Un uomo come tanti

di etcetera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La svolta ***
Capitolo 2: *** quella notte con te ***
Capitolo 3: *** Chety e Clara nella mia vita ***



Capitolo 1
*** La svolta ***


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Quando mi proposero di scrivere un libro rimasi molto perplesso.

Sono un avvocato in carriera e l’opportunità di cimentarmi come scrittore non era tra le mie aspettative.

Inoltre non sapevo neanche se ne sarei stato capace.

Tuttavia le esperienze che ho vissuto e le persone che ho incontrato, in questo viaggio chiamato vita, sono state talmente importanti per me e mi hanno lasciato una traccia talmente indelebile che ho ritenuto che valesse la pena scriverne.

Perlomeno sarebbero rimaste impresse sulla carta e perenni nei miei ricordi.

In ogni modo lasciate che mi presenti.

Mi chiamo Riccardo Ferrara e ho trentasette anni.

Ai tempi in cui la mia vita cambiò radicalmente ne avevo venticinque.

Ero un ragazzo molto insicuro e mai sincero con se stesso.

La paura di non essere accettato dagli altri spesso e volentieri mi faceva prendere decisioni di cui non ero pienamente convinto e quando me n’accorgevo era sempre troppo tardi.

Ora, voglio che i lettori sappiano, che in quel periodo stava per avvenire proprio una di queste situazioni.

Ero fidanzato da cinque anni e come si può intuire facilmente, per me e la mia fidanzata stava per giungere il tempo del fatidico Sì.

 

 

 

CAPITOLO I

 

Il matrimonio si sarebbe svolto il 20 Aprile.

Licia avrebbe preferito svolgere la cerimonia nel mese di Marzo, ma è un mese imprevedibile e si sarebbe corso il rischio di festeggiare sotto la pioggia.

Per una donna pianificatrice come lei, un fuori programma come quello sarebbe stato un dramma.

 Fu da quando le chiesi la mano che Licia incominciò a pensarci costantemente.

Sognando ad occhi aperti allora, mi descriveva minuziosamente un’ipotetica chiesetta in campagna dove le sarebbe piaciuto sposarsi.

- Lì – mi ripeteva – in una fresca giornata di primavera mi vedrai arrivare vestita con una candida veste bianca.

Mi sentirò un po’ impacciata perché i veli della gonna sono tanti e voluminosi, ma sarò felice ed emozionata.

Camminerò a passo lento mentre il profumo dei fiori selvatici mi farà girare un po’ la testa. Tu, davanti l’altare, mi aspetterai emozionato, come me, e quando finalmente mi vedrai penserai che quello è il giorno più bello della tua vita.

Anch’io penserò questo - Mi piaceva vederla in quel languore e non osai mai frenare quella sua fantasia che ogni volta si riempiva di tanti altri piccoli particolari. Inoltre i suoi grandi occhi nocciola s’illuminavano quando ne parlava, rendendola ancora più bella.

L’amavo, senza dubbio l’amavo.

Adoravo i suoi capelli biondo-castano che profumavano sempre di lavanda, adoravo il suo sguardo da cerbiatta, e quella piccola cicatrice, al angolo del occhio destro, che tentava di nascondere sotto strati di fondotinta. Adoravo le sue labbra e il suo modo di mordicchiarsi quello inferiore, adoravo tutto di lei eppure, ciò non mi bastava per essere sicuro di volerla sposare.

Le avevo chiesto di sposarmi perché n’ero innamorato, perché sapevo che era quello che desiderava; perché quello era il destino di una coppia che stava insieme da lungo tempo.

Non avevo, tuttavia, mai considerato che forse, in fondo al mio cuore, i desideri di Licia non combaciavano con i miei.

Questi dubbi per di più furono fomentati anche dall’arrivo del testimone di Licia che, dal quel momento in poi, poggiò su di me una pesante croce.

Si chiamava Miguel Sacez ed era di origine spagnola.

Possedeva un certo fascino gitano, carnagione scura, capelli nero pece e due occhi nei quali ci si sarebbe persi come in una notte tra le più nere.

Fin da quando conobbi Miguel, ciò che mi destò più interesse fu lo sguardo.

Era impossibile sfuggirvi.

La sua personalità però lasciava molto a desiderare.

Non era di molte parole e anche se ciò lo circondava di un certo alone di mistero,ai miei occhi faceva trapelare una certa freddezza.

Non conoscevo molto di lui.

Sapevo che non incontrava Licia da parecchi anni e che il suo arrivo in Italia era dovuto prettamente a motivi lavorativi.

Per il resto era un benemerito sconosciuto.

Miguel era il migliore amico di Licia, l’unica cosa che pensai fu che forse, la mia fidanzata non me n’aveva parlato prima perché credeva che ne sarei stato geloso.

