Save Me Before I Become My Demons

di Myra11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Laughing darkness ***
Capitolo 2: *** Myday myday ***
Capitolo 3: *** This Ship Is Slowly Sinking ***
Capitolo 4: *** 4- They Think I'm Crazy, But They Don't Know The Feeling ***
Capitolo 5: *** They're all around me, Circling like vultures ***
Capitolo 6: *** They Wanna Break Me, And Wash Away My Colors ***
Capitolo 7: *** Take me High and I'll Sing,Oh You Make Everything Okay ***
Capitolo 8: *** We Are One And The Same, You Take All The Pain Away ***
Capitolo 9: *** Save Me Before I Become My Demons ***
Capitolo 10: *** I need your help, I can't fight this forever I know you're watching, I can feel you out there ***
Capitolo 11: *** Oh you take all of the pain away, away, away ***
Capitolo 12: *** You Saved Me ***



Capitolo 1
*** Laughing darkness ***


PROLOGO

Si rimise in piedi per pura forza di volontà.
Sentiva il proprio corpo urlare di protesta.
Era stanca, così stanca, e l’odore del sangue le stava facendo venire la nausea, il dolore delle ferite prometteva un dolce sonno senza più lotte.
No.
Non poteva arrendersi.
Non ancora.
Non ora.
Mai.
«Volevi prenderti l’uomo che amo.»
Sputò sangue per terra, barcollando.
«E ora vuoi prenderti i miei figli.»
Un ghigno si aprì nel buio davanti a lei, spedendole un brivido gelido lungo la schiena.
Seguito dal caldo brivido profondo di una rabbia che non le apparteneva.
Non del tutto.
Una parte.
Totalmente.
Era lui.
Era vivo.
«Ben.»
Si voltò a guardarlo, e lui le offrì la mano.
Era oscuro, e luminoso, e feroce.
Era suo.
Era sua.
Erano due.
Uno.
Intrecciò le dita alle sue.
«Sai che ti dico?»
Si voltò verso la creatura nell’ombra.
«Vai al diavolo.»
Terminò Ben per lei.
Insieme.
Invincibili.
I laser illuminarono l’ambiente innevato.
L’oscurità tacque.
Non si mossero.
Erano potere.
Un potere superiore alla vita, superiore alla morte.
Erano la Diade.


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Capitolo 2
*** Myday myday ***


 CAPITOLO I

Ben Solo aveva imparato presto che, se la tua metà perfetta nella Diade era incinta, le cose diventavano estremamente complicate.
All’inizio, Rey era insaziabile.
Non ne aveva mai abbastanza, di cibo, acqua, allenamento, di lui.
Poi gli ormoni avevano fatto la loro comparsa, e avevano iniziato a succedere stranezze ogni volta che lei si innervosiva.
La più comune erano i fulmini, che lei manifestava inconsciamente durante gli scatti d’ira, e non sarebbe stato di esagerato, se Rose non ci avesse quasi rimesso un braccio una volta.
Così, Ben aveva trovato una soluzione.
Mentre Rey diventava sempre più ingestibile e soprattutto totalmente indomabile, lui aveva scoperto il modo di calmarla.
Passava ore a meditare nel bosco, sondando i recessi della propria anima, danzando con la Forza e controbilanciando gli sbalzi d’umore della moglie.
Pensare che finalmente era sua era ancora qualcosa che faceva fatica a realizzare del tutto.
Era accanto a lui, era sua per sempre, e per la prima volta, la sua vita andava come doveva.
«Sarai un ottimo padre, rilassati.»
La voce di Anakin non gli giunse inaspettata.
Il Prescelto aveva iniziato a manifestarsi regolarmente da quando lui aveva iniziato a meditare, e la sua era una compagnia gradita.
Inoltre, sembrava che la sua presenza canalizzasse la Forza, e Ben la sentiva pulsare in ogni centimetro attorno a lui.
E sentiva lei, fuoco inestinguibile nel suo cuore e nella sua anima, lontana ma sempre presente.
Sembrava turbata, così lasciò che la calma che provava in quel momento la invadesse.
«Come potrei? Non ho mai avuto un esempio paterno normale.» Mormorò in risposta, e sentì il fantasma ridacchiare.
Anakin non perdeva praticamente mai il suo sorriso sghembo, quasi arrogante, ma le sue parole furono di consolazione. «Proprio per questo sarai bravo. Perché hai avuto esempi che non ritieni adeguati, o normali, e cercherai di fare l’opposto di ciò che hai subito. Eppure, ciò che hai subito ti ha portato ad essere l’uomo che sei, e siamo fieri di te.»
Stava per rispondere quando si rese conto di un dettaglio.
«Siamo?»
«Esatto.»
Riaprendo gli occhi vide il secondo Fantasma, e gli sembrò di tornare a respirare dopo un lungo periodo di apnea.
Affetto, speranza, sicurezza e una ferrea volontà lo invasero quando incrociò lo sguardo della donna.
«Ciao mamma.» La salutò con un sorriso.
Leia si manifestava più raramente di Anakin, si potevano contare le volte sulle dita di una mano, e Ben non nascose la gioia che provava nel vederla.
«Ciao bambino mio.»

 
Inspirò a fondo, sentendo il profumo della pelle della donna invadergli le narici.
Erano a letto, abbracciati, e Ben sentiva la schiena di Rey alzarsi ed abbassarsi contro il proprio petto al ritmo del suo respiro.
Fece scivolare le mani sul pancione della moglie. «Stai meglio?»
Erano domande superflue dato che entrambi percepivano tutto ciò che l’altro sentiva, eppure ancora se le ponevano.
Una sera, tempo prima, in lacrime, Rey si era calmata al suono della sua voce, e Ben aveva presto l’abitudine di parlarle alla sera.
«Hm-hm. Com’è andata oggi?» Rey intrecciò le dita alle sue con un sospiro rilassato.
Ben emanava calore come una coperta enorme, e la sua presenza contro di lei la faceva sentire invincibile.
Era in quei momenti in cui gli era profondamente grata per la pazienza che stava mostrando, e per tutto l’aiuto che le dava, consciamente e non.
«Bene. Ho visto mia madre…Mi ha detto che secondo lei sarò un buon padre.»
«Avevi ancora dei dub…»
Ci volle un secondo perché la loro serata tranquilla si trasformasse in un casino.
L’attimo prima era tranquillo, rilassato e vagamente sonnolento, e poi si trovò a camminare il più in fretta possibile verso il reparto ospedale, con una Rey che si contorceva tra le braccia.
Quando i medici gliela strapparono via si trovò nel buio della notte, da solo.
Sentiva tutto, eppure non era abbastanza, così sfruttò il loro legame per manifestarsi accanto a lei.
Era circondata da dottori, sudata e urlante, e quella scena gli fece venire un brivido.
Eppure lo percepì, e si voltò verso di lui tendendogli una mano.
Il contatto fisico attraverso la Diade era una cosa che ormai veniva loro naturale, e Ben strinse la mano della moglie.
E poi fu in ginocchio, Rey che gli stringeva le dita con una forza impossibile, e il dolore che quasi gli impediva di respirare.
«Mi…dispiace.» Ansimò la donna, facendogli capire che stava condividendo il suo dolore con lui, ma lui scosse la testa.
Se quella era solo una parte del dolore di lei, l’avrebbe condiviso volentieri.
E così, per tutta la notte, l’ex leader del Primo Ordine attese, soffrendo come un cane e chiedendosi come facesse una donna a sopportare tutto questo, e cercò di dare tutta la sua forza alla donna che stava partorendo.
E prima dell’alba, urlanti, piccoli e indifesi, Leia e Han Solo vennero posti tra le braccia dei loro genitori.


