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di Spettromonocromo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo finale parte 1 ***
Capitolo 31: *** Capitolo finale parte 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"No, no, si, vittoria!" esclamò.
Era seduto sul divano in soggiorno, appoggiò il controller ed esultò.
Si chiamava Mauro, aveva diciotto anni dal volto spigoloso, corti capelli rossi e gli occhi marroni,
il suo vestiario abituale consisteva in una maglietta arancione e pantaloni neri.
La sua grande passione erano i videogiochi, ogni giorno controllava
i più importanti siti dedicati all'argomento per leggere recensioni o novità.
Si alzò dal divano grigio Iniziò a camminare per la stanza, suo personale
modo d'esprimere felicità, sbattendo i piedi sul pavimento in parquet.
"Non credi sia ora di cercarti dei veri amici?" chiese una voce.
Era suo padre, un uomo sulla cinquantina, dal volto ovale, occhi verdi e capelli rossi lunghi fino al collo.
"Ma se sto sulle scatole a tutti!" replicò il figlio.
"Praticare uno sport? Non puoi mica rimanere chiuso in casa tutto il giorno." Propose l'uomo.
Lui rimase in silenzio per qualche minuto.
"Senti... so che nella vita non hai mai incontrato persone particolarmente comprensive,
ma il centro sportivo qui vicino ha intenzione di organizzare una squadra formata da ragazzi con la Sindrome di Asperger...
puoi perlomeno informarti?" chiese il genitore.
L'interesse era pari a zero, non gli interessava fare nuove amicizie e quelle che in precedenza aveva avuto lo avevano deluso.
"Ci penserò..." rispose.
"Senti, oggi Terry lo porto io fuori." Disse
Terry era il loro scorpo domestico, uno scorpione alto quanto un piede umano, la sua corazza era marrone,
dotato un pungiglione non velenoso che arriva fino al ginocchio ai cui lati erano posti due occhi gialli.
Legò il guinzaglio all'animale, uscì da quel soggiorno con le pareti bianche e varcò la soglia della porta.
"Ragazzo mio... sei sempre stato diverso dalle altre persone... e anche molto solo...
come posso farti capire che nella vita hai bisogno di amici?" Pensò l'uomo.
Il ragazzo uscì dalla porta e con Terry accanto cominciò a camminare.
Nella sua città non esistevano strade, gli edifici convivevano in armonia con la natura.
Si voltò e osservò la casa dalle mura gialle avvolta dai rami e le foglie di una pianta rampicante.
Cominciò a camminare, insieme alla creatura, il marrone della terra si mescolava al verde dei ciuffi d'erba,
gli alberi creavano un tetto, di foglie verdi, con macchie azzurre e bianche.
Si riusciva anche a vedere la Torre dei Saggi, un gigantesco edificio grigio,
dove i leader di tutte le nazioni si riunivano per decidere le sorti del pianeta.
A volte gli captava di vedere delle persone in bicicletta che puntualmente Terry voleva inseguire.
"Smettila di inseguire la gente!" lo sgridò.
"La gente di questo mondo è cattiva fino al midollo, per fortuna ci sei tu Terry!" esclamò mentre accarezzava quello che considerava il suo migliore amico.
"Mio padre vuole che mi faccia qualche amico... proverò ad andare a quel centro sportivo, chissà..." disse dubbioso.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sfogliò una pagina, osservò i disegni, lesse i dialoghi, passò alla pagina successiva.
Si chiamava Caera, era una dragonessa di diciotto anni dalle scaglie blu, occhi azzurri e un corno sul naso.
"Caer!" esclamò una voce.
Era sua madre, una dragonessa simile a lei ma leggermente più alta.
La dragonessa appoggiò il manga sul letto e chiese: "Che c'è?"
"Non dovresti metterti a studiare?" chiese la voce.
"Finisco questo capitolo e inizio!" rispose.
"Senti... non credi che dovresti fare oltre a leggere questi fumetti giapponesi?" chiese la madre.
"Si chiamano manga." La corresse lei.
"Quello che è, non vorresti qualche amico?" chiese il genitore.
"Onestamente li vorrei... ma ti ricordi gli ultimi "amici" che ho avuto?" replicò.
"Si... ma questa volta sarà diverso!" esclamò la dragonessa adulta.
"Cosa te lo fa pensare?" chiese.
"Senti... nel centro sportivo qui accanto stanno organizzando una squadra composta da ragazzi con la Sindrome di Asperger, non vuoi farne parte?" domandò
" Io non so..." rispose la figlia.
"Mi prometti che almeno ci penserai?" chiese la madre.
"Va bene..." rispose
La dragonessa si mise a studiare, davanti alle pareti verdi della stanza erano presenti una scrivania piena volumi di manga e diverse action figure.
Studiò per un paio d'ore ma le parole della madre rimbombavano nella sua mente.
"Vado a farmi un giro!" esclamò mentre passava da quel soggiorno dal pavimento in piastrelle nere e pareti rosse.
"Figlia mia... io rispetto le tue passioni... ma ho paura che t'isolino dalle altre persone, vorrei tanto che tu avessi degli amici." Pensò la madre.
La dragonessa osservò le varie case avvolte da piante rampicanti e spiccò il volo.
Da lassù si poteva vedere l'intera città, sembra un dipinto formato da chiazze marroni e verdi.
Si fermò in volo a osservare la Torre dei Saggi, la maestosità e l'imponenza di quella torre la stupivano ogni volta.
"Il mondo sembra vastissimo visto da quest'altezza... chissà se qui incontrerò qualcuno come me? Forse è vero che dovrei farmi degli amici...
forse questa volta andrà diversamente" pensò.
La dragonessa planò verso un sentiero vicino.
"Magari stavolta ritorno a casa a piedi." Pensò.
Si mise a camminare, iniziò a osservare elementi del paesaggio che non avrebbe notato volando,
la bellezza della chioma degli alberi, i ciuffi d'erba e le diverse specie di fiori.
"Fermati Terry!" esclamò una voce.
Uno scorpo alto quanto un piede umano, la sua corazza marrone, con un pungiglione che arriva fino al ginocchio ai cui lati erano posti due occhi gialli.
Sia avvicinò un ragazzo con dei corti capelli rossi e gli occhi marroni, indossava una maglietta arancione e pantaloni neri.
"Scusa, mi dispiace, è uno scorpo molto curioso, quando incontra qualcuno di nuovo gli si avvicina per squadrarlo." Disse lui dispiaciuto.
"Non preoccuparti." Rispose lei.
La dragonessa accarezzò il drago per poi ritornare verso casa.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Che noia..." pensò lui, mentre prendeva appunti.
La voce del professore continuava a spiegare l'argomento della lezione come di solito
e come di solito lui non era minimamente interessato,
il pavimento grigio e le mura bianche per lui erano molto più interessanti.
"La lezione è finita, studiate a casa il capitolo di oggi." Disse la professoressa da dietro la cattedra.
Si alzò dalla sedia e rimise libri e quaderni dentro la cartella.
Si chiamava Vaev, era elfo dal volto ovale anni con la Sindrome di Asperger,
occhi verdi e capelli neri a caschetto, indossa una maglietta verde,
una giacca di un verde più scuro e pantaloni marroni.
"Hey Vaev!" gridò una voce.
Era una ragazza dal volto a cuore, occhi marroni, capelli neri,
raccolti in una coda di cavallo, indossava una maglietta rossa e pantaloni neri.
"Ciao Alessia." Rispose lui con tono leggermente afflitto.
"Ti senti bene?" chiese la ragazza.
"Si, non ti preoccupare." Rispose con lo stesso tono.
"Che ti succede in questo periodo? una volta eri così allegro..." chiese la compagna di classe.
"Ti sei mai chiesta che senso abbia la vita?" chiese l'elfo.
"Beh, no..." ripose l'amica.
"Dovresti." Disse lui per poi andarsene.
Fuori dalla scuola guardò quell'edificio dalla forma di un parallelepipedo
avvolto da piante rampicanti e si voltò per poi tornare a casa.
Mentre camminava su quel sentiero decorato da erbe ed erbacce, sotto gli alberi, cominciò a pensare al suo futuro.
Iniziò a pensare che la sua vita sarebbe dovuta andare in un'unica direzione.
Studia, diplomati, laureati e lavora, sempre se un lavoro fosse riuscito a trovarlo.
Il pensiero di una vita formata solo da una sequenza di azioni non gli piaceva,
sarebbe voluto diventare uno chef, ma aprire un ristorante sarebbe stato un rischio.
Arrivò davanti a casa sua, un condominio, avvolto da piante rampicanti come ogni edificio di quella città.
Entrò nelle grigie mura, salì al secondo piano ed entrò in casa sua.
Appena entrato gli tornò in mente quello che gli disse sua madre:
"La vita non è unicamente studiare o lavorare, puoi continuare a cucinare per passione,
potresti anche provare ad andare al centro sportivo qui accanto, stanno formando
una squadra composta di ragazzi con la Sindrome di Asperger come te, perché non provi?"
"Chissà... magari troverò più soddisfazioni lì?" pensò l'elfo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


"E per oggi è tutto, spero che il video vi sia piaciuto, mettete mi piace e iscrivetevi!"
esclamò lei mentre teneva in mano il telefono per riprendersi.
"E ora è il momento di montare il video." Pensò lei.
Si chiamava Aura, era una bracciarma di diciotto armi anni con la Sindrome di Asperger dal mento appuntito,
capelli castani lunghi fino al collo, un'ascia e occhi verdi, al posto della mano destra ha un'ascia
e come tutti i membri della sua specie, la sua pelle era fatta di metallo,
il suo vestiario abituale consiste in una maglietta bianca, una giacca nera e pantaloni grigi.
Si mise sulla sedia, importò i file, aprì il software di montaggio e si mise all'opera.
"Spero che il video faccia ridere..." pensò.
I suoi video spaziavano dai video comici ai vlog in cui esprimeva le sue opinioni.
Dopo un paio d'ore decise di prendersi una pausa dal montaggio e decise di uscire a farsi un giro.
Usci da quella casa le cui bianche mura e tetto rosso erano avvolti dalle piante rampicanti.
La bracciarma cominciò a camminare su quel sentiero il cui marrone della terra e dei tronchi degli alberi si alternava al verde dell'erba e delle foglie.
Lei nonostante ci avesse provato, nella vita non riuscì a farsi molti amici.
Di natura era timida, quindi provò a compensare con un comportamento esuberante, forse troppo.
Al contrario il suo comportamento esuberante era apprezzato dai suoi iscritti.
Le faceva piacere che il pubblico apprezzasse i suoi video ma avrebbe voluto anche degli amici in carne ed ossa.
"Non va bene se sei timida, non va bene se sei esuberante, come fai sbagli..." pensò.
"Vorrei parlare con qualcuno al posto di rispondere ai commenti!" pensò mentre camminava.
Le venne in mente che i genitori le dissero che al centro sportivo lì vicino stavano formando
una squadra di ragazzi con la Sindrome di Asperger.
"Magari lì andrà meglio..." pensò.
La bracciarma decise di ritornare a casa.
"Meglio tornare a montare il video..." pensò.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


"Riprova! Più convinto la prossima volta!" esclamò al suo allievo.
Si chiamava Alberto, era un uomo sulla cinquantina, dal mento squadrato con qualche ruga,
corti capelli neri e occhi verdi, indossava una tuta da ginnastica blu scuro.
In quella palestra dal pavimento di legno e pareti bianche per anni aveva allenato
diverse persone ma finalmente aveva dato il via al suo progetto, una squadra di ragazzi con la Sindrome di Asperger.
L'arma di Mauro ritornò nella sua mano, era un boomerang, il manico era rosso, decorato con un sfera azzurra.
"Mauro, quello che ha in mano non è solo un oggetto, è impregnato di energia magica, in un certo senso possiamo dire che sia vivo."
Il ragazzo indossava una sorta di armatura rossa, sopra una tuta nera, essa serviva per impedire delle ferite gravi duranti le magibattaglie.
"Senta... è sicuro di quello che dice?" chiese l'allievo.
"Sicurissimo... tu continua a provare a colpire quei bersagli, intanto controllo gli altri tuoi compagni." Disse lui.
Mauro non era convinto ma voleva continuare a provare.
"Caer! Non esitare così tanto!" esclamò alla dragonessa che indossava un'armatura blu, sopra una tuta nera.
Era stata appena sconfitta dal robot d'allenamento, un androide, quasi identico a un essere umano,
senza volto con solo due luci azzurre che fungevano da occhi.
"Io credo che bisogni agire con un piano in mente." Replicò lei.
"Questo è vero... ma a volte non c'è tempo per pensare e devi affidarti all'istinto." Rispose l'allenatore.
"Hai gli artigli per combattere, usali!" esclamò per incoraggiare l'allieva.
L'uomo si diresse da Vaev, indossava un'armatura verde sopra una tuta nera.
L'elfo svogliatamente provava difendersi dai robot d'allenamento con le sue lame doppie dal manico verde decorate da un occhio giallo..
"Ci stai almeno provando?" chiese lui.
"Sinceramente... no." Rispose con tono svogliato.
"Senti... so che probabilmente sei qui per fare il contentino ai tuoi...
ma prova a vederla così: la tua passione è la cucina... i
mparare nuove tecniche di combattimento è come apprendere una nuova ricetta." Provò a motivarlo lui.
"Ci proverò...." Rispose con la stessa svogliatezza.
"Aura! Calmati, respira!" esclamò l'allenatore provando a calmare la bracciarma.
"Come faccio? Quel robot è la terza volta che mi batte!" rispose frustrata,indossava un'armatura bianca sopra una tuta nera.
"Aura, non puoi continuare a sferrare colpi alla cieca, devi imparare a bloccare i colpi e trovare un'apertura nella difesa del nemico." Disse.
"Va bene... ci proverò." Rispose.
"Lezione finita per oggi, tornate a casa!" esclamò.
I quattro se ne andarono.
Alberto prese il telefono e guardò tra le sue foto.
Ne vide una di un ragazzo di vent'anni, dai capelli neri lunghi fino al collo, volto simile a quello del padre e occhi verdi.
"Sarà dura... io non ti posso aiutare... ormai non sei più qui... ma sicuramente renderò loro dei combattenti... te lo prometto figlio mio!" pensò.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


