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CAPITOLO II
Passarono molti mesi da quando mi lasciai
con Licia
Non la
sentii più e non ebbi neanche modo di sapere se si fosse chiarita con
Miguel.
Improvvisamente, nella mia vita, tutto fu
travolto. Non avevo più punti di riferimento su cui aggrapparmi o nel quale
nascondermi da una realtà che, in quel momento, avrei dovuto affrontare volente
o nolente.
I miei genitori allontanarono i loro
rapporti,ebbi un forte litigio con loro e le mancate nozze furono solo una scusa
per accendere antichi dissapori.
Parenti e amici non erano neanche da
considerare.
In poche parole ero solo, e come si sa la
solitudine, la maggior parte dei casi, porta a pensare, a mettersi in
discussione e, cosa più importante, ci porta a scoprire lati di noi che non
sappiamo di avere.
Quello che, di tutta questa storia, mi
sconvolse di più, fu rendermi conto che Licia aveva percepito qualcosa di me che
io non sapevo.
Lei aveva compreso qualcosa di talmente
grande e devastante che aveva preferito tacerne soffrendo in silenzio.
Da parte mia feci un esame di coscienza
e, ripercorrendo con la memoria i cinque anni passati con lei, cercai quei
momenti nei quali, anche per una sola volta, sentii il bisogno di baciare il
collo di Licia, di sfiorare i suoi seni, i suoi fianchi o perfino fare l’amore
con lei. Mi accorsi con sorpresa che non ve n’erano e fui sconvolto al pensiero
che, nonostante questo, Licia era disposta a sposarmi perché
innamorata.
Ma quale destino ci aspettava se avessimo
fatto un passo del genere?
Io,sicuramente, mi sarei accorto troppo
tardi, dello sbaglio fatto e della nuda e cruda realtà.
Travolto dai sensi di colpa, avrei finto di
essere un marito perfetto e magari anche un buon padre.
Di notte invece, creandomi magari un'altra
identità, mi sarei rifugiato nel mio segreto soddisfacendo i miei bisogni in
qualche misero locale, dove, giovani uomini, si vendevano per pochi spiccioli.
Licia sarebbe stata una donna
frustrata,legata al proprio marito solo dal figlio che avevano concepito. La sua
esistenza sarebbe stata piena di rimpianti
mentre la mia vita sarebbe stata solo ipocrisia e squallore.
Capii solo allora che, non aver sposato
Licia, forse,
era stata la cosa migliore che avevo fatto nella mia vita.
Più passava il tempo,più ne ero convinto e
più avevo l’autocoscienza di quel che ero. L’uomo, tuttavia, ha sempre bisogno
di certezze, un giorno perciò decisi di fare qualcosa che mi richiese una forza
di volontà che non sapevo di possedere.
Vinto anche l’imbarazzo dell’essere allo
scoperto decisi di recarmi in uno di quei locali d’incontri gay.
Sapevo che spesso lì, si potevano avere solo
incontri di una notte, qualcosa che io ancora non volevo varcare e che mi
intimoriva.
La voglia di capire,di provare ,tuttavia mi
portarono una serata d’ottobre al Pride.
Essendo ancora presto il locale non era
pieno, ma c’era abbastanza gente da far capire che quello non era uno dei soliti
locali notturni.
Mi sembrava di essere in un mondo a
parte,quello che era celato di giorno esplodeva la notte con tutti i suoi
colori, i suoi corpi, le sue danze.
Mi sedetti al banco,ordinai un GinTonik e
timidamente mi guardai
intorno.
Il cuore mi batteva velocemente come una
locomotiva,a ogni pulsare della musica equivalevano due battiti del mio cuore.
Quei corpi disinvolti che si sfioravano l’un
l’altro, quegli sguardi che sembravano tanto essere quelli di un cacciatore
sulla sua preda, quel gioco di ruolo tra il lasciarsi prendere e lo sfuggire.
Tutto quello non era da me,non mi apparteneva e mi sembrava irreale.
Decisi di andarmene,la mia prova era stata
svolta.
Eppure, non ebbi neanche il tempo di finire
il mio drink che
sentii una voce alle mie spalle. Chiamava me.
