Disintegration anxiety

di Spekled2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il leader del Glee Club ***
Capitolo 2: *** Post Rock ***
Capitolo 3: *** Equilibrista ***
Capitolo 4: *** Cheese ***
Capitolo 5: *** Storm ***
Capitolo 6: *** Fragola ***
Capitolo 7: *** Polvere ***
Capitolo 8: *** Puzzle ***
Capitolo 9: *** Trekking ***
Capitolo 10: *** Ninfe ***
Capitolo 11: *** Vaso ***
Capitolo 12: *** Chiaro ***
Capitolo 13: *** Pressione ***
Capitolo 14: *** The Game ***



Capitolo 1
*** Il leader del Glee Club ***


Note dell'autore:
Non so quanti nel 2020 possano essere aperti a una fanfiction incentrata su una coppia tanto improbabile come Finn/Brittany. Mi rendo perfettamente conto che incluedere Brittany all'interno di un contesto che non preveda Santana sia piuttosto "rischioso".  Esatto, amici e amiche che guidano il treno Brittana! Lo so, le nostre eroine sono state pioniere di un fenomeno che fortunatamente negli ultimi anni sta iniziando ad essere trattato sempre più frequentemente e con la giusta attenzione! Prima di loro le serie tv e la televisone non trattava di certe tematiche, e il successo ottenuto dalla loro storyline ha certamente aiutato a sfondare diverse barriere! Quindi viva Brittany&Santana reginette dell'integrazione :) !!

Ma il me-ragazzino, quando seguiva i nostri perdenti preferiti tra una gara canora e i loro drammi sentimentali, per qualche ignoto motivo avrebbe sempre desiderato più interazioni tra Finn e Brittany- probabilmente perchè trovavo super carino il modo di interagire che avevano Heather e Cory durante le interviste promozionali.

Il fatto che questo Paring non sia nemmeno previsto tra i filtri qui su EFP dovrebbe dirla lunga sulle tendenze e sulle preferenze del fandom italiano e non.  Oltre a questo, è anche abbastanza singolare che io mi ritrovi nel 2020 a scrivere un racconto basato su Glee. Ammetto che la notizia di Naya e le reazioni degli altri attori mi ha colpito tanto, facendo riaffiorare in me i ricordi legati a questa serie. Così, eccoci qui con questo racconto, nato abbastanza di getto e inspirato in parte a una vecchia fanfiction in lingua inglese "duck sauce, meet bear cheese" che potreste facilmente trovare in rete e che vi consiglio se masticate la lingua!

Gli eventi raccontati dovrebbero ambientarsi più o meno durante la seconda stagione del programma, sebbene abbia scelto di non preoccuparmi troppo del rapporto Artie/Brittany e potrei avere omesso anche altri avvenimenti, per una mera scelta di trama. La storia è narrata come se i ragazzi stessero frequentando la scuola oggi, in una società in cui i social network sono alla base delle relazioni sociali, influenzando il modo di interagire e di vivere. Ma basta ciance, la pubblico sperando che qualcuno possa leggerla e non trovarla così malvagia!
 
*****
Capitolo 1.


Come Rachel venisse sempre a conoscenza di ogni rumors al McKinley era fuori dalla sua umana comprensione. Finn era un ragazzo semplice. Aveva imparato che era meglio cercare di stare alla larga il più possibile da gossip e voci di corridoio. Come tutti alla sua età trovava quasi insostenibile la pressione del giudizio altrui. Non era semplice, ma per quanto fosse complesso riuscirci, cercava di fare come gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia in quelle circostanze. Non dare modo alle cattiverie che ti vengono lanciate contro di raggiungerti! Era quello il segreto per affrontare le giornate a testa alta. O così si era messo in testa. E pur essendo il quarterback della squadra del liceo, sapeva perfettamente di essere al centro del ciclone. Solo durante quella settimana, il resto della squadra di football gli aveva destinato ben tre docce fredde a base di granita al lampone. Il pretesto? Il solito, ovviamente: faceva parte del Glee Club. L'ultimo anello della catena alimentare del McKinley.

“ Si dice in giro che la coppietta d’oro sia saltata veramente...” gli mormorò Rachel tra i denti, ben attenta a non farsi sentire dagli altri, mentre Brittany entrava in sala prove.

Finn si grattò il mento pensieroso, osservando la neo arrivata prendere posto con aria contrita, senza salutare nessuno. Effettivamente già quella mattina lui stesso aveva pensato che qualcosa non andasse con Brittany. Lui era arrivato con largo anticipo perché aveva accolto la richiesta di aiuto della Coach Beiste per ritirare del materiale nuovo per la squadra. Secondo la donna il preside Figgins aveva commesso un errore di valutazione davanti al preventivo che lei gli aveva mostrato un paio di settimane prima, approvando quella spesa senza effettivamente averne realizzato il costo. “Dobbiamo fare in modo che già entro oggi sudiate quelle divise e le nuove pettorine. E sarà meglio che i nuovi palloni diventino un po’ meno gonfi. Figgins non ci metterà molto a revisionare i bilanci e decidere di rimandare il materiale indietro! Ma lo sai la cosa bella, Hudson? Non puoi rimandare indietro le cose usate!”  Finn sorrise al ricordo della furbata della Coach.

Così, si era portato dietro Sam e Puck ed era arrivato a scuola alle sette meno un quarto. Aveva pensato che un po' di muscoli in più avrebbero fatto comodo. Si era complimentato con se stesso per la pensata, quando aveva visto il cumulo di roba che il corriere stava scaricando fuori dal furgone.  Era intento ad unire le forze con Sam, reggendo insieme uno dei pacchi più pesanti, quando aveva notato la ragazza, diversi metri più in là.

Brittany stava seduta ad uno dei tavoli in cortile, dove loro del Glee erano soliti mangiare in pausa pranzo quando decidevano di non usufruire del servizio mensa. In effetti era più corretto dire che quello era il tavolo che i ragazzi del Glee, che non erano anche giocatori di football o Cherioos, usavano in pausa pranzo. Rachel aveva inciso una piccola stella, da qualche parte sulla superficie in legno. 

Sul momento si era anche chiesto cosa avesse portato Brittany a scuola a quell’ora del mattino. Aveva appoggiato lo zaino sul tavolo e sembrava assorta in qualche pensiero. Lui aveva anche pensato di andare a salutarla, quando Sam era inciampato in un sasso e lo aveva sbilanciato, facendoli finire entrambi con il culo per terra, tra gli sfottò di Puck. Prevedeva che da li al giorno dopo avrebbe avuto un livido gigantesco all’altezza del fianco, dove il pesante pacco lo aveva colpito nella caduta.  Seppur senza grossi danni collaterali, il piccolo incidente gli aveva fatto dimenticare la ragazza, almeno fino a quel momento.

Mentre ricordava l’accaduto, Santana entrò in aula, ultima dei membri del Glee. Con l’aria livida e un passo quasi marziale sembrò scegliere il punto più lontano possibile da Brittany. Probabilmente non aveva mai visto le due ragazze tanto distanti.  “Un momento… Ho capito bene?” bisbigliò Finn verso Rachel che sedeva alla sua destra. “Stai dicendo sul serio? Brittany e Santana?! Non avevo nemmeno capito che avessero reso le cose ufficiali!”

Rachel roteò gli occhi dandogli un leggero colpo sul braccio. “ Mi chiedo dove tu sia durante le prove del Glee… Persino un cieco avrebbe più chiara la situazione!”
“Non è che non sapessi di loro due…” puntualizzò Finn. “ Le uscite a voce alta di Brittany sono abbastanza inequivocabili. Solo pensavo che fossero … beh. Amiche di coccole?”
Rachel roteò gli occhi “Questo non accadrebbe se non fossi così preso dal football. Maledizione, Finn! Noi due siamo i leader qui dentro. Il che significa che abbiamo una responsabilità verso gli altri. Non puoi non notare certe dinamiche…”

“ Non vedo come il nostro ruolo qui nel Glee Club ci debba portare a impicciarci dei fatti altrui…” protestò il ragazzo allungando il collo verso le prime file, dove Brittany si era seduta con le mani in grembo, il capo chino.
“ Non possiamo permetterci spaccature nel gruppo!” sbottò Rachel con il tono che era solita utilizzare quando cercava di spiegargli concetti che reputava scontati. “ Cosa pensi che succederebbe alle nostre chance di vincere le nazionali se Santana e Britt non si parlassero più? O se iniziassimo a prendere le parti dell’una piuttosto che dell’altra!?”
“Ok. Ho afferrato…” sospirò Finn con aria torva, “Non occorre usare quel tono.”

“Dobbiamo fare qualcosa, Finn.” Insistette Rachel girandosi con il busto totalmente verso di lui e afferrandogli le mani con urgenza.
“Certo, suppongo di sì.” Annuì il ragazzo senza troppa convinzione, mentre il professor Schuester entrava finalmente in classe. “ Hai qualche idea?” Quasi già iniziava a pentirsi di averglielo chiesto. Quando Rachel incominciava a macchinare strani piani, le cose finivano sempre per complicarsi ulteriormente, come una palla di neve che inizia a rotolare giù da un pendio scosceso e si ritrova come una slavina a valle.
“Dobbiamo sondare il terreno per capire la reale gravità della situazione” mormorò Rachel più a se stessa che al suo ragazzo “ credo dovremmo provare a parlare con loro. Offrirgli una fonte di sfogo! E poi vedremo come comportarci...”
Le sue parole furono coperte dall’inizio del discorso di Mr. Schuester, ma Finn non afferrò che metà di quello che il professore stava dicendo loro. La sua attenzione spaziava a destra e sinistra dell’aula di canto, attento a studiare Brittany e Santana. Le ragazze sembravano voler essere a miglia di distanza da quell’aula.
*****
“ Io penso a Santana, dovrebbe essere più semplice per te parlare con Brittany!” gli aveva spiegato Rachel uscendo dalla sala prove.
Finn aveva annuito alla bozza di piano. Sospettava, con un elevato grado di certezza, che lei non volesse farlo avvicinare troppo alla ragazza ispanica, considerati gli ovvi precedenti. Non era un segreto che Rachel credesse che Santana potesse essere una bomba vagante da disinnescare prima che minasse il loro rapporto. Finn l’aveva più volte rassicurata, ma ormai aveva capito da tempo che far cambiare idea a Rachel non era la cosa più semplice del mondo. Con quella consapevolezza in testa, Finn focalizzò i suoi pensieri sull'altra Cheerleader.

Brittany s. Pierce era una presenza ricorrente nella sua vita dacché avesse ricordi.  Abitavano a un paio di isolati di distanza e avevano frequentato sempre le stesse classi. Eppure, per un qualche strano motivo, le occasioni in cui i due avevano effettivamente parlato si contavano sulle dita di una mano. In realtà non poteva dire di conoscerla un gran ché, superficialmente rendeva meglio l'idea.
Vero, il Glee club avrebbe potuto in qualche modo cambiare le cose. Tuttavia era praticamente impossibile approcciare la ragazza senza ritrovarsi anche Santana tra i piedi. Considerando le paranoie di Rachel, e considerando che Santana era dannatamente brava a farlo sentire un gorilla, si era sempre guardato bene da limitare ogni interazione. Prima ancora aveva avuto quella storia con Quinn, e sebbene le ragazze fossero amiche, non c’era mai stata occasione di approfondire le conoscenze.

Durante le superiori Brittany si era costruita una reputazione decisamente non invidiabile. Le voci di corridoio sostenevano che si fosse fatta ogni ragazzo ( e non solo) della scuola. A Finn veniva abbastanza difficile da credere, considerando che lui in prima persona era la prova che, come minimo, il record che le veniva attribuito non fosse così completo. Neppure le numerose feste clandestine tra Titans e Cheerios, che sfociavano sempre nel gioco della bottiglia o in 7 minuti in paradiso, avevano creato l’occasione per loro due. Non che ci avesse pensato chissà quanto! Aveva avuto la fortuna di non essere quasi mai single a lungo da quando aveva incominciato il liceo. Il perché la ragazza non si preoccupasse di smentire quelle dicerie era oltre la sua comprensione. Dietro quell'aria perennemente confusa, quelle gambe chilometriche e i commenti stralunati, non era difficile intravedere una persona dolce, gentile e un po’ ingenua.  Da quello che lui aveva intravisto grazie al Glee Club, c’era molto di più sotto la superficie.  

Sebbene ritenesse che Tina o Mercedes potessero essere più adatte a quel ruolo, Finn non aveva protestato troppo con Rachel. Dopotutto la sua ragazza aveva ragione almeno su una cosa: lui era il punto di riferimento all’interno del loro Glee Club. Per motivi che non gli erano del tutto chiari, di riffa o di raffa, a ognuno di loro interessava il suo punto di vista e lo riteneva una figura influente. Interessarsi delle dinamiche di gruppo e favorire l’armonia era una sua responsabilità. In ogni caso non aveva grosse opzioni: Rachel non si sarebbe fatta smuovere.

Fu non senza indecisione che avvicinò Brittany dopo le prove del Glee. La trovò intenta a fissare l’interno del suo armadietto come se fosse in attesa di qualcosa.
“Ehi, Britt!” la richiamò Finn, molleggiando sulle gambe, impacciato.
La bionda richiuse lo sportello con lentezza, prima di voltarsi e salutarlo con un sorriso tirato che non illuminò i suoi occhi. “Ciao Finn.”

“Senti… avrei bisogno di chiederti una cosa” tentò lui, senza avere ben chiaro in testa come avrebbe affrontato quella situazione. Lui era solo un ragazzo, come diavolo poteva saperne qualcosa di come si intavola una conversazione come quella con la giusta delicatezza? Puck aveva definito tutto quel casino come il Lesbodramma di Santana e Brittany. Lui era solo il quarterback della squadra di football liceale. Lui prendeva il pallone, coordinava i movimenti dei compagni e serviva il passaggio vincente. Cosa ne sapeva di Lesbodrammi?!

“ Ti ascolto. Ma ti dispiace se ci incamminiamo verso la mensa?” Brittany afferrò la cinghia del suo borsone che utizzava per l'allenamento, uno dei mille gadget firmati che Sue Sylvester forniva alle sue ragazze e che ora giaceva ai piedi di Brittany. Lo issò in spalla, non senza fatica. “Oggi è giornata di crocchette… vorrei arrivare prima che Mercedes si spazzoli anche la teglia che le bidelle tengono nascosta in cucina”. La borsa doveva essere ben più pesante di quanto lei avesse valutato, considerando che quasi perse l’equilibrio dopo il primo passo.

“Aspetta, lascia che ti dia una mano con quella" si affrettò lui, afferrando la cinghia e liberandola dal fardello. Era effettivamente molto pesante. “Ma cosa ci devi fare con tutta questa roba?” esclamò, quasi pentendosi della sua improvvisa cavalleria.
“Sono per lo più libri…" fece spallucce lei. “ I miei voti fanno schifo e mia madre mi ha fatto uno strano discorso sul fatto che non miglioreranno se li lascio sempre nell'armadietto e non li apro mai. Pazzesco no?”
“Da non credere…” annuì lui, non del tutto convinto, mentre la ragazza prese a muoversi lungo il corridoio. " Così li porto a casa... magari un cambio di prospettiva gli farà bene! Li capisco... stare tutto il tempo nello stesso posto non deve essere stimolante".A Finn non era chiaro se Brittany si aspettasse effettivamente che la sua media dipendesse dall'umore e dal contesto in cui trovavano i libri o se stesse scherzando.Preferì non indagare, prendendo a seguirla, un po’ storto per il peso. Come diavolo aveva potuto pensare di riempire quella borsa con tutta quella roba e non procurarsi una grossa ernia?   

“Se hai bisogno di pesi per fare allenamento basta chiedere a Sam, non occorre svaligiare la biblioteca!" annaspò lui dopo un paio di minuti. “ Aspetta un momento..." mormorò con un filo di affanno " Non è che stai cercando di farti i muscoli per fregarmi il posto da quarterback?”
Lei rise di gusto e Finn si sentì fiero della sua battuta. Cercando di riguadagnare un tono serio, Brittany riprese a camminare, aggiungendo “I miei bicipiti sono già più scolpiti dei tuoi, per la cronaca!" Lui la guardò torvo, ma fu tradito dal suo stesso riso. Cercò di non dare troppa importanza al fatto che effettivamente la ragazza fosse più tonica di lui.  Non stava andando male per essere una delle prime conversazioni con Brittany.

“Grazie dell'aiuto, ad ogni modo" gli disse dopo una manciata di secondi, cambiando discorso. “ Di cosa avevi bisogno?”
“Hai presente il progetto per il Glee di cui parlava oggi Schuester?” le domandò mentre le indicava di girare nel corridoio a destra. Poco davanti a loro, impalati in mezzo alla via, aveva individuato alcuni dei regazzi della squadra. Le granite in mano e il ghigno sui loro volti non erano una vista rassicurante ma Finn aveva incominciato a prevedere quelli che erano i posti da evitare se si desiderava restare asciutti. Fortunatamente, i suoi cari amici erano parecchio ripetitivi.

Brittany afferrò al volo la situazione e sterzò con eleganza prima che quelli potessero notarli tra la folla. Anche per lei valeva la stessa cosa: essere una delle Cheerleader più popolari della scuola non le forniva una copertura sufficientemente grande dall'essere presa in giro per far parte del Glee Club. E molti ragazzi sembravano trovare l'idea di una Brittany bagnata particolarmente intrigante.

“Si, insomma.. più o meno. Devo ancora pensare che cosa fare a riguardo. Di solito mi affido totalmente a Santana per queste cose... di solito è lei a fare l'alpha della situazione… " rispose pensierosa.
La mascella di Finn quasi cedette. Gli venne parecchio difficile scacciare l’immagine mentale di una Brittany dallo sguardo furbo scrutare in attesa una Santana in uniforme da Cheerios intenta a lucidare un grosso- “Postino. Pensa al dannato postino, Finn!”

Dovette impegnarsi parecchio questa volta. Dannata Brittany, dannate le sue frasi ambigue e dannati i suoi pensieri malsani. “Perché questa volta non facciamo coppia io e te?" improvvisò, conscio che non avrebbe mai scacciato quel pensiero dalla testa se non si fosse deciso a parlare.
Lei inchiodò letteralmente e lui tentò di fare altrettanto, dovendosi impegnare a non sbandare di lato per il contraccolpo provocato dal peso della tracolla. “Mi stai chiedendo di lavorare assieme al numero per il Glee?” lei sembrava totalmente spiazzata all'idea, come se le avesse chiesto chissà cosa.

Un paio di studenti del primo anno passò correndo tra di loro, in preda alle risate. Finn si chiese dove trovassero tutto quell’entusiasmo.
“Non hai pensato che Rachel potrebbe volere la mia testa per questo? Ancora non mi parla per quella storia del doppio appuntamento…” la risposta di Brittany lo riportò al focus della discussione.
“… che tra parentesi è stato un fiasco!" rispose il ragazzo, " a malapena ho fatto due forchettate quella sera!"
“Già, c'era un topo nei miei spaghetti…" ricordò lei con fare nostalgico, “muoveva ancora i baffetti!”

“Ho già parlato con Rachel.” Tagliò corto Finn sentendo uno strano senso di colpa all’altezza dello stomaco. “ Abbiamo deciso che può essere interessante mescolare le carte al Glee... per stimolare la creatività del gruppo!" Tecnicamente non ne avevano proprio parlato. Ma aveva un piano.  Si, esatto. Lo aveva formulato nei 10 secondi precedenti, vero! E non aveva vagliato le possibili conseguenze, altrettanto vero. Ma era pur sempre un piano. Anche lui, ogni tanto aveva buone idee. Per Giove, era il quarterback della squadra di football! Il cervello e il braccio al servizio della squadra! Rachel voleva che Brittany si aprisse circa suoi sentimenti con lui? Beh, non poteva di certo succedere così a comando! Dovevano passare un po’ di tempo insieme. Conoscersi meglio. E visto che lo stava facendo per il bene del Glee club, sarebbe stato proprio il Glee club a venire in aiuto! Ai suoi occhi sembrava che nulla potesse andare storto.

Lei sembrò metterci un’eternità nel formulare una qualsiasi risposta. Lo scrutava con un’espressione indecifrabile, mangiucchiandosi il labbro. “Non capisco perché vorresti me, ci sono un sacco di opzioni più valide…" disse infine, riprendendo a camminare.
Fu il suo turno di essere sorpreso. “ Vuoi scherzare? Se siamo qualificati per le Regionali è merito della tua performance durante Valery! Sei stata formidabile- lo sei sempre quando balli- e non te la cavi affatto male nemmeno con il canto!”

“Se siamo alle Regionali è merito della voce di Santana e del duetto di Sam e Quinn" lo corresse lei, “ mi sono limitata a svolazzare loro accanto..." aggiunse scrollando leggermente le spalle.
Quella mancanza di consapevolezza nei suoi meriti lo colpì. “Ehi…” protestò Finn. “Non dire cosi. I ragazzi sono stati tutti magnifici…" concordò con lei annuendo animatamente e sforzandosi di starle dietro. “ Ma tu hai saputo dare consistenza a un’esibizione che sarebbe stata semplicemente forte, ma che invece è stata memorabile!"
Il sorriso della ragazza non tardò ad arrivare, seppur solo accennato. Questa volta, però, qualcosa brillò nei suoi occhi blu. “Non hai citato Mike… la coreografia è stata in gran parte una sua idea.”

“Te lo concedo, Mike è un grande…” non aveva problemi a lodare uno dei suoi più grandi amici, “ ma il premio come miglior performer delle provinciali mi sembra lo abbiano assegnato a te!”
“Se non fosse stato per il pettine di Artie.." 
“Oh, andiamo… sarò pure tonto" la guardò con finto fare severo, “ma sappiamo tutti che lo avevi perso un'ora dopo averlo ricevuto.”
“Già.” Sbuffò Brittany. “Se fossi stata più attenta non avremmo pareggiato… la foto celebrativa sarebbe stata meno imbarazzante senza i membri dell’altra squadra a guardarci in cagnesco.”

Si erano ritrovati alle soglie della mensa, facendosi largo tra la folla di studenti. Brittany puntò un tavolo e lui lasciò la borsa sulla panchina adiacente. Non era male la sensazione di reimpossessarsi della propria spalla.
“Devo andare all'allenamento ora… o la coach mi leverà davvero il posto per affidarlo a te." Abbozzò un sorriso. La battuta quache minuto prima l'aveva divertita, quindì pensò di battere il ferro finchè fosse caldo.
Lei annuì. “Dovresti fare qualche peso ogni tanto... così, giusto per scoraggiare potenziali competitor.” Parve riflettere per un momento, poi aggiunse, " Ho visto un documentario una volta su un branco di leoni in Africa. Il capobranco veniva rispettato da tutti fino a quando un maschio più prestate non lo ha sfidato..."

Finn levò un sopracciglio. " E come è finita?"
"Non bene per il capobranco, o meglio.. ex capobranco. Credo che la morale sia che non si deve mai riposare troppo sugli allori.." Brittany scrollò le spalle con un lieve sorrisino. Stava cercando di dirgli qualcosa senza essere troppo rude? Finn lottò per non sentirsi troppo in colpa riguardo lo spuntino che si era concesso fuori pasto. Poi si ricordò che i documentari non avevano una morale come nelle favole e si sentì più tranquillo.
“Pensaci su per il progetto.. senza fretta e senza obbligo." Le disse infine, tornando a concentrarsi sul motivo per cui era li. " Se l'idea non ti dovesse convincere, non ne farò un dramma. Ma se ti va di fare qualcosa insieme, scrivimi!”
Lei annuì, giocherellando con l’orlo della propria gonna, pensierosa. “Va bene…” mormorò guardandolo finalmente negli occhi “ Ti faccio sapere. E Finn… grazie per la borsa!"
Lui fece un gesto vago con la mano e la salutò.
 
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Capitolo 2
*** Post Rock ***


Note dell'Autore:
Ecco che ci si addentra nella storia, iniziando l'esplorazione del rapporto tra Brittany e Finn. Come anticipato, i social avranno un'importanza marcata nella narrazione, riflettendo quello che potrebbe essere accaduto se Glee si fosse ambientato in questi ultimi anni. Incroceremo la canzone che fornisce il tiotolo al racconto. Anche se non è fondamentale, conisglio in caso di recuperarla!

 
 
*****

Capitolo 2.

Terminata la doppia seduta di allenamento, dopo una doccia rigenerante, si trascinò al parcheggio della scuola seguendo docilmente Sam e Puck, piuttosto stanco.
“ Tutta questa situazione del Lesbodramma è una bella gatta da pelare…" commentò Sam qualche minuto dopo, mettendo in moto la macchina “ Non è male che per una volta Santana non abbia tentato di uccidermi per non aver rispettato i dieci metri di distanza da Brittany, ma mi chiedo quando le cose al Glee torneranno normali.”
“Cos’è questa storia dei dieci metri?” Chiese Finn ridacchiando. Qualsiasi cosa fosse, suonava esattamente da Santana.

Puck abbassò il finestrino, facendo sporgere fuori il braccio. “ Le ragazze sono hot insieme, ma ecco… a Puckzilla non dispiacerebbe fare qualche altro giro a Lopez-ville se capite cosa intendo!”
“ Vedi di non complicare le cose King Kong…” lo ammonì Finn. “ Rachel sostiene che siamo vicinissimi all’apocalisse per Il Glee Club. Un triangolo è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno…” 
Prima che potesse approfondire il discorso, venne distratto dalla vibrazione del suo telefono. Aveva una nuova notifica. 
"Brittany S. Pierce vorrebbe inviarti un messaggio su Instagram." Lesse mentalmente più volte la notifica nella parte alta dello schermo del cellulare. Il ragazzo si ritrovò a sorridere nell'aprire l’applicazione. Si sorprese però nel realizzare di non avere mai aggiunto la Cheerleader tra i suoi contatti.

“ Sei davvero sicuro che Rachel non cercherà di farmi fuori se ti dico di sì? 💀🔪

Finn trattenne una risatina, più per le emoji finali che per altro. Notò che la ragazza era ancora online. Accettò la richiesta di Chat e si affrettò a digitare: 

“ Con Rachel non si può mai sapere! 😜

“Ah, qualcuno è ancora cotto di mama Lopez!" esclamò Sam ammiccando verso Puck. Uscì dal parcheggio e imboccò la rotonda per abbandonare il campus. Ultimamente facevano a turno su chi avrebbe preso la macchina per andare a scuola. L'idea era stata di Sam, un momento per stare insieme ai propri “fratelli” senza i drammi portati dalle ragazze, dal Glee o dal Football. O questo almeno era quello che aveva spiegato loro. Ad ogni modo avevano mantenuto l'abitudine anche se di fatto gli  argomenti di conversazione ricadessero sempre tra quelli!
“ Esiste qualcuno che non lo sia?” rispose sornione Puck mentre accendeva la radio.
“Fammi pensare…” esclamò Sam con marcata teatralità mentre si fermava a uno stop “Finn, forse?!”
“Touché” rispose Puck “ ma solo perché non era ancora pronto al suo lato assatanato. Credimi amico, quella donna es muy caliente quando è ispirata! “Annuì con approvazione quando pescò alla radio un pezzo dei Radiohead. “ E Santana è sempre ispirata!”
“ L'esperienza più terrificante della mia vita" confermò Finn, che li ascoltava appena, complice anche la radio in sottofondo.

Un paio di ragazzi attraversò la strada sulle strisce. Quando furono dall’altra parte della strada, Sam ripartì. Nessuno aggiunse altro, chi impegnato ad ascoltare i Radiohead, chi concentrato a guidare. Finn, d’altro canto, aspettando la risposta di Brittany, si era messo a scorrere il suo profilo Instagram. Il suo feed consisteva prevalentemente in un book fotografico del suo gatto obeso conciato con i peggio costumi.

Lord Tubbington era esilarante. Finn lasciò un cuore all'ultima foto in cui era vestito da fata, con tanto di cappello rosa a punta, occhiali a forma di stella, coriandoli e nastrini turchesi svolazzanti dietro la sua silhouette. Ci doveva essere stato un forte sforzo creativo per scattare quella foto con il giusto tempismo. Ogni tanto compariva un selfie della ragazza, in solitaria o con Santana. La bellezza del sorriso di Brittany lo investì,  lasciandolo un pochino sorpreso, come se lo vedesse per la prima volta. La aggiunse tra i suoi contatti.
 
“ Ti dico di sì solo perché Lord Tubbington insiste. È lusingato dal cuore che gli hai appena lasciato 🐈🤩”
 
Finn soppresse una piccola risata. E la cosa lo stranì alquanto. Stava iniziando a prendere a cuore il compito che Rachel gli aveva affidato. Di quello si trattava, dopotutto. No?

“ Di al tuo gatto che è una rock star! 😎 Fico, vedrai… faremo un numero incredibile insieme! Gli altri resteranno di sasso. 
Che ne dici se ne parliamo domani dopo la scuola?

In risposta ricevette solo l'emoji con gli occhi a stella. Lo prese per una risposta di assenso. Sorridendo, chiuse Instagram, lanciò il telefono sul sedile e, tanto per fare qualcosa, mollò un coppino a Puck che si limitò a promettergli vendetta, quando meno se lo sarebbe aspettato.

*****
 
“Le cose sono più gravi di quanto pensassi, Finn!" Fu così che Rachel esordì durante la loro consueta telefonata serale.
“Ciao anche a te, amore.” Rispose sarcastico, spegnendo l’X-box. Già prevedeva che le cose sarebbero andate per le lunghe. Sospirò. Le chiamate delle 18.00 di Rachel spesso gli facevano posticipare la cena. Ogni tanto Kurt doveva letteralmente salvarlo, rubargli il telefono e salutare di persona l’amica prima di agganciare. Quel giorno Kurt avrebbe cenato fuori con Mercedes, nessuna speranza di una via di fuga semplice e indolore.
“ Ho parlato con Santana.” Lo ignorò lei dall'altro lato del telefono. “È nera, Finn. N-E-R-A!” scandì con grande enfasi, troppa per i gusti di Finn.

Il ragazzo si abbandonò sul letto attendendo dettagli. Ma Rachel restava in silenzio, evidentemente si aspettava che lui dicesse qualcosa.
“Beh, se ha appena mollato Brittany direi che è comprensibile!” provò a ragionare Finn, mettendosi comodo. Se doveva essere una lunga conversazione era meglio prepararsi a dovere.
“È questo il punto, ma non capisci?” riprese con urgenza Rachel “ è nera perché è stata la dolce Brittany a darle il ben servito! Ma ci pensi?”
A Finn non sfuggì l'intonazione parecchio acuta che il tono di voce di Rachel aveva preso.
“Oh!” esclamò lui, sorpreso. Da perfetto estraneo alla vicenda si era aspettato uno scenario completamente ribaltato. E così era stata Brittany a terminare la relazione… la cosa gli appariva alquanto… singolare.

“Come sarebbe a dire “Oh"?! Cosa ti ha detto Brittany oggi? Ho visto che stavate parlando in corridoio!”
Finn si grattò il collo “ ehm, in verità non le ho ancora chiesto nulla riguardo il Lesbodramma!”
“Riguardo a cosa?”
“Senti Rachel…” la interruppe lui, accorgendosi che quella parola non era il massimo da essere usata in una conversazione con la ragazza, o con qualsiasi ragazza, o con qualsiasi persona che non fosse Sam o Puck. “ Io e Brittany non siamo affatto in confidenza, a malapena abbiamo mai parlato prima di oggi…  credevo di avertelo già spiegato questa mattina!”
“Lo hai fatto…” lo incoraggiò Rachel, curiosa di dove lui stesse andando a parare. “ E quindi oggi di cosa avreste parlato se non le hai domandato di Santana?”

“Ho.. ecco sì, ho pensato che avrei dovuto prendere la faccenda alla lontana... guadagnarmi la sua fiducia. Non potevo aspettarmi che si confidasse con me dal nulla!" cercò di spiegare Finn, sentendo caldo all’improvviso all'altezza del collo.
“Oh Finn, è di Brittany che stiamo parlando. Basta un sorriso da chiunque e sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa le si chieda!" cinguettò Rachel con voce leggermente petulante. “ Non era proprio lei quella che lo scorso anno è finita ad aiutare il bidello a pulire i bagni sperando che gli prestasse lo scopettone per provare a cavalcarlo a modo di una Nimbus 2000?”
Da quando associava la voce della sua ragazza a un aggettivo tanto fastidioso? “ Proprio lei…” si limitò a dire, sforzandosi di appellarsi a tutta la pazienza che aveva in corpo. Lui stesso aveva strabuzzato gli occhi quando avevano visto la scena… ma insomma. Chi erano per emettere giudizi?”

“Insomma… cosa vi siete detti?”
“Promettimi che non ti arrabbierai troppo!" Finn strinse gli occhi, un pizzico d’ansia che iniziava a fare capolino in lui. Davvero non riusciva mai a prevedere le reazioni di Rachel. Avrebbe potuto fargli una scenata da un momento all’altro come avrebbe potuto dargli del genio con la stessa facilità.
“Finn…”
“Le ho proposto di lavorare con me al progetto del signor Schuester di settimana prossima.” Decise di essere il più diretto possibile. Spesso era la cosa migliore da fare con Rachel.
“Finn!” Eccolo il tono allarmato e indignato che si era immaginato “ Ti sei di colpo ammattito?”

“Non capisco perché ti arrabbi così tanto. Mi sembra un piano perfetto per conoscerla un po’ meglio. A quel punto mi sarebbe più semplice offrirle una spalla su cui sfogarsi… se ne avesse voglia, intendo!" Si alzò e prese a camminare per la stanza, schivando oggetti random abbandonati sul pavimento.
“Da quando per conoscere una ragazza devi farci un duetto insieme?” protestò Rachel con un’intonazione un po’ troppo acuta.
“Brittany me lo aveva detto che non l'avresti presa affatto bene…” la ignorò lui con un po' di esasperazione, non capendo il motivo di tanto clamore.  Ci fu un minuto interminabile di silenzio. Finn stava quasi per mettere giù la chiamata quando Rachel finalmente parlò.

“ Ok, scusa…” mormorò con un filo di voce. “In realtà non hai avuto una cattiva idea dopotutto."
“Dici davvero? Non sei arrabbiata?” chiese lui, sollevato e un filo sorpreso.
“Dico davvero, anche se sono un filino gelosa, lo ammetto! Ma sono contenta che tu abbia preso di petto la situazione, anche se mi aspettavo qualcosa di… diverso. Dimmi solo che lo stai facendo perché ci tieni a fare quello che ti ho chiesto, e non perché desideri davvero duettare con lei…”

Finn si passò una mano tra i capelli indeciso su come rispondere, cercando le giuste parole. “ Siamo i leader del Glee club, Rach, è come dicevi tu, non capisci?! Anche se siamo fatti per cantare insieme, tu ed io, non pensi che sia giusto cercare di affinare l'intesa anche con gli altri? Per il bene della squadra?”
Lei aspettò un pochino prima di rispondere. Evidentemente stava scansionando mentalmente la sua risposta che, di certo, non era stata come lei si era aspettata. Lui allontanò il telefono dall'orecchio per controllare se non fosse caduta la linea. La chiamata era ancora in corso, ma notò una nuova notifica da Instagram.
“Hai perfettamente ragione Finn…" disse infine Rachel.
“Davvero?”
Lei indugiò ancora un secondo prima di rispondere. “ Hai ragione… e vale in generale. Non solo per te e Brittany.”

“E tu hai già pensato con chi portare il duetto ora che non hai questa pesante palla al piede di nome Finn Hudson da portarti dietro?” chiese lui, cercando di alleggerire il mood della conservazione.
“Ora che mi ci fai pensare… e se chiedessi a Mike? Non gli farebbe male esercitare un po’ la sua voce, e io potrei ripassare qualche passo di danza!"
“Mi sembra magnifico!” approvò lui, alzandosi dal letto e dirigendosi alla scrivania per armeggiare con il computer. Non ci aveva poi messo molto a fare una contromossa. Finn sospettava che si trattasse di un’idea che le balenava in testa da un po’. Non era sicuro che Mike sarebbe stato cosi entusiasta, ma ehi…a ognuno il suo!
Il laptop era già acceso. Si sedette e mormorò un “Uh-uh” non particolarmente convinto in risposta al monologo che Rachel aveva già intrapreso, cambiando discorso. Si era già spostata sulla lista delle canzoni che avrebbe voluto proporre al prof. Schuester per le prossime esibizioni. Con una manata non troppo delicata, lui scostò una manciata di fogli da sopra la tastiera, facendo rotolare per terra una paio di pennarelli. Si connetté a Instagram da Chrome.

“Cosa ne dici?”
“Oh, credo che dovresti insistere un po’ di più con Mr. Shoue… temo voglia proporre ancora qualcosa dei Journey!” rispose ridacchiando, mentre Rachel riprendeva come un fiume a parlare. Oh, questa volta gli sarebbe stata addosso a tal punto che il povero Will Schuester avrebbe dovuto accontentarla se davvero desiderava pace e tranquillità.
“Meraviglioso!” approvò Finn, mentre entrava nella sezione dei direct dove aveva una nuova notifica nella chat con Brittany.
 
“Ciao! Pensavo che potresti passare da me dopo la scuola. Potremmo parlare del numero per il Glee. E sarebbe perfetto avere il quarterback a Fondue for two, prima che la Beaste lo cacci! 😜

Sorrise mentre si affrettava a rispondere, la voce di Rachel ormai un sottofondo poco distinguibile.
 
Contaci! Magari mi spieghi qualche trucchetto sull’uso del bilanciere! 

Rachel continuava il suo monologo ma ormai lui aveva esaurito tutta la sua buona volontà. Stava semplicemente attento che la ragazza non lo interpellasse, borbottando un “uhm, uhm” e un “Ok” giusto per farle presente che stava ancora ascoltando attivamente. O meglio, per farglielo credere.
Un minuto dopo la risposta non tardò ad arrivare, breve ma concisa, proprio come Brittany.

“LOL”
 
*****
 
Era stato a casa di Brittany una volta sola, durate il precedente semestre. I genitori della ragazza erano andati ad una convention e Santana ne aveva approfittato per organizzare una mega festa. Avevano sbolognato la sorellina di Brittany dalla nonna, promettendole tutto il gelato che desiderava durante il week-end. La marmocchia era stata facile da comprare e così aveva manifestato alla nonna un irreprensibile desiderio di dormire da lei. Ricordava di aver fatto il culo a beer-pong a Puck e Mike, che Santana era ubriaca già a metà serata e Brittany aveva vomitato sul tappeto di sua madre. Quinn le aveva tenuto la coda durante le svariate tappe al gabinetto.

Il vialetto dei Pierce era parecchio curato, l’erba del giardino tenuta bassa e le gardenie emanavano un buon profumo. La bici di Brittany giaceva abbandonata sul patio. Dandosi una ravvivata ai capelli, suonò il campanello e attese. Dopo qualche secondo un rumore di passi preannunciò l’arrivo di qualcuno oltre la porta e si ritrovò presto a dover abbassare lo sguardo. Davanti a lui, incastrata nel piccolo spazio creatosi tra il muro e la porta socchiusa, stava la copia in miniatura di Brittany, con tanto di coda e occhioni blu. La bambina lo squadrò in silenzio, sospettosa.

“ Ciao, tu devi essere Jane, la sorellina di Brittany!” abbozzò lui, impacciato.
“ Sei qui per venderci qualcosa?” domandò la bambina “ perché mamma dice che non apriamo ai venditori ambulanti!” lo ammonì lei abbassando la voce.
“ Sono un amico di tua sorella, non vendo nulla!” allargò le braccia lui con un sorriso, come a dimostrarle che fosse pulito.
Jane Pierce annuì poco convinta e poi urlò “ Bri-Bri!! C’è un gigante che ti cerca!” e con questo corse via, lasciandolo li all’ingresso, la porta semi chiusa.

Un nuovo rumore affrettato arrivò dalle scale che davano sul pianerottolo, proprio davanti all’ingresso. Rapida ma aggraziata, Brittany trotterellò giù dalle scale “Ehi Finn, hai conosciuto la mia piccola peste!”
Si era cambiata rispetto a quello che indossava a scuola, optando per una salopette di jeans fatta a shorts sopra una magliettina leggera a righe giallo-nere. Sembrava un’apetta. Un’apetta leggiadra e molto carina. Ma che diavolo stava pensando?
“Certo che tua sorella è letteralmente il tuo francobollo” le concesse Finn, impressionato. Tuttavia, lo sguardo confuso della ragazza gli fece riformulare la frase “ ti.. sì, insomma… ti somiglia tanto!”

Brittany sorrise “ Oh sì, sto lavorando da diverso tempo per renderla la mia mini-me. Ho visto un film in cui il cattivo che voleva conquistare il mondo aveva una sorta di copia in miniatura. Ho dovuto adeguarmi se voglio diventare rappresentante degli studenti! Dovresti vederla quando le faccio indossare la sua mini divisa dei Cheerios”
Finn ridacchiò mentre Brittany girò i tacchi e prese a salire le scale di corsa. “ Hai intenzione di stare lì per tutto il giorno?” Lo canzonò fermandosi a metà rampa.
Non se lo fece ripetere, e dandosi mentalmente del deficiente, varcò l’ingresso di casa Pierce. Nel richiudersi la porta alle spalle si prese qualche istante per guardarsi attorno. L’anticamera era molto luminosa, arredata con gusto e piena di specchi. Un paio di comodini dall’aria antica lo scortavano da ambo i lati del corridoio, i centrini elaborati e vari soprammobili erano stati sistemati con cura. Qua e là, sulle pareti appena ridipinte, svettava qualche foto di famiglia e alcuni quadri raffiguranti paesaggi montani.

Brittany lo stava ancora studiando con aria indecifrabile da sopra le scale, così lui abbandonò gli indugi e la raggiunse con l’abbozzo di un sorriso. “ Già... scusami, sono ancora un attimo sconvolto dalla tua sorellina… per un attimo ho pensato fossi tu e che ti fosse accaduto qualcosa, tipo che fossi caduta in un qualche calderone pieno di una pozione ringiovanente…”
Brittany ridacchiò “ Una volta sono caduta dentro a uno dei Silos per la raccolta dell’acqua qui fuori Lima…”
“Cosa?”
“Oh, sì..” annuì lei “ma è acqua passata, ormai!” gli fece l’occhiolino lei spingendolo leggermente per farlo avanzare lungo le scale. “ Andiamo, dritto fino al corridoio e poi a destra!”

*****

“ Mettiti comodo, ho bisogno del bagno per un secondo!”
Fu così che per la prima volta si era trovato nella stanza di Brittany. La sera della festa era stata subito off-limits. Santana l’aveva fatta sigillare, chiudendo la stanza a chiave e riponendola nel proprio reggiseno. Nessuno aveva fatto grosse domande a riguardo ne Brittany aveva protestato aggiungendo solo un “Fico, se dovessi aver bisogno di entrare in camera mia ho la scusa per palparti le poppe davanti a tutti!” 

La stanza non era molto grande. Una grossa finestra si affacciava su un balconcino, contribuendo a rendere il locale parecchio luminoso. La carta da parati rosa non lo faceva impazzire, ma i piccoli dettagli con gli unicorni erano abbastanza fichi e certamente in pieno stile Brittany. Un letto a una piazza e mezza era incastrato tra una libreria colma di VHS della Disney e una scrivania in legno scuro. Aveva lasciato il suo laptop acceso ma probabilmente non lo stava usando da un po’ considerando che lo screen saver era in funzione. Una presentazione di foto veniva infatti proiettata ritmicamente sullo schermo, alternando foto di gruppo del Glee Club, delle Cheerios e di Lord Tubbington. Appese al muro, Brittany aveva fissato diverse fotografie incorniciate. Riconobbe una foto che lui stesso aveva scattato durante le provinciali dell’anno precedente, e che aveva pubblicato sui suoi social, che ritraeva Brittany, Santana e Quinn festanti dopo l’esibizione. Aveva davvero catturato un bel momento, ed era contento che fosse piaciuta alla ragazza a tal punto da volerla stampare.

Mosse un passo allontanandosi dalla scrivania per guardarsi attorno ancora un po’. L’ordine non era forse uno dei pregi principali di Brittany, ma ehi, niente in confronto al caos che regnava in camera sua! Schivò la divisa dei Cheerios che era stata lasciata sul pavimento e dribblò un paio di peluche dall’aria tremendamente morbidosa. Si avvicinò al comodino. Alcuni trucchi erano sparsi sulla superficie assieme a una collanina d’argento e un pettine. In una piccola cornice argentata spiccava una foto di due bambine che si tenevano la mano. Finn la prese con delicatezza e si sforzò di mettere a fuoco i lineamenti di entrambi i visi. La foto non era nitidissima, probabilmente era stata scattata con una di quelle vecchie macchine fotografiche istantanee. Non poteva che trattarsi di Brittany e Santana ai tempi dell’asilo. Rimise a posto la foto, tornò alla scrivania e si abbandonò sulla sedia, stando ben attento a non toccare il computer. Non voleva dare l’impressione di stare ficcanasando.

“Eccomi, scusa ma avevo bisogno di sciacquarmi il viso” esordì Brittany uscendo dal bagno privato da cui poteva accedere direttamente dalla sua stanza. Finn ne desiderava uno dall’esatto momento in cui si era trasferito con sua madre dagli Hummel. Dannato Kurt, sembrava letteralmente viverci in quel gabinetto!
“ E in più ho trovato il signorino nella cesta dei panni” precisò Brittany quando Finn sorrise, notando il grasso felino che teneva in braccio “ Ehi Lord Tubbington, hai visto? Abbiamo ospiti… è Finn, il tuo ammiratore!”

Il micione, che stava cercando con grande sforzo di divincolarsi, riuscì finalmente a scivolarle via di dosso, cadendo quasi di muso sul parquet. Con un pigro miagolio si rimise a quattro zampe e mosse qualche passo verso il letto, per fermarsi lì vicino. A Finn sembrava evidente come il micio desiderasse mettersi comodo sul materasso ma che fosse troppo grasso per riuscire a saltarci sopra.
“Lord Tubbington è troppo goloso di ali di pollo fritto.. è per questo che ha messo su un po’ di peso ultimamente!” gli spiegò la ragazza affrettandosi a riprenderlo in braccio. “ Ecco, così.. mettiti comodo” mormorò adagiandolo con delicatezza e lasciandogli un sonoro bacio dietro l’orecchio. Il felino miagolò, soddisfatto e strisciò verso il cuscino. “ Ma da domani ti preparo solo insalata!”, gli disse con tono autoritario.
“Il tuo gatto è una forza!” commentò Finn che non aveva ancora smesso di sorridere.

*****
 
“Stavo pensando al numero per il Glee Club poco prima che arrivassi!” gli disse Brittany con entusiasmo.
“Ah sì?!” Finn era sorpreso. Aveva avuto l’impressione che avrebbe dovuto pensare quasi tutto lui per la buona riuscita del progetto. Brittany si stava rivelando più sorprendente del previsto.
“Certo!” la ragazza prese il computer e se lo portò sul letto, dove si sistemò a gambe incrociate. “Vieni a sederti qui con me…" diede un paio di colpetti al materasso “ ti faccio sentire su Spotify cosa avevo in mente!”

Finn la raggiunse, un filino dubbioso. Eppure il sorriso di Brittany era troppo contagioso per fare storie. La osservò sistemarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, la concentrazione nello sguardo mentre scriveva qualcosa nella barra di ricerca. Finn le si sedette a fianco, sorpreso dalla comodità del materasso di Brittany. C’erano svariate leggende a scuola legate a quel materasso. Finn si domandava se almeno la metà avesse qualche fondamento.
“Uhm..” mormorò Brittany, premendo con urgenza il tasto Canc del pc. Sbuffò, grattandosi la testa con un’ aria che lui trovò tremendamente buffa. “Oh, maledizione!”
“Cosa?” Finn si avvicinò a lei un po’ di più  per osservare meglio lo schermo.

“Non mi ricordo più quale canzone avessi  scelto!” spiegò lei imbarazzata “ Ti succede mai? Stai pensando a una cosa e questa ti rimane imbrigliata sulla punta della lingua e sembra non esserci modo per liberarla!”
Finn ridacchiò ”Più di quanto tu possa credere!”
“Davvero, è una sensazione così fastidiosa…”esclamò piena di frustrazione la bionda.
“Beh, magari è tra i tuoi ascolti recenti?” provò a suggerire lui.

Brittany emise un verso di ammirazione lanciandogli un occhiata adulatoria, battendo le mani “Cavolo Finn, ora capisco perché sei il leader del Glee Club! Sei un genio!!”
Non gli era chiaro se dicesse sul serio o meno. Finn aggrottò la fronte, ma gli occhi di Brittany erano così luminosi e il sorriso davvero spontaneo. Decise di credere che quell’entusiasmo fosse reale. Aveva davanti Brittany dopotutto, non Santana Lopez!
“Esagerata!” sminuì Finn, proprio quando la ragazza selezionava l'inserzione degli “ascolti recenti".
Le ultime canzoni spiazzarono letteralmente Finn, che aveva allungato il collo con una certa curiosità. Si aspettava di tutto meno gli Explosions in The Sky. Erano uno dei suoi gruppi post rock preferiti in assoluto, ma non credeva che Brittany potesse conoscerli. Era roba profonda e dannatamente malinconica. Musica prevalentemente priva di testo.“E cosi ci stai male parecchio, eh Brittany!" pensò tra sé e sé, ben guardandosi dal commentare.

“Wow, ma lo sai che Your hand in mine è una delle mie canzoni preferite?" disse invece, cercando lo sguardo della ragazza, che si fece un po’ più buio.
“ Già, è davvero…” Brittany scrollò leggermente le spalle iniziando a giocherellare con le mani, più nervosa del dovuto  “… bellissima."
Finn sapeva di trovarsi ad un bivio netto. Li, nell'account Spotify di Brittany c'era il pretesto per intavolare quella conversazione. Era per quello che si trovava lì, no? Per fare contenta Rachel. Per dar prova di essere il riferimento del gruppo più a se stesso che ad altri.
“ Non è tra le canzoni che ci sono qui…” lo riportò alla realtà Brittany.“ Non ti proporrei mai una canzone senza testo da portare in un gruppo canoro!" Aggiunse con fare ovvio.

Finn annuì. La cosa aveva un certo senso. “Britt proviamo in questo modo... perché non scegli una canzone a caso da ascoltare? Proviamo a sgombrare la mente e nel frattempo, magari, quella che avevi scelto per il Glee ti torna in mente…”
La Cheerleader lo guardò per qualche secondo con la bocca socchiusa. I suoi denti bianchissimi facevano capolino tra le labbra leggermente screpolate. “Mi sembra una buona idea!” chiuse gli occhi e portò la mano destra sul touchpad. Non senza qualche difficoltà, riuscì a far partire una canzone. Capitò “Disintegration Anxiety" un altro classicone degli Explosions. Brittany, ancora con gli occhi chiusi, parve riconoscere subito le note. Si lasciò cadere all'indietro, sdraiandosi, quasi sferrando un doppio calcio al monitor del pc e alla sua testa. Miracolosamente mancò entrambi.

“Sdraiati se vuoi!” sussurrò Brittany e lui fu quasi attirato verso di lei da una strana forza di gravità, mentre la melodia iniziava a prendere forma.
La ragazza teneva ancora gli occhi ben chiusi, le labbra serrate. Finn invece stava ben attento a studiarne i lineamenti, gli zigomi pronunciati, le leggere lentiggini sul naso, le labbra carnose. Quella canzone era bellissima. Brittany era bellissima.
Finn scosse la testa, cosa diavolo gli stava prendendo? Cosa diavolo gli diceva il cervello? Era lì per un motivo chiaro e specifico. Perché non riusciva a concentrarsi su quello? Beh, la situazione era alquanto strana, doveva ammetterlo. Forse se avesse chiuso anche lui gli occhi, avrebbe smesso di pensare certe cose. Pensa al ritmo della canzone, Finn. Distruggi l'ansia. Rilassati.

Quello era il genere musicale che lui era solito ascoltare quando qualcosa non andava. Quando voleva un po’ cullarsi nella malinconia, per metabolizzarla e superarla. Kurt lo prendeva in giro, dicendo che in realtà non faceva altro che autocommiserarsi. Lui non ci arrivava proprio! Non si stava abbandonando alla tristezza. Semplicemente la rispettava e le faceva fare il suo naturale corso. Tutto scorre, glielo avevano insegnato a Filosofia. Anche le nuvole più buie erano destinate a diradarsi con la giusta pazienza. Il sole era dietro l’angolo se si era disposti ad aspettare. Anche per Brittany valeva la stessa cosa? Si domandava se stesse pensando a Santana in quel momento. Ma certo che sta pensando a lei, zoticone! Questa non è musica che ascolti quando le cose sono tutte rose e fiori!

Finalmente si decise a seguire il consiglio dalla Cheerleader e si sdraiò accanto a lei. Per poco non schiacciò Lord Tubbington che, annusato il pericolo, era sgattaiolato via. I due ragazzi si ritrovavano letteralmente spalla contro spalla. La tensione nella stanza sembrò crescere, accesa dall’incedere baldanzoso della canzone, sospesa tra il ritmo incalzante del basso e della batteria. Ma Finn in quel momento si sentì più sereno di quanto non fosse stato da giorni. Sarà stato l'effetto del brano, sarà stata la vicinanza di Brittany, la condivisione di quel momento o tutte le cose insieme. Non gli importava. Sapeva solo di avere la pelle d’oca. Gli oltre quattro minuti della canzone trascorsero senza che lui riuscisse effettivamente ad accorgersene e a dare un peso al tempo. Era come se fossero finiti in una dimensione diversa. La riproduzione automatica di Spotify fece partire il brano successivo. Fu il cambio di ritmo a scuoterlo. Aprì gli occhi, ma la biondina non accennava a muoversi. Teneva sempre gli occhi chiusi, ma un leggero movimento delle dita, palesemente a ritmo di musica, era la prova che fosse sveglia e ben conscia del momento.

Trascorsero un'ora in quel modo, cullati da musica post rock e d'ambiente, come se traessero conforto dalla presenza e vicinanza reciproca. Non c’era bisogno di parlare. Nessuno dei due si mosse, nessuno disse nulla. Il tempo sembrava davvero non essere passato ed essere volato contemporaneamente. Tra una canzone e l’altra, in quegli attimi di silenzio, improvvisamente Finn poteva distinguere il rumore dei loro respiri. Ogni tanto riapriva gli occhi, giusto per assicurarsi che la ragazza fosse ancora li. Eppure il pronunciato profumo di uva del suo shampoo era la prova che lei non si fosse ancora scostata, ma che fosse lì a qualche centimetro di distanza. Persino Lord Tubbington decise di tornare a far loro visita. In qualche modo, a una certa, era riuscito a riguadagnare la sommità del letto. Si acciambellò contro il suo fianco e Finn, dopo un primo spavento nel sentirsi qualcosa di mobile contro, prese ad accarezzarlo lentamente.

Fu Brittany a rompere il  momento, finalmente, rimettendosi a sedere.
“Mi sono fatta trascinare un pochino, scusa Finn…” mormorò nella sua direzione tirando su, in modo quasi impercettibile con il naso.
Finn aprì gli occhi e la imitò, rimettendosi composto, un po’ più in fretta del dovuto. Il micio gli era finito in grembo ma non si mosse di un centimetro. Forse lo sforzo per la riconquista del letto lo aveva provato troppo.
“ Avremmo dovuto pensare al nostro pezzo ma siamo stati qui tutto il tempo.. “ continuò Brittany, “è solo che…” vacillò un attimo, incerta. Le parole le rimasero in gola.
“ Nah, non ti preoccupare… è stato... diverso.” Scrollò le spalle, prendendo ad accarezzare il gatto dietro le orecchie. “ Ogni tanto è giusto lasciarsi trascinare un po’ dagli eventi!”

Si era accorto di quel piccolo soffio con il naso. Aveva forse pianto? Se quello era stato il caso, lo aveva fatto con grande discrezione.
“Avresti potuto dire qualcosa, avremmo dovuto lavorare al numero per Schuester…” quasi piagnucolò Brittany, come se non lo avesse proprio sentito, prendendo a torturarsi le mani.
“Oh, beh…” rispose lui, “in verità mi sono fatto trascinare anche io dalla musica. Il tempo è passato senza che me ne accorgessi!”
Lei annuì leggermente. A Finn sembrò palese che la testa della ragazza fosse altrove.

“Ascolta Brittany…” iniziò Finn, allungando una mano verso la sua spalla. Lei lo fissò negli occhi. Lui sospirò. Era arrivato il momento, era quello giusto. Dannazione quanto faceva schifo in quelle cose!
“ Abbiamo… ho… ho notato che qualcosa non va.” Tentò, con grande impaccio.
Lei si limitò a fissarlo, lo sguardo un filino vacuo.
“ Anche questo tipo di musica… non fraintendermi, io la adoro. La ascolto veramente spesso… talvolta per giorni interi senza cambiare genere… quando sento il bisogno di riflettere su qualcosa.” Cercò di allacciare il suo sguardo, ma Brittany sembrava trovare la sua spalla destra più interessante.
“Io non sono un granché con queste cose, a malapena sarei in grado di dare un consiglio a qualcuno…” continuò, mentre Brittany finalmente alzava lo sguardo. “Ma voglio che tu sappia che se qualche volta dovessi aver voglia di una chiacchierata e di buttare fuori qualcosa, qualsiasi cosa, io ci sono…” provò a sorridere, ma gli uscì solo una mezza smorfia. “ Dopotutto, stare con Rachel è una palestra di vita, o impari ad essere un bravo ascoltatore o… impari ad essere un bravo ascoltatore!”    
Lei si lasciò sfuggire una mini risata, roteando appena gli occhi. “Grazie Finn, lo apprezzo.” Si limitò a rispondergli. “Mi spiace che non abbiamo fatto neanche un passo avanti con il duetto… ti ho fatto venire qui apposta!”

Quella piccola bozza di risata gli diede un po’ di sollievo. “Io credevo mi avessi invitato per registrare Fondue for Two! Ho anche saltato la merenda sperando in un po' di formaggio fuso!” puntualizzò lui. Questa volta riuscì a farla ridere di gusto e lui ne fu nuovamente contagiato. Quando finalmente le risate cessarono lei gli fecce un grosso sorriso e fece una cosa che lo spiazzò non poco. Gli gettò le braccia al collo e lo strinse in un forte abbraccio.
“Sono contenta che tu mi abbia chiesto di cantare insieme, ieri." La frase le uscì un po' soffocata, le parole dette praticamente a fil di pelle, le sue labbra che quasi gli sfioravano il collo. Finn rabbrividì ma ricambiò l'abbraccio, e quasi ci restò male quando lei si scostò dopo un po'.

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Capitolo 3
*** Equilibrista ***


 

 

 

Note dell'Autore:
Piccoli passi avanti nella trama, sempre accompagnati da musica e social media! Il POV è sempre Finn.
Un piccolo ringraziamento per MC_Gramma per aver letto e per aver lasciato il suo commento! Mi ha fatto molto piacere, spero di rivederti con i prossimi capitoli!
 
*****


Capitolo 3.

"Direi che dobbiamo riprovarci" annunciò Brittany aprendo la porta di casa.
“Come?” chiese Finn mettendo piede fuori, sul vialetto.
“Domani, se non hai impegni potremmo vederci" spiegò lei. “ Per lavorare al pezzo! Dopotutto domani è solo Sabato… abbiamo tempo fino a Mercoledì per inventarci qualcosa.”
“Giusto… ma certo!” Annuì lui, le mani in tasca e l'aria pensierosa.
“Sempre che Rachel non abbia piani per te…” buttò lì Brittany con l’aria di chi la sa lunga.
Finn sorrise “ Oh, beh… vedrò di incastrare le due cose! Non credo sarà un problema!”


“Grandioso!”
“Già, grandioso!” Concordò Finn. “Questa volta magari lasciamo da parte Spotify, però, oppure mettiamo una sveglia e ci diamo un tempo limite!”
Lei sogghignò appena. “Andata" gli porse il cinque, e lui lo batté non senza impaccio.
“A domani Finn!”
“A domani!”
Sventolando la mano in segno di saluto, Brittany aspettò che Finn si allontanasse dal vialetto per chiudere la porta.

*****


Dopo la consueta telefona con Rachel, psicologicamente provato, si era buttato sul letto. Era stata una lunga e strana giornata; sicuramente non era evoluta in ciò che si era aspettato inizialmente, tuttavia era rimasto piacevolmente sorpreso. Se qualcuno gli avesse predetto un pomeriggio passato ascoltando post rock con Brittany in camera sua, probabilmente lo avrebbe spernacchiato.


Mentre stava sistemando il cuscino per mettersi più comodo, ebbe un'idea. Riacciuffò il telefono e aprì l'applicazione di YouTube. Digitò “Take me somewhere nice", dei Mogwai e aprì il video. L'idea gli era balenata all'improvviso. A Brittany sarebbe sicuramente piaciuta. Senza pensarci due volte, gliela condivise su Instagram tramite Direct. Quando, una manciata di anni prima aveva scoperto quella canzone, e con essa i Mogwai, stava semplicemente saltellando di video in video. A una certa la sua attenzione fu catturata da quella thumbnail: una giovane ragazza dagli occhi chiusi aveva la testa incastrata in uno di quei boccioni per i pesci rossi, mentre questi le nuotavano attorno al viso, come se fosse immersa nei suoi stessi pensieri.


