno. Bene,
ora era certo che per arrivare in cima avrebbe dovuto davvero usare le sue sole
forze, provò allora a trasformarsi in super sayan, ma
ovviamente non accadde nulla, non che se lo aspettasse ovviamente, ma non
importava sarebbe arrivato in cima a qualunque costo.
Iniziò quindi a salire e notò subito che dopo il
primo tratto abbastanza facile, tutto diventava sempre più pesante, lui era
sempre più stanco, le mani gli si tagliavano contro gli speroni di rocca
lasciando impresso il suo sangue, ma non si sarebbe comunque fermato. Aveva
sempre più freddo e dovette passare in mezzo ad una tempesta di pioggia
battente che per poco non lo fece precipitare a terra e poi in mezzo alla neve
che gli congelò le dita delle mani e dei piedi, nella fretta non si era nemmeno
cambiato, aveva ancora indosso gli abiti terrestri dati da C18 del tutto
inadatti a quell’impresa.
Ormai forse stava salendo da ore, se non addirittura
da giorni o settimane, più saliva e più perdeva la nozione del tempo, ma a
spaventarlo maggiormente erano le forze che lo stavano abbandonando e per un
attimo valutò quanto sarebbe stato doloroso precipitare da quell’altezza, perse
la certezza di riuscire ad arrivare fino in cima, ma quando ormai la prese
delle sue mani si stava allentando sentì una voce femminile a lui sconosciuta:
”ehi non ci pensare nemmeno a lasciare la presa, sappi che se non nascerò per
colpa tua non te lo perdonerò mai papà!”.
Mah, probabilmente oltre alla fatica immane ora
aveva pure le allucinazioni, lui stava salendo l’obelisco solo per Trunks, per suo figlio, un figlio maschio, già nato, chissà
a chi apparteneva quella voce, ma comunque il suo richiamo aveva avuto il
merito di riportarlo alla realtà e motivarlo nella salita.
Non seppe mai in quanto tempo giunse alla cima
dell’obelisco, fatto sta che si sentiva addosso almeno 10 anni di più, era
stremato, stava per perdere conoscenza quando si trovò davanti il faccione
odioso di Jirobay che con voce terrorizzata gli
chiedeva come mai fosse giunto fino lassù.
Vegeta si avventò su di lui e lo alzò da terra
tenendolo saldamente per il collo:” ti ordino di darmi l’acqua miracolosa se
non vuoi che ti uccida all’istante!”.
“Principe dei sayan, il
povero Jirobai non ti può dare nulla, sono io che ti
posso accontentare, ma se pensi di ottenere l’acqua miracolosa uccidendomi ti
sbagli di grosso. Se mi uccidi lei svanirà con me!” gli spiegò Balzar incedendo
lentamente verso di lui.
Vegeta allora lasciò cadere a terra Jirobai che lo fissò con uno sguardo di derisione e per un
attimo contemplò l’idea di ucciderlo comunque, non sarebbe stata una grave
perdita, lui lo odiava, era stato così vigliacco da colpirlo alle spalle al
loro primo incontro e non aveva mai avuto occasione di vendicarsi, ma si sforzò
di mettere a tacere il suo istinto, lui era lassù per salvare suo figlio e
l’avrebbe fatto a qualunque prezzo, chiese quindi a Balzar cosa dovesse fare
per ottenere l’acqua miracolosa.
“Dovrai chiedere in ginocchio, mi dispiace, ma
questo è l’unico modo, dovrai fare un atto di umiltà per ottenere ciò che desideri!”
gli rispose il gatto, mentre sentiva i risolini di Jirobai
che si era prontamente nascosto dietro di lui.
Doveva inginocchiarsi, lui il principe dei sayan che aveva passato buona parte della sua vita in
ginocchio ad adulare Freezer aspettando solo il momento propizio per farlo
fuori, si era umiliato tante volte, aveva ingoiato diversi bocconi amari, ma
solo perché sapeva che un giorno avrebbe avuto la sua vendetta. E ora?