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Capitolo 3
*** This Ship Is Slowly Sinking ***


I gemelli avevano cinque anni quando la Forza si manifestò attraverso di loro per la prima volta.
Era una giornata tranquilla di piena estate, e Rey era dedita alla costruzione della propria spada laser, i bambini dietro di lei in giardino.
Ben ebbe a malapena il tempo di mettere un piede sul primo scalino che scendeva fuori dalla casa.
Fu questione di un attimo.
Leia e Han si stavano contendendo un giocattolo il secondo prima, e quello dopo il fulmine stava per schiantarsi su di loro.
Ben sollevò la mano deviandolo, e Rey lo attirò a sé e lo estinse con la Forza.
Si guardarono in silenzio, e il lieve sorriso che comparve sulle labbra di sua moglie gli fece stringere lo stomaco di soddisfazione.
Ancora una volta, avevano agito insieme, completandosi, senza nemmeno rendersene consciamente conto.
Quel pensiero però svanì sotto la consapevolezza di ciò che era successo.
«Mamma? Che succede?»
Leia.
Il lieve odore di bruciato aleggiava ancora nell’aria, eppure i gemelli non sembravano essersi resi conto dell’accaduto.
«Niente principessa.» Sorrise Rey, prendendo per mano entrambi i suoi figli. «Cercate di condividere i vostri giochi, okay?»
Guardò di sottecchi il marito in attesa e gli rivolse un sorriso complice prima di rivolgersi nuovamente ai figli. «Papà diventa triste quando litigate, e voi non lo volete, vero?»
Entrambi scossero la testa, e Rey sorrise.
Leia aveva gli occhi di Ben, scintillanti come una galassia, e Han aveva ereditato i suoi, nonostante fossero gemelli, ed entrambi avevano i capelli neri come la più scura delle notti.
«Bravi i miei bambini. Ora andate a chiedere scusa a vostro padre.» Li lasciò andare e, mentre si alzava e li osservava saltare praticamente addosso a Ben, le si strinse la gola.
Chi dei due aveva evocato il fulmine?
O erano stati entrambi?
E soprattutto, cosa significava quella dimostrazione tipica del Lato Oscuro?
Incrociò gli occhi di Ben, che in qualche modo era riuscito a prendere entrambi i figli in braccio, e qualcosa dentro di lei si rilassò.
Non importava.
Erano insieme.
E nonostante ci fossero giorni in cui le sembrava ancora impossibile che lui fosse lì, vivo, con lei, la vita aveva deciso di farle il migliore dei regali.
E ancora non sapeva quanto la vita potesse diventare ancora più stronza dopo averti fatto un regalo.

Gli incubi erano iniziati quando avevano dieci anni.
Han era stato il primo, e Ben aveva ormai perso il conto di quante volte fosse corso da lui in piena notte.
In quel momento era seduto sul letto, la schiena appoggiata al muro e il figlio tra le braccia, e un pensiero che gli attraversava la mente.
Poteva farlo?
Si era promesso che non avrebbe mai invaso la mente dei suoi figli, che sarebbero sempre stati liberi di fare ciò che più preferivano, eppure…
«Ben.»
Alzò lo sguardo e incrociò quello di Rey.
Sapeva che non era veramente lì, ormai riconosceva una proiezione della Diade, e comprese che lei non aveva voluto rischiare di svegliare i figli.
«Va meglio?»
«Sembra di sì. Rey…Secondo te è normale? Questi incubi.»
La osservò stringersi nelle spalle. «Non lo so. Forse dovremmo controllare.»
Ben sospirò e scivolò giù dal letto, facendo attenzione a non svegliare il figlio mentre lo sistemava sotto le coperte.
Nell’altro letto, Leia dormiva beatamente.
«D’accordo.» Si arrese, e Rey gli si avvicinò, e le sue braccia intorno al corpo furono estremamente reali e solide.
«So cosa provi.» Sussurrò, la voce come seta. «Ma non stai influenzando i loro pensieri, né cambiando le loro vite. Li stiamo proteggendo.»
Ben sorrise: ancora una volta, lei aveva ragione, e sapeva cosa dire per aiutarlo.
Intrecciò le dita alle sue, e usò la Forza per esaminare la mente del figlio.
Era confusa, notò, ma era un bambino, ed era normale, eppure c’era qualcosa…
Un’ombra, sempre ai lati del suo campo visivo, una sfumatura scura nella Luce della Forza.
Interruppe l’esame bruscamente e si voltò verso la moglie.
Anche lei aveva percepito la stessa cosa, glielo leggeva in faccia.
«Cos’era?»
«Non lo so.» Rey scosse la testa. «Ma lo scopriremo.»
Lasciarono i figli a dormire ma, prima che potessero tornare a letto, un urlo ruppe la notte.
«Leia.»


NOTE DELL'AUTORE
Capitolo pacco xD corto, ma ci voleva purtroppo :D E sinceramente in questo periodo non sono molto ispirata, quindi scusate :/
Un bacio <3


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Capitolo 4
*** 4- They Think I'm Crazy, But They Don't Know The Feeling ***


Han aveva imparato per primo a controllare la Forza.
Era più pacato, più sereno, ma d’altronde, Rey non poteva biasimare Leia per essere diversa.
Leia era impetuosa, a volte impulsiva e intensa come il sole d’estate.
E il fatto che avesse passato mesi ad assorbire gli incubi del fratello non aiutava.
Rey l’aveva trovata per la prima volta il giorno del loro compleanno, inginocchiata accanto ad Han, e aveva percepito la Forza incresparsi attorno a loro.
Da quel momento, nonostante Han fosse stato il primo ad avere gli incubi peggiori, erano spariti dalla sua mente di notte, e Leia era diventata sempre più cupa.
«Dobbiamo capire cosa succede.» Esordì Ben respingendo l’ennesimo assalto.
Aveva iniziato ad addestrare Rey appena si erano trasferiti nella loro casa definitiva, e lei si era dimostrata un’allieva capace ma caparbia.
Lo attaccò di nuovo, costringendolo a saltare per schivare il colpo alle gambe.
«Lo so. Forse…»
Fu costretta ad interrompersi quando Ben la costrinse sulla difensiva, e sentì le proprie labbra piegarsi in un sorriso involontario.
Lottare con Ben le faceva cantare il cuore, entravano in sintonia in un modo del tutto differente dal solito, e sotto i suoi insegnamenti aveva affinato le proprie abilità.
Alla fine, si trovarono con le spade laser puntate l’uno al collo dell’altro, in stallo.
Ansimando, Rey riprese il proprio discorso. «Forse i testi Jedi possono aiutarci.»
«Forse.» Concordò Ben abbandonando la posizione di lotta e distendendo le spalle.
Rey aveva iniziato a portare i capelli sciolti, che ora le ricadevano in cascate lisce oltre le spalle, e all’improvviso gli tornò in mente com’era stata nella sala del trono di Snooke.
Arrabbiata, impetuosa, violenta.
Oscura.
Bellissima.
Sua.
«Che c’è?» Gli chiese con un mezzo sorriso notando che la fissava.
L’Imperatrice Palpatine era già emersa in quel momento, si rese conto.
«Niente.» Scrollò le spalle ricambiando il sorriso, poi sollevò una mano a grattarsi la barba corta che aveva lasciato crescere negli anni. «Penso che dovremmo iniziare ad addestrarli nell’uso delle spade.»
«Hmm.» Rey ritirò la propria spada e spinse indietro i capelli. «C’è un'altra cosa che dobbiamo capire.»
Rimasero un attimo in silenzio, il peso di quelle parole che aleggiava tra di loro.
Loro, che erano uguali a quel giorno nella foresta, eppure così diversi.
Ben si avvicinò alla moglie e l’avvolse con un braccio. «Andrà tutto bene amore mio.»
Le diede un bacio sulla fronte, e cercò di non dare un tono amaro alla sua prossima frase.
«Capiremo perché non stiamo invecchiando.»

«Dovresti smetterla, sorellina.»
La voce la colse impreparata, facendola sobbalzare nel buio della camera.
Gli occhi di Han le trafissero il cuore, e la fecero sorridere.
Quando rubava i suoi incubi era l’unico momento in cui la Forza era sotto controllo, in cui poteva gestirla e piegarla al suo volere senza sforzo.
«Tornerebbero gli incubi.» Sussurrò appoggiandosi al materasso, senza staccare lo sguardo dal fratello.
Era così stanca…eppure non poteva lasciare che quel tormento continuasse per lui.
Han si tirò a sedere con un sorriso tra il divertito e il mesto. «Ti ricordo che abbiamo la stessa età, non essere così protettiva.»
«Ma io…»
«Tu niente, Leia.» La interruppe. «Dovremmo proteggerci a vicenda. Anch’io lo sento.»
Rimasero a guardarsi un attimo, consapevoli di ciò che significava.
Fu Han a muoversi per primo, allungando una mano verso di lei. «Insieme?»
Leia si concesse un sorriso, radunando le ultime energie che le restavano per quella notte e afferrando la mano che le veniva porta. «Insieme.»
Si avventurarono nei loro incubi, insieme, inconsapevoli di ciò che succedeva loro intorno.
E videro entrambi come il buio si chiudeva intorno a loro, inesorabile e lento.
E rimasero inconsapevoli del fatto che nella stanza accanto la Diade si stava sentendo soffocare da quella sensazione.