Ciao Britt. Ho pensato che questa potrebbe piacerti! Dagli un ascolto se ti va!😌”


Mai avrebbe immaginato che la ragazza potesse ascoltare quel genere di musica. Ecco, questo era un altro punto nella lista che rendeva Brittany diversa da come i rumors la dipingessero a scuola. Avevano condiviso un momento molto intenso quel pomeriggio. Il loro semplice silenzio, cullato dalle note degli Explosions in The Sky, aveva creato un atmosfera densa e carica di significato. Senza che ci fosse bisogno di parlare, Finn aveva intuito la grande malinconia provata dalla ragazza. Si chiedeva se tutto ciò fosse esclusivamente dovuto alla rottura con Santana, o se ci fosse dell'altro dietro.

È vero, Brittany non si era aperta a parole, ma si era mostrata a lui in tutta la sua vulnerabilità. E li, proprio in quel momento, Finn aveva capito che non avrebbe desistito fino a quando lei non si fosse sfogata totalmente. Ci sarebbe andato cauto, con i piedi di piombo. Avrebbe rispettato i suoi tempi e i suoi modi, ma aveva preso a cuore la situazione. Stava prendendo davvero a cuore la ragazza.
Una mezz'oretta più tardi, Brittany rispose al messaggio e Finn lo aprì, non senza una certa apprensione.


“ Wow. Sono dieci minuti che cerco di risponderti ma credo che sia la sola cosa che io sia in grado di dire al momento. Ho iniziato a piangere dalle prime note e ancora non riesco a smettere. 😭😍 È bellissima Finn. Grazie!”


Si affrettò a rispondere, anche se ci mise un po’ prima di produrre qualcosa che lo soddisfacesse per davvero.


Non era proprio mia intenzione farti piangere! È solo che oggi ho capito che anche per te questo tipo di musica è una valvola di sfogo per tutte quelle situazioni che non possiamo controllare appieno. Per tutte quelle cose che ci fanno provare sensazioni contrastanti e che non sappiamo bene come gestire."


Lei non gli scrisse un messaggio di risposta. Gli registrò direttamente un mini-video. Si era ripresa il viso, gli occhi un po' gonfi e arrossati. Qualche lacrima le solcava ancora le guance. Lui si sentì tremendamente in colpa nel pensare che fosse bellissima anche in quella situazione. Brittany si asciugò le lacrime con il dorso della mano e sorrise a favore di camera, un sorriso acquoso ma genuino. Lo avvertiva chiaramente. “Grazie Finn!"


Il ragazzo si ritrovò a riprodurre il video una manciata di volte prima di rispondere. Il fatto che lei non si fosse fatta problemi a inviarglielo gli creò una strana stretta allo stomaco. La spontaneità di quella ragazza era incredibile. Nessun filtro. Non le importava dei giudizi altrui.


Dormi bene Brittany, a domani!🌈”
“Notte Finn! 💕 "

Mise da parte il telefono pensando a come Puck avrebbe commentato nello scoprirlo mandare arcobaleni su Instagram. Probabilmente non avrebbe detto nulla ma lo avrebbe chiuso in uno di quei cessi chimici tentando di farlo rinsavire. Ridacchiò.

*****

“Colazione da Tiffany!” esclamò Kurt con eccitazione, “ Scrivi colazione da Tiffany!”
Rachel annuì, con fare sognante. “ Perfetto! E non lesinare con le emoji! E gli hashtag! Gli hashtag sono fondamentali, Finn!”


“Non lo so, dite che fa lo stesso effetto anche se siamo Da Gino?” protestò Finn regolando la foto con i filtri pre-impostati di Instagram. Kurt e Rachel non lo degnarono di risposta, “ E per quale motivo devo essere io a postare la foto se poi devo mettere la caption che volete voi?”
“Hai il telefono con la fotocamera migliore” esclamò Kurt con fare ovvio, “ senza contare che postandola con il tuo account ci evitiamo i naturali sfottò. Credo che una trentina di likes dovremmo farli!”


Finn sbuffò. Scrisse la didascalia, aggiunse un paio di hashtag e si preparò a postare. Tutto sommato era uno scatto carino, doveva ammettere. Era uscito un discreto selfie, le loro facce con un sorriso un pelo preconfezionato attorno al tavolino su cui stavano facendo colazione. Rachel ovviamente aveva optato per un succo d’arancia, che aveva levato in aria a mo’ di brindisi e un croissant integrale. Kurt, invece, stranamente aveva ordinato lo stesso di Finn. Bombolone alla crema e cappuccio.


“Anche #goodvibes Finn!” Ancora un po’ Rachel sarebbe entrata nello schermo del suo Samsung.
“Comunque uno di questi giorni dovremmo parlare dell’engagement del tuo account Finn. Per il numero di follower che hai non prendi abbastanza interazioni!” riprese Kurt guardandolo con severità.
Finn roteò gli occhi, aggiunse l’ultimo suggerimento di Rachel, per poi affrettarsi a postare la foto, prima che i due amici potessero metterci ancora il becco con illuminanti consigli. Di quel passo il cappuccio sarebbe evaporato!

Mentre prese ad addentare il dolce, Kurt e Rachel stavano studiando la foto appena postata dal loro telefono, soddisfatti. Aveva dovuto fare dieci scatti diversi prima che i due dessero la loro approvazione.
“ A Sam Evans e Brittany S. Pierce piace la foto in cui sei taggato!” Lesse ad alta voce Kurt.
Finn alzò lo sguardo, il bombolone rimase a metà altezza tra la sua bocca e il tavolino. Kurt lo stava fissando con aria incuriosita. Rachel non distolse lo sguardo dallo schermo per oltre un minuto.
“Hai fatto progressi? Sei riuscito a farti raccontare il suo lato della storia?” chiese infine la ragazza, bevendo un piccolo sorso di succo e guardandolo intensamente.
Kurt non parlò, ma non gli levò gli occhi di dosso.
“Ho fatto qualche progresso… direi di sì” rispose Finn un po’ incerto, posando il bombolone addentato a metà. “Ci sto ancora lavorando, comunque!”
Rachel roteò gli occhi, “ mi chiedo se ti stia impegnando a sufficienza…”


“Uh, ha anche commentato!” annunciò Kurt riprendendo in mano il telefono “Quei bomboloni sono più gonfi del pancione di Quinn! E ha aggiunto la faccina con gli occhi a cuore.” Scoppiò a ridere sonoramente. Finn si unì a lui.
“Adoro Brittany, non sa davvero trattenersi dall’essere cosi dannatamente… Brittany!” Kurt scosse il capo, esasperato. Rachel non parve trovare la cosa altrettanto divertente.
Finn decise che sarebbe stato meglio far cadere l’argomento ma la cosa non fu semplice considerando che Kurt aveva incominciato a fare la cronistoria dei likes che stavano ricevendo. Tuttavia, presto Rachel sembrò scordarsi del resto.


Finn fece un grosso sorso del cappuccino, ormai freddo, e riaprì Instagram. Quinn aveva risposto al commento di Brittany con l’emoji di un teschio seguita dalla faccina che piange dal ridere. Lasciò un cuore ad entrambe. Senza controllare chi altro avesse lasciato il proprio like, entrò nei direct visto che anche quella sezione riportava una notifica.


Ora che ha visto il tuo profilo, Lord Tubbington vuole piantarmi in asso e assumere te come Social Media Manager! ☹”


Faticò a contenere l’enorme sorriso. A Kurt non sfuggì di certo, come a lui non sfuggì il sopracciglio inarcato del resto. Finn lo ignorò, contento che Rachel fosse occupata a leggere un messaggio su WhatsApp per prestare attenzione.


“ Se non fossi così concentrata a pomparti i muscoli per fregarmi il posto in squadra, Lord Tubbington non si sentirebbe trascurato! 🤣”
“LMAO!!!!! Saluta i tuoi giorni da Quarterback, Hudson! 🏈”
“RIP☹

 

*****

“Ora che Rachel non è qui pronta a fulminarti, raccontami cosa stai combinando con Brittany." Kurt gli afferrò il braccio, lo sguardo fermo di chi non ammetteva repliche.
Rachel li aveva lasciati al Bar da una manciata di minuti. Il sabato mattina aveva lo storico appuntamento con i suoi due papà, in cui veniva portata per negozi e trattata come un principessa.


“Rachel mi ha chiesto di controllare se stesse bene per la storia di Santana..." Scrollò le spalle lui.
“E questo lo sapevo già, credo due minuti dopo che hai ricevuto l'incarico.” Sorrise Kurt con fare sornione, allacciando le mani e posandovi sopra il mento. “Quello che intendo è…. cosa ti sta trattenendo così a lungo dal compiere questo difficile compito?”
“Se Rachel ti avesse chiesto di far confidare Karofsky, saresti andato dritto per dritto? Non l'avresti presa un po' alla lontana?!”


“Il paragone non sussiste. Brittany è già tua amica mentre Karofsky passa la giornata a sbattermi contro gli armadietti.” Lo fermò Kurt con l'aria di chi la sa lunga.
“ Tutti hanno sempre da ridere su quello che faccio e come lo faccio!” sbottò Finn incrociando le braccia. “Mi chiedo perché Rachel non abbia chiesto a te!”
“Me lo domando anche io in effetti!" annuì Kurt con la faccia di chi ha appena realizzato qualcosa di importante. “Ma per la cronaca io non ti sto criticando… trovo carino che tu ti stia impegnando a conoscerla…”
“Ma?” lo esortò Finn “solitamente quel tono preannuncia un “Ma" gigantesco!”


Kurt congiunse le labbra prima di continuare “ Ma… non vorrei che tu stia lasciando prendere un po’ troppo la mano con questa faccenda.”
Finn si limitò a guardarlo senza dire nulla.
“Avete incominciato a seguirvi su Instagram, giovedì!” incominciò Kurt.
“E quindi?”
“Vi conoscete dall'asilo e non vi siete mai presi la briga di seguirvi fino ad ora!” continuò il ragazzo più minuto, come se quello mettesse a posto i pezzi del puzzle.


“È per questo che mi sembrava il caso di conoscerla un pochino invece di obbligarla a farmi raccontare il perché ha piantato Santana, come voleva Rachel! Per quale motivo una ragazza dovrebbe raccontare a qualcuno che non conosce veramente i propri Lesbodrammi?"


“Fingerò tu non abbia usato con me quella parola.” Kurt chiuse gli occhi, come se quello avrebbe potuto cancellarla “Quindi è per questo che hai lasciato 13 likes alle foto del suo gatto in questi due giorni?” domandò Kurt con un mezzo sorriso, giocherellando con finta nonchalance con il fazzoletto.
“Beh, sono geniali!” si difese Finn “Quella di Lord Tubbington vestito da… Quarterback… è esilarante. Ma lo hai visto? È talmente ciccione che la maglietta gli va piccola!”


“Te lo concedo. Con un po' più di lavoro alle spalle potrebbe anche diventare virale… Brittany non si rende pienamente conto che quel concept potrebbe sfondare!” mormorò Kurt, quasi a se stesso. Sospirò, prima di tornare all'attacco: “ ed è sempre per questo che lei ha incominciato a rispondere ad ogni post che pubblichi?”
“ Questa è una sparata senza senso!” esclamò Finn, trionfante “ a parte oggi, il mio ultimo post è di oltre un mese fa!”


“ È vero.” Concesse Kurt prima di illuminarsi all'improvviso. Afferrò il telefono e prese ad armeggiare con le applicazioni. Prima che Finn potesse sospettare di qualcosa, gli scattò una foto a tradimento.
“Vogliamo scommettere che se la posto il primo like che riceverà sarà il suo?” il sorriso di Kurt era quasi sadico.
“Oh, andiamo!” rise Finn, quasi divertito tutto sommato.
“Fatto! Esca lanciata." Annunciò l'altro. “Ma la vera domanda, a questo punto, non è se la bella Brittany abboccherà, ma tra quanto!”


Finn aprì Instagram. Kurt lo aveva taggato in un bel primo piano in bianco e nero. Guai a modificare il feed! Per essere stata scattata di getto, non era uscito nemmeno male. “Mi spiace per voi che non avete un fratellone che vi paga la colazione😍" recitava la descrizione.
Finn roteò gli occhi. “Stai over-reagendo Kurt. Non capisco dove tu voglia andare a parare con questa cosa!"


“Eh sì, sto proprio esagerando!” esclamò Kurt spingendogli lo schermo del suo I-phone sotto il grugno. Like e commento di Brittany, esattamente dopo un minuto dalla pubblicazione, nemmeno a dirlo.


Best Quarterback ever!🏈🏋️‍♂‍”


Questo giochino del posto in squadra stava diventando una cosa tutta loro. Un piccolo segreto. Finn si sforzò di non sorridere, ma si scoprì parecchio in difficolta nel farlo. OK, Brittany aveva abboccato, per metterla giù nel linguaggio di Kurt. Stava facendo quello le amiche fanno di solito con gli amici: interagire sui social, no? Perché la gente doveva sempre essere maligna e assumere cose senza senso?!


Quando Kurt si riprese il telefono, il ragazzo si era già alzato in piedi, inforcando gli occhiali da sole.
“Voglio fidarmi Finn, ma ti prego di stare attento. È un filo che rischia di essere molto sottile quello dove ti stai divertendo a fare l'equilibrista!"
E così lo lasciò al tavolo a rimuginare su quelle parole. Gli avevano davvero lasciato il conto da pagare. Scosse la testa, infastidito.

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Capitolo 4
*** Cheese ***


Note dell'autore:
Ecco il quarto capitolo! Il Mood rimane ancora abbastanza analogo ai precedenti capitoli, con Finn parecchio concentrato nel portare a termine il compito che Rachel gli ha affidato. La progressione è forse lenta, ma ci tengo a cercare di sviluppare uno scenario che possa risultare credibile. Il pairing è quello già ampiamente segnalato, ma per arrivarci bisognerà attendere un po'! Anche perchè il nostro Finn, che probabilmente è qui dipinto un po' out of character, non è proprio una cima in fatto di sentimennti e vorrei che ci mettesse un po' a decifrare le situazioni che si trova a vivere. Se certe cose non sono mai semplici per me, perchè dovrebbero esserle per lui? :P 

Un piccolo ringraziamento va ancora a MC_Gramma per la recensione che mi ha strappato un altro sorriso! Le risposte alle tue domande dovranno attendere ancora un pochino... ma Santana e Rachel non tarderanno ad arrivare!
 
*****
 
“Fammi capire, oggi che mi sono concesso una colazione abbondante te ne esci così? Cosa stavi facendo ieri quando morivo di fame?” Rise Finn, notando il mini calderone del kit  da fonduta che Brittany aveva posto sopra la piastra elettrica, su un tavolino che aveva posizionato in mezzo alla sua stanza. Lord Tubbington gli si avvicinò e gli si strusciò contro la caviglia. Si abbassò e provò a fargli qualche grattino dietro all' orecchio. Tuttavia, la pazienza del gattone durò giusto qualche secondo, prima di battere in ritirata. Era di nuovo a casa Pierce, come avevano concordato la sera prima. Ufficialmente per lavorare al progetto per il Glee.

Finn aveva in mente qualche pezzo da proporle, ma voleva ascoltare il parere della Cheerleader prima di influenzarla in qualche modo. Ora che aveva scoperto certi ascolti abituali della ragazza, era assai curioso di cosa avrebbe potuto tirare fuori. “Fa tutto parte del mio piano malvagio: ti faccio mangiare fuori pasto così da farti gonfiare come una zampogna. A quel punto, addio posto in squadra!” Brittany allargò le braccia con un’espressione franca. “In guerra tutto è concesso!”
Finn ridacchiò. “ Ho un metabolismo molto veloce, ti avviso!” La sfidò, mentre lei chiudeva delicatamente la porta dietro le loro spalle.

Tavolino e piastra a parte, la stanza era esattamente come la volta precedente. Il borsone delle Cheerios era però stato svuotato e tutti i libri erano stati impilati sulla scrivania, pericolosamente in bilico in una torre dalla solidità discutibile. Si sedettero a terra, dietro al tavolino, il calderone era esattamente a portata. Brittany aveva preparato due cuscini per far si che stessero comodi. La sua videocamera era già stata piazzata sul cavalletto, pronta in modalità registrazione  a giudicare dalla spia rossa posta vicino all’obbiettivo. Finn non si aspettava tutto ciò. Ci avevano scherzato sopra per un paio di giorni, o almeno era quello che credeva. Invece Brittany voleva davvero intervistarlo per Fondue for Two.

“ Sono un filino emozionata, gente!” Esclamò scuotendo le spalle in un gesto un tantino teatrale. Stava guardando in camera. “ L’ospite di oggi è niente meno che l’attuale…” fece ben attenzione a marcare la parola attuale, girandosi verso di lui e ammiccando leggermente, “ Quarterback del McKinley, Finn Hudson!” Lo indicò con entrambe le mani. Dopo un paio di secondi di silenzioso imbarazzo, Finn salutò in camera. “Ehm, ciao a tutti!”
“Dunque, per chi come Finn è nuovo e non conosce il format del programma…”
“Pensavo si mangiasse del formaggio in questo show!” Rispose lui cercando di fare il falso brillante. Si trattava di una fonduta, dopotutto, no?! Per certe cose, come mangiare formaggio fino a scoppiare, credeva di avere un dono naturale.

“Ehi, avevo capito che non fossi un fan del programma!” Lo biondina lo fissò sbalordita, spalancando la bocca e coprendola poco dopo con le mani. A Finn non era chiaro se stesse esagerando per ragioni di copione o cosa.
“Con te gli spettatori abituali passano da uno- Ciao Quinn!” Sorrise raggiante, agitando un saluto alla telecamera, “… a ben 2!” Era davvero elettrizzata. “ Stiamo scalando la classifica delle tendenze, hai visto Lord Tubbington!?” Si allungò verso il micio che riposava poco lontano, punzecchiandolo con l’indice sulla ciccia. Il gatto rispose con un miagolio di protesta, ma non si mosse. Finn pensò nuovamente che quel gatto vivesse come un Pascià mentre si  appuntò mentalmente di recuperare i passati episodi di Fondue for Two prima che lei potesse fargli qualche domanda. Spegnere il suo entusiasmo sarebbe stato davvero criminale. Il fatto che gli altri ragazzi del Glee, eccezzion fatta per Quinn, non supportassero Brittany in quella cosa… e che prima di allora nemmeno lui vi avesse fatto attenzione, lo ferì. Neppure Santana!? Ma che diavolo!

“ Come te la cavi a tagliare il formaggio a cubetti, Finn? La gente è curiosa!” Brittany riprese in mano la conduzione del programma.
“Ehm…” rispose Finn, mentre la ragazza gli disponeva davanti un piccolo tagliere e un coltello. Faticava a immaginare chicchessia porsi un tale questione, se proprio doveva essere onesto.
“Con la gente, mi riferisco a me, Lord Tubbington e Quinn!” Snocciolò la ragazza con fare precisino, come se avesse letto i suoi dubbi. “ Ecco qui, oggi casa Pierce mette a disposizione un formaggio a pasta molle olandese!”
“ La geometria non è proprio il mio forte… devono essere proprio cubetti?” Finn si grattò la testa, pensieroso, prendendo in mano l'alimento e osservandolo con attenzione.
“ Vale tutto purché entri nella pentola… in caso facciamo qualche transizione e qualche giochetto in post produzione… Artie mi ha dato un paio di consigli!” gli fece l’occhiolino, abbassando la voce. “ E una volta che inizierà a fondere, a nessuno importerà più della forma originale…” aggiunse come per tranquillizzarlo.

Avevano cominciato a chiacchierare del più e del meno mentre preparavano le cose per la fonduta. A Finn era già venuta fame semplicemente guardando il formaggio. Brittany si era occupata di tagliuzzare qualche pomodorino e dei crostini di pan carré, operando con la precisione  di un orefice. Il frutto del suo lavoro veniva di volta in volta posizionato accuratamente su un piattino di ceramica, mentre continuava a tenere le redini del programma. Finn mangiucchiò un paio di pezzetti di formaggio quando pensò che lei non potesse vederlo. Quando si ricordò della telecamera, ormai aveva già compiuto la sua malefatta.

Era venuto fuori che il colore preferito di Brittany fosse il turchese, che il suo primo animaletto era stata una lucertola transgender di nome Tobia, che aveva intrappolato da piccola e che teneva in una scatola per le scarpe. Finn aveva evitato troppe domande sull'orientamento sessuale del rettile. Qualche giorno dopo, sua padre aveva portato a casa Lord Tubbington e il povero Tobia era presto diventato un succulento spuntino per il micio. Da allora Brittany si era assicurata che al micio non manchessero mai le sue crocchette e qualsiasi cosa potesse desiderare da mangiare. Che la morte di Tobia non fosse avvnuta in vano. Finn era scoppiato in preda alle risate quando il discorso era virato su come Brittany fosse finita alle audizioni delle Cheerios. Durante uno dei primi giorni di scuola, vagando nei corridoi durante l’intervallo, era rimasta chiusa in palestra, senza riuscire a ritrovare l’uscita. Sue Sylvester l’aveva adocchiata mentre danzava e saltava sopra un materassino, le aveva dato una barretta proteica e le aveva ordinato in tono autoritario di tornare il giorno dopo. Lei per non sbagliare era rimasta nello spogliatoio tutto il giorno, pianificando di dormire li quella notte. Solo l'intervento della bidella l'aveva fatta desistere, portandola all'ingresso dove sua madre la recuperò poco prima che il McKinley venisse sigillato per la notte. Conoscendo certe stramberie della Cheerleader, la prese in parola senza troppi dubbi.

Finn raccontò dei provini per la squadra di Football, di come Puck lo avesse placcato incrinandogli una costola il primo giorno (Brittany aveva fatto una grossa smorfia alla rivelazione) e di come fossero diventati migliori amici in infermeria. Fu lì che si ustionò la lingua con la fonduta, addentando uno dei crostini che aveva intinto nel formaggio fuso, e venne quasi ridotto alle lacrime. Brittany rimase scioccata, gli occhi spalancati e le mani davanti la bocca, l’espressione un misto tra sorpresa, orrore e divertimento. Finn era corso in bagno a bere un bicchiere d’acqua, nel tentativo di ottenere un qualsivoglia sollievo dal bruciore, la lingua che pulsava come se fosse appena stata punta da un insetto.

Tornò dopo un paio di minuti, imbarazzato e con il mento gocciolante d'acqua. La lingua priva di qualsiasi sensibilità. “ Che serva di monito ai prossimi ospiti, lo Show di Brittany è il più Hot del web!” Esclamò a favore di camera quando si accorse che la ragazza era rimasta ancora nella stessa posa di prima, troppo allarmata per fare qualsiasi cosa. La battuta, per quanto stupida, la riscosse. Lei  rotolò a lato del tavolino, in preda alle risate. Finn la fissò gattonare verso la telecamera per stoppare la registrazione, ancora un po' scosso.

Ci vollero diversi minuti e un paio di cubetti di ghiaccio offerti da Brittany prima che la sua lingua tornasse vagamente a sembrargli una lingua e non un tizzone ardente.
Andarono avanti a chiacchierare del nulla, mangiucchiando il formaggio che era finalmente un poco più raffreddato e a una temperatura umana. Finn osservava guardingo ogni boccone, temendo di incappare comunque nello stesso errore. Ogni tanto il gatto si avvicinava goffamente alla pentola, ma Brittany lo scacciava via con gesti pigri del braccio. A nessuno dei due venne in mente di accennare al numero per il Glee. La reciproca compagnia li aveva assorbiti. O così almeno era valso per Finn, che per di più aveva ancora la lingua gonfia. Non un grande momento per cantare, effettivamente.

“ Non mi hai mai raccontato come hai cominciato a ballare!” Disse Finn dopo che, tra una cosa e l'altra, era saltato fuori il nome di Santana e Brittany era sembrata incupirsi. Lei lo fissò per qualche istante prima di rispondere, come se avesse bisogno di qualche istante per scacciare il pensiero che le annebbiava gli occhi.
“Oh beh… mamma dice che ballavo già quando era ancora nella sua pancia… e che poi è stato solo un crescendo!” Rispose infine scrollando le spalle. Il suo mood sembrava essere cambiato.
“Pensi di fare qualcosa legata alla danza dopo la scuola? Non so, ci sono dei college o cose del genere per ballerini?” Domandò Finn, provando a deragliare i pensieri della ragazza verso qualcosa che, auspicabilmente, potesse rattristarla meno. “Beh… ci sono un po' di accademie che sembrano fiche, ma dovrei migliorare un bel po’ la media…” rispose lei, lanciando un occhiata alla scrivania e ai manuali di scuola impilati l'uno sull'altro. Sospirò. “Certo, i libri ora sono qui… è già un passo avanti!” Mormorò incrociando le dita. Si ammutolirono nuovamente, mentre Lord Tubbington era finalmente riuscito a guadagnare accesso alla pentola. Sfortunatamente per lui, Finn aveva spazzolato già tutto il formaggio. Non si sarebbe fatto fermare da una lingua dolente quando si trattava di mangiare.

“Vorrei una foto ricordo di quando ho intervistato il quasi ex Quarterback!” Esclamò Brittany a un tratto, con un luccichio negli occhi.
“Hai proprio preso a cuore lo stroncarmi la carriera!”  Ridacchiò Finn, contento che quel velo di tristezza fosse passato. “D'accordo, dove vuoi che ci mettiamo?”
“Oh, qui va più che bene!” Sorrise lei, afferrando il proprio telefono e lasciandolo cadere sul cuscino subito dopo.
Si diede una veloce riassestata ai capelli, pettinandoli con le punta delle dita. “Come sto?” Gli chiese, riprendendo il telefono e usandolo per specchiarsi.
Finn inarcò un sopracciglio. “Ehm, stai bene.. sì, insomma, ehm.. carina e tutto quanto.. come sempre del resto!” Balbettò. Se c'era una cosa che aveva imparato stando con Quinn prima, e Rachel dopo, era che quella domanda poteva essere piu insidiosa di quanto non potesse sembrare. Ma lei si limitò a sorridergli raggiante, preparandosi a scattare un selfie. Ormai stava diventando un pro nell'evitare di far arrabbiare le ragazze. Bastava solamente non includere Rachel nell'equazione.

Il sorriso, di quelli belli che parlano prima con gli occhi e poi con la bocca, non l'aveva abbandonata neppure per la foto. In primo piano Brittany catturava totalmente la scena, mentre faceva il segno della vittoria con la mano destra. Finn, leggermente dietro, aveva preso in braccio Lord Tubbington e aveva optato per un espressione buffa, mentre sollevava in aria la povera palla di pelo che non sembrava altrettanto convinta. Il ragazzo si sentì come pensò dovesse sentirsi Rafiki dopo la nascita di Simba nel Re Leone, quando aveva sollevato il futuro Re della savana e lo aveva mostrato agli altri animali dall'alto della Rupe dei Re.

“Mandamela poi! Voglio averla anche io sul telefono!" le disse riguardando ancora la foto attraverso il telefono di Brittany.
La ragazza annuì, mentre apriva Instagram. Finn non pensava che la volesse pubblicare, non che avesse problemi a riguardo… era uno scatto simpatico dopotutto. Fu la descrizione che Brittany prese a scrivere davanti ai suoi occhi che lo colpì.
 
“Disintegration Anxiety! 🙅🏼‍♀️🙅🏻‍♂️🐱🧀
 
Ci mise un po' piu del dovuto a digitare la didascalia, cancellando il testo un paio di volte a causa di un paio di errori di battitura. Dannate tastiere degli smartphone e la loro tendenza ad effettuare autocorrezioni improbabili! Quando Brittany creò il post, gli sorrise, questa volta più timidamente, per poi mollare il telefono sul cuscino. Restarono un minutino a fissarsi, senza che nessuno dei due parlasse. Lei aveva scelto il titolo della canzone del giorno precedente. In quel momento le parole erano superflue.Finn pensò che quello fosse il segnale che per una volta stava facendo qualcosa di giusto. Dobbiamo davvero farla sparire quest'ansia Brittany! Questa volta fu Finn ad avvicinarla, e anche se con un certo impaccio inziale, la cinse in un abbraccio, posando il mento sopra la sua testa. Lei ricambiò la stretta più forte che poté. A differenza dell'abbraccio precedente, rimasero così più a lungo. Non servirono ringraziamenti a fior di pelle. Quel brivido lungo la schiena gli venne lo stesso.
 
 *****
 
Aveva lasciato Brittany sull'uscio di casa sua. Salutandosi, esattamente come il giorno precedente, avevano constatato che di nuovo si erano fatti un po' prendere la mano e che il numero per il Glee era rimasto in disparte. Lui le aveva detto che si era divertito a partecipare alla puntata, nonostante la lingua gli desse ancora noia. Lei aveva sorriso ancora mormorando un “Bene!", consigliandogli di portare Rachel a prendere un gelato. “Qualcosa di freddo potrebbe darti un po' di sollievo!” gli aveva spiegato notando la sua espressione dubbiosa.
“Sei proprio un genio!” rispose Finn, trovando interessante la scusa per andare a mangiarsi un gelato.
Prima che Finn se ne andasse si erano ripromessi di rivedersi il Lunedi dopo la scuola. Questa volta a casa di Finn. “Abbiamo ancora tutto il tempo del mondo, ma prima o poi dovremmo iniziare per davvero!” Aveva ridacchiato lui.

Un paio di minuti dopo, camminava lungo il marciapiede, diretto verso casa. Il mood decisamente sereno. Le sue fedeli cuffie della Lasmex amplificavano la versione in studio di A Dream Of You and Me dei Future Islands, un gruppo che Sam gli aveva consigliato di recente. Quei tizi spaccavano e Finn aveva trovato immediatamente una certa empatia verso il frontman Samuel Herring. Non era forse il cantante tecnicamente piu dotato che avesse mai sentito, ma metteva una tale passione in ciò che faceva che tutto il resto veniva totalmente insabbiato. Era rimasto colpito da alcuni video di esibizioni live, presso alcuni talk show sulla BBC che li aveva ospitati per pubblicizzare il loro ultimo disco. Cantando le sue canzoni, Herring veniva totalmente risucchiato in un'altra dimensione. Pur non essendo probabilmente l'uomo piu aggraziato del pianeta, ciò non gli impediva di lasciarsi andare in balli liberatori durante le sue performance, che Finn definiva quasi viscerali, che potevano sembrare buffi ed esagerati ma che a lui apparivano totalmente spontanei. Finn invidiava la totale non curanza di ciò che Herring avesse attorno, la semplice volontà di esprimersi senza filtri e condizionamenti.

“I asked myself for peace." Canticchiando tra sé e sé, si domandò se quel gruppo potesse piacere anche a Brittany. Piu passava del tempo insieme alla Cheerleader, più si domandava perché non si fossero frequentati gli anni precedenti. Fu pensando a questo che lesse il messaggio di Kurt.
 
“Finn… 👀
 
Roteò gli occhi e scelse di non rispondere, riponendo il telefono in tasca. Si trattava senza dubbio della foto. Ad ogni modo lo avrebbe visto a casa a breve, quindi era sicuro che se anche avesse risposto qualcosa, niente lo avrebbe salvato da un confronto di persona. Girando a destra imboccò una viuzza perpendicolare, quando il telefono squillò, interrompendo la riproduzione di Spotify. Odiava quando le canzoni venivano interrotte a metà! Controllò lo schermo e aggrottò le sopracciglia. L'ultima volta che aveva ricevuto una chiamata da Quinn stavano ancora insieme. Sorpreso, attraversando la strada sulle strisce pedonali, scollegò le cuffie Bluetooth e se le mise al collo. Rispose, dopo qualche squillo, portandosi il telefono all'orecchio.

“Ehi!”
“Ciao Finn!” Cinguettò lei dall'altro lato della cornetta. “Ti trovo in un brutto momento?”
“Ehm.. no, figurati. Sto rientrando a casa… ero da Brittany per lavorare al numero per il Glee di mercoledì prossimo.”
“Ho visto la foto su Instagram, infatti mi chiedevo cosa ci facessi a casa sua…” si sentì rispondere dalla ragazza. “ E così hai deciso di duettare con lei…”

Finn proseguì dritto ulteriormente, superando un anziano signore che procedeva sbilenco, aiutandosi con un bastone da passeggio. Poco più avanti due bambine saltavano la corda davanti a un aiuola fiorita.
“Stai facendo la parte dell'amica apprensiva?” Chiese Finn con tranquillità. “ Perché sta cosa sta già facendo ammattire Kurt… magari potete ritrovarvi e spettegolare insieme!”
“Non sto facendo nessuna parte Finn…" rispose Quinn, senza riuscire nell'intento di convincerlo del contrario. Il ragazzo la immaginò roteare gli occhi, “solo volevo assicurarmi che tu fossi ben conscio che Brittany sta attraversando un periodo, delicato.”

“Già, beh è dura non rendersene conto.” Confermò lui, rispondendo con un cenno distratto della mano al saluto di una delle due bambine. Sorrise notando le sbucciature sulle sue ginocchia, segni che gli riportavano alla memoria di pomeriggi passati al parco, decisamente tempi più spensierati. Ricordava come sua madre fosse sempre alla ricerca di toppe dalla merciaia per rattoppargli i pantaloni della tuta, perennemente strappati. Ricordava anche notevoli scappellotti ogni volta che tornava a casa con le ginocchia sanguinanti.

“ Eh, mi.. diciamo che mi sorprende il tempismo con cui hai deciso di duettare con lei.” Continuò la ragazza, mettendo le carte definitivamente sul banco.
Finn sorrise. Ovviamente era di quello che si trattava. “Quinn, è davvero così difficile credere che io voglia semplicemente imparare a conoscerla meglio, e se possibile starle vicino o aiutarla se posso, in un momento come questo?” Non c'era rabbia o agitazione nel suo tono di voce. “Mi risulta che si faccia così tra persone della stessa squadra!”

“No Finn… non lo è. Hai ragione.” Gli rispose dopo una breve pausa. Il fatto che a distanza di poche ore sia Rachel che Quinn concordassero con un suo parere lo lasciò un filo di stucco. Che il mondo stesse finendo? “ L'ho sentita prima, tra parentesi, e mi ha assicurato che non la stai trattando male…"
“Breaking news!!” Replicò lui con marcato sarcasmo.
“Brittany è… beh, Brittany è Brittany, Finn. È speciale! A volte può risultare un filo strana e bizzarra. Metà delle volte sembra si trovi in una bolla all'interno di un mondo tutto suo, posso concederlo… Ma non è nulla di quello che si dice a scuola… è una ragazza molto sensibile.” Continuò la sua ex, ignorandolo.

Difficilmente aveva sentito Quinn descrivere una persona con parole così cortesi. Che fosse maturata così in fretta dopo la gravidanza inaspettata? Ultimamente loro due avevano limitato accuratamente di parlarsi. Finn non voleva che Rachel potesse agitarsi e Sam sembrava trovare sempre un interesse maggiore verso la bionda. I pezzi del loro rapporto si erano assestati in quel modo senza che nessuno ci riflettesse molto.
“Già…” si limitò a rispondere lui, non sapendo cosa altro aggiungere. Perché gli stava dicendo quelle cose? “ Tendo a diffidare da tutto quello che si dice in giro…”
“Volevo solo assicurami che la pensassimo allo stesso modo… nessuna strigliata d'orecchie!" Gli assicurò lei.

Finn imboccò l'ingresso del parchetto che divideva in due parti Lima, tagliando la cittadina longitudinalmente. Superato il cancello, schivò un paio di ragazzini che stavano giocando con un pallone da football e proseguì costeggiando il selciato che si addentrava tra le aiuole fiorite. Un gruppo di ragazze si stava fotografando vicino alla fontana, sfoggiando pose alquanto discutibili. Passò oltre senza troppi indugi. Instagram stava diventando un ossessione per troppe persone.
“ Mi hai chiamato solo per questo?” domandò il ragazzo svoltando a destra, imboccando un piccolo sentiero in ghiaia. Un centinaio di metri piu avanti l'area giochi dei piu piccoli sembrava parecchio affollata, le vasche di sabbia prese d'assalto da una decina di bambini che non erano stati abbastanza fortunati da trovare le altalene inutilizzate. Qualche adulto, sicuramente genitori, vigilava a dovuta vicinanza.

“ Dovrei chiamarti per altro?” Chiese lei, in modo quasi retorico.
“ A volte penso che dovremmo fare più cose tutti insieme, al di fuori del Glee Club!" Le disse lui in tutta onestà. “ Ci sono giornate in cui penso che potremmo essere degli amici migliori tra di noi… non so se rendo l'idea.”
“Che vuoi dire?”
“Intendo che spesso mi sembra che riusciamo ad essere uniti solo quando siamo in quella sala canto. È possibile che fuori di lì ci si trasformi in altre persone? Quand'è l'ultima volta che hai passato del tempo con Tina e Mike fuori dal Glee?”
“Beh, ora che me lo fai notare.. mentirei se non dicessi che hai ragione. Ma ecco, ad esempio… immagino che Rachel non stia proprio nella pelle nel dividerti con la tua ex e con la tua nuova amica…" la risata  cristallina di Quinn venne amplificata dal microfono del telefono. Era un suono che era stato così familiare un tempo… eppure sembravano passati secoli dai pomeriggi passati insieme.

“Già, forse non è una grande idea… ma è un peccato lasciarsi condizionare da queste cose.” Sbuffò Finn, uscendo finalmente dal parchetto. Non mancavano che un paio di minuti a casa sua. " Più presto di quanto ce ne renderemo conto finiremo il Liceo... metà di noi andrà lontano al College e chissà se avremo ancora occasone di vederci! Non pensi che potremmo... sforzarci un po' tutti maggiormente e... goderci al meglio questo ultimo anno e mezzo?"
“È un peccato, è vero!” concordò lei dopo un paio di secondi. Finn iniziò davvero a pensare che la fine del mondo fosse in arrivo. ”Potrei provare a parlarci, però. Con Rachel. Credo che se qualche proposta dovesse partire da me e non da te, potrebbe prenderla con uno spirito diverso.”
“Domani al cinema proiettano il Re leone…” buttò li Finn, “fa parte di quel programma per la riscoperta dei classici Disney!” Lo sapeva solo perché Brittany ne aveva parlato quel pomeriggio.
“Il Re leone…” mormorò Quinn con fare pensieroso. “ Perché no! Potrebbe essere carino.”

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Capitolo 5
*** Storm ***


Note dell'Autore:
Approfittando dell'ultimo giorno di ferie, ecco un nuovo capitolo, questa volta leggermente più lungo del precedente. Se la mia demenza senile precoce e galoppante non mi inganna, questo dovrebbe essere il primo a non aver nemmeno un riferimento musicale al suo interno! Record !!! Vedrò di compensare successivamente :P 
In caso dovessi sbagliarmi e così in realtà non dovesse essere... voi lasciate fare, rientra tutto nei miei quasi tret'anni che pesano circa il doppio!
Tornando alla storia, direi che potrebbe essere arrivato il momento di sviluppare qualche tensione. Che sia arrivato il momento per Rachel di entrare in scena come solo lei può fare? Who knows? Ad ogni modo credo che il racconto proseguirà seguendo il POV di Finn, a cui ormai sono nuovamente largamente affezionato. Però, da qui in avanti, penso che Kurt e Quinn potrebbero avere un ruolo un po' più rilevante!

 
             *****
 
Rachel lo aveva trascinato mano nella mano fino al parcheggio fuori dal cinema. Per una volta sembrava elettrizzata per qualcosa che non fosse legata al canto o al Glee. Che lui sapesse, non era una fanatica di cartoni animati, eppure aveva colto la proposta di Quinn con grande entusiasmo. Lui aveva deciso di godersi questo inaspettato lato di Rachel e di non fare domande. Passare qualche ora senza che i drammi di tutto il gruppo stessero al centro dell’attenzione era esattamente ciò che desiderava.

Dopo la telefonata con Finn del giorno precedente, Quinn aveva spiegato la sua idea sul gruppo WhatsApp del Glee Club. Come avevano concordato, si era presa i meriti della pensata, sperando che gli altri (per non dire Rachel) recepissero in quel modo l’invito in maniera più positiva. Brittany, nemmeno a dirlo, era stata la prima a rispondere alla proposta, spammando GIF di unicorni e arcobaleni. Doveva essere veramente al settimo cielo considerando che aveva dovuto scrollare il messaggio per un minuto buono prima di poter leggere le risposte successive. Kurt aveva aggiunto un semplice pollice in su, una manciata di minuti dopo. Tina e Mike avevano già un impegno, mentre Artie era malaticcio. Sam era fuori città con la madre e Puck non rispose, proprio come Finn aveva immaginato. Quella roba semplicemente non era per lui! Mercedes e Santana avevano declinato, in realtà la prima aveva risposto per entrambe. Quinn gli aveva spiegato che Santana non se la sentiva di vedere Brittany e che Mercedes stesse provando a farla distrarre, portandola a fare shopping.

Rachel, che amava avere l'ultima parola, aveva risposto con “È un’idea magnifica Quinn! Io e Finn ci saremo!”, salvo rimproverarlo in privato: certe proposte sarebbero dovute partire da uno di loro due! “Dovrebbe essere nostro compito occuparci dell’armonia di gruppo! 
Finn aveva roteato gli occhi e aveva contato fino a trenta prima di rispondere. Alla fine, evitando di mordersi la lingua solo perché ancora dolente dalla scottatura, aveva digitato pacatamente. “ Davvero una grande pensata quella di Quinn… cercherò di trovare qualcosa di fico da proporre agli altri per la prossima occasione!” Ultimamente si sarebbe piazzato tranquillamente sul podio in un'ipotetica competizione basata sul quieto vivere. In tutta Lima era sicuro non ci fosse nessuno capace ci ingoiare rospi come sapeva fare lui.

Fu sbracciandosi nella loro direzione, che Rachel fece in modo che gli amici sapessero che erano arrivati. Kurt, Brittany e Quinn li stavano aspettando fuori dal cinema, appoggiati contro un muretto. “Ehi!” abbozzò Finn salutando Quinn e Brittany, “pronte a un po’ di sana nostalgia grazie a papà Disney?”
Entrambe le ragazze si erano presentate in un vestitino leggero a tema floreale. Quello di Brittany era azzurro pastello, mentre il colore di fondo di quello di Quinn, ovviamente, era rosa confetto. Finn si chiese se si fossero messe d’accordo.

“E a me non lo chiedi?” domandò Kurt con finto tono polemico, illuminato da un sorriso a quarantadue denti.
Finn, che non vedeva il fratellastro da ben quindici minuti, scelse di ignorarlo mentre Quinn annuiva in risposta, con convinzione. Brittany, invece, ebbe un piccolo brivido a fior di pelle. “L'ultima volta che ho visto l'originale, mamma e papà volevano portarmi da uno psicologo. Non ho ancora superato la morte di Mufasa…"
Kurt le diede un paio di colpetti sulla spalla, lasciata scoperta dal taglio del vestito, cercando di trasmetterle tutta la sua comprensione. “Ho provato la stessa cosa quando gli One Direction si sono separati, cara! Passerà, prima o poi…"

Finn si ritrovò ad annuire, nonostante non avesse la più pallida idea di cosa Kurt stesse dicendo. “Avete già tutti i vostri biglietti?” chiese dunque, guardandosi attorno. Non sembrava che per la prima proiezione lì a Lima ci sarebbe stato il pienone. Riconobbe giusto un paio di ragazzi che frequentavano il McKinley ma con cui non aveva mai chiacchierato; la maggior parte delle persone aveva l'età della sorella di Brittany, e la cosa lo mise un filo a disagio. Davanti a certi bambini si sentiva ancora più alto e goffo di quanto effettivamente fosse.

Tutti sventolarono il proprio biglietto in aria, come se si fossero messi d’accordo in precedenza, ma Rachel lo bloccò poco dopo aver varcato l'ingresso. “Ehi tesoro, che ne dici di dividere dei popcorn e una Pepsi?” Esclamò, giocherellando sovrappensiero con l'orlo della sua camicetta bianca.
“Tu che bevi una Pepsi?” Lui non poté trattenere una piccola risata, “ non hai paura dei troppi zuccheri?” Anche Kurt la guardava sconcertato. “Anche io posso concedermi qualche scappatoia per un’occasione speciale!” Fece spallucce Rachel, sorridendo.

“Va bene!” Concesse lui, senza grosse storie, perché quale sarebbe stato il punto di ricordarle di quella volta in cui l’aveva portata a cena per festeggiare il loro secondo penta-mesiversario e lei aveva a malapena toccato la proprio insalata? Probabilmente avrebbe solo dovuto portarla al cinema più spesso. “Mi metto in fila al banchetto… voi andate pure a prendere posto! Ci vediamo dentro." Pensò che quella potesse essere una risposta più consona alla sua volontà di non sollevare polemiche.
“ Grazie Finn, fila 27!” Gli ricordò la ragazza, stampandogli un veloce bacio a fior di labbra, prima di prendere sottobraccio Kurt e di sparire oltre le tende dell’ingresso al salone.

“Caramelle!” esclamò Brittany dal nulla, rivolgendosi a Quinn. “Coi cartoni animati non è lo stesso senza caramelle… vuoi che prenda qualcosa anche per te?”
Quinn si fermò a metà strada. “No Bri… ti ringrazio!" Esitò. "Per ora sono a posto così, magari… magari prenderò qualcosa all'intervallo!" Scrutò per un attimo l'amica e poi posò lo sguardo su Finn, leggermente più dietro, pensierosa. “Ci vediamo tra poco!” Si limitò infine a dire, lasciandoli con un lieve sorriso.
Finn restò per un attimo impalato mentre Brittany armeggiava con la borsetta, alla ricerca del portafogli. “Meglio mettersi in fila, o ci perderemo l'inizio!” Pronunciò  infine. In verità non è che avessero chissà quante persone davanti a loro. Giusto una manciata. Ma la macchina dei popcorn non era ancora andata a regime ed era meglio non sfidare le tempistiche e la svogliatezza del ragazzo alla cassa.

“Quinn è rimasta molto colpita della tua proposta!” Gli confessò lei, facendo un passo verso il bancone.
“La mia proposta?” Lui fece finta di non capire sollevando le sopracciglia, nella sua miglior interpretazione di Finn lo gnorri. “Mi ha raccontato che in realtà l'idea di venire tutti qui è stata tua!” Chiarì lei con aria paziente, come se fosse scocciata per il fatto che lui non fosse al corrente dei dettagli. Brittany che gli spiegava cose. Dove era finito negli ultimi tre giorni? “Oh… beh.. diciamo che l'ispirazione me l'hai data tu!" Borbottò lui, grattandosi la nuca.

Il tizio in coda davanti a lui cambiò idea e abbandonò la fila. Brittany si scostò leggermente a destra, per farlo passare, e nel muoversi sfiorò il braccio sinistro di Finn, pelle contro pelle. “Ouch!” la ragazza saltò letteralmente sul posto, emettendo un gridolino. “Mi hai dato la scossa!” Esclamarono all'unisono, toccandosi il rispettivo braccio. Scoppiarono a ridere, guadagnando posto in fila.
“Sono contenta che tu gliene abbia parlato…” gli confidò lei poco dopo. “ Peccato solo che non ci siamo tutti!” Aggiunse stringendosi nelle spalle. “Già, beh..." rispose lui con un po' di impaccio. " Il preavviso è stato minimo… perciò… vorrà dire che potremmo rifarlo più avanti.. con tutti gli altri!” Il presentimento che lei si riferisse più che altro all'assenza di una persona in particolare era parecchio pressante.

Lei annuì, mentre apriva il portamonete e valutava se pagare con quelle per alleggerire il borsello. Ma fu presto il suo turno e venne quindi assorbita nella scelta delle proprie caramelle. Tirò letteralmente scemo il ragazzo dietro al bancone, facendosi spiegare ogni gusto più volte. Le persone dietro di lei sembravano spazientite, ma il commesso si era armato di tutta la pazienza necessaria.
“Ma si può essere così scema? Se chiede un'altra volta che differenza c’è tra le caramelle mou e le gommose, giuro che sclero!" Mormorò un ragazzo al compare che stava dietro di lui. Entrambi si trovavano alla destra di Finn, disperdendo la fila.

Il Quarterback si girò di scatto, fulminando il ragazzo che aveva parlato con un’occhiata omicida. Il povero malcapitato, un nanerottola dai capelli ricci e gli occhialetti tondi, che non poteva avere più di tredici anni, si ammutolì in evidente imbarazzo. Probabilmente, mai come in quel momento doveva aver trovato così interessanti le piastrelle del pavimento. Qualche minuto dopo, contenta della sua scelta, Brittany riaffiancò Finn che invece aveva davanti ancora un paio di persone. “Inizia pure ad andare a sederti!” La esortò lui. “ Qua ci siamo quasi, ormai!”
“Ok!” Brittany annuì piano. Prima di muoversi, tuttavia, pescò a casaccio dal proprio sacchetto di carta una caramella alla coca-cola, di quelle a forma di ciuccio e ricoperte di zucchero frizzante. Gliela porse senza esitazione. “Tieni… è per addolcire l’attesa!”
“Ma, grazieee…” ridacchiò, accettando il pensiero. Brittany sorrise e prese la via versa la sala, scomparendo oltre la tenda.

Fu soltanto dopo altri cinque minuti che Finn poté imitarla, raggiungendo gli amici. Kurt aveva preso il posto più esterno. Rachel occupava la poltroncina a fianco, tenendo libera quella alla sua destra, in attesa del suo arrivo. “Appena in tempo!” esclamò la moretta con un sorriso, quando Finn si sedette nel posto tra lei e Quinn con l'aria un po' infastidita.  “Quella dannata macchina non ne voleva sapere di scaldarsi!” Bisbigliò Finn, posizionando il contenitore dei popcorn e la pepsi negli alloggi  tra i loro sedili.

Alla sua destra Quinn sembrava ballare la tarantella. “Maledizione!” Cercava di trovare la posizione migliore mentre allo stesso tempo provava ad allungare il collo. “Possibile che ogni volta che vengo a vedere qualcosa qui, il lungagnone di turno si siede sempre davanti a me?”
Finn le lanciò una mezza occhiata. Non era forse la cosa più saggia farle notare che non era tanto il povero lungagnone ad essere particolarmente alto, quanto lei ad essere bassina. Vinse altri punti nella sua immaginaria gara del vivi e lascia vivere.

“Facciamo cambio di posto, davanti a me non c'è nessuno!” Sentì proporre da Brittany, un po' troppo ad alta voce per essere in un cinema mentre il film cominciava. Effettivamente, quella ventina di centimetri di differenza in altezza tra le due avrebbe potuto risolvere la questione. “Fatela finita!” Soffiò Rachel, spazientita, spingendosi in avanti per richiamare le fonti di disturbo. Finn si sentì stretto tra due fuochi. Quinn infatti si alzò in piedi e lasciò il proprio posto all'amica, non prima di lanciare un'occhiataccia irritata in direzione di Rachel. Finn ringraziò che l'oscurità celasse certe dinamiche.

Rachel gli strinse la mano sinistra mentre il film cominciava effettivamente, lasciandosi indietro gli ultimi sottotitoli introduttivi. Lui le stava accarezzano il dorso della mano con il proprio pollice, quando si sentì punzecchiare alla sua destra. Brittany lo salutò con la mano, come se non si vedessero da secoli, prima di mettersi comoda e lasciarsi immergere totalmente nel cartone animato. Finn sprofondò maggiormente nella poltroncina, lasciando la mano di Rachel e catturando una manciata di popcorn.

*****
 
Scoprì il mattino successivo che Rachel non era esattamente fan della puntata di Fondue For Two che aveva registrato con Brittany. Aveva intuito che qualcosa non andasse quando non aveva ricevuto il consueto messaggio di “Buongiorno", ma non aveva affatto collegato le due cose. Furono Kurt prima, e Quinn poco dopo a fargli capire dove fosse il problema.

“ Sei nei guai!” Gli annunciò infatti il fratellastro dandogli un paio di colpetti compassionevoli sulla spalla. “Ringraziamo il cielo che erano pomodorini e non fragole, e che fosse formaggio e non cioccolato!” Avevano appena finito l'ora di chimica e la campana delle undici preannunciava un paio di ore buche. Non avrebbero che ricominciato soltanto dopo pranzo. “ Scusami?” Ma Kurt aveva scosso il capo con esasperazione e lo aveva lasciato in corridoio. Non dovette fare che un paio di passi per essere, invece, affiancato da Quinn. Sembrava lo avesse aspettato, appollaiata come un falco, fuori dal bagno delle ragazze.

“Però, devo proprio dire che ne è uscita una puntata carina!” Allo sguardo interrogativo di Finn, la biondina precisò, “ Ieri sera, dopo il cinema, Brittany ha pubblicato su YouTube la puntata di Fondue For Two che avete registrato da lei.”
Di comune accordo avevano incominciato a camminare, perché parecchie ragazze avevano già cominciato a guardare male Finn e l’ingresso del bagno non sembrava il posto migliore per una chiacchierata come quella.
“Ah ecco.. odio quando non mettete i soggetti e gli oggetti alle frasi. Non so ancora leggere nella mente delle persone!” Esclamò Finn con leggero fastidio, realizzando solo in quel momento che anche Kurt doveva essersi riferito a quello. Probabilmente aveva guardato il video durante la lezione, sfruttando le ultime file per celare il telefono all'insegnante.

Quinn lo prese sotto braccio. “ Ma per quanto io abbia apprezzato la puntata, il mio sesto senso può immaginare almeno due persone a cui non piacerà!" Lo ignorò, conducendolo verso gli armadietti. Finn non parlò, cercando di capire dove lei volesse andare a parare, così la bionda continuò. “Fossi in te inizierei quantomeno a guardami le spalle da Santana.” Fu quel nome a mettere a posto i pezzi del puzzle. Stavano tornando al solito discorso. “ E mi sorprende che Rachel non abbia già dato spettacolo!” Gli venne rincarato ulteriormente. “Quinn ma che diavolo?!”

La ragazza lo liberò, fissandolo con serietà. Armeggiò qualche secondo con il telefono, per sbatterglielo sotto il naso immediatamente dopo, mostrandogli l’homepage del canale YouTube di Brittany. L’ultimo video pubblicato era effettivamente la puntata che avevano registrato assieme a casa sua. La Cheerleader aveva utilizzato la foto che si erano scattati come copertina per il video. Aveva incollato un paio di stelle sopra i suoi occhi blu, l’emoji del formaggio sopra quelli di Finn e aggiunto qualche cuoricino qua e là. Finn inarcò un soppracciglio, pensando che Brittany avesse palesemente bisogno di qualche dritta sull’utilizzo di Photoshop. Magari avrebbe potuto insegnarle qualche trucchetto base la prossima volta che si sarebbero visti. Aveva passato abbastanza tempo assieme ad Artie per preparare le locandine per il Glee a inizio anno da ricordarsi ancora qualcosina!  Lesse il titolo del video. Non seppe se ridere o piangere. Era una palese provocazione, ed era la testuale citazione di quando lui era tornato dal bagno rimpiangendo i tempi in cui possedeva ancora la lingua. “Lo show più Hot del web! 🔥🥵”   

“ È solo un titolo clickbait, Quinn…” protestò Finn, immaginando che fosse quello il problema. Bastava guardare la puntata per capirlo, no?
“Lascia stare il titolo!” Rise Quinn, esasperata, “ anche se sono quasi morta soffocata quando sei spuntato furi dal bagno, tra parentesi!" Fece una piccola pausa, ricordandosi la scena, poi riprese la parola. "Piuttosto guarda la puntata… e confronta il modo in cui si comporta Brittany rispetto all’episodio in cui ci sono io come ospite. Poi ne riparliamo, se vuoi!”
“ Brittany ha detto che sei la sola a guardare il suo Show…” protestò il ragazzo. “E non mi sembra di aver fatto niente di male!” Aggiunse un po' più forte quando Quinn prese a lasciarlo indietro. La ragazza si girò e alzò un braccio in segno di  saluto. “Riguarda la puntata, Finn!”
 
*****

Scoprì quindi che la sua presenza aveva fatto guadagnare qualche visualizzazione al canale di Brittany. La cosa doveva rallegrarlo, considerando che Brittany era sembrata al settimo cielo quando aveva creduto che, come Quinn, lui fosse uno spettatore abituale. Ma Kurt e la sua ex fidanzata gli avevano preannunciato una burrasca in arrivo. Quantomeno non lo avrebbe colpito così di sorpresa!

La Coach Beaste lo aveva richiamato già un paio di volte quando aveva mancato due semplici placcaggi uno dietro l’altro. “ Hudson, scendi dalle nuvole e pensa a giocare. Sarebbe carino se degnassi la squadra della tua presenza!”
“Scusi Coach!” Rispose lui, quasi automaticamente  al terzo richiamo, scrollando il capo come a voler trovare maggior concentrazione.
“Tutto bene, Finn?” Puck gli si avvicinò di corsa, levandosi il casco. Gli posò una mano sulla spalla, con aria seria. “ Sembri un po’ sbattuto in questi giorni!” Lo fissava intensamente, come se cercasse sul suo volto i segni di una strana malattia.

Finn annuì. “ Si, si… è tutto ok!” Mormorò in risposta, notando però sullo sfondo, alle spalle dell’amico, esattamente sugli spalti, una figura solitaria. Possibile fosse lei? A malapena Rachel veniva alle partite, non ricordava di averla mai vista agli allenamenti! No, probabilmente aveva visto male. Si trattatva solamente dello strascico della conversazione che aveva avuto con Quinn, e ora la sua immaginazione proiettava Rachel in posti improbabili!

“Va bene…” gli concesse l’amico, non del tutto convinto, dandogli una piccola pacca sulla spalla. “ Vediamo di ripigliarci e fargli il culo, allora! Sono stanco di mangiare la melma da Karofsky.”
“Pronto a prenderli a calci. La pacchia è finita!” Gli assicurò Finn, cercando di aguzzare la vista e di mettere a fuoco maggiormente gli spalti. Uno scherzo della sua mente, col cavolo! Quella era proprio Rachel. Finn prese ad allontanarsi, una crescente ansia nel petto, correndo verso il centro del campo proprio quando la Coach ordinava di riprovare lo schema precedente.

Il resto dell’allenamento andò un po’ meglio, quantomeno non ricevette più strigliate. Altri sembravano aver inanellato stronzate ben più evidenti delle sue, convogliando altrove i rimproveri della Coach. Eppure concentrarsi come avrebbe voluto gli veniva piuttosto difficile. Ogni tanto il suo sguardo ricadeva sulle gradinate dove Rachel era seduta, ma lei non lo salutò con grande calore nemmeno quado lui alzò il braccio e agitò la mano verso di lei. Non un segnale incoraggiante. Sospirò, riguadagnando posizione dietro ai compagni disposti lungo la linea di scrimmage. Impartì un paio di comandi e ricevette il pallone. Davanti a lui, Sam riuscì ad eseguire un blocco, impedendo che un paio di avversari gli finisse addosso. Ma l’uomo che Mike avrebbe dovuto marcare riuscì con una finta a lasciarlo sul posto.

Finn prese a correre lateralmente, evitando una spallata da un difensore avversario per il rotto della cuffia, ma il numero 18, che aveva saltato di netto Mike, aveva preso lo slancio ed era già alle sua calcagna, senza che nessuno dei suoi compagni potesse più fermarlo. Finn lanciò il pallone, distendendo totalmente il braccio, proprio mentre l'avversario lo investiva come un treno, facendolo volare a terra. La scarsa coordinazione e l'impatto vanificarono il suo gesto tecnico; il lancio finì totalmente fuori dalla portata del ricevitore più avanzato. Fu a quel punto che il fischio acuto e prolungato della Coach Beaste sancì la fine dell’allenamento, che vide la sua squadra, distinta dalle nuove pettorine gialle, tornare nello spogliatoio con aria mesta. Karofsky e compagnia erano invece alquanto ringalluzziti dal verdetto. Finn non era abituato a perdere. Non in allenamento, quantomeno. Le partite vere erano tutt’altra storia, ma quello era un altro discorso.

Respirò rumorosamente mentre Puck lo aiutava ad alzarsi, tendendogli una mano con aria contrariata.“ Tutto ok un paio di palle, amico!”
Finn afferrò la sua mano e si rialzò, dandosi un paio di rassestate alla divisa sgualcita e sporca di fango. Sam si avvicinò a loro, levandosi il casco e passandosi una mano tra i capelli sudati. “ Però, Hangman ti ha proprio dato una bella randellata!” Commentò con una mezza risata.
“ Questa cosa, qualsiasi cosa sia, la risolviamo insieme!” Lo ignorò Puck, rivolgendosi a Finn. “ Ora ci racconti cosa ti frulla in testa Hudson…”

Finn gonfiò le guance, raccogliendo aria in bocca, ed esalò. “ Non è nulla di ché … problemini potenziali con Rachel!” Scrollò le spalle, voltandosi leggermente verso le tribune dove la ragazza ancora si trovava seduta. Puck lo imitò, portandosi una mano davanti agli occhi per pararsi dal sole. Fu allora che anche lui individuò la solitaria figura sulle gradinate in cemento.
“ Su questo non avevo grossi dubbi…” borbottò Puck dandogli una manata sulla schiena e invitandolo a prendere la via degli spogliatoi. “ Da quando è iniziata la storia con il Glee Club, e vi siete conosciuti, non avete avuto altro che problemini potenziali. Cosa hai combinato questa volta?”

