The King

di Passion and Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Le giornate iniziarono a farsi più lunghe e la brezza a farsi meno ispida.
I bambini si rincorrevano sui prati che iniziavano a riaccendersi di colori, riempiendo i pomeriggi di risate, facendo dimenticare cosa ci fosse al di là delle mura.
Era già passato un anno esatto dalla sua entrata nella polizia militare.
Come passa il tempo pensò un ragazzo dai capelli castano scuro in sella al suo cavallo.
La vista di quei bambini che gioivano gli riempì il cuore e al contempo gli fece provare una profonda malinconia.
Malinconia per una spensieratezza che si era lasciato alle spalle.
Ricordava bene quei giorni in cui si era ciechi e sordi alla malvagità del mondo. Giorni fatti di luce e sogni, spezzati poi da una cruda realtà.
I Giganti.
Esseri dall'altezza colossale, privi di anima, accecati solo da un istinto: uccidere e distruggere tutto ciò che incontrano durante il loro cammino.
Henry aveva visto e vissuto sulla sua pelle quell’inferno.
I suoi amici e suo padre morti per mano di quegli esseri. Gli era rimasto solo la madre. Una madre che non si era più ripresa per la morte del padre. Una donna che non aveva saputo reagire a quella cruda realtà. Era una figura quasi assente, che viveva nel suo mondo fatto di ricordi.
-Henry...- una giovane cadetta lo raggiunse, i capelli ricci e rossi le svolazzavano davanti al viso, -Andiamo, il comandante Erwin sarà qui a momenti per parlare con i nostri superiori. Non abbiamo tempo da perdere...- e fece un gesto per far capire quanto poco importanti fossero i bambini. Il giovane la seguì destandosi dai suoi pensieri. - Sappiamo già come dovremo muoverci?- le chiese con tono fermo.
Lysa scosse la testa. -Dobbiamo fargli da scorta in questi giorni.- gli rivolse uno sguardo divertito, - Ho sentito dire che non ha una buona reputazione...-
Il ragazzo sospirò, cercando di ignorare i pettegolezzi che la sua collega stava elencando.
Da lontano videro la figura marmorea del comandante Erwin in sella al suo cavallo.
Poterono notare subito che era un uomo alto e con uno sguardo che non ammetteva repliche, metteva in soggezione chiunque ma non il loro capitano. Lui, infatti, se ne stava tranquillamente con le braccia conserte accanto a quel gigante e sembrava che ci stesse discutendo.
Henry fece un cenno con la testa salutando il comandante ed il loro capitano, una volta che furono vicini.
Non lo aveva mai fatto capire a nessuno, ma aveva una forte adorazione per quel biondo tutto di un pezzo. Aveva imparato a dominare i suoi sentimenti. In quella realtà, se non ne eri in grado, eri carne per i giganti.
Erwin guardò i due giovani che gli erano stati dati come scorta. -Un po' giovani.- mormorò osservando il viso del ragazzino, aveva due occhi verdi pieni di determinazione, -Da quanto tempo sono sotto i tuoi ordini, Neil?-
- Henry- esordì Neil indicandolo, - è da un anno che è in servizio, ma ti posso assicurare che è uno dei pezzi forti-
Il giovane sorrise, presentandosi con diligenza. -Henry King, al suo servizio-
Il biondo strinse la mascella, che fossero forti non c'era dubbio, altrimenti non sarebbero entrati nella gendarmeria, mosse appena una gamba facendo strisciare le lame delle spade sul tessuto dei pantaloni.
Lysa sorrise elettrizzata. -Piacere di conoscerla! Sono in servizio da tre anni e, anche se non ho mai scortato lei, e avuto l'onore di essere la guardia del corpo di Levi!-
Erwin non cambiò espressione, ma rimase alcuni istanti in silenzio ad osservare la rossa.
Henry lanciò un occhiata interrogativa alla ragazza, forse per la sua troppa euforia che nel contesto poteva risultare a tratti un po' sfacciata e immatura. Ma poi scosse la testa pensando che la ragazza fosse un personaggio unico nel suo genere.
Il capitano sospirò affranto, aveva scelto i migliori soldati, ma a vederli sembravano una barzelletta.
-Erwin- si avvicinò al vecchio amico, -Non affiderei un incarico di certa levatura a degli inaffidabili. Fidati di me-
Il biondo annuì facendo muovere il proprio cavallo. -Direi che siamo stati abbastanza all'aria aperta, dobbiamo parlare di cose serie, Neil.- e per un'ultima volta i suoi occhi si posarono sulla figura di Henry.


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-Cos'era tutta quella eccitazione?- volle chiedergli il castano una volta rimasti soli. Lysa da prima lo guardò come cadendo dalle nuvole, poi si ricordò della sua presentazione un po' troppo concitata. -Beh, sai era Erwin- cercò di replicare un po' impacciata.
Henry aggrottò la fronte. -Mi stai dicendo che hai una cotta per il comandante?- e ciò rappresentava un problema. Non voleva ritrovarsi in rivalità con la ragazza, nonché sua unica amica.
Lei scoppiò a ridere, - Io, innamorata di lui?!- scosse la testa aumentando le risate. Henry le lanciò un'occhiata fredda. - Stai dando spettacolo...- la rimproverò.
-Cosa c'è? Per caso la cosa potrebbe infastidirti?- lo punzecchio la rossa in groppa al suo cavallo.
Di tutta risposta, Il castano fece schioccare la lingua contro il palato. Lysa ridacchiò ancora più forte. -Non hai segreti per me, caro Henry-
-Non so di cosa tu stia parlando- fece lui dissimulando un tono distratto.
La ragazza fece avvicinare il suo cavallo al suo. -Lo so cosa provi per Erwin, te lo leggo negli occhi. Sai, loro non mentono Henry. I tuoi occhi parlano, più delle stesse parole.- Il ragazzo mise la testa di lato con espressione accigliata. Ma poi si ricordò una cosa: Lysa lo conosceva, lo conosceva fin da piccolo, era facile per lei capire cosa stesse effettivamente provando.
-Non lo dirai a nessuno. Vero?- ebbe poi l'urgenza di chiederle.
-Certo che no!- urlò scandalizzata facendo voltare i due comandati. Il castano sospirò cercando di mantenere un espressione neutra. -Abbassa la voce!- le intimò e lei di tutta risposta gli fece la linguaccia. -Come puoi pensare che io- si portò una mano al petto, - la tua stupenda, meravigliosa e super amica, vada in giro a raccontare i fatti tuoi?!?-, lo guardò seriamente - Non ti fidi di me?'-
Ad Henry sfuggì una risata. -Perdonami per averne dubitato. Questo clima di tensione aumenta la paranoia-
Lysa sbattè la palpebre perplessa. -Ma come? Il super, sexy e inarrestabile King si fa soggiogare dalla paranoia?-
Il castano scosse la testa ridendo di cuore. -E questa da dove salta fuori?-
-Cosa?- ridacchiò la rossa, -Che sei sexy?- lo colpì con l'indice sulla fronte.- Lo dicono tutti, ma tu nemmeno ti accorgi di ciò che sta a due centimetri da te-. Tornò a guardare davanti a sé, - Beh, forse qualcosa lo hai notato...- sogghignò allontanandosi da lui, affiancando Neil.
Il castano ammiccò un sorriso. Sapeva di avere una certa bellezza, sapeva di avere anche qualità notevoli in quanto soldato. E gli faceva piacere il fatto che oltre alla sua amica, anche gli altri lo avessero notato.
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Lysa si sciolse dal saluto militare appena la porta di Erwin si chiuse davanti a loro, respirò profondamente. - Ah! Queste pose così rigide!- e si scompigliò i capelli. Henry alzò lo sguardo al cielo. -Dovresti essere più professionale, a volte sembri una bambina- di risposta ricevette uno scappellotto in testa.
-Dovresti aver più rispetto per gli anziani!-
Il ragazzo la guardò con aria dolorante. -Hai delle mani piccole, ma fai male quando le dai...- mugolò massaggiandosi dietro la nuca.
- Mi sembrava di aver sentito la tua voce, Lysa.- la rossa si voltò e con un gran sorriso corse verso il nuovo arrivato. -Reiner!- lo salutò quasi saltandogli addosso, ignorando gli altri due, alle loro spalle, che fissavano la scena perplessi, -È da un bel po' che non passi di qui!-
Henry cerco di sorridere ai nuovi arrivati. -Lysa...sempre l'anima della festa- commentò divertito.
Da una parte la invidiava.
Lei era così spontanea e gioiosa con tutti e lui l'esatto opposto. A volte si chiedeva cosa si provasse a lasciarsi andare così, senza imporsi niente.
Ma suo padre lo aveva istruito diversamente. Henry doveva dominare le sue emozioni, doveva tenerle al guinzaglio, il padre gli aveva sempre insegnato che esse erano traditrici. Bisognava essere calcolatori, metodici, sorridere a tutti e non far trasparire niente dei propri sentimenti, perché gli altri ad un minimo accenno di debolezza, avrebbero potuto approfittarsene e mettertele contro. Più sicurezza emanavi e più avresti potuto crearti alleati e manipolarli a tuo piacere. Henry ricordava ancora le sue parole: "Spicca sempre, non essere l'ombra di nessuno. Mira sempre in alto".
La rossa si voltò verso l’amico. - Ah, scusa Henry! Lui è Reiner, l'amico di Annie, ti ho parlato di lui, mi ha aiutata ad organizzare una festa l'anno scorso!- parlava veloce, -Vero Annie?- chiese voltandosi finalmente verso le due figure rimaste in silenzio.
La bionda annuì apatica.
King adocchiò i tre in religioso silenzioso, sempre con un piccolo sorriso stampato sulle labbra. -Piacere, sono Henry- si presentò avvicinandosi e porgendo loro la mano.
Annie sbuffò vedendo i suoi amici illuminarsi alla vista del giovane. Lysa rise divertita. -Cosa ne pensi? È sexy anche quando fa il serio!- e diede una gomitata alla bionda.
Il castano rise a quelle parole, stringendo la mano ad un ragazzo alto, dalla corporatura piuttosto magra. Non appena quest'ultimo contraccambio la stretta, Henry notò che la sua mano tremasse lievemente.
-Piacere mio, Berthold Huber.- la voce bassa e gli occhi sgranati fissi sul suo viso.
La rossa si agguantò al braccio del moro. - Ah! Anche lui mi ha dato una mano, ma è un tipo riservato...- Henry la guardò storto, - Lysa, lo stai mettendo in imbarazzo!- notando il viso arrossato del più alto.
La giovane sciolse la presa dal suo braccio guardando Berthorldt mortificata. -Non volevo....- si scusò mettendo su un paio di occhioni dolci. Lysa era davvero una bambina, ma la sua energia travolgeva tutti.
- Ma che fate da queste parti? Non avete da fare nella legione esplorativa?- chiese tornando ad osservare Reiner.
Lui si grattò i corti capelli biondi. -Abbiamo ricevuto un giorno libero e abbiamo deciso di venire a trovare Annie.-
La bionda sospirò annoiata. -Stavamo andando a pranzo-
- Venite con noi?- questa volta fu Berthold a parlare, - Ci farebbe piacere...-
Henry si mise la mani suoi fianchi osservando la bionda. Non le piaceva neanche un po', la sua presenza lo metteva in qualche modo a disagio e non sapeva perché.
-Hey!- la voce di Lysa lo destò dai suoi pensieri. -Che ne dici?- Il castano le rivolse uno sguardo confuso. -Cosa?-
-Andiamo a mangiare con loro?- lo guardò sorridendo, -Io ho fame!-
Hernry si sforzo di sorridere e annuì con cenno della testa. -Bene. Fateci strada.-
-Fantastico! Offrite voi ragazzi!!!- e saltellando Lysa li precedette.
-Lysa!- la richiamo Henry sospirando.
-Certo che è piena di vita- commentò Berthold alle sue spalle.
Reiner rise.- Almeno porta allegria!- e la raggiunse.
Il castano scosse la testa tornando sui suoi passi.


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La locanda dove la rossa li aveva portati era composta da una stanza con una decina di tavolini. Si erano seduti su quello più vicino alla finestra e Lysa aveva subito preso il posto di capotavola. - Non fatevi ingannare dall'arredamento, il cibo è squisito!-
Henry lo sapeva, andavano lì spesso, tanto che la proprietaria li considerava come i suoi figli.
-Oh, si... Anche a me la prima volta sembrava una catapecchia decadente. Però il detto che dice: l'apparenza inganna, in questo caso, calza a pennello- sostenne prendendo posto vicino all'amica.
Lei annuì. -La cuoca è eccezionale!- esclamò allegra, - Ah! Sapete che suo figlio fa parte della legione esplorativa?- guardò i due ragazzi con occhi curiosi come se loro potessero sapere di chi stesse parlando.
- Lysa! Piccola mia, fatti abbracciare!- una donna arrivò al tavolo con una caraffa di vino rosso e strinse subito la rossa tra le braccia.
- Anche tu, Henry!- e prese tra il suo generoso seno anche il ragazzo, facendolo arrossire.
King ridacchiò baciandole una gota. -Come stai?- le domandò con un dolce sorriso.
La donna si distanziò asciugandosi prima una mano e poi l'altra al grembiule bianco stretto attorno alla vita. -Bene, sempre sommersa dal lavoro, ma non mi posso lamentare- replicò appoggiando poi la caraffa sul loro tavolo. -Tua madre?-
Il castano cambiò espressione a quella domanda. In quel momento lo sguardo di Reiner si posò sul bracciale d'oro del ragazzo. Era un bracciale dalle fattezze elaborate con un pendente a forma di R che univa le due estremità. Poi si scambiò un rapido sguardo sia con Annie che con Berthold.
Lysa sentì la tensione crescere e cercò di cambiare argomento. -Signora, oggi abbiamo portato due bei ragazzi!- sorrise raggiante facendo ridere la donna, -Sa, fanno parte della legione esplorativa!- e come un tornando i due furono travolti da un abbraccio.
-Allora conoscete il mio Jean?!- si spostò guardandoli un attimo, -Come sta? Mangia abbastanza? Perché sapete lui a volte si dimentica di mangiare...- iniziò a parlare con velocità disorientandoli
-Si, si...- rispose Berthold per tranquillizzarla, -Cosa offre la casa?-
Henry ancora perso nei suoi pensieri si portò vicino le labbra il polso dove portava il bracciale, baciando delicatamente la lettera incisa sopra.
Una volta ordinato, Reiner si ritrovò a fissare di nuovo Henry. -È un bel bracciale...- iniziò, -deve essere costato molto...-
Il giovane prese a sfiorarlo con le dita. -Per me ha un valore inestimabile.- spiegò con una certa dolcezza nella voce, -È un ricordo di mio padre-
Lysa prese la caraffa. -Vino?- non le piaceva come stava andando la conversazione e non voleva che Henry si isolasse.
Berthold annuì. - Oh, grazie...-
Annie rimase in silenzio adocchiando di tanto in tanto il castano. La sua storia la stava incuriosendo, forse più del dovuto.
Reiner continuo a guardarlo, c'era qualcosa in quel ragazzo che lo affascinava e lo spaventava allo stesso tempo.
King cercò di mangiare la sua zuppa, ma lo sguardo sia della bionda che di Reiner iniziavano ad infastidirlo.
Cos'era una cavia da laboratorio?


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Reiner si stiracchiò le braccia uscendo dal locale. -Avevi ragione, Lysa, non mangiavo così bene da anni!-
La rossa s'illuminò di gioia. - Sono contenta!- saltellò sulle punte dei piedi andando a sbattere contro Annie.
-Ehi!- sbuffò la bionda spingendola lontano, la vide traballare e cadere a terra. Ci fu un attimo di silenzio spezzato dalla risata della giovane. - Mi sa che ho bevuto troppo, non riesco a stare in equilibrio!-
Henry l'aiutò ad alzarsi e fu in quel momento che il ciondolo di vetro che portava sempre al collo le si sfilò cadendo a terra, frantumandosi in piccoli pezzi.
-Oh no!- la rossa s'inginocchiò per raccogliere le piccole scaglie.
Annie continuò a camminare come se niente fosse, finché non si sentì picchiettare su una spalla.
Non appena si voltò, si ritrovò due occhi verdi che la trafissero.
-Comunque un po' più di delicatezza, semi specie di orso.- disse Henry con aria ostile.
-No, Henry... Non è stata colpa sua. - si affrettò a dire la rossa cercando di mediare.
Il castano gli fece cenno di tacere.
-Chiedile scusa- le ordinò incrociando le braccia.
Huber rimase senza parole per quell'improvviso scatto d'ira da parte del giovane. -Che caratterino.- mormorò
Il biondo ammiccò un sorriso. -Mi piace.-
-Henry, ti ho detto che non serve.- Lysa si mise tra lui e la bionda. - Non farne una questione di stato, ho sbagliato anch'io.- cercò di spiegare.
-Ok, ma hai visto come ti ha spinto!- protestò l'amico, -Annie- la richiamo poi, -Non ho ancora sentito niente-
Annie gli rivolse uno sguardo di ghiaccio. - Non volevo… mi spiace...- la voce annoiata.
Henry la guardò da capo a piedi con un sorrisetto trionfante. -Non mi sembrava tanto difficile. Visto?- fece con tono sarcastico.
- Vai al diavolo...- sbuffò la bionda allontanandosi dal gruppo. Di tutta risposta il castano rise di gusto.
Reiner sospirò. -Andiamo con lei.- sorrise agli altri, - Lysa, grazie per il pranzo.-
-Ciao ragazzi- li saluto King con un piccolo sorriso, come se niente fosse.
Lysa scosse la testa.
-Che c'è?- domandò il giovane.
-Ti avevo detto di lasciar perdere!- gonfiò le guance, -E poi, si può sapere perché la odi tanto??-
Henry la guardò con aria offesa. -Ti ha spintonato in malo modo-
-No, non è solo per questo!-
Il ragazzo sviò lo sguardo con aria indignata.
-Con me non attacca, King!-
E quando Lysa lo chiamava con il cognome era segno che si stava arrabbiando e di brutto.
La conosceva come le sue tasche.
-Mi dici come mai tutto questo astio?- insistette lei cercando di capire cosa celasse davvero quel improvviso scatto d'ira.
Dopo un lungo silenzio Henry si decise parlare. -Non mi piace, anzi... La odio. Lo so, è ingiusta come cosa perché non la conosco. Ma mi ha dato una strana sensazione, come se stesse nascondendo qualcosa.-
Lei sospirò. -Henry, ti conosco da quando eri alto quanto un carciofo, perciò so che non sei uno incline ad odiare senza un motivo valido. Ma non mettere in mezzo me o altre persone!- lo fissò negli occhi con fermezza. -Sono stata chiara???-
-Ok, va bene. Ma ti prego stai attenta.- gli venne spontaneo di dirle.
-Me lo prometti?-
Lysa poté cogliere una nota di preoccupazione nella sua voce.
Le sembrò strano e fuori luogo. Henry le voleva bene, ma era la prima volta che lo vedeva così premuroso, non che le altre volte non lo fosse stato, ma questa volta era diverso.
Insolitamente diverso.
Lei abbassò lo sguardo. -Solo se lo fai anche tu...-
Lui annuì con un cenno della testa. -Ma certo.- le garantì alzando poi lo sguardo al cielo.


___


Quella notte Henry andò a letto senza cena, non aveva mai avuto un particolare appetito e, mentre si stava dirigendo verso le sue stanze, con sua grande sorpresa si ritrovò Berthold difronte la stanza del dormitorio.
-Berthold?- fece lui guardandolo strano.
Il giovane si voltò di scatto. -Henry...- aderì la schiena al muro, -io...- si morse le labbra.
-Tu?-
Il più grande sembrava a disagio. - Lysa...- iniziò esitante,- mi ha detto che ti piace leggere, perciò...- gli allungò un libro piuttosto grosso, -Tieni-.
Henry prese il libro sfiorando con le dita il titolo. -Oh, grazie.- si limitò a dirgli, -Beh, buona notte- gli sorrise cercando di aprire la porta, ma il soldato della legione esplorativa gli si mise davanti.
-Che cosa c'è ancora?- domandò King con un sorriso nervoso.
-Sei... Tu sei....- riprese Hoover titubante.
King inarcò un sopracciglio, non riuscendo a capire cosa stesse dicendo. -Che?-
Fu allora che Reiner comparve alle loro spalle, afferrando il soldato per un braccio.
-Ciao Henry!- lo saluto, attirando a sé il compagno. -Non fare caso a lui, ha bevuto-
-Amh, ok.- disse il ragazzo con una punta di imbarazzo.
-Allora, alla prossima!- il biondo si portò l'amico sulle spalle, - Magari a una festa!- e si allontanò, lasciando il castano con un’espressione confusa sul volto.






 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La vita è sfuggente, è imprevedibile. Bastano pochi attimi e tutto cambia. Senza che tu possa fare niente per impedirlo.




-Henry-. Il castano si risvegliò dalle sue elucubrazioni mentali, non appena Lysa lo richiamò. -Cosa c'è?- gli domandò lei con sguardo indagatore. -Sei strano-
Il soldato alzò lo sguardo al cielo. -Non so, ma stamattina mi sono alzato con una strana fitta al petto- spiegò con aria assorta.
Lei si morse il labbro inferiore. -Sai, stanotte ho sognato mio fratello. Non faceva nulla di particolare, stava seduto sotto una quercia e sorrideva.- guardò l'amico, -Io lo trovo di buon auspicio!-. Gli pizzicò una guancia, -Smettila con quella faccia!-
Lui fece spallucce, rivolgendole poi un piccolo sorriso. -Me lo auguro- disse camminando in direzione delle scuderie. -Anche perché... un po' di fortuna ci servirebbe- disse in un sussurro fermandosi all'entrata della stalla.
Lysa sbatté contro la sua schiena. -Che c’è?- domandò in allerta.
-Stiamo attenti. E occhi aperti- esordi Henry poco dopo, sempre voltato di spalle, tornando a camminare.


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-Potrebbe essere lui....- proferì Reiner camminando in mezzo a Berthorld e Annie.
"Quel bracciale" pensò il biondo ricordando il prezioso bracciale d'oro del bel castano.
Berthold annuì piano.
-E tu come fai ad esserne così sicuro?- gli chiese allora Annie.
Braun si fermò improvvisamente ed incrociando lo sguardo della donna proclamò:- Il simbolo di quel bracciale è lo stesso di quello della collana di Historia, entrambe hanno una R e sia la collana che il bracciale sono fatti dello stesso materiale e presentano le stesse fattezze, coincidenze?-
- In più, Henry e Historia in qualche modo sono simili. Il loro modo di sorridere...- iniziò quello più alto. Annie lo fulminò con lo sguardo. - Non abbiamo prove-
-È vero- convenne il biondo, -Ma ci sono troppe analogie fra loro e poi, Historia ha detto che suo padre era un donnaiolo.-
Il moro spalancò gli occhi. -Quindi Henry potrebbe essere frutto di una relazione extraconiugale, come lo è Historia!-
-O il figlio legittimo- ipotizzò Reiner.
La ragazza sospirò. -Indagherò su di lui, ma non sarà semplice...- si fermò davanti al muro, dovevano smettere di parlare se non volevano farsi sentire.
-Non è che gli vada molto a genio- aggiunse scostandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie.
-Henry potrebbe essere un Re, cavolo....- sussurrò Berthorld ancora incredulo.
Reiner gli mise le mani sulle spalle. -Si, ma tutto a tempo debito. Vedrai, ci divertiremo- ghignò con uno sguardo strano.
Annie sbuffò. -Cavoli vostri! Ora devo andare!- voltò le spalle ai due salutandoli con la mano.


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Lysa lanciò uno sguardo al compagno, aveva uno sguardo preoccupato e lei non riusciva a capire perché si attaccasse a una sensazione negativa. Tornò a concentrarsi sul capitano Erwin, stava parlando sottovoce con Neil, erano stranamente seri e preoccupati.
Sbuffò, stare ferma e in silenzio non era nella sua natura. Si domandò perché erano rinchiusi in quella stanza con una decina di soldati.
Cosa stava succedendo?
Neil tossì rumorosamente per attirare l'attenzione su di sé, quando iniziò a parlare Lysa capì che forse Henry non aveva torto: Avevano bisogno di fortuna.
-Ragazzi, i piani sono cambiati....- esordì con tono grave.
Fu allora che Henry mise a tacere i suoi dubbi, riportando la sua attenzione alla situazione attuale.
Neil spiegò velocemente la situazione creando ancor più confusione tra le guardie. -Non saremo soli, collaborerà anche il corpo di ricerca e il loro gigante.-
Erwin sospirò. -Eren non è un gigante..-
Neil lo liquidò con un: - Ma si trasforma-
-Quindi avremo maggiori possibilità di riuscita- affermò Henry con tono fermo.
- Non sarà necessario usare Eren, dalle informazioni che ci ha fornito il ragazzo, Annie può trasformarsi solo tramite una ferita.- Erwin guardò glaciale il giovane, -Basterà fermarla prima che si lesioni.-
Neil annuì. -Pierre, Noa e Helen voi avrete il compito di bloccare Annie in forma umana.-
-Annie può.....- mormoro il castano letteralmente senza parole.
In quel momento gli ritornò alla mente il volto della donna e le sensazioni che aveva avuto al riguardo.
Allora aveva avuto ragione a pensare che avesse potuto avere dei secondi fini.
Seguì un lungo silenzio interrotto dalla voce del comandante. -Tuttavia se dovesse fallire questo primo piano, dovremmo essere tutti pronti ad intervenire. Per questo abbiamo stabilito altre tre unità.-
Henry strinse i pugni, combattuto nel provare rabbia o delusione nei confronti della bionda. Neil tornò a parlare. -Il primo gruppo sarà misto, della guardia reale ci saranno Ben, Talua e Lysa. Dovrete occuparvi nel fermare il gigante.-
Lysa guardò preoccupata Henry, lo aveva visto pestare un passo in avanti come a voler interrompere i loro capi.
-No!- obbiettò dal nulla facendo calare il silenzio nella stanza.
Il capitano alzò un sopracciglio. - Come?-
-Vi prego...- continuò con tono instabile, -Mettetemi nel gruppo delle guardie reali-
Erwin si scambio uno sguardo confuso con il capitano alquanto irritato per la presa di posizione del castano.
-No.- la sua voce era fredda ed era chiaro che non avrebbe cambiato idea. -Abbiamo selezionato in base alle competenze, l'abilità e la stabilità psico-fisica. Tu farai si parte del gruppo 3-
-Capitano si fidi di me!- tentò nuovamente il castano, -Io devo far parte di quel gruppo!-
L'ansia era tornata e con essa la fitta al petto. Lysa senza di lui sarebbe stata carne per i giganti.
Fu quella sensazione che lo spinse a disubbidire a quegli ordini.
Aveva avuto ragione nei confronti di Annie e neanche la conosceva.
Neil sbatté con forza la mano sul tavolo. -Non un'altra parola o ti terrò rinchiuso in prigione per tutta la durata dell'operazione!-
-Perchè ti ostini a contraddire un ordine impartito da un tuo superiore?- volle allora chiedergli Erwin, cogliendo una strana luce negli occhi del ragazzo.
Henry si morse le labbra, come poteva confessare che i suoi dubbi si rivelassero veritieri? E poi su quali prove? Solo perché aveva indovinato con Annie, magari poteva sbagliarsi nei confronti di Lysa, forse era solo paranoico, gli altri l'avrebbero vista in quel modo o gli avrebbero dato del pazzo, ma lui sapeva che quelle sensazioni fossero veritiere, il problema era dimostrarle e far cambiare idea ai piani superiori, ma come?
-Fidatevi di me- ribadì il giovane.
Erwin sospirò. -Suppongo che hai una buona ragione per andare contro a un tuo superiore...- lo guardò negli occhi, -Tuttavia questa decisione è stata presa da entrambi e non cambieremo idea. Fidati, un giorno ce ne sarai grato.-
Henry gli rivolse uno sguardo di puro disappunto, tornando al suo posto.
"Non starò a guardare" pensò, iniziando ad escogitare un modo per coprire le spalle alle sua amica.
Neil tornò a parlare. -Qualcun’altro ha da replicare?-
Ma nessuno fiatò.
-Bene, continuiamo...- prese i fogli e tornò a leggere i nomi, -Hanna, Roman...-.
Henry smise di ascoltare.

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-Grazie per la fiducia King!- esordì la rossa sorseggiando la zuppa ancora fumante, -Ti ringrazio per avermi fatto passare come un inetta alle prime armi!-
Il castano la guardò perplesso. -No, non intendevo questo! Apri bene le orecchie, lo stavo facendo per il tuo bene! Lysa io tengo a te!-
-Ah, si ho notato...- continuò lei con tono sarcastico.
Fece cadere il cucchiaio nella zuppa con forza facendo schizzare il cibo. -Ho più esperienza di te e so badare a me stessa!-
Henry storse le labbra infastidito per il fatto che l'amica non avesse capito le sue motivazioni.
-Lysa, non voglio ritrovarmi a piangere sulla tua tomba- proferì con freddezza.
-Eh?- fece lei inarcando un sopracciglio. -Aspetta- puntandogli il dito contro per poi scoppiare a ridere.
-Hahah! Ora perché avevi ragione nei confronti di Annie ti stai fasciando il capo con la storia dei gruppi?!-
Il soldato si mise una mano sul viso, cercando di trattenere la rabbia. -Si, ok....- ammise sospirando.
-Lo sapevo!-
-Però, puoi biasimarmi?- domandò lui con sguardo liquido. -E se...se succedesse nuovamente? Se questa sensazione si tramutasse di nuovo in realtà?-
Non voleva neanche pensarci, perdere la rossa significava perdere una pezzo della sua vita. Un pezzo del suo cuore.
Lysa lo guardò in tralice. -Tu non hai fiducia in nessuno dei nostri compagni? Nemmeno nella squadra di ricerca o nel capitano Erwin?- sospirò delusa, -Non sei l'unico che ha paura di perdere qualcuno...- indicò una ragazza mora che piangeva accanto a Ben, -lei come te, fa parte del gruppo 3, lo sapevi che si sposeranno fra due settimane?- prese a mescolare distrattamente il cucchiaio nella zuppa oramai fredda, -Non sei nemmeno quello che potrà impedire la morte mia o di qualsiasi altro componente in questa operazione.- chiuse le palpebre. -Mettiti il cuore in pace e fai ciò che ti hanno ordinato!-
Henry tirò su con il naso, impedendo ad alcune lacrime di uscire.
-Bene- disse alzandosi da tavola con sguardo cupo. -Vuoi morire? Hai detto bene tu, non mi deve riguardare. Quindi non è un mio problema-
Detto ciò le voltò le spalle, uscendo dalla mensa.
Ma sapeva di dover trovare una soluzione. Perché l'inevitabile stava per accadere e lui doveva fare in modo di mediare, anche se ciò equivaleva mettersi contro tutti. Contro anche il destino stesso.

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Lysa si mise i pantaloni bianchi provando nel petto un enorme peso, non aveva mai discusso così con il suo migliore amico. Si sistemò la maglia nera cercando d'ignorare le ultime parole di Henry. Prese la giacca di pelle, guardò il simbolo ricamato sulla schiena, aveva giurato di proteggere il suo re e tutti gli abitanti delle mura, non si sarebbe fermata davanti a un gigante. Infine si legò i capelli per poi fissarsi allo specchio, era impeccabile come sempre. Il gran giorno era arrivato. -Andiamo a ballare!- ghignò ignorando quella sensazione di morte.


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La bionda aprì i cassetti del comodino in maniera quasi maniacale.
Doveva cercare prove, ma niente di ciò che aveva trovato poteva dare credito alle teorie di Reiner nei confronti di Henry.
-Un Re....- sussurrò reprimendo una risata, -Quel novellino viziato-
Ma ad un tratto qualcosa catturò la sua attenzione, nell'ultimo cassetto vi era un libro, questo era quello che le era sembrato a prima vista, lo prese e si sedette sul letto del castano e sfogliando le varie pagine, capì che si trattasse di una sorta di diario.
Annie prese a leggere quelle pagine immergendosi nella vita privata di Henry. E ciò che lesse per alcuni istanti le fece scaldare il cuore, chiedendosi se fosse la stessa persona che aveva conosciuto.
Il castano si presentava dolce, trascriveva le sue idee più intime con una tale delicatezza da strapparti un sorriso e lasciarti meravigliato al tempo stesso.
Marlo aprì la porta con sguardo annoiato. -Henry, il capitano Neil ti sta ce...- si bloccò nel vedere Annie seduta sul letto del giovane intenta a leggere.
La guardò sbattendo le palpebre, che ci faceva una donna nella stanza di Henry?
Una donna che non fosse Lysa.
La indicò con il dito. -E tu che ci fai qui?-
La bionda sobbalzò presa alla sprovvista, si alzò in piedi facendo cadere il diario a terra. "Merda" fu il suo unico pensiero.


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Lysa iniziò a respirare profondamente quando arrivò alla sua postazione. Stava a diversi metri di distanza dal luogo in cui si trovava Eren, eppure l'ansia non la lasciava pace.
Guardò sui tetti accanto, la squadra due stava nascosta e in attesa.
-Andrà bene...- Ben le sorrise, -stasera brinderemo alla vittoria!-
Lysa annuì e diede un'occhiata lungo la strada.
Annie era ferma davanti a una galleria sotterranea, sembrava stesse parlando, ma da lì non poteva sentire nulla.
Si portò una mano al petto quando vide quattro compagni circondare la bionda, -Bloccatela...- sussurrò con angoscia.
La questione durò solo qualche secondo, improvvisamente ci fu uno sbuffo di fumo bianco che aumentò di dimensione e le urla dei loro compagni.
Istintivamente chiuse gli occhi e quando li aprì vide emergere dal fumo il corpo di un gigante.
-Preparatevi!- a dirlo fu un ragazzo alto e magro, uno della squadra di ricerca. -Dobbiamo inseguirla e fermarla!-
La rossa strinse con forza le mani sulle spade, non doveva aver remore.
Attivò il meccanismo tridimensionale e con un salto dal suolo si fece trasportare verso il muro. Accanto a lei i suoi compagni di squadra.
King osservò la situazione generale con una crescente ansia. Era combattuto fra il dare ascolto al suo sesto senso e l’obbedire agli ordini prestabiliti.
L'immagine della rossa che veniva divorata da quel gigante era sempre più vivida. Si morse le labbra, stando sempre vicino ai suoi compagni, la mente gli imponeva di fare il bravo soldato, ma il cuore gli urlava di correre da Lysa.
-Hey....- mormoro una ragazza dai capelli corvini. -Tutto a posto?-
Henry ignorò la sua domanda, atterrando sul tetto di una casa, lo sguardo cupo mentre dentro di lui imperversava una sorta di silenziosa lotta interiore.
La rossa si preparò con le spade in mano, si lasciò ondeggiare nell'aria e con un movimento del corpo si ritrovò a pochi centimetri dal gigante. - Non mi sfuggirai!- urlò con determinazione, ma qualcosa la colpì, facendola cadere sul tetto di una casa poco distante dal punto in cui si trovava il gigante.
Poco dopo, alzò lo sguardo sulla figura accucciata accanto a lei, spalancò gli occhi sconvolta. -Henry!-
-Andrà tutto bene!- le garantì afferrandole una mano, -Dobbiamo essere in due a far fuori quella pezzente- sorrise attivando il movimento della manovra tridimensionale.
Lysa sbatté la palpebre guardandolo senza capire. - Ma questi non erano i piani?! - obbiettò ritraendo bruscamente la mano.
- Io ho già dei compagni!- e indicò i ragazzi che seguivano il gigante. Si lasciò cadere nel vuoto, per poi attivare a sua volta il movimento andando nella direzione opposta.
Henry ringhiò infastidito. -Dammi retta!- le urlò, invertendo a sua volta la direzione, volandole dietro. -È meglio se lo facciamo in due!- ribadì intenzionato a seguire il suo istinto.
La ragazza sbuffò, prima di replicare: - Te l'ho già spiegato King, so badare a me stessa o vuoi forse dire che io e i miei compagni siamo degli smidollati?!-
L’amico inasprì lo sguardo a quelle parole. -Non mettermi in bocca cose che non penso, sto solo cercando di fare la cosa giusta!-
-La cosa giusta?- intervenne un ragazzo alle loro spalle. Il castano lo guardò con freddezza.
-La tua squadra è rimasta scoperta ed è l'anello debole della missione, cerca di fare meno l'eroe e attieniti agli ordini!- gli ordinò il ragazzo dai capelli color biondo cenere.
-Questo è fare la cosa giusta- gli fece notare Lysa abbozzando un lieve sorriso.
Henry avrebbe avuto da ridere, ma il sorriso della sua amica gli fece intendere che il diverbio della sera prima fosse acqua passata e ciò bastò a far calare l'ansia che si era impadronita del suo cuore e della sua mente, annuì con cenno della testa. -Ok! Datele il ben servito!- convenne, invertendo la sua direzione. E fu quel istante a segnare la sua vita. A dare l'inizio all’oblio che lo avrebbe inghiottito.
-Attento!- Henry si sentì colpire con forza, cadde a terra sbattendo le ginocchia, alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere il ragazzo di prima venire colpito dalla mano del gigante.
Lo vide volare lontano e colpire, come fosse una bambola di pezza, un muro.
L'urlo che seguì lo fece tornare alla realtà.
-BEN!- la ragazza mora della sua squadra guardava la scena impietrita, non guardò nemmeno il piede che la stava raggiungendo. Il rumore che fece il suo corpo sotto a quel peso, Henry non lo avrebbe mai dimenticato. Lysa si mosse agile lungo il tetto. - King, muoviti!- urlò tornando ad azionare la manovra tridimensionale pronta per ferire Annie.
In quel momento il gigante frantumò l'edificio dove lei era appesa.
Urlò cercando di trovare un altra presa
-Lysa!- gridò il castano cercando di raggiungerla e, azionando il meccanismo tridimensionale, allungò un braccio nella sua direzione.
Stava per afferrarla.
L'avrebbe salvata e poi avrebbero fatto ritorno al dormitorio come sempre.
Quel pensiero lo cullò per qualche istante, facendogli dimenticare l'orrore della morte dei suoi compagni.
La mano di Annie colpì altri due soldati, l'onda d'urto fece volare a terra Lysa.
Dalle labbra uscì del sangue che le impediva di poter prendere aria, non capiva dov'era finita, ma sentiva chiaramente la spada, la sua unica arma, conficcata nel petto.
"Oh no, non voglio morire...Non ora..." pensò mentre un ombra si stagliava su di lei.
"Henry..." lo guardò negli occhi, era terrorizzato, gli sorrise debolmente.
-Lysa....- sussurrò lui con sguardo vuoto, ignaro che Annie si stesse avvicinando.
-È tutta colpa mia....-
La rossa allungò una mano verso il suo viso, asciugandogli una lacrima e facendo con la testa un cenno di diniego. Non aveva la forza di parlare quindi si espresse con gesti deboli .
Il dito che Annie si allungò verso di loro si fermò.
Cos'era quel brillìo? Si chiese, ricordandosi poi delle parole di Reiner.
Il suo sguardo si posò su quel bracciale dorato.
Quella R era identica a quella incisa sulla collana di Historia, solo ora si rese conto delle stesse fattezze che presentavano entrambi i gioielli.
Lysa con le poche forze rimaste gli artigliò la maglietta, respirò profondamente. - Vivi...lotta...- mormorò, -Non rimpiangere...le tue...decisioni...- la voce sempre più fievole. -..Vivi...King...-. Lui spalancò gli occhi sentendo la sua vita volare via, -Lysa...Lysa!-
Lacrime calde e amare rigarono il suo viso. -Tu... Non puoi morire- sussurrò con voce instabile.
Il suo sguardo perso e confuso.
La sua mente si spense.
I suoi pensieri svanirono. Le urla dei suoi compagni gli risuonarono ovattate, distorte, confuse.
Si dissociò da quella crudele realtà, nel momento in cui la sua amica esalò l'ultimo respiro.
Ed in quel momento qualcosa, oltre alle lacrime, bagnò il suo volto. Iniziò a piovere. Ma lui non se ne curò.
Annie avvicinò il viso al giovane, aprì l'enorme bocca e un alito caldo investì i due ragazzi -Re...- ringhiò con voce cavernosa.
In quel preciso momento Eren, nella sua splendida forma da gigante, la colpì con forza facendola cadere molto distante.
Henry oramai perso nel suo oblio silenzioso, prese in braccio la rossa e alzandosi lentamente in piedi, con movimenti meccanici, iniziò a camminare in quello scenario di morte e distruzione.
Lontano da quella crudele realtà che aveva stravolto il suo destino.


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Il corpo di Lysa era stato riposto con cura su una pira di legno e paglia assieme ai corpi degli altri soldati caduti in battaglia.
King non si era nemmeno accorto che qualcuno aveva appiccato il fuoco finché non lo vide avvolgere il lenzuolo bianco.
S'immaginò la sua pallida pelle annerirsi, poi sciogliersi e diventare cenere.
Quando il fuoco divampò alzandosi verso l'alto, i suoi piedi decisero di muoversi e lui si ritrovò a camminare lungo la via principale. Le spalle curve, gli occhi spenti e con un tremendo peso nel cuore.


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-Erwin questa storia non mi piace- mormorò un ragazzo dai capelli color ebano, appoggiato con le spalle al muro. -Lo hai sentito anche tu, vero?-
Un ragazzo dai capelli mori e dagli occhi verdi smeraldo posò lo sguardo sia sul biondo che sul ragazzo che aveva appena parlato.
-Ho sorpreso io stesso Annie nella stanza di King- proferì con tono fermo un soldato dai capelli blu scuro.
Erwin seduto alla sua scrivania incrociò le braccia, soppesando ciò che gli era stato detto.
-Credete che questo Henry possa essere un infiltrato? O una sorta di divinità che manipola i giganti?- domandò il combattente dai capelli mori.
-Eren, dobbiamo considerare tutte le ipotesi- replicò l'uomo dai capelli corvini.
-Levi ha ragione- convenne il biondo dopo un lungo silenzio. -Abbiamo sentito tutti quelli che ha rivelato Annie ed il fatto che avesse esitato nell'ucciderlo mi fa pensare...-
L'uomo dai capelli blu scuro poggiò una mano sulla spalla di Eren. -Finché non abbiamo prove certe, stiamo in allerta.- sentenziò rivolgersi ai presenti.


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Era passata una settimana dalla morte della sua amica. E che lui stesse scivolando in un oblio di silenziosa disperazione era chiaro a molti.
Era distante, scoordinato.
Durante le varie esercitazioni, invece di essere fra i primi, si ritrovava ad essere l'ultimo, realizzando tempi insufficienti.
A mensa se ne rimaneva sempre in disparte, con lo sguardo assente e con la mente che ripercorreva sempre quel fatidico giorno.
Fu durante una cena che il capitano Neil lo chiamò nel suo ufficio.
Henry una volta al suo cospetto, fece il saluto militare, fermo nella sua posizione in attesa che l'uomo si pronunciasse.
-Siediti.- gli indicò la sedia di fronte a lui e quando lo vide avvicinarsi iniziò a parlare. -Come ti senti?-
"Come ti senti" ripeté una voce con tono sarcastico dentro la sua mente. Avrebbe voluto urlare il suo dolore, alzarsi e mettere a soqquadro l'intera stanza.
Ma lui rimase fermo.
Seduto, da bravo soldato che era.
-Non mi posso lamentare- si limitò a dire con sguardo glaciale.
Neil lo osservò in silenzio a lungo, prese una sigaretta e la fumò per metà prima di tornare a parlare. -Capisco.-
Sbuffò una nuvola di fumo che colpì il giovane. -Io però ho da lamentarmi. Il tuo rendimento è peggiorato, non mangi adeguatamente e soprattutto sei assente con la mente.-
Iniziò a tamburellare con le dita sulla scrivania facendo storcere la bocca al cadetto.
-È solo un momento.- affermò il castano con una sicurezza quasi assente.
-Immagino.- annuì il capitano, -Per questo ti congedo per due settim...- non finì la frase che l'altro si alzò in piedi.
-Lei...non può...io...- Neil alzò un sopracciglio, -Forse non ti è chiaro chi comanda qui!-
- O forse, non ha capito che io non ho bisogno delle ferie!- ribattè con una certa arroganza. -È solo un momento- ribadì cercando di tornare alla sua consueta compostezza.
-Ti ricordo che avrei potuto mandarti in cella per il disastro che hai combinato!- gli fece presente l'uomo. - Ora vai in camera tua, prepari lo zaino e te ne torni a casa finché non riceverai l'ordine di ritornare!- lo fissò con freddezza.
Henry inasprì lo sguardo, serrando la mascella. -Non passa giorno che io non pensi all'errore che ho fatto, ha ragione!- convenne facendo un mezzo sorriso, -Se avessi dato retta al mio sesto senso Ben, Lysa e gli altri sarebbero ancora vivi! Mi condanno solo per aver ragionato con la testa di un'altro!-
sentenziò, girando i tacchi e camminando verso la porta.
- Mi sa che sarà una lunga vacanza, signor King!- concluse il capitano prima che si chiudesse la porta.