Paradossalmente, invece, ebbi l’impressione che l’unico ad essere geloso fosse proprio lui.

Con Licia, i suoi atteggiamenti erano disinvolti e a volte anche affettuosi, con me sembrava invece essere stata dichiarata una guerra fredda.

La cosa mi sembrò molto strana, anche perché, quando pensava che non me n’accorgessi, lo vedevo osservarmi con non poca attenzione.

Lì per lì non ci feci molto caso e non ne parlai con la mia fidanzata.

Un giorno però mi capitò di osservare una strana scena tra i due amici.

Mancava meno di un mese al matrimonio e una sera decidemmo di invitare Miguel a cena. Per mia fortuna, poco alla volta, ero riuscito ad istaurare un dialogo con lui.

Sicuramente non eravamo diventati grandi amici, ma ciò ci risparmiò di passare una serata all’insegna dell’imbarazzo.

La cena, perciò, trascorse tranquilla e così sarebbe rimasta per me, se solo non avessi sentito quello che mi tormentò fino al giorno del matrimonio.

- Lo so che ti ho turbato dicendo questo e credimi mi odio per avertelo detto, ma sei la mia migliore amica non potevo non dirtelo - sentii l’accento italo -spagnolo di Miguel provenire dalla cucina.

- Che cosa vuoi che ti risponda adesso? Non è certo carino nei miei confronti dirmi ciò, soprattutto adesso e poi riguarda la mia felicità, i miei sentimenti – a rispondere era la voce di Licia

- Ti prego Licia non venirmi a parlare di felicità, perché proprio non ci credo che sei felice. Dimmi, da quanto tempo non fate l’amore? –

- Sempre con i tuoi discorsi di sesso! Sai che sei monotono? Devi sapere che la felicità di una coppia non dipende solo da quello-

- Da quanto?- insistette Miguel

- Non sono affari che ti riguardano- arrossì Licia

- Non lo avete ancora fatto vero?- chiese maliziosamente Miguel

- Gli ho detto che lo faremo dopo il matrimonio, in ogni modo tutto ciò non ha nulla a che vedere con il discorso che mi hai fatto –rispose sbrigativamente Licia

-Non è da te Licia. Dimmi la verità, tu lo ami?- chiese serio Miguel

In quel momento entrai io, non so perché lo feci, avrei potuto ascoltare la risposta di Licia, ma fu più forte di me.

- Eccoti finalmente Miguel! Cos’è? Adesso gli invitati si mettono a lavare i piatti? Sei un ospite, vieni con me, andiamo a bere un bicchierino - feci finta di non aver ascoltato nulla, non avevo capito bene di cosa stessero parlando Licia e Miguel, ma intuii che non era niente di buono.

Miguel mi seguì di buongrado, ma lanciandosi un’occhiata con Licia che non riuscii ad interpretare.

Non gli chiesi niente quella sera.

Lasciai che la cosa scorresse, ma quella notte, quando andai a letto, la conversazione che avevo udito mi echeggiò nella mente.

Aveva ragione Miguel ad affermare che Licia non era felice?

Non seppi darmi risposta.

Alle apparenze, la mia fidanzata, sembrava mostrare tutto il contrario di ciò che diceva Miguel.

Se inoltre la causa era proprio il sesso, le mie idee erano ancora più confuse.

Non mi ero mai opposto all’idea di Licia, di riservarci quella preziosa intimità, alla nostra prima notte di nozze.

Accettai la proposta convinto che fosse quello che voleva la mia fidanzata e non mi balenò mai l’idea di un suo ripensamento.

Sentire che invece questo poteva renderla infelice mi turbò alquanto.

Mi rigirai un paio di volte sul cuscino pensando ancora a tutto ciò e poi mi addormentai.

 

Le settimane che seguirono furono molto caotiche.

Piene d’impegni, di doveri, di commissioni, e…e di sguardi.

Miguel, infatti, aveva preso l’abitudine di fissarmi in modo più insistente del solito.

La cosa incominciò a innervosirmi, anche perché non riuscivo a capire se erano sguardi ostili o indagatori.

Inoltre, io, timido come non mai, non avevo il coraggio di chiedergli spiegazioni.

La cosa, oltre a tutto, si perpetuò fino al giorno del matrimonio quando, finalmente, capii quello che volesse da me.

Mancava meno di un’ora alla cerimonia nuziale ed io ero impegnato a sistemare gli ultimi particolari.

Non vedevo Miguel da tutta la mattina e la cosa mi preoccupò poiché era lui a custodire le fedi nuziali.

Lo cercai per tutta la chiesa, perdendo una buona mezzora, senza trovarlo.

Mi ricordai allora che la chiesetta era collegata ad un convento ormai non più utilizzato per intero.

