I'm not a psycho.

di valeria_spaccasassi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Quel posto. ***
Capitolo 2: *** La prima visita. ***
Capitolo 3: *** Non mi dirai seriamente che ti sei innamorato di un dottore! ***
Capitolo 4: *** I miei ti piacciono? ***
Capitolo 5: *** Coincidenze ***
Capitolo 6: *** Vienna ***
Capitolo 7: *** Non sono cattivo Harry. ***
Capitolo 8: *** Devon e Gabriel. ***
Capitolo 9: *** Maledetto Zayn... ***
Capitolo 10: *** Offrire conforto ad un cuore turbato. ***



Capitolo 1
*** 1. Quel posto. ***


"Harry cavolo ci devi andare!" disse mia madre mentre io cercavo esplicitamente di ignorarla mettendomi le mani sopra le orecchie per coprirle. 

"Mamma non voglio andarci! Non voglio andare in mezzo a quei malati mentali, sono depresso non psicopatico!" dissi io. 
Si, ho detto bene, sono depresso e non psicopatico. E mia madre voleva mandarmi in centro per persone con questa malattia. Ma non tanto per la depressione, ma tanto per i miei presunti pensieri da suicida. Per prevenire questo, ha tolto tutto quello che riteneva potenzialmente pericoloso, come coltelli, lamette, corde. Casa mia era a prova di suicida. 

"Harry so che non sei psicopatico, ma fallo per me. Io non ce la faccio a vederti cosi, dai a loro modo di aiutarti." disse lei evidentemente esasperata. 

"Do a loro una possibilità, una settimana e se non mi piace me ne ritorno a casa." dissi io sospirando. Detto questo uscì dalla stanza con un'espressione quasi soddisfatta. Dopo che chiuse la porta, mi misi le cuffiette e ascoltai la mia canzone preferita. Chiusi gli occhi e pensai, pensai a come sarebbe stato farmi curare. Al fatto che avrei dovuto fare 3 sedute a settimana dallo psicologo, assumere gli antidepressivi e trovarmi un hobby, come leggere o scrivere, anche se ce lo avevo già. Mi piace cantare, e sono anche abbastanza bravo. Ma ho abbondato il mio sogno non appena caddi in depressione. Il suono della notifica di un messaggio interruppe i miei pensieri. Era il mio migliore amico Liam, mi chiedeva cosa avevo deciso di fare, erano tutti in apprensione. Soprattutto lui, ci conoscevamo da quando eravamo piccoli e aveva assistito a tutte le disgrazie che mi sono capitate. E mi dispiace anche farlo stare in mezzo a tutto questo caos. Gli risposi con un secco "ci andrò"

Il giorno dopo, la mia roba era già pronta e sistemata vicino alla porta della mia stanza, scesi di sotto in cucina e vidi mia madre preparare la colazione.
Di solito a quest'ora era a lavoro, ma oggi era rimasta per accompagnarmi in quel posto. 

"Buongiorno mamma, me le hai preparate tu le valigie?" dissi io sedendomi su uno dei sgabelli e appoggiando i gomiti sul tavolo.

"Si tesoro, sono stata io" disse lei versando il succo su un bicchiere e porgendomelo.

"Mamma ho 21 anni, sono capace di prepararmela da solo." dissi io sospirando. Mi trattava ancora come un bambino e non riuscivo a sopportarlo. 

"Lo so amore ma tu ieri sera eri andato a dormire senza prepararla e non volevo che ti ritrovassi a farla all'ultimo minuto." 

"Va bene, grazie mamma sei gentilissima ma la prossima volta lascia fare me okay?" dissi io e lei annuì. 
Finita la colazione, andai in bagno per farmi una doccia, una di quelle che ti fanno schiarire le idee e ti fanno preparare mentalmente a qualcosa. Nel mio caso dovevo prepararmi mentalmente per stare dentro quel covo di psicopatici. 

Uscito dalla doccia, mi asciugai e mi vestii velocemente. Ad un certo punto vidi attraverso lo specchio un Harry che non conoscevo, prima ero cosi spensierato e senza problemi, che cosa mi era successo? Prima amavo la vita, uscivo con i miei amici, ballavo, sorridevo, ero felice. Ora mi toccava andare dentro un ospedale psichiatrico perché ho una depressione grave. Mi ricordai di quando con mio nonno andavamo al parco, era come un padre per me. Mi aveva insegnato a suonare la chitarra, e me ne aveva regalata una per il mio 15esimo compleanno. La sua, o meglio, nostra canzone preferita era Stand by me, e al suo funerale la cantai accompagnato dalla chitarra che mi aveva regalato. Sono sicuro di aver sentito la sua voce accompagnare la mia. Forse è per questo che sono caduto in questa brutta depressione, non averlo più al mio fianco. 

Quando uscii dal bagno dirigendomi verso la porta di casa vidi mia madre caricare le valigie in macchina, mi avvicinai a lei e la guardai. Per un attimo pensai che non era lei, era super stressata per la mia situazione e avevamo speso tutti i nostri risparmi per quell'ospedale. 

"Mamma, se vuoi faccio io." la guardai ancora. Lei scosse la testa e poi mi guardò rivolgendomi un sorriso appena accennato.

"Andiamo" disse lei salendo in macchina e di conseguenza anche io. Per tutto il tragitto non parlammo, c'era solo la musica ad accompagnare quel viaggio durato un'eternità. Pensavo solo a quanto sarei stato solo, non avrei trovato un amico, ne ho un fidanzato o fidanzata. Sapevo anche che Liam non avrebbe trovato mai del tempo per venirmi a trovare. Aveva una vita sociale al di fuori di me e non poteva venirmi a trovare sempre. 
Arrivati davanti a quella struttura scesi dalla macchina e presi le valigie mentre mia madre andava dentro a compilare tutti quei fogli inutili. Quando entrai vidi un'infermiera pronta ad accompagnarmi nella mia stanza, prima di seguirla salutai mia madre, che con un abbraccio di quelli stritolanti quasi mi soffocò. 

"Okay mamma, ci sentiamo." dissi io appoggiando il mento sulla sua spalla.

"Chiamami sempre okay? Almeno la mattina quando ti svegli, a pranzo e poi prima di andare a dormire. Okay amore? Fai tutto quello che ti dicono i dottori e lasciati aiutare." 

Alzai gli occhi al cielo e ridacchai piano "Tranquilla mamma, ora vai sennò fai tardi a lavoro" le sorrisi piano mentre mi allontanavo con l'infermiera. Mi guardai intorno, non era poi cosi male, aveva le pareti colorate e alcune stanze avevano anche i videogiochi.

"Allora Harry, io sono Christine e sarò l'infermiera che ti seguirà con le medicine. Abbiamo un tabellone di punti che si basa sul tuo impegno nel guarire, le medicine che prenderai e come ti comporterai con gli altri. A seconda dei punti che hai, riceverai diversi premi, come internet, videogiochi, uscite di gruppo o da solo con qualche tuo amico esterno. Questo è anche un campus universitario quindi avremo persone che faranno tirocinio in questo ospedale. Ti seguiranno 2 dottori, il dottor Tomlinson e il dottor Jefferson. Il dottor Tomlinson è tirocinante. Ti troverai bene, ne sono sicura" mi sorrise l'infermiera. "Alle 12.30 il pranzo, è meglio se ti presenti e mangi, da punti anche mangiare" io annuii guardandola. 

Quando se ne andò decisi di esplorare il reparto e camminando vidi un dottore molto giovane, doveva essere un tirocinante, non riuscivo a vedere molto nel dettaglio il suo viso, ma vedevo bene i suoi capelli, il suo ciuffo ricadeva sui suoi occhi, aveva la barba appena accennata e le labbra sottili. A primo impatto sembrava un bel ragazzo, dopo un po si girò e riuscii a vedere il suo viso, era davvero bello e riuscivo ad intravedere i suoi occhi, che erano di un color ghiaccio quasi spaventoso. Quando mi notò mi sorrise e si avvicinò a me dicendomi "Tu devi essere Harry vero? Io sono il dottore Louis Tomlinson, ma ti prego chiamami Louis." disse sorridendo appena. Io rimasi immobile, era come se quegli occhi mi avessero stregato. 

"Ehm si piacere.." dissi stringendogli la mano. 

"Bene Harry, ci vediamo più tardi per vari esami." disse lui dolcemente.

"Va bene..gli esami.. si ci vediamo dopo Louis" dissi io rosso come un peperone andando verso la mia stanza. Sfortunatamente avevo un compagno di stanza, credo si chiami Niall. Era scritto sopra il suo letto. Dopo un po' lo vidi entrare, era un ragazzo castano, non altissimo, aveva la barba appena accennata. 

"E tu chi cazzo sei?" disse lui scontroso notando la mia presenza. 

"E' sempre bello essere accolti con gentilezza, sono Harry." dissi io sarcastico. 

Due minuti che l'avevo 'conosciuto' e già eravamo amiconi, fantastico. Decisi di alzarmi dal letto per sistemare la mia roba nell'armadio. 

"Hey! Non toccare la mia roba!" disse il ragazzo con un tono quasi intimidatorio, ma che a me non toccò proprio.

"Mi spieghi che cazzo di bisogno ho di toccare la tua fottutissima roba?" dissi io fulminandolo con lo sguardo. 

Lui stette zitto, quando finii di sistemare la mia roba, notai che erano le 12.26. Così mi diressi verso la mensa. Non avevo fame, ma avrei fatto di tutto per non respirare la stessa aria di quel tizio. Passai davanti alla stanza dove incontrai Louis e controllai se era li, ma non c'era. 

Non so neanche il perché ma mi era dispiaciuto, alzai le spalle e mi diressi verso la mensa che era quasi piena. Vidi che non c'erano molti posti liberi, così dopo aver preso da mangiare mi sedetti accanto ad un gruppetto di ragazzi che avranno avuto la mia età. Quando mi siedo uno di loro mi guardò per qualche minuto, poi si decise a parlarmi "Ciao, tu sei?" 

"Harry" dissi io con una risposta secca. Non avevo voglia di parlare in quel momento, avevo solo voglia di mangiare, andarmene dalla mensa e magari vedere Louis. Ma perché mi importava cosi tanto di lui?

Quando mi alzai dalla sedia, buttai tutto nel secchio e mi diressi verso la stanza. In quel preciso istante, stavo pensando di compilare una lista di pro e contro di questo posto, ed esattamente in quel precisissimo istante Louis passò vicino a me rivolgendomi un sorriso che avrebbe sciolto anche i ghiacciai dell'artide. Corsi in camera, presi carta e penna scrivendo il mio primo pro: 
-Louis.

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Capitolo 2
*** La prima visita. ***


Il giorno dopo mi svegliai con il suono di una chitarra acustica, mi girai e vidi il mio compagno di stanza suonare la sua chitarra. 

"Nirvana vero? Sembra Come as you are" dissi io alzandomi piano dal letto.

"Si, sono la mia band preferita." mi guardò per poi posare lo sguardo sulla sua chitarra "Sai Styles, non ti facevo cosi esperto, a primo impatto sembri uno che ascolta Britney Spears e che fa la ballerina nella sua cameretta pieni di poster di band anni 90" 

Lo guardai per un secondo per poi scoppiare a ridere, ero tutto tranne quello. Cioè, Britney è fantastica, ma non è di certo il mio idolo. Il mio idolo è Michael Jackson, il
solo e unico re del pop. "Oh no darling, l'unico cantante di cui ho poster è Michael Jackson." 

Lui mi guardò e sorrise appena "Forse non sei cosi male Styles, forse sto anche cambiando idea"

"Tu hai cambiato idea perché ascolto Michael Jackson?" 

"No, ovvio che no, solo che ti credevo un tipo più invasivo. Invece ti sei fatto gli affari tuoi e non hai fatto domande." disse il ragazzo. 

"Beh, forse perché non mi interessa sapere perché sei qui? Ho già i miei problemi da risolvere, non ascolto pure quelli degli altri." dissi io alzandomi per andare a fare colazione. Nel tragitto camera-mensa incontrai il mio bellissimo dottore, Louis. Aspetta, bellissimo? Ma cosa mi stava succedendo? 

"Buongiorno Harry, come stai? Hai dormito bene?" disse lui sorridente. 

"Oh si, ho dormito bene" dissi io fissandolo. Il suo sorriso era uno dei più belli che avessi mai visto, era leggero, delicato, dolce.. Basta Styles, smettila. 

"Bene, ci vediamo più tardi per una piccola seduta. Non ti preoccupare, non è niente di impegnativo" disse Louis. Era cosi teneramente dolce con me che quasi mi chiedevo se fosse una persona reale, se fosse tutto reale o se fosse semplicemente un sogno. Uno di quei sogni molto realistici, quelli che appena ti svegli, ti chiedi se l'hai vissuto veramente. 