"Non lo sopporto più!" sbraitò Mauro, la ci faccia divenne rossa come i suoi capelli.
"Qual è il motiva di tutta questa rabbia?" chiese l'allenatore che grazie agli anni
da genitore aveva ormai una pazienza da vendere.
"È Vaev! È impossibile lavorare con lui! Non combatte, non s'impegna,
non ci sta nemmeno provando, tenta svogliatamente di parare colpi ma..."
"Senti, non rompere le scatole, io sono qui solo per dare il contentino ai miei..."
rispose l'elfo con lo stesso tono annoiato che aveva sempre.
"La tua non è una vera vita! Non hai uno scopo!
Vivi ogni giorno passivamente!" esclamò il rosso.
"Senti mister, io non si chi ti abbia dato tutta questa confidenza
ma non permetto a nessuno di giudicare la mia vita."
Rispose con un tono leggermente più acceso.
"Ok! Adesso basta!" esclamò Alberto.
"Se non riuscite a risolverla a parole... allora affrontatevi in un duello." Continuò.
"Questa mezza calzetta non mi sconfiggerà mai!" esclamò borioso e arrogante Mauro.
"Zitto che sennò ti entrano gli insetti in bocca." Rispose Vaev con tono provocatorio.
I due si misero l'uno davanti all'altro pronti a sfidarsi.
Mauro lanciò il suo boomerang.
L'arma roteando su se stessa stava per raggiungere il suo avversario.
Sorrise beffardo, il bersaglio non sembrava avere la benché minima intenzione di spostarsi.
"Sei finito." Pensò lui.
Con un gesto rapido e fulmineo l'elfo si spostò leggermente a sinistra.
"Tutto qui?" chiese.
"No, no è tutto qui!" esclamò beffardo Mauro.
Il boomerang stava tornando indietro, in procinto di colpire Vaev alla schiena...
ma l'elfo semplicemente si abbassò ed evitò l'attacco.
L'arma ritornò nelle mani del suo possessore.
"Ma come..."
"Ho fatto a evitare il tuo colpo da dietro." Completò l'elfo la frase.
"La tua arma genera uno spostamento d'aria, appena l'ho avvertito,
ho capito subito che stava tornando indietro." Rispose l'avversario freddamente.
Vaev ne aveva abbastanza di rimanere fermo, quindi passò al contrattacco scagliandosi contro il ragazzo.
"È fermo immobile." Notò.
"Sta tramando qualcosa.... Devo usare il mio potere." Pensò.
L'elfo usò Telepa, uno dei suoi poteri, esso gli permetteva di leggere il pensiero di qualcuno
"Appena si avvicinerà, userò Velo, aumenterò la velocità del mio boomerang, non avrà il tempo di schivare.
"Perfetto!" pensò lui.
Si diresse verso il ragazzo, e gli saltò alle spalle prima che potesse prendere in mano l'arma.
Colpì il rosso alla schiena con le sue lame doppie, lasciando il segno di due fendenti.
Mauro guardò il vambrace della sua armatura, in cui era incorporato uno schermo che mostrava
la "vita" rimasta all'armatura tramite una barra, ormai ridotta a zero.
"Interessante la strategia di aumentare la velocità del tuo boomerang." Disse l'elfo.
"Ma come hai..."
"Fatto a scoprire la tua tattica? Semplice, ho un potere che si chiama Telepa,
mi permette di leggere nella tua mente." Rispose.
Vaev all'improvviso cominciò a sudare.
"Stai bene?" chiese il rosso preoccupato.
"Si... solo... che... è... un... potere... sfiancante..." rispose l'elfo.
"Sai... non sei così male... non avrei dovuto trattarti così." Disse Mauro dispiaciuto.
"E tu non sei così stupido come credevo." Rispose.
Mi spieghi però perché sei così apatico?" chiese il ragazzo.
"Hai mai avuto un sogno?" chiese 'elfo.
"Si." Rispose il rosso.
"Cosa penseresti della vita se scoprissi che tutto l'impegno del mondo non basta per raggiungerlo,
che l'abilità è un qualcosa che non tutti possono affinare?" chiese.
"Io... non ci ho mai pensato." Rispose il ragazzo.
"Volevo fare lo chef, ho provato a cucinare, ma non riuscivo mai a bilanciare i sapori,
sbagliavo ma non capivo come correggermi e migliorare." Disse Vaev.
"Io... non so che dire..." rispose.
"Non dire nulla, io comunque qui mi sono divertito, proverò a metterci più impegno,
magari sono fatto per essere un campione di Magibattaglie e non uno chef." Disse freddamente.
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


"L'hai sentito?" chiese Mauro.
"Si, tra poco esce "Battle Against the Conqueror",
il gioco basato sulla leggenda del Conquistatore di mondi." Rispose Violus.
Violus era un drago dalle scaglie viola, alto circa due metri come gli altri della sua specie,
aveva gli occhi rossi, tre placche sul capo che ricordavano una cresta e indossava un piercing sulla narice sinistra.
Nonostante molti lo avessero definito un "tamarro" era un realtà gentile e di buon cuore,
infatti era una dei pochi ad aver preso in simpatia il ragazzo, nonostante la sua diversità,
se qualcuno gli avesse torto anche solo un capello, Violus l'avrebbe protetto sotto la sua ala.
"Non vedo l'ora che esca, dal trailer sembra straordinario!" disse Mauro che fremeva per l'eccitazione.
"Attento... non sempre il trailer rispecchia il prodotto finale..." rispose il drago.
I due continuarono a camminare, il sole splendeva, il cielo era limpido, decorato solo dal bianco di qualche nuvola,
il marrone della terra e il verde dell'erba sembravano più luminosi del solito.
"Buon pomeriggio, cittadini." Disse una voce meccanica.
"I robot vogliono distruggerci tutti!" esclamò il ragazzo che stava per darsela a gambe.
"Stai calmo! È solo uno di quei nuovi droni della polizia!" esclamò l'amico.
Mauro si voltò e vide che c'era una sfera metallica che fluttuava n aria grazie ad un'elica,
aveva due luminosi occhi verdi e due ali simili a quelle di un aeroplano.
"Buon po-pomeriggio a lei." Balbettò lui.
"Buon pomeriggio cittadini." Ripeté il drone.
"Buon pomeriggio..." disse Violus interdetto.
"Buon pomeriggio, cittadini." Ripeté per la terza volta.
"Credo che gli si siano fritti i circuiti..." disse il ragazzo.
Gli occhi verdi e amichevoli di quella macchina si tinsero di un rosso aggressivo.
"Fermi! Vi dichiaro in arresto!" esclamò il drone con la sua solita voce metallica.
"Dev'essersi offeso..." disse il drago.
Mauro cominciò ad agitarsi, aveva paura, stava per scoppiare a piangere.
"Ascolta!" esclamò l'amico.
"Non ti agitare! Lui è solo, noi siamo in due!" continuò lui.
Non era ancora convinto.
"Senti, hai qui con te il tuo boomerang?" chiese.
Il ragazzo non riusciva a dire una parola, quindi semplicemente annuì.
"Bene! Possiamo sconfiggerlo, per quanto avanzata, quella cosa è sempre una macchina,
non potrà mai competere con noi esseri viventi." Gli spiegò l'amico.
Il drone cominciò a sparare da quei temili occhi rossi dei laser.
Mauro usò il suo boomerang per deviare il colpo.
"Ora ci penso io..." disse il drago prima di generare una fiammata.
Il nemico fu più veloce e con grazia e agilità, schivò quelle temibili fiamme, volando nel cielo azzurro.
Il drone se ne stava là in aria, immobile, nonostante fosse una macchina, sembrava quasi guardare i due con sufficienza e disprezzo.
"Ok, ora tocca a me!" esclamò il ragazzo che lanciò il suo boomerang con tutta la forza che aveva.
"E adesso Velo! Forza colpiscilo!" esclamò.
L'arma dal manico rosso stava roteando nel cielo, la grigia lama stava per conficcarsi nel freddo metallo del nemico.
"Sei finito!" pensò.
Ma nuovamente il nemico fu più rapido, allontanandosi dal boomerang.
L'arma tornò nuovamente in mano al ragazzo che aveva sul volto un'espressione di frustrazione e rabbia.
"Come facciamo adesso?" chiese Violus.
"Ho un'idea!" esclamò Mauro.
"Devi portarmi in aria, io userò Velo per aumentare la nostra velocità,
dopodiché aumenterò nuovamente la velocità del mio boomerang e lo distruggeremo!" esclamò lui.
"Mi piace come pensi! Forza!" esclamò l'amico.
Il ragazzo montò in sella al compagno e si mise a inseguire il drone.
Usò velo e la velocità dei due aumentò, facevano fatica a tenere aperti gli occhi a causa del vento.
"Forza... ora o mai più!" esclamò lui.
Il ragazzo lanciò l'arma con tutta la sua forza, usò nuovamente l'incantesimo che incrementava la velocità, ora poteva solo sperare nella sorte.
Finalmente sentì un rumore metallico, l'arma si era conficcata nel corpo metallico del nemico che cadde al suolo.
I due tornarono a terra, guardando il drone quasi distrutto.
"Non- non cantate vittoria! Do-Domineremo il mondo in nome del Conquistatore." Balbettò la macchina prima di spegnersi definitivamente.
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Assetato di potere distrugge tutto.
Qual è la sua vera forma?
Umano?
Elfo?
Drago?
Bracciarma?
Purtroppo non c'è dato saperlo.
Secondo alcuni è una chimera, unione di tutte e quattro le razze,
altri ritengono sia un umanoide incappucciato,
altri ancora ritengono che addirittura non abbia una vera e propria forma fisica.
Secondo la leggenda quest'essere assetato di potere era una vera e propria macchina da guerra,
aveva messo in ginocchio tutte e quattro le razze, per questa sua bramosia,
la creatura fu soprannominata il Conquistatore.
Il suo esercito si diceva fosse invincibile e dotato di una crudeltà fuori dal comune.
Non importava chi tu fossi o a quale razza appartenessi,
ogni luogo su cui il suo esercito avesse messo piede sarebbe stato ridotto a ferro e fuoco.
Le quattro razze decisero quindi di far fronte comune,
alleandosi impararono l'una dall'altra e insieme divennero invincibili.
Il regno di terrore del Conquistatore finì, tutto grazie alla collaborazione delle razze abitanti di quel pianeta.
L'esistenza del Conquistatore è stata sempre messa in dubbio, molti lo considerano adesso solo una leggenda,
altri invece credono si tratti di un racconto allegorico, nato per insegnare l'importanza dell'unione.
Dopo la sua sconfitta, l'essere giurò vendetta.
Forse un giorno sarebbe riuscito a tornare in quel mondo.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


