Impossible

di Elisa_Malse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


{Posto: ////}
{Anno: ****}

{Pov's ???}

Salve. Strano modo di cominciare un racconto, eh? Mi dispiace per non essermi ancora presentato ma non siete ancora pronti per scoprirlo.

E smettetela di fare quelle facce confuse, prima o poi ve lo dirò, promesso.

Voi per il momento avete una sola cosa da fare: ascoltare. Magari in silenzio e con le orecchie ben aperte, odio non essere ascoltato.

Ed io so bene cosa significa non essere ascoltato o capito, ho avuto a che fare con questo problema tutta la vita e, cazzo, non è bello per niente. Ve lo posso assicurare.

Sono qui per raccontarvi una storia. La mia storia. So cosa state per dire, "che cosa diamine ce ne puo' fregare della tua vita?" e avete ragione, ma ho voglia di mostrarvi quanto a volte Dio sia il più grande figlio di puttana quando si mette a giocare con la vita delle persone.

Con la mia di vita ha giocato per molto tempo, finchè un giorno non ho deciso di raggiungerlo.

E di mandarlo personalmente a quel paese.

Questa non sarà la classica storia di "vissero tutti felici e contenti", dove c'è gente che canta canzoni alla cavolo di cane e si mette a saltellare tra i prati con gli animali accanto che cantano e scoreggiano nel mentre.

Beh, da piccolo però avevo il sogno di lavorare con gli animali... Diciamo che ci sono andato vicino almeno con uno in particolare.

Il più grande stronzo mai conosciuto sulla faccia della terra e conosciuto in un posto abbastanza discutibile. Così maledettamente stronzo ma anche così interessante.

Diamine, vi sto spoilerando un po' troppo, eh?

Mi dispiace ma non parlo da tutta la vita, un po' mi dovrò sfogare, no? Beh, che dire?

Cominciamo.

{Osᴘᴇᴅᴀʟᴇ ᴅɪ Sᴇᴏᴜʟ, 04:30}
{Aɴɴᴏ 2019}

{Nᴀʀʀᴀᴢɪᴏɴᴇ ɪɴ ᴛᴇʀᴢᴀ ᴘᴇʀsᴏɴᴀ}

Era già notte fonda a Seoul e fuori dall'edificio tirava un forte vento invernale quando la campanella d'allarme risuonò per uno dei corridoi dell'ospedale, facendo scattare subito così i medici in allerta. La campanella era accompagnata anche dall'incessante "BIP BIP" che proveniva dal monitor, che serviva a mostrare i segni vitali del paziente. I battiti si erano fatti irregolari e sempre più lenti, la pressione scendeva sempre più velocemente. Sul lettino era steso un ragazzo di diciassette anni, al naso aveva un tubicino che gli permetteva di ricevere abbastanza ossigeno e sul braccio destro aveva una flebo attaccata ma che venne subito rimossa da uno degli infermieri in fretta e furia così da rimpiazzarlo con un liquido diverso da quello che c'era nella sacca. Gli cambiarono la flebo, il tubo da cui respirava e la dose della medicina. I battiti dopo un po' ritornarono regolari e idem la pressione, questa volta il ragazzo non se ne era neanche accorto del pericolo che aveva passato. Tutti gli infermieri tirarono un sospiro di sollievo prima di uscire, eccetto uno. Il medico che gli era stato affidato al ragazzo, il suo nome era Taehyung e teneva tanto al paziente come se fosse suo figlio. Appoggiò dolcemente la fronte contro quella dell'altro, sospirando di sollievo.

«Riposati ora, Eunji» sussurrò prima di uscire anche lui dalla stanza, passandosi una mano fra i capelli castani. Non si rese neanche conto che il ragazzo nominato riaprì lentamente gli occhi mentre se ne andava. Questo lo osservò andarsene prima di chiudere di nuovo gli occhi pesanti e stanchi, per poi sospirare tristamente. Una sola cosa avrebbe voluto dire al medico in quel momento, non per cattiveria nei suoi confronti, ma solo perchè aveva sentito quella frase troppe volte per dieci anni.

