Summer's Drabble

di KiarettaScrittrice92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ghiacciolo ***
Capitolo 2: *** Fuochi d'artificio ***
Capitolo 3: *** Conchiglie ***
Capitolo 4: *** Libro ***
Capitolo 5: *** Girasoli ***
Capitolo 6: *** Falò ***
Capitolo 7: *** Tanabata ***
Capitolo 8: *** Costume da bagno ***
Capitolo 9: *** Sandali ***
Capitolo 10: *** Latte di cocco ***
Capitolo 11: *** Acquafan ***
Capitolo 12: *** Barca ***
Capitolo 13: *** Anguria ***
Capitolo 14: *** Crema solare ***
Capitolo 15: *** Salvagente ***
Capitolo 16: *** Biglie ***
Capitolo 17: *** Gavettoni ***
Capitolo 18: *** Salsedine ***
Capitolo 19: *** Gara di tuffi ***
Capitolo 20: *** Telo da mare ***
Capitolo 21: *** Ombrelloni ***
Capitolo 22: *** Veranda ***
Capitolo 23: *** Drive in ***
Capitolo 24: *** Tormentone estivo ***
Capitolo 25: *** Scogli ***
Capitolo 26: *** Frutti di mare ***
Capitolo 27: *** Water volleyball ***
Capitolo 28: *** Scottatura ***
Capitolo 29: *** Picnic ***
Capitolo 30: *** Limoni ***
Capitolo 31: *** Sudore ***



Capitolo 1
*** Ghiacciolo ***


Drabble 1
Ghiacciolo

 

Era seduta comodamente su una panchina del parco, le gambette non toccavano il terreno, così lei le faceva dondolare a ritmo di una musica che sentiva solo lei.
Nella mano destra reggeva lo stecchetto di legno alla cui estremità c’era ancora una grossa quantità di ghiaccio rosa. Amava l’estate, amava il sole, ma soprattutto amava poter assaporarsi quel suo tanto agognato ghiacciolo alla fragola. Tirò fuori la lingua, leccando leggermente la superficie gelida e percependo subito il freddo su di essa, accompagnato però dal sapore dolce del frutto.
«Ayumi attenta!» gridò una voce, ma lei non ebbe la prontezza di reazione per evitare quello che accadde dopo.
Il pallone da calcio con cui stavano giocando i suoi amici, atterrò addosso a lei, facendole cadere il ghiacciolo sopra il vestitino arancione, sporcandolo.
Subito i tre bambini accorsero, preoccupati.
«Ayumi, stai bene?» chiese Mitsuhiko, preoccupato.
«Scusami Ayumi, non l’ho fatto apposta…» disse con voce mesta Genta, chinando il capo.
Ma la bambina, non li stava già più calcolando, guardava il punto dove le era caduto il ghiacciolo, mentre grosse lacrime cominciavano a sbucarle dagli occhi, rigandole il viso.
«Che avete combinato?» Ai, che si era allontanato per qualche minuto, tornò, notando subito la situazione. Con un sospiro, prese un fazzoletto dalla tasca e, dopo aver spostato il ghiacciolo dal vestitino dell’amica, cominciò a cercare di tamponare un po’ la macchia.
«Ayumi, ti giuro che non volevo…» ribadì il bambino cicciottello.
«Andiamo Ayumi, ce ne compriamo un’altro.» la voce di Conan, che fino a quel momento era rimasto zitto, fu come il suono più dolce del mondo per lei. 
Alzò lo sguardo e lo vide sorriderle, mentre gli porgeva la mano. Subito un sorriso mesto le si dipinse sul volto e, accettando quel gesto galante, allungò le dita verso le sue e scese con un balzo dalla panchina.


 

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Capitolo 2
*** Fuochi d'artificio ***


Drabble 2
Fuochi d'artificio

 

Il calderone sul fuoco stava ribollendo già da qualche minuto, quando Igor entrò nel sotterraneo.
«Signorina, c'è una chiamata per lei.» disse l'uomo, avvicinandosi a lei zoppicante e tutto storto per via della gobba, porgendole un vassoio con sopra il telefono di casa.
«Quante volte ti ho detto che mentre preparo gli incantesimi non voglio essere disturbata?» sbuffò, continuando a rimestare la brodaglia nel calderone e aggiungendoci subito dopo un pugno di polvere bianca che si trovava in un sacchetto lì vicino.
«Ho cercato di dire che eravate impegnata, ma il ragazzo insiste...» commentò il domestico con voce roca.
«Ragazzo?» domandò allora lei, interessandosi un po' di più alla questione, l'uomo rispose con un cenno di testa e lei decise di prendere il cordless e portarselo all'orecchio «Sì...»
«Hai il punto migliore di tutta Tokyo per vedere i fuochi d'artificio d'estate e te ne stai rinchiusa in quel sotterraneo a fare incantesimi.» disse una voce dall'altra parte della cornetta.
«Come facevi a sapere che...»
«Hai tre minuti per venire sul tetto e goderti i fuochi assieme a me!» fu quasi un ordine, tanto che la fece stizzire.
«E perché dovrei accettare? Nemmeno mi piacciono i fuochi d'artificio.» mentì.
«Perché sicuramente l'incantesimo che stai facendo è uno dei tuoi soliti tentativi per conquistarmi, quindi lo reputo alquanto inutile se io sono qui sul tetto ad aspettarti.»
Non seppe mai con esattezza come accadde, ma dopo un'altro paio di minuti di battibecchi si ritrovò sul serio sul tetto del suo palazzo, vicino a lui, a vedere quel meraviglioso spettacolo pirotecnico. Si sentiva come se fosse stata lei quella sotto incantesimo, un incantesimo che aveva il nome di Kaito Kid.

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Capitolo 3
*** Conchiglie ***


Drabble 3
Conchiglie

 

«Allora sei pronta per andare in spiaggia a prendere il sole ed accalappiare qualche bel maschione?» domandò Sonoko, osservandosi allo specchio con aria di sufficienza, come nel tentativo di trovare un qualche difetto da aggiustare.
«Io vorrei ricordarti – le rispose l'altra uscendo dal bagno – che siamo entrambe fidanzate!»
«Esatto! – aggiunse l'ultima ragazza nella camera d'albergo – L'unica che potrà accalappiare bei maschioni, sono io.»
Sonoko si voltò finalmente verso di loro, notando subito Ran nell’ultimo bikini che le aveva regalato proprio lei: era un due pezzi bianco con la fantasia di fiori di ibisco rossi.
«Beh, che tu lo voglia o no, sei talmente sexy che cadranno tutti ai tuoi piedi!» disse ammirata, valutando che le stava molto bene.
«Effettivamente sei molto accattivante.» confermò Sera.
«Oh, e quella?» esclamò la biondina, indicando la parte superiore del petto dell’amica.
Ran abbassò lo sguardo, notando solamente la collana di conchiglie che aveva deciso di indossare quel giorno.
«È la collana che mi hanno fatto i ragazzi durante il nostro viaggio sulla nave da crociera, ricordi?» disse lei sorridendo.
Sonoko emise un sbuffò, come se le scocciasse anche solo il pensiero.
«Come si può dimenticare una situazione simile, è stato peggio del Titanic…»
«Beh comunque quel bracciale ha salvato Conan, perciò ci tengo molto a questa collana di conchiglie.» Rispose lei con aria decisa.
«E ti sta anche più che bene! – aggiunse Sera, prendendo entrambe sottobraccio – Ed ora andiamo a goderci il mare!» detto questo, uscirono dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

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Capitolo 4
*** Libro ***


Drabble 4
Libro

 