"A destra o forse a sinistra! Non lo so!" esclamò Aura sconsolata.
"Ma davvero non sai dirmi dove si trova questo negozio di elettronica?"
chiese Caer che stava trasportando l'amica.
Il cielo blu era bellissimo, il sole splendeva,
dall'alto di potevano vedere gli alberi che sembravano delle macchie verdi.
"Scusami tanto..." rispose dispiaciuta.
"Non ti preoccupare, è solo che oggi è uscito il nuovo tankōbon di un manga che sto seguendo,
non vorrei facesse il tutto esaurito..." rispose la dragonessa.
"Un cosa?" chiese Aura.
"Un volumetto in pratica." Rispose Caer.
"Hey Caer!" esclamò una voce.
La dragonessa si girò e vide un drago dalle verdi scaglie e gli occhi rossi come due rubini.
"Ciao Virid, potresti darci indicazioni?" chiese lei.
Il drago verde non rispose, si limitò a guardare le due.
"Caer, ti ricordi di quel discorso che abbiamo fatto?" chiese.
"Ancora con questa storia! Senti, dicci dove si trova il negozio di elettronica e basta." Disse severamente la dragonessa.
Il drago verde disse loro il percorso da fare e se andò.
"Chi era quello?" chiese la bracciarma.
"Un mio amico." Rispose freddamente.
"A cosa si riferiva con quel discorso." Chiese Aura.
"Con me è gentile ma ha una mentalità che non approvo,
ho tentato di fargli vedere le cose da un'altra prospettiva ma non ha funzionato." Rispose Caer.
"Senti... ecco il negozio, io scendo." Disse indicando l'edifico.
Le due atterrarono davanti al negozio, nelle vetrine si potevano vedere ogni tipo di videocamera e fotocamera.
"Grazie mille di avermi accompagnata." Disse Aura.
"Non preoccuparti e poi per fortuna la fumetteria non è così lontana,
io vado a comprare il mio manga, quando hai finito ti riaccompagno a casa." Disse la dragonessa.
"Non è necessario." Disse lei.
"Con il tuo senso dell'orientamento è necessario eccome..." pensò Caer.
La bracciarma entrò nel negozio di elettronica mentre la dragonessa camminò fino alla fumetteria,
un edifico color marroncino,sulle vetrine c'erano offerte o poster delle nuove uscite.
La dragonessa entrò nel negozio con scaffali e scaffali pieni di manga e fumetti di ogni tipo
e salutò il commesso che rispose con tono apatico.
Prese quello che le interessava, si diresse al bancone per pagare ma sentì un rumore.
Caer uscì dalla fumetteria e vide due navicelle di piccole dimensioni, simili a dei caccia
ma più piccoli e decorate con un motivo mimetico.
"Navicelle militari? Che ci fanno qui?" si chiese.
Appena la videro i velivoli iniziarono ad aprire il fuoco su di lei, sparando dei laser..
La dragonessa schivò gli attacchi e decise di reagire usando BluePyro, incantesimo
che le permettere di sputare una fiamma blu.
I due nemici volteggiarono e schivarono l'attacco.
"Perché tutta questa violenza? Non ho fatto nulla!" esclamò lei.
"Nel nome del Conquistatore verrete tutti sottomessi!" disse una voce meccanica proveniente dai velivoli.
"Adesso basta!" pensò.
Si alzò in volo, dirigendosi verso una delle navicelle nemiche e notò che il pilota era assente.
Caer sollevò l'artiglio e provò a colpire il nemico ma esso schivò l'attacco.
I due velivoli si lanciarono verso la dragonessa che provò ad allontanarli con Rafficus, incantesimo
che le permetteva di generare una raffica di vento con le sue ali.
L'impetuosa folata di vento purtroppo non ebbe l'effetto sperato e i nemici aprirono nuovamente il fuoco.
Caer credeva di non poter schivare il colpo ma attorno a lei si generò una barriera protettiva.
"Stai bene?" chiese una voce.
Era Aura, pronta ad aiutare l'amica.
"Cosa succede?" chiese la bracciarma.
"Non ne ho idea, ci sono queste navi militari, hanno iniziato ad attaccarmi ma...
non c'era il pilota, hanno detto qualcosa sul Conquistatore." Rispose la dragonessa confusa sulla questione quanto l'amica.
"Ok, ci penso io!" esclamò la bracciarma, stava per usare Metalspuntone,
un incantesimo che le avrebbe permesso di generare degli spuntoni metallici dal terreno.
"State per essere infilzati!" pensò lei.
Dal terreno cominciarono ad apparire degli spuntoni, nonostante arrivassero all'altezza dei nemici, non riuscirono a colpirli.
"Senti ho un'idea..." disse Caer.
"Sentiamo." Rispose Aura.
"Io ti porterò in cielo, mi avvicinerò a una delle due navicelle, tu dovrai saltare su una di esse,
distruggerla e fare le stesso con l'altra, non preoccuparti di cadere, ti prendo io." Spiegò la dragonessa.
La bracciarma non era convinta ma non c'erano altre soluzioni così saltò in groppa alla sua amica e decise di attuare il piano.
"Ok, sei abbastanza vicina, salta!" esclamò Caer.
Aura saltò su uno dei velivoli e lo colpì con la sua scia.
Dal mezzo cominciò a uscire del fumo, era ormai in avaria.
La bracciarma saltò sull'altra navicella e allo stesso modo la colpì,
avrebbe dovuto fare un salto nel vuoto sperando che la sua amica la salvasse.
"Ti prego, prendimi in tempo!" pensò lei.
Fortunatamente la dragonessa riuscì a prenderla in volo.
"Presa!" esclamò Caer.
Le due atterrarono e davanti si ritorvarono
i rottami dei nemici che prima di disattivarsi completamente
dissero con voce meccanica: "Non sconfiggerete mai il Conquistatore."
nfiggerete mai il Conquistatore.”

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


“Come faccio…” si interrogò Mauro durante la lezione.
Lui si stava annoiando, si sentiva intrappolato in una gabbia
dal pavimento nero e le pareti bianche.
Il professore stava piegando e il giovane nel mentre stava prendendo appunti.
Finalmente suonò la campanella, l’insegnante ricordò agli studenti
che a breve ci sarebbe stata una verifica e di ripassare gli ultimi argomenti.
Mauro mise astuccio e quaderno nello zaino,
Violus gli si avvicinò e gli chiese:” Ti vedo turbato, cosa succede?”
“Nulla d’importante.” Rispose.
“Sei mio amico, per me è importante.” Replicò il drago.
“Abbiamo la nostra prima sfida settimana prossima…” spiegò lui.
“Non sei contento di poter scendere in campo finalmente?” chiese l’amico.
“Si… certo ma…” rispose titubante.
“Ma cosa?” domandò Violus.
“Ma ho paura… non so cosa fare…” disse Mauro.
“Quello che devi fare è molto semplice; devi combattere
con la stessa passione di sempre.” Spiegò il drago.
“Questo mi aiuterà a vincere?” domandò il giovane.
“No… ma almeno ti divertirai.” Disse l’amico.
All’improvviso lo stomaco di Violus brontolò.
“Che fame… che ne dici se continuiamo alle macchinette?” domandò il drago.
I due si diressero davanti al distributore, un parallelepipedo nero riempito
ei più disparati dolciumi.
Violus prese ben tre pacchetti di patatine,
mentre il giovane comprò un pacchetto di biscotti alla crema di vaniglia.
“Voi draghi siete proprio voraci…” commentò Mauro.
“Non ci posso fare nulla, il nostro bisogno di cibo è superiore a quello delle altre razze.”
Replicò l’amico per poi riprendere a mangiare.
“Piuttosto… contro chi combatterai?” domandò.
“Sappiamo solo che sono una squadra formata da quattro draghi…
come posso sconfiggerli?” chiese pensieroso il giovane.
“Senti, non vorrei darti brutte notizie ma…” disse Violus che si era incupito nello sguardo.
“Ma cosa?” chiese Mauro.
“Non si può sconfiggere un drago... non con la mera forza bruta….
noi possiamo volare e attaccare a distanza,
dovresti trovare un modo anche tu per attaccare da lontano e riuscire a schivare i colpi…” disse l’amico.
“Grazie del consiglio…” rispose il ragazzo con sguardo cupo.
“Senti… non volevo toglierti ogni speranza…
è quando la situazione diventa difficile che si vede la vera forza di qualcuno.” Spiegò Violus.
“Allora combatterò!” esclamò lui.
 “Questo è parlare!” disse il drago per incoraggiarlo.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


I quattro giovani si sono riuniti nella palestra del centro sportivo,
Caer aveva avuto un'idea per aiutare i suoi compagni a migliorare in vista della prossima sfida.
"Ragazzi... la sfida è tra poco e nessuno di voi ha mai affrontato un drago... quindi la vostra avversaria oggi sarò io!" esclamò lei.
"Ma ne sei sicura?" domandò Aura.
"Assolutamente si! Mi affronterete e capirete come combatte un drago!" replicò la dragonessa.
"Sono pronto a combattere!" esclamò Mauro.
"Sei molto sicuro di te." Rispose lei freddamente.
"Al contrario, ho paura per settimana prossima..." replicò lui.
I due camminarono sul pavimento in legno, dirigendosi agli estremi opposti della stanza davanti alle pareti bianche.
Mauro si lanciò immediatamente all'attacco lanciando il suo boomerang con tutta la forza che aveva nel braccio.
L'arma cominciò a roteare dirigendosi verso l'avversaria.
La dragonessa rimase imperturbabile come se quell'attacco non potesse scalfirla.
"Ci siamo quasi..." pensò il giovane.
Caer con un movimento dell'artiglio colpì l'arma e ne virò la traiettoria.
Il boomerang ormai si trovava a terra sul pavimento in legno, non sarebbe più riuscito a recuperarla.
"La tua forza fisica non è sufficiente per battermi... usa un po' la testa!"
esclamò Caer, sperando di aver spronato il compagno di squadra a riflettere sulla sua strategia.
Usare la testa...
Mauro era di carattere impulsivo, congegnare piani
e strategie particolarmente elaborate non faceva parte del suo carattere, era disarmato,
si sentiva impotente in quel momento.
Caer si diresse vero di lui, sfoderando i suoi artigli.
La dragonessa cominciò a sferrare una serie di attacchi, uno più rapido dell'altro.
Il giovane si abbassò, si mosse a destra e a sinistra per schivare e addirittura saltò per evitare una codata.
"Velo!" esclamò lui.
Invocò l'incantesimo per aumentare la sua velocità di movimento e riuscì finalmente ad allontanarsi.
"Il mio incantesimo non può durare per molto... cosa faccio adesso?" si chiese Mauro.
Poi al ragazzo venne un'idea.
"Dupli!" esclamò il ragazzo.
Usando quell'incantesimo, creò un suo doppione illusorio che avrebbe avuto il compito di disorientare la sua avversatia..
"Quale dei due è quello vero?" si chiese Caer.
"Mmmh... non ho altra scelta!" esclamò.
Caer si diresse verso il Mauro a sinistra e lo atterrò con una codata.
"Come sapevi chi era quello vero?" chiese il ragazzo.
"A dir la verità non lo sapevo... ho solo avuto un po' di fortuna, se non avessi indovinato probabilmente avresti vinto tu."
Ammise la dragonessa con estrema umiltà.
"Grazie Caer... ma sta di fatto che perso e che non sono riuscito a schivare l'attacco, sei stata più brava di me...
ma io non mi scoraggerò mai!" esclamò il ragazzo che si era appena rialzato, animato da un nuovo spirito combattivo.
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Vaev si sedette a terra sul pavimento in legno, senza un motivo apparente.
"Perché ti sei seduto?" domandò Mauro.
"Credi veramente che valga la pena allenarsi?" domandò l'elfo.
"Ma che domande? Certo!" rispose il ragazzo.
"Ma tanto la nostra sconfitta ormai è assicurata..." ribatté l'elfo sfiduciato.
"Proprio perché le probabilità sono contro di noi dobbiamo allenarci!" spiegò il compagno.
"Spiegati meglio." Disse Vaev.
"Se fossimo sicuri di vincere, allenarsi sarebbe inutile!
È quando le avversità sono contro di noi che dobbiamo dare il massimo!" esclamò Mauro.
"Ti hanno mai detto che sei una testa calda?" domandò il compagno di squadra.
"Qualche volta..." rispose il giovane imbarazzato.
"Sarà anche una testa calda ma questa volta Mauro ha ragione,
se non esistessero avversari più forti non ci sarebbe nemmeno bisogno di allenarsi,
la sfida e la difficoltà sono caratteristiche della vita che fanno emergere la nostra vera forza." Spiegò Caer.
"E va bene... ci proverò..." disse lui poco convinto.
I due si misero in posizione, pronti a lottare.
"Ok! Vediamo se riesci a contrastarmi!" esclamò la dragonessa che si diresse in volo spedita verso l'avversario.
Vaev si preparò a incassare il colpo e con le sue lame parò l'attacco.
Caer fu respinta ma si riprese e ritornò in aria.
L'elfo osservò i movimenti della sua avversaria in aria, cercando di prevedere il suo prossimo attacco.
"Ok è il momento di usare Telepa!" pensò lui.
L'elfo usò il suo incantesimo che gli concedeva la facoltà di poter prevedere il prossimo attacco della dragonessa.
"Mi scaglierò contro di lui in picchiata, quando sarò vicina planerò sopra di lui e lo colpirò alla schiena..." pensò Caer.
"Perfetto... spero di riuscire a schivare l'attacco..." pensò il giovane.
La velocità della dragonessa stava costantemente aumentando, l'elfo non era sicuro di poter evitare il colpo, quindi gli venne un'idea.
"Userò Invis!" pensò lui.
Caer si trovò a pochi centimetri dall'elfo, planò sopra di lui, gli arrivò alle spalle per poi cercare di colpirlo con la coda.
Vaev all'improvviso si volatilizzò nel nulla.
"Dov'è finito?" si domando lei mentre stava cercando segni dell'avversario scomparso.
Sentì qualcosa colpirla alla schiena.
"Maledizione...." Pensò.
Sentì il dolore di un altro colpo, stavolta alla spalla.
"Devo calmarmi... " pensò Caer.
La dragonessa non potendo vedere il suo avversario decise di affidarsi all'udito.
Si concentrò su ogni singolo rumore, qualsiasi suono...
Sentì il rumore dei piedi che correvano sul pavimento in legno.
Il rumore dei passi si stava facendo sempre più vicino.
"Sta per attaccare..." intuì lei dal rumore.
Caer si voltò e provò a dare una codata, sperando di colpire il suo avversario.
La tattica funzionò, la dragonessa colpì l'elfo che ritornò visibile.
"Vaev, dimmi la verità, ti piace combattere?" chiese lei.
"All'inizio no... ma adesso sto cominciando a prenderci gusto,
non devo mollare ogni volta che mi trovo davanti a una difficoltà." Rispose lui.
"Dirai di nuovo che allenarsi è inutile?" chiese Caer.
"No, d'ora in poi proverò a combattere al massimo." Replicò lui.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