“ Scommetto cinque dollari…anzi,  cinque dollari neanche li ho al momento, ora che ci penso!” Sam corrugò la fonte prima di correggersi. “ Scommetto due dollari che il vero problema è Brittany! Ho visto quel Selfie su Instagram l’altro giorno…”
Finn non rispose e Puck si mise una mano sulla fronte. “ Cazzo, Finn! Con tutte le stronzate che potevi fare, dovevi davvero infilarti nel Lesbodramma?”
“Tecnicamente non è successo nulla.” Protestò Finn, quasi parlando alla sua stessa coscienza.“ Probabilmente mi sono fatto prendere un po’ la mano cercando di capire come stesse Brittany dopo la storia con Santana… e Rachel si è un po’ ingelosita. Ma è tutto sotto controllo!”


*****

 
Sapeva che lei gli avrebbe concesso giusto il tempo di una doccia prima di doverla raggiungere. Aveva salutato Sam e Puck, fatto un cenno di intesa a Mike che si era scusato per aver perso l’uomo durante l’ultima azione, e con i capelli ancora bagnati era uscito dagli spogliatoi, diretto al campo. Rachel lo aspettava ancora sulle tribune. Nessuno si era attardato quanto lei.

Salì le scalinate in cemento a due a due, cercando di non ammazzarsi. Quando la raggiunse, lei non parlò e lui pensò che fosse meglio se si fosse seduto al suo fianco. Restarono così per un po’ a fissare il campo di gara dall’alto. Finn pensava di poter toccare fisicamente l’aria per quanto l’atmosfera sembrasse densa attorno a loro. Quando gli fu chiaro che lei non avrebbe fatto il primo passo, si arrese. “ Vederti qui a tifare per l’allenamento è stato un po’ una sorpresa…” abbozzò. “ Non ricordo altre occasioni che ti hanno portata qui al di fuori di una partita… ed è stato abbastanza difficile concentrarmi, devo ammetterlo!”

“ Ho notato.” Rispose lei misurando il tono, senza guardarlo. “ Hai preso proprio una bella botta sul finale. Stai bene?”
Finn si passò una mano dietro il collo, stiracchiandosi. “ Niente di rotto… è stato un impatto più scenografico che altro!”
“Bene.” Si limitò a dire Rachel, ripiombando in silenzio. Il vento prese a ululare, risucchiato verso l’alto attraverso il passaggio tra le due gradinate. Rachel rabbrividì appena e si strinse nelle spalle. Finn si pentì di non avere con se il giubbetto della squadra, per poterglielo mettere sulle spalle.

“ Che cosa stai facendo, Finn?” La domanda lo colse mentre lui si era alzato e si stava appoggiando alla balaustra in metallo.
Non ci voleva un genio per capire a cosa si stesse riferendo, e no… non aveva paura che lui si stesse per buttare giù dagli spalti. Erano arrivati al momento in cui le parole non potevano più rintanarsi all’interno dei loro pensieri. Non rispose subito, cercando di trovare l’approccio migliore, ma lei aveva finito la pazienza. “ Posso capire che hai deciso di fare le cose alla tua maniera. E probabilmente stai cercando di agire nel modo che ritieni più giusto… è carino da parte tu, ma è di Brittany che stiamo parlando, anche se magari tu non hai intenzioni strane…”

“Scusa? Cosa dovrebbe significare? Magari non ho intenzioni strane?” La interruppe Finn guardandola male, virgolettando con le dita le ultime parole.
“ Voglio dire che sappiamo tutti come è fatta Brittany!” Lo ignorò lei.
“ Sappiamo tutti cosa? Sappiamo tutti chi, esattamente?!” Protestò Finn, scaldandosi all’improvviso. La reazione soprese persino se stesso.
“ Oh, andiamo… non fare finta di nulla! Hai capito benissimo a cosa mi sto riferendo… lei non è esattamente una santarellina!” rise Rachel, con un’espressione tutto fuorché divertita, mentre balzava in piedi.

Lui strinse le labbra e parve essere assorbito da una certa delusione. “ Trovo singolare che tu ci stia sempre così male per ogni voce o cattiveria che ti viene detta qui a scuola… ma che sia tu la prima a non farti scrupoli nel dare ascolto a certe cose... se riguardano gli altri…” le rispose finalmente, ben attento ad affilare il più possibile il tono di voce, guardandola con occhi di sfida. Non poteva credere che Rachel potesse essere così superficiale.

“ Ma certo, dovrei starmene buona a tessere le lodi di una che ci prova con il mio ragazzo una settimana dopo aver rotto con la sua vecchia fiamma!” Sbottò la moretta, alzando il tono di voce che si fece un po’ più acuto. Le sue guance assunsero un colorito più caldo. Le capitava spesso quando si arrabbiava veramente.
“ Brittany non ci sta provando con me!” Ribatté Finn, carico di esasperazione. “Ma ti ascolti quando parli? Se solo provassi a farle domande, se solo ci parlassi… capiresti che ci sta ancora malissimo per come le cose sono andate con Santana…”

“ Non è quello che appare nel vostro stupidissimo video!”
Finn sbuffò, infastidito. “ Stai montando un caso assurdo sul nulla! Sto solo cercando di essere un buon amico. E per la cronaca, sto provando a fare quello che mi hai chiesto tu!”
“ Non ti ho chiesto nulla di tutto ciò!” Il suo tono si fece più grave. “Non ti ho chiesto di andare a casa sua… di preparare una dannata Ballad con lei… e tantomeno di registrare un dannato video insieme!”

“ Sta proprio qui il problema, vero?!” Esclamò Finn abbassando il tono di voce, “ il problema è che non sto facendo il bravo burattino e sono uscito dagli schemi che avevi tracciato, dico bene? Si deve ridurre sempre tutto a te e a questa dannata ossessione per le Nazionali.”
“Oh, ma falla finita!” Disse Rachel, “ adesso la vittima saresti tu?” Lui non rispose, incredulo che lei non afferrase il punto. Così lei continuò.

“ Questa cosa deve finire, Finn! E in fretta. Fate questa stupida esibizione mercoledì. Ma dopo, non voglio più sentire parlare né di lei né di Santana!”
Finn non ebbe tempo di controbattere che lei girò sui tacchi e prese a marciare in direzione opposta alla sua, diretta verso il parcheggio. Il ragazzo si lasciò cadere sul seggiolino più vicino, l’umore nero.  
 
*****

Quella che aveva davanti era una versione più silenziosa e quasi distratta. Non sembrava la Brittany con cui si era visto nei giorni scorsi. Lo aveva capito presto. Questa volta si erano incontrati da lui. Finn aveva avuto il tempo per stampare un paio di testi da proporle per il Glee, prima che arrivasse. Ridendo e scherzando era già Lunedì e non avevano in mano ancora nulla di concreto.

Finn era corso all'ingresso quando la ragazza aveva suonato il campanello. Aveva legato i capelli in una semplice coda alta. La sua carnagione chiara risaltava sotto gli short di jeans e il top nero, che le lasciava scoperto l'ombelico. Nella sua semplicità, aveva scelto un outfit che si faceva apprezzare. Brittany non lo aveva salutato con grande calore, limitandosi a uno scarno sorriso. Cercando di non dare troppo peso alla cosa, Finn l'aveva invitata a entrare e lei lo aveva seguito in camera sua dopo aver rifiutato educatamente un bicchiere d'acqua.

Per l'occasione Finn aveva dato un po' d'ordine. Aveva pensato che probabilmente non era il caso di provare il numero in mezzo a un cumulo di vestiti usati. Ma dopo una ventina di minuti in cui Brittany si era limitata a fare spallucce circa le sue proposte e suggerimenti, senza metterci grande collaborazione, era chiaro che qualcosa non andasse. Se ne stava lì, seduta sul bordo del letto, con il foglio che Finn le aveva dato e lo sguardo perso.

“Qualcosa non va?” Domandò infine il Quarterback quando capì che non avrebbero cavato un ragno dal buco da quel pomeriggio, se non avesse affrontato il problema. “Se queste canzoni non ti convincono siamo ancora in tempo a cercare altro!"
Brittany si mordicchiò il labbro senza guardarlo. Finn sospirò. “ Se hai cambiato idea… se non hai più voglia di farlo, non fa nulla…” cercò di non far trasparire troppo il disappunto nella sua voce.

“ Scusami Finn. Non ci riesco...” lei si alzò di scatto. Per un attimo i loro occhi si allacciarono, ma Finn non riuscì a decifrarne lo sguardo. Non riuscì a definire quanto tempo fosse passato, sebrava che tutto si fosse congelato improvvisamente, quando finalmente la ragazza corse via. A Finn rimase solo una fugace visione di capelli mossi al vento, senza avere il tempo di far nulla. I passi di Brittany si allontanarono in tutta fretta, giù per le scale. Sentì presto il loro incedere allontanarsi. Una porta chiudersi e poi più nulla.

Lui era rimasto ancora lì, immobile, come se qualcuno gli avesse appena lanciato contro una secchiata di acqua gelida. Cosa era appena successo? Aveva fatto qualcosa di inappropriato? Sospirò, un sapore metallico in bocca, una sensazione molto simile all’amarezza in gola.
Infine si scosse e,  raccogliendo il foglio che Brittany aveva lasciato cadere, si chiese perché ci era rimasto così male. Fino a pochi giorni prima lei era poco più di una conoscente. E allora perché si sentiva così? Appallottolò il foglio di carta, senza rabbia ma con un senso di sconfitta, e lo gettò nel cestino. Con l'umore a terra si trascinò fino al letto, inforcò cuffie e telefono e cercò conforto in Spotify. Perché le ragazze erano così complicate?
 

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Capitolo 6
*** Fragola ***


Note dell’autore:
Come al solito non seguo uno schema fisso per la pubblicazione e mi limito ad aggiornare non appena mi sento ispirato e/o ho un po’ di tempo! Bando alle ciance con il nuovo capitolo, dunque, che riprende proprio da dove abbiamo lasciato quella povera anima di Finn Hudson. Riuscirà il nostro paladino a restare a galla nel mare di guai in cui si sta cacciando? O la  marea in arrivo lo manderà alla deriva? E nonostante i problemi, riuscirà a progredire in quello che dovrebbe essere ancora il suo compito?!
Al solito, Who knows! Probabilmente i soli ad avere le idee chiare sono (come sempre) Kurt Hummel e Quinn Fabray!

Prima di iniziare, l'ennesimo sentito ringraziamento va alla carissima MC_Gramma, sempre troppo gentile, i cui commenti sono un vero sprono a pubblicare questa storia dalle poche pretese!

 
Captolo 6.
 
*****
Aveva ordinato una pizza per cena, un po' perché aveva bisogno di certezze, e la pizza non lo aveva mai tradito, un po' perché si era ricordato che sua madre e Burt avrebbero trascorso la serata fuori.  Kurt non era pervenuto da quando lo aveva lasciato in corridoio dopo chimica, ma gli aveva scritto un messaggio ricordandogli che si sarebbe fermato a dormire da Mercedes. Rachel lo ignorava dal loro confronto al campo di allenamento, ben attenta a ricordargli con il suo silenzio che la discussione che avevano avuto non sarebbe stata semplice da dimenticare, cosa che aveva reso Kurt e Quinn quasi profetici. La pizza era la sola cosa che avrebbe potuto mettere una pezza a quella maledetta giornata.
Per un attimo aveva anche pensato di chiedere a Sam se avesse impegni e sondare il terreno per una serata tra ragazzi. Una partita a biliardo e una birra avrebbero potuto distrarlo, ma il tutto cozzava con quel piccolissimo dettaglio che lo avrebbe voluto fuori di casa. E in quel momento, pensò che la cosa non lo elettrizzase così tanto. Così aveva cancellato il messaggio che si era messo a digitare ancora prima di portralo a termine.
 
Erano le 21.00 in punto, quando sentì il campanello suonare. Moriva di fame e la sua pizza ai quattro formaggi era tutto ciò a cui si era obbligato a pensare nei precedenti quindici minuti. Suddividere le ore successive per step era la cosa migliore. Pizza. Tv. E infine letto. Questo era il suo geniale piano per concludere la serata nel modo più dignitoso possibile. Si affrettò ad aprire la porta, con l'acquolina in bocca. Per quanto potesse essere di pessimo umore, nulla sarebbe mai stato più forte della fame di Finn Hudson. Era una sorta di superpotere, si trovò a pensare mentre apriva la porta, sventolando già in aria le banconote per pagare il fattorino mandato dalla Pizzeria BellaFonte. Ma quello che trovò all'ingresso di casa non assomigliava affatto ad Oracio, il pizza-boy tarchiatello e dalla faccia brufolosa che ormai gli consegnava le pizza con regolarità e a cui era quasi affezionato. 
 
Impalata sullo zerbino, il capo chino, stava Brittany S. Pierce, l'ultima persona che avrebbe pensato potesse suonare il suo campanello in quel momento. Il lampione che illuminava l'ingresso di casa Hummel-Hudson metteva in risalto il suo viso, tradendo alcune tracce di mascara che le erano colate sopra gli zigomi.

Finn aprì la bocca, totalmente sorpreso nel trovarsela davanti (considerando come lo aveva lasciato qualche ora prima) e contemporaneamente stordito per lo stato in cui lei si era presentata. “ Brittany?…” il suo nome fu la sola cosa che riuscì a pronunciare, come se le sue corde vocali avessero deciso di scioperare tutto d'un colpo. Non aveva ancora lasciato la presa della maniglia.
“ Mi sono comportata da… stronza!” Disse la ragazza, tirando su con il naso. Non ricordava di averle mai sentito pronunciare una parolaccia, prima di allora. “E non è giusto… volevo solo scusarmi. Io davvero, non so… stavi solo cercando di…” si sfregò l’occhio destro con il dorso di una mano, scacciando via una lacrima. Ma non riuscì a dissimulare la voce rotta e quel moviemento della mano non fece altro che peggiorare la condizione del suo trucco gia precaria.

Fu quel gesto, così semplice e genuino che riscosse Finn dalla sorpresa iniziale. “Ehi, non è successo nulla… Brittany, davvero…"
Ma lei aveva smesso di scacciare le lacrime e aveva abbassato le braccia lungo i fianchi, un singhiozzo dopo l'altro.  Si mossero quasi in sincrono quando Finn sciolse ogni indugio e fece per abbracciarla. Non ci furono tentennamenti quando le braccia di lei trovarono il proprio posto attorno alla vita di lui. L'incavo tra la spalla sinistra e il collo di Finn sembrava fatto apposta per nascondere il viso di Brittany.
“Shhh…” mormorò Finn, mentre avvertiva qualcosa di umido bagnargli la maglietta. Prese a stringerla un po’ più forte, lasciandole qualche colpetto incerto sulla schiena, “è tutto ok… è tutto ok!"

Ma Brittany non sembrava intenzionata a placare le lacrime tanto facilmente. E sembrò aver bisogno di ben altro rispetto a delle pacche impacciate. Finn non ricordava l’ultima volta in cui aveva cercato attivamente di consolare qualcuno. Provò a lasciarsi guidare dall’improvvisazione, iniziando ad accarezzarle la schiena con piccoli movimenti circolari della mano, mentre iniziava a farla ondeggiare assieme a lui, cullandola lentamente. A Brittany piaceva ballare, giusto? Certo, in quel momento ciò che stavano facendo non era decisamente assimilabile a una ballo, ma ehi, era quanto di meglio la sua mente riuscì a produrre. Insomma, ad essere onesti non aveva la più pallida idea di cosa stesse facendo! Piu passavano i minuti e più lei piangeva, stringendolo però con forza, come se temesse che lui sarebbe svanito da un momento all'altro. Evidentemente non stava proprio sbagliando tutto quanto. Non sapendo se fosse una cosa adatta in quella situazione, Finn le accarezzò comunque i capelli, sussurrandole parole rassicuranti di tanto in tanto. Aveva sempre provato disagio davanti una ragazza in lacrime, eppure, lì in quel momento, tutto sembrava diverso. Quando lei sembrò calmarsi, lentamente, Finn la guidò verso il basso, senza lasciarla, facendola sedere sui gradini.

Faticarono un po’ a trovare la giusta posizione, ma finalmente lei riuscì a rannicchiarsi contro il suo fianco, la guancia contro il suo petto. Finn le cinse la schiena, cercando di avvicinarsi più che poté. Era come se fosse entrato in modalità autopilota. Rimasero in quella posizione fino a quando la ragazza non sembrò tranquillizzarsi del tutto. E fu così che Orazio il fattorino li trovò qualche minuto dopo.
 
*****
 
Si erano trasferiti sul divano in salotto. Brittany si era tolta le converse e si era portata le braccia al petto, l'espressione ancora incupita. Senza dire nulla, Finn si era seduto poco distante. Le aveva offerto una fetta di pizza e aveva dovuto insistere un po' prima che lei la accettasse. Finirono per dividersi il resto, combattendo contro il formaggio filante, mangiando in un denso silenzio. Non si era fatto troppi problemi sulle sua azioni in precedenza. Li, sulla porta, aveva fatto quello che si sentiva senza preoccuparsi troppo se fossero cose adatte o meno. Ma mai come in quel momento, seduto sul divano del salotto, Finn si sentiva impacciato e insicuro. Doveva farle domande? Doveva ignorare il motivo per cui lei era corsa via quel pomeriggio? Doveva chiederle il perché di tutte quelle lacrime? Come funzionava quella cosa? Perchè era tornata da lui? Aveva pianto per tutto quel tempo?
 
“ Ho incontrato San oggi, mentre venivo qui questo pomeriggio…" mormorò Brittany all'improvviso, levandolo da ogni impiccio, mentre si fissava le mani.
“Oh…” rispose Finn, deglutendo. Questo spiegava diverse cose. Avrebbe anche potuto arrivarci da solo.
“ Non vedevo l'ora di arrivare qui e passare il pomeriggio insieme… dico davvero! Ma lei ha insistito per parlare. Anche se… non ero in vena.”

Finn si limitò ad ascoltare, guardandola con attenzione. Lei non alzò mai lo sguardo,  apparentemente troppo concentrata a studiare prima il suo smalto color grigio perla, poi la texture del copridivano. “ Con Santana le cose non sono mai state semplici, Finn…” riprese dopo un momento di pausa. “ Gli unicorni non sono animali semplici, dopotutto…” aggiunse con un mormorio, come se stesse parlando da sola.
Finn si guardò bene dal commentare. Sapeva che ogni tanto Brittany aveva questi momenti in cui vedeva le cose in modo leggermente diverso dagli altri. Come se all'improvviso inforcasse un paio di occhiali che potessero svelare qualcosa di invisibile ai più. In tanti credevano fosse imbarazzante. Lui, semplicemente, aveva preso atto che quella fosse una peculiarità di Brittany e di Brittany soltanto. Non era da tutti essere unici. E chiunque, con il giusto grado di maturità, avrebbe pagato per poter essere considerato speciale agli occhi di qualuno.

“Tante volte erano stelle e fuochi d'artificio…” riprese lei, cercando con grande sforzo di farsi capire. Come se Finn fosse particolarmente duro di comprendonio e lei dovesse ricorrere a molta pazienza. “ Ma lei non riusciva mai a lasciarsi alle spalle quello che gli altri dicono o pensano. Qual è il senso di essere un unicorno se devi preoccuparti di nascondere la tua stessa magia?” Fece una piccola pausa, riprendendo fiato.
“E io ero così stanca di rincorrerla… è brutto quando… quando sei pronto a tutto per una persona, ma questo sembra non bastarle!”
“È per questo che l'hai lasciata?” le parole sfuggirono alla bocca di Finn prima che lui se ne rendesse realmente conto, prima di pensare. Non che la storia degli unicorni lo avesse così confuso. Dietro a quell'immagine, non era difficile comprendere cosa Brittany gli stesse dicendo, a modo suo. Pensò che lei fosse adorabile, nel descrivere a quel modo le difficoltà di Santana nel fare coming out.

“ È così strano volere qualcuno che non si vergogni di stare con te anche in mezzo alla gente?” Domandò Brittany abbracciandosi più forte le ginocchia. Sembrò non dare troppo peso alla domanda di Finn e a quello che implicava.
“Non per tutti le cose sono cosi facili…” tentò Finn dopo un minimo di riflessione. “ Non pensi che avesse solo bisogno di…”
“Tempo?” lo interruppe lei. Finn scrollò le spalle, annuendo. Nemmeno sapeva perché stesse provando a difendere Santana.

“Lo so che non è semplice! Ma mamma crede che non puoi stare con una persona se lei ancora deve imparare a capire cosa vuole da se stessa… e credo sia vero!” Brittany si strinse nelle spalle cercando il suo sguardo, come se volesse capire dalla sua espressione quello che Finn pensava a riguardo. Il ragazzo trovò carino che lei si fosse confidata con sua madre riguardo al suo rapporto con Santana e che lei tenesse in alta considerazione il suo parere. Forse per una ragazza era diverso, ma lui non si sarebbe mai sognato di chiedere un consiglio a sua madre circa le sue relazioni. Ci mancava giusto l'eventualità di una coalizione tra lei e Rachel. Rabbrividì al pensiero.

 “Così mi sono detta che dovevo farmi da parte… magari anche solo per un po’. E darle tempo.” Alzò il capo e i loro sguardi si fusero. Lui le sorrise appena, totalmente concentrato nel suo racconto. “E quando iniziavo a entrare nell'idea di … mettere lei da parte… e pensare che la mia vita non ruota solo attorno al mio rapporto con Santana… eccola  oggi fare esattamente quello che le stavo chiedendo in continuazione! Vivere il momento, senza farsi troppe storie… Se una cosa ti fa stare bene, tutto il resto non dovrebbe contare, no?”

Finn annuì, “ Già, suppongo debba funzionare così…”
“Oggi mi ha fermata per strada. Mi ha detto che mi ama. Lo ha urlato in mezzo alla strada, davanti a una decina di persone! Ci pensi? Proprio lei… e mi ha baciata… non era ancora successo fuori dalla mia cameretta!" Brittany sorrise, ma per qualche ragione a Finn sembrò un sorriso un pochino amaro e non totalmente in linea con la scena appena descritta.

Realmente, a quel punto del racconto si era un attimo perso. “Dovrebbe essere una bella notizia, dopotutto era quello che volevi, no?” Tentò lui, perché la faccenda iniziava a confonderlo. Se Santana aveva fatto una mossa così decisa, perché lei sembrava così giù di corda? Forse Sam e Puck non avevano poi così torto ad aver coniato quel neologismo per descrivere tutta quella situazione. Qualunque cosa significasse, la storia tra le due Cheerleader era più complicata di quanto avesse immaginato.

Brittany sospirò. “ Quello che volevo…” Arricciò le labbra, pensierosa. “ Sta proprio lì il problema. Il guaio è che non so più quello che voglio… e la cosa mi disorienta. Sono un bicorno che non riesce piu a capire cosa vuole realmente.”
L'aveva già sentita appellarsi a quel modo. Puck gli aveva dato la sua interpretazione a riguardo, diverse settimane prima. All'epoca aveva pensato che Brittany fosse tutta fusa. Ma ora si era convinto che lei fosse semplicemente... Brittany. La definizione che gli aveva dato Quinn era perfettamente calzante nella sua semplicità.

Restarono in silenzio qualche istante prima che lei concludesse il racconto, “ Ed è per questo che ti ho piantato in asso… non mi giustifica, lo so e sono veramente dispiaciuta. Ma ero qui con te… ma allo stesso tempo era come se fossi ancora in strada con lei e… e non riuscivo a pensare ad altro. Mi sentivo soffocare…”
Ripiombarono nel silenzio. Finn non le chiese il motivo per cui lei si sentisse così confusa a riguardo, cosa fosse cambiato nella sua testa e nei suoi desideri. Anche se la ragazza si era confidata così apertamente e inaspettatamente, non era sicuro fosse la mossa più saggia insistere troppo. Se avesse voluto, lei avrebbe approfondito. Ne era sicuro.

“Sai, ultimamente mi sono chiesto del perché non ci siamo mai trovati io e te…” disse invece poco dopo, passandosi una mano tra i capelli senza neanche rendersene conto, scegliendo con attenzione le parole. “C'è voluta Rachel, per farlo. Che mi chiedesse di scoprire il tuo punto di vista della vicenda…” la guardò di sbieco. Nessuna reazione particolare. Come si era aspettato. Dietro all’aria di eterna ingenua, Brittany era più recettiva di quanto si potesse pensare. “Mi spiace che tu debba avere a che fare con i mormorii persino al Glee club per questa storia…”
“Lo avevo capito che era questo il motivo per cui mi hai proposto il duetto…” confermò Brittany con onestà. “ Ho accettato perché non riuscivo ad afferrare il perché di tutta quella impalcatura. Mi dicevo: chiedimelo e basta, Finn! E invece quella domanda non me l’hai ancora fatta.” Gli lanciò un'occhiata confusa, quasi accusatoria.

Brittany prese a giocherellare con un filo che pendeva dalla fodera di uno dei cuscinetti del divano. “E vuoi sapere la cosa più divertente?”
Lui annuì, curioso, così lei proseguì. “ Rachel avrà anche dato a te il compito… eppure sei l’unico del Glee Club a non avermi chiesto nulla.” Lui fece una smorfia, guardandola di sbieco. “ È solo che… mi sembrava una cosa così personale, non avevo idea di come comportarmi. Lo so, è… stupido!”
“No che non lo è!” Lo contraddisse lei, tornando silente poco dopo.

“Non credo di essere molto bravo a capire le persone…”
Brittany gli sorrise “ Sei bravo a farlo con me, però…”
Per quanto lei stesse insistendo su quella linea, a lui non sembrava affatto. Eppure era la diretta interessata a dirgli quelle cose. Forse avrebbe dovuto incominciare a crederci, dopotutto.
 
A quel punto lui aveva ciabattato velocemete verso la cucina, lasciandola sola in salotto mentre si dirigeva al congelatore, desideroso di qualcosa di fresco. Quasi tuffò il viso nel secodo cassetto, studiando i gusti a disposizione, mentre il freddo gli investiva le guance. Indugiò un po', ma alla fine pensò che lei potesse essere del team fragola. Dopo essersi richiuso lo sportello alle spalle, con un calcio, la raggiunse rapidamente, porgendole il vasetto di yougurt ormai congelato. In risposta alla sua espressione confusa, spiegò. " Tieni, è yougurt... solo che a me piace tenerlo in freezer e mangiarlo come se fosse un incrocio tra un gelato e... beh, e uno yougurt ovviamente!" Si grattò il capo, impacciato, mentre Brittany afferrava il barattolino e il cucchiaio che le stava porgendo, senza perdere la sua aria perplessa. " Un frozen yougurt che non ci ha creduto abbastanza..." gli concesse infine Brittany, con un mezzo sorriso. " Come sapevi che mi piace la fragola?"
"A chi non piace?" 
*****
“Sarebbe tanto strano se ti chiedessi se posso restare ancora un po’?” gli domandò Brittany poco dopo.“ Non ho tanta voglia di camminare fino a casa.”
Qualche minuto prima lei aveva chiesto del bagno, ma ne era uscita velocemente, dopo essersi sciacquata il viso. Le tracce di trucco e i residui di pianto sembravano solo un lieve ricordo, rievocato giusto dagli occhi ancora un poco arrossati.

Nemmeno si era accorto di come lei era finita nuovamente contro il suo fianco. Sapeva solo che Brittany gli aveva chiesto se gli andasse di ascoltare un po’ di musica e lui aveva annuito. Così la ragazza aveva preso il suo telefono da sopra il tavolino, gli aveva chiesto come si sbloccasse, e aveva fatto partire una delle sue playlist su Spotify, andando alla cieca, fiduciosa dei gusti di Finn. Poi, dopo averci riflettuto qualche secondo, aveva recuperato le cuffie dalla tasca posteriore dei suoi shorts e aveva collegato il jack al telefono.

Quasi Finn poteva sentire le parole di Rachel rimbombargli nella mente quando Brittany, con un mezzo sorriso, gli si era acciambellata contro e gli aveva passato un auricolare. Cercò di scacciarle, chiudendo gli occhi. Non sapeva come o perché, ma la sua mano trovò la via lungo il braccio di Brittany, iniziando dei leggeri grattini. Sapeva solo che il profumo dell'amica era troppo buono e quel contesto sembrava cosi, giusto. E lei non protestò. Si chiese se stesse facendo così, semplicemente per uno stupido senso di ripicca nei confronti della scenata di Rachel. In quel momento, non stava fornendo forse valore alle preoccupazioni della sua ragazza? Confinò quei pensieri in un angolo della propria mente, rispondendo a Brittany. “ Puoi stare qui quanto vuoi per quanto mi riguarda… ma i tuoi non saranno in pensiero?”

“Sono andati fuori città con Jane, dai miei zii. Sarei dovuta andare con loro… ma gli ho detto che dovevo lavorare a un progetto per il Glee Club.” Gli spiegò lei, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarsi. Le carezze di Finn stavano facendo il loro effetto, in combinazione con il leggero sottofondo musicale che li cullava.
“Sai, Rachel è davvero fortunata…” mormorò dopo qualche minuto.

Nemmeno la diretta menzione alla sua ragazza gli fece battere ciglio. Era ancora troppo arrabbiato con lei. “ Esce con me solo perché sono il Quarterback, ma appena riuscirai a soffiarmi il posto si vorrà mettere con te!” La punta del naso di Brittany gli accarezzò il petto, mentre cercava di soffocare una piccola risata contro il suo corpo. A Finn sembrò di aver fatto touch-down al Superball. “A proposito, come vanno le cose tra di voi?” chiese la bionda, scostandosi leggermente in modo da poterlo guardare negli occhi. Nel farlo gli strappò inavvertitamente l'auricolare di dosso ma lei, con delicatezza, glielo porse nuovamente. Lui non seppe pienamente decifrare la sfumatura della sua espressione.

Quello che però sapeva era che le sue labbra fossero screpolate e le guance un po' arrossate. Ancora un po’ scossa e senza trucco, per la prima volta, Finn provò il desiderio di baciarla. Ma era sempre uno strano gioco della sua testa, no? Era tutta una provocazione in risposta alle paranoie di Rachel, giusto?
“Questa è una bella domanda, in effetti...” mormorò, cercando di mettere ordine nella propria testa. Avrebbe dovuto pensare a come fare pace con Rachel. Invece se ne stava lì a domandarsi quanto soffici fossero le labbra di Brittany. Si chiese se anche Santana si domandasse le stesse cose, quando l’aveva davanti. Santana non ha bisogno di chiederselo, lo sa già!

Proprio mentre Finn si stava sforzando per riprendere a parlare, il telefono iniziò a riprodurre una nuova canzone. La riconobbe immediatamente quale On Melancholy Hill dei Gorillaz. Le prime note lo lasciarono in una strana espressione di stupore. Era una di quelle canzoni con cui ogni tanto restava in fissa e ascoltava per giorni interi, salvo poi dimenticarsene fino a quando non riappariva casualmente.
“ Non siamo obbligati a parlarne ora se non ti va…” sussurrò Brittany, esalando un respiro particolarmente pronunciato, come se si fosse accorta che quel brano meritasse la loro piena attenzione.
 
“Up on Melancholy Hill, there's a plastic tree
Are you here with me?
Just looking out on the day of another dream”
 
Forse era stata la bocca di Finn, ancora socchiusa e stupita, o semplicemente per lei era un momento troppo semplice e troppo perfetto per volerlo complicare per forza con dei discorsi così seri. Effettivamente, parlare di Rachel, era l’ultima delle priorità di Finn in quel momento. Senza lasciargli tempo di replica, Brittany si riposizionò, possibilmente annidandosi ancora più vicino a lui, accostando l'orecchio privo di auricolare contro il petto del Quarterback. Chiuse gli occhi e sorrise, il battito cardiaco di Finn pareva procedere al ritmo della musica.
 
“If you can't get what you want
Then you come with me


Up on melancholy hill”
 
Per il ragazzo furono cinque minuti di sensazioni contrastanti, una vorticosa alternanze di serenità e senso di colpa. Come poteva una canzone renderlo così triste e felice allo stesso tempo?
 
*****
 
Quando il giorno successivo aveva preso posto a sedere al Glee, Rachel lo aveva ignorato sedendosi tra Kurt e Mercedes. Neanche ci diede chissà quale peso. Aveva riflettuto a lungo quella sera, dopo aver riaccompagnato Brittany in macchina. Nonostante certi pensieri, sicuramente affiorati in risposta alle accuse di Rachel, lui non si era lasciato andare sebbene le circostanze avrebbero potuto evolvere in altri modi. Non era stupido, non poteva ignorare certi segnali. Eppure riteneva di essere riuscito a gestire bene il tutto. Perché lui teneva a Rachel. Ma se lei voleva comportarsi da bambina lui sarebbe stato al gioco, ignorandola. Anche lui poteva fare il bambino.
 
Ben prima che Shouster entrasse in sala prove, Quinn lo affiancò con passo studiato, abbandonandosi con grazia sulla sedia vicina. Era palese che lei volesse parlargli; per quanto tra di loro i toni fossero ormai cordiali, era impensabile credere che lei avesse semplicemente scelto di sedersi al suo fianco, casualmente. La ragazza aspettò che lui le desse un qualche segno di assenso prima di aprir bocca.

“ Ho fatto una bella chiacchierata con Brittany questa mattina.” Gli bisbigliò, dando fondamento ai suoi sospetti iniziali, facendo ben attenzione che nessuno dei presenti potesse sentirla. “ Che fine ha fatto? Non la vedo dalla prima ora…” chiese lui, scandagliando la stanza. Ormai erano arrivati tutti meno lei.
“È tutto a posto… è andata a casa dopo l'ora di Storia perché non si sentiva molto bene…”
Finn spalancò gli occhi, allarmato. “Non ti preoccupare..” lo bloccò subito lei con un mezzo sorrisetto, come se avesse già previsto la sua reazione. “Normale amministrazione che noi donne ogni tanto dobbiamo sopportare.”

“Oh.” Finn colse il messaggio e reputò saggio non approfondire. Aveva abbastanza esperienza da capire che quello era uno dei tabù, da evitare con grande attenzione in una convesrazione con Rachel o Quinn, se voleva mantenere la sua filosofia del vivere in tranquillità.
“ Comunque…” riprese lei osservandosi lo smalto nero che portava, “ Brittany mi ha raccontato una storia curiosa prima di andare via...” disse cercando di dissimulare una certa nonchalance, ben conscia di avere la sua totale attenzione.
Finn si limitava a fissarla, sospettoso. “Brittany non fa altro che raccontare storie curiose. Non mi sembra questa grande novità!”

Lei sorrise, sorniona, mentre intrecciava una ciocca di capelli attorno all'indice. “ Oh, beh… questa secondo me sta tranquillamente tra le piu strambe. È molto interessante, infatti! Parla di due ragazzi, di una canzone mai preparata, pianti, incomprensioni, abbracci e … carezze.” Nel fare quell'elenco abbassò  il tono di voce.
Pizza, sicuramente avrebbe dovuto esserci anche della pizza in quell’elenco, pensò Finn. “Voi due vi raccontate sempre tutto, eh!?” mormorò invece, un po' imbarazzato.
“Succede così con le proprie migliori amiche…” confermò lei, “ ma non è questo il punto, Finn…"
“E quale sarebbe?” Esclamò lui, guardingo.
“Il punto è che il ragazzo della storia, ieri, si è comportato in modo che definirei sorprendente. Ha letteralmente raccolto la ragazza in uno stato emotivamente… problematico, e le ha svoltato l'umore con grande semplicità.”

Shouster entrò finalmente in aula canto, salutandoli con energia e un sorriso luminoso. Annunciò grandi novità in vista per le prossime lezioni, posando la borsa sulla sedia vicina al pianoforte. Ma quando fece per elencare le proprie idee, venne bloccato da una domanda di Mercedes. Quinn e Finn tornarono a concentrarsi sui loro affari, mentre il ragazzo si mordeva la parte interna della guancia, fissandola. “La ragazza si sentiva persa, letteralmente persa, ma il ragazzo ha inanellato tutta una serie di azioni che  definirei sorprendentemente perfette… e la ragazza è passata dal sentirsi uno straccio a ritrovare serenità!”
Il fatto che Brittany avesse raccontato in quei termini come si era sentita dopo che lui l'aveva consolata, gli fornì una discreta dose di autostima. Quinn si portò le mani in grembo, l'espressione del viso che mostrava una grande serietà. “E qui cambia il narratore della storia, Finn".

“Ok…” la incoraggiò lui, preparandosi alla strigliata. Perché tutto quello avrebbe portato lì, giusto? Il fatto che Quinn non gli avesse ancora mollato uno schiaffo gli sembrava così assurdo.
“Qui è l'amica della ragazza a fare la narratrice. Amica che ultimamente fa fatica a capire quale sia il giusto modo per prenderla.” Sembrava metterci grande fatica a moderare il tono di voce, affinché solo lui potesse sentirla, scegliendo con grande cura ogni parola.
“ A difesa dell’amica, credo vada riconosciuta una comprensibile difficoltà nel cercare di non schierarsi troppo. Lei ha due fronti a cui pensare.” Le venne in aiuto Finn, con una non troppo velata nota di paraculaggine. Immaginava che per Quinn Fabray non fosse semplice gestire lo scisma tra Brittany e Santana. Ma non aveva ancora capito il fine di quella chiacchierata e sperava che, adulandola, lei non gli avrebbe staccato la testa a morsi.

Quinn sorrise, “ Vero. Su questo potresti avere ragione…” convenne con lui. “ Ma ciò non toglie che quel ragazzo ultimamente, a differenza dell'amica, sa sempre come prendere la protagonista della storia per farla stare meglio. Insomma, parliamoci chiaro. Persino il gusto dello yougurt?!”
“Non credo che la narrazione dell'amica si fermi a questa considerazione...” la esortò lui, anche se immaginava come sarebbe continuata. Perchè sia Brittany che Quinn stavano dando così importanza allo yougurt? Alla fine aveva potuto scegliere semplicemente tra i tre gusti della confezione. Il 33.3% di scegliere il meno peggio disponibile!

“Infatti. L'amica crede stia arrivando il momento che tutti facciano un bel respiro e che si guardino dentro… e siano sinceri.” Spiegò Quinn, quasi un sussurro. “ Quello che è successo tra i due ragazzi non è propriamente banale. Soprattutto quando il ragazzo non è libero, attualmente.  Non voglio che sia fraintesa: l'amica è veramente sollevata che lui abbia così a cuore la ragazza, e che lei abbia trovato qualcuno a cui mostrarsi anche nella fragilità… ma non vorrebbe che le azioni dell'una o dell'altro vengano fraintese.”
“Con tutti questi amica, ragazzo e ragazza sto facendo fatica a starti dietro, Quinn." Protestò lui, esasperato. In realtà aveva capito bene a cosa stesse alludendo la bionda, ma il take-home message  non gli garbava molto.

“Lo so… scusa.” Ridacchiò lei. “Ma non farmelo ripetere… dubito di riuscirci, e poi Kurt sta cercando di origliare dall'inizio!" Bisbigliò in modo ancora meno udibile. Finn tentò un'occhiata oltre la propria spalla. Rachel non aveva occhi che per il professore, ma Kurt sembrava appollaiato come un gufo sul bordo della sedia, il più possibile sporgente verso di loro, in un goffo tentativo di origliare. Tornò a rivolgersi a Quinn, scuotendo il capo  “ In parole povere, l'amica vorrebbe sapere dal ragazzo se ha mai pensato a lei in modi più che amichevoli.” L'ex capo delle Cherioos ormai quasi si limitava a muovere solo le labbra.

Finn si abbandonò maggiormente contro lo schienale della sedia. Avrebbe mentito a se stesso negando che certe sensazioni della sera prima fossero state banali. Senza contare che aveva perso il conto dei numeri di ascolti  dedicati a  On melancholy Hill da quella mattina. Ma poi c’era Rachel e quel pensiero sembrava riportarlo momentaneamente a riva, al sicuro dalle acque agitate dei suoi tormenti. “Il ragazzo sta cercando di capirci qualcosa in prima persona…” mormorò fissandosi le mani.
Quinn lo squadrò appena, ma annui. Per il momento sembrò soddisfatta di quello che aveva ottenuto da lui. Gli batté lievemente una mano sul ginocchio. “Speriamo non ci metta troppo tempo a guardarsi dentro…” sorrise lievemente prima di alzarsi. “Quando e sei vuoi fare un'altra chiacchierata… le porte dell'amica sono sempre aperte!” Andò a raggiungere Tina, lasciandolo pensieroso.
 
*****

 
“ Abbiamo ancora un pomeriggio per preparare il duetto. Dici che ce la faremo questa volta? 🙈”
 
Il Direct di Brittany arrivò durante l’ora pomeridiana di Storia. La professoressa Mcguire gli stava facendo vedere un documentario sulla prima guerra mondiale.
Ti senti meglio?” rispose, cercando di non farsi vedere dall'insegnante. Osservò sullo schermo i tre puntini di sospensione animarsi, sintomo che la ragazza stava digitando di nuovo. Ci volle un po' prima che lei riuscisse a recapitargli il messaggio. Evidentemente non era il solo a rileggere e cancellare le stesse frasi, più volte, prima dell'invio.
 
“ Sto bene. Solo… Non ero elettrizzata all'idea di lavorare gomito a gomito con Santana durante il laboratorio di chimica. Saremmo in gruppo assieme! Sono una fifona!👉👈”
 
Finn scosse il capo, esasperato. Senza pensarci troppo selezionò qualche emoji e rispose. La replica di Brittany fu questa volta immediata.
 
“🤨😐😶🤣 prima o poi dovrai rivederla!”
“ Sono un 🤡 lo so…
 
La Mcguire prese ad avvicinarsi, cosa che lo mise in allarme. Mise da parte il telefono e finse di seguire la proiezione. Nel posto a fianco a lui, Sam sonnecchiava tranquillamente. Gli mollò un colpetto sul fianco, cercando di parargli il culo prima che fosse troppo tardi. L’insegnante fece palesemente finta di non essersene accorta e tornò alla cattedra, fin troppo svogliata. Finn levò un sospiro di sollievo, domandosi cosa spingesse quella donna a insegnare ancora nonostante avesse già raggiunto l'età pensionabile.

Ricontrollò il telefono. Brittany gli aveva mandato una foto di Lord Tubbington in una posizione buffa. A Pancia all'aria, era sdraiato con le zampe divaricate, i rotoli di ciccia strabordavano dai fianchi sul letto, vinti dalla forza di gravità.
Ti prego porta anche lui oggi! 😍” Le rispose trattenendo una risata. Riguardò la foto del gattone con un lieve sorriso ma, toccando lo schermo con l'indice, passò agli altri media che avevano condiviso negli ultimi giorni.  Indugiò sul loro selfie un po' più del dovuto, prima che Brittany gli scrivesse ancora.
 
Il signorino è in castigo. Stava frugando nella mia bigiotteria. Di nuovo!! 😤 E se lo portassi con me non faresti che ignorarmi per giocare con lui! 😫”
Strinse le labbra, tornando di nuovo ad aprire la loro foto; per quanto quel gatto fosse adorabile, dubitava che sarebbe riuscito a ritornare facilmente a quei giorni in cui Brittany era una presenza trascurabile nella sua vita. 
 

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Capitolo 7
*** Polvere ***


Note dell’Autore
Ed ecco il settimo capitolo, perché scostante è il mio soprannome ed è quindi meglio battere il chiodo finché è caldo! Mi sembra incredibile che sia passato già più di un mese da quando ho iniziato a lavorare a questa storia. Solitamente, a una certa, tendo ad arenarmi prima o poi, ma questa volta ho tutto chiaro in testa e nel mio povero pc! E considerando che forse-forse il nostro Quarterback preferito sta iniziano a capire qualcosina di ciò che ha attorno, non vorrei mai che l’attesa possa spegnere quella lucina che si sta accendendo faticosamente nel suo cervello! Quindi eccoci qui con l'aggiornamento. E poi chissà non ci sia qualcuno che freme per avere il suo momento! Esatto, è arrivato finalmente il turno di mamma Carole di fare la sua comparsa. O forse no e mi sto riferendo a qualcun altro?! Non ricordo più, sempre colpa della mia vecchiaia forse!

Chiuderei con il solito ringraziamento speciale a quella santa donna di MC_Gramma che ha sempre parole troppo gentili!

 
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Capitolo 7.

Condividere la stessa casa con gli Hummel era sembrato così complicato all’inizio, ma Finn doveva essere onesto e ammettere di non essersi accorto del momento in cui la transizione era avvenuta. Casa Hummel era diventata semplicemente casa, e Kurt era diventato suo fratello con una naturalezza che non avrebbe mai potuto immaginare. Kurt aveva ancora le sue fisse e le sue stranezze; condividere il bagno era sempre complicato, per il semplice fatto che non poteva mai prevedere quando lui lo avrebbe finalmente liberato, ma per il resto stavano smussando divergenza dopo divergenza. La verità era che l’idea di avere finalmente una famiglia era stata così tangibile e alla portata, che afferrarla e abbracciarla era stata molto più semplice del previsto.
Ormai, non era così raro che lui e Kurt trascorressero il pomeriggio in compagnia quando erano entrambi a casa. Spesso desiderava ancora strozzarlo, specie quando nemmeno sotto sforzo riusciva a stare in silenzio per più di due minuti. Ma ogni tanto Kurt aveva delle rare parentesi in cui sapeva rispettare il suo bisogno di una compagnia meno chiassosa. Quello sembrava proprio uno di quei momenti; il ragazzo sfogliava con poco interesse una rivista di moda, appollaiato sul davanzale della cucina, mentre Finn esaminava il contenuto del frigorifero. Sebbene la cosa lo avesse lasciato stranito, quantomeno inizialmente, Kurt sembrava aver deciso di riconsiderare la propria posizione dopo la sua discussione con Rachel. “ Non abbiamo più quindici anni.” Gli aveva spiegato tornando a casa. “ Parlatene e comportatevi da persone mature!”

Ma per una volta Finn non avrebbe fatto il primo passo. Anche lui aveva un orgoglio personale e restava fermo nella sua convinzione di non aver fatto nulla di male. Stava solo legando con Brittany. Probabilmente più di quanto non si fosse aspettato all’inizio di quella storia, su quello c'erano pochi dubbi. Non credeva che sarebbe stato possibile creare un legame del genere in così poco tempo, eppure Brittany gli aveva permesso di esplorare tutti i suoi dubbi e le sue insicurezze. Ed era così facile starla a sentire e offrirle quanto meno un supporto morale. Ed era altrettanto semplice passare del tempo con lei. Sapeva di non doversi sforzare per impressionarla; con Brittany lui riusciva ad essere naturale. Aveva avvertito qualche tensione? Probabilmente da parte sua qualche pensiero esuberante c’era stato. Sarebbe stato ipocrita nel dire che in certi momenti Brittany non lo avesse tentato. Ma era un ventenne, è quello che succede ai ventenni quando interagiscono con delle belle ragazze, tutta colpa degli ormoni! Avrebbe tradito Rachel per quello? No. Di questo ne era convinto! E allo stesso modo era convinto che certe sensazioni fossero state ingigantite dalle accuse di Rachel, come se si fosse fatto condizionare. Una sorta di risposta del suo cervello, ecco tutto! Ma fino a quel momento pensava di essersi bilanciato bene nel ruolo di amico impegnato felicemente in un’altra storia. Rachel avrebbe dovuto arrivarci, sarebbe stata lei a fare un passo indietro questa volta.

La spedizione al frigorifero non aveva comportato scoperte particolari, ma Finn non si era lasciato sfuggire quella confezione già iniziata di formaggio svizzero a fette. Un toast al formaggio era l’ideale per ammazzare l'attesa: appetitoso, semplice e soprattutto rapido. Brittany sarebbe arrivata a momenti. Fu Kurt a notarla per prima, scostando la tendina delle finestra, mentre lei si avvicinava percorrendo il lungo il viale. “Bionda per Finn!” Annunciò, tornando a fissare le pagine della rivista con aria annoiata. Fu solo il movimento improvviso del fratellastro, il quale stava già andando alla porta, a scuoterlo. “Dove diavolo stai andando?” Gli domandò aggrottando la fronte. Finn lo osservò con aria perplesse, indicando la porta. “ Vado ad aprire?”

L’espressione di Kurt non era semplice da decifrare. Stupore, esasperazione? Una fusione tra le due? Perchè aveva arrotolato in modo minaccioso la rivista che stava leggendo con tanta attenzione? “Aspetta almeno un attimo… vieni qui per l’amor del cielo!” Esclamò con fare deciso. Il tono autoritario parve convincere Finn più di tutto il resto, ma si limitò a guardare l'altro con aria confusa. Ma che diavolo!?
“ É da psicopatici andare ad aprirle ancora prima che lei suoni il campanello. Almeno fingi che non sia così importante!”
Finn ignorò l’ultimo commento, “ Beh, considerando che non abbiamo ancora tutto pronto per domani… ogni minuto potrebbe tornare utile…” borbottò, pensando di non poter dire a Kurt che in quei giorni avevano fatto tutto meno che pensare al duetto. Lui non avrebbe capito e a Finn non dispiaceva che il fratellastro avesse deciso di prendere il ruolo della Svizzera durante il conflitto Hudson-Barry. Convenne che forse poteva essere meno impaziente, e recuperò il sandwich appena espulso dal tostapane. Era fin troppo bollente, constatò, così pensò più saggio lasciarlo riposare qualche momento su un piattino. “Che sta facendo?” Domandò reggendolo come un cameriere e andando alla finestra.

Kurt si sporse oltre la tendina e premette letteralmente la punta del naso contro il vetro, le mani attorno agli occhi per combattere i riflessi e osservare meglio in controluce. Brittany si era fermata a una quindicina di metri da casa loro, sotto al platano che sporgeva con la sua grossa chioma dal giardino dei vicini, ignara di essere nel loro campo visivo.
“ Probabilmente non si ricorda dove abitiamo… starà controllando l'indirizzo." Rispose Kurt, fallendo miseramente nel non mostrarsi incuriosito. Carole Hudson-Hummel non avrebbe fatto i salti di gioia nel pulire le sue ditate sul vetro. Finn si grattò il capo, dubbioso. La sera prima Brittany non aveva avuto grossi problemi a venire da lui, ma preferì che quella storia restasse nota solo a Quinn, così decise di non contraddirlo.

“OK, non sta decisamente controllando Google Maps…” annunciò Kurt poco dopo, sfoggiando un tono alquanto melodrammatico. Brittany si era infatti fermata lungo il marciapiede per armeggiare con la borsetta, da cui aveva tirato fuori un piccolo specchietto tondo. “Finn, Finn, Finn… fammi tacere che forse è meglio. Spero che lo tsunami che ti travolgerà a breve non investa anche me! Direi che qualcuno ci tiene ad essere impeccabile stando in tua compagnia…”ammiccò con ferocia.

Effettivamente sembrava proprio che Brittany fosse intenta a controllarsi il trucco. Finn cercò di mettere meglio a fuoco. C’era qualcosa di diverso in lei. Da quando aveva ripreso a portare la frangetta? Si era tagliata i capelli?! Mentre lui si poneva queste domande, Brittany ripose lo specchietto nella borsa e le sue mani presero a lottare con le tasche dei jeans. Alla fine ne pescò quello che doveva essere un lucidalabbra. Solo dopo una veloce ripassata, la vide riprendere il cammino, dritto verso di loro.
“Anche tu quando vai a casa di amici ti metti in ghingheri.” Disse Finn, cercando di negare l'evidenza. “ È sempre una ragazza… ci tengono a queste cose!”
“ Ma ceeerto Finn. Come vuoi!” Sospirò Kurt scuotendo lievemente il capo, scendendo dal davanzale. “ Vedete di non fare troppo baccano, piuttosto!” Lo ammonì poco dopo, agitando pericolosamente davanti al naso la rivista che aveva arrotolato. “ Mi barrico in camera mia… non farmi pentire di essere rimasto a casa oggi!” Detto questo, lo salutò e con la sua miglior uscita teatrale abbandonò la cucina.

Il campanello suonò poco dopo, così Finn andò ad aprire, sforzandosi effettivamente di non correre. Si era dimenticato di avere ancora in mano il piatto con il suo panino al formaggio quando si ritrovò Brittany davanti. “Ehi!” la salutò lui quasi appoggiandosi alla porta, non del tutto spalancata.
“Ehi!” gli sorrise lei, aggrappandosi alla cinghia della borsetta. Erano esattamente nella stessa posizione in cui si erano ritrovati la sera prima. Eppure sembrava già una vita passata. Gli occhi della ragazza lo scansionarono rapidamente, il sorriso non si era ancora sciolto dalle sue labbra quando notò ciò che lui teneva in mano.
“ Ma quello è formaggio…” constatò lei, senza nascondere un certo interesse.

Finn osservò stupidamente il proprio piatto. “ Questo è formaggio…” confermò. “ Sai, stavo pensando di rubarti il format su YouTube.” Improvvisò, sforzandosi di apparire serio. “ Mi manca giusto un co-host dallo starpower di Lord Tubbington, ma ci sto lavorando!”
Brittany ridacchiò, “ Il capobranco sente le pressione e incomincia a pensare a come impiegare il tempo quando l’inevitabile arriverà, eh?”
“Com’era la morale? Mai riposare sugli allori?”
Lei non rispose ma allungò una mano verso il piatto, rubandogli il sandwich. Se lo rigirò tra le dita prima di dargli un piccolo morso. “ Mi sono dimenticata di pranzare!” si giustificò lei, sgranando gli occhi. “ Humm.. è Emmental? Quando ero piccola era tipo l’unico formaggio che riuscissi a mangiare. Questa storia dei buchi è totalmente affascinante, non trovi?”

“Ehmm…” annuì lui con un po’ di confusione. “ Scusami, come puoi dimenticarti di mangiare?” Protestò invece, guardandola come se lei fosse un alieno appena sbarcato sul pianeta e lui l’umano scelto per il primo contatto tra le due civiltà. Si chiese se tutti gli alieni fossero così graziosi in una camicetta nera a pois bianchi. “Io ho sempre fame!”
Brittany scrollò le spalle, impegnata a far sparire un boccone di dimensioni maggiori. “ Sai, c’è stato un momento in cui papà tagliava gli altri formaggi prima di cena e faceva dei buchi con il coltello, per imbrogliarmi e farmi mangiare tipologie diverse… assurdo come non ci si possa fidare di nessuno, tsk!”
Finn ridacchiò, senza dare peso al fatto che lei avesse ignorato la sua domanda. Il fatto che fossero ancora sulla soglia di casa poteva sembrare un po’ stupido. Ma lui iniziava a rendersi conto che quando interagiva con Brittany perdeva il senso di spazio e tempo.

“Beh, ti sarai dimenticata di pranzare, ma l'appuntamento dalla parrucchiera non te lo sei scordato!” Cambiò discorso Finn indicando la sua frangetta. Sapeva che non sarebbe stato carino non fare un commento al riguardo. Ogni volta che Rachel tagliava le doppie punte o si accorciava i capelli di un paio di centimetri, sentendosi particolarmente esuberante, sapeva di avere un tempo limite entro cui era considerato accettabile farle un complimento. Il più era accorgersi del cambiamento, che spesso era tutt’altro che palese. Ecco, la frangia di Brittany era davvero qualcosa che saltava all’occhio! Così evidente, così semplice. A lui piacevano le cose semplici.

“C’era una ragazza nuova nel salone… forse si è fatta prendere un po' la mano…” mormorò la biondina con una buffa smorfia del viso, dopo l’ennesimo morso. “ Vuoi un pezzo?” Gli chiese improvvisamente.
“Ehm, no, no… finiscilo pure a questo punto!” Rispose, sebbene non avesse vissuto con particolare gioia il furto del suo spuntino. “ Comunque ti sta bene… la frangia!” Deglutì Finn con un po' di difficoltà. Faceva fatica a pensare a cose sensate se i suoi occhi luccicavano a quel modo!
“Lo so!” Rispose lei, con un sorrisetto strano, apparentemente non imbarazzata dal complimento. Come al solito, quello che sembrava fare la figura del disagiato era sempre lui.
 
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“Dovresti chiedere a Rachel di spolverare un po’…” esclamò Brittany dopo qualche minuto che erano saliti in mansarda “Alla polvere piace accumularsi nelle narici e poi su fino al cervello... se non la cacci sotto al tappetto!” Finn aveva preferito quella piuttosto che camera sua, un po' perché era lì che teneva i suoi strumenti e un po' per dare meno fastidio possibile a Kurt. Ma effettivamente nessuno ci aveva messo piede per qualche giorno e la cosa non passava inosservata. “Rachel non è la mia donna delle pulizie…” rispose Finn guardandola un poco perplesso. Contrariamente a quello che lei potesse pensare, no, non era solito chiedere a Rachel di spolverargli casa. Teneva ancora un po’ alla propria vita, dopotutto. Brittany scrollò le spalle.

La osservò mentre si avvicinava alla batteria con passo leggero e ne sfiorò uno dei piatti, con delicatezza, facendo correre l’indice sulla superficie di ottone. Ridacchiò, strofinando il polpastrello contro il pollice, mentre studiava il pulviscolo che si era accumulato disperdersi pigramente in aria. Finn sembrava catturato da ogni sua mossa. “Siamo arrivati molto tirati per la preparazione del numero per domani…”
“Già…” Finn si schiarì la gola. “Non siamo stati proprio dei membri modello del Glee in questi giorni…”ammise. Brittany si mise le mani dietro la schiena, allontanandosi con un paio di saltelli dallo strumento e avvicinandosi a lui, mentre lo fissava con aria allegra. “Sei una fonte di distrazione notevole, Pierce… te l’ho già detto?” aggiunse, punzecchiandola.

“ Non è totalmente colpa mia!” Protesto lei dandogli un buffetto. Finn rispose a modo, scompigliandole la frangetta. La sua risata cristallina riecheggiò nella stanza, subito dopo avergli fatto una linguaccia. Qualsiasi cosa stesse per dire le restò in gola, trattenuta dalla suoneria del suo cellulare, udibile all’improvviso dalla borsetta che lei aveva posato sopra una pila di vecchi libri quando erano entrati nella stanza.
“Scusami un attimo…” mormorò Brittany, affrettandosi verso la fonte del rumore. Pescò il telefono e ne osservò lo schermo. Finn notò il suo sguardo farsi rapidamente più serio. “Non rispondi?” Le chiese piano.

“È lei…” si limitò a dire con una strana intonazione della voce, senza distogliere gli occhi dallo schermo. A Finn non occorreva altro per capire a chi si stesse riferendo. “ Ti spiace se scendo un attimo?” gli chiese Brittany, alzando gli occhi solo in quel momento, mentre lo guardava con aria mortificata. La suoneria non accennava ad interrompersi. “ Non vorrei disturbarti di nuovo con questa cosa!”
Finn si sforzò di annuire con molta energia, cercando con scarsi risultati di non fare troppo la figura della scemo. Le indicò la porta con un ampio gesto della mano, come a dire che non c'erano problemi e che fosse libera di andare dove volesse. Cercò di scacciare una vocina maligna che gli ripeteva nella sua testa che lei non volesse fargli sentire cosa le avrebbe detto. Anche se fosse, fino a prova contraria non sono affari tuoi! Lei gli sorrise con gratitudine.

“ Pronto?!” Rispose piano Brittany, voltandosi e dirigendosi verso la porta che dalla mansarda portava alle scale per scendere al piano di sotto. “Ciao San…” mormorò uscendo dalla stanza. Finn la osservò attraversare la porta. La stessa vocina maligna che gli aveva parlato in precedenza, gli chiese se lei sarebbe mai tornata o se lo avrebbe lasciato come la volta prima, ma lui quasi scosse il capo per non doverci pensare.

Nel tentativo di distrarsi e non pensare troppo a quello che le due Cheerleader si stessero dicendo al telefono, Finn agguantò la sua vecchia chitarra acustica. Si sedette su uno sgabellino e prese a sfiorare le corde impolverate. Soffiò con decisione, liberando in aria una piccola nube di particelle grigiastre che gli ritornò contro, sospinta dalla forza di gravità. Dannata fisica! Tossì rumorosamente. Non era stata la più grande delle idee, in effetti. Passata una mezza crisi respiratoria, imbracciò meglio lo strumento e iniziò con qualche semplice arpeggio. Si sentiva parecchio arrugginito, non suonando da diverso tempo. Ultimamente faceva fatica a dedicarsi a tutto ciò che gli piaceva ed era dovuto scendere a compromessi e scegliere dove focalizzarsi. Dopo qualche minuto, riguadagnando un po’ di sensibilità, iniziò a suonare la prima cosa che gli venne in mente.

“I used to think that the day would never come. I'd see delight in the shade of the morning sun. My morning sun is the drug that brings me near. To the childhood I lost, replaced by fear. I used to think that the day would never come. That my life would depend on the morning sun. That the day would never come.”

Prese a ripetere la medesima strofa ancora e ancora, in preda a una sorte di trance. True Faith era una canzone dei New Order, che nella versione originale sembrava lanciare un messaggio contrastante. Il ritmo vagamente festante, sostenuto dal genere elettronico e dall’intonazione del cantante, quasi cozzava con il testo che parlava palesemente di una dipendenza e dell'euforia che poteva provocare, prima dell’oscurità. Ma il bello della musica era la possibilità di riadattare tutto in contesti diversi. La magia della reinterpretazione.