L’ennesimo atto di umiliazione valeva la vita di suo figlio? Se non quei due personaggi
lassù nessuno avrebbe visto cosa avrebbe fatto, ma ne sarebbe stato davvero in
grado?
Sì, quella era la giusta punizione per non essersi
curato come meritavano di Mirai Trunks, di suo figlio
Trunks e anche di Bulma,
forse sarebbe riuscito finalmente a liberarsi da quel senso di colpa continuo
che lo tormentava e quindi si lasciò cadere in ginocchio, purtroppo il suo
corpo sapeva esattamente come fare, si era ritrovato in quella indegna
posizione un migliaio di volte, anche la testa si abbassò di riflesso fino a
toccare quasi il pavimento e a quel punto chiese umilmente l’acqua miracolosa
per salvare la vita di suo figlio.
Non era la prima volta che s’inginocchiava, ma
bruciava terribilmente come sempre e forse quella volta bruciava anche più di
tutte le altre, gli sembrava quasi di essere inginocchiato su dei cocci rotti e
che la sua testa fosse tenuta china da un peso tremendo, fece comunque del suo
meglio per mantenere il suo contegno da principe dei sayan
anche in quell’umiliante situazione, ma in quel momento avrebbedavvero fatto qualunque cosa per salvare Trunks, anche ignorare lo sguardo divertito di Jirobay, ci sarebbe stato tempo per la vendetta si
ripromise.
“Jirobay vai a prendere
una boccetta di acqua miracolosa e tu alzati principe dei sayan!”
esclamò Balzar dopo quasi un minuto di completo e totale silenzio in cui i due
avevano potuto assistere all’umiliazione del temutissimo guerriero che anni
prima aveva invaso la Terra con lo scopo di distruggerla insieme ai suoi
abitanti.
Vegeta si rimise in piedi e poi strappò dalle mani
di Jirobay la preziosa boccetta; stava per volare
via, ma Balzar lo fermò:” principe tu non hai bisogno di quell’acqua, sono
certo che il tuo problema si sia già risolto, perché non tingi ora di oro i
tuoi capelli arriverai sicuramente prima da tuo figlio così!”.
Quello strano gatto lo stava sfidando a
trasformarsi, sicuramente doveva aver intuito il suo problema, e se non ci
fosse riuscito, sarebbe stata l’ennesima umiliazione, eppure notò grande
serenità nello sguardo di Balzar e quindi concentrò le sue forze, chiuse gli
occhi e si lasciò andare ad un grido di battaglia.
E questa volta non venne affatto tormentato dalle
immagini accusatorie di Mirai Trunks o Karoth, riuscì nell’intento di trasformarsi in super sayan sotto lo sguardo di approvazione di Balzar; non
avrebbe mai saputo se a risolvere il suo problema fosse stato la salita
dell’obelisco o quell’atto di umiltà, ma poco importava, finalmente era tornato
completo, finalmente attorno a lui brillava la luce del super sayan.
Volò quindi speditamente a casa dove trovò Bulma e il figlio dello stesso letto, la donna dormiva
stremata, mentre il bambino piangeva piano, ormai stava esaurendo le energie,
la febbre lo stava consumando totalmente. Lo sollevò dal letto, prendendolo in
braccio per la prima volta e constatò che era più pesante di quello che
immaginava, gli fece quindi bere l’acqua miracolosa, non senza alcune deboli
proteste da parte del bambino, poi sempre tenendolo in braccio si sistemò su un
poltrona e notò che progressivamente suo figlio stava riacquisendo le energie,
la temperatura stava scendendo e lo vide addormentarsi sereno tra le sue
braccia.