 Andai lì e dopo essermi inoltrato dentro stanze buie e ammuffite, trovai Miguel a fumare una sigaretta dentro una vecchia cella.

Era affacciato ad una finestra con lo sguardo perso nel vuoto.

-Ti chiederei di offrirmene una se non fosse che- guardai l’orologio mentre la porta mi si chiudeva alle spalle- che manca meno di un quarto d’ora al matrimonio-

Miguel si destò dai suoi pensieri e guardò nella mia direzione senza però rispondermi.

- Miguel sei consapevole che tra poco c’è il matrimonio?

Spegni quella sigaretta e segui me prima che si faccia tardi- continuai io

- Mi dispiace ma non vengo- annunciò lui

- Che vuol dire che non vieni?- trasalii

-Mi dispiace ma non ci riesco a vedere sposarsi la persona di cui mi sono innamorato- Miguel spense la cicca e si appoggiò alla finestra

- Oddio lo sapevo. Ami Licia vero? É di questo che avete parlato quando sei venuto a cena – i dubbi, che mi avevano perseguitato per tutto quel tempo, ebbero in quel momento conferma.

- Hai ascoltato la conversazione?- chiese stupito Miguel

- A dire la verità non tutta, ma abbastanza per poter capire che tu le hai detto che l’ami – dissi ciò e vidi il volto di Miguel fare una strana espressione

- Beh, se ci avessi ascoltato sin dall’inizio, mi avresti sentito dire a Licia che non è di lei che mi sono innamorato. Bensì di te. – le sue parole furono per me lampi a ciel sereno, ero attonito a quella dichiarazione.

- Che cosa vuol dire che sei innamorato di me? Ma mi conosci da a mala pena da tre mesi e poi…poi sono un uomo!- balbettai confusamente io

- Calmanti hombre, lascia che ti spieghi - si avvicinò e mi poggiò una mano sopra la spalla. Istintivamente arretrai, ero teso e preoccupato, tentai di aprire la porta ma mi accorsi che era bloccata

- Miguel ti prego, devo sposarmi, finiscila con questo scherzo – obbiettai fievolmente mentre lui era sempre più vicino a me.

- Nessuno scherzo, è la pura realtà. Sai, prima di venire in Italia non capivo perché Licia non ti avesse parlato di me. Ora, finalmente, lo so.

Aveva paura che potesse accadere questo. Sapeva che non avresti fatto obiezioni se io avessi avuto interesse per te- mi accarezzò il viso.

- Che cosa tenti di insinuare? Che Licia approvi questo? Che in realtà non mi ami?- tentavo di oppormi, ma ogni qualvolta la mano di Miguel sfiorava il mio collo, sentivo forti brividi attraversarmi.

- Nulla di tutto questo, anzi si è arrabbiata parecchio quando le ho parlato. La sfortuna di Licia è stata di innamorarsi di un uomo che non ha il ben che minimo interesse del suo essere donna – Miguel mi spinse leggermente verso il muro

- Come osi dire che io…che io possa essere …come te?Che in realtà io non ami Licia? – allontanai la sua mano da me

- Continui a fraintendere ciò che dico. Può anche darsi che tu l’ami, ma ammettilo Riccardo, non provi nessuna attrazione per lei- riportò la mano sul mio viso poi lo avvicinò al suo.

Per quanto tentassi di oppormi, alla fine, sentii le sue calde labbra sulle mie.

La sua lingua insistente esplorò la mia bocca, la testa mi girava, sapevo che tutto ciò non doveva accadere, ma non avevo la forza per staccarmi da lui, per riprendere il controllo.

Sentii una sensazione d’appagamento in me, come se, una parte recondita del mio essere, bramasse quel momento da una vita intera.

Ebbi repulsione per ciò e allontanai violentemente Miguel.

Solo in quel momento mi accorsi, purtroppo, che sull’uscio della porta c’era Licia.

Gli occhi erano lucidi per via delle lacrime che tratteneva a stento.

Avanzò silenziosamente verso Miguel e, con tutta la forza che possedeva, lasciò andare uno schiaffo sul viso dell’amico che usci via lasciandoci soli.

- Temevo che potesse accadere. Avrei dovuto aspettarmelo, Miguel me lo aveva detto, ciò che dice poi è la realtà. Ma io come una stupida ho voluto credere al mio istinto, per una volta mi ero innamorata veramente - le lacrime tanto frenate caddero l’una dopo l’altra

Mi sentii un verme, una delle cose che mi ero ripromesso era di non far mai piangere Licia.

- Licia, scusa, scusami tanto, non so neanche io cosa mi sia accaduto. Io…io voglio solo sposarti adesso. Questo momento deve essere solo cancellato, dobbiamo farci una vita. Licia, dimmi che è con me che vuoi crearla. - ero molto agitato, quasi in maniera convulsa. Volevo sposare Licia, questo desiderio tuttavia, era dettato più dalla voglia di coprire qualcosa di me, che per anni avevo nascosto, che invece dettato dall’amore che provavo verso di lei.