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Capitolo 5
*** They're all around me, Circling like vultures ***


Erano arrivati all’improvviso, tuoni e fulmini nel mezzo di una giornata estiva.
La sensazione fu soffocante, come un cappio alla gola, ma la prima cosa che gli venne in mente fu…
«Rey.»
Era nervosa, la sentiva, e sapeva che stava allenando i figli, ma quella sensazione…
Li raggiunse di corsa nel giardino e si trovò davanti quella che sembrava un’apocalisse.
Rey era parata davanti a Han e Leia, a proteggerli dall’enorme nube oscura che aveva divorato il cielo.
Per un istante Ben non riuscì a muoversi.
La Forza era condensata intorno a Rey in un’aura pulsante di luce e ombra, e lei era piccola, e immensa, ultimo baluardo contro qualsiasi cosa fosse arrivata nel loro giardino sotto la forma della tempesta.
E poi lei lo chiamò.
La metà di lui che era sua s’infiammò mentre lei attingeva al loro potere.
Ben l’affiancò, e le loro dita s’intrecciarono senza fatica, perché era naturale, perché era ovvio, perché erano loro.
«Che cos’è?» Le domandò incanalando la Forza che li univa, ma lei si limitò a scuotere la testa.
Era sudata e tremante, ma Ben vide il cambiamento quando ricevette la sua energia.
Raddrizzò la schiena, inspirò a fondo e fece un passo avanti.
E la tempesta ne fece uno indietro.
Ben allungò la mano libera all’indietro, e Han e Leia la strinsero.
Per un breve attimo vide ciò che loro vedevano in quella che sembrava una tempesta.
C’era un volto abbozzato in quelle nubi, un ghigno malefico, e una voce.
Nonostante non comprendesse le parole che sussurrava conosceva perfettamente il suo scopo, e gli sembrò di essere tornato bambino, quando le voci erano incessanti e incalzanti.
Trascinò Rey all’indietro e le rubò un bacio prima che lei potesse commentare.
La sentì rilassarsi contro di lui, completamente abbandonata, sicura che sarebbe andato tutto bene.
La Diade esplose intorno a loro, cancellando la tempesta come se niente fosse.
Ben percepì fiori sbocciare, piante crescere, l’intero pianeta esplodere di vita, eppure non aveva importanza.
Gli occhi di Rey scintillavano nel guardarlo, il suo cuore batteva nel proprio petto, impetuoso.
E poi il mondo sembrò sbloccarsi.
Han strinse la mano del padre, ed entrambi si voltarono verso i figli.
«Grazie. Noi non….» Iniziò il ragazzo, ma fu la sorella a finire per lui. «Noi non riusciamo a controllarlo, e non sappiamo cosa sia, ma lo sentiamo in continuo.»
Rey e Ben si scambiarono uno sguardo fugace, e non ebbero nemmeno bisogno di parlare per capirsi.
Rey era appena andata via con i figli quando la voce s’intromise.
«Avete fatto un bel lavoro.»
Anakin gli dedicò il suo tipico ghigno sarcastico, e solo in quel momento Ben si rese effettivamente conto di cos’era successo.
L’intero giardino era coperto di piante e fiori che non erano esistiti fino a pochi attimi prima, un enorme foresta colorata.
«Avete passato tanto tempo insieme, eppure la Diade ha ancora tanto da offrirvi.» Commentò il Fantasma, e il nipote non poté dargli torto, ma in quel momento non importavano loro.
«Nonno.» Richiamò la sua attenzione. «Cos’era quella?»
Non ebbe nemmeno bisogno di specificare, perché Anakin si accigliò, improvvisamente serio. «Forza. Incontrollata, oscura, e fisica. Non dovrebbe succedere, la Forza si manifesta nelle cose, intorno alle cose, non come qualcosa di fisico.»
Si guardarono per un attimo, il peso di quelle parole che aleggiava nell’aria.
«Han e Leia…»
«Vittime. Tramiti, chiamali come vuoi.»
Di nuovo un ghigno, questa volta più dolce. «Complimenti a proposito.»
Ben si concesse un sorriso fiero. «Grazie. Presto potrai conoscerli, io e Rey li stiamo addestrando.»
«Non vedo l’ora.» Ammise Anakin. «Ben, vai avanti. Scoprirete tutto, risolverete tutto, come al solito.»
Ben annuì con un sorriso fugace. «Lo so.»
Fu un secondo, un pensiero improvviso. «Nonno…Rey vi vede?»
Ci aveva pensato improvvisamente: Rey aveva visto i fantasmi anni prima, quando avevano distrutto lo Star Destroyer, eppure non riusciva a pensare ad un momento negli anni in cui lei avesse manifestato di vederli.
«Non te lo so dire, non abbiamo mai cercato di manifestarci.»
«Hmm. Potresti provare? Credo che le farebbe bene.»
Anakin annuì. «Certo. Magari io e tua madre possiamo aiutarla.» Si strinse nelle spalle e svanì con un sorriso.
E mentre spariva, Ben sentì le risate dei figli dalla cucina, e il secondo suono che preferiva di più al mondo, che per un attimo gli fece dimenticare tutto: la risata di Rey.
Li raggiunse nella stanza e vide che erano intenti a giocare con un piccolo robot che Rey aveva creato per loro usando dei rottami.
Cinse i fianchi della moglie con un braccio e se la tirò vicino.
«Stai bene?» Gli domandò lei in un sussurro, la mano appoggiata al suo petto ad ascoltare il ritmico suono del battito del suo cuore.
Ben annuì e le sorrise, quel sorriso che dedicava solo a lei, quello che rifletteva quel giorno su Exegol, quando si erano ritrovati per la prima volta.
Gioia, sicurezza e un amore immenso che le fece sciogliere il cuore.
Gli fece scivolare una mano dietro al collo, tirandosi in punta di piedi mentre intrecciava le dita tra i suoi capelli.
Parlarono insieme, due e uno.
«Ti amo.»


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Capitolo 6
*** They Wanna Break Me, And Wash Away My Colors ***


 «Ben?»
«Sono qui. Va tutto bene.»
«Io…non ci vedo.»
«Lo so, sei ferita.»
Odore di sangue, sudore, paura.
«Rey, va tutto bene. Non avere paura.»
Le loro dita intrecciate, il respiro di Rey più lento e regolare.
«Brava, così.»
Il suono strisciante di qualcosa che si avvicinava.
«Ben, sta arrivando, non posso…»
«Guarda attraverso di me.»
«Cosa?»
Stupore attraverso il sangue, e poi realizzazione.
«La Diade.»
«Esatto.»
Un attimo di silenzio, il cielo che si riempiva del suono roboante dei tuoni.
Fu una sensazione nuova e familiare allo stesso tempo.
Lasciò fluire il potere della Diade mentre Rey ne attingeva.
Strinse la sua mano, raddrizzò la schiena e, attraverso il sangue che le copriva la faccia Ben si rese conto che aveva funzionato.
Rey ci vedeva di nuovo.