"Ehm, s-si.. va bene.. c-ci vediamo d-dopo" dissi io balbettando e dirigendomi verso la mensa. Non potevo vederlo, ma potevo sentire quel calore avventarsi sulle mie guance. Dio, odiavo la mia timidezza. La situazione dei tavoli era più o meno simile a quella del giorno prima. Riconobbi il gruppetto con cui avevo "socializzato" la sera prima e sinceramente non avevo voglia di sedermi vicino a loro. Cosi vidi un ragazzo seduto da solo, aveva una carnagione olivastra e i capelli scuri e nessuna voglia di socializzare, era perfetto. Mi sedetti davanti a lui senza dire niente e cominciai a mangiare. Lo vidi alzare la testa e guardarmi.

"Tu sei?" mi disse lui senza un'apparente emozione. 

"Sono Harry" 

"Va bene Harry, io sono Zayn. Ora posso sapere perché ti sei seduto qui, vicino a me?" disse lui stranamente confuso. 

"Era uno dei pochi posti liberi, e ho poca voglia di contatto umano" dissi io mangiando.
Non lo giurerei ma sono sicuro di aver visto un piccolo ghigno uscire dalla sua bocca. 

"Beh, non sei l'unico. Benvenuto nel club" affermò lui con un piccolo sorriso. "Posso farti una domanda?" 

Io annuii e mi morsi il labbro, anche se non volevo parlare con nessuno ero parecchio incuriosito da quel ragazzo, aveva uno sguardo molto misterioso. Forse potevo aggiungerlo alla mia lista di pro, ancora un po' scarsa.

"Stai in camera con Horan?" chiese il moro. 

Io lo guardai confuso, non sapevo chi fosse questo Horan. Io del mio compagno conoscevo a malapena il nome. 
"Horan?" dissi io confuso. 

"Si Niall Horan" disse il moro davanti a me. Lo vidi storcere la bocca e sospirare.

"Non sapevo facesse Horan di cognome. Cioè sinceramente non mi sono neanche interessato" dissi io per poi bere il mio succo.

"Beh lui è un 'tipetto'" disse lui mimando le virgolette. Più andava avanti più mi incuriosivo. Lo continuai a guardare per capire cosa volesse dire. "Beh? Che vuoi?" mi guardò lui a sua volta.

"Non puoi cominciare una frase e non continuare a spiegare!! Perché è un tipetto?" dissi io seccato. Odio chi mi tiene cosi sulle spine. Notai la sua espressione, sembrava preoccupato. 

"Ci becchiamo dopo alle 10.30 fuori in giardino, è meglio non dirlo con tutte queste persone intorno" disse il moro chiudendo il discorso, poi si alzò, posò il vassoio e andò in camera sua. Erano le 8.45, avevo quindici minuti per presentarmi decentemente da Louis, anche se era solo una piccola chiacchierata tra paziente e dottore. Mi guardai intorno, sono un tipo che nota e memorizza ogni gesto e movimento, mi ricordo ogni parola di un discorso, anche stupido. Forse è un pregio, ma sto cominciando a considerarlo un difetto e anche bello grosso. Notai che dentro quella stanza tutti quei ragazzi avevano in comune una cosa: il voler essere felici. Si, credo che a loro basterebbe essere solo accettati e supportati. Infondo infondo li capisco, non voglio essere frainteso, mia madre è fantastica e mi ha cresciuto nel migliore dei modi. Ma dalla morte di mio padre non è più riuscita ad essere la stessa di prima, non la vedo ridere da quasi tre anni, non esce quasi mai, se non per fare spesa, lavorare o pagare le bollette. Certe volte la sentivo piangere dalla sua camera, un pianto soffocato, delle parole incomprensibili e dei pugni sul letto. Mi dispiace non esserle stato accanto quando potevo, ma mia madre è come me. Tende a soffocare ogni sua emozione e sentimento per non far preoccupare gli altri. 

Mancavano solo 5 minuti all'appuntamento con Louis ed ero leggermente in ansia. Così mi sistemai i capelli mentre camminavo verso il suo ufficio. Lo vidi che camminava in fretta verso il suo ufficio con un sandwich in mano e il telefono chiuso tra la sua spalla e l'orecchio. Man mano si avvicinava riuscivo a sentire ciò che diceva al telefono:

"Si amore tranquilla sto mangiando proprio ora, tu hai mangiato?? Bene brava. Dai ci sentiamo dopo che ho un ragazzo da visitare. A dopo, ti amo." 

A quelle parole rimasi letteralmente pietrificato, Louis aveva una ragazza? Cristo, dovevo immaginarmelo. Dopo qualche secondo pietrificato, il suo sorriso cosi puro e dolce mi sciolse e mi disse "Buongiorno Harry, tutto bene? Bei capelli!" 

"Oh si, grazie Louis sono i miei capelli naturali." dissi io sorridendo appena. Ma che cosa ho appena detto...

"Dai vieni, accomodati!" disse mentre mi teneva la porta aperta. 

"Grazie" dissi entrando e sedendomi sulla sedia del paziente. 
Posa il telefono e il resto del suo sandwich sul tavolo e si siede davanti a me. Mentre sistemava le sue carte, mi guardavo intorno, intravidi la foto con la sua ragazza.
Diamine era bellissima, carnagione olivastra, capelli ricci che quasi sembrava una criniera di un leone, sorriso mozzafiato. 

"Bene Harry, allora, come prima cosa, una domanda semplicissima per conoscerci. Vorrei che ti descrivessi, i tuoi hobby, le tue passioni, tutto ciò che riguarda te" disse Louis prendendo la penna. 

Tirai un lungo sospiro e cominciai "Allora.. beh ho 21 anni, mi piace la musica, so cantare discretamente, come hobby leggo senza sosta i libri di Hemingway. Un giorno mi piacerebbe incontrare il mio idolo e duettare con lui." dissi io guardando le mie mani incrociate.

"Sai cantare? Davvero? Qualche volta voglio sentirti cantare!" disse sorridendo "Posso sapere chi è il tuo idolo?" 

"Ne ho un bel po', Michael Jackson, Brendon Urie, Kurt Cobain.." dissi io alzando di poco lo sguardo. Il suo viso e il suo modo di fare cosi solare e spensierato mi facevano stare bene, a mio agio.

"Brendon Urie? Panic At The Disco? Quel ragazzo è una forza della natura!" disse 

"Si beh, lo amo per questo, mi fa stare bene quando lo sento" 

"Capisco capisco, tra poco arrivano le domande più scomode. Va bene Harry?" disse lui prendendo un foglio da dentro la sua cartellina. Io annuii. 

"Allora perché hai deciso di venire qui, in questa posto?" mi chiese. Sinceramente non sapevo da dove partire. 

"Beh, per prima cosa mi ci ha portato mia madre, aveva sentito da una delle sue amiche che questa era una delle migliori cliniche dello stato. Mi ci ha portato perché più volte ho tentato il suicidio e perché sono depresso, tutto qui." 

Lui mi guardava con uno sguardo quasi compassionevole, di solito odio chi prova pena per me, ma lui era l'unica eccezione. Forse perché assomigliava ad un cucciolo.

"Beh Harry, come avrai notato qui non ti abbiamo tolto ne cellulare ne lacci o cinte. Perché il paziente qui deve sentirsi a casa, in una casa dove si sente accettato e amato" 

Io lo guardai negli occhi, facevo una fatica enorme a mantenere il contatto visivo ma quegli occhi erano delle calamite. "Grazie Louis, lo apprezzo" 

"Per ora è finita la seduta, ci vediamo stasera in cortile, vuoi venire a vedere la partita di calcio?" mi chiese. Mi alzai e dissi "Non mi piace molto il calcio, scusa"

"Beh, se proprio vuoi saperlo gioca questo gran fico che hai davanti" disse ridendo appena. 

"Allora ci sarò" risi a mia volta.

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Capitolo 3
*** Non mi dirai seriamente che ti sei innamorato di un dottore! ***


Dopo la prima visita, andai in giardino per incontrarmi con Zayn. Non me lo sarei mai aspettato, ma quel ragazzo mi sta piuttosto simpatico. Lo vidi seduto su una panchina in cortile mentre si guardava intorno con le mani in tasca. 

Mi avvicinai a lui e dissi "Hey Zayn, eccomi. Ho avuto la prima visita con Louis, mi aspettavo di peggio"

"Tomlinson? Ew, quel tipo non lo sopporto" disse Zayn "con tutta quella felicità e spensieratezza, mi da l'impressione che sia falso"

Lo sentii e sbarrai gli occhi. Il suo modo di fare mi metteva solo di buon umore, come faceva a non sopportarlo, era adorabile! 

"Beh, per me è un ragazzo molto carino e dolce. Vabbè non parliamo di Louis, parliamo di Niall. Vorrei capire perché si trova qui." dissi io guardandolo.

"Niall si trova qui perché ha compiuto un crimine quando era minorenne, i giudici lo hanno dichiarato mentalmente instabile. All'inizio era stato mandato in una clinica psichiatrica più dura, poi è stato mandato qui perché dicevano che era migliorato. Nonostante ciò la sua famiglia non lo vuole più vedere ed è completamente solo, eravamo migliori amici. Ero l'unica persona che gli voleva davvero bene qui dentro, e soprattutto ero l'unico a trattarlo come un essere umano e non un criminale."

Lo vidi chinare lo sguardo, era evidente il suo dispiacere per il suo amico. Lo capisco e avrei voluto abbracciarlo, ma non sono molto bravo con il contatto umano. Vidi anche i suoi numerosi tatuaggi sulle braccia. "Mi dispiace per il tuo amico, vedi che tutto si sistemerà, magari vuole rimanere da solo per qualche tempo e per non farti soffrire ti ha allontanato. Se posso aiutarti o aiutarlo in qualche modo..." dissi io poggiando la mano sulla sua spalla delicatamente.

"Si Harry, devi promettermi che lo terrai d'occhio sempre e mi farai sapere ogni cosa che farà. E' un ragazzo abbastanza imprevedibile e ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino." mi disse lui con gli occhi lucidi.

"Va bene Zayn, lo tengo d'occhio io okay?" sorrisi alzandomi. Forse aiutare gli altri mi farà bene, forse ascoltare le storie altrui può ispirarmi ad essere migliore.

"Grazie Harry,  lo apprezzo davvero tanto." disse lui. "Vado a fare la visita con il tuo amichetto Louis. Come fai a sopportarlo non lo so proprio." Beh, diciamo che si è fatto amare quel piccolo bastardo. 

"Va bene Zayn, ci vediamo" dissi salutandolo e andai verso la mia camera. Durante il tragitto pensai a mille cose, pensai a Liam che mi manca tantissimo. Quel ragazzo è come un fratello per me. Ci conosciamo da quando avevamo circa 5 anni, lui era un bambino timido, allegro e solare, io ero un uragano. Mi piaceva giocare con tutti, così un giorno all'asilo mentre lui giocava con i lego, io mi unii a lui. Da lì è cominciata la nostra amicizia, io facevo casini e lui li risolveva. Anche lui nella sua vita ha sofferto molto, però ha sempre messo gli altri davanti a sè. Presi il telefono e digitai il suo numero, avviai la chiamata e avvicinai il telefono all'orecchio aspettando una risposta. 

Dopo qualche squillo "Hey Harry, come stai?? Ti prego di scusarmi se non ti ho cercato ma ho dovuto fare una ricerca per sociologia e mi ha tenuto occupato per tutta la settimana. Ti voglio bene mi manchi Harry dio mio"

Risi un po' a sentire quelle parole, è la persona più tenera al mondo. "Ciao Liam, sto bene non ti preoccupare, ti voglio bene anche io." dissi appoggiandomi al muro. 

"Ti giuro sulla nostra amicizia che verrò a trovarti uno di questi giorni. Che fai lì? Mi hai già sostituito?? Almeno è bello come me??"

"Oddio Liam mi stai facendo sanguinare l'orecchio" affermai ridendo. "Non riuscirei a sostituire uno come te, bello come te. Anche se.."

"Anche se cosa??" 

"Diciamo che ho una cotta per un dottore.. cioè è un tirocinante ma mi segue con la terapia. Cristo Liam è di una bellezza disarmante" sussurrai cercando di non farmi sentire dagli altri.

"Harry, non mi dirai seriamente che ti stai innamorando di un dottore?? Harry ti sei messo in un bel macello." 

"Lo so biondo, lo so bene che è difficile ma che cazzo ci posso fare io? E' dannatamente bello" entrai in camera sedendomi sul letto. "Cioè non è il bello Michael B Jordan o Chris Hemsworth, è il bello particolare. Ha delle labbra sottili, occhi azzurri ghiaccio, una voce acuta ma piacevole. Però c'è un problema.." 

"E' fidanzato con una ragazza." 

"E' fidanzato con una ragazza." ripetei dopo di lui confermando ciò che aveva detto. 

"Odio dovertelo dire ma sei proprio un cretino, ti sei innamorato dopo due giorni di un dottore che per di più è il TUO dottore, è etero, fidanzato con una ragazza e magari vorresti anche dirmi che è omofobo."

"Non credo sia omofobo, non gliene ho parlato. E' troppo bello per essere omofobo Liam." precisai.

