Friends or more?

di LorasWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Festival autunnale ***
Capitolo 3: *** Movie Night ***
Capitolo 4: *** Sfida ***
Capitolo 5: *** Dormire insieme ***
Capitolo 6: *** Ghiaccio ***
Capitolo 7: *** Incidenti ***
Capitolo 8: *** Febbre ***
Capitolo 9: *** Arrossire ***
Capitolo 10: *** Coppia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Friends or more?




Prologo

Quanto è sottile la differenza tra l’essere amici o qualcosa in più?
Arthur e Francis si erano conosciuti da bambini: erano vicini di casa e le loro mamme erano molto amiche, si ritrovavano a giocare insieme praticamente ogni giorno, nonostante non fossero quasi mai d’accordo con nulla e i litigi erano all’ordine del giorno.
Quando iniziarono le medie la famiglia di Francis si trasferì e i due bambini smisero di vedersi.
Durante il secondo anno di liceo tornarono in città e Francis si iscrisse nella stessa scuola dell’inglese, ma erano in classi differenti e si fece amici che non andavano troppo d’accordo con il gruppo di Arthur, quindi il loro rapporto rimase molto superficiale con dei semplici saluti in corridoio.
Durante il loro l’ultimo anno, invece, le cose cambiarono perché arrivarono a scuola due nuovi studenti, due italiani, uno di questi era Feliciano che, non si sa come riuscì a fare amicizia con chiunque, soprattutto con Ludwig e Kiku, che erano agli opposti.
Ludwig stava di solito con Francis essendo il fratello minore di Gilbert, uno dei suoi migliori amici, mentre Kiku era amico stretto di Alfred, uno degli amici di Arthur.
Fu a quel punto che i due gruppi iniziarono irrimediabilmente a mescolarsi.
E Arthur e Francis tornarono a legare e litigare esattamente come facevano da bambini.
Quando iniziò il college decisero di volere un po' più di libertà e di staccarsi dai loro parenti, così decisero di prendersi un appartamento da condividere, le loro famiglie non ebbero nulla di cui lamentarsi.
Da quel momento erano passati tre anni, il loro rapporto si era evoluto giorno dopo giorno e ormai si conoscevano reciprocamente più che bene, avevano imparato i rispettivi ritmi e stavano tranquilli con la compagnia dell’altro.
Era ovvio a tutti che si sarebbero messi insieme, ma come farglielo capire?
Il loro rapporto era iniziato insieme alla loro nascita, non sapevano più distinguere se un comportamento fosse una cosa da amici o qualcosa in più.
Ma finché a entrambi andava bene non ebbero nulla di cui preoccuparsi, o almeno, così credevano.


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Ed eccomi qui tornata dalle vacanze (e immersa di nuovo nello studio per gli esami imminenti), voi passato una bella estate?
Per quanto riguarda questa nuova storia, sarà probabilmente l'ultima in questo fandom.
Non nego che potrei avere qualche nuova idea in futuro, ma per il momento sto scrivendo in altri fandom, quindi per il momento questa è l'ultima.
Come si può intendere dal prologo, è una tipologia un pò diversa.
Sarà una long di una decina di capitoli, ogni capitolo è quasi una OS a se stante, ma non ho messo tra le note che è una raccolta perché sono tutte collegate cronologicamente: tanti spaccati di vita di Francis e Arthur che, vivendo insieme da ormai tre anni, non si rendono più conto che il loro comportamento è più da amanti che da amici.
Vi dico che ogni capitolo ha una lunghezza differente.
Vi informo anche che, considerando la brevità del prologo, il primo capitolo arriverà domani stesso.
Quindi, a prestissimo!
Un bacio, Deh

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Capitolo 2
*** Festival autunnale ***


Festival autunnale

Arthur stava mangiando i suoi cereali inzuppati nel latte, lo sguardo fisso su quelle forme indefinite che galleggiavano mentre cercava di svegliarsi del tutto.
Uno sbadiglio annunciò la presenza di Francis, che dopo qualche secondo entrò nella stanza mormorando un buongiorno in francese.
Arthur alzò lo sguardo per rispondere con un cenno del capo, doveva ancora carburare per mettere due parole in fila e dargli il buongiorno a sua volta.
Francis si preparò la colazione e si sedette davanti il suo coinquilino accendendo la tv come sottofondo.
Quando l’inglese finì di mangiare controllò il suo telefono per vedere le novità della giornata e notò che nel gruppo con i suoi amici stavano parlando del festival autunnale che si sarebbe svolto quella notte.
-Oh, è stasera che inizia il festival- commentò ad alta voce.
Francis portò lo sguardo su di lui e annuì, ingoiò quello che stava mangiando e aggiunse –Andiamo insieme?
Arthur alzò le spalle –Ne stavano parlando i miei amici, ma possiamo andare tutti insieme, perché verranno anche i tuoi di amici, no?
-Yup, tanto alla fine si conoscono tutti quanti.
-Vero- Arthur rise –Basta che c’è Feliciano, che è amico di chiunque, e tutti sembrano andare d’accordo.
Francis si alzò sparecchiando la tavola anche per il coinquilino –Allora ci vediamo oggi pomeriggio, io ora vado in università.
Arthur gli sorrise –D’accordo, a dopo.
 