-Vaffanculo-

Questo gli avrebbe voluto dire. Aprì debolmente la bocca solo per poi chiuderla, tirò debolmente sù una mano fino a portarsela sul viso, scrollandosi di dosso tutte le goccioline di sudore che aveva sulla fronte prima di cadere in un sonno pronfondo. Povero Eunji, aveva riscontrato problemi di respirazione già all'età di sette anni e il tumore al cervello all'età di dieci anni. Non poteva nemmeno immaginare di fare una vita intera fermo su un letto di un ospedale o girovagando per i corridoi con tanto di flebo e sacca a portata di mano, per lo più senza i suoi genitori. Una separazione davvero devastante, il padre non riuscì a controllarsi dalla rabbia e così uccise prima la madre e poi lui stesso in preda alla disperazione, per fortuna quella sera il ragazzo era stato mandato a dormire dai nonni. Un aspetto positivo? Tutti nell'ospedale ormai lo conoscevano e lo rispettavano per la sua forza e il suo coraggio, nonostante le sue malattie crescevano insieme a lui. Continuava sempre a sorridere e a trasmettere positività.

O almeno ci provava.

Il mattino seguente si svegliò con la luce del sole che gli illuminava il viso. Sospirò stancamente, sbadigliando e tirandosi lentamente in sù, seduto , stando attento a non togliere cavetti e flebo nel mentre. Sì guardò attorno, nel tentativo di riprendersi dalla nottata movimentata e, soprattutto, cercando di svegliarsi almeno un po'. La stanza era vuota come al solito, solo la sua parete, dove stava con il lettino, era l'unica decorata con suoi disegni fatti a matita, ad acquerelli e a tempera, ma c'erano anche i disegni che gli erano stati dedicati dai bambini dell'ospedale: disegni di paesaggi, animali, lui vestito da supereroe o addirittura da angioletto, tutti fatti rigorosamente con pennarelli di ogni tipo. Nella stanza c'era solo lui e la donna delle pulizie che era intenta a lavare per terra. Appena si accorse che il ragazzo si fosse svegliato, lo guardò dolcemente, aprì la bocca e cominciò a parlare molto lentamente.

«Buongiorno Eunji» disse lei sorridendo.

-Smettila di parlarmi in quel modo, non sono rincoglionito e nemmeno ritardato-

L'altro sorrise dolcemente come suo solito, salutandola con la mano. L'altra continuò.

«Te la senti oggi di andare a lezione?» Chiese riprendendo poi a pulire dopo aver ricevuto un piccolo cenno di capo. Nell'ospedale mandavano ogni volta dei maestri per i ragazzi che, nonostante le loro condizioni, volevano comunque continuare a studiare per non rimanere indietro con gli studi. Alcuni avevano un insegnante privato, altri, come Eunji, andavano in una sala comune tutti insieme come se fossero una vera classe. Il ragazzo guardò l'orologio che era attaccato al muro, erano le otto e un quarto di mattina, tra venti minuti le lezioni sarebbero cominciate. Guardò la flebo e la sacca, era piena, gliela avranno cambiata da poco mentre dormiva e in più, su un ripiano più distante era presente la sua solita colazione. Con il consenso della donna delle pulizie, scese dal lettino lentamente, appoggiando i piedini scalzi sul pavimento e prendendo in mano l'asta dove era collocata la sacca con la flebo e dove era attaccato il tubicino che gli permetteva di respirare. Si trascinò verso la sua colazione, mangiandola nel giro di cinque minuti, per poi prendere il suo quaderno, il suo astuccio e il suo album da disegno, non si sa mai. Diede un ultimo saluto alla donna di mezza età prima di uscire dalla sua stanzetta. Per i corridoi viaggiano avanti e indietro medici e infermieri indaffarati, salutandolo con dolci sorrisi e lui, ovviamente, li ricambiò tutti. Era incredibile quanto tutta quella dolcezza nei suoi confronti gli facesse piacere e gli desse fastidio allo stesso tempo. Non era più un bambino, non voleva più farsi coccolare e consolare per tutto quello che gli stava succedendo. Cavolo, si vergognava ancora per la scenata che ha fatto la prima volta quando ha avuto i suoi primo problemi respiratori e non solo, ma allo stesso tempo sentiva la necessità di sentirsi un po' più amato, di sentire un po' di calore che alla fine non aveva mai avuto da parte dei suoi genitori. Appena arrivò alla stanza, bussò dolcemente prima di aprire la porta, per fortuna non avevano ancora iniziato, l'insegnante era appena arrivato. Lo conosceva, era il maestro di matematica e scienze, simpatico ma un po' palloso. Appena l'uomo vide Eunji, gli sorrise raggiante.