Comodamente disteso sulla sua sedia a sdraio, il sole caldo di quella giornata era mitigato dall’arietta che ogni tanto soffiava sulla sua pelle, portandogli al naso l’odore di salsedine. Sul tavolino di fianco a lui una bibita fresca e tra le mani il suo libro preferito.
Tutto quello per lui era estate; poco importava dei bambini che giocavano poco più in là sulla spiaggia facendo casino, o di Sonoko che ogni tanto lanciava un grido cantando a voce troppo alta la canzone che aveva in cuffia.
Lui, con la mente, era immerso nella nebbiosa Londra, ad investigare insieme al suo idolo, rileggendo quel romanzo di Sir. Arthur Conan Doyle come se fosse la prima volta.
Era arrivato al momento idilliaco, il suo punto preferito: Sherlock stava per spiegare a tutti la soluzione del caso, quando tutto a un tratto percepì un brivido fastidioso e gelido sulla spalla, che si diramava in piccole goccioline verso l’esterno. Cercò di ripararsi, proteggendo anche il libro dal getto d’acqua, ma subito se ne aggiunse un’altro dal lato opposto, in un fuoco incrociato.
Le risate divertite delle due ragazze colpevoli di quell’attacco a sorpresa gli arrivarono subito alle orecchie, permettendogli di riconoscerle anche con gli occhi chiusi sotto gli occhiali da sole. 
Poggiò il libro vicino alla bibita, sperando che fosse al riparo da qualsiasi schizzo e si alzò dalla sdraio gettandovi sopra proprio quegli occhiali.
«Ran, Shiho… Siete morte!» disse con tono ironico, cominciando ad inseguirle e facendole ridere ancora più forte, mentre scappavano da lui coi fucili d’acqua ancora in mano.

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Capitolo 5
*** Girasoli ***


Drabble 5
Girasoli

 

L'auto sfrecciava veloce sull'asfalto, mentre lei osservava i campi dal finestrino aperto e sentiva il vento sferzale il viso e scompigliare i Sochi ciuffi che sfuggivano dalla sua solita coda alta. Teneva il braccio fuori, facendolo ondeggiare, come se seguisse delle onde invisibili.
Heiji era tornato silenzioso, concentrato sulla guida e lei si concesse un momento tutto per sé, chiudendo gli occhi e tendendo le orecchie per sentire ciò che la circondava oltre al rumore dell’auto.
Non sapeva con esattezza quanto tempo tenne gli occhi chiusi, ma ad un tratto la voce del ragazzo la riportò nuovamente nell’abitacolo.
«Kazuha guarda, girasoli!»
Aprì gli occhi e, dopo qualche secondo in cui la sua retina dovette riabituarsi alla luce, vide il suo braccio, che ancora ondulava con un movimento più sfogliato, davanti a una distesa di enormi fiori marroni con i petali gialli.
«Che meraviglia!» Esclamò, fermando definitivamente l’arto e poggiando entrambe le mani sullo sportello, in modo che li vedesse meglio.
«Sai… Credo che un po’ ti assomiglino…» disse tranquilla, forse anche un po’ intimidita, la voce del ragazzo di fianco a lei.
«Chi?» Chiese lei confusa, voltandosi nuovamente verso il suo interlocutore.
«I Girasoli… Anche tu segui sempre il sole.» sorrise divertito, mostrando la dentatura splendente che si stagliava contro la sua carnagione scura.
«Se stai per dire che tu sei il sole, giuro che…» lo minacciò, ma lui scosse la testa.
«Lo dicevo perché sei sempre allegra ed ottimista, anche quando hai a che fare con uno zuccone me.» aggiunse alla sua constatazione.
In un attimo Kazuha sentì le guance avvampare, così si costrinse a voltarsi per tornare ad osservare i girasoli, anche se un sorriso soddisfatto le si dipinse in volto, mentre il cuore le sembrava riempirsi di gioia.

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Capitolo 6
*** Falò ***


Drabble 6
Falò
 

Avevano passato tutta la notte in spiaggia. Tra canti, balli, nuotate folli nel mare gelido. Avevano scoperto che Sonoko sapeva strimpellare un po’ la chitarra e che Kazuha, come Ran, avevano una voce abbastanza intonata da canticchiare qualcosa. I bambini, verso l’una non avevano più resistito ed erano crollati sulle asciugamani, tanto che dovettero coprirli perché non si prendessero di freddo, nonostante il falò crepitasse ancora, bruciando legna ed mandando un relativo calore. 
Il culmine della nottata però fu verso le quattro e mezza, quando quelle chiacchiere intorno al fuoco si affievolirono ed una timida luce iniziò ad illuminare il mare, rendendolo dorato. Si voltarono, osservando il sole fare pian piano capolino dalle onde del mare. Persino i bambini si svegliarono: il primo fu Genta, colpito da uno di quei primi raggi solari, che non appena mise a fuoco ciò che lo circondava, stropicciandosi un po’ gli occhi, rimase a bocca aperta a fissare l’oceano, scuotendo con troppa forza Mitsuhiko di fianco a lui; questi sbuffò appena, ma comprendendo subito perché era stato svegliato così presto, ripeté il gesto appena ricevuto ad Ayumi, usando dei modi più gentili.
Rimasero lì per parecchio tempo, mentre l’alba avanzava e i raggi del sole cominciavano ad illuminare più del falò che ormai si stava riducendo.

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Capitolo 7
*** Tanabata ***


Drabble 7
Tanabata
 

Il commissariato di Nagano era semi vuoto, la maggior parte dei dipendenti, sia civili che non, erano in ferie e quei pochi che erano rimasti avevano fortunatamente poco lavoro da sbrigare, come se anche la criminalità fosse andata in vacanza.
Gli agenti rimasti avevano deciso di arredare in modo più festivo i propri uffici, molti avevano comprato una pianta di bambù in vaso apposta per il Tanabata e Yui Uehara era proprio una di questi.
Al suo alberello aveva appeso campanelli, fili colorati e un solo cartoncino blu marino, il suo colore preferito. Solo lei sapeva il desiderio scritto, con la sua elegante calligrafia, in quel biglietto colorato che aveva nascosto tra le foglie in modo che fosse difficile da individuare.
Stava finendo di sistemare delle pratiche, quando un suono ormai inconfondibile cominciò a farsi man mano più nitido, come un passo malfermo e zoppicante.
Poco dopo Kansuke entrò nell’ufficio.
«Hai finito?» domandò, con tono tranquillo.
«Quasi…» rispose lei, tornando a dedicarsi agli ultimi documenti, non accorgendosi che l’occhio destro dell’uomo, l’unico funzionante, si era spostato proprio sull’alberello di bambù, focalizzandosi sul cartoncino.
Un leggero sorriso si dipinse sul volto dell’uomo, contornato dalla barba rada e poco curata.
«Finito!» esclamò lei, spegnendo il computer e chiudendo l’ultimo faldone.
«Che ne dici se andiamo fuori a cena?» domandò lui improvvisamente, allungando il braccio con cui non si reggeva sulla stampella e prendendole la borsa dall’attaccapanni.
«A cena…?» ripetè lei un po’ confusa.
Kansuke rispose solo con un cenno di testa, ma qualcosa nei suo occhio grigio come il mare in tempesta doveva averlo tradito, perché subito dopo la collega aggiunse: «Hai letto il mio desiderio di Tanabata, vero?»
Gli scappò da ridere e dovette voltarsi, cominciando a zoppicare fuori dall’ufficio.
«E chi lo sa, forse sì, forse no…»

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Capitolo 8
*** Costume da bagno ***