- No! Non posso crederci! Tu qui ?! -
Mi voltai di scatto e vidi dietro di me un
ragazzo dall’aria sorpresa.
Aveva i capelli biondo-castano, con
un’acconciatura resa statica da molto gel, la carnagione, per quanto le luci del
locale mi permettessero,era scura, quasi abbronzata. Era anche alto, molto alto,
ma proporzionato nelle misure e armonioso nelle forme..all’ apparenza sembrava
più giovane di me.
Lo guardai perplesso e dopo gli rivolsi la
parola.
- Scusa ci conosciamo?-
Il ragazzo si mise più alla luce, ma mi
sembrò deluso per la mia risposta.
Potei notare i suoi occhi cerulei e il viso
sfilato e non volgare nei lineamenti. Non
intravidi tuttavia nulla di conoscente in ciò.
-
Scusa ma tu non ti
chiami Riccardo?Frequentavi spesso l’ Out ai tempi
dell’ università-
riprese lui
Rimasi in silenzi, cercando di ricordare chi
fosse il giovane dinanzi a me .
Spolverai i ricordi del periodo
universitario ed esaminai a tappeto tutte le persone che conobbi. Poi,
finalmente, la mia mente si fermò su un volto preciso. Quello di un giovane
dallo sguardo sfacciato che, spesso e volentieri, mi aveva fatto compagnia
dietro un bancone di un pub tutte le volte che avevo bisogno di parlare.
- Luca! Luca Monti, ecco chi sei!-
quella esclamazione mi venne confermata dal sorriso che mi rivolse il
giovane quando dissi il suo nome.
Mi ricordai che in quel periodo anche lui
studiava all’università e che perciò doveva avere su per giù l’età mia.
- Finalmente ti sei ricordato di me! Ma
che ci fai qui? Tutto mi sarei aspettato tranne che trovarti in questo posto...e
poi sapevo che ti dovevi sposare-
Mi si strinse un nodo alla gola quando
disse ciò, ma
sentii che con lui avrei potuto parlare liberamente.
-
Beh è una storia lunga-
- Lascia che ti offra un drink e
raccontami tutto -
- Non credo che uno solo basterà-
- Allora te ne offrirò anche più di
uno…se questo mi permetterà di passare tutta la serata con te.. – a sentire
quell’ultima frase ebbi un tuffo al cuore, era il mio primo approccio, tuttavia
volevo rischiare.
Passai una piacevole serata con Luca,
abbandonata la mia timidezza notai quanto fosse dolce, gentile e perché no,
anche carino.
Gli raccontai della mia disavventura
pre-matrimoniale, raccontai anche un po’ di me
e lui ascoltò con attenzione,
annuendo nei punti più importanti o
ridendo in quelli più frivoli, a volte
intervenendo con delicatezza, quasi a non volermi interrompere , a volte
restando in un rigoroso silenzio a fissarmi con quegli occhi intensi e
interessati.
Non si annoiò mai, o perlomeno non me lo
diede mai a vedere per quella serata.
La cosa mi colpii molto e volli vederlo
ancora per un'altra volta.
La sera successiva infatti ci demmo
appuntamento nello stesso locale.
Tra di noi si stava instaurando un buon
feeling, la serata che passammo insieme fu migliore di quella precedente e con
mia sorpresa mi accorsi che Luca mi piaceva, ma la mia timidezza mi impediva di
farglielo notare e tanto peggio dirglielo. Tuttavia, fu un improvvisa proposta
di Luca che mi risvegliò da quel torpore in cui la mia insicurezza mi aveva
rilegato.
Usciti dal locale vidi che Luca era pensieroso, sembrava perso
dentro una nube scura di pensieri indeciso se dire o far qualcosa.
- Luca tutto bene? Cos’è che pensi?- ci
scherzai un po’ ma non ebbi risposta
-Mi devo preoccupare? Ti ho per caso
annoiato stasera? Se è cosi mi dispiace- la mia insicurezza prese il sopravvento
- No, no, figurati…non è questo –
-E allora? Fino a prima di uscire dal locale
eri tranquillo, cos’è che ti turba?-
-Sono indeciso- il volto di Luca tradì
quello che invece aveva detto, assunse un espressione più sicura, come chi
sapeva finalmente come affrontare una determinata situazione – sono indeciso se
chiedere a una persona una cosa che ho paura possa metterla in difficoltà e
farle cambiare opinione di me- il suo messaggio era implicito ma
capii benissimo che era rivolto a me e tentai di capire dove volesse
arrivare.