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Lungo il corridoio che portava al dormitorio, Henry sentì improvvisamente i bisbiglii dei compagni.
-È ancora qui, quello?- una ragazza si stringeva le mani al petto e parlava con un paio di amiche -Non capisco perché non è stato radiato!- esclamò quella più bassa.
Il giovane le superò senza guardarle.
-Per colpa sua sono morti ben 8 compagni...- la voce di un ragazzo lo bloccò davanti alla porta di uno studio.
-Già solo lui è sopravvissuto...- continuò un altro.
Una figura alta si posizionò davanti a lui.
-Dicono che eri d'accordo con Annie!- Henry alzò lo sguardo per ritrovarsi a fissare il viso pallido di un giovane.
Il castano abbozzò un sorriso divertito. -Certo, ora tiriamo fuori la teoria della cospirazione- disse con ironia.
-Io non conoscevo Annie, Lysa ci era amica. L'ho vista solo una volta, ma mi era bastato per capire che celasse dei secondi fini, ho cercato di avvisare il capitano Neil e gli altri che le squadre non fossero suddivise in modo adeguato io e Lysa dovevamo attaccare Annie insieme!-
- Oh! Ora stai dando la colpa al capitano?- chiese ironico il soldato.
-Il mio unico rimpianto è di non aver portato a termine la mia insubordinazione!- replicò prontamente. -Magari sarei stato espulso, ma loro sarebbero ancora VIVI!-
- Ma ti senti?- chiese un altro ancora ben più grosso e alto di lui.- Non hai ancora capito che sono morti proprio perché ti sei allontanato dal gruppo?-
Una ragazza li raggiunse. -Lin è morta perché tu eri andato a presso alla tua amica!-
Henry la guardò dalla testa ai piedi. -Scusami, ma cosa ne sai? Sarebbero potuti morire ugualmente! Nessuno può sapere! Siccome con Annie avevo avuto ragione, pensavo ...- sussurrò sviando lo sguardo, -Pensavo che anche in questo caso avrei potuto fare la differenza, se avessi coperto le spalle di Lysa, forse avrei potuto evitare che morisse!-
Qualcuno si mise a ridere.
-Ma che egoista del cazzo sei?!- lo accusò un altro ancora.
La ragazza si mise le mani suoi fianchi. -Quindi tu lo hai fatto solo per Lysa....-
-E non hai pensa agli altri?!- intervenne una ragazza dai capelli biondo cenere.
Henry mise la testa di lato. Quella soldatessa aveva ragione, lui aveva solo preso in considerazione Lysa.
E gli altri? Già, se ne era lavato le mani.
Il primo che aveva parlato lo afferrò per la maglietta. -Lo sai, nella tua squadra c'era anche mio cugino!- ringhiò. - Di lui era rimasta solo la testa!- caricò un pugno.
Henry lo guardò impassibile. -Fa quello che vuoi, ma non è usando violenza contro di me che riporterai in vita il tuo cugino!-
-Stronzo!- urlò con rabbia allungando il pugno verso il suo viso, ma in quel momento qualcuno gli bloccò il braccio.
- Cosa sta succedendo qui?- la voce di Eren si frappose tra loro.
King si liberò bruscamente dalla presa del compagno che lo stava per colpire.
-Niente, qualcuno dovrebbe imparare a contenere le emozioni, tutto qui- lo liquidò con freddezza, tornando sui suoi passi.
Marlo, che stava accanto a Eren, lo raggiunse. - Henry...- iniziò camminandogli affianco, -Ti ha parlato il capitano?-
Si guardò intorno, i loro compagni stavano ancora spuntando sentenze avvelenate e sguardi carichi di odio.
-Dovresti riposarti finché la questione non si sarà calmata...-
-So cosa è meglio per me- affermò laconico il più giovane.
-Invece, credo proprio che ora non sei in grado di ragionare...- continuò l’altro, -Fai una cosa sensata, domattina vai dritto a casa, non fare nemmeno colazione, nessuno ti vuole vedere in questo momento.- di risposta Henry gli chiuse la porta in faccia.
Fanculo Neil, fanculo tutto e tutti.
Sospirò profondamente, facendo aderire la schiena alla porta, rinchiudendosi ancora una volta nel suo oblio, mentre silenziose lacrime rigarono il suo viso al ricordo della bella rossa che gli sorrideva.


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Entrare nell'appartamento che aveva condiviso con sua madre fu terribile.
L'odore pestilenziale di sporco e spazzatura gli fece storce le stomaco. Raggiunse una finestra, l'aprì e fece entrare luce e aria pulita.
Guardò il segno delle sue dita sul vetro pieno di polvere prima di sospirare.
-Chiudi! A tuo padre non piace il sole!- la voce di sua madre lo fece sobbalzare, si voltò e la vide sulla sedia a dondolo con i capelli spettinati e uno sguardo spiritato.
-Chiudi che se no va via!- continuò lei girando il collo verso un punto indefinito, - Non ti arrabbiare, ora Henry spegne il sole.-
-Mamma....- esordì lui sempre di spalle, -Papà è morto-
Aveva perso il conto di quante volte glielo avesse dovuto ripetere.
- Ma cosa dici? Lui è qui, mi fa sempre compagnia...- sospirò estasiata lei, - Mi fa tanti complimenti!- ridacchiò. Poi si voltò verso il figlio. - Henry, dove sei stato?-
King scosse la testa, osservando il campo rimasto incolto difronte la sua casa.
-Sono stato in battaglia, sono morte altre persone per colpa....- si fermò ricordando le parole dure dei compagni, -Per colpa delle circostanze- rettificò in secondo momento.
La donna emise un mugolìo. -Ma la mia bella Lysa?-
Il castano sentì un colpo al cuore a quella domanda.
-Dov'è? Mi doveva portare la marmellata di fragole... Lo sa che l'adoro- continuò la madre come se niente fosse. Tornò ad osservare un punto sul muro. - Henry, perché non rispondi a tuo padre?-
Il figlio si voltò verso di lei e non ci vide più. -MAMMA, GUARDA IN FACCIA LA REALTÀ?! PAPÁ È MORTO, ANCHE LYSA CI HA LASCIATO!- inveì avvicinandosi a lei.
-E dov’è andata?- chiese ignorando la rabbia del figlio, - Non avrete mica litigato?-
Henry l'afferrò per le spalle. -mamma...- sibilò avvicinando il suo volto al suo, -È morta non tornerà mai più- ripeté con sguardo liquido e voce instabile.
La donna sbatté le palpebre. -Morta? Perché?- poi lo guardò severa, - Non dirmi che siete andati al ruscello! Ti ho detto mille volte che è pericoloso!- si portò una mano sulla guancia. -Povero Steen, cosa farà ora che ha perso sua sorella...- mormorò.
-L'ha divorata un gigante- dichiarò il castano inginocchiandosi difronte a lei. -Quegli esseri immondi, privi di qualsiasi valore!- proseguì con voce venata dalla rabbia e impotenza.
-Chi è stata divorata?- chiese la donna dopo un lungo attimo di silenzio.
Henry appoggiò la testa sulle sue gambe, socchiudendo gli occhi. -Pensavo di essere speciale...- iniziò poco dopo. -Pensavo di poter evitare una catastrofe del genere, invece....-
La madre prese ad accarezzargli i capelli. -Mio piccolo Henry... Tu sei speciale- fece lei con dolcezza.
-Piú di quanto tu possa credere-
-No, mamma sono un egoista, un egoista che credeva di poter cambiare un destino già scritto!- ansimò con rabbia.
-Tu sei un piccolo Re, non a caso quando ti ho portato qui, tuo padre ha deciso di chiamarti Henry King- raccontò la donna sempre con tono pacato e dolce.
Henry spalancò gli occhi a quella rivelazione.
Nella sua mente rivide Annie versione titano, avvicinarsi e gridare la parola Re.
-Cosa ...?- fece lui distanziandosi.
La madre lo guardò con aria sorpresa.
-Cosa hai detto? Mi hai portato qui?- chiese lui guardandola in tralice. -Di cosa diavolo stai parlando?!-
Lei gli rivolse uno sguardo confuso. -Perché sei arrabbiato? Hai litigato con Lysa?-
Henry tornò dritto e lasciando la madre ai suoi deliri mentali, uscì fuori dalla casa e ripensò a quelle parole.
La parola Re gli riecheggiò nella mente, ed era diverse volte che le aveva sentita pronunciare.
Anche se pur diverse le situazioni.


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Reiner era tornato in città insieme a Berthold.
Il loro comandante Erwin era ancora con i militari reali e loro dovevano fargli da scorta, visto il malumore che girava tra la guardia reale.
Si erano appena sistemati in una taverna quando dalla finestra che dava sulla strada intravide Henry.
Trascinava i piedi e aveva la testa nascosta dal cappuccio della felpa.
Ma avrebbe messo la mano sul fuoco che fosse lui.
Fece un cenno a Berthold, intento a guardare il menù. -Ehi! C'è il tuo bello!- lo prese in giro.
Il moro alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere la figura del castano svoltare l'angolo di una casa.
Deglutì rumorosamente, non sapeva perché, ma non riusciva a trattenere le sue emozioni quando vedeva quel ragazzo.
Si alzò di scatto e uscì dalla taverna, incurante di Reiner che lo richiamava, seguì la direzione che aveva preso Henry.
Il castano sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
Riconoscendo la voce del ragazzo che lo aveva fermato, si voltò sforzandosi di sorridere.
-Berthold- ma il suo sguardo tradì il suo intento.
Il soldato più alto abbozzò un lieve sorriso. -Ho saputo....- esordi cercando di essere il più delicato possibile.
Henry annuì con fare meccanico, ancora non gli sembrava vero, quella sensazione di vuoto forse non lo avrebbe mai abbandonato. L'assenza di Lysa si faceva sentire.
Ogni giorno di più.
-BERT!- Reiner arrivò in quel momento con un’espressione omicida stampata in volto. -Perché non mi hai aspettato?- ringhiò avvicinandosi.
Solo quando fu a pochi passi da loro, notò che Berthold aveva afferrato la spalla di Henry, abbassò lo sguardo. - Henry...come stai?-
Il più giovane sospirò, sviando lo sguardo. -Fa tutto schifo... Non ha senso- proferì con voce instabile.
-Mi manca tanto....-
Fu quell’espressione che fece smuovere qualcosa in lui.
Quell'espressione confusa e vulnerabile.
Reiner sentì uno strano calore scivolare lungo il basso ventre.
Si stava forse eccitando per il lutto di Henry?
Scosse la testa, mettendosi una mano difronte al viso, fingendo dolore. -Giá, così giovane...- mormorò.
Il moro strinse la mano sulla spalla del giovane, quasi a volerlo costringere ad alzare lo sguardo su di sè. -In qualche modo ci sentiamo in colpa...- iniziò ricevendo una gomitata da Reiner che lo fece azzittire.
Tutta l'eccitazione che aveva provato sparì nel momento in cui dovette trovare una scusa per quella frase di troppo.
Henry li guardò confuso.- In colpa?- il biondo appoggiò, a sua volta, una mano sull'altra spalla del giovane. -Se solo avessimo capito chi era veramente Annie...-
-Giá, e se...- iniziò King poco dopo.
I due soldati lo guardarono in attesa.
-Se vi dicessi che io l'avevo già inquadrata dalla prima volta? Cioè, sentivo che avesse un secondo fine....- cercò di spiegare, - Ma non immaginavo che si sarebbe potuta spingere fino a questo punto-
Henry alzò lo sguardo verso il biondo. -Chissà cosa si prova a spezzare una vita umana, chissà se avrà avuto rimorso. Lysa era una sua amica.- poi strinse i pugni con una nuova luce negli occhi, -Io non provo pietà per lei, spero che la torturino fino alla morte. Nessuna pietà per quelli come lei.- finì in un sussurro.
Huber rivolse uno sguardo al compagno, notando l'espressione assorta di quest'ultimo.
Reiner sembrava in una sorta di silenziosa estasi, osservava Henry e lo ascoltava in religioso silenzio, totalmente preso da lui.
Pareva un predatore che si fingeva amichevole nei confronti della sua preda.
Berthold tossì rumorosamente. -Ha ingannato tutti noi...- tornò a guardare il giovane, - Se hai bisogno di qualcosa io posso...-
-Noi staremo qui ancora per qualche giorno- lo interruppe il biondo, -Perciò non esitare a venirci a trovare, capiamo benissimo cosa vuol dire perdere qualcuno che ami.-
Fu allora che Henry riuscì a sorridere dopo tanto tempo. -Grazie ragazzi. Grazie davvero- disse sentendosi inaspettatamente più leggero.
E compreso.


__________________


Henry si presentò in caserma con un peso nel petto, aveva passato tutta la notte precedente a ricordare le parole di Lysa e quella stessa mattina aveva deciso che doveva darle ascolto, almeno in parte.
Doveva dare una svolta a quella vita, avere un nuovo scopo e distrarsi da quegli incubi.
Si era fatto una doccia, sistemato i capelli e messa la sua alta uniforme e quando si era guardato allo specchio si era sentito ancora appesantito da quel senso di colpa.
Ci aveva messo due settimane a decidere di tornare in accademia ed ora che si ritrovava lì faticava a sopportare gli sguardi dei suoi compagni.
Giunse davanti alla porta dell'ufficio di Neil.
Due guardie stavano ferme e lo fissavano con astio. -Tu guarda chi è tornato!- esclamò una di loro e Henry riconobbe in lei la ragazza che lo aveva aggredito il giorno in cui era stato congedato.
Respirò profondamente prima di fare il saluto militare. -Devo parlare con il capitano Neil.-
Lei si sciolse in una risata denigratoria. -Hai sentito, Vincent?-
L'altro scosse la testa, guardandolo con compassione. -Henry, vai... Non farti più vedere- gli suggerì, -Hai già fatto abbastanza.-
-Esigo di vedere il capitano!- esclamò portandosi avanti di un passo.
-Non mi sembri nella posizione di poter esigere!- gli fece notare la mora.
Marlo aprì la porta proprio in quel momento. - Cosa sono queste risatine? State lavorando o cosa?- fulminò le due guardie per poi posare lo sguardo su Henry.
-King...- lo salutò alzando il mento, - Hai deciso di ritornare?-
Il castano annuì, abbozzando lieve sorriso. -Ok, possiamo stare a discuterne fino a quando volete- iniziò sulla soglia dell’ufficio, voltando la testa verso i due soldati alle sue spalle, -Ciò che è stato è stato, non si può cambiare il passato, ma sappiate che ne le vostre offese o dubbi potranno mai ostacolarmi nella mia decisione! Quindi fatevi da parte, prego!- scandì le ultime parole sbattendogli la porta in pieno viso.
Neil era seduto sulla sua comoda poltrona dietro alla pesante scrivania e accanto a lui, su una poltrona altrettanto lussuosa, stava Erwin.
Marlo fece il saluto militare. -Capitano. Henry King desidera parlarvi.- e con un gesto elegante fece notare la presenza del giovane alle sue spalle.
Neil lo esortò a sedersi -Prego.- scandì la parola come a volergli ricordare che lì era lui che comandava e che quella era l'ultima possibilità che aveva.
-Quel caratterino ti procurerà sempre molti nemici, sappilo- ci tenne ad avvisarlo, prima di concentrarsi sulla prossima questione.
Henry lo guardò incurante per quella premura. -Capitano Neil, tralasciando il mio carattere....- disse accavallando le gambe, -Vorrei riavere il mio posto-
L'uomo storse le labbra a quella richiesta. - Sicuro....- replicò con sarcasmo, -E sentiamo chi mi garantisce che tu sia nel pieno delle tue facoltà mentali e fisiche?-
-Non mi sarei presentato al suo cospetto, le pare?- ribatté Henry con altrettanto sarcasmo. -Sento che devo riprendere in mano la mia vita e per farlo devo ritornare ad essere quello che ero-
Neil scosse la testa a quelle parole. -Certo. A discapito degli altri? Dammi una sola ragione perché dovrei farlo, avanti- lo invitò curioso, nel sentirlo esporre le sue motivazioni.
Henry fece un profondo respiro, ora più che mai doveva mostrarsi deciso e risoluto.
-Perché sa che sono un pezzo da novanta, sa che posso fare la differenza sia sul campo di battaglia che nelle decisioni strategiche, sa che sono un ragazzo sulla quale si può fare affidamento. Ho avuto un crollo, non ho valutato bene la situazione e per questo ho perso....- la voce iniziò a vacillare, ma lui cercò di aggrapparsi alla sua forza e alla sua tempra, soffocando quella sfumatura di fragilità, - Abbiamo perso molte vite- si corresse, -La prego di darmi una seconda opportunità, lei sa quanto valgo...-
Il capitano lo fissò. -E Lysa? È un capitolo chiuso?- chiese notando subito lo sguardo dell'altro incupirsi e farsi distante.
Doveva ammettere che Henry era un buon soldato, ma non poteva rimetterlo nelle file della guardia reale se ogni volta che si pronunciava il nome della sua amica si perdeva in chissà quali pensieri.
Guardò Erwin che sembrava studiare la situazione.
-Non credo sia giunto il momento, King...- disse tornando ad osservare il giovane
-È giunto- insisté il più giovane poco dopo, -Mi dia solo una possibilità- ripeté.
-Lysa è acqua passata.- disse trafiggendosi il cuore. -È stata una valida guerriera, ma non posso perdere il mio tempo nel passato, le pare?-
Fece con un sorriso divertito.
"Non lasciarti distrarre, non lasciarti confondere"
La filosofia di suo padre iniziava lentamente a prendere forma, era un gioco pericoloso reprimere i propri sentimenti, ma doveva farlo.
Era caduto nell’oblio e pian piano doveva risalire in superficie.
Anche se questo voleva dire infangare la memoria di una cara persona.
Pensò che se Lysa lo avesse udito, forse non lo avrebbe biasimato.
Forse lei stessa avrebbe fatto lo stesso.
Quel mondo era crudele, non c'era tempo per i rimpianti.
Aveva sofferto per la perdita della rossa, ma era tempo di voltare pagina.
-Non dovresti calpestare così il ricordo di un'amica...- Erwin lo guardò freddamente, -Nessun amico perso in battaglia è acqua passata-
Neil annuì. -Ancora non capisci che superare il dolore di una perdita non equivale a negare il ricordo di tale persona.-, prese una sigaretta. -Quindi no. Non puoi tornare.- accese un fiammifero
King sviò lo sguardo, rimanendo in silenzio. Cercando un qualsiasi pretesto per convincerlo, ma la sua mente pareva non avere niente da suggerire.
-Neil. Ho una proposta da farti...- esordì Erwin voltandosi per vedere l'amico sbuffare del fumo.
- Che ne dici se King entrasse nella squadra di ricerca?- sorrise, -Potrebbe imparare molto-
-Cosi diverrà il prossimo pasto per i giganti- asserì il capitano.
-Oppure imparerà che lavorare in squadra è importante...-
Il castano gli lanciò un occhiata torva. -Ha molta fiducia in me-
Neil alzò le spalle. -Purtroppo, durante l'inseguimento di Annie i risultati hanno parlato chiaro-
Henry sbuffò cercando di mantenere la calma. -Sono diverso!- esclamò, alzandosi a sbattendo le mani sulla scrivania. -Basta con queste premure! Sono stato via il tempo sufficiente per riprendermi, Mi sono umiliato d'innanzi a i miei compagni, sono venuto qui per dimostrarti che posso riprendere le redini della situazione.... Cos'altro devo fare?-
Neil lo guardò negli occhi sbuffando del fumo.
-Sai, King, l'idea del capitano Smith non è così sbagliata. Fossi in te valuterei la proposta.- si allungò verso di lui. -Pensaci e torna qui fra due giorni, se la tua idea non è cambiata ti farò tornare nella guardia reale.- lo investì con una nuvola di fumo ed il ragazzo tossì disgustato.
La risata del moro lo accompagnò fino alla porta.
-Maledetto...- il castano chiuse con violenza la porta alle sue spalle, freddando chiunque gli si trovasse davanti.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 -Oh, mio Dio...- sussurrò Henry entrando nella sua vecchia stanza trovandola completamente a soqquadro.
Marlo si appoggiò allo stipite della porta. -È rimasta come quella notte.- proferì alla sue spalle.
Il castano si diresse vicino al letto a piccoli passi, poi il suo sguardo si posò sui cassetti aperti. -Il mio diario....- si voltò verso il ragazzo, -Dov'è finito?-
Marlo sbatté le palpebre confuso. - Sai, è una storia strana...- iniziò, -Annie quella sera lo stava leggendo-
Non appena sentì quel nome, Henry lo fulminò con lo sguardo. -Annie....- ripeté con un certo fastidio.
Come aveva osato quella donna frugare nelle sua intimità? In quelle pagine c'erano cose prettamente personali.
Cose che nemmeno Lysa sapeva.
-Cosa ci faceva qui?- chiese con una rabbia crescente.
Marlo fece spallucce. - Io questo non lo so, ma aveva un aria molto presa.-
-Sono stato messo in mezzo- dedusse poco dopo il castano, -Non chiedermi il motivo, ma sento che c'è qualcosa sotto-
Il ragazzo dai capelli blu si mise a sedere sul letto. - Strano che sia scomparso anche il tuo diario-
-Perché c'era ancora quella sera?-
Marlo storse le labbra cercando di ricordare l'incontro improvviso con la bionda. -Appena la colsi sul fatto, le era caduto e lei poi era fuggita dalla finestra- raccontò indicandogli la finestra oramai in frantumi, -Le sono corso dietro, i cadetti che erano venuti a perlustrare la tua camera non lo hanno ritrovato-
Henry esalò un respiro di sollievo. -Quindi non è stato letto da nessuno, all'infuori di lei.-
-E da chi lo ha preso- continuò Marlo, guardando l'amico muoversi nervoso nella stanza. -Cos’hai intenzione di fare? Sai che qui non sarà come prima.-
Henry sospirò pesantemente mettendosi le mani nei capelli. -Non lo so. Io non ci capisco più niente- replicò alzando lo sguardo al soffitto. -Non capisco perché Annie si sia intrufolata in camera mai e per di più leggendo il mio diario...Cioè, il senso?-
-E perché poi ti abbia chiamato Re- aggiunse Marlo.
-Giá, Re... Ma di cosa- sbuffò il castano guardando fuori la finestra, -Più avanti si va e più mi sembra che tutto questo non abbia senso-
Sospirarono insieme arrendendosi al fatto di non averci capito nulla.
-Dunque...- dopo qualche attimo di silenzio Marlo si piegò avanti e raccolse un libro. -Erwin ti vorrebbe tra le sue fila, eh?-
Il giovane sviò lo sguardo, cercando di placare l'insolito brivido che gli aveva attraversato la schiena al sentire nominare il nome di quel biondo che tanto adorava.
-Si, mi ha fatto questa proposta- buttò la fingendo indifferenza.
-Ero presente- replicò l’amico, - mi è parso che tu...- le sue parole furono bloccate da alcune voci nel corridoio.
- Eh? Ma non sarà mica tornato?- la voce di un ragazzo riecheggiò.
-Beh, gli daremo un motivo per andarsene per sempre...- affermò un altro.
Marlo sospirò. -Prendi quello che ti serve, Henry, e vai a casa.-
Si bloccò un attimo prima di uscire e con le guance rosse si voltò verso il castano. -Io ci andrei...- gli disse imbarazzato, con uno sguardo che voleva dire: Guarda che ho capito benissimo che nutri un certo interesse nei suoi confronti.
Senza attendere risposta, Marlo uscì e la sua voce tornò a tuonare. - Lo sapete che cospirare ai danni di un proprio commilitone è punibile con la prigione?-
Il soldato dagli occhi verdi gli sorrise grato.
Sapeva che Marlo tenesse a lui, anche se non si erano visti spesso nelle ultime settimane, sapeva che in qualche modo, con la storia del diario gli avesse coperto le spalle.
E sapeva, che se lo avesse ritrovato lui stesso, lo avrebbe tenuto nascosto agli occhi di tutti.
Così faceva un amico, non ti chiedeva perché, non ti giudicava, restava con te nella buona o nella cattiva sorte.
Marlo stava facendo lo stesso, anche perché il ragazzo dai capelli blu aveva intuito che Henry fosse la pedina coinvolta in un gioco più grande di lui.


________________________________


Al calar del sole Henry si diresse verso casa della madre, quando qualcuno gli si avvicinò.
Sentendo i passi avvicinarsi, King sfoderò le spade puntandole verso la sagoma indefinita che avanzava nella penombra.
-Tranquillo, sono io- lo rassicurò una voce familiare, mentre quel volto anonimo iniziava a svelarsi.
-Reiner....- sussurrò il castano, riponendo le lame al proprio posto.
-Riflessi pronti- commentò il biondo con un sorriso.
Henry fece spallucce, sviando lo sguardo.
-Ti sei ripresentato, a quanto vedo....- disse il biondo guardandolo da capo a piedi, posando poi lo sguardo sul bracciale dorato.
-Le notizie viaggiano- fece Henry con sarcasmo.
-Non sono delle migliori- precisò il più grande, incrociando le braccia.
Il castano gli rivolse uno sguardo apatico. -Non mi curo dei loro pettegolezzi-
-Beh, però non puoi nascondere di averla fatta grossa- gli fece notare Braun.
A quelle parole lo sguardo di Henry si inasprì. -Sei venuto anche tu a farmi la predica? Perché per oggi ne ho sentite abbastanza.-
-No, sono venuto a farti riflettere- lo corresse il biondo.
Il più giovane inarcò un sopracciglio. -Su cosa?-
Reiner iniziò a girargli attorno. -Ho saputo che Smith ti vuole nella sua squadra- esordì con tono enigmatico.
-Si, è vero...- ammise il più piccolo con tono impassibile.
-Beh, quale miglior offerta per mediare a ciò che hai causato- sottolineò l'altro guardandolo attentamente. -Pensaci bene. Offriresti la tua vita per una giusta causa-
Il biondo notò come quelle parole avessero sortito un certo effetto sul castano.
-Cioè, io... Volevo solo tornare alla mia vita, volevo fare la differenza- replicò Henry vacillando.
-Ora puoi farlo, se solo entrerai nella legione esplorativa- continuò Reiner con tono pacato, -Fossi al tuo posto lo farei, cioè come fai a vivere sereno?-
"Ha ragione, ha fottutamente ragione" pensò King mordendosi un labbro.
Poi ricordò le parole di Marlo: "Io ci andrei.”
In fin dei conti come si sarebbe potuto redimere continuando a fare la guardia reale? Sarebbe stato pronto ad affrontare nuovamente quegli sguardi accusatori e quelle diffamazioni pungenti? Forse Reiner aveva ragione, forse l'unica via per riscattarsi ed essere finalmente liberi era quella di unirsi alla legione esplorativa.
-Hai ragione- convenne dopo un lungo silenzio.
Reiner gli sorrise mettendogli una mano sulla spalla. -Non ti mentirò sul fatto che sarà semplice. Ma questa è la scelta giusta da fare.- gli fece l'occhiolino, -Spero di averti nella mia squadra-
Henry gli rivolse un piccolo sorriso. -Si, lo spero anche io- si augurò.


_____________________________________


Henry guardò il portone aprirsi davanti a lui, aveva il cuore che
batteva velocemente e le mani gli sudavano.
Strinse le redini, e seguendo l'esempio di Erwin fece partire il cavallo al trotto, si voltò giusto per vedere Marlo fissarlo pensieroso, lo salutò con un cenno della mano.
-King, voglio essere chiaro con te, fin da subito, non ho intenzione di perdere uomini per l'iniziativa di un solo uomo. Da ora dovrai eseguire solo i miei ordini.- il capitano lo fulminò con lo sguardo , -Chiaro?-
Lui annuì. - Sissignore!- non avrebbe sprecato quell’occasione.
Berthorld, poco distante da loro, osservava la schiena del castano.
"Quant'è carino quando cerca di fare il soldato impavido" pensò con sguardo assorto, sempre rivolto alla sua minuta figura.
-Sveglia, Romeo!- gli urlò Reiner facendolo sobbalzare e, per poco, non cadde da cavallo.
-Dobbiamo sempre mantenere alta la guardia- gli ricordò in un sibilo, indurendo i lineamenti del viso.
Arrivarono a destinazione quando era ormai ora di cena.
Dalla caserma uscivano risate di ragazzi che si confondevano con il nitrito dei cavalli nelle scuderie accanto.
Reiner scese con un balzo odorando il profumino che usciva dalle finestre. -Oggi ha cucinato Sasha! Si sente il tocco di una cuoca provetta!- gli occhi gli si illuminarono, ad Henry sembrava un bambino.
Anche Berthold aveva uno sguardo che sembrava dire "finalmente sono tornato" eppure rimproverò bonariamente l'amico.- Reiner, sembra che non hai mangiato per mesi...- l'altro lo ignorò e prendendo il più giovane per il braccio, lo trascinò con ben poca grazia all'interno della mensa.
Connie si stava versando del vino quando li notò, sventolò la mano come un bambino. -Ehi! Ragazzi, venite che c'è posto!- urlò facendo ridere di cuore il biondo.
Henry guardò in tralice la mano che lo stava tenendo saldamente per il braccio.
- Vieni, ti presento gli altri!- Reiner lo trascinò per la stanza senza difficoltà.
Il castano sembrava una marionetta.
Un essere privo di capacità intellettive e la cosa inizio ad urtarlo e non poco.
Una ragazza dai capelli scuri alzò lo sguardo su di loro. -E quello chi è?- chiese con ben poca eleganza, bevendo un sorso del suo boccale. -Sembra un damerino...-
Fu quella la goccia che fece traboccare il vaso. King si liberò bruscamente dalla presa del soldato, andando al centro della sala.
Si ricompose e si schiarì la voce.
-Buona sera a tutti, io sono Henry King. Onorato di far parte del corpo di ricerca!-
Si presentò con un certo savoir-faire.
-Presterò la mia vita per la ricerca della verità e della libertà. Per rendere questo mondo un posto migliore.- continuò con carisma e sicurezza, cercando di risultare risoluto e determinato.
Tutti lo guardarono in silenzio per qualche secondo per poi tornare a mangiare e urlare, ignorandolo deliberatamente.
Berthold lo raggiunse. -Ehm...qui non siamo così formali...- si grattò la testa, -Dai vieni a sederti con noi!- e gli indicò la tavolata dove alcuni ragazzi li fissavano con sarcasmo.
Henry fece una smorfia di disapprovazione lanciando uno sguardo al gruppo di ragazzi più chiassoso, alzò le spalle, scuotendo la testa per poi seguirlo.
Jean lo guardò sedersi accanto a lui, Armin gli lanciò un'occhiata e Connie gli sorrise divertito.
-Allora...- Sasha lo guardava masticando il pasticcio, -Come mai ti sei unito al corpo di ricerca?-
A quella domanda il ragazzo sentì qualcosa smuoversi dentro al suo cuore. Qualcosa di doloroso, qualcosa che doveva imparare a gestire e lasciando i vari sentimentalismi, prese a sorseggiare la sua zuppa.
-È l'unico modo per redimermi- spiegò vagamente. -E poi ho sentito che questa era la giusta decisione da prendere-
La ragazza guardò confusa il nuovo arrivato per poi chiedere spiegazioni a Reiner che fece spallucce.
Connie gli diede una pacca sulla schiena. -Beh, se cerchi l'adrenalina, qui ne avrai tanta!- rise divertito.
-Lasciatelo in pace- Armin li guardava stanco, -Avrà le sue ragioni proprio come noi abbiamo le nostre.-
Henry gli sorrise grato. -Grazie-, poi volse lo sguardo su Connie. -Ne avrei un gran bisogno- ammise sempre sorridendo.
Connie lo guardò mangiare. -Quindi sarai nella nostra squadra?-
Reiner si grattò il mento. - Il capitano non ha ancora deciso-
Henry rimase in silenzio, fissando un punto indefinito della stanza, la mente rielaborò tutti i fatti che erano successi in quelle settimane.
Era incredibile come il tempo scorresse a loro insaputa, come in così poco tempo il destino potesse intraprendere altre vie.
Ad un tratto, nella stanza, entrò un giovane dai capelli scuri con riflessi ramati, altre reclute smisero di parlare non appena il ragazzo passò difronte al loro tavolo, seguito da Levi e Eren.
Connie rimase senza fiato. -Oh....-
Sasha ridacchiò. -Nathan sa come attirare l'attenzione.- commentò addentando un pezzo di pane.
-Va solo con i pezzi grossi- borbottò Jean.
Henry nel voltarsi notò che quel ragazzo dagli occhi blu avesse una bellezza particolare. Il portamento, la sua aria imperturbabile, pareva essere un reale in una landa di bifolchi.
Nathan sussurrò qualcosa ad un ragazzo dai capelli mori che Henry aveva già visto il giorno in cui i suoi compagni della guardia reale gli avevano dato contro.
-Comunque, come ci alleneremo domani?- domandò tornando a guardare Reiner e gli altri. -Perché da domani potrò essere anche io operativo, no?-
Reiner annuì. -Certo!- gli appoggiò una mano sulla spalla, -Domani abbiamo allenamento corpo a corpo...- avvicinò le labbra ad un orecchio, - Non metterti con Mikasa o ti ritroverai col culo per terra.- sussurrò.
Il castano inarcò un sopracciglio per poi replicare con un Buono a sapersi.
Connie sorrise. -È divertente! Di solito io faccio squadra con Sasha, ma se vuoi posso essere il tuo compagno!-
Henry abbozzò un timido sorriso. -Per me non c'è problema!-
-Oh, guardate- esordì una voce calda alle sue spalle. -La sfortuna si abbatterà su di noi-
King si voltò in direzione della voce, ritrovandosi un Nathan con un sorriso beffardo dipinto sulle labbra.
-Come prego?- chiese con tono pacato.
- Non sei tu che hai fatto sterminare ben 10 tuoi commilitoni?-
Reiner strinse i pugni e irrigidì la mascella. -Questo non ti riguarda!- nel mentre, Sasha lanciò abilmente una forchetta a qualche centimetro dell'orecchio del bel giovane, -Fossi in te, non parlerei tanto visto che la tua abilità sta solo nel scopa...-
-SASHA!- la ammonì Levi guardandola freddamente, la ragazza mise il broncio.
Henry abbassò lo sguardo sulla zuppa. “Dunque la voce era arrivata fin qui.”pensò. -Si è vero....- esordì poco dopo, -Ho fatto un errore imperdonabile, ma è facile puntare il dito e criticare- il castano si alzò pronto a ribattere con l’intenzione di non permettere più a nessuno di umiliarlo o di giudicarlo. -Sono qui per cambiare le cose-
Nathan fece una smorfia, incrociando le braccia. -Mi risulta assai difficile da credere, che legami avevi con Annie? Cos'è la storia del Re? Illuminaci!-
-Non lo so- sorrise Henry con franchezza, -Ma intendo scoprirlo e poi, sinceramente caro Nathan tu dovresti essere l'ultimo a giudicarmi-
Il ragazzo dagli occhi blu lo perforò con lo sguardo.
- Chi è senza peccato scagli la prima pietra- disse Henry, citando un verso della bibbia, facendo un sorrisetto- Ma qui....- lo guardò da capo a piedi, -Non so più cosa sia senza peccato-
Levi abbozzò un sorriso divertito, Nathan aveva gli occhi fuori dalle orbite.
Jean trattenne una risata e con lui anche il resto della squadra.
- Henry 1 Nathan 0- decretò Ymir alzando un boccale di birra.
Il moro li fulminò con lo sguardo, si vedeva che stava trattenendo la rabbia.
Henry guardò il suo rivale con aria imperturbabile. -Con permesso- concluse voltandogli le spalle per poi tornare a sedersi.
-Stupida serpe!- urlò l'altro perdendo la sua consueta bellezza e compostezza, saltandogli addosso.
Henry sbatte l'addome contro il tavolo ritrovandosi per terra, mentre il ragazzo dai capelli scuri inveiva contro di lui, prendendolo a pugni.
Bastò che Reiner prendesse il moro per la camicia per fermare la rissa. Lo guardò con rabbia. -Smettila di fare la prima donna.- avvicinò il viso al suo, -Tu non piaci a nessuno di noi. E se ti vedo colpire a tradimento i miei amici sarò lieto di farti conoscere i miei pugni!-
Berthold allungò una mano intento ad aiutare Henry a rialzarsi. -Tutto bene?-
-Si, credo di sì.- replicò mettendosi una mano su una gota.
Eren si avvicinò al gruppo che si era riunito ad assistere alla rissa.
-Ma che succede qui?- domandò per poi posare lo sguardo su un Nathan furioso ed un Henry ancora un po' tramortito.
-Sei sempre tu a creare scompiglio.- osservò con tono ironico.
Il castano cercò di ricomporsi. -Sara la mia maledizione, ma non riesco a stare in silenzio difronte a certi commenti mediocri fatte da persone dalla moralità alquanto discutibile- sottolineò a mo' di provocazione.
Eren lo guardò divertito. - Non ho mai detto che non devi farlo.- si allungò verso di lui, -Mi piace questo tuo modo di fare- disse ammiccando un sorriso.
Il giovane rise di tutta risposta. -Comunque, il nostro primo incontro non è stato uno dei migliori. Henry King, piacere- si presentò allungando la mano.
-Eren Jeager- ribatte l'altro stringendogliela energeticamente.
Levi intanto aveva raggiunto Nathan e Reiner. -Mettilo giù- ordinò con tono fermo.
I ragazzi smisero di urlare nel momento in cui Reiner lasciò cadere a terra il moro, ritrovandosi poi ridere a crepapelle.
Jean che non aveva parlato fino a quel momento, si allungò sul tavolo per guardare Eren negli occhi. -Stasera vieni alla festa? O ci dai buca come sempre?-
-Quale festa?- chiese Henry guardando sia l'uno che l'altro.
- Sono feste fatte apposta per noi della squadra di ricerca.- spiegò Reiner con aria solenne, -È una specie di celebrazione alla vita.-
Jean sbuffò. -Viene organizzata ogni qual volta che torniamo da una missione. Festeggiamo di essere vivi e ricordiamo gli amici persi.-
Connie annuì -C'è perfino una pista ballo!-
-Cibo, tanto cibo e dolci!- esultò Sasha con sguardo rapito.
Il castano sviò lo sguardo, nella sua mente una ragazza dai capelli rossi gli sorrise angelica.
Reiner gli avvolse un braccio intorno alle spalle. -Dovresti venire anche tu. Potresti salutare come si deve Lysa...-
Henry annuì in modo meccanico. -Si, glielo devo- disse con sguardo assorto.
-Perfetto!- esclamò il biondo dandogli una sonora pacca sulla schiena che lo fece quasi cadere a terra.