"E' vero che l'omofobia rende brutta la gente, quindi su questo non infierisco." aggiunse il mio amico. "Che fai lì? Come passi le giornate?" 

"Niente di particolare, mia madre mi ha messo in valigia gli spartiti ma ultimamente non ho proprio voglia di comporre. Passeggio, parlo con Zayn, con Louis. Questo." 

"Chi tra i due è il dottore bello?" mi chiese. 

"Il secondo" mentre dicevo questo passò proprio lui davanti alla porta della mia camera.

"Hey Harry tutto okay?? Come ti senti?" mi chiese Louis. 

"S-sto bene grazie Louis"

"Perfetto ci vediamo stasera alla partita, vieni sennò mi offendo." disse Louis sorridendomi e se ne va. 

"Proprio lui attenzione, beh dalla voce sembra simpatico. Mi raccomando Harry non mancare alle sue partite!!" 

"Geloso bro??" chiesi io ridendo.

"Oddio mi sembra di essere il terzo incomodo nel film Chiamami col tuo nome" disse ridendo. 

"Oh ma smettila stupido non mi pare che stiamo insieme, almeno non ora" 

"Beh Harry, vedi di sbrigarti a fare qualcosa sennò lo farò io." rise "Devo andare Haz, scusami ma devo finire questo lavoro sulle interazioni sociali tra adolescenti, che cazzo di argomento. Ci sentiamo tesoro, ti voglio bene"

"Anche io ti voglio bene Lì" chiusi la chiamata e mi sdraiai sul letto. Avevo bisogno di riposare, mi stava scoppiando la testa e non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Così provai a chiudere gli occhi, ma un essere umano alquanto rumoroso fece irruzione nella mia camera con la grazia di un elefante in una cristalleria. Aprii gli occhi e vidi Niall borbottare cose a caso mentre cercava qualcosa nell'armadio. 

"Ciao anche a te Niall, no tranquillo non mi hai disturbato." precisai.

"Sai quanto me ne fotte che ti ho disturbato" affermò agitato mentre so cambiava la maglia. Lo vidi a dorso nudo ed era pieno di graffi e lividi, sembravano appena fatti. 

"Se posso ricambiare la tua gentilezza nei miei confronti posso curarti le ferite, non ti chiederò nulla di scomodo." 

"Non ti preoccupare riccio, sto bene"  sostenne il biondo. Mi alzai prendendolo dal braccio e portandolo in bagno, lui in confronto a me è uno scricciolo, quindi riesco a trascinarlo via. 

"Ora stai seduto e fermo." dissi io prendendo il disinfettante e un po' di cotone. Versai del disinfettante sul cotone e piano piano lo appoggiai sulla ferita più grande. 

"Grazie Styles ma non ho bisogno di aiuto..." affermò.

"E allora perché sei qui?" domandai guardandolo mentre tamponavo sulle ferite. 

Calò il silenzio, non volevo fargli quella domanda, ma uscì da sola dalla mia bocca. Ad ogni mio tocco scattava per il bruciore, si girò guardandomi e disse "Meno sai, meglio è" sospirò "Grazie per l'aiuto" si alzò sistemandosi la maglia e ritornando in camera. 

Seguii il mio compagno di stanza e mi sdraiai sul letto riprovando a riposare un po', mi stava scoppiando la testa. Così chiusi gli occhi stringendomi al cuscino.

Dopo qualche ora mi svegliai all'improvviso, guardai l'orologio e vidi l'orario. Mancavano 10 minuti alla partita di Louis e dovevo prepararmi, corsi sotto la doccia e mi lavai solo il corpo, i capelli li avrei legati. Uscii dalla doccia con l'asciugamano intorno alla vita, cercai qualche vestito decente, così optai per una camicia bianca, dei pantaloni neri e delle scarpe nere sotto. Mi vestii e mi sistemai i capelli. Dovevo sbrigarmi, la partita sarebbe iniziata a momenti e io ancora qui stavo. Non sapevo nemmeno dove si trovasse la palestra, non avevo ancora visitato tutta la struttura. Uscii dalla stanza e chiesi al primo ragazzo che mi trovai davanti dove si trovava la palestra. Lui mi guardò in cagnesco e sbuffo un "Esci fuori in giardino, in fondo al portico c'è il campo." 

Lo ringraziai sorridendo appena e corsi dove mi aveva indicato. La partita ancora non era iniziata, cercai un posto per sedermi e nella folla vidi Zayn. Non credevo di trovarlo qui, lui intercettò il mio sguardo e mi sorrise appena facendomi il gesto di sedermi accanto a lui. Obbedii e lo salutai "Hey" 

"Hey Harry, tutto okay?" chiese. 

"Si, piuttosto tu che ci fai qui?? Non ti credevo il tipo da calcio."

"No infatti non lo sono per niente, il mio compagno di stanza gioca e ha insistito perché fossi qui a vederlo. E visto che non avevo nulla da fare..." disse lui guardando il campo. "Tu sei qui per Louis vero?"  

A quella domanda arrossii violentemente, come diavolo faceva a sapere che ero li per Louis?? "Ehm, no diciamo di no." dissi io mentendo. Dopo un po' vidi le squadre entrare in campo, Louis era il capitano della sua squadra. Bellissimo come sempre, era già un po' sudato. Forse per gli allentamenti non lo so, ma l'unica cosa che so è che quel ragazzo mi faceva un effetto così bello che non volevo smettere di guardarlo nemmeno per un millesimo di secondo. 

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Capitolo 4
*** I miei ti piacciono? ***


Non mi era mai piaciuto il calcio, ma quella partita era particolarmente interessante. La squadra di Louis era in vantaggio di un punto, e il mio dottore era tremendamente sudato e attraente. Ad un certo punto, prese la palla, si diresse verso la porta avversaria e tirò in porta facendo goal. Esultò felicissimo saltando addosso ai suoi compagni di squadra e notai che mi stava guardando. Così gli sorrisi piano e timidamente.  

Alla fine del primo tempo Louis si avvicinò alla panchina che per purissima casualità si trovava sotto a dove eravamo seduti io e Zayn.  

“Non è assurdo come alle persone possa interessare vedere un tizio che corre dietro ad una palla? Non capisco come possano trovarlo così emozionante.” disse quest’ultimo. 

Lo guardai “Beh tu non hai una passione?” 

Lui annuì “Mi piace disegnare, soprattutto graffiti e murales”  

“Beh magari a loro piace così tanto il calcio perché provano le stesse sensazioni che provi tu mentre imbratti un muro. Magari l’emozione di giocare in squadra e la voglia di vincere.” dissi io guardando Louis che era seduto qualche panca avanti a noi.  

“Tu hai qualche passione Harry?” mi domandò Zayn per poi bere un po’ della soda che aveva. 

“Oh sì ne ho molte, ma maggiormente amo cantare e comporre musica”  

“Allora sarai il nuovo migliore amico di Niall” affermò ridendo il moro.  

Quando nominò Niall mi venne in mente quello che era successo qualche ora prima e sospirai, dovevo informare Zayn del fatto che il suo migliore amico era ricoperto di graffi e lividi. “So che creerò un casino ma oggi il tuo amico è tornato in stanza con delle ferite su tutto il corpo.” 

“Cosa?!” esclamò il ragazzo. 

“Sì, Zayn. Naturalmente ho cercato di disinfettargliele, alcune erano ancora fresche e belle profonde” dissi io “non gli ho chiesto come se le era procurate per evitare di fare la sua stessa fine” 

Il mio nuovo amico si mise le mani tra i capelli e sospirò profondamente “Quando la finirà di fare il cazzone...”  

Misi una mano sulla sua schiena come per consolarlo, so cosa vuol dire volere il bene di una persona e si vedeva lontano da dieci chilometri che Zayn voleva aiutarlo.  

“Si renderà conto che dovete ritornare ad essere amici Zayn, e succederà fidati di me” constatai. 

“Lo spero vivamente” rispose lui sospirando.  

Io annuii e gli sorrisi. Lui non sorrideva molto, cioè era un ragazzo parecchio bello, i suoi occhi avevano un non so che di misterioso e profondo e la barba che avrebbe dovuto coprirgli il viso invece accentuava la sua mascella così tagliente e dritta.  

Riprese la partita e la squadra di Louis stava vincendo, era dannatamente sexy e quei capelli gli ricadevano sul viso mentre lui era concentrato nell’intercettare la palla e correrci dietro.  

La partita finì e vinsero loro, era bellissimo vedere Louis saltellare felice e incoraggiare la sua squadra.  

Zayn si alzò e mi guardò “Ci vediamo domani, va bene Haz?”  

“Si certo ci vediamo domani a colazione” gli sorrisi e rimasi seduto al mio posto guardando i giocatori che si recavano negli spogliatoi a lavarsi.  

Il mio dottore invece si avvicinò alla panchina e mi guardò sorridendo “Allora Harry, ti è piaciuta la partita? Ti sei divertito?” mi chiese per poi sorseggiare dell’acqua dalla sua borraccia.  

Ohw sì, veramente una bella partita. Sei stato bravissimo sai?”  

“Grazie Harry” si sedette vicino a me, dove si trovava fino a qualche minuto fa il mio amico.  

“La tua ragazza non è venuta a vederti?” gli domandai sperando con tutto il cuore che avesse deciso di scappare e lasciare Louis tutto per me. 

Lui rise abbassando la testa e guardò la borraccia che aveva in mano “Beh, no non è venuta. Aveva altre cose da fare” disse con un tono leggermente misterioso.  

“Okay okay non interferirò più” dissi ridendo appena.  

“Ti posso chiedere una cosa?” mi disse. Io annuii e lui proseguì con “Ti sei innamorato di Zayn per caso?”  

Mi strozzai con la mia stessa saliva e lo guardai scioccato dalla domanda “Ehm... no cioè in realtà no... non è il mio tipo” 

“Ah s? E che tipo è il tuo tipo?”  

Non me lo ha chiesto veramente... non potevo crederci. E ora che rispondevo? ‘Oh sì Louis mi sono preso una cotta per te, sei te il mio tipo ti prego lascia la tua bellissima ragazza, diventa gay e sposiamoci.’  

“Allora??” mi svegliò dal mio momento di trance in cui ero caduto.  

“Beh mi piacciono quelli con gli occhi chiari. Non per forza blu o celesti...”  

Mi interruppe e mi guardò negli occhi “I miei ti piacciono?”  

Non lo facevo così diretto e sfacciato, dopo tutte queste domande sinceramente mi ero anche dimenticato che era un dottore, o comunque lo stava per diventare.  

“Sì, i tuoi sono molto belli”  

“Grazie, anche i tuoi sono molto belli.”  mi disse guardandomi dritto negli occhi. Avevo la tentazione di baciarlo, visto da così vicino era ancora più bello. Ci guardammo negli occhi per parecchio tempo, quasi come se nessuno dei due volesse staccare lo sguardo dall’altro. Ero come intrappolato nei suoi occhi color ghiaccio.  

A spezzare quel momento fu un suo compagno di squadra che ci raggiunse e avvertì Louis della cena post-partita. “Oh sì Dan arrivo subito, scusa Harry ci vediamo okay?”  

“Va bene Louis, ci vediamo” sorrisi appena mentre lui se ne andò con il suo compagno di squadra.  

Dopo qualche minuto decisi di ritornare in camera mia e durante il tragitto pensai a quanto potesse essere spontaneo e bellissimo. Passai davanti ad una stanza con la porta aperta a metà, così aprii e vidi che al centro di essa c’era un pianoforte.  

Un grosso pianoforte nero e lucido. Mi avvicinai piano piano allo strumento e riuscivo a vedere il mio riflesso. Quasi non mi riconobbi, come se il ragazzo che era entrato in questa struttura avesse cambiato aspetto, come se la sua anima avesse voluto cambiare corpo, perché stanca di quella in cui si trovava. Toccai piano piano il mio riflesso sul pianoforte e constatai che ero io, si stavo cambiando. E non per le terapie o le visite con Louis... forse lui centrava ma ero più che sicuro che la presenza di tutte quelle persone, che stavano combattendo la mia stessa battaglia, mi stava facendo realizzare che la mia anima piano piano stava lasciando il mio corpo, che sarebbe poi diventato come una scatola vuota, una bottiglia vuota che stava per essere buttata.  

Mi sedetti davanti al pianoforte e accarezzai i tasti malinconicamente. Suonavo di tanto in tanto la chitarra, ma il mio strumento preferito è sempre stato il pianoforte, il suono delicato delle note mi facevano stare bene.  

Delicatamente pressai un dito su uno dei tanti tasti bianchi e senza neanche accorgemene cominciai a suonare una delle mie canzoni preferite: Quite Miss Home di James Arthur.  

I’m in the kitchen while you smoke outside 

You’re careful not let the smoke inside.  

always tell you it’s poisonbut i know it helps to take the edge of the day. 

Cantai con un nodo alla gola. Quella canzone mi ricordava troppo mio padre e la sua mancanza si faceva sempre più fitta e dolorosa.  

We get a drink before it’s closing time, the one on high street with the blinking sign. 