Qualche settimana prima…
 
«Ciao Rey.»
La voce comparve dal nulla e Rey si lasciò sfuggire un urlo sorpreso e la spada che aveva in mano.
Che non raggiunse mai il terreno, perché il Fantasma la bloccò ad un soffio e la sollevò usando la Forza.
Anakin sogghignò nel vedere la sua sorpresa. «Sei difficile da raggiungere, Rey.»
«Io…cosa…perché sei qui?» Riuscì finalmente a formulare una frase, e una parte di sé percepì Ben, lontano nella foresta ad allenare i figli, e la soddisfazione che provava nel rendersi conto di ciò che era successo.
Il Prescelto stava soppesando la sua spada laser, stranamente fisico per essere solo un apparizione. «Bell’arma, sei stata brava.»
Rey incrociò le braccia, osservando il Fantasma, quel ragazzo che sembrava così giovane, con un mondo di dolore negli occhi.
Anakin attivò la spada e fischiò di ammirazione quando ne notò la lama doppia.
«Grazie.» Gongolò la ragazza, stranamente soddisfatta da quel complimento.
Ben le aveva parlato del nonno, delle apparizioni che aveva, della storia che Leia e Luke avevano messo per iscritto, immortalando la sua memoria.
«Devi capire una cosa, Rey. La lotta tra luce e oscurità è eterna, ma non per questo è sbagliata.
La Forza è sia Lato Chiaro che Lato Oscuro, e tutti abbiamo in noi entrambi. E siamo entrambi.»
Lo lasciò parlare mentre faceva roteare la doppia lama. «Io sono sia Anakin Skywalker che Dart Vader, come Ben è Kylo, e come tu e l’Imperatrice siete la stessa persona.»
«Ma…»
«La Diade è luce e ombra, ma ora…c’è qualcosa di sbagliato nella Forza.»
«L’abbiamo visto. La tempesta…»
Anakin le lanciò la spada laser interrompendo la sua protesta. «Non era niente. Rey, il Lato Oscuro della Forza si sta manifestando fisicamente, ed è estremamente sbagliato, e si sta ritorcendo su tutti noi.»
«I Fantasmi?»
Il Prescelto annuì. «Io riesco a manifestarmi perché la Forza mi ha creato, ma faccio fatica. Dovete trovarlo.»
Rey esitò un attimo, sentendo la Forza emanare dal Fantasma ad ondate che le fecero venire la pelle d’oca.
Anakin era arrabbiato, e stanco, e frustrato dal non poter intervenire come voleva.
«Lo faremo.»
I loro sguardi s’incrociarono, e per un attimo non fu Anakin davanti a lei, ma Darth Vader, l’uomo che aveva devastato la galassia.
E che aveva rinunciato all’oscurità per il figlio, si ricordò espirando profondamente.
«Ricorda sempre, non devi avere paura di chi sei.»
E mentre le sue parole riecheggiavano una frase di tanti anni prima, Anakin scomparve.
«Mamma, stai bene?»
La voce di Han la fece voltare, e per un attimo si rese conto di come la vedevano: agitata, con la spada laser attiva in mano, la sua luce gialla ad illuminarle il viso e…
«Stai piangendo?»
Leia le si avvicinò senza paura, e Rey disattivò l’arma e si asciugò le lacrime che non si era nemmeno resa conto di star versando.
Scosse la testa e abbracciò entrambi i figli. «Sto bene, tranquilli.»
Dietro di loro, Ben la stava guardando.
Non fece domande, né chiese spiegazioni.
Ben aveva sentito tutto.
Ben sapeva.
E Ben era sicuro che, insieme, avrebbero vinto ancora una volta.
Gli sorrise, ricambiata, ma entrambi sapevano che uscirne vincitori non avrebbe significato vincere, per loro.
Come potevano considerarlo tale, quando incombeva su di loro l’ombra dell’eternità?


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Capitolo 7
*** Take me High and I'll Sing,Oh You Make Everything Okay ***


«Voi che cosa?!»
«Stai calmo, Finn!» Lo incitò Rey, mentre l’ex assaltatore la guardava stralunato.
Aveva appena finito di raccontare loro gli ultimi avvenimenti e, mentre Poe non aveva commentato, Finn sembrava sconvolto.
«Ci pensiamo noi. Abbiamo sviluppato molte…amicizie in questi anni.» S’intromise Poe con calma.
Rey gli sorrise. «Grazie. Tutto quello che riuscite a trovare su disturbi nella Forza e anomalie di qualsiasi genere è ben accetto.»
Si voltò a guardare i figli, impegnati con Chewbecca, e quella visione la fece commuovere.
Sembravano così spensierati, eppure sia lei che Ben sentivano la loro oscurità crescente come un sapore amaro in gola.
Ben le aveva detto che il nonno gli aveva rivelato che Han e Leia erano tramiti per qualsiasi cosa stesse accadendo alla Forza e quell’informazione unita alla sua conversazione con Anakin le stava facendo fiorire un’idea che ancora non riusciva a concretizzare nella mente.
Fu proprio Ben a chiamarli in quel momento, annunciando che il pranzo era pronto, e insieme si diressero verso la sala da pranzo.
Nessuno di loro due aveva mai imparato a cucinare ma nel corso degli anni avevano scoperto che Ben aveva un certo talento per la cucina, così il compito era ricaduto su di lui.
Mentre mangiavano, Rey li guardò uno per uno.
Poe e la sua disordinata barba, l’aria matura e controllata che un tempo non gli avrebbe mai associato.
Finn, sempre ottimista e indomabile.
Chewbecca, peloso e brontolone, ma sempre comprensivo e amichevole.
E i suoi figli, i gemelli che non tacevano un attimo e tartassavano gli zii con tutti i dettagli del loro allenamento.
Ben, accanto a lei, che percepì il nodo di malinconia che le si formava in gola senza che parlasse.
Le fece scivolare una mano sulla gamba e la strinse piano.
Si guardarono in silenzio con un breve sorriso, entrambi consapevoli del fatto che quel piccolo, spensierato momento li avrebbe accompagnati nei secoli che li aspettavano.

«Exegol.»
«Cosa?» Rey parò il colpo di Leia per un soffio.
Ben non era lì, lo sentiva, e cercò di mantenere la concentrazione.
«Mamma, tutto bene?» Le chiese Han, e lei annuì senza esitazione.
«Continuiamo.» Incitò i figli e si mise in posizione di difesa.
Ben riprese la propria spiegazione mentre osservava l’allenamento.
«Dobbiamo andare su Exegol. È un pianeta che trasuda energia oscura, è stato il territorio dei Sith per anni, forse riusciremo a scoprire qualcosa.»
Quella frase fece gelare il sangue nelle vene della donna.
Disarmò velocemente i gemelli e bloccò le loro proteste con un cenno della mano. «Per oggi abbiamo finito, andate a farvi la doccia.»
Una volta che furono entrambi andati via tra commenti, provocazioni e risate, Rey si voltò verso il marito.
«Non voglio tornare su Exegol.» Confessò; negli anni avevano raggiunto un livello di unione tale da percepire tutto l’uno dell’altro, e le poche cose che non riuscivano a comprendere avevano imparato a confessarle a parole.
«Perché?» Domandò Ben, che percepiva l’angoscia della moglie come una stretta allo stomaco.
Rey distolse lo sguardo. «Perché su Exegol non è mai successo nulla di buono. E tornando là ho paura che…»
«Andrà tutto bene.» Ben le si avvicinò senza esitazione e le posò una mano sul viso spingendola a guardarlo.
«Siamo sempre andati da soli su Exegol, come entità separate. Ma ora non lo siamo più, non abbiamo confini, non abbiamo segreti. Ricorda l’essenza della Diade.»
Ai loro piedi sbocciò una rosa rossa, che le si avvolse intorno alle caviglie strappandole una risata.
«Due e uno, un potere superiore alla vita stessa.»
«Esatto.»
Sentì la moglie rilassarsi ancora prima che lei parlasse.
La tensione che l’attanagliava si sciolse, e lei appoggiò la guancia alla sua mano. «Exegol sia allora. I ragazzi?»
Ben sapeva bene quale risposta dare, eppure non riuscì a pronunciare le parole, non in quel momento.
Se Rey aveva paura di Exegol, di sicuro non avrebbe reagito bene all’idea di portarvi i figli.
Eppure, se il Lato Oscuro della Forza li stava usando come tramiti era necessaria la loro presenza per svegliare qualsiasi cosa stesse succedendo.
«Vedremo.»
Fu un piccolo disturbo nella Forza a distrarli da quel momento intimo, un’infinitesimale richiamo trasmesso attraverso lo spazio.
«Finn.» Parlarono insieme, ma fu Rey a correre in casa dalla radio mentre la proiezione di Ben svaniva, e quello vero la incrociò a metà strada.
«Finn, che succede?»
La voce alla radio sembrava estremamente preoccupata, e a Ben si gelò il sangue: l’ex assaltatore aveva dimostrato negli anni di essere in grado di mantenere la calma, eppure in quel momento c’era chiaramente qualcosa che lo terrorizzava.
«C’è qualcosa, Rey, ma è ovunque. Ci sono centinaia di segnalazioni di tempeste innaturali, di morti improvvise, malattie diffuse ovunque…Non so cosa sia, ma è dappertutto.»
«…Grazie.» Interruppe la comunicazione e si voltò verso Ben.
Lui si passò una mano fra i capelli, chiaramente teso.
Si stava accumulando tutto troppo in fretta.
«Mamma…» La voce di Han interruppe una conversazione non ancora iniziata, e fece gelare il sangue ad entrambi.
C’erano entrambi i gemelli sulla porta, ed entrambi erano pallidi, sembravano malati e Leia…
«Che è successo ai tuoi occhi?» Fu Ben a porre la domanda, inginocchiandosi davanti a lei.
Rey era come pietrificata alle sue spalle, scioccata dal colore scarlatto degli occhi della figlia.
«Non lo so.» Sussurrò Leia, stretta al fratello.
Ben fece sollevare il volto ad entrambi, studiando le sfumature dei loro occhi.
Mentre lo faceva Han crollò in ginocchio, le mani sul volto, e quando iniziò ad urlare dal dolore Rey riuscì a sbloccarsi.
Gli strappò le mani dalla faccia e, tra le lacrime, Rey vide qualcosa a cui non seppe reagire.
Sotto il suo sguardo gli occhi di suo figlio divennero di un intenso rosso scuro, e lui si allontanò da lei.
Così si trovarono a guardare i propri figli circondati da un’intensa aura scura, i loro gemelli dagli occhi scarlatti e lo sguardo cattivo.
«Rey.» Ben le tese una mano, che lei prese senza esitazione.
Appena furono in contatto fisico sentì la calma del marito invaderla.
Ben era spaventato quanto lei, confuso e arrabbiato, eppure in qualche modo riuscì a mantenere la logica.
«Dobbiamo andare su Exegol. Adesso.» Mormorò Rey, e lui annuì.
Insieme sollevarono le mani e fecero perdere i sensi ai figli, e poi agirono senza parlare.
Li presero in braccio e li portarono sul Falcon, che aspettava paziente sul retro della casa.
Si misero alla guida, diretti verso quel pianeta maledetto che era Exegol.
Senza sapere che l’oscurità ghignante li stava aspettando.