 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Henry rimase in silenzio ad osservare le bancarelle piene di cibo. Era cibo normale come zuppe, pane e frutta caramellata eppure i soldati apprezzavano con gioia.
Sasha, che per l'occasione si era messa una lunga gonna, si era precipitata a mangiare, in qualche modo gli ricordava Lysa.
-Guarda!-Connie gli indicò il cielo dove c'erano numerose lanterne luminose. -Loro sono i nostri compagni...- sussurrò per non farsi sentire dagli amici, -Jean ne accende una ogni volta per Marco.- il suo sguardo per un attimo si oscurò.
Per la prima volta Henry si chiese quanti di loro avessero subito una perdita come la sua.
Reiner lo prese per un braccio. -Andiamo in piazza! C'è musica e da bere!-.
-E in più puoi comprare una lanterna per Lysa.- fece Berthorldt alle loro spalle.
Henry sentendosi trascinare in modo brusco sbuffò irritato. Non tollerava più di essere trattato come una marionetta. Reiner era un bravo ragazzo e gli stava pure simpatico, ma quel contatto fisico iniziava ad odiarlo. -Ok, va bene- convenne con espressione seccata.
Berthorldt prese il polso del biondo obbligandolo a lasciare la presa, -Credo che Henry sappia camminare da solo- sibiló infastidito.
Il castano lo ringraziò con lo sguardo. - Comunque, non te lo porto via- rise divertito, tenendo a chiarire ogni possibile malinteso.
-Co..cosa?- il moro arrossì vistosamente, - Io...Non...io...- iniziò cercando le parole giuste, ma Herny lo liquidò con un gesto della mano e velocizzò il passo.
Nel mentre, una bionda dai grandi occhi azzurri stava seguendo con lo sguardo i moventi del giovane.
-Ymir....- sussurrò alla sua amica, ben più alta di lei, -Chi è quel ragazzo?- domandò con voce vellutata.
Ymir alzò un sopracciglio - Ah! Quello è un nuovo membro, viene dalla guardia reale- sorrise alla bionda, - Ma non è bello quanto te!-
-Eh?- fece la bionda arrossendo vistosamente, -Ma che dici.... Anche lui è...- ma non riuscì a finire la frase che il castano le passò difronte con passo svelto.
Historia si morse le labbra, le sembrava ancora più bello da vicino, con quegli occhi verdi come smeraldi, quei capelli scompigliati e quell’aria da soldato impavido.
Henry esaminò la pista da ballo, non era grande come quelle del palazzo, ma la gente si divertiva. Ridevano e cantavano, alcuni erano coppie altri erano gruppi di amici, c'era chi era brillo e chi invece era arrossato dalla foga dei balli.
Era così diverso da quello a cui era abituato.
Improvvisamente si ritrovò la mano di Sasha che lo spingeva verso il centro -Balliamo!- urlò per sovrastare la musica.
Il castano arrossì colto alla sprovvista. -No, no! Io non ballo!- protestò cercando di non farsi travolgere.
-Sasha, smettila!- Connie li raggiunse, - Guarda, anche se fai pena qui a nessuno importa!- rise iniziando a muoversi in maniera buffa.
King li guardò stranito sentendosi fuori luogo.
Incrociò le braccia, mostrando il suo totale disappunto alla danza. Di tanto in tanto sentiva qualcuno che lo spingeva.
Jean se ne stava ai bordi della pista con un boccale di birra. -E Dai! Lasciati andare...- gli diede una pacca sulla spalla. -Oh, preferisci un'altra compagnia?- lo guardò con la coda dell'occhio.
-Quale?- domandò il castano inarcando un sopracciglio.
Jean ridacchiando indicò una bionda alle loro spalle, non appena si voltarono, lei li salutò con un cenno della mano. -Ti sta osservando da un po'-
Henry non appena la vide rimase senza fiato. Era una ragazza dalla straordinaria bellezza, pareva quasi una Dea.
-Historia!- la chiamò facendo sobbalzare la ragazza e facendo girare tutti quelli che lì circondavano, - Henry vuole ballare con te!-
-Ma che dici!- fece King arrossendo per l'imbarazzo, -Sta zitto!- sibilò dandogli una gomitata.
- Ma Va!- l’amico lo spintonò verso la bionda, -Divertiti, la tua faccia annoiata mi da fastidio!- erano quasi vicino a lei, quando Jean lo bloccò e gli strinse con forza le mani sulle spalle, così forte che Henry era sicuro che volesse fargli male, -Ma se la tocchi in maniera non consona...- sussurró, - Ti ammazzo.-
Henry si voltò bruscamente verso il compagno. -Pensi che sia una persona così grezza?-
Jean sorrise. -Meglio!- e lo presentò ad Historia
King sospirò non appena Jean e, a malincuore Ymir, li lasciarono soli.
-Scusami, ma è successo tutto così all'improvviso...- esordì il castano con un sorriso incerto. -Comunque, mi stupisco di averti notata solo ora- aggiunse guardandola attentamente, -Cioè, sei reale?- domandò ammaliato da così tanta bellezza.
Lei ridacchiò. -Potrei farti la stessa domanda.- gli allungò una mano, -Balliamo?-
Henry le sorrise affabile. -Ma certo- concesse conducendola verso la pista da ballo.
Berthorldt e Reiner li guardavano in disparte.
-Oh, questa mi mancava...- mormorò Reiner, -Ci manca solo che il nostro Henry si innamori di Historia- ridacchiò compiaciuto.
Sasha e Connie li raggiunsero. -Bastava dirlo che ti piacevano le bionde!- ridacchiarono facendo arrossire i due. Poi come niente fosse, i due si allontanarono. -Andiamo a chiedere un lento, così vi potete conoscere meglio!- urlarono.
Henry si mise una mano sul volto, scuotendo la testa. -Che tipi...-. Ma infondo era felice di aver fatto la loro conoscenza, erano persone allegre e vivaci.
E lui aveva bisogno di tali persone, persone con cui ridere, di cui potersi fidare.
Historia rise. - Sono l'anima del gruppo!- posizionò le mani sulle spalle del giovane, - Ma sono anche quelli che fanno più paura con le armi.- sorrise, -Mi sento al sicuro con loro!-
Henry tornò a concentrarsi solo su di lei. -Sai, anche io mi sento in qualche modo protetto, quando sono con loro- le sorrise ancora e intrecciando le dita con quelle della giovane, iniziarono a ballare.
Ma accadde qualcosa.
Henry si sentì attraversare da un brivido e nella sua mente vide cose che mai aveva visto in vita sua.
Il volto di una bambina dai capelli biondi, molto simile a quello di Historia che sul calar del sole gli sorrise con dolcezza.
Un’altra ragazza dai capelli color ebano gli rivolse un sorriso gentile, un uomo dai capelli bianchi e dagli occhi viola stava conversando animatamente con una donna dai capelli mori e notò che la donna avesse al polso un bracciale d'oro identico al suo.
Poi vide due giganti scontrarsi senza pietà.
Una donna venne schiacciata brutalmente da un
o di quei giganti, poi stessa sorte toccò a dei giovani. Henry pensò che fossero i suoi figli. Poi udì l'urlo di un bambino e vide il volto sfocato di un’altra donna stringere a sé un neonato che gli assomigliava incredibilmente, il bimbo aveva lo stesso bracciale della mora, identico anch'esso al suo. Ma era tutto così confuso e tragico.
- Henry?- una voce lontana lo richiamò, -Henry..?-
Historia lo guardava con occhi spalancati, piena di disagio. - Henry...tu...- lui non la lasciò finire, si sentiva ancora stordito e quelle immagini erano ancora così terribilmente reali nella sua mente che si voltò e corse lontano da lei.
-Ehi...- Reiner cercò di fermarlo, ma il castano con irritazione allontanò la sua presa e lo lasciò alle sue spalle.
Tutti guardarono quella fuga incerti su cosa fare.
Historia chiuse le mani in pugni un paio di volte, poi corse anche lei.
Il castano si piegò sulle ginocchia cercando di riprendere fiato, oramai il frastuono della festa e le urla concitate dei suoi compagni risuonavano lontane.
Era ancora sotto shock.
- Ma cosa diavolo era quello?- si chiese sempre ansimante, tornando dritto.
Poi osservò attentamente il suo amato bracciale d'oro e si sentì trasalire al pensiero che quella donna mora voltata di spalle e quel neonato che tanto gli somigliava avessero lo stesso bracciale.
-Ma allora da dove vengo?- si chiese con una profonda tristezza, -Possibile che la mia vita sia stata tutta una menzogna?- poi ricordò ancora una volta le parole della madre: “Tu sei un piccolo Re, non a caso quando ti ho portato qui, abbiamo deciso di chiamarti Henry King.”
Ed ancora una volta le parole di Annie affollarono la sua mente:"Re!" si mise una mano intorno alla gola, mentre una strana consapevolezza gli attanagliò lo stomaco, togliendogli persino il respiro.
-Oddio, non sarò mica... il re di quei mostri...- sussurrò ricordando i due giganti sfidarsi.
-Devi avere dei pensieri davvero cupi.- Eren stava a pochi passi da lui - Per avere quello sguardo.- i suoi occhi verdi lo guardavano con intensità.
Henry aveva lo sguardo perso nel vuoto. -Io non so più chi sono....- proferì con voce distante. -Forse sono un mostro.-
Eren sospirò. -Capisco.- alzò lo sguardo al cielo, -È un dilemma che tutti prima o poi dobbiamo affrontare-si mise le mani in tasca, -Ma credimi, io so bene cosa vuol dire essere dei mostri-
King si lasciò cadere sulle ginocchia. -Ora è tutto chiaro- disse sempre con tono assente, -Mi hanno fatto crescere sotto mentite spoglie affinché non potessi essere una minaccia, perché... Io sono come coloro che combattete, io sono il Re dei giganti, questo spiega il fatto del perché Annie mia abbia risparmiato, questo spiega il mio egoismo che cela la voglia di sangue... io agisco come un gigante, sono un egoista e faccio pagare con il sangue i miei errori.- mormorò.
-CAZZOOO?!- urlò poco dopo, così forte da ferirsi alla gola, -PERCHÈ?! PERCHÉ?!-
-E i miei sapevano e me lo hanno sempre taciuto, ora capisco perché mio padre, ovvero il mio padre adottivo, mi abbia sempre trattato con durezza e distacco, stava crescendo un mostro...- finì con un filo di voce.
In quel momento la figura di Historia comparve da dietro un albero. - Henry!- lo chiamò con il fiatone. Poi la ragazza li raggiunse, -Henry!- ripetè afferrandolo per un braccio, venendo allontanata con uno schiaffo, lei spalancò gli occhi mortificata, toccandosi la gota colpita.
-Ehi!- Eren guardò il giovane con rabbia. - Non azzardati ad alzare le mani su di lei!-, ma la bionda scosse la testa. - Va tutto bene.- sorrise all'amico prima di tornare a guardare il castano. - Henry, hai avuto anche tu le visioni?-
Il castano la guardò con remore, per poi annuire meccanicamente.
-Sei stata tu a fare questo?- le domandò,- Ti prego....- la implorò con sguardo liquido, -Non voglio più vederlo.-
Sembrava un cucciolo spaventato. -È orribile- disse con voce instabile.
Historia si mosse verso di lui, allungò le mani per abbracciarlo, ma rimase sempre a distanza di sicurezza. -Parliamone con calma- propose con dolcezza, -Da soli- gli sorrise, - Che ne dici?-
King tirò su con il naso, mettendo la testa di lato, era ancora troppo scosso per pensare in modo lucido, aveva appreso che la sua vita fosse una menzogna. E non era sicuro di volerne parlare. Voleva solo dimenticare, ma quelle immagini sembravano marchiate persino nella sua anima.
-Si- concesse dopo un lungo silenzio.
Dopo interminabili minuti in cui Eren aveva tentato di persuadere l'amica dal rimanere da sola, i due ragazzi riuscirono ad avere un attimo di privacy.
Historia si sedette sotto un albero e si rilassò posando la testa sul tronco. -Non trovi che il silenzio sia spaventoso?- chiese cercando di far calmare il castano.
Henry alzò lo sguardo verso le stelle. -Prima hai detto che anche tu avevi avuto le visioni, quindi... è successo anche a te- constatò cercando di ritrovare una lucidità precaria.
Lei annuì. - Si, nel tuo stesso momento e non ho idea del perché sia successo.- lo guardò in viso, -È la prima volta che mi capita. Ero sconcertata, ma tu eri in preda al panico- gli sorrise tristemente, -Credo che far parte della squadra di ricerca mi abbia temprato. Ho visto talmente tante morti che ora mi sembra normale.-
Solo allora Henry notò che la bionda indossasse una collana dorata con la stessa lettera incisa sul suo bracciale, anche questa volta le lettere di entrambi i gioielli erano identiche.
-Historia....- mormorò cercando di mantenere la calma. -Quella R... Cosa simboleggia?- chiese indicandogliela.
Lei guardò il proprio petto. -Questa? Beh, mia madre mi disse che era un regalo di mio padre-
Il ragazzo si avvicinò ulteriormente e gli mostrò il bracciale. -Sono uguali.-
La bionda osservò il bracciale con attenzione. -È vero, entrambe le lettere sono identiche- affermò quasi con orrore.
-R cosa vuol dire?- domandò con cautela il castano.
Historia sviò lo sguardo, prima di replicare: -Reiss, indica il casato Reiss. -
Henry schiuse le labbra a quelle parole. -Vuol dire che io e te siamo collegati, in qualche modo a quella famiglia che abbiamo visto, giusto?-
-Può darsi, io non lo so con esattezza, so solo che... Ho vissuto sotto mentite spoglie per tanto tempo, il nome era Christa Lenz...- confessò la bionda poco dopo.
-Forse anche Henry King è fasullo- ipotizzò con una paura crescente il soldato tornano dritto. -Forse anche io sto vivendo sotto un altro nome- disse tendendo una mano alla fanciulla, per un momento ebbe paura di rivedere quelle immagini, ma non successe niente.
-Sarà meglio tornare- propose Historia con piccolo sorriso.
-Aah, si forse- convenne l’altro con tono incerto seguendola, quando ad un tratto inciampò su qualcosa, cadendo come un sacco di patate a terra.
-Henry!- sentendo il tonfo sordo della sua caduta, Historia si voltò verso di lui. Noto che un rivolo di sangue gli avesse rigato il polso, macchiando il piccolo rubino inciso nella lettera R.
Una luce accecante avvolse il corpo del castano.
Historia si coprì il viso con il dorso della mano e quando il bagliore svanì, un’espressione di orrore dipinse il suo volto.


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Historia non riuscì a trattenere l'urlo di terrore che le uscì dalle labbra. Indietreggiò di qualche passo, mentre guardava allibita la figura dinanzi a lei: lunghi capelli biondi, occhi azzurri, piccole gambe sode; era proprio lei, Historia.
-Henry?- chiese titubante alla sé stessa che sembrava confusa.
-Sono caduto- replicò lui ancora ignaro della sua nuova forma.
Ma poi rialzandosi, sbatté le palpebre confuso.
-Ma cosa...?- realizzò che il suo tono di voce fosse insolitamente vellutato e femminile. Poi si guardò le mani e si toccò i fianchi.
-Cosa diavolo!- corse ai piedi di un piccolo lago e quando notò che la sua immagine non corrispondesse alla sua, si sentì mancare. -No....- sussurrò indietreggiando, -Questo no...-
Historia era sconvolta quanto lui, mentre lo raggiungeva. -Come è potuto succedere?!- frenetica si guardò intorno, sperando che nessuno si presentasse in quel momento. - Cosa facciamo?-
La sua voce era piena di panico e più alta del dovuto tanto che Henry le mise una mano sulle labbra. 
Poi allontanando la mano, si passò l'altra fra i capelli, cercando di ragionare. Doveva dominare i suoi sentimenti, quella era l'occasione perfetta per mettergli un guinzaglio al collo.
-Non lo so- replicò con tono malfermo. -Ma dobbiamo trovare una soluzione, perché devo tornare alla mia forma originale!-
La bionda sospirò. -Ok... È successo mentre sei caduto-
-Mmh, hai notato qualcosa di strano?- le chiese lui.
Historia ci pensò su qualche istante. -Eri ferito al polso ed il sangue ti ha macchiato la lettera.- raccontò guardandolo stranita.
King alzò il polso ancora sanguinante e, notando la lettera macchiata, ebbe un illuminazione. -Forse se cercassi di rimuovere il sangue potrei annullare questa sorta di incantesimo- propose correndo in direzione del lago. Historia lo seguì. -Potrebbe essere un idea-
Henry si gettò con poca grazia in quelle acque chiare ed iniziò a togliere il sangue dalla lettera.
Provarono ad aspettare qualche attimo ma non successe nulla, allora la ragazza consigliò di cadere di nuovo nello stesso punto e nello stesso modo, ma non accadde niente di diverso.
Erano sull'orlo dell’esaurimento, quando alla bionda balenò un idea, -Prova a togliere il bracciale!- suggerì afferrandogli il polso. -Può essere che sia l'ennesimo tentativo fallito, ma proviamoci!-
Titubante Henry se lo tolse e, come prima, una luce lo avvolse. La bionda chiuse gli occhi e quando li aprì si trovò di nuovo la figura dell'amico.
Raggiante lo abbracciò. -HA FUNZIONATO!- urlò saltellando senza staccarsi da lui, -SONO LA MIGLIORE!!!-
King rise di gusto, gioendo insieme a lei. -Si, sei la migliore!- ripeté non credendo ai suoi occhi.
-Ehi! Tu!- una voce alle loro spalle fece sussultare entrambi. -Togli le mani dalla mia Historia!-
La bionda rise, riconoscendo la voce dell’amica. -Ymir!-
Henry si distanziò dalla bella Reiss con un sorriso stampato sulle labbra, era troppo felice per essere tornato sé stesso. -Milady...- si piegò raccogliendo il bracciale, -Grazie!- e le baciò una gota, allontanandosi rapidamente verso la festa
Per un attimo ebbe il timore di ritrasformarsi, ma intuì che se non lo avesse indossato non poteva rappresentare una minaccia.
Quindi mise il bracciale nella tasca dei pantaloni. Il giorno seguente avrebbe meditato se continuare ad indossarlo o meno.
Ma nonostante tutto e nonostante la vita che conosceva stesse crollando a pezzi, lui doveva fare appello alla sua forza e alla sua determinazione. Doveva uscire dall'oblio, e avrebbe affrontato una cosa alla volta.
Aveva avuto un crollo, ma sarebbe comunque tornato ad assumere il comando delle sue emozioni, era necessario. Non poteva fare come sua madre, ovvero la sua madre adottiva, rinnegare la realtà vivendo in un mondo fatto solo di illusioni. 
Lui era Henry King e non lo avrebbe mai rinnegato, ma ora più che mai aveva bisogno di sapere, e in un modo o nell'altro, sentiva che la verità sarebbe venuta a galla. Fece ritorno alla festa con gran stupore dei suoi compagni.
-Hey, ma dove eri finito?- gli chiese Connie avvicinandosi. 
Jean lo guardò in tralice. -Sei hai fatto qualcosa di losco con Historia...-, ma Henry allungò una mano, come volerlo interrompere, -Fermo, fermo... Non è successo niente di tutto ciò!- tenne a precisare, -Penso di aver avuto un attacco di panico e lei ed Eren sono stati lì per assicurarsi che stessi bene-
-Un attacco di panico?- domandò costernata Sasha.
-Si, sai... Lysa e tutto il casino che ne è conseguito- disse con sguardo liquido, perché anche se era una mezza verità, lui ancora soffriva per l'amica.
Reiner gli avvolse un braccio intorno alle spalle ricevendo un'occhiataccia da parte di Berthold. -Manca anche a me- mormorò, - Ma lei non avrebbe voluto vederti in questo stato- alzò il boccale di birra. - Lei voleva che tutto intorno a sé fosse allegro e pieno di luce!-
Berthold annuì. -Ti avrebbe preso a sberle se ti avesse visto in quello stato-
Henry sospirò e con una mano allontanò il braccio del biondo. -Ad ogni modo...- proruppe, ma venne bloccato da Reiner. -Henry! Dov'è il bracciale?-
King trasalì preso contropiede. Solo allora si ricordò di non poterlo indossare per l'episodio avvenuto qualche ora prima.
Ma il problema era come spiegarlo agli altri senza destare sospetti o sembrare strano.
Henry alzò il braccio dove un tempo portava il gioiello dorato. -Oh, no...- esordì emulando stupore.
-Ricordi dove lo hai perso?- gli chiese Berthold.
-Ah, forse nel bosco- replicò King fingendo costernazione.
Ma sembrava un po' troppo preso, per alcuni aspetti forzato. Questa fu l'impressione che Reiner ebbe nel guardare il castano.
-Allora ti aiuteremo noi a trovarlo- propose il biondo non distogliendo lo sguardo dai suoi meravigliosi occhi verdi che sembravano celare qualcosa.
Henry di tutta risposta accennò un sorriso tirato.
Fu quel sorriso a far scattare qualcosa nel soldato. Il giovane gli appariva un po' troppo contenuto per la perdita di un simile oggetto.
-Prima vorrei dedicare una lanterna a Lysa- proferì il castano.
Jean gli rivolse un sorriso. - Vieni con me! Devo prenderne una anch’io!- lo invitò a seguirlo sotto gli sguardi dubbiosi di Berthold e Reiner.
Quando accese la candela all'interno della lanterna, Henry pensò con tutto sé stesso al sorriso di Lysa, alla sua risata e a quei riccioli rossi che le ricadevano sulle spalle.
Lasciò andare la lanterna e la guardò con occhi lucidi volare in cielo "Aiutami da lassù.”

 

______________________________
 

-Qui non c'è....- fece Reiner per la cinquantesima volta, -Ma sei sicuro di averlo perso qui?-
Connie uscì da un cespuglio. -Niente nemmeno qui.- sbuffò.
Berthold invece incrociò le braccia. -Magari lo hai perso alla festa.-
-Impossibile- rispose Reiner per il castano, -Lo aveva ancora quando si è allontanato verso il bosco, lo ha perso qui-
Henry con aria scocciata, si passò una mano sul viso. -Io vi ringrazio, dal profondo del mio cuore, ma possiamo andare a letto e domani, con calma, cercarlo?- propose con un sorriso nervoso, non ne poteva più di quella farsa, era tentato nel prendere il bracciale e sbatterlo a terra sotto gli occhi tutti.
- Giusto!- convenne Historia alle loro spalle, -Abbiamo anche l’allenamento domani!-
King benedì mentalmente il suo intervento. -Grazie- le sorrise sollevato, -Ed ora signori, ci attendono i nostri letti- continuò rivolto agli altri, camminando poi in direzione dei loro dormitori, parlando e scherzando con Connie, mentre a Reiner e Berthold tutto ciò non quadrava affatto.
-Sta mentendo. Ci teneva così tanto.- mormorò il moro con aria stanca, attento a non farsi sentire.
Il biondo annuì. -Già...-

 

___________________________
 

Henry quella notte sembrò fare sogni tranquilli. Riuscì in qualche modo a scivolare nelle braccia di Morfeo, nonostante gli avvenimenti che avevano un po' stravolto ciò che fino ad allora credeva fosse stata la sua vita. Ma era tutta apparenza, dentro era confuso e pieno di domande, ma si era imposto di mantenere un profilo basso e di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni. Doveva essere calmo e razionale, non doveva lasciarsi coinvolgere più del dovuto, anche perché in parte la morte dell'amica era una ferita aperta.
E se avesse aperto gli occhi in quel momento, forse un campanello di allarme sarebbe risuonato in 
lui. Berthold era immobile di fronte al suo letto, con lo sguardo fisso su di lui. Quant’è bello, penso fra sé e sé, Bello e astuto. Si inginocchiò in modo impercettibile e lottò con il desiderio incontrollabile di sfiorargli gli le labbra con un dito, quelle labbra rosee e piccole, sempre curvate in sorrisi decisi o allegri.
Allungò una mano per poterlo sfiorare, desiderava sentire la pelle liscia sotto i polpastrelli.
Ma un movimento dal letto affianco lo fece bloccare. Il moro lanciò uno sguardo furtivo a Connie che si stava muovendo sotto le coperte.
Ritrasse la mano, facendo un profondo respiro, forse era un bene che si fosse bloccato, perché non avrebbe saputo controllarsi. Sapeva che se avesse ceduto alla tentazione avrebbe mandato tutto a rotoli.
Era forte il nuovo desiderio che si stava facendo strada in lui e per un’istante ne ebbe paura. Guardare il petto di Henry che si contraeva impercettibilmente alla ricerca di aria e vederlo con quell’espressione beata, gli stava procurando uno strano calore al basso ventre.
Gli si seccò la gola al pensiero di quel corpo fragile preso con la forza.
Nella sua mente, le immagini di Henry che gemeva di piacere gli sembrò l'immagine più bella che avesse mai potuto concepire. Berthold si eccitò al pensiero di vederlo inerte, macchiato dal suo sperma e con lo sguardo perso….
Tornò dritto con il cuore che gli martellava nel petto, non aveva nemmeno sfiorato quel corpo e già il pensiero di farlo, gli aveva procurato tutta quella adrenalina.
-Ma cosa sei Henry King..?- sussurrò fra il terrore e lo stupore, quando un lieve bagliore attirò la sua attenzione, facendogli voltare la testa verso la sedia dove il castano aveva ripiegato i suoi pantaloni.
Il moro si avvicinò con aria confusa, notando che dalla tasca posteriore uscisse qualcosa che rifletteva i raggi lunari e non appena capì di cosa si trattasse rimase di stucco.
Ciò che lui, Reiner e gli altri avevano cercato disperatamente era sempre stato sotto il loro naso.
Non appena lo prese in mano, il bracciale dorato si mostrò in tutta la sua perfezione. Berthold rimase a fissarlo per alcuni istanti, ma nel vedere Henry muoversi più del dovuto, rimise il gioiello dove lo aveva trovato e si diresse verso il suo letto.
L'eccitazione appena provata svanì, lasciando spazio a molti dubbi e domande.

 

______________________
 

- Non è possibile. Perché avrebbe dovuto mentirci?- Reiner non fu affatto felice di apprendere quella notizia.
Il moro gli fece cenno di abbassare la voce -Ti dico che è così, ho visto il bracciale con i miei occhi- bisbigliò
Il biondo si grattò la testa. -Perché nasconderlo?- sospirò profondamente, -Forse sospetta qualcosa… di noi -
Berthold assottigliò lo sguardo. -Tu hai detto che Henry potrebbe appartenere al casato Reiss, giusto?-
-Si...- replicò il soldato invitandolo a proseguire.
-E se... - fece il moro con sguardo indagatore, -Se quel bracciale non fosse un semplice bracciale?-
Reiner inarcò un sopracciglio a quella supposizione. -Eh? Stai per caso insinuando che possa avere una sorta di potere o roba del genere?-
-Non sarebbe strano, anche perché come mai ha smesso di punto in bianco di indossarlo, fingendo poi di averlo perduto?-
-E per di più dopo che è tornato dal bosco.- aggiunse il biondo riflettendo su ciò.
-Solo Eren e Historia sanno come stanno le cose- asserì Huber, sorseggiando del latte caldo.
Reiner gli rivolse uno sguardo serio. -Magari anche loro non ne sanno niente, solo una cosa è certa: Henry ci sta nascondendo qualcosa e io intendo scoprilo!- finì con un ghigno.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Henry aspettò che tutti i suoi compagni si recassero in mensa ed una volta rimasto solo nel dormitorio, si avviò verso il bagno.
Guardò la sua immagine riflessa allo specchio e con lentezza estenuante estrasse dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni il bracciale.
-Chissà se l'effetto sarà svanito- si chiese cercando di indossarlo ed una volta chiuso attorno al suo polso, un lieve bagliore avvolse nuovamente il suo corpo, potendo chiaramente vedere il riflesso di Historia.
-Ti pareva- borbottò con aria scocciata.
Storse le labbra cercando di capire quanto potesse durare tale effetto, ma sul momento non gli venne niente in mente. Sospirò tornando a guardare la sua immagine riflessa, -Però è davvero molto bella- disse sfiorandosi i lunghi capelli biondi e chiedendosi cosa si provasse ad essere qualcun altro per una volta.
La porta del bagno si aprì improvvisamente facendolo sobbalzare. Alzò lo sguardo per incrociare quello sconvolto di Eren.
-Historia?-
"Merda...." fu l'unico pensiero della ragazza.
Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito. Ma poi Henry, sotto le sembianze della bella Reiss, si decise a parlare, anche perché doveva trovare un modo per allontanarsi da lui. L'effetto, per quanto ne sapeva, poteva svanire da un momento all’altro.
-Io, io mi sono persa- inventò sul momento, fingendosi imbarazzata.
-Ti sei persa?- il moro la guardò dubbioso, -E sei finita nel bagno degli uomini?-
"Agisci come farebbe lei!" si impose King, cercando di emularla per quel poco che la conosceva.
Historia inclinò un po' la testa, guardandolo con aria spaesata.
Decise di giocarsi la carta delle sue espressioni, ma il risultato non fu dei migliori.
Eren sbatté le palpebre un paio di volte prima di indicarle l'uscita. -Dovrei usare il bagno...- disse come se stesse parlando ad un bambino.
La bionda annuì arrossendo vistosamente, per poi indietreggiare lentamente.
Jeager sul ciglio della porta si voltò ancora una volta verso di lei. -Tutto ok?- chiese un po' a disagio, la ragazza le appariva più strana del solito.
Lei non proferì parola, annuendo con un sorriso alquanto stupido.
-Ciao caro Eren!- lo salutò con un po' troppa enfasi, lasciando poi la stanza.
Il ragazzo rimase a fissare il punto dove l'aveva vista sparire con sguardo confuso.
La bionda correndo lungo il corridoio, si guardò prima a sinistra e poi a destra e, constatando di essere finalmente sola, si tolse il bracciale e svanito quel bagliore accecante, sul ciglio della porta della mensa, si affacciò un Henry ansante.
L'aveva scampata per un soffio!
Connie lo vide ed alzò entrambe le braccia. -Buongiorno!- urlò allegro seguito da Sasha, - Vieni a mangiare!-
King rivolse loro un debole sorriso ed una volta regolarizzato il battito cardiaco, si avvicinò al loro tavolo.
Reiner lo guardò in tralice.
-Ah, questa vescica- ridacchiò Henry sedendosi accanto a Sasha.
-Hai la vescica debole?- gli chiese lei ridendo.
King mosse la mano replicando con un : -Più o meno-
Reiner lo stava fissando con occhi di ghiaccio, intenzionato a capire cosa stesse nascondendo.
- Ora è tutto a posto?- la voce di Historia si unì a quelle degli altri.
Eren che in quel momento si stava avvicinando, guardò la ragazza con un sorriso incerto. -Vedo che hai ritrovati la strada- disse con ironia.
Reiss alzò la testa verso di lui e lo guardò non capendo, Henry si sentì trasalire.
-Come scusa?- domandò la giovane.
Ymir dietro di lei inarcò un sopracciglio.
- Beh, non ti eri per...- iniziò il moro, venendo interrotto da Henry. -OGGI È PROPRIO UNA BELLA GIORNATA!-
- Cosa?- Ymir alzò ancor di più il sopracciglio.
- Il sole è davvero, davvero splendido- borbottò il giovane, -Aah, che giornata..-
Sasha sbatté le palpebre guardandolo confusa. -Henry?-
King si passò una mano fra i capelli, abbracciandola. -Io mi sento davvero onorato di far parte di questa squadra, ragazzi siete incredibili. Grazie per tutto il sostegno che mi state dando- proferì con riconoscenza, rivolgendosi poi a tutti gli altri, -Grazie, davvero-
Jean gli posò una mano sulla fronte. -Stai male? Non sembri avere la febbre-
-Hai qualche malattia strana?- Connie lo guardava curioso.
-Oppure stai nascondendo qualcosa- insinuò Berthold.
Henry lo fulminò con lo sguardo, quell’uscita da lui non se l'aspettava proprio.
Sasha sorrise maliziosa. -Ehi! Che hai fatto in bagno prima?- ammiccò un sorrisetto civettuolo, -Qualche bella ragazza era con te?-
-Ecco perché Historia era lì- intervenne Eren.
King si morse le labbra arrossendo vistosamente.
Historia si mise una mano sulle labbra, mentre Ymir rivolse un’occhiata torva prima al castano e poi a lei. -Che cos'è questa storia?-
"E ora?" si chiese Henry con il cuore a mille, "Cosa devo fare?"
-Non è come pensate!- esclamò la bionda, - Io...io...- balbettò, -Volevo assicurarmi che stesse bene.-
-Ho vomitato....- disse sotto voce il castano tutto di un fiato.
E se non avessero cambiato discorso, lo avrebbe fatto veramente.
Quella tensione gli stava attanagliando lo stomaco poi, ad un tratto, il suono di una tromba riempì la stanza.
Connie sbuffò. -E Ora di allenarsi!-
Henry benedì mentalmente quel suono che gli aveva restituito dieci anni di vita e una volta che si alzò da tavola, si avvicinò alla bionda sussurrandole un grazie e scusandosi per aver assunto per un breve istante le sue sembianze e, dopodiché corse verso l'uscita.


____________________


Li avevano divisi in coppie per fare alcuni esercizi di auto difesa.
Molti osservavano Reiner cercando di capire i movimenti esatti per mettere al tappeto il nemico, -È veramente bravo...- mormorò Henry mentre si tolse un po’ di polvere dai pantaloni.
Eren annuì. -Possiamo dire che lui è tra i migliori nel combattimento corpo a corpo. Sa valutare le debolezze fisiche dell'avversario nel giro di pochi secondi!-
Il castano si grattò la testa. -Continuiamo?- gli chiese tornando nella sua posizione di difesa.
Eren fece un gesto di assenso con la testa. -Pronto?-
King gli rivolse un sorriso di sfida osa a dire: Sono nato pronto.
Jeager ghignò divertito, c'era un qualcosa che lo attraeva in quel sorriso e in quello sguardo sicuro del giovane.
Iniziarono con una serie di pugni e calci. -Non schivarli soltanto!- ansimò Eren, -Cerca di bloccarmi un braccio o una gamba!- lo colpì al fianco con una gomitata. -Non distrarti!-
Henry cercò di seguire tutti i suoi consigli, rubando tutto con gli occhi e appuntando mentalmente tutto ciò che gli stava dicendo.
Poi, con gran sorpresa del moro, il castano riuscì ad evitare un colpo e farlo cadere a terra.
Henry era sopra di lui tutto ansante e sudato, gli puntò la lama alla gola con sguardo freddo. -Morto- decretò con un filo di voce.
Eren sorrise. -Non abbassare la guardia!- sussurró colpendolo con un pugno nello stomaco e nel giro di un secondo Henry si ritrovò a terra intrappolato dal corpo del moro. -Chi è morto, ora?-
Henry inasprì lo sguardo, ma provò un senso di piacere nel sentire su di sè il peso di quel ragazzo, lo trovò quasi eccitante.
E poi pensò che i suoi occhi fossero stupendi e i lineamenti del suo viso meravigliosi.
Si chiese anche del perchè non lo avesse notato prima di allora.
Il moro si abbassò ancor di più sul giovane, scrutandolo come se volesse mangiarselo.
-Che cosa stai pensando, Henry King?- gli sussurrò vicino ad un orecchio.
Il giovane rabbrividì per il modo in cui gli rivolse quella domanda e per il modo in cui rimarcò il suo cognome.
Levi si schiarì la voce passando accanto a loro.
-Mai abbassare la guardia- ribadì Jeager ammiccando un sorrisetto, per poi alzarsi da sopra di lui, per un momento ad Henry dispiacque non essere più prigioniero di quel peso, fu quasi irritato dalla presenza del caporale.
Levi rivolse loro uno sguardo di ghiaccio. -Ora esercitatevi con la manovra tridimensionale- e li superò senza più degnarli di uno sguardo.
King rivolse un’occhiata fugace al compagno. -Cos'era quello?- domandò con un sorrisetto.
-Era un semplice avvertimento- replicò Eren guardandolo rialzarsi.
-Ah, si? Seduci i tuoi avversari al solo scopo di avvertirli ?- domandò l'altro voltando la testa di lato con tono sarcastico. Non ricevendo alcuna risposta si affrettò ad aggiungere: -Allora era tutto un bluff- e tornando sui suoi passi, cercò di mascherare una sorta di fastidio crescente.
- Chi ha detto che era un bluff?- gli soffiò all'orecchio il moro prima di superarlo e mettersi l'equipaggiamento.
Sul volto di Henry tornò un sorriso divertito. Rimase un attimo assorto, ma non appena una mano si appoggiò sulla sua spalla tornò alla realtà. -Henry...- esordì Berthold alle sue spalle. -Sei arrabbiato?- domandò con apprensione.
L'amico si voltò guardandolo in modo confuso. -E per cosa?- era troppo preso da Eren per ricordarsi i fatti precedenti.
Berthold lesse una luce strana in quegli occhi, trovandoli insolitamente radiosi.
- Ah...fa nulla...- mormorò con un nodo allo stomaco, perché improvvisamente sentiva che Henry fosse diventato irraggiungibile?
-A dopo!- fu la replica del ragazzo che avanzò rapidamente verso Eren.
Il moro si sforzò di sorridere, ma ciò che ottenne fu ben lontano dal sorridere. Odiava sentire quel divario fra lui e il giovane. E non doveva sforzarsi tanto per capire cosa fosse, ovvero chi fosse la causa di ciò.
-Allora, oggi faremo il percorso reclute, per vedere quanto sei abile con la manovra tridimensionale.- Eren si stava sistemando la cintura e mentre parlava sembrò pensare ad altro. -Ci osserveranno Levi e Jean, sono i migliori quando si deve usare l'attrezzatura.- Alzò lo sguardo su di lui, -Dobbiamo collaborare, perciò non prendere iniziative.-
Henry a quelle parole sentì un qualcosa attanagliargli lo stomaco, le immagini di ciò che era successo poco più di un mese fa, tornarono alla sua mente più vivide che mai, ricordò bene cosa fosse successo quando allora decise di fidarsi del suo sesto senso e ciò lo fece rabbrividire. Lysa era morta per una sua alzata di testa e gli altri compagni erano stati uccisi barbaramente da quel gigante dai capelli biondi e dallo sguardo di ghiaccio.
Poté ancora sentire il rumore del corpo di quella sua compagna venire schiacciato sotto il piede del gigante.
-No, non... succederà!- affermò destandosi da quei pensieri. -Ho già sbagliato una volta- riconobbe, -Non succederà più- ribadì più determinato che mai.
Il moro sorrise appena. -Andiamo?- e con un balzo raggiunse il ramo di un albero.
Henry lo seguì a ruota. -Dobbiamo cercare almeno tre giganti. Te li lascerò colpire tutti, vediamo quanto sai usare quelle spade!- e velocemente si avviò all'interno della foresta.
Ne trovarono uno appena oltrepassarono la boscaglia iniziale, il legno della costruzione cigolò, Eren lanciò uno sguardo al compagno.
- Io lo distraggo, tu colpiscilo di sorpresa. Ok?-
King annuì, lanciandosi alle spalle dell'enorme figura di legno.
Chiuse gli occhi e riaprendoli sfoderò le lame delle spade che brillarono alla luce del sole e con un colpo preciso e ben assestato, tagliò via il tallone di Achille della creatura. La lama affondò nella collottola e con una precisione da fare invidia persino a Levi, King si liberò nel cielo, come fosse stato una farfalla mortale, dietro di lui l'imponente gigante di legno cadde come un castello di carte al vento.
Eren sorrise soddisfatto. -Allora non è vera la storia che nella guardia reale ci sono mammolette!- gli diede una pacca sulla spalla, - Il prossimo trovalo tu!- gli fece l'occhiolino.
Connie, seguito da Sasha e Armin, atterrò sullo stesso ramo dove erano i due. -Amico, sono senza parole!- esclamò fra lo stupore e l'amministrazione.
Henry sorrise di tutta risposta.
-Era Henry versione 2.0?- chiese Sasha alle spalle del ragazzo.
-Credo che fosse Henry che cerca di riscattarsi- replicò il bel castano con sincerità. Ed era vero.
Lui voleva solo dimostrare che fosse maturato e che fosse una risorsa preziosa per l'umanità, oramai sentiva di essere stato chiamato in causa e in parte non per suo volere.
Connie si grattò la testa. - Se è per questo, anche Jean...- si avvicinò al nuovo amico, - ma ha un caratteraccio...-
Sasha annuì. -E se ci vede qui mentre dovremmo essere nella sala pesi, ci uccide!- rise divertita.
- Mi sa che vi ha già visto- li avvisò Eren notando la figura di Jean a qualche ramo di distanza, l’aria irritata mentre li guardava fare salotto.
-Ops! Beccati!- la ragazza fece la linguaccia prima di allontanarsi. -Continua così super Henry!- lo salutò.
King la guardò andare via.
-Su, muoviamoci- suggerì Armin, attivando il movimento tridimensionale.
-Si!- fu la pronta replica del castano, che lo seguì senza batter ciglio.


______________________


Henry si era accovacciato a terra giocando con un gattino randagio. -Ma quanto sei carino!- sussurrò con voce dolce.
Come se stesse parlando ad un bimbo.
La piccola creatura gli leccò il palmo della mano, beandosi delle sue carezze.
-Hai fame non è vero?- domandò King grattandogli il piccolo ventre mentre il gattino dal pelo bianco divaricò maggiormente le zampe lasciandosi toccare proprio in quel punto.
Una figura si fermò alle sue spalle. -Proprio carino...- e accarezzò con la punta delle dita i suoi capelli.
Henry alzò lo sguardo trovandosi ad osservare due occhi verdi.
-Eren...- esordì tornando dritto, -Pensavo che fossi già andato a dormire, di solito ti intrattieni poco con gli altri-
Jeager ammiccò un sorriso divertito per quell’osservazione. -Mi stai dando del vecchio?-
Henry sbatté le palpebre e rendendosi conto di ciò che aveva detto cerco di rettificare : -No, no assolutamente. Cioè, ognuno di noi ha delle abitudini..-
Non capiva, si disse fra sé e sé, del perché quel ragazzo lo facesse sentire a suo agio e allo stesso tempo in soggezione.
-Ti va di camminare?- gli chiese a bruciapelo.
King acconsentì senza aver dato ordine alla sua testa di annuire e solo mentre si stavano allontanando dall’accampamento, considerò che forse fosse stato un gesto azzardato, ma oramai non poteva tirarsi indietro.
-Che cosa volevi dirmi?- domandò con cautela, come se non volesse rompere quell’insolita alchimia che si stava creando fra di loro.
Ma la risposta che ottene fu uno strano silenzio.
Henry sentì delle strane fitte al petto e solo ora iniziava ad ipotizzare ciò che sarebbe potuto accadere: Eren che lo invita a camminare nel fitto bosco di notte, lontano da tutto e tutto...
-Senti...- esordì con tono fermo, -Non so cosa ti stia passando per la testa, ma non sono quel tipo di persona- tenne a precisare, fermandosi.
Lui aveva un grande senso del pudore.
-Nemmeno io...- lo fissò a lungo, prima di allungare una mano verso il suo bel viso. Lo raggiunse con un passo, prima di afferrarlo con gentilezza. -Dimmi, io ti piaccio?-
Eren poté notare un’espressione di puro stupore dipingersi su quel giovane viso. -Cosa?-
-Hai capito perfettamente. Mi piaci Henry, ma non in quel senso, cioè anche in quello... ma il modo in cui ti poni quando uno cerca di metterti i piedi in testa, anche quando il mondo era contro di te, tu hai sempre cercato di far prevalere il tuo punto di vista- spiegò il maggiore tornando a posare la mano su una sua gota, carezzandola con premura.
Henry si lasciò toccare sentendo un senso di protezione invaderlo. -Io cerco di essere semplicemente me stesso, ho fatto un errore imperdonabile... Lysa e solo ora, realizzo che anche gli altri siano morti a causa mia, prima m' importava solo di lei e poi quello che ho visto con Historia... ho pensato di essere il re dei giganti, perché quello che è successo, le mie azioni, il fatto che Annie mi abbia risparmiato la vita e mi abbia appellato come tale, mi fanno credere che sia come lei e gli altri giganti: uno spietato, egoista e freddo assassino- mormorò le ultime parole con sguardo perso e confuso. -E ho paura Eren, tanta paura, ma cerco di combatterla! E cerco il mio riscatto!- riprese con fervore. Come se si fosse risvegliato da quello stato di silenzioso rimpianto. Ma agli occhi di Eren non appariva come si era descritto; ai suoi occhi appariva come un giovane che avesse sofferto molto e, che per scelte sbagliate e altre cause, ancora sconosciute, fosse vittima di un gioco più grande di lui, per alcuni aspetti gli ricordava l'Eren di cinque fa e ciò che era diventato.
Ma adorava quel ragazzo, il modo in cui oscillava fra forza e fragilità. Si abbassò verso di lui. -Molte persone sono morte per causa mia- mormorò guardandolo negli occhi, -Molte sono morte per le scelte di una o più persone.-, allungò il collo sfiorando con il proprio naso quello del castano, -Pensi che sulla nostra coscienza non ci sia il tuo stesso peso?-. Soffiò leggermente facendo rabbrividire il giovane. -Nessuno della nostra squadra è senza questo peccato.- ridusse ancor di più la distanza fra di loro con il desiderio di baciarlo.
-EHI!- Erwin stava poco distante da loro. -VOI DUE! NON DOVRESTE ESSERE FUORI A QUEST'ORA!-
Il moro alzò il viso di malavoglia. -Stavamo per tornare...- sbuffò.
King sbatté le palpebre e le parole del biondo lo fecero tornare alla realtà. Guardò Erwin troneggiare su di loro a cavallo del suo fidato destriero. Solo allora capì quanto fosse stato stupido seguire Eren.
-Io....- indietreggiò sentendo un senso di colpa impossessarsi di lui. -È stato idiota- sentenziò freddamente rivolto ad Erwin.
Eren sentì il ragazzo insolitamente distante, era incredibile come potesse mutare da un momento ad un altro.
Il comandante inarcò un sopracciglio.
-Le prometto che non sarò più il protagonista di simili spettacolini smielati- garantì posando ora lo sguardo su Jeager, ma era uno sguardo di disapprovo e quasi di scherno.
Eren sentì quegli occhi bruciare sulla sua pelle, quel ragazzo era un enigma, era incredibile.
Pensò che fosse Henry fra le sue braccia, ferito e passionale. King freddo e determinato quando fosse di fronte agli altri.
-Per questa volta chiuderò un occhio. Andate- li liquidò con tono serio il comandante, spronando il cavallo nella direzione opposta ai due.
Henry con passo svelto si allontanò da Eren, intento ad arrivare il prima possibile all' accampamento, dandosi dell'idiota per aver regalato ancora una volta un motivo per parlare di lui e poi quei sentimenti che provava per Eren? Ma che gli stava prendendo? Non era normale.
Eren lo seguì con rabbia, chiedendosi del perché quel ragazzo si comportasse in quel modo.
Lo raggiunse e nel momento stesso che afferrò il braccio di Henry iniziò a piovere.
-Lasciami!- gli intimò con poco garbo il più piccolo, rivolgendogli uno sguardo ostile.
-No, non lo farò- replicò l'altro tenendo una presa ferrea sul suo braccio, -Non prima di aver ricevuto una spiegazione plausibile!-
King sbuffò spazientito. -Non ho niente da dire... ora, cortesemente lasciami- ribadì oramai fradicio dalla testa ai piedi, -Se mi verrà la febbre saprò a chi dare la colpa-
Il moro inarcò sopracciglio costringendolo a guardarlo dritto negli occhi. -Non è che... Tu hai un debole per Erwin e fai tanto il prezioso? Tsk, e ti ritieni una persona seria?- gli chiese in tono quasi provocatorio.
Henry lo fulminò con lo sguardo. -Non osare...-
-Cosa?- lo provocò il più grande avvicinando maggiormente il viso.
-Mettere in dubbio la mia integrità!- proseguì Herny sulla difensiva.
-Perché ti sei comportato in quel modo? Hai forse paura?- lo afferrò per le spalle.
Il bel castano mise la testa di lato, ma dalla bocca non uscì nessuna parola.
-Henry!- lo spronò il più grande.
-NON È SEMPLICE OK? IO NON VOGLIO!- urlò con sguardo liquido Henry. Sembrava più piccolo di quanto apparisse, con le labbra incurvate in un broncio, i pugni serrati e l'aria imbarazzata.
Eren ammiccò un sorrisetto. -Tu hai paura di essere giudicato- affermò, capendo la regione di quel comportamento quasi infantile. - Te lo leggo negli occhi e loro non mentono...-
King sobbalzò a quelle ultime parole, anche Lysa glielo aveva sempre fatto notare: i suoi occhi parlavano più delle parole.
"Maledetti..." pensò con un sorriso amaro, volgendo finalmente lo sguardo su di lui, -Anche se fosse? Non offrirò agli altri un motivo per umiliarmi!-
-Nessuno lo farà, perché non c'è niente da criticare, non in questo caso-
Henry sembrò vacillare e mentre la pioggia bagnava entrambi, notò quanto fosse bello il viso di Eren mentre le gocce d'acqua ne delineavano i lineamenti. Quel viso iniziava a fargli tremare il cuore e lui non aveva il controllo dei suoi sentimenti e odiava ciò! Avrebbe voluto mandarlo al diavolo, ma c'era qualcosa che lo teneva inchiodato lì, sotto la pioggia battente, di fronte a lui.
-Lasciati andare...- sussurrò Jeager avvicinandosi, questa volta con cautela.
Henry mise nuovamente la testa di lato facendo appello a tutta la sua indifferenza, ma il calore che provava nel petto era impossibile da ignorare.
-Guardami- gli ordinò con dolcezza il più grande.
Alchè King alzò lo sguardo verso di lui e a Eren non servì ulteriore permesso per poter colmare quella poca distanza fra di loro con un bacio.
Un bacio desiderato, dolce e delicato.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 L'uomo la guardò per un attimo dalla testa ai piedi, Historia era bella come sua madre anche se aveva i capelli arruffati e una veste strappata.
L'abbracciò con forza, finalmente tutto sarebbe tornato al suo posto.
-Figlia mia...- mormorò sempre stretto a lei.
Eren riverso sul pavimento, non riusciva a capire dove fosse e cosa stesse succedendo.
Aveva le mani legate dietro la schiena e la bocca imbavagliata.