«Buongiorno campione! Come va oggi?» chiese il maestro, dando una leggera pacca sulle spalle al ragazzo.

-Mi stai prendendo per il culo?-

Il più piccolo sorrise a sua volta gesticolando  lentamente.

"Sto abbastanza bene oggi, grazie" disse sicuro, sapendo che l'altro lo poteva capire.

«Bene bene, accomodati pure allora, sei arrivato giusto in tempo» disse ricevendo un cenno di capo da parte del ragazzo accompagnato da un sorriso. Si diresse nel suo solito posto in fondo all'aula da solo, tirando subito fuori i suoi amati appunti impeccabili. Avrà ascoltato per le prime due orette ma, durante la lezione di storia, si è buttato sul disegno. Purtroppo storia è una materia che ha sempre odiato e la maestra riusciva a renderla ancora più noiosa, parlava a machinetta. Tutto d'un tratto però piombò una ragazza nella stanza urlando un "mi scusi per il ritardo", facendo sussultare tutti quanti.

«Ma ti sembra il modo?! C'è gente che soffre di problemi di cuore qua dentro e poi dove le hai lasciate le tue buone maniere?» Chiese furiosa l'insegnante. La ragazza chiese umilmente scusa più e più volte, tenendosi i libri stretti al petto. Eunji la guardò attentamente, era magra... Troppo magra, i vestiti gli stavano molto larghi. Il ragazzo sospirò tristamente prima di ritornare a disegnare.

-É anoressica...-

A distrarlo fu lo spostamento improvviso del banco. Si girò verso la figura che gli si era seduta accanto in modo "elegante", era proprio la ragazza di prima.

-Sarà anche piccola ma ha l'eleganza e la grazia di un elefante-

Le diede un sorriso leggermente imbarazzato prima di finire di chiaro scurare il suo disegno. Non passarono neanche dieci minuti che sentì subito del fiato caldo sul collo. Si girò lentamente, vedendo che la "molestatrice" lo stava fissando.

«Che disegni di bello?» sussurrò con un dolce sorriso la ragazza. Eunji ci mise un attimo prima di mostrargli il disegno, era il ritratto di una cantante che a lui piaceva molto, non era coreana e capiva la metà di quello che diceva ma adorava comunque la sua voce. Sospirò un po' a disagio.

-Ecco che adesso mi chiede chi è sta...-

«Oddio è bellissimo! Sai, piace anche a me Melany Martinez» disse attirando subito l'attenzione del ragazzo.

-Beh, wow, hai superato... Ogni mia aspettativa-

Sorrise annuendo, contento che finalmente qualcuno avesse i suoi stessi gusti musicali. Peccato che la magia durò poco, la ragazza venne ripresa, facendola zittire per i prossimi cinque minuti. Davanti a lui si presentò un foglio con sopra scritto qualcosa, era una scrittura sicuramente femminile.

=Come ti chiami? Io Kim Jisso=

Il ragazzo la guardò un attimo prima di scrivere.

=Jung Eunji=

Scrisse prima di passare il foglio di nuovo alla ragazza. Dopo un po' questo ritornò indietro.

=Come mai sei qui te? Io per anoressia=

Quella domanda lasciò spiazzato il ragazzo, congelandolo sul posto, per un attimo aveva perso tutta la stima verso la nuova compagna. Le consegnò il foglio senza rispondere, sperando che la smettesse di fare domande, ma evidentemente le sue preghiere non furono ascoltate.

«Va beh, vorrà dire che tirerò ad indovinare» disse sussurrando prima di cominciare a scrivere.

=Problemi al cuore?=

A quella domanda il ragazzo sbuffò, tirando una "X" di fianco in segno di negazione. La ragazza continuò.

=Problemi al fegato?=
=Problemi ai reni?=
=Ossa rosse?=
=Problemi alla prostata?=

Il ragazzo mise di nuovo l'ennesima "X" ma prima che Jisoo continuasse, si mise a scrivere frustrato.

=Potremmo smettere di fare questo "gioco", non mi pare il caso...=

Scrisse sospirando.

-Fatti gli affari tuoi...-

La ragazza lo guardò prima di parlare.