Drabble 8
Costume da bagno
 

Sera sbuffò, osservando l’ennesimo bikini che lei definiva “finto”, con il pezzo di sopra a top, adatto per quelle come lei che avevano una tavola da surf al posto del seno. Non era giusto, perché lei doveva ritrovarsi ad essere scambiata per un maschio, mentre le sue amiche avevano già tutte le forme femminili al loro posto? Ogni volta che qualcuno le faceva notare il suo fisico campava la scusa che sua madre il seno lo aveva e che prima o poi sarebbe cresciuto anche a lei, ma ormai ci credeva ben poco.
«Lo sai cosa sbagli? A scegliere questi costumi orrendi!» disse una voce dietro di lei, facendola voltare e notando Sonoko che con aria disgustata osservava il completo che aveva in mano.
«Che altro dovrei fare?» domandò con uno sbuffò, posando nuovamente la gruccia nell’espositore.
«Usare il push-up!»
«Il cosa?!» chiese la ragazza confusa, non capendo.
«Tu il seno ce l’hai, sei nata donna, quindi anche se piccolo c’è. Hai solo bisogno di bikini e reggiseni push-up che te lo mettano meglio in mostra.» spiegò la ragazza, per poi lanciare un’occhiata alla corsia dei costumi con la parte superiore a coppa.
«Ecco, prova con questo!» disse poco dopo, porgendole un bikini a righe blu e bianche, molto alla marinaresca e con un ancora nel mezzo del reggiseno.
«Sei sicura?» fece un po’ dubbiosa la ragazza, vedendolo un po’ troppo scollato.
«Fidati, su.» la incoraggiò l’amica, spingendola verso il camerino.
Si cambiò dando le spalle allo specchio, come se avesse paura di vedere che il consiglio di Sonoko non fosse servito a nulla e anche quel costume la facesse sembrare un maschio con dei vestiti da donna.
Quando aprì la tenda però, il commento dell’amica fu tutt’altro che deluso.
«Ora sì che sei sexy!» esclamò con un sorriso compiaciuto.
Ancora più confusa, Sera si voltò verso lo specchio che fino alla fine non aveva avuto il coraggio di guardare e quasi le sembrò di vedere un’altra ragazza. Effettivamente non aveva un seno prosperoso come Ran e Sonoko, ma quel costume sicuramente lo metteva in mostra, facendola sentire donna per la prima volta.

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Capitolo 9
*** Sandali ***


Drabble 9
Sandali
 

Erano tutti comodamente sistemati sulle sdraio a prendersi il sole; chi con gli occhi chiusi dietro gli occhiali, chi che ascoltava la musica, chi chiacchierava.
Lui si voltò alla sua destra, notando la donna all'apparenza mezza assopita. Dopo essersi assicurato del fatto che lei non si curasse di lui, cominciò a guardarsi attorno, cercando qualche bellezza da spiaggia.
Notò subito due giovani ragazze ad appena una fila più avanti della loro, che si erano appena tolte il copricostume, pronte a sdraiarsi per prendere il sole.
Si alzò, con un mezzo sorriso da ebete, lanciando un'altra occhiata alla donna, che ancora dormiva, e a sua figlia che era troppo intenta a chiacchierare con il moccioso per accorgersi di lui.
Arrivato all'altezza del l'ombrellone delle nuove arrivate si presentò emettendo un colpetto di tosse per attirare la nuova attenzione.
«Bella giornata eh, signorine?»
Le due ridacchiarono, ma lui era troppo preso da sé per accorgersi che lo stavano prendendo in giro.
«Che ne dite se il grande detective Kogoro vi spalmi la crema solare sulla schiena?» propose, facendo anche un'occhiolino.
Le ragazze stavano continuando a ridere sommessamente, ma non ebbero il tempo di rispondere che qualcosa colpì il detective alla nuca, facendolo gemere di dolore e facendo scoppiare quelle in una vera e propria risata incontrollata.
Abbassò lo sguardo, cercando di capire cosa l'aveva colpito, notando uno dei sandali in legno della sua ex-moglie abbandonato sulla sabbia di fianco a lui. Si voltò verso la fila dietro, ma la situazione era sempre la stessa: Ran e Conan parlavano ed Eri sonnecchiava sulla sua sdraio.
Si massaggiò il punto colpito, un po' confuso, poi tornò a dedicarsi alle ragazze che avevano smesso di ridere.
«Posso anche offrirvi un gelato se vole...» questa volta non fece nemmeno in tempo a finire al frase che di nuovo fu colpito, questa volta in mezzo alla schiena.
Si voltò subito e vide l'ex-moglie seduta sulla sdraio che lo stava praticamente incenerendo con gli occhi, come stesse giurando che al prossimo giro gli avrebbe lanciato la sdraio intera.

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Capitolo 10
*** Latte di cocco ***


Drabble 10
Latte di cocco
 

«Ma che caldo fa?!» si lamentò disperata la ragazza, asciugandosi il sudore dal viso, per poi sventolare la mano nel tentativo di smuovere un po’ d’aria.
Odiava doversi rinchiudere a casa a fare i compiti, era la parte peggiore delle vacanze estive, ma non poteva assolutamente evitarli, soprattutto se voleva una buona media annuale.
Si mordicchiò il labbro inferiore, cercando di concentrarsi nuovamente sui quei maledetti esercizi di matematica.
Kaito, che doveva studiare con lei come si erano organizzati, si era già allontanato da parecchi minuti, abbandonandola in balia del caldo e dei numeri.
Aveva quasi finito l’ennesimo esercizio, quando lo vide riapparire con un vassoio in mano. Sopra vi erano due grossi bicchieri da bibita, ricolmi di un liquido bianco che aveva tutta l’aria di essere latte.
«Per rinfrescarci!» esclamò con un sorriso, poggiandolo sul ripiano dove si erano messi a studiare quasi due orette prima.
Aoko allungò subito la mano, afferrandone uno dei due e percependone la superficie fredda ed umida sul palmo. La sensazione di immensa soddisfazione, nel sentire quel fresco si amplificò quando la percepì anche in bocca, sorseggiando quello che comprese subito essere latte di cocco.
«Che buono!» gemette soddisfatta, facendo sogghignare il ragazzo vicino a lui che la imitò poco dopo, prendendo il suo bicchiere.
Lei gli lanciò un’occhiataccia, ma lui non si fece intimidire e con ancora un piccolo sorrisino divertito, diede un sorso alla sua bevanda, per poi risponderle.
«Contento che ti piaccia.»

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Capitolo 11
*** Acquafan ***


Drabble 11
Acquafan
 

Era da tanto che non si divertiva così, come un ragazzo di diciassette anni che era. Ai gli aveva concesso un’antidoto giornaliero, permettendogli di andare al parco acquatico assieme agli altri, mentre lei era rimasta a casa con il dottor Agasa e i bambini.
Erano state Ran, Sonoko e Sera ad organizzare tutto, invitando praticamente tutti i conoscenti della loro età.
«Kudo, ti vuoi muovere?!» gli gridò il suo miglior amico di Osaka, dalla piscina sottostante.
Lui non se lo fece ripetere e si gettò sullo scivolo di plastico rosso, prendendo subito velocità e ridendo come un matto. Arrivato alla fine, si tuffò in piscina, chiudendo la bocca in modo da non bere acqua e riemergendo poco dopo.
Si passò una mano sui capelli, portandoseli indietro e dando il cinque al ragazzo che gli aveva fatto i complimenti per la discesa.
Raggiunsero le ragazze a bordo piscina, che stavano già osservando l’ennesima persona toccare la superficie dell’acqua scendendo da un’altro scivolo rispetto a quello che aveva preso Shinichi, che invece faceva una spirale prima di arrivare al fondo.
«Abbiamo prenotato la piscina per l’acqua-volley, tra dieci minuti.» li avvisò Sera.
«Femmine contro maschi!» aggiunse Sonoko.
Poco dopo, si ritrovarono tutti nella piscina adibita per le partite da acqua-volley. Da un lato della rete di erano Shinichi, Heiji, Kaito, Makoto e Saguru; mentre dall’altro stavano Ran, Kazuha, Aoko, Sonoko e Sera.
Fu una partita talmente combattuta che arrivarono pari fino a che non scadente il tempo di utilizzo della piscina e dovettero lasciare il posto ad un’altro gruppo.