Finn aveva riscoperto quel brano essenzialmente per le ore passate a giocare a The last of Us 2. Quel gioco lo aveva ribaltato emotivamente, rapendolo per giorni interi, in cui aveva totalmente azzerato la propria vita sociale per vestire nuovamente i panni di Ellie durante l'apocalisse Zombie. Ellie che era stata l'unica speranza per l'umanità per la creazione del vaccino. Ellie, che era stata trasformata dagli eventi in un angelo vendicatore, circondata da sangue e morte. Ellie che aveva perso tutto, persino la sua capacità di suonare la chitarra, svanita assieme alle sue dita. Rachel non ne era stata contentissima. E non sembrava neanche essere rimasta colpita quanto lui da quella versione di True Faith. " Finn è solo una cover!". Lui aveva aggrottato la fronte, non afferrando quale fosse il suo punto. Loro, come Glee Club, non vivevano forse di Cover? Ma lo scarso entusiasmo di Rachel non lo aveva smosso. Lotte Kestner, chitarra acustica e voce, aveva dato una nuova connotazione al quella canzone che era parte di una delle scene conclusive del gioco. Povera Ellie e povero Joel.

Preso dalla magia della chitarra, non si era nemmeno accorto che Brittany fosse tornata in mansarda. La ragazza si era infatti richiusa la porta alle spalle, il più possibile silenziosa quando si era accorta del suono della chitarra e della lenta cantilena del ragazzo. Appoggiatasi contro la fredda superficie di legno, era rimasta ad ascoltare e parlò solamente quando Finn smise di suonare. “ Esiste uno strumento che non sai usare?” Mormorò colpita, come se non fosse totalamente convinta che lui avesse finito e non volesse distrurbare. Si avvicinò lentamente.

Finn, che non si era ancora accorto della sua presenza, trasalì leggermente ma cercò di non darlo troppo a vedere. “Oh, beh… con Artie, Sam e Puck in giro è meglio che mi limiti alla batteria. Faccio ancora abbastanza schifo!” Scrollò le spalle lui.
Brittany non replicò immediatamente. Ripose il telefono nella borsa. “Non fai schifo!” Lo contraddisse con aria severa.
“Beh, grazie…” mormorò Finn posando la chitarra a terra con delicatezza, non riuscendo a dissimulare altrimenti la sensazione positiva scaturita dal suo commento.

Brittany si sedette sul pavimento, lì vicino al suo sgabello. Allungò le dita verso la chitarra, sfiorandone le sei corde con il polpastrello dell'indice. Aveva assunto un'espressione corrucciata, come se le stesse frullando in testa qualcosa di ingombrante. Beh, è appena stata al telefono con Santana. Di che ti meravigli?
Finn abbandonò lo sgabello e si lasciò scivolare sul pavimento, per imitarla. “Tutto bene Brittany?” Mormorò poco dopo, perché la biondina sembrava non riuscire a lasciare andare qualsivoglia pensiero stesse facendo. Ma lei scosse semplicemente il capo. “Scusa Finn… ero solo un attimo sovrappensiero.” Sorrise, sbrigativa.

“Vuoi… insomma. Vuoi parlarne?” Le chiese. Non c'era bisogno di specificare altro. Brittany scosse il capo. “ È tutto ok, Finn. Non ti preoccupare.”
Il ragazzo annuì, rispettando la sua scelta. Stava per cambiare argomento quando lei, alla fine, non riuscì a trattenersi. “Mi ha chiamata per chiedermi se stessi ancora male…” roteò gli occhi, come se la cosa la lasciasse esasperata, prima di portarsi le ginocchia al petto, cingendosi le gambe con le braccia, in una posa bambinesca. Stava diventando il suo trademark.

“Oh…” mormorò Finn, distendendo le gambe e allargandole un po'. Spostò leggermente il peso del corpo all’indietro, facendo appoggio sulle braccia, mentre fissava un punto imprecisato del soffitto in legno. “É stata carina…” concesse con un po' di incertezza.
“È stata carina…” ripeté Brittany, soffocando appena le parole contro il proprio avambraccio. La conflittualità nel suo tono di voce era fin troppo evidente.
“ Ma non capisci come prendere la cosa…” tentò quindi di leggerla lui, che ormai aveva incominciato a capire che la situazione era tutt’altro che netta. Tra le due ragazze c’erano ancora troppe cose non definite.

“ È come quando vorresti che una persona facesse una cosa per te…” mormorò lei piano, sforzandosi di pescare le parole migliori, “ e allo stesso tempo, quando questo accade... ti sentissi in colpa perché sai che lei la sta facendo solo per te…”
Finn strinse le labbra. Non era sicuro di cogliere totalmente il senso. “ Come ti sentiresti se Rachel si convincesse a fare qualcosa che non vuole, o per cui non è davvero pronta… solo perché così pensa di renderti felice? Non dovrebbe fare quella cosa solo perché ci crede veramente?”
“ Beh…” incominciò Finn, non totalmente sicuro del fatto che lei si aspettasse un commento. “ Mi sentirei, amato? Credo... insomma.” Tentennò, ma la risposta sembrò non colpirla affatto, così riprovò.

“Io penso che quando si tratta di… sentimenti, siamo più egoisti di quanto si possa credere.” Finn fece una breve pausa, osservando l’espressione concentrata dell’amica. Non era sicuro che la risposta che le stava dando gli piacesse davvero. Non è che tenesse a riabilitare Santana, ma era quello che pensava in fin dei conti. “ Dubito che Santana ti avrebbe baciata in strada se non lo avesse voluto… magari ha avuto qualche reticenza in passato, ma a volte le persone hanno solo bisogno di una spintarella per capire cosa vogliono veramente, per capire cosa è più importante.”
Brittany rimase in silenzio, così lui si sforzò di concludere. “ Penso che sia tutto un bilanciamento tra egoismo ed altruismo… facciamo e diciamo cose per le altre persone, ma non siamo dei santi! Le facciamo e le diciamo se fanno stare bene noi per primi.”
“ Non è proprio la definizione di amore dei cartoni animati…” protestò Brittany guardandolo con una malinconia che lo spiazzò. “Non capisco come tutto sia diventato così complicato!” Borbottò lei, sospirando.

A lui, invece, non servì molto tempo per capire che non sarebbero riusciti a ritrovare il giusto mood per lavorare al pezzo. Brittany sembrava non esserci proprio con la testa e lui avrebbe dovuto fare il doppio della fatica nel cercare di coinvolgerla. La ragazza si era scusata, veramente mortificata, ma lui le aveva assicurato di capire benissimo la situazione.
“ Diremo a Shouster che ci ritiriamo dalla competizione…” scrollò le spalle lui, “ non sarà un dramma!”
Scoprì di non dovere nemmeno sforzarsi di nascondere il disappunto. Semplicemente non c’era. Era già da un pezzo che il loro preparare il duetto comportava tutto meno che il duetto stesso, dopotutto. Avevano quindi lasciato la mansarda quando era chiaro che non avevano più motivo di respirare polvere, e a Finn era venuto naturale invitarla in camera sua. Non voleva che Brittany se ne andasse così presto ora che era caduto il motivo per cui lei era venuta.

“Mi dispiace, perché vedevo che ci tenevi…” aveva risposto la Cheerleader, seguendolo mentre si torturava le mani. “E ci tenevo anche io.. ma…”
“Lo so… a volte le cose non accadono e basta! ” Finn le si avvicinò, cercando di consolarla. “Non importa!”
Brittany accolse l'approccio e finì per abbracciarlo, li, in cima alle scale. Piu passavano i giorni e più diventava una cosa normale. Il loro rapporto stava diventando sempre più fisico. “Ieri mentre facevo il bagno a Lord Tubbington ho avuto una piccola crisi di ansia…” gli confidò staccandosi.

“Ah sì? Che è successo?” le chiese, guardandola negli occhi, come a voler scorgere il motivo tra le sfumature blu delle sue iridi. Non si aspettava una confessione del genere, non era una cosa che le persone tendono a buttare fuori cosi semplicemente. Ma lei lo stava dicendo a lui, mentre sbatteva le ciglia con aria un filo imbarazzata. Le sue ciglia erano davvero- si costrinse ad abbassare lo sguardo prima che la sua mente potesse concludere qualsiasi pensiero stesse facendo. Ma era troppo tardi- graziose. E la situazione non migliorò quando i suoi occhi scesero ed ebbero a che fare con le sue lentiggini. Le prime giornate assolate sembravano averle fatte fiorire, contrastando la sua carnagione chiara. Perché il suo cervello aveva pensato proprio a quell’aggettivo? Come potevano delle ciglia essere graziose!? Le sue lentiggini, quelle sì che avevano il diritto di essere definite tali.

“ Ho pensato che la scadenza per il numero era davvero arrivata… e che dopo l'esibizione non avremmo avuto motivo di continuare a vederci così tanto...” mormorò lei con un filo di voce, mentre lo fissava con occhi da civetta.
Perché lei lo stava fissando a quel modo? E perché mamma e papà Pierce si erano impegnati così tanto nel dare alla figlia due topazi al posto degli occhi?
Finn cercò di dribblare i propri pensieri, che stavano andando sempre più alla deriva. Sdrammatizzò, aggrappandosi alla battuta con un fugace brandello di lucidità, come fosse una zattera spuntata tra le onde. “Quindi in questi giorni ci hai sabotato appositamente per paura che smettessimo di vederci così presto? Non sei ancora riuscita a carpire tutti i miei segreti per potermi soffiare il posto in squadra?”
Ma lei roteò gli occhi, dandogli un pugnetto sul braccio. Questa volta lo scherzo non aveva sortito l'effetto sperato, così lui corresse il tiro. “ Brittany, non abbiamo bisogno di nessun pretesto… se vorremo vederci, lo faremo!” Lei non rispose subito, ma annuì piano, come se lui le avesse appena spiegato un concetto complesso e lei lo stesse ancora processando.

“Che ne dici se ci guardiamo un po' di tv? Non sarà come la tua collezione, ma ho qualche DVD della Disney tra gli altri film!” Le propose lui, sorpreso da tanta serietà.
Brittany annuì, ma la sua risposta sembrò non accontentarla ancora. “Ma Finn, ho… ho bisogno che mi prometti che da domani non sparirai...” l'urgenza di quello sguardo lo lasciò tramortito. “ Non mi piace l'idea di tornare degli estranei…”
“Ehi…” mormorò Finn cingendola in un altro abbraccio. “ Sai dove abito… e io so dove abiti tu!” Brittany si aggrappò al suo corpo come se da quello dipendesse la sua sicurezza. Finn vi lesse tante cose differenti in quell'abbraccio. “ Ogni volta che vorrai, io ci sarò!” le bisbigliò nell'orecchio, cercando di rincuorarla. La telefonata con Santana doveva averla turbata parecchio. Era per questo che sembrava così bisognosa di affetto, giusto?

“Ti voglio bene, Finn!” gli confidò lei, stampandogli un piccolo bacio sulla guancia. Lui rimase un attimo imbambolato, perché lei non si era mai spinta a tanto. Un conto era pensare che lei lo considerasse qualcuno con cui confidarsi, ma quel piccolo gesto diceva di più. Li, dove le labbra di Brittany indugiarono per qualche secondo, Finn si sentì bruciare. “Ti voglio bene anche io!” Le rispose, conscio che quelle parole non gli stavano uscendo con leggerezza.
 
*****

Lei lo aveva sorpreso quando aveva selezionato uno dei DVD della sua collezione degli Avengers. Le aveva chiesto se fosse sicura della scelta e lei aveva scrollato le spalle, ridacchiando. Era davvero strano come lei riuscisse ad alternare i suoi stati d’animo così repentinamente. E, quando la bionda aveva notato la sua perplessità, gli aveva spiegato che poteva essere formativo imparare tutto sui superpoteri in modo da sapere cosa fare se mai un super-cattivo si fosse presentato sul serio a Lima. “ Meglio essere pronti, no?” Finn aveva annuito, non trovando grosse falle dietro alla sua logica.

Mentre stava inserendo il disco nella sua X-box, Brittany si era seduta nella parte destra del suo letto, in attesa che lui la raggiungesse. Non c'erano grosse alternative per stare comodi, così si erano acciambellati l'uno vicino all'altra. Un po' troppo vicini. Eppure, mentre il film cominciava, non poteva evitare che lei gli si accostasse così tanto e che parte del suo corpo fosse letteralmente contro il suo. E non poté evitare che il profumo del suo shampoo lo investisse così prepotentemente quando lei capì che sarebbe stata più comoda posandogli la testa contro la spalla. Neppure cercò di protestare con il suo cervello, quando il suo braccio le cinse le spalle e la sua mano scendeva ad accarezzarla lungo il braccio. Semplicemente sembrava un automatismo così oliato che era difficile pensare di interrompere. E quel suo profumo… iniziava ad associarlo pericolosamente agli Explosions in The Sky. E lui adorava quel gruppo. I suoi neuroni lavoravano senza sosta; sensazioni strane, improvvise, lo coglievano come fasci di luce ad un laser party. Guai, grossi guai.

Nessuno dei due prestava troppa attenzione al film ad essere onesti. Il volume era a malapena udibile. Finn le aveva detto che non avevano bisogno di pretesti per passare del tempo insieme. Eppure, per stare così vicino a lei, aveva bisogno di dare alla sua coscienza un motivo. Ad una certa, la ragazza nemmeno fingeva più di fissare lo schermo della Tv. Gli occhi semichiusi e un sorrisino beato, era passata alla controffensiva; l’indice e il medio della mano destra intenti a disegnare due scie contro il suo fianco, seguendo linee parallele lungo le sue costole, come una pattinatrice sul ghiaccio. Lui non riusciva a scostare lo sguardo dalla sua mano, intenta in quella strana danza. Lui odiava subire i grattini. Sapeva dovessero essere qualcosa di rilassante, ma a lui mettevano solo agitazione. Eppure non le disse nulla, perché l’agitazione che stava provando era di tutt’altra natura.

Fu solo quando quel ritmico movimento si interruppe, che Finn si accorse che Brittany si era addormentata. Inalando a pieni polmoni il suo profumo, in quel momento, persino lui dovette alzare bandiera bianca. Era tutto molto semplice, se visto da quella prospettiva, no? La Cheerleader più chiacchierata del McKinley, che dormiva contro il suo fianco, era riuscita a minare in pochi giorni ogni sua certezza. Kurt e Quinn lo avevano ammonito a più riprese e lui li aveva ignorati. Rachel aveva avuto ragione a essere cosi preoccupata, dopotutto. Ora lui riusciva a vedere chiaramente quello che loro gli avevano predetto e che lui aveva fatto finta di non vedere.

Chiuse gli occhi, sospirando. Era convinto di essere il re del quieto vivere. Tecnicamente fidanzato, si stava invaghendo di Brittany, che a sua volta era ancora invischiata sentimentalmente con Santana. E la sua ragazza, evidentemente a ragione, aveva già fiutato la situazione ben prima di quanto non avesse fatto lui. Se questo poteva chiamarsi quieto vivere… Quella cosa non poteva andare avanti così. Semplicemente non era giusto nei confronti di Rachel, di Brittany e nemmeno dei suoi. Ma, quantomeno, ora aveva la situazione più chiara nella sua testa. Sarebbe stato più attento! Bastava solo tenere la guardia alta e ricucire con Rachel, dopotutto, no?
Aveva semplicemente trascurato troppo la sua ragazza, lasciando che uno strato di polvere si depositasse tra e sopra di loro, distraendolo e rendendo i suoi sentimenti più ovattati, confusi.

" Dovresti chiedere a Rachel di spolverare un po'..." 

La sua mente stava divagando. Non sarebbe stato così difficile mettere a posto le cose. Piccoli gesti calcolati. Azione e reazione. Si sarebbe sistemato tutto, era ancora in tempo. Brittany si mosse leggermente nel sonno, il suo bracciò finì per abbracciargli il fianco. Non sarebbe riuscito a spostarsi senza svegliarla. Ma, mentre la ascoltava respirare nel sonno, in apparente serenità, era ben conscio di non averne tutta questa voglia. Chiuse gli occhi.
 
*****

Qualcuno richiuse con forza lo sportello dell'armadietto davanti al suo viso. Il metallo quasi gli sfiorò il naso. Notando prima lo smalto nero, e poi la carnagione scura della mano contro la superficie azzurra dell’armadietto, capì subito di chi si trattasse. “ Ciao Santana…" esclamò Finn voltandosi, cercando di appellarsi a tutta la sua calma. “Finn...” ripose la ragazza squadrandolo con un sopracciglio levato.
Metà dei ragazzi della scuola avrebbe probabilmente pagato in denaro alla sola possibilità che Santana Lopez potesse anche degnarsi di giudicarli con la consueta aria di superiorità. Ovunque andasse, era sempre circondata da quell’alone di incazzatura perenne, sempre pronta ad usare parole affilate contro tutto e tutti. Beh, contro tutto e tutti meno Brittany, ovviamente.

Santana era stata la sua prima volta. La sua terribile, imbarazzante, impacciata, sbagliata prima volta. Ma per quanto potesse sforzarsi ad aggiungere aggettivi a quella già lunga lista, le cose non sarebbero mai cambiate. In un modo tutto loro, in un rapporto tutto loro, non sarebbero mai riusciti ad odiarsi. Anche se spesso sembravano dannatamente bravi a fingere di dimenticarselo.

Lui si limitò a reggere il suo sguardo, in silenzio, sperando che quello potesse levarle un po’ di sicurezza. Dopotutto, Santana Lopez non era abituata al fatto che lui le tenesse testa. Sinceramente si era chiesto a lungo quando lei si sarebbe decisa ad affrontarlo. Dopo la chiacchierata con Quinn, sapeva che sarebbe stata una questione di tempo e, anzi, era rimasto sorpreso che lei non si fosse ancora fatta viva.
Ed era anche curioso di capire come l’intera faccenda si sarebbe svolta. Conosceva il punto di vista di Brittany, e lei gli aveva confidato tutte le sue indecisioni e i suoi timori. Non aveva motivo per dubitare di lei, e sebbene Rachel gli avesse già raccontato la versione di Santana, da quel momento altra carne al fuoco era stata aggiunta. Era quindi curioso di capire a che gioco stesse giocando.

“ Posso aiutarti in qualche modo?” Domandò il ragazzo iniziando a camminare, mentre lei prese ad affiancarlo. Nonostante la curiosità lo stesse consumando, anche se non era solo quel sentimento a eroderlo dentro, non le avrebbe reso le cose semplici. Inoltre non poteva fare tardi agli allenamenti.
“ Bella performance oggi…” lo ignorò lei, investendolo con il consueto sarcasmo. Finn si limitò a sorridere, infilando le mani in tasca. Era sicuro che quell'atteggiamento l'avrebbe fatta imbestialire. Avevano appena terminato le loro due ore di Glee Club. Come Brittany e Finn avevano concordato, si erano scusati con Shouster spiegandogli di non essere riusciti a portare a termine il compito e si erano limitati ad ascoltare le esibizioni degli amici. Il professore non ne aveva fatto un grosso dramma, incoraggiandoli a riprovarci la prossima volta che si sarebbe presentata l’occasione.

“ Come abbiamo già detto davanti a tutti, Io e Brittany non siamo riusciti a perfezionare il nostro pezzo…”, scrollò le spalle. “Abbiamo dovuto alzare bandiera bianca!”
“Immagino.” Biascicò Santana. “ Posso davvero solamente immaginare lo sforzo che ci hai messo, Hudson…” aggiunse facendo ben attenzione a condire le proprie parole con tutto il sarcasmo disponibile, mentre si sforzava di reggere il suo passo sostenuto. Lui stava infatti cercando di metterci profondo impegno nel camminare più velocemente possibile, senza che sembrasse una corsa o una fuga.

“ Sul serio... ti stai mettendo in mezzo! Pensi non me ne sia accorta? Pensi che non sappia cosa stai cercando di fare?” Esclamò Santana dietro di lui, il rumore delle sue suole che riecheggiava nel corridoio. “ Credi mi sia bevuta anche solo per un secondo la storiella del creare più alchimia di gruppo, mescolando le carte nel Glee club?” Lo afferrò per il gomito, perché lui non sembrava intenzionato a darle piena attenzione, quasi conficcandogli le unghie nella carne.

Finn si fermò, finalmente, liberando il braccio dalla sua morsa. La guardò, senza dare peso ai graffi che lei gli aveva lasciato. Invece, batté le palpebre simulando palesemente un’aria confusa, cercando di assumere la sua miglior faccia da schiaffi. “Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando!”
Santana rise, senza gioia. “Oh, sì… credo proprio che mi lascerò convincere che hai iniziato a ronzare attorno a Brittany proprio quando tra me e lei ci sono state delle incomprensioni… così, per puro caso!”

“Devo chiederti il permesso per vedere un’ amica fuori dal Glee Club?” Finn incrociò le braccia, sulla difensiva. Il suo piano non aveva previsto effettivamente un pit-stop in corridoio. Aveva ingenuamente pensato che lei gli avrebbe strillato un po’ dietro ma che presto si sarebbe stancata. “ E poi… se non sbaglio, tra di voi è finita.”
“Non… non sono affari tuoi.” Esclamò Santana, perdendo un po’ della sua sicurezza. “ Non fa che parlare di te, con tutti… come se tu le piacessi. Quindi cosa stai complottando, ti sei messo a giocare alle spalle di Rachel? ”

“Stai solo sprecando fiato…” la contraddisse Finn, faticando a reggere il suo sguardo ferito. “Brittany ha tutto il diritto di avere amici che non siano te! Io e lei ci capiamo e basta… e… dovresti preoccuparti meno di quello che faccio io, e più di quello che puoi fare tu!” Rispose serafico. “ Solo... cerca di non farla soffrire se ci riesci!”
“Tu pensa a starle alla larga…” Ribatté Santana alzando la voce. Qualche ragazzo in corridoio si voltò a fissarli, incuriosito. Stavano davvero dando spettacolo e la cosa non gli piaceva. “ Brittany non è roba per te! Stanne fuori! ” Aggiunse a denti stretti prima di voltare i tacchi e di allontanarsi a grande velocità.

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Capitolo 8
*** Puzzle ***


Note dell'Autore:
Il Weekend di tempesta qui nel Nord Italia mi scombussola totalmente i piani stabiliti da giorni! RIP alla mia due giorni into the wild in tenda. Cosa fare, quindi, se non starmene al pc mentre fuori diluvia, imprecare per quello che non è stato, e lavorare alla storia?! Ebbene, si... capitolo otto pronto e confezionato! C'è qualche riferimento geografico totalmente a caso in questa parte del racconto, luoghi che pare esistano veramente in Ohio... ma che mi sono divertito a plasmare e cambiare per meglio adattarsi ai miei scopi. Ma come al solito, basta ciance, e concludo la sezione con tanti cuoricioni dedicati alla cara MC_Gramma!


 
*****


Capitolo 8.

Per una volta era stata lei a cedere. Aveva infatti appena fatto in tempo a parcheggiare la macchina davanti al garage, dopo aver lasciato Puck e Sam alle proprie abitazioni, quando la suoneria del telefono lo aveva fatto trasalire. Rachel. Non aveva avuto tempo di parlare con lei dopo la sua esibizione con Mike; nonostante avrebbe voluto fermarsi e complimentarsi – lei e il ballerino erano stati veramente fenomenali – era dovuto correre via per gli allenamenti.  Ma il mercoledì era sempre una giornata pesante e, con il Glee e il Football così ravvicinati, tutti sembravano volere un pezzo di Finn Hudson. Certi giorni era dannatamente complicato far conciliare tutti gli impegni.

“Alla fine non avete cantato…” venne subito al sodo Rachel, quando lui rispose alla chiamata, senza nemmeno un saluto preliminare.
Tipicamente Rachel Barry. Tipica interazione Finn-Rachel degli ultimi tempi, se voleva essere onesto. Provò a non darci troppo peso. Le cose non erano sempre state così. E venivano da un litigio niente male! Potevano rimediare, poteva rimediare ancora.
“Ciao.” Le aveva risposto Finn piano, scendendo dalla macchina e cercando di rimettere la conversazione su dei binari più convenzionali. Un saluto, un paio di convenevoli e poi si che avrebbero parlato di quello per cui gli aveva telefonato! Non poteva almeno fingere che lo avesse fatto semplicemente perché gli era mancato sentire la sua voce? O quantomeno non poteva sforzarsi maggiormente nel dimostrarglielo?

Finn richiuse la portiera e fece scattare la serratura con il telecomando. “No… non abbiamo cantato!” Confermò, come se ci si aspettasse che lo facesse, decidendo di ignorare i suoi stessi buoni propositi. Insomma, lo aveva visto da se no? Al diavolo! Finn rimase immobile, appoggiandosi lievemente alla portiera, in attesa che lei dicesse qualcosa, e che lei portasse avanti quella conversazione. In quel momento, lui non trovava proprio nulla per poter sostituire il silenzio.

“Sono confusa. È tutta settimana che vi vedete per lavorare all'esibizione e poi nemmeno cantate!” Continuò Rachel. “ A questo punto, non so… devo immaginare sia successo qualcosa?”

Finn decise di muoversi. Si portò verso la porta, cercando le chiavi di casa nella tasca esterna dello zaino. “ Fammi capire…” replicò, individuando il grosso portachiavi a forma di stella che Rachel gli aveva regalato il natale precedente. “Prima ti sei arrabbiata all'idea che cantassi con lei, e ora che non è successo ti arrabbi lo stesso?” Non fece nulla per mascherare la propria esasperazione dietro un tono di voce più neutrale, mentre infilava le chiavi nella toppa della porta.

“Finn…” protestò Rachel, piano. Quanto odiava quando lei intonava il suo nome in quel modo, come se stesse totalmente andando fuori tema e dovesse correggerlo.

“È per la questione di Santana…” la accontentò infine lui, entrando finalmente in casa e richiudendosi la porta alle spalle. Si sfilò le scarpe e le lasciò all’ingresso, spingendole con un calcio vicino alla scarpiera. Le ciabatte di Kurt caddero sul pavimento in finto marmo. Il fratello non era ancora rientrato. “ Non abbiamo concluso granché perché Brittany ci sta ancora molto male, nonostante sia stata lei a chiudere…”

“Oh, grazie al cielo!” Il timbro sollevato di Rachel risuonò attraverso l’altoparlante del telefono. Finn sbatté lievemente le palpebre, sorpreso da quel cambio di intonazione improvvisa. Si trascinò in cucina e raggiunse il frigo. Aveva la gola arsa a causa dell’allenamento parecchio tosto; in vista dei playoff la Bestie li stava torchiando parecchio.  “Sei davvero riuscito a farti raccontare la sua versione della storia? Ho chiesto a quasi tutti perché a una certa pensavo che avrebbero avuto più chance…” Rachel sembrava essere tornata in modalità fiume in piena, “ma lei non si è confidata con nessuno!”

“ È complicato…” iniziò il ragazzo, prendendo la caraffa e richiudendo lo sportello del frigo. “ In sostanza... Brittany ha lasciato Santana perché era stufa di poterla vedere solo in privato. Perché Santana non se la sentiva di fare un coming out plateale.” Si fermò, cercando un bicchiere nella credenza. Rachel non lo interruppe, così lui riprese. “ Ma lei non si aspettava quella presa di posizione di Brittany… e quando è stata lasciata, credo sia stata la molla di cui aveva bisogno per darsi una svegliata… ma forse è troppo tardi… o ad ogni modo Brittany è ancora troppo confusa al riguardo.” Quasi si dimenticò di respirare. Approfittò del silenzio di Rachel per bere.

“ Sono colpita…” mormorò lei, pensierosa, dopo qualche momento di indugio. “ Non pensavo che alla fine si sarebbe confidata davvero con te!”
Finn avrebe voluto chiederle per quale ragione gli avesse affidato quel compito se riteneva il suo successo così improbabile. Invece, scrollò le spalle, come a volersi scrollare di dosso anche la tentazione di risponderle in modo polemico. “Scommetto che se tu avessi chiesto alla persona giusta, tipo Quinn…”
“Mi avrebbe detto di farmi gli affari miei…” lo interruppe lei con sdegno. Finn pensò che effettivamente sarebbe andata proprio così. Lei e Rachel faticavano ancora ad avere una conversazione civile.

“ È come cercavo di dirti qualche giorno fa, non capisci? Non puoi aspettarti fiducia da parte di una persona se prima non provi a conoscerla!” Le rispose, riponendo la brocca al suo posto. Rachel sembrò valutare una risposta ma, qualunque cosa stesse per dire, le parole non le uscirono di bocca. “ Ok… Avevi ragione, e mi dispiace di averti dato addosso.” Lo sorprese infine, tradendo un mezzo sospiro. “Hai fatto un bel lavoro, dopotutto. Ora non resta che capire come risolvere la questione… ma come ha reagito al bacio?”

“Rachel io non credo…”

“Finn!” La ragazza lo interruppe nuovamente, addolcendo il tono di voce. “ Mi dispiace se ho dubitato di te quando hai solo cercato di fare del tuo meglio...”
Lui prese a fissarsi i piedi, sentendosi tremendamente in colpa. “ Ma ora che Brittany si è confidata con te sarà tutto più semplice! E se come dici è solo un confusa… dovremo farla ragionare un po’ e aiutarla a mettere in ordine i suoi sentimenti. Dobbiamo fare in modo che le cose tra loro due si sistemino!”

“ Rachel…”

“Fidati di me. Le cose torneranno ad essere come sono sempre state!”

Finn si domandò se si stesse riferendo solo al rapporto tra le due Cheerleader o se il discorso sotteso fosse un po’ più ampio. Era davvero così? Bastava solo rimettere al suo posto quel tassello, che Brittany e Santana tornassero una coppia  – lo erano mai state veramente? – affinché tutto il puzzle tornasse ad avere un senso?  Rachel sembrava così genuinamente convinta delle sue parole che quasi lo contagiò per davvero. Magari anche il loro rapporto ne avrebbe giovato! Si trattava di ripristinare l'ordine naturale dell'universo, tornare allo status quo – qualsiasi cosa significasse–  a come le cose erano un paio di settimane prima.

 
*****
 
“Spiegami ancora perché non sono nel gruppo di Artie, Tina e Mercedes?”

Era tipo la terza volta che Kurt gli faceva la stessa domanda in quindici minuti. Tutto sommato la cosa era abbastanza esilarante. “ Rachel ti ha chiesto di essere i suoi occhi e le sue orecchie durante il nostro trekking!” Gli rispose nuovamente Finn, sterzando leggermente a destra per immettersi in una viuzza laterale. “ Dubito tu possa svolgere bene il compito se fai il coniglio e scegli la strada panoramica …”

“ E ricordami come ha fatto ad incastrarmi?” Kurt non trovava pace. Neppure lui avrebbe saputo dare una risposta certa. Il fatto che lei fosse ricorsa a tal punto da obbligare Kurt a seguirlo, era la prova che non si fidasse molto di lui. Il chiarimento che avevano avuto al telefono, se voleva chiamarlo a quel modo, non era stato poi cosi risolutore. Ma in fondo, Rachel aveva annusato puzza di bruciato e lui non poteva biasimarla.

Aveva avuto dei momenti di debolezza dopotutto. Non era successo nulla, eppure non si diceva forse che il tradimento parta prima come una questione mentale, e solo alla fine sfoci in un atto concreto? Ma era intenzionato a smentirla e a smentire quella diceria. Non avrebbe avuto altre sbandate di testa e l’avrebbe tranquillizzata con i fatti. Inoltre, vedere il fratellastro in quei vecchi scarponi da trekking, vestito in pantaloncini e maglietta tecnica giallo fosforescente era una scena impagabile! Una fascetta blu completava il tutto, tenendogli alzato il ciuffo dalla fronte. Kurt non era ancora del tutto cosciente del guaio in cui si stava cacciando per colpa di Rachel. L’attività fisica non era contemplata nel suo vocabolario.

Da giorni,  Finn aveva adocchiato quel venerdì di festa (e conseguente vacanza) come una perfetta occasione per proporre al gruppo di trascorrere un paio di giorni insieme, sfruttando il ponte. L’idea di organizzare un trekking all’Hocking Hills State Park, a poco più di due ore e mezza di macchina da Lima, gli era sembrata una vera figata! Era infatti da diverso tempo che desiderava visitare Rose Lake e non vedeva l’ora di godersi gli incredibili riflessi che il panorama regalava attraverso la superficie del lago, fino a quel momento ammirati solo attraverso i social. Quando era andato nell’ufficio del prof. Shouster, spiegandogli la sua idea come una possibile attività ufficiale del Glee club, una sorta di ritiro preparatorio per cementare il gruppo in previsione delle Nazionali, lui lo aveva guardato colpito. In quattro e quattr’otto il professore gli aveva consegnato una dozzina di liberatorie da distribuire agli altri e da far firmare ai genitori, ed entusiasta, lo aveva invitato alla sua scrivania per programmare la gita. Era stato bello scaricare assieme le mappe del parco e cercare l’itinerario più interessante, ed era saltato fuori che il prof. Shoe fosse un grande appassionato di montagna.

Quando aveva annunciato agli altri la grande novità, si era aspettato una risposta più calorosa. Lui e Shoester avevano pensato proprio a tutto per poter passare anche la nottata fuori, nel bosco. Finn possedeva una tenda da due posti, ma aveva anche adocchiato la vecchia canadese da quattro dal padre di Kurt, che era solito adoperare quando organizzava le battute di pesca con gli amici. Shouster aveva rispolverato la tenda con cui, da giovane, aveva girato l’Europa ed aveva percorso il Cammino di Santiago, e Finn aveva fatto affidamento sul passato da Scout di Sam. Sicuramente l'amico doveva essere adeguatamente attrezzato!

Era stato davvero sicuro che gli altri avrebbero accolto la proposta con grande entusiasmo. Ma tre ore dopo aver spiegato nel dettaglio la sua idea sul gruppo WhatsApp, nessuno aveva risposto.  Prima che qualcuno esprimesse la sua opinione a riguardo, era stata Rachel a scrivergli privatamente.
 
“ Bella pensata Indiana Jones! E mi sorprende che Shouster sia stato così privo di giudizio! Artie come avete intenzione di portarlo fino a lì, esattamente? Hai affittato un elicottero delle forze speciali per farlo calare in riva al lago ed evitargli la marcia nel fango?”
 
Finn aveva dovuto fare affidamento a tutto il suo lato più Zen per non rispondere malamente. Certo che avevano pensato ad Artie. La scelta di Rose Lake non era stata affatto casuale! Dall’inizio del parco, dove avevano stabilito di cominciare il giro, si diradavano due percorsi differenti. Da una parte, un sentiero più breve ma impervio si inerpicava su per la montagna attraverso un bosco di faggi e abeti, per sbucare finalmente nella vallata che ospitava il lago. L’altro, più lungo, era invece un sentiero panoramico e attrezzato, in terra battuta, che arrivava alla stessa valle attraverso un via differente, costeggiando il fianco della montagna con un incedere più dolce e sfruttando un paio di gallerie. Quella particolare via era stata pensata e realizzata nell’ottica di un progetto federale per rendere la montagna accessibile anche a persone con disabilità motorie. Shouster si era già detto più che felice di accompagnare Artie e chi non desiderasse fare troppa fatica su quella strada alternativa. Non a caso il ragazzo era stato il primo a cui Finn aveva parlato, privatamente, per spiegargli il tutto.

Inizialmente Artie non l’aveva presa benissimo ma Finn era riuscito a strappargli la promessa di visitare quantomeno i link della pagina del parco, che gli aveva allegato, prima di decidere in un senso o nell’altro. Quando Finn stava per cedere al nervoso, a tanto così dal rispondere piccato a Rachel, finalmente, Artie scrisse sul gruppo.
 
“ La storia di Micheal Stampfer mi ha davvero ispirato! Avevi ragione a insistere perché la leggessi. Tanta roba Finn, io ci sono!”
 
Finn aveva stretto il pugno, esultando, quando aveva letto il messaggio. Micheal Stampfer era un alpinista trentacinquenne che aveva perso l’uso delle gambe dopo una brutta caduta scalando una delle cime degli Appalachi. Spinto dalla sua passione viscerale per la montagna, tuttavia, non aveva saputo rinunciare totalmente al suo vero amore e si era fatto promotore di grandi iniziative per avvicinare certi posti alle persone con problemi simili ai suoi. La via panoramica al Rose Lake era stato un progetto che lo aveva visto impegnato in prima persona, affiancandosi ad alcuni sponsor locali. Finn aveva persino stupito Shouster per quanto bene avesse orchestrato la cosa!

Artie sembrava particolarmente entusiasta, considerando che gli aveva addirittura scritto privatamente, poco dopo.
 
“ Hai proprio pensato a tutto… eh, beh, non è banale! Grazie Finn!”
 
 
“ Vedrai, sarà una figata!👊 ” Si era limitato a rispondergli.
 
Risolta la questione più spinosa, gli altri sembrarono più propensi a dire la propria. Quinn era stata la prima a confermare la sua presenza.
 
“ Però, Finn… mica male questa pensata! Anche io ci sto! ✌️
 
Ormai la strana alleanza che la sua ex sembrava aver firmato con lui si rafforzava ogni giorno di più. Iniziava quasi a non sorprendersi nemmeno. A ruota, anche Sam, Puck, Brittany e Santana avevano dato la loro conferma. Chi con maggior entusiasmo chi con meno ardore. Finn non aveva avuto grandi dubbi sulla partecipazione di Santana nel momento in cui Brittany aveva assicurato la sua presenza. Dopo il bacio in strada che le aveva strappato qualche giorno prima, scombussolando ancora di più l'umore e le certezze di Brittany, e  dopo il confronto che l’ispanica aveva cercato con lui in corridoio, era palese che non si sarebbe arresa facilmente.

Si domandava come avrebbe reagito Brittany. Se i motivi della rottura risiedevano nell’infinito tentennamento di Santana nel lascarsi andare e nell’accettare i propri sentimenti, ora che lei sembrava decisa a non nascondersi più, sarebbe stato solo questione di tempo prima che le cose si sistemassero! O almeno questo era quello che continuava a dirgli Rachel.

Lei era stata invece bloccata da un principio di influenza. Finn sapeva che non fosse elettrizzata all'idea di perdersi la gita. Inizialmente gli aveva messo il muso quando Finn le aveva detto che non poteva tirare un pacco agli altri. Da un lato era l'unico ad essersi fatto un’idea del percorso da seguire, dall'altro aveva davvero voglia di farsi una bella giornata di trekking e gli sarebbe scocciato annullare tutto dopo aver speso così tanto tempo nella programmazione. Tuttavia ebbe la freddezza e il buonsenso di non mostrarsi troppo entusiasta.

Alla fine la sua ragazza si era rassegnata., convenendo che Finn aveva avuto una bella pensata. Una tendata nel bosco avrebbe creato il perfetto presupposto per consentire a Santana di riconquistare Brittany e la cosa non doveva saltare per colpa della sua influenza. Tuttavia, aveva incastrato Kurt perché andasse al suo posto percorrendo la via più ripida, il che dimostrava come volesse qualcuno di fidato in loco, che la aggiornasse con costanza.  Le aveva menzionato che il telefono non prendeva bene in quella zona? Finn era sicuro di sì, ma preferì non ricordarglielo per evitarsi altre storie.

Così si erano messi tutti d'accordo per organizzare i trasporti. Il papà di Artie aveva consegnato le chiavi della macchina al prof Shouster, in modo da agevolare il viaggio del figlio. Mike, Tina e Mercedes sarebbero andati con loro. Insieme componevano il team Strada-Panoramica. Il povero Mike si era dovuto rassegnare alle suppliche di Tina e andare con loro, sebbene Finn fosse convinto che avrebbe preferito l’altro giro. Sam si era offerto di andare a prendere Puck e Santana, che non abitavano troppo distanti, mentre Finn e Kurt avrebbero guidato il fuoristrada di Burt e sarebbero passati prima da Brittany e Quinn. L'appuntamento finale era direttamente al parcheggio del parco per le 9.00,  dove avrebbero lasciato le auto e cominciato la camminata. Lui e Sam, che era il più pratico del gruppo ed aveva più esperienza nelle attività outdoor, avevano dovuto contrattare parecchio per convincere gli altri circa l’orario del ritrovo, che implicava mettere la sveglia decisamente presto.

 Fottutamente troppo presto! 🤬” Aveva scritto Puck alla fine, arrendendosi alla scelta comune.
 
*****
 
Quando Finn e Kurt accostarono davanti al vialetto dei Pierce, trovarono solo Quinn ad attenderli. Sedeva sul marciapiede, giocherellando con una margherita, illuminata dalla luce dei lampioni che iniziava ad essere accompagnata dai primi bagliori del giorno. Si era vestita adeguatamente per l'occasione, anche se la camicia a maniche corte e i pantaloncini color cachi sembravano renderla pronta più a un safari che a una passeggiata in montagna. Il suo zaino giaceva lì vicino, sul marciapiede. Finn si rallegrò nel constatare che non si fosse portata dietro metà guardaroba.

Kurt abbassò il finestrino. “Ehi, dov'è Brittany? Non dirmi che ci ha piantati in asso…”, sporse la testa scansionando il viale, speranzoso. “Perché in quel caso mi unisco tranquillamente a lei!”

La ragazza, mollò la margherita e sbadigliò vistosamente mentre si alzava in piedi.“Arriva… arriva!” 
Finn scese dalla macchina e le andò incontro, prendendole lo zaino. Aprì il baule e lo caricò dentro, minimizzando il suo gesto all’espressione colpita della ragazza. Come se non si fosse mai comportato galantemente con lei!

“ Si è solo accorta di aver dimenticato la borraccia in frigo!” Aggiunse Quinn, ringraziandolo. Kurt, visibilmente deluso, rialzò il finestrino e sprofondò nel sedile. Finn annuì, grattandosi il gomito senza dare peso ai borbottii del fratellastro, mentre il suo sguardo cadeva sul portone dei Pierce. Non ci volle molto perché questo si spalancasse, rivelando la padrona di casa. “Ci sono!” annunciò Brittany, chiudendo la porta un po’ troppo forte, per la scarsa gioia dei vicini e probabilmente dei suoi genitori.

Indossava una canotta bianca da fitness. Un paio di pantaloncini neri, parecchio corti, e degli scarponcini in goretex completavano il suo outfit da trekking assieme a un cappellino con la visiera. Finn le sorrise inebetito e Quinn gli mollò una leggera gomitata sul fianco senza far troppo clamore. Grazie a lei, si ricordò di richiudere la bocca, rimasta un pelo troppo aperta. La giornata non era nemmeno cominciata e già doveva darsi una regolata. 

“Britt, hai preso una felpa? Ho controllato su internet e dicono ci sia sempre aria al lago!” Le chiese Quinn, mentre Finn aveva già afferrato anche il suo zaino per caricarlo in macchina. Con piacevole sorpresa constatò che entrambe sembravano aver preparato un bagaglio adeguato, considerando il peso bilanciato e non eccessivo. Tutto il contrario di quello di Kurt, che pareva essersi portato dietro il necessario per completare  interamente il Pacific Crest Trail, dalla frontiera con il Messico al Canada.

“ Si mammina!” Rispose Brittany, canzonandola, roteando leggermente gli occhioni azzurri, prima di inforcare il suo paio di occhiali da sole. “ Me lo hai detto tipo cinque volte!” Sorrise a Finn prima di aggiungere, “ allora, pronti per la partenza?”

“Pronti!” Rispose il ragazzo, senza dare troppo importanza al fatto che a quell’ora del mattino gli occhiali scuri non servissero a molto. Riguadagnando il lato del guidatore, si allacciò la cintura e sistemò un po’ meglio lo specchietto retrovisore, contagiato dal suo entusiasmo. Quinn montò in uno dei sedili posteriori, ma Brittany aveva bussato con le nocche contro il finestrino di Kurt. Il ragazzo sembrava ancora parecchio assonnato. “Soffro il mal d'auto se sto dietro…” fece spallucce lei, guardandolo da dietro le lenti scure. Kurt roteò gli occhi e scese dalla macchina, “ Per carità, vieni davanti… ci manca solo che vomiti sulla tappezzeria! Mio padre mi ammazzerebbe, sempre che sopravviva a questa mattanza!” Finn e Quinn ridacchiarono, mentre Brittany prendeva il suo posto tutta soddisfatta, allacciandosi la cintura. Prima di partire, Finn aggiornò Sam e Mike tramite dei messaggi vocali,  e posizionò il telefono sul suo supporto attaccato al parabrezza, in modo da poterlo usare come navigatore durante la guida. Finalmente mise in moto.

Nonostante avessero acceso la radio, Kurt si era addormentato in tempo zero. Quinn ci aveva davvero provato a restare sveglia, ma sembrò abbandonare ogni sforzo dopo una manciata di minuti, quando il suo capo sembrò trovare una nicchia confortevole tra il poggiatesta e il finestrino.
“ Cerca di stare sveglio almeno tu!” Commentò Brittany con appresnione, guardando i due amici che sonnecchiavano sonoramente attraverso lo specchietto. " Tutta la situazione mi ricorda un film... c'era questo gruppo di ragazzi che stava andando a fare un trekking nel deserto. Ma il guidatore si era distratto e ha perso il controllo della Jeep. Alla fine i ragazzi sono stati soccorsi da alcuni uomini del posto, ma si è scoperto facessero parte di una comunità di cannibali..."
"Devi smetterla di lasciare il telecomando a Lord Tubbington!" La prese in giro lui.
" La fai facile!" Sbottò Brittany, "vieni da me e prova a cambiare canale quando sta guardando qualcosa e vediamo se ne esci meglio di così!" Aggiunse, sbattendogli il braccio davanti agli occhi per mostrargli dei graffi in via di guarigione. " Se non stai ferma faremo la fine del film!" La richiamò all'ordine, dandole un leggero buffetto sul braccio. Lei lo ritrasse, leggeremente corrucciata.  
 
“E comunque non ci sono pericoli che mi addormenti... sono imbottito di caffeina, stai tranquilla!” Precisò Finn, ridacchiando. “Di questo passo mi addormenterò forse dopodomani!” Aggiunse senza smettere di guardare la strada. Brittany non rispose, ma si levò gli occhiali e prese a pulire le lenti con l’orlo della sua maglietta, arricciando le labbra come se fosse ancora risentita. “Nel cruscotto dovrebbe esserci uno straccetto per le lenti, se vuoi…” le disse Finn, dopo averla studiata fugacemente con la coda dell'occhio. Brittany accettò il consiglio e prese a cercare nel vano, tra vecchi documenti e confezioni rotte di alcuni cd che aveva masterizzato qualche anno prima. Dopo alcuni momenti di indecisione, pescò una custodia degli occhiali e ne tirò fuori uno straccetto in microfibra blu. “Grazie!” mormorò in risposta, mentre prendeva a pulire le lenti, abbandonando finalmente quella buffa espressione.

Si fermarono a un semaforo rosso. Brittany gli sembrava particolarmente vispa, considerando l'orario. Aveva messo in preventivo di farsi l'intero viaggio in solitaria. “Ti vedo bella fresca a differenze di quei due sacchi di patate lì dietro!”
“ Ho preso l'abitudine di andare a correre la mattina!” Scrollò le spalle lei. “ Alla fine non mi sono alzata molto più presto del solito!”
Finn rimase colpito. “ Però, ora pure Runner mi sei diventata? Il posto da Quarterback ti va già stretto?” Brittany soffocò una risatina, riponendo lo straccetto e la custodia nel cruscotto da dove li aveva recuperati. Per quanto usasse diverse varianti, quella battuta stupida la faceva sempre ridere. “Dovresti provare anche tu ogni tanto!” Buttò li lei, dopo a una certa. “ Sapessi che bella sensazione quando vai a farti una doccia ghiacciata dopo aver dato tutto! E poi correre è perfetto per schiarirsi i pensieri!” Finn cercò di levarsi l'immagine mentale di lei sotto la doccia. Provò a concentrarsi nuovamente sulla strada. In poco tempo avevano lasciato St. Robert street, per immettersi in Harding Avenue.  A quell’ora del mattino non c’era veramente nessuno per strada e, in un baleno, avevano già superato il Walmart locale.

Nel frattempo, Brittany aveva preso ad armeggiare con il telefono, concentrata. Dopo qualche minuto spostò la sua attenzione sul pannello touch screen della macchina da cui aveva accesso alla radio. Le ci volle qualche tentativo, navigando tra il menù e le diverse impostazioni, ma riuscì finalmente a collegare il proprio telefono tramite la connessione Bluetooth. Finn sorrise quando lei si lasciò sfuggire una piccola esultanza. “ Come ogni copilota che si rispetti, la musica la scelgo io!” Gli disse, riprendendo in mano il telefono, senza lasciargli molta scelta. Finn mise la freccia e svoltò a sinistra senza protestare, immaginandola cercare l’app di Spotify tra le varie pagine dello smartphone. Sembrava che ogni volta lui guidasse, fosse destinato a sottostare ai gusti dei passeggeri. Con Rachel non c’era mai verso di scegliere più di un paio di canzoni. Per quel motivo preferiva totalmente affidarsi alla casualità della radio. Tuttavia, questa volta, era curioso di cosa avrebbe scelto Brittany.

Le casse dello stereo presero a diffondere nell'abitacolo  il ritmo regolare di una batteria. Brittany posò il proprio telefono tra le gambe, con aria soddisfatta, e si mise ad osservare fuori dal finestrino. La voce del cantante partì una decina di secondi dopo, profonda e avvolgente. Finn controllò rapidamente lo schermo LCD della radio, che ormai era connesso all'account Spotify di Brittany. In riproduzione c’era Stuck on the Puzzle di Alex Turner. La canzone gli diceva qualcosa anche se non riusciva effettivamente a ricollegarla a nulla di preciso.  Prese ad ascoltare attentamente il testo, sospinto dall’ incedere della melodia. Il cantante, che aveva una voce già sentita, sembrava rivolgersi a qualcuno di particolare mentre cantava. Finn si ritrovò a tamburellare con le dita contro lo sterzo, catturato dall'atmosfera creatasi nell'abitacolo, non appena Brittany aveva cominciato a canticchiare a voce contenuta il pre-coro.
 
"Something in your magnetism must have pissed them off
Forcing them to get an early night
I have been searching from the bottom to the top
For such a sight ... as the one I caught when I saw your

Fingers dimming the lights
Like you're used to being told that you're trouble
And I spent all night
Stuck on the puzzle”

 
Si trattava sicuramente di una canzone che conosceva bene. Immagini di estati trascorse gli lampeggiarono davanti agli occhi, le serate in riva al fiume a guardare le stelle… i bagni notturni. Spensieratezza nel pieno della sua espressione. Finn, sfruttando il rettilineo, si concesse di osservare per qualche istante la sua unica compagna di viaggio ancora sveglia. Si chiese cosa stesse pensando, o a chi la riportassero quelle note, anche se sospettava di conoscere la risposta. Tornò a guardare dritto davanti a sé. Doveva smettere di lasciare che i suoi occhi vagassero sempre alla sua ricerca.

“Sai una cosa…” disse lei distogliendo lo sguardo dal finestrino. “Era davvero un sacco di tempo che non ascoltavo questa canzone!”
“ Mai sentita prima, credo…” ammise piano Finn, rallentando e superando un piccolo dosso. “ Ma se sono tutte come questa, credo dovrai consigliarmi qualche altro pezzo!” I passeggeri sobbalzarono leggermente nell'abitacolo dopo che il fuoristrada aveva superato quel dosso. L'asfalto in quel punto della strada aveva bisogno di qualche intervento di manutenzione a causa di alcune buche. Difficilmente aveva attraversato in macchina quella zona di Lima e aver preso la Jeep di Burt era stata una mossa vincente. Kurt sbatacchiò persino contro il finestrino e l'interno della portiera, Finn poteva vederlo benissimo attraverso lo specchietto, ma neppure quello parve svegliarlo.

“Lui è il tizio degli Arctic Monkeys, questa era nella colonna sonora di un film che avevo visto con Santana secoli fa!” Gli confidò Brittany,controllando lo schermo del telefono. Finn sterzò lievemente e imboccò una curva, seguendo l'incedere della strada. Strinse le labbra, quasi impercettibilmente. Il fatto che avesse scelto una canzone che la riportasse con il pensiero a Santana gli sembrava un chiaro segnale. Tutto quello che starà ascoltando in questi giorni la riconduce a Santana, testa vuota! 

Constatò che avrebbe volentieri fatto altri viaggi in macchina in compagnia di Brittany se quella fosse stata sempre la colonna sonora del viaggio. Nell'ora successiva, la raccolta casuale di brani scelta dalla bionda spaziò per svariati generi musicali, senza mai annoiarlo. In quel lasso di tempo, Quinn aveva aperto gli occhi giusto per una manciata di minuti. Senza rispondere al loro ironico “Buongiorno!”, si era semplicemente sporta in avanti, allungando la testa tra i loro due sedili per controllare il navigatore. Realizzato quanti chilometri mancassero all’arrivo – avevano ancora parecchia strada ad attenderli – si era rituffata contro lo schienale del proprio sedile con fare contrariato. Controllato brevemente il proprio telefono, infine, aveva rchiuso gli occhi. Kurt, d’altro canto non si era mosso di un centimetro per tutta la durata del viaggio, la bocca socchiusa e la testa poggiata contro il finestrino, ronfando tranquillamente.
 
*****


“ Una bomboletta di butano a testa!” Incominciò Sam prendendo due cartucce dallo zaino e mollandole a Finn e a Puck. “ Non sono sicuro di quanto gas ci sia in queste due… sono già usate. Ma i due mini fornelletti da campeggio non pesano nulla, posso tenerli io senza problemi.”

Sam e compagnia erano arrivati per primi nel luogo dell’appuntamento e li avevano attesi per una decina di minuti. Si erano fermati in un grosso parcheggio di terra battuta delimitato da un’ampia staccionata in legno, che separava l’area di sosta da una zona acquitrinosa. Un canneto, dal quale si levava il gracidare di alcune rane e un esercito di cicale, si stagliava oltre la recinzione. In lontananza, la piccola palude si interrompeva e il paesaggio cambiava repentinamente. Faggi e Abeti si alternavano a formare una fitta boscaglia che si inerpicava lungo una dolce collina, costeggiata da un sentiero ben segnalato. Dietro di essa, la foresta si estendeva a perdita d’occhio. Il team Strada-Panoramica era arrivato con buon anticipo rispetto a loro, così si era già incamminato, con l’intenzione di ritrovarli direttamente al lago.

“Ok…” esclamò Puck afferrando la sua piccola bombola da duecento grammi, soppesandola con un’espressione dubbiosa. “ Non c’è rischio che prenda fuoco o esploda di colpo, giusto?”
“ Direi di no, a meno che qualcuno non ti accenda un petardo nello zaino…” ridacchiò Finn, prendendo la propria e infilandola in uno scomparto dello zaino.
“Sarà meglio che nessuno faccia scherzi, non mi sono proposto di portare su tutte queste birre per farle diventare delle cazzo di molotov!”

C'era voluto parecchio impegno da parte di Finn e Sam per convincerlo a non portarsi dietro il barilotto da 5 litri che aveva preparato, seguendo le istruzioni di uno di quei kit per fare la birra in casa, sostenendo fosse un peso stupido da portarsi dietro. E Shouster non avrebbe approvato. Ma Noah doveva aver fatto finta di non capire il messaggio, e nel dubbio aveva riempito il fondo dello zaino con delle bottiglie accuratamente imballate. Finn, che aveva testato i pesi dei vari zaini, mano a mano che li stavano sistemando, aveva sospettato che la birra fosse quasi il solo contenuto in quello di Puck. “Voi altri mi ringrazierete quando saremo in riva al lago a brindare sotto le stelle! Scommetto quello che vuoi che faremo ubriacare persino il prof. S!” Aveva scrollato le spalle.

“ Le cose per le tre tende le abbiamo già divise…” rifletté Sam, più a se stesso che ai due amici, senza ascoltarlo. “ I picchetti li tiene Brittany, Quinn porta la paleria della mia tenda e il nastro per eventuali riparazioni.”
“ E a me avete dato i teli impermeabili da mettere sotto le tende!” Si intromise Santana, levando un indice in aria. “ Che non ti venga in mente di rifilarmi altro, bocca di rose!”

“Santana ha i teli…” ripeté Sam, tendando di non perdere la concentrazione, “mentre le casseruole da campeggio le hai tu, Finn!”

Stavano cercando di riorganizzare il contenuto degli zaini in modo da distribuire equamente le cose, cercando di non gravare troppo sulle ragazze e su Kurt che aveva già il bagaglio di uno Sherpa himalayano. Fortunatamente, Sam sembrava sapere il fatto suo in tema di campeggio e la sua autorevolezza, condita con la sua volontà di avere ogni cosa sotto controllo, stava evitando a Finn di preoccuparsi proprio di tutto. Il cibo in comune era stato suddiviso sempre tra lui, Finn e Puck, i quali si erano accollati anche una borsetta contenente un kit da pronto soccorso. Perché non si sa mai, aveva detto Sam.

Per guadagnare spazio, Finn aveva arrotolato i materassini da fitness che Quinn e Santana avevano portato per la notte, fissandoli esternamente sul fondo dei loro zaini con dei tiranti elastici, che si portava sempre dietro. Aveva sfruttato lo stesso stratagemma per quello di Kurt, anche se così il suo zaino sembrava ancora più voluminoso di prima. Finn aveva provato a farlo ragionare, implorandolo di lasciare qualcosa nel baule della macchina, ma il fratellastro gli aveva giurato di aver portato solo l’essenziale. Con sua enorme sorpresa, invece, Brittany gli aveva mostrato il suo praticissimo materassino auto gonfiante, simile a quello che aveva lui, facilmente richiudibile in una piccola sacca che occupava pochissimo spazio nello zaino. Al suo sguardo colpito, lei aveva raccontato di essere andata a fare qualche acquisto mirato con suo padre, in modo da avere tutto il necessario per la gita. “ Gli ho promesso che avremmo iniziato fare qualche escursione insieme e che non avrei lasciato tutto marcire in cantina dopo questa volta!” Papà Pierce sembrava aver fatto le cose per il meglio.

“Dovrebbe essere tutto!” Sentenziò Puck chiudendo il suo zaino con estrema rapidità, prima che Sam potesse infilarci altro. Ma il biondo, le mani sui fianchi, stava facendo ancora mente locale. “ Oh, andiamo Sam! Rilassati…” esclamò Quinn ridendo. “ Direi che hai fatto un ottimo lavoro… e se dovessimo accorgerci che manca qualcosa ce ne faremo una ragione!”

“ La mia frontalina nel cruscotto!!” Esclamò lui, ignorandola. “ Meno male che non vi do retta…” borbottò tra i denti, udibile solo a Finn che gli stava vicino. Si affrettò ad aprire la portiera del lato del passeggero e si tuffò dentro. “ Finn, sei sicuro di avere preso la tua?”
“ Si, si… ne ho anche una seconda da prestare a qualcuno!” Rispose lui. Sam riemerse dall’abitacolo con la torcia in mano ma, prima che potesse parlare, Finn lo anticipò prevedendone l’ennesima domanda. “ Si, le pile le ho appena cambiate e ho pure un pacchetto ancora sigillato di scorta!”
Santana incrociò le braccia, sbuffando. “ Perfetto, sembriamo pronti per la guerra del Vietnam! Peccato non aver portato il mio visore a infrarossi! Sarebbe stato utile, no Sammy?!” Sam le fece un gestaccio, ma fu presto contagiato dalle risate di tutti.

Finn si sorprese quando si accorse di riuscire a distinguere quelle di Brittany nel marasma generale, e di come si era girato a guardarla senza nemmeno volerlo. Come quando si è alla ricerca di quello specifico pezzo del puzzle per concludere la cornice, e lo si nota in mezzo a tutti gli altri che, in quel momento, sono semplicemente di troppo. Per distrarsi, batté le mani un paio di volte ed esortò il gruppo a partire. Sperò che la fatica che li avrebbe attesi sarebbe stata capace di offuscargli il cervello, o di schiarirgli le idee... a seconda dei punti di vista.

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Capitolo 9
*** Trekking ***


Note dell’autore:
Solite piccole ciance pre-capitolo. Siamo arrivati al nono, e già questa è una discreta notizia per quanto mi riguarda. Ma la cosa incredibile è aver quasi terminato la storia, che effettivamente avrà la sua fine. E questo è per me un grosso traguardo. Se non ho fatto male i calcoli dovrebbero esserci 6-7 capitoli ancora, praticamente già sistemati salvo qualche piccola modifica pre-pubblicazione. Ma ormai direi che la trama si è sviluppata, salvo lampi di genio o improvvisa ispirazione. Ma vabbè, diamo spazio ai nostri Loser preferiti e facciamogli fare questo trekking in santa pace! C’è Kurt che scalpita!
Ultima cosa, su suggerimento di quella santa donna di MC_Gramma ho pensato di realizzare una playlist con le canzoni che spuntano qua e là di capitolo in capitolo. Dovrebbero esserci anche quelle dei futuri capitoli, salvo ripensamenti improvvisi! Lascerò il link Spotify sempre in descrizione!

https://open.spotify.com/playlist/5MC2XfjV42flx9ugn6Q9bq?si=jQz59SsGTue6vNE7zXNeMQ
 
*****
 

Capitolo nove. 
 
Come Finn aveva sospettato, il trekking insieme a Kurt sarebbe stato tutto meno che rilassante. Durante i primi dieci minuti di cammino in piano, il ragazzo era stato intento in una filippica sull’importanza di un’ adeguata protezione solare, elencando ogni beneficio e ogni caratteristica del costoso prodotto che aveva comprato appositamente per l’occasione. Aveva storto il naso alla vista della marca scelta da Quinn e Brittany, che secondo la sua esperienza non era adatta alla loro carnagione pallida; si era lasciato andare a un timido: “ Meh, non male, tutto sommato…”, studiando il flacone di Santana, e aveva minacciato Puck e Sam, prevedendo per loro eritemi e brutti presagi, quando si era accorto che i due ragazzi non si erano spalmati addosso alcunché.
 