Licia lo sapeva benissimo, era consapevole che niente sarebbe stato più lo stesso tra noi due.

- Va bene così, non ha più importanza adesso, non sei obbligato a sposarmi solo perché ti senti in colpa. Non è questo che voglio- le sue parole tentavano di mantenere una dignità che tuttavia gli occhi lucidi e i gesti tremanti tradivano.

- Ma ci sono gli invitati ad aspettarci, cosa dirai loro?-fu ciò di più stupido che potei dire.

-Ci penserò io, dirò che ho avuto un ripensamento improvviso, che la sola idea del matrimonio mi terrorizza. Tu ti sei arrabbiato e sei andato via- la forza di volontà di quella ragazza mi stupì, ma non volli che la responsabilità, di tutto l’accaduto, gravasse sulle sue spalle.

- Sai che nessuno ti crederà. Dì piuttosto che sono stato io, il classico bastardo che ha paura delle proprie responsabilità e che lascia la fidanzata all’altare. -

-Ti ho amato- disse improvvisamente Licia.

Sapevo che quello sarebbe stato un addio e quasi piansi anch’io.

- Ti ho amato anch’io. Scusami per tutto ciò che ho fatto, anche se so che non basterà a ricompensare cinque anni della tua vita-

- Non ce ne bisogno, nonostante tutto sono stati cinque anni magnifici – vidi sorridere timidamente Licia per l’ultima volta.

Da quel momento per me ci sarebbe stata una nuova vita

 

 

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Capitolo 2
*** quella notte con te ***


Nuova pagina 1

 

CAPITOLO II

 

Passarono molti mesi da quando mi lasciai con Licia

Non la sentii più e non ebbi neanche modo di sapere se si fosse chiarita con Miguel.

Improvvisamente, nella mia vita, tutto fu travolto. Non avevo più punti di riferimento su cui aggrapparmi o nel quale nascondermi da una realtà che, in quel momento, avrei dovuto affrontare volente o nolente.

I miei genitori allontanarono i loro rapporti,ebbi un forte litigio con loro e le mancate nozze furono solo una scusa per accendere antichi dissapori.

Parenti e amici non erano neanche da considerare.

In poche parole ero solo, e come si sa la solitudine, la maggior parte dei casi, porta a pensare, a mettersi in discussione e, cosa più importante, ci porta a scoprire lati di noi che non sappiamo di avere.

Quello che, di tutta questa storia, mi sconvolse di più, fu rendermi conto che Licia aveva percepito qualcosa di me che io non sapevo.

Lei aveva compreso qualcosa di talmente grande e devastante che aveva preferito tacerne soffrendo in silenzio.

Da parte mia feci un esame di coscienza e, ripercorrendo con la memoria i cinque anni passati con lei, cercai quei momenti nei quali, anche per una sola volta, sentii il bisogno di baciare il collo di Licia, di sfiorare i suoi seni, i suoi fianchi o perfino fare l’amore con lei. Mi accorsi con sorpresa che non ve n’erano e fui sconvolto al pensiero che, nonostante questo, Licia era disposta a sposarmi perché innamorata.                        

Ma quale destino ci aspettava se avessimo fatto un passo del genere?

Io,sicuramente, mi sarei accorto troppo tardi, dello sbaglio fatto e della nuda e cruda realtà.

Travolto dai sensi di colpa, avrei finto di essere un marito perfetto e magari anche un buon padre.

Di notte invece, creandomi magari un'altra identità, mi sarei rifugiato nel mio segreto soddisfacendo i miei bisogni in qualche misero locale, dove, giovani uomini, si vendevano per pochi spiccioli.

Licia sarebbe stata una donna frustrata,legata al proprio marito solo dal figlio che avevano concepito. La sua esistenza sarebbe stata piena di rimpianti mentre la mia vita sarebbe stata solo ipocrisia e squallore.

Capii solo allora che, non aver sposato Licia, forse, era stata la cosa migliore che avevo fatto nella mia vita.

Più passava il tempo,più ne ero convinto e più avevo l’autocoscienza di quel che ero. L’uomo, tuttavia, ha sempre bisogno di certezze, un giorno perciò decisi di fare qualcosa che mi richiese una forza di volontà  che non sapevo di possedere.

Vinto anche l’imbarazzo dell’essere allo scoperto decisi di recarmi in uno di quei locali d’incontri gay.

Sapevo che spesso lì, si potevano avere solo incontri di una notte, qualcosa che io ancora non volevo varcare e che mi intimoriva.

La voglia di capire,di provare ,tuttavia mi portarono una serata d’ottobre al Pride.