Andarono a piedi, la loro casa in affitto era abbastanza vicina al centro ed essendo il primo giorno di evento sarebbe comunque stato difficile trovare parcheggio.
Quando arrivarono al punto di incontro stabilito con gli altri stavano solo gli amici di Arthur: Alfred, Kiku e Yao.
Si salutarono, poi Francis chiese –Ci siete solo voi?
Fu Yao a rispondere –Era arrivato anche Gilbert, ha detto che suo fratello e Antonio erano andati a prendere i due italiani, ma sai che sono sempre in ritardo.
Francis si guardò intorno, ma non trovò l’amico –E adesso dov’è?
-Oh si, quando ha visto che Matthew non era venuto ha deciso di andarlo a prendere.
Arthur alzò un sopracciglio divertito fissando Alfred –E tu non gli hai detto nulla?
-Lo stavo facendo, poi Kiku mi ha distratto con una notizia sul web del nuovo film della Marvel e quando ho rialzato lo sguardo era già andato via.
Soffocarono tutti una risata, soprattutto quando con naturalezza Kiku alzò le spalle e rispose –è stato più semplice del previsto.
Dovettero aspettare altri 20 minuti all’incirca prima che tutti si fossero riuniti, poi iniziarono a girare per gli stand, ognuno attirati da ciò che più preferivano.
Feliciano, Romano e Yao si fermavano a ogni stand con il cibo, e avrebbero pure comprato a ogni bancarella se non fosse stato per Ludwig che, come se parlasse a dei bambini, spiegava che non potevano mangiare tutto quello in una sola sera.
-Tu ci sottovaluti- era la risposta pronta di Romano, l’unico che cercava di combattere contro il tedesco, ma abbandonava l’idea quando veniva raggiunto da Antonio che lo calmava a modo suo.
Gilbert e Alfred iniziarono delle gare in diversi stand di giochi per vedere chi sarebbe arrivato primo, c’era il tiro a bersaglio, la pesca dei pesci rossi, il lancio degli anelli.
Erano così divertenti mentre si insultavano e cercavano di sabotarsi a vicenda che Matthew, Kiku e Antonio iniziarono a fare il tifo chi per uno, chi per l’altro.
Anche Francis ed Arthur si unirono a loro, divertiti da come si fosse evoluta quella serata.
La serata ebbe una svolta interessante quando si sfidarono a quel gioco dove si doveva dare un pugno e sul display in alto sarebbe spuntato il risultato.
Gilbert aveva fatto un punteggio leggermente più alto di Alfred e aveva già iniziato la sua danza della vittoria, quando Arthur li interruppe tutti attirando la loro attenzione.
-Aspettate! Qui c’è qualcuno che può battervi tutti quanti.
Francis lo fissò confuso, tutti erano leggermente scettici, Gilbert infine chiese –Tu?
Arthur rise –No- poi afferrò Matthew per un polso e lo mise davanti al gioco.
Il ragazzo aveva gli occhi spalancati, non si aspettava che qualcuno l’avrebbe messo al centro dell’attenzione di punto in bianco, le sue guance erano rossissime.
-Io non credo che…- provò a dire pianissimo, ma Arthur non glielo permise e lo costrinse a giocare.
E così, Matthew li superò senza troppi problemi, shoccando tutti quelli che lo conoscevano.
Rimasero tutti in silenzio per diversi secondi, poi Alfred esplose in un urlo abbracciando di slancio il fratello, continuava a urlare che, essendo gemelli, quella vittoria di Matthew era come se fosse anche una sua vittoria.
Gilbert non rispose alle provocazioni solo perché troppo shoccato da quello che aveva visto.
Si riprese quando Francis si appoggiò alla sua spalla e commentò a bassa voce –Forse dovresti chiudere quella bocca.
Gilbert fece come gli era stato detto, ma aveva ancora gli occhi spalancati mentre si girava verso l’amico e ammetteva –Okay, adesso sono davvero innamorato di lui.
Francis scoppiò a ridere e si allontanò da lui dopo diverse pacche sulle spalle che Gilbert non seppe come interpretare.
Continuarono a vagare per diverso tempo, quando alla fine Feliciano indicò la ruota panoramica e iniziò a saltellare –Ci andiamo? Ci andiamo? Vi pregooooooo.
E non fu difficile per lui convincere Ludwig a fargli compagnia, i posti erano per due persone alla volta.
Anche Romano e Antonio li seguirono e Arthur iniziò a guardarsi intorno per trovare con chi andare essendo molto interessato a fare un giro li sopra.
Adocchiò Alfred che non stava facendo nulla, vicino a Yao e Kiku immersi in una conversazione lui non li stava ascoltando veramente.
Iniziò a chiedere –Oi Alfred, ti andrebbe di venire con me su…
Non finì mai la frase perché Francis gli afferrò una mano e lo trascinò verso la ruota panoramica –No, vienici con me li sopra!
Non che si aspettasse davvero una risposta dall’altro visto che aveva già deciso per entrambi.
Arthur lo fissò confuso, poi fece un piccolo sorriso non visto e lo seguì di sua volontà mantenendo la mano nella sua.
Francis pagò il biglietto per entrambi e salirono sul sedile dopo diversi minuti, gli altri loro amici si trovavano già quasi in alto.
-Arthur- chiese incerto Francis mentre si mettevano ai loro posti e la ruota iniziava a girare, la sua mente stava cercando di ricordare quella volta che si era fulminato il lampadario in soggiorno e Arthur non era riuscito a cambiarlo perché aveva paura di salire sulla scala –Ma tu non avevi paura dell’altezza?
Arthur strinse le mani sulla sbarra in metallo, la sua voce era bassa mentre rispondeva –Volevo farlo… e poi… se sono con qualcuno non è così male.
Francis scrutò il suo volto e non riuscì a trattenere un sorriso notando come fosse concentrato in quello che si era prefissato.
Lo vide sussultare quando notò che il seggiolino dondolava –Ma questo coso si muove!
-Se tu non ti agiti non si muove- rise, poi avvicinò una mano verso di lui -Vieni qui- lo avvicinò a sé passandogli un braccio intorno alle spalle –Rilassati okay? Sono qui.
Lo sentì rilassarsi davvero contro il suo petto, Francis ne fu soddisfatto e scostandogli i capelli dalla fronte in una leggera carezza gli indicò le luci davanti a sé –Guarda, forse riusciamo a vedere casa nostra.
Parlarono e risero per tutto il tempo, Arthur si dimenticò di essere a diversi metri d’altezza e quando toccò di nuovo terra gli sembrò che fosse durato troppo poco.
A mezzanotte decisero di separarsi, era pur sempre un giorno della settimana e ognuno il giorno dopo aveva i suoi impegni.
Francis e Arthur fecero la strada a piedi da soli.
L’inglese aveva le mani in tasca, si stringeva nel suo corpo e mentre parlava, delle nuvolette per il freddo uscivano dalla sua bocca –Comunque grazie per prima, per avermi distratto sulla ruota panoramica.
Francis lo fissò curioso, poi sorrise –è stato divertente.
-Si, vero- lo sguardo di Arthur era rivolto al terreno, un brivido lo percorse –Dovremo rifarlo qualche volta.
 -Mi piacerebbe- mentre parlava si bloccò per togliersi la giacca, Arthur lo fissò confuso fino a quando questa non venne posata sulle sue spalle.
-Cosa…
-Prendila tu visto che stai congelando.
Il volto di Arthur divenne totalmente rosso per l’imbarazzo, annuì per ringraziarlo e si strinse contro il tessuto.
Il resto del tragitto fu silenzioso, ma non uno di quei silenzi pensati e imbarazzanti, era un silenzio tranquillo dove i pensieri di entrambi erano rivolti alla persona che avevano accanto e alla consapevolezza di quanto fosse bella quella compagnia.

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Capitolo 3
*** Movie Night ***