"Adesso è il mio turno!" disse fieramente Aura.
"Noto dell'arroganza nella tua voce." Rispose Caer.
"Io non sono arrogante, sono solo sicura di me!"
rispose la bracciarma mentre faceva un sorrisetto arrogante.
"Ti toglierò quel ghigno dalla faccia!" esclamò la dragonessa.
Le due si misero in posizione, decise a combattere.
"Prendi questo!" esclamò Aura che cominciò
ad attaccare Caer con mille fendenti.
"Troppo lenta!" esclamò la dragonessa
che parò ogni singolo colpo della sua avversaria.
Caer si alzò in aria, spiegò le sue possenti ali
e utilizzò Rafficus per generare una temibile raffica di vento.
"Che potenza..." pensò la bracciarma che tentava di resistere
a quel terribile attacco che avrebbe potuto spazzarla via.
Aura usò Difes,un incantesimo che le avrebbe permesso
di creare una barriera difensiva in modo da poter resistere alla potenza del vento.
"Vedo che resisti..." constatò la dragonessa con ammirazione per la bracciarma.
"Certo! Sono una testa dura e ne sono fiera!" rispose la sua avversaria orgogliosa della propria tenacia.
"Ok... vorrà dire che dovrò impegnarmi di più." Disse lei.
Caer si diresse in picchiata verso la bracciarma.
"Non pensarci neanche!" esclamò Aura che decise di utilizzare Metalspuntone.
Dal terreno spuntarono una serie di spuntoni metallici nel tentativo
di colpire la dragonessa che schivò ogni attacco in volo.
"Ferme!" gridò Alberto.
"Guardate come avete ridotto la palestra!" sbraitò l'allenatore mentre guardava la palestra decorata da quelle acuminate torri metalliche.
"Non si preoccupi." Rispose Aura in tutta tranquillità come se non fosse successo nulla.
"Come faccio a non preoccuparmi?" chiese esasperato.
"La mia magia è temporanea, tutti gli effetti e danni collaterali svaniranno
quando la battaglia sarà conclusa." Spiegò la bracciarma.
"Spero sia così..." disse Alberto poco convinto dalla spiegazione.
"Ora non puoi più muoverti a causa degli spuntoni!" esclamò Aura.
"E tu però non puoi raggiungermi!" rispose Caer.
A questo problema la bracciarma non ci aveva minimamente pensato.
"Tranquilla! Questo non mi fermerà!" esclamò la dragonessa che decise di usare BluePyro per liberarsi degli ostacoli.
Sputò una fiamma blu che sciolse i vari spuntoni, adesso era libera di muoversi in aria.
Caer cominciò a girare in tondo alla sua avversaria aspettando solo il momento giusto per attaccare.
L'avversaria attaccò la bracciarma scendendo in picchiata alle sue spalle,
Aura provò a parare il colpo ma non ci riuscì e venne sopraffatta dalla dragonessa.
Quel che rimaneva degli spuntoni metallici svanì, la battaglia era conclusa.
"Ce l'hai fatta." Disse la bracciarma.
"A fare cosa?" replicò la compagna.
"Mi hai sconfitta... e hai tolto il mio sorrisetto arrogante dalla faccia." Rispose lei.
"Sei stata brava." Disse Caer.
"Bene, per oggi può bastare, tornate a casa!" esclamò l'allenatore.
Tutti lasicarono la palestra tranne Mauro.
"Che succede?" domando Alberto.
"Senta... noi potremo vincere secondo lei?" chiese il giovane.
"Allora... mi piacerebbe dirti di si, mi piacerebbe dirti che possiamo stracciarli...
ma la verità è che non lo so, la vita è un'incognita, non puoi mai sapere cosa succederà,
puoi solo fare del tuo meglio." Rispose lui.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
La tua forza non è sufficiente
La volontà di vincere non basta
Se perdi, fai un danno alla tua squadra
Non sei abbastanza forte.
Tutti questi pensieri inondavano la testa di Mauro,
la prima sfida era vicina e lui non aveva idea se sarebbe stato abbastanza forte.
Cominciò a camminare per tutta la stanza, agitando in aria le braccia,
l’ansia e la paura lo stavano tormentando, continuava ad andare avanti e indietro nella stanza.
Terry, il suo scorpo, lo stava seguendo, nel tentativo di calmarlo.
“Che cosa succederà? Sarò abbastanza forte?” pensò il giovane che in quel momento si sentiva agitato.
All’improvviso i suoi genitori entrarono nella stanza.
“Mauro, cosa succede?” chiese suo padre con aria preoccupata.
“Ho paura… tra poco c’è la nostra prima sfida… e non so se sono all’altezza…” disse il giovane.
“E quindi?” disse la madre, una donna sulla cinquantina dal volto appuntito, i capelli castani e gli occhi verdi.
“E se i miei compagni perdessero per colpa mia?” chiese.
“Ti faccio una domanda: tu dici di aver paura… credi che gli altri invece non ne abbiano?” domandò il genitore.
“Cosa vuoi dire?” chiese il ragazzo.
“La paura è un’emozione umana, tutti abbiamo paura, tutti hanno paura di fallire
e quelli che dicono il contrario secondo me mentono.” Rispose la donna.
“Ma ho comunque paura di essere sconfitto…” rispose.
“E anche se venissi sconfitto, cosa ti cambierebbe nella vita?” chiese l’uomo.
“Non lo so…” rispose.
“Non ti cambierebbe nulla, indipendentemente dal risultato della sfida,
la tua vita rimarrebbe pressoché invariata.” Spiegò la madre.
“Devi combattere perché ami combattere, perché ami la sfida e misurarti con te stesso,
una sconfitta è un’occasione per crescere e per imparare dai tuoi errori.” Disse il padre.
Terry si diresse verso il padrone, lo scorpo provò a rallegrare il suo padrone riempiendolo di feste.
“Vittoria o sconfitta non hanno alcun valore, l’unica cosa che conta è l’adrenalina
che scorre nelle vene durante la battaglia.” Pensò il giovane.
Il ragazzo guardò la finestra, si poteva vedere la luna piena risplendere nel cielo blu scuro decorato dalle stelle.
“La luna e le stelle risplendono stasera, cosa succederà nella prossima sfida,
quale sarà la vera forza dei nostri avversari, io non lo so….
So solo che m’impegnerò al massimo, cercando di non deludere i miei compagni di squadra.”
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Affrontare le critiche spesso è difficile, siamo sempre sicuri che il nostro lavoro sia impeccabile,
che non abbiamo commesso il minimo errore, eppure siamo criticati.
Spesso però le critiche non sono costruttive ma solo espressioni di odio immotivato,
molti possono dire di ignorare questa tipologia di persone… ma Aura proprio non ci riusciva.
“Se i miei video non ti piacciono allora non guardarli?”
scrisse Aura ad un suo hater che aveva commentato negativamente un suo video.
“Stai di nuovo litigando con quelli dei commenti?” chiese la madre,
una bracciarma sulla cinquantina, capelli castani lunghi fino alle spalle e gli occhi marroni.
“Si, quanto mi fanno imbestialire quelli là!” rispose la bracciarma furibonda.
“Non è meglio che tu vada farti una passeggiata.”
Suggerì il padre, un bracciarma sulla cinquantina, dai corti capelli rossi e gli occhi verdi.
“Ma…” provò lei a replicare.
“Niente ma, devi uscire un po’ di casa, è per il tuo bene.” Disse la madre severamente.
La giovane bracciarma non poté far altro che ubbidire e uscì di casa.
Nonostante la bella giornata e la bellezza della natura che la circondava non riusciva a distrarsi,
continuando a pensare a quel commento pieno di odio nei suoi confronti.
“Forse per un po’ dovrei smettere di fare video…” pensò mentre camminava nel verde e nel marrone.
“Ma poi perché me la prendo tanto? In fondo non sono nemmeno persone che conosco…” continuò a riflettere.
“Hey fermati!” esclamò una voce familiare.
Verso la bracciarma si diresse uno Scorpo.
Uno scorpo alto quanto un piede umano, dalla corazza marrone,
con un pungiglione alto quasi fino al ginocchio ai cui lati erano posti due occhi gialli.
La creatura voleva socializzare con la bracciarma e lo porse una delle sue chele.
Aura era titubante, l’essere non sembrava aggressivo ma aveva paura che le potesse far del male.
“Ciao Aura!” esclamò la voce.
Era Mauro, il ragazzo si avvicinò al suo animale.
“Ciao Mauro, non mi hai detto di avere uno scorpo.” Disse lei.
“Tu non me l’hai chiesto.” Replicò lui.
“I miei mi hanno detto di uscire, secondo loro sono troppo presa dal fare video” Disse la bracciarma.
“Idem, i miei hanno detto che passo troppo tempo sui videogiochi…” rispose il giovane.
I due cominciarono a camminare insieme.
“Senti… posso chiederti un consiglio?” chiese Aura.
“Di cosa si tratta?” domandò Mauro.
“Mi sono trovato il commento di un hater
sotto un mio video, sono furibonda e non ho idea di come tranquillizzarmi.” Spiegò la bracciarma.
“Fregatene, io sto sulle scatole alla gente da… da praticamente tutta la vita.” Rispose sorridendo.
“Come fai?” chiese l’amica.
“Viviamo in un mondo di maschere, io volevo essere me stesso,
non mi volevo piegare ai modi di ragionare della massa,
sono stato sempre preso in giro per questo, ormai non m’interessa più.” Rispose lui.
“Hai una grande forza di volontà ma non hai paura della solitudine?” chiese la bracciarma.
Il ragazzo senza il benché minino dubbio rispose “No, meglio soli che mal accompagnati, come si dice.”