Essendo ancora presto il locale non era pieno, ma c’era abbastanza gente da far capire che quello non era uno dei soliti locali notturni.

 Mi sembrava di essere in un mondo a parte,quello che era celato di giorno esplodeva la notte con tutti i suoi colori, i suoi corpi, le sue danze.

Mi sedetti al banco,ordinai un GinTonik e timidamente mi guardai intorno.

Il cuore mi batteva velocemente come una locomotiva,a ogni pulsare della musica equivalevano due battiti del mio cuore.

Quei corpi disinvolti che si sfioravano l’un l’altro, quegli sguardi che sembravano tanto essere quelli di un cacciatore sulla sua preda, quel gioco di ruolo tra il lasciarsi prendere e lo sfuggire. Tutto quello non era da me,non mi apparteneva e mi sembrava irreale.

Decisi di andarmene,la mia prova era stata svolta.

 Eppure, non ebbi neanche il tempo di finire il mio drink che sentii una voce alle mie spalle. Chiamava me.

- No! Non posso crederci! Tu qui ?! -

Mi voltai  di scatto e vidi dietro di me un ragazzo dall’aria sorpresa.

Aveva i capelli biondo-castano, con un’acconciatura resa statica da molto gel, la carnagione, per quanto le luci del locale mi permettessero,era scura, quasi abbronzata. Era anche alto, molto alto, ma proporzionato nelle misure e armonioso nelle forme..all’ apparenza sembrava più giovane di me.

Lo guardai perplesso e dopo gli rivolsi la parola.

- Scusa ci conosciamo?- 

Il  ragazzo si mise più alla luce, ma mi sembrò deluso per la mia risposta.

Potei notare i suoi occhi cerulei e il viso sfilato e non volgare nei lineamenti. Non intravidi tuttavia nulla di conoscente in ciò.

-         Scusa ma tu non ti chiami Riccardo?Frequentavi spesso l’ Out ai tempi

dell’ università- riprese lui

Rimasi in silenzi, cercando di ricordare chi fosse il giovane dinanzi a me .

Spolverai i ricordi del periodo universitario ed esaminai a tappeto tutte le persone che conobbi. Poi, finalmente, la mia mente si fermò su un volto preciso. Quello di un giovane dallo sguardo sfacciato che, spesso e volentieri, mi aveva fatto compagnia dietro un bancone di un pub tutte le volte che avevo bisogno di parlare. 

- Luca! Luca Monti, ecco chi sei!- quella esclamazione mi venne confermata dal sorriso che mi rivolse il giovane quando dissi il suo nome.

Mi ricordai che in quel periodo anche lui studiava all’università e che perciò doveva avere su per giù l’età mia.

- Finalmente ti sei ricordato di me! Ma che ci fai qui? Tutto mi sarei aspettato tranne che trovarti in questo posto...e poi sapevo che ti dovevi sposare- 

Mi si strinse un nodo alla gola  quando disse ciò, ma sentii che con lui avrei potuto parlare liberamente.

- Beh è una storia lunga-

-  Lascia che ti offra un drink e raccontami tutto -

- Non credo che uno solo basterà-

-  Allora te ne offrirò anche più di uno…se questo mi permetterà di passare tutta la serata con te.. – a sentire quell’ultima frase ebbi un tuffo al cuore, era il mio primo approccio, tuttavia volevo rischiare.

Passai una piacevole serata con Luca, abbandonata la mia timidezza notai quanto fosse dolce, gentile e perché no, anche carino.

Gli raccontai della mia disavventura pre-matrimoniale, raccontai anche un po’ di me e  lui ascoltò con attenzione, annuendo nei punti più importanti o ridendo in quelli più frivoli, a volte intervenendo con delicatezza, quasi a non volermi interrompere , a volte restando in un rigoroso silenzio a fissarmi con quegli  occhi intensi e interessati.

Non si annoiò mai, o perlomeno  non me lo diede mai a vedere per quella serata.

La cosa mi colpii molto e volli vederlo ancora per un'altra volta.

La sera successiva infatti ci demmo appuntamento nello stesso locale.

Tra di noi si stava instaurando un buon feeling, la serata che passammo insieme fu migliore di quella precedente e con mia sorpresa mi accorsi che Luca mi piaceva, ma la mia timidezza mi impediva di farglielo notare  e tanto peggio dirglielo. Tuttavia, fu un improvvisa proposta di Luca che mi risvegliò da quel torpore in cui la mia insicurezza mi aveva rilegato.

Usciti dal locale vidi che Luca era pensieroso, sembrava perso dentro una nube scura di pensieri indeciso se dire o far qualcosa.