Movie Night

-Ehy- Arthur si sentì chiamare una volta che uscì dal bagno, aveva fatto una doccia e si era già asciugato, ma aveva ancora l’asciugamano intorno alla vita perché non si era portato i vestiti in bagno.
-Si?- chiese dirigendosi nel soggiorno, stanza dalla quale proveniva la voce di Francis.
Quando entrò trovò la TV già accesa con la schermata di Disney+ dell’account che condividevano –Capitan America o Iron Man?- chiese a quel punto Francis portando lo sguardo sulla sua figura.
-Iron Man- rispose subito Arthur senza doverci pensare troppo.
Francis abbozzò un sorriso –Lo immaginavo, ma preferivo comunque chiedertelo.
-Mi cambio e torno subito, tu prepara le patatine.
Era giovedì, e il giovedì era sempre stato il giorno delle “movie night”.
Ormai era una tradizione che portavano avanti da quando avevano iniziato a convivere in quella casa, incominciata come puro passatempo, avevano iniziato a tenerci davvero.
Arthur si affrettò a mettersi il pigiama per poi raggiungere l’altro che aveva già sistemato tutto.
Le varie ciotole con le patatine disposte sul tavolino basso, la grande coperta di lana drappeggiata sul divano.
Francis era già seduto al suo posto, il telecomando in mano.
Arthur lo raggiunse mettendosi accanto e sistemando la coperta sui loro corpi.
Il francese stava per mettere play al film, quando qualcuno suonò al campanello.
Si fissarono straniti –Aspetti qualcuno?- domandò a quel punto Arthur alzandosi.
-No…- fissò l’orario –E sono quasi le dieci.
Arthur alzò le spalle e andò ad aprire.
Dietro la porta stava Alfred, lo sguardo basso, le mani in tasca, sembrava perso nel suo mondo.
-Al!- Arthur era sorpreso –Tutto okay?
Alfred alzò lo sguardo su di lui e fece un sorriso triste, poi adocchiò Francis che l’aveva appena raggiunto e chiese a entrambi –Vi disturbo? Posso stare un po' qui?
-Certo, entra!- rispose subito Arthur decidendo per tutti.
Tornarono in soggiorno sedendosi sul divano, Francis non sembrava molto contento della situazione ma non disse nulla.
-Ma che è successo?- chiese nuovamente Arthur curioso.
Alfred si grattò la testa in imbarazzo, poi con voce bassa spiegò –Avevo deciso di chiedere a Kiku di uscire uno di questi giorni, sai… un vero appuntamento romantico. Stavo tornando a casa questa sera e mi sono ritrovato nel suo quartiere, senza neanche pensarci mi sono ritrovato di fronte la sua porta, volevo vederlo e magari chiedergli di fare qualcosa insieme. Ma quando ho suonato mi ha aperto il suo coinquilino e quando ho chiesto di lui mi ha detto che era già fuori ad un appuntamento.
-Oh, Alfred, mi dispiace così tanto…- Arthur lo abbracciò di slancio e Alfred si sentì fuori posto per lo sguardo di fuoco di Francis che sentiva su di lui.
Fece un colpo di tosse staccandosi l’amico di dosso, spostò lo sguardo e vide la tv accesa –Oh, stavate vedendo un film? Capitan America? Vediamo quello?
Arthur sapeva che quello era il suo film preferito da sempre, così si girò a guardare Francis quasi per chiedere conferma, ma questo aveva un volto impassibile, quindi decise da sé –Sicuro!
Francis mise play, poi si alzò e andò via senza dire una parola.
Mentre spuntava sulla TV il logo rosso della Marvel, anche Arthur si alzò e seguì il coinquilino fuori dalla stanza, dicendo ad Alfred che sarebbe tornato subito.
Lo trovò in cucina che stava cercando qualcosa nel frigo, Arthur si chiuse la porta alle spalle e lo fissò seccato incrociando le braccia sul petto –Si può sapere qual è il problema?
Francis non rispose, Arthur continuò incredulo –Sei davvero geloso di Alfred!?
Francis lasciò stare il frigo e si girò ad affrontarlo -Non sono geloso, ma le movie night sono solo per me e te da sempre!
Arthur si morse un labbro –Ma non potevo lasciarlo fuori di casa.
Francis sospirò passandosi una mano tra i capelli –Lo so… scusami.
L’inglese gli afferrò la mano –Il film è già iniziato, non possiamo perdercelo.
E così lo riportò in soggiorno, Alfred li scrutò ma non disse nulla.
Il film venne visto per lo più in silenzio, con qualche commento sparso e qualche risatina di sottofondo.
A circa mezz’ora dalla fine però Arthur si addormentò e la sua testa cadde sulla spalla di Alfred.
Questo si irrigidì all’istante, aspettò qualche minuto per vedere se Arthur si sarebbe spostato o svegliato, ma sembrava che ormai fosse nel pieno del sonno.
Capì che era arrivato il momento di andare.
-Francis- sussurrò per non svegliare l’amico, poi cercò di muoversi prendendo il corpo di Arthur e spostandolo verso il ragazzo che aveva appena chiamato –è meglio se lo prendi tu, mh?
Francis non rispose, ma aveva già le braccia aperte per accoglierlo facendolo poggiare sul suo petto.
Arthur fece un mugolio incomprensibile e si accoccolò di più contro quella nuova superficie morbida, Francis gli sistemò meglio la coperta sulle spalle e mentre con un braccio lo teneva per la schiena, con l’altra mano iniziò ad accarezzargli piano i capelli.
Alfred fece un colpo di tosse mentre annunciava –Io vado.
-Ma non è ancora finito il film- fece presente l’altro alzando lo sguardo su di lui.
Alfred si strinse nelle spalle –Non importa, l’ho già visto tante volte- abbozzò un sorriso –Non volevo rovinarti la serata, ti chiedo scusa.
Francis si sentì in colpa per come l’aveva trattato involontariamente poco prima e cercò di scusarsi, ma Alfred non glielo permise continuando lui –No davvero scusa, mi dispiace che tu sia geloso di me, non devi. Mi piace davvero Kiku, dopo la relazione con Ivan sono certo che sia la persona giusta per me, Arthur è solo il mio migliore amico.
Il volto di Francis divenne rosso per l’imbarazzo di quello che Alfred voleva intendere ci fosse tra i due.
-Adesso vado davvero, si è fatto tardi e Matthew starà iniziando a preoccuparsi, non l’avevo avvertito che sarei rimasto fuori. Salutami Arthur! Ci sentiamo.
E andò via velocemente chiudendosi la porta alle spalle.
Francis stava ancora cercando di capire cosa fosse successo, le parole di Alfred che gli vorticavano in mente, il film completamente abbandonato mentre continuava a stringersi Arthur contro il petto.

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Capitolo 4
*** Sfida ***


Sfida

Era il 10 ottobre e di conseguenza il compleanno di Yao.
Il ragazzo aveva già annunciato che non aveva intenzione di festeggiarlo, ma che avrebbe solo passato il fine settima successivo fuori con la sua famiglia.
Ovviamente nessuno glielo permise e quella stessa notte si trovarono tutti ubriachi a un bar che frequentavano spesso.
L’avevano convinto con la scusa che non era un vero modo per festeggiare, volevano solo passare la serata in sua compagnia.
Inoltre Romano fece presente che dopo qualche cocktail nessuno si sarebbe più ricordato di lui, quindi non aveva nulla di cui preoccuparsi.
Non che fosse stata una cosa delicata da dire, ma sembrò far ridere il cinese e fargli accettare quella proposta.
E, come aveva previsto l’italiano, già alle 10 di sera erano tutti per lo più ubriachi.
Alfred era scomparso da più di una mezz’ora, aveva detto qualcosa sul culo di qualcuno che stava ballando e in pochi attimi era scomparso dalla loro vista.
Kiku l’aveva fissato inquieto, poi aveva iniziato a bere ancora di più e adesso parlava con Yao in dei mormorii lamentosi che solo chi gli stava davvero vicino riusciva a sentire.
Gilbert e Romano si erano sfidati a chi riusciva a mangiare più noccioline, peccato che queste finirono quasi subito e non si poté stabilire un vincitore.
Matthew, durante la sfida, era seduto vicino al tedesco e cercava di dire che probabilmente non era una buona idea, ma come sempre nessuno aveva intenzione di ascoltarlo.
Antonio rideva ma cercava di non intromettersi per il tifo, uno era il suo ragazzo e l’altro uno dei suoi migliori amici più permalosi, non ne sarebbe uscito bene.
Feliciano e Ludwig erano abbastanza vicini da poter partecipare alla conversazione, ma nessuno dei due sembrava davvero interessato.
Feliciano aveva bevuto così tanto che con la faccia rossa e gli occhi lucidi stava cercando di spogliare Ludwig e baciarlo in un modo che sarebbe stato al limite del legale in un posto pubblico come quello in cui erano.
Ludwig, dal canto suo, stava solo cercando di non soccombere alle avance del ragazzo.
Anche Arthur e Francis avevano bevuto, non era molto ma Arthur lo reggeva davvero poco, così quando Romano e Gilbert finirono la loro sfida l’inglese annunciò –Anche io voglio fare una sfida!
-Di che tipo?- chiese divertito Antonio.
-Non lo so- Arthur mise il broncio guardandosi intorno, probabilmente cercando l’ispirazione da qualche parte, poi agganciò Francis con il suo sguardo e un sorrisetto si diffuse sul suo viso.
-Ti sfido a baciarmi!
Francis lo fissò confuso, gli occhi che si spalancavano alla consapevolezza di quello che aveva appena detto l’altro, fece una risata quasi isterica mentre rispondeva –Ma è una mia sfida, non tua.
In contemporanea Romano si unì alla conversazione lamentandosi –Non è una sfida valida! È come se io chiedessi ad Antonio di baciarmi! Lui è il mio ragazzo e lo fa sempre.
Arthur gli lanciò un’occhiataccia –Guarda che non l’abbiamo mai fatto!
-Impossibile- fu il coro di almeno tre persone.
Arthur decise di ignorarli, poi tornò a rivolgersi al suo coinquilino –Bene, se non vuoi farlo allora sfida me a baciare te!
-Cos…- Francis non riuscì a concludere la domanda, perché Arthur gli aveva gettato le braccia al collo e le sue labbra aperte erano finite sulle sue.
Il cervello di Francis venne completamente resettato.
Tutto quello che riusciva a sentire furono le labbra di Arthur che si muovevano in modo scomposto sulle sue, il sapore dell’alcool sulla sua lingua e le sue mani che gli avevano artigliato la camicia e che erano risalite lungo il collo per immergersi nei suoi capelli.
Non ebbe neanche il tempo di pensare a cosa fare, perché il suo corpo aveva risposto da solo.
Si spinse Arthur contro con così tanta enfasi che quasi gli finì seduto sopra.
Fu l’inglese a interrompere il tutto, con un sussulto alzò la testa di scatto e un gridolino strano uscì dalle sue labbra.
Francis si riconnesse alla realtà e captò la risata di Romano.
Ci mise qualche secondo più del dovuto a capire quello che era appena successo, Arthur si stava contorcendo su di lui e continuava a ripetere con voce stridula –Toglilo! Toglilo dalla mia schiena!
Francis mise le mani sotto la camicia dell’altro e non fu difficile per lui trovare il cubetto di ghiaccio bagnato che Romano aveva fatto cadere dentro e che stava lentamente scivolando lungo la sua colonna vertebrale.
Ma non aveva messo in conto il gemito che Arthur fece involontariamente direttamente nel suo orecchio quando glielo tolse di dosso.
-Arthur…- mormorò a quel punto Francis con un tono di voce che era certo non gli appartenesse.
Ma Arthur aveva già dimenticato quello che stavano facendo ed era passato a qualcosa di più interessante, si spostò dalle sue gambe e si alzò in piedi barcollando leggermente.
Afferrò le braccia di Yao e Kiku e li costrinse ad alzarsi a sua volta.
-Bé? È il compleanno di Yao, cosa sono quei musi lunghi? Andiamo a ballare!
E se li trascinò entrambi sulla pista da ballo.
Francis si passò entrambe le mani sul viso sconvolto, aveva bisogno di riprendersi.
-Aspetta- Antonio attirò la sua attenzione, l’amico era proteso in avanti con i gomiti poggiati sulle ginocchia –Davvero non vi eravate mai baciati?
Francis sospirò guardandolo –Al contrario di quello che pensate tutti… non stiamo insieme.
Antonio sbatté le palpebre incredulo –Ma era tutto così… caldo.
Romano intervenne lamentandosi e aggrappandosi al braccio del suo ragazzo –Oi Bastardo, noi sappiamo essere moooooolto più caldi, non è vero? Glielo facciamo vedere?
Francis smise di ascoltare quando notò il volto affamato di Antonio e come si tirò sopra Romano per baciarlo a fondo mentre con una mano gli palpava il culo.
Si alzò in fretta e annunciò –Ho bisogno di un po' d’aria- per poi dirigersi fuori.
Gli faceva male il petto.
Arthur l’aveva baciato come se nulla fosse e poi l’aveva scaricato all’istante come se fosse stata una cosa di tutti i giorni.
Fu Matthew a raggiungerlo fuori, si strinse nel suo giubbotto e dondolò con i piedi, infine annunciò –Lo capirà presto, è sulla buona strada- gli sorrise anche dolce e comprensivo, sembrava davvero sincero con le sue parole, non erano dette perché doveva.
-Cosa dovrebbe capire?- Francis non era sicuro di dove avrebbe portato quella conversazione.
Matthew alzò le sopracciglia sorpreso, non pensava che avrebbe dovuto spiegare proprio tutto –Che è innamorato di te, ovvio.