Successivamente, erano sorte le prime lamentele a causa delle punture di insetto. Brittany gli aveva suggerito di spruzzarsi un po’ del suo antizanzare, ma dopo aver letto l’etichetta della bomboletta spray, studiandone la formulazione, Kurt era rabbrividito e non aveva proferito più parola. Infine, quando Sam si era fermato al primo bivio per capire la direzione da seguire, esattamente dove svettava un cartello con le varie indicazioni per i possibili sentieri, lui si era fermato speranzoso, levandosi lo zaino.
“ Dobbiamo prendere il sentiero numero 38!” Esclamò Finn avvicinandosi all’amico, mentre si guardava intorno con interesse. “ A una certa dovremmo incontrare un ponticello in legno che taglia il torrente!” Aveva chiesto a Quinn di recuperare una piccola cartina che teneva in una delle tasche posteriori dello zaino, in modo da non doverselo togliere. Ringraziando la ragazza, aprì il foglio ripiegato e segnò con l’indice la loro posizione. “ Vedi? Noi ora siamo qui…” Indicò un punto sulla mappa.Tracciò il sentiero 38 trascinandovi sopra il dito fino a raggiungere il primo snodo. “ Passato il torrente, qui, dobbiamo imboccare il sentiero 40!”

Sam prese la carta sentieristica tra le mani, esaminando con attenzione l’andamento delle isoipse per farsi un’idea del dislivello, prima di annuire. “ Molto bene, allora. Forza!” La ripiegò con delicatezza e la rimise nella tasca dello zaino di Finn, al suo posto.
“ Credi ce la farà?” gli aveva domandato a denti stretti, mentre gli richiudeva la zip. Finn non dovette chiedergli a cosa si stesse riferendo. Kurt era sembrato affondare nel terreno di qualche centimetro ad ogni passo, sotto il peso del suo zaino. “ Inizierò a preoccuparmi quando smetterà di lamentarsi…” gli rispose, provando a non farsi udire dagli altri.
 
“ Avete davvero intenzione di ripartire così presto?” Protestò Kurt, che si era già seduto sul primo sasso libero e si stava slacciando gli scarponi. “ Stiamo camminando da un sacco!” Santana gli porse la mano, ridacchiando. “ Ti prego Kurt, dimmi che hai una vaga idea dei chilometri che ci aspettano da qui al lago!”
Lui la afferrò e si tirò su, senza rispondere. Sospirando, cercò di allacciarsi il più in fretta possibile lo scarponcino destro, mentre tutti lo fissavano, impazienti di ripartire. Non ebbe occasione ulteriore per dar voce alle sue lamentele, in quanto Puck e Santana si erano immediatamente rimessi in marcia in testa al gruppo. Al ragazzo non restò che risistemarsi il pesante zaino sulle spalle e infilarsi dietro a Finn. Sam, da bravo caposquadra, chiudeva la fila assicurandosi che nessuno restasse indietro.
 
Il sentiero 38 procedeva in un falsopiano attraverso il bosco. Le piogge del giorno precedente avevano impregnato il terreno creando pozzanghere un po’ ovunque. Kurt procedeva lentamente, in leggero affanno, facendo grande attenzione ad ogni passo in modo da evitare di bagnarsi gli scarponi o di sporcarsi i polpacci. Davanti a lui, invece, Brittany trotterellava tutta contenta, quasi impegnandosi a saltare dentro ogni pozzanghera, alzando schizzi al suo passaggio, come se non potesse contenere il suo lato più bambinesco. Kurt la fissava con orrore, tenendosi a debita distanza, mentre Quinn e Santana sembravano quasi tentate di lasciarsi andare e imitarla.
 
Finn sorrise, vedendo la fila di amici davanti a lui chiacchierare gioiosamente, progredendo sul sentiero costeggiato da alberi, cespugli e grandi felci. Aveva letto che il parco ospitasse una grandissima varietà di endemismi, tipici solo di quell’area in Ohio. Ma il suo occhio inesperto si limitava a constatare semplicemente l’enorme varietà di cromatismi e sfumature verdi che componevano la vegetazione e il sottobosco. Ogni tanto, il sentiero era attraversato da eserciti di formiche, che si muovevano frenetiche tra gli aghi di pini. In quei momenti Kurt emetteva strani versi impauriti, ma il tono di angoscia appariva veramente solo quando avvistavano qualche formicaio particolarmente imponente nei pressi del sentiero. Anche Finn non era propriamente un fan di formiche e di potenziali punture e, in quei tratti, cercava di spronare i compagni a incrementare il ritmo della camminata.
 
Formiche a parte, aveva avuto proprio una bella idea in fin dei conti. Procedere nel bosco lo stava mettendo davvero di buon umore. Ma proprio mentre stava pensando a quello, l’imprecazione di Sam, che chiudeva ancora la fila indiana, lo colse improvvisamente. “ Maledizione, la carta igienica!! Lo sapevo che dovevamo fare un ultimo check prima di partire!” Tutti si voltarono a fissarlo. Effettivamente poteva essere un piccolo problema.
“ Niente storie, pensa come i nostri antenati!” Esclamò Puck dopo qualche secondo, con un alzata di spalle. “ Siamo in mezzo alla natura, useremo qualche foglia o robe così!”
 
Scusami?” Santana lo fissava sconcertata, portandosi le mani ai fianchi. “Beh, io ho un paio di pacchetti di fazzoletti…” tentò Quinn, dubbiosa.
“ Sai quanti fazzoletti ci vorranno dopo che avrò mangiato la zuppa di fagioli?” La canzonò Puck. Santana roteò gli occhi, Quinn li chiuse proprio, inorridita. Finn invece ridacchiò.
 
“ Scusate…” esclamò Kurt dal nulla, schiarendosi la gola. Tutti presero a fissarlo. “ Non ho voluto farvi troppe domande per i vostri zaini che mi sembravano da subito così miserini, e non l’ho fatto solo perché amo il quieto vivere…” Mosse un paio di passi in avanti, un sorrisino soddisfatto sul volto. “ Ma si dà il caso che il vecchio Kurt, che avete preso in giro così di gusto, in fondo al suo zaino abbia una confezione nuova-nuova della Silky, 6 rotoli, doppio velo!” Arcuò un sopracciglio, gustandosi la reazione di Sam. “La carta igienica è in top-ten  nella lista delle venti cose più importanti da portare per una gita di più giorni in montagna nella rubrica della American Hiking Society dello scorso anno!” Snocciolò il ragazzo, infierendo. “ Mi sorprende che siate caduti su una cosa così ovvia…. Voi che siete così esperti!”
 
“ Sei il mio eroe Kurt! Ti nomino ufficialmente il nuovo guru del Trekking, chi è con me?” Lo interruppe Santana alzando il braccio. Il diretto interessato la fissò con circospezione, cercando di valutare se lo stesse sfottendo o meno. Alla fine la imitò, con un sorrisino. Quinn e Brittany si unirono a loro. Finn pensò che se solo Kurt non assomigliasse a un evidenziatore umano, avrebbe potuto anche concordare.
 
“ Andiamo, Guru!” Esclamò Sam sorridendo, a suo modo divertito. Mosse qualche passo e lo accostò, posandogli una mano sulla spalla. “ Perché non guidi la truppa?”
Kurt abbassò il braccio, lentamente, mentre il sorrisetto cominciava a sbiadire dal suo viso. “ Per il momento… lascio che sia il vostro ego da machi ad esprimersi… interverrò nel momento del bisogno.” Sam annuì piano, regolando la lunghezza di uno degli spallacci del suo zaino. “ Sta bene…” ridacchiò.
Di comune accordo ripresero a camminare, il silenzio interrotto solo dal fischiettare degli uccelli e dalle domande provocatorie che Puck rivolgeva di tanto in tanto al nuovo guru del trekking, tra le risate del gruppo.
 
*****
 
Dopo un’ora di cammino nel bosco, quando il sentiero si era fatto gradualmente più ripido, Finn aveva concesso una pausa al gruppo, levandosi il pesante zaino dalle spalle. “Dai, direi che questo sembra un buon posto per una meritata sosta… bravi tutti!” L’annuncio fu accolto con qualche sospiro di sollievo e il gruppo sembrò rinfrancato dalla vista della fontanella in legno. Finn aveva letto in internet che i proprietari di una casera non troppo distante avevano recentemente completato dei lavori per deviare il flusso di acqua da una presa idrica posta a monte, che collettasse acqua potabile fino a quel punto. Da allora, la radura in cui si trovavano era diventata un punto di appoggio strategico per tutti gli escursionisti. Finn aveva studiato il percorso a menadito e non rimase deluso quando poté sciacquarsi il volto alla fontana, levandosi gli ultimi rimasugli di crema solare che il sudore non aveva ancora fatto colare via. Rabbrividì per il contrasto termico provocato dall’acqua fredda contro il suo corpo accaldato. Infine bevve un piccolo sorso, giusto per bagnare le labbra e la gola leggermente arsa. Dietro di Lui, Kurt aveva già tirato fuori la borraccia. “ Vacci piano, però!” Lo ammonì Finn facendogli spazio. “ Bevi poco alla volta. Piccoli sorsi!”
“ Si, si…” esclamò Kurt senza nemmeno starlo ad ascoltare. “ Voglio affogarmici in questa fontana!”
 
Finn roteò gli occhi e si fece da parte, conscio che qualsiasi cosa gli avesse consigliato non sarebbe stata recepita positivamente. Raggiunse uno dei cartelli segnaletici, poco più avanti, che indicava la presenza di un nuovo bivio. Avrebbero dovuto ignorare il nuovo sentiero e progredire su quello che stavano già battendo. Si sedette su un sasso poco distante e mise in pausa l’attività del suo smartwatch. Avevano percorso poco più di tre chilometri dal parcheggio. Considerando la presenza di Kurt e del suo zaino da due quintali, e tenendo conto che le ragazze fossero novizie del trekking, era meglio di quanto si sarebbe aspettato. Si domandava, tuttavia, se sarebbero ripartiti altrettanto facilmente dopo la sosta. Fermarsi durante una camminata in montagna, e illudere il corpo con una breve pausa, poteva essere sempre un filo rischioso. Ma sapeva che riposare un po’ era una necessità, non desiderava che Kurt ci rimettesse le coronarie!
 
Sam, anch’esso in attesa di rimpolpare la propria scorta d’acqua, aveva recuperato il suo sacchetto di frutta secca e aveva proposto delle noci a Quinn. La ragazza sorrise, lasciando lo zaino contro il tronco di un abete. Si stiracchiò, le guance arrossate per la fatica, accettando l’offerta. Nelle ultime settimane, Sam aveva un po’ rallentato con gli approcci nei suoi confronti dopo l’exploit delle provinciali. Infatti, durante i consueti viaggi in macchina, Puck gli aveva predicato sangue freddo e freno a mano tirato. “ Fabray va cotta a fuoco lento, fidati di uno scemo! Devi stare al suo gioco.”
 
Finn dubitava che la strategia sarebbe andata tanto oltre, considerando il numero di volte in cui l’amico le aveva proposto di alleggerirle lo zaino durante il tragitto. Dopo qualche tentativo a vuoto, Sam le aveva requisito la sacca con dentro la paleria della tenda in alluminio. Al quarterback non era sfuggito il sorrisetto compiaciuto della ragazza. Doveva ammettere che li trovava carini insieme. Sam era davvero in gamba e ultimamente Quinn sembrava aver sotterrato la sua personale ascia da guerra destinata alla sua testa, per cui faceva davvero il tifo per loro. Per quanto fosse immerso in quelle considerazioni, quasi non si accorse che Santana lo aveva raggiunto, staccandosi dal resto del gruppo e prendendo posto sul suo stesso sasso.
 
“ Niente refill della borraccia per te?” Le chiese Finn, sorpreso di trovarsela li.
 
La ragazza ispanica non rispose immediatamente, concentrata ad osservare i compagni che si stavano rinfrescando con l’acqua corrente. “ Preferisco aspettare che si calmino gli animi.” Commentò quando Puck aveva cominciato a  sbracciare nella vasca di raccolta dell’acqua, sollevando vere e proprie ondate che investirono Sam e Kurt tra urla e risate generali. Brittany e Quinn erano sfuggite all’assalto, correndo in disparte.
 
“ Non una strategia così folle, in effetti!” Le concesse lui, ridacchiando, constatando che il fratellastro era stato inzuppato per bene. Era la prima volte che si rivolgevano parola dall’acceso confronto in corridoio. Finn aprì una delle sue barrette proteiche alla frutta secca e gocce di cioccolato. Dopo un momento di esitazione la porse a Santana. Che senso c’era nel tenere alti degli stupidi risentimenti? Lei la studiò per qualche istante, come se stesse decidendo se lui intendesse avvelenarla o meno. Infine, senza levargliela dalle mani, ne ruppe un pezzetto e prese a masticare.
 
“Grazie… questa roba non è male, per sembrare di cartone!” Gli concesse dopo aver mandato giù il boccone. Alla fine, con una scrollata di spalle gli fregò l’intera barretta. Senza battere ciglio, Finn ne recuperò un'altra dalla tasca laterale dello zaino. Addentandola velocemente, come se avesse quasi paura che lei potesse privarlo anche di quella, constatò che Santana non avesse proprio tutti i torti. La merendina aveva davvero una pessima consistenza, ma le gocce di cioccolato riuscivano a renderla mangiabile tutto sommato.
 
Proprio mentre si stava chiedendo se Santana volesse dirgli qualcosa, ed era quasi certo che qualunque cosa fosse non gli sarebbe piaciuta, la ragazza  svuotò il sacco. “ Rachel mi ha scritto ieri sera.”
 
Aveva abbassato il tono di voce nonostante gli altri fossero piuttosto lontani. Finn pescò Brittany con lo sguardo, mentre era intenta a fare stretching assieme a Quinn. Le ragazze, in posizione eretta e su una gamba sola, si mantenevano in equilibrio a vicenda, sostenendosi con un braccio contro la spalla dell’altra. In opposizione tra di loro infatti, stavano flettendo una la gamba destra e l’altra quella sinistra, catturando la rispettiva caviglia con la mano libera. Il tipico esercizio per lo stretching del quadricipite. Tenere i muscoli in caldo, in previsione della ripartenza, non era decisamente una brutta mossa! Sue Sylvester sapeva il fatto suo dopotutto, e sembrava aver inculcato pochi ma semplici concetti in testa alle sue ragazze.

“Mi ha spiegato il vero motivo per cui hai proposto questa cosa…” continuò Santana, anch’essa concentrata sulla stessa scena. “ E non nego che il tutto mi ha un attimo lasciata sorpresa!” Brittany e Quinn stavano invertendo le gambe di appoggio, mentre sembravano intente in un fitto chiacchiericcio. 

Che Rachel stesse continuando a sentire Santana non lo sorprese molto. In fin dei conti faceva tutto parte del suo grande masterplan, no? Lei pensava a Santana e lui a Brittany. Il vero problema era che lui stava pensando decisamente troppo a Brittany, e non nel modo in cui avrebbe dovuto.

“ Non so cosa ti abbia detto Rachel…” rispose Finn, anche se ne aveva più di una mezza idea. “ Ma io ho proposto questa cosa essenzialmente per goderci un’esperienza diversa tutti insieme.”
“Infatti… ci ho pensato giusto un momento ieri sera.” Annuì Santana, come se avesse appena trovato la conferma ai suoi dubbi. “ Posso anche credere alla ingenuità di Rachel, ma tu, Finn, continui a non raccontarmela giusta!”
Il suo tono di voce era strano. Sembrava decisamente più moderato, più studiato rispetto a quello che gli aveva rivolto in corridoio. Come se la ritirata che aveva sostenuto le avesse permesso di riordinare le idee e di valutare le cose con maggior freddezza. Ecco, il tono di Santana gli sembrava parecchio calcolatore.
 
“Senti, per l’ennesima volta…” sospirò Finn. “Brittany è tremendamente confusa. Metà del tempo che passiamo insieme parla di te…”
“ E questo come si inserisce nei tuoi escamotage di conquista?” Santana si sistemò la coda, stringendo l’elastico attorno ai propri capelli corvini, mentre lo guardava con aria beffarda.
La frecciatina lo innervosì più di quanto sarebbe stato normale. “Ascolta… non sono venuto qua per alimentare il tuo bisogno di un alibi…” Finn strinse i denti, iniziando a perdere le staffe. Entrambi si erano alzati senza nemmeno rendersene conto, come se quel sasso fosse diventato rovente all’improvviso.
 
“ Bisogno di alibi? Da quando stiamo sulla scena di un crimine?”
 
“Il tuo problema è che non riesci a capire il motivo per cui lei non sia già tornata tra le tue braccia…” la ignorò lui, senza riuscire a dar freno alle parole.
“ Forse perché tu non fai altro che starle addosso!” Ribatté lei, prontamente, come se stesse partecipando a un quiz a premi e stesse lottando contro il cronometro.

“ O forse il problema non sono io e sei tu, ci hi mai pensato?” Replicò Finn con tono pungente, perdendo il senso della misura. “ E io credo che sotto-sotto tu lo stia anche pensando… d'altronde è più facile credere che sia tutta colpa di Finn, quando invece il problema sei tu e che hai sempre basato il tuo rapporto con Brittany mettendoti al centro di tutto... senza pensare a quello che prova lei. E tutto perché sei una codarda…”

Lo schiaffo lo colse in piena guancia, inaspettato. Finn scostò appena il viso mentre Santana ritraeva il braccio, guardandolo con ferocia. Era stato pesante. Si era spinto troppo oltre. Fortunatamente, gli altri erano tutti troppo distratti e lontani per notare cosa stesse succedendo. Santana respirava rumorosamente, fissandolo sempre con la medesima espressione, mentre l’adrenalina del momento la abbandonava.

 “ Non… non dovevo permettermi. Mi dispiace.” Le disse, dopo un attimo di esitazione, portandosi una mano dove lei lo aveva colpito.

“Già, non dovevi. Tu non hai nemmeno una cazzo di idea di come ci si senta!”
Santana aveva ragione. Lui non ne aveva idea. Non aveva mai dovuto sostenere il peso di certe cose. Il senso di colpa lo assalì, all’improvviso.
“Non hai proprio idea di cosa significhi il mio rapporto con lei.” Aggiunse la Cheerleader, piano, con un tono di voce grave. “ Non hai idea di cosa sia Brittany per me, e non hai idea di cosa sia io per lei. E non te lo lascerò calpestare in questo modo.”

“Santana, davvero… mi dispiace...”
 
Lei incrociò le braccia, guardandolo torvo. “ Non mi interessa nemmeno, Finn. E sai perché?” Lui non rispose. Non era per quello che si trovava li. Come diavolo era finito in quella maledetta situazione? “ Io non accetto un no come risposta. Brittany è tutto! Magari è come dici tu, e dovrò rivedere qualcosa nel nostro rapporto. Bene, sono qui apposta! E lei lo sa… quindi per l’amor del cielo, fatti da parte. Non lo ripeterò due volte!”
 
 *****


Esattamente come la sua mappa gli aveva anticipato, il ponticello in legno di abete consentiva di attraversare agevolmente un punto abbastanza impervio della valle in cui il torrente sottostante aveva scavato la montagna in profondità, realizzando un vero e proprio canyon. Finn si era portato in testa al gruppo, confidando che Sam vigilasse nelle retrovie, per godersi al meglio il paesaggio e allo stesso tempo per stare il più possibile lontano da Santana. Dopo il disastroso scambio di opinioni alla fontana, lui era battuto in ritirata mentre il senso di colpa lo aveva investito. Perché lei era così brava a fargli perdere le staffe? Non riuscendo più a stare fermo, aveva richiamato tutti a raccolta e si era affrettato ad esortarli alla ripartenza.

Il ponticello in legno di abete era la sola traccia antropica a svettare in quello scorcio selvaggio. Sporgendosi oltre il parapetto del ponte, ammirò una piccola cascata gorgogliare davanti a lui mentre il vento e la forza della corrente spingeva alcuni schizzi fin alla sua faccia. Sorrise, inspirando a pieni polmoni l’aria fresca. Il sentore di resina e di muschio bagnato lo avvolgeva.
 
Brittany lo raggiunse dopo un paio di minuti, il volto arrossato e leggermente imperlato di sudore  per lo sforzo sostenuto. Prima di incominciare il viaggio, si era legata i capelli in una pratica coda, assicurando la frangetta all’indietro con alcune forcine sistemate con cura. Ma ormai, diverse ciocche di capelli erano finite qua e là, disperse dal vento e dall’attività fisica. Lo affiancò,  mentre cercava di regolarizzare il proprio respiro e il proprio battito.  Gli era stata dietro abbastanza agevolmente, tutto sommato, quando lui aveva deciso di staccare il resto del gruppo che stava procedendo con più lentezza durante l’ultimo strappo di salita.
 
Nell’osservarla, non poté fare a meno di ripensare all’ultimo diverbio con Santana. Dopo i graffi che lei gli aveva lascito sul gomito, il regalino più recente consisteva in un piccolo sfregio sulla guancia, esattamente dove uno dei suoi anelli gli aveva contuso la pelle. Più ci pensava e più non capiva cosa gli fosse passato per la testa nel dire certe cose, e nel dirle in certi toni. Supplicarla di prenderlo a sberle non sarebbe stato così efficace! L’intera situazione lo stava totalmente mandando al manicomio. Ma una cosa era certa. Non era molto curioso di scoprire cosa avrebbe fatto Santana in un ipotetico terzo round.
 
“ Credo di aver sottovalutato il tuo cardio…” soffiò la bionda, facendo un grosso respiro e posando le mani sul corrimano del ponte, incurvandosi leggermente e fissandosi gli scarponi.

“ Qualcuno sembra un po’ troppo a corto di fiato per aspirare al posto di Quarterback, effettivamente!” La prese in giro lui, anche se era davvero colpito di come si stesse ben comportando. Le lunghe gambe la stavano forse un po’ agevolando. Lei lo ignorò, inspirando ed espirando ritmicamente.
“ Arrampicarsi con uno zaino pieno… non è proprio come correre in piano senza pesi…” gli concesse lei poco dopo, incominciando a riprendersi, tornando in posizione eretta per concentrarsi su quello che la circondava. Finn sorrise quando la vide sgranare un poco gli occhi, colpita dallo scenario attorno a loro. “ Wow. Qui è davvero bello!”
 
La bionda aprì la zip della tasca anteriore dello zaino, posta sul cinturone per i fianchi, e recuperò il telefono. Valutando la migliore inquadratura, cominciò a scattare alcune fotografie al torrente e alla vallata davanti a loro. Finn la osservava mentre lei continuava la sua attività, scattando con la lingua leggermente sporgente, appena visibile oltre le labbra. Lui aveva già notato questa tendenza in diverse occasioni, quando l’aveva sorpresa concentrata, specie quando tentava di memorizzare per la prima volta una coreografia durante le prove del Glee.
 
Dopo una manciata di foto differenti al panorama, impostò la telecamera frontale e inquadrò entrambi per un selfie con vista sulla cascata. Finn si voltò per assecondarla, dando le spalle al torrente e poggiandosi al parapetto. Fece l’occhiolino mentre Brittany aveva optato per una posa più neutra, inclinando il viso di tre quarti, in quello che riteneva essere il suo profilo migliore. Finn non si scompose troppo quando lei indugiò qualche secondo più del necessario a riguardare la foto, ma Brittany si girò di scatto verso di lui, cercando la sua guancia con la punta dei polpastrelli della mano destra, l’espressione confusa. “ Che hai fatto qui?” Gli domandò, sfiorandolo con il pollice.
 
“Oh, non è niente…” mentì, ritraendosi leggermente, cercando di rassicurarla con un sorriso. “ Prima mi ha punto un’ape… credo. Mi si è un po’ gonfiata la guancia, ma non è nulla.” 
 
Lo aveva davvero notato dalla foto?
 
“ Aspetta! Se ti ha punto un’ape… dobbiamo assicurarci che non ti abbia lasciato dentro il pungiglione!” Brittany mosse un passo in avanti.

“ Ma no, tranquilla!” Protestò Finn.

“ Finn dico sul serio…” Insistette lei con decisione. “ L’ho letto sul manuale delle giovani marmotte di Jane. Vieni qui, e stai fermo!”

Il quarterback roteò gli occhi, ma l’accontentò, sperando almeno che Santana non gli avesse palesemente lasciato il segno della cinquina. Rabbrividì quando le dita fredde di Brittany presero a tastargli la guancia, mentre la ragazza studiava la situazione, cercando di avvicinarsi il più possibile. Per quanto lei fosse alta, si mise comunque sulle punte dei piedi per osservare da un’angolazione migliore.

“ Devi stare attento a non spaventare le api, Finn!” Lo rimproverò. “ Lo sai, vero che le api pungono solo se si sentono minacciate? E che dopo la puntura muoiono perché perdono il pungiglione? Stanno già scomparendo dal pianeta per il troppo inquinamento… non serve che tu ci metta anche del tuo!”
“Si… credo di averlo letto da qualche parte.” Rispose, corrugando la fronte, piuttosto colpito da quel suo lato ecologista, totalmente inaspettato.
 
“ Sei proprio sicuro fosse un’ ape?” Domandò Brittany, senza smettere di tastargli la guancia. “ Che poi se le api dovessero scomparire… niente più miele, ci pensi?! Niente di più Cereali Cheerios!”

“Qualsiasi cosa fosse, non è che ho potuto chiederlo!” Ribatté Finn, cercando di non ridere per la seconda parte della sua esclamazione. Con la coda dell’occhio continuava a controllare il sentiero, sperando che gli altri non apparissero oltre la curva del sentiero, alle loro spalle, proprio in quel momento. Era sicuro che Santana non avrebbe reagito bene a quella scena. “Touché!” Ridacchiò Brittany, allontanandosi. “ Beh, io non vedo nulla, meglio così… ma era giusto controllare!”

“Grazie…” si limitò a dire Finn, mentre lei sorrideva ed annuiva. “ Che dici? Ci rimettiamo in cammino?”

“Dammi ancora cinque minuti!” Replicò Brittany, affacciandosi  oltre il ponte. “Avevi proprio ragione, comunque… non siamo neanche al lago, e il posto già sta ripagando di tutta la fatica!” Gli sorrise, radiosa, gli occhi che brillavano alla luce del sole.

“ Vallo a dire a Kurt quando sarà riuscito ad arrivare fin qui!”
 
*****
 
Erano finalmente arrivati in riva al lago dopo esattamente tre ore di cammino. Fortunatamente, dopo il famoso ponte in legno, il sentiero 40 era proseguito con minor pendenza consentendo al gruppo di recuperare pian piano le energie mentre progrediva. Il povero Kurt non aveva aperto bocca per tutto il resto della camminata, come se avesse dovuto centellinare ogni energia non strettamente indispensabile a respirare. Il sole batteva alto in cielo, riflettendosi pigramente sulla superficie del lago che si illuminava di mille bagliori, favoriti dal vento che increspava lievi ma continue onde sulla superficie. Finn non rimase deluso da quello spettacolo, che non lasciò indifferente nemmeno i suoi compagni. Kurt, d’altro canto, si era levato il pesante fardello dello zaino e si era gettato, sfinito, sul prato poco distante dalla riva. Avrebbe goduto del paesaggio più avanti, forse, quando si sarebbe ripreso un minimo.

Quasi un’ora dopo, l’arrivo di Mike Chang preannunciò che anche il gruppo di Artie aveva completato il proprio giro. Finn si sbracciò, notando finalmente il ragazzo in sedia a rotelle superare una leggera pendenza sotto l’occhio vigile di Shouster.

“Com’è andato il percorso?” Gli domandò Finn quando tutto il gruppo fu riunito.

“ Alla grande fino a questo ultimo pezzo!” Rispose Artie che sembrava davvero su di giri. “ Dove la strada era un po’ più bruttina ho avuto bisogno di qualche spintarella…”

“ Artie è un toro!” Si intromise Mercedes offrendogli il pugno, che il ragazzo ricambiò. “ Ha fatto praticamente tutto da se!”

“ Quindi oltre al Guru abbiamo il Toro… potremmo mettere insieme un balla band!” Commentò Puck trattenendo un ghigno.

“ Si, si…  fai largo a Toro-Seduto, inizio ad avere una fame tremenda…” gli rispose Artie, procedendo con un po’ di fatica sul sentiero erboso. Tutti ridacchiarono alla sua autoironia, mentre Shouster si avvicinava a Finn. “ Tutto bene voi altri? “
“ Siamo tutti vivi!” Lo anticipò Santana alzando le spalle. “ Lo considero un successo considerando che avevamo come guide Finn e Sam!”

La fame di tutti era stata ingigantita dalla lunga camminata, così Finn aveva subito recuperato uno dei teli impermeabili che avevano affidato a Santana e lo aveva steso a terra, in modo da offrire a tutti un giaciglio al riparo dall’erba ancora umida. Puck e Sam avevano recuperato il pane, insaccati e formaggio mentre Quinn si era portata una vaschetta con delle verdure grigliate. Mangiarono allegramente, chiacchierando e rievocando aneddoti divertenti accaduti durante la camminata.

Riprendendosi da un fiume di risate provocate da una battuta di Puck, Finn pensò a Rachel, che stava probabilmente aspettando invano notizie da Kurt. Ma la compagnia e la bellezza del luogo lo fece presto tornare ai presenti. A quel punto, persino Kurt aveva perso quel colorito troppo paonazzo e pareva incominciare a godersi il momento. Finn si chiese quante maledizioni gli avesse tirato durante la salita, e quante ne avesse mandate a Rachel. Forse era bene non indagare.

Dopo il meritato pranzo al sacco, aveva lasciato il telo mentre Sam stava mostrando a Santana e ad Artie come installare la bombola di propano su  uno dei fornelletti da campeggio, in previsione della preparazione del caffè. Santana teneva in mano la moka ma pareva abbastanza perplessa. Puck si era sdraiato con le braccia dietro la testa, a mo’ di cuscino, con espressione beata e Shouster lo aveva imitato. Non sembrava poi così strano averlo tra loro, ma nessuno, nel dubbio, gli avrebbe negato una meritata pennichella. Oltre il suo corpo, Kurt aveva convinto Brittany a fargli dei massaggi alle spalle doloranti. Qualsiasi fosse il suo grado di abilità, il ragazzo sembrava stesse gradendo il trattamento.

A Finn non restò che rinfilarsi gli scarponi e fare quattro passi lungo la sponda del lago. Il suo intento era cercare un posto lì nei pressi per accamparsi successivamente, in previsione della sera. Aveva già adocchiato uno spot possibile, ma voleva controllare meglio che fosse realmente adatto, e voleva ritagliarsi qualche minuto in solitaria per scattare qualche foto con calma. Olsen olsen dei Sigur Rós lo accompagnava alla ricerca dell’inquadratura migliore, mentre la musica sembrava riflettersi nei bagliori intermittenti che il sole creava contro la superficie azzurra. Se c’era un occasione migliore per ascoltare una canzone scritta interamente in lingua Vonlenska, un idioma totalmente inventato dalla band islandese, Finn non sapeva visualizzarla nella propria mente.

La traduzione migliore in inglese era Hopelandic, la lingua della speranza. I Sigur Rós erano dei pazzi scatenati, ma lui adorava quello che l’intuito geniale dei pazzi poteva realizzare. Rendere la voce nient’altro che uno strumento all’interno dell’orchestra, sillaba dopo sillaba, senza curarsi troppo della parole. Stava tutto lì.

Quando finalmente ebbe finito l’ascolto e la sessione di scatti, e pensò di essere pronto a tornare dagli altri, Quinn sembrò di ben altro parere. Abbandonando il telone, colse la  la palla al balzo quando lo vide di ritorno. Lo intercettò a metà strada, desiderosa di  parlargli lontano dagli altri.

“ Ehi… sembra che per il momento la gita si stia rivelando un successo!” Esordì lei prendendolo a braccetto e indirizzandolo di nuovo verso lo specchio d’acqua. “Lago raggiunto e nessun disperso… Artie non ha avuto problemi a raggiungerci e beh, certo, c’è stato un momento in cui ho pensato che Kurt fosse più di là che di qua, ma… beh sembra avere la pelle dura!”

“ Per non parlare di Sam che non riesce a levarti gli occhi di dosso, direi che svegliarsi così presto è valso a qualcosa!” La punzecchiò lui con un sorrisino.

Lei roteò gli occhi, ridacchiando. “ Ok… in questi giorni è stato strano… stavo iniziando a credere che non fosse più interessato… ma oggi effettivamente sembra più premuroso del solito…” Finn scoppiò a ridere, prima di spiegarle dei consigli di Puckerman. “ Stava solo cercando di fare quello distaccato, ma oggi sta fallendo miseramente!”

Quinn sembrò illuminarsi dopo quella confidenza, ma decise di cambiare argomento. “Che hai fatto alla guancia?” Gli domandò aggrottando lievemente la fronte.
“Oh, è solo una puntura di qualche bestia… poi mi sono grattato fino alla morte.” Mentì lui, con una lieve nota di disagio, girandosi leggermente. 
 
Lei annuì, non del tutto convinta. Ma non era per quello che lo aveva seguito. “Come l'ha presa Rachel? Il fatto che siamo venuti qui senza di lei, intendo!?” Quinn aveva la spiccata capacità di domandargli tutte quelle cose a cui lui non aveva voglia di rispondere. Avevano abbandonato il sentiero curato che circumnavigava il lago. Ora erano a pochi centimetri dalla riva, dove l'erba aveva lasciato il posto a una breve spiaggetta sabbiosa. I loro scarponcini sprofondavano leggermente nella sabbia umida mentre costeggiavano quel tratto di lago.

“Inizialmente non era molto contenta…” le concesse Finn abbassandosi e prendendo un piccolo sassolino che emergeva in parte dall'acqua. Si rialzò e lo scagliò lontano. Osservò i cerchi concentrici prendere forma in acqua e ampliarsi a partire dal punto di impatto. “Avrebbe voluto che non venissi… poi però ha cambiato idea.”
Quinn individuò un sasso piatto, parzialmente coperto dalla sabbia. Lo fece saltare sullo specchio d’acqua con un abile movimento del polso. I due ragazzi osservarono compiaciuti i tre rimbalzi, prima che l'angolo di incidenza fosse tale da farlo sprofondare, una decina di metri più avanti. Trovarono altri sassi adatti allo scopo. Finn ne raccolse uno.

“Ha ritenuto potesse essere un’occasione ghiotta per Santana… per mettere le cose a posto con Brittany.” Spiegò, cercando di imitare lo stesso movimento di polso di Quinn con scarso successo. Il sasso affondò non appena ebbe toccato l'acqua.

“Ed è quello che ti auguri anche tu?” Gli chiese Quinn, con la faccia di chi la sa lunga. Ancora una volta si confermava fastidiosamente incalzante.
“Dobbiamo fare il tifo per la loro felicità, giusto?” Finn provò a dribblare la domanda, con scarso risultato.

“Giusto…” convenne la bionda, annuendo piano e stringendo le spalle, le mani in tasca. “ Ma la mia domanda riguarda più la tua di felicità!” Aggiunse lasciandolo sul posto, facendo un passo verso gli altri. Si girò immediatamente, come per aspettarlo. Prima di seguirla, Finn prese un altro sasso e lo lanciò lontano. Tina e Sam si stavano sbracciando animatamente verso la loro direzione, cercando di richiamare la loro attenzione. Il caffè era pronto.

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Capitolo 10
*** Ninfe ***


Note dell’autore:
Capitolo dieci, cifra tonda! Spesso il bello di un trekking è godersi l’arrivo, specie se si è con la giusta compagnia! Niente di più catartico che lasciarsi impressionare da una magica stellata e fantasticare su quello che verrà! Rose Lake sarà come Finn lo aveva immagiato?
Cara MC_Gramma, per la discesa dobbiamo aspettare ancora un po’!

Link alla playlist spotify, una piccola raccolta delle canzoni incontrate durante la storia

https://open.spotify.com/playlist/5MC2XfjV42flx9ugn6Q9bq?si=jQz59SsGTue6vNE7zXNeMQ
 
*****
 
Capitolo dieci.
 

Dopo il caffè e qualche momento di riposo, avevano tirato fuori dagli zaini i costumi e si erano concessi tutti un bagno ristoratore nelle tiepide acque del lago, levandosi di dosso i segni della stanchezza e del sudore. Finn aveva già avuto modo di vedere Brittany in costume durante le svariate feste in piscina, ma per qualche motivo, trovarsela davanti nel suo bikini rosso carminio gli fece tutt’altro effetto. Come potevano le sue gambe sembrare ancora più flessuose e lunghe del solito? Fortunatamente lei venne agguantata da Tina e Mercedes e trascinata in acqua prima che la sua espressione basita potesse suscitare qualche reazione da parte di Santana. Anche per quel motivo Finn accolse di buon grado la proposta di Sam. “Crioterapia, Finn!” Gli aveva annunciato come se non avesse intenzione di lasciargli altra scelta.

Così, lo aveva seguito senza fare troppe domande fino al torrente che faceva da immissario al bacino lacustre, cercando una pozza sufficientemente profonda da immergersi almeno fino alle cosce. Sam aveva insistito che l’acqua più fredda sarebbe stata un toccasana per facilitare il recupero muscolare, ma nessun altro sembrò valutare la sua proposta con altrettanto entusiasmo. Kurt li aveva guardati come se avessero perduto il senno. “ Trovami una sorgente termale o qualcosa del genere, e allora forse potrei seguirti, Sam!”

Quel tratto di torrente, se possibile, era ancora più bello del lago in sé. In quel punto, complice la pendenza del versante, il corso idrico era costretto a balze ripetute, connesse da piccole cascatelle. Sassi muschiosi sporgevano dall’acqua cristallina e alcuni giovani larici dal tronco contorto si sporgevano dalle sponde erbose per affacciarsi sull’acqua. Cespugli di mirtillo, ancora poveri di bacche, riempivano gli spazi tra le anse del torrente, mentre alcune precoci piantine di rododendro cominciavano a buttare fuori i primi fiori. Api e altri piccoli insettini ronzavano pigramente di frasca in frasca. Finn, memore di quello che gli aveva detto Brittany, si era sforzato di non dar loro fastidio. Il Quarterback non si era sorpreso molto quando Sam si era totalmente tuffato nella pozza più profonda, emergendo dopo una manciata di secondi, boccheggiando per il freddo. Lui ebbe un po’ più di giudizio e decise di immergersi solamente fino ai polpacci, non troppo lontano dalla spiaggetta sassosa in cui erano scesi abbandonando il sentiero.

Sam si passò una mano tra i capelli bagnati, spostandosi in un punto un po’ meno profondo in attesa di acclimatarsi alla temperatura fredda dell’acqua. “ Di che parlavate tu e Quinn, prima?” Il distaccò con cui provò a condire le sue parole era palesemente costruito.

“ Oh… beh. Diverse cose. Ma principalmente di quanto tu sia stato un patatone con lei durante tutto il cammino, mio caro gelosone!” Lo aveva preso in giro Finn, cercando di resistere alla tentazione di tuffarsi nell’acqua fredda. Avrebbe avuto lo stesso grado di sopportazione dell’amico? “Credo sia arrivato il momento di mettere da parte la strategia Puckerman e seguire il tuo istinto!”
Sam parve rilassarsi, a giudicare dal grosso sorriso ebete che lo pervase. “Dici? Cosa ti ha detto?”
“ Che sei messo peggio di quanto pensava se hai scelto Puck come modello affidabile in fatto di corteggiamento!” 

Restarono a chiacchierare del più e del meno, principalmente di football e montagna. E di quanto sarebbe stato figo partire insieme finito il liceo, zaino in spalla, totalmente all’avventura. Prendersi un anno sabbatico e tentare di completare l’Appalachian Trail ad esempio. Quello sì che sembrava qualcosa per cui valesse la pena fantasticare. Un piano così assurdo e sgangherato, decisamente di improbabile realizzazione. Ma era bello lasciarsi prendere dall’immaginazione. Per tutto il tempo Sam era rimasto a mollo nell’acqua fredda, ma Finn aveva desistito dopo poco, quando i suoi piedi stavano prendendo una sinistra sfumatura violetta, e si era rilassato al sole, seduto su un grosso sasso che emergeva dalla buca. Non aveva per nulla la stessa capacità di sopportazione per il freddo.

Cullato dal gorgogliare frenetico dell’acqua, era stato semplice sgomberare la mente, chiudere gli occhi e rilassarsi. Stare nella natura gli faceva sempre quell’effetto. Una piccola finestra per una dimensione differente, dove il tempo aveva un peso tutto suo. Quando il sole si era spostato, un’oretta più tardi, lasciandoli in ombra su quel lato del versante, decisero di tornare di nuovo dagli altri. Scoprirono che i loro amici avevano optato per altre attività rispetto al semplice relax. Raggiunta la riva, infatti, fecero in tempo ad avvistare Puck e Mike, che avevano risalito il lato ovest e la scarpata rocciosa che affondava direttamente nel lago, con un salto di qualche metro. Non senza una piccola vena di ammirazione, Finn e Sam assistettero al loro tuffo. L’impatto generò enormi schizzi, turbando la quiete della superficie. Finn scosse il capo, in un misto tra divertimento ed esasperazione. O Shouster non era nei paraggi, oppure si era bevuto il cervello! Mercedes e Kurt erano già a fuori dall’acqua e si erano allontanati a cercare uno spiazzo assolato in cui rilassarsi. Tina ed Artie parlottavano a riva, gesticolando animatamente. Di qualsiasi cosa dovesse trattarsi sembrava di grande importanza. O probabilmente stavano solo scambiandosi pettegolezzi, considerando che avevano abbassato bruscamente il tono di voce quando li avevano visti avvicinarsi. Gli altri, invece, si stavano ancora godendo le acque del lago.

Trovarono Shouster poco distante, intento a leggere un piccolo libro tascabile. Non appena il professore si accorse del loro arrivo, richiuse il libricino, sorridendo. “Eccovi qui, ragazzi! Che ne dite se iniziamo a montare le tende? Il buio non tarderà ad arrivare…” Finn annuì, mentre Sam già scattava verso gli zaini. Dove trovava tutta quell’energia?

Decisero di sistemare il campo base vicino alla riva sud, non troppo lontano rispetto a dove si erano fermati a pranzare e a riposare. Optarono per una piccola piana al limitare del bosco, dove potevano essere un minimo riparati dal vento ma godere comunque della vista del lago, almeno fino a quando ci sarebbe stata abbastanza luce. La luna piena, prevista per quella notte, avrebbe di certo aiutato. Di comune accordo, avevano deciso che la grande tenda canadese di Burt sarebbe stata ovviamente occupata da Quinn, Brittany e Santana. Mercedes e Tina avrebbero preso la tenda di Mike, che avrebbe dormito con Artie e Shouster, mentre gli altri ragazzi si sarebbero distribuiti nelle più piccole ma pratiche tende da due posti. Finn si era assicurato con grande cura che tutto fosse saldamente ancorato al terreno prima di concedersi una birra in riva al lago. Il professore aveva guardato con un punto di esasperazione il contenuto dello zaino di Puck prima di accettare suo malgrado l’offerta che gli veniva fatta. “ Una sola… una sola a testa. Vi tengo d’occhio! Non siamo a scuola, ma sono comunque responsabile per voi! Una, non una di più!”
Puck aveva guardato con aria sorniona sia Sam che Finn, come a rimarcare i suoi meriti per non averli ascoltati nel momento in cui lo avevano scoraggiato.
 
*****
 
Le ombre della sera li avevano ormai raggiunti quando Shouster, Kurt, Santana e Puck incominciarono a fare mente locale e a radunare l'occorrente per la cena, mentre Mercedes, Mike e Tina giocavano a carte con Artie. Puck non aveva scherzato quando aveva menzionato la zuppa di fagioli, che era solo una delle opzioni. A completare il menù, si erano portati dietro dei Noodles in brodo dalla cottura veloce e dei wurstel da cuocere sul fuoco. Un paio di sacchetti di patatine e il formaggio, che non avevano finito a pranzo, completavano il tutto. Non una cena sfiziosissima, ma era senza dubbio pratica per l’occasione in cui si trovavano.

Mentre i tre ragazzi presero a battibeccare su cosa cucinare per primo, sotto lo sguardo esasperato del professore, Sam aveva coinvolto Quinn nella realizzazione di un falò, adoperando della legna secca trovata nel bosco. Inizialmente, Brittany li aveva osservati con grande interesse ed entusiasmo, unendosi a loro. Ma poi, come colta da un ripensamento improvviso, aveva pensato bene di lasciarli alla loro attività e raggiungere Finn. Il ragazzo si era messo leggermente in disparte, seduto in riva al lago, sfruttando un vecchio tronco abbattuto che in qualche modo era finito fin a li. Pur sapendo fosse uno sforzo inutile, aveva fatto un giro lì attorno alla ricerca di un minimo segnale di rete, sperando di riuscire a inviare almeno un messaggio a Rachel. Ma aveva dovuto desistere e, collegando il telefono al proprio power bank, si era messo in riva al lago ad ascoltare qualche canzone.

“ Anche col buio bisogna ammettere che ha il suo fascino…” esclamò la ragazza sedendogli accanto.
Finn si levò uno degli auricolari. “Scusa?”

“Dicevo che è super bello anche al buio!” Ripeté lei, pazientemente, gesticolando in direzione del lago. Finn annuì, non potendo che concordare. Il posto aveva decisamente rispettato le sue aspettative, e anche la camminata per arrivarci lo aveva totalmente soddisfatto.

“Comunque, mi sono presa la libertà di cercare la tua torcia nello zaino…” disse Brittany mentre lui faceva un sorso dalla bottiglia che teneva tra le mani. “Almeno evito di chiedertela più tardi… voglio andare a caccia di Ninfe dopo cena…” specificò, con tono moderato, come non fosse ancora del tutto convinta di rivelargli il suo piano. La sua frontale sembrò scivolarle come per magia tra le dita affusolate, che spuntavano dai polsini della felpa, leggermente troppo lunga sulle maniche. “Ho letto che vivono vicino ai laghi! Ora che ho visto questo posto… capisco il perché!” Gli indirizzò un sorriso eccitato.

Lui quasi si strozzò con la birra. Tossicchiò, cercando di dissimulare il suo affanno e, quando riuscì a riprendersi, la guardò con attenzione come se volesse coglierla in fallo. Ma aveva Brittany davanti, e lei sembrava così piena di frenesia ed entusiasmo, che quasi Finn si sarebbe alzato in quello stesso momento per accompagnarla all’esplorazione. Con il calare del sole dietro le montagne, in risposta all'abbassamento della temperatura, tutti si erano cambiati, indossando qualcosa di più pesante. Lei aveva scelto la sua felpa viola con il cappuccio ma era rimasta nei suoi pantaloncini corti. Finn mise la riproduzione del telefono in pausa, mentre i suoi occhi non poterono che indugiare un po’ su di lei, mentre annuiva senza neanche accorgersene. Nonostante la felpa, doveva avere ancora freddo considerando la pelle d’oca ben visibile sulle gambe scoperte. “ Credo di averne vista una qui attorno…” mormorò Finn con un sussurro poco udibile, osservando il profilo dell’amica al suo fianco. Non era nei suoi piani farsi sentire, ma Brittany doveva esserci riuscita in ogni caso a giudicare dagli occhioni sgranati, all'improvviso, e dalla curvatura delle sue labbra. Quantomeno doveva aver frainteso nella sua piena ingenuità, ma probabilmente era meglio così.

Restarono in silenzio ad osservare il lago venire progressivamente inghiottito dalle ombre, mentre il vociare dei loro amici cresceva dietro di loro. Santana sembrava aver preso in mano la situazione, impartendo ordini a destra e a manca per la preparazione della cena. Sam, invece, doveva avere qualche difficoltà con il fuoco. Finn era sicuro che la distrazione portata dalla presenza di Quinn stesse vanificando le sue abilità da Scout.

Improvvisamente, Brittany si allungò verso di lui e afferrò l’auricolare che era rimasto a penzoloni contro il suo petto. “ Ascoltiamo qualcosa?” Gli propose con un sorriso carico di aspettativa. “ Non volevo disturbarti… ma sono tutti abbastanza presi e mi stavo annoiando!”
“Come no…” rispose Finn, senza grosse esitazioni. D’altronde ascoltare musica assieme a lei gli veniva sempre così semplice e, più passavano i giorni, più quella cosa appariva come uno sbocco naturale del loro rapporto. Aveva perso il conto dei video su YouTube che lei gli aveva suggerito nell’ultima settimana.

Sbloccò il telefono e rivolse la sua attenzione alla playlist che stava ascoltando prima del suo arrivo – benedetta la funzione download che gli consentiva di riprodurre i brani salvati anche senza la presenza di internet! Senza ricominciare la riproduzione del brano che aveva interrotto, passò direttamente al successivo. Ma Stay with me non gli sembrava la canzone più adatta da sentire con lei. Non era propriamente un pezzo che si dovrebbe ascoltare con un’amica, il cui ruolo appare un tantino ambiguo, in una serata stellata in riva a un lago. Ma Brittany, che si era allungata per controllare lo schermo, carica di curiosità, lo aveva bloccato schiaffeggiandogli la mano. “Ehi… loro mi piacciano!” Protestò. “E saltare i brani è un po' come barare!”

“Perché dovrebbe essere come barare?”

“Spiegami che senso ha usare la riproduzione casuale se poi sei comunque tu a scegliere cosa ascoltare e cosa no?” La risposta le uscì dalla labbra in un tono un pochino saccentello.

“Va bene, come non detto…” sospirò Finn. Effettivamente, il suor ragionamento non faceva una grinza. Quindi, vinto dalla sua logica, fece partire la canzone dall’inizio , salvo poi posare di nuovo il telefono sul tronco. Le prime note della chitarra acustica presero a risuonare nel suo orecchio destro mentre le voci di Angus e Julia iniziavano ad armonizzarsi tra di loro.

 “Soddisfatta?” Le chiese con un velo tono ironico.

Il sorrisino di Brittany, accompagnato da una veloce linguaccia, furono l'unica risposta che ricevette, ma Finn se la fece andare bene. Facendo un piccolo sorso della sua birra, provò a focalizzarsi sul testo e meno sulla sua amica, mentre la superficie del lago davanti a loro si increspava un po' di più, in risposta a una folata di vento. Angus & Julia Stone. Tanta delicatezza e pochi fronzoli. Loro sembravano non averne affatto bisogno.
 
“Oh, won't you stay with me?”

Al suo fianco, Brittany ondeggiava lentamente con la testa e le spalle, facendo oscillare assieme a lei le cuffie che stavano condividendo. Il suo piede batteva ritmicamente sulla sabbia. Restando in silenzio, lei gli sfilò la bottiglia di birra dalla mano destra e bevve un sorso, senza farsi troppi problemi. Nel restituirgliela gli si accostò ancora di più. “Sei stato un po’ sulle tue questo pomeriggio.” Constatò piano, poco dopo, approfittando di un breve momento di stacco tra due strofe. Affondò il tacco della scarpa nella sabbia, imprimendo una certa pressione, mentre si era totalmente voltata a guardarlo in attesa di una risposta.

Finn scrollò le spalle, prima di portarsi nuovamente il collo della bottiglia alle labbra. “ Mi stavo solo godendo il momento!” Minimizzò lui, ripassandole la birra.
“Sicuro sia tutto ok?” Insistette la ragazza prima di bere ancora. Le sneakers che si era portata come cambio avevano ormai creato un pattern a mezzaluna nel terreno davanti a lei. “ Ti ho visto che ti confidavi con Quinn oggi…” buttò lì con tono mesto, quasi infastidito. Come erano passati dal discutere di Ninfe dei boschi a quello?
 
“Oh, won't you stay with me?
‘Cause you're all I need
This ain't love it's clear to see
But darling, stay with me"
 
“ Oh, beh… stavamo parlando di lei e Sam, in realtà!” Gesticolò Finn, sorpreso dal suo tono. Possibile che fosse gelosa? “E poi lei mi ha chiesto di Rachel…” convenne, infine, quando la ragazza non gli parve troppo convinta. La canzone era diventata ormai un semplice sottofondo alle loro parole, e forse era meglio così.

Brittany face un altro sorso, questa volta più corposo. “ Lo sai che se hai bisogno di parlare… a me fa piacere, no? Non sono intelligente come te e non capisco molte cose, ma sono brava ad ascoltare ed annuire!”

Finn sorrise appena, mentre le dava una piccola spallata scherzosa. Brittany ridacchiò, e lui si domandò come fosse possibile che i suoi occhi sembrassero ancora più luminosi nella penombra, sotto la sua frangetta. Come dirle che parlare con lei di Rachel era più complesso di quanto potesse sembrare? E che ultimamente si trovava a fare paragoni tra di loro che non avrebbe neanche dovuto considerare?

“ Penso che… io e Rachel non stiamo attraversando propriamente il nostro momento migliore…”

Lei non lo interruppe, ma Finn pensò di aver bisogno di bere un po' prima di trovare il modo di continuare. Recuperò la birra dalle sue mani, sfiorandole le dita. “ È un periodo dove non sembriamo d'accordo su un po' di cose…”
“Qualche incomprensione di tanto in tanto è normale, credo…” abbozzò lei guardando fisso davanti a se.

Si stavano inerpicando in quella conversazione, ma per entrambi sembrava un argomento difficile da sviluppare assieme.
“Già, beh… penso sia così. Non è la fine del mondo, in realtà... o almeno credo!” Concesse Finn, non del tutto convinto dalle sue parole. “ Probabilmente sono io che sto esagerando!”
“ Le cose si fanno in due…” scrollò le spalle lei, sorprendendolo, mentre si faceva passare la birra ancora una volta. Ormai il livello del liquido ambrato era sceso ben oltre la metà. Bevve un altro paio di sorsi generosi, prima di posare la bottiglia sulla sabbia, ruotandola leggermente in modo che il fondo creasse  un  piccolo solco nel terreno tale da lasciarla in equilibrio.
 
“Darling, stay with me"
 
“ E ad esempio su cosa non siete tanto in sintonia, ultimamente?” Gli chiese, posandogli la testa contro la spalla. Finn l'aveva vista ad abbastanza feste per poter dire con un buon grado di certezza che lei fosse già un tantino brilla. Brittany non era propriamente nota per reggere l'alcool.
“Facciamo che questa la finisco io, eh, ubriacona?” La canzonò Finn allontanando la birra dalla sua portata. Brittany ridacchiò. “Non sono già sbronza!” Protestò faticando a rimanere seria. “E non cambiare discorso!”

Non ce ne fu bisogno. Puck li stava chiamando a gran voce. La prima zuppa era pronta, tempismo perfetto considerando che la canzone era appena terminata.
“Salvato in corner Hudson!” Brittany era saltata in piedi, un po’ contrariata. “ Sei fortunato che ho fame e freddo allo stesso tempo, ma se ti va possiamo continuare e parlarne dopo cena… mentre andiamo a caccia di Ninfe!” Aggiunse ammorbidendo il tono di voce. Finn pensò fosse un bel piano.
 
*****
 
“ Il primo mestolo va al Guru del trekking, ovviamente!” Esclamò Puck tra le risate di tutti, intingendo il cucchiaio di alluminio nella pentola. Non propriamente un mestolo, ma in campeggio si doveva far di necessità virtù. Kurt lo guardò, un misto tra il divertito e l'offeso. “ Aggiungi un’altra mezza cucchiaiata se vuoi la mia carta igienica, Puckerman!”

Si erano seduti tutti in circolo attorno al falò che Sam era riuscito ad accendere. Finn si era abbandonato di fianco alla piccola catasta di legna che Quinn si era prodigata di accumulare per mantenere vivo il fuoco, prendendo posto vicino a Mercedes. Il pigro scoppiettare delle fiamme innalzava ombre fluttuanti sui loro volti, che danzavano fin sopra le superfici delle tende, illuminandoli con una calda luce aranciata. Quinn sorseggiava la sua zuppa, lanciandogli di tanto in tanto delle occhiate penetranti. Finn decise di ignorarla e di concentrarsi sulla cena, sforzandosi di non cercare con lo sguardo Brittany che si era seduta tra Kurt e Santana, esattamente dalla parte opposta alla sua, dall'altro lato del fuoco.

Aveva provato a distogliere lo sguardo, quando Santana aveva afferrato il piatto che Noah le aveva servito, salvo passarlo a Brittany con un uno di quei sorrisi che dedicava solo a lei. Ma aveva fallito miseramente. I fagioli mezzi spappolati che galleggiavano nel suo piatto in plastica non erano poi così interessanti.

“Propongo un brindisi, ragazzuoli!” Esclamò Sam, all’improvviso, levando al cielo la sua bottiglia di birra e catalizzando su di se l’attenzione di tutti i presenti. “Al nostro Finn, che si è fatto in quattro per organizzare questa gita, e al prof. Shouster senza cui non saremmo stati qui!” Spiegò, sorridendo.

Quinn e Brittany levarono il proprio bicchiere senza esitazione, succo alla pera per loro, considerando che avevano già scroccato la loro quota d’alcool da Sam e Finn. Anche gli altri le imitarono subito dopo. Finn sorrise, imbarazzato, e bevve con loro, mentre Shouster gli fece l’occhiolino dall’altro lato del cerchio.

“ Al Guru e a Toro-seduto! Non gli eroi che meriteremmo, ma certamente quelli di cui avevamo bisogno!” Esclamò invece Puckerman dal nulla, facendoli trasalire. Mike sputacchiò la propria birra, in preda a un improvvisa scarica di risate. Tutto il gruppo, Shouster compreso, si unì al mood.

La zuppa di fagioli era veramente tremenda e Santana aveva dato la colpa alle scarse doti culinarie di Puck. I Noodles e soprattutto i Wurstel, invece, avevano salvato la cena. Mentre mangiavano, chiassosamente, l'oscurità li aveva avvolti, combattuta solamente dal fuoco. Il cielo li abbracciava dall'alto con una stellata che raramente avevano potuto apprezzare così bene.

“Sono proprio fiero di voi ragazzi…” li sorprese Shouster, interrompendo un raro momento di tranquillità. “ Se ripenso al gruppo sgangherato che eravate al primo anno e vedo i progressi che avete fatto... e dove siete oggi…”
“ Oh, andiamo prof!” Protestò Mercedes, “ non faccia il sentimentale, adesso…”
“ Dico sul serio… Mercedes, sette mesi fa avresti mai detto che saresti venuta in montagna con Santana per il solo gusto di farlo?” La ragazza lanciò un’occhiata in direzione della ragazza ispanica, levando le sopracciglia. Colpita e affondata.

Un mese fa avresti mai avuto occhi solo per Brittany S. Pierce?

I pensieri di Finn assunsero drammaticamente il suono della voce di Shouster. Il quarterback, scosse il capo, cercando di tornare con la mente ai presenti.

“Sono quattro mesi che non mi getti nel cassonetto!” Esclamò Kurt, come colto da un’improvvisa realizzazione, osservando Puckerman con una strana espressione.
“Così tanti?” Si meravigliò il ragazzo, grattandosi la cresta.“ Ricordami di rimediare, quando torniamo a scuola!” Tutti ridacchiarono, ma Finn proprio non ce la faceva a seguire i loro discorsi.

Per quanto si sforzasse, i suoi occhi ricadevano sempre su loro due. Durante tutta la cena, Santana non aveva fatto che parlottare con Brittany, discretamente. Le due erano state in mezzo a loro per tutto il tempo, ma sembrarono aver trascorso l’ultima ora in una bolla. Finn non aveva potuto non notare come la biondina avesse mano a mano cambiato atteggiamento, come se avesse superato una certa resistenza iniziale e si fosse via via rilassata con il passare dei minuti.

Tirarono le dieci, cantando insieme e storpiando apposta qualche canzone strappalacrime, mentre Artie strimpellava le corde di un ukulele che era riuscito ad infilare nello zaino. Il fuoco stava consumando avidamente gli ultimi pezzi di legna.  Sam e Quinn si proposero per andare a recuperare qualche altro ramo da aggiungere al falò. Puck lo guardò ammiccando e Finn aveva ridacchiato. Bella scusa, Sam!

“Fate attenzione e non allontanatevi troppo…” li avvertì il professore, già preda di vistosi sbadigli.

Finn si alzò in piedi, stiracchiandosi, mentre gli altri continuavano a canticchiare, stonando apposta. O forse Puck aveva tirato fuori qualche altra birra eludendo la sorveglianza di Shouster e quelli erano i risultati? Represse uno sbadiglio quando si accorse che Brittany era finita in qualche modo al suo fianco. “ I fagioli sono stati di tuo gradimento?”

“Beh… erano caldi.” Rispose, cercando di trovare almeno un lato positivo della cena.

Lei ridacchiò, recependo il messaggio. Fu allora che Santana li avvicinò, spuntando da chissà dove. “ Torcia recuperata… l’avevi lasciata vicino allo zaino!” Teneva in mano la terza frontale a disposizione del gruppo, reggendola per l’elastico, mentre si rivolgeva esplicitamente a Brittany. Invece, degnò Finn solamente di una fredda occhiata. “Quindi, sei pronta per le Ninfe?”

Brittany la fissò per un breve momento, senza dire nulla. Guardò rapidamente Finn, che non si mosse, e poi strinse le labbra. “Si… ma certo. Finn, vieni con noi?”