- Sei sicuro che “questa persona” possa
cambiare opinione su di te?Io, ad esempio, non lo farei,non penso che tu possa
dire qualcosa di
così tanto terribile da far cambiar..-
- Neanche se chiedessi di passare la notte
con me?- Luca interruppe la mia parlata frenetica lasciandomi stupito.
- Come?-
- Ti prego non pensar male. Non sono tipo
d’andare subito a letto con il tipo che frequento, ma non so come dirtelo, con
te mi sono trovato bene…quindi te lo chiedo: vuoi passare la notte con me Richy?-
Rimasi di sasso, non mi aspettavo un invito
di questa portata, sapevo benissimo che se gli avessi dato una risposta
affermativa avrei dovuto affrontare apertamente la nuova realtà in cui ero
entrato.
- Beh,veramente..- esitai
- Ok, ok, va bene così, non voglio metterti
in crisi ,fa come se non te lo avessi chiesto – mi rassicurò Luca
-Beh, veramente- ripetei io indeciso – non
volevo rifiutare-
-Davvero?- mi chiese stupito ed io
annuii
Andammo a casa sua lasciando la mia macchina
al posteggio del locale, ero teso e ancora non del tutto sicuro che quello a
parlare fossi stato io nel dirgli che volevo passare la notte con lui.
Il tragitto sembrò il più lungo della mia
vita, non osai mai guardare in faccia Luca, ma di sbieco riuscii a capire che,
contrariamente, lui ogni tanto mi guardava sorridendo lievemente, divertito per
la mia agitazione.
Un tempo, per me, quello sarebbe stato un
normale percorso fatto con un amico per andare a bere un bicchierino a casa sua,
e non un tragitto che ci avrebbe portato a dormire insieme quella sera.
Tensione e desiderio,era quella l’atmosfera
che aleggiava dentro quella vettura e non avrei resistito a lungo se non fosse
stato che arrivammo presto nel suo appartamento.
Era piccolo,ma accogliente, anche se
persino le mura trasudavano la tipica atmosfera da single.
- Scusami per il disordine, ma non ho mai
tempo per dare una sistemata a questo caos- Luca mise su della musica poi aprì
uno sportello dal quale estrasse una bottiglia.
-Figurati- rimasi a guardarlo mentre lui
versava del cognac in due bicchieri
- Cosa fai li in piedi? Puoi anche
sederti,li c’è il divano- scherzò porgendomi un bicchiere
-Mi piace questa canzone. Chi è?-
- È George Michael: Amazig è una delle mie
preferite,sono contento che ti piaccia- Luca si sedette accanto a me,sapeva che
ero nervoso e fece di tutto per tranquillizzarmi.
Poi ci fu un attimo di silenzio,che rese la
situazione ancora più imbarazzante.
-Scusami, devo sembrarti uno stupido, tu mi
hai invitato ed io sto qui come uno scemo, forse…forse e meglio che me ne vada-
dissi qualche minuto dopo e Luca,come già in quella serata aveva fatto, mi
sorrise teneramente e senza dirmi nulla con mia sorpresa si avvicinò a me,
lentamente, fino a poggiare le sue labbra sulle mie.
Lo fece delicatamente, e io non
esitai,lasciai che la sua lingua esplorasse la mia bocca, prima dolcemente poi
con passione. Le nostre lingue iniziarono a sfuggirsi e a cercarsi mentre le sue
mani anelavano con foga il mio corpo e le mie con timidezza e un po’ di
esitazione ricambiavano quel desiderio di ricerca. Ci spogliammo, tra baci e
carezze,ad ogni bacio di Luca sulla schiena o sul collo fremevo e sentivo sempre
più forte in me il desiderio di averlo,di sentire la sua pelle sulla mia,il suo
profumo, l’intero suo corpo aderire a me fino divenire un tutt’uno.
Ebbi paura di questi pensieri, mi erano
nuovi ma allo stesso tempo sembravano essere stati dentro me da lungo
tempo,pronti ad affiorare.
