On the side of the angels

di Grimilde Deveraux
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorry, I've never been very good with them. ***
Capitolo 2: *** I supposed there is a heart somewhere inside me ***
Capitolo 3: *** I’ll always be there for you ***



Capitolo 1
*** Sorry, I've never been very good with them. ***


Mycroft: “Yes, looks very… fully functioning.”

Sherlock: “Is that the best you can do?”

 

Mycroft: “Sorry, I’ve never been very good with them.”

Sherlock: “Babies?”

 

Mycroft: “Humans.”

 

 

Londra, 2018

 

<< Bene, visto che ci siamo tutti credo si possa cominciare >> e il notaio sistemandosi la sottile cravatta grigio scuro si sedette dietro la propria scrivania allungando una mano per prendere una busta dall’aria ufficiale chiusa con un timbro di cera lacca.

<< Come ben saprete subito dopo il loro matrimonio i signori Holmes hanno deciso di fare testamento nel caso in cui… >> << Aspetti un attimo…i signori Holmes? >> e John Watson guardò l’uomo come se gli avesse appena detto che la terra non gira intorno al sole:<< John lasci finire mr Ferguson di parlare e vedrà che… >> a quelle parole il dottore si voltò verso l’altro uomo presente a quell’incontro: Mycroft Holmes, guardandolo perplesso:<< Da quando il mio migliore amico era sposato? Questa mi giunge nuova Mycroft, scusi se voglio capire quando… >> il notaio alzò gli occhi imploranti verso il maggiore degli Holmes e così Mycroft cominciò a spiegare:<< Vede John…l’anno scorso dopo il caso di Sherriford… >> << Dopo che Sherlock ha scoperto di avere una sorella vuole dire? >> ok, John Watson era leggermente alterato ma in fondo Mycroft poteva capirlo, così annuendo piano continuò il suo racconto:<< Dopo quella storia mio fratello è cambiato, forse lo era già da prima, ma dopo Sherriford… >> non sapeva nemmeno lui come spiegare il tutto, era rimasto basito lui stesso quando si era trovato davanti Sherlock e Molly con quelle fedi d’oro al dito:<< Diciamo solo che i rapporti di Sherlock con la dottoressa Hooper sono diventati piuttosto intimi e nel giro di pochi mesi Sherlock ha deciso di sposarla, abbiamo mantenuto la cosa segreta perché dopo quello che era successo a lei con Eurus, mio fratello non voleva correre altri rischi, poi c’è stato l’incidente e ora siamo qui dottore >> per tutto il suo racconto Mycroft aveva cercato di mantenere un tono distaccato e asciutto ma l’idea che la vita di suo fratello e della dottoressa Hooper fossero state spezzate per colpa di un ubriaco alla guida di un SUV non gli dava pace, aveva fatto condannare l’uomo con il massimo della pena possibile ma ciò non aveva ancora placato la sua ira.

<< Sì, ho capito ma ciò non spiega perché siamo qui >> << Beh ma per discutere della custodia del bambino >> commentò il notaio che fino a quel momento era rimasto zitto:<< Bambino? >> domandò di nuovo John perplesso:<< Quale bambino? >> di nuovo i suoi occhi si puntarono su Mycroft:<< Quale bambino Mycroft? >> a John parve per un attimo di vedere una lacrima negli occhi di Holmes pronta a scivolargli sul viso ma non accadde.

<< Quando è avvenuto l’incidente Molly era al settimo mese di gravidanza, i medici sono riusciti a praticarle un cesareo e a far nascere il bambino prima che… >> la sua voce si spezzò al ricordo.

<< Un bambino… >> mormorò ancora John incredulo…il suo migliore amico si era sposato, stava per diventare padre e lui non ne sapeva niente…come diavolo aveva fatto a non accorgersi di nulla, insomma aveva visto Molly al Barts non meno di qualche mese prima e…

<< Ad ogni modo signori come da disposizioni dei signori Holmes siamo qui per leggere il loro testamento >> e la voce del notaio interruppe di nuovo i suoi pensieri poi l’uomo poggiò sul tavolo un plico di fogli in carta bollata dall’aria molto ufficiale e cominciò a leggere.

Mentre l’uomo parlava a John sembrava quasi di sentire la voce di Sherlock pronunciare quelle parole:

 

Io sottoscritto Sherlock Holmes nel pieno delle mie facoltà mentali e in accordo con mia moglie Molly…

 

Sherlock che chiamava Molly sua moglie, gli sembrava ancora assurdo…il mondo doveva essersi capovolto perché mai si sarebbe aspettato una cosa simile, mai in tutta la sua vita…

 

…per tale motivo disponiamo che la custodia di nostro figlio venga assegnata a mio fratello maggiore Mycroft Holmes che...

 

<< Aspetti che cosa? >> e John strabuzzò gli occhi come un pesce palla guardando prima il notaio e poi Mycroft:<< È scritto qui dottor Watson, sono le ultime volontà dei signori Holmes e… >> << Lei lo sapeva >> e John guardò Mycroft come a volerlo strozzare:<< Sapevo cosa? >> domandò l’altro perplesso quanto lui:<< Sapeva di questa pagliacciata? >> sibilò il dottore adirato come poche altre volte lo era stato in vita sua:<< Pagliacciata John? Mio fratello è morto come può definire pagliacciata… >> non riuscendo più a controllarsi John Watson si alzò in piedi muovendosi nervoso:<< Oh andiamo tutta questa storia ha dell’assurdo: Sherlock e Molly sposati, Molly incinta e poi il bambino che viene affidato a lei, andiamo sa a malapena interagire con gli umani come può prendersi cura di un bambino! >> immobile quasi quegli insulti non lo scalfissero nemmeno Mycroft Holmes annuì giocherellando per un attimo con il manico del suo ombrello:<< Sono pienamente d’accordo con lei dottore e posso assicurarle che non avevo idea di ciò che mio fratello intendesse fare o l’avrei fermato >> << I signori Holmes sapevano che non sarebbe stato d’accordo Mr Holmes, per questo motivo le hanno dato sei mesi di tempo da quando il bambino uscirà dall’ospedale, se in questo periodo capirà di non poter adempiere a tale compito la custodia passerà al dottor Watson e ai nonni del piccolo >> << I miei genitori sono troppo vecchi per prendersi cura di un neonato, andiamo è assurdo >> commentò Mycroft pensando che per quanto i suoi avrebbero adorato fare i nonni non avevano più l’età per crescere un bambino così piccolo.