Il ragazzo non dovette nemmeno posare gli occhi su Santana. Quella sensazione di avere un fucile puntato alla testa non aveva bisogno di essere confermata dalla sua espressione. Tentennò, spostando il peso da una gamba all’altra.

“Oh, in verità sono un po’ stanco… sai, la camminata e le ore di macchina!” Mentì, sforzandosi di guardarla e allo stesso tempo di ignorare Santana. Non era davvero il caso. Per quale motivo sarebbe dovuto andare con loro? Le cose stavano forse finalmente allineandosi nei binari sperati da Rachel. Non poteva di certo rovinare tutto quanto.

Brittany parve un po’ delusa, ma annuì lentamente. “ Ma certo… chiaro! La macchina…”

“Forza B. andiamo!?” Santana le porse la mano, con un mezzo sorriso. La bionda la afferrò e si lasciò condurre via. Finn le osservò allontanarsi lentamente, il fascio di luce della  frontale che Santana aveva indossato si muoveva freneticamente seguendo il suo incedere incerto. Già qualche metro dopo, l'oscurità le aveva inghiottite celandole alla sua vista.

“Dai Finn, dammi una mano a scrostare queste pentole…”  Kurt, che sembrava aver assistito alla scena e non aver perso la sua reazione, gli afferrò una spalla. Gli diede una leggera stretta, come un sileznioso gesto di supporto. “Che qua vanno tutti a farsi le passeggiate al chiaro di luna ma questo schifo non si leva da solo!”
“Ti aiuto…” rispose immediatamente, felice di avere qualcosa da fare che lo distraesse. Quel sentimento non andava bene, era inappropriato. Totalmente fuori luogo. Non poteva permettersi di essere geloso di lei. Ma il fatto che ne fosse così cosciente, e che la cosa non cambiasse per nulla il suo stato d’animo, era un grosso guaio.
 
*****
 
 
Sam e Quinn erano tornati una quarantina di minuti più tardi, quando il fuoco era ormai solo un ammasso di braci. Finn li aveva salutati con un cenno della mano mentre rimetteva in ordine lo zaino. Se lo avesse fatto prima di andare a dormire, avrebbe potuto prendersela con più calma la mattina seguente. Kurt non aveva compreso quella sua necessità, e aveva rimandato tutto alla luce del sole, preferendo ritirarsi nella tenda ed entrare in modalità baco da seta nel suo sacco a pelo. La maggior parte degli altri lo aveva imitato poco dopo.

“ Dove sono tutti?” Chiese Sam sedendosi vicino a lui, stringendo ancora la mano di Quinn. Non avevano riportato al campo base neanche un pezzetto di legna. Ma la cosa non lo colse propriamente di sorpresa. Finn richiuse la cerniera posteriore dello zaino. “Quasi tutti KO nella tenda, prof S. compreso… e Puck è da qualche parte nella natura a sistemare la pratica fagioli!” 

“E le ragazze? Già a dormire pure loro?”

Finn scosse il capo, “ Solo Mercede e Tina. Santana e Brittany sono andate a fare due passi poco dopo che ve ne siete andati…” indicò un punto imprecisato poco più in là, nell'oscurità, cercando di mostrarsi indifferente. Eppure poteva già sentire lo sguardo di Quinn fargli una radiografia. Finse di ricontrollare il contenuto della cerniera laterale, giusto per sembrare occupato.
“ Ok, mi sa che mi unisco alla banda di quelli distrutti…” sbadigliò Sam.
" Vai, campione che domani devi guidarci all'avventura!" Finn gli fece l'occhiolino. " Io aspetto che tornino tutti, ci manca solo che un quarto del Glee Club si perda nei boschi. Rachel mi ucciderebbe!"

Quinn e Sam ridacchiaraono, prima che la ragaza tornasse seria e annunciasse: " Faccio compagnia a Finn acora un po'..." 
“ Va bene, direi che invece io seguirò l'esempio del nostro guru!” Indugiò un poco e poi si allungò verso Quinn, lasciandole un bacio sulla guancia. “Notte ragazzi!” Esclamò alzandosi e passando oltre a Finn, dandogli una leggera pacca sulla spalla.

“Notte Sam…” esclamarono Finn e Quinn all'unisono. Passò un minutino prima che il ragazzo scomparisse oltre la cerniera lampo della tenda, a qualche metro di distanza. “Non dire nulla…” lo avvertì Quinn, in evidente imbarazzo, fissandosi la punta delle scarpe. Finn allargò le braccia. “Non stavo aprendo nemmeno bocca!” Mormorò con un mezzo sorrisetto.

“Abbiamo principalmente chiacchierato!” Puntualizzò Quinn gesticolando freneticamente con le mani. “Uh-uh!” Esclamò Finn con scarsa convinzione, mentre giocherellava con uno degli ultimi rametti sopravvissuti al rogo.

“Ho detto principalmente…” concesse Quinn con un fil di voce, dandogli un pugnetto. “ Non vuol dire che abbiamo fatto solo quello… contento!?” Scoppiò a ridere, esasperata. Finn sorrise. Almeno lei e Sam avevano concluso davvero qualcosa. La notizia, quantomeno, riuscì a rallegrarlo un po’.

Era incredibile come le stelle e la luna brillassero in cielo e come si riflettessero sulla superficie del lago. Ed era così assurdo non poter godere di uno spettacolo del genere tutte le sere.  Tra di loro si instaurò un confortevole silenzio, uno di quelli che sembrava non pesare. Lei stava sicuramente pensando alla giornata con Sam e lui, beh. Lui pensava alle Ninfe dei laghi. Strinse le labbra, cercando di concentrarsi meglio sulla Luna. Stettero così per un tempo poco precisato,  quando udirono dei passi avvicinarsi alla loro destra. Brittany e Santana erano finalmente di ritorno.

“Eccovi qui, iniziavo a preoccuparmi!” Le accolse Quinn, a bassa voce, mentre le due ragazze si avvicinavano. Santana indossava ancora la torcia in testa.
“Avevamo un po' di cose di cui parlare!” Si giustificò quest’ultima, mentre si sfilava l’elastico dalla fronte. Brittany, al suo fianco, si limitò al silenzio annuendo piano. Restarono tutti in un limbo, rotto solo dal sottofondo creato dal russare di Kurt. Finn non disse una parola.

“Beh, che fai Quinn, vieni a dormire con noi o resti a fare la balia a Finn?” Chiese infine Santana, inarcando un sopracciglio.
“ Aspettavo giusto che tornaste!” Esclamò l’altra, alzandosi in piedi e stiracchiandosi. Si infilò tra lei e Brittany e prese sotto braccio l’ispanica, trascinandola via. “Notte Finn!” Aggiunse, girandosi appena verso il ragazzo, con un mezzo sorriso.
“Notte!” Si era affrettato a risponderle lui, senza dare peso a quello che la cheerleader dalla carnagione più scura aveva pronunciato, facendo un rapido gesto di saluto con la mano.

Ma Brittany era rimasta indietro, indecisa se fermarsi o seguirle. “I Quarterback non vanno a dormire?” Gli aveva chiesto dopo un minimo di indecisione, stringendosi nelle spalle. Finn si sforzò di guardarla, tentando un sorriso molto tirato. “Aspetto che torni Puck…” le spiegò, contento che il buio celasse la sia espressione contrita. “ Ho promesso a Shouster che lo avrei svegliato nel caso tutti voi non foste tornati entro una certa…”

“Un vero capobranco…” aveva mormorato Brittany facendo un passo verso di lui, abbozzando un sorriso.

Finn si ritrovò con la sensazione di avere la lingua impastata, senza alcuna capacità di proferire parola. Ma prima che lei potesse sedersi, furono investiti da un fascio luminoso. Brittany si parò il viso con il braccio, infastidita dalla luce inaspettata.

“Gesù!” Bisbigliò Puck, sbucando all'improvviso, spostando il raggio della torcia dalla loro traiettoria. “Se questa notte vi scappa quella grossa, ricordatevi di non andare in quella direzione!” Puntò il fascio di luce in un punto alle sue spalle, verso il bosco, prima di superarli e dirigersi alle tende con la stessa velocità con cui era comparso.

Se Finn fosse stato di ben altro mood, sarebbe scoppiato a ridere. Invece, scosse il capo e si alzò, pensando che non ci fosse più motivo per restare là fuori.

“Finn, io…” iniziò Brittany, impacciata, capendone le intenzioni.

Lui trattenne a stento un sospiro e si fermò, piantandosi nel terreno erboso. “ Tutto bene con Santana? Avete avvistato qualche Ninfa?” La interruppe, desideroso di chiudere lì la giornata. Come dare senso alle sensazioni che provava. Perché desiderava fermarsi a parlare con lei, e allo stesso tempo non voleva fare altro che andarsene? Da quando era diventato uno stupido moccioso geloso? Nemmeno un poppante alla prima cotta avrebbe reagito a quel modo! Così, per quanto sentisse quella strana morsa all’altezza dello stomaco, cercò di comportarsi da persona matura. O quantomeno farle credere che fosse tutto a posto. In quel momento era conscio di diverse cose e tentava di aggrapparsi ad esse con tutta la forza che riusciva a trovare: che stava con Rachel e quella sarebbe dovuta essere la cosa più importante; che non aveva ragioni per reagire in quel modo; che non erano affari suoi se Brittany si fosse rimessa assieme a Santana e che doveva essere felice per loro. Perché pensarlo e convincersene erano cose che sembravano così distanti? 

Lei scosse il capo timidamente, fissandosi le mani, facendo molta fatica a guardarlo. “Credo di sì ... ma nessun avvistamento, San non ha un passo abbastanza felpato. Il rumore… deve averle messe in allarme…” 

Finn annuì piano. “ Sono contento che tra di voi le cose vadano meglio.” Mormorò, sorprendendosi di essere effettivamente riuscito a pronunciarlo, ammorbidendo in qualche modo il tono di voce. Non era sicuro di averlo fatto con in modo sufficientemente credibile. Ma era tutto quello che aveva al momento. Lei annuì ancora. Non sembrava capace di fare altro.

“Buonanotte Brittany!” Mormorò Finn alla fine, sentendo di non poter stare più lì con lei ulteriormente. Neanche a dirlo, la ragazza annuì ancora. Il buio dissimulava la sua aria ferita. “Notte Finn…” lo salutò infine, prima di voltarsi e affrettarsi a raggiungere le compagne nella tenda, il capo chino.

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Capitolo 11
*** Vaso ***


Note dell’Autore:
Eccoci qui, come ogni escursione che si rispetti arriva anche il momento di rimettere a posto gli zaini, ritirare i propri rifiuti e riportarli a valle! L’infida discesa, presto o tardi aspetta tutti quanti... assieme al momento di raccogliere tutte le sensazioni e le memorie raccolte durante il tragitto e durante la sosta. Mi piace pensare che quando si va in montagna, si arrivi in cima e la si lasci come due persone differenti! Sarà così anche per le Nuove Direzioni?

Ripropongo il Link alla playlist Spotify, una piccola raccolta delle canzoni incontrate durante la storia! Rispetto alla volta scorsa, c’è un piccolo aggiornamento… una new entry per il capitolo odierno!
https://open.spotify.com/playlist/5MC2XfjV42flx9ugn6Q9bq?si=jQz59SsGTue6vNE7zXNeMQ
 
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Capitolo 11.
 
Kurt aveva russato senza sosta, il vento aveva sbatacchiato insistentemente contro la tenda e il sacco a pelo che aveva portato era troppo caldo. Decisamente non gli ingredienti migliori per una nottata serena. Ma nulla di tutto quello era stato il vero responsabile del suo scarso sonno. Nonostante tutto, Finn era stato comunque il primo ad alzarsi.  Si era trascinato al torrente per sciacquarsi la faccia e darsi una rapida lavata, sperando che la frescura lo aiutasse a svegliarsi. Ma neppure l’acqua gelata del torrente Rose parve scuoterlo definitivamente. Era così tornato al campo, ancora imbambolato ma certamente un po’ più rinfrescato, proprio quando Schuester sporgeva il capo fuori dall’ingresso della sua tenda. Nonostante il sole fosse già sorto da un pezzo, gli altri sonnecchiavano ancora rumorosamente.
 
“Cambio della guardia!” Lo salutò l’uomo, con una pacca, prendendo la direzione da cui Finn stava venendo e portandosi dietro un asciugamano in microfibra. Finn rispose con un cenno del capo e un mezzo sorriso, prima di sedersi davanti ai resti del falò. Recuperò la moka, che avevano lasciato nei paraggi, e cominciò a preparare il caffè, adoperando l’acqua che era avanzata dalla cena, pensando che quella fosse la sua unica chance per svegliarsi definitivamente. Santana e Puck avevano lasciato la bomboletta di gas ancora avvitata al fornelletto.
 
Nell’attesa, recuperò il telefono dalla tasca, quasi come fosse spinto da un automatismo. Effettivamente non ne aveva grossi motivi, aveva già constatato il giorno prima che non ci fosse campo. Aprì comunque la galleria e scrollò le foto che aveva fatto durante la camminata, giusto per ammazzare il tempo.
“Dormito bene?” Gli chiese il professore, dopo una quindicina di minuti, trovandolo silenzioso a sorseggiare la bevanda bollente, usando il tappo della borraccia come tazza. L’uomo recuperò la moka ancora calda e lo imitò.

“Una meraviglia…” mentì Finn, annusando l’aroma del caffè, ben conscio che le occhiaie con cui si era risvegliato dicessero il contrario. Si allungò verso la confezione di biscotti, che aveva lasciato pericolosamente in bilico sopra a un sasso e ne pescò uno. Ma Schuester si guardò bene dal contraddirlo, pensando che fosse semplicemente andato a dormire troppo tardi, come un normale adolescente. Gradualmente, sembrò che l’aroma del caffè avesse funzionato come richiamo per i compagni. Kurt fu l’ultimo ad abbandonare la tenda, il viso beato e l’espressione riposata. La combinazione di tisana pre-nanna, tappi in cera e mascherina per gli occhi sembravano aver fatto miracoli.

Mentre gli altri consumavano la propria colazione, Finn e Sam si erano occupati di smontare le tende, assicurandosi che nessuno avesse lasciato nulla all’interno. Con precisione avevano preparato nuovamente le cose da dividere negli zaini e avevano caricato le ultime cose nei loro. Finn aveva indossato i propri occhiali da sole, perché non gli era piaciuta l’espressione corrucciata che aveva fatto Quinn nel notare la sua faccia spossata. Sforzandosi di produrre grossi sorrisi, aveva quindi salutato Artie e gli altri che già si apprestavano a mettersi in cammino ripercorrendo a ritroso la via panoramica. Sapendo che ci avrebbero messo almeno un’oretta in più, rispetto alle altre possibili vie, Schuester aveva imposto una partenza spedita. “Fate attenzione, e bada agli altri!” Lo aveva salutato il professore con una pacca sulle spalle. “Certo. Noi dovremmo arrivare alla macchina un po’ più presto di voi… quando ne avrete la possibilità, mi mandi un messaggio.” Aveva annuito Finn, aiutando Artie a superare l’ultimo tratto erboso scomodo per reimmettersi nel sentiero in terra battuta. “Vi scriviamo quando avremo segnale!” Concordò Mike, che li seguiva con passo deciso.

Considerando che Quinn e Kurt erano ancora in alto mare con i propri zaini, Finn aveva optato per un’ultima passeggiata attorno al lago. Certamente la gita aveva preso una leggera nota amara. Si era divertito il giorno prima, quantomeno fino alla cena. Perché non poteva dare più importanza a quello, e invece si faceva schiacciare così tanto da una cosa che non poteva controllare e che non doveva nemmeno riguardarlo? Di nuovo, aveva cercato le risposte ai suoi problemi nella musica, sedendosi sopra al masso da cui Puck e Mike si erano lanciati il pomeriggio prima. Per qualche minuto era persino riuscito ad estraniarsi dai propri pensieri, trovandosi a galleggiare in uno strano stato emotivo mentre Quiet dei This Will Destroy You gli inondava i sensi. Sotto di lui, sul fondale, poteva vedere attraverso l’acqua limpidissima alcune trote nuotare placidamente, probabilmente intente nei primi giri di ricognizione a caccia di qualche incauta larva di insetto. Ma quella apparente quiete durò appena il tempo della canzone. Finn sospirò. Se era finito di nuovo ad ascoltare post rock le cose erano serie. Si rialzò, perdendo interesse nei pesci e balzò giù dal masso, atterrando di nuovo sul sentiero che costeggiava l’intero lago. Senza rendersene conto lo aveva quasi già circumnavigato tutto. Raggiungendo i compagni una ventina di minuti dopo la partenza del primo gruppo. Sembravano aspettare solo lui.

“Allora Finn, da che parte dobbiamo andare?” Kurt fu il primo ad interpellarlo, passandogli la cartina che teneva tra le mani. Gli altri ragazzi si compattarono, facendo circolo attorno a loro. Finn non aveva bisogno della mappa, avendo già individuato le due alternative che avevano davanti. “Beh, abbiamo due opzioni, in realtà!” Esclamò con tono tranquillo, sollevando gli occhiali da sole e posandoli in testa. “O rifacciamo la strada di ieri al contrario, oppure prendiamo il sentiero 26 che è qui vicino!” Indicò un punto poco più avanti con un vago gesto del braccio, prima di mostrare sulla mappa un sinuoso sentiero tratteggiato. “Dipende un po’ cosa preferite fare!” Continuò Finn, perché nessuno parlò in attesa che lui spiegasse i due scenari. “Il 26 è forse un poco più lungo… direi almeno un chilometro e mezzo in più, ma scende più gradualmente e alla fine si ricongiunge all’altro, dove ci siamo fermati ieri alla fontana… praticamente è solo discesa e pianori fino alle macchine…”

Affidarono la scelta ai voti, perché sembravano di opinioni contrastanti. Finn, che non aveva davvero grosse preferenze, fu costretto ad esprimersi per spezzare l’equilibrio. Santana, Puck e Brittany avevano votato di rifare lo stesso giro del giorno prima, perché avrebbero voluto ripassare davanti alla cascata vicino al ponte. Ma Sam e Quinn ritenevano che una strada nuova potesse essere più interessante e Kurt non impazziva all’idea di ripercorrere in discesa quel sentiero pieno di pozzanghere. Era stato indeciso, soppesando la distanza maggiore e la diversa pendenza. Alla fine, si espresse in favore del nuovo tragitto. “Forse non ve ne sarete accorti, ma ho le ginocchia delicate!” Aveva scrollato le spalle in risposta agli sbuffi di Santana. “Tocca a te decidere, Finn!” Puck incrociò le braccia, aspettando il verdetto dell’amico.

“Ok, vada per il sentiero 26… così alla fine ne uscirà un giro ad anello.” Lo scarso entusiasmo di Finn si rispecchiava nel suo tono di voce incerto. La cosa non sfuggì ai suoi compagni. Lui cercò di ignorare lo sguardo deluso di Brittany.  
 
*****

 
Questa volta si era posizionato in coda al gruppo, mantenendo quella posizione per tutta la camminata di ritorno. Dopo il primo chilometro, aveva recuperato per il rotto della cuffia il tappetino di Kurt che si era sfilato dall’elastico. Chiunque lo avesse assicurato allo zaino, non aveva fatto un grande lavoro. Neanche si era accorto di essersi raschiato il dorso della mano contro una roccia, afferrando il materiale in PVC arrotolato su sé stesso, prima che potesse ruzzolare giù dalla scarpata. Difficilmente sarebbero riusciti a recuperarlo a giudicare dalla pendenza del dirupo, una scoscesa parete di terra argillosa che solo alcuni faggi temerari erano riusciti a colonizzare. Senza una parola, aveva assicurato il tappetino ad una delle cinghie del suo zaino, levando quel piccolo peso a Kurt, prima di rimettersi in cammino. Il suo cambio di umore rispetto al giorno precedente non era passato sottotraccia, così lui aveva rallentato un po’ per distanziarsi dal gruppo, come se non volesse contagiarlo. Ma avrebbe dovuto proprio fermarsi per essere seminato anche dal fratellastro, così si rassegnò a procedere al suo fianco.
 
Kurt scendeva il sentiero con studiata lentezza, valutando attentamente ogni singolo passo. A giudicare da come trascinava il piede sinistro, Finn era piuttosto certo avesse sviluppato qualche vescica. Ma con suo grande stupore Kurt sembrò non avere intenzione di lamentarsene. “Se hai bisogno… ho qui qualche cerotto…” gli aveva buttato lì Finn, a una certa, quasi esasperato per come il fratello sembrasse sforzarsi nel non riuscire a mancare nemmeno un sasso sul sentiero, incespicando ogni due passi. Ma Kurt aveva scosso il capo, rispondendo di aver già provveduto prima della partenza, ed era tornato silente. Solo quando sbucarono fuori dalla macchia boscosa, per raggiungere un tratto scarsamente vegetato e più esposto, quando gli altri erano già spariti dalla loro vista, Kurt parve ritrovare la propria voce.

“Detesto dover ricadere nel tipico cliché… e credimi detesto il ruolo di colui che non vorrebbe proprio dire te lo avevo detto… Ma te l’avevo detto che non ti stavi infilando in una bella situazione!”

Finn notò finalmente l’escoriazione sulla sua mano destra. Là dove prima vi era solo pelle, tra indice e pollice vi era ora una grossa macchia rossastra, irrorata dalla rottura di qualche capillare superficiale. Lui vi passò sopra il pollice dell’altra mano, strofinando la ferita con noncuranza. Bruciava appena, nonostante il sangue che era già ripreso a fluire. Valutò se fermarsi e prendere una garza, ma non aveva molta voglia di svuotare lo zaino per accedere al kit di pronto soccorso. Non ne valeva proprio la pena. Presto il sangue si sarebbe seccato. Ignorando la propria mano, Il Quarterback si concentrò di nuovo sul fratellastro. Era sicuro che avrebbe preso il suo commento con ben altro spirito, se solo fosse arrivato da chiunque non fosse Kurt. E avrebbe risposto in maniera scomposta, già poteva sentire il suo tono piccato! Ma lui sapeva sempre parlargli, anche e soprattutto di quelle cose scomode, con quella sua piccola vena ironica che attutiva ogni spigolo.

“Me lo avevi detto…” gli concesse Finn, sorprendendolo per la pacatezza del suo tono.

Se non fosse stato per loro, il frinire dei grilli sarebbe sembrato la sola cosa in grado di rompere il silenzio. Quel lato della montagna era esposto diversamente rispetto a quello affrontato il giorno prima, e ciò si rifletteva nell’aspetto dell’erba che appariva più secca e ingiallita. Il sole si stava già alzando in cielo e avrebbe battuto fino al pomeriggio inoltrato, per lasciare finalmente in ombra il versante. Sicuramente non il lato più fresco della valle.

“Ora… credo di poter aver perso qualche passaggio dopo essere andato a dormire…” riprese il più basso dei due, mentre osservava con vago interesse un paio di farfalle svolazzargli vicino, “ma non ci vuole Sherlock Holmes per constatare che Santana e Brittany non erano così in sintonia da settimane…”

“Kurt…” protestò Finn, roteando gli occhi. Il fatto che non lo avesse aggredito verbalmente non voleva essere un invito a sviluppare quella conversazione. “Cosa vuoi che ti dica che tu non abbia già capito?” Aggiunse, con la voce un pelo incrinata.

L’altro si fermò poco oltre, dove il sentiero sembrava interrompersi all’improvviso. Finn gli indicò la direzione, segnalata da un marchio giallo e blu, pitturato su un grosso sasso alla sua destra. Il sentiero deviava semplicemente un po’ più in là, per evitare un tratto troppo ripido. Kurt ricominciò a camminare fino a un punto in cui la via lo costrinse a un piccolo balzo. Posando una mano sulla roccia a terra, saltò giù con estrema attenzione, atterrando sul terreno polveroso. Il contraccolpo dato dal peso dello zaino lo fece vacillare, ma fu solo per un attimo. Finn affrontò quel tratto scomponendosi decisamente meno, sebbene la mano iniziasse a bruciargli maggiormente.

“A me non devi nulla Finn.” Specificò Kurt, cercando di sistemarsi lo zaino sulle spalle per trovare maggior conforto. Sarebbe stato tutto più semplice se non pesasse come un fringuello e non stesse cercando di portarsi dietro metà del suo armadio. “Ma è palese che tutta questa situazione ti ha cambiato l’umore… credimi, la transizione tra Finn-l ’allegro-esploratore e Finn-il-triste-vagabondo non passa facilmente inosservata!”

La strada procedeva ora in netta discesa, attraverso stretti tornanti che si insinuavano giù lungo il versante erboso. Attorno a loro il solito e monotono concerto di grilli e cicale. Più in basso, potevano di nuovo distinguere gli altri scendere a zig-zag, ormai quasi dei puntini in movimento, lontani diverse centinaia di metri in linea d’aria. A breve sarebbero spariti all’interno del bosco di abeti.

“Diciamo pure che rivedere Santana e Brittany insieme non ti piace affatto. Bene, questa è la situazione a valle. Ma non è l’origine della questione.” Il suo tono assunse una sfumatura particolarmente pacata, come se fosse ben attento a cogliere il minimo segnale riguardo a una sua imminente collera.
“Ma se questa cosa ti fa stare così da schifo…” Si fermò presto, dopo aver ricominciato a parlare, valutando con circospezione dove fosse più prudente muovere il passo successivo,  “significa che il problema è a monte, ed è lì che qualcosa deve essersi incrinato!”

“Sai, penso che a volte, quando si rompe qualcosa, sia inutile rattoppare i cocci con la colla. Forse staranno insieme per un po’, ma poi dovrai darci una seconda passata e poi una terza, ma la forma non sarà mai come l’originale… c’è sempre qualche frammento che finisce chissà dove… e alla fine il risultato è un obbrobrio nonostante le buone intenzioni. Per quanto possa stare sul mobile in bella mostra, un vaso rotto è sempre un vaso rotto!”

Finn lo ascoltava, tallonandolo, senza poter fare a meno di notare il cambiamento repentino di ciò che avevano attorno. La parte di pascolo stava a mano a mano lasciando posto a tratti erbosi più verdeggianti. Infatti incominciavano a incontrare qualche piccolo abete isolato, come arcipelaghi attorno all’isola principale. La transizione tra pascolo e bosco iniziava gradualmente. Ma Kurt non sembrava dare troppa importanza al cambiamento di habitat, concentrato in ciò che gli stava dicendo.

“Una volta stavo giocando con uno dei trofei di pasca di papà… credo fosse il suo preferito. Nemmeno ricordo per quale motivo ci stessi giocando o cosa stessi facendo di preciso!” Precisò, come a voler mettere in chiaro le cose. Finn roteò gli occhi, dietro di lui. “Resta il fatto che mi scivolò di mano. Quei dannati manici si sono letteralmente staccati dal resto… così ho rovistato in garage alla ricerca di un po’ di Super colla, per sistemare tutto alla meglio e non farmi scoprire.”

Kurt si fermò un momento, cercando di raggiungere la borraccia nella tasca laterale.  Finn gli venne in soccorso e gliela prese per lui. “ Avevo pensato che il trucco fosse tutto nel far sembrare la coppa ancora integra… quando papà l’avrebbe presa per spolverarla, come faceva ogni settimana, gli si sarebbe rotta in mano e avrebbe creduto fosse solo fragile…” Bevve un sorso d’acqua, approfittando della breve pausa per riposare. “Scommetto che non è andata come speravi?” Gli chiese Finn. Piani del genere avevano la fama di finire sempre malamente.

Kurt ridacchiò. “Oh, per nulla… avevo riattaccato i manici della coppa al contrario e avevo dimenticato di rimettere la colla a posto... mi sono proprio scordato il barattolone aperto in garage. Papà mi ha beccato in tempo zero. Non solo si è infuriato come un pazzo per quella stupida coppa… ma anche perché la colla nel barattolo aperto si era seccata!” Kurt ridacchiò al ricordo. “Da allora ho capito che se rompo qualcosa è meglio prendermi le mie responsabilità.”

Finn, che non era propriamente una cima, colse comunque il senso del suo discorso.  Al suo posto sarebbe stato più terra-terra e non avrebbe scomodato la metafora del vaso. Ma su una cosa concordava: anche lui era più bravo a rompere le cose che aggiustarle. Cose e relazioni, pensò. Kurt non riprese più il discorso, così i due affrontarono il tratto boscoso in rinnovato silenzio.

Raggiunsero il parcheggio un paio di ore dopo, quando avevano accumulato una ventina di minuti di ritardo rispetto ai compagni. Ma loro sembravano essersi fidati del fatto che Finn avesse tutto sotto controllo nelle retrovie, considerando che non si erano preoccupati ad aspettarli lungo la discesa. Al contrario, Finn li trovò freschi e rilassati nei loro vestiti puliti, seduti sulla staccionata mentre erano intenti ad aspettarli. Sam aveva già caricato gli zaini nel proprio bagagliaio, mentre Quinn e Brittany avevano messo da parte i loro, in attesa dell’arrivo di Finn.

“Grazie di avermi aspettato…” esclamò Kurt ad alta voce, rivolgendosi al fratellastro in modo che tutti potessero sentirlo. Finn roteò gli occhi e gli diede un colpetto sulla spalla. Aveva capito il suo tentativo di coprire la sua volontà di stare in disparte, ma non ne vedeva davvero il motivo. “Nessun problema, Kurt!” Esclamò ad ogni modo, giusto per non contraddirlo davanti a tutti.

Posò lo zaino a terra e recuperò le chiavi da una delle tasche interne, aprendo il bagagliaio dopo aver fatto scattare la sicura sul telecomando. Recuperò un asciugamano pulito e una delle sue t-shirt di scorta dalla cesta che teneva nel baule, e si scostò per asciugarsi la fronte. Imprecando, quando si accorse di non aver ancora fermato la registrazione dell’attività sull’orologio, si avvicinò nuovamente agli altri, fresco nella sua maglietta pulita. Salvò l’attività e cacciò la maglietta sudata nello zaino senza troppi preamboli. Infine, sistemati i bagagli di Brittany e Quinn, finalmente, si voltò allargando le braccia. Cercò di non tradire grosse reazioni notando che Santana cingeva ancora il braccio di Brittany. “Pronti al rientro a Lima?” Si limitò a chiedere, mascherando la propria espressione dietro a un sorriso finto e agli occhiali scuri.
 
  *****
 
Ventiquattrore potevano veramente stravolgere gli scenari, considerando come l'umore all'interno della macchina fosse cambiato rispetto al viaggio d'andata. La sola cosa invariata, nemmeno serviva specificarlo, era la capacità di Kurt di dormire come un sasso. Il ragazzo, palesemente provato dalla gita, era piombato in un altro sonno profondo già dopo il quinto chilometro, mentre Quinn sembrava particolarmente in vena di chiacchiere. Ma né Brittany né Finn avevano lo stesso entusiasmo. Lei non aveva pronunciato parola da quando era salita in macchina. Giocherellando con l’orlo della cintura di sicurezza, inforcati i propri occhiali scuri, si era totalmente voltata contro il finestrino. Finn, invece, era troppo concentrato nella guida per chiedersi il motivo del suo muso lungo. Probabilmente avrebbe solo preferito fare il viaggio di ritorno nell’altra macchina.

Ci vollero alcuni tornanti in discesa e una decina di chilometri macinati, prima che il telefono di Finn riprendesse il segnale di rete, iniziando a ricevere tutte quelle notifiche che si erano accumulate durante le ore precedenti. Immaginando che molte potessero essere messaggi di Rachel, chiese a Quinn di registrare un vocale dal suo telefono.

“Ciao, sono io! Volevo giusto dirti che siamo appena ripartiti… il telefono non ha preso per tutta la valle! Sto usando quello di Quinn perché abbiamo impostato il mio come navigatore. Eh, nulla… Siamo ancora tutti vivi! Ti chiamo questa sera appena arrivo!” Aveva esclamato a voce alta, mentre Quinn si era sporta dal sedile posteriore, tenendogli il microfono del telefono vicino alla faccia mentre premeva l’icona di registrazione.

“Inviato!” Si limitò ad annunciare Quinn, poco dopo, mentre si abbandonava nuovamente contro il sedile, scrivendo un messaggio a sua madre.

La macchina ripiombò in un silenzio imbarazzante. Finn aveva provato ad accendere la radio, ma il segnale era disturbato. Considerando che Brittany sembrava rinchiusa in un mondo tutto suo, quando Quinn capì che quei due non avrebbero aperto bocca fino a casa, sbottò: “Almeno fatemi mettere un po’ di musica!”

Pensando che avrebbe potuto aiutare il tempo a trascorrere più velocemente, Finn accolse lietamente la richiesta, inserendo la funzione Bluetooth alla sua radio. Un paio di minuti dopo riuscì a connettere il telefono di Quinn. “Tutta tua, Dj!” Le aveva detto, guardandola attraverso lo specchietto, mentre Brittany posava la testa contro il finestrino. Quinn face partire la sua prima scelta, ma lui la riconobbe solo alle prime note del pianoforte.
 
“Remember those walls I built?
Well, baby, they're tumblin' down.”
 
Se le occhiatacce avessero potuto uccidere, Quinn sarebbe stata stecchita sul colpo.  In quel momento della sua vita, Finn aveva bisogno di tutto meno che di Halo di Beyoncé. Quinn pareva guardarlo con una certa aria di sfida attraverso il riflesso nello specchietto retrovisore. Lui strinse gli occhi, come a volerle mostrare il proprio disappunto. Sembrava la guerra tra due bambini dell’asilo. Brittany invece parve a malapena riconoscere la canzone. Finn non dovette sforzarsi molto per ricordare il mash-up che le ragazze avevano cantato l’anno prima usando quel pezzo. Era stata in quella occasione che la ex moglie del prof Shouster aveva prescritto a tutti quegli strani integratori energetici. Ai tempi non aveva avuto occhi che per Rachel, ma ora tutto quello che gli tornava in mente era l’energia di Brittany sullo sfondo, mentre ballava in quel vestito color giallo canarino, i capelli agitati in aria, fluenti come le cascate del fiume Rose.

Mentre il brano procedeva, non poteva fare a meno di pensare agli ultimi giorni con la ragazza. Perché tutta la canzone rispecchiava completamente ciò che provava? Come aveva fatto a permettere che lei scalfisse così facilmente le sue barriere? Perché lo aveva permesso? La distrazione del testo e le emozioni che gli stavano comprimendo il petto, gli fecero mancare lo svincolo sulla sinistra. Senza accorgersene era rimasto sulla strada principale che in quel punto si inseriva in una stretta vallata tra due monti.  Brittany, che chissà per quale motivo stava fissando il navigatore in quel momento, gli rivolse la parola per la prima volta in tutta la giornata.

“Credo avresti dovuto girare a sinistra, Finn!”

“Oh, merda… scusate ero sovrappensiero!” Imprecò lui, tornando improvvisamente sulla terra e realizzando l'errore. Il navigatore aveva già ricalcolato la strada considerando la loro nuova posizione, aggiungendo una quarantina di minuti abbondanti al loro tragitto. La strada di montagna in quel punto era troppo stretta per fare inversione e tornare sui loro passi.

“Speriamo di trovare uno slargo per fare manovra un po' più avanti…” mormorò Finn, che non aveva affatto voglia di allungare così tanto la strada. Brittany si spostò sul sedile, mettendosi un po' più composta mentre osservava con rinnovato interesse il panorama di montagna. Sembrava che quel piccolo imprevisto l’avesse un po' scossa dalla sua apatia. Quinn non aveva fatto commenti, concentrata nello scegliere la canzone successiva. I gusti della ragazza si rivelarono decisamente più commerciali rispetto a quelli di Brittany, ma a Finn importava solo che quella maledetta canzone di Beyoncé fosse terminata.

Fortunatamente, un chilometro e parecchi tornanti più avanti, la strada sembrava allargarsi leggermente. Assicurandosi che nessun altro velivolo arrivasse dalla direzione opposta, Finn fece una manovra non molto lecita e prese a ripercorrere il tratto di strada a ritroso. Erano stati abbastanza fortunati, tutto sommato. La deviazione non fece altro che rosicchiargli una quindicina di minuti. Finn aveva cercato di focalizzarsi totalmente sulla strada e sul navigatore, provando a non dar troppo peso alle canzoni che Quinn sceglieva di volta in volta. Sembrava si stesse impegnando a trovare solo brani in grado di tirargli stilettate nello stomaco. O forse avevano unicamente un umore agli antipodi, considerando quello che era successo tra lei e Sam.

Il resto del viaggio proseguì invece senza grossi intoppi, nel loro silenzio generale, interrotto semplicemente dal canticchiare sottovoce di Quinn. Trovarono un po’ di traffico sulla superstrada, ma a quel punto il grosso del viaggio era stato compiuto e poterono entrare a Lima senza ulteriori ritardi. Era parecchio stanco quando accostò a bordo strada, inserendo le quattro frecce. Kurt russava ancora e lui iniziava a credere che una volta a casa avrebbe dovuto portarlo dentro di peso. Come poteva un individuo dormire così tanto? Possibile fosse veramente così stanco!? Sbloccò le portiere mentre si slacciava la cintura di sicurezza. Brittany scese dalla macchina e lo stesso fece Quinn. Il ragazzo le imitò poco dopo. Era passato prima da casa Pierce per il semplice fatto che fosse la più vicina in linea d'aria.

Come mise piede sul duro asfalto, realizzò di aver davvero le gambe intorpidite dal lungo viaggio in macchina, i muscoli indolenziti parvero lanciargli sonore proteste quando lui si era trascinato fino al baule, per recuperare lo zaino di Brittany.

“Grazie della compagnia, Bri! Ci sentiamo presto!” Stava dicendo Quinn, stringendo l'amica in un veloce abbraccio.

Finn non sentì la risposta, mentre cercava di capire come recuperare le cose di Brittany senza far cadere tutto il resto. Sospirando, dovette spostare lo zaino di Kurt per riuscire ad avere accesso alla sacca degli scarponi della ragazza. Girandosi, tenendo lo zaino per uno degli spallaci con la mano destra e la sacca con la sinistra, constatò che Quinn era tornata in macchina, lasciandolo solo con Brittany.

“Ecco, qua... non dovrebbe esserci altro, credo!” Finn si grattò la nuca, dopo aver posato tutto sul marciapiede.

Lei dopo la camminata si era cambiata in una t-shirt in cotone bianca; l’unicorno in stile fumetto, stampato sul suo petto, sembrava prendersi gioco di lui mentre faceva la dub-dance. Era stato così attento ad evitare di guardarla per tutto il giorno che se ne accorse solo in quel momento. Una t-shirt dannatamente da Brittany. La ragazza annuì, piano, le labbra serrate. Ci fu un attimo di imbarazzo prima che entrambi provassero a parlare in contemporanea, ammutolendosi nell’udire uno la voce dell'altra. Finn le diede la precedenza con una piccola risata imbarazzata.

“Grazie di tutto Finn…” mormorò infine Brittany, che si era tolta gli occhiali. “Per aver organizzato la gita… e aver pensato a tutto quanto…”
Lui, annuì, cercando di evitare di perdersi nel blu dei suoi occhi. “È stato…” esitò, insicuro su come rispondere. “È stata una bella esperienza… fortuna che avevamo il guru del trekking dalla nostra parte!” Gli sembrò di doversi sforzare tantissimo per riuscire a scherzare in quel momento, eppure lei non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.

“Ci sentiamo?”

La domanda, che fino a qualche ora prima sarebbe stata un’esclamazione, lo lasciò un poco stordito. Trovò davvero incredibile come uno stupido punto di interpunzione potesse stravolgere il senso delle cose. Lui annuì. “Certo… ci sentiamo!” Rispose, nemmeno sorpreso dell’urgenza con la quale gli uscirono quelle parole.
Brittany ruppe gli indugi e dopo un filo di indecisione, che lui non faticò a notare, lo abbracciò. Finn non ricordava se lei lo avesse mai stretto così forte, le dita che quasi affondavano nella sua carne. O era solo frutto della sua immaginazione? Nel dubbio ricambiò il trasporto, limitandosi a quei pochi secondi che il buonsenso gli aveva concesso. Se si fosse trattenuto troppo, sarebbe stato solo peggio.

“Buon rientro…” Lo salutò lei, liberandolo e facendo un passo indietro, mentre contemporaneamente alzava una mano aperta. Non gli sembrava lo specchio della felicità, ma probabilmente era ancora il suo subconscio a fargli vedere ciò che avrebbe voluto vedere. “Salutami Kurt!”
Lui annuì, mentre quello stupido unicorno sembrava ancora prenderlo in giro e mentre pensava che il tutto sembrasse quasi più un “Addio” che un “A presto”. Sventolò una mano con aria goffa, cercando di non pensarci troppo, e rimontò in macchina. Per sua fortuna, Quinn aveva avuto la delicatezza di evitare il suo sguardo. Rimise in moto.

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Capitolo 12
*** Chiaro ***


Note dell’Autore:
Aiuto, capitolo dodici. Quasi non ci credo di aver portato una storia così avanti, di averla addirittura conclusa. Tempo di ritorno alla quotidianità per Finn e soci. Ma si sa, chi torna dalla montagna lo fa spesso come una persona differente. Tempo di guardarsi dentro!
 
Ripropongo il Link alla playlist Spotify, una piccola raccolta delle canzoni incontrate durante la storia! https://open.spotify.com/playlist/5MC2XfjV42flx9ugn6Q9bq?si=jQz59SsGTue6vNE7zXNeMQ
 
Capitolo dodici.
 
  *****
 
“ Ci sei riuscito Finn!” Esclamò Rachel, prima di scoppiare in un rumoroso starnuto e scomparire dalla sua visuale. Il telefono le cadde, probabilmente urtato in qualche modo. Per alcuni secondi l’immagine fu sconquassata, alternando ditate fuori fuoco a schermate completamente nere, riprendendo angoli di coperte, cuscino, soffitto e lampadario. Finn arricciò il naso, prima di appoggiare la testa contro la mano sinistra, sostenendo la guancia con il palmo, in attesa che lei risistemasse l’inquadratura.

“Tutto bene?” Domandò lui poco dopo, guardando nuovamente la schermata della loro videochiamata su Skype. “Dannato telefono! E dannato raffreddore…” sentì borbottare in risposta, mentre lei cercava ancora di sistemare il cellulare da qualche parte, in modo che fosse in equilibrio. Finn non capiva il perché non lo potesse tenere semplicemente in mano, o usare il ben più pratico computer. Finalmente, l’inquadratura tornò a riprenderla. Rachel era in pigiama, il volto un po’ pallido e i capelli in disordine. L’influenza non le stava ancora dando tregua.

“ Ho visto l’IG story di Santana!” Riprese la sua ragazza con rinnovato entusiasmo, cingendo le mani e facendogli un grosso sorriso, che apparve distorto da diversi pixel sullo schermo. Stava avendo di nuovo qualche problema di connessione. “ Sei davvero un genio, la tua idea ha funzionato! Devi raccontarmi tutto!!” Gracchiò lei, vittima di un leggero lag. Veramente, erano secoli che lui le diceva che doveva cambiare operatore e offerta internet!

Finn si appoggiò contro lo schienale del letto, scostando un po’ il cuscino per mettersi più comodo mentre incrociava le gambe e vi poggiava sopra il laptop. La webcam di Rachel prese a trasmettere in modo più fluido, ma lei lo guardava ancora con quel sorriso, come se fosse ancora in freeze, in attesa che lui raccontasse i retroscena che desiderava sentire. Aveva già messo in conto che quello sarebbe stato l’unico aspetto della gita a cui lei si sarebbe interessata. Tanto valeva levarsi il pensiero. Alzò il volume delle casse del pc. “ Direi che ha funzionato… sì.” Esclamò piano.

Ovviamente lei si stava riferendo al mini video che Santana aveva postato tra le sue stories; sicuramente lo aveva caricato durante il viaggio di ritorno in macchina perché Finn aveva letteralmente setacciato l’intera vallata alla ricerca della benché minima traccia di rete, sperando di poter scrivere a Rachel per aver aggiornamenti sulla sua influenza, invano. Finn aveva visualizzato quella storia un’oretta prima, mentre stava scrollando con aria distratta Instagram per ingannare il tempo, in attesa che Kurt liberasse finalmente il bagno. Non era nulla di così trascendentale in verità: era uno di quei video boomerang che tanto andavano di moda quando le stories avevano iniziato a dilagare, prima che tutti quei nuovi filtri arrivassero. Santana abbracciava Brittany da dietro, entrambe sedute sopra un masso con vista sulla vallata sottostante. Mentre il vento scompigliava i loro capelli e le ragazze ridevano, Santana baciava la guancia della bionda in loop. La ragazza aveva accompagnato il video con una canzone che non conosceva ma il cui mood pareva adatto alla situazione. Under the Sun, di Kylie Odetta. Finn era solito incuriosirsi e andare ad approfondire le canzoni che i suoi amici condividevano. Ma quella volta gli era bastato ascoltare quei pochi secondi per sapere che non ne aveva intenzione. Ma il problema non era la canzone in sé, sarebbe stato ipocrita anche solo a fingere di pensarlo. Il problema era il video. Dovevano averlo girato durante la discesa, quando lui era stato ben attento a restare indietro con Kurt. Oh, sì. La frattura tra le due cheerleader sembrava finalmente ricucita.

“Dai, non essere così avaro con il racconto!” Protestò Rachel, pendendo letteralmente dalle sue labbra. Mentre lui indugiava ancora, afferrò un fazzoletto dalla scatola che teneva a fianco e si soffiò il naso, come se gli stesse regalando del tempo extra.

“Se vuoi i dettagli è meglio tu chieda a una di loro…” Finn si strofinò una palpebra, annoiato. “ So solo che dopo la cena si sono appartate da qualche parte… e che da quel momento sono sembrate le vecchie Brittany&Santana…”
Rachel sorrise appena.“ Sarai stato troppo impegnato a fare il boyscout con Sam per cogliere tutti i dettagli…” roteò gli occhi, vagamente divertita. “ Ma non è importante… la cosa fondamentale è che tutto sia tornato come prima. Ci pensi Finn?! Con la ritrovata armonia nel gruppo, me lo sento… sarà l‘anno buono per le Nazionali!”

Lui annuì, sperando avesse ragione, sebbene l’argomento Nazionali gli sembrasse ancora così vago e lontano. Ancora non riusciva davvero a capire il perché di tutto il clamore dietro quel mistico obiettivo! Rachel aveva sempre quella smodata fissazione per il traguardo, dimenticandosi sempre di godersi il percorso. Era per questo che a lui piaceva fare trekking. Se fosse stato un fan degli arrivi, dei record e delle coccarde avrebbe dedicato il suo tempo alla corsa. Invece, l’incedere di un sentiero in salita, la vista di una cascata che gorgoglia giù da un torrente, il vento tra i pascoli erbosi contavano sempre più della conquista effettiva della cima. Rachel non amava i trekking. Rachel era una maratoneta, occhi fissi sullo striscione di arrivo sempre e comunque, anche quando non era ancora a portata di sguardo.

Finirono a parlare di rimedi omeopatici per l’influenza, di cui lei aveva letto su qualche sito, e del prossimo compito di filosofia che la preoccupava particolarmente. Lui nemmeno ricordava l’ultima volta in cui aveva aperto il manuale, tantomeno che ci fosse un test all’orizzonte. Rachel non gli chiese nient’altro riguardo la gita, nessuna curiosità su come si fosse comportato Kurt o di quante giornate a letto pensava dovesse aver bisogno per riprendersi dalla fatica, di come Rose Lake avesse o meno rispettato le sue aspettative (quanto le aveva parlato con entusiasmo di quel posto, quando aveva iniziato a programmare il tutto!), come fosse andata la nottata in tenda,  o semplicemente se si fosse divertito. Nulla di tutto quello.

La cosa che lo lasciava stupito era il senso di accettazione con cui aveva preso la faccenda. Era certo che Brittany lo avrebbe sommerso di domande se fosse stata nei panni di Rachel! La questione in fin dei conti, stava tutta lì, no? Ormai era chiaro che Brittany fosse diventata il metro di paragone. E il confronto iniziava ad apparirgli impari. O stava solo esagerando, ingigantendo le cose negative della sua relazione alla ricerca di qualcosa che affievolisse i suoi sensi di colpa e che desse un senso alle sue sensazioni?

Ma Kurt aveva ragione in fin dei conti. Perché era di quello che avevano parlato scendendo dalla montagna. Lui e Rachel erano finiti per diventare quel vaso rotto, rimesso insieme giusto perché sembrava la cosa giusta da fare. Ma lui era tutto meno che un abile artigiano giapponese, in grado di utilizzare magistralmente oro liquido per congiungere i vecchi frammenti, valorizzando ciò che era rotto. Al massimo, avrebbe potuto utilizzare colla vinilica e carta assorbente e, anche in quel caso, aveva una lunga lista di fallimenti da sbandierare quando da piccolo aveva provato a replicare le creazioni di Art Attack. Dannato Neil Buchanan!

Possibile che Rachel non se ne accorgesse? Possibile che lei si potesse accontentare di tutto quello? Di un ragazzo con la testa altrove, di un ragazzo che durante quella stessa videochiamata pensava al modo meno indolore per chiudere, ancora una volta, la loro storia?

Rachel laggò nuovamente attraverso la sua webcam, il suo vociare interrotto bruscamente da un rumore metallico. La chiamata andò in crash qualche secondo dopo. Sbuffando, Finn chiuse lo schermo del pc senza nemmeno preoccuparsi di chiudere i programmi che aveva aperto. Compose sul telefono il numero di Rachel, ormai imparato e memoria, e attese che lei rispondesse. Perché alla fine era così che si sentiva con lei, ultimamente. In una perenne attesa che le cose migliorassero.
 
  *****
 
L’ora di Fisica non aveva mai avuto così senso prima di quel momento. Era tutto molto semplice e lineare, perché ci aveva messo così tanto tempo a capirlo? Ovviamente no, Fisica non c’entrava proprio nulla. Quella continuava a fare schifo e a non avere senso. Ma sbirciando nella fila davanti alla sua, qualche posto più a destra, dove Brittany stava scarabocchiando qualcosa sul quaderno, era tutto chiaro finalmente. Il modo in cui lei accavallava le gambe quando stava seduta, e come teneva il capo inclinato a destra mentre scriveva; come la sua coda oscillasse ritmicamente quasi in sincronia con il movimento del pastello che teneva tra le dita, e come facesse sporgere la lingua fuori dai denti, proprio come aveva già notato in diverse occasioni.

Chissà cosa stava disegnando? Unicorni o ninfe dei boschi? Nessuna chance che stesse seguendo realmente la spiegazione.

Tutti piccoli dettagli. Chiari, esplicativi. E lui non se ne lasciava sfuggire nemmeno uno, registrandoli e custodendoli con attenzione, sebbene non spettasse a lui. Infatti c’era una cosa ancora più chiara, un particolare poco trascurabile: Santana seduta di nuovo alla sua sinistra, come non accadeva da settimane. Santana insieme a lei in corridoio. Santana che le ricorda la combinazione dell’armadietto, perché si sa che i numeri tendano a confondere Brittany. Santana che la scorta fuori dall’auditorium. Santana e Brittany. Era tutto tornato abbastanza ordinario, così come era abbastanza palese che lui fosse un’idiota ed era cascato dall’albero come una pera matura. Eppure si sentiva di averlo fatto in tremendo ritardo, come se quella fosse ormai la stagione delle ciliegie e lui totalmente fuori contesto. Se solo avesse ascoltato per tempo le insinuazioni di Kurt! O se solo avesse dato maggior peso alle parole di Quinn. Quinn. Non pensava di poterlo ritenere possibile, ma aveva bisogno di parlare con lei. Se c’era qualcuno che avrebbe potuto ascoltare il suo bisogno di sfogarsi, per quanto la cosa sarebbe potuta apparire inverosimile solo qualche giorno prima, era proprio Quinn Fabray. Ma Quinn seguiva un corso avanzato di fisica. Non erano in classe assieme.

Il piede destro di Brittany oscillava ritmicamente. Se la professoressa Dewler lo avesse preso ad esempio per descrivere il moto armonico, Finn era sicuro che sarebbe riuscito a seguirla decisamente meglio. Quando riuscì ad alzare leggermente lo sguardo, venne intercettato dai suoi occhi blu. Per qualche motivo si era girata verso di lui, come se avesse avvertito di essere osservata. Lei gli sorrise lievemente. Anche la sensazione che Finn provò all’altezza dello stomaco era chiara. Ed era altrettanto evidente anche il sorrisetto sul viso di Santana. Profumava di vittoria. Finn alzò la mano e chiese alla professoressa il permesso di andare in bagno. Oh, certo. Pure quel senso di soffocamento era inconfondibile, come se nella stanza non ci fosse ossigeno sufficiente per tutti e tre. Perché in quell’aula gli altri erano solo ologrammi e Fisica non aveva mai fatto così schifo come in quel momento?    
 
  *****
 
La tappa in bagno era durata più tempo del previsto, non proprio lo stretto indispensabile per sciacquarsi la faccia con un po’ d’acqua fredda. Non poteva tornare in aula. Si sarebbe inventato qualcosa per le conseguenze, e avrebbe recuperato le sue cose successivamente. L'auditorium vuoto gli era sembrato un posto più confortevole da poter raggiungere. Aveva bisogno di sfogarsi, che qualcuno gli assicurasse che non era un idiota totale se si sentiva in quel modo. Neanche si era accorto di aver afferrato il telefono e di aver incominciato a comporre quel messaggio.
 
“Credo che il ragazzo abbia finito di guardarsi dentro.
Dici che l’amica ha tempo per quella famosa chiacchierata?”

 
Finn posò il cellulare sul bordo del lavandino, osservandosi attraverso il vetro pieno di schizzi e gocce d'acqua. Il suo riflesso lo fissava con sguardo spento, due grosse occhiaia lo facevano assomigliare a un miserabile procione. La notte precedente non era riuscito ad addormentarsi ed era finito per restare alzato fino a notte fonda giocando all'Xbox. Si passò il dorso dell'indice contro lo zigomo sinistro, tendendo la pelle, mentre continuava a fissarsi allo specchio. Un procione in astinenza. Ecco cosa sembrava. Il telefono vibrò contro la superficie in marmo.
 
“ Pensavo avessi lezione! Dove sei?”

Lui le diede appuntamento in auditorium, e fu proprio lì che Quinn lo aveva raggiunto una quindicina di minuti più tardi. Lo trovò seduto in seconda fila, le gambe appoggiate sullo schienala della poltroncina davanti a lui. “ Beh, …” aveva pronunciato la ragazza, lasciandosi cadere sul posto alla sua destra.“ Diciamo che la cosa non mi coglie impreparata!”

“Come hai fatto a capirlo così presto, mentre io ci ho impiegato così tanto?” Protestò Finn guardando il palco, come se potesse cercarvi le risposte a tutti i suoi problemi.
“ Finn, siamo stati insieme per mesi…” Il suo tono di voce era delicato. “ Ho imparato a leggere i tuoi sguardi.”

Finn annuì appena, seppur quello non spiegasse molto della questione. Se lei aveva ragione, pensò che avrebbe dovuto guardarsi allo specchio con maggior frequenza, e studiare con attenzione come i suoi occhi guardassero le cose. Magari in quel modo avrebbe imparato qualcosa di più su se stesso. Quinn lo scrutò con attenzione, prima di scrollare le spalle. Congiunse le mani e finalmente parlò.

“ Inoltre, sono sempre stata convinta che Rachel non fosse la persona giusta per te…”

Finn fece per aprire la bocca. “ Eh, no… Finn. Non te lo sto dicendo perché mi hai mollato per lei.”

Il ragzzo sprofondò un po' di più nella poltroncina di velluto. “Tu odi Rachel, Quinn…” protestò.

“ Odio è una parola gigante!” Gli occhi di Quinn saettarono, incredula che lui potesse anche solo pensarlo. “ Diciamo che ce l'ho un po' con lei, e non per le ragioni che pensi tu…” Puntualizzò la ragazza, “ non più, perlomeno. Senti, probabilmente non saremo partite con il piede giusto io e Rachel, e questo potrebbe… avere a che fare con te…” gli concesse dopo un minimo di esitazione. “ Ma ormai è il passato! Ma se non apprezzi il carattere di una persona, non potrai mai andarci d'accordo. E penso che non sia la fine del mondo quando succede...”

“ Dicevo così, per dire…” precisò Finn, corrucciandosi. L’ultima delle sue intenzioni era ripristinare le ostilità con Quinn.

La biondina rimase in silenzio per un po', prima di far scoccare la lingua. Evidentemente si aspettava che lui facesse qualche progresso nel suo sfogo, ma quando le fu chiaro che Finn necessitasse di qualche assist, parlò. “ Quindi, che hai intenzione di fare?”

Finn si passò le mani contro le meningi, sospirando. “ Penso di dover essere onesto con Rachel… non posso stare con lei quando…”
“Quando vorresti stare con Brittany…” Concluse Quinn con un sorriso compiaciuto. Se c’era una cosa che lei adorava era la sensazione di avere ragione. Finn emise uno strano verso a metà tra una protesta e un sospiro. “Finn, io credo che dovresti smetterla di sentirti in colpa per quello che provi.” Quando lui la guardò con un’espressione dubbiosa, lei aggiunse. “ Non puoi preoccuparti di controllare qualcosa di così irrazionale come i sentimenti… non c’è nulla di logico quando testa e cuore iniziano a combattere!”

“ In ogni caso non ha importanza…” scrollò le spalle Finn, roteando gli occhi. “ Sembra sia stato molto bravo a svolgere il mio compito, dopotutto… e Brittany è tornata da Santana. Probabilmente è giusto così!”

“ Quindi è tutto? Lasci Rachel e te ne resti col cerino in mano?” Quinn si alzò in piedi, lasciandosi la gonna mentre si appoggiava allo schienale della poltroncina davanti a lei, in modo da poterlo guardare negli occhi. “ E cosa dovrei fare?” Replicò Finn ridendo, amaro. “Schiaffeggiare Santana con un guanto di velluto e sfidarla a un duello?”

Quinn ruotò appena il capo, fissandogli il viso. “ Il segno sulla guancia quasi non si nota già più…” mormorò.

“ E poi l'hai vista Brittany da quando siamo tornati da Rose Lake?” Domandò lui, ignorando il suo commento, non volendo pensare troppo al fatto che lei avesse capito il vero motivo del suo piccolo sfregio. Quinn fece una smorfia che manifestava tutto il suo disaccordo. “ Non lo so, Finn… stiamo parlando di Brittany. Un momento è miss Little-Pony e quello dopo è la ragazza più malinconica che esista. A me non sembra che il suo umore sia così svoltato dopo la gita!”

“Non ti capisco…” protestò Finn, cercando di essere il più franco più possibile, osservandola corrucciato. “ Sembra quasi che a te l'idea di Brittany e Santana insieme non  faccia impazzire… ho sempre pensato fossi la loro più grande sostenitrice!”
“Ehi!” Esclamò Quinn indignandosi. “ Sono le mie migliori amiche! Desidero solo il meglio per entrambe!” Incrociò le braccia, e fece per dire altro ma si mutò. Infine, mordendosi la lingua, come a ricacciare le parole che stava per farsi scappare, aggiunse, “ se sono davvero riuscite a smussare tutti i loro spigoli io sono e sarò solo che felice…”

“ Brittany ama Santana… è abbastanza palese, Quinn!” Esclamò Finn, che faceva fatica a capire il punto della sua ex. “E Santana si è esposta per lei! Non capisco quale sia il problema!”

“Se non ti fosse chiaro, voglio bene anche a te…” la ragazza scosse il capo, paziente. “ Ma non ti ci vedo bene nel ruolo di Finn-il-martire!”
“Ho le mani legate… ci sono tempi perché le cose accadano. Io e Brittany non ci siamo incrociati con quelli giusti. E il fatto che lei mi piaccia non significa che il sentimento sia mutuale!”

Quinn roteò gli occhi, appellandosi a tutta la sua pazienza. Ma Finn era troppo preso dalla sua convinzione per darle peso.
“Quindi non hai intenzione di fare nulla?” Lei allargò le braccia in un gesto pieno di teatralità, arcuando le sopracciglia. “Il tuo grande piano consiste nel lasciare Rachel e restare lì, senza neppure provare a parlare con Brittany?”

“Tu che faresti al mio posto?”

“Fortunatamente io non sono Finn Hudson… ma se lo fossi, quantomeno sarei onesto. È bello da parte tua il volerlo essere con Rachel. Ma credo tu debba esserlo anche e  soprattutto con Brittany…”
 
  *****
 
“Amico, è da quando siamo tornati dalla montagna che sembri uno zombie!” Lo riprese Sam un paio di giorni dopo. “ Tra una settimana abbiamo la partita. E se non vinciamo possiamo salutare i play-off.”

Era parecchio che non si ritrovavano a casa di Puck, ma la giornata piovosa era sembrata in grado di creare il giusto pretesto per passare un po’ di tempo davanti ai videogiochi, come ai vecchi tempi. Ma Puck aveva altri piani per la serata, che rivelò non appena accese il televisore e si mise a cercare tra i canali via cavo. Wrestling. Finn, che non vedeva un match da secoli, rimase piacevolmente intrigato dalla strana proposta.