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


In prigione lui si sentiva in quel momento…
Molti gli dicevano che esagerava, alla fine un giorno di scuola non lo avrebbe mica ammazzato.
Ma Vaev in quel momento odiava essere lì, il sole splendeva, gli uccelli cantavano…
ma lui era lì, rinchiuso in quattro mura, con un professore
intento a spiegare argomenti che non gli interessavano minimante.
La campanella suonò e tutti iniziarono ad abbandonare l’aula.
L’elfo in quei giorni al di fuori delle mura scolastiche si sentiva più felice,
il suo atteggiamento apatico nei confronti della vita stava mutando.
“Ciao Alessia!” rispose sorridente.
“Allora… tra poco ci sarà la vostra prima sfida…  chi saranno i vostri avversari?” chiese l’amica.
“Non ne abbiamo idea… sappiamo solo che sono una squadra formata unicamente da draghi…” rispose lui.
“Mmmh… sarà dura vincere secondo me…” rispose Alessia.
“Lo ammetto le possibilità sono contro di noi
ma se non ci impegnassimo al massimo ce ne pentiremmo amaramente.” Rispose lui.
“Vaev… ti senti bene?” chiese lei.
“Perché me lo chiedi?” domandò l’elfo.
“Da quando sei così combattivo? “ domandò la ragazza.
“Lo sono da desso!” rispose sorridente.
L’elfo dopo aver messo i libri nella cartella insieme all’amica si mise in cammino la strada di casa.
“Ti vedo felice dopo tanto tempo.” Disse l’amica sorridendo.
“Oggi è il compleanno di mia madre e voglio prepararle una torta!” esclamò lui sorridente.
“Che bello! Sei tornato a cucinare!” esclamò piena gioia la compagna di classe.
“Sai… ero preoccupata per te ultimamente, eri diventato apatico, non sembrava importarti più nulla della vita…
ma adesso sorridi e per me questa è l’unica cosa che conta.” Continuò lei.
I due si salutarono, l’elfo si diresse verso casa sua e si mise al lavoro.
Prese gli ingredienti, cominciò a cucinare e dopo un’ora l’impasto era pronto, la cucina era un disastro,
il ripiano su cui aveva cucinato era sporco di farina e di gusci d’uovo,
ma a rimettere in ordine ci avrebbe pensato in un secondo momento.
Il giovane mise l’impasto nel forno e dopo un’ora la sua creazione era terminata, una torta al cioccolato.
“Sono tornata!” esclamò una voce, era la madre di Vaev.
Era un’elfa sulla cinquantina, lunghi capelli neri e occhi azzurri.
“Cos’è questo buon odore?” domandò la madre.
“È il tuo compleanno, ti ho fatto una torta!” rispose lui.
“Grazie mille! Non vedo l’ora di mangiarla!” esclamò felice il genitore.
Appena l’elfa entrò in cucina si stupì del disordine.
“Giuro che dopo ripulisco tutto!” esclamò l’elfo.
“Va bene… ti voglio bene figlio mio.” Disse lei.
“Ti voglio bene anch’io.” Rispose Vaev.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


“Che fame…” pensò Caer, mentre era sdraiata sul suo letto,
in quella stanza circondata da manga e action figure di vario tipo.
“È pronto!” esclamò una voce.
“Arrivo!” rispose lei mentre si dirigeva in cucina.
“Chissà cos’hanno preparato?” si domandò.
La dragonessa si sedette a una tavola decorata da una tovaglia rossa e bianca dal motivo a scacchiera.
Fu accolta dalla madre e dal padre, un drago dalle scaglie rosse e gli occhi gialli.
In tavola c’era del pollo, Caer aveva l’acquolina in bocca.
Non poteva resistere, l’odore della pietanza era veramente invitante e con ingordigia cominciò a mangiare.
“Caer, non ingozzarti in quel modo!” la rimproverò la madre.
“Posso chiedervi una cosa?” domandò la figlia.
“Dicci.” Rispose il padre.
“Non dovremmo... forse ritornare alle nostre vecchie tradizioni?” chiese lei.
“Quali tradizioni?” chiese il drago
“Intendo ritornare all’antico stile di vita dei draghi.” Rispose.
“Ci siamo evoluti, dobbiamo vivere in armonia, noi non siamo un’entità isolata superiore alle altre razze.”
Spiegò la dragonessa adulta.
“la collaborazione con le altre razze ci ha permesso di sconfiggere il Conquistatore,
noi abbiamo imparato da loro e loro hanno imparato da noi.” Disse il padre.
“Ti stai facendo influenzare negativamente da Virid.” Disse la madre severamente.
“È solo che…” provò la giovane dragonessa a giustificare l’amico.
“Non giustificarlo, Il suo comportamento è sbagliato, punto.” Spiegò il padre.
“Ma…” tentò di ribattere la figlia.
“So che è gentile con te… ma non devi essere amica di certa gente, credi di poterla cambiare…
ma secondo me si è impuntato su questa idea e non puoi convincerlo del contrario…”
disse severamente la dragonessa adulta.
Caer finì di consumare il suo pasto e si diresse verso camera sua,
guardò fuori dalla finestra la luna e le stelle che decoravano il manto blu scuro del cielo notturno.
“Sei veramente senza speranza Virid? Non potrai mai cambaire? Sei sempre stato buono e gentile,
perché però hai quest’idea antiquata sulla convivenza tra draghi e le altre razze, non riesco proprio a capire il tuo odio!” pensò lei.
“I miei genitori hanno ragione… purtroppo se non vorrai cambiare non potremo mai più essere amici.” Sentenziò mentalmente.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


La sveglia suonò.
Mauro si svegliò.
Caer svogliatamente si alzò dal letto.
Vaev andò a fare colazione.
Aura salutò i genitori e uscì di casa.
Tutti i quattro in quel giorno si diressero
verso il centro sportivo, tutti e quattro decisi a lottare.
Vittoria, sconfitta, tutto era incerto.
Un turbinio d’emozioni provavano i quattro.
“Ce la posso fare!” si disse Mauro per incoraggiarsi.
“La battaglia sarà dura… devo stare attenta.” Pensò Caer.
“Forse non vinceremo… ma ci proveremo sicuramente.” Rifletté Vaev.
“Noi dobbiamo lottare e farci valere!” si motivò Aura.
Ognuno stava percorrendo quella strada immersa nel verde delle foglie e il marrone della terra che avevano sempre fatto, incerti sulla battaglia che attendeva loro.
I quattro si trovarono finalmente davanti al centro sportivo, entrarono e si prepararono a lottare.
Entrati nella palestra incontrarono i loro avversari e tra di loro c’era un faccia familiare a Caer.
“Virid!” esclamò la dragonessa.
Il drago verde indossava un’armatura verde sopra una tuta nera
ed era accompagnato da altri tre compagni:
Il primo era un drago color indaco dalla corporatura slanciata,
occhi azzurri indossava un’armatura indaco sopra una tuta nera.
Il secondo era un drago giallo dagli occhi verdi dalla corporatura robusta
che indossava un’armatura gialla sopra una tuta nera.
Il terzo era un drago rosso dagli occhi gialli,
il suo corpo è ricoperto da un’armatura organica color arancione.
“Che ci fai con questa gente? Dovresti stare dalla parte di noi draghi.”
Disse severamente il drago verde.
“Umani, bracciarma, elfi o draghi sono solo nomi che per me non hanno importanza,
i miei compagni hanno dimostrato di essere buoni nello spirito… a differenza tua.” Rispose Caer addolorata.
“Per te non sarei buono nello spirito? Io sono l’unico che ti è stato veramente amico,
quando tutti ti prendevano in giro per la tua passione per gli anime e i manga?
Quando ti sentivi agitata, mentre gli altri ti consideravano pazza io ero lì a consolarti!” esclamò lui furibondo.
“Ma chi ti credi d’essere?” esclamò Mauro carico di rabbia.
“Stai calmo rosso… non è ancora il momento di lottare ma quando arriverò l’ora….”
“Adesso basta! Hai esagerato!” esclamò una voce.
Si avvicinò un drago dalla scaglie color argento, occhi gialli,
lunga barba bianca, si reggeva in piedi grazie a un bastone.
“Se hai tempo per litigare, hai tempo per prepararti alla battaglia,
vai a discutere le strategie con i tuoi compagni.” Lo rimproverò l’anziano drago.
“Si Maestro Argentum…” rispose frustrato.
“Arge! Quanto tempo!” esclamò l’allenatore Alberto.
“Albi! Saranno anni che non ci vediamo!” rispose l’uomo.
“Vi conoscete?” chiese Mauro.
“Eravamo nella stessa squadra anni fa!” spiegò l’allenatore.
“Forse non dovrei dirlo… ma spero che vinciate,
Virid ha bisogno di qualcuno che gli faccia abbassare la cresta.” Disse Argentum severamente.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Nella palestra entrò un uomo dai capelli neri che indossava un’armatura gialla.
“Ok, è arrivato l’arbitro, chi va per primo?” chiese l’allenatore.
“Io! Non mi è piaciuto come quello lì ha trattato Caer,
darò una lezione a lui e alla sua combriccola!” esclamò Aura.
“Hey Mauro!” gridò una voce.
Era Violus, il drago viola si avvicinò a lui e chiese: ”Allora? Sei carico?”
“Un po’ nervoso.” Rispose.
“Dai che andrai alla grande!” esclamò l’’amico per poi dirigersi sugli spalti.
“Vaev!” esclamò una voce, era Alessia.
“Volevo solo dirti che indipendentemente dal risultato di questa sfida, io sarò fiera di te.”
Disse per poi dirigersi pure lei sugli spalti.
“I primi due contendenti si mettano in posizione!” esclamò l’arbitro.
Aura si mise all’estremità della palestra davanti al suo avversario, il drago color indaco.
“Permettimi di presentarmi, io sono Indigar! La mia velocità e il mio fuoco non ti lasceranno scampo!”
esclamò l’avversaria.
“Sei bravo a parole… chissà se sei altrettanto bravo in battaglia?” chiese la bracciarma.
“In posizione… cominci la battaglia!” esclamò l’arbitro.
Aura si diresse immediatamente verso Indigar e provò a colpirlo con la sua mano-ascia
ma il drago prontamente schivò l’attacco.
“La mia velocità è impareggiabile.” Disse beffardo l’avversario.
“Povero sciocco!” esclamò lei.
Aura con il suo incantesimo creò una serie di spuntoni metallici che circondarono Indigar,
impedendogli di muoversi.
“Ma guardalo! Tutto pieno di sé, impettito… e adesso non riesce nemmeno a muoversi!”
esclamò la bracciarma.
“Ma come…” stava per esclamare Argentum.
“Tranquillo, all’inizio mi ero sorpreso anch’io di quest’abilità di Aura, i danni si sistemeranno da soli.”
Spiegò Alberto.
“Ok! Ora sono proprio furioso!” esclamò Indigar.
Il drago con una fiammata color indaco sciolse gli spuntoni che lo imprigionavano.
Successivamente usò Velo per aumentare la sua velocità per poi spiccare in volo.
L’avversario si diresse verso di lei in picchiata,
Aura provò a creare un muro di spuntoni metallici per bloccare l’attacco.
Indigar nuovamente li sciolse con il suo fuoco indaco,
la bracciarma provò a creare una barriera difensiva con Difes.
Il drago con delle rapide sfuriate distrusse la barriera e con una codata atterrò Aura,
i draghi avevano vinto il primo round.
“Noi draghi siamo superiori… ricordatevelo!”
“Una vittoria dettata dall’odio non ha alcun valore!” esclamò Mauro.
“Rosica quanto vuoi… intanto il primo round l’abbiamo vinto noi.” Disse ridendo beffardo Indigar.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


“Non credi aver esagerato?” chiese con tono furioso Mauro.
“Era una battaglia, lei ha deciso di combattere consapevole dei rischi,
io in ogni lotta do tutto me stesso…
ma un debole umano come te non potrebbe in alcun modo capire.”
Disse Indigar che ritornò borioso e soddisfatto dai suoi compagni di squadra.
Aura si rialzò da terra e ritornò dalla sua squadra.
Nella sua mente era presente unicamente l’idea di sconfitta e fallimento.
“Io… ho fallito…” disse lei con tono dispiaciuto.
“Ma stai bene?” chiese l’amico.
“Si sto bene… ma e molto forte… non so cosa succederà ma le probabilità sono tutte contro di noi…”
rispose con ancora la delusione della sconfitta nella mente.
“Questo adesso è troppo! Gliela faccio vedere io!” esclamò Caer con il cuore pieno di furia.
“Senti… sei sicura di essere nelle condizioni di poter combattere?” domandò Vaev preoccupato.
“Non preoccupatevi… sto bene.” Rispose mantenendo a fatica la calma.
“I contendenti prendano posizione!” esclamò l’arbitro.
“Io vado!” esclamò la dragonessa.
Caer si mise di fronte al suo avversario, il giallo drago aveva
una boriosa espressione di sfida stampata sul volto, fiero dei propri muscoli e delle proprie abilità.
“Senti il rombo di tuono? Lo vedi il fulmine? Io sono Fulminar, i miei attacchi ti scioccheranno!”
esclamò lui fieramente.
“Presentazione molto altisonante….
Sembra il discorso che farebbe il cattivo di un manga.” ribatté lei con tono di sfida.
“In posizione… cominci la battaglia!” esclamò l’arbitro.
L’avversario senza perdere un istante attacco, dalla sua bocca si generò un raggio, giallo come un fulmine,
abbastanza potente da poter atterrare ogni avversario.
Rapida e fulminea Caer riuscì a scansare il colpo che altrimenti avrebbe provocato la sua sconfitta.
“C’è mancato poco, sicuramente è forte… ma non esiste avversario che non possa essere battuto con una buona strategia.” Pensò.
Il drago giallo si diresse verso di lei a velocità lampo, provando a colpirla con i suoi artigli affilati come rasoi,
la dragonessa provò a respingerlo usando Rafficus, generando così una potente raffica di vento con le sue imponenti ali.
“Dopo aver usato il raggio elettrico, è passato a un attacco corpo a corpo…
forse non è in grado di sparare due raggi consecutivi, potrei usare la cosa a mio vantaggio…” pensò Caer.
L’avversario si alzò in cielo e scese in picchiata verso la dragonessa come un rapace affamato verso la sua preda.
Fulminar attaccò nuovamente con il suo raggio elettrico che fu contrastato dal fuoco blu.
Il blu e il giallo si scontrarono in questo spettacolo di luci e colori.
Nessuno dei due attacchi nonostante la loro estrema potenza riuscì a prevalere sull’altro, annullandosi a vicenda.
I due diedero inizio a uno scontro aereo, una coreografia a mezz’aria fatta di colpi e schivate.
“Sei molto forte… perché non ti unisci a noi?” chiese il drago giallo.
“Io non mi unirò mai a voi! Nessuno di noi è superiore all’altro.
“Sei forte quanto buonista… finiamola qui.” Disse freddamente Fulminar.
Il raggio elettrico e le fiamme si scontrarono un’ultima volta.
Nessuno sembrava riuscire a prevalere, non era più una questione unicamente di forza ma anche di volontà e determinazione.
Alla fine la fiamma blu prevalse, l’avversario era ormai a terra, Caer aveva vinto quella sfida.
Il drago giallo scoppiò in una risata.
“Cos’hai da ridere?” domandò lei.
“Sei riuscita a battermi…
ma i miei compagni sono molto più forti, i tuoi amici ce la faranno ad affrontarli?”
chiese beffardamente lui per poi rialzarsi e ritornare dai suoi compagni di squadra.
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