All of these memories feel poignant. 

won’t be there to see the snow melt away. 

Io e mio padre avevamo una tradizione che riguardava solo me e lui. Da quando avevo 6 anni, ogni giovedi di ogni settimana andavamo al cinema, vedemmo ogni tipo di film, anche il più demenziale. Dopo ci recavamo nella solita tavola calda, e anche se era sera tardi mi faceva sempre prendere dei pancake con sciroppo d’acero. Diceva che mi avrebbero fatto crescere e fatto diventare un ragazzo forte. 

Non ne ero particolarmente sicuro, ma mentre stavo cantavo sentii la sensazione che qualcuno mi stava guardano. Non mi interessava saperlo, ero troppo preso dalla canzone.  

That i quite miss home, and i miss you telling me  

To leave my shoes at the door ‘cos you just swept the floor and the dirt drives you crazy. 

Yeah, i quite miss home, ‘cos it feels like poetry and the rain falls down on the window while you’re in my arms and we’re watching the tv. 

Yeah, i quite miss home...  

Mentre cantavo quella canzone delle lacrime stavano percorrendo le mie guance, veloci e la mia voce spezzata dal dolore evidenziava e faceva risaltare quelle parole che non credevo potessi mai sentire mie.  

Ancora una volta sentii dei movimenti, ma non si stavano avvicinando, anzi più i passi aumentavano, meno riuscivo a sentirli.  

Mi girai per vedere se ero sicuro di aver sentito qualcuno andarsene, e avevo ragione. Mi asciugai le lacrime in fretta con i palmi delle mie mani, e dopo circa dieci minuti decisi di alzarmi per ritornare in camera. I miei occhi erano ancora gonfi dal pianto di prima e bruciavano come non avevano mai fatto.  

Arrivai in camera e mi fiondai in bagno per farmi una doccia e scacciare via ogni prova dello sfogo che avevo avuto minuti prima. Rimasi sotto il getto di acqua tiepida più del dovuto poiché stava diventando man mano più fredda e meno sopportabile. Così uscii dalla doccia e mi infilai il mio pigiama, che tanto non era, in quanto consisteva in una tuta grigia e una maglia blu che mi stava particolarmente larga.  

Ritornai in camera e vidi un bigliettino sul mio letto, lo aprii e vidi che c’era scritto: 

Era il tipo di voce che le orecchie seguono come se ogni parola fosse un arrangiamento di note che non verrà mai più suonato. 
(F. Scott Fitzgerald) 

Ero confuso, parecchio. Chi poteva avermi mandato una frase del genere, e neanche a farlo apposta di uno dei miei libri preferiti: Il Grande Gatsby. 

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Capitolo 5
*** Coincidenze ***


Era ormai passata una settimana da quando avevo trovato il bigliettino e sinceramente non ho la minima idea di chi potesse essere. Ero certo che era la persona che mi aveva sentito cantare quella sera, ma ora dovevo solo scoprire chi era.  

Durante la settimana portai avanti il mio percorso di terapie e guadagnai parecchi punti. Le visite con Louis si facevano sempre più interessanti, soprattutto una in particolare:  

Entrai nel suo piccolo ufficio e mi sedetti nella sedia di fronte alla sua, notai un libro con una copertina parecchio famigliare. Mi avvicinai alla sua libreria e almeno che la mia vista non fosse danneggiata, ebbi la conferma che era proprio Il Grande Gatsby.  

Se dicessi che sono innamorato di quell’opera sarebbe stato poco. Ero pazzamente, gravemente innamorato di quella storia. Conoscevo ogni singola parola scritta da Fitzgerald. Presi il libro e lo sfogliai vedendo che era immacolato, non aveva un segno di penna o di matita, le pagine giallognole e che emanavano un profumo, IL profumo.  

Sfogliavo le pagine accarezzandole delicatamente e tutto ad un tratto sentii la porta aprirsi dietro di me. Era Louis ovviamente. 

“Buon pomeriggio Harry, tutto okay?” mi disse lui sorridente. 

“Oh sì, tutto a meraviglia.” sorrisi a mia volta. 

“Ti piace Gatsby?” mi domandò vedendomi con il libro in mano. 

Io annuii e lui rispose subito con “Immaginavo, Fitzgerald è un genio.” 

Lì ebbi un dubbio: E se fosse stato Louis a lasciarmi il bigliettino? No, dai sarebbe stato impossibile. Stava alla cena post-partita e non avrebbe mai avuto il tempo di farlo. E poi una frase del genere era tremendamente romantica, e lui è fidanzato...ed etero... oddio in che situazione mi sono andato a cacciare.  

Tenemmo una conversazione abbastanza interessante su Francis Scott e scoprii che anche a Louis piaceva molto, soprattutto il romanzo. E questo non fece altro che aumentare le ragioni per essere cotto di quel magnifico dottore.  

 

Ero andato a fare colazione in mensa e come al solito mi sedetti al tavolo con Zayn. Avevamo stretto amicizia e devo dire che non mi dispiaceva affatto, gli avevo anche raccontato del bigliettino.  

“Allora Haz, hai scoperto qualcosa?” mi domandò il moro.  

Scossi la testa guardando il mio piatto, all’improvviso quel toast era diventato interessante.  

“E non stai considerando nessuno?? Potrei essere stato io ma non hai nemmeno indagato”  

“Sei stato tu?” gli chiesi alzando le sopracciglia.  

“No, ma non è quello il punto. Indaga, non farti troppi scrupoli” 

“Va bene, va bene” gli dissi sventolando la mano in modo poco virile.  

Una voce in altoparlante disse “Harry Styles. Ripeto Harry Styles, hai un visitatore”  

Corrugai la fronte chiedendomi chi poteva essere mai, così mi alzai e mi diressi verso la mia camera.  

A quella vista feci un sorriso che partiva da un orecchio all’altro. Liam, il mio migliore amico era venuto a trovarmi. “Liam!!!” mi buttai tra le sue braccia felicissimo. 

Hazza! Amore mio buongiorno” mi disse stringendomi forte a sé. Mi era mancato, mi erano mancati i suoi abbracci. “Allora? Che mi dici di bello?”  

“Beh dovrei raccontarti tante cose” dissi io contento e saltellando. “Ma quanto ti sei fatto bello??” Infatti Liam era bellissimo, aveva un viso con dei tratti dolci, sorrideva sempre e sapeva trasmetterti gioia e calma. Tutti si chiedevano come mai non avessi mai avuto una cotta per lui, visto e considerato i soprannomi che ci davamo. Semplice. Eravamo come fratelli, era impensabile considerarlo in altro modo. Però l’ho sempre visto come ispirazione, come punto di riferimento.  

“Forse sono gli occhiali” ridacchiò e mise un braccio intorno alla mia spalla. “Allora che mi vuoi raccontare??”  

Gli raccontai di quello che successe la settimana prima, della partita, della chiacchierata con Louis dopo la partita, del pianoforte, di come mi sentivo, gli raccontai anche del bigliettino trovato sul letto e anche della visita con Louis. 

“Vedi Lì, mi sembra così tutto strano, non mi sento neanche più io. Quando mi guardo allo specchio non mi riconosco più. Ogni mio schema e ogni mia certezza sono state completamente ribaltate da quando sono qui dentro. Certo non mi comporto diversamente da come mi comportavo a casa. Forse è perché ormai sto affrontando il problema e quindi devo abituarmi alla mia nuova routine.” dissi io guardandolo mentre lui assorbiva ogni parola uscente dalle mie labbra.  

Haz capisco ciò che vuoi dire, e credo sia normale sentirsi spaesati all’inizio visto che prima passavi le giornate in camera a guardare film tristi. È un ambiente del tutto nuovo, con persone nuove che stanno attraversando i tuoi stessi problemi. Poi hai già uno spasimante, quindi... beh insomma non ti annoierai.” disse ridendo appena. 

“Non direi spasimante, mi ha solo visto una volta ed ero in lacrime mentre cantavo una canzone su mio padre. Non credo di essere stato il massimo da guardare.” 

“Beh, ci si innamora delle persone quando esse esprimono i propri sentimenti. E poi ricordami un po’ cosa diceva il biglietto?” 

“Era il tipo di voce che le orecchie seguono come se ogni parola fosse un arrangiamento di note che non verrà mai più suonato.” ripetei al mio amico.  

“Quindi tu mi stai dicendo che una citazione del libro de ‘Il grande Gatsby’ e il fatto che Louis adori quel libro sia una pura coincidenza?” mi domandò Liam.  

Io annuii, non avevo mai detto a Louis che era uno dei miei libri preferiti, e anche se lo avesse saputo, non credo me l’avrebbe mai dedicata. “Sarebbe stupido pensare sia stato lui, non prova nulla per me” dissi io rassegnato. 

“Mh, non lo so Styles, io non credo sia solo una mera coincidenza. Prova ad indagare più a fondo su di Louis” a quell’affermazione roteai gli occhi. “Proprio come mi disse Zayn poco fa”  

Zayn?” mi domandò il castano. “Comincio ad essere geloso”  

Alzai le spalle ridacchiando a quell’affermazione e appoggiai la testa sulla sua spalla. “Mi sei mancato tanto Lì” gli lasciai un bacio sulla guancia.  

In quel preciso momento davanti alla mia stanza passò Louis, si fermò sul ciglio della porta e ci osservò. Feci finta di non averlo visto fino a quando sentii un colpo di tosse proveniente proprio da lui. “Ma buongiorno Harry, chi è il tuo amico?” pronunciò queste parole con un tono di voce alquanto strano, direi quasi geloso, ma abbandonai subito l’idea poiché non aveva la minima ragione di esserlo.  

“Oh, piacere io sono Liam, il suo migliore amico” disse il mio amico alzandosi e porgendo la mano al dottore. “Lei deve essere il dottore di Harry”  

“Certo, è un piacere conoscerti. Harry hai fatto colazione??” mi chiese quasi ignorando il castano davanti a lui. 

“Si Louis ho mangiato un po’ di pane imburrato e del caffè” risposi io sorridendo appena. Probabilmente è una domanda che fa a tutti i suoi pazienti, ma in quel momento il mio cuore inevitabilmente fece una capriola.  

“Perfetto, molto bene. Ci vediamo più tardi, se ti va passa nel mio studio, okay?” mi sorrise appena. Io annuii sorridendo a mia volta e non potei fare a meno di arrossire. Non appena se ne andò, guardai Liam che era semplicemente scioccato, io confuso gli chiesi “Tutto okay Lì? Sembra che hai visto un fantasma!”  

Liam spalancò gli occhi e affermò “No non ho visto nessun fantasma. Ma Harry hai visto come si stava comportando?? E soprattutto come ti guardava?? Non sono Cupido, ma so per certo che in qualche modo quell’ometto è interessato a te.”  

Risi per il modo in cui aveva chiamato Louis e scossi la testa “Ma ti pare?? No, lui è così con tutti. È solo una persona molto gentile e sa fare bene il suo quasi lavoro.”  

“Beh, ti stava mangiando con gli occhi e fidati che da esterno è tutto più evidente” affermò lui convinto.  

Certo Liam, un dottore super bellissimo, il MIO dottore, etero e fidanzato con una ragazza altrettanto bellissima stravede per me. Guardai male il mio amico per la sua insistenza sull’argomento, non era mai possibile che Louis provasse qualcosa per me. Lui era troppo per me, ed io troppo poco per lui.  

Proposi al mio amico di andarci a fare un giro per la struttura. Lo portai nel cortile principale, dove al centro c’era una grande fontana e intorno ad essa molte persone stavano tosando dei cespugli. Molti di loro erano pazienti che volevano guadagnare dei punti e altri erano semplici giardinieri.  

Tra i tanti corsi in questa struttura, ne tenevano anche uno sulla botanica e molti dei fiori che si trovavano, erano stati piantati dai pazienti. Così camminando con il mio amico per il cortile chiacchierando del più e del meno, notai un fiore decisamente troppo bello per essere reale. Così mi avvicinai al fiore e notai che si trattava di un tulipano blu molto acceso. Mi abbassai e lo toccai delicatamente. “Non pensavo esistessero di questo colore...”  

“Molto belli vero? Non sono molto comuni ma si possono trovare in giro” disse il mio amico. “Harry, non vorrei essere insistente ma ci sono due occhi che ci stanno fissando da circa 5 minuti. Credo mi voglia far diventare cenere” affermò Liam riferendosi a quel paio di occhi che mi tormentavano la notte, la mattina, il pomeriggio e la sera.  

“Sta solo guardando come mi comporto con gli altri. Semplicissimi controlli di routine che fa a tutti i pazienti” alzai le spalle ancora accovacciato davanti al fiore. 

“E allora perché guarda solo noi?” 

Sospirai profondamente, Liam era parecchio insistente sotto questo punto di vista però poteva aver ragione.  

Dopo qualche ora di chiacchiere e passeggiate con il mio migliore amico, mi ritrovai da solo in camera ad ascoltare la musica con le mie cuffiette senza filo. Odiavo dover dare ragione a Liam, ma stavo cominciando ad avere molti sospetti sull’autore del bigliettino.  