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Capitolo 12
*** Barca ***


Drabble 12
Barca
 

«Finalmente possiamo goderci una settimana di vacanza!» disse l’uomo sdraiandosi comodamente sul lettino che scricchiolò leggermente sotto il suo peso.
«Juzo, tesoro, dovresti metterti la crema solare. Lo sai che ti scotti facilmente.» fece, con un tono di rimprovero la donna assieme a lui, uscendo dalla porticina che dava alla zona sotto coperta della barca.
L’uomo sollevò leggermente il cappello di paglia, che aveva sostituito quello marrone che solitamente usava a lavoro, in modo da tenere comunque sempre coperta la sua cicatrice, dopodiché guardò la moglie con aria annoiata.
«Ma figurati, tuo marito è resistete come una roccia.» scherzò.
«Come vuoi, ma poi non lamentarti se ti scotti e ti rovini la vacanza.» ribatté lei, mettendosi nella sdraio di fianco alla sua e cominciando a passarsi la lozione abbronzante sulla pelle.
L’uomo si tirò sù con uno sbuffo.
«E va bene, dammela.» brontolò tendendo la mano.
La donna tirò un sorriso, dicendo un semplice bravo, poi si allungò verso la borsa e ne estrasse un flacone di protezione solare, e gliela consegnò, tirandosi un po’ di più per dargli un leggero bacio sulla guancia.
L’uomo ci mise un po’ a ricoprire tutte le parti del corpo, non nascoste dal costume rosso a pois gialli, di quella crema biancastra e fare in modo che non si vedesse più, penetrando nella pelle.
Quando finì, però, si sdraiò anche lui soddisfatto, chiudendo gli occhi e godendosi il lento cullare delle onde del mare.

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Capitolo 13
*** Anguria ***


Drabble 13
Anguria
 

Il professor Agasa poggiò il vassoio sul tavolino, mentre i bambini guardavano il suo contenuto con aria quasi incantata, nonostante non fosse assolutamente nulla di speciale. Eppure quei semplici triangoli di un rosso vivo, tranne per la parte inferiore della buccia avevano fatto venir loro l’acquolina in bocca, come se già con lo sguardo fossero riusciti ad assaporare il suo sapore dolce e dissetante.
«Quest’anguria ha proprio un’aria invitante!» esclamò Genta, leccandosi le labbra e resistendo alla tentazione di allungare per primo la mano in modo da prenderne subito una fetta e divorarla in pochi veloci bocconi.
«L’ha scelta Ai…» commentò l’occhialuto entrando anche lui nella stanza, con in mano una grossa caraffa dentro cui c’era un liquido rosso proprio come il colore delle fette, di fianco a lei la ragazzina dai capelli ramati, con una pila di bicchieri di plastica in mano, sorrise.
«Una tecnica che mi ha insegnato mia madre. Bisogna bussare sul cocomero e se il suo rimbomba leggermente vuol dire che è buona.» specificò con il suo solito tono di voce seria, ma allo stesso tempo soddisfatta.
«Non la conoscevo…» commentò Mitsuhiko, passandosi una mano sotto il mento, come nel tentativo di sembrare un’intenditore.
«Forza, – disse il professore, battendo le mani, nel momento in cui Conan poggiò la caraffa sul tavolo, di fianco al vassoio – che la merenda abbia inizio!»
Genta non se lo fece ripetere due volte e si avventò sulla fetta di anguria più vicina.
«Aui, mu rieupurestu un bucchiuere?» disse, masticando.
«Solo se me lo chiedi educatamente e senza parlare con la bocca piena.» lo rimproverò la ramata, facendo ridere tutti quanti, per poi versare comunque un po’ di succo d’anguria nel bicchiere di plastica e passarglielo non appena il bambino lo richiese gentilmente.

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Capitolo 14
*** Crema solare ***


Drabble 14
Crema solare
 

«Takagiii… – lo chiamo la donna, che era già sdraiata sul lettino a pancia in giù – Mi spalmi la crema solare?» gli chiede, agitando il flacone bianco.
L’uomo sospirò, voltandosi, pronto ad eseguire l’ordine, ma appena lo fece l'imbarazzo montò, notando che la donna si era slacciata la parte sopra del bikini, rimandano con la schiena completamente scoperta.
«Ma... ma... Sato, cosa...?!» domandò, confuso, mentre le sue guance diventavano paonazze.
«Oh andiamo Takagi, sei adulto e vaccinato. Possibile che ti imbarazzi nel vedermi in topless?»
L'uomo ingoiò un po' di saliva, cercando di scacciare l'agitazione, per poi prendere il flacone con un altro sospiro. Lo aprì, versandosi un poi di crema bianca sulla mano e richiudendo. Dopodiché cominciò a massaggiare la schiena della sua compagna, lentamente.
«Non ti dimenticare le spalle che sono la parte più sensibile.» si raccomandò lei, rilassandosi, con il mento poggiato sulle braccia incrociate.

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Capitolo 15
*** Salvagente ***


Drabble 15
Salvagente
 

Conan se ne stava seduto sulla sua sdraio, il solito giallo in mano e l’ombra dell’ombrellone a ripararlo dal sole cocente di quel pomeriggio in spiaggia.
Si era distratto dalla lettura, nel momento in cui sentì la voce di Ayumi incoraggiare qualcuno.
«Dai su ce la puoi fare!» diceva, così il bambino alzò lo sguardo azzurro, dietro gli occhiali, posandolo sul gruppo di suoi coetanei, almeno apparentemente, mentre giocavano in spiaggia.
Il giorno prima, in quella stessa spiaggia, avevano fatto amicizia con un bambino più piccolo, che andava probabilmente all’asilo, ed ora passava la maggior parte del tempo con loro.
In quel momento, sotto gli occhi attenti della mamma, qualche ombrellone più in là, il piccoletto stava seguendo la bambina, mentre con le sue piccole manine reggeva un grosso salvagente rappresentate una vera e propria ciambella, alla vita.
Lo vide toccare l’acqua e rabbrividire un po’ per il freddo, mentre Ayumi continuava ad incitarlo a seguirla e lui continuò ad avanzare, abbandonando la battigia e immergendosi sempre di più nel mare.
Si notò subito quando non riuscì più a toccare il terreno coi piedi: il suo viso improvvisamente assunse un’aria atterrita e le sue mani si aggrapparono convulsamente al salvagente. Ayumi però, con i suoi braccioli, fu subito vicino a lui, porgendogli le mani per tenerlo. 
«Ci sono io, tranquillo, non ti lascio. Tu devi solo muovere i piedi.» diceva, con la sua vocetta dolce e rassicurante.
A quel gesto così premuroso verso il bambino più piccolo, Conan tirò un sorriso.

