La Foresta di Calien - Cronache di Uchiha e Mugiwara

di Peppe_97_Rinaldi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Gea e Urano – L’inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Da Roma alla Foresta Amazzonica - La battaglia tra Kaguya e Frieza non è finita ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Uchiha e Mugiwara ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Gea e Urano – L’inizio di tutto ***


 



28 Giugno 2013

Foresta di Calien

Konoha

Palazzo reale

 

 

 

Era una mattina come le altre. Sarebbe stato un momento familiare qualsiasi, se non fosse per il dettaglio che è da questo scenario che albeggia la nostra storia.

I suoni della foresta trillavano tutto intorno, piovendo a cascate dalle ampie finestre. Gli alberi che circondavano il palazzo proiettavano focosi raggi di sole dalle fronde, mischiati a ombre allungate e calde. Sembrava che la natura volesse abbracciare, e proteggere, il palazzo che tanto scrupolosamente guarniva.

E così faceva anche il padre. Era seduto sul letto, le teste dei figli sul suo grembo, e li abbracciava caloroso.

Ampliando la prospettiva ci accorgiamo di essere in una stanza enorme. Era evidentemente la camera del ragazzino pù piccolo, perchè non mancavano giochi e chinchaglie infantili, ma ecco anche un arco di legno appeso a una parete e strani modellini di arbusti su un tavolo.

Il padre sorrideva, e i suoi occhi brillavano di una luce focosa. Oh, e non era impresa facile, considerando l'enorme soffitto a baldacchino del letto che gettava ombre sui nostri personaggi.

<< Cosa vi va di fare, oggi? >> domandò il ragazzino più grande fra i due.

<< Andiamo dalla mamma! >> propose allegro quello più piccolo.

Il padre rise. << Oh, Itachi! Non conta quello che ci va di fare, ma ciò che è giusto fare. Voi siete i principi di Calien, dovreste tenere a mente questo concetto >> .

Il bambino – impariamo dunque che si chiamava Itachi – si limitò ad annuire. << Hai ragione, padre >> .

L'uomo sorrise con gratitudine, e anche se il lato inferiore del viso era coperto da una maschera, le fossette che stirarono gli occhi furono ben eloquenti.

Bè, è arrivato il momento delle presentazioni! Non lasciarti confondere dai capelli grigi e dalla voce assonnata dell'uomo: era molto giovane, non aveva nemmeno una trentina d'anni. Siamo di fronte a Kakashi, monarca del regno di Calien.

I suoi stilisti dovevano essere davvero confusi, però: il re indossava una tunica leggerissima e fresca, agghirlandata da fiotti di ciuffi di ebano che schizzavano qua e là. Un momento. Scrutando Kakashi con maggior attenzione, intuiamo la logica dietro a quel vestito – insomma, menomale: altrimenti dovevamo dare per certo che i suoi stilisti lo vestivano con le prime robe che trovavano nel guardaroba...

I ciuffi di ebano, grossi e allungati, risalivano dal basso verso l'alto compiendo elastici turbinii intorno al corpo del re, come a disegnare dei mulinelli verdeggianti e gagliardi.

I due bambini indossavano invece vestiti semplici e si assomigliavano davvero molto. Avevano entrambi capelli neri e lunghi, solo che il bambino più piccolo doveva aver litigato con il parrucchiere di corte, a giudicare dai ciuffi scomposti e disattenti.

Itachi sorrise amorevolmente al fratellino. << Sasuke, non possiamo andare da mamma. È lontana >> .

Sasuke calpestò i piedi sul letto per la frustrazione. << Perchè doveva andare proprio lei? Io la voglio, uffa! >>

<< E' perfetta per le visite diplomatiche, molto più adatta di me. Adesso è dai Mugiwara, e anzi... Avrei dovuto viaggiare anche io con lei >> illustrò Kakashi calmo. << Però qualcuno doveva pur badare a voi, ehi! >>

<< E' sola? >> chiese Itachi.

Kakashi scrollò le spalle. << E' testarda, la conoscete. Voleva viaggiare da sola: dice che una regina senza un corteo alle spalle dichiara umiltà e vicinanza al popolo meglio di qualsiasi oratoria. E così non ha voluto né me né i due consiglieri... Tuttavia, Doflamingo ha insistito per essere lì con lei >> .

<< Quel Mago Sacro che va sempre in giro con il pellicciotto rosa? >>

<< Lui >> rispose Kakashi, senza entusiasmo. << Anche se è un Mago Sacro, esercita ancora molta influenza sui Mugiwara... Sarà di aiuto, credo... Anche se non ne sono convinto >> ammise, e strizzò l'occhio ai figli. << Vostra madre non ha di certo bisogno dell'aiuto di un Mago Sacro >> .

Sasuke intanto continuava a sbuffare, e insisteva così tanto che ricordava una locomotiva a vapore arrugginita. Borbottava qualcosa a proposito della madre e di come già gli mancasse, e di come non gli interessasse un fico secco dei Mugiwara. Allora Itachi si rizzò sulle ginocchia, e quando parlò decise di colorare la sua voce di tutto l'entusiasmo possibile. << Perchè non leggiamo una storia? >>

La strategia del ragazzino colpì nel segno. Sasuke si curvò sul letto, e prese a dimenarsi. << Quella degli animali! Leggiamo quella degli animali con le code! >>

Kakashi proruppe in un'esclamazione di gioia, e non so se decifrarla come verso di sorpresa o di immane gioia. Umh, cosa dici?

Oh, ecco. Fantastico.

Niente, dalla regia mi dicono che è impossibile che fosse sorpresa, perchè i due principi pretendevano che venisse loro letta quella storia un giorno sì e l'altro pure.

Itachi, infatti, corse ad afferrare un grosso volume dalla libreria all'altro capo della camera. Quando ritornò difilato dal padre e dal fratello, gli occhi tradivano una certa lussuria del sapere. Elargì al padre un sorriso rispettoso e, malgrado la tenerissima età, colmo di dignità.

Kakashi incrociò le gambe sul letto e maneggiò il libro. L'antico tomo baluginava nelle mani del re, massiccio e dalla visibile preziosità adamantina.

Aprì una pagina a caso: l'immagine di una donna dai lineamenti rilucenti di oro si alzava nitida lungo la pagina, e una serie di didascalie riempivano il lato destro della schermata. Si schiarì la gola e, in tono scherzosamente sussidioso, centellinò un lungo elenco di nomi. Bè... Nomi strambi, devo dire. << Shukaku, Matatabi, Isobu, Son Goku, Kokuo, Saiken >>, spostò con impazienza dei ciuffi che gli ricoprivano gli occhi, << Chomei, Gyuki, Kurama… Vediamo un po', miei valorosi principi: i nomi che ho appena declamato chi o che cosa indicano? >>

<< Gli animaletti di Gea! >> trillò Sasuke tutto felice, buttando le braccia in alto. Itachi, invece, era rimasto ammutolito, le labbra socchiuse, come se stesse ancora riflettendo sulla risposta.

Ma Kakashi capì che il figlio non era rimasto affatto ancorato a quella domanda. Tranquillamente, disse: << Itachi, tutto bene? >>

<< Padre >> .

<< Dimmi, figliolo >> .

<< Perchè ci hai chiamati “valorosi principi”? >> disse il bambino, gli occhi assorti in contemplazione. << Perchè proprio “valorosi”? >>

<< Umh... E' solo un modo di dire >> commentò l'uomo, senza capire.

Itachi sembrò deluso. << E se io non fossi valoroso? Se Sasuke... >> mormorò, e alzò gli occhi sul fratellino. Il piccolo aveva preso a battere le mani e a trillare entusiasta, e aveva stabilito di strattonare il libro al padre. << ...Se Sasuke un giorno non fosse poi così tanto valoroso? Penserebbe di non meritare di essere principe? Di non valere? >> aggiunse, pronunciando l'ultima domanda con vivo orrore.

Kakashi fu talmente sorpreso che sobbalzò. Lo sgomento consentì a Sasuke di predergli il libro dalle mani: il piccolo aprì la prima pagina, e riconsegnò il volume alle mani del padre. << Dai, leggi >> .

<< Sì, leggiamo >> annunciò Itachi, e mostrò al fratello il sorriso più dolce del mondo.

 






 

La Foresta di Calien – Cronache di Uchiha e Mugiwara

Capitolo 1

Gea e Urano – L'inizio di tutto

 







 

Tutto ok?

Hai allacciato le cinture? Sei pronto? Sei pronta?

Bè, non dire che non avevo avvertito.

Mi presento: sono la voce narrante di questa storia, e adesso ti rivelo perfino un dettaglio piccante. Sono un personaggio interno alla storia: vuol dire che prima o poi mi ritroverai nell'ampio ventaglio di personaggi che coloreranno questo romanzo. Sono un uomo, o una donna? Bè... ha forse importanza?

Scoprirai la mia identità, non temere, ma ti spoilero già che dovrai pazientare parecchio.

Mi chiedo se io mi stia rivolgendo ai venticinque lettori di rimembranza manzonianza: boh, chi lo sa.

In ogni caso, carissimo lettore e carissima lettrice, porgo un invito: lasciamoci trasportare dalle telecamere. Già. Noi, lettori onniveggenti, stiamo per assistere a una storia che vorrei tanto raccontarti. Si tratta della storia dell'umanità, di come il mondo sia cambiato in seguito a determinati eventi... ma questo lo vedremo con calma.

Per ora, accontentiamoci magari della storia snocciolata da re Kakashi ai suoi figlioletti. Si tratta di una storia sconosciuta ai più, e seppur abitanti del medesimo pianeta noi esseri viventi siamo ignoranti su gran parte delle verità che ci riguardano.

Perchè il mondo, anche se non tutti lo sanno, è composto di magia.

Sorpreso?

Già, purtroppo immaginavo... ecco perchè, dopo alcuni confronti con amici, ho deciso di narrare questa storia. L'umanità deve sapere. Dopo milenni di segretezza, è giusto che ogni essere vivente conosca la verità.

Oh, ti prego: fidati di me. Non racconterò balle e illazioni, ma le vicende che ti ritroverai a leggere sono il resoconto dei protagonisti stessi di quelle avventure. Li ho intervistati, fatto loro scrupolose domande, e grazie alla dicotomia fra i vari punti di vista ho permesso alla linea degli eventi di farsi breccia nella mia mente con precisione chirurgica.

Verità occultate, scoperte escatologiche e insidie che offuscano la luminescenza della verità…

Ecco alcuni dei protagonisti che, come già hanno costruito la storia di Calien, si prostreranno per l’edificazione della storia che ci condurrà alla fine di questi capitoli.

 

Ritorniamo al libro che re Kakashi stava leggendo ai piccoli Itachi e Sasuke.

“Storia degli animaletti di Gea”, l'aveva appellata il ragazzino. Non era errato... ma nemmeno corretto. Quel libro si vantava di cantare molto di più.

La storia della Foresta di Calien.

La storia della magia.

E le nostre telecamere onniveggenti si proietteranno direttamente dentro a questa storia: faremo, caro lettore, un salto indietro nel tempo di qualche bel millennio, e con i nostri stessi occhi assisteremo alle scene che il re, quella mattina, leggeva ai govanissimi principi.

Allacciamo le cinture, per carità.

Buon salto indietro nel tempo, e buona lettura!

 


 

 

In principio Dio creò il cielo e la terra.

Ora, la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

Dio disse: Sia la luce! E la luce fu.

Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre, e chiamò la luce giorno e le tenebre notte.

E fu sera e fu mattina: primo giorno.”

 

I versi che hai appena letto costituiscono l’inizio del libro sacro della Genesi.

Come abbiamo letto, Dio creò il cielo e la terra. Tuttavia, finché i due rimasero soli, la Creazione era incompleta, e da qui l’intuizione di Dio di creare la luce e le tenebre.

Il Giorno e la Notte iniziarono, dunque, ad allietare le solitarie giornate della Terra e del Cielo, e furono soltanto le prime opere della Creazione da noi conosciute.

 

Ma la storia è vera?

Oh, non fraintendere. Il popolo di Calien non intende certo mettere in dubbio il credo delle religioni monoteiste, anche se così possa erroneamente parere.

Naturalmente la Bibbia si limita a elucubrare la genesi della Terra e del Cielo, della luce e delle tenebre, degli oceani e dei fulmini… Ma non rivela la vera natura degli esseri viventi.

Suvvia, non penserai mica che al culmine della Creazione sia arrivato l’essere umano soltanto per deturpare quanto generato precedentemente?

 

<< Dio ci ama, e ci ama talmente tanto da averci affidato gli Dei >> . Ecco cosa Kakashi si ostinava a riferire a Itachi e Sasuke, i quale con grande curiosità non si perdevano nemmeno una parola del saggio padre.

 

Lo so.

Pare una contraddizione: Dio… e gli Dei?

Bé, mettiamola in questi termini.

Tieni presente le religioni panteistiche, e quelle politeiste?

Ebbene, la credenza che gli elementi naturali siano la manifestazione tangibile delle entità divine non appartiene soltanto al passato, ma anche oggi molte fedi si aggrappano a tale convinzione – basti pensare all’Estremo Oriente, dove reincarnazione e venerazione della natura sono credenze ben radicate.

Senza accorgercene siamo già approdati alla definizione – perlomeno quella che io vorrei propinarti – di “Dei”.

Entità ascetiche che si manifestano sulla nostra terra nei più disparati elementi.

E a capo di una complessa e strabiliante genealogia ci imbattiamo nuovamente in loro, la Terra e il Cielo.

Gea, e Urano.

 

Tutto ebbe inizio da qui, dalla genesi di Gea.

 

Personificazione della Terra vivente, la dea rappresentava lo spirito del mondo, un ciclo chiuso nella sua protezione sacra e impenetrabile.