A interrompere quel momento fu il mio compagno di stanza, Niall “Hey riccio! È poco più di una settimana che stai qui e già hai rimorchiato più di me. Okay, non sono gay ma un po’ di attenzioni non mi dispiacerebbero”  

“Che intendi?” dissi io confuso togliendomi una cuffietta. Lui tirò fuori un bigliettino, io di fretta lo presi e lessi: 

Osservavo - e osservavo - ma non pensavo 

a quanto bene un tale spettacolo mi avesse donato: 

     poiché spesso, quando mi sdraio sul mio divano 

     di umore assente o pensieroso, 

     essi appaiono davanti a quell’occhio interiore 

     che è la gioia della solitudine; 

e allora il mio cuore si riempie di piacere 

e danza coi narcisi. 

Stavo impazzendo o qualcuno mi aveva davvero dedicato una poesia su un fiore di Wordsworth? 

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Capitolo 6
*** Vienna ***


Niall dimmi subito chi ti ha dato questo bigliettino” dissi io duro. 

Il biondino scoppiò a ridere scuotendo la testa “Ho giurato di non dirlo Harreh, sono un uomo di parola” disse sistemandosi la maglietta nera.  

“Ti prego Niall, è da una settimana che sto cercando di capirlo e davvero non a capire chi possa essere!” dissi io supplicante.  

“Non posso, l’unica cosa che posso dirti è che non sono io, e poi che non te lo aspetteresti mai”  

“Grazie Niall, mi hai tolto ogni dubbio ora so benissimo chi è” sbuffai, che gli costava dirglielo?  

Mi sedetti sul mio letto guardando il mio bigliettino, parlava di un fiore in particolare: il narciso. Non il più bello, ma molto particolare. 

Decisi che era arrivato il momento di indagare, di andare più infondo a questa storia. Era quasi ora di cena, mi feci una doccia e quando uscii per andare in camera vidi il dottore aspettarmi alla porta. Appena mi vide sobbalzò non credendo di trovarmi in quello stato. 

“Ehm, scusa non credevo stessi facendo la doccia” disse un po’ impacciato.  

“Oh, no tranquillo mi stavo solo preparando per andare a cena” 

“A proposito di cena, verresti a fare un picnic con me?? Non pensare male Harry, è solo per diventare tuo amico. Questo titolo di dottore mi impedisce di conoscere molte cose su di te” disse. Io ero alquanto confuso ma accettai, alla fine voleva solo essere mio amico, oltre ad essere il mio dottore. Poi non c’era una specie di principio che glielo impediva? Non ne avevo idea, era Louis, mi bastava questo.  

Ad un certo punto vide il foglietto sul mio letto e disse “Wordsworth eh?”  

Annuii sorridendo appena aggiungendo “Sì, mi hanno mandato questo bigliettino ma non ho idea di chi possa essere.” 

“Beh, di certo è una persona parecchio colta e con un gusto impeccabile” disse ridacchiando. “Va bene Harry ti lascio preparare, io ti aspetto nel giardino sul retro.” 

Se ne andò lasciandomi solo nei mille pensieri che quella richiesta mi stava facendo nascere, perché voleva sapere tutte quelle cose su di me? Non gli bastavano quelle che dicevo nel suo studio? Stavo anche pensare a mille modi per evitare di dire stronzate o di farne. Ero imprevedibile sotto pressione, e anche solo il pensiero di ritrovarmelo vicino mi faceva impazzire.  

Mi infilai una felpa che mi stava decisamente troppo larga e dei pantaloni neri non troppo stretti con uno strappo sulle ginocchia. Per i capelli avevo rinunciato a dargli una forma sensata, in quanto ricci vivono di vita propria. Uscii dalla stanza e mi recai al giardino che aveva indicato prima il moro. La fortuna che ho avuto è che questa ‘clinica’ sembra tutto tranne che una clinica. Credo sia stata costruita in questo modo per non far sentire il paziente dentro un posto “malato”. Il colore delle pareti variava, in alcuni c’erano murales, in altri semplici scritte motivazionali e in altre solo poster per concorsi od eventi sportivi.  

Passai davanti un grande murales che raffigurava due bambini che giocavano, semplice come disegno ma che poteva avere molteplici interpretazioni.  

Notai che lo aveva disegnato Zayn, forse lui voleva solo rappresentare due bambini nel gesto più naturale possibile. Ma io ci vedevo due anime che poi si sarebbero perse, e che una volta grandi si sarebbero pentiti di non aver giocato abbastanza e di aver sprecato una cosa così bella come l’infanzia. Quest’ultima dopo un po’ viene dimenticata dai grandi, nella sua vera essenza e bellezza. Se ad un adulto venisse chiesto cosa si ricorda dell’infanzia, ti racconterà un qualcosa di superficiale, come ad esempio il suo gioco preferito o il cartone animato che guardavano di più. Non ti racconterà mai le emozioni che provava in quegli istanti, perché semplicemente non ce li ricordiamo e se devo essere sincero non vogliamo neanche ricordare. Le cose belle passate portano solo ad un senso di frustrazione e risentimento.  

Arrivai finalmente in giardino. Nessun fiore, nessuna panchina, solo una grande distesa d’erba verde con qualche albero piantato qua e là.  

“Hey eccoti” mi disse girandosi verso di me. 

Sorrisi timidamente e mi inginocchiai vicino a lui. 

“Eccomi” dissi mettendo le mani tremanti sulle mie cosce. 

“Allora Harry, c’è la pizza, della frutta e un dolce al cioccolato. Direi che meglio di così non avrei potuto fare” affermò ridendo.  

La sua risata non era solo bella, la sua risata era la definizione di bello.  

“Grazie mille, Louis non dovevi. Poi io mangio tutto, quindi...” aprii il cartone della pizza e ne presi uno spicchio.  

“Allora Hazza, ti starai sicuramente chiedendo perché ti ho invitato a questo picnic” 

“Beh sì, decisamente. Non capita a tutti di essere invitati dal proprio dottore ad un picnic al chiaro di luna” dissi io ridacchiando nervoso. 

“No, infatti non l’ho mai chiesto a nessuno, solo a te.” prese un pezzo di pizza anche lui e l’addentò. “Vorrei che al di fuori di queste mura, tu con me ti sentissi in un posto sicuro. Non voglio che il nostro rapporto si limiti ad un mero rapporto paziente-dottore. Io voglio essere soprattutto tuo amico. Quella persona che chiami alle cinque del mattino ubriaco ad una festa. Ad esempio, mi fa piacere sapere chi è il tuo cantante preferito, ma più nel dettaglio vorrei sapere il tuo album preferito, la tua canzone preferita di quell’artista.”  

“Mio padre è sempre stato un grandissimo fan di Billy Joel, era praticamente il suo mito. Tanto che imparò a suonare il pianoforte per assomigliare a lui” risi delicatamente “soprattutto voleva suonare sempre una canzone di Billy: Vienna. Dio mio, con quella canzone mi metteva a dormire, mi ci svegliava la mattina. Quando avevo all’incirca 11 anni mi iscrisse a delle lezioni di canto, perché lui era negato con il canto e voleva che qualcuno in famiglia si dedicasse alla musica. Mi fece imparare a suonare il basso elettrico, il violino, il pianoforte e la chitarra. Insomma, voleva che diventassi un artista a tutti gli effetti. Naturalmente tutte queste decisioni non le prendeva lui da solo, costringendomi a fare ciò che non volevo fare. Però ci ha preso alla grande, ha capito che avrei lavorato con la musica. Poi qualche anno fa si ammalò gravemente al pancreas, e io ogni giorno che lo andavo a trovare in ospedale, mi portavo dietro la chitarra e gli cantavo quella canzone. Fino a quando non morì tenendomi la mano e dicendomi ‘tesoro, non dimenticare mai di rincorrere la felicità. È lì che ti aspetta’” una lacrima aveva percorso la mia guancia, non volevo assolutamente piangere, o almeno non davanti al ragazzo più bello del mondo. “Da quando è morto non l’ho più cantata, se è per questo neanche più sentita.” 

Lui mi ascoltava, mi guardava, mi osservava. Mi stava praticamente studiando, la cosa non mi dispiaceva, mi piacevano questo tipo di attenzioni da parte sua. E poi era tremendamente bello e quel suo sguardo così attento mi metteva piuttosto in imbarazzo. Anche durante le visite con lui mi guardava così, ma in quel momento la vicinanza non aiutava per niente.  

“Harry, mi dispiace davvero per tutto questo. So che non è stato facile e mai lo sarà. Hai già fatto un grandissimo passo in avanti raccontandomi questa storia e se piangi per me non è assolutamente un problema. Sei un ragazzo straordinariamente forte e ti ammiro per questo.” disse asciugandomi con delicatezza la lacrima con il suo pollice. “Hai mai scritto qualcosa per tuo padre? Una canzone o...?”  

Scossi subito la testa e gli spiegai che non lo avevo mai fatto perché ogni volta che provavo a scrivere qualcosa su di lui, scoppiavo subito a piangere.  

“Invece te, qual è il tuo sogno più grande?” gli chiesi io volendo cambiare discorso. 

“Questo, diventare psichiatra.” disse sorridendomi appena.  

Non riuscivo a credergli, cioè in parte. “Oh, ti prego Lou ti ho visto giocare a calcio. Sembri un bambino di 12 anni quando lo fai” dissi io ridacchiando e tirando su con il naso.  

Lui rise con me e mi disse “Sì, devo ammettere che questo non è stato il mio primo sogno. Considerando che la mia famiglia è molto ricca e finanzia questa struttura ho dovuto per forza intraprendere questa carriera, che non mi dispiace.”  

“E loro non sarebbero felici vedendoti rincorrere un pallone??”  

“Credo di sì, però preferisco non dargli altre delusioni. Dopo che ho detto loro che sono bisessuale, molte cose non sono andate bene. Quindi ho continuato a studiare” disse lui bevendo del succo.  

Louis. Bisessuale. In quel momento avrei voluto saltare di gioia, ma mi era bastato il mio cuore che era diventato un acrobata. Non credevo sarebbe mai stato possibile, ma questo mi accendeva un piccolo bagliore di speranza dentro il mio cuoricino.  

“Devo un attimo andare in bagno, torno subito” finsi un sorriso tranquillo e mi alzai andando dentro e cercando il primo stanzino vuoto. So che era fondamentalmente una cazzata che sentiamo tutti i giorni, ma Louis sonofantasticamentebello Tomlinson era anche attratto dagli uomini. Okay rimaneva fidanzato con una bellissima ragazza, ma comunque gli piacevano anche i ragazzi. Mi appoggiai al muro cercando di riprendere fiato dopo che mi accorsi che l’avevo trattenuto per davvero troppo tempo. 

A quanto pare ci stavo mettendo troppo tempo, perché sentii la voce di Louis cercarmi “Harry?? Dove sei??”  

“Sono qui Louis, dentro lo stanzino...” ammisi io rimanendo appoggiato al muro di quello stanzino.  

Lui aprì la porta e si avvicinò a me chiedendomi “Tutto okay?? Ho detto qualcosa che non andava bene?”  

“No, Louis, non hai fatto niente di male. Solo che parlando di mio padre mi sono sentito sopraffatto e ho voluto un attimo staccare la spina” dissi io mentendo in parte.  

“Harry non preoccuparti. Se volessi ritornare in camera ti capirei, davvero” mi sorrise.  

“Sì, credo sia meglio che torni in camera. Sono anche un po’ stanco”  

“Va bene Harry, non ti trattengo allora. Ci vediamo domani?”  

Annuii a quella domanda e lui mi abbracciò forte, come se volesse proteggermi da qualcosa o da qualcuno. Mi sentivo dannatamente bene, per quanto sbagliato mi sentivo benissimo tra le sue braccia. Mi trasmettevano sicurezza e anche un pizzico di affetto.  

“Buonanotte Harry” disse lui sciogliendo l’abbraccio e allontandosi da me.  

“Buonanotte Louis” risposi io guardandolo camminare via. 

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Capitolo 7
*** Non sono cattivo Harry. ***


Una mattina tra le tante stavo facendo un giro per la struttura e passai davanti all’ufficio di uno dei primari della struttura. Man mano che mi avvicinavo, sentivo Louis parlare proprio con il dottore, o meglio, sembrava quasi una discussione abbastanza pesante.  

“Tomlinson, ci sta che vuoi approfondire con un paziente. Ma quello che hai fatto con Harry è inaccettabile!” disse il dottore. 

“Cosa ho fatto di così tanto inaccettabile?? È stata solo una chiacchierata tra due persone... o amici” si difese così Louis. 

“Louis queste sono persone instabili, a loro basta davvero poco per affezionarsi in quel modo.” affermò duro il dottore. 

“Forse lo faccio perché a me importa qualcosa di loro al di fuori del camice?? Cristo santo, forse perché sono proprio instabili devono sentirsi meno soli??” detto questo Louis uscì dall’ufficio sbattendo la porta.  