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Capitolo 5
*** Dormire insieme ***


Dormire insieme

Francis era appena uscito dall’ultima lezione di quella settimana.
Erano le sei del pomeriggio e già si era fatto buio, ma nonostante il freddo e la noia che aveva provato dentro l’aula essendo stato abbandonato dai suoi amici, era felice che finalmente stesse arrivando il weekend.
Quando rientrò in casa non ebbe il tempo di annunciare la sua presenza che sentì le urla di Arthur mentre imprecava contro qualcuno.
Confuso si tolse il cappotto e le scarpe, lasciò la sua borsa a terra e seguì la voce del suo coinquilino per capire quale fosse il problema.
Lo trovò in soggiorno e dovette sbattere più volte le palpebre per mettere davvero a fuoco l’immagine che aveva di fronte.
Arthur aveva una semplice maglietta per metà bagnata, una fascia per capelli che Francis non aveva mai visto, un cacciavite in una mano e nell’altra teneva il telefono di casa all’orecchio nel quale continuava ad urlare.
Camminava velocemente intorno al divano, quando lo vide gli fece un semplice cenno con la testa per salutarlo, poi tornò a gridare contro chiunque ci fosse dall’altro lato.
-Cosa!? Ma ha capito quello che le ho detto!? Siamo in pieno inverno e lei deve venire ad aggiustarlo SUBITO! NON MI INTERESSA SE…
Spalancò gli occhi e controllò il telefono wireless, poi lo lanciò via facendolo schiantare a terra urlando frustato –Mi hanno pure chiuso la chiamata in faccia, che bastardi!
Francis spostò lo sguardo da Arthur al telefono a terra più e più volte, non sapeva come comportarsi, infondo l’altro aveva ancora un cacciavite in mano e Francis ne aveva davvero paura.
Infine si schiarì la gola e da lontano provò a chiedere –Cosa è successo?
-Si è rotto il termosifone in camera mia.
Francis fissò nuovamente il telefono a terra e borbottò un –Non solo quello…
-Cosa?
-Nulla! Ma come è successo?
-Ma che ne so! Ero in cucina a prepararmi uno spuntino quando ho sentito un rumore strano, corro nella mia stanza e trovo il termosifone che perde un sacco di acqua a pressione, nel panico perché si stavano bagnando tutte le mie cose provo ad aggiustare la cosa ma probabilmente ho peggiorato la situazione.
-Mh… Posso andare a vedere?
Arthur sospirò lasciando andare il cacciavite, annuì indicandogli il corridoio e quando Francis si diresse verso la sua camera lo seguì.
Ecco, quando Arthur gli aveva detto che stava solo perdendo acqua non si aspettava di trovare tutto il termosifone sradicato dal muro, un buco enorme su questo e delle tubature che ne uscivano.
-Oh.
-Senti! Continuava a perdere acqua! Cosa avrei dovuto fare!?
Francis non riuscì più a trattenere le risate per l’assurdità della situazione –Forse non sradicarlo con forza dal muro sarebbe stata un’idea- e poi iniziò a ridere ancora di più.
Arthur si imbronciò, lo fissò malissimo e andò via.
-Dai Arthur scusa- lo rincorse Francis cercando di calmarsi –Ma devi ammettere che è esilarante!
-Ah ah ah- lo prese in giro l’inglese con una risata finta –Non sarà così esilarante dormire nel divano fino a lunedì.
-Perché dovresti dormire nel divano?
-Se non avessi sentito il mio sclero al telefono qualche minuto fa, avevo chiamato i tecnici ma dicono che per il weekend non lavorano se non è qualcosa di davvero urgente. E fa troppo freddo nella mia stanza per dormire senza riscaldamenti… e poi- la sua voce si abbassò in imbarazzo –ho il terrore degli animali che potrebbero uscire da quel muro.
Francis rise nuovamente, poi con tranquillità propose –Potresti dormire con me.
Arthur lo fissò confuso, poi lentamente chiese conferma –Come…?
-Che c’è di male? Ho un letto a due piazze e dividiamo sempre le coperte quando siamo sul divano, sono sicuro che dividere il letto per la notte vada altrettanto bene.
 