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Capitolo 8
*** We Are One And The Same, You Take All The Pain Away ***


Exegol era ancora più lugubre del solito quando arrivarono.
Atterrarono sulla grande pianura che ora era ricoperta di ghiaccio e polvere.
Reggendo Leia tra le braccia, Rey avanzò in quella devastazione, e la sua mente frapponeva frammenti di presente al passato, e lei ricordò.
Ricordò quando era arrivata là, da sola, con l’intento di sconfiggere suo nonno.
Ricordò di come la confusione e la rabbia l’avessero divorata.
Ricordò quando era tornata lì, pronta a diventare Imperatrice.
E ricordò chi l’aveva salvata ogni volta.
Ben le dedicò un sorriso lieve quando si accorse che lo stava guardando.
Entrambi erano un misto di emozioni, ricordi e pensieri che li stavano divorando, ma nulla importava.
Mentre la piattaforma scendeva verso il centro del tempio, Ben appoggiò la fronte a quella della moglie.
«Andrà tutto bene.» Sussurrò, sentendo il calore di Rey irradiarlo.
La moglie gli dedicò un sorriso radioso, lo stesso immenso, genuino sorriso della prima volta che erano stati insieme su Exegol.
«Lo so.»
La vibrazione sembrò penetrare dritta nei loro cuori, riverberando nelle pareti del tempio, nelle statue e sul pavimento.
E nello stesso momento Han si svegliò, completamente lucido e decisamente spaesato.
«Papà? Dove siamo?» Domandò a Ben, che lo appoggiò per terra e gli si inginocchiò davanti.
Sembrava tutto normale ora, occhi del consueto colore, viso spaesato, infreddolito ma nulla di più.
Il pensiero gli balenò fulmineo nella mente mentre la piattaforma atterrava con un sonoro tonfo.
Rey.
La chiamò con il pensiero, e la vide accigliarsi mentre Leia si svegliava.
Li hanno usati per attirarci qui.
Sentì che lei si era resa conto della stessa cosa mentre osservava il viso della figlia.
Avere i gemelli lì, qualsiasi altra cosa ci fosse, era un punto debole per loro.
« D’accordo, facciamo così. Rimanete sempre vicini, e vicini a noi. Se succede qualcosa, qualsiasi cosa, correte verso il Falcon, attivate il pilota automatico e tornate a casa. Da lì, contattate Chewie. Tutto chiaro?»
Annuirono entrambi, e poi Rey porse loro la sua spada laser nuova di zecca. «Sapete come usarla, se fosse necessario.»
Ben si rialzò, osservando Leia che impugnava l’arma.
Era un talento naturale nel suo utilizzo e, se si fosse rivelato necessario, la spada di Rey era divisibile al centro, ed entrambi sarebbero stati armati.
«Andiamo.»
Si disposero ai lati dei figli, avanzando tra le statue minacciose, estremamente consapevoli che, un giorno, avrebbero dovuto raccontare nei dettagli il loro legame con il pianeta.
Entrare nella sala del trono fu come entrare in una visione.
Tra le macerie, nel gelo e nell’oscurità, bellissimi come sogni e terrificanti come incubi, Kylo Ren e l’Imperatrice Palpatine li stavano aspettando.
Lei fece un sorriso quando li vide, e avrebbe potuto sembrare quasi dolce se non fosse stato per gli occhi rosso sangue e il bagliore macabro delle spade laser rosse che li illuminavano.
«Benvenuti.» Esordì la voce metallica di Kylo Ren. «Vi stavamo aspettando.»



NOTE DELL'AUTORE:
Capitolino ino ino piccino picciò xD
Più che altro per ricordarvi che non sono morta xD E ovviamente è una specie di capitolo di transizione :/ bah, spero vi piaccia lo stesso :D <3


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Capitolo 9
*** Save Me Before I Become My Demons ***