Finalmente, sollevato di avergli salvato la vita, si
prese del tempo per esaminarlo e appurò che effettivamente somigliava a Mirai Trunks, ma allo stesso tempo la sua aura era leggermente
diversa e la trovò una cosa curiosa, notò anche che nonostante il colore di
capelli gli somigliava proprio e prese a fantasticare che dopotutto sarebbe
stato interessante allenare suo figlio, il suo erede. Ora aveva di nuovo una
ragione per combattere, per suo figlio e poi chissà magari un giorno Karoth sarebbe davvero tornato dall’al di là e in quel caso
lui sarebbe stato pronto per avere la sua più che meritata vendetta.
“A quanto pare moccioso avrai un padre, non ti
assicuro di vincere il premio padre dell’anno, ma proverò a fare meglio del
mio, ma vedi di non starmi troppo nei piedi, intesi?” chiese Vegeta al bambino,
il quale però dormiva sereno; era una sensazione così strana tenere in braccio
un bambino così piccolo, così delicato e così forte allo stesso tempo, non si
sarebbe certo sprecato in smancerie con lui, a quello avrebbero sicuramente
pensato la madre e la nonna, ma se ora chiudeva gli occhi e dormiva un po’ anche
lui con in braccio suo figlio, nessuno l’avrebbe mai saputo, soprattutto lui
non ne sarebbe mai venuto a conoscenza.
Bulma
aveva dormito alcune ore, era l’alba quando si svegliò di soprassalto, come
aveva fatto ad addormentarsi col suo bambino così tanto malato e soprattutto
perché non lo sentiva più piangere? Che fosse morto forse? Pensò la donna
rabbrividendo con le lacrime agli occhi, ma avvicinandosi al lettino lo trovò
vuoto, ma prima che si mettesse a gridare vide che sulla poltrona c’era Vegeta
con in braccio loro figlio addormentato che la invitava al silenzio con dito
indice sulle labbra.
Era la prima volta che Trunks
era in braccio a suo padre e per Bulma era la scena
più dolce e bella del mondo, se avesse avuto in quel momento a disposizione una
macchina fotografica l’avrebbe immortalata.Vegeta comprese che Bulma voleva parlargli e
quindi si alzò lentamente dalla poltrona e adagiò il figlio del lettino e
questo proseguì a dormire placidamente.
I due uscirono e si allontanarono un po’ dalla camera
di Trunks e Bulma gli si
gettò tra le braccia senza che lui riuscisse a respingerla e tra le lacrime di
gioia e sollievo lei ruppe il silenzio:” oddio sei riuscito a salvare nostro
figlio, te ne sarò grata per tutta la vita. E ti chiedo perdono, Vegeta, non
avrei dovuto dirti quelle parole, ma ero così sconvolta, non è colpa tua se
Mirai Trunks è morto e per tutto il resto e…”.
“Sì invece è colpa mia, ma ho cercato di rimediare
salvando la vita almeno a questo Trunks!” le rispose
lui secco, pensando ancora a quanto gli era costato, ma ne era valsa
assolutamente la pena, grazie a quel gesto finalmente poteva perdonarsi per
tutto il resto.
“E adesso? Hai intenzione di rimanere ed essere un
padre per tuo figlio?” gli chiese Bulma seria
allontanandosi leggermente da lui per poterlo guardare negli occhi.
“Io ci proverò, farò a modo mio ovviamente, ma non
me ne andrò!” le rispose lui che dopo aver passato ore a vegliare sul figlio
non sarebbe più stato in grado di lasciarlo, era ufficialmente diventato la sua
seconda debolezza dopo Bulma ovviamente.
“Molto bene, allora vai nella tua stanza e datti una
bella ripulita, disinfettati le ferite che hai sulle mani, stai sporcando di
sangue dappertutto, fatti la barba perché ti fa sembrare un vecchio pazzo e
potresti spaventare Trunks e…intanto che ci sei,
indossa qualcosa di meno imbarazzante!” gli ordinò Bulma,
che ormai sollevata dal fatto che il principe dei sayan
non se ne sarebbe andato era tornata subito alle vecchie abitudini di
provocarlo e dargli ordini.