<< Sei mesi? Andiamo è assurdo, io ho già una figlia, so come prendermi cura di un bambino, è più giusto che… >> cercò di argomentare John:<< E poi almeno con Rosie il piccolo avrebbe qualcuno con cui giocare, Mycroft non è mai a casa non è in grado di… >> prima che Holmes potesse rispondere il notaio continuò:<< Spiacente dottore, ma per i prossimi sei mesi o finché il signor Holmes non cambierà idea la custodia è affidata a lui >> poi girandosi verso Mycroft aggiunse pratico:<< Ho parlato con l’ospedale signor Holmes, dimetteranno il piccolo tra una settimana, dovrà firmare questi documenti e poi potrà portarlo a casa con lei e girando alcuni fogli verso di lui gli allungò una stilografica:<< Firmi pure sulla riga in fondo >>

 

Firmare.

 

Doveva solo appoggiare la sua mano sul foglio e scrivere il suo nome, un atto che aveva compiuto milioni di volte senza soffermarsi troppo a pensare, ora invece…ora dalla sua firma dipendeva la vita di quel piccolo esserino rimasto solo al mondo e di cui lui avrebbe dovuto prendersi cura…non aveva più l’età per certe cose e non era nemmeno troppo convinto che fosse una buona idea, tuttavia appoggiò la penna sul foglio e appose la sua firma in fondo al documento.

<< Dottor Watson, questa è per lei >> e il notaio porse a John una busta sigillata con il suo nome scritto sopra, John riconobbe immediatamente la grafia di Sherlock ma non disse nulla infilandosi la lettera nella tasca intera del cappotto.

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Capitolo 2
*** I supposed there is a heart somewhere inside me ***


1.I supposed there is a heart somewhere inside me

Mycroft: “Well, I supposed there is a heart

somewhere inside me.

I don’t imagine it’s much of a target,

but why don’t we try for that.”

 

Casa di Mycroft Holmes, quattro mesi dopo

<< Anthea! Anthea! >> la sempre efficientissima segretaria di Mycroft Holmes si affacciò alla porta dell’ufficio del suo capo cercando di mantenere un’espressione il più seria possibile.

<< Sì, Sir? >> Mycroft la guardò come se volesse strozzarla:<< Una giacca pulita, mi serve una giacca pulita >> commentò acido tendendo le braccia e quindi anche il bimbo che sorreggeva con esse, davanti a lui per allontanarlo dal suo completo:<< Penso che dovrà cambiare completo Sir, quella era l’ultima giacca di riserva >> Mycroft alzò gli occhi al cielo:<< Bene allora vai e trovarmi un completo >> poi guardando il visino sorridente del nipote aggiunse:<< E anche una stramaledetta babysitter, non posso andare alla riunione con il primo ministro con…lui… >> e quell’ultima parola gli uscì quasi con un ringhio, nonostante volesse bene a quell’umano in miniatura che assomigliava a Sherlock bambino più di una goccia d’acqua, nonostante i capelli fossero quelli della dottoressa Hooper.

 

Non era ancora riuscito a chiamarlo per nome o a trattarlo come chiunque tratterebbe un bambino piccolo, ogni notte quando lo metteva a letto malediceva mentalmente suo fratello per aver avuto quell’assurda idea: che cosa diavolo aveva in testa Sherlock quando aveva scritto quel testamento? Sapeva bene che lui era la persona meno indicata per prendersi cura di un bambino, sapeva bene quanto lui amasse vivere solo nella sua grande casa senza anima viva che gli girasse intorno, il bambino era solamente un fastidio in più o l’ennesimo scherzo perverso del suo caro fratellino.

Guardando di nuovo il nipote che lo fissava curioso scosse appena la testa: che cosa stava pensando! Sherlock doveva aver avuto le sue ragioni per affidargli quella specie di demone travestito da bambino ma lui proprio non riusciva a capire quali; senza contare che ogni volta che suo nipote lo guardava con gli stessi occhi acquamarina di Sherlock per lui era come una pugnalata al cuore.

 

<< Sir…il suo cambio >> e Anthea rientrò nell’ufficio tenendo in mano una gruccia con uno dei tanti completi di Mr Holmes:<< Sì, grazie Anthea…io… >> e un po’ imbarazzato dal momento che non riusciva a mettere giù il neonato ma che doveva farlo per potersi cambiare Mycroft si alzò impacciato dalla sua sedia:<< Lo dia a me, credo che il piccolo abbia bisogno di essere cambiato >> mormorò la sua assistente con un sorriso avvicinandosi alla porta scorrevole dove solamente quattro mesi prima aveva allestito la piccola nursery per il nuovo arrivato.

 

<< Ma come sei carino…sì…bravo…bravissimo piccolo…>> sentendo quelle e altre frasi simili provenire dalla nursery Mycroft si avvicinò curioso mentre finiva di allacciarsi il nodo della cravatta e rimase immobile guardando Anthea che faceva smorfie e solleticava la pancia di suo nipote steso sul fasciatoio che rideva felice agitando le gambine nude mentre la donna gli cambiava il pannolino.