Ogni volta che metteva piede nella stanza di Noah, i muri erano tappezzati con poster e gadget sempre più stravaganti. L’ultima aggiunta alla sua collezione sembrava essere un cartello stradale ammaccato, che segnalava il pericolo di attraversamento cervi. Finn sospettava che il brutto graffio sul parafanghi destro del furgone di Puck, spuntato da un paio di giorni, potesse avere qualcosa a che fare con il nuovo oggetto d’arredamento dell’amico. Puck lo aveva appeso al muro sopra la televisione, tra un poster dei Cleveland Cavaliers e di un lottatore di mascherato di cui non ricordava il nome. Aveva dimenticato quella specifica passione dell’amico.

“Confermo!” Puck concordò con il biondo.“ Ultimamente hai la stessa gioia di vivere di Tina quando era ancora nella sua fase gotica e fingeva le balbuzie. Che gusto c’è a farti il culo a Super Smash Bros. se nemmeno ti incazzi quando perdi?!”

Il presentatore, un ometto in giacca e cravatta, stava al centro del ring mentre annunciava l’incontro che avrebbe dato il via alla serata. L’opener di ogni pay-perview era spesso uno dei match più succulenti. Finn non intese le regole della contesa, distratto dai due amici.

“Lascia stare i videogames…” Sam aggrottò le sopracciglia, curioso per il fatto che le priorità di Noah non coincidessero con le sue. Ma Sam era quello più scarso con i picchiaduro. Finn sospettava che il secondo posto per una volta non gli spiacesse così tanto.  “ Pensiamo alla partita con la HighPride, piuttosto! Sono imbattuti da sette partite!"

Finn non rispose, un po’ perché non voleva affatto pensare anche a quella questione, un po’ perché era impaziente di vedere l’ingresso in scena del primo lottatore. Le entrate spettacolari e fuochi d’artificio erano tra le cose che più lo avevano catturato da bambino. Non rimase deluso quando la telecamera era stata immersa da densi getti di vapore, mentre la prima musica di ingresso risuonava. Erano passati secoli da quando Finn era un appassionato della disciplina. Aveva passato ore davanti alla tv, quando era più piccolo e non sapeva che il Wrestling fosse un sport-spettacolo e che i lottatori seguissero un copione predeterminato. Sua madre lo aveva addirittura portato ad uno dei live-event organizzati da quella famosa compagnia di Wrestling in uno dei paesi limitrofi.

Rimase sorpreso, quando dalla coltre di fumo non sbucò un lottatore, bensì una lottatrice. La grafica in sovraimpressione gli venne in aiuto, suggerendogli il nome della Wrestler, mentre The Man Becky Lynch raggiungeva il ring di gran carriera, i capelli arancioni che fluttuavano al vento. Mentre rifletteva sul suo soprannome, constatò che la donna avrebbe potuto distruggerlo con una sola mano, a giudicare da quanto sembrasse atletica e muscolosa.

“Che rimanga fra me e voi…” esordì finalmente, distogliendo lo sguardo dal televisore. Sam e Puck erano i suoi più grandi amici, dopotutto. Se la chiacchierata con Quinn non era riuscita a farlo stare meglio, con chi, se non con loro avrebbe potuto sfogarsi ulteriormente? “ Sto pensando di lasciare Rachel…”

Guardò Sam per un breve istante, come a voler cercare la giuste parole. Invece restò ancora zitto, posando di nuovo gli occhi sullo schermo della tv. La canzone di ingresso di Becky Lynch non si era ancora interrotta, mentre i telecronisti ricordavano come la donna proveniente dall’Irlanda fosse la prima sfidante al titolo femminile. Finalmente, la musica si interruppe per far posto a quella dell’avversaria, la campionessa in carica. The Queen Charlotte Flair, una bionda dal fisico statuario, più alta di almeno una ventina di centimetri rispetto alla sfidante, teneva sulle spalle la vistosa cintura da campionessa.

L'annuncio di Finn parve non sorprendere nessuno dei suoi amici, che si limitarono a scambiarsi un mezzo sguardo d'intesa, restando comunque in silenzio in attesa che lui snocciolasse qualche spiegazione.

“È un po' che ci sto pensando e mi sono accorto che le cose non sono come credevo sarebbero andate…”

“ Finn, non prendiamoci in giro!” Lo interruppe Puck picchiettando il telecomando e abbassando il volume. Il match nel frattempo era iniziato e le due lottatrici si studiavano a dovuta distanza. “Diciamo che hai iniziato a farti qualche domanda da quando hai cominciato a vedere la cara Brittany…”
“Quello che Puck vuole dire,” si intromise Sam all'improvviso, tendando di mediare le parole del ragazzo di fede ebraica, “ è che abbiamo notato che tu e Brittany siete diventati molto… vicini in poco tempo… e ci siamo fatti due conti!”

Improvvisamente, Becky Lynch fu addosso alla campionessa, atterrandola con una spallata. Finn strinse le labbra, dividendo la sua attenzione tra il match in tv e Sam al suo fianco. Ma il proseguo delle sue parole venne dal meno diplomatico dei due. “Insomma ti sei fatto un giro sulla giostra di Brittany e ci sei rimasto totalmente sotto…” si intoromise Puck con l'aria sorniona di chi la sa lunga, mostrando nuovamente la sua assenza di tatto.  “ Non ti giudichiamo, eh! Been There, Done that… letteralmente!”

“Puck… ma che cazzo stai dicendo?” Brontolò Finn, interrompendolo subito. In quel momento aveva tutto men che bisogno di ascoltare i trascorsi tra Noah e Brittany.
“ Non ho mai tradito Rachel con Brittany!”

L’incontro, intanto, procedeva già in un ritmo forsennato. Charlotte Flair sembrava aver preso le misure alla sfidante, dopo un inizio poco convinto. Becky Lynch era stata sbattuta contro il paletto e atterrata con una proiezione scenografica. L’arbitro aveva cominciato il conteggio. Becky si rialzò al conto di cinque, sotto lo sguardo predatorio della campionessa. La grafica in sovraimpressione chiarì definitivamente la stipulazione del match. Un Last Woman Standing Match. L’incontro sarebbe terminato quando una delle due non sarebbe stata in grado di rialzarsi al conto di dieci. Nessuna squalifica. Tutto lecito.

“Ok, ok… calma Finn, a Puck piace sempre viaggiare con la fantasia… lo sai come è fatto!” esclamò Sam, dando un colpo alla spalla dell'amico per richiamarlo all'ordine. Puck allargò le braccia e scrollò le spalle, mutandosi e concentrandosi sull’incontro. Charlotte era scivolata fuori dal ring e aveva recuperato una sedia.

“ È solo che… passando del tempo con Brittany mi sono chiesto se Rachel sia davvero la persona adatta a me… voglio dire, cosa ci azzecco io con Rachel Berry al di fuori di un duetto al Glee Club?” Provò a far chiarezza Finn, cercando di argomentare e convincerli del suo ragionamento. La campionessa era tornata sul ring, ma la sfidante era riuscita a colpirla con un calcio volante, facendole sbattere la sedia contro il viso. O, meglio, facendolo sembrare. Finn rimase colpito da come le due atlete stessero portando avanti il canovaccio in modo così convincente. Charlotte franò a terra mentre Becky Lynch guadagnava a fatica la zona esterna del ring.

Puck sembrava sforzarsi di mantenere le labbra sigillate, così Sam lo anticipò, parlando prima che potesse fare altri danni. “Ok… quindi ci stai dicendo che hai eletto Brittany come punto di riferimento per la tua ragazza ideale?!” Gli domandò  non del tutto convinto di aver afferrato.
“Sarebbe così assurdo?” Rispose Finn facendo una strana smorfia.

“Beh, Finn… davvero non saprei!” Rispose Sam con sincerità. “Brittany non è forse lesbica? E non si è appena rimessa con Santana?”

La campionessa si alzò al conto di sette, barcollando. Una sediata sulla schiena la sorprese, facendola ripiombare al tappeto. Sam fischiò, colpito dal rumore del colpo. Quelle due ci sapevano fare nel fargli dimenticare che fosse tutto finto.

“Tecnicamente è bisessuale!” Precisò Puckerman con un mezzo ghigno, come se stesse confidando un segreto fino a quel momento ben custodito, “ il che apre a scenari davvero- porca troia!” Si interruppe, quando la campionessa venne scaraventata contro il tavolo dei commentatori, che franò sotto il suo peso. Questa volta non sarebbe riuscita a rialzarsi in tempo. Puck fece una smorfia colpita, completamente catturato dalla scena in tv.

Finn lo ignorò, rivolgendosi solo al biondo. “Lascia stare per un attimo tutte queste etichette. Io non sto dicendo che Brittany sia la mia ragazza ideale…”

“ Sam, non capisci? Il nostro Finn si è innamorato del carattere di Brittany!” Lo canzonò Puckerman, mentre Charlotte Flair si alzava con le ultime energie, sotto lo sguardo incredulo della rivale.

Finn forse non colse l'ironia. “Esatto…o meglio, circa!” Incalzò, provando a metterci una toppa. Perché ammettere con loro ad alta voce di essersi innamorato di Brittany era ben diverso dal lasciare quel pensiero ben confinato nella sua mente. “Intendevo solo… che in una ragazza vorrei la personalità di Brittany piuttosto che quella di Rachel…”

“Già, immagino che quelle gambe chilometriche e il culetto da ballerina ti lascino proprio indifferente, invece!” Noah non riuscì proprio a trattenersi, ma si mutò all’ennesima occhiataccia del biondo. Finn fece finta di ignorarlo.

“Finn, abbi pazienza…” lo contradisse Sam. “Non puoi aspettarti di trovare la personalità di Brittany in una ragazza che non sia… Brittany.” Il quarterback del McKinley non si preoccupò di ribattere, troppo intento a studiare la polvere sul mobiletto in cui Puck aveva posizionato la Wii. Il match andava avanti da parecchi minuti, Becky e Charlotte si stavano scambiando manrovesci a bordo ring, mentre l’arbitro osservava la situazione con fare autoritario.

“Gesù… ti sei preso davvero una bella sbandata per tutto il pacchetto! Altro che carattere e palle varie…” mormorò Puck scuotendo il capo, colpito, come se fino a quel momento lo avesse semplicemente provocato per prenderlo in giro. “Fabray, Berry, Lopez, ancora Berry e ora Pierce… Praticamente metà Glee Club…” mormorò Sam, riflettendoci. Finn roteò gli occhi. Puck faticò a trattenere unna risata. Parve davvero impegnarsi a fondo, quando Finn gli aveva lanciato una mezza occhiata fulminante.

“Lasciami solo  dire questa cosa… davvero perdonami, amico… ma che tempismo di merda!”

Trascorsero tre secondi, durante i quali gli occhi di Finn incrociarono quelli scuri dell'amico. Puck non seppe più contenersi e scoppiò a ridere, fragorosamente. Finn, per qualche strano motivo, trovò il lato comedy della vicenda e si lasciò trascinare anche lui in una risata nervosa,  che sfociò in un vero riso isterico, portando entrambi i ragazzi a scuotersi come pazzi sul pavimento, quasi presi da convulsioni. Sam scosse il capo, suo malgrado divertito, pensando che l'amicizia tra quei due andasse studiata, e da uno bravo!

Lo sfogo sembrò fare bene a Finn, sebbene non cambiasse lo stato della questione. Era riuscito a dare un senso ai suoi sentimenti solo quando Santana e Brittany avevano risolto i loro conflitti. Puck aveva ragione. Un tempismo veramente di merda.

“E con questa cosa ci siamo appena giocati la vittoria delle Nazionali!” Sospirò Sam, riprendendo il telecomando in mano e alzando il volume. La campionessa in carica era appena stata atterrata dall’ennesima mossa dell’irlandese. Mentre Finn e Puck ancora non sembravano in grado di riprendersi, la cintura era passata di mano. Questa volta, The Queen non ce l‘aveva fatta ad alzarsi in tempo. L’arbitro aveva fatto suonare la campanella, sancendo la fine del match.

“Poco male…” Sam scrollò le spalle, spegnendo il televisore mentre Becky Lynch sollevava la sua nuova cintura al cielo, con aria distrutta.“ Ma se non ci fai vincere la partita con la HighPride... sarò il primo della fila ad aspettarti il giorno dopo con le granite!”

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Capitolo 13
*** Pressione ***



Note dell’Autore:
Ci avviciniamo ormai alla chiusura. Penultimo capitolo. Ho deciso di rendere gli ultimi due un po’ più corposi del solito. Ammetto di essere un filino emozionato all’idea di riuscire a chiudere questo percorso.

Ripropongo il Link alla playlist Spotify, una piccola raccolta delle canzoni incontrate durante la storia!  Anche questa volta c’è un piccolo aggiornamento… una new entry per il capitolo odierno che sostituisce l’originale brano a cui avevo pensato!
https://open.spotify.com/playlist/5MC2XfjV42flx9ugn6Q9bq?si=jQz59SsGTue6vNE7zXNeMQ

 
*****

 
Capitolo tredici.

Raggiungere casa Barry non era mai stato così complicato. In qualsiasi altra situazione avrebbe dato modo alla sua pigrizia di prendere il sopravvento e sarebbe andato in macchina. Quando si trattava di doversi spostare sull’asfalto, tutta la sua propensione per i lunghi cammini veniva letteralmente drenata. Aveva bisogno di natura per sentirsi ispirato, ma camminare gli era sembrata la mossa più sensata per vincere l’ansia. In quel momento non ricordava nemmeno di aver suonato il campanello. O aveva mandato un messaggio alla sua ex ragazza – nella sua mente poteva già definirla così – chiedendole di uscire e di raggiungerlo sul vialetto? Non ne aveva davvero idea. Aveva cominciato a parlare non appena lei l’aveva liberato dal veloce abbraccio, sorpresa per la sua improvvisata. Aveva temuto che se lei avesse cominciato a parlare, lui avrebbe perso il naturale slancio. Ma quando Finn era rimasto fermo, impacciato, senza ricambiare la stretta, Rachel aveva capito che qualcosa non andava.

La settimana era già quasi volta a metà, e lui non aveva potuto far altro che aspettare che Rachel si rimettesse per affrontarla. Non propriamente il miglior regalo per festeggiare la sua guarigione, ma Finn era arrivato al punto che sarebbe stato male fisicamente se avesse aspettato ulteriormente. Nei due giorni precedenti si era reso conto di essere diventato insofferente verso tutti e tutto.

Lei lo aveva lasciato parlare in silenzio, l’espressione seria. Non era facile trovare l’occasione in cui Rachel Barry lasciasse parlare gli altri. Finn aveva provato più volte il suo discorso, ripetendolo mentalmente mentre aveva compiuto il tragitto per arrivare da lei. Ma un conto era l’immaginazione, tutt’altra cosa era la realtà. Così, non gli era uscito esattamente come aveva immaginato. Non c’era traccia della risoluzione e della sicurezza che avrebbe voluto mettere nelle sue parole. Rachel aveva aspettato che lui terminasse con le braccia incrociate al petto, immobile, le maniche della camicetta azzurra che venivano tirate un po’ sopra i polsi, considerata la posizione. Sembrava una statua di cera e Finn non riusciva più a decifrare il suo sguardo.

Il senso di liberazione, che pensava di poter provare a quel punto, sapeva dannatamente di senso di colpa. O forse era così perché in realtà le due cose coincidevano? Come abituarsi allo sguardo ferito negli occhi della persona che, fino a poco tempo prima, era tutto ciò che importava? Come accettare che ora quegli occhi lo guardassero con tutto quel risentimento? Quando era diventato il motivo delle sue lacrime? Perché Rachel non aveva gridato come lui aveva creduto, immaginando la scena nella sua mente come a volersi preparare, prima di viverla. Non lo aveva fermato per cercare di fargli ritrovare il senno, tantomeno lo aveva insultato né lo aveva attaccato. Aveva fatto di peggio.

Torturandosi le dita, aveva sospirato, come se si fosse finalmente rassegnata all’arrivo di qualcosa che aveva aspettato con timore da diverso tempo.  “È per Brittany…” aveva mormorato distogliendo lo sguardo, mentre iniziava a tremare leggermente, fallendo nel riuscire a mascherare le prime lacrime. Non una domanda, ma un’affermazione bella e buona. Lui non aveva avuto né la forza né il cuore di negare l'evidenza. Cosa ne sarebbe valso? Non c'era nemmeno bisogno che parlasse per confermare la sua constatazione.

“L'ho capito subito, sai…” Rachel si era stretta nelle spalle, tirando su con il naso. Quel piccolo gesto gli fece forse più male di uno schiaffo. “Inizialmente ho pensato che fossi solo un tantino paranoica… ma in fin dei conti ho ancora un buon sesto senso per certe cose.”
“Rachel… io..." tentò Finn, senza sapere assolutamente come proseguire.
“Hai sempre avuto una certa attrazione per le Cheerleader…” Il suo tono di voce era piatto, come se gli stesse descrivendo le previsioni del meteo per il giorno successivo. “Avrei dovuto tenerne conto.”

“Questo non ha nulla a che fare con il fatto che sia una Cheerleader!” La contraddisse lui, un misto tra stanchezza e indignazione. Quell’argomento lo infiammava sempre un po’ più del dovuto.

“Da quanto va avanti?” Le parole di Rachel suonavano come un’accusa lapidaria, pesanti nella loro freddezza, mentre lei si lasciava cadere sui gradini in pietra davanti all’ingresso di casa.

“Non c’è nulla che debba andare avanti… non è mai successo nulla.” Rispose Finn, lentamente, studiando il tono più opportuno. Esisteva veramente un tono adeguato a quella situazione? Come si lascia una persona davanti all’uscio di casa, una persona a cui vuoi comunque bene, senza distruggere tutto completamente?

Senza sapere come e perché, si sedette accanto a lei, ben attento però a mantenere un certo distanziamento. Il profumo dolciastro delle begonie che i papà di Rachel avevano piantato nell’aiuola lo investì improvvisamente, sospinto da una leggere folata di vento.  Non era sicuro di preferire tutto quello alla scena che si era prefigurato prima di suonare il suo campanello, con il più classico dei “Rachel, dobbiamo parlare.” Eppure, fino a quel momento era davvero filato tutto come da programma, no? Quindi, cosa stava succedendo?

“Se non è mai successo nulla, allora… perché?”

Una domanda più che lecita. Finn si era posto lo stesso quesito più e più volte, nel buio della sua stanza, senza riuscire a individuare la risposta corretta. Eppure, sembrava una domanda così semplice! Non era affatto sicuro di come rispondere. In quel momento lui non si fidava della sua voce, che sembrava perdere forza e intensità pima di uscire dalla sua faringe e dalla bocca, come se le corde vocali lavorassero con una materia prima di scarsa qualità, tutto all’improvviso. E tantomeno non si fidava della sua testa.  Come poteva dirle con il giusto tatto che Brittany non aveva dovuto fare nulla di speciale per impressionarlo? Come spiegare a una persona che qualcun altro aveva vinto il suo spazio tra mente, cuore e pancia per un motivo talmente semplice da non riuscire neanche ad essere visualizzato? E come poteva farlo senza ferire in modo ulteriore i suoi sentimenti? Era davvero possibile?

“Perché Brittany?”

Per pochi e tanti motivi insieme, probabilmente. Non è facile sentirsi connessi veramente con qualcuno e quando accade non è forse meglio godersi il momento piuttosto che farsi troppi viaggi e rovinare la spontaneità della cosa? Importava davvero capire il perché, o dare forma a certe sensazioni? Avrebbe cambiato il modo in cui lui si sentiva o il modo in cui Rachel si sentiva? Avrebbe cambiato il modo in cui sedevano lì, in quel momento, vicini ma allo stesso tempo lontano chilometri? Finn era sicuro di no.

“Sai la cosa che fa più male?” Gli domandò lei a un tratto, privandolo della possibilità di rispondere. Aveva ormai dato per scontato il fatto che lui non lo avrebbe fatto. “Persino dei sentimenti non corrisposti ti sembrano meglio di quello che siamo stati…”

Lui sospirò e fece per dire qualcosa. Ma ci ripensò. Alla fine, era semplicemente la verità. “Mi dispiace Rachel, mi dispiace davvero…” ed erano parole dette con tutta la sincerità possibile –  le pensava veramente –  perché sapeva di volerle bene. Ma per un qualche strano motivo non era più abbastanza. “E lo so che questo non sistema affatto le cose, ma credo che sia importante essere onesti tra di noi…”

Lei rimase silenziosa, mentre le lacrime cominciavano a scendere sempre più copiose. Lui non ebbe la forza di consolarla, restando immobile seduto sui gradini, sentendosi un babbeo. Non seppe dire quanto tempo fosse passato prima che Rachel smettesse di piangere, ma quel momento sembrò funzionare da molla per lui. Così si era alzato, perché non vedeva più nessun motivo per indugiare ancora. Avrebbero finito per farsi solo altro male. “Per quello che vale io ti voglio ancora bene… ed è per questo che dovevi sapere la verità.”

Lei alzò lo sguardo e annuì piano, mentre l’ennesima lacrima scappava oltre la sua guancia. “Suppongo dovremo superarla questa cosa… no?”

Finn si strinse nelle spalle. “Quando saremo pronti…”

Era quello il problema di vivere a qualche isolato di distanza, in quel di Lima Ohio, di frequentare le stesse classi e lo stesso gruppo di canto coreografato. Non sarebbero riusciti ad evitarsi nemmeno se lo avessero voluto per davvero. In qualche modo avrebbero dovuto imparare a convivere con le macerie della loro relazione, e un giorno, chissà, imparare a ricostruire qualcosa di diverso. “Ci vediamo a scuola…” le disse prima di allontanarsi, ancora con un mezzo indugio, le mani in tasca e gli occhi bassi.
Aveva fatto la cosa corretta e il risultato finale, per quanto facesse male, era stato probabilmente migliore delle sue aspettative. Eppure, si sentiva da schifo lo stesso. Non che si aspettasse chissà cosa. Quinn aveva dipinto benissimo la situazione in cui si trovava in quel momento. Solo e con il cerino in mano.

Accelerò, cercando di frapporre nel minor tempo possibile la maggior distanza possibile tra lui e casa di Rachel, proseguendo lungo il marciapiede. Mai come in quel momento, mentre un campanile scandiva la mezz’ora, aveva desiderato con tanta forza di rifugiarsi in camera sua. Poteva già immaginare due scenari ad attenderlo a casa. Kurt lo avrebbe aspettato con le braccia conserti e un sopracciglio levato, in attesa della sua versione di come si fossero svolti i fatti, o sarebbe corso immediatamente da Rachel? Non era preoccupato di come avrebbe reagito, il suo fratellastro aveva già previsto tutto quanto da un pezzo. Era come se avesse semplicemente assistito agli eventi con largo anticipo.

Il suo telefono vibrò e lui aprì la notifica senza nemmeno guardare chi fosse il mittente.
 
Stop wasting time trying to shape your life
It's all right, goodbye.” C.T.E.
 
Se hai bisogno mi trovi a un colpo di telefono! <3
 
Fissò il messaggio di Quinn senza smettere di camminare. Doveva aver parlato con Kurt, considerando che era il solo a sapere quando sarebbe andato da Rachel. Oppure aveva semplicemente dedotto fosse arrivato il momento. Stava parlando di Quinn Fabray, dopotutto. La sua onniscienza non era mai stata messa in discussione. Non da lui, quantomeno. Era bello che lei fosse propensa a mostrargli così tanto supporto, soprattutto perché ai tempi non si erano lasciati nel modo migliore. Di fatto, nemmeno nel periodo in cui si erano frequentati avevano avuto un rapporto così genuino. Rilesse la citazione, non così distante da quello che lei aveva cercato di dirgli in auditorium. L’acronimo stava per Cage The Elephant, uno dei gruppi preferiti di Quinn. Qualcosa aveva imparato durante i mesi in cui erano stati assieme! Aveva persino una vaga idea circa la canzone da cui l’aveva estrapolata. L’avrebbe ascoltata una volta arrivato a casa, sicuro che si accompagnasse bene al mood del momento. Digitò un veloce, “Grazie Quinn! Apprezzo davvero, ma è tutto ok. Sto bene!” prima di attraversare la strada, raggiunto il semaforo.
 
Era ormai arrivato dall’altro parte, quando il suono ripetuto di un claxon catturò la sua attenzione. Finn si girò in direzione del rumore: a bordo strada il fuoristrada di Burt indugiava con le quattro frecce lampeggianti. Dal lato del guidatore, con il finestrino abbassato, Kurt lo guardava schermato da un paio di occhiali da sole. Avrebbe dovuto immaginarlo.

Tornò sui suoi passi, nemmeno troppo sorpreso nel realizzare che Kurt si trovasse casualmente in zona. “ Ehi, salta su che dobbiamo fare un paio di commissioni per Carole prima della cena!” Kurt si levò gli occhiali, adagiandoli sulla fronte.

“ Non sei venuto a vedere come sta Rachel?” Finn si appoggiò letteralmente contro la portiera, gli avambracci che trovarono posto dove il vetro del finestrino era stato abbassato. Kurt scosse il capo. “ Per il momento ritengo più saggio lasciarle il tempo di digerire la situazione per conto proprio.” Rispose, facendogli segno di salire in macchina. Finn, lentamente, fece il giro del velivolo e montò sul sedile anteriore.

“ Quando vorrà, sarà lei a chiamarmi.”

Finn annuì, mentre si allacciava meccanicamente la cintura di sicurezza e richiudeva con un gesto deciso il vano portaoggetti, che era rimasto aperto per qualche motivo, mentre Kurt rimetteva in moto. Ma non gli sfuggì quell’oggetto che sembrava così fuori contesto e che Kurt doveva aver riposto lì dentro. Finn roteò gli occhi. “ Ti sei davvero messo a spiarci con quell’affare? Ma seriamente?”

Kurt lo fissò con confusione per una manciata di secondi, come se si stesse chiedendo come lui lo avesse scoperto. Ma Finn aprì nuovamente lo sportello davanti a lui e gli sventolò sotto il naso il piccolo binocolo che aveva scorto in precedenza.

“Oh…” Mormorò Kurt, tornando a fare attenzione alla guida. “ Non riuscirei minimamente a convincerti che mi sono dato all’ornitologia nel parchetto qua vicino?”
“Ornitologia…” Finn levò un sopracciglio.
“Birdwatching per la precisione…” annuì Kurt con un ghigno, mentre imboccava una rotatoria e si immetteva nella prima uscita.
“ Certo che proprio ti impegni a fondo ad attirare su di te le battute più becere, eh Kurt?”

Il ragazzo alla guida sgranò gli occhi, “ Hai davvero una mente deviata, Finn, io stavo parlando di osservare il Picchio dalla testa rossa nel suo habitat naturale. Quello che ha pensato ad altri uccelli sei tu, caro fratellone!”
Ma Kurt non riuscì a reggere il gioco e scoppiò a ridere fragorosamente. “ Birdwatching… come diavolo mi è venuto in mente!?”

Finn scosse il capo, suo malgrado divertito. Il fatto che il fratellastro lo avesse veramente seguito per controllare come sarebbero evolute le cose, per qualche strano motivo, non gli dava nemmeno così fastidio. Si chiese fin dove si sarebbe spinto se Rachel lo avesse invitato a entrare e lui si fosse trovato costretto a parlare in casa o peggio in camera sua. Si sarebbe arrampicato sul Platano del giardino dei Barry per spiarli dalla finestra? La visione era totalmente improbabile, ma estremamente divertente.
 
“Volevo solo assicurarmi che lei non tornasse in camera sua e scendesse con la mazza da baseball che tiene sotto al letto!” Precisò Kurt, dopo qualche momento, quando finalmente riuscì a tornare serio. “ Ma da quello che ho potuto vedere, esistono situazioni post rottura decisamente peggiori.”

“ Rachel ha davvero una mazza da baseball in camera?”

“Uh-uh…” rispose Kurt fermandosi a uno stop. “ Mi sorprende che non abbia mai provato a dartela su quella crapa bacata!”
“Kurt vediamo di non fare troppo il fenomeno…” Finn lo riportò all’ordine. “ Di cosa ha bisogno mamma?”
Il ragazzo regolò lo specchietto retrovisore prima di rispondere. “ Abbiamo terminato un po’ di cose in casa. Latte, biscotti… cose così. Oh, e per questa sera ha preparato il polpettone. Cena di famiglia!”

 
*****

 
Stavano dibattendo da un paio di minuti, impalati davanti allo scaffale dei biscotti, l’uno avallando la scelta di una confezione di cookies che sembravano trasudare burro già attraverso la confezione, l’altro difendendo la causa di ben più anonimi biscotti pieni di fibre, quando si sentirono chiamare a gran voce. La loro discussione parve perdersi nel nulla quando Finn si voltò verso la fonte del richiamo e Kurt ne approfittò per far scivolare i suoi biscotti nel cestello insieme al resto della spesa.  

“Kurt, Finn!?”

La figura snella di Brittany li fissava a qualche metro di distanza, spingendo il carrello della spesa. La ragazza indossava uno dei cappelli che componeva la sua buffa collezione, che Finn non aveva potuto non notare in camera sua quella volta che avevano registrato Fondue for Two. Per qualche strana ragione, il fatto che ci fossero quasi ventotto gradi all’esterno sembrava non averla scoraggiata nello scegliere con nonchalance quel copricapo da aviatore con la pelliccia all'interno. Ma Brittany non era sola. Jane Pierce, nel pieno dei suoi 6 anni, sedeva all’interno del carrello. Come se fosse un tesoro prezioso, abbracciava una grossa confezione di Mac&Cheese. 

La versione mignon di Brittany indossava lo stesso cappello della sorella, giusto più piccolo, accompagnato da un paio di occhiali da pilota di aerei. Sembrava pronta per Halloween, solamente con qualche mese di anticipo. Invece, alla sinistra di Brittany, Santana quasi stonava nella sua ordinaria maglietta in cotone e ipaio di shorts di jeans . Lo stomaco di Finn fece una piccola piroetta. 

 “Ciao!” Esclamò comunque, cercando di mostrarsi a proprio agio, agitando la mano. Eppure l'outfit delle sorelle Pierce era troppo strambo perché non gli scappasse un piccolo sorrisetto. Brittany parve mormorare qualcosa alla sorellina prima di spingere il carrello verso di loro. Santana le seguiva con passo controllato, ben attenta a non distogliere gli occhi da Finn nemmeno per un momento. Oh, sì. Lui lo aveva già notato. Non sembrava affatto contenta di averlo incontrato. Non lì.

“Che ci fate qui?” Esclamò Brittany con un grosso sorriso, fermandosi a due passi di distanza. Senza aspettare una risposta, diede una piccola spintarella al carrello, “Vi ricordate di Jane?”

“Per Giove, ma siete identiche!” Esclamò Kurt, che la incontrava per la prima volta.

“Come no?! Come stai Jane?” Finn si grattò il capo, ricordando come la bambina gli avesse aperto la porta e lo avesse annunciato come Un gigante, quella volta che era stato da Brittany.  Cercò, invece, di non andare attenzioni alla ragazza ispanica che le affiancava.

La bimba si limitò a guardarlo con circospezione, arrossendo lievemente prima di nascondere il viso dietro la confezione che teneva in grembo. Brittany ridacchiò. “Oh, tranquillo... è sola una timidona, non è vero Jane?” Alzò lo sguardo e mormorò, in modo che solo lui potesse sentirla. “Si è presa una cotta per te da quando sei stato a casa!”

“Allora ragazzi, che ci fate da queste parti?” La vena scocciata nel tono di Santana era evidente.

“Quello che la gente fa in un supermercato, Santana, che domande!” Rispose Kurt, incrociando le braccia e guardandola con sufficienza. Degnò appena la ragazza dai capelli scuri di un’altra occhiata, prima di rivolgersi a Brittany. “ E voi che cosa siete venute a comprare fino a qui? Non dirmi che la principessa qui era in omaggio con i maccheroni?!”

“Oh, beh… è un filo imbarazzante!” Esclamò Brittany, agitandosi tutto un tratto, mentre Finn non riusciva a smetterla di guardarla, impalato come un goffo e ottuso gigante.

“BriBri ha bruciato i maccheroni di mamma nel forno…” la interruppe la sorellina, rivelando una finestrella vuota nel suo sorriso acerbo, prima di tornare a nascondere il viso.

“Oggi Mamma e Papà sono usciti a cena per festeggiare il loro anniversario!” Spiegò Brittany, dopo aver lanciato un’occhiataccia carica di rimprovero alla sua sosia in miniatura. Al suo fianco Santana incrociò le braccia e roteò gli occhi. “Mamma ci ha lasciato una teglia di pasta al formaggio già pronta… era solo da scaldare, ma potrei averla dimenticata in forno un po' troppo mentre io, Jane e Santana giocavamo alle piccole aviatrici…”
“San in realtà si stava mettendo lo smalto!” Jane riemerse da dietro la scatola, guardando l’amica della sorella con fare infastidito.

“Anche per pilotare gli aerei bisogna essere curate e impeccabili, scricciolo!” Ma la protesta di Santana si perse, sovrastata da Brittany che riprendeva il racconto.
“Per cui eccoci qui, dovevo trovare qualcosa da farle mangiare… il piano è liberarsi dei maccheroni originali e versare questi precotti nella teglia! Spero che mamma non noti la differenza quando troverà gli avanzi” Diede un colpetto al carrello, impaziente, come se fosse orgogliosa del piano che aveva macchinato. Finn pensò che fosse dannatamente geniale. Sarebbe ovviamente stato un fiasco. Ma l’inventiva era ammirevole. Al pensiero dovette sforzarsi di nascondere una piccola risata dietro un buffo suono, mentre Jane cercava ancora di spiarlo senza farsi notare, usando i Mac & Cheese come scudo a parziale protezione del viso.

“Wow, non vedo davvero cosa possa andare storto! Sembra già un miracolo che non abbiate incendiato la cucina.” Il sopracciglio di Kurt tradiva tutto il suo sarcasmo, mentre tornava a fissare Santana come se fosse tutta colpa sua. Nessuno sano di mente avrebbe lasciato giocare Brittany con i fornelli. Lei parve subire l’effetto del suo sguardo, ma scrollò le spalle come se la situazione fosse ben oltre le sue possibilità.

“Sapete, probabilmente abbiamo preso una confezione esagerata… è sicuramente più di quanto noi due e lo scricciolo possiamo mangiare. Volete fermarvi a cena con noi?” La proposta di Brittany colse tutti i contropiede.

Finn non dovette nemmeno esitare e riflettere per capire che quella fosse davvero una pessima idea. Santana gli stava già indirizzando una non troppo velata minaccia di morte con lo sguardo. Inoltre non era decisamente il momento migliore per passare del tempo con Brittany, neppure se Santana non fosse stata nei paraggi. Aveva appena lasciato Rachel; il suo piano prevedeva di affogare nel letto e guardare qualche programma spazzatura alla tv fino a quando avrebbe deciso che quello schifo non faceva per lui e sarebbe passato a telefono e Spotify fino ad addormentarsi. E poi non aveva stretto un accordo con la sua coscienza, e distanziarsi un po' ora che Brittany e Santana avevano chiarito? Inoltre, passare la serata con il motivo per cui aveva chiuso con Rachel non sembrava la cosa più saggia da fare.

Brittany sembrava fissarlo con un po’ di apprensione, ma quando la risposta si fece attendere un po’ più del necessario, abbassò lo sguardo con imbarazzo. “Lascia stare, fai finta che non ve lo abbia neanche chiesto. Sicuramente avrai già dei piani con Rachel!”

“Già Finn, probabilmente dovresti organizzare qualcosa con la tua ragazza!” Santana sembrò farle da eco.

“In realtà Finn non ha piani con Rachel, questa sera…” disse Kurt guardando Santana negli occhi con una certa aria di sfida, sorprendendo totalmente Finn.

“Oh…” Esclamò Brittany sbattendo le ciglia. “Ma credevo si sentisse meglio! Pensavo volesse passare un po’ di tempo con te dopo che non vi siete visti per tutti quei giorni…” Lei non aveva smesso di rivolgersi al Quarterback, come se Kurt non fosse lì con loro. Santana emise un verso scocciato, mentre Jane cominciava a dare segni di impazienza all’interno del carrello, la noia e la fame sembravano iniziare a prendere il sopravvento sulla bambina.

“Semplicemente oggi non era la giornata giusta per stare insieme…” scrollò le spalle lui, sperando che lei non facesse ulteriori domande. Per qualche motivo non aveva voglia di rivelare alle due la fine della sua storia con Rachel. Brittany levò un sopracciglio, non riuscendo a nascondere il suo stupore. Tuttavia, nonostante entrambi sapessero che lui non stava raccontando tutta la verità, fece spallucce e non chiese più nulla a riguardo.

“Ci fermeremmo volentieri da voi…” ed era solo una parziale bugia, perché se non ci fosse stata Santana le cose sarebbero magari state meno complicate da gestire. “Ma mamma ci ucciderebbe se saltassimo la cena di famiglia…” Kurt venne in suo soccorso.

“Oh… beh, in questo caso è meglio non far arrabbiare Mamma-Carole… non voglio che inizi ad avercela con me! Magari facciamo la prossima volta!?”
“Esatto, Finn… meglio non far arrabbiare mammina!” Santana gli sorrise senza mostrare alcuna allegria.

“Già. Sarà per un’altra volta!” Rispose Kurt immediatamente, confezionando un sorriso esageratamente marcato. “Ora è meglio se andiamo, però…”

“Certo... Beh, è stato bello vedervi anche se solo per qualche minuto!” Gli concesse Brittany, cercando di tenere a bada la sorella che incominciava a battere le mani contro la base in metallo del carrello.

“Fate attenzione al microonde questa volta!” Disse Finn, prima di raccogliere il cestello della spesa da terra e incamminarsi a fianco del fratello. “Tienile d’occhio Jane!” Esclamò Kurt, girandosi verso le tre e agitando un braccio in segno di saluto.

 
*****
 
 
La fantomatica cena di famiglia non era certo stata un successone, considerando che lui aveva passato i primi venti minuti per lo più giocherellando con il suo polpettone al sugo. Kurt non aveva fatto altro che fissarlo per tutto il tempo, mentre lui aveva risposto a monosillabi alle domande che sua madre e Burt gli avevano fatto riguardo la sua giornata. Aveva aspettato che tutti finissero di mangiare, obbligandosi comunque a far sparire la sua porzione solo per non destare la preoccupazione di sua madre. Qualunque cosa fosse in grado di minare la sua fame, significava fosse veramente importante. E lui non aveva davvero bisogno che sua madre gli stesse addosso anche per quel motivo. Finalmente, quando Burt aveva finito il suo bis e Carole aveva cominciato a sparecchiare, Finn si era sentito legittimato ad alzarsi e si era potuto ritirare in camera sua, trovando riparo nella comodità del suo materasso.

La musica aveva trovato il modo di cullarlo anche in quel frangente, nel buio in cui aveva obbligato la sua stanza da parecchi minuti, dopo che aveva declinato l’invito di Kurt di accompagnarlo a fare due passi “digestivi”. Apprezzava l’impegno ma, davvero, pensava di aver già dato per quella giornata e aveva semplicemente bisogno di starsene da solo per un po’. Non stava nemmeno dando peso allo scorrere delle canzoni, fondamentalmente troppo concentrato a tentare di non pensare a nulla, quando il telefono vibrò contro il suo petto. La sua suoneria interruppe la riproduzione in atto. Finn sollevò il suo Samsung davanti al viso, lasciando che il display gli illuminasse il viso praticamente a giorno. Le sue pupille, ormai abituate all’assenza di luce, parvero investite da una pioggia di spilli, così lui si affettò a rispondere e a portarsi il cellulare all’orecchio.

“Dimmi che non sei in camera tua ad ascoltare roba deprimente!?”

“ Disse  colei che come messaggio di supporto post rottura, manda una citazione di Goodbye dei Cage the Elephant …” Finn roteò gli occhi, sopprimendo un mezzo sbuffo.

“Ti avevo anche detto di chiamarmi…”

“Quinn, davvero. Va tutto bene.” Tentò di rassicurarla lui, chiudendo gli occhi.

“Per quanto mi ha detto Kurt non sembrerebbe essere andata così male. C’è sempre il modo per cui queste cose possano andare peggio, sai?”

Finn si fissò le dita della mano sinistra, i suoi ultimi tormenti interiori erano ben visibili dallo stato delle sue pellicine. Un vizio terribile che l’ansia e stupidi pensieri non facevano che ingigantire. “ Suppongo sarebbe potuta andare peggio…” concesse Finn. “ Ha pianto un po’…” continuò prima di correggersi, “ Ok, ha pianto parecchio… ma a parte quello non si è messa a urlarmi contro o ha provato a prendermi a sberle.”
“Davvero non ha tirato fuori la mazza da baseball?” La voce di Quinn sembrava davvero divertita, ma Finn ne colse il tentativo di sdrammatizzare. “Oltre ogni più rosea aspettativa, oserei dire!”

“Era come se lo sapesse. Come se stesse solo aspettando la conferma definitiva…” la ignorò Finn, sospirando. “ Sono così palese riguardo tutta questa cosa?”
Quinn esitò qualche secondo prima di rispondere. “Riguardo al fatto che sono settimane che guardi Brittany come non hai mai fatto con nessuna? Beh… sei stato dannatamente palese.”

Lui tornò a fissarsi la mano. “Come va con Sam?” Cambiò discorso lui, un po’ perché non aveva altro da dire un po’ perché era giusto così. Se Quinn si mostrava così interessata alla sua vita sentimentale per pura amicizia, lui si sentiva come minimo in dovere di fare altrettanto.
“ Deve imparare a parlare un po’ meno di fumetti e supereroi e poi potrebbe anche diventare un signor fidanzato!” Scherzò lei in risposta, facendolo ridere. “ Ma non pensare che riuscirai a cavartela così in fretta, Finn. Non abbiamo ancora finito di parlare di te…”
“ Oh, non lo avevo nemmeno sperato…”

 
*****
 
 
Sotto pressione. La prima giornata a scuola dopo la sua rottura con Rachel non poté che farlo sentire a quel modo. Era stata una di quelle mattine che avrebbe probabilmente ricordato qualche anno nel futuro, chiedendosi come avesse fatto a superarla indenne. Tutto era cominciato in corridoio, prima che la campanella della prima ora li guidasse in classe, quando aveva intravisto Tina e Brittany agli armadietti. Lui aveva fatto per raggiungerle, ma Santana era spuntata da dietro un gruppetto del primo anno all’improvviso e lui si era immobilizzato a metà strada. Non era pronto al modo in cui Brittany le aveva sorriso, come se l’arrivo dell’ispanica fosse già il momento più rilevante della giornata. E mentre lui cercava un modo per convincere il suo corpo a ricominciare a muoversi, la biondina lo aveva notato a qualche metro di distanza, salutandolo con la mano. Come se quello fosse tutto ciò di cui i suoi muscoli avessero bisogno, lui aveva sorriso appena fingendo di essere diretto dalla parte opposta del corridoio. Era da veri idioti, ma dovette allungare di parecchio la strada per raggiungere l’aula di filosofia senza passare davanti a lei.

Come se non si sentisse abbastanza stralunato, il compito scritto di Filosofia lo aveva sorpreso con domande a cui non era minimante preparato. Lui aveva risposto solo grosse stupidaggini, improvvisando palesemente ogni qual volta non conosceva la risposta. Aveva tentato disperatamente di lanciare occhiate furtive al foglio di Sam, seduto poco distante alla sua destra, ma anche l’amico sembrava navigare in acque agitate. Alla fine, aveva risposto a tutto. O perlomeno, aveva riempito tutti gli spazi disponibili per le risposte. Ma non c'era la benché minima possibilità che avesse strappato la sufficienza. La sua media già singhiozzante ne avrebbe subito le conseguenze e, a quel punto, lui avrebbe dovuto fare i conti con la strigliata di sua madre.

Quel giorno aveva optato per andare in mensa perché, dopo l’ora di Storia, Santana aveva proposto a Brittany di mangiare fuori, occupando il famoso tavolo in cortile insieme agli altri ragazzi del Glee. Brittany aveva annuito con energia alla proposta della ragazza, ma quando lo aveva adocchiato al fianco di Artie, mentre uscivano dall’aula, gli aveva domandato ad alta voce “ Mangiamo tutti insieme?”

Così lui aveva finto di dimenticarsi di essersi portato il pranzo da casa, in modo da mascherare al meglio la sua volontà di stare il più lontano possibile dalle due cheerleader. L’espressione dispiaciuta di Brittany lo aveva infastidito ancora più delle arie supponenti di Santana, facendolo sentire tremendamente in colpa. E mentre era in mensa, allineato in coda, reggendo svogliatamente il proprio vassoio in attesa di una non entusiasmante porzione di sogliola impanata e patate lesse, percepì la gravità della parola pressione in modo ancora maggiore. Tutti lo fissavano. Era la vigilia della partita più importante della stagione, dopotutto. Scoprì che le grandi aspettative nei suoi confronti non provenivano solo da Sam, ma metà scuola si aspettava che il suo quarterback portasse il McKinley a una storica vittoria. La qualificazione ai playoff del campionato studentesco mancava da troppi anni. Non aveva potuto fare un passo all’interno della mensa senza che qualcuno lo salutasse con ”Mi raccomando Hudson…”, o “Fagli il Culo Finn a quei montati della HighPride!”

E poi, nel pomeriggio, ci si era messa la Beaste con quella mezza frase su una possibile presenza in tribuna di alcuni osservatori inviati da prestigiosi college. Come se non fosse abbastanza in ansia per i fatti suoi. Ma la cosa peggiore della giornata, ovviamente, erano state le prove del Glee Club.

Quando era entrato in sala canto, dopo l’allenamento, ultimo delle Nuove Direzioni, tutti lo avevano scrutato come se fosse una specie aliena. La voci, alla fine, erano girate in fretta. La gravità dell’atmosfera in sala canto gli certificò che tutti erano al corrente del fatto che avesse mollato Rachel. E la cosa peggiore era che nessuno sembrò in grado di reggere il suo sguardo. Aveva fatto per raggiungere la sedia a fianco a quella del suo co-capitano, in terza fila, spinto dall'abitudine, ma era riuscito a correggere il tiro prima che la gaffe sembrasse troppo palese.

Cosi, era scivolato a fianco a Mercedes. Ma a Rachel, che pur sembrava imperturbabile al suo posto, non sfuggì il suo goffo tentativo di apparire distaccato. Lei stava con le mani congiunte e adagiate in grembo. Le labbra serrate e lo sguardo serio gli avevano fatto pensare che lei fosse in una qualche sorta di sciopero e che se ne sarebbe stata buona per tutta la durata delle prove. Ma quando tutto sembrava volgere verso una consueta giornata in sala canto, lei aveva levato il braccio in aria e richiamato l’attenzione del professore e della classe.

Come se le cose non fossero già abbastanza imbarazzanti, Rachel aveva chiesto al prof Shouster il permesso di cantare una canzone al gruppo. In piedi in mezzo alla stanza, aveva intonato una versione parecchio sentita di The 1 di Taylor Swift. Finn avrebbe voluto sprofondare nel pavimento con tutta la sedia, perché Rachel non aveva fatto che guardarlo negli occhi e lui non era riuscito a distogliere lo sguardo. Perché doveva essere sempre così teatrale con tutto ciò riguardasse la sua vita? Doveva per forza sbandierare così, davanti a tutti i loro amici, tutti i suoi sentimenti non più corrisposti?
 
“But we were something, don't you think so?”
 
La cosa peggiore era sentirsi addosso gli occhi di tutti. Così lui si era limitato a guardare Rachel cantare, con la mascella contratta, sentendosi uno schifo mentre gli sguardi taglienti degli amici sapevano di accusa. Solo Quinn non lo aveva fatto sentire ulteriormente in imbarazzo, concentrata come lui a osservare Rachel in mezzo alla stanza.

La fine della lezione era stata una vera liberazione. Senza salutare nessuno, era letteralmente filato via dall’aula canto, affrettandosi lungo il corridoio e fuori dall’edificio, verso il parcheggio. Guidando, aveva ancora in testa i mormorii dei compagni dopo che Rachel aveva terminato la sua performance ed era tornata a sedersi. E quel tarlo non lo aveva abbandonato nemmeno quando era rientrato tra le mura di casa.

Si era ormai cambiato in un paio di pantaloncini e una maglietta pulita quando il campanello d’ingresso lo costrinse a scendere le scale. Quasi inciampando nei suoi stessi piedi, per poco rischiò di ruzzolare giù dalla rampa. Sarebbe stata veramente la perfetta ciliegina sulla sommità di una giornata da buttare, pensò, aprendo la porta.

Rimase totalmente spiazzato trovandosi Brittany in piedi sullo zerbino.

“Oh, ehi…” la salutò Finn, mentre il suo stomaco sobbalzava. Guardò oltre le sue spalle, come se si aspettasse di trovare Santana a fissarlo gravemente. Invece notò solamente la bicicletta della ragazza abbandonata malamente sul cemento, a fianco a dove lui aveva parcheggiato la macchina. La ruota anteriore stava ancora girando dietro al parafango arrugginito.

“ Ciao, Finn!” Esclamò la biondina, lasciandosi andare a un sorriso improvviso, come se il fatto che lui aveva provato a evitarla in tutti i modi durante la giornata non l’avesse minimamente toccata. Lui aprì la bocca, ma la richiuse meccanicamente poco dopo. Infine, come se dovette arrendersi al fatto che lei fosse realmente davanti a lui, ritrovò la parola. “C-che cosa ci fai qui?”

Ma la ragazza non rispose immediatamente, al contrario, come se fosse la cosa più normale in quel momento, si infilò nello spazio disponibile tra Finn e la porta, entrando in casa. “Ricordi il discorso del sapere dove abitiamo? Ho pensato di venire a studiare da te!” Esclamò, guadagnato il corridoio di ingresso, dando un colpetto alla tracolla che portava in spalle.

“Oh… ok.” Finn diede un’ultima occhiata ottusa al vialetto prima di chiudere la porta. Brittany stava già guadagnando le scale, sicuramente diretta verso camera sua.

Senza poter fare in modo di nascondere la sua confusione, Finn l’aveva seguita giusto in tempo per osservare la bionda aprire la porta di camera sua e scivolare dentro. Con un sospiro, Finn la imitò. Era stato un asso a starle lontano a scuola. Ma come poteva evitarla quando lei era stata più furba di lui ed era venuta direttamente a casa sua senza il minimo preavviso?

Nel frattempo, Brittany aveva posato la tracolla ai piedi del suo letto, e si era messa ad osservare la stanza in punta di piedi, come se la vedesse per la prima volta.
Finn la seguiva con gli occhi, incuriosito dai suoi movimenti ma soprattutto chiedendosi cosa ci facesse da lui. Ora che l'equazione Brittany&Santana era tornata a produrre un risultato sensato unendo i due termini, trovare Brittany fuori contesto lo lasciava totalmente impreparato. Perché era venuto da lui invece di trascorrere il proprio tempo con Santana? Poi la realizzazione lo colse nell’esatto momento in cui la ragazza prendeva tra le mani una delle cornici che teneva sul comodino.

“Siete venuti bene in questa foto…” mormorò Brittany dandogli le spalle, passando un indice sulla lastra di vetro.

Dopo che Rachel aveva fatto il suo show in bello stile, dando modo a tutti di capire quello che era il suo punto di vista sulla vicenda, lei doveva essere venuta a vedere come si sentisse. Finn non aveva ancora avuto né il tempo né la voglia di sistemare la sua stanza. Le foto di Rachel e con Rachel erano ancora appese qua e là.

“Hai foto di tutti, tranne che di noi due…” puntualizzò Brittany girandosi di tre quarti, così che lei potesse vederlo con la coda dell’occhio. Finalmente, dopo aver indugiato ancora qualche istante, rimise la foto al suo posto.

Tecnicamente non era un’affermazione corretta. In camera, Finn aveva solo una foto con Mike, Sam e Puck, scattata dopo una partita di football e, ovviamente, delle foto della sua ex ragazza che programmava di far sparire presto. Non propriamente tutti. Finn deglutì, muovendo un passo verso la scrivania e fingendo interesse per alcuni fogli sparsi sulla superficie in legno. “ È vero… ma avevo intenzione di cambiarne qualcuna… credo che troverai presto posto sul muro delle persone importanti!” Gesticolò, indicando la parete dietro al suo letto.

“ Allora, devi stampare la foto della cascata! Li siamo usciti super fighi…” gli fece sapere lei con uno strano sorriso, mentre già perdeva interesse nelle fotografie della stanza. La sua attenzione venne invece catturata dalla sua bacheca in sughero, dove lui era solito affiggere biglietti, cartoline o altri piccoli ricordi con delle puntine colorate.

“Così hai detto che sei venuta a studiare?”

Lei fece una piccola smorfia girandosi verso di lui. “ Oh, beh… nulla in realtà. Quella era la scusa perfetta…” ridacchiò, mentre liberava i capelli dall’elastico, sciogliendo la coda. La Cheerleader, a differenza sua, non aveva avuto il tempo di cambiarsi. Pensandoci, ora che controllava l’orologio sul suo polso sinistro, Brittany doveva essere venuta a casa sua direttamente da scuola. Vederla in uniforme, ma con i capelli sciolti, gli fece un certo effetto. “Non si era detto che non abbiamo bisogno di scuse?” Obbiettò Finn senza nemmeno rendersene conto.

“Non si era detto che non saresti sparito?” Brittany finì di ravvivarsi la chioma dorata e incrociò le braccia, l'aria seriosa tradita dal sorriso di chi era consapevole di averlo appena messo alle strette. Finn si morse l'interno del labbro inferiore.

Touché, Brittany. Touché.

“Hai ragione…” Finn allargò le braccia, con aria di chi riconosceva la sconfitta verbale. “ Ma è un periodo davvero folle, sono stato un po' preso con gli allenamenti, sai… la partita…” mentì spudoratamente.

“I famosi play-off… tutta la pressione del liceo intero sulle tue spalle.” Brittany annuì, stringendosi nelle spalle.

“ Già…” Finn si grattò il collo, a disagio.“ E poi pensavo volessi passare più tempo con Santana!” Perché Finn cominciava a sentire caldo all’improvviso? Perché la sua stanza non si stava rivelando il luogo sicuro che era sempre stato, ora che Brittany si trovava lì con lui?

“Ah, sì?” Brittany mosse un passo incerto, spostando leggermente la testa di lato mentre cercava di allacciare i suoi occhi a quelli del ragazzo.
“Beh, credevo che dopo la montagna…”

“ Credevo, credevo, credevo… tutti che credono e nessuno che domanda!”

Non c’era traccia di risentimento o fastidio nel tono di voce della ragazza. Eppure un’affermazione del genere sembrava perfetta per essere condita da quello stato d’animo. Ma Brittany sembrava assolutamente pacata mentre si sedeva sul bordo del suo letto, accarezzando il copri lenzuolo con i palmi della mani aperte. Finn restò impalato a guardarla, totalmente disorientato e incapace di comprendere il senso della sua frase. “Non siamo ancora tornate insieme…”

Se possibile Finn aggrottò la propria espressione ancora maggiormente. Il tono di voce di Brittany era stato così strano. Di quel passo i solchi sulla fonte sarebbero diventati permanenti, mentre il suo cervello registrava il significato di quelle parole. “In.. in che senso, scusa?”
Brittany inclinò ancora il viso, una punta di divertimento sulla sua espressione, come se la reazione di Finn fosse particolarmente buffa. Lei scrollò le spalle. “Credevo di averti detto di essere confusa su quello che provo…”

C’era una leggera punzecchiatura nella sue parole, e Finn la avvertì perfettamente. Se possibile si sentì ancora peggio di prima.

“E quando persino tu, come tutti gli altri, hai dato per scontato che fosse già tutto risolto così facilmente… beh, all’inizio ci sono rimasta male.” Il tono della Cheerleader si fece mano a mano meno udibile, ma lei si assicurò di non interrompere il contatto visivo tra i loro occhi. Oh. Quello sì che faceva male.

“Oh…” Finn deglutì, mentre il cuore prendeva a battergli più velocemente. Perché Brittany era venuta da lui a raccontargli tutto quello, proprio quando Rachel si era accertata che tutti sapessero che Finn l’aveva lasciata?

“Io… davvero, non so cosa dire. Ho pensato che dopo la vostra passeggiata… insomma,  mi sembravate di nuove così… a vostro agio quando siete tornate, insomma…”
Brittany incurvò appena le labbra. “Santana è stata… molto schietta riguardo quello che vuole. Abbiamo parlato un po’ in riva al lago. Di quello che prova e di quello che la gente pensa. Siamo in Ohio, Finn… non è facile essere unicorni in Ohio.”

“Ok… e tu?” La incalzò Finn, perché davvero non capiva dove lei stesse andando a parare. Santana le aveva manifestato le sue intenzioni ben prima della montagna.

Lei parve aver bisogno di un’eternità per continuare, come se stesse estraendo le parole successive da un pozzo particolarmente profondo e buio. “ Mi ha baciata di nuovo.”

Finn arricciò il naso, mentre uno strano fastidio si impossessava della sue viscere. Non che avesse avuto bisogno di quella conferma verbale, ricordava perfettamente come le due ragazze erano tornate all’accampamento quella sera.

“Non l’ho respinta.” Ammise Brittany mordendosi il labbro. “ Ma… non so dire se quel bacio sia stato come gli altri, prima che ci lasciassimo.”

Finn raggiunse il letto e le si sedette a fianco, anche solo per non doverla necessariamente guardare negli occhi. Stava facendo una dannata fatica a sentire tutto quello e fingere distacco.” Devi essere un attimo più precisa… non capisco, davvero! Cosa vuoi dire?”

“Insomma… eravamo in riva a un lago al limitare di un bosco. Di notte, sotto a un cielo incredibile.” Iniziò Brittany fissando con attenzione la punta delle sue sneakers. “ Non sarebbe dovuto essere il bacio migliore della mia vita?”

“Avrei giurato che aveste chiarito tutto. Sembrate così… Brittany&Santana.”

Brittany scrollò le spalle. “ Le ho chiesto tempo… credo che lei stia facendo di tutto per…”
“Forzarti la mano?”
“Userei altri termini per metterla giù…” Brittany sorrise appena. “ Ma per risponderti, rispetto a prima della montagna... la cosa che è cambiata davvero è che sto cercando di capire se sono solo contenta di riavere la mia migliore amica, o voglia ancora qualcosa di più.”

“Ok. E Santana cosa pensa di tutta questa storia? Non ti sta facendo pressioni? Non pensi che la sua pazienza potrebbe vacillare?” Domandò Finn, schietto.

Brittany scoppiò a ridere. “ Certe volte mi sembri proprio sbarcato da un altro pianeta!” Gli confidò, appena riuscì a riprendersi. E quella cosa detta da Brittany faceva decisamente effetto. “Santana è… concretezza. Sembra nata per mettere pressione agli altri in modo che tutto finisca al suo posto!”
“Già…” concesse lui.
“ E non è una cosa malvagia. Mamma dice che tutti i sognatori hanno bisogno di qualcuno che li riporti sulla terra…” Gli occhi blu della ragazza sembravano guardarlo con una certa aria di sfida, come se stessero cercando di capire se lui avesse il coraggio di contraddire quella cosa.

Lui, d’altro canto, aveva appena piantato in asso la persona più concreta che conoscesse. Se c’era qualcuno che potesse rivaleggiare e spuntarla contro Santana Lopez in fatto di pragmatismo, quella era di certo Rachel Barry. E Finn, eterno ragazzo con la testa tra le nuvole, aveva deciso di recidere quel filo che lo teneva saldamente a terra. Perché se Rachel era stata un modello di riferimento, qualcuno che gli insegnasse che nella vita era importante darsi un obiettivo e fare di tutto per raggiungerlo, era anche vero che Brittany gli aveva ricordato che lui era ancora solamente un liceale. E che aveva tutta la vita davanti per rinunciare così presto a guardare le cose con un velo di meraviglia.

“O di qualcuno in grado di sognare altrettanto intensamente…” mormorò lui prima di alzarsi di nuovo in piedi e spostarsi appena verso la scrivania, senza un reale motivo. “Quindi siete ancora un Work in progress…” aggiunse, per cercare di distogliere la ragazza dalle sue ultime parole. Come se già si fosse pentito di tanta intraprendenza. Brittany sorrise lievemente, abbassando lo sguardo. “Già, qualcosa del genere.”

Il telefono di Finn vibrò contro la sua scrivania, ma lui lo ignorò. Brittany venne incuriosita dal rumore ma, quando capì che Finn non aveva intenzione di controllare di che notifica si trattasse, esclamò: “Hai presente la canzone che stavi suonando con la chitarra l'altra volta?”
“ True faith…” rispose lui, perplesso.
“ Ho visto che fa parte di quel gioco…” Brittany indicò con l’indice il poster di Allie che Finn aveva appesa alla porta. Era uno degli inserti della Deluxe edition che aveva comprato al day one di The Last of Us 2. “ Ti va di giocarci insieme?”

 
*****
 

“ Quindi Allie e Dina stanno insieme…” mormorò Brittany, pensierosa, mentre comandava il personaggio di Allie all'interno di un edificio abbandonato, facendole esplorare con attenzione ogni angolo della stanza. Finn la osserva giocare in silenzio, più attento alla sua espressione concentrata nel cogliere i minimi dettagli della scenografia, più che al gioco in se. “ Ma Dina è rimasta incinta di Jesse che era il suo ex?”  

Accesa l’Xbox, si erano seduti uno a fianco all'altra sul tappeto davanti alla televisione. Brittany era ancora nella sua divisa da Cheerios, le gambe incrociate, mentre picchiettava rumorosamente i polpastrelli contro i tasti del Joystick.