Fu questione di un attimo.
L’eco della voce di Kylo Ren stava ancora sfumando nel gelo quando Rey fu costretta a parare il suo attacco.
Nell’attimo di un battito di ciglia aveva estratto e attivato la spada laser, spinto indietro i gemelli e parato l’attacco.
Ben stava per intervenire, ma una parte di lui fu catturata dall’eco di un ricordo.
L’Imperatrice stava scendendo le scale, lenta, calcolata, fredda.
Era bellissima e terribile come la tempesta che stava imperversando sopra di loro, ed entrambi sapevano che era lei a scatenarla.
Sentiva la Diade bruciare mentre Rey affrontava Kylo Ren, e sentiva gli stessi dubbi che divoravano lui consumare lei.
Era attratto dall’Imperatrice come una calamita esattamente come lei lo era da Kylo Ren.
«Cosa intendi?» Domandò Rey mentre il sudore le imperlava la fronte.
Non aveva mai avuto problemi particolari a sconfiggerlo, pensò Ben, eppure ora sembrava affaticata.
«Sono bellissimi.» La voce che cambiò argomento era suadente come il fuoco e tagliente come una lama.
Rey, l’altra Rey, lo stava guardando da dietro i gemelli.
Cielo, era così bella…
Scosse la testa quando la sua Rey scaraventò lontano Kylo Ren con la Forza.
Non aveva mai avuto paura, nemmeno quando gli aveva sparato nella foresta.
Quel ricordo, il primo ricordo, gli strappò un sorriso, ma prima che potesse rispondere all’Imperatrice se la ritrovò davanti, la faccia pallida illuminata da una soffusa luce rossa.
«Ripeto, che cosa volete?» Domandò lui questa volta, e facendo un passo indietro si trovò spalla a spalla con la moglie.
Ansimava, poco concentrata, ma ribolliva di Forza e determinazione.
Incrollabile.
Fu l’Imperatrice a rispondergli, controllata come sempre.
«Il controllo.»
Successero troppe cose tutte troppo in fretta.
Il fulmine si schiantò al suolo, Kylo Ren e l’Imperatrice si mossero, e Rey lanciò un urlo così disperato da crepargli il cuore.
E Anakin Skywalker, fantasma e realtà, parò entrambe le spade laser dei suoi avversari, ultimo baluardo di difesa davanti a Han e Leia.
«Nonno!»
Ebbe a malapena il tempo di realizzare ciò che era appena successo perché Rey gli afferrò un gamba e un brivido freddo gli gelò il sangue e gli annebbiò la vista.
Si voltò verso di lei, e tutto il suo mondo si annullò.
«Ben…»
Dietro di lui, lampi di luce rossa e azzurra.
Davanti a lui, sua moglie con il viso coperto di sangue.
Le si inginocchiò davanti, prendendole il viso fra le mani.
Una parte di lui registrò che, in qualche modo, Anakin aveva attirato lontano le due creature oscure.
«Han, Leia, tornate al Falcon.» Ordinò loro senza giri di parole, senza staccare lo sguardo dalla moglie.
I suoi figli obbedirono senza protestare, perché entrambi percepivano la Forza schiacciante del pianeta, e il tono perentorio del padre non lasciava spazio a domande.
«Ben?»
«Sono qui. Va tutto bene.»
«Io…non ci vedo.»
«Lo so, sei ferita.»
Aveva un brutto taglio che partiva dalla fronte e le tagliava il viso quasi a metà.
Odore di sangue, sudore, paura.
«Rey, va tutto bene. Non avere paura.»
Le loro dita intrecciate, il respiro di Rey più lento e regolare.
In qualche modo riusciva a mantenere la calma bilanciando la paura che l’aveva colta.
Non riusciva a capire come l’avessero ferita, ma sapeva di non poter affrontare Kylo e l’Imperatrice da solo.
«Brava, così.»
Il suono strisciante di qualcosa che si avvicinava.
«Ben, sta arrivando, non posso…»
«Guarda attraverso di me.»
«Cosa?»
Stupore attraverso il sangue, e poi realizzazione.
«La Diade.»
«Esatto.»
Un attimo di silenzio, il cielo che si riempiva del suono roboante dei tuoni.
Fu una sensazione nuova e familiare allo stesso tempo.
Lasciò fluire il potere della Diade mentre Rey ne attingeva.
Strinse la sua mano, raddrizzò la schiena e, attraverso il sangue che le copriva la faccia Ben si rese conto che aveva funzionato.
Era come vedere il mondo riflesso nello specchio, e comprese che ora non era più solo.
Rey ci vedeva di nuovo.
Kylo Ren comparve dal nulla dall’ombra, e Rey intervenne con la velocità di un fulmine.
Le scintille del loro scontro illuminarono l’arrivo dell’Imperatrice, e Ben si chiese come mai lei non si facesse coinvolgere troppo nello scontro.
«Ben.» La sua voce era un misto di ghiaccio e dolcezza, e gli occhi scarlatti che lo fissarono lo inchiodarono dove si trovava.
Sua moglie gli si affiancò mentre Kylo Ren si ritirava accanto all’Imperatrice.
Rimasero ad osservarsi un attimo, poi lei parlò di nuovo.
«Immagino che a quest’ora abbiate già capito l’effetto collaterale della Diade.»
Rey, la su Rey, annuì ansimando. «Siamo immortali.»
«Esatto. Non invecchierete, ma rimarrete ad osservare il mondo cambiare e dimenticarsi di voi.» S’intromise Kylo Ren, la voce metallica attraverso la maschera.
Ben cercò di non guardare la sua controparte.
Kylo Ren era il frutto di dolore e negligenza, e rabbia, e anni che voleva dimenticare.
Il mondo non si dimenticherà mai di voi.
La voce di Anakin li rimbombò nella mente, e notando Rey corrucciarsi comprese che anche lei l’aveva sentita.
Decise in fretta.
Attivò la spada laser e attaccò l’Imperatrice, distraendola dal discorso.
Ricordate cosa vi ho detto. La Diade è luce e ombra, ma se non risolvete il problema qui e ora, per sempre diventerà un tempo molto lungo.
La Forza ribollì intorno a loro quando, la spada laser bloccata tra le due lame della spada dell’Imperatrice, bloccò l’attacco di Kylo verso Rey.
Nello stesso momento Rey usò la Forza per forzare la doppia lama ad aprirsi e permettergli di attaccare.
O combattete in eterno con l’Oscurità, o la accettate, e sarete per sempre i guardiani dell’Equilibrio.
Compresero nello stesso momento cosa dovevano fare.
Anakin si materializzò dietro ai loro avversari, ed entrambi aumentarono il ritmo.
Alla fine, Kylo Ren si trovò con la spada di Rey alla gola, e l’Imperatrice a  terra bloccata dallo scintillio azzurro.
«Tutto questo deve finire ora.» Esordì Rey. «Possiamo sistemare tutto, la Forza sarà finalmente equilibrata.»
Lei e Ben disattivarono le spade laser insieme, e insieme allungarono le mani.
Era un’offerta ai loro avversari, e per un istante i fulmini imperversarono attorno a loro.
Rimasero come statue con le mani tese, entrambi con la mente invasa dai ricordi.
«Rey…»
Gli occhi dell'Imperatrice si spalancarono di stupore nel sentirsi chiamare così.
«Ben.»
Kylo Ren sussultò.
Le loro voci si fusero in una sola.
«Per favore.»
Un eterno attimo di vuoto, in cui solo i loro battiti cardiaci risuonavano nel pianeta gelato.
E poi, lentamente, le loro controparti oscure si mossero nello stesso momento.
Alla fine accettarono la loro offerta, e strinsero le loro mani.
E il pianeta esplose di fumo oscuro, e una risata agghiacciante congelò il sangue di tutti e quattro.


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Capitolo 10
*** I need your help, I can't fight this forever I know you're watching, I can feel you out there ***