E così il principe dei sayan
sprofondò di nuovo nella normalità, era finalmente a casa e quella donna si era
messa a sbraitare le sue pretese, ma non gli diede così fastidio come pensava,
anzi per certi versi era quasi rassicurante, era una sensazione calda e famigliare
e quindi una volta tanto non discusse con lei, anche perché non vedeva l’ora di
tornare esteriormente quello di prima, visto che finalmente la sua anima era
guarita.
“E va bene vado, vado! Ma solo perché questi abiti
non sono assolutamente adatti al principe dei sayan!”
le rispose lui dirigendosi verso la sua stanza.
Si fece la doccia più lunga della storia,
saccheggiando quasi tutti i prodotti di pulizia che trovò nel bagno, diede poi
fuoco ai ridicoli vestiti che era stato costretto ad indossare con una
controllata sfera di energia e li guardò bruciare con soddisfazione; a Bulma non sarebbe certo garbato trovare tutta la cenere sul
pavimento, ma a lui non importava affatto, quei vestiti erano il simbolo della
sua crisi e andavano inceneriti.
Mancava solo la barba da fare, ma iniziò a perdere
del tempo, si rimirò nello specchio del bagno, la barba gli copriva buona parte
del viso e finiva sotto il mento, improvvisamente notò la somiglianza con suo
padre e non riusciva a decidere se la cosa gli faceva piacere oppure se lo faceva infuriare.
Certo che si era fatto una promessa: avrebbe
eliminato la barba solo se fosse riuscito a trasformarsi di nuovo, sì
all’obelisco la trasformazione era riuscita, ma forse potevano essere delle condizioni
particolari, era meglio riprovare.
Concentrò quindi le sue energie e quasi temette che
davanti agli occhi gli si ripresentassero le odiose immagini che per settimane
l’avevano mandato in crisi e invece con suo immenso sollievo davanti agli occhi
aveva solo l’immagine del figlio che tranquillo stava dormendo sano e salvo nel
suo letto e quindi quando aprì gli occhi allo specchio vide solo se stesso
trasformato in super sayan e con un certo
divertimento notò che anche la barba aveva raggiunto una tonalità dorata e per
un attimo contemplò l’idea di tenersela.
Dopo essersi assicurato che tutto era tornato alla
normalità, tornò con i capelli corvini e si diede da fare per eliminare la
barba: la promessa era stata mantenuta.
Una volta uscito dal bagno indossò i suoi vestiti e
finalmente prestò attenzione alla fotografia della giovane Bulma
che aveva tolto dalla tasca dei pantaloni prima di dargli fuoco.
Avrebbe dovuto bruciare anche quella, eppure più la
guardava e più la trovava quasi divertente, se Bulma
l’avesse vista probabilmente si sarebbe infuriata, eppure no, non aveva voglia
di distruggerla, l’avrebbe nascosta nella stanza e chissà magari un giorno gli
sarebbe tornata utile, oppure l’avrebbe guardata lui nei giorni no si disse nascondendola per bene.
QUATTRO ANNI DOPO….
C’era troppo caldo per allenarsi nella gravity room quel pomeriggio e quindi Vegeta decise di fare
qualche esercizio in giardino, ma i suoi programmi furono presto rovinati dal
fatto che il giardino era occupato da due irritanti mocciosi.
Uno era suo figlio, mentre l’altro era il figlio
minore di Karoth, nonostante le sue proteste i due
erano diventati amici, quella parola gli dava l’orticaria, i sayan non avevano amici e soprattutto suo figlio non
avrebbe mai dovuto essere amico del figlio del suo rivale. Goten
oltretutto veniva spessissimo a casa loro a giocare e quando avveniva lui in
genere se ne andava per non avere sotto gli occhi l’immagine di Karoth in miniatura.
Avrebbe fatto così anche quel pomeriggio, se non
avesse notato che i due bambini non stavano assolutamente giocando, ma stavano
litigando, cosa abbastanza insolita in realtà, rimase quindi ad osservarli da
lontano.