«Perchè non parli mai? Ti vergogni?» Chiese dolcemente, inarcando un soppraciglio, incuriosita. Quella domanda prese Eunji in contro piede, ovviamente non era la prima volta che glielo chiedevano ma ogni volta lo mettevano in una posizione di tale disagio che gli faceva sudare freddo. Deglutì a fatica, per poi ringraziare la maestra mentalmente per aver comunicato la fine delle lezioni. Voleva in quel momento solo prendere la sua roba e scappare nella sua stanza ma non poteva lasciarla in quel modo dopotutto. Insomma, sicuramente veniva da un altro ospedale visto che non l'aveva mai vista prima d'ora, non poteva sapere delle sue "difficoltà". Scrisse velocemente qualcosa sul foglio prima di scappare via. Jisoo lo guardò confusa, guardando poi il foglio di carta. Sgranò gli occhi dispiaciuta e anche per aver realizzato la magnifica figura di merda che aveva appena fatto.

=Sono muto=


Angolo dell'autrice:
Ma salve :D
Benvenuti su questa storiella un po' tristerella- okay, le rime non sono adatte a me. Io sono nuova ma non nuovissima su questa piattaforma, nel senso che tanto tempo fa scrivevo in questo account ma poi sono andata su Wattpad. Questa storia la potete trovare anche sull'altro mio profilo sempre su Wattpad, mi chiamo lí 7_zingari_gialli (lo so, un nome insolito ma a me piace cosí haha).
Io ricordo che tanto tempo fa c'era un problema con sta' cosa che quando scrivi il capitolo è tutto okay ma poi quando vai a pubblicarlo il testo si appiccica e io non so il motivo di sta' cosa-- se è ancora cosí, chiedo venia, non mi ricordo piú come si fa ;-; una buon anima me lo potrebbe dire nei commenti?
Detto questo, spero che la storia vi sia piaciuta, ciauuuu~

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***


«Hey tu! Aspetta un attimo, ti prego!» urlò la ragazza cercando di raggiungere Eunji. Quest'ultimo si morse l'interno guancia, indeciso sul da farsi: da un lato vorrebbe dare una seconda possibilità a Jisoo ma dall'altra gli ha dato fastidio il modo in cui ha cercato di indovinare che tipo di malattia avesse. In tutti questi anni ha visto un sacco di gente morire che erano suoi compagni di stanza o meno, e stare lì a "giocare" su questo argomento proprio non gli andava, anche a lui piaceva giocare ma c'era un limite a tutto.
Sì fermò sospirando sentendo la voce rabbiosa di un'infermiera sgridare qualcuno per star correndo per i corridoi, si girò lentamente scoprendo che si trattava proprio di Jisoo. Il ragazzo la guardò attentamente, le bambine troppo esili tremavano dallo sforzo che aveva fatto la ragazza per raggiungerlo. Eunji si strinse i libri al petto per per poi andare lentamente verso di lei una volta che l'infermiera l'avesse lasciata in pace. Il ragazzo la guardò deglutendo, cominciando a gesticolare.

"Conosci il linguaggio dei segni?"

Chiese, inclinando teneramente il capo, di tutta risposta ricevette uno sguardo confuso da parte dell'altra. Eunji alzò un attimo gli occhi al cielo sospirando.

-Beh, lo immaginavo...-

Aprì il quadernone dei disegni e, prendendo fuori una matita, incominciò a scrivere velocemente qualcosa sul foglio di carta sotto lo sguardo confuso della ragazza. Appena finì glielo mostrò:

=Scusa per la reazione di prima, ma non sono abituato a fare questi specie di giochi=

C'era scritto sù con una calligrafia veramente ordinata, bella e facile da leggere, sembrava quasi una calligrafia da donna. La ragazza sospirò dispiaciuta.

«Non ti devi scusare, anzi non hai fatto niente di male, mentre io sono stata maleducata e invasiva. In tutta la mia vita non avevo ancora incontrato un ragazzo muto ma non sordo, per questo non mi è passato in mente questa ipotesi che tu potessi esserlo... Mi dispiace» finì Jisoo abbassando il capo anche un po' imbarazzata per la figura fatta. Eunji sbatté un attimo le palpebre, non si aspettava di certo delle scuse così sentite, non era mica la prima volta che  qualcuno gli chiedeva dei suoi problemi e perché si trovasse lì, semplicemente gli ha dato fastidio solo il giochetto c'ha ha voluto giocare in classe. Riprese in mano la matita, ricominciando a scrivere.