“ Grossomodo quella è la storia, anche se Allie e Dina non stavano proprio insieme prima di partire… è anche vero che orbitavano già l’una attorno all’altra mentre Dina stava con Jesse!” Precisò Finn.

Brittany mise il gioco in pausa e si girò di lato per guardarlo. “Perché dobbiamo tutti sempre fare un sacco di casini quando si tratta di amore?”

Stava parlando solo del videogioco?

Finn non rispose, scrollando le spalle. Era decisamente la persona meno indicata per farlo. Ma probabilmente la domanda di Brittany era più retorica che altro, considerando che lei non si era aspettata una vera e proprio risposta e aveva ricominciato a giocare. Finn continuava a guardarla con la coda dell’occhio, suggerendole di tanto in tanto la direzione da seguire o segnalandole qualche oggetto che lei non aveva notato. Ma, principalmente, rifletteva sulle parole della ragazza. Ok, forse lui aveva corso un po’ troppo e dato un po’ troppe cose per scontate, eppure sapeva che era inutile farsi prendere da false speranze. Santana stava facendo le mosse giuste per riconquistarla. Era solo questione di tempo.

Poi, mentre Brittany guidava la protagonista del videogioco fuori dall’edificio in uno spazio aperto colonizzato da rampicanti e felci, realizzò una cosa che sul momento lo stranì e non poco. Brittany non gli aveva chiesto nulla di Rachel.

Fu durante quel flusso di pensieri che Brittany era incappata già nei primi Clickers, persone rese zombie a causa delle spore del fungo Cordyceps che aveva infettato l'umanità. Finn aveva riso di gusto per come Brittany era letteralmente sobbalzata quando la creatura, sbucata da dietro la carcassa di un automobile ricoperta di muschio ed erbacce, aveva dilaniato il collo del suo alter ego. La bionda aveva sgranato gli occhi e aveva completamente mollato il Joystick, impallidita. “Oh, cazzo!” Rise nervosamente per la scarica di adrenalina. Finn, capì che lo spavento era stato reale, considerando che quella era solo la seconda parolaccia che le sentiva pronunciare. Allora, aveva recuperato il Joystick da terra, decidendo che sarebbe stato più saggio  modificare la difficoltà del gioco dalle impostazioni, saltando dalla modalità Hardcore a quella Easy. Quantomeno ora Brittany non sarebbe morta ogni due secondi.

“Sei sicura di voler giocare proprio a questo?” Le chiese quando lei gli sfilò il controller dalle mani. “ Possiamo… possiamo scegliere un gioco differente!” Esclamò, strofinando le dita della mano destra con il palmo della sinistra, dove lei gli aveva appena dato la scossa. Brittany ricaricò l'ultimo salvataggio senza rispondergli.

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Capitolo 14
*** The Game ***


Note dell’Autore:

Eccoci qui con l’ultimo capitolo che chiude questa storia. Quando avevo cominciato a scrivere non credevo sarei riuscito a darle una fine, e invece Finn e soci hanno avuto il pregio di guidarmi lungo questo percorso! Quindi ecco il match day… nella vita come nello sport, spesso si decide tutto al fotofinish? Sarà così anche per Finn e Brittany?
Ripropongo il Link alla playlist Spotify, una piccola raccolta delle canzoni incontrate durante la storia! Ultima e definitiva modifica con The Game.
https://open.spotify.com/playlist/5MC2XfjV42flx9ugn6Q9bq?si=jQz59SsGTue6vNE7zXNeMQ
 
*****

Capitolo 14.

Difficilmente si era sentito così nervoso come quando era sceso in campo quel pomeriggio. Gli erano tremate letteralmente le ginocchia, quando aveva abbandonato lo spogliatoio, guidando i compagni dentro lo stadio. Perché i ragazzi della High-Pride sembravano tutti almeno il doppio di lui? O era solo una strana distorsione della sua mente, dopotutto non era così minuto, no!? Le Cheerios avevano sollevato in aria i pon-pon al loro passaggio, mentre i tifosi di casa che gremivano gli spalti li acclamavano. Finn ebbe appena il tempo di notare la coda di Brittany, sobbalzare a ritmo di coreografia, prima di superare la fila di ragazze. Era tutta mattina che ripensava al messaggio che lei  gli aveva inviato su Instagram -come spesso era accaduto- e che aveva trovato al suo risveglio.

 
“Lord Tubbington e io ti facciamo un mega in bocca al lupo! ✨🐺🌈
 
Di nuovo, aveva provato sensazioni contrastanti nel leggerlo. Brittany non si rendeva davvero conto di quanto potesse essere difficile per lui tutta quella situazione? Questo era quanto pensava il suo lato egoista del cervello, quello che faticava ad accontentarsi. Ma poi Finn provava a dare retta all’altra metà, che gli diceva che a lui piaceva Brittany per la sua genuinità e per come lei fosse così propensa a supportarlo e a volergli bene senza secondi fini. Così, anche se ci aveva messo un po’ a rispondere, lui aveva digitato la sua risposta mentre faceva colozione.

“ Viva il lupo! Se vinciamo fonduta per tutti!!
Grazie Britt ❤️”

 
Quello non era stato l’unico messaggio che aveva trovato durante la mattinata. Puck aveva infatti inviato una citazione sul gruppo WhatsApp che lui, Mike, Finn e Sam usavano per scambiarsi le ultime notizie sul football e meme stupidi. Soprattutto meme stupidi.

“It's all about the game and how you play it
All about control and if you can take it
All about your debt and if you can pay it
It's all about pain and who's gonna make it”

 
Solo Sam aveva risposto con un “ Time to play the gameee!! 💀 Facciamogli il culo.” Finn non aveva risposto ma si era limitato ad andare su youtube e cercare la canzone dei Motörhead da cui era tratta quella strofa. Più che caricarlo, la canzone gli aveva montato ancora maggior ansia.

Raggiunta l’erba del campo di gioco, non aveva avuto più tempo per pensare a qualsiasi cosa di diverso o per essere nervoso. Titans contro Wild Horses. McKinley contro High-Pride. La possibilità di fare davvero la differenza, per una volta. Senza che le squadre si studiassero a dovere, la partita si era immediatamente incanalata su ritmi importati, assestandosi su un sostanziale equilibrio. Probabilmente, avevano giocato la loro miglior fase offensiva di sempre, perlomeno da quando Finn era entrato in squadra. Ma i Wild Horses della High-Pride sembravano davvero sapere il fatto proprio e ogni punto messo a segno dal McKinley veniva prontamente recuperato. La striscia vincente che aveva accompagnato gli avversari fino a quel momento sembrava davvero giustificata. Fu presto una questione di nervi. Chi avesse mollato per primo la presa mentale sulla partita, ne sarebbe uscito male. E accadde tutto nelle battute finali.

A cinque secondi dalla fine, Finn aveva visto la vittoria scivolargli dalle dita. Il 27 avversario aveva realizzato un field goal dalle trentacinque yard. La visione dell’ovale che sorvolava il campo e si infilava tra i pali era stata come una doccia gelata, e la vista del punteggio aggiornato sul 19-20 per i Wilde Horses peggio di ricevere un montante in pieno stomaco. Gli avversari erano passati in vantaggio per la prima volta, proprio allo scadere. La rimonta era stata completata. Nonostante le loro giocate difensive, non erano riusciti ad evitarlo.

La panchina avversaria era scattata in piedi, ruggendo nella sua esultanza liberatoria, mentre la metà stadio presieduta dagli studenti del McKinley si era ammutolita, sovrastata dalla festa dei sostenitori avversari. A bordocampo i pompon delle ragazze di Sue Sylvester avevano smesso di agitarsi e le cheerleader si scambiavano sguardi amareggiati, mentre un paio dei giocatori dei Titans abbandonava la panchina e invadeva il campo per protestare inutilmente. L’arbitro fischiò per condotta antisportiva, penalizzando il McKinley di 15 yard. Il quarterback della High-Pride chiamò un time-out, seguendo l’ordine impaziente del suo coach che si sbracciava in panchina, sopraffatto dall’euforia.  

Ancora cinque secondi e Finn e soci avrebbero definitivamente abbandonato il sogno play-off e, dopo aver giocato così bene, era una beffa bella e buona. Nemmeno un miracolo sarebbe servito a qualcosa. Cinque secondi. L’ultimo inutile possesso. Gli avversari erano già con la testa allo spumante e alla festa che li avrebbe attesi da lì a breve. I Titans del McKinley si riposizionarono con aria mesta e il capo chino, con in testa la convinzione rassegnata di aver sfiorato soltanto l’impresa play-off, traguardo che sfuggiva al liceo da ben dieci stagioni. L’arbitro sembrava aver fretta di chiudere la contesa.

In realtà, c’era ancora un piano di gioco da seguire in quella situazione, Finn e la squadra ne erano coscienti. Non era ancora realmente finita, anche se tutto dipendeva da cosa avrebbero fatto i Wild Horses. Una labile speranza. Ma persino lo storico ottimismo di Finn ne riconosceva la debolezza. Lo special team dei Wild Horses, che era appena entrato in campo in sostituzione dei compagni, ricorse alla soluzione di maggior senso logico nei cinque secondi mancanti. Uno squib quick. Quello che Finn si aspettava e su cui confidava per poter avere quantomeno il destino nelle proprie mani. Certo, come prima cosa dovevano ricevere con successo l’ovale.

Proprio come da copione, il calcio rasoterra concesse deliberatamente il possesso ai Titans, ma avrebbe permesso una difesa semplice per i Wild Horses che erano già schierati. Una mancata ricezione, o un semplice placcaggio ben piazzato, avrebbe chiuso tutto. Il tempo disponibile a fare qualsiasi cosa di differente, semplicemente non c’era. Finn non si illudeva. Occorreva un grossolano errore degli avversari. Potevano solo scommettere sulla loro convinzione di aver già messo in ghiaccio il risultato e sulla deconcentrazione. Finn ricordò successivamente di esser stato colto da un lampo di incosciente speranza quando Bestie era invece restata immobile, con gli occhi sgranati e le braccia incrociate. Non era molto, ma era sempre qualcosa a cui aggrapparsi. Se il quarterback avversario avesse aspettato altri quattro secondi prima di calciare il field-goal del sorpasso, l’arbitro avrebbe fischiato la fine della partita nel momento esatto in cui il pallone attraversava i pali. A quel punto non ci sarebbe stata un’ultima azione. Ora, quegli stessi quattro secondi erano tutto ciò a cui il McKinley doveva aggrapparsi per sperare nell’impossibile.

Quello che avvenne di lì a poco fu confuso. Alcuni giocatori avversari sembravano già convinti che la partita fosse terminata. Non ancora. Kick-off return. Sam Evans riuscì a ricevere il calcio avversario, bloccando il pallone tra braccia e petto, all’altezza delle 50 yard. Già tre difensori erano pronti in contrasto per soffocare le loro speranze. Sam non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi attorno, che i quattro secondi erano già ampiamenti terminati; l’arbitro aspettava soltanto che l’azione venisse interrotta per fischiare. Se Sam fosse caduto a terra, anche le speranze di play-off della squadra lo avrebbero fatto assieme a lui. I secondi passati divennero dieci quando Sam non cadde, e sganciò il possesso verso Karofsky sulle 51 yard. Il ragazzo resistette ad una spallata, senza perdere l’ovale che venne scaricato indietro ad Hangman sulla linea delle 52. Erano ancora nella propria metà campo, non sembravano in grado di fare grossi progressi, quando il ragazzo venne quasi sommerso da due placcaggi in contemporanea. Ma prima che il suo corpo finisse a terra, in qualche modo, era riuscito a liberare il pallone verso Mike Chang che era sfrecciato in avanti, addentando lo spazio come un segugio rabbioso. Alcuni giocatori dei Wilde Horses protestarono con l’arbitro, mentre l’azione continuava, sostenendo che Hangman avesse toccato terra prima di liberarsi del pallone. Ma Finn correva dietro Mike, macinando il campo a piena falcata, sospinto da un’improvvisa e disperata euforia. La tifoseria del McKinley parve rianimarsi, mentre i sostenitori avversari non capivano cosa stesse succedendo.

Mike evitò tre difensori con due finte fluide, sembrava quasi che stesse danzando proprio lì sul campo, come se si trovasse in auditorium a provare a migliorare una delle deboli coreografie che Shouster aveva preparato per le Nuove Direzioni. Superato l’ultimo avversario, passò la palla a Sam, che era riuscito a seguire l’azione. Con la sua iniziativa, Mike aveva conquistato venti yard. Senza nemmeno rendersene conto, Finn si ritrovò con il pallone stretto al petto, sempre intento nella sua corsa perdifiato. Il quarterback avversario cercava di intercettare la sua traiettoria, arrivando con decisione.

Ma Noah Puckerman era sbucato come un razzo alla sua destra, suggerendo lo scarico prima che fosse troppo tardi. Finn indugiò. Ventisei yard. Gli spalti del McKinley erano diventati più infuocati della Bombonera di Buenos Aires e Finn non distingueva più le urla di incitazione provenienti dalla sua panchina dalle imprecazioni del Coach avversario. Continuò la sua corsa forsennata, ben oltre le sue possibilità. Non ce l’avrebbe fatta.

Il placcaggio lo colse in pieno fianco, ma lui si aggrappò all’ultimo brandello di lucidità quando contemporaneamente all’impatto con il corpo avversario, riuscì a far sfilare l’ovale indietro, oltre le sue spalle, in un passaggio No look. Noah Puck Puckerman correva verso la gloria con il pallone stretto tra le mani, con la stessa espressione agitata con cui aveva preso in braccio Beth per la prima volta. Superò la linea del Touch-down nella bolgia generale, esattamente quando Finn rialzò il volto da terra. Lui non ebbe bisogno di cercare lo sguardo trionfante dell’amico per capire di aver concluso l’impresa. L’esplosione dello stadio accompagnò il tabellone che si aggiornava. 25-20 per i Titans. Ce l’avevano fatta.

Quello che ricordò successivamente fu un groviglio di abbracci, maglie rosse sudate e sporche di fango, pacche infinite, esultanze poco sobrie, altri abbracci e le lacrime di gioia delle Beaste che lo liberava dall’ennesimo montone di squadra. “ Credevo non l’avresti passata, disgraziato!” Gli aveva urlato, piangendo e ridendo insieme, sollevando da terra come se fosse stato una lattina di alluminio. Il resto dalla squadra li circondò, saltando e battendo le mani come ossessi, mentre le Cheerios abbandonavano il bordo campo e li raggiungevano gettando in aria i pompon. Finn ebbe solo il tempo di notare Brittany lanciargli un grosso sorriso in mezzo al marasma generale prima di essere investito dall’abbraccio di Puck, Mike e Sam. “ Figlio di puttana, ce l’abbiamo fatta!!” Esclamò Puck, ancora su di giri. Mike gli diede un paio di manate sul viso, strizzando gli occhi a mandorla. “ Play-off babyyyyyyyy!!”
 
*****
 
Le sue chat WhatsApp dei Titans e del Glee Club stavano esplodendo di notifiche, e il fatto che lo stessero facendo nello stesso momento significava solo una cosa. Finn aprì la conversazione di gruppo del Glee e lesse il primo messaggio di Noah.

 
“Chi viene sta sera da Madison? 😏”
 
Quinn aveva risposto chiedendo delucidazioni in merito e Noah aveva risposto che la festa era stata organizzata per le 9.
 
Venire dove? E chi è Madison? 🧐😶”
 
Finn scosse il capo e ridacchiò leggendo la risposta di Brittany in Chat. Solo lei poteva fare una domanda del genere, considerando che erano insieme nelle Cheerios e che era stata spalla a spalla con lei fino a poche ore prima, tifando assieme durante la partita. Chiuse la chat e aprì la conversazione dei Titans. Il tema dei messaggi era lo stesso, ma i ragazzi sembravano più concentrati sul lato organizzativo della festa. Madison Avery, una delle Cheerios più in ascesa nelle grazie di Sue Sylvester (dopo la caduta di Quinn Fabray) aveva casa libera e aveva organizzato in quattro e quattr’otto il party celebrativo. Il fatto che stesse con Hangman era sinonimo della buona riuscita della festa. Il linebacker, nel tempo libero, si dilettava a mettere dischi e a suonare la sua console nei locali degli amici. La musica non sarebbe mancata, così come non sarebbe mancato l’alcool. Ai party Titans-Cheerios non mancava mai l’alcool. Puck aveva sempre il polso della situazione ed era raro che si presentasse senza il giusto numero di fusti di birra. Finn non gli aveva mai chiesto dove li rimediasse, e forse era anche meglio così.

Ripose il telefono nella tasca dei Jeans e lasciò camera sua. Dovette semplicemente percorrere il corridoio per affacciarsi in quella di Kurt, la cui porta era stata lasciata aperta, per parlare con il fratellastro. “Che fai Kurt? Pensi di venire questa sera?”
Il ragazzo stava studiando il contenuto del suo armadio, ma si girò comunque a fissarlo, strabuzzando gli occhi. “ Ma ti pare? Sarà un concentrato di bulli e testosterone… no, no. Mi vedo con Mercedes e… Rachel se ci dà la definitiva conferma.”
Finn annuì, poggiato contro lo stipite della porta. “ Ok, avete già qualche piano?”
Kurt scrollò le spalle, “ Niente di speciale… cena al Bel Grissino e poi da lei a vederci un film…”
“Ok, fico! Salutamela…anche Rachel, se decide di unirsi a voi.”

 
 *****
 
Madison viveva nella parte più benestante di Lima, in una casa sulla collina isolata dal resto del quartiere. Il grande giardino cintato era più volte stato teatro per quelle occasioni elitarie, specie nell’ultimo semestre. Suo padre era un famoso banchiere, sempre in giro per il paese, e la madre non perdeva occasione per accompagnarlo in lungo e in largo, approfittando dei lussuosi Hotel in cui alloggiavano. Madison, d’altro canto, aveva subito capito che quella casa poteva essere la chiave per la popolarità al McKinley e non si lasciava sfuggire la possibilità di sfruttarla al meglio, ogni volta che si presentava l’occasione giusta.

Finn non ci aveva mai parlato, ben attento a starle alla larga per non incorrere nella lista nera di Hangman. Non che non fosse già ampiamente su quella dannata lista. Il ragazzo odiava letteralmente il Glee Club e ognuno dei suoi partecipanti. Solo sul campo di football sembrava rispettarlo, per convenienza ovviamente. A Finn non piacevano i tipi come lui, ma di tipi come lui c’era pieno il liceo e doveva farci semplicemente il callo.

Fu proprio il compagno di squadra ad accoglierlo all’ingresso del cancello, alle nove e mezza, con una pacca fraterna e quel grosso sorriso che non era ancora riuscito a togliersi di dosso dalla fine della partita. Finn lo salutò senza riuscire davvero a replicarne l’entusiasmo, ben sapendo che dal giorno successivo sarebbe tornato bersaglio delle sue granite ghiacciate. Ma per quella sera, il mood generale era diverso, e Hangman sembrava ben disposto a chiudere un occhio circa le loro divergenze. Finn rindossò i pani del re del quieto vivere.
“ Mancavi solo tu, bello mio!” Lo spinse dentro, chiudendo le inferriate alle sue spalle. “ Puckerman ha già finito di spillare il primo fusto!”
“ Però, non perdete tempo!” Rise Finn seguendo il ragazzo dai capelli color sabbia oltre una fila di bassi cipressi. Hangman era più piccolo di lui di almeno venti centimetri, ma era più tozzo, forte e ben piazzato.
“Beh, l’occasione è di quelle speciali, fratello!” Si giustificò l’altro senza guardarlo.

Finn roteò gli occhi per l’ipocrisia, ma si morse comunque la lingua per evitare di rispondere. Non dovette che svoltare l’angolo per avere la scusa perfetta per defilarsi. Quinn, Mike e Tina chiacchieravano animatamente vicino alla grande fontana che svettava in mezzo al giardino. Poco oltre, sotto il grande porticato, notò la folla di ragazzi che già festeggiava chiassosamente.

“ L’eroe del giorno!” Lo salutò Quinn levando il suo bicchiere in plastica, mentre Mike allargava le braccia e lo salutava con un sorriso raggiante. “ Finn Hudson, l’uomo che ha resistito alla grande tentazione, l’uomo che ha detto No all’effimera gloria personale, l’uomo che non ha ceduto all’idea di segnare il touchdown, l’uomo del destino!”
Finn scosse il capo e gli diede un buffetto. “L’eroe del giorno è Puckerman!” Puntualizzò lui, mentre si guardava intorno. “ Che si dice di bello?”

“ Oh, nulla di che… Mike ci stava raccontando di come la Bestie ti stesse quasi limonando dopo la partita!” rispose Tina, fingendo di minimizzare il tutto.
“Il solito gelosone, eh Chang?” Rise Finn, mentre Quinn fingeva di bere dal suo bicchiere come al solito. Orami Finn aveva capito e imparato ad apprezzare la sua strategia per uscire da quelle feste con le proprie gambe. “ Gli altri dove sono finiti?”

“Sam e Puck sono dentro” rispose Mike, allungando il capo in direzione della grande casa, prima di bere un sorso della sua birra. “ Hanno installato la zona bar in cucina… credo si stiano assicurando che il sacro nettare non faccia una brutta fine… mentre..”
“ Mentre gli altri sono in giro…” lo interruppe Quinn, sbrigativamente. Considerando gli sviluppi con Rachel e che Artie, Kurt e Mercedes evitavano quelle feste come la peste, all’appello mancavano solo Santana e Brittany.

Finn annuì, cercando di aggrapparsi alle sensazioni positive che la vittoria gli aveva dato. “ Ok, penso che andrò a farmi dare un bicchiere da Sam e Puck, ci vediamo più tardi?” Non aspettò risposta e si immerse nella folla, verso la casa. Si fece largo tra un gruppetto di tre Cheerios, salutando educatamente quando le ragazze gli indirizzarono grossi sorrisi da dietro le lunghe ciglia. Ogni tanto essere il quarterback della squadra gli ricordava di avere ancora un certo fascino al McKinley. Non che gli interessasse granché in quello specifico momento.
“Bella Finn…” Rupert Coltrane, uno dei runningback della squadra, gli batté il cinque mentre lui lo superava con un cenno del capo, guadagnando finalmente l’ingresso della villa.

A giudicare dal casino che già regnava nel corridoio che portava alla zona relax, Madison avrebbe avuto il suo bel daffare al termine della festa per rendere di nuovo presentabile i locali. Piatti e bicchieri usati erano stati abbandonati un po’ ovunque, il pavimento era bagnato in più punti da schizzi di birra e altre bevande, e popcorn scricchiolavano sotto i suoi passi. Quello gli ricordò esattamente il motivo per cui non aveva mai voluto organizzare una festa, neppure quando ne avrebbe avuto l’occasione. Il grosso divano al centro del salone era occupato da un paio di coppie intente a scambiarsi effusioni vivaci, totalmente noncuranti delle altre persone nella stanza. Finn aggrottò la fronte, perplesso per una manciata di secondi, poi lasciò che il suo sguardo li superasse.

In fondo alla stanza, il tavolo da pranzo era stato adibito a banchetto, dove ciotole di patatine, popcorn e dolci vari erano stati collocati assieme a diverse pile di bicchieri e piatti vuoti, a fianco alla grande boccia del punch e bottiglie di bibite analcoliche ancora sigillate. Proprio mentre Finn stava per imboccare il corridoio per cercare la cucina, facendo vagare il proprio sguardo lungo la sala, notò Santana e Brittany vicino al tavolo. Lui indugiò appena, osservando la ragazza ispanica mentre rabboccava con del punch il bicchiere della bionda. Le due sembravano intente in una discussione alquanto fitta. Tuttavia, come se avessero avvertito di essere osservate, entrambe le ragazze alzarono lo sguardo fino ad individuarlo, esattamente dall’altro lato della sala. Lui alzò il braccio, in segno di saluto, sorridendo appena. Quando Santana non rispose al suo gesto, cercò di non farsi attirare troppo dal sorriso di Brittany. Fece quindi un vago cenno con la mano, mimando un “ci vediamo dopo” diretto a entrambe e tornò finalmente sui suoi passi. Stare insieme a Brittany e Santana era totalmente fuori discussione.

Quelle due potevano non essere ancora tornate insieme veramente, a detta di Brittany, ma a lui sembrava tutto così chiaro. Non che dubitasse di ciò che la ragazza gli aveva ribadito, ma la sua esperienza personale gli aveva insegnato che, spesso, le persone che si hanno attorno sono più brave a sbrogliare le proprie matasse di quanto non riesca il diretto interessato. La cucina non doveva essere lontana e sentiva il bisogno fisico di una birra. O più di una. Già, meglio. Aveva appena condotto i Titans alla qualificazione ai playoff. E allora perché si sentiva come il primo degli sconfitti?

 
*****
 
“Non sono più sicura di volere il tuo posto in squadra…”

Non aveva bisogno di girarsi per riconoscere la sua voce. Passi leggeri e un vago spostamento d’aria, furono tutto il necessario per sapere che Brittany lo aveva affiancato e si era seduta alla sua destra sulla panchina in cemento. Il retro del giardino della casa di Madison era stranamente trascurato da tutti gli altri ragazzi, e lui ne era stato attirato per la tranquillità. Quella ragazza viveva in una fottuta reggia!
“Dopo giorni interi a complottare per diventare il nuovo Quarterback, getti la spugna così?” Rispose lui, sorridendo appena, senza guardarla veramente. Nonostante fosse alla festa da un paio d’ore, era la prima volta che si incrociavano realmente. Si chiese come sapesse dove cercarlo, ancor prima di dove si fosse cacciata per tutto il tempo. In fondo, non era così bisognoso di saperlo. Il posto in cui si era rifugiato era veramente notevole per essere così nascosto rispetto a tutto il resto della casa. Un piccolo capanno per gli attrezzi in legno si stagliava contro la siepe, ombreggiato da un acero dalle forme contorte. Alla sua destra un piccolo stagno, alimentato da un'altra fontanella, contribuiva nel creare quell’angolino bucolico.

“Beh, non credevo che ci si desse quei colpi così violenti…” protestò Brittany, corrugando la fronte mentre studiava con interesse il piccolo specchio d’acqua davanti a loro. La camicia a scacchi giallo e verde le dava un tocco inusuale, ma Finn dubitava che sarebbe mai stata male con qualsivoglia outfit. “Non sono sicura che mi piaccia il Football…” aggiunse oscillando le gambe avanti e indietro.

“Parli come se non fossi mai stata ad una partita prima di oggi!” Esclamò  Finn, esasperato ma divertito. Si girò totalmente verso di lei; con poche parole Brittany riusciva sempre a rigirargli il mood.

“ Non ho mai capito le regole, sono strane!” Fece spallucce la bionda con una strana smorfia. “Non ho capito perché hanno regalato il pallone a Sam alla fine!” Gesticolò con frustrazione. “ Sono stati solo gentili o stupidi? E se non lo volevano tenere, perché hanno provato a stendervi uno dopo l’altro?”

Finn rise di gusto, capendo che lei fosse realmente seria. Non una risata di scherno, ma avrebbe voluto abbracciarla per quanto la trovasse adorabile in quel momento, ma nuovamente non sarebbe stata la sua pensata migliore. A discolpa di Brittany, riconobbe che certe dinamiche delle partite potessero essere complesse. Certo, si aspettava che essendo una Cheerleader e tutto il resto, lei potesse avere almeno una vaga idea di come si sviluppasse il gioco, ma in fondo lui stesso aveva ancora problemi a comprendere la trigonometria nonostante le tante ore di sostegno e ripetizioni, quindi perché sorprendersi tanto?

“Beh, diciamo che non erano i più furbi del cortile…” Rispose, perché sarebbe stato più semplice che spiegarle le decine di regole che erano state applicate semplicemente negli ultimi dieci secondi di gara.

Lei annuì, pensierosa. “ Lo sospettavo, e il loro Quarterback poi… ho capito subito non fosse particolarmente bravo, non ha sorriso per tutta la partita!”
Finn si mordicchiò l’interno della guancia, spiazzato dalla sua uscita. Cosa diavolo?

 “ Perché tu invece sorridi sempre…” riprese lei schiaffeggiando l’aria con l’espressione di chi ha capito tutto.

Oh, ok allora.

Furono risucchiati nel silenzio, sebbene la musica e il chiasso che proveniva dall’altro lato del giardino, oltre la casa, fosse perfettamente udibile. Finn fece un sorso dal suo bicchiere, che giaceva sulla panchina da troppo tempo. Faceva abbastanza schifo. Questa volta il preavviso doveva essere stato troppo limitato persino per Noah, e la qualità della birra che aveva potuto rimediare doveva averne risentito. I pesci rossi respiravano placidamente nello stagno, muovendo le branchie in modo ritmico. Alcune piccole ninfee venivano smosse al loro passaggio, galleggiando placidamente sulla superficie torbida dell’acqua.

“ Non riuscivo proprio a capire perché oggi Rachel non fosse a festeggiare con te… poi ho sentito Tina e Mike parlare…”

Finn aveva ormai imparato a non sorprendersi dei bruschi cambi di conversazione di Brittany, ma era sempre singolare come lei potesse alternare i momenti più spensierati a quei lampi di profonda serietà. Girandosi, fu inchiodato dal suo sguardo. C’era qualcosa di diverso dal solito questa volta. Lei non sapeva?

“ Avevo capito che tra te e Rachel ci fossero dei problemi, ma non mi avevi detto fossero così seri, Finn!” Anche il suo tono di voce lo sorprese. Sembrava rimproverarlo.

Lo stava rimproverando!

Finn scrollò le spalle. “ Beh… sono stati giorni strani. Le cose erano in evoluzione… non, non avevo ancora tutto così chiaro!” Trovò difficile rispondere se lei lo guardava in quel modo. Perché doveva sempre essere ipnotizzato dai suoi occhi? “ Era la cosa giusta da fare…” mormorò, infine, bagnandosi di nuovo le labbra con il contenuto del suo bicchiere.
“ Era questo che avevi in testa quella sera al lago…” mormorò Brittany, più a se stessa che al quarterback.“ Oh Finn… avremmo dovuto riprendere quel discorso, mi dispiace!”

Finn sorrise, senza che il suo sguardo venisse contagiato. “ Parlarne non avrebbe cambiato nulla, Brittany! Non preoccuparti.” E lo credeva veramente, perché il suo rimpianto più grande riguardo quella serata non era aver interrotto il discorso Rachel, ma non essere andato con lei a caccia di ninfe lasciando il via libera a Santana.
Brittany lo scrutava con aria seria. “ Quello che non capisco è… insomma, posso comprendere il non avermi detto tutto al lago. Ma, cavoli, vi siete lasciati giorni fa e l’ho saputo solo oggi da Tina!!” Protestò la ragazza, l’aria un pochino ferita. “Non mi hai detto nulla nemmeno ieri a casa tua!”

“Non è che ne ho parlato con Tina…” puntualizzò Finn, roteando gli occhi. “ E poi credevo lo avessi capito dopo l’ultima canzone di Rachel al Glee.”
“Oh, è di quello che stava cantando?” Brittany scollò le spalle, “Non ero attenta, stavo cercando di fare una videochiamata con Lord Tubbington.”
“Già… come?” Finn strinse le labbra, tendando di vincere la sua perplessità. Ma Brittany non sembrava per nulla in vena di battute.“ E comunque non volevo accollarti altri problemi… visto che avevi già le tue faccende con… Santana.”

Brittany parve ignorare l’ultima considerazione ma fece in modo che la sua mano scivolasse sotto la sua, intrecciando le sue dita sottili con quelle di Finn. Era la prima volta che lei lo prendeva per mano e la cosa lo turbò più di quanto avrebbe potuto immaginare. Sotto il suo palmo la pelle di Brittany era morbida al tatto. “Avresti dovuto farlo…” protestò lei piano, rafforzando la stretta, desiderosa di confortarlo. Non restarono in silenzio a lungo. “Sei sopravvissuto alle ire di Kurt…” constatò lei dando un’altra leggera stretta.

Finn si lasciò sfuggire uno strano suono a metà tra un latrato e un sospiro. “ Beh, è un tipo molto perspicace. Lo aveva capito ben prima di me… mi ha dato solo una strigliatina… ma si è detto sollevato del fatto che ho fatto le cose come si deve.”

“A volte Kurt mi inquieta…” Brittany arricciò il naso, prima di aggiungere. “Sembra leggere nella mente delle persone, nemmeno Lord Tubbington arriva a tanto…”

Uno dei grossi pesci rossi, balzò oltre la superficie dell’acqua, nel tentativo di tendere un agguato a qualche insetto che volava incautamente troppo vicino al pelo dell’acqua. Gli schizzi improvvisi disturbarono la quiete dello stagno, quando gli altri pesci presero a guizzare via in direzioni differenti, spaventati. “ Wow!” Mormorò Brittany, come se avesse appena assistito a uno spettacolo inaudito. Restarono fermi per un po’, sempre tendendosi per mano come se non ci facessero nemmeno più caso, mentre la quiete riprendeva possesso del fondale.

Lei non gli chiese il motivo per cui aveva preso quella decisione, non si informò circa la reazione di Rachel, non chiese dettagli su quello che era successo e su come fosse accaduto. “ Ma tu come stai, Finn?” Gli aveva invece domandato, infine, distogliendo gli occhi dall’acqua e fissandolo intensamente. Ed era la domanda corretta.
Ho la tachicardia” sarebbe stata la risposta più sincera, ma Finn pensò non fosse proprio il caso di farle sapere come si sentiva in quello specifico momento, né il perché il suo cuore stesse marciando così in fretta. E chiaramente Rachel non c’entrava affatto. “ Non lo so.”  Mormorò infine. “Strano, forse… ma era un passo che dovevo fare.”

Lei parve accontentarsi di quella risposta, come se fosse riuscita a leggerci ben altro. “ È ok sentirsi così…” gli disse, le parole quasi biascicate. “Anche io sono strana, infondo lo dicono tutti!” Gli sorrise, e nuovamente quel velo di serietà parve dissolversi così velocemente come si era formato. E lui se ne convinse, mentre lei si alzava senza lasciargli la mano. “Ma non posso farti stare qui tutto solo, proprio la sera in cui hai vinto la partita per i play-off!” Gli disse cercando di farlo alzare. “ Per cui ora, tu Finn Hudson vieni con me…” aggiunse intensificando il sorriso, perché lui non aveva opposto grande resistenza ed era già in piedi, “ e vieni a ballare con me!”

Lui si lasciò trascinare verso la musica, muovendo qualche lieve protesta di cui non era nemmeno particolarmente convinto, che generò semplicemente risatine e linguacce da parte di Brittany. In un baleno erano arrivati all’altro lato del giardino, ben più chiassoso.

“ Prometto che non sarà così terribile!” Esclamò Brittany spingendolo in mezzo agli altri ragazzi e agitando la mano, in un rapido saluto, oltre le sue spalle. Finn si girò appena per trovare Quinn e Sam intenti a ballare. La sua ex lo squadrò leggermente con un sopracciglio levato, prima di cambiare espressione, annuire lievemente, e inviargli un timido sorriso di approvazione. Tornò a rivolgere le sue attenzione a Sam. Come doveva interpretare tutto quello? La sua finale benedizione? Brittany gli afferrò la spalla e lo fece voltare verso di lei. “ Devi ballare con me, già te lo sei scordato?” Lo canzonò.

 
 *****

 
Cinque minuti dopo lui realizzò alcune cose. Era troppo goffo e totalmente scoordinato, senza contare che il suo corpo non aveva il ben che minimo senso  del ritmo. E per arrivare a questa conclusione non gli serviva di certo questa improvvisa esibizione. Le prove del Glee Club lo avevano ampiamente dimostrato in passato. Ma la cosa più importante era che Brittany rideva con lui, e non di lui, e questo gli faceva dimenticare tutto il resto. La bionda, al contrario, si muoveva come se fosse nata per quel momento, ogni muscolo sembrava in totale sincronia, ogni passo fluido. I suoi capelli ondeggiavano selvaggi sopra le sue spalle, i suoi occhi sembravano brillare ad ogni movimento, a seconda di come la luce che proveniva dai lampioni la colpisse. Ma mentre ondeggiava, a ritmo di musica, nemmeno sembrava pensare a passi o movimenti, come se la sua unica preoccupazione fosse quella di non interrompere il contatto visivo con lui.

Erano circondati da decine di ragazzi, persone che erano solite prenderlo in giro quando non erano intente ad incensarlo per il football, persone che lo avrebbero fatto sentire in imbarazzo se quell'occasione fosse stata differente. Ma aveva Brittany davanti a lui. Tutto quello che riusciva a mettere a fuoco erano i suoi occhi e i suoi capelli; fianchi, braccia e gambe che sembravano animati da una strana magia. Gli altri non esistevano. Finn non amava ballare, Finn odiava ballare. Eppure farlo con Brittany meritava un discorso a parte.

Quando Hangman sembrò necessitare di una pausa dalla console, Finn riprese fiato, mentre Brittany non smetteva di sorridere. “ Hai visto, non dirmi che è stato così terribile dopotutto?”

Lui aveva la gola arsa e non riuscì a rispondere, quindi si limitò ad annuire, sorridendo,  convinto e felice di essere sopravvissuto all'esperienza.

“ Ragazzi, un momento di attenzione!” Urlò Hangman dalla console. “ Qui non si festeggia solo la vittoria contro la High-Pride… ma si dà il caso che oggi io e Madison facciamo 6 mesi assieme!”

La folla attorno a loro applaudì, bicchieri di plastica vennero innalzati al cielo e congratulazioni furono urlate a gran voce. Era una fortuna che Madison abitasse in cima a quella collina, lontano dalle altre abitazioni e da potenziali denunce di disturbo della quiete pubblica.

“ Quindi, ci perdonerete se il prossimo pezzo vi sembrerà un po’ fuori contesto… ma devo un ballo alla mia donna!” Spiegò, levandosi le cuffie da DJ e armeggiando con il suo laptop.

Successe tutto molto in fretta. Finn stava già per proporre a Brittany di andare a prendere un nuovo drink quando la musica ripartì e Hangman si affrettava a raggiungere la pista da ballo improvvisata, dove Madison lo attendeva. La melodia si fece largo molto timidamente, sorprendendolo. Possibile? No, che non era possibile, era Hangman a scegliere la musica! In quale universo parallelo quel babbeo avrebbe potuto mettere i Yo la Tengo ad una festa dei Titans?!  Zero, meno di zero. Era più probabile fosse una richiesta della sua ragazza, valutò alla fine. O il suo cervello era ancora scombussolato dai balli precedenti e non riusciva più a riconoscere le note? Eppure, mentre Brittany gli si avvicinava e gli prendeva le mani, guidandole sui suoi fianchi con decisione, e allacciava le proprie dietro al suo collo, radiosa, dovette ricredersi. “ Prima che tu decida di scappare.. sappi che pretendo almeno questo lento, Finn!” Gli mormorò piano Brittany con una strana espressione, nascondendo un sorrisetto. “ Poi potrò ritenermi soddisfatta e avrò pietà di te.”

Lui pensò che gliene avrebbe concessi altri, se solo lei lo avesse voluto e se lo avesse guardato ancora in quel modo, ma preferì rispondere con un mezzo ghigno. “Non mi stai lasciando molta scelta!”

Lui non aveva la più pallida idea di cosa fare, così si limitò a seguirla, mentre Brittany conduceva, dettandogli i tempi del leggero ondeggiare. Già il non sentirsi completamente un tronco non era una brutta sensazione, e il non averle pestato ancora i piedi una conquista. Forse quel ballo era più adatto a un tipo come lui.

“Saw you at a party, you asked me to dance.
Said music was great for dancing.”
 
Erano definitivamente i Yo La Tengo, ma il fatto che Hangman avesse fatto partire Last days of disco sembrava uno scherzo assurdo. Era vittima di una gag, Brittany gli avrebbe fatto una pernacchia da un momento all'altro e avrebbe riso di lui.

 
“I don't really dance much, but this time I did.
And I was glad that I did this time."
 
Invece sentì le dita di Brittany muoversi contro il suo collo, allacciandosi maggiormente tra di loro, mentre lei si faceva più vicina. E quando lui cominciava a farsi assorbire totalmente dalla nuova atmosfera, catturato dalla voce malinconica di Ira Kaplan e dal lento ondeggiare di Brittany, ebbe solo modo di notare Sam fargli un veloce occhiolino dall’altro lato del giardino.

 
“And the song said: Don't be lonely,
It makes me lonely. ”
 
E poi il dubbio lo colse improvvisamente, mentre Brittany si scostava leggermente per guardarlo meglio, con un tiepido sorriso. Cosa stavano facendo?  Perché lei non era con Santana? E soprattutto, dove si era cacciata?
 
 *****
 
Quando Last days of disco era terminate, Brittany gli aveva sorriso in modo strano e si era staccata da lui. Finn era rimasto un po’ imbambolato, stordito dal suo profumo e dall’intensità del momento e non aveva risposto quando lei gli aveva annunciato di dover andare in bagno. Così era rimasto piantato come un palo a guardarla allontanarsi velocemente, pensando che lei stesse invece andando a cercare Santana, come se quel lento le avesse finalmente schiarito le idee. Restò immobile, almeno fino a quando non avvertì la mano di qualcuno sulla sua spalla.
 
“Puck è fuori come un balcone!” Sam gli aveva dato un paio di colpetti e aveva indicato la fontana.
“ Oh, maledizione…” Quinn aveva scosso il capo, al suo fianco.
 
Non aveva idea di come fosse successo, ma Noah era finito nella vasca della fontana. Come se fosse la cosa più normale del mondo, stava semplicemente dormendo, seduto in acqua e poggiato contro la statua da cui sgorgava il getto d’acqua. Finn spalancò la bocca, decisamente sorpreso. L’amico doveva aver esagerato giusto un tantino. Evidentemente l’euforia per il punto della vittoria era stata troppa da gestire in modo sano.
 
“ Perché diavolo non lo avete tenuto d’occhio?” Esclamò Quinn mentre tutti e tre si avvicinavano alla fontana. Anche Mike e Tina si stavano facendo largo tra un gruppetto di altri ragazzi. “Oddio…” 

“ E come facevo a tenerlo d’occhio se ero con te?!” protestò Sam.
“ Ah, quindi il tuo amico beve a tal punto da finire in una fontana e la colpa sarebbe mia?”
 
“Quinn, onestamente chi se ne frega di chi sia la colpa… tiriamolo fuori da lì piuttosto!” Finn roteò gli occhi, mentre aiutava Mike che era già saltato dentro la vasca con tutte le scarpe. L’acqua gli arrivava ai polpacci. “Stai iniziando a perdere i superpoteri, eh Pucky!” Commentò Mike afferrando l’amico con fatica da sotto le ascelle mentre Finn, che lo aveva raggiunto, lo prendeva per i piedi. “ Già, pure i supereroi invecchiano! Un tempo avrebbe retto alla grande.” Concordò Tina, che ancora reggeva il suo bicchiere in plastica.
 
Lo adagiarono contro la vasca, mentre Quinn rubava il bicchiere all’amica e lo riempiva fino all’orlo attingendo proprio dalla fontana. “ In questi casi suggerisco sempre una terapia d’urto…” Esclamò, rovesciandolo improvvisamente in faccia al ragazzo.
 
La terapia d’urto servì al suo scopo. Svegliarlo. Ma i successivi cinque minuti suggerirono che Noah fosse troppo fuori perché potesse restare alla festa senza fare qualche grossa stupidaggine, quindi Quinn prese in pugno la situazione e annunciò che la serata per loro era finita.
 
“ Noah, non farmi incazzare…” lo aveva ammonito Quinn, scandendo piano ogni singola parola. “ Vero che non vuoi che mi arrabbi?”
 
“Eddai, Q-Fabray! Me ne sto buono, lo giuro. E non ho dodici anni che puoi dirmi quando andare a casa. Che figura ci faccio se me ne vado così?” Noah aveva provato ad alzarsi ma aveva ondeggiato pericolosamente. Sam lo aveva sorretto, trattenendo un ghigno.
 
“ Ascoltala, amico. Adesso ce ne andiamo dritti da me e ti prepariamo otto litri di caffè. E poi sarai come nuovo!”
 
Come se le parole di Sam nascondessero in qualche modo una via d’uscita meno umiliante, Noah si era lasciato convincere. Mike e Tina lo avevano accompagnato fino alla macchina di Sam, mentre il biondo andava a salutare la padrona di casa.
 
Finn e Quinn erano rimasti ad aspettarlo davanti alla fontana. “Se vuoi… appena lascio loro da Sam torno indietro a riprenderti…”
“Ma no, non ti preoccupare…” aveva risposto Finn, ben conscio che il furgone di Sam non aveva abbastanza posti per tutti. “ Al massimo chiedo un passaggio a uno dei ragazzi, o a Santana…”
 
“Sicuro? Non sarebbe un problema per me!”
“Sicuro!”
Quinn sospirò. “ Va bene, ma stai lontano dall’alcool.Ci avete dato d'entro a sufficienza. E scrivimi quando arrivi a casa.”
 
 *****
 
Aveva appena salutato gli altri, osservando Quinn alla guida del furgone imboccare la discesa con un filo di preoccupazione, quando era rientrato nel cortile.
“Ti darei un passaggio io, ma sono rimasta appiedata proprio come te!” Si sentì punzecchiare una spalla. Brittany lo fissava con i suoi occhioni blu.

“Credevo fossi già andata via con Santana!” La salutò lui, senza riuscire a trattenere un sorriso. Finn aggrottò la fronte quando la cosa, così evidente, lo colse. “Un momento, dov'è finita?”

Brittany si strinse nelle spalle. “Non più qui… ti va una passeggiata?” Pronunciò con un tono fin troppo calmo.

Non che avessero grosse alternative. Era troppo tardi per chiamare qualcuno e chiedere un passaggio; avrebbe potuto implorare Kurt di venirli a prendere, ma non era sicuro di voler restare in debito con il fratello. Offrire armi e leve per ottenere futuri favori a Kurt Hummel poteva essere pericoloso. Prese a seguirla, considerando che Brittany aveva incominciato a camminare senza aspettare risposta.

“Cosa significa, non più qui?” Indagò Finn. La cosa non aveva senso, perché mai Santana doveva essersene andata prima di lei? “Scusami, credevo foste venute insieme alla festa!?”

Brittany lo sorprese con un mezzo sorriso. “ Significa che è andata già via, Finn!” Gli spiegò con un'aria paziente, roteando appena gli occhi. Finn sospirò, sforzandosi di non replicare. Imboccarono la dolce discesa che si allontanava dalla casa di Madison, superando le automobili parcheggiate di chi non aveva ancora abbandonato la festa. Proseguirono per un centinaio di metri, percorrendo la stradina che ora continuava solo in lieve pendenza.

“E ti ha lasciato qui?” Esclamò alla fine, senza riuscire a trattenersi, piantandosi in mezzo alla strada.

Brittany si fermò, stringendosi nelle spalle. “Mi ha chiesto di andare con lei, perché si annoiava. Tecnicamente sono io a non essere voluta venire via!” Abbassò leggermente gli occhi verso terra, come se alla fine non fosse pienamente riuscita a tenere fede alle proprie intenzioni. Brittany non gli stava dicendo tutto.

“Britt… che è successo?” Le domandò, certo che la faccenda fosse seria. Santana non l'avrebbe mai lasciata da sola altrimenti. Notò una panchina poco distante, sotto la pensilina del Bus. Era sceso a quella fermata per andare alla festa. Ma a quell’ora della notte non venivano più effettuate corse.
“È complicato…” rispose Brittany tornando a guardarlo.

Lui non riusciva a decifrare la sua espressione. Non era proprio così tonto; immaginare cosa fosse successo non era cosi impossibile. Ma aveva bisogno che fosse lei a confermargli la sua teoria. “Ok…” le concesse Finn, pensieroso. “Che mi dici se mando un messaggio a Kurt per farci venire a prendere?” Le chiese invece. “ Ci mettiamo ad aspettarlo qua, su quella panchina, e mi racconti cosa ti frulla in testa!” Lei parve pensarci qualche secondo. Infine, annuì, dirigendosi verso la panchina.

“Io e Santana non possiamo funzionare…credo di averlo definitivamente accettato.” Ammise lei, sedendosi.

Finn si mordicchiò l’interno del labbro, una strana morsa era partita dal fondo del suo stomaco ed era risalita. Il cuore prese a battergli più veloce. “Oh… vuoi, insomma...Ti ascolto, se vuoi spiegarmi il perché… e cosa si successo alla festa.” Dovette faticare per cercare di contenere il suo reale stato d’animo.

“ Non saprei davvero come cominciare…” Brittany si stava torturando le mani, apparentemente concentrata su nocche e falangi.

Nonostante fosse parecchio tardi, la notte era dannatamente afosa. O forse era ancora accaldato per quel paio di birre di troppo? Di certo non era messo male quanto Puck. “Beh, dall'inizio potrebbe essere la cosa più semplice.” Il suo sorriso voleva infonderle sicurezza.

Lei sospirò sonoramente e annuì. Lo soprese un po' quando recuperò il telefono dalla tasca dei jeans. “Se devo cominciare dall'inizio… è giusto ripartire da questa canzone.” Gli disse mentre scorreva l’indice contro lo schermo. Lui la guardò incuriosito, ma il trillo iniziale del brano era inconfondibile.

Rispetto alla prima volta non c'era quel senso di sorpresa, perché ormai lui conosceva i suoi gusti, ma le altre sensazioni provate gli sembravano quasi amplificate. I due ragazzi rimasero in silenzio come quel primo giorno, ma questa volta gli occhi di Brittany sembravano ipnotizzarlo, magnetici, perché lei non li aveva chiusi e sembrava volesse comunicargli qualcosa. Disintegration Anxiety riecheggiava nella buia stradina, tenuamente illuminata dal lampione sopra la pensilina.

“Questa canzone ha un po' cambiato tutto quanto, sai?” Mormorò Brittany all'improvviso, cercando di tenere il tono di voce appena una nota sopra l'incedere della batteria. Finn rimase in silenzio, incapace di dire nulla, così lei riprese. “ Ricordi quando l'abbiamo ascoltata insieme?”

Lui annuì. Come poteva averlo dimenticato? “ Pensavo a Santana in quel momento… mi sentivo così ... vuota. L’avevo appena mollata e una parte di me già avrebbe voluto tornare indietro.” Sorrise, quasi come se stesse pensando con nostalgia a qualcosa di tremendamente lontano nel tempo. In realtà erano trascorse solo un paio di settimane. Finn ancora non riuscì a comprendere.

“ Poi sei arrivato tu con la storia del duetto…” continuò la Cheerleader senza smettere di guardarlo, come se da quello dipendesse tutto ciò che doveva dirgli.
In lontananza si sentiva appena lo schiamazzo dei ragazzi che si erano attardati ancora a casa di Madison. Finn cercò di non darci peso e di focalizzarsi sulla bionda.
“ E ho iniziato a sentirmi confusa perché non sei come gli altri ragazzi che si avvicinano a me solo per il sesso…”

Lei distolse finalmente lo sguardo a quella esclamazione, trovando particolare interesse nella punta delle proprie sneakers, come se provasse imbarazzo. Finn registrò di non averla mai vista davvero imbarazzata prima di quel momento,  ma lei continuò lo stesso. “ E sono entrata ancora di più in confusione quando a te sembrava solo importare che io stessi bene e che avessi qualcuno con cui parlare dei miei sentimenti… ma quando mi sono confidata con Quinn, lei ha iniziato a mettermi la pulce nell'orecchio… e da lì è stato ancora tutto più un casino.”

Riprese fiato, così Finn pensò che fosse il caso di dire qualcosa, sebbene non avesse argomentazioni particolarmente brillanti da condividere. “ Perché un casino?”
Si spostò, cercando di trovare maggior comodità sulla panchina in metallo. Il ronzio di una zanzara, fastidiosamente vicino al suo orecchio sinistro, lo mise in allarme. Con una manata seccata, provò ad allontanarla, senza grande successo.

“ Non so se capita anche a te…” riprese lei, giocherellando con uno dei suoi bracciali. “Quando hai una canzone a cui hai sempre associato qualcosa… ma poi, all'improvviso, succede che non è più così… e quella stessa canzone si lega a tutt'altro. Ed è allora che ho iniziato a capire, credo.”

Si. Finn aveva presente. Era successo anche a lui. Gli succedeva in continuazione. Non riusciva più ad ascoltare nessun pezzo degli Explosion In The Sky senza provare una morsa al petto e pensare a Brittany. Si schiaffeggiò, nel tentativo di far fuori la zanzara molesta. Ma non fece altro che guadagnarsi un'occhiata perplessa dalla ragazza e una guancia pulsante.

“Ma era come se mi fossi convinta di dover stare male…” Brittany scostò ancora lo sguardo, prima di affrettarsi a specificare, “ La storia di Santana mi faceva stare male sul serio… ma poi arrivavi tu e tutto veniva spazzato via… e mi sentivo, leggera…”

Finn la fissava, silenzioso, come se avesse paura che lei potesse interrompere quel flusso di pensieri ora che era cominciato. Finalmente era riuscito ad intercettare la maledetta, schiacciandola contro il proprio braccio. “Scusami… giuro che ti stavo ascoltando!” Esclamò in risposta all'occhiata della ragazza. “ Ti sentivi leggera… dopo che, ehm…parlavamo.” Aggiunse con una lieve vena di imbarazzo, come a dare prova della sua attenzione.

“ E tutto mi sembrava così strano… perché, che diritto avevi di farmi sentire in quel modo?” Continuò lei, guardandolo con esasperazione, prima di sistemarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
“Brittany, io…”

“Finn, fammi finire…” lo interruppe lei. “ Più mi facevo domande e più Quinn mi dava risposte… ma non ero sicura potessero piacermi veramente, perché tu e Rachel… oh!” sospirò, come se quel pensiero non le desse ancora pace.

“Io e Rachel?” Stava capendo bene? Tra le file confuse di quella confidenza, lei gli stava dicendo ciò che lui pensava? O il suo cervello stava viaggiando con la fantasia e interpretava secondo quello che lui avrebbe voluto sentire? O era ancora colpa di quelle due birre?
“Ed è per questo che ho pensato che forse era giusto darmi un'altra occasione con Santana quando lei sembrava finalmente cosi.. decisa.” I fari di una macchina di passaggio li illuminò per una manciata di istanti.

“Finn, ti sei mai sentito… così confuso da non saper nemmeno più da che parte girarti?” Lei era già tornata nella penombra.
Lui sospirò. Che senso aveva girarci ancora attorno? “ Tipo… ogni volta che siamo stati insieme negli ultimi giorni…” ammise con un mezza smorfia. “ È per questo che non potevo più stare con Rachel…”

La canzone era termina e Brittany lo fissava con una strana espressione, come se  non riuscisse totalmente a processare quanto udito. “ Santana… voleva che andassi via con lei quasi subito dopo essere arrivate alla festa.” Pronunciò infine, avvicinandosi lentamente. Per qualche strano motivo anche Finn sembrò muoversi nello stesso momento, come se una strana polarizzazione magnetica li avesse chiamati a se in contemporanea.

“ Ma non ti avevo ancora salutato da dopo la partita… e non volevo andare via senza farlo, quindi… lei non l'ha presa benissimo... non sembra una grande fan del nostro… rapporto.” Mormorò la Cheerleader, muovendo appena le labbra. Ormai i loro volti erano vicinissimi. “Ma non sono sicura mi importi molto… in questo momento.”

 “ Oh, credevo fossi andata da lei… dopo che abbiamo ballato!” mormorò Finn cercando di mascherare la sua agitazione.

Brittany strabuzzò appena gli occhi e scosse il capo, ormai vicinissima. “Credevo di averti detto che avevo solo bisogno del bagno… Santana era andata da un pezzo!”

Finn, a quel punto, dovette semplicemente allungarsi qualche centimetro affinché le loro labbra si sfiorassero. Il bacio lasciò inizialmente entrambi sorpresi, come se nessuno dei due si fosse accorto davvero dell'avvicinarsi reciproco, ma presto Finn avvertì le labbra della ragazza, contro le sue, incurvarsi in un sorriso prima che lei approfondisse il bacio. Lei sapeva di vodka alla fragola e lui ringraziò il cielo che Quinn gli avesse offerto una mentina prima di andare via. Il bacio durò poco e tantissimo allo stesso tempo; non ne aveva la più pallida idea. L'unica cosa che sapeva era quella percezione strana, come una scossa all'altezza dello stomaco ed elettricità verso le parti più periferiche. Dita formicolanti. Si erano separati lentamente, riprendendo fiato. O il suo cardio era peggiorato drasticamente, oppure non era stata una cosa così breve. Erano distanziati soli pochi centimetri quando Brittany parlò, le guance arrossate. “ Non mi hai baciato solo perché hai bevuto troppo, giusto?”

“Tecnicamente sei tu ad aver baciato me…”

“Non direi…”

“ Ti sei avvicinata per prima…” protestò Finn, sorridendo.

“Lo saprei se ti avessi baciato io…” replicò Brittany ricambiando il sorriso. Era una conversazione cosi improbabile da fare in quel momento, eppure eccoli lì a mezzanotte passata, su una panchina nella piena periferia di Lima a giocare allo scarica barile.
“Ah, sì?”

Lei annuì, mentre si alzava in piedi e gli si sedeva in grembo, lasciandolo di stucco. Presto il collo di lui venne circondato dalle sue braccia. “Se ti avessi baciato io, credimi, lo avrei fatto così…” gli mormorò con espressione furba, prima di azzerare nuovamente le distanze e di catturare il suo labbro inferiore tra le proprie labbra.

Il loro secondo bacio non aveva nulla a che fare con la delicatezza e la dolcezza del primo. Dopo un minimo di esitazione, quando le labbra di lei presero a muoversi con più decisone contro le sue, e la sua lingua chiedeva accesso, Finn cominciò a rispondere con un trasporto via via crescente. Perse totalmente il senso di dove fossero. In quel momento c'erano solo loro due, il suo retrogusto di fragola e quella strana danza tra le loro bocche, lingue che tentavano la conquista di un territorio inesplorato, alimentata dall'urgenza del momento e dalla voglia di esplorare ed esplorarsi. Quando lei si staccò per riprendere fiato, Finn si sentì guardato come una tigre avrebbe osservato una preda inerme. Ecco, quello era uno sguardo che lei non gli aveva ancora dedicato.

“Ok…” concordò Finn, con una mezza risata, cercando di riguadagnare la completa capacità respiratoria.  “Direi che prima ti ho baciata io…”
Lei ridacchiò, e improvvisamente assunse un'espressione più ingenua, mentre posava la fronte contro quella del ragazzo. Era tornata la Brittany di quei pomeriggi passati assieme a scambiarsi confidenze. Solo che ora quella ragazza gli sedeva in braccio, mentre pareva concentrata nel far sfiorare delicatamente i loro nasi.

“ E la birra non c'entra!” Finn precisò, tutto a un tratto, facendola sobbalzare lievemente prima di essere assorbita in una risata cristallina. Era bellissima con le guance ancora arrossate e i capelli un po' arruffati.

Restarono cosi, nel  silenzio di quella stradina, semplicemente a fissarsi e regalarsi sorrisi più o meno timidi, specchiandosi l'uno negli occhi dell'altra, mentre Brittany giocherellava con i capelli di Finn. “ Così sono un po' responsabile della tua rottura con Rachel?”

“Direi… giusto un pochino.”

“Beh, siamo pari… credo tu sia in parte responsabile se non mi rimetterò con Santana!”

“Pensi proverà ad assoldare un sicario per farmi fuori?”

Brittany parve fingere di pensarci un po’ su. “ In realtà credo lo farà con le sue mani…”

Finn ridacchiò, sebbene la cosa non sembrasse poi cosi improbabile. La baciò di nuovo e Brittany sembrava non aspettare altro, ma si scostò quasi subito, preoccupazione evidente negli occhi. Finn si allarmò.

“ Pensi che Rachel chiederà a Santana il biglietto da visito del tuo killer? Proverà a metterlo sulle mie tracce?”

Finn che stava già facendosi prendere dal panico, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato che l’avesse infastidita, si ricordò di respirare nell’esatto momento in cui lei cominciò a ridere. “ Forse dovremmo chiedere di entrare in un programma di protezione testimoni!” La sua eccitazione, segnalata dal luccichio dei suoi occhi, sembrava la stessa che avrebbe potuto avere nel proporgli di andare al Lunapark. “Aspetta, pensi che potremmo aver bisogno di una guardia del corpo? Potremmo chiedere a Lauren Zizes, mi hanno detto che farebbe di tutto per delle uova di Pasqua!”

“ Dici che Lord Tubbington, con tutti i suoi contatti… non riuscirebbe a procurarci dei passaporti falsi e una nuovo identità?” Chiese Finn, fiero di come la domanda l’avesse illuminata.

“ Sei un vero genio!” Brittany gli regalò un nuovo bacio, questa volta a stampo. “ Se non sta già dormendo al mio rientro, provo a chiederglielo!”

Trascorsero i successivi minuti a fantasticare, pensando ai posti che avrebbero visitato con i loro nomi nuovi di zecca, immaginando una vita avventurosa fatta di spiagge assolate, palme e tramonti, al limite del fantastico. Finn rideva come non aveva riso da giorni. E mentre guardava Brittany negli occhi, assecondando e alimentando le sue fantasie in attesa dell’arrivo di Kurt, era chiaro che quel famoso pezzo del puzzle era finalmente saltato fuori. In compagnia di Brittany non c’era ansia che potesse reggere il banco. Insieme la distruggevano. 

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