La protezione del mondo era stato affidata a Gea e Urano, uniche divinità in grado di mantenere alta la guardia in quanto primordiali.

I loro poteri andavano oltre la più estrosa immaginazione, ben lungi dall’essere delimitati in una blasfema definizione.

Ma il tempo, si sa, trascina con sé tutto ciò che incontra nelle più grevi conseguenze, insudiciate da macabre esperienze.

E le due entità immortali non riuscirono a impedire allo scorrere del tempo di inglobare entro le sue fauci fameliche anche i loro sospiri…

 

Un irrefrenabile processo di evoluzione genetica aveva portato alla comparsa dei dinosauri: ecco cosa recitava il libro che anche noi, insieme ai zelanti principi, stiamo leggendo.

Urano considerò imprudente permettere a tali creature di villeggiare sulla Terra, vivaio della coniuge e riservato agli esseri umani ai quali sarebbe stato indirizzato l’intero Creato. Così dal cielo scagliò un potente meteorite che, causato un ampolloso intreccio di eruzioni e conseguenze apocalittiche, avrebbe col tempo portato all’estinzione totale della specie.

La minaccia era dunque passata… ma aveva lasciato con sé cicatrici che non andavano ignorate.

Questo evento fu sensibilmente significativo per la dea Gea: ella comprese che gli esseri umani non avrebbero potuto proteggersi da nemici del genere, e intuì anche che il mondo che sarebbe stato donato loro meritava la più sofisticata e impenetrabile difesa.

Attese la comparsa delle prime civiltà per l’attuazione del suo piano.

 


 

 

Correva l’anno 1323 a.C., e il regno dell’Antico Egitto era allora governato da un sovrano giovane e brillante. Di nome Tutankhamon, malgrado la giovanissima età – egli aveva soltanto diciotto anni – era alquanto fragile, e a causa di vari disturbi a livello fisico necessitava di bastoni per consentire alle sue gambe di camminare.

Ciò che tutto il mondo può ipotizzare, oggi, nel terzo millennio, sono le cause precise della morte di questo giovane sovrano.

Ciò che noi ora scopriremo, invece, è la verità che univa il ragazzo alla dea Gea.

 


 

Kaguya – con questo nome la dea mascherò la sua vera identità – scese sulla terra e planò in Egitto. Qui, per mezzo di ingegnosi espedienti, fece in modo di farsi conoscere dal sovrano… Ma qualcosa andò storto.

Sua intenzione era fecondare la terra… letteralmente. Desiderava donare al mondo dei figli, unioni di sangue divino e natura umana, e per riuscirci era necessario entrare nelle grazie del sovrano.

Il piano della Terra aveva il sapore della perfezione. Ella aveva calcolato ogni cosa, vagliato le infinite possibilità del reale e del surreale, e elucuberato stratagemmi per veleggiare sino al suo scopo.

Tuttavia...

 

<< “La dea non aveva affatto previsto che anche gli uomini potessero amare la Terra quanto lei, e il giovane Tutankhamon la colse alla sprovvista con amore sapiente e freschezza di emozioni” >> recitò Kakashi. Squadrò i figli, cogliendo occhiate interrogative, e decise di tradurre. << In pratica, si innamorò >> .

Sasuke fece una smorfia. << Bleah! Tutto qui? >>

Kakashi rise allegramente. << La storia di Calien e della magia ha inizio dall'amore, e tu dici “tutto qui”? Ah, figliolo... L'amore è una parte del dualistico pilastro che sorregge il mondo, la base senza cui niente di ciò che esiste potrebbe essere. Lo diceva sempre, il buon Empedocle >> .

<< Dualistico pilastro? >> punzecchiò Itachi. << E qual è allora l'altra parte? >>

Prima di rispondere, il re attese quella che sembrò un'eternità. << Il caos. Ma state tranquilli >> soggiunse in fretta. << L'amore vince su tutto. Sempre. È giusto che sia così... bè, tornando al discorso di prima >> .

<< Quindi Gea viene sulla Terra, va in questo Egitto e cosa fa? Fa casini? Ma è scema? >> si lamentò il piccolo Sasuke, riportando gli altri alla conversazione.

Il volto di Kakashi si fece cencioso. << Oh, miei dei, figliolo! Stiamo parlando di una dea! Della madre di Calien, per giunta. Non... non lo dire mai più, assolutamente! >> Poi si schiarì la gola, e sospirò. << Ascoltate... Vorrei tanto che non giudicaste Gea. Forse può sembrare che abbia fatto casini. In effetti, è così; lei scende in Egitto, decide di far innamorare un uomo di lei così da poter donare al mondo dei figli con sangue divino, e sceglie l'uomo più potente del regno: il faraone. Questo era il suo piano... Ma i sentimenti hano avuto la meglio sulla razionalità: direi, anzi, sul cinismo. E si sono innamorati entrambi. Vedete, figli miei... >> Altra lunga pausa, forse cercava le parole giuste. << Personalmente, mi sento rinfrancato da questa storia. Vuol dire che anche la Terra stessa, la madre della magia, non ha saputo resistere all'amore. Tutti noi facciamo errori... sia noi elfi, sia gli umani >> .

Itachi stava già per schiudere le labbra, ma l'uomo continuò dolcemente.

<< Tutti, Itachi. Forse vi capiterà di architettare strabilianti piani, nelle vostre vite... penserete di avere tutto sotto controllo, e che potrete controllare ogni cosa. Bè, con questo mito Gea ci ricorda che non è esatto. È legittimo e giusto cercare di darsi dei programmi, un'ordine... ma se l'amore bussa alla porta, non vale la pena incolparsi. Non è una colpa. Non è un errore. Mai >> .

<< Solo l'amore? >> si affrettò Itachi. Il piccolo si torceva le mani timidamente. << Voglio dire... l'amore può essere l'unico ostacolo? >>

Kakashi sorrise con gentilezza. << No, piccolo mio. Imparerete che il mondo è estremamente vario... Ci possono essere tantissime sfaccettature della vita che ci assorbiranno come noi non potevamo immaginare. Però, permettetemi di sottolineare una cosa. Gea si è innamorata di Tutankhamon, questo giovane faraone... Ma, ehi, non ci innamoriamo mica tutti di un faraone! >>

Sasuke ascolava distrattamente. Si torceva sul fianco, buttandosi ogni tanto sulla coltre di cuscini. In tono svagato, disse: << E perchè no? >>

<< Io sono innamorato di voi due >> rispose l'uomo. La luce che schizzava dalle finestre parve ardere. << E della mamma. Ci innamoriamo ogni volta che vogliamo bene a una persona, figli miei... a un amico, un'amica, un partner, un parente. Ecco cosa Gea ci ricorda, con il suo mito: a lei è capitato di sconvolgere i suoi piani perchè ha amato un uomo, e noi siamo quindi chiamati a sconvolgere i nostri, di piani, ogni volta che amiamo qualcuno. Se sarà per il bene dell'altra persona ne vale la pena, credetemi >> .

<< Quindi con “amore” non intendi solo il sentimento che Gea ha provato per Tutankhamon >> sintetizzò Itachi, che si dondolava sulel ginocchia completamente rapito dalle parole del padre.

<< Assolutamente no! Il mondo non è così riduttivo >> esclamò Kakashi. << Quando crescerete, capirete cosa vuol dire amicizia... e vedrete con i vostri occhi quante meravigliose forme di amore esistano nel mondo. Ah, Itachi: non parlare dei sentimenti come se fossero un “ostacolo”. Non lo sono mai >> disse in un sorriso.

Sasuke era tutto intento a schiaffeggiare l'aria, e all'improvviso gettò il capo in direzione del padre. << Hai detto che Gea ha sconvolto i suoi piani >> trillò. << Che intendi? Cosa ha fatto che non aveva previsto? >>

Kakashi inspirò profondamente. Gettò un'occhiata lunga al volume che reggeva sulle ginocchia, e declamò: << I Bijou e i Peccati Capitali. Gea aveva già deciso di donare la magia all'umanità... ma insieme al faraone, stabilì di formulare nuovi tipi di poteri magici >> .

 

 

Continuiamo a leggere il libro sacro.

Caro lettore, sappi che leggeremo direttamente il testo di tale libro sacro. Le parole che leggerai non saranno, dunque, le mie, cioè della voce narrante di questo romanzo.

Ma sono le parole di chi, millenni fa, ha scritto il libro che sarebbe stato eletto a testo sacro per la Foresta di Calien...

I due – la dea Kaguya e Tutankhamon – iniziarono a speziarsi in discorsi dalla squisita fattura. La fiamma della passione ardeva il cuore di Gea e prima che potesse rendersene conto il giovane Tutankhamon era lì, nudo dinanzi a lei e accinto a privarle dai veli che le ricoprivano il corpo.

 

Il sovrano l’aveva inondata di amore, e la commozione la indusse a rivisitare il suo piano.

Aveva intenzione di donare dei figli al mondo… E tramite questi rafforzare l’essere umano.

La decisione che le costò un grande coraggio si configurava come un rischio, ma era una scommessa per il genere umano che avrebbe portato a grandi innovazioni.

 

“Il mondo non appartiene agli dei, bensì agli uomini. Sarà quindi un essere umano a cambiare le sorti del mondo”.

Ecco cosa Kaguya doveva aver pensato quando stabilì di rendere partecipe il sovrano egizio delle sue antiche e sacre origini.

 

Gli avrebbe confessato tutto, lo avrebbe avvisato dei rischi cui stava andando incontro…

E così fu.

I due non erano ancora uniti nella carne, seppur bramanti dell’altro nelle loro intime nudità. Ma un'unione delle anime fu la prima forma di sinergia che venne a procrearsi: la dea si sentì percossa da una stravolgente forza d’animo, afferrò il cuore a due mani e si confidò.

Si fidò.

Oh, nessuno può immaginare quanto le frecce d’avorio che saettavano dalle labbra di Gea avrebbero sconvolto il destino…

 

La dea parlò.

Rivelò la sua vera identità.

Rivelò le origini del mondo.

Rivelò la sua ambizione di donare dei figli alla terra, suo sacro vivaio.

 

E il ragazzo ascoltò.

Comprese la verità di questo mondo.

Comprese la sacralità del sentimento di Amore che, come aveva guidato Dio verso la Creazione, doveva aver sollecitato Gea al dialogo.

Comprese, per qualche motivo, di non essere sorpreso da tutto ciò.

 

 

Il sapiente connubio di arguzia e provvidenzialità fece sì che il sovrano di nome Tutankhamon cedette sotto il peso della verità, mentre l’Amore che guizzava nel suo cuore lo spronò alla fedeltà.

I due si incontrarono in un’unica carne.

L’intero Fato dell’umanità venne mutato: qualcosa inondò i due amanti in quei frangenti, li confortò e allargò gli orizzonti mentali di Kaguya – la dea – e Tutankhamon.

Quel qualcosa era un mare fluido e travolgente. Sto parlando del maremoto della vita.

I due vennero travolti dalla linfa vitale. Dalla forza della vita.

E quindi, dalla magia.

Ecco cosa è, dopotutto, la magia.

 

1323 a.C.: nel regno dell’antico Egitto, si manifestava per la prima volta la magia.

Molte, moltissime storie si raccontano in merito alla genesi di questo potere.

Secondo gli Egizi, fu la dea Iside la progenitrice della magia. Secondo il nostro popolo – e mi duole ammetterlo, ma a torto – è stata la dea Ecate a forgiare la magia.

Nessuno, nemmeno i nostri attuali sacerdoti o gli esponenti dell'agoraion, conoscono la verità: non sanno infatti che furono un umano di nome Tutankhamon e la dea Gea.

A pensarci bene, però, mi sembra piuttosto logico: Gea è la personificazione della Terra, e la magia altro non è che una delle molteplici espressioni che la vita può assumere. Non è quindi come se la magia e la Terra fossero un tutt'uno, in piena armonia?

E' forse questo ideale di sinergia che esortò i due creatori a sviluppare i diciotto Elementi.

 


 

 

 

La luna era in plenilunio quella notte, raggiante nel cielo come se fosse la bocca del cielo.

Gea, la quale aveva scelto il nome di Kaguya per abitare l’Egitto, e il diciottenne Tutankhamon camminavano sulle dune del deserto. La sabbia vociava il proprio calore, alzandosi in montagnette calde e turbinose. Tu che leggi, mi rivolgo a te. Mi rivolgo ai posteri, siccome le Muse mi stanno assicurando che la mia opera verrà conosciuta nei millenni. Quindi ti dico dove essi si trovavano.
Le tre superbe piramidi svettavano davanti ai loro occhi. Il faraone le ammirava con rispettosa fierezza, orgoglioso di essere il sovrano di un popolo che aveva osato tanto. Perfino la dea ne era ammaliata.
Le cosiddette Piramidi di Giza: quelle di Cheope, Chefren e Micerino. Ecco l'amplesso che fu eletto dai genitori della magia come culla della civiltà, culla della vita.
Culla della magia stessa.

<< Le piramidi sono le scale per raggiungere gli dei... >> disse il ragazzo, voce profonda e matura. << Se oltre a te ce ne sono altri, ci stanno sicuramente guardando. Chissà se a loro piacerà >> .

La donna si fermò, assaporando il tepore dell’aria. << Qui andrà bene >> .

Tra i due corse un’occhiata di accesa intesa, e fu allora che la magia ebbe inizio.

 

Il vento soffiò delicato, sussurrò famelico e vorticò impaziente.

La natura sollevò gli occhi stanchi sui due. Generati e generanti, ecco che compivano la più eccelsa creazione: spalancarono le brecce dei loro cuori, aprirono la mente e concretizzarono pensieri.

Esattamente come Dio aveva pensato e attuato la Creazione, così si alzò il sipario della magia.