<< Sei proprio un bravo bambino sai…e poi sei così bello…scommetto che da grande sarai un grande rubacuori… >> Mycroft alzò gli occhi al cielo: perché i bambini facevano rincitrullire gli adulti a quel modo? Perché la gente diventava stupida e senza alcun pudore davanti a quei piccoli esserini sdentati e sbavanti?

Perfino Anthea che era sempre così perfetta e professionale si trasformava davanti al piccolo, perfino i suoi genitori…tutti, tutti tranne lui.

Stava per immergersi in una delle sue, ormai abituali in quel periodo, spirali di autocommiserazione e pessimismo quando il suono del cellullare poggiato sulla sua scrivania lo riportò alla realtà facendolo avvicinare per rispondere.

 

Erano quasi le dieci quando rientrò a casa dalla riunione con il primo ministro, quell’uomo aveva una parlantina incredibile e quindi quello che doveva essere un semplice resoconto delle operazioni dell’MI6 si era trasformato in un dettagliato e prolisso riepilogo di ogni operazione compiuta dalla sezione nell’ultimo anno; tuttavia ora Mycroft era a casa, stanco e stremato ma con già la prospettiva del proprio letto caldo e confortevole in cui sprofondare la testa e lasciarsi andare ad un sonno ristoratore.

 

Si era appena steso sotto le coperte quando, quasi avesse intuito le sue intenzioni, il suo piccolo coinquilino cominciò a piangere.

<< Anthea! Anthea il bambino… >> ma mentre pronunciava quelle parole si ricordò di aver congedato la sua assistente appena finita la riunione, c’erano solo loro due in casa e toccava a lui alzarsi e prendersi cura del piccolo.

<< Oh andiamo che cos’hai? Di solito dormi così bene >> borbottò entrando nella nursery e avvicinandosi alla culla dove il piccolo si agitava nervoso stringendo le mani a pungo:<< Che cosa c’è? Avanti dormi >> e guardandolo dalla sponda del lettino quasi avesse paura di lui Mycroft pregò mentalmente che smettesse di piangere, cosa che ovviamente non avvenne.

<< Su non fare storie, i frignoni non piacciono a nessuno, avanti smettila, coraggio >> le sue parole non sortirono alcun effetto, anzi il volume della voce del nipotino aumentò ancora di più, se non avesse smesso nel giro di poco i vicini avrebbero chiamato la polizia e lui si sarebbe trovato a dover spiegare perché era così incapace da non riuscire a far smettere di piangere un neonato.

Sbuffò di nuovo poi preso da uno scatto di nervosismo abbassò le mani nella culla sollevando il bambino e scrutandolo come se fosse stato una bomba sul punto di esplodere:<< Andiamo che cos’hai? Non devi essere cambiato >> constatò lanciando un’occhiata al pannolino ancora immacolato:<< Hai mangiato quando se n’è andata la tata quindi non puoi avere fame, che cosa vuoi? Che cosa vuoi piccolo… >> e quasi non rendendosene conto mentre parlava e lo scrutava avvicinò il bambino al proprio corpo più o meno all’altezza del suo cuore, immediatamente il bambino si calmò stringendo uno dei lembi del suo pigiama con le sue piccole manine.

 

Incredulo di averlo fatto smettere Mycroft rimase immobile per un paio di minuti buoni per assicurarsi che il piccolo si riaddormentasse poi quando lo sentì di nuovo respirare regolarmente lo staccò da sé facendo il più piano possibile e poggiandolo di nuovo nella culla.

Era quasi arrivato alla porta della stanza quando sentì il piccolo tonfo del corpicino che si girava e riaccadde di nuovo.

Sentendo il freddo del materassino su cui riposava il piccolo spalancò di nuovo gli occhi ricominciando a strepitare come se lo stessero uccidendo.

Di corsa Mycroft tornò alla culla e lo riprese in braccio, istantaneamente il piccolo smise di piangere gorgogliando felice; fece per rimetterlo nella culla e gli occhi del bambino si riempirono di nuovo di lacrime:<< No…oh no non ricominciare… >> poi soffermandosi un attimo a guardarlo si maledisse da solo per ciò che stava pensando:<< Non pensarlo nemmeno, non pensare che…non starò tutta la notte qui a… >> ma quando fece per metterlo di nuovo giù il neonato alzò gli occhi nei suoi e Mycroft rivide lo stesso sguardo con cui lo guardava Sherlock quando, sia da bambino sia da adulto, chiedeva silenziosamente il suo aiuto.

<< Maledetto Sherlock, maledetto fratellino >> commentò a bassa voce chinandosi di nuovo a prendere in braccio il bambino:<< Solo per stanotte, sarà solo per stanotte sono stato chiaro? >> poi tenendo il suo piccolo fagottino tra le braccia si avviò verso la propria stanza mentre il suo piccolo problema insonne si guardava intorno curioso, in fondo non era mai uscito troppo dalla nursery in quei mesi.

 

<< Eccoci qui, ora sei soddisfatto piccola canaglia? >> domandò dopo aver poggiato il bambino sul letto ed esservisi infilato a sua volta.

Si girò per mettersi comodo quando notò il bambino che stava fissando la foto appoggiata sul comodino dall’altro lato del letto: la foto del matrimonio di Sherlock e Molly.

Con una strana sensazione nel petto a cui non sapeva dare un nome Mycroft si mise seduto nel letto e prendendo prima il nipote e poi la foto fece un piccolo sorriso:<< Loro sono la tua mamma e il tuo papà, quando sarai più grande ti parlerò di loro, ti racconterò di tutte le assurdità che combinava tuo padre e di quanto fosse insopportabilmente geniale e… >> sentendolo parlare il nipote sorrise emettendo dei piccoli versetti felici poggiando le manine sul vetro della fotografia quasi riconoscesse le due persone a cui doveva la vita ma che non aveva avuto la fortuna di conoscere.