E quando quella notte andarono a dormire insieme non ci fu neanche imbarazzo tra di loro, cazzeggiarono guardando video sul cellulare, risero per le storie instagram che Alfred aveva messo solo per far ingelosire Kiku, commentarono dei trailer per decidere quando andare prossimamente al cinema.
Si addormentarono solo quando furono troppo stanchi e, quando la mattina dopo Francis si svegliò per primo, non sembrò preoccuparsi di avere tra le braccia Arthur che dormiva beatamente sul suo corpo, il respiro calmo e la mano che gli artigliava la maglia.
Era ancora presto, quindi il francese si limitò a stringerlo più forte e sorridere, chiuse nuovamente gli occhi per tornare a dormire.
Nel dormiveglia si rese conto di potersi abituare a tutto quello più che facilmente.

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Capitolo 6
*** Ghiaccio ***


Ghiaccio

Diverse settimane dopo dal compleanno di Yao si erano di nuovo ritrovati tutti quanti allo stesso bar.
Avevano deciso di fare qualcosa tutti insieme quel finesettimana e, dopo diverse proposte che non andavano mai bene per tutti, di comune accordo scelsero di passare la serata in quel modo.
Infondo, chi mai rifiutava alcool e divertimento?
Francis si stava divertendo nonostante avesse bevuto pochissimo, sapeva che Arthur si sarebbe ubriacato e qualcuno dei due doveva pur riportarli a casa.
Stava ballando in pista insieme a Gilbert, ai tempi del liceo frequentavano spesso locali del genere, avevano anche delle mosse tutte loro coordinate.
Alla fine dell’ennesima canzone Gilbert si passò il braccio sulla faccia sudata e propose –Torniamo indietro? Ho bisogno di bere prima di continuare.
Francis sghignazzò –Certo, capisco che ormai hai una certa età.
Gilbert lo spinse infastidito borbottando qualcosa sul fatto che avevano la stessa età, Francis continuò a ridere.
Quando tornarono al tavolo che avevano occupato a inizio serata trovarono Arthur, Feliciano, Matthew e Ludwig immersi in una conversazione.
In realtà erano più gli ultimi tre a parlare, Arthur sembrava perso nel suo mondo fissando con serietà il bicchiere, dove ormai era rimasto solo il ghiaccio, poggiato davanti a lui sul tavolino.
-Ragazzi, ragazzi- iniziò eccitato Feliciano quando li vide arrivare –Abbiamo beccato Kiku e Alfred a pomiciare prima!
-Woo, era anche ora- rispose divertito Francis.
-Finalmente l’hanno capito?- li prese in giro Gilbert mentre recuperava un bicchiere ancora mezzo pieno per berlo.
-Non credo- si intromise Ludwig –Quando ci hanno visto, Kiku ha detto che era semplicemente inciampato.
Stranamente Matthew concluse per lui –E fra poco inciamperà nelle sue mutande.
In realtà voleva dirlo con voce più bassa, ma aveva bevuto anche lui e stava diventando più intraprendente del solito.
I ragazzi rimasero shoccati per i primi secondi, poi scoppiarono a ridere.
Gilbert lo prese per mano costringendolo ad alzarsi –Andiamo Matt, voglio ballare con te.
E non era una proposta, bensì un’affermazione, perché aveva già trascinato l’altro via.
-Vee… Anche io voglio ballare!- esclamò Feliciano alzandosi e Ludwig non poté far nient’altro se non seguirlo.
Francis rise, poi si sedette accanto ad Arthur accarezzandogli i capelli –Ehy Art, tutto okay?
L’inglese si girò subito a fissarlo, il suo volto era rosso per via dell’alcool e nonostante i suoi occhi fossero appannati aveva uno strano luccichio che non prometteva nulla di buono.
Tornò a fissare il bicchiere davanti a sé per poi allungarsi e prendere un cubetto di ghiaccio che iniziò a sciogliersi tra le sue dita.
-Stavo pensando- tornò a posare lo sguardo su Francis –a quanto sarebbe divertente giocare con questi.
-Se provi a mettermelo dentro i vestiti giuro che ti lascio qui stanotte- lo minacciò con voce seria il francese.
Arthur sghignazzò divertito, poi si portò il cubetto alla bocca per metterlo dentro e infine, quando questo fu nascosto dalla vista, le sue labbra si trovarono sopra quelle di Francis.
In realtà Francis non si fece trovare impreparato, non ebbe neanche il tempo di pensare perché il suo corpo reagì da solo chiudendo gli occhi e rispondendo al bacio stringendosi l’altro contro.
Arthur gli diede solo un bacio a stampo prima di uscire la lingua e leccare le sue labbra in un chiaro invito di approfondire la cosa.
La sua lingua era fredda per via del ghiaccio, questo provocò un brivido al francese e uno spasmo involontario che gli fece stringere di più il ragazzo portandolo a sedersi sul suo grembo.
Aprì la bocca e il bacio venne approfondito, era così bello che tutto ciò che li circondava scomparve.
Ma soprattutto, divenne molto erotico quando Arthur gli passò quello che era rimasto del cubetto attraverso la lingua.
Passarono minuti interi solo a fare quello, era tutto così bello che nessuno dei due aveva alcuna intenzione di staccarsi.
Fu Arthur a tirarsi indietro a un certo punto, aveva l’affanno e le mani strette intorno alla camicia del francese -Perché hai una mano sul mio sedere?- e lo disse con una tale serietà che fece ridere Francis.
-Aspetta- rispose questo divertito –Nonostante quello che stiamo facendo tu ti preoccupi della mia mano sul tuo sedere?
Arthur corrugò la fronte cercando di pensarci seriamente, era così carino che a Francis venne solo voglia di baciare la ruga che aveva tra le sopracciglia.
Si guardò un po' intorno confuso, come cercando una risposta a quella domanda, poi alzò le spalle e tornò a baciarlo.
Francis rise sulle sue labbra.
Nessuno dei due sapeva dire quanto tempo fosse passato la seconda volta che vennero interrotti, era un lamento schifato di Romano accompagnato dal suo ragazzo –Vivete insieme e dovete proprio farci cacciare da questo locale per atti osceni?
Arthur si girò a fissarlo –Non so proprio di cosa tu stia parlando.
Romano alzò un sopracciglio scettico, Antonio iniziò a ridere, Arthur continuò –Sono ubriaco, quindi tutto questo non vale.
-Se lo dici tu.
Arthur alzò un sopracciglio a quella sfida, si alzò barcollante dal corpo di Francis e afferrò un nuovo cubetto di ghiaccio –Posso farlo anche con il tuo ragazzo, non mi creo problemi.
Romano assottigliò gli occhi, il suo sguardo lanciava fiamme –Tu prova a toccarlo.
Arthur rise facendo cadere il ghiaccio annoiato –Noioso- lo prese in giro.
Francis decise di intervenire prima che la situazione degenerasse, afferrò Arthur per il braccio e lo riportò a sedersi sulle sue gambe.
-Tu sei decisamente ubriaco- gli fece notare.
Arthur alzò le spalle e si sistemò contro il suo petto –Che importa? Tanto sono con te.
E lo disse con una tale sincerità e fiducia che il battito di Francis aumentò.
Non si baciarono più, ma per tutto il resto della serata Francis si sentì come se stesse camminando sulle nuvole.