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-Dannazione!- Jean guardò con rabbia la propria spada, -Com’è potuto accadere? Mi sono anche spacciato per lui!- saltò su un tetto. -Quel dannato!-
Connie sospirò. Erano almeno dieci minuti che Jean imprecava contro Eren. -Dobbiamo aver fiducia nel nuovo piano di Levi.-
Henry poco distante da lui, osservava il cielo con sentimenti contrastanti.
- Mi domando perché hanno rapito anche Eren.- mormorò Sasha, -L'obbiettivo era Historia, no?-
King fece spallucce, non sapeva nemmeno lui il perché, ma voleva riprendersi Eren e ovviamente Historia, in fin dei conti erano le uniche persone con la quale avesse legato, in particolare con Eren.
-Forse in parte....- enunciò con tono assorto, -È colpa mia. Le persone che più amo fanno sempre questa brutta fine. È come se il destino ce l'avesse con me, prima mi fa credere di essere Henry, un semplice soldato, nato in una famiglia umile e poi...-
-Non è colpa di nessuno. Qui c'è in ballo un gioco di potere più grande di noi- interloquì Berthorld alle sue spalle.
Sasha e Henry si voltarono verso di lui, poi il ragazzo abbassò lo sguardo con aria pensierosa.
Ymir lo colpì con un piccolo calcio. -Smettila di dire scemenze e concentrati sulla missione!- lo superò, - Non sei l'unico che ci tiene a quei due!-
-Siamo quasi arrivati...- li avvertì Armin guardando il campanile della chiesa che si stagliava nel cielo notturno.


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Eren mosse le mani, quel pazzo lo aveva legato come una vittima sacrificale.
La catena lo teneva bloccato e la bocca era stata chiusa con un pezzo di legno in maniera che non si ferisse.
Guardò Historia che stava di fronte a quell’uomo, si chiese cosa si stessero dicendo.
Historia era vestita con una semplice tunica bianca e aveva un’aria quasi apprensiva mentre gli disse: - Eren, ti sei svegliato. Abbi ancora un po' di pazienza, va tutto bene-
"Historia, sei salva" pensò il castano con una punta di sollievo.
-Eren..- riprese lei, -Ascoltami, mio padre è sempre stato e sempre sarà dalla parte degli uomini che vivono dentro queste mura, purtroppo noi abbiamo frainteso tutto-
Eren la guardò con aria confusa.
-È vero...- continuò la bionda, -Hanno ostacolato il corpo di ricerca, ma mio padre non aveva altra scelta, è stato costretto a farlo per il bene dell'umanità.-
-Historia- esordì alle sue spalle la voce profonda di suo padre, - il resto glielo spiegherò io-.
In quel momento, nella mente di Eren, le immagini di quell’uomo che parlava con la bionda e di una lacrima silenziosa che le rigava il suo bel viso, riaffiorarono facendogli constatare che ciò fosse l'ultimo ricordo che avesse. Ma non riusciva a capire dove fosse o quando tempo fosse passato da allora.
"Capitano, Armin... Henry. Che sarà successo al corpo di ricerca?" e si chiese se quest'ultimo stesse pensando a lui e se, assieme agli altri, lo stesse cercando; aveva una gran voglia di rivederlo. Poi scrutò con lo sguardo l'ambiente circostante, intuendo di ritrovarsi in una semi specie di grotta dalle pareti alquanto particolari. Esse emanavano una sorta di luce vacua.
Non capiva se fosse giorno o notte, poi una strana consapevolezza si fece strada dentro di lui. "Io sono già stato qui, una volta"
-Cosa c'è?- gli chiese l'uomo di poco fa, salendo i gradini di una rampa di scale alle sue spalle, seguito da Historia, - È la prima volta che vieni in questo posto. Tranquillo è naturale che tu ne abbia ricordo- asserì con tono pacato.
"Che cosa vuol dire?" si chiese Eren mettendo la testa di lato, guardandolo con timore.
Rod allungò una mano verso il giovane che non sembrò entusiasta all'idea.
-Papá- si apprestò a dire la bella bionda, -Devi spiegare tutto a Eren.-
-Si è proprio quello che voglio fare- convenne l'uomo, -Prima però pensavo di provare a fare una cosa- fece allungando ancora una volta la mano verso Yeager, -In questo modo, forse i suoi ricordi riaffiorarono-.
Historia lo emulò ed una volta che le loro mani si posarono sulla schiena del soldato, nella mente di Eren apparvero una serie di immagini alla quale non sapeva dare una spiegazione plausibile: rivide la stessa grotta nella quale era imprigionato, dove vi erano alcune persone in cerchio, tutte vestite con la stessa tunica di Historia, vide il volto spaventato di Rod assieme a quella che poteva essere la sua famiglia, una ragazza dai capelli neri e dagli occhi viola che si morse la mano, trasformandosi in gigante.Vide una chiesa in fiamme, la chiave che portava al collo avvolta nel palmo della sua mano di bambino, lui che piangeva e qualcuno con una siringa in mano, poi il bambino che era stato si trasformò in un mostruoso gigante, attaccando l'uomo che era stato suo padre, nella sequenza successiva vi era rimasto lo scheletro del gigante e lui, versione umana, che piangeva disperatamente con in mano gli occhiali di suo padre.
-Dunque- iniziò la voce profonda di Rod, -Hai ricordato il peccato commesso da tuo padre?-
Historia in quel momento si mise una mano sulla testa e spalancando gli occhi mormorò: -Perchè lo ricordo solo adesso.-
-Che ti succede, dimmi quello che hai visto Historia- disse il padre notando la sua espressione alquanto sconvolta.
-Io non ero sola, c'era una ragazza... lei era sempre con me- raccontò con tono assorto, -Mi ha dato dei libri, mi ha insegnato a leggere e a scrivere, mi ha trattato con gentilezza. Come ho potuto dimenticarmi di lei!?-
Rod la guardò con stupore. -Dunque tu e Frieda vi siete incontrate?-
-Frieda?-
-Se la ragazza di cui parli era giovane con lunghi capelli neri, allora è probabile che fosse Frieda Reiss, la tua sorellastra maggiore- le spiego l'uomo, -Credo che Frieda fosse venuta a trovarti perché era preoccupata per te e deve aver cancellato i tuoi ricordi solo per tenerti al sicuro e proteggerti-
Historia ascoltò quelle parole con espressione confusa e vulnerabile, ricordando un particolare che le era sfuggito, la ragazza aveva la stessa collana d'oro che portava lei attualmente al collo, la stessa R incisa, così come gli altri membri della famiglia che aveva visto nei ricordi che avevano attraversato la mente di Eren. Alcuni indossavano collane e altri bracciali, bracciali identici a quello di Henry. -Lei ha cancellato i miei ricordi?- domandò sfiorando la lettera dorata della sua collana.
-Si, esatto ma a quanto pare, aver toccato questo ragazzo ha riportato alla luce quei ricordi-
Lei rimase un attimo interdetta per poi proferire: - Ascolta papà, dov'è mia sorella Frieda in questo momento? Vorrei poterla ringraziare, senza il suo aiuto io... devo ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me!- finì quasi supplicandolo.
Il padre rimase per un lungo istante in silenzio prima di replicare: - Purtroppo tua sorella Frieda non c'è più-
Il sorriso di Historia scomparve, l'uomo si avvicinò a lei avvolgendola in un abbraccio.
-Tu non lo sai ma avevo 6 figli, mia moglie e i miei figli, Frieda compresa sono stati uccisi 5 anni fa da Grisha Yeager, il padre di questo ragazzo- confessò con tono malinconico, volgendo lo sguardo su un Eren voltato di spalle.
-Grisha Yeager aveva il potere dei giganti, in realtà io non sapevo chi fosse, ma voleva impossessarsi del potere della famiglia Reiss, tutto ciò che Grisha desiderava era il potere del gigante che si celava in Freida, il gigante di Freida era il culmine di tutti gli altri giganti, possedeva un potere invincibile. Tuttavia lei non aveva ancora l'esperienza necessaria per padroneggiarlo a dovere. Frieda non riuscì a sfruttare la sua vera forza e quindi fu divorata da Grisha, il quale riuscì a rubarle quel potere, subito dopo Grisha attaccò tutta la mia famiglia, voleva estinguere del tutto la discendenza dei Reiss e riuscì nel suo intento… fu un miracolo se io riuscì ad aver salva la vita-
-È impossibile- iniziò Historia con aria shoccata, posando poi lo sguardo su Eren, -Mia sorella maggiore... come ha potuto fare una cosa tanto terribile?- si chiese alludendo a Grisha.
-Hey, Hey!- esordì un uomo con indosso un cappello avvicinandosi dal basso, -Come mai ve ne state lì a parlare in tutta calma? Guardate che la fuori, sta succedendo un casino-
-Salve Kenny, che cosa è successo?- domandò Rod.
-Il corpo di ricerca ha fatto un colpo di stato, l'esercito è dalla loro parte hanno spifferato che il re è un impostore e hanno arrestato le alte sfere del governo, davvero una situazione meravigliosa!- raccontò con ironia.
Padre e figlia lo guardarono allibiti.
-È solo questione di tempo prima che arrivino qui, sbrigatevi a fare ciò che dovete fare!- suggerì Kenny con tono sbrigativo.
-Si, d'accordo. Ho capito!- replicò il signor Reiss, -Voi della squadra soppressione antiuomo dovete difendere l'entrata, per la cerimonia dovete allontanarvi da qui, mi sembrava di avertelo detto-
-Hey re! Ma che storia è questa? Sei forse arrabbiato?- domandò l'altro a mo' di beffa. A quella domanda seguì il silenzio di Rod che gli rivolse uno sguardo neutrale.
-Vi chiedo scusa- proseguì Kenny, -Sono ansioso di natura-
-E tu sai bene che mi fido ciecamente di te- ribatté Rod Reiss con lo stesso sguardo imparziale. -Ora vai!- gli ordinò.
Kenny si sistemo il cappello sulla testa, abbozzando un lieve sorriso. -Anche io mi fido, mio re- disse per poi voltare le spalle a i tre ed allontanarsi.
___________


-È tutto chiaro?- domandò Levi radunando i suoi uomini a pochi passi dalla cappella dei Reiss, -Kenny lo squartatore, lui sarà il nostro ostacolo maggiore. Per darvi un’idea del rischio pensate che tra i nemici ci sia io-
-Accidenti, questo vuol dire che non ce la faremo!- disse Sasha con aria affranta.
-Aspettare che arrivi il resto dei soldati è...- intervenne Connie.
- È fuori discussione!- lo interruppe Mikasa continuando la frase per lui.
-Si, è fuori discussione- convenne Connie, -Se aspettiamo fino al mattino Eren verrà divorato-
-Tuttavia, ad ascoltare le parole del capitano, Kenny potrebbe avere dei punti deboli- ipotizzò Armin riflettendoci su.
-Dici davvero, Armin?- gli chiese Jean.
-Si, è ben addestrato. Ma se ha poca esperienza nel combattimento pratico...- replicò avvicinandosi all’enorme portone della chiesa, ed una volta entrati, sotto un bel tappeto persiano, trovarono una semi specie di botola.
-Eccola qui...- esordì una donna dai capelli mori, accovacciata acconto alla caditoia in questione, -Eren e i nemici sono qui sotto- affermò con sicurezza.
Nel frattempo, Kenny organizzò i suoi uomini in punti strategici vicino all'entrata, pronto a rispondere all'attacco del corpo di ricerca.

Un po' più distante, Historia vide suo padre ritornare con una valigetta nera. -Finalmente siamo rimasti da soli.-
-Padre- fece lei.
- Perdonami se ti ho fatto attendere.-
-Papá, c'è una cosa che volevo dirti, prima della cerimonia- sussurrò la bionda.
Rod inarcò un sopracciglio. -Ma certo- concesse.
Historia si umettò le labbra abbassando lo sguardo. - Avevo già visto Freida e i miei fratellastri, prima delle visioni di Eren- confessò con voce vacillante.
L'uomo sbatte le palpebre con stupore. -Quando?-
-Ad una festa, quando ho ballato con un ragazzo che per l'appunto portava un bracciale dorato con la stessa lettera della mia collana-
Rod rimase interdetto mentre il suo sguardo si fece liquido. -Non è possibile... com'era questo ragazzo?-
-Hai i capelli castani e gli occhi verdi più belli che abbia mai visto.- proferì la giovane Reiss arrossendo timidamente.
-Oh, Historia- mormorò il padre con voce instabile, -Se quel giovane indossava tale bracciale ed è come lo hai descritto, è Erik Reiss, tuo fratellastro minore!-
La ragazza sentì il respiro mancarle, Henry allora era suo fratello? Avevano dedotto qualcosa, ma tale ipotesi non l'avevano proprio considerata, si sentì una stupida per quella lieve attrazione che aveva provato nei suoi confronti.
-C-cosa?-
-Le collane e i ciondoli che portavano i miei figli, erano un segno distintivo del casato Reiss, essi racchiudevano un potere magico, ovvero, quello di far trasformare il suo possessore in qualsiasi cosa toccasse; avendo a disposizione solo ventiquattro ore per rimanere in quella forma, solo togliendolo potevano tornare alla forma originale, senza rispettare lo scadere del tempo massimo. Il potere si attiva ferendosi e macchiando il rubino che è incastonato nella lettera- le spiegò indicandole il punto dove il sangue avrebbe dovuto sporcare la lettera per attivarne il potere, -La collana di Freida e il bracciale di Erick sono gli unici esemplari rimasti. Non mi sorprende che voi abbiate visto i frammenti dei ricordi di Freida, i gioielli ne conservano il ricordo del predecessore e solo nelle vene di chi scorre il sangue dei Reiss può attingere a quel potere, tu toccando Erick gli hai trasmesso indirettamente la memoria di sua sorellastra Freida, è sempre un potere di chi possiede tali gioielli- le spiegò Rod, mettendole poi una mano sulla spalla, -Ascoltami bene Historia, quello che ti dirò adesso potrà sembrarti alquanto strano, tua sorella Freida non è davvero morta-
Historia schiuse le labbra con un’espressione sorpresa stampata in volto.
-Tutti i ricordi di Frieda sono ancora vivi, a te piacerebbe incontrarla?-
-Certo...- replicò lei con le lacrime agli occhi.
Rod assottigliò lo sguardo per poi accovacciarsi ed aprire la valigetta, dalla quale tirò fuori un contenitore nero a forma rettangolare, contenente una siringa e una piccola boccetta dal liquido violaceo.
Eren alla vista di ciò spalancò gli occhi ed iniziò a dimenarsi come un pazzo.
In quel momento si voltarono udendo spari e urla risuonare dall’altra parte della grotta, segno evidente che il corpo di ricerca era riuscito ad infiltrarsi nella grotta.
-Dobbiamo fare in fretta il nemico avanza- disse Rod Reiss con in mano la siringa contenente il liquido violaceo. Eren continuava ad emettere mugoli di protesta e a dimenarsi come fosse stato posseduto.
Historia gli rivolse uno sguardo ostile. - Cosa c'è Eren? Perché mi guardi in quel modo?-
-Il ragazzo...- replicò l'uomo per lui, -Ha capito quale orribile destino lo attende. Il potere che suo padre ha sottratto presto tornerà al suo legittimo posto, Historia- fece una pausa, -Tornerà dentro di te-
La giovane lo guardò con aria assorta. A quelle parole, Eren mugolò più forte.
-Questa caverna è stata costruita cento anni fa grazie al potere e al volere di un gigante. Lo stesso che ha costruito le tre mura di cinta, grazie a quelle enormi muraglie il gigante ha protetto l'umanità e attraverso il suo potere è intervenuto sulle menti delle persone, modificando i loro ricordi. Alcune famiglie non hanno subito l'effetto di quel potere, ma sia i loro discendenti che il resto dell'umanità ormai hanno dimenticato la storia del mondo di cento anni fa. Frieda Reiss rappresenta l'unica eccezione, Freida non possedeva unicamente il potere del gigante, lei sapeva la verità su questo mondo e conosceva tutta la sua storia sino ad oggi, Freida ha acquisito tutte queste conoscenze quando aveva appena quindici anni-
-Incredibile- mormorò Historia facendo fatica ad apprendere tutte quelle informazioni.
-È successo otto anni fa- proseguì Rod, - In questo posto Freida ha divorato suo zio, mio fratello minore, lei ha ereditato il potere del gigante fondatore e tutti i ricordi del mondo, così come era stato fatto di generazione in generazione, per cento anni-
-Papá-
Il signor Reiss sospirò. -In altre parole se Freida avesse usato il potere del gigante avrebbe potuto risolvere ogni cosa, sono sicuro che avrebbe potuto sterminare i giganti di questo mondo. Se solo...- alzò lo sguardo sul giovane incatenano, -Grisha Yeager non avesse rubato tale potere che adesso è dentro Eren. Ma soltanto chi ha il sangue della famiglia Reiss, può sfruttare tutte le sue potenzialità. Ma se il potere rimarrà dentro di lui, il nostro inferno continuerà-
-Ma allora...- fece Historia, posando lo sguardo sul compagno.
-Hey, Hey!- fece Kenny, riapparendo alle loro spalle.
-Kenny- disse Rod con stupore, voltandosi verso di lui.
-Dunque per ottenere un vero Re, un membro della famiglia Reiss deve divorare Eren- affermò Kenny con un’espressione strana in volto.
-Esatto- convenne Rod, -Perché me lo chiedi?-
-Significa… che se mangiassi Eren sarebbe uno sforzo inutile?- l’espressione enigmatica sul volto del soldato aveva lasciato spazio ad un’espressione quasi esasperata.
-Ma di cosa stai parla…- il signor Reiss non finì la frase che Kenny lo afferrò bruscamente per il colletto della camicia, alzandolo pochi centimetri da terra e puntandogli la pistola contro il volto.
-Papà, no?!- urlò Historia in preda al panico.
-Kenny, pensi forse che ti stia mentendo?- domandò Rod cercando di mantenere la calma.
-Certo che no- replicò l’altro con tono grave, -Ho aspettato questo giorno perché pensavo che non saresti stato mai in grado di mentire durante il rituale. Sei un imbroglione, avevi capito quali fossero le mie reali intenzioni e mi ha usato comunque, non è vero? Sei solo un maledetto donnaiolo!- ringhiò premendo contro il suo occhio destro la canna della pistola.
-Dovrai essere grato al folle capriccio di mio fratello, che lo ha spinto ad adottare un cane randagio come te!- fu la risposta dura e pungente del vecchio Reiss.
-Non osare insultare di nuovo Uri!- gridò con rabbia Kenny, premendo ancor più forte la pistola contro il suo volto, - O ti ritroverai con mezza testa in meno!-
-SMETTILA!- gridò Historia, aggrappandosi al braccio dove il soldato teneva la pistola, allontanandola dal volto di Rod. -Lascia andare mio padre!- gli ordinò.
-Non ci posso credere, a questo punto è evidente che la povera, piccola Historia non ha capito nulla!- sfuriò Kenny, allontanandola bruscamente e facendola cadere a terra.
-Non hai capito che il tuo vecchio ha intenzione di trasformarti in un mostro e vuole che divori il tuo amico Eren?- proseguì indicando con la canna del fucile il giovane incatenato sopra le loro teste.
La belle Reiss esitò qualche istante prima di rialzarsi e replicare: - E’ questa la mia missione non è vero?-
Il soldato le rivolse uno sguardo confuso.
-Sì, divorerò Eren- dichiarò con occhi brillanti di determinazione, - E mi riprenderò mia sorella, così erediterò la storia del mondo! Ed eliminerò tutti i giganti esistenti! Questa è la mia missione, Kenny- asserì stringendo i pugni, decisa più che mai a portare a termine il piano del padre.
-Ma cosa stai dicendo, Historia?- fece l’uomo, rimettendo a terra il vecchio Reiss, -Ti sei già dimenticata di come ti ha trattata?-
L’espressione seria e determinata della bionda parve vacillare a quelle parole.
-La verità è che lui aveva solo bisogno del tuo sangue, è uno sporco codardo che ha scaricato tutto sul fratello e sulla figlia perché non voleva diventare un gigante!-
Ad ogni singola parola che Kenny proferiva, lei tremava per l’incredulità e la paura.
-Ecco chi è tuo padre!-
Historia chiuse gli occhi, mettendo la testa di lato, cercando in tutti i modi d’ignorare quella cruda verità che le era stata raccontata senza il minimo tatto.
-Non è così- si difese Rod rialzandosi da terra, -io non posso permettermi di diventare un gigante, non devi fidarti mai di nessun altro, figlia mia!-
La bella Reiss lo ascoltò con sguardo liquido.
Kenny si voltò verso di lui con aria impassibile. - Oh, ma davvero?-
Rod lo osservò per un lungo istante. -Kenny, mi hai servito con diligenza fino ad oggi, sei libero di cercarti un altro scopo e vivere una vita lunga-
-Sarebbe troppo noioso per me- replicò il soldato, voltando loro le spalle e salendo le scale incavate nella roccia dove vi era Eren incatenato.
-Aspetta, che intenzioni hai?- gli chiese Rod allarmato.
-Trasforma pure tua figlia, io non vi disturberò mai più- replicò Kenny afferrando Eren per i capelli, liberandolo dal pezzo di legno che gli imprigionava la bocca, -Ad ogni modo voglio essere io a dare il via- spiegò tenendo sempre il giovane per i capelli, -Si trasformeranno per uccidersi a vicenda. Se vincerà Historia regnerà la pace, se perderà contro Eren…- tirò fuori dalla tasca un pugnale piuttosto grosso, dalla lama affilata, incidendo un taglio sottile lungo la fronte del moro, - Resterà tutto come prima- finì lasciando la presa su di lui, attivando il movimento tridimensionale per poi allontanarsi da loro.
-Fallo Historia!- le ordinò il padre, correndole incontro, -Diventa un gigante e riprendi il potere della nostra famiglia!-mettendole in mano la siringa piena di siero. -Io, tu e Erick potremo essere una famiglia!- aggiunse con una certa enfasi.
-Famiglia...- ripetè la bionda con trepidazione. Era veramente possibile avere una famiglia come tutti gli altri?
A quel punto, lei impugnò la siringa avvicinandola al braccio sempre esitando, poi voltò lo sguardo su Eren.
-Che cosa c'è, hai paura?- le domandò il signor Reiss. -Sará sufficiente che ignetti il liquido nel tuo corpo-
-Papá...- esordì lei con sguardo perso, -Perchè....-
-Cosa?-
-Perchè la famiglia Reiss, in questi cento anni non ha sterminato i giganti? E non ha mai liberato il genere umano! Voi avevate il potere di controllare tutti i Giganti, giusto?- riprese lei premendo la punta della siringa sulla pelle delicata del braccio.
Rod rimase in silenzio, per poi replicare : -Il motivo è che il primo Re Reiss, colui che ha costruito le mura, desiderava vivere in un mondo dominato dai giganti, il primo re era convinto che fosse la vera pace-
-Non so per quale motivo! Lo sa solo chi ha visto i ricordi del mondo!- esclamò Rod afferrandole i polsi,- Anche io e mio fratello desideravamo liberare il mondo dai giganti, abbiamo sempre pregato nostro padre, ma lui non ha mai acconsentito. Poi per mio padre giunse il momento di tramandare tale potere, mio fratello lo ereditò, capì cosa fosse successo incrociando il suo sguardo. Mio fratello era diventato Onnipotente, una divinità! L'unico creatore e giudice supremo di questo mondo! Sai come si chiama un essere simile?-
Historia lo guardò esterrefatta.
-Dio… la sua era l'essenza di una divinità è proprio questa la mia missione, riportare Dio in questo mondo e innalzare le mie preghiere! Io continuo a pregare Historia!- esclamò guidando la mano della figlia con la siringa nuovamente verso il suo braccio, -Prego affinché Dio guidi l'intera umanità!-
La bionda seguì con lo sguardo ogni movimento dettato dal padre, mentre nella sua mente, una voce a lei cara le sussurrò: “Christa, io non ho il diritto di dirti come vivere la tua vita, quello era soltanto un mio semplice desiderio. Christa, vivi sempre a testa alta!
Le parole di Ymir fecero scattare qualcosa in lei e mentre l’ago le sfiorò nuovamente la pelle spalancò gli occhi, capendo esattamente quello che doveva fare.
Con un rapido gesto si liberò della presa di Rod e lanciò a terra la siringa, la vide frantumarsi.
- Cosa hai fatto?- l'urlo di suo padre la fece arrabbiare ancor di più.
Lo afferrò per il braccio e con forza lo fece cadere sul pavimento. -Ma quante stronzate mi hai raccontato! Tu manipoli solo la gente per i tuoi scopi! Sono davvero stanca di dovermi sempre annullare per gli ALTRI!-
Historia non lo guardò nemmeno, prese la valigetta e si precipitò sulle scale che conducevano dove stava Eren.
Il ragazzo la guardò allibito.
Una volta che Historia gli fu vicino, urlò: - MA COSA STAI FACENDO!-
-Scappiamo- replicò semplicemente lei, cercando di aprire i lucchetti delle catene con le chiavi che aveva recuperato dalla valigetta.
-Non farlo, da vivo... sono solo un peso! Historia!- piagnucolò. -Ti prego! Divorami! Fa presto, vivere mi fa troppo male!-
La bionda di tutta risposta gli tirò un pugno sulla testa. - Sta zitto, idiota! Sei un piagnucolone, Taci!- gli liberò la mano sinistra. - Per me che l'umanità viva o muoia no ha importanza! Sono una nemica dell'umanità, sono una ragazzaccia, la peggiore che esista! Ti farò scappare da qui e poi distruggerò ogni cosa-
In quel momento Rod stava strisciando verso il liquido contenuto nella siringa, che si era riversato a terra.
-Eren, Historia!- urlò una voce sempre più vicina.
-Henry!- gridò Eren riconoscendo quella voce che era diventata l'unica fra tante.
-Oh....- Rod si fermò ad osservare il nuovo arrivato e fra le lacrime gli sorrise, -Sei come ti aveva descritto tua sorella.-
Henry inarcò un sopracciglio. -Come?-
-Mi dispiace che sia finita in questo modo, potevamo essere una famiglia, Freida... figli miei, sto arrivando- sussurrò prima di leccare il liquido.
-Henry allontanati!- gli urlò Historia.
Il ragazzo riuscì solo a voltarsi verso la ragazza prima di essere preso da qualcuno e trascinato lontano, mentre un intenso fumo rosso riempì la stanza.
-Usciamo, presto!- gridò Levi superando il frastuono delle colonne che si sgretolavano.
Sasha e Mikasa presero tra le braccia Historia ed Eren.
- Aspetta, papà...-
Mikasa la guardò freddamente. -Ormai, non c'è nulla da fare per lui...-
Henry si strinse forte a Levi, mentre in lui si facero strada nuove domande.


 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Il carro trainato dai cavalli avanzava velocemente lungo la strada, il cielo era oscuro.
Quella notte era priva di stelle.
Historia raccontò di Freida, il padre di Eren e del vero piano di suo padre.
-Quindi, io sarei Erick Reiss?- domandò Henry rivolto alla sorella, -E quello sarebbe dovuto essere il nostro presunto padre?- il suo tono era alquanto piatto.
La ragazza corrugò la fronte -Per me non è altro che un uomo viscido...- strinse le mani sulla veste, -Non è un padre.-
Henry sbuffò una risata, come poteva darle torto, poi trovava ineccepibile il comportamento di quel pazzo e del suo ideale di Dio.
Levi sospirò. -Perciò, Henry, sei il legittimo re dell'umanità. Cosa pensi di fare?- lo guardò negli occhi facendo sussultare il giovane. - Sai che la legione reale ha preso il potere dopo che si è scoperto l'imbroglio dei finti regnanti e che i membri più anziani stanno cercando il vero erede.-
-Attualmente non lo so...- cercava di essere neutro e indifferente, ma la storia dei Reiss, il gigante fondatore, Grisha che aveva sterminato tutta sua vera famiglia, lo avevano un po' disorientato anche se cercava di non farlo notare.
Henry era sempre dell'idea che la sua vera famiglia fosse quella che lo aveva cresciuto, ovvero quel padre severo che era stato divorato dai giganti e quella madre che viveva in un mondo fatto solo di ricordi.
Armin gli sorrise bonario, in sella al suo cavallo. -Grava un peso enorme sulle tue spalle, my King- sorrise per sdrammatizzare.
Di tutta risposta, Il castano fece mezzo sorriso. Eren lo guardò attentamente. -Non devi deciderlo subito e Levi può attendere per dare la notizia ai superiori.- spostò lo sguardo su Historia, -Anche tu, sei una discendente della famiglia reale, perciò dovresti pensarci bene a cosa vuoi fare.-
King sapeva di non doverlo dire, ma sentiva comunque il bisogno di esternarlo anche se il suo pensiero potesse risultare alquanto indelicato e brutalmente diretto. -Io comprendo le azioni di tuo padre- esordì Henry dopo un lungo silenzio.
Fra lo stupore generale, Henry continuò il suo discorso. - E poi Erick Reiss...- pronunciò il suo nome e cognome di nascita con un tale disprezzo da suscitare stupore persino in Levi.
Armin sospirò stanco. -L'importante è che siamo tutti vivi e vegeti. Abbiamo altro a cui pensare al momento...- disse, indicando con un cenno della testa un Rod Reiss sotto forma di gigante che si muoveva camminando a quattro zampe, sfregando il volto a terra, la sua destinazione era ancora sconosciuta alla squadra.
Erwin, il comandante della legione esplorativa, si avvicinò a loro in sella al suo cavallo, Jean tirò le redini dei cavalli, facendo fermare il carro.
-State tutti bene?- fu la domanda del biondo.
-Hanji è l'unica ferita- replicò Levi facendo fermare il suo cavallo vicino al suo.
La ragazza, distesa sul carro e ferita ad una spalla alzò una mano in segno di saluto.
-Per fortuna non sembra ferita in modo grave- osservò Erwin, -Ottimo lavoro, i miei complimenti!- disse rivolto poi all'intera squadra.
-Ho un mucchio di cose su cui fare rapporto, ma per cominciare...- esordì il caporale, venendo poi interrotto dal suo superiore.
-Chi sarebbe il gigante?-
-È Rod Reiss- fu la pronta risposta di Levi.
Erwin lo guardò con stupore.
-Vorremmo avere la tua opinione, comandate. Cosa facciamo?-
Il biondo fece per pensarci su, posando lo sguardo sia su Historia che su Eren, per poi replicare: -Al momento non abbiamo tempo di stare qui a chiacchierare- e posò lo sguardo sul gigante che avanzava imperterrito, -Torniamo al Wall Sina- dichiarò voltando le spalle alla squadra, allontanandosi da loro.
-Quindi vuoi lasciare che quel gigante giunga sin lì?- chiese il caporale con aria apatica.
Smith si voltò nuovamente verso di lui. -Voglio che arrivi a Orvud, è probabile che si diriga verso quel distretto-.
-Proviamo a riordinare le idee- esordì poco dopo Hanji, mentre il carro si muoveva velocemente, seguendo l'avanzata di Rod. - Eren ha sempre avuto dentro di sé il potere del gigante fondatore nominato dai Reiss, ma soltanto un discendete di sangue di quella famiglia, può sfruttare a pieno il suo potere, tuttavia, quando un Reiss riesce ad ottenere il potere del gigante fondatore, l'idea del primo Re lo domina e così, si rifiuta di liberare l'umanità dai giganti, direi che è tutto molto interessante.- ansimò toccandosi la spalla ferita, -Quindi il primo re considerava questa come la vera pace, un’idea al quanto buffa a mio avviso-
-Perciò, adesso... ci rimane solo una possibilità, se l'enorme gigante dovesse mangiarmi, tornerebbe ad essere Rod Reiss, ma non è detto che possa diventare il gigante fondatore- interloquì Eren con far pensieroso.
Mikasa gli rivolse un sguardo allarmato. -Ma in questo modo...-
-Si, sembra proprio così. -intervenne Levi, -potremmo annullare il lavaggio del cervello del primo Re e arrestare Reiss quando tornerà umano, se tutto procede secondo i piani, potremmo avere una possibilità per salvare l'umanità. Perciò Eren- disse rivolto al ragazzo, -Vuol dire che sei pronto a sacrificarti per il bene dell'umanità?-
Eren posò lo sguardo su di lui e dopo un lungo silenzio replicò:- Lo sono-
Henry spalancò gli occhi sentendo una strana fitta al cuore, per quanto la situazione risultasse disperata, si rifiutava di credere che quella fosse l'unica opzione. -No, io non credo che sia necessario- affermò con tono instabile, -Ci deve essere un altro modo!-
Yeager gli rivolse un piccolo sorriso, trovandolo in qualche modo adorabile. Adorabile il fatto che nonostante quello che fosse successo, quel ragazzino ci tenesse a lui.
Mikasa annuì con un cenno della testa. -Eren, non sei costretto a farlo-
-Infatti- convenne poco dopo Historia, -Ci sarebbe un’altra possibilità. Tanto per cominciare questo questo piano presenta una serie di problemi: il primo, non siamo certi che Rod Reiss annulli il lavaggio del cervello, possiamo provare ad arrestarlo, ma se ci modificasse i ricordi sarebbe finita. Tutti noi sappiamo davvero poco sul potere del gigante fondatore-
Armin fece avvicinare il suo cavallo al carro. -Historia ha ragione, non abbiamo neanche l'assoluta certezza che, una volta divorato Eren, Rod possa tornare come prima. Siamo davvero pronti a rischiare così tanto?-. La bella bionda annuì con un cenno della testa a quelle parole, -E poi sappiamo che adesso il potere del gigante fondatore è separato da quella ideologia di vera pace che aveva in passato. Per l'umanità c'è una speranza senza precedenti-.
Eren la guardò allibito.
-Giusto- Henry fece un gesto di assenso, rivolgendosi a Eren, -Anche se l'affermazione di poco fa potesse risultare alquanto indelicata, ho motivo di credere che tuo padre stesse tentando di salvare l'umanità dal primo Re, ha rubato il potere del gigante fondatore massacrando tutti i figli di Rod Reiss, perché era l'unica scelta che aveva-.
"Se vuoi salvare le persone che ami, allora devi saper padroneggiare questo potere" fu in quel momento che le parole di Grisha gli ritornarono in mente. Eren si toccò la testa con aria incredula, -Quindi mio padre...-
-Esattamente- disse Armin, -Uno come il dottor Yeager, non avrebbe mai fatto una cosa simile senza un valido motivo-
-Esatto- convenne Mikasa, -Ci deve essere un modo per salvare l'umanità senza il sangue dei Reiss- .
-Quindi siamo tutti d'accordo di dover optare per questa seconda opzione- sussurrò debolmente Hanji, sempre con una mano a tamponare la spalla che sanguinava, -Non possiamo permettere ad un gigante che non serve a niente di passeggiare all'interno delle nostre mura e viste le dimensioni non possiamo catturarlo, quindi alla fine, saremo costretti ad uccidere- girò la testa verso Henry e Historia, -Vostro padre-.
I due fratelli si scambiarono uno sguardo eloquente poi Henry mise la testa di lato, incrociando le braccia- Per me è non un problema- ripose con freddezza, -sapete come la penso al riguardo-.
Historia rimase interdetta, ricordato i brevi momenti passati con il padre. -Eren perdonami per quello che sto per dire-.
Il ragazzo a quelle parole sussultò.
-Nella caverna ho pensato davvero di trasformarmi in un gigante e divorarti, ma non per l'umanità, ma volevo credere che mio padre avesse ragione e che gli fosse stato fatto un torto, avevo tanta paura che lui finisse per odiarmi- confessò un po' a disagio.
Henry ridusse gli occhi a due fessure. -Ma ora non c'è più motivo di darsi tanta pena per lui, giusto?-
La sorella con sguardo basso annuì con un cenno della testa. -Adesso è arrivato il momento che gli dica addio-. Il fratello abbozzò un sorriso determinato, -Brava, non merita di vivere un secondo di più-.
____


Arrivati al Wall Sina e una volta che Henry scese dal carro, Levi gli si avvicinò.
-Ti ricordo che una volta che Rod Reiss verrà annientato dovrai prendere una decisione. Il popolo non può rimanere senza un Re-
Il castano annuì sviando lo sguardo. -Si, questo lo so.-
Eren aiutò Historia a scendere dal carro. -Riposati un paio d'ore, vedrai che dopo avrai le idee più chiare- sorrise, rivolto al compagno.
-Mi ci vorrebbero anni per rimettere a posto tutte le idee- disse incamminandosi verso i dormitori.
Historia si stiracchiò. -Vorrei fare un bagno.- si annusò una ciocca di capelli schifata. - Non tocco acqua da due giorni.-
Ymir l’abbracciò da dietro.- Che ne dici di farlo insieme?- sussurrò sensuale
Lei arrossì di colpo. -Y-Ymir....-
-Che c'è? Mi sei mancata è ovvio che voglia godermi la tua compagnia- le mormorò vicino ad un orecchio, scostandole una ciocca di capelli dorati.
Henry intanto si era disteso sul suo letto, ma non riusciva proprio a prendere sonno. Gli avvenimenti delle ultime ore e dei giorni passati lo avevano scosso più di quanto credesse. Si tirò su, mettendosi a sedere e stropicciandosi gli occhi, notò che dal cuscino del letto dove dormiva Eren sporgesse qualcosa.
Sapeva di doversi fare gli affari suoi, ma la curiosa ebbe il sopravvento.
Una volta vicino al letto, alzò il cuscino ed un foglio ingiallito cadde ai suoi piedi.
Si chinò per raccoglierlo e una volta spiegato il foglio rimase interdetto.
Sul foglio vi era raffigurato un volto. Un volto dai lineamenti delicati, con due occhi celesti e i capelli di un castano chiaro.
L'espressione indecifrabile.
Il ragazzo aveva fra i capelli due rose presumibilmente bianche, anche perché la carta era un po' stropicciata e leggerne ingiallita. Ma i colori, nonostante tutto, si distinguevano ancora bene.
- Cosa stai facendo?- la voce di Eren gli giunse da dietro le spalle facendolo sobbalzare.
-E-ecco...- balbettò voltandosi, -Io...- non ebbe tempo di finire la frase che l'altro gli prese il foglio fra le mani.
-Chi è?- domandò Henry sempre con aria confusa.
-Da quando frughi tra le mie cose?- la voce irritata e la fronte corrugata.
Il castano arrossì di colpo. -Stava sporgendo dal tuo cuscino e si, non dovevo, ma l'ho fatto comunque. Chi è?- chiese di nuovo, -Perchè è davvero bello-
E sentì un moto di gelosia irrompere dentro il suo cuore. L'idea che quel ragazzo fosse stato fra le braccia di Eren lo mandava in bestia.
Non lo diede a vedere, ma la cosa lo urtava e non poco.
Specialmente dopo il bacio che si erano scambiati.
- Non è nessuno- replicò Eren accarezzando con lo sguardo il ritratto mentre la sua espressione si rattristò.
Jean e Armin entrarono in quel momento, i capelli ancora bagnati. -Le docce sono libere!- esclamò il biondo sedendosi sul proprio letto e strofinandosi l'asciugamano sulla testa.
Eren ripiegò il foglio, mettendolo sotto il cuscino. -È una cosa mia, non ti deve interessare.- finì prima di andare verso i bagni.
King assottigliò lo sguardo.
Mentre silenziosamente iniziava ad odiare il ragazzo del ritratto.
___________________
Sasha mangiava come se fosse stata a digiuno per settimane, facendo sospirare esasperata Mikasa che non sapeva come fosse finita vicino a lei.
Historia sorseggiò rumorosamente la birra. - Mi sembra di essermi appena svegliata da un lungo sonno!- esclamò facendo battere il boccale. -Se solo penso a quante cazzate mi ha detto quell'uomo, mi viene voglia di picchiarlo fino a farlo morire!-
-Vacci piano con la birra- ridacchiò Reiner.
-Ben detto!- Ymir la imitò, facendo rovesciare la birra di Armin che la guardò in tralice.
- Ha quello che ha passato- fece Berthorld alzando il calice e brindando con la bionda.
-Alla nostra principessa!- fece l'occhiolino Jean.
-E al nostro principe!- continuò Connie.
-Che diverrà Re- specificò Reiner rivolgendo un sorriso al bel castano.
Henry abbozzò un mezzo sorriso brindando con i compagni, ancora irritato per la storia del ritratto.
Berthold gli sfiorò sulla spalla -Stai bene?- gli chiese.
-Si- ripose prontamente con sorriso tirato. -Re, figlio dei Reiss, una favola.-
- Non dire così- lo guardò dritto negli occhi, -Per me, cioè per noi...- arrossì di colpo, -sarai sempre Henry King.-
Il ragazzo gli rivolse un sorriso gentile a quelle parole. -Grazie.-
Berthorld avrebbe voluto baciarlo e stringerlo forte, ma si trattenne.
Lo avrebbe fatto al momento giusto.
E quello non era né il luogo e né il momento adatto.
- Per ora dimentichiamoci tutto, lasciamo le decisioni a domani!-, Jean strinse le spalle di Historia. -Festeggiamo che siamo ancora qui!-. La bionda ridacchiò. - Si!-
Henry posò lo sguardo su un Eren che si divertiva e parlava con gli altri come se niente fosse.
Come se quello che fosse successo nei dormitori non avesse avuto alcun valore.
Scosse la testa, ricordando ancora le parole di suo padre: Domina le tue emozioni esse ti tradiranno prima o poi.
Eren alzò lo sguardo su di lui, un lampo di malizia gli attraversò gli occhi.
Per poco al castano non gli andò di traverso la birra. "Non lasciarti confondere dal suo sguardo! Ricordati come ti ha trattato prima, tu non sei la seconda ruota di scorta di nessuno!"
Henry a quelle parole si passò una mano fra i capelli, alzandosi e a avvicinandosi a Connie. -Balliamo?- chiese con un sorriso.
-Certo!- e il giovane iniziò a muoversi seguendo un ritmo tutto suo e facendo ridere il resto della tavolata.
King si mise a ridere divertito, cercando di ballare in modo decente, ma vedendo le movenze sensuali del compagno, non fece altro che piegarsi dalle risate. -No, non ci riesco.- ansimò con le lacrime agli occhi. -Connie, sembri una scimmia ubriaca!-
Il ragazzo rise togliendosi la camicia. -Guarda che scimmia sexy che sono!- lanciò l'indumento addosso a Reiner.
-Vai con lo spogliarello Connie!- Sasha si alzò in piedi sulla panca oramai brilla.
King si mise una mano sulle labbra, scuotendo la testa.
-Dai, Connie seduci il Re!- gli gridò Ymir
-Ymir!- l'ammoni il castano, scoppiando nuovamente a ridere.
- Ma lui mi ama già, non mi serve sedurlo!- e iniziò a sbattere le palpebre come una ragazzina innamorata aumentando le risate.
-Si, ti amo tanto Connie- sussurrò con dolcezza Henry, lasciandosi trasportare dall'euforia generale.
Poi alle sue spalle comparve Reiner che si strusciò su di lui.
-Che ne dici, posso essere scelto?- mormorò il bel biondo afferrandolo per i fianchi.
Tutti gli altri iniziarono a ridere, ma sul volto di King il sorriso si spense.
Non gli piacque, non gli piacque il modo in cui l'amico stava scherzando.
-Reiner, basta- ridacchiò nervoso il futuro Re cercando di liberarsi dalla sua presa.
Reiner strinse con più forza le mani sui suoi fianchi.
- Non sto facendo nulla di male, perché ti agiti?-
-Basta così!- Eren aveva sbattuto un pugno sulla tavola. -Lascialo andare se non vuoi un coltello conficcato in gola!-
-Reiner....- fece poco dopo Henry mettendo le mani sopra le sue, -Lasciami, adesso- gli ordinò voltato di spalle, il tono della voce serio e fermo.
Il biondo lasciò subito la presa - Che suscettibile, stavo solo scherzando- borbottò tornando a bere sotto lo sguardo freddo del principe.
Ma Henry sapeva che non stesse affatto scherzando. Lo aveva intuito dal modo in cui lo aveva afferrato e da come avesse fatto aderire il suo bacino contro il suo deretano, c'era qualcosa di viscido in quel gesto ed anche Eren sembrò dello stesso parare, a giudicare dal modo in cui stava osservando il compagno.
Connie si riprese la maglietta - Mi sa che abbiamo bevuto un po' troppo.- ridacchiò cercando di alleggerire la tensione, -Bert, accompagneresti Reiner al dormitorio?-
Il moro notò l’espressione imbarazzata sui volti dei propri compagni, anche lui era irritato per il comportamento dell'amico, ma non poteva lasciarlo in quella situazione. Sbuffò alzandosi -Scusalo Henry, non è in sé...-
Il castano annuì con un cenno della testa, uscendo poi dalla stanza, seguito da Eren.
-Hey-
Il principe si voltò per poi tornare sui suoi passi.
-Ancora offeso per la storia del ritratto, eh?- chiese Eren come volerlo provocare, ma Henry non se ne curò, continuando a camminare imperterrito .
Con forza il moro prese il braccio del più giovane fermandolo. Lo sbatté contro il muro facendolo gemere di dolore e senza dargli tempo di replicare lo baciò con impeto.
Henry spalancò gli occhi per lo stupore e la rabbia, lo allontanò schiaffeggiandolo.
Jeager si mise la mano sulla parte guardandolo adirato.
-Perchè?- esordì poco dopo il principe, -Perchè vuoi giocare con i miei sentimenti?!-
-Ma di cosa cazzo stai parlando?- gli occhi verdi di Eren scintillarono di rabbia, -Chi sta giocando?- e ancora una volta portò le sue labbra sulle sue e morse il labbro inferiore.
Una mano si insinuò sotto la maglietta
Henry cercò di divincolarsi. -LASCIAMI?!- urlò fortemente. -Non puoi avere tutte due?!-
Il moro lo strinse a sé con un braccio. - Non capisco di cosa parli- sussurrò mordendogli l'orecchio.
Il reale gemette contrariato, cercando di distanziare quelle labbra che tanto bramava, ma che il suo orgoglio iniziava ad odiare.
-Sto... Parlando del tuo amichetto!- ringhiò ansimando.
Eren si distanziò, trattenendo malamente una risata. -Stai parlando di un disegno...- e poi prese a baciarlo sul collo, facendolo gemere leggermente.
-Voglio sapere chi è-
-Mmh, fa parte del passato. Ora rilassati- replicò il più grande affondano i denti in quel collo delicato.
King si morse le labbra e cercando di non cedere alla lussuria, lo respinse bruscamente. - E questo- si passò una mano che sfiorò il collo fino ad arrivare alla coscia, -farà parte del futuro, sempre ammesso che te lo conceda- concluse con fierezza per poi allontanarsi, seguito dallo sguardo divertito di Eren.