“Questa è andata… ma Mauro e Vaev riusciranno a vincere i loro incontri?
Gli unici avversari rimanenti sono Virid e il drago corazzato, quest’ultimo sembra un osso duro….
Per favore dimostrate a quegli insolenti che si stanno sbagliando… che anche voi potete essere al loro livello…”
“Chi va per terzo?” chiese l’allenatore, la cui voce riportò Caer al mondo reale.
“Ti senti bene?” domandò lui con tono preoccupato.
“Forse dovremmo ritirarci…” disse lei con tono sconsolato.
“Ritirarmi… non ci penso nemmeno! Preferisco perdere con onore piuttosto che ritirarmi come un vigliacco!”
esclamò Mauro, i suoi occhi marroni erano pieni di grinta e voglia di mettersi in gioco.
“Io non voglio ritirarmi… Ammetto di non essere mai stato quello più entusiasta di lottare…
ma non possiamo arrenderci così....” disse Vaev per poi fare una pausa.
“Perché se per la prima volta nella vita credo di valere qualcosa è grazie a voi,
io non voglio arrendermi.” Continuò lui con tono deciso.
Caer notò qualcosa in lui, nei suoi occhi e nel suo tono di voce…
era voglia di vivere, voglia di combattere e dimostrare il suo valore,
sentimenti che prima erano una piccola scintilla divampata in un incendio.
“I contendenti si mettano in posizione!” esclamò l’arbitro.
“Vado io!” esclamò l’elfo.
“La mia corazza è impenetrabile, io sono Guardian! Pronto ad affrontarmi?”
chiese l’avversario con tono sprezzante.
“Quanta vanità…” pensò lui.
La battaglia cominciò, Vaev si diresse all’attacco con le sue spade ma il drago era immobile,
sicuro della resistenza della sua corazza arancione non sentiva il bisogno di muoversi, quasi come segno di disprezzo.
Le grigie lame si scontrarono con la corazza organica, gli occhi dell’elfo non erano mai stati così pieni di determinazione.
“Patetico.” Disse Guardian pieno di odio.
L’avversario scaraventò indietro l’elfo con un movimento del suo artiglio.
“Sciocco! Stupido orecchie a punta che non sei altro… non mi batterai mai!”
disse lui scoppiando in una fragorosa risata di scherno.
Vaev si rialzò e si mise a riflettere:” Lui può sopportare ogni colpo…
ma quell’armatura rallenta i movimenti… ci sono! Gli leggerò il pensiero e cercherò di prenderlo di sorpresa.”
L’elfo così fece, utilizzò Telepa per capire le intenzioni del drago.
“Appena quello sia avvicinerà di nuovo gli darò una codata che lo spedirà dritto sulla luna!” pensò Guardian.
Vaev corse verso il nemico, veloce come un ghepardo.
L’avversario era pronto a contrattaccare ma all’improvviso Vaev usò Invis e svanì.
“Dov’è andato?” si chiese il drago.
All’improvviso qualcosa lo colpì, una lama colpì la parte di corazza che proteggeva il petto, lanciando un’incisione.
Quell’armatura organica color arancione che sovrastava le sue scaglie rosse, suo orgoglio e vanto, era stata sfregiata.
L’elfo riapparì a pochi centimetri da lui e disse con aria trionfante: ”La tua corazza non è così impenetrabile in fondo.”
Gli occhi del drago si fecero carichi di rabbia e odio, non quell’odio che provava verso le altre razze di quel mondo,
quello era odio e desiderio di vendetta nei confronti di Vaev.
Accecato dalla rabbia Gaurdian diede un colpo di coda al suo avversario con tutta la forza di cui disponeva e lo scaraventò a terra.
Il giovane elfo aveva perso… ma un ghigno trionfante era comunque presente sul suo volto, la parte di corazza danneggiata
si sarebbe rigenerata col tempo ma non si sarebbe potuto dire lo stesso del suo orgoglio.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


I draghi avevano vinto la maggioranza degli incontri,
per regolamento si sarebbero dovuti comunque svolgere
quattro incontri in modo da decretare una vittoria oppure un pareggio.
“Adesso tocca a me!” esclamò Mauro.
“Fai attenzione… quelli sono forti…” disse Vaev.
“Ritirati… forse è meglio…” disse Caer con tono sconsolato.
“Io non mi arrendo… è quando le cose si fanno difficili
che si vede il nostro vero valore, non sono sicuro della vittoria…
ma con voi dalla mia parte mi sento leggermente più sicuro di me.” Rispose lui sorridente.
La dragonessa era sinceramente colpita dallo spirito del compagno,
c’era un fuoco nei suoi occhi marroni e un grande spirito di rivalsa,
le sembrava il protagonista di un manga
che nonostante le circostanze sfavorevoli avrebbe continuato
a lottare in nome dell’amicizia e altri buoni principi.
“Sento l’adrenalina ribollire nelle vene… io valgo, e ho intenzione di dimostrarlo a tutti! P
er molti sono solo un perdente che passa la vita sui videogiochi,
se nessuno crede in me io gli farò cambiare idea!” pensò mentre si metteva in posizione.
“Misero umano… ti schiaccerò con i miei stessi artigli!” esclamò Virid che si trovava di fronte a lui.
“Non ho idea del perché tu provi questo astio nei confronti delle altre razze…
ma se lottare è l’unico modo per farti cambiare idea allora ben venga!” esclamò il giovane pronto a lottare.
Mauro fece la prima mossa, lanciò il boomerang verso il suo avversario.
L’arma roteava a velocità sempre maggiore, sembrava un mulinello rosso e grigio.
Il drago con un movimento dell’artiglio respinse l’arma che ritorno in mano al proprietario.
“Perché ce l’hai con le altre razze… che ti hanno fatto?” domandò il ragazzo.
“Noi draghi siamo i padroni della terra e dell’aria, una volta tutti ci temevano,
ma poi la mia specie ha deciso di fare comunella con gli altri abitanti di questo pianeta…
io riporterò la razza dei draghi all’antico splendore di un tempo!” gridò Virid furibondo.
“Che discorso stupido! Il cielo e l’aria appartengono a tutti, il mondo è libero e così deve restare!”
ribatté il giovane.
I due si diressero l’uno verso l’altro, Mauro lanciò nuovamente il boomerang
e il drago verde nuovamente respinse l’arma che stavolta finì troppo lontana da lui, era disarmato.
“Sei incredibile… vuoi combattere nonostante tu sia disarmato? Cosa ti spinge a fare ciò?
Perché vuoi continuare a lottare?” chiese l’avversario pieno di curiosità e disprezzo allo stesso tempo.
“Quando gioco ai videogiochi...
io continuo a provare anche se vengo sconfitto… se a scuola prendo un brutto voto…
io continuo a studiare per andare meglio la prossima volta…
stessa cosa qui! Siamo sconfitti solo quando ci arrendiamo!
Io vivo secondo questa filosofia e ne sono fiero!” spiegò lui,
il tono di voce era carico di diverse emozioni: rabbia, adrenalina, desiderio di combattere.
“Che bel discorso... dimostrami allora la tua volontà”
esclamò Virid che stava per lanciare una fiammata verde verso Mauro.
“Ok, forse ho una possibilità di vincere….” Pensò lui.
Per primo, usò Dupli, in questo modo creò una sua illusione.
Il drago cambiò repentinamente bersaglio, fortunatamente aveva mirato alla copia illusoria.
Il ragazzo utilizzò Velo per aumentare la sua velocità e dirigersi verso il suo avversario,
dirigersi alle sue spalle e afferrargli la coda.
“Lasciami!” continuava ad esclamare ma il giovane non ne voleva sapere.
Virid spiego le sue verdi ali e si alzò in volo per tutta la stanza.
Il giovane gli salì fin sulla schiena e provò dirottare l’avversario a terra.
I due precipitarono, erano entrambi a terra.
Il ragazzo riuscì a rialzarsi, il drago no, Mauro aveva vinto la battaglia.
“Hai vinto… non posso negare l’evidenza, forse noi draghi non siamo così forti come crediamo…” disse Virid.
“Rialzati.” Disse il giovane porgendogli la mano.
“Perché? Dopo il modo in cui vi abbiamo trattati…”
puntualizzò l’avversario ancora a terra.
“È vero, non vi siete comportati bene…
forse sarò ingenuo ma credo tutti meritino una seconda occasione,
se smetterai di crederti superiore agli altri e ti scuserai con Caer saremo ben lieti di essere vostri amici.”

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Un pareggio in circostanze normali non è un risultato da festeggiare,
tuttavia era un punto di partenza, la prima sfida del gruppo
si sarebbe potuta concludere con una sconfitta schiacciante,
eppure hanno dimostrato in qualche modo di poter tenere testa ai loro avversari,
inoltre erano riusciti a far abbassare la cresta a Virid, quindi questo pareggio aveva per loro un valore straordinario.
“Pizzeria Mille Sapori.” Commentò Vaev titubante.
Era un edificio composto da mattoni arancioni, con un insegna nera
sui cui era scritto in bianco il nome della pizzeria con accanto il disegno di una fetta di pizza.
“È la mia pizzeria di fiducia da anni, tu che sei uno chef l’apprezzerai sicuramente.”
Rispose Mauro sicuro delle sue parole.
I quattro varcarono la soglia  della porta e si trovarono circondati da tavoli in legno e pavimento in parquet sotto i piedi,
le pareti costituite da mattoni e la luce fioca contribuivano a dare a quel luogo un’atmosfera antica.
I quattro si diressero verso il bancone per domandare se fossero presenti quattro posti liberi.
Si riusciva a intravedere la cucina e il pizzaiolo infornare la pizza.
“Si, ci sono dei posti liberi, prego accomodatevi.” Rispose l’addetto dietro il bancone,
un uomo sui trent’anni, dai capelli castani con un’espressione
e un tono di voce che sembrava dichiarare:” Odio questo lavoro.”
Il gruppo si accomodò a un tavolo e iniziarono a sfogliare il menù, i
l cui colore marroncino come una pergamena si abbinava al marrone dei tavoli di legno.
Tutti iniziarono a sfogliare le pagine piene di qualsiasi tipo di pizza ad eccezione di Mauro
che non aveva nemmeno aperto il menù.
“Tu non guardi il menù?” chiese Caer.
“Tanto ogni volta ordino sempre la stessa cosa quindi non ce n’è bisogno.” Rispose lui.
I quattro presero la loro decisione, la comunicarono ai camerieri e iniziarono ad attendere.
Aura e Vaev non riuscivano a godersi la serata, l’idea della sconfitta era rimasta insediata nella loro mente.
“Cosa sono quei musi lunghi?” domandò Mauro.
“Abbiamo perso…” rispose Aura con tono e sguardo sconsolato.
“Pareggiato.” Li corresse la dragonessa.
“Quello che è… sta di fatto che non abbiamo ragione di festeggiare.” Replicò Vaev la cui voce e occhi erano colmi di frustrazione.
“Dai, poteva andare peggio…” provò a spiegare il rosso.
“Facile parlare, voi i vostri incontri li avete vinti!” sbraitò Aura.
“Ragazzi datevi una calmate, invece di pensare a quello che è andato male,
pensate a ciò che è andato bene; siete riusciti a mettere in difficoltà due draghi, non è cosa da poco,
siete tutti e due dei combattenti eccezionali secondo me.” Spiegò Caer tentando d’incoraggiarli.
Le pizze vennero servite e i quattro cominciarono a mangiare.
Nella vita si pensa troppo ai fallimenti e troppo poco alle vittorie.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