<< Ti volevano bene piccolo, ti volevano molto bene anche se non eri ancora nato e avrebbero fatto di tutto per offrirti una vita meravigliosa >> era la prima volta dall’incidente che Mycroft parlava di Sherlock con qualcuno, era la prima volta che riusciva a ricordare suo fratello senza che una morsa d’acciaio gli stringesse il cuore, anzi sentiva uno strano calore.

Abbassò gli occhi quasi senza pensarci e vide suo nipote stretto a lui con una mano stretta al suo pigiama e l’altra poggiata sulla fotografia, finalmente si era addormentato, finalmente sembrava dormire in pace.

Restando immobile a guardare quel piccolo miracolo un sorriso sincero si disegnò sulle labbra di Mycroft Holmes mentre tutte le lacrime che aveva cercato di non versare dalla morte di Sherlock si riversarono sulle sue guance come un fiume in piena e la sua voce rotta mormorava commossa:<< Ci sono io William, ci sono qui io e non permetterò a nessuno di farti del male >> poi chiudendo gli occhi si addormentò anche lui insieme al nipote.

 

Fu proprio in quel modo che li trovò Anthea la mattina dopo quando entrò in casa del suo datore di lavoro con la sua copia delle chiavi e non trovando Mycroft Holmes nel suo ufficio.

<< Sir…Sir… >> e scuotendogli leggermente la spalla Anthea fece per svegliare Mr Holmes che aprì gli occhi sbattendo le palpebre e guardandosi intorno un po’ spaesato:<< Anthea…ma che ore sono? >> la donna sorrise lanciando un’occhiata all’orologio digitale sul comodino:<< Sono le 9.30 Sir >> colto in fallo dal momento che di solito si alzava alle prime luci dell’alba Mycroft borbottò qualcosa di incomprensibile per poi, sistemandosi meglio il nipote tra le braccia, aggiungere mettendo i piedi fuori dal letto:<< Quello stupido orologio deve essere rotto, la sveglia non ha suonato stamattina >> Anthea lanciò un’occhiata a uomo e bambino poi fece un piccolo sorriso:<< Se vuole posso farla controllare Sir >> Mycroft scosse il capo:<< Abbiamo da fare Anthea, non c’è il tempo di pensare ad una sciocca sveglia che non suona >> poi quasi fosse la cosa più naturale del mondo fece per scendere in cucina per la colazione:<< Ehm…Sir… >> e la donna richiamò la sua attenzione facendogli voltare la testa all’indietro:<< Sì, Anthea? >> << Il bambino >> mormorò lei debolmente facendogli notare che lui aveva ancora tra le braccia il nipote che si stava svegliando:<< Il bambino cosa Anthea? >> << Beh Sir ce l’ha in braccio >> continuò lei non sapendo che cosa dirgli:<< So benissimo di tenere in braccio mio nipote Anthea e vista l’ora anche lui come me vorrebbe fare colazione >> poi considerando chiuso il discorso l’uomo scese al piano di sotto appoggiando il piccolo nella culla e cominciando a preparargli il biberon come se non avesse mai fatto altro nella vita.

Ferma sulla porta ad osservarlo Anthea non riusciva a credere ai suoi occhi, fino al giorno prima Mycroft Holmes sembrava tollerare a malapena la compagnia del piccolo e lo teneva con sé solo lo stretto necessario, ora invece gli preparava addirittura il biberon e sembrava non avesse mai fatto altro per tutta la vita.

 

<< Sir, devo chiamare la babysitter per… >> ma le parole di Anthea poco dopo mentre Mycroft finiva di infilarsi la giacca del completo furono interrotte dal suono del campanello dell’ingresso.

<< Vai ad aprire Anthea per favore >> commentò lui finendo di allacciarsi la cravatta e poco dopo la donna tornò di sopra bussando piano sulla porta mentre Mycroft stava prendendo in braccio il nipote.

<< Sì? >> domandò poco dopo girandosi:<< Sir c’è il dottor Watson, dice che deve parlare con lei >> << John Watson? >> domandò allora Mycroft perplesso, da quando erano stati dal notaio e John si era infuriato alla lettura del testamento non lo aveva più né visto né sentito, pensava che il buon dottore se ne stesse nell’ombra ad attendere lo scadere dei suoi sei mesi di prova per poi prendersi finalmente cura del figlio del suo migliore amico, l’aveva sempre pensato e allora…allora perché John Watson era nel suo soggiorno?

 

<< A cosa devo la visita dottore? >> John alzò lo sguardo vedendo Mycroft scendere le scale con il nipote tra le braccia:<< Mycroft >> lo salutò poi calmo:<< Non hai risposto alla mia domanda, che cosa ci fai qui? >> John si passò una mano tra i capelli:<< Avevo bisogno di parlarti, di parlarti a proposito del bambino >> sedendosi sulla sua consumata poltrona di pelle Mycroft annuì sistemandosi meglio il piccolo in braccio:<< Lo immaginavo >> poi sollevando di nuovo il viso verso John continuò:<< Avanti ti ascolto >> per un minuto buono John rimase in silenzio, la sua faccia era l’emblema della perplessità e dell’imbarazzo poi schiarendosi la voce decise di dar voce ai propri pensieri:<< Sto ancora cercando di capire che cos’è successo, perché Sherlock  non mi ha detto di aver sposato Molly e di aspettare un figlio…perché hanno deciso di affidarlo a te invece che… >> << Perché, perché, perché… >> lo interruppe Mycroft brusco:<< Possiamo andare avanti tutto il giorno con i tuoi perché dottore; mio fratello non ha rivelato a nessuno di essersi sposato, io e Mr Hudson eravamo gli unici ad esserne a conoscenza perché siamo stati i loro testimoni, quanto alla gravidanza della dottoressa Hooper ne sono venuto a conoscenza anch’io pochi giorni prima dell’incidente, stavano pensando di trasferirsi a Musgrave per un periodo ma quell’autista ha cambiato i loro piani >> John annuì poi tornando a guardare il bambino aggiunse:<< Sì, capisco ma penso che per crescere il figlio di Sherlock dovrebbe… >> << William >> John si bloccò:<< Come? >> << William Sherlock Scott Holmes, mio nipote ha un nome dottor Watson, gradirei che lo usassi >> << Will…William Sherlock Scott… >> balbettò Watson ricordandosi il giorno in cui il suo migliore amico gli aveva rivelato il suo nome completo nel caso in cui cercasse un nome da dare a sua figlia:<< È il nome di… >> << Mio fratello preferiva farsi chiamare Sherlock ma penso che a lui non dispiacerà farsi chiamare William >> poi sollevando una mano fece una dolce carezza sulla testa castano chiaro del piccolo.