 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Il giorno dopo, tutta la legione esplorativa stava discutendo su come difendere il distretto di Orvud dall'attacco imminente di Rod Reiss.
-A questo punto- disse Erwin illustrando il piano disegnato nei minimi dettagli su una lavagna alle sue spalle, -Eren si dovrà trasformare in gigante e dovrà cercare di gettare la polvere da sparo in bocca, sperando che l'esplosione gli distrugga la nuca.-
Levi annuì. -Visto il calore che sprigiona, la polvere esploderà senza detonatore, dobbiamo sperare che quel gigante spalanchi la bocca come uno stupido-
-Far esplodere i barili all'esterno non poterebbe a nulla- continuò il capitano Smith. -L'esplosione deve avvenire all'interno del gigante- indicò le labbra disegnate della creatura, -Forse sa di essere vulnerabile, ecco perché avanza con la testa sotto terra. Forse non possiede nemmeno una bocca da aprire, la scommessa sta proprio in questo-
Historia strinse con rabbia i pugni, non provava pietà per quel uomo. -Capitano Smith vorrei parlarle in privato!- poi il suo sguardo si posò su Henry, -Vieni anche tu-
Il fratello annuì, seguendo i due biondi nella sala accanto.
Erwin li fece accomodare su due poltrone imbottite, la ragazza si sentì sprofondare. -Andrò subito al dunque.- disse cercando di trovare una posizione abbastanza comoda. -Fate in modo che il popolo creda che il salvatore sia Henry, in questo modo saranno gli stessi abitanti delle mura a reclamarlo come Re.-
Henry si schiarì la voce. -Ehm, sorella... non stiamo correndo un po' troppo?-
-No- replicò lei, -Per quanto ancora intendi temporeggiare?-
Il fratello sviò lo sguardo. Historia aveva ragione, ma lui non aveva la più pallida idea di come si governasse un popolo e soprattutto, il solo pensiero lo terrorizzava.
-Io non lo so- disse guardando i due, -Rod, i Reiss i giganti... sta succedendo troppo in fretta!-
-Devi saperlo, Erick Reiss- fece con tono austero il capitano, -Non possiamo perdere tempo, questo lo capisci?-
Henry inasprì lo sguardo alzandosi. -Non chiamarmi in quel modo!-
Historia lo fissò a lungo. -Henry, che tu sei un Reiss è un dato di fatto. Che tu non voglia il tuo nome di battesimo non cambia il fatto che sei il legittimo Re.- si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, -Questa è l'occasione giusta per far sapere chi sei e farti amare come nessun altro regnante nella storia.-
Erwin annuì. -Capisco perfettamente il punto di vista di Historia. Questa è una buona strategia, non si può tergiversare.-
Il ragazzo tornò a sedersi sulla poltrona, riflettendo sulle parole della sorella.
Erwin si avvicinò a lui. -Coraggio- disse mettendogli la mani sulle spalle, -Sarai degno di ricoprire tale carica-
Henry lo guardò a lungo non proferendo parola.


 

________________________

 

Ymir guardò il cielo sopra le mura, le stelle brillavano più che mai. Le piaceva osservarle prima di ogni operazione, le davano un senso di pace.
Tornò a guardare il gigante che ormai era prossimo alle mura, strisciava come l'uomo viscido che era.
E come da piano, una pioggia di proiettili si abbattè su Rod Reiss, ma niente di ciò sembrava impedire la sua avanzata,
Ed una volta che si erse, sia i soldati che l'intero popolo travolto dal panico generale, poterono notare che quel gigante fosse sprovvisto di un viso. Era una visione alquanto raccapricciante. E poco dopo, Eren sotto forma di gigante si diresse verso la creatura ed avvicinandosi a quella che poteva essere definita la sua bocca, vi lanciò al suo interno una grossa quantità di polvere da sparo contenuta in piccoli barili di legno, non ci volle molto per farsi che l'enorme corpo di Rod Reiss esplodesse riducendosi in piccoli brandelli di carne.
A quel punto i soldati della legione esplorativa si liberarono in aria, iniziando a recidere quei lembi di pelle, in modo tale da non poter dare la possibilità a Rod di rigenerarsi.
Historia identificò la parte dove stava il corpo di Rod, con un balzo raggiunse il fratellastro. -Henry!- lo chiamò indicandogli il pezzo di carne.
Il ragazzo chiuse gli occhi e li riaprì, dandogli il colpo di grazia. In quel istante, dei ricordi attraversarono la sua mente.
Rivide Rod opporsi alle decisione del padre, il fratello di Rod ereditare tramite ignezione il primordiale e poi Freida che gli sorrideva.
-Ma cosa....?- l'esplosione lo travolse assieme alla sorella. -Henry?!-
Il ragazzo le afferrò la mano. -Historia....- mormorò debolmente trascinandola verso il basso, lei cercò un appiglio per sorreggere entrambi, ma l'esplosione era stata così violenta che li scaraventò facendoli cadere in un carro pieno di fieno.
Lei alzò la testa, i capelli arruffati e il viso arrossato dallo sforzo. Guardò i pezzetti di suo padre cadere dal cielo senza sapere cosa provare, poi si voltò verso Henry che guardava il cielo. -Ce l'hai fatta...- sussurró accarezzandogli il viso.
Henry richiuse gli occhi con un debole sorriso sulle labbra.
-Hey- fece una voce di una donna, -Siete tutti interi?-
-Siete stati voi a dare il colpo di grazia al gigante?- domandò un uomo.
King cercò di mettersi su a sedere, aveva un po' di paglia fra i capelli. -In realtà- sorrise poi alla bionda, - È stata opera sua-
Historia spalancò gli occhi e la bocca, che stava dicendo suo fratello?
Gli tirò il giacchetto di pelle e stando attenta a non farsi sentire mormorò: -Questo non era quello che avevamo concordato.-
Si sentiva presa in giro, come se tutto ciò che aveva detto fino a pochi minuti prima non avesse avuto importanza.
Henry la ignorò facendo un passo in avanti. -Signori, lei è Historia Reiss la principessa di queste mura- esordì facendo irrigidire la bionda.
“Cosa?” Historia voleva urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.
Non era pronta a questa proclamazione, non doveva andare così!
Fra lo stupore generale, il fratello continuò il suo discorso. -Sono venuto al mondo con il nome di Erick Reiss, io sono suo fratello, il principe di queste mura, non che futuro vostro Re. Ma- si voltò un’altra volta verso la bionda, -Non mi sento degno di ricoprire una carica di tale rilievo.-
Le persone lo ascoltarono senza proferire parola.
-È vero, nelle mie vene scorre il sangue dei Reiss e questo è un dato di fatto, non posso cambiarlo. Ma posso decidere chi essere e come vivere la mia vita. Sappiate che sono cresciuto come Henry King e lascerò questo mondo come tale. Quindi, difronte a voi rinnego le mie origini e il mio nome di battesimo, rinuncio al trono, proclamando Historia Reiss futura regina di queste mura!-
La gente radunata tutt'intorno iniziò a esclamare in onore della regina alzando le braccia e applaudendo come se davanti a loro ci fosse la loro salvatrice.
La ragazza li fissò attonita con la fronte ancora corrugata.
-Meriti di essere amata Historia, meriti di avere tutto l'amore di questo mondo- disse Henry con tono dolce.
La sorella lo guardò con gli occhi lucidi. -Henry.- sussurrò raggiungendolo.
-Si, mia regina?- domandò lui inchinandosi al suo cospetto.
Da sopra le mura i compagni di squadra sorrisero, Historia era stata una scelta saggia.
Berthorld trattenne le lacrime. -Che cuore.- mormorò commosso.
Reiner incrociò le braccia scuotendo la testa. -Chi lo avrebbe mai detto. Henry King sei pieno di sorprese.- i suoi occhi color ambra fissi sul castano che stava abbracciando la sorella.
Uno strano ghigno stampato sulle labbra.
Lei gli sorrise affabile, allungando una mano verso il suo viso. -Oh, fratellino mio- ma il suo sorriso scomparve, sostituto da un espressione grave e seria. Henry si sentì colpire in volto.
-Hey!- mugolò toccandosi la parte lesa.
-Questo è per aver fatto di testa tua!- lo ammonì la bionda con sguardo truce, ma poi rilassò i lineamenti del viso baciando la gota che aveva colpito. - E questo per aver reso possibile tutto questo. Grazie, io non so come farò.- ammise vicino alle sue labbra.
King le prese le mani. -Non voglio scaricati addosso le mie responsabilità, ma io penso che tu sia più idonea per essere una regina, non chiedermi perché ma...-
Lei gli mise un dito sulle labbra. -Hey, tranquillo. So che infondo questa è la strada giusta da intraprendere-
Il fratello le bacio la fronte.  

-Degno di te, Henry, rinunciare alla corona per darla a Historia!- Connie con un balzo salì sul carro alle loro spalle, mentre Ymir ridacchiò divertita. -Senza offesa, principe, ma preferisco una regina a un re!-
King si passò una mano fra i capelli, camminando con passo regale verso Eren.
-Mio principe- disse l'altro facendo un mezzo inchino.
Henry inarcò un sopracciglio. -Quale parte del discorso "rinnego le mie origini" non ti è chiara?- domandò con sarcasmo. 
Il moro rise -E tu pensi che Historia ti lasci scappare così? Vedrai che ti troverai a stare a palazzo metà della tua vita!-
-Sempre se riesce a prendermi-
Yeager lo prese sotto braccio. -E io, se me lo ordinerà, ti prenderò e ti porterò di peso da lei, da me non puoi sfuggire- ghignò con tono ironico.
Henry sbuffò una risata.


 

__________________________________________

 

-Sai che mi sfugge ancora una cosa...- esordì Levi alle sue spalle.
King si voltò verso di lui, prima di uscire dalla stanza. -Cosa?-
-Annie.-

-Si, già. Ora che ci ripenso, sapeva fin troppe cose sul mio conto-
Levi incrociò le braccia. -La storia del diario, il fatto che ti abbia risparmiato e ti abbia appellato Re, quando neanche tu sapevi di esserlo-
-Ti giuro- replicò il castano, -Mi ci sono arrovellato la mente più e più volte-
-Ma in quel diario cosa scrivevi?-
-Le mie osservazioni, insomma pensieri prettamente personali. Ma non ho mai accennato al fatto di essere figlio dei Reiss o un Re. È questo che ancora mi lascia alquanto perplesso-
L'uomo dai capelli corvini lo guardo drittò negli occhi, meditando sulle sue parole. -O magari ti ha chiamato Re prendendoti in giro, magari pensando: è Re di cognome, vediamo se lo è di fatto.-
-Ma questo non spiega perché non mi abbia ucciso- gli fece notare Henry.
Historia si grattò la testa. -Annie è stata a contatto con tutti noi, magari ha dedotto qualcosa ricollegandosi alla storia dei nostri gioielli- borbottò guardando il pendente a forma di R.
Levi afferrò il polso del giovane osservando il meraviglioso bracciale dorato.
-E perché Reiner o Bert non ci sono arrivati?- chiese il fratello, -Anche loro lo hanno visto.-
La bionda alzò gli occhi al cielo, doveva rispondergli?
Possibile che non avesse notato il loro interesse nei suoi confronti?
-Ma tanti altri nella legione possono aver fatto due più due- interloquì Hanji.
-Anche io notando la collana di Historia e il bracciale di Henry avevo pensato a qualche ipotetico legame-
-Mi sembra di capire che siamo sempre in alto mare- proferì Levi lasciando la presa sul polso del principe.
Qualcuno bussò alla porta, Armir entrò senza attendere risposta. -Historia dovresti andare a prepararti, manca poco alla cerimonia.-
-Sì- annuì lei con un cenno della testa. -Ah, prima di andare. Rod mi ha svelato il potere del bracciale- enunciò rivolto al fratello.
In quel momento comparvero alle spalle del biondo, Reiner e Berthold.
-Il potere di cosa?- fece Hanji
Henry si morse le labbra. -Questi gioielli hanno dei poteri particolari- replicò un po' imbarazzato.
-Ti ricordi, l'altra volta?- fece la sorella, -Quando ti sei ferito alla festa? E quelle visioni?-
King annuì lentamente.
-Tutta opera di questi gioielli. In pratica Rod mi ha spiegato che tutti i suoi figli ne possedevano uno, ma sono andati distrutti per mano di Grisha, questa collana era quella di nostra sorella Freida, ecco perché hai visto la battaglia e la nostra famiglia. Essi erano i ricordi di Freida, ma solo noi di sangue reale, ovvero solo noi Reiss, possiamo indossarli vedere i ricordi del predecessore e accingere al potere della trasformazione.-
Levi e gli altri si scambiarono un occhiata interrogativa.
-E come mi sarei trasformato?- chiese il principe.
-Ferendoti, il sangue ha macchiato il rubino incastonato nella lettera, l'ultima persona che hai toccato sono stata io ed ecco perché ti sei trasformato in me- spiegò la bionda con tono pacato.
-Si, ma ora l'ho indossato e non mi sono ritrasformato- gli fece notare King.
-Perchè l'effetto dura ventiquattro ore, ma tu puoi interromperlo anche non indossandolo, come hai già potuto vedere- proseguì la bella Reiss.
-Ah, capisco....- disse il castano con aria assorta.
Levi allungò le gambe sotto il tavolo. -Dunque, con questo bracciale ti puoi anche trasformare?- la cosa si faceva ancora più interessante.
Intanto Reiner e Berthold si guardarono con aria complice, sicuri che entrambi stessero pensando la stessa cosa.
-Si, ma solo ferendomi- specificò il giovane. -Io l'ho scoperto per caso... chissà come sono rifinito nelle braccia della mia famiglia adottiva. Questo Rod te lo ha spiegato, vero?- chiese rivolto alla sorella.
Lei si morse le labbra. - Mi disse che dopo la strage, non trovò il tuo corpo e che ti ha cercato a lungo.- si alzò in piedi, -Quando stavo nella grotta ho avuto una visione strana, o meglio non ho avuto tempo per capirla.- fece un paio di passi verso il castano. -In quella grotta c'era qualcun altro. Una donna, indossava abiti da cameriera e ti teneva in braccio.- lo guardò dritto negli occhi, - Penso che lei ti abbia portato via per salvarti.-
In quel istante Henry sentì una fitta al cuore, ricordando le parole della madre. "Tu sei un piccolo Re, non a caso quando ti ho portato qui, assieme a tuo padre abbiamo deciso di chiamarti Henry King"
-Loro sapevano- sussurrò con aria assorta.
-Chi?- domandò Hanji.
-I miei genitori, sapevano tutto e mi hanno sempre tenuto allo scuro. Avrei dovuto odiarli.- strinse i pugni, -Ma poi ho visto di cosa fosse capace Rod, ho visto che razza di viscido verme fosse e ora-, fece un passo avvicinandosi alla finestra, -Ringrazio il cielo per avermi per avermi protetto da tutto questo.-
La ragazza sorrise. -Probabilmente la signora che ti ha portato da loro sapeva di affidarti a persone che non avrebbero mai usato il tuo rango per avere qualcosa in cambio.- gli accarezzò i capelli con dolcezza. -Ringrazio anch'io che ti abbiano amato così tanto, nonostante non fossi loro figlio.-
Armin tossì per attirare l'attenzione. -Historia, il bagno, il sarto e la parrucchiera non possono aspettare.- mormorò imbarazzato, -Hai solo due ore per prepararti.-
-Sì, arrivo.- disse avvicinandosi al biondo.
-Henry- lo richiamò di nuovo. -Non ti dar pena, il passato è passato- concluse uscendo dalla stanza accompagnata da Hanji e Levi.
-Giá- convenne Armin con piccolo sorriso, poco prima di lasciare la stanza.
-L'ho detto e lo ribadisco: Sei sempre pieno di sorprese- esordì Reiner.
King fece spallucce, abbozzando un lieve sorriso.
-E chissà cos’altro nascondi.- sussurró leccandosi le labbra per poi lasciare la stanza seguito da Berthold.
Henry gli lanciò un’occhiata confusa, con una strana sensazione nel petto.

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Historia stava sul palchetto di legno chiaro, inginocchiata davanti al capo militare più alto in grado.
Ascoltava con ben poco interesse il discorso dell'uomo mentre attendeva che la corona si posasse sulla sua testa.
Una volta sistemata a dovere tra i suoi capelli dorati si alzò in piedi, respirò profondamente prima di fare un paio di passa avanti.
I piedi nudi non passarono inosservati, lei era stata categorica sul suo abbigliamento, perfino la sua pettinatura era un richiamo alla semplicità, era tutto un modo di approcciarsi al suo popolo.
Si posizionò al limite del palco e con orgoglio salutò i sudditi con il saluto militare.
Il boato di ammirazione riempì il suo cuore e quello dei suoi più cari amici.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Seduto sul Wall Maria, Zeke contemplava in silenzio il paesaggio che si estendeva al di sotto delle mura, mentre i raggi del sole morente si riflettevano sulle lenti degli occhiali.
Berthorld, seduto a terra, stava sfogliando le pagine di quello che a prima vista potesse essere un libro.
-Lo consumerai a forza di rileggerlo- disse Reiner.
-Deve essere davvero un libro interessante- osservò l'uomo dai capelli biondo cenere, portandosi vicino le labbra una tazza colma di un liquido marrone scuro.
-Sì, certo....- Reiner ridacchiò, -È il diario del suo bello-
Berthorld arrossì fin sopra le punte delle orecchie. -Tu non puoi capire lui, lui... è diverso dagli altri.-
Zeke lo guardò di sfuggita. -Deve avere qualcosa di speciale se ha destato il tuo interesse, Berthold.- sorseggiò il caffè, -Di solito non distogli gli occhi dai libri.-
Reiner rise divertito.
-È puro.- mormorò il moro arrossendo vistosamente.
-Puro?- ripetè un ragazzo dagli occhi azzurri avvicinandosi a loro.
Zeke ammiccó un sorriso.
-Aaron- ripeterono in coro i due soldati.
Il ragazzo si mise le mani suoi fianchi. -Dunque, come procedono i piani? Non abbiamo poi tanto tempo.-
-Tranquillo, Berthorld e Reiner sanno quello che fanno- replicò Zeke guardando il bel moro dall'alto verso il basso.
Berthorld abbassò lo sguardo come se temesse di affrontare chi gli stava di fronte. -In realtà, Zeke, ho un favore da chiederti...- mormorò stringendo il diario, -Io penso che Henry debba essere salvato.-
Reiner trattenne il fiato. -Aspetta, lo vuoi portare con noi?- l'idea non gli dispiaceva, ma affrontare Zeke, invece, era tutt’altra storia.
Aaron posò lo sguardo sull’uomo seduto a fianco a sé.
Zeke osservò Berthold per un tempo indefinito. -Vorrei evitare zavorra inutile- proferì aggiustandosi gli occhiali.
-Scusami Bert, ma sinceramente che utilità può avere?- domandò il giovane dagli occhi azzurri.
Reiner vedendo l'amico esitare, prese le sue difese. -Ascolta, è un ragazzo di sangue reale e possiede un bracciale che ha un potere che ci potrebbe tornare molto utile-
E il biondo capì di aver catturato la sua attenzione.
Aaron si mise a sedere sulle ginocchia, prendendo dalle mani di Zeke la tazza ancora piena di caffè fumante, interessato alla piega che aveva preso quel discorso. -Beh, questo cambia tutto- esordì distanziando la tazza da quelle piccole labbra rosee.
Berthold si illuminò. -Davvero?- chiese allungandosi verso di loro, le guance ancora rosse e gli occhi brillanti, - Possiamo portarlo a Marley?-
Reiner scosse la testa, certo che il suo compagno era proprio cotto e non era sicuro che fosse un bene.
-Che potere avrebbe, intendo il bracciale- volle sapere Zeke.
-Si può trasformare in qualsiasi cosa che tocca.- replicò con entusiasmo Berthorld.
- Non è esattamente così.- lo corresse l’amico -L’incantesimo dura solo ventiquattro ore e deve ferirsi per trasformarsi-
-Potrebbe tornarci utile. Pensa a tutte le nazioni nemiche di Marley... e le terre da conquistare- mormorò Aaron vicino all'orecchio dell’uomo.
Zeke lo guardò per un lungo istante. -Da quando sei diventato così arguto?-
Il giovane gli rivolse un sorriso sbarazzino.
Berthold si alzò in piedi. -È molto intelligente, sono sicuro che capirà quando gli avremo spiegato la situazione e ci aiuterà nel nostro intento!- parlò con fervore cercando di convincere l'uomo.
Zeke carezzò il viso di Aaron, prima di riportare l'attenzione su di lui.
-Sì, sì potrebbe fare. Ma non deve intralciare i nostri piani. Altrimenti sai che fine fanno i disertori-
Aaron poggiò la testa sulla spalla del biondo, rivolgendo ai due soldati uno sguardo neutrale.


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-Eren?- lo chiamò King affacciandosi dalla porta del dormitorio.
L’eco della sua voce risuonò nella grande stanza immersa nella penombra.
-Eren!- ripetè quasi stizzito.
-Henry.- la voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.
Eren lo guardava stupito. - Che hai da urlare?- gli chiese appoggiandosi alla porta con una spalla.
-Ti stavo cercando....-
Da dentro la stanza uscì un mugolio di disapprovazione.
Il moro ridacchiò prendendo per mano il più giovane, trascinandolo per qualche passo. - Per quale ragione?-
-Quelle visioni... quelle che ha avuto Historia toccandoti- replicò il più piccolo sottovoce, -Ecco mi chiedevo se, se anche io toccandoti potessi vederle-
Eren gli rivolse uno sguardo confuso. -E per quale motivo?-
-Volevo solo rivedere il volto della donna che mi ha salvato-
Si fermarono in mezzo al corridoio.
-Una volta visto, che intenzioni hai?- Jeager lo fissò a lungo, -Vorresti andarla a cercare? Fare domande sul tuo passato?-
-Eren- esordì King un po' incerto, -Io credo che Rod si fosse avvicinato a me, perché il suo volto- confessò, sfiorandosi con un dito il pendente del bracciale, -Mi è familiare-
-Cosa?- sul volto di Eren comparve un espressione di puro stupore.
-L'altra notte, mentre stavo quasi per addormentarmi il bracciale si è illuminato... ovvero il rubino della R-
-Perciò, tuo padre ti aveva trovato.-
Henry annuì. -L' altra notte mi stavo chiedendo del perché Rod non mi avesse mai effettivamente trovato e, la cosa non mi tornava, desideravo ardentemente capire quale fosse la verità ed il rubino ha iniziato a brillare, ho chiuso gli occhi e l'ho visto: Ho visto mio padre che mi diceva di andare in camera mia, la mamma con una strana espressione in viso e spiandoli dalla porta socchiusa della mia camera, ho visto il volto di un uomo che era identico a quello di Rod...-
Eren gli strinse la mano. -Vuoi capire perché ti hanno nascosto?-
-Sì, vorrei avere delle risposte certe, almeno su questo fronte-
L'altro annuì tornando a camminare. -Perciò cosa devo fare per farti vedere questa donna?-
-Penso che serva l'aiuto di Historia, solo che non so se possa darci udienza- disse Henry con espressione incerta.
-Sono certo che non avrà problemi con te.- sorrise ammiccante, -sei pur sempre suo fratello-
-Spero. Anche perché è sempre impegnata- ridacchiò il castano facendo spallucce.


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-Aaron- Reiner gli si avvicinò.
Il ragazzo si fermò, mettendo la testa di lato.
-Prima di andare volevo darti una cosa-
-Cosa?- chiese il moro con tono freddo.
Il biondo gli allungò un foglio di carta ripiegato. Fu allora che Aaron si voltò, avvicinandosi con cautela.
-È una lettera di Annie- precisò il soldato.
Aaron la sfilò dalle sue mani con lentezza estenuante.
E non appena iniziò a leggerla, il suo sguardo si fece vitreo.
"Caro, Aaron è passato così tanto tempo da quando sono su questa isola, ma il ricordo del tuo sorriso è rimasto intatto, l'unico motivo che mi spinge ad andare avanti è il pensiero che un giorno possa rivedere te, mio padre e tutti gli altri. Ho commesso cose orribili. Ho spezzato la vita di molte persone, ma l'ho fatto per fare in modo che tu e gli abitanti della nostra cara Marley, possiate vivere in un mondo libero da questi demoni che hanno oppresso queste terre per molto tempo… Aaron, in questa lettera ti scrivo per dirti che sei prezioso per me, perché insomma, io ho sempre tenuto a te, nonostante i miei silenzi, nonostante le mie giornate grigie. Grazie di esistere. Tua Annie"
Il moro si portò la lettera al petto, singhiozzando.
-Oh, Annie....- mormorò, -Annie- ripetè con gli occhi arrossati e colmi di lacrime.
Reiner lo guardò confuso e insicuro sul fatto di poterlo confortare.
-Ma adesso, adesso è sempre in quello stato?- esordì Aaron con sguardo perso.
-Cosa fai fermo qui?- Zeke li raggiunse e guardò freddamente il biondo. -Berthold ti sta aspettando per tornare dai vostri "compagni"-
Reiner annuì - Non credo che si sveglierà presto.- mormorò prima di allontanarsi.
- Non voglio che tu stia solo con lui.- Aaron sobbalzò sentendo la voce del suo compagno a pochi centimetri dal suo orecchio.
Aaron lo guardò storto, ripiegando velocemente il foglio di carta per metterlo nella tasca posteriore dei pantaloni.
Aveva sempre gli occhi arrossati e uno sguardo vacuo.
-Cosa voleva?-
Aaron tacque, asciugandosi le lacrime.
-Allora?- lo esortò nuovamente il più grande.
-Niente- lo liquidò il bel giovane, passandogli accanto.
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-Grazie sorella per averci dedicato un po' del tuo tempo- esordì Henry una volta al suo cospetto.
Lei gli rivolse un sorriso gentile alzandosi dal trono. -A cosa devo la vostra visita?-
Eren alzò lo sguardo sulla bella bionda. -Henry vuole incontrare la donna che lo ha salvato-
-Capisco- proferì la regina, avvicinandosi ai due.
-E volevamo una tua opinione su un fatto che riguarda vostro padre.- continuò il moro.
Historia annuì prontamente. -Va bene, ma per la questione della serva come pensi che possa esservi utile?-
-Facciamo quello che tu e Rod avete fatto nella caverna- le spiegò il fratello.
La bella Reiss inarcò un sopracciglio per poi illuminarsi. -Ah, ok. Pensi che se tu ed io tocchiamo Eren, potrai in qualche modo avere ricordo di lei?-
Henry fece un gesto di assenso. -Sì, perché non riesco a metterla a fuoco. Sicuramente il bracciale ha dei ricordi limitati, magari non può farmi accedere a dei ricordi di quando ero un neonato. Magari con il tuo aiuto, dato che possiedi la collana di Freida e..- posò lo sguardo sul moro a fianco a lui, - Di Eren che possiede in parte i ricordi di nostra sorella, pensavo di poter avere un immagine più nitida di questa donna.-
- Si può fare.- concesse la ragazza sedendosi poi su uno degli scalini che conducevano al trono. -Però ad una condizione...- e fece l'occhiolino ai due.
Eren ed Henry si guardarono confusi.
-Quale?- chiese poi il fratello.
-Una giornata con tutta la squadra e non come regina, se riuscirete a convincere quei noiosissimi militari a lasciarmi un giorno libero- sorrise ammiccante, -esaudirò il tuo desiderio, fratello!-
-Stai scherzando, vero?- le sorrise nervoso Henry.
-A me sembra proprio di no- sussurrò Eren a pochi centimetri dalle sue orecchie.
Lei gonfiò le guance come una bimba capricciosa. -Dai! Mi sto annoiando a stare qui tutto il giorno!-
King scosse la testa trattenendo malamente una risata. -Io ti chiedo un piccolo favore e tu mi mandi nella gabbia dei leoni, cara sorellina.... mi vuoi bene, si.-
-E dai!- insistette lei con aria seccata, -Non ti ho chiesto la luna!-
-Dai, faremo del nostro meglio- gli garantì Eren prendendo per mano un Henry con un’espressione di puro disappunto stampata in volto.
-Grazie!- replicò la bionda con un dolce sorriso. -Chissà Ymir come ne sarà felice- sussurrò con aria sognante.


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Berthorld lanciò uno sguardo di puro disapprovo a Reiner, mentre attraversavano lo foresta grazie al meccanismo del movimento tridimensionale.
-Io non posso crederci!- sbottò il moro alla sue spalle, -Ma come hai potuto coinvolgere Henry in un piano simile! C'era un altra soluzione.-
-E quale?- domandò il biondo saltando di ramo in ramo, -Henry è un reale ed ora ha più occhi puntati addosso, questo lo capisci?-
Il moro sospirò sviando lo sguardo. -Sì, lo so. Ma farlo passare per ciò che non è, modificare i suoi ideali...-
-E’ un Eldiano, Bert. Nelle sue vene scorre il sangue malefico di quei demoni- gli ricordò l’amico. -Lui è diverso, ma questo che te lo dico a fare- sussurrò il più alto.
Reiner inarcò un sopracciglio. -Oh, questo da dove lo hai dedotto? Sono curioso.-
-Ha rinnegato le sue origini, ha ceduto il trono a sua sorella, ha disconosciuto un padre avido e...-
-Sì, ma questo non lo giustifica, le sue radici purtroppo lo penalizzano e poi Henry non ti ascolterà Bert, non comprenderà le nostre ragioni- cercò di spiegargli il biondo, nel tentativo di farlo ricredere.
Il moro si fermò di colpo facendo sbattere l'amico contro la sua schiena. Reiner crollò con il sedere sul ramo mentre l'altro lo fissava ancora più adirato. -Sai, oggi mi sono stancanto di sentirti parlare!-
Il biondo si rialzò scrollandosi la polvere di dosso. -Bene, continua a credere alla favole, io ti sto solo aprendo gli occhi. E, sento che mi ringrazierai, un giorno-
A quelle parole, Berthorld si voltò, sparendo il più velocemente possibile dal suo campo visivo, ne aveva piene le tasche di lui e delle sue teorie.
L'amico non comprendeva quale diamante prezioso potesse essere Henry, un diamante raro e da venerare.
In quell’istante decise di fare una cosa che non avrebbe mai avuto il coraggio di fare: si sarebbe dichiarato al castano e una volta rapito, gli avrebbe spiegato tutto nei minimi dettagli. Berthorld sapeva che Henry avrebbe capito.
Ma non sapeva di essersi innamorato del falso ideale che aveva sul giovane Eldiano.
Si fermò con il fiatone a penzoloni sulla fune, aveva usato più gas del previsto solo per mettere più distanza possibile da Reiner.
Si guardò intorno, conosceva quella zona, solo che non aveva avuto tempo di esplorarla. Seguì con lo sguardo il piccolo fiume prima di girarsi ad osservare il bosco, probabilmente Reiner lo avrebbe raggiunto a breve e lui non voleva ascoltare le sue idee, con uno scatto scese a terra e senza pensarci raggiunse i cespugli che stavano vicino al corso d'acqua.


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Eren ad Henry camminavano mano nella mano lungo il fiume, - Non tenere il muso, Historia non è abituata alla corte, dovresti saperlo- fece il più grande baciandolo poi sul naso, -Fammi un sorriso-
Ma tutto ciò che ottenne fu un sorriso tirato.
-Impegnati...-
Henry sbuffò, guardandosi poi attorno. -Ma dove stiamo andando? Non dovevamo andare a parlare con Erwin?-
-Erwin è impegnato con Levi, torneranno stasera.- lo informò il compagno continuando a camminare e, quando giunsero a destinazione, Henry trattenne il fiato, ritrovandosi di fronte a una grotta semi nascosta da due enormi cespugli ricolmi di bacche rosse.
Eren gli sorrise dolcemente.
-Vieni..- lo invitò.
Entrarono e al più giovane quasi gli venne un colpo nel vedere una miriade di lucciole che illuminavano l'interno.
Il moro lo condusse fino a una coperta di lana di pecora dove sopra vi era un cuscino consumato. -Benvenuto nel mio posto segreto- gli sussurró all'orecchio
King gli rivolse un’espressione interrogativa.
-Vengo qui quando voglio stare da solo-
Henry fece schioccare la lingua contro il palato. -Certo-
-Non mi credi?-
-Dovrei?-
Eren alzò lo sguardo al cielo. -No, sul serio.... ancora con-
-Beh, se ti fossi deciso a parlarmene, magari- lo interruppe il più piccolo.
-Henry, è un disegno. Cazzo!- sbottò Yeager, -Possibile che tu possa essere geloso di un fottuto disegno?-
King incrociò le braccia con aria alquanto indisponente. - Per quanto ne so puoi venire qui e divertirti con lui.-
Eren sospirò -È impossibile, vedi lui...- lo guardò dritto negli occhi, -Non è più qui.-
L'espressione di Henry mutò. -Cosa?-
-Hai sentito bene-
-Io, io... non credevo, ma perché non me lo hai detto prima?-
Eren gli voltò le spalle, un’espressione mista a dolore e rabbia si dipinse sul suo volto.-Fa male e non è facile da raccontare-
Henry lo abbracciò da dietro. Sentendosi in colpa per la sua infantile insistenza.
Il moro gli prese le mani. -Non ti mentirò, lo amavo.- fece intrecciare le loro dita, - Lo amavo e l'ho amato per moltissimo tempo dopo che è morto. Ma lui è il passato e il mio presente.- si voltò per guardarlo negli occhi con sincerità, -Sei tu.-
Lo sguardo del castano si fece liquido. -Eren- mormorò oramai disarmato e vulnerabile. Quelle parole avevano abbattuto un muro e questo Eren lo notò, lo notò dal modo in cui Henry lo stava guardando. Prese il suo viso tra le mani. -Ti amo- dichiarò con tono fermo ma sincero.
-Ti amo- ripeté abbassandosi leggermente, le sue labbra a un centimetro di distanza da quelle del giovane, guardandolo con intensità. -Ti amo-
Henry sviò lo sguardo, sentendo il cuore battere all'impazzata. -Ti amo.- esordì poco dopo, riallacciando lo sguardo al suo, -Anche io.-
Eren prese a baciarlo con foga, quasi con disperazione. Erano anni che non provava tali emozioni, Henry aveva riacceso in lui la speranza e la voglia di amare nuovamente.
Il più piccolo si lasciò privare degli indumenti diventanti un ostacolo fastidioso che si frapponeva fra di loro.
Una volta nudi, Yeager contemplò il corpo del giovane castano di fronte a lui.
Henry sviò lo sguardo, sentendosi completamente indifeso sotto il peso di quegli occhi verde smeraldo.
-Avvicinati- gli ordinò Eren con tono dolce.
King con passo incerto fece come gli era stato detto.
-Sei molto bello, non devi vergognarti del tuo corpo- gli sussurrò, alzandogli il mento con due dita.
Poco dopo Henry si ritrovò disteso di schiena sulla morbida coperta di lana.
Eren riprese a baciarlo sulle labbra, poi scese sul collo, sul petto, tormento con lingua e denti i capezzoli rosei, continuando poi la sua lenta ed estenuante avanzata verso il basso ventre, poi si fermò a pochi centimetri di distanza dal suo membro, eretto e duro per tutti quei baci divenuti una dolce tortura per la sua libidine.
Henry divaricò leggermente le gambe, incitandolo con lo sguardo.
Un sorriso si disegnò sul viso del moro prima che scendesse a baciare la punta del membro facendo sospirare di piacere il giovane.
In quel preciso istante, Berthold si avvicinò all'entrata della grotta.
Averla trovata era stata una fortuna, almeno là dentro se ne sarebbe stato alla larga da Reiner e avrebbe pensato a come dichiarare il suo amore al suo angioletto dagli occhi verdi.
-Magari gli regalerò un mazzo di rose. Sì, delle rose rosse- si disse fra sé e sé incamminandosi dentro la grotta, ma poi dei gemiti soffocati e delle risate lo destarono dai suoi pensieri.
Dapprima decise di fare dietro front, ma la curiosità ebbe la meglio e man mano che si avvicinava, le voci si facevano più intense. Quello che stavano facendo era chiaro.
"Si stanno dando da fare..." pensò Berthorld con un sorriso divertito, ma non appena vide chi fosse, il suo sorriso svanì di colpo.
Henry era disteso a terra ed Eren si muoveva frenetico fra le sue gambe.
-Oh, sì!- gemette il più piccolo mordendosi le labbra.
Yeager ghignò uscendo da dentro di lui.
Henry rimase con una fastidiosa sensazione di vuoto. -Hey!- protestò.
L'altro lo fece mettere a quattro zampe, fu allora che capì che Eren lo volesse prendere da dietro e la sensazione fu strabiliante. Il moro lo sfiorò in punti a lui stesso sconosciuti.
Le urla di piacere del castano e l'ansimare animalesco di Eren, costrinsero Berthold a tapparsi le orecchie e a chiudere automaticamente gli occhi, nel momento in cui Eren diede una poderosa spinta che fece venire il più giovane. Poi preso dalla paura di essere scoperto e da una rabbia cieca, Berthold corse il più velocemente possibile verso l’uscita della grotta con un solo pensiero in testa. "Com'è possibile? il mio Henry..."

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Berthorld fece ritorno al dormitorio con un’espressione persa e confusa. Quella notte l'avrebbe passata in bianco, ne era certo. Era furioso, deluso, inorridito.
Quell’angelo che tanto amava lo aveva preso in giro.
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Henry mosse la testa in modo impercettibile, Eren nel sonno sospirò, abbracciandolo da dietro. Il castano riaprì lentamente gli occhi. -Ma che....- farfugliò sempre mezzo addormentato.
-Dormi....- mugolò l'altro baciandogli la nuca.
Henry sbattè le palpebre più volte, cercando di riprendere contatto con la realtà, -Dobbiamo ritornare al dormitorio-
Il moro sospirò, immergendo il naso tra i capelli del giovane. -È ancora presto.-
Il più piccolo si tirò su a sedere, liberandosi dal suo abbraccio e una volta scoperto si alzò, sempre nudo, si diresse verso l'uscita della caverna.
Vicino all’apertura, sporse leggermente la testa guardandosi attorno, ancora la foresta era avvolta dall'oscurità.
Effettivamente il sole non era ancora sorto.
-Ehi! Dove vai in quello stato?- lo raggiunse il compagno abbracciandolo da dietro, per poi baciargli una spalla. -Torna a sdraiarti.-
-Anche tu sei nudo!- gli fece notare l’altro ridendo, voltandosi verso di lui. -Volevo solo vedere se fosse giorno, ma credo che ci sia ancora tempo per altro- sorrise alzandosi in punta di piedi per raggiungere le sue labbra.
Eren ridacchiò. -Mmm, non ti facevo così disinibito-, lo baciò con passione trascinandolo nuovamente all'interno della grotta.
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Sasha osservò il compagno disfare in poltiglia il budino che aveva nel piatto. -Bert...-
Lui non rispose, troppo concentrato a pensare e ripensare ai fatti antecedenti. Quel tradimento bruciava.
Era insopportabile.
-Berthorld- lo chiamò di nuovo Sasha preoccupata nel vederlo colpire con ancora più violenza il dolce.
Il moro alzò lo sguardo e ignorando completamente la ragazza, fissò furente la porta ancora chiusa della mensa.
Di Henry e Eren non c'era traccia.
Reiner sorseggio il suo thè, per poi guardare la ragazza. -È inutile. Quando è di cattivo umore ignora tutti-. Però lui sapeva a cosa fosse dovuto tutto ciò, poteva immaginarlo, nonostante l'amico non gli avesse ancora spiegato niente.
-Oh, di solito è così calmo. Chi lo ha fatto arrabbiare deve averla combinata grossa- osservò Sasha con aria perplessa, -Hey Bert...- tentò nuovamente dandogli una leggera gomitata sul braccio, -Lascia perdere, non vale la pena farsi il sangue amaro-, si morse le labbra guardando con aria sofferente il budino. -Va bene, ma se è in questo stato, non mi sembra giusto non aiutarlo.-
Il biondo le diede una pacca leggera sulla spalla. - Non ti preoccupare se non gli passa dopo cena gli parlo. Dopotutto sono il suo migliore amico!- e le fece l'occhiolino, strappandole un sorriso.
- Che ne dici, dopo domani torniamo alla grotta?- propose Eren aprendo la porta della mensa, ma soffermandosi sul ciglio.
-Ma non ci hanno scoperto per un soffio!- disse Henry arrossendo.
Non appena varcarono la soglia della porta, Berthold li fulminò con lo sguardo.
-Come mai tutto rosso, principino?- fece Jean guardando il castano con malizia.
-Probabilmente stavano facendo i piccioncini!- scherzò Connie facendo aumentare l'ira di Berthold che sbatté il cucchiaio con violenza sul tavolo.
Henry inarcò un sopracciglio a quell’insolita reazione per poi rivolgersi a Connie. -Certo che di fantasia ne hai.- abbozzò un sorriso avvicinandosi al loro tavolo. Eren lo seguì, avvicinandosi poi al tavolo di Mikasa e Armin.
Jean rise divertito. -Secondo me ci ha beccato in pieno- sussurró all'orecchio del giovane.
Henry lo guardò con scetticismo. Gli rubò un fetta di pane, portandosela poi vicino le labbra.
Reiner guardava il suo amico, i muscoli del collo tesi, lo sguardo furente e la mandibola serrata.
Berthorld stava per esplodere e l'aria iniziava ad essere tesa.
- Hai un morso sul...- iniziò Sasha, ma venne interrotta dallo sbattere della sedia di Berthold.
Henry e Jean che si stavano stuzzicando si voltarono nella sua direzione.
-Bert...- fece il castano con aria sorpresa, -Tutto ok?-
Bastarono quelle parole a farlo scattare.
-Mi fai proprio schifo!- esclamò con freddezza il moro, facendo gelare i presenti.
King lo guardò allibito. - Cosa?-
-Ho il ribrezzo solo a pensarti- ringhiò come una bestia rabbiosa il pù alto, guardandolo dritto negli occhi.
Henry lo guardò in tralice, incapace di rispondere.
-Bert, calmati. Si può sapere che ti prende?- domandò allora Connie.
-Sì- lo esortò poco dopo il castano, -Come mai ti faccio schifo? Così... di punto in bianco?-
Il tono di sfida e pronto a replicare.
- Lo chiedi pure?!- gli puntò contro il cucchiaio. - Direi che di cose orribili ne hai fatte fin troppe, non serve che te le elenchi.-
Reiner si alzò e prese l'amico per le spalle -Bert… forse è il caso che ti calmi.- ma il moro lo colpì con una gomitata sul mento, - Io sono calmo!- ringhiò.
Sasha e gli altri si guardarono perplessi.
Henry inasprì lo sguardo. -E con questo dove vorresti andare a parare?- il tono irritato e instabile. Berthorld stava toccando un nervo scoperto.
-Beh, a buon intenditore poche parole- disse il moro, allontanandosi dal tavolo.
King lo guardò sconcertato, non poteva andarsene dopo quelle insinuazioni.
-Hey, Hey!- si alzò inseguendolo.
Berthold aumentò il passo cercando di ignorare il giovane.
-Fermati!- Henry lo afferrò per la maglietta.
Erano nel corridoio e constatando che non ci fosse nessuno, il più alto lo afferrò per i polsi sbattendolo al muro. -Che delusione che sei Henry King.- gli sussurrò a pochi centimetri delle sue labbra, -Non ti credevo un ragazzo così facile-
Il più piccolo digrignò i denti per la forte presa. -Ma sei impazzito?! Abbi il coraggio di affrontare una discussione! Che c'è? Hai la coda di paglia?-
-Non ti conviene fare lo sfrontato con me.-
Henry lo guardò con uno strano cipiglio. -Tu mi hai attaccato senza motivo e io rispondo!-
L'altro rise. -Fai tanto il prezioso e poi ti fai fottere dal primo che passa.- lo schiacciò con il proprio corpo contro il muro.
Al giovane per poco non mancò il respiro. E fu in quel momento che ricollegò tutto.
-Bert... non....- ansimò cercando di respingerlo.
Il moro avvicinò ulteriormente il volto, quel tanto che bastava per odorargli il collo facendolo rabbrividire. -Una puttana.- sussurró prima di morderlo con cattiveria.
Henry strinse gli occhi con una smorfia di disappunto.
-Sei un folle- sibilò cercando di liberarsi da quella presa ferrea.
Fu in quel momento che nella mente di Berthorld prese vita un’idea.
Un’idea alquanto malsana.
Il moro si distanziò, lasciandolo libero.
Henry si toccò il collo e notò con orrore che il palmo della mano fosse sporco di sangue. Non riuscì a dire nemmeno una parola.
-Bene, se non ti ho avuto come Henry King, ti avrò come Erick Reiss.- proferì il più alto con tono cospiratore.
King alzò lo sguardo su quel ragazzo che un tempo riteneva un amico.