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Capitolo 16
*** Biglie ***


Drabble 16
Biglie
 

«Ehi Shinichi, vieni a giocare con me?» esclamò la bambina tutta eccitata, agitando un sacchettino azzurro che aveva in mano, facendo smuovere rumorosamente il suo interno.
«No, non ne ho voglia…» rispose l’altro, continuando a leggere il suo libro.
«Ma come?! – insistette lei con un tono improvvisamente triste – I nostri papà hanno fatto una pista stupenda… Dai vieni!» le ultime parole le aggiunse cercando di trovare nuovamente l’entusiasmo di prima.
«Non mi va di giocare con delle stupide bi… Ahia, mamma!» strillò all’improvviso, non riuscendo a finire la frase, e percependo un dolore indescrivibile all’orecchio.
«Ora tu vai a giocare con Ran, altrimenti giuro che faccio un bel falò con tutti i tuoi libri! – disse con un finto tono zuccheroso, sua madre, continuando a tirargli l’orecchio – E magari ci aggiungo anche qualche bozza di tuo padre, così la smette di ignorarmi quando siamo in vacanza…» aggiunse a mezza voce.
«Ma mamma, io non ne ho voglia…» protesto il bambino, continuando a lamentarsi, visto che la donna non accennava a lasciargli il lobo.
«Muoviti!» 
Con uno strattone lo lanciò contro l’amica e il piccolo, troppo concentrato sul male all’orecchio e su un terreno instabile come la sabbia, mise male i piedi, cadendo rovinosamente su di lei.
Il sacchetto delle biglie si aprì, spargendole per tutta la spiaggia attorno a loro, ma Ran aveva occhi solo per quel bambino che le era crollato addosso e che tutt’un tratto era arrossito vistosamente.
Lo vide alzarsi velocemente con un colpo di tosse e scotolarsi la sabbia dalle ginocchia, poi si rivolse a lei.
«Allora… Ehm… Non dovevamo giocare?»

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Capitolo 17
*** Gavettoni ***


Drabble 17
Gavettoni
 

Fu una sensazione improvvisa e terrificante insieme. 
Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo. L’unica cosa che vide, prima della fine, fu un ombra scura che calava su di lui, la sagoma di una persona sulla spiaggia, ma nel momento esatto in cui si stava per girare ecco che accadde l’inevitabile. Un’ondata di acqua gelida gli si rovescio in testa, facendolo rabbrividire: una doccia fredda che partì proprio dall’attaccatura dei capelli, per poi investirgli il viso, la nuca e scivolare giù sul resto del corpo, provocandogli brividi incontrollabili lungo la schiena.
«Kazuha!» disse in un ringhio, alzandosi e facendo gocciolare tutto intorno l’acqua che aveva ancora addosso.
La rincorse, mentre lei rideva divertita, ma nel momento esatto in cui l’afferrò per la vita, quelle risate diventarono urla.
«Heiji, lasciami! Lasciami!» gridava, ma lui non aveva nessuna intenzione di farlo. L’aveva sollevata come fosse un sacco di patate e, mentre percepiva i suoi pugni sulla schiena, davvero poco forti e convinti, avanzò verso la distesa d’acqua che avevano di fronte.
Non appena incontrò l’acqua fredda dell’oceano, con un po’ di fatica avanzò, fino a che fu sicuro della posizione. Dopodiché all’ennesimo “Lasciami” della ragazza, lui rispose semplicemente:
«Ok…» lasciandola andare e gettandola di peso in mare.
Non ebbe però nemmeno il tempo di godere della sua vendetta che lei, da sotto l’acqua, lo prese per la caviglia, portandolo giù assieme a lei.

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Capitolo 18
*** Salsedine ***


Drabble 18
Salsedine
 

«Allora ci si vede domani!» salutò la giovane donna, agitando la mano in direzione del gruppo che sestava dirigendo dalla parte opposta.
Come ogni volta che andava in vacanza, aveva fatto subito amicizia con un gruppo di ragazzi, probabilmente universitari e quindi più piccoli di lei di qualche anno. Forse dipendeva dal fatto che dimostrava sempre meno anni rispetto alla sua vera età, a causa del suo fisico poco formato o dell’acconciatura a codini a cui non rinunciava mai.
Quell’anno, però, sarebbe stato diverso, visto che due giorni dopo l’avrebbe raggiunto anche Chiba e avrebbe fatto le vacanze insieme. In realtà avrebbe voluto partire con lui, ma lei aveva già preso le ferie e prenotato, quando questi le disse che purtroppo aveva ancora del lavoro da sbrigare al distretto.
Con uno sbuffo di stanchezza, infilò la chiave nel buco della serratura d’ingresso e la girò; aprendo la casa sul mare, che aveva affittato per quel lasso di tempo.
Aveva necessariamente bisogno di farsi una doccia e togliersi quella sensazione di salsedine che aveva su tutta la pelle e che le provocava un leggero prurito. Amava il mare, ma se c’era una cosa che proprio non sopportava alla fine di una giornata in spiaggia era sentirsi addosso il mix di sale, sole e sabbia che le irritava la cute, facendola arrossare.
Quasi lanciò il tintinnante mazzo di chiavi sul mobiletto all’ingresso, ovviamente dopo aver dato un giro di chiusura alla porta; dopodiché si diresse spedita verso il bagno.
Si tolse il costume, gettandolo nel lavandino, così che poi l’avrebbe potuto lavare, e si mise sotto la doccia. La sensazione dell’acqua fresca che scorreva sulla sua pelle le diede una grande soddisfazione, togliendole definitivamente quel fastidioso prurito e rilassandola completamente.

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Capitolo 19
*** Gara di tuffi ***


Drabble 19
Gara di tuffi
 

La sera era ormai calata da un pezzo, ma i ragazzi avevano deciso di rimanere in spiaggia a guardare il cielo stellato e chiacchierare attorno al piccolo falò che avevano acceso. Nonostante fosse estate inoltrata, l’aria fresca della sera cominciava a farsi sentire, ma questo non aveva impedito loro di rimanere lì, a ridere e scherzare.
Tutt’a un tratto, Kaito si alzò in piedi, togliendosi la maglia.
ì«Vi sfido, detective da strapazzo!» esclamò deciso, osservando i due giovani detective con il suo miglior sguardo.
«A cosa?» chiese stupito Shinichi, non aspettandosi affatto quell’intervento improvviso.
«A tuffarvi in mare!» ghignò lui.
«Ma sei impazzito?! L’acqua sarà gelata!» esclamò Aoko, alzandosi a sua volta pronta a rimproverarlo.
«Ci sto!» rispose invece Heiji.
«Heiji no! Aoko ha ragione, ti prenderai una polmonite.» intervenne allora Kazuha.
«Non avrai intenzione di accettare anche tu?» Ran guardò Shinichi con uno sguardo supplichevole.
«Oh andiamo, è solo un tuffo!» insistette Kaito, alzando le spalle e cominciando a indietreggiare, verso il mare.
Anche gli altri due ragazzi si alzarono, togliendosi le magliette. Dopodiché corsero tutti e tre verso le onde.
Si tuffarono, facendo solo un paio di bracciate verso il largo, per poi tornare a riva.
Quando uscirono dall’acqua tremavano per il freddo, mentre però ridevano; si misero vicino al falò, nel tentativo di asciugarsi con il calore del caldo fuoco scoppiettante, mentre le loro ragazze li avvolgevano con i teli da mare.