Sentire Louis dire una cosa del genere fece sprigionare ogni singola farfalla che si trovava nel mio stomaco. Lui ci teneva a me, era una cosa bellissima.  

Quando notò la mia presenza finse un sorriso e mi disse “Buongiorno Harry, bellissima giornata oggi vero??”  

Io annuii timidamente. 

“Benissimo, allora...” disse scrollando le spalle e sospirando. “Stavo pensando di organizzare una gita al National Gallery a Londra. Ti piacerebbe partecipare??”  

A quella domanda mi illuminai, amavo l’arte. “Certo Louis, mi piacerebbe davvero tanto andarci.”  

“Perfetto, io organizzo e ti faccio sapere!!” detto questo se ne andò e io rimasi lì sorridendo come un coglione.  

Perché un essere talmente perfetto mi rendeva felice anche solo esistendo?? 

Stavo anche immaginando ogni possibile scenario, ad esempio Louis davanti ai girasoli di Van Gogh mentre ammirava l’opera e io ammiravo lui.   

A risvegliarmi dal mio momento di immaginazione degna di un regista pluripremiato fu Zayn che con una pacca sulla spalla mi salutò “Buongiorno Hazza, andiamo a fare colazione?? Ho guadagnato abbastanza punti da poter uscire per una giornata e posso portare qualcuno con me.” 

Sorrisi al mio amico per il fatto che aveva pensato a me per uscire “Ma certo Zayn, devo solo prendere la felpa, mi accompagni a prenderla??”  

Lui acconsentì e mi accompagnò verso la mia camera, ci eravamo scordati solo un piccolo dettaglio non di poco conto: Niall. Il biondino e Zayn non si parlavano più e vidi Zayn irrigidirsi alla vista del mio compagno di stanza che se ne stava beatamente sdraiato sul letto mentre giocava con il suo telefono.  

“Niall, non ci sarò per tutto il giorno. Avverti chi ti pare o non lo fare, è uguale” dissi io prendendo la felpa sul letto. 

“Va bene Har...” si bloccò quando vide Zayn dietro di me. “Che cazzo ci fa lui qui?”  

“Sto uscendo con lui”  

“Oh bene, stai attento che alla prima occasione buona se ne andrà” disse Niall riferendosi a Zayn.  

Niall...io...” provò a parlare il moro. Ma il biondino lo intercettò dicendogli “Non voglio sentirti, vai e divertiti con il tuo nuovo migliore amico”  

Vedevo Zayn evidentemente triste per quello che stava succedendo, così misi una mano dietro alla sua schiena e lo accompagnai fuori la stanza.  

Zayn, non ci pensare ora okay?? Lui non pensa niente di tutto ciò. Ti vuole ancora bene”  

Il moro annuì e uscimmo dalla struttura.  

Zayn, l’altra sera ho visto un tuo disegno sul muro. Quello dei due bambini che giocano. È davvero bello” dissi sorridendogli mentre ci incamminammo verso lo Starbucks più vicino.  

“Grazie Hazza, ci ho messo circa una giornata. Non ho mangiato per tutto il giorno ma ne è valsa la pena” disse sorridendo soddisfatto.  

“Posso chiederti cosa significa?? Io ho provato a dare qualche spiegazione e sembrano valide, ma credo che la tua sia quella più valida.” entrai nel locale e ordinai un mocaccino mentre Zayn ordinò un Vanilla Latte.  

“Beh Harry, ho sempre lasciato interpretare le mie opere agli altri, per vedere dove arrivava la loro immaginazione. Alla fine è questo il compito dell’arte no?? Non ricopiare la realtà su una tela o su un muro, semplicemente è interpretarla come meglio crediamo”  

Ci sedemmo ad un tavolo uno di fronte all’altro e lo guardai. Quel ragazzo sapeva essere estremamente misterioso, ma la mia natura da ficcanaso repressa stava risalendo. “Allora, poniamola così. Quel disegno non l’hai fatto tu, l’ho fatto io okay? Ci passi davanti e lo ammiri. Come lo interpreti?? Cosa ti viene in mente guardandolo?”  

“Lo vuoi proprio sapere eh??” disse lui e io annuii. “Beh, Hazza come te e Niall io sto lì dentro per un motivo ben preciso. Si parla di un’infanzia quasi mancata, il giocare con i bambini al parco, correre per il prato completamente ignaro di qualsiasi problema esistente nel mondo. Però purtroppo non fu così per niente, ho imparato ad essere adulto sin da quando ero piccolo. Mio padre alcolizzato e mia madre assente un giorno sì e l’altro pure. Tu ora ti starai chiedendo come può un bambino essere già adulto all’età di 12 anni? Semplice...raccoglievo mio padre per strada quando ero ubriaco fradicio, ho imparato anche a farlo vomitare dopo una sbronza, ho imparato a cucinare per le mie sorelle più piccole e a tenerle a bada quando lui andava in riabilitazione. E così un giorno, dal nulla, si ripresenta mia madre a casa sperando di sistemare le cose, come se volesse aggiustare un vaso mai stato integro. L’unica cosa che riuscivo a fare nel tempo libero, cioè quando tutte le mie sorelle dormivano, era disegnare. Tanto che ho la mia cameretta a casa piena di graffiti e murales da 15enne frustrato.”  

Ascoltavo le sue parole colme di dolore e risentimento mentre le lacrime si facevano spazio tra le mie guance, nessuno merita questo. Tanto meno Zayn che era un ragazzo d’oro.  

Gli presi la mano stringendogliela e lo guardavo con un’espressione dispiaciuta, compassionevole. Gli volevo bene e avrei fatto di tutto per farlo sentire bene, perché sì, poteva sembrare uno stronzo patentato, ma era solo vittima degli eventi di questa merdosa vita che qualche tipetto lì su ci ha rifilato senza pietà. Ero consapevole che avrebbe ricevuto tanto dalla vita, che questa lo avrebbe ripagato in qualche modo. Lui meritava di essere felice. 

Zayn, mi sembra veramente poco dirti che mi dispiace per tutto questo.” 

Lui annuì e mi sorrise appena. “Non ti preoccupare Harry, mi sto facendo aiutare dal tuo amichetto Louis, mi sta sulle palle eh, ma ci sa fare. Piuttosto Harry, qualche settimana fa stavano tutti impazzendo...”  

“Più del solito?” aggiunsi io.  

“Sì, più del solito” rise Zayn e continuò “stavano impazzendo perché una sera si sentiva un tipo che cantava. Ora non so che canzone era ma era molto triste, parlava di una casa...”  

“Dove vuoi arrivare Zayn?” chiesi io.  

“Volevo solo sapere se eri te, so che sai cantare molto bene tutti da quella sera si sono innamorati”  

“Sì, ero io Zayn, ti ricordi del bigliettino?? Ecco, si riferiva alla mia voce e lo avevo ricevuto la sera stessa” constatai. 

Ow, ora tutto è più chiaro. Beh complimenti ragazzo, hai fatto colpo su tutta la struttura” disse ridacchiando e si alzò. “Camminiamo? Ho voglia di andare al cinema, magari c’è qualche film interessante.” 

“Credo che trasmettano Piccole donne, c’è Timothée Chalamet e io lo adoro!!” dissi io come una ragazzina in preda agli ormoni.  

“Oddio, accetto solo perché voglio vedere come sbavi dietro a quel ragazzino” ridacchiò Zayn. 

E così facemmo, andammo al cinema e vedemmo Piccole donne. Naturalmente Zayn si accese come una lampadina a vedere Emma Watson e Saoirse Ronan, infatti ad un certo punto del film esclamò “Devo venire al cinema con te più spesso Styles” 

Ci divertimmo molto, scoprì anche di avere molte cose in comune con lui, ma su altre eravamo completamente l’opposto. Ma forse era meglio così, volevo un amico, non un clone. Scoprì anche che aveva una voce bellissima, molto particolare, ad entrambi piaceva la storia e i film di guerra, eravamo ammiratori di Leonardo DiCaprio e di Will Smith.  

“La ricerca della felicità miglior film di Will Smith, senza dubbi” affermò lui.  

“Sì hai ragione, film bellissimo ma vuoi mettere con Collateral Beauty?? Arte pura amico.”  

“Non mi smuoverai dalla mia sacrosanta opinione, Jaden aveva solo otto anni quando recitò in quel film e l’ha reso ancora più bello!!” 

Le chiacchiere andarono avanti un bel po’, sicché notai che la giornata era passata e si stava facendo buio. Lo avvertii del fatto che volevo ritornare e lui accettò la mia decisione. 

Ritornato in camera, andai in bagno e come mio solito mi feci una doccia. Lasciai che l’acqua calda bagnasse anche i miei ricci e che scendesse lungo la mia schiena, provocandomi quasi una sensazione di solievo, come se fossi stato abbracciato da qualcuno.  

A malincuore uscii dalla doccia e misi un asciugamano intorno alla mia vita.  

Ritornando in camera, incontrai lo sguardo di Niall che mi guardava sbalordito. “Cazzo Styles, hai più tatuaggi di quanto pensassi. E sono anche parecchio belli”  

“Beh grazie Horan” dissi cercandomi dei boxer puliti. “Senti, io so che probabilmente non sono affari miei ma Zayn ci tiene a te e tanto. Perché non provate almeno a chiarire per non fulminarvi ogni volta che incrociate lo sguardo. Hai bisogno di lui e lui di te” continuai vestendomi e infilandomi la mia solita tuta grigia e felpa blu. 

“Io non ho proprio bisogno di nessuno, tanto meno di Zayn. Piuttosto Hazza fatti i cazzi tuoi, che già stare qui dentro è una tortura.” 

Per lui stare lì dentro equivaleva ad una tortura?? Da quello che avevo notato era migliorato molto, all’inizio se provavi a dirgli una parola di troppo ti insultava nei peggio modi, ritornava spesso in camera con un occhio nero o con la maglia tutta rovinata e strappata, neanche a dire facesse wrestling con dei leoni feroci. Forse ero arrivato troppo tardi per vedere il vero problema di Niall, ma da quando lo conosco, è cambiato molto. 

“Va bene Niall, posso sapere perché sei qui??” non volevo sapesse che Zayn me lo aveva già raccontato e speravo anche si aprisse con me senza essere arrabbiato con il mondo. 

“Sono qui perché la mia famiglia e il giudice mi considerano un pazzo instabile” disse lui brevemente. 

“E lo sei? Cioè i dottori ti hanno dichiarato pazzo?” 

“No, ho solo dei problemi con la rabbia. Non sono cattivo Harry, solo che quando mi arrabbio non controllo quello che faccio dopo. Io sarei dovuto uscire di qui già tempo fa, ma i dottori mi hanno voluto tenere per un altro po’ di mesi per vedere se sono veramente migliorato. Non credere a quello che ti dicono in giro di me. Non sono affatto come pensano” disse lui con un tono quasi triste.  

Effettivamente con me non si era mai comportato male, certe volte è stato un po’ scorbutico con me ma niente di grave e irreparabile. Maggior parte delle volte riuscivo a tenergli testa e lui sembrava capire che comportarsi, con me, in quel modo non portava a nessun risultato.  

“Lo so che non sei cattivo Niall, non aver paura di chiedere aiuto, tanto meno di parlarne con me okay?” dissi io appoggiando una mano sulla sua spalla.  

“Grazie Styles” mi sorrise timidamente il biondino. 

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Capitolo 8
*** Devon e Gabriel. ***


Il rapporto con Niall stava migliorando di giorno in giorno, dal guardarci male la mattina, al non parlarci proprio, fino al diventare quasi amici e fare colazione insieme.  

Anche se fare colazione era praticamente evitare che quei due si incenerissero, o meglio che il biondo incenerisse Zayn. Odiavo tutta quella tensione, mi rovinava il momento più bello della giornata. Così una mattina sbottai con “Cristo ragazzi ma volete chiarire questa storia?? Avete vent’anni ciascuno e vi comportate come due ragazzini.” presi il toast che Niall stava per addentare e la tazza da dove Zayn stava bevendo il caffè e li guardai come per farli parlare.  

“Io non ho proprio niente da dire Harry, lui sa come la penso e non mi smuoverò facilmente dalla mia posizione” disse il biondo.  

Niall, io non mi sono allontanato perché non ti voglio più bene. Anzi ora te ne voglio più di prima, però capisci che è stata una scelta forzata. Mi dispiace tanto Nialler.”  

A quel soprannome sentii il biondo irrigidirsi “Non mi chiamare Nialler, non ne hai nessun diritto. E poi nessuna scelta è forzata, tu lo hai voluto e ora le cose stanno così.” disse alzandosi “Ora scusami Harry, ma devo andare. Ho una visita.” si sistemò la maglia e se ne andò portando con sé il vassoio.  

“Scusami Zayn, non volevo. Cioè le mie intenzioni erano diverse...” dissi io mettendomi le mani in faccia.  

“Lo so Harry, e ti ringrazio per questo. Ora mangia qualcosa, okay?”  