 

 

<< Fuoco. Erba. Acqua. Aria… >> iniziò Kaguya, e piccoli loculi di energia presero a vibrare intorno alle sue vesti.

<< Fulmine. Metallo. Spettro… >> cantilenò il faraone. La sua sagoma vibrava, mentre fiotti di energia declinavano alti nell’aria.

<< Ghiaccio… >>

<< Terra. Roccia… >>

<< E Psico… >>

La piramide ondeggiava tremula e pericolante: sembrava che volesse crollare, prostrarsi al maremoto di potere che cresceva propagandosi nell’aria notturna.

La natura radiò energia. La luna stridente si allontanava con lezioso pudore, indicando con voce incandescente la grossa spirale che si era innalzata attorno ai due dei.

Kaguya e Tutankhamon erano decisi a non avvedersene. Ogni loro parola scoccava con l’impetuosità di un grido incitante la battaglia, lacerante l’aria in sibilanti tocchi di vento e, malgrado questa forza, ricca di primordiale delicatezza.

Il potere magico oramai zampillava dalle loro sagome, divenute intangibili a cospetto di una tale epifania, mentre nove piccole sfere ruotavano nitidamente nel vuoto.

Le sfere divennero dieci, poi undici… Tutte laccate di un colore diverso…

E quando le sfere furono dodici, gli dei avevano già ricominciato a cantilenare.

 

<< Veleno. Lotta… >> salmodiò Gea.

Stormi di cavallette danzavano nell’aria. Tutankhamon le seguì con grande attenzione. << Coleottero. Drago… >>

<< Normale… >> esclamarono a una sola voce, evocando la neutralità degli elementi.

 

Le sedici sfere di energia sfavillavano nell’aria, donando alle sferzate un poderoso senso di armonia.

La melodia degli elementi era quasi completata.

Le ultime due sfere si aggregarono con grazia nel turbinio, e al loro arrivo tutte le altre risplendettero copiosamente.

<< La magia della Luce e della Vita: Elemento Fata >> gridò in tono supplichevole Gea.

<< Controllo dell’Ombra e dell’Oscurità: Elemento Buio >> concluse il faraone.

 

Quella notte, l’Antico Egitto folgoreggiò di oro e vita.

La luce che scintillò fu tale da anticipare l’arrivo della mattina, e il baluginio degli Elementi che scivolavano nell’aria, sgorgando nel nulla e nel tutto, non si dissolse prima del successivo ciclo lunare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


*ANGOLO AUTORE


Ciao a tutti!
Se hai avuto la sventurata idea di leggere questo capitolo, ti sarai accorto come sia stato un prologo. Mi spiego. Anche se nel titolo dei capitoli non lo specifico, questo e anche il prossimo costituiranno il prologo della storia: chiariamo il contesto, vediamo situazioni accadute nel passato, così da prepararci le ossa per quando arriveremo al romanzo vero e proprio.
Bene, benissimo! Che dire? Anzitutto, grazie di aver letto questo capitolo, I love you <3
Mi chiamo Peppe, ho 22 anni e studio lettere classiche a Urbino. In più... no, un momento! Tutte queste cose le ho già scritte nella mia presentazione, in bio ahah
Nella mia presentazione che ho scritto in page ho anche lasciato i link per i miei profili social: "i miei", boom, che parolone altisonante. In realtà si tratta solo di Facebook e Instagram, eh, niente di che.

Io - devi sapere - ci tengo molto a fare le cose importanti per la mia vita in determinate date.
Così avevo deciso di iniziare a pubblicare questa mia fiction proprio nel mese di giugno. Proprio il 28. Come mai?
Bè, perchè Giugno è il pride month!
Era il 28 Giugno 1969 quando si verificarono i Moti di Stonewall, rivolte che hanno dato inizio finalmente alla crescita, alla vitalità briosa del movimento LGBT. Quindi se dovevo scegliere un mese di questo 2020, mi sono detto: "Perchè non Giugno?"
E' un mese così significativo.
E in più, dovendo stabilire una data specifica, mi sono detto che potevo scegliere o la data del solstizio d'estate, perchè per gli antichi era una data estremamente significativa, oppure proprio il 28. Ho scelto di fregiarmi del 28 per augurarmi da solo un buon auspicio.
Spero che mi porterà davvero fortuna ahah

Come ho specificato nella descrizione della storia, "La Foresta di Calien - Cronache di Uchiha e Mugiwara" è un crossover fra quattro manga che mi hanno particolarmente segnato: Naruto, One Piece, Fairy Tail, Dragon Ball. Ah, un'altra cosa: sarà una fiction lunga. Molto, mooolto lunga.
Bene, per ora è tutto. Spero che il capitolo, e poi anche la storia, siano di tuo gradimento!

Appuntamento al prossimo capitolo: "Da Roma alla Foresta Amazzonica - La battaglia tra Kaguya e Frieza non è finita"!











 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Da Roma alla Foresta Amazzonica - La battaglia tra Kaguya e Frieza non è finita ***


Capitolo 2

Da Roma alla Foresta Amazzonica - La battaglia tra Kaguya e Frieza non è finita

 


 

 

<< La Magia venne generata quella notte, e con essa anche i Diciotto Elementi >> proclamò a gran voce Kakashi, avvolgendo le pagine del libro nelle dita serrate.

Sasuke fece una smorfia insoddisfatta, e fissò Itachi. << Fratellone, io non ho capito come questo Tutan-qualche-cosa ha creato la magia >> .

Il ragazzino fece un gran sorriso: sentire Sasuke che lo chiamava “fratellone” lo faceva traboccare di gioia. << Bé… Per adesso non ci interessa >> mormorò. << Quello che importa è sapere che nessuno al mondo è a conoscenza di questa storia. Anche nel nostro popolo, molti credono che sia soltanto un mito. Capisci, lo vedono come un racconto inutile! Invece >> si bloccò, fissando il libro con apprensione, << invece questa è la vera storia del mondo, io lo so! >>

 

L’attenzione dei due bambini ritornò al racconto.

<< Fratellone >> iniziò Sasuke allegramente, e ruotava frenetico il viso dal fratello al padre. << Secondo te quale Elemento riuscirò a imparare? >>

<< Oh, fratellino, gli Elementi non si imparano, si padroneggiano >> disse Itachi con morbida dolcezza. << Come sai, ognuno di noi può servirsi al massimo di due Elementi, però non è che possiamo utilizzare quello che ci piace di più. Ogni essere vivente nasce con particolari doti: per la gente del nostro popolo, questo riguarda anche gli Elementi affini alla loro anima >> .

Sasuke spalancò la bocca, troppo esterrefatto per esprimersi. Stabilì di borbottare semplicemente un: << Ok >> .

Kakashi rise di gusto. Seguendo scrupoloso la lettura, spiegò che Gea e Tutankhamon avevano dimostrato ampie doti di onniscienza. La natura dei diciotto Elementi era di difficilissima comprensione, però, quindi consigliò ai ragazzini di aspettare.

<< Aspettare cosa?! >> si lamentò il più piccolo.

<< Che cresciate, no? Oh, non perchè adesso siate piccoli >> si affrettò l'uomo, << ma dovete sapere che l'apprendimento della magia e dei suoi segreti necessita di anni e anni di studio, di applicazione e allenamento. Non è mica roba facile! >>

 

     Riprendiamo ora, caro lettore, la lettura del libro: immergiamoci di nuovo nella storia che il sovrano stava raccontando, sempre volendo prestare fiducia al libro e servirci quindi del linguaggio - lo so, perdonami! – che permeava quelle pagine. Chissà chi era mai l'antico autore...

 

La Creazione della magia e degli Elementi fu opera gradita ai primi prescelti, egizi ai quali Kaguya e Tutankhamon donarono il potere magico, ma non a Urano.

La divinità del Cielo si sentì pugnalato alle spalle: Gea, dea primordiale come lui e sua coniuge, non si era limitata a macchiare di tradimento il sacro vincolo nuziale, ma aveva addirittura infuso agli umani la natura divina e magica che apparteneva prettamente agli dei.

 

Il Cielo promise di vendicarsi della Terra, e giurò di eliminare tutti i maghi esistenti.

     Il mondo venne lacerato da una guerra sacra, e la morte iniziò a balzare a grandi passi nelle città...

Urano combatteva gli uomini divenuti maghi, rei di inquinare la natura divina degli dei con le loro nuove abilità, mentre Gea, sostenuta da Tutankhamon, avanzava burrascosa contro l’antico coniuge.

In quel tempo, l’Egitto venne insanguinato da una battaglia senza uguali: gli dei abbandonarono ogni reticenza, si manifestarono agli uomini loro seguaci e non impedirono ai loro obiettivi di cozzare come lame appena sfoderate.

Era timoroso di perdere il trono che gli apparteneva, il dio del Cielo, e le sue falciate erano indirizzate al ripristino dell’ordine.

Gli umani erano nati umani, e tali avrebbero dovuto rimanere...!

Non esisteva nessuna grazia per la loro impertinenza, nessuna punizione meritava di essere ignorata. Peccatori di aver sottratto agli dei parte del loro potere, erano ingloriosamente vittime della sua ira.

Prima che la macchia del peccato potesse dilagare, e la magia essere donata ad altri, molte anime dovevano assaporare il bacio della Morte.

Contraria e misericordiosa si mostrava invece la dea Gea, anch’essa colpevole – secondo Urano.

La benevola donna amava la sua terra, suo vivaio e opera, e per gli abitanti di essa si dichiarava pronta al sacrificio.

Gli dei, dopotutto, non avrebbero potuto governare la pace in eterno: una propizia aspettativa vedeva il loro compito di sorveglianza del pianeta affiancato dagli esseri umani, viventi e conoscitori del mondo.

“Come Dio ha amato noi, ora noi amiamo loro”. Le parole di Gea fulminarono Urano, ma non riuscirono purtroppo a ridestarlo dal torpore della paura ove era precipitato.

 

     E fu così che, nell’anno 1323 a.C., il sovrano dell’Egitto, un ragazzo di diciotto anni di nome Tutankhamon, morì.

Morì ucciso dal dio Urano. Il Cielo strappò via l’anima dal giovane e fragile corpo del faraone.

     Per molti anni ancora – mi stanno suggerendo le divine Muse adesso – gli storici brancoleranno nel buio, e potranno soltanto azzardare ipotesi circa la morte del sovrano. Questo, perfino nel cosiddetto “terzo millenno d.C.” Nota bene, o tu che leggi: io non ho idea di cosa significhino queste parole. Noi greci contiamo gli anni, dopotutto, in maniera diversa. Ma le Muse mi stanno indicando tale nomenclatura, ed io mi affiderò...

     Nessuno, eccetto gli abitanti della Foresta di Calien pronti a credere a questa storia, può immaginare che in realtà egli venne assassinato dal dio Urano bramante di vendetta.

 

     La morte di Tutankhamon ebbe però uno scopo.

Il faraone, intuendo che oramai la fine si accostava al suo Fato, consentì a Gea di fuggire. Esca per Urano, aveva attirato l’attenzione di quest’ultimo su di sé, donando così alla donna il tempo per fuggire lontano.

Prima di convincere Kaguya alla fuga, inoltre, permise a un’ultima forma di magia di scoccare dalle sue mani.

Stiamo parlando dei “Nove Peccati Capitali”, il regalo d’addio che consentì a Tutankhamon di congedarsi da questo mondo senza rimorsi alcuni. Una forma di energia che i due amanti generarono insieme, similmente a come avvenuto per i diciotto Elementi.

Consegnata questa strabiliante forma di potere alla Signora della Terra, fu allora pronto.

Pronto alla fiera morte.

 

     Kaguya fuggì a nord dell’Egitto.

La penisola dove approdò era malsana e meno appariscente rispetto al glorioso regno, ma la ricchezza del territorio la indusse all’azione.

 

     La dea rispondeva a svariati nomi. Tra i più noti, Gea, Rea, Kaguya, Dea Coniglio, Calien.

Quando Ella ebbe raggiunto la penisola che un giorno avrebbe risposto al nome di Italia, e intuendo che il tempo a sua disposizione stava inesorabilmente eclissando, attinse a tutto il potere magico che serbava con sé.

Si trattava di una fonte dal potere talmente incomprensibile per noi miseri umani, che Ella riuscì senza problemi a forgiare il Suo Palazzo.

     Ubicò il primo gradino per la Sua Ascesa sul versante occidentale della penisola, nel Lazio. Qui innalzò una scalinata così alta che noi uomini, se anche riuscissimo a scorgerla nella fitta nuvola di potere magico nella quale è immersa, non riusciremmo mai a scalarla.

 

La dea aveva dunque eretto un pilastro estremamente solido, alla cui sommità si apriva una piattaforma che galleggiava nell’aria a un’altezza impensabile, al di sopra perfino delle nuvole.

Il “Palazzo Galleggiante”, potremmo chiamarlo, riferendoci alla sua capacità di librare nell'aria, nel bel mezzo del nulla. Ma non è molto signorile. Preferisco indicarlo “Venerabile Palazzo”.

Prima di abitare il Venerabile Palazzo, tuttavia, Gea venne colpita da forti dolori che parvero lacerarle il corpo. Nonostante fosse una dea, non poteva sottrarsi al travaglio che affligge ogni donna in procinto di partorire.

I due figli concepiti con Tutankhamon vennero finalmente alla luce, e sì presto abbandonati.

Non li portò con sé, la somma Gea, quando andò ad abitare il Palazzo, ma li lasciò in quella terra. Nel Lazio, in un campo circondato da alcuni colli e altrettanti villaggi.

Il tempo fu impavido, la storia avversava le reti del Fato… e ben cinque secoli sono passati da allora.