“Non ci posso credere!”
esclamò Violus divertito mentre insieme a Mauro camminava
per le vie fatte di terra ed erba
di quella città in cui tecnologia e natura si fondevano e vivevano in completa armonia.
“Cos’hai da ridere?
” chiese il ragazzo dai capelli rossi mentre camminava insieme all’amico,
sentendo una debole brezza di vento.
“C’è stato un furto…” continuò lui ancora intento a farsi delle grasse risate.
“E che ci sarebbe di divertente?”
domandò il ragazzo con un’espressione dubbiosa in volto.
“Sai che cos’hanno rubato?”
domandò l’amico che continuava a ridere sguaiatamente come una iena.
“Hanno rubato…” provò a spiegare prima di essere interrotto.
Un ruggito risuonò in lontananza.
I due si diressero verso il luogo da cui proveniva quel temibile boato e rimasero increduli davanti a quello che videro.
Era un velociraptor, davanti ai loro occhi pieni di stupore e timore era presente un dinosauro che in qualche modo
aveva attraversato le molte ere di questo mondo ed era finito nella loro epoca.
La bestia notò e i due e si diresse all’attacco piena di una furia primordiale.
Con un movimento rapido il drago viola prese Mauro per la sua maglietta arancione e spiccò il volo prima che il dinosauro potesse attaccare.
“Siamo salvi… ma bloccati in aria…” commentò Violus
“Ragioniamo…potremmo spaventarlo con il tuo fuoco… ma c’è il rischio di causare dei danni collaterali…
l’unica cosa da fare sarebbe sfiancarlo…” costatò il giovane mentre il vento gli faceva ondeggiare i capelli
e si trovava a minimo due metri di distanza da terra.
I due atterrarono, Mauro provocò il velociraptor con il suo boomerang, lanciandolo senza però ferire il dinosauro.
La battaglia ormai era entrata in una fase di stallo, il drago e il ragazzo stavano provando a far stancare la bestia,
schivando ogni attacco grazie alla velocità fornita da Velo ma che purtroppo non sarebbe mai durata in eterno.
“Sta rallentando! Forse adesso possiamo dargli il colpo di grazia!” esclamò Violus.
Mauro però non se la sentiva, è vero che il dinosauro gli stava attaccando ma stava solo seguendo la sua natura, non gli sembrava una soluzione compatibile con la sua etica.
“Se non lo fai te lo faccio io!” esclamò l’amico.
Il drago viola con fulminea velocità colpì il velociraptor alla schiena con i sui affilati artigli.
Sotto le squame si potevano vedere dei circuiti.
Il dinosauro cadde a terra, ormai troppo danneggiato per continuare a lottare.
“Come sapevi che era un robot?” chiese il giovane dai capelli rossi con espressione sbigottita.
“Ti ricordi quel furto di cui ti parlavo prima… hanno rubato del materiale elettrico
e oggetti di scena di un’attrazione dedicata ai dinosauri appartenente al parco dei divertimenti qui vicino,
qualcuno sta costruendo un esercito di dinosauri… forse quel qualcuno è Il Conquistatore,
lo stesso che ha fatto impazzire i droni della polizia qualche tempo fa.” Commentò Violus.
“Ma perché qualcuno farebbe qualcosa di simile? L’esistenza del Conquistatore non è mai stata confermata….
Inoltre anche se fosse esistito come sarebbe arrivato nel nostro tempo?” si domandò Mauro.
Troppi pensieri erano presenti nella sua mente.
“Meglio tornare a casa…” pensò.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


“Ci stai dicendo che l’altro giorno t
u e il tuo amico avete visto e affrontato un dinosauro robot?”
domandò Vaev.
“Ti dico che è la verità!
Probabilmente Il Conquistatore sta pianificando
un attacco su larga scala!” rispose Mauro.
Il gruppo si trovava nella palestra, i loro piedi correvano sopra il pavimento in legno,
intenti ad allenarsi, affrontarsi e migliorare.
“Perché mentire? Cosa devi dimostrare?” domandò Caer che udì il discorso.
“Non sto mentendo! L’abbiamo visto!” esclamò con voce rabbiosa,
i suoi amici non gli credevano e questo lo faceva infuriare.
“Mauro… quello che dici non è credibile... non continuare con questa farsa….”
Provò a dire Aura in tono di rimprovero.
Il giovane era ormai al limite della sopportazione.
“Se mi credete un bugiardo… allora non ho bisogno di voi!” gridò in lacrime,
per poi andarsene dalla palestra amareggiato.
“Se non posso contare sui miei compagni… su chi dovrei?” si chiese lui.
“Ragazzi che è successo a Mauro?” domandò Alberto incuriosito dalla reazione del giovane.
I tre spiegarono al loro allenatore la situazione.
“È vero è una storia surreale… ma conosco Mauro,
non è uno che racconta frottole per ricevere l’approvazione altrui…
inoltre c’è stato quel furto l’altro giorno…”
Si sentì un rumore, qualcosa aveva demolito la parete.
Erano dei triceratopi,
ben quattro robot dalle fattezze
di dinosauro erano pronti a distruggere la palestra.
“Non ci credo…” disse Caer incredula.
“Mauro aveva ragione!” esclamò Aura.
I tre si sentirono male per non aver creduto al loro compagno di squadra,
ma in quella situazione non c’era tempo per i sensi di colpa.
Caer si scagliò all’attacco, prese il volo e si diresse come verso uno dei triceratopi come un rapace verso la sua preda.
Avvicinatasi, la dragonessa alzò i suoi artigli affilati come rasoi, intenzionata a finire il suo avversario.
Sfortunatamente per lei il dinosauro contrattaccò con una codata.
Vaev provò a leggere il pensiero di una delle bestie con Telepa,
ma non funzionò essendo il suo nemico una macchina, così si scagliò all’attacco.
Per tutta risposta il triceratopo partì alla carica e lo sbalzò a terra.
Anche Aura decise di attaccare con la sua mano ascia utilizzando tutta la forza che aveva nel braccio.
L’attacco non andò a buon fine e venne respinto da una codata.
“Hey voi!” esclamò una voce.
Un oggetto roteante rosso e grigio tagliò le code ai triceratopi esponendo i loro circuiti.
“Vi sono mancato?” chiese la voce.
Era Mauro, era ritornato per aiutare i membri della sua squadra.
“Mauro… perché sei tornato?” chiese l’elfo.
“Che domande? Perché siamo amici!
E poi sareste persi senza di me!” rispose il giovane dai capelli rossi sorridente.
“Non fare lo spiritoso e aiutaci!” esclamò Caer che con tono amichevole canzonò l’amico.
“Fatevi sotto!” esclamò il ragazzo.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


“Prendi questo!”
esclamò Caer mentre
con una codata distrusse l’ultimo dei dinosauri robot.
Tutto sembrava essere finito per il meglio…
ma c’era qualcosa che non andava,
i quattro sentivano che quella quiete non sarebbe durata a lungo.
Si sentì un fragoroso rumore, il passo di una creatura gigantesca,
accompagnato dal rumore tante creature di dimensioni inferiori.
“In nome del conquistatore inginocchiatevi a noi…
oppure ne affrontate il vostro destino miseri umani.
Il gruppo si diresse fuori dall’edificio,
preoccupati di quello che sarebbe potuto accadere e quello che videro gli scioccò.
C’era un esercito di dinosauri capeggiati da un gigantesco tirannosauro.
Sulla schiena della creatura preistorica era presente uno strano individuo.
Armato di lancia, era un uomo dal mento squadrato e gli occhi verdi,
indossava un’armatura bianca composta di fossili di dinosauro,
aveva due zanne che decorano le spalle
e indossava un teschio di tirannosauro come se fosse un elmo.
“Ma chi è quello?” domandò Vaev.
“Archeo, uno dei generali del Conquistatore,
a scuola ho studiato che secondo la leggenda
lui era in grado di richiamare a sé creature provenienti da ere lontane.”
Spiegò il giovane dai capelli rossi.
Improvvisamente un gruppo di individui che indossavano
un’armatura azzurra si diresse da loro, armati perlopiù di spade
o pistole laser cercarono di bloccare l’avanzata della creatura.
“Menomale c’è la polizia.” Constatò Vaev parzialmente rasserenato.
“Ma ci sono dei feriti, inoltre ci sono altri robot che la polizia non riesce a contenere, forza!”
gridò Mauro determinato a salvare ogni vita che poteva.
“Senti… forse non è meglio lasciar fare a dei professionisti?” domandò lui titubante.
“Se non hai il coraggio di rischiare vattene!
Ma ricordati che quelle persone potrebbero essere i tuoi genitori!”
sbraitò il ragazzo dai capelli rossi.
Il giovane elfo prese coraggio e insieme ai suoi compagni si buttò nella mischia.
“Aiuto!” esclamò una voce.
Era una donna anziana, a malapena si reggeva in piedi che con il suo bastone
da passeggio provò a scacciare uno stegosauro.
Aura intervenne subito e con un colpo d’ascia divise in due la creatura in due parti.
“Caer portala al sicuro!” esclamò lei preoccupata.
La dragonessa fulminea arrivò sul posto e portò la signora al sicuro.
“Aiutateci!” esclamarono due voci all’unisono.
Il giovane dai capelli rossi si diresse verso l’origine delle voci.
Erano un ragazzo e una ragazza piò o meno della sua età, minacciati da un velociraptor.
Mauro usò Velo, intercettò il dinsoauro che era partito alla carica e gli saltò sulla schiena.
“Assaggia questo lucertolone!” esclamò lui mentre gli conficcò il boomerang sulla schiena.
Nel frattempo Vaev era intento in un duello contro un pterodattilo,
il quale con movimenti rapidi e fulminei riusciva a schivare ogni attacco.
Alla fine dopo qualche tentativo, il dinosauro robot venne trafitto da un colpo lama.
La minaccia tuttavia non era ancora stata annientata, c’era un secondo pterodattilo
nel cielo pronto a scendere in picchiata sul povero malcapitato che sarebbe stato la sua futura preda.
Fortunatamente la dragonessa blu intervenne lanciando una fiammata che il robot schivò.
Iniziò un duello aereo, tra codate e artigli.
Fortunatamente Caer mise fine alla lotta con il suo fuoco incenerendo il pterodattilo.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Archeo era stato fermato dalla polizia,
si scoprii che anche lui era un robot, replica di uno dei generali del Conquistatore.
Fortunatamente i danni collaterali non furono molti
e i feriti si sarebbero presto ripresi,
ma in quei quattro giovani
c’era un sentimento di vuoto che non riuscivano a spiegarsi.
“Perché mi sento così?” pensò Mauro intento a lanciare
il boomerang che prima di toccare la parete della palestra ritornò in mano a lui.
 “La polizia ha fermato il nemico, passato pericolo…” pensò lui.
All’improvviso il ragazzo capì cosa turbava lui e i suoi amici.
“Ragazzi! Vi sentite bene oggi?” domandò l’allenatore con tono preoccupato.
Era come se tutti stessero provando ad allenarsi senza però trovare la voglia per impegnarsi.
“Stiamo bene… ma….” Provò a rispondere la dragonessa blu tristemente.
 “Dovremmo essere noi gli eroi di questa storia…
eppure è stata la polizia a sconfiggere Archeo, non noi!” esclamò Mauro furioso e deluso.
“Ragazzi voi avete fatto quello che altri non avrebbero il coraggio di fare, dovreste esserne fieri !” disse l’allenatore per spronarli.
I quattro non sembravano convinti.
“Sapete cosa fa un vero eroe?” domandò lui.
“Sconfigge il nemico!” esclamò il giovane dai capelli rossi.
“Sbagliato! L’eroe salva vite innocenti, non sentitevi in colpa se non siete riusciti a battere Archeo.
La discussione venne interrotta da uno strano rumore, simile al nitrito di un cavallo.
“Non sapevo che qui vicino ci fosse un maniero…” commentò Aura.
“E infatti non c’è…” commentò Caer.
Il gruppo si diresse all’esterno dell’edificio e vide in cielo
una donna su un cavallo alato che si diresse immediatamente a terra.
Aveva un volto appuntito, lunghi capelli rossi e occhi marroni,
indossava un’armatura d’oro, ed era armata con spada dalla lama d’oro.
“Il Conquisatore ha detto che dei sudditi hanno osato ribellarsi al suo attacco…
Io Valchiria Aurea, sono qui per punirli.” Disse severamente lei.
La valchiria si spostò con un movimento fulmineo  dietro Mauro,
alzò il braccio e provò a colpirlo alla schiena con la sua dorata arma.
La dragonessa provò a colpire la donna a cavallo con la sua coda
ma essa si spostò immediatamente, così l’attacco colpì il ragazzo dai capelli rossi facendolo inciampare.
“E voi sareste quelli che hanno dato problemi ai guerrieri di Archeo?
Io vede solo dei ragazzi che si credono degli eroi!” esclamò Valchiria Aurea piena di disprezzo nella voce e nello sguardo.
“Ci siamo anche noi!” esclamò la bracciarma che insieme all’elfo tentò un attacco su due fronti.
La valchiria con la sua spada respinse Aura sbalzandola a terra, mentre il destriero diede un calcio all’elfo spingendo pure lui a terra.
“Posso finirvi anche un’altra volta, non ho tempo da perdere…” disse lei cinicamente.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