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Capitolo 7
*** Incidenti ***


Incidenti

Quella mattina Francis si alzò con tutta calma, era l’unico giorno della settimana che aveva lezione solo il pomeriggio, quindi poteva rilassarsi e recuperare il suo sonno mancante.
Aperti gli occhi decise di rimanere a letto fino a quando le sue necessità primarie non l’avrebbero chiamato.
Allungò la mano per prendere il suo telefono e vedere cosa ci fosse di nuovo.
Aveva diverse notifiche in vari social e un paio di messaggi da chat differenti.
Arthur gli aveva inviato un unico messaggio quella mattina presto, c’era scritto “Ho dimenticato una cosa, appena ti svegli chiamami”.
Francis immaginò che non l’avesse chiamato lui perché non voleva svegliarlo.
Sorrise per quella premura e inoltrò la chiamata con il suo coinquilino.
-Francis!- rispose sorpreso Arthur.
Francis corrugò le sopracciglia confuso –Arthur…- rispose incerto –Non mi avevi chiesto tu di chiamarti?
Ci fu silenzio dall’altra parte.
-Per una cosa che ti eri dimenticato?
-Oooh! Si certo! Sono passate così tante ore che l’avevo nuovamente dimenticato- rise quasi istericamente, c’era qualcosa che non andava, perché l’inglese aveva tutto quell’imbarazzo addosso?
-Arthur tutto okay?
-Certo!- rispose l’altro troppo in fretta e con una voce più alta del normale, prima che Francis potesse domandargli se ne fosse sicuro o meno continuò –Ho dimenticato le dispense della lezione che ho dopo pranzo, sono sopra la mia scrivania, non è che potresti portarmele appena vieni in università? So che devi fare tutto il giro per venire nella mia area, ma sono davvero importanti e…
-Nessun problema- Francis bloccò quel flusso di parole –Te le porto a pranzo.
-Grazie! Allora ci vediamo dopo, ciao!
E chiuse la chiamata prima ancora che l’altro avesse avuto il tempo di rispondere.
Francis sbatté le palpebre confuso fissando lo schermo del telefono adesso nero, che diavolo di problemi aveva il suo coinquilino?
Sapeva che fosse strano, ma non era mai arrivato a questo livello senza una spiegazione plausibile.
Sbuffò e si stiracchiò per poi alzarsi dal letto e iniziare seriamente la sua giornata.
 
Francis raggiunse Arthur quando mancavano ancora 40 minuti per l’inizio delle lezioni pomeridiane.
Si erano scambiati dei messaggi poco prima e Arthur l’aveva avvertito che si trovava seduto nelle panchine del suo cortile a pranzare.
Francis lo vide da lontano mentre lo raggiungeva, era seduto insieme a un gruppo di suoi colleghi tra i quali riconosceva solo Matthew.
Arthur gli dava le spalle e fu proprio il gemello a notarlo e chiamare Arthur per indicarglielo.
Arthur sussultò sul posto, Francis notò che tutto il gruppo aveva iniziato a fissarlo e qualcuno stava parlando sottovoce mentre altri commentavano qualcosa tra di loro.
Si sentì in soggezione e rallentò il passo non più scuro di volerli raggiungere.
Probabilmente Arthur pensò la stessa cosa perché posò il suo contenitore del pranzo e si avviò verso di lui per incontrarlo a metà strada.
Francis vide Matthew sorridergli quasi come se si dovesse scusare e alzare una mano in segno di saluto.
Francis rispose facendo un cenno e attese che Arthur lo raggiungesse.
-Ciao- disse questo mordendosi un labbro, le sue guance erano leggermente rosee.
-Ehy- Francis lo scrutò passandogli lentamente le dispense che l’altro aveva chiesto –Si può sapere che problema c’è oggi?
-Problema?- la voce dell’inglese era davvero isterica mentre si stringeva i fogli che gli erano appena stati dati al petto –Non capisco cosa tu stia di…
Francis lo interruppe –Arthur. I tuoi colleghi continuano a guardarmi e a parlottare tra di loro, inoltre tu sembri sull’orlo di una crisi di nervi.
-Ah… Okay senti mi dispiace ma…- Arthur distolse lo sguardo, una mano che andava a grattarsi la testa in imbarazzo, il rossore sulle sue guance si era diffuso ed era diventato più evidente –Io ti ho… accidentalmente chiamato “il mio ragazzo” oggi.
La frase si concluse in un mormorio sempre più basso.
Francis rimase in silenzio, fissò Arthur con gli occhi sbarrati, poi i suoi colleghi dietro e tornò con lo sguardo sul suo coinquilino, infine scoppiò a ridere.
Arthur strabuzzò gli occhi a quella reazione e lo fissò incredulo –Perché stai ridendo!?
-Cioè tu sono ore che stai nel panico solo per questa piccola cosa?- la sua risata si fece più potente.
Arthur arrossì del tutto –Credevo che ti saresti incazzato con me!
-Oh dio, sei un idiota- si asciugò le lacrime che si erano formate agli angoli dei suoi occhi per il troppo ridere –Rilassati okay? Non è un problema.
Arthur sospirò facendo uscire tutta la tensione che si era accumulata sul suo corpo.
Francis lo fissò con un sorrisetto –Però…- aggiunse –Nessuno mi impedisce di divertirmi.
Arthur lo fissò con un sopracciglio alzato, non gli piaceva per nulla l’espressione che l’altro aveva appena fatto, non prometteva nulla di buono.
-Hai detto loro che è stato un errore?
-Certo!
-E ti hanno creduto?
-Ci sto lavorando.
-Bene- ampliò il suo sorriso e si chinò su di lui afferrandogli il mento con una mano e lasciandogli un breve bacio sulla guancia, vicinissimo all’angolo della bocca, ma Francis sapeva bene che da dietro i suoi colleghi l’avrebbero scambiato per un bacio in bocca.
-Cosa…- Arthur stava andando a fuoco, bloccato sul posto impossibilitato a reagire in qualche modo.
-Continua a spiegargli adesso che è stato solo un incidente.
-Ah… AH!- Capì che l’altro lo stava solo prendendo in giro e il suo piede si mosse da solo per rifilargli un calcio.
Ma Francis lo conosceva bene e si scostò senza problemi, con il suo sorriso da schiaffi in volto si allontanò quasi di corsa urlando –Ci vediamo stasera a casa, divertiti!- compreso di occhiolino.
-IO TI ODIO!- ma a quella imprecazione rispose solo la risata divertita dell’altra.

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Capitolo 8
*** Febbre ***


Febbre

Arthur era a lezione quando gli arrivò la chiamata di Francis.
Vide la notifica sul cellulare messo in silenzioso e controllò l’orario, mancavano 10 minuti alla fine della lezione, Francis poteva aspettare.
Quando finalmente il professore finì di parlare Arthur fu il primo a precipitarsi fuori dall’aula, non aveva neanche avuto tempo di posare i libri dentro la borsa, li stava semplicemente portando sottobraccio.
Richiamò Francis all’istante.
-Ehy- la voce di Francis era roca, strana.
-Francis- quella di Arthur era confusa –Tutto okay?
Francis fece diversi colpi di tosse –Penso di avere la febbre alta- rispose in un mormorio stanco –Quando finisci le lezioni potresti passare in farmacia a prendere qualche medicina? Ho notato che non abbiamo nulla.
-Si certo! Ti raggiungo al più presto!
Francis rispose con un mugolio indistinto e la chiamata venne interrotta.
Arthur aveva ancora una lezione di due ore prima che la sua giornata universitaria finisse, ma l’inglese non ci pensò più di tanto visto che il suo corpo si stava già dirigendo verso l’uscita dell’edificio per tornare il più in fretta possibile a casa.
 