=Stai tranquilla, non è successo niente, non farti tanti problemi per una cosa del genere=

Le regalò uno dei suoi migliori sorrisi e la cosa sembrò anche rallegrare almeno un po' la ragazza.

«Sai Eunji... Per essere un ragazzo di poche parole, sei simpatico» disse Jisoo, dando un tenero e debole pugnetto sulla spalla del ragazzo, questo gesto e quella affermazione scatenò a quest'ultimo un piccolo sorriso sincero.

-Anche te non sei male, Kim-

Il ragazzo riprese a scrivere.

=Te dove stai con la camera?=

Chiese incuriosito ora il ragazzo, ormai il carattere, la gestualità e il modo di fare della ragazza li trovava così strani e difficili da comprendere che gli era venuta voglia di parlare di più con lei, e poi lei faceva una cosa che pochissimi facevano all'interno dell'ospedale, lo stava ascoltando ma non perché é costretta a farlo, ma perché lo vuole lei è basta. Appena Jisoo lesse la domanda imposta dal ragazzo, le si illuminarono gli occhi, come se stesse aspettando da una vita quella domanda.

«Mi hanno messo la stanza al secondo piano, la camera F4» disse facendogli vedere anche il braccialetto rosso che aveva al polso, dove sopra c'era scritto anche il numero della stanza a lei affidata. «Te invece?».

Il ragazzo semplicemente si girò e le indicò col braccino esile la sua camera, la stanza B2. La ragazza non poté fare a meno che notare i numerosi braccialetti rossi che Eunji possedeva al polso, saranno stati una decina. Senza esitazione Jisoo prese delicatamente il braccio del ragazzo, controllando titubante i braccialetti mentre il suo sorriso piano piano scompariva. Ognuno segnava una data diversa e alcuni addirittura anche anni diversi. Al solo pensiero che quei braccialetti segnassero tutte le operazioni avute dal ragazzo, a Jisoo vennero i brividi per tutta la colonna vertebrale. Solo lì la ragazza capì che la cosa era veramente seria, intanto Eunji la lasciava fare sospirando tristemente. Si guardarono un attimo negli occhi in un minuto di silenzio fino a quando Jisoo non lo ruppe raccogliendo tutto il coraggio che aveva.

«Eunji, cos'hai che non va?»

Quella domanda fece deglutire il ragazzo, prendendolo ancora una volta contropiede, strattonò il braccio senza troppa forza in modo da non fare del male all'altra, liberandosi dalla presa, e ricominciando il suo cammino verso la sua camera. Non era ancora pronto a dirglielo, a mala pena la conosceva, non voleva che una sconosciuta sapesse del suo passato, se voleva sapere qualcosa su di lui in più doveva aspettare, come avevano fatto tutti quelli che avevano conosciuto il ragazzo prima di lei. Quanti passi fece? Dieci, quindici passi? Più o meno dai. Dopo questi ci fu un tonfo glaciale, il ragazzo si girò lentamente preparandosi al peggio, ritrovandosi la ragazza a terra inerme. Eunji impallidì, correndo subito in suo soccorso, persino l'asta che aveva in mano cadde a terra, bucando in questo modo la sacca. Il liquido incominciò piano piano ad uscire e a posizionarsi sul pavimento immacolato dell'ospedale, il punto in cui aveva la flebo si spostò e iniziò a sanguinare, faceva male ma non gli importava, forse per causa sua la ragazza si trovava in quella situazione. Se le succedesse qualcosa non se lo perdonerebbe mai. Quante persone ha visto morire, svenire, e chi più ne ha più ne metta, con il tempo ci aveva fatto quasi l'abitudine ma che qualcuno si fosse fatto male o fosse svenuto a causa sua non gli era mai successo. Posò la testa sul piccolo petto di lei, i polmoni di Eunji facevano fatica a prendere ossigeno in quella situazione è con lui che ansimava per la mancanza di fiato alla fine non riusciva a capire a cosa stesse succedendo alla ragazza, se riusciva a respirare o meno. Provò ad urlare, a chiedere aiuto o almeno di attirare l'attenzione. Niente, l'unica cosa che uscì dalle sue soffici labbra fu un piccolo verso strozzato quasi inudibile. Riprovò, stesso suono, solo più inudibile. La forza cominciava a mancargli e la vista si stava annebbiando, il cuore andava a mille per la paura e per il calo di pressione, così non andava affatto bene, come al solito nessuno lo stava guardando, nessuno lo stava ascoltando o considerando. I medici erano troppo indaffarati per accorgersi di cosa stesse succedendo, stupidi incompetenti. Sembravano tutti degli zombie, nessuno osava alzare gli occhi dal proprio computer o anche solo il culo dalla loro comoda poltrona alla reception o alzare gli occhi dalla cartella del loro amatissimo paziente, non si sa mai che qualche altra testa di cazzo gli rubino il loro animaletto da laboratorio, non sia mai. Un conato di vomito venne su ad Eunji, all'improvviso, spostandosi il più in fretta che poteva dal corpo di Jisoo, non vomitò, mandò giù tutto d'un colpo la sostanza mista a sangue giù fin da dove era arrivata. Era palese che stesse per fare la stessa fine della ragazza, se non peggio, era questione solo di pochi minuti, ma non si voleva arrendere, no se il responsabile di tutto questo era proprio lui. Notò lì di fianco solo dopo il mobiletto bianco dove gli infermieri tenevano le medicine, aprì tutti i cassetti fino a trovare la medicina adatta a Jisoo, una ragazza anoressica ha bisogno di zucchero e proteine per sopravvivere, o almeno era così che la pensava il ragazzo. Eunji era stato per così tanto tempo in quel buco di posto che ormai sapeva esattamente come andavano fatte le cose. Prese tre piccole pillole e le fece ingoiare a Jisoo anche se con fatica, le mani gli tremavano, alcune pillole erano finite sul pavimento insieme al liquido della sacca ormai mezza vuota ma almeno riuscì a dargliele. Un altro conato di vomito, questa volta più forte di prima.