- Luca tutto bene? Cos’è che pensi?- ci scherzai un po’ ma non ebbi risposta

-Mi devo preoccupare? Ti ho per caso annoiato stasera? Se è cosi mi dispiace- la mia insicurezza prese il sopravvento

- No, no, figurati…non è questo –

-E allora? Fino a prima di uscire dal locale eri tranquillo, cos’è che ti turba?-

-Sono indeciso- il volto di Luca tradì quello che invece aveva detto, assunse un espressione più sicura, come chi sapeva finalmente come affrontare una determinata situazione – sono indeciso se chiedere a una persona una cosa che ho paura possa metterla in difficoltà e farle cambiare opinione di me- il suo messaggio era implicito ma capii benissimo che era rivolto a me e tentai di capire dove volesse arrivare.

- Sei sicuro che “questa persona” possa cambiare opinione su di te?Io, ad esempio, non lo farei,non penso che tu possa dire qualcosa di così tanto terribile da far cambiar..-

- Neanche se chiedessi di passare la notte con me?- Luca interruppe la mia parlata frenetica lasciandomi stupito.

- Come?-

- Ti prego non pensar male. Non sono tipo d’andare subito a letto con il tipo che frequento, ma non so come dirtelo, con te mi sono trovato bene…quindi te lo chiedo: vuoi passare la notte con me Richy?-

Rimasi di sasso, non mi aspettavo un invito di questa portata, sapevo benissimo che se gli avessi dato una risposta affermativa avrei dovuto affrontare apertamente la nuova realtà in cui ero entrato.

- Beh,veramente..- esitai

- Ok, ok, va bene così, non voglio metterti in crisi ,fa come se non te lo avessi chiesto – mi rassicurò Luca

-Beh, veramente- ripetei io indeciso – non volevo rifiutare-

-Davvero?- mi chiese stupito ed io annuii

 

Andammo a casa sua lasciando la mia macchina al posteggio del locale, ero teso e ancora non del tutto sicuro che quello a parlare fossi stato io nel dirgli che volevo passare la notte con lui.

Il  tragitto sembrò il più lungo della mia vita, non osai mai guardare in faccia Luca, ma di sbieco riuscii a capire che, contrariamente, lui ogni tanto mi guardava sorridendo lievemente, divertito per la mia agitazione.

Un tempo, per me, quello sarebbe stato un normale percorso fatto con un amico per andare a bere un bicchierino a casa sua, e non un tragitto che ci avrebbe portato a dormire insieme quella sera.

Tensione e desiderio,era quella l’atmosfera che aleggiava dentro quella vettura e non avrei resistito a lungo se non fosse stato che arrivammo presto nel suo appartamento.

Era piccolo,ma accogliente, anche se persino le mura trasudavano la tipica atmosfera da single.

- Scusami per il disordine, ma non ho mai tempo per dare una sistemata a questo caos- Luca mise su della  musica poi aprì uno sportello dal quale estrasse una bottiglia.

-Figurati- rimasi a guardarlo mentre lui versava del cognac in due bicchieri

- Cosa fai li in piedi? Puoi anche sederti,li c’è il divano- scherzò porgendomi un bicchiere

-Mi piace questa canzone. Chi è?-

- È George Michael: Amazig è una delle mie preferite,sono contento che ti piaccia- Luca si sedette accanto a me,sapeva che ero nervoso e fece di tutto per tranquillizzarmi.

Poi ci fu un attimo di silenzio,che rese la situazione ancora più imbarazzante.

 -Scusami, devo sembrarti uno stupido, tu mi hai invitato ed io sto qui come uno scemo, forse…forse e meglio che me ne vada- dissi qualche minuto dopo e Luca,come già in quella serata aveva fatto, mi sorrise teneramente e senza dirmi nulla con mia sorpresa si avvicinò a me, lentamente, fino a poggiare le sue labbra sulle mie.

Lo fece delicatamente, e io non esitai,lasciai che la sua lingua esplorasse la mia bocca, prima dolcemente poi con passione. Le nostre lingue iniziarono a sfuggirsi e a cercarsi mentre le sue mani anelavano con foga il mio corpo e le mie con timidezza e un po’ di esitazione ricambiavano quel desiderio di ricerca.  Ci spogliammo, tra baci e carezze,ad ogni bacio di Luca sulla schiena o sul collo fremevo e sentivo sempre più forte in me il desiderio di averlo,di sentire la sua pelle sulla mia,il suo profumo, l’intero suo corpo aderire a me fino divenire un tutt’uno.

Ebbi paura di questi pensieri, mi erano nuovi ma allo stesso tempo sembravano essere stati dentro me da lungo tempo,pronti ad affiorare.

Luca mi strinse a se,sempre più vicino, avidi l’uno dell’altro ci cercavamo, inebriati del nostro odore ci attraevamo. Sentii la sua bocca provocarmi piacere laddove neanche una donna era mai giunta. E fremetti, sussurrai il suo nome come unico appiglio, per rimanere attaccato a quella realtà che il piacere mi sfuggiva. Sentii le sue labbra maliziose impossessarsi  del mio corpo, ma anche della mia anima.