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-Si può sapere che voleva Bert?- chiese Eren mentre lottava corpo a corpo contro Henry.
-Niente- replicò l'altro sferrando un pugno, che venne prontamente parato dal compagno. -Beh, per dire quelle cose sicuramente avrai fatto qualcosa-
Henry inasprì lo sguardo. -Io devo aver combinato qualcosa?-
Sentendo il suo tono alterato, il più grande sobbalzò, cercando di calmarlo. -No, no scusami. Mi sono espresso male...-
-Io ho motivo di credere che...- King abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore.
-Cosa?- lo esortò Eren.
-Ci ha visti o almeno credo-
Eren lo buttò a terra con un semplice sgambetto -Visto? Intendi ieri?- gli allungò una mano per aiutarlo ad alzarsi.
-Bert! Mi fai male!- la voce di Sasha arrivò alle loro spalle. Eren si voltò a guardare la scena: la ragazza stava con un braccio dietro la schiena e sembrava che il moro volesse spezzarlo.
Reiner li raggiunse, lasciando Mikasa da sola a portare le provviste. -Bert!- lo richiamò con un ringhio, -Lasciala andare!-
Henry sentì il peso dello sguardo di Berthold su di sé.
Con una mano stringeva il braccio della ragazza e con lo sguardo trafiggeva lui.
E ne aveva paura.
Tanta paura.
Era ufficiale: era entrato nel suo mirino.
-Berthold!- urlò Eren correndo verso la coppia, -Lasciala!-
Henry rimase immobile a quella scena. "Cosa stai cercando di dirmi, Berthorld? Che faresti lo stesso con me?"
Il moro lasciò la presa solo quando ricevette un pugno nello stomaco da parte del biondo.
Sasha si massaggiò la parte lesa con le lacrime agli occhi. - Che ti prende?- chiese voltandosi a fronteggiare l'amico, -Potevi rompermi l'osso!-
Eren la prese per le spalle allontanandola di qualche passo. -Tutto bene?-
-Sì, ma non mi va più di esercitarmi.- mormorò rimanendo dietro di lui.
Berthold schioccò la lingua contro il palato con rabbia.- Per quel che m’importa...-
Reiner gli rivolse un’occhiata torva. -Ma che cazzo ti prende?!-
Eren non ci vide più. Condusse Sasha da Henry e si avvicinò nuovamente al moro e al biondo. -Come hai detto scusa?- chiese rivolto al più alto.
-Vieni andiamo.- sussurrò il reale, allontanandosi con la ragazza.
Reiner si frappose tra i due. -Ci penso io, Eren, perché non tranquillizzi Sasha?- ma venne deliberatamente ignorato dai due.
-Sei diventato sordo? Eppure non mi sembra di aver usato un tono basso!- iniziò quello più alto.
-E tu sei uno stronzo!- continuò Eren cercando di colpirlo, ma venne prontamente bloccato dal biondo.
-Sembrate due bambini!-
-LASCIAMI, DEVO STRAPPARGLI LE BRACCIA!- protestò Eren con gli occhi fuori dalle orbite.
-Provaci- lo provocò Berthold con un sorriso beffardo.
Vicini alla caserma, Henry chiese alla compagna: -Vuoi andare in infermeria?-
Sasha si toccò ancora il braccio con una piccola smorfia di dolore. -No, tranquillo. Penso che non sia niente di grave-
-Dovresti farlo vedere, almeno per scrupolo. Sai, te lo ha stretto con molta forza.- le suggerì, tornando a guardare di fronte a sé.
Lei gonfiò le guance. -Non lo capisco proprio, di solito è così tranquillo e gentile- si alzò la manica della camicia per valutare l'ematoma, - Che gli è preso così all'improvviso?-
A quella domanda seguì il silenzio.
-Comunque- fece poco dopo il giovane, -Mettiamoci del ghiaccio, allevierà almeno il dolore-
La ragazza annuì seguendolo. -Mmm....che ne dici se mangiamo anche qualcosa?- propose con un sorriso sbarazzino, - Sono sicura che una patata calda mi farà passare tutto-
-Ma certo- convenne l'altro con un piccolo sorriso.
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Henry osservò la sua immagine riflessa al grande specchio del bagno, la sua attenzione era concentrata su una zona in particolare, quella dove Berthorld gli aveva lasciato il suo marchio.
Schioccò la lingua contro il palato. -Demente- imprecò sotto voce, applicando sul morso una semi specie di cipria, chiesta in prestito a una soldatessa.
- Che stai facendo?- Eren l’osservava appoggiato al muro.
Il castano sobbalzò, facendo cadere a terra la polvere della cipria. -Eren!- abbaiò chinandosi a terra, cercando di mediare al disastro che aveva fatto. -Quante volte, quante volte devo ripetertelo!- sibilò sempre chino a terra, -Guarda che casino.- ansimò con il cuore a mille.
L'altro si avvicinò curvandosi verso di lui, gli fermò la mano. - A cosa ti serve del trucco?-, accarezzò il collo dove la polverina era ancora visibile, increspò le sopracciglia nel notare dei segni.
-E questo?-
Henry prontamente tornò dritto, mettendosi una mano nella zona marchiata. -Ma tu non hai niente di meglio da fare?- il suo tono era alquanto irritato e indisponente.
Eren non si mosse. -Chi è?- chiese con voce fredda, - Sono sicuro che non è opera mia, chi è che ti ha marchiato?-
Henry lo trafisse con lo sguardo. -Sei stato tu- mentì con il cuore che quasi gli usciva dal petto.
-Sì, ma non devi preoccupati.- lo rassicurò poco dopo, usando un tono più calmo, -Lo stavo coprendo perché non mi piaceva farlo notare, ma con un po' di cipria si aggiusta il problema- sorrise falsamente, avvicinandosi a lui. -Tranquillo Eren- ripetè ad un soffio dalle sue labbra, dirigendosi poi verso la porta.
Il moro lo guardò uscire dal bagno trattenendo il respiro, strinse i pugni.
Era chiaro che stesse mentendo.
Ma la domanda era: perché? Lo aveva forse tradito?
Rimasto solo colpì con rabbia lo specchio, frantumandolo in piccoli pezzi.
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-Voglio farlo- affermò Berthorld stringendo al petto il diario di Henry.
-Sicuro?- domandò il biondo poco convinto, -Una volta messo in atto il piano non si torna indietro!-
-Ho capito. Sai, ho proprio voglia di rifargli i connotati!-
Era notte e i due erano vicini al Wall Maria, ancora una volta.
-Cosa c'è di così importante da turbare il mio sonno e quello di Zeke?- esordì Aaron alle loro spalle.
Reiner gli rivolse uno sguardo divertito. -Se sei qui probabilmente stavate facendo altro-
Aaron lo ignorò, destava la sua perversa ironia e detestava lui come persona. -Allora?- proseguì incrociando le braccia.
Berthold sospirò irritato. -Dobbiamo vedere Zeke-
Il biondo indicò il diario che teneva l'amico. -Abbiamo un piano per far venire con noi Henry!-
Il ragazzo dagli occhi azzurri inarcò un sopracciglio. -Posso riferire tutto a Zeke, sono dotato di orecchie e di comprendonio- disse rivolto a Berthorld.
Il suo tono era alquanto sbrigativo.
-Perché dobbiamo riferire a te?- chiese Reiner guardandolo dalla testa ai piedi,- Non dirmi che vi abbiamo disturbato e lui ti sta aspettando per finire?!- si leccò le labbra.
Aaron gli rivolse un’occhiata torva.
-Senti, noi rischiamo a venire qui! Potrebbe almeno prestarci ascolto?- sbottò poco dopo il moro.
Il bel ragazzo si passò una mano fra i capelli. -Malfidati.- borbottò sbadigliando, -Come volete- si voltò, alle sue spalle vi era un Gigante dalle sembianze di un quadrupede.
-Peak, chiama Zeke. I signori non gradiscono la mia presenza-
Qualche minuto dopo un uomo biondo stava davanti ai due ragazzi.
Se ne stava con le braccia conserte sul petto nudo. -Vi ho detto che Aaron è le mie orecchie e la mia bocca, perché continuate a trattarlo come un nemico?-
È solo una puttanella fu il pensiero di Reiner che ebbe il buon senso di tenerselo per sé. -Ci dispiace, ma è una questione urgente, visto che ci vorrà un po' di tempo per poter mettere in pratica il nostro piano.-
Dietro di lui, il moro allungò il braccio dove teneva il diario, -Questo è essenziale per ciò che abbiamo in mente.- e glielo porse.
Zeke lo prese, sfogliandone alcune pagine. -Capisco- fece richiudendo il diario, -Spero che tu sappia ciò che stai facendo, Berthorld-
-Credimi, non sono mai stato più sicuro in vita mia- gli occhi del ragazzo brillarono di determinazione, -E poi...- sorrise freddamente, -Sarà divertente vedere quell’uccellino con le ali spezzate-
-Colt fa sempre quel lavoretto?- domandò poco dopo Reiner.
Zeke annuì. -Chi meglio di lui-
-Può renderlo credibile, quindi? Ho già provveduto a tutto- intervenne Berthorld.
-Sì, in tutta Marley è quello più affidabile- replicò l'uomo. - Gli dirò che ho bisogno delle sue mani il prima possibile.- continuò grattandosi la pancia.
Berthorld sogghignò, attuando quel piano non avrebbe lasciato via di scampo al povero Henry, cambiando il suo destino ancora una volta.



 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Eren stava fissando Henry che consumava tranquillo la sua colazione, come sempre era vicino a Jean e Connie. Entrambi lo stuzzicavano facendolo imbarazzare. Il moro si chiese se l'autore del morso fosse uno dei due.
In fondo con Jean aveva sempre avuto una specie di rivalità iniziata dal loro primo incontro, mentre con Connie…. Eren scosse la testa, era impossibile che quel piccoletto avesse interesse verso i maschi!
-Oh, mi stai ascoltando?- Armin aveva un cipiglio irritato e stava con la penna puntata verso di lui.
-Si, ehm... cosa?- fece Yeager cadendo letteralmente dalle nuvole.
Il biondo sbuffò.
-Scusami, ero sovrappensiero-
-L'ho notato-
Eren abbassò lo sguardo. -Potresti ripetere quello che stavi dicendo?- chiese poi rialzando lo sguardo,- Prometto che ti ascolterò-
Armin abbozzò un sorriso scettico. -Henry King?-
-Abbassa la voce?!- sibilò il moro arrossendo.
Il biondo ridacchiò. - Ma smettila, lo ha capito perfino Jean che vi frequentate...- si guardò intorno per essere sicuro che nessuno prestasse loro attenzione, -È per via di Bert? Di quello che è successo due giorni fa?- chiese a bassa voce.
Ed in quel momento le parole del fidanzato risuonarono nella sua mente. "Ho motivo di credere che ci abbia visto..." Eren si illuminò, ricordando la conversazione avuta con il bel castano il giorno prima. Forse Berthorld c'entrava qualcosa con quella storia, i suoi scatti d'ira, quelle esternazioni irripetibili nei confronti di Henry.
Si alzò per andare a parlare con Henry, quando la penna di Armin lo colpì in fronte -Eren, non azzardati ad allontanarti da me oggi!- il biondo aveva usato un tono che non ammetteva repliche, -Chiarirai con il tuo bello stasera, ma finché il sole sarà in cielo tu ti devi dedicare agli esperimenti!-
Jean sogghignò. -A quanto pare Eren sarà occupato per tutto il giorno!- circondò le spalle di Henry con un braccio, - Che ne dici di farmi compagnia?- gli chiese, ignorando volutamente lo sguardo omicida di Berthold.
Henry abbozzò un sorriso accattivante. Berthorld voleva la guerra? Beh, l'avrebbe avuta, non poteva farsi mettere i piedi in testa da lui, poi si ripromise di spiegare tutto a Eren, una volta calmate le acque. -Ma certo- concesse, il suo tono voleva sembrare pacato e accondiscendente, invece risuonò più a mo' di frecciatina nei confronti del moro che lo stava trafiggendo con lo sguardo.
L'amico gli scompigliò i capelli -Sarà divertente, andremo a mangiare da mia madre e di primo pomeriggio potrai vedere Historia- avvicinò le labbra al suo orecchio, -Mi sa tanto che sarà felice di vedere qualcuno con età inferiore ai sessant'anni.- ridacchiò per poi tornare dritto, avvertendo su di sé non solo lo sguardo furioso di Berthorld, ma anche quello decisamente molto più pungente di Eren.
"Ma tu guarda cosa mi tocca subire per parlare con un amico." fece la linguaccia ad entrambi prima di tornare a bere il suo caffè.
Henry si passò una mano fra i capelli, accavallando le gambe. Era disinvolto e sembrava fregarsene di ciò che avrebbe potuto pensare Eren o Berthorld, quando dentro era tutto il contrario, almeno nei confronti del ragazzo dagli occhi verdi che gli aveva rapito il cuore.
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Non appena vide entrare il fratello, Historia si alzò dal trono. La sua espressione era un misto di gioia e aspettava.
-Henry!- esclamò con il cuore che le martellava in petto.
Lui arrossì vistosamente. Doveva ammettere che sua sorella era l'incarnazione di una Dea. Era bellissima, con la sua grossa corona in testa, i capelli raccolti e la lunga veste bianca.
Historia lo raggiunse e lo abbracciò con slancio. -Pensavo che ti fossi scordato di me!-
-Io non potrei mai farlo, questo lo sai..- disse il castano leggermente a disagio, le sensazioni che le provocava quella ragazza erano insolite, la mente la catalogava come sorella, ma forse il suo istinto maschile non si sarebbe mai abituato a ciò.
Qualcuno tossì accanto a loro. -Ci sarei anch'io.-
La bionda sorrise avvicinandosi a Jean. - Come potrei non notare la tua fantastica presenza?!- usò un tono sarcastico che fece ridere l'amico, per poi abbracciarlo.
- Comunque questo non è un incontro tra amici- le spiego distanziandosi, -Siamo qui per consegnarti delle carte da parte del comandante Erwin-
-A proposito- fece lei, posando lo sguardo sul fratello, -Il mio giorno libero?- chiese con un piccolo broncio.
Henry sobbalzò colto alla sprovvista, con tutto quello che era accaduto, chiedere un giorno libero per sua sorella era stato l'ultimo dei suoi pensieri.
-No- replicò, -Mi spiace, ma ho avuto altro per la testa e cercherò di mediare- le promise.
-Quale giorno libero?- Jean li guardò incuriosito, - Non dirmi che ti senti stanca...-
La ragazza sospirò. -Ci sono giorni che vorrei non essere mai diventata regina.- si sedette su uno scalino, - Mi manca saltare sui tetti, mangiare con Sasha o fare a gara di sacchi con Connie-
Jean incrociò le braccia. -E pensi che Henry possa aiutarti ad avere un giorno libero?-
-Oh, noi abbiamo un accordo, vero?- e fece l'occhiolino al fratello
-Ma naturalmente- replicò Henry con un sorriso forzato. Historia notò quel sorriso privo di allegria e quello sguardo spento. -C'è qualcosa che ti turba- affermò poco dopo.
Henry sviò lo sguardo. -Non mi va di parlarne-
-Lo leggo nel tuo sguardo, non provare a mentire. Perché i tuoi occhi parlano più delle parole, ma questo tu lo sai- riprese la sorella.
King sbuffò iniziando a sentirsi fuori luogo, odiava i suoi verdi occhi rivelatori.
Da morire.
Jean sorrise malizioso. -È una questione di amore!- rispose per il più giovane, -Una specie di triangolo...- non finì la frase che si ritrovò una mano sulla bocca.
- Non una parola di più!- ringhiò il ragazzo dagli occhi verdi.
-Hey, calmati- disse la regina alzandosi ed avvicinandosi a i due.
Il castano serrò la mascella, pronto a difendersi.
-Nessuno ti sta giudicando- continuò la sovrana.
-Non mi va!- ripeté sulla difensiva, -È chiedere troppo sorvolare su un argomento! Devo per forza affrontarlo? No, sono libero di fare ciò che voglio!- sbottò allontanandosi da Jean.
Historia capì di star camminando su un campo minato. Lo percepiva dal modo di porsi del giovane, dal suo tono aggressivo, dal suo sguardo truce. Qualunque essa sia la causa del suo tormento deve toccarlo molto rifletté la bionda.
-Scappare non servirà...- l’amico lo stava osservando con serietà. -Credimi, se ti dico che parlarne con qualcuno ti potrebbe essere di aiuto-, lo superò -Se ti turba la mia presenza non ho problemi a lasciarvi soli- afferrò la maniglia della porta. -Con permesso, mia regina- disse prima di chiudersi la porta alle sue spalle.
Henry si voltò nella sua direzione, seguendolo con lo sguardo. Nella sala erano rimasti solo lui e la sorella.
Lei gli si avvicinò, abbracciandolo da dietro.
-Oh, Henry... com'è difficile parlare al tuo cuore- iniziò poco dopo.
Il fratello rabbrividì a quel contatto e a quelle parole sussurrate. -Sono stato impostato così Historia. Mi hanno insegnato a controllare le mie emozioni a fronte di un mondo crudele e ostico. Sai, ho sempre invidiato Lysa-
-Lysa?-
-Si, la mia migliore amica, la persona che più mi ha amato a questo mondo- riprese lui, -Non ho nemmeno versato una lacrima quando l'hanno cremata, ho trattenuto la mia disperazione e quando sono morti i miei compagni di squadra non ho dato alle loro morti molta considerazione, accecato dalle mie teorie e dal fatto che il mondo avesse torto ed io ragione, quando dovevo soltanto attenermi ai piani....- la sua voce si fece instabile. -Historia ma che razza di persona sono? Mi sono sempre attenuto a degli schemi, non mi sono mai lasciato andare, perché... socchiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime, si impose anche in quel momento di essere forte, -Perchè mio padre mi ha sempre insegnato che i sentimenti sono debolezze che non esistono amici, solo in rari casi, che un guerriero deve essere più forte del dolore, ma pesa, tutto questo mi sta soffocando, mi sono sempre imposto di non mostrare le mie debolezze, forse è per questo che il mio cuore è irraggiungibile. Mi sono dimenticato di ascoltarmi, di capire cosa voglio veramente-
La bella Reiss lo strinse con più forza -Nessuno sa ascoltarsi, le persone che contano solo su sé stesse fanno scelte sbagliate.- appoggiò la fronte sulla sua schiena, -Anche io ero così, mi nascondevo persino dietro a un nome falso, ho scelto di scappare dal mio passato e sarei ancora lì a piangermi addosso se non fosse arrivata Ymir.- lo fece girare verso di lei per guardarlo negli occhi -Tu non sei solo, Henry, hai me!-
Il fratello la strinse forte a sé, come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
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-Dai Bert, smettila con quella faccia- sbuffò Reiner sistemando la paglia per i cavalli.
Il moro lanciò una palata di sterco su un carro apposito. - Lo stava toccando come se fosse il suo- borbottò continuando a spalare. -Di sicuro staranno scopando...-
Reiner gli lanciò un po' di fieno -Adesso basta, questa cosa ti sta sfuggendo di mano. Hai dimenticato il nostro piano? Vuoi che vado tutto all'aria solo per la tua gelosia?-
-No- sibilò il più alto con sguardo irritato.
-E allora vedi di controllare gli ormoni, perché non intendo fallire perché tu ti sei innamorato del culo di quel Eldiano, chiaro?!- sfuriò a pochi passi da lui.
Berthold sibilò un sì tra i denti prima di dargli le spalle, strinse le mani sul manico della pala rischiando di romperlo.
Prima o poi quel culo sarebbe stato suo, ma nel frattempo non poteva sopportare che qualcun altro toccasse Henry.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Henry avanzò a passo svelto verso il campo di addestramento, la conversazione avuta con Historia lo aveva in qualche modo spronato a raccontare ad Eren quello che era effettivamente successo con Berthorld. Eren se ne stava sdraiato sull'erba, respirava pesantemente mentre Armin gli consegnava l'ennesima bottiglietta d'acqua.
-Questa volta sei riuscito a indurire anche il braccio sinistro. Con un po' di esercizio in più sarai in grado di farlo su tutto il corpo!-
Il moro sbuffò. -Dammi tregua!-
-Eren- lo chiamò il castano una volta vicino ai due. Il moro si alzò di scatto, tornando dritto.
Henry abbozzò un sorriso imbarazzato. -Ecco... io-
Armin li guardò un attimo prima di sorridere imbarazzato. -Credo di aver dimenticato qualcosa in caserma- diede un colpetto a Eren sulla spalla e si allontanò velocemente.
-Quello che è successo l'altra volta- esordirono all'unisono.
-No, aspetta- fecero nuovamente in coro. Poi Henry scoppiò in una fragorosa risata. Eren si fece contagiare da quella risata così fresca e spontanea ed era così che avrebbe sempre voluto vederlo. Con gli occhi verdi brillanti e il sorriso sulle labbra.
-Va bene- ridacchiò il moro avvicinandosi a lui -Inizia tu-
-Berthold mi ha morso- spiegò poco dopo, -E credo che quella notte ci abbia visto, è geloso di noi e non capisco il motivo. Insomma, credevo che Reiner potesse nutrire una sorta di attrazione perversa nei miei confronti, ma Bert.-
Lo sguardo di Eren si incupì. -Quel bastardo...- ringhiò con lo sguardo rivolto verso le scuderie.
-Come ha potuto farti questo?- e con passi pesanti iniziò ad avanzare in direzione delle scuderie.
-No!- lo fermò prontamente il compagno per il braccio, -Eren, calmati!-
-Calmarmi? Quello ti ha messo le mani addosso, Henry!- sbottò l'altro, deciso a prendere a pugni Berthorld.
-Non fare cose azzardate! Non ora e non in questa situazione!-, lo redarguì il più piccolo, -Ti prego...- lo implorò poi con lo sguardo.
- Mi stai dicendo che devo ignorare il suo comportamento?- Eren incrociò le braccia al petto con disappunto,-Perché dovrei farlo?- lo fissò dritto negli occhi, -È da quando ha fatto del male a Sasha che vorrei pestarlo a sangue ma mi sono trattenuto. Ora mi dici che ha messo anche le mani addosso a te e non posso fare nulla?-
King sospirò con impotenza, indeciso sul rivelare più o meno tutto al compagno. -Io dico che un’alzata di testa potrebbe costarti cara, non voglio che ciò possa in qualche modo penalizzarti-
-Io non capisco questa tua esitazione, Henry... c'è qualcos'altro che devo sapere?- chiese Eren inarcando un sopracciglio.
Il più piccolo sentì il cuore uscirgli dal petto. “Se non ti posso avere come Henry King ti avrò come Erick Reiss.”
Il ricordo di quelle parole sussurrate gli procurarono un brivido di terrore.
-Henry- lo richiamò Eren, quando alle loro spalle comparvero Reiner e Berthold.
Il biondo alzò una mano in segno di saluto -Eren, Henry!- sorrise prima di afferrare Bert per una spalla e zittirlo con un'occhiataccia
Il castano sbiancò non appena vide il moro più alto sfiorarlo con lo sguardo. -Ciao ragazzi- li salutò con un filo di voce.
-Ma cos'hai?- gli chiese il biondo, -Hai le labbra bianche e sei insolitamente pallido-
-Non...- sapeva che Berthorld lo stesse fissando e quello sguardo aveva il potere di metterlo a disagio, quanto lo odiava per questo. Essere in suo potere solo con la forza di uno sguardo.
Henry sentì il suo cuore battere all'impazzata ed improvvisamente iniziò a tremare.
-Che ti prende?- fece poi Eren sorreggendolo. Henry faticava a reggersi persino in piedi. -Non è niente, forse... un c-calo di pressione-
Berthold sorrise appena. -Devi essere stanco con la cavalcata che hai fatto insieme a Je...- ma fu bloccato dalla gomitata di Reiner che dal canto suo si mise a ridere forzatamente. -Noi andiamo, dobbiamo farci una bella doccia dopo aver spalato tutta la mattina!-
-Credo che qualcuno non potrà togliersi il proprio odore- sussurrò Eren fissando con astio il più alto.
- Che hai detto?!- si alterò l'altro.
-La verità!-
Reiner si mise in mezzo, le mani puntate sui loro petti. - Non iniziate, ragazzi!- intimò con sguardo severo.
Henry si mise una mano sul viso, sorreggendosi sempre ad Eren, si maledì per aver detto la verità.
-Bene, sentiamo- fece poco dopo Berthorld, -Che ti ha raccontato il tuo bello?-
Eren ringhiò, trafiggendolo con lo sguardo. -Che sei un pezzo di merda e che lo hai aggredito?!- fu la sua replica.
-Ah, è così... Henry? Non glielo hai ancora detto?- proseguì il più alto con nonchalance.
King sospirò mordendosi le labbra, non sapeva se piangere o mettere le mani al collo a quell’ impostore.
-Dirmi cosa?- disse Eren guardando il compagno.
-È solo un pazzo - sibilò Henry ansimando.
Berthold si leccò le labbra malizioso - Mi ha supplicato di possederlo con forza per tutto il nostro rapporto.- lanciò uno sguardo al castano, -Suppongo che ti sia accorto del morso che ha sul collo, si è lamentato per due giorni interi perché non sapeva come nascondertelo-
-NON È VERO?! NON VERO NIENTE?!- negò King con occhi carichi di odio. -Non sa quello che dice è un folle?!- strinse i pugni distanziandosi dal fidanzato, -Quanto sei patetico Berthold Hoover, come se uno come me potesse trovare interesse- Henry lo guardo da capo a piedi, -In una persona banale come te-
- Non ero banale ieri sera quando ti sei inginocchiato davanti a me per farmi...-
-MENTI!- lo interruppe Eren fissandolo con odio, strinse la presa sul fidanzato - Non ti azzardare ad avvicinarti a lui- lo minacciò.
Il moro ridacchiò. - Ma è lui che è venuto da me, d'altronde è logico che voglia nasconderti certe cose-
Il pugno che gli arrivò sul petto fu abbastanza forte da farlo zittire.
- Ora basta!- Reiner aveva usato una voce bassa che metteva i brividi. -Non esagerare...- lo avvertì
-Forse nei tuoi sogni, fai pace con la tua testa, Berthorld. Perché non succederà mai e poi mai- concluse King sempre con il viso pallido e lo sguardo liquido.
Il biondo scosse la testa allontanando di qualche passo l'amico -Ti sei scordato di quello che ti ho detto poco fa?- sibiló per poi tornare dai due ragazzi.
-Vi chiedo scusa, Bert non sta bene ultimamente...- poi si chinò verso Eren in modo che lo sentisse solo lui. -Comunque se non ti sei accorto ieri sera sia Henry che Berthold sono scomparsi per mezz'ora.- gli strizzò l'occhio e con un ghignò li salutò.
-Dai, andiamo- mugolò poco dopo Henry ansioso di non essere più nel campo visivo di quei due.
Eren rimase un attimo interdetto. In effetti, quei due se ne erano andati quasi nello stesso momento dopo cena. -Eren!- lo richiamò il più piccolo, -Possiamo andare o dobbiamo aspettare che scenda la notte?!-
-No, andiamo.- replicò l'altro risvegliandosi dalle sue elucubrazioni mentali. -Non vorrei che avessi altri cali- rimarcò l'ultima parola con uno strano sarcasmo.
Ad Henry non piacque per niente quel tono e seguendolo, si sentì stranamente in trappola.


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Qualche giorno, sul calar della sera, Historia rivide suo fratello ed Eren presentarsi al suo cospetto.
-Ragazzi!- li salutò con un radioso sorriso, seduta sul suo enorme trono.
-Come premesso ho parlato con Erwin e Levi- esordì poco dopo Henry.
-Hanno accettato- le sorrise Eren, -E per la cronaca, mi sono dovuto sorbire un’ intera settimana di esperimenti in forma gigante.-
Henry gli rivolse un sorriso tirato. -Giá, però ne è valsa la pena, giusto? Sei o non sei la chiave per risolvere tutto questo caos?-
Eren lo ignorò, facendo un passo in avanti. -Quindi il patto con tuo fratello è stato rispettato, comunque se dovete fare quella cosa gradirei farla adesso, non avrò molto tempo nelle prossime settimane, prima è meglio è-
Henry socchiuse gli occhi ferito dalla sua indifferenza, ma cercò di non farlo vedere.
La ragazza alzò un sopracciglio -Qualcosa non va?- chiese ricevendo un niente da parte del fratello e uno sbuffo da parte dell'amico.
La bionda si alzò in piedi facendo strisciare l'orlo dell’abito azzurro sul pavimento di pietra, -Cercate di rilassarvi, dobbiamo concentrarci e non ho bisogno di litigi.-
Eren si voltò verso il castano. -Sarei stato più che rilassato se qualcuno stamattina non mi avesse mentito!-
Henry trattenne una risata. -Tu credi più a Reiner che a me? Non mi dovrei più sorprendere di niente a questo punto.-
-Sei andato a farti i cazzi tuoi senza dire niente-
-Eren smettila, basta. -
-Perchè? Ah, già forse sto toccando un tasto dolente?- lo provocò il moro.
King ridusse gli occhi a due fessure. -Mi avete stancato tutti, seriamente. Te lo ripeterò un ultima volta: ieri sera io sono andato prima da Hanji e poi da Erwin ed infine sono andato a letto! Possono confermare!-
-Peccato che Hanji non si ricorda di averti visto!- continuò il moro, -Chissà poi perché Berthold è andato a dormire nel tuo stesso momento!-
-Ma come non si ricorda?! Se ho parlato con lei per chiederle il permesso di poter parlarecon Erwin per il giorno libero di Historia?!-
-E poi....- proseguì il più piccolo sempre con tono animato, -Mai sentito parlare delle coincidenze?-
-Certo! Sono sempre coincidenze quando si tratta di lui!- replicò con sarcasmo Eren.
Historia alzò gli occhi al cielo. -Ragazzi, questa discussione è un po' fuori luogo...-
Henry sospirò affranto, cercando di ricomporsi. -Hai ragione. Mi spiace che tu abbia dovuto ad assistere a questo pietoso teatrino-
Lei sorrise. -Oh, non preoccuparti, ora almeno so chi fa parte di questo triangolo amoroso- ridacchiò prendendo le mani di entrambi i ragazzi.-Iniziamo?-
Eren emise un lungo respiro.
Henry annuì con cenno della testa. -Come faremo...- non finì la frase che entrambi i rubini dei gioielli dorati si illuminarono e nella sua mente si fecero largo una serie di immagini che mai aveva visto.
La caverna stava per crollare, Freida e Grisha, entrambi sotto forma titanica, si stavano sfidando senza tregua, pareva che il padre di Eren avesse la meglio.
-Helen, ti prego porta in salvo Erick!- urlò una donna dai capelli biondo scuro, probabilmente la madre del castano.
La cameriera prese fra le braccia il piccolo fagottino. -Proteggilo da questa follia, non permettere che subisca la stessa sorte di Uri
e di Freida!- quasi la implorò la signora Reiss fra le lacrime. Helen annuì con un cenno della testa, per poi stringere forte a sé il neonato e correre verso l'uscita della grotta. Henry per poco non ebbe un mancamento nel vedere il volto della donna che lo stava portando in salvo. -Non è possibile...- mormorò con la voce incrinata e gli occhi lucidi.
In un altra scena vide la madre adottiva, sempre vestita da cameriera parlare con un uomo, la scena non era nitida, ma dalla voce, Henry capì che la persona con la quale Helen stesse parlando fosse suo padre.
-È il figlio dei Reiss?- la voce di Maicol risuonava ovattata e un po' distorta.
-Sì, sono tutti morti- spiegò lei con voce soffocata, -Lui è l'unico rimasto, sua madre me lo ha affidato affinché lo crescessi lontano dalla verità che cela il casato dei Reiss, il suo nome è Erick Reiss.-
L'uomo accarezzò la testolina del piccolo Erick che stava sbadigliando. -Capisco- dopo un attimo di esitazione lo prese dalle braccia della moglie e lo guardo attentamente, -D'ora in poi tu sarai Henry King, figlio di Helen e Maicol King, benvenuto- gli sorrise il padre.

La scena cambiò ancora ed Henry oramai in lacrime capì le visioni che aveva avuto nei giorni precedenti riguardante il padre biologico.
-È tornato- ad Helen scivolò un piatto fra le mani che si frantumò ai suoi piedi, lo sguardo fisso sulla piccola finestra della cucina. -Chi mamma?- chiese un Henry di oramai sette anni.
Maicol comparve come una furia vicino alla moglie. Aveva un’aria ostile e seria stampata in volto. -Henry, va in camera...-
-Perchè?- fece lui toccandosi il pendente del suo bracciale dorato.
-Perchè sono tuo padre e te lo ordino!- replicò l'uomo con il suo consueto tono austero, quello che Henry aveva sempre temuto e odiato.
Il bambino sobbalzò con sguardo liquido e senza farselo ripetere andò in camera sua, ma non chiuse la porta, bensì spiò i genitori parlare con un uomo dalla corporatura robusta e dalla statura bassa, era vestito con abiti che richiamavano un rango di appartenenza nobile. Ma Henry capì solo a pezzi ciò che i tre si stavano dicendo.
-Avete visto....-
-Erick Reiss? No, non lo....-
-Sono suo padre....- fece Rod con tono animato, -Tu Helen, lo avevi portato via! Avevo... Visto... Ma cosa ne hai fatto?!-
-Mi... Spiace, ma la famiglia...-

Henry scosse la testa sfilando le mani da quella di sua sorella e da quelle di Eren.
-Non si capisce niente.- mormorò toccandosi la testa, gli occhi ancora arrossati e la voce incrinata dalle varie emozioni che aveva provato nel rivedere quei ricordi sepolti.
Historia sbatté le palpebre -Era tua madre?- chiese confusa. Eren lo abbracciò in silenzio cercando di calmarlo, -Ehi! Va tutto bene, basterà andare da lei è chiederle spiegazioni.- il giovane lo allontanò malamente -No! Non posso farlo!-, fece qualche passo indietro mordendosi le labbra, -Mia madre non mi dirà nulla.-
-Che intendi dire?- Historia non si era mossa di un millimetro, ma il suo sguardo sembrava avvolgerlo.
-Lei non è mentalmente lucida- spiegò con sguardo cupo.
Eren e la regina si guardarono con apprensione.
-Mi dispiace.- esordi poco dopo la sorella, -Io non sapevo....-
-Nessuno sapeva.- replicò secco King.
Il moro fu il primo a parlare dopo attimi di silenzio -Vorrà dire che cercheremo tra le conoscenze dei tuoi genitori.- lo guardò con determinazione.-Amici, parenti e perfino il panettiere, qualcuno deve sapere anche una minima parte della tua storia!-
-Eren... sei stato attento a ciò che hai visto?- domandò con sarcasmo il più piccolo.
-Questa è la mia storia, Helen era la serva dei Reiss e mi ha tenuto nascosto a Rod per evitare che facessi la fine di tutti gli altri miei parenti di sangue reale, non mi sembra difficile-
-Si può sapere perché ti scaldi con me?- chiese piccato il più grande.
Henry storse le labbra, assottigliando lo sguardo. Sembrava infastidito da qualcosa.
Historia sospirò portandosi un ciuffo ribelle dietro l'orecchio sinistro -Henry, cosa ti turba?-
-Mi turba la falsità e la stupidità della gente, ecco quello che mi turba- rispose sbuffando, non capiva perché prima Eren lo trattasse come l'ultimo dei bugiardi ed ora gli stesse a cuore la sua situazione, che poi era più che chiara.
Eren si sentì tirato in causa. - Mi stai dando dello stupido?- ringhiò con rabbia.
Henry alzò lo sguardo al cielo, facendo spallucce. -Ed io allora sarei una sorta di rozza concubina che va con il primo che capita?- gli rispose per le rime. -Beh, hai sbagliato Yeager. Hai preso un grosso abbaglio!- gli urlò con orgoglio ferito.
-Vuoi credere a Berthorld, fa pure! Non m'interessa!- concluse lasciando la stanza con la testa che gli martellava.
Il compagno con rapidità lo raggiunse, afferrandolo per un braccio. -Non capisco cosa vuoi, Henry?!- il tono sembrava esasperato.
-La tua fiducia.- sussurrò con sguardo stanco e ferito. -Che tu mi veda sempre sotto la stessa luce, non lasciarti distrarre, non lasciarti confondere-
Eren trattenne il fiato. -Io non ho mai smesso di amarti.- confessò con ardore, -è che ho paura che tu possa lasciarmi- mormorò con tono sempre più basso,-visto che sono un mostro...-
A quelle parole Henry non riuscì più a trattenere le lacrime.
-Non lo pensare, non osare neanche immaginarlo- proferì con la lacrime che gli rigarono il viso.
-Io ti amo Eren, ma mi stanno mettendo con le spalle al muro e io non so perché-
tremava e singhiozzava, pareva diverso rispetto a prima.
Pareva un bambino.
Il moro lo abbracciò con dolcezza. -Sistemeremo tutto- gli alzò il viso, -te lo prometto...- prima di colmare la poca distanza fra di loro con un bacio puro e casto.


______


-Eren- gemette il più piccolo, muovendo la testa sul cuscino, -Possono tornare- ansimò.
Il moro alzò di poco la testa, dalle labbra scivolava un rivolo di saliva - Non ho intenzione di fermarmi. Se tornano che guardino pure!-
King arrossì vistosamente. -Ti prego... non voglio che mi vedono in questo stato-
-Sei bellissimo-
Henry gli rivolse timido sorriso.
Eren si allungò per baciarlo con frenesia prima di tornare con la testa tra le sue gambe.
Il più piccolo affondo le mani nei suoi capelli, godendo sempre di più per quelle particolari attenzioni. -Ooh, sto per....- ansimò mordendosi le labbra.
-Vieni per me, mio piccolo Henry- lo canzonò con voce rauca il più grande.
-No, no- mugolò King.
Eren lo guardò con aria interrogativa.
-Voglio sentirti dentro di me- sussurrò con dolcezza il compagno.
-Va bene...- Yeager gli fece allargare di più le cosce, -ma voglio sentirti urlare...- si posizionò e con un'unica spinta lo penetrò facendolo gemere. -Voglio che ti sentano tutti...-
Si poteva abbracciare l'universo e sentirsi invincibili? Per Henry sembrava possibile. Stare fra le braccia di Eren, sentirlo dentro di sé, gli conferiva una sicurezza mai provata. Anche il futuro non lo spaventava.
Ma il destino beffardo aveva già stabilito il ruolo che avrebbe dovuto interpretare.
Henry però non sapeva che avrebbe perso una parte di sé.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Le sue mani tremarono, la sua espressione era sconvolta. Armin non poteva credere a ciò che stava leggendo, gli sembrava tutto surreale.
-Armin, Levi si chiedeva se Eren fosse in grado di...- Mikasa lo raggiunse alle spalle, gli occhi scuri si soffermarono su alcune righe. - Che stai leggendo?-
-Il diario di Erick Reiss.- mormorò sempre volato di spalle, -Mikasa.- la voce instabile, mentre gli allungò il diario.
La ragazza sbattè le palpebre confusa. -Casomai di Hen....- ma non finì la frase, che quelle poche righe che iniziò a leggere lasciarono anche lei senza parole.