-Cazzo...!-

Si spostò un'altra volta dalla ragazza ma anche sta' volta riuscì a mandare di nuovo tutto giù, anche se con più fatica sto' giro. L'odore che aveva in bocca era terribile e l'odore del sangue ora lo aveva raggiunto persino alle narici, non ce la faceva più, possibile che in quella merda di posto nessuno si era accorto di quello che stava succedendo?!

-Che schifo gli esseri umani-

Una voce molto riconoscibile però ad un certo punto incominciò ad urlare il suo nome. Non si dovette nemmeno girare per capire che l'uomo si trattava del suo medico, Taehyung. Quest'ultimo lo raggiunse, con ancora la divisa con cui aveva appena operato ancora addosso, il più velocemente possibile, facendolo sedere poi contro il muro bianco del corridoio, era visibilmente sconvolto, era la prima volta che succedeva una cosa del genere proprio a lui.

«Dio, ma cosa ti è successo?!» disse mentre stava per toglierli la flebo posizionata male ma Eunji lo fermò, indicando Jisoo. Il medico guardò prima lei è poi di nuovo il ragazzo, sospirando frustrato.

«Cazzo» mormorò prima di prendere finalmente l'attenzione degli infermieri, lanciando a loro anche due o tre maialate. In un batti baleno presero Jisoo e la portarono sù per l'ascensore con la barella. Eunji tirò un sospiro di sollievo mentre cadde anche lui in un sonno profondo, con una morsa dolorante al petto. L'unica cosa che udì per ultimo fu la voce di Taehyung che lo richiamava mentre lo metteva anche lui in un'altra barella.

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ʀɪᴇᴄᴄᴏᴍɪ ғɪɴᴀʟᴍᴇɴᴛᴇ ᴄᴏɴ ɪʟ sᴇᴄᴏɴᴅᴏ ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ~ sᴄᴜsᴀᴛᴇ ɪʟ ʀɪᴛᴀʀᴅᴏ ;^;
ᴀᴅ ᴇssᴇʀᴇ ᴏɴᴇsᴛɪ ɴᴏɴ sᴏɴᴏ ɴᴇᴀɴᴄʜᴇ ᴛᴀɴᴛᴏ ᴄᴏɴᴠɪɴᴛᴀ ᴅɪ ᴄᴏᴍᴇ sɪᴀ ᴠᴇɴᴜᴛᴏ, sᴘᴇʀɪᴀᴍᴏ ᴄʜᴇ ᴠɪ ᴘɪᴀᴄᴄɪᴀ ᴄᴏᴍᴜɴǫᴜᴇ~
ᴄɪ ʀɪᴠᴇᴅɪᴀᴍᴏ ᴀʟ ᴘʀᴏssɪᴍᴏ ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ, ᴄɪᴀᴜᴜᴜ~

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