 

     Oh miei posteri, mi rivolgo direttamente a voi, voi cui riferisco le sagge parole che mi detta l’azione congiunta di Calliope e Clio.

Gli dei del sacro Olimpo – che vengano sempre adorati – sanno se le mie parole non biancheggiano della vereconda luce della verità.

Nel secolo in cui la mia anima vive su questa terra in Italia sorge Parthenope, la quale col tempo muterà il proprio nome; inoltre il popolo etrusco raggiunge uno sviluppo degno dei migliori canti, anche se conoscerà in futuro non pochi giorni bui.

Ora credi nella voce profetica dei miei canti? Stai udendo, mi preme rimembrare, la voce delle mie Muse, non la mia.

     Elle mi annunciano che in questo stesso secolo nel Lazio, sotto l’imponente protezione di sette colli e là dove un tempo si ergeva il pilastro del Palazzo di Gea, gruppi di persone costituiscono piccole unioni. Nasceranno villaggi…

Porteranno a un paese…

E la città sarà sorta.

Là dove un tempo si ergeva il pilastro del Palazzo di Gea, nella terra benedetta da Gea come Sua tana, la capitale del mondo sta nascendo, proprio nel mio stesso secolo.

 

 
 

 

 

     << E prenderà in tempi futuri il nome di Roma! >> concluse in tono plateale il piccolo Itachi, buttandosi sulle gambe del padre per avere la piena visuale del libro.

Sasuke si riscosse bruscamente, come se il fratello lo avesse appena schiaffeggiato con inaudita veemenza.

Siccome il broncio del piccolo si inclinava piuttosto scetticamente, Itachi alzò le spalle e prese un lungo respiro. << C’è qualcosa che non hai capito? >>

<< E, e, e… Gea e Urano? Il Palazzo di Gea? La magia? >> incalzò Sasuke, infastidito dalle troppe domande che ancora gli affollavano la mente. << Che cosa sono i “Nove Peccati Capitali”? E i Bijou?! >>

Si aspettava che la sferzata di domande facesse perdere la pazienza a Itachi. Questi invece si limitò a ridere di gusto, e dovette attendere un po’ prima di riuscire a rispondere.

<< Oh, fratellino! >> esclamò. << Vedi, questo era soltanto un piccolo racconto. Dello stesso autore, abbiamo in biblioteca anche il ciclo epico dedicato interamente alla guerra fra Gea e Urano. Lo devo ancora studiare >> aggiunse, scrutando il padre.

Sasuke sbuffò. << Oh, quindi esiste qualcosa che non sai >> .

     Kakashi guardò i figli con ammirazione. Si schiarì la gola, e cercò di soddisfarli. << A grandi linee, ho un'idea di cosa sia successo >> fece, col tono di chi in realtà aveva capito tutto, ma proprio tutto. << Dopo aver eretto il Venerabile Palazzo nei cieli del Lazio, Gea scelse un luogo dall’altra parte del pianeta dove avrebbe potuto emanare la sua linfa vitale.

Così arrivò qui, in Brasile, nella foresta che oggi viene chiamata “Foresta Amazzonica”, e delimitò i confini magici della nostra terra che avrebbero protetto chiunque all’interno. Ecco perché noi non possiamo uscire dai confini del regno… a meno che non utilizziamo una certa magia. Ed è lo stesso motivo per cui nessun umano potrà mai penetrare nel nostro regno magico. C'è una sacra barriera che ci protegge >> .

<< Umh... Questo mi sembra isolazionismo, padre >> . La voce di Itachi si era levata assorta, delicata.

L'uomo fu davvero sorpreso: non si immaginava che un ragazzino di dodici anni potesse conoscere una parola così difficile. Esitò, non aspettandosi di certo quella osservazione. << Capisco >> disse infine, dopo un'accurata riflessione. << Sì, è comprensibile che ti possa sembrare così. Ma ti assicuro, figliolo, che non si tratta di isolazionismo fino a se stesso. Se Calien esiste da millenni è proprio in virtù di questa sua politica, dopotutto... >>

Sasuke fissò i due con gli occhi sgranati. Non aveva idea di come potessero c'entare una barriera magica e la politica, e soprattutto non gli importava un fico secco! Fece la prima domanda che gli venne in mente, pur far gravitare l'attenzione su di lui. << E i figli che Gea ha avuto con Tuta-qualche-cosa… Li ha abbandonati? >>

<< In un certo senso >> rispose Kakashi. << Li ha lasciati qui, nella terra da lei benedetta. Hagoromo e Hamura: ecco come si chiamavano. Sono gli antenati di tutto il nostro popolo >> .

Ma il piccolo Sasuke non era ancora soddisfatto. Inclinò la testa con aria disperata, e quasi supplicò: << E i Bijou? >>

     Itachi parve determinare con molta cura le parole. << Li generò Gea stessa, quando nella nostra terra iniziavano a susseguirsi le prime generazioni. I miti dicono che sono nati nel Palazzo della dea, ma è solo un mito: non si sa che fine abbia fatto il suo Venerabile Palazzo, in fondo. Comunque, fratellino, per ora ti basti sapere che… >>, esitò << …che sono le manifestazioni tangibili del suo spirito >> .

<< Ehh?! >>

<< Mentre i “Nove Peccati Capitali” sono delle forme misteriose di potere che si incarnano in determinati individui >> continuò Kakashi ai due ragazzini, anche se ora gli sembrava che dovesse spiegare le cose soltanto a Sasuke. Una rapida pennellata di amarezza gli baluginò in volto, ma poi schiuse e serrò le palpebre.

Sasuke alzò gli occhi. << Che c’è? >>

<< No, è solo che… Ah, forse non dovrei dire queste cose a dei bambini, ma siete i miei figli, e quindi lo dirò... >> farfugliò. Poi fece spallucce. << E' che alle volte mi sembra... come dire? Una maledizione >> .

<< Una maledizione? >>

<< Una maledizione >> .

Le finestre gracchiarono. Un leggero spiraglio di vento sibilò, e aleggiando nella camera trascinò con sé le ultime parole di Kakashi.

<< Dai, ora dovrei andare. La capitale è piena di visite da fare >> disse il re, rizzandosi improvvisamente in piedi. Chiuse il pesante e antico libro e lo poggiò sulla coltre di lenzuola.

La bocca di Sasuke si spalancò nella delusione. << E Gea!? Urano? Hai detto che hanno combattuto! Dove sono adesso? >> protestò, scagliandosi giù dal letto.

Kakashi percorse il perimetro della camera, afferrò una brocca che trovò all’ingresso e si versò dell’acqua in un calice. Per qualche motivo, parve temporeggiare mentre assaporava la freschezza della bevanda.

<< Non posso risponderti, figliolo >> si risolse infine in un sussurro.

<< Perché non vuoi? >>

<< Ha detto che non può. Non che non vuole >> notò Itachi. Il piccolo fece timidi passi in avanti.

Kakashi annuì. << Non ne ho idea. Nessuno lo sa. Anche se... bè, io ritengo che siano entrambi nascosti da qualche parte, in attesa di ritornare >> .

<< Ma non hai detto che hai quel coso… Che leggerai della guerra fra Gea e Urano? Quindi si sa come è finita, e poi perché dovrebbero ritornare? >>

Itachi scoccò al fratello un’occhiata davvero strana. Pareva impazienza, o apprensione… O era forse terrore?

Kakashi parve dello stesso avviso. Si avvicinò lentamente ai figli, poi posò le mani sulle spalle di Sasuke e si chinò, per poter meglio fissare uno sguardo pieno di amore nei suoi occhi.

<< Padre? >>

<< Piccolo mio, ascolta bene le parole che ti vengono dette. Ascoltale e ponderale, sempre. Carpisci tutto. Altrimenti la verità raggiungerà le tue orecchie sotto una cappa di menzogne >> . Kakashi si era fatto d'un tratto tutto serioso, e aveva il tono di chi stava commentando una vita intera, non un mero, piccolo episodio. << Io ho detto che il ciclo epico che studierò narra la guerra tra Gea e Urano. Non ho nemmeno accennato alla sua conclusione >> .

<< Che significa…? >>

<< Voglio dire che la guerra fra Gea e Urano non è ancora finita >> .

     Lo disse con cupezza: sembrava che stesse annoverando i suoi numerosi studi a dei compagni di biblioteca, come se si fosse dimenticato che stava cercando di intrattenere due bambini in una mattina altrimenti noiosa. Solo allora parve accorgersi di quanto quelle parole potessero scuotere due ragazzini, e si affrettò: << Oh, ma non vi preoccupate! Sono solo leggende, per quanto ne sappiamo noi! >> rise.

Non aveva un tono affatto convinto...

Itachi se ne accorse... Aprì la bocca, pronto per replicare, ma poi lo sguardo scivolò su Sasuke, piccolo e gracile. Il suo piccolo, meraviglioso fratellino.

 

      Sorrise per lui. Lo chiamò, lo raggiunse e gli diede un buffetto sulla fronte.

Ecco qua. Quando la situazione si faceva ostica, Itachi se ne veniva sempre con questo gesto. Univa indice e medio e dava a Sasuke un colpetto sulla fronte. E questo per Sasuke era pura magia.

Un semplice, banale gesto, forse. Eppure lo faceva sentire leggero, vivo, protetto.

<< Ieri sera io e nostro padre abbiamo fatto i biscotti! Andiamo a mangiarli, ok? >> gli propose con allegria.

Di colpo tutta la preoccupazione per quella lugubre storia scomparve. Buttò il braccio in alto. << Sììì! >>

Kakashi osservò in silenzio i figli che uscivano dalla camera, correndo a scavezzacollo come solo dei bambini sanno fare.

     Come descrivere il contrasto fra le risatine infantili e quel pesante tappeto di silenzio, che si stirò non appena l'ultimo scorcio dei ragazzini uscì dalla visuale di Kakashi? Era un manto talmente largo da adombrare perfino la luce che entrava, fischiettando, dalle finestre...

L'uomo rimase con lo sguardo concentrato su un punto molto lontano, indefinito...

<< Sono solo leggende... Leggende... >> mormorò.

 

     Cosa significava che la guerra fra i due dei non era ancora terminata? Allora quando sarebbe stata continuata?

Dov’erano adesso Gea e Urano? E il Palazzo che Ella aveva eretto nei cieli del Lazio… era ancora lì, invisibile all’occhio umano, oppure era stato distrutto nella guerra?

Cosa dire invece nei nove Bijou! Perché la dea li aveva generati, e soprattutto… Erano andati perduti o anche loro, proprio come Gea e Urano, aspettavano il momento opportuno per ritornare? E ritornare da dove?

Oh, ma anche i Nove Peccati Capitali meritavano un posto in tribuna fra la raffica di interrogativi che sferruzzavano costantemente nei pensieri del sovrano. In cosa consisteva questo antico e misterioso potere?

     Sotto la maschera che copriva quasi tutto il volto, Kakashi si umiccò le labbra. << Gea, la Terra. La madre della magia. Kaguya. E poi Urano, il Cielo. L'amore tradito... Conosciuto anche con il nome di Frieza. L'imperatore dell'Universo >> .

     Curioso constatare come la storia della nascita di Calien e della magia non era altro che una matassa di amore, fiducia, e tradimenti. << Davvero curioso... >> disse fra sé e sé l'uomo: già, gli piaceva un sacco parlottare da solo.

E a volte, stufo di parlare solo con se stesso, si immaginava interi dialoghi con l'autore di quel libro tanto speciale. Tanto sacro.

L'autore, per sua stessa ammissione, aveva scritto cose di cui non comprendeva affatto il significato. Era stato ispirato dalle Muse.

Se tu fossi stato un abitante di Calien, avresti potuto chiederti che cosa si intendesse per questa “ispirazione”. Ma Kakashi lo sapeva bene.

<< I dubbi ispirano la curiosità, e la curiosità sprona la sapienza. Sai, è un concetto che mi ripeto sempre >> disse. Fissò il libro che giaceva imperturbabile sulle lenzuola: lo afferrò, e ci giocherellò un poco. << Quanti dubbi dovevi avere tu, per essere così sapiente... Ah, vorrei tanto sapere come fare... >>

Piegò la testa. Fissò la copertina del libro.

Poi lo adagiò sul comodino e si allontanò. Noi invece, da bravi lettori onniveggenti quali siamo, decidiamo di rimanere lì, in camera, con le nostre telecamere pronte alla prossima mossa.

Osserviamo con pazienza il re uscire dalla stanza. Bene, è il momento.

     Ruotiamo gli obiettivi delle nostre cineprese. Ecco il letto a baldacchino, le lenzuola perlacee, il libro...

Vogliamo conoscere a tutti i costi l'identità dell'autore di questa ciclo epico. Imitiamo Kakashi: come lui aveva inclinato il capo, noi pieghiamo la cinepresa del nostro romanzo...

Finalmente risuciamo a leggere il nome dell’autore sulla rilegatura di pelle, impresso in nitide lettere dorate...

 

“Omero”

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

     Nove anni dopo

     10 Febbraio 2022

 

 

 

     Ecco.

Il momento infine era giunto.

La piazza della capitale era gremita di gente, e davanti agli occhi del popolo svettava il patibolo... Un'aura di mestizia lo inondava...

I bambini erano tenuti a distanza: non avrebbero dovuto percepire tutto l’odore di sangue che esso emanava, raccomandavano loro i genitori.

O perlomeno, chi ancora aveva dei genitori a cui fare affidamento... I pochi che la guerra aveva risparmiato dall'essere orfani... Chi non era stato mutilato e privato dell'amore di qualcuno che se ne prendesse cura...

 

Il popolo degli elfi stava ancora strascicando. Seppur a passo malfermo, adesso sarebbe forse uscito da un sanguinolento periodo di guerra: questa era la vaga speranza a cui si preferiva aggrapparsi, per acquietare le coscienze a fingere di accettare quella assurda condanna a morte...