Entrò dolcemente, quasi esitando e per me fu l’apice della gioia;il suo corpo caldo sulla ma schiena,i suoi baci sul mio collo e infine il piacere sublime di entrambi che stanchi ci accoccolammo l’uno stretti nelle braccia dell’altro.

Quella per me fu la mia prima volta. 

La prima volta in cui mai fui più convinto di quel che avevo fatto, mi ero concesso a lui e ne ero felice.

 

Ci risvegliammo la mattina dopo abbracciati, infastiditi dalle primi luci dell’alba.

Eravamo un po’ storditi perché avevamo dormito sul divano,ma eravamo  contenti e soddisfatti della notte precedente.

- Buongiorno- dissi un po’ assonnato mentre mi infilavo gli slip

- Buongiorno,rimani a colazione?- mi rispose Luca mentre si stiracchiava un po’

- Mi va bene solamente una tazzina di caffé –

- Ok, vado a preparalo, tu intanto se vuoi puoi andarti a rinfrescare.

Il bagno è infondo al  corridoio a destra-

Mi stavo dirigendo verso il bagno quando improvvisamente mi sentii afferrare un polso. Luca mi tirò a sé e mi baciò con la stessa passione della sera precedente.

-Non ti avevo ancora dato il dovuto buongiorno- sorrisi e ricambiai il bacio

Ancora sorpreso per questo gesto di dolcezza andai a farmi una doccia,anche se mi dispiaceva togliermi di dosso l’odore di Luca, ricordo di quella passione che difficilmente avrei scordato, sapevo che una bella doccia mi sarebbe servita per risvegliarmi del tutto.

Quando finii mi diressi in cucina attratto dal profumo del caffé caldo, Luca era intento nel zuccherarlo.

- Grazie per la doccia mi è proprio servita- dissi per far notare la mia presenza

- Di niente. Quanto zucchero vuoi nel caffé?- rispose voltandosi verso di me

- Due grazie. Per ieri notte, volevo dirti che sono stato bene con te- arrossii un po’ per quello che avevo detto

-Lo speravo,è stato così anche per me- Luca mi porse la tazzina con il caffé fumante.

- E adesso? Cioè che succede? Sai non sono pratico del “dopo  notte di passione”- mi sorpresi ad ironizzare anche se dentro covavo la terribile paura che quello fosse stato il nostro primo e ultimo incontro.

- Beh ci si rivede no?- rispose tranquillamente lui- Oppure pensi che sia meglio non rivederci più- il tono di Luca era tra il curioso e il sorpreso,aveva corrugato i sopraccigli, il ché  gli dava una aria un po’ buffa.

- Sinceramente  mi piacerebbe rivederti-

A questa risposta i lineamenti di Luca si ammorbidirono, sorrise prese carta e penna e scrisse qualcosa.

- Questo è il mio numero, voglio che ti faccia sentire al più presto-

- Senz’altro, voglio farmi offrire altri drink- scherzai io mentre mettevo il foglietto col numero in tasca

- E no,questa volta offri tu –puntualizzò- Non ti dispiace se vado ora io a farmi una doccia? Fra poco devo andare a lavoro- si scusò mentre poggiava la tazzina nel lavello

-Va pure, anzi vado anch’io, devo andare a recuperare la macchina e poi il lavoro aspetta anche me- risposi guardando l’orologio

- Ok, ti va allora se ci vediamo stasera al solito posto?- mi accompagnò alla porta

- Va bene. Solito orario- risposi e Luca di compenso mi baciò e poi me ne andai sicuro che di quel ragazzo me ne sarei potuto anche innamorare.

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Capitolo 3
*** Chety e Clara nella mia vita ***


CAPITOLO III

 

Quella sera, quando arrivai, ero in ritardo di circa mezz’ora.

 Il traffico causato da un incidente mi aveva costretto a fare un percorso alternativo, allungando tuttavia la strada e facendomi tardare.

Sperai che Luca fosse ancora lì al locale, non volevo che pensasse che gli avessi dato buca., ciò nonostante inizialmente non riuscii a trovarlo.

Trovare Luca in quel marasma di gente sudata che ballava, contornata da luci psichedeliche, era come cercare un ago in un pagliaio, non so quante volte mi ritrovai nello stesso punto o scambiai la stessa persona per lui.

In ogni modo alla fine riuscii a riconoscerlo mentre parlava con due ragazze.

Mi diressi verso di loro, un po’ incuriosito e un po’ perplesso e poggiai la mano sopra la spalla di Luca.