Luca mi strinse a se,sempre più vicino,
avidi l’uno dell’altro ci cercavamo, inebriati del nostro odore ci attraevamo.
Sentii la sua bocca provocarmi piacere laddove neanche una donna era mai giunta.
E fremetti, sussurrai il suo nome come unico appiglio, per rimanere attaccato a
quella realtà che il piacere mi sfuggiva. Sentii le sue labbra maliziose
impossessarsi del mio corpo, ma anche della mia anima.
Entrò dolcemente, quasi esitando e per me fu
l’apice della gioia;il suo corpo caldo sulla ma schiena,i suoi baci sul mio
collo e infine il piacere sublime di entrambi che stanchi ci accoccolammo l’uno
stretti nelle braccia dell’altro.
Quella per me fu la mia prima volta.
La prima volta in cui mai fui più convinto
di quel che avevo fatto, mi ero concesso a lui e ne ero felice.
Ci risvegliammo la mattina dopo abbracciati,
infastiditi dalle primi luci dell’alba.
Eravamo un po’ storditi perché avevamo
dormito sul divano,ma eravamo contenti e soddisfatti della notte precedente.
- Buongiorno- dissi un po’ assonnato mentre
mi infilavo gli slip
- Buongiorno,rimani a colazione?- mi rispose
Luca mentre si stiracchiava un po’
- Mi va bene solamente una
tazzina di caffé –
- Ok, vado a preparalo, tu intanto se vuoi
puoi andarti a rinfrescare.
Il bagno è infondo al corridoio a destra-
Mi stavo dirigendo verso il bagno quando
improvvisamente mi sentii afferrare un polso. Luca mi tirò a sé e mi baciò con
la stessa passione della sera precedente.
-Non ti avevo ancora dato il dovuto
buongiorno- sorrisi e ricambiai il bacio
Ancora sorpreso per questo gesto di dolcezza
andai a farmi una doccia,anche se mi dispiaceva togliermi di dosso l’odore di
Luca, ricordo di quella passione che difficilmente avrei scordato, sapevo che
una bella doccia mi sarebbe servita per risvegliarmi del tutto.
Quando finii mi diressi in cucina attratto
dal profumo del caffé caldo, Luca era intento nel zuccherarlo.
- Grazie per la doccia mi è proprio servita-
dissi per far notare la mia presenza
- Di niente. Quanto zucchero vuoi nel
caffé?- rispose voltandosi verso di me
- Due grazie. Per ieri notte, volevo dirti
che sono stato bene con te- arrossii un po’ per quello che avevo detto
-Lo speravo,è stato così anche per me- Luca
mi porse la tazzina con il caffé fumante.
- E adesso? Cioè che succede? Sai non sono
pratico del “dopo notte di passione”- mi sorpresi ad ironizzare anche se dentro
covavo la terribile paura che quello fosse stato il nostro primo e ultimo
incontro.
- Beh ci si rivede no?- rispose
tranquillamente lui- Oppure pensi che sia meglio non rivederci più- il tono di
Luca era tra il curioso e il sorpreso,aveva corrugato i sopraccigli, il ché gli
dava una aria un po’ buffa.
- Sinceramente mi piacerebbe rivederti-
A questa risposta i lineamenti di Luca si
ammorbidirono, sorrise prese carta e penna e scrisse qualcosa.
- Questo è il mio numero, voglio che ti
faccia sentire al più presto-
- Senz’altro, voglio farmi offrire altri
drink- scherzai io mentre mettevo il foglietto col numero in tasca
- E no,questa volta offri tu –puntualizzò-
Non ti dispiace se vado ora io a farmi una doccia? Fra poco devo andare a
lavoro- si scusò mentre poggiava la tazzina
nel lavello
-Va pure, anzi vado anch’io, devo andare a
recuperare la macchina e poi il lavoro aspetta anche me- risposi guardando
l’orologio
- Ok, ti va allora se ci vediamo stasera al
solito posto?- mi accompagnò alla porta
- Va bene. Solito orario- risposi e Luca di
compenso mi baciò e poi me ne andai sicuro che di quel ragazzo me ne sarei
potuto anche innamorare.
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