Non era fumo, né aria, ma una sostanza densa che puzzava di cenere e le fece venire la nausea.
Accanto a lei l’Imperatrice deglutì a fatica.
«Troppo tardi. È arrivato.»
«Chi è…»
Non riuscì a terminare la frase, perché quell’immensa nuvola fredda di malvagia oscurità investì Ben e Kylo Ren e li trascinò via.
Né ebbe il tempo di fare qualsiasi cosa perché l’Imperatrice la fermò bloccandola per un braccio.
Era fredda e reale, ma la pura, selvaggia potenza che Rey percepì provenire da lei le diede alla testa.
«Staranno bene. Concentrati.» Le ordinò, e Rey ricordò la sensazione della lama rossa tra le mani, del controllo che aveva avuto sul Lato Oscuro. Dove lei stava perdendo il controllo, la sua controparte oscura era controllata e calcolatrice.
Fece come le era stato ordinato, concentrandosi sulla massa informe che aveva davanti, sulla risata che le vibrava nelle ossa.
«Che cos’è?»
«Chiamalo come vuoi. Buio, oscurità…Forza.» Rispose l’Imperatrice con una scrollata di spalle, accendendo la spada rossa.
Il suo scintillio le si riflettè sul viso.
Rey si corrucciò osservandola: era davvero stata così? Sicura, fredda, feroce?
Ancora non riusciva a crederci, e l’altra lei lo percepì, perché le scoccò un’occhiata divertita e un sorriso.
«Non pensi che sia il caso di darci una mossa?»
La incitò, ed entrambe attaccarono.
Rey provò una fitta di soddisfazione nel notare quanto fossero in sincrono.
Si muovevano come una cosa sola, perché erano una cosa sola.
Ben.
Le si mozzò il fiato.
Faceva fatica a respirare, ed era tutto così buio, così soffocante…
E il fumo nero la trafisse all’improvviso, riportandola nel proprio corpo sofferente.
Boccheggiò in cerca d’aria, ma faceva male, e lui era sempre più lontano…
«Rey!» L’Imperatrice le comparve davanti, perfetta nonostante il combattimento. Le prese il viso fra le mani, inchiodandola con il peso del proprio sguardo scarlatto.
«Rey, resta con me. Resta concentrata sul momento.»
«Ben…»
«Sta bene. Starà bene. Ma tu devi sconfiggere questa cosa.»
Alzò la vista annebbiata verso il muro immenso di nero davanti a lei.
La sua controparte sembrò capire la sua domanda mai pronunciata. «Forza Oscura. Vader vi aveva avvisato.»
Era vero, pensò una piccola parte della sua mente, Anakin aveva detto qualcosa sulla manifestazione fisica della Forza.
Una mano pallida le piazzò uno schiaffo preciso sulla guancia. «Concentrati!»
«Io non…»
«Tu niente.» La zittì la donna trascinandola in piedi. «Combatti.»
Suonava tanto come un ordine, e qualcosa dentro di lei obbedì all’istante, concentrando la Forza per cercare di non sentire il dolore.
La loro macabra danza riprese, ma la Forza era soverchiante, e per ogni colpo che assestavano c’era sempre un muro di fumo e una lama nera nella carne.
Quando il buio la scaraventò lontano, il suo pensiero volò ai gemelli che attendevano sul Falcon.
«Non farlo.» Sussurrò l’Imperatrice accucciata al suo fianco. «Non pensare a loro. Se lo fai, li troverà.»
Era tutto così confuso, tutto così nero, così freddo.
A parte i rivoli roventi di sangue che le scorrevano dalle ferite. Ne era ricoperta, piccoli tagli e grandi ferite che compromettevano la sua capacità di usare la Forza per contrastare qualsiasi cosa fosse quella che avevano davanti.
La Rey Oscura le scivolò davanti, dando la schiena alla mostruosità sghignazzante.
Le fece scivolare la spada rossa in mano.
«Sai cosa devi fare.» Sussurrò con un sorriso incoraggiante. «L’hai già fatto.»
«Io non…»
«Quella è Forza Oscura, Rey.»
Percepì un’eco, in quella voce, come se qualcun altro stesse parlando.
«Solo la Luce non può fermarla, non così. Io e te siamo una cosa sola. Io ti aiuterò a sconfiggerlo.»
Aveva un tono dolce, ora, che mal si addiceva al suo aspetto minaccioso, eppure, attraverso la confusione e la nebbia della perdita di sangue, Rey si fidò ciecamente di lei.
Strinse la presa sulla lama rossa, incapace di decidere se le bruciavano gli occhi per la spossatezza o per qualcosa di più profondo.
La Diade scivolava lenta al centro del suo essere, ma era tutto ovattato e lontano.
A parte gli occhi rossi che continuavano ad osservarla.
«Se mi prende lui, diventerà invincibile, e la Forza sarà per sempre squilibrata.» Le ricordò l’imperatrice accennando alla spada. «Non è così difficile.»
Chiuse la mano intorno alla sua, sull’elsa della spada laser, e la sua pelle fredda spedì un brivido lungo il corpo tremante di Rey.
«Ok.» Si guardarono un attimo. «Mi dispiace.»
Uno scintillio divertito illuminò lo sguardo scarlatto. «Non devi. Non ti libererei facilmente di me.»
Strinsero la presa, e Rey affondò la lama rossa nel petto della sua controparte.
Gli occhi dell’Imperatrice si socchiusero, pieni di orgoglio, prima che lei svanisse in frammenti di fumo e cenere.
Frammenti che si raccolsero intorno a Rey, e poi vennero assorbiti dalla sua pelle.
Fu come avvicinarsi ad un fuoco in una giornata d’inverno.
Partì dalla punta delle dita, risalendo lungo le braccia ed esplodendole nel corpo, la rabbia, la frustrazione e l’impotenza convertite in puro potere.
Le sembrò quasi di sentire la risata dell’Imperatrice quando si rese conto che la doppia lama rossa stava ancora vibrando nelle sue mani.
Si mise in piedi, ma ebbe a malapena il tempo di compiere quel gesto, perché l’oscurità l’attacco formano lame, pugnali e creature di ogni tipo.
Era quasi certa di aver visto Snoke nel fumo quando le cedettero le gambe.
Abbassando lo sguardo vide il proprio polpaccio quasi dilaniato, come se una bestia l’avesse morsa.
Non ce la faceva più. Quanto tempo era passato da quando aveva assorbito l’imperatrice?
«Diventeranno miei.»
La voce le riecheggiò nelle ossa come se venisse dalle viscere della terra, eppure sapeva che era quella massa ghignante a parlare.
Non pensare.
Si rimise in piedi per pura forza di volontà.
Sentiva il proprio corpo urlare di protesta.
Era stanca, così stanca, e l’odore del sangue le stava facendo venire la nausea, il dolore delle ferite prometteva un dolce sonno senza più lotte.
No.
Non poteva arrendersi.
Non ancora.
Non ora.
Mai.
«Volevi prenderti l’uomo che amo.»
Sputò sangue per terra, barcollando.
«E ora vuoi prenderti i miei figli.»
Un ghigno si aprì nel buio davanti a lei, spedendole un brivido gelido lungo la schiena.
Seguito dal caldo brivido profondo di una rabbia che non le apparteneva.
Non del tutto.
Una parte.
Totalmente.
Era lui.
Era vivo.
«Ben.»
Si voltò a guardarlo, e lui le offrì la mano.
Era oscuro, e luminoso, e feroce.
Era suo.
Era sua.
Erano due.
Uno.
Intrecciò le dita alle sue.
«Sai che ti dico?»
Si voltò verso la creatura nell’ombra.
«Vai al diavolo.»
Terminò Ben per lei.
Insieme.
Invincibili.
I laser illuminarono l’ambiente innevato.
L’oscurità rise.
Non si mossero.
Erano potere.
Un potere superiore alla vita, superiore alla morte.
Erano la Diade.

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Capitolo 11
*** Oh you take all of the pain away, away, away ***