<< William… >> commentò John sospirando e alzandosi per avvicinarsi ai due:<< William Holmes >> e allungò un dito per sfiorare le guanciotte rosa del bambino:<< Sì, mi piace come suona >> poi sollevando gli occhi verso Holmes aggiunse:<< Prendersi cura di un bambino così piccolo non è uno scherzo Mycroft >> l’uomo tornò serio e glaciale come sempre:<< Sono pienamente cosciente di ciò che questo comporta dottor Watson, ma non mi tirerò indietro >> avrebbe voluto aggiungere altro a quel discorso ma la voce di Anthea dal suo studio li interruppe:<< Sir…c’è Buckingham Palace al telefono, dicono che è urgente >> Mycroft fece una piccola smorfia poi sollevando il nipote all’altezza del proprio viso aggiunse:<< Andiamo William, andiamo a sentire che cosa vogliono stavolta da Buckingham Palace >> poi con un piccolo sorriso tutto per suo nipote salutò velocemente il dottor Watson.

 

Ufficio del notaio, due mesi dopo

 

<< Bene, come da accordi siamo qui per sistemare le questioni circa l’affidamento del piccolo William Sherlock Scott Holmes >> esplicò il notaio come se stesse parlando a due idioti mentre Mycroft, anche se non l’avrebbe mai ammesso, aveva i nervi a fior di pelle per ciò che sarebbe potuto succedere, John Watson non si era più visto da quella visita due mesi prima ma nel frattempo un paio di assistenti sociali erano venuti a casa sua per valutare le sue capacità di genitore e per vedere come si sarebbe preso cura del piccolo William.

<< Abbiamo qui i rapporti degli assistenti sociali e… >> << Prima che possa continuare vorrei dire una cosa >> il notaio alzò gli occhi:<< Prego Mr Holmes? >> << Posso parlare un attimo con il dottor Watson? >> il notaio annuì poi Mycroft continuò:<< In privato >> l’uomo senza aggiungere altro si alzò e lasciò lo studio ricordando ad entrambi:<< Cinque minuti >>

Rimasti soli John si voltò a guardare Mycroft:<< Che cosa c’è? >> Holmes chinò per un attimo il capo prima di rialzarlo e guardare lui:<< Devo dirtelo prima di sapere che cosa dice quella sentenza dottore >> John continuò a guardarlo perplesso cercando di capire dove andasse a parare quel discorso:<< So che gli assistenti sociali hanno parlato anche con te e con chissà chi altro, ma non mi interessa quello che c’è scritto lì dentro, io non voglio rinunciare a William, so che non sarà facile e non ti impedirò certo di fare parte della sua vita, proprio come Sherlock anche lui avrà bisogno di qualcuno come te vicino; so di non potergli dare tutto quello di cui avrà bisogno e sono disposto a lasciarti fare in quelle questioni che coinvolgono relazioni e rapporti umani ma non voglio lasciarlo a nessuno, non voglio che cresca lontano da me, vederlo solo nei weekend o durante le feste sarebbe… >> << Mycroft, Mycroft respira >> << Non credo di ricordare come si fa >> replicò l’uomo cercando di non vergognarsi delle sue stesse parole, da quando William era entrato nella sua vita il suo freddo sistema emozionale sembrava essere andato in tilt e ora non sapeva nemmeno lui che cosa provava davvero.

<< Leggi >> e porgendogli una busta John gli sorrise:<< Ma questa è… >> e anche lui riconobbe la grafia di suo fratello:<< Quando il notaio me l’ha data non l’ho aperta subito, non riuscivo a farlo perché avrebbe voluto dire che Sherlock era veramente morto, che non l’avrei davvero rivisto mai più, ho trovato il coraggio di farlo solamente dopo essere venuto a trovarvi due mesi fa, credo che debba leggerla anche tu >> con la mano che tremava Mycroft afferrò la lettera aprendola e cominciando a leggere.

 

<< Bene signori, possiamo continuare? >> e rientrando il notaio tornò a sedersi dietro la sua scrivania mentre Mycroft riconsegnava la lettera al dottor Watson trattenendo a stento le lacrime per ciò che aveva appena letto.

<< Beh è inutile girarci intorno: da entrambi i rapporti degli assistenti sociali e dai colloqui con amici e parenti è emerso un giudizio unanime: Mr Holmes >> Mycroft alzò gli occhi guardando l’uomo che in quel momento teneva in mano le sorti del suo futuro:<< La tutela di William Holmes è affidata a lei in modo permanente, da oggi lei è il suo tutore e prenderà ogni decisione che riguarda il bambino >> John Watson rimase a guardare Mycroft Holmes che, compassato come sempre, ringraziava il notaio e firmava i documenti per la custodia ma che dentro gioiva come un bambino il giorno di Natale.