Mezz’ora dopo stava girando le chiavi dentro la toppa di casa loro.
Mantenne il sacchetto in mano con le medicine mentre si toglieva le scarpe e il giubbotto.
Aveva anche comprato del brodo di pollo in un posto vicino casa.
La casa era silenziosa e buia, con i sacchetti in mano Arthur si diresse nella stanza del suo coinquilino.
Bussò piano ed entrò comunque anche quando non ricevette alcuna risposta.
Francis stava dormendo in modo scomposto sul suo letto, aveva il respiro pensante di chi non riusciva bene a respirare, la bocca aperta, le guance rosse e i capelli sudati.
Arthur lo raggiunse poggiando tutto sul comodino accanto al letto, poi andò in bagno per riempire una bacinella di acqua fredda e bagnare una pezza.
Tornò in camera per sedersi sul letto al fianco del francese e con la pezza iniziò a ripulirgli con calma le braccia nude e il collo.
Era talmente caldo che Arthur si decise a svegliarlo per fargli prendere le sue medicine.
-Francis- lo chiamò dolcemente scuotendolo piano.
-Mh?- Francis si svegliò con calma, gli occhi vacui mentre ci metteva più del dovuto a capire dove si trovasse.
-Ehy- Arthur gli sorrise –Ciao… Ti ho portato le medicine.
Francis annuì, sembrava ancora confuso.
-C’è qualche problema?- domandò Arthur non capendo se quello sguardo di chi stava rincorrendo un pensiero fosse solo colpa della febbre o altro.
-Ho fatto uno strano sogno- Francis fece una smorfia mentre cercava di mettersi un po' più alzato.
-Vuoi raccontarmelo?- domandò Arthur mentre gli sistemava la pezza bagnata sulla fronte.
-Ho sognato che eravamo fuori con i ragazzi, Yao ci ha raggiunto un po' in ritardo e si era portato il suo nuovo ragazzo che si è scoperto essere Ivan, l’ex storico e quasi segreto di Alfred.
Arthur soffocò una risata –Si, questo è quello che è successo davvero circa la scorsa settimana.
Francis corrugò la fronte, probabilmente cercando di ricordare –Si ma poi… hanno fatto un’orgia.
Arthur soffocò con la sua saliva –Cosa!?
-Ivan, Alfred, Yao e Kiku.
-Questo è inaspettato.
Francis abbozzò un sorriso fissandolo malizioso –Vuoi i particolari?
-No grazie, già devo convivere con l’immagine orribile che ha partorito la mia mente dopo che l’hai detto.
-Chissà se l’hanno fatto veramente- la voce di Francis sembrava davvero interessata e curiosa, gli occhi velati per la febbre sembravano più svegli del solito.
-Okaaay- lo interruppe Arthur cercando nella busta le medicine –Prendi questa pillola, se entro stasera non si abbassa prenderai anche la supposta.
Francis fece una smorfia, ma accettò la medicina che l’amico gli passò insieme a un bicchiere d’acqua.
Arthur si alzò per andare in cucina e sistemare il brodo di pollo in un piatto, afferrò un cucchiaio dal cassetto e tornò nella stanza del francese.
Gli porse il mangiare e Francis lo accettò in modo scettico, dopo diversi sguardi lanciati sia al cibo che all’inglese, come se uno dei due potesse nascondere una bomba, chiese teso –L’hai fatto tu?
Arthur alzò gli occhi al cielo –Ovvio che no, già stai male, non volevo di certo avvelenarti.
Francis rise, poi iniziò a mangiare.
Rimasero in silenzio, Francis mangiava mentre Arthur si preoccupava di sistemargli le coperte e cambiargli la pezza bagnata nel tentativo di abbassare la sua temperatura corporea.
Arthur iniziò a sentirsi in soggezione quando si accorse che lo sguardo di Francis non si spostava dalla sua figura.
Ed era uno sguardo strano, uno di quelli che portavano le sue guance a riscaldarsi e il suo stomaco a chiudersi.
-Perché mi stai guardando così?- sussurrò infine abbassando lo sguardo.
Francis continuò a fissarlo per diversi altri secondi in completo silenzio.
-Francis?- Arthur si sentiva agitato senza un motivo ben preciso.
-Non sono pronto a prendermi le responsabilità dei miei deliri durante la febbre, quindi non fare domande delle quali non vuoi sentire la risposta.
Posò il piatto accanto a lui sul comodino, era ancora pieno per metà –Penso che dormirò un po' adesso, grazie per il cibo e per le medicine.
Arthur annuì alzandosi di scatto –Se hai bisogno chiama, ti lascio la porta aperta.
E fuggì via, dandosi dell’idiota per quelle reazioni insensate che aveva solo con Francis.

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Capitolo 9
*** Arrossire ***


Arrossire

Per la vigilia di Natale avevano progettato una grande serata tra amici nella grande villa di Gilbert e Ludwig.
Ognuno di loro poi avrebbe passato il Natale, il giorno dopo, con i propri familiare, ma visto che la metà delle persone nel loro gruppo erano troppo lontani da casa per tornare indietro per le vacanze o, come nel caso dei due tedeschi, i familiari erano fuori città impossibilitati a tornare, gli era sembrato giusto organizzare quella Vigilia, perché nessuno dovrebbe mai passare il Natale da solo.
Kiku aveva proposto di non trasformarla, come quasi l’80% delle loro uscite, in una serata solo alcool del quale la mattina dopo non si sarebbe ricordato nessuno.
Sorprendentemente fu accettata come proposta, avevano pur sempre la serata di Capodanno la settimana dopo e comunque non fu bandito tutto l’alcool, ci sarebbero state comunque bottiglie di birra e di vino, ma non abbastanza da farli ubriacare davvero.
Quando Arthur arrivò con le bottiglie di vino, che erano state comprate da Francis perché, a detta del francese, nessuno era degno di scegliere il vino se non lui, la porta gli fu aperta da un Feliciano sorridente.
L’italiano lo scrutò a fondo e sembrò illuminarsi mentre diceva –Non hai portato cibo!
Arthur corrugò la fronte incerto –Dovevo farlo? Nessuno mi ha detto…
-Oh no! Grazie a dio no!
E probabilmente Arthur avrebbe dovuto offendersi, ma decise di lasciar correre, ormai era talmente abituato che neanche li sentiva più.
Feliciano richiuse la porta una volta che l’inglese fu dentro, poi sembrò pensare qualcosa e domandò –Ma Francis?
-Ha avuto un problema con la macchina, ci raggiunge fra circa mezz’ora o una cosa simile.
Feliciano fece un paio dei suoi soliti versetti, poi iniziò a dire che non era un problema perché ancora dovevano venire tutti gli altri, che lui e Ludwig stavano finendo di preparare le ultime cose in cucina ma che lui poteva raggiungere gli altri in soggiorno.
Gli fece togliere il cappotto, gli tolse dalle mani il vino e lo cacciò praticamente via.
Entrando in stanza vide Antonio su una poltrona, aveva tra le braccia Romano che se ne stava semplicemente accoccolato sul suo petto a prendersi il calore del camino acceso e le coccole del suo ragazzo.
Seduti sul divano invece stavano Kiku e Gilbert, Arthur corrugò la fronte stranito, erano una coppia strana ma sembravano presi in una conversazione.
-Ciao- li salutò in generale raggiungendoli.
Tutti e quattro risposero distrattamente, ognuno perso nei propri interessi.
Arthur si sedette nella penisola del divano in modo che aveva quasi di fronte Kiku e Gilbert che parlavano.
-Fidati- stava dicendo Kiku –Ho parlato con lui una sera che sono rimasto da loro a dormire, è totalmente preso da te. Se ci provi seriamente, non ti direbbe mai di no.
Gilbert storse la bocca –Sinceramente Kiku, non sono del tutto certo di voler consigli amorosi da te.
Kiku sembrò offeso –E perché mai?
-Forse perché tu e Alfred state insieme tipo da due settimane? E prima di arrivare alla vostra epifania avete dovuto passare tra gelosie e ripicche che neanche io riesco a tenerne il contro.
Arthur sentì Antonio sghignazzare dalla sua postazione sulla poltrona.
Arthur si sentì in dovere di intervenire per aiutare l’amico, fece un colpo di tosse e annunciò –Se stiamo parlando di Matthew, è ovvio che sia cotto di te.
Gilbert scoppiò a ridere, lo fissò con derisione mentre lo sfotteva tra le risate –No scusa, per te è ovvio che Matthew mi voglia ma non è ovvio che tu e Francis state praticamente insieme da una il vita?
Il volto di Arthur andò a fuoco, sentì Romano ridere e annunciare –Per questa volta sono totalmente d’accordo con Gilbert.
Merda pensò Arthur perché una frase del genere mi fa arrossire così?
La conversazione fu interrotta da Matthew e Alfred che arrivavano proprio in quel momento.
Gilbert arrossì e si alzò di scatto, balbettò qualcosa sull’aiutare suo fratello in cucina e scappò via, tutti notarono lo sguardo deluso sul volto di Matthew ma nessuno disse nulla.
Yao arrivò poco dopo, quando entrò in sala Alfred lo fissò confuso corrugando la fronte, si era seduto sul divano accanto a Kiku e aveva poggiato un braccio intorno le spalle del suo nuovo ragazzo –Non hai portato Ivan?
Yao strabuzzò gli occhi confuso e alternò lo sguardo da Kiku ad Alfred cercando di capire se fossero seri o meno, ma i ragazzi sembravano sinceramente confusi sul perché l’altro ragazzo fosse venuto da solo.
-Io… non gliel’ho detto, aru! Pensavo che sarebbe stato imbarazzante per voi e che… vi avrei rovinato la serata.
Alfred scoppiò a ridere –Cosa? No assolutamente, quando ce l’hai presentato c’è stato quel momento di imbarazzo, questo si, ma non è che io e Ivan abbiamo mai avuto qualcosa di serio da non poter gestire una serata tra amici.
-Inoltre- si intromise Kiku con la sua solita pacatezza –Non vedo perché io possa passare la serata con il mio ragazzo e tu no.
Il volto di Yao si illuminò e abbracciò di slancio i suoi amici lanciandosi praticamente sul loro grembo, li ringraziò felice e corse a chiamare Ivan per farlo venire.
La conversazione variò su diversi argomenti, ma Arthur interagì pochissimo mentre continuava a pensare a quello che Gilbert gli aveva detto con derisione, i loro amici avevano sempre fatto battute su loro due, ma Arthur l’aveva sempre visto come uno scherzo per infastidirlo.
Ma in quel momento Gilbert sembrava davvero serio e infastidito che lui non avesse ancora capito una cosa così elementare.
E quando Francis li raggiunse ed entrando nella stanza fu proprio Arthur il primo di cui cercò lo sguardo per sorridergli, si domandò perché il suo corpo reagisse senza che potesse comandarlo.
Perché mi fai arrossire così?
 