_____


Quella mattina si era svegliato con una strana fitta al petto. Henry si tirò su a sedere sul letto.
Ancora questa sensazione pensò, ricordando il giorno antecedente alla morte della sua cara amica.
Presagiva che sarebbe accaduto qualcosa di veramente spiacevole.
Man mano che si avvicinava alla mensa sentiva il cuore battere sempre più forte, il respiro farsi sempre più irregolare, si sentiva soffocare.
Henry si fermò a pochi passi dalla porta socchiusa.
-Che cosa mi sta succedendo....- sussurrò avvertendo uno strano senso di allarme. Per qualche strano motivo il suo corpo si rifiutava di avanzare.
Aprì lentamente la porta, socchiuse un attimo gli occhi, prese un respiro profondo ed entrò nella sala.
Il mormorio che aveva udito nel corridoio cessarono, il silenzio che calò intorno a lui lo fece sentire ancora più a disagio, deglutì continuando a camminare.
Era arrivato quasi al tavolo della sua squadra quando si accorse che tutti lo stavano fissando con astio.
Improvvisamente gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo. Quando faceva parte della guardia reale.
-Si può sapere che avete da guardare tutti?- domandò mettendosi sulla difensiva, fuori sembrava tutto d'un pezzo, ma dentro la paura la faceva da padrona.
-Allora?!- proseguì con tono alterato.
-Oh, Erick si sta scaldando- ridacchiò un ragazzo dai capelli neri.
Henry lo trafisse con lo sguardo. -Come hai osato appellarmi, Ronald?!-
-Come la merda che sei, Erick- intervenne un altro ragazzo dai capelli castani.
-Oh, Edward- sorrise di scherno il reale mettendosi le mano suoi fianchi, -Non sei stanco di essere ancora al centro dell'attenzione?-
-Oh, mio piccolo stupido Reiss da quattro soldi- proseguì Edward alzandosi, -O forse dovrei dire viscido traditore-
Jean si alzò in piedi facendo rovesciare la sedia. -Non ascoltarli, Henry, e vieni a sederti.-
Connie annuì. -Lasciali perdere sono solo degli sfigati...-
Il ragazzo dagli occhi verdi li fissò con rabbia. -Perché dovrei ricevere insulti gratuiti?-
-È riapparso magicamente il tuo diario- replicò il ragazzo dai capelli castani avvicinandosi.
-Armin lo ha trovato-
Henry rivolse un’occhiata stupita al biondo. -Il mio d-diario?- balbettò.
Mikasa mise una mano sulla spalla dell’amico, il suo sguardo era ostile. -Erwin ti vuole nel suo ufficio- lo informò lei sorridendo forzatamente. Avvicinò ulteriormente il viso all'orecchio del giovane. -Se tocchi Eren, ti uccido- bisbigliò prima di lasciarlo andare e raggiungere la squadra.
King la fisso allontanarsi, sentendo uno strano freddo pervaderlo dentro.
Eren non c'era.
Quel giorno non lo aveva visto con Armin e gli altri.
Henry fece qualche passo indietro con il cuore a mille. -Eren?!- urlò come un matto.
Lui almeno non avrebbe creduto a quella storia, ai suoi occhi sarebbe sempre stato Henry, sì glielo aveva promesso. La sera prima, mentre stavano facendo l'amore. Eren gli aveva promesso che nonostante tutto ci sarebbe stato, che non si sarebbe lasciato confondere. King corse a perdifiato lungo il corridoio alla ricerca del compagno.
-Eren!- lo chiamo con voce instabile.
Eren, nel frattempo, era seduto davanti all'enorme scrivania del loro capitano, le mani strette sulle ginocchia e gli occhi che scrutavano quelli azzurri di Erwin.
- Non ci credo.- decretò con sicurezza, - Non credo ad una sola parola scritta in quel diario.-
Non trovandolo da nessuna parte, Henry si precipitò verso l'ufficio di Erwin, sperando di poterlo ritrovare lì.
-Hey, non puoi entrare senza avere il permesso!- lo ammonì una guardia parandosi davanti la porta.
-LASCIAMI PASSARE?!- gli ordinò Henry con prepotenza.
-Perchè? Chi saresti per impartirmi ordini?- fece l'altro sorridendo di scherno.
King sorrise altrettanto, per poi sferrargli un pugno in pieno viso.
Eren sentì la porta spalancarsi alle sue spalle.
-Non sono io l'artefice di quello che c'è scritto su quel dannato diario?!- esordì un Henry ansante.
Mentre avanzò verso i due.
Erwin alzò un sopracciglio nel vedere la guardia tenersi una mano sul naso sanguinante, ma decise di ignorare la faccenda e con un gesto diede l'ordine di lasciarli soli.
Si appoggiò contro lo schienale -Siediti, Henry- lo invitò indicandogli con la mano la sedia accanto a quella del fidanzato.
Vedendo l'esitazione del giovane si accese una sigaretta e prese una tazza di caffè posandola davanti al posto riservato a lui. -Sarà una lunga discussione.- e ancora una volta lo invitò a sedersi.
King si accomodò sulla sedia ed accavallando una gamba, incrociò le braccia, in attesa di una plausibile spiegazione a quella situazione alquanto assurda.
-Suppongo che le voci riguardo al diario siano già circolate.- continuò l'uomo ignorando lo sguardo che si scambiarono i due ragazzi.
Allungò un il diario dalla copertina scura. -Riconosci la scrittura?-
Henry spalancò gli occhi, quella era la sua scrittura, doveva riconoscerlo, ma mai si sarebbe sognato di scrivere certe cose.
-Io fiero servitore di Marley, giuro di porre fine all'esistenza dei demoni di Eldia?- lesse con una smorfia.
-Marley? Chi è Marley?- domandò poco dopo.
Erwin si portò la sigaretta alle labbra. -Questo ce lo devi dire tu.-
Eren corrugò la fronte. -Te l'ho detto che sono solo invenzioni. Non esiste questa Marley-
L'uomo sbuffò del fumo. -Eren, non sappiamo nulla di ciò che sta di là delle mura-
-Io non so chi sia Marley o cosa sia- ribadì Henry alzando le spalle. -Sinceramente non capisco quello che sta succedendo-
-Questo è o non è il tuo diario?- il capitano si allungò verso di lui, -C'è anche la parte dove descrivi suicida l'operazione contro Annie.-, girò le pagine fino ad arrivare a quella in questione. -Chi oltre a te sapeva i dettagli così minuziosamente?- chiese con tono accusatorio. -Se non sbaglio sei l'unico sopravvissuto e qui- indicò un paragrafo, -spieghi l'importanza della vittoria del gigante femmina.-
Henry lesse velocemente soffermandosi sull'ultima frase: -Devo ucciderli tutti.-, sbiancò rileggendo quelle parole che non gli appartenevano. -Io non lo so...-
-Non lo sai?-
Eren sbatté con forza le mani sulla scrivania facendo tremare le tazzine. -Basta con questo interrogatorio! Sono sicuro che non stia mentendo!-
-Scusate un attimo- fece poco dopo il bel castano, -Come mai viene ritrovato solo ora?-guardò sia Erwin che il compagno.
-Armin lo ha trovato e sai il dove?- il capitano lo trafisse con lo sguardo. -Nel tuo cappotto invernale.-
-Io ho motivo di credere che qualcuno voglia incastrarmi e magari potrebbe trarne dei vantaggi- proseguì Henry con tono pacato.
-Pensi che...- intervenne Eren.
Henry annuì convinto. -Berthold centra qualcosa.-
Erwin sospirò. -È escluso che lui sia artefice di questo- sventolò il diario, - Non sapeva nulla dell'operazione contro il gigante femmina e la sua scrittura è completamente diversa dalla tua.-
-Ma potrebbe essere stato anche qualcun altro a falsificare la sua scrittura- ipotizzò Eren.
Il giovane si allungò verso il capitano. -Berthold non è quello che lei crede-
L'uomo inarcò un sopracciglio. -Che intendi dire?-
-Qualche giorno fa mi ha aggredito verbalmente e poi fisicamente- raccontò mostrandogli poi il morso violaceo sul collo, -Mi ha morso a sangue e mi ha detto testuali parole: Se non ti avrò come Henry King allora ti avrò come Erick Reiss -
-Questo è davvero insolito da parte sua- commentò il biondo.
-Io penso che lui sia uno degli artefici di questo assurda trappola e poi, ci pensi bene, tutte queste cose, come...- proseguì King prendendo il diario dalle sue mani, continuando sfogliare altre pagine,
- Rinnegherò di fronte a loro il mio nome, ma in realtà sono devoto ad esso anche se è un nome eldiano, ma il mio cuore appartiene alla mia madre patria Marley, non potrei mai servire un popolo di demoni che ha abusato del potere dei giganti per le sue smanie di grandezza, così rinuncerò alla corona, per farsi che Historia sia la prossima regina, cavolo avevo premeditato tutto- ridacchiò nervoso, -Capitano, questo diario è stato ritrovato dopo tutta una serie di eventi-
-Tu sapevi anche del potere del bracciale, quando avevi finto di non saperne niente- interloquì il biondo con uno strano cipiglio.
-Capitano, loro mi stavano seguendo passo per passo- gli fece notare il castano, -Il diario è stato scritto mentre tutto questo accadeva e dopo lo hanno fatto ritrovare affinché mi fosse attribuita la parte del traditore!-
-Potrebbe avere un senso- proferì Eren, -Ci pensi!-
Erwin si alzò in piedi, spense la sigaretta e con molta calma si avvicinò alla finestra. -Dici che ti stanno usando per ottenere qualcosa ma non sai cosa, che il diario ti è stato rubato da Berthold che non è mai entrato negli alloggi della guardia reale, che hanno fatto falsificare la tua scrittura nonostante non si sia mosso da qui.- si voltò a guardare i due giovani. Sembravano determinati a portare avanti la loro tesi, -Se è così, allora permettici di fare le dovute indagini.-, congiunse le mani dietro la schiena. -Eren, puoi andare...-
Henry abbozzò un lieve sorriso al compagno che si accinse a lasciare la stanza. -Non preoccuparti- disse, -Ne verremo a capo-
Eren annuì convinto. -Ne sono sicuro- replicò prima di lasciarli soli.
-C'è una cosa che mi sfugge in tutto questo. Mi sembra assurdo che Berthorld abbia architettato un piano così articolato solo per una semplice attrazione- enunciò poco dopo il biondo.
-Non si tratta solo di questo- Henry allungò il polso dove portava il meraviglioso bracciale dorato, -Io sono di sangue reale e possiedo questo gioiello magico, ci pensi bene… forse lui ed altri mi vogliono usare per i loro scopi-
-Ma perché non colpire Historia che comunque discende dalla tua stessa famiglia?- chiese con scetticismo il capitano. -E che possiede un gioiello con gli stessi poteri-
Il castano scosse la testa. -Forse lo trovano troppo rischioso, ora che è regina. Oppure sono talmente ossessionati da me da non averla presa in considerazione.-
-Henry, ripartiamo sempre al punto di partenza. Perché?- sbuffò Erwin passandosi una mano fra i capelli.
-Non lo so, te lo giuro. E poi, quello che vi è scritto non è farina del mio sacco- ribadí il più piccolo, continuando a sfiorare le pagine del suo presunto diario. -E se mai dovessi ordire un attacco contro Eldia, magari mi ritroverei con altri miei compatrioti. E non rischierei di scrivere un diario con tali informazioni, correndo rischio di essere scoperto, sanno il fatto loro.-
Erwin si versò del caffè. -Quando hai parlato del tuo diario scomparso non abbiamo mai ritenuto di cercarlo nella nostra caserma, il fatto che Armin lo abbia trovato è stata pura causalità.-
-E quindi?- Henry inarcò un sopracciglio. -Lo avranno messo di proposito nel mio giacchetto per poi far credere a tutti che fossi un disertore, dai ci arriverebbe chiunque-
-Concorderai con me che questo non va a tuo favore.- disse il biondo appoggiando il mento sul dorso della mano, -Nonostante tutto vada contro di te, ho già incaricato una persona di fiducia nel fare le dovute indagini.-
-Sul serio?- i suoi occhi verdi si illuminarono.
-Quindi crede nella mia innocenza?-
L'uomo si prese il suo tempo per sorseggiare la calda bevanda. -Ho visto con i miei occhi il dolore che ti avvolgeva dopo la morte dei tuoi compagni- riprese in mano il diario, -Voglio essere certo che non fosse tutta una recita.-
Henry spalancò gli occhi -Non è così...- le voci concitate al di fuori della stanza e la porta che si spalancava, obbligò i due a interrompere il discorso.
-CAPITANO!- la guardia con il naso incerottato aveva gli occhi spalancati dalla paura.-DEI GIGANTI DENTRO LE MURA!-
Il castano si alzò di scatto, guardando il biondo dietro la scrivania, in attesa di un qualsiasi ordine.
-Chiamate Mike e la sua squadra, ditegli di portare in salvo i cadetti senza attrezzatura, mentre quelli già pronti per le esercitazioni, si preparino a contrastare i giganti.-. Si mise la giacca dell'uniforme, -Henry, tu andrai con il gruppo di Mike e non voglio discussioni!- ordinò avvicinandosi alla guardia.
-Sì, capitano!- fu la pronta replica del giovane.
-Maledetti....- imprecò Henty una volta fuori dalla stanza, correndo alla ricerca di Mike e della sua squadra.


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Mike era un uomo alto e con uno sguardo fiero, ad Henry dava una sensazione di fiducia nonostante parlasse con distacco. -Ora vi spiego velocemente quello che faremo!- la sua voce forte e chiara superava lo scalpiccio dei cavalli. - Dobbiamo far evacuare i villaggi. Qualcuno di voi conosce queste terre?-
Sasha alzò il braccio. - Io, conosco le foreste del nord!- urlò, -E anche Connie è di queste parti, diglielo!- si voltò verso l'amico accorgendosi solo in quel momento dello sguardo perso del ragazzo.
-Connie- lo richiamò Henry, -Non è il momento di perdersi nei ricordi! Dobbiamo essere tutti lucidi!-
-Il mio villaggio- mormorò lui, -Il mio villaggio si trova al sud, la direzione da cui sono venuti i giganti- sembrava perso nei suoi pensieri. -Vi prego lasciatemi tornare dalla mia famiglia-
King abbassò lo sguardo, non voleva fargli il terzo grado, ma la squadra non poteva dividersi a causa dell'emotività. -Connie....- riprese, facendo avvicinare il suo cavallo al suo, -Ascolta, abbiamo bisogno di te, per favore metti da parte i sentimenti e ragiona sulla situazione attuale, so che è può sembrare indelicato, ma non è il momento-
Connie gli lanciò uno sguardo di totale disappunto, prima di superarlo -Vi farò vedere le terre intorno, ma poi fatemi tornare al mio villaggio!- esclamò al comandante della squadra.
- Io andrò con lui!- Reiner lo affiancò e a quel punto il consenso di Mike sembrò doveroso.
Al castano quello sguardo non passò inosservato, aveva notato la rabbia e un insolito rancore in quegli occhi color ambra, ma almeno lo aveva spronato a non abbandonarsi a quei sentimentalismi che erano capibili, ma attualmente fuori luogo.


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Armin sobbalzò sopra al carro dove era stato costretto a stare, le mani che stringevano il diario di Henry, alla ricerca di qualche indizio sull'innocenza del giovane.
-Trovato qualcosa?- Mikasa posò lo sguardo sulla testa mora di Eren, chiedendosi del perché non volesse arrendersi all'evidenza e del perché tenesse così tanto a quel ragazzo.
-Se evitereste di prendere buche in continuazione- borbottò il biondo girando alcune pagine, -riuscirei a leggere molto più velocemente!-
-Tempo sprecato- mormorò River mentre teneva le redini dei cavalli spronandoli ad avanzare più rapidamente, - Erick ci ha sempre preso in giro-
-Non è così!- si infervorì Eren, -Lui è solo una pedina nelle mani di folli-
Mikasa lo guardò dubbioso. -Eren, apri gli occhi-
Il ragazzo la guardò stupito, -Non crederai anche tu a questa follia?!-
-Io credo che Erick nasconda molte cose-
-Sono solo frottole?!-
-Prima accetti la verità e meno sarà doloroso- le suggerì la ragazza, -In fin dei conti sappiamo veramente poco sul suo conto, ricorda che è sempre figlio di Rod Reiss-
Eren le rivolse un sorriso scettico -Che discorso mediocre, allora dovrebbe essere una traditrice anche Historia, secondo la tua logica?!-
Armin alzò gli occhi al cielo. -Smettetela tutti quanti!- esclamò piccato, -Per quanto ne sappiamo chiunque potrebbe essere un nostro nemico.- tornò con lo sguardo sul diario, -Inoltre, c'è qualcosa che non mi convince tra queste pagine-
Il moro si avvicinò maggiormente all’amico. -Hai trovato qualcosa di sospetto?-
Armin lo guardò con aria stanca -Tutto è sospetto. Ora, River, concentrati sulla guida e lasciatemi lavorare in pace!-


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Hanji sospirò pesantemente vedendo i ragazzi camminare verso di lei, i suoi uomini erano impegnati a trasportare la barella su cui era stesa Ymir.
Alzò lo sguardo sul primo della fila, Reiner, aveva un braccio fasciato e uno sguardo freddo, lo fermò con una mano sul petto. -Cos'è successo? Dove sono Mike e la sua squadra?-
Henry camminò a passo lento verso i due, lo sguardo sconvolto. -Ymir ed io siamo gli unici superstiti- dichiarò con tono instabile.
La donna spalancò gli occhi. -Che cosa?-
-Ymir ha fronteggiato con onore i giganti che si sono scagliati contro di noi- proseguì il giovane.
Hanji rimase in silenzio. -Vorresti dire che....- mormorò poco dopo.
Henry annuì con un cenno della testa. -Ymir è un gigante, come Eren-
-Ma guarda caso- insinuò un altro soldato, avvicinandosi a loro.
-È vivo solo lui- fece un altro.
-Coincidenze?-
Zoe lo ammonì con uno sguardo. -Reiner è vero quello che ha detto Henry?- chiese guardando il biondo - Sì. Lei è un gigante- confermò Reiner.
King digrignò i denti a quelle insinuazioni. -Non è colpa mia se gli altri sono passati a miglior vita! Eravamo circondati ed Ymir era la sola che poteva tener testa a quella ciurma di giganti!-
-Sì, ma lei è un gigante e guarda caso tu sei l'unico sopravvissuto- gli fece notare un altro ancora.
-Giá, il passato si ripete. Annie era un gigante e tu da quella battaglia ne sei uscito illeso!-
-ORA PIANTATELA!- urlò Henry fulminando con lo sguardo coloro che osavano puntare il dito contro di lui.
-Siamo reduci da una battaglia... abbiamo perso i nostri compagni, mostrate un po' di rispetto per i caduti! Invece di giudicare la mia situazione!-
Zoe lo squadrò dalla testa ai piedi. - Henry, non credo che tu sia nella posizione per parlare.- si avvicinò di qualche passo, -Dovresti morderti la lingua e stare al tuo posto- si voltò verso i suoi uomini che se la ridevano sotto i baffi. -E voi due, prendete i cavalli e andate a far rapporto ad Erwin!-
-Come prego?- il tono del castano era sulla difensiva, strinse i pugni. -Credo che tu abbia preso un abbaglio, non starò in silenzio senza replicare-
Assottigliò lo sguardo, pronto al contrattacco.
- Non sai proprio stare zitto?- lo apostrofò Connie, -Siamo stufi delle tue lamentele, se non te ne rendi conto, in questo momento abbiamo altre priorità e del tuo egocentrismo non ce ne frega niente!- lo colpì con la spalla superandolo, -Impara che nel mondo non sei l'unico a soffrire!-
Da lui, Henry non se lo sarebbe aspettato, quelle parole furono un'altra pugnalata.
-Connie....- sussurrò sentendo una fitta al petto.
Allora si avvicinò a Sasha, ma la ragazza gli fece cenno di non avvicinarsi.
-Credete che io sia Erick Reiss?!- urlò con gli occhi lucidi.
-Quello che c'è scritto in quel diario non sono parole mie?! Vi prego.- implorò i compagni che si stavano allontanando, -Vi prego- ripetè con tono instabile, -Credetemi....-
Sasha lo fulminò con lo sguardo. -Stai esagerando, nessuno di noi ha parlato di quella questione, il fatto che continui a parlarne anche in un momento del genere...- le lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi, -Beh, è una seccatura! Sembra quasi che tu voglia farci il lavaggio del cervello!-
Henry spalancò gli occhi incredulo. -Non è così… io...-.
La voce di Connie lo raggiunse come uno schiaffo in pieno viso. - Ora basta, lasciaci in pace!-
-Ok....- mormorò il bel castano serrando la mascella e trattenendo le lacrime, voltò loro le spalle lasciando la stanza.


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Armin si alzò in piedi. -È tutto inutile!- esclamò facendo sobbalzare Eren, -Più leggo e più sono sicuro che questa Repubblica di Marley esista.-
-E che Erick Reiss abbia sempre remato contro di noi- aggiunse Mikasa con aria impassibile.
Il moro avrebbe voluto strangolarla. -Per l'ultima volta, Henry....-
-Eren- lo interruppe il biondo, -Quello che dice può anche essere vero, purtroppo tutto va contro di lui-, chiuse il diario. - Voglio credere anch'io che Henry sia innocente, ma qui non ci sono prove!-, lanciò il libretto verso l'amico che lo prese al volo. -Tu gli credi solo perché lo ami, ma non hai nulla di più e questo non basta a nessuno di noi-
-Eren- esordi poco dopo River, -fattene una ragione, Erick purtroppo ti ha ingannato.-
Il moro sviò lo sguardo, cercando di non farsi influenzare dalla circostanze, ma doveva ammettere che l'ipotesi che il suo Henry fosse un traditore avesse un senso.
E la cosa lo ferì.


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Henry guardò in cagnesco la figura di Berthorld camminare a pochi passi di fronte a lui, tutti i soldati si stavano radunando sulle mura.
Il Wall Rose non era più così sicuro.
La popolazione locale era stata fatta evacuare in direzione del Wall Sina.
Jean, l'unico del gruppo che non aveva aperto bocca sull'intera faccenda del diario, si voltò ad osservare il viso di Henry, sembrava una maschera di rabbia e sinceramente non sapeva come interpretare lo sguardo che rivolgeva a Berthold.
Che quelle accuse fossero tutte vere?
Anche i suoi compagni stavano iniziando a crederci e Sasha non era una che giudicava così a cuor leggero.
Sospirò presagendo che quella sarebbe stata una lunga notte.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Berthold accennò un ghigno compiaciuto.
Doveva ammettere che il piano era perfetto e presto Henry avrebbe cessato di esistere.
King alzò lo sguardo al cielo, quell’essere non poteva scamparla liscia, sapeva di doversi trattenere, ma non ce la faceva. Era più forte di lui.
-Berthold, grazie per avermi coperto le spalle- gli sorrise una cadetta.
-Sei stato davvero un grande! E poi come hai salvato quei bambini- lo elogiò un altro.
-Ma quale grande- ringhiò con puro disappunto il bel castano.
Quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
-Che problemi hai Erick?- lo derise la giovane, -Berthold ha solo fatto il suo dovere-
-Sta solo facendo la regina del dramma!- esclamò un altro soldato.
Hoover lo guardò con finta preoccupazione. -Qualcosa non va Henry?-
A quel punto Henry si avvicino al moro, afferrandolo malamente per un polso. -Questa falsa sta durando un po' troppo, non credi?-
Berthorld notò un certo rancore in quegli occhi verdi.
-Diglielo, avanti....- lo spronò con tono cattivo il più piccolo.
- Mi stai accusando di qualcosa?- chiese il moro con stupore tanto che i soldati attorno a loro iniziarono ad attaccarlo verbalmente. -Vuole accusare Bert dei suoi problemi!- commentarono altri cadetti.
-Ripeti quello che mi hai detto quel giorno dopo che mi hai ingiustamente offeso e aggredito: che mi vuoi come Erick Reiss- lo provocò Henry con sguardo di sfida.
- Non so di cosa stai parlando!- si liberò Berthorld della sua presa, -Sei impazzito per caso?-
Reiner bloccò il castano con il braccio libero. - Certo che hai un bel coraggio, incolpare Bert di una cosa simile.-
-Già, Berthold è un ragazzo d'oro!- lo difese una cadetta seguita a ruota dalle sue compagne.
Henry gemette di dolore per la forte presa del biondo. -LASCIAMI?!- gli intimò.
-Cos'è tutto questo chiasso?- la voce di Eren giunse loro forte e imperiosa.
-Eren!- lo chiamò il castano, sempre intrappolato nella presa ferrea di Reiner.
Il moro si avvicinò al fidanzato. Gli occhi carichi di rabbia. -Togli quelle mani...- sibiló guardando il biondo, - o te le taglio!-
Braun con una smorfia lasciò la presa ed Henry abbracciò fortemente il compagno.
-Almeno tu pensi che sia sempre io, vero? Non sono Erick- ansimò con gli occhi carichi di lacrime.
-È lui che ha dato inizio alla rissa!- parlò un soldato di fianco a Berthold.
-Io ti credo, Henry- replicò Eren carezzandogli una gota, mentre il mondo attorno a loro pareva oscurarsi.
Il più piccolo sorrise, appoggiando la testa contro il suo petto, non aveva bisogno di altro, se non del suo amore e della sua fiducia.
Berthorld digrignò i denti stringendo i pugni.
Hanji li raggiunse. -Comportarvi come bambini non è d'aiuto, in questo momento dobbiamo essere sicuri che non ci siano più giganti in circolazione. Prendete le vostre cose e muovetevi!- lì superò con passo marziale.
Armin raggiunse la donna quasi di corsa. -Hanji, vorrei parlarti un momento...- guardò Reiner e Berthold prima di aggiungere sottovoce, -Riguarda Annie.-
La donna si voltò verso di lui in attesa.
-Ho il forte sospetto che due dei miei compagni di squadra fossero d'accordo con Annie nel rapire Eren.- la guardò dritto negli occhi.-Inoltre, sono sicuro che abbiano la stessa capacità di trasformarsi in giganti. Probabilmente si sono uniti a noi quando il gigante colossale ha distrutto il Wall Maria e questo mi ha fatto pensare che Marley esista davvero.-
Spostò lo sguardo verso il gruppo, Eren stava ancora abbracciando Henry. -Non riesco a capire se il diario è un falso ma quello che dice su questa Repubblica è certamente vero!-
-Cosa?- fece lei guardandolo attonita, -Ma quindi esiste davvero un’altra terra al di fuori di queste mura.-
-Se la mia teoria è giusta esiste.- rispose il ragazzo tornando a fissarla. - Ma ora dobbiamo mettere al sicuro Eren. Sicuramente vorranno rapirlo ancora e forse useranno questo diversivo della breccia nel muro per portare al termine il loro piano.-
-Sempre perspicace Armin- esordì poco dopo Reiner.
-Ben fatto Erick, senza il tuo prezioso aiuto non ci saremo mai ritrovati a questo punto- interloquì Berthold con uno strano ghigno sul viso.
Henry lo guardò in cagnesco.
-Credo di aver vissuto troppo a lungo su quest'isola, ho trascorso tre anni della mia vita in compagnia di perfetti idioti- intervenne nuovamente Reiner, -Mi sono divertito a vedervi fare la guerra l'uno contro l'altro- ridacchiò togliendosi la fasciatura.
Tutti i presenti si voltarono verso i due. Lo stupore e l'incredulità dipinti su ognuno dei loro volti.
-Facciamolo!- urlò Reiner avanzando verso Eren, -Mi sono stancato di aspettare!-
Del fumo uscì dalla ferita di Reiner, la cicatrice che bruciava fece rabbrividire Henry che guardava la scena con occhi sbarrati.
Eren non era da meno. -Voi...voi...- mormorò con le lacrime agli occhi.
Berthold socchiuse gli occhi prima di far pulsare nelle sue vene il potere del gigante colossale, doveva stare attento e non trasformarsi completamente, era pur sempre sulle mura.
Spalancò gli occhi proiettandoli su quelli verdi di King. -Sarai mio Erick!- sibiló leccandosi le labbra.
Ci fu una specie di esplosione che colpì e scaraventò i corpi dei soldati lontano da loro.
Hanji provò ad resistere ma il calore di quel vapore era immenso, sentiva il volto ustionarsi e la camicia bruciare. Smise di fare resistenza e si lasciò trascinare dall'onda d'urto lungo le mura.
-EREN!- Mikasa urlò con tutta voce che aveva in corpo.
Successe tutto troppo in fretta.
Henry si ritrovò solo.
Eren era stato preso da Reiner che, in versione gigante corazzato, stava scivolando lungo le mura, successivamente vide una grossa mano dalle dimensioni titaniche prolungarsi verso di lui e poi si fece tutto nero.
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Henry riaprì gli occhi e quando riprese coscienza, mise a fuoco le figure di Eren in piedi e di Ymir seduta su un ramo poco più distante da quello sul quale stavano lui e Berthold. In secondo luogo si rese conto di ritrovarsi sperduto chissà dove nel cuore di una foresta, ma c'era qualcosa di strano sia nel suo compagno e che in Ymir. Il giovane scosse la testa, notando che ai due mancassero alcuni arti del corpo dalla quale usciva del fumo biancastro.
-Ti sei svegliato- sussurrò Berthorld carezzandogli una gota, alche il castano si ritrasse bruscamente, accorgendosi di avere le mani le legate.
- Non toccarlo, bastardo!- il ringhio di Eren fermò la mano di Hoover che si voltò verso di lui, -Ancora a fare il gradasso? Lo sai che ormai per voi è finita-
- A cosa vi serviamo noi?- la ragazza li guardò con calma, - Ci porterete a Marley?-
-Tu hai qualcosa che ci appartiene, quindi...- replicò Reiner seduto su un ramo più alto.
-Cos'è sta follia di Marley?!- sbottò poco dopo Henry, -Io ne ho davvero abbastanza di questi sotterfugi, io invece a che vi servo?!-
Hoover abbozzò un sorriso. -Erick... pensavo che tu fossi speciale-
Henry lo guardò con una smorfia.
-Tu eri diverso da tutti loro, ho letto il tuo diario ed eri così puro ed innocente mentre descrivevi le tue esperienze, i luoghi che hai visitato da bambino, so della cascata incantata di cui tu e Lysa parlavate-
Il giovane rimase a bocca aperta a quelle nuove rivelazioni.
-Io volevo salvarti da tutto questo, volevo darti un futuro migliore- proseguì Hoover con tono pacato, -Mi ero opposto a questo piano, non volevo cancellare Henry King... ma quando- la sua voce si fece insolitamente cupa, - quando ti ho visto fare sesso con Eren ho davvero iniziato ad odiarti e in me era nato questo desiderio di punirti. Ma nonostante tutto non volevo che tu subissi la stesse sorte di quei demoni, così ho pensato di ricrearti e farti rinascere come Erick Reiss, l'eldiano che ha rinunciato alle sue origini per servire Marley e la sua causa! Perchè infondo io non ho mai smesso di amarti, anche se mia hai ferito...-
King sviò lo sguardo incapace di replicare, stava accadendo tutto troppo in fretta per avere tempo di elaborare, di capire.
-Erick... unisciti alla nostra causa, loro sono un popolo di criminali, tu non sai di quante atrocità sono stati capaci, hanno saccheggiato popoli, invaso terre....-
- Tu e Reiner?- fu la domanda del giovane, -Dimmi un po', tu, Reiner e quell'altra donna 
da quattro soldi che avete fatto?- ripeté con tono ostile.
-Voi avete ucciso persone innocenti, che non erano nemmeno in guerra...- sputò con rabbia Eren verso di loro, -Avete ucciso i nostri compagni, degli amici che si fidavano di voi ma soprattutto avete ucciso mia madre!-
-Avete assassinato Lysa....- aggiunse Henry con sguardo glaciale. -Avete distrutto la mia FAMIGLIA?! E TU...- urlò contro Berthorld, -Avresti il coraggio di dire che mi ami? Che volevi un futuro meglio per me?!-
-Hey, Hey frena… Lysa è morta per causa tua, se solo ti fossi attenuto ai piani e non avessi fatto l'eroe della situazione- lo corresse Reiner.
Henry serrò la mascella, se avesse avuto i laser al posto degli occhi lo avrebbe incenerito. 
-Io vorrei sapere quel giorno cosa avete pensato quando avete ascoltato le nostre storie...- proseguì con tono assente Eren, -sapevate di mia madre, che cosa AVETE PENSATO?!- gridò rivolto sia al moro che al biondo. Reiner sviò lo sguardo e solo Berthorld decise di pronunciarsi. -In quel momenti mi è dispiaciuto per te.-
A quelle parole seguì un silenzio tombale.
-Oh, capisco- esordì Yeager con un strana espressione, - Voi due non siete né soldati e né guerrieri, siete solo degli assassini, assassini di massa che hanno un mucchio di innocenti sulla coscienza, ma che se ne fregano di tutto.-
-QUESTO LO SO BENISSIMO ANCHE DA SOLO- lo interruppe Reiner, -NON C'È BISOGNO CHE TU ME LO DICA!-
-SMETTILA DI TORMENTARTI COME UNA PERSONA RISPETTABILE- lo rimproverò Eren, -VOI NON SIETE PIÙ ESSERI UMANI! SIETE STATI VOI A TRASFORMARE QUESTO MONDO IN UN INFERNO, LO CAPITE MALEDETTI ASSASSINI?!-
Il biondo assottigliò lo sguardo, stringendo i pugni. -Allora dimmi cosa vuoi da due assassini come noi?!- sfuriò, - VUOI IL NOSTRO PENTIMENTO? VUOI LE NOSTRE SCUSE? COSÌ SARESTI SODDISFATTO?!-, urlò alzandosi in piedi, -LE PERSONE CHE CONOSCEVI NON ESISTONO PIÙ! Se urlare ti fa sentire meglio... ALLORA CONTINUA PURE A FARLO?!- la sua voce risuonò imperiosa nel silenzio della foresta.
Henry spalancò gli occhi a quelle parole, sentendo l'odio divorarlo ogni secondo che passava. Li odiava, sia lui che Berthorld. Eren aveva ragione non erano altro che dei carnefici senza cuore che non dimostravano il minimo pentimento per le orribili azioni compiute.
-Hai ragione- concordò poco dopo il moro dagli occhi verdi, -Io sono stato un ingenuo non mi resta che impegnarmi....- alzò lo sguardo verso gli ex compagni, -Impegnarmi- riprese con un tono ed un un sorriso agghiacciante, simili a quello di un pazzo, - e fare in modo che voi moriate nel modo più doloroso possibile, faro del mio meglio-
Ymir storse le labbra a quelle parole. -Cosi non va affatto bene-
Eren la guardò di traverso.
-Ti prego Eren- proseguì lei, -I tuoi discorsi da moccioso mi fanno perdere ogni speranza in te-
Yeager inasprì lo sguardo, serrando la mascella.
King mise la testa di lato, esalando un triste sospiro, era una situazione drammatica da tutti i punti di vista. Erano in una foresta lontano da tutti e da tutto, ai piedi degli alberi iniziavano a girovagare anche alcuni giganti, non avevano più i dispositivi tridimensionali. Ymir ed Eren nelle condizioni attuali non erano in grado di trasformarsi e poi c'erano Reiner e Berthold. Doveva ammettere che l'avevano studiata bene quei due. Sia lui, Eren che Ymir si ritrovavano con le spalle al muro.

 

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-Berthold e Reiner sono disertori e mio fratello era dalla loro parte? Ed in più hanno rapito Eren e Ymir?- Historia sbiancò alzandosi dal trono.
-Così sembra- fece un anziano membro della corte, -Mia signora, spero che voi provvediate a fare qualcosa in merito-
-Impossibile, Henry non rinuncerebbe mai alle sue origini e quel diario è un falso- decretò lei senza il minimo dubbio.
-Lo so che è suo fratello, ma...-
-No, non intendo ascoltare oltre!- lo interruppe la bella sovrana con tono austero, -Confido nel corpo di ricerca che possano ritrovarli e poi penserò a Berthorld e Reiner- concluse con sguardo impassibile, non aveva creduto neppure per un singolo istante all’insulso teatrino che avevano montato i suoi ex compagni per far passare suo fratello come un traditore. In cuor suo sperava che Erwin potesse salvare sia lui, Ymir ed Eren.
"Ymir...." pensò facendo un triste sospiro.

 

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Ad un tratto si udirono degli spari in lontananza, crollò improvvisamente il silenzio fra i cinque.
Berthorld voltò lo sguardo nella direzione dalla quale li avevano uditi e notò quattro scie di colore verde innalzarsi al cielo, sbiancò spalancando gli occhi. "Il corpo di ricerca è...."
-Maledizione- imprecò il biondo constatando che Erwin e la sua squadra fosse più vicina di quanto credesse.
-Reiner- fece Hoover, saltando sul suo ramo, -Che cosa facciamo?-
-Mi pare ovvio, dobbiamo filarcela- replicò adombrando lo sguardo.
"Ma cosa vogliono fare?" si chiese Eren con una smorfia, "Vogliono partire anche se il sole non è tramontato? Cosa stanno confabulando?" cercò di udire la loro conversazione, ma i due avevano abbassato il tono di voce di proposito, rendendo impossibile ascoltare i loro piani.
Berthorld sobbalzò nuovamente udendo dei nuovi spari, mentre s'innalzarono nuovamente al cielo quattro scie, stavolta una verde e tre rosse.
-Sono vicini- disse Hoover posando lo sguardo sul ramo sottostante dove vi era King.
-Reiner- esordì poco dopo, volgendo nuovamente lo sguardo su di lui, -Chiudiamo questa storia, la prossima volta che torneremo qui, riporteremo in patria Annie così non dovremo tornarci mai più-
-Sì- confermò, -La nostra missione sarà compiuta!-
E Detto ciò, Reiner attivò il dispositivo tridimensionale, atterrando sul ramo dove vi erano Ymir ed Eren.
-Che cosa stai facendo, Reiner?- gli chiese il moro dagli occhi verdi, guardandolo avvicinarsi, -La notte non è ancora calata-
-Non importa, partiamo lo stesso. Eren, non opporre resistenza inutile-
Yeager lo guardò in tralice per poi addolcire i lineamenti del viso. -Dai, non trattarmi in malo modo, ti prego- quasi lo implorò, -Non vedi in che condizioni mi ritrovo? Come faccio ad opporre resistenza?-
Ymir dal canto suo rivolse al moro un’occhiata confusa.
-Vedi?- fece il giovane allungando gli avambracci apparentemente mutilati, -Non posso farlo- affermò per poi retrocedere, ma con gran sorpresa di tutti e di Reiner in primis, Eren lo colpì su una gota con l'avambraccio e facendolo cadere a terra, inveì contro di lui senza alcuna remore, colpendolo ripetutamente in viso. -Muori, Muori?!- gridò fra un colpo ed un altro, poi Braun lo allontanò con un calcio.
Poco dopo Berthorld atterrò sullo stesso ramo dove stavano Ymir e gli altri due, con un Henry legato a lui e imbavagliato che cercava di dimenarsi.
Reiner avvolse un braccio attorno al collo di Eren cercando di fargli perdere i sensi, mentre quest'ultimo cercava di liberarsi con tutte le sue forze.
-Hey, dimmi perché partiamo adesso?- chiese la ragazza rivolta al moro.
-Ymir, ti ricordi la persona che hai divorato? Prima di riuscire a ritornare umana?- le chiese a sua volta Hoover.
La ragazza ebbe un attimo di esitazione. -No, non me lo ricordo- replicò abbassando lo sguardo, -Ma è successo tre anni fa, quindi era un vostro compagno?-
Berthorld la fissò per un lungo istante.
-Capisco- riprese lei, -Mi dispiace, proprio non riesco a ricordarlo-
-È naturale che non te lo ricordi, è la stessa cosa che è successa a noi- fece lui guardando il biondo mentre cercava in tutti i modi di far placare Eren che non accennava il minimo cedimento.
-Capisco- ribadì la ragazza, -Provate odio per me?-
-Può darsi, non lo so, insomma... non credo che tu volessi davvero mangiare una persona- continuò Berthorld e le loro parole iniziarono ad apparire a Eren lontane, confuse; posò lo sguardo sul suo Henry che lo stava guardando a sua volta con un’espressione terrorizzata e vulnerabile stampata in volto, prima di perdere completamente i sensi.
Erwin era in prima fila, davanti a tutti con il suo cavallo bianco e la spada in mano, dritta, puntata verso il cielo. Semplicemente magnifico.
-Per Eldia!- urlò aumentando l'andatura del suo cavallo e incitando i suoi uomini.
Ci fu un accavallarsi di urla di coraggio tra gli uomini che contagiarono anche Armin e gli altri.
"Eren, resisti..." Mikasa occhieggiò il corpo del gigante colossale, si muoveva veloce tra gli alberi cercando di non infastidire i giganti. Giganti che si erano ben accorti di loro.
Henry sospirò sempre legato a Berthorld, da lontano scorse il corpo di ricerca, alla loro vista si rincuorò, pregando il cielo che riuscissero a salvarli da quei pazzi.
Improvvisamente come se si fosse materializzato dal nulla un gigante che avanzava a carponi sbucò alla destra del capitano, spalancò la bocca e lo afferrò per il braccio.
Erwin fu tirato giù a forza dal cavallo, in una frazione di secondo notò i suoi piedi penzolare e i soldati guardarlo spaventati.
Estrasse l'altra spada e la allungò indicando il gigante corazzato. - Non fermatevi!- gridò, la faccia deformata dal dolore, -Liberate Eren!- fu l'ultima cosa riuscì a dire prima di essere trasportato troppo lontano dai suoi sottoposti.
Levi tornò a guardare davanti a sé, una serie di giganti si stavano dirigendo verso di loro.
-Armin, Mikasa, conto su di voi e sulla vostra squadra per liberare Eren! Noi ci occuperemo del resto!- spronò il cavallo e si allontanò dai ragazzi senza nemmeno ascoltare la loro risposta.
La prima a raggiungere Reiner fu Mikasa, con un balzo salì sul dorso del cavallo quel che bastava per attivare il movimento tridimensionale.
Come una furia raggiunse Berthold che teneva legato a se Henry, con un movimento fluido liberò entrambe le spade pronta a colpire, ma venne bloccata dalla mano gigantesca del corazzato che si posizionò davanti ai quattro umani.
Le spade cozzarono sulla pelle dura del gigante lasciandola priva di escoriazioni.
Ymir ancora impossibilitata a muoversi per via della gamba e del braccio assenti sospirò frustata. -Loro sono qui per Eren-
Armin giunse subito dopo di lei, seguito da Connie.
-Berthold, lascia andare Eren...- iniziò con voce decisa.
Henry scosse la testa cercando di privarsi del panno che gli impediva di parlare.
Mugolò ancora cercando di attirare l'attenzione dei compagni, sembrava implorarli di liberarlo.
-Mi....asa, Aiu....to?! Vi....ego?!-
-Stai sprecando energie inutili, Erick.-
Lui di tutta risposta fulminò Ymir con lo sguardo.
Intanto Berthold era intento a sentire con sommo terrore i discorsi dei suoi ex compagni.
-Senti, ti chiedo solo una cosa...- esordì Connie con voce incrinata. -Voi sapevate che stavano arrivando i giganti… quelli che hanno distrutto il mio villaggio, sapevate tutto e non avete nemmeno avuto pietà di me-
-Cosa vuoi che gliene importi di noi?- la voce di Jean fu come una pugnalata, - Ci hanno mentito per tutto questo tempo, fingevano di piangere per tutti i nostri morti-
King trattenne le lacrime, non era come quei due folli lo avevano fatto apparire, lui era sempre Henry ed era innocente. Lui non era come loro.
Socchiuse gli occhi, mentre una lacrima traditrice rigò il suo viso.
-Fattene una ragione- le sussurrò Ymir, -oramai siamo i loro nemici-
Il castano digrignò i denti, scuotendo la testa fra le lacrime, no non era giusto, non poteva accettarlo!
-Ascolta, Bert, voi magari mentivate, ma io vi ho sempre ritenuto miei amici.- Connie aveva ripreso la parola, -E vorrei solo tornare a casa con voi. Torniamo tutti insieme-
Il moro scosse la testa - No, ormai è troppo tardi- mormorò scrutando fuori dell'unico spiraglio che aveva a disposizione, si ritrovò con gli occhi azzurri di Armin puntati su di lui. -Se non verrete, tortureremo Annie.-
Cercando di tornare in sé, Henry si impose di non lasciarsi andare alla disperazione, doveva liberarsi e in fretta. Quindi approfittando del fatto che Berthorld fosse distratto, iniziò a cercare un modo per slegare la corda che imprigionava i suoi polsi.
Ymir seguì i suoi movimenti con lo sguardo, poi guardò Berthorld rivolto di spalle intento a parlare con Armin.
Berthorld non riuscì più a contenersi e con rabbia uscì dalla mano del corazzato, esponendosi ulteriormente. -Maledetti demoni!- urlò con tutta la sua ira, scagliò un pugno sul viso del biondo e in quel momento le corde attorno a lui si sciolsero.
Sasha sorrise vedendo lo sguardo incredulo di Hoover, rimise la spada al suo posto e posò lo sguardo su un Henry disorientato. -Dove sono Eren e Ymir?-
-Sono coperti dalla mano di Reiner- replicò il giovane correndo rapidamente verso di lei.
Lei lo guardò un attimo indecisa poi si voltò e raggiunse Mikasa intenta a farsi uno spazio tra le dita.
Berthold si mosse verso di loro -Fermatevi!- gridò in preda al panico.
Henry si mosse attento a non cadere da sopra il grosso gigante che avanzava imperterrito, una volta vicino a Berthorld gli sfilò una lama dal fodero, mettendosi in posizione di difesa.
-Mi pare di capire che la situazione si sia alquanto capovolta- proferì con arroganza.
-Bastardo- sibiló il moro estraendo l'altra spada, -Cosa vorresti fare?-
-Semplice...- ribattè il castano con una pacatezza quasi invidiabile- Fermare questa follia-
E detto ciò puntò la lama contro di lui, determinato a tenerlo occupato, mentre Mikasa e Sasha cercavano di liberare Eren e Ymir.
L'altro rise divertito, puntandogli la spada contro. -Pensi davvero di riuscire a sconfiggermi?-
Mikasa raggiunse con la punta della spada le corde di Eren, - Svegliati razza di stupido!- gridò piena di rabbia.
Il corpo del ragazzo cadde di faccia sulla spalla del corazzato spaccandosi il labbro inferiore.
Sasha diede una gomitata sul fianco all’amica - Eren! Libera Ymir!- esclamò guardandolo rialzarsi disorientato.
Henry intanto si stava battendo senza sosta contro colui che aveva cancellato la sua identità.
Ansimò parando un contrattacco piuttosto brusco. -Berthold, arrenditi... all'evidenza!-
- Non so di cosa stai parlando, Erick!- il moro si mosse velocemente colpendo il castano su una spalla,-Tu verrai con noi e non importa il come, lo farai!-
Il più piccolo gemette di dolore, mentre la spada scivolò dalle sue mani. Con orrore si rese conto di essere alla sua mercé.
Connie e Jean a penzoloni sulla schiena del corazzato continuavano a placare i vari attacchi dei giganti, -Connie!- il più alto indicò la zona dove si trovava Henry, -Vado e torno!- con un balzo si ritrovò a volare sulla testa di Hoover, alzò entrambe le spade e con un urlo pieno di dolore le puntò contro di lui.
-Jean?!- urlò il castano, -Attento!-
Il ragazzo riuscì a scorgere la gigantesca mano di Reiner precipitarsi verso di lui con l'intento di colpirlo. Attivò la manovra tridimensionale puntando gli arpioni sulla mascella del gigante e per un soffio saltò le dita.
-Volete muovervi?- la voce di Connie li raggiunse. - Giusto per mettervi al corrente, la squadra di ricerca sta diventando cibo per giganti!-
Henry si guardò attorno, da lassù poteva vedere benissimo quella carneficina, gli sembrò che il tempo rallentasse e che i rumori dei corpi che venivano dilanianti, fossero amplificati.
Si ridestò quando si sentì circondare il busto, il terrore che fosse Berthold lo obbligò a dimenarsi per liberarsi da quella stretta.
Le braccia sconosciute lo strinsero con più forza e solo in quel momento alzò la testa, -Jean?- mormorò incredulo.
L'amico gli fece l'occhiolino. -Andiamo, Henry....-
Henry gli sorrise con sguardo liquido, annuendo con un cenno della testa.
Berthorld li fulminò con lo sguardo. -Troia...- imprecò lanciandosi verso di loro, doveva impedire che glielo portassero via.
Jean gli rivolse un sorriso malizioso. -Sarà per la prossima volta!- esclamò prima di buttarsi nel vuoto.
Henry strinse con forza la braccia al collo dell'amico, -Reggiti forte, abbiamo un po' di salti da fare!- detto questo Jean iniziò una serie di manovre spericolate.
Eren guardò Mikasa raggiungere il proprio cavallo -Henry...avete lasciato Henry!- gridò isterico.
-Sono qui!- urlò il compagno in collo a Jean che in quel momento atterrò ai loro piedi.
Yeager sentì il cuore più leggero. -Henry....-
Il più piccolo gli corse incontro con espressione commossa. Eren lo abbracciò con tutta la forza della disperazione -Henry...- sussurrò baciandolo su tutto il viso.
Mikasa storse le labbra. - Ma ti prego.-
-Avevo paura di non rivederti mai più- confessò il castano fra le lacrime.
Il moro gli prese il viso tra le mani, gli asciugò le lacrime e con infinita dolcezza lo bació sulle labbra. Ignorando il resto del mondo.