 

Mentre usciva dallo studio del notaio il buon dottore ripensò alle parole che il suo amico aveva scritto in quell’ultima lettera e sorrise scuotendo la testa:<< Hai dedotto anche questo vero, vecchio mio… >> e mentre alzava una mano per chiamare un taxi e tornare a casa da Rosie gli sembrò quasi di sentire la voce di Sherlock che rideva soddisfatto.

 

So che penserai male di me per averti nascosto tutto questo John, so che ti sentirai tradito, probabilmente avrei dovuto affidare a te la custodia di mio figlio come tu una volta mi hai chiesto di prendermi cura di Rosie se mai a te o Mary fosse successo qualcosa…perdonami amico mio ma non posso farlo, non quando c’è qualcuno che ha più bisogno di te di avere quel bambino nella sua vita, Mycroft sarà un ottimo padre per lui, si è preso cura di me per tutta la mia vita quando io stesso non potevo farlo.

Stai vicino ad entrambi te ne prego,

Sherlock.

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Capitolo 3
*** I’ll always be there for you ***


2.I’ll always be there for you

 

“I was there for you before,
I’ll be there for you again.
I’ll always be there for you.”
 

Mycroft Holmes - The abominable bride

 

Casa di Mr e Mrs Holmes, 2023

<< Buon compleanno William! Auguri! >> << Tanti auguri Will! >> << Auguri piccolo Holmes! >> il bambino guardò con un sorriso appena accennato tutte le persone riunite attorno a lui e alla torta che la nonna gli aveva preparato e dove brillavano, dritte come soldatini, cinque candeline blu:<< Andiamo Will spegni le candeline >> lo incitò John che gli sorrideva seduto accanto a Rosie e a Bill Wiggins; William scosse la testa incrociando le braccine sul petto e guardando la torta come se volesse incenerirla con lo sguardo:<< Che cosa c’è tesoro? Andiamo spegni le candeline >> lo incoraggiò sua nonna con una carezza in mezzo a quei riccioli indomabili:<< No >> << No? >> domandò allora il nonno perplesso ma con la sua proverbiale calma:<< No, devo aspettare zio Mycroft >> sentenziò il bambino deciso, Mrs Holmes prese un profondo respiro, più gli anni passavano e più il legame tra suo figlio maggiore e suo nipote diventava stretto, già farlo dormire da loro quando Mycroft era costretto ad andare all’estero per lavoro era un’impresa e ora questo…

<< William tesoro, sai che Mycroft aveva una riunione importante a Londra, potrebbe non arrivare in tempo >> cercò di convincerlo il nonno:<< No, lo zio mi ha promesso che sarebbe arrivato in tempo per la torta e i regali >>  Mrs Holmes alzò gli occhi al cielo,  dio ma perché tutti i maschi della famiglia Holmes, escluso suo marito, dovevano essere così cocciuti?

<< Zio Mycroft ha detto che verrà >> continuò il bambino, come in risposta alle sue parole una lieve risata fece voltare tutti verso la porta:<< Cos’è non ti fidi più della mia parola William Holmes? >> << Zio Mycroft! >> e scendendo di corsa dalla propria sedia il bambino corse ad abbracciarlo stringendogli forte le braccine attorno alla vita e lasciandosi avvolgere dal profumo caldo e rassicurante del suo dopobarba; inginocchiandosi accanto al nipote Mycroft sorrise prendendolo poi in braccio come se non pesasse niente:<< Ti avevo detto che avrei fatto in tempo >> Will annuì al settimo cielo per la felicità:<< Sapevo che saresti arrivato >> Mycroft sorrise poi avvicinò la bocca all’orecchio del nipote bisbigliandogli qualcosa che lo fece ridere.

 

Poco dopo Mrs Holmes si avvicinò al figlio girandosi poi verso il nipote:<< Ora che ci siamo tutti che ne dici di spegnere le candeline William? La cera sta per coprire tutta la torta >> guardando di nuovo quello che a tutti gli effetti per lui era suo padre Will annuì e una volta di nuovo a terra tornò al suo posto soffiando allegro sulle candeline.

 

Alcune ore dopo di nuovo a casa il duo Holmes era in bagno:<< Lavati bene i denti William, con tutta la torta e i dolci che hai mangiato oggi rischi di avere delle belle carie >> << Sì zio Myc >> zio Myc…sentendosi chiamare così Sir Mycroft Holmes scosse il capo cercando di non ridere, suo nipote era l’unico da cui si faceva chiamare zio Myc, all’inizio perché per un bambino piccolo Mycroft era un nome troppo complicato da pronunciare poi era diventato una specie di abitudine e da qualche mese erano giunti ad un compromesso: davanti agli altri William lo avrebbe chiamato Mycroft in modo da mantenere la sua aura austera e glaciale, in privato poteva chiamarlo come più preferiva.