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Capitolo 20
*** Telo da mare ***


Drabble 20
Telo da mare
 

Adorava andare a mare: sdraiarsi sulla spiaggia a prendere il sole, passeggiare sulla battigia a raccogliere conchiglie e nuotare verso il largo per poi tornare indietro.
Prima di tutto questo però c’era qualcosa che odiava davvero fare. Trovare il posto adatto sulla spiaggia libera, per poi piantare l’ombrellone e stendere il telo da mare. Insomma, perché non poteva essere ricca e andare in uno di quei meravigliosi e comodissimi lidi privati, prenotare un’ombrellone e una sdraio e godersi l’estate come le piaceva? Non incolpava certo il lavoro di suo padre o il suo modesto stipendio, ma era certa che un po’ di colpa ce l’aveva, visto che quasi sicuramente se qualche volta si fosse impegnato di più a mettere le mani su Kaito Kid, la ricompensa sarebbe stata cospicua.
Fortunatamente quel giorno a piantarle l’ombrellone c’era Kaito, ma rimaneva sempre il problema del telo da mare.
Ogni volta che cercava di stenderlo in un colpo solo, questo si gonfiava e adagiava sulla sabbia in modo diverso, piegandosi e facendola irritare sempre di più. All’ennesimo tentativo, dalla sua bocca uscì un ringhio nervoso e subito dopo, di fianco a lei una risata trattenuta.
«Che hai da ridere?!» disse con sguardo furente, rivolgendosi al ragazzo.
«Nulla, nulla… è solo che… Vuoi una mano?» si propose lui, prendendo gli altri due lembi del telo ed aiutandola così a tenderlo bene sulla spiaggia.
Dopodiché afferrò due piccoli sassi e li mise agli angoli.
«Ecco qui, così non si piega e la nostra principessa e contenta.» la prese ancora in giro lui, ricevendo un’altra occhiataccia di rimando.

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Capitolo 21
*** Ombrelloni ***


Drabble 21
Ombrelloni
 

«Fermo!» gridò il primo degli agenti che lo raggiunse sul tetto, stranamente non era ancora l’ispettore Nakamori.
Lui si voltò, alzando le braccia e tirando un sorriso, proprio mentre la sua assoluta nemesi, ancora più di Kudo o di Hakuba, si palesava a lui, seguì il suo agente fuori dalla porta, con la pistola alzata.
«Oh, andiamo ispettore… Non ha ancora imparato la lezione?» gli chiese, cominciando a indietreggiare lentamente.
«Questa volta non mi sfuggirai Kid!» disse con tono molto più convinto del solito.
Scosse la testa, mentre il sorriso sul suo volto si estendeva ancora di più.
«Potrebbe essere su una bella spiaggia a godersi il sole e a sorseggiare qualche cocktail con una bella donna, ed invece è qui con me… Davvero non capisco…»
«Vedrai come farai lo spiritoso quando ti metterò al fresco!» lo minacciò.
Il tacco della scarpa toccò finalmente il cornicione del tetto, confermandogli di essere arrivato al limite dell’edificio.
«Beh, se lei non vuole godersi questo meraviglioso giorno d’estate non è un mio problema, ma io credo proprio mi andrò a prendere il sole in spiaggia!» rispose lui provocante, per poi afferrare con la mano destra il palo che aveva proprio lì vicino e con la sinistra il suo mantello. 
In un attimo, in un lampo di luce accecante, lanciò via i vestiti e si gettò nel vuoto col palo, che staccandolo dall’apposito piedistallo che lo teneva eretto sul tetto dell’hotel, era diventato un grosso ombrellone della stessa fantasia a righe rosse e bianche di quelli che vi erano nella spiaggia sottostante.
Nakamori corse sul parapetto, osservando verso il basso. L’ombrellone di Kaito Kid stava ancora fluttuando verso il basso, come fosse Mary Poppins, nascondendo completamente il ladro. Non avrebbe avuto nessuna speranza nel prenderlo, gli era sfuggito un’altra volta.

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Capitolo 22
*** Veranda ***


Drabble 22
Veranda
 

Con finalmente il suo Mojito, appena preparato, in mano, si sedette sulla poltroncina di vimini, mettendosi comoda e accavallando le gambe con quel suo modo di fare sensuale ed elegante, nonostante non ci fosse nessuno a vederla.
Nella veranda di casa sua, infatti, c’era solo lei: lei e l’assoluta pace di un giorno d’estate, accompagnato dall’odore intenso delle rose rosse che coltivava in un angolo dello spazio, in una serie di vasi.
Se un qualsiasi membro dell’organizzazione, da cui era uscita ormai da un paio di anni, avesse mai saputo quel suo lato così umano e decisamente poco meschino e femminile, sicuramente sarebbe stata lo zimbello di tutti. Una donna come lei, sexy, elegante, raffinata e fredda come il ghiaccio, non poteva certo andare in giro a dire che aveva il pollice verde e la passione per la sua piccola serra nella veranda di casa.
Solo una persona, una delle poche che come lei si era salvata dall’arresto di massa perché infiltrato dei servizi segreti giapponesi, sapeva di quel suo hobby: Tooru Amuro.
Inoltre, era stato lui ad insegnarle a fare il mojito perfetto, quello stesso mojito che ora stava sorseggiando rilassata nella sua veranda.

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Capitolo 23
*** Drive in ***


Drabble 23
Drive in
 

Yumi scivolò in basso, facendo scorrere il sedere sul sedile e sentendo i jeans tendersi un po’, mentre con le braccia incrociate e la testa china, lanciava rapide occhiate fuori il parabrezza, per guardare l’enorme schermo che dava ancora la pubblicità.
«Ma dovevamo proprio venire qui con l’auto di servizio?» borbottò imbronciata, mentre un ragazzo passava vicino loro e sogghignava divertito.
«Non è colpa mia se hai prestato la tua macchina a Shukichi.» la rimbeccò l’altra, che invece non si vergognava affatto, anzi stava abbassando il finestrino per ordinare qualcosa alla ragazza che girava tra le auto coi pattini a rotelle.
«Naeko che fai?!» sussurrò indignata Yumi, scivolando ancora di più, come volesse nascondersi sotto al cruscotto, mentre la ragazza che la collega aveva appena chiamato si avvicinava.
«Cosa volete ordinare?» domandò lei educatamente, ignorando completamente il fatto che quella fosse un’auto della polizia.
«Io vorrei un hamburger con le patatine e una cola, tu Yumi?» domandò l’altra agente della stradale, rivolgendosi verso di lei.
«Diet Cola e hot dog…» mugugnò, tanto che l’amica lo dovette ripetere alla ragazza.
Dopo aver pagato, la ragazza si allontanò, promettendo che sarebbe tornata presto.
«Giuro, mi sto vergognando a morte…» sbuffò, ma subito dopo cominciò il film e tutto l’imbarazzo fu annullato dalla trama avvincente della pellicola che avevano scelto di andare a vedere quella sera al drive in.

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Capitolo 24
*** Tormentone estivo ***


Drabble 24
Tormentone estivo
 

Ran sbuffò, alzandosi dal divano e andando alla scrivania del padre che, completamente ubriaco, continuava a cantare a squarciagola l’ultima canzone di Yoko Ozino che per la milionesima volta stava passando alla radio.
«Insomma papà, io starei studiando!» protestò la ragazza, girando la manopola per abbassare completamente il volume, rendendo al radio muta.
«Ehi…!» protestò l’uomo cercando di assumere un’espressione arrabbiata, ma tutto ciò che ottenne fu cadere dalla sedia e strappare una mezza risata a Conan che era seduto sul divanetto a leggere un libro.
«Andiamo Ran… – la supplicò l’uomo, come fosse lui il figlio che voleva ottenere qualcosa dal genitore – È il tormentone estivo della mia dolce Yoko…» aggiunse rialzandosi a fatica e rimettendosi seduto.
«Infatti non lo sopporto già più!» bofonchiò il bambino, alzando gli occhi al cielo.
«Va beh, ho capito! Me ne vado a studiare in camera mia, al piano di sopra!» disse Ran esasperata.
«Vengo anch’io!» fece subito Conan, saltando in piedi come una molla e seguendola, mentre il detective alzavano nuovamente il volume della radio, ricominciando a cantare con quella sua voce gracchiante e stonata.