I due piccoli mezzi sayan
stavano litigando per un giocattolo a quanto pareva, ed entrambi lo stavano tirando
dalla propria parte, finchè suo figlio per avere la
meglio aveva dato una terribile spinta a Goten
facendolo cadere a terra e questo si era messo a piangere come una femminuccia.
Anche il giocattolo era caduto a terra, ma a quel punto i due bambini avevano
iniziato ad azzuffarsi tra loro urlando, graffiandosi, mordendosi e tirandosi i
capelli, una scena imbarazzante per il principe dei sayan,
indeciso se intervenire o meno. In quanto padre qualcosa gli diceva che era suo
dovere dividere i due litiganti, d’altra parte non si era mai occupato di
queste cose futili, era compito di Bulma, chissà
dov’era in quel momento si chiese oziosamente, continuando ad osservare la lite
a distanza.
Improvvisamente Trunks per
liberarsi dalla presa di Goten gli diede una
potentissima testata che fece sanguinare il naso al bambino, il quale iniziò a
piangere molto forte e sporco di sangue corse verso casa chiamando la madre; Trunks una volta rimasto solo aveva il fiatone a causa
della lotta, poi dovendo aver compreso che aveva esagerato si era diretto verso
casa a testa bassa pronto a ricevere i rimproveri della madre.
Vegeta decise di non lasciare la Capsule Corporation
quel pomeriggio, ritornò silenziosamente in casa e si ritirò nella gravity room, sicuro che a breve sarebbe arrivata Bulma a disturbarlo con quella questione.
Appunto dopo aver prestato le prime cure a Goten, Chichi aveva riportato a
casa il figlio tirandolo per un braccio e Bulma aveva
rimproverato severamente Trunks, ma la donna non
essendo appunto soddisfatta del pentimento del figlio lo prese per un orecchio
e lo trascinò verso la stanza di allenamento del padre.
Per Trunks le cose si
stavano mettendo davvero male, suo padre non gli prestava mai molta attenzione,
gli rivolgeva la parola pochissime volte e anche pochissime volte l’aveva
rimproverato, solo per cose grosse e secondo sua madre questa volta l’aveva
combinata davvero grossa, al bambino vennero le lacrime agli occhi, aveva
provato a spiegare alla mamma che non aveva fatto apposta, si sentiva una strana
energia mentre combatteva e quindi non era più riuscito a pensare a cosa fosse
giusto o sbagliato, ma poi aveva provato a chiedere scusa a Goten,
ma lui gli aveva fatto la linguaccia per tutta risposta, ovviamente mentre Chichi non guardava.
Bulma
spalancò la porta della gravity room e Vegeta
continuò imperterrito a fingere di meditare, la stava aspettando è che non si
aspettava che si fosse trascinata dietro pure il figlio.
“Ehi tu, smettila immediatamente di meditare, tuo
figlio ha appena picchiato Goten facendogli uscire il
sangue dal naso, non è in grado di controllarsi e questa è anche colpa tua.
Quindi mi aspetto che tu faccia la tua parte di padre!” gridò Bulma rossa in viso.
Vegeta aprì gli occhi e si rimise in posizione
eretta, sospirando sonoramente, e notò appunto che Bulma
era fuoriosa e il bambino invece cercava di
trattenere disperatamente le lacrime, ci mancava solo che si mettesse a
frignare, non l’avrebbe tollerato.
“E cosa dovrei fare? Rimproverarlo? Punirlo?” chiese
alla donna rivolgendo uno sguardo malvagio verso il bambino, il quale prese
visibilmente a tremare.
“Fai quello che è giusto. Questa volta ha esagerato,
Chichi è furiosa e ha ragione, non è la prima volta
che tuo figlio nei giochi non si controlla!” esclamò Bulma.
“Certo quando si comporta male è mio figlio giusto?