     
Speranza.

Si trattava di un sogno, auspicabile e plausibile, o era una mera illusione? Questo lo avrebbero scoperto in seguito, ma una cosa era lampante a tutti…

La guerra aveva devastato l’intero regno, e il numero delle vittime era proibitivamente elevato… Ma in fondo, chi possiamo chiamare con sicurezza “vittima”? Chi fregiare di un tale e macabro appellativo?

I morti? Coloro che hanno perso la vita?

No… Le uniche e inconsolabili vittime della guerra erano i vivi. O meglio, i sopravvissuti. Che dolore si prova mai a pedere qualcuno che ami con tutta la tua anima? Un figlio? Una figlia? Un amico? Un'amica? Un fratello? Una sorella?

Questo, mio carissimo lettore, sarà essenzialmente una storia di sopravvissuti.

Già. E questo perchè, forse, siamo tutti un po' dei sopravvissuti... che cercano di essere vivi. Come raggiungere questo scatto che porta dalla “vita” alla “Vita”?

Questo, uno dei nuclei pulsanti di tale romanzo...

 

     Il principe Sasuke aveva sedici anni.

L'antico viso bello e luminoso aveva lasciato il testimone a una grave ombra, riflesso delle lacerazioni che si reputavano colpevoli del dilaniamento del suo giovane animo.

Quel giorno di gennaio il cielo, uggioso e veemente sulla folla con quella dannata pioggia, pareva confondersi con le sue emozioni.

Già… Una tempesta, prima del nulla.

Un altro dolore colpiva Sasuke precocemente.

Quel giorno suo padre, nonché il sovrano della Foresta di Calien, re Kakashi, veniva pubblicamente assassinato.

 

     Il re Kakashi era prostrato in ginocchio, sulla sommità del patibolo.

Sentiva il collo cinto dalle affilate lame che i due anziani boia alle sue spalle stavano reggendo, ma non era questo che costernava i pensieri del sovrano. No... Il pensiero della morte non lo avrebbe affatto turbato se non fosse stato per la drammatica situazione che il regno – ne era convinto – avrebbe vissuto in futuro.

I due boia presero un lento respiro.

Le labbra di Sasuke tremavano. Convulse. Naruto e Sakura erano al suo fianco. Vagamente, Sasuke percepiva che ciascuno di loro gli stringeva una mano. Il tocco di tutte quelle dita era un vapore caldo al confronto con il gelo che albergava già nel suo cuore...

I capelli scivolavano inani sul viso scossi dalla pioggia. Distrattamente, senza un vero perchè, Sasuke si guardò intorno. Non aveva voglia di incontrare sguardi precisi, quindi teneva il viso basso.

Eccola. La madre – la regina di Calien – era lì, allontanata dal figlio per mezzo di una folla grezza e stolida.

Non piangeva. Non più, almeno: aveva versato già tante lacrime... Una donna, dai capelli biondi e lunghi, le stava accanto. Chi era? Ah, certo, era lei...

E poi, non senza che una lama di fastidio gli si conficcasse nel petto, ecco che notò quel ragazzo. Gli occhi di Sasuke divennero due fessure. Il ragazzo aveva capelli scuri e spettinati, come sempre, e stringeva la mano della regina.

Tsk. Proprio come se fosse sua madre.

Che insolente!

Che indelicato.

Ma l'insolenza di quel ragazzo era l'ultimo dei problemi per Sasuke, in quel frangente.

Cercò le mani di Naruto e di Sakura. Non lo sguardo: sapeva di avere un aspetto terribile, e avrebbe preferito non essere osservato. Quindi non li guardò negli occhi, ma si limitò ad assicurarsi con il tatto che fossero ancora lì, al suo fianco.

E non distanti, allontanati dalla folla, come era successo per la madre...

Nel suo ultimo spiraglio di vita, Kakashi fissò gli occhi in quelli vitrei di Sasuke. << Perdonami, figlio mio… Spero che tu possa comprendere la verità >> mormorò, pur non sicuro di essere stato ascoltato. << La verità su Konoha, su Calien e sugli dei >> .

Il giovane principe non pianse, non imprecò, non disperò. Si limitò a donare al padre un’ultima occhiata che tradiva una disperata ma ormai sconfitta esasperazione.

Sasuke seguì con lo sguardo le lame che dapprima si elevarono sopra le teste dei boia, si schiantarono verso il suolo e affondarono nella schiena del sovrano. Le osservò con aria imperscrutabile mentre, lucide in un irrefrenabile pianto di sangue, si fissarono al suolo con un tonfo.

In un solo momento ebbe una piccola, quasi impercettibile, reazione.

Chiuse gli occhi.

Schiuse le palpebre dopo quella che sembrava essere l'eternità.

Forse a causa del sangue zampillato dalla schiena e dal petto di Kakashi, forse per la sensazione che il getto lo raggiungesse. Forse era per quel dolore sconfinato.

Fu allora che stabilì che lui, Sasuke, principe degli elfi, non avrebbe mai più consentito alle proprie emozioni di essere sfoggiate in pubblico.

Mai più.



 

 

 






*ANGOLO AUTORE
 

 

Ciao a tutti!

E così, il prologo è finito – sì, sono stato in grado di fare un prologo talmente lungo da occupare ben due capitoli, ma vabbè.

Come avete visto, abbiamo spiegato un po' i punti cardine della storia. Del contesto.

Ma l'universo fantasy in cui vivono i nostri protagonisti è molto variegato, perciò andremo ad analizzare i punti cardine del contesto con calma, lungo vari capitoli.

Già dal prossimo appunamento, conosceremo alcuni protagonisti, e i loro modi di fare e di ragionare. E dalla prossima volta, quindi, essendo finito il prologo inizierà la storia vera e propria.

 

Ora. Alcune precisazioni su "La Foresta di Calien – Cronache di Uchiha e Mugiwara".

Come già è stato detto, sarà un fiction molto, molto lunga. Ma adesso analizziamo i generi: eh già, all'inizio della storia è doveroso specificare alcune cosette del genere, così sapete bene a cosa state andando incontro.

Anzitutto, siamo di fronte a un cross-over. Peraltro, AU: alternative universe, ma questo lo state già vedendo con questo prologo.

I personaggi potrebbero essere un po' OOC, ma non sempre, o non in forme così accentuate. Diciamo però che non aspettatevi affatto che i personaggi che conoscete saranno gli stessi di questa fiction. No... I personaggi de La Foresta di Calien sapranno essere completamente autonomi dalla loro opera di origine, quindi potremmo trovare curiose differenze fra manga e fiction... u.u

 

Altro punto molto importante.

Come avete già avuto di vedere – siccome la storia si innesta sul mito di Gea e Urano – rivestirà una grande rilevanza la mitologia greca. Calien è stata creata dalla dea greca Gea, dopotutto, quindi è ovvio che il corredo di dei e dee avranno la loro bella importanza u.u

 

Ho deciso di rendere questa fiction una crasi tra le mie grandi passioni. Mitologia greca e mondo fantasy. Magia e tutto ciò che riguarda la natura.

Ah, e devo dire anche una certa attenzione politica. Uno sguardo di cura verso il mondo socio-politico e le sue problematiche... o meglio. Contraddizioni.

Eh già.

Contraddizioni.

Credo sia l'aspetto più frequente e permeante della vita. Ogni situazione, contesto e persona può essere talmente bella e complessa e delicata da presentare un mucchio di contraddizioni.

È questo ciò che ci rende umani.

La capacità di mutare, la tensione verso gli errori. Tutti commettiamo errori, e da essi ne possiamo trarre insegnamenti.

È uno dei principi base della mitologia, dopotutto. No?

 

Bene, non mi dilungo più.

Altri dialoghi li avremo di volta in volta, tranquilli.


Uh, un'ultima cosa. Mi scuso per il linguaggio complesso e arzigogolato di questi due capitoli, ma come la voce narrante del romanzo aveva specificato stavamo leggendo a volte direttamente dal libro che aveva in mano re Kakashi. Un libro - colpo di scena, rivelazione di fine capitolo - composto niente poco di meno che da Omero!
Capite che Omero, cari miei, non scriveva in maniera shalla come useremmo fare noi, oggi. Ho cercato di immedesimarmi in lui.

Ecco perchè più volte diceva "Le Muse mi dicono bla bla..." Lui era in Grecia, come poteva sapere avvenimenti accaduti in Italia, o addirittura nell'altra parte del mondo? Bé, come lui stesso si premurava di specificare era seguito e aiutato dalle Muse.

Bene, ora non mi dilungo più per davvero.
Ora vi saluto, e vi do appuntamento al prossimo capitolo: "Uchiha e Mugiwara"!


Alla prossima!




 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Uchiha e Mugiwara ***


 

Capitolo 3

Uchiha e Mugiwara






 
Due mesi dopo
Marzo 2022
 
 
 
 
     Tutto sembrava vaporoso: i contorni della stanza, la sensazione di essere disteso su di un letto – oppure era già in piedi? –, l'aria calda che aleggiava dalle finestre.
Il ragazzo arricciava e schiudeva le labbra in continuazione, come se fosse preda di un tic: cercava di prendere il coraggio a due mani e alzarsi da quel letto. Ma ogni volta che era sul punto di farlo, i suoi occhi fissavano la ragazza distesa accanto a lui: come poteva?
Poteva davvero andarsene così, e lasciare la ragazza da sola?
Si sarebbero visti altre volte?
Bè... più che altro, la domanda giusta da porsi era: valeva la pena vedersi altre volte?
Quanto ancora avrebbe continuato a comportarsi in quella maniera, saltellando di letto in letto fra una ragazza e un'altra?
Ormai, conosceva più corpi che persone, e aveva soltanto sedici anni...
Naruto sbuffò sonoramente. Si rizzò sui gomiti, guardandosi intorno.
     Un lindo lenzuolo, aggrovigliato per lo più attorno alle caviglie e alle ginocchia, era l'unico velo che copriva i corpi dei due giovani. Naruto si fissò lungamente, facendo scorrere lo sguardo su tutto il suo corpo nudo. Studiava i suoi addominali scolpiti, il petto che si alzava e si abbassava... e sorrise. Uno schizzo di fierezza gli colorova il volto.
<< Narcisista >> sussurrò morbida la voce al suo fianco.
Il ragazzo ridacchiò, donando uno sguardo languido alla ragazza. << Quindi sei sveglia >> .
<< E' mattina, e tu devi andare. Non pensavi mica che ti avrei permesso di andartene così, senza dirmi niente? >>
<< Bè, sarebbe una tattica interessante. Io me ne vado, senza dirti nulla. Ma proprio nulla. Così saremo costretti a vederci ancora, perchè tu vorrai dirmi un sacco di cose >> .
La ragazza roteò gli occhi. << Un bellimbusto narcisista e perverso. Ecco cosa sei >> .
<< Questo bellimbusto però ti piace un sacco >> la apostrofò Naruto, la voce un diamante di malizia. Poi si guardò intorno, e con gli occhi trovò i vestiti che aveva gettato alla rinfusa sul pavimento. << Senti Nezuko, ora devo andare. Sarà una giornata impegnativa... >>
La ragazza fece una smorfia contrariata. Era carina, i lunghi capelli neri che ondulavano sinuosi sulla schiena. << Che palle... Ma perchè non ti liberi di quel principe? Così puoi rimanere tutto il tempo che vuoi >> .
Naruto rise allegro. Si tuffò sul cuscino e fissò i suoi occhi in quelli di Nezuko. I loro respiri si incontarono. << Liberarmi? Tesoro, tu sei matta. E' il mio migliore amico, chi se ne vuole liberare! >>
La ragazza posò la testa sul petto di Naruto. Rimasero in silenzio per un po', e pareva che ognuno fosse concentrato ad ascoltare il respiro dell'altro. A quanto sembrava, Naruto non aveva intenzione di lasciar cadere l'argomento, perchè aggiunse in tono piatto: << Sono il suo servo. Non lo lascerò mai >> .
<< Ehi! Lo sai che non mi piace quella parola! >>
<< Ma è così >> .
<< "Guardia del corpo" va molto meglio >> .
<< Hashirama ha proposto il termine... com'è che era? Ah, sì. Pedagogo >> .
<< E che significa? >>
Naruto fece spallucce. << E che ne so. Dice che i nostri antenati – sai, quelli nel mondo esterno, dall'altra parte del mondo, i tizi che chiamano "antichi greci" – usavano avere una specie di servo, in casa, che però non era un servo vero e proprio. Cioè, sì, lo era, però non solo >> .
<< Naruto. Non ho capito mezza parola >> lo bloccò con serietà la ragazza.
Il biondino fece un sospiro. Cercò di ordinare mentalmente le parole e, pur non riuscendovi, si buttò in una goffa spiegazione: << Allora. C'era un tipo, che abitava nella casa di un ricco. Era il tuttofare della situazione: un po' un servo, che faceva le solite cose, sai, come pulire la casa o lavare il tizio ricco... >>
<< E tu lavi il principe? >>
<< Certo >> disse Naruto, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Nezuko annuì.
<< E poi faceva tantissime altre robe. Tipo, si prendeva cura del tizio ricco: lo proteggeva, gli dava consigli, si occupava della sua educazione >> .
Ora fu il turno della ragazza per ridere con allegria. << E tu dai consigli al principe? >> esclamò, con il tono di chi trovava più verosimile che un intero esercito di unicorni imbizzarriti si precipitasse dalla finestra piuttosto che assistere a quella scena.
<< Emh... Magari non è proprio il mio forte, però come guardia del corpo me la cavo >> . Naruto si schiarì la gola. << E poi non sono l'unico serv... umh, pedagogo. Per fortuna c'è anche Sakura. Lei è molto più in gamba di me >> .
<< Ognuno è in gambissima in qualcosa, e una frana in qualcos'altro. Non ti preoccupare >> gli disse Nezuko.
Gli occhi di Naruto lampeggiarono di gratitudine. Si allungò in avanti e baciò la ragazza sulle labbra. Lei ricambiò con foga.
I due giovani continuarono a baciarsi per molto tempo. L'adrenalina aumentava, l'eccitazione faceva sussultare i loro corpi. Naruto scese sul collo di Nezuko, assaporò la sua pelle candida e con le labbra scese ancora.
La corvina gettò il capo indietro e cacciò un mugolio esasperato quando Naruto arrivò al suo petto.
     La scena si protrasse per un bel po'.
Gemiti, sudore e palpitazioni riempivano la camera. Fu soltanto quando l'ennesimo raggio di sole schiaffeggiò la schiena di Naruto, tanti gemiti dopo, che il biondino si decise a levare le tende.
Bè, fu difficile cercare i suoi boxer in mezzo a tutta quella confusione. Eccoli! Li trovò intricati in una matassa di vestiti.
Si alzò a malincuore i pantaloni di lino, e aspettò prima di gettarsi addosso la canotta.
<< Ehi >> lo chiamò Nezuko, con voce suadente. La ragazza si rizzò a sedere. << Stai soltanto aspettando l'ultimo secondo per darmi i soldi, vero? >>
Un ghigno beffardo si azzardò sulle labbra di Naruto. Il giovane frugò nelle tasche. << Ma il tuo cliente è stato superlativo! Talmente bravo che potresti chiudere un occhio, e lasciarlo andare... >>
La ragazza gli lanciò un'occhiata eloquente. Naruto scrollò le spalle, e posò un gruzzolo di monete nella prima ciotola che trovò.
Nezuko ridacchiò felice. << Sai che tra i miei clienti sei il mio preferito... Oh >> . Prese una pausa, e quando parlò la voce era improvvisamente ombreggiata dalla malizia. << Probabilmente sei il cliente preferito di ognuna... >>
L'adolescente esitò: cercava di capire se ci fosse acidità in quella frase oppure se si trattasse di una mera constatazione. Decise di nascondere le mani nelle tasche, e optò per la prospettiva più confortevole. << Bè... lo credo bene >> .
<< Mph. Sei adorabile, sul serio. Ma anche troppo sbruffone. Ecco perchè non può nascere niente tra me e te >> .
<< Meglio così >> .
<< Meglio? >>
<< In questo modo posso continuare a divertirmi >> .
<< Wow, che maturità... >>
<< Ehi >> fece Naruto, piccato. << Lavoro per il principe di Calien. A palazzo non mi devono aver trovato così becero... >>
<< E infatti, ecco come spendi i soldi che il tuo lavoro ti dà >> replicò Nezuko, indicando con un cenno la ciotola dove il ragazzo aveva lasciato la sua paga.
I due giovani si scrutarono torvi. A quanto pareva, la discussione aveva preso una brutta piega. Aveva cozzato l'una contro l'altra troppa individualità di ciascuno dei due, e sia Nezuko sia Naruto si erano sentiti non riconosciuti.
Naruto fece una smorfia. << E' stata una notte grandiosa. Vedremo se te lo concederò altre volte >> .
Ahi. Questo era troppo. Si aspettava che la ragazza scattasse in piedi e iniziasse a furoreggiare, e forse il fatto che lei si limitò a un'occhiata obliqua lo sconquassò ancora di più. << Ma se sei tu a pagare me… Sono io che accetto o meno dei clienti >> .
Si salutarono con freddi ghigni. L'adolescente schioccò la lingua e se ne andò tutto impettito.
Attraversò il lungo corridoio. Diverse camere si affacciavano ai suoi sguardi ammiccanti, e da dietro ogni porta lunghi e tremuli gemiti...
Si bloccò. Spostò il peso del busto da un piede all'altro, e rimase ad ascoltare quel guazzabuglio di gemiti e grida e sospiri, come se stesse ascoltando una perfetta sinfonia.
Fu solo dopo un bel po' che si decise a lasciare il bordello.
 