L’unica cosa che gli impedì di cadere nel precipizio quando venne investito dall’orda nera fu una mano guantata chiusa attorno al suo polso.
Alzò lo sguardo e i lampi del pianeta si riflessero sulla maschera nera di Kylo Ren, facendo assomigliare le linee rosse a rivoli di sangue.
«Preso.» Borbottò la voce metallica mentre lo tirava su.
Ben esitò un attimo, osservando quella personificazione fisica di anni di abbandono e rabbia.
Poi sospirò. «Grazie.»
Kylo Ren, accanto a lui, alzò appena le spalle. «Prego. Ma ora abbiamo altro di cui occuparci.»
Gli indicò il fumo nero che stava invadendo la stanza, e la loro furia iniziò.
Si muovevano insieme, come due spade di un solo proprietario, e qualcosa nella sua anima vibrò di soddisfazione.
Soddisfazione che venne brutalmente interrotta quando la densa nebbia gli si attorcigliò intorno alle gambe sbattendolo a terra e mozzandogli il fiato mentre cercava di soffocarlo.
Sentì la Diade esplodergli nella testa, Rey che cadeva a terra, oppressa dalle sensazioni che provenivano da lui.
Un lampo rosso squarciò l’oscurità su di lui, e per un breve, terribile istante, Ben comprese come si erano sentite le vittime della sua oppressione: Kylo Ren era enorme, imponente come le nuvole nere di una tempesta, il fulmine scarlatto della spada ferita che scintillava sull’elmo.
Gli tese nuovamente una mano, che Ben non ebbe il tempo di afferrare perché gli si mozzò il fiato, e cadde, e il sangue gli scivolava sul ventre…
«Rimani con me, resta concentrato.» Suonava tanto come un ordine, ma non replicò.
«Rey…»
«Sta bene. Starà bene…» Kylo Ren esitò un attimo prima di continuare a parlare, e sembrava quasi sorridere. «…come sempre.»
Non poteva dargli torto. Rey non aveva mai avuto problemi a superare gli ostacoli che la vita le poneva davanti.
Ma ora erano due, erano una famiglia, e i gemelli…
«Basta. Se pensi a loro li prenderà.»
Un altro ordine. Ben si tirò in piedi, cercando di non pensare alle scariche di dolore che venivano da Rey, e si voltò verso Kylo Ren.
Ultimo baluardo contro la muraglia nera che minacciava di inghiottirli, Kylo Ren stava usando la Forza per trattenere l’Oscurità, ma stava arretrando, e Ben era sicuro che non avrebbe retto.
Stava per unirsi a lui, ma Ren rivoltò la lama rossa con una mano, porgendogliela dalla parte dell’elsa.
«Tu hai già capito cosa sono.» Esordì, la voce affaticata. «E sai che se la Forza Oscura mi prende, tu e Rey non sarete mai in pace.»
Ben esitò osservando l’imperturbabile maschera nera, ricordando com’era stato più facile nascondersi là dietro, nascondere i propri occhi, le proprie emozioni. Il proprio dolore.
Fece scivolare la mano sull’elsa e afferrò la spada.
Doveva accettare ciò che era stato, che aveva fatto, e riunirsi con la parte di lui che era ferita e rabbiosa come un animale selvaggio.
«D’accordo.» Esordì, ma poi un groppo in gola gli mozzò la voce. «Io…»
Kylo Ren spostò lo sguardo su di lui mentre abbassava la mano, e il roboante ruggito dell’oscurità dietro di loro gli invase le orecchie. «Lo so.»
Lo trafisse mentre l’oscurità li divorava, e all’improvviso fu concentrato, e freddo, e invaso dalla rabbia che gli aveva rovinato la vita, ma era differente.
Aveva un altro bersaglio.
Era tutta per la cosa che cercava di rovinargli la vita, di nuovo.
La dissipò con un gesto della mano, perché la potenza rabbiosa di anni di frustrazione gli scorreva nelle vene, pura e semplice Forza allo stato più brutale.
Tornare da lei fu come seguire una scia di luce.
Eccola là, feroce e determinata, sola di fronte al buio ghignante.
Era…diversa.
E l’Imperatrice era sparita, la sua doppia lama rossa che aspettava paziente di essere impugnata di nuovo, e lui comprese che anche Rey era completa, ora.
«E ora vuoi prenderti i miei figli.» La sentì dire mentre si avvicinava, e percepì l’esatto istante in cui la Diade si incastrò nuovamente.
Lei riprese a respirare a pieni polmoni, raddrizzò la schiena, e lui fu invaso da tutta la luce che proveniva da lei.
«Ben.» Si voltò a guardarlo, e la consapevolezza le invase lo sguardo.
Insieme.
Intrecciò le dita alle sue come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Era due pezzi di un unico meccanismo.
«Sai che ti dico?»
Si voltarono verso l’oscurità ghignante.
Insieme.
Invincibili.
I laser illuminarono l’ambiente innevato.
L’oscurità rise.
Non si mossero.
Erano potere.
Un potere superiore alla vita, superiore alla morte.
Erano la Diade.


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Capitolo 12
*** You Saved Me ***


«Vai al diavolo.»
Terminò Ben per lei, e insieme si mossero.
Attaccavano da ogni direzione, due che erano uno, in una sincronia che rasentava la perfezione.
Rey sapeva sempre dov’era, e lui sentiva sempre se lei era in pericolo.
Erano l’uno gli occhi dietro la schiena dell’altro.
Eppure, per ogni colpo che infliggevano, la massa oscura rispondeva con due.
«Non ce la faccio più.» Confessò alla moglie quando furono schiena a schiena, completamente immersi nel buio.
Sentì quella che interpretò come una breve, sofferta risata. «Nemmeno io.»
Fece scivolare una mano verso quella di lei, intrecciando le dita alle sue.
Era così piccola, piccola e tenace, e il suo cuore si strinse all’idea di perderla.
Vi prego. Mamma, nonno…zio, aiutatemi a salvarla.
La risposta giunse in maniera inaspettata.
Mentre la spada laser dalla lama gialla di Rey le si sgretolava tra le mani.
Mentre il suo stesso respiro si faceva sempre più debole, e il suo corpo più tremante.
Mentre l’oscurità si stringeva attorno a loro, giunse la risposta.
Il respiro metallico squarciò l’aria poco prima del laser rosso.
I passi pesanti risuonarono a ritmo del suo battito cardiaco, e alla fine il mantello spazzò via l’oscurità come se niente fosse.
«Darth Vader?» La voce esterrefatta di Rey lo fece quasi ridere.
Perché Ben vedeva, ora.
Vedeva lo sguardo che si celava sotto la maschera, sotto l’uomo che tanto aveva voluto emulare.
«Ciao nonno.» Lo salutò con un sospiro.
L’oscurità ribolliva intorno a colui che per anni l’aveva glorificata, e fu proprio quel dettaglio a fargli capire come avrebbero potuto trionfare.
«Ottimo intuito, nipote.» Commentò Vader, e sentire la sua voce profonda rimbombargli nel cuore gli fece capire che sarebbe andato tutto bene.
Poteva saltare, e sarebbe riuscito a tornare su.
La spada a croce rossa gli saltò in mano come se non avesse aspettato altro.
«Ben?»
«Rey, l’oscurità teme coloro che la controllano.» Si voltò verso di lei, posandole una mano sul viso. Lei premette la guancia contro il suo palmo, e lui vide la feroce determinazione della guerriera, della madre, esploderle nello sguardo.
«Combatte la luce, ma si sottomette a chi la domina.» Terminò lei allungando una mano all’indietro.
Il suo palmo non rimase vuoto a lungo, e ben presto la luce di due spade laser scarlatte illuminava i loro visi.
«D’accordo.»
Fu questione di un respiro, l’ombra di un pensiero.
Ben guardò la moglie.
Kylo Ren e l’Imperatrice erano usciti a giocare.
«Nonno, ci aiuti?»
«Sempre.»
E insieme, le tre creature oscure fecero a pezzi il buio.

«Rilassati, Han.»
«Non ce la faccio, mamma.»
Gli posò una mano sulla spalla. «Invece sì. Chiudi gli occhi.»
Obbedì, e sentì sua madre sussurrargli all’orecchio.
Gli raccontò di un pianeta deserto, di una vita complicata e pericolosa, di una casa trovata non in un luogo, ma in una persona.
Espirò profondamente riaprendo gli occhi.
«Allora, come va?» La voce che s’intromise era pacata e profonda, e Han si voltò.
«Ciao papà. Ho capito come fare grazie a mamma.»
«Immaginavo.»
Han osservò i suoi genitori.
Ben e Rey Solo si guardavano come se l’intero mondo si annullasse appena erano vicini, e i loro volti si distendevano, senza più preoccupazione.
Perché erano insieme.
Cercò di incanalare quella sensazione, abbeverandosene attraverso la Forza che li legava tutti.
Il cristallo nella spada vibrò in risonanza, ma nient’altro.
Aumentò la propria concentrazione, ma non riuscì a guarire il cristallo danneggiato.
Stava per rinunciare quando una mano delicata si posò sulla sua, e la Forza lo invase esplodendo come acqua da una diga rotta.
Spostando lo sguardò incrociò quello uguale identico della sua gemella.
Leia gli sorrise e, insieme, ripararono il cristallo sanguinante.
Rey, alle loro spalle, strinse le braccia intorno ai fianchi del marito.
«Hai visto, Ben?»
L’uomo annuì, posando un bacio tra i capelli della moglie.
Al loro ennesimo ritorno da Exegol, Rey aveva guarito la lama doppia dell’Imperatrice dato che la sua era irrimediabilmente danneggiata, e ora la usavano entrambi, due parti che appartenevano ad una cosa sola. Ben dal canto suo aveva riportato la spada di Kylo Ren, il che lo lasciava con due lame uguali che ben presto aveva affidato ai figli.
Mai nella vita avrebbe immaginato di vivere un momento come quello.
Rey, la sua metà, la sua anima e il cuore, accanto a lui.
I suoi figli, i suoi gemelli, a lavorare insieme, la Forza perfettamente equilibrata intorno a loro.
E la sue spade a croce – perfettamente gemelle- dal laser ora azzurro.

 
 
NOTE DELL’AUTORE
Siamo alla fine! Grazie a tutti i lettori, recensori, seguitori e gente di passaggio XD
Spero che questa ennesima storia vi sia piaciuta!
Un bacio! <3


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