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Mikasa era inginocchiata a terra, la sciarpa che le copriva la bocca piegata in una smorfia di dolore, gli occhi pieni di lacrime fissi sul gigante davanti a lei.
Eran era nello stesso stato, il viso sporco di terra e muco, le gambe che gli tremavano spaventosamente, la mano destra gocciolante di sangue inerme sul prato.
Era tutto finito, quel mostro che gli aveva portato via sua madre e ora aveva ucciso un suo vecchio amico.
Il gigante inghiottì l'ultimo pezzo di Hannes prima di rivolgere lo sguardo su di loro.
Henry rimase inerte di fronte a tale catastrofe, la mente come bloccata.
-Non l'ho potuto salvare?!- urlò Eren dando voce al suo dolore, - Sono inutile-
-No, non è vero- cercò di dire il più piccolo in un sussurro, scosse la testa addolcendo i lineamenti del viso, per poi volgere lo sguardo su di lui.
-Eren..- mormorò il suo nome con una tale dolcezza mai udita prima.
Il moro lo vide avvicinarsi con un’espressione rilassata.
-Invece è così! E in più non sono riuscito a fermare Reiner e Berthold e sono quasi tutti morti- mugolò il più grande in preda alla disperazione.
Il compagno si abbassò alla sua altezza, facendolo mettere a sedere. -Guardami....-
Ma l'altro si coprì il viso con le mani.
Henry gliele scostò con delicatezza. -Sei più forte di quanto tu possa credere, sei la nostra ultima speranza, l'umanità ha bisogno di te Eren, io ho bisogno di te-
Eren lo guardò negli occhi leggendovi sincerità, allungò una mano, gli sfiorò il viso e ritrovando una forza che non credeva di avere, in silenzio si rialzò.
Il gigante allungò una mano verso di loro con estrema lentezza e il moro con rabbia colpì quel gigantesco palmo con un pugno.
"Muori!" pensò con rabbia, dolore e disperazione, "Muori!"
Come richiamati da una forza sconosciuta diversi giganti li raggiunsero, ignorarono i ragazzi spaventati e si buttarono sul gigante sorridente.
- Ma cosa?- Henry e Mikasa guardarono con aria sconvolta la scena, -Perché stanno distruggendo quel titano?-
Connie li raggiunse con due cavalli. -Salite presto!- lì richiamò alla realtà. -Dobbiamo approfittare di questo momento!-, allungò una mano verso Henry -Sali dietro di me, forza!-


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Reiner rimase immobile per diversi minuti, incapace di credere ai suoi occhi.
"Se la coordinata è in mano di Eren allora noi...noi..." con uno scatto si voltò per correre verso il moro, "Devo recuperarlo a ogni costo!"
Eren li guardò con odio, -Non avvicinatevi! Non osate farlo o vi ammazzo!-
-Reiner fermati!- urlò Berthorld, -Ci sbraneranno vivi!-
Ma il gigante corazzato sembrò ignorare quell'avvenimento sempre intento a seguire il suo piano, Hoover indietreggiò di qualche passo ritenendo quella scelta una mossa suicida.
"Ci sono" pensò Eren prima di ordinare a Mikasa di far fermare il cavallo.
Henry e Connie volsero lo sguardo verso di loro. -Ma cosa state facendo!- aveva urlato Henry.
-Siete impazziti?!- intervenne Connie.
Yeager ignorando le proteste degli altri scese da cavallo, si girò verso Reiner che avanzava imperterrito e con tutto il fiato che aveva in corpo ordinò con voce imperiosa: -FERMATE LA LORO AVANZATA E DISTRUGGETELI?!-
Connie dovette fermare il proprio cavallo, mentre un ciurma di giganti corse come animata da una forza sconosciuta verso Reiner e Berthold.
In meno di qualche secondo giganti di ogni genere li accerchiarono per poi affondare i propri denti nel corpo titanico del biondo.
-TE LO AVEVO DETTO?!- gridò l'amico cercando di proteggersi alla meno peggio dagli innumerevoli attacchi delle creature.
Eren montò nuovamente in sella, raggiungendo i pochi compagni che erano rimasti del corpo di ricerca.
Solo in quel momento Ymir si rese conto del perché Berthorld e Reiner fossero interessati così tanto ad Eren.
"Historia" pensò stretta a a Sasha, "Ora mai sei una regina, sei cambiata molto da quando ti ho conosciuto, so che ti saprai difendere anche senza di me" chiuse gli occhi e si lasciò cadere all'indietro, Sasha girò la testa di lato. -Ymir, ma cosa...- non finì la frase che la ragazza si era trasformata in un gigante. -Ymir?!- gridò Sasha vedendola correre verso i loro ex compagni.


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Ad Henry sembrava di essere tornato indietro nel tempo, sentiva nuovamente su di sé gli sguardi accusatori dei compagni, i commenti poco gentili, i discorsi interrotti quando passava vicino ad altre reclute. Sospirò passandosi una mano fra i capelli, in attesa della sua sentenza.
Berthorld aveva cancellato Henry agli occhi di tutti o quasi, ma nel suo cuore sapeva di non essere il ragazzo del diario, sperava che almeno i suoi compagni più stretti avessero capito e specialmente Historia.
Accompagnati da due guardie, Henry ed Eren si scambiarono uno sguardo fugace, il più grande gli stinse la mano come volergli infondere sicurezza per il suo avvenire, King contraccambiò la stretta, esalando un lungo sospiro.
Non appena le grosse porte di legno si aprirono d'innanzi a loro, Henry colse la gioia nello sguardo liquido della sorella che si alzò immediatamente dal suo trono.
-Henry, Eren!- li chiamò, alzandosi la veste reale, quel poco che le bastava per poter scendere i gradini senza cadere.
Eren le rivolse un dolce sorriso mentre l'abbraccio, lo stesso fece il fratello.
-Ma Ymir?- chiese lei distanziandosi dal castano.
King sviò lo sguardo. -Ha deciso di unirsi a Reiner e Berthold-
Sul volto della bionda si dipinse un’espressione incredula, ma poi socchiuse gli occhi. -Forse è stato meglio così, forse le nostre strade erano destinate a dividersi- proferì con sguardo triste.
-H-Historia mi dispiace, davvero so quanto tenessi a lei e quanto foste legate-
Lei fece un cenno di diniego con la testa, come voler eludere quell'argomento. -So del diario- esordì poco dopo ed Henry si sentì gelare il sangue nelle vene. - Non crederai che io sia Erick-
La sorella abbozzò un piccolo sorriso. -Non credo che tu sia capace di recitare ai livelli di quei due folli, ti hanno messo in mezzo per i loro scopi, era palese. E poi ti stavano suo fiato sul collo fin dall'inizio, avevo notato come ti guardavano, specialmente Berthorld-
-Che ne sarà di me?- le chiese il fratello, -Verrò condannato?-
La bionda gli prese le mani. -Purtroppo in molti pensano che tu sia in qualche modo complice di Reiner e Berthold e la storia del diario non ti aiuta, ma indipendentemente da questo, hai cercato di agevolare l'operazione per il recupero di Eren, io dico che un gesto vale più di mille parole-
Henry storse le labbra, non tanto convinto che un piacevole avvenire potesse attenderlo.
-Si, ma questo non basta-
-Un falsario è stato richiamato qui a corte, l'unico in tutta Eldia che sia rimasto in vita- lo informò la regina, - Lui potrebbe essere un incentivo in più per toglierti questo ruolo che ti hanno affibbiato e poi io non intendo coinvolgerti in giudizio, so che sei innocente Henry e so che ami questa terra e me ne infischio di ciò che dice la gente. In fin dei conti a me spetta l'ultima parola-
Confortato dalla prospettiva dei nuovi eventi, il castano si voltò in direzione del compagno. -Sentito, forse evito la gogna o la prigione- ridacchiò, ma poi si accorse che il moro aveva un’ espressione assente, quasi sofferente.
-Eren- lo richiamò Historia, -Tutto....-
-Ma se Reiner e Berthold sono stati gli artefici di questo inferno, allora...- la interruppe Eren, la voce incrinata da diverse emozioni mentre nella sua mente rivide un ragazzo da gli occhi celesti che sorrideva e si allontanava seguito da Reiner e Annie. Quel ricordo fece nascere in lui una nuova consapevolezza che lo colpì come un pugno allo stomaco, mentre un vecchio e sordo dolore si impadronì del suo cuore.
-Koe...- sussurrò con un filo di voce.
-Koe?- ripeté Henry non capendo.
Historia invece aveva capito tutto, sapeva di chi stesse parlando il moro. -Koe era una persona meravigliosa, una persona che cercava sempre di motivare i suoi amici, una persona che brillava di luce propria, Koe è stato come dire, molto importante per tutti noi, specialmente per Eren- gli spiegò con tono malinconico.
A quelle parole King ricollegò tutto: Il ragazzo del ritratto aveva un nome.
Ed Henry provo una sorta di fitta al petto, l'idea che qualcuno oltre a lui, fosse stato fra le braccia di Eren e che fosse stato l'epicentro dei suoi pensieri lo fecero incazzare e non poco.
Già se lo immaginava questo Koe con i suoi bei capelli color biondo sabbia e i suoi occhi celesti ad ammaliare decine e decine di uomini, ma lui nella sua castità quasi irritante, era fedele solo ad uno. Poteva andare bene chiunque, ma non Eren e poi quasi gli pareva di sentirlo con la sua voce pacata a confortare i suoi amici a spronarli affinché tirassero fuori la loro parte migliore. La bellezza non sarebbe stato un problema, Henry sapeva di essere bello e non aveva bisogno di ostentarlo, ma Koe sembrava avere una marcia in più: sapeva ascoltare e comprendere a fondo le persone, coglierne la propria essenza e nonostante non ci fosse più, aveva fatto in modo che il suo ricordo permanesse nel tempo immutato.
Nonostante gli anni, sembrava che chi lo avesse conosciuto lo ricordasse con un certo riconoscimento e un ardore da far quasi invidia. Koe era morto, ma sembrava essere una presenza costante, specialmente nel cuore del suo Eren.
Ed Henry lo odiava e al contempo si sentì uno schifoso egoista per aver provato sollievo nel sapere che quel ragazzo avesse cessato di esistere, magari se fosse rimasto in vita, Eren non lo avrebbe notato e sicuramente sarebbe sempre stato dietro a mister brillantezza, quel pensiero gli fece ribollire il sangue, anche perché non voleva sentirsi minacciato dal ricordo di un defunto, ma sembrava che Koe fosse una persona che avesse il potere di mettere in ombra i suoi avversari con un semplice sorriso.
Era la sua semplicità a renderlo unico, mentre lui che cosa aveva di speciale? Era un’egoista che aveva problemi a gestire le sue emozioni, per colpa del suo egoismo erano morte molte persone, compreso Lysa e poi? Che cosa aveva fatto per gli altri? Niente, lui aveva sempre fatto fatica ad interagire con gli altri per colpa di una dottrina severa che gli aveva imposto il padre. La differenza fra Henry e Koe? Koe era libero, lui invece era prigioniero di uno schema impartitogli a fronte di un mondo ostile e crudele.
Si chiese che ricordo avrebbe potuto lasciare ad Eren e agli altri in caso di morte e se il suo ricordo avesse potuto avere lo stesso peso di quello di Koe.


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Erwin stava chino su una vecchia cartina delle città del Wall Maria, -Dunque la casa di Eren dovrebbe essere in questa zona- indicò con l'indice un cerchio rosso che aveva fatto precedentemente, -Sperando che la cantina sia in buone condizioni.-
Zoe annuì indicando anche lei un punto ben preciso. -Questo è l'ingresso che Berthold ha distrutto. Dobbiamo arrivare fino a lì per bloccare l'avanzata dei giganti.- si sistemò gli occhiali mentre Smith si accese una sigaretta. -Naturalmente penseremo alla cantina una volta sterminati i giganti che popolano tutta l'area.-
Henry rivolse un’occhiata confusa al capitano e poi guardò Armin vicino a lui. -La cantina?-
-Non lo sai?- chiese il biondo perplesso, -Eren non te ne ha parlato?-
Henry fece no con la testa. "Magari Koe lo sapeva, ma tu sei il secondo arrivato, che vuoi farci?" quella vocina lo irritò e non poco.
Armin si morse le labbra. -Hai presente la chiave che Eren porta come ciondolo?-
Il castano annuì, all'inizio lo aveva trovato un po’ insolito, ma poi non ci aveva fatto più di tanto caso.
-Suo padre gliel’ha data poco prima che lo divorasse-
King sbattè le palpebre rimanendo di sasso.
Il fatto che Eren avesse divorato suo padre lo faceva ancora rabbrividire. -E quindi?-
-Dunque, Erwin ha una teoria a riguardo, che in quella cantina risieda la verità su questo mondo- gli spiegò Armin.
Jean tornò a guardare la cartina. -Di sicuro, non contiene solo cianfrusaglie se suo padre gli ha raccomandato di andarci.-
Armin annuì. -Purtroppo, non abbiamo idea di cosa ci troveremo dentro, ma sono sicuro che ci sarà molto utile-
King sfiorò con lo sguardo il suo fidanzato, in riga due file più avanti, ritornare in quel posto sarebbe stato un uragano emotivo sia per lui che per tutti. Tornare a Shiganshina era come tornare indietro nel tempo: nella città dove tutto ebbe inizio.
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Armin guardò l’ambiente circostante con diffidenza, niente si muoveva attorno a loro, certo era buio e i giganti di solito dormivano, ma non si sentivano nemmeno i loro terribili respiri e fino a quel momento non se ne erano trovati davanti nemmeno uno.
Si grattò la testa notando poi un vicolo, riconobbe quel posto: lì c'era il fornaio dove suo nonno si riforniva.
Saltò su un tetto abbastanza basso, le tegole distrutte scivolarono sotto il suo peso, fece un veloce giro per osservare le strade sottostanti.
È strano... dove sono finiti i giganti?
Mikasa lo affiancò -Qualcosa non va?- gli chiese, ma lui era troppo preso dai suoi ragionamenti.
-Eren ha chiuso la breccia. Ma è impossibile che i giganti se ne siano andati di loro volontà- esordì il biondo poco dopo.
Henry in sella al suo cavallo si guardava attorno con una crescente ansia, Connie era più avanti di lui, di qualche metro.
-Sono felice del fatto che vi siate ricreduti su di me- iniziò con un sorriso incerto, -Almeno tu, Sasha, Jean...-
L'altro sbuffò nervoso -E questo chi te lo ha detto?- gli lanciò uno sguardo freddo, -Il tuo amato Eren?-
-Senti- riprese il bel castano trattenendo a stento la pazienza, -Vi ho aiutato nel recupero di Eren, sono tornato qui a discapito della mia vita perché credo nella liberazione di Eldia?!-
Connie fece voltare bruscamente il cavallo, avvicinandosi a lui. - E chi mi assicura che tu non stia recitando, eh? La verità è che tu hai una fortuna sconfinata nell’avere una sorella che è la regina di questa terra e che ti stia parando il culo! Fosse capitato a me o ad altri a quest'ora di certo non staremo qui a briglia sciolta, ma di sicuro fucilati o al fresco in prigione!-
King lo trafisse con lo sguardo- Io sono innocente, non sono Erick Reiss, io sono Henry King!- dichiarò con tono fermo.
La voce di Hanji li raggiunse -Ne sei sicuro Armin?- se ne stava a pochi metri di distanza dai due, -Dobbiamo controllare le mura?-
Henry fece avvicinare il suo cavallo a quelli della donna e del biondo. -Come? Ho capito bene? Dobbiamo controllare le mura e perché?-
-Perché i nostri nemici hanno saputo in qualche modo del nostro arrivo- spiegò Armin, -Mentre perlustravo la città, un cadetto mi ha riferito di aver trovato una semi specie di teiera e tre tazze con un liquido marrone, era ancora caldo. Quindi i nostri nemici erano ancora qui, forse cinque minuti fa, ma qualcuno li ha avvisati del nostro arrivo-
-Capisco...- sussurrò King.
Mikasa gli rivolse uno sguardo ostile. -Chissà come hanno fatto a scoprirci...- fece con tono canzonatorio.
-Hey, io sono sempre stato con voi- le rispose prontamente il giovane. -E poi ero tenuto sott'occhio da Levi e Hanji-
-Non è importante ora...- intervenne Hanji, interrompendo la discussione, - Ma dobbiamo trovarli e fermare il loro piano.-
Henry annuì con un cenno della testa. -Guidaci Armin-
Mikasa lo guardò sempre in tralice, con una gran voglia di mettergli le mani al collo, fino alla scoperta del diario gli era rimasto del tutto indifferente, ma dopo ciò qualcosa in lei era cambiato, un qualcosa che le faceva scattare un’ostilità e una rabbia senza pari nei suoi confronti.
Henry stava spronando il suo cavallo a partire, ma Mikasa lo afferrò per un braccio.
-Ti giuro che se ti rivedo in comunella con quei due ti taglio la testa- e non era un avvertimento, ma bensì una minaccia.
King le rivolse un’occhiata inespressiva, per poi liberarsi bruscamente dalla sua presa e seguire gli altri.
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Un soldato se ne stava a penzoloni sulla fune, Jean lo sentiva brontolare contro Armin perfino a diversi metri di distanza.
Il giovane svogliatamente bussava sulle mura cercando un punto vuoto, mai si sarebbe immaginato di creare una crepa dalla quale poté intravedere un occhio.
-Ma che ca...- non riuscì nemmeno a terminare la frase che si ritrovò sepolto dalle macerie e un urlo disumano sovrastò il suo.
Jean trattenne il fiato e mentre la nube di polvere si dissolveva lì davanti a lui, in tutta la sua gigantesca stazza, stava il corazzato.
Henry tremò indietreggiando. Non poteva essere vero.
Poi vide Eren sotto forma di gigante scagliarsi contro di lui, dando inizio ad un epico scontro.
-Forza!- Hanji chiamò tutti a rapporto. -Dobbiamo prendere Reiner!- con uno slancio lei e il suo assistente si buttarono contro il gigante.
La donna lanciò uno sguardo a Mikasa e Sasha -Usate gli esplosivi!- gridò.
Ma improvvisamente lo sguardo di Henry si proiettò oltre le mura, per poco non ebbe un mancamento, in lontananza intravide dei giganti con al centro uno più grande e coperto da una folta peluria, sembrava avere le sembianze di una scimmia gigante.
Lo vide prendere qualcosa e posizionarsi in posizione di lancio.
-Non vorrà mica- non finì la frase che un grosso masso si catapultò verso la breccia interna del Wall Maria, sigillandone l'uscita, le urla che seguirono parvero una colonna sonora macabra. -Ci hanno attirato qui- mormorò con incredulità, -Per farci fuori uno ad uno...-

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Jean balzò sul muro accanto a lui. - Non è il momento di essere pessimista!- gli urlò agitando una lancia esplosiva, -Abbiamo un obbiettivo e lo raggiungeremo!-
-Sì, hai ragione- convenne Henry cercando di non andare nel panico, doveva dominare le sue emozioni. Si impose di avere sangue freddo ed agire, seguì Jean e scagliò una lancia esplosiva in direzione di Reiner.
Furono momenti concitati quelli che seguirono, tra urla di disperazione e scoppi di esplosivi era difficile parlare e decidere sul da farsi. Henry cercò di capire quello che stava dicendo Connie dall'altra parte della strada, fu in quel momento che vide Mikasa.
La ragazza si era poggiata sulla lingua molliccia del gigante e con un urlo lanciò l'ultimo esplosivo.
Il corpo di Reiner fu lanciato in alto, i suoi occhi sgranati si posarono sul corazzato ormai inerte sul terreno.
Spalancò la bocca e con tutto il fiato che aveva in gola gridò come un animale in trappola.
Smise di urlare solo quando cadde sulla strada sottostante.
Quel urlo fece gelare il sangue a tutti i presenti. Henry vicino a Sasha seguì con lo sguardo la traiettoria che aveva fatto il corpo di Reiner una volta sbalzato fuori dal suo titano. -Dobbiamo prenderlo!- disse il castano iniziando a correre nelle direzione doveva aveva visto cadere il corpo del soldato.
-Guardate lassù?!- la voce di Armin lo fermò ed alzando lo sguardo intravide una semi specie di barile volargli sopra la testa, -Ma cosa?-
Hanji si era lanciata verso l'oggetto seguita dal suo assistente.
-Qualsiasi cosa sia la fermeremo!- fu l'ultima cosa che disse prima dell'esplosione.
Quando Henry riaprì gli occhi rimase paralizzato dall'orrore, intorno a lui c'era solo desolazione.
Tra il fumo e la cenere intravide la sagoma di Connie alzarsi da un cumulo di macerie -Sasha?!- lo sentì chiamare.
Accanto a lui la ragazza tossì rumorosamente. - Che cosa è stato?- chiese ad Henry.
-Guardate....- replicò lui con un filo di voce, gli occhi sbarrati dal terrore, mentre di fronte a loro si ergeva nella sua imponente e splendida forma il gigante colossale.
-E ora che cosa facciamo?- domandò la ragazza stringendosi al giovane.
-Dobbiamo fuggire.- fu la riposta di Connie.
-Ma c'è quel macigno!- urlò con gli occhi lucidi Henry, sentendo l'aria farsi inaspettatamente pesante.
-E fuori dalle mura ci sono altri giganti- aggiunse Sasha.
-Troviamo Eren- propose poi Connie, -E vediamo chi è rimasto in vita.- il suo tono era stanco e sconsolato.
Trovarono il resto della loro squadra sulle mura.
Superarono una recluta sporca dalla testa ai piedi che teneva fra le mani un braccio di qualche soldato, Sasha trattenne le lacrime mentre raggiungeva Hanjie.
La donna era ferita ad un occhio e in silenzio si stava facendo medicare da Armin.
-Dobbiamo raggiungere Reiner prima che si riprenda e bloccare Berthold.- la donna si guardò intorno con l'unico occhio sano, -siamo meno della metà di quando siamo partiti, ma Erwin sta già facendo salire altri soldati e dei cavalli. Bloccheranno il gigante bestia mentre Eren si occuperà del colossale-
-Cosa?- Henry spalancò gli occhi, -Ma è un piano suicida! Moriranno tutti!-
-E quale alternativa proponi?- gli chiese lei con arroganza, -Tanto peggio di così. Non dobbiamo permettere che Eren cada nelle loro mani è troppo prezioso-
King abbassò lo sguardo, sospirando per l'impotenza e la frustrazione.
-E se...- mormorò poco dopo illuminandosi, -E se io distraessi Berthorld? In fin dei conti vuole anche me-
-Tu?- Mikasa fece una smorfia, -Che vorresti fare?-
Armin lo guardò perplesso -Ragiona, in questo momento non è un bene che tu ti avvicini a lui- e indicò il gigante che si avvicinava lentamente a loro.
-Potrei farlo ragionare e distrarlo a parole, mentre qualcuno di voi gli inciderà la collottola, no?- propose come se l'operazione non fosse poi così rischiosa.
-Mah, a me sembra che tu voglia solo avvicinarti a lui!- Connie lo colpì su una spalla, facendolo ondeggiare. -Perché sei sempre disposto ad avere a che fare con Reiner e Berthold?-
Jean fermò l'amico bloccandogli il braccio, posando lo sguardo sul castano. - Lo capisci che se fai così nessuno di noi potrà credere alle tue parole?-
-Sto solo proponendo un piano per far sì che prendiate Berthorld, non voglio avere niente a che fare con lui!- affermò con aria offesa, per poi volgere lo sguardo su Eren, -Amo questa terra e cerco di difenderla come meglio posso.-
-Va bene.- interloquì Hanji alzandosi in piedi, -Ma è solo responsabilità tua ciò che ti potrà accedere. Non ho intenzione di rischiare i miei uomini per salvarti il culo!- lo fissò negli occhi con aria dura, -Sono stata chiara?-
-No!- questa volta fu Eren ad opporsi.
-Eren, se vuole sacrificarsi è libero di farlo- fece Mikasa con apatia.
-Ma come potete concepire che un ragazzo come lui possa tenere testa a...- ed indicò il gigante che con lentezza estenuante si avvicinava a loro, trascinando dietro sé morte e distruzione.
-MA VI SIETE BEVUTI IL CERVELLO?!-
-Sei davvero disposto a perdere la vita per noi?- chiese poco dopo Sasha, -Perchè io lo vedo un atto nobile....-
-No, no?!- obbiettò il moro con gli occhi arrossati, -Io non te lo permetterò! Dobbiamo fare così tante altre cose insieme-
-E le faremo- gli garantì il compagno, prendendogli le mani, -Deve proprio finire così male? Dai, un po' di ottimismo, non avrebbe detto così, Koe?- sorrise come un bambino.

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Berthold si fermò di colpo quando vide davanti a sé Henry. Il ragazzo se ne stava fermo sul tetto di una chiesa e lo fissava con intensità. Dio, pensò, com’è bello!
-Berthold, possiamo parlare?- gli urlò con un piccolo sorriso.
La faccia del colossale si abbassò verso il giovane soldato in attesa di sentire cosa avesse da dire. A Berthold sembrava così determinato nonostante si trovasse di fronte a un gigante.
Ma da vicino, Il moro notò che il ragazzo avesse gli occhi arrossati e l'aria smarrita.
-Avevi ragione, avevi sempre avuto ragione su questa terra- esordì con voce rotta.
Il gigante lo osservava con inespressività.
Dov'è il trucco? si chiese Berthorld, Sei sincero, Erick?
-Hai visto? Alla fine mi odiano tutti e mi hanno mandato qui per negoziare. Perché non volevano che altri si sacrificassero!- urlò con aria affranta, sembrava un attore nato.
Il gigante mosse appena la testa rimanendo in ascolto, non si rese conto della figura che stava per balzare sulle sue spalle.
Un luccichio di una lama saettò sul volto di Henry e un attimo dopo un urlo uscì dalla bocca del colossale.
Eren posò i piedi sulla base del collo del gigante mentre entrambe le spade affondavano nella muscolatura. -Questo è per Eldia!- urlò incidendo con più forza
Berthold urlò sentendo le sue braccia spezzarsi.
Henry piegato a coprirsi le orecchie per quel grido, tornò dritto rivolgendo un sorriso perfido alla scena che gli si presentava davanti.
Quel sorriso Berthorld non lo avrebbe mai dimenticato.
Il moro uscì dal corpo del gigante gridando di dolore, dietro di lui Eren lo strattonò con rabbia -Hai perso, coglione!-
Sasha esultò dal suo nascondiglio - Lo hanno preso!- ma in quel momento la terra sotto i suoi piedi iniziò a tremare.
-Cazzo!- Jean indicò un punto alla loro sinistra un gigante si stava avvicinando -Reiner si è ripreso!-
-Ma non doveva recuperarlo la squadra di Kevin?- chiese Connie con il panico stampato in volto.
Reiner sembrò ammiccare un sorriso e così lanciò verso di loro un qualcosa che non avrebbero più dimenticato.
-Oh, Dio....- sussurrò Hanji, vedendo rotolare vicino ai loro piedi la testa di Kevin.
Il gigante li ignorò e con un balzo animalesco si gettò sul colossale.
Eren perse la presa, scivolò sulla schiena ricurva del gigante e sbatté la testa sull'enorme colonna vertebrale.
-EREN!- l'urlo di Henry riecheggiò nell'aria, senza pensare, attivò la manovra tridimensionale e saltando giù dal tetto della chiesa, si fiondò sui due con l'intento di prendere il compagno.
Reiner stava per afferrare il moro, ma Mikasa li precedette entrambi.
La ragazza tagliò con la lama della spada la fune della manovra tridimensionale di Eren che lo teneva a penzoloni, schivò il piede del corazzato e tenendo l'amico su una spalla si allontanò il più velocemente possibile.
Reiner la guardò nascondersi tra le macerie di una casa.
Henry esalò un sospiro di sollievo. Ma non fece in tempo ad attivare il movimento della manovra tridimensionale che si ritrovò inghiottito dal buio. Dapprima non capì cosa fosse successo, ma quando ne fu consapevole sentì una fitta al cuore e il panico dilagare.
-NO, NO, NO!- gridò disperato sentendo sopra di sè la gigantesca lingua del corazzato imprigionarlo, tentò di girarsi per potersi liberare, ma più si muoveva più sprofondava nella saliva.
-EREEEEN!-
Reiner spostò l'attenzione su Berthold, ferito e svenuto.
Lo prese con delicatezza nella sua enorme mano nel momento stesso in cui arrivò al suo fianco il gigante cargo.
Guardò il suo simile, se ne stava a quattro zampe con Zeke tra le labbra.
Le lasciò sul dorso Berthold e con un passo raggiunse la casa dove Mikasa aveva trovato riparo.
-STAI LONTANO DA LORO!- la voce di Jean gli arrivò come uno schiaffo senza mani, si voltò per vedere tutti i suoi vecchi compagni di squadra volare verso di lui.
-Lascia perdere Reiner!- Zeke si contorceva tra i denti del cargo, sul viso una smorfia irrisoria.
Il biondo seguì con la coda dell'occhio la corsa del gigante quadrupede finché non sparì dietro le mura.

Già, noi Abbiamo Erick.

Mosse la lingua avvolgendola intorno al corpo del giovane, era eccitante il pensiero di poterlo toccare in quel modo. Lo sentì tremare e lottare contro il suo muscolo, smise ti torturarlo solo perché non era il momento adatto per certe cose.
Colpì con un pugno un muro, le macerie caddero sul nascondiglio di Mikasa, questo avrebbe distratto i ragazzi.
Diede un ultimo sguardo ai suoi vecchi amici prima di correre il più lontano possibile da loro.


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Jean aveva tirato fuori dai detriti Eren, i capelli arruffati e su una tempia un livido bluastro.
Il moro era semi cosciente, gli occhi appena socchiusi. -Henry..?- chiese cercando di stare sveglio, l'amico evitò di rispondere.
Hanji era chinata sul corpo di Mikasa, -Dovrai stare a riposo per qualche giorno, sei stata fortunata ad avere solo una storta alla caviglia.-
Un corpo cadde accanto alle due donne, lo guardarono svogliatamente prima di capire di chi si trattasse.
I capelli biondi sporchi di terra e sangue, le labbra tumefatte e il braccio mancante, Zoe tremò nel pronunciare il suo nome. -Erwin...-
Dietro di loro Levi si lasciò cadere a terra provato dalla fatica, non aveva nemmeno avuto la forza di piangere il suo vecchio amico.
Lo aveva trovato tra tutti i cadaveri di quei giovani, mezzo sepolto da massi enormi con gli occhi spalancati che fissavano il cielo.
Non era stato facile portarlo con sé, ma non aveva voluto lasciarlo lì ad aspettare chissà quanto per una degna sepoltura.
Levi alzò lo sguardo a quel cielo privo di nuvole, chissà se ora Erwin si sentiva libero.
-Eren- sussurrò Armin, mettendogli le mani sulle spalle, -Devi essere forte, dobbiamo ancora concludere la missione-
-Ma Henry?-
Il biondo abbassò lo sguardo e ad Eren non servirono ulteriori risposte.
-Capisco- mormorò con voce rotta. Gli sembrava di rivivere un maledetto dejavu, prima con Koe e adesso con Henry. -Chi la ha ucciso? Berthorld o Reiner?- domandò poi con un filo di voce.
-Forse è ancora vivo- replicò Sasha avvicinandosi ai due, -O almeno credo, Reiner lo ha imprigionato dentro la sua bocca, magari non lo ha divorato e lo ha solo rapito- ipotizzò, alzando le spalle.
A quelle parole Yeager sentì la disperazione farsi meno opprimente, l'idea che il suo Henry fosse ancora vivo lo rincuorava, anche se lontani oramai, quel pensiero gli ridava un briciolo di speranza.
-Coraggio- interloquì Hanji seguita da Mikasa e gli altri, -Abbiamo una missione da compiere- ed il suo sguardo si posò sulla chiave che Eren portava al collo.
Il castano annuì con un cenno della testa, stringendola con una mano.
Giunti nei pressi della cantina, Eren si avvicinò per primo alla porta, cercò di infilare la chiave dentro la serratura, ma la chiave risultava troppo grande per quella toppa.
-Cazzo, non è la chiave di questa porta- imprecò, serrando la mascella.
-Togliti!- gli ordinò allora Levi che con un poderoso calcio sfondo la porta senza tante cerimonie.
Una volta entrati nella stanza, venne accesa una piccola lampada ad olio per illuminare al meglio l'ambiente circostante.
La stanza appariva piccola, arredata da una libreria in legno contenente molti libri ed altri mobili sempre dello stesso materiale. Al centro vi era una scrivania, Mikasa involontariamente fece cadere a terra un bicchiere di legno e piegandosi per raccoglierlo, notò che il primo cassetto della scrivania avesse una serratura.
-Eren....- esordì attirando l'attenzione degli altri, -Qui c'è la toppa di una chiave-
Il ragazzo si avvicinò e chinandosi all'altezza della serratura, infilo la chiave facendo scattare un meccanismo metallico che fece aprire il cassetto, ma al suo interno non vi trovò niente.
-È vuoto?!- constatò Eren fra la delusione e la rabbia.
-Guarda meglio- gli suggerì Levi tastando i lati del cassetto, - C'è un doppio fondo- e tolto il falso fondo, i ragazzi trovarono tre libri. -Sembra che tutte le risposte alle nostre domande siano racchiuse in questi.-
Eren ne prese a sfogliare uno e vi trovò una foto dove vi era raffigurato un Grisha giovane con una donna e un bambino sconosciuti.
Lessero dell’infanzia di Grisha, in una terra economicamente, tecnologicamente e socialmente avanzata oltre il Wall Maria, chiamata Marley.
Da quel giorno, Eren cominciò a rivivere i ricordi del padre. Della morte di sua sorella Faye avvenuta per mano di alcuni soldati, di come il padre scoprì di fare parte del popolo degli eldiani,
discendenti della leggendaria Ymir Fritz che ottennero il potere dei nove giganti e lo usarono per regnare per centinaia di anni sulla Terra; motivo per il quale quando la nazione di Marley riuscì a sconfiggerli, vennero ghettizzati e tenuti sotto costante oppressione da parte dei marleyani. La famiglia reale e diversi eldiani fuggirono sull'isola di Paradis, dove vissero in isolamento all'interno delle tre mura da allora. Cresciuto, Grisha si unì a un gruppo clandestino per la restaurazione di Eldia, sposò Dina Fritz, l'ultima eldiana di sangue reale rimasta sul continente, ed ebbe da lei un figlio, Zeke. Quando Marley creò poi l'unità guerriera, Grisha e Dina cercarono di farvi infiltrare Zeke come informatore, ma il bambino li tradì alle autorità. I congiurati vennero deportati su Paradis, trasformati in giganti e condannati a vagare senza meta per quelle terre, inclusa Dina che venne trasformata nel Gigante Sorridente. Grisha tuttavia venne salvato da Eren Kruger, un eldiano sotto copertura nelle file dell'esercito marleyano che si trasformò nel Gigante d'Attacco e uccise tutti i marleyani lì presenti.
Eren Kruger rivelò a Grisha che coloro che acquisiscono il potere dei giganti muoiono dopo tredici anni e che il loro gigante può essere passato in eredità a un altro eldiano se questi lo divora o riformarsi in un nascituro dopo la loro morte; tutti i destini e le coscienze dei muta forma sono inoltre collegati dal Gigante Fondatore, il quale, dopo essere stato usato dal primo re delle mura Karl Fritz per costruire le mura e cancellare la memoria ai suoi sudditi, impone il suo volere di pace ai discendenti della famiglia reale di Paradis. Giunto al termine della propria esistenza, Kruger chiese a Grisha di divorarlo e di usare il Gigante d'Attacco per infiltrarsi tra il popolo delle mura, e sottrarre il Gigante Fondatore alla famiglia reale in modo da usarlo per ristabilire il dominio di Eldia.
Alla luce dei fatti, Historia ritenne poi opportuno rivelare alla popolazione delle mura tutta la verità sulla loro origine, sui giganti e sul fatto che l'attacco iniziato anni prima a Shiganshina segna il tentativo di un'invasione da parte del loro vero nemico, la nazione di Marley e una volta liberati sia Wall Maria che il Wall Rose, la popolazione racchiusa unicamente nelle mura del Wall Sina, poté fare ritorno alle proprie dimore e ricominciare da capo. Nel frattempo, l'unico falsario in tutta Eldia, su richiesta della regina stessa, venne accolto al distretto di Trost ed esaminando un rapporto scritto da Henry ed il diario incriminate, l'uomo affermò che il diario fosse un falso, poiché alcune lettere come la R o la D presentavano alcune piccole imprecisioni, ma disse anche che la scrittura del diario si avvicinasse in maniera spaventosa a quella originale. Riferì inoltre che la scomparsa degli altri tre falsari che vivevano sia nel Wall Rose che nel Wall Maria fosse avvenuta in circostanze alquanto strane. Parlò di alcuni testimoni che avevano affermato di aver visto due tizi, uno biondo, dalla corporatura robusta e l'altro un ragazzo moro e piuttosto alto, aggirarsi poco prima degli omicidi presso le loro abitazioni.
A quel punto, Eren ricollegò la caduta delle mura, la morte dei falsari e il ritrovamento del diario di Henry. I due corrispondevano alla descrizione di Berthorld e Reiner ed iniziò a capire il perché di quelle morti e del perché il falsario del Wall Sina fosse l'unico rimasto in tutta Eldia.
Reiner e Berthold avevano scelto gli altri tre perché il Wall Maria e il Wall Rose erano più accessibili e vulnerabili rispetto al Wall Sina, se avessero osato uccidere anche il falsario del Wall Sina, si sarebbero spinti troppo oltre e avrebbero destato sin troppi sospetti. Quindi togliendo di mezzo gli altri falsari, il povero Henry non avrebbe potuto provare la sua innocenza. Fra le continue battaglie, morti e le varie operazioni di riconquista, tutti avrebbero impiegato il proprio tempo e le proprie energie per altro e la cosa sarebbe passata in secondo piano. L'avevano studiata bene quei due, doveva ammetterlo.
Tutti capirono che Henry era solo stato il protagonista e la vittima di una farsa architettata nei minimi dettagli e che tutto quell’odio nei suoi confronti fosse stato ingiusto.
Crudelmente ingiusto.

 

And the hardest part
Was letting go, not taking part
Was the hardest part


-Non c'è dubbio- esordì Eren in sella al suo cavallo, -Su queste mura trasformavano gli eldiani in giganti e dall'altra parte....-
Armin lo guardò con stupore, mentre l'armata ricognitiva costeggiava le mura del porto di Paradis, una leggera brezza che odorava di salsedine innalzò un po' di sabbia. Si ritrovarono poi di fronte ad una duna di sabbia e giunti alla vetta, poterono vedere per la prima volta il mare in tutta la sua grandezza e immensità.
Nessuno osò fiatare.
La sorpresa era dipinta sui volti di tutti.
Solo Eren osservò quell’enorme distesa d'acqua con inespressività, come se la cosa non lo impressionasse minimamente.

 
And the strangest thing
Was waiting for that bell to ring,
It was the strangest start


-Hai visto?- fece poco dopo Armin con i piedi a mollo in quelle acque cristalline. - Te lo avevo detto Eren, un enorme lago salato che nessuno riuscirà mai a prosciugare, nemmeno mettendoci una vita- disse con sguardo liquido, -Ciò che ho sempre pensato corrispondeva alla realtà-
Eren, poco più avanti di lui, se ne stava voltato di spalle. -Sì- convenne dopo un lungo silenzio, - È davvero immenso-
Il biondo guardò la conchiglia che aveva raccolto dal fondale, sorrise. -Giá, Eren guarda questo, al di là delle mura....-

 
I could feel it go down
Bittersweet I could taste in my mouth


-C'è il mare- lo interruppe il moro con un tono strano, - E al di là del mare c'è la libertà- proseguì sempre voltato di spalle, -Ho sempre creduto che fosse vero, ma mi sbagliavo.-
Mikasa e Armin lo guardarono senza proferire parola.
-Dall' altra parte c'è il nemico- riprese con lo sguardo proiettato verso l'orizzonte, con un espressione triste e malinconica dipinta sul suo volto.

 
Silver lining the cloud
Oh and I
I wish that I could work it out


Dall'altra parte c'è un pezzo del mio cuore…


In quello stesso momento, qualcun’altro stava osservando le mura di Paradis farsi più piccole man mano che la grande nave avanzava.

 
Everything I know is wrong
Everything I do, it's just comes undone




Il ragazzo aveva i polsi legati, lo sguardo assorto e una fitta al cuore che lo stava dilaniando.
Addio Eren... non riuscì a trattenere le lacrime che silenziose e traditrici bagnarono il suo volto.
Henry alzò gli occhi al cielo, arrendendosi all'ingrato destino che lo attendeva.

 
And everything is torn apart
Oh and it's the hardest part,
That's the hardest part





 
TO BE CONTINUED




ANGOLO DELL’AUTRICE:
Grazie per aver seguito la mia storia, a presto con la seconda parte della storia: Escape from Marley.
La canzone che ho usato per questo capitolo si chiama: The Hardest Part dei Coldplay.
Ancora un grazie per aver dedicato un po’ del vostro tempo alla lettura della mia storia.
A presto!






 

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