- Eccoti qui finalmente ti ho trovato-

- Richy! Stavo incominciando a preoccuparmi, non ti vedevo arrivare. Credevo ci avessi ripensato-

- No, no. Solo colpa del traffico, in ogni caso adesso sono qui- spiegai mentre guardavo quasi esaminandole  con l’attenzione di un detective le due ragazze al suo fianco.

Quella alla sua destra aveva una lunga chioma di capelli castano-biondo che le scivolava lungo una delle spalle. I grandi occhi verdi erano vispi ma lasciavano intravedere della superficialità nel suo carattere, forse  perché i suoi abbigliamenti firmati, la cura con cui erano tinte le sue unghie la presentavano come una di quelle donne più legate al loro aspetto fisico che al cervello.

La ragazza alla sinistra invece era l’esatto contrario.

I capelli neri  con un taglio molto corto inizialmente mi fecero pensare potesse essere un uomo, ma quegli occhi neri, o perlomeno di un castano molto scuro, avevano un taglio dolce, inoltre erano incorniciate da lunghe ciglia.

Pur se il suo fisico era nascosto da abiti quasi maschili  potei notare il seno affiorare dal colletto della  camicetta e le morbide curve delinearsi con un jeans molto attillato. Sì, sicuramente era una ragazza, anche se con il suo aspetto mi incuteva soggezione.

 

Quando Luca si accorse che forse la mia attenzione era troppo incentrata sulle due ragazze prontamente fece in modo che almeno conoscessi i loro nomi.

- Richy, queste sono Chety  e Clara- prima la bionda poi mi presentò la bruna.

- Piacere di conoscerti- disse Clara con una forte stretta di mano

- Il piacere è mio- risposi e poi per potere entrare nella conversazione chiesi- di che stavate parlando?-

-Oh, niente di importante,raccontavo a Luca come il mio ex ragazzo abbia trovato me e Chety in atteggiamenti equivoci- mi spiegò Clara che con il suo tono disinvolto voleva stupirmi.

-Avresti dovuto vedere che faccia a fatto quando a visto che ci baciavamo-intervenne Chety- ho riso per tutto il giorno-

- Siete sempre le solite, non avete cuore- le canzonò Luca

- Parli come se le conoscessi da molto- notai, Chety e Clara sorrisero tra loro

-Diciamo che siamo amici di vecchia data- rispose Clara

- Amici?- si stupì Chety e continuò in modo ironico - Perché non glielo dici che sei l’ex ragazza di Luca?-

Guardai fisso Luca,come per chiedergli spiegazioni, che non mi arrivarono subito.

-Non pensavo che ti piacessero le ragazze- fu l’unica cose che mi venne da dire in quel momento.

- Beh. Veramente sì. Non sono gay ma bisessuale- rimasi un po’ deluso per quella dichiarazione. Ma d’altra parte la cosa non mi interessava più di tanto o almeno credevo fosse così.

-Tu sei il ragazzo di Luca?- chiese Chety per rompere l’imbarazzo- sì insomma , sei tu l’uomo misterioso per il quale Luca ci da buca da un po’ di sera a questa parte?- scherzò

In realtà non avevo mai fatto questa considerazione. Certo Luca da un po’ di tempo usciva con me ma non sapevo se mi reputasse il suo compagno, quindi nell’incertezza non risposi.

Vedendomi un po’ in difficoltà Luca intervenne e rispose per me.

-La curiosità è donna! Anche se lesbica, ma è pur sempre donna, vero Chety?-scherzò lui – Certo che questo è il mio ragazzo, anche se lui ancora non lo sa,e poi chi pensavate fosse? Una  marchetta? Non sono ancora così disperato-

Fui stupito per quello che aveva finito di dire,il cuore mi si era fermato nello stesso istante che capii di essere il suo partner, ma era rassicurante sapere di non essere solo uno dei tanti con il quale farsi una scopata quando ci si sentiva più soli.

-Dici veramente?- finalmente anche io feci sentire la mia

- Sì.Più che sicuro. Non mi sono mai fatto una marchetta!- continuò con le sue burle

-No -sorrisi- non intendevo questo. Parli sul serio quando hai dici che sono il tuo ragazzo?- Luca annuì

- Avrei dovuto parlartene stasera, ma come vedi è andata così. Sperò che tu non ti sia arrabbiato nel sentire le mie intenzioni in questo modo, ma soprattutto, spero che tu sia d’accordo- questa vola fu io ad annuire facendo sì che “il mio ragazzo” stringesse con la sua la mia mano.

- Che scena romantica- ironizzò Chety – Bene adesso che le cose sono state chiarite, che ne dite se andassimo a ballare?

- Sono pienamente d’accordo- Luca mi trascinò in pista mentre dentro di me sentivo che con lui sarei stato felice e che Chety e Clara a lungo andare sarebbero divenute due delle persone più care della mia vita.

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