<< Mi leggi una favola zio Myc? >> Holmes guardò il bambino mentre gli rimboccava le coperte blu del letto:<< Non sei stanco William? La nonna ha detto che hai dormito poco mentre eri da loro >> una piccola smorfia comparve sul viso del bambino ricordandogli in modo impressionante Sherlock:<< Non mi piace dormire dai nonni, il letto è duro e le finestre spifferano >> memore del discorso che aveva avuto con sua madre poco prima di lasciare la casa della sua infanzia Mycroft fece un piccolo sorriso:<<  Se non ti piace la tua stanza puoi chiedere alla nonna di dormire in un’altra camera, la mia e quella di tuo padre sono sul retro ma se ti va… >> << La tua camera? Quella di papà? >> poi guardandolo speranzoso aggiunse:<< Dici che la nonna mi ci farà dormire? >> chiunque conoscesse Mrs Holmes sapeva quanto era legata ai ricordi che aveva di Sherlock e la sua stanza da bambino era uno di quelli:<< Puoi chiederglielo, se ti dirà di no hai il mio permesso per dormire nella mia, non ho niente in contrario >> preso da quel piccolo lato impulsivo che doveva aver preso da Molly e che John aveva aiutato a crescere negli anni, William, si sollevò quel tanto che bastava per abbracciare l’uomo seduto sul bordo del letto:<< Ti voglio bene zio Myc! >> automaticamente le braccia di Mycroft si strinse attorno a quel corpicino magro e slanciato:<< Anche io te ne voglio William >> un istante dopo il bambino lo lasciò guardandolo furbo, Mycroft conosceva bene quello sgaurdo…fin troppo bene e infatti le successive parole del nipote gliene diede la conferma:<< E il mio regalo zio Myc? Hai detto che era qui a casa >> Mycroft annuì poi abbassandosi sotto il letto del nipote tirò fuori una piccola scatola di cartone porgendola al ragazzo:<< So che non hai molti ricordi dei tuoi genitori per cui ho pensato che questo potesse piacerti >> togliendo velocemente il coperchio Will rimase immobile davanti alla cornice digitale spenta:<< Avanti, accendila >> fece come suo zio gli suggeriva e per un po’ William rimase immobile a guardare le foto dei suoi genitori che scorrevano sullo schermo con in sottofondo una delicata musica di violino.

<< Ho chiesto ai nonni e al dottor Watson un po’ di vecchie foto per metterlo insieme, puoi tenerlo sul comodino in modo da non dimenticarti di loro >> non ricevendo risposta alle proprie parole Mycroft chinò il capo per guardare William:<< Cosa c’è? Non ti piace? William… >> il bambino alzò gli occhi lucidi verso di lui, non avrebbe pianto anche se era sull’orlo delle lacrime:<< Zio Myc, tu starai sempre con me vero? >> domandò poi piano sfiorando i visi dei genitori in una delle foto:<< William ma che domande fai >> poi sorridendogli e stringendo la sua mano poggiata sopra la foto aggiunse:<< William, sono stato qui per te, sono qui per te e sarò sempre qui per te[1] >>

 

Londra, 2025

<< Io non ci vado a scuola! La maestra è noiosa! >> << William Sherlock Scott Holmes non fare scenate e vieni qui, avanti >> per un istante la voce di Mycroft lo fece tremare ma poi il bambino, la canaglia di sei anni e mezzo più irriverente che lui avesse mai conosciuto, gli si mise davanti con la camicia della divisa scolastica allacciata per metà, la cravatta legata attorno alla fronte come una bandana e la giacca blu scuro stretta al collo come un mantello:<< Vestiti William, devi andare a scuola e non voglio sentire storie >> << Ma mi annoio zio Myc! >> erano passati quasi due anni da quando William aveva iniziato ad andare a scuola e nonostante la St. James fosse la più prestigiosa scuola privata di tutta Londra e dintorni nemmeno quel posto sembrava all’altezza dell’intelligenza di Will, in quello il bambino aveva preso in tutto e per tutto da suo padre, ricordava quasi Eurus per quanto fosse sveglio e brillante, anzi per certi versi addirittura la superava…ma quel giorno Mycroft Holmes non aveva intenzione di arrendersi.

<< Niente zio Myc! Devi andare a scuola e io devo andare in ufficio, quando avrai l’età per decidere da solo potrai anche startene a casa a fare ciò che vuoi, ma per ora il tuo compito è… >> << Ma a me non serve la scuola, non mi serve imparare tutte quelle cose inutili, io voglio fare il detective come papà, non voglio… >> a quelle parole Mycroft lo guardò non sapendo che cosa rispondere, era la prima volta che Will gli diceva una cosa del genere:<< Che cosa vuoi fare? >> capendo di aver rivelato ad alta voce il suo piccolo segreto William chinò il capo imbarazzato:<< Che voglio diventare un detective come papà >> Mycroft si avvicinò al nipote inginocchiandosi per guardarlo negli occhi:<< Chi ti ha detto che tuo padre era un detective? >> domandò Mycroft che, per contenere l’indole del nipote così simile a quella di suo fratello, non gli aveva ancora detto niente di quella parte della vita di Sherlock, di nuovo William fuggì al suo sguardo:<< Zio John, quando sono andato a cena da loro settimana scorsa io e Rosie abbiamo giocato con il computer e abbiamo trovato un blog di zio John dove raccontava delle sue avventure con papà, di quando inseguivano i criminali e davano la caccia ai cattivi, c’era scritto che papà era un genio, che poteva capire tutto di una persona solamente guardandola e che… >> Mycroft scosse il capo borbottando qualcosa sull’incapacità del buon dottore di creare password efficaci e a prova di ragazzini geniali e curiosi poi poggiando una mano sulla spalla del nipote aggiunse:<< Ascoltami William facciamo un patto: tu vai a scuola e prendi buoni voti e io ti insegnerò la scienza della deduzione, d’accordo? >> gli occhi del piccolo si illuminarono:<< Davvero zio Myc? Davvero lo farai? >> Mycroft tornò ad alzarsi in piedi guardandolo cercando di essere il più serio possibile:<< Sai che non mi rimangio mai una promessa ma tu devi andare a scuola tutti i giorni e prendere buoni voti >> il piccolo annuì convinto:<< Lo farò zio Myc, sarai fiero di me >>

E con gli anni fiero di lui Mycroft Holmes lo era davvero, dopo quei primi turbolenti mesi di seconda elementare William era diventato un alunno modello: voti altissimi e comportamento impeccabile.
Secondo Mycroft e John era solo così scaltro e furbo da non farsi beccare con le mani nel sacco, ma senza prove nessuno poteva accusarlo del contrario.