“Si è ritirata?” domandò Mauro incredulo.
“No… ci ha lasciati andare…
per lei noi non eravamo una minaccia….” Disse Caer frustrata.
“Cosa facciamo?” chiese preoccupata Aura intenta a rialzarsi.
“Non possiamo fare molto… se Valchiria Aurea attaccherà di nuovo…
faremo come l’altra volta, tenteremo di proteggere tutti!”
esclamò Vaev con tono determinato.
“Torniamo a casa… forse è meglio…” disse tristemente Mauro.
Quella sconfitta… era dolorosa ferita per loro, fisicamente i danni non erano troppi…
ma l’orgoglio del gruppo ne aveva risentito sicuramente.
Il giorno dopo Vaev decise di uscire di casa per schiarirsi le idee.
“Hey Vaev!” esclamò una voce.
L’elfo si guardò intorno ma non vide nessuno.
“Sono qui sopra!” disse la voce.
Era Caer, che libera sfrecciava nei cieli.
“Sai… volare liberi nel cielo è una sensazione unica…” disse lei.
“A volte mi chiedo come sia volare…2 commentò lui.
“Se lo desideri io ti farò provare l’ebrezza del volo, aggrappati a me!” esclamò la dragonessa blu.
I due spiccarono il volo, era strano per Vaev, il cielo era limpido, aveva quasi voglia di toccare le nuvole.
Ma la pace e la tranquillità erano nuovamente turbata da un suono  familiare, un nitrito.
Erano due donne in armatura d’oro e armate di spada a cavallo di un destriero alato.
“Verrete punite in nome del Conquistatore!” esclamarono le due all’unisono.
“Valchiria Aurea non si è voluta scomodare…” commneto l’elfo.
Una delle valchirie si scagliò contro i due, tentando di colpirli con la sua spada.
Caer volteggiando su se stessa riuscì a schivare l’attacco.
Subito dopo la seconda valchiria sfrecciò nel cielo
e tentò pure lei un attacco che venne parato dalle lame di Vaev.
“Tutto qui quello che sapete fare?” chiesero le due sempre all’unisono.
“No, non è tutto qui, noi lotteremo fino alla fine!
” esclamò Caer più determinata che mai.
La dragonessa con le sue ali tentò di generare
una potente raffica ma le nemiche resistettero all’impetuosa forza del vento.
Le valchirie tornarono all’attacco,
così la dragonessa decise di contrastarle con le sue fiammate blu.
Le guerriere sui cavalli alati evitarono con maestria pure quell’attacco.
I due compagni di squadra tentarono una mossa disperata:
Si avvicinarono alle valchirie
e con le sue lame l’elfo provò a combattere le sue nemiche insieme.
La volontà di Vaev riuscì a prevalere
e disarmare le sue avversarie che tentarono una ritirata.
“Eh no! Non provateci nemmeno!”
esclamò Caer che lanciò due fiammate contro le guerriere.
“Ma sei pazza!” esclamò l’elfo.
“Stai calmo!” rispose lei.
I due atterrarono e videro c
he la pelle delle guerriere era stata danneggiata rivelando delle parti robotiche.
“Visto sono robot, come lo erano quei dinosauri.” Spiegò la dragonessa blu.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Mauro era seduto
sul suo divano a giocare
ai videogiochi come suo solito,
con Terry accanto intento a guardarlo.
All’improvviso squillò il suo telefono.
“Pronto?” rispose lui.
“Ciao sono Caer,
abbiamo appena affrontato due guerriere
inviate da Valchiria Aurea, forse sta progettando un attacco,
tu e Aura tenete gli occhi aperti..”
disse la dragonessa al telefono prima di riattaccare.
Il giovane si diresse alla finestra, non vide nulla, il cielo era limpido ma qualcosa non tornava…
era la quiete prima della tempesta.
Infatti poco dopo si vide in cielo Valchiria Aurea e il suo esercito.
Il ragazzo uscì immediatamente di casa, l’esercito di guerriere si era sparso per tutta l’intera città.
“Se volete prendervela con qualcuno, fatelo con me!” esclamò il giovane che ardeva
dal desiderio di combattere e di proteggere quella gente innocente.
“Hey! Non dimenticatevi di me!” gridò una voce familaire.
Era Aura, intervenuta per combattere al fianco di Mauro.
“Di nuovo voi? Ma dove sono i vostri amici? Ma che importa? Tanto non avreste speranza comunque… addio!”
esclamò Valchiria Aurea che se ne andò sul suo destriero.
I due erano circondati da quattro guerriere, la situazione era a loro sfavorevole.
Il giovane dai capelli rossi non perse tempo
e con il suo boomerang tentò di colpire le sue nemiche che tuttavia riuscirono a schivare il colpo.
L’arma roteo e ritornò in mano al suo proprietario.
“Ok! Ora ci penso io!” esclamò la bracciarma facendo
apparire degli spuntoni da terra che distrussero le ali dei destrieri.
“Ora non potete più volare! Come la mettiamo?” chiese lei con tono fiero e forse un po’ arrogante.
“Siete sempre in minoranza! Non potete vincere!” esclamarono le due all’unisono.
Mauro e Aura erano veramente preoccupati, i due non sapevano che fare,
erano circondati da nemici in superiorità numerica, la situazione stava cominciando ad essere disperata.
Al ragazzo però venne in mente un’idea, forse non li avrebbe salvati, ma almeno li avrebbe aiutati a prendere tempo.
Il giovane dai capelli rossi usò Dupli per creare delle copie di se stesso in modo da confondere le quattro valchirie.
“Qual è quello vero?” chiese una di loro.
“È quello! No, è quell’altro… non lo so!” esclamò un’altra in preda alla confusione.
“Ma che c’importa? Colpiamoli tutti!” esortò una terza guerriera.
“Ah no mie care!” esclamò una voce.
Due lame infilzarono due valchirie alle spalle, mentre due fiammate distrussero le altre due.
Erano Caer e Vaev, intervenuti per aiutare i loro amici.
“Non preoccupatevi tanto sono robot!” esclamò l’elfo per tranquillizzare i due amici.
“Certo che senza di noi voi due siete perduti!” disse la dragonessa.

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Capitolo 30
*** Capitolo finale parte 1 ***


Dopo un’indagine e studio delle macchine
che hanno assunto l’identità di Archeo e Valchiria Aurea,
si è giunti forse alla soluzione, i colpevoli erano dei programmatori
di una nota software che stava sviluppando un videogioco basato sulla leggenda del Conquistatore.
I programmatori volevano creare un boss finale con un’intelligenza avanzata, in grado di dar filo da torcere ai giocatori.
L’intelligenza artificiale tuttavia si è evoluta in un virus,
avendo tutte le ambizioni del personaggio su cui è basato,
hackerò inizialmente droni della polizia e veicoli militari,
dopodiché costruì delle repliche dei suoi generali
che fortunatamente furono fermate grazie all’intervento delle forze dell’ordine.
“È incredibile! Chi se l’aspettava che da un videogioco sarebbe nato un virus?”
disse Violus, mentre insieme a Mauro camminava per quelle strade dipinte di marrone e verde.
“Brutta storia… ora che si conosce la causa di questi attacchi come la si può fermare?” domandò il giovane.
“Ho letto che stanno lavorando a un programma in grado di debellare il virus il cui sviluppo sarà completato il prima possibile.” Rispose l’amico.
All’improvviso si sentì una risata malvagia, poi una seconda e una terza.
Era come se all’improvviso centinaia di persone avessero cominciato a ridere nello stesso istante.
Tutti i cellulari dei presenti erano stati hackerati, sullo schermo si poteva vedere solo un ghigno e due occhi rossi.
“Cosa vuoi da noi? Perché vuoi questo mondo?” domandò il ragazzo.
“Non l’hai ancora capito?” chiese il virus da dietro lo schermo con tono beffardo.
“Io sono il Conquistatore, lo dice il mio nome, il mio unico scopo è conquistare,
è la mia natura!” continuò l’entità con aria beffarda.
I droni della polizia si diffusero per le strade come se fossero degli sciami d’api,
ntenti a distruggere qualunque cosa ostacolasse il loro cammino.
“È finita… siamo spacciati…” disse Mauro in lacrime.
Il giovane s’inginocchiò a terra.
“No, non è finita… possiamo ancora combattere!” esclamò il drago viola per incitarlo.
“Ma non posso fare nulla!” rispose lui ancora in lacrime.
“Dimentichi che non sei solo…” disse una voce alle sue spalle.
Erano Aura, Caer e Vaev.
“Siamo tuoi amici…” disse la bracciarma.
“Lotteremo sempre insieme…” continuò la dragonessa blu.
“Come insieme trionferemo!” concluse l’elfo.
“Forse non riusciremo a distruggerli tutti…
ma se possiamo salvare qualcuno è nostro compito metterci in gioco!” esclamò il ragazzo dai capelli rossi.
Due droni volarono vicino ai quattro, decisi a distruggere tutto.
“Caer, inseguiamoli!” esclamò Mauro, determinato
a distruggere quelle macchine da distruzione metalliche.
I due spiccarono in volo, e cominciarono a inseguire i due droni.
Il giovane lanciò il suo boomerang che roteò nel cielo ma non riuscì a colpire il bersaglio, tornando nella mano del possessore.
La dragonessa blu provò a colpire i nemici con il suo fuoco che purtroppo non ebbe l’effetto sperato.
“Sono troppo lontani… non riusciamo a colpirli!” esclamò Caer.
“Forse ho un’idea…” disse Mauro.
Il giovane usò Velo per aumentare
la velocità della dragonessa che sputò nuovamente due fiammate.
 

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Capitolo 31
*** Capitolo finale parte 2 ***


L’attacco andò a segno e le macchine furono distrutte.
Nel frattempo anche Aura e Vaev stavano affrontando due droni.
“Cosa facciamo?” chiese lui, frustrato e spaventato dalla situazione.
“Quello che abbiamo fatto anche altre volte… combattiamo fino all’ultimo senza mai arrenderci!”
rispose la bracciarma sorridente e sicura di sé nonostante la situazione fosse critica.
I nemici aprirono il fuoco, ma fortunatamente l’elfo con le sue lame riflesse i colpi.
“Ok adesso tocca a me!” esclamò lei.
Due spuntoni apparvero improvvisamente dalla terra ma non colpirono i droni nemici che schivarono con agilità l’attacco.
Il giovane elfo utilizzò Invis, diventando così invisibile e confondendo i droni.
Aura approfittò della situazione e con i suoi spuntoni distrusse le macchine.
Mauro e Caer atterrarono vicino.
“Com’è la situazione?” chiese la dragonessa.
“Critica… ci sono ancora molti droni, le forze dell’ordine non riescono a contenerli.” Commentò amareggiato l’elfo.
Si sentirono dei passi metallici, qualcosa si stava avvicinando.
Era un robot grigio, dagli occhi rossi la cui testa era decorata con tre corni neri, armato di ascia.
Il Conquistatore si era creato un corpo ed era pronto distruggere tutto quelle che si sarebbe trovato davanti.
“Arrendetevi e forse vi lascerò vivere come schiavi.” Disse con voce robotica.
A quelle parole Mauro rispose lanciando il suo boomerang che il nemico evitò.
“Non saremo mai tuoi schiavi!” gridò furioso il giovane dai capelli rossi.
Il Conquistatore si lanciò all’attacco, Aura usò Difes e creò una barriera che difese il gruppo dall’ascia del nemico.
Caer sputò una fiamma blu che tuttavia il nemico parò con la sua arma.
“Tutto qui quello che sapete fare?” domandò il Conquistatore pieno di boria e disprezzo per i quattro che gli stavano davanti.
“No, non è tutto!” esclamò l’elfo che provò a colpire il nemico con le sue lame solo per poi venire respinto.
Il Conquistatore sembrava invincibile, la situazione era disperata.
“Noi… non ci arrenderemo!” esclamò il giovane dai capelli rossi.
I quattro avrebbero tentato il tutto per tutto.
Per prima cosa Aura usò Metalspuntone e con esso creò un muro per bloccare i movimenti del nemico.
I tre salirono in groppa a Caer dirigendosi verso il Conquistatore.
Mauro utilizzò velo per aumentare la velocità dei quattro.
Quando si avvicinarono, la dragonessa blu
con il suo fuoco sciolse gli spuntoni e appena tutti si avvicinarono e tutti attaccarono all’unisono.
Il corpo della malvagia entità era pesantemente danneggiato, prima di disattivarsi del tutto disse:
“Avete vinto, sembra che la vostra volontà sia stata più forte della mia bramosia di conquista.”

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