 
  
 
 
 
           * * * * * * * * * * * * *
 
 
 
     Tonf!
Naruto sussultò, come un gatto che viene scoperto a fare una birbonata.
Aveva chiuso il portone alle sue spalle con più violenza di quanto intendesse fare. Aguzzò la vista e si guardò intorno.
La sala era enorme. Vastissimi e pregiati tappeti rossi snocciolavano qua e là, ricoprendo falcate di legno di acero che correvano in tutto il palazzo. Le tarsie arzigogolate che dipingevano le pareti invece erano lì, pronte a fissarlo: quasi come se si aspettasse che pure i muri prendessero vita e gli facessero la predica, fece per andarsene.
Aveva già adocchiato l'ampia scalinata – quella che portava al piano di sopra, dove si sarebbe precipitato nella sua camera – quando una voce femminile lo chiamò. Anzi, "tuonò" è il termine giusto.
     << Naruto! >>
Il ragazzo alzò gli occhi al soffitto. Lo sapeva. Sapeva che Sakura lo avrebbe rimproverato.
Si voltò, pronto già per replicare, ma le labbra gli si paralizzarono a mezz'aria. Sakura era incantevole.

 I lunghi capelli rosa incorniciavano un viso delicato e forte – lo so, sembra una contraddizione, ma lei era così: sapeva essere molto empatica, di una dolce delicatezza, ma guai a farla arrabbiare...! Ti saresti trovato – come più volte succedeva a Naruto – con un pugno mollato in faccia.
     Per quel giorno aveva indossato dei vestiti speciali, formali: una guisa in pelle le ricopriva il busto, cinta alla vita da una comoda fascia. Dalle spalle si slanciavano le maniche della veste che indossava sotto a quell'armatura, un vestito leggero che permettava alle gambe di rimanere scoperte e fresche.
Un nitido profumo la attorniva, mischiandosi alle varie fragranze che speziavano il palazzo. Naruto annusò l'aria, e disse tutto allegro: << E' rosa? O lavanda? No, no, quello che piace a te... iris? >>
<< L'hai fatto di nuovo >> .
<< Ah >> .
<< Ah >> ripetè Sakura, sorridendo beffarda. Non aveva intenzione di tergiversare.
     Naruto si massaggiò il collo, gli occhi che lampeggiavano malandrini. << Dai, oggi è una giornata importante. Non so come farò a sopportare quegli stupidi Mugiwara... Ho pensato che sfogarmi un po' mi avrebbe fatto sentire meglio >> .
<< Sentirti meglio >> disse Sakura, annuendo perplessa per cercare di stabilire se Naruto davvero credesse a quelle parole oppure stesse solo vaneggiando patetiche scuse.
Optò per la seconda.
<< Ma per caso ti ricordi, ogni tanto, che lavori per il principe di Calien? >>
<< Lo so... >>
<< E ti ricordi che il re, la regina e il principe in questione >> disse in tono sarcastico << ti hanno dato ospitalità nel loro palazzo, quando non avevi niente? >>
<< So dove vuoi arrivare >> sbottò Naruto. << Ma sta tranquilla, la mia gratitudine nei loro confronti non verrà meno solo perchè mi piace spassarmela in quel bordello >> rispose tutto sdegnato, imitando il modo di parlare di Sakura.
La ragazza incrociò le braccia. I fili di metallo ticchettarono al movimento. << E invece sì, zucca vuota! Perchè se sei il braccio destro del principe, tu lo rappresenti! Hai capito? Noi due lo rappresentiamo >> .
<< Ehi, forse sei tu che ti dimentichi un dettaglio da poco >> la sbeffeggiò Naruto. << Questo "grandioso principe di Calien" è anche il mio migliore amico. Quindi no, non mi sento di dovermi frenare solo perchè lavoro per lui. Non è quello che Sasuke vuole >> .
Sakura imprecò ferocemente e se dagli occhi avesse potuto lanciare laser, credimi, Naruto sarebbe diventato uno scolapasta. << Proprio perchè è tuo amico dovresti avere voglia di rappresentarlo nel migliore dei modi! >>
<< Sakura, qual è il problema?! Ho sedici anni, cazzo! Non posso divertirmi un po'? >>
     A quel punto la ragazza stabilì di gettarsi su una nuova tattica. Imprecò come una furia – un verso a metà fra un mugghito e il sospiro di un elicottero – e si gettò le mani sul viso. Quando dischiuse la faccia, stava cercando di mantenere la calma.
<< Naruto. Sul serio. Mi scoccia un casino che ogni volta mi fraintendi. Ma non si tratta di una singola notte, o del tuo... discutibile modo di divertirti. Il discorso è molto più ampio >> .
Il biondino sbuffò.
<< Un primo motivo, è vero, è politico. Capisco che ti dia fastidio pensarci. Ma anche se abbiamo sedici anni siamo le spalle del principe. E' Sasuke, il nostro caro Sasuke >> disse, e si avvicinò all'amico. << Ma agli occhi del regno lui rimane il principe. Abitiamo in questo palazzo. Lavoriamo per la corte. In qualche modo facciamo parte anche noi della famiglia reale >> .
<< E per questo motivo dici che dovremmo frenarci >> lapidò Naruto.
Le labbra di Sakura si piegarono in una smorfia offesa. << Nessuno deve frenarsi! Mai >> puntualizzò. << Essere coscienziosi e responsabili è tutta un'altra storia >> .
<< Mi sembrano la stessa cosa... >>
<< Vediamola così. "Frenarsi" significa fingere di essere qualcuno che non sei... in pratica, la più grande disgrazia che possa capitare a una persona. Essere responsabili vuol dire solo non fare tutto quello che avresti voglia di fare, se è meglio non farla... >>
<< Uhh... che dottoressa >> .
<< Stare a contatto con Tsunade mi irradia sapienza >> scherzò la ragazza.
Naruto la lanciò uno sguardo eloquente. << Ah... Non che sei tu sapiente in partenza? Lo sai che Tsunade si incazzerebbe un casino se ti sentisse parlare di te in questo modo sfiduciato? >>
<< Scemo >> .
<< Scema >> .
     E risero. Insieme, di gusto. Ecco com'era la loro amicizia: erano capaci di prendersi a brutte parole, ma in realtà sapevano bene quali cose meravigliose l'uno pensasse dell'altro.
Sakura prese un respiro. Si lisciò i capelli dietro l'orecchio. << E poi, c'è un secondo motivo per cui non mi piace che passi il tuo tempo in un bordello. Bè, è molto più importante, per me >> .
<< Ehi, se è più importante della "rappresentanza politica" e tutto il resto >> disse Naruto, calcando la voce con fare grottesco, << allora la questione deve essere seria! >>
<< Il motivo sei tu >>
<< Io? >>
<< Già. Naruto, dimmi. Com'è andata questa notte? Voglio dire, ti sei divertito? >>
<< Alla grande! >>
<< E allora perchè sei tornato a casa tutto nervoso? >>
<< ... >>
<< Fammi indovinare: tu e la ragazza di turno avete litigato. Perché, fra l’altro, tu sei anche permaloso, e quindi basta poco a farti arrabbiare >> .
<< E' stata lei a incominciare! Era troppo altezzosa >> .
Sakura annuì, e guardò l'amico con dolcezza. << Naruto, hai detto che volevi sfogarti un po', vista la giornata impegnativa di oggi. Anzi, hai detto che ne avevi bisogno... Ma cosa volevi? Una persona? Uno sfogo? Oppure un corpo? >>
<< Sakura, dai... >>
<< Le persone non sono solo corpo. Non pensare agli altri come a dei corpi... e non pensarlo di te >> .
     Naruto spalancò la bocca: voleva replicare, ma per qualche motivo il fiato gli si bloccò in gola.
Sakura esitò. Dal movimento turbinoso degli occhi, era palese che avrebbe voluto dire ancora tanto, ma forse per l'orario – si stava facendo tardi! – forse perchè preferiva dire tutte quelle cose così delicate in un altro momento, e non in una caotica mattina, decise di concludere il discorso.
<< Naruto, tu poi fare di meglio. Sei molto meglio di così >> gli sorrise. Si avvicinò e gli afferrò la mano. << Sei molto di più di un corpo che ha bisogno di sempre nuovi corpi. Bè, perlomeno in maniera spasmodica >> .
Il ragazzo si limitò a fisare le dita della ragazza intrecciarsi nelle sue.
Sakura prese un respiro, e in un tono improvvisamente perentorio disse: << Ora vai a farti una doccia! Puzzi e sei stanco, e fra poco arrivano gli ospiti! Sasuke deve essere ancora vestito, quindi vedi di darti una mossa >> .
Naruto fece il saluto militare. << Agli ordini! >>
 