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Capitolo 25
*** Scogli ***


Drabble 25
Scogli
 

«Sera! Scendi di lì! Ti farai male!» gridò la donna alla sua bambina, la sua unica figlia femmina, che si stava arrampicando su un grosso scoglio in pietra.
Con finto disinteresse Shuichi, tirò giù leggermente gli occhiali da sole, osservando la sua sorellina fare quella follia, forse nel tentativo di farsi notare proprio da lui.
Come se lui non avesse occhi solo per lei. Da quando era nata quella scriccioletta il suo mondo era completamente cambiato; sì certo, voleva bene anche a suo fratello, ma Sera aveva un posto speciale nel suo cuore, soprattutto perché spesso si era ritrovato a badare a lei quando entrambi i genitori erano a lavoro.
Continuò ad osservare quella piccola peste bruna, che gli assomigliava tanto, mentre se ne stava sulla sua sdraio a prendere il sole, quando all’improvviso il piedino di lei, non ebbe una buona presa sulla roccia, e lei scivolò rovinosamente verso il basso.
«Oh santo cielo!» gridò sua madre, ma lui era già scattato in piedi, lanciando gli occhiali da sole sulla sdraio e raggiungendola.
«Sera, tutto ok?» domandò quando le fu vicino.
La bambina lo guardò, il viso leggermente sporco di sabbia e i lacrimosi agli occhi, mentre il labbruccio le tremolava, forse nel tentativo di trattenere il pianto.
Il fratello si assicurò che non si fosse fatta nulla, notando solo una sbucciatura al l’altezza del ginocchio.
«Mi… mi dis-dis-piace…» singhiozzò la bambina, aggrppandosi al braccio del fratello maggiore.
«Andiamo Sera-chan, non è successo nulla. Ora torniamo dalla mamma, ok?»
Lei fece un cenno di testa e su fratello si mise davanti a lei, chinato in avanti verso il lato opposto, con le mani dietro la schiena. La bambina fece un piccolo salto, aggrappandosi al suo collo con le braccia, mentre lui le sosteneva le gambe. Tenendola così in spalla si diressero verso le sdraio.
Improvvisamente la paura e il bruciore al ginocchio erano spariti: Sera sorrise, abbracciando il fratello maggiore.

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Capitolo 26
*** Frutti di mare ***


Drabble 26
Frutti di mare
 

Lo stomaco del bambino fece l’ennesimo brontolio strano, seguito subito dopo da quello del ragazzo, facendoli piegare in due dal dolore.
«Ahi, ahi, ahi!» si lamentò il piccolo, strizzando gli occhi e piegandosi in due.
«Ti fa così male Genta?» gli domandò Ayumi che era seduta di fianco a lui sul furgoncino.
«Questo è quello che succede ad accettare assaggi di frutti di mare da pescatori sconosciuti sulla spiaggia.» lo rimproverò l’altro bambini, ricevendo però un’occhiataccia dall’amica.
Conan, invece, dovette trattenere una risata, mentre il suo amico che insieme a lui era nella parte completamente posteriore del furgone, lo vedeva piegarsi e contorcersi proprio come il bambino sul sedile davanti.
«In sua difesa – disse, cercando di trattenere quel suo sorrisetto – possiamo dire che nemmeno Hattori ha fatto una gran bella figura, e lui dovrebbe essere più maturo.»
«Maturo? Heiji?! Come no! Maturo come un bambino di dieci anni!» fece Kazuha, di fianco a loro, che ricevette una leggera gomitata da Ran.
«Insomma Kazuha… Sto… male…» disse con un tono di voce sommesso, per poi stringersi di più lo stomaco con le braccia.
«Beh, scusami… Ma questa era la nostra ultima mattina in spiaggia prima di ripartire per Osaka e volevo divertirmi, ma tu rovini sempre tutto con le tue bravate!» si lamentò la ragazza, concludendo con una linguaccia.
«Insomma Kazuha, basta! – le sussurrò Ran – Ti prometto che ci saranno altre occasioni per divertirci assieme.»
«Siamo quasi arrivati!» fece Agasa dal sedile passeggero anteriore, vedendo in lontananza l’hotel in cui alloggiavano.
«Vi prego non fate nulla finché non siamo arrivati, il furgone è a noleggio…» aggiunse Kogoro che stava guidando, mentre due nuovi gorgogli, seguiti dai gemiti dei malati riecheggiarono nell’abitacolo.

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Capitolo 27
*** Water volleyball ***


Drabble 27
Water volleyball
 

I ragazzi erano appena entrati nella piscina con la rete, che avevano prenotato per l’oretta successiva, dividendosi in squadre: maschi contro femmine.
«Allora, siete pronti a perdere?» domandò Ran raccogliendo i lunghi capelli castani in una coda e legandoli, in modo che non le dessero fastidio durante la partita.
Heiji soffocò una risata.
«Perdere? Siete voi quelle con Kazuha in squadra…» disse poi.
«Ehi!?» protestò la ragazza, guardandolo male.
«Beh è vero… Insomma lo sappiamo tutti e due che gli sport che hanno a che fare con un pallone non fanno per te.» la prese ancora in giro Heiji.
La ragazza non rispose, semplicemente lo linciò con lo sguardo. 
«Cominciate voi!» fece allora Sonoko, passando la palla dall’altro lato del campo. I cinque ragazzi si sistemarono a stella, proprio come nel volley e la stessa cosa fecero le ragazze.
Shinichi si mise al fondo della piscina, sollevò la palla alta sopra la sua testa e con un piccolo salto, limitato dall’acqua, la colpì forte con la mano destra.
La palla sfrecciò dall’altro lato della rete e del campo.
«Mia!» gridò Aoko, che era la più vicina al punto verso cui stava arrivando la sfera bianca, la colpì con un preciso bagher, dirigendola verso Kazuha.
«Alzamela!» le gridò Ran, la ragazza goffamente sollevò le mani verso l’alto e in qualche modo che non sapeva nemmeno lei, riuscì a passare la palla all’ultima compagna che, saltando vicino alla rete, fece per schiacciare.
Purtroppo però le mani di Saguru bloccarono la palla proprio sopra la rete, facendola cadere in acqua, dal loro lato della rete.
«Uno a zero per noi!» esclamò Heiji con un ghigno.
I ragazzi presero nuovamente possesso della palla e Shinichi si preparò alla seconda battuta, facendola dirigere poi da un lato diverso della piscina, verso Sonoko.
«Sera!» urlò, prendendola con un semplice palleggio e alzandola alla ragazza.
La palla era stata passata talmente bene che a Sera bastò saltare, per fare una schiacciata perfetta che, Kaito non riuscì a bloccare in tempo.
«Mia!» urlò però Shinichi alle sue spalle, tuffandosi in acqua, ma mancando la palla di qualche millimetro.
«Uno pari!» ribatté Kazuha, facendo una linguaccia ad Heiji, mentre Shinichi si rimetteva in piedi scostava i capelli bagnati dal viso.
Fu Aoko a battere: usò la battuta dal basso, con una leggerezza e una precisione che, nonostante era prevedibile il punto in cui sarebbe atterrata, metteva quasi ansia seguirla con lo sguardo.
«Mia!» gridò Kaito, prendendola con un bagher e passandola direttamente dall’altra parte della rete.
«Accidenti! – imprecò Ran – Kazuha, prendila!»
La ragazza però non fu abbastanza veloce, o meglio tentò di esserlo, ma l’acqua in qualche modo le impediva di essere più veloce di così, e la mancò, finendo anche lei rovinosamente sotto il livello dell’acqua.
Heiji dovette trattenere una risata, mentre lei si rialzava, sputacchiando un po’ d’acqua clorata.
Andò avanti per un bel po’: alcune volte si ritrovavano pari, altre volte erano in vantaggio di due o tre punti le ragazze, poi i ragazzi rimontavano e via così. Fino a che il tempo per stare nella piscina non scadente, facendoli ritrovare con un punteggio completamente identico.