Io annuii e finii di mangiare il mio toast con burro e marmellata. 

Ad un certo punto vidi l’essere umano più bello al mondo entrare in mensa con un megafono e annunciare “Buongiorno a tutti ragazzi, è stata organizzata una favolosa gita al National Gallery di Londra. Se volete partecipare, basta scrivere il proprio nome qui sotto”.  

Sembrava che nessuno lo stesse ascoltando, così mi alzai e andai verso di lui. “Posso?” indicai la penna che aveva in mano. Lui me la passò sorridendo “Sono contento che almeno a te interessa questa gita.” 

“Beh, Louis è il National Gallery, amo l’arte e voglio questi 15 punti.” ridacchiai e pensai ‘Beh, tu sei l’opera più bella che io possa mai ammirare, non mi serve andare al National Gallery.’ 

“Benissimo Harry, dopo ti andrebbe di passare nel mio ufficio? Giusto per fare una chiacchierata” mi chiese Louis sorridente.  

“Certo, finisco la colazione e sono da te”  

“Perfetto, a dopo” disse sorridendo e se ne andò.  

Ritornai dal mio amico e gli dissi “Bella iniziativa quella del museo, dovresti segnarti”  

“Lo farò Haz” disse finendo il suo caffè “comunque la prossima volta cercatevi una stanza voi due” rise.  

“Cosa?? Zayn... cosa... no non è come pensi tu” dissi io imbarazzato. Si notava così tanto? Oddio e se lo avevano notato tutti? E soprattutto che intendeva Zayn? Che anche Louis era attratto da me? No impossibile, decisamente impossibile.  

“Sì okay Harry, non è come penso io” disse ridendo. “io ritorno in camera che devo finire un disegno” si alzò dal tavolo con il vassoio in mano. “Ci vediamo Harreh” disse infine imitando anche un po’ l’accento di Louis.  

Ero fottuto, se lo aveva notato Zayn, anche gli altri potevano averlo notato e se fosse vero, ero nella merda fino al collo. La mensa si era quasi svuotata, così decisi di tornare in stanza per prendere la mia felpa con una stampa davanti di Kurt Cobain nel suo ultimo photoshoot. Vidi sul letto un bigliettino.  

‘Ancora bigliettini?? Dopo un po’ le frasi romantiche finiscono’ pensai frustrato dal fatto che non ero ancora riuscito a capire chi era il mittente.   

Lo aprii e vidi scritto:  

“L'arte scuote dall'anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni.” 

-W. 

Chi scriveva questi bigliettini deve esser stato un appassionato di arte, perché ci può stare che conosci Picasso e le sue opere. Ma le sue citazioni erano un po’ meno famose.  

Soprattutto notai che era stato firmato con “-W”. Per cosa poteva stare?? William? Walter? Warren? Non lo so, non conosco nessuno che si chiami così. Vidi Niall e mi avvicinai “Devi dirmi qualcosa?” gli mostrai il bigliettino.  

“Sì, la tua felpa è bellissima. Povero Kurt però...”  

“No, cazzo Niall, non la mia felpa. Il bigliettino. Ho bisogno di sapere chi cazzo è che mi manda questi bigliettini. E tu lo sai, perciò dimmi chi è che me li manda o impazzisco.” dissi io cercando di mantenere la calma. 

Niall mi guardò ridendo e disse “Più del solito?? Harry, non posso dirtelo chi ti manda questi bigliettini. E fidati, credo sia meglio che tu non lo sappia.”  

“CAZZO” esclamai e uscii dalla camera sbattendo la porta sentendo ancora la risata di Niall.  

Andai verso l’ufficio di Louis camminando di fretta con il pezzo di carta tra le mani e borbottando parole poco amorevoli verso il mio compagno di stanza.  

Entrai nell’ufficio senza nemmeno bussare e mi sedetti senza dire niente.  

“Avanti Harry, accomodati e rompi quante porte vuoi. Tanto paga mio padre” disse lui ironico dopo che io sbattei la porta. Solo che, dopo questa frase vide che non ero dell’umore giusto e mi chiese “tutto okay Harry? Ti vedo arrabbiato”  

“No, non è per niente okay! Continuo a ricevere sti bigliettini di merda con delle frasi a dir poco bellissime e non riesco minimamente a capire chi me li manda. E io odio non sapere le cose, soprattutto quando riguardano me.” 

Non ne ero particolarmente sicuro ma vidi la sua mano stringersi in un pugno mentre l’altra teneva la penna in mano. “Non hai proprio idea di chi possa essere? Si è firmato in qualche modo?” mi chiese.  

“Sì, con una W” gli passai il bigliettino. Piano piano avevo acquisito sicurezza con Louis, riuscivo a non fare più figure di merda. Cioè non più del solito, ogni tanto mi mancava il respiro e ogni tanto la mattina con i suoi occhi ancora stanchi e lucidi dal sonno mi veniva da coccolarlo e viziarlo come con un bambino.  

Okay, basta Harry, ritorna in te. 

“Credi si trovi in questa struttura?” mi chiese.  

“Credo proprio di sì, visto che ogni bigliettino riguarda un qualcosa che faccio qui dentro. Come cantare... o raccogliere dei fottutissimi fiori.”  

“Cantare?” incalzò lui.  

Merda... nessuno, a parte Zayn e W, sapeva di quella sera. Avrei dovuto dirglielo? No, ora come ora non voglio tirar fuori questo argomento.  

“Oh, sì una volta ritornando in camera canticchiai una canzone e forse qualcuno mi sentì. E so per certo che quel qualcuno e colui che mi scrive questi” dissi.  

“Aspetta qualche altro bigliettino, magari con il tempo riuscirai a capire di chi si tratta”  

Annuii sospirando e lui aggiunse “Piuttosto dovresti pensare alla gita, visto che ti piace così tanto l’arte e che si terrà tra qualche giorno. Lo hai chiesto anche a Zayn per caso?” 

“No, non ancora.”  

“Siete molto amici a quanto vedo” disse stringendo un po’ i denti. Perché faceva così? 

“Certo, è un ragazzo molto simpatico e anche molto carino devo dire, poi quei capelli sono la calamita per ogni essere vivente sulla terra” dissi io ridacchiando. In effetti i capelli di Zayn erano bellissimi, lui se li tirava sempre indietro e qualche volta aveva dei ciuffi che gli ricadevano davanti. Delle volte mi incantavo a guardarlo perché era davvero un dono della natura, non avevo una cotta per lui, ma dovevo ammettere a me stesso che un po’ di attrazione verso il moro c’era. Certo, sempre meno di Louis, quel nanetto mi faceva impazzire come una dodicenne solo guardandomi.  

“Immagino...” disse schiarendosi la voce. Okay, devo ammettere che sembrava un tantino geloso. E se voleva con me lo stesso rapporto che avevo con Zayn? Magari era solo frustrato dal fatto che non riusciva ad essermi tanto amico quanto lo era con me Zayn. Non ho la più pallida idea di quale poteva essere la verità, ma forse era la cosa che si avvicina di più alla verità.  

Finita la visita con Louis, decisi di andare in biblioteca e prendere un libro, ne avevo portati alcuni con me, ma ormai me li ricordavo a memoria e poi volevo cambiare, magari leggere qualcosa di più moderno. 

Entrai in biblioteca e vidi che era abbastanza deserta, così passeggiai tra gli scaffali accarezzando le copertine dei libri. Presi un libro a caso, e notai che sfogliandolo, nella prima pagina c’era scritto ‘Per la mia Joselyn, sempre tuo William’. Sorrisi appena, quella calligrafia era troppo familiare, ma decisi di non pensarci troppo e andare in giardino a leggere quel libro, andai in quello nel retro, dove io e Louis tenemmo quel picnic, mi sedetti sotto un albero e cominciai a leggerlo.  

Non era molto lungo come libro, quindi arrivai alla metà in poco tempo, e fino a lì capii che trattava di una storia romantica tra due soldati della seconda guerra mondiale. Devon e Gabriel, avevano rispettivamente 25 e 27 anni ed erano entrambi inglesi. Si conobbero durante un’operazione in Francia nel marzo del ‘40 ma dopo l’evacuazione di Dunkirk, i due si persero di vista dopo esser saliti su due navi diverse. I due si mandavano lettere, ma nel libro c’è scritto solo il punto di vista di Devon. Ritornato in patria quest’ultimo non ebbe più notizie del suo amato. Ma dieci anni dopo la fine della guerra, nel 1955, gli arrivò una lettera che recitava:  

Carissimo Devon. 

Con noi il destino è stato crudele, ma il nostro amore in qualche modo ha fatto unire le nostre strade.  

Ti ho pensato ogni giorno, ogni secondo delle mie giornate. A quelle dolci labbra che ho sempre voluto riassaporare e fare mie. A quei dolci occhi azzurri come il mare, e al suono della tua risata che rimbomba nella mia mente. 

Io ti aspetterò per sempre mio caro Devon. 

Il tuo amato Gabriel.  

Dev’essere stata una coincidenza che mi sia capitato questo libro tra le mani, ma se non lo fosse, vuol dire che il destino si sta prendendo gioco del mio cuore. 

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Capitolo 9
*** Maledetto Zayn... ***


Il giorno della gita finalmente arrivò, ero talmente nervoso che mi alzai alle 5 e feci una doccia, neanche dovessi avere un appuntamento galante con Louis. Era solo un museo d’arte, non c’era motivo di essere così nervoso.  

Uscii dalla doccia gocciolante e mi asciugai in fretta il corpo per poi passare ai capelli. Quei ricci non ne volevano sapere di stare al proprio posto.  

Ad interrompere quella guerra con i miei capelli fu il mio compagno di stanza che bussò alla porta del bagno, e con la sua voce ancora assonnata disse “Styles posso sapere perché tu alle cinque e mezza di mattina sei sveglio? E poi apri che devo pisciare” 

Aprii la porta e gli risposi “Mi sto preparando per la gita di oggi Horan” 

Lui entrò in bagno e dopo aver soddisfatto i suoi bisogni disse “Ma se la gita è alle nove perché tu ti stai preparando quattro ore prima?”. Mi stava guardando con gli occhi ancora socchiusi, forse ancora non abituati alla luce artificiale del bagno.  

“Ho bisogno di tempo per prepararmi, sono un tipo meticoloso”  

“Sì, okay, certo Styles. Io torno a dormire, non ho bisogno di niente per risultare perfetto, già lo sono di natura” disse lui buttandosi sul letto.  

 

Finii di sistemarmi i capelli e andai in camera per scegliere i vestiti, optai per una camicia con una fantasia indescrivibile, dei skinny jeans neri e degli stivaletti marroncini in camoscio. Non era il mio stile di sempre, ma ogni tanto ci stava cambiare look. Presi anche un fazzoletto bianco che avrei poi legato al collo con un nodo allentato. Vidi l’orario ed erano appena le sei e mezza.  

‘Forse è meglio dormire un’altra oretta per essere lucido poi durante la gita’ pensai.  

Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi. Ma l’unica cosa che riuscivo a fare in quel momento era pensare. Pensare al fatto che forse W avrebbe partecipato alla gita, e che forse avrei ricevuto un altro bigliettino. Pensai a Louis e di come avrei voluto baciarlo davanti ad un quadro di Van Gogh, a come avrei voluto vederlo sorridere davanti ad un’opera che lo aveva colpito.  

Continuavo a sognarlo la notte, continuavo a vedere quegli occhi, a sentire quella voce così delicata, sentire il suo tocco e quell’abbraccio. 

Solo con un abbraccio era riuscito a proteggermi da ogni male che in 21 anni avevo vissuto. E odiavo il fatto di non poterglielo dire, non potergli dire quanto solo la sua presenza mi illumina la giornata e di quanto stesse diventando importante per me.  

Era più di un mese che mi trovavo lì e non riuscivo ad immaginare una mattina senza vedere Louis, chi mi avrebbe con un sorriso a trentasei denti? Chi mi chiedeva come stavo appoggiando la mano sulla mia spalla? Chi mi faceva sentire al sicuro solo con uno sguardo?  

 

Ero piuttosto certo che quelle due ore erano passate, e questo venne confermato dalla mia sveglia delle otto. Così mi alzai dal letto e andai a fare colazione ancora con il pigiama, mangiai il mio solito toast con burro e marmellata, al mio solito tavolo con Zayn che cercava di imburrare il pane. Ma tutto quello che ne ricavò fu qualche parola poco carina verso un povero pezzo di pane. 

Zayn, tieni.” gli passai una fetta del mio pane già imburrato e lui mormorò un ‘grazie’ quasi muto. 

“Tutto bene Zayn? Ti vedo...strano...” aggiunsi. 

“Sì Hazza, tutto una meraviglia” disse con un tono un po’ accelerato. “Tu sei pronto per oggi? Stare una giornata intera vicino al tuo Louis, in un museo bellissimo pieno di opere d’arte.”  

“No Zayn, smettila di dire ‘il tuo Louis’” mimai le virgolette con le dita “E’ il mio dottore, è una cosa immorale, lui è fidanzato e poi... poi non ricambia.” 