A mezzanotte, mentre si scambiavano gli auguri erano entrambi sobri.
Arthur ne era più che consapevole mentre vedeva Francis avvicinarsi.
E sapeva benissimo quello che sarebbe successo dopo, lo sapeva mentre quasi smetteva di respirare mentre Francis gli afferrava il viso con le mani.
Si avvicinò sempre di più, Arthur non sapeva come reagire e rimase completamente immobile.
Chiuse gli occhi e sentì Francis ridere, il respiro dell’altro era sulla sua pelle.
-Ti sto solo baciando in fronte, rilassati- le sue labbra si poggiarono sulla fronte dopo che ebbe scostato i capelli biondi, sussurrò un –Buon Natale- e lo lasciò li per andare a fare gli auguri a tutti i suoi amici.
E solo con quel bacio mancato Arthur si rese conto di quanto in realtà lo volesse.

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Capitolo 10
*** Coppia ***


Coppia

Arthur era poggiato al muro dell’ingresso mentre aspettava che Francis lo raggiungesse.
Le sue mani si stavano torturando tra di loro ed era così tanto perso nei suoi pensieri che si accorse che l’altro era appena arrivato solo perché parlò.
-Sono pronto, possiamo andare- annunciò mentre indossava la giacca.
Era l’ultimo giorno dell’anno, erano le nove di sera e stavano per andare alla festa organizzata con tutti i loro amici.
Arthur alzò lo sguardo e fu in quel momento che decise che l’avrebbe fatto.
-Possiamo parlare un attimo?- domandò deciso.
-Uh?- Francis sembrava sorpreso –Si certo- quando vide il volto serio dell’inglese lasciò stare tutto quello che stava facendo e gli diede la sua più completa attenzione.
Erano uno di fronte all’altro, Arthur prese un lungo respiro prima di alzare lo sguardo su di lui e iniziare a parlare.
-Ha una settimana che mi torturo con questi pensieri e dormo male, ci ho pensato, tutto questo- e indicò lo spazio tra di loro –non può andare avanti.
-Non ti seguo…- Francis era davvero confuso.
-Stanotte, a mezzanotte, sarò sicuramente ubriaco, giusto?
Francis annuì cercando di seguire il suo discorso.
-Bè ecco, non voglio iniziare l‘anno baciandoti solo perché sono ubriaco. E non voglio neanche iniziare l’anno finendo per baciare qualcun altro perché magari tu non sei accanto a me in quel momento.
Il cuore di Francis iniziò ad accelerare, una stana felicità ed euforia invase il suo corpo, ma voleva davvero essere convinto di cosa l’altro stesse cercando di dirgli, perché non era sicuro di poter sopportare una delusione.
-Cosa stai cercando di dire?
Il volto di Arthur ormai stava andando a fuoco, si schiarì la gola e si passò una mano tra i capelli mentre annunciava –Sto cercando di dire che probabilmente… Faremmo una coppia carina io e te.
Francis rimase in silenzio, aveva bisogno di qualche secondo per comprendere davvero quelle parole e capire che non fosse solo uno scherzo o un sogno.
Ma Arthur interpretò male quel silenzio e iniziò ad agitarsi –Tu… Non la pensi così?
Francis annullò la poca distanza che stava tra di loro e afferrò il suo volto con entrambe le mani –Non pensavo che mi avresti mai detto una cosa del genere. Sono ormai mesi che ho capito che mi piaci molto più di un amico, ma non volevo perderti.
Arthur fece una mezza risatina isterica –Si, probabilmente se me l’avessi detto prima sarei entrato nel panico e mi sarei trasferito per qualche giorno a casa di qualcun altro.
Francis sorrise –Sono felice che tu sia arrivato a questa conclusione allora.
I loro erano ormai dei sussurri, i volti talmente vicini che i nasi quasi si sfioravano.
-È un buon modo per finire l’anno.
E questa fu l’ultima frase prima che le loro labbra si trovarono in un bacio che aspettavano da così tanto tempo ormai.
Fu delicato all’inizio, dolce, quasi timido.
Ma tutti i sentimenti che avevano sopito per troppo tempo vennero fuori presto e il bacio si trasformò in qualcosa di bagnato, veloce, con mani che si stringevano e denti che mordevano.
Quando si staccarono avevano l’affanno, gli occhi di lucidi, le guance rosse, un filo di saliva continuò a unirli per diversi altri secondi.
-Senti- la voce di Francis era roca –Pensi possiamo ritardare di mezz’ora?
-Sono sicuro che possono sopravvivere senza di noi anche per la prossima ora. Tanto le battutine le avrebbero fatte comunque.
Francis tornò a baciarlo dopo che un sorriso soddisfatto si posò sul suo volto, mentre si avviavano verso la prima stanza da letto che trovarono lungo il corridoio lasciarono a terra una scia di vestiti.
Era decisamente il modo migliore per finire l’anno, ma anche per iniziare quello nuovo.

[Fine]
 
______________________________________________________
Ed eccoci alla fine di questa storia.
Una breve evoluzione della scoperta dei loro sentimenti, non che cambierà nulla nel loro rapporto visto che si sono sempre comportati come una vecchia coppia sposata, ma adesso ci saranno molti più baci ;)
Ringrazio di cuore tutti quelli che mi hanno seguiti in questa storia e in questo fandom in generale.
Come avevo scritto all'inizio questa sarà l'ultima storia (per ora) in questo mondo, per chi volesse continuare a seguirmi il prossimo sabato (come ogni settimana) mi trova sempre nel mio profilo in un nuovo fandom tutto da scoprire.
Grazie ancora a tutti, un bacio,
Deh

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