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Capitolo 28
*** Scottatura ***


Drabble 28
Scottatura
 

L’uomo uscì dal bagno, camminando in un modo ridicolo, con le gambe e le braccia divaricate, mentre sul viso aveva un’evidente smorfia di dolore.
Nel vederlo Conan fece appena un versetto, trattenendosi dal ridere e sembrare così maleducato, mentre Ai aveva emesso un sospiro rassegnato, scuotendo la testa.
Gli altri tre bambini, invece, scoppiarono a ridere, non riuscendo in nessun modo a trattenersi.
«Non è divertente ragazzi!» li rimproverò la ragazzina coi capelli ramati, facendoli improvvisamente zittire.
«Professore, – cominciò Conan cercando di tenere un tono di voce serio, inutilmente – non si offenda, ma sembra un enorme gamberone…!»
A quella battuta i bambini scoppiarono nuovamente a ridere.

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Capitolo 29
*** Picnic ***


Drabble 29
Picnic
 

«Allora, posso guardare ora?» domandò con uno sbuffo Ran, che al suo arrivo al cancello di villa Kudo era stata bendata dal ragazzo e accompagnata da qualche parte, verso una direzione sconosciuta.
«Ancora un attimo…» disse lui, facendole fare un altro paio di passi, dopodiché si fermò e le tolse la benda.
La luce del sole le ferì per un attimo gli occhi, ma subito dopo spalancò la bocca, colpita di ciò che vide e soprattutto di come era elegantemente sistemato. Sul prato vi era steso un plaid e una tovaglia imbandita di qualsiasi leccornia tipica di un picnic degno di quel nome.
«Hai fatto tutto da solo?» chiese sconvolta.
«Diciamo che vivere da solo porta i suoi vantaggi.» rispose Shinichi, sorridendo soddisfatto della reazione della ragazza.
Ran guardava quello spettacolo con occhi quasi sognanti, voleva fare la sostenuta, ma era più forte di lei. Shinichi aveva fatto tutto quello per lei e questo le riempiva il cuore di gioia. Perché conosceva bene il ragazzo e sapeva bene che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, come sapeva che quel suo fissarsi sui casi e non pensare ad altro per molto tempo era un lato del suo carattere che in fin dei conti le piaceva. 
Il suo sguardo fu attratto da uno dei vassoi che si trovavano sulla tovaglia.
«Qu-quelli sono…?»
«Gunkanmaki con uova di lompo, i tuoi preferiti.» fece Shinichi, continuando a mantenere quel sorriso smagliante a cui, lui sapeva bene, non riusciva resistere.
Dopodiché si avvicinò e senza dirle nient'altro, le prese la mano e l'accompagnò verso il plaid, facendola sedere e mettendosi al suo fianco.
«Beh servitevi pure.» la invitò.

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Capitolo 30
*** Limoni ***


Drabble 30
Limoni
 

«Limonataaaaaa! Limonata frescaaaaaa! Limonata fresca per tuttiiiiii! Fatta con i migliori limoni del Giapponeeeeee!»
«Non esagerare Genta…» gli sussurrò leggermente nervosa Ayumi, dandogli una gomitata.
Poco dopo arrivarono Ai e Mitsuhiko, portando un’altro cesto di limoni e poggiandolo vicino alla bancarella.
«Allora? A quanto siamo?» domandò il bambino lentigginoso, asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano.
«Ancora a mille yen…» sospirò, con tono dispiaciuto, Ayumi.
«Forse dovremmo aumentare il prezzo. – propose allora Genta – Forse da 100 yen al bicchiere, potremmo fare a 200.»
«Credo che la gente sarà meno desiderosa di spendere duecento yen per un semplice bicchiere di limonata.» intervenne Mitsuhiko dubbioso.
«Tu che suggerisci?» domandò Ai, voltandosi verso l’unico bambino che sembrava non preoccuparsi affatto della situazione e se ne stava comodamente seduto su una sedia pieghevole, poco più in là rispetto alla bancarella, con il berretto calato sugli occhi e le mano dietro la testa.
«Cambiare posizione.» rispose con voce annoiata.
«Ma i limoni li abbiamo qui!» protestò Genta, che fu subito zittito con un verso di Ayumi.
«Perché dici che dovremmo spostarci?» domandò Mitsuhiko per tutti.
«Tutta la gente che è passata finora dal viale e che si è fermata al banchetto, veniva da est, ossia dalla periferia, magari per andare a fare shopping in qualche negozio in centro; mentre tutti quelli che venivano da ovest, quindi dal centro città, che sono molti di più e che molto probabilmente arrivavano dopo una stancante giornata di lavoro, passavano oltre, nonostante a loro, forse più degli altri, servirebbe un bicchiere di limonata.» cominciò a spiegare Conan, rimanendo sempre nella stessa posizione, e continuando ad usare quel tono calmo e rilassato.
«Continuo a non capire…» borbottò Genta, grattandosi la testa.
«Vuol dire che a ovest, prima di noi, magari a solo qualche isolato, ci dev’essere un altro banchetto di limonata, perciò la gente non compra due volte di fila.» spiegò Ai, dando un linguaggio più basilare alla deduzione del finto bambino.

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Capitolo 31
*** Sudore ***


Drabble 31
Sudore
 

Era accaldato, non solo l’afa di quei giorni non gli stava dando tregua, ma lo lasciava anche  completamente senza energie.
Si era fatto la doccia pochi minuti prima, eppure, nonostante girasse in casa completamente nudo se non per i boxer, sentiva chiaramente il sudore scivolargli ovunque: sul viso, lungo la schiena, appiccicandolo persino alla sedia in pelle in cui stava quando aveva del lavoro da fare in casa.
«Ma insomma, sono le nove di mattina e già lavori?» chiese una voce che ormai conosceva bene.
«Ho del lavoro da sbrigare…» rispose risoluto non alzando nemmeno lo sguardo.
Sentì i suoi passi avvicinarsi, passi di chi, come lui, ha i piedi completamente scalzi. Poco dopo fu alle sue spalle, cingendogliele con le sue braccia, mentre una delle due mani teneva ancora la spatola con cui aveva probabilmente preparato la colazione.
«Ora tu vieni di là con me, Shinichi Kudo… – sussurrò al suo orecchio, con quella voce maliziosa che sapeva bene lo faceva eccitare ogni volta – Altrimenti giuro che ti prendo qui, su questa scrivania, tutto sudato come sei…» concluse, facendogli passare la spatola sul collo e afferrandola con l’altra mano, per poi sollevargli così il viso da dietro.
Emise un rantolo, un verso che non riuscì a trattenere, al pensiero di cosa avrebbero potuto fare se si fosse rifiutato, ma soprattutto di quanto gli sarebbe piaciuto. Tentò di resistere, auto convincendosi che andare a fare colazione sarebbe stata un’idea migliore, ma il suo istinto ebbe la meglio e un sorriso gli si dipinse sul volto.
«Mettimi alla prova, ladruncolo…»

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