E va bene, lascialo qui, faremo due chiacchiere!” le rispose Vegeta e la donna
lasciò la stanza ancora inviperita.
Il bambino con gli occhi lucidi guardò la madre
andarsene poi si girò verso il padre e impaurito abbassò la testa per
nascondere le lacrime che ormai avevano rotto gli argini degli occhi, mentre si
sfregava l’orecchio che finalmente la madre si era decisa a lasciare poco prima
di andarsene.
“Trunks non frignare, non
lo sopporto, se non smetti immediatamente ti chiudo nella tua stanza e butto la
chiave!” lo minacciò Vegeta, ma questo provocò ancora più lacrime nel bambino e
quindi comprese che stava seguendo una linea di comportamento sbagliata.
“Senti, non ti farò nulla e non ho certo intenzione
di rimproverarti perché hai picchiato il figlio di Karoth.
Ma ti ordino di spiegami cosa è successo! E non balbettare, non lo sopporto”
gli ordinò Vegeta.
Trunks
allora alzò gli occhi e sforzandosi di tornare calmò spiegò al padre con un
filo di voce che stavano giocando e poi entrambi volevano usare la stessa
macchinina e quindi avevano litigato e poi lui aveva visto tutto rosso, aveva
voglia di combattere contro Goten, di vincere, di
batterlo e allora gli aveva dato quella testata con tutta la forza che aveva.
A Vegeta fu tutto chiaro, ecco perché Bulma gli aveva scaricato senza troppe cerimonie Trunks, finalmente stava uscendo la furia combattiva del
figlio ed era tempo che lui facesse la sua parte per incanalarla ed allenarla.
“Capisco, Trunks, …che ne
dici se ti insegno come si tira un pugno?” gli chiese sotto lo sguardo allibito
del bambino, che non si aspettava certo questo da suo padre, ma accettò
comunque con entusiasmo.
I due passarono un’ora insieme in cui Vegeta gli
insegnò i rudimenti della lotta e notò l’espressione gioiosa del figlio mentre
combattevano, non sarebbe stato così male allenarlo dopotutto e presto avrebbe
avuto una degna spalla con cui allenarsi.
“D’ora in poi ci alleneremo insieme un paio d’ore
tutti i giorni! Ma dovrai impegnarti molto, non mi piacciono gli scansafatiche
e soprattutto non dovrai intralciare i miei allenamenti” gli annunciò Vegeta
sotto lo sguardo entusiasta del bambino che accettò ovviamente.
“Ah un’ultima cosa…a tua madre dirai che ti ho
rimproverato severamente per il tuo pessimo comportamento e vedi di non fare
più uscire il sangue al figlio di Karoth, non voglio
altre scocciature!” gli ricordò prima di far uscire Trunks
dalla gravity room.
Trunks
uscì da quella stanza al settimo cielo, pensava che il padre l’avrebbe sbranato
e invece gli aveva addirittura dedicato del tempo, quella giornata era
diventata improvvisamente strepitosa.
Vegeta una volta rimasto solo fece un lungo sospiro,
provava una strana sensazione, era stranamente sereno, non l’avrebbe mai
ammesso ad alta voce, ma era stato interessante passare del tempo con suo
figlio. Finalmente era giunto il momento di allenarlo e ci avrebbe messo tutto
il suo impegno, suo figlio avrebbe dovuto superare i figli di Karoth, sicuramente avrebbe dovuto sconfiggere Gohan un giorno: ora aveva un nuovo scopo e ci si sarebbe
buttato a capofitto, forse iniziava davvero a piacergli avere una famiglia.
Ed ecco l’ultimo capitolo, non è stato
semplice dare una finale a questa storia, ma spero di avervi soddisfatto.
Grazie mille per aver seguito questa storia! A presto.
PS. Ho un’altra idea molto simpatica
in testa in cui il principe dei sayan si troverà a
dover sfidare un personaggio disney piuttosto noto….vedremo però quando riuscirò a scriverla.