 
     Ok. Non possiamo andare avanti senza prima dare delle spiegazioni.
Oh, ne serviranno molte ancora, ma noi precediamo pure con calma.
Tranquillo, caro lettore: lungo i mari impetuosi di questo romanzo ci destreggeremo fra varie spiegazioni che, da bravi lettori onniveggenti quale siamo, non possiamo mancare di conoscere.
    Anzitutto, geolocalizziamoci. Ci troviamo nella Foresta di Calien, la foresta più ampia e rigogliosa del pianeta nonché regno degli elfi. Come avevo accennato nei capitoli scorsi, gli elfi sono creature straordinarie la cui esistenza è sconosciuta agli umani e tale deve rimanere.
Sto facendo riferimento a una legge inviolabile che risale agli albori della razza, e facilmente condivisibile da tutti. Se gli umani venissero a sapere dell’esistenza di simili creature sicuramente vorrebbero appropiarsene, e i commerci del mercato nero diventerebbero definitivamente incontrollabili. Molte sono le spiegazioni che sostengono questa tesi della segretezza della razza elfica, ma le conosceremo meglio con calma, via via lungo il prosieguo di questa storia.
     Naturalmente per gli umani non è possibile trovare la Foresta di Calien: essa è protetta da antichi incantesimi che nessun elfo, seppur mai lo volesse, sarebbe in grado di distruggere. Inoltre per poter viaggiare dal mondo degli elfi a quello degli umani bisogna attraversare uno speciale portale magico che solo in pochi, dotati di un potere straordinariamente grande, sono in grado di evocare.
     Molte sono le domande che lecitamente potresti porti. Per esempio, un umano è mai entrato nella Foresta? Assolutamente no, mentre confusi per il pianeta si nascondono diversi abitanti del regno che preferiscono condurre vite totalmente diverse a quanto avrebbero immaginato da infanti.
     Bene. Basta tecnicismi, per carità! Lasciamo che le nostre telecamere ritornino a inquadrare i giovani elfi che abbiamo appena conosciuto... Uh, cosa dici, caro lettore?
Mi chiedi se si tratta di un mondo perfetto e immacolato?
Oh, miei dei, certo che no. Non cadere in questo tragico errore.
Nel prologo avevamo già accennato a questa sfaccettatura del mondo sociale di Calien. Ora andiamo però a puntualizzare le esatte dinamiche socio-politiche che furoreggiavano nel regno.
La storia di Calien è come un enorme continente dilaniato da un lungo istmo. Una violenta frattura lacera la realtà degli elfi, rendendola, a tratti, invivibile...
     Ecco due tribù. Due clan. Due gruppi etnici.
Questi due gruppi si battagliano fra loro, da... da quando? Boh, da sempre. Da quando l'uomo ha memoria. Antichi sapori si sono fusi nelle nuove ostilità, e quello che era il vivaio della dea Gea si è trasformato da tempo immemore nel campo di battaglia fra due opposte tribù...
     Sto parlando degli Uchiha e dei Mugiwara.
L'obiettivo di queste due tribù? Il motivo per cui guerreggiano senza sosta, in continui scontri che la magia rende sempre più sanguinolenti?
     Bè... il trono.
Il trono di Calien, naturalmente.
 
 
     Il salone del palazzo reale era immenso. Brillanti tappeti rossi si speziavano in curve e acrobazie adamantine, roteando con allegria al centro della sala e destreggiandosi in quelle curve che... eccole! Stavano piroettando in alto, seguendo con armonia l'andare delle scalinate...
Se dovessi entrare nel palazzo reale di Calien, sappi che verresti salutato da questo ingresso trionfo. Poi, una verdeggiante coppia di scalinate si doppiava verso l'alto: ecco i gradini che roteavano a sinistra, ed ecco quelli che svolazzavano a sinistra.
Oh, sì, hai capito bene, caro lettore. Ho davvero usato il termine "verdeggiante".
     Tieni presente i giardini pensili? Si tratta di vegetazioni e composizioni floristiche che adornavano – e adornano, dove oggi è possibile ammirarli! – le superfici che ricevevano l'onore di accoglierli.
Bè, il palazzo reale di un regno elfico non poteva certo negare a se stesso questa spumeggiante occasione di brio!
Ecco come l'intero abitato era un susseguirsi di fiori, composizioni floreali e spezie varie! I corrimani di quelle lussuose scalinate, poi, erano totalmente assorbiti da intrecci di vegetazioni. A tratti, poteva sembrare di essersi smarriti fra le fronde di un bosco, e anche i profumi che riempivano l'aria riuscivano a confonderti al riguardo...
Sakura camminava lentamente, come ad assaporare tutto quel profumo. Inspirò, sorridendo a se stessa, ed era così assorta che quasi non si accorse di Hashirama.
L'uomo era sulla cima delle scale, e ammirava la sala dall'alto.
<< Buongiorno, consigliere >> lo salutò con cordiale formalità Sakura.
<< Buongiorno a te, mia cara! >> esclamò l'uomo con allegria.
     Ti presento, caro lettore, Hashirama. I lunghissimi capelli neri scivolavano adagi sulla tunica, attribuendo alla figura un'aura davvero morbida.
Mi spiego. Tutto pareva morbido, in quell'uomo: la sua voce, calda e gentile, il viso, dolce, e perfino l'imbottitura dei ricamati vestiti.
Era uno dei due consiglieri reali: chi era l'altro? Bè, suo fratello Tobirama, naturalmente, che conosceremo fra poco...
Ogni volta si premurava di ricordare a Sakura e a Naruto che non era necessario che avessero un atteggiamento così formale con lui e con il fratello: diciamo che con Hashirama le cose erano più facili. Il suo viso gioviale ti ispirava una gentilezza spontanea! Rilassata...!
Con il consigliere Tobirama era tutta un'altra storia, invece, ma questo lo vedremo in seguito.
<< Come stai, mia cara? >>
<< Un po' tesa. Però confido in questa grande occasione >> .
Hashirama annuì. << Sai, provo emozioni contrastanti... Una certa paura: ovvio, è un evento del tutto eccezionale. Ma proprio per questo avverto una grande felicità scaldarmi il cuore...  Potremmo davvero cambiare la storia di Calien >> . Poi si guardò intorno, seguendo con lo sguardo una farfalla.
     Levò lo sguardo verso una finestra. Già, sappi che una schiera di enormi finestre lanciava falcate di luce dentro la sala, donando un'idea di freschezza del tutto appagabile.
<< Mhm. Vedi quella finestra, cara Sakura? >>
<< Sì? >>
<< L'edera si ferma poco prima. Non riesce ad arrivare così in alto. Che ne dici se le diamo un aiutino? >> disse, strizzandole l'occhio. E poi fece una cosa che, a noi lettori appena iniziati a questo romanzo, pare una cosa sorprendente. Hashirama congiunse le mani, e disegnò dei sigilli con strani intrecci delle dita. Salmodiava una formula.
L'edera vibrò. Si illuminò, e all'improvviso sbocciò in alto, finchè l'intera finestra non fu circondata da un romantico intreccio di foglie.
Hashirama e Sakura si sorrisero.
 
     La magia. Ecco cosa rende gli elfi talmente speciali.
Bé, ok, lo sapevi già, naturalmente. Però un dettaglio che forse non ho ancora chiarito – scusami tanto, ma essendo io un elfo do per scontato quanto sto per dirti! – riguarda la natura delle creature che vivono a Calien.
Di certo non si tratta di meri essere umani.
     Elfi: ecco la popolazione che vive nella Foresta di Calien. Oh, per carità, dimentichiamoci l'immagine dell’elfo tipico con le orecchie a punta e magari con la vista di un falco. Questo topos ormai è stato riproposto così tante volte da rendere purtroppo melense certe sceneggiature...!
Gli elfi che domineranno questa storia non avranno niente a che fare con le tipiche creature fantastiche a cui, lo ammetto, voi umani siete abituati. Non sono esseri umani veri e propri, concediamolo, ma alla fin fine differiscono unicamente per la capacità di controllare gli impulsi della natura. Perché è di questo che si parla: la magia.
     Un’abilità innata negli elfi che, al fine di essere compresa, richiede a noi lettori meticolose spiegazioni.
Esistono svariati modi di effettuare una magia, e tante forme in cui questo potere può manifestarsi. Noi impareremo a riconoscerle con calma, tranquillo. Per adesso ti basta sapere che è necessario compiere una sequenza di posizioni con le mani, diversa da magia a magia, da Elemento a Elemento.
Ciascun intreccio di dita può dare vita a uno specifico incantesimo.
Quindi capisci come la precisione sia la base fondamentale per iniziare a studiare magia! Anche un microscopico sbaglio di angolazione delle dita potrebbe dar vita a una magia totalmente indesiderata...!
In ogni caso, ora basta. Con le nostre telecamere, perchè non riserviamo la nostra attenzione a Naruto?
Il ragazzo aveva appena finito di farsi la doccia, e si stava precipitando in camera di Sasuke.
 
     Era in ritardo, accidenti!
Correva a scavezzacollo, mentre tentava goffamente di allacciarsi la tunica al petto.
Oh, cosa dici? Non ti ancora presentato come si deve questo ragazzotto? Scusami tanto, rimedio subito.
Ecco Naruto Uzumaki. Aveva sedici anni e... bè, con Naruto dovevi avere pazienza. Sotto una scorza di ostentata durezza in realtà si nascondeva un cuore molto tenero, ma dovevi essere davvero paziente se volevi scavare dentro di lui così tanto da vedere questo lato.
Non fraintendermi, non sto negando che fosse lampante una sua bontà d'animo. Era un adolescente affabile e premuroso, quando voleva, solo che alle volte poteva purtroppo dare una errata impressione di superficialità.
     Forse per la sua esuberante goliardia? Oppure per il fatto che tendesse a sdrammatizzare le situazioni? Boh. In ogni caso, accadeva che il suo comportamento venisse frainteso come più banale di quello che in realtà fosse.
     Era un ragazzo di bell'aspetto. I capelli biondi si scombinavano in ciuffi arruffati sopra un viso affascinante, e gli occhi azzurri risplendevano come il mare a mezzogiorno.
Attorno alla fronte, a fissare i capelli – come usava fare spesso – correva una larga fascia, grigia come la guisa in pelle che indossava. I pantaloni verde oliva si infilavano in stivali alti e scamosciati.
Ma io vorrei ritornare agli occhi di Naruto. Che ci posso fare, erano davvero belli...! Sapevano lanciare sguardi davvero accattivanti, in un goffo miscuglio fra il malandrino e il penetrante.
     Prima di lavorare al palazzo reale, viveva in povertà. Bè, era orfano, dopotutto. Sapeva che i suoi genitori erano morti quando aveva un solo anno di vita, nel mondo esterno: tutto qui. Non sapeva esattamente dove o come, ma la cosa più triste era il non avere ricordi di loro. Erano morti quando era così piccolo, ovvio che non potesse ricordarli...
     Credeva che non si sarebbe mai abituato a vivere nello sfarzo del palazzo reale. Si ancorò la tunica al petto con una maldestra goffaggine.
Piombò nella camera del principe tra gli affanni, dopo aver corso per tutto il corridoio, e a malapena si ricordò di annunciare il suo arrivo: << Sasuke, sto per entrare! >>
 
     La camera del giovane principe era buia come al solito. Naruto aveva l'impressione che se non lo avesse costretto ad alzarsi, ogni mattina, Sasuke sarebbe rimasto a letto tutto il tempo.
Lo schiaffeggiò un'aria stantia. In una manciata di secondi i  ricami che drappeggiavano ovunque e la mole di cuscini che giacevano sulle poltrone divennero spettatori di uno zelo a dir poco invidiabile: Naruto spalancò le finestre, e immediatamente brezze di aria mite presero a vibrare nella stanza scalzando quell'aria smussata della notte.
<< Testa quadra... >> lo salutò il principe con un mugolio. Rimase disteso a letto, e si limitò ad alzare lo sguardo su Naruto.
Il biondino si catapultò al suo fianco e si gettò a letto. << Ma buongiorno, bella addormentata nel bosco! >>
Sasuke si rizzò in piedi con lentezza, e Naruto gli diede un calcio sulla schiena. 
     Certo che il suo letto era davvero immenso, pensò Naruto come da rituale, davvero troppo per un’unica persona: era a due piazze e dotato di baldacchino. << Allora Sasuke, ripetiamo il piano >> gli cantilenò, tentando di dare alla sua voce un tono enfaticamente energico.
<< Tu che ripeti il programma della giornata? Non sei credibile... >>
<< Eh? Che intendi? >>
Sasuke scrollò le spalle, e storse le labbra in obliquo: era il suo modo di sorridere. << Dai, scemo. Muoviamoci >> .
 