<< Bene direi che con questo ti ho insegnato tutto quello che so William >> e lasciandosi sprofondare sulla vecchia poltrona di pelle consumata Mycroft fissò il nipote seduto sul divano che lo guardava come in attesa di qualcosa:<< Non c’è più nulla che puoi insegnarmi zio? >> domandò il ragazzo timidamente, Mycroft era ancora l’unico in grado di mettergli un po’ di soggezione anche se non l’avrebbe mai ammesso; Holmes scosse il capo:<< No William, ti ho dato le gambe, ora spetta a te correre >> Will fece per dire qualcosa quando il cellulare nella sua tasca vibrò e lui lo tirò fuori scorrendo velocemente il messaggio che gli era arrivato.

Vedendolo alzarsi così di scatto Mycroft lo bloccò:<< Dove pensi di andare signorino? >> William si girò con un sorriso di trionfo:<< Ho già finito tutti i compiti zio, mi ha scritto un messaggio Trevor, ha comprato un nuovo videogioco e mi ha chiesto se posso andare da lui per provarlo >> Holmes cercò di rimanere impassibile, come già detto Will era bravo a non farsi cogliere con le mani nel sacco e nonostante fosse più che evidente che tramava qualcosa senza prove Mycroft non poteva vietargli nulla.

<< Un nuovo videogioco eh… >> buttò lì con noncuranza:<< Non sapevo ti interessassero i videogiochi William >> il ragazzino, quattordici anni di sfrontataggine e spavalderia, sorrise furbo:<< Mi piace ampliare i miei orizzonti zio e poi è un modo come un altro per tenere allenata la mente >> la più grande balla che suo nipote potesse inventarsi, ma d’altronde chi era lui per farglielo notare? Sì certo forse avrebbe dovuto ma gli voleva troppo bene per non permettergli qualche scappatella.

<< Torna per cena e non fare tardi sono stato chiaro? >> gli intimò poi cercando di riprendersi un po’ della sua autorità perduta:<< Sarò a casa prima che arrivi il fattorino con la pizza >> poi infilandosi la propria giacca e alzando una mano per salutare aggiunse ridendo:<< Ci vediamo a cena zio Myc >> zio Myc…ecco ora era sicuro che suo nipote tramava qualcosa, sperava solo di non doverlo andare a recuperare a Scotland Yard!

<< Vuoi dirmi che ci facciamo qui William? Se mio padre o tuo zio sapessero che siamo venuti qui ci ritroveremmo chiusi in casa per il resto delle nostre vite >> e Trevor Stamford, il suo miglior amico, lo guardò preoccupato deglutendo nervoso per quello che stavano per fare:<< Oh andiamo Trev non dirmi che hai paura >> lo prese in giro Will con un ghigno che la diceva lunga su quello che aveva in mente:<< Io non ho…non ho… >> cominciò Trevor colto sul vivo ma il giovane Holmes non gli lasciò il tempo di finire prendendo in mano il proprio iPhone e avvicinandosi alla porta di un locale:<< Sarà una cosa veloce…secondo quanto ha detto il telegiornale le vittime sono sparite nei dintorni e… >> cominciò a spiegare all’amico ma Trevor sembrava più interessato a capire come andarsene da lì che ad un possibile serial killer o rapitore a Shoreditch.

<< Oh andiamo Trev non fare il fifone >> Stamford guardò l’amico come a volerlo strozzare:<< Non chiamarmi… >> << E perché non dovrei? Ti stai comportando esattamente da… >> << Chiudi il becco William! >> e incrociando le braccia sul petto Trevor sbuffò nervoso:<< Entriamo così potrai fare la tua magia e la facciamo finita prima di finire nei guai >> << Non è magia Trevor, solamente… >> l’altro sbuffò alzando gli occhi al cielo:<< Sì, sì lo so, non c’è bisogno che lo ripeti >> poi seguendo a ruota Will entrò nel pub insieme al suo compagno di avventure.

 

Sherlock non era l’unico membro della famiglia Holmes ad avere un palazzo mentale, certo Mycroft non ne aveva mai fatto parola con nessuno ma anche lui con gli anni, in particolare dopo la morte di suo fratello, aveva iniziato ad usare quella tecnica mnemonica, soprattutto in giorni come quello dove sentiva il bisogno di chiacchierare un’ultima volta con l’uomo che non poteva più chiamare fratello.

 

<< Ogni giorno che passa ti assomiglia sempre di più >> commentò Mycroft allungando leggermente le gambe davanti a sé rilassandosi sulla sua vecchia poltrona di pelle e osservando gli occhi divertiti del fratello:<< E non fare quella faccia Sherlock >> il sorriso dell’altro gli fece intuire quel commento ancora prima che fosse pronunciato:<< Non eri molto dell’idea di crescere un bambino quando hai letto il testamento >> il maggiore degli Holmes scosse il capo e un guizzo di sfida gli passò negli occhi:<< Non è stata poi così dura, ho badato a te per quasi trent’anni >> Sherlock rise piano godendosi per un attimo l’espressione felice e soddisfatta del fratello:<< Colpo basso Mycroft >> << Ho ancora qualche freccia al mio arco nonostante gli anni >> Sherlock fece un piccolo inchino col capo in segno di rispetto poi sollevò gli occhi guardando dritto in quelli di Mycroft:<< Salutami Lestrade >> << Cosa? Che stai… >> ma poi il suono fastidioso del cellulare interruppe i pensieri di Mycroft costringendolo ad aprire gli occhi.

Mentre prendeva in mano il telefono lesse il nome di Greg Lestrade, che cosa poteva volere da lui l’ispettore capo di Scotland Yard a quell’ora di sera? Accorgendosi poi dell’ora e del fatto che William non era ancora rientrato Mycroft sperò con tutto il cuore che quella telefonata non riguardasse…ma poi rispondendo alla chiamata ebbe conferma di tutti i suoi dubbi.

Nda:
[1]: citazione da L'abominevole sposa (Mycroft a Sherlock sull'aereo); è anche la citazione di apertura del capitolo.

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