“Oh ma smettila di dire cazzate Haz, che è il tuo dottore ha poca importanza. Basta che esci da qui e il gioco è fatto, e chi ha detto che non ricambia? Lui? Ti ha detto direttamente in faccia ‘Harry non ricambio’? No, non puoi saperlo. Sei un bellissimo ragazzo, anche simpatico delle volte.” rise appena “e potrai dire che non ricambia solo il giorno stesso in cui verrà a dirtelo lui.” 

“Se solo fossi gay sarebbe tutto più facile, mi metterei insieme a te” risi appena guardandolo.  

“Lo so, sono bellissimo ma etero. Mi dispiace Styles” disse “Piuttosto, io vado a cambiarmi che tra mezz’ora dobbiamo prendere il pullman.” 

“Va bene, ci vediamo dopo Malik” 

Aveva ragione Zayn, non potevo sapere se Louis ricambiava i miei sentimenti. Però era fidanzato con una ragazza e questo confermava ancora di più il mio pensiero. Credo che Louis sia una di quelle persone a cui non piace prendere in giro le persone, soprattutto quando si parla di amore. E forse avrebbe lasciato la fidanzata, se avesse ricambiato i miei sentimenti. Ma non lo ha ancora fatto... e questa la dice lunga. 

Mi alzai anche io per avviarmi in camera e cambiarmi i vestiti, misi quello che avevo preparato nelle ore precedenti. Lasciai sbottonata la camicia di tre o quattro bottoni, in modo che fosse aperta fino a poco sotto il petto, mettendo anche in mostra i tatuaggi.  

Mi guardai allo specchio e mi trovai...bello? Accettabile?  

Infine annodai il fazzoletto al collo e mi sistemai i capelli. Sì, dovevo ammettere che ero davvero bello vestito in quel modo.  

Uscii dalla stanza con uno zainetto in spalla con dentro il necessario e mi avviai verso il cortile esterno, vidi Louis senza il camice. Aveva un paio di jeans blu chiaro, una camicia grigia e delle vans nere sotto.  

Mi avvicinai a lui mettendomi in fila e si girò guardandomi quasi imbambolato “C-ciao Harry, buongiorno” disse sorridendo squadrandomi da testa a piedi.  

“Hey Louis, buongiorno anche a te” dissi appena aspettando il mio turno per salire sul mezzo. Era bellissimo vestito in quel modo, la camicia gli stava larga, ma a lui stava bene comunque, sembrava cucita apposta per lui. 

Continuava a guardarmi, ad esaminarmi, naturalmente le mie guance si infuocarono. Non lo potevo vedere, ma potevo sentire benissimo il calore. 

Purtroppo o per fortuna, dopo qualche minuto si presentò Zayn che esordì con un “Buongiorno Hazza, tutto okay?”  

Scossi la testa come per riprendermi da una sorta di trance e sorrisi al mio amico “Hey Zayn, sì tutto okay. Alla fine sei venuto, sono contento”  

Ero certo di aver sentito due occhi incenerire me e il mio amico, perché faceva così? Era geloso? Se voleva essere mio amico io avrei accettato senza nessun problema.  

“Oh, sì, non potevo certo lasciarti andare lì da solo. Mi saresti mancato troppo...” rispose il mio amico. Sapevo che stava facendo così per un motivo preciso: a detta sua Louis, in qualche modo sconosciuto, ricambiava e Zayn voleva solo dimostrarmelo. Ma io ero sicurissimo che Louis non ricambiasse, voleva solo essere mio amico ed era geloso del rapporto che avevo instaurato con Zayn. Punto.  

‘Se non fossi il suo dottore gli avrei già spezzato le gambe’ sentii sussurrare da Louis.  

Zayn a quanto pare lo sentì, perché cominciò a ridere sotto i baffi.  

“Ma che cos...” non ebbi il tempo di finire la frase che subito ci fecero salire sul pullman. Naturalmente andai più infondo possibile, la situazione di prima mi stava facendo ripensare se, in effetti, volevo ancora andare ancora a quel museo...Maledetto Zayn.  

Il viaggio in pullman fu piuttosto tranquillo, nonostante il mio istinto omicida verso Zayn che insisteva dicendomi che era evidente l’attrazione che Louis provava per me. Così, per farlo stare zitto gli diedi una cuffietta in modo che sentisse la musica con me.  

“Ah, passiamo a questo ora?? Che onore Styles” disse ridacchiando il moro e mettendosi una cuffietta.  

Misi la riproduzione casuale e capitò Back To Black di Amy Winehouse. “Oh sì Malik, dovresti sentirti MOLTO onorato” risi appena.  

Il viaggio fu piuttosto divertente, Zayn si lamentò solo di qualche canzone che il mio telefono riproduceva, qualche canzone la canticchiavamo insieme e devo dire che la sua voce era molto bella. Sottile, leggermente acuta, e sembrava essere molto potente.  

Mi divertivo parecchio con Zayn, aveva un sottile senso dell’umorismo e soprattutto era molto bravo a cogliere il mio sarcasmo molto pungente. Era una persona genuina, dolce e sincera, non ti faceva pesare nessun tipo di problema e sapeva metterti a proprio agio. Era evidente che la sua situazione gli aveva aperto gli occhi al mondo, alla vera natura delle persone. Si può dire che Zayn era pronto a tutto? Sì, era decisamente pronto a tutto.  

 

 

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Capitolo 10
*** Offrire conforto ad un cuore turbato. ***


Il viaggio durò poco, poco più di una mezz’ora. Ogni tanto Louis passava per controllare se era tutto a posto, e mi chiedeva se ero emozionato di visitare quel museo. Io lo congedavo sempre con un “Sì, Louis. È sempre bello ritornarci”  

Non avrei mai potuto dirgli che il motivo di tanta emozione, era soprattutto lui.  

Arrivammo davanti al museo e una volta scesi dal pullman Louis parlò a tutto il gruppo dicendo “Ragazzi, mi raccomando di rimanere sempre insieme come gruppo. Ci divideremo in due gruppi, un gruppo con me e uno con Jefferson.”  

Quest’ultimo prese un foglio e cominciò ad elencare i nomi dei membri del suo gruppo, poi prendendo un altro foglio disse “Styles, Malik, Smith, Anderson e Hall nel gruppo con Tomlinson.”  

“Ti pareva” sussurrò il mio amico. “Vabbè almeno farò ingelosire un po’ il nanetto”  

Zayn, non chiamarlo così dai. Non che poi tu sia un giocatore di basket” lo ripresi io.  

Il moro ignorò completamente le mie lamentele e mi prese la mano portandomi all’interno del museo dove tutti gli altri si stavano avviando. “Ci sarà da divertirsi” disse con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.  

Passammo attraverso il metal detector e i tornelli, e Zayn non si decideva a lasciarmi la mano. Continuava ad affermare che Louis ci stesse guardando e che fosse infastidito dalla sua presenza.  

Intanto che camminavamo mano nella mano sentivo un gruppetto di ragazzi che ci stava guardando in modo poco gradevole, sussurrando anche qualche parola offensiva. Riuscivo a sentirli benissimo, ma decisi di non rispondere e farmi gli affari miei continuando la gita. In ventun anni di vita avevo ormai imparato a non ascoltare quello che avevano da dirmi gli altri. Soprattutto in questi casi, dove l’indifferenza era la migliore arma. 

Entrammo in una stanza e vidi il viso di Louis accendersi come una candela. C’erano molti quadri rinascimentali, che raffiguravano donne di corte o bambini che poi erano destinati a diventare re o regina. Lo guardavo, lo ammiravo e mentre lui contemplava l’arte, io contemplavo lui. Era sicuramente più bello di qualsiasi opera d’arte lì dentro.  

Teneva la sua giacca tra le sue braccia conserte e i capelli gli ricadevano davanti. Le sue espressioni davanti alle opere erano impagabili, gli si formava sempre un piccolo sorriso e gli occhi diventavano minuscoli, quasi sparivano. Ma il blu, quel blu non spariva mai, anzi si faceva sempre più intenso.  

Camminavamo tra le opere, ascoltando la spiegazione della guida. Ad un certo punto Zayn, che mi stava ancora tenendo la mano mi disse “Hazza, stai sentendo quello che ci stanno dicendo quel gruppetto là?”  

“Sì, Zayn ho sentito tutto purtroppo e ti dico per esperienza personale che è meglio non considerarli.” 

Detto questo, quel gruppo di simpaticoni ci passò accanto dicendo “Oddio, non ho mai visto un frocio musulmano.” alludendo al credo religioso di Zayn.  

“Questo frocio musulmano se vuole potrebbe scoparsi la tua ragazza e tua madre insieme, e comunque le farebbe urlare di più lui in due minuti che te in tutta la tua esistenza” intervenni io per poi trascinare lontano Zayn evidentemente sconvolto da quello che avevo appena detto. 

Continuammo la nostra gita in totale tranquillità, ignorando ogni parola offensiva detta da quel gruppetto di bigotti senza scopo nella vita. 

Arrivammo finalmente davanti ad un quadro di Van Gogh: i Girasoli. Dopo aver lasciato la mano di Zayn mi avvicinai a quel quadro fissandolo, era davvero bellissimo rivederlo da così vicino. 

“Bel quadro vero?? Van Gogh è uno dei miei preferiti. Però secondo me il più bello secondo me è La Notte Stellata.” disse Louis avvicinandosi a me.  

Mi girai di colpo guardandolo “Piace anche a me. D’altronde io ho sempre preferito il significato all’aspetto. E questo ne ha molto.”  

“Offrire conforto ad un cuore turbato.” disse lui guardando l’opera. “ti offre conforto Harry?”  

Io annuii delicatamente, come se non volessi farlo vedere. Quello che però non sapeva era che l’unico conforto che aveva il mio cuore, era la sua presenza.  

Ad un certo punto decisi che dovevo dirgli tutto, i miei sentimenti, quello che provavo. Sentivo che era il momento giusto, dovevo assolutamente dirglielo.  

“Louis, possiamo parlare in privato? Devo dirti una cosa piuttosto urgente.” dissi io.  

Ow, Harry magari dopo okay?? Ora devo tenere d’occhio il gruppo.” mi sorrise.  

La visita durò su per giù un’ora abbondante, ormai quel museo lo conoscevo come casa mia. 

Alla fine della visita decidemmo di andare a mangiare in un ristorante italiano dall’altra parte della strada consigliato dal personale del National Gallery.  

Entrammo e quel posto aveva un’atmosfera parecchio invitante. Sedie di legno, tovaglie a quadri bianchi e rossi e le solite bandierine italiane attaccate sulle pareti. Era anche piuttosto grande come posto.  

“Dove ti siedi Haz?” mi chiese Zayn 

“Non lo so Zayn, tu intanto siediti e tienimi il posto, io vado in bagno a fare pipì e lavarmi le mani.” dissi io posando la mia roba sulla sedia che Zayn doveva tenermi occupato.  

Così mi diressi verso il bagno e nel tragitto notai che in quel ristorante stava mangiando anche quel gruppetto. Ma li ignorai totalmente, continuando a camminare verso il bagno.  

Mentre stavo facendo pipì in uno degli orinatoi, vicino a me si piazzò uno di quei ragazzi che avevo visto prima.  

“Allora, guarda un po’ il destino. Il frocetto del museo. Dove sta il tuo ragazzo??” disse. Era poco più alto di me, anche un po’ più piazzato.  

Io lo ignorai completamente andando a lavarmi le mani e andando verso l’uscita. Ma un altro del gruppo mi bloccò e mi sbatté contro il muro. 

“Non sto qui a cercare rogne ragazzi, lasciatemi andare e tutto andrà bene” 

“No caro frocetto mio, a noi non piace quando ci offendono” a quel punto mi tirò un pugno che mi fece cadere a terra senza forze. Stavo perdendo i sensi, le uniche cose che riuscivo a sentire erano i loro calci e pugni. Fino a quando arrivò il momento in cui persi del tutto i sensi, nella mia testa girava solo una voce che diceva ‘Un altro pugno e sono morto, finitemi ora’.  

Ma a quanto pare dalla morte mi ci salvò una voce parecchio familiare che fermò tutti. Non so come, ma mi salvò.  

Poco dopo sentii qualcuno che voleva svegliarmi, che mi scuoteva violentemente per farmi aprire gli occhi. Avrei voluto gridargli che non ci riuscivo, che riuscivo a malapena a respirare. Quella voce stava gridando aiuto, e mentre aspettava qualcuno mi dava degli schiaffetti in faccia tenendomi stretto a sé.  

Chiamarono un’ambulanza e mi caricarono su una barella e successivamente sul veicolo. Sentivo piangere quella voce che mi aveva salvato, avrei voluto ringraziarlo e dirgli che mi aveva salvato la vita, ma non ci riuscivo.  

Le voci si facevano sempre più ovattate e non riuscivo più a capire quello che stavano dicendo. Persi anche la sensibilità al tatto, l’unica cosa che riuscivo a percepire erano i miei pensieri.  

 

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