     Due minuti più tardi ecco i due ragazzi in bagno.
La vasca borbottava felice, l'acqua che per poco non straripava dai bordi ricca di aromi e intrugli di essenza naturali. Naruto stava strofinando una spugna sulla schiena di Sasuke, il quale stava comodamente seduto sul bordo della vasca.
Parlavano di cose frivole: Naruto cercava di distrarre l'amico. Nonostante i suoi tentativi, l'ansia era palpabile, così tanto che di punto in bianco il biondino si arrese all'evidenza e sbottò: << Senti, nemmeno a me piace che vengano quei tizi a palazzo >> .
<< A chi lo dici... >>
<< E se organizzassimo qualche scherzo? Tipo, facciamo una rissa con quel Rufy, così li costringiamo ad andarsene >> .
<< E' la cosa che mi piacerebbe di più, in questo momento >> ammise Sasuke in uno sbuffo. << Ma i consiglieri dicono che sarà una riunione così importante... Immagino dovremmo sforzarci di farla andare bene... >>
     << Soprattutto tu che sei il principe >> annunciò perentoria una voce da dietro. I due ragazzi erano così concentrati sul lamentarsi a oltranza che non si erano nemmeno accorti che Sakura era entrata in bagno.
Era in piedi, sulla soglia della porta e appoggiata sullo stipite. Cercava di distogliere lo sguardo dal corpo di Sasuke, siccome era nudo, ma siccome il ragazzo era girato di schiena non ci provava realmente.
<< Sakura... >> la salutò Sasuke, voltandosi velocemente a fissare l'amica. Anche se non mosse le palpebre, gli occhi furono attraversati da un fugace luccichio. Fu una sensazione rapidissima, però reale.
<< Non hai idea di cosa vorranno parlarci i consiglieri? >> disse Sakura.
Sasuke prese un respiro, mentre Naruto gli passava la spugna sul petto. << Non hanno voluto spiegarlo nemmeno a me. Dicono che deve essere una sorpresa per tutti, sia Uchiha sia Mugiwara, proprio per "iniziare senza favoritismi". Non so che intendevano. So solo che è un'idea di Tobirama >> .
<< Quel pazzoide isterico? >> non riuscì  a trattenersi Naruto. Scosse la testa con fare teatrale. << Se è un'idea sua, non mi aspetto nulla di buono >> .
     Quindici minuti più tardi, i tre ragazzi erano in camera. Sasuke era immobile, in piedi davanti a un immenso specchio, e  attendeva pazientemente che Naruto gli portasse i vestiti. Era intento  a fissare la sua sagoma nuda riflessa sullo specchio. Vi si accostò.
     Nonostante vari tentativi di essere amalgamati in una forma ordinata e compatta, i capelli non volevano proprio saperne. Erano spettinati, diramati in caotiche e lunghe ciocche, alcune delle quali collaboravano ad adombrare il viso emaciato.
Il fisico era magro, asciutto, le spalle che cascavano tediate, come se non potessero riuscire a sopportare un grammo in più.
Ciò che al principe colpiva di più del suo aspetto era lo sguardo: intenso ma penetrante, profondo e amaro in maniera sgradevole.
Nel complesso, aveva una figura piuttosto caliginosa...
     Sasuke posò le dita sullo specchio, facendole aderire perfettamente con quelle riflesse sul vetro. Oramai era stanco… Stanco di tutta quella situazione.
Naruto e Sakura stavano tentando ogni giorno di sollevargli il morale, e notando l’assenza di miglioramenti ecco che si demoralizzavano. Ma che credevano, che non si rendesse conto del loro supporto, dell’affetto che colorava ogni loro piccolo gesto?
E lui ne era immensamente grato, di sicuro più di quanto potesse sembrare dal suo scarso entusiasmo.
     Naruto strimpellò all'improvviso. << Ehi Sasuke, il tuo eroe ti ha portato i vestiti >> .
Il ragazzo quasi sobbalzò. Si voltò senza proferire alcuna parola. Perfino la cesta dei panni era intagliata con motivi raffinati, creando nodi di legno complessi. Le maniche della tunica sbucavano curiose.
<< Bé, a meno che tu non voglia presentarti nudo alla riunione dimmi qualcosa. Sono di suo gradimento, maestà? >> disse in tono provocatorio.
Ma Sasuke, a quanto pareva, non aveva nessuna intenzione di scherzare perché si limitò a fare un cenno con il capo. Il biondo, brontolando, iniziò a vestirlo.


     Si trattava di vestiti nuovi di zecca, solo di recente prelevati dalle premurose mani delle sarte e in seguito lavati e aromatizzati a sufficienza. Naruto drappeggiò una tunica attorno al corpo del principe, a maniche corte sino all’avambraccio, mentre con una cinta gli strinse la vita; un largo bottone in oro puro posto sulla spalla destra servì invece a tirare a sé gran parte della tela, il che lasciò scoperti la parte sinistra del petto e l’addome. Gli infilò dei sandali di cuoio e avvolse delle fasce attorno a gambe e braccia: per un’antica tradizione tutti gli elfi portavano tali fasce, senza alcuna eccezione.
Anche Naruto e Sakura indossavano ampie fasce sia attorno alle braccia, sia sulle gambe.
     << Sasuke, a cosa stai pensando? >> disse Sakura.
Quella era una domanda sempre molto delicata, per Sasuke. Quindi nessuno si sorprese quando il ragazzo attese una manciata di minuti prima di rispondere. Sbuffò, si sedette sul letto e gli amici lo imitarono.
<< Non sopporto il fatto che mia madre oggi non ci sia... I Mugiwara che vengono chiamati a palazzo...! Un evento orribile, ma comunque storico. Tobirama dice anche simbolico... E lei che fa? Non si presenta? >>
<< Purtroppo essere una regina comporta anche questo genere di screzi. Il regno è così vasto, Sasuke, non esiste soltanto la capitale... Oggi tua madre andava a fare visita a un ospedale del villaggio di Norma... >>
<< Già... >> provò Naruto, incerto. La pensava come Sakura, però non sapeva proprio come non far arrabbiare l'amico. Scrollò le spalle. << Cioè, amico, capisco che ti dia fastidio, perché vengono quegli scimpanzé, e perfino quel Monkey D. Rufy, e lei è tua madre, e la regina, eccetera. Però, ecco... Ogni tanto deve pur farle queste visite istituzionali >> .
<< Non è una visita istituzionale! >> abbaiò Sakura, offesa. << Lei e la dottoressa Tsunade vanno a salutare i malati! Cercano, nel loro piccolo, di portare un po' di conforto... "Istituzione" è un'altra faccenda >> .
Sasuke aggrottò la fronte, piccato. << Ecco perché ti ostini a difenderla: solo perché é con la tua cara Tsunade... >>
<< ... >>
<< Umh, c'è una buona notizia! >> esclamò Naruto, desideroso di cambiare argomento, vista la frecciata di Sasuke. Diede un pugno all'amico. << Oggi non vedo in giro l'allievo di tua madre! Bé, almeno oggi è fuori dalle palle >> .
Il pubblico non reagì come il biondino aveva pronosticato, perché Sasuke digrignò le labbra in una smorfia contrariata, e Sakura alzò gli occhi al soffitto e poi gli mollò un pugno sulla testa.
<< Ho detto almeno centocinquanta volte che dovete-smetterla-di-parlare-di-lui-in-questo-modooo >> tuonò, accompagnando ogni parola da pugni che sbatteva sulla faccia di Naruto.
Il ragazzo si copriva la faccia e ridacchiava, anche se Sakura non stava scherzando affatto. << Ehi, a Sasuke sta antipatico. Quindi se siamo suoi amici vuol dire che deve stare sulle palle anche a noi >> .
<< E invece proprio no! Perchè se quel povero ragazzo sta antipatico a Sasuke per motivi stupidi >> abbaiò Sakura, fulminando il principe con lo sguardo, << allora io non ci sto a questo giochetto! >>
Sasuke spalancò la bocca per replicare, con aria offesa, ma Sakura fu più rapida e levando l'indice imperversò: << Per esempio, mi sapete dire perchè oggi non si fa vedere a palazzo? Non è così difficile da immaginare, ma voi quando vi fate prendere dai vostri pregiudizi diventate le creature più ottuse di questo pianeta. Allora ve lo dirò io >> .
<< Sentiamo. Perchè non c'è quel povero ragazzo?! >> disse Naruto, con una ridicola imitazione della voce di Sakura.
<< Perchè ha immaginato che per Sasuke sia un momento molto difficile, davvero tanto difficile. Ovvio, vengono i Mugiwara in casa nostra! E sa bene che Sasuke non li vede di buon occhio. Quindi ha prefigurato la scena, e ha capito che per Sasuke, vederlo in una giornata così delicata, sarebbe stata la goccia sufficiente a far traboccare il vaso. Capito, zucconi?! Il non presentarsi oggi è molto significativo: è un fare un passo indietro, rispetto a quello che dovrebbe essere il suo posto! >>
<< E perchè mai presentarsi a questa riunione dovrebbe essere il suo posto? >>
<< E' l'allievo della regina. Ovvio che avrebbe potuto esserci >> rispose Sakura in tono pratico.
Naruto inclinò il capo, soppesando la spiegazione di Sakura. Cercava di capire se la trovasse convincente o meno, e alla fine dovette stabilire di no, perchè scosse la testa e buttò le braccia in alto. << Ehi, Sakura! Guarda che non sono mica tutti empatici come te! >>
Sakura annuì, entusiasta. << Io direi che non tutti sono insensibili come te >> scherzò.
<< Scema >> .
<< E poi, a me sembra un ragazzo molto delicato. Sì, mi sembra proprio il tipo da prendere una precauzione così dolce >> . Si voltò verso il principe, e lentamente provò: << Sasuke, secondo me dovresti cercare di andarci d'accordo... >>
<< Lasciamo perdere i "dovresti", "dovrei", "vorrei". Mi fanno vomitare male >> grugnì Sasuke. Si rizzò in piedi, visibilmente innervosito, e udire un corteo di voci che proveniva dalla strada non lo fece sentire certamente meglio. << Tobirama e i Mugiwara devono essere arrivati. Scendiamo >> .
 
 
     Al primo piano, nell'atrio dell'ingresso, i tre adolescenti trovarono Hashirama già in lieta attesa.
Il sorriso che il consigliere mostrò loro era talmente affabile che sembrava che vederli fosse la cosa che desiderava di più al mondo.
Dovettero attendere minuti che parvero interminabili prima che si presentasse l’altro consigliere, e quando arrivò si ritrovarono a sgranare gli occhi, anche se sapevano bene cosa stava per accadere.
     Il consigliere Tobirama camminava avanti, corazzato nella sua tunica e in uno sguardo truce. I capelli crespi e brizzolati, gli occhi ridotti a implacabili fessure.
Si limitò ad alzare il braccio in segno di saluto, e poi lo inclinò di lato per presentare i suoi ospiti.
Erano quattro giovani che tutti conoscevano fin troppo bene.
 
 

     Il ragazzo al centro del gruppo caracollava entusiasta, e fremeva di entusiasmo come un cavallo imbizzarrito prima di iniziare una corsa. Era abbracciato da un lungo abito rosso, cinto alla vita da un panneggio giallo ocra e piluccato ogni tanto da ricami che raffiguravano dei draghi. I lineamenti furbi e malandrini erano incorniciati da capelli spettinati e scuri, e la cicatrice sotto l’occhio sinistro concorreva a colorare la figura di selvaggia ribellione. Ghignò non appena vide Sasuke, e si portò la mano al solito, paradigmatico cappello di paglia. Caro lettore, abbiamo appena conosciuto Monkey D. Rufy, il leader della tribù dei Mugiwara.


     Seguiva Sanji. Anche lui, come Naruto, era biondo ma, a differenza del ragazzo, teneva i capelli pettinati in maniera impeccabile, ricurvi sul viso fino a coprire completamente l’occhio destro. Il sopracciglio si arrotolava in una curiosa spirale, e un barlume di barba colorava il mento.


     Un ragazzo dai capelli ricci stava ridacchiando allegramente, e Naruto non seppe spiegarsi se fosse una risata di nervosismo e di semplice altezzosità. In ogni caso, già sentiva di non sopportarlo. Il ragazzo aveva una carnagione olivastra, un sorriso baldanzoso preannunciato al mento da un pizzetto mal curato e un naso molto lungo.
I folti capelli, prima di slanciarsi all’indietro, erano protetti da un copricapo color panna che oscurava il viso del ragazzo, mentre una vivace aria di colore era suggerita dai pantaloni gialli, sorretti da delle bretelle che correvano sul dorso nudo. Questo, lettore caro, era Usopp.



     Infine, una ragazza. Alta, dal fisico atletico e leggiadro, i capelli rossi talmente voluminosi da arrivarle in fondo alla schiena. Si guardava intorno con sicumera, imbellettata con piccante classe. Orecchini dorati brillavano agli orecchi, come anche i bracciali che tintinnavano la loro presenza dai polsi.
In mano reggeva uno strano bastone, che dalla plasticità delle forme sembrava un qualche tipo di arma.
Il nome della ragazza era Nami.
 

     << Ehilà! Quanto tempo, ragazzi! Principe, sua maestà illustrissima, eccellente e perfettissimo Sasuke >> scherzò Rufy, agitando la mano in aria. Poi lo sguardo gli cadde su Naruto e Sakura. << E voi… umh, non mi ricordo i vostri nomi. Sanji mi aveva raccomandato di memorizzare i nomi di tutti voi, ma siete troppi! >>
     << “Troppi”… >> ripeté stizzito Naruto, col tono di chi aveva voglia di imperversare una furiosa rissa. << Sei fortunato a non avermi mai incontrato in battaglia, Mugiwara >> . Disse l’ultima parola con manifesta ostilità.
I ragazzi si presentarono, e Hashirama li salutò caldamente.
Alla fine, il consigliere Tobirama si schiarì la gola. << Bada alla ciance. Ora che ci siamo tutti, possiamo finalmente dare inizio alla riunione >> .
     << Di cosa si tratta? Non hai voluto anticipare nulla. Spero che rimedierai eloquentemente a una tale mancanza di rispetto… >> disse Nami. Aveva la voce autoritaria, piccata, come se essere lì le costasse evidente fatica. Anche gli occhi, che si aggiravano con agitazione alla ricerca di qualsiasi dettaglio da disprezzare, erano dello stesso avviso.
Hashirama e Tobirama si lanciarono un rapido sguardo. Fu il secondo a rispondere: << Abbiamo una proposta da farvi. A tutti voi. Vi chiederemo… di collaborare >> .
 

 







*Angolo autore

Ciao a tutti! 
Finalmente siamo entrati nella storia. Finito il prologo, abbiamo conosciuto alcuni dei protagonisti che ci accompagneranno in questi capitoli. 
Piccola precisazione: come avete visto, la storia è ambientata nel 2022. Non c'è un motivo specifico che mi ha suggerito questa decisione. Volevo solo specificare con esattezza il contesto temporale in cui la storia avviene, e non mi andava di pescare un anno nel passato, ma nemmeno il 2020 - ciao Covid - mi sembrava il più adatto. Quindi ho scelto il 2022, ma non stiamoci troppo a pensare. 

     Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio con vivo calore chi sta leggendo questa storia, per la pazienza e il supporto. Perchè anche se silenzioso, uno sguardo è sempre molto benefico. 

Se ne avete voglia, mi piacerebbe molto sapere che cosa ne pensate di questa storia :) 

Se vi va, sarei quindi molto felice di conoscere i vostri punti di vista <3 

Bene, per ora è tutto. Appuntamento al prossimo capitolo: "Collaborazione! Una missione insieme" . 

Alla prossima! 